Of Gods and Men

di Alice_Scarlettisoverated
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Duemila Anni Vergine ***
Capitolo 3: *** When the Wild Wind Blows ***
Capitolo 4: *** Il Mostro dagli Occhi Verdi ***
Capitolo 5: *** A Little Party Never Killed Nobody...didn't it? ***
Capitolo 6: *** Gatti e Donne Fanno Quello che Vogliono ***
Capitolo 7: *** Tra Moglie e Marito non Mettere il Dito ***
Capitolo 8: *** A Mother's Love ***
Capitolo 9: *** Brave Persone e Cattivi Dei ***
Capitolo 10: *** All is Fair in Love and War ***
Capitolo 11: *** Can we Pretend that Airplanes are Shooting Stars? ***
Capitolo 12: *** There is Thunder in our Hearts, Baby ***
Capitolo 13: *** 悪たれ ***
Capitolo 14: *** Ciò che è Morto non Muoia mai ***
Capitolo 15: *** There's No Place Like Home ***
Capitolo 16: *** Fallaces Sunt Rerum Species ***
Capitolo 17: *** Till Death Do Us Part ***
Capitolo 18: *** The Devil you Know ***
Capitolo 19: *** Memento Mori ***
Capitolo 20: *** Diario di Guerra ***
Capitolo 21: *** An Unexpected Journey ***
Capitolo 22: *** Sympathy for the Devil ***
Capitolo 23: *** Coucher du Soleil ***
Capitolo 24: *** The Sun, The Moon, The Truth ***
Capitolo 25: *** Parenti Serpenti ***
Capitolo 26: *** Dolor Hic Tibi Proderit Olim ***
Capitolo 27: *** Sometimes a Good Man is not Enough ***
Capitolo 28: *** Olvidame, Amor ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


C’era un tempo in cui l’uomo era giovane e il mondo ancora verde, e in quel mondo verde quei giovani uomini guardavano al cielo, pregando, aspettando un segno, una risposta, qualsiasi cosa.
Da parte di chi? Beh, nostra. Più o meno.

 Si perché c’è stato un tempo, prima delle metropoli, della birra al limone, e di una cosa che mia sorella adora chiamata tumblr, in cui noi avevamo il potere. Come direbbe suddetta sorella, un tempo in cui tenevamo il mondo per le palle. È una ragazza adorabile, davvero, ma a volte un po’ troppo diretta. Io sono più il tipo che, anche se la verità fa schifo, cerca di indorare la pillola. Si potrebbe definire una certa predisposizione alle figure retoriche e ai giri di parole. Tornando al potere, un qualche migliaio di anni fa, ce l’avevamo noi. Offerte, templi, sacrifici, non c’era niente che gli umani non facessero pur di ingraziarcisi. E a ben vedere; personalmente non sono mai stato un tipo violento, non particolarmente, ma non eravamo tutti così. Guerre, cataclismi, carestie…un nostro capriccio faceva la differenza tra la prosperità e l’estinzione globale. E poi c’erano il lusso, le feste, le donne… una gran bella vita. Qualche millennio fa. Oggi, ventunesimo secolo, un paio di social network dopo… Suvvia, i templi e le statue d’oro saranno pure diventati trilocali fatiscenti nella periferia di Dublino, ma abbiamo la tv via cavo e risparmiamo sulla wi-fii scroccando alla signora Flanagann del piano di sopra. Non è poi così male.

 Ci trasferimmo dall’Italia tre anni fa; in realtà mia sorella si era trasferita, io detesto il tempo qui, troppo poco sole. L’Irlanda è il suo posto, mentre il mio è Barcellona, lo abbiamo deciso tipo quattro secoli fa, dopo la peste. Lei è la mia sorellina, anche se a volte non ci sopportiamo, anche se siamo diversi come il giorno e la notte… ma se i film della Disney mi hanno insegnato qualcosa è che è così che funziona tra fratelli: si litiga, ci si urla contro, si distruggono accidentalmente un paio di edifici, ma ohana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato. Motivo per cui la seguii.

E motivo per cui, nel Marzo del 2018, mi ritrovai bagnato fino al midollo in un vicolo vicino la fabbrica Guinness, trascinando un vecchio barbone ubriaco che continuava ad urlare oscenità in norvegese. Perché? Perché sono sempre stato un dio magnanimo.
-Ouch! Signore, se la smettesse di scalciare come una puledra di Tracia arriveremmo prima in ospedale-
-Ospedale?! Portami alla prossima taverna!-
-Neanche per sogno, se beve un altro goccio dovrei trascinarla direttamente in obitorio-
-Come osi, sbarbatello insolente! Non sai che l’idromele favorisce l’ispirazione poetica?-
-Idromele? Dall’odore direi  birra, e non delle migliori; quanto alla poesia, mi permetto di dissentire. Modesti a parte, me ne intendo-
-Ahahahahahah, tu? Non hai nemmeno un pelo in faccia moccioso, che ne puoi mai sapere?-
Per un momento presi seriamente in considerazione l’idea di mollarlo in una pozzanghera.
-Allora, moccioso, che ne sai?-
Vecchio ubriacone molesto. Per fortuna sono un dio molto magnanimo. E soprattutto sono un dio. In generale tendiamo a mantenere le nostre identità celate ai mortali, ma quel vecchio era comunque troppo ubriaco…
-Lo so perché sono il dio della poesia, attualmente sotto forma di un affascinante ventenne che suona la chitarra a Carnaby Street. Molto lieto-
In un primo momento, interpretai il silenzio in cui l’uomo piombò nei minuti successivi alla mia rivelazione come un primo sintomo di coma etilico. Poi quel vecchio lunatico si voltò a guardarmi; solo allora notai che portava una benda sull’occhio destro, mentre con l’altro cercava di mettermi a fuoco.
-Anche tu?- biascicò alitandomi in faccia. Sono decisamente molto magnanimo.
-Anche io cosa, nonno?-
-Porta rispetto, ragazzo, quando parli al padre di tutti-
-Signore, sono abbastanza sicuro che lei non sia mio padre, e sono assolutamente sicuro che lei sia ubriaco- o il contrario?
Fu allora che un grosso corvaccio mi si posò sulla spalla. Fossi stato un dio meno magnanimo e più sveglio, avrei fatto due più due. Invece mi limitai a dire:
-Sciò!-
-Sciò a chi moccioso?-
Corvi parlanti. Uno pensa che in più di duemila anni di vita le hai viste tutte e poi corvi parlanti.
-Tranquillo moccioso, sono amici miei-
-Sono??-
-Guai…guai…- arrivò gracchiando un secondo corvo.
A quel punto ero quanto meno incuriosito.
-Ehm, signor ubriacone, esattamente lei chi...?-
-Non adesso ragazzo! Qual è il problema?
-Il solito- disse il primo corvo.
-Tuo figlio- riprese il secondo.
-Guai-
-Rissa-
-Guai-
-Donzella-
-Guai-
-Graziosa-
-Grossi guai-
-Capelli rossi-
-Mi piacciono le rosse-
-Pessimo carattere-
-L’ho già detto guai?-
Mentre seguivo lo scambio di battute tra i corvi come una partita di tennis, le parole capelli rossi e pessimo carattere furono un campanello d’allarme.
-Signor ubriacone?-
-Per amor del cielo ragazzo cosa c’è?-
-Per caso anche lei è un dio?-
-Ovviamente-
-Pantheon Norreno?-
-Si potrebbe dire di si-
-Corvi, occhio mancante… lei è Odino, giusto?-
-Non brilli certo per l’ingegno, vero ragazzo?-
-Certo che è Odino- aggiunse uno dei corvi.
-Padre di tutti- continuò l’altro.
-Padre di Thor-
E il campanello d’allarme si trasformò in sirene spiegate e ordini di evacuazione, e non potei più trattenere un sospiro rassegnato.
-Per le ossa di Ymir figliolo che ti prende?-
 -Oh niente d’importante, credo solo di conoscere la rossa col caratteraccio di cui parlavano i pennuti-
Quasi come a rispondermi, in quel preciso istante il cielo fu squarciato da un fulmine, e un tuono scosse la terra.
-E conoscendola, direi che sarebbe meglio muoverci- 

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Capitolo 2
*** Duemila Anni Vergine ***


Mi chiamo Leonida Yang, per gli amici Leo. Nato il 25 marzo, Ariete, sono il prodotto della relazione infruttuosa di un imprenditore inglese e una cameriera italiana; i miei hanno divorziato quando avevo nove anni e io mi trasferii a Roma con mia madre. Al momento vivo a Dublino con la mia migliore amica e suo fratello.

Questo era quello che mi ripetevo ogni volta che Cynthia ne combinava una delle sue. Lo chiamavo il metodo Katniss Everdeen, non solo perché sembravo la protagonista di Hunger Games che cerca di mantenere la salute mentale dopo l’edizione della memoria, ma anche perché anche la mia migliore amica sembrava proprio la ragazza di fuoco ogni volta che tirava fuori il suo magico arco e le sue frecce d’argento. Probabilmente al metodo Katniss avrei dovuto aggiungere la frase ‘’la mia migliore amica è la dea della caccia e della verginità’’; si, la parte della verginità va sempre specificata, perché quando sei uno sfigatissimo ventiquattrenne gay vergine, fa piacere sapere che c’è chi sta messo peggio di te. Se non fosse che Cynthia non si vergognava affatto della sua castità, anzi la difendeva orgogliosamente. Effettivamente, ero nascosto sotto il tavolo del pub proprio perché era un po’ troppo orgogliosa nel difenderla. Ma torniamo indietro di qualche ora, prima del tavolo.

Era un normalissimo pomeriggio piovoso, e come nostra abitudine lo stavamo passando al pub; una tattica come un’altra per integrarsi tra i nativi. E poi Cynthia, che lavorava come ostetrica in ospedale, aveva appena fatto nascere due gemelli, e da gemella questo la metteva di buon umore. Ce la stavamo spassando, eravamo appena alla terza birra, quando è entrato lui: alto, biondo, spalle larghe e non voglio nemmeno cominciare a parlare dei bicipiti. Ma la cosa più incredibile erano i suoi occhi, di un blu talmente intenso da sembrare elettrico. E il modo in cui quegli occhi saettarono letteralmente su di noi non appena il tipo mise piede nel locale. Quasi sicuramente io avevo una faccia da pesce lesso, mentre Cynthia era di spalle. Fu come se lo sentisse, lo sguardo di lui sulla schiena, e si voltò anche lei. Per un momento persino io riuscì a percepire le scintille nell’aria, ma dopo appena un secondo la mia amica tornò a focalizzarsi su di me, come se nulla fosse accaduto. L’istinto mi disse che se in circostanze normali avrei sproloquiato per mezz’ora sulle cose che mi sarei fatto fare da un uomo del genere, questa volta era meglio tacere. Tutto tornò alla normalità per circa 15 minuti; poi cominciarono ad arrivare i drink. Uno, due, non potevamo certo lamentarci finché bevevamo gratis. Quando ad un certo punto insieme ai drink arrivò anche il biondone con gli occhi blu.
-Salve, milady-
Eleganza medievale, io mi sarei già tolto le mutande. Ma come ho già detto, castità.
Si sedette al nostro tavolo, talmente vicino a Cynthia che se lei si fosse voltata i loro nasi si sarebbero toccati. Oh e naturalmente mi ignorò del tutto.
-Buonasera- replicò lei senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
-Ehilà!- mi inserì io, sventolando una mano in faccia al Biondone. Non sono il tipo che si lascia ignorare come se niente fosse. –Grazie per i drink!-
-Lieto che fossero di vostro gradimento- mi rispose lui con un leggero cenno del capo. Aveva i capelli raccolti in una coda, ma alcune ciocche gli ricadevano sul viso. Le mutande a terra.
-Oh si abbiamo..-
-Che cosa vuoi?- mi interruppe bruscamente Cynthia. Le mollai un calcio da sotto il tavolo; lei mi lanciò una delle sue occhiate da ‘come osi colpire una dea miserabile omuncolo’, ma ormai la conoscevo abbastanza bene da sapere che non mi sarei ritrovato una freccia in mezzo agli occhi solo per quello. Mentre ci scambiavamo sguardi di fuoco, il biondone ridacchiò:
-Sei un tipetto scontroso eh?-
Poi fece il grandissimo errore di mettere una braccio attorno alle spalle della mia irritabile amica.
-Mi piacciono le tipe scontrose- le disse piantandole un grosso bacio sulla guancia. Vi chiederete se, essendo amico di una divinità, mi capiti ancora di pregare. Sappiate solo che, per quanto il convivere con le gemelle Olsen dell’Olimpo abbia in parte minato le mie convinzioni spirituali, in quei cinque secondi implorai con tutto me stesso che per una volta quella stronza irascibile della mia migliore amica lasciasse correre. Ovviamente no.
Il movimento fu troppo veloce per essere seguito a occhio nudo: so solo che un momento prima il tipo era li con un ghigno da imbecille stampato in faccia, e il momento dopo aveva il pugno di Cynthia stampato in faccia. Credo ci sia un tacito accordo tra gli dei che li impedisca di rivelare la loro vera identità ai mortali, ma dopo aver ricevuto un pugno del genere da una ragazza pallida e gracilina Biondone si stava probabilmente ponendo delle domande, sempre se non era svenuto. O morto. Sicuramente era a gambe all’aria. E sorprendentemente vivo, stando alla fragorosa risata. Un paio di teste si voltarono a guardarci, ma non catturammo a lungo il loro interesse. Benedetti irlandesi già ubriachi alle sei del pomeriggio.
-Sei decisamente il mio tipo- si rimise in piedi Biondone, asciugandosi il sangue dal naso sulla mano.
-E tu decisamente non sei il mio, porco-
Cynthia era furiosa, il respiro accelerato e gli occhi ridotti a fessure. Io non capivo in primis come fosse possibile che Biondone si fosse già rimesso in piedi, e secondo perché lei reagisse in modo così esagerato. Non era il primo uomo che la provocava o che cercava di portarsela a letto.
-Mi hai sentito appena sono entrato, vero?- continuò lui senza darle ascolto. Lei sbuffò, ma rispose:
-Non è che ti stessi proprio nascondendo-
-E perché dovrei?- le sorrise Biondone. Se possibile, Cynthia si incazzò ancora di più. Io continuavo a brancolare nel buio.
-Quelli come te li conosco bene- disse all’improvviso lei con una voce di velluto. Si alzò e sinuosa come una gatta andò a spalmarsi sul suo torace muscoloso. Le mie sopracciglia schizzarono alla velocità della luce; castità un paio di palle. Cynthia tirò indietro la testa scuotendo la chioma di riccioli ramati e gli sussurrò nell’orecchio:
-Figli di papà arroganti bravi solo a parole-
Ed eccoci arrivati al punto del tavolo. Non so se fui effettivamente io a scivolarci sotto grazie a dei riflessi fulminei latenti o se fu Cynthia a spingermici con un qualche potere telecinetico da dea, ma se fossi rimasto seduto sarei finito quasi sicuramente fritto. Non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, il viso di Biondone si contorse, tutti gli apparecchi elettrici si sovraccaricarono, le lampadine esplosero e una specie di folgore percorse tutto il pub. Fu abbastanza perché anche i più sbronzi andassero nel panico, e mentre la gente cominciò a urlare e a darsela a gambe, io sbirciai nel buio dal mio nascondiglio. Benché non riuscissi a distinguere i dettagli, riconobbi subito lo scintillio dell’arco d’argento  di Cynthia.
-Sei proprio un idiota- la sentì dire a denti stretti.
-E tu sei una gran bella, com’è che dicono i mortali? Ah si, stronza- rispose Biondone –Sei la dea di questo? Della stronzaggine?-
Avrei riso se non fossi stato un tantino terrorizzato. Non augurerei a nessuno di trovarsi nel mezzo di uno scontro tra dei.
-Forse se ti piantassi una freccia nel cranio ti sarebbe più facile capirlo, dio del tuono-
Per tutta risposta, un rombo tremendo scosse l’edificio. Cynthia tese l’arco, e da quella distanza, Biondone non aveva scampo. Lo vidi togliersi dal collo un ciondolo, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, un dardo d’argento gli strappò di mano la catenina. Imprecò sonoramente, mentre Cynthia, un sorriso soddisfatto sul viso, aveva già incoccato un’altra freccia, stavolta puntata al petto. Per due secondi la tensione nell’aria divenne insopportabile, poi proprio mentre l’arciere era in procinto di scoccare ci fu un lampo di luce accecante, e io che già porto gli occhiali feci ciao ciao ad un altro paio di gradi.
-Però, l’atmosfera qui dentro è caliente-
Fino ad allora non avrei mai pensato che sarei potuto essere felice di sentire una delle battute idiote di Delio.
-Tu stanne fuori- disse immediatamente Cynthia, tenendo ancora sotto tiro Biondone.
-Sei troppo permalosa sorellina-
-Non chiamarmi sorellina!-
-Siete fratelli?- s’intromise Biondone.
-Non sono affari tuoi, maiale-
-Gemelli per la precisione. Deduco che tu sia quello che c’ha provato con lei; bei capelli. Hey Leo! Che ci fai sotto il tavolo?-
La mia testa fece capolino tra le sedie.
-Ciao Lio. È una lunga storia…Te l’ho mai detto che detesto gli dei?-
Delio e Biondone si fecero una grossa risata, e persino Cynthia, dopo un sospiro esagerato e una melodrammatica alzata d’occhi al cielo, finalmente abbassò la sua arma. Gli dei sono fatti così, cambiano umore come cambia la marea.
-Significa che posso uscire? Ho un crampo che mi sta uccidendo!-
Mentre strisciavo fuori dal mio antro Biondone, apparentemente perso ogni atteggiamento belligerante, s’inchinò e disse:
-Mia signora, chiedo scusa per essermi rivolto a voi con termini non adatti a qualcuno del vostro rango e bellezza-
-Oh intendi quando mi hai chiamato bella stronza?- ribatté Cynthia, però se la rideva sotto i baffi.
-Come hai chiamato mia sorella?!- s’infervorò Delio. La ragazza lo zittì con un gesto della mano.
-Anche io mi scuso, mio signore, per aver reagito con troppa veemenza alle vostre provocazioni… e per il pugno in faccia-
-Nessuna donna mi aveva mai picchiato così- ammiccò Biondone –Posso chiedere qual è il vostro nome? Non mi avete mostrato indizi a sufficienza perché possa  riconoscervi-
-A condizione che la smettiamo di darci del voi. Dopo il putiferio che abbiamo scatenato per insultarci quest’ostentazione è ridicola- ridacchiò lei –Il nome a cui rispondo ora tra i mortali è Cynthia, ma è solo uno dei miei epiteti. Forse ti sarà più familiare quello di Artemide-
A Biondone s’illuminarono gli occhi: -Dea delle creature selvagge- poi a giudicare dall’espressione di orrore che assunse dovette ricordare anche la parte della verginità e tutto il resto.
Curiosamente si voltò verso di me, come a chiedere conferma. E siccome sono un idiota gli feci un occhiolino alquanto eloquente.
–Sono mortificato- si scusò ancora -Probabilmente hai già capito chi sono ma permettimi di presentarmi ufficialmente, il mio nome è…-
-Thor! Figliolo!-
Per la terza volta nell’arco di cinque minuti l’espressione di Biondone cambiò, passando sta volta al decisamente incazzato.
Ora infatti accanto a Delio c’era un vecchietto dall’aria barcollante, due grossi corvi sulle spalle e una buffa benda da pirata sull’occhio destro.
-Oh eccoti qui nonno! Sorellina, permettimi di presentarti il signor Ubriacone, anche conosciuto col nome di Odino, lui è il padre di Thor-
Eppure Biondone non sembrava molto entusiasta di rivedere il suo papino.
-Cosa sei venuto a  fare, vecchio?-
Di fatti.
-A evitare che la tua impulsività causi una faida tra dei!-
-La faccenda è stata risolta, non ho bisogno del tuo aiuto-
Grazie alla mia precedente esperienza sotto il tavolo, sapevo che il rombo di tuono non era un buon segno.
Cercai lo sguardo di Cynthia, perché dopo una rissa da bar tra divinità non ero davvero in grado di affrontare una crisi padre-figlio. Io guardai lei e lei guardò Delio, perché nelle relazioni interpersonali noi facevamo schifo.
-Che ne dite di…venire a parlarne a cena a casa nostra?-
-Doh!- esclamammo all’unisono io e Cynthia con un epico face palm. Come ho già detto, odiamo le interazioni sociali. Delio ci puntò addosso i suoi occhioni gialli da cucciolo.
-Siiii…è un’idea…splendida!- dissi io con uno sforzo.
-E’ un’idea di merda- sputò Cynthia. Delio sospirò ma Biondone rise.
-Si credo che rifiuterò- disse con un’alzata di spalle, anche se era chiaro che era molto teso. Evitava con troppa attenzione di guardare in direzione di suo padre.
 –Tuttavia, mi piacerebbe rivederti, per fare ammenda. Magari a cena? Potresti darmi il tuo numero?- domandò sfacciato.
Ora vi chiederete perché gli dei si scambiano i numeri di telefono. Anche io. Cynthia stava già per rifiutare quando suo fratello esclamò:
-787 500 342, lavora all’ospedale tre volte a settimana la mattina e tre la notte ma il giovedì ha la giornata libera-
-Fantastico, è il giorno di Thor!- il sorriso di Biondone era talmente abbagliante che mi ci sarebbero voluti un paio di occhiali da sole –Allora ci vediamo giovedì!-
-Si…a giovedì- ma Cynthia aveva lo sguardo fisso sul fratello, e di nuovo una freccia incoccata.
Dunque restava solo da vedere cose volesse fare il vecchio monocolo. L’attenzione si spostò su di lui.
-Ce l’hai da bere?- chiese rivolgendosi a Delio.
-Hai visto con chi vivo?-
-Allora io vengo- annuì infine il padre di tutti.
Cynthia sbuffò di nuovo, intercettando lo sguardo di Thor, che mormorò ‘scusa’, facendola sorridere.
-Bene, allora mettiamo a posto questo posto e andiamo- e con uno schiocco di dita Delio ripristinò l’impianto elettrico e fece sparire i segni di bruciature.
-Dei ricordi dei mortali mi occupo io- disse invece Odino.
Fuori dal locale Thor ci salutò, persino me, ma non degnò suo padre nemmeno di uno sguardo. Cynthia gli diede una gran pacca sulla spalla e disse: -Ci si vede giovedì, playboy-
-Beh, almeno non è più ‘porco’ o ‘maiale’- ridacchiò lui allontanandosi. Io mi presi un ultimo momento per ammirare le sue toniche chiappe divine prima di accodarmi alle altre tre divinità che camminavano di fronte a me, pensando a cosa potevo cucinare ad uno come Odino. Ebbi la sensazione di essere osservato e mi voltai: appollaiato su un muretto c’era un gatto, il pelo nero e lucido, e mi fissava con svegli occhi verdi. Ripensandoci, avrei dovuto prendere a calci quella bestiaccia allora.
-Quiii micio, micio, micio!-
Il felino si alzò e mi snobbò alla grande. Non ci diedi peso e me ne andai, dimenticandomi dell’episodio.
Ripensandoci, avrei proprio dovuto prenderlo a calci.

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Capitolo 3
*** When the Wild Wind Blows ***


              
Regola numero uno quando si invita a cena un dio: informarsi sui gusti della suddetta divinità prima di lanciarsi in intricate opere di arte culinaria.
Sapevate ad esempio che Odino non mangia cibi solidi? Io no. In effetti non mangia cibi punto. Lui beve, e per la gioia dei miei coinquilini sembrò gradire enormemente la loro riserva personale di vini pregiati. Fu così che ci ritrovammo a tavola con un dio norreno completamente sbronzo e una quantità di pasta al forno che avrebbe sfamato il settimo cavalleria.
-Ditemi ragazzi- singhiozzò Odino dopo la terza bottiglia –Voi andate d’accordo con i vostri genitori?-
La domanda mi colse alla sprovvista, non pensavo ai miei da anni. Ma poi ricordai che per il padre di tutti io dovevo essere l’equivalente dell’animaletto domestico dei gemelli e che quindi la domanda non era rivolta a me. Artemide scrollò semplicemente le spalle, ma suo fratello aggiunse:
-Lei è la cocca di papà-
La dea arrossì:
-Finiscila Pollo-
-Ti ho detto che non mi piace quel soprannome-
Mentre battibeccavano come al solito, io osservai il dio più anziano. Aveva l’aria assorta e malinconica, il che poteva dire o che stava per vomitare sul mio tappeto nuovo oppure che era un tipo da ‘‘sbronza triste’’.
-E vostra madre?-
I gemelli si zittirono, poi Apollo sospirò:
-Quella è una faccenda un po’ più complicata. Conosci la fama di nostro padre, non è esattamente un modello di fedeltà coniugale-
Un modo carino per dire che erano dei bastardi.
-Il sesso complica sempre le cose- borbottò Artemide mandando giù una forchettata di pasta. Il commento sembrò risvegliare il vecchio meditabondo.
-Affermazione valida anche per oggi suppongo. Devi perdonare Thor, quando vede una bella donna non ci capisce più niente-
-Però è simpatico-
-Per i calzari di Hermes, non dirmi che ti piace perché ti ha dato della stronza!- esclamò Apollo.
-Ci vuole un certo fegato per darmi della stronza- poi si voltò verso Odino –Voi due non andate molto d’accordo, vero?-
-Craaa…per niente…-
-Completo disastro…craaa-  risposero i corvi, e il vecchio dio si rabbuiò di nuovo. Io ormai morivo dalla curiosità ma non osavo chiedere, così sgomitai ad Apollo.
-Posso chiedere perché?-
Naturalmente anche quel pettegolo voleva sapere. Sfortunatamente, l’unica risposta che ricevemmo fu:
-Questione tra fratelli-
-Perché, Thor ha un fratello?- chiese Artemide.
-Ma si, quel tipo belloccio, Baldr qualcosa!-
I gemelli si lanciarono in un’altra accanita discussione, ma io continuai a fissare il vecchio pensieroso. A un tratto un sorriso triste gli affiorò sulle labbra, poi mentre ingurgitava un’altra sorsata di vino lo sentii mormorare:
-Quando c’eri tu andava molto meglio, amore mio-
Infine l’alcol ebbe la meglio e ci raccontò di quando una volta aveva vinto una gara di bevute con dei giganti prima di collassare sul mio tappeto nuovo.
 
