Papà a sorpresa

di SabrinaPK
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve a tutti! É la prima volta che faccio una cosa del genere, quindi spero vada tutto bene. Sono nuova qui e confesso di aver già curiosato tra tutte le vostre storie, ma non ho mai avuto il coraggio di lasciarvi una recensione o di fare qualcosa.

Oggi vi presento la traduzione di una bellissima storia scritta da rubbert, un’autrice spagnola, la quale è stata così gentile da permettermi di tradurla e pubblicarla qui.

Spero le diate un’opportunità perché, ve lo assicuro, ne vale davvero la pena.

Detto questo, buona lettura! :)



Cammino immerso nei miei pensieri. Penso a tutto quello che mi ha detto mia madre: vederla non mi farà per niente bene. So che è vero, vederla mi farà solo del male ed ho già sofferto abbastanza in questi due anni. Ma non posso farne a meno, voglio vederla, ho bisogno di sapere che sta bene. Vorrei toccarla, accarezzarle il viso, dirle che la amo ancora e baciarla, ma nonostante io sappia che tutto questo non accadrà sento ancora il forte bisogno di vederla. Per questo adesso mi sto dirigendo verso il suo appartamento, senza sapere se vive ancora lì o se, una volta arrivato, incontrerò Josh.

Ricordo l’ultima volta che l’ho vista. Con le lacrime agli occhi e l’espressione più triste che avessi mai visto, con la quale mi disse di essere incinta di Josh. Il ricordo del dolore che ho sentito quando me lo disse mi ritorna in mente. Lascio andare un sospiro. Questi due anni non sono stati per niente facili. Dopo la confessione di Kate sono fuggito, sono scappato dal suo appartamento sbattendo la porta e senza guardarmi indietro. Non ho risposto alle sue chiamate, ho anche cambiato telefono, e sono andato a vivere in Europa per un po’ di tempo. Ho passato la maggior parte del primo anno senza scrivere niente, odiando Kate per tutto quello che era successo.

Finché non ho capito quanto la amassi ancora e che questo sentimento non sarebbe mai cambiato. Anche se non l’avrei più rivista o non avrei più saputo niente di lei, Kate sarebbe rimasta per sempre l’amore della mia vita. E mi pento di non esserle rimasto accanto, di non aver cercato di capirla. Magari avremmo potuto educare suo figlio insieme, anche in presenza di Josh, era un prezzo che sarei stato disposto a pagare pur di rimanerle accanto. Ma non era quello che pensavo due anni fa, ho reagito in un altro modo e ora dovrò pagarne le conseguenze.

Quando arrivo al suo indirizzo, avanzo con decisione verso il portone, ma mi fermo prima di arrivare. La vedo a qualche metro di distanza. Cammina con difficoltà verso il portone perché porta in braccio suo figlio o sua figlia. Lo tiene solo con un braccio mentre nell’altra sostiene una scatola di pannolini. Non ci penso due volte e mi avvicino correndo per aiutarla. Quando mi vede, tarda qualche secondo a riconoscermi ma poi si paralizza. Il sorriso sul suo volto scompare. Penso sia ancora arrabbiata con me, non credo che potrà perdonarmi per averla abbandonata così come ho fatto. Ma non sembra arrabbiata, anzi, il suo sguardo sembra riflettere una sorta di paura.

‘Kate’ dico avvicinandomi a lei. ‘Lascia che ti aiuti.’

Senza aspettare il suo permesso, prendo la scatola di pannolini dalla sua mano, liberandola dal peso. Lei non dice niente e stringe ancora di più il corpo di suo figlio contro il proprio. Adesso vedo che è un bambino. Non riesco a vedergli bene il viso, e neanche la testa, visto che fa freddo e indossa un cappottino che gli ricopre la testa con il cappuccio, ma capisco che è un bambino dai pantaloni e le scarpe che spuntano da sotto il braccio di Kate, la quale continua a reggerlo con forza. La testa del bambino è appoggiata sulla spalla destra di lei, così deduco stia dormendo. Calcolo mentalmente la sua età e immagino che abbia almeno sedici mesi.

‘Castle, che ci fai qui?’

Una sensazione strana mi percorre tutto il corpo al risentire il suono della sua voce. Sembra ancora sorpresa, ma dura.

‘Io…’ dubito qualche secondo, sicuramente non vorrà saperne niente di me, ma alla fine mi decido a parlare. ‘Volevo sapere come stavi, volevo rivederti.’

Lei mi guarda, vedo la diffidenza nei suoi occhi. Quegli occhi verdi che mi sono tanto mancati. Di certo non capirà perché sono tornato proprio adesso, dicendo di volerla rivedere, dopo il modo in cui me ne sono andato e dopo aver tagliato qualsiasi tipo di contatto con lei.

Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, finché il bambino comincia ad agitarsi tra le braccia di Kate. Lei riesce subito a calmarlo sussurrandogli qualcosa all’orecchio in tono dolce e accarezzandogli la schiena, e il bimbo sembra tranquillizzarsi di nuovo. Mi sembra tremendamente strano vedere Kate con un bambino, soprattutto con un bambino che non è mio.

‘Posso salire?’ dico io alla fine, rompendo il silenzio, mentre indico il suo appartamento.

‘Non so se è una buona idea.’

‘Per favore.’ la supplico. Non posso andarmene senza dirle che mi dispiace, senza chiederle scusa. Non ora che sono così vicino.

Lei gira la testa verso suo figlio, pensandoci, ma alla fine annuisce controvoglia, facendosi strada verso il pianerottolo.

‘Grazie.’ le dico io. Non le piace per niente il fatto che io sia qui, ora che si sarà sicuramente rifatta una vita e sarà felice con Josh, che adesso è parte della sua famiglia.

Saliamo in silenzio in ascensore, lei si separa da me. La guardo e noto che è nervosa. Quando si accorge che la sto guardando stringe ancora di più suo figlio e, per qualche strano motivo, sento che sta cercando di proteggerlo da me, come se potessi fargli del male. Elimino subito questo pensiero dalla mente, si sta solo comportando come una madre normale che abbraccia suo figlio.

Quando le porte dell’ascensore si aprono lei esce per prima e si avvicina alla porta di casa per aprirla. Quando mi posiziono dietro di lei riesco a intravedere il viso del bambino. Ha delle guanciotte piene. Riesco a vederlo appena, ma direi che le labbra e il naso siano uguali a quelli di sua madre. Mi stupisco al vedere un piccolo ciuffo di capelli spuntare dal cappuccio, visto che l’avevo immaginato con i capelli neri, proprio come Josh, quando invece sono castani chiari. Molto più chiari di quelli di Kate.

Una volta entrati nell’appartamento, noto come tutto è cambiato. In giro ci sono tutte le cose del bambino. In salone c’è un tappetino per i giochi, un girello ed altri giochi sparsi sul divano. In cucina c’è un biberon e una piccola borraccia dei cartoni animati sopra il tavolo. 

All’improvviso, mi rendo conto di essermi perso tra i miei pensieri e che Kate mi sta chiamando, indicandomi la scatola di pannolini con la mano libera.

’Scusa, cosa?’ le dico, ancora confuso.

‘Dammi la scatola.’ dice lei, ripetendomelo più lentamente.

Dubito qualche secondo, vorrei dirle che potrei portare io la scatola in camera di suo figlio o in qualsiasi altro posto voglia lei, ma capisco di aver invaso già abbastanza il suo spazio e che lei ha già fatto abbastanza lasciandomi salire. Ma prima di porgerle la scatola, il bambino si muove di nuovo tra le braccia di sua madre e stavolta solleva la testolina. Kate s’irrigidisce immediatamente.

’Nonno’ dice il piccolo con una voce dolce.

’No, tesoro, sei con la mamma adesso’ gli dice Kate stringendolo ancora di più. Se non fosse perchè si tratta di Kate e di me, che sono decisamente molto confuso, direi che sta cercando di impedire al bambino di voltarsi verso la mia direzione. 

‘Vado a…’ dice, facendo un gesto verso dove ricordo si trova la sua camera da letto. Io annuisco.

Ma quando si gira in direzione della camera da letto, il bambino volta la testa verso di me e la scatola, che ancora sostenevo, mi cade dalle mani. Kate si ferma di colpo, senza voltarsi, mentre il piccolo guarda la scatola di pannolini sul pavimento per poi emettere una sonora risata, mostrandomi un sorriso di minuscoli denti da latte.

Il mio cuore batte forte, talmente forte che sono costretto a sedermi. Mi dirigo verso il divano e mi siedo. Vedo con la coda dell’occhio Kate togliere il cappottino al bambino e posarlo a terra. Lui comincia a gattonare velocemente verso il suo tappetino dei giochi e si siede lì, balbettando cose che per me, in questo momento, non hanno alcun senso. Perché in questo momento niente ha un senso, non può essere vero. Ma quello che ho visto è decisamente reale, gli occhi azzurri del bambino sono esattamente identici a quelli che vedo quando mi guardo allo specchio. Adesso capisco perché il bambino ha i capelli castani chiari, né di Kate né di Josh, ma miei. Perché questo bambino è mio figlio, e non c’è alcuna ombra di dubbio dopo aver visto i suoi occhi e il modo in cui sorride. 

Non so da quanto tempo sono qui seduto, senza dire niente, né so in quale momento Kate si sia seduta accanto a me, ma alzo la testa quando la sento tremare e singhiozzare. Sono ancora molto confuso, ma non posso vederla così. Mi avvicino a lei e la circondo con le braccia, stringendola forte contro di me. Lei singhiozza sulla mia spalla per alcuni secondi, io cerco di farla calmare ma invano, così comincia a balbettare delle cose, le ripete più volte, ma non riesco a capirla.

’Ti prego’ è l’unica cosa che riesco a capire quando solleva la testa dalla mia spalla e mi guarda, supplicandomi, con gli occhi arrossati e gonfi, mentre le lacrime le scorrono lungo le guance, perdendosi poi nel bordo del mento.

‘Kate, non ti capisco. Calmati e parla più lentamente’ le dico io, cercando di calmarla.

’Non togliermi Allan, ti prego, non portarmelo via.’

Guardo il piccolo, capendo che questo è il suo nome. Allan. Ma poi sposto di nuovo lo sguardo su Kate. In quel momento capisco perché è scoppiata a piangere, capisco la sua paura di potermi avvicinare al bambino e scoprire che era mio figlio. Ma non è così che mi sento. Un figlio con Kate è una cosa che ho sempre desiderato. Sono molto confuso perché non so come sia successo, fino a due anni fa ero assolutamente sicuro che fosse figlio di Josh, e anche Kate avrà dovuto crederlo visto che è stata lei a dirmelo. L’unica cosa che voglio in questo momento è sapere la verità, sapere come può questo bambino essere mio figlio e se lo è, occuparmi di lui, insieme a Kate, non separandolo da lei. All’improvviso ricordo che potrebbe esserci anche Josh, che forse gli sta facendo da padre, anche se non lo è veramente. Molti dubbi mi assalgono, ma so che la prima cosa da fare è tranquillizzare Kate, che continua a guardarmi supplicante e a ripetermi di non separarla da suo figlio.

‘Non lo farò’ le dico. Lei mi guarda confusa, ma non credo abbia capito quello che le ho detto, così lo ripeto ‘Non ti separerò da lui.’

Altre lacrime cominciano scorrerle sulle guance e improvvisamente avverto le sue braccia attorno al mio collo, e la sento sussurrarmi un sincero grazie all’orecchio.

La allontano un po’, ho bisogno che mi chiarisca le idee.

‘É… mio figlio’ dico io, con appena un sussurro, mentre io cerco di abituarmi all’idea.

Lei volge lo sguardo verso il piccolo, che sta giocando con un piccolo camioncino sul pavimento, lontano da noi. Quel piccolino è nostro figlio, mio e di Kate.

 

Angolo:

Allora? Che ne dite? Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo tanto da continuare a seguire tutta la storia.

Ringrazio, anche a nome dell’autrice, tutti coloro che leggeranno e/o recensiranno e, per chiunque volesse leggere la storia in lingua originale, vi lascio qui il link https://www.fanfiction.net/s/10296601/28/Pap%C3%A1-por-Sorpresa.

Grazie mille e ¡Hasta pronto! :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Hola chicas! Eccovi il secondo capitolo.
Ma prima di lasciarvi alla lettura volevo ringraziare, anche a nome dell'autrice, tutte le persone che hanno messo la stroria tra le seguite e le preferite, chi ha recensito e anche chi ha solamente letto.
Buona lettura!
 
Quando le chiedo di spiegarmi cos’è successo, perché mi ha detto di essere incinta di Josh quando in realtà non era così, lei comincia a piangere di nuovo, ma stavolta ancora più forte di prima. É troppo nervosa e la capisco.

‘Kate, calmati.’  dico mentre le passo una mano sulla schiena, cercando di farla calmare.

Ma non serve a niente, continua a piangere e io non so che fare. Improvvisamente anche Allan comincia a piangere, mi giro e lo vedo guardare sua madre. Suppongo che vedere piangere sua madre, vederla in questo stato, l’abbia contagiato ed è per questo che adesso piange anche lui. Kate è troppo nervosa, tanto da non accorgersi che il piccolo sta piangendo. Mi alzo dal divano e mi avvicino a lui incerto, mi inginocchio e lui alza istintivamente le braccia verso di me. Questo gesto mi travolge e non posso farne a meno, lo prendo in braccio e lo stringo contro il mio petto. Aspiro il suo profumo di bebè. La sensazione che mi invade in questo momento è indescrivibile, meravigliosa. Però Allan continua a piangere, e anche Kate.

Mi siedo con mio figlio sul divano, accanto a Kate.

‘Vuoi… vuoi che chiami qualcuno?’ le chiedo. Forse vorrà chiamare Josh. Tutto questo mi sembra una pazzia e non ci capisco niente, ma Kate non riesce ancora a calmarsi e sta cominciando a spaventarmi.

Lei annuisce così cerco con lo sguardo il suo cellulare, fino ad individuarlo sul tavolino del salotto. Quando glielo avvicino si asciuga le lacrime con la manica della giacca e comincia cercare nella rubrica.

‘Lanie’ quando porta il telefono all’orecchio e la sua amica risponde, lei crolla. Dopo alcuni secondi lascia cadere il cellulare sul divano e capisco che la forense sta per arrivare. Non c’è bisogno che dica nient’altro per sapere di cosa ha bisogno.

Rimango in silenzio, passo la mano sulla spalla di Kate avvicinandola a me e lei poggia la testa sulla mia spalla, mentre accarezza la guancia di Allan. Il piccolo ora è tranquillo, appoggiato sul mio petto. Ha smesso di piangere e la sua respirazione è molto più cadenzata, anche se ogni tanto emette dei piccoli singhiozzi.

Non posso fare a meno di pensare che sia successo tutto per colpa mia, che Kate abbia reagito così a causa del mio ritorno e posso comprendere la paura che qualcuno, o io stesso, potesse toglierle Allan. Ma se si tratta di questo, non capisco perché è ancora abbracciata a me, mentre nostro figlio riposa sulle mie gambe, perché non mi ha sbattuto fuori. Non ci capisco proprio niente, tutta questa situazione mi sovrasta.

Un quarto d’ora dopo, la porta dell’appartamento si apre ed entrano Lanie ed Esposito. Entrambi si paralizzano e si guardano tra di loro, visto che dopo essermene andato non ho più saputo niente nemmeno di loro. Lanie si avvicina al divano e abbraccia subito Kate. Osservo la scena senza sapere cosa dire o fare. La forense si alza, afferrando la mano di Kate e prendendo Allan dalle mie braccia, che nel frattempo si è addormentato. Mi dice che andrà a metterlo a letto e io annuisco, non senza prima accarezzargli la guancia e dargli un bacio. Lanie mi sorride al vedere questo gesto d’affetto verso di lui.

Espo e io rimaniamo soli in salotto mentre Lanie e Kate si dirigono in camera da letto.

‘Dove sei stato tutto questo tempo?’ mi chiede lui duramente.

Sollevo la testa e lo vedo stringere i denti. Lo guardo confuso, ma mi fa infuriare il fatto che sia arrabbiato con me.

‘Lei aveva bisogno di te’ mi dice, alzando un braccio in direzione della camera da letto dove Lanie e Kate si sono ormai rintanate con Allan.

‘Se avessi saputo che era mio non me ne sarei mai andato.’ gli dico, anch’io arrabbiato, passandomi una mano tra i capelli e alzandomi dal divano. ‘Mi dici cosa sta succedendo?’

Espo emette un sospiro e si siede sul divano, appoggiando i gomiti sulle ginocchia per poi aspettare che mi sieda.

‘Quando te ne sei andato nessuno sapeva cosa fosse successo, ma Kate stava male. Ha cominciato a non venire al lavoro, cosa che non aveva mai fatto prima. Abbiamo cominciato a preoccuparci, ma pensavamo fosse perché tu te n’eri andato. Finché due mesi dopo ha confessato a Lanie di essere incinta. Lanie lo aveva già capito’ dice lui, sollevando le spalle. É difficile prendere in giro Lanie, penso io ‘ma nessuno si aspettava che quel bambino non fosse tuo.’

Sospiro e mi passo di nuovo le mani tra i capelli, aspettando che continui.

‘Il fatto è che Kate è crollata con Lanie e le ha confessato tutto.’

’Stava con Josh’ dico io, non era una domanda.

Espo mi guarda furioso e sento accendersi la rabbia dentro di lui.

‘Kate non ti ha mai tradito con un altro uomo.’ 

Lo guardo confuso, perché se non mi ha tradito non capisco come abbia potuto pensare che il bambino fosse di Josh e non mio.

‘Josh…’ stringe i denti e i pugni contemporaneamente ‘Quel figlio di puttana l’ha violentata.’

Il mio corpo si paralizza al sentire l’ultima frase. Sento subito la rabbia farsi strada in me. Stringo i pugni, tanto da far diventare le nocche completamente bianche e da farmi male al palmo della mano. Mi alzo respirando affannosamente e dicendo cose che nemmeno io riesco a comprendere. Sono stato un perfetto idiota per tutto questo tempo. Me ne sono andato quando Kate aveva più bisogno di me, me ne sono andato credendo che mi avesse tradito, che la nostra storia non avesse funzionato, e non sono stato nemmeno capace di capire che stava male, non sono stato capace di capire che quel bastardo…

‘Amico, calmati’ la mano di Esposito è sulla mia spalla e vedo come guarda verso la camera da letto, prima di abbassare un po’ la voce. ‘Lei non ha bisogno di ricordare tutto questo adesso. Credo ne abbia avuto a sufficienza per oggi.’

Mi siedo di nuovo sul divano, cerco di rilassarmi, ed Espo mi spiega tutto. Kate e io avevamo cominciato a uscire insieme, finalmente, dopo tanto tempo rincorrendoci l’un l’altro. Lei aveva rotto con il dottore e io mi ero deciso a farmi avanti. Le confessai quello che provavo e le mi disse che provava lo stesso per me. Sembrava andare tutto bene finché Josh non chiamò Kate, chiedendole di parlare. Io le dissi che non era una buona idea ma lei insistette nel dire che sarebbe andato tutto bene, avrebbero solo parlato e lei gli avrebbe chiarito che avevano chiuso. Non vidi Kate per tutta la settimana successiva, perché dovetti andare in tour per presentare uno dei miei libri. Quanto tornai lei era molto strana, pochi giorni dopo mi confessò di essere incinta di Josh, così me ne andai senza darle la possibilità di spiegarsi. Espo mi dice che se non fosse stato per Ryan, gli avrebbe piazzato una pallottola dritta in mezzo agli occhi. E so che non mente, so che l’avrebbe fatto. Al chiedergli di quando Kate si è resa conto che il bambino era mio e non di Josh, mi dice che è successo al momento della sua nascita, quando gli hanno visto quegli occhi azzurri, uguali ai miei, nessuno ebbe più alcun dubbio su chi fosse il padre del bambino. Dice che, in quel momento, tutta la sofferenza di Kate scomparve. Sento un terribile dolore dentro di me, perché non riesco ad immaginare quanto abbia pesato tutto questo su Kate, rimanere sola durante tutta la gravidanza, e pensare che ha preso la difficile decisione di tenerlo. E sapere che l’ho abbandonata senza darle la possibilità di spiegarsi, pensando che lei mi era stata infedele quando non mi aveva mai dato motivi per pensarlo. Adesso so che non mi perdonerà mai per quello che ho fatto, e neanch’io potrò mai perdonare me stesso.

Nascondo il viso tra le mani mentre mi sfogo, mi permetto di piangere per alcuni minuti, finché sento la mano di Esposito sulla mia spalla. Cerca di tranquillizzarmi, farmi sentire colpevole forse, ma lui sa tanto quanto me che parte di tutto questo è successo per colpa mia, per essermene andato nel modo in cui ho fatto.

La porta della camera da letto si apre e Lanie si avvicina a noi in silenzio.

‘Si è addormentata’ dice, guardando prima Esposito e poi me ‘Castle, ti lascerà vedere tuo figlio, vuole che tu ci sia, vuole che tu sia suo padre.’

Alzo la testa guardandola sorpreso. Dopo aver saputo la verità non mi aspettavo nemmeno che mi permettesse di stare con lui, e non credo nemmeno di meritarmelo.

‘Vieni domani, sarà più tranquilla. Anche se è una cosa che non supererà mai, lei sta bene. Questo…’ dice, facendo un gesto con le mani, riferendosi a quanto accaduto oggi ‘di solito non succede, ma vederti le ha fatto ricordare tutto.’

‘É andata dallo psicologo in questi anni.’ aggiunge Espo. ‘Adesso sembra stare bene, Allan l’ha aiutata molto… lui è tutto per lei.’

Rimaniamo qualche secondo in silenzio finché la forense mi invita praticamente ad andarmene.

‘Credo che dovresti andare’ mi dice, con sguardo severo. Lei non mi ha perdonato, e so che neanche Kate lo farà, ma in questo momento non m’importa.

‘Io…’ mi alzo, mentre comincio a balbettare ‘Non voglio che… non voglio che stia da sola.’

‘Rimarremo noi con lei.’

‘Ma… Allan…’

‘Allan starà bene’ mi assicura lei ‘Dorme tutta la notte, non credo si sveglierà, ma se lo farà io sarò qui.’

‘Posso almeno vederlo prima di andare?’

La forense sospira e guarda Espo, che solleva le spalle.

‘Vieni.’ mi dice, dirigendosi verso la camera da letto.

La seguo ed entriamo in camera di Kate, mi fermo qualche secondo al vederla sdraiata sul letto, rannicchiata, con il volto più rilassato.

‘Per di qua’ mi sussurra Lanie, dalla porta in fondo alla stanza. Osservo la camera da letto e noto che ha fatto qualche modifica, perché prima non era così. Ha ridotto la grandezza dividendola in due, per ricavarne la camera del bambino.

La camera di Allan non è molto grande, ma vedo che Kate ha fatto il possibile per renderla confortevole, e ha tutto quello di cui ha bisogno. Lanie aspetta vicino la porta mentre io mi avvicino alla culla. É di legno, proprio come il fasciatoio e gli altri mobili. Mi inclino sulla culla e vedo Allan sdraiato su un fianco. Indossa un pigiamino azzurro con sopra disegnati dei dinosauri. Sorrido al vederlo così rilassato e gli accarezzo il viso. Per un momento mi ricorda Alexis quando era piccola. Gli rimbocco la copertina e gli do un bacio per salutarlo, sperando davvero di poterlo rivedere il giorno dopo.

Vorrei davvero rimanere, ma sono tranquillo al sapere che Lanie ed Esposito resteranno lì. Magari loro hanno già visto Kate in questa situazione, e sanno meglio come gestirla, ma mi fa stare male il fatto di aver visto Kate così come l’ho vista oggi, soprattutto dopo aver saputo la verità.

Gli lascio il mio numero di cellulare su un pezzo di carta e gli chiedo di chiamarmi, per qualsiasi cosa. Li saluto e me ne vado. Quando esco in strada ringrazio il vento freddo che m’investe, soffiando nella direzione opposta al mio cammino. Dopo aver camminato per alcuni isolati, mi fermo di fronte a un bar, pensando di entrare e bere qualcosa, ma in quell’istante suona il telefono e vedo che è mia madre. Sarà sicuramente preoccupata per il mio ritardo. Guardo di nuovo il bar di fronte a me, ma cambio strada e mi dirigo verso casa. Mia madre sarà sicuramente una migliore opzione per affogare le mie sofferenze, meglio di qualsiasi bicchiere di alcol, perché lei mi capisce meglio di tutti e, nel bene o nel male, saprà esattamente cosa dirmi.

 
Quando varco la soglia di casa, non mi aspetta solo mia madre, ma anche Alexis, che è rimasta sveglia. Sono entrambe sedute sul divano e mi guardano preoccupate quando mi vedono entrare. Cerco di mostrare il migliore dei miei sorrisi mentre cammino verso di loro.

‘Perché ci hai messo tanto? Tutto bene?’ mi chiede Alexis. Sorrido al vedere il suo sguardo preoccupato e l’avvicino semplicemente a me, abbracciandola.

‘Tutto bene.’ mento io, mentre mia figlia ricambia l’abbraccio. Le sue braccia sono confortanti proprio come quando era una bambina che si lanciava su di me, circondandomi con le sue piccole braccia, e mi rendeva l’uomo più felice del mondo.

Lei solleva la testa e mi guarda, sapendo che la mia visita a Beckett non è andata come avevo sperato, ma nonostante questo mi da un bacio sulla guancia e, dopo aver dato un bacio anche a mia madre, sale le scale per andare a dormire. La ringrazio e la guardo salire finché non esce dal mio campo visivo.

‘Racconta’ dice mia madre, battendo la mano sul divano, per farmi sedere accanto a lei. ‘Sta con Josh?’

Mi siedo e sorrido ironico, per poi stringere i denti e i pugni, gesto che non è passato inosservato a mia madre.

‘L’ avevo detto che non ti avrebbe fatto bene rivederla, Richard. Hai deciso di andartene all’improvviso, immagino si sarà rifatta una vita.’ mi dice, prendendomi la mano.

’Non è questo, lei non sta con nessuno.’ dico io, abbassando la testa ‘E ha lasciato che le parlassi.’

‘E allora cos’è successo? Le hai chiesto scusa?’ chiede mia madre, facendo una smorfia, leggermente confusa.

‘Anche se le chiedessi scusa per i prossimi cento anni, non servirebbero a farmi perdonare.’

‘Di cosa stai parlando, Richard?’ mi chiede lei, sapendo che c’è qualcos’altro sotto che non le sto dicendo.

Le racconto tutto quello che è successo poche ore fa e tutto quello che Esposito mi ha raccontato su cosa è successo prima e dopo essermene andato.

‘Dio mio Richard, non riesco nemmeno a immaginare quanto abbia sofferto Kate.’

Io annuisco, con la testa tra le mani.

‘Cosa succederà adesso? Perché, anche se sono felice del fatto di avere un nipotino e mi piacerebbe potermi comportare da nonna con lui, Katherine ha l’ultima parola.’

‘Lei dice che mi farà fare il padre, ma dovrò parlarne con lei domani. Non so se vorrà farlo in maniera legale o se potremmo risolvere la questione tra di noi, ma farò qualsiasi cosa, mamma, se vorrà che io veda mio figlio un’ora al giorno o anche meno lo accetterò, perché non voglio più farle del male.’

’Non incolparti ancora, il passato non può più cambiare, per quanto possa fare male.’ dice lei, stringendo la mia mano sempre più forte. ‘Cerca di essere comprensivo e fa’ le cose con calma.’

Io annuisco, guardandola con gli occhi lucidi, e ricevo un abbraccio. Trovo conforto tra le sue braccia e mi permetto di piangere per alcuni secondi, perché so di non essermi mai pentito tanto come questa volta per la decisione che ho preso due anni fa. É stato l’errore più grande della mia vita, un errore che proverò a rimediare, anche se potrebbe essere troppo tardi.

Le dimostrerò quello che provo e che sarò lì per lei, nella misura in cui lei vorrà che io ci sia.


Angolo:
Vi lascio, al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa.
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Salve a tutti! :)

Ecco a voi il terzo capitolo. Buona lettura!


Mi concentro sul soffitto della camera da letto, come se potesse dirmi qualcosa. Non so per quanto tempo sono rimasto così, sdraiato a fissare il tetto, con la testa appoggiata tra le mani. Alexis è già andata all’università, lo so perché l’ho sentita prepararsi la colazione e poi chiudere la porta di casa. Anche mia madre è uscita per andare alla sua scuola di recitazione. É entrata per dirmi che stava uscendo, ma ho fatto finta di dormire perché non avevo voglia di parlare con nessuno.

Penso a tutto quello che è successo, cosa che ho fatto anche per tutta la notte, non potendo dormire. Mi fa arrabbiare il fatto che Kate abbia dato per scontato che il bambino che stava aspettando fosse di Josh, cioè, noi avevamo sempre preso precauzioni, ma… a volte succede, no? Infatti è successo. Ma non posso dare tutta la colpa a lei. Quel bastardo l’ha violentata, non posso immaginare quanto abbia sofferto. Ciò che mi ferisce più di tutto è di non essermi reso conto di niente. É vero che si comportava in modo strano quando sono tornato dal tour, ma questo lo so adesso, quando cerco di ricordare come sia successo tutto, perché non sono stato capace di vedere. Mi ferisce anche il fatto che Kate non abbia avuto abbastanza fiducia in me da dirmelo, ma cerco di essere comprensivo, perché probabilmente si sarà sentita umiliata, o avrà solo avuto paura. Ieri sera, ho letto alcuni articoli su delle donne che hanno passato una situazione simile, e la maggior parte di loro avevano sperimentato queste sensazioni.

Mi massaggio le tempie, ai lati della fronte, e mi fermo a pensare al fatto di essere di nuovo padre. Un grande sorriso mi appare sul volto al ricordo del piccolo. É un bambino bellissimo, proprio come sua madre. Nonostante abbia ereditato il colore dei miei occhi e dei miei capelli, il viso è il riflesso di Kate. É il bambino più bello che abbia mai visto, e ha aiutato Kate a superare tutto questo. Non posso fare a meno di sentirmi orgoglioso di quel piccolo essere umano che, in pochi minuti, è riuscito a penetrare nel mio cuore. Sospiro al pensiero di non essere stato con lui per tutti questi mesi, ho perso il primo anno della sua vita. Ho perso tutti quei mesi senza poter dormire con lui, ho perso il suo primo sorriso, il suo primo dente da latte, i suoi primi passi, la sua prima parola… Adesso è inutile pensare a tutto questo. Sospiro di nuovo e penso che adesso dovrò essere presente in ogni momento, ci sarò sempre quando Kate me lo permetterà, ma non voglio perdere un altro secondo della vita di mio figlio. 

Giro la testa verso il comodino per fissare il mio cellulare e, come per una sorta di forza telepatica, questo comincia a squillare. É la chiamata che aspetto da tutta la mattina, così, senza perdere tempo, l’accetto e porto il telefono all’orecchio.

’Sì?’ chiedo, forse troppo ansioso.

’Sono io, Kate.’ dice lei, dall’altro lato del telefono. Sento una sensazione di sollievo al sentire la sua voce, so che Lanie mi ha detto che sta bene, che quello che è successo ieri è stato un caso particolare per aver ricordato tutto, ma non posso fare a meno di essere preoccupato. ‘Immagino che vorrai vedere Allan.’

’Sì,sì.’ dico io, annuendo allo stesso tempo.

‘Bene, allora… siamo a casa, vieni quando vuoi.’

‘Grazie Kate, arrivo subito.’

‘Ciao.’

‘A tra poco.’

Faccio una doccia veloce e mi vesto rapidamente. Sono felice di passare del tempo con Allan, ma sono anche nervoso. Durante il tragitto compro due caffè, come facevo sempre molto tempo fa, di cui il suo alla vaniglia. Passo di fronte ad un negozio di giocattoli e non posso fare a meno di fermarmi e comprare qualcosa per Allan. Decido di prendere una lumaca giocattolo con dei pezzi da incastrare, che emette anche una melodia ogni volta che vengono messi i pezzi al loro posto. Ricordo che Alexis, a quell’età, adorava questo tipo di giochi, tutto quello che suonava richiamava la sua attenzione, così credo di andare sul sicuro e spero che a mio figlio piaccia il mio regalo.

Qualche minuto dopo arrivo all’appartamento di Kate. Suono il campanello e aspetto nervosamente, finché la porta si apre. Una gradevole sensazione invade il mio cuore quando vedo Kate tenere per mano Allan. Il piccolo indossa un body azzurro a maniche corte, con la scritta Police sul petto e la parte inferiore leggermente rigonfia a causa del pannolino.

‘Ciao.’ mi saluta.

Distolgo lo sguardo da Allan per guardare lei. Riesco a intravedere delle leggere occhiaie, ma per il resto sembra stare bene.

‘Facciamo entrare Castle?’ chiede con voce dolce ad Allan.

Lui sorride timidamente e annuisce guardando Kate, così entrambi si spostano per lasciarmi passare.

‘Ho portato dei caffè, ho pensato che non avessi ancora fatto colazione.’ le dico, alzando il vassoio di cartone con i due caffè.

‘Ho fatto colazione quattro ore fa’ dice, guardando il suo orologio. ‘Questo monello si sveglia sempre quando non c’è ancora luce. Ma grazie, lo berrò comunque.’

‘É quello a destra.’ le dico, porgendole il vassoio per prendere il bicchiere. ‘Alla vaniglia, come piace a te.’

Lo prende e abbassa la testa, ma vedo un piccolo sorriso malinconico spuntarle sul viso, sicuramente ricordando tutti i caffè che le ho portato al distretto. Mi manca molto quel sorriso. Quello di oggi non ha nulla a che vedere, ma è un inizio, penso.

‘Ho portato anche questo per Allan’ dico guardando mio figlio e alzando la busta.

Kate s’inginocchia vicino al bambino e indica la busta che tengo in mano.

‘Hey, guarda, è un regalo per te.’ Adoro il modo in cui gli parla, si nota l’amore che prova per lui.

Allan guarda prima Kate e poi me, e non posso fare a meno di sorridergli. Senza perdere altro tempo, il piccolo si butta sopra la busta gridando ‘egalo’. Io non so bene come comportarmi così guardo Kate, la quale ride mentre osserva Allan, entusiasta, che cerca di tirare la busta per aprirlo. Decido di comportarmi normalmente, così m’inginocchio vicino a mio figlio, cercando di non farlo cadere.

‘Vuoi aprire il regalo?’ gli chiedo sorridendo.

Lui risponde con un chiaro e alto ’Sì’ che mi fa ridere. Kate si avvicina al salotto e si siede su una grande coperta stesa sul pavimento, con alcuni giocattoli sopra.

‘Vieni qui ad aprire il regalo, tesoro.’ gli dice, rivolgendosi ad Allan.

Ma il bambino non si muove, in attesa del regalo, finché non mi avvicino verso dove si trova Kate e mi siedo vicino a lei. Il piccolo si abbassa un po’ e si lascia cadere teneramente col sedere sulla coperta. Tolgo il pacco dalla busta, ringraziando mentalmente la commessa del negozio per averlo incartato, visto che questo sembra attrarre Allan ancora di più. Quando finisce di spacchettare il regalo, lo esco dalla scatola e colloco la lumaca di fronte al piccolo, che comincia a toccare tutti i pezzi.

‘Guarda, devi mettere i pezzi qui.’ gli spiego, mentre ne colloco uno per farglielo capire. Quando lo inserisco, il giocattolo comincia suonare e ciò porta Allan a spalancare gli occhi per poi guardare Kate, entusiasta.

‘Fallo tu, tesoro.’ gli dice Kate.

Allan afferra uno dei pezzi e lo inserisce nel giocattolo, facendolo suonare di nuovo. Questa volta il piccolo ride allegramente, contagiando anche me e Kate, per poi continuare a inserire gli altri pezzi.

‘Sembra che gli sia piaciuto.’ dico io, guardando Kate, che annuisce senza distogliere lo sguardo da Allan.

Tra di noi si crea il silenzio, ad eccezione di Allan che continua a ridere mentre incastra tutti i pezzi del suo nuovo regalo.

’Senti, Kate, mi dispiace… per tutto quello che è successo.’ le dico io, sottolineando la parola tutto, riferendomi a tutte le sofferenze che ha dovuto passare per colpa mia.

‘Castle, non voglio parlare di questo.’ dice lei, guardandomi seria.

La guardo con rammarico. Vorrei farle capire quello che provo, che sto solo cercando di togliermi il peso di questa colpa con cui sono costretto a fare i conti.

Le sue parole feriscono come coltelli, ma non posso fare a meno di volere qualcosa di più con Kate. Mi manca avere un rapporto più intimo e, anche se la nostra relazione non è durata molto tempo, mi manca averla nuda tra le mie braccia o poterla baciare. Annuisco guardandola con tristezza. So che dovrò abituarmi a quello che mi sta offrendo, che non è poco.

Passiamo il resto della mattinata giocando insieme sulla coperta. Allan mi apre un mondo del tutto nuovo, è una piccola scatola piena di allegria. Poco a poco comincia ad avere più confidenza con me, e questo mi rende felice.

Per un momento Kate sdraia Allan sulla coperta per fargli il solletico e riempirlo di baci. Le risate di nostro figlio risuonano per tutto l’appartamento, poi lui si afferra al collo di Kate e comincia anche lui a darle dei baci. Credo sia l’immagine più bella che abbia mai visto. Anche se mi piacerebbe avere questo rapporto con mio figlio, so che dovrò guadagnarmelo poco a poco, ma adoro che Kate abbia questa complicità con Allan.

Qualche minuto dopo, quel piccolo terremoto comincia ad esercitare una forza, diventando tutto rosso, e presto un caratteristico odore arriva alle mie fosse nasali.

‘Credo che a qualcuno dovrà essere cambiato il pannolino.’ ride Kate.

‘Cacca’ dice Allan, dopo essersi seduto di nuovo a terra per continuare a giocare come se non fosse successo niente.

Kate si alza e qualche secondo dopo torna con delle salviette e un pannolino pulito. Sdraia con attenzione Allan sulla coperta e si siede di fronte a me, cominciando a slacciargli il body.

‘Posso… posso farlo io?’ chiedo dubbioso.

‘Certo.’ dice lei, dopo avermi rivolto uno sguardo sorpreso.

Prendo il suo posto e comincio a togliergli il pannolino sporco. All’inizio lo faccio un po’ goffamente, avendo perso l’esperienza, ma alla fine riesco a cavarmela molto bene. Kate raccoglie il pannolino sporco e si alza per buttarlo nella spazzatura, mentre io abbottono di nuovo il body di Allan e lo aiuto ad alzarsi in piedi.

’Ti fermi per pranzo?’ mi chiede Kate tornando in salotto.

Dubito per un secondo, ma alla fine accetto. A Kate non sembra dare fastidio avermi lì, nonostante stia mantenendo le distanze. E anche se questo mi pesa, perché non considero Kate solo come la madre di mio figlio, so di dover mantenere le distanze che ha imposto e avere una relazione cordiale. Devo farlo se voglio continuare a vedere mio figlio.

Rimango a giocare un altro po’ con il piccolo mentre Kate prepara il pranzo. Quando è pronto lo prendo in braccio e mi avvicino alla cucina, Kate mi indica di sederlo sul seggiolino vicino al tavolo, così lo faccio.

‘Può già mangiare queste cose?’ mi sorprendo al vedere Kate collocargli davanti un filetto di merluzzo tagliato a pezzettini, lo stesso che mangeremo noi.

’Sì, dopo il primo anno può già mangiare il nostro stesso cibo.’ mi dice lei, collocando un biberon pieno d’acqua sul tavolino di Allan. ‘All’inizio non gli piace.’

Osservo Allan prendere un piccolo pezzo di merluzzo e portarselo alla bocca. Sorrido al vedere che Kate aveva ragione, perché il piccolo fa prima una faccia schifata, ma poi prende un altro pezzo e comincia a mangiarlo lentamente, con normalità.

‘Come vuoi che facciamo?’ chiede Kate, facendomi voltare per guardarla confuso.

‘Fare cosa?’

Lei rotea gli occhi, facendomi sorridere. Mi è mancato questo gesto.

‘Tu e Allan, quanto tempo passerai con lui. Ti chiedo solo di non farlo per vie legali’ mi dice lei, posando la forchetta sul tavolo per guardarmi. ’Siamo entrambi adulti, e credo che potremmo parlare di queste cose e arrivare ad un accordo senza dover compilare alcun tipo di scartoffie’ io cerco di parlare ma lei non me lo permette, così continua a parlare velocemente. ’Ti giuro che non sto cercando di avere alcun tipo di vantaggio, potrai vedere Allan tutte le volte che vuoi, ma non voglio dipendere dalla sentenza di un giudice.’

‘Kate’ la interrompo, prima che continui a parlare ’Va bene, neanch’io voglio prendere misure legali.’

La noto emettere un lieve sospiro e si rilassa, aspettando che continui a parlare.

‘Voglio solo poter vedere mio figlio e stare un po’ con lui. Non ti chiedo alcun orario, andrà bene il tempo che deciderai tu, quando mi lascerai vederlo.’

Lei mi guarda sorpresa, sembra non si aspettasse che io dicessi questo, ma glielo devo. Non posso chiedere né pretendere altro.

‘Grazie’ dice alla fine.

‘Credo sia giusto.’ dico io.

‘Potrai vederlo quando vuoi, ma chiamami prima di venire. Potrai passare del tempo da solo con lui, portarlo al parco o dove vuoi, ma lascia passare ancora qualche giorno in modo da familiarizzare un po’ di più con te.’

Io accetto, entusiasmato da quest’idea, e ringrazio Kate.

Finiamo di mangiare prima di Allan perché, nonostante la ridotta quantità, essendo piccolino, ha impiegato un po’ più tempo. Quando finisce lo prendo dal seggiolino e lo vedo sbadigliare e alzare le braccia verso sua madre, affinché lo prenda.

‘A quest’ora fa sempre il riposino’ mi dice lei, accarezzando dolcemente la testolina di Allan, il quale si è appoggiato sul petto di Kate.

Rimaniamo in silenzio per qualche secondo. Io li guardo, chiedendomi se andarmene o no, ma Kate rompe il silenzio. 

‘Vuoi farlo addormentare tu? Forse se gli racconti una storia si addormenterà prima.’

Io sorrido ampiamente alla proposta di Kate e sorrido.

‘Grazie.’ le dico, mentre lei passa Allan.

‘Vuoi che Rick ti racconti una storia?’ chiede dolcemente ad Allan, che adesso appoggia la testa sul mio petto, e lui annuisce. Si vede che è stanco.

Kate mi accompagna in camera di nostro figlio e chiude le tende per attenuare la luce, poi esce lasciando me e Allan soli. Non lo metto ancora nella culla, ma mi siedo nella sedia lì vicino a cullarlo tra le mie braccia per un po’. Nonostante sia ancora piccolo, m’invento un racconto per lui, una storia di draghi e cavalieri, dove lui è un bellissimo principe. Prima della fine della storia, Allan si addormenta, ma non m’importa. La sensazione di averlo qui con me, tra le mie braccia, sentire la sua respirazione sempre più cadenzata e tranquilla, è una cosa semplicemente indescrivibile. Mia madre mi ha sempre detto che, nonostante io sia uno scrittore, non riesco mai a trovare le parole quando servono, e suppongo che questa sia una di quelle volte. Sorrido al vedere un’ombra muoversi dietro la porta, nella camera da letto di Kate, e penso mi abbia sentito raccontare la storia a nostro figlio. Non mi da per niente fastidio, al contrario, mi piacerebbe che fosse qui accanto a noi.

Appoggio con attenzione il piccolo nella culla e lo saluto, lasciandolo riposare. Quando esco dalla stanza, Kate sta riordinando il salotto, così decido di aiutarla.

‘Grazie per oggi.’ dico io, rompendo il silenzio. ’Sono stato davvero bene con voi.’

’Se vuoi, puoi venire domani pomeriggio’ mi dice ‘Di solito andiamo al parco, dove ci sono le anatre. Allan adora rincorrerle quando si poggiano sull’erba.’

Il sorriso che appare sul suo volto quando parla di nostro figlio non potrebbe sembrarmi più tenero, e mi dispiace di non poterla baciare in questo momento, perché l’amore che prova per nostro figlio mi porta ad amarla ancora di più.

Saluto Kate ed esco dal suo appartamento con dentro di me una grande emozione, dopo aver condiviso con loro una bellissima giornata.


Torno a casa con un sorriso stampato in faccia. Alexis e mia madre, che si trovano in cucina, si scambiano un’occhiata confusa.

’Stai bene, papà?’ mi chiede mia figlia.

‘Benissimo.’ le dico, mentre mi avvicino per darle un bacio.

Mi guarda ancora confusa per qualche secondo, ma non capisco la sua reazione finché non parla.

‘Papà… odori di bambino?’

Guardo mia madre in cerca di aiuto e lei solleva le spalle. É arrivato il momento di dire ad Alexis che ha un fratellino.






Angolo:
Vi lascio qui il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa
Grazie mille per aver letto anche questo capitolo, a presto! :)
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Salve a tutti!
Tra studio, febbre e raffreddore vi lascio il nuovo capitolo. Buona lettura!


Mia madre si scusa e sale al piano di sopra, lasciando soli me e Alexis in cucina. Le dico che ha un fratellino di sedici mesi e osservo attentamente la sua reazione, che passa dalla sorpresa all’incomprensione, per poi diventare rabbia.

‘Come ha potuto nascondertelo?’ è la prima cosa che chiede, la sua voce suona dura.

‘Non è così semplice, Alexis…’ provo a parlarle, ma lei m’interrompe.

‘E tu l’hai perdonata? Papà, hai perso il primo anno di vita di tuo figlio!’ grida e vedo la rabbia impadronirsi di lei.

‘Se ho perdonato Kate è perché ci sono dei motivi che l’hanno portata a comportarsi come ha fatto.’ le spiego, tentando di farla calmare e sperando che mi capisca.

’No papà, tu l’hai perdonata solo perché sei ancora innamorato di lei!’

Queste parole mi feriscono. Mi feriscono perché ha ragione sull’ultima cosa che ha detto, sono ancora innamorato di lei, non ho mai smesso di esserlo. Mi ferisce anche il fatto che mia figlia sia così dura con Kate, non dopo tutto quello che ha dovuto passare, ma ovvio… Alexis non lo sa. E sicuramente non è una cosa che Kate vuole che io racconti, nemmeno a mia figlia. La conosco troppo bene e, sicuramente, odierebbe che le persone che la circondano cominciassero a guardarla diversamente per questo.

Alexis mi guarda con gli occhi lucidi a causa delle lacrime che sta trattenendo. La afferro delicatamente per il braccio e la conduco verso il divano, dove entrambi ci sediamo. Rimango in silenzio per qualche secondo, cercando di capire come spiegarglielo, finché non mi decido a parlare.

‘Alexis, tesoro, due anni fa è successa una cosa che ha portato Kate a fare quello che ha fatto. Non mi ha tradito con Josh come pensavo io.’

Mia figlia mi guarda, un po’ confusa.

‘E allora cos’è successo?’

Io nego.

‘Non posso dirtelo, credo sia meglio per Kate. Ha bisogno di privacy su questo argomento, ma è una cosa seria, non è una cosa che si supera da un giorno all’altro. Neanche in due anni. Alexis, voglio dirti che se io ho potuto perdonare Kate’ in realtà non c’è niente da perdonare, penso ‘anche tu potrai farlo.’

La vedo guardarmi con un po’ più di comprensione e so che ha capito, in qualche modo, quanto sia difficile parlare dell’argomento.

‘Quindi ho un fratellino?’ chiede ora con un mezzo sorriso.

Le sue parole mi illuminano il volto e annuisco.

‘Com’è?’

‘Aspetta…’ le dico, cercando il telefono nella tasca della giacca. Lo prendo e apro la galleria, selezionando una foto che avevo scattato ad Allan quella stessa mattina.

Nella foto appare Allan, seduto sulla coperta del salotto, che guarda verso l’obiettivo. Sembra felice con quegli occhi azzurri lucidi, quel grande sorriso che gli fa arricciare il naso e mettere in evidenza le fossette del viso. Rimango a guardarlo per qualche secondo prima di passare il telefono ad Alexis. Allan è semplicemente perfetto.

Alexis non può fare altro che guardarlo, ridere dalla commozione e guardarmi, per poi fissare di nuovo lo sguardo sullo schermo del telefono per alcuni minuti, osservando il suo fratellino.

‘Papà è bellissimo.’ mi dice, mantenendo quel sorriso che le illumina il volto.

‘Lo so’ dico io con ovvietà, facendo in modo che Alexis mi lanci un occhiata ironica.

‘Quando potrò vederlo?’ chiede.

‘Lascia che ne parli prima con Kate, va bene?’

Lei annuisce e mi da un forte abbraccio prima di andare a studiare. La osservo mentre sale le scale, Alexis è già una donna, ma per fortuna adesso ho il piccolo Allan. Prendo il mio cellulare e guardo la sua foto, poi passo alla seguente e provo improvvisamente un grande amore per le due persone ritratte in quest’altra foto. Kate tiene in braccio nostro figlio, mentre gli da un bacio sulla guancia e lui mostra un gran sorriso. Kate si sarebbe sicuramente arrabbiata se solo si fosse accorta che avevo scattato una foto senza che se ne rendesse conto, ma non m’importa, è semplicemente perfetta. Questa foto riflette l’amore per nostro figlio e mi piace da morire. Mi sdraio sul divano e mi metto ad osservarla per un altro po’ di tempo, forse per delle ore, ma non importa. L’unica cosa che so è che non riesco a smettere di guardarla e provare un grande amore per quelle due persone.


Il pomeriggio seguente, mi ritrovo con Kate e Allan al parco, proprio come avevamo stabilito. Lei continua a mantenere le distanze, parlandomi solo di argomenti riguardanti nostro figlio, ma suppongo che per ora questo dovrebbe bastarmi. Camminiamo insieme lungo la riva del lago, mentre io tengo Allan in braccio. Chiedo a Kate di raccontarmi qualcosa su Allan e lei mi dice che ha imparato a camminare a tre mesi. Un giorno, una volta uscita dal lavoro per andarlo a prendere a casa di suo padre, dove il piccolo rimaneva di solito quando Kate lavorava, si staccò dalle mani del nonno e cominciò a camminare goffamente verso di lei. Kate mi racconta tutto con emozione e con un gran sorriso sul volto. Immagino quel momento in cui nostro figlio ha fatto i primi passi correndo verso di lei e il mio viso si riempie di felicità, ma anche di tristezza per non averlo potuto vedere. Mi dice anche che la sua prima parola è stata ‘polizia’ dopo che Esposito e Ryan l’avevano ripetuta per una settimana intera.

‘Papela!’ la dolce voce del nostro piccolo ci interrompe per permetterci guardarlo mentre solleva la mano, indicando con il suo ditino una zona verde del parco dove riposano una decina di anatre.

‘Vuoi scendere, piccolino?’ gli chiedo con voce dolce finché lui non comincia ad agitarsi, così lo faccio scendere.

‘Attento’ mi dice Kate, sorridendo e guardando Allan.

All’inizio comincia a camminare lentamente verso le anatre, mentre si gira varie volte per assicurasi che Kate e io lo stiamo seguendo. Quando ci troviamo a pochi metri dalle anatre, Allan comincia a correre verso di loro, le quali si disperdono velocemente in varie direzioni. La scena è così buffa che anche il piccolo Allan ride a crepapelle, contagiando ancora di più sua madre e me.

Dopo un po’, Kate stende sull’erba una piccola coperta che teneva in uno zainetto, e ci sediamo tutti e tre lì. Lascia lo zainetto a terra, tira fuori un giocattolo, un cavallo di gomma, e lo porge ad Allan, che se lo porta subito alla bocca per poi cominciare a giocarci. Guardo attentamente lo zainetto per qualche secondo e noto che contiene di tutto.

‘Caspita.’ dico indicandolo ‘É come un Kit per bambini.’

‘Lo è.’ dice lei ‘É necessario quando si è con un bambino. Ci sono salviette, cerotti, acqua, succo, qualche biscotto, pannolini, crema solare… sono le cose principali di cui potresti aver bisogno in ogni momento.’

Sorrido al vedere com’è cambiata. Adesso Kate è una madre esperta in materia.

Rimaniamo lì per un altro po’, semplicemente godendoci il tempo passato insieme, come se fossimo una famiglia. Per un momento mi permetto di pensare che sia davvero così, finché Kate non rompe il silenzio.

‘Castle, questa settimana non potrai vedere Allan per tre giorni.’ la guardo confuso, aspettando che continui a parlare e mi dica il motivo. ‘Io… il capitano Gates mi ha chiesto di infiltrarmi in un caso, che durerà tre notti, così Allan resterà a casa di mio padre.’

‘Ma…’ cerco di captare l’informazione ‘Infiltrata in un caso? E… Allan rimarrà con tuo padre?’

Lei annuisce mentre mi guarda, immagino sia a causa della mia espressione totalmente confusa.

‘Kate, perché non lasci che Allan rimanga con me in questi tre giorni?’ le chiedo speranzoso.

‘Castle, ti conosce da appena due giorni… Si sta già abituando a rimanere con mio padre quando lavoro.’

‘Per favore’ la guardo supplicante ‘Allan mi conosce già, non sono un estraneo, e sembra trovarsi bene con me, come hai già visto. E poi, Alexis e mia madre non vedono l’ora di conoscerlo, e tuo padre o Lanie potrebbero venire a controllare se sta bene.’

‘Castle, non sto dicendo che non mi fido di te…’ mi interrompe lei dopo aver sentito l’ultima frase.

‘Lo so, ma potranno venire se credi sia meglio per lui o se questo dovesse renderti più tranquilla.’ le dico. La vedo dubitare per qualche secondo ‘Dai, sai che starà bene con me.’

Lei storce le labbra, sospira, e alla fine acconsente.

‘Va bene, resterà da te.’

Impulsivamente le do un abbraccio.

‘Castle’ dice lei, allontanandosi velocemente ’Non esagerare.’

‘Mi dispiace, è stato…’ dico, facendo un gesto con la mano per lasciar cadere l’argomento. ‘Grazie per lasciare che rimanga con me.’

