Il domani non muore mai

di germangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - From New York with love ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - You only live twice ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Die another day ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - For your eyes only ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Tomorrow never dies ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - From New York with love ***


Capitolo 1 – From New York with love

Se ne sta seduto al bancone della cucina, avvolto dalla penombra del loft. Sorseggia un whisky, meditabondo, la mente persa in un turbine di pensieri. E’ rientrato da poco e si è limitato a salutare Lucy, informandola educatamente di non aver voglia di chiacchierare. Cosa che, di per sé, la dice già lunga: Lucy è stata la sua confidente più fidata delle ultime settimane e si è sorbita interminabili elucubrazioni sui veri motivi che hanno spinto la terza signora Castle ad andarsene e infinite strategie su come riconquistarla. Per fortuna dello scrittore, Lucy è programmata per rispettare le sue richieste. Se ci fossero state Martha o Alexis, probabilmente non si sarebbe potuto crogiolare in quel silenzio stasera. Anzi, le due readheads lo avrebbero sommerso di domande o di attenzioni, spinte dal grande amore che provano per lui e dal desiderio di vederlo finalmente stare bene, pronte a fornirgli il loro incondizionato supporto o almeno a passargli i fazzoletti di carta.

Fra pochi giorni sarà il loro primo anniversario di matrimonio, quello che ogni coppia festeggia sempre con grande entusiasmo (e tanto, tanto ottimo sesso, quello spumeggiante e con quel senso di sicurezza che regala sempre una marcia in più) e invece eccoli qui che vivono in appartamenti diversi.

Si sono presi una pausa.

O meglio, lei gli ha chiesto una pausa e lui non ha potuto fare altro che concedergliela. Perché Richard Castle è così: un uomo buono, rispettoso e dal cuore grande. Un cuore che stravede per Katherine Houghton Beckett.

Forse è proprio questo il suo errore, come gli ha fatto notare Ethan Slaughter senza troppi giri di parole. Deve smettere di chiedere il permesso e deve riappropriarsi di sua moglie e della loro vita insieme. Deve fare l’uomo, insomma.

Un momento, sta prendendo seriamente in considerazione l’idea di dar ragione al detective Slaughter? Davvero?

L’uomo che ha messo in pericolo la sua vita più di una volta quando si sono incontrati anni fa, tanto che ha dovuto assumere ansiolitici per un mese?

L’uomo che lo ha coinvolto in una rissa anche nelle ultime ore?

Dio, è messo proprio male.

Considerare Ethan Slaughter come un mentore, come un modello da imitare. No, non se ne parla nemmeno. Posa il bicchiere sul piano d’appoggio e si passa le mani sul viso, quasi a voler scacciare fisicamente quel pensiero che si fa strada nella sua mente. Ma compie quell’azione con troppa enfasi e il naso ancora dolorante per le botte prese gli manda un segnale chiaro e forte. Non è proprio cosa.

Eppure…

Slaughter è anche l’uomo che gli ha suscitato una grassa risata. Anzi, per meglio dire che gli avrebbe provocato una grassa risata, la prima da quando lui e Beckett si sono presi il time out, se solo non avesse prevalso il terrore per come avrebbe reagito a quello scoppio di risa. Gli ci è voluta tutta la sua forza d’animo per trattenersi dallo sghignazzare sapendo che il suo interlocutore al college aveva studiato musical theatre e che era stato sposato con una diva della lirica.

Lui.

Quello stesso uomo che capisce solo violenza, minacce e sopraffazione. Insomma, dai, tutta la faccenda è esilarante. Però… beh, il suo amico Slaughter ha anche dimostrato di saperci fare in cucina. E per cucinare bene ci vuole una certa delicatezza. Oddio, l’immagine di quell’armadio con il grembiulino che prepara manicaretti deliziosi resta inquietante, eppure lo ha visto lui stesso all’opera e ha assaggiato di persona la squisitezza dei suoi piatti. Quindi qualcosa di buono ci deve essere in lui. Se non altro, è stato una fonte di distrazione, che lo ha distolto dalla malinconia nella quale era sprofondato ancora una volta quella mattina. Allora può permettersi di dare una chance anche ai suoi consigli, anche se lo prende in giro appellandolo Sherlock. Del resto, qui tutti si sentono in dovere di raccomandargli come agire con Kate, a partire da Martha che a breve pubblicherà “Unsolicited Advice by Martha Rodgers”, un libro che raccoglie una serie di suggerimenti non richiesti, arte nella quale è davvero una maestra. E Rick è una fonte più che autorevole per affermarlo: ne beneficia da un’intera esistenza, e a dosi massicce.

Insomma, Slaughter non è certo la quintessenza della sensibilità ma anche lui si è accorto che Kate è innamorata persa dello scrittore. Intendiamoci, è giunto a questa conclusione per spiegare più che altro a sé stesso e al suo orgoglio virile il motivo per cui quella donna tanto sexy non si sia concessa a lui direttamente su una scrivania del Dodicesimo e senza nemmeno chiudere la porta dell’ufficio. Ma ragionamenti contorti a parte, a modo suo gli ha detto la stessa cosa dell’esperta profumiera, quella povera donna affetta da iperosmia. Con la sola differenza che quella di Mia era una deduzione scientifica. Il suo naso le aveva detto che i feromoni del capitano Beckett erano impazziti appena aveva visto il marito. Insomma, era ancora profondamente stregata da Rick. E delle sue capacità olfattive non si può certo dubitare.

In fondo anche lui percepisce l’amore che Kate prova nei suoi confronti, anche se la sua decisione di allontanarlo da sé gli ha triturato il cuore, sminuzzandolo in mille pezzi. Per l’ennesima volta. Comprende il suo senso di giustizia, il dolore che ha provato quando ha scoperto che persone che lei conosceva e stimava hanno perso la vita per colpa sua, diretta o indiretta che fosse. Ma non riesce ad accettare il fatto che la sua Kate sia tornata la vecchia Beckett, quella che affrontava le proprie battaglie da sola, come un condottiero solitario in cima alla montagna, pronta a scontrarsi con un intero esercito e a immolare la propria esistenza per la causa.

Non può più essere così. E al diavolo il rischio che il suo coinvolgimento potrebbe causare. Si sono sposati. Dov’è finita la loro promessa nuziale di essere partners in crime and in life?

OK, è deciso. Ha ragione Slaughter. E’ arrivato il momento di riprendersi sua moglie. Ora basta pensare a un piano per raggiungere questo scopo. Dunque, Kate è fuori città in questi giorni… potrebbe aspettarla davanti al suo appartamento e farle una bella sorpresa. Parafrasando il titolo di un film di James Bond, è un modo per salutarla da New York con amore.

Oh sì, lui adora le sorprese.

Sono sempre state il suo forte, se lo dice anche da solo. E si darebbe persino una pacca sulla spalla a sottolineare l’evidenza, se non fosse che grazie alla zuffa di poche ore fa ha le braccia doloranti e ogni movimento gli provoca delle fastidiose fitte. A dir la verità, anche Kate è brava con le sorprese: guarda che super festa di compleanno gli ha organizzato qualche anno fa con tanto di delitto inscenato, quando lo scrittore era costretto a casa con una gamba rotta a morire di noia. Era stata epica! Ma non divaghiamo. Dunque, sì, il piano per riconquistare il capitano Beckett prevede di recarsi a casa sua. Ma… ops, manca un piccolo dettaglio. Castle non è mai stato nel nuovo appartamento di Beckett. Conosce l’indirizzo ma non si è mai presentato lì.

Non che sia stata sua moglie a comunicargli la sua nuova residenza, intendiamoci.

Diciamo che è un’informazione di cui è venuto a conoscenza. Del resto fa l’investigatore privato, scoprire dettagli è il suo lavoro, no? Ok, non ci giriamo tanto intorno e confessiamolo pure. Ha origliato mentre Kate ne parlava con Lanie. Ma non è colpa sua se lui passava da lì proprio in quel momento. E’ stato un segno dell’universo e chi è lui per mettersi contro il Fato?

Quindi, potrebbe appostarsi davanti all’edificio e attendere il suo rientro. O forse Kate è già a New York? Non ha idea di quali fossero i suoi programmi per il viaggio. Non sa nemmeno qual è il vero motivo per cui è partita. Gli pare di aver capito che è a un incontro sull’antiterrorismo, ma deve ammettere che ultimamente non si fida del tutto di quello che gli dice sua moglie. Ed è una sensazione terribile. Questi dubbi non dovrebbero esistere in una coppia. Ma è più forte di lui. Sicuramente ha degli ottimi motivi per non raccontargli tutto: forse lo fa per proteggerlo o perché magari si tratta di informazioni confidenziali, ma non ne può più di segreti e bugie. Anche se… lui stesso ha un bel bagaglio in quel senso. Quel buco di mesi che si ritrova nella memoria non depone a suo favore, con l’aggravante di essere scomparso proprio il giorno del suo matrimonio, abbandonandola letteralmente sull’altare.