 
Quel giovedì mattina di inizio marzo, a dispetto di ogni previsione, il sole splendeva luminoso nel cielo d’Irlanda.
A dispetto di ogni previsione, eccetto la mia ovviamente. Ma del resto, il dio del tuono sa sempre quando è in arrivo un temporale, no? Due volte su tre sono i miei sbalzi d’umore a causarlo. Per questo, in quel periodo particolare della mia vita, vivevo a Dublino. In un paese con una percentuale di precipitazioni annua così alta, nessuno fa più caso al mal tempo.
Ma quel giovedì mattina ero di buon umore. Il nostro primo incontro era stato quanto meno movimentato, ma c’era qualcosa in Artemide che mi piaceva. Avevo percepito la sua luminosa aura divina non appena avevo messo piede nel bar, ed era così graziosa che non c’era da stupirsi che c’avessi provato. Ma non ero realmente interessato finché non mi aveva rifilato quel sinistro micidiale.
La sera dell’incidente, l’avevo chiamata per metterci d’accordo sull’appuntamento…e per sapere di mio padre. In realtà sono rimasto in silenzio un paio di minuti buoni perché non avevo il coraggio di chiedere di mio padre, ma lei mi ha sorpreso. Ad un certo punto ha sospirato e ha detto: Quella vecchia spugna si è scolata quasi tutta la mia collezione di vini pregiati e ora dorme sul mio divano! Che tipo!
Così per sdebitarmi, mentre la aspettavo ai piedi dello Spire, avevo portato con me una bottiglia del miglior idromele di Asgard. Solo che era quasi mezz’ora che aspettavo, e forse l’idromele non era stata una buona idea, agli dei greci piace più il vino…
Proprio mentre la prima nuvola d’incertezza faceva capolino in cielo…
-Hey playboy!-
…la scacciai subito via con un gesto della mano.
-Playboy? Davvero?- la salutai sorridendo. Di solito quando esco con una donna, questa tende a mettersi in tiro; non per vantarmi, ma sono il tipo su cui cercano di fare colpo. Artemide invece indossava dei comunissimi jeans grigi con stivali da motociclista, con tanto di giubbotto di pelle abbinato. Notai che sulla clavicola destra che faceva capolino da sotto la canotta degli Iron Maiden, aveva tatuata una piccola luna. Le porsi la bottiglia prima che si accorgesse che la stavo fissando:
-Per il vino-
Lei se la rigirò tra le mani con un’occhiata compiaciuta.
-Tuo padre russa come l’Idra di Lerna-
Tutto qui. Niente cosa è successo tra voi e simili. Ma non ebbi il tempo di compiacermi troppo, perché il momento dopo quella ragazzina mingherlina mi stava praticamente trascinando via.
-Che cosa fai?-
-Ci sono due cose che devi sapere per essermi amico- mi disse lei senza rallentare –Numero uno, io sono sempre in ritardo- mi beccai una gomitata tra le costole per aver riso –Numero due, spero non ti dispiaccia spostarti su due ruote-
E si piantò orgogliosa davanti a uno di quegli strani veicoli che gli umani chiamano motociclette. Questa era lucida e argentata, e Artemide ci montò subito in groppa come se fosse una puledra.
-Avanti playboy, non lo sai che i caproni sono superati?-
-Non offendere le mie capre- la rimbeccai io, ma avevo già preso posto dietro di lei. La posizione era un tantino imbarazzante, visto che ero praticamente incollato alla sua schiena. Cercai di aggrapparmi al retro della moto, ma lei mi fermò:
-Reggiti a me, andremo veloci-
Per quanto non mi sembrasse saggio mettere le mani sui fianchi della bellissima dea della verginità, feci come mi diceva. E per fortuna, perché non appena mise in moto, scattammo come argento vivo. Artemide zig-zagava tra le auto facendosi largo nel traffico cittadino e ben presto arrivammo in periferia. Era talmente spericolata che non pensai più a dove mettevo le mani, purché restassi in sella. Mentre ci allontanavamo sempre di più, immergendoci nella verde campagna irlandese, la sentii ridere nel vento. Fuori città imboccammo una serie di strade secondarie, finché non giungemmo al limitare di un bosco, dove ci fermammo.
-Non credo sia questo il modo di guidare dei mortali- dissi mettendo i piedi a terra –Che ci facciamo qui?-
-Piuttosto ovvio playboy: questo è il mio giorno libero, e io sono la dea della caccia- ghignò lei facendo apparire il suo arco d’argento. Non potei che sorridere di rimando. Mi tolsi la catenina e in un turbinio di scintille, il piccolo ciondolo a forma di martello si trasformò nel mio fedele Mjolnir. Lei fece un fischio d’ammirazione, ma ben presto l’aria giocosa fu rimpiazzata da uno scintillio competitivo nei suoi occhi:
-Quello che prende il cinghiale più grosso vince?-
-Preparati alla sconfitta, divina Artemide!- e corsi ridendo nel folto degli alberi.
Sono sempre stato un ottimo cacciatore, e adoro le sfide. Ero deciso a dimostrare a quel piccolo demonietto che non era la sola ad avere un animo selvaggio. Non mi fu difficile individuare le tracce, ma mi portarono solo a un paio di cinghialetti minuti. Continuai a cercare per un’ora e poi un'altra, e finalmente arrivai in vista della mia preda: un bestione irsuto intento a ingozzarsi di castagne selvatiche, abbastanza grande da farmi vincere. Mi appostai nel sottobosco, pronto a colpire, ma dovetti fare troppo rumore nello smuovere gli arbusti perché le orecchie del suino scattarono sull’attenti. Non potevo farmelo scappare, così uscii allo scoperto e l’animale mi caricò. Ma prima che potessi assestargli una martellata sul grugno, un dardo d’argento lo colpi in pieno, proprio nell’occhio, e la bestia stramazzò a terra morta. Seguii la traiettoria della freccia e mi ritrovai a guardare una gongolante Artemide appollaiata sul ramo di un albero.
-Ho vinto io- mi fece la linguaccia.
-Era mio!- feci finta di protestare.
-Pff, ma se fai più rumore di un orso ferito-
-Parli tu, scimmietta dispettosa!-
Scoppiammo a ridere entrambi. Poi la mia nuova e autoritaria amica mi ordinò di accendere il fuoco mentre lei scuoiava il cinghiale. Evocai una piccola folgore, giusto per non fare brutta figura. E infine ci sedemmo a gustarci la nostra preda e l’idromele che avevo portato.
 Mi piaceva parlare con lei: non mi adulava ne cercava di compiacermi, questo è certo, ma non era mai cattiva. Mi teneva testa così come io facevo con lei. Quel suo acume per certi versi mi ricordava quello di lui, quando eravamo due giovani dei, quando eravamo ancora solo…fratelli.
-Tieni- mi disse la dea della caccia ad un certo punto, porgendomi la pelle di cinghiale –Per averti rubato la preda-
-Allora lo ammetti!-
-Non è colpa mia se sei lento. Puoi considerarlo un regalo se vuoi, come tu mi hai regalato l’idromele-
-Ma quello era per ripagarti dei danni che ha fatto mio padre! E poi l’abbiamo bevuto insieme!-
-Sciocchezze, il mio fratellastro è il dio del vino, non sarà un problema rifornire la cantina-
-Credi di essere l’unico ad avere un padre imbarazzante?-
-Quindi il biondino non è il tuo unico fratello?-
-Apollo? Oh no! Avrò almeno una dozzina di altri fratelli e sorelle, senza contare i semidei. Ma io e Apollo siamo nati dalla stessa donna, nello stesso momento…ad essere sincera, sono nata qualche secondo prima di lui, e ho aiutato mia madre a partorirlo-
-Che bambina precoce! Per questo fai l’ostetrica?-
-Sono la protettrice delle partorienti-
-Non è un po’ un controsenso, visto che sei la dea vergine per eccellenza?-
-Può darsi, ma almeno io non baro-
-Ti ho già detto che non è barare-
-Vuoi dirmi che non hai mai alterato ‘’accidentalmente’’ le tue previsioni per farle risultare esatte, signor meteorologo/dio del tuono?-
-Solo un paio di volte-
-Sei tremendo-
-E tu sei acida. Probabilmente è perché non fai sesso-
-Il sesso complica sempre le cose-
-Oh no bambina, il sesso è semplice, è l’amore quello complicato-
-E io che credevo che fossi un bruto-
Per un po’ restammo in silenzio, mentre il giorno lasciava il posto alla notte. Ad un gesto della mano di Artemide, una pallida luna crescente si affaccio sulla oscura tela del cielo.
-Anche questo è un regalo?-
-Ovviamente. E adesso è il tuo turno-
-Cosa desideri mia signora?-
Lei ci pensò un po’ su, poi mi guardò con quei suoi chiari occhi grigi:
-Regalami una tempesta-
Continuai a guardarla negli occhi mentre la pioggia le ricadeva sul viso. Lampi accesero l’oscurità e tuoni scossero la terra, lei tirò indietro la testa, il viso rivolto al cielo in tumulto. E rise.
Mi piace tanto sentirla ridere nel vento.

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Capitolo 4
*** Il Mostro dagli Occhi Verdi ***


Era passato più di un mese da quando avevamo conosciuto Odino e Thor. Il primo si faceva vedere di rado, e quelle poche volte finiva quasi sempre sbronzo sul mio divano. Il secondo invece si faceva vedere sempre più spesso.
Quando Artemide aveva i turni di mattina, lui cenava da noi, quando lei aveva quelli di notte, lui le portava la colazione a lavoro. Le loro imprese la sera di San Patrizio erano già leggenda. Erano disgustosamente adorabili, per due che non sono davvero impegnati in una relazione amorosa. Una sera l’avevo presa in giro dicendo che formavano proprio una bella coppia, e lei mi aveva risposto che no, Thor era come un fratello. All’attuale vero fratello non piace questo post. E la cosa peggiore era che il Tonante non sembrava affatto dispiaciuto di essere stato relegato nella ‘’brotherzone’’. Lui era contento semplicemente di stare con lei, come un cucciolo di 90kg che non vede l’ora che la padroncina lo porti fuori per la passeggiata. Quando cominciò anche a passare la notte da noi, la situazione precipitò: all’inizio dormiva sul divano, ma ad Artemide non andava giù perché quello di solito era il posto dove dormiva suo padre, e Thor detestava suo padre. Così decise di farlo dormire in un letto. Il mio letto. E ogni volta che le chiedevo perché quel grosso vichingo barbuto non dormisse insieme a lei nel suo letto visto che era un suo amico, mi rifilava quelle cazzate sulla castità eccetera eccetera. Dunque nell’ultima settimana ero stato costretto a dormire nel letto di Leo con Leo. Il poverino forse l’aveva presa anche peggio di me. Una mattina lo trovai sveglio in cucina alle cinque. Evidentemente nessuno dei due riusciva a dormire perché il russare come un Minotauro col raffreddore dev’essere una caratteristica di famiglia.
-Come fa a non sentirlo?- biascicai aggrappandomi alla tazza di caffè che Leo mi porgeva.
-Tappi per le orecchie-
-Sono disgustosi- commentai.
-Escono ogni fottuto giovedì Apollo. E ogni fottuto giovedì il sole fottutamente splende. Nella fottuta Irlanda-
Tutto quel ‘fottere’ mi fece balenare un’idea malsana in mente. Nonostante il sonno la cosa dovette riflettermisi in faccia perché Leo inarcò un sopracciglio.
-Ti ascolto-
Questa è la cosa bella di quel mortale: ha una mente fottutamente deviata. Quasi quanto la mia.
-La cosa non può andare avanti- esordii.
-Il vichingo deve sloggiare-
-Ma né tu né io abbiamo abbastanza palle da opporci a Hitler in gonnella-
-Saremmo svegli alle cinque del mattino ad architettare piani malvagi in pantofole altrimenti?-
-Ma finché sono amici per la pelle non abbiamo speranze-
-E come facciamo a non farli essere amici? Se è disposta ad accettare quel dugongo in agonia nella tua stanza non credo esista qualcosa in grado di separarli-
-Oh ma mio giovane amico, c’è qualcosa che la mia adorata sorellina non è disposta ad accettare. Come amici non abbiamo speranze, ma se fossero più che amici?-
Leo mi guardò scettico: -Amico, quello è peggio di Jorah Mormont, almeno lui un bacio alla Khaleesi gliel’ha strappato…nei libri-
-Non sto dicendo che sia semplice, ci servirebbe l’occasione giusta…-
In quel momento una lettera entrò come un siluro dalla buca della posta schizzando fino in cucina, e rischiando di decapitare il povero Leo. Ma lui la prese con spirito:
-Il Ministero della Magia ha qualche problema col servizio postale, sono troppo vecchio per Hogwarts-
Mentre mi sputacchiavo addosso il caffè dal ridere, due ali da cherubino fecero fluttuare la lettera fin sotto il mio naso, poi una voce familiare trillò:
-Heilà poeta! Come te la passi nella piovosa Irlanda?-
-Piovosa tranne il giovedì- borbottò Leo.
-Con la presente tu e tua sorella siete invitati all’esclusivo party annuale del caro vecchio Dioniso! Si è un po’ presto per la vendemmia, ma i francesi gli hanno dato alla testa. Appuntamento all’Opera di Parigi la prossima luna piena! Vi aspettiamo numerosi! Saluti da Amsterdam!-
Poi le ali si ripiegarono su se stesse e la lettera ricadde silente sul tavolo.
-Hermes?- mi chiese Leo.
-Da quando vive in Olanda si fa chiamare Hans e ha mollato i calzari per una bicicletta-
Leo doveva davvero avere dei riflessi latenti perché una seconda lettera arrivò in quell’istante. Questa però fu breve.
-Oh e portate anche il vostro nuovo biondissimo amico!-
Io e Leo ci guardammo.
-Stai pensando quello che penso io?-
-Io sto pensando che sono stato quasi decapitato da una lettera due volte-
-A parte questo?-
-Il prossimo plenilunio è fra due settimane-
-Il che ci da il tempo di organizzare al meglio la trappola! Rallegrati amico, presto torneremo a dormire nei nostri letti!-
-Se funziona ringrazia Dioniso da parte mia-
 
Se fossi stato ancora in contatto con Eros, spingere Thor a innamorarsi di mia sorella sarebbe stato un gioco da ragazzi. Ma in fondo mi divertivo anche così.
Per prima cosa, io e Leo diventammo molto meno restii ad avere il Tonante sempre in giro per casa e anche molto più gentili nei suoi confronti. Leo non faceva che tessere le lodi di Artemide mentre io gli raccontavo aneddoti divertenti di quando eravamo ragazzi. Non passò molto tempo che il Biondone si appropriasse di uno dei cassetti dell’armadio, e ormai ogni mattina li trovavo a ridere sgomitando per il lavello mentre si lavano i denti. Ma il fatto che lei non avesse problemi a farsi la doccia mentre lui andava in giro in mutande, causando non pochi problemi al povero Leo per via di quegli stupidi addominali cesellati, non andava bene. Così una sera tirai in ballo la questione dei tatuaggi. Mostrai a Thor il piccolo sole che avevo tatuato sulla clavicola sinistra, spiegandogli che era una cosa che io e Artemide avevamo fatto insieme. Il secondo passo fu agguantare la mia sfuggente sorellina e spogliarla per mostrare anche il suo. Mi sentii particolarmente compiaciuto quando notai il guizzo di lussuria negli occhi di Thor alla vista del corpo semi nudo di lei.
-E quello?- chiese lui, indicando l’altro disegno sulle costole della dea.
-Oh quello è la costellazione di Orione! Era…-
-Qualcuno di cui non voglio parlare- tagliò corto lei, rifilandomi un pugno nello stomaco.
Ma ormai l’esca era lanciata, e sempre più spesso sia io che Leo notammo che gli sguardi di Thor quando guardava Artemide non erano più tanto amichevoli. Così come notammo che c’era molto più contatto fisico tra di loro: come lui le mettesse un braccio attorno alle spalle quando guardavano insieme la tv, come le spostasse una cioccia di capelli dietro l’orecchio amorevolmente con la scusa di sistemarle quella massa informe che aveva in testa, come ogni mattina e ogni sera prima di andare a dormire le piantasse una bacio in fronte per salutarla. Probabilmente l’unica che non se ne accorse fu proprio mia sorella, ma lei non è mai stata brava in queste cose, anche se aveva smesso di trasformare le persone in animali solo perché l’avevano vista nuda.
Un effetto collaterale del mio piano tuttavia fu che se Artemide e Thor erano sempre più uniti, lei e Leo erano sempre più distanti. Io sono suo fratello, e i legami di sangue, specie se millenari, sono duri da affievolire. Ma per Leo doveva essere dura guardare la sua migliore amica scivolare via così. Un giorno a ora di pranzo li trovai a discutere in cucina.
-Lo sai che è giovedì, ho da fare con Thor!-
-Tu hai sempre da fare con Thor, non potresti dargli buca solo per oggi?-
-Ma ha promesso di portarmi a vedere dove lavora!-
-Può farlo la prossima settimana no? Dai Cynthia, ci tenevo a vedere questo film!-
-Puoi anche smetterla di chiamarmi così ormai…Portati Pollo, sono sicura che verrà- rispose lei con un piede già fuori dalla porta. E Leo sbottò:
-Oh certo! La grande dea non ha tempo da perdere col misero mortale, non regge il confronto col fantastico dio del tuono!-
Mia sorella chiuse la porta con un sospiro:
-Leo, sai benissimo che non è così-
-No, non lo so Artemide. So solo che credevo di conoscerti, e invece adesso passi tutto il tuo tempo con quell’arrogante borioso, qualcuno che credevo fosse il tipo di persona che avresti detestato! E non solo, preferisci lui a me!-
-Finiscila di fare la fidanzatina gelosa! Thor non è affatto così!-
-Forse non te ne accorgi perché anche tu sei esattamente come lui! Sfrutti le persone attorno a te fin quando ti divertono, poi le butti nel dimenticatoio senza curarti dei loro sentimenti!-
-Attento a quello che dici…-
-Ma del resto cosa mi aspettavo? Sei una dea no? Cosa sono io per te se non un animaletto che puoi abbandonare sul ciglio della strada quando ti ha stancato?-
-NON OSARE DEFINIRMI IN BASE ALLA MIA DIVINITA’, SCIOCCO MORTALE!- tuonò lei, facendo tremare tutto l’appartamento. Leo ammutolì, con le lacrime agli occhi.
-Chiedo venia mia signora, non ti disturberò più- e corse a chiudersi in camera sua. Mia sorella sembrò sul punto di seguirlo, ma poi girò sui tacchi e uscì di casa come una furia. Io andai a bussare alla porta di Leo.
-Vattene Apollo, ne ho avuto abbastanza di dei per oggi- arrivò la risposta roca.
Così me ne andai anche io, lasciandolo a sbollire da solo. Quando rientrai, lo trovai seduto sul divano che coccolava un gatto acciambellato sulle sue ginocchia. Il felino aprì due vispi occhi verdi sentendomi entrare, e Leo mi sorrise triste:
-L’ho trovato sul davanzale della mia finestra, ti dispiace se lo tengo con me?-
Io guardai prima il gatto, che ora faceva sonoramente le fusa, e poi Leo, con quell’espressione speranzosa sul volto. E che posso farci, sono un dio magnanimo.
-La lettiera la pulisci tu-
 
Finalmente le due settimane passarono e arrivò il giorno della festa. Tirai fuori uno dei miei completi migliori e per la gioia di mia sorella, la obbligai a pettinarsi i capelli e a indossare il vestito che le avevo comprato per l’occasione. Quella selvaggia sarebbe venuta in pigiama se non ci fossi stato io, non le erano mai piaciute le feste di Dioniso. In effetti l’avevo convinta a venire solo ricordandole la parte del vino. Mezz’ora dopo eravamo pronti ad andare. Thor era già in cucina ad aspettarci, un gilet rosso che faceva risaltare il biondo dei suoi capelli e una camicia grigia che riprendeva il colore degli occhi di Artemide. Anche il suo outfit, inutile dirlo, era opera mia. Scendemmo in strada mentre Leo ci guardava dalla finestra: party esclusivo per divinità, mortali non ammessi. Lui e mia sorella non si parlavano dall’incidente della settimana prima.
-Starai bene tutta sola per una sera, Giulietta?- gli gridai io.
-Oh non preoccuparti Romeo, c’è Ikol a farmi compagnia-
-E’ un nome terribile per un gatto- risposi io tirando fuori le chiavi della macchina.
-Tu pensa a non farti vedere dai babbani!- mi disse lui quando la mia Ferrari decappottabile volante atterrò con un tonfo nel vialetto.
-Però!- commentò Thor.
-Non lo sai che i caproni sono superati?- sghignazzai io mettendomi al volante.
-Odio queste feste- disse Artemide burbera prendendo posto nel sedile accanto.
-Sciocchezze, sei uno schianto- fece Thor prima di sedersi dietro. Guardai in alto e feci l’occhiolino a Leo. L’indomani finalmente avremmo riavuto Artemide tutta per noi.
 
Ricordo che mentre guardavo Apollo e gli altri sfrecciare via nel cielo, provavo una grande invidia. Suppongo che prima o poi capiti a tutti i mortali di provare invidia per gli dei. Ma più di tutto provavo invidia per Thor: lui e Artemide andavano veramente d’accordo, e condividevano qualcosa che io e lei non avremmo mai potuto avere, l’eternità. Sapevo che non era giusto incolparlo di avermi soffiato la migliore amica, e cominciavo a pensare che il piano mio e di Apollo per separarli fosse davvero meschino. Ma più pensavo a lui e più non potevo fare a meno di invidiarlo.
-E’ del tutto normale sai- disse all’improvviso una voce alle mie spalle. Mi voltai ma c’era soltanto Ikol che mi fissava coi suoi luminosi occhi verdi. Mi avvicinai per fargli una carezza.
-Invidiare mio fratello intendo. Io l’ho fatto per secoli-
Feci un triplo carpiato all’indietro quando quell’adorabile palla di pelo disse quella frase. Non poteva essere vero, per quanto la mia vita fosse strana i gatti non parlano.
-Rilassati mortale, non sono qui per farti del male-
Sbiancai. Il gatto parlava. Dovevo essere impazzito. O forse era la peperonata che avevo mangiato per cena.
-Ikol..?- mi uscì in un sussurro.
-Immagino tu sia un po’ confuso…Prendi uno specchio se non ti dispiace- disse ancora il mio gatto, balzando giù dal tavolo. Io ero paralizzato e a bocca aperta. Poi lo sentì chiamarmi dall’altra stanza: -Sei ancora li o sei svenuto?-
Non so per quale assurda ragione afferrai lo specchio nel corridoio e lo seguii, ma lo feci. Il gatto era ad aspettarmi di fianco alla lettiera. Non appena mi vide, con una zampa tracciò qualcosa nella sabbia. A quanto pareva non solo parlava, scriveva pure. Guardai affascinato mentre le linee andavano a formare una parola, Ikol. Il mio micetto sapeva scrivere il suo nome, sarebbe stato un trucchetto da primo premio in una competizione felina.
-Ora metti lo specchio qui- mi ordinò lui, e di nuovo per qualche strana ragione, feci come diceva. Nella superficie lucida lessi ad alta voce le lettere al contrario:
-Loki-
-Dio degli inganni e delle malefatte. Direi che ora di fare due chiacchiere, mortale-

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Capitolo 5
*** A Little Party Never Killed Nobody...didn't it? ***


Con la Ferrari fiammeggiante di Apollo impiegammo pochissimo ad arrivare a Parigi. Il dio del Sole mi spiegò che ogni divinità greca ha una sorta di posto preferito nel mondo, e che nel caso di Dioniso, il dio del vino, si trattava della Francia. A detta di Artemide però, aveva assimilato un po’ troppo l’atteggiamento dei francesi.
La mia amica era stata scontrosa e triste tutta la settimana, e stando al fatto che lei e Leo non si parlavano, avevo dedotto che tra loro fosse successo qualcosa. Ma poiché  lei non mi ammorbava mai su questioni di cui non volevo parlare, non avevo insistito. Ero fiducioso che alla festa sarei riuscito a rimetterla di buon umore. E dovevo anche ammettere che, con quel vestito e i capelli in ordine…non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Ma dovevo darmi una regolata; quello era un punto su cui era stata molto chiara, solo amici. Certo il fatto che stessimo andando ad una festa insieme in quella che i mortali chiamano la città dell’amore non era d’aiuto.
Quando arrivammo all’Opera, era illuminata come un albero di Natale. Sapevo delle feste di Dioniso, ma nessun dio norreno era mai stato invitato prima, quindi rimasi sorpreso del lusso sfrenato che mi trovai di fronte quando fummo accompagnati all’interno.
C’era una particolare ostentazione d’oro e viola, ninfe dei boschi offrivano vino ad ogni angolo e una rock band di satiri intratteneva gli ospiti. Erano passati appena dieci minuti quando venimmo letteralmente travolti da un omone sulla cinquantina che strinse i gemelli in un abbraccio spezza ossa.
-Eccoli qui i miei nipoti preferiti!-
-Ciao zio Poseidone- salutarono loro sorridenti. Il tipo aveva una barba rossiccia e la carnagione abbronzata, e occhi blu come il mare al largo.
-Non ci vediamo da 50 anni! Perché ogni tanto non passate a salutare il vostro zietto a Melburne?- disse lui dando una grossa pacca sulla spalla ad Apollo –e questo deve essere il famoso Thor!-
Artemide mi prese sottobraccio:
-Playboy, permettimi di presentarti lo zio migliore del mondo, Poseidone, dio del mare. Vive in Australia e fa il surfista, nel caso quella cravatta a fiori hawaiani tremenda e l’abbronzatura non fossero indizi sufficienti-
-Molto lieto, signore- gli strinsi la mano, ma lui mi attirò in un altro abbraccio trita ossa.
-Chiamami Poseidone ragazzo! Sono molto felice che tu sia venuto, è ora che quel vecchio grassone la smetta di invitare solo noi dell’Olimpo, dopo duemila anni è diventato noioso-
-A proposito del grassone, sarà meglio che andiamo a salutarlo o l’anno prossimo non ci inviterà-
-Vero! Dev’essere laggiù, circondato da ninfe. Ci vediamo dopo ragazzi!- e dopo un altro abbraccio di gruppo il dio del mare andò a salutare altri parenti.
-Che tipo simpatico- commentai, con Artemide ancora sottobraccio.
-Uno dei pochi in famiglia a starmi davvero simpatico, quindi non ti azzardare a mollarmi, playboy-
-Non ci penso nemmeno, mia signora- le detti una stretta rassicurante. Notai che Apollo ci guardava malizioso, ma il momento dopo stava già parlando con un’affascinante naiade.
-Che gran bastardo, lascia sempre a me i saluti ufficiali-
-Artemide! Cara sei uno splendore!- disse il padrone di casa mentre ci avvicinavamo –Questo deve essere il tuo nuovo amico! Devo invitarlo più spesso se significa vederti vestita decentemente!-
-Te l’avevo detto che la Francia gli ha dato alla testa- mi sussurrò lei. Il dio del vino era un omino piccolo e rubicondo, con un completo color vinaccia che metteva in risalto il ventre gonfio.
-Ho saputo della tua scorta di vini, provvederò in cambio di una buona annata di caccia che ne dici? Tieni, assaggia questo e dimmi se ti piace- disse Dioniso mentre una ninfa con la pelle verde ci porgeva un paio di calici.
-Andateci piano però, un paio di questi metterebbero k.o. un ciclope!- rise l’ometto. Il vino era delizioso, ma effettivamente mi sentivo già brillo dopo un solo bicchiere. E io reggo parecchio. Artemide infatti cominciò a ridere senza motivo dopo appena un paio di sorsate.
-E io che credevo che vivere in Irlanda mi avrebbe aiutato!- disse mandando giù quello che restava della sua coppa. Forse era per il vino, ma la strinsi a me e le dissi:
-Ti va di ballare?-
-Certo!- rispose talmente in fretta che seppi immediatamente che era ubriaca. Ci lanciammo in pista, e per essere una che in un bosco si muove con tanta grazia, come ballerina era tremendamente goffa. Prima che colpisse accidentalmente qualcuno la presi per mano e le feci fare una piroetta, ma perse l’equilibrio e mi cadde addosso.
-Non so ballare- mi fece il broncio come una bambina, ma scoppiò subito a ridere. La feci salire sui miei piedi ed improvvisai un valzer.
-Non sapevo fossi così bravo!-
-Ho ancora parecchie doti nascoste da mostrarti mia cara- se solo tu volessi aggiunse silenziosamente il mio subconscio ebbro.
-Ho bisogno di sedermi- rise lei. Puntai una chaise longue in un angolo e la portai in braccio fin li. Si distese mettendomi i piedi in grembo, e finalmente capì perché quella sera mi sembrava più alta. Ma i tacchi vennero presto scalciati via e mi ritrovai a massaggiarle i piedi nudi.
-Detesto queste feste-
-Lo vedo- ridacchiai.
-Credevo che i mangia patate reggessero bene l’alcol-
Distolsi lo sguardo dalla mia bella sbronza e mi ritrovai a fissare una donna in tailleur dall’aria contrariata.
-Questo lo so anche io, Atena- sbuffò Artemide mettendosi dritta –Sei sempre la solita so tutto io-
-E tu la solita sgarbata, non mi hai nemmeno presentata. Non che ce ne sia bisogno: alto, biondo, ciondolo a forma di martello, tu devi essere Thor-
-Incantato, milady- risposi io cercando di reggere Artemide. Fu inutile, perché mi ricadde di nuovo addosso con la testa sulla mia spalla.
-Lei è la mia intelligentissima sorellona, Atena-
-Molto lieta. Cerca di darti un contegno, basta tuo fratello a dare spettacolo- e dopo essersi aggiustata gli occhiali sul naso la dea della saggezza girò i tacchi e ci lasciò.
-Sempre quell’aria da intellettuale… ma in effetti dov’è Apollo?-
La risposta arrivò quando in pista si aprì un cerchio tra la folla e potemmo ammirare il secondo gemello, anche lui chiaramente ubriaco, lanciarsi nella sua personale interpretazione della febbre del sabato sera.
-Meglio che vada a recuperarlo prima che si vomiti sulle sue preziose scarpe- e Artemide si alzò, sorprendentemente senza barcollare –Aspettami, farò in un attimo-
La guardai farsi largo tra i fauni che incitavano suo fratello, che nel frattempo aveva dato il via ad uno spogliarello. Aveva appena lanciato la sua camicia in faccia alla sorella, quando sentii una mano calda sulla coscia. Mi voltai di scattò e mi ritrovai a fissare due bellissimi occhi marroni. Misi a fuoco e mi accorsi che i bellissimi occhi appartenevano a una bellissima donna, la pelle color dell’ebano, le labbra piene e le forme invitanti, e un profumo da dare alla testa.
-Tu devi essere il nuovo amichetto di mia sorella-
-Sono Thor, mia signora- dissi io, cercando di darmi un contegno.
-Il dio del tuono…ho sentito grandi cose su di te…- e nel frattempo fece scivolare la mano più su lungo la mia coscia.
-Io invece temo di non conoscervi, milady- cercai di fermarla senza suonare sgarbato.
-E non ti piacerebbe? Conoscermi intendo?- mi si avvicinò a sussurrarmi nell’orecchio –Intimamente magari?-
La parte ancora sobria del mio cervello mi diceva che era una pessima idea, ma quella donna era così bella. Guardare il suo viso era come guardare il volto dell’amore…e di tutto il resto.
-Mi piacerebbe, si- mi ritrovai a dire, avvicinandomi a quelle labbra voluttuose. Ma quel profumo inebriante non era quello dei boschi dopo un temporale, quei capelli neri come la notte non avevano niente di indomabile, quegli occhi, per quanto sensuali…
-Ma io…-
-Shh- la donna mi posò un dito sulle labbra –Non fa niente. Io posso essere tutto quello che vuoi- e quegli occhi scuri divennero chiare pozze d’argento. Non è vero, io non posso avere quello che voglio, fu il mio ultimo pensiero razionale prima di cedere.