Lei prende Allan e lo siede sulle sue gambe, dandogli poi un bacio tra i capelli. Tira fuori dalla borsa un pacchetto con dei biscotti e lo lascia aperto di fronte ad Allan, che ne prende subito uno e se lo porta alla bocca.

‘Senti Kate…’ dico, mentre penso a cosa dire ‘Il caso in cui dovrai infiltrarti…’

‘Non è pericoloso.’ m’interrompe lei, sapendo che lo avrei chiesto ‘E poi non sarò sola, ci sarà anche Esposito e un’altra dozzina di agenti.’

Io sospiro un po’ più sollevato sapendo che Espo, che è quasi come un fratello per lei, sarà lì a guardarle le spalle.

‘Castle, adesso sono una madre. Non m’infiltrerei mai in un caso pericoloso.’

Io annuisco sapendo che nessuno meglio di Kate sa cosa vuol dire perdere una madre, e che non permetterà che succeda questo ad Allan, ma in ogni caso non posso fare a meno di preoccuparmi. Kate è una poliziotta e, nonostante lo ritenga un caso sicuro, potrebbero sempre succedere degli imprevisti.

Alcune ore dopo ci salutiamo e io mi dirigo felicemente verso casa, sapendo che mio figlio passerà con me i prossimi due giorni e le prossime tre notti.








Angolo:
Eccovi il link della storia della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa
Fatemi sapere che cosa ne pensate, a presto! :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Salve a tutti!
Ecco a voi il quinto capitolo. Buona lettura!


Quando suona il campanello, mi alzo velocemente dalla poltrona per dirigermi verso la porta, non senza prima voltarmi verso mia madre e Alexis, che mi seguono passo per passo.

‘Madre, per favore, sii discreta.’ le guardo entrambe ma mi rivolgo specialmente a lei, perché è l’unica a sapere cos’è davvero successo a Kate.

Poi guardo Alexis e sorrido al vedere com’è nervosa di conoscere il suo fratellino. Respiro profondamente e mi volto, dirigendomi di nuovo verso la porta. Quando la apro mi ritrovo di fronte Kate con Allan in braccio. Accanto a lei c’è il passeggino del piccolo con sopra una grande borsa, dove immagino ci siano tutte le sue cose.

‘Ciao.’ saluta lei, guardando timidamente mia madre e mia figlia.

Mi sposto per lasciarla passare e, una volta entrata, Alexis e mia madre le si avvicinano per conoscere Allan. Guardo Kate e sollevo le spalle, in realtà cercando di scusarmi se dovesse sentirsi a disagio, ma lei mi rivolge un piccolo sorriso, per poi dedicarsi ad Allan e alle attenzioni delle due rosse.

‘Ciao Kate.’ mia figlia la saluta dandole due baci sulla guancia per poi riporre tutta la sua attenzione sul suo fratellino.

Kate scende nostro figlio a terra e Alexis s’inginocchia accanto a lui, mentre il piccolo le mostra il giocattolo che ha in mano. Mia madre approfitta di questo momento per parlarle.

‘Katherine, tesoro, come stai?’ l’abbraccia subito dopo e io mi porto una mano alla fronte, ricordando di averle detto di essere discreta.

Ma vedo Kate ricambiare l’abbraccio, probabilmente perché avrà sentito la sua mancanza. Osservo la scena con tenerezza, restando un po’ in disparte. Quando sciolgono l’abbraccio, Kate si rivolge a me.

‘Ho messo vestiti a sufficienza per questi tre giorni.’ mi dice, indicando la borsa sopra il passeggino ‘E credo anche tutto il necessario. Ti ho lasciato anche i numeri di mio padre, di Lanie e dei ragazzi. Se gli parli a bassa voce per farlo addormentare lo rilasserà, e ricorda che può mangiare del cibo normale, ma a piccoli pezzi.’

Vedo come ripassa a mente tutto quello che ha da dire per non dimenticarsi nulla, così la tranquillizzo.

‘Kate, andrà tutto bene.’

‘Ok.’ dice lei, con un sospiro, per poi guardare Allan, che è ancora con Alexis. ‘Devo andare.’

Mia madre fa segno ad Alexis ed entrambe lasciano il salotto, in modo che Kate possa salutare tranquillamente Allan. Osservo Kate mentre sbaciucchia e abbraccia fortemente mio figlio e vedo anche come lui si afferra al suo collo, appoggiandole la testolina sul petto.

‘Ha già cenato e ha già fatto il bagno.’ mi dice mentre accarezza la schiena del piccolo. ‘Devi solo farlo addormentare.’

Annuisco mentre mi avvicino a loro, aspettando che Kate mi passi nostro figlio tra le braccia. Noto quanto le sta risultando difficile allontanarsi da Allan. Lo abbraccia forte e vedo i suoi luccicare, a causa delle lacrime trattenute.

‘É la prima volta che ti separi da lui per così tanto tempo?’ le chiedo in tono comprensivo.

Lei mi guarda negli occhi e annuisce.

’Starà bene con me, te lo prometto.’ le dico, guardandola anch’io negli occhi, ma stavolta mi spingo anche ad accarezzarle la mano che tiene poggiata sulla schiena di Allan.

‘Lo so.’ risponde lei, per poi dare un bacio sulla fronte a nostro figlio.

‘Potrò chiamarti almeno per sapere se stai bene?’

’No, ma puoi inviarmi dei messaggi. Potrò vederli solo all’alba, ma…’

‘Lo farò.’ la interrompo, facendo in modo che mi guardi con un sorriso sincero.

Bacia e abbraccia di nuovo nostro figlio, mentre gli sussurra un ‘ti voglio bene’, per poi passarmelo tra le braccia. Lui si sistema addosso a me senza lamentarsi, forse perché in questi giorni che abbiamo passato insieme ha ormai acquisito un po’ confidenza.

'Sta attenta, Kate.’ entrambi rimaniamo lì impalati a fissarci per alcuni secondi, durante i quali non so se avvicinarmi e baciarla per salutarla oppure no. Alla fine mi butto. La bacio e la sento prolungare il secondo bacio sulla guancia, dalla parte in cui sostengo Allan. Probabilmente l’ha fatto solo per nostro figlio, ma mi piace pensare che l’abbia fatto anche per condividere quel momento con me.

Si allontana verso la porta con gli occhi ancora lucidi e Allan allunga la manina verso di lei. Vedo la faccia di mio figlio cambiare, i suoi occhi s’intristiscono, la bocca s’incurva verso il basso e comincia a piangere. Kate sospira e abbassa lo sguardo, dispiaciuta di dover lasciare Allan mentre piange ma, purtroppo, deve andare. Chiude la porta e se ne va. Mi fa stare terribilmente male sapere che è dovuta andare via con l’amaro in bocca.

Cullo Allan tra le mie braccia per cercare di calmarlo, sussurrandogli delle parole dolci all’orecchio.

‘Mami.’ è l’unica cosa che continua a dire tra i singhiozzi.

‘C’è qui papà.’ gli dico, cullandolo ancora tra le braccia. Cerco un fazzoletto nella borsa sul passeggino e gli asciugo il muco che ha accumulato nel naso, a causa del pianto.

Mia madre e mia figlia si avvicinano per aiutarmi, ma Allan si aggrappa saldamente al mio collo. Sembra sentirsi più al sicuro con me, e questo mi rende felice. So di dover fare le cose per bene, così prendo in mano la situazione e comincio a parlargli con un tono di voce più infantile, una voce che agli altri potrebbe sembrare stupida, ma non a me perché sto parlando con Allan e sto cercando di farlo sorridere. E ci riesco. Smette di piangere per poi rimanere lì a fissarmi. Faccio alcune smorfie, ma vi è un momento in cui emette uno strano rumore e, per un momento, non capisco se abbia ricominciato a piangere o se stia ridendo. Ma alla fine capisco che sta ridendo, e ciò fa sorridere anche me.

’Stai andando bene, caro.’ m’incoraggia mia madre, dandomi una lieve pacca sulla spalla.

Continuo ancora un po’ a fare lo stupido finché Allan non sembra dimenticarsi del motivo per cui stava piangendo. É più rilassato adesso, così lo scendo a terra e lo guardo dirigersi da solo verso il tavolo del salotto, dove Alexis tiene alcuni libri e appunti.

‘Vuoi disegnare Allan?’ dice lei, avvicinandosi a lui.

Ti.’ risponde lui. Quando Alexis lo raggiunge, lei strappa un foglio da un quaderno e lo porge al piccolo, insieme ad una matita.

‘Cosa disegni?’

‘Polizia’ dice chiaramente. Nonostante abbia qualche difficoltà con delle parole, ve ne sono alcune che pronuncia abbastanza bene.

Mia madre e Alexis ridono di fronte alla risposta del piccolo e io immagino che questa sia opera di Esposito e Ryan, o forse di Kate, per essersi abituato a disegnare questo. Ricordo che quando Alexis era piccola e io le davo un foglio per disegnare, finiva per disegnare sempre la stessa cosa, una nave pirata. O quella che per lei era una nave pirata, perché alla fine era sempre un miscuglio di colori nel quale non si riusciva a distinguere nemmeno una figura, come sta facendo adesso Allan, passando una matita su un foglio e credendo di disegnare un poliziotto. Sorrido e lo guardo disegnare per un an altro po’, finché non decido di prendere le sue cose, mentre lui rimane lì a disegnare ben sorvegliato.

Entro in camera da letto e comincio a sistemare i suoi vestiti dentro il cassetto del comodino. In realtà non gli ho preparato una stanza, nonostante ci abbia pensato, ma non volevo illudermi al riguardo. Allan rimarrà con me tre giorni solo perché Kate deve lavorare, ma questo non accadrà molto spesso e non voglio nemmeno tradire la fiducia che Kate mi ha dato permettendogli di rimanere con me.

Vedo i tre pigiami che Kate ha lasciato per lui e scelgo quello che mi piace di più. É una specie di tutina, con i disegni di Angry Birds, poi prendo anche delle mutandine con un gattino stampato sul didietro, le salviette e un pannolino pulito.

Dopo aver lasciato i miei due figli a conoscersi meglio, decido che è ora di mettere a letto Allan. Anche mia madre e Alexis vanno a dormire, ognuna nella propria camera, non senza prima dirmi di avvisarle se dovessi aver bisogno di qualcosa. Sono entrambe contente di aver conosciuto Allan e di averlo qui in casa. Questo cucciolo è una fonte di allegria, felicità e intrattenimento.

‘Andiamo a dormire, campione?’

Allan rimane fermo a fissarmi per poi seguirmi verso la mia camera da letto. La nostra, adesso. Mi segue finché non salgo sul letto mentre lui poggia semplicemente le braccia sul bordo, guardandomi. Sorrido al vederlo, perché qualcosa mi dice che non ha sonno e non vuole dormire.

‘Non vuoi dormire?’

‘No.’ grida lui, con un sorriso. Credo stia cercando di provocarmi, per farmi giocare con lui.

’Non vuoi dormire con papà?’ gli chiedo di nuovo, facendo la faccia da cucciolo abbandonato.

Lui ride ancora di più e mi risponde di nuovo con un sonoro ‘no’ seguito da una risata. A questo punto, imito il ruggito di un leone e mi avvicino a lui, in modo da farlo scappare correndo goffamente, senza smettere di ridere. Lo inseguo finché non riesco ad acchiapparlo e lo prendo in braccio. Allan non smette di ridere e questo mi rende felice.

‘Adesso non mi scappi.’ gli dico, mentre lo riporto a letto.

Lo spoglio e gli cambio il pannolino e il pigiama, poi gli avvicino uno dei peluches che Kate gli ha lasciato nella borsa e gli rimbocco le coperte. Mi ci sdraio accanto, ma lui comincia a muovere i piedini, giocando con le lenzuola.

‘Vuoi che ti racconti una storia?’

‘Mami?’ chiede lui, girando la testa verso la porta e aspettando di veder entrare Kate per dargli la buona notte. 

‘No tesoro, oggi sei con papà.’

‘Mami.’ dice stavolta girandosi verso di me e cominciando a tirare il bordo della mia maglietta.

Accenno un sorriso, mi stiro per spegnere la luce e, alla fine, decido di raccontargli una storia. Dopo alcuni minuti lo sento mollare la presa sulla mia maglietta e sento il suo respiro più cadenzato, sicuramente a causa della stanchezza accumulata durante tutto il giorno, che l’ha messo fuori combattimento in pochi minuti. Lo avvicino di più al mio petto, facendo attenzione a non svegliarlo, e lo sistemo vicino a me. Sospiro. Sono davvero felice di averlo accanto, di poter passare una notte insieme a lui, ma mi sento anche triste. Chiudo gli occhi e ripenso al contatto delle labbra di Kate sulla mia guancia, ricordo come ha prolungato il secondo bacio. In quell’istante capisco che mi manca, non ero mai rimasto solo con nostro figlio, senza di lei.

Infilo la mano sotto il mio cuscino per cercare il telefono e quando lo prendo, scatto una foto a me e Allan. Il flash sembra infastidirlo un po’, ma io comincio subito a sussurrargli delle parole dolci all’orecchio, facendolo riaddormentare. Giro il telefono per osservare la foto e, per un momento, noto la grande somiglianza tra me e Allan. É davvero adorabile tra le mie braccia e non posso fare a meno di sorridere. Invio la foto a Kate con un messaggio. All’inizio dubito se scriverle o no, ma alla fine lo faccio: Dorme come un angioletto. Ci manchi. Buonanotte Kate. Baci, R.

Infilo di nuovo il telefono sotto il cuscino, credendo che non risponderà, e chiudo gli occhi. Ma dopo alcuni secondi lo sento vibrare sotto la mia testa. Metto di nuovo la mano sotto il cuscino e prendo il cellulare, apro velocemente il messaggio e vedo che è lei. Leggo il messaggio con uno stupido sorriso sul volto: Adorabili. É l’unica cosa che dice, seguita da un cuore. Tutto ciò è sufficiente a farmi chiudere gli occhi per addormentarmi, con ancora quel sorriso stampato in faccia. 











Angolo:
Vi lascio, al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Prima di lasciarvi volevo ringraziare tutte quelle persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite, ma anche tutte coloro che hanno recensito o solamente letto, all'autrice farà sicuramente molto piacere :)
Spero davvero che vi stia piacendo. Sembra andare tutto molto lentamente ma non preoccupatevi, tra qualche capitolo le cose cominceranno a smuoversi un po'.
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo.
Prima di lasciarvi alla lettura, volevo chiarirvi una cosa per quanto riguarda il nome di Allan.
Mi è stato chiesto come mai sia stato scritto con due "L" e non con una. In effetti, la pronuncia italiana del nome sembra poco... orecchiabile, diciamo così. Ma la storia, essendo di un'autrice spagnola, è stata scritta con il nome spagnolo del bambino. Tutto questo per dirvi che, in spagnolo, la doppia L corrisponde più o meno al suono italiano "gli" (vi metto anche la trascrizione fonetica, per essere più precisi ['eʎe]).
Ovviamente è solo una precisazione, ma se vorrete continuare a leggerlo come lo avete letto sin dall'inizio non fatevi alcun problema xD
Detto questo, scusate il poema e buona lettura!



Un rumore lontano mi fa sussultare, facendomi aprire gli occhi per adattarli alla luce della stanza. É già giorno ma è ancora presto, visto che la luce che filtra dalle finestre indica che il sole è appena sorto sulle strade di New York. Chiudo di nuovo gli occhi per qualche istante, finché non risento quel rumore che mi ha fatto sussultare, stavolta molto più forte. Spalanco gli occhi. Allan. Mi alzo velocemente dal letto e vedo che il piccolo è seduto sul pavimento, vicino il mio armadio, mentre gioca con un paio di scarpe che ha preso dal primo scomparto. Lo guardo per qualche secondo e scuoto la testa. Credo che Allan sia autosufficiente tanto quanto Kate, perché non ha né chiamato né cominciato a piangere per attirare la mia attenzione, ma è solo sceso dal letto per esplorare la camera da letto e trovando l’armadio come il più bello in cui giocare.

Mi alzo e mi avvicino a lui, inginocchiandomi.

‘Ciao piccolo. Non volevi giocare con papà?’ gli dico affettuosamente mentre gli accarezzo una guancia. Lui restringe il collo con un sorriso, dovuto alla carezza, e si alza in piedi porgendomi una delle mie scarpe con cui stava giocando.

’Tu.’ dice mentre la porge.

Metto da parte la scarpa e lo prendo in braccio, alzandomi con lui e dandogli un sonoro bacio sulla fronte.

‘Che ne dici di lasciar stare le scarpe e di fare colazione?’

‘Colattione’ dice, aggrappandosi al mio collo.

Sorrido ed usciamo dalla camera da letto. La cucina è deserta, così immagino che Alexis sia già andata all’università e che mia madre stia ancora dormendo. Con Allan ancora in braccio, riscaldo il suo biberon del latte mentre lui osserva tutti i miei movimenti, ancora aggrappato al mio collo. Quando il latte è pronto controllo che non sia troppo caldo assaggiandolo io stesso, facendo sì che Allan cominci a lamentarsi, allungando le braccia verso di me per togliermelo.

‘Mio’ grida, tentando di afferrarlo.

‘Tranquillo, è per te. Aspetta.’ mi dirigo con lui verso il divano e mi siedo, poggiando Allan sulle mie gambe. Gli do il biberon e lui comincia a bere il latte.

In quel momento mia madre appare in cima alle scale con un sonoro ‘Buongiorno’, facendo sì che Allan si stacchi dal biberon per guardarla e ridere, a mo’ di saluto.

‘Buon giorno madre.’

‘Pronti per andare al parco?’ chiede, una volta finito di scendere le scale. La guardo confuso mentre si avvicina a noi.

’Sicura di volerti fare vedere come una nonna?’

‘Una nonna giovane e piena di energia.’ dice lei, gesticolando con il braccio per enfatizzare.

‘Va bene. Quando finiremo di fare colazione andremo al parco.’

Mia madre prende in braccio Allan, mentre io mi alzo e vado a lavare il biberon.

’Tesoro, a questo piccolo pesa il pannolino’ dice mia madre mentre palpa il pannolino di Allan, da sopra il pigiama.

‘Avrei dovuto accorgermene prima.’ dico, lasciando perdere tutto per prendere mio figlio in braccio.

‘Oh, andiamo, non torturarti per questo. Sei con lui solo da un giorno, imparerai piano piano.’

’Si suppone che io abbia già imparato con Alexis, mamma.’

’Sono passati quasi vent’anni, Richard. Adesso devi solo concentrarti nel fare le cose per bene con Allan, che ti ha adorato in pochi giorni.’

Sospiro e annuisco, dando ragione a mia madre, e mi dirigo con mio figlio verso la camera da letto, dove gli cambio il pannolino e lo vesto senza problemi. Anch’io mi vesto ed entrambi entriamo in salotto, dove aspettiamo mia madre. Metto Allan nel passeggino, perché credo sia il meglio per andare al parco, e lui nel frattempo s’intrattiene giocando con dei pupazzi. Approfitto di questo momento per controllare il cellulare, che non avevo più toccato da ieri sera, e che controllo che non ci siano messaggi di Kate.

’Sono pronta.’ dice mia madre, scendendo le scale. Evito di commentare il sombrero e gli occhiali da sole che indossa visto che, dopo tutto, sono già abituato al look stravagante di Martha Rodgers.

‘Mamma, potresti farci una foto?’ le chiedo, passandole il mio cellulare e spiegandole quale tasto cliccare per scattare la foto.

Mi inginocchio vicino al passeggino di Allan, per rimanere alla sua altezza.

‘Mandiamo un bacio alla mamma, Allan?’

Lui annuisce, lasciando perdere immediatamente il pupazzo che tiene tra le mani per guardare verso il cellulare. Faccio il gesto di inviare un bacio verso l’obiettivo in modo che Allan ripeta i miei movimenti e, in quel preciso istante, quando anche lui manda un bacio all’obiettivo, mia madre scatta la foto.

Mi restituisce il cellulare, senza fare alcun commento sulla foto che ha appena scattato per inviarla a Kate, e per questo la ringrazio silenziosamente. Osservo la foto con un sorriso, vedendo come Allan è stato immortalato nel preciso istante in cui mandava un bacio alla telecamera.


Quando arriviamo al parco scendo mio figlio dal passeggino e, mentre mi distraggo un secondo per prendere gli occhiali da sole, noto Allan dirigersi tranquillamente verso una grande zona verde. Lo chiamo per farlo tornare, ma lui non mi da retta, rimanendo lì fermo a fissarmi. Temo il peggio quando noto quella piccola curva della labbra, un sorriso birichino che confermo quando comincio ad avvicinarmi e lui, con un gridolino, comincia a correre nella direzione opposta a me. Rido divertito e lo rincorro, accelerando il passo finché non si ferma di nuovo e si gira per guardarmi. Di nuovo, quando mi vede avvicinarmi comincia a correre ridendo a crepapelle. Decido di divertirmi un altro po’ con lui finché non sono sufficientemente stanco, molto più di lui, così lo acchiappo senza smettere di ridere, dando per finito il gioco.

‘Credo di essere troppo vecchio per questo.’ dico, con il respiro accelerato, avvicinandomi a mia madre, che ci osserva divertita seduta su una panchina.

‘Togliti dieci anni, è quello che faccio io.’ ride lei.

Lascio Allan a terra, assicurando stavolta che non cominci a correre di nuovo, e ci dirigiamo verso lo scivolo, anche se non sembra entusiasmarlo come le altalene, verso le quali cerca di dirigersi. Così, decido di farlo salire in una di esse, quelle più sicure per i bambini.

‘Quanti anni ha?’ chiede una voce femminile alle mie spalle.

Mi giro e vedo una donna bionda, molto carina, ad essere sincero. Tiene per mano una bambina, che sembra essere più grande di Allan, e la siede sull’altalena accanto alla nostra.

‘Sedici mesi. Quanti anni ha lei?’ le chiedo, più per cortesia, non perché m’interessi davvero.

‘Oh, Alissa ha due anni.’

Annuisco e volto la testa verso mio figlio, sentendo per tutto il tempo lo sguardo della donna su di me. La guardo di nuovo, un po’ a disagio ma con un sorriso, e noto che non ha la fede. É una madre single, per questo ci sta provando con me.

‘Mi dispiace, dobbiamo andare. Mia moglie sta per uscire dal lavoro.’ mento io, scendendo mio figlio dall’altalena e vedendo il sorriso di quella donna sparirle dal volto. Allan la saluta con la manina mentre ci allontaniamo.

‘Perché l’hai fatto?’ mi chiede mia madre quando la raggiungiamo e metto Allan nel passeggino.

‘Fare cosa?’ chiedo, fingendo di non sapere di cosa parla.

‘Quella donna era chiaramente interessata a te e tu l’hai respinta.’

‘Forse perché non ero interessato.’

‘Prima lo saresti stato. Figliolo, non credere che non mi renda conto di cosa sta succedendo qui. Tutto questo è per Kate.’

‘Mamma…’ dico, con un sospiro, ma lei m’interrompe, sollevando una mano.

‘Non dico che non devi provarci.’ la guardo, sorpreso dalle sue parole. ‘Dico solo di lasciarle il suo spazio, non pressarla e lascia che sia lei a decidere se darti o no un’altra opportunità.’

Annuisco e sospiro, un po’ dispiaciuto, ma so che mia madre ha ragione.


É quasi sera quando Alexis rientra a casa. Sono seduto sul divano, con mio figlio in braccio, mentre guardiamo la televisione, praticamente un canale di cartoni animati. Alexis si dirige verso di noi con un sorriso e si avvicina a suo fratello, per dargli un bacio sulla guancia, e io sorrido di fronte a questo gesto.

‘Ciao papà.’ dice adesso dando un bacio a me e sedendosi accanto a noi.

‘Ciao tesoro.’

Allan si alza in piedi sulle mie gambe, mentre lo sostengo, e si sposta dall’altro lato del divano. Mi guarda fisso per qualche secondo, passando la piccola manina tra i miei capelli, e in quel momento, guardandomi dritto negli occhi, la dice. Dice quella parola che mi fa emozionare.

‘Papà’ la ripete più e più volte. Non posso né voglio trattenere le lacrime che si mi sono accumulate negli occhi. Lo abbraccio immediatamente, stringendolo, sentendo come quel piccolo essere umano sia ora diventato una delle persone più importanti della mia vita.


Quando Allan si addormenta, prendo il cellulare e, come la sera precedente, scrivo un messaggio a Kate. Le invio la foto che mia madre ci ha scattato questa mattina, mentre le mandiamo un bacio, insieme a delle altre che ho fatto Allan sempre questa mattina. Penso a cosa scriverle.

‘Oggi nostro figlio mi ha chiamato papà per la prima volta. Non hai idea di quanto sia felice in questo momento. Anche se mi sarebbe piaciuto che tu fossi qui con noi. Adesso dorme come un angioletto. Rick.’

Dopo pochi minuti il cellulare suono e lo sblocco, leggendo il suo messaggio.

Sono felice di saperlo. Allan ti ha voluto bene dal primo momento in cui ti ha conosciuto. Buonanotte Rick.’

Le risponde con un ‘Buonanotte Kate’ e infilo il cellulare sotto il cuscino. Sospiro. Domani tornerà e io non so come sarà la nostra relazione. Questi due giorni con Allan mi hanno fatto sentire più vicino a lei, anche se non fisicamente. Voglio davvero che torni, nonostante mi piaccia avere Allan con me per tutto il giorno. Sospiro di nuovo e lo avvicino di più a me, chiudendo gli occhi e sdraiandomi accanto a lui.















Angolo:
Eccovi il link della storia originalehttps://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Salve a tutti!
Ecco a voi il nuovo capitolo e anche una piccola curiosità che l'autrice stessa ha deciso di condividere con noi lettori: nell'idea originale della storia, il bambino avrebbe dovuto essere una bambina e, in ogni caso, non sarebbe stato un neonato ma un adolescente. Questo avrebbe cambiato molto la storia, no?
Buona lettura!


Mi trovo nel salotto di casa mia, seduto sul pavimento vicino a mio figlio mentre lui tocca i tasti del pianoforte giocattolo che gli ho comprato quello stesso pomeriggio. Mia madre è uscita a cena con delle amiche e Alexis è seduta sul divano, a ripassare per l’esame di domani, mentre la vedo stiracchiarsi il collo e chiudere gli occhi per la stanchezza.

‘Alexis, va a dormire, sei stanca.’ lei annuisce e si alza.

Mi da un bacio e si accovaccia vicino ad Allan, rimanendogli accanto per qualche secondo, perché sa che domani, quando si sveglierà, lui non sarà più qui. Lo prende in braccio e gli da un sonoro bacio sulla guancia mentre lui ride e gioca con i suoi capelli.

‘Spero di rivederti presto’ gli sussurra prima di rimetterlo a terra. ‘Buonanotte papà.’

‘Buonanotte tesoro.’

Quando Alexis sale al piano di sopra, poso di nuovo lo sguardo su Allan, che ha messo da parte il piccolo pianoforte per giocare con uno dei peluches. Sospiro. La tristezza di doverlo salutare sta cominciando ad impadronirsi di me. So che, da un momento all’altro, Kate apparirà da quella porta e dovrà portarsi via Allan. Voglio rivederla, ma non voglio separarmi da mio figlio. Questo fine settimana insieme a lui ha creato un legame speciale tra di noi. Sorrido quando ricordo che è da tutto il giorno che mi chiama papà, e ciò mi riempie il cuore di gioia.

Qualche minuto dopo suona il campanello. Prendo in braccio mio figlio e ci dirigiamo insieme verso la porta. Nel momento in cui la apro e vediamo che è Kate, Allan si lancia tra le sue braccia. Kate lo abbraccia forte mentre io rimango in silenzio, osservandoli felici di rivedersi. Quando Allan finalmente si scioglie dall’abbraccio per cominciare a giocare con uno dei bottoni della camicia di Kate, anche lei alza la testa.

‘Ciao.’ le dico con un lieve sorriso. Mi fa piacere rivederla, mi piacerebbe abbracciarla, ma mi trattengo.

‘Ciao.’ ricambia il saluto con un piccolo sorriso. ‘Come si è comportato?’

‘Benissimo, siamo stati molto bene insieme. Credo che non mi consideri più come un estraneo. E, finalmente, mi chiama papà.’

‘Papà.’ Allan si gira verso di me quando mi sente parlare, ripetendo la mia ultima parola e facendo sì che nel mio viso si rifletta quella felicità che ho sentito tutte le volte in cui mi ha chiamato così.

Guardo Kate e la vedo sorridere, con uno speciale luccichio negli occhi. Anche lei sembra felice del fatto che nostro figlio mi riconosca come padre e questo, di conseguenza, mi rende ancora più felice.

‘Entra’ le dico, spostandomi dalla porta. ‘Prendo le sue cose.’

Lei annuisce e entra in salotto, mentre io mi dirigo verso la camera da letto per prendere la borsa con le cose di Allan. Quando ritorno, Kate ha messo nostro figlio a terra e lui le mostra il piccolo pianoforte con cui stava giocando prima.

‘Chi te l’ha comprato, tesoro?’

‘Papà’ dice lui, sicuro, indicandomi con il braccio.

Kate sorride ampiamente al risentirlo, e anche io. Poi mi guarda e sembra che voglia dirmi qualcosa, ma non lo fa. Rimane pensierosa qualche altro secondo, finché non si decide a parlare.

‘Grazie per… avermi tenuta informata su come stava e… per le foto.’

‘Era il minimo che potessi fare.’

Un silenzio scomodo si crea tra di noi, finché il rumore di Allan che sbatte il pianoforte a terra mi fa inginocchiare per raccoglierlo e metterlo nella borsa con le sue cose. Kate s'inginocchia insieme a me per raccogliere i vari peluches di nostro figlio ancora sparsi per terra. Quando me li da per metterli nella borsa, sfioro di proposito le sue dita con le mie. I nostri sguardi s’incrociano per un istante, durante il quale vorrei prenderle il viso tra le mani e dimostrarle con un bacio quello che sento in questo momento, ma lei si schiarisce la voce e si alza.

’Sarà meglio che andiamo.’ dice, un po’ a disagio.

’Non volete rimanere un antro po’?’ chiedo.

‘No, è tardi e sono stanca. E Allan dovrebbe già essere a letto.’

Io annuisco dispiaciuto e mi accovaccio vicino a mio figlio. É arrivato il momento di salutarci.

‘Hey, piccolo, ti sei divertito con papà?’

'Ti. Papà.’ dice lui, muovendo la testa su e giù in modo deciso.

Lo prendo in braccio, accennando un sorriso triste, e lo stringo contro il mio petto.

‘Se ti chiamo domani potrò vederlo?’ chiedo guardando Kate.

’Sì… certo.’ dice lei, che fino a quel momento ci osservava con quello che sembrava un filo di tristezza sul volto.

Bacio mio figlio sulla testolina e lo metto a terra, dove Kate gli porge la mano e lui l’afferra immediatamente, appoggiandosi contro di lei.

‘Allora… ci sentiamo domani.’ dice lei, prendendo la borsa con le cose di nostro figlio e mettendosela in spalla.

Io annuisco e mi dirigo verso la porta, non volendo più allungare il momento, visto che non credo di riuscire a far sparire in pochi secondi il bruciore che ho negli occhi.

Kate mi segue verso la porta, ma Allan tira la sua mano in direzione contraria.

‘Forza tesoro, dobbiamo andare a casa.’ gli dice dolcemente.

‘No!’ Allan grida, rifiutandosi di camminare verso la porta e lasciando la mano di Kate, per poi correre verso il divano, dove rimane appoggiato, e guardarci imbronciato, come se fosse arrabbiato.

Kate ed io ci guardiamo con sguardo serio. Immagino che nessuno dei due si aspettava questa reazione.

‘Vieni amore’ gli dice in tono dolce.

’No.’ grida di nuovo Allan e incrocia le braccia al petto, in un modo talmente buffo e testardo che mi fa sbozzare un sorriso. ‘Papà.’

Quest’ultima parola mi fa sciogliere il cuore. Il nostro piccolo non vuole andarsene, o meglio, non vuole allontanarsi da me. Kate e io ci guardiamo, senza sapere cosa fare. Lei storce il labbro e sospira, per poi avvicinarsi a nostro figlio. Lo prende in braccio mentre lui scalcia. Guardo la scena stupito ma suppongo sia la cosa più giusta e poi Kate non riuscirà a far ragionare Allan adesso. Io so come potrebbero finire questi momenti perché, anche se non ho mai visto Allan così capriccioso, li ho già vissuti con Alexis.

‘Dobbiamo andare Allan, papà lo vedrai domani.’

Lui continua a scalciare tra le braccia di Kate. Non piange, ma è ancora arrabbiato.

‘Mi dispiace.’ dice Kate guardandomi.

Io annuisco, facendole capire che anch’io credo sia la cosa giusta da fare, prima che la rabbia di Allan aumenti e allora sarà impossibile farlo ragionare.

‘Ciao Kate.’ le dico, mentre escono sul pianerottolo, dirigendosi verso l’ascensore.

‘Ciao Castle.’ mi dice lei dalle porte dell’ascensore, mentre passa una mano sulla schiena di Allan per farlo calmare.

Entro di nuovo in casa e mi dirigo verso la mia camera. Mi sdraio sul letto e comincio a pensare. Devo cominciare ad abituarmi al fatto che tra me e Kate non ci sarà più niente, che la nostra relazione si limiterà solamente a nostro figlio e che saremo come quei genitori divorziati che devono mettersi d’accordo e dividersi il tempo da passare con lui. Con questo pensiero e qualche lacrima sul cuscino, sento gli occhi chiudersi per poi addormentarmi piano piano.


Mi sveglio nel bel mezzo della notte a causa della vibrazione del mio cellulare sotto il cuscino. Mi sollevo e lo prendo, allarmandomi immediatamente quando vedo il nome di Kate sullo schermo. Forse è successo qualcosa ad Allan.

‘Kate.’

‘Castle.’ la sua voce sembra debole dall’altro lato del telefono.

‘Allan sta bene?’

‘Sì, lui sta bene, è che… io… sono caduta.’

‘Stai bene?’ dico immediatamente preoccupato.

‘Ho sbattuto la testa e la gamba, devo andare all’ospedale ma non posso lasciare Allan da solo.’

‘Sto arrivando.’

Chiudo la chiamata e mi vesto velocemente. Lascio un biglietto per Alexis sul tavolo della cucina, se dovesse svegliarsi e io non fossi ancora tornato, ed esco dal loft correndo. Fermo un taxi, perché non voglio perdere tempo ad uscire la macchina dal garage, e una volta dentro chiamo Lanie. Ho il sospetto che Kate abbia chiamato me perché ha bisogno che qualcuno rimanga con nostro figlio, ma non ho intenzione di lasciarla andare sola in ospedale. Proprio come avevo immaginato, Lanie non sa niente. Le dico cos’è successo, così mi dice che sarà lì tra qualche minuto.

Quando arrivo all’appartamento di Kate suono il campanello e aspetto pazientemente finché non mi apre la porta. Zoppica e ha un fazzoletto macchiato di sangue premuto sulla testa. Ha i capelli un po’ umidi, per cui immagino stesse facendo una doccia quando è successo tutto.

‘Cos’è successo?’ le chiedo mentre la sorreggo per evitare che faccia altri sforzi con la gamba.

‘Sono scivolata uscendo dalla vasca.’ dice lei facendo una smorfia di dolore. ‘Allan sta dormendo, ho bisogno solo che tu rimanga con lui finché non torno.’

Cerca di avvicinarsi all’appendiabiti vicino alla porta, per prendere il cappotto, ma io la fermo.

‘Lanie sta arrivando, rimarrà lei con Allan. Non penso di lasciarti andare da sola in ospedale.’

‘Castle’ cerca di protestare, mentre mi guarda con un’espressione mista tra rabbia e dolore.

‘No’ la interrompo io prima che continui a lamentarsi ‘Non sei in condizioni né di guidare né di prendere un taxi.’

Lei non dice nient’altro, probabilmente perché sa che ho ragione, e si appoggia contro la parete sospirando. In quel momento arriva Lanie, spaventata.

‘Stai bene? chiede a Kate, spostando il fazzoletto dalla testa per guardare la ferita.

‘Ho un po’ di nausea.’ confessa lei.

‘Avrai bisogno di alcuni punti qui. Andate, rimango io con Allan.’ dice la forense.

Nonostante le sue lamentele, passo una mano sulla schiena di Kate, sorreggendola e lasciando che appoggi il suo peso su di me in modo da non fare sforzi. Scendiamo in ascensore e saliamo sul taxi che mi ha portato fin lì, avendogli chiesto di aspettarci. Quando arriviamo alle porte dell’ospedale pago il tassista, lasciandogli anche una generosa mancia, e aiuto Kate a scendere. Una dottoressa la visita immediatamente, concentrandosi prima sulla ferita alla testa, proprio sopra la fronte, per la quale riceve cinque punti di sutura. Le rimango accanto per tutto il tempo, visto che neanche lei mi ha chiesto di andarmene. La dottoressa le fa alcune domande, chiedendole se ha un po’ di nausea o no, per poi passare ad esaminarle la gamba, dicendole che sarà sicuramente fratturata e che per questo dovrebbe avvisare il suo collega, il traumatologo. Nel frattempo chiede a Kate di togliersi i pantaloni, affinché la possa visitare meglio. Sento Kate irrigidirsi quando la dottoressa scompare oltre la porta. Immagino che non voglia togliersi i pantaloni con me davanti, ma ha sicuramente bisogno di aiuto, così glielo chiedo.

‘Vuoi che esca fuori?’

Lei non risponde, così la osservo attentamente per alcuni secondi e noto come cerca di controllare la respirazione, che è diventata improvvisamente veloce.

‘Stai bene?’ le chiedo preoccupato.

‘Ha… ha detto che è un uomo.’ finalmente reagisce, ma parla balbettando e sembra spaventata.

‘Cosa?’

‘Il traumatologo. Ha detto che è un uomo e… vuole che mi tolga i pantaloni. Io…’

In quel momento capisco tutto, capisco perché Kate sta reagendo così, perché è diventata improvvisamente nervosa. La guardo di nuovo, preoccupato, e vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime, con lo sguardo perso.

‘Va bene.’ dico, afferrandole la mano, facendole sentire la mia presenza ‘Andrò fuori e chiederò che ti visiti una dottoressa, d’accordo?’ lei annuisce.

‘Grazie’ sussurra, stringendomi la mano.

Esco in corridoio, dove vedo la dottoressa che ha visitato Kate ritornare verso la sala con un dottore al suo fianco. L’uomo sembra avere più di quarant’anni e non sembra inaffidabile, ma visto come sta Kate non permetterò né a lui né a nessun altro uomo di visitarla. Mi avvicino a loro e gli spiego il problema. All’inizio insistono dicendo che lui è un dottore di fiducia, ma vedendo la mia chiara e tonda negazione accettano di chiamare una traumatologa.

Entro di nuovo nella sala delle visite e Kate mi guada dal lettino su cui è sdraiata, interrogandomi.

‘Chiameranno una dottoressa per visitarti.’ le dico io.

Lei sospira, adesso più tranquilla.

‘Vuoi che… esca fuori mentre ti spogli e ti visitano?’

‘No, rimani per favore.’

La guardo negli occhi e vedo il suo sguardo supplicante, così annuisco, facendole sapere che le resterò vicino. Si slaccia i pantaloni e prova a toglierseli, io distolgo lo sguardo perché, anche se non sarebbe la prima volta che la vedo in biancheria intima, non voglio metterla a disagio. Nonostante ciò, lei comincia a gemere di dolore.

‘Hai bisogno di aiuto, Kate.’ le dico, ancora senza girarmi.

’No. Faccio da sola.’

Scuoto la testa per la sua testardaggine. Non so nemmeno come abbia fatto a vestirsi da sola. Qualche minuto dopo, quando sembra che finalmente si sia disfatta dei pantaloni, entra una nuova dottoressa. Mi giro, cercando di non guardare Kate, e lei si presenta, passando poi ad esaminarle la gamba. Mi siedo in una delle sedie lì presenti e comincio a pensare a tutto quello che è successo. Sembra che Kate non abbia ancora superato tutto quello che è successo con Josh, ma si fida ancora di me, o non mi avrebbe fatto restare lì. Mi ferisce averla vista così e sapere che il passato continua a perseguitarla, così prometto a me stesso di aiutarla a superarlo. Giro la testa e vedo la dottoressa esaminarle la gamba, chiedendole su quali punti fa più male. Kate è molto più tranquilla adesso e la vedo a suo agio con la nuova dottoressa, così mi permetto di rilassarmi un secondo e guardare le sue gambe, una piegata sul lettino e l’altra, quella che la dottoressa sta esaminando, stesa. Sono perfette, penso, distogliendo di nuovo lo sguardo prima che lei o la dottoressa se ne accorgano.


Un’ora dopo, Kate si trova sdraiata su un letto d’ospedale, con la gamba ingessata. Dovrà restare lì ancora un po’ a causa del colpo alla testa, ma sembra stare bene, quindi credo che tra qualche ora verrà dimessa per tornare a casa, dove dovrebbe riposare e non sforzare la gamba.

‘Adesso puoi andare Castle, sto bene, non c’è bisogno che tu rimanga.’ mi dice lei.

‘Non me ne vado.’ le dico, avvicinandomi al letto. ‘Non penso nemmeno di lasciarti sola finché non ti rimetterai.’

‘Cosa intendi con ‘finché non ti rimetterai’?’ chiede lei, facendo una smorfia.

‘Kate, hai sentito la dottoressa. Non puoi sforzare la gamba e vivendo sola con Allan… avrai bisogno di qualcuno che stia con te finché non starai di nuovo bene.’

‘Mi aiuterà Lanie.’ assicura lei.

‘Lanie lavora.’

‘Allora lo dirò a mio padre.’

‘Kate, lascia che ti aiuti. Poi Allan è mio figlio, e in questo modo potrò prendermi cura di lui. Sai che il mio lavoro non ha un orario fisso, potrei trasferirmi da te senza alcun problema.’

‘Trasferirti a casa mia?’ chiede lei, adesso allarmata.

‘Dormirò sul divano.’ dico, alzando le mani per farla ragionare. ‘Cosa succederebbe se Allan dovesse svegliarsi durante la notte?’

Lei sospira e rotea gli occhi, ma non dice di no, né si lamenta, quindi suppongo sia un sì.

‘Cerca di riposare.’ le dico, dirigendomi verso la finestra e vedendo l’alba sorgere su New York.

‘Castle…’ dice, qualche minuto dopo ‘Quello che è successo prima…’

Mi giro per guardarla mentre lei si fissa le mani nervosamente, prima di continuare.

‘Non dirlo a Lanie, va bene? Io sto bene, mi sono ripresa, è stato solo…’

‘Ci vai ancora dallo psicologo?’ la interrompo io.

‘No, ti ho già detto che sto bene.’

‘Kate, questo non è stare bene.’

Mi pento subito di aver detto questa frase e vedo come le lacrime cominciano ad accumularsi negli occhi di Kate.

‘Mi dispiace.’ le dico, e mi avvicino di più, sedendomi sul bordo del letto. ‘Senti, capisco che ti sei quasi ripresa, ma ci sono ancora delle cose che devi superare. Hai ancora bisogno di aiuto, Kate.’

’No che non capisci!’ dice lei, quasi urlando ‘Se verranno a sapere che ho ancora bisogno di aiuto, dovrò mettermi in malattia e non voglio smettere di lavorare.’

Io annuisco, so che per Kate il lavoro è come una via di fuga, ne ha bisogno per scappare dai suoi problemi e si sente bene nel fare quello che fa. Ma so che è anche spaventata e ha paura di sentirsi vulnerabile, come poco fa.

‘Adesso avrai alcune settimane libere per la gamba, nel frattempo potremmo cercare uno psicologo. Nessuno dovrà saperlo, ma accetta quest’aiuto per poterti riprendere del tutto. Per favore.’

Lei annuisce e io respiro sollevato al sapere che si lascerà aiutare, anche se non sarà facile. Kate è troppo testarda, e in questo non è cambiata per niente.

‘Adesso dormi un po’, ti chiamo io quando torna la dottoressa.’

Kate comincia piano piano ad addormentarsi e io rimango seduto sulla poltrona vicino a letto, guardandola dormire.











Angolo:
Eccovi il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche con una recensione piccina piccina.
A presto!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Salve a tutti! 
Ecco a voi il nuovo capitolo. Cominciamo a fare qualche passo avanti ;)
Buona lettura!



Arriviamo di fronte al palazzo di Kate e saliamo in ascensore in silenzio, proprio come lo siamo stati da quando è stata dimessa dall’ospedale. La nostra relazione è ancora piuttosto fredda e distaccata, almeno da parte sua, ma quello che è successo oggi cambierà un po’ le cose. Andrò a vivere con Kate e Allan per qualche settimana e, soprattutto, la aiuterò in tutto. Così, che le piaccia o no, dovrà accorciare le distanze tra di noi e cominciare a fidarsi un po’ più di me.

Nonostante i suoi continui lamenti, insistendo sul fatto di poter fare tutto da sola, le passo la mano sul fianco, in modo che possa appoggiare tutto il peso su di me, e ci incamminiamo insieme verso la porta dell’appartamento, ma avendo dimenticato le chiavi suona il campanello. Aspettiamo finché Lanie non ci apre la porta.

‘Come stai?’ chiede la forense, guardando l’amica e con un filo di preoccupazione nella voce.

‘Male.’ risponde Kate, sbuffando. ‘Sembra che non potrò fare niente da sola.’ dice, riferendosi a me. ‘E avrò una babysitter finché non mi sarò ripresa.’

Lanie mi guarda con una smorfia e solleva le sopracciglia, interrogandomi.

‘Le hanno detto che deve riposare e che non deve assolutamente sforzare la gamba’ le spiego, mentre aiuto Kate a camminare verso il divano e a sdraiarsi, posizionando i cuscini sotto la sua schiena ‘Quindi qualcuno dovrà rimanere con lei finché non si sarà rimessa.’

‘E ha deciso che sarà lui.’ finisce Kate per me.

Mentre lei continua a lamentarsi, mi inginocchio vicino ad Allan, che è seduto sul tappeto a mangiare un biscotto e a giocare con un pupazzo di gomma, e lo prendo in braccio, riempiendolo di baci, e lui mi risponde con una sonora risata. All’improvviso, però, mi rendo conto che Kate ha smesso di lamentarsi e ha cominciato a guardare Allan con un sorriso malinconico. Decido di prenderlo e appoggiarlo sulla poltrona lì vicino, in modo che anche lei possa inclinarsi e riempirlo anche lei di baci.

‘Richard Castle, possiamo parlare un momento?’ mi dice Lanie, con le braccia incrociate al petto, mentre si dirige verso la cucina.

La seguo mentre continuo ad osservare Kate, distratta da nostro figlio tanto da non prestarci attenzione.

‘Si può sapere cos’hai intenzione di fare rimanendo qui finché non si sarà rimessa?’

‘Cerco solo di aiutare.’ rispondo io, serio. Voglio che veda che faccio sul serio, che non voglio giocare con Kate ‘Ha bisogno di aiuto e io posso aiutarla, e rimanendo qui potrò occuparmi di nostro figlio.’

Mi guarda, all’inizio un po’ scettica, ma poi acconsente.

‘Ricorda che ho a disposizione un sacco di strumenti affilati’ dice, puntandomi il dito sul petto ‘Se mi accorgo che le hai fatto qualcosa, li userò su di te.’

Io la guardo, con un nodo alla gola, e annuisco. Lei sorride e si dirige di nuovo in salotto. Le vado dietro e una volta entrato nella stanza vedo come Allan si è appoggiato pigramente su Kate ad osservare lo schermo del televisore, sintonizzato su un canale di cartoni animati.

‘Devo andare al lavoro.’ dice Lanie, guardando Kate. ‘Tu stai bene?’

Lei annuisce e Lanie si sporge sul divano per dare un bacio a lei e ad Allan. Si dirige verso la porta ma, prima di andarsene, mi lancia un’occhiata d’avvertimento.

Mi avvicino al divano, sedendomi sull’altro estremo rispetto a Kate.

‘Hai bisogno di qualcosa?’

‘Potresti avvicinarmi il telefono?’ dice lei, indicando il suo cellulare sopra il tavolino del salotto. Lo prendo e glielo porgo, e lei comincia a digitare dei numeri mentre accarezza la testolina di Allan, che è ancora impegnato a guardare il televisore.

Rimane al telefono per alcuni minuti, così deduco che abbia chiamato il distretto per informarli sul fatto di doversi prendere alcune settimane di riposo.

Poi posa il cellulare e rimaniamo in silenzio per un po’, riempito soltanto dal volume del televisore. Alcuni minuti dopo, Allan si alza sul divano ed io lo aiuto a scendere, evitando che colpisca la gamba di Kate, e lui comincia a giocare sul pavimento con i pezzi della lumaca gli avevo regalato. Alcuni li inserisce, altri li porge a me e altri li avvicina a Kate.

‘Se dovrai restare qui non dovresti prendere le tue cose?’ chiede Kate. 

‘Sì, ma non voglio lasciarti sola. Più tardi chiamerò Alexis o mia madre per portarmi il necessario.’

‘Castle, potresti andare adesso. Puoi approfittarne per fare una passeggiata con Allan, gli farà bene prendere un po’ d’aria.’

‘E se dovessi andare in bagno o avessi sete?’

‘Sono stanca, dormirò un po’.’ mi assicura. La guardo e vedo che ha ragione, riesco a vedere la stanchezza riflessa sul suo volto e immagino sia dovuto all’effetto dei calmanti per il dolore alla gamba.

‘Va bene, ma torniamo subito.’

Lei annuisce semplicemente, sdraiandosi meglio sul divano e chiudendo gli occhi. Prendo la coperta sullo schienale della poltrona e gliela metto addosso, mentre sta per addormentarsi e, inconsciamente, curva le labbra all’insù di qualche millimetro. Sorrido e rimango qualche secondo ad osservarla, finché Allan non si avvicina a lei per poggiarle sul suo petto uno dei giocattoli con cui stava giocando.

Mi accorgo che il piccolo è ancora in pigiama, così mi dirigo con lui verso la sua camera. Mi guardo intorno e comincio a cercare tra i cassetti dell’armadio finché non recupero tutto il necessario per vestirlo. La sua camera, nonostante sia accogliente, continua a sembrarmi troppo piccola.

Quando Allan è pronto per uscire, osservo Kate continuare a dormire, così le lascio il cellulare vicino, in modo da poterlo prendere e chiamarmi se avesse bisogno di qualcosa. Ci dirigiamo verso il loft per prendere alcune mie cose, sperando di tardare il meno possibile.


Dopo pranzo approfitto del fatto che Allan stia facendo il riposino e che Kate si sia riaddormentata per scrivere qualcosa. Non ho la minima idea di cosa sto scrivendo, né se diventerà un libro o se finirà nel cestino del mio computer, ma mi sento improvvisamente ispirato. Poi Allan si sveglia, svegliando di conseguenza Kate, la quale continua a lamentarsi del fatto di dover rimanere lì seduta a non fare niente.

‘Aspetti qualcuno?’ le chiedo quando, alcuni minuti dopo, suonano alla porta.

Lei mi guarda, negando mentre solleva le spalle, così mi alzo e mi dirigo verso la porta. Quando la apro mi ritrovo davanti Jim, che mi guarda con una smorfia. Rimango lì di fronte a lui, senza sapere cosa dire, dato che non l’ho più rivisto da quando me ne sono andato due anni fa ma, probabilmente, adesso sarà arrabbiato.

‘Castle.’ dice lui, facendo un cenno con la testa, a mo’ di saluto. Mi sorprende il suo tono di voce, non sembra davvero arrabbiato, così scelgo di comportarmi normalmente.

‘Jim.’ dico, ricambiando il saluto, porgendogli la mano che poi lui stringe.

Mi sposto e lo lascio passare.

‘Papà, che ci fai qui?’ chiede Kate, sorpresa di vederlo.

‘Lanie mi ha avvisato sul fatto che mia figlia è scivolata uscendo dalla vasca e che adesso ha una gamba ingessata.’ dice lui, come un rimprovero ‘Perché non mi hai chiamato?’

’Non volevo disturbarti.’

‘Avresti dovuto chiamarmi. Non chiama mai.’ dice, rivolgendosi a me.

‘Ha ragione, avresti dovuto.’ dico, dando ragione a Jim, il che mi fa guadagnare un’occhiata assassina di Kate.

‘Come sta mio nipote?’ dice Jim, rivolgendosi ora ad Allan, seduto sul tappeto con i suoi giocattoli.

‘Nonno’ Allan si alza e si dirige verso il mobile dov’è poggiato il televisore, prende il telecomando e lo porta a Jim, facendo ridere sia lui che Kate, mentre io non capisco cosa stia succedendo.

‘Vuole che metta il baseball, lo fa sempre.’ mi spiega Kate. ‘Rimani a cena, papà?’

Jim annuisce, così mi dirigo in cucina per preparare la cena con il rumore della partita in sottofondo, lasciando che Kate e suo padre si godano la giornata. Sembra una partita registrata, di due squadre che nemmeno conosco, ma questo ad Allan non importa perché continua a guardare il televisore entusiasmato. Mi fa piacere sapere che ha appreso quest’hobby grazie a Jim, ma allo stesso tempo mi dispiace non conoscere tutti i gusti di mio figlio.

Quando l’arrosto è pronto, ceniamo tutti e quattro intorno al tavolino del salone, per poter stare vicino a Kate. Parliamo delle raccomandazioni che le ha dato la dottoressa, e ridiamo quando Allan apre la bocca solo quando è sua madre a dargli l’arrosto, mentre con me e con Jim chiude le labbra con forza.

‘Credo che me ne andrò adesso. Si è fatto tardi.’ dice Jim, prendendo Allan in braccio e baciandolo. Poi lo rimette a terra e s’inclina su Kate per darle un bacio sulla fronte. ‘Non essere testarda e cerca di riposare, sai che è per il tuo bene.’

’Sì papà.’ dice lei, accennando un sorriso e soffermandosi più sull’ultima parola.