Vabbè, torniamo al piano. Potrebbe sempre fare un giro in quella zona e ritrovarsi per caso a quell’indirizzo e, sempre per caso, potrebbe presentarsi alla sua porta e invitarla a prendere un caffè, così, senza un vero motivo, senza un secondo fine. Sempre che non ci sia un portiere nello stabile in cui si è trasferita. Magari un omone grosso come un armadio, pronto a prenderlo a calci là dove non batte il sole. Se non a fargli di peggio.

Però non è il momento di essere pavidi. Correrà il rischio di farsi menare dal mobile a sei ante, se serve per riprendersi sua moglie.

Mette il bicchiere nel lavello della cucina, vola a farsi una doccia rinfrescante, cercando di non pensare a quante shower routines hanno visto quelle pareti di vetro, per non parlare delle effusioni più o meno erotiche che si sono scambiati sotto il getto dell’acqua. Evocare quelle immagini provoca un’immediata reazione nel suo fisico, tanto che è costretto a distogliere il pensiero. Non vuole correre il rischio di arrivare al punto di non ritorno, adesso non ha tempo per quello. Meglio pensare a Slaughter e ai pericoli che gli ha fatto correre anche questa volta. Ecco infatti che la paura ha un effetto immediato e tutto torna ad essere sotto controllo.

Si asciuga rapidamente e indossa un paio di pantaloni scuri e la camicia azzurra, quella che mette in risalto i suoi occhi e che Beckett adora. Aggiunge un po’ di quel dopobarba che sua moglie gli ha detto di amare particolarmente. Insomma, non lascia niente di intentato. In guerra e in amore tutto è permesso. E lui sta per affrontare una battaglia non da poco, quindi occorre schierare l’artiglieria al gran completo. Ma il premio che spera di ottenere vale ogni strategia: sua moglie.

Rinfrancato dai suoi propositi belligeranti, afferra le chiavi della Ferrari, si avvia verso la porta del loft, gira il pomello e… di fronte si trova l’ultima persona che si aspettava di incontrare.

 

 

Nota dell’autrice

Mancavo da questi schermi da un po’ e, come ho già confessato in altre occasioni, l’attuale stagione di Castle non mi convince. Confidavo che l’ultimo episodio prima della pausa invernale mi avrebbe fatto cambiare idea ma rimango perplessa. E allora ho lasciato che la fantasia mi aiutasse a riscrivere la storia e… eccola qui.

Grazie come sempre al mio angelo custode che – nonostante i suoi mille impegni lavorativi e familiari – si legge i capitoli in anteprima e mi supporta nelle mie elucubrazioni.

E grazie a chi di voi mi ha regalato il proprio tempo ed è arrivato fino qui.

Al prossimo capitolo,

Deb

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - You only live twice ***


Capitolo 2. You only live twice

Rientra nel suo appartamento, posa il trolley accanto al mobiletto dell’ingresso e si guarda intorno, sconsolata. Lì non si sente a casa. E’ solo una scatola in cui rifugiarsi a fine giornata, appena meno asettica e impersonale di una camera d’albergo. Nonostante viva lì da qualche tempo ormai, non ha nemmeno provato a renderla un po’ più sua. Non gliene importa molto.

Si siede sul divano, poggia la nuca alla spalliera e chiude gli occhi, facendo un respiro profondo. Penserà più tardi a sistemare i suoi effetti personali e a disfare il bagaglio. Ora ha solo voglia di riposare.

La riunione agli affari interni sull’antiterrorismo cui ha partecipato celava in realtà un incontro prevalentemente politico. Questo è un aspetto del suo lavoro che il Capitano Beckett non ama molto, ma che fa parte del pacchetto, e così periodicamente deve recarsi in pellegrinaggio a Washington, turarsi il naso e curare quel network. E’ orgogliosa della posizione che ricopre al 12th Precint, ma le manca l’azione, il lavoro sul campo, tanto che non si lascia scappare l’occasione di intervenire in prima persona ogni qual volta le capita, sia per un sopralluogo sulla scena di un crimine, sia addirittura per un’operazione sotto copertura.

Il suo non è un ruolo semplice. E’ una donna che ha una posizione di comando in un mondo di uomini. Deve prendere decisioni difficili continuamente, senza mai un momento di tregua, senza mai mollare la presa e condividere quel fardello con qualcun altro. Ma non cambierebbe il suo lavoro per niente al mondo, perché il suo profondo senso della giustizia non potrebbe trovare migliore collocazione.

La due giorni a DC, molto teorica e assai poco pratica, le ha lasciato un accenno di mal di testa e le ha dato modo di pensare. Allontanarsi dalla Grande Mela le ha fatto bene, le ha permesso di vedere le cose da una prospettiva diversa e di giungere ad un’unica, semplice ed inconfutabile conclusione.

Le manca suo marito.

Terribilmente.

Le manca il contatto fisico con lui, la loro intimità, e le manca quel brain sharing che ha sempre caratterizzato la loro unione e che ha sempre divertito, stupito e fatto impazzire chi stava loro intorno. E si è resa conto che separarsi da lui è stata una cavolata di dimensioni stratosferiche, seppur dettata dalla volontà di proteggerlo, di non metterlo in pericolo. Del resto, come si fa a non amare un uomo che l’ha messa al primo posto sulla sua bucket list? Una lista compilata almeno tre anni prima di riuscire finalmente ad averla? Nell’insonnia che le ha fatto compagnia negli ultimi mesi la sua mente l’ha portata spesso a rivivere i momenti più belli, romantici, appassionati della sua storia d’amore con Rick, iniziata in verità assai prima di quella fatidica prima notte insieme. Come non pensare a quando lo scrittore le ha fatto aggiustare il prezioso orologio di suo padre, rimasto danneggiato dall’esplosione del suo appartamento? O a quando le ha procurato la foto autografata dell’intero cast di Temptation Lane? O a tutti i caffè che le ha regalato sin dagli albori della loro collaborazione, quando lei continuava a guardarlo come una fastidiosa spina nel fianco? E vogliamo dimenticare la borsa di studio in memoria di sua madre? E non stavano ancora insieme in quel momento. Poi, da quando anche l’ultimo mattone del suo muro è crollato e si è abbandonata all’amore per questo uomo straordinario, lui non ha fatto che adorarla, venerarla e amarla di un sentimento profondo e palpabile. Tutti questi ricordi l’hanno aiutata a comprendere che, solo se ha suo marito accanto a sé, sarà in grado di sconfiggere l’ennesimo Drago.

E’ grazie a lui se ha iniziato una seconda vita, dopo che la prima si era spenta quando era morta sua madre. Gli anni successivi a quel terribile evento erano stati una specie di limbo, nel quale Kate aveva galleggiato senza vivere realmente. Invece con lui è tornata a vivere e, come dice il titolo di quel film di James Bond, si vive solo due volte. Non può sprecare la sua occasione, non ne avrà altre.

Ora basta solo trovare il modo di farsi perdonare. Tanto più che presto sarà il loro primo anniversario di matrimonio e mai e poi mai si sarebbe immaginata di trascorrerlo lontana da lui. Vorrebbe andare da lui, al loft, ma… ha paura. Non le va di affrontare né Martha né Alexis.

Baggianate.

Il vero motivo è che teme che suo marito si sia stufato di aspettarla. Pare che l’attesa sia il leitmotiv della loro storia, ed è sempre lei a decidere sulla durata di questa attesa. Ma quanta pazienza potrà ancora avere quell’uomo? Cos’altro può pretendere da lui? E se si fosse stancato? Se avesse compreso che non ne vale più la pena? Se avesse perso la speranza?

Scuote la testa di fronte a questi pensieri nefasti e decide di tentare il tutto per tutto. Si recherà al loft a implorare suo marito di riprendersela  e di aiutarla nella sua crociata. Con la speranza che nessuna delle altre donne della vita dello scrittore sia in zona. Perché se quell’incontro va nel modo giusto stasera non tornerà a dormire nella scatola.

Sorride al pensiero e dà il via ai preparativi. Una bella doccia rinfrescante, quella crema per il corpo alle ciliegie, che suo marito adora, quel completino di seta, rosso passione, che le ha regalato tempo fa, senza nessun motivo, e che non ha ancora indossato per lui e… un ingrediente speciale. Che sembra tutt’altro che romantico e sensuale ma che per loro ha un significato profondo.

Nasconde quell’intimo elegantemente provocante sotto un paio di jeans attillati e un maglioncino leggero, calza le sue amatissime scarpe con il tacco e parte per la sua missione. Per recuperare quell’ingrediente mancante deve fare una piccola deviazione dall’itinerario che la conduce al 595 di Broome Street. Insomma, non lascia niente di intentato. In guerra e in amore tutto è permesso. E lei sta per affrontare una battaglia non da poco, quindi occorre schierare l’artiglieria al gran completo. Ma il premio che spera di ottenere vale ogni strategia: suo marito.