Il mattino dopo mi svegliai in un letto che non era il mio con un mal di testa incredibile. Della notte precedente avevo solo brandelli di ricordi. Ricordavo il vino, ricordavo lo spogliarello di Apollo, e occhi grigi come il chiaro di luna. Mi voltai su un fianco e scoprì di non essere solo: accanto a me la donna con la pelle scura dormiva serena…e nuda.
Alzai le coperte e i miei timori furono confermati. Mi lasciai ricadere sul letto con un tonfo. La donna al mio fianco si stiracchiò:
-Sai, penso che dio del tuono non ti si addica, credo sarebbe meglio chiamarti dio del…-
Ma non finì la frase, perché la porta si aprì di scatto e Artemide entrò come una furia. Quando ci vide a letto si bloccò di colpo, poi un’espressione di disgusto di fece largo sul suo viso.
-Non posso credere che tu l’abbia fatto- disse con voce carica di sdegno.
-Artemide io…- cercai di giustificarmi.
-Non sto parlando con te!-
Confuso, mi voltai verso la donna che giaceva con me, che rise di gusto:
-Che posso dire sorellina, è la mia natura!-
-Sei spregevole-
-Che c’è, sei gelosa? Lo sei sempre stata… Ma sta volta non ne hai motivo. Indovina di chi ho dovuto prendere le sembianze per convincerlo a venire a letto con me?-
Artemide divenne rossa quasi come i suoi capelli prima di urlare:
-Sai che ti dico? Sei proprio una gran puttana Afrodite!-
E corse via.
Mi alzai per andarle dietro ma non ero arrivato nemmeno all’uscio che mi scontrai con un affannato Apollo.
-Hai visto mia sorel…Per le saette di Zeus! Infilati una paio di brache!-

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Capitolo 6
*** Gatti e Donne Fanno Quello che Vogliono ***


-Quindi…tu sei il fratello di Thor-
-E’ complicato-
-L’omertà è un’altra caratteristica di famiglia?-
Loki mi guardò con quei suoi impassibili occhi felini. Come se parlare con un gatto nella mia cucina a notte inoltrata non mi mettesse già abbastanza a disagio.
-Posso chiederti una cosa?- dissi all’improvviso.
-Perché sono un gatto?-
-Te lo chiedono spesso eh?-
-Smettila di rispondere a una domanda con una domanda mortale. Il perché io abbia deciso di assumere questa forma non deve interessare ad un essere inferiore come te…-
-Tipico atteggiamento da gatto-
-Silenzio! Ti basti sapere che grazie alle mie eccezionali doti magiche riesco ad assumere la forma che meglio mi permette di passare inosservato agli altri dei, soprattutto mio fratello-
-Perché non vuoi che lo scopra?-
-Questione tra fratelli. Non deve interessarti. Se glielo dirai ti ucciderò-
Per dare peso alla minaccia alzò il pelo sulla schiena e mi soffiò contro, ma…
-Scusa, proprio non riesco a prenderti sul serio, sei così morbidoso!-
-Ti faccio vedere io chi è morbidoso! Nyaaaaa!- e mi si lanciò sulla faccia. Parecchie artigliate e qualche cerotto dopo, il permaloso dio degli inganni ritrovò la sua compostezza felina.
-Tornando a noi, mortale- disse leccandosi una zampa –Forse non lo avrai notato, ma è da un po’ che ti tengo d’occhio-
E all’improvviso ricordai il gatto nero con gli occhi verdi fuori dal pub, il giorno in cui conoscemmo Thor.
-Eri tu!-
-Certo che ero io. Conosco mio fratello, quando c’è di mezzo una donna si mette sempre nei guai-
-Sai anche di Artemide?-
-Credi che mi trovassi sul davanzale della tua finestra per puro caso? Senza offesa, ma eri il modo più veloce per arrivare a lei e a Thor-
Ed ecco, di nuovo, non ero altro che uno strumento, una marionetta nelle mani degli dei. Non ero io quello importante, non lo sarei mai stato.
-Te la sei presa?-
Le parole di Loki mi scossero dalle mie riflessioni.
-No no– mi affrettai a rispondere –Ci ho fatto l’abitudine-
-Bugiardo-
Per qualche secondo fui troppo sorpreso per rispondere. Era vero, ero consapevole di non poter reggere il confronto con gli dei, ormai non ci facevo quasi più caso, eppure…
-Sono il dio delle menzogne, non puoi imbrogliare un imbroglione-
E così, senza altre vie di fuga, vuotai il sacco:
-Non mi ha mai dato fastidio. So cosa sono io e cosa sono i miei amici, e mi stava bene… Mi stava bene di non essere come loro, fino a quando…-
-Fino a quando non avete conosciuto mio fratello-
Si dice che chi tace acconsente, quindi non risposi. Fu Loki a continuare:
-Non è facile vivere nella sua ombra, nessuno lo sa meglio di me. Lui è sempre stato il migliore  in tutto, e il modo in cui lo guardava nostro padre… avrei voluto odiarlo, per un po’ ho creduto davvero di poterlo fare, ma… in realtà non ci sono mai riuscito. Dimmi mortale, si può dire al sole di smettere di brillare?-
Lo guardai come se si fosse ammattito. Ma potevo davvero giudicarlo, io che affrontavo discorsi filosofici con quello che fino a un’ora prima credevo essere il mio micio?
-Certo che no! Ma questo cosa c’entra?-
-C’entra eccome scemo! Io cerco di fare una riflessione profonda e tu mi rispondi così? Quello che sto cercando di dirti è che a un certo punto ho capito una cosa: non era colpa di Thor se era migliore di me in tutto, non era colpa sua se nostro padre lo ha sempre preferito a me. Non era colpa sua se io mi ero sempre sentito inferiore. Thor è come il sole, e io sono come la luna, che gli gira attorno costantemente attratta, e può solo riflettere la sua luce quando lui non c’è-
Per la seconda volta il dio degli inganni mi lasciò di stucco, ma non aveva ancora finito:
-Fino a qui è tutto ancora piuttosto deprimente vero? Lui destinato alla grandezza, io a un pallido riflesso. Per tutti ero sempre stato più una seccatura che altro, e alla lunga finii per accettarlo: se non potevo essere il loro favorito, sarei stato il loro peggiore incubo. Ne combinai di tutti i colori, al punto da spingere tutti a disprezzarmi e allontanarmi. Tutti tranne Thor. Proprio lui che era la causa di tutto! Proprio lui che tormentavo più degli altri! Tutti mi detestavano, tranne lui. Tutti volevano cambiarmi, tranne lui. Io avrei davvero voluto odiarlo, ma non ho mai potuto-
E ascoltando la storia di Loki, fu come se finalmente capissi: non è una questione di uomini e dei; alcune persone, indipendentemente dalla loro natura, hanno una luce particolare. Una luce che ci attira come falene verso la fiamma. E non ha senso invidiarli per questo. E capii anche un’altra cosa.
-Tu sei qui per proteggerlo, vero?-
-Credevo che la cosa fosse ovvia. Quello zotico ci avrebbe già rimesso le penne  se non ci fossi io a badare a lui-
-E perché non vuoi che sappia di te?-
-Questi non sono affari tuoi-
-Sei davvero permaloso lo sai?-
-Pensala come vuoi. Un essere superiore come me non si cura dell’opinione di una formica-
-Ma l’essere superiore vuole qualcosa dalla formica, giusto? Altrimenti non ti saresti preso la briga di parlarmi-
-Sei meno stupido di quanto sembri-
-E tu molto meno coccoloso-
-Finiscila. È vero si, ho bisogno che tu faccia qualcosa per me-
-E cosa ti fa credere che ti aiuterò? Non mi fido del dio degli inganni-
-Però ti piaccio- non credevo che i gatti potessero ammiccare.
-Forse- gli concessi –Giusto per curiosità, cosa vorresti che facessi?-
-Per il momento, solo che tu non riveli a nessuno la mia vera identità-
-Troppo facile-
-Ho detto per il momento-
-Perché dovrei farlo?-
-Sinceramente nemmeno io saprei trovare una ragione sensata. Ma sappi che quello che ti ho detto non era una bugia. Io voglio davvero aiutare mio fratello-
Non so perché, ma a quella parte credevo.
-Perché non ci dormi su?- mi propose.
-Non cercherai di soffocarmi nel sonno?-
-Se ti avessi voluto morto, lo saresti-
-Confortante, davvero-
-Vai a letto, Leo. Per oggi ne hai passate abbastanza non credi?-
Lo fissai ancora qualche secondo, e alla fine mi arresi.
-Vuoi ancora dormire nella cesta o preferisci un letto?-
-Dormirò in quello di Thor- rispose Loki fin troppo entusiasta.
-Non è il letto di Thor!-
-Oh già, dimenticavo il fantastico piano di Apollo per sfrattare mio fratello-
-Si è appropriato del suo letto!-
-Non funzionerà-
-E tu che ne sai?-
Senza rendermene conto, ci stavamo già spostando verso la ‘’zona notte’’.
-Vuoi scommettere? Se vinco mi aiuterai con il mio piano-
-Vedremo, palla di pelo-
 
La mattina dopo fui svegliato dal rumore della porta di casa che sbatteva.
-Cosa cavolo..?- Inforcai gli occhiali appena in tempo per vedere Apollo entrare nella mia stanza a passo di carica.
-Ehi amico! Che succede?- lo salutai.
-Succede che quell’idiota si è portato a letto la donna sbagliata!- saltò sul mio letto e mi afferrò per le spalle –E’ un disastro Leo, non poteva andare peggio!-
Ne dedussi che il piano non era andato a buon fine.
-Cos’è successo? Dov’è Artemide?-
-Oh ecco…- ma fummo interrotti dal campanello. Apollo alzò un sopracciglio ma scattò in piedi, trascinandomi ancora in pigiama dietro di lui. All’ingresso trovammo Ikol a grattare la porta. Non appena mi vide assunse un’espressione compiaciuta, come di chi ha appena vinto una scommessa. A quanto pareva la peperonata era innocente, la sera prima non era stata un’allucinazione. Apollo lo allontanò in malo modo e aprì la porta.
-Ah, sei tu!-
Sulla soglia c’era Thor, con l’aria di uno che è appena finito sotto un treno. Probabilmente nel caso specifico si sarebbe fatto più male il treno, ma Ikol/Loki andò immediatamente a strusciarsi contro il suo polpaccio. La cosa doveva essere grave.
-Non ti ci voglio in casa mia- abbaiò Apollo.
-Voglio solo sapere se lei è qui-
-Se anche lo fosse non vorrebbe vederti-
-Quindi non c’è?-
-Per il forcone di Ade! Ti ho detto di sparire!-
-Ok ragazzi, qualcuno mi spiega che succede?-
Thor sorprendentemente mi diede attenzione, ma Apollo si era lanciato in una sfilza di insulti mitologici. Ci pensò Loki: si staccò dalla gamba di Thor e si attaccò a quella del dio del sole, con l’aggiunta degli artigli sta volta.
-Perfida belva! Leo, tieni a bada il tuo felide in miniatura o lo scaglierò nel Tartaro!-
-Dacci un taglio Pollo, ora ditemi cosa diavolo avete combinato, e soprattutto dov’è Artemide-
-Beh il punto è proprio questo!- Apollo era ancora sull’orlo dell’isteria –Non ne ho idea!-
Avevo il cervello mezzo addormentato, quindi ci mettevo più tempo ad assimilare le informazioni.
-Riassumi in 20 parole- sibilai.
-Festa fantastica, ottimo vino, sbronza epica. Poi black out. Il mattino dopo Artemide becca Playboy con Afrodite. Terza guerra mondiale-
-E adesso è sparita- aggiunse Thor.
-Tu non parlare, l’hai fatta grossa- lo zittii.
-Già, hai mandato tutto all’aria mr. Non So Tenermelo Nei Calzoni Per Una Sera-
-Tutto cosa?-
Beccati. Grazie Apollo.
-L’amicizia con mia sorella ovviamente!-
Salvataggio in calcio d’angolo.
-Non credevo che sarebbe stata così gelosa-
-Non farti strane idee- aggiunsi io percependo la nota speranzosa nella voce del Tonante –Tu non c’entri niente, è una vecchia rivalità tra lei e la dea dell’amore-
-Sarà ancora per quella cosetta di Adone…Ma comunque andiamo è Afrodite! Lo sanno tutti che è meglio starle alla larga!-
-Artemide è molto sensibile riguardo al tradimento- aggiunsi io.
-Ma io non l’ho tradita!- cercò di giustificarsi il dio del tuono.
-Fare sesso con la sua acerrima rivale è considerato tradimento. Fare sesso in generale a dirla tutta-
Thor si passò una mano tra i capelli con un sospiro.
-Se dovesse tornare, ditele che mi dispiace moltissimo-
Poi girò i tacchi e se ne andò. Io rimasi li a fissare l’uscio vuoto a bocca aperta.
-Finalmente!- Apollo sbatté la porta dietro di lui, poi andò in cucina a mettere su il caffè -A quanto pare, anche se il piano non è andato come speravo, ci siamo liberati comunque del Biondone-
-Non sei preoccupato per Artemide?- chiesi allibito.
-Certo che lo sono, ma so anche che sei praticamente un vegetale prima del caffè-
-Quindi andremo a cercarla?-
-No, io andrò a cercarla. Tu resti qui nel caso tornasse- La cosa mi dava sui nervi, ma non era del tutto insensata. E poi Apollo aveva una strana espressione…
-Potrei sbagliarmi ma… tu ti senti in colpa vero?-
Il dio scoppiò in una risatina nervosa.
-Assolutamente no! In fondo il mio piano è stato un fiasco… Che abbia comunque ottenuto di cacciare Thor è stato un effetto collaterale…-
-Ma ti dispiace che Artemide l’abbia presa così male-
Con le spalle al muro, Apollo mi riservò uno dei suoi rari sguardi da divinità.
-Leo, bevi il caffè. Io esco. E comunque sappi che mia sorella sa badare a se stessa-
E poi sparì in un lampo di luce. Dovevo proprio prenotare una visita dall’oculista. Mi scolai due tazzine di caffè prima che Ikol mi saltasse in grembo.
-Il piano è andato a monte. Ho vinto, ora devi aiutarmi-
Mi versai un’altra tazza.
-Puoi avvertire prima di parlare così all’improvviso? È inquietante-
-Muoviti, non abbiamo tempo da perdere-
-Potresti anche ringraziarmi di non aver spifferato tutto sai?-
-Come sei melodrammatico, cos’è vuoi un biscottino adesso?-
-Non sono io quello con le sembianze di un animaletto. E dove dovremmo andare tra parentesi? Apollo ha detto di restare qui ad aspettare-
-Fai sempre tutto quello che ti dicono? Io avrò pure le sembianze di un animaletto, però…-
Gli lanciai uno sguardò velenoso, ma mi alzai e lo seguii.
-Sei uno schifoso manipolatore-
-Non mi chiamano Lingua d’Argento per niente-
-Dove si va?-
-Da mio fratello-
Inarcai un sopracciglio. Loki per tutta risposta roteò gli occhi.
-Non ti è sembrato un po’ strano che uno come Thor se ne sia andato via così? Che non abbia insistito per aiutarci a trovare la sua amica? È evidente che anche lui è andato a cercare Artemide per conto suo-
-Lo conosci proprio bene-
-Abbastanza da sapere che non ha ancora finito di mettersi nei guai-
In fondo, era carino a preoccuparsi così.
-E va bene, ti aiuterò- decisi infilandomi un paio di scarpe -Diamo il via all’operazione baby-sitThor!-
-Ho cambiato idea, tu resti a casa-

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Capitolo 7
*** Tra Moglie e Marito non Mettere il Dito ***


Nei lunghi anni della nostra vita, io e Artemide abbiamo avuto, come ogni fratello e sorella, alti e bassi: spesso siamo stati rivali, ancora più spesso ce le siamo date di santa ragione, e a volte ci siamo giocati dei tiri mancini che hanno richiesto secoli per venire perdonati.
Perdonati, non dimenticati, il tatuaggio della costellazione di Orione sulle costole di lei ne è la prova. Forse se il mio piano fosse andato a segno, e se Artemide lo avesse scoperto, si sarebbe fatta tatuare anche un fulmine. Come unica scusante potrei dire che come ogni fratello sono geloso e iperprotettivo. E credetemi, lo sono. Altrimenti non mi sarei trovato immerso fino alle ginocchia nella neve della gelida steppa siberiana per cercarla. Perché in Russia? Perché è un altro dei posti che piace a mia sorella. In realtà le piacciono queste lande desolate e fredde dell’estremo nord-est, perché sono tra i pochi luoghi rimasti al mondo che gli umani non sono ancora riusciti a contaminare, non del tutto almeno. Ed è in posti inospitali come questo che una come lei può ancora provare quel brivido di selvaggia libertà che le è tanto cara. Io d’altro canto… mi stavo gelando le chiappe.
 Se prima potevo considerarmi in torto, ora eravamo pari. Forse prima di imbarcarmi nell’impresa avrei potuto fare una chiamata al nostro vecchio; scherzi a parte Artemide è davvero la cocca di papà, e corre sempre a piangere da lui. Ma poiché come già detto mi sentivo in parte responsabile dell’accaduto, continuai a farmi largo nella neve da solo. Dopo un paio d’ora senza nemmeno una traccia tuttavia, cominciai a scoraggiarmi.
-Oh sorellina, non potevi preferire le isole tropicali?-
Avevo appena finito di lamentarmi che avvertii una presenza alle mie spalle, e solo grazie ai miei riflessi divini riuscì ad evitare il fendente che seguì. Feci una capriola all’indietro e affrontai il misterioso aggressore.
-Ed ecco anche il secondo dei Letoidi-
Dapprima non lo avevo riconosciuto, ma quell’accento e quella katana erano inconfondibili.
-Che ci fai qui, Susanoo?-
Il ragazzo con i capelli neri e gli occhi a mandorla rinfoderò la spada.
-Metto alla prova le tue abilità, dio del sole-
-Oh, non farti sentire da tua sorella! Sai quanto la irriti non essere la sola signora dell’astro del mattino!-
-Vedo che sei ancora abile con le parole. E riguardo a mia sorella, sai quanto mi piace irritarla- ghignò il dio giapponese –Se cerchi Artemide, se n’è andata ore fa. Cosa hai fatto per farla imbestialire così?-
-E’ ancora arrabbiata eh?-
-Stando alla quantità di alci che ha fatto fuori direi che furiosa sarebbe più calzante- e indicò un cospicuo numero di corna ammucchiato alle sue spalle –Ci siamo incontrati per caso e ho pensato di fare due chiacchiere, ma sei sempre stato tu il più socievole dei due-
-Ti chiedo scusa se è stata scortese. Di recente abbiamo avuto un piccolo problema con una divinità norrena-
-Sono quasi tutti rozzi villani-
-E non hai idea di come russano!-
-Ti va un tazza di sakè caldo mentre insultiamo gli altri pantheon?-
Io e Susanoo ci conoscevamo da parecchio, e mi piaceva considerarlo mio amico, anche se era un po’ strano e incline agli scatti d’ira. Ma come me aveva una sorella rompiscatole, e niente unisce due uomini più di questo. Quindi risposi:
-Dovrei andare a cercare Artemide prima che causi l’estinzione di qualche specie…ma credo di avere tempo per un bicchierino!-
 

Era il terzo giorno che io e Loki seguivamo Thor, e fino ad allora di Artemide nessuna traccia.
Come aveva predetto il mio amico felino, il Tonante l’aveva cercata per tutta l’Irlanda: era andato in ospedale a chiedere di lei, ma gli avevano risposto che si era presa dei giorni per malattia; aveva piantonato i suoi pub preferiti così tanto che probabilmente la gente aveva cominciato a pensare che fosse un maniaco; ogni pomeriggio andava a perlustrare un bosco poco fuori città. E ogni volta noi gli eravamo alle calcagna, resi invisibili dalla magia di Loki. Mi sentivo un po’ come dev’essersi sentito Ron sotto il mantello dell’invisibilità con Harry. Ma della nostra Hermione, niente.
 Thor diventava ogni giorno più depresso, e stargli dietro sempre più deprimente. Non aveva smesso di piovere da quando era tornato dalla Francia. Non avevo notizie nemmeno da Apollo.
-Forse dovremmo lasciar perdere tutti e aspettare che Artemide decida da sola di farsi rivedere- dissi a Loki mentre spiavamo Thor, appostato davanti al O’Brien.
-Gli dei hanno una concezione diversa del tempo, potrebbero volerci decenni e tu saresti vecchio e rachitico-
-Non dobbiamo darci per vinti, andiamo avanti!-
-Certo che sei facile da convincere- ridacchiò Loki. Io gli feci la linguaccia, poi starnutii e mi beccai un’artigliata.
-Vuoi farci scoprire?-
-Scusa! Devo essermi preso un raffreddore, non smette mai di piovere grazie a Mr. Mai Una Gioia-
Loki sbuffò, ma poi lo sentii mormorare un incantesimo e il momento dopo ero asciutto e l’acqua mi scivolava addosso come fossi impermeabile. Stavo per ringraziarlo quando lui, assorto nell’osservare il fratello, parlò:
-E’ per questo che è venuto in Irlanda. È il dio del tuono e le sue emozioni influenzano il clima, ma non è mai stato bravo a controllarle e ogni volta che si arrabbia o è triste scatena un temporale. Questo era quindi il posto ideale, qui se piove un po’ di più rispetto al solito la gente non gli da troppa importanza-
-Thor era triste o arrabbiato?-
-Prima di conoscere Artemide? Entrambi. Si sta muovendo, andiamo-
E prima che potessi chiedere il motivo era già partito all’inseguimento. Era ormai mezzanotte passata e sembrava che il Tonante avesse deciso che per quella notte potesse bastare. Abitava in un quartiere altolocato in centro e impiegammo poco ad arrivare. Prima che entrasse in casa, lo vidi guardare il cielo: c’erano parecchie nuvole scure, ma ad un gesto della sua mano si diradarono. E fu allora che notai che da quando era tornato non solo non aveva mai smesso di piovere: nemmeno la luna faceva più capolino nel cielo. Le nuvole tornarono ad addensarsi e si udii un rombo di tuono.
Fu allora che Loki mi saltò addosso:
-Che ti prende?!- esclamai.
-Presto, c’è qualcosa che non va!-
Non avevo idea di cosa stesse parlando, ma poi lui attivò un incantesimo e lo vidi: tutt’attorno casa di Thor c’era una fitta rete di fili sottilissimi, tutti collegati al pomello all’entrata per un capo…
-Che diavolo..?-
-E’ una trappola!- urlò Loki saltando giù e correndo verso il fratello –Dobbiamo avvertirlo!-
Senza pensare gli corsi dietro e urlai -Thor!- proprio mentre il biondo apriva la porta. Fu come se scattasse un meccanismo e dal nulla apparvero centinaia di balestre collegate all’altro capo dei fili, tutte puntate sul dio del tuono. Lui si voltò verso di me:
-Leo? Cosa..?-
Le frecce partirono all’unisono. Pochi secondi prima che colpissero il bersaglio, io e Loki ci lanciammo su Thor spingendolo via. Atterrai sui pettorali d’acciaio del dio, procurandomi con ogni probabilità un leggero trauma cranico.
-Per gli dei!- esclamò lui rimettendoci in piedi –Stai bene?-
-Credo di si… ma sei fatto di marmo?- dissi massaggiandomi la fronte.
Mi voltai e vidi Loki esaminare una delle frecce conficcate nel piccolo prato davanti casa.
-Che cosa significa?- chiese Thor dietro di me mentre ci avvicinavamo anche noi allo scintillante dardo argentato -Che sia…Non credevo che lei potesse…- mormorò il Tonante quando la raccolsi e gliela mostrai.
-Non è opera di Artemide- dissi io guardando la freccia. Lanciai uno sguardo a Loki e ebbi la conferma che avevo ragione. Sull’asta del dardo era inciso un piccolo simbolo, che riconobbi come una lettera dell’alfabeto greco.
Come direbbe la tipa con una mitragliatrice al posto della gamba di Grindhouse, talento sprecato numero 27: conosco il greco antico.
-Questa è la lettera greca H- dissi indicandola –Il simbolo di Efesto, il dio fabbro. Indovina con chi è sposato?-

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Capitolo 8
*** A Mother's Love ***


 
Tutti noi passiamo attraverso la vita come elefanti in una cristalleria: graffiamo qui, rompiamo li, facendo del male a noi stessi, ad altre persone. Il problema è trovare il modo di riparare alle ferite che abbiamo inferto o che qualcuno ha inferto a noi. A volte il dolore ci coglie di sorpresa. A volte pensiamo di poter riparare al danno. E a volte il danno è qualcosa che non riusciamo nemmeno a vedere. In fin dei conti, tutti noi feriamo qualcuno e poi ci mettiamo all’opera per rimediare, per quanto possiamo.
 
Per chi non lo sapesse è Meredith Grey. Forse da una dea vi aspettereste qualcosa di più di una serie televisiva americana per una citazione. Magari una famosa opera letteraria o il pensiero di un grande filosofo. Chiaramente non avete mai visto un episodio di Grey’s Anatomy. Quando i mortali pensano a me e a mio fratello, fanno due semplici associazioni: Artemide, dea della caccia, Apollo, dio del sole. Come se questo fosse tutto quello che c’è da sapere su di noi. Pochi colti sanno che lui è anche il dio della medicina, ancora meno che io sono la protettrice delle partorienti. È per questo che faccio l’ostetrica. Ed è per questo che passiamo intere serate sul divano a guardare e riguardare quel telefilm americano poco realistico e sdolcinato. E non fatevi ingannare da quell’aria da duro, ha pianto come una donnetta quando è morto George. Naturalmente una delle mie preferite era Addison, la rossa ginecologa, ma l’hanno tagliata dopo due stagioni e francamente, era un’idiota. Dr. Bollore è quello che è, ma avete presente i capelli di Derek Sheperd? Ma che volete farci, il sesso rovina sempre tutto. Lo pensavo spesso mentre gironzolavo per l’ospedale quando non c’era niente da fare, nessuna donna in travaglio da aiutare e nessun neonato da accudire. Per essere una che ha fatto voto di castità, sono sorprendentemente brava con i bambini. E sicuramente ho visto più vagine io di tutti gli uomini di Dublino messi insieme. E mi ritrovo spesso a pensare al sesso.

Anche quel giorno, a quasi una settimana dalla festa di Dioniso, stavo pensando al sesso e a quanti guai può causare. Farti litigare con il tuo migliore amico per dirne una. Diciamoci la verità, sapevo fin dall’inizio che Thor è un tipo a cui piace fare l’amore, e sapevo anche che è il tipo che lo fa tanto e spesso. Mille anni fa uno così non lo avrei nemmeno preso in considerazione come amico…
Io ho sempre frequentato persone come Leo: simpatici, gentili, e soprattutto vergini. Anche se credo che per lui sia più un peso che una virtù. Colpa della mentalità di questo secolo se me lo chiedete; al giorno d’oggi non sei nessuno se non sei bella, ricca, e se non ti togli i vestiti al primo appuntamento. Un po’ come Afrodite. Spezzai inavvertitamente la penna con cui stavo compilando il modulo della signora Reily pensando a quella vipera. La festa era stata stupenda finché non era arrivata lei. Naturalmente sapeva che Thor era il mio nuovo favorito e naturalmente doveva fare qualcosa per portarmelo via. Proprio non riusciva a perdonarmi la faccenda di Adone. Si era del tutto dimenticata che era stata lei a cominciare con il mio povero Ippolito. Stronza invidiosa. Solo perché è la dea dell’amore e della bellezza non vuol dire che tutti gli uomini debbano preferire lei! Ad alcuni può interessare di più fare una bella escursione in montagna o andare a pesca… Non c’è nessun motivo per cui non dovrebbero preferire me a lei, anche se non sono certo così affascinante, né così simpatica… Ok, il motivo c’è, ed è sempre quello: lei la da.
Forse davvero non avrei dovuto stupirmi così tanto che Thor fosse finito a letto con lei. Né andarmene via così, senza far sapere niente a nessuno. Con ogni probabilità Apollo aveva dato di matto e aveva già contattato la CIA, la NASA e pure il WWF. A giudicare dalla pioggia torrenziale Thor doveva essere da qualche parte a crogiolarsi nel senso di colpa. E Leo…Da Leo avevo ben altro da farmi perdonare. Il problema è che ho un caratteraccio. E poi diamine proprio con Afrodite! Mollai il modulo della signora Reily e scattai in piedi. Avevo passato tre giorni a rimuginare sull’accaduto e uccidere alci per sfogare la frustrazione dovuta al rimuginare. Era ora di fare qualcosa di più produttivo.
-Ehi Manny! Hai qualcosa per me?- chiesi speranzosa al primario di ginecologia.
-Hai compilato il modulo della signora Reily?-
-Si signore!-
-Allora non startene li impalata e fai un giro delle camere. Due e sei potrebbero entrare in travaglio a breve; Joanna Barnes, nella sei, è un caso delicato-
-Ricevuto capo-
-Oh e Cynthia?-
-Si?-
-Qualunque cosa ti stia passando per la testa, ricordati che qui siamo in ospedale. Il nostro compito è far nascere bambini sani e assicurarci che le madri restino sane. Tutto il resto non deve entrare qui dentro, soprattutto i problemi di cuore-
-Non ho problemi di cuore Manny-
-Come no! Per quanto pensi che fosse ora che tu ti trovassi un uomo di al tuo Romeo che gli taglio le palle se ti distrai per colpa sua-
Non potei fare a meno di ridacchiare. Manny era praticamente la versione maschile della Bailey.