Sorrido al vedere quella scena tra padre e figlia. So che a Kate non piace essere trattata come una bambina, ma è davvero adorabile vedere come non le disturba per niente quando è suo padre a farlo.

‘Credo che farò una doccia, mi farà bene per rilassarmi. Mi aiuti?’ chiede, guardandomi.

‘Certo.’

‘Rimarrò con Allan, nel frattempo.’ dice Jim quando mi giro verso di lui per salutarlo. Lo guardo confuso, visto che Allan impegnato con con i suoi giocattoli ed io tornerò tra qualche secondo, ma annuisco comunque e aiuto Kate ad alzarsi, accompagnandola poi in bagno.

‘Hai bisogno d’aiuto?’ le chiedo rimanendo vicino la porta.

’No, grazie, credo di potermi spogliare da sola.’ dice lei, prendendo la protezione da collocare sopra il gesso per non bagnarlo.

Sorrido per il suo commento prima di uscire.

‘Chiamami se hai bisogno d’aiuto.’ le dico prima di chiudere la porta del bagno e tornare in salotto.

Quando ritorno, Jim è inginocchiato sul pavimento a parlare con Allan, il quale pronuncia un milione di parole appena comprensibili. Quando mi vede, accarezza la testolina di suo nipote e si alza in piedi. Immagino che questo sia il motivo per cui sia rimasto un po’ di più, perché vuole parlare con me.

‘Richard, non so cosa pretendi esattamente rimanendo qui con mia figlia…’ s’interrompe per un secondo, come se stesse cercando le parole adeguate per continuare, così ne approfitto per intervenire.

‘Voglio solo aiutare Kate, e stare vicino a mio figlio. So di non essermi comportato bene in passato, ma adesso sono qui… Voglio farlo bene.’

’Non t’incolpo per quello che è successo due anni fa’ dice, guardandomi seriamente. ‘Castle, forse mia figlia non sarà pronta per affrontarlo o semplicemente è troppo orgogliosa per farlo, ma so che ti ama ancora.’ Non so cosa dire, sono sorpreso dalle sue parole. Lui continua ‘Per questo voglio chiederti una cosa, se non hai intenzione di restarle accanto, vattene e rimani come il padre di suo figlio, ma non farla più soffrire.’

‘No, io…’ sospiro, cercando le parole adeguate ‘Voglio esserci anche per lei, non solo per Allan.’

‘Allora non scappare di nuovo, ragazzo. E soprattutto, dalle tempo.’ dice, dandomi delle pacche sulla spalla.

‘Ti prometto che non me ne andrò.’

Quando Jim se ne va, mi passo una mano sulla fronte, rilasciando l’aria che avevo trattenuto fino a quel momento. Questa discussione è stata piuttosto strana, ma quello che ho detto è del tutto vero, questa volta farò le cose per bene, ci sarò sia per Allan che per Kate e non penso proprio di allontanarmi da loro.

Raccolgo i piatti dal salotto finché non sento più l’acqua scorrere nel bagno. Corro fin lì, pensando sia successo qualcosa, e busso alla porta.

‘Tutto bene?’

Anche qualcuno più in basso dà dei colpi sulla porta e accenno un sorriso quando vedo Allan appoggiare un orecchio sulla porta, proprio come sto facendo io.

Kate non risponde, ma quando sto per aprire la porta ed entrare, questa si apre e vi appare Kate con un’asciugamano intorno al corpo, che le copre appena mezza coscia.

‘Stai bene?’ chiedo, cercando di non perdermi nell’immagine che ho di fronte.

‘In realtà no.’ dice sospirando. ’Non riesco a mettere questa maledetta protezione.’

‘Hai bisogno d’aiuto.’ dico io, senza poter fare a meno di sorridere con sufficienza, dopo che mi aveva assicurato di non aver bisogno d’aiuto.

Lei rotea solo gli occhi e apre ancora di più la porta, lasciandomi passare. Entro insieme ad Allan, e prendo la protezione che mi porge Kate, inginocchiandomi per potergliela collocare bene.

‘Non credere che io non sappia che ti stai godendo questo momento, Castle.’ dice Kate, quasi infastidita.

‘Non so di cosa parli.’ dico, cercando di non ridere, mentre colloco la protezione in plastica sulla gamba di Kate, sentendo un forte calore percorrermi tutto il corpo.

‘Già… se avessi almeno delle stampelle potrei muovermi da sola e non dovrei dipendere sempre da te.’

‘Non mi dispiace aiutarti.’ le dico, finendo di collocarle la protezione all’altezza della coscia.

‘Lo vedo.’

‘Va bene, domani ti procurerò delle stampelle.’ dico, alzandomi in piedi.

Lei sospira rumorosamente.

‘Che c’è?’

‘Non sei costretto a fare tutto tu. Ti occupi delle stampelle, ti occupi di aiutarmi ad andare ovunque voglia, di preparare la cena… perché lo fai, Rick?’ dice guardandomi dritto negli occhi. I nostri volti sono così vicini che riesco a sentire il suo respiro.

‘Lo sai perché.’

Lei non dice niente, rimaniamo per qualche secondo in silenzio, senza smettere di guardarci. Lei sa perché sto facendo tutto questo, so che sa che l’amo ancora e lei sa di provare ancora qualcosa per me. E so che si fida di me, perché sono l’unico al quale ha permesso di aiutarla con quella protezione senza avere un attacco di panico, com’è successo in ospedale.

‘Potresti…?’ dice alla fine, indicando la porta del bagno.

Prendo Allan in braccio ed esco.

‘Anche lei mi ama, vero?’ chiedo a mio figlio.

’Ti’ risponde lui, muovendo la testa su e giù, come se fosse completamente sicuro di quello che dice.














Angolo:
Jim e Allan... bocche della verità, un po' come Martha. Riusciranno mai a darsi una svegliata?
Prima di lasciarvi, vorrei di nuovo ringraziare tutte quelle persone che recensiscono, perchè mi date la carica necessaria per andare avanti, o che leggono solamente. 
Vi lascio, al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa   
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche con una recensione piccola piccola.
A presto! 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***



Mi strofino gli occhi con le dita, non capisco ancora se qualcuno mi stia chiamando o se quello che ho sentito è solo frutto del sogno nel quale ero immerso, che non ricordo nemmeno.

Cerco di stiracchiarmi su quello scomodo divano, dove ho passato la notte, finché non sento quella strana pressione sull’inguine. Guardo in basso e, effettivamente, vedo una sporgenza fare pressione sui miei boxer.

Accenno un sorriso, che mi scompare subito dal volto quando sento la voce di Kate chiamarmi dalla camera da letto.

‘Castle! Sei sveglio?’

Guardo di nuovo, allarmato, la sporgenza del mio inguine e mi alzo dal divano. Cerco di pensare a qualcosa che mi faccia sparire l’erezione.

‘Castle! Allan è sveglio.’

Merda. M’infilo i pantaloni del pigiama, una scelta di cui mi pento subito perché avrei dovuto scegliere un paio di jeans, in modo da fare pressione lì sotto e aiutarmi a risolvere il piccolo problema mattutino. Mi dirigo verso la camera di Kate, dalla quale devo necessariamente passare per arrivare in camera di Allan. Entro, tentando di non farle notare niente di strano.

‘Ti sto chiamando da un pezzo.’ mi dice, un po’ arrabbiata.

É seduta sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera del letto e la gamba ingessata stesa, mentre l’altra è piegata. Ha in mano l’intercomunicante per bambini. Vederla lì, con una canotta e i capelli raccolti in uno chignon, non mi aiuta per niente.

‘Allan si è svegliato e sta cercando di scavalcare le sbarre della culla. Con questo sono riuscita un po’ a calmarlo.’

‘Sì, adesso… adesso vado.’ dico io, entrando velocemente in camera di mio figlio, dove sospiro sollevato per aver superato il primo ostacolo, anche se la pressione sui pantaloni non sembra diminuire.

‘Papà!’

Giro la testa quando ascolto la voce di mio figlio chiamarmi dalla culla. Kate aveva ragione, è in piedi nella culla, aggrappato alle sbarre e in qualsiasi momento avrebbe potuto scavalcarle, cadere a terra e farsi male. É ora che Allan lasci la culla e cominci a dormire in un vero letto, ma non so se entrerebbe in quella piccola stanza…

Allan mi distoglie dai miei pensieri quando alza le sue manine verso di me e comincia a lamentarsi, senza piangere, affinché lo prenda.

‘Vieni qui piccolo’

Lo prendo, dandogli un bacio, e lo avvicino a me. É incredibile poter fare questo tutte le mattine.

Prima di tornare in camera di Kate, guardo di nuovo il mio amico lì sotto. Perché deve succedermi proprio oggi? All’improvviso mi ricordo che Kate ha in mano l’intercomunicante per bambini e che può vedermi dalla telecamera nella stanza di Allan. Spalanco gli occhi e deglutisco sonoramente, sperando che non si sia accorta di niente. Entro in camera in sua, cercando di sembrare normale, e al vedere Allan sorride, dicendogli parole affettuose. Mi accorgo che l’intercomunicante si trova sul suo comodino, spento, quindi, probabilmente, non avrà visto niente.

Nostro figlio allunga le braccia verso di lei, mentre io cerco di fuggire dalla stanza con lui in braccio.

‘Castle, lascialo qui mentre tu prepari la colazione.’

‘Ma…’ schiocco la lingua quasi inconsciamente.

‘Che ti prende?’ chiede, guardandomi con sguardo confuso.

’Niente.’ dico mentre le avvicino Allan.

Lascio Allan sopra il letto, facendo attenzione a non colpirle la gamba ingessata, quando la vedo osservare la zona tra le mie gambe con gli occhi ben aperti, per poi cercare velocemente di distogliere lo sguardo.

‘Io…’ provo a spiegarmi, ma è ridicolo.

Lei si schiarisce la voce e sposta lo sguardo su Allan. Sarebbe ridicolo pensarlo, ma mi sembra di vedere che stia tentando di trattenere un sorriso. 

‘Sarà meglio che mi faccia una doccia prima di… preparare la colazione.’

Lei annuisce guardandomi e, in effetti, vedo come sta davvero tentando di reprimere un sorriso.

Esco di lì, un po’ vergognato, diretto in bagno, dove lascio che l’acqua fredda ricada sul mio corpo, riducendo così la pressione là sotto.

Quando esco dal bagno preparo la colazione per tutti e tre, la colloco su un vassoio e lo porto in camera di Kate, in modo da non farle fare alcuno sforzo. Quando torno in camera da letto Allan sta ridendo e gattonando sul letto, mentre Kate gli fa il solletico. Sorrido e posiziono il vassoio al centro del letto, mettendomi poi dall’altro lato.

‘Vuoi fare colazione amore?’ chiede Kate a nostro figlio, aiutandolo a sedersi. ‘Guarda che colazione ci ha preparato papà.’

‘Questo è per te.’ dico ad Allan, porgendogli il biberon con il latte. Me lo toglie subito dalle mani e si sdraia sul cuscino, cominciando a berlo.

Lo osservo con un sorriso mentre Kate gli accarezza i capelli.

‘Tieni.’ dico ora a lei, offrendole il suo caffè.

‘Grazie.’ dice lei timidamente prendendo la tazza. Mi godo per alcuni secondi lo sfiorare della sua mano contro la mia.

‘Ho visto che hai poche cose in frigorifero, per te andrebbe bene se andassi a fare un po’ di spesa, più tardi?’

Lei annuisce e, dopo aver dato un sorso al suo caffè, si pulisce le labbra prima di parlare. Non posso fare a meno di osservare ogni suo movimento, è semplicemente perfetta.

‘Posso farti una lista di alcune cose che mi servono?’

‘Certo, qualsiasi cosa. Cercheremo di fare la spesa rapidamente, vero campione?’ dico affettuosamente, accarezzando il pancino di Allan.

‘Vuoi portarti Allan al supermercato?’ percepisco nel suo tono di voce un misto tra sorpresa e sarcasmo.

‘Certo. Non può restare qui con te, non puoi alzarti.’

‘Lo so, non lo dico per questo.’ faccio una smorfia, guardandola senza capire. ’Non hai idea di cosa ha fatto quella volta in cui l’ho portato con me al supermercato. Stava per buttare giù tutta una colonna di lattine…’ dice, ridendo. ‘Non sono mai più andata a fare la spesa con lui.’

Sorrido al sentirla, ma sono abbastanza sicuro di poter controllare Allan e non credo ci sarà alcun problema.

‘Fa niente, si comporterà bene con me.’

Lei solleva un sopracciglio, corrucciando le labbra e alzando le spalle.

‘Come vuoi.’

Dopo aver fatto colazione, aiuto Kate a raggiungere il bagno per poi aiutarla a sedersi sul divano. Accende la tv, cambiando continuamente canale, senza trovare niente d’interessante. Prendo nota di portarle qualche libro che le piaccia, per non annoiarsi troppo.

‘Potresti passarmi la mia borsa?’ mi chiede, indicando con la mano verso l’appendiabiti, dove si trova la sua borsa.

La prendo e la porto a Kate. Mentre lei si mette a cercare al suo interno, io ne approfitto per mettere le scarpe ad Allan e pettinarlo.

‘Prendi.’ guardo Kate e la vedo porgermi alcuni contanti.

‘Oh, no’ dico, negando con la testa ‘La spesa la faccio io, non preoccuparti per questo.’

‘Castle’ dice lei, con voce dura ‘Prendili. La maggior parte delle cose che devi comprare sono per me e per Allan.’

‘Allan è anche mio figlio, le pago io.’

‘Castle…’ continua a guardarmi, porgendomi i soldi.

’Se devo stare qui, dovremmo dividere le spese. Io mi occupo della spesa.’

Alla fine sospira e si riprende i soldi. Prendo Allan in braccio, quando è ormai pronto, e lo avvicino a lei, la quale gli da un bacio e gli passa una mano tra i capelli, spettinandolo un po’. Io la guardo, facendo una smorfia, ma sorridendo e lei anche sorride innocentemente.

‘Non mi piace che li abbia troppo ordinati.’ dice, sollevando le spalle.


Prima di andare al supermercato entriamo in una farmacia, dove compro le stampelle per Kate, poi passiamo da una libreria per comprare alcuni romanzi gialli, anche questi per lei. Sono sicuro che le piaceranno, e alla fine ci dirigiamo al supermercato.

Metto Allan nel seggiolino del carrello e vado dritto verso i reparti dove si trovano le cose scritte sulla lista che mi ha dato Kate. Sorrido, visto che essere venuto al supermercato con mio figlio sta risultando una cosa abbastanza semplice, contrariamente a ciò che Kate pensava. O così pensavo io finché, dopo un po’, non notai nel carrello delle cose che non ricordavo di aver preso: uno spazzolino da denti, una piccolo flacone di shampoo, una confezione di pasta precotta… Faccio una smorfia e mi guardo intorno, pensando che qualcuno debba essersi confuso e abbia messo la sua spesa nel mio carrello. Sollevo le spalle e tolgo tutto quello che non ho preso lasciandolo su uno scomparto a caso, ma dopo alcuni minuti mi rendo conto che nessuno aveva sbagliato carrello, era stato Allan a prendere tutte quelle cose. Lo becco mentre stira le braccia verso uno degli scaffali, prendendo un barattolo di crema e buttandolo nel carrello. Lo fermo prima che lo rifaccia con un altro barattolo.

‘Allan non puoi fare così. Non prendere niente dagli scaffali, va bene?’ lo rimprovero, mettendo di nuovo il barattolo sullo scaffale e sperando che non lo rifaccia.

‘Mio’ dice lui, stirando di nuovo le braccia verso lo scaffale.

‘No, tesoro. Non dobbiamo comprarlo.’

Allan non mi da retta e comincia a piangere, mentre continua a sporgersi versi lo scaffale. Cerco di calmarlo sussurrandogli delle parole dolci all’orecchio, ma non succede niente, così lo prendo in braccio e lui smette immediatamente. Spingo il carrello con una mano, mentre tengo in braccio mio figlio, e mi dirigo verso i reparti dove si trovano le cose di cui ho bisogno. Ma commetto un errore da principiante a tenere Allan con il braccio destro, vicino gli scaffali. Infatti, nel preciso istante in cui passiamo vicino agli scaffali dove si trovano i vini, lo vedo alzare innocentemente il braccio e far cadere delle bottiglie a terra, che si rompono immediatamente, bagnando il pavimento e attirando l’attenzione su di noi. Una delle bottiglie rimane in bilico sullo scaffale a gocciolare, e Allan pensa bene di passargli sotto una mano per poi asciugarsela addosso. Mi maledico per aver creduto di avere tutto sotto controllo quando, invece, non era così. Avrei dovuto ascoltare le parole di Kate.

Per fortuna il direttore del supermercato è abbastanza comprensivo e mi tranquillizza dicendomi che cose del genere accadono continuamente. Ovviamente, pago le bottiglie che Allan ha rotto per poi uscire il più in fretta possibile dal supermercato. Ormai è andata, ma adesso so che portare un bambino al supermercato non è una cosa facile. Prendo nota mentale per la prossima volta di chiedere la spesa a domicilio.


Quando torniamo all’appartamento di Kate e le racconto quello che è successo, lei scoppia ridere ricordandomi che mi aveva avvertito, e io posso solo darle ragione. Sistemo la spesa mentre lei mi ringrazia per averle comprato quei due libri e sistemando le stampelle alla sua altezza.

Mi dirigo in bagno con Allan e comincio a spogliarlo per fargli un bel bagno e mettere a lavare i vestiti macchiati di vino.

Papela, papela’ vedo Allan indicarmi due paperelle di gomma sopra la mensola del bagno.

‘Vuoi le paperelle?’

Ti’  lui annuisce, sorridendo, tenendo ancora in alto la manina, aprendola e chiudendola, affinché io gliele dia.

Prendo entrambe le paperelle e ne do una a lui, mentre l’altra la tengo io.

‘Le lanciamo in acqua?’

Ti.’ 

Lui mi guarda, aspettando che lanci per primo la mia e, quando la butto in acqua lui fa lo stesso con la sua, ridendo e appoggiando le manine sul bordo della vasca per osservarle nuotare.

Mi inclino per chiudere l’acqua e controllare che la temperatura sia adeguata, ma quando mi giro vedo Allan uscire nudo dal bagno, correndo e ridendo. Stringo le labbra cercando di trattenere le risate, perché sembra piacergli scappare da me per farsi inseguire.

‘Allan’ esco in salotto e lo vedo correre nudo verso Kate.

Lei non può fare a meno di ridere al vedere quella scena. Provo ad acchiapparlo, ma riesce a scappare girando intorno al tavolino del salotto.

‘Non sei d’aiuto.’ dico a Kate che, seduta sul divano, ci osserva senza smettere di ridere.

‘Mi dispiace, è che… non posso… É troppo carino, Castle.’

Neanch’io posso fare a meno di ridere, oltre ad Allan che è davvero carino mentre corre nudo per il salotto, la risata di Kate è molto contagiosa. Mi fa piacere poterla sentire di nuovo.

Alla fine riesco ad acchiappare Allan e, ancora ridendo, lo porto fino alla vasca.


Quel giorno, dopo cena e dopo aver messo a letto Allan, mi siedo sul divano esausto. É stata una giornata movimentata, anche se credo sia normale con un figlio di sedici mesi. Nonostante la stanchezza non mi lamento, sono felice di poter passare la giornata insieme a lui e a Kate. La osservo per qualche secondo, mentre è immersa nella lettura. Osservo come i capelli le ricadono sulle spalle e  sorridere, stringendo le labbra o facendo una smorfia, completamente assorta nella storia.

Ma smetto di sorridere quando ricordo di aver ricevuto un messaggio dalla psicologa che ho contattato per aiutare Kate. Non le ho ancora detto niente perché volevo trascorrere una giornata in tranquillità e perché lei sembrava stare meglio, ma la psicologa mi ha dato appuntamento per domani, quindi sono costretto a dirglielo. Mi schiarisco la voce, il che le fa alzare lo sguardo dal libro per posarlo su di me.

‘Kate, ho trovato una psicologa che potrà aiutarti.’

Prende aria e chiude il libro, posandolo poi di lato. Mi guarda e annuisce, vedo un po’ di paura o panico riflesso nei suoi occhi, come ogni volta che affrontiamo l’argomento, così mi avvicino un po’ di più per parlarle con calma.

‘Le ho spiegato la tua situazione.’ dico, indicando la sua gamba ‘e ha detto che per lei non è un problema venire qui.’

‘Ok.’ dice lei, annuendo di nuovo.

‘Verrà domani, nel primo pomeriggio.’

‘Domani?’ chiede immediatamente.

’Sì.’

Butta fuori l’aria che stava trattenendo e la vedo irrigidirsi.

‘Kate, credo sia meglio affrontarlo il più presto possibile…’

‘Lo so.’ dice, girandosi verso di me ‘Va bene.’

La guardo negli occhi e lei cerca di tranquillizzarmi con lo sguardo, così le sorrido. Ritorna al suo libro ed io apro il mio portatile, provando a concentrarmi per scrivere qualcosa, ma dopo pochi minuti la vedo sospirare e abbandonare il libro sopra le sue gambe. Cerco sul suo volto una qualsiasi espressione di dolore, forse a causa della gamba, ma non sembra essere questo. La osservo per qualche altro secondo finché non capisco che ciò che la preoccupa è la visita di domani con la psicologa. Ha bisogno di distrarsi in qualche modo, e credo di avere la soluzione.

‘Guardi ancora quella serie sanguinolenta?’

All’inizio, sembra sorpresa dalla mia domanda, ma poi le sue labbra si piegano in un sorriso. Annuisce. La guardavamo spesso insieme.

‘E hai visto l’ultima puntata?’

‘No.’

Sorrido al sentire la sua risposta negativa e mi avvicino rapidamente a lei. Prendo la coperta sullo lo schienale della poltrona e ci copro entrambi, vedendola sorridere con la coda dell’occhio. 

‘Credo che questa puntata ti piacerà.’ le dico, mentre colloco il portatile sulle mie gambe.

‘Tu l’hai già vista?’

’No, ma ho letto qualche spoiler.’

Scuote la testa, roteando gli occhi. É sempre stato così, io leggevo gli spoiler sulla serie e poi stuzzicavo Kate tutto il giorno per dirglielo.

‘Non dirmelo.’ dice, alzando la mano quando mi vede aprire la bocca. ‘La guardiamo adesso.’

‘Va bene.’ dico io, sollevando le spalle.

Cominciamo a guardare l’episodio, commentando quello succede. Io sorrido felice, perché sono riuscito a far distrarre Kate per un po’.

Ma improvvisamente due dei personaggi cominciano a baciarsi appassionatamente. Non posso fare a meno di guardare Kate e di volerla baciare allo stesso modo. Anche lei osserva la scena per poi girarsi verso di me, percependo il mio sguardo su di lei. Mi schiarisco la voce e torno a guardare lo schermo, perché non voglio farla sentire a disagio. Ma la scena diventa sempre più calda, finché entrambi i personaggi finiscono nudi sul letto. In questo momento sento la tensione tra Kate e me, e sono sicuro che non si tratta della mia immaginazione. So di non essere solo io, anche lei lo desidera.

Giriamo la testa per guardarci. Siamo talmente vicini che riesco a sentire il suo respiro. Guardo i suoi occhi smeraldi mentre lei sposta lo sguardo sulle mie labbra. Anch’io guardo le sue e non posso trattenermi dal sollevare una mano e sfiorarle con le dita. Sono perfette. Lei non dice niente, lasciandosi accarezzare, ma quando inclino la testa per baciarla delicatamente, si tira indietro.

‘Io… dovrei…’ mi allontano, capendo di essere andato un po’ troppo oltre, perché lei non è ancora pronta. ‘É tardi.’

Annuisco, aiutandola a prendere le stampelle, e la osservo dirigersi verso la sua camera da letto. Ma prima di chiudere la porta, si gira verso di me.

‘Buonanotte Castle.’

‘Buonanotte Kate.’

Rimango lì impalato ad osservare la porta della camera da letto chiudersi, senza poter smettere di pensare alla sue labbra e a come mi sono sentito bene ad averla così vicina. Credo che domani dovrò chiederle scusa per quello che è successo, nonostante io sappia che è stata una cosa voluta da entrambi, ma non voglio che si senta a disagio o sotto pressione. Non voglio che si spaventi e mi allontani.
















Angolo:
Scusate per gli eventuali errori che avete trovato leggendo, ma purtroppo non avendo il computer con me ho dovuto arrangiarmi con il cellulare. 
Ma bando alle ciance. La situazione sta diventando calda, eh? Supereranno il limite? E chi lo sa...
Spero davvero che vi sia piaciuto e scusate di nuovo per gli errori. Ringrazio tutti coloro che recensiscono o leggono solamente, vi adoro.
Vi lascio, come al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Quando apro la porta con la chiave che Kate mi ha prestato, la ritrovo seduta sul divano, con la gamba ingessata stesa su di esso e il viso nascosto tra le mani, mentre singhiozza fortemente. Mi avvicino velocemente a lei, con Allan addormentato tra le braccia, per passarle una mano sulla schiena.

‘Kate… cos’è successo? L’incontro con la psicologa è andato male?’ le chiedo preoccupato, accarezzandole la schiena, cercando di calmarla.

Scuote la testa da un lato all’altro, negando, per poi alzarla e mostrarmi il volto rigato dalle lacrime.

‘Va tutto bene. Shhh, tranquilla.’

Smette di piangere ma il ritmo della sua respirazione diventa sempre più agitato, mentre prende delle grandi boccate d’aria, ancora singhiozzando.

‘Devo… uscire fuori… io…’

In quel momento capisco che tutta questa situazione deve averla sopraffatta. Sicuramente, parlare di quell’argomento delicato con la psicologa le avrà fatto ricordare tutti i brutti momenti, ma purtroppo non ha potuto muoversi o uscire da sola con la gamba ingessata.

‘Aspetta qui, metto Allan nella culla. Ora torno, va bene?’

Lei annuisce, continuando a respirare affannosamente. Mi alzo con ancora Allan in braccio, che continua a dormire estraneo a tutto, e lo porto in camera sua, dove lo spoglio con attenzione, in modo da non farlo svegliare, e gli infilo il pigiama. Lo metto nella culla e gli rimbocco la coperta. Dopo avergli dato un bacio sulla fronte e aver acceso l’intercomunicante, esco dalla stanza.

Mi avvicino a Kate, che è ancora nello stesso punto in cui si trovava, e mi inginocchio accanto a lei. La sua respirazione sembra più tranquilla.

‘Non possiamo uscire fuori, non puoi uscire così…’ vedo il suo sguardo angosciato posarsi su di me ‘Ma… forse possiamo fare una cosa.’ dico, indicando la piccola terrazza dall’altro lato delle scale del salotto, quelle che lei usa come mensole per i libri.

La terrazza è molto piccola, ma grande abbastanza affinché Kate possa rilassarsi e prendere un po’ d’aria. É anche un luogo intimo e tranquillo, un piccolo angolo dove è possibile ascoltare i rumori della città.

Lei annuisce, ma guarda con frustrazione la sua gamba ingessata.

‘Ma, non posso…’

‘Ti aiuto io.’ le dico senza nemmeno pensarci. Se voglio aiutare Kate a salire in terrazza, dovrò prenderla in braccio, visto che in qualsiasi altro modo risulterebbe abbastanza complicato e le scale sono troppo strette per salire l’uno accanto all’altra, soprattutto se devo reggere Kate con quella gamba.

Ma quando riemergo dai miei pensieri, la vedo alzare il braccio verso di me, circondandomi il collo e aspettando che io la prenda. Immagino sia un invito così, una volta spariti tutti i dubbi che avevo sull’avvicinarmi, l’afferro da sotto la schiena per poi spostare un braccio sotto le sue gambe. Lei si aggrappa ancora di più al mio collo per poi appoggiare la testa sulla mia spalla. Chiudo gli occhi per un momento, adoro averla così vicina, sentirla lì, vedere che è al sicuro accanto a me. Saliamo le scale con attenzione, e quando arriviamo in cima apro la porta, uscendo subito sulla terrazza. Passo in rassegna con lo sguardo quel piccolo angolo di cemento, notando che è identico all’ultima volta che l’ho visto, poi aiuto Kate a sedersi in una delle piccole sedie di legno che ci sono lì. Lei chiude immediatamente gli occhi, godendosi la piacevole brezza che la investe e cominciando a respirare sempre più lentamente.

Immagino abbia bisogno di un momento per se stessa, così mi allontano e torno in salotto, dove ordino del cibo cinese a domicilio. Per fortuna il ristorante si trova nello stesso quartiere, quindi non dovrebbe tardare molto.

Mentre aspetto ripenso a tutto quello che è successo. Oggi Kate ha mangiato a malapena perché era molto nervosa, a causa della seduta con la psicologa. É stata anche molto silenziosa, ma la capivo, è difficile rivivere tutti quei momenti. E doverne parlare con uno sconosciuto non deve essere affatto facile, anche se Alison, la psicologa, è una persona di fiducia. So che alcuni amici hanno avuto a che fare con lei e non avevo alcun dubbio che quella donna avrebbe potuto aiutare Kate. Quando è arrivata all’appartamento, questo pomeriggio, io e Allan siamo andati al loft per darle un po’ di privacy e approfittare di questo momento per permettere a mia madre e ad Alexis di vedere il piccolo. Kate sembrava tranquilla quando me ne sono andato, ma aver ripensato a tutto quello che è successo avrà sicuramente scatenato quella reazione.

Quando arriva la cena, salgo in terrazza e mi siedo sull’altra sedia libera. Avvicino un piccolo tavolo di legno per metterlo in mezzo alle due sedie, e comincio ad estrarre i contenitori dalle buste.

‘Non ho fame.’ dice lei, alzando la mano, quando le offro la sua parte.

‘Ma devi mangiare.’ non allontano il cibo, finché alla fine sospira e lo accetta. Accenno un sorriso.

Mangiamo in silenzio per qualche minuto, godendoci il rumore di sottofondo della città, finché non mi decido a chiederglielo.

‘Quindi… com’è andata con Alison?’

‘Bene… É andata bene.’ dice, sollevando le spalle mentre rigira il cibo nel piatto.

’Sai, credo che…’ mi interrompo prima di continuare, pensando bene a cosa dire, perché non voglio che si arrabbi. ‘Ti chiudi troppo in te stessa, tieni per te quello che ti è successo e credo che ti farebbe bene condividerlo, parlarne con qualcuno.’

Lei mi guarda in silenzio, con le labbra increspate, e non so se sia arrabbiata per il mio commento o se stia solo pensando.

‘Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, Kate.’ fisso gli occhi nei suoi, voglio che sappia che dico la verità, che può fidarsi di me, invece di costruire un muro per rifugiarvisi dietro, proprio come ha fatto due anni fa, quando è successo tutto.

Distoglie lo sguardo, abbassando la testa e continuando a rigirare il cibo nel piatto. Io torno alla mia cena e si crea un nuovo silenzio tra di noi, finché lei non si decide a parlare.

‘Alison mi ha detto che non riesco più a fidarmi delle persone, soprattutto di quelle che non conosco.’ continua con voce tremolante. ‘E la situazione peggiora se sono uomini quelli che cercano di avvicinarsi.’

‘Perché lui ha tradito la tua fiducia’ dico, incapace di pronunciare il nome di Josh.

'Sì.’ dice lei, con un tono quasi impercettibile ‘Ma con te è diverso.’ dice improvvisamente.

La guardo confuso.

‘La tua presenza non mi spaventa, né mi mette a disagio’ dice, ancora a testa bassa, fissa sul piatto, come se non volesse guardarmi ‘anzi, mi sento… mi sento più sicura quando sei con me.’

Non posso fare a meno di incurvare le labbra in un sorriso. Allungo la mano verso la sua e lei intreccia le dita con le mie. Mi permetto di accarezzarle la mano con il pollice.

‘Alison dice che tu puoi aiutarmi.’ dice lei, velocemente, come se temesse una mia reazione negativa.

‘Sarò qui ogni volta che ne avrai bisogno.’ stavolta solleva la testa e mi guarda con gli occhi lucidi, annuendo per ringraziarmi. ‘Sempre.’

Quando pronuncio questa parola, una lacrima comincia a scorrerle sulla guancia sinistra.

‘Vuoi che rimanga alla prossima seduta con Alison?’ lei mi guarda sorpresa. ‘Forse potrà darci alcune indicazioni su come aiutarti a superarlo.’

‘Sì.’ dice, stringendo ancora di più la mia mano. ‘Grazie Rick.’

Annuisco semplicemente e torniamo a goderci il silenzio in compagnia l’uno dell’altra. All’improvviso tutto questo mi terrorizza. Mi terrorizza perché ho paura di poterla ferire, anche se mi fa piacere sapere che mi vuole lì accanto a lei. Ho una sola opportunità e non voglio sprecarla, quindi starò attento e le darò tutto il tempo di cui ha bisogno.

Dopo aver passato un altro po’ di tempo in terrazza, entrambi decidiamo che è ora di andare dormire, così scendiamo di nuovo le scale. Questa volta lei si aggrappa più forte e riesco a sentire il suo respiro sul il mio collo. La aiuto a sdraiarsi sul letto e lei mi lascia fare, nonostante adesso abbia le stampelle per poterlo fare da sola. Prima di andare a dormire anch’io, le do un piccolo bacio sulla guancia.

‘Buonanotte Rick.’

‘Sogni d’oro.’ rispondo, anche se nella mia testa suona più come un ‘Ti amo, Kate.’


La mattina seguente, dopo aver fatto colazione, Kate è seduta sul divano mentre Allan gioca tranquillamente sul pavimento, così decido di prendere il portatile per scrivere un po’. Ma prima ancora di scrivere una sola parola, Allan si avvicina a me e comincia a toccare la tastiera, guardando poi lo schermo.

‘Hey, piano’ gli dico.

E leone’ dice lui, provando a schiacciare di nuovo i tasti.

‘Amore, vuoi la canzone del leone?’ gli chiede Kate in tono dolce.

Allan comincia a saltellare sulle punte dei piedi per poi gridare ‘ti’ e ‘leone’.

‘É una canzone che metto di solito al computer’ mi spiega Kate ‘Posso?’ dice, indicando il mio portatile. 

‘Certo.’ le avvicino il portatile e glielo poggio delicatamente sulle gambe. Lei scrive qualcosa nella barra di ricerca. Nel frattempo faccio salire Allan sulla poltrona, rimanendo così in piedi tra me e Kate mentre si tiene sulla mia spalla e guarda lo schermo del portatile, aspettando la canzone.

Quando Kate la trova, sento uscire dalle casse una canzone per bambini abbastanza orecchiabile. Allan comincia ad applaudire a ritmo di musica per poi dare degli strattoni alla maglietta di Kate, lamentandosi di qualcosa.

Lei sorride, un po’ vergognata, ed io osservo entrambi, non capendo cosa stia succedendo.

‘Vuoi che canti?’ chiede Kate ad Allan,che annuisce, ancora lamentandosi. Kate scuote la testa ‘Va bene.’

Sorrido quando ascolto Kate cantare quella canzone che conosce alla perfezione. Immagino lo faccia spesso ed è per questo che nostro figlio le ha chiesto di farlo. Allan sorride, felice, senza smettere di applaudire e saltellare sul divano.

Ancola!’  chiede Allan quando la canzone finisce.

‘Vorrà ascoltarla ancora per un bel po’.’

Io sorrido, rimettendo la canzone e, questa volta, canto insieme a loro, visto che la stessa parola viene ripetuta in continuazione e mi è bastata una volta sola per impararla.

Sorrido quando penso al momento che sto vivendo. Kate e io che che cantiamo una canzone per bambini, mentre nostro figlio applaude, ride e saltella. Forse la scena potrebbe sembrare ridicola, ma a me, in momenti come questi, importa solo vedere Allan e Kate ridere in questo modo. Un istante in cui condividiamo tutti e tre la stessa felicità. E, per un momento, mi permetto di immaginarci come una famiglia.















Angolo:
Capitolo breve, ma molto dolce. Adoro vederli così tutti e tre insieme.
Ringrazio di nuovo tutti coloro che leggono e recensiscono, ma voglio anche approffittarne per augurare un buon San Valentino a tutti quelli che festeggieranno con il fidanzato/a, e a tutti quelli che, come me, lo passeranno a poltrire sul divano davanti alla tv.
In più... Buona 8x10 a tutti!
Vi lascio, al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!
P.s. Chiedo scusa per gli eventuali errori che avete trovato leggendo, ma ho dovuto di nuovo caricare il capitolo dal cellulare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Il pianto di Allan mi sveglia nel bel mezzo della notte. Mi alzo come posso, visto che questo scomodo divano mi sta creando un forte mal di schiena, e mi dirigo in camera di Kate, dalla quale sono costretto a passare per raggiungere quella di nostro figlio. La porta è socchiusa, così la apro piano piano per paura che Kate stia dormendo. Ma il pianto di Allan ha svegliato anche lei, che sta per prendere le stampelle.

‘Tranquilla, ci penso io.’ le dico, entrando nella stanza, evitandole lo sforzo di alzarsi.

Quando entro nella stanza di Allan lo trovo seduto nella culla, a strofinarsi gli occhi con entrambe le mani. Le sue guance sono bagnate a causa delle lacrime. Prendo un fazzoletto per asciugargli il naso, ma non serve a niente dato che continua a piangere. Lo prendo in braccio e cerco di calmarlo. Forse ha avuto un incubo, non che all’improvviso sia diventato un esperto dei suoi pianti, ma questa volta è diverso. Noto che ha alcune ciocche di capelli appiccicate alla fronte a causa del sudore e quando gliele sposto mi accorgo che è bollente.

‘Che gli succede?’ chiede Kate, preoccupata, apparendo in camera di Allan. Suppongo non abbia potuto fare a meno di avvicinarsi, preoccupata per il pianto incessante di nostro figlio.

‘Ha la febbre.’ le dico, anch’io un po’ preoccupato.

Gli misuriamo la febbre con il termometro e vediamo che ha 38°C.

‘Dovremmo fargli un bagno’ suggerisce Kate ‘aiuterà ad abbassarla.’

‘Va bene, preparo la vasca. Rimani tu con lui nel frattempo?’

Kate non mi risponde e quando mi giro a guardarla la vedo mordersi il labbro, indecisa. La conosco troppo bene per sapere che mi sta nascondendo qualcosa.

‘Che succede?’

‘É che…’ comincia, indecisa ‘Quando ha la febbre o sta male, facciamo il bagno insieme. Lo aiuta a calmarsi. Se rimane lì da solo, nella vasca…’ dice, indicando nostro figlio che continua a piangere tra le mie braccia ‘non smetterà di piangere.’

Guardo lei e poi la sua gamba ingessata. É chiaro che non può entrare nella vasca con Allan.

‘Lo farò io.’ affermo deciso.

‘Sei sicuro?’

‘Certo. Preparo la vasca, ora torno.’

Poggio Allan sul letto e lei gli si siede accanto, prendendolo in braccio e accarezzandogli la schiena.

Nel frattempo mi dirigo in bagno e apro il rubinetto, aspettando che la vasca si riempia ad una temperatura media e sperando che aiuti ad abbassare la febbre ad Allan. Una volta riempita, torno in camera da letto a prenderlo. Kate gli ha già tolto il pigiama e il pannolino, così lo prendo in braccio e torno in bagno con lui.

Lo poggio sul tappeto mentre mi spoglio velocemente, e quando rimango nudo lo prendo in braccio ed entro con lui nella vasca. Si aggrappa alle mie spalle, ma una volta seduto e aver avvertito il contatto con l’acqua Allan sembra calmarsi un po’ e, anche se continua a singhiozzare, il suo pianto comincia ad attenuarsi.

Gli massaggio delicatamente la schiena con l’acqua calda, finché anche lui non si siede e comincia a rilassarsi. Dopo alcuni minuti smette completamente di piangere e noto che si sente già molto meglio, visto che comincia a schizzarmi l’acqua addosso. Credo gli piaccia stuzzicarmi e che io stuzzichi lui, e lo adoro. Gli schizzo un po’ d’acqua sul viso e lui scoppia a ridere.

Usciamo dall’acqua, nonostante le sue proteste, prima che cominci a raffreddarsi, e lo avvolgo in un’asciugamano. Poi ne prendo un’altra e me l’avvolgo intorno al bacino.

Mi dirigo verso la camera di Kate e lei mi guarda, sollevando un sopracciglio, ma in un gesto divertito. In quel momento mi rendo conto di avere solo un’asciugamano che mi copre dal bacino in giù, arrossisco un po’ ma non dico niente dato che a lei non sembra aver dato molto fastidio.

‘Sembra si sia calmato’ le dico, avvicinandomi pericolosamente a lei per passarle nostro figlio.

‘Stai meglio amore mio?’ chiede ad Allan in tono dolce.

‘Mami’ dice lui, allungando le braccia verso di lei.

Quando sta per prenderlo, sfiora con la mano il mio petto e, in quel preciso istante, un brivido mi percorre tutto il corpo, come se ci fosse una strana connessione tra Kate e me. Il mio respiro si ferma per un secondo. Anche a lei sembra essere successa la stessa cosa dato che, con Allan in braccio, mi sta guardando intensamente.

Alla fine, si schiarisce la voce e io indico la porta alle mie spalle.

‘Sarà meglio che… vada a cambiarmi.’

Torno alcuni minuti dopo, in pigiama. Mi assicuro semplicemente che Allan stia meglio per rimetterlo nella culla e magari rimanere accanto a lui finché non si riaddormenta.

Quando entro in camera di Kate, vedo nostro figlio sul suo letto, molto tranquillo. Mi avvicino un po’ di più e mi accorgo che si è addormentato. Kate è sdraiata accanto a lui, mentre gli accarezza i capelli. Mi intenerisce vedere l’amore con cui tratta nostro figlio.

‘Sembra che non abbia più febbre.’ sussurra, senza muoversi dalla sua posizione.

‘Sì, meno male che sapevi che il bagno l’avrebbe calmato e avrebbe aiutato ad abbassare la febbre.’

Non dice niente, rimanendo sempre nella stessa posizione, ma so che sta sorridendo. Anch’io sorrido.

‘Se domani avrà ancora la febbre, lo portiamo dal dottore.’

Annuisco, anche se non mi vede, e giro intorno al letto per dare un bacio ad Allan. Kate ritira la mano con la quale gli accarezzava i capelli e gli lascio un leggero bacio sulla guancia. Ma non riesco ad alzarmi, non posso andarmene, perché questo piccolo angelo ha un incredibile potere su di me e non riesco a smettere di guardarlo.

Quando poso lo sguardo su Kate la vedo guardarmi con un sorriso.

‘Succede anche a me’ dice poi ‘Non riuscire a smettere di guardarlo.’ spiega.

‘É perfetto.’ aggiungo io.

‘Lo è.’

Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, mentre guardiamo Allan dormire e osservando come il suo petto si alza e si abbassa per il ritmo della respirazione.

‘Quando era piccolo non riuscivo a dormire senza di lui.’ dice, sorridendo malinconicamente ‘Credo sia stato più difficile per me abituarmi a dormire da sola che per lui.’

Sorrido. Adoro quando Kate mi racconta queste cose, e poi non voglio lasciare la stanza. Non voglio separarmi da lei. Da nessuno dei due.

‘Mi piacerebbe vedere delle foto di quando è nato.’ le chiedo.

‘Te le mostrerò’ mi assicura lei ‘Ne ho tantissime.’

All’improvviso, mi sdraio accanto ad Allan, per continuare ad ascoltare Kate e per restarle accanto ancora un po’.

‘Ho fotografato ogni momento…’ s’interrompe per qualche secondo, come se non sapesse come continuare ‘In qualche modo, sapevo di doverlo fare, se per caso un giorno… Pensavo ti sarebbe piaciuto vederle. So che non è la stessa cosa di averli vissuti, ma…’

‘Mi farebbe molto piacere se me le mostrassi.’ le dico.

Non voglio che si torturi per questo. Non ora. Mi sarebbe piaciuto esserci in tutti quei momenti, ma nessuno dei due può fare niente per rimediarlo. Allungo una mano per accarezzare la sua, che si trova appoggiata sul braccio di Allan. Lei non la sposta, ma annuisce semplicemente.

Poi comincia a sbadigliare, nonostante abbia cercato di evitarlo. É stanca, quindi credo sia arrivato il momento di tornare sul divano.

‘Sarà meglio che ti lasci riposare.’ dico, alzandomi.

‘No.’

La sento afferrarmi il braccio, per impedirmi di alzarmi.

‘Vuoi… vuoi che rimanga?’ le chiedo, confuso.

Mi focalizzo sulla sua espressione sorpresa. Forse non si è nemmeno resa conto di avermi afferrato il braccio e di avermi detto di restare.

‘Il divano…’ dice, dubbiosa ‘Non è molto comodo. Qui c’è spazio per tutti e tre.’

Sorrido quando lo dice, ma lo prendo per un sì. Sì, vuole che rimanga. Può anche usare la scusa del divano, se vuole, ma non m’importa, l’unica cosa che importa adesso è che mi lasci rimanere con loro.

‘Sì, veramente credo che una molla del divano stesse cominciando a premermi sulla schiena.’

Sollevo le lenzuola e mi sdraio accanto a lei. Kate non si muove dalla sua posizione, così rimaniamo l’uno di fronte all’altra.

‘Buonanotte.’ mi sussurra, prima di chiudere gli occhi.

Poggio la mano sopra la sua, in modo da rimanere abbracciati ad Allan, e sorrido al vedere che non la sposta, ma anzi, intreccia le dita con le mie.

Una sensazione di felicità assoluta invade il mio corpo, così chiudo gli occhi, senza smettere di sorridere. Questa notte credo di non dover impiegare molto ad addormentarmi, visto che non ho alcun pensiero per la testa. Siamo solo io, Kate e Allan. Insieme.















Angolo:
Ancora un capitolo breve, ma decisamente mooolto importante. Nel prossimo ci sarà un breve salto temporale, ma non vi accenno niente... 
Volevo di nuovo ringraziarvi per la fiducia che mi state dando, non avete idea di quanto sia felice, ma devo chiedervi scusa (per l'ennesima volta, lo so) degli eventuali errori trovati nel capitolo. La sessione invernale sta per finire (e menomale!), così potrò finalmente mollare il cellulare e riappropriarmi del mio computer per dedicarmi interamente alla traduzione.
Eccovi anche il link della versione originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Dieci giorni dopo…


Quando apro gli occhi mi ritrovo davanti Kate e Allan. Nostro figlio dorme insieme a noi, mentre teniamo le mani intrecciate sopra di lui, abbracciandolo. Anche lei è sveglia, e quando si accorge che lo sono anch’io mi guarda e accenna un piccolo sorriso. É una cosa che facciamo da ormai dieci giorni. Sono dieci giorni che mi sveglio e me la ritrovo accanto. É cominciato tutto con la scusa di Allan con la febbre e del divano troppo scomodo, ma è diventata una cosa naturale andare a dormire tutti e tre insieme.

So che stiamo viziando nostro figlio, perché un giorno dovrà di nuovo dormire da solo e questo sarà un problema. Anche Kate lo sa, ma al momento non sembra importare a nessuno dei due.


Qualche giorno fa ho accompagnato Kate alla seduta con la psicologa. Alison ci ha spiegato che la mancanza di fiducia di Kate è dovuta, come avevo dedotto, dal fatto che conosceva il proprio aggressore. Si fidava di lui e quel bastardo l’ha tradita, facendole perdere la fiducia nelle persone che la circondano. Anche Kate ha raccontato una parte di quello che è successo. Una volta aver processato tutto l’accaduto, dopo la mia partenza, non è più riuscita a fidarsi di nessuno. Le è costato molto recuperare la fiducia in Esposito e Ryan, i suoi colleghi, la sua famiglia, e anche se adesso sembra stare decisamente meglio, Alison ha assicurato che con il tempo sarebbe guarita del tutto. Lei ha di nuovo ammesso di avere piena fiducia in me e di avere la certezza che non l’avrei mai più ferita intenzionalmente. In quel momento non ho potuto fare a meno di prenderle la mano e assicurarle, prometterle, che non le avrei più fatto del male.

Alison ha anche detto che sarebbe meglio se restassi vicino a Kate. Ha detto che ha perso la fiducia in se stessa, nonostante lei non abbia voluto ammetterlo, e che in questo io potrei aiutarla.

Quando le ho chiesto come avrei potuto fare, Alison mi ha spiegato che per riavvicinamento intendeva anche riavvicinamento fisico. Kate avrebbe dovuto recuperare la fiducia in tutti i sensi. Nessuno di noi due si oppose, così da quel giorno cerco sempre di abbracciarla, prenderle la mano e baciarla sulla guancia. Non ne abbiamo parlato apertamente ma, secondo me, Kate e io siamo molto più che amici, non solo i genitori di Allan.


Quando la mia mente ritorna al presente, noto che Kate è immersa nei suoi pensieri. Accarezzo dolcemente il palmo della sua mano con il dito e ciò la porta a posare lo sguardo su di me.

‘A cosa pensi?’ le chiedo, senza smettere di accarezzarle la mano.

‘Oggi mi tolgono il gesso.’ dice, come se questa fosse l’unica cosa a cui stesse pensando.

Ma so che dietro questa frase c’è molto di più. Si suppone che io stia rimanendo da Kate, visto che vivo con loro da un mese, perché lei ha la gamba ingessata e non può occuparsi di Allan al cento per cento, e anche perché ha bisogno d’aiuto nelle altre cose. Ma quando le toglieranno il gesso… dovrò andarmene? Io non voglio andarmene e credo che neanche Kate lo voglia. Non me l’ha mai detto, abbiamo semplicemente evitato l’argomento. Sospiro, ma quando sto per parlare Allan comincia a muoversi.

Si porta le mani agli occhi e comincia a strofinarseli, svegliandosi.

‘Buongiorno piccolo’ gli dico dolcemente.

‘Hai dormito bene, scimmietta?’ gli chiede Kate. A volte lo chiama scimmietta in un modo così tenero.

Questo è uno dei momenti più felici della giornata. Allan sposta le mani dal viso e ci da il buongiorno con un grande sorriso, mentre si stiracchia tra Kate e me. Dopo alcuni secondi si gira e sale su Kate per abbracciarla.

‘Sei una scimmietta?’ gli dice lei, felice.

Tii. Cimmietta.’ grida Allan, sedendosi poi sulla pancia di Kate mentre lei lo tiene per le mani.

‘E per me nessun abbraccio?’ mi lamento io, fingendo di essere arrabbiato.

‘Papà è geloso.’ dice Kate ridendo.

Sii’ anche Allan ride ‘Eloso’  dice, pronunciando male la parola.

Incrocio le braccia e, per enfatizzare la finta rabbia, corruccio le labbra facendolo ridere, senza muoversi dalla pancia di Kate.

‘Dai un abbraccio a papà per non farlo arrabbiare?’ gli chiede Kate.

‘No. Shollettico.

‘Vuoi fargli il solletico?’ chiede Kate a bassa voce, come se fosse un segreto tra di loro.

Allan annuisce e Kate lo incita a sedersi su di me per farmi il solletico, o meglio, grattarmi il petto mentre ridiamo tutti insieme.


Dopo un po’ di tempo, dopo aver fatto colazione, suona il campanello. É Alexis, venuta per portare suo fratello a fare una passeggiata mentre io accompagno Kate dal medico. Non è la prima volta che Alexis viene qui. É venuta anche il giorno della seduta con Alison, anche in quel caso ha portato Allan al parco.

Quando entra, il piccolo Allan corre verso di lei con alcuni giocattoli in mano, per darglieli. Quando lei li prende, lui si volta per cercarne degli altri.

‘Ciao Kate.’ saluta Alexis.

‘Ciao Alexis. Posso offrirti qualcosa?’

’No grazie, ho fatto colazione da poco.’

Ascolto la loro conversazione mentre preparo una borsa con le cose di Allan. Mi fa piacere sapere che Alexis non provi alcun tipo di rancore verso Kate. Non sa ancora cosa le sia successo, ma non è nemmeno stupida, quindi capisce benissimo la situazione.

‘Quindi oggi ti tolgono il gesso?’ chiede, indicando la gamba di Kate.

‘Lo spero.’ dice lei ‘Anche se credo di essermi ormai abituata, devo ammettere che è abbastanza fastidioso. E poi non vedo l’ora di tornare al lavoro.’

Allan torna con altri giocattoli da dare ad Alexis e si volta di nuovo per cercarne degli altri.

‘Vado a prepararmi’ dice Kate, prendendo le stampelle e andando verso la camera da letto.

‘Questa è la borsa con le cose di Allan.’ dico ad Alexis ‘Se succede qualcosa o se hai bisogno, chiamami.’

‘Papà?’ dice lei, abbassando un po’ la voce.

‘Sì?’

’Tor… tornerai a casa quando a Kate avranno tolto il gesso?’

‘Io…’ non so davvero cosa dirle.

‘Voglio solo che tu sappia che ti capisco se vorrai rimanere qui. Con Allan e… con Kate.’

‘Lo capisci?’ le chiedo. Non voglio che si senta messa da parte.

’Sì. Passo la maggior parte della giornata all’università e… ad ogni modo, sono abbastanza grande da sapermi prendere cura di me stessa’ mi dice, con un sorriso tranquillizzante ‘E la nonna…’

‘La nonna mi chiamerà se dovesse aver bisogno della carta di credito’ scherzo io, ed entrambi cominciamo a ridere.

Le do un bacio sulla fronte e, quando Kate è pronta, usciamo di casa. Salutiamo Allan e Alexis davanti al portone, che si dirigono in un’altra direzione, mentre io e Kate saliamo su un taxi per andare in ospedale.


Quando l’infermiera pronuncia il nome di Kate per entrare in sala, ci accorgiamo che il medico che la visiterà è un uomo e non la dottoressa che l’aveva visitata le volte precedenti. Sento Kate irrigidirsi immediatamente.

‘Bene Katherine, sembra sia arrivato il momento di togliere il gesso’ dice gentilmente il dottore ‘Immagino non vedesse l’ora.’

‘Sì…’ risponde lei quasi con un sussurro ‘Dov’è la dottoressa?’ chiede, in tono angosciato ‘Pensavo mi avrebbe visitato lei e…’

‘Temo che la dottoressa Roland sia in congedo, quindi dovrà accontentarsi di me.’

