Come un Diamante (riveduto e corretto)

di Manu75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***
Capitolo 4: *** Parte Quarta ***
Capitolo 5: *** Parte Quinta ***
Capitolo 6: *** Parte Sesta ***
Capitolo 7: *** Parte settima ***
Capitolo 8: *** Parte Ottava ***
Capitolo 9: *** Parte Nona ***
Capitolo 10: *** Parte Decima ***
Capitolo 11: *** Parte Undicesima ***
Capitolo 12: *** Parte Dodicesima ***
Capitolo 13: *** Parte Tredicesima ***
Capitolo 14: *** Parte Quattordicesima ***
Capitolo 15: *** Parte Quindicesima ***
Capitolo 16: *** Parte Sedicesima ***
Capitolo 17: *** Parte Diciassettesima ***
Capitolo 18: *** Parte diciottesima - finale ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


Scrissi questa storia dieci anni fa, senza grosse pretese e senza avere molto tempo per dedicarmici con la dovuta attenzione. Nonostante gli errori di battitura, di forma etc, dovuti alla fretta e alla mancanza di un'accurata rilettura, questa fan fiction resta, tra quelle che ho scritto, la più amata e quella che mi ha dato le maggiori soddisfazioni.

Le mie lettrici di allora mi perdonarono certi errori e amarono moltissimo questa storia romantica e scritta con il cuore. A distanza di tanti anni, dopo aver rifatto l'accesso al mio account, ho trovato una recensione molto recente che mi ha convinta a rimettere mano a questa ff, senza alterarla minimamente, ma solo correggendo, qua e la, ciò che non va. Lo faccio per correttezza e per porre fine ad un mio cruccio. Se qualcuno vorrà leggerla ne sarò felice ^_^

 


'Come un diamante'

PARTE PRIMA

Marzo.

La luce pallida del mattino filtrava nei corridoi imponenti di Hogwarts.
Un uomo corpulento e dall’aria piuttosto irascibile percorreva quei corridoi a testa bassa, mugugnando in tono lamentoso e furente, insieme, qualcosa di incomprensibile. Urtò una ragazza che avanzava nella direzione opposta e, senza neppure sollevare lo sguardo, borbottò qualche parola di scusa e proseguì la sua marcia verso l’uscita del Castello.
La ragazza si massaggiò la spalla destra, lanciando uno sguardo accigliato a quell’uomo così maleducato e poi, dopo aver fatto ondeggiare la lunga treccia di capelli scuri sulla schiena con aria irritata, riprese il suo cammino.
- Evy!Hei, Evy!- una voce, seguita dall’allegro scalpiccio di passi, bloccò nuovamente la ragazza dalla lunga treccia bruna.
Un attimo dopo, un’altra ragazza le si precipitò addosso, abbracciandola e facendola vacillare, ridendo e ansimando insieme.
- Evy! Eccoti finalmente !E’ una vita che ti cerco!-
- Se tu non passassi metà del tuo tempo a chiacchierare in ogni angolo della Scuola non dovresti passare l’altra metà a cercarmi , Charlotte!- le rispose, con voce quieta, la ragazza; ma il suo era un rimprovero bonario e affettuoso. E lo sapevano entrambe.
Erano due ragazze graziose ma che, ad una prima occhiata, apparivano molto comuni: Charlotte aveva dei begli occhi azzurri, ma il viso era cosparso di lentiggini e si poteva definire tutt’al più simpatico. Una massa di ricci biondo scuro completavano quell’aria sbarazzina, che comunicava energia e vitalità.
- E poi, si può sapere quando la smetterai di chiamarmi Evy?!E’ una cosa assurda!-
- Sono sette anni che me lo chiedi Evy e, da sette anni, io ti do sempre la stessa identica risposta!- e, schiarendosi la voce in maniera teatrale, Charlotte fece un passo indietro e assunse un' aria didattica.
- L’unico diminutivo per il tuo nome, che avesse un nesso logico e fosse plausibile, era Minnie e, francamente, ti si addice come un tutù rosa si addice al Professor Slughorn!Tuttavia il tuo nome completo, Minerva, è veramente troppo lungo e serioso, ragion per cui io ti chiamo Evy!-
Minerva alzò gli occhi al cielo, ma il pensiero del Professor Slughorn avvolto da un attillato tutù rosa ebbe il sopravvento e scoppiò a ridere di gusto.
Il riso si addiceva al volto magro e asciutto di Minerva, perché la illuminava e la faceva parere la ragazza giovane che era. Di solito la sua aria quieta e severa ed i suoi modi rigidi la invecchiavano un po’. Il suo volto aveva dei lineamenti molto fini, con un bel naso diritto e occhi grandi, scuri e vellutati, ombreggiati da lunghe ciglia scure. La bocca era troppo sottile e dalla linea severa, però, e i capelli, sempre raccolti in una strettissima treccia, non aiutavano ad addolcire l’insieme di quel viso interessante ma non bello.
Ripresero a camminare, chiacchierando.
- Uh!Lo sai chi era quel tizio?- sbottò ad un certo punto Charlotte – Ma si, quello che ti ha quasi travolta poco fa, Evy!- proseguì, in risposta allo sguardo interrogativo dell’amica – Era il segretario del Ministro della Magia! Si, si, ne sono sicura, ho le mie fonti io!Non sbuffare Minerva e non guardarmi con quegli occhi!Comunque, sai per quale motivo era venuto qui?- fece una pausa d’effetto -Per proporre nuovamente al Professor Silente un incarico importante al Ministero!-
Minerva continuò a marciare lungo il corridoio con il volto leggermente incupito.
Charlotte le lanciò un’occhiata maliziosa.
- Ma, ovviamente, il Professor Silente ha rifiutato!- improvvisamente scoppiò a ridere – Mi hanno detto che mentre quel tipo, quel Segretario, gli portava l’ambasciata del Ministro, il Professore continuava a trasfigurare il proprio braccio in un bastone di ulivo dall’aria molto dura e pesante, dicendo che stava preparando la sua prossima lezione! Credo che quel poveraccio abbia temuto di vederselo piombare in testa! E’ matto il Professor Silente!- e lanciò nuovamente un’occhiata a Minerva, la quale continuava a marciare con un’espressione sempre più buia sul volto.
- Dovresti mostrare più rispetto per il Professor Silente, Charlotte. Non è affatto...matto!- le narici le si dilatarono un istante - è solo...-
- Un genio…- finì per lei la sua amica, con l’aria di chi si è sentita ripetere qualcosa all’infinito.
Minerva si girò verso di lei e, vedendone l’espressione divertita sul volto, arrossì leggermente.
- Oh, Evy! Sei proprio cotta! - Charlotte scosse la testa, sconsolata.
- Charlotte!Non dirlo nemmeno per scherzo. Io l’ammiro perché è un mago geniale, davvero. Un ottimo insegnante. Per cortesia, non farti sentire mentre dici certe sciocchezze. Rammenta che lui è un Professore- la redarguì Minerva.
- Si, ma è, per prima cosa, un uomo- sospirò Charlotte – E piuttosto affascinante anche! In un suo modo tutto particolare!- lanciò ancora uno sguardo a Minerva, che camminava impettita con le sopracciglia corrugate.
- Povero Pete…- sussurrò la ragazza, desolata.
- Come dici, Charlotte?- le chiese Minerva di rimando.
- Nulla. Dicevo che se non ci sbrighiamo faremo attendere il Professor Silente!- ed entrambe accelerarono il passo fino all’Aula di Trasfigurazione.
Arrivarono appena in tempo. Non appena presero posto, infatti, il Professor Silente in persona fece il suo ingresso.
Ogni sua apparizione aveva dell’incredibile in quanto il suo aspetto, già fuori dal comune, era reso straordinario dal suo abbigliamento, sempre incredibilmente appariscente. Tutti sapevano che Albus Silente era un eccentrico. Non si poteva non notarlo, anche in mezzo ad una folla.
Era alto, magro e camminava sempre con un passo elastico e deciso, con un’aria energica e dinamica.
Aveva dei lunghi capelli che scendevano oltre le spalle, di un caldo color castano che andava spruzzandosi d’argento ogni giorno di più, così come anche la lunga barba.
Il viso era affascinante, con il prominente naso adunco che lo dominava. Ma erano gli occhi quelli che attiravano maggiormente l’attenzione: erano azzurri e brillanti, limpidi come ruscelli di montagna. Bastava incrociare quello sguardo una volta per comprendere quanto Albus Silente fosse intelligente, arguto, abile. Quanto fosse straordinario.
Di sicuro era bastata una volta a Minerva Mc Granitt.
Avvertì una leggera stretta alla bocca dello stomaco quando il Professore fece il suo ingresso, come sempre le accadeva, ma nascose alla perfezione il proprio turbamento.
Minerva era una ragazza pratica e con la testa sulle spalle. Di certo non incline a facili romanticismi. Lei lo ammirava, tutto qui.
Tuttavia non perse un singolo movimento, una sola espressione, di Albus Silente.
Li catturò e li ripose nel proprio cuore. Presto avrebbe conseguito i suoi M.A.G.O e non l’avrebbe rivisto mai più. Quelle ultime lezioni sarebbero divenute il suo tesoro, da conservare per sempre. Lo aveva deciso così come un Generale decide la propria strategia per la battaglia finale.
Travolta dalla malinconia che le dava quel pensiero, rimase lì, in mezzo agli altri studenti con l’aria impettita e severa di sempre, accanto a Charlotte, come sempre aveva fatto in quei sette anni trascorsi ad Hogwarts.
- Bene, oggi affronteremo il complicato tema della trasfigurazione di una singola parte del corpo umano in un oggetto inanimato. Procedimento molto delicato, specialmente per quello che riguarda il processo inverso- disse il Professore, con la sua voce chiara e cordiale che sapeva mantenere il silenzio in classe senza sforzo alcuno - Ritrasformare la parte trasfigurata senza perderne la vitalità e le funzionalità, infatti, comporta davvero notevoli difficoltà. Vi prego di osservare.-
E, con un’espressione vagamente divertita, il Professore trasformò il proprio avambraccio destro in un poderoso bastone d’ulivo, nodoso e dall’aria a dir poco letale. I suoi occhi brillavano ilari, come se un pensiero molto divertente stesse attraversando la sua mente.
Minerva si voltò verso Charlotte. Le due fecero uno sforzo immane per non scoppiare a ridere.
Per darsi un contegno, Minerva scrisse qualcosa sulla propria pergamena, mentre un grande calore le inondava il petto.
Albus Silente era davvero speciale.

FINE PARTE PRIMA


 
 

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Vista l'ora impossibile in cui mi metto a fare certe cose, come minimo, mi sfuggiranno un sacco di cose e farò un gran pasticcio...ancora non perdo il vizio, solo che adesso ho anche dieci anni in più addosso XD Buona lettura a chiunque deciderà di aprire questa storia ^_^

 

'Come un diamante'

 

PARTE SECONDA

 

Aprile.

 

Il secondo sabato di aprile gli studenti di Hogwarts che ne avevano l'opportunità si preparano a godersi la prima visita ad Hogsmeade, senza pioggia, vento e freddo, da mesi a questa parte. L'aria era dolce e profumata e invogliava a lasciare le fredde mura del Castello e a riempirsi gli occhi delle bellezze che il panorama, ormai primaverile, offriva.
Minerva e Charlotte si lasciarono la Scuola alle spalle e si avviarono di buon passo verso il Villaggio.
- In realtà non dovremmo perdere tempo così, lo sai vero Evy?- mormorò Charlotte con aria preoccupata - Tra poco più di un mese affronteremo gli esami finali e dovremmo essere chine sui libri a studiare...beh, io dovrei, tu di certo non ne hai bisogno, ne sai più di tutti i Professori messi insieme..- e lanciò uno sguardo esasperato e ammirato allo stesso tempo, alla sua amica.
Minerva le sorrise, ma non replicò. Gli esami erano l'ultimo dei suoi pensieri. Di certo l'ultimo dei suoi problemi.
Aveva ricevuto una lettera che l'aveva turbata non poco, facendo vacillare tutte i proponimenti che si era fatta per il prossimo futuro. Suo zio, che l'aveva accolta nella propria casa quando era rimasta orfana a soli otto anni, e che l'aveva cresciuta con affetto, era malato. Nella lettera non le aveva fatto alcuna esplicita richiesta, ma il desiderio che lei si trasferisse a vivere da lui era trapelato dai toni che aveva usato per descrivere la propria precaria condizione di salute. Insieme alla propria, lo zio le aveva fatto pervenire un'altra lettera. E il tormento di Minerva era iniziato.
- Evy, ehi Evy!Fermati!-
Minerva si riscosse. Si rese conto che Charlotte l'aveva richiamata più volte e che ora erano ferme, in mezzo al sentiero che portava alla strada principale di Hogsmeade.
- Scusa!Ero sovrappensiero!-
- Me ne sono accorta!- le sorrise Charlotte - C'è Pete, aspettiamolo-
Minerva si voltò e vide un ragazzo che correva verso di loro agitando la mano in segno di saluto. Si fermò dinnanzi a loro ansimando, cercando di riprendere fiato dopo la corsa.
- Finalmente! Siete svelte come dei furetti ma sorde come delle vecchie campane!- e rivolse un gran sorriso ad entrambe.
Pete O' Malling era un bel ragazzo che frequentava l'ultimo anno, come Minerva e Charlotte, ma apparteneva alla Casa dei Corvonero, a differenza delle due ragazze che erano tra i Grifondoro. Era alto e prestante ed aveva un bel volto dal sorriso sempre pronto ad aprirsi. I capelli erano castani e gli occhi verdi e, quando sorrideva, gli compariva una fossetta sulla guancia. Era un ragazzo molto corteggiato ed ammirato anche per i suoi modi educati, ma gioviali e franchi, che tradivano le sue origini irlandesi.
- Pete!Ti abbiamo aspettato almeno un quarto d'ora davanti al cancello principale! Dov'eri finito?- Charlotte lo rimproverò bonariamente.
- Scusate! Mi ha bloccato la professoressa Hataway- disse il ragazzo, accigliandosi - purtroppo sono stato il primo Capo Scuola che ha beccato in giro e quindi mi ha trattenuto mezz'ora!-
- Cosa voleva da un Capo Scuola la Professoressa Hataway?- gli chiese Minerva, ora discretamente incuriosita e dimentica, per un momento, dei propri problemi.
- Mh...darmi delle istruzioni- le rispose Pete con aria misteriosa - Ma in realtà voleva solo toccare i miei muscoli, lo fa sempre quando mi parla!Mi mette una mano sul braccio e mi tasta!- lanciò un'occhiata a Minerva e scoppiò a ridere alla vista della sua aria scandalizzata.- Sapevo che avresti reagito così!- le disse con un tono di voce pieno di calore, sorridendole e guardandola con affetto.
Suo malgrado Minerva si sentì arrossire.
Charlotte sorrise ma continuò a camminare in silenzio.
- Comunque, non siete curiose di sapere che cosa esattamente voleva da me quella donna molesta? - proseguì Pete -Suvvia Minerva! Smettila di lanciarmi quelle occhiate!Ebbene, ragazze mie, in giugno, al termine degli esami, ad Hogwarts si terrà un grande ballo di fine anno!-
Le due ragazze di fermarono di botto.
- Cos'hai detto?-
- Cosa si terrà?!-
Esclamarono all'unisono.
Pete le osservò compiaciuto con sé stesso per aver suscitato tali reazioni.
- Avete capito bene. Un ballo di fine anno. Vi parteciperà anche il Ministro delle Magia in persona e una delegazione del Ministero. Persino Il Consiglio della Scuola al gran completo, capeggiato da quel vecchio caprone di Mr. 'Ho i soldi e quindi posso fare quello che voglio' Malfoy.- e una smorfia gli di dipinse sul bel viso aperto.
- Com'è possibile! E' scandaloso! Dopo tutto quello che è accaduto solo pochi mesi fa! Quella povera ragazza morta, l'espulsione di uno studente!- il tono di Minerva divenne più acuto.
- Calmati Minerva, so quello che provi- le disse Pete, comprensivo - Il motivo per cui fanno questo ballo è proprio questo. Vogliono cercare di coprire un po' tutto quello che è accaduto quest'anno. Diciamo che vogliono dimostrare che la Scuola non solo è sicura, ma che tutto quello che è successo non è stato altro che uno sfortunato incidente -
Charlotte continuò a osservarlo con gli occhi sbarrati, mentre Minerva  stava ferma in mezzo alla via, con i pugni serrati e la bocca stretta in una smorfia di disappunto.
- Da quel che so, durante la festa, daranno un premio per i Servigi resi alla Scuola e credo anche di sapere a chi andrà!- proseguì Pete, riprendendo a camminare.
- Anch'io lo so, allora!- esclamò Charlotte, riprendendosi dalla sorpresa - Non può che essere assegnato a Tom Riddle!-
Minerva si riscosse per ultima e riprese a camminare velocemente per raggiungere gli altri due.
- Direi che quel premio è più che meritato! Tom è davvero eccezionale!- proseguì con entusiasmo Charlotte.
- Si, non è male!E' molto brillante a dire il vero!Ti fa concorrenza, Minerva. Non so chi dei due è più amato dagli insegnanti e ammirato dagli altri studenti!- disse Pete.
- Lui. Senza ombra di dubbio.- rispose lei, asciutta. - Com'è giusto che sia perché, oltre ad essere bello,  è anche molto socievole e servizievole-
- Anche tu sei bella...- mormorò Pete, mettendo da parte il sorriso e lanciandole uno sguardo appassionato.
Minerva non se ne accorse e continuò a camminare accigliata.
Perché permettevano che organizzassero un ballo, in un simile momento? In conclusione di un anno così tragico, durante il quale una studentessa era morta e uno studente era stato espulso? Perché lasciavano che il Ministero e il Consiglio si imponessero negli affari della Scuola?
Minerva era sconcertata. Ma la vera domanda che l'assillava era: perché lui lo permetteva?
- Il Professor Silente si è opposto fermamente- disse ad un certo punto Pete, come leggendole nel pensiero - me l'ha confidato in gran segreto la Hataway, ma il Preside Dippet non sa dir di no al Ministro!- fece una smorfietta -Comunque Minerva, che io ne sappia, sei l'unica che sembra non subire il fascino del giovane Riddle. Prima è passato nel corridoio e la Hataway mi ha mollato li a metà discorso, me e i miei bicipiti, per correre da lui, farfugliando che 'anche i Prefetti devono essere informati!'-
Questa volta tutti e tre scoppiarono a ridere di gusto e, da quel momento, cominciarono a godersi la gita ad Hogsmeade, pur continuando a parlare del ballo e di tutti i particolari che riuscirono a sviscerare.
Ad un certo punto incrociarono un gruppetto di ragazze di Corvonero che salutarono Pete con entusiasmo e lanciarono uno sguardo obliquo a Charlotte e Minerva.
- Che avranno da guardare?!- si chiese, stupito, il ragazzo.
- Si staranno chiedendo come mai un fusto come te perde il suo tempo con due ragazze insignificanti come noi, per di più di un'altra Casa!- gli rispose saggiamente Charlotte, con un piccolo ghigno -Diamine Pete, se vuoi andare a spasso con delle racchie sceglitele almeno tra i Corvonero!-
Minerva rise di cuore.
- Io qui non vedo racchie!Sono fiero di andare in giro con le due ragazze più carine della Scuola!- e con slancio,il ragazzo le prese entrambe sotto braccio e le condusse verso 'I tre manici di scopa'.

 

La sera, nel loro dormitorio, Minerva e Charlotte continuarono a chiacchierare e parlare del ballo e di tutti i particolari che erano riuscite  a cogliere al pub nel pomeriggio. Le voci, come sempre accadeva, si susseguivano ormai incontrollate.
- Dicono che potranno partecipare solo gli studenti degli ultimi tre anni- disse Minerva, sciogliendosi con un sospiro la lunga treccia. Osservò il proprio riflesso nello specchio e fece una piccola smorfia, ma durò un attimo. Lei non perdeva mai tempo a specchiarsi, le bastava essere in ordine per sentirsi a proprio agio. Non era bella e non lo era mai stata. Né le pesava non esserlo. Quasi mai. C'erano dei momenti in cui desiderava essere più attraente, avere un bel viso ovale, una bocca carnosa...
Scosse la testa e rivolse un ultimo sorrisetto di scherno alla propria immagine riflessa, poi ripose la spazzola nel proprio baule. Lo sguardo le cadde sulla voluminosa lettera che le era giunta il giorno prima. Ebbe un tuffo al cuore. Ma per una volta non voleva tormentarsi sulla soluzione dei problemi, come faceva di solito. Ci avrebbe pensato al momento opportuno, così spostò la lettera in fondo al baule.
- Et voilà!- esclamò Charlotte facendola sobbalzare.
- Che ti prende?!- Minerva si raddrizzò e si voltò verso l'amica.
Charlotte stava facendo un giro di Valzer intorno alla stanza drappeggiandosi addosso una bella stoffa di un caldo color albicocca.
- Che bel taglio di stoffa!- le sorrise Minerva - quando l'hai acquistato?!-
- Prima ad Hogsmeade!Mentre tu e Pete vi perdevate tra quei noiosissimi libri!Io sono sgattaiolata via e sono andata a comperare questa!- Charlotte si fermò raggiante.
- Ti starà d'incanto!- le disse Minerva con calore.
Charlotte scosse la testa.
- Starà d'incanto a te!E' per il tuo vestito!-
- Charlotte!Non posso!Non..- ma non concluse la frase, perché l'amica le aveva posato una mano sulle labbra.
-Sh!L'ho presa per te e ti cucirò un vestito da Principessa, Evy!Per una volta farai quello che ti dico!-
- Non faresti prima a confezionarlo con la magia...? Tu sei brava...- mormorò Minerva contro le dita dell'amica, ancora posate sulle sue labbra.
Charlotte abbassò la mano e le sorrise.
- Mia nonna era babbana e mi ha insegnato a confezionare gli abiti come fanno i babbani. Ti assicuro che è molto più divertente e che da molta più soddisfazione!Mancano ancora due mesi al ballo!Fidati di me!-
- Mi fido- le sussurrò Minerva, sorridendole.
Rimasero entrambe in piedi, in mezzo al dormitorio, ad osservare la bella stoffa che sembrava illuminare la stanza.

 

FINE PARTE SECONDA

 

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Capitolo 3
*** Parte Terza ***


Aggiornerò piuttosto rapidamente, grazie a chi legge questa storia ^_^

'Come un diamante'

 

PARTE TERZA

 

Maggio (primo atto)

 

Ormai le giornate si erano fatte calde e luminose e il sole tramontava sempre più tardi. Non fosse stato per l'incombere degli esami, gli studenti di Hogwarts si sarebbero goduti i sabati e le domeniche nei giardini invitanti della Scuola. Invece, la maggior parte di loro, se ne stava rintanata nelle Sale comuni a studiare  e soffrire.
L'unico argomento che fosse più trattato degli esami, tra gli studenti, era il ballo che si sarebbe tenuto la sera del sedici giugno, il giorno dopo la conclusione di tutte le prove d'esame.
- Ahia!- esclamò, per l'ennesima volta, Minerva quando Charlotte la punse con uno spillo.
-Minerva!!!Vuoi stare ferma!- urlò esasperata Charlotte, chiamando l'amica con il suo nome completo, come faceva solo in casi eccezionali.
- Mi stai riducendo peggio di un colino per pozioni!- le rispose l'amica, sbuffando - Si può sapere perché non usi la magia? Queste prove sono estenuanti!!-
- Se tu non ti agitassi e non gesticolassi di continuo, non ti pungerei ogni due secondi!- sbottò Charlotte - Non capisco come  una persona disciplinata come te possa essere al contempo tanto...indisciplinata!-
Si lanciarono uno sguardo attraverso lo specchio e dopo un secondo scoppiarono a ridere.
Minerva aveva l'aria imbronciata, il labbro inferiore che sporgeva dandole un'aria insolitamente capricciosa, la lunga treccia era stata raccolta in uno chignon per rendere le prove più agevoli, il vestito, ancora allo stato grezzo, pendeva da tutte le parti e sembrava al rovescio.
Charlotte aveva i riccioli raccolti alla meno peggio, che le sfuggivano ovunque donandole un'aria decisamente sconvolta, le guance arrossate e spilli appuntati dappertutto sul suo vestito.
- Siamo proprio uno spettacolo!- disse Minerva, tra una risata e l'altra.
Charlotte annuì, incapace di dire una parola mentre le lacrime, per il troppo ridere, le scendevano copiose.
Le prove del vestito andavano avanti da settimane ma procedevano a rilento in quanto potevano svolgersi solo il sabato mattina, quando il dormitorio era vuoto e non c'erano lezioni.
- Sarebbe più semplice se tu non ti fossi fissata con la segretezza di questa cosa Charlotte- le ripeté, per l'ennesima volta, Minerva.
- Evy! Ti ho detto di fidarti di me! Li lascerai tutti senza fiato!- insistette la sua amica.
- Ma tutti chi? A me non interessa lasciare nessuno senza fiato, lo sai-
- Si, come no!- Charlotte le sorrise dallo specchio, riprendendo a lavorare - Immagino che essere ammirata da un certo Professore non ti interessi per niente, vero?-
Minerva arrossì.
- Nessun Professore mostrerà mai ammirazione per una studentessa, specialmente lui...- mormorò.
- Lo so- rispose Charlotte, quieta - ma noi ci accontentiamo che lui lo pensi, no?-
Minerva sorrise lievemente al riflesso della sua amica impegnata ad appuntare spilli.
- E inoltre- riprese Charlotte- voglio far schiattare di invidia quelle quattro oche del nostro anno che si credono meravigliose...specie quelle di Corvonero!-
- Meno male che non c'è l'obbligo di andare a coppie, altrimenti una delle coppie saremmo state noi, Charlotte!- Minerva sbuffò con aria pratica.
- Sono certa che tu avresti ricevuto almeno un invito, Evy- disse Charlotte, con un curioso tono di voce neutro, senza sollevare la testa - quella che avrebbe retto il moccolo sarei stata io, come sempre-
- Figurati!Sei una delle ragazze più popolari della scuola!-
- Come no- Charlotte fece un risolino - I ragazzi non invitano al ballo le ragazze come me. Io di solito sono quella che viene considerata "l'amica", quella a cui  si confidano le proprie pene d'amore. Sono quella affidabile e disponibile. Ci vuole altro.-
Minerva aggrottò le sopracciglia nel sentire il tono amaro dell'amica.
- Charlotte è successo qualcosa che io non so?-
Vi fu un attimo di silenzio, mentre Charlotte continuava ad appuntare gli spilli a capo chino.
- Ma figurati!- esclamò ad un certo punto la ragazza, scoppiando a ridere - sai che delle volte mi piace fare la drammatica, no?-
Minerva le sorrise, leggermente sollevata. Ma quell'attimo di silenzio le pesò a lungo sul cuore.

 

- Miss Mc Granitt!Miss Mc Granitt!-
Minerva si irrigidì leggermente, bloccandosi nel mezzo del corridoio. Conosceva solo una persona che la chiamasse così, con un tono di voce così fastidiosamente lezioso, sotto il quale si celava il gelo.
- Professoressa Hataway- mormorò gentile ma fredda la ragazza, chinando il capo.
- Caspita, mi ha fatto percorrere delle miglia prima di accorgersi di me!- disse la donna sventolandosi il volto con una mano.
La Professoressa Caroline Hataway era l'insegnante di Incantesimi da cinque anni, aveva preso il posto del vecchio Professor Burns quando Minerva frequentava il terzo anno, con grande rammarico di quest'ultima.
La Professoressa Hataway era una donna dall'età difficilmente definibile, ma più vicina alla cinquantina che alla quarantina. Era considerata, generalmente, una donna piacente. Aveva un volto a prima vista gradevole ma, ad un esame più approfondito, si potevano notare le guance cascanti e un inizio di doppio mento, che denotavano il troppo amore per gli eccessi alimentari. Una rete di rughe molto fitta era celata con maestria da un trucco sapiente. Il fisico della donna era molto provocante ma tendente alla pinguedine e messo in evidenza da abiti molto attillati ed appariscenti, dai colori sgargianti. I lobi delle orecchie erano deformati sotto il peso di enormi orecchini. Polsi e mani erano ricoperti di gioielli. Si vociferava che il Professor Slughorn la corteggiasse assiduamente, ma che lei gli preferisse il Professor Silente.
Minerva la trovava volgare.
' Se continua così, tra qualche anno si sarà sformata ' pensò in tono pratico Minerva, senza cinismo ma con l'impietosa sincerità con cui spesso i giovani giudicano le persone più anziane e il mondo in generale.
- Bene, Miss Mc Granitt, ora che l'ho finalmente raggiunta - disse, molto acidamente, la donna - devo solo riferirLe che il Professor Silente La cerca- nel nominare il suo collega, il volto le si illuminò tutto.
Minerva strinse le labbra. Da quando in qua gli insegnanti affidavano certe ambasciate ai loro colleghi?
- Il Professore stava dando questo incarico ad uno studente, ma io mi sono proposta più che volentieri!- disse infatti la professoressa- E credo che il Professore si sia sentito molto più tranquillo al pensiero che fossi io a riportarLe questo messaggio!Voi studenti siete così svagati delle volte!- e lanciò uno sguardo che voleva essere materno a Minerva.
Il sorriso le morì sulle labbra quando incrociò lo sguardo gelido della sua alunna.
- Mi ha detto di riferirLe che è urgente, quindi è meglio che si rechi subito nell'ufficio del Professore- concluse bruscamente,  perdendo il tono lezioso.
- Bene. Vado subito allora- e, con un piccolo cenno del capo, Minerva si allontanò, seguita dallo sguardo carico di antipatia della sua insegnante.

 

Mentre percorreva il corridoio che portava all'Ufficio del Professor Silente, Minerva cercò di calmarsi. Cosa poteva volere da lei il Professore?
'Calmati, calmati!' si impose.
Ma non era facile.
Ogni piccolo incontro con lui era per Minerva una dolce e lenta tortura. I minuti non passavano mai, mentre lei cercava di non incrociare troppo spesso quello sguardo azzurro che sembrava leggerle dentro e che aveva il potere di turbarla come nient'altro.
'Stai calma, lui non deve capire, non deve nemmeno immaginare quello che tu provi quando sei al suo cospetto'.
Il solo pensiero che il Professor Silente potesse intuire, anche in minima parte, i suoi sentimenti la inorridiva. Non c'era nulla, nulla a cui tenesse di più che alla stima di quell'uomo. Nulla. Nemmeno il suo amore.
Minerva, pur intelligente e arguta com'era,  era ancora troppo giovane e di certo troppo coinvolta per rendersi conto che, se c'era un sentimento incapace di suscitare il disprezzo di Albus Silente, quello era proprio l'amore. In qualunque forma si manifestasse. Anche l'amore di una giovane ragazza per un anziano insegnante.
L'avrebbe capito molto più tardi.

 

FINE PARTE TERZA

 

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Capitolo 4
*** Parte Quarta ***


Ho sempre pensato che la Professoressa Mc Granitt avesse un debole per Silente, che i suoi sentimenti andassero oltre la semplice stima...poi la Rowling, con l'uscita del settimo libro e le dichiarazioni che ne sono seguite, ha infranto qualsiasi idea o sogno che io mi ero fatta su questa coppia e su ogni altro personaggio che io abbia amato nella sua saga...che disgraziata! :) Buona lettura!