 La signora della stanza numero due stava alla grande ed era circondata da parenti intenti a soddisfare ogni sua richiesta, quindi decisi di dedicarmi al ‘caso delicato’ della numero sei. Devo ammettere che quando vidi Joanna Elizabeth Barnes, provai una gran pena. Era una donna minuta già di suo, ma era fin troppo magra e aveva un colorito grigiastro, i capelli opachi e due pesanti borse sotto gli occhi. Non appena mi vide però, sorrise.
-Lei è quella bella dottoressa con i capelli rossi- mi salutò, una mano posata amorevolmente sul pancione. La sua voce era sottile quanto lei.
-Sono Cynthia- mi presentai, avvicinandomi. Uno sguardo alla sua cartella e capì perché avesse un aspetto tanto malconcio. Cancro. Cercai in tutti i modi di restare impassibile, ma qualcosa dovette trapelare nella mia espressione.
-Si sta chiedendo come sia possibile portare avanti una gravidanza nelle mie condizioni, vero?-
-Ma no signora Barnes, io…-
-Signorina-
-Come prego?-
-Signorina, non sono sposata-
-Oh capisco! Ad ogni modo ero solo passata per un controllo-
-L’infermiera è già venuta tre volte nell’ultima ora, dubito che questo birbante voglia venir fuori adesso… Perché non mi fa un po’ compagnia? Sempre se non ha niente di urgente da fare-
Imbarazzata, posai la cartella e mi sedetti.
-Questa è uno dei vantaggi di avere il cancro sa? La gente non ti dice mai di no- ridacchiò lei. Io non sapevo che pesci prendere, ma sorrisi. Cerando di cambiare discorso chiesi:
-Un maschietto?-
-Già. Sapesse che calci che da! È proprio il mio piccolo birbante!-
-Come suo padre magari- scherzai io.
-Oh non ne ho idea. Ma suppongo che non fosse una brava persona visto quello che ha fatto-
Avrei voluto sprofondare  nel pavimento.
-Vittima di violenza sessuale. Il destino deve proprio avercela con me- sorrise di nuovo la donna. Io davvero non sapevo cosa dire. Di solito agli dei non importa molto del destino dei mortali. Uno dei motivi per cui Apollo non si è mai impegnato più di tanto a trovare una cura per il cancro. La gente muore tutti i giorni. Anche io la pensavo così, ma quella donna così sfortunata continuava a sorridermi, e io non sapevo cosa dire. Sono occasioni rare, ma a volte persino noi dei restiamo senza parole di fronte alla forza degli umani.
-Ha messo su quella faccia triste per me?- mi chiese ad un certo punto Joanna.
-Io…No, io ho… ho litigato con una persona a cui tengo molto- non so perché di tutte le cose che potevo dirle scelsi proprio quella. Che diritto avevo io di lamentarmi in confronto a lei?
-Le va di raccontarmi quello che è successo?- mi chiese lei ancora sorridente –Non che siano affari miei, è solo che di solito lei è sempre così allegra, e non mi capita spesso di parlare di qualcosa che non sia il cancro…-
-Beh…- cominciai incerta –Le sembrerà così sciocco…eravamo ad una festa insieme, e ad un certo punto lui è sparito con una donna che detesto e…-
-E’ andato con un’altra?-
-Non esattamente. Cioè si, ma noi non stiamo insieme. È un amico-
-E lei per lui cos’è?-
Non ci avevo mai pensato davvero fino ad allora. Thor era l’amico di Artemide, ma Artemide era l’amica di Thor? Sapevo nel mio cuore che anche se ci conoscevamo da poco mi voleva bene.
-Lui mi vuole bene- ripetei il pensiero ad alta voce.
-Mi parli di lui-
-Oh beh, lui è un tipo che spicca tra la folla, e non solo perché è altissimo, io sembro una bambina vicino a lui. Ha questa risata che si sentirebbe a miglia di distanza, e quando ride fa ridere anche me perché butta la testa indietro e ha questi capelli lunghi, come la criniera di un leone, ed è così buffo!-
Joanna ridacchiò:
-Anche lei gli vuole bene-
-Si molto- mi ritrovai a dire più velocemente di quanto volessi.
-Allora lo perdonerà- si passò una mano sul pancione –Perdoniamo sempre tutto alle persone a cui vogliamo bene-
Per un momento restammo in silenzio. Poi non riuscì più a trattenermi:
-Perché lo ha tenuto?-
Per la prima volta da quando ero entrata nella stanza, la donna sembrò triste.
-Ero già al quarto mese quando trovarono il cancro. Purtroppo non era rimovibile chirurgicamente, l’unica cosa da fare era la chemio. Ma come potevo? Lo sentivo già crescere dentro di me, come potevo sbarazzarmi di lui?-
-E’ il frutto della violenza di un uomo spregevole e codardo!-
-E’ mio figlio!- esclamò lei agitandosi. Io rimasi di stucco. Lo stupro era uno degli atti più ignobili che riuscissi a immaginare, ed uno di quelli che disprezzavo di più in assoluto. E quella mortale magra e malata mi rimproverava per difendere un bambino che non era altro che il ricordo onnipresente di quello che aveva subito, e che per di più la stava uccidendo.
-E’ mio figlio- mi ripeté con più calma –Mio, non suo. Non ha nessuna colpa, è innocente. È mio figlio, e io gli voglio bene. E anche se dovessi morire per darlo alla luce, va bene. Gli voglio bene, e si perdona sempre tutto alle persone a cui vogliamo bene-
Era da oltre un secolo che non versavo una lacrima. Nemmeno quando era morto George O’Malley. E ora piangevo davanti a quella mortale magra e malata. Cercate di capirmi, con Hera come matrigna il concetto di amore materno mi è quasi del tutto estraneo. Non avevo mai nemmeno immaginato che potesse esistere un legame così forte.
-La prego di accettare le mie scuse. Pensavo che fosse una sciocca. Invece è una donna straordinaria-
Mi avvicinai al suo letto e le presi la mano.
-Vorrei poterla aiutare. Vorrei poterla guarire- e invece non potevo. Si pensa sempre che gli dei possano fare tutto, ma non è così. Non possiamo cambiare il passato, non possiamo ingannare la morte. Joanna Elizabeth Barnes mi guardò stringendo debolmente la mia mano.
-Farà pace con il suo amico?-
Io annuì.
-Come si chiama lui?-
-Thor…si chiama Thor-
-E’ un nome importante, il nome di un dio- si massaggiò il pancione di nuovo –Mi piace. Le dispiacerebbe se lo prendessi in considerazione come nome da dare al mio birbante?-
-Lui ne sarebbe orgoglioso- e lei di nuovo sorrise.
Rimasi con Joanna Barnes fino alla fine del mio turno e altre due ore dopo. La lasciai quando si addormentò, al calare della sera. Arrivata in strada mi misi a correre verso casa. Quello fu il nostro primo e ultimo incontro.

 
Joanna Elizabeth Barnes morì dopo appena un mese dalla nascita di suo figlio. Alla fine non lo chiamò Thor, ma per il poco tempo che passò con lui, lo amò più di ogni altra cosa al mondo. Rividi quel piccolo birbante anni dopo, felice con la sua famiglia adottiva. Un misterioso benefattore gli aveva lasciato in eredità una quantità di soldi più che sufficiente a pagarsi la scuola di medicina dove si iscrisse una volta adulto. A cinquantacinque anni ricevette il premio Nobel per i suoi sforzi e le sue scoperte riguardo la cura per il cancro. A coloro che gli chiedevano come avesse raggiunto tali traguardi, rispose che aveva avuto un aiuto divino e una madre straordinaria.

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Capitolo 9
*** Brave Persone e Cattivi Dei ***


Dopo l’incidente a casa di Thor, Loki insistette per ospitarlo da noi per la notte. Davanti a suo fratello non parlava naturalmente, ma avevo sviluppato una sorta di connessione col gatto, e mi bastava uno sguardo di quegli inquietanti occhi verdi per capire cosa volesse. Non che avrei lasciato il Tonante da solo in una situazione come quella. Ok, si era praticamente fregato la mia migliore amica, ma non sono il tipo che porta rancore. E poi, Artemide aveva ragione: era una montagna di muscoli alta due metri, ma quando metteva il broncio era come un cucciolo spaesato.
Il giorno dopo dormimmo entrambi ben oltre mezzogiorno. Quando andai a svegliarlo, non fui molto sorpreso di trovarlo nel letto di Artemide, con Loki che faceva le fusa appollaiato sul suo sterno.
-E’ un bravo gattino- mi disse Thor stiracchiandosi. Io dovetti ficcarmi il pugno in bocca per non scoppiare a ridere. Più tardi in cucina mi beccai l’ennesima artigliata.

-Cosa ci facevi vicino casa mia ieri notte?-
Mi aspettavo quella domanda, ma andai comunque nel panico.
-Oh beh sai…- iniziai a balbettare –Ero… in realtà ero passato a vedere come stavi. Apollo è partito giorni fa e mi annoiavo a casa da solo…-
-Un orario un po’ insolito per una visita-
-Si ho… ho immaginato che fossi sveglio, a pensare…- Mi stavo impantanando, ma fortunatamente c’avevo preso. Il viso di Thor si fece triste e sospirò:
-Hai ragione, non ho dormito molto in questi giorni…e ho pensato parecchio. Credo che, tentato omicidio a parte, questa sia stata la prima sana dormita che ho fatto dal giorno della festa-
Io annui dandogli una pacca sulla spalla. Che ne sapevo di come si consola un dio? Artemide ha la sfera emotiva di un bradipo e Apollo è sempre allegro. Tranne quando guarda Grey’s Anatomy.
-Mi piace sentire il suo odore sulle lenzuola- disse a un tratto Thor assorto. Poi si voltò a guardarmi: -E’ inquietante?-
-Noooo- mentii spudoratamente. Il biondone non se la bevve.
-Sono patetico-
Loki gli si accoccolò in grembo e lui cominciò ad accarezzarlo con aria assente.
-Ehi, ti va di mangiare qualcosa?- proposi per tirarlo su.
-Non ho fame-
-Ne riparliamo quando sarai davanti al mio famoso gâteau di patate!- il francese era stata una scelta infelice data la situazione e Thor sprofondò ancora di più sulla sedia. Ma quando la cucina venne pervasa da un invitante profumino, sentii il suo stomaco brontolare. Gli piazzai davanti una porzione da orco con un sorriso soddisfatto.
-Non fare complimenti!-
Gli tenni gli occhi puntati addosso finché non mandò giù il primo boccone. Poi non fu più necessario.
-Sei davvero bravo-
-Modesti a parte, sono italiano-
-Davvero?-
-Da parte di madre, si-
-Non ne sapevo niente, ma suppongo che siano molte le cose che non so-
Vederlo così triste, per quanto in gran parte se la fosse cercata, mi faceva venir voglia di aiutarlo. E Loki doveva essere dello stesso parere, visto che continuava a strusciarsi contro la mia gamba come una serpe. Alla fine mi decisi a parlare:
-Conosco Artemide da anni ormai, ma non parliamo spesso del passato, né del mio né del suo. Una volta però, facendo zapping, capitammo su un canale di moda. In passerella c’era una modella che, lo ammetto, è stata una delle poche donne capace di farmi mettere in dubbio la mia sessualità. E fidati, io sono gay fino al midollo. Mentre la guardavo comunque, ho sentito Artemide sbuffare. Le chiesi cosa le prendeva e mi rispose che quella era la sua sorellastra Afrodite, la dea della bellezza. Io non capivo perché fosse così infastidita nel vederla, sapevo che a volte gli dei non vanno d’accordo, ma non l’avevo mai vista così. Allora mi raccontò di un uomo, un certo Ippolito, che secoli fa preferì Artemide alla dea dell’amore. Un tipo in gamba, mi disse, uno dei suoi favoriti. Ad Afrodite però non andava giù di essere stata respinta per una ragazzina mingherlina e se la prese con Ippolito. Artemide andò su tutte le furie, ma non si vendicò. Se non ché un giorno uno dei favoriti di Afrodite, Adone, le fece una grave offesa, e all’epoca Artemide era ancora nella sua fase ‘’mi hai vista nuda ti trasformo in un porco’’, quindi lo fece fuori. Da allora Afrodite non fa altro che rubarle gli uomini, se vogliamo dire così-
-In pratica sono stato uno strumento per ferirla-
-Esattamente! Vedrai, non ce l’ha davvero con te, tu non ne sapevi niente! Deve solo far sbollire la rabbia nei confronti di quella vipera-
-Ciò non toglie che l’ho fatta stare male-
La cosa era più grave del previsto. Forse in fin dei conti il piano di Apollo era riuscito davvero.
-Amico, te lo dirò una volta sola: Artemide è una ragazza eccezionale, ed è del tutto normale che tu abbia un debole per lei… Ma credimi, non può venire nulla di buono dall’innamorarsi di lei-
Il Tonante si adombrò:
-Se è per la faccenda del sesso, io non la costringerei mai a fare qualcosa che non vuole!-
-E passeresti il resto della vita con il più atroce caso di palle blu della storia!-
-Troverei altri modi-
-Si diventa ciechi a esagerare-
-Smettila di scherzare-
-Ok, allora ti dirò un’altra cosa. Se pure Artemide fosse, e nota bene il periodo ipotetico, invaghita di te, il fatto della castità non sarebbe l’unico ostacolo tra voi-
-Parli di Apollo?-
Quello mi colse un po’ alla sprovvista.
-Come l’hai capito?-
-E’ suo fratello, è normale che sia geloso, io del mio lo sono-
Sembrava che qualcuno avesse acceso una motosega, ma era solo Loki che faceva le fusa. Gli rifilai un calcio sotto il tavolo.
-Qui siamo un tantino oltre la gelosia Thor. Non sto parlando di un rapporto alla Jaime e Cersei Lannister, ma non farti ingannare dall’aria sbarazzina di Apollo: se ti vedesse come una minaccia, o se per qualche malaugurato caso pensasse che tu fossi un pericolo per Artemide, ti ucciderebbe. Niente rime e niente fronzoli-
-So difendermi da solo-
-Come prima a casa tua?-
Il dio del tuono arrossì.
-Quella è stata la vile trappola di un codardo, e io pensavo ad altro!- mi urlò contro.
Ma a quel punto Loki fece qualcosa che non mi aspettavo: saltò sul tavolo e morse la mano di suo fratello. Poi venne a sedersi in braccio a me. Io lo guardai come se gli fossero spuntate le corna, ma lui non batté ciglio, anzi continuò a fissare Thor con occhi ammonitori. Come ho già detto, quel gatto è in grado di farsi capire con un solo sguardo, infatti il biondo disse:
-Ti chiedo scusa, in realtà mi hai salvato la vita e non ti ho nemmeno ringraziato-
-Oh ci sono abituato. In fondo sono solo un misero mortale-
-Tu sei una brava persona, Leonida Yang. Questo vale più di tutti i miei fulmini-
Fu il mio turno di arrossire.
-Grazie. Potresti dirlo anche ad Artemide quando torna?-
-Anche voi non avete ancora…- ma non finì la frase, perché in un attimo dove fino a pochi secondi prima c’era la mia cucina, si aprì un enorme buco. Fu come un’esplosione silenziosa, non me ne accorsi finché non mi ritrovai a guardare la strada sotto casa nostra nel punto dove avrebbe dovuto esserci il frigo. Fortunatamente Thor mi agguantò in un lampo e con un salto mi portò fuori dall’appartamento ormai distrutto. Quando mi posò a terra, all’aperto, mi chiesi per un momento se la signora Flanagann si fosse accorta di non avere più un piano di sotto.
Poi realizzai che la mia casa era appena esplosa e cominciai a sbraitare:
-La mia cucina! La mia cucina è appena saltata in aria! E la mia camera! I MIEI FUMETTI!!!-
Se Thor non mi avesse tenuto fermo per la collottola mi sarei fatto largo tra la macerie a mani nude. Ma poi il Tonante mi spinse dietro di se:
-Stammi vicino, Leo-
E fu allora che notai il tipo in fondo all’isolato. Motociclista, giacca di pelle, occhiali da sole, e una mascella che, se non fosse stato con ogni probabilità il responsabile della distruzione della mia preziosissima collezione di fumetti, mi avrebbe fatto sciogliere come burro al sole. Ma come ho già detto, il bastardo aveva appena mandato all’aria anni di duro lavoro di accumulo ossessivo.
-Ehi tu!- Partii a passo di carica, ma di nuovo fu afferrato come un gatto da Thor. A proposito, dov’era il mio gatto?
-Tu devi essere l’umano da compagnia di bimba- disse lo sconosciuto.
-Bimba? Chi diavolo è bimba? Mi ha dato del..? Mi ha dato del..?! Thor, attacca!- sapevo di stare facendo una scenata ma ero sconvolto.
-Si, attacca Thor- ci prese in giro Fonzie avvicinandosi.
-Leo, conosci questo dio?- mi chiese Thor staccandosi Mjolnir dal collo.
-Ovviamente no- risposi io indignato. Anche se persino a me era bastata una semplice occhiata per capire che non era umano.
-Ma come? Bimba non ti ha parlato di me?-
Non avevo idea di chi fosse quel tipo, ma c’era qualcosa in lui che mi faceva infuriare e allo stesso tempo mi terrorizzava. Quando fu ormai a pochi metri da noi si fermò e si tolse gli occhiali. I suoi occhi erano rossi come il sangue.
-Eppure sono uno di famiglia-

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Capitolo 10
*** All is Fair in Love and War ***


-Temo proprio di non conoscerla, signore- dissi nascosto dietro le spalle di Thor.
-Poco importa topolino, dopo oggi tremerai al solo suono del mio nome-
-Chi sei?- chiese Thor.
-Oh giusto! Tu sei abituato a duelli leali dove ci si presenta prima di cominciare. Che peccato- e con uno schiocco di dita del motociclista ci fu un’altra esplosione proprio nel punto in cui eravamo. Anche questa volta mi salvai solo grazie a Thor.
-Bei riflessi soldato. Ma non puoi vincere portandoti dietro quella zavorra- sghignazzò il tipo. Il Tonante mi spinse dietro un’auto parcheggiata, Mjolnir alla mano. Per farmi da scudo prima si era procurato un gran brutto taglio sull’avambraccio sinistro.
-Resta qui. Non interferire- mi disse, poi si lanciò sullo sconosciuto. Ma quello psicopatico sapeva il fatto suo: prima che il martello si abbattesse sulla sua faccia lo parò con…una mazza da baseball? Guardai ancora, e il dio dai capelli corvini brandiva proprio una mazza da baseball di metallo. Il Tonante tornò all’attacco, ma l’altro aveva un gioco di gambe che neanche Rocky dei tempi migliori. All’improvviso fece roteare la mazza e prese il biondo di striscio; dove lo aveva colpito si aprì un altro brutto taglio. E allora mi accorsi che non era una semplice mazza, ma una spada. Aveva una specie di alone tutt’intorno, ma ogni tanto per pochi secondi la nebbiolina si diradava e potevo distinguere il filo della lama. Se prima avevo paura ora ero davvero terrorizzato.
Thor era potente, ero più che sicuro che gli sarebbe bastato un solo colpo per stendere lo sconosciuto, ma il moro era dannatamente veloce, e anche dannatamente abile. Era come se fosse nato per la battaglia. Mentre i due dei si azzuffavano nel vialetto di casa mia, io non sapevo che fare: o meglio, sapevo che avrei dovuto cercare di darmela a gambe, ma non volevo lasciare Thor da solo. Loki non me lo avrebbe mai perdonato. Loki! Dovevo trovare Loki!
Strisciai fin sotto quello che era stato il mio appartamento e cominciai a spostare detriti. Dubitavo che un tipo svelto come lui fosse rimasto imprigionato nel crollo ma non sapevo dove altro andarlo a cercare.
Un lamento strozzato mi fece voltare di scatto. Thor era in ginocchio tenendosi la gamba; le sue mani grondavano sangue come la spada dell’altro dio, che sorrideva beffardo:
-Francamente mi aspettavo di più dal signore della tempesta-
Lo guardai avvicinarsi al Tonante, pronto a sferrare l’ultimo colpo.
-Se avessi usato i fulmini, probabilmente avresti avuto una possibilità. Ma hai preferito non mettere in pericolo il mortale. Patetico! Che cosa ci trova bimba in te?-
Thor sollevò il martello in un ultimo tentativo, ma con una stoccata il moro lo disarmò. Feci la cosa più stupida nella storia dell’umanità e mi misi a correre verso di loro.
-Pare che alla fine l’umano morirà comunque- sospirò il dio.
-Lascialo stare!- ruggì Thor, gli occhi accesi di scintille. Il cielo sopra di loro si adombrò di nubi temporalesche.
-Doveva pensarci prima di mettersi contro il dio della guerra-
Il moro alzò la spada proprio nel momento in cui li raggiunsi. Ci fu un sibilo e qualcosa di argentato mi passò a pochi millimetri dall’orecchio. La spada del dio fu sbalzata via. Io rimasi come pietrificato. Thor era confuso. Il dio della guerra rise di gusto reggendosi la mano sanguinante, poi si voltò a guardare il tetto del palazzo vicino.
-Ciao bimba-
-Allontanati dai miei amici, Ares-
 

Il più delle volte, un uomo non è in grado di ricordare il momento preciso in cui si innamora di una donna. Non è capace di dire con certezza quando l’amicizia si trasforma in qualcosa di più.
Io invece sapevo benissimo quando mi ero innamorato di Artemide. In quel preciso istante, mentre mi dissanguavo in ginocchio davanti a un nemico sconosciuto, nel vederla li, appollaiata su quel tetto, una freccia incoccata nel suo arco d’argento e i capelli scompigliati dal vento della sera, capii che ero assolutamente, irrimediabilmente innamorato di lei. Pensai perfino che se fossi morto in quel preciso istante mi sarebbe andato bene, perché ero riuscito a vederla un ultima volta.
-Artemide!- squittì Leo al mio fianco.
-Piaciuta la mia entrata alla Occhio di Falco?-
-Sei appena diventata la mia Avenger preferita-
Con un balzo aggraziato si calò giù dal tetto. Continuava a tenere l’arco puntato sul dio misterioso.
-Suvvia, quello non è necessario bimba-
-Non chiamarmi bimba-
Come si permetteva quel gradasso di chiamarla bimba? Feci per alzarmi ma dall’arteria recisa nella mia gamba partì un altro copioso fiotto di sangue.
-Non voglio sminuire la tua virilità playboy, ma per una volta resta a terra e fai la brava donzella in difficoltà mentre ti salvo la vita- mi sorrise lei. Mi sorrise. Non era più arrabbiata con me. E naturalmente feci come mi diceva. Avrei fatto di tutto se fosse stata lei a chiedermelo.
-Oh dei- commentò il moro, riportandomi alla realtà –Questo qui si è proprio preso una bella cotta. Ma allora mi chiedo, perché è andato a letto con la mia ragazza?-
-Perché, come ho già detto a lei, la tua ragazza è una gran puttana Ares-
Il dio della guerra si fece una grossa risata.
-Non hai tutti i torti, bimba-
-Momento, momento, momento. Ares? Quel Ares? Quello che fa coperte con le pelli dei nemici uccisi in battaglia?- farfugliò Leo tamponandomi la ferita.
-Tu saresti stato un delizioso scendi letto, topolino- rispose il moro puntando i suoi occhi sanguigni sul ragazzo. Un’altra freccia partì immediatamente, sfiorandogli il viso. Quel bastardo si leccò il sangue colatogli dallo zigomo con un mugolio.
-Quanto mi piace il tuo temperamento. Se non fosse per la faccenda della verginità…-
Arteria recisa o no, scattai in piedi con tutte le intenzioni di prenderlo a pugni. Leo mi si attaccò alla cintola cercando di trattenermi, ma mi fermai solo quando Artemide mi si parò davanti.
-Dico sul serio Thor, resta giù-
-Resterò giù dopo avergli spaccato la faccia-
-Fidati, lascia fare a me- e con mio sommo dispiacere abbassò l’arco.
-No bueno- disse Leo ancora attaccato alla mia cintura. Artemide ci fece semplicemente l’occhiolino prima di tornare a concentrarsi su Ares: il dio della guerra ghignò, avviandosi quasi pigramente a raccogliere la sua spada. Mi misi sulla difensiva, per quanto potessi tra la  gamba ferita e Leo appeso alla mia cintola come una bandieruola.
-Non ho finito col vichingo- disse Ares rivolgendosi ad Artemide.
-Stai esagerando come al solito. Sappiamo entrambi che non è né il primo né l’ultimo uomo che Afrodite si scoperà- ribatté lei.
Il moro rispose con un’alzata di spalle:
-Che vuoi farci, è nella sua natura. Così come l’uccidere chiunque osi toccare quello che mi appartiene è nella mia-
-Non fare l’ipocrita-
-Ti riferisci allo zoppo? Quello non merita nemmeno la mia considerazione-
-E Thor si? Attento, bel tenebroso, sembra quasi un complimento-
Bel tenebroso. Bel tenebroso. Ci mise un po’ ad arrivare ma arrivò. Mi partì accidentalmente una saetta. E mi beccai un’occhiataccia non accidentale da Artemide.
-Complimento? Come se questo bamboccione fosse per me un degno avversario? Oh bimba, sei sempre così divertente!-
-Intendi continuare dunque?-
-Il fatto che tu ti dia tanta pena per difenderlo mi fa venir voglia di farlo fuori ancora di più. Davvero preferisci lui a me?-
La dea sospirò –A quanto pare non ho scelta. Non sarei voluta arrivare a questo ma…tu hai un debito nei miei confronti Ares-
Gli occhi del dio scintillarono come due tizzoni ardenti: l’orgoglio era decisamente il suo punto debole.
La tensione nell’aria si fece palpabile, e sotto quella facciata di sicurezza, sapevo che anche Artemide era pronta al peggio. Passarono pochi minuti, ma mi sembrarono anni. Poi il dio della guerra sospirò a sua volta:
-Sia- disse ritrasformando la spada in un’ ‘’innocua’’ mazza da baseball. Sentii Leo rilassarsi e allentare la presa…ma il bastardo non aveva finito: con un movimento fulmineo agguantò Artemide stringendola a se. Poi puntò i suoi occhi fiammeggianti su di me mentre sorrideva malizioso.
-Dammi un bacio e siamo pari, bimba-
Fu come sventolare un panno rosso davanti a un toro. Quel poco sangue rimastomi in corpo mi salì al cervello riducendo le mie funzioni mentali ad un unico semplice pensiero: uccidere quel figlio di puttana.
Ero sul punto di caricarlo a testa bassa ma fui preceduto ancora una volta da Artemide, che si divincolò e mollò una sonora cinquina al suo collega greco.
Avrei tanto voluto baciarla, ma probabilmente avrebbe preso a schiaffi anche me.
-Levatelo dalla testa-
-Ok- e Ares girò i tacchi per tornarsene alla sua motocicletta.
-Cosa?- esclamammo io e Leo.
-E’ fatta. Vi lascia in pace- spiegò Artemide.
-Ma come così?- il ragazzo finalmente si staccò dalla mia cintura –Nessuna reazione violenta? Nessuna minaccia di morte? Tortura? Scuoiamento? Evirazione magari?-
-Desolata di aver rovinato le tue aspettative, Theon Greyjoy. Vedi io e Ares andiamo piuttosto d’accordo-
La mascella del povero Leo arrivò quasi a terra: -E con chi non va d’accordo com’è allora?-
-Per questa volta lascio correre, ma solo perché me lo hai chiesto tu bimba. Impara a tenere al guinzaglio il tuo vichingo- urlò Ares a cavallo della sua moto –Se mai dovessi decidere di mollarlo invece, ti basterà invocare il mio nome-
Mise in moto e ci passò accanto rombando, fece l’occhiolino a bimba, voglio dire ad Artemide, e il dito medio a me. Poi sparì così come era arrivato.
-I tuoi parenti sono davvero strani- commentai.
-Non costringermi a ricordarti che tuo padre ha vomitato nel mio vaso di antica porcellana cinese-
-Questo non…-
-Due volte- aggiunse Leo.
-Ok, hai vinto-
-Certo che ho vinto! Ti ho appena salvato le chiappe playboy!-
-Me la stavo cavando egregiamente-
-Si, non andava così male. Sono solo coperto da capo a piedi del suo sangue-
Il commentò di Leo mi fece ricordare che mi stavo effettivamente dissanguando, e con Ares fuori portata, forse era il caso di stendersi un attimo. Artemide mi si inginocchiò accanto e mi tampono la ferita sulla coscia.
-Ti avevo detto di restare a terra. Ma vedrai che Apollo ti rimetterà in sesto-
Io ringraziavo il cielo di non avere abbastanza sangue in corpo perché la situazione diventasse imbarazzante. Rimasi in silenzio mentre lei cercava di bendarmi la gamba. Leo ebbe il buon cuore di allontanarsi per lasciarci qualche momento da soli.
-Mi dispiace- dissi allora.
-Oh non è colpa tua. Ares è uno psicopatico egocentrico che crede di essere migliore di tutti solo perché è uno dei pochi figli legittimi di papà-
-E’ un pervertito-
-Beh quasi tutta la nostra famiglia è basata su relazioni incestuose…-
-Ma non era a lui che mi riferivo-
Lei alzò il suo sguardo cristallino su di me.
-Mi dispiace di averti ferita- le presi la mano –So di essere un disastro, e che non mi scuserò mai abbastanza ma…ti prego, non lasciarmi mai più-
Credo che quella fu la prima volta che la vidi arrossire.
-No che non ti lascio. Guarda in che casini vai a ficcarti quando non ci sono-
-A proposito dei casini in cui si ficca Thor- intervenne Leo, che evidentemente aveva deciso che avevamo avuto abbastanza tempo per chiarire –Dimmi che anche Efesto ti deve un favore-
-Ci si è messo anche lui!?-
-Una piccola trappola, potenzialmente letale, ma molto ben congeniata!-
-Tipico di Efesto. È lui che mi ha fatto l’arco sai-
-Ma che bravo! Ricapitoliamo, lui è sposato con Afrodite giusto? Ma Afrodite se la fa con Ares giusto?-
-A grandi linee-
-Allora perché diavolo se l’è presa con questo povero scemo? Senza offesa amico-
Gli feci cenno con la mano che andava bene, anche perché cominciavo a sentirmi svenire.
-Leo, tesoro, tu sei italiano quindi capirai. C’è un’espressione tipica per definire qualcuno come Efesto: cornuto e mazziato. Ho perso il conto delle trappole che ha teso ad Ares, ma che io mi ricordi è andato a segno solo una volta. Sarà pure un gradasso, ma sa il fatto suo- rispose Artemide ridacchiando.
-E tu gli stai simpatica vero bimba? Al bel tenebroso- mi ritrovai a dire. Lei rise ancora di più.
-Non sarai mica geloso, dio del tuono?-
Da morire. Non lo dissi.
-Una volta l’ho aiutato a scappare da un paio di giganti. È stato divertente- spiegò lei.
-Era quello il debito di cui parlavi?-
-Non gliel’ho mai fatto pesare, credo sia per questo che gli vado a genio-
-Vomito o no, i tuoi parenti sono decisamente più strani dei miei-
Mi sembrò che Leo avesse fatto una faccia strana, ma non gli diedi molta importanza, soprattutto perché proprio in quel momento si sentì un urlo disperato provenire dal quello che rimaneva dell’appartamento.
-I miei dischi!-
-Grazie per la considerazione eh!- urlò Leo di rimando. Il secondo dopo Apollo era in strada, agitando le braccia isterico con addosso quello che mi sembrava un accappatoio.
-Cosa è successo? Te l’ho detto di non lasciare il gas acceso! Artemide!- si lanciò su sua sorella come un panda sul bambù –Sei tornata! Mi sei mancata così tanto! Ti ho cercato dappertutto! Perché Thor sanguina?-
-Una cosa alla volta Pollo. Puoi mettergli apposto la gamba?-
-Lascia fare a me! Intanto qualcuno mi dice chi devo maledire per la tragica fine dei miei pezzi unici di Nina Simone?-
-Solo se tu mi dici dove hai preso lo yukata fratellino-
-Ah già quasi dimenticavo! Siamo stati invitati ad un uta awase a Kyoto-
-Uta che?- 