Giunta alla prima tappa, Kate accosta la Crown e scende. Entra da Remy’s e dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Paul, il cameriere che ha sempre servito lei e Castle ogni volta che sono andati a mangiare lì, gli ordina due cheeseburger. E’ una specie di codice per lei e suo marito. E non solo perché quella doveva essere la sua safeword qualora si fosse trovato in difficoltà quando una sua fan aveva preso in ostaggio diverse persone per attirare l’attenzione sul suo caso e aveva detto espressamente che avrebbe negoziato solo e soltanto con Richard Castle. No, Remy’s è un luogo del cuore per loro. E’ lì che hanno avuto il loro primo appuntamento-non appuntamento. Sorride con tenerezza al ricordo di quella fase della loro vita: quella sera, in particolare, lei era uscita con Brad Dekker, alias  Mr July del calendario dei vigili del fuoco, e lui con Amanda Livingston, una bionda affascinante, ma entrambi non avevano fatto altro che pensare al caso su cui stavano investigando e avevano finito per abbandonare i rispettivi accompagnatori, dedicarsi al lavoro e precipitarsi da Remy’s a fine serata, nonostante l’ora tarda, a festeggiare la conclusione vittoriosa delle indagini e a godersi la reciproca compagnia.

Porgendole il sacchetto di carta con il suo prezioso contenuto, Paul la distoglie dal suo viaggio lungo il viale dei ricordi. Kate paga la cena, lo saluta e riparte per portare a termine la sua missione.

 

Nel frattempo, al 595 di Broome Street Richard Castle ha appena aperto la porta.

“Papà?!?!?” esclama sorpreso.

“Mi fai entrare?” gli chiede l’uomo canuto, oltrepassando l’uscio senza aspettare la risposta del figlio. Ha la sua solita espressione indecifrabile, che contrasta apertamente con lo stupore dipinto sul volto dello scrittore. Eppure ormai dovrebbe essersi abituato alle apparizioni improvvise di Jackson Hunt. Appena si riprende dallo sbalordimento, chiude la porta e si volta verso il suo ospite, recuperando almeno le buone maniere: “Posso offrirti qualcosa?”

“Un whisky andrebbe bene. E, dammi retta, non farebbe male nemmeno a te” risponde criptico. Però cammina senza difficoltà, segno che questa volta nessuno gli ha sparato. E’ già qualcosa.

La faccenda, comunque, non promette nulla di buono, ma Rick ubbidisce alla richiesta e, avvicinandosi al mobile bar, prepara due bicchieri di quel liquido ambrato, porgendone uno al genitore.

“Cosa ci fai qui?” gli domanda Castle. Lo strano rapporto che ha instaurato, per così dire, con suo padre prevede pochi convenevoli.

“Dobbiamo parlare di Kate” arriva dritto al sodo Hunt. “She’s good at what she does, ma si sta cacciando in un guaio più grosso di lei” aggiunge.

“Cosa ne sai tu?” si informa, incuriosito dalla sua affermazione.

“Mia moglie Rita ha coperto le spalle a lei e a Vikram qualche mese fa e da allora la teniamo sotto controllo” spiega Jackson.

“Tua moglie? Sei sposato? E non ti è nemmeno passato per l’anticamera del cervello di dirmelo? Magari lo eri già quando ci siamo visti a Parigi?” reagisce Rick, offeso per il mancato coinvolgimento. Ancora non ha imparato che da suo padre non può aspettarsi un comportamento affettivo normale.

Getting emotional, now it’s not the time” commenta asciutto Hunt. “Lo sai, con quello che faccio non è mai il momento di lasciare spazio ai sentimentalismi. I let my guard down, people die. Quindi, veniamo al dunque. Tua moglie sta indagando in modo indipendente per arrivare a Loksat, solo che si è rivolta alla persona sbagliata” taglia corto l’agente segreto.

Il cervello e il cuore di Rick sono in pieno subbuglio. Fino a due minuti fa si stava preparando per andare a riconquistare sua moglie, pregustando una serata romantica e passionale, invece ora suo padre, che avrà visto per poco più di 48 ore in totale in tutta la sua esistenza, è davanti a lui, gli ha appena detto che Beckett è in pericolo e lo ha informato en passant di essere a sua volta sposato. In quel groviglio di emozioni che gli fanno girare la testa però si fa strada l’unica deduzione possibile: “Mi stai dicendo che Vikram non è chi dice di essere?”

“L’ho sempre saputo che sei un ragazzo sveglio. Ora, dobbiamo mettere in guardia Kate senza però che Vikram se ne accorga. So che non vivete più insieme…”

“Come lo sai?”

I may not be good at this but I’m still your father. Comunque, confido che siate ancora in buoni rapporti. Le devi parlare, Rick, e devi fare in modo che si allontani da quell’uomo o che almeno finga di farlo. Non può troncare di netto i rapporti con lui, altrimenti si accorgerebbe subito che qualcosa non va. E’ tutt’altro che uno sprovveduto” lo istruisce Hunt.

“Sì, hai ragione. Stavo giusto andando da lei. Avevo tutt’altro in mente per questa serata, ma non importa. Senti, se vuoi puoi fermarti nella camera degli ospiti per stasera, mia madre e mia figlia sono fuori per qualche giorno…”

Mentre Hunt sta per rispondere, qualcuno bussa alla porta.

Mettendosi l’indice davanti alle labbra, Jackson fa cenno al figlio di non rivelare la sua presenza e con passo felpato si nasconde nello studio.

Preoccupato, Rick si reca ad aprire e di fronte si trova Kate.

“Hey” la saluta. “I was just coming to see you” aggiunge stupito e rinfrancato dalla consapevolezza che, nonostante tutto, sono sempre in sintonia.

I was coming to see you” gli risponde Beckett, sorridendo e al tempo stesso aggrottando la fronte. Non l’ha invitata a entrare e non sa bene come comportarsi. Poi gioca la sua carta. “I brought dinner for us” dichiara, porgendogli la busta di carta contenente i due cheeseburger.

“Remy’s!” esclama Rick, felice per aver riconosciuto in quel gesto un messaggio nascosto. “Vieni, accomodati. Li mangiamo al bancone della cucina, che ne dici?” le propone ciarliero mentre chiude la porta, troppo contento di avere di nuovo sua moglie vicino – e di sua spontanea iniziativa, per giunta –, dimenticando che suo padre è nella stanza accanto. Dettaglio trascurabile al momento.

Quando si volta e se la trova davanti le scopre sul volto un’espressione sofferente. “Ehm, Rick, ti chiedo scusa. Pensavo che da sola ci sarei riuscita. Volevo solo proteggerti, ero convinta che l’unico modo per tenerti in vita fosse allontanarti da me. Ora ho capito perché anche tu mi hai mentito quando sei andato a Parigi a riprenderti Alexis e ricordo quanto ho sofferto sapendoti là fuori da solo. Mi sono appoggiata a Vikram perché non ho nessun legame con lui. Non ho coinvolto nemmeno Ryan o Espo, perché non volevo assolutamente che corressero alcun pericolo. E’ la mia battaglia, Rick. E’ la mia guerra. Però… senza di te non ce la faccio. So che è egoista da parte mia, so che in questo modo è come se ti attaccassi un bersaglio sul cuore, ma mi manchi, babe. Eppure se qualcosa andasse male e tu morissi… Dio, Castle, non ne uscirei mai. I would die if I lost you. Hai visto cosa era successo a mio padre dopo la morte di mamma… è caduto nel baratro e ne è uscito a fatica solo dopo anni, ma io non ce la farei. Non potrei mai perdonarmelo… però… ho bisogno di te. E ho capito che solo se sei accanto a me ce la possiamo fare insieme. E solo se sei con me posso proteggere te, posso proteggere noi e il nostro futuro insieme.”

Il respiro affannato, il battito cardiaco accelerato, gli occhi lucidi e il fatto che non abbia mai smesso di tormentarsi le mani tradiscono le forti emozioni che sta provando. Sa che tutto il suo discorso è un groviglio fitto di contraddizioni e non ha mai preso fiato per arrivare in fondo, temendo forse che se si fosse fermata non sarebbe riuscita a fargli comprendere quanto stia soffrendo e quanto sia rammaricata per averlo ferito, per averlo escluso.

Rick rimane imbambolato a fissarla per un tempo che le pare infinito e poi la bacia, riscoprendo il suo sapore, ritornando a casa. E’ un bacio breve ma intenso, perché ahimè ha altro a cui pensare in questo momento. Per esempio al fatto che c’è un agente segreto nascosto nello studio. Sempre che non si sia magicamente volatilizzato nel frattempo.