'Come un diamante'


 

PARTE QUARTA

 

Maggio ( secondo atto)

 

L'ufficio del Professor Silente era situato in una zona della Scuola particolarmente calma ed isolata che guardava a nord, verso le montagne, piuttosto che a sud, verso i giardini, come invece accadeva a quasi tutte le aule dove si tenevano le lezioni. Inoltre, si trovava in un corridoio esattamente all'opposto rispetto all'aula insegnanti.
Minerva vi era stata un paio di volte nel corso degli anni, specialmente dal momento in cui era divenuta Prefetto e, di seguito, Caposcuola.
Non era un'esperienza nuova per lei e tuttavia l'emozione si ripresentava puntualmente ogni volta.
Respirò a fondo prima di bussare, controllando che la veste fosse in impeccabile e la treccia in ordine. Aspettò qualche secondo, poi spinse la porta ed entrò.
L'Ufficio era vuoto.
Perplessa, si guardò attorno.
Quella stanza le piaceva particolarmente perché emanava un senso di calore: la tappezzeria era rosso-oro e  vi erano due comode poltrone per gli ospiti, il caminetto era sempre acceso, anche in giornate calde come quella, e donava alla stanza un'aria accogliente ed ospitale. Vi erano pile di libri sparse ovunque che non davano all'insieme un aspetto disordinato, bensì vissuto. Una miriade di oggetti di tutte le dimensione e dall’aspetto bizzarro ronzavano incessantemente.
E poi c'era Fanny.
Gettandosi ancora uno sguardo attorno, Minerva le si avvicinò.
- Ciao, Fanny. Sei splendida come sempre.- accarezzò il piumaggio tiepido della bellissima Fenice che apparteneva al Professor Silente. Era un animale meraviglioso: bellissimo, mistico e misterioso, che emanava calore e potere in maniera del tutto naturale, senza alcun artificio.
'Eh si, sei unica, proprio come il tuo padrone...' pensò  Minerva, sentendo dentro di sé uno slancio d’amore quasi incontrollabile.
- Ma dov'è il tuo padrone, Fanny?- aggiunse poi ad alta voce.
- Proprio qui dietro - esclamò una voce ridente alle sue spalle.
Sentendo il cuore impazzirle in petto Minerva si voltò di scatto, arrossendo furiosamente.
'No, no, non arrossire!' si disse disperata.
Ma proprio non poté impedire alle sue guance di incendiarsi.
Lui le sorrise dalla soglia, con calore.
Minerva riusciva sempre a sorprendersi di quanto lui fosse alto, pur conservando un'andatura leggera ed una postura elegante.  Per natura lei era alquanto austera nei modi e nell'abbigliamento e,  forse proprio per questo, trovava affascinante l'aspetto appariscente e stravagante di lui: i capelli e la barba così lunghi, gli abiti sgargianti ma mai volgari, il naso adunco e, soprattutto, aveva quegli occhi straordinari e unici.
'Potrei perdermici in quegli occhi...' pensò trasognata.
Silente di schiarì la voce e lei si riscosse con un sussulto, rendendosi conto che lo stava fissando diritto negli occhi.
'Terra spalancati e inghiottimi!' si disse disperata 'Sembro un cucciolo innamorato!Non riesco a controllarmi!'
- Mi scuso per il ritardo- esordì lui con la sua voce calma, apparentemente ignaro del turbamento della sua alunna - In realtà La attendevo nella sala degli insegnanti, Signorina Mc Granitt, tuttavia devo essermi spiegato male e, a quanto pare, Le è stato riferito che l'attendevo qui.-
Gli occhi gli brillarono ilari, mentre si avviava alla propria scrivania e si accomodava nella sua poltrona.
'Accidenti a quell'arpia della Professoressa Hataway!!' sbottò dentro di sé Minerva, riprendendosi un attimo.
- Prego, si accomodi Signorina Mc Granitt -
Lei si avvicinò alla poltrona con le orecchie che le ronzavano, fin troppo consapevole di quanto dovesse apparire sciocca e patetica.
'Proprio come una scolaretta alle prime armi!' si rimproverò Minerva, furiosa.
- Bene, il motivo per il quale l'ho pregata di venire qui, o meglio di incontrarci, anche se non proprio qui...- si corresse lui, con una nota umoristica nella voce - è per discutere della procedura di riconoscimento come Animagus da parte del Ministero- le disse Silente assumendo un’aria più pratica.
Minerva sentì il suo cuore scenderle in fondo alle scarpe.
'Ovvio, era per questo!' si sentì decisamente una stupida 'Cosa ti aspettavi Minerva?!Che si gettasse ai tuoi piedi e ti pregasse di fallire i tuoi M.A.G.O? Di ripetere l'anno per restare con lui ancora un po’? O, magari, immaginavi che ti chiedesse di diventare sua moglie?'
L'idea era così balzana e la scena che le si parò davanti agli occhi così ridicolmente assurda che Minerva trattenne a stento una risata, tuttavia le sfuggì un buffo singulto.
- Oh, mi scusi!- mormorò, quando vide Silente sollevare un sopracciglio con aria interrogativa.
'Questa devo raccontarla a Charlotte!' si disse.
Silente continuò a studiarla ancora un attimo, con un'espressione imperscrutabile.
- La procedura per essere iscritta all'albo degli Animagus è piuttosto semplice , in realtà- proseguì lui.
Minerva avrebbe giurato di aver sentito vibrare una nota divertita nella voce del suo insegnante.
- Ho scritto personalmente al Ministero e Lei potrà sostenere l'esame contemporaneamente ai suoi M.A.G.O, visto che ci sarà un ampia delegazione di esaminatori per l’occasione. Non è auspicabile recarsi a Londra di questi tempi, con questa guerra babbana che sta flagellando le città.-
Entrambi rimasero zitti qualche istante.
Persino 'La Gazzetta del Profeta' non faceva che riportare notizie riguardanti quell'assurda guerra che stava mietendo vittime anche tra i maghi. Diagon Alley, il Ministero e l'Ospedale San Mungo, pur con tutte le loro protezioni magiche, erano stati danneggiati dagli incessanti bombardamenti. Frotte di maghi e streghe erano impegnate a usare tutte le proprie arti magiche per difendere gli edifici e gli abitanti di Londra e a scortare incolumi i maghi residenti nella capitale verso luoghi più sicuri.
La Scozia era un'oasi di pace in quel momento e sempre più maghi e streghe si trasferivano da quelle parti, specialmente i parenti degli studenti di Hogwarts.
- Quindi, durante l'esame di Trasfigurazione- riprese lui, con voce più profonda - sosterrà anche l'esame da Animagus e verrà aggiunta direttamente all'albo-
- Bene. La ringrazio - mormorò Minerva, ancora turbata all'idea di quella guerra.
'Bambini bisognosi...', la lettera che giaceva in fondo al proprio baule fece capolino nella sua mente.
- Volevo farLe i complimenti ancora una volta, gli Animagus sono rari. Bisogna possedere un grande talento per la trasfigurazione e per la magia in generale per potersi tramutare in un animale in maniera così impeccabile da essere definita Animagus- le sorrise con calore.
- Grazie...- mormorò nuovamente Minerva, turbata da quel sorriso tutto per lei.
- Quanti anni ha Signorina Mc Granitt?-le chiese, inaspettatamente, Silente.
- Oh!I-io...ne compirò diciannove in dicembre...- balbettò lei, e subito si accorse di aver detto una sciocchezza.
- Quindi ne ha diciotto...- la corresse lui, trattenendo a stento un sorriso.
- Si..-
'Brava Minerva!' si disse 'Che patetico tentativo di invecchiarti! Come se diciotto o diciannove facesse questa gran differenza! Tanto valeva che gli gettassi le braccia al collo e gli dicessi: 'Ehi!Abbiamo solo una cinquantina d'anni di differenza in fondo! Che vuoi che sia, Albus?!' ' anche il solo pensiero di chiamarlo per nome la sconvolse e non riuscì ad aggiungere null’altro.
'Quando non si ha nulla di intelligente da dire, meglio tacere' si disse saggiamente.
- Bene, ci siamo detti tutto. Ci vedremo a lezione, Signorina Mc Granitt- le sorrise attraverso il tavolo e si alzò, in un chiaro gesto di congedo.
Minerva si alzò in silenzio e afflitta da un senso di perdita, come sempre le accadeva quando stava per allontanarsi da Albus Silente.
- Ah, Signorina Mc Granitt!- la richiamò lui, quando già era sulla soglia.
Lei si voltò. Silente si era già riaccomodato nella sua poltrona e stava consultando alcune carte.
- Il Preside Dippet mi ha pregato di dirLe che il colloquio che gli ha chiesto non potrà avvenire prima del pomeriggio del trenta giugno. - il tono di Silente era neutro ma, era una sensazione , o vi era un fondo di freddezza?
Questa volta  Minerva si sentì impallidire.
- Se per Lei non è un problema lasciare la Scuola nel pomeriggio invece che alla mattina, come tutti i suoi compagni, il Preside ha detto che La riceverà alle cinque pomeridiane.- proseguì lui, senza sollevare la testa dagli incartamenti che stava esaminando.
- Va bene, grazie. Mi va benissimo- mormorò lei, cercando di tenere ferma la voce.
- Ottimo. Chiuda la porta dietro di sé quando esce - la congedò definitivamente lui, sollevando lo sguardo per un attimo.
Gli occhi azzurri erano impenetrabili come sempre, ma non brillavano divertiti. Minerva si sentì sondata fin nel profondo.
Lasciato l'Ufficio del Professor Silente, si incamminò senza meta lungo i corridoi della Scuola.
Chiedere un colloquio direttamente al Preside, scavalcando l'autorità di un CapoCasa, era un grosso sgarbo verso quest'ultimo, specie se il CapoCasa in questione era anche Vice-Preside e rispondeva al nome di Albus Silente.
'Ma lui non approverebbe, lo so!' Minerva si morse le labbra 'Non posso parlarne con lui'
Continuò a vagare per la Scuola con la sensazione che Albus Silente, non solo sapesse e disapprovasse il motivo del suo colloquio col Preside Dippet, ma che avrebbe fatto in modo che quel colloquio fallisse.
'Perché, perché?' quella domanda le rimbombava in testa.
Proprio la persona che amava rappresentava il più grande ostacolo ai suoi progetti futuri. All'avverarsi del suo sogno più caro.


FINE PARTE QUARTA

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Capitolo 5
*** Parte Quinta ***


E' tardissimo, ho gli occhi che mi cadono sulla tastiera...buonanotte e buon risveglio!

'Come un diamante'

 

PARTE QUINTA

 

Maggio (ultimo atto)

 

L'ultimo sabato di maggio era anche l'ultimo giorno del mese. Il lunedì successivo sarebbero cominciati i temutissimi esami di fine anno e, per Minerva e Charlotte, sarebbero stati anche gli ultimi esami ad Hogwarts.
- Santo cielo! Perché devo affrontare tutto questo e subire tutta questa tensione, visto che ciò che ho imparato qui non mi servirà mai a nulla!- esclamò Charlotte, al colmo della disperazione, mentre Minerva la interrogava in Trasfigurazione.
Si erano sedute comodamente sotto una grande quercia, in una zona abbastanza isolata dei Giardini della Scuola che erano ingombri di studenti di tutti gli anni, i quali stavano ripassando le materie d'esame.
- Come sarebbe che non ti servirà mai a nulla?!- le chiese Minerva, piena di stupore, distogliendo lo sguardo dal pesante libro di testo che teneva in grembo.
- Ovvio! Sono una frana come strega, io!- sbuffò Charlotte, togliendosi i riccioli ribelli dal viso - Ho scelto di conseguire il M.A.G.O in Trasfigurazione solo ed esclusivamente per seguire le lezioni con te, Evy! Altrimenti non ti avrei vista mai, considerando che tu prenderai il M.A.G.O in almeno dieci materie!- roteò gli occhi in maniera così buffa che Minerva non poté trattenersi e scoppiò a ridere.
- Ridi, ridi...- borbottò Charlotte ma, osservando il volto ridente della sua amica, si lasciò sfuggire a propria volta un sorriso.
- Non è affatto vero che sei una frana!- protestò Minerva, quando ebbe smesso di ridere - sei molto brava in Incantesimi ed Erbologia!-
- Si, e faccio pena in Trasfigurazione, Difesa e Pozioni...- sospirò l'altra, mestamente - Meno male che le ultime due materie le ho lasciate perdere!Non so come fate tu e Pete...- ma non finì la frase e si bloccò.
Minerva sollevò nuovamente gli occhi dal proprio libro e seguì la direzione dello sguardo di Charlotte, che stava fissando un punto non molto lontano.
- Cosa...?...Oh!- esclamò, quando comprese cosa avesse attirato l’attenzione della sua amica.
Pete si trovava poco distante ed era immerso in una fitta conversazione con una ragazza.
- Quella è Lavinia O' Leary, no?- chiese Minerva.
- Si- rispose asciutta Charlotte, senza distogliere lo sguardo dall'amico.
Lavinia era una bella ragazza che frequentava il sesto anno, era tra i Corvonero ed era anche una delle ragazze più ammirate e corteggiate della scuola.
Aveva dei bei capelli scuri che le sfioravano le spalle, sempre perfettamente acconciati, uno splendido incarnato e grandi occhi scuri. Nel complesso era davvero una bella ragazza.
- E bravo il nostro Pete!- esclamò Minerva - pare che vadano d'amore e d'accordo!Sono entrambi irlandesi del resto!-
Charlotte aggrottò le sopracciglia e si alzò in piedi di scatto.
- Che fai?- le chiese Minerva, stupita.
- Pete!!Ehi, Pete!Siamo qui!- urlò Charlotte, sventolando il braccio in aria con energia.
- Charlotte!Sei impazzita?!- la redarguì Minerva arrossendo.
- Pete!- continuò a chiamare l'altra ragazza con dipinta sul viso una stranissima espressione, fissa e  determinata.
Minerva scattò in piedi a sua volta e cercò di bloccare il braccio della sua amica che continuava a sventolarlo come un mulinello. E fu così che le vide Pete, quando finalmente udì il richiamo.
Entrambe le ragazze si resero conto di quanto dovessero apparire assurde: in piedi, sotto quell'albero, l' una con il braccio alzato che seguitava a salutare e l'altra che lottava strenuamente per abbassarglielo.
Il volto di Pete si aprì in un sorriso e Minerva e Charlotte, consce di essere ridicole, arrossirono furiosamente.
Il loro amico mormorò qualcosa a Lavinia e poi corse verso di loro, lasciandosi dietro la ragazza evidentemente furiosa e delusa.
- Ciao!- le salutò Pete, non appena le ebbe raggiunte.
- Ciao...- risposero in coro le sue amiche senza avere il coraggio di guardarsi in faccia.
- Scusa se ti abbiamo interrotto- gli disse Minerva riprendendosi per prima.
Lui le sorrise con calore.
- Nulla, figurati! Anzi, mi avete fatto un favore! Lavinia è simpatica ma davvero troppo appiccicosa!- sorrise nuovamente ad entrambe - allora, che stavate facendo?-
- Io devo andare!- sbottò improvvisamente Charlotte.
- Cosa?!- esclamò Minerva, voltandosi di colpo verso la sua amica.
- Si devo. Mi sono ricordata...devo fare...devo andare!- concluse agitatissima e, senza salutarli e senza voltarsi, corse via verso la Scuola.
- Charlotte!!- Minerva fece per correrle dietro ma Pete la bloccò, trattenendola per un braccio.
- Lasciala andare, ormai non la raggiungeresti comunque.- le disse il ragazzo con gentilezza.
- Ma ha lasciato qui tutte le sue cose, i suoi appunti!- protestò lei, lievemente infastidita dal tono noncurante di lui - E' chiaro che qualcosa l'ha turbata!- si morse il labbro, lanciando uno sguardo nella direzione dove era sparita la sua amica.
- Tranquilla, sono certo che sta benone!- insistette Pete -Senti ti va di fare due passi?-  le chiese, raccogliendo da terra tutte le loro cose.
- Dai Minerva, te lo chiedo per favore!E' da aprile che non stiamo un po' insieme, tranne che per i nostri doveri di Caposcuola. Vuoi?- le chiese con uno sguardo implorante.
Combattuta tra il desiderio di inseguire la sua amica e quello di non deludere Pete Minerva si lasciò condurre da quest'ultimo verso il limitare della Scuola, trovandosi così a passeggiare  tranquillamente sotto braccio al suo amico.
- Allora, hai deciso cosa farai una volta terminata la scuola,  Minerva?- le chiese Pete, riportandola bruscamente alla realtà.
-Oh, non ancora. Credo che innanzitutto tornerò a casa di mio zio, che abita qui in Scozia- mormorò lei.
Il cuore le si fece pesante. Lasciare la scuola, lasciare Hogwarts, lasciare lui...
- Io dovrò tornare in Irlanda. Mio padre ha deciso di ritornare nella sua terra natale, l'aveva già deciso da tempo ma questa guerra ha accelerato i suoi propositi.- le disse Pete, in un tono improvvisamente serio.
Le lanciò uno sguardo e il volto gli si addolcì.
- Sembri triste, ti dispiace che me ne vada così lontano?- le chiese.
- Oh, si certo!- gli rispose lei con un pallido sorriso.
- Per fortuna abbiamo superato l'esame di smaterializzazione lo scorso anno, quindi non sarà impossibile vederci...- le disse lui per consolarla.
- Naturalmente - rispose Minerva, con la mente rivolta altrove.
Lui si bloccò di colpo e lei quasi inciampò per la sorpresa.
- Che succede?- gli chiese, stupita.
- Certe volte Minerva, faccio davvero fatica  a capirti. Sei sempre così controllata, sembra che mai nulla ti turbi o ti scalfisca!- il volto di Pete si era rannuvolato di colpo.
- Scusami Pete!- mormorò lei sfilando il proprio braccio da sotto il suo e sollevando il viso per guardarlo - mi dispiace moltissimo che tu parta e vada così lontano!Anche Charlotte tornerà da sua madre e sarà lontana, credimi la cosa mi fa davvero star male!-
Ma lui non sembrò convinto, la fissò negli occhi per qualche istante poi, improvvisamente, la prese tra le braccia e chinò il capo per darle un bacio.
Inizialmente troppo sorpresa Minerva non reagì ma, quando lui stava per sfiorarle le labbra, vide con orrore che il Professor Silente stava avanzando verso di loro e non poteva non averli visti.
Senza pensare si divincolò come una furia dalle braccia di Pete e lo spinse lontano da sé, facendolo barcollare.
- Buongiorno Professore!- esclamò, cercando di apparire naturale.
- Buongiorno Signorina Mc Granitt, Signor O'Malling...- rispose lui cordialmente e, con un piccolo sorriso, li superò.
Minerva lo seguì con lo sguardo, intontita. Lui non aveva battuto ciglio.
- Scusa Minerva, io...- le disse Pete improvvisamente.
- Pete, vado a cercare Charlotte, scusami!- e, senza nemmeno guardarlo, scappò via.

Il Professor Silente non si era scomposto minimamente alla vista di lei tra le braccia di Pete, ovviamente! Solo a questo riusciva a pensare mentre correva verso la sala comune dei Grifondoro. Non si era aspettata nulla di diverso...o no?
'Pazza che non sei altro!Dove ti porteranno queste illusioni e queste fantasie?' si disse sull'orlo della disperazione.
E poi si bloccò in mezzo al corridoio realizzando improvvisamente tutta la situazione.
-Ma cosa gli è preso a Pete!- sbottò a voce alta, incredula.
Infine, con passo mesto e l'impressione di essere invecchiata di colpo, riprese a camminare.
Giunta al dormitorio trovò Charlotte seduta sul proprio letto, che cincischiava tra le mani un bell'abito di un azzurro carico, a capo chino.
Le si sedette vicino in silenzio, mettendole un braccio attorno alle spalle.
- E' una bella stoffa anche questa ed è davvero un bel vestito...- mormorò Minerva.
- Si, è ancora da finire, come il tuo del resto...- le rispose Charlotte con la testa bassa.
- Tranquilla mancano ancora due settimane al ballo, ti aiuterò io-  le disse dolcemente Minerva.
- Già, il ballo!- e Charlotte sollevò lo sguardo e lo fissò fuori dalla finestra, mentre negli occhi le brillava la stessa luce determinata che aveva avuto al parco poco prima.
Minerva non se ne accorse, la sua mente stava inseguendo per i corridoi di Hogwarts un uomo alto che camminava con il passo elastico e l'aria serena, come se non avesse un solo problema al mondo, come se nulla lo sfiorasse e nessuno potesse raggiungerlo.
Pete era seduto sul prato e fissava il vuoto, con il cuore colmo di delusione e, allo stesso tempo, di risoluta speranza.
Mancavano diciassette giorni al ballo.


FINE PARTE QUINTA

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Capitolo 6
*** Parte Sesta ***


 

'Come un diamante'

 

PARTE SESTA

 

Giugno (Gli esami)

 

In quella bella mattina di inizio giugno la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era permeata da un silenzio irreale, come sempre quando gli esami avevano luogo.
Minerva era seduta nella sua Sala Comune, con un libro di testo in mano, ma invece di leggere fissava un punto imprecisato dinnanzi a sé.
I M.A.G.O sarebbero iniziati solo il giovedì successivo per lei, primo esame: Trasfigurazione e poi, di seguito, tutti gli altri. In tutto dieci materie.
Nessun altro studente avrebbe affrontato tanti esami presentando anche materie facoltative, escludendo Tom Riddle che ne avrebbe presentate ben undici per i suoi G.U.F.O.
Minerva avrebbe sostenuto esami per tutte le materie insegnate nella Scuola, tranne Divinazione che aveva seguito per un anno soltanto, il terzo, e che poi aveva abbandonato pur essendo contro la sua natura lasciare qualcosa di incompiuto. Ma, decisamente, il campo affrontato dalla Divinazione era troppo in contrasto con il suo carattere pratico e realista.
Tom Riddle eccelleva, invece, anche in quella materia; il Professor Wilkies, che l'insegnava, non faceva che decantare le doti divinatorie del ragazzo e la sua sete smisurata di conoscere ed interpretare sia il futuro che il passato.
Minerva aggrottò le sopracciglia, pensierosa. Tom Riddle era l'esempio perfetto dello studente modello: brillante, intelligente, scrupoloso, educato...era persino bello.
'Troppo perfetto per essere vero!', si disse per l'ennesima volta.
Eppure non riusciva proprio a piacerle. Aveva un non so che di furtivo, studiato nei modi. E poi, e lei era l'unica ad averlo intuito, non andava a genio nemmeno al Professor Silente. Per Minerva non c'era bisogno di nient'altro: Tom Riddle, ai suoi occhi, era bocciato.
Sorrise tra sé con ironia.
'Non hai nemmeno più la capacità di giudicare una persona da sola, Minerva? Molto brava. Se il Professor Silente ti chiedesse di gettarti in un calderone pieno di Pus di Bubotubero lo faresti...'fece una piccola smorfia di derisione. 'No. Hai ancora un briciolo di orgoglio e conservi ancora il tuo libero arbitrio Minerva. Deve essere così.'
Si stiracchiò, molto compostamente in realtà, in maniera quasi felina sulla poltrona e si alzò.
Charlotte era sparita dalla mattina e lei non aveva idea di dove fosse finita.
'Sarà in biblioteca. Eppure le avevo detto di aspettarmi e che avremmo studiato Trasfigurazione insieme!' Minerva era leggermente indispettita dal comportamento della sua amica.
Negli ultimi giorni Charlotte era stata così sfuggente da farle venire il dubbio che ce l'avesse su con lei.
Con un piccolo sospiro uscì dalla Sala Comune e si avviò lungo i corridoi, verso l'uscita dalla Scuola. Era una giornata molto calda e i Giardini erano particolarmente invitanti.
Giunta nell'atrio della Scuola quasi si scontrò con Pete, che stava rientrando.
- Ops!- esclamò lui - Ah, Minerva!sei tu!- aggiunse subito dopo, senza molto entusiasmo.
'E' il tuo momento di massimo fulgore, Minerva!Complimenti!' si disse la ragazza ' Sembra che tu sia riuscita ad inimicarti tutti, senza sapere come!'
- Ciao Pete! Scusami, non ti ho proprio visto!-
- Non è una novità, direi- ribatté lui con un tono di voce leggermente acido.
Scese un silenzio imbarazzante dopo quell'affermazione.
- Io vado a prendere una boccata d'aria- mormorò Minerva, leggermente abbattuta.
- Scusa Minerva...scusami davvero, non volevo essere sgarbato.- si scusò lui un pò contrito.- Sai, la tensione degli esami...otto materie non sono uno scherzo, ma che te lo dico a fare?- e le sorrise per la prima volta, tornando ad essere il solito Pete.
Minerva non poté non sorridergli di rimando.
- Dai, ti accompagno- e uscirono dal portone, l'uno accanto all'altra.
Passeggiarono in silenzio per un po' ma non era un silenzio pesante, bensì rilassante. L'atmosfera tra loro era quella di sempre e Minerva si sentì sollevata nel constatare ciò.
- Allora, si avvicina anche il ballo!- disse lui, tornato del suo solito umore gioviale. - Dicono che abbiano fatto le cose in grande!Persino troppo- si accigliò un attimo - Pare che il Professor Silente abbia mosso obiezione adducendo che non è certo il momento per un ballo, per di più così opulento. Con tutto quello che è accaduto durante l'anno e questa maledetta guerra che sta causando vittime e non solo tra i babbani. La spesa sarà enorme, anche se il buon vecchio Malfoy Senior ha controbattuto che servirà a raccogliere del denaro per aiutare le vittime della Guerra e gli orfani.- Pete fece una smorfietta di disgusto.
Minerva non poteva che essere d'accordo con lui.
- L'Ospedale San Mungo scoppia, da quello che ho sentito dire. Vogliono ingrandirlo ma, invece di spendere i soldi per un ballo, potrebbero investirli direttamente nell'Ospedale.- disse lei, con voce vibrante.
- Non farebbe abbastanza notizia!Pensa che il comitato ha avuto il coraggio di chiedere soldi per questa pagliacciata alle nostre famiglie e ai parenti delle vittime!Persino ai parenti di quella povera ragazza, Mirtilla, da quanto ho capito...- ora Pete era davvero indignato.
Passeggiarono di nuovo in silenzio per un po', immersi nei loro cupi pensieri. La situazione non era rosea.
- Senti, parlando di cose più gradevoli...verresti al ballo con me?- le chiese lui titubante.
- Certo!- rispose lei un po' distrattamente - ma io avevo già dato per scontato che noi tre ci saremmo andati insieme!- e lo guardò ingenuamente, con un sorriso interrogativo sul viso.
Lui la fissò in volto.
- Noi tre...- e sospirò piano, con l'aria di qualcuno che vede la propria pazienza messa a dura prova - Naturalmente, noi tre...-
Lei gli sorrise di nuovo e continuò a camminare.
Poi, improvvisamente, si ritrovarono nello stesso luogo in cui Pete aveva cercato di baciarla solo pochi giorni prima.
Si bloccarono di colpo, turbati.
'Oddio, avevo scordato!' si disse la ragazza, al colmo dell'imbarazzo.
- Minerva...-
-Pete!Devo proprio andare!Charlotte mi aspetta, a dopo!- esclamò lei, sovrastando la voce di lui e, con uno scatto, si voltò e si avviò a passo di carica verso la Scuola, lasciandolo li da solo.

 

Il giovedì mattina, Minerva dovette fare ricorso a tutta la propria pazienza per reggere l'umore variabile di Charlotte, che passava da un'allegria quasi innaturale a un umore cupo e ombroso nel giro di dieci secondi.
Quando, dopo l'ora di pranzo, si avviarono verso l'aula in cui si sarebbe tenuto l'esame, Charlotte si fece pallida e silenziosa.
Minerva non trovò nulla da dirle. Sapeva che, finché l'esame non fosse finito, tutte le parole sarebbero state inutili.
Molto probabilmente sarebbero state esaminate contemporaneamente visto che il cognome di Charlotte iniziava anch'esso con la lettera M.
E infatti vennero chiamate insieme, con altri due ragazzi.
Entrarono nella stanza senza guardarsi, entrambe molto tese.
- Signorina Mc Granitt, di qua prego- la chiamò una voce nota e lei vide il Professor Silente seduto ad un tavolo con altri tre esaminatori.
Come sempre, la vista del Professore le fece accelerare i battiti del cuore ma Minerva non aveva difficoltà a mantenere il controllo di sé, nei momenti importanti più che mai, e così si avvicinò con passo sicuro e con sul viso un'espressione decisa, il mento alto e la schiena diritta.
Sul viso del Professor Silente passò una strana espressione che durò un attimo, gli occhi scintillarono, mentre le rivolse un sorriso amichevole.
Anche gli altri tre esaminatori le rivolsero un sorrisetto incoraggiante.
- Bene- esordì una vecchia strega dall'aria bonaria - da quel che ho potuto capire lei è l'allieva migliore del suo corso!Detto dal Professor
Silente è davvero un gran complimento!- esclamò la strega, compiaciuta.

Minerva lanciò un'occhiata al Professore ma l'espressione sul volto di lui era indecifrabile.
- Cominciamo?- chiese gentilmente un mago corpulento. E l'esame ebbe inizio.
Tutto procedette al meglio, Minerva eseguì alla perfezione ogni incantesimo che le venne richiesto, sotto lo sguardo ammirato dei suoi esaminatori e gli occhi scintillanti del Professor Silente.
'Se continua a fissarmi così potrei dimenticarmi tutto!' si disse la ragazza, ma non era vero. Di autocontrollo ne aveva da vendere e poté esibire tutta la propria abilità, senza sbavature.
- Ottimo!!- disse la strega, ammirata - Il Professor Silente non parla mai a sproposito, davvero!-
Lui le fece un piccolo cenno di ringraziamento.
- Direi che può andare- le disse sorridendo uno dei maghi.
- Un momento- intervenne Silente -la Signorina Mc Granitt deve anche sostenere l'esame da Animagus, per essere iscritta all'Albo-
- E' vero!- esclamò la strega del Ministero - ci vorranno pochi minuti da quello che ho visto!- e sorrise di nuovo con calore a Minerva, che fece per contraccambiare quando, un'esclamazione alle proprio spalle, le bloccò il sorriso sulle labbra.
- Coraggio Signorina Maypole! Suvvia, è una semplice trasfigurazione...-
Minerva si voltò di scatto.
Charlotte era immobile davanti ai suoi esaminatori, che cercavano di incoraggiarla con aria poco convinta.
- Suvvia cara, non può fare scena muta ad un M.A.G.O!- esclamò seccata una strega decrepita dalla voce acutissima.
'Potrebbero capirla solo dei pipistrelli!Quella non parla, emette ultrasuoni!' si disse con rabbia Minerva, soffrendo per Charlotte.'Coraggio, coraggio!!' urlò silenziosamente alla sua amica.
Charlotte sollevò il capo e si gettò un'occhiata vacua intorno. Vide che tutti la stavano fissando e impallidì ancor di più. Poi incrociò lo sguardo di Minerva e allora arrossì.
Si voltò di scatto e scappò fuori dalla stanza, lasciando tutti di stucco.
- Charlotte!- esclamò Minerva dimentica di dove si trovava, e fece per correrle dietro.
Ma una mano la trattenne e si trovò cinta dal braccio del Professor Silente, con una mano sul fianco e l'altra mano che la tratteneva anche per un gomito, mentre lui torreggiava dietro di lei in tutta la sua altezza.
- Ci penso io alla Signorina Maypole. Lei deve finire un esame.- le mormorò piano.
Minerva sollevò il viso e incrociò lo sguardo calmo e rassicurante di Silente.
- Inaudito!- esclamò indignata la vecchia strega dalla voce acuta.
- Suvvia Dorine, si sa che la tensione degli esami gioca brutti scherzi- le rispose quieto il Professore usando lo stesso tono che la vecchia strega aveva usato con Charlotte, mentre un mormorio di approvazione si levava dagli altri esaminatori.
Il cuore di Minerva volò da lui colmo d'amore e, se non gli fosse già appartenuto totalmente, sarebbe divenuto suo in quel preciso momento.
Contemporaneamente, Minerva cominciò a prendere coscienza di essere ancora stretta a Silente e il suo volto prese ad arrossarsi.
'Oddio, no!' si ammonì, presa dal panico.
- Beh...qualcuno deve andare a recuperare la ragazza...- borbottò la vecchia strega, scornata.
Minerva fece per parlare ma una lieve pressione sul gomito le disse di tacere.
- Vado io, la Signorina Maypole è della mia Casa - disse con voce chiara il Professor Silente - Voi proseguite con gli altri esami- e, dopo aver trattenuto Minerva a sé ancora per qualche momento, la lasciò andare e uscì dalla stanza.
Dopo qualche istante un brusio si levò nella sala e gli esami ripresero.
- Bene, Signorina Mc Granitt- la richiamò uno dei maghi esaminatori - Vuol farci ammirare le sua doti di Animagus?- e le sorrise cordiale.
Minerva non batté ciglio e, in un attimo, si tramutò in uno splendido, perfetto, elegante gatto soriano dal manto grigio. Saltò sul tavolo e si sedette rigida e compita, fissando con i propri occhi gialli la delegazione del Ministero, aspettando un giudizio.
Loro si guardarono, ammirati e compiaciuti, e le sorrisero.
Rimase li, perfettamente immobile, finché tutte le caratteristiche vennero registrate.
- Bene, direi che è tutto. Entro un mese lei sarà un Animagus riconosciuta dal Ministero e potrà trasformarsi anche fuori dalle mura di Hogwarts!- le disse la strega con calore.
Minerva non aspettava altro, saltò giù dal tavolo e si ritrasformò con grazia.
Strinse le mani ai delegati del Ministero e, cercando di mantenersi calma, attraversò la sala, non senza aver lanciato uno sguardo gelido verso la strega-pipistrello, e uscì.
Non appena la porta si richiuse alle sue spalle, Minerva scattò e corse, corse alla ricerca di Charlotte.