‘Ma… posso aspettare.’ assicura ‘Posso aspettare finchè non torna la dottoressa, può darmi l’appuntamento per quel giorno.’

‘Katherine’ dice il dottore, consultando la sua scheda ‘Non sappiamo quanto durerà il congedo della dottoressa Roland e a lei deve essere tolto il gesso adesso.’

‘Non c’è un’altra dottoressa?’

‘Temo di no.’

‘Ma…’

‘Potrebbe lasciarci un momento da soli, per favore?’ chiedo al dottore. Quest’ultimo sposta continuamente lo sguardo da Kate a me, finche non si decide a parlare.

‘Vi do un minuto, ho altri pazienti da visitare.’

‘Sarà sufficiente. Grazie.’

‘Castle, no’ dice lei, una volta che il dottore è uscito dalla stanza, ‘Non chiedermi di…’

‘Kate’ la interrompo, guardandola seriamente ‘Io sono qui con te.’

‘Lo so, ma…’

‘Ascolta… Non tutti i medici sono come lui’ dico, riferendomi a Josh ‘E come ti ho già detto, io sono qui, non ti lascerò sola e non permetterò che ti facciano del male.’

Lei inclina la testa, accompagnando il gesto con un sospiro.

‘Sarò qui, a tenerti la mano. Tu devi solo guardare me, dimenticati del dottore. Pensa che ci siamo solo tu ed io, d’accordo?’

‘Va bene.’ dice alla fine, con un tono quasi impercettibile, annuendo.

‘Possiamo procedere?’ chiede il dottore, quando rientra nella stanza.

Kate mi guarda per qualche secondo e annuisce, guardando il dottore.

Dopo essersi seduta sul lettino, Kate mi afferra le mani e io mi avvicino a lei, in modo che guardi solo me. Nel frattempo, il dottore comincia a rimuovere il gesso. Sento Kate irrigidirsi, così le poggio una mano sul fianco. Chiude gli occhi per un momento, cercando di controllare il ritmo della respirazione, e quando li riapre noto che mi guarda dritto negli occhi. Allungo una mano per posargliela sulla guancia. Di fronte al mio gesto chiude di nuovo gli occhi e curva leggermente le labbra verso l’alto.

‘Ecco fatto.’ dice il dottore. In quell’istante sento come se ci avesse interrotto.

Kate guarda la sua gamba ed emette un sospiro di sollievo, accompagnato da un sorriso.

‘Sei stata molto brava.’ le sussurro, senza allontanarmi nemmeno di un centimetro.

‘Grazie.’

Avvicino il mio viso al suo e la bacio sulla parte bassa della guancia, vicino alle labbra. Mi allontano lentamente e lei mi rivolge un sorriso, rendendomi felice.













Angolo:
Non so voi, ma io adoro quel bambino. Mi viene voglia di prenderlo e sbaciucchiarlo tutto.
Ringrazio di nuovo tutti coloro che leggono e recensiscono, siete fantastici. Vi lascio, come al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! :D
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Torniamo all’appartamento di Kate in taxi. Continuo a pensare a quello che è successo durante la visita dal medico. Ho potuto sentire Kate più vicina che mai da quando ci siamo riavvicinati. Non vicina fisicamente, ma vicina nella nostra relazione, perché è stato un momento in cui nessuno dei due ha potuto dire niente su quello che proviamo l’uno per l’altra. So che l’ha sentito anche lei.

La osservo per qualche secondo. É rimasta in silenzio per tutto il tragitto, assorta nei suoi pensieri, guardando fuori dal finestrino del taxi. Sembra avere un’espressione seria, ma immagino stia pensando a quello che ha detto il dottore, cioè che dovrà fare un po’ di riabilitazione prima di tornare alla sua normale attività a lavoro, anche se lei ha detto che sarebbe almeno tornata al distretto ad aiutare quando la sua gamba si sarebbe completamente rimessa in sesto.

Una volta arrivati a destinazione pago il tassista, dandogli anche una consistente mancia, e scendiamo dall’auto. Saliamo in ascensore e quando le porte si chiudono comincio a parlarle, perché il silenzio sta diventando un po’ scomodo.

‘Sei sicura di voler tornare al distretto?’

Lei mi guarda, sollevando le sopracciglia, e poi scuote la testa.

‘Devo farlo.’

‘Potresti aspettare finché non ti sarai rimessa del tutto.’ le suggerisco.

‘É meglio che ci torni adesso. Sono più utile al distretto ad aiutare che a casa sdraiata sul divano.’

Annuisco, anche se non sono molto d’accordo. Dice che vuole tornare al distretto, ma non capisco perché abbia ancora quell’espressione così seria. Forse la visita con il dottore non è andata bene come pensavo, forse lei non pensa la stessa cosa.

Il tintinnio dell’ascensore ci avverte che siamo arrivati. Prende le chiavi dalla borsa e le introduce nella serratura, facendola girare.

‘Sei arrabbiata?’ le chiedo, temendo la sua risposta.

‘Cosa?’ smette di trafficare con la chiave e mi guarda, per poi aprire la porta ‘No. No, non sono arrabbiata.’

Le credo, ma so che non mi sta dicendo tutto.

‘Allora che ti succede?’ le chiedo mentre entriamo in casa.

Si gira verso di me bloccandomi tra il suo corpo e la porta, che si chiude alle mie spalle.

‘Te ne andrai?’

La guardo dritto negli occhi, cercando di capire a cosa si riferisce. La sua espressione è triste, ma speranzosa allo stesso tempo. I suoi occhi verdi fissano i miei.

‘Adesso che ho non ho più il gesso…’ comincia a dire, ma io la interrompo.

‘Vuoi che me ne vada?’

‘No.’ sussurra, dopo alcuni secondi di silenzio. Il suo sguardo è sincero e non posso fare a meno di sorridere.

‘Se mi chiedi di restare, allora rimarrò.’ le dico, sollevando una mano per accarezzarle una guancia.

Siamo molto vicini, riesco quasi a sentire le sue guance ardere sotto il mio palmo. Si morde il labbro per poi guardare fissamente le mie labbra. Si solleva sulla punte e si avvicina piano piano a me, che apro la bocca per cercare il suo contatto.

‘Resta.’ mi sussurra, poco prima di sfiorare le mie labbra con le sue. 

Circonda il mio collo con le braccia, avvicinando la mia testa verso di lei. Passo le mani attorno ai suoi fianchi, incollando il mio corpo al suo e le nostre labbra si uniscono. La sua lingua entra in contatto con la mia e mi bacia con passione, dolcezza e anche un po’ di disperazione.

Quando ci separiamo di qualche centimetro accarezzo di nuovo la sua guancia.

‘Non andrò da nessuna parte.’ le assicuro.

Incurva le labbra in un sorriso e si allontana verso la camera da letto. Io rimango fermo dove sono. Mi tocco le labbra e sospiro. Quel bacio è stato reale, ed è stata lei a volerlo. É importante che sia stata lei a volerlo perché questo indica che sta andando tutto bene e che vuole stare con me, vuole che io stia con lei, con loro.

Alcuni minuti dopo, quando Kate ritorna in salotto, sorride quando vede che sono ancora lì, appiccicato alla porta.

‘Credo che farò un bagno. Sono giorni che vorrei rilassarmi un po’ in acqua e adesso che finalmente mi hanno tolto il gesso posso farlo.’ annuisco. ‘Impiegherò qualche minuto.’ mi dice.

‘Va bene. Io chiamerò Alexis per dirle di riportare Allan.’

Kate annuisce e mi sorride di nuovo prima di entrare in bagno.

Il campanello suona e mi alzo per andare ad aprire. Allan entra come un fulmine in salotto, ridendo e lasciando la mano di Alexis.

‘Hey! Niente bacio a papà?’ chiedo, fingendo di arrabbiarmi mentre mi inginocchio alla sua altezza e allungo le braccia per riceverlo.

Lui sorride timidamente e si avvicina correndo, mentre mormora qualcosa su delle papere e su dei bambini. Gli do un bacio e lui si siede sulla mia gamba.

‘Com’è andata la passeggiata?’ chiedo ad Alexis, che si abbassa per darmi un bacio.

‘Bene, ci siamo avvicinati al lago delle papere e gli abbiamo lanciato le molliche di pane.’

Coshì, coshì papà’ dice Allan mentre fa un gesto con la mano per spiegarmi come lanciava le molliche alle papere.

‘Gli hai dato da mangiare così?’ gli chiedo emozionato.

Ti’ dice sorridendo, mentre ripete di nuovo il gesto.

‘Poi siamo andati sull’altalena e lì ha giocato con due bambini della sua età.’

Bimbi.’  mi spiega adesso Allan.

Gli do un bacio sulla fronte, poi lascio che corra libero per il salotto. Lui si dirige, come sempre, verso dove tiene tutti i suoi giocattoli.

‘Hanno tolto il gesso a Kate?’

‘Sì… gliel’hanno tolto. Alexis ascolta…’

‘Resterai qui?’ chiede lei, anche se è quasi un’affermazione.

‘Sì. Kate me l’ha chiesto e…’

‘Te l’ha chiesto lei?’

Io annuisco e vedo come le appare un sorriso sul volto.

‘Per te va bene?’ chiedo, un po’ confuso per la sua reazione.

‘Che tu e Kate stiate… insieme?’ chiede, completando la mia frase.

‘Sì, beh… io non direi ancora così. Ma credo che ci proveremo. É un po’ complicato a causa di tutto quello che è successo.’

Lei annuisce, capendo la situazione.

‘In ogni caso, mi fa piacere sapere che ci riproverete.’ Questa volta sono io a sorridere. ‘Ve lo meritate entrambi, e anche Allan.’

‘Amore mio!’ dice Kate entrando in salotto, abbassandosi verso Allan, il quale allunga subito le braccia per correre verso di lei.

Kate si è messa dei jeans e una maglietta grigia di cotone. Non avendo più il gesso, ne ha anche approfittato per mettersi delle scarpe con un po’ di tacco, anche se non come quelli che indossa di solito.

‘Mamma, mamma!’

Quando prende Allan in braccio, lui appoggia la testolina sulla sua spalla, aggrappandosi al collo. Adoro vedere quant’è affettuoso quando sta con lei, e la cosa non mi sorprende.

‘Volete venire a pranzo fuori?’ chiede, guardando Alexis e me.

Guardo prima lei e poi Alexis, ma poi annuisco, ringraziando Kate per aver incluso mia figlia nei nostri piani.


Decidiamo di andare da Remy’s visto che lì, oltre a fare i migliori hamburger, fanno anche dei deliziosi piatti di pasta. Kate assicura che è il posto migliore per pranzare fuori con Allan, perché lui adora quei piatti di spaghetti.

Alexis, Kate e io ordiniamo un hamburger ciascuno, mentre ad Allan viene portata una piccola porzione di pasta, la quantità perfetta per lui. Rimane al centro della nostra attenzione durante tutta la cena. Mangia gli spaghetti con le mani, dato che non riesce ancora ad usare la forchetta, ma Kate dice che va bene così e io la penso allo stesso modo. É ancora piccolo per poter usare le posate e l’importante è che mangi. E poi, fortunatamente Kate sapeva già cosa sarebbe successo, così ha portato un grande bavaglino per evitare che si macchi i vestiti.

Quando usciamo da Remy’s, Alexis s’incammina verso casa mentre Kate e io cominciamo a camminare l’uno accanto all’altra. Spingo il passeggino di Allan, che resta silenzioso mentre si guarda intorno.

‘Alexis è d’accordo che tu rimanga con noi?’ chiede Kate timorosa.

’Sì, non preoccuparti.’

’So di averti chiesto di restare, ma sono stata egoista. Quando l’ho fatto non ho pensato né a lei né a te. Ho pensato solo a noi.’ dice, indicando il passeggino.

‘Kate.’ mi fermo per guardarla. ‘Alexis sta bene, lei stessa mi ha detto che capisce la situazione e che è d’accordo.’

‘Va bene.’ dice ora, assimilando l’informazione.

‘Va bene.’ ripeto io.

Riprendiamo il cammino, ma stavolta mi azzardo ad allungare una mano verso quella di Kate, sfiorandola, mentre con l’altra spingo il passeggino. Lei continua a guardare di fronte a se, ma poi intreccia le dita con le mie per poi continuare a camminare.


Dopo cena mi siedo con mio figlio sul divano. Rimane seduto sulle mie gambe mentre gli leggo delle storie e, nel frattempo, gli mostro qualche immagine.

‘Credo sia ora di metterlo a letto.’ dice Kate quando vede nostro figlio sbadigliare e strofinarsi gli occhi con le mani.

‘Va bene.’

Lascio i libri sul divano e mi alzo con Allan in braccio, seguendo Kate verso la camera da letto. Lei comincia a spostare le lenzuola del suo letto.

‘Kate, non credi sia ora di lasciarlo dormire nella sua culla?’

‘Non vuoi che dorma con noi?’

‘No, sì. Non è questo, certo che mi piace che dorma con noi, è solo che sta prendendo una brutta abitudine e così potrebbe non riuscire più a dormire da solo.’

‘Hai ragione.’ dice, dopo averci pensato su ‘Ma sarà dura.’

‘Lo so.’

Entriamo in camera di Allan e lo poggio nella culla. Si era praticamente addormentato tra le mie braccia, ma una volta poggiato si è reso conto di essere stato messo nella culla e non nel letto di Kate, così comincia a piangere e cerca di alzarsi.

’Shh, tesoro, devi dormire nella tua culla, va bene?’ cerca di spiegargli Kate, con voce dolce, mentre gli accarezza una guancia.

Nostro figlio non sembra calmarsi e continua a piangere. Si alza in piedi e allunga le braccia verso di noi. Mi sento in colpa per avergli permesso tutto questo, per aver lasciato che dormisse con noi.

Kate lo sdraia di nuovo e gli sussurra delle parole dolci vicino all’orecchio. Lui continua a piangere, ma stavolta non si alza. 

‘Andiamo.’ mi dice Kate, tirandomi dal braccio verso la porta, dove mi sussurra ‘É meglio lasciare che si addormenti da solo e se rimaniamo qui cercherà di scavalcare le sbarre.’

Io annuisco ed entrambi rimaniamo lì, ad osservare Allan. Quando sembra essersi tranquillizzato un po’, comincia di nuovo a piangere, ancora più forte.

‘Mamma, mamamama’ dice tra i singhiozzi.

Kate e io ci guardiamo e lei sospira dispiaciuta, prima di entrare in camera. Io rimango ad osservarla dalla porta, vedendola baciare affettuosamente nostro figlio e poggiarlo ancora una volta nella culla. Poi s’inginocchia accanto a lui e comincia a cantargli una ninna nanna, infilando una mano tra le sbarre per massaggiargli il pancino.

Dieci minuti dopo Allan sta ancora piangendo, così Kate esce dalla stanza. Si appoggia sullo stipite delle porta permettendomi di vedere i suoi occhi cristallini nel buio.

‘Basta, lo portiamo a dormire con noi.’ dico, disposto ad entrare nella stanza per prendere Allan.

Ma lei mi ferma, afferrandomi il braccio.

‘No!’

‘Kate non sopporto di vederlo piangere così e a te non sta facendo per niente bene.’

‘Lo so, ma dovrà pur passare per questa fase. Domani gli verrà più facile addormentarsi da solo e dopodomani andrà ancora meglio.’

Sospiro e mi passo le mani tra i capelli, spettinandoli, nervosamente.

‘Va bene. Ma voglio entrare per farlo calmare.’

Lei annuisce e rimane lì, appoggiata allo stipite della porta.

‘Shh, ehi campione’ sussurro quando mi avvicino alla culla.

‘Mamma’ riesce a dire Allan, nonostante i singhiozzi.

Infilo la mano tra le sbarre della culla e comincio ad accarezzargli la schiena, visto che si è girato a pancia in giù.

‘Lo so, so che vuoi dormire con mamma’ gli sussurro ‘So che ti piace dormire tra di noi mentre ti abbracciamo, lo vedo in quel piccolo sorriso di soddisfazione che si forma sul tuo viso.’

I singhiozzi sembrano diminuire, così continuo a parlargli.

‘Mi dispiace, è stata colpa nostra averti permesso di dormire con noi per tutto questo tempo. Non credere che io lo rimpianga, è stato fantastico, e spero non sia l’ultima volta, anche se solo come eccezione. Ma adesso devi dormire da solo e… lasciare che mamma e papà dormano insieme.’

Nonostante continui a respirare velocemente, Allan sembra essersi addormentato. Lo copro con cura e mi avvicino dandogli un bacio sulla fronte.

‘Non pensavo che sarebbe stato così difficile’ sussurro uscendo dalla camera di Allan.

‘Sei stato molto bravo.’ mi dice lei, con le labbra incurvate in un piccolo sorriso.

Purtroppo, però, il sorriso le scompare rapidamente dal volto per poi inclinare la testa. Si dirige verso il letto e si siede, dal suo lato, o quello che in questi giorni è stato il suo lato, e comincia a intrecciare le dita delle mani, un gesto che fa quando è nervosa.

‘Che succede?’ chiedo, sedendomi dall’altro lato del letto.

‘Tutta questa fretta di far dormire Allan nella sua culla… è per farci… dormire soli?’ chiede, sollevando appena la testa.

‘No.’ mi avvicino di più al centro del letto, collocandomi accanto a lei per prenderle la mano ‘No Kate, è perché credevo davvero che stesse prendendo una brutta abitudine’

Annuisce e rimaniamo in silenzio per qualche secondo.

‘Kate’ dico, sollevandole il mento per farmi guardare ‘Tutto questo è importante, non voglio rovinarlo e voglio che tu sappia che andremo al ritmo che vuoi tu.’

‘Rick non so se…’ sospira prima di continuare ‘Non so se sono pronta, non so quanto lontano potrò arrivare’ mi dice onestamente. I suoi occhi sono ora pieni di lacrime.

‘Non importa. Aspetterò. Ti aiuterò, ci rimetteremo in sesto, d’accordo?’ inclino la testa per guardarla, finché non annuisce.

La circondo con le braccia e le do un bacio sulla fronte.

‘Stai bene?’ le chiedo, preoccupato.

‘Sì.’ annuisce, spostando le lenzuola. S’infila nel letto e aspetta che lo faccia anch’io.

Quando mi sdraio lei si avvicina, poggiandosi tra il mio braccio e il mio petto, mentre la stringo più forte tra le braccia. Sospira, stanca, e chiude gli occhi.

Le accarezzo delicatamente i capelli mentre ripenso al dolore che si trattiene dentro. Ma come le ho detto, non m’importa, per lei sono disposto ad aspettare.















Angolo:
Che dite, stappiamo uno champagnino?
Finalmente un grande passo avanti, ma non è finita qui.
Prima di lasciarvi volevo dirvi due cose: per prima cosa vi invito a cliccare sul link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa e, se non lo avete già visto, a cliccare sull'immagine in alto a sinistra. È un disegno realizzato da Fania, che molto probabilmente conoscerete, su richiesta dell'autrice per presentare la storia e in cui viene mostrato il piccolo Allan. Non vi posto direttamente qui l'immagine perchè sono ancora un po' impedita in queste cose, quindi andatelo a vedere perchè è davvero un amore. Seconda cosa, mi scuso (di nuovo) per gli eventuali errori che avete trovato nel capitolo, ma da domani avrò di nuovo il mio computer e allora potrete linciarmi. 
Ho finito di blaterare, giuro. Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!  :D

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Quando mi sveglio, Kate è già andata a lavoro. Mi dispiace di non essermi svegliato insieme a lei, le avrei preparato la colazione.

Dopo aver fatto colazione con Allan ed esserci vestiti, usciamo a fare una passeggiata. Ho preso accordi con mia madre per vederci al parco. Sembra felice di essere di nuovo nonna. Durante il tragitto mi invia un messaggio dicendo di aspettarci all’angolo vicino al numero 9 di quella strada. É strano perché è un po’ lontano dal parco in cui andiamo di solito, ma mi dirigo comunque lì spingendo il passeggino di Allan. Conoscendo mia madre, è probabile che abbia visto qualcosa in un negozio e abbia bisogno della mia carta di credito.

Dopo alcuni minuti finalmente ci incontriamo e lei s’inginocchia subito all’altezza del passeggino per salutare suo nipote.

‘Madre, perché ci hai fatto venire fin qui? Devo prendere la carta di credito?’

Lei scuote la testa e mi lancia un’occhiataccia. 

‘Non la carta di credito, ma forse dovresti tenere pronto il libretto degli assegni.’

‘Cos… cosa vuoi comprare stavolta?’ chiedo, senza capire.

Mi afferra il braccio e comincia a parlare mentre camminiamo.

‘Hai detto che l’appartamento di Kate è molto piccolo’ annuisco io, confuso, e lei continua ‘E adesso che avete deciso di darvi un’altra opportunità…’

‘Mamma…’ provo a dire io, ma lei m’interrompe con un leggero colpo sul braccio.

‘Non arrabbiarti tesoro, me l’ha detto Alexis. Come dicevo, adesso che vi darete un’altra opportunità non credi sia meglio cercare una nuova casa? Non vorrete vivere come sardine in quel piccolo appartamento?’

‘E cosa proponi?’ le chiedo, sarcasticamente, immaginando che lei abbia già pensato a qualcosa.

All’improvviso si ferma e solleva una mano, indicando la casa alle nostre spalle. Mentre camminavamo siamo arrivati in una piccola strada, abbastanza tranquilla e con tante case posizionate su entrambi i lati della strada. Quella che mia madre indica ha un cartello con su scritto “vendesi/affittasi” all’entrata.

‘Mamma, che… cosa pretendi? Che compri una casa per tutti e tre senza prima parlarne con Kate?’

‘Intanto possiamo entrare a dare un’occhiata’ dice lei, prendendo una chiave dalla tasca del cappotto e sventolandola in aria ‘É di un amico, si trasferisce in California e vorrebbe venderla o affittarla.’

Sospiro, ma quando provo di nuovo a parlare mia madre sta già salendo i gradini che conducono verso la porta. Guardo più attentamente la facciata della casa e penso a Kate. Credo che le piacerebbe.

Una volta entrati mia madre esce nel piccolo giardino interno con Allan, mentre io guardo il resto della casa. Il piano terra ha una cucina con un ampio accesso alla sala da pranzo, un salotto con l’uscita verso il giardino interno e un piccolo bagno; il piano di sopra ha due bagni completi e quattro camere da letto. La camera principale è senza dubbio la più grande, con un bagno proprio e un guardaroba, ma anche le altre sono abbastanza grandi. Penso ad Allan e alla camera che ha adesso, questa è indubbiamente più spaziosa. La quarta è un po’ più piccola, ma penso che potrei utilizzarla come studio.

Sospiro e mi porto una mano alla fronte. Sarebbe un posto perfetto per noi tre. Improvvisamente ci immagino a vivere qui. Allan avrebbe tutto il suo spazio e la camera in più potremmo utilizzarla come stanza per gli ospiti o, in futuro, per un nuovo membro della famiglia. Anche se l’idea mi fa sorridere, scuoto la testa perché non posso prendere questa decisione senza di lei.

Scendo al piano di sotto e mi fermo davanti la portafinestra che da accesso al giardino, vedendo Allan correre felice da un lato all’altro.

‘Allora?’ mi chiede mia madre, una volta uscito fuori.

‘Credo che sarebbe perfetta per noi.’ dico sinceramente.

‘Il prezzo è fattibile. Anche se a te non importa, Kate non ti permetterà mai di farti carico di tutte le spese.’

‘Non posso comprarla senza prima parlarne con lei, mamma.’

‘Beh, trova il momento giusto il prima possibile o ti scapperà dalle mani.’

‘No, solo… chiedi al tuo amico un po’ più di tempo. Ne parlerò con Kate questa settimana. E tu non farmi pressioni.’ le dico, prima che possa dire qualcos’altro.

Lei solleva le mani, facendo il gesto di chiudersi la bocca con una cerniera, mentre io mi lamento del fatto che non me l’abbia detto prima. Adesso dovrò parlarne con Kate e proporle di trasferirci qui, e non so come la prenderà. L’unica cosa che so è che non voglio che si arrabbi con me, non adesso.

Mi inginocchio vicino ad Allan, che sta giocando con i fili d’erba del prato.

‘Ti piace la casa Allan?’

Gualdaa’ dice lui, mostrandomi il pugno con i fili d’erba strappati.

‘Sì tesoro’ gli dico, sorridendo. ‘Credo che il giardino sia la cosa che ti sia piaciuta di più.’

Gialdino’ dice, sorridendo e mostrando tutti i suoi dentini. È impossibile non ricambiargli il sorriso. Credo che sarebbe felice qui, senza alcuna ombra di dubbio.


Quando Kate torna a casa la sera, Allan e io stiamo giocando sul tappetino del piccolo, spingendo le macchinette giocattolo per terra. Anzi, Allan cerca per lo più di farle scontrare tra di loro.

‘Ciao.’ mi dice con un sorriso, quando entra dalla porta.

‘Ciao.’ ricambio il sorriso. ‘Com’è andato il ritorno al lavoro?’

‘Noioso. Tutte scartoffie…’ dice con un sospiro, ma poi torna a sorridere quando si avvicina ad Allan e s’inginocchia vicino a lui. ‘E tu, tesoro, cos’hai fatto oggi? Sei andato al parco?’

‘La nonna!’ grida Allan, mettendo da parte la macchinetta che aveva in mano per gesticolare goffamente.

‘Sei stato con nonna Martha, amore?’

Gialdino’ dice lui, muovendo la testa su e giù.

‘Gial… giardino?’ cerca di decifrare Kate.

Sii, la casha’  dice con un sorriso. Io mi porto una mano alla fronte.

‘Siete stati in una casa con un giardino?’ chiede Kate, confusa, girandosi verso di me.

‘Eh… no. No, si riferisce al parco.’ dico, come se Allan avesse appena detto una follia.

Lei annuisce, ritenendo esaustiva la mia spiegazione, e si gira verso Allan, che non smette di ripetere la parola ‘gialdino’. Gli faccio segno con le mani, cercando di farlo smettere, ma ciò sembra divertirlo tanto da cominciare a imitarmi.

Kate si gira rapidamente verso di me, mentre cerco di fare finta di niente.

‘Cosa fai, Castle?’ mi chiede tra il confuso e il divertito.

‘Niente, c’era… una mosca’ dico, dopo aver deglutito sonoramente.

‘Faccio una doccia e poi prepariamo la cena.’ dice, alzandosi e facendo una smorfia. Annuisco.

‘Si può sapere che fai?’ sussurro ad Allan, che mi guarda divertito una volta che Kate ha lasciato il salotto. ‘Deve restare un segreto, non puoi dirlo alla mamma, lascia che sia io a diglielo, d’accordo?’

Lui mi ignora e ricomincia a giocare con la macchinetta.

‘Cosa state confabulando?’ chiede Kate dalla porta del bagno.

‘Niente.’ dico.

Kate ci osserva per qualche secondo finché alla fine non entra in bagno e io sospiro sollevato. Devo assolutamente trovare il momento migliore per parlarle della casa.


Dopo cena Kate si siede sul divano con Allan sulle sue gambe. Gli parla in tono dolce mentre lui le accarezza il viso. Mi siedo accanto a loro a guardarli, imbambolato. Adoro vedere quanto amore provano l’uno per l’altra. Anche se Allan ha già molta confidenza con me e mi vuole bene, so che con lei ha un legame speciale, e questo mi piace.

Kate mi guarda per qualche secondo e poi si sistema accanto a me, appoggiandosi contro il mio corpo.

‘Mi piace stare così, tutti e tre insieme.’ dico mentre accarezzo la guancia di Allan.

Lei gira la testa verso di me, rimanendo separati solo da qualche millimetro, così annullo la distanza unendo le mie labbra alle le sue e lasciandole la possibilità di fermarmi, se vuole. Ma non lo fa. Sento il tocco delle sue labbra sulle mie e la sua lingua nella mia bocca, facendomi impazzire. Faccio lo stesso con lei, approfondisco il basco finché non sento una piccola mano posarsi sul mio petto ed entrambi ci separiamo. Allan, tranquillo tra le braccia di Kate, ha allungato la manina verso di me e io la prendo, dandogli una piccola carezza. Emette un sospiro tranquillo e, aggrappato a entrambi, poggia la testa sul petto di Kate, la quale chiude gli occhi e appoggia la testa sulla mia spalla, godendosi questo nostro momento speciale.


Un po’ di tempo dopo mettiamo Allan nella culla, visto che si era praticamente addormentato in braccio a Kate. Recupera velocemente il sonno e richiude gli occhietti senza protestare. Credo che avere Kate e me lì lo tranquillizzi, credo che vederci insieme gli dia sicurezza.

Kate e io ci sdraiamo sul letto, abbracciati, mentre lei disegna delle linee immaginarie con un dito sopra la maglietta. La circondo con le braccia mentre guardo il soffitto, pensieroso.

‘Puoi dirmelo.’ dice improvvisamente. Entrambi solleviamo la testa per guardarci ‘Ti conosco, so che c’è qualcosa che ti preoccupa.’

Accenno un sorriso, prima di sentire il sudore freddo sulla fronte. É arrivato il momento di dire a Kate della casa e ho il panico solo al pensiero che potrebbe arrabbiarsi. Mi sollevo fino a rimanere seduto, facendo sì che anche lei si alzi.

‘Rick, che ti succede? Sei un po’ pallido.’ dice preoccupata, accarezzandomi la guancia.

Le prendo una mano tra le mie, stringendola, mentre lei mi guarda confusa e preoccupata.

‘Devo dirti una cosa, ma non voglio che ti arrabbi.’

‘Mi stai spaventando…’ dice ora.

‘É… la camera di Allan, è molto piccola. Credo che ormai debba dormire in un vero letto, ha bisogno di più spazio e, ovviamente, in quella stanza non entra.’ sposto lo sguardo su Kate, che mi guarda confusa, così ne approfitto per dirle tutto in una volta. ’Stamattina abbiamo visto una casa e credo che sarebbe perfetta per noi tre. La camera di Allan sarebbe enorme paragonata a quella che ha adesso, avrebbe lo spazio per tutti i suoi giocattoli. Anche la nostra camera sarebbe enorme, e la casa ha anche un giardino che Allan ha adorato.’

‘Avete visto una casa?’ chiede. Provo a decifrare i suoi pensieri, ma non riesco a capire se sia arrabbiata.

‘Non è stata una mia idea, la casa è di un amico di mia madre e lei ha insistito perchè la vedessi, così…’

‘Castle.’ m’interrompe ‘Non credi di star andando un po’ troppo veloce? Vuoi comprare una casa per tutti e tre?’

Adesso capisco. Non è proprio arrabbiata, ma più preoccupata.

‘Lo so, solo… pensaci. Non voglio farti pressione. Pensavo di uscire l’argomento più avanti, Allan non potrà rimanere in quel piccolo spazio per sempre, ma mia madre mi ha preceduto. Credo che questa casa ti piacerà, e credo che sarebbe perfetta.’

’So che hai ragione per quanto riguarda la camera di Allan, ma… Rick, se non dovesse funzionare…’

‘Funzionerà.’ la interrompo ‘Non c’è alcun motivo per cui non debba funzionare. Vivremo tutti e tre insieme, come una famiglia. Non importa se qui, in una casa più grande o in una stanza che dovremo divedere tutti e tre, non m’importa, ma staremo insieme. Ascolta, se per te non va bene non succede niente, Kate.’

‘Mi piacerebbe vedere la casa, almeno.’ le mie labbra si incurvano in un sorriso ‘Ma non ti prometto niente.’

La abbraccio fortemente per poi sdraiarci di nuovo..

‘Allora non sei arrabbiata con me?’ le chiedo, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lei nega.

‘Mi piace che pensi a noi e che ti preoccupi che Allan abbia lo spazio di cui ha bisogno.’

Annullo la distanza che ci separa e unisco le mie labbra alle sue. Lei passa le mani tra i miei capelli, provocandomi un formicolio per tutto il corpo, e io porto le mani sui suoi fianchi.

Comincio ad accarezzarla e, istintivamente, sposto la mano verso l’alto per accarezzarle la pelle sotto la maglietta. Sono talmente coinvolto nel bacio da non pensare a nient’altro, finché non la sento irrigidirsi e smettere di baciarmi, frenando la mia mano.

‘Scusa’ sussurra.

Sposto rapidamente la mano dal suo corpo, confuso per quello che è appena successo. Ero talmente coinvolto nel bacio e dalla sua pelle soffice che stavo per spingermi troppo oltre, non ricordando che lei avesse bisogno di più tempo. Mi sento uno stupido mentre lei si sdraia di nuovo sul materasso a pancia in su, sentendosi sicuramente in colpa per non poter soddisfare il mio desiderio.

‘Non è successo niente.’ dico, avvicinandola a me e dandole un bacio sulla fronte.

Lei sospira e si stringe a me, accomodandosi tra le mie braccia.

La prendo dolcemente per il mento e le sollevo la testa verso di me, rubandole un veloce bacio per farle capire che va davvero tutto bene.














Angolo:
Una famiglia, una nuova casa... Non manca proprio niente, eh? Si pensa persino ad un nuovo membro della famiglia. 
Abbiamo ancora molta strada da fare, quindi staremo a vedere.
Vorrei davvero ringraziarvi uno per uno per la fiducia che mi state dando, siete davvero fantastici. Vi lascio qui il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa.
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! :D
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Vedo Kate scendere le scale dal piano superiore della casa che, spero, sarà presto nostra.

‘Che te ne pare?’ le chiedo, mentre getto uno sguardo su Allan rimasto a giocare sul pavimento del salotto.

Lei si appoggia sulla ringhiera di legno e si guarda intorno.

‘Non posso negarlo, la casa è molto bella.’

‘Ma?’ le chiedo, sapendo che c’è un ma.

‘Rick, il mio stipendio non mi permette di pagarne la metà.’

‘Ne abbiamo già parlato. Non devi pagarlo, posso farlo io.’

‘No. Non voglio essere una mantenuta, non ti permetterò di farti carico di tutte le spese.’ dice ora, con un tono di voce più duro.

Sospiro. Non capisco perché non voglia farmi pagare se posso farlo.

‘Kate, sono ricco, ok? Non mi hai mai voluto per i soldi, e ti adoro per questo, ma devi capire che ho soldi da spendere per quello che voglio, e io voglio comprare questa casa per tutti e tre.’

‘Oh, il fatto che tu sia ricco vuol dire lasciare che tu ti faccia carico di tutte le spese?’

‘Andiamo, la casa è perfetta. So che ti piace. Piace anche a te, vero Allan?’ chiedo, guardando nostro figlio e alzando il tono di voce.

Ti papà.’ dice lui, girandosi verso di me mentre è ancora seduto sul pavimento a giocare con la sua macchinetta giocattolo.

Mi giro verso Kate sollevando le sopracciglia e indicando nostro figlio. Lei rotea gli occhi e incrocia le braccia al petto.

‘Smettila. Non usare Allan per questo.’

‘Non lo sto usando, è vero che ti piace questa casa?’ lei scuote la testa e guarda Allan. ‘Kate, qui ha tutto lo spazio di cui ha bisogno.’

‘Non farmi sentire in colpa per non poter pagare ciò di cui ha bisogno. Pensi che mi piaccia il fatto che abbia un camera così piccola?’ dice, quasi gridando.

‘Andiamo Kate, non metterti sulla difensiva adesso.’ apre la bocca, visibilmente arrabbiata, per dirmi qualcosa, ma io la interrompo. ‘Non arrabbiarti, sto solo cercando di convincerti che posso pagare tutto questo, che voglio farlo.’ sottolineo la parola “voglio”. ‘Come un regalo per te e per Allan, per noi.’

‘Devo andare al lavoro.’ dice, scendendo dall’ultimo gradino sul quale si trovava per avvicinarsi ad Allan. S’inginocchia vicino a lui e lo abbraccia, dandogli poi un bacio sul nasino.

‘Non vuoi parlarne?’ le chiedo, sollevando le braccia.

‘Non ho voglia di litigare ancora, Castle.’ dice con un tono stanco, ma ancora un po’ arrabbiata. Mi passa accanto senza salutarmi e se ne va.

‘Cavolo…’ dico infastidito. Rilascio un sospiro e mi dirigo verso il salotto, sedendomi vicino ad Allan. ‘La mamma si è arrabbiata.’

Allabbiata?’  chiede, con quella sua vocina dolce.

’Sì… ma la convinceremo. A me piace questa casa.’

‘Mi piate.’  dice lui. Poi si alza in piedi e, come se avesse avvertito la mia tristezza, mi circonda il collo con le sue piccole braccia, facendomi sorridere inevitabilmente.

Lo prendo tra le braccia, sentendo il suo calore nel petto e il suo amore circondarmi in una sensazione incredibile.


Spingo lentamente una delle porte di metallo che danno accesso ai laboratori dell’obitorio. Vedo la forense seduta vicino ad un cadavere mentre lo apre e canticchia una canzone di Whitney Houston.

‘Lanie.’ la chiamo dalla porta.

‘Castle?’ dice lei, girandosi sullo sgabello, sorpresa di vedermi lì.

‘Potresti venire un momento?’ le chiedo.

Posa sul tavolo l’attrezzo metallico che ha in mano e fa una smorfia.

’Sto lavorando, non puoi venire tu qui? Credevo ti fossi abituato a vedere cadaveri.’

‘Non è questo.’ dico scuotendo la mano mentre tengo la porta aperta con il piede. ‘É che… sono con Allan’ mi sposto un po’ per farle vedere Allan è abbracciato al mio collo.

‘Richard Castle!’ grida lei. ‘Hai portato mio nipote all’obitorio? Che razza di padre lascia vedere un cadavere a suo figlio?’

’Non voglio che lo veda, per questo ti ho chiesto di uscire.’ le dico sottolinenando l’ ovvietà, con un sorriso ironico.

Lei scuote la testa e s’incammina verso il lavandino. Si toglie i guanti e, dopo essersi lavata le mani, s’incammina verso la porta.

‘Ma cosa fa qui il mio ragazzo preferito?’ dice, addolcendo il tono di voce per dirigersi ad Allan. Lui allunga immediatamente le braccia verso di lei, che lo prende tra le braccia.

‘Credevo che quello fosse Esposito.’ dico scherzando.

Lei mi lancia una delle sue occhiatacce e mi da un colpo sul braccio, facendo sì che Allan la imiti e mi dia anche lui un leggero colpo.    

‘Allora, si può sapere cosa ci fai qui? Perché, qualsiasi cosa sia, intuisco che Kate non ne ha la minima idea.’

‘Mamma.’ dice Allan al sentire il nome di Kate.

‘Sì amore, mamma è quella che si arrabbierà quando si renderà conto che siete stati qui.’ dice lei.

‘Mamma è allabbiata’  guardo Allan, sollevando le sopracciglia, perché non gli si può nascondere niente.

La forense mi scruta con lo sguardo.

‘Kate è arrabbiata, ha detto questo?’

‘Ho trovato una casa nuova, perfetta per tutti e tre e con spazio a sufficienza per Allan.’ comincio a spiegarle, ma il suo viso cambia appena espressione. ‘Aspetta, te l’ha già raccontato lei, vero?’

Lanie inclina la testa di lato e storce la bocca, in segno di affermazione.

‘Comunque, oggi siamo andati a vederla, e quando l’ha vista le è piaciuta. L’ha adorata.’

‘Allora vi trasferite?’

‘No. Questa è la parte che volevo raccontarti. Si è arrabbiata perché costa troppo e non vuole che io mi faccia carico di tutte le spese. Sono ricco, posso farlo, non so quale sia il problema.’ dico, sollevando le braccia.

‘Amico, io sarei felicissima di avere un fidanzato ricco disposto a comprarmi una casa, ma Kate non è così. Non ti permetterà in alcun modo di pagare la casa tutta da solo.’

‘Allora parla con lei, convincila. Per favore.’ le chiedo.

‘Sei venuto qui per questo? Vuoi che io interceda per te?’ dice, mentre Allan attorciglia alcune ciocche dei suoi capelli lisci. Io annuisco.

‘Ho provato a convincerla, ma si è arrabbiata.’

’Tesoro’ dice, rivolgendosi ad Allan ‘tra la tua mamma testarda e il tuo papà che la fa arrabbiare… ne vedremo delle belle.’

’Sii’  dice Allan, sorridendo e mostrando tutti i suoi dentini.

‘Cos’ho fatto adesso?’ chiedo, confuso.

‘Parlerò io con lei’ dice, ignorando il mio commento ‘ma non ti prometto niente, sai com’è lei. Tu comprale qualche regalo per averla fatta arrabbiare.’

‘Grazie Lanie. Ah, e non dire a Kate che sono stato qui.’

‘Scherzi?’ dice facendo una smorfia e passandomi Allan ’Se viene a sapere che mi sono lasciata corrompere da te, sarò io a finire su uno di quei tavoli.’ prosegue indicando le porte dell’obitorio.


Dopo aver salutato Lanie, decido di seguire il suo consiglio, così mi dirigo verso il fioraio con Allan nel passeggino. L’odore dei fiori raggiunge le mie fosse nasali, mentre provo a pensare quali piacerebbero di più a Kate.

‘Cosa possiamo comprare alla mamma, Allan? Ti piace qualcosa?’ gli chiedo, con decisione, osservando tutti i fiori che mi circondano.

Quetto’ seguo la traiettoria del suo dito e lo vedo indicare un angolino dove si trovano delle rose rosse.

‘Queste?’ chiedo, avvicinandomi ad esse.

Ti’ dice, distogliendo poi lo sguardo per guardarsi intorno e osservare i colori che inondano il negozio.

Chiedo alla commessa di comporre un mazzo di rose che mio figlio ha scelto, per poi uscire e dirigerci verso il piccolo appartamento di Kate.

‘Credi che le piaceranno?’ chiedo ad Allan mentre lo scendo dal passeggino, una volta entrati in casa.

‘Mamma.’

’Sì, lo credo anch’io.’


Alcune ore dopo, sospiro frustrato al ricevere un messaggio da Kate che dice ‘Abbiamo un caso, tornerò tardi. Da un bacio ad Allan da parte mia.’ Nè un bacio né una faccina sorridente per me… Sospiro di nuovo, chiedendomi se Lanie sia riuscita a parlarle o meno. Magari l’ha fatto, ma Kate è ancora arrabbiata. O forse ha solo scritto il messaggio velocemente perché non aveva tempo.

Con ancora questi dubbi per la testa, faccio il bagno ad Allan e lo metto nella culla. É tardi ed è molto stanco, infatti non impiega molto ad addormentarsi.

Anch’io sono un po’ stanco e annoiato. Non ho nemmeno voglia di scrivere, perciò mi sdraio sul letto, dove però non riesco a smettere di pensare, finché alla fine, non so quanto tempo dopo, le mie palpebre non si chiudono.


Sento le sue mani accarezzarmi la mandibola. Avverto il suo calore accanto a me e la sua mano percorrermi il petto, disegnando cerchi immaginari sopra la mia maglietta. Non voglio svegliarmi, voglio rimanere in questo sogno e continuare a sentire le sue dita sul mio petto. Sento un lieve mormorio accanto a me. Forse è ora di svegliarsi, ma non voglio farlo, così lo ignoro. Sento di nuovo le sue mani sul mio viso, ma questa volta salgono più su a infilare le dita tra i miei capelli. Adoro quando lo fa.

‘Rick…’

‘Mmm’ mormoro, continuando a dormire.

‘Rick, svegliati.’ la sua voce sembra ancora molto lontana, ma poi sento una delle sue dita sfiorarmi le labbra. Sospiro e avverto subito le sue labbra sulle mie. Sono soavi e delicate, proprio come il bacio che mi ha appena dato.

Apro gli occhi e vedo come i suoi, di un colore smeraldo intenso, mi osservano a pochi centimetri. Sento il suo alito sul mio collo mentre porta di nuovo la mano sul mio petto.

‘Kate.’ sussurro con voce leggermente roca, ricordando che era arrabbiata.

’Scusa se ti ho svegliato.’ sussurra lei, curvando leggermente le labbra sentendosi in colpa.

’Se mi svegli così, puoi farlo quando vuoi.’ le dico, con un sorriso. Lei ricambia il sorriso e io le sposto dietro l’orecchio una ciocca di capelli che le ricade sul viso.

‘Ho visto le rose.’ dice dopo alcuni secondi.

’Ti sono piaciute?’ le chiedo. Continuiamo a parlare tra i sussurri, il che rende tutto più intimo ‘Le ha scelte Allan.’

Lei sorride e annuisce, anche se il sorriso si affievolisce immediatamente.

‘Mi dispiace di aver reagito in quel modo.’ non dico niente, mi limito ad accarezzarle la mano che si trova ancora sul mio petto, e aspetto che continui ‘Ci ho pensato e sono disposta ad accettare che tu paghi la casa’ un sorriso mi illumina il volto, e lei continua ‘Sempre e quando io mi farò carico di altre spese, e non ci sono ma, non accetterò un no.’

‘Va bene’ sorrido, sollevando la mano. Adesso che ha accettato, non ho intenzione di dire di no. Mi chiedo se sia stata Lanie a convincerla o se sia stata lei stessa a cambiare idea.

Nasconde il viso sul mio collo, stringendosi a me e respirando il mio odore. Mi sento così bene in questo momento ad averla qui con me che vorrei restare così per sempre.

Rimaniamo in questa posizione per diversi minuti, finché lei non si alza.

‘Dove vai?’

‘Vado a mettermi il pigiama.’ Mi rendo improvvisamente conto che è ancora vestita. Si avvicina al suo armadio per cercare il pigiama. ’Torno tra un minuto.’ dice, dirigendosi verso la porta del bagno.

‘Kate.’ la chiamo e lei si gira verso di me. Schiarisco la voce e mi sollevo un po’ dal letto. ‘Perché non te lo metti qui?’

Non è una richiesta per soddisfare una mia curiosità, ma un suggerimento. So perfettamente che non si spoglia davanti a me. Mi sono informato e sembra che, nella maggior parte dei casi, le vittime di abusi si vergognano del proprio corpo o di qualcuno che le veda nude, oltre alla paura che questo potrebbe creare.

La vedo irrigidirsi mentre cerca di pensare a cosa dire.

‘Rick…’ è l’unica cosa che dice per poi zittirsi di nuovo.

’So che è difficile’ le dico in tono comprensivo. ‘Ma è solo un passo. Devi avanzare poco a poco, e io sono qui accanto a te.’

Lei sospira e scuote la testa, abbassando poi lo sguardo.

‘Puoi farcela, Kate.’

Dopo averci pensato qualche altro secondo, finalmente annuisce e si avvicina al bordo del letto. Spegne la luce della stanza e accende l’abat-jour, che emette una tenue luce. Fa male sapere che possa vergognarsi di me al vederla nuda. Si gira di spalle e comincia a togliersi la maglietta, lentamente. É tesa, riesco anche a vedere le sue mani tremare, ma trattengo la voglia di avvicinarmi a lei, stringerla tra le braccia e dirle che va tutto bene, perché non voglio spaventarla.

Dopo essersi tolta la maglietta la lascia cadere sul letto, accanto a lei, e prende velocemente il pigiama per metterselo il prima possibile. Kate non dorme mai con il reggiseno, ma stavolta non l’ha tolto. Questa cosa non mi passa inosservata. Mi sposto sul letto per avvicinarmi a lei e la fermo, impedendole di collocarsi la maglietta del pigiama. S’irrigidisce immediatamente ed emette un sospiro quando sente la mia mano accarezzarle la schiena.

’Shhh. Voglio solo aiutarti a mettere il pigiama. Posso?’ le chiedo.

Lei annuisce, ancora tesa, ma io le prendo la maglietta del pigiama e la metto da parte. Percorro lentamente con la mano tutta la parte alta della sua schiena. So che è difficile per lei, ma sono ostacoli che deve superare, piano piano, e non lasciare che la paura le impedisca di andare avanti. Porto la mano al gancetto del reggiseno e lo slaccio. La sento deglutire sonoramente e irrigidirsi sempre di più. Le tolgo lentamente l’indumento, spostando le bretelle dalle sue spalle fino alla parte superiore delle braccia, e lei mi aiuta finché non se lo toglie del tutto. Prendo di nuovo la maglietta del pigiama e gliela infilo, con il suo aiuto, rimanendo fermo dove sono, dietro di lei. Una volta finito la aiuto ad alzarsi e mi pongo di fronte a lei, che abbassa lo sguardo sicuramente vergognata. Colloco un dito sotto il suo mento e le sollevo il viso per farle capire che non c’è niente di cui vergognarsi. Riesco a vedere la paura nei suoi occhi, così la avvicino a me e la abbraccio, dandole poi un bacio sulla guancia.

‘Stai bene?’ le chiedo in un sussurro.

’Sì.’ dice, in un tono appena udibile, scuotendo leggermente la testa.

Senza spostare lo sguardo dai suoi occhi, mostrandole sicurezza, conduco le mani verso il bottone dei suoi jeans e comincio a sbottonarli. La sento di nuovo irrigidirsi.

‘Va tutto bene, Kate. Stai andando molto bene.’ le dico.

Lei annuisce e io continuo a sbottonarle i pantaloni. Adesso porto le mani sui suoi fianchi.

‘Mi aiuti?’ le chiedo, in modo da farla sentire meno nervosa.

Porta le mani vicino alle mie e, insieme, abbassiamo i pantaloni. La aiuto ad abbassarli sulle gambe, notando il suo nervosismo. Cerco di guardarla in faccia in ogni momento, in modo che anche lei possa guardare me. La interrogo con lo sguardo, chiedendole se sta bene, e lei annuisce. Quando i jeans cadono a terra, prendo i pantaloni del pigiama poggiati sul letto e mi inginocchio ai suoi piedi. Colloca una mano sulla mia spalla per reggersi e noto che si è finalmente rilassata un po’. Alzo i pantaloni lungo le sue lunghe gambe, sfiorandola. Finisco di vestirla e mi alzo. Si stringe fortemente le mani mentre io l’avvicino a me e la circondo in un caldo abbraccio.

‘Sei stata molto brava.’ le sussurro all’orecchio mentre le accarezzo la schiena.

Sento la tensione diminuire sempre di più, e questo mi conforta. Abbiamo fatto un grande passo avanti, per questo ammiro il coraggio che ha avuto per superare tutto questo.

‘Grazie.’ sussurra contro mia spalla.

Mi separo da lei e le sorrido, sposto le lenzuola per farla sdraiare e poi la raggiungo. Ci abbracciamo senza dire niente e ci addormentiamo lentamente l’uno tra le braccia dell’altra.















Angolo:
Ma quanto sono dolci? *-* 
Non posso farci niente, li amo da morire. 
Ringrazio di nuovo tutti coloro che recensiscono o leggono solamente, ma anche tutte quelle persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite.
Vi lascio come al solito il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

P.s. Buona 8x13 a chi la seguirà in diretta e buonanotte a chi è reduce dalla notte degli Oscar, come me xD
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Mi guardo intorno soddisfatto del risultato e mi passo una mano sulla fronte sudata. Impacchettiamo le cose per il trasloco da tutto il giorno e sembra che il lavoro stia, finalmente, dando i suoi frutti. Gli oggetti del salotto e della cucina sono già tutti nelle scatole, aspettando di essere trasportati nella nuova casa. Sorrido solo al pensiero.

Mi dirigo verso la cucina e prendo un bicchiere d’acqua, mentre sento delle voci provenire dalla camera da letto. Kate è insieme ad Allan, che si suppone stia raccogliendo i giocattoli del piccolo per metterli nelle scatole e prendere quelli che non usa più per donarli in beneficenza, ma qualcosa mi dice che non è così.

Lascio il bicchiere, ormai vuoto, nel lavandino e mi dirigo verso la camera da letto. Da dietro la porta, per non farmi vedere, li osservo con un sorriso, mordendomi la lingua per non scoppiare a ridere. Mentre Kate cerca di raccogliere i vari peluches in una scatola, Allan li prende per buttarli di nuovo a terra.

‘Allan, per favore, non…’ sospira ‘Non buttarli di nuovo a terra, capito? Così non finiremo mai.’

Nostro figlio si avvicina al bordo del letto, giocando con una tartaruga di peluche, così Kate approfitta del momento per rimettere nella scatola tutti i giochi che ha buttato a terra, ma quando lui si accorge di cosa sta facendo, corre goffamente verso la scatola, lamentandosi.

’No, Allan.’ dice Kate, ponendo una mano tra Allan e la scatola per impedirgli di avvicinarsi.

‘Mio.’ dice lui. Ma quando vede che Kate non cede di fronte alle sue lamentele, comincia a piangere.

’Tesoro, per favore.’ dice lei, seduta a terra, emettendo un sospiro e portandosi una mano alla fronte.

Nostro figlio si strofina gli occhi con entrambe le mani, lasciandosi cadere a terra goffamente, senza farsi male grazie al pannolino, e continuando a piangere.

‘Hey, non piangere’ dico io, avvicinandomi e inginocchiandomi accanto a lui.

Porto una mano sulla sua guancia, per asciugargli le lacrime, e lui solleva le braccia affinché lo prenda. Continua ancora a piagnucolare, ma è più un lamento che un pianto.

’Sta diventando impossibile impacchettare tutto con lui qui.’ dice Kate.

‘Lo so, ho visto come prendeva tutto quello che tu mettevi nella scatole.’ dico io, divertito.

Lei mi guarda, corrugando la fronte, per poi scuotere la testa.

‘Avresti potuto darmi una mano’ dice infastidita, mentre ritorna al suo compito.

‘Scusa.’

Lei non dice niente e continua a mettere i peluches nelle scatole. Mi siedo accanto a lei, con Allan ancora tra le braccia, e le accarezzo la schiena.

‘Hey, non arrabbiarti’ le sussurro, più in un tono di supplica.

’Scusa, sono stanca con tutto questo fatto del trasloco.’ dice mentre mi guarda e mi mostra un sorriso, facendomi capire di non essere arrabbiata. ‘Hai già finito con le cose del salotto?’

’Sì, c’è quasi tutto.’

Poi guarda Allan e si avvicina a lui, dandogli un sonoro bacio sulle labbra. Il piccolo alza subito le braccia verso di lei.

‘Mamma.’ dice, chiedendole di prenderlo.

‘É stanco.’ dice Kate, prendendolo in braccio e passandogli una mano tra i capelli.