“Kate, ci sono dentro anch’io, che tu lo voglia o no. Ricordi? Partners in life and in crime” le rammenta. “Voglio aiutarti e lo farò. Però…”

Beckett gli rivolge uno sguardo interrogativo e confuso. Quella frase in sospeso non la tranquillizza per nulla.

“C’è qualcosa che devi sapere e credo sia meglio che te ne parli direttamente la mia fonte” dichiara serio Castle. A quelle parole, Hunt esce dallo studio.

Nice to see you again, Kate” la saluta con un enigmatico sorriso.

 

Nota dell’autrice

Il loft è fin troppo affollato: ecco che ritorna persino Hunt, cuore di padre (a modo suo). Anche Kate è intenzionata a salvare il proprio matrimonio, ma come reagirà di fronte alle rivelazioni del suocero?

Grazie per aver accolto la storia con affetto e per avermi dedicato ancora una volta il vostro tempo arrivando fino qui.

Un abbraccio,

Deb

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Die another day ***


Capitolo 3 – Die another day

Lo sguardo di Kate rimbalza più volte da Rick a suo padre, mentre la solita ruga le si forma in mezzo alla fronte, segno inequivocabile che il cervello ha messo in moto gli ingranaggi e sta attivando tutte le sinapsi.

“Suppongo tu abbia finalmente rivisto Rita” deduce Beckett, saltando a piè pari i convenevoli e senza che nessuno dei presenti se ne stupisca. Evidentemente il loro rapporto funziona così. Intanto una fitta colpisce ancora una volta il cuore di Castle, che perde un battito. Kate ha incontrato la moglie di suo padre e si è ben guardata dall’informarlo. L’ennesima omissione. Fa un respiro profondo per tentare di scacciare quel dolore che gli trafigge l’anima come un pugnale affilato e, invitando i suoi ospiti a prendere posto al tavolo della cucina, suggerisce: “Credo sia meglio se ci sediamo”.

Poi aggiunge: “E preparo anche un caffè”, consapevole che i due bicchieri di whisky che si è scolato quel pomeriggio possano già limitare la sua lucidità senza bisogno di aggiungerne un terzo. “Per te un cappuccino, Kate? Uno di quelli che solo io so preparare?” le chiede poi sollevando le sopracciglia, con quell’espressione da sbruffone che lei adora e che al tempo stesso le farebbe venire voglia di strozzarlo almeno dieci volte al giorno. Perché anche se si sono separati, anche se non risolvono più intricati casi di omicidio fianco a fianco, anche se non dormono più sotto lo stesso tetto, lei pensa a lui almeno dieci volte al giorno. Come minimo.

Beckett si limita ad annuire. Per un microsecondo il pensiero dei cheeseburger di Remy’s (e di tutto quello che si era immaginata sarebbe successo dopo) le attraversa il cervello e le provoca una punta di delusione, però la sua curiosità sul vero motivo della presenza di Jackson Hunt ha la meglio e così si siede di fronte a lui, mentre Rick armeggia davanti alla macchina del caffè. Lei e il suocero si fronteggiano come due duellanti pronti a estrarre la propria arma, stile mezzogiorno di fuoco, senza profferire parola. Una parte di Kate non riesce proprio a fidarsi di quell’uomo dall’espressione imperscrutabile, nonostante invece suo marito riponga un’inspiegabile fiducia in lui. Che poi come fa a essersi affezionato a un padre che non si è mai davvero curato di lui e di cui è venuto a conoscenza solo pochi anni fa e in una situazione profondamente dolorosa è una cosa che Kate non è in grado di comprendere.

Pochi minuti dopo, Castle porge un mug di caffè scuro a suo padre e una tazza con un inconfondibile cuore sulla schiuma del cappuccino a sua moglie, che solleva gli occhi da quell’ennesima dimostrazione d’amore – nonostante tutto – e gli rivolge uno dei suoi sorrisi, quelli che lui adora e che gli illuminano anche le notti più buie, quelli che gli fanno momentaneamente dimenticare quante bugie gli abbia raccontato o quante informazioni abbia deciso di non condividere con lui.

“Allora, perché sei qui Hunt?” gli chiede Kate dopo aver sorseggiato la bevanda calda preparata sempre con tanto affetto da suo marito.

“Quanto ti fidi di Vikram Singh?” le domanda a sua volta la spia, fissandola negli occhi. Questo interrogativo diretto spiazza il capitano Beckett e improvvisamente tutti i suoi dubbi diventano realtà.

“Sinceramente, a questo punto non molto” ammette. “Ti confesso che stavo per rivolgermi a un investigatore privato per raccogliere maggiori informazioni su di lui” aggiunge, facendo l’occhiolino a suo marito, per poi tornare a guardare seria l’uomo seduto di fronte a lei.

“E fai bene. Quella dell’analista è solo una copertura” dichiara Hunt senza troppi preamboli. “Il suo ruolo è quello di tenerti buona, fingendo di indagare per tuo conto, e non farti arrivare a destinazione. Mi pare ci stia riuscendo, peraltro.”

“Sì… ogni volta che troviamo qualcosa finisce sempre che si tratta di una falsa pista che ci conduce in un vicolo cieco. E poi… fa di tutto per tenermi lontana da Rick, per impedirmi di vederlo e parlare con lui” concorda il capitano, con una punta di amarezza.

“E’ bravo nel suo lavoro, questo gli va riconosciuto” dichiara Hunt. “E ha anche un background di tutto rispetto. Suppongo tu abbia fatto qualche controllo prima di assumerlo al distretto e sono sicuro che ne è uscito un quadro impeccabile, giusto?”

Kate annuisce. Poi l’uomo canuto riprende, senza mai distogliere i propri occhi da quelli della giovane donna seduta davanti a lui: “Beh, è tutto finto. Gli hanno creato un profilo perfetto. E’ un vero professionista ed è una pedina all’interno di un’organizzazione solida, gestita da persone molto potenti e dotate di risorse finanziarie notevoli. Ora, so che Rita ti ha detto che se tu avessi coinvolto Rick in questa storia ti saresti macchiata del suo sangue…”

Le dure parole della moglie di Hunt, pronunciate durante il loro incontro “fortuito” in quella strada affollata di New York, riecheggiano nella mente di Kate come una terribile minaccia: Anybody who dies now – their blood is on you. E’ quello il motivo fondamentale per cui ha deciso di separarsi da suo marito e gettarsi da sola in questa crociata. Ma adesso ha anche capito che senza il suo aiuto non riuscirà mai ad arrivare al termine della sua missione.

“Il nostro lavoro non ci permette sentimentalismi e anche esserci sposati è stata una mossa azzardata. Ma entrambi siamo in questo mondo da tutta la vita e siamo consapevoli di quello che facciamo. Rita ci è andata giù pesante perché voleva convincerti a non affrontare questa storia. Per il tuo bene, Kate. E’ una faccenda più grande di quanto pensi. Loksat è una leggenda. Aveva collaborato con quel Bracken, creando un cartello della droga che triangolava New York, la Columbia e il Messico, e avevano dato vita a un business davvero redditizio. I soldi provenienti dal commercio delle sostanze stupefacenti erano stati ripuliti ed erano serviti a finanziare la campagna elettorale del senatore. Ma tu questo lo sai già, vero Kate?” le chiede e pare quasi che il suo sguardo sia attraversato da un guizzo di compassione nei confronti della sofferenza inflitta a quella donna, sia dai torturatori al soldo di Vulkan Simmons sia dalla vita in generale. Che Jackson Hunt abbia un cuore? Ma è un lampo che si spegne subito, e l’espressione torna ad essere glaciale e imperturbabile.

Kate, a sua volta, chiude gli occhi e deglutisce. Quel ricordo è ancora vivo nella sua memoria, tanto che un brivido di freddo le scuote le membra e le sembra di percepire in modo nitido il gelo dell’acqua in netto contrasto con il fuoco che sentiva nei polmoni, annaspando in cerca di ossigeno. Rick, che finora è stato in religioso silenzio ad ascoltare le parole di suo padre senza mai distogliere lo sguardo dal volto di sua moglie, le stringe una mano, sorridendole mestamente per infonderle forza e sostegno. Anche per lui quell’episodio è tutt’altro che dimenticato. Dio, quante ne hanno passate insieme: in ordine sparso, Kate è finita su una bomba, entrambi sono quasi annegati nell’Hudson, spinti nel fiume a bordo della macchina di servizio di Beckett, un cecchino le ha sparato in pieno petto al funerale di Montgomery, ha rischiato che la graziosa dottoressa Nieman le strappasse la faccia per cambiarle i connotati, per un pelo non sono diventati il pasto di una tigre, hanno rischiato il congelamento in un camion frigorifero… e questo solo per citare alcuni episodi.