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Capitolo 11
*** Can we Pretend that Airplanes are Shooting Stars? ***


Per fortuna il nostro era un quartiere poco frequentato, solo pochi umani necessitarono di una ‘’riorganizzazione’’ dei ricordi alla Man in Black; alla fine persino la signora Flanagann non si era accorta di niente.
Apollo ci mise pochi minuti a rimettere in piedi Thor, Artemide un po’ di più a rimettere in piedi l’appartamento. Purtroppo l’interno era irrimediabilmente danneggiato, quindi addio frigo, addio vinili degli anni 70, e addio fumetti.
-Ricordiamoci di passare dall’Ikea quando torniamo dal Giappone- commentò Apollo fissando il punto dove una volta c’era il nostro divano.
-Perché hai accettato? Susanoo e sua sorella sono così strani-
-Ehi lui non è così male! E lei è gnocca-
-Lo dici solo perché è la dea del sole-
-Touché-
Per un attimo ascoltando i gemelli bisticciare mi sembrò di essere tornato alla normalità, come se nulla fosse successo. Ma ero fin troppo consapevole della mancanza di qualcosa. O meglio qualcuno. Senza farmi notare avevo setacciato l’appartamento, ma di Loki non c’era traccia. Almeno ero contento di non averlo trovato spiaccicato sotto la credenza. Me ne stavo seduto sul letto in camera mia a riposare quando sentii bussare. Sull’uscio c’era Artemide.
-Ehi-
-Ehi-
-Ho saputo dei fumetti-
-Già. Odio il tuo fratellastro-
-Un sentimento piuttosto comune-
Cadde un silenzio imbarazzante. In effetti, noi due non avevamo ancora parlato da prima della festa.
-Mi fa piacere che tu e Thor abbiate chiarito-
-Sospetto che ci sia il tuo zampino-
Misi su una finta faccia innocente e lei ridacchiò. Poi mi porse qualcosa che aveva tenuto nascosto dietro la schiena.
-Te lo avevo preso come segno di pace. Suppongo che acquisti tutto un altro valore adesso-
Teneva in mano l’ultimo volume degli x-men con variant cover limited edition. Ci fissammo per un momento, poi ci abbracciammo e cominciammo a piangere come due idioti.
-Mi dispiace di averti dato del misero mortale-
-Mi dispiace di averti dato della stronza-
-Ma tu non mi hai dato della stronza-
-Nella mia testa si-
Alternammo pianto e riso per un buon quarto d’ora, finché non fummo interrotti da Apollo, vestito a lutto.
-Io e Thor abbiamo organizzato un funerale vichingo a Nina Simone in cucina, sarebbe gradita la vostra presenza-
Artemide si voltò verso di me roteando gli occhi, poi uscì rincorrendo il fratello. Stavo per seguirla quando notai un guizzò di verde sotto il letto. Presi la scopa e mi avvicinai pronto a colpire. Avrei dovuto capire che il fatto che il mio letto fosse l’unica cosa rimasta intatta in tutta la casa aveva del sospetto. Ma fortunatamente quando mi abbassai, trovai solo una lettera. Scritta con un inchiostro verde fosforescente che lasciava pochi dubbi su chi fosse il mittente.
 
Leo,
l’attacco ha alterato momentaneamente i miei poteri, non potrò riassumere la forma felina per un po’ e non posso rischiare che Thor mi veda. Gli ho messo addosso una cinquantina di incantesimi di protezione, ma tienilo comunque d’occhio. Avrai mie notizie quando mi ristabilirò.
                                                                                                                                                                                         Loki.
 
P.s. Questo è tutto quello che sono riuscito a salvare della tua ‘’preziosa’’ collezione. Nerd.
 
Insieme alla lettera c’erano i miei volumi preferiti degli Young Avengers. Continuo a rifiutare di ammettere che il sorriso beota con cui raggiunsi gli altri era dovuto al fatto che mi stavo affezionando al dio degli inganni.
 

Dopo aver dato l’estremo saluto a Nina Simone, misi via il completo nero e incitai gli altri a darsi una mossa.
-Bene ragazzi! Il nostro volo parte tra un’ora. Andate a fare le valigie-
-Come non andiamo in macchina? E soprattutto sono invitato?- mi chiese Leo che finalmente si era tolto dalla faccia quel sorriso inopportuno.
-Non ti mollo qui da solo al Ground Zero compare! E la macchina aveva un problema al radiatore quindi…-
-Sputa il rospo Pollo-
Il brutto di avere una gemella è che praticamente ti legge nel pensiero.
-Ok, nessun problema al radiatore. Mentre tu andavi in giro per la Russia transiberiana a sterminare alci, deve essersi sparsa la voce di quello che è successo alla festa. E ho ricevuto una chiamata…-
-Non lo dire-
-Hey, non è colpa mia se sei la cocca di papà! E sai che non gli piace sentirsi dire di no!-
-Ragazzi temo di non seguirvi- chiese Thor confuso.
Per tutta risposta tirai fuori quattro biglietti di prima classe della Divine Airlines.
-Il grande capo vuole assicurarsi che la sua piccolina stia bene. Fossi in te Biondone limiterei le dimostrazioni d’affetto, è anche più iperprotettivo di me-
-Sono l’unico che pensa che Thor e Zeus sullo stesso aereo sia una pessima idea?- commentò Leo alzando una mano.
-Oh andiamo, sarà elettrizzante!- trillò mia sorella.
-Le battute di spirito non ti riescono bene, gioia-
-Non fare il musone, a papà sei simpatico!-
-Voleva portarmisi a letto!-
-Sei piuttosto attraente!-
-E’ tuo padre!-
-Io non sono gelosa-
-Lo dice solo perché sei tu, Leo-
Alla fine non fu difficile convincerli, mezz’ora dopo eravamo già al check-in. Ma il tabellone riportava un ritardo. Né io né Artemide ce la bevemmo e cominciammo la perlustrazione. Lo trovammo in un bar con un braccio attorno alle spalle di una moretta mentre le sussurrava paroline dolci nell’orecchio. Nostro padre era sempre il solito. Diedi un colpo di tosse per richiamare la sua attenzione e non appena ci notò i suoi occhi grigi come una tempesta s’illuminarono.
-Ecco la mia puzzola!- urlò mollando la moretta come se niente fosse.
-Papà!- protestò Artemide, ma nulla poté contro l’assalto del nostro vecchio, che la prese in braccio e la fece roteare neanche avesse avuto cinque anni.
-Come sta l’amore di papà? Ti è passato il mal umore cerbiattina mia?-
Lei annuì mettendogli le braccia al collo.
-Salute padre- salutai io fingendomi indignato.
-Oh non fare il musone Pollo! Chi delle mie figlie femmine potrei spupazzare se non questo diavoletto? Atena?-
E si fece una delle sue fragorose risate chiudendomi in un abbraccio.
-Papà, ti ricordi di Leo vero?- disse Artemide quando nostro padre ci lasciò andare.
-Non potrei mai dimenticare un viso tanto bello- e si lanciò su Leo riservandogli lo stesso trattamento.
-E’ un piacere rivederla signore-
-Signore? Chiamami Zeus figliolo! O se proprio devi, adesso dai mortali mi faccio chiamare Zack!-
Ringraziai il mio amico con lo sguardo per non aver detto niente sulla sostanziosa palpata alle chiappe con cui mio padre si congedò da lui. Era arrivato il momento della verità: il sorriso onnipresente di mio padre svanì mentre puntava i suoi occhi turbolenti su Thor. Il Tonante decise di prenderla di petto:
-Molto piacere signore, io sono…-
-So benissimo chi sei, dio del tuono-
Il coraggio di Thor vacillò un attimo: -Mi fate onore…-
-Cosa c’è tra te e la mia scoiattolina?-
Non so cosa fosse più buffo, la faccia del biondo o i nomignoli che usava mio padre.
-Noi…siamo…amici?- balbettò Thor. Papà lo tenne sulle spine per un altro po’ prima di scoppiare di nuovo a ridere e abbracciare anche lui.
-Rilassati ragazzo! So benissimo che siete amici! E non te la prendere per la storia di Afrodite, ci siamo passati tutti! Ma dimmi come sta quel vecchio corvaccio di tuo padre? E Tyr? Freya è ancora bella come la ricordo? È passato quasi un millennio, forse le è spuntata qualche ruga…-
-Non sapevo che conoscessi i norreni papà!- disse Artemide salvando Thor prima che il vecchio lo stritolasse.
-Ma certo che li conosco lupacchiotta! Accidenti come è tardi sarà meglio indossare l’uniforme! Ne parliamo meglio in volo ok?-
-In volo?- chiese Thor ancora aggrappato a mia sorella.
Gli fu tutto più chiaro al momento del decollo, quando la voce baritona di mio padre ci augurò un buon viaggio dalla cabina di pilotaggio. In fondo non era poi così strano che il signore del cielo avesse scelto quella professione per mescolarsi tra i mortali. Anche se personalmente la prospettiva di venti ore di volo non mi allettava particolarmente quando avrei potuto dimezzare i tempi usando il carro del sole. Non per niente è una Ferrari.
Papà usciva a parlare con noi a intervalli regolari, ma non abbastanza spesso perché ai mortali sembrasse sospetto. Se avessero saputo che non aveva un copilota poi…
Si fece un’altra grossa risata quando gli raccontammo di Ares; in fondo voleva davvero solo accertarsi che Artemide stesse bene. E da come mia sorella rideva e scherzava con la testa poggiata con nonchalance sulla spalla di Thor, direi che si era ripresa alla grande.
-Sono tornati i piccioncini di una volta. Direi che possiamo permetterci di comprare un letto in più quando rimetteremo a posto l’appartamento- dissi a Leo seduto al mio fianco.
-O anche direttamente un matrimoniale- rispose lui criptico. Ma prima che potessi chiedere spiegazioni aveva già le cuffie alle orecchie e la testa ficcata in un fumetto. Mi misi a fissare i due dei seduti davanti a noi: Artemide aveva riassunto lo stesso atteggiamento giocoso che aveva con Thor prima della festa, ma qualcosa nello sguardo di lui era cambiato.
-Guarda, una stella cadente! Esprimi un desiderio!- gli disse lei indicando fuori dal finestrino nel cielo notturno. Lui continuò a fissarla adorante come qualcuno che ha tutto quello che desidera proprio davanti a se.
 Solo allora mi resi conto del guaio che avevo combinato, e quella oscura sensazione che non provavo da millenni si fece largo strisciando nel mio petto.

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Capitolo 12
*** There is Thunder in our Hearts, Baby ***


Non vi mentirò, sono sempre stato affascinato dal paese del sol levante. E non capitava certo tutti i giorni di essere invitati dall’altra parte del mondo, per di più gratis. Non c’è da stupirsi quindi che appena atterrati entrai in modalità turista e cominciai a fare foto a destra e a manca. Salutammo Zeus all’aeroporto di Narita e prendemmo un treno per Kyoto, dove si sarebbe tenuta la competizione poetica indetta da Susanoo. La città aveva mantenuto un non so che di squisitamente medievale, ma avrei fatto volentieri a meno della scalinata infinita che percorremmo per giungere in cima al tempio dove ci aspettavano i nostri ospiti. Nessuno dei miei compagni di viaggio versò una sola goccia di sudore…stupidi dei.
Mentre riprendevo fiato appoggiato ad una staccionata, notai un paio di occhi gialli fissarmi tra i cespugli. Stavo per darmela a gambe urlando come una donnetta quando una piccola volpe fece capolino tra le fronde. Aveva un musetto così adorabile che mi sciolsi. Ma allo stesso tempo il suo sguardo era troppo vispo e intelligente per essere solamente animale. Mi avvicinai sospettoso:
-Loki?-
La volpe si fece avanti, protraendo il muso verso la mia mano tesa.
-Non pensarci nemmeno Inari-
Mi voltai di scattò e trovai Artemide che fissava la volpe con gli occhi ridotti a fessure. Quando mi volsi di nuovo, quella bestiaccia aveva le fauci aperte, pronte a chiudersi sulle mie povere dita. Mi ritirai alla velocità della luce dietro la mia amica. La volpe ghignò, sì, ghignò, prima di contorcersi e mutare forma, fino a che non mi ritrovai a fissare un bambinetto di circa sei anni, gli occhi gialli e maliziosi puntati su di noi.
-Era solo un piccolo scherzo, dea della luna crescente-
Artemide puntò un dito minaccioso:
-Tieni i tuoi scherzi lontani dal mio amico, piccola peste! E di grazia, conducici dalla tua signora-
Il bambinetto saltò fuori dai cespugli e mi fece l’occhiolino prima di guidarci all’interno del tempio.
Ad aspettarci, davanti alla statua di una volpe, trovammo una donna con lunghi capelli neri, avvolta in un kimono di seta color del cielo.
-Amaterasu, lasciatelo dire, sei a dir poco raggiante!- esordì Apollo.
-Smettila di adularmi, impostore. Se non fosse per quell’idiota di mio fratello avrei fatto volentieri a meno della vostra presenza-
-Cordiale come sempre- sbuffò Artemide.
-Impertinente come sempre, ragazzina. Questo deve essere Thor, non ho mai conosciuto una divinità norrena- e snobbandoci alla grande la donna col kimono, che riconobbi come la dea del sole giapponese, spostò la sua attenzione sul Biondone.
-Dimmi, dio del tuono, come è accaduto che uno come te perdesse il suo tempo con dei di serie b come questi due?-
Artemide aveva la stessa faccia che faceva prima di prendere a pugni qualcuno, ma Thor le mise un braccio attorno alle spalle e con quella sua aria sbarazzina rispose:
-Temo sia perché anche io non posso considerarmi al livello di una dea grande e potente come voi, Amaterasu grande sovrana e sacra-
-Lui mi piace. Potrei persino passare sopra al fatto che avete portato un mortale. Inari!-
-Leccaculo- gli sussurrò Artemide sghignazzando, mentre Amaterasu partiva spedita con il bambino-volpe alle calcagna.

 
Nonostante la sua immensa scortesia, Amaterasu ci mostrò le nostre stanze all’interno del tempio. L’indomani mio fratello e il suo si sarebbero sfidati a colpi di haiku, genere che ultimamente Apollo stava perfezionando. Io non riuscivo a dormire, e non solo per il sonoro russare di Leo nella stanza accanto. Decisi di concedermi una passeggiata in giardino. Le stelle erano velate da scure nubi temporalesche.
-Le previsioni dicevano cielo sereno- dissi con un sorriso, alzando lo sguardo verso Thor, che volteggiava sopra la cima di un ciliegio sfiorito. Atterrò davanti a me con un tonfo, e ormai lo conoscevo così bene che non mi servivano le nuvole per capire che era turbato.
-Non riesco a dormire-
-Nemmeno io. Gli umani lo chiamano jet leg-
-Io dico che è perché non sei li stesa nel letto accanto al mio-
-Allora avevo proprio ragione, sei un vero leccaculo!-
-Ad Amaterasu non dispiace-
-A nessuna donna dispiace sentir tessere le proprie lodi da un bel fusto come te- gli risposi con un pugno giocoso sulla spalla. Lui mi afferrò la mano:
-Allora permettimi, mia signora: di tutte i cieli in tempesta che ho visto nella mia lunga vita, nessuno potrebbe mai eguagliare lo scintillio dei tuoi occhi in una notte serena-
Io mi portai l’altra mano alla bocca fingendomi imbarazzata:
-Sicuro di non voler partecipare anche tu domani, playboy? Questa era buona-
-Sono certo che hanno scritto centinaia di versi migliori su di te- disse lui, senza lasciarmi andare. Rimanevo sempre sorpresa dal quel suo lato vulnerabile; ma non è poi così strano aver bisogno di un appiglio quando si vive costantemente nell’occhio del ciclone.     
-Cosa ti turba davvero?- mi avvicinai.
-Nulla-
-Fai schifo a dire bugie-
Lui rise: -In effetti quello è sempre stato il talento di mio fratello-
Feci mente locale su quello che sapevo della sua famiglia.
-Loki, il dio degli inganni. È lui che tiene il mio signore lontano dal suo letto?-
-Ti disgusterebbe sapere invece che il più delle volte è stato lui a tenermi a letto?-
-Affatto-
-Cosa potrebbe mai indurti ad essere disgustata da me se nemmeno l’incesto ci riesce?-
-Nulla a cui riesca a pensare in questo momento-
Mi strinse la mano fin quasi a farmi male, come se temesse di vedermi scivolare via in quell’istante.
-Non ti lascerò Thor, te l’ho già detto-
-Era quello che diceva anche lui-
Se non con mio padre, e il più delle volte perché costretta, non sono un tipo che abbraccia le persone. Ma dovevo ammettere che abbracciare Thor mi piaceva. E in quel momento sentivo che  il ciclone minacciava di travolgerlo. Mi strinse quasi subito, il viso nascosto nei miei capelli mentre parlava:
-Nostra madre è morta. Loki da la colpa a nostro padre. Credo che anche nostro padre si dia la colpa per quello che è successo-
-E tu?-
-Io non so che cosa provo, se non dolore e rabbia. Non voglio vederlo, ma allo stesso tempo… Loki andò via subito dopo il funerale, io lo seguii, ma è sempre stato bravo a nascondersi da me-
Per un po’ restammo li abbracciati in silenzio, poi decisi che una confessione ne valeva un’altra.
-Non sono vergine-
Fu come se Thor fosse stato colpito da uno dei suoi fulmini.
-Che cosa?- disse prendendomi per le spalle.
-Non lo sa quasi nessuno, ma la dea della verginità non è vergine- spiegai io –Ma ti prego, non considerarmi un’ipocrita. Fu solo una volta, tanto tempo fa…-
-Chi?- Per un attimo vidi qualcosa che mi spaventò negli occhi di Thor. La sua presa ancora una volta si fece forte al punto da farmi male…ma io non avevo paura del ciclone.
-Dirada le nubi- gli dissi semplicemente. Fece come avevo detto e io gli indicai una costellazione. La stessa che  avevo incisa sulla pelle.
-Orione-
-Era il cacciatore più abile che avessi mai visto. Tanto abile che persino io ne caddi preda-
-Che cosa è successo?-
-L’ho ucciso-
E mentre rivedevo nella mia mente gli occhi limpidi del mio primo e unico amante, ripensai a qualcosa che una volta mi aveva detto proprio Thor: il sesso è semplice, è l’amore che complica le cose.
-Ti va di rientrare?- chiesi per distrarmi da quella fitta dolorosa al petto.
-Ti va di dormire con me?-
Non risposi nemmeno, lasciai semplicemente che mi guidasse fino alla sua camera. Mi addormentai ancora stretta tra le sue braccia. Sarebbe stato il massimo che avrei mai potuto avere. Che avremmo mai potuto avere. La lacrima silenziosa che mi bagnò il volto a distanza di mille anni era una motivazione sufficiente. Non potevo permettere al ciclone di travolgermi un’altra volta.
 
Il mattino dopo, sorprendentemente, mi svegliai all’alba. Ma a quanto pareva Artemide si era alzata comunque prima di me, perché la sua stanza era vuota. La competizione non si sarebbe tenuta che dopo pranzo, quindi avevo un’intera mattinata per godermi i meravigliosi giardini del tempio di Inari. Mentre passeggiavo accanto al torrente e scattavo foto, sentii una presenza alle mie spalle. Dietro di me c’era uno degli uomini più belli che avessi mai visto, e io vivo con Thor e Apollo; aveva lunghi capelli neri e portava uno yukata aperto sul davanti a mostrare i pettorali definiti, un braccio posato con noncuranza su una katana intarsiata d’oro.
-Ti interessa la mia spada, mortale?- disse in un forte accento giapponese. Io arrossì:
-Chiedo scusa, non intendevo essere scortese-
-Un tempo a voi esseri umani non era concesso nemmeno posare gli occhi su di noi. Ma tu hai dei begli occhi-
Arrossì ancora di più.
-Io sono Susanoo-
-Oh quindi è lei! Sono davvero onorato di conoscerla!- dissi imbarazzato.
-Hai già osato guardarmi mortale, non ha senso mostrare tanto formalismo ora-
-Oh, ok… Come desidera, cioè, desideri…- il modo in cui continuava a fissarmi mi metteva ancora più a disagio.
-Stavo ammirando i giardini, sono davvero splendidi!- dissi cercando di cavarmi d’impaccio, ma non servì a niente. All’improvviso il dio mi si avvicinò e mi sollevò il viso con una mano:
-Hai lineamenti molto fini, quasi come una donna- e la sua mano indugiò a carezzarmi la mascella. Ora sarò pure gay, ma sono pur sempre un uomo, un maschio, e non mi piace essere trattato come una damigella. Mi ritrassi da quel contatto sgradito.
-Credo sia meglio che vada-
-Tu non vai da nessuna parte finché non te lo dico io, mortale-
Avrei dovuto sapere che solo perché Apollo e Artemide mi trattavano come loro pari il più delle volte, non tutti gli dei sono dello stesso parere. E avrei dovuto anche sapere che Susanoo ha un pessimo carattere. Mi afferrò per il braccio e cominciò a trascinarmi. Cercai di oppormi con tutte le forze, ma cosa potevo io contro un dio? La sua stretta era talmente forte che sentivo le mie ossa scricchiolare.
-Lasciami andare!-
-Urla pure quanto vuoi, nessuno dei tuoi amichetti verrà ad aiutarti-
E mentre vedevo ogni speranza svanire, ci fu un’esplosione di energia color verde fosforescente. Susanoo fu sbalzato via, e io mi ritrovai davanti un altro uomo dai capelli corvini. Era alto e magro, la pelle diafana e i lineamenti affilati, ma c’era qualcosa di incredibilmente familiare in quei vispi occhi verdi.
-Loki?-
-Stavolta siamo proprio nei guai, nerd-