‘Rimani tu con lui, ci penso io qui.’ le dico, indicando le montagne di giocattoli intorno a noi.

’Sicuro?’ chiede lei, quasi ringraziandomi, con un luccichio negli occhi.

‘Certo.’

Mi da un veloce bacio sulle labbra e si alza, sorridendo, con Allan ancora tra le braccia. Escono dalla stanza ma ritornano dopo pochi minuti con Allan in mano un biberon d’acqua. Si sdraiano sul letto e Kate comincia a sussurrargli delle parole dolci, finché non riesco a sentire solo i lievi e profondi respiri di entrambi.


Mentre Kate e Allan dormono, io finisco d’impacchettare le cose di nostro figlio. Mi guardo intorno e vedo che le uniche cose rimaste da mettere in scatola sono i vestiti di Kate. Mi chiedo se cominciare a farlo o aspettare che si svegli e lo faccia lei. Potrebbe sembrarle troppo invadente il fatto che io tocchi i suoi vestiti… Ma poi la guardo dormire, così rilassata, insieme a nostro figlio, e decido che la migliore opzione è cominciare da solo. Sono due giorni che impacchettiamo e capisco che si senta stanca tra questo e il lavoro.

Comincio dai cassetti del suo comodino dove, casualmente, si trova la sua biancheria intima. Sorrido maliziosamente al vedere tutti quei completini, ma poi scuoto la testa cominciando a riporre tutto nella scatola. Quando sto per prendere le ultime cose, le mie dita sfiorano una superficie liscia. Guardo dentro il cassetto, togliendo i reggiseni, e vedo una piccola scatola. La prendo tra le mani, senza aprirla, e aggrotto le sopracciglia. Guardo Kate e vedo che continua a dormire. Tengo conto della possibilità di lasciarla lì per poi chiederle di cosa si tratta, o metterla semplicemente nella scatola insieme alla sua biancheria intima e lasciare che rimanga ancora una cosa privata. Mi passo una mano sul mento, indeciso, ma alla fine la curiosità mi sovrasta.

Controllo di nuovo che Kate stia ancora dormendo, e quando ne sono sicuro m’inginocchio appoggiando la scatolina sul bordo del letto per aprirla.

Mi sorprendo al vedere che si tratta di fotografie. Fotografie di Allan. Le prendo in mano e un gran sorriso mi compare sul volto quando osservo la prima. Allan doveva avere poche ore di vita. Vestito con un pigiama bianco e un berretto azzurro, gli occhi chiusi e una faccina buffa. Con la manina, ancora molto piccola, stringe con forza un dito, che riconosco essere quello di Kate. Passo le dita sulla foto, come se potessi accarezzarli, come se il passare del tempo non contasse e io potessi essere lì, nel preciso istante in cui è stata scattata. Riesco quasi a vedere Kate sorridere, con quel sorriso e quel luccichio negli occhi che riserva solo a lui.

Poggio la foto sul letto e passo alla seguente, sorridendo immediatamente. Kate tiene nostro figlio in braccio, sorridendo verso la macchina fotografica, mentre Allan guarda semplicemente l’obiettivo con la bocca e gli occhi aperti, immagino a causa del flash. Era bellissima, aveva un luccichio speciale negli occhi, e non dubito un secondo che fosse dovuto ad Allan. Ringrazio mentalmente il cielo che sia stato lì con lei, che sia stato capace di salvarla e di aiutarla quando io non ne sono stato capace.

Nella foto successiva, Allan sta dormendo appoggiato sul petto di Jim che, seduto sul divano, lo tiene strettamente con orgoglio. Mio figlio sembra totalmente rilassato, con un pigiamino color verde pistacchio e un ciuccio arancione. Immagino per un istante la sensazione del suo respiro sul mio petto, di averlo tra le mie braccia ancora così piccolo, e la tristezza m’invade di nuovo. La stessa che provo quando ripenso al fatto di non essere stato presente in quel momento. Mi fa piacere sapere che almeno Jim sia rimasto con lui, con loro.

Alzo lo sguardo verso il letto, controllando che le due persone più importanti della mia vita stiano ancora dormendo. Un sorriso triste si fa strada sul mio volto, ma so che è inutile pensare a questo adesso, niente potrà ridarmi l’opportunità di trascorrere quei momenti insieme a loro.

Lascio la foto sul letto, insieme alle altre, e osservo l’ultima. Allan non c’è. Viene ritratta solo Kate. Accarezzo con le dita la curva tonda della sua pancia. Non so di quanti mesi fosse lì, ma non doveva mancare molto per vedere finalmente nostro figlio. Mi sarebbe piaciuto accarezzarla con le mie mani, sentire nostro figlio crescere nel suo ventre, sentire i suoi calci sotto la mia mano… Il mio sguardo si sposta sul viso di Kate scoprendo, con un’enorme tristezza, che la sua espressione in questa foto dista molto dall’idea di felicità. Delle grandi occhiaie marcavano i suoi occhi, il viso era più magro che mai mentre gli occhi, lucidi e gonfi, guardavano fissamente l’obiettivo.

Deglutisco con difficoltà a causa del grande nodo formatomisi in gola. Gli occhi mi si oscurano talmente tanto che non riesco a trattenere le lacrime, mentre il senso di colpa si appodera di me. Credo che se non me ne fossi mai andato, se solo mi fossi fermato un secondo ad ascoltare Kate, le avrei risparmiato gran parte della sofferenza che ha dovuto sopportare. Stringo i pugni, facendomi male ai palmi, e chiudo gli occhi, cercando di controllare la rabbia e il dolore. Dopo essermi calmato un po’ guardo Kate, che continua a dormire, e sento un’enorme voglia di abbracciarla, proteggerla, stringerla a me e assicurarmi che stia bene.

Senza pensarci due volte, salgo sul letto e mi sdraio vicino a lei, abbracciandola dalla schiena. Sento il suo profumo quando immergo la testa sul suo collo. Lei si muove per qualche secondo e s’irrigidisce. Mi spinge via e in quel momento mi rendo conto che la sto infastidendo, così mi tiro indietro per lasciarle spazio.

‘Scusa.’ dice, guardandomi confusa.

Non le rispondo, la guardo e basta, assicurandomi che stia bene. Volevo proteggerla, ma l’ho solo infastidita.

‘Stai bene?’

Sollevo gli occhi e vedo che mi guarda con aria preoccupata, così mi rendo conto di avere il respiro molto agitato e lacrime che mi scorrono sul viso, dagli occhi fino al mento. Provo ad accennare un sorriso e annuisco, con l’intento di alzarmi e andare in cucina, o in qualsiasi altro dove non possa vedermi piangere. Ma lei mi afferra il braccio, con ancora quell’espressione confusa sul volto. Immagino non stia capendo niente, non capisce perché l’ho abbracciata in quel modo mentre dormiva né perché sto piangendo. Il suo sguardo si sposta verso la parte inferiore del letto, dove si trovano le fotografie che stavo guardando, e finalmente capisce il perché dello stato in cui mi trovo. S’inclina e prende la foto con lei incinta.

‘Rick…’ sussurra, sollevando la testa per guardarmi.

‘Mi dispiace tanto, Kate. Mi dispiace di non esserci stato quando ne avevi più bisogno.’ le sussurro guardandola negli occhi, devo dirle che mi dispiace davvero.

Vedo come anche i suoi occhi s’inumidiscono. Mette la foto da parte e si avvicina di più a me. Seduta al mio fianco, mi circonda il collo con le braccia. Anch’io l’avvicino a me, passandole le mani lungo la schiena, percependo immediatamente il suo calore su di me, sentendomi riconfortato.

‘Lo so Rick, so che ti dispiace, so che vorresti tornare a quel momento e starci accanto’ mi sussurra, con la testa appoggiata contro il mio collo ‘E questo mi basta. Io ti ho già perdonato, adesso perdona te stesso Rick, ne hai bisogno.’ mi dice, quasi supplicandomi.

‘Non posso fare a meno di sentirmi in colpa, Kate.’

Sposta la testa dal mio collo e prende le mie mani tra le sue, accarezzandomi.

‘Abbiamo commesso entrambi degli sbagli, ma non possiamo rintanarci nel passato e vivere pensando sempre a cosa sarebbe potuto accadere se avessimo fatto in un altro modo.’

Io la guardo, sapendo che ha ragione. Annuisco e cerco di pensare a cosa dire, ma lei mi precede.

‘Sei qui con noi Rick, ora, nel presente. Sei il padre migliore che Allan potesse mai desiderare.’ tutto ciò fa sì che una lacrima scappi dal mio occhio, percorrendomi la guancia. Sento la sua mano delicata sul mio viso, asciugando la linea bagnata lasciata dalla lacrima. ‘E mi stai aiutando, stiamo facendo progressi insieme. E anche se la riabilitazione è molto lenta sei ancora al mio fianco, senza lamentarti.’

Accarezzo la sua mano, che adesso mi accarezza la mandibola, e la conduco verso la mia bocca per lasciarvi sopra un bacio. Le sue parole mi confortano e mi spingono ad ammirarla ancora di più, dimostrandomi il suo coraggio.

‘Mi dimostri ogni giorno quanto ci ami.’ dice. La sue labbra s’incurvano in un lieve sorriso, proprio come le mie.

Annuisco, ripetutamente, per poi osservarla.

‘Sei straordinaria’ le dico con ammirazione. Lei rotea gli occhi, sorridendo e facendomi emettere uno strano rumore dal naso, ridendo. ’Ti amo, Kate.’

La vedo trattenere il fiato per qualche secondo, dopo aver ascoltato le mie parole, e mi avvicino a lei, accarezzandole le labbra con le mie. Noto il suo respiro scontrarsi contro il mio, sento ancora la sua mano sul mio viso, accarezzandomi. Un piacevole brivido mi percorre tutto il corpo. Porto le mani dietro il suo collo, accarezzandola, massaggiandole la pelle, e sento lo stesso brivido percorrere anche il suo corpo. Introduco la lingua nella sua bocca, assaporandola, finché anche la sua non s’incontra con la mia. Kate emette un lieve gemito di piacere, attenuato dalla mia bocca. Ci separiamo di qualche millimetro, in cerca di aria, mentre mordo e tiro il suo labbro inferiore. La vedo sorridere ampiamente mentre ci accarezziamo, non solo con le mani, ma anche con lo sguardo.

Magari Kate non sarà ancora pronta a fare un passo avanti, ma per quello che ho appena provato al baciarla in questo modo mi è sembrato di aver fatto l’amore con lei. Le sorrido e so che anche lei ha provato la stessa cosa.

’Ti amo Rick.’ sussurra sulle mie labbra, prima di baciarmi di nuovo.















Angolo:
Aggiornamento super veloce a causa di impegni imprevisti, quindi scusate gli errori.
Vi ringrazio tantissimo per tutte le recensioni, siete fantastici.
Eccovi, al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Guardo Kate, che sta conversando con tutti gli ospiti a tavola, e sento che siamo finalmente una famiglia. Anche lei mi guarda sorridendo, e io le ricambio il sorriso, per poi osservare Allan che gioca con la collana di mia madre, mentre lo tiene in braccio.

Jim, mia madre e Alexis sono venuti a pranzo a casa nostra, dove ci siamo finalmente trasferiti, per una specie di inaugurazione. Sembra che tutto cominci ad andare per il verso giusto.

‘Quindi hai il fine settimana libero, Kate?’ le chiede Jim quando le tre donne interrompono la loro conversazione su borse e scarpe, da quanto ho potuto ascoltare.

’Sì. Sono stati molto gentili a darmi qualche giorno libero per finire il trasloco.’ dice lei, afferrando la mano di nostro figlio che allungava da sopra il tavolo.

‘E siccome abbiamo già finito, avremo tutto il fine settimana per riposare.’ aggiungo io, felice.

‘Riposare? Sciocchezze.’ dice mia madre, facendo un gesto con la mano. La guardiamo tutti con sguardo confuso, finché lei non continua, spiegandosi ‘Avete appena finito di arredare una casa bellissima. Questo non merita un festeggiamento?’

’Per te tutto merita un festeggiamento in questa vita, mamma.’ dico io, ironico. Lei fa un lieve movimento con il capo, dandomi ragione. ‘E poi non stiamo festeggiando adesso?’

Guardo Kate, la quale solleva le sopracciglia in gesto di confusione, per poi spostare di nuovo lo sguardo su mia madre.

’Tesoro, mi riferivo a festeggiare voi due, da soli. Noi potremmo badare ad Allan.’ indicando anche Alexis.

‘Mamma, non credo che sia…’

Lascio la frase a metà e scuoto la testa, mentre la sala da pranzo si riempie di silenzio. Giro la testa verso Kate, per paura che mia madre l’abbia fatta sentire a disagio con il suo commento, e vedo che ha abbassato la testa mentre si morde il labbro. Ma nel momento in cui sto per dire qualcosa, lei alza la testa verso di me.

‘In realtà…’ comincia a dire, dubitando prima di continuare. ‘A me piacerebbe. Potremmo andare a cena fuori.’

La sua proposta mi lascia spiazzato per qualche secondo, finché non sento il contatto della sua mano calda sulla mia. Mi guardo intorno e vedo mia madre e Jim che ci guardano con espressione curiosa, mentre quella di Alexis è di confusione totale. Allan, invece, continua a giocare con la collana di sua nonna.

‘Se non hai voglia…’ comincia a dire Kate.

‘No, no. Certo che ne ho voglia. Andiamo a cena fuori, allora?’

Lei annuisce, mentre sul viso le appare un bellissimo sorriso. Intreccio le mie dita con le sue sotto il tavolo, e mia madre cambia velocemente argomento.

Jim mi rivolge la parola diverse volte, parlandomi di argomenti banali, ma io lo ascolto appena. Riesco solo a pensare alla cena di questa sera. Kate vuole che andiamo a cena fuori, il che sarebbe come un appuntamento. Di fatti, sarebbe la prima volta che andiamo a cena noi due soli da quando ci siamo rincontrati. 

Riemergo dai miei pensieri quanto sento la voce di Allan che mi chiama, mentre cerca di salire sul tavolo e di scappare dalle braccia di mia madre per venire da me. 

‘Credo che qualcuno abbia bisogno del bagno.’ dice Jim, storcendo il naso.

‘Papà.’ ripete Allan, mentre m’inclino sul tavolo per prenderlo in braccio, senza far cadere niente.

‘Hm… credo che tuo nonno abbia ragione’ dico, quando lo prendo e noto la sporgenza sulla parte posteriore dei pantaloni. 

‘Pipì’ dice lui, aggrappandosi a me.

‘E non solo.’ dice Jim strizzandomi un occhio prima che Allan e io ci dirigiamo verso le scale.


Saliamo al piano di sopra ed entriamo in camera sua. La nuova e spaziosa camera di Allan. Lui allunga le braccia verso la zona che Kate e io gli abbiamo preparato per poter giocare, ma io lo conduco verso il fasciatoio, dove lo poggio per potergli cambiare il pannolino.

‘Questa notte rimarrai con la nonna e Alexis.’ dico mentre gli tolgo il pannolino sporco.

Lesis’ ripete lui.

‘Già. Perché io e la mamma andremo a cena fuori.’

Mamma bascio’ dice pronunciando la seconda parola con un tono dolce, per poi ridere.

‘Mamma bacio?’ chiedo, provando a decifrare cos’ha detto.

Ti.

‘Vuoi… vuoi che papà dia un bacio alla mamma?’

Stringe il collo, sorridendo e mostrandomi tutti i suoi dentini da latte, e annuisce effusivamente.

‘Le darò taaanti baci.’

Finisco di vestirlo e lo riprendo in braccio per scendere al piano di sotto.

‘Qui’ dice lui, toccandomi le labbra con un dito.

‘Vuoi che papà dia i baci alla mamma qui?’ gli chiedo, sorpreso.

’Ti.’

Gli sorrido e gli do un bacio sulla fronte. I suoi occhi azzurri, pieni di felicità, fissano i miei e ciò mi fa sentire davvero orgoglioso di essere suo padre.


Alcune ore dopo, finisco di abbottonarmi la camicia per poi spostare l’attenzione sui gemelli. Mia madre e Alexis hanno portato Allan con loro, che non sembrava affatto triste dopo avergli detto che sarebbero andati al parco a vedere le papere, lungo la via di casa.

‘Rick, non ci arrivo. Puoi aiutarmi?’

Mi giro e osservo Kate dalla testa ai piedi. È davvero impressionante. Indossa delle scarpe col tacco nere e un vestito che le arriva appena sopra al ginocchio. L’ho vista portare abiti molto più corti di questo, ma non dopo tutto quello che è successo. Le spalle sono scoperte, sulle quali si posano capelli boccolati di Kate. Si gira, rimanendo di spalle a me, portando la mano verso la cerniera, che è già mezza allacciata, e io mi avvicino per aiutarla.

’Ti aiuto?’ chiedo, sentendomi improvvisamente stupido per la voce roca appena uscitami dalla gola. Il dolce odore del suo profumo alle ciliegie inonda le mie fosse nasali, facendomi quasi perdere i sensi, cosa che sta per succedere davvero quando la sua mano sfiora la mia spalla.

Chiudo velocemente la cerniera, allontanandomi subito dopo per riprendere conoscenza, ma lei si gira verso di me e rimaniamo separati solo da alcuni centimetri. Allunga le mani verso il mio collo e mi sbottona il primo bottone della camicia. Deglutisco con difficoltà prima di guardarla.

‘Kate…’ m’interrompe quando sto per dirle che ho bisogno scendere al piano di sotto per un bicchiere d’acqua, o qualsiasi altra scusa.

‘Voglio provarci.’ dice, con appena un sussurro, poi sospirando, come se avesse pensato molto a come dirlo. Il suo sguardo si posa sul mio viso, aspettando una risposta o una qualsiasi reazione.

‘Provare cosa?’ chiedo, confuso.

‘Voglio… quando torniamo dalla cena… voglio provarci.’ dice lentamente, posando adesso una delle sue mani sul mio mento, accarezzandomi dolcemente.

Chiudo gli occhi, prima che il mio cervello arrivi sul serio a processare le sue parole. Poi apro gli occhi, abbastanza confuso e non sapendo bene cosa dire.

‘Hai detto che…? Sei sicura? Sai che a me non importa aspettare.’

‘Ma a me importa, sono stanca di aspettare e credo di essere pronta.’

‘Va bene, se è quello che vuoi, lo voglio anch’io.’ le dico, avvicinandomi a lei e posandole un bacio sulle labbra.

Lei sorride e sospira con nervosismo. Le accarezzo il braccio delicatamente e all’improvviso mi viene un’idea migliore per creare un’atmosfera più intima che aiuti Kate a calmarsi.

‘Perché non… rimaniamo qui?’ le chiedo, portandole una mano sulla spalla, accarezzando le punte dei suoi capelli.

‘Qui?’ chiede, aggrottando la fronte.

’Sì. Possiamo ordinare la cena, vedere un film…’

Lei sposta lo sguardo, valorando l’idea.

‘Va bene, io ordino la cena.’

Prima di uscire dalla stanza, si gira verso di me e mi bacia sulle labbra con una certa passione, il che mi fa sospirare maggiormente. In realtà non m’importerebbe saltare la cena, spogliarla e fare l’amore con lei in questo istante. Ma non sarebbe la cosa giusta da fare, preferisco aspettare che sia lei a volerlo. Non posso pressarla.


‘No, sul serio, Esposito l’ha guardato negli occhi, senza battere ciglio, e il tizio ha davvero pensato che fosse il demonio.’ racconta, ridendo, mentre tiene il bicchiere di vino con la mano destra.

Io quasi sputo il contenuto del mio bicchiere, il che la fa ridere ancora di più.

‘Mi sarebbe piaciuto esserci.’ riesco a dire, quando smetto di ridere.

’Sono sicura di sì.’

Siamo entrambi seduti sul pavimento del salotto, appoggiati sul divano con la schiena. Abbiamo già finito di mangiare e adesso stiamo semplicemente parlando mentre beviamo un bicchiere di vino, come facevamo sempre in passato. É incredibile poter risentire tutto questo, poter sentire quella tranquillità di stare con Kate e sapere che non importa nient’altro.

‘Sai? Anche se non sarai presente come prima, potresti venire ogni tanto a darci una mano con i casi, se vuoi.’

‘Sul serio?’ chiedo, valorando l’opzione. Lei annuisce. ‘Credi che alla Gates non importerebbe?’

‘Andiamo.’ dice, sollevando una mano. ‘Credo che tu gli stia simpatico, dopo tutto. Le farà piacere rivederti.’

‘Se no, posso sempre chiedere di darmi una mano al mio amico sindaco.’ rido facendole roteare gli occhi.

Prende il cellulare da sopra il tavolino e sorride per poi mostrarmi lo schermo, dove appare una fotografia di Allan, completamente addormentato.

‘Me l’ha inviata Alexis.’ dice, senza smettere di sorridere.

‘Sembra così tranquillo quando dorme…’

‘Cosa vuoi insinuare?’ chiede, sollevando le sopracciglia e guardandomi divertita. ‘Allan è un bambino tranquillo, tutto sommato.’

’Sì, tranne quando mi fa correre per tutta la casa per acchiapparlo.’ aggiungo scherzando.

Mi da un leggero colpo sulla spalla mentre scuote la testa e poi si appoggia sul mio petto, lasciando che la circondi con le braccia. Gira la testa verso di me, affinché la sua bocca rimanga a scarsi millimetri dalla mia. Ci guardiamo, trattenendo il respiro, finché lei non annulla la distanza, toccando le mie labbra con le sue.

La sua bocca sa di vino come la mia, penso. Le percorro la spalla con la mano fino a poggiarla all’altezza dei suoi fianchi. Le sue mani s’insinuano nella parte posteriore della mia testa, intrecciando le dita con i corti ciuffi dei miei capelli. Le nostre lingue giocano in un bacio che si allunga finché nessuno dei due è più capace di respirare.

I nostri sguardi s’incrociano e riesco a vedere il desiderio nei suoi occhi. Si alza in piedi e mi tira per la mano, affinché faccia lo stesso. Saliamo in camera da letto in silenzio, fermandoci solo in cima alle scale, per baciarci di nuovo. 

Una volta entrati in camera, lei comincia a slacciarmi la camicia con disperazione. Una disperazione che mi lascia sorpreso e eccitato allo stesso tempo. Capisco il suo desiderio, perché anch’io provo lo stesso, ma ho paura che andando così veloce dopo potrebbe cedere. La interrompo afferrandole le mani e lei mi guarda, chiaramente confusa, ma prima che possa parlare la bacio. Stavolta sono io ad iniziare il bacio, quindi cerco di essere delicato, lento, mostrandole tutto quello che provo per lei con questa carezza sulle labbra.

Quando sembra più tranquilla, le accarezzo la guancia con la punta delle dita, per passare poi al suo collo. Finisco di sbottonarmi la camicia, sotto lo sguardo attento di Kate, e la butto a terra. Il suo sguardo si posa sul mio petto per poi passare una mano sui miei non molto scolpiti addominali. Il tatto della sua pelle calda contro la mia mi crea un leggero brivido, facendomi chiudere gli occhi. Mi da un bacio sulla guancia, scendendo poi verso l’apertura delle labbra.

Apro gli occhi quando la sento muoversi e vedo che si è girata, aspettando che le slacci il vestito. Porto le mani verso la chiusura della cerniera, accarezzandole delicatamente il collo e spostandole i capelli da un lato.

La sento sollevare le spalle, quasi impercettibilmente, a causa di un brivido. Non so se causato dal contatto delle mie dita sulla sua pelle, o per paura di quello che sta per succedere.

Slaccio la cerniera fino alla parte bassa della schiena e abbasso sulle spalle le bretelle del vestito, che cade ai suoi piedi. Lo rimuove del tutto, ma impiega qualche secondo a girarsi, rimanendo in biancheria intima davanti a me. La parola che la descrive meglio in questo momento è “bellissima”. Osservo il suo corpo dal basso verso l’altro ma, soprattutto, cerco di capire come sta lei. Il desiderio di qualche minuto fa sembra essere scomparso dai suoi occhi, per lasciare spazio alla timidezza e alla vergogna di mostrarsi così a me, anche se non è la prima volta.

Mi rendo conto che è in svantaggio, visto che ho ancora addosso i pantaloni, e che, forse, se rimanessimo nelle stesse condizioni potrebbe aiutarla a non sentirsi così. Porto la mano alla fibbia della cintura, provando goffamente a slacciarla, ma poi sento subito le sue mani sulle mie, slacciandola con decisione. Lascio che sia lei a farlo, sorpreso per la decisione con cui agisce sul mio corpo, ma non sul suo. Non la preoccupa togliermi i pantaloni, nonostante la visibile erezione, ma sente ancora una sensazione di pudore, perché non vuole che io la veda in biancheria intima.

Quando i miei pantaloni cadono a terra la afferro con decisione, pronto a farle sapere che amo ogni angolo del suo corpo, che non deve vergognarsi di me. La spingo delicatamente verso il bordo del letto, dove ci lasciamo cadere entrambi. Il suo respiro è diventato più veloce. Mi guarda, aspettando che sia io quello a fare il movimento successivo, e lo faccio. Comincio a baciarle tutto il corpo. Prima il collo, dove il profumo di ciliegie mi fa perdere quella poca ragione che mi era rimasta, per poi arrivare ai suoi seni.

‘Stai bene?’ le chiedo, con voce roca. Lei annuisce semplicemente e questo mi basta, perché senza pensarci due volte porto la mano dietro la sua schiena e le slaccio il reggiseno con maestria.

In pochi secondi l’indumento si trova a terra, insieme agli altri vestiti. Non mi fermo nemmeno a contemplarle i seni, perché la necessità di baciarli s’impadronisce di me. Le mordo uno dei capezzoli, mentre gioco con l’altro, accarezzandolo con le dita. Alcuni secondi dopo sposto la mano destra verso il bacino di Kate, cominciando a giocare con il tessuto degli slip.

Sono talmente concentrato in quello che faccio da non rendermi conto che Kate non sta bene. Tutto il corpo si è irrigidito e vuole che smetta. È lei stessa a fermarmi quando sto per introdurre la mano nei suoi slip.

‘Rick, fermati.’

Sollevo la testa, troppo intontito, e mi sento completamente stupido e pieno di sensi di colpa quando vedo i suoi occhi bagnati dalla lacrime.

‘Fermati. Ti prego.’ mi chiede. Non riesce nemmeno a parlare.

‘Kate…’

Mi allontano velocemente, lasciandole il suo spazio. Lei si alza semplicemente ed entra nel bagno della nostra camera, chiudendo la porta dietro di se. Stringo i pugni con rabbia, provando disgusto nei miei confronti. Ero così preso dal mio desiderio e dalla mia necessità che mi sono dimenticato di come lei potesse sentirsi. 

È vero che lei non mi ha chiesto di fermarmi, ma avrebbe dovuto farlo se non era del tutto sicura, se non stava bene. Sin dall’inizio della serata ho sentito che qualcosa non sarebbe andato bene, che Kate non era ancora pronta. Credo che volesse dimostrare a se stessa di esserne capace, per questo ha insistito e, ovviamente, non è andata come sperava. Ha voluto accelerare le cose.

Mi porto una mano sulla fronte, rilasciando un forte sospiro, finché non sento dei singhiozzi provenire dal bagno. Mi alzo velocemente e busso alla porta.

‘Kate… Kate, per favore, apri la porta.’ lei continua a piangere e io mi dispero, perché non posso fare niente ‘Se non mi apri butterò giù la porta e non vorrei farlo, visto che ci siamo appena trasferiti…’

Sento scattare la serratura della porta, così la apro lentamente. È appoggiata contro il lavandino mentre si copre il viso con le mani. Il suo corpo trema a causa dei singhiozzi. Sospiro di nuovo e ho come la sensazione di un piccolo pugnale conficcato nel petto. Odio vederla così.

Mi avvicino a lei, quasi obbligandola a spostare le mani dal viso.

‘Guardami.’ le chiedo, quasi supplicando.

I suoi occhi, verdi e ricolmi di lacrime, incrociano i miei.

‘Ti amo.’ le dico, facendo diventare quel “ti amo” le due parole più sincere che abbia mai detto a qualcuno.

Lei mi abbraccia e continua a piangere, stavolta contro il mio petto. Lascio che si sfoghi, che butti fuori tutto quello che si porta dentro e la affligge.

Alcuni minuti dopo si sposta e s’inclina sul lavandino per sciacquarsi la faccia. Aspetto pazientemente accanto a lei, preoccupato, finché non finisce.

‘Mi dispiace.’ le dico, chiedendole scusa per tutto quello che è successo.

Non c’è bisogno che le spieghi perché lo sto facendo. Lei nega con la testa, sospirando.

‘No. Io… pensavo davvero che ce l’avrei fatta.’ con la voce ancora spezzata a causa del pianto.

‘Certo che puoi farcela Kate. Hai solo voluto affrettare un po’ le cose, e io sono stato così egoista da non fermarti quando sapevo che non sarebbe andata bene.’

‘Ma io non so più cosa fare, Rick.’

Le lacrime minacciano di riappropriarsi dei suoi occhi, così l’avvicino a me, abbracciandola e depositandole un bacio sulla testa.

’Non devi fare niente.’ le sussurro. ‘Lasciamo che il momento arrivi da solo. Siamo insieme, no?’

Annuisce e torniamo a letto, stavolta per dormire. Appoggia la testa sul mio petto, abbracciandomi, e io la circondo con le braccia, sentendo il suo calore. È ancora nuda, eccetto per le mutandine, ma credo che sia un enorme passo avanti.

‘Kate, mi sono accorto che non ti piace che ti veda nuda.’

‘Castle…’

’No’ la interrompo, prima di cambiare argomento o mi dia qualsiasi scusa ’So che è difficile, ma voglio solo che tu sappia che sei bellissima, che adoro vederti nuda e che ti amo. E niente di quello che è successo mi farà cambiare idea.’

Lei mi guarda, con le guance un po’ arrossate e un piccolo sorriso sul volto.

‘Grazie.’

‘Per cosa?’

‘Per capirmi, per aspettarmi… per amarmi così.’ dice, appoggiando di nuovo la testa sul mio petto.

‘Sempre Kate. Sempre.’


















Angolo:
Credo che questo sia uno dei capitoli più strazianti di tutta la storia. È stata una vera sofferenza tradurlo, non immagino l'autrice quando ha dovuto scriverlo.
Non mi trattengo molto perchè ultimamente ho davvero poco tempo. Se una sola giornata durasse 48 ore sarebbe un sollievo, mamma mia.
Vi lascio, come al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! :D

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Sento una gradevole carezza sulla guancia. Non so se sto ancora sognando, ma tengo comunque gli occhi chiusi. É Kate. So che è lei dal modo in cui mi tocca, dal tatto della sua mano… È curioso, ma credo che potrei riconoscerla anche tra un milione di persone. Continua ad accarezzarmi disegnando cerchi immaginari sul mio mento e sulla fronte.

Quando apro gli occhi la vedo, è bellissima. Appoggiata su una spalla, di lato, mi guarda affettuosamente, comunicandomi solo con lo sguardo quello che prova. I capelli, spettinati, le ricadono sulle spalle e sulla schiena in un modo davvero sexy. Le lenzuola bianche la coprono appena sul bacino. É nuda, eccetto per le mutandine, e all’improvviso ricordo tutto quello che è successo la notte scorsa.

La guardo un instante, cercando di capire se sta bene. Lei guarda attentamente la sua mano, senza smettere di accarezzarmi.

‘Stai bene?’ le chiedo, con la voce un po’ roca.

‘Mhmm’ annuisce, mentre sospira e mi guarda, stavolta negli occhi. ‘Sto bene.’ sussurra ‘Mi piace dormire tra le tue braccia.’

Non posso fare a meno di sorridere. Anche a me piace averla tra le braccia, respirare il suo odore, averla accanto a me. Ho dormito appena qualche ora, ma almeno ho la certezza che lei è riuscita a riposarsi e mi piace pensare che, in parte, è successo perché era abbracciata a me.

Mi inclino, avvicinandomi per posizionarmi di fronte a lei, e stavolta sono io ad accarezzarle la guancia e i ciuffi di capelli che le ricadono sulle spalle. Mi accarezza il viso, afferrandomi di nuovo per il mento e avvicinando il suo viso al mio, rimanendo separati solo da qualche millimetro.

Entrambi ci godiamo questo piccolo momento in cui sentiamo il respiro dell’altro, in cui le nostre labbra sembrano semplicemente sfiorarsi per la necessità. Alla fine si toccano e ci baciamo per dei lunghi minuti.

‘Vuoi fare colazione?’ le chiedo quando ci separiamo, solo di qualche centimetro.

‘In realtà pensavo di andare a correre.’ dice, mordendosi il labbro.

Dio, è maledettamente sexy quando lo fa. Provo a concentrarmi su quello che ha detto.

‘A correre?’ chiedo, più perché non ho sentito bene.

’Sì. Sai che mi piace andare a correre…’

Lo so. So che ne ha bisogno per scaricare lo stress, e stavolta sarà sicuramente un modo di liberarsi di quello che è successo ieri sera. Ma so anche che lo fa perché, in fondo, continua a chiudersi in se stessa.

Mentre lei sta per alzarsi dal letto mi viene in mente un’idea.

’Ti va bene se vengo con te?’

Si gira verso di me, seduta sul bordo del letto, e mi guarda con un’espressione confusa.

‘Vuoi venire a correre? Tu?’

’Ti sembra strano?’ le chiedo, tra l’offeso e il divertito.

‘Rick, tu non vai mai a correre.’ dice, sottolinenando la parola “mai”.

‘Mi piacerebbe cominciare adesso, vorrei mettermi in forma.’ dico, alzandomi in piedi. ‘Allan ha bisogno che suo padre sia in forma, non voglio che mi consideri vecchio.’

Lei ride, sollevando la spalle, e comincia a raccogliere i vestiti sparsi sul pavimento, da ieri sera.

‘Come vuoi, ma non chiedermi di rallentare.’ mi avverte, guardandomi divertita.

‘Non ce ne sarà bisogno.’ dico, aprendo l’armadio per scegliere dei vestiti comodi per correre, visto che non ho niente di adatto per fare sport.

‘Potremmo andare a prendere Allan, nel frattempo.’

‘Correndo?’

’Sì. Quando eravamo noi due soli, a volte, lo portavo a correre.’ mi racconta ‘Lo mettevo nel passeggino e a lui piaceva.’

‘Va bene, sì, sarà divertente.’ rispondo. Immaginarmi la scena di Kate che corre, spingendo nostro figlio sul passeggino, mi provoca una certa tenerezza.


Alcuni minuti dopo, stiamo correndo in direzione del loft, stringendoci il più possibile sul bordo del marciapiede per non intralciare i passanti.

Kate è davanti a me e io… cerco solo di seguire il suo ritmo. Non posso fare a meno di fissarle il sedere ben marcato dai leggins. Ho rischiato due volte di cadere per guardarlo. Per fortuna, non credo che lei se ne sia accorta. Nella parte superiore porta una canotta di un rosa sgargiante con un reggiseno sportivo, e ha i capelli legati in una coda. Io, invece, indosso dei vecchi pantaloni elastici, gli unici adatti che avevo per fare sport, e una maglietta traspirante che nemmeno ricordavo di avere. Per non parlare delle scarpe, un po’ rovinate. Se vorrò andare a correre spesso, dovrò rinnovare il mio guardaroba sportivo.

Alcuni minuti dopo, per mia fortuna, arriviamo al loft. O il mio vecchio loft, per ora abitato dalle mie due rosse preferite. Quando mia madre apre la porta, con il biberon di Allan vuoto in una mano, spalanca completamente gli occhi, fissando il suo sguardo su di me.

‘Ciao Martha.’ saluta Kate.

’Siete venuti correndo?’ chiede lei, ancora con un’espressione sorpresa sul viso. ‘Anche tu, Richard?’

’Sì, madre, grazie per il tuo appoggio.’ rispondo, con il respiro affannato, entrando dentro e diretto in cucina per un bicchiere d’acqua.

Mia madre si sposta e Kate entra subito dopo di me, dicendole che ho deciso di mettermi in forma. Alexis scende le scale con Allan in braccio, che sorride ampiamente quando ci vede.

‘Mamma’ grida, allungando le braccia verso Kate.

‘Mi sono offeso.’ dico, per poi bere un bicchiere d’acqua tutto d’un fiato.

Sia Kate che Alexis roteano gli occhi, mentre mia madre fa un gesto con la mano per ignorarmi. Kate si avvicina ad Allan e lo prende in braccio, riempiendolo di baci e facendolo ridere. Lui le da un bacio sulla guancia e ciò m’intenerisce profondamente.

‘Si è comportato bene?’ chiede, posizionandolo meglio tra le sue braccia, rivolgendosi a mia madre e ad Alexis.

’Sì, è un amore di bambino.’ risponde mia madre ‘Beh, mi ha rotto un bracciale, ma…’ dice drammaticamente mentre fa un gesto per dire che non ha importanza.

Io sorrido, guardandola. Vuole talmente tanto bene ad Allan che anche se le strappasse il copione della sua opera più importante non le importerebbe.

’Si è comportato molto bene, davvero.’ assicura Alexis, con la speranza di potersi occupare di lui ancora per qualche giorno, visto che adora suo fratello.

Poi si avvicina a me e mi circonda con le braccia, allontanandosi immediatamente.

‘Agh, puzzi di…’

’Sudore, sì.’ finisco la frase per lei, che storce il naso e fa una faccia schifata.

’Siete andati a correre?’ mi chiede, con espressione divertita.

‘Perché pare strano a tutti che io faccia dello sport? É così strano che voglia tenermi in forma?’ chiedo, sentendomi un po’ offeso.

‘Non è questo.’ dice Kate, avvicinandosi affinché io possa salutare nostro figlio. ‘È solo che non siamo abituate a vedertelo fare, ma ci piace.’

Mia madre e Alexis annuiscono, concordi con quello che lei ha appena detto.

Ci piasce’ ripete Allan, aggrappandosi al mio collo.

‘Tu si che mi appoggi.’ gli dico, facendo l’espressione da cucciolo abbandonato e avvicinando la mia guancia verso di lui, dove mi da un soave bacio ‘È vero che mi appoggi?’

Tii.’ dice, ridendo e guardando Kate, la quale solleva le spalle con un sorriso adorabile sul volto, arresa di fronte alla tenerezza di Allan e, spero, un po’ anche alla mia.

‘Vi preparo tutte le sue cose.’ dice Alexis, indicando i giocattoli di Allan sparsi per il salotto.

’Ti aiuto.’ dice Kate.

Mia madre si avvicina a me, guardando Kate con la coda dell’occhio e aspettando che si sia allontanata. So cosa vuole chiedermi.

‘Com’è andata ieri sera?’ chiede, facendomi l’occhiolino.

‘Mamma…’ le dico, quasi sussurrando, ma in tono di rimprovero.

‘Che c’è?’

Nego semplicemente con la testa, per farle capire che non è successo niente, ma poi guarda Kate, storcendo il labbro, capendo la situazione.

‘Non una parola.’ le chiedo a bassa voce, sperando che non faccia alcun commento che metta Kate a disagio.

Per fortuna mi ha dato retta e si è comportata amabilmente con lei, abbracciandola prima di andarcene.


Una volta in strada, ci dirigiamo verso il parco più vicino, solo a qualche isolato dal loft, dove c’è un vialetto in pietra che ci conduce fino a casa nostra, in modo da non dover correre molto con il passeggino.

Cominciamo a correre e Allan sembra divertirsi molto. Infatti, ha appoggiato le braccia di fronte a se per godersi la velocità. Per un momento chiude anche gli occhi a causa del vento, che gli spinge i capelli all’indietro.

Alcuni minuti dopo arriviamo a casa. Kate fa scendere Allan dal passeggino mentre io mi dirigo in cucina, per prendere delle bottiglie d’acqua.

‘Vuoi fare la doccia per primo?’ chiede, prima di afferrare la bottiglia d’acqua e cominciare a bere.

‘In realtà pensavo che avremmo potuto fare un bagno tutti e tre insieme.’ le dico, esponendole l’idea che mi è venuta in mente da quando ha detto di voler andare a correre.

Per poco l’acqua non le va di traverso ed è costretta a tossire. L’aiuto con qualche leggera pacca sulla schiena. Allan mi vede e si avvicina a Kate, dandole dei piccoli colpi sulle gambe, come se volesse aiutarla.

‘Stai bene?’ le chiedo quando smette di tossire.

Sorrido quando vedo Allan guardare Kate con preoccupazione, imitandomi.

‘Mamma sta bene, scimmietta.’ gli dice, con un sorriso. Allan ricambia il sorriso.

Aspetto che Kate mi risponda, senza insistere.

‘Non lo so, Rick…’ dice preoccupata.

‘Facciamo solo un bagno, tutti e tre insieme.’ le dico.

‘Credi sia una buona idea?’ chiede. Osservo il suo viso e noto una certa paura dopo la preoccupazione iniziale.

Probabilmente ha paura di non esserne capace, di poter reagire come ieri sera. Ma stavolta è diverso, voglio solo che si senta a suo agio stando nuda di fronte a me, farla sentire bene, e credo che questo potrebbe aiutarla.

‘Fidati di me.’ le dico, del tutto sicuro, cercando di trasmetterle la mia sicurezza.

Devo esserci riuscito perché, dopo un lungo sospiro, lei annuisce afferrando la mia mano. Prendo in braccio nostro figlio e saliamo verso il bagno della nostra camera da letto, che è spaziosa e ha una grande vasca rotonda, meglio nota come jacuzzi.


Quando entriamo in bagno, m’inginocchio vicino ad Allan per cominciare a spogliarlo. Kate s’inclina sulla vasca per aprire l’acqua, regolando la temperatura e aggiungendo un po’ di sapone, in modo da formare la schiuma.

‘Faccio io.’ dice, quando mi vede in difficoltà per togliere il body a nostro figlio.

So che sta cercando di guadagnare tempo, ma annuisco e mi alzo, lasciando che sia lei a finire di spogliarlo. Approfitto di questo momento per spogliarmi anch’io e chiudere l’acqua.

Kate prende Allan in braccio e me lo passa. La vedo posare lo sguardo su di me, sul mio corpo nudo, e arrossire inevitabilmente. Non posso fare a meno di darle un bacio sulla guancia, il che la fa sorridere.

‘Vieni?’ le dico, entrando in acqua facendo attenzione a non scivolare con Allan in braccio.

’Sì, ora vengo.’ annuisce.

Ha bisogno di tempo e lo capisco, così mi faccio da parte. Entro finalmente nella vasca, sedendomi con Allan aggrappato fortemente al mio collo. Guarda l’acqua con sguardo impaurito, così comincio a passargli una mano bagnata sulla schiena. Una volta aver capito che la temperatura è abbastanza gradevole, si stacca dal mio collo per sorreggersi su una mia spalla. S’inclina e tocca e la schiuma, cominciando a giocarci. Lo poggio sulle mie gambe e comincio a lavargli i capelli.

‘Papela’.

‘Vuoi… vuoi una papera?’ gli chiedo, senza poter fare a meno di guardare Kate, di spalle a noi, che ha appena finito di togliersi il reggiseno sportivo.

Scuote la testa, lasciando ricadere i boccoli sulle spalle. Prende l’elastico intorno al polso e si raccoglie velocemente i capelli in uno chignon spettinato. Mi permetto di osservare le sue curve per qualche secondo. É incredibilmente perfetta.

Distolgo lo sguardo quando Allan comincia a piagnucolare, mentre cerca di raggiungere l’altro lato della vasca dove, sul bordo, sono poggiate le sue paperelle di gomma.

’Sì, va bene, ora la prendo.’ mi allungo e afferro una delle paperelle ‘Ecco la papera’ dico, con voce dolce e poggiando la papera in acqua.

Allan smette subito di piangere per cominciare a ridere. Poi afferra la papera e comincia a giocarci tra la schiuma.

Quando giro di nuovo la testa, Kate ci sta guardando. Intreccia le dita in quella specie di tic nervoso che a volte le viene. Non posso fare a meno di osservarla in tutto il suo splendore. Lei se ne accorge e sospira, nervosa. Mi sento un po’ stupido, ma sorrido cercando di farla rilassare. Allungo la mano verso di lei, che afferra immediatamente, e l’aiuto ad entrare. Riesco a sentire il suo nervosismo solo toccandola, è molto tesa, come se fosse in stato d’allerta.

‘Vieni, siediti qui.’ le dico dolcemente, allargando le gambe.

Si morde il labbro, lasciando scappare un piccolo sospiro, appena udibile, ma alla fine si siede. So che sta facendo un grande sforzo da parte sua e questo mi fa piacere, visto che sarebbe potuta andare peggio.

Posiziono Allan tra le sue gambe, e lei comincia subito ad accarezzarlo.

‘Mamma’ la dolce voce di nostro figlio ci fa sorridere, mentre toglie la paperella dall’acqua, schizzando ovunque, per mostrarla a Kate.

’Sì amore, gioca con la paperella.’ dice lei, con un sorriso, incitandolo a giocare ancora.

’Stai bene?’

’Sì.’ dice, voltando la testa in modo da potermi guardare e farmi sapere che sta bene.

So che non mente, non è spaventata, ma è ancora tesa.

‘Ora rilassati.’ le sussurro all’orecchio, prima di portarle le mani sulle spalle e massaggiarle.

Sento subito la tensione diminuire sotto le mie mani. Le accarezzo le spalle delicatamente, come se si trattasse di una bambola di porcellana e il mio unico compito fosse quello di proteggerla. È una cosa che penso davvero. Porto piano piano le mani dietro la sua schiena, accarezzando ogni punto. Scendo fino al bacino e salgo di nuovo. Questa volta, invece di accarezzarla, comincio a baciarla soavemente sulle spalle, sul collo, sulla schiena…

Sento Kate muoversi scomodamente al sentire le mie labbra su due punti precisi. Uno sulla parte alta del collo e l’altro al centro della schiena. Non posso fare a meno di sorridere maliziosamente, senza che lei se ne accorga, immaginando quali sensazioni le abbia creato. Non ho alcun dubbio che le sia piaciuto, e questo è un bene. Prendo nota mentale di questi due punti, e continuo a baciarla lungo la schiena.

‘Meglio?’ le sussurro.

‘Molto meglio.’ dice lei, sorridendo.

Anch’io sorrido, provando una grande soddisfazione quando noto che l’atmosfera è cambiata. Ora Kate è molto più rilassata.

Mi permetto di andare un po’ oltre passandole le mani sul bacino e accarezzandole il ventre.

‘Rick…’

’Shh, tranquilla.’ le sussurro all’orecchio, tranquillizzandola, mentre poso le mani sul suo ventre rimanendo abbracciato a lei.

Dopo un po’ s’inclina sul mio petto, poggiando la schiena contro di me, mentre Allan continua a giocare con la sua paperella. Appoggio la testa sulla sua spalla e rimaniamo fermi così per alcuni minuti, godendoci semplicemente il momento e la compagnia dell’altro. Solo qualche giorno fa sarebbe stato impossibile immaginare un momento del genere, con tutti e tre insieme.

‘Rick, Allan sta diventando una spugna.’ dice Kate con tono divertito.

‘Mmm’ dico io, aggrottando la fronte, divertito e infastidito allo stesso tempo ’Sarà meglio uscire allora.’

’Sì, non vogliamo che questo bimbo assomigli ad un vecchietto pieno di rughe’ dice dolcemente ad Allan, mentre lo prende in braccio e gli da alcuni baci sul pancino, facendolo ridere.

Mi alzo per aiutarli, poi esco anch’io, cercando un’asciugamano per entrambi. Quando la trovo, mi fermo qualche secondo a guardarli, è un quadro perfetto. Kate con nostro figlio in braccio, i loro corpi bagnati, dandosi calore a vicenda. Allan poggia la testa sul petto di Kate, aggrappandosi di più a lei in cerca di calore, mentre lei lo stringe contro di se, dandogli un bacio sulla testolina. Sono così perfetti…

‘Rick…’

‘Che c’è?’ chiedo, senza smettere di sorridere.

’Si può sapere cosa stai guardando? Dacci l’asciugamano.’

’Sai che siete perfetti?’

Lei non risponde, sorride semplicemente e scuote la testa. Mi avvicino a loro e li copro con l’asciugamano, approfittando del momento per abbracciarli entrambi. Allan emette una piccola risata che fa ridere anche noi.

‘Il bagno… è stata un’ottima idea.’ dice Kate, quando mi allontano un po’.

All’inizio la guardo con sufficienza, facendole roteare gli occhi.

‘No, sul serio…’

La guardo attentamente, studiando il suo viso, e adesso capisco cosa vuole dire. Il bagno l’ha fatta sentire meglio, non solo con me, ma anche con se stessa, il che vuol dire che forse ci stiamo riuscendo. Stiamo riuscendo a farla sentire se stessa in tutti i sensi, per poter avere una vita normale, preoccupandoci solo di cose normali.

Le sorrido e m’inclino su di lei, baciando le sue labbra delicatamente per poi unire le nostre fronti e sorriderci a vicenda.

















Angolo:
Ci siamo quasi. Ce la faranno. Kate ce la farà. Siamo fiduciosi.
Vorrei ringraziarvi uno per uno per continuare a leggere e per continuare a commentare, ma chiedo scusa a coloro che hanno lasciato una recensione a cui non ho ancora risposto. Lo farò, ve lo giuro. Devo solo trovare un minuto libero nell'inferno di settimana che sto avendo.
Vi lascio, come al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! :)

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Bene ragazzi, ci siamo. Eccovi il capitolo che avete tanto atteso.
Vi confesso che sono un po' preoccupata, ma non voglio annoiarvi. Ci vediamo sotto.
Buona lettura! 
 



La sua respirazione si fa sempre più profonda, finché non si addormenta completamente. Lo osservo per qualche secondo, passo una mano sul suo petto, sopra al pigiamino azzurro con un leone disegnato all’altezza dello stomaco. Riesco a vedere perfettamente la somiglianza con me, ma anche con Kate. Gli zigomi arrossati si muovono, mentre succhia il ciuccio che, ogni tanto, usa per dormire. Kate dice che ormai è grande e non deve usarlo, ma a me piace. Forse perché mi permette di vederlo ancora come un neonato, e non voglio che cambi mai.

Adesso gli passo la mano sui capelli, accarezzando le punte ondulate che stanno cominciando a formarsi. Questo l’avrà preso da Kate e non posso fare a meno di sorridere. Allan si muove, girandosi di lato, mentre emette un piccolo grugnito. Continua a dormire, ma mi dirigo silenziosamente verso l’interruttore della luce per spegnerla, uscendo poi dalla stanza per evitare che si svegli.

’Si è già addormentato?’ chiede Kate, uscendo dal bagno mentre applica una crema per le mani.

‘Completamente.’ assicuro io, allungando un braccio verso il comodino e accendendo l’intercomunicante, se per caso Allan dovesse svegliarsi durante la notte.

‘Vado a dargli un bacio.’

’Non svegliarlo.’

Kate mi lancia un’occhiataccia ed esce dalla stanza roteando gli occhi. Sorrido divertito prima di sdraiarmi sul letto, con l’intercomunicante in mano. Osservo Kate avvicinarsi al letto di Allan e inclinarsi su di esso, spostando i capelli per non infastidire nostro figlio. Posa un bacio sulla sua guancia e gli sfila il ciuccio, di fronte al mio sguardo stupefatto, senza che lui si svegli.

‘Come hai fatto?’ le chiedo quando torna in camera nostra.

‘Fatto cosa?’ mi chiede lei, con la fronte aggrottata.

‘La cosa di… togliergli il ciuccio senza svegliarlo.’

Lei accenna un sorriso e si sdraia sul letto accanto a me.

’Sai? Non dovresti spiarci.’

‘Non posso farne a meno.’ dico, sollevando le spalle. ‘Mi piace vederti con nostro figlio.’

Lei non risponde, mi accarezza semplicemente i capelli e mi da un bacio al lato della bocca.

‘Raccontami di quando è nato.’ le chiedo improvvisamente. ‘Com’è stato il suo parto, chi c’era con te.’

Continua ad accarezzarmi i capelli, finché non si decide a parlare. So che per lei è difficile da ricordare, ma non posso farne a meno, ho bisogno di sapere, di conoscere certi dettagli che ho perso di quel momento.

‘Lanie e mio padre sono rimasti con me durante tutto il parto.’ comincia a dire, senza smettere di accarezzarmi.

Penso a quanto sia stata importante Lanie in quel momento, è stata l’unica persona di cui si è fidata, la persona che è rimasta lì quando Kate ne aveva bisogno.

‘Il travaglio è durato tredici ore.’ faccio un’espressione di dolore ’Sono arrivata in ospedale di notte e ho perso la cognizione del tempo, volevo solo che il dolore finisse, che il bambino nascesse… Credevo di non poter sopportare più niente.’

Stavolta sono io ad accarezzarla. Perché so che non si riferisce solo al dolore del parto, ma anche a quello che teneva chiuso in se stessa. In quel momento lei pensava ancora che il bambino fosse di Josh. 

Lei mi sorride, cosciente della mia preoccupazione, facendomi vedere che sta bene, e continua.

‘Quando finalmente è nato… non ho sentito niente, e sono entrata in panico. Credevo ci fosse qualcosa che non andava, che avesse qualche problema.’

Le accarezzo la guancia, guardandola con ammirazione, perché le sue parole significano che lei ha amato quel bambino da ancora prima di sapere che fosse mio. Lo ha amato nonostante lo credesse frutto di quella violenza che aveva subito mesi prima.

‘Mio padre mi stringeva forte la mano’ continua a raccontare ‘Lanie mi ha guardata e io seppi che stava bene. Poi Allan ha cominciato a piangere e… ricordo di aver semplicemente respirato sollevata. Poi me l’hanno messo tra le braccia’ un sorriso le illumina improvvisamente il volto ‘Era così piccolo… Per i primi giorni ha tenuto gli occhi chiusi per la maggior parte del tempo, ma in quel momento no, li aveva ben aperti. Li aveva più scuri di adesso ma… erano i tuoi occhi, l’ho capito nel preciso istante in cui mi ha guardata. Li ha tenuti fissi su di me per qualche secondo, come se mi avesse riconosciuto.’

‘Mi sarebbe piaciuto esserci.’ le dico, quando finisce di parlare.

Lei mi guarda, con lo sguardo un po’ triste, perché so che sarebbe piaciuto anche a lei. Avvicina il suo corpo al mio e mi bacia delicatamente sulle labbra, poi mi abbraccia e appoggia la testa sul mio petto. Mi sorprendo di fronte alla vicinanza.

Rimaniamo così per qualche istante, finché non le accarezzo il ventre da sotto la maglietta. Visto che a lei non sembra dispiacere, continuo ad accarezzarla mentre le parlo tra i sussurri.

‘Mi sarebbe piaciuto vederti con il pancione, sentire i calci di nostro figlio, potergli parlare…’

Mi muovo, sciogliendo l’abbraccio, fino ad arrivare all’altezza del suo ventre. Arrotolo la sua maglietta fin sopra l’ombelico e lei si gira a pancia in su, permettendomi di toccarla meglio. Le sorrido e lei ricambia.

Poso i pollici sul suo ventre, accarezzandolo dolcemente da sopra il tessuto dei pantaloni. Lo percorro con le dita fino ad arrivare ai fianchi, poi all’ombelico, dove comincio a disegnare dei cerchi immaginari. Ha una pelle così soave… Noto subito la piccola cicatrice sul lato destro del ventre, dovuta al parto. Poso lì le dita e la accarezzo, pensando ad Allan. Non posso fare a meno di avvicinare le labbra alla sua pelle e baciarla in quel punto. Un piccolo brivido mi fa restringere lo stomaco per qualche secondo, ma la sua mano mi accarezza il collo chiedendomi di continuare, così lo faccio. Avvicino il naso al suo corpo, respirando profondamente il profumo di ciliegie. Per me è quasi una dipendenza, sentirlo mi fa impazzire. Le mie labbra le sfiorano il ventre, senza baciarlo, trasmettendole solo del calore. So che forse non dovrei, ma non posso fare a meno di andare oltre. Passo la lingua sulla sua pelle, facendo dei piccoli cerchi.

Mi tira per la camicia, facendomi avvicinare a lei. All’inizio pensavo che avrei incontrato il suo sguardo pieno d’ira, ma invece trovo qualcosa di molto diverso. Trovo amore, passione… mi guarda in silenzio e con il respiro agitato. Non mi ero nemmeno reso conto di cosa le stessi provocando con le mie carezze.

Lei si solleva e ci avviciniamo lentamente, fino a rimanere a pochi centimetri di distanza. Non voglio mandare tutto all’aria, non voglio che ricapiti la stessa cosa dell’altra volta e che mi senta in colpa… non ora. Tira di nuovo la mia maglietta, riducendo la distanza tra di noi. Posiziona le mani dietro il mio collo, accarezzandomi la nuca e baciandomi appassionatamente. Rispondo semplicemente al bacio, un po’ spaesato, finché la mia bocca non si conforma alla sua e le nostre lingue si cercano.

Mi separo da lei quando sento il mio amichetto lì sotto crescere e non posso fare a meno di gettargli un’occhiata. Quando poso di nuovo lo sguardo su Kate, noto un filo di divertimento nei suoi occhi. Cerco una qualsiasi traccia di paura che mi faccia fermare all’istante, ma non la trovo. È lei a portare le mani sulla mia maglietta e alzarla, togliendomela rapidamente e lasciandola cadere sul letto. La guardo senza proferire parola, mentre mi accarezza le mie spalle per poi baciarle.

‘Kate.’ la spingo delicatamente indietro, con una mano sul suo braccio. ’Ne sei sicura?’

Mi sorride prima di rispondere. Un bellissimo sorriso per mostrarmi sicurezza e poi annuisce, senza smettere di guardarmi negli occhi.

É l’unica cosa di cui ho bisogno per farla sdraiare delicatamente sul materasso e porre di nuovo tutta la mia attenzione sul suo ventre. Comincio a tracciare una scia di baci, stavolta cominciando dal punto centrale in cui si trova l’elastico dei pantaloni, salendo verso l’alto, passando dall’ombelico… Quando incontro il bordo della maglietta la sollevo lentamente, lasciandola al di sopra dei suoi seni. Kate mi aiuta e se la toglie. Continuo a tracciare la scia di baci, passando al di sopra del reggiseno fino ad arrivare al collo. Bacio la sua pelle tutte le volte che posso, mentre sento le sue mani accarezzarmi la schiena, la spalle, il punto in cui crescono i capelli, ai lati delle orecchie, un punto che mi fa impazzire. Credo che lei lo sappia e, infatti, lo utilizza a suo favore perché mi spinge ad avvicinarmi alla sua bocca e a baciarla.

Lascio che sia lei a continuare a baciarmi. Inizialmente afferra il mio labbro superiore, tirandolo delicatamente con le labbra, poi introduce la lingua nella mia bocca, facendomi sospirare e, alla fine, mi afferra il labbro superiore con i denti, tirandolo con un piccolo sorriso formatosi sul suo volto. Adoro quando lo fa, sorridere mentre mi bacia.

Porto una mano vicino al suo orecchio, dove colloco alcuni ciuffi di capelli, e poi la guardo negli occhi.

’Ti amo.’ queste due parole mi sfuggono dalla labbra senza che io possa evitarlo.

Mi accarezza con adorazione, con amore… allo stesso modo in cui io guardo lei. Si solleva leggermente, rimanendo appoggiata sui gomiti, e sposta con difficoltà una mano dietro la schiena, provando a disfarsi del reggiseno. Sorrido pensando che è assurdo, visto che le lascio appena lo spazio per sollevarsi dal materasso. Così, porto io stesso le mani sulla sua schiena e lei si solleva maggiormente verso di me, facendo sì che la mia eccitazione aumenti a causa della pressione. Riesco a slacciarle il reggiseno e ad abbassarle le bretelle lungo le spalle, per poi toglierle definitivamente l’indumento.

Osservo i suoi seni, li accarezzo per far sì che i capezzoli s’induriscano al tocco della mia mano. Ma stavolta non mi soffermo su di loro. Stavolta non è la necessità a controllarmi, ma l’amore che provo per Kate.

Porto le mani sui miei fianchi e comincio ad abbassarmi i pantaloni. Me ne le libero rapidamente, lasciando intravedere l’enorme erezione da sotto il tessuto dei boxer. Vedo un sorriso malizioso spuntarle sul viso, così mi poggio su di lei. Voglio vedere la sua reazione, voglio vedere che sta davvero andando tutto bene.

Un piccolo gemito le scappa dalla gola quando sente il mio membro premerle sotto il bacino. Inclino la testa verso il suo collo e comincio a baciarla, le bacio il punto esatto che la fa impazzire, proprio dove riesco a sentire il suo battito. Bacio e accarezzo il suo collo, dandole anche un piccolo morso. La sento muoversi sotto di me non per la tensione, ma per quello che le sto provocando. All’improvviso, sento le sue mani posarsi sul mio inguine, sorprendendomi. Afferra il mio membro tra le mani e comincia ad accarezzarlo da sopra i boxer. Non posso fare a meno di sospirare, quasi gemere, a causa del piacere che mi sta provocando. Il mio amico cresce ancora di più, se questo è possibile. Credo di essermelo meritato. Se io ho torturato lei, lei ha tutto il diritto di farlo con me.

Ma sono costretto a interromperla, perché se non lo faccio finirà tutto molto presto. Non che sia debole, ma non faccio sesso da un po’ di tempo e se Kate è quella con cui dovrò farlo… non riuscirò a trattenermi.

Lei stessa porta le mani verso l’elastico dei boxer e, dalla parte posteriore, li tira verso il basso. La aiuto e mi disfo dell’indumento. Sospiro sollevato per essermi liberato della pressione e poi guardo Kate, che mi osserva con le guance arrossate.

Mi sdraio di nuovo accanto a lei e le abbasso i pantaloni, togliendoglieli e lasciandoli cadere a terra insieme agli altri vestiti sparsi per la stanza. Percorro le sue gambe con le mani, accarezzandole sotto il suo attento sguardo, fino ad arrivare alle cosce. La guardo di nuovo negli occhi perché ho bisogno di sapere se è sicura di quello stiamo per fare. Lei indovina i miei pensieri e annuisce semplicemente. 

‘Kate, se in qualsiasi momento volessi fermarti o non ti senti bene nel farlo dimmelo, ok?’ annuisce, pronunciando un quasi inaudibile “sì”. ‘Voglio che tu ne sia sicura.’

’Ne sono davvero sicura, Rick.’ sussurra lei, aprendo le gambe, affinché io continui.

Questo movimento mi fa impazzire, così continuo ad accarezzarle il corpo finché non raggiungo le sue cosce. Poso un bacio su di esse, ma la nostra vicinanza fa sì che Kate s’inarchi istintivamente verso di me mentre afferra le lenzuola. Colloco una mano sulla tela delle mutandine, percependo la sua umidità. La accarezzo con il palmo della mano e lei apre ancora di più le gambe, alla ricerca di un maggior contatto. È senza dubbio un buon segno, perché sembra che stavolta Kate si fidi ciecamente di me e che sia completamente sicura di quello che stiamo per fare.

Mi sollevo sul letto fino ad arrivare alla sua altezza e mi poggio su di lei. Mi guarda, con il respiro un po’ agitato, e mi accarezza il mento. Poi chiude gli occhi, continuando ad accarezzarmi e sfregando la sua guancia contro la mia. Continuo ad accarezzarla da sopra gli slip. Sento il suo respiro sulle mie labbra. Emette un piccolo gemito e solleva il bacino di qualche millimetro nel momento in cui il mio dito indice preme sul suo centro di piacere. Continuo a toccarla lì finché non lascia cadere la testa all’indietro, accompagnando il movimento con un forte gemito, per poi mordersi il labbro.

È arrivato il momento di fare il seguente passo. Mi sposto un po’ e comincio ad abbassare le mutandine, disfacendomi così dell’ultimo indumento. Mi muovo su di lei con sicurezza, nonostante il nervosismo. Ma non posso permettere che lei lo avverta, voglio che senta la mia sicurezza. La sicurezza che ho al sapere che non le farò del male, che andrà tutto bene, che faremo l’amore e che capirà di esserselo meritato. Essersi meritata il fatto che qualcuno la ami e che mai nessuno potrà più farle del male.    

Lei mi guarda con il respiro agitato e con una certa agitazione riflessa sul volto. Mi sdraio delicatamente su di lei e mi circonda il collo con le braccia nello stesso istante in cui la mia erezione la sfiora. Cerca di chiudere le gambe, immagino per l’istinto di protezione. La bacio sulle labbra, accarezzandole il viso, e rimaniamo così per qualche secondo, con le fronti unite.

’Stai bene?’ le chiedo di nuovo.

’Sì.’ mi assicura, annuendo, con gli occhi chiusi.

‘Va bene.’

Parliamo tra i sussurri, il che rende tutto molto più intimo.

Le separo le gambe con una mano, con il suo aiuto. Sento il suo respiro farsi più agitato, infatti, riesco quasi a sentire i battiti sul mio petto. La guardo negli occhi, pieni di mille sensazioni. Porto una mano sul suo fianco, mentre con l’altra le accarezzo il viso, e la penetro delicatamente.

I suoi muscoli sono tesi, come se negassero l’accesso a quella parte del corpo.

‘Rilassati.’ le sussurro sulle labbra.

Sembra darmi retta perché la sento piano piano rilassarsi, permettendomi un migliore accesso. La penetro fino in fondo e rimango un momento immobile in quella posizione, in modo che i nostri corpi si abituino.

Nel frattempo, mi avvicino alle sue labbra approfondendo il bacio e cercando di farla rilassare sempre di più, per poi cominciare a muovermi. 

La sento emettere un piccolo gemito e, in quel momento, capisco che sta cominciando a piacerle. Mi accarezza le spalle e la schiena mentre ci muoviamo tutti e due contemporaneamente, con ancora i volti quasi attaccati.

Soddisfatto di sapere che lei sta bene, comincio anch’io a rilassarmi. Passo una mano sul suo addome, sul braccio, sulla spalla, per poi poggiarla di nuovo sul suo fianco.

‘Rick…’

Geme il mio nome e io non posso fare a meno di muovermi più velocemente. Apre ancora di più le gambe e incurva il bacino verso l’alto, permettendomi di muovermi meglio e facendo sì che i nostri corpi si tocchino di più, provocando piacere a entrambi.

Alcuni secondi dopo sento i suoi muscoli interni chiudersi sul mio membro. Mi concentro più che posso per darle tutto il piacere possibile, mentre la bacio e le accarezzo il viso, dimostrandole tutto l’amore che provo per lei.

‘Kate…’ stavolta sono io a gridare il suo nome, accompagnato da un gemito di piacere, quando lei, alla fine, viene.

Solleva ancora di più il corpo, stringendo i muscoli sul mio membro e facendo venire anche me in quel preciso istante.

Rimaniamo fermi in quella posizione per qualche secondo, mentre poggio la testa sul cuscino accanto a lei. Lei appoggia la sua sulla mia spalla, mentre mi accarezza i capelli. Abbiamo entrambi il respiro agitato.

’Stai bene?’ le chiedo, quando finalmente ci separiamo, spostandomi di lato.

Lei annuisce, respirando ancora affannosamente, ma poi vedo un sorriso farsi strada sulle sue labbra.

’Siamo stati incredibili.’ dico, posizionandomi meglio accanto a lei. In realtà credo che siamo stati un po’ goffi, ma tutto ciò è stato a causa della preoccupazione e del tempo trascorso senza farlo. Niente che non si possa migliorare ma, in fin dei conti, la sensazione di essere di nuovo dentro di lei è stata incredibile.

Si avvicina di più a me e mi posa una mano sulla guancia, accarezzandomi.

’Non ti ho fatto male, vero?’ chiedo, un po’ spaventato per non averlo notato nel caso fosse stato così.

’No, no.’ mi tranquillizza lei.

‘Bene.’

Sorrido sollevato e comincio ad accarezzarle i capelli. Non posso fare a meno di toccarla, di sentirla vicino a me. È incredibile l’amore che provo per lei.

’Sai? Potrebbe sembrare una sciocchezza, ma…’ dice ‘Ho potuto sentire l’amore, la delicatezza con cui mi toccavi, con cui mi trattavi con ogni movimento…’

‘È quello che stavo cercando di trasmetterti.’ le sussurro, felice di esserci riuscito.

Lei mi sorride e, in quel momento, noto quel luccichio speciale che le illumina gli occhi, quella felicità che sprizza da tutti i pori per essere riuscita, finalmente, a superare tutte le sue paure.

‘Grazie.’ dice improvvisamente ‘Non sarei mai riuscita ad arrivare a questo punto senza il tuo aiuto.’

‘Non devi ringraziarmi. Ti amo, Kate.’

Le nostre fronti si toccano, sfiorando i nasi, prima di inclinare la testa unire le nostre labbra, baciandoci con passione. Quando ci separiamo, lei fa di nuovo quel gesto che mi piace tanto, sorridere sulle mie labbra.

Ma poi comincia a ridere senza motivo, contagiandomi.

‘Che c’è?’ chiedo divertito.

‘Niente.’ dice lei, ancora ridendo e scuotendo la testa ’Sono solo felice.’

‘Adoro che tu sia felice. Lo sono anch’io.’ dico, ripassando con un dito il bordo delle sue labbra, disegnando un sorriso.

Prima di appoggiare la testa sul mio petto, mi ruba un bacio veloce, permettendomi di circondarla con le braccia. Intreccia le gambe con le mie e io sorrido. Comincio ad accarezzarle le spalle con dei piccoli movimenti, aiutandola a rilassarsi e ad addormentarsi mentre ripenso a quello che è successo, com’è successo e che adesso potremo tornare alla normalità, potremo fare l’amore giornalmente senza doverci preoccupare che qualcosa possa andare storto.

Ma all’improvviso un pensiero si fa strada nella mia mente, facendomi agitare un po’. Credo che Kate si sia già addormentata, ma devo dirglielo. La smuovo un po’, facendola grugnire, ancora mezza addormentata.

‘Kate… non… non abbiamo usato il preservativo.’

‘Mmm.’ lei mi abbraccia sempre più forte per poi continuare a dormire, senza rendersi conto di quello che le ho detto, totalmente estranea alla mia preoccupazione. 

Scuoto la testa e comincio a pensare a cos’abbiamo fatto e alle possibili conseguenze. È vero che entrambi siamo stati molto più occupati a fare andare tutto per il verso giusto e a rilassarci invece di prendere precauzioni… E nel caso in cui Kate dovesse rimanere incinta… Beh, non sarebbe una brutta cosa, dopo tutto. Questa volta sarei qui, sarei presente in ogni momento che ho perso con Allan. Se ci penso, l’idea di essere di nuovo padre mi rende davvero felice.

Scuoto di nuovo la testa, allontanando questi improbabili pensieri dalla mia mente, e mi concentro su Kate. Fisso il sorriso disegnato sulle sue labbra. Adesso sembra felice, anche mentre dorme. Poggio le labbra sulla sua fronte, dandole un soave bacio, e ci copro entrambi con il lenzuolo.

Mi volto leggermente, controllando l’intercomunicante per vedere che Allan sta ancora dormendo profondamente, estraneo a tutto. Incurvo le labbra verso l’alto, appoggiando di nuovo la testa sul cuscino, e chiudo gli occhi per cadere in un sonno profondo solo alcuni minuti dopo.















Angolo:
Allora, che ne dite? Siete contenti? :D 
Non mi è mai importato di avere tante recensioni, ma stavolta vi chiedo di dirmi con sincerità se la traduzione è stata all'altezza o meno di questo capitolo, perchè ho una specie di nodo alla bocca dello stomaco per la paura di non esserne stata capace xD quindi, vi prego, fatevi sentire.
Credo di aver riletto il capitolo mille volte, ma mi scuso enormemente se doveste trovare qualche errore.
Vi lascio, come sempre, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
A presto!

P.S.  Come ho già accennato a qualcuno, ho finalemte finito di tradurre tutta la storia quindi, impegni permettendo, proverò ad accelerare i tempi di pubblicazione in modo da non farvi aspettare più di tanto. 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Comunicazione di servizio: Questo capitolo è l'unico interamente scritto dal punto di vista di Kate.




Sollevo leggermente la testa, delicatamente, scontrandomi con il viso di Rick. Il mio naso gli sfiora il mento. Sorrido quando lo vedo dormire profondamente, così gli lascio un piccolo bacio sul mento. Poggio di nuovo la testa sul suo petto nudo e lo accarezzo, muovendo le dita.

Un sorriso si fa strada sul mio volto di fronte ai ricordi della notte scorsa. Non credo di poter spiegare esattamente come mi sento adesso, ma so che è un misto tra felicità, sicurezza… É come se mi sentissi completa dopo aver fatto una cosa che desideravo da tanto tempo, dopo aver superato quella barriera che tanto mi tormentava.

Ma il sorriso mi scompare improvvisamente dal volto. Penso a quanta fortuna ho avuto ad avere Rick di nuovo accanto a me. Si è dedicato solo a me, mi ha dato tutto l’aiuto necessario senza importargli che le mie reazioni fossero quelle che si aspettava. Mi asciugo le lacrime che mi percorrono le guance e che bagnano il petto di Rick, il quale dorme ancora profondamente.

Cerco di rilassarmi e di pensare a quello che è successo ieri notte. All’amore che Rick mi ha trasmesso con ogni carezza, a tutte le emozioni che mi ha provocato nel fare l’amore con lui per la prima volta, dopo tanto tempo. E devo ammettere che ora è tutto diverso. Tutto è cambiato da quando l’abbiamo fatto la prima volta, nelle nostre prime e uniche settimane insieme. Dopo l’accaduto, i sentimenti confessati… adesso sento che c’è una maggior quantità d’amore tra di noi, vedo la sua ammirazione nei miei confronti e la sua preoccupazione per la mia salute ben riflessa in quei bellissimi occhi azzurri ogni volta che mi guarda. E non posso fare altro che amarlo ancora di più. Mi sento davvero protetta accanto a lui, come se non potesse accadermi niente. Mi sento semplicemente al sicuro.

La felicità di stare con lui si mischia improvvisamente con gli oscuri ricordi che mi hanno portata ad essere come sono ora. Avverto di nuovo quel nodo alla gola e quella terribile voglia di piangere che sento ogni volta che lo ricordo. È una cosa che mi accompagnerà per tutta la vita, ha detto lo psicologo. Come se avesse indovinato i miei pensieri, Rick mi stringe tra le braccia. Chiudo gli occhi e smetto di pensare. Adesso sono davvero al sicuro.

Dopo alcuni minuti ferma in questa posizione, decido di alzarmi facendo attenzione a non svegliarlo, m’infilo le mutandine e la maglietta di Rick e mi dirigo nel bagno della nostra camera. Sospiro e chiudo a chiave la porta. È un’abitudine che ho acquisito dopo l’accaduto. Ho cominciato a chiudere tutte le porte per sentirmi più sicura, nonostante fossi sola o con qualcuno di fiducia.

Mi siedo sul water e comincio a fare pipì. Una volta finito alzo di nuovo le mutandine quando, all’improvviso, un pensiero mi attraversa la mente, paralizzandomi. Appoggio le mani sul lavandino e mi guardo allo specchio, notando un filo di paura sul mio viso.

“Rilassati, Kate” dico a me stessa in un sussurro, obbligandomi a calmarmi per poter pensare con chiarezza. Una volta ripassati a mente tutti i movimenti di ieri notte, sono sempre più sicura del fatto che non abbiamo usato alcun tipo di protezione. E io non sto prendendo la pillola…

Lui non si sarà sicuramente ricordato di prenderle, e a me non è nemmeno passato di mente. Avremmo dovuto pensarci, visto che era da molto tempo che pensavamo a come farlo, ma non abbiamo pensato alle possibili conseguenze.

Sospiro. Le possibili conseguenze… è possibile che sia rimasta incinta? Scuoto la testa e apro il rubinetto, raccogliendo un po’ d’acqua con le mani per sciacquarmi il viso. Se fossi davvero incinta… il pensiero mi spaventa, anche se mi tranquillizza sapere che adesso Rick mi starebbe accanto in ogni momento, che saremmo una vera famiglia. Sorrido al pensiero che Allan potrebbe avere un compagno o una compagna di giochi, e che avrebbero appena due anni di differenza. Potrebbero condividere molte cose e questo, come madre, mi tranquillizza.


Ritorno in camera intenta a sdraiarmi vicino a Rick un altro po’, perché mancano ancora due ore per andare a lavoro. Ma quando sto per salire sul letto, sento Allan balbettare dall’intercomunicante. Un sorriso mi appare immediatamente sul viso, così giro dalla parte opposta del letto fino ad arrivare al comodino di Rick, dove prendo l’intercomunicante per osservare nostro figlio. È seduto sul letto con un elefantino di peluche tra le mani. Lo agita tra le mani, lo lancia in aria mentre ride, facendo ridere anche me. Spengo l’intercomunicante per non svegliare Rick ed esco dalla stanza, attraversando il corridoio, fino ad arrivare in camera di Allan.

’Scimmietta.’ lo saluto dalla porta.

Lui molla l’elefantino che aveva tra le mani e apre la bocca in un gran sorriso. Lo stesso che mi illumina il cuore ogni volta che mi guarda.

‘Mammaaa’ dice, allungando le braccia verso di me.

‘Buongiorno amore mio.’

Mi avvicino al suo letto e abbasso le sbarre che Rick ha montato per non farlo cadere, anche se è un letto molto basso, adatto per i bambini. Lo prendo in braccio e gli bacio le guance, facendolo ridere, per poi appoggiare la testa sulla mia spalla, circondando il mio collo con le braccia. Provo un’incredibile sensazione di tenerezza e amore di fronte a questo gesto.

Lo metto a terra un secondo, lasciando che si diriga verso i suoi giocattoli, mentre apro la finestra per arieggiare la stanza, in modo che la tranquillità del quartiere ci permetta di ascoltare gli uccelli che cantano.

‘Li senti gli uccellini Allan?’ gli chiedo, sapendo che gli piace ascoltarli.

‘Uttellini’ dice lui, spostando lo sguardo dai suoi giocattoli per dirigerlo verso la finestra e indicarla con il dito.

’Sì amore, stanno cantando.’ gli dico mentre comincio a rifargli il letto.

Quando finisco, prendo un pannolino pulito e, dopo aver preso Allan in braccio, lo poggio sul fasciatoio.

‘Papà?’ dice lui, in tono interrogativo, tenendosi i piedini.

‘Vuoi andare da papà?’

Ti, papà.’

Finisco di cambiargli il pannolino, lasciandolo così, visto che fa caldo, e lo metto a terra in modo che cammini insieme a me. Quando usciamo dalla stanza, lui comincia a correre goffamente verso la nostra camera da letto, cosa che mi fa sorridere teneramente. Vado dietro di lui e lo trovo mentre cerca di salire sul letto. Lo spingo leggermente dal sederino, aiutandolo a salire, e, una volta su, gattona fino a posizionarsi accanto a Rick. Mi siedo accanto a lui e mi guarda, sollevando le sopracciglia, per poi spostare lo sguardo di nuovo su suo padre.

’Shh sta dormendo.’ gli sussurro, portandomi un dito alle labbra per dirgli di non fare troppo rumore.

‘Dolmendo?’  chiede. Io annuisco, guardando Rick.

Mi sdraio sul materasso, lasciando Allan nel mezzo, il quale mi imita e si sdraia insieme a me. Si gira verso di me e comincia a toccarmi il naso, gli occhi, la bocca… io sorrido semplicemente e lascio che mi tocchi. Adoro questi momenti con lui. Poi, improvvisamente, si gira verso Rick e comincia a fargli la stessa cosa, mentre lo chiama per farlo svegliare.

’Tesoro non svegliare papà.’ gli sussurro, accarezzandogli la schiena.

Ma non mi da retta, così continua a chiamarlo.

‘Papà.’

‘No Allan, non così. Devi fare così’ dico io, inclinandomi su Rick per dargli un bacio sulla guancia. Allan fa lo stesso, sedendosi sul petto di Rick e cominciando a dargli dei piccoli baci. Io gli do un tenero bacio sulle labbra facendo sì che, alla fine, si muova e apra lentamente gli occhi, accompagnando il tutto da un piccolo e incomprensibile mormorio.

‘Papà.’ ripete Allan, stavolta a voce più alta, vedendo che Rick è finalmente sveglio.

Bacio di nuovo le sue labbra per poi stringermi di più al suo fianco. Lui mi circonda con un braccio.

‘Mmm, questo sì che vuol dire cominciare bene la giornata.’ dice con una voce un po’ roca, accarezzando il mio braccio con una mano e Allan con l’altra, il quale mi imita e si sdraia sul petto di Castle.

Respiro profondamente, sentendomi enormemente felice in questo momento, tutti e tre insieme.

‘Hai dormito bene?’ mi chiede, strofinando il naso contro il mio collo.

‘Mmm.’ sorrido. ‘Ho dormito più che bene.’

‘Mi fa piacere saperlo, perché si ripeterà per molte altre notti.’ mi sussurra maliziosamente all’orecchio.

Rido e prendo la sua mano tra le mie, mentre l’altra mi percorre tutta la schiena fino ad arrivare ai miei fianchi, poi sollevo la testa quei pochi centimetri che servono per baciarlo.

’Ti amo.’ mi sussurra.

Io sorrido semplicemente sulle sue labbra, perché so che questo gesto lo fa impazzire.


Due ore dopo, esco dall’ascensore del dodicesimo provando a nascondere il sorriso sul mio volto. Lascio le mie cose sopra la scrivania e osservo la lavagna, dove sembra non esserci niente di nuovo sul caso che stiamo seguendo.

Alcuni minuti dopo, Ryan ed Esposito si avvicinano alla mia scrivania. L’irlandese tiene in mano un foglio di carta, ma non riesco a leggere cosa ci sia scritto. Sollevo le sopracciglia, in uno sguardo interrogativo.

‘Il portiere dell’edificio ci ha chiamati.’ dice Espo ‘sembra che “un’ amica” della vittima stesse chiedendo di lui ieri. Non credo che sappia che sia morto, quindi saprà sicuramente qualc…’

Smette improvvisamente di parlare, così sposto lo sguardo su di lui per vedere come lui e Ryan si guardano con un mezzo sorriso sulle labbra.

‘Che c’è?’ chiedo confusa.

‘Che ti succede?’ chiede Esposito, sorridendo più ampiamente.

‘Che mi succede?’

’Non lo so, sei un po’ assente e… sembri felice. Più felice, intendo.’ dice Ryan.

Cerco di distogliere lo sguardo da entrambi, ma non gli si può nascondere niente, così arrossisco notevolmente.

‘Potete andare a… occuparvi di questa pista?’ gli dico, cercando di non ridere.

‘Come vuoi capo.’

’Sì, come vuoi.’ dicono entrambi, dirigendosi verso l’ascensore.

Mi mordo il labbro sorridendo e scuoto la testa.

Alcuni minuti dopo, Lanie m’invia un messaggio dicendomi di aver trovato qualcosa con l’autopsia. Penso sia la scusa perfetta per andare a trovare la mia migliore amica, così esco da lì per dirigermi all’obitorio.


Quando sente le porte aprirsi, Lanie si gira verso di me e mi squadra dalla testa ai piedi. Le sorrido semplicemente e lei solleva le sopracciglia.

‘Davvero?’ è l’unica cosa che mi chiede, perché ha già capito tutto solo guardandomi.

’Sì.’ dico ridendo e annuendo allo stesso tempo.

Butta sopra un tavolo le carte che aveva in mano e si avvicina a me, abbracciandomi affettuosamente.

’Sapevo che sarebbe successo presto.’ dice mentre mi abbraccia. ‘Raccontami tutto.’

‘Cosa vuoi che ti racconti?’ chiedo io, sollevando le spalle. ‘Eravamo a letto, parlavamo, lui ha cominciato a baciarmi ed è successo.’

Lei comincia ad applaudire come una bambina a cui hanno dato una bella notizia e si siede su una sedia, indicandomi con una mano di fare lo stesso per continuare a parlare.

‘E com’è stato?’

‘È stato stupendo, delicato.’ sorrido, mordendomi il labbro.

‘Cavolo… lo scrittore si sta comportando bene allora.’

’Si, davvero.’ dico io, pensando di nuovo a quanto sia fortunata di avere Rick accanto.

So che Lanie non credeva nelle intenzioni di Rick quando è tornato, infatti, stava sempre attenta a chiedermi come mi trattava o come mi sentivo con lui. In realtà si è comportata come una vera amica e lo apprezzo davvero molto. Per tutto questo tempo lei è stata un grande punto fermo e so che adesso è felice per me.

All’improvviso, però, penso all’altra cosa che volevo raccontarle. Devo aver cambiato espressione, perché lei sembra notarlo.

‘Che sta succedendo?’ chiede.

Apro la bocca per parlare per poi richiuderla immediatamente. Lei m’interroga con lo sguardo, così alla fine glielo dico.

‘Non abbiamo usato protezione. Ieri notte. Non…’

‘Perché no?’ chiede.

‘Non lo so, Lanie, non ci abbiamo pensato.’ le dico, sottolineando l’ovvietà.

‘Beh, con i precedenti che avete, lascia che ti dica che non mi stupirei se quello che è successo ieri notte darà i suoi frutti.’

La guardo sapendo che ha ragione, perché con Allan è andata proprio così, anche se quella volta avevamo preso precauzioni.

‘Ma non t’importa.’ dice improvvisamente.

‘Cosa?’

‘Che ti piacerebbe essere incinta.’ chiarisce.

’Non ho detto…’

’Non l’hai detto’ m’interrompe ‘ma in altre circostanze adesso saresti spaventata.’

‘Beh… non sarebbe pianificato neanche questa volta, ma… Rick sarebbe qui, no? Questo mi da sicurezza.’

’Spero solo che sia femmina.’ dice Lanie.

‘Lanie!’ 

’Sul serio, ieri ho visto dei vestitini carinissimi e per un momento ho desiderato che Allan fosse una bambina per poterglieli comprare.’

Roteo gli occhi e mi alzo.

‘Comunque, avevi detto di avere qualcosa per me.’

‘Vieni tra due giorni e lascia che ti faccia della analisi, così usciremo dai dubbi.’ dice, prima di cominciare a parlarmi del caso.


Alcune ore dopo, introduco la chiave nella serratura entrando finalmente in casa dopo il lavoro. Ma la situazione che mi trovo di fronte mi sorprende, perché vedo Esposito e Rick parlare nel salotto, per poi zittirsi subito quando mi vedono. Pensavo che Esposito fosse uscito prima dal lavoro perché si era rotta una tubatura nel suo appartamento e che dovesse essere lì per quando sarebbe arrivato l’idraulico.

‘Ciao.’ dico, avvicinandomi al salotto mentre guardo entrambi, confusa.

‘Ciao.’ dice Rick, provando a sorridere.

‘Io me ne stavo per andare.’ dice Espo, alzandosi.

‘Non dovevi essere a casa?’ gli chiedo, cercando di decifrare cosa mi stanno nascondendo.

‘Vuole la mia Ferrari.’ dice Rick in tono infastidito.

‘La tua Ferrari?’

‘Tra poco è il compleanno di Lanie e volevo portarla a cena in un posto elegante. La Ferrari faceva parte del piano. Non dire niente a Lanie, il tuo scrittore qui non ha voluto darmela.’ spiega Espo velocemente.

‘Perché no?’ chiedo, guardando Rick, senza capire il motivo per cui non vuole dargli la macchina, visto che non sarebbe la prima volta.

‘È da un po’ che non esce dal garage, sarà piena di polvere, non credo sia una buona idea dargliela.’

‘E a te cosa importa? Se non la usi.’

‘Esatto, cosa t’importa?’ dice Espo alle mie spalle.

‘Va bene, tieni, ma assicurati che non abbia un solo graffio quando me la ritornerai.’

‘Ci puoi scommettere, grazie fratello’ dice lui. ‘Bene, ora sì che devo andare.’

‘Ciao.’ gli dico con un sorriso. Rick lo accompagna fino alla porta e li sento sussurrare finché Espo non se ne va.

Il suo comportamento mi sembra ancora molto strano, tutta la storia della Ferrari mi è sembrata più una scusa.

Rick torna in salotto e si avvicina a me, mi circonda i fianchi e mi bacia. La sua bocca sa di caffè.

’Tutto bene?’ gli chiedo, dopo esserci separati di qualche centimetro.

‘Mhm’ dice lui, guardandomi affettuosamente e spostandomi dei ciuffi di capelli dietro l’orecchio.

’Sicuro che Espo è venuto solo per chiederti la Ferrari? Nient’altro?’

‘Certo che è venuto per questo, perché lo dici?’

’Non lo so… avevi un atteggiamento strano.’

’No, lui… voleva solo chiedermi la macchina, davvero.’ dice cercando di tranquillizzarmi.

‘Va bene’ decido di credergli, anche se il mio istinto mi dice che stavano parlando di qualcosa di più serio. Oppure stava semplicemente raccontando a Espo quello che è successo ieri notte, come io ho fatto con Lanie… in questo caso mi vergognerei a guardare di nuovo in faccia Esposito.

Mi bacia sulla fronte e mi aiuta a togliermi la giacca che ho ancora addosso.

‘Dov’è Allan?’ gli chiedo, visto che non lo vedo e non lo sento.

’Si è addormentato guardando il Re Leone, così l’ho portato a letto mezz’ora fa.’

Sorrido teneramente, perché Allan adora questo film. Gli piacciono molto gli animali, ma non riesce mai a vederlo tutto.

‘Credo che non si sveglierà per tutta la notte.’ dice Rick in tono malizioso.

‘Ah no?’ chiedo, reggendo il gioco.

‘Mhm. Dopo tutto, abbiamo un bravo figlio che sa di non dover interrompere i suoi genitori.’

Annulliamo di nuovo la distanza baciandoci con urgenza, lui poggiando le mani sul mio bacino e accarezzandomi la schiena, io portando le mani dietro il suo collo e cominciando giocare con alcuni ciuffi di capelli.

Quando ci separiamo, qualche minuto dopo, ci guardiamo intensamente e lui mi prende per mano, conducendomi verso le scale ed entrando in camera da letto. Ma quando arriviamo all’ultimo scalino, Allan comincia a piangere, facendoci fermare improvvisamente. Ci guardiamo con un’espressione mista tra fastidio e ironia.

‘Cominciamo con le interruzioni.’ dice lui, stringendo i denti mentre corruccia la fronte.

Sorrido semplicemente e mi dirigo in camera di nostro figlio, per farlo addormentare di nuovo.














Angolo:
Cosa ci sarà tanto da nascondere? Qualcosa di grave? Forse no? 
Vi ringrazio moltissimo per continuare a leggere e a commentare, mi aiutate davvero tantissimo.
Vi lascio, come sempre, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Al prossimo capitolo, che spero di pubblicare presto! :D

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Comunicazione di servizio pt.2: il capitolo comincia dalla conversazione tra Rick ed Esposito, in modo da capire cosa si sono detti.




Schiaccio il bottone rosso del telecomando per spegnere il televisore, proprio mentre Simba sta per cominciare a cantare. Guardo Allan affettuosamente, che si è addormentato sul divano mentre guardava il film.

Gli accarezzo la testa e poi lo prendo in braccio, facendo attenzione a non svegliarlo, per portarlo in camera. Non ha ancora cenato, ma ha fatto una merenda abbondante, quindi non dovremo preoccuparci, a meno che si svegli durante la notte. E poi gli ho anche fatto il bagno prima di vedere il film insieme, per cui gli ho anche messo il pigiama.

Quando arriviamo al piano di sopra, apro la porta della sua camera e sposto le coperte dal letto, appoggiandolo delicatamente. Sorrido quando vedo che gli è caduta un po’ di saliva e che ha bagnato la maglietta. Lo pulisco velocemente e trattengo una risata quando fa una smorfia con le labbra al sentire la salvietta umida. Aspetto qualche secondo per controllare che stia davvero dormendo e lo copro, posizionando poi le sbarre protettrici per non farlo cadere. Accendo l’intercomunicante ed esco dalla stanza, sentendo così il silenzio regnare in tutta la casa.

Penso a cosa fare mentre aspetto che Kate ritorni dal lavoro, ma l’idea migliore che mi viene è quella di mettermi a scrivere. Così mi dirigo verso il mio nuovo studio e accendo il portatile, aprendo poi un nuovo documento. Passo le dita sulla tastiera senza ancora scrivere niente, mentre la mia mente lavora. Non posso fare a meno di pensare a quello che è successo ieri notte. Una piccola sensazione di felicità mi pervade. Finalmente Kate ed io ce l’abbiamo fatta. Credo che adesso potrà stare bene in tutti i sensi e, anche se il trauma di due anni fa non scomparirà mai, potremo finalmente cominciare una vera vita tutti e tre insieme. Allan, lei ed io, senza altre preoccupazioni.

Un’idea mi passa per la testa proprio mentre sto per cominciare a scrivere, ma poi suona il campanello. Sospiro, un po’ infastidito, e abbandono il mio ufficio per scendere al piano di sotto. Quando sono ancora a metà percorso, il campanello suona di nuovo in modo piuttosto insistente e io sospiro, sperando che chiunque ci sia dall’altro lato della porta non svegli Allan.

Quando la apro mi ritrovo davanti Esposito, con il dito sul campanello, intento a suonare di nuovo. Aggrotto la fronte, senza capire cosa ci faccia qui.

‘Esposito?’

‘Posso parlarti un momento?’ chiede, con tono preoccupato.

Mi fisso sul suo volto, sembra teso e preoccupato.

‘Dov’è Kate? È…?’ sento un nodo cominciare a formarsi nel mio stomaco.

‘Lei sta bene.’ mi tranquillizza ‘Posso entrare? Non… non tarderà molto dal tornare dal lavoro e…’

‘Non sa che sei qui?’ chiedo, spostandomi per lasciarlo passare.

Entra in salotto e lo seguo, si gira verso di me e mi risposte con un cenno negativo. Allora capisco che si tratta di qualcosa d’importante, qualcosa di cui dovrei preoccuparmi.

‘Che c’è?’ gli chiedo, serio.

Lui si siede sul divano e io lo imito.

‘Quel figlio di puttana…’

‘Chi?’ chiedo, senza capire.

‘Josh.’

Nel momento esatto in cui sento il suo nome, il sangue comincia a ribollirmi nelle vene. Stringo i denti, cercando di controllare la rabbia, e aspetto che Espo mi spieghi cosa sta succedendo.

‘Uscirà di prigione.’

Mi alzo impulsivamente dal divano, stringendo i pugni fino a farmi male.

‘Non può essere.’ dico furioso. Esposito mi guarda serio, quasi indignato e furioso quanto me. ‘Come…?’ sbuffo prima di continuare a parlare, incapace di comprendere il tutto. ‘Com’è possibile che esca? Ha distrutto Kate, lui…’

‘Lo so.’ dice, sospirando. ‘Ma non ci sono prove di quello che ha fatto.’

‘Cosa intendi dire con non ci sono prove?’

‘Quando Kate… Quando è successo, Kate avrebbe dovuto denunciarlo’ spiega ‘Le avrebbero fatto delle analisi mediche in modo da avere delle prove dell’aggressione.’

‘Cazzo, lei era troppo spaventata’ grido ‘É vero che avrebbe dovuto denunciarlo, ma non è che non l’abbia detto a nessuno.’

‘Già, ma il punto è che non esistono prove di quello che ha fatto. Quando è andato in prigione l’hanno accusato per presunta aggressione sessuale. Quattro anni di condanna con una riduzione per buona condotta, così c’è rimasto per poco più di due anni.’

Sbuffo di nuovo, passandomi le mani tra i capelli, senza sapere cosa fare, e sentendo un’enorme voglia di colpire qualcuno.

‘Cazzo, Espo, tu… sai il male che ha fatto a Kate’ dico avvicinandomi a lui ’Non possiamo lasciare che esca e basta. Deve pagare per quello che ha fatto.’

‘Per questo sono venuto.’ dice ’Ti giuro che se lo vedo gli torcerò il collo con le mie stesse mani.’ assicura con rabbia.

Stringo di nuovo i denti e i pugni con forza, ma se mai dovessi incontrare di nuovo questa persona sarei capace di colpirlo fino alla morte, senza che me ne importi niente.

‘L’unica cosa che possiamo fare è farlo confessare.’ dice improvvisamente ’Tendergli una trappola, imbrogliarlo e fargli confessare ciò che ha fatto.’

’Non c’è un altro modo per farlo?’ chiedo, perché il solo pensiero di avvicinarmi a Josh mi fa vomitare, e questo vorrebbe dire anche avvicinare la mia famiglia a lui. Non posso permettere che questo accada.

’Si potrebbe ricorrere alla sentenza, ma ci vorrebbero mesi e nel frattempo lui sarebbe a piede libero. E non credo che otterremo qualcosa senza avere delle prove.’

‘E i test psicologici di Kate non servono? Non possono dimostrare quello che ha passato?’ 

‘Le hanno già fatto un test psicologico per accusarlo di presunta aggressione.’ dice, sottolineando la parolapresunta”. ‘Quello di cui abbiamo bisogno sono delle prove fisiche, o in questo caso una confessione.’

Mi siedo di nuovo sul divano, con la testa tra le mani, ma capisco che Esposito ha ragione. L’unico modo per farla pagare a Josh è affrontarlo e strappargli una confessione.

‘Lei non lo sa?’ chiedo, anche se so già la risposta, visto che in caso contrario Kate sarebbe già qui o mi avrebbe chiamato per raccontarmelo.

Lui nega e si siede accanto a me.

‘Allora non diciamoglielo. Non possiamo farle provare di nuovo tutto questo. Non ora che…’ rimango in silenzio per alcuni secondi ‘Ora che avevamo cominciato ad essere felici.’

Proprio mentre Esposito sta per dire qualcosa, il rumore della serratura ci fa zittire improvvisamente, girandoci verso l’entrata, per vedere Kate che ci fissa entrambi, sicuramente confusa di vedere il suo collega qui.

‘Ciao.’ dice, avvicinandosi a noi.

‘Ciao.’ la saluto, fingendo un sorriso. Devo calmarmi se non voglio che sappia il motivo per cui Esposito si trova in casa nostra.

Espo si alza, dicendo che deve andare e lei comincia a fargli delle domande, non capendo perché si trovi qui. Mi invento velocemente una scusa.

‘Vuole la mia Ferrari.’ dico, in tono infastidito. Espo mi regge il gioco e le dice che vuole fare una sorpresa a Lanie per il suo compleanno.

In fondo, non credo che Kate si sia bevuta del tutto la nostra scusa, ma per ora decide di crederci, ed Espo esce di casa vincente con la mia Ferrari. Saluta Kate e lo accompagno alla porta.

’Ti chiamo dopo e ne parliamo.’ gli sussurro per non farmi sentire da Kate.

‘Certo, bro.’ mi dice, dandomi una leggera pacca sulla spalla.

Chiudo la porta e torno in salotto. Kate mi guarda con la fronte corrucciata. Sta cercando di capire cosa stavamo confabulando io ed Esposito, così mi obbligo a calmarmi e l’unico modo che conosco per farlo è lei.

Annullo la distanza tra di noi e poso le mani sul suo bacino, attraendola verso di me. Le accarezzo il mento, sollevandole la testa verso di me e la bacio, dimenticandomi di tutto il resto per qualche secondo.

’Tutto bene?’ mi chiede, dopo esserci separati di qualche centimetro.

‘Mhm.’ la guardo affettuosamente e le sposto dei ciuffi di capelli dal viso, posizionandoglieli dietro l’orecchio.

’Sicuro che Espo è venuto solo per chiederti la Ferrari? Nient’altro?’ chiede con un tono un po’ preoccupato.

‘Certo che è venuto per questo. Perché me lo chiedi?’ dico, apparentemente tranquillo, mentre dentro mi sento malissimo per doverle mentire.

’Non lo so… avevi un atteggiamento strano.’

‘No. Lui… voleva solo la macchina, davvero.’

‘Va bene.’ dice annuendo. Questo mi fa sentire anche peggio, perché sta riponendo tutta la sua fiducia in me, ma so di non poterle dire la verità. Questo significa tornare indietro a tutto ciò che ci eravamo finalmente lasciati alle spalle. 

Quando le dico che Allan si è addormentato mentre guardava il Re Leone, la vedo sorridere teneramente, poi comincio a baciarla e a parlarle maliziosamente. Finiamo per baciarci appassionatamente e pochi secondi dopo ci dirigiamo verso le scale, con l’unico intento di raggiungere il letto. Ma proprio quando siamo in cima alle scale, il pianto di Allan ci interrompe.


Entro in camera e mi sdraio sul letto. Fisso il soffitto con preoccupazione, pensando a quello che mi ha detto Esposito. Ma la mia preoccupazione si riduce in gran sorriso quando vedo spuntare Kate dalla porta della camera da letto con Allan in braccio. È aggrappato al collo di Kate, ma girato verso di me, mentre tiene in mano una tartaruga di peluche. 

Quando mi vede, mi sorride facendo cadere il ciuccio, ma per fortuna Kate lo afferra al volo.

’Tieni amore.’ dice, dandogli di nuovo il ciuccio. Allan lo prende e se lo rimette in bocca.

‘Cosa ci fa questo campione qui?’ chiedo quando Kate si avvicina al letto sdraiandosi e poggiando Allan tra noi due.

‘Non vuole dormire.’ dice ridendo.

‘Allan non vuole dormire?’ chiedo in tono dolce, rivolgendomi a lui che nega con un cenno della testa, sempre senza mollare il ciuccio.

‘Vieni qui a dormire con noi?’

’No, no dolmire’  dice, dopo essersi tolto il ciuccio.

’Non vuoi dormire? Preferisci parlare così a bassa voce?’ gli chiede Kate, sussurrando.

Lui annuisce, guardando Kate con un piccolo sorriso e alla fine si sdraia in mezzo a noi, spostando tutta la sua attenzione sulla tartaruga di peluche.

Kate e io rimaniamo in silenzio. La guardo proprio mentre sta per sbadigliare.

‘Sei stanca’ le dico. ‘Dormi, rimango io sveglio finché non si addormenta.’

‘No. Voglio stare sveglia ancora un po’ a godermi questo momento’ dice, posando un braccio su Allan e allungandolo fino a prendermi la mano.

La accarezzo e la avvicino alle mie labbra, dandole un piccolo bacio. Mentirei se dicessi di non amare questi piccoli momenti in cui siamo tutti e tre insieme. Ma il pensiero di questo momento viene immediatamente oscurato dal pensiero di Josh a piede libero.

‘Perché non andiamo qualche giorno negli Hamptons? dico improvvisamente. Forse è la cosa migliore mantenere Kate e Allan lontani dal quel bastardo, almeno finché Esposito e io non avremo le prove necessarie. Magari potrei tornare in città per un giorno, con qualche scusa…

’Negli Hamptons? Così all’improvviso?’ chiede, quasi ridendo.

‘Perché no?’

‘Perché è quasi inverno’ dice lei, come se fosse evidente ‘Non è il periodo per andare in spiaggia, e poi perché vuoi andarci ora?’

‘Voglio solo passare qualche giorno di vacanza tutti e tre insieme.’ dico, evitando la domanda.

‘Al distretto non mi daranno mai dei giorni di ferie adesso. Sono appena tornata dal congedo per la gamba e basta già il fatto che non faccio più tante ore come prima.’

Mi accarezza il mento con la mano, avendo visto sicuramente un filo di delusione sul mio viso.

‘Ci andremo in un altro momento, te lo prometto.’ mi sussurra.

Io annuisco semplicemente e rimaniamo di nuovo in silenzio, mentre Allan molla il suo peluche per afferrarsi le gambe e toccarsi i piedini.

Mi limito ad osservare lui e Kate, ma improvvisamente i suoi occhi cominciano ad inumidirsi.

‘Ehi, che succede?’ chiedo confuso ’Ti ha infastidito la proposta degli Hamptons?’

Lei nega con un sorriso e con un suono che potrebbe sembrare ad una risata, il che mi rende ancora più confuso.

‘Allora? Che succede? Perché piangi?’ mi sollevo un po’ per accarezzarle la guancia.

’Sono già quattro mesi che stiamo insieme.’ dice, muovendo la testa in modo da appoggiarsi sulla mia mano, cercando la mia carezza.

‘E questo è… brutto?’ chiedo, timoroso, senza capire il motivo per cui sta piangendo.

’No. È…’

’Non piangere.’ le chiedo sussurrando.

‘È che sono felice Rick’ dice sorridendo, mentre una lacrima le percorre la guancia, colpendo il naso. Gliel’asciugo con il pollice ‘Quando è nato Allan credevo di non aver bisogno di nient’altro per essere felice, ma non era vero, mancavi tu. E quando sei tornato…’

‘Non me l’hai reso facile all’inizio.’ dico scherzando.

‘No.’ dice ridendo. ‘Perché non volevo fidarmi di nessuno, ma poi mi hai dimostrato che potevo fidarmi di te. E da quando ci sei tu sono felice, Rick.’

Le sue parole mi commuovono e, nonostante mi senta colpevole per non averle detto tutto quello che sta succedendo con Josh, so che è la cosa giusta, so che è mio compito proteggerla, sia lei che Allan.

‘Anch’io sono felice con te.’ le dico mentre intreccio di nuovo le nostre mani.

Allan allunga le braccia fino ad afferrare le nostre mani con le sue e ci osservo lì, tutti e tre, insieme e felici e so di non aver bisogno di nient’altro finché sarò con loro.

’Sposami Kate.’ dico improvvisamente.

‘Che hai detto?’ chiede lei inarcando le sopracciglia e sollevandosi leggermente per non sciogliere le nostre mani.

’Ho detto sposami.’ le ripeto.

‘E me lo chiedi così? All’improvviso?’ in questo momento sembra più divertita.

‘Ci ho pensato solo adesso.’

‘Sei completamente pazzo.’ dice, sdraiandosi di nuovo.

‘Questo è un sì?’

’Ti dirò di sì quando me lo chiederai sul serio.’

‘E così non è sul serio?’ le chiedo ridendo.

’Sai a cosa mi riferisco, una vera proposta.’

‘In ogni caso, io te l’ho già chiesto e tu mi hai già dato la risposta.’

Lei rotea gli occhi e accarezza la mia mano e quella di Allan con il pollice.

‘Troverò l’occasione giusta e te lo chiederò come vuoi tu. Una proposta piena di fiori, musica, in un luogo pubblico…’ dico cercando di sembrare serio, quando invece so che tutto questo non le piacerebbe.

Lei si solleva un po’ e mi colpisce sulla spalla, facendo ridere Allan, che tiene il ciuccio con i denti per non farlo cadere e muovendo le gambe per darmi un piccolo calcio.

Non posso fare a meno di ridere mentre Kate nasconde la sua testa tra il braccio e il corpo di Allan, anche lei ridendo.

’Sai? Hai appena fatto svanire tutto il fascino della proposta.’ dice, quando rialza la testa.

‘Dammi un po’ di tempo e vedrai come ti sorprendo.’ le dico, prendendo nota mentale di pensare a qualcosa di originale.

Lei sorride, mordendosi il labbro, e rimaniamo di nuovo in silenzio. Allan si agita tra di noi, sciogliendo il legame delle nostre mani per abbracciare Kate, poggiando la maggior parte del suo corpo su di lei, con la testa sullo stomaco. Sorrido per il tenero gesto di nostro figlio nei confronti di Kate e mi avvicino di più a loro, abbracciandoli entrambi.

Kate e io ci scambiamo un’occhiata affettuosa e m’inclino su di lei, sfiorando le sue labbra con le mie in un lento movimento. Poi anche lei si muove per rimanere più abbracciata a me.

’Sei scomoda?’ le chiedo, indicando Allan con un cenno, pensando che sia troppo pesante per mettersi sulla sua pancia.

‘No, mi piace sentirlo così.’ confessa lei, con un’adorabile sorriso, mentre gli accarezza i piccoli ciuffi di capelli, facendolo rilassare fino ad addormentarsi.

Anch’io l’osservo con dolcezza e sposto la mano dalla sua, la quale si è insinuata sotto il maglioncino di Kate per posarla sul suo ventre. In questo momento non posso fare a meno di pensare che sarebbe davvero tutto molto più bello se fosse incinta. Sorrido al pensiero di Allan che accarezza il vetro gonfio di Kate.

’Ti immagini Allan con un fratello?’ le chiedo.

‘Credo che sarebbe un ottimo fratello maggiore.’ dice, voltando poi la testa verso di me. ’Ti piacerebbe… che Allan avesse un fratello o una sorella?’ chiede a voce bassa, come se temesse la mia risposta.

’Mi piacerebbe moltissimo avere un altro figlio con te, Kate.’ le dico con sicurezza.

‘Anche a me piacerebbe.’ dice ora con un sorriso rilassato.

‘E credi di poter essere…?’ le chiedo, spostando la mano sotto la maglietta, posizionandola sopra quella di Allan. ‘Perché ieri ci siamo dimenticati di usare una protezione e… forse potresti già esserlo.’

’Sì, forse…’ dice lei con un gran sorriso.

’Sarebbe una bellissima notizia.’

‘Mmm.’ dice lei, muovendo la testa, annuendo, e mordendosi poi il labbro. Capisco subito che c'è qualcos’altro a preoccuparla.

‘Ma…?’

Lei mi guarda, emettendo un piccolo sospiro.

‘Ma, se fossi davvero incinta, nessuno dei nostri figli sarebbe cercato.’ sorrido quando sento le parole “nostri figli”. ‘Cosa gli diremo quando saranno grandi, che siamo stati degli irresponsabili?’

‘Gli diremo la verità, che sono stati entrambi una grande sorpresa e la cosa migliore nelle nostre vite.’ le dico, sentendo il calore del suo ventre e la mano di Allan sotto la mia. ‘E non penseranno che siamo stati degli irresponsabili perché non è vero. Beh, nel secondo caso forse sì, ma…’ lei sorride, roteando gli occhi. ‘Eravamo occupati ad amarci l’un l’altro.’

‘E cosa penserà Allan?’ chiede di nuovo con preoccupazione. ’Non sapevi che esistesse fino ai suoi sedici mesi. Mi odierà per questo.’

‘Kate.’ dico io, inclinandomi per parlarle con franchezza e sicurezza. ‘Allan non ti odierà mai. Ha un legame speciale con te, ti ama e continuerà a farlo perché tu ami lui e hai sempre voluto il meglio per lui.’

’Ti sei perso più del suo primo anno di vita.’ dice, come se mi stesse chiedendo scusa per questo.

’Sappiamo entrambi quali erano le circostanze e i motivi per cui è andata così. E sono sicuro che Allan lo capirà e non ci odierà, a nessuno dei due.’

‘Dovremo dirgli tutto, deve capire…’

‘Lo farà. E poi io ho un dono con le parole. Lo capirà.’ dico scherzando, cercando di sdrammatizzare un po’.

Lei ride e io sorrido, soddisfatto per esserci riuscito.

‘Vorrei sapere se sei davvero incinta.’ le dico, affondando il viso nel suo collo e posando le labbra sulla sua pelle. Lei solleva le spalle mentre si morde il labbro. ‘Anche se due ci interromperebbero molto di più…’

’Non riesci a smettere di pensarci.’ ride lei.

‘Per stanotte passa, ma questo campione…’ dico, accarezzando la testolina di Allan, addormentato sulla pancia di Kate. ‘Farò in modo che domani sia molto stanco al momento di andare a dormire, così potremo avere il nostro tempo da soli.’

‘Potrei dire che sei un cattivo padre, ma…’

‘Ma… anche tu vuoi del tempo solo per noi.’

‘Esatto’ dice sorridendo ‘e… che sei il miglior padre che potrei desiderare per i miei figli.’ dice ora, diventando seria.

M’inclino semplicemente su di lei e la bacio sulle labbra.

’Ti amo.’ sussurro prima di tornare a baciarla.
















Angolo:
Sfiderei chiunque a non innamorarsi di questi due. Ho gli occhi a cuoricino *-*
Non mi soffermerò molto perchè sto letteralmente dormendo in piedi, ma volevo ringraziarvi per continuare a leggere e per le recensioni che avete lasciato, siete davvero fantastici.
Vi lascio, come sempre, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Ci vediamo presto! :D

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Una melodia mi entra in testa, finché non mi rendo conto che è la suoneria del cellulare. Qualcuno mi sta chiamando. Sollevo la testa dal cuscino e vedo che Kate e Allan stanno ancora dormendo. Nostro figlio è ancora appoggiato sul ventre di Kate. Allungo la mano per prendere il telefono sul comodino e rispondo alla chiamata, prima che uno dei due si svegli.

‘Chi è?’ dico, addormentato, senza aver nemmeno controllato il numero.

‘Ehi, sono io, puoi parlare?’

‘Aspetta.’

Mi alzo velocemente dal letto per uscire dalla stanza il prima possibile, senza svegliarli. Kate si muove leggermente, ma poi continua a dormire.

‘Ok.’ dico una volta entrato in bagno. ‘È successo qualcosa? Qualche novità?’

Chiudo la porta a chiave, appoggiandomi poi sul lavandino.

‘Ho questo contatto.’ comincia a dirmi Esposito dall’altro lato della linea. ‘Gli ho detto di avvisarmi in caso di novità e mi ha detto che lo rilasceranno oggi, anziché domani.’

Mi porto una mano alla testa, passandomela tra i capelli in un gesto di nervosismo.

‘Ma… per qualche ragione in particolare?’ chiedo, dopo un sospiro.

‘No. Sembra che il mio contatto non avesse chiari i fatti quando mi ha detto tutto, colpa nostra.’ dice in tono di scuse.

‘Ve bene, ma… allora lo faremo, no? Gli tenderemo una trappola.’

‘Certo, il piano è ancora in atto. Quando uscirà proverò a localizzarlo.’

‘Volevo portare Kate negli Hamptons o in un luogo sicuro, ma…’

‘Sei sicuro di non volerglielo dire?’

‘Io…’ sento dei rumori provenire dalla camera da letto che richiamano la mia attenzione. Sembra che Allan e Kate si siano svegliati. ‘Espo devo lasciarti.’ dico rapidamente, sussurrando.

‘Va bene, per qualsiasi cosa ti chiamo.’

La maniglia si abbassa, ma poi sento Kate bussare alla porta. Poso immediatamente il telefono e mi dirigo verso la porta.

‘Rick, puoi aprire?’ chiede con urgenza dall’altro lato.

Mi sbrigo ad aprirla per far entrare Kate, che tiene Allan nudo tra le braccia. Si avvicina al water e lo poggia sul bordo, mentre io osservo la situazione un po’ confuso.

‘Ha detto che doveva fare pipì.’ dice, guardandomi con un sorriso. ’Gli stavo cambiando il pannolino quando l’ha detto, così…’

‘Ha chiesto di andare in bagno per la prima volta?’ chiedo sorpreso, avvicinandomi a loro.

Kate annuisce, ancora sorridendo, mentre guarda Allan, il quale fa ondeggiare le gambe e poggia le braccia sulle cosce.

’Non proprio così… prima diceva solo di dover fare pipì e basta.’ dice Kate, che sembra un po’ delusa nel vedere Allan semplicemente seduto lì, senza fare niente.

‘Devi fare pipì Allan?’ gli chiedo in tono dolce.

Lui muove la testolina su e giù, annuendo.

‘Pipì.’ dice dopo, allungando la manina verso di me per toccarmi il viso.

Kate e io ci guardiamo corrucciando le labbra, senza sapere se deve davvero farla o no, ma proprio in quel momento il suono della pipì che colpisce l’acqua ci fa sorridere ampiamente, felici per il nuovo traguardo raggiunto da nostro figlio.

‘Pipì’ dice Allan, con tono di evidenza che ci fa ridere.

‘Batti il cinque, campione.’ gli dico, allungando una mano. Allan stende una mano e la batte piano contro la mia. ‘Ahii che forte.’ dico divertito, provocandogli una forte risata.

‘Allan è un bimbo grande.’ dice Kate, riempiendolo di baci sulla guancia.

Lui comincia a muovere i piedini e si afferra al collo di Kate, felice di ricevere tante attenzioni.

Alcuni secondi dopo torniamo tutti e tre insieme in camera da letto e Kate lascia Allan sul letto, che comincia a gattonare subito verso il cuscino, dove si trova la sua tartaruga di peluche. Kate si siede accanto a lui. Vado in camera di Allan e prendo un pannolino pulito, tornando poi in camera da letto. Mi siedo vicino a nostro figlio e lui si sdraia sul letto, capendo che devo cambiargli il pannolino. Kate sorride e gli accarezza i capelli con tenerezza.

‘Perché ti eri chiuso a chiave in bagno?’ chiede improvvisamente, lasciandomi un po’ confuso, senza sapere cosa dire. ’Non chiudi mai chiave.’ dice, sollevando la testa per guardarmi.

’Sì, non lo so, è stato… Non so perché l’ho chiusa, in realtà.’ dico, sollevando le spalle, non dandogli molta importanza.

‘Credevo stessi parlando al telefono.’ dice, un po’ delusa.

’No… No.’ dico, dovendo immediatamente spostare lo sguardo da lei, perché sento che se continuo a guardarla negli occhi potrebbe scoprire tutto.

S’inclina su Allan, poggiando le labbra sulla sua fronte, dandogli un dolce bacio, e poi si alza, uscendo dalla stanza. Guardo la porta confuso, con l’orribile sensazione che le cose non stanno andando bene, senza sapere esattamente se si sia arrabbiata o meno.

‘Papà, taltaluga.’ Allan cattura di nuovo la mia attenzione, mostrandomi la sua piccola tartaruga di peluche.

‘Che bella tartaruga, ti piace molto?’ gli chiedo, provando a concentrarmi su di lui.

’Ti.’ dice, annuendo con la testa mentre si porta il peluche alla bocca, cominciando a mordicchiarlo.

Finisco di abbottonargli il pigiama e lo prendo in braccio, alzandomi con lui e togliendogli il pupazzo dalla bocca.

‘Andiamo a fare colazione, sembra che qualcuno qui abbia fame.’


Quando scendiamo al piano di sotto, Kate sta già finendo di preparare la colazione. Metto Allan sul suo seggiolino e gli avvicino alcuni pancake che Kate ha preparato. Ne prende uno tra le mani, lo porta alla bocca e comincia a divorarlo. Sorrido passandogli una mano tra i capelli, spettinandoli. Mi giro verso Kate, che si trova di spalle a me a servirsi una tazza di caffè. Aspetto che finisca, per non farle rovesciare il caffè, e mi avvicino collocandomi dietro di lei e inclinando la testa per baciarle il collo. Ma lei si allontana, evitando il mio bacio.

‘Stai bene?’ le chiedo confuso. L’idea di prima sul fatto di essersi arrabbiata adesso comincia a prendere forma.

‘Mmm.’ annuisce, senza guardarmi, sedendosi a tavola vicino al seggiolino di Allan.

Mi servo un po’ di caffè nella mia tazza e mi siedo di fronte a lei. Uno scomodo silenzio regna nella stanza, rotto solo dai borbottii di Allan.

‘Kate…’

‘Rick, che cosa mi stai nascondendo?’ chiede sollevando la testa. Vedo un filo di tristezza riflesso nei suoi occhi, il che mi provoca una fitta di dolore. ’Mi ero accorta che tu ed Espo eravate strani quando sono tornata ieri, anche se ho deciso di credere alla scusa della Ferrari. Stavi parlando con lui in bagno?’

Avverto il suo sguardo su di me e ciò mi rende incapace di negare su quello che mi sta chiedendo. Non posso continuare a mentirle, così mi limito solo ad annuire con la testa, guardandola con colpevolezza.

Lei scuote la testa, guardando poi Allan, e sospira.

’Non vuoi dirmi cosa stavate tramando?’ mi chiede ora in un tono arrabbiato.   

‘Kate…’ provo a parlare, ma lei me lo impedisce.

‘Perché posso capire che voi abbiate dei segreti, come amici, proprio come io li ho con Lanie. Ma so che non è questo. So che c’è qualcos’altro dietro tutto questo.’

Sospiro, grattandomi il mento con una mano. Penso a come spiegarle tutto, ma è difficile trovare il modo.

’Dio Rick, pensavo stessimo bene.’ dice lei, alzandosi rapidamente da tavola e uscendo dalla cucina.

‘Kate, aspetta!’ la chiamo, senza ricevere risposta.

Mi alzo e lascio la mia tazza di caffè, piena, sopra la mensola della cucina, perché mi è passata la voglia di fare colazione. Raccolgo tutto mentre aspetto che Allan finisca di mangiare, per poter andare a parlare con Kate.

Quando finalmente finisce, quasi dieci minuti dopo, lo metto a terra e lascio che corra libero per il salotto. Gli vado dietro, trovando Kate sul divano che controlla alcuni documenti, sicuramente quelli del caso. Allan si siede a terra vicino ai suoi giocattoli e comincia a giocare. Mi avvicino a Kate e mi siedo accanto a lei, anche se mi ignora.

‘Kate, mi dispiace.’ le sussurro.

Lei continua ad ignorarmi, così le tolgo dalle mani i fascicoli del caso, poggiandoli sul tavolino del salotto per farmi guardare. I suoi occhi sono umidi ed esprimono delusione più che rabbia.

Mi guarda senza dire niente, aspettando che sia io a parlare.

’Sì, stavo parlando con Esposito e ieri, quando è venuto a casa, non è venuto per chiedermi la Ferrari.’ lei storce semplicemente il labbro, così continuo ‘É venuto perché doveva dirmi una cosa… Ascolta, non…’ comincio a dubitare se dirglielo o no ‘Va tutto bene, noi… tu… staremo bene, d’accordo?’ dico.

‘Rick, che sta succedendo?’ il suo tono di voce cambia da arrabbiato a preoccupato.

‘Esposito è venuto per dirmi che… Josh’ quando pronuncio il nome il suo viso cambia completamente. S’irrigidisce e deglutisce con forza, immagino a causa del nodo formatosi nella sua gola. Stringo le sue mani sempre più forte, prima di continuare. ‘Verrà rilasciato. Oggi.’

Lei lascia le mie mani e tenta di parlare, ma non ci riesce, così chiude di nuovo la bocca. Vedo che è molto confusa e che i suoi occhi cominciano a riempirsi di lacrime.

’So che avrei dovuto dirtelo’ dico ‘ma non voglio che tu soffra. Cercavo solo di proteggerti. Perdonami, ti prego.’

‘Come…?’ chiude di nuovo la bocca, incapace di proferire parola ‘Come può uscire così, all’improvviso?’ mi chiede, facendomi capire che non le importa niente che io gliel’abbia nascosto. Le racconto quello che mi ha detto Esposito, la mancanza di prove su cosa ha fatto quel bastardo.

Lei immerge il viso tra le mani e il suo respiro accelera sempre di più. Mi avvicino a lei il più possibile e comincio ad accarezzarle una spalla, tentando di calmarla.

Guardo Allan, che posa i suoi giocattoli sul tavolino del salotto per guardare me e Kate, come se sapesse cosa sta succedendo.

’Sistemeremo tutto.’ la rassicuro. ‘Pagherà per quello che ha fatto.’

‘Come?’ solleva la testa, lasciandomi vedere i suoi occhi umidi e il viso bagnato dalle lacrime. Mi distrugge vederla così. ‘Se non ci sono prove… Non potremo averne delle nuove ora.’

‘Possiamo farlo confessare.’

’No.’ dice lei, cominciando a scuotere la testa. ’No!’

‘Tu non devi avvicinarti a lui, lo faremo io ed Espo.’

La vedo respirare con difficoltà e guardarmi con il terrore riflesso negli occhi.

‘Rick, credevo che fosse tutto finito.’ dice singhiozzando, buttando fuori tutta la paura repressa. ‘Stavamo così bene e ora…’

Appoggia i gomiti sulle cosce e immerge di nuovo il viso tra le mani, piangendo sempre più forte. La abbraccio da dietro la schiena e le sussurro all’orecchio per tranquillizzarla, ma non sembra funzionare.

Poi Allan si avvicina a noi. Non posso fare a meno di accennare un sorriso quando lo vedo prendere una scatola di fazzoletti dal tavolino. Di solito Kate li usa quando nostro figlio piange, ma adesso è lui a darli a lei.

‘Kate, guarda Allan’ le sussurro, in modo da farle alzare la testa e guardare nostro figlio.

‘Mamma.’ dice Allan, in appena un filo di voce, avendo capito che Kate è triste. Solleva la mano verso Kate, posando la scatola di fazzoletti sulle sue gambe.

Kate lo prende e lo poggia sulle sue ginocchia, dandogli un sonoro bacio sulla fronte.

Poi però mi passa Allan tra le braccia, perché non vuole che stia con lei in quello stato, così nostro figlio comincia ad emettere dei piccoli singhiozzi che si trasformano in un leggero pianto. Un pianto che esprime tristezza e che non è la prima volta che sfodera quando Kate è in queste condizioni. Lo stringo contro il mio petto e decido che è meglio chiamare Alexis o mia padre per venire a prenderlo, finché Kate non si sarà calmata.

Chiamo mia madre, ma quando sente l’urgenza nel mio tono di voce mi dice Alexis si trova vicino casa nostra, così decido di chiamarla, anche se non vorrei proprio che vedesse questa situazione.

Kate sta ancora piangendo, ma il pianto assomiglia più ad una crisi nervosa.

Alcuni minuti dopo sentiamo il campanello suonare, così mi alzo per andare ad aprire con Allan in braccio, che ha smesso di piangere e ha cominciato a strofinarsi gli occhi ancora umidi di lacrime.

‘Papà.’ dice Alexis preoccupata ‘Che succede?’

‘Puoi… salire su con Allan e stare con lui per un po’?’ le chiedo. L’idea che oggi Josh esca di prigione e possa incontrare, anche solo per caso, i miei figli mi terrorizza.

’Sì, certo.’ dice lei prendendo Allan in braccio, che si aggrappa immediatamente al collo di sua sorella. ‘Ma… cos’è successo? È per Kate?’

Inclina la testa di lato, guardando verso il salotto dove si trova Kate. Poi mi guarda con preoccupazione.

’Saremo di sopra.’ dice, dirigendosi verso le scale senza fare altre domande.

Ringrazio mia figlia per la comprensione, anche se so che più tardi verranno altre domande.

Torno in salotto insieme a Kate, che sembra molto più tranquilla. Mi ci siedo accanto e lei poggia i piedi sul divano, avvicinandosi a me e abbracciandomi. La circondo forte con le braccia, cercando di farla sentire protetta.

‘Ieri sera ti avevo proposto di andare negli Hamptons.’ le sussurro, accarezzandole il braccio. ‘Se vuoi, possiamo ancora andarci.’

Lei sembra pensarci un attimo, ma poi scuote la testa in segno negativo.

‘No. Non posso fuggire, non voglio nascondermi da lui.’ afferma con un filo di rabbia nella voce, ma con ancora tanta paura. Ammiro di nuovo la sua forza di affrontare una situazione come questa.

’Staremo bene.’ le dico, baciandole la testa. ‘Lui pagherà per quello che ha fatto e noi staremo di nuovo bene, non lascerò che ci faccia del male.’

Lei mi abbraccia ancora più forte e sospira sul mio petto.

‘Avresti dovuto dirmelo ieri.’ dice improvvisamente.

’Non volevo farti stare male, non quando stavamo così bene.’

‘In ogni caso, non avresti dovuto nascondermelo.’

‘Mi dispiace.’

‘Dopo ieri notte… Rick, possiamo fidarci l’uno dell’altro, non voglio che tu mi nasconda niente, mai più.’

’Te lo prometto.’ dico seriamente, intrecciando la sua mano con la mia.

’Non importa se credi che la verità possa farmi del male. Preferisco saperla.’

Annuisco e le sussurro un “mi dispiace”. Giriamo entrambi la testa quando sentiamo la voce di nostro figlio.

’Scusate.’ dice Alexis in appena un sussurro. ‘Ma vi ha chiamato per tutto il tempo e…’

Allan allunga le braccia verso di noi e Kate fa lo stesso verso di lui, in modo che Alexis si avvicini.

’Non fa niente.’ dice Kate, prendendo nostro figlio in braccio, entrambi molto più calmi e rilassati.

Alexis mi guarda con timidezza e preoccupazione, per poi spostare lo sguardo su Kate.

’Stai bene?’ le chiede, non volendo farla sentire a disagio.

Prima di rispondere Kate prende una lunga boccata d’aria e curva leggermente le labbra in un sorriso.

’Sì, grazie Alexis.’

‘Papà non mi ha detto cosa succede, ma…’

‘Alexis’ la interrompo. Non sono arrabbiato, le chiedo solo di stare attenta perché non so come la prenderebbe Kate.

Lei mi guarda, mordendosi il labbro per poi annuire.

’Scusa.’ dice a Kate. ‘Beh, immagino che dovrei andarmene. Quindi…’

‘Puoi restare. E… puoi chiedermi qualsiasi cosa tu voglia sapere.’

Guardo Kate, completamente confuso da quello che appena detto, e poi guardo Alexis, per vedere la mia stessa confusione riflessa sul suo volto.

‘Davvero? Non voglio disturbare.’

‘Lo psicologo mi ha detto che mi farebbe bene parlarne.’ dice Kate, guardando me, che annuisco guardando Alexis e facendole segno di sedersi accanto a noi.

Per un momento ricordo che fino al giorno prima Kate sembrava essersi rimessa del tutto e che forse adesso è davvero pronta a parlare dell’argomento. Alexis potrebbe aiutare, anche non raccontandole tutti i dettagli.

Il pensiero di Josh in libertà s’insinua nella mia mente, ma sono ancora più sicuro che non gli permetterò di fare del male alla mia famiglia.















Angolo:
Aggiornamento super-mega-veloce perchè sono sommersa dai libri fin sopra ai capelli xD
Nei prossimi capitoli vedremo i nostri due protagonisti far fronte a tutta la situazione, ma questo vuol dire anche che mancano pochi capitoli alla fine. Va bè, non pensiamoci per adesso.
Vi ringrazio moltissimo per continuare a leggere e recensire.
Eccovi, come sempre, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa  
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! :D

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Alexis si siede accanto a Kate, mentre lei tiene Allan seduto sulle ginocchia.

‘Cosa sai?’ le chiede Kate conoscendo la perspicacia di Alexis.

‘È successo qualcosa.’ dice, guardando me e Kate ‘Due anni fa, prima che papà andasse in Europa. Qualsiasi cosa sia successa è stata qualcosa di grave per non averlo detto a papà e… è una cosa che vi ha fatto del male.’ dice, mordendosi il labbro. ‘A entrambi.’

Kate annuisce e abbassa la testa, storcendo poi il labbro, pensando da dove cominciare. I suoi gesti, le sue pause… voglio solo sapere se si sente sicura a parlarne con qualcun altro. Sembra essere molto calma e questo mi tranquillizza.

‘Innanzi tutto, tuo padre è dovuto partire per un tour promozionale del suo libro.’ Alexis annuisce, cercando di ricordare ‘È stato via una settimana e io…’ fa una piccola pausa e io le afferro una mano, intrecciando le sue dita con le mie. ‘Io andai a trovare… Josh, te lo ricordi?’

’Sì, il dottore.’ annuisce mia figlia, lasciando trasparire una nota di fastidio. Josh non l’è mai stato simpatico, nonostante l’abbia incontrato solo un paio di volte. Forse perché è stata contagiata dal mio comportamento o forse perché non gli è mai sembrata una brava persona.

’Sì.’ dice Kate, facendo un’altra piccola pausa. ‘Lui ed io non ci eravamo lasciati molto bene, così ha insistito per parlarmi. E io… andai a casa sua.’

Un’espressione preoccupata comincia a farsi strada sul volto di Alexis, mentre sulle sue labbra si forma una piccola ‘’o’’, come se tutti i pezzi del puzzle cominciassero a incastrarsi tra di loro.

’Non gli è piaciuto sentire che stavo con tuo padre e che non saremo mai più tornati insieme.’

Allan si gira verso Kate e lei lo aiuta a sedersi sulle sue gambe, aggrappandosi al suo collo. Lo abbraccia e comincia a giocherellare con i suoi capelli. Stringo la mano di Kate tra le mie, prima di continuare.

‘Quando stavo per andarmene lui… non me l’ha permesso.’ dice, spostando lo sguardo da Alexis per dirigerlo di fronte a se ‘Lui mi…’ si ferma per prendere aria e deglutire. ‘mi ha violentata.’

Alexis emette un forte sospiro di sorpresa e guarda me. Vedo i suoi occhi un po’ umidi mentre mi chiede con lo sguardo di dirle che non è vero. L’unica cosa che posso fare è annuire in silenzio e accarezzare il braccio di Kate, orgoglioso del nuovo passo avanti che è riuscita a fare.

Alexis poggia le mani sulla gamba di Kate, avvicinando un po’ più a lei, e Kate posa di nuovo lo sguardo su mia figlia.

‘Dio mio, io… mi dispiace.’ sussurra Alexis.

’Tuo padre mi ha aiutata molto.’ dice Kate, posando i suoi occhi luminosi sui miei. Le ricambio un piccolo sorriso.

‘Mamma.’ dice Allan, tirando la collana di Kate.

’Sì amore, anche tu hai aiutato molto la mamma, vero?’ gli chiede in tono dolce, poggiando le labbra sulla fronte di nostro figlio.

Ti, molto.’ annuisce lui, guardando poi Alexis che non può fare a meno di sorridere.

’Ne sono sicura.’ dice accarezzando i capelli di suo fratello.

‘Mamma gialdino.’ dice Allan, indicando con il dito la portafinestra che da accesso al giardino.

‘Lo porto io.’ dice Alexis. Kate le sorride e mette Allan a terra, che prende la mano di sua sorella per andare insieme in giardino.

‘Grazie.’ le sussurro quando rimaniamo soli.

Lei mi guarda e corruccia la fronte, non capendo perché l’abbia ringraziata, così mi spiego.

‘Per esserti fidata di Alexis tanto da raccontarglielo. Significa molto per me.’

Lei si gira interamente sul divano e si appoggia contro di me. Riesco a sentire il calore del suo corpo. Porta le mani dietro la mia nuca, toccando la pelle con le dita, e mi guarda negli occhi.

‘Grazie a te per aver lasciato che glielo raccontassi io.’ accarezzo la sua guancia, focalizzandomi sui suoi bellissimi occhi. ‘Lei è della famiglia.’ dice, obbligandomi ad amarla ancora di più, se fosse possibile.

Inclino la testa fino ad avvicinarla totalmente alla sua. Respiro il suo odore quando le sue labbra sfiorano le mie e per poi catturarle con la bocca, approfondendo il bacio.

‘Come ti senti?’ le chiedo dopo alcuni secondi.

‘Bene.’ assicura lei. ‘Credo sia stata una buona cosa parlarne.’

‘Sei stata molto brava.’

‘Rick, non lascerò che mi rovini la vita di nuovo. Non mi lascerò consumare dalla paura.’ dice quasi in un sussurro. ‘Non ora.’

‘Non lo farà.’ la rassicuro, circondandola con le braccia per farla sentire al sicuro.

Si stringe di più a me e appoggia la testa sul mio petto. Rimaniamo fermi così per alcuni minuti.

‘Credi che Alexis vorrà rimanere oggi?’ mi chiede improvvisamente, sollevando la testa per guardarmi.

‘Rimanere…?’

‘A dormire.’

’Sì, certo. Credo che le piacerebbe.’ dico confuso e sorpreso allo stresso tempo. ‘Credi che… beh, lui potrebbe…?’ il mio cuore accelera al pensiero di Josh vicino a mia figlia.

’No. Non lo so.’ dice lei preoccupata. ‘Ma mi sentirei più sicura se rimanesse qui con noi.’

’Si, anch’io…’ dico, guardando verso le porte del giardino, dalle quali riesco a vedere Alexis che gioca con Allan. ‘Vado a dirglielo.’

Lei annuisce e si alza dal divano per dirigersi in cucina. Esco in giardino e i miei due figli sollevano lo sguardo verso di me. Sorrido al vedere due paia di occhi azzurri che mi guardano. Allan si alza velocemente e mi porge una piccola scatolina con dentro alcune pietre.

Vieni’ mi dice facendo apri e chiudi con la manina e tornando verso dove stava giocando con sua sorella. ‘Sciediti’ dice inginocchiandosi e dando dei piccoli colpi a terra.

‘Vuoi che mi sieda qui?’ gli chiedo inginocchiandomi accanto a lui.

Ti.’ dice, facendo un piccolo salto e mostrandomi il suo sorriso.

Rimane a guardarmi finché non mi siedo dove mi ha indicato e, quando lo faccio, mi prende dalle mani quella piccola scatolina piena di pietre per sedersi accanto a me e cominciare a giocare.

Poso lo sguardo su Alexis, che ci osserva con un sorriso.

‘Come stai?’ le chiedo. La conosco troppo bene da sapere che sta ancora cercando di assimilare tutto quello che le ha raccontato Kate.

‘Papà…’ dice per poi zittirsi. Io aspetto finché non trova le parole. ’Sapevo che era successo qualcosa di brutto, ma questo… Non riesco nemmeno ad immaginare quanto sia stato difficile per lei.’

’Sì, è stato difficile e continua ad esserlo, ma Kate ha una forza e un coraggio che…’

‘Per questo credeva di essere incinta di Josh?’ chiede, più in tono affermativo. ‘E tu hai pensato che lei…’ scuote la testa senza riuscire a continuare.

‘Lo so.’ dico cercando di non ricordare di nuovo tutto. ‘C’è un’altra cosa che devi sapere.’ lei mi guarda attentamente, dandomi tutta la sua attenzione. ‘Quel… maledetto, è stato rilasciato.’ continuo prima che lei possa dire qualcosa. ‘Dicono che non ci sono prove a sufficienza, ma sistemeremo tutto.’

‘E lei sta bene?’ chiede con un’espressione sorpresa.

Non posso fare a meno di ridere di fronte allo stupore di Alexis per quanto riguarda la forza di Kate, anche se sorprende anche me.

‘Come ho detto… Kate è forte.’

’Sì…’

Rimaniamo in silenzio per un po’, osservando Allan giocare con le pietre.

‘Ascolta, Kate e io saremmo più tranquilli se tu rimanessi a dormire qui.’

‘Certo.’ dice lei, quasi senza pensarci. ‘Dopo quello che mi hai detto non so dove potrei essere più al sicuro.’

Le sorrido e mi avvicino un po’ per abbracciarlo.


Sposto le lenzuola del nostro letto mentre Kate entra in camera nostra, chiudendo la porta dietro di se.

’Grazie per aver prestato un pigiama ad Alexis.’ le dico, girando dalla parte opposta del letto per raggiungerla.

‘Non ringraziarmi.’ dice lei, prendendo la mia mano. ‘È il minimo che possa fare. E poi, questa è anche casa sua.’

Mi limito a sorridere. So che Alexis ha il diritto di sentirsi a casa sua, ma sono comunque molto grato a Kate. Lei la fa sentire davvero parte di questa famiglia.

Non so nemmeno se mi sarebbe mai passato per la mente di chiederle di dormire qui, se non fosse stato per lei. E questo, in parte, mi fa sentire in colpa.

‘Che succede?’ mi chiede Kate, tirandomi la mano per raggiungerla a letto. Avrò sicuramente fatto un’espressione che l’ha fatta preoccupare.

‘Credo di non star facendo bene le cose con Alexis.’ dico sedendomi sul letto, accanto a Kate.

‘Che cosa dici?’ chiede lei, non sapendo di cosa io stia parlando.

‘Quando sono andato in Europa…’ mi schiarisco la voce prima di continuare ‘Lei è rimasta qui. È venuta con me in estate, ma sono stato quasi sei mesi senza vederla. E ora sento che la sto allontanando di nuovo. So che è un’adulta, che ha la sua vita, ma…’

‘Rick, no…’ mi sussurra lei, poggiando la mano sul mio mento. ‘Non ti permetterò di incolparti per questo. Sei un ottimo padre.’

Mi prende la testa e me la gira, obbligandomi a guardarla negli occhi.

‘Sei un ottimo padre.’ mi ripete.

Non posso fare a meno di sollevare le labbra in un sorriso, grato ancora una volta per la sua comprensione. Lei mi sorride e si avvicina di più a me, poggiando le labbra sulle mie per baciarmi delicatamente. Passo la mano sulla sua nuca quando sta per allontanarsi, non volendo separarmi dalle sue labbra, ed entrambi continuiamo a baciarci.

Quando si allontana, riesco a vedere nei suoi occhi uno speciale luccichio di desiderio. Sorride di nuovo, emettendo un piccolo gemito, e si posiziona tra le mie gambe per poi sedersi su di me. Senza darmi il tempo di reagire o dire qualcosa, comincia a baciarmi di nuovo.

Scelgo di godermi il momento portando le mani sui suoi fianchi. Ci baciamo appassionatamente per alcuni minuti, finché lei non comincia ad approfondire i baci infilando le dita tra i miei capelli e provocandomi infinite sensazioni. Improvvisamente, sento il mio membro cominciare a crescere sotto il tessuto dei boxer e Kate deve averlo notato, perché smette subito di baciarmi.

Sposto le mani dai suoi fianchi collocandole sulle sue spalle per poterla spingere qualche centimetro indietro, solo per poterla vedere in viso. Forse dovremmo andare un po’ più piano di così. Aver fatto un passo avanti l’altra notte non significa che adesso bisogna andare così veloce.

Ma quando mi concentro sull’espressione sul suo volto, l’unica cosa che sono capace di vedere è desiderio. I suoi occhi sono diventati più scuri, nonostante il luccichio che vi domina. Mi guarda dritto negli occhi per poi spostare lo sguardo sulle mie labbra. Nessuno dei due dice niente, i nostri respiri sono più che sufficienti.

Improvvisamente sento le sue mani sul mio petto, mentre cercano di togliermi la maglietta del pigiama. La aiuto ed entrambi finiamo per tirarla ai piedi del letto. Passa le mani sul mio petto, accarezzandomi. Non posso fare a meno di portare le mie mani sul bacino e toglierle la maglietta, per scoprire che non indossa il reggiseno.

Mentre lei mi accarezza il petto, io le accarezzo le spalle, la clavicola… per poi portare di nuovo la mano sul suo bacino ed accarezzarle il ventre.

Cominciamo a baciarci con necessità, accarezzandoci a vicenda, finché lei non si alza e comincia a disfarsi dei pantaloni. Deglutisco con forza, ancora scosso dai suoi baci e dalle sue carezze, ma mi alzo anch’io e mi disfo rapidamente dei boxer.

Non posso fare a meno di gettare uno sguardo alla porta della stanza per assicurarmi che sia chiusa. C’è anche Alexis in casa, oltre ad Allan, e sarebbe troppo imbarazzante per me se entrasse e…

‘Stanno dormendo.’ mi sussurra Kate, posizionandosi di nuovo sopra di me e afferrandomi il mento, prima di tornare a baciarmi con necessità.

‘Come… lo… sai?’ chiedo, tra un bacio e l’altro.

‘Dormivano quando sono passata a controllarli.’

Mi obbligo a convincermi che stanno davvero dormendo per concentrarmi sulla donna che ho sopra di me. Le accarezzo i fianchi, portando una mano all’altezza della sua spalla per farla sdraiare, ma lei non me lo permette. Vuole essere lei a tenere le redini, e questo mi eccita ancora di più.

Si posiziona di nuovo sopra di me. Non posso fare a meno di emettere un gemito quando la mia erezione sfiora il suo basso ventre e lei comincia a muoversi sempre di più, aumentando la frizione tra i nostri corpi.

‘Kate… protezione?’ chiedo, prima di rilasciare un sospiro di piacere quando sento la sua mano sul mio membro.

Lei avvicina il suo viso al mio, i nostri respiri si scontrano, del tutto accelerati.

‘No… niente protezione.’ sussurra con difficoltà, prima di intrappolare il mio labbro inferiore tra i suoi denti per poi tirarlo.

Bene. Niente protezione, provo a pensare. È un bene visto che è ancora valido ciò di cui abbiamo parlato l’altro giorno, essere genitori di nuovo.

Chiudo gli occhi ed emetto un forte gemito quando Kate conduce il mio membro dentro di lei, cominciando a muoversi piano.

Quando li riapro, noto che mi sta guardando con un grande desiderio riflesso sul volto. Ci sorridiamo e, nel frattempo, colloco le mani di nuovo sui suoi fianchi, aiutandola a stabilire un ritmo. Lei si aggrappa alle mie spalle e appoggia la fronte contro la mia, respirando affannosamente per trattenere dei piccoli gridolini, dato che non siamo soli in casa.

La ammiro mentre si muove sopra di me. Non credo che esista un’immagine più sexy di questa. I capelli di Kate le ricadono sulla parte destra del corpo, nascondendole una parte del viso, ma a nessuno dei due sembra importare al momento. La sua spalla sinistra è completamente scoperta e mi permette di vedere il suo collo. Non posso fare a meno di posare le labbra in quel punto e premere con forza, per poi leccare la sua pelle.

Comincia a muoversi sempre più velocemente, aumentando terribilmente il desiderio di entrambi di raggiungere l’apice del piacere. E ciò non tarda a succedere.

Sento la sua mano coprirmi la bocca per evitare che il mio ultimo gemito suoni più alto che mai dentro la stanza. Lascio scappare un lungo sospiro e mi sdraio sul materasso, sentendo di nuovo l’aria circolare nei polmoni.

Kate si sdraia accanto a me, ridendo e sicuramente più in forze di me, e comincia ad accarezzarmi il petto mentre intreccia le sue gambe con le mie.


Apro gli occhi di colpo, cercando di affinare l’udito. L’unica cosa che sento è il silenzio della notte, oltre a quell’adorabile rumore che fa Kate quando dorme. Ma io rimango comunque sull’attenti, con il battito accelerato, proprio come il ritmo del mio respiro.

Forse è stato solo un sogno a svegliarmi. O forse no. Potrebbe essere stato un rumore… Forse c’è qualcuno in casa. Al momento mi pento di aver sempre detto no alla richiesta di Alexis di prendere un cane, perché nessun altro meglio di lui potrebbe avvertire qualcosa di strano durante la notte.

Sposto il braccio di Kate che mi circonda, attento a non svegliarla, e mi alzo dal letto mettendomi i boxer e la maglietta del pigiama.

Mi chiedo per qualche secondo se prendere la pistola di Kate, ma non credo sia molto sicuro. Poi è anche chiusa nella cassaforte dentro l’armadio, e ciò mi ruberebbe più tempo. Alla fine decido di prendere la prima cosa che trovo, una delle mie scarpe. Mi sento un po’ ridicolo una volta uscito dalla camera da letto con la scarpa in mano, ma è comunque un’arma con la quale posso difendermi.

Cammino silenziosamente lungo il corridoio, cercando di individuare un minimo rumore, ma senza sentire nulla di strano. Entro prima in camera di Allan, che dorme tranquillamente.

Esco dalla stanza e mi dirigo verso la camera degli ospiti, dove dorme Alexis. Ma quando entro trovo il letto vuoto. Il mio cuore accelera all’istante ed esco correndo dalla stanza. Controllo in bagno e nel mio studio, ma sono entrambi deserti.

All’improvviso, sento un rumore provenire dal piano di sotto e mi precipito sulle scale con ancora la scarpa in mano. Cerco di essere veloce ma, allo stesso tempo, silenzioso.

Proprio quando sto per girare l’angolo diretto in cucina, mi scontro con qualcuno che comincia ad urlare. Anch’io grido finché non mi rendo conto che si tratta di Alexis.

‘Papà!’ mi dice, con la mano sul petto e un’espressione spaventata. ‘Che…?’

’Stai bene?’ le chiedo spaventato.

‘Dopo lo spavento che mi hai fatto prendere?’ dice lei, un po’ arrabbiata.

‘Cosa fai sveglia a quest’ora?’

’Sono scesa a bere un bicchiere d’acqua. Cosa fai tu sveglio a quest’ora?’

‘Io… ho sentito un rumore.’

‘E pensavi di difenderti con quella?’ dice incrociando le braccia e guardando la mia scarpa con scetticismo.

‘Che sta succedendo?’ la voce di Kate ci fa voltare verso le scale.

‘Io torno a dormire.’ dice Alexis, scuotendo la testa e salendo le scale.

Torno anch’io al piano di sopra, dove Kate m’interroga con lo sguardo.

‘È che… ho sentito un rumore e ho creduto che….’ sospiro e mi porto una mano alla fronte. ‘Non importa, era solo Alexis che era scesa a bere dell’acqua. Torniamo a letto.’

‘Non verrà qui, Rick.’

La guardo, sapendo esattamente di chi sta parlando. Sa benissimo che questo piccolo incidente è dovuto alla mia preoccupazione che Josh si avvicini alla mia famiglia.

‘Abbiamo un sistema di allarme, ed è attivo. Non può entrare senza che ce ne accorgiamo.’ dice avvicinandosi a me.

‘È solo che… non posso fare a meno di preoccuparmi.’ le dico, accarezzandole il braccio.

‘Domani parleremo con Espo e pianificheremo come sbarazzarci di lui una volta per tutte.’

Torniamo a letto e la abbraccio forte, ma penso che abbia ragione. Dobbiamo sbarazzarcene prima che ci faccia diventare matti.















Angolo:
Direi che se non hanno concepito l'altra volta, adesso non c'è proprio scampo!
Grazie mille a tutti per continuare a leggere e recensire, siete fantastici. Vi lascio, come sempre, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! :D

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Quando arriviamo al piano di sopra, metto Allan a terra mentre io continuo a sistemare il vassoio della squisita colazione che ho preparato per Kate. Mio figlio rimane fermo lì a guardarmi, aspettando il mio seguente passo per seguirmi.

‘Andiamo a svegliare la mamma.’ gli dico, incitandolo a camminare davanti a me.

‘Mamma.’ dice lui in tono allegro, prima di correre goffamente verso la porta della camera da letto.

Lo osservo con un sorriso, perché mi fa tenerezza vederlo correre con il pannolino che gli ingrossa il sederino e con quelle calzette che gli ho messo per stare in casa. È tenero e adorabile. Forse sto diventando un po’ troppo sdolcinato, ma non m’importa.

Allan si ferma di nuovo quando arriva davanti alla porta della camera da letto, così lo incito ad entrare. Tenendo il vassoio con entrambe le mani, spingo la porta con uno dei piedi per aprirla e lascio che mio figlio entri per primo. Ma purtroppo, per mia sorpresa, quando entra vi si mette davanti e spinge la porta.

‘Allan non farlo.’ gli dico, indovinando le sue intenzioni.

Lui mi guarda per qualche secondo prima di decidersi e chiudere la porta, sbattendomela contro il naso e lasciandomi fuori.

Tao papà.’ lo sento dire da dentro.

’No! Ma… che…?’

Apro gli occhi e sospiro, scuotendo la testa. Sono sempre più convinto che a mio figlio piaccia stuzzicarmi quando ne ha l’opportunità. Le mie labbra s’incurvano lievemente in un sorriso perché alla fine non posso biasimarlo, mi assomiglia troppo.

Tengo il vassoio come posso e con una mano apro la porta. Allan sta cercando di salire sul letto. Quando mi sente entrare, si gira verso di me per poi tornare al suo obiettivo. Alla fine riesce a salire aggrappandosi alle lenzuola per poi gattonare vicino a Kate, dove si siede.

‘Non farlo mai più.’ gli dico dopo aver appoggiato il vassoio sul letto. Lui mi guarda e mi sorride, emettendo un adorabile suono. ‘No, non ridere. Chiudere fuori papà? Sul serio? Non va bene.’

‘Mamma.’ dice lui, indicando Kate, che continua a dormire estranea a qualsiasi rumore.

’Si, prova a persuadermi adesso.’ gli dico, sedendomi accanto a lui e inclinandomi leggermente per svegliare Kate.

Comincio a darle dei piccoli baci sul braccio e quando Allan mi vede comincia ad imitarmi, praticamente lanciandosi sulla sua faccia.

‘Mmm.’ Kate si muove, aprendo leggermente gli occhi per poi richiuderli. Sia Allan che io continuiamo a baciarla, facendola sorridere e stiracchiare.

‘Buongiorno.’ le dico, inclinandomi di più su di lei e dandole un bacio sulle labbra.

‘Buongiorno.’ risponde lei con un sorriso, abbracciando poi Allan e lasciandolo sedere tra le sue gambe. ‘Cos’è?’ chiede guardando il vassoio della colazione.

’Ti ho preparato la colazione.’ le dico, avvicinandole il vassoio. ‘Beh, abbiamo.’ mi correggo. ‘Allan ha voluto aiutarmi con questo biscotto.’

Kate guarda con tenerezza il biscotto vicino al bicchiere di succo e posa un bacio sulla testa di Allan.

‘Voi avete già fatto colazione?’ chiede guardando indecisa il contenuto del vassoio, prima di prendere il caffè.

’Sì, questo cucciolo si è svegliato presto.’ dico indicando Allan, che ha preso il biscotto dal vassoio e ha cominciato a morderlo. ‘E Alexis è andata all’università.’

Kate allontana la tazza di ceramica dalle sue labbra per poter parlare, ma io l’anticipo.

‘L’ha accompagnata Ryan.’ le spiego, tranquillizzandola. Rilascia un piccolo sospiro di sollievo e si porta di nuovo la tazza alle labbra. ‘Non volevo lasciare te e Allan da soli, così gli ho mandato un messaggio e lui mi ha detto che non era un problema.’

‘Che ore sono?’ chiede Kate, corrucciando la fronte.

‘Le dieci.’ dico semplicemente, sdraiandomi sul letto e prendendo un pugno di cereali dal vassoio. Anche se ho già fatto colazione, mi è venuta fame solo a guardarli.

‘Perché mi hai lasciato dormire fino a tardi?’

La osservo corrucciare le labbra, leggermente arrabbiata.

‘Non è tardi. E poi avevi bisogno di riposare.’

‘Avevo bisogno di riposare?’

’Sì, ieri notte… abbiamo bruciato molte calorie.’ dico in tono divertito, mentre porto un cereale in bocca.

Lei rotea gli occhi e lascia la tazza sul vassoio, prendendo un pezzo di frutta.

’Sai che non possiamo più posticiparlo.’ dice guardandomi. ‘Dobbiamo parlare con Espo, vedere cosa sa e stabilire un piano.’

‘Lo so.’ dico perché, in effetti, non possiamo più ritardare il momento.

‘Credo sia meglio lasciare questo piccolino con mio padre.’ dice lei, tenendo Allan tra le braccia e dandogli un sonoro bacio sulla guancia.

’Sicura che a lui non importa?’

‘Mi ha detto di non avere impegni. In realtà, era un modo velato per dirmi di portargli suo nipote per un po’.’ dice, facendo un’espressione che mi fa ridere. ‘Non lo vede da quasi una settimana. Se la passeranno bene.’

‘Va bene.’ dico alzandomi dal letto. ‘Vado a vestirlo mentre tu fai la doccia.’

Kate da un altro bacio nostro figlio, prima che io lo prenda in braccio, e poi mi afferra per la maglietta, facendomi voltare e inclinare verso di lei per darmi un lungo bacio sulle labbra, che mi permette di assaporare l’aroma di caffè.


Senza distogliere l’attenzione dalla strada, osservo dallo specchio retrovisore Kate cantare delle canzoni per bambini con Allan, mentre lo portiamo da Jim.

Da quando ha saputo che Josh è stato rilasciato mi ha preoccupato molto la sua reazione. Nonostante il piccolo attacco d’ansia iniziale, sembra stia reagendo normalmente. Ma adesso so che usa questa situazione come via di scampo. Stare con Allan la aiuta a dimenticarsi di tutto il resto. Per questo, oggi, ha deciso di stare dietro con Allan, per evadere da quello che verrà dopo, quando andremo al distretto e dovremo concentrarci su Josh.


Quando arriviamo al distretto superiamo le porte dell’ascensore, ritrovando l’abituale caos del dodicesimo. Detective che corrono da un lato, altri che accompagnano alla cella qualche detenuto… Sorrido e aspiro l’odore di quel luogo. Dopo tanti anni non riesco ancora a definirlo, ma sembra essere un misto tra umanità, caffè (la mia famosa macchina è ancora al suo posto), e quell’odore familiare che senti quando apri un libro nuovo. Non so da dove venga, ma questo è l’odore del distretto. E nel suo insieme, lo adoro.

‘Cosa fai?’ il suono della voce di Kate mi risveglia dal mio piccolo ricordo e noto che è del tutto confusa.

’Stavo ricordando.’ dico, avvicinandomi a lei con le mani nelle tasche.

Camminiamo insieme fino ad arrivare alla sua scrivania. Mi sorprendo al vedere che la mia sedia è ancora lì. Tocco lo schienale, contemplandola, e poi mi siedo.

‘È ancora qui…’

‘È sempre stata qui.’ dice lei, sedendosi sulla sua sedia.

Questo mi fa sorridere. Sapere che dopo tutto quello che è successo hanno tenuto la sedia lì come buon ricordo. Giro la testa a destra, guardando la lavagna, piena di nomi e foto di una vittima e vari sospettati.

‘Bei tempi.’ commento con nostalgia.

‘Dai, Castle.’ dice lei, sottolinenando il mio nome, visto che ultimamente mi chiama Rick ‘potrai ancora venire, ogni tanto.’

’Non è la stessa cosa.’

Fa un piccolo gesto, sollevando le spalle come per darmi ragione, e si alza spostando lo sguardo su un punto impreciso dietro di me. Mi giro e vedo Esposito raggiungere la sua scrivania, così mi alzo anch’io e accompagno Kate.

Espo stringe Kate dalle braccia, abbracciandola con affetto. Poi mi stringe la mano, dandomi una pacca sulla spalla. Successivamente, ci suggerisce di andare a parlare in una delle sale vuote. Ci dirigiamo lì e Ryan quasi mi sbatte la porta in faccia quando sto per chiuderla.

‘Ryan.’ dico sorpreso, più di vederlo lì che per il colpo che stava per darmi.

‘Hey Castle, come va?’ mi saluta amichevolmente, dandomi delle leggere pacche sulla spalla, per poi sedersi al tavolo insieme a Kate ed Esposito.

Guardo Espo con le labbra corrucciate per fargli segnali, perché pensavo che Ryan, fedele seguace della legge, non sarebbe stato disposto ad aiutarci con Josh, nonostante non si sia tirato indietro ad accompagnare Alexis all’università.

‘Che succede?’ dice l’irlandese, guardando il suo collega e poi me. ‘Voglio aiutare anch’io.’

Gli sorrido, ringraziandolo, e mi siedo insieme a loro, rimanendo di fronte a Kate.

‘In realtà…’ dice Espo in tono scherzoso ‘Gates è a conoscenza del nostro piano, per questo il signorino’ indica Ryan con un dito ‘è qui.’

‘Avrei aiutato in ogni caso.’ dice Ryan.

‘Come mai Gates lo sa?’

‘Le cose sono cambiate molto da quando te ne sei andato, ci sono nuove regole. Ci controllano molto di più dai piani alti. Non potremmo fare quello che stiamo facendo senza il sostegno del capitano.’

‘Quando finite con i pettegolezzi possiamo cominciare?’ dice Kate, roteando gli occhi, dall’altro lato del tavolo.

Esposito ed io ci guardiamo, sospirando divertiti, mentre Ryan ride.

L’atmosfera non tarda a freddarsi in pochi secondi.

‘Ho messo una pattuglia a sorvegliarlo.’ dice Espo improvvisamente. Io guardo Kate, che guarda Esposito seriamente, in un gesto di concentrazione.

‘Dov’è?’ chiede in tono freddo prima di deglutire, sicuramente per sciogliere il nodo che le si è formato in gola.

Anche se sta cercando di controllare la situazione e i nervi, è un argomento che continua a toccarla. Lo sarà sempre, penso.

’So che sta rimanendo a casa di suo fratello, nel Bronx. Ma è un appartamento piccolo, di una sola stanza, e il fratello vive con la moglie. Quindi, crediamo che sia solo una cosa temporanea. Pensiamo che stia già cercando un posto suo dove vivere.’

‘Va bene.’ dice Kate, muovendo la testa in un piccolo gesto affermativo.

‘In quel momento lo incastreremo? Quando troverà un altro posto?’ chiedo io, in tono serio, perché non so se questo mi tranquillizza o mi fa arrabbiare ancora di più.

‘Crediamo sia la cosa migliore.’  spiega Ryan. ‘Adesso che è da suo fratello, passa la maggior parte del tempo con lui e sua moglie. Una volta fuori, sarà da solo.’

‘Già…’

‘E qual è il piano?’ chiede Kate.

‘Avevamo pensato di incontrarlo, o meglio, che sia Castle ad incontrarlo’ spiega Espo ‘e fingere che sia una pura casualità. Così proverà ad estorcergli informazioni e a fargli confessare tutto.’

‘Per me va bene.’ dico io. Pensare ad un incontro faccia a faccia con quel bastardo… mi ribolle il sangue.

‘Non funzionerà.’ dice Kate all’improvviso e tutti la guardiamo, confusi. ‘Credete che abboccherà all’incontro casuale con Rick, che comincerà a chiedergli di tutto quello che è successo?’

Ci penso per qualche secondo. Forse ha ragione, forse quel tizio non è così stupido da cadere nella nostra trappola e da confessare quello che ha fatto. Almeno non tanto alla leggera. C’è bisogno di qualcosa che lo motivi, qualcosa che gli faccia confessare tutto, come il detonatore di una bomba. Ma cosa potrebbe riuscirci?’

‘Cosa proponi?’ le domanda Espo, diretto e sicuro, risvegliandomi dai miei pensieri, e quando guardo di nuovo Kate vedo che ha una proposta, che ha pensato a un piano.

Ma quando punta i suoi occhi color smeraldo nei miei so che la sua proposta non mi piacerà.

‘Lo farò io.’ dice, senza distogliere lo sguardo da me.

Sento tutti i muscoli del mio corpo irrigidirsi improvvisamente. Vorrei muovermi, gridare, o fare entrambe le cose, ma non posso farlo in questo momento. Posso solo trattenere il respiro mentre continuo a guardare Kate, sperando di aver sentito male.

’Se voi mi coprirete le spalle sarò al sicuro e… sono certa di poter ottenere quella confessione.’

’Sai che puoi contare su di noi.’ dice immediatamente Ryan.

Kate guarda Espo, cercando anche il suo appoggio, e lui annuisce, dopo aver rilasciato un lungo sospiro, perché neanche lui è molto d’accordo nel lasciare fare tutto questo a Kate. Ma lui sa di non poter fare niente per impedirglielo.

’Non ti permetterò di farlo.’ dico quando sono di nuovo capace di parlare.

‘Rick…’

‘No.’ dico io, forse un po’ troppo duramente. ‘Non vedi quant’è pericoloso?’

‘È l’unico modo per far sì che il piano vada a buon fine, far sì che paghi per quello che ha fatto e…’

‘E far sì che lo rifaccia? Hai pensato a questa possibilità?’

‘Rick non… Questo non…’

’Non lo sai.’ le dico, alzando la voce.

Improvvisamente, mi rendo conto che ci siamo alzati dalle nostre sedie e ci stiamo parlando faccia a faccia. Ryan ed Esposito ci guardano nello scomodo silenzio che si è formato nella stanza.

‘È una follia…’ dico passandomi una mano tra i capelli e sbuffando prima di uscire dalla sala.

‘Cazzo, Rick, aspetta.’ sento dire a Kate, ma io chiudo la porta e mi allontano senza darle la possibilità di parlare.















Angolo:
Sono le 6:14 di un sabato mattina e io sto qui ad aggiornare... sono consapevole di avere problemi seri.
È sorto un piccolo problemino tra i nostri due protagonisti, ma era ovvio che Rick non sarebbe mai stato d'accordo. Vedremo come lo risolveranno.
Vi rangrazio tutti per continuare a leggere e per commentare. Eccovi il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Spingo il pulsante della macchina del caffè e la metto in funzione. L’odore di caffè non tarda ad arrivare alle mie narici, e ciò mi fa rilassare. Qualcuno entra nella stanza e chiude la porta, rimanendo soli. È Kate. Non mi volto ma so che è lei, non solo per il profumo di ciliegie che ha sempre, ma anche perché riesco ad avvertire la sua presenza.

Non dice niente. La sento avvicinarsi fino a fermarsi dietro di me, vicinissima alla mia schiena, tanto da sentire il suo respiro sulla mia spalla. Il caffè è già pronto, ma non ci faccio caso.

La sento passarmi una mano lungo il braccio fino ad accarezzarmi la mano. Il semplice contatto della sua pelle mi tranquillizza. Vorrei girarmi, abbracciarla e baciarla, ma devo ricordare a me stesso cosa lei pretende fare e quanto pericoloso sia.

‘Rick…’ la sua voce mi arriva con un leggero sussurro che mi fa stringere il cuore. Avvicina la sua mano al mio mento e, in quel momento, non posso fare a meno di girarmi, rimanendo faccia a faccia. ’Non lo farei se non fosse sicuro.’

’Non sai se è sicuro. Lui non è sicuro.’

’Tu, Espo e Ryan sarete a pochi metri ad ascoltare tutto. Mi fido di voi, siete la sicurezza di cui ho bisogno.’

Sposto lo sguardo dai suoi occhi smeraldi, emettendo un piccolo sospiro.

‘Voglio farlo.’ dice improvvisamente ‘Ma non lo farò se non sei d’accordo.’

‘Perché credi di doverlo fare? Kate, possiamo trovare un altro modo…’

‘Ho bisogno di farlo.’ mi dice, il suo sguardo è supplicante. ’Non avrei mai pensato di affrontarlo, non avrei mai pensato di rivederlo, ma adesso… credo di averne bisogno per poter chiudere questa parte della mia vita, per poter stare in pace con quello che è successo.’

Mi allontano da lei di qualche centimetro, scuotendo la testa e passandomi una mano tra i capelli mentre cerco di pensare. È una pazzia, un’autentica pazzia. Ma forse ha ragione, e se davvero se la sente io non posso negarglielo.

‘Kate sai che mi fido di te’ le dico, avvicinandomi di nuovo a lei e prendendole le mani tra le mie ‘ma devo chiedertelo. Credi davvero di riuscire ad affrontarlo?’

Mi guarda dritto negli occhi prima di annuire con convinzione.

‘Devo guardarlo negli occhi…’ dice, mentre i suoi occhi cominciano ad inumidirsi. ‘Devo guardarlo negli occhi e dimostrargli che non ho paura, che non sono io quella che dovrebbe averne. Tu mi hai dimostrato questo Rick.’ sento le sue calde mani afferrare le mie mentre pronuncia le ultime parole. ‘Non ha alcun potere su di me. La faremo finita una volta per tutte e continueremo con le nostre vite proprio come abbiamo fatto fino ad ora, e ingrandiremo la famiglia.’

Non posso fare a meno di sorridere al sentire le ultime parole con convinzione ed emozione, anche se le trema leggermente la voce.

Annuisco e, dopo un piccolo sospiro, la avvicino a me per abbracciarla. Lei appoggia la testa sul mio petto, immagino perché si sente rilassata e confortata tra le mie braccia.

‘Andrà tutto bene.’

Dopo un lungo minuto abbracciati, torniamo nella sala dove ci aspettano Esposito e Ryan. Quando entriamo, ci guardano con un’espressione di circostanza.

Gli faccio un piccolo cenno affermativo, anche per dirgli che tra me e Kate va tutto bene e che alla fine seguiremo con il suo piano 

Manteniamo una lunga conversazione, stabilendo alcuni punti che dovremo mettere in atto una volta saputo dove andrà a vivere Josh e, alla fine, io e Kate lasciamo il distretto.

Quando usciamo dall’edificio lei chiude gli occhi e respira profondamente.

‘Andiamo a prendere Allan.’ le dico passandole una mano sulla parte bassa della schiena.

Lei appoggia la testa sulla mia spalla per qualche secondo e poi cominciamo a camminare.

’Sì, andiamo.’


Quando Jim apre la porta del suo appartamento e appare Allan con un biscotto al cioccolato in mano e tutta la maglietta piena di macchie, cerco di trattenere le risate mentre Kate apre la bocca, guardando nostro figlio e suo padre.

‘Papà ma che… perché lasci che si macchi in questo modo?’ dice entrando in casa e inginocchiandosi vicino ad Allan, che gli mostra felicemente il biscotto al cioccolato sciolto che tiene in mano.

’Non fa niente, è solo un bambino, deve macchiarsi.’ dice Jim, facendo un gesto con la mano per lasciar cadere l’argomento mentre si sposta dalla porta e m’invita ad entrare.

‘Deve imparare a mangiare bene, non a…’ indica Allan mentre cerca di trovare le parole adeguate. ‘Dio mio, ha pure i capelli macchiati!’

‘Ma si è divertito con il nonno, vero?’ dice Jim in tono infantile, inclinandosi per rivolgersi ad Allan.

Tii.’ dice lui sorridendo e mostrando i suoi piccoli dentini macchiati di cioccolato.

Non posso fare a meno di scoppiare a ridere per tutta la situazione e per quanto è adorabile Allan, anche se macchiato di cioccolato.

’No, non va bene.’ dice Kate, mentre cerca anche lei di non ridere. ’Tuo nonno ti condiziona troppo.’

‘È il mio unico nipote, non puoi biasimarmi.’ dice lui, sollevando entrambe le mani.


Quasi un’ora dopo, Allan si trova dentro la vasca da bagno a piagnucolare perché Kate gli sta insaponando i capelli.

‘Puoi aiutarmi? Distrailo o fa qualcos’altro, così posso lavarlo per bene.’

‘Certo.’ mi siedo a terra, rimboccandomi le maniche del golfino per non bagnarle, e prendo un pesciolino di gomma che galleggia nell’acqua. ‘Guarda Allan, vuoi giocare con il pesciolino? Guarda come nuota.’

Quando sollevo il pesciolino in aria lui alza la testa, facendo dei piccoli movimenti e facilitando così Kate nel lavargli i capelli senza che il sapone gli vada negli occhi.

‘Dammiii’ dice allungando le mani verso il pesce.

‘Aspetta un secondo, mamma deve lavarti i capelli.’

’No, dammii.’ si lamenta lui, allungando di nuovo le mani verso il giocattolo.

‘Non saresti nella vasca se non ti fossi macchiato di cioccolato anche nelle orecchie.’ dice Kate.

Ti, cioccollato.’ dice Allan, lasciando perdere il pesce per cominciare a schizzare l’acqua.

‘Guarda il lato positivo’ le dico ‘se ci sbrighiamo, Allan non sarà più il bambino viziato da tuo padre.’ dico, facendole l’occhiolino e ricordando le parole di Jim su Allan come suo unico nipote.

Lei scuote la testa, sorridendo.

‘In realtà, mi piace il rapporto che hanno, ma non dirlo a mio padre.’ dice lei, ricambiando l’occhiolino.

’No!’ grido improvvisamente.

‘Troppo tardi.’ ride Kate, quando Allan mi lancia un piccolo cubetto di plastica pieno d’acqua.

Allan ripete il gesto, stavolta con Kate, che chiude gli occhi al sentire l’acqua sul viso.

‘Questo è perché hai riso di me.’ le dico io, ridendo.

In quel momento cominciamo una battaglia con l’acqua, schizzandoci l’un l’altro tra le risate. Credo che, nonostante Allan sia dentro la vasca, Kate ed io finiamo per bagnarci più di lui.


Dopo cena, finisco di sistemare la cucina e salgo al piano di sopra. Mi avvicino piano alla porta, socchiusa, della camera di Allan.

Osservo Kate, sdraiata insieme ad Allan sul suo letto, mentre gli legge un racconto. Tendo un orecchio, provando ad ascoltare.

‘Così, la ranocchia si avvicinò ai bambini…’

Lanocchia?’ chiede Allan in tono curioso.

’Sì amore, una ranocchia verde e piccolina’ gli spiega, mostrandogli il disegno del libro. ’Si avvicinò ai bambini, che la guardarono con curiosità…’

Rimango fermo vicino alla porta ad ascoltare tutto il racconto, percependo la tenerezza nella voce di Kate. Un momento dopo, l’unica cosa che riesco a sentire è il respiro cadenzato di Allan.

La tenue luce emessa dalla lampada sul comodino mi permette di vedere l’ombra di Kate che abbraccia nostro figlio per poi emettere un sospiro e lasciargli un sonoro bacio sulla testolina.

Entro nella stanza e mi avvicino al letto. Kate avverte la mia presenza ma non si alza, rimane lì abbracciata ad Allan. E allora capisco che forse si tratta di una sorta di nostalgia. Nostalgia perché è stato Allan a farla uscire dal profondo tunnel in cui si trovava, è stato nostro figlio ad aiutarla ad andare avanti quando io non c’ero.

’Stai bene?’ le chiedo in un sussurro, per non svegliare Allan.

Lei s’inclina sul letto, facendo attenzione a non svegliarlo, e si alza.

’Sì.’ annuisce, guardandomi negli occhi e facendomi capire che è così, prima di girarsi e guardare di nuovo Allan.

La abbraccio da dietro, passandole le mani sul bacino. Lei le afferra e si rilassa sul mio petto. Rimaniamo entrambi fermi lì per qualche secondo a guardare nostro figlio dormire, che diventa ogni giorno più grande.

‘Andrà tutto bene.’ le sussurro vicino all’orecchio. ‘Adesso siamo insieme, supereremo quest’ostacolo.’

Sposta le mani da sopra le mie, facendomele ritirare dal suo ventre. Si gira verso di me e mi prende il viso tra le mani, dandomi un profondo e, allo stesso tempo, delicato bacio. 
















Angolo:
Non vi romperò per molto perchè ho davvero pochissimo tempo.
Grazie ancora per continuare a leggere e commentare e mi scuso se doveste trovare degli errori, perchè ho dato solo una rilettura veloce.
Vi lascio, come sempre, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Il caffè mi scalda le mani attraverso il bicchiere di cartone, anche se lo poggio immediatamente sul tavolino del furgone quando mi rendo conto che stanno tremando.

Guardo Kate, che mi osserva da sopra la spalla di Ryan mentre lui le sistema il microfono nella tasca della camicia. Contrariamente a me, che sto morendo di paura, lei sembra sicura e concentrata.

Mi alzo e lei si avvicina a me. Afferro la sua mano, avvertendo il suo calore, e le accarezzo la pelle.

‘Andrà tutto bene.’ mi promette, quasi sussurrandomi.

Guardo sopra la sua spalla e vedo Esposito e Ryan lavorare al computer, per darci un po’ di privacy che in quel cubicolo non è possibile avere.

‘Sta attenta, ti prego.’ le sussurro, dandole un veloce bacio. Il mio tono di voce sembra preoccupato, ma non posso farne a meno. Mi preoccupa che Kate affronti da sola quel mostro, e ho paura che possa ferirla, verbalmente o fisicamente.

Lei annuisce, prima di circondarmi il collo con le braccia, respirando il mio profumo. 

’Tornerò tra qualche minuto, ricorda che abbiamo un piano.’

Le sue parole mi obbligano a sorridere, anche se sono preoccupato.

’Ti amo.’ le sussurro prima che le sue labbra si poggino sulle mie per un bacio veloce.

Lei non ricambia il “ti amo” perché è sicura che andrà tutto bene, che avremo tempo per dircelo dopo, ma la mia preoccupazione mi annebbia la testa. Scioglie il nostro legame e alla fine scende dal furgone.

‘Hey amico, è tutto sotto controllo.’ mi dice Espo mentre mi porge gli auricolari.

‘Continuo a pensare che avrebbe dovuto indossare una piccola videocamera, sarebbe molto più facile vedere cosa succede.’

‘Possiamo controllarla anche così.’

Ignoro quello che dicono e mi concentro ad ascoltare.

’Sto per suonare il campanello.’ dice lei.

‘Ricevuto.’ è Esposito a parlare, mentre io rimango zitto. Vorrei dire di nuovo a Kate di fare attenzione, ma mi ha detto di stare tranquillo e di non deconcentrarla.

La seguente cosa che si sente è il suono del campanello, proprio come Kate aveva detto, seguito da un piccolo sospiro.

Provo a convincermi che lei ne ha bisogno, che odia vederlo sfruttare e assaporare la libertà dopo quello che ha fatto, mentre lei continua ad avere paura. Ne ha bisogno, questa è l’unica cosa che importa.

“Kate, che bella sorpresa. Non mi aspettavo di vederti così presto.” la voce di quel disgraziato mi rivolta lo stomaco.

“Ho saputo che eri uscito.” la voce di Kate si mantiene neutra. Sta cercando di trattenersi e temo il momento in cui potrebbe scoppiare.

Guardo Ryan ed Espo, spaventato dallo scomodo silenzio che si è creato dall’altro lato del microfono. Riesco quasi ad immaginarmi Josh, che squadra Kate dalla testa ai piedi, che la prende fortemente e…

“Vuoi entrare?” la sua voce, con quel tono amichevole che mi piace sempre meno, mi fa riportare l’attenzione su quello che sta succedendo.

La prossima cosa che si ascolta sono le scarpe col tacco di Kate mentre entra nell’appartamento. Secondo la piantina che abbiamo visto e le foto del sito web dell’agenzia immobiliare, si tratta di un posto molto piccolo.

“Siediti. Starai più comoda.”

“No, non resterò molto. Volevo solo… controllare io stessa che fossi uscito.”

“Come l’hai saputo?”

“Sai, tra poliziotti… ci conosciamo tra di noi.”

“Beh, come vedi sono qui. Immagino si siano resi conto che è stato un errore, vero?” il suo tono di voce mi fa venire la pelle d’oca. Devo trattenere la voglia di entrare e dargli un pugno in faccia. Kate rimane in silenzio, immagino perché inorridita da quello che ha appena sentito. “Eri ovviamente paranoica quando hai raccontato tutto ai tuoi amichetti, ma siccome tu sei la poliziotta… io avevo tutto da perdere. Ma adesso si sono resi conto che nessuno ha violentato nessuno, quello che è successo è stato un atto consensuale.”

“Atto consensuale?” Kate alza la voce, mentre un piccolo tremore accompagna la sua domanda, senza che possa evitarlo. “Josh, sai benissimo che io non volevo… ti ho chiesto di fermarti…”

“Non ti è piaciuto?” la interrompe.

Mi passo nervosamente la mano tra i capelli, vorrei vedere Kate in questo momento, vorrei poterle essere vicino.

“Mi piaceva quando lo facevamo prima, quando lo volevamo entrambi. Nessuno dei due obbligava l’altro, né gli faceva del male. Perché hai dovuto rovinare tutto?” è una strategia di Kate, penso.

“Rovinarlo? Io?” emette una frivola risata. “Sei stata tu a rovinare tutto andandotene con quello scrittore da un giorno all’altro.”

Ha alzato il tono di voce, il che mette in stato di allerta sia me che Espo e Ryan.

“Sai che sarei tornata da te? Se non avessi rovinato tutto, se non avessi fatto quello che mi hai fatto… tu ed io staremmo ancora insieme.”

Sento il mio corpo cedere e la vista annebbiarsi.

‘Hey, è solo una strategia.’ mi ricorda Ryan, posandomi la mano sulla spalla.

Annuisco con la testa, senza proferire parola. So benissimo che è una strategia, conosco Kate troppo bene, ma non posso fare a meno di sentire un nodo nello stomaco al pensiero che avrebbe potuto succedere.

“Non è vero. Non cercare di fregarmi.” Josh è troppo arrabbiato.

“Sai che non mento. Lui può avere tutte le donne che vuole, io ero solo un altro dei suoi capricci, come dicevi tu, avevi ragione Josh.”

“Lo sapevo…”

“Avremmo potuto essere felici…”

“Cazzo Kate… Ho dovuto farlo! Mi hai obbligato a violentarti! Eri così… presa da quel tizio che non mi hai lasciato altra scelta, io avevo bisogno di te!”

‘Ce l’abbiamo!’ grido io. Sto per togliermi gli auricolari e correre fuori dal furgone quando la voce di Josh cattura la mia attenzione.

“E, maledizione, quanto ho goduto. Ma tu sei tornata da lui e hai raccontato tutto alla polizia, no?”

“Tutto questo è passato. Tu ed io siamo il passato. E… sai cos’è meglio?” la sicurezza nella voce di Kate mi spaventa per la reazione che potrebbe avere Josh. “Che niente di quello che dirai potrà farmi del male. Che grazie alle persone che amo davvero, potrò essere felice, potrò guardarti in faccia e dirti che hai perso Josh.”

“Io ho perso? Sono libero, Kate.” un piccolo movimento d’aria mi fa immaginare che abbia alzato le braccia. “Sono libero e tu sei qui. Io… non direi… che questo sia perdere… non credi?”

La voce di Josh diventa sempre più chiara, segno che si sta avvicinando a Kate.

“Josh…” il tono di Kate mi fa drizzare drizzare i capelli e tutto il mio corpo s’irrigidisce. Guardo Esposito e Ryan, che sembrano anche loro tesi e attenti a quello che sta succedendo.

’Stai bene Kate?’ chiedo io senza dubitarne. Non sembra andare bene e non m’importa niente del protocollo se Kate è in pericolo.

“Io… No. No…” mi tolgo velocemente gli auricolari, lanciandoli sul tavolino ed esco correndo dal furgone.

L’obiettivo era ottenere una confessione e ci siamo riusciti, Kate c’è riuscita. Non posso permettere che le faccia del male. Sento Esposito e Ryan correre dietro di me, ma quando arrivo alla porta dell’appartamento di Josh non mi fermo. Do un calcio alla porta per sfondarla, ma riesco solo a inclinare il pomello.

’Spostati!’

Mi faccio da parte e in pochi secondi, con un solo calcio, Esposito riesce a buttar giù la porta.

‘Kate!’

‘Cosa cazzo sta succedendo qui?’

Succede tutto molto velocemente. Quel bastardo afferra Kate per il bacino, spingendola all’indietro e dandole un forte pugno sullo stomaco. Lei cerca di aggrapparsi alla sedia, ma cade a terra di schiena, emettendo un forte gemito di dolore. 

‘Figlio di puttana.’

In questione di secondi mi ritrovo sopra Josh. Il mio pugno lo colpisce svariate volte sul viso, adesso sanguinante, mentre gli urlo delle cose che nemmeno mi rendo conto di star dicendo. Lo colpisco finché Ryan non mi afferra per le spalle e mi spinge indietro, incaricandosi di sollevare da terra quel bastardo e di mettergli le manette.

Mi guardo le mani insanguinate a causa dei colpi, prima di voltare la testa alla mia sinistra. All’improvviso mi sento uno stupido per aver sfogato tutta la mia rabbia su Josh, mentre Kate viene soccorsa da Esposito.

‘Kate…’ la osservo dalla testa ai piedi per controllare che stia bene. Espo l’ha aiutata ad alzarsi e sembra non avere niente.

‘Sto bene.’ mi dice aggrappandosi al mio braccio.

‘Mi dispiace.’ le sussurro, avvicinando le mie labbra alla sua fronte per darle un bacio.

‘Va tutto bene, Rick. Sto bene, lui…’ non riesce a finire la frase. La sua mano mi afferra il braccio, aggrappandosi a me e cercando di mantenere l’equilibrio per non cadere.

‘Kate, va tutto bene?’ le chiedo, mentre l’aiuto a percorrere i pochi centimetri che ci separano dal divano, aiutandola a sedersi.

’Sì, sono solo… un po’ di vertigini.’

’Vertigini? Ti porto dal medico, forse il colpo che ti ha dato…’

‘Che succede?’ Espo torna nell’appartamento, guardandoci con preoccupazione.

‘Espo chiama Lanie, dille che stiamo arrivando.’ dice Kate per poi rivolgersi a me. ‘Rick, non voglio andare in ospedale, sono solo un po’ di vertigini, sul serio. Non mi ha fatto niente.’

Sollevo la testa e faccio cenno ad Esposito affinché faccia quello che ha detto Kate, anche se non credo che avrei potuto dirle di no.

Aiuto Kate ad alzarsi dal divano e, nonostante le sue lamentele, l’aiuto a camminare fino al furgone. Almeno ha acconsentito a farsi visitare da Lanie e questo mi rende più tranquillo.

‘Rick, quello che ho detto prima… sai che non così, vero? Non sarei mai tornata da lui.’

’Shh.’ le dico zittendola e posando le labbra sulla sua fronte. ‘Lo so. Lo so benissimo Kate.’

Lei storce il labbro di qualche millimetro prima di annuire, molto più rilassata. L’aiuto a salire sul furgone e in qualche minuto ci mettiamo in marcia, mentre Ryan porta Josh al distretto in una macchina di pattuglia, accompagnato da altri due agenti.


Quando arriviamo all’obitorio, Lanie ci sta aspettando con uno strano sorriso sul volto. Kate ed io ci guardiamo, leggermente confusi. Forse perché noi stessi non sappiamo come sentirci dopo l’arresto di Josh. Nel mio caso potrei dire che è un misto tra liberazione e felicità, a loro volta mischiate con la preoccupazione che sento per Kate in questo momento.

Lande abbraccia Kate affettuosamente, allontanandola da me mentre io le osservo.

‘Finalmente ce l’avete fatta.’ dice Lanie sorridendo mentre stringe Kate tra le braccia.

’Sì Lanie, grazie.’

‘Mi dispiace.’ dice adesso Lanie, separandosi da Kate e osservandola con determinazione. ‘Ho saputo anche delle vertigini. Come stai?’

‘Bene, ho già detto a Rick che era solo una leggera vertigine.’

’Sì, ma non è male fare un controllo, no?’ dico io, intervenendo nella conversazione.

’Sì.’ dice Lanie, indicandomi con un dito. ‘Castle ha ragione. Hai avuto nausee o altre vertigini ultimamente?’

‘Perché avrei dovuto…’ Kate rimane in silenzio, lasciando la domanda a metà, mentre lei e Lanie si scambiano quella che io chiamerei una conversazione visiva.

‘Hai le… analisi?’

Lanie annuisce, con uno strano sorriso sul volto, mentre si avvicina al tavolo di metallo in fondo all’obitorio, dove si mette a cercare dei fascicoli.

‘Quali analisi? Che significano quegli sguardi?’ chiedo totalmente confuso.

Kate si limita semplicemente a sorridere mentre mi stringe la mano.

‘Vi lascio soli?’ chiede Lanie, quando si riavvicina e da a Kate un piccolo fascicolo.

’Sì. Grazie Lanie.’

Quando la forense scompare oltre le porte dell’obitorio, Kate mi guarda con le labbra incurvate leggermente all’insù.

‘Che sta succedendo?’

Si posiziona di fronte a me, muovendo nervosamente il fascicolo tra le sue mani e prendendo aria prima di parlare.

‘L’altro giorno ho chiesto a Lanie di farmi delle analisi.’ 

‘Delle analisi?’ un nodo comincia a formarsi nel mio stomaco. Forse Kate non sta bene, forse le è successo qualcosa… Ma il suo sorriso mi confonde totalmente. ‘Per cosa?’ le chiedo, con un filo di voce.

‘Volevo sapere se sono incinta.’ dice mentre i suoi occhi cominciano ad assumere un tocco luminoso, felice.

‘E lo sei?’ le chiedo all’istante, mentre sento il mio cuore che sta per uscirmi dal petto.

’Ti assicuro che ne so tanto quanto te.’ dice lei, ridendo.

‘E cosa stiamo aspettando?’

Lei scuote la testa, indicando le due sedie messe da parte e ci avviciniamo ad esse per sederci.

‘Sei pronto?’ mi dice, prendendo aria. Riesco a sentire il lieve e quasi impercettibile tremore della sua mano.

’Sì.’

La aiuto ad aprire la busta quando vedo che non ci riesce, a causa del nervosismo. Entrambi ridiamo e alla fine riusciamo ad aprirla, prendendo il foglio all’interno. Kate lo apre e, all’improvviso, tutto sembra diventato terribilmente silenzioso.

‘O mio Dio…’ dice Kate, portandosi una mano alla bocca. Proprio in quel preciso istante, i miei occhi incontrano la parola che stavo cercando: positivo.

‘Oh, questo… significa…’

‘Rick!’ le lacrime di felicità sul viso di Kate mi confermano solo quello che ho visto sul foglio.

Mi circonda con le braccia e rimaniamo abbracciati per qualche secondo. Sento un’enorme felicità che non riesco nemmeno a descrivere. E all’improvviso penso ad Allan, a come potrebbe sentirsi. Forse per ora non darà peso alla notizia, ma penso a come l’arrivo di un fratellino o una sorellina cambierà la sua vita e non posso che esserne felice.

Sento improvvisamente la mia maglietta umida.

‘Kate… stai bene?’

Lei si abbraccia fortemente a me, posando il viso contro il mio collo, dove riesco di nuovo ad avvertire le sue lacrime.

Alla fine solleva la testa e, dopo un sospiro, annuisce.

‘Non riesco a credere che stia succedendo tutto questo…’

‘Hey…’ poso il dito sul suo mento e poi le asciugo le lacrime. ‘È quello che ti meriti, Kate. Meriti di essere felice.’

’Saremo di nuovo genitori.’ dice lei, adesso ridendo.

’Saremo di nuovo genitori’ annuisco felice ‘e stavolta insieme.’

Lei mi prende per mano e la poggia sul suo ventre.

‘Rick, non sai quanto sono felice in questo momento.’

‘Lo so.’ le dico, appoggiando la fronte contro la sua. ‘Ti amo, Kate.’














Angolo:
Ebbene sì, io e i miei orari improponibili siamo tornati. I sospetti di Kate erano fondati, quindi prepariamoci all'arrivo di un altro bebè!
Chiedo scusa a tutte quelle persone che hanno lasciato una recensione a cui non ho risposto (lo farò, lo prometto), ma mi sembra di non avere nemmeno il tempo per respirare xD 
Vi lascio, come sempre, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche se la risposta sarà un po' tardiva. Ci vediamo presto con il penultimo capitolo! :D

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Poggio la testa sul piccolo cuscino che abbiamo messo a terra, insieme a tutti gli altri. Fuori la pioggia cade come se il cielo stesse per precipitare e per questo Allan si è un po’ spaventato. Ma poi, dove vuoi andare con un bambino piccolo in una serata piovigginosa? Credo che l’idea di Kate sia stata, senza dubbio, la migliore. Non solo perché è riuscita a calmare i singhiozzi di Allan dovuti ai tuoni, ma anche perché siamo qui tutti e tre, a goderci un momento di relax in famiglia durante una noiosa serata di una domenica uggiosa. O tutti e quattro, se contiamo la sempre più grande pancia di Kate.

Il mio corpo fuoriesce dalla piccola coperta che abbiamo usato per creare la tana, come quelle di Kate, ma l’unico capace di entrare per intero è stato Allan, che adesso parla senza sosta, sdraiato tra Kate e me, o meglio, sopra di noi.

Lei si stringe di più a me e appoggia la testa sulla mia spalla emettendo un piccolo sospiro, senza smettere di accarezzare la testolina di Allan.

’Stai bene?’ le chiedo girando la testa per poterla guardare in viso, senza che lei o Allan debbano muoversi.

‘Mmm.’ è l’unica cosa che dice, mentre annuisce sulla mia spalla.

Aggrotto le labbra verso l’alto per poi depositare un dolce e soave bacio sulla sua testa.

‘Ho sonno.’ mormora.

‘Ultimamente hai sempre sonno.’ dico con una piccola risata. ‘Sembri un opossum.’

‘Un opossum?’ solleva la testa, rimanendo a scarsi centimetri dal mio viso. Non posso fare a meno di gettare un’occhiata alle sue labbra.

‘Dormono più di diciotto ore al giorno.’ le spiego mentre, incoscientemente, l’avvicino di più a me con la mano che le circonda la schiena.

‘Io non dormo così tanto.’ si lamenta, in un piccolo sussurro, guardandomi anche lei le labbra.

Non le rispondo. Accorcio semplicemente quei centimetri che mi separano dalla sua bocca e mi godo il contatto delle sue labbra contro le mie. Prima come una piccola carezza, poi cercando un maggior contatto. Improvvisamente la sento introdurre una mano sotto la mia maglietta per accarezzarmi gli addominali, o quelli che sto cercando di ottenere andando tutti i giorni a correre.

‘Hey devo ricordarti che c’è un… due, ci sono due minori tra di noi?’

’Non considerare il piccolo un minore.’ dice, spostando subito la mano. ’Non t’importava ieri sera quando…’

’Shh.’ dico, posandole un dito sulle labbra mentre cerco di trattenere una risata. ‘Un minore.’

Lei torna a sdraiarsi, appoggiando la testa sulla mia spalla, grugnendo.

‘Ultimamente sono sempre eccitata.’ dice, come se fosse qualcosa di brutto. ‘E grossa, e…’

‘E bellissima.’ la interrompo, prima che dica un’altra sciocchezza.

‘Lo credi davvero?’ dice, voltando di nuovo la testa per guardarmi.

Curvo le labbra verso l’alto al vedere la sua espressione insicura.

‘Lo credo davvero. Sei bellissima, la gravidanza ti sta a meraviglia…’ la vedo corrucciare le labbra di fronte alle mie parole. ‘Cioè… non che prima non fossi bellissima, lo eri, lo sei sempre stata, ma adesso…’

‘Lascia perdere.’ dice ridendo.

‘Va bene.’ sussurro, chiudendo la bocca.

‘Papà, dì di ti.’ dice improvvisamente Allan.

Mette da parte l’elefantino di peluche con cui stava giocando e comincia ad alzarsi. Lo trattengo per evitare che colpisca Kate.

‘Piano. Il piccolo, ricordi?’ gli dico, sedendomi come posso accanto a lui, indicando la pancia di Kate.

Ta dolmendo?’ chiede lui, inginocchiandosi e posando una mano sopra la maglietta di sua madre.

’Sì, sta dormendo.’ gli sussurro con un sorriso.

Kate solleva la maglietta di qualche centimetro, lasciando scoperta la sua pancia. Rimango lì impalato a contemplarla per qualche secondo. È incredibile come lì dentro possa crescere una nuova persona, frutto dell’amore tra Kate e me. Proprio come Allan, ma stavolta sono qui a godermi ogni minuto, ogni secondo accanto a lui.

‘Rick…’ la voce di Kate e il contatto della sua mano sul mio braccio mi fanno tornare alla realtà per vedere Allan mentre accarezza la pancia di Kate con il palmo della mano. Lo fa in modo soave e delicato, come se sapesse dell’attenzione che bisogna porgli.

Kate e io ci guardiamo sorridendo e tratteniamo il respiro di fronte a questo bellissimo ed emozionante gesto. L’unico rumore che si ascolta sotto la coperta, o tana, sono i suoni emessi da Allan. Non sono parole e nemmeno balbettii, ma non è la prima volta che si dirige al piccolo con questi suoni, come se comunicassero tra di loro.

Il mio cuore comincia a battere rapidamente, contenendo l’emozione quando Allan s’inclina sul ventre di Kate, chiudendo gli occhi, per posare le sue piccole labbra sulla pancia.

‘Oh, Rick…’ la mano di Kate stringe la mia sempre più forte e quando la guardo vedo che ha gli occhi lucidi, perché cerca di trattenere le lacrime.

Non posso fare a meno di prendere Allan tra le braccia e farlo sdraiare tra di noi. Anche Kate lo abbraccia finché, alla fine, non cominciamo a soffocarlo e lui inizia ad agitarsi, alzandosi di nuovo in piedi.

Lo vedo guardarmi con la fronte aggrottata per poi incrociare le braccia al petto.

‘Papà, dì di ti.’ dice in tono arrabbiato.

‘Devo dire…?’ improvvisamente qualcosa nella mia testa fa click, e allora capisco esattamente a cosa si riferisce. ‘Ma… adesso?’

Ti.’

Lui sembra sicuro e convinto e… beh, non è nemmeno un brutto momento, penso. In effetti, è un momento perfetto.

‘Hai ragione, credo sia il momento.’ gli dico, alzandomi anch’io.

‘Di cosa state parlando?’ chiede Kate, poggiando la testa sul suo braccio.

‘Aspettaci qui.’ le dico mentre aiuto Allan ad uscire dalla tana.

In realtà porto mio figlio con me perché, da quando ha compiuto due anni la settimana scorsa, è diventato molto più vispo e se volessi confidargli un segreto sarà meglio che sia uno che non m’importi che sveli in qualsiasi momento e a qualunque persona a lui sembri conveniente.

Ricordo ancora come il giorno prima, quando siamo andati a fare una passeggiata, un’anziana signora si è avvicinata a salutarlo e a lui è sembrato il momento giusto per dire che la sua mamma teneva una pistola in casa che utilizzava molto. La faccia della signora non ha avuto prezzo, penso, ridendo. Ma che rovini la sorpresa a Kate… no, non può farlo.

‘Vediamo.’ dico, poggiandolo a terra quando arriviamo in camera da letto. ‘Ricordi dove lo abbiamo messo?’

Ti.’ dice lui, per poi inginocchiarsi ‘Qui.’ dice, felice e mostrandomi tutti i suoi dentini.

‘Perfetto.’ dico soddisfatto, allungando una mano per ricevere il suo palmo aperto sul mio.

‘Qui papà.’ dice lui, dirigendosi verso il cassetto dove tengo conservata la scatolina.

’Sì, grazie tesoro, menomale che ci sei tu a ricordarmelo, perché se no…’

Lui ride, sollevando le spalle mentre mi osserva prendere la scatolina dal fondo del cassetto. La apro per controllare che l’anello sia ancora lì.

‘Mamma?

’Sì, è per mamma, ma non puoi ancora dirglielo, va bene? Ricorda come abbiamo deciso di fare.’

Lo prendo di nuovo in braccio per scendere subito in salotto e non fare aspettare Kate. Quando arriviamo, entriamo di nuovo nella piccola tana improvvisata. Lei è sdraiata a pancia in su, con le gambe piegate, e si accarezza la pancia delicatamente.

’Si può sapere cosa state tramando?’ chiede, guardando me e Allan con la fronte aggrottata.

‘Dì di ti.’ le dice Allan.

Lei solleva le sopracciglia, sorpresa e confusa.

‘Devo dire ti?’ chiede in tono dolce.

Allan annuisce semplicemente e poi mi guarda, come se aspettasse me per fare il passo una volta per tutte.

‘Va bene…’ dico, prendendo aria e armandomi di coraggio.

Mi abbasso, per quanto quella tana me lo permette, e poggio il ginocchio sinistro a terra, portandomi la mano sulla tasca posteriore dei pantaloni, alla ricerca della tanto desiderata scatolina. Nel frattempo osservo Kate alzarsi, mentre i suoi occhi cominciano ad inumidirsi. Allan, invece, mi imita abbassandosi vicino a me e poggiando le ginocchia a terra.

‘O mio Dio.’ dice lei, portandosi una mano alla bocca quando apro la scatolina azzurra che sostengo tra le mani.

Sento la mia voce tremare una volta cominciato a parlare. Prendo il diamante e metto da parte la scatolina.

‘Katherine Houghton Beckett, sei la donna più meravigliosa che io conosca, che mi è rimasta accanto nonostante tutto quello che abbiamo passato’ aspetto qualche secondo per sciogliere il nodo formatomisi in gola ‘E non riesco ad immaginare un luogo felice che non sia accanto a te e alla famiglia che stiamo costruendo, quindi… vuoi rendermi ancora più felice sposandomi?’

‘Rick…’ vedo le lacrime percorrerle le guance, lacrime cariche di emozione e felicità. ’Sì, sì lo voglio.’ la sua voce è appena un sussurro, ma è più che sufficiente.

Non posso fare a meno di sorridere, accompagnando il gesto da un suono, quasi una risata di felicità. Prendo la sua mano, accarezzandola, e le infilo delicatamente l’anello, per poi trattenerle la mano tra le mie. È perfetto.

‘È bellissimo.’ dice improvvisamente, osservandolo.

‘È bellissimo nella tua mano’ le dico ‘Ha incise una R e una K, intrecciate, accompagnate da un Sempre.

Il suo sorriso si allarga, marcando sempre di più le linee ai lati degli occhi. Non dice niente, ma so che lo adora.

Si avvicina a me e mi prende il viso tra le mani, accarezzando le mie labbra con le sue in un lungo e appassionato bacio. Quando riapro gli occhi le asciugo il viso bagnato dalle lacrime, mentre lei non smette di sorridere.

Il suono di piccoli applausi accanto a noi ci fa voltare, ridendo. Allan ci osserva e applaude teneramente con le sue manine.

‘Ha detto ti.’ mi dice, quasi urlando.

’Sì, l’ha detto.’ dico io, avvicinandolo a noi.

Lui si aggrappa al collo di entrambi mentre io poggio una mano sul ventre di Kate, per stare tutti e quattro insieme, come una famiglia, e mi sento davvero felice.

















Angolo:
Diabete. Diabete ovunque. Ma è tutto perfetto *-*
Non vorrei dilungarmi troppo con i ringraziamenti, perchè lo farò nell'ultimo capitolo, ma mi sembra giusto dover dire a grazie a tutti coloro che hanno seguito la storia fino a questo punto. Quindi, grazie grazie e ancora grazie!
Eccovi il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche se non vi prometto una risposta lampo. 
Alla prossima con l'ultimo capitolo!

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Le mie dita battono sulla testiera ad una velocità che sorprende persino me, ma non posso evitarlo. Sono ispirato. Tutti loro mi aiutano ad esserlo: Kate, Allan e Josie.

All’improvviso mi ritrovo delle dita schioccare di fronte a me, il che mi sveglia dai miei pensieri mentre Kate mi sorride con le labbra corrucciate.

‘Di nuovo perso nei tuoi pensieri “impuri”’ dice, disegnando le virgolette con le dita ‘con Nikki Heat?’

‘In realtà… stavo pensando a voi.’

Mi sorride teneramente e si guarda intorno. Lo faccio anch’io, rendendomi conto che il salotto è deserto, fatta eccezione di noi due, e in silenzio.

‘Dov’è Allan?’ chiede guardandomi.

‘Non era con te?’ scuote la testa, negando. ‘Pensavo… pensavo fosse con te.’

‘E io pensavo fosse con te.’

Improvvisamente, i nostri sguardi s’incrociano e non c’è bisogno che nessuno dica niente. Sappiamo entrambi dove si trova nostro figlio. Lascio il portatile sul tavolino del salotto ed entrambi saliamo al piano di sopra. Non spaventati, più che altro entusiasti e curiosi.

Kate spinge la porta della camera di Josie per aprirla, essendo socchiusa. Non la chiudiamo mai. Entriamo nella stanza in silenzio, attenti ad essere silenziosi con i nostri passi, fino ad arrivare di fronte alla culla.

Proprio come ci aspettavamo, nella culla non c’è solo una persona, ma due. Due piccoli corpicini, uno molto più piccolo dell’altro. Sono entrambi perfetti. Come padre, non posso che sentirmi orgoglioso dell’immagine che ho davanti.

Abbraccio Kate da dietro, collocando le braccia attorno al bacino e poggiando la testa sulla sua spalla. Lei gira leggermente la testa per appoggiarla su di me e per poi collocare le mani sopra le mie.

Ammiriamo come Allan, che sta per compiere tre anni, circonda il piccolo corpicino di Josie, che ha solo due mesi. Allan è il miglior fratello maggiore che Josie potesse mai avere, anche dal modo in cui la abbraccia riesco a vedere quell’intenzione di proteggerla da qualsiasi cosa. Forse sono solo sciocchezze, ma è quello che io vedo.

Sia io che Kate sappiamo che il motivo principale che ha portato Allan nella stanza di sua sorella è la gelosia che prova. Non una gelosia di cui dobbiamo preoccuparci, ma fa spesso cose come queste. Dormire con lei quando può, chiedere un bicchiere di latte quando è ora della poppata e, soprattutto, sollecitare la nostra attenzione più che mai. Ma anche così, adora la sua sorellina.

’Non l’hai sentito entrare dall’intercomunicante?’

‘No.’ dice Kate, parlando sottovoce ‘È stato molto silenzioso stavolta.’

‘Sono perfetti.’

‘Hmm.’

Poi Kate si gira verso di me, afferrandomi il viso con le mani e mi bacia. Le nostre lingue cominciano una lotta, l’una in cerca dell’altra perché anche se ci stiamo baciando in questo modo non è abbastanza, entrambi vogliamo di più.

È lei a rallentare il ritmo del bacio e a separarsi di qualche centimetro. Porto le mani sui suoi fianchi, tenendola vicino.

‘Non voglio aspettare altro tempo.’ dice, accarezzandomi il mento ‘Voglio sposarti, Rick.’

Sorrido ampiamente mentre sento il suo anello sfiorare la mia guancia.

’Neanch’io voglio più aspettare. Dimmi una data e ci sposeremo.’

La osservo ancora sorridere, ma poi sposta lo sguardo verso la culla. So cosa sta pensando, so che non vede l’ora di sposarsi, ma vuole che Josie cresca un altro po’. Io la penso allo stesso modo.

’Solo qualche altro mese.’ dice, sospirando.

Giro la testa per osservare le nostre due piccole creature. I due esseri più perfetti e adorabili che conosca.

‘Rick’ dice ora, in tono preoccupato, poggiando una mano sulla mia spalla. ‘Non crederai che io stia cercando di posticipare il matrimonio, vero? Voglio davvero sposarti, so che l’abbiamo già posticipato molte volte, ma…’

La interrompo annullando la distanza che ci separa e baciandola sulle labbra. Soavemente e velocemente.

‘Josie è ancora troppo piccola.’ le sussurro vicino alle labbra. ‘La penso come te.’

‘Ma me l’hai chiesto quasi un anno fa…’ riesco ancora a vedere la sua espressione preoccupata.

‘E siamo sposati da quel momento’ le sorrido ‘Il matrimonio è solo un modo per renderlo legale, Kate. Io non posso sentirmi più unito di così a te.’

Le sue labbra s’incurvano di qualche millimetro in un sorriso.

’Anche io.’ dice, appoggiandosi sulla mia spalla.


Allan ed io siamo seduti sul pavimento del salotto a costruire castelli con dei lego colorati, finché non sento il pianto di Josie.

Kate scende le scale con lei braccio, e Josie si calma nel preciso istante in cui Kate comincia a cullarla leggermente tra le braccia per poi avvicinare la sua testolina alle labbra, dandole un bacio sulla fronte.

‘Guarda chi c’è con la mamma.’ dico ad Allan, che è ancora impegnato a costruire un castello più alto del mio.

‘Josie!’ dice lui, scuotendo la manina per salutare sua sorella.

Sollevo le spalle, guardando Allan che riprendere a giocare, e mi alzo sedendomi accanto a Kate e a nostra figlia.

Mi inclino su di lei, accarezzando la sua piccola guancia con il pollice e osservandola mentre posa lo sguardo su di me.

‘Credi stia bene?’ le chiedo indicando Allan con un cenno della testa.

‘Sta giocando, Rick. Non starà sempre attaccato a Josie.’

‘Lo so, ma… non voglio che si senta messo da parte.’

‘Credi si senta…?’

‘No, ma vuole sicuramente più…’

‘Non voglio giocare da solo.’ dice Allan, ancora seduto a terra, facendo delle smorfie.

‘Attenzione?’ mi sussurra Kate, completando la frase che avevo iniziato.

Faccio un gesto affermativo, ma quando sto per sedermi di nuovo a terra, disposto a giocare con nostro figlio, lei mi afferra il braccio.

‘Aspetta, vado io.’

‘Certo.’

Mi passa Josie tra le braccia, che protesta un po’ al cambio di posizione e sicuramente perché stava molto più comoda con Kate. Anch’io lo sarei, penso con un sorriso.

Mi dirigo con lei verso il divano, mentre Kate si siede a terra e comincia a costruire dei nuovi castelli con Allan, che adesso sembra molto felice.

‘Hey, ciao Josie.’ le dico una volta seduto sul divano.

Lei mi risponde posando lo sguardo su di me e facendo un tenero gesto con la bocca. Tutto ciò è sufficiente a farmi apparire un sorriso sul volto, e improvvisamente tutto l’amore che provo per lei diventa sempre più prepotente nel mio petto.

Le accarezzo la testolina, attento a non farle male, passandole una mano nella piccola chioma castana chiara, uguale a quella di Allan. Osservo i suoi piccoli occhi verdi chiari, anche se a volte sembrano azzurri, il suo naso leggermente all’insù, le sue guance e le sue piccole labbra con quelle piccole e adorabili fossette che le si formano. È semplicemente perfetta.

Kate dice che mi somiglia ma, anche se è in parte vero, io continuo a vederla come una mini Kate. L’unica cosa di cui sono davvero sicuro è che assomiglia ad Allan. Lo stesso naso, le stesse fossette, lo stesso colore di capelli…

Poso una mano sul suo petto, lasciando che lei la afferri e poggi le sue piccole dita sopra le mie. Inclino la testa e le do un bacio sulla guancia, muovendola leggermente e facendole emettere un piccolo suono.

La osservo con adorazione, la piccola gioia che ha rubato il mio cuore insieme ad Allan. Ricordo quando abbiamo dovuto sceglierle un nome. Io volevo chiamarla Johanna, cosa di cui Kate fu molto grata, ma alla fine abbiamo deciso per qualcosa di più personale per lei. Josie era perfetto.

Alzo la testa verso Kate e Allan e li vedo ridere a crepapelle, dopo aver distrutto i castelli. Non posso che sentirmi orgoglioso della mia famiglia.


Kate si sdraia sul letto, accanto a me, e impiega meno di un secondo a togliermi il libro che sto leggendo dalle mani. Ma non mi lamento, come potrei farlo?

Lo posa sul suo comodino e si gira di nuovo verso di me. Non posso fare a meno di sorridere, cosa che fa anche lei prima di avvicinarsi di più a me. Posa la mano destra sulla mia guancia, mentre porta la sinistra sulla mia spalla. Ma sono io a non poter più aspettare, così catturo le sue labbra con le mie, introducendo la lingua nella sua bocca. Entrambi ci godiamo il bacio, senza lasciarci trasportare dalla disperazione.

All’improvviso sento la sua mano sinistra introdursi sotto la mia maglietta, accarezzandomi il petto, il che mi porta a poggiare le mie mani sui suoi fianchi. Ma proprio quando sto per alzarle la maglietta, lei m’interrompe e si sposta sul letto per spegnere la luce.

‘Kate…’

Lei mi bacia per impedirmi di parlare, ma so esattamente cosa le sta passando per la testa e non posso permettere che la pensi così. Poggio una mano sulla sua spalla, spingendola delicatamente all’indietro.

Lei sospira e mi guarda storcendo le labbra.

‘Kate, lasciati guardare.’ le sussurro. Stavolta sì che introduco la mano sotto la sua maglietta, cominciando ad accarezzarla.

‘Rick, sai che non sono come prima. La gravidanza…’

‘Sei bellissima.’

’Sai che non è vero.’

‘La gravidanza ha cambiato il tuo corpo, proprio come quando è nato Allan, ma sei tornata in forma ed è quello che stai facendo adesso.’ le dico, più serio ‘Fai esercizio tutti i giorni e ti assicuro che il tuo corpo è perfetto così. Non smetti di essere attraente.’

Alla fine riesco a farla sorridere e anche arrossire un po’.

‘E come dirai di nuovo una sciocchezza del genere…’

‘Va bene, ho capito.’ dice lei, sollevando le braccia.

‘Bene. Ora accendi la luce e lascia che ti veda nuda, perché ti farò quella cosa che ti…’

Il rumore della maniglia che si abbassa ci zittisce, puntando lo sguardo verso la porta. Anche Kate si gira ed entrambi vediamo Allan che sporge la testa dalla porta, per poi entrare nella stanza. È scalzo e indossa il suo pigiama preferito, quello che sembra una tuta da astronauta ,che io stesso gli ho messo dopo avergli fatto il bagno qualche ora prima.

Kate si sposta sul suo lato del letto, accendendo la luce.

‘Ci sono dei mostli nella mia stanza.’ dice con il suo dolce tono di voce.

‘Non hanno funzionato le mie paroline magiche?’ gli chiedo.

Lui scuote la testa da un lato all’altro e poi ci guarda.

‘Vuoi che venga e le dica di nuovo?’

‘Non ne se vanno.’ dice, per poi corrucciare le labbra e fare la faccia da cucciolo abbandonato a cui nessuno potrebbe resistere.

‘Allora… se ci sono dei mostri nella tua stanza che non se ne vanno, non puoi dormire lì.’ dice Kate ‘Dovremo trovare una soluzione… dove potresti dormire?’ chiede, pensosa.

‘Qui con voi.’ dice lui, alzando la voce, con un grande sorriso sul volto.

Kate e io ci guardiamo sorridendo e, senza darci il tempo di dire niente, Allan sale sul nostro letto per posizionarsi in mezzo a noi.

Sia Kate che io ci sdraiamo, senza badare al fatto che ci abbia interrotto, e portiamo un braccio sul pancino di nostro figlio, abbracciandolo.

Allan rimane zitto, ma so che ha qualcosa da dire. Non posso fare a meno di sorridere quando, finalmente, comincia a parlare.

‘Ci sono dei mostli anche nella camera di Josie.’

‘Tu dici?’

’Sì e ha paura.’ dice, del tutto convinto.

‘Vuoi che Josie dorma con noi?’

’Sì, tutti insieme.’ non riesco a vederlo con la luce spenta, ma dal suo tono di voce deduco che abbia un gran sorriso stampato sul volto.

Non so se è una strategia di Allan per non dormire da solo o se crede davvero che ci siano dei mostri nella sua stanza ma, in ogni caso, so che la preoccupazione per sua sorella è reale e non posso negarglielo. Accendo l’abat-jour e vedo Kate sorridermi da sopra la spalla di Allan, perché neanche lei può negargli niente, così mi alzo per andare a prendere nostra figlia.

Accendo la luce ed entro nella stanza di Josie, avvicinandomi alla culla. Non vorrei prenderla in braccio mentre dorme tranquillamente, ma cerco di fare piano, in modo da non svegliarla. Si muove leggermente tra le mie braccia, facendo di nuovo una tenera smorfia con la bocca, per poi continua a dormire.

Quando ritorno in camera da letto, Kate e Allan sono seduti sul letto e mi guardano elettrizzati dall’arrivo di Josie. Mi avvicino a loro e la poggio tra Allan e Kate, perché so che lei starà molto più attenta di me. Io ho paura di schiacciarla durante la notte, ma in questo modo potrei sempre abbracciare Allan e assicurarmi di non schiacciare anche lui.

’Shh, sta dormendo.’ sussurra Kate ad Allan, portandosi un dito alle labbra.

Allan annuisce, sapendo di non doverla svegliare, e prima di sdraiarsi accanto a me s’inclina su di lei per darle un soave bacio sulla fronte.

Kate e io ci sorridiamo, perché non possiamo che sentirci orgogliosi di lui, di entrambi.

Ci sdraiamo tutti e quattro insieme. Kate e io abbracciamo i nostri figli con un braccio fino a toccarci l’uno con l’altra e abbracciarci anche noi.

Chiudo gli occhi con un sorriso stampato sul volto perché non posso sentirmi più felice di così. Quando ho rincontrato Kate avevo la speranza di avere di nuovo una relazione con lei, ma non mi sarei mai aspettato che succedesse una cosa del genere. E, adesso, sapere che io ho loro, tutti e tre, e che loro hanno me mi fa sentire l’uomo più fortunato del mondo.


Fine.












Angolo:
Non credevo mi sarebbe costato tanto spuntare la casellina "completa", ma è andata proprio così.
È stata una storia che non solo ho amato sin dal primo momento in cui l'ho letta, ma mi ha insegnato anche molte cose. Mi ha colpita soprattutto per il tema trattato: lo stupro non è un argomento facile. Nessun tipo di violenza lo è. È un tema che mi sta davvero a cuore, per questo ho approfittato di questo spazio per spiegarvi quali sono state le vere motivazioni che mi hanno spinta a tradurre questa storia, oltre alla più che ovvia presenza dei protagonisti.
A questo punto, non mi resta che ringraziarvi TUTTI. Grazie a voi che avete solamente letto, grazie a voi che vi siete scapicollati a leggere nonostante la storia avesse già venti capitoli, grazie a voi che avete commentato, grazie a voi che aggiunto la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite. Insomma, GRAZIE!.
Vi lascio, per l'ultima volta, il link della storia origianale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui. 
A presto (forse)! :D

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