“Sai anche che Bracken era diventato un peso per l’organizzazione ed è stato eliminato. Adesso Loksat ha agganci con vari personaggi molto potenti, dall’apparenza pura e immacolata ma che sono corrotti fino al midollo. Quindi, credimi, Kate, non puoi affrontare questa storia da sola e mio figlio non sarà James Bond, ma a modo suo è coraggioso e ha un cervello sveglio” conclude Hunt. In quel momento, Rick si sente stranamente orgoglioso per il complimento ricevuto da suo padre, anche se quell’a modo suo lo lascia un po’ perplesso. Però poi si consola con la considerazione che da un genitore sui generis come Jackson Hunt non si può certo aspettare lodi sperticate. Senza dimenticare che ha citato James Bond e il suo pensiero è volato subito a “Casino Royale” e a ciò che quel libro ha significato per loro due.

“Oh, so bene quanto sia sveglio tuo figlio, il suo modo di pensare out of the box mi ha aiutato in più di un’occasione” concorda Beckett, stringendo la mano di suo marito e sorridendogli riconoscente. “E ora cosa suggerisci di fare?” chiede poi a Hunt, rivolgendosi a lui.

“Dovremmo cercare di capire come Vikram si tiene in contatto con la sua rete. In questo modo, potremmo risalire ad altri membri e avere un quadro più completo” si intromette Rick, pensando già di ricorrere all’aiuto di Hayley e alle sue competenze di hacker per mettere sotto controllo il cellulare e il computer del loro nuovo nemico. Hayley si è rivelata una risorsa preziosa, oltre ad essere una persona squisita.

“Non sarà semplice, devo ammettere che è un vero esperto informatico. Ha creato una linea sicura con cui possiamo comunicare senza essere intercettati e gestisce vari server in remoto” dichiara Kate. “O almeno questo è ciò che mi ha detto” aggiunge con amarezza, consapevole di non sapere più quanto di ciò che ha vissuto negli ultimi mesi sia vero e quanto finzione.

“Sarà un genio tecnologico ma io ho maggiore esperienza sul campo. So che avete installato una postazione in uno stripper club sotto sequestro, pensi che possiamo farci un salto? Vorrei dare un’occhiata a cosa sta facendo e verificare in che modo potremmo tenerlo sott’occhio” le chiede Hunt e Kate ormai non si stupisce più che il padre di Rick sia a conoscenza anche di questo dettaglio, seppure sia una decisione di pochi giorni fa. Evidentemente sa come fare il suo mestiere.

“Sì. Andrò io per prima, così se Vikram fosse lì posso sempre far finta di essere passata per vedere se sta facendo progressi con l’ultima pista” dichiara il capitano Beckett e Rick riconosce in quella proposta l’indole battagliera della donna che ha sposato. Bandiera bianca, arrenditi scrittore: ami così tanto quella donna che sei disposto a perdonarle tutto pur di averla di nuovo accanto a te.

“Noi ti seguiamo con la macchina che ho noleggiato” dice Hunt, poi rivolgendosi a Castle aggiunge: “Hai un ottimo gusto per le auto, figliolo, ma una Mercedes o una Ferrari darebbero troppo nell’occhio.”

Rick annuisce e l’operazione prende il via. Mentalmente, Castle la rinomina “Die another day”, come uno dei film di James Bond, confidando che il titolo sia propiziatorio. Ha troppi progetti per il futuro e non gli andrebbe proprio di morire prima di portarli a compimento. Senza considerare che in questo momento sta collaborando con suo padre e la cosa gli riempie il cuore. Non è certo una delle classiche attività che uniscono padri e figli, ma con un agente segreto come genitore non ci si può aspettare una vita canonica fatta di passeggiate in bici al parco o di pomeriggi trascorsi a costruire castelli di sabbia sulla spiaggia bianca degli Hamptons.

“Hai la tua pistola con te?” chiede l’agente segreto a Beckett.

“No, non pensavo che ne avrei avuto bisogno stasera” ammette.

“E’ comunque meglio così: se succede qualcosa, non è opportuno che si trovino proiettili riconducibili a un’arma registrata a nome del capitano Beckett” dichiara Hunt. L’uomo si abbassa leggermente e sfila dalla fondina al polpaccio una piccola semiautomatica che porge alla nuora. Poi estrae dalla giacca un’altra pistola per il figlio e si avviano alle rispettive vetture, mentre Rick giunge alla conclusione che a quel punto non si sarebbe stupito che suo padre avesse tirato fuori anche un Kalashnikov, come il proverbiale asso nella manica.

Le tenebre stanno calando sulla città che non dorme mai, ma il traffico è ancora sostenuto. Mentre è seduto dal lato del passeggero – questo è evidentemente il suo ruolo, a prescindere da chi stia al volante – lo scrittore rompe il silenzio e chiede a suo padre: “Quanto stiamo rischiando?”

“Non poco. Ma non possiamo fare diversamente. Tua moglie è un tipo tosto, ma adesso ha bisogno del nostro aiuto” dichiara Hunt.

“Ho già temuto di perderla più di una volta” commenta Rick con un sospiro.

“Questa volta non sei da solo. Abbi fiducia. E ora concentrati su quello che dobbiamo fare” ordina Jackson con un tono che fa chiaramente capire che il momento delle chiacchiere è concluso.

Giunti a destinazione, vedono Kate parcheggiare la Crown poco lontano dall’ingresso del locale, mentre i due uomini si tengono a debita distanza. Beckett scende e poco dopo padre e figlio la raggiungono vicino alla porta laterale. Tutti e tre impugnano la propria arma e cercano di capire se ci sia qualcuno ma nessun rumore sembra provenire dall’interno dell’edificio. Con un cenno d’intesa scambiato con gli altri due, Kate abbassa la maniglia ed entra. Si muove lentamente perché la stanza è in penombra, ma il capitano si rende subito conto che c’è qualcosa di diverso. I suoi occhi scansionano l’ambiente, per quanto glielo permetta l’oscurità, e quando finalmente riesce a mettere a fuoco, ciò che vede la raggela.

 

Nota dell’autrice

Qualora non si fosse capito, Vikram non è il mio personaggio preferito e ancora non ho capito se, almeno per quanto vediamo in tv, c’è o ci fa. Qui ho provato a darmi delle spiegazioni… spero che siano di vostro gradimento.

La missione è partita, ma cosa avrà visto Kate nel locale? Si accettano scommesse!

Grazie ancora una volta per avermi regalato il vostro tempo.

Un abbraccio,

Deb

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - For your eyes only ***


Capitolo 4 – For your eyes only

Niente.

Niente monitor, server, tastiere.

Nemmeno il tavolo che Vikram aveva utilizzato come scrivania per la postazione che aveva allestito nello stripper club posto sotto sequestro.

Il locale non porta alcuna traccia della nuova destinazione d’uso che l’analista di origini indiane, o qualunque sia la sua vera identità, le aveva assegnato.

Come se non fosse mai stato lì.

Come se quel luogo fosse rimasto il solito night club.

Come se da un momento all’altro potessero saltare fuori delle ballerine seminude pronte a strusciarsi intorno a un palo.

Il cervello di Kate lavora a ritmo serrato, cercando di processare le informazioni raccolte e prevedere le prossime mosse di Loksat e quale sia la strategia migliore da adottare, ma non riesce a giungere ad alcuna conclusione. La sua mente è al buio, proprio come quel locale illuminato solo dalle luci che indicano le uscite di emergenza. Nel frattempo, con passo felpato i due uomini l’hanno raggiunta e a loro volta si guardano intorno. Hunt fa cenno al figlio e alla nuora di non parlare e di ridurre al minimo i rumori. Ha subito realizzato che il posto è stato ripulito a dovere e teme che chi ha eseguito il lavoro abbia lasciato qualche cimice. Spera solo che non abbiano installato anche delle telecamere nascoste. Ha osservato con attenzione i posti dove lui le avrebbe posizionate e non ha notato nessuna lucetta o apparecchio elettronico, ma non può avere l’assoluta certezza che il night club sia sicuro.

Lentamente e nel silenzio più totale, i tre si avviano verso l’uscita, capitanati da Beckett, il cuore colmo di delusione. Non è questo che avevano in mente. Non è così che pensavano di portare a termine la loro missione. Persino Hunt, che sembrava sapere tutto, pare stupito dal non avere trovato niente, anche se la sua espressione rimane imperturbabile. Un pezzo di ghiaccio.

Appena fuori dall’edificio, nel vicolo su cui sbuca l’ingresso secondario, Rick afferra delicatamente Kate per un braccio per farla voltare verso di lui. Lo sguardo muto dell’uomo le chiede come sta, mentre l’espressione corrucciata della donna gli rivela che il suo cervello sta ancora elaborando quanto è appena successo.

“Torniamo a casa, Kate” le propone. “Vieni anche tu, papà” dice poi voltandosi verso di lui.

Entrambi annuiscono e poi si avviano verso le rispettive vetture, con Rick che tallona Beckett. E al diavolo la prudenza. Non ha nessuna intenzione di lasciare sola sua moglie in questo momento.

Il viaggio verso il loft inizia nel silenzio più totale, finché il cellulare di Beckett non si mette a vibrare. Dovrebbero essere abituati al fatto che qualcuno la possa cercare a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma ricevere una chiamata proprio in quel momento fa sobbalzare entrambi, tanto che si scambiano uno sguardo sorpreso. Kate accosta la Crown e osserva il display. E’ il numero dell’assistente del Commissario capo del NYPD, quello che sta a One Police Plaza. Impossibile rifiutare una chiamata proveniente da lì. Fa cenno a Rick di tacere e schiaccia il tasto del vivavoce prima di rispondere: “Beckett.” Ha deciso di essere sincera fino in fondo con lui, anche perché l’aver visto quel velo di tristezza passargli sul volto quando ha scoperto che non gli aveva detto nulla di Rita le ha stretto il cuore e l’ha fatta sentire una carogna. Una carogna maleodorante, per la precisione.

“Capitano, la contatto per conto del dott. Bratton. Ha bisogno di incontrarla domattina alle ore 8. Puntuale” le ordina una voce femminile autoritaria.

“D’accordo” ubbidisce Kate, chiudendo la comunicazione e facendo un sospiro profondo. Quella convocazione non promette nulla di buono. Sa di essersi messa nei guai un’altra volta, di aver abusato della sua posizione e di aver utilizzato mezzi di proprietà dello Stato per un’indagine personale e non certo autorizzata. L’ha combinata davvero grossa e rischia la fine ingloriosa di una carriera rapida e ricca di successi.

Senza dire altro, Kate si rimette al volante e si dirige verso il loft. Anche se non era esattamente quello il programma che aveva per la serata, non vuole tornare a dormire nella scatola.

Quando tutti e tre raggiungono l’appartamento di Castle, Rick rompe il silenzio e domanda a suo padre: “OK, ammetto che sono confuso. Cosa è successo? Ci sei tu dietro a questa storia?”

Hunt risponde: “No, figliolo. Ma è un lavoro da professionisti e sono sicuro che nemmeno la scientifica riuscirebbe a trovare alcuna traccia. Domattina attivo i miei contatti e verifico. Adesso andate a dormire, domani faremo il punto. Il loft è sicuro, non preoccupatevi: ci sono un paio di miei uomini di guardia.” Dopo una breve pausa aggiunge: “Per ogni evenienza.”

Un profondo senso di gratitudine nei confronti del padre invade il cuore di Rick. Vorrebbe anche ringraziarlo, magari abbracciandolo, ma non sa come gestire il rapporto con lui. Senza considerare che l’ultima volta che si sono abbracciati il gesto è partito da Hunt e aveva il secondo (o primario?) fine di depositargli un localizzatore GPS in tasca. E così resta lì, senza dire o fare altro se non ripetergli l’invito a sistemarsi nella stanza degli ospiti.

Adesso sono rimasti solo loro due.

Entrambi avevano sognato di trovarsi da soli al termine di quella giornata, ma non avrebbero mai pensato che ci sarebbero arrivati con quello stato d’animo. I piani di seduzione che l’uno all’insaputa dell’altro aveva preparato sono totalmente fuori luogo adesso, tanto che nessuno dei due sa come comportarsi.

Rick si schiarisce la gola e le dice: “Ehm, Kate, non voglio rendere la situazione più complicata di quanto già sia, quindi se vuoi puoi dormire in camera di Alexis…”

“Ti dispiace se invece dormo con te in camera nostra?” gli chiede, quasi sussurrando, come se avesse paura di essere rifiutata.

In tutta risposta, Rick si avvicina a lei e la avvolge in un abbraccio stretto. Quello stesso abbraccio in cui, anni prima, le aveva detto Let me take you some place, Kate. Some place you’ll be safe. E vorrebbe ripeterle la stessa promessa, perché la sua massima aspirazione è tenerla al sicuro, proteggerla da tutti e magari anche da sé stessa. Se ha imparato a conoscerla un po’ in questi anni, sa che adesso si sta arrovellando il cervello, maledicendosi per non aver capito prima che Vikram la stava manipolando e si stava prendendo gioco di lei.

Kate si scioglie dalla presa del marito e, senza dire niente, lo prende per mano conducendolo verso la loro stanza. Ha bisogno di lui e non solo per dimenticare quello che è successo, ma soprattutto le serve un minimo di pace e di normalità. Rivuole il suo matrimonio, con annessi e connessi. Magari non proprio nell’ingresso del loft e con il suocero che dorme a pochi metri da loro, ecco. Meglio dirigersi verso l’intimità della loro alcova.

E una volta oltrepassata la soglia, le loro labbra, le loro mani e i loro sensi si ritrovano e riscoprono quella connessione che li ha uniti sin dalla loro prima volta insieme. Prima di perdere completamente il possesso delle proprie facoltà mentali, un lampo di lucidità attraversa il cervello di Rick e l’uomo si stacca dalla moglie, provocandole un mugolio di protesta come risposta, e le sussurra: “Kate, lasciati amare da me stanotte.”

Lei lo fissa intensamente e annuisce, mordendosi il labbro inferiore. Sa che quella richiesta nasconde ben altro. Avrà lui il comando stanotte ed è ben felice di lasciarglielo. E da quel momento le parole non servono più e lasciano spazio a baci, carezze, gemiti, sospiri, corpi che si riconoscono e si uniscono in un incastro perfetto.

 

La mattina dopo, Kate si sveglia all’alba, in un meraviglioso groviglio di arti e lenzuola. Dormire fra le braccia di suo marito le ha permesso di riposare meglio di quanto abbia fatto nelle ultime settimane, nonostante quello che è successo al night club e la telefonata ricevuta. A dir la verità, hanno dormito ben poco ed è stato meglio così. Hanno investito il tempo in attività assai più piacevoli di cui entrambi avevano sentito molto la mancanza. Ma adesso l’aspetta l’incontro con il Commissario.

Un incontro dal quale dipende il suo futuro lavorativo.

Per sua fortuna al loft aveva lasciato un sobrio tailleur pantaloni grigio antracite e una camicetta chiara, così può avviarsi al patibolo vestita in modo appropriato. Un serio chignon e un velo di trucco completano l’opera: ora è davvero pronta. Pur avendo saltato la cena la sera prima, e aver dato fondo alle sue energie durante la notte, la tensione le chiude lo stomaco e le impedisce di fare colazione. Prenderà qualcosa più tardi, prima di andare al lavoro. Sempre che un lavoro ce l’abbia ancora…

Appena giunta al numero 1 di Police Plaza, Beckett si presenta alla receptionist che la invita ad accomodarsi nella saletta numero 3 a piano terra. Kate si siede e poco dopo viene raggiunta da un uomo alto che indossa un completo nero, una camicia bianca e una cravatta nera. Se solo portasse anche gli occhiali da sole sarebbe un vero man in black che potrebbe stare bene in uno dei film di Will Smith. O almeno questo è ciò che avrebbe pensato Castle in quella situazione. Ormai Kate non si stupisce più di aver adottato lo stesso processo mentale di suo marito: il modo di pensare dello scrittore deve essere contagioso! Comunque, l’uomo di fronte a lei non è certo il Commissario, con cui il capitano Beckett pensava di avere appuntamento. Ma forse il capo della Polizia di New York è impegnato con casi più gravi o più importanti del suo e ha mandato un delegato. Speriamo che sia un buon segno.

L’interlocutore si presenta come John Smith.

Davanti a questo nome, così banale, il capitano Beckett solleva impercettibilmente un sopracciglio, cercando comunque di mantenere la sua collaudata poker face. Ci mancava giusto che dicesse my name is Bond, James Bond.

“So che le sembra un nome inventato, capitano” la precede l’agente, che evidentemente sa come leggere la mente e il linguaggio non verbale di chi gli sta di fronte. Nonostante la frustrazione per essere stata scoperta – mannaggia, questo è più scafato di lei –, Kate nota che l’uomo non ha né confermato né negato quel sospetto. “Ma non siamo qui per parlare di me” continua Smith, o qualunque sia il suo nome.

Poi le porge una cartellina, invitandola ad aprirla.

Il primo pensiero di Kate è che lì dentro ci sia la sua lettera di licenziamento. Sospira. Non vorrebbe lasciare il proprio lavoro. Non saprebbe cosa fare della sua vita senza essere un poliziotto, senza poter portare giustizia a chi è vittima di un crimine. Le è già successo dopo essere stata licenziata dall’FBI e non vuole ripetere quell’esperienza: non ha certo l’indole da casalinga. Allo stesso tempo, si rimprovera mentalmente perché, ancora una volta, sta mettendo sé stessa davanti al suo matrimonio e alla sua esistenza accanto a Rick. Questo è il suo vero problema e ha anche capito come affrontarlo. Ma adesso non è il momento. Basta farsi coraggio e vedere cosa il destino ha in serbo per lei in quel fascicolo.

Apre l’incartamento e scopre che, in realtà, il foglio riporta l’ordine immediato e tassativo di trasferimento per Vikram Singh dal Dodicesimo agli affari interni, per un incarico altamente confidenziale.

Ecco, questo proprio non se l’aspettava.

Beckett solleva lo sguardo dalla comunicazione, redatta su carta intestata del Commissario e debitamente siglata, e, corrugando la fronte, lo rivolge a Smith, fissandolo dritto negli occhi. Le sue iridi gridano a chiare lettere quanto sia determinata a non uscire da quella stanza senza una spiegazione.

Per un attimo i due si fronteggiano senza aprire bocca. Poi l’uomo esordisce: “Capitano, questa conversazione non ha mai avuto luogo, ci siamo capiti?”

Kate annuisce e la sua mente è attraversata dal titolo di un altro film di James Bond, For your eyes only. Com’è che in questi giorni pensa sempre a 007? Bah, ci sarà una spiegazione logica che al momento le sfugge.

“Stavamo sulle tracce di Singh, anche noto come Pawan Dahr, Udhai Khan, Hasnain Sukumar e altri alias, da tanto tempo e adesso che lo abbiamo trovato abbiamo intenzione di usarlo per arrivare a Loksat. So che la cosa interessa anche lei, ma non aveva e continua a non avere alcuna autorizzazione a continuare le sue indagini. Per rispetto alla sua carriera non proseguiremo con ulteriori accertamenti su ciò che lei ha fatto finora. Ma da adesso ce ne occuperemo noi. Senza ulteriori intromissioni, sono stato chiaro?” dichiara con un tono che non ammette smentite.

Beckett è combattuta. Nonostante il luogo in cui si trovano, una parte di lei non crede alle parole dell’uomo che le sta di fronte. Potrebbe essere un agente corrotto o un membro di quell’organizzazione potente di cui le ha parlato Hunt giusto la sera prima e che deve essersi infiltrata ovunque e fino nelle alte sfere. Però poi lui pronuncia una frase, apparentemente senza senso, che dissipa ogni dubbio.

Con quella consapevolezza, Beckett stringe la mano a Smith e guardandolo intensamente negli occhi si congeda da lui.

 

Nota dell’autrice

Non so se l’evolversi della storia sia in linea con quello che vi aspettavate… spero che sia comunque di vostro gradimento! Vikram è sparito e Beckett è stata convocata a 1PP, ma ci sarà davvero da fidarsi di quello che le dice Smith?

Grazie per avermi regalato il vostro tempo e al prossimo (e ultimo) capitolo,

Deb

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Tomorrow never dies ***


Capitolo 5 – Tomorrow never dies

Non resiste più.

Le ha lasciato tutto lo spazio e il tempo che le serviva.

Una parte di lui l’avrebbe addirittura accompagnata all’incontro con il Commissario, ma è riuscito a trattenersi dal proporglielo, sapendo bene quanto il capitano Beckett tenga alla propria indipendenza. Ma adesso la curiosità lo sta uccidendo. Quella e anche la preoccupazione che quella convocazione repentina abbia avuto un esito nefasto. In realtà Kate gli ha mandato un sms appena uscita dal numero uno di Police Plaza, in cui lo informava che stava bene, che sarebbe andata al Dodicesimo, e in cui gli chiedeva di vedersi quella sera all’Old Haunt, ma l’ansia gli sta chiudendo la gola e non vede l’ora di poter avere di nuovo sua moglie sott’occhio. E magari anche fra le braccia, come la notte scorsa.

Ah, che meraviglia poterla stringere di nuovo, poterle dimostrare ancora una volta ciò che prova per lei. Era stato persino meglio di quanto si ricordasse! E poi quel completino rosso… appena lo aveva acquistato aveva realizzato che su di lei sarebbe stato esplosivo e non si era certo sbagliato.

Per quanto assurdo possa sembrare, deve ammettere che Ethan Slaughter aveva ragione: ha smesso di chiedere permesso e se l’è ripresa. Sì, insomma, diciamo che ha comunque rispettato i desideri della moglie ma non ha annientato i propri, ecco. Ora spera solo che la notte che hanno trascorso di nuovo avvinghiati l’uno all’altra non abbia rappresentato un episodio sporadico, una specie di time out from the time out, ma che Kate ritorni finalmente a casa e al suo fianco, e non solo affinché lui le fornisca support and comfort. Lots and lots of comfort, per essere precisi. Richard Castle è un uomo generoso, in tutti i sensi!

Già, ma se anche fosse, quanto durerà? Cos’altro scatenerà l’innato senso di giustizia di Beckett e la farà immolare per la causa, a scapito di chi le sta intorno? Ha dichiarato I’m done playing the lone wolf, gli ha detto di volerlo accanto a sé in questa battaglia, ma può davvero fidarsi di lei? Proprio questo dubbio gli riempie il cuore di tristezza e gli avvelena l’anima. Fra marito e moglie non dovrebbe esistere questa mancanza di fiducia, ma la delusione e la sofferenza provata sono ancora recenti e fa fatica a superarle. Gli risulta difficile mettere a tacere quel tarlo che gli rode l’anima, anche se non ha mai perso la speranza di riconquistare l’amore della sua vita. Però ancora non sa quanto gli ci vorrà per perdonarla completamente. Anche se ciò che le ha letto negli occhi la sera precedente lo ha colpito molto. In tutti questi anni ha scoperto tutti gli strati della cipolla Beckett: l’ha vista soffrire per sua madre, precipitare nel baratro degli attacchi di panico dopo essere stata ferita, ergere muri altissimi per non condividere il suo vero io con nessuno, gioire per il matrimonio di Kevin e Jenny e la nascita di Sarah Grace, sciogliersi davanti a Cosmo, pur avendo dichiarato di non essere una baby person, ridere con leggerezza davanti alle sue battute sciocche e trasformarsi in una donna appassionata e profondamente innamorata. E lui ha perso la testa per tutte le sfaccettature di questa meravigliosa creatura, è inutile negarlo. Sin dal primo momento in cui l’ha incontrata al party per il lancio del suo ultimo libro di Storm, quando lei si è presentata in tutta la sua altezzosa serietà. Sì, Kate Beckett è davvero straordinaria! E lui sa perfettamente che tutti questi ragionamenti non hanno senso, che è una contraddizione vivente, ma non può farci niente.

L’altra cosa che lo inquieta è che suo padre è sparito senza nemmeno salutarli o far sapere loro chi aveva fatto ripulire lo stripper club o che fine abbia fatto Vikram. Affacciandosi alla camera degli ospiti quella mattina, ha trovato il letto intatto, come se non vi avesse dormito nessuno. Le opzioni sono due: o Jackson Hunt è un casalingo provetto oppure deve essersene andato la sera prima, senza nemmeno coricarsi. Chissà perché propende per la seconda ipotesi. Ormai dovrebbe essersi abituato al comportamento di Hunt eppure ogni volta ne rimane ferito. Ogni volta pensa di costruire un rapporto normale con lui, fatto di condivisione di piccoli eventi quotidiani, e ogni volta irrimediabilmente ne rimane deluso. La logica gli ripete che un agente segreto non può avere una vita comune, ordinaria, però la sua inesauribile fiducia nel futuro lo porta regolarmente a illudersi che prima o poi il miracolo avverrà, nonostante la resistenza di quell’uomo sfuggevole ed elusivo.

Sospira. E’ nel suo ufficio da investigatore privato e sta cercando di ingannare il tempo, ma non avendo clienti non ha casi da seguire e non c’è nemmeno Alexis con cui scambiare quattro chiacchiere. La Richard Castle Investigations non sta andando bene come pensava e appena le cose si calmano sul fronte familiare dovrà rivedere i suoi programmi professionali e comprendere cosa vuole fare da grande. Gli manca da morire la sua esperienza al Dodicesimo: gli anni trascorsi con Kate, Esposito, Ryan, il compianto Montgomery e persino la Gates hanno rappresentato una parentesi lavorativa e personale straordinaria, dalla quale è uscito profondamente arricchito.

Intanto, il pensiero gli corre di nuovo all’altro protagonista dell’intera faccenda. Quel Vikram non gli era mai piaciuto, sin dalla prima volta in cui lo aveva incontrato in quell’hangar. Il suo istinto non gli aveva mentito, ma i fatti sembravano dargli torto, come anche Hayley gli aveva fatto notare proprio in quell’episodio. E ora vorrebbe tanto sapere dove è finito e qual è la sua vera storia...