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Capitolo 13
*** 悪たれ ***


Non ricordavo di aver dormito così bene da quando mia madre era ancora viva. Sospettavo che l’odore dei boschi dopo la pioggia nelle mie narici e il calore del corpo accanto a me ne fossero la causa. Così come erano la causa di qualcosa che sarebbe stato meglio che la mia compagna di letto non notasse al risveglio. Ma oscillavo ancora in quel torpore tra il sonno e la veglia e non me ne curai particolarmente. Almeno finché non sentii le voci: sussurri concitati fuori dal paravento che faceva da porta alla mia stanza. Le conoscevo, il tono acuto che assumeva Leo quando era preoccupato, il quieto bisbigliare di Loki. Loki. Fui in piedi senza nemmeno rendermene conto. Nel mentre svegliai Artemide e me ne dispiacqui. Ma non mi fermai a chiederle scusa, non potevo rischiare di perdere quell’occasione. In un balzo fui alla porta e la spalancai. E mio fratello era li. Il viso pallido, più magro di quanto lo ricordassi, quelle ridicole corna, gli occhi verdi e intelligenti colti alla sprovvista.
-Loki-
-Thor-
Era appena un sussurro ma il mio cuore fece le capriole.
-Loki- ripetei, perché mi aspettavo ancora che svanisse davanti ai miei occhi come aveva fatto tante volte.
-Thor- si aprì lui in uno dei suoi sorrisi sghembi.
-Mi sa che qui siamo un po’ oltre l’amore fraterno-
Notai Leo soltanto allora. Aveva l’aria di uno che se l’è appena vista brutta.
-Thor…che cosa… Oh…- ci raggiunse Artemide stropicciandosi gli occhi. Lo sguardo di Leo, per quanto ancora spaventato, passò meditabondo da me a lei.
-Sarà meglio che tuo fratello questo non lo sappia-
Sapevo che avrei dovuto preoccuparmi anche di quello, ma ero troppo sopraffatto per curarmi di qualcosa che non fosse il mio di fratello. Ero indeciso se abbracciarlo o strozzarlo. Lui se ne stava li impalato a sorridermi triste, e optai per l’abbraccio.
-Fratello, non avevo idea che saresti stato così felice di rivedermi- rise lui indicando la mia erezione. Gli rifilai uno scalpellotto.
-Semplice reazione mattutina idiota-
Lo sguardo che lanciò di soppiatto ad Artemide mi fece capire che aveva già intuito tutto, ma del resto è sempre stato maledettamente sveglio.
-Dove sei stato?-
-Avremo tempo per questo più tardi Thor. È successa una cosa che richiede la nostra immediata attenzione-
E si rivolse a Leo.
-Leo, tu conosci il fratello di Thor?- chiese Artemide ancora insonnolita.
-Beh…più o meno. Ma non è questo il punto!-
Prima che potesse dirci in effetti quale fosse, il punto arrivò caracollando su di noi.
-Eccoli qui! Luridi vermi!- un uomo dai tratti orientali correva verso di noi con un espressione di pura furia e una lunga spada sguainata.
Mi parai istintivamente di fronte a Loki. E Artemide si parò di fronte a me con l’arco in pugno.
-Datti una calmata Susanoo o te la pianto dritta in una rotula. E credimi, fa male- ogni traccia di sonnolenza sparita in un battito di ciglia.
-Spostati dea della luna crescente, non è te che voglio-
Artemide non si mosse: -Non finché non mi dirai cosa succede-
-Credo sia colpa mia- squittì Leo da dietro di noi.
-Col cavolo che lo è- rispose Loki. Lo guardai interrogativo.
-Quello lì lo ha praticamente assalito-
L’arco di Artemide si tese ancora di più.
-Gli stavo meramente mostrando le mie attenzioni. Tu hai osato interferire, viscida serpe!-
-Attenzioni non gradite, samurai da strapazzo. Io l’ho semplicemente aiutato a sbarazzarsi di te-
-Loki cosa hai fatto?- sussurrai.
-Usciamo di qui e ti spiegherò meglio-
-Ti taglierò la testa, a te e a quel merdoso mortale!- e Susanoo caricò Artemide brandendo la spada. Lei scoccò una freccia ma lui la respinse, e a quella distanza ravvicinata l’arco non era la migliore delle armi. Le fu addosso prima che potesse ricaricare. Mi sentii mancare il terreno sotto i piedi. Cercai di afferrarla, ma ci fu un grido strozzato e Susanoo indietreggiò reggendosi la gamba. Dalla sua rotula spuntava una freccia dorata.
-Non osare sfiorare mia sorella-
E finalmente capii perché Leo aveva voluto avvertirmi: quello dall’altra parte del corridoio non aveva niente del ragazzo gioviale e allegro a cui ero abituato; Apollo aveva uno sguardo che non contemplava la clemenza. Artemide si piazzò accanto a lui e incoccò a sua volta.
-Andate, li tratteniamo noi-
-Non ti las…- stavo per dire, ma Apollo sibilò:
-Tu non rivolgerle la parola-
Fu una situazione strana: Loki mi si parò davanti puntando ad Apollo, Artemide si parò davanti ad Apollo puntando a Loki.
-Ok, state calmi- Leo si lanciò nella mischia, e se il fatto che Artemide gli desse ascolto non mi sorprese, di sicuro lo fece il fatto che anche Loki abbassò il pugnale.
-Dobbiamo uscire da qui, e poi vi prometto che vi spiegherò-
-Voi non andrete da nessuna parte-
Quando mi voltai accanto all’uomo con la katana c’era Amaterasu.
-Osate versare il sangue di mio fratello in casa mia!-
-Se solo…-
-Non permetterti di rivolgerti a me, miserabile umano! Prendeteli!-
Dalle ombre della casa delle figure con delle maschere da demoni spuntarono a spade sguainate. Afferrai Loki e Artemide e gli spinsi dietro di me mentre evocavo Mjolnir, ma il mio fratellino era di tutt’altra opinione.
-Cercate di non vomitare- e la luce verde della sua magia ci avvolse teletrasportandoci via.
Quando riaprì gli occhi eravamo in una grotta chissà dove. A dispetto dell’avvertimento di Loki, Leo diede di stomaco proprio di fronte a me. Ancora una volta mi sorprese che mio fratello gli posasse una mano sulla schiena e gli dicesse:
-La prima volta è sempre traumatica-
Ma non potevo ancora distrarmi. Apollo aveva l’arco ancora teso e una freccia puntata su di me. Artemide gli strinse il braccio teso.
-Pollo…-
-Sei ferita-
Non lo avevo notato, ma aveva un taglio sul braccio, poco profondo, ma sanguinava.
-E’ solo un graffio-
-E’ colpa sua-
Gli occhi gialli solitamente così gentili ora erano accesi di follia.
-Va tutto bene fratellino-
-Vuole portarti via da me- per un momento la voce del dio del sole s’incrinò. Con una calma di cui non la credevo capace la dea prese il viso del fratello tra le mani:
-Nessun uomo o dio potrai mai separarci. Abbiamo un legame troppo forte per essere spezzato. Se anche mi trovassi all’altro capo dell’universo, troverei sempre il modo per tornare da te-
Solo allora Apollo abbassò l’arco.
-Cosa dicevi a proposito dell’amore fraterno Nerd?-
 

Tra le battutacce di Loki e il labile umore di Apollo fu arduo farsi spiegare quello che era successo, ma alla fine concordammo tutti che Leo era innocente e Susanoo aveva bisogno di un bravo psichiatra.
-Verranno a darci la caccia- disse Loki alla fine. Avevo ancora così tante domande da fargli.
-E noi saremo pronti a riceverli- rispose Artemide. Con quello spirito battagliero, cominciavo a capire perché piacesse ad Ares.
-Ragazzi, non voglio che nessuno di voi si metta in pericolo per me! Guardiamo in faccia la realtà, siamo nel loro territorio e hanno un esercito di guerrieri ombra! Noi siamo solo in cinque, e io sono praticamente inutile-
-Se avessi visto Thor in modalità Beserker non saresti così pessimista- commentò Loki.
-Nemmeno Artemide in sindrome premestruale scherza- aggiunse Apollo. Pensai che fosse tornato quello di sempre, ma stringeva ancora troppo forte la mano di sua sorella.
-C’è una cosa che non mi è chiara però- chiese lei ad un certo punto –Come fate voi due a conoscervi?- e indicò Leo e Loki. I due si scambiarono uno sguardo, poi Leo lo abbassò:
-Arrivati a questo punto è inutile mentire-
-Mi permetto di dissentire, io lo faccio sempre-
Rifilai a mio fratello un altro scalpellotto.
-Oh e va bene! Ricordate Ikol, l’adorabile micetto che Leo ha trovato per caso sul davanzale della sua finestra?- con uno schioccò di dita Loki mutò forma –Ero io. Miao-
-Brutto..!- cercai di acchiapparlo ma era ancora più sfuggente da gatto. Artemide d’altro canto aveva un certo talento nel catturare animali selvaggi. Lo agguantò per la collottola e lo piazzò sotto il muso di Leo.
-Tu lo sapevi?-
-Si-
-Da quando?-
-Dalla sera della festa-
-Bene, vuol dire che a me non hai mentito. Non più di tanto almeno-
Mise giù Loki che tornò alla sua forma umana.
-Tutto qui? Non sei arrabbiata?- chiese.
-Non ho tempo per stare dietro ai tuoi trucchi ingannatore. Non è a me che devi delle spiegazioni-
Quando mi passò accanto le sfiorai la mano ma lei mi sussurrò:
-Mio fratello ha bisogno di me, e tu hai bisogno del tuo- e andò a risedersi accanto ad Apollo. Anche Leo gli si avvicinò cauto e quando fu certo che non lo avrebbe incenerito sul posto cominciò a bisbigliare una serie infinita di scuse che quanto meno fecero sorridere il dio.
A me non rimase nient’altro da fare che concentrarmi sulla mia gatta da pelare. Letteralmente.
 Loki mi stava già aspettando, seduto sulla soglia della caverna.
-Mi piace Artemide- esordì.
-Già, anche a me…-
-Oh fratellone, perché ti complichi sempre la vita?-
-Non si sceglie chi amare, Loki-
-Vero. Più prova vivente di me e te…-
Mi presi un momento per osservarlo.
-Sei più magro di quanto ricordassi-
-Lo stomaco di un gatto è piuttosto piccolo-
-Sei stato un gatto tutto questo tempo?-
-Certo che no. Stai davvero per chiedermi tutto quello che ho fatto da quando ci siamo lasciati?-
-Voglio solo sapere se stai bene-
-Tu stai bene?-
-Devi sempre rigirarla a tuo favore eh? Io sto…meglio-
-E suppongo di dover ringraziare la tua nuova fiamma-
-Non parliamo di me Loki-
Il mio fratellino sbuffò.
-Beh, in fondo non è necessario. Ti ho tenuto d’occhio da quando sei su Midgard dopo tutto-
Rimasi colpito.
-Non esserne così sorpreso. Sarò pure tuo fratello minore, ma sei sempre stato tu quello che si caccia nei guai-
-Ti direi che hai ragione se fossimo nascosti in una grotta a causa mia- ghignai. Lui ridacchiò:
-Quel mortale non è così male…-
-Una volta non lo avresti degnato nemmeno di uno sguardo-
-Ora non fare il geloso. Resti comunque il mio preferito-
Restammo in silenzio per un po’, poi ci pensai e dissi:
-Credo che in fondo lo sapessi, che eri li  da qualche parte vicino a me. Non avrei mai sospettato che fossi tu a farmi le fusa certo, ma era come se lo sentissi, che non eri mai troppo lontano-
-Ti detesto quando dici queste cose. Devi sempre ricordarmi quanto tengo a te mentre io mi sforzo per sembrare freddo e distaccato-
-Non hai risposto alla mia domanda però. Stai bene, fratello?-
Loki sarà pure una delle creature più subdole dei nove regni, ma per quanto possa sorridere beffardo non è mai riuscito a nascondermi la tristezza nei suoi occhi.
-Mi manca lei. Mi manca davvero tanto-
Entrambi abbiamo amato nostra madre con tutto il cuore, ma il rapporto che lui aveva con lei è sempre stato più forte. Gli misi un braccio attorno alle spalle:
-Facciamo un patto: qualunque cosa succeda d’ora in poi resteremo uniti. Non devi soffrire da solo, Loki-
Ci perdemmo l’uno negli occhi dell’altro, mi avvicinai al suo viso e:
-Non credere di poter sfogare la tua frustrazione sessuale su di me sai-
-Ahahahah! Oh Loki! Ci sono ancora tante cose di cui vorrei parlare! E invece abbiamo i lupi alle nostre porte!-
-Modalità Beserker! Modalità Beserker!-
-Loki, no. Ora raggiungiamo gli altri e vediamo di risolvere questa situazione-

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Capitolo 14
*** Ciò che è Morto non Muoia mai ***


Passammo la notte a studiare un piano per salvare la pelle. Thor sarebbe sceso in prima linea mentre Apollo e Loki si sarebbero occupati della difesa a lungo raggio. Sia io che il Tonante avremmo preferito che Artemide si unisse al loro, ma lei aveva evocato la sua lancia e ci aveva zittiti dicendo:
-Credevate davvero che la dea della caccia fosse capace solo con arco e frecce?-
Tutti furono d’accordo che io, unico umano del gruppo, me ne stessi al sicuro in disparte. Ed ecco, di nuovo la solita solfa: non potevo competere con degli dei, nemmeno per aiutare i miei amici che stavano mettendo in gioco la vita per proteggermi. Perché non illudetevi, magari non funziona esattamente come per noi mortali, ma anche gli dei muoiono. Cinquemila anni più o meno.

Per quanto il nascondiglio di Loki fosse, per l’appunto, ben nascosto, è piuttosto difficile tenere celata la presenza di ben quattro entità divine. Alle prime luci dell’alba, Apollo che era di guardia uccise una volpe. Una kitsune, messaggera di Inari, e probabilmente non l’unica che era riuscita a trovare il nostro rifugio nei boschi. Al calar delle tenebre ne avemmo conferma: come prima al tempio, strisciarono fuori dalle tenebre incombenti, le maschere di demoni contorte in espressioni terrificanti. Oni, guerrieri al servizio di Amaterasu, spiriti ombra con abilità da ninja. Alla loro testa c’era Susanoo, armatura da samurai e katana al fianco.
-Letoidi! Per quanto abbiate recato a me e al mio casato una grave offesa, io e mia sorella, grande sovrana e sacra, siamo disposti a lasciarvi andare. Ma dovete consegnare il mortale. Lo stesso vale per te, Tonante, se ci darai tuo fratello-
La risposta fu una freccia scoccata.
-Sia-
E i guerrieri ombra attaccarono. Se all’inizio avevo qualche dubbio su Artemide in prima linea, dovetti ricredermi; con la punta della lancia tracciò una linea del terreno:
-Di qui non passerete, mostri-
E non passarono. Quanto a Thor, mi bastò un attimo per capire che con Ares non aveva fatto sul serio: ad ogni colpo di martello abbatteva i nemici a decine, era praticamente un esercito ambulante. Per non parlare di quando scagliava saette. Anche ogni colpo di Apollo andava a segno, mentre Loki ergeva barriere magiche attorno a loro e a me. Per un attimo pensai davvero che potessimo farcela. Poi Susanoo scese in campo, affrontando Artemide. E si, lei era incredibile con la lancia, ma il dio giapponese era il miglior maestro di kendo del mondo. Gli altri avrebbero voluto aiutarla, ma gli Oni si moltiplicavano come le ombre, e a notte inoltrata il loro numero era praticamente illimitato.
Ci fu un clangore metallico, seguito da un schiocco secco: la lancia di Artemide era spezzata e lei alla mercé di Susanoo. Apollo abbandonò la sua postazione e partì alla carica, ma non prima che il dio infliggesse un brutto colpo alla mia amica, che cadde a terra reggendosi il fianco. Il tuono che ne segui fu il più forte che abbia mai sentito in vita mia.
-Ci siamo- mi disse Loki, mentre il cielo veniva aperto da una tempesta di fulmini. Ma di tutto quel frastuono, niente fu più forte del ruggito di Thor. Con un balzò si piazzò tra Artemide e Susanoo e lo attaccò. Ogni suo colpo faceva tremare la terra, i suoi occhi accesi dalle stesse folgori che scagliava. Apollo recuperò sua sorella e la portò al sicuro dietro le barriere di Loki. Nonostante fosse coperta di sangue e si stringesse il fianco con un espressione sofferente alzò lo sguardo e sorrise:
-Modalità Beserker?-
-Modalità Beserker- rise Loki. Ma per quanto Thor fosse terrificante, gli spiriti ombra erano ancora in superiorità numerica. Quando cominciarono ad arrivare anche le volpi, la situazione si fece davvero brutta. Apollo che si era dedicato a curare sua sorella dovette rimettersi all’opera per abbatterle prima che arrivassero a noi, e la magia cominciava a fiaccare Loki, sempre più pallido, sangue che gli colava dal naso e le orecchie. Vidi Thor all’apice della sua furia liberarsi da tre demoni e scagliare un fulmine tremendo. La spada di Susanoo fu sbalzata via e con ogni probabilità mezzo Giappone rimase al buio. Ma anche Loki era ormai al limite. Cadde in ginocchio e le sue barriere tremarono.
-Se non ti fermi ti ucciderai!- dissi io tra le lacrime tamponando la ferita di Artemide. Ma in quel momento una palla di fuoco si abbatté su Thor. Se Loki non lo avesse protetto con le sue ultime riserve magiche sarebbe stato incenerito. Era arrivata Amaterasu. Era la fine.
Loki cercò di strisciare verso suo fratello svenuto, mentre Apollo in un ultimo disperato tentativo si parò davanti a me e Artemide.
 E la terra tremò. Ampi squarci si aprirono nel terreno, e guerrieri armati ne vennero fuori brandendo lance e scudi. Un uomo a cavallo ci raggiunse.
-Mio signore Apollo- disse smontando.
-Ettore!- esclamò il dio del sole, mentre un lampo argentato illuminava la notte.
-A me, schiere dell’Ade!- e una donna in armatura si lanciò nella mischia alla testa di un’armata di morti.
-Sempre la solita so tutto io…- sussurrò Artemide. Dal cielo giunse un nitrito e un cavallo alato piombo sui nemici.
-Per Zeus!- urlò il cavaliere impugnando una lancia. A naso direi che era Perseo.
E poi un altro eroe ci raggiunse: la macchina da guerra bionda migliore che avessi mai visto. Quasi meglio di Thor.
-L’Ade è svuotato divina Artemide. Le schiere dei morti sono al tuo servizio- ci salutò il guerriero prima di staccare di netto la testa di un demone.
-Ti ringrazio, Achille-
Io mi sentivo come una fan girl alla premiere dell’ultimo film degli Avengers.
-Come osi interferire! Credevo fossi la dea della temperanza!-
-Va a farti fottere Amaterasu- rispose Atena vibrando la spada.
-Spartani!- urlò un uomo in sella ad uno stallone nero. Sotto l’elmo riconobbi gli occhi dardeggianti di Ares in testa ad una falange di guerrieri che ci ripararono dietro i loro scudi. Lanciò uno sguardo ad Artemide a terra e anche lui entrò praticamente in modalità Beserker.
-Ti strapperò le budella Susanoo!-
-Spero di non essere in ritardo. Odio essere in ritardo per una consegna-
Alzai lo sguardo e mi trovai faccia a faccia con un uomo vestito da postino su una bicicletta alata.
-Hermes!-
-Ho ricevuto il tuo S.O.S. Pollo! Lo zio Ade vi manda i suoi saluti!-
-Ma io non ho inviato nessun…-
Con le ultime forze ed un ghignò trionfante, Loki tirò fuori il cellulare di Apollo dalla tasca.
-Voi dell’Olimpo siete strani…ma cavolo avete un servizio postale davvero efficiente- poi perse i sensi anche lui.
Dietro di me sentii un fragore di onde, e una mareggiata spuntata da chissà dove travolse gran parte dell’esercito nemico.
-Arrenditi Amaterasu, o scatenerò un maremoto che quello del 2011 ti sembrerà una pioggerellina estiva-
E anche Poseidone ci raggiunse a cavallo di una tavola da surf.
Ormai sconfitta, la sovrana del sole lanciò un grido di frustrazione prima di sparire insieme a suo fratello e ai loro demoni in un turbinio di lingue di fuoco.
Mi voltai verso Apollo piangendo come una fontana:
-Ritiro tutto, io adoro gli dei-
Ma naturalmente non poteva finire semplicemente così. Neanche il tempo di esultare che ecco un altro fascio di luce simile a un arcobaleno piombare dal cielo. Ne uscì un’altra guarnigione di guerrieri, vivi sta volta. Al loro comando, un vecchio in armatura montava uno stallone a otto zampe.
-Sei in ritardo, signor Ubriacone- lo salutò Apollo.
-Ciao sbarbatello. Sono venuto a prendere i miei figli-
 

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Capitolo 15
*** There's No Place Like Home ***


Nel momento in cui riaprì gli occhi, capì immediatamente di essere ad Asgard. Non solo per il soffitto dorato sopra la mia testa o le lenzuola di seta su cui ero steso. Lo sentivo ad ogni respiro, come se persino l’aria fosse diversa li. Casa. Curioso come nella mia testa questa parola fosse sinonimo di gabbia. Ma tristi ricordi a parte, ero esattamente dove volevo essere, no?
Benché non avessi calcolato di consumare così tante energie. Avevo il fiatone solo a mettermi in piedi.
-Dovresti riposare ancora un po’-
Il solo suono di quella voce mi fece venire da vomitare.
-Odino- mi costrinsi a dire, cercando di concentrare in una sola parola tutto il mio odio.
-Hai dato fondo alle tue risorse Loki, resta a letto ancora un po’-
-Quale accorata afflizione, oserei dire quasi paterna-
-Io sono tuo padre-
-Non osare mentirmi così spudoratamente, vecchio-
Nonostante mi rifiutassi ancora di voltarmi a guardarlo, potevo immaginare ogni dettaglio della sua espressione corrucciata mentre sospirava:
-Dirò agli altri che sei sveglio. Tuo fratello ha fatto sponda tra te e la ragazza nelle ultime ventiquattr’ore-
Avevo dormito per un’intera giornata? Poco male, potevo concedermi un po’ di ritardo.
-Per non parlare del mortale-
Quello non me lo aspettavo: ero più che convinto che per mio ‘’padre’’ la presenza di Leo nella città degli dei non sarebbe stata più appropriata di quella di una capra ad un banchetto.
Il padre di tutto indugiò per qualche altro minuto prima di lasciarmi finalmente da solo. Mi lasciai ricadere sul letto, la sensazione di nausea a stringermi ancora lo stomaco. Ma presto avrei posto fine alla cosa.
Quando fui sicuro che le gambe non mi avrebbero ceduto mi alzai e uscii dalla mia vecchia stanza. Non mi fu difficile trovare quella in cui avevano sistemato Artemide. Si potevano praticamente vedere le scintille nell’aria.
La ragazzina con i capelli rossi era accoccolata contro il fianco di suo fratello, spaparanzato indecentemente nel letto accanto a lei. Sulla destra, la dea della saggezza leggeva un pesante tomo sulla storia di Asgard. Dall’altro lato, Thor era seduto a braccia incrociate, intento a cercare di uccidere Ares con lo sguardo. Il dio della guerra era poggiato pigramente alla parete di fronte, ghignando come una iena mentre deliberatamente teneva i suoi occhi sanguigni lontani da mio fratello e fissi sulla ragazza addormentata nel letto. Prima che potessi informarli della mia presenza, fui travolto da una specie di uragano.
-Meno male stai bene!- disse Leo abbracciandomi. Non riuscivo a ricordare l’ultima volta che ero stato abbracciato da qualcuno, escluso Thor. O mia madre.
Fu forse il suo ricordo che mi fece ricambiare la stretta.
-Chi ha avuto la brillante idea di mettere quei due nella stessa stanza?-
-E’ quello che ho detto io, ma nessuno di loro è intenzionato a lasciarla pare- disse Atena con tono annoiato chiudendo il libro –Il dio degli inganni suppongo-
Feci una mezza riverenza: -Al vostro servizio, milady- stavo per continuare quando fui travolto da un altro uragano. O meglio dal dio che li controlla.
-Stai bene?-
-Se evitassi di stritolarmi starei meglio, stolto villano- ma gli diedi comunque una pacca rassicurante sulla spalla.
-Che ne è dei nostri amici nipponici?- chiesi a nessuno in particolare.
-Oh Hermes sta ancora smistando le lettere minatorie scritte col sangue da quelle infuocate, ma non credo che dovremo preoccuparci di loro per un po’- fu Apollo a rispondermi stiracchiandosi.
-E se anche dovessimo, sarò ben felice di occuparmi di loro-
-Contegno Ares-
-Ehi, tu sei la dea della strategia militare e cazzate varie, io la faccio più semplice-
-Mi chiedo se non sia il tuo cervello quello ad essere fin troppo semplice, fratello-
-Fatela finita voi due- grugnì Artemide con gli occhi ancora chiusi.
-Buon giorno raggio di sole!- cinguettò il suo gemello.
-Quello è tua competenza- rispose lei premendosi un cuscino in faccia –Per le saette di Zeus che diavolo volete tutti al mio capezzale? Mi spiace deludervi ma non ho ancora intenzione di morire-
-‘Grazie per avermi salvato la vita, siete una famiglia meravigliosa! Per il tuo prossimo compleanno ti farò un super regalo sorellona!’ Ma sarebbe aspettarsi troppo da te eh peste?-
Il cuscino volò in faccia ad Atena e scoppiammo tutti a ridere.
-Te lo concedo saputella, non è male avervi come parenti-
Tutto quell’amore familiare mi stava facendo venire di nuovo da vomitare.
-E le armate di morti? Puoi scommettere che allo zio Ade farò si un super regalo! C’era anche Achille!-
-Noi eravamo nello schieramento avversario sorellina-
-E abbiamo perso per un cavallo. E poi ammettilo, talloni a parte, è un gran figo-
-Concordo- rise Leo. A quel punto Ares si rivolse al mio amico umano.
-Hai pensato alla mia proposta, topolino?-
-Se la smettessi di darmi del roditore potrei-
-Accetta e nessuno oserà più farlo-
-Di che sta parlando Leo?- chiesi curioso. Il ragazzo sospirò.
-Conosci il mio nome per intero Loki?-
-Leonida Yang- risposi senza un attimo di esitazione.
-Un nome poco comune vero? Leonida. Come il re spartano che combatté i persiani alle Termopili. Era quello che ha infilzato quella volpe che puntava alla tua giugulare ieri-
-Molto obbligato ma continuo a non capire-
-Pare che io discenda da lui-
Scoppiai a ridere. Leo mi lanciò un’occhiataccia.
-Scusa, ma tu un discendente di Sparta? Tu coltivi pomodori in vaso!-
-Sono italiano!-
-E’ comunque difficile da credere-
-Vero, ma il sangue non mente mai- disse Ares tirando fuori un pugnale e facendosi un piccolo taglio sulla mano. Era come se gli scorresse lava fumante nelle vene.
-Quindi?- continuai, cercando di non pensare all’acqua gelata che scorreva nelle mie di vene.
-Quindi il tenente Hartman qui pensa di poter fare di me una perfetta macchina da guerra-
-Io non penso, topolino. Io so. Così come so quanto ti da sui nervi essere, nelle tue attuali condizioni, soltanto un peso per i tuoi amici. Proprio come ieri-
-Ti detesto-
-Aspetta che cominci l’addestramento- ammiccò quello.
-Non starai pensando di accettare?- chiese Artemide mettendosi a sedere. Cercò di non darlo a vedere, ma la ferita al fianco doveva ancora farle male. La cosa non mi sfuggì, così come non sfuggì a Leo. E seppi che per quanto Ares fosse il più grosso figlio di puttana sulla faccia della terra, l’umano avrebbe detto di si.
-Beh visto che bimba è sveglia, io vado a farmi un giro nell’armeria- disse allora suddetto figli di puttana.
-Io vado in biblioteca- lo seguì Atena.
Leo cominciò a darmi gomitate e a lanciare sguardi a Thor e a Artemide. Recepii il messaggio e stavo già per uscirmene con una scusa brillante per sloggiare quando Apollo disse:
-Io resto con mia sorella-
E tanti saluti al momento romantico. Quello che la prese meglio forse fu proprio Thor.
          -Se alla mia signora non dispiace, resto anche io-
Vai così fratellone. Anche se la faccia di Apollo non prometteva niente di buono.
-Fammi un favore, resta a controllare che non si saltino alla gola. Io ho delle faccende da sbrigare-
Leo mi guardò interrogativo e per un momento pensai che forse non era così ingenuo come credevo. Ma poi alzò le spalle e andò a spaparanzarsi anche lui sul letto con i gemelli. Io sorrisi a Thor e mi congedai. In effetti, avevo davvero delle faccende da sbrigare, faccende che comprendevano aprire il Bifrost a un’orda di giganti di ghiaccio e uccidere Odino.
 