 

FINE PARTE SESTA

 

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Capitolo 7
*** Parte settima ***


Buona lettura ^_^



'Come un diamante'

 

PARTE SETTIMA (Giugno- La vigilia del ballo)

 

Il sabato che seguì la conclusione degli esami e che precedette la sera del ballo fu una giornata calda ma ventosa. Le poche nuvole presenti in cielo venivano spazzate via velocemente e la domenica prometteva di essere una giornata splendida, anche dal punto di vista meteorologico.
Tra gli studenti che avrebbero potuto presenziare al ballo serpeggiavano un'eccitazione ed un entusiasmo senza precedenti, gli altri si consolavano con la fine degli esami e, in attesa di conoscere i risultati, si crogiolavano al sole nei Giardini della Scuola, rilassandosi o giocando allegramente.
Quella mattina Minerva attraversò il prato senza guardarsi intorno e, con un cestino sotto braccio, si avviò a passo deciso verso il limitare della Foresta Proibita.
Camminava con gli occhi semichiusi, lasciandosi accarezzare il viso dal vento tiepido e godendosi la temperatura gradevole. Per una volta era sola, anzi, nelle ultime due settimane lo era stata molto spesso. Con il progredire degli esami il tempo a sua disposizione era stato davvero limitato e aveva visto poco sia Pete che Charlotte.
Minerva si fermò sul sentiero, con sul volto un'espressione molto seria.
Ritornò con la mente, per l'ennesima volta, a quello che era seguito all'esame di Trasfigurazione.


Minerva era subito corsa a cercare la sua amica e l'aveva trovata, infine, nel loro dormitorio. Era seduta sulla sponda del suo letto con gli occhi arrossati ma il volto sereno.
- Il Professor Silente è davvero eccezionale- aveva esordito la ragazza, prima ancora che Minerva avesse potuto dire una parola - Capisco bene perché tu lo ami così tanto, Minerva- Charlotte aveva emesso un sospiro tremulo, ma ancora una volta aveva prevenuto la sua amica ed aveva proseguito - Mi ha detto di non preoccuparmi, ha convinto la commissione che lo stress mi ha giocato un brutto scherzo e li ha convinti a darmi un'altra occasione. Martedì sosterrò il mio esame, contemporaneamente a quello di Incantesimi- sospirò di nuovo.
- Mi fa piacere...- aveva mormorato Minerva, non trovando niente di meglio da dire.
- Meno male che la Hataway mi adora! Forse perché non mi considera una ragazza che possa rubarle la scena...- Charlotte aveva fatto un sorrisetto amaro.
- Che dici...- aveva sussurrato Minerva, che aveva cominciato a preoccuparsi del tono piatto della sua amica. C'era qualcosa che non andava.
- Minerva, sei così ingenua a volte...e anche irritante...- la voce di Charlotte aveva continuato a mantenersi calma, ma era diventata leggermente più acuta.
- Si, in effetti probabilmente hai ragione - aveva assentito Minerva, cercando di non mostrare quanto quelle parole l'avessero ferita - Non riesco a capire cosa ti stia succedendo ultimamente, infatti-
Charlotte l'aveva guardata in faccia per la prima volta ma solo per pochi istanti, poi aveva nuovamente distolto lo sguardo per fissarlo fuori dalla finestra.
- Questo perché tu non capisci mai...- la voce di Charlotte si era spezzata per un momento - Sei così intelligente e brillante a scuola, tutti ti ammirano. Sei talmente acuta!-
Minerva aveva capito che, in realtà, l'amica non intendeva lodarla. Con il cuore che batteva sordo nel petto l'aveva lasciata proseguire, senza interromperla.
- Non capisci le persone, Minerva. Vai in giro con la mente rivolta a grandi obiettivi, a grandi persone, e non capisci nulla di quello che ti accade sotto il naso- aveva continuato la ragazza.
- Aiutami a capire, allora- aveva mormorato Minerva con il cuore stretto.
- E' questo il punto! Ho paura perché, se io ti apro il mio cuore, tu capirai che...-  la voce di Charlotte si era spezzata del tutto - capirai che in realtà sono una persona orribile! Così orribile che non riesco più nemmeno a guardarmi allo specchio!- aveva emesso dei profondi respiri per respingere le lacrime.
Minerva le si era avvicinata e si era inginocchiata davanti a lei.
- Charlotte! Non sei una persona orribile!Sei meravigliosa, sei piena di ottime qualità!E sei l'amica migliore che si possa desiderare!- le aveva detto accoratamente.
Charlotte aveva fissato a lungo il volto appassionato di Minerva e aveva sorriso.
- Ti sbagli. Non sono una buona amica - il sorriso le si era spento.
Erano rimaste in silenzio per un po di tempo, poi Charlotte si era alzata.
- Scusami, è solo la tensione degli esami- Minerva, ancora inginocchiata a terra, l'aveva guardata incredula - Sono così in crisi che non so più quello che dico...-
Charlotte si era voltata verso di lei sorridendo apertamente, come se nulla fosse.
- Che ne dici di darmi un po' di ripetizioni di Trasfigurazione? E poi devi dirmi com'è andato il test da Animagus!-
- Charlotte!- Minerva si era alzata - Non è la tensione degli esami e lo sai!C'è altro!Dimmi quello che ti turba, dammi la possibilità di aiutarti!- l'aveva implorata.
Ma la sua amica si era messa a frugare nel proprio baule, voltandole le spalle.
- Tu hai i tuoi segreti, Minerva, e io ho i miei, tutto qui!- la voce aveva un tono quasi metallico.
Solo in quel momento Minerva si era resa conto che Charlotte l'aveva chiamata con il suo nome completo per tutto il tempo, non l'aveva chiamata Evy nemmeno una volta.

 

Minerva sospirò, riprendendo a camminare. Dopo quel giorno le cose erano tornata quasi alla normalità. Charlotte aveva superato i suoi esami tranquillamente e loro due non avevano più parlato di ciò che era successo. Minerva aveva cercato di illudersi che in effetti fosse stata solo la tensione degli esami a provocare tutto ciò e il comportamento della sua amica nei giorni seguenti aveva confermato questa ipotesi. Era tornata la Charlotte di sempre, allegra e frizzante.
Ma, quando Minerva ripensava alle cose che si erano dette nel dormitorio, l'inquietudine cominciava nuovamente a serpeggiarle dentro.
Scrollò il capo, come per scacciare quei brutti pensieri, agitando la lunga treccia sulla schiena come faceva sempre quando era irritata o tesa e cercò di godersi la passeggiata.
Giunse in prossimità della capanna del Custode di Hogwarts, un vecchio rude e scorbutico, che stava sempre in giro e non si trovava mai quando serviva.
Sentì un richiamo e sollevò il braccio in aria, sventolandolo per salutare.
- Hagrid!Buongiorno!- chiamò allegra.
Un ragazzo ricambiò il saluto agitando a propria volta il braccio. Un braccio grosso come il ramo di una quercia.
In effetti, visto da lontano, non pareva affatto un ragazzo. Era alto una volta e mezza i suoi coetanei e portava dei capelli incolti e arruffati sulla testa. Il volto era liscio e gli occhi grandi e scuri, pieni di calore. Solo guardandolo in viso, infatti, si sarebbe potuto capire che Hagrid aveva appena tredici anni.
- 'Giorno, signorina Mc Granitt- salutò, con voce lievemente vergognosa. Era molto timido.
- Che magnifica giornata, eh?- gli sorrise Minerva cordialmente - E ti ho pregato mille volte di chiamarmi Minerva- lo rimproverò, bonaria.
Lui la guardò arrossendo.
- Ma io non posso!Lei è un Caposcuola!- balbettò.
Minerva lasciò perdere e gli sorrise nuovamente.
- Allora, oggi hai fatto buona caccia?- gli chiese gentilmente.
- Oh, si!Buona davvero!- si entusiasmò lui - Nella Foresta c'è di tutto! Al vecchio Ogden non ci piace che io vado la, ma ...- e si bloccò, diventando paonazzo, quando notò lo sguardo esasperato di Minerva.
Lei scosse la testa.
- Hagrid!Sai che non hai il permesso di andare nella Foresta!Domani arriveranno il Ministro e altre persone importanti!Se scoprono che infrangi le regole non ci penseranno due volte a mandarti via!-
Lui si fissò i piedi vergognoso. Vicino a lui Minerva, che pure era alta, sembrava una miniatura.
- Il Professor Silente ha fatto di tutto per farti restare qui, ma se ti scoprono finirete nei guai tutti e due!-
Hagrid sollevò la testa di scatto.
- Nessuno ci deve fare del male al Professor Silente!- ruggì, diventando improvvisamente molto temibile.
Lei gli sorrise per nulla turbata: conosceva troppo bene Hagrid per spaventarsi, anche se non ne sottovalutava la forza.
- Tranquillo Hagrid, tu bada a te stesso!Il Professor Silente sa difendersi da solo!- disse con orgoglio.
- Sagge parole!- esclamò una voce divertita alle sue spalle.
Il cuore di Minerva fece una capriola e lei si voltò di scatto, con le guance rosee per l'emozione.
Hagrid biascicò un saluto.
- Buongiorno Signorina Mc Granitt, Buongiorno Hagrid- salutò Albus Silente in persona, avanzando verso di loro con passo elastico e sicuro.
Quel giorno indossava una sontuosa veste verde pallido. E non era solo, con lui vi era un uomo che Minerva non aveva mai visto prima. Hagrid, invece, sembrò riconoscerlo perché parve rimpicciolirsi e si nascose, o meglio ci provò, dietro Minerva.
Era un uomo anziano dall'incarnato molto pallido. Persino gli occhi erano pallidi, i capelli bianchi erano perfettamente lisci sulla testa e i vestiti che indossava erano lussuosi quanto quelli di Silente, anche se più sobri.
Minerva lo detestò al primo sguardo.
- Bene bene...a quanto pare qui c'è in corso una riunione dei Suoi ammiratori, Albus!- mormorò quell'uomo, con una voce affettata e strascicata.
Hagrid divenne paonazzo e Minerva impallidì.
Silente rivolse ad entrambi un sorriso luminoso e uno sguardo tenero. Sotto quello sguardo lei si sentì sciogliere. Per un attimo i loro occhi si incatenarono ma lui, con grande rammarico e sollievo, allo stesso tempo, di Minerva, li distolse quasi subito per guardare Hagrid
- Allora, ragazzo hai messo la testa a posto?- chiese duramente il vecchio sconosciuto ad Hagrid.
Silente si volto verso il suo accompagnatore.
- Suvvia Lucius, non siamo qui per questo- gli disse Silente, con voce gentile ma ferma.
Minerva ebbe un motto di comprensione, quello non era altri che Mr. Malfoy Senior.
Il vecchio lanciò uno sguardo a Silente ma, incontrandone gli occhi fermi e limpidi, non ebbe il coraggio di replicare.
- Ebbene, dov'è questo Ogden? Son venuto qui un giorno prima proprio per parlare con lui!- proseguì l’uomo con tono imperativo.
Hagrid si accucciò letteralmente dietro la schiena di Minerva cercando, inutilmente, di rendersi invisibile. Malfoy Senior ebbe un moto di disgusto e di disprezzo.
- Il Signor Ogden non è qui al momento!- esclamò risoluta la ragazza, cogliendo di sorpresa anche Silente - Il sabato di solito si reca ad Hogsmeade!- concluse e lanciò uno sguardo gelido a quell'odioso vecchio pieno di boria.
Gli occhi di Silente brillarono.
- Bene, allora lo cercherò li- disse Mr. Malfoy lanciando un'ultima occhiata a lei e Hagrid - Albus, Viene con me? Dobbiamo parlare di domani e di alcune idee che ho in mente...- chiese con aria altezzosa.
- La raggiungo subito, Lucius - rispose calmo Silente.
L'altro assentì poi si voltò e si incamminò senza salutare.

- Fossi in voi, prima di fare simili discorsi e proclami, mi accerterei di essere davvero al sicuro da orecchie indiscrete!- disse il vice-Preside ai due ragazzi, ma il tono era chiaramente divertito.
- Ci scusi...- mormorò Minerva.
- Siete pronti per un pic-nic?- chiese, indicando il cestino che la ragazza teneva sotto braccio.
- Sono solo dei biscotti- rispose lei arrossendo suo malgrado.- Ne vuole uno?- gli chiese di slancio.

Lui la fissò un momento in silenzio.
'Ecco, sono stata troppo sfacciata!'
- Volentieri- mormorò Silente e accettò un biscotto con sul volto un'espressione stranamente seria, molto insolita per lui. Fu solo un attimo, assaggiò il biscotto e sorrise a Minerva - Biscotti con pezzetti di cioccolata! I miei preferiti!- esclamò con voce compiaciuta e un'aria golosa togliendosi allegramente qualche briciola dalla barba.
Osservandolo Minerva pensò di essersi solo immaginata quell'espressione così cupa e seria.
- Allora buona giornata ad entrambi. Hagrid coraggio- e sorrise al ragazzone, che ricambiò - Bene, scusatemi ma il mio ospite mi attende!Il whisky del vecchio Ogden ha molto successo!- esclamò, strizzando loro l'occhio.
Poi fece per andarsene ma, inaspettatamente, allungò un braccio e sfiorò i capelli di Minerva, vicino all'orecchio.
- Una foglia- spiegò e ritirò la mano catturando, mentre lo faceva, una lunga ciocca che era sfuggita alla treccia di lei.
Minerva rimase senza fiato, poi lui si voltò e se ne andò, con la lunga veste verde agitata dal vento.
La lunga ciocca di capelli di lei le sventolò davanti agli occhi, nascondendolo per un attimo alla sua vista. Quando si liberò il volto, lui era già sparito.


FINE PARTE SETTIMA

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Capitolo 8
*** Parte Ottava ***


Comincia il ballo, buona lettura!



'Come un diamante'


 

 

PARTE OTTAVA

 

Giugno (Il ballo – Un valzer inatteso)

 

La sera del ballo l’eccitazione, mista a una sorta di euforia generale, era palpabile nell’aria ad Hogwarts.
Gli esami erano terminati, il Ministro in persona era arrivato insieme ad una delegazione di personaggi importanti, la Sala Grande era stata inagibile per tutto il giorno e gli insegnanti erano agitati quanto gli studenti.
Gli alunni che non avevano il permesso di presenziare al ballo avevano lasciato liberi i dormitori e si erano stipati nelle loro Sale Comuni, in attesa di veder scendere i loro compagni agghindati per l'occasione.
Minerva e Charlotte si stavano preparando insieme alle loro compagne del settimo anno e la stanza era tutta un brusio e un fruscìo. Ogni tanto la porta di spalancava e qualche ragazza del sesto o del quinto anni, agitata e nervosa, si affacciava a chiedere una forcina, un nastro, un arriccia capelli o quant’altro. Nell’aria si mescolavano dolci essenze profumate.
- Ecco, ho quasi finito...- Charlotte aveva un’aria concentrata mentre chiudeva l’ultimo gancetto dell’abito di Minerva.
- Bene...- la ragazza era più tesa di quello che avrebbe creduto e anche molto ma molto curiosa di specchiarsi.
Charlotte le aveva acconciato i capelli e ora le stava lisciando la gonna con cura.
- Ecco fatto!- la voce di Charlotte vibrava di soddisfazione.
Fece voltare Minerva verso un grande specchio, appoggiato per l’occasione alla parete del dormitorio.
Si voltarono anche le altre due ragazze e lanciarono esclamazioni di meraviglia e ammirazione.
Minerva vide il proprio riflesso nello specchio e rimase stupefatta.
- Charlotte…ma quella non sono io!- esclamò, leggermente stordita.
- Io direi proprio di si!Non ho lanciato alcun Incantesimo Illusore a quello specchio!- rise Charlotte, compiaciuta della reazione dell’amica.
- Caspita Minerva!Sei davvero bella!- esclamò allegramente Jane, una delle loro compagne che indossava un abito bianco molto grazioso.
- Ne farai girare di teste, stasera!- commentò più acidamente l’altra ragazza, Susan, che invece indossava un sontuoso abito verde pallido – Vedi di lasciarci almeno qualche cavaliere! Vieni Jane, andiamo di sotto!-
Le due ragazze fecero un cenno di saluto e lasciarono la stanza, chiacchierando tra di loro.
- Non le badare!- mormorò Charlotte, con una smorfietta – E’ solo invidiosa perché è convinta di essere la più bella!- lanciò uno sguardo alla sua amica e, vedendone la strana espressione dipinta sul volto, il sorriso le si smorzò –Non ti piace?- chiese, subito in ansia.
- Charlotte, io…grazie!- sussurrò Minerva e finalmente si aprì in un sorriso.
- Meno male! Allora ti piace!- Charlotte scoppiò a ridere sollevata – Zuccona che non sei altro! Mi hai fatto venire un colpo, sembravi disperata!-
- Disperata di non essere sempre così!- rise Minerva.
Le due ragazze si specchiarono insieme tenendosi abbracciate per la vita.
L’abito di Minerva, con un corpino aderente dalla scollatura a cuore che le lasciava nude le braccia e la gonna ampia che si apriva a corolla, metteva in evidenza la sua figura alta e slanciata, evidenziando la vita sottile e la schiena diritta.
Il caldo color albicocca della stoffa le illuminava il viso, addolcendone i lineamenti e risaltando i grandi occhi scuri.
Il bel collo era messo in evidenza dall’acconciatura che le sollevava i capelli, intrecciati sulla nuca con un nastro dello stesso colore del vestito.
Una semplice parure di perle e dei lunghi guanti bianchi completavano l’opera.
Charlotte ,per sé, aveva scelto una mise molto diversa.
Il suo abito, di un bel azzurro carico, aveva un taglio stile impero: stretto sotto il seno con la gonna che scendeva morbida lungo il corpo. Così facendo metteva in risalto le linee morbide e generose della sua figura, un’elaborata acconciatura le sollevava i riccioli sulla testa, lasciandone sfuggire qualcuno qua e la.
Al collo portava un semplice ciondolo: un’acquamarina che emetteva lievi bagliori azzurri.
- Grazie per questo, Evy...- mormorò la ragazza indicando il ciondolo.
- Figurati!Sta d’incanto con il tuo abito- rispose Minerva con un sorriso – E poi, mi sembra il minimo!-
Si sorrisero con affetto attraverso lo specchio.
- Allora, vogliamo scendere? Non vorremo passare tutta la sera a guardarci allo specchio, vero?-
Charlotte assentì ed entrambe le ragazze lasciarono la camerata.
L’atrio della Scuola non era mai stato così variopinto. Decine di ragazze e ragazzi aspettavano con ansia che la grande porta di legno della Sala Grande venisse aperta, dando così inizio a quella serata tanto attesa.
- Ecco Pete!- esclamò Charlotte, dando un buffetto sul braccio di Minerva.
Il ragazzo le raggiunse, elegantissimo nel suo abito nero.
- Cosa vedono i miei occhi!Siete splendide!- emise un piccolo fischio di ammirazione.
- E’ tutto merito di Charlotte!Ha cucito gli abiti e studiato le acconciature!- esclamò Minerva con calore.
- Complimenti!- Pete rivolse un sorriso sinceramente ammirato alla ragazza, che arrossì lievemente sorridendo in risposta – Ottimo lavoro….- aggiunse piano, lanciando uno sguardo colmo di passione a Minerva.
Sul volto di Charlotte il sorriso si spense.
- Ah, dimenticavo! Questi sono per voi!- e porse alle sue amiche un fiore ciascuna. Un giglio bianco a Minerva e una rosa rosa a Charlotte.
Le ragazze lo ringraziarono e si appuntarono i fiori agli abiti, Pete le prese sottobraccio entrambe e le trascinò verso la Sala Grande, proprio mentre la grande porta veniva spalancata.
La piccola folla di ragazzi si spinse dentro, piuttosto ordinatamente in realtà, lanciando gridolini eccitati ed esclamazioni di ammirazione.
La Sala era stata addobbata con centinaia e centinaia di rose bianche, i grandi tavoli che di solito ingombravano la stanza erano scomparsi, lasciando due enormi tavolate ai lati, dove vi era ogni ben di Dio.
- Un Buffet freddo!- sussurrò Charlotte, colpita – Com’è chic!-
- Non mi sarei aspettato niente di meno da Mr. Malfoy!- le rispose Pete, colpito anch’egli suo malgrado.
Minerva non disse nulla, ma l’espressione dura del suo viso parlava per lei.
‘Che spreco immane di denaro e di cibo!’ si disse, rabbiosamente.
Un lieve pressione sul braccio la fece voltare, distogliendola dai suoi pensieri.
- Coraggio, godiamoci la serata!- le mormorò Pete che sembrava aver capito perfettamente quali pensieri le avevano attraversato la mente.
Lei gli sorrise. Era davvero bello Pete quella sera.
Si avvicinarono al centro della Sala, lasciata sgombra per le danze, con gli altri studenti.
Al posto del tavolo dei Professori era stato montato un palco, dove era posizionata una piccola orchestra.
In quel momento, davanti ad un microfono, vi erano anche il Ministro della Magia che era un uomo corpulento dall’aria energica, il Preside Dippet, un omino anziano dall’aria allegra e gioviale, Mr. Lucius Malfoy con la solita aria snob (la bocca di Minerva si strinse nuovamente in un’unica linea sottile) e, e qui il cuore della ragazza fece una doppia capriola, Albus Silente.
Quella sera indossava un sontuoso e lussuosissimo abito grigio argento che ben si accordava ai suoi capelli striati d’argento.
Gli occhi azzurri rilucevano ma il volto era, come sempre, insondabile nonostante il lieve sorriso che vi spiccava.
Minerva non riusciva a staccare gli occhi da lui, dimentica di tutto intorno a sé.
Ad un certo punto lo sguardo del Professore incrociò il suo e, la ragazza non avrebbe potuto giurarlo, il sorriso gli si aprì con più convinzione sul suo volto.
Durò un attimo il Ministro aveva preso la parola, introdotto dal Preside, e tutti gli prestarono attenzione.
Minerva seguì a fatica il discorso, costellato di ringraziamenti verso chi aveva reso possibile tutto ciò e ne comprese solo il finale.
- In conclusione – stava dicendo il Ministro – E’ con grande piacere che annuncio che ad uno di voi, cari ragazzi, questa sera verrà assegnato un premio molto importante, un ambìto riconoscimento!E che lo riceverà direttamente dalle mani del Presidente del Consiglio della Scuola: il Signor Lucius Malfoy!- e si fece da parte per lasciare il posto al gentiluomo.
- E’ con enorme soddisfazione – annunciò Mr. Malfoy quando gli applausi si furono affievoliti – che chiamo sul palco per ricevere questo riconoscimento, questo Premio per i Servigi resi alla Scuola, il Signor Tom Riddle!-
Un putiferio di applausi accolse l’annuncio, specialmente da parte delle ragazze e dai Serpeverde presenti nella Sala.
Anche Minerva, Charlotte e Pete applaudirono educatamente.
Tom avanzò verso il palco con aria sicura, incredibilmente affascinante nel suo completo scuro che metteva in risalto il fisico alto ed atletico. I capelli scuri erano pettinati con un’elegante, apparente, noncuranza  ma Minerva aveva l’impressione che non vi fosse niente di casuale in quel ragazzo. Tutto sembrava studiato alla perfezione: il portamento, l’espressione del volto, persino ogni singolo capello sulla testa sembrava disposto con un certo criterio.
Gli occhi chiari di Tom brillavano di soddisfazione.
Ricevette il premio e strinse la mano di tutti con un’aria di grande modestia che conquistò immediatamente le simpatie e la stima del Ministro e di Lucius Malfoy.
Il Preside Dippet lo guardava con grande simpatia coccolandoselo con lo sguardo, come anche tutti gli insegnanti presenti.
La Professoressa Hataway, fasciata in un aderente abito color corallo, se lo mangiava con gli occhi mentre il Professor Slughorn ripeteva a voce alta – E’ della mia Casa!E’ un Serpeverde!-
L’unico che sembrò rimanere immune a quel giubilo generale fu Albus Silente e Minerva colse una grande freddezza nella stretta di mano che si scambiarono i due.
Eppure Tom mostrò grande deferenza verso il suo insegnante e Silente non cambiò l’espressione del volto nemmeno di una virgola.
Quando, dopo diversi minuti, gli applausi si spensero, Malfoy Senior mise paternamente un braccio attorno alle spalle di Tom e riprese la parola.
- Mi sembra più che giusto che ad aprire le danze, questa sera, sia questo giovanotto così distinto!- disse, raccogliendo compiaciuto la nuova ondata di applausi che le sue parole scatenarono.
- Con la dama che preferisce, ovviamente!- aggiunse – coraggio figliolo, chiama la fortunata fanciulla!-
Un’espressione stranissima si dipinse sul volto del ragazzo e, per un attimo, sembrò stravolgerne completamente i lineamenti.
Durò un attimo e nessuno sembrò accorgersene.
Si avvicinò al microfono, mentre risolini e sussurri si levavano dai vari gruppetti di ragazze radunate nella Sala.
L’attenzione era al massimo e tutti fissavano il palco.
- Sarebbe un grande onore, per me – parlò Tom, con la sua voce chiara e decisa – aprire le danze con la Signorina Minerva Mc Granitt-
Un silenzio di tomba calò nella Sala.
Diverse teste cominciarono a voltarsi qua e la alla ricerca della prescelta.
- Coraggio, che la Signorina Mc Granitt si avvicini!- esclamò divertito il Ministro prendendo la parola.
Minerva era inchiodata al pavimento.
‘Perché?!’ si chiese, troppo stupefatta per pronunciare anche solo una parola o muovere un muscolo.
Il braccio di Pete, infilato sotto al suo, si era irrigidito e Charlotte la fissava con gli occhi sgranati.
Il brusio in Sala si fece più forte.
- Evy!Evy!- Charlotte chiamò la sua amica in tono urgente – Minerva!- esclamò più forte.
Minerva si riscosse e si voltò verso la ragazza.
- Vai!Ti aspettano, vai!- e Charlotte le diede una piccola spintarella sulla schiena, continuando a fissarla con gli occhi spalancati.
Minerva avanzò in mezzo alla folla con i piedi pesanti come macigni.
‘Oddio….mi fissano tutti!’ si disse, sentendosi parte di un incubo.
Tom era già sceso dal palco e le porgeva la mano con un sorriso, un sorriso che avrebbe fatto sciogliere qualunque ragazza.
‘Non raggiunge gli occhi’ pensò Minerva ‘Quel suo bel sorriso non raggiunge mai gli occhi…è freddo!’
Le luci si abbassarono e l’orchestra prese a suonare un valzer lento e molto d’atmosfera, le braccia di Tom la cinsero e lui prese a guidarla sulla pista.
Il volto di Albus Silente era una maschera di pietra.


FINE OTTAVA PARTE

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Capitolo 9
*** Parte Nona ***


'Come un diamante'

 

PARTE NONA

 

Giugno (Il ballo - Ipotesi)

 

Era una strana sensazione trovarsi cinta dalle braccia di Tom Riddle, lui la guidava sulla pista con maestria, come se non avesse fatto altro nella sua vita che danzare e Minerva, che era composta ed aggraziata per natura, lo seguiva con naturalezza.
Lui era più giovane di un paio d'anni ma era alto una testa più di Minerva, nonostante lei stessa fosse ben alta. Formavano una bella coppia sulla pista così nessuno osò interrompere quel loro valzer e rimasero soli, al centro della sala, per un bel po'.
Minerva era fin troppo consapevole di essere al centro dell'attenzione e, nonostante la cosa la turbasse, riusciva a controllare perfettamente le proprie emozioni. Non era nel suo carattere lasciarsi prendere dall'emotività, quasi mai.
In realtà, in quel momento, troppe domande le affollavano la testa per permetterle di badare veramente al pubblico che li osservava.
'Perché ha scelto me? Non abbiamo alcun tipo di rapporto, tranne quelli dovuti ai nostri doveri di Prefetto e Capo Scuola e anche quelli sono sporadici, senza contare che lui è un Serpeverde!'
Tuttavia si trattenne dall'esternare quelle perplessità, troppo orgogliosa ed educata, e continuò a danzare senza dire una parola.
- Davvero non potrei desiderare una partner migliore!- sussurrò ad un certo punto Tom - Bella, abile e silenziosa...-
Lei voltò il capo in modo da poterlo guardare in faccia.
Lui stava sorridendo cortesemente ma con una punta di ironia.
Visto da vicino era davvero bello da togliere il fiato. Aveva dei lineamenti perfetti, sembravano cesellati: il naso diritto, la bocca carnosa e sensuale, occhi grandi e chiari che formavano un superbo contrasto con la pelle perfetta ed i capelli e le sopracciglia scure. Tom Riddle possedeva un'avvenenza eccezionale, un fascino ipnotico, ma Minerva ne rimase del tutto immune.
- Mi fa molto piacere essere stata una scelta azzeccata - gli disse, pungente.
- Non intendevo essere offensivo...- mormorò lui con un tono che voleva essere di scusa, ma che di scuse non aveva nulla.
'Perché non riesce proprio a piacermi?' si chiese lei, continuando a fissarlo apertamente.
Finalmente diverse coppie cominciarono ad unirsi a loro e Minerva si rilassò leggermente.
Cominciò anche a far vagare il proprio sguardo per la sala alla ricerca di Charlotte e Pete, ma non riuscì ad individuarli. Notò un gruppetto di ragazze a bordo pista che la fissavano in cagnesco e non riuscì a trattenere un sorriso.
- Allora, dopotutto ti stai divertendo Mc Granitt- le sussurrò Tom all'orecchio e, nel farlo, la strinse maggiormente a sé con una lieve pressione della mano sulla schiena.
Il gesto parve del tutto casuale ma proprio in quel momento Minerva incrociò lo sguardo di Albus Silente che danzava li vicino con la Professoressa Hataway, che gli si stringeva addosso come se volesse filtrargli attraverso i vestiti.
'Sembra che le abbiano fatto un incantesimo di Adesione Permanente....!', pensò la ragazza, furiosa.
Incrociò per un attimo gli occhi del suo insegnante e Minerva arrossì, sia per l'imbarazzo che per la stizza, ma lo sguardo di Albus Silente parve quasi scivolarle attraverso, con noncuranza, come se nemmeno l'avesse notata. Pareva del tutto preso dalla conversazione con la sua vistosa collega e ignaro di quello che gli accadeva attorno.
La stizza e l'imbarazzo lasciarono Minerva a cui rimase semplicemente una sensazione di scoramento.
'Non mi ha nemmeno vista, e mi è passato a mezzo metro di distanza....'
- Strani gli uomini -
La voce di Tom la riscosse dai propri cupi pensieri e lei sussultò leggermente.
- Prego?- gli chiese, ancora confusa da quello che aveva appena visto.
Tom fece una leggera smorfia, a metà tra la derisione ed il fastidio. Non era abituato a non essere ascoltato.
- Dicevo che, spesso, gli uomini sono strani- ripeté lui sorridendole.
- Come mai questa considerazione, in questo momento?- gli chiese Minerva, decisamente stupita.
- In effetti non c'è una ragione precisa- disse lui continuando a sorridere - ma è incredibile come certi uomini abbiano paura di prendere ciò che più desiderano al mondo, quando gli basterebbe allungare un braccio e coglierlo...- Tom sembrava osservare un punto imprecisato della sala.
Minerva aggrottò le sopracciglia.
- Sinceramente non capisco- mormorò lei, suo malgrado affascinata dal discorso - E' normale che non si possa sempre ottenere ciò che si vuole! Non basta desiderarlo, ci possono essere vari impedimenti, di varia natura. Non sempre ciò che si desidera è lecito per questo esistono delle regole, esiste...-
- La morale- la prevenne lui.- Esattamente, la morale.- il tono con cui pronunciò quella parola era metallico - Tuttavia io credo che sia sciocco languire per qualcosa, che si potrebbe ottenere tranquillamente e che potrebbe placare quel desiderio, solo perché alcune persone hanno deciso che è immorale...- la voce si spense in un sussurro.
- Onestamente trovo questo discorso inquietante!- mormorò lei, cominciando a sentirsi a disagio - e senza senso- concluse perentoria.
- Davvero?- lui fissò gli occhi nei suoi - Io trovo che dietro certe rinunce, alla fine, si nasconda una grande debolezza e non la virtù!- e quel pensiero parve recargli molta soddisfazione. Sorrise, fissando lo sguardo sopra la spalla di Minerva.
Lei voltò leggermente la testa per seguire la direzione di quello sguardo e vide che dietro di loro c'erano nuovamente Silente e la Hataway.
L'insegnante e l'alunno si fissarono negli occhi per pochissimi istanti, Silente con il volto rilassato e gli occhi scintillanti, Tom con un bel sorriso cordiale stampato sul volto e tuttavia, nell'osservare quel breve scambio di sguardi, un brivido percorse la schiena di Minerva.
Un attimo dopo la musica cessò e le coppie rimasero sulla pista rivolgendo un applauso all'orchestra, che attaccò con un altro valzer leggermente più vivace.
Tom fece per invitare nuovamente Minerva, che non aveva fatto in tempo ad allontanarsi senza dare l'impressione di scappare, quando una voce prevenne il ragazzo.
- Suvvia Tom, non vorrai deludere le tue ammiratrici danzando con la stessa dama per tutta la sera!- esclamò Silente allegramente, sorridendogli cordialmente e, dopo aver afferrato per un braccio Minerva attirandola a sé, lanciò letteralmente e con grazia la Professoressa Hataway nelle braccia del ragazzo.
In un attimo Minerva si ritrovò a volteggiare in mezzo alla pista tra le braccia di Albus Silente che, senza dire una parola, la allontanò da Tom Riddle.

 

Nel momento in cui Tom Riddle aveva annunciato di voler danzare con Minerva, Pete era rimasto immobile, senza dire una parola. Poi, quando la musica era iniziata e aveva visto la ragazza stretta tra le braccia di un altro, si era voltato ed aveva lasciato la Sala dirigendosi verso i Giardini.
Ora era seduto su una panchina con lo sguardo perso nel buio.
- Pete!- lo chiamò Charlotte avvicinandosi lentamente - Sei li?-.
Lui sospirò e si alzò.
- Sono qui Charlotte - rispose, facendosi vedere.
- Tutto bene?- gli chiese la ragazza, ansiosa.
- Si tutto bene....- il ragazzo provò a fare un sorriso, senza successo - Scusami, ma vorrei stare da solo...-
- Io credo invece che non dovresti! Perché non rientriamo e balliamo?- gli propose in tono allegro - o magari mangiamo qualcosa? E' tutto così...- ma non finì la frase perché lui la interruppe.
-E' lui, vero?- le chiese, serio.
- Cosa?- Charlotte lo guardò senza capire.
- E' lui il ragazzo di cui è innamorata, tu stessa mi hai detto che ama qualcuno, che Minerva è già innamorata di una persona...si tratta di Tom Riddle?-
Charlotte sgranò gli occhi, il cuore che sembrò impazzirle in petto.
Dalla Sala la musica giungeva ovattata riempiendo il silenzio della notte.


FINE PARTE NONA

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Capitolo 10
*** Parte Decima ***


‘Come un diamante'

 

PARTE DECIMA

 

Giugno (Il ballo - Incomprensioni)

 

I Giardini di Hogwarts erano quasi del tutto deserti, mentre nella Sala Grande il ballo entrava nel vivo.
Pete era immobile e fissava Charlotte in attesa di una risposta.
- Allora, si tratta di lui?- chiese nuovamente, con la voce bassa dal tono deciso.
- C-cosa? Non so di che parli!- esclamò la ragazza, con gli occhi sbarrati fissi in quelli dell'amico.
Lui emise un sospiro lievemente esasperato e chiuse gli occhi un istante, come per raccogliere ogni stilla della propria pazienza.
- Charlotte, devo rinfrescarti la memoria? Due settimane fa ti ho confessato di aver invitato al ballo Minerva, la quale ha finto, secondo me, di non capire e ha quindi evitato di darmi una risposta, ricordi?- le chiese pazientemente - Allora tu-, proseguì il ragazzo, dopo aver ricevuto un muto cenno affermativo da lei - mi hai confessato che Minerva non avrebbe mai e poi mai accettato di venire al ballo da sola con me in quanto è già, da molto tempo, innamorata di un altra persona. Sbaglio o queste sono state le tue esatte parole?- le chiese nuovamente lui, con un tono più scoraggiato ora.
- Si, ma...- mormorò Charlotte fissando un punto vuoto al di sopra della spalla di lui.
- Niente ma, Charlotte! Mi hai sempre detto di essere mia amica, sei amica anche di Minerva, voglio sapere la verità! Credo di averne diritto! Si tratta o no di Tom Riddle?- la voce di Pete di alzò di tono.
Charlotte chinò il capo torcendosi le mani con aria tormentata.
- Non posso dirti nulla di più di quello che ti ho già detto....- sussurrò, sempre a capo chino.
Pete allora mosse un passo verso di lei e la prese per le spalle, scuotendola leggermente per costringerla a sollevare il volto verso di lui.
- Charlotte! Ti sto implorando di dirmi la verità! Ti chiedo solo di confermare o meno la mia ipotesi!- stavolta il ragazzo stava quasi gridando - Sai che amo Minerva da molto tempo ormai! Mi hai sempre sostenuto, ti prego fallo anche ora!-
Charlotte prese ad agitarsi per liberarsi dalla stretta convulsa di lui, ma inutilmente.
- Lasciami mi fai male!- urlò allora, esasperata - Lasciami ti ho detto!!- ripeté quasi istericamente.
- No, prima dimmi quello che voglio sapere!- gridò lui, perdendo a propria volta il controllo.
Ma Charlotte riuscì a svincolarsi e sollevò un braccio, schiaffeggiandolo violentemente.
Sorpreso, Pete mollò la presa e indietreggiò, portandosi una mano al volto e fissandola con gli occhi sgranati.
La ragazza lo fissò a propria volta, ansimando lievemente, le braccia inermi lungo i fianchi.
- Charlotte...- mormorò lui, con un'espressione stordita.
- Siete uguali...- mormorò lei con un sorriso amaro - Tu e Minerva siete uguali. Così intelligenti e così...stupidi! E ciechi...- e la voce le si ruppe, mentre le lacrime presero a rigarle il volto - Non vi rendete mai conto dei sentimenti degli altri!- proseguì con la voce spezzata, emettendo un sospiro tremulo -... dei miei sentimenti!- la voce le uscì come una schioppettata dalla bocca.
Pete sussultò, la mano sempre posata sulla guancia arrossata.
Charlotte lo fissò negli occhi, con un'espressione mista di disperazione e amara soddisfazione.
- Non farti illusioni, lei non verrà mai con te. Non lascerà mai la Scozia, mai!- sorrise tra le lacrime - Il suo cuore è qui e qui rimarrà, tu non la conosci come la conosco io! Minerva è inesorabile, andrà piuttosto incontro all'infelicità che rinunciare al proprio sogno e, se proprio non riuscirà ad ottenere ciò che desidera, ha già deciso come vivere la propria vita...e non è certo con te, Pete!-
- Cosa vuoi dire?- mormorò lui, continuando a fissarla quasi in trance.
- Significa che Minerva ha già un lavoro che l'aspetta una volta lasciata Hogwarts. E' una promessa che fece prima di venire qui ad una persona a cui vuole molto bene. So per certo che questa promessa le è stata ricordata in una lettera che ha ricevuto pochi mesi fa. L'ho letta di nascosto...- aggiunse, con un'espressione di disprezzo sul volto. Disprezzo per se stessa.
- Ma il punto è, Pete- continuò amaramente - che lei non verrà mai e poi mai in Irlanda con te. Né adesso, né tra un anno, né mai! Perché, e te lo dico una volta per tutte, visto che cerchi da me la verità - sorrise di nuovo, ricominciando a piangere - Lei non ti ama! Non ti ha mai amato e non ti amerà mai!- e si coprì il volto con le mani, singhiozzando.
Il viso di Pete era pieno di sofferenza, la mano gli ricadde dal volto.
- Ma tu...tu in questi anni mi hai sempre incoraggiato...dicevi...- mormorò con voce affranta.
- Stupido!- l'interruppe lei, sollevando di nuovo il volto - Non hai ancora capito?! Tutto quello che ti dicevo e che facevo era solo ed esclusivamente un espediente per starti vicino! Perché speravo che prima o poi ti saresti accorto che Minerva non era la ragazza ideale per te!Speravo che, prima o poi, avresti scoperto che...che io e solo io...- la voce divenne un sussurro e si spense.
Dalla Sala continuavano a giungere i suoni e i rumori della festa, mentre Pete e Charlotte si fissavano negli occhi.
La ragazza si passò le mani sul volto asciugandosi le lacrime, sospirò e raddrizzò la schiena.
- Ti amo.- la voce risuonò chiara nella notte - Ti amo Pete, fin da quando ci siamo conosciuti. Ti amo...- chiuse gli occhi, si voltò e scappò nell'oscurità.
Pete fissò il punto in cui lei era sparita per qualche secondo, poi si prese la testa tra le mani, disperato.

 

Ci volle qualche secondo a Minerva per realizzare che le braccia che la stavano stringendo erano quelle di Albus Silente e che era con lui che stava danzando. Proprio con lui.
Sollevò il volto verso il proprio cavaliere ma lui teneva lo sguardo fisso in un punto imprecisato e danzava, guidandola alla perfezione, senza dire una parola e senza guardarla. Per qualche ragione, Minerva intuì che Silente era arrabbiato, indisposto per qualcosa.
Il viso non era rilassato come al solito, la mascella era contratta e lo sguardo era duro, come non l'aveva mia visto prima.
'Come se non fossi già abbastanza tesa!' pensò lei, che doveva controllare i propri battiti del cuore e i propri piedi contemporaneamente, impresa davvero ardua.
'Quasi quasi era più rilassante danzare con Riddle!', ma sapeva perfettamente che non avrebbe voluto essere tra le braccia di nessun altro.
- E' davvero un gran bel ballo!- esclamò, cercando di apparire naturale - Non che io abbia mai partecipato ad altri balli, ma questo è splendido!-
'Oddio, ma che sto dicendo!' si disse disperata ' Sembro la Hataway!Perché do sempre il peggio di me con lui?!'
- Si, il Signor Malfoy ha organizzato tutto alla perfezione!- rispose lui con un tono neutro che non ingannò Minerva nemmeno un attimo.
Era chiaro che Silente non amava particolarmente quell'uomo.
'Brava, complimenti Minerva! Brillante davvero!' si sbeffeggiò la ragazza, con una punta di auto ironia.
Sollevò nuovamente lo sguardo e incrociò gli occhi azzurri di Silente, che questa volta pareva divertito.
- Di certo si stanno divertendo tutti!- mormorò il Professore, sorridendo.
Minerva seguì la direzione del suo sguardo e vide la Professoressa Hataway che avviluppava Tom Riddle in un abbraccio possessivo, con la testa posata sul petto di lui. Sembrava che la donna fosse in estasi, il volto di lui era insondabile ma lo si sarebbe detto un perfetto e devoto cavaliere.
Tuttavia la scena aveva un che di comico e Minerva, suo malgrado, scoppiò a ridere.
Dimenticando la tensione sollevò nuovamente il viso, arrossato e radioso, su Silente, con gli occhi scuri che scintillavano.
Qualcosa di indefinibile passò tra i due. Minerva fu consapevole come non mai della loro vicinanza e delle loro mani intrecciate nella danza, della barba di lui che le solleticava il viso, dei loro sguardi così vicini, fu come una scossa che durò il tempo di un respiro ma il cambiamento sul viso di Albus Silente fu stupefacente.
Passò un solo istante, subito dopo il volto di lui si fece di granito e, complice la fine della musica, la lasciò andare subito.
- Grazie del ballo- le disse asciutto, con frettolosa galanteria, rivolgendole un sorriso distratto.
Poi si voltò e la lasciò da sola in mezzo alla pista.
Per Minerva fu come se tutto il calore della Sala se ne fosse andato con lui. Si sentì privata di qualcosa.
'Perché spreco il mio tempo anche solo a sperare in qualcosa?' si chiese angosciata e, consapevole che le altre coppie avevano ripreso a danzare, si allontanò mestamente dalla pista, dirigendosi verso le grandi porte a vetrata che davano sui giardini e che erano aperte per far entrare l'aria fresca della notte.

 

Pete era immobile, lo sguardo perso dove fin pochi istanti prima c'era Charlotte. Sentì un fruscìo e si voltò.
Poco lontano c'era Minerva, che doveva essere appena uscita e che si appoggiò con aria afflitta alla balaustra in pietra che delimitava quel tratto di giardino.
Decisamente aveva l'aria di stare poco bene e non sembrava essersi accorta di lui, celato dal buio ad una decina di metri di distanza.
Pete la osservò: la ragazza che amava da anni.
Poi voltò la testa, nella direzione dove era scomparsa Charlotte: la ragazza che lo amava da anni.
Si morse le labbra, indeciso, mentre una leggera brezza notturna agitava dolcemente i cespugli di Gelsomino, riempiendo l'aria con il loro dolce profumo.
Presa finalmente una decisione, Pete si mosse.


FINE PARTE DECIMA

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Capitolo 11
*** Parte Undicesima ***


Aggiorno rapidamente perchè il tempo è tiranno ^_^ . Il ballo entra nel vivo, i sentimenti anche, spero che sia di vostro gradimento! Buona lettura!

‘ Come un diamante ’


PARTE UNDICESIMA

 

 

Giugno (Il ballo – Impulsi)


Minerva rabbrividì leggermente. L’aria frizzante della sera le accarezzava le spalle nude, mentre lei cercava di proteggersi abbracciandosi e strofinandosi le braccia.
‘Dovrei rientrare…’ pensò, ma la Sala illuminata a giorno non le pareva particolarmente invitante al momento.
Cercò di scrutare nel buio, ma non riusciva a distinguere nulla se non ad un paio di metri. Sospirò.
Mancavano meno di due settimane alla chiusura della Scuola e lei si ritrovava intrappolata in una situazione davvero ingarbugliata.
‘Dovrei lasciare Hogwarts senza rimpianti e fare quello che devo, com’è giusto che sia. Tanto non c’è soluzione. Dovrei annullare il colloquio col Preside e mettermi il cuore in pace.’
Ma non credeva nemmeno lei alle proprie parole: lasciare Hogwarts significava lasciare Albus Silente, per sempre. E lei non era pronta a farlo, non era pronta a rassegnarsi.
Smise di strofinarsi le braccia, rivivendo nella propria mente i brevi momenti in cui si era ritrovata nelle braccia del suo Professore. Le sensazioni che aveva vissuto.
Un’ondata di calore la invase e i sentimenti violenti che albergavano nel suo cuore si agitarono prepotentemente.
- Non posso rinunciare così…- mormorò sottovoce a sé stessa, come per darsi coraggio.
Gli occhi le scintillarono nel buio.
Dopo qualche secondo però, la determinazione parve lasciarla e si sentì di nuovo scoraggiata.
‘Chissà dove sono finiti Charlotte e Pete…’ si riscosse all’improvviso dai propri cupi pensieri ‘Non li ho praticamente più visti, devo trovarli!Chissà se hanno visto la scena di Riddle con la Hataway!’ un sorriso le spuntò sulle labbra, immaginando i commenti di Charlotte e le risate che, certamente, si era fatto Pete.
- Se continui a stare qui, prenderai freddo…- le disse una bassa voce maschile.
Minerva sussultò leggermente e si trovò una giacca scura sulle spalle, che la riscaldò subito.
Si voltò, sorpresa.
- Oh, sei tu….Grazie…- mormorò.


Charlotte si fermò. Aveva continuato ad avanzare nei Giardini senza avere idea di dove stesse andando, accecata dalle lacrime.
E ora non capiva dove si trovava, con il buio che l’avvolgeva.
‘Dove sono finita…?’ si chiese, smarrita, con l’impulso irrefrenabile di rimettersi a piangere. ‘Non ho nemmeno la bacchetta con me…’
Si accasciò per terra, abbracciandosi le gambe e posando il volto sulle ginocchia.
Rimase così per un po' quando, improvvisamente, una luce la illuminò.
Charlotte si alzò di scatto, spaventata, e si trovò faccia a faccia con Pete.
Senza dire una parola si voltò e cercò di scappare, ma lui fu più svelto e la trattenne per un braccio.
- Dovresti avere sempre con te la bacchetta…- mormorò il ragazzo, rimproverandola gentilmente.
Charlotte si girò e lo fissò in volto, Pete aveva un’aria molto seria e la fissava con un’espressione risoluta.
- Sai, continua a far male…- le disse con un piccolo sorriso, lasciandole andare il braccio e posandosi la mano sulla guancia dove lei lo aveva schiaffeggiato poco prima.
- Farà male ancora per un po’…- sussurrò lei, alzando gli occhi su di lui.
Sapevano entrambi che non si stavano riferendo alla guancia gonfia.
Il ragazzo tolse la propria mano dalla guancia e, allungato il braccio, si portò al volto quella di lei.
- Così va meglio…- mormorò Pete, con la voce leggermente incrinata, chiudendo gli occhi.
Charlotte riprese a piangere silenziosamente ma si avvicinò al ragazzo e si lasciò abbracciare, con la luce della bacchetta che li illuminava fiocamente.



 

Tom Riddle sorrise a Minerva e si appoggiò alla balaustra con aria disinvolta, in maniche di camicia, fissando un punto imprecisato nel buio.
La sua giacca buttata sulle spalle la riscaldava ma la ragazza si sentiva a disagio, non capiva l’atteggiamento di quel ragazzo.
- Come mai questa sera hai tante attenzioni per me?- chiese senza remore, mettendo da parte ogni esitazione, con la schiettezza che le era tipica.
A Minerva non piaceva essere al centro di un disegno che non riusciva a comprendere e non aveva dubbi che nelle attenzioni di Tom vi fosse un secondo fine. Non sapeva da cosa le derivasse quella sicurezza, Minerva non era mai prevenuta contro nessuno, ma Riddle le trasmetteva una strana, indefinibile, sensazione.
- Mh..- mormorò lui – questa domanda denota una certa insicurezza! Una fanciulla non dovrebbe mai chiedersi il perché dell’interesse di un uomo, dovrebbe solo godersi quell’ interesse e decidere se lo gradisce o meno…-
- Ebbene, io non sono una fanciulla e tu non sei un uomo, hai quindici anni.- disse, secca, nel tono che potrebbe usare una maestra con un alunno impertinente perdendo la pazienza – Non ci siamo mai scambiati più di dieci parole, se non per i nostri doveri di Caposcuola e Prefetto, quindi gradirei capire cosa avrebbe fatto scattare questo “interesse”, visto che dubito fortemente di averti abbagliato improvvisamente con il mio fascino – concluse ironica, raddrizzando la schiena.
Lui si voltò verso di lei ma il suo viso rimase nell’ombra.
- Adesso comincio a capire…- mormorò Tom, rivolto a sé stesso.
- Cosa?- chiese lei, allibita.
Lui fece una piccola risata che, per qualche motivo, diede i brividi a Minerva. La giacca non la riscaldava più.
- Era da qualche tempo che una domanda mi assillava – le rispose tranquillo con l’aria di uno che non viene mai assillato da nulla, in realtà – ora finalmente la risposta si è fatta più chiara…-
A Minerva non piacque il tono con cui lo disse, né il fatto che lui continuasse ad essere così sfuggente ed enigmatico.
- Grazie della giacca – gli disse, cortese ma fredda – ora sto meglio e credo sia il caso di rientrare-
Gli porse l’indumento e lui lo accettò in silenzio, gettandolo negligentemente su una spalla.
Minerva constatò una volta di più che Tom Riddle possedeva un indubbio fascino, una maschia bellezza che difficilmente poteva passare inosservata.
Gli fece un cenno col capo e si voltò, pronta a lasciarlo.
- E’ affascinante, vero?- le chiese lui improvvisamente - …il nostro Vice Preside…-
Minerva si bloccò, con il cuore che accelerava i battiti.
Tom le si avvicinò e si mise alle sue spalle, chinandosi lievemente per avvicinare la bocca all’orecchio di lei.
- E’ quasi impossibile capire quello che passa per la testa di Albus Silente – le sussurrò, causandole dei piccoli brividi lungo la schiena – Sembra l’uomo più rilassato del mondo, così consapevole del proprio potere….- lui fece una pausa - …eppure così indifferente ad esso…- e la sua voce si fece più dura.
Minerva aggrottò le sopracciglia e voltò leggermente il viso verso quello del ragazzo, poi vide che lui stava fissando un punto preciso della Sala e seguì la direzione del suo sguardo.
Albus Silente era in piedi ai margini della pista da ballo circondato da un capannello di persone, a partire dal Ministro e il suo segretario nonché da quasi tutti i membri del Consiglio della Scuola, compreso il Signor Malfoy.
Pendevano tutti dalle sue labbra.
Eppure Silente, che svettava in tutta la sua altezza al di sopra di tutti gli altri, aveva un’aria quasi giocosa sul volto, mantenendo una postura rilassata parlava col sorriso sulle labbra affascinando, evidentemente, tutti i suoi interlocutori.
Il Preside Dippet era poco distante ma chiacchierava con un paio di studenti, battendo allegramente un piede a ritmo di musica.
Qualcosa in quella scena mise addosso a Minerva una tristezza infinita.
Albus Silente era irraggiungibile.
Tom sembrò avvertire quel cedimento e riprese a parlare.
- Sembra che se ne vada in giro con le spalle alzate, come se niente e nessuno lo toccasse – fece una piccola smorfia – eppure a me ricorda una superficie ghiacciata, sotto la quale ribolle un fiume di lava, così mi chiedo…cosa accadrebbe se Albus Silente si affezionasse davvero a qualcuno?...e se amasse una donna?-
Minerva si voltò nuovamente verso il ragazzo incrociando,  questa volta, i suoi occhi chiari.
- E soprattutto…- proseguì lui continuando a fissarla negli occhi – che tipo di donna potrebbe mai fare breccia nel cuore di un uomo simile?...forse ho la mia risposta…- sussurrò lentamente e avvicinò ancora il volto, posando un lievissimo bacio sul lobo dell’orecchio di lei.
Minerva si scansò, come se si fosse scottata.
- Ritorno dentro!- esclamò, con la voce più acuta di quello che avrebbe voluto, e scappò letteralmente all’interno della Sala, sentendosi come una mosca che è fuggita appena in tempo dalla tela del ragno.
- E infine…- sussurrò lui nella notte – …come reagirebbe se qualcuno tentasse di portargliela via?...o cercasse di fare del male a quella persona?...Usciresti finalmente allo scoperto, Silente…?- e un ghigno gli si aprì sul volto mentre fissava Albus Silente che continuava ad elargire fascino alle persone attorno a lui.


Una volta rientrata in Sala Minerva iniziò a cercare Charlotte e Pete, senza successo. Dopo aver provato inutilmente per diversi minuti ed aver scambiato quattro chiacchiere con alcuni compagni, cominciò a chiedersi quale scopo avesse per lei, ormai, quella serata.
Fece per chiedere alle sue compagne del settimo anno di riferire a Charlotte che era rientrata al Dormitorio, quando la musica cessò e il direttore dell’orchestra prese la parola.
- Prego, prego…avvicinatevi!- esclamò allegramente – le danze verranno interrotte per un po’…prego, lasciatemi finire!- esclamò divertito, quando un brusio si levò dalla folla di studenti e anche dagli insegnanti.
- Questa sera abbiamo organizzato un divertimento speciale per voi!- annunciò, deliziato -Una caccia al tesoro!-
Il brusio si trasformò in uno sciamare eccitato. L’uomo attese che si fosse fatto nuovamente silenzio e riprese la parola.
- Si, una caccia al tesoro a coppie!E la coppia vincitrice, che troverà per prima il tesoro, verrà eletta la coppia regina della serata!-
Le ragazze presenti in Sala cominciarono a ridere e a sussurrare eccitate.
- Ed inoltre!- tuonò l’uomo, cercando di sovrastare il vociare della folla – Saranno le dame ad invitare un cavaliere affinché faccia coppia con loro! Si, signore e signorine! Spetta a voi scegliere il vostro partner per la gara!- il frastuono nella sala divenne assordante.
- Un attimo prego!!- tuonò di nuovo l’orchestrale, con la voce quasi roca – Ascoltate il primo indizio e poi fate la vostra scelta! Attenzione, niente magia, solo intuito ed ingegno! L’indizio è il seguente: "allunga un braccio e tocca una stella, che di tutte quante son la più bella, ma solo lo stolto si appresta a salire, chi il cervello ha fine sa che il dito, e non il cielo, deve mirare!"-
In sala cadde un silenzio attonito e l’orchestra al completo si mise a ridacchiare, improvvisamente dal soffitto presero a piovere dei bigliettini colorati. Tutti cominciarono a saltellare per prenderli, Minerva se ne trovò uno in mano senza fare nulla.
- Raccogliete i biglietti con l’indizio! E rammentate, dovrete essere i più veloci, perché con il procedere della Caccia i bigliettini saranno sempre di meno e non tutte le coppie riusciranno a proseguire…e ora….dame tocca a voi…e che la gara abbia inizio!!- e fece un gesto verso i Giardini, che si illuminarono a giorno di colpo.
La confusione in Sala divenne indescrivibile con tutte le ragazze che correvano di qua e di la alla ricerca di un cavaliere, in un fruscìo di sete e taffettà.
I ragazzi si mettevano in mostra e si sbracciavano per farsi scegliere.
- Ma dov’è Tom!Uffa!!- - Dov’è!!Tom!- - Ma Pete..??O’ Malling, non tu!!- -Pete!- - Tom!!-
Minerva fissò il proprio bigliettino e improvvisamente prese una decisione.
Sollevò la propria gonna con una mano e prese a correre, facendosi strada in mezzo a quel caos. Con la coda dell’occhio vide la Hataway fendere la folla con un’espressione quasi maniacale sul volto, stava correndo nella sua stessa direzione.
‘ E no!’ pensò Minerva ‘Stavolta no!’
La Professoressa rimase incastrata tra una fila di ragazzi e Minerva arrivò per prima all’obiettivo. Ansimando leggermente afferrò la mano di Albus Silente, rossa per la corsa , per l’emozione…e anche per la vergogna.
– Faccia coppia con me, Professore!- urlò, un po’ troppo forte.
L’ espressione che per un attimo passò sul volto di Silente disse tutto, ma Minerva non la vide, troppo emozionata e terrorizzata di ricevere un rifiuto.
Le facce del Ministro e del Signor Malfoy, invece, sarebbero state splendidamente bene su un giornale umoristico.
- La prego..!- aggiunse lei un po’ più piano, ma sempre decisa.
Lui non disse una parola, ricambiò la stretta e trascinò Minerva in Giardino.



FINE UNDICESIMA PARTE

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Capitolo 12
*** Parte Dodicesima ***


Ringrazio Occhioni_Azzurri e SweetLady98 per aver lasciato un commento a questa storia, grazie anche a chi legge senza commentare ^_^ La caccia continua, buona lettura!


‘Come un diamante’

 

PARTE DODICESIMA


Giugno (Il ballo- L’uomo da battere)


Dai Giardini di Hogwarts, illuminati da veri e propri grappoli di luce che galleggiavano in aria, provenivano voci concitate, gridolini e risate eccitate, mentre ragazze e ragazzi correvano di qua e di la consultandosi o sbeffeggiandosi allegramente.
La Sala Grande si era quasi del tutto svuotata e l’Orchestra al completo ne approfittava per bere e mangiare, così come i pochi insegnanti rimasti, il Preside, il Consiglio della Scuola al completo e il Ministro con i suoi Collaboratori.
- Tipico di Silente mollare un discorso così importante a metà e mettersi a partecipare ad una Caccia al Tesoro – brontolò il Segretario del Ministro, che non aveva ancora dimenticato il colloquio avuto con Silente in marzo.
- Silente può permetterselo….- borbottò cupo il Signor Malfoy, bevendo una coppa di Champagne.
- Suvvia, come resistere ad un invito simile?!- esclamò allegro il Ministro – e dopotutto, signori, ciò dovrebbe rallegrarci!-
Gli altri lo guardarono senza capire.
- E’ la prova che anche Albus Silente, alla fine, è pur sempre un uomo!- concluse il Ministro, con una smorfietta ironica.
Il Signor Malfoy sorrise compiaciuto e alzò il calice, ormai vuoto, in un brindisi silenzioso e beffardo.


Minerva si ritrovò in mezzo al Giardino senza sapere bene come, con la mano ancora stretta in quella di Silente.
Lui si fermò e si voltò verso di lei.
- Ebbene- le disse – vogliamo cercare di sciogliere il mistero del primo indizio?-
-Ehm…si…- mormorò lei, ancora piena d’imbarazzo per l’audacia con cui l’aveva invitato.
‘Sarei stata più discreta se avessi preso il microfono e gli avessi urlato che lo amo!’ Pensò leggermente disperata, arrossendo al solo pensiero.
Tuttavia il lato comico della scenetta che aveva in mente prevalse e dovette mordersi le labbra per non scoppiare a ridere.
- Mh…dunque..- disse con voce tremula, aprendo il bigliettino, consapevole dello sguardo di lui che non l’abbandonava – ‘Allunga un braccio e tocca una stella, che di tutte quante son la più bella, ma solo lo stolto si appresta a salire, chi il cervello ha fine sa che il dito e non il cielo, deve mirare!’...Oh…- si bloccò con la mente vuota.
- Lei ha qualche idea..?- chiese, vergognandosi un po’.
- Molte direi. Lei?- le rispose lui con il riso nella voce.

‘Ci manca solo che si prenda gioco di me!’ pensò Minerva, leggermente irritata adesso.
- ‘Allunga un braccio e tocca una stella’, non capisco…’che di tutte son la più bella’…una stella…la più bella, Venere? La prima stella della sera?- chiese a sé stessa – Forse dovremmo andare sulla Torre di Astronomia…- esclamò poco convinta.
Sollevò lo sguardo e vide che dalla Torre più alta di Hogwarts giungevano suoni e luci.
- No, un momento…’solo lo stolto si appresta a salire..’…guardare il dito….non è la stella ad essere la chiave, non è il Pianeta, non è Venere il Pianeta ma Venere la Dea…- mormorò incerta -un momento, per gli alchimisti Venere rappresenta il rame, ma certo!La statua in rame di Enrico Cornelio Agrippa! Il grande alchimista!- esclamò trionfante – nella Galleria di Venere, vicino alle serre!-
- Ottimo – mormorò Silente, -vogliamo andare?-
- Si!- lei gli sorrise gioiosa, e accettò la mano che lui le porgeva.

Poco lontano, da un cespuglio di rose, emersero il Professor Slughorn e la Professoressa Hataway.
- Bene, ha sentito Caroline?- chiese Slughorn.
- Si si, ho sentito Horace!- disse lei, irritata, togliendo qualche petalo dal suo vestito.
- Le ho detto che dovevamo seguire Silente!La sa lunga quello…e io non intendo farmi battere da lui, stasera!-
- Si, nemmeno io amo perdere!- esclamò lei, fissando con un’espressione acida la figura snella di Minerva che si allontanava.
- Allora andiamo, va!- disse Slughorn, allegro – Cosa c’è Caroline?-
-N-nulla…- disse la donna – è solo che mi sembrava ci fosse qualcuno li dietro, ho sentito un fruscìo…-
- Beh, saranno degli studenti…- minimizzò lui frettolosamente -suvvia, vogliamo muoverci?-
- S-si…- mormorò la Professoressa Hataway, lanciando uno sguardo poco convinto alle proprie spalle.


Albus Silente e Minerva furono i primi a giungere alla Galleria aperta che collegava, lateralmente, la Scuola alle Serre.
Camminarono in silenzio fino alla statua di Agrippa e, una volta giunti la davanti, si fermarono.
L’alchimista stava su un piedistallo ed era raffigurato con una mano sul fianco e l’altro braccio sollevato, mentre indicava un punto nel cielo.
- Pensare che ci sono passata davanti centinaia di volte per andare alle lezioni di Erbologia, nelle giornate di pioggia!- esclamò allegramente Minerva.
- E’ meglio sbrigarsi – le disse Silente, gentilmente – sento diverse voci in avvicinamento, qualcun altro deve aver svelato la prima parte dell’arcano-
Le sorrise con grande calore.
- Si..- mormorò lei, leggermente stordita – dunque ‘mirare il dito..’…- osservò perplessa la mano di Agrippa con il dito puntato.
Cercò di raggiungere la mano ma era troppo in alto, allora sollevò leggermente l’orlo della gonna cercando di arrampicarsi sul piedistallo ma inutilmente, perché continuò a scivolare.
Alla fine, rossa come un peperone, si voltò verso il Vice Preside che la osservava tranquillo accarezzandosi la barba e con un’espressione serena sul volto.
- Pensava di aiutarmi…?- chiese lievemente irritata stringendo gli occhi a fessura e serrando le labbra, come faceva sempre quando era contrariata.
- Naturalmente!- le rispose lui, allegro, e si avvicinò.
Minerva si fece da parte per permettergli di accostarsi alla statua.
Silente era talmente alto che avrebbe potuto semplicemente allungare un braccio ed invece lui ignorò la statua, prese Minerva per la vita e, senza sforzo alcuno, la sollevò fino a che lei si trovò con gli occhi all’altezza della mano di Agrippa.
- M-ma…- balbettò la ragazza -…io non intendevo…-
- Lo so, ma così è più piacevole…per Lei, naturalmente!- esclamò lui, palesemente divertito – E’ giusto che sia Lei a scoprire la soluzione, Minerva –
‘Mi ha chiamata per nome!’ pensò lei, sconvolta, cercando di ignorare il calore delle mani di lui che filtrava attraverso la stoffa leggera del vestito.
Si concentrò sulla statua e cominciò a tastarne il braccio.
- Oh!- esclamò ad un certo punto – Trovato!- e infatti, non appena aveva sfiorato la superficie della fredda mano di rame, aveva avvertito un qualcosa di ruvido e sotto il tocco delle sue dita era apparso dal nulla un cestino appeso all’indice di Agrippa.
Dentro vi erano una dozzina di bigliettini. Ne prese uno e il cestino scomparve di nuovo.
- Un Incantesimo di Disillusione!- esclamò deliziata – Ehm, può mettermi giù!-
Lui la posò in terra con delicatezza e la lasciò, tra il sollievo e la delusione di Minerva.
Sollevò lo sguardo su di lui che la osservava senza sorridere adesso. Improvvisamente delle voci concitate si avvicinarono.
- Andiamo? Meglio spostarsi per non facilitare gli altri- le disse Silente, parlando a voce bassa – così potremo leggere il secondo indizio-
- Si…- mormorò lei, convinta che questa volta lui non l’avrebbe presa per mano.
E invece Silente le porse la mano in silenzio e Minerva la prese con un guizzo di pura felicità, sorridendogli radiosa.
Lui le rivolse uno sguardo colmo di dolcezza e la ragazza si sentì così piena d’amore che, per un attimo, credette di non riuscire a contenerlo.
‘Non importa cosa accadrà domani’ si disse ‘Adesso sono con lui, solo questo conta. Questa serata resterà per sempre solo mia’
Poco distante, nell’ombra, una figura osservava Silente e Minerva allontanarsi mano nella mano, illuminati dalle luci galleggianti e dalla Luna che quella notte si stagliava spettacolarmente grande nel cielo.
- Così commovente…- mormorò una voce gelida – e così patetico! Ah Silente, tanto potente e tanto stolto…che spreco!-
La figura scivolò nell’oscurità e seguì, non vista, Minerva e Albus Silente che si avvicinavano alle Serre.

- E’ tutto molto ingegnoso!- esclamò Minerva – ma com’è possibile che gli insegnanti non ne sappiano nulla e ignorino dove si trovi il tesoro?-
- Eppure è così- le confermo il Professore - Ha organizzato tutto Armando, il Preside Dippet, credo desiderasse che tutti avessero la possibilità di passare una serata lieta. E' stato un anno duro anche per Hogwarts- mormorò lui.
Passeggiarono in silenzio per un po', con i pensieri rivolti nella stessa direzione.
- Sarà meglio leggere il secondo indizio- le disse lui ad un certo punto, fermandosi e sorridendole gentilmente.
Ma Minerva capì che il pensiero dei tristi avvenimenti dell’anno appena trascorso avevano intaccato la serenità di Silente.
Aprì il bigliettino con l’indizio.
- ‘Immobile e muta il mio volto per anni celavo e solo ad un cuore paziente, per pochi istanti, lo rivelavo. Ma un giorno un animo arrogante l’attesa non tollerò e, per sempre, ad un’esistenza priva di colori mi condannò’.- lesse, con voce chiara, Minerva.
Finito di leggere il secondo indizio si bloccò, stupita.
- Non posso crederci…- mormorò.
- C’è qualche problema..?- le chiese Silente con sollecitudine.
- ….Midularium Innocentii…- sussurrò lei, rapita.
- Prego..?- mormorò Silente.
- So dove porta il secondo indizio!- e la ragazza sorrise apertamente al proprio accompagnatore.
- Cosa aspettiamo allora?- le chiese lui, rispondendo al suo sorriso – Andiamo!-
- Si...- sussurrò Minerva.
E si incamminarono insieme, accarezzati dalla luce gentile della Luna.



FINE PARTE DODICESIMA

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Capitolo 13
*** Parte Tredicesima ***


Grazie a chi legge questa storia ^_^


 

'Come un Diamante'




PARTE TREDICESIMA

 

Giugno (Il ballo – Innocenza)

 

Le Serre di Hogwarts potevano vantare il primato di ospitare un esemplare di ogni pianta o erba magica esistente.
Minerva avanzò decisa verso la serra numero cinque trascinando lei, questa volta, Silente.
Lui la seguiva in silenzio osservando la mano guantata della ragazza stringere la propria, che cominciava a mostrare i segni dell’età che avanzava. Impossibile capire quali pensieri si celassero dietro quegli occhi azzurri così intensi e brillanti.
Man mano che si avvicinavano alla Serra poterono scorgere meglio una figura imponente che ne bloccava l’accesso.
- Hagrid!- chiamò Minerva, sventolando un braccio in segno di saluto.
- Signorina Mc Granitt!Professor Silente..!- Hagrid li salutò, osservandoli con gli occhi sgranati.
- Buonasera Hagrid – Silente ricambiò il saluto con grande calore.
- Hagrid, come mai sei qui?- gli chiese la ragazza, stupita.
- Faccio la guardia!- le rispose il ragazzone, con aria molto orgogliosa –Ci devo far entrare agli studenti!...o ai professori….- si corresse, arrossendo - Non potevano lasciarla aperta, perché dentro ci sono piante pericolose!- concluse allegro, apparentemente estasiato all’idea di enormi piante aggressive e letali.- Siete i primi ad arrivare! Vi faccio entrare!- esclamò deliziato -Ma prima ci vuole la parola giusta…- aggiunse con aria di scuse.
- Midularium Innocentii- disse Minerva, sicura.
- Giusto!- urlò Hagrid, entusiasta – Vi apro!-
Li salutò di nuovo, accettò i ringraziamenti di Minerva arrossendo furiosamente e girò la chiave della Serra, osservandoli entrare con aria compiaciuta.

 

L’aria nella Serra era umida e calda. Silente lasciò la mano di Minerva e si portò avanti, avanzando con la punta della bacchetta accesa ad illuminare il loro cammino.
- Quindi la chiave è la Midularium…- disse Silente, discorsivo.
- Si!- rispose Minerva, seguendolo di un passo.
- Posso sapere come ha fatto a sciogliere l’indovinello?- le chiese voltandosi leggermente verso di lei.
- E’ la leggenda…- mormorò la ragazza – non la conoscono tutti e, a dire il vero, io conosco meglio la versione babbana della storia…-
Lui si voltò verso di lei, stupito, con una muta domanda sul viso.
- Conoscevo una persona che era appassionata di leggende e mitologia babbane – gli rispose, fermandosi – quando ero bambina me le raccontava spesso. Una di queste riguardava la Midularium Innocentii-
Silente si era fermato e ora la guardava con interesse.
- Mi piacerebbe conoscere questa leggenda- le disse, gentilmente.
- Si…in realtà è più una storia popolare scozzese…- lei fece un piccolo cenno del capo a mo di scusa – comunque, in breve, si narra la storia di un pastore che, stufo della vita misera che conduceva e incuriosito dai racconti di alcuni viandanti che aveva udito, decise di partire e di cercare una rarissima pianta della quale esistevano solo pochi esemplari al mondo: la Midularium, appunto. Si diceva che questa pianta fiorisse un’unica volta nella propria, lunga vita e solo per pochi, brevissimi, istanti. Nessuno sapeva quando fiorisse la pianta né perché lo facesse così di rado, non esistevano testimonianze precise, ma si diceva che chiunque avesse assistito a quello spettacolare fenomeno, avesse ottenuto poi fortune di ogni tipo e grandi ricchezze.- Minerva si fermò e, visto che Silente attendeva interessato, proseguì- Dopo un lungo peregrinare il pastore trovò la pianta e, sedutosi su di un sasso di fronte alla Midularium, si mise ad attendere senza dormire, mangiando ciò che trovava nella piccola radura e senza mai staccare gli occhi dalla pianta. Passarono gli anni e lui perseverò nell’attesa. Alla fine, dopo vent’anni, l’uomo cedette e si addormentò di schianto, solo per pochissimi secondi e, proprio mentre riposava, la pianta si aprì e il fiore sbocciò in tutto il proprio splendore per poi appassire velocemente.- Minerva tacque.
- E cosa fece l’uomo al suo risveglio?- le chiese curioso Silente, sorridendo.
- Diciamo che esistono molti finali alternativi…- la ragazza sorrise – uno diceva che, in preda al furore, l’uomo recise la pianta e impazzì, un altro finale narrava che, ritornato a casa, il pastore trovò la propria moglie sposata con un altro uomo e i suoi figli che non lo riconoscevano più e impazzì...- proseguì la ragazza, mantenendosi seria -...un altro ancora raccontava che il pover’uomo impazzì e basta…- Minerva fece un buffo movimento con la testa.
Sul volto di Silente il sorriso si aprì con più decisione.
- Ma il nostro finale preferito era questo: l’uomo ritornò a casa e si recò alla locanda del paese e a coloro che gli chiesero cosa avesse fatto in tutti quegli anni rispose :‘la migliore dormita della mia vita!’-
Questa volta Silente scoppiò a ridere di gusto, gettando indietro la testa.
Minerva sorrise lievemente, incantata dal suono di quella risata: non aveva mai udito niente che le risultasse così caro.
- Davvero geniale!- esclamò Silente, quando finì di ridere – ma io so che esiste una storia simile, solo che il protagonista è un mago!-
- Si…ed è quella a cui è stato fatto riferimento nell’indizio!- esclamò Minerva – La storia narra di un Mago che intraprese un viaggio per trovare la Midularium e attese per anni di poter vederla fiorire, in quanto si narrava che il fiore racchiudesse in sé ogni colore esistente al mondo ed un grande potere ma, come nella storia babbana, egli si addormentò poco prima della fioritura. Al risveglio, furente, si adoperò per creare un incantesimo per far rifiorire la pianta ogni qual volta lo desiderasse e, alla fine, ci riuscì ma il fiore della sua Midularium era totalmente bianco e privo di ogni potere, tranne quello di guarire, con il proprio polline, dalle infezioni agli occhi.- concluse la ragazza.
- Mh…- mormorò Silente, meditabondo – preferisco di gran lunga la versione babbana!Molto più spassosa direi!Noi maghi ricorriamo sempre ed esclusivamente alla magia, siamo convinti di dover mutare ogni cosa, di poter piegare gli eventi alla nostra volontà solo perché ne abbiamo la facoltà…e spesso ci perdiamo il lato divertente delle cose!-
- Infatti! Quello che la persona che mi ha narrato quella storia amava di più dei babbani era che essi vivono intensamente e appassionatamente, proprio perché il loro destino è così fragile ed ineluttabile- disse Minerva, perdendosi per un attimo nei ricordi.
- Ed è lo stesso motivo per il quale molti maghi li disprezzano…- mormorò Silente con aria grave.
- Lei cosa avrebbe fatto al posto del Mago?- gli chiese Minerva, scoccandogli un’occhiata piena di curiosità.
- Io?- Silente finse di riflettere – Mh, credo che sarei passato ogni tanto dalle parti della pianta, sperando di essere così fortunato da capitare al momento giusto!- concluse, tra il serio e il faceto.
La ragazza lo osservò corrucciata, indecisa se prenderlo sul serio o meno.
- Una ‘non decisione’, in fondo!- si azzardò a dirgli, in un inconsapevole tono di rimprovero.
-…esattamente….- mormorò lui con uno stranissimo tono di voce - Comunque è meglio sbrigarci se vogliamo mantenere il vantaggio!-
- Si!Credo che la Midularium sia in fondo alla Serra…- disse Minerva, leggermente turbata da quell’ultimo scambio di battute.
Si incamminarono nuovamente, accompagnati da strani fruscii. Minerva aveva quasi la sensazione di essere osservata e seguita, accelerò il passo per affiancarsi a Silente quando qualcosa la trattenne.
- Ahi!- esclamò colta di sorpresa, sentendosi tirare i capelli e cominciando ad agitarsi.
- Ferma!Ci penso io…- le disse Silente e si avvicinò constatando che una pianta rampicante aveva allungato i ‘tentacoli’ attorcigliandone uno ai capelli di Minerva.
Il Professore estrasse la bacchetta e diede un colpetto deciso al tentacolo, che si ritirò con aria oltraggiata, trascinandosi via il nastro e rovinando del tutto l’acconciatura della ragazza, tanto che i capelli le spiovvero disordinati sulle spalle.
- Oh, no!- esclamò lei che, per qualche ragione, si sentiva più vulnerabile con i capelli sciolti.
Silente la osservò un istante senza dire nulla, mentre lei cercava disperatamente di riordinare l’acconciatura.
- Suvvia, non c’è tempo!- le disse e, prendendola per un braccio, la trascinò in fondo alla Serra, dove effettivamente si trovava la Midularium.
- Eccola…- disse Minerva, che non riusciva a sentirsi a proprio agio con i capelli che le scendevano liberi sulle spalle.
La Midularium Innocentii stava al centro di un ripiano, con il fiore perfettamente serrato.
Silente estrasse la bacchetta e la passò a Minerva, la quale recitò l’incantesimo atto a far fiorire la pianta e, infatti, il fiore sbocciò all’istante, rivelando dei petali bianco candidi che avrebbero fatto sembrare grigio persino il manto di un unicorno.
- Rappresenta l’innocenza violata…- sussurrò Minerva con un tono reverenziale – non è bellissima?- chiese continuando a fissare la pianta, che sembrava spandere luce intorno a sé.
-…davvero bellissima…- mormorò Silente con un tono di voce grave, il volto incupito improvvisamente.
Minerva si voltò verso di lui e incrociò lo sguardo del Professore. Si fissarono alcuni istanti e quello che Minerva lesse in quello sguardo le diede una leggera sensazione d’angoscia. Il volto di lui era insondabile, come sempre, ma negli occhi era come se bruciasse un fuoco.
‘E’ uno sguardo inesorabile, come se avesse preso una decisione importante…’ pensò la ragazza chiedendosi da dove le derivasse quella certezza e perché la turbasse tanto.
In quel momento la Midularium si richiuse e sul vaso, dove era interrata, comparvero delle lettere luminose che formarono una frase.
- L’indizio!- esclamò Minerva, avvicinando il volto per leggere ciò che vi era scritto – ‘La mia livrea è densa di colori e di lei si son invaghiti gli scrittori, che di scriver su di me non han talento ma per scrivere con me mi dan il tormento!E allora vieni, se proprio vuoi mi puoi udire, che la dolcezza della mia voce fa sognare, ma se troppo a lungo mi vorrai ascoltare, credi a me, con la tua mente mi farò ripagare!’-
Minerva si voltò di nuovo verso Silente, in attesa di un aiuto
- Armando si è proprio divertito…- disse lui scuotendo la testa e sorridendo.
- Lei ha già capito?- gli chiese Minerva, dubbiosa, mentre l’indizio spariva lentamente dal vaso.
- Dopo i primi due indizi, questo dovrebbe essere una passeggiata per Lei!- esclamò Silente – Basta che ripensi alle lezioni… –
Minerva si concentrò per qualche istante, ripetendo l’indizio dentro di sé.
-…forse….- sussurrò ad un certo punto - …dovremmo andare verso la capanna del Signor Ogden…?- chiese incerta.
- Bene, ottimo davvero!- la lodò Silente - Allora direi di avviarci – e le fece cenno di precederlo.
Uscirono dalla Serra, davanti alla quale Hagrid stava litigando con due ragazzi, i quali non erano in grado di fornire la password ma pretendevano di entrare.
Ad un certo punto Hagrid si sollevò in tutta la propria altezza, gonfiando il petto con aria pericolosa, e i due ragazzi fecero dietro front senza più protestare.
Minerva e Silente si scambiarono uno sguardo divertito, allontanandosi dopo aver salutato Hagrid che augurò loro in bocca al lupo.
La ragazza avanzò, dispiaciuta che Silente non l’avesse presa nuovamente per mano ma troppo timida per offrirgli lei la propria.
Ad un certo punto lui allungò un braccio e dette una tiratina ad una ciocca dei capelli di lei, che si voltò stupita.
- Credo che faremo prima tagliando per di la!- le disse Silente sorridente, sempre trattenendo la ciocca di capelli bruni tra le dita.
- Va bene..- gli rispose lei, ipnotizzata dalla visione dei suoi capelli stretti nella mano di lui.
Lui lasciò andare la ciocca sistemandogliela con una lieve carezza e si incamminò nella direzione scelta.
Minerva lo seguì, con un sentimento meraviglioso e terribile che cominciava a prendere forma dentro di lei: la speranza.

 

FINE PARTE TREDICESIMA



PS: Come già dissi in passato,  il nome corretto e originale della pianta citata è Nidularium Innocentii, che io sappia non esiste alcuna leggenda incentrata su di essa,  è effettivamente una pianta il cui fiore sboccia un'unica volta e  tutte le storie che ho inserito in questo capitolo sono di mia invenzione, grazie!!

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Capitolo 14
*** Parte Quattordicesima ***


'Come un diamante'
 

PARTE QUATTORDICESIMA

 

Giugno (Il ballo- La risposta)


In quella notte di giugno Hogwarts  si stagliava netta, illuminata alla base da centinaia di grappoli di luce che galleggiavano nell'aria e davano l'impressione che l’edificio spuntasse direttamente da una nebbiolina luminescente.  La Scuola era dominata dalla Luna, quasi in fase di plenilunio, e si era trasformata da austero tempio della conoscenza e della magia a teatro di quello che poteva essere un sogno...o una farsa, a seconda dei punti di vista.
Minerva rifletteva su ciò mentre seguiva Albus Silente, attraversando i Giardini del castello e osservando i tenui bagliori che i raggi lunari traevano dalla sua capigliatura. La ragazza sempre così pragmatica e austera, per quanto fosse possibile essere austeri a diciotto anni, preferiva accarezzare l'idea del sogno e, vestita come se effettivamente vi facesse parte, si apprestava a viverlo fino in fondo.
- Mi chiedo quanto della mia intuizione sia esatta....- disse rivolta a Silente, riferendosi all'indovinello e tanto per riprendere una normale conversazione.
Lui, da qualche minuto, si era fatto troppo silenzioso.
- Tutta, oserei dire - le rispose voltando lievemente la testa in modo da poterla vedere, ma senza fermarsi.
Albus Silente era molto alto e aveva delle gambe decisamente lunghe, le sue falcate decise facevano si, quindi, che Minerva dovesse quasi correre per stargli dietro.
- Bene..!- esclamò lei ansimando lievemente, il sentimento di speranza che aveva provato fino a poco fa andava affievolendosi inesorabilmente.
Ad un certo punto, però, Minerva cominciò ad irritarsi e si fermò di botto.
- Se Lei intende partecipare ad una maratona faccia pure!- esclamò, più duramente di quello che avrebbe voluto.
La strana sensazione che lui desiderasse, improvvisamente, porre fine quanto prima a quella Caccia al tesoro le aveva messo una certa agitazione addosso.
- Io ho voglia di godermi una passeggiata, non di arrancare con questo vestito ingombrante e queste scarpe scomode come se avessimo un Drago alle calcagna!- concluse, sentendo la furia crescere ad ogni parola, senza sapere bene il perché.
Lui si fermò e si voltò, osservandola.

Minerva stava ritta con le braccia rigide lungo il corpo, le mani guantate strette a pugno, il bel vestito che, illuminato dalle luci artificiali, sembrava quasi bianco. Il volto era arrossato e deciso, i lunghi capelli bruni le scendevano attorno al volto incorniciandolo, gli occhi scuri scintillavano e le labbra erano serrate.
-....proprio adatto...- sussurrò Silente, molto serio.
- Cosa?- gli chiese lei, con la voce che ancora vibrava di rabbia.
- Minerva...- rispose lui, accennando un sorriso e facendola sussultare per la sorpresa - ..Dea della sapienza, delle arti e della guerra...davvero azzeccato come nome. Tanta saggezza e tanta determinazione, in una ragazza così giovane...- le sorrise apertamente adesso.
La rabbia di Minerva evaporò in un istante, sotto quello sguardo e al suono di quelle parole.
- ...non sono così giovane...- borbottò, spiazzata.
- Giusto, sono io ad essere molto vecchio!- lui ridacchiò e poi emise un lungo sospiro - Su, se perdiamo ancora tempo verremo raggiunti!- le fece cenno di precederlo e lei gli passò davanti, spaesata.
Non sapeva più cosa pensare, non lo capiva. Finalmente gli era vicina eppure era come se fossero lontani miglia e miglia, tuttavia riteneva di aver appreso di più sul Vice Preside in quell'ultima ora e mezza che in sette anni.
E la speranza riaffiorò timidamente in lei perché si rese conto che, ad ogni passo che muovevano insieme in quella notte da sogno, le distanze si accorciavano e il loro rapporto mutava rapidamente.
'Non mi arrenderò...' pensò, come aveva fatto decine di volte in quella lunga serata.
- Non lo faccio apposta...- le disse ad un certo punto lui, distogliendola dai suoi pensieri - ...è solo che le mie gambe sono così lunghe che hanno bisogno di spazio!- concluse, superandola rapidamente, mentre le lanciava uno sguardo malizioso.
- Ma Lei non ha un abito così ingombrante!!- protestò Minerva.
- Ne è sicura?!- le chiese lui, fingendosi sinceramente stupito e ,così dicendo, strattonò la sua sontuosa veste grigio argento, mentre gli occhi le brillavano ilari.
Questa volta Minerva non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere di cuore sicura, dentro di sé, che qualcosa era finalmente cambiato.

 

- Visto?! Le avevo detto che dovevamo continuare a seguirli!- sussurrò nella notte il Professor Slughorn alla Professoressa Hataway.
- Si, si Horace....me lo ha ripetuto fino alla nausea, ma se continueremo a seguirli arriveremo semplicemente secondi!- si lamentò la donna.
- No, al momento giusto li giocheremo!- le disse lui con grande sicurezza - In fondo così non abbiamo nemmeno dovuto passare dalla serra, non ho nemmeno capito cosa bisognava farci la!-
-Complimenti!- gli rispose lei, sarcastica - meno male che è lei l'insegnante di Pozioni....-
Slughorn finse di non aver udito.
- Oh! ecco che si rimettono in marcia! Non capisco perché parlano tanto e perdono tempo!- sbottò sorpreso, osservando le figure di Minerva e Silente che attraversavano il prato -...non vogliono vincere??-
- La Caccia a cui partecipano loro non ha certo in palio il tesoro messo a disposizione dal Preside Dippet...- mormorò lei, amara.
- Che significa Caroline??- esclamò l'uomo, cadendo dalle nuvole.
-..che io ho la vista più acuta della Sua, Horace...- la voce della Professoressa Hataway era così acida, che avrebbe potuto corrodere un calderone in oro zecchino.

 

Mentre la risata di Minerva echeggiava nella notte, chiaramente colma di felicità, la figura che aveva seguito la ragazza e il Vice Preside nell'ombra, si spostò rapida, superandoli non vista, grazie alla complicità delle numerose zone d'ombra create dal contrasto delle luci galleggianti e si diresse decisa verso la capanna del vecchio Ogden.


Ogden, il custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts, aveva perso da tempo l'interesse per il suo lavoro. Da quando distillava whisky gli affari gli andavano bene e lui passava quasi tutto il suo tempo a Hogsmeade. L'unico essere umano del quale tollerasse la compagnia, oltre ad Albus Silente, era Rubeus Hagrid, che aveva accettato di ospitare ed istruire, tra la sorpresa generale, dopo che era stato espulso dalla Scuola.
In comune con Hagrid il vecchio Ogden aveva ben poco, tranne l'amore per la solitudine e la tranquillità e una spiccata predilezione per gli animali strani o rari, anche se Rubeus prediligeva quelli molto pericolosi e ,possibilmente, letali.
Vicino alla capanna, proprio nella prima fila di alberi che si trovava ai margini della Foresta Proibita, Ogden ospitava i due esemplari dell'animale di cui andava maggiormente orgoglioso: il Fwooper.
Questo uccello dal piumaggio multicolore, le cui penne erano ottime come penne da scrittura, era piuttosto mansueto ed emetteva un canto molto dolce e melodioso con il solo piccolo difetto che, a lungo andare, quel canto cresceva di tono in modo esponenziale e poteva indurre un uomo alla follia.
Quindi ottenere il patentino per allevarlo era stato difficile e ,ad ogni nidiata ,Ogden doveva dar via i cuccioli, con suo sommo dispiacere.
Minerva e Silente si diressero sicuri ai margini della Foresta, dove sapevano che dimorava il Fwooper domestico.
- Riesco ad intravedere il suo nido!- disse Minerva ad un certo punto, stringendo gli occhi -ma è davvero in alto!E tuttavia sono certa che proprio nel nido si trova il nuovo indizio!-
-..mh..credo anch'io - mormorò Silente - Vado io questa volta. E' in alto, ma il modo si trova...-
- Ho io il modo più semplice!!- esclamò Minerva con entusiasmo e, in un battito di ciglia, si tramutò in un gatto.
- No!- le urlò dietro Silente, mentre lei scattava verso la Foresta.
Minerva non si fermò e, raggiunto l'albero giusto, spiccò un balzo e vi si arrampicò con grazia felina. Giunta in cima si trovò vicino al nido dove i due Fwooper stazionavano, dormendovi fuori in modo da fare la guardia a tre uova colorate. Tra di esse, Minerva vide tre sottili pergamene infilate in tre piccoli cilindri argentati.
'Gli indizi!!' pensò lei, facendo le fusa 'Ne sono rimasti solo tre!'
I Fwooper la studiarono sospettosi, ma non sembravano impauriti. Tuttavia Minerva si avvicinò con cautela.
Quando giunse in prossimità del nido uno dei Fwooper si agitò leggermente, ma rimase comunque fermo al suo posto.
Incoraggiata, Minerva annusò il nido e poi riuscì ad afferrare con i denti uno dei piccoli cilindri, quindi  indietreggiò di un passo e si mise seduta, facendo un piccolo inchino con il muso. I Fwooper la fissarono e ricambiarono, tornando a dormire, pacifici.
'Ottimo!E' stato facile!' si congratulò la Minerva felina e si voltò per scendere.
L'albero era decisamente alto e lei si rese conto che ritornare giù sarebbe stato molto più difficoltoso che salire.
Vide Silente che si stava avvicinando e decise di non perdere altro tempo quando, all'improvviso, sentì un frullio d'ali dietro di sé.
'Il Fwooper??' si chiese sorpresa e si voltò, ma vide che i variopinti uccelli si erano infilati nel nido, come a proteggere le uova, e che il rumore era dovuto ad un altro animale.
'E' solo un barbagianni! Meno male...' ma il sollievo durò poco, l'animale puntò su di lei con decisione e Minerva si rese conto, vedendoselo piombare addosso, che era innaturalmente grosso, con un apertura alare di almeno tre metri e gli occhi che mandavano bagliori rossi.
- Minerva!- la chiamò Silente, che non aveva ancora visto il barbagianni e si stava avvicinando velocemente all'albero.
Lei spiccò un balzo e prese a scendere più in fretta che poteva, scivolando e frenandosi con le unghie, continuando a stringere il piccolo cilindro con i denti appuntiti. Improvvisamente il frullio d'ali si fece più forte e vicino e lei, presa dal panico, spiccò l'ultimo balzo.
A un centimetro dal toccare terra, quando ormai si sentiva al sicuro, avverti un dolore lacerante sul dorso e lo schiocco di un osso che si spezzava, se avesse potuto, avrebbe urlato, emise invece un verso straziante rovinando a terra, mentre il piccolo cilindro volava lontano.
Il Barbagianni l'aveva artigliata e incombeva su di lei, ma un bagliore accecante lo colpì e l'animale fu scaraventato lontano, inerme.
Lei ebbe la forza di riprendere le proprie sembianze umane e si trovò tra le braccia di Silente.
- Minerva!- urlò lui, toccandole subito la ferita che sanguinava senza posa, pur non essendo particolarmente estesa. Il braccio destro pendeva inerte, chiaramente fratturato.
Non appena lui sfiorò la ferita Minerva urlò di dolore, Silente allora la sollevò tra le braccia e la portò allo scoperto, nella radura vicino alla capanna.
- Horace!- chiamò, deciso.
Il Professor Slughorn sussultò sorpreso ma riconobbe l'urgenza nella voce di Silente e, dimenticando la Caccia al Tesoro, uscì dal cespuglio di bacche nel quale si era infilato.
- E-eccomi..ma come facevi a sapere...?- chiese, frastornato.
- Che importa adesso?!- esclamò Silente duro, chinandosi e sdraiando Minerva a terra con gentilezza, sempre tenendola tra le braccia - Tieni sempre con te quella pozione suturante?-
- N- no io..stasera...- balbettò il collega, costernato.
Silente chiuse un attimo gli occhi e in quel preciso istante Fanny ,la sua Fenice, comparve dal nulla emettendo un dolcissimo verso.
Planò elegantemente e posò il muso sopra la spalla di Minerva, che emise un piccolo lamento e perse conoscenza, versando le sue lacrime curative sulla pelle lacerata e slabbrata. La ferita cominciò a guarire lentamente e il sangue pian piano cessò di fuoriuscire ma Silente notò che, proprio dove prima c'era la lacerazione, la pelle era bluastra e Minerva diventava sempre più pallida.
- Caroline!- chiamò allora Silente.
- S-si....- la donna era già alle sue spalle, uscita dal suo nascondiglio vergognosa e impaurita.
- Corra in infermeria e dica a Miss Stewart che stiamo arrivando e che serve un antidoto per un qualche tipo di veleno!- urlò Silente, che di solito non urlava mai - Corra!-
La Professoressa si sollevò l'orlo del vestito e corse come non aveva mai fatto in vita sua.
Silente non toglieva gli occhi dalla ferita di Minerva, che ormai era quasi del tutto guarita, dando le spalle alla Foresta e apparentemente ignaro di due occhi gelidi che lo osservavano avidi e di una bacchetta puntata minacciosamente contro di lui.
Quando Fanny ebbe del tutto chiuso la ferita Silente le mormorò qualche parola di ringraziamento e si rialzò, sollevando Minerva come un fuscello. La ragazza aveva gli occhi socchiusi e fissi e le labbra esangui.
Proprio in quel momento apparvero Charlotte e Pete, tenendosi per mano.
Abbracciarono la scena con lo sguardo e quando la ragazza vide Minerva esanime tra le braccia del Professore e  i vestiti di entrambi intrisi di sangue, lasciò la mano di Pete e corse verso la sua amica.
- Evy!- gridò Charlotte, lanciando un urlo angosciato.
- Non ora!- esclamò Silente, bloccando la ragazza con un unico sguardo infuocato e sparendo velocemente in direzione del Castello.
Pete abbracciò Charlotte, ammutolita dall'orrore, e la condusse rapido verso la Scuola seguiti dal Professor Slughorn, che era ancora annichilito dalla furia del suo collega e amico.
Nell'ombra della Foresta, la figura misteriosa abbassò la bacchetta che stringeva in pugno, storcendo la la bocca in una smorfia di profondo disprezzo.
- Hai risposto alla mia domanda, Silente...- mormorò la gelida voce - ...quando si ama qualcuno si diventa inermi...e deboli! Persino tu, che delusione...-
Si chinò, raccolse il piccolo cilindro che conteneva l'indizio e che giaceva poco lontano da dove Minerva era caduta, e sparì nella notte.



FINE PARTE QUATTORDICESIMA

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Capitolo 15
*** Parte Quindicesima ***


‘Come un diamante’


 

PARTE QUINDICESIMA


Giugno – Cambiamenti


Dei primi tre giorni che seguirono l’incidente, che per Minerva aveva rappresentato la chiusura del ballo, la ragazza conservava solo vaghi ricordi.
Suoni, voci concitate e rumori indistinti.
Finalmente il quarto giorno riprese conoscenza definitivamente e il quinto poté mettersi a sedere, sotto la strettissima supervisione di Miss Stewart, nonché ricevere visite.
I primi a farle visita furono il segretario del Ministro della Magia, il Signor Malfoy in rappresentanza del Consiglio della Scuola, e il Preside Dippet.
Quest’ultimo pareva davvero mortificato e agitato e si tormentava i baffi con le dita, il Segretario mostrava sul volto un’espressione che voleva essere grave ma ero solo pomposa, il Signor Malfoy era semplicemente sé stesso: snob e freddo.
La interrogarono su ciò che era accaduto, insistendo molto per conoscere quale tipo di animale le avesse procurato quelle lesioni e sulla dinamica dei fatti.
- Lei insiste nel dire che si è trattato di un incidente?- le chiese scettico il Signor Malfoy, dopo che Minerva aveva ripetuto per la terza volta la sua versione dei fatti.
- Naturalmente- rispose Minerva fissandolo negli occhi, serena.
- Si rende conto, si – intervenne il Segretario – che la lacerazione è stata il male minore? Che è stato appurato che un veleno, simile a quelli generalmente iniettati dai rettili velenosi, è stato la causa dell’emorragia che l’ha fatto quasi morire dissanguata? Era già abbondantemente entrato in circolo quando lei è giunta qui. Mi spiega come sia possibile che quel veleno le sia stato iniettato da un comunissimo barbagianni?!- il tono era altamente ironico, o almeno intendeva esserlo.
- Non ho mai detto questo!- esclamò Minerva, sinceramente stupita – Ho detto che non ho idea di come ciò sia possibile.-
Il Segretario e Lucius Malfoy si scambiarono uno sguardo.
- Bene cara, se questo è quanto…- intervenne il Preside, agitato.
- Quindi- si intromise il Segretario – lei si è arrampicata su quell’albero per prendere l’indizio, tramutata in un gatto soriano- il tono era sprezzante – e, mentre tornava giù, è stata attaccata da un normalissimo barbagianni, che aveva il nido poco lontano e deve averla ritenuta una minaccia. Gli artigli dell’animale e la caduta hanno fatto il resto. Niente avvenimenti sospetti?-
Minerva fece un cenno negativo con la testa.
- In conclusione – le disse gelido il Signor Malfoy – la sua versione dei fatti combacia perfettamente con quella rilasciata da Albus Silente.- il tono era decisamente caustico adesso.
- Ovviamente, visto che abbiamo detto entrambi la verità- gli rispose Minerva, sostenendo il suo sguardo con tranquillità.
- Ma guarda un po’…- sussurrò il Signor Malfoy, acido.
- Con questo abbiamo terminato temo...- sospirò il Segretario, chiudendo il suo taccuino per gli appunti con aria irritata e delusa.
In quel momento l’infermiera arrivò e cacciò i tre uomini in malo modo, ammonendoli che Minerva doveva riposare.
Rimasta sola, la ragazza si adagiò con un sospiro sui cuscini e rilesse per l’ennesima volta il breve biglietto che le era stato consegnato da un Elfo Domestico appena cinque minuti prima che giungessero i tre uomini.
‘La prego di sostenere che, tutto ciò che è accaduto vicino alla capanna del vecchio Ogden, è stato un mero incidente. Non faccia cenni a nulla di insolito, dichiari che l’animale che Le ha causato le ferite era solo un comune volatile. Le spiegherò appena possibile. Grazie, A.S.’
Albus Silente. Non l’aveva più visto dall’incidente.
Sospirò e poco dopo si addormentò.
Nel corso dei due giorni successivi ricevette diverse visite: Hagrid che venne a trovarla con un enorme mazzo di strani cardi selvatici, arrossendo furiosamente ai suoi ringraziamenti. Il vecchio Ogden che aveva indossato il suo abito migliore e che borbottò un ringraziamento perché, grazie a ciò che aveva dichiarato Minerva , avrebbe potuto continuare ad allevare i suoi Fwooper.
Le sue compagne del settimo anno, che erano molto curiose di sapere qualche particolare succulento ma andarono via deluse, non prima di averla sommersa di pettegolezzi e novità riguardanti il ballo. E, persino, la visita della Professoressa Hataway, che le era sembrata sinceramente sconvolta.
Tuttavia la prima visita che ricevette fu quella di Pete.
Il ragazzo le portò un mazzo di violette e si sedette sulla sponda del letto, recandole notizie di quello che era avvenuto quando Silente l’aveva trasportata in infermeria.
- Ho proibito a Charlotte di venire- esordì Pete – è talmente agitata e prostrata che non fa che piangere, quindi non le farebbe bene vederti in questo momento- concluse con un piccolo sorriso di scusa.
- Immagino- gli rispose Minerva, sorridendo in risposta.
- Comunque, non ti dico le facce del Ministro e del suo seguito, nonché del nostro caro Mister Malfoy – Pete fece la consueta smorfietta nel pronunciare quel nome – quando Silente è piombato nella Sala Grande con te tra le braccia, priva di sensi, e con i vestiti coperti di sangue- chiuse un attimo gli occhi e la voce si affievolì.
- E’ stato orribile vederti così- mormorò poi il ragazzo – un incubo. Charlotte non ha fatto altre che ripetere ‘Evy, no!’, ininterrottamente, finché non abbiamo appreso che eri fuori pericolo-
- Mi dispiace…- mormorò Minerva – povera Charlotte. Credo che al suo posto avrei provato esattamente le stesse cose.-
- Forse…- sussurrò il ragazzo.
Vi fu un attimo di silenzio.
- Devo dire che non avrei mai pensato di vedere Albus Silente agitato – riprese Pete – faceva paura. Ha strapazzato quei poveracci che lo tempestavano di domande e poi li ha mollati li, senza nemmeno dargli delle risposte – e scoppiò a ridere - La faccia del Ministro e di Malfoy erano impagabili!-
Minerva sorrise di nuovo, con il cuore che le galoppava nel petto.
- Comunque alla fine, per fortuna, tutto si è risolto – Pete sospirò – peccato che l’intero Consiglio della Scuola, non appena Silente li ha mollati la, sia andato a caccia di Hagrid, convinto che la colpa, in qualche modo, fosse riconducibile a lui-
- Cosa?!- esclamò Minerva indignata, tirandosi su dai cuscini sui quali era adagiata – Cos’hanno fatto??-
Pete le mise una mano sulla spalla e la fece riadagiare con gentilezza.
- Tranquilla, non hanno fatto nulla. Silente che, non si sa come, sa sempre tutto è intervenuto immediatamente e non hanno potuto provare nulla. Hanno pensato subito a lui però…-
- Ora capisco…- mormorò Minerva, pensando al bigliettino.
-Ah!- esclamò lui ad un certo punto – la Caccia è continuata, anche perché nessuno si è reso conto di nulla sai, la Sala Grande era semivuota, e indovina chi l’ha vinta?-
Minerva scosse la testa, curiosa di scoprire chi aveva avuto una tale abilità.
- Tom Riddle, in coppia con Lavinia O’Leary!- le annunciò, con una smorfia.
- Davvero?- Minerva era sinceramente sorpresa adesso.
- Proprio!- le confermò Pete – una serata trionfante per il nostro Riddle!- concluse con un sorrisetto.
Chiacchierarono ancora un po’ e poi lui la lasciò con la promessa di ritornare e di portare a Charlotte i suoi saluti e le sua rassicurazioni.
L’ultimo giorno di convalescenza di Minerva era anche l’ultimo giorno che gli studenti avrebbero passato ad Hogwarts. I risultati degli esami erano usciti e la Scuola avrebbe chiuso il suo anno di attività.
Miss Stewart le aveva raccomandato prudenza e riposo, confermandole che i frequenti mal di testa di cui soffriva erano normale conseguenza del veleno e spiegandole che la sua vista ne era uscita leggermente compromessa.
- Ma – aveva aggiunto pratica – ti è andata bene. Avresti potuto perderla del tutto, così invece dovrai solo portare degli occhiali per non sforzare gli occhi.-
Minerva era vestita di tutto punto, i capelli stretti nella solita treccia, seduta sulla sponda del letto e dando le spalle alla porta, pronta a lasciare finalmente l’infermeria.
Si sentiva ancora debole, ma non vedeva l’ora di andarsene.
La visita che più di tutte aveva atteso non era avvenuta e lei si sentiva scoraggiata.
Improvvisamente la porta si aprì e lei voltò la testa, speranzosa.
- Tom!- esclamò sorpresa, con il cuore che le scendeva in fondo alle scarpe.
Riddle si avvicinò a lei con un piccolo omaggio floreale e un sorriso gentile.
- Sembri delusa di vedermi.- le disse in tono scherzoso, porgendole i fiori .
- Oh, no!- mormorò lei, imbarazzata – grazie…sono solo sorpresa!-
- Avrei voluto passare a salutarti prima, Mc Granitt, ma non volevo essere inopportuno – lo sorrise con un piccolo cenno di scuse – volevo solo assicurarmi che tu stessi bene e salutarti. Da domani non ci vedremo più- le disse, rattristato.
Aveva un’aria estremamente gentile e perbene e Minerva cominciò a chiedersi se avesse solo immaginato certe sensazioni emanate da lui, al ballo.
‘Credo di aver immaginato molte cose quella notte…’ si disse amaramente, ignara dello sguardo calcolatore di lui che non la abbandonava un istante.
- Sei molto gentile- gli mormorò, osservando i bei fiori che lui le aveva portato - è vero, non ci vedremo più. Io lascio la Scuola e tu in settembre inizierai il tuo sesto anno. So che hai ricevuto dei voti straordinari, complimenti- gli disse lei sincera, sollevando lo sguardo sul suo bel volto.
- Posso stringerti la mano, Mc Granitt?- le chiese lui all’improvviso, con molta umiltà, porgendole la sua.
Lei rimase spiazzata, ma gli porse la mano destra di buon grado. Lui la prese e la strinse con delicatezza, aveva la mano gelida e Minerva cercò di trattenere un brivido poi, inaspettatamente, lui si chinò e le posò un lievissimo bacio sulle labbra.
Anche le sue labbra erano gelide e contrastavano con quelle calde della ragazza, troppo sorpresa per muovere anche un solo muscolo.
In quel momento, quando le labbra di Tom si fecero più insistenti, la porta dell’Infermeria si aprì e sulla soglia comparve Albus Silente.
Minerva avrebbe voluto sprofondare e gridare di frustrazione insieme, oppure schiaffeggiare il ragazzo, mentre si staccava velocemente da Tom lasciandogli la mano come se bruciasse.
Sembrava fatto apposta.
E sembrava fatto apposta anche il fatto che Albus Silente comparisse, sempre, quando qualcuno cercava di baciarla.
Tom si raddrizzò lentamente e si volse verso il Vice Preside.
- Professore!- il tono era perfetto: imbarazzato e timido insieme.
Silente si avvicinò, senza guardare nessuno in particolare, con l’aria più tranquilla e rilassata del mondo.
- Tom! Pronto a lasciare la Scuola?- disse cordiale, rivolto al ragazzo – hai preparato i tuoi bagagli?-
- Si, Professore – gli rispose il ragazzo, rispettoso – anche se Hogwarts mi mancherà molto- e sembrò davvero disperato per un attimo.
Silente lo fissò per qualche istante con un’espressione indefinibile sul volto.
- Suvvia, settembre arriverà in fretta e in men che non si dica sarai di nuovo qui – c’era qualcosa nel tono con cui disse queste semplici parole che parve suscitare in Tom una ridda di sentimenti.
Trasparì dai suoi occhi, per un breve istante.
Quella frase era suonata come un avvertimento?
Poi Silente posò lo sguardo su Minerva, che era rimasta immobile e pietrificata.
- Signorina Mc Granitt! Come si sente?- le chiese con un sorriso gentile, guardandola con cordiale indifferenza, come si osserva un estraneo – Le ho portato il suo attestato M.A.G.O. Congratulazioni, brillante come sempre!E’ risultata la migliore-
- G-grazie..- balbettò lei incredula, e non certo per i propri voti.
Tom osservava la scena di sottecchi, anche lui assolutamente insondabile.
- Le auguro di ristabilirsi del tutto quanto prima!Peccato per la Caccia al Tesoro!- esclamò il Vice Preside gioviale, porgendole la pergamena e, con un cenno di saluto verso entrambi, si voltò e uscì dall’Infermeria.
I due ragazzi lo seguirono con lo sguardo, entrambi attirati inesorabilmente da quella figura alta ed energica che sembrava accentrare su di sé una luce particolare e lasciare una scia luminosa al suo passaggio.
E tuttavia i sentimenti che si agitavano in Minerva e Tom erano esattamente all’opposto, mentre osservavano quell’uomo che li affascinava al punto da rappresentare, in modi diversi, il centro delle loro vite.
Ad un certo punto il ragazzo si voltò verso di lei sorridendole beffardo, assumendo nuovamente l’aria disinvolta che aveva tenuto al ballo.
- Sappi che non ti ho schiaffeggiato solo perché sarebbe stato terribilmente banale!- gli disse allora la ragazza, con la voce tremante di rabbia e disperazione.
- A presto, Mc Granitt! – si limitò a salutarla lui e poi, con un inchino alquanto impertinente, lasciò la stanza immettendosi nella scia di Silente.
In Minerva la rabbia si sopì così come si era destata e rimase sola, le mani in grembo, il cuore pesante, lo sguardo perso.
Sola con la sua desolazione.



FINE PARTE QUINDICESIMA

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Capitolo 16
*** Parte Sedicesima ***


Grazie a chi legge questa fan fiction ^_^ Quando realizzo una storia vado per immagini ossia, da un'immagine che mi si forma nella mente creo un racconto.
Per 'Come un Diamante' è stata la scena tra Minerva e Charlotte, che si svolge in questo capitolo, la causa scatenante. Avrebbe dovuto essere una one-shot e sono scaturiti diciotto capitoli...Buona lettura.

 

"Qualche volta ho nei suoi confronti una sensazione curiosa, specialmente quando mi è vicina, come ora. Mi sembra di avere una corda nella parte sinistra nel mio petto strettamente legata a una corda analoga nella parte corrispondente della sua personcina. E se mare e terra si frapporranno tra noi, tempo che quella congiunzione andrà spezzata, e ho la convinzione che comincerò a sanguinare dentro.. quanto a lei.. mi dimenticherà!"

(Jane Eyre - Charlotte Brontë)



‘Come un diamante’

 

SEDICESIMA PARTE

 

Giugno- Destini diversi

 

Quando Minerva rimise piede nel suo Dormitorio provò una strana sensazione, mancava da due settimane ma era come se fossero passati anni.
La sera del ballo con i bei vestiti e i dolci profumi, l’eccitazione piena di aspettative, l’atmosfera da sogno, sembrava non essere mai avvenuta.
La stanza era deserta, tranne che per una figura che stava seduta sul letto voltando le spalle alla porta, il capo chino, illuminata dai raggi dolci del giorno che andava spegnendosi.
- Charlotte…- mormorò Minerva e andò a sedersi sulla sponda del letto, accanto alla sua amica.
Rimasero in silenzio per un po’, poi Charlotte parlò per prima.
- Se tu fossi morta…- la voce le tremò – se tu fossi morta quella notte…io non avrei saputo perdonarmelo mai...-
Minerva continuò a tacere e la lasciò proseguire.
- Io sono una pessima persona, una pessima amica…- la ragazza raddrizzò la schiena e mostrò a Minerva, senza guardarla ma continuando a fissare fuori dalla finestra, la mano sinistra dove brillava un bel anello dalla montatura antiquata ma elegante, sormontato da uno splendido diamante azzurro.
- Molto bello- mormorò Minerva, osservando i bagliori che emetteva la pietra – Pete deve amarti molto…-
Charlotte si voltò di scatto verso la sua amica, che la osservava sorridendo.
- Come sai..?!- esclamò la ragazza, incredula.
- Una volta mi hai detto che non mi rendo mai conto di ciò che mi accade intorno, che non so capire gli altri – le disse Minerva senza rimprovero, ignorando l’espressione colpevole sul volto della sua amica – e avevi ragione. Tuttavia – e qui sorrise maliziosa – sono pur sempre l’alunna più brillante della Scuola e ho una mente analitica!-
Charlotte continuava a fissarla, smarrita.
- La sera del ballo tu e Pete siete spariti insieme – proseguì allora Minerva – vi ho cercato a lungo, senza successo. Poi siete ricomparsi insieme. Pete me lo ha rivelato, indirettamente, quando è venuto a trovarmi e mi ha raccontato ciò che è successo dopo il mio incidente. Inoltre- continuò, sotto lo sguardo incredulo di Charlotte - mi ha anche detto che ti aveva impedito di venire a trovarmi perché eri troppo sconvolta. Questo discorso implica una certa intimità e, inoltre, l’ha detto con un’aria molto protettiva e del tutta nuova. Senza contare infine  che, se lui fosse solo un amico, non gli avresti mai dato retta e saresti venuta ugualmente.- concluse, sorridendo con affetto alla sua amica.
- Non è come credi!- esclamò Charlotte, riprendendosi – è vero, io lo amo da molto tempo!Ma lui non ama me, lui ama...- ma non finì la frase, perché Minerva le aveva posato la punta delle dita sulle labbra.
- Pete è un ragazzo serio. Mai e poi mai ti avrebbe dato questo – e indicò l’anello – se non provasse per te dei sentimenti più che profondi e – alzò il tono di voce, a coprire le proteste dell’amica – e chiunque abbia amato, o creduto di amare in passato, sono certa che ha finalmente capito chi è la persona che più gli è stata accanto e che più lo compreso, in tutti questi anni.-
Charlotte scoppiò a piangere, coprendosi il volto con le mani.
- Mi ha chiesto di seguirlo in Irlanda.- mormorò tra i singhiozzi- suo padre è d’accordo e passerà a prendere mia madre. Partiamo tutti, perché Londra è troppo pericolosa e Pete non vuole che restiamo la!- sollevò il volto e mostrò nuovamente l’anello a Minerva – questo non era destinato a me, io non dovrei…-
- Sciocchezze!- questa volta il tono di Minerva era più deciso – è tuo perché lui ti ama e tu lo ami e non voglio sentire altro!- gli occhi le brillarono, decisi.
- Non capisci!- urlò Charlotte, angosciata, alzandosi in piedi – ti stai condannando all’infelicità! Come puoi sperare…dimenticati di Albus Silente! Lui non ti amerà mai come un uomo ama una donna! Anche se provasse per te dei sentimenti che vanno oltre, non terrà mai accanto a sé una compagna!Lui non sembra nemmeno di questa Terra, è al di sopra, tu lo sai!- la ragazza stava urlando sempre più forte – così non fai che andare incontro ad un destino di solitudine!E io non posso sopportare l’idea che tu resti da sola, cullandoti nella sofferenza! Se solo prendessi questo anello allora…- e la voce si affievolì, mentre Charlotte cercava di sfilarsi l’anello.
Minerva si alzò in piedi e la bloccò prima che potesse farlo.
- Charlotte, calmati…- le sussurrò, stringendo la mano tremante dell’amica – Ciò che dici è giusto. Non ho alcuna speranza con Albus Silente e tuttavia…non posso smettere di amarlo per questo.- Charlotte fece per dire qualcosa, ma Minerva la prevenne – Ormai è come se lui fosse il mio stesso cuore: non posso smettere di amarlo così come non posso smettere di respirare. Non importa se lui non mi amerà mai, se non ricambierà mai questo amore. Io non posso strapparmi il cuore dal petto Charlotte, morirei comunque, proprio non posso- sospirò e poi sollevò la mano della sua amica, facendo si che i raggi tenui del sole illuminassero il diamante – Lui per me è come questa pietra…è come un diamante. Lo vedi? Ad un primo sguardo è freddo e trasparente, ti sembra quasi senz’anima, totalmente privo di calore. Poi, ti accorgi che ha innumerevoli sfaccettature, che nasconde in sé, nelle profondità della sua trasparenza, qualcosa che assomiglia al fuoco e brucia, così puro e così caldo che non puoi fare a meno di rimanere incantata dalla sua perfezione e attirata da quel calore. Quando la luce lo illumina, poi… – e fece ruotare leggermente la mano della sua amica, in modo che gli ultimi raggi del sole attraversassero il diamante traendone dei bagliori quasi accecanti, irreali nel loro splendore – Io non posso rinunciare a questo…- sussurrò Minerva.
Charlotte osservò il volto determinato della sua amica e riprese a piangere silenziosamente, Minerva le posò un piccolo bacio sulla fronte.
- Sii felice Charlotte…- le mormorò, mentre il diamante continuava a brillare in mezzo a loro.

 

La mattina seguente tutti gli alunni lasciarono Hogwarts, alcuni per sempre.
Minerva sarebbe partita solo la sera, perché alle cinque del pomeriggio aveva il colloquio con il Preside Dippet.
Andò a salutare Pete e Charlotte che partivano insieme alla volta dell’Irlanda, dove si sarebbero poi ricongiunti con i loro rispettivi genitori.
- A presto Minerva!- la salutò il ragazzo, porgendole la mano.
- A presto!Abbi cura di Charlotte – gli disse lei, ricambiando la stretta con affetto.
Le due ragazze si abbracciarono, promettendosi di ritrovarsi quanto prima.
Tuttavia tutti e tre sapevano bene che le loro strade si stavano dividendo inesorabilmente e che, da quel momento, tutto sarebbe cambiato e ognuno di loro sarebbe stato impegnato a vivere la propria vita.
Minerva li osservò allontanarsi con sincera commozione, i suoi compagni, i suoi amici, due delle persone più care che avesse al mondo.
Riuscì a trattenere le lacrime ma, per la prima volta, la paura del futuro fece capolino nel suo cuore.
 

Alle cinque meno qualche minuto Minerva ricevette la visita inaspettata della Professoressa Hataway.
- Il Preside Dippet ha chiesto ad uno di noi di accompagnarLa nel suo ufficio, Minerva – la donna cercò di mantenersi altera e distaccata.
Tuttavia la ragazza registrò il fatto che l’avesse chiamata con il suo nome e non Miss Mc Granitt, come aveva sempre fatto.
- La ringrazio – le disse Minerva, cordiale.
Insieme si avviarono verso l’Ufficio del Preside, in silenzio.
Una volta giunte davanti al Gargoyle di Pietra, che ne celava l’ingresso, la Professoressa mormorò la parola d’ordine e la statua si spostò, rivelando una scala a chiocciola.
- Bene, ora può proseguire da sola – le disse la donna - sinceramente, mia cara, non so davvero che esito augurarLe. Immagino lo scopo di questo colloquio ma, mi creda, ottenere ciò che desidera non è detto che le porti la felicità!- sospirò e si allontanò, senza aspettare la risposta di Minerva.
La ragazza risalì la scala e, giunta davanti alla porta, bussò leggermente entrando non appena il Preside Dippet le diede il permesso.
- Mia cara!- esclamò l’uomo, alzandosi in piedi – si accomodi, come sta?- le chiese ansioso.
Minerva si accomodò nella poltrona che lui le indicava e lo rassicurò sulle proprie condizioni di salute.
- Ottimo!- esclamò lui, palesemente sollevato – bene! Passiamo quindi ad altre faccende….- e Minerva notò che sembrava piuttosto nervoso.
- Quando ho ricevuto la Sua richiesta di un colloquio, con la motivazione annessa, sono rimasto piuttosto sorpreso- mormorò, guardandola fissa – come mai una ragazza così giovane, con le sue capacità, desidera dedicarsi all’insegnamento? Voglio dire, è la più nobile delle occupazioni, certo…- si corresse – ...ma Lei potrebbe svolgere un qualsiasi lavoro al Ministero, con i suoi voti! E io sarei lieto di parlarne con il Ministro stesso!-
- Desidero insegnare ad Hogwarts più di ogni altra cosa – intervenne Minerva – so che a fine anno la Professoressa Lawson lascia la cattedra di Storia della Magia, gradirei molto poter prendere il suo posto. So che le sembro sfacciata – aggiunse, vedendo l’espressione sorpresa dell’uomo – ma, mi creda, sarei all’altezza!-
- Oh, certo certo! - esclamò il Preside colpito dalla foga di Minerva, solitamente tanto pacata – tuttavia la cattedra è già stata assegnata…ehm…una cosa dell’ultimo minuto…il Professor Ruf, insigne mago di grande esperienza, è molto anziano ma di indubbie capacità e non ci sono altre cattedre vacanti al momento, mi dispiace…- aggiunse, notando l’espressione di Minerva.
- Capisco - sussurrò lei, sentendosi persa -io avevo sentito dire che nulla era stato deciso ancora, perché con la guerra babbana in atto era difficile trovare un sostituto –
- Si, è una cosa inaspettata, il Professor Ruf è stato contattato solo una settimana fa e ha accettato, perché...- ma si interruppe – Lei ha un posto dove andare vero? Mi dicono che ha un parente qui in Scozia!- ora sembrava in ansia.
- Si, ho un parente. Uno zio- mormorò Minerva.
- Bene! Sono certo che troverà un lavoro in men che non si dica!- esclamò il Preside, rassicurato – sarei davvero felice di raccomandarLa al Ministro!- le sorrise con calore.
- Non importa, grazie – gli disse Minerva, cercando di non sembrare ingrata – ho già un lavoro che mi aspetta.-
- Davvero?!- si stupì Dippet – magnifico! Posso sapere di che lavoro si tratta?-
- Insegnante- gli rispose Minerva, con un piccolo sorriso – come Lei saprà Hogwarts è unica nel suo genere, come Scuola, ma iscriversi richiede una spesa non indifferente e il Consiglio mette a disposizione dei fondi insufficienti per permettere a tutti coloro che non ne hanno i mezzi di frequentarla – il tono di Minerva era piatto e privo di rimprovero, tuttavia il Preside si agitò a disagio sulla sua poltrona.
- Esistono quindi- proseguì lei - qua e la, delle piccole scuole che permettono di dare ai figli dei maghi, che non possono permettersi un’istruzione magica completa, almeno un’infarinatura generale di tutte le materie più importanti – Minerva sorrise a Dippet – conosco una donna che da sempre si occupa di questi ragazzi e anche di alcuni bambini che, recentemente, hanno subìto le conseguenze della guerra. Le ho promesso molto tempo fa che, una volta conseguiti i miei M.A.G.O, sarei andata ad aiutarla. Quindi ero già legata da una promessa e tuttavia dovevo tentare…- e fece un piccolo cenno di scuse al Preside.
Il Preside sembrò ulteriormente sollevato.
- Ottimo! Davvero un nobile proponimento- esclamò, rallegrandosi con lei – capisco, certo! Silente ha fatto bene ad insistere per contattare il Professor Ruf!- esclamò ingenuamente, non notando l’espressione di Minerva – è giusto che una ragazza così giovane faccia altre esperienze, senza fermarsi ad Hogwarts prima di aver avuto l’opportunità di vedere un po’ il mondo!- era come se il Preside stesse ripetendo a memoria una lezione che gli era stata impartita e la ragazza non aveva dubbi da chi – e poi, sono concorde sul fatto che sia meglio non creare un precedente…- concluse il brav’uomo, con l’aria dubbiosa di chi ha fatto suo un concetto che non capisce fino in fondo.
Minerva sapeva bene che quelle non erano parole del Preside, c’era chiaramente la mano di Silente in tutto ciò.
Non creare un precedente.
La curiosità di comprendere le motivazioni che si celavano dietro questo oscuro precetto riuscì quasi a lenire, in lei, il dolore per la consapevolezza che era tutto finito e che avrebbe lasciato Hogwarts per sempre. E che Albus Silente aveva fatto di tutto affinché ciò avvenisse.
 

Alle sette, quella stessa sera, Minerva varcò il Portone principale e si avviò mestamente verso il cancello di Hogwarts, senza avere nemmeno la forza di lanciare un ultimo sguardo a quel Castello tanto amato.
Il sole stava lentamente tramontando e l’aria di giugno era tiepida e dolce.
Mentre si avvicinava al Cancello vide che li vicino l’attendeva un’alta figura e, suo malgrado, il cuore prese a batterle più velocemente.
- Buonasera – la salutò Albus Silente.
Lei si limitò ad un breve cenno del capo, nonostante tutto, nonostante i suoi sentimenti non fossero cambiati, non riusciva a perdonarlo.
Lui sorrise, vedendo l’espressione sul volto di lei, ma non era un sorriso allegro.
- In che modo pensa di fare rientro a casa?- le chiese  gentilmente.
- Ho prenotato un posto sulla Carrozza di Angus – gli rispose, cercando di sembrare cordiale – parte alle otto dalla Posta di Hogsmeade, il mio bagaglio è già la-.
La Carrozza era uno stravagante mezzo di trasporto per i maghi e le streghe scozzesi che non amavano spostarsi sulle scope o non volevano smaterializzarsi.
- La accompagno – le disse.
Lei avrebbe voluto avere la forza di rifiutare la sua compagnia ma, odiando sé stessa per la propria debolezza, non riuscì a rinunciare a quell’ultima mezz’ora da trascorrere con l’uomo che amava.
Si incamminarono in silenzio, lungo il sentiero che portava ad Hogsmeade.
Minerva sentiva i sentimenti che celava nel cuore agitarsi prepotentemente, come a volerla spingere verso di lui.
- Come mai non si è smaterializzata per tornare a casa? Fuori dai confini di Hogwarts può farlo e, se non sbaglio, lei ha superato brillantemente l’esame- le disse ad un certo punto.
- Non amo smaterializzarmi e, inoltre, fare un breve viaggio non mi dispiace – gli rispose lei, piatta.
Minerva cominciò a sentire un profondo malessere mentre si avvicinavano al Villaggio.
A momenti quella le sembrava solo una semplice passeggiata, in una normale serata. Tutto le sembrava irreale.
E poi, improvvisamente, la consapevolezza che, da li a poco, avrebbe lasciato Albus Silente per sempre, che non avrebbe più udito la sua voce, non gli avrebbe più parlato, non l’avrebbe più visto la colpiva come pugno nello stomaco.
Gli lanciò uno sguardo di sottecchi.
Il profilo dal naso adunco, i lunghi capelli e la barba sempre più spruzzati d’argento. L’espressione del volto. I suoi occhi straordinari.
Tutto amava di lui.
Avrebbe voluto fermarsi e gridargli tutto quello che provava, dirgli che lo amava, che non poteva sopportare che lui l’allontanasse, che non riusciva ad immaginare come sarebbe stata la sua vita da ora in avanti, senza di lui. Avrebbe voluto chiedergli di amarla, di ricambiare questi sentimenti.
E invece continuò a camminare in silenzio, con la disperazione che cresceva ad ogni passo.
Alla fine giunsero ad Hogsmeade.
Davanti alla Posta c’era già la Carrozza: un abbacinante ed inquietante mezzo di trasporto lungo dieci metri e alto sei, con delle ruote immense, laccato in un color prugna scuro e con strani intarsi dorati lungo le fiancate.
Minerva e Silente si fermarono li davanti, mentre il mago che conduceva la Carrozza, Angus appunto, saliva a cassetta facendo un cenno di saluto al Professore.
Il baule di Minerva era già insieme agli altri bagagli, in bilico sulla sommità della vettura e retto, evidentemente, da un incantesimo.
- Bene, Le auguro buon viaggio – mormorò Silente – forse prima o poi ci rivedremo – le disse per pura cortesia.
- Forse...allora quel giorno dovremo farci un regalo…- sussurrò lei, ripensando ad un gioco che faceva da bambina.
- Cosa gradirebbe?- le chiese dopo un attimo, sorridendole.
- …dei dolcetti allo zenzero…- mormorò Minerva, senza pensare e senza capacitarsi che lui potesse mantenersi così calmo.
Angus la chiamò, pregandola di salire in carrozza.
Il cuore di Minerva mancò un battito e, senza nemmeno rendersi conto di quello che faceva, allungò una mano e si aggrappò alla veste di Silente.
- Professore…- gli disse con voce angosciata, sollevando lo sguardo sul suo volto in una muta richiesta.
Lui le staccò dolcemente, ma con decisione, le dita, una per una, da quella stretta convulsa e, portandosi la mano di lei alle labbra, le posò un lievissimo bacio sulla punta delle dita.
- Addio – le disse, inesorabile.
La sollevò per la vita, come aveva fatto la sera del ballo, e la depositò nella carrozza chiudendo lo sportello e dando il via ad Angus affinché partisse.
La carrozza partì a velocità innaturale, lasciandosi velocemente il Villaggio alle spalle.
- Quello non era Albus Silente?- chiese una vecchia strega, seduta vicino a Minerva – si, era lui! Viene da Hogwarts, mia cara? L’ho frequentata anch’io sa, nel secolo scorso…oh- si bloccò la strega, osservando Minerva – suvvia cara, non faccia così! Ecco, tenga il mio fazzoletto su, è così giovane lei! Non sciupi il suo bel visino!Ma la capisco, fu molto triste anche per me lasciare quella Scuola, ecco cara…su …-
Albus Silente osservò la carrozza sparire con la mano posata dove le dita di Minerva avevano stropicciato la stoffa della sua veste: proprio all’altezza del cuore.

 

FINE PARTE SEDICESIMA

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Capitolo 17
*** Parte Diciassettesima ***


Siamo quasi alla fine, il prossimo capitolo sarà l'ultimo! Lo posterò prestissimo. Questa fiction non è ancora perfetta come avrei voluto ma, quanto meno, dormirò sonni più tranquilli :) Grazie ad Aregilla per avermi inviato un messaggio di incoraggiamento, grazie a chi ha letto, a chi ha commentato, grazie a chi non ha resistito ed è andato a leggersi il finale. Spero che questa storia vi abbia regalato emozioni e tenuto compagnia. Buona lettura!
 


‘Come un diamante’


PARTE DICIASSETTESIMA


(SEI ANNI DOPO)

Agosto – Un incontro



 

Negli ultimi giorni di agosto, in Scozia, le giornate si erano già accorciate notevolmente e l’aria, di sera, era frizzante e preannunciava la fine anticipata dell’estate.
Minerva si strinse maggiormente nel leggero mantello che aveva indossato sopra la sua veste e accelerò il passo. Giunta davanti ad un basso cancello arrugginito lo spinse e si trovò in un piccolo cimitero.
Essendo un cimitero che ospitava le tombe di soli maghi e streghe si trovava in un luogo piuttosto isolato e nascosto, in modo che non fosse facilmente raggiungibile dai babbani, anche se in quella zona i non maghi erano pochi.
Minerva si diresse prima davanti ad una tomba piuttosto vecchia ma molto curata.
Sulla semplice lapide vi erano un nome ‘Emily Constance Mc Rope’ e due date, a distanza di undici anni l’una dall’altra. La data della morte risaliva a quattordici anni prima.
- Eccomi Emi – disse Minerva chinandosi a posare un mazzolino di fiori sulla tomba, vicino ad un altro mazzo ancora fresco – vedo che la mamma è già passata oggi. Presto riprenderà la scuola e arriveranno altri cinque bambini – stette in silenzio per un po’, immersa in un muto dialogo.
Poi mandò un lieve bacio verso la tomba e si diresse verso un'altra, poco lontana.
La seconda tomba era più recente e portava anch’essa una semplice inscrizione, con un nome ‘Edward W. R. Mc Granitt’ e una data risalente e cinque anni prima.
Anche lì, Minerva posò un mazzo di fiori e sostò per qualche istante, poi riprese la via del ritorno.
Continuò a camminare per qualche minuto in completa solitudine e poi, quando giunse sulla stradina che l’avrebbe portata a casa, vide una figura immobile che sembrava attenderla. Strizzò gli occhi, per cercare di capire di chi si trattava, ma la persona era in controluce ed era poco più di una figura indistinta.
‘Devo decidermi a mettermi gli occhiali anche quando esco’ pensò Minerva, notando come la luce tenue della sera le affaticasse gli occhi.
Giunta quasi davanti a quella persona Minerva si bloccò, sinceramente stupita.
- Tom!Tom Riddle!- esclamò, troppo sorpresa anche per salutarlo.
- Buonasera! – le sorrise lui.
- Oh!Buonasera…- si riprese lei – scusami ma mi hai colto di sorpresa…-
- Posso capire – le rispose, gentile – anch’io sono rimasto sorpreso quando ti ho vista in lontananza. Non ero certo che si trattasse di te, Mc Granitt…o posso permettermi di chiamarti Minerva? –
Istintivamente avrebbe voluto dirgli di no, ma Minerva era troppo ben educata per rispondere sgarbatamente ad un richiesta formulata in maniera così impeccabile.
Gli fece un piccolo cenno di assenso e ripresero il cammino insieme, chiacchierando.
- Devo recuperare un oggetto per il Signor Sinister, presso il quale lavoro a Diagon Alley- le disse lui ad un certo punto – ma questo sarà il mio ultimo incarico. Sto per partire per un viaggio, lascio l’Inghilterra -
- Davvero? Dove sei diretto?- gli chiese, osservandolo con interesse.
Tom era stato un bel ragazzo a quindici anni, quando l’aveva visto per l’ultima volta. Ora, a quasi ventidue anni, era un giovane uomo affascinante dalla bellezza che non poteva non suscitare ammirazione. I lineamenti, con la virilità dovuta alla maturità raggiunta, avevano assunto una perfetta armonia.
Era ancora più alto e il suo portamento era impeccabile.
- Oh, un po’ qui, un po’ la!- le rispose con un sorrisetto, riassumendo all’improvviso quell’aria beffarda e impertinente che Minerva gli ricordava così bene.
Lei si irrigidì, sulla difensiva, memore di alcuni episodi passati.
- Prima però, approfitterò per passare ad Hogwarts e salutare i miei vecchi insegnanti e il Preside Dippet – disse tranquillamente – e, naturalmente, il Professor Silente…- buttò la innocentemente.
Suo malgrado, Minerva avvertì una stretta allo stomaco e il cuore accelerò, sentendo quel nome.
Lui sorrise, osservandola.
- Mi manca Hogwarts...- mormorò Tom, pronunciando il nome della Scuola con un tono intriso di passione – e a te?-
- Non particolarmente – disse lei, cercando di restare calma – qui ho parecchio da fare e poco tempo per pensare – concluse, continuando a camminare e sperando che quell’incontro avesse termine quanto prima.
Lui continuava ad osservarla, attento.
In quei sei anni, Minerva era divenuta ancora più snella e il suo volto era ancora più spigoloso. Portava i capelli raccolti in una strettissima crocchia che sembrava un’ invalicabile barriera. I grandi occhi scuri erano sempre gli stessi però.
- Io sono quasi arrivata – esclamò, cercando di nascondere il sollievo che provava – ….posso offrirti un tè?- aggiunse, non volendo sembrare scortese.
- No, grazie…- mormorò lui – se voglio sperare di essere ricevuto ad Hogwarts devo sbrigarmi - le rispose con sua grande gioia.
- Allora buona fortuna – gli disse, osservando critica la mano che lui le porgeva.
- Solo una stretta di mano…- sorrise lui, con un luccichìo negli occhi.
Si strinsero la mano e poi si salutarono. Un attimo dopo lui si era smaterializzato, lasciando Minerva in preda a tormentosi ricordi.

 

Dicembre – Dolcetti allo zenzero

 

La casa di Mrs. Mc Rope era strutturata su tre piani e aveva un aspetto curioso: tinteggiata di bianco con un appuntito tetto azzurro, gli infissi dello stesso colore e due scale esterne che sembravano avvolgerla.
Sul lato sinistro era stato aggiunta un’ala di un colore diverso da tutto il resto della casa: il tetto era di un vistoso colore viola e le pareti esterne erano di un giallo tenue.
L’insieme era davvero stravagante, ma piacevole a vedersi.
All’inizio di dicembre vi fu un’abbondante nevicata e tutta la campagna scozzese fu ricoperta da uno strato bianco candido.
Un ragazzino e una ragazzina sui dodici anni si precipitarono dentro la casa, ansimando e soffiando sui palmi gelati delle mani.
- Accipicchia!Senza guanti è impossibile!- esclamò lui.
- Tranquillo Dan – esclamò la ragazzina ed estrasse una bacchetta dalla tasca, facendovi fuoriuscire un’arietta tiepida che li riscaldò subito.
- Non dovremmo Morgana…- sussurrò lui, guardandosi attorno, preoccupato – se ci becca la Maestra Mc Granitt….- e parve sinceramente preoccupato all’idea.
- Dai, non preoccuparti!- lo rassicurò allegramente la sua compagna – Miss Mc Granitt non è in giro, ne sono sicura!- esclamò convinta.
- E invece è proprio in giro!- disse una voce alle loro spalle.
Il gatto soriano, che poco prima era seduto vicino allo scrittoio dell’ingresso, era sparito e al suo posto c’era Minerva, con le mani sui fianchi, l’espressione severa, gli occhi che mandavano lampi da dietro un paio di occhiali dalla montatura rettangolare.
- Ops…- mormorò la ragazzina – credevo fosse Charleston!-
In quel momento un vecchio e grasso gatto soriano passò di la, arrancando faticosamente e osservandoli con un’aria pigra e stolida.
- Io non sono affatto come Charleston!- esclamò Minerva, indignata – e voi sapete che dovete usare la bacchetta solo in aula! Andate subito a fare colazione, coraggio!-
I due ragazzini si dileguarono sotto lo sguardo severo di Minerva, che li osservava con la bocca stretta in una linea sottile, un secondo dopo, però, le labbra si aprirono in un sorrisetto.
- Miss Mc Granitt, maestra…- la chiamò un ragazza più grande – Mrs. Mc Rope La desidera nel suo studio-
- Grazie Cordelia, vado subito – le rispose Minerva e si avviò verso l’ala est della casa, dove Rowena Mc Rope aveva i suoi appartamenti privati ed il suo studio.
Giunta davanti alla porta bussò leggermente e poi entrò, senza aspettare il permesso, come faceva di solito.
Un attimo dopo sentì la terra mancarle sotto i piedi.
Davanti al camino, seduto in una vecchia poltrona, stava Albus Silente.
Lei aprì la bocca per dire qualcosa ma non ne uscì alcun suono, era troppo sconvolta ed incredula.
- Eccola! Minerva!- la chiamò con affetto la Mrs. Mc Rope, una bella donna sulla cinquantina.
Albus Silente si alzò e le rivolse un sorriso.

- I-io….non…- Minerva non sapeva più nemmeno dove si trovava.
I suoi occhi erano fissi sul volto dell’uomo che, se ne rese conto in quello stesso momento, non era riuscita, nonostante tutti i suoi sforzi, a dimenticare.
- Buongiorno – le disse lui, con gli occhi che gli brillavano.
Erano più azzurri e più penetranti di quanto ricordasse. I capelli e la barba erano completamente argentati ormai.
Albus Silente era li, proprio di fronte a lei.
Mrs. Mc Rope lanciò uno sguardo ora ad uno, ora all’altra e nascose un sorriso.
- Vi lascio soli – mormorò discretamente – penso abbiate molte cose di cui discutere. Io vado a preparare un tè…- e attraversò la stanza.
Giunta accanto a Minerva, che stava ancora sulla soglia, le mormorò – Respira, hai lo stesso colore del mio tetto, tesoro!- e poi uscì.
Minerva si riprese e avanzò nella stanza, cercando disperatamente di controllare i battiti del suo cuore.
- Come sta?- le chiese gentilmente Silente, aspettando che lei si sedesse, prima di accomodarsi di nuovo.
- Molto bene, grazie…e Lei?- gli rispose Minerva, che cominciava a riprendersi un po’.
- Molto bene anch’io- le rispose lui, fissandola.
Lei dovette frenare l’impulso di togliersi gli occhiali e aggiustarsi i capelli, per altro perfettamente stretti nella solita crocchia che usava ormai da qualche anno.
- Come mai si trova da queste parti?- gli chiese riuscendo finalmente a controllare il respiro.
- Molteplici ragioni – rispose Silente – ma la più importante riguarda un’offerta di lavoro –
Minerva si stupì sinceramente, tutto si era aspettato ma non questo.
- Il Preside Dippet è venuto a mancare il mese scorso – le annunciò.
- Oh!- esclamò Minerva, colpita e sinceramente dispiaciuta – Mi dispiace molto, è stato un ottimo Preside ed era una cara persona- vi fu un attimo di silenzio - Chi è il nuovo Preside di Hogwarts? Chi ha preso il suo posto? - gli chiese, immaginando di conoscere già la risposta.
- Io- le rispose tranquillamente, confermandole la sua ipotesi – di conseguenza, la Cattedra di Trasfigurazione si è liberata. Ho pensato a Lei...- qualcosa nel tono con cui lui pronunciò quelle ultime parole turbò molto la ragazza.
Si fissarono negli occhi per un po’. Nella testa di Minerva si rincorrevano una miriade di pensieri.
Insegnare ad Hogwarts…una volta non aveva desiderato altro.
- Vede, io ho già un lavoro- mormorò, con uno sforzo enorme – qui mi trovo molto bene. In questi ultimi sei anni ho insegnato a molti ragazzi, mi sento soddisfatta del mio lavoro e quindi...-
- Accetta naturalmente!- finì per lei Mrs. Mc Rope, spalancando la porta e reggendo un vassoio con una teiera e tre tazze.
Minerva rimase di sale.
- Rowena, ma… cosa?!...- esclamò, confusa.
Silente si alzò e aiutò la donna a posare il vassoio.
-…là! Grazie, a volte dimentico di essere un strega e faccio le cose alla babbana, come mia madre!- esclamò allegra la Signora Mc Rope.
- Rowena, io…- Minerva non si capacitava.
- Ma certo mia cara, sai bene che questa scuola chiuderà per sempre il prossimo giugno!Direi che questa è un’occasione da non perdere!- esclamò la donna, facendo cadere Minerva dalle nuvole.
- Scusate!- aggiunse poi, con un’aria tutt’altro che dispiaciuta – ma non ho potuto fare a meno di sentire-
L’espressione sbalordita della ragazza non poteva passare inosservata, di certo non ad Albus Silente.
Bevvero il tè in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Ad un certo punto Silente si alzò, accomiatandosi.
- Io me ne vado.- annunciò, pacato – non c’è fretta, può darmi la Sua risposta entro un paio di giorni, via gufo. Nel caso accettasse dovrebbe presentarsi ad Hogwarts il quindici dicembre per la Sua prima lezione.- aspettò che Minerva desse segno di aver compreso e poi proseguì -Grazie della squisita ospitalità, mi scuso ma ho degli affari urgenti da sbrigare! – fece un piccolo inchino in direzione della Signora Mc Rope, un cenno di saluto a Minerva e uscì.
Una volta rimaste sole le due donne si guadarono, meditabonde.
La prima a parlare fu Minerva, che aveva decine di domande che agognavano una risposta.
- Posso chiederti cos’è questa storia che la scuola chiude?- cominciò, partendo da quello che le stava più a cuore.
- E’ così – le rispose la donna, osservando Minerva con calma – è una decisione che ho preso adesso, come conseguenza di alcune notizie che mi ha portato Albus Silente, ma ci stavo pensando già da un po' –
Minerva corrugò la fronte e rimase in silenzio, in attesa di ascoltare il seguito.
- Lucius Malfoy è morto l’estate scorsa– le disse allora Mrs. Mc Rope, sorprendendo Minerva - e suo figlio Abraxas ha preso il suo posto nel Consiglio della Scuola. Come certo saprai i Malfoy hanno un posto riservato di diritto nel Consiglio, fin da quando esso è stato istituito. Tuttavia, Abraxas vi entra come membro giovane ed, inoltre, non possiede il carisma del padre. – si fermò un attimo, per far assimilare a Minerva queste novità – quindi le cose in seno al Consiglio stanno cambiando velocemente. Con la morte del Preside Dippet poi e, questo lo aggiungo io, la nomina di Silente a suo sostituto, c’è stato un vero e proprio stravolgimento del direttivo scolastico. In questi mesi è stato finalmente approvato un nuovo regolamento che consentirà di decuplicare i fondi alla Scuola e di permettere a tutti i ragazzi che ne hanno i requisiti di frequentare Hogwarts, -
Minerva lanciò un’esclamazione di sorpresa.
- Converrai con me – riprese Rowena – che questa piccola Scuola non avrà più ragione di essere e, permettimi di dirlo, tanto meglio così!- sorrise davanti l’espressione dolente della ragazza – Credimi, tu lo sai, Hogwarts è un altro pianeta, spalanca la mente e le porte del mondo. Io sono felice di sapere che anche i miei ragazzi potranno finalmente elevarsi e sperare in qualcosa di meglio. Emily sognava così tanto di frequentarla…- la voce le si incrinò leggermente.
- Ma tu, che farai? – le chiese Minerva, in ansia.
- Io lascerò la Scozia – le rispose la donna, decisa – meditavo di farlo da un po’. Andrò a Cipro, da mia sorella-
- Ma io…ho promesso che ti sarei stata accanto…- sussurrò Minerva – che ti avrei aiutata!-
- L’hai fatto – le rispose Rowena, osservandola con affetto – ma permettimi di svelarti una cosa, tesoro mio – le si avvicinò e le posò entrambe le mani sulle spalle – davvero non crederai che io abbia ritenuto vincolante una promessa fattami da una ragazzina di soli undici anni, che aveva appena perduto la sua amica del cuore e che, con la sua grande sensibilità, aveva assistito a tutto il mio dolore per la perdita di quella bambina, mia figlia, la nostra cara Emily…vero?-
Minerva la guardò, senza comprendere.
- Ma la lettera…tu mi chiedevi…-
- Ti scrissi quella lettera perché tuo zio mi confidò che gli restava poco da vivere e che desiderava immensamente averti vicina. Anche così non ti avrei rammentato quella promessa ma sapevo che tu mai ti saresti perdonata di non essergli stata accanto, dopo tutto quello che aveva fatto per te.- sospirò lievemente – perdonami per averti fatto delle pressioni…-
- Hai fatto bene!- le assicurò Minerva, commossa – avevi ragione, lui è morto solo un anno dopo il mio ritorno e io non me lo sarei mai perdonato, davvero. Inoltre, io per prima cercai di infrangere quella promessa…- e fece un piccolo sorriso amaro.
- Bene, allora converrai con me che accettare quel lavoro è la cosa migliore da fare!- esclamò convinta Rowena.
- Non so se ne ho la forza…- sussurrò Minerva, angosciata.
- Sciocchezze!- esclamò l’amica, decisa – tu sei d’acciaio piccola mia, te la caverai brillantemente!-
- Non è per…- ma Minerva si bloccò, incapace di spiegare ciò che l’affliggeva.
Ricominciare tutto da capo, ritrovarsi vicino a lui, giorno dopo giorno, quando già erano bastati pochi istanti per frantumare la corazza che si era faticosamente costruita in quei sei, lunghi, anni.
Mrs. Mc Rope la osservò per qualche istante, poi si diresse verso la sua scrivania.
- Dimenticavo!- esclamò – Albus Silente ha lasciato questo regalo per te!-
E le porse un’elegante scatola di latta.
Minerva l’aprì con mani tremanti e, visto il contenuto, sussultò, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
-…se n’è ricordato…- mormorò con la voce rotta.
- Dolcetti allo zenzero…- disse Rowena, studiando l’espressione della ragazza - che bel pensiero! Vai ad Hogwarts, Minerva…e cerca di prenderti quella felicità che meriti!-
Le due donne assaggiarono i biscotti, sorridendosi in silenzio.
Pian piano una consapevolezza si fece strada nella mente di Minerva.
Sarebbe ritornata ad Hogwarts.



FINE PARTE DICIASSETTESIMA.

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Capitolo 18
*** Parte diciottesima - finale ***


Ecco il finale...grazie ancora a tutte, avrei desiderato leggere qualche commento in più perché è nel dialogo con chi legge le mie storie che trovo la maggiore soddisfazione! In ogni caso grazie per aver letto questa fan fiction ^_^ Chiudo, come chiusi tanti anni fa, citando una frase di Martha Medeiros: "Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità".



‘Come un diamante'

 

Dicembre - Hogwarts

 

ULTIMA PARTE

 

La sera del quattordici dicembre, Minerva rimise piede ad Hogwarts dopo sei anni e mezzo di assenza. Poco prima di raggiungere il cancello principale del Castello si fermò, osservando per dei lunghi istanti la sagoma imponente di quell’ edificio tanto amato, che si stagliava nella notte.
L'aveva lasciato con il cuore gonfio di amarezza e di tristezza, in una sera d'estate così tiepida e profumata che avrebbe dovuto incorniciare ben altri sentimenti; e ora vi faceva ritorno in una gelida sera d'inverno, con un vento freddo che spazzava la campagna scozzese e sembrava fatta apposta per alimentare cupi pensieri.
Minerva sorrise lievemente. Forse non era cambiata di una virgola in fondo.
'A cosa mi sono serviti questi ultimi sei anni? A cullarmi in tristi ricordi e amari rimpianti?' si rimproverò.
Non era nel suo carattere crogiolarsi nell'infelicità o nella tristezza, così raddrizzò la schiena e si avvicinò al cancello.
'Bene' pensò, mettendo le mani sui fianchi 'come dovrei entrare io? Visto che ci sono diversi incantesimi protettivi?'
Come una risposta alla sua domanda, vide avvicinarsi una luce tremolante nella notte e, man mano che si avvicinava, con essa avanzava un figura che sembrava ingigantirsi ad ogni passo.
- Hagrid!- esclamò Minerva, incredula e felice insieme.
Rubeus Hagrid era diventato ancora più imponente in quegli anni. Ora doveva essere alto almeno due metri e mezzo ed il suo viso, una volta liscio, era ricoperto da una corta e ispida barba che con i capelli che gli sfioravano le spalle formavano un insieme cespuglioso ed inquietante.
- Signorina Mc Granitt...cioè, voglio dire Professoressa...- anche la voce era cambiata, ma Minerva intuì che il carattere era rimasto lo stesso - Ci apro io!- disse lui e trafficò qualche istante al buio.
Minerva non riuscì a vedere quello che stava facendo, ma poco dopo il cancello si spalancò e lei poté varcarlo.
- Che piacere rivederti!- esclamò, porgendo la mano al ragazzone che la fece sparire nella sua, con aria timida.
- Bentornata- disse, chiaramente imbarazzato - ci ho chiesto io al Professor...oh, voglio dire, al Preside di venirci incontro...- le disse.
Minerva intuì, anche solo dal tono della voce, che Hagrid era arrossito nel dire ciò.
- Davvero molto gentile!- gli disse con calore, stringendosi nel mantello per cercare di ripararsi dall'aria gelida - Ma come hai fatto a sciogliere gli incantesimi protettivi?- si stupì, realizzando la cosa in quel momento - Tu non possiedi più una bacchetta!-
-Oh...oh...io...- Hagrid sembrava nel panico e strinse a sé, convulsamente, un grosso e vistoso ombrello rosa confetto.
-....Bell’ombrello...- sussurrò Minerva, colta da un’intuizione.

- Me lo ha dato il Preside Silente...- mormorò Hagrid, vergognoso.
Lei sorrise nella notte, ma non aggiunse altro. Tipico di Albus Silente. Improvvisamente sentì meno freddo.
- Allora cosa è successo ad Hogwarts in questi ultimi anni?- gli chiese per cambiare argomento e metterlo a proprio agio.
- Oh!Il vecchio Ogden se n’è andato, mi ha lasciato il suo posto!- esclamò Hagrid, gonfiando il petto con orgoglio – Ora sono io il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts!-
Lei si congratulò, rallegrandosi sinceramente per lui.
Giunti davanti al Castello, Hagrid le spalancò il Portone principale e si congedò da lei.
- B-bentornata - balbettò, frugando nelle immense tasche del suo cappotto e porgendole un enorme carciofo viola, addobbato con un nastro bianco a pois verdi.
- Grazie!- Minerva lo guardò con affetto, mentre lui si allontanava stringendo a sé il suo stravagante ombrello.
Improvvisamente realizzò di trovarsi nell'Atrio della Scuola.
Dalla Sala Grande giungeva un chiacchiericcio incessante e il rumore di centinaia di posate.
'La cena...' pensò.
Ma l'idea di fare il suo ingresso in maniera teatrale non le garbava per niente e così si avviò verso le sue stanze, che comprendevano la camera da letto e il suo studio, seguendo le istruzioni che Silente le aveva inviato qualche giorno prima, insieme alle delucidazioni sul programma e gli orari delle lezioni.
Giunta nella sua camera si tolse il mantello e i guanti con un sospiro, guardandosi attorno.
Il camino era già acceso ed emanava un piacevole calore. Su un tavolino lì vicino, Minerva notò delle stoviglie e si avvicinò. C'erano un pasto completo ed un bigliettino.
'Ho pensato che avrebbe preferito cenare in tranquillità la prima sera. Le rammento la sua prima lezione, domani mattina alle nove. Buona notte e bentornata, A.S.'
Solo Albus Silente riusciva a donarle tanto calore, in maniera così semplice.
Rimase a fissare il bigliettino per qualche istante alla luce vivace del caminetto, in preda a sentimenti contrastanti.
 

 

Il mattino seguente, con largo anticipo e non senza una punta d’ansia, Minerva si avviò verso l'aula di Trasfigurazione. La sua prima lezione sarebbe stata con una classe del sesto anno, Serpeverde e Corvonero.
Entrò nell'aula, ancora priva di studenti ,e dovette trattenere un'esclamazione di sorpresa.
- Buongiorno!- la salutò Albus Silente, con un sorriso gentile - Ha riposato bene?-
- Buongiorno a Lei,- gli disse, restituendogli un sorriso pacato. - Ho riposato molto bene, anche grazie alla cena che Lei ha avuto cura di farmi trovare-
'Brava Minerva' si disse lei, come rivolgendosi ad un alunno meritevole 'dopotutto venticinque anni son diversi da diciotto...almeno non balbetti...'
- E' preoccupata per la Sua prima lezione?- le chiese lui, studiandola attentamente.
- Non particolarmente - mentì Minerva, sfoderando un'aria molto decisa e pratica - ho già insegnato. Non sarà poi molto diverso -
Ma era una grossa bugia e Minerva capì che lo sapevano entrambi.
Una cosa era insegnare nella piccola Scuola di Mrs. Mc Rope, a pochi ragazzi che consideravano il poter studiare un privilegio e non una scocciatura e veneravano le insegnati come delle benefattrici e non le ritenevano delle creature diaboliche e sadiche.
Un'altra era insegnare ad Hogwarts.
In quel momento la porta si aprì e gli studenti fecero il loro ingresso piuttosto ordinatamente e, non appena scorsero Silente, anche in un quieto silenzio, lanciando occhiate furtive a Minerva.
Lei sentiva il suo cuore battere veloce e lo stomaco stretto dall'emozione.
- Buongiorno ragazzi- disse Silente, avvicinandosi a Minerva, quando tutti presero il proprio posto - Vi presento Miss Minerva Mc Granitt. La Professoressa Mc Granitt, per voi. Mi sostituirà come insegnate di Trasfigurazione e io mi aspetto da voi che abbiate nei suoi confronti lo stesso rispetto che avete sempre usato a me!-
Tutti gli occhi si puntarono su Minerva e lei poté sentire decine di sguardi studiarla da cima a fondo. Dai suoi capelli scuri stretti in una crocchia, al viso magro e spigoloso, al vestito semplice e nero.
- Questa vedovella ce la rigiriamo come vogliamo!- sussurrò, nemmeno tanto piano, un impertinente ragazzo dei Serpeverde, suscitando l'ilarità soffocata dei suoi compagni.
Silente fece per dire qualcosa ma Minerva, con un impercettibile movimento, lo bloccò e, contemporaneamente, estrasse la propria bacchetta puntandola con eleganza verso l'insolente ragazzo.
In un attimo il banco del giovane Serpeverde si tramutò in un grosso e grasso Istrice, che rimase quieto sulle ginocchia del ragazzo, il quale cercò di sollevarsi dalla sedia con aria disgustata, ma non ci riuscì, suscitando l'ilarità della classe.
- Bene- esordì Minerva - questa che avete visto è la semplicissima trasfigurazione di un oggetto inanimato in un animale, Le consiglio di restare fermo...Signor...come?Ah, Signor Mc Nair...si, ho sentito parlare di Lei. Bene, Signor Mc Nair, Le consiglio di restare immobile, in quanto Le assicuro che quegli aculei fanno male.- la classe ridacchiò nuovamente, ma Minerva rimase impassibile, sotto lo sguardo scintillante di Silente. - Ovviamente, essendo una classe del sesto anno, non avrete difficoltà a formulare il contro-incantesimo...giusto?- la classe smise di ridere di colpo - Proverete, uno alla volta, a riportare l'Istrice alla sua forma originale...a cominciare da Lei, Signor Mc Nair. Non ci sono punti in palio, perché questa è una cosa che voi dovreste saper fare perfettamente arrivati a questo punto della vostra istruzione magica. - disse decisa, studiando uno per uno i volti dei suoi alunni, molti dei quali abbassarono gli occhi, vergognosi. - A chi saprà formulare il contro-incantesimo eviterò, semplicemente, una razione extra di compiti -
- Ottimo!- intervenne Silente allegramente, rompendo il silenzio attonito in cui era caduta la classe - vi lascio lavorare!Buona giornata a tutti!- e uscì dalla classe con aria divertita.
Minerva riuscì a trattenere a stento un sorrisetto, mentre Mc Nair sventolava la sua bacchetta sopra l'Istrice nella vana speranza di ottenere qualche risultato.

 

Fu strano per Minerva ritrovarsi nella Sala Insegnanti come Professoressa e non come alunna e fu strano anche rivedere delle vecchie conoscenze di cui era stata una, brillante, studentessa.
- Buongiorno mia cara!!- la salutò allegro il Professor Slughorn studiando con aria critica, e un pochino sfacciata, il suo fisico snello.
- Buongiorno - ricambiò lei, fingendo di non accorgersi di quell’esame piuttosto lascivo.
Anche perché il Professor Slughorn non sembrò molto soddisfatto del risultato. Salutò anche gli altri insegnanti, colleghi ormai, che erano rimasti quasi tutti gli stessi, tranne il Professore di Difesa contro le Arti Oscure, che aveva preso da quattro anni il posto della vecchia Professoressa che Minerva aveva conosciuto, e la nuova professoressa di Erbologia: Miss Sprite, una giovane donna dall’aria molto cordiale.
Conobbe anche il Professor Ruf, insegnante di Storia della Magia, che le aveva causato non poca sofferenza in passato, senza esserne consapevole.
Fu una fortuna che Minerva possedesse una tempra d’acciaio e un’educazione invidiabile, in quanto il Professore in questione era un fantasma e, più che stringerle la mano, gliela trapassò con la propria, causandole un brivido freddo lungo la schiena.
- E’ morto quattro anni fa, - le bisbigliò il Professor Slughorn, – ma ha continuato a lavorare ugualmente…-
- Oh, buongiorno!- esclamò ad un certo punto Minerva, in direzione di Caroline Hataway.
Come Minerva aveva predetto qualche anno prima, la Professoressa Hataway aveva, alla fine, scontato certi eccessi del suo stile di vita. Il fisico burroso e sostanzialmente piacevole di un tempo si era sformato, tanto che la donna aveva rinunciato ai vestiti sgargianti che amava tanto per degli abiti neri, nell'estremo tentativo di snellirsi.
Il volto era come sempre truccatissimo e i gioielli che indossava vistosi e pesanti, ma l'incedere del tempo era stato impietoso e nessun artificio poteva nascondere la fitta ragnatela di rughe e le guance cascanti.
Non era mai stata una donna fine agli occhi di Minerva ma la ragazza fu dispiaciuta di ritrovarla così.
- Cara...- esclamò la donna, con un tono di voce tutt'altro che affettuoso - per Merlino!Ma cosa Le davano da mangiare in quella scuola...?Semi di mela?!Mi creda, un paio di chili in più non Le starebbero male, con un viso squadrato come il Suo. Comunque, com'è andata la prima lezione? L'hanno dissanguata, quei piccoli vampiri in erba?-
Minerva non si offese né si scompose, perché capì di avere di fronte una donna semplicemente infelice. Rispose con cortesia e gentilezza e, pian piano, il tono di Caroline Hataway passo da un acido corrosivo ad un cordiale tiepido.
La nuova vita da insegnate ad Hogwarts, per Minerva, era cominciata.

 

Le prime due settimane volarono e Minerva si ritrovò nel turbine delle lezioni e delle riunioni in men che non si dica. Non c'era tempo per pensare, nemmeno la sera nella sua stanza, perché c'erano i compiti da correggere e le lezioni da preparare.
Bastarono un paio di giorni perché nella Scuola si sapesse che la giovane insegnante di Trasfigurazione era degna di rispetto e non doveva essere sottovalutata e lei non ebbe più alcun problema con i suoi alunni, che temevano i suoi sguardi fulminanti e avevano imparato a riconoscere i segni dell'irritazione sul suo volto. Tuttavia, le sue lezioni erano molto amate in quanto erano sempre interessanti. Gli studenti si impegnavano molto, al solo scopo di ottenere una, rarissima, parola di gratificazione da parte sua o un, ancor più raro, sorriso.
Quando iniziarono le vacanze di Natale la Scuola si vuotò e Minerva poté, finalmente, tirare il fiato. Si rese conto di aver vissuto in apnea quei primi quindici giorni da insegnante.

 

Dicembre – Natale

 

La Vigilia di Natale, Minerva ricevette due lettere che le illuminarono la giornata.

La prima era di Mrs.Mc Rope, la quale le raccontava diversi aneddoti sulla Scuola e sui suoi ragazzi. Concludendo così:

Inutile dirti che ci manchi infinitamente, specialmente a Morgana. Quello che mi consola è che, la maggior parte di loro, il prossimo anno potrà frequentare Hogwarts e quindi ritrovarti.

Abbi cura di te Minerva, e cerca di seguire il tuo cuore. Non lasciarti guidare solo dalla ragione, perché il tuo istinto saprà farti trovare la felicità. Con affetto, Rowena.’

Minerva sorrise e ripose con cura la lettera, per poi aprire la seconda.

Cara Evy, non sai con quanta gioia io e Pete abbiamo appreso del tuo ritorno ad Hogwarts. Finalmente puoi realizzare uno dei tuoi sogni più cari!Qui le cose scorrono sempre uguali. Il negozio di sartoria va molto bene e tra le mie clienti ci sono moltissime donne babbane, visto che, io e la mamma, amiamo confezionare abiti adatti anche a loro. Abbiamo delle clienti che arrivano persino da Dublino!Si stupiscono sempre della velocità con cui consegniamo gli abiti ma, come tu ben sai, noi abbiamo un segretuccio! Pete dice che non sono coerente, visto che un tempo raccontavo a tutti quanto fosse più divertente confezionare vestiti senza magia!Ma, da quando ci siamo sposati, ho molto meno tempo e quindi a mali estremi…Tu invece, hai ritrovato vecchie conoscenze? Hai rivisto qualcuno..? Ti prego, tienimi aggiornata su ogni piccola novità. Devi perdonarmi Evy, una volta ti dissi che Albus Silente era irraggiungibile e che avvicinarsi a lui era un’impresa senza speranza ma non ti dissi che la sera del ballo, dopo che tu fosti ferita, per la prima volta lo vidi, e non solo io,perdere la sua calma proverbiale e il suo alone di mistero per diventare, semplicemente, un uomo. Un uomo quasi impazzito dall’ansia e dalla preoccupazione.

Spero non mi odierai per avertelo detto solo ora ma, forse, non è un caso che tu sia ritornata ad Hogwarts. Io credo nel destino.

Spero di avere presto tue notizie, buon Natale Evy. Tua, Charlotte.

PS: Non so da dove cominciare, ma prima di chiudere questa lettera devo assolutamente dirti una cosa. Tra sei mesi circa, ci sarà un O’Malling in più sulla Terra. Sarò all’altezza? Non lo so, ma Pete è impazzito dalla gioia e io mi sento sulle nuvole…ma non è una novità! Ti voglio bene Evy.’

Il sorriso di Minerva si fece ancora più pronunciato e, con una punta di commozione, prese in mano la penna e una pergamena e rispose alle sue due amiche.

 

La cena della Vigilia fu un vero e proprio banchetto a cui presero parte tutti gli insegnanti di Hogwarts ed anche Hagrid. Minerva si ritrovò seduta tra la professoressa Hataway, che era di ben poca compagnia e la Professoressa Sprite, con la quale aveva subito stretto un rapporto di amicizia, essendo entrambe le ultime arrivate, quasi coetanee nonché, tutte e due, estremamente riservate nei modi.
Minerva si sentiva tranquilla e in pace quella sera.
Si era perfettamente integrata tra i suoi colleghi ormai, aveva vinto qualsiasi ansia potesse riguardare il suo nuovo lavoro e, cosa principale, aveva appurato, dopo un primo istante di smarrimento, che i suoi sentimenti per Albus Silente erano profondamente cambiati. Poteva stagli accanto, parlargli, discutere con lui, senza alcuna remora.
‘Ormai quei vecchi sentimenti sono morti e sepolti’ si disse convinta, bevendo la sua acquaviola a fine pasto.
Terminata la cena gli insegnanti si trattennero a lungo a chiacchierare.
- Mie belle signoreeee…- biascicò ad un certo punto il Professor Slughorn, avvicinandosi a Minerva e alla Professoressa Sprite, barcollando – ma dov’è il vischio? Qui ci vorrebbe un bel bacio!-
- Il vischio si usa a Capodanno, Horace, non a Natale – gli rispose la Professoressa Sprite, scambiando con Minerva uno sguardo divertito.
-Oh!Cosa sono tutte queste regole assurde!- sbottò lui, facendo voltare gli altri colleghi – Voglio dare…voglio dire….bisogna aspettare Capodanno per baciare una bella ragazza?!- e circondò le spalle di Minerva con un braccio.
Minerva si irrigidì leggermente, ma non volle essere scortese e finse di trovare divertente quella scenetta, anche se l’idea che anche Albus Silente vi stesse assistendo le suggeriva l’istinto di prendere la bacchetta e trasfigurare Horace Slughorn in quello che realmente era: un suino.
- Suvvia cara…peccato che Lei non abbia un po’ più di carne attorno a queste ossa!- poi, estraendo la bacchetta, fece comparire dal nulla un mazzetto di vischio che galleggiò pigramente sopra le loro teste e si protese verso di lei, alzandosi in punta dei piedi, visto che Minerva era più alta
‘Si può sapere cos’è, in me, che spinge tutti a cercare di baciarmi sotto gli occhi di Albus Silente?’ si chiese la ragazza, con una punta di umorismo, indecisa se ridere o ficcare la bacchetta in un occhio del suo invadente collega.
Ma in quel momento, Horace Slughorn venne strattonato indietro da una forza invisibile e, dove fin poco prima c’era il vischio, comparve un secchio di acqua gelida che gli si rovesciò addosso.
- Horace, ritengo che tu debba calmare i tuoi bollenti spiriti!- disse il Professor Silente con la bacchetta sollevata, tra le risate degli altri insegnanti: il volto era sorridente, ma gli occhi freddi– Perdonami, ma credo sia ora che tu vada a letto – e si avvicinò al suo amico, che stava impalato con un’espressione stolida in volto, prendendolo sottobraccio e trascinandolo via.
Gli altri insegnanti proseguirono la serata ridacchiando e commentando ciò che era appena accaduto.
Dopo un po’ Minerva si ritirò, non volendo essere coinvolta in tutte quelle chiacchiere, e prese la via della sua stanza.
Appena uscita dalla Sala Grande e voltato l’angolo si imbatté, anzi sbatté, in Albus Silente.
Vacillò all’indietro perdendo l’equilibrio ma lui l’afferrò per le braccia e le impedì di capitombolare a terra.
- Oh, grazie!- esclamò lei senza fiato, odiandosi per il tono leggermente tremante della sua voce.
- Di nulla – le sorrise lui gentilmente – Horace sta riposando e credo che domani mattina si sveglierà con un notevole mal di testa ed una altrettanto notevole vergogna –
- Lo credo anch’io!- rise lei, immaginando la faccia del suo collega quando avrebbe rammentato gli avvenimenti di quella sera.
- Davvero – proseguì Silente, con un tono di voce improvvisamente serio e per nulla allegro – dovrebbe cercare di prestare maggiore attenzione a chi cerca di baciarla –
Minerva smise di ridere, colpita dall’espressione di lui.
- Ho notato che ha una predilezione per i tipi poco raccomandabili. Non ci sarò sempre io a toglierLa d’impaccio-
- La ringrazio – esclamò Minerva, irritata – ma non ho bisogno che Lei mi tolga d’impaccio. So cavarmela egregiamente da sola- concluse, sentendo la furia crescere il lei.
- Mi fa piacere sentirlo – le disse, riacquistando un tono normale – Allora buona notte!-
Le strinse un po’ più forte le braccia, poi la lasciò andare e si allontanò.
Minerva riprese la strada per le sue stanze come in preda al sonnambulismo, la furia placata all’istante.
Dove fino a poco prima c’erano delle rassicuranti, nuove certezze, ora c’erano di nuovo tante vecchie, tormentose, incertezze.

 

Giugno – La resa

 

Il trenta giugno, come di consueto, l’attività scolastica annuale di Hogwarts giunse a conclusione e la Scuola si svuotò, fin dal mattino, di tutti i suoi studenti.
Rimasero solo gli insegnanti e il resto del personale di servizio.
Minerva tirò un sospiro di sollievo. L’anno si era concluso e lei si meravigliò di come fossero volati via quei sei mesi.
Si diresse verso la Sala degli insegnanti e una volta giuntavi si bloccò sulla soglia, sorpresa.
- Caroline!Cosa succede?- esclamò, trovando la Professoressa Hataway vestita da viaggio, che svuotava il proprio armadietto, o meglio vi puntava la bacchetta contro mentre suoi oggetti personali volavano pigramente in una scatola.
- Oh, Minerva…è Lei!- disse la donna senza scomporsi – succede che me ne vado mia cara, lascio Hogwarts. Ho consegnato le mie dimissioni al Preside, una settimana fa-
Minerva rimase di stucco e si avvicinò alla collega.
- Come mai?E’ successo qualcosa?- le chiese in ansia, vincendo la sua riservatezza.
La Professoressa Hataway osservò il volto preoccupato di Minerva e sorrise amaramente.
- Lei è la sola che sembra dispiacersi del fatto che me ne vado…proprio Lei, che ironia!-
Minerva la guardò, senza capire.
- Mia cara, me ne vado da qui semplicemente perché non ho alcun motivo di restare: Hogwarts, per me, è un capitolo chiuso.- fece una smorfia – A questa Scuola ho dato i miei anni migliori. E’ ora che io mi riprenda la mia vita- sospirò e fissò negli occhi Minerva – Si sarà resa conto anche Lei che Hogwarts risucchia le persone, le trattiene. E’ come un microcosmo questa Scuola. Una volta entratovi, non vi è più spazio per nient’altro. Si vive qui, si lavora qui, si mangia qui, si dorme qui …si ama qui. Non esiste null’altro.- si bloccò qualche istante, poi proseguì – Lei è ancora giovane e non se ne rende conto. Ma stia attenta. Tra trent’anni, quando non avrà più né la giovinezza né la bellezza e nemmeno la freschezza di adesso, si sveglierà di colpo e si renderà conto di aver vissuto per qualcosa che non Le appartiene. Sostando all’ombra di lui per ottenere in cambio il nulla.-
Minerva era troppo dispiaciuta per replicare.
La Professoressa chiuse la scatola e la fece galleggiare a mezz’aria, poi porse la mano a Minerva, che la strinse.
- Buona fortuna – le disse la donna – ne avrà bisogno!...stacci attenta bambina – aggiunse all’improvviso, con un tono di voce completamente diverso, passando al tu – e tuttavia rifletti. Quanti uomini avrebbero avuto la tempra e la volontà di tenere lontana una giovane e fresca fanciulla, che gli si butta praticamente tra le braccia?- Minerva sussultò e la donna continuò – Credimi se ti dico che non tutti si sarebbero fatti degli scrupoli…- e, proprio in quel momento, entrò il Professor Slughorn fischiettando.
-‘Giorno belle Signore!- esclamò, allegro.
La Professoressa Hataway fece una smorfietta in direzione di Minerva, poi si voltò e lasciò la stanza, seguita fedelmente dalla scatola dei suoi averi personali.

 

La sera, nella sua stanza, Minerva si stava pettinando i lunghi capelli scuri sedendo sul letto e riflettendo sugli avvenimenti della giornata.
Caroline Hataway aveva lasciato Hogwarts per sempre, senza che nessuno la rimpiangesse e questo aveva riempito di malinconia Minerva. I suoi ammonimenti le rimbombavano nella mente.
Il pomeriggio Le era giunta via gufo una lettera di Pete. Poche righe, in cui le annunciava la nascita di Evy Anne O’Malling: Charlotte e la bimba stavano bene e loro erano felici.
Minerva prese a passeggiare per la stanza, inquieta.
Si voltò verso la finestra. La notte era stellata e l’aria tiepida.
Improvvisamente, si annodò i capelli in lunga treccia, come faceva da ragazza, e uscì diretta verso i Giardini di Hogwarts.

 

Dopo una mezz’oretta che passeggiava, cominciò ad avvertire i nodi della tensione che si scioglievano e si ritrovò davanti al boschetto dove, sette anni prima, si era conclusa la sua tanto attesa serata del ballo. La sua caccia al tesoro.
Chiuse un attimo gli occhi, rievocando nella mente le immagini di quella notte, come non faceva da anni ormai. Le pareva quasi di udire le voci eccitate dei suoi compagni, di vedere le luci galleggianti che illuminavano a giorno i Giardini.
- Non dimenticherò mai – risuonò all’improvviso una limpida voce alle sue spalle, facendola sobbalzare – il momento in cui l’ho vista riversa a terra, con gli abiti insanguinati. Come se fosse priva di vita -
Minerva si voltò e vide Albus Silente avanzare verso di lei, mentre il cuore le batteva sordo nel petto.
Si fissarono in silenzio per un po’, rivivendo quei momenti. Poi lui sospirò e puntò lo sguardo in un punto imprecisato della Foresta Proibita.
- Proprio da la…- riprese, calmo – mentre io La soccorrevo voltando le spalle alla Foresta, proprio in quel punto…qualcuno ci osservava e ci puntava una bacchetta contro, pronto a colpire, o intenzionato a farmi credere che lo fosse!- Minerva soffocò un’esclamazione stupita, lui proseguì con voce tranquilla – Probabilmente quel qualcuno si aspettava una qualche mia reazione. – rifletté un secondo – Me lo sono chiesto a lungo e sono giunto alla conclusione che c’è qualcosa in me, che spinge alcune persone a cercare di mettermi alla prova-
- Ma chi avrebbe…chi?- chiese Minerva, incredula.
- Oh, posso formulare solo delle ipotesi – volse lo sguardo su di lei, sorridendo – E tuttavia, dopo quello che accadde, mi procurai un paio di informazioni che, seppur non fornendomi delle prove, mi aiutarono a chiarire qualche punto oscuro –
Minerva attese, sentendo la tensione crescere ogni istante di più.
- Armando aveva organizzato la Caccia al Tesoro con cura, così gli chiesi quanti indizi avesse lasciato nel nido di quei Fwooper, erano tre – attese, vedendo Minerva annuire, come conferma – Poco dopo la fine del ballo controllai quanti indizi fossero rimasti nel nido: ne trovai due.-
Minerva sgranò gli occhi.
- Quindi chi raccolse l’indizio che io perdetti quella sera, fu l’unico a proseguire la Caccia?!- esclamò lei, stupefatta.
-..e a vincerla, evidentemente – concluse lui, pacato.
- Tom Riddle!!- sbottò Minerva, sconvolta – ma avrebbe potuto trovare l’indizio per caso….- sussurrò subito dopo.
Ma non era convinta nemmeno lei di ciò che diceva. In quel punto l’erba era alta e solo sapendo dove cercare qualcuno avrebbe potuto recuperare il piccolo indizio. Qualcuno che avesse assistito a tutta la scena.
- M-ma come!Perché?- esclamò Minerva, incredula.
- Ottima domanda…perché?- sospirò Silente e si zittì.
Il silenzio si protrasse per qualche secondo, Minerva sentiva il suo cuore battere in profondità.
- Quando Lei chiese un colloquio con Armando, poco prima di concludere il Suo ultimo anno ad Hogwarts, capii subito cosa intendesse chiedergli. Ma potevo solo tirare ad indovinare il perché intendesse chiederglielo…- lui sorrise nella notte e Minerva si sentì arrossire.
Lui sapeva e aveva sempre saputo.
- Tuttavia – continuò, cominciando a passeggiare lentamente – non ero d’accordo. Una ragazza di soli diciotto anni, quasi diciannove…- Minerva, che si era incamminata con lui, avvertì il riso nella sua voce e arrossì ancora di più, rammentando il suo patetico tentativo di invecchiarsi – dicevo, una ragazza così giovane, chiudersi ad Hogwarts dopo avervi passato gli ultimi sette anni e senza aver ancora visto nulla del mondo e assaporato niente della vita….-
Minerva si fermò, sentendo la rabbia montarle dentro.
- Certo. Lo sapevo! Sono le stesse parole che mi disse il Preside Dippet! - esclamò, amara – lo aveva istruito molto bene…- concluse, pentendosi un attimo dopo di essere stata così irriguardosa.
Ma si sentiva toccata troppo profondamente da quell’argomento. Comprese che, dopo sette anni, quei ricordi le procuravano ancora troppo dolore.
- E’ così...- disse voltandosi verso di lei – lo ‘istruii’ se vogliamo usare questo termine. Ma lo feci solo ed esclusivamente dopo quello che accadde al ballo. O meglio, lo feci il giorno prima del Suo colloquio con Armando. Prima di tutto ciò avevo deciso di non interferire e di lasciar fare al destino-
- Ma perché?- gli chiese Minerva, angosciata.
- Perché avevo compreso che c’erano ragioni ben più importanti che impedivano la Sua assunzione come insegnate. Più importanti di quelle a cui pensavo prima che quel ballo avesse luogo.- si fermò, sospirando lentamente – capii che, restando qui, Lei sarebbe stata sempre in pericolo. Lo compresi molto chiaramente dopo quell’incidente ma ne ebbi la definitiva conferma quando vidi Tom Riddle baciarLa.-
Minerva ebbe un piccolo sussulto, ma non riuscì a dire nulla.
- Decisi allora di parlare con Armando. Non era auspicabile che Lei e Tom Riddle rimaneste sotto lo stesso tetto per altri due interi anni, fino al M.A.G.O di Tom, senza contare che avevo intuito perfettamente che Tom desiderava rimare ad Hogwarts e che agognava di ottenere un posto come insegnante, una volta diplomatosi.Non potevo permetterlo. Non potevo permettere che assumendo Lei, così giovane e fresca di diploma, si…-
-..creasse un precedente!- esclamò Minerva, colpita. – Me lo disse il Preside Dippet!Non era bene che si venisse a creare un precedente!-
Lui annuì in silenzio.
- Infatti, non appena ottenne i suoi M.A.G.O, Tom chiese ad Armando di assumerlo come insegnante…-
- Mi scusi ma ancora non capisco perché Tom avrebbe desiderato farmi del male…- sussurrò Minerva, sentendo il cuore accelerare i battiti mentre un’idea, accompagnata dalle immagini di quei giorni lontani, si faceva strada nella sua mente.
- Ci sto arrivando, - le sorrise lui. – Quella famosa notte, qualcuno ci aveva seguiti e tenuti costantemente d’occhio. Inizialmente credetti si trattasse solo di Horace e Caroline e, tuttavia,quando avvertii quella presenza alle mie spalle nella Foresta, capii di essermi sbagliato. Ma non avevo tempo, dovevo preoccuparmi di salvarti la vita!-
Minerva sentì che l’atmosfera stava cambiando e avvertì una sensazione di irrealtà quando lui passò a darle del tu in modo così naturale.
- Ci sono due modi di colpire una persona, Minerva – mormorò gentilmente, – una è affrontare direttamente il proprio avversario e, mi duole dirlo, ma credo che Tom, per qualche ragione, mi ritenga tale, oppure c’è un modo più subdolo…e molto efficace, aggiungerei…-
Silente di avvicinò a Minerva, fissandola negli occhi.
-…colpire l’avversario nei suoi affetti più cari…- concluse, dolcemente.
Minerva non riusciva a staccare gli occhi da quelli azzurri di Silente.
Albus allungò una mano, afferrò la lunga treccia bruna di lei e se la portò alle labbra, posandovi un bacio colmo di passione.
Poi iniziò a scioglierla lentamente, liberando i capelli dalla stretta in cui erano avvinti.
- C’è un’altra cosa che non dimenticherò mai...- sussurrò, mentre Minerva fissava ipnotizzata i propri capelli che venivano lentamente sciolti sotto le dita di Silente. -Non dimenticherò mai la bellezza e la fierezza di una giovane ragazza, piena di passione e, al tempo stesso, di rigore e di purezza, la sera di un ballo.-
Ora i capelli erano del tutto liberi e lui vi passò le dita facendo si che si aprissero come un lucido manto e che incorniciassero il volto di Minerva.
Poi le prese il viso tra le mani.
- Ecco così, - mormorò, fissandola, - dovevo allontanarti da me perché dovevo dimostrare che per me non eri altro che una comune studentessa. Tuttavia l’estate scorsa, prima di lasciare l’Inghilterra, Tom venne ad Hogwarts. Ufficialmente per salutare i suoi vecchi insegnati ma credo sperasse di convincere Armando finalmente ad assumerlo. Tuttavia Armando era già in ospedale e così lo ricevetti io. Non fece parola di alcun posto di lavoro ma fece cadere lì, come per caso, l’informazione che ti aveva incontrata solo poche ore prima. Allora capii che allontanarti non era servito a nulla. Lui aveva compreso perfettamente i miei sentimenti e quindi non ti avrebbe lasciata in pace mai…-
- I Suoi sentimenti…- Minerva sentiva la propria voce come se non le appartenesse.
- Non sono abbastanza coraggioso da mettere apertamente in pericolo la persona che amo, – disse Silente, – potrei offrire a questa persona solo una vita nell’ombra. Purtroppo questa è una delle mie tante debolezze-
- Hai mai pensato di chiedermi cosa ne pensavo?- esclamò Minerva furiosa, passando a dargli del tu a propria volta. – Hai mai pensato che potrebbe non importarmi nulla di essere la tua compagna ‘alla luce del sole’? Hai mai pensato che io ti amo da sempre? Da sempre…- la voce le si spezzò.
- Come sono fortunato…- mormorò Silente, con infinita dolcezza -…sono ripassato dopo sette anni e la mia Midularium è sbocciata davanti ai miei occhi…-
Minerva scoppiò a piangere, chiudendo gli occhi e premendo il volto sulle mani di Silente, che ancora glielo circondavano.
- Sette anni!- esclamò tra le lacrime, singhiozzando, - Albus, come hai potuto! Sette anni…quanto tempo perso!-
Lui osservò il volto di Minerva, rigato dalle lacrime.
-…mi arrendo…- sospirò, con un piccolo sorriso.
La ragazza aprì gli occhi e, tra le lacrime, vide gli occhi azzurri di lui farsi più vicini, sentì i loro nasi sfiorarsi e avvertì la barba di Silente solleticarle il mento.
Minerva chiuse gli occhi, assaporando il profumo dei gelsomini e il gusto della felicità.

 

EPILOGO

 

Il tramonto illuminava con la sua luce rosata Hogwarts e i suoi Giardini profumati. L’aria di giugno era dolce, come sempre in quella stagione.
L’erba, davanti al grande Castello, portava il segno di centinaia di piedi che l’avevano calpestata.
Una snella figura sostava immobile e solitaria, in piedi davanti ad una grande tomba bianca.
- Credevo che questo momento non sarebbe arrivato mai…- mormorò una voce di donna, indirizzata alla candida lapide -…so che è sciocco…ma pensavo che sarei stata io la prima ad andarsene…- vi fu una piccola pausa.
- Mi manchi così tanto,- la voce si incrinò, - mi hai dato così tanto! Eri convinto che non fosse abbastanza ma, se fosse così, allora non potrei sentire questo dolore. Il mondo è diverso, l’aria è diversa…ora che tu non ci sei più…- la voce si spezzò del tutto.
Passò qualche minuto, in cui si avvertirono solo dei sospiri spezzati e dei singhiozzi trattenuti.
Una sola lacrima solcò quel volto non più giovane ma segnato dal tempo, sfiorò la bocca sottile che di solito era serrata in un’unica linea e si infranse sulla lapide bianca.
- Ho ancora delle cose da fare: devo fare in modo che colui che ci allontanati, costretti nel buio della clandestinità e che alla fine ti ha ucciso, non possa nuocere ancora…e poi, quando avrò fatto tutto questo…- si zittì con un sospiro -…vivrò solo nell’attesa di rincontrarti…ma, puoi stare tranquillo Albus, fino ad allora, io vivrò!-
Minerva si raddrizzò, voltò le spalle alla tomba e si incamminò verso Hogwarts.

 

FINE

 

 

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