Sospira di nuovo e controlla l’orologio per l’ennesima volta. Deve resistere ancora qualche ora prima dell’appuntamento con Kate. Il suo cervello non riesce a trovare pace e sa che, in questi casi, l’unico modo è lasciare che la sua immaginazione iperattiva prenda il sopravvento e trasformi tutti quei pensieri intricati in un romanzo. Si mette comodo sulla sua poltrona, solleva il monitor del portatile, apre una pagina di word e le sue dita iniziano a scorrere veloci sulla tastiera, creando intrecci, narrando emozioni, dipanando grovigli. Seppellendo la sua ansia nella trama di una storia, insomma. Il titolo provvisorio che si fa largo nella sua mente è Indian Heat, ma non è certo che pubblicherà mai questo libro. Intanto gli serve da valvola di sfogo, poi chissà.

 

Qualche ora più tardi, l’atmosfera calda e accogliente e il chiacchiericcio sommesso del locale avvolgono la donna appena apre la porta. Eddie è ancora seduto al piano e sta allietando gli avventori con un piacevole accompagnamento musicale, vagamente jazz. Kate ha sempre adorato quel luogo. Un po’ perché per Rick rappresenta un posto leggendario, per la storia dell’edificio e per il periodo che lui personalmente vi ha trascorso quando stava scrivendo il suo primo libro. Un po’ perché a lei ricorda Montgomery e le uscite con lui, Castle, Kevin e Javier che li hanno visti brindare ai casi risolti o semplicemente alla fine dell’ennesima estenuante settimana lavorativa. Si rammenta ancora di quando ci sono andati per la prima volta tutti insieme, cantando “Piano man”. Rick aveva appena comprato il locale e li aveva invitati tutti a condividere con lui una bottiglia del leggendario whiskey di Beau James, che gli era costata una generosa donazione al fondo orfani della polizia. Le pare che quel periodo risalga a un secolo prima, anche se in realtà sono passati pochi anni. Ma alcuni momenti della nostra esistenza sono così intensi che paiono durare un’eternità. E poi Rick è così carino in quella foto appesa sul wall of fame, circondato dagli altri grandi scrittori che hanno frequentato quel bar. Kate ricorda ancora che faccia aveva fatto Rick quando lei aveva esclamato: “Oh my goodness Castle, you were so cute back then!”. Back then… come se nel frattempo avesse perso il proprio fascino... E invece è tuttora un uomo molto attraente e lei è fortunata ad averlo nella sua vita, soprattutto perché quel bel faccino nasconde un cuore grande.

“Signora Castle, che piacere rivederla!” la accoglie gioviale Vince, il barista assunto da Rick qualche anno fa in sostituzione di Brian Elliott. Beckett gli risponde con un sorriso sincero e prima che possa aprire bocca lui la informa che il proprietario è nel suo ufficio al piano di sotto.

“Grazie Vince, ci vediamo dopo” lo saluta prima di avviarsi verso la sua destinazione.

Scende i pochi scalini che la conducono alla stanza preferita di Rick. Lo trova concentrato sul laptop, tanto che pare non accorgersi di lei. In tutti questi anni, Kate ha imparato che quando Castle è in piena fase creativa entra in una specie di trance, in un universo parallelo che lo isola dal resto del mondo, dal quale emerge spossato e a volte frustrato, quando il risultato non lo convince. Da quando vivono insieme ha assistito a momenti di totale frenesia adrenalinica, nei quali si alzava anche nel cuore della notte perché folgorato da un’idea che doveva assolutamente sviluppare, alternati da altri di profonda crisi, nei quali non riusciva a sbloccare gli intrecci delle sue storie o a mettere per scritto qualcosa che il suo critico più feroce, ovvero sé stesso, avrebbe considerato accettabile. Ora sembra totalmente assorto e lei è felice di vederlo così: sa bene che scrivere per suo marito è come respirare, rappresenta una delle sue funzioni vitali.

Il legno dell’ultimo scalino scricchiola e distoglie lo scrittore dalla sua storia. Quello che era cominciato solo come un modo per ingannare il tempo ed esorcizzare la sua ansia si è trasformato in un intreccio intrigante che lo ha rapito, tanto che non ha potuto fare a meno di portarsi dietro il computer e continuare a scrivere anche lì. Ma adesso che sua moglie è arrivata, la narrazione può aspettare. Salva il documento al volo e si alza dal divano che ha fatto posizionare nel seminterrato.

“Ehy” lo saluta Kate con un sorriso.

Castle la abbraccia, le lascia un bacio leggero sul collo, subito sotto l’orecchio, inebriandosi del suo profumo, e la invita ad accomodarsi accanto a lui. Sta morendo dalla curiosità di sapere com’è andata con il Commissario, ma non vuole aggredire sua moglie con la sua lista di domande, anche se fa davvero fatica a contenersi.

“Non ho parlato con il Commissario” chiarisce subito Kate e, di fronte allo sguardo sbalordito del marito, gli racconta di Smith. Gli dice tutto, senza tralasciare alcun dettaglio, compreso l’aver pensato che fosse un man in black. Basta segreti. Basta omissioni.

“Come fai a fidarti di quello che ti ha detto? Anche lui potrebbe far parte di quell’organizzazione di cui ci ha parlato mio padre, come Vikram stesso che ti voleva solo depistare” domanda Rick, frustrato. A questo punto c’è dentro anche lui e vorrebbe arrivare alla soluzione del caso, anche perché sa bene quanto sia testarda sua moglie e vederla invece così arrendevole lo stranisce.

Kate gli prende le mani e, guardandolo fisso negli occhi, risponde: “Perché mi ha detto che aveva bisogno di far lavare le tende. Lo so che ti sembra una follia e probabilmente a ruoli inversi anch’io penserei che ti sei bevuto il cervello, ma è la stessa frase che mi ha detto di usare Rita qualora avessi avuto bisogno di mettermi in contatto con lei, telefonando a un certo numero. Voglio credere che sia lei che tuo padre siano dalla mia… dalla nostra parte, babe. Non so ancora quale fosse il ruolo di Hunt in tutto questo, ma credo di dover cominciare ad accettare il fatto di non poter sempre sapere tutto. Con la richiesta di trasferimento immediata di Vikram, Smith mi ha anche coperto le spalle, così ho una spiegazione ufficiale per la sua sparizione immediata dal Distretto, senza destare sospetti.”

Di fronte al silenzio del marito, che continua a osservarla senza però riuscire ad articolare alcun commento, Beckett prende un bel respiro e giunge alla parte più importante del suo discorso: “E poi ho deciso di farmi aiutare. Ho capito di avere un’ossessione per la giustizia, che mi impedisce di assegnare le priorità in modo appropriato. Mi butto a capofitto in queste missioni, più o meno suicide, non pensando a chi mi sta accanto. Anche questa volta ho messo a repentaglio il nostro futuro, la nostra vita insieme. Ho messo Loksat prima di te, Rick, e non è giusto. Dopo aver incontrato Smith stamani ho chiamato il dottor Burke. Mi ha fissato la prima seduta domani pomeriggio. Io… ti amo, Rick, e voglio ricominciare con te.”

Castle incatena i suoi occhi a quelli della moglie. E’ come se le leggesse l’anima e lei spera con tutto il cuore che ciò che vede lo rassicuri. Sa di averlo ferito profondamente con il suo allontanamento e spera che adesso non sia troppo tardi.

In realtà, le parole di Kate suonano come una musica celestiale agli orecchi dell’uomo. Sua moglie ha deciso di diventare una persona migliore per lui, di sconfiggere i propri demoni per ricominciare con lui. E inizierà da domani.

Che bella, quella parola.

Domani.

Il domani non muore mai, come dice il titolo di quel film di James Bond. E a questo punto lui è sicuro che il suo futuro non morirà, anzi, sarà meraviglioso accanto a quella straordinaria creatura che ha riconosciuto i propri limiti e gli ha dichiarato ancora una volta il proprio amore. Perché l’amore è l’elemento salvifico che può riparare tutto, che può restituire la speranza e la fiducia nel domani.

A quel punto, però, il silenzio del marito comincia ad inquietare Beckett, che si morde nervosamente il labbro inferiore. Teme di essere andata troppo oltre. Teme che, nonostante la meravigliosa notte d’amore trascorsa fra le sue braccia forti, lui abbia deciso che non ne vale più la pena. Game over, insomma.

Fortunatamente, l’uomo si risveglia dal suo torpore e le dice soltanto: “Shut up and kiss me

 

Nota dell’autrice

Eccoci al termine di questa storia. Hunt rimane l’uomo sfuggevole che abbiamo intravisto in tv e che, a modo suo e con i suoi tempi, entra a gamba tesa nella vita del figlio. I men in black sono intervenuti nel caso di Loksat e si occuperanno loro di Vikram, mentre i Caskett possono tornare ad essere una coppia normale. A modo loro, naturalmente!

A questo punto non mi resta altro che dire grazie.

Grazie a chi ha letto in silenzio e a chi ha trovato il tempo di regalarmi delle splendide recensioni.

Grazie a chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite

E grazie al mio angelo custode che mi ha suggerito il titolo, oltre a tutto il resto!

Un abbraccio,

Deb

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