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Capitolo 16
*** Fallaces Sunt Rerum Species ***


-Dov’è zio Poseidone?- chiese Artemide dopo che Loki fu andato via.
-Aveva faccende da sbrigare alle Maldive credo- rispose Apollo carezzandole i capelli.
-Sei così sdolcinato quando sono in punto di morte Pollo. Credo che avrò bisogno di un’iniezione d’insulina…-
-Lasciati coccolare un po’, bisbetica- si aggiunse Thor. Ma aveva appena preso la mano di Artemide che Apollo cominciò a ringhiare con un cane.
-Credo che accetterò la proposta di Ares-
Come previsto era la cosa giusta da dire per distrarli.
-Non dirai sul serio?-
-Quello è un megalomane-
-E i suoi addestramenti sono tremendi-
-Non ne hai idea, hai presente cos’è l’agoge?-
-Io credo che dovresti farlo-
Entrambi i gemelli guardarono Thor allibiti.
-Sei uscito di senno?-
-Ares sarà pure un bastardo, ma sa il fatto suo. Siamo tutti in debito con lui-
-E con Atena e zio Ade se è per questo-
-Non dimenticare Achille-
-Il punto è- li interruppe il Tonante –che credo che in fondo sia quello di cui hai bisogno, Leo. Di provare il tuo valore. Di dimostrare che puoi farcela-
Fui davvero grato a Thor per aver capito.
-No! Non puoi farlo! Ti spezzerà Leo! Ti…-
-Artemide ti prego. Non voglio più restare a guardare impotente mentre ti feriscono-
Sapevo che l’avrebbe soltanto fatta sentire peggio, ma era la verità. E soprattutto la decisione spettava a me. Quindi cercai di ignorare il suo sguardo truce quando si lasciò ricadere sul letto a braccia incrociate. Apollo dal canto suo restò in silenzio. Approfittando della sua distrazione, Thor sfiorò il viso della dea.
-Non essere arrabbiata-
-Io sono quasi sempre arrabbiata-
-Si lo sei-
Dio, il modo in cui la guardava. Persino lei ormai doveva aver capito. Ma Artemide sa essere molto fredda a volte. Ignorando Thor, abbracciò invece suo fratello.
-Pollo, sto meglio ora. Mi accompagneresti nell’Ade?-
Il ragazzo la guardò incuriosito.
-Se sei sicura di stare meglio, credo non dovrebbe essere un problema-
-Non puoi aspettare di esserti ristabilita prima di andare a ringraziare tuo zio?- chiesi io. Ma come ho detto, sa essere molto fredda se vuole, e aveva deciso che sia io che Thor meritavamo quel gelo. Io almeno sapevo il perché.
-Preferisco di no- disse semplicemente e il momento dopo era già in piedi. Apollo le fu accanto in un istante.
-Vengo con voi- si alzò anche Thor.
-No Thor, è tanto che manchi da casa. Noi torneremo presto-
E con quelle parole prese la mano di Apollo e uscì dalla stanza. Il Biondone si lasciò ricadere sulla sedia.
-Che cosa ho fatto sta volta?-
-Lo sai-
-Come se fosse una cosa che potessi controllare-
-Detto da uno che cavalca letteralmente i fulmini è divertente-
-Se solo il mio cuore fosse semplice quanto un fulmine…-
-Io ti avevo avvertito-
Dopo quello restammo in silenzio finché Thor non si alzò e prese congedo, lasciandomi solo. Senza nulla da fare e nessuno con cui stare, pensai che potevo anche andare a cercare Ares e comunicargli la mia decisione. Ma il palazzo reale di Asgard era immenso e vagai per oltre un’ ora tra i suoi ampi saloni in cerca dell’armeria. A un tratto voltai l’angolo e udii una voce familiare. Un sorriso mi si aprì in volto e stavo già per salutare il mio ingannatore preferito quando mi resi conto della natura della conversazione.
-Tu temporeggi fratello-
-Ho bisogno di più tempo Helblindi-
 -Non te ne abbiamo dato forse a sufficienza? In fondo questa è stata una tua idea-
-Jotunheim non desiderava dunque un’occasione per vedere Asgard ridotta in cenere Byleistr?-
-Eppure ci chiedi di attendere ancora-
-Ho dovuto apportare qualche modifica al mio piano lungo la strada-
-Non hai forse ottenuto che il padre degli dei scendesse su Midgard a riprenderti? Che abbassasse la guardia, distratto da questi dei della terra?-
-Quegli stessi dei sono ora qui, questo il piano non lo comprendeva-
-Uccideremo anche loro. O stai avendo dei ripensamenti, fratello? Forse non è la presenza degli dei a preoccuparti, ma quella del mortale. È lui che non vuoi mettere in pericolo-
-Quell’omuncolo insignificante? È stato una pedina nelle mie mani fin dall’inizio-
-L’hai salvato dal guerriero con gli occhi a mandorla-
-Mi serviva un incidente in grado di scatenare una battaglia tra dei che Odino non avrebbe potuto ignorare-
-Allora forse è il tuo amore per Thor a frenarti la mano-
Li sentii continuare a parlare di piani oscuri per assassinare Odino e rovesciare Asgard, ma era come se fossi entrato in trance. Una pedina nelle mie mani fin dall’inizio. Eppure sapevo che di Loki non ci si poteva fidare. Ma perché diavolo avevo messo da parte il mio buonsenso? Davvero mi ero lasciato incantare da quegli stupidi occhi verdi a tal punto?
 Quindi aveva architettato tutto dal principio, persino l’incidente con Susanoo. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello che aveva detto, l’amicizia che credevo si fosse creata tra noi… era una bugia. Fin dall’inizio, solo una bugia.
-L’accordo era che a Thor non venisse fatto del male. Se così non sarà, io mi tiro fuori-
Ah, allora qualcosa di vero forse c’era.
-Tra qualche ora inventerò una scusa per spedirlo lontano, poi aprirò il Bifrost e potrete passare-
-E riguardo a Odino?-
-Me ne occuperò io stesso-
-Sarà meglio, solo allora proverai di essere un degno figlio di Jotunheim e prenderai il posto che ti spetta come erede di Laufey-  
-Tenetevi pronti e attendete il mio segnale- fu l’ultima cosa che gli sentì dire. Poi entrai nella stanza. Loki era intento a mettere via una serie di pietre runiche e non mi sentì, non finché non dissi:
-Grandissimo stronzo-
Si voltò di scatto: -Leo! Che cosa..?-
-Come hai potuto? Come hai potuto? Non hai la benché minima vergogna?!-
L’iniziale sorpresa lasciò il posto alla consapevolezza.
-Hai sentito-
-Ogni parola uscita dalla tua viscida bocca-
-Sei davvero ingenuo Nerd. Sapevi chi ero. Non ho bisogno di giustificarmi con te-
-Tu… meschino… farabutto…- mi lanciai su di lui e cominciai a colpirlo, ma non fece una piega.
-Come hai potuto? Come hai potuto?-
-Conosci la storia della rana e dello scorpione? Beh, io sono lo scorpione; è la mia natura-
-COME HAI POTUTO PERMETTERE CHE MI AFFEZIONASSI A TE?- urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Di tutti i miei colpi fu l’unico che andò a segno. E finalmente vidi il rimorso e la tristezza in quei crudeli e bellissimi occhi verdi.
-Mi sbagliavo. Non sei ingenuo, sei completamente folle-
Mormorò uno dei suoi incantesimi. L’ultima cosa che ricordo prima di perdere i sensi fu il suo viso in lacrime.

 
Stolto, stolto mortale. Se avessi avuto un cuore all’epoca sarebbe stato tuo. Folle, impacciata ranocchia innamorata dello scorpione. I tuoi sentimenti erano colpa mia? Forse si. Forse avrei dovuto accorgermene, forse non avrei dovuto salvare i tuoi stupidi fumetti. Forse avrei dovuto mandare tutto all’aria quando anche io avevo cominciato ad affezionarmi a te. Ma il mio odio era un oceano senza fondo e la bugia con cui ero stato nutrito era penetrata troppo in profondità perché io potessi conoscere qualcosa che non fosse la menzogna. Non esiste redenzione per me. Comunque vada la storia, a me spetta il ruolo del cattivo.
  Ho amato solo due persone in tutta la mia lunga vita, e quando ho perso mia madre ho giurato che non avrei aperto il mio cuore a nessuno per il resto dell’eternità. Con Thor era già troppo tardi: la luna sarà sempre innamorata del sole. Balleremo questo valzer di amore e tradimento fino alla fine dei tempi. Ma tu, sciocco mortale, tu con i tuoi stupidi pomodori in vaso e i tuoi stupidi fumetti…tu mi saresti stato strappato via comunque. Un battito di cuore e saresti svanito come mia madre. Per questo ho ricacciato indietro le lacrime mettendoti a letto svenuto. Per questo non mi sono voltato quando sono andato via. È così che va la mia storia, il tradimento è l’aria che respiro, la mia esistenza è dolore.
Sono Loki, il dio degli inganni e delle bugie, e lo sarò sempre. Se solo fossi bravo a mentire a me stesso almeno la metà di quanto lo sono a mentire agli altri…

 
Quando riaprii gli occhi Loki non c’era più. A dirla tutta nemmeno Asgard c’era più. Ero circondato da alberi, sopra di me il cielo.
-Ben svegliato, topolino-
Ares mi fissava seduto su un tronco caduto di fronte a me.
-Come mi hai trovato? Dove mi trovo? Dov’è Loki?-
-Il tuo amico è alle prese con un colpo di stato al momento-
Ricacciai indietro le lacrime, mi rifiutavo di piangere di fronte a qualcuno come Ares.
-Non cercherai di fermarlo?-
-Gli affari di Asgard non mi interessano-
-Perché mi hai portato qui?-
-Per cominciare il tuo addestramento-
-Come fai a sapere che accetterò?-
-Perché non esiste motivazione migliore del rancore per imparare a combattere-
Prima del tradimento di Loki volevo essere forte per proteggere i miei amici. Per proteggere Artemide, per proteggere Apollo, per proteggere lui. Ma Thor aveva ragione, Ares sapeva il fatto suo.
Mi misi in piedi e col cuore a pezzi dissi:
-Allora avanti, insegnami come si combatte un dio-
Note: Sono una persona orribile lo so.
 

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Capitolo 17
*** Till Death Do Us Part ***


Tutti gli Inferni sono collegati tra loro. Da Hel di Asgard esiste un passaggio diretto fino al nostro Ade. Arrivammo allo Stige e pagammo il traghettatore, perché quello è forse l’unico posto dove non esiste differenza tra dei e uomini. Un giorno, quando l’universo imploderà e ogni cosa cesserà di esistere, anche noi moriremo.
 Per tutto il tragitto pensai a Thor. A come si stesse arrovellando il cervello per capire perché rifiutavo le sue carezze, perché fuggivo il suo sguardo. Dopo la mia visita nella terra dei morti, speravo di poter fare ammenda alla sofferenza che dovevo avergli causato.
Trovammo il signore degli Inferi a passeggio nei giardini di Persefone. Non facevano pandan con il resto dell’arredamento, ma mia cugina avrebbe dovuto pensarci prima di ingozzarsi di melograni.
Prima ancora di essere ricevuti da Ade, fummo ricevuti da Cerbero. L’enorme custode infernale mi leccò la faccia scodinzolando come un cucciolo.
-Ciao bello…chi è un bravo cagnolone?-
-Sei coperta di bava sorellina-
-Cari nipoti! Deduco che abbiate gradito il mio ultimo regalo-
Nostro zio dimostrava la stessa età di Zeus e Poseidone, ma aveva più capelli bianchi e non dovendo preoccuparsi di mischiarsi ai mortali portava una lunga toga, rigorosamente nera.
-Zio Ade, tre parole: sei un figo-
-Concordo con la mia bavosa sorella. Un vero colpo da maestro-
-Così mi farete arrossire ragazzi-
Dubitavo che potessimo davvero dare colore al suo incarnato ‘’cadaverico’’.
-Mi fa piacere la vostra visita. Quando Persefone non c’è è così tetro qua giù- continuò con una nota di tristezza.
Cerbero si mise a ululare.
-Per gli Inferi bestiaccia! Contegno!-
-Buono cagnolone- dissi grattandolo dietro le orecchie –Non vorrei sembrare ingrata zio, ma non sono venuta qui solo per venirti a salutare-
Non fui sorpresa che Apollo non fosse sorpreso. Siamo gemelli dopo tutto.
-Cos’è che desideri bambina?- chiese mio zio, che è molto più gentile di quanto gli conceda la sua reputazione.
-Vorrei vedere una persona-
-Ah. Capisco-
Fare visita ai morti è una richiesta insolita anche per un dio.
-Nico!- chiamò Ade infine. Il giovane semidio apparve come un fantasma.
-Ehilà cuginetto!- lo salutò Apollo, ma Nico è sempre stato un ragazzino poco socievole. Senza contare che non credo di stargli molto simpatica.
-Figliolo, la divina Artemide desidera vedere qualcuno. Accompagnala-
Il ragazzo non mi degnò di uno sguardo, ma mi fece cenno di seguirlo. Mi voltai verso Apollo.
-Tu vai. Io faccio un giro-
Dunque aveva anche capito chi ero venuta a incontrare. Mi chiesi se avesse già chiaro il perché. Lasciai lui e Ade nel giardino di Persefone e seguì il semidio.
-Sei pallido Nico. Non dovresti passare troppo tempo tra i morti-
-Sono più a casa con loro che con i vivi-
Il tutti quelli che amo sono qui restò non detto. All’entrata dei campi Elisi si fermò e senza rivolgermi la parola cominciò i suoi incantesimi di evocazione. Un turbine di anime si levò dal suolo come nuvole di polvere, ma a me ne serviva soltanto una.
-Che espressione seria-
Non potetti trattenere un sorriso.
-Così va meglio. Sorridi troppo poco, anche se sei più carina quando sorridi-
Non era cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto, gli stessi occhi blu, la stessa barba rossiccia, gli stessi riccioli scompigliati. Ma quando allungai una mano per toccare quel viso familiare tremò come se fosse fatto d’aria.
-Ciao Orione-
-Ciao amore mio-
Nemmeno la sua capacità di farmi arrossire era cambiata, evanescenza o no. Mi buttai un’occhiata alle spalle ma Nico era sparito.
-E’ passato tanto tempo- mormorai.
-Sei così triste. Perché sei così triste? Detesto quando sei triste-
-Lasciami parlare! Dei, non mi lasci mai parlare!- ma ridevo. Ridevo e volevo urlare perché non potevo toccarlo ed era colpa mia.
-Allora parla amore. Deve essere importante se sei venuta fin qua giù-
-E’ passato tanto tempo-
-Sei ancora bella come ti ricordavo-
-E tu sei ancora incapace di tener chiusa la bocca, anche quando te lo ordina la tua dea-
-Se potessi toccarti, saprei come tenere questa mia bocca altrimenti occupata-
-E ancora terribilmente sfacciato-
-L’unico che può osare tanto-
A quello non risposi.
-Ah, dunque è questo. Non sono più l’unico-
-Prima di conoscere te, nessuno tranne mio fratello era in grado di capirmi con tale rapidità-
-Non parliamo di tuo fratello, per favore-
No, non di Apollo. Io l’avevo perdonato, ma chiaramente Orione no.
-Parlami di quest’uomo eccezionale che è riuscito a rubare il cuore della mia Artemide-
-E’ un altro dio in verità-
-Non Ares! Troverò il modo di risorgere dalla tomba se quel bastardo osa sfiorarti!-
-Oh Orione! Non si tratta di Ares, tranquillo. Non è un dio greco, appartiene ad un altro pantheon-
-Non sarà uno di quegli strani dei persiani spero-
-No! E’ un dio del Nord, un dio di prodi guerrieri-
-E’ un buon cacciatore?-
-Un po’ troppo sgraziato, sicuramente più a suo agio nel furore della battaglia che nella quiete dei boschi-
-Nel respiro di una corda che si tende-
-Nel silenzio prima del sibilo della freccia-
Duemila anni e ancora mi batteva il cuore all’impazzata. Come avrei potuto resistere a un uomo che mi guardava così? Ma presto il suo sguardo cambiò, divenne feroce.
-Se è la mia benedizione che cerchi non te la concederò. Tu sei mia-
Stavo per ribattere quando andò avanti:
-Alla fine del mondo, quando anche gli dei periranno, sfiderò il tuo dio per averti. Ma voglio che tu sia felice amor mio, e se ora lui ti rende felice, prima di batterlo lo ringrazierò-
Mi sforzai di sorridere anche se avevo le lacrime agli occhi:
–Hai sempre conosciuto il mio cuore meglio di quanto lo conosca io stessa, Orione. Non sono un’esperta, questo è certo, ma ti ho amato davvero… credo che una parte di me ti amerà sempre. Io non lo so di preciso che cosa provo per Thor, ma è molto simile a quello che provo per te… Che gli dei mi maledicano, lo è! Sono patetica vero? Ma forse in fondo anche io non sono che una donna, vero Orione?-
-Oh si amore mio, sei solo una donna. Una bellissima, indomabile donna. Prima del tuo voto, prima della tua divinità, è questo che sei. Non vergognartene amore mio-
-La morte ti ha reso saggio-
 -Come fa con tutti. Se ti farà soffrire, lo maledirò fino alla fine dei tempi-
Risi. Aveva sempre saputo come farmi ridere.
-Dico sul serio. Orribili pustole, piaghe purulente, calvizie-
-Grazie-
-Tutto per la mia divina Artemide-
Sapevo che dovevo lasciarlo, ma era così difficile separarsi dai suoi occhi blu. Quando finalmente mi decisi mi fermò:
-Solo un’altra cosa amore mio- e non c’era né giocosa allegria né passione nei suoi occhi blu ora –Guardati da tuo fratello. Distruggerebbe il mondo intero pur di averti solo per se-
Mi dissi che quelle parole non erano oggettive, erano dettate dal suo rancore verso Apollo per quello che aveva fatto. Eppure in cuor mio era quello che temevo anche io.
 

Fu semplice distrarre zio Ade e sgattaiolare via. Fu piuttosto semplice anche addentrarsi non visto negli anfratti più oscuri degli Inferi. Fu fin troppo semplice giungere alla mia metà. Non fosse stato così semplice, forse avrei desistito. Invece non mi fermai e andai avanti, facendomi strada nelle profondità del Tartaro.
-Chi…osa..?-
Quella voce mi fece accapponare la pelle. Ma continuai.
-Il mio nome è Apollo, sovrano del sole-
-Piccolo dio…piccola luce…-
-Sono il figlio di tuo figlio-
-Zeus!- le pareti di pietra tremarono, due occhi di fuoco si accesero nell’oscurità –Maledetta la mia progenie e la sua! Vattene moscerino! Maledetta sia la tua famiglia e la mia!-
-E’ proprio per questo che sono qui, nonno. La famiglia-
-Tuo padre mi ha imprigionato in questa fogna, non osare darmi del parente. Odio chiunque discenda dal mio stesso sangue-
-Ho una proposta da farti-
-Se non si tratta della testa di tuo padre su un vassoio, non sono interessato-
-Nemmeno se fosse la tua libertà?-
Gli occhi di fuoco mi scrutarono meditabondi.
-L’una sarebbe conseguenza dell’altra, nipote-
-Non posso darti la testa di mio padre. Ma potrei offrirti quella di un altro dio-
-Ucciderei tutti gli dei ben volentieri-
-Beh, forse è tempo di un mondo senza dei-
-La cosa include anche te, pulce-
-Se fossi io a darti la libertà, questo non varrebbe come un salvacondotto?-
-Per quanto detesti il sangue che ti scorre nelle vene, potrebbe-
-Allora ascoltami: io ti darò la libertà, in cambio tu risparmierai me e mia sorella Artemide-
-Sono due dei, moscerino-
-E solo due resteranno, credimi. Solo di lei m’importa, il resto del mondo lo lascio a te-
-E lo lasceresti bruciare finché non restasse che cenere e buio? Perché?-
-Perché amo mia sorella. Non permetterò a nessuno di portarmela via. L’ultimo uomo che ci ha provato era solo un uomo. Non è stato difficile sbarazzarmi di lui. Oh, lei mi ha odiato per quello che ho fatto. Lei ha scoccato la freccia, ma la responsabilità è mia. Sta parlando con lui ora. Ha voluto che l’accompagnassi. Forse voleva che mi sentissi in colpa. Ma mi ha perdonato. Lei mi ha sempre perdonato. Mi perdonerà anche questo col tempo… Nessuno me la porterà via, ma non posso uccidere questo dio da solo-
-Qual è il nome del dio che vuoi morto?-
-Thor. Il suo nome è Thor. Dovrà essere lui il primo che ucciderai-
-E per la morte di questo dio mi darai la libertà?-
-Si-
-E tradirai il resto della tua famiglia?-
-Si-
-E guarderai il mondo bruciare?-
-Si-
-Allora io scaglierò la freccia, e la responsabilità dell’apocalisse sarà tua-
Col potere del sole e il mio sangue sciolsi le catene che lo tenevano prigioniero, e ascoltai il suo grido riecheggiare dagli inferi fin sulla terra. Tutto per la mia Artemide. Tutto, persino lasciare che Crono scatenasse la furia dei titani nel mondo.

 
Note:Apollo è super OOC! 

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Capitolo 18
*** The Devil you Know ***


Mentre cercavo mio fratello continuavo a ripetermi che il fatto che Leo avesse scoperto la verità non cambiava nulla. Byleistr aveva ragione, l’idea di rovesciare Asgard era stata mia, io avevo instillato il seme della rivolta a Jotunheim, quando mi ero rifugiato tra le sue gelide rocce dopo la morte di mia madre. Che non fossi nel pieno delle mie facoltà mentali quando avevo preso quella decisione poco importava. Non sarei potuto tornare indietro comunque. Dovevo finire quello che avevo cominciato. 
Thor non era nella stanza di Artemide. Nessuno era nella stanza di Artemide. Forse avrei potuto chiedere a Leo prima di metterlo k.o.
Ma conoscevo Thor da secoli: nuvole scure, rombo di tuono…doveva essere all’arena di addestramento. Niente curava il malumore del Tonante come una sana e sanguinosa scazzottata. E non mi sbagliavo. Mi accomodai sugli spalti mentre lo osservavo lanciare il suo avversario dall’altro lato dell’arena con un ruggito. Sapevo di avere una certa premura, ma mio fratello si allena sempre a petto nudo…
Si stancò comunque presto di massacrare giovani asgardiani, e nemmeno i tre guerrieri o Lady Sif sembravano in grado di catturare il suo interesse. Nulla pareva capace di alleviare le pene dell’accigliato principe ereditario…almeno finché non mi vide seduto li con aria annoiata. Il popolo di Asgard non ha mai avuto simpatia nei miei confronti, ma adora Thor. E io adoro il fatto che Thor non si curi minimante di loro, mentre la mia sola vista è in grado di farlo sorridere così. Quale vendetta migliore della consapevolezza di avere un tale vantaggio su questi stupidi paesanotti? Che mi disprezzino e ridano alle mie spalle, il cuore del loro principe è mio.
La cosa migliore è che si tratta di una consapevolezza che hanno anche loro. Scoccai a Sif un ghigno soddisfatto che la fece ribollire di invidia ancora di più, mentre raggiungevo il Tonante e insieme ci avviavamo verso le sue stanze.
Non appena fummo a riparo da orecchie indiscrete e occhi curiosi, Thor si lasciò cadere su letto con un sospiro.
-Almeno va a lavarti via il sangue del povero Knut dalla faccia-
-E a che scopo?-
-Evitare di sembrare un bruto per cominciare-
-Magari fossi un bruto-
-Non ci crederai ma in alcuni momenti ci vai pericolosamente vicino-
Thor ridacchiò: -Grazie agli dei ho ancora te…-
Lo guardai contorcersi su letto come un animale in agonia, rigirandosi come se avesse l’orticaria.
-Ok, sputa il rospo, che cosa è successo?-
-Oh Loki! Che cosa ho sbagliato? Sono stato discreto, ho avuto pazienza, non l’ho forzata, mi sono fatto docce gelate ad ogni ora del giorno! Sono patetico! Un cucciolo innamorato! Io non sono così! Quello che voglio me lo prendo, specie se è una donna! Nessuna donna mi ha mai resistito, per le ossa di Ymir! E invece lei nemmeno mi guarda, rifiuta le mie carezze e preferisce suo fratello! E io non riesco a togliermela dalla testa!-
Un fulmine cadde proprio fuori dalla finestra, ma io non mi scomposi. Mi misi comodo sulla sedia, accavallai le gambe e mi intrecciai le dita in grembo. Poi con tutta la calma di cui disponevo dissi:
-Sai, su Midgard hanno degli specialisti, si chiamano consulenti matrimoniali e…-
-Loki parlo su serio!-
-Scusa non ho resistito. Allora, fammi capire, da quello che avevo visto in Giappone mi sembrava che le cose tra te, lei e il tuo ‘’martello’’…-
-Non riferirti al mio pene come ‘’martello’’-
-Le tue accolite su Midgard lo fanno. Si fanno chiamare fangirls, e io ne ho più di te!-
-Torniamo ad Artemide?-
-Va bene va bene. Quindi avete dormito insieme, ma non avete dormito insieme…-
-Esatto!-
-E poi c’è stata la faccenda del samurai e tutto il resto-
-E quando si è svegliata ore fa era come se non volesse avere niente a che fare con me. È andata via con Apollo…-
-Via? Via dove?-
-Nell’Ade mi pare. A ringraziare suo zio-
-Sicuro che fosse solo per questo?-
Thor mi guardò interrogativo.
-Cos’altro potrebbe voler fare nel regno dei morti?-
-Non ne ho idea, ma posso immaginare diversi motivi per voler fare una capatina laggiù. No more let life divide what death can join together*-
-Di nuovo il tuo amato Shakespeare?-
-Non questa volta. Anche se la tua particolare situazione mi fa tornare in mente alcuni versi del Venus and Adonais:
‘’Love comforeth like sunshine after rain, but lust’s effect is tempest after sun’’-
-Fratello, non avrei mai immaginato che ti piacesse tanto la poesia dei mortali-
-Tutte le persone tristi amano la poesia. Le persone felici preferiscono le canzoni-
Ed eccolo, il mio primo passo falso. Lo sguardo di Thor divenne più malinconico, e fisso su di me.
-Sono davvero egoista, non è così?-
Avrei dovuto dire di no, invece non dissi nulla.
-Forse Artemide ha ragione a restare con suo fratello. Forse dovrei fare lo stesso-
-Ah Thor, non potremmo mai essere come loro-
-Perché Loki? Perché per quanto io ti cerchi, per quanto io ti voglia al mio fianco, tu continui a fuggire? A rifiutarmi?-
-In questo non siamo poi così diversi, io e la tua piccola dea, non trovi?-
-No Loki, questa volta non ti permetterò di rigirarla come vuoi tu-
E poiché Thor è sempre stato un tipo più di fatti che di parole, si mise in piedi e mi afferrò per le spalle: -Perché?-
-Perché, stolto bifolco? Perché il tuo amico Ares ha ragione, il sangue non mente mai- e prima che potesse continuare a chiedere mi morsi la mano. Affondai i denti nella mia stessa carne, finché non sentii il liquido gelido scivolarmi in gola. Dopo il passo falso, la caduta.
 Risi isterico dell’espressione scioccata di Thor:
-Vedi ora, fratello?-
Nel caso si rifiutasse di farlo gli piazzai la mia mano insanguinata sul viso, e lasciai macchie di colore sulla sua pelle baciata dal sole come un pittore sulla sua tela. Macchie che avrebbero dovuto essere di un rosso pulsante, e invece erano del colore dell’acqua dei freddi mari del Nord.
-Che nuova stregoneria è questa..?- chiese il Tonante in un sussurro.
-Nessuna. Nessun trucco, per una volta. Solo la verità. Vedi che avevo ragione, a dire che ogni tanto una bugia fa meno male?-
-Non capisco Loki-
-Oh si che capisci. Quante volte hai alzato vittorioso il tuo martello, grondante di questa stessa acqua ghiacciata? Quante volte hai gioito nel versarla? Non puoi non riconoscerlo, dopo esserti immerso nel sangue degli Jotun fino alle ginocchia-
-No non è possibile, deve esserci una spiegazione fratello-
-Ahahahah! Sei sempre stato tremendamente testardo e ottuso! Non ti basta questa Thor? Allora lascia che ti mostri qualcos’altro- e all’apice del mio dolore e della mia follia annullai l’incantesimo e lasciai che a poco a poco la mia pelle cambiasse. Era davvero come immergersi in acque ghiacciate, mentre il bianco avorio lasciava il posto ad un pallido blu. Sarebbe stato un bel colore, se non fosse stata la pelle di un mostro. Ma Thor non guardava né il mio sangue di ghiaccio né la mia carnagione bluastra. Il suo sguardo era fisso nei miei occhi: suppongo dovessero essere davvero uno spettacolo raccapricciante, accesi di quel demoniaco rosso cremisi.
-Io non sono tuo fratello. Non lo sono mai stato-
E finalmente, dopo la caduta, il silenzio. Non c’erano altre spiegazioni a cui potesse aggrapparsi, così Thor ammutolì, limitandosi a fissarmi. E se quel silenzio era una benedizione quello sguardo era come se mi scorticasse vivo. Mi voltai per paura di vedere il disprezzo nei suoi occhi e iniziai a vaneggiare:
-Nulla più di un’altra reliquia rubata! Chiedi a tuo padre Thor! Chiedi ad Odino padre di tutti! Non certo il mio…Un atto di clemenza? Oh sappiamo entrambi che egli non conosce questa parola! Se non altro ho capito perché ha sempre preferito te a me… L’ho scoperto poco prima che lei morisse… Anche lei lo sapeva. Lo sapeva che non era mia madre. E allora perché mi ha amato lo stesso? Perché mi si spezzasse il cuore al momento della sua dipartita? Non sono neanche sicuro di averlo un cuore… In fondo sono il mostro da cui i genitori mettono in guardia i figli la not…-
Come ho già detto, Thor è un tipo più da azioni che da parole. Mi fece voltare e mi strinse a se.
-Tu sei mio fratello-
Piangeva? Sentimentale. Perché piangeva? Se lui piangeva avrei pianto anche io…
-Tu sei mio fratello- mi ripeté con voce più ferma, poi mi guardò negli occhi e alzò una mano per raccogliere le mie lacrime.
-Thor fermo…- la pelle degli Jotun ha un effetto congelante per le altre creature. Come se al potente dio del tuono potesse importare di perdere qualche dito. Stolto bifolco. Non fece una piega mentre la carne sui polpastrelli diventava nera.
-Tu sei mio fratello-
Dal momento in cui avevo scoperto la mia reale discendenza mi ero aggrappato ai bordi del regno che mi aveva cresciuto, poiché l’alternativa era troppo brutale perché potessi sopravviverle; né gigante né Aesir, avevo camminato incerto sulla labile linea di confine.
Solo allora capì che avevo sbagliato tutto: io non appartenevo né a Jotunheim né ad Asgard… ma a Thor.
Il mio posto non era nelle ombre dorate della città degli dei né su un trono spazzato dal vento su rocce di ghiaccio, ma accanto a lui. Fu liberatorio e spaventoso, accettare quest’altra verità. Ancor più spaventoso il peso delle mie azioni e della catena di eventi che avevano innescato. Ma il tempo è come un fiume, scorre solo in una direzione: non si può tornare indietro.
-Ho fatto una cosa terribile Thor- e gli avrei raccontato tutto, del tradimento, del piano per uccidere Odino, dei giganti, persino di Leo… se non mi fosse partito un principio di infarto quando dal nulla accanto a noi apparvero tre figure incappucciate:

-Cerchi risposte in un giardino di tombe,
degli dei il crepuscolo incombe…-

 
Note: *La citazione è di P.B.Shelley,dal suo Adonais: An Elegy on the Death of John Keats 
 

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Capitolo 19
*** Memento Mori ***


La terra tremava. Tutto intorno a me tremava. Temevo che il soffitto di pietra dell’Ade crollasse sotto il peso di quelle scosse. Tra il frastuono udivo delle grida. E un’orribile sensazione mi scivolava lungo la schiena come una gelida serpe. Come il respiro della morte che aleggiava laggiù. Poi un dolore lancinante. Quando mi premetti la mano sul fianco, era rossa del mio sangue. Non poteva essere, la ferita si era rimarginata da ore ormai. Mi sentivo debole, prosciugata.
-Divina Artemide!-
Alzai lo sguardo e Nico Di Angelo era a pochi passi da me, apparso al suo solito come uno spettro.
-Che cosa succede Nico?- chiesi, e la mia voce era flebile come quella di un bambino.
-Non lo so! Dobbiamo tornare da mio padre-
Mi sostenne mentre barcollando tornavamo alla reggia di Ade. La terra continuò a tremare per tutto il tragitto, ma Nico era un solido appiglio. Che n’era stato del suo disprezzo verso di me? Come sono strani i mortali…
Il palazzo era in subbuglio: servitori scheletro e anime smarrite si accalcavano confusi nei suoi corridoi; cercai il viso luminoso di mio fratello, ma notai solo Cerbero accucciato in un angolo mentre guaiva terrorizzato.
-Il mio carro! Svelti il mio carro!-
-Padre!- chiamò Nico quando la scura figura di Ade emerse dalla folla.
-Figliolo! Cara nipote! Cosa è successo?-
-Speravo lo dicessi tu a me zio-
-Artemide!-
Il suono della voce di mio fratello mi ridiede forza per un momento. Mi fu accanto in un momento, spuntato anche lui da chissà dove. A giudicare dal suo sguardo preoccupato però, io non dovevo avere una bella cera.
-Che cosa è successo?-
-A questo posso rispondere io-
Ci voltammo tutti verso la figura che aveva parlato; una donna con i capelli color della notte, e occhi ancora più neri.
-Ecate!- esclamò Ade –Cosa ci fai qui?-
-Ho sempre viaggiato tra i morti a mio piacimento, divino Ade, dovresti saperlo. E i morti mi hanno riferito una triste notizia. È dal Tartaro che si genera questo caos-
-Non è possibile…- sussurrò il signore degli Inferi con un’espressione di puro terrore, una che non avevo mai visto sul volto di un dio prima d’allora.
-Loro sapranno spiegarci meglio- continuò Ecate. Poi si strappò una ciocca di capelli e con un unghia affilata si aprì uno squarciò sulla mano. Gettò capelli e sangue a terra e mormorò un incantesimo. Fiamme bluastre si accesero in quel punto e tre figure incappucciate apparvero tremolanti.
-Le Parche!- esclamò Nico.
La loro risata mi fece gelare il sangue nelle vene.

-Cerchi risposte in un giardino di tombe,
degli dei il crepuscolo incombe…-

-Ahi, in versi, ahi- sussurrò mio fratello sorreggendomi quando le forze mi vennero meno e le gambe mi cedettero. La più anziana delle tre parlò:

-Sanguina il sole e di ombra si avvolge
Dei titani la furia la terra sconvolge-

La seconda continuò:

-Muore la luna e infuria tempesta,
la voce del lupo si leva mesta-

Infine l’ultima:

-Il tradimento è ancor più letale,
se è di un fratello la mano sleale-

Risero ancora, creature più antiche del tempo stesso, prima di svanire insieme alle fiamme. Apollo mi strinse più forte, il viso di Ade era una maschera di paura. La sua voce però non ebbe nemmeno un sussulto quando disse:
-Ecate, avverti mio fratello sull’Olimpo. Nico, raduna i miei generali-
Fu allora che il pavimento sotto di noi si crepò e una scossa più forte delle altre fece tremare l’intero Averno. Nella salda roccia si aprì uno squarcio enorme che vomitò lava incandescente. Da essa una figura di fiamme e oscurità emerse. Due braccia enormi si protesero verso l’alto mentre una voce malvagia tuonava:
-Fratelli! Destatevi dal vostro sonno! L’ora dei titani è giunta, il tempo degli dei è finito!-
-Eccoti or dunque, padre…- sussurrò Ade mentre l’ombra di Crono riempiva gli inferi.
-Lesti fratelli! Troppo a lungo abbiamo languito! Scovatelo! Dategli la caccia! Portate da me il primo che tra gli dei conoscerà la mia furia! Portatemi Thor signore del tuono!-
Fu come se l’aria nei miei polmoni mi venisse strappata via. Scivolai dalla presa di mio fratello e caddi, pallida e ansante. E le parole delle Parche mi riecheggiarono nelle orecchie. Muore la luna…
-Sorellina! Artemide, cuore mio, cos’hai?-
Alzai lo sguardo su Apollo e debole come un gattino gemetti:
-Sono mortale-

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Capitolo 20
*** Diario di Guerra ***


                     Giorno 1:
 
-Odio fare piegamenti!-
-Vuoi che ti lasci di nuovo qualche minuto per ammirare i tuoi addominali? L’ultima volta è servito a farti smettere di lamentarti-
Contrariamente a quanto si possa pensare, Ares non è poi così male. Scherzo è un vero stronzo. Lo detesto. Ma aveva ragione, i miei nuovi addominali da urlo erano la prova che il suo addestramento funzionava. E anche le mie chiappe sode. E il fatto che ora fossi molto più agile e forte. Ma soprattutto le chiappe sode.
 In compenso con una spada ero ancora al livello di un bambino che corre con un paio di forbici in mano. Ma col tempo sarei migliorato. Ed era questa la parte migliore: poiché io di tempo non ne avevo poi chissà quanto e ci sarebbero voluti anni per trasformare me, la cui idea di attività fisica consisteva pressappoco nel fare le scale invece di prendere l’ascensore, in un perfetto soldatino, il dio della guerra aveva fatto una specie di abra cadabra e aveva dilatato il tempo. Incredibile vero? E io che pensavo fosse bravo solo a infilzare cose. Nel cerchio magico da lui creato, immediatamente ribattezzato stanza dello spirito e del tempo, le ore diventavano giorni, i mesi anni e così via. Motivo per cui avevo gli addominali anche se non potevo essere li che da poco più di 24 ore. L’altra faccia della medaglia era che avevo passato molto più tempo di quanto volessi con Ares, anche se in realtà percepivo soltanto di averlo fatto. Una specie di illusione, ma efficace. Altro aspetto negativo, i gemelli non scherzavano: il dio dagli occhi rossi era a dir poco brutale.
Quando si dice sangue e sudore, beh io li avevo versati entrambi per davvero. Ma il bastardo aveva ragione anche su un’altra cosa: niente motiva una persona a combattere come la rabbia. Irritante come un tipo del genere avesse ragione tanto spesso. Ancor più irritante se suddetto tipo passa la maggior parte del tempo a massacrarti di botte. Ok, ero più agile, più forte, avevo le chiappe sode, ma cavolo se le prendevo.
-In fondo non sei poi così male- mi aveva detto dopo avermi rotto il naso per la terza volta (me lo aggiustava dopo con uno schiocco di dita) –In fondo il tuo avversario sono io, non riusciresti a battermi nemmeno se ti allenassi per mille anni-
-Loki riuscirei a batterlo?- avevo cambiato argomento per evitare di mandarlo a quel paese.
-A pugni forse, ma non è quello il suo stile. Per questo devi migliorare la tua resistenza. Quelli come lui li devi fiaccare prima di stenderli-
E così erano cominciate le estenuanti serie di piegamenti con cui ero impegnato nel momento in cui la terra cominciò a tremare.
-Giuro che non è stata una della mie-
-Zitto topolino-
Dopodiché anche se avessi urlato non mi sarei sentito, perché cominciò a spirare un vento così forte che la mia voce sarebbe andata persa. Gli alberi della foresta si schiantavano e venivano sradicati. Poi all’orizzonte vidi una colonna d’aria ergersi impetuosa. Ogni cosa sul suo cammino veniva spazzata via.
-Tifone!- esclamò il dio.
-Si lo vedo anche io che è un tifone ma è normale che faccia così?- chiesi io perché non so per quale assurdo motivo mi sembrava che il cataclisma si spostasse come se avesse una propria volontà.
-No idiota, non un tifone, Tifone il titano! Per l’Averno come è possibile?-
Fu la prima e unica volta che sul suo viso scorsi qualcosa di molto simile alla paura.
-I titani…non dovrebbero essere sepolti da qualche parte? Zeus non li aveva sconfitti?-
-E relegati nel Tartaro, il buco più putrido nelle viscere degli Inferi. Ma quello di fronte a noi non può essere che…-
Nel vento risuonò una voce terribile. Pronunciò una sola parola, ma mi si gelò il sangue nelle vene:
-Thor!-
Il ciclone cambiò ancora traiettoria dirigendosi a Ovest. Io ero come paralizzato ma Ares mi scosse:
-Addestramento interrotto topolino- con un altro schiocco di dita il cerchio sparì –E’ ora di vedere come te la cavi sul campo-
-Campo? Dove stiamo andando?-
 
  Giorno 1 e ½:
 
L’Olimpo. La città degli dei. Si, meno di un giorno prima ero stato in un’altra città degli dei ma io ho studiato storia greca per la mia specializzazione e cavolo, ora ci stavo proprio in mezzo. Ammetto che la salita in ascensore era stata un po’ fuorviante, e anche il fatto che mi trovassi all’Empire State Building, ma il mio unico commento fu:
-Perché sempre New York?-
Mi aspettavo i templi e le colonne ioniche e le fontane e tutto il resto, l’accampamento bellico in stile guerra di Troia me lo aspettavo un po’ meno.
-Fobos, situazione- esordii il mio accompagnatore non appena mettemmo piede nella fluttuante Las Vegas divina. Un ragazzino a dir poco inquietante ci raggiunse in completo assetto da battaglia:
-Tifone marcia su di noi, Atena cerca di trattenerlo nel Mid-West ma con scarsi risultati. Atlante ha lasciato la sua postazione ma fortunatamente Poseidone è arrivato in tempo e ora regge lui la volta del cielo; averlo fuori dai giochi tuttavia non è il massimo con la rivolta in corso negli abissi. Sua moglie Anfitrite sta cercando di rispedire Oceano a nanna ma  come può immaginare non è un’impresa facile, signore-
-E che mi dici del pezzo da novanta?-
-Ade ha cercato di rallentare l’avanzata di Crono quanto più a lungo possibile ma è stato costretto alla ritirata. Lui e gli altri sono arrivati poco prima di voi-
-Gli altri?- chiesi allora io. Il ragazzino inquietante mi indicò un templio lì vicino: il templio di Apollo.
 I gemelli erano li, sulla gradinata, e le loro facce non promettevano niente di buono. Lasciai Ares ai suoi schemi bellici e li raggiunsi.
-Santo cielo che musi lunghi, non è mica la fine del mondo no?-
Artemide si voltò di scatto: -Leo?-
-Nah, non può essere lui, guarda che bicipiti- scosse la testa Apollo.
-Qualcun’ altro potrebbe essere a conoscenza dell’indecente numero di mutande con gli orsacchiotti in tuo possesso?-
-Per il panzone di Dioniso è lui!-
-Che cavolo hai combinato?-
Entrambi mi fissavano come se mi fossero spuntate le antenne.
-Uhm, niente di che, mi sono allenato con Ares-
-CHE COSA?- scattarono in piedi.
-Lo hai fatto sul serio?-
-Non posso credere che tu l’abbia fatto sul serio!-
-Ti ha fatto camminare sui pollici? Ti ha preso a frustate mentre teneva il conto delle flessioni?-
-Dev’essere stato orribile-
-Ragazzi non vi seguo quando parlate in tandem. Non è stato così male, mi ha solo fatto prendere a pugni un quarto di bue con Eye of the Tiger in sottofondo- scherzai io. Artemide emise un lungo sospiro e si lasciò ricadere sulle scale del templio con una mano sul petto.
-Sei un pessimo bugiardo-
Come darle torto, non ero io l’esperto in materia. Ma la mia migliore amica aveva un colorito troppo pallido perché potessi pensare alla mia rabbia in quel momento.
-Artemide stai bene?-
Il viso di Apollo si rabbuiò. La dea della caccia alzò i suoi occhi su di me, e con orrore mi accorsi che non risplendevano più come erano soliti fare; era come se un velo fosse calato su di loro.
-Mi è successo qualcosa mentre ero nell’Ade…Forse anche prima…Per fartela breve, Leo, ora siamo sulla stessa barca-
Per quanto avessi un pessimo presentimento, non ero ancora sicuro di aver capito cosa stava cercando di dirmi.
-Ho perso la scintilla divina amico- continuò allora lei -Sono un essere mortale ora-
Se me lo avesse detto in altre circostanze sarei scoppiato a ridere e le avrei detto di smetterla di raccontare frottole. Ma tra i suoi capelli rosso fuoco riuscivo a distinguere due o tre fili candidi che non sarebbero mai spuntati sul capo di una dea. Imprecai sonoramente.
-Già- concordò Apollo. Se la faccia di Artemide era preoccupante, la finta nonchalance di suo fratello aveva un ché di sinistro. Nonostante cercasse di buttarla sull’ironia, non mi sfuggì l’irrequietezza nei suoi occhi.
-Come diavolo è possibile? Come si può rendere mortale un dio?- chiesi lasciandomi ricadere accanto alla mia amica.
-In realtà la cosa complicata è rendere un umano immortale, ma il processo inverso può avvenire in molti modi. Un dio può persino scegliere spontaneamente di diventare mortale- mi spiegò Artemide.
-Perché mai dovrebbe farlo?-
-Per amore-
A quella risposta Apollo ebbe uno spasmo involontario e la sua maschera cedette per un momento.
-Ma non è questo il caso vero?- chiese con un sorriso teso. Sua sorella gli diede una stretta rassicurante.
-Certo che no, fratellino. Ma proprio non ci voleva in un momento come questo!-
-Come ha fatto Crono a liberarsi? Da quanto mi ha detto Ares la sua prigione era impenetrabile-
-Non ne ho idea, nemmeno le Parche sono state molto d’aiuto-
-Wow, avete incontrato le Parche?-
-Preferivo quando parlavano in endecasillabi sciolti, la rima baciata è fuori moda- commentò Apollo.
-Le ha evocate Ecate, la dea della magia. Hanno detto dei titani la furia la terra sconvolge, ma niente su come fermarli, e poi muore la luna, questa parte credo fosse riferita a me… Ah, e anche qualcosa sul tradimento di un fratello-
Senza volerlo trattenni il respiro.
-Leo ti senti bene?- mi chiese Apollo.
Non poteva essere. Non poteva essersi spinto a tanto…Non gli bastavano i giganti di ghiaccio?
-Leo?- chiese ancora Artemide.
Liberare i titani era troppo anche per uno come lui. Se era davvero Loki il responsabile…
-Che diavolo ti prende?- mi si avvicinò Apollo, ma proprio allora il ragazzino inquietante di prima ci interruppe.
-Divino Apollo, il mio signore Ares richiede il vostro aiuto per dare man forte alla divina Atena nel fermare Tifone. E mi ha detto anche di riferire, testualmente, ‘’Divina o no, resti sempre la mia bimba. Topolino, proteggila. Se le succede qualcosa mi farò dei lacci per i sandali con le tue budella’’-
-Grazie Fobos- lo congedò Artemide, mentre io mi davo un contegno; non mi andava proprio di diventare l’ultimo modello di calzature da uomo.
–Devi andare Pollo, papà e gli zii sono tutti impegnati, Atena non può resistere da sola- Artemide esortò il fratello.
-Ares sarà più che…-
-Se ti ha chiesto di andare ad aiutarlo non sarà più che sufficiente. Credi che, orgoglioso com’è, avrebbe mai ammesso di aver bisogno di aiuto se non fosse stato assolutamente necessario?-
-Non voglio lasciarti in un momento come questo-
-Non è me che i Titani vogliono-
Ricordai all’improvviso il momento in cui Tifone era apparso.
-A proposito di quello che vogliono i titani, distruzione totale a parte s’intende, prima mi è parso di sentire Tifone urlare il nome di Thor-
-Perché è proprio lui che Crono sta cercando- mi rispose Artemide; sorpreso, commentai:
-Scusa tesoro la cosa mi confonde un tantino. Se io fossi un essere mitologico e mostruoso che ha passato gli ultimi millenni nell’angolo più raccapricciante dell’universo, la prima persona con cui me la prenderei una volta libero sarebbe colui che mi ha sbattuto li-
-Ne avrà anche per papà, stanne certo-
-Ma a te non sembra strano? Insomma perché mai dovrebbe prendersela con Thor? Credevo che nemmeno sapesse dell’esistenza di altri dei!- e porca miseria quello avvalorava ancora di più la mia teoria su chi poteva aver dato una mano a Crono ad evadere. Più ci pensavo e più aveva senso: impegnare Thor sulla terra con un diversivo, per quanto l’Apocalisse possa definirsi ‘’diversivo’’, mentre ad Asgard scoppia la rivoluzione di ottobre. Ormai ero quasi sicuro che il colpevole fosse proprio Loki. Promemoria per me: pestarlo come l’uva alla prima occasione. Tornando ai gemelli, nonostante Apollo non sembrasse per nulla convinto, alla fine annuì. Mi guardò dritto negli occhi e disse:
-Leo, la affido a te. Proteggila a qualunque costo o…-
-Ti farai una sciarpa con i miei peli pubici?-
-Sei disgustoso!-
-Beh si era in vena di usare varie parti del mio corpo per fabbricarvi indumenti perciò…-
-Sei incredibile lo sai?- rise Artemide, rincuorando un po’ sia me che Apollo.
-Ehi, per te sarà pure una sensazione nuova, ma io faccio i conti con la possibilità di tirare le cuoia da un momento all’altro da ben 24 anni!-
-Accidenti è quasi un quarto di secolo! Fratellino, credo proprio che dovremmo dare ascolto al vecchio saggio-

 
    Giorno 1 e ¾:
 
Apollo e Ares partirono poco dopo, ma non prima di avermi lanciato entrambi un’occhiata eloquente. Come se non avessi già recepito il messaggio: proteggere Artemide. Peccato che nessuno di noi potesse fare nulla per aiutarla con il male che la stava consumando dall’interno. Poco dopo la partenza di suo fratello, le sue condizioni peggiorarono: persino stare in piedi le faceva venire il fiato corto, i tre capelli bianchi che avevo visto divennero un’intera ciocca.
-Mi piace questo look alla Rogue sai?- cercai di sdrammatizzare, ma la mia amica riusciva a malapena a sorridere. Chiesi aiuto ad alcuni dei minori ancora sull’Olimpo e la feci portare nel suo templio, dove le dissi di riposare. Chiuse gli occhi e quasi immediatamente si addormentò. L’alzarsi e l’abbassarsi del suo petto era talmente flebile che passai più di un’ora a fissarla come un maniaco per paura che smettesse di respirare del tutto. E probabilmente avrei continuato se un lampo di luce verde non mi avesse accecato all’improvviso. Non appena il mondo tornò a fuoco mi misi nella posizione difensiva che Ares mi aveva insegnato, parandomi davanti ad Artemide ancora incosciente. Un Thor dall’aria sconvolta mi squadrò come se mi fossero spuntate le antenne di nuovo, ma poi vide Artemide e si precipitò da lei, superandomi senza una parola. Io non mi mossi, mantenendo la posizione e continuando a tenere gli occhi piantati sull’altra figura con lui. La prima regola di combattimento che Ares mi aveva insegnato era che non si deve mai distogliere lo sguardo dal proprio nemico.
E Loki era mio nemico.
 

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Capitolo 21
*** An Unexpected Journey ***


Chiaramente Loki non si aspettava di incontrarmi, così come non si aspettava di trovarmi pronto a riceverlo. Continuava a fissarmi impietrito; del resto se avesse tentato una sola mossa lo avrei caricato senza esitazioni. Avevo davvero una gran voglia di spaccargli la faccia.
-Artemide? Artemide svegliati! Perché non si sveglia? E perché è così fredda? Leo? Leo?!-
Eppure per quanto grande fosse la mia rabbia non potevo ignorare il tono preoccupato di Thor. A giudicare dal fatto che suo fratello non avesse come minimo un occhio nero, il poveretto non era a conoscenza delle macchinazioni del bastardo. Abbandonai la posa difensiva, pur continuando a fissare Loki:
-Le è successo qualcosa mentre era nell’Ade. È mortale ora-
-Allora è già cominciata- parlò l’ingannatore per la prima volta da quando era apparso.
-Di che diavolo parli?-
-Della profezia delle Norne- rispose lui.
Infransi la prima regola di Ares e mi voltai a guardare il Tonante, che ora aveva smesso di agitarsi con aria rassegnata:
-Sono l’equivalente norreno delle Parche, prima ci sono apparse ad Asgard-
-La dea Ecate ha evocato le Parche nell’Ade, pare che abbiano presagito l’arrivo dei titani in rima baciata- aggiunsi io.
-E la morte della luna- concluse Loki. Tornai a guardalo, furioso. A giudicare dal fatto che non aveva il coraggio di ricambiare lo sguardo, entrambi stavamo pensando alla parte sul tradimento di un fratello. Ma non avevo passato abbastanza tempo con Ares da diventare tanto meschino da sbatterglielo in faccia con Thor presente.
-Forse loro sanno come rimediare- disse il dio del tuono.
-Forse, ma se non lo avessi notato siamo nel mezzo di una guerra. Apollo e Ares stanno combattendo Tifone, Zeus e Ade cercano di tenere a bada il loro paparino. E a meno che il mago Silvan qui presente non sia in grado di evocarle, non mi pare il caso di mettersi alla ricerca di tre vecchie megere in un momento come questo- ribattei io acido.
-Purtroppo non posso evocare le Norne, ma anche io penso che sia l’unica cosa che possiamo fare per Artemide adesso. Se non lo avessi notato, sta morendo- e stavolta Loki ebbe la faccia tosta non solo di rispondermi a tono, ma anche di guardarmi in faccia.
-Io lei con te non ce la lascio-
-Allora vieni con noi-
-E dove di grazia? Sai per caso dove trovare le tue preziose veggenti?-
-Si- rispose lui –A Jotunheim-
 

Mezz’ora dopo contrariamente ad ogni logica mi facevo largo tra la neve che mi arrivava alle ginocchia; Thor era al mio fianco con Artemide svenuta in spalla, mentre Loki faceva strada. Meno di 48 ore prima progettava di scatenare i giganti del gelo ad Asgard e ora se ne andava a passeggio nella loro terra come se niente fosse. Non aveva il benché minimo pudore. Ma l’idiota più grande restavo io, che l’avevo seguito nonostante tutto.
-Stavo riflettendo sulla profezia- disse ad un tratto voltandosi verso di me e suo fratello.
-In particolare sui versi riguardo il sole e la luna-
-Penso che siamo tutti d’accordo che la luna sia una metafora per Artemide- risposi io secco.
-Allora il sole dovrebbe essere Apollo-
-Parla anche di un lupo. Mi viene da pensare a Sköll e Hati- intervenne Thor.
-Chiedo venia, in filologia germanica facevo schifo-
-Sono i lupi che inseguono il carro di Sol, il sole, e di Mani, la luna, nella mitologia norrena, Nerd-
-Non chiamarmi Nerd. E se si parla di lupi, si da il caso che sia anche uno degli animali sacri ad Ares-
-Accidenti, non credevo che nel poco tempo che avete passato insieme tu e il dio della guerra foste diventati così intimi- rispose Loki piccato. So che non avrei dovuto, ma mi crogiolai nel suo tono geloso prima di replicare:
-Ho conosciuto bastardi peggiori-
Mentre cercavamo di dare un senso a quelle parole criptiche percorrendo il fianco di una montagna ad un tratto Loki esclamò:
-Ci siamo-
Effettivamente nella parete ghiacciata si apriva uno stretto varco, appena sufficiente a lasciar passare un tipo grosso come Thor. Dovette togliersi Artemide dalle spalle e trasportarla all’interno camminando su un fianco. Ci ritrovammo in un ampia grotta, al centro della quale risplendeva un piccolo laghetto.
-Spero siate bravi con gli indovinelli, Gollum potrebbe saltar fuori da un momento all’altro- dissi io.
-Lascia fare a me, tesssoro-
Lingua Sciolta era pure un fan del Signore degli Anelli. Maledizione. Si avvicinò all’acqua e lanciò una pietra runica all’interno.
-Meglio che sacrificare uno di noi, non vi pare?-
-Le Norne si nutrono di forza vitale- mi spiegò Thor mentre adagiava Artemide a terra. E mentre io cominciavo davvero a farmela sotto, l’acqua si increspò e tre figure evanescenti e incappucciate ne emersero.

-Ben poco tempo vi sarà dato
Per un tal misero prezzo pagato-

Esordì la prima rigirandosi la pietra runica tra le mani ossute.
-Mie care signore, vedremo di farcelo bastare! Vogliamo solo sapere come fermare i titani e salvare la nostra amica- disse Loki inchinandosi. Le tre risero inquietanti, poi la più giovane parlò:

-La folgore, la morte ed il mare
Insieme i titani posson fermare-
-Il peso del cielo dovrai sopportare
L’ingannatore a sua volta ingannare-

-E come salviamo Artemide?- chiesi io, che non ci avevo capito una beata minchia.
La più anziana rispose:

-Ciò che ti serve ti è già stato dato
Ripeterlo ancora è tempo sprecato-

E con un’ultima risata malevola scomparvero.
-Oh certo, tutto chiarissimo- commentai io.
-Infatti. La folgore, la morte e il mare; per fermare i titani Zeus, Ade e Poseidone devono unire le forze- disse Loki come se fosse stato ovvio. Lo guardai storto mentre dicevo:
-Zeus e Ade sono già insieme, ma Poseidone…- ci pensai un attimo e…- Poseidone regge la volta del cielo al posto di Atlante! Dobbiamo metterci qualcun altro in modo che lui possa andare ad aiutare i fratelli!-
-Esatto Nerd! Ci serve qualcuno con le spalle robuste…-
-Capito l’antifona, ci penso io- rispose Thor.
-Ma cosa facciamo per Artemide?- chiesi allora. Persino Loki sembrava confuso. Purtroppo di tempo per fermarci a riflettere non ne avevamo, avremmo dovuto pensarci per strada. Ci incamminammo per uscire dalla grotta, ma non appena tornai sul fianco della montagna, mi ritrovai a fissare un’altra montagna. Una che non ricordavo esserci fino a meno di mezz’ora prima. Poi le montagne divennero due, e poi tre, e poi una decina. Guardai in su e le montagne avevano ghigni malefici e occhi scarlatti puntati su di noi. Thor afferrò Mjolnir mentre Loki sospirava:
-Salve Byleistr, Helblindi-
Due dei giganti si avvicinarono, o meglio si abbassarono su di noi:
-Salve, fratello-

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Capitolo 22
*** Sympathy for the Devil ***


-Fratello caro, davvero gentile passare a farci visita. Ma se non ricordo male, eravamo d’accordo che saremmo venuti noi da te questa volta- disse il primo gigante, che era praticamente identico all’altro se non fosse stato per i capelli e il fatto che portava una spada mentre l’altro brandiva un’ascia.
Le cose cominciavano a mettersi male per il nostro furbastro. Non osavo distogliere lo sguardo dai suoi parenti, ma mi domandavo se anche questa volta Loki avrebbe scelto di tentare la via della menzogna. E mi chiesi anche quante altre volte avesse mentito a Thor.
-Desolato, fratellino- alla faccia del fratellino –Non so proprio di cosa stai parlando-
Come pensavo, bugie. Ma i giganti non sembravano per nulla intenzionati a stare al suo gioco.
-Non fare il finto tonto, serpe! Avevi promesso di aprirci un passaggio per Asgard, e che mentre noi l’avremmo rasa al suolo tu ti saresti preso la testa del padre di tutto!-
A quel punto il viso di Thor si rabbuiò. La risposta alla mia precedente domanda divenne ovvia, poiché per quanto turbato, Biondone non sembrava poi così sorpreso.
-Prendi Artemide Leo- mi chiese  avvicinandomisi. Afferrai immediatamente la mia amica ancora priva di conoscenza; arrivati a quel punto ero quasi certo che fosse entrata in coma. Arretrai e la adagiai a terra prima di mettermi davanti a lei per farle da scudo, anche se dubitavo che l’addestramento di Ares mi sarebbe servito a qualcosa contro quei colossi.
-Ah ti riferisci a quello! Dev’essermi proprio sfuggito di mente- esclamò allora Loki –Ma ora che mi ricordo, non vi avevo anche detto che dovevamo prima sbarazzarci di Thor? E guardate un po’ proprio chi vi ho portato?-
Lo sguardo dei giganti passò meditabondo da un dio all’altro, nel chiaro tentativo di capire se Loki facesse sul serio.
-Avrei dovuto aspettarmelo, non è così?- disse Thor cupo.
-Dopo millenni, si avresti dovuto- gli rispose Loki senza guardarlo in viso. Ai giganti fu più che sufficiente. Con un ghignò si sollevarono e misero mano alle armi:
-Finalmente è giunta l’ora della nostra vendetta, dio del tuono!-
Tra il vento e la neve che cadeva fitta non mi ero accorto che il cielo sopra di noi si era fatto denso di nubