La bestia di ferro e fuoco

di Bens_S
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***




Sabo camminava ininterrottamente ormai da diverse ore. Le vecchie ginocchia non erano più forti come un tempo e, soprattutto in quelle lunghe camminate, il peso degli anni si faceva sentire.
Le grandi pianure erano un territorio difficile dove cacciare, il vento tirava forte e rendeva arduo camuffare il proprio odore. Ma lui era esperto di quelle terre e sapeva bene tutti i trucchi per trasformare situazioni ostili a suo vantaggio.
Molti altri uomini si sarebbero già scoraggiati ma non Sabo, aveva passato così tanto tempo tra pianure e foreste da non lasciarsi intimorire da un po' di cattivo tempo o da qualche imprevisto.
In quella stagione in terreno era molto secco e le pozze d’acqua erano visibilmente diminuite, ciò trasformava le poche rimaste in buoni luoghi dove appostarsi e aspettare che un preda di valore si facesse vedere.
Mancavano solo un centinaio di metri al piccolo lago dove l’uomo aveva deciso di mettersi in agguato. Si sfilò l’arco che stava portando a tracolla e si assicurò che la corda fosse ben tesa, dopodiché intinse la punta di una delle frecce con un estratto di cicuta. Per l’uomo una dose del genere sarebbe stata letale, ma per la bestia che stava per cacciare l’effetto  paralizzante del veleno non sarebbe durato per più di un paio di giorni. Non si preoccupò di preparare una seconda freccia, il suo maestro diversi anni prima gli aveva spiegato l'importanza di non mancare mai un colpo, l'animale aveva un udito molto sottile e sentendo lo scoccare della freccia sarebbe scappato, inoltre chi preparava una seconda freccia metteva in considerazione l'ipotesi di fallire.
La caccia dei draghi era un lavoro pericoloso, ma molto redditizio. Per questa ragione molti disperati si erano avventurati per quelle terre nella speranza di fare fortuna. Sabo li aveva visti all’osteria vantarsi delle loro armi, per lo più lance e balestre, e aveva riso di loro. Le prime erano troppo imprecise su lunga distanza e le seconde troppo rumorose nel momento in cui le si caricava. Sbagliavano anche nella scelta degli archi, non importava quanti pochi soldi si avessero, l'arco doveva essere di qualità per assicurarsi della massima precisione possibile. Se la freccia mancava il bersaglio potevano avvenire due possibili reazioni da parte del drago: da un lato poteva scappare ma dall'altro attaccare, Sabo era certo che gran parte di quelle persone non sarebbe sopravvissuta alla prima caccia.
L’uomo sfiorò con le dita l’arco che lo accompagnava ormai da molti anni, non vi era arma più adatta per la caccia. Il legno era diventato liscio e lucido per essere stato impugnato tante volte e le grosse dimensioni permettevano di ottenere una buona precisione anche su lunghe distanze.
Con il passare delle ore l’aria si era fatta sempre più fredda, un leggero intorpidimento alle dita rese Sabo nervoso. Aveva confidato troppo nelle proprie gambe pensando di riuscire a raggiungere il Lago della Luna prima che si facesse notte ma era stato sciocco, non riusciva più a tenere il ritmo di un tempo.
Era appena pomeriggio e il vento non accennava a diminuire, inoltre stava portando da sud-ovest delle nuvole grigiastre che avrebbero potuto essere un problema. 

Una volta un uomo in un’osteria gli aveva detto che l’avrebbe pagata cara per il suo comportamento saccente verso la natura, nessuno poteva conoscerla a fondo come diceva lui. Sabo aveva riso di lui e della sua ignoranza, un uomo che non sa nulla non dovrebbe giudicare chi aveva pagato caro il prezzo della cultura come aveva fatto lui. Tuttavia non era stato in grado di dimenticare quel commento, era come un sussurro che si ripresentava di tanto in tanto dai meandri della sua mente.
Si sfregò le mani lungo le cosce per riattivare la circolazione, doveva smettere di pensare e concentrarsi unicamente su ciò che vedeva e sentiva.
 Si appostò ad un centinaio di metri dalle specchio d’acqua quando era già notte inoltrata ma non se ne preoccupò più di tanto, solitamente prima di riuscire a vedere qualche possibile preda ci volevano ore, se non giorni, lui doveva solo stare pronto e tentare di camuffare al meglio il proprio odore. Si trovava vicino al tronco di un grande albero che lo avrebbe nascosto, inoltre essendo controvento quelle bestiaccie non avrebbero percepito tanto facilmente il suo odore. Una spessa coperta di lana lo avvolgeva dal petto fino ai piedi per mantenere il calore corporeo.

Con le prime luci del giorno si fece vedere anche un giovane drago alla ricerca di un luogo dove abbeverarsi.
Era una creatura imponente nonostante l’età, non doveva avere più di una ventina d’anni.
Quasi nessun cacciatore era in grado di capire l’età di una di queste bestie solo guardandola, ma Sabo aveva capito l’importanza e la necessità di questa conoscenza. Gli esemplari adulti erano molto più diffidenti, prima di atterrare annusavano più volte l’aria per cogliere eventuali pericoli, se anche questo fosse stato un esemplare maturo nonostante il vento a favore dell'uomo si sarebbe comunque accorto della sua presenza e sarebbe potuto diventare lui la preda. 
Chiaramente più erano grandi meno erano i rischi di eccedere con il veleno abbattendo così l'animale, con i cuccioli bisognava fare più attenzione anche perchè mettendone troppo poco non avrebbe fatto sufficiente effetto rischiando così di non stordire l'animale.
Inoltre i giovani, in particolar modo quelli che avevano conquistato da poco un territorio erano molto meno cauti, abituati ad essere i signori assoluti e incontrastati di quelle terre non si preoccupavano di possibili trappole, non ne immaginavano nemmeno l’esistenza.
Osservandoli se ne poteva capire la ragione: l’esemplare davanti a Sabo era alto almeno cinque metri in posizione eretta, le due zampe erano possenti e sostenevano senza fatica il peso della bestia. A colpire maggiormente erano le squame: ognuna rifletteva completamente ciò che la circondava. Non si poteva dire che avessero un colore proprio, centinaia di minuscoli specchi ricoprivano interamente la creatura. Solo le ali erano prive di esse, composte da una membrana trasparente in cui erano particolarmente in evidenza le vene.
Sabo aveva capito l'utilità di quelle squame la prima volta in cui aveva visto un drago. Confondevano a tal punto da rendere difficile definire la forma della bestia e creava confusione ed esitazione nella preda di quest'ultimo.
Sabo tese l'arco e puntò verso il drago la freccia avvelenata, non poteva sperare di perforare la corazza della bestia con essa. Proprio vicino all'attaccatura tra la membrana e l'osso la densità di vene era nettamente maggiore, l'unico modo per stordire abbastanza il drago da permetterne la cattura era colpire quella zona.
L'uomo si assicurò più volte della direzione in cui soffiava il vento e poi attese che la bestia chinasse il capo per bere. 
La freccia scoccò velocissima, Sabo vide la pupilla del drago dilatarsi, si era accorta del rumore ma il tempo per reagire non era sufficiente, così senza che potesse fare nulla si aprì un piccolo squarcio all'attaccatura della sua ala sinistra.
Il drago provò a spiccare il volo ma il veleno aveva già iniziato a diffondersi, il cuore aumentò il suo ritmo per via dell'adrenalina facilitando così il propagarsi del paralizzante.
Riuscì ad alzarsi  solo di un paio di metri quando perse completamente la sensibilità e la mobilità dell'ala e cadde colpendo il suolo.
La reazione successiva fu di tentare un attacco verso colui che aveva scoccato la freccia, non ci vollero più di pochi istanti ed un profondo respiro per capire la posizione di Sabo.
Durante le prime cacce dell'uomo una reazione del genere lo avrebbe fatto correre e urlare, ora era troppo vecchio e con troppa esperienza per potersi permettere una reazione del genere. Sapeva che il veleno si era già diffuso in gran parte del corpo e le prime zone a subire l'effetto della paralisi sarebbero state le estremità. Un cuore grosso come quello di un drago rendeva possibile l'utilizzo del veleno come arma, la rapidità con cui pompava il sangue era sorprendente.
Dopo pochi secondi le zampe dell'animale cedettero facendolo così accasciare al suolo, Sabo sorrise, si era appena accorto di aver trattenuto il respiro.
Mentre apriva la sacca che si era portato dietro ascoltò gli straziati lamenti del drago, i giovani cacciatori spesso faticavano a sopportare quei versi e a volte valutavano l'ipotesi di liberare la preda appena cacciata. Privare un drago della propria supremazia era come togliere a un re la corona. Loro nascevano per essere sovrani incontrastati, privi di cacciatori naturali non dovevano temere nulla e il loro territorio era la loro stessa ragione di vita. Si poteva vedere nel  suo sguardo il massimo stupore e agitazione per ciò che stava accadendo.
Sabo srotolò le corde che si era portato e quando si fu assicurato che il veleno avesse fatto completamente effetto si avvicinò all'animale. 
Se il drago fosse stato in grado di muoversi sicuramente avrebbe rotto le corde senza il minimo sforzo, ma Sabo non si preoccupava della possibilità che il veleno finisse di fare effetto prima del previsto, le corde servivano per legarlo in una posizione che ne facilitasse il trasporto, era importante tenerlo perfettamente immobile sul carro per non rischiare che, per via di discese o salite, cadesse da esso.
Da diversi anni il cacciatore aveva un accordo riguardo i trasporti con il giovane Wulfrich. Uno dei problemi più grandi per un cacciatore era lo spostamento della preda: dei cavalli con un carro avrebbero fatto indubbiamente troppo rumore per poter venire con lui, inoltre addestrarli  in modo che non si agitassero in presenza dei draghi sarebbe stato un lavoro immane e non si poteva nemmeno considerare l'idea di abbandonare la preda paralizzata per andare a cercare un trasportatore, qualcuno avrebbe potuto approfittarne. Agli inizi della sua carriera Sabo aveva stipulato un accordo col padre di Wulfrich: ogni tre giorni l'uomo sarebbe giunto fino al luogo concordato con i suoi shire e il grosso   carro di ferro, ovviamente era un lavoro pericoloso. Se il drago di quel territorio non fosse stato catturato e avesse visto i suoi cavalli sarebbe stata la fine. Anche se fosse sopravvissuto l'uomo avrebbe perso ciò che gli permetteva di lavorare, senza calcolare il costo del carro rinforzato, ma Sabo offriva un terzo del suo guadagno in cambio di quel servizio e per una cifra del genere valeva la pena di correre il rischio.
Con il passare degli anni l'uomo era invecchiato ed era subentrato al suo posto il figlio, un ragazzo che aveva occhi per gli affari. In pochi anni Wulfrich aveva investito tutto ciò che avevano per acquistare altri sei cavalli e due carri. Il padre si era dovuto occupare dell'addestramento delle nuove bestie e lui era andato in giro per i paesi circostanti per far conoscere il proprio lavoro, nella speranza di trovare qualcuno interessato ai suoi servizi. Incredibilmente in poco tempo i guadagni erano aumentati esponenzialmente ed era così rientrato nelle spese. Aveva assunto dei compaesani perché lo aiutassero ma ogni volta che Sabo aveva bisogno dei servizi della sua attività aveva sempre insistito per occuparsi lui stesso del lavoro.

Il cacciatore ci aveva messo diverse ore per legare il drago nella posizione migliore, la bestia, impossibilitata a muoversi, aveva emesso per tutto il tempo flebili versi di dissenso e il suo cuore non aveva mai diminuito la velocità, Sabo sapeva che restando agitato sperava di far passare il prima possibile l'effetto del veleno, ma non sarebbe comunque servito a nulla, con se' aveva una notevole scorta di cicuta. Il drago sicuramente l'aveva già fiutata tuttavia non demordeva nel suo piano.
Un fischio in lontananza lo avvertì che il carro finalmente era arrivato. 



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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Pochi giorni lontani dalla città bastavano per far dimenticare a un uomo la terribile puzza che la assediava, Sabo fece qualche profondo respiro sperando di abituarsi il prima possibile all'odore, sorrise pensando che sin da quando era giovane era sempre la stessa storia e si sorprese di non essersi ancora abituato. Le vie di Valhel erano tanto strette da far temere che il carro non riuscisse a passarci e le poche persone che vi si aggiravano, probabilmente dirette verso il mercato, si allontanavano il più velocemente possibile terrorizzate dal drago. Anche se immobile le squame specchiate confondevano terribilmente chi non era abituato a vederle, era la migliore arma che la bestia possedeva: oltre a essere una solidissima corazza, permetteva all'animale di mimetizzarsi alla perfezione.
Per un attimo Sabo si preoccupò per il drago, il ritmo del suo respiro era affannoso ed  essendo appoggiato sul suo fianco poteva chiaramente sentire il cuore pompare ancora più velocemente di prima. Il terrore dalla città e da tutte quelle persone era riconducibile alla sua condizione di vulnerabilità. Se continuava con quel ritmo il paralizzante avrebbe smesso di fare effetto prima del previsto, in ogni caso a breve sarebbe stato nelle affidabili mani di mastro Guein e non sarebbe stato un suo problema. 
L'ennesimo flebile lamento della bestia fece scoppiare a ridere Wulfrich.
"Ti sembra possibile che una creatura tanto grossa e possente, per di più nel fiore degli anni, sia intimorita da qualche persona e un po' di galline? I miei figli sarebbero sconvolti se sapessero che il possente drago del Re trema come una foglia davanti alla lavandaia!"
Sabo rise con lui e gli dette ragione, si parlava spesso di quali terribili bestie fossero i draghi. Si diceva che fossero demoni venuti sulla terra per portarvici il fuoco degli inferi e bruciare tutti i dannati prima che arrivasse la loro ora, per togliergli ogni possibilità di redenzione.
L'ennesimo lamento causò nuova ilarità tra i due uomini, se il Re avesse visto il suo nuovo acquisto in quello stato non avrebbe dato a Sabo nemmeno una moneta di bronzo. Il cacciatore ripensò con orgoglio che tra tutti gli uomini che praticavano il suo mestiere sua Maestà aveva scelto proprio lui per catturargli una preda degna della corona. 
In generale qualunque drago sarebbe andato bene, per questo Sabo non si era preoccupato molto durante la caccia e si era limitato a catturare quello nel territorio più vicino a lui. Se l'animale fosse stato giovane sarebbe stato più facilmente addestrabile e avrebbe servito la corona per più tempo, se fosse stato vecchio le dimensioni e la forza avrebbero fatto colpo, una femmina avrebbe generato dei discendenti e un maschio sarebbe stato simbolo di forza e virilità, tuttavia un giovane maschio avrebbe sicuramente fatto colpo sul Re.
Con un secco movimento Wulfrich frenò i cavalli di fronte al portone di una bottega, finalmente erano arrivati da Guein. Dopo aver bussato non poche volte un uomo particolarmente grasso e vestito umilmente venne ad aprire. Vedendo il cacciatore sorrise e lo salutò calorosamente, probabilmente il carico che portava con se' lo avrebbe fatto guadagnare molto.
Non servirono parole per far capire al mastro ciò che gli veniva richiesto, chiamò il suo apprendista per portare gli attrezzi. Spostare una bestia così grossa e pesante non era
 mai facile, inoltre bisognava calcolare che dovevano farla entrare in uno spazio ristretto. 
Diversi tronchi furono posizionati da sotto il carro fino al centro della bottega, facendoci scivolare sopra il drago il trasporto non sarebbe stato molto complicato ed ecco che nell'arco di un'ora erano riusciti nell'intento. 
Il negozio era piuttosto grosso e apposta zia spoglio. Su una parete erano ammassati strumenti di ogni tipo e un grosso camino acceso riscaldava l'ambiente, sopra al fuoco vi era una struttura che probabilmente veniva utilizzata per i metalli. Ogni cosa era in ordine, nel loro lavoro non potevano permettersi di perdere tempo a cercare strumenti, soprattutto quando vi era fretta. I tronchi furono velocemente riposti contro una parete, il drago da solo occupava circa due terzi del locale.
Non avevano molto tempo, nel giro di qualche ora l'effetto del paralizzante sarebbe passato e non potevano somministrargli un altra dose senza il rischio di danni permanenti. Guein afferrò due grosse lime e ne diede una al giovane Jorio, aveva lavorato su soli tre draghi ed era già più bravo di persone che lo faceva da anni.
Iniziarono a limare le squame e ad accorciarle all'attaccatura della zampa, era come se stessero seguendo una fascia che circondava l'arto. Erano delle squame terribilmente dure e nonostante l'efficacia degli attrezzi ci voleva comunque molto tempo prima che si riuscisse a vedere la pelle dell'animale. 
"Sabo, vai subito a chiamare Mastro Arrin, digli che per il suo aiuto lo pagherò bene. ah, digli di portare anche suo figlio." 
Nonostante l'apparente calma dell'uomo Sabo capì l'urgenza del compito. Se la bestia avesse avuto dei danni nessuno di loro avrebbe guadagnato una sola moneta, era importante assicurarsi di non correre il minimo rischio di fallimento. In meno di mezz'ora il cacciatore era riuscito a farli venire alla bottega, promettendo tuttavia una grossa ricompensa. 
I due nuovi arrivati si concentrarono sull'attaccatura tra la testa e il lungo collo. In poco più di due ore i quattro uomini erano riusciti a ripetere l'operazione in tutte le giunture del drago. La sua pelle era bianchissima e molto sottile, si potevano vedere i vasi sanguigni e i muscoli sottostanti. Mastro Arrin iniziò a spiegare al figlio, che aveva solo nove anni, il perché avessero faticato tanto per vedere una così misera frazione di pelle. La sua voce era dolce, il ragazzo aveva iniziato da poche settimane quel lavoro e l'uomo aveva terribilmente paura che non ne fosse all'altezza. Loro si occupavano delle bestie di nobili e sovrani, non potevano permettersi errori di distrazione, o di trascurare particolari per la paura. 
"Thio, ti avevo già spiegato a cosa servono le squame specchiate, lo ricordi? Bene, ora osserva bene questa pelle. È delicatissima, c'è una ragione anche per questo, non temere. Questa durissima corazza che lo ricopre non fa passare assolutamente nulla, lo protegge da attacchi nemici, ma non lascia passare nemmeno il vento o l'umidità, per questo la pelle è così chiara, non ha mai visto il sole. La vedi così delicata perché non le serve ulteriore protezione, però guarda cosa succede se la sfioro."
La bestia emise un lamento straziante, non vi era dolore più grande per un drago.
"Hai visto bambino mio? È molto sensibile per una ragione, pensaci bene, lui vola alto nel cielo e deve capire bene il tempo, un leggero cambio di direzione del vento o un solo grado di differenza potrebbero fare la differenza durante la caccia e quindi deve poterle sentire. Ti ricordi quello che abbiamo detto prima? La corazza è tanto spessa da non lasciare passare nulla, ma se il vento la colpisce o la temperatura sale le squame saliranno anch'esse, anche se di pochissimo, di temperatura, oppure emetteranno delle piccolissime vibrazioni causate dal vento, la pelle deve essere sufficientemente sensibile da poter cogliere questi cambiamenti."
Mastro Guein era rimasto in silenzio per tutta la durata della spiegazione, ricordava quando suo padre gli aveva fatto un discorso simile, si avvicinò al bambino e lo guardò attentamente, sembrava troppo debole per quel lavoro, tuttavia le squame le aveva limate bene.
"Vedi la loro perfezione ragazzo? Non puoi mettere a confronto il nostro corpo con il loro, sono le bestie degli Dei. Nel momento in cui li cacciamo o li ammaestriamo diveniamo superiori a loro e ciò è incredibile. Non vivremo tanto quanto loro, ne' avremo mai un corpo indistruttibile come questo, ma nel momento in cui li sottomettiamo per un solo istante diventiamo forti quanto delle divinità. Guardalo e beati della sua paura, lui ti teme perché ora sei il più forte."
Mentre parlava Guein si era allontanato e aveva iniziato a prendere delle lunghe catene, il bambino si accorse che indossava dei guanti molto spessi, probabilmente perché l'intero lato di esse era ricoperto da minuscole lame. Con diverse pinze legò ogni catena in corrispondenza delle fasce di pelle scoperta. Ogni lama distava poco più di due millimetri dal derma del drago, in questo modo quando l'effetto del paralizzante sarebbe passato non avrebbe comunque potuto muoversi. Qualunque azione, seppur minima, avrebbe fatto toccare la pelle con le lame e il dolore sarebbe stato insopportabile.
Thio si mise a tremare dalla paura quando vide il padre afferrare il muso del drago e aprirgli le fauci a forza, il terrore aumentò ancora di più quando Mastro Guein infilò la mano, ricoperta da una strana sostanza marrone, all'interno di esse. Il bambino non voleva mostrare a suo padre la sua paura, non sarebbe stato fiero di lui altrimenti, ma non riuscì a trattenere due grossi lacrimoni. Si voltò verso Sabo e l'apprendista, di cui ignorava il nome,  per vedere se anche loro erano impauriti quanto lui. Lo guardavano e ridacchiavano, erano riusciti a trovare qualcuno più impaurito del drago.
Il padre, accortosi dello strano comportamento dei due uomini, riprese a parlare. Non voleva che suo figlio si disonorasse in quella maniera.
"Ora stiamo ricoprendo di oli e fanghi la parte finale della mandibola di questo ragazzone, in questo modo non gli sarà possibile fare la scintilla che gli permetterebbe di sputare fuoco. Credo che per almeno tre settimane non sarà in grado di abbrustolire nemmeno un pollo."
Compiuta anche quest'operazione il bambino vide il padre avvicinarsi al cacciatore, che aveva già preparato un sacchetto pieno di monete, e sorrise nel prenderlo. Salutò con un gesto i presenti e andò via insieme al figlio senza nemmeno controllare che i soldi fossero giusti. Nel loro lavoro non era possibile truffare gli altri poiché erano troppo importanti. Le voci si spargevano il fretta e in caso di necessità se ci si fosse ritrovati soli la propria vita sarebbe stata a rischio.
Intanto Mastro Guein non si era preso un solo istante per riposarsi, aveva iniziato a far fondere il ferro in un piccolo contenitore sopra al grosso fuoco. Bisognava fare in modo che si capisse a prima vista che non era un comune drago ma la bestia del Re. 
Quando il metallo ebbe raggiunto il punto di fusione chiamò il giovane Jorio in modo che lo aiutasse. 
Sabo si allontanò senza salutare, era meglio non disturbarli in momenti tanto delicati.
Mastro Guein aveva spiegato più volte il procedimento al ragazzo ma aveva paura non fosse sufficientemente bravo. Mentre versava, molto lentamente, il ferro fuso su una delle squame della coscia osservò attentamente il giovane impedire ad esso, con strumenti appositi, di colare e poi con un martello modellarla per definire e migliorare la forma dove vi erano imperfezioni. Era un passaggio molto importante, se più squame si fossero saldate le une alle altre il movimento dell'arto sarebbe stato compromesso.  Quando Mastro Guein fu soddisfatto, fece spostare il ragazzo di una trentina di centimetri, era importante non lavorare mai a due squame vicine consecutivamente. La prima non sarebbe stata ancora fredda e maneggiando gli strumenti si rischiava di rovinarla urtandola per sbaglio, inoltre il rischio che si saldassero aumentava esponenzialmente. Jorio guardò per un lungo istante il drago, probabilmente il veleno stava smettendo di fare effetto proprio in quel momento. Sperò con tutto se' stesso che non si muovesse, avrebbe potuto farlo sbagliare.

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


La luce riflessa sul lago fece socchiudere gli occhi a Sabo, era la prima volta che visitava il castello di sua Maestà il Re. Si era spesso domandato perché avesse scelto di vivere lontano dalla città, il suo ruolo convenzionalmente imponeva che vivesse nella capitale, poi aveva capito che era per avere maggiore protezione. Valhel si trovava nel mezzo di una pianura e non distava troppo dal confine, non era un luogo sicuro e se vi fosse vissuto un re il rischio di invasione ed assedio sarebbe aumentato. 
Il castello invece si trovava in una valle tra irte montagne. La sua particolarità era di essere stato costruito sulle sponde di un lago, era bellissimo. 
Lo scricchiolio dei rami che si rompevano riportò l'attenzione di Sabo sul carro. Il lavoro di Mastro Guein era impeccabile, gli altri creatori di corazze della città avrebbero fatto un lavoro accettabile ma quello di Guein era superbo. Ogni squama sembrava nata per essere fatta di ferro, i diversi spessori mettevano in risalto la struttura fisica del drago e gli davano maggiore imponenza. Le squame limate erano state ricostruite con tale attenzione da renderle indistinguibili dalle altre. 
Il lavoro era durato due mesi, in quel lasso di tempo il drago non aveva ne' mangiato ne' bevuto. Si vedeva che era al limite delle forze e il cacciatore temeva che si sarebbe lasciato morire, in compenso il paralizzante aveva fatto più effetto del previsto e ciò gli aveva permesso di viaggiare più tranquillo. 
A inquietarlo però vi era il fatto che, a differenza del primo viaggio, il drago non aveva emesso un solo verso e di tanto in tanto sembrava guardarlo. Sabo non aveva nemmeno provato a capire cosa stesse pensando, più volte aveva avuto la prova di quanto fosse diverso il modo di ragionare dei draghi rispetto a quello degli uomini o degli altri animali. Osservandoli cacciare aveva capito che seguivano un istinto primordiale, tuttavia avevano una capacità di reagire agli imprevisti veramente unica. Nelle strategie erano raffinati ed erano in grado di adattarsi a nuovi ambienti ad una velocità inumana.
Il carro era circa a duecento metri dal portone quando Sabo sentì i cani da guardia, dall'interno del cortile, iniziare ad abbaiare. Al cacciatore parve di vedere un uomo da una delle piccole finestre guardarlo, poi sembrò voltarsi e dire qualcosa e dopo qualche istante le porte si aprirono. Le sentinelle erano sempre molto organizzate, non avrebbero fatto attendere un carico così prezioso. La corte era in fermento da diverse settimane, non avrebbero più dovuto temere attacchi di nessun tipo, la loro nuova arma di difesa stava arrivando.
Il carro fu fatto entrare sin dentro il castello, normalmente ciò non sarebbe avvenuto ma era importante che il Re vedesse il suo nuovo acquisto e lo approvasse. 
Quando il carro fu fermo Sabo scese da esso e attese l'arrivo del Re. La corte si era radunata attorno all'animale per studiarlo meglio, un mormorio costante e piuttosto fastidioso si diffuse nella sala. Calò il silenzio quando il sovrano entrò ad ammirare il suo nuovo acquisto.
Era un uomo piuttosto piccolo, la folta barba castana gli copriva parte del volto e nei capelli si intravedeva qualche ciocca grigia. Ogni suo movimento era ben ponderato, con i suoi familiari spesso scherzava dicendo di essere stato addestrato bene sin da bambino per fare il suo lavoro.
Un raggio luminoso, proveniente da una delle piccolissime finestre, colpì la corona del sovrano facendo così socchiudere gli occhi a Sabo. Era bellissima. Era un pregiatissimo lavoro di oreficeria: sembrava essere composta da sottilissimi fili d'oro intrecciati, gli spessori diversi davano una certa dinamicità all'oggetto e i rubini incastonati su essa lo impreziosivano maggiormente. 
Il sovrano riscosse il cacciatore dai suoi pensieri chiedendogli informazioni sull'animale, voleva sapere tutto. Non gli bastava, come a molti altri acquirenti, sapere solo il sesso e l'età approssimativa. Lui voleva venire a conoscenza del suo territorio, del suo comportamento prima e dopo la cattura e le reazioni verso gli umani. Non mostrò ne' segni di consenso ne' tantomeno di dissenso e poco dopo si ritirò per delle udienze private.
Sabo era piuttosto spaesato, si domandò se sarebbe stato pagato ma poi pensò che "chi tace acconsente" quindi decise di iniziare le manovre per portare il drago nella gabbia.
Quest'ultimo aveva avuto un comportamento piuttosto strano, sembrava aver dormito per tutto il tempo e aveva emesso solo qualche flebile verso di dissenso quando il carro aveva ripreso a muoversi.
Era stato creato negli ultimi anni un piccolo edificio fortificato che dava sul cortile interno pensato apposta per contenere la bestia. Era stato pensato per resistere ad un drago adulto quindi non ci sarebbero stati problemi con il giovane esemplare. Ad aiutare per il trasporto dell'animale vi erano il capo delle stalle ed il suo garzone.
Sabo aveva ripetuto quei movimenti per anni ed ora i suoi muscoli sembravano quasi muoversi da soli, diede veloci direttive ai suoi aiutanti e poi si mise all'opera. Utilizzando lo stesso metodo che avevano usato a loro volta Mastro Guein e l'apprendista non ci volle molto. A differenza della volta precedente tuttavia legarono zampe e collo dell'animale a delle spesse catene che probabilmente erano ancorate alle fondamenta stesse del piccolo edificio.
Prima che il veleno smettesse di fare effetto Sabo ricoprì nuovamente la parte della bocca interessata con olii e fanghi, per evitare che sputasse fuoco.

Florian uscì dalla stanza, dopo un lungo colloquio privato con il Re non sapeva cosa pensare. Era il terzogenito del Conte di Lurwinch, prima di quella proposta le sue massime aspettative di vita erano di fare fortuna nell'esercito o andare a vivere in un monastero diventando così un religioso. Il Re gli aveva appena offerto la possibilità di diventare cavaliere e non poteva ancora crederci. Riflettendoci meglio era piuttosto ovvio che tra tutti avesse scelto proprio lui, chiaramente il primo cavaliere di sua Maestà doveva provenire da una famiglia nobile, un primogenito avrebbe ereditato il titolo e i beni della famiglia quindi non avrebbe mai accettato di ricoprire un ruolo tanto pericoloso. Un figlio cadetto invece non ci avrebbe pensato due volte, inoltre se si calcolava che il territorio di Lurwich ospitava ben tre draghi selvatici era normale che il Re avesse scelto tra i possibili candidati quello più abituato a vederli e che ne aveva studiato meglio le abitudini. In realtà Florian si era sempre limitato a guardarli da lontano, era sempre stato piuttosto gracile e da bambino persino un po' fifone, non aveva mai osato avvicinarsi a quei mostri che invadevano i possedimenti di suo padre. Molte volte da ragazzo aveva implorato il Conte di chiamare dei cacciatori e farli ammazzare ma quest'ultimo non aveva voluto saperne, sosteneva che scoraggiassero possibili invasori. Nessun esercito avrebbe mai marciato in un territorio dominato da draghi e anche se glielo avessero ordinato la maggior parte di loro sarebbe morta mangiata viva. Certo, comportavano anche un grosso rischio per chi viveva lì ma era il prezzo da pagare per la sicurezza di vivere in pace.
Florian allungò il passo, voleva vedere la bestia che avrebbe dovuto addestrare prima che la cicuta smettesse di fare effetto. Il rumore dei passi echeggiava lungo i corridoi, era una specie di labirinto, sorrise ripensando a quante volte si era perso in quei due anni.  Era giunto al castello di sua Maestà per divenire apprendista del Gran Maestro, anche se debole Florian era sempre stato piuttosto intelligente e le uniche sue virtù erano la facilità e la velocità con cui memorizzava i libri letti. Da quando era lì aveva imparato nozioni di ogni genere. Il Gran Maestro gli aveva promesso che, con tutte quelle conoscenze, sarebbe divenuto consigliere, e se fosse stato fortunato persino per un membro della corte. Era un'alternativa interessa rispetto alla carriera di religioso. Ma essere un consigliere non valeva quanto la carica di primo cavaliere del Re e non gli sarebbe mai più capitata un'occasione come quella.
Per entrare nella palazzina dove era rinchiuso il drago bisognava superare due cancelli di ferro spessi una ventina di centimetri l'uno, apribili solo dal comando simultaneo di due guardie. Quando riuscì ad entrare lo spettacolo che vide lo turbò. l'animale era perfettamente immobile, anche se paralizzato fece nascere in Florian una profonda paura. Tutti i suoi incubi di bambino si erano improvvisamente materializzati davanti a lui e non aveva la più pallida idea di come gestirli. Si rese conto di non sapere assolutamente nulla su di lui. Non importava quante volte li avesse guardati da lontano, dei draghi non sapeva nulla e non sarebbe mai stato in grado di addestrarlo. Si domandò come fosse venuto in mente al Re di trasformare una bestia selvatica in un soldatino ammaestrato. I pochi che acquistavano i draghi li rinchiudevano in grosse gabbie e li mostravano come fossero dei trofei. 
Florian si fece coraggio e si costrinse a girare attorno alla bestia per poterla studiare meglio, si ripeté più volte che essendo paralizzato e incatenato  non avrebbe costituito un pericolo. 
Lo osservò attentamente, con gli esemplari che aveva già visto non era mai stato in grado di capirne bene le forme per via delle squame. Era una figura piuttosto lineare, le ali erano enormi e le zampe possenti, gli artigli erano piuttosto grossi persino per un animale di quella stazza. Nei racconti venivano descritti come esseri demoniaci con grosse corna da diavolo, invece quest'esemplare ne era completamente privo. La testa era ben proporzionata rispetto al corpo e la bocca era enorme. Si accorse anche che le squame avevano dimensioni diversissime: sulla coscia e sul ventre erano enormi, mentre  erano piccolissime  intorno agli occhi, alle narici e agli artigli. La punta della coda  probabilmente veniva utilizzata come timone durante il volo ed era fatta della stessa membrana delle ali. Si stupì dell'assenza delle orecchie ma poi si ricordò di quello che aveva letto su un libro: alcuni studiosi ipotizzavano che l'apparato uditivo dei draghi fosse molto simile a quello dei pesci, ovvero con un sistema di linee di nervi che percorrevano entrambi i fianchi dell'animale, dal muso alla coda. Per loro interpretare un suono era un'esperienza che coinvolgeva tutto il corpo.
Florian si accorse di un leggero tremore alla zampa sinistra, il drago si stava riprendendo dalla cicuta. Prima che smettesse del tutto di fare effetto si costrinse ad appoggiare il capo alla cassa toracica dell'animale per sentire il battito del cuore. Rimase in quella posizione per poco più di un secondo, tuttavia era stato sufficiente per capire che era grande e forte, probabilmente per essere in grado di assimilare abbastanza ossigeno anche a quote molto elevate dove l'aria era più rarefatta.
Ad un nuovo tremore si rialzò e si allontanò, doveva correre nella sua stanza ad annotare ciò che aveva capito sulla bestia.
Nelle settimane successive passò il tempo ad osservare il drago che perlopiù dormiva e si muoveva di tanto in tanto solo per mettersi più comodo. Si rifiutava sia di mangiare che di bere e sin da subito apparve chiaro a Florian che si stesse lasciando morire. L'unica reazione interessante che aveva avuto era stato quando un soldato aveva provato ad avvicinarsi a lui, il drago aveva provato ad azzannarlo dopo neanche un istante. Il ragazzo aveva ripensato a lungo a quell'avvenimento e alla fine aveva dedotto che non era seriamente intenzionato ad ucciderlo. Una delle poche cose che aveva imparato osservando i draghi di Lurwinch era che ogni volta che uccidevano si nutrivano poi della preda, a differenza delle dicerie popolari non erano bestie che facevano del male per il gusto di farlo. In compenso erano in grado di mangiare sorprendenti quantità di cibo. Suo padre gli aveva raccontato che l'esemplare più vecchio nel loro territorio aveva mangiato una ventina di nomadi in poco più di un minuto e poi avesse ripreso a cacciare come se niente fosse successo. I poveretti non avevano avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che stava succedendo.
Florian era tormentato dall'idea che il drago morisse, se fosse accaduto anche il suo ruolo di primo cavaliere sarebbe sfumato e il Re avrebbe persino potuto farlo giustiziare per non aver adempiuto al compito che gli era stato affidato. Doveva trovare una soluzione, iniziò a scrivere lettere a diversi cacciatori e a forgiatori di corazze, era disperato e mentre tentava di trovare una soluzione sperava che loro lo aiutassero.

Sabo ripercorse il lungo sentiero alberato prima di trovarsi di nuovo davanti il castello reale. Dopo poche settimane dal suo arrivo a Valhel era arrivata una lettera dal primo cavaliere in cui si richiedeva urgentemente la sua presenza alla corte del Re e lo informava inoltre che sarebbe stato lautamente ricompensato.
Non ci aveva pensato due volte, con una piccola parte dei soldi guadagnati con la caccia del drago aveva comprato un cavallo, un giovane pezzato dalle zampe lunghe, e si era messo in marcia. Sicuramente quei nobili sbruffoni non sapevano come gestire il drago e l'unica opzione che gli era rimasta era quella di implorare il suo aiuto. Un drago a difesa di un castello non si era mai sentito per una ragione, non erano animali come tutti gli altri e non bastava agitargli davanti un bocconcino per fargli eseguire dei comandi.
Dei rami gli sfiorarono il viso e si ritrovò tra i capelli una foglia secca. Ormai era pieno autunno, gongolò pensando che con tutti quei guadagni quell'inverno non avrebbe sofferto la fame.
Appena il cancello fu aperto si accorse che un ragazzo, non poteva avere più di venticinque anni, lo  stava aspettando. Aveva degli abiti molto pregiati, si capiva dai finissimi ricami. Sabo fu colpito dalla magrezza del giovane, era raro che un ragazzo di buona famiglia fosse sottopeso. Aveva la pelle molto chiara e i capelli, che gli coprivano quasi gli occhi, erano biondicci. Sabo sorrise rendendosi conto che ricordavano un po' la paglia. Il suo sorriso si spense quando si rese conto di come lo stava guardando l'altro. Non riusciva a definirlo in altro modo se non "disperato". 
L'uomo fece appena in tempo a smontare da cavallo prima che uno stalliere, che doveva aver già ricevuto ordini, portò via il suo bel pezzato. 
Sabo si presentò e scambiò qualche convenevole con il ragazzo, fu veramente stupito quando scoprì di stare parlando con il primo cavaliere. Non poteva credere che quel giovane lentigginoso fosse a capo della guardia reale, chissà quanto aveva pagato suo padre per fargli ricoprire quel ruolo.
Il ragazzo lo invitò a seguirlo verso la palazzina dove era rinchiuso il drago, Sabo se la ricordava ancora bene. I soldati appena li videro fecero il saluto al primo cavaliere e poi aprirono i cancelli molto rapidamente, con una mano Florian spinse verso l'entrata il cacciatore, quest'ultimo si accorse che il ragazzo stava tremando leggermente. Entrò rapidamente e con decisione, era stanco di tutti questi ragazzini impauriti persino della propria ombra. Era a dir poco ridicolo che quello sbarbatello fosse a capo delle guardie.
Con un tonfo anche il secondo cancello si richiuse, come si era immaginato a dominare la stanza era l'imponente figura del drago. La bestia era accucciata sulla parete di fondo, sopra a un piccolo cumulo di paglia. 
L'animale alzò la testa per fiutare l'aria, lentamente aprì gli occhi e voltò il muso per avere conferma di chi fosse appena arrivato. Sabo sbarrò gli occhi, non aveva la catena al collo, per qualche ragione quei maledetti dovevano avergliela tolta. L'uomo si mise a urlare e batté più volte contro il massiccio cancello chiedendo di aprire, era pericoloso stare lì. Nel mentre il ragazzo gli parlava come se niente fosse dei problemi dell'animale.
Il drago si mise in piedi, le zampe, non più abituate a sorreggerlo, tremarono leggermente. Era così debole da faticare persino ad alzarsi.
Sabo fu preso completamente dal panico quando si accorse che mancavano anche le catene legate alle zampe. Iniziò a scuotere il ragazzo minacciandolo in tutti i modi che gli venivano in mente, voleva uscire di lì il prima possibile. Florian era serio, non parlava più e si limitava a guardarlo, i suoi occhi erano velati di una profonda tristezza. Sabo gli tirò un pugno tanto forte da farlo cadere a terra, nel mentre il drago aveva iniziato a muovere i primi passi verso il cacciatore.
La voce del ragazzo era piuttosto flebile e disperata, sembrava quasi un pazzo.
"Tu non capisci, mi dispiace averti messo in mezzo ma sta morendo di fame, non posso permettermi di perderlo."
Sabo si ricordò che nella borsa aveva ancora un po' di cicuta è un coltello, per prima cosa avrebbe dovuto ricoprire la lama con il veleno e poi avrebbe solo dovuto tagliare l'ala e si sarebbe potuto salvare con un po' di fortuna. Si maledisse quando ricordò di aver lasciato la sacca legata alla sella. Gli avevano portato via il cavallo tanto in fretta da fargliela dimenticare, in più quel maledetto ragazzino si era subito messo a farfugliare una ridicola presentazione distraendolo. L'uomo si mise a cercare disperatamente una via di fuga, nel mentre implorava i soldati di aprire il cancello. L'animale era sempre più vicino.
Il drago sembrava prevedere le sue mosse, non importava se cambiava direzione all'improvviso, la bestia aveva già messo in atto una nuova strategia. Quell'uomo lo aveva privato del suo territorio, del suo potere, lo aveva reso vulnerabile e messo in gabbia.
Florian era incredulo di fronte all'abilità dell'animale. Nonostante il fatto che non potesse volare, fosse privo delle squame specchiate e allo stremo delle forze riusciva comunque a cacciare con un'estrema facilità. I rumore dei passi dell'uomo si confondeva dallo strascico delle zampe del drago. Il giovane si sorprese pensando che assomigliava quasi a una danza, si morse il labbro e per un attimo lo assalirono i sensi di colpa. Il vecchio ce la stava mettendo tutta per sopravvivere ma non sarebbe bastato, la sua morte era necessaria. Lui era l'unica preda che il drago era disposto a cacciare. Era curioso pensare che, nonostante la profonda differenza nel modo di pensare delle due razze, la vendetta le accomunasse entrambe. 
Il fiume di pensieri di Florian fu interrotto dal rumore di ossa rotte. Con una codata il drago aveva fatto cadere Sabo, spaccandogli nel mentre entrambe le gambe. La testa dell'animale scattò in avanti e chiuse le fauci sull'uomo, in un secondo vi era sangue ovunque. La caccia non era durata più di un paio di minuti.
A un certo punto il drago alzò, molto lentamente, il muso e guardò Florian. Inspirò a fondo l'odore del cavaliere e poi si rimise a mangiare, in pochi istanti non vi era più traccia dell'uomo.
Il ragazzo si coprì la bocca con una mano, capì che il drago non lo avrebbe mangiato. Per un attimo sperò che avvenisse il contrario, aveva appena condannato un uomo e non avrebbe mai potuto cancellare quella colpa.
Nei giorni che avevano preceduto quel momento aveva cercato di trovare qualunque altra possibile soluzione ma per salvare il drago era necessaria la morte di Sabo. Durante i giorni di studio della creatura aveva capito che quest'ultima aveva una buona memoria per i volti. Se nei primi giorni era teso quando Florian gli girava intorno poi aveva capito che non costituiva una minaccia e aveva iniziato ad ignorarlo del tutto. Il ragazzo aveva dedotto che non poteva essersi dimenticato di colui che lo aveva condannato. 
Quando Florian aveva realizzato questa necessità aveva chiesto a chi conosceva di persona il cacciatore cosa ne pensassero di lui e alcuni avevano mostrato una certa ammirazione per la sua profonda conoscenza della natura. In quel momento il ragazzo aveva pensato che se conosceva tanto bene i draghi non avrebbe avuto difficoltà nell'affrontare un esemplare al limite delle forze e che vi era una certa giustizia in quello scontro. 

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***


Il comportamento del drago era radicalmente cambiato dopo la vicenda con il cacciatore. Si rifiutava ancora di mangiare il cibo che gli veniva offerto ma era solo questione di tempo prima che cedesse, tuttavia mostrava molto più interesse verso il luogo in cui si trovava e passava intere mattinate a studiare la gabbia cercandone possibili punti deboli, anche il comportamento verso Florian era cambiato drasticamente.
In un primo momento aveva iniziato a cercarlo di tanto in tanto con lo sguardo, per assicurarsi che fosse nella gabbia con lui, poi si era fatto più intrepido lasciandosi persino toccare.
Non era lo stesso atteggiamento di sottomissione di un cane, il drago sembrava voler rimarcare in ogni istante in cui erano insieme la propria superiorità, tuttavia sembrava apprezzare la compagnia del giovane. Florian non riusciva a capire fino in fondo il nuovo rapporto che aveva instaurato con il drago, tuttavia supponeva che avessero formato una specie di branco. 
Era una bestia incredibile e se ne innamorava ogni giorno di più. Aveva pensato a lungo a un possibile nome per l'animale, poi si era ritrovato a riflettere sulla necessità umana di dare nomi a tutto ciò che li circondava. Aveva pensato ai nomi di grandi re del passato, esploratori, persino ai nomi di materiali pregiati ma nulla sembrava adatto al drago. Alla fine si era reso conto che un nome non era assolutamente necessario. Imporre un nome equivaleva a imporre se' stesso come superiore all'animale mentre così non era. 
Il ragazzo aveva iniziato persino a dormire vicino alla bestia, lo terrorizzava l'idea di lasciarlo solo perché temeva che il delicato rapporto che si era creato andasse in frantumi. Nelle settimane che aveva passato rinchiuso in gabbia si era abituato all'atteggiamento mite e rilassato del drago, stentava a credere che fosse la stessa creatura che poco tempo prima aveva brutalmente ucciso un uomo come se niente fosse. Dopo la morte di Sabo il ragazzo aveva deciso di non legare nuovamente il drago, non gli sembrava sensato trattare da nemico quello che sarebbe dovuto essere loro alleato. 

L'atmosfera nella gabbia era opprimente. La poca luce che filtrava dalle piccole finestre bastava a stento per illuminare lo scarno arredamento della palazzina. Oltre a un po' di paglia in un angolo vi era anche una grossa vasca che tramite un tubo poteva essere riempita dall'esterno. C'era una grande abbondanza di catene, corde e pinze. Era tutto il necessario per legare l'animale nel modo più sicuro possibile, era strano vedere quegli oggetti abbandonati in un angolo quando avrebbero dovuto essere in costante utilizzo.  
Non c'era nessuna fonte di calore, non era un luogo pensato per ospitare anche degli umani quindi, per ragioni di sicurezza, non erano stati creati ne' camini ne' aperture sul soffitto per far fuoriuscire il fumo.
In quella fredda mattina d'inverno Florian si strinse ancora di più nella spessa coperta di lana e nelle pellicce che si era fatto portare. Il drago, sdraiato sul lato opposto della sala, lo guardava distrattamente mentre si leccava la coscia. La sua attenzione era stata attratta dal leggero tremore del ragazzo, che ora si stava sfregando le mani sulle cosce, ma aveva perso interesse quasi subito.
Il giovane non riusciva più a sopportare quel terribile freddo. Non importava quanti vestiti indossasse o quanto fossero spesse le sue coperte, il gelo sembrava essersi insinuato persino nelle ossa e che non c'era modo per farlo andare via. L'unico momento di pace da quel tormento era stato quando il Re lo aveva convocato. 
Non gli era parso molto soddisfatto ma in quel momento, concentrato com'era sul dolce calore proveniente dal camino, non ci aveva fatto più di tanto caso. Florian se ne era andato in silenzio, rimpiangendo la propria camera all'interno del palazzo e sperando che il comportamento del drago non fosse cambiato dopo quella breve separazione. Quando rientrò nella gabbia la bestia non parve neanche averci fatto caso, il ragazzo, sollevato, era tornato a sdraiarsi nella piccola cuccetta che si era creato.
Non era altro che un po' di paglia e diverse coperte ammassate ma era sufficiente per non farlo congelare. L'autunno era stato breve e l'inverno era arrivato portando con se un vento glaciale. In pochi giorni le temperature erano crollate. Il ragazzo, abituato com'era agli agi e al caldo della corte, non riusciva ad adattarsi al clima rigido e non capiva come facessero gli stallieri e le guardie a stare tutto il giorno all'aperto senza patire il freddo.
Florian non riusciva a darsi pace, quando chiudeva gli occhi rivedeva gli occhi di Sabo e risentiva le sue urla disperate, appena si svegliava vedendo il drago si ricordava del suo ruolo di primo cavaliere e un terrore ancora più grande lo attanagliava. Non aveva idea di come convincerlo a obbedire a sua Maestà. Se avesse fallito sarebbe stato giustiziato.
Per la bestia il piccolo sovrano non era niente e la sua corona non rappresentava potere e saggezza ma solo un pezzo di metallo. Non avrebbe prestato attenzione nemmeno al comportamento di Florian, non importava che un membro del suo stesso branco  portasse rispetto all'uomo e ne fosse intimorito, per lui non era altro che cibo.
Il ragazzo iniziò a camminare nervosamente nella gabbia, da diversi giorni stava pensando di far uscire il drago. Osservando i tre draghi di Lurwinch aveva capito che non si separavano mai a lungo. Il suo drago non lo avrebbe abbandonato.
Si diresse nervosamente verso la porta della gabbia e ordinò di aprire entrambi i cancelli simultaneamente. Dovette aspettare qualche minuto prima che l'ordine venisse eseguito. Le guardie erano nervose, si vociferava che il drago fosse riuscito a entrare nella mente del primo cavaliere e che ne manovrasse le azioni, per quale altra ragione altrimenti avrebbe sopportato la presenza del ragazzo nella gabbia? A insospettire maggiormente i soldati era anche la quantità del tempo che il giovane passava richiuso in gabbia, erano settimane che non rientrava nei suoi alloggi. Alcuni avevano persino pensato fosse morto, ma la voce che chiamava da dentro era certamente la sua.
Pensarono seriamente di non ubbidire agli ordini, ma non era una scelta da prendere alla leggera. Disobbedire a un ordine diretto del primo cavaliere corrispondeva alla pena di morte. Alla fine, titubanti, decisero di aprire.
Il ragazzo uscì velocemente dalla gabbia e subito ordinò di non richiuderla. Florian non sembrava essere cambiato molto, certo aveva un'aria infreddolita e il colorito era ancora più pallido del solito, ma sembrava essere sempre lo stesso. Osservandolo si potevano notare delle profonde occhiaie che gli segnavano il viso e trascinava i piedi stancamente. Il ragazzo stava osservando l'interno della gabbia, come se stesse attendendo qualcosa.
Il drago non ci mise molto a capire cosa stava succedendo. Camminava con estrema lentezza e sembrava quasi annoiato. Quando fu fuori dalla gabbia socchiuse gli occhi, essendo abituato alla poca luce che filtrava dalle finestrelle dovette aspettare qualche secondo prima di adattarsi alla luce diretta del sole. Si scrollò velocemente, facendo cadere qualche pezzo di paglia che era rimasta incastrata tra le squame. Non sembrava nemmeno vedere Florian, che nel mentre gli si era avvicinato e lo guardava confuso.
Lentamente l'enorme bestia aprì le ali e ancor più lentamente si alzò da terra. 
Florian lo guardò spiccare il volo. Con sua enorme sorpresa il drago, a circa un centinaio di metri dal suolo, continuava a volare sopra al castello, sperava che il ragazzo venisse con lui. Il giovane lo guardava dal basso studiandone i movimenti, non poteva fare altro se non sperare che tornasse.
Non poteva continuare a tenerlo in gabbia, non avrebbero fatto progressi. Alla fine il drago, estenuato dall'attesa, si allontanò. 
Passarono diverse ore prima che la sua figura tornasse sopra il castello ad osservarli dall'alto. Florian non si stupì più di tanto, nulla in quella creatura era irrazionale o casuale. Aveva imparato che bastava entrare nella sua logica per capirne le azioni. Non era in grado di prevedere reazioni a situazioni inaspettate, ma era stato lui stesso a programmare l'uscita dalla palazzina e questa era la conferma dei suoi calcoli.
Alla fine il drago si appollaiò sul tetto della sua gabbia, con calma iniziò a leccarsi gli artigli, pulendoli così dalle poche macchie di sangue rimaste. Doveva aver cacciato da poco.
Florian si sedette con la schiena contro la parete della palazzina fortificata e guardò verso l'edificio principale. Le persone si erano radunate intorno alle poche finestre per capire cosa stesse succedendo. Molti si domandavano perché quel demone di ferro e fuoco non stesse bruciando il palazzo e tentando di stanare tutti i topi che all'interno vi si erano rifugiati. 
Il drago scese dal tetto e si accucciò vicino al ragazzo, avvicinò il muso al petto del giovane e inspirò il suo odore. Voleva capire dove fosse andato e cosa avesse fatto nella sua assenza. Quando quest'ultimo allungò la mano per sfiorarlo il drago ritrasse la testa. Si alzò e si spostò di una decina di metri di distanza. Sembrava confuso visto che il giovane non lo aveva seguito ne' in cielo ne' sul tetto.
Passarono diverse ore e sia guardie che membri della corte erano troppo intimoriti per uscire dal palazzo. Il drago finalmente si era lasciato avvicinare dal primo cavaliere che ora era seduto con la schiena contro il fianco dell'animale. Florian non aveva demorso nella ricerca di contatto con il drago per via di tutti coloro che li stavano guardando. Questi ultimi avevano ipotizzato che si trattasse di stregoneria o di un miracolo. Forse era volontà divina che la possente bestia fosse addomesticata o magari era lei ad aver  piegato la mente del ragazzo. 
Florian stava studiando la situazione. Le persone erano terrorizzate dal drago eppure riferendosi a lui lo trattavano come un animale qualsiasi. 
La voce del giovane era poco più di un sussurro e forse stava parlando più con se' stesso che col drago.
"È meglio essere temuti o rispettati? Io dico: è troppo chiedere entrambe le cose?" 
La bestia aveva aperto un occhio guardandolo solo per un attimo, poi lo aveva richiuso ed era tornata a sonnecchiare. Florian immaginò che non avesse capito, ma anche se lo avesse fatto probabilmente non gli sarebbe importato. Nel momento in cui apriva le sue enormi ali e spiccava il volo alto nel cielo tutti quelli sotto di lui non avrebbero mai messo in dubbio che lui fosse il più forte e quando sputava il suo fiume di fuoco il terrore attanagliava chiunque gli fosse vicino. L'unico momento in cui aveva provato a sua volta paura era stato quando Sabo lo aveva privato del suo fuoco e delle sue ali, in quel momento non era niente e quelle che fino a quel momento erano state le sue prede si erano trasformati nei suoi carnefici. Sabo lo aveva privato di tutto e di tutto lo aveva privato lui, del cacciatore non restava che una macchia secca di sangue sul lurido pavimento della cella.
Il ragazzo lo guardava attento, l'animale era padrone e sovrano indiscusso delle terre che dominava e nessuno avrebbe potuto dire il contrario. Persino il Conte suo padre chinava il capo di fronte ai tre possenti draghi di Lurwinch. 
In quei giorni il giovane si domandava spesso perché continuare a inchinarsi davanti al Re. Non era altro che un gracile, vecchio uomo e l'unica sua virtù era quella di essere un abile oratore e stratega. Se fossero stati soli il sovrano non sarebbe mai stato in grado di schivare un pugno o battere il giovane in uno scontro. Gli era stato raccontato che persino nel fiore degli anni era stato un mediocre spadaccino ed ora era un ancor più mediocre sovrano. Non aveva compiuto grandi imprese, non aveva ne' vinto ne' perso battaglie e aveva vissuto attanagliato dal terrore di possibili attacchi da parte degli altri regni.
Florian sorrise, quello che era nato ed era vissuto per essere un grande sovrano veniva trattato come una bestia mentre a un semplice vecchio l'intero regno chinava il capo. Mai avrebbe pensato di vedere nel drago un sovrano ma lo era sempre stato, la sua specie sin dall'alba dei tempi esisteva per dominare. 
Il ragazzo osservò il castello con una tale intensità che sembrò quasi riuscire a vederne attraverso le pareti. Immaginava i membri della corte scorrazzare nervosi nei lunghi corridoi e la servitù ancora più allarmata raccontarsi leggende sentite da bambini. Il re rinchiuso nelle sue stanze intento a studiare pagine e pagine di antichi manoscritti per capire meglio ciò che stava avvenendo. Probabilmente anche lui, da una di quelle piccole finestrelle, li aveva osservati da lontano. 
Il ragazzo si accorse che tutti loro, chi più chi meno, assomigliavano a Sabo. Anche loro credevano di conoscere a fondo il proprio impero e le regole che lo reggevano, si sentivano sovrani indiscussi di quelle terre. Florian sorrise, capiva che non era un pezzo di carta o essere parte di una particolare famiglia che ti conferiva potere, ti lasciava solo credere di averlo. Chissà, forse anche il Re, rintanato come un topo nelle sue stanze, iniziava a capirlo. 
Il ragazzo si alzò lentamente e si diresse verso l'entrata del castello. Ripercorse i lunghi corridoi che lo riportarono fino alla sala del trono. Aveva camminato assorto nei suoi pensieri ed ora si ritrovava solo nell'enorme stanza. Grandi arazzi ne ricoprivano le pareti e un maestoso trono dominava la sala. Dopo pochi istanti delle guardie entrarono nella sala ma Florian gli ordinò di andare a chiamare il Re e che necessitava di un'udienza privata. Dall'altro lato della parete si sentivano i nervosi battiti d'ali del drago che non capiva se abbattere o meno la parete per raggiungere il ragazzo. Si intravedeva da una delle finestre il muso dell'animale che provava a guardare all'interno, Florian fu  felice di incontrarne lo sguardo e tentò di mostrarsi il più calmo possibile.
Il sovrano entrò nella stanza e ordinò alle guardie che lo scortavano di lasciarli soli. Aveva paura che il ragazzo volesse abbandonare il compito che gli era stato affidato. Persino lui aveva visto i progressi che aveva fatto ma si era anche reso conto di quanto fosse debole il giovane. I vestiti pregiati erano sporchi e unti e il ragazzo sembrava faticare persino a reggersi in piedi, non era un compito adatto a tutti quello di primo cavaliere e il giovane non sembrava essere abbastanza forte. Nonostante la piacevole temperatura della sala in cui si trovavano Florian non riusciva a smettere di tremare e dopo poco chiese il permesso al sovrano di sedersi.
Il Re attese pazientemente che il suo primo cavaliere gli spiegasse la ragione di tanta urgenza per un colloquio privato ma il ragazzo sembrava più interessato ad osservare la sala del trono. Uno strano rumore, simile ad un fruscio, attirò l'attenzione del sovrano. Veniva da fuori il castello. Guardò una delle piccole finestre e incrociò lo sguardo con il drago. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedere spiegazioni a Florian che quest'ultimo aveva iniziato ad emettere dei lamenti inarticolati, si era appena tagliato una mano con un pugnale. La ferita percorreva l'intero palmo ed era piuttosto profonda.
Il giovane si alzò e si avvicinò al sovrano, prima che quest'ultimo se ne rendesse conto il ragazzo aveva appoggiato la mano ferita sul petto dell'uomo. La pregiatissima seta si macchiò subito con il sangue del primo cavaliere. Il Re imprecò contro il giovane, non capiva cosa stesse succedendo, il ragazzo lo guardò per un istante negli occhi prima di iniziare ad urlare. Le urla disperate di Florian echeggiarono per tutta la sala del trono, stava premendo forte le dita contro la ferita aperta.
Un tonfo attirò l'attenzione del vecchio, era come se qualcuno stesse colpendo la parete. Un altro e un altro ancora rimbombarono nella sala del trono prima che la parete cedesse. In un attimo il drago fu dentro la sala. La bestia atterrò rapida al centro della stanza, le pupille erano completamente dilatate e per pochi istanti restò completamente immobile facendo solo profondi respiri. Non guardò nemmeno Florian, l'odore del sangue del ragazzo attirò la sua attenzione sul vecchio che, invano, stava cercando di fuggire. Il sovrano urlò alle guardie di accorrere ma non c'era abbastanza tempo.
In un attimo il drago gli fu sopra, il Re inciampò e cadde, tentò di strisciare per allontanarsi dalla bestia. Quest'ultima premette le narici contro il petto dell'uomo e inspirò a fondo, ebbe la conferma che quello sul vestito del vecchio era il sangue di Florian. 
Una ventina di guardie entrarono nella sala, appena avevano sentito i tonfi e le urla del sovrano erano accorsi il più velocemente possibile. Furono disarmati dallo spettacolo che videro. Un'intera parete era crollata e vi erano macerie ovunque, il drago era entrato ed era proprio sopra al sovrano, con il muso attaccato al petto dell'uomo. Si lanciarono all'attacco ma non fecero nemmeno in tempo a percorrere un paio di metri che un fiume di fuoco sgorgò dalle fauci del drago. In pochi istanti del loro sovrano non restava che cenere.
La bestia si alzò rapida e con il suo fuoco travolse anche i soldati. Florian era dal lato opposto della sala ma poté percepire chiaramente il calore che gli fece bruciare il viso. Non gli sembrava vero tutto ciò che stava accadendo.
Aveva riflettuto a lungo sul possibile assassinio del Re e alla fine aveva dedotto che non ci fossero altre opzioni per ridare completa libertà al drago. Se anche fossero fuggiti quel vecchio avrebbe mandato i cacciatori di tutto il regno a cercarli. Il drago era ancora troppo giovane per sapersi difendere al meglio da quei mostri, in più anche lui avrebbe dovuto avere una vita da fuggitivo e non era in grado di proteggersi dagli abili assassini che servivano la corona. 
Quel castello sarebbe divenuta la loro tana e nessun esercito si sarebbe mai messo contro la bestia di ferro e fuoco. Inoltre sicuramente nessun nobile si sarebbe messo contro di loro per paura di fare la stessa fine del Re e vivendo protetti da quelle alte mura nessun cacciatore avrebbe potuto coglierli di sorpresa. Il ragazzo sapeva che, anche dopo la propria morte, il drago lì sarebbe stato al sicuro.
Le fauci dell'animale si chiusero, poi si voltò e guardò a lungo il giovane. Solo in quel momento Florian si accorse che minuscole gocce dorate coprivano parte del muso del drago. Quelle piccole perle, ora saldate alle squame della creatura, erano ciò che restava della raffinata corona di sua Maestà.
Il ragazzo sorrise, il nuovo re era appena stato incoronato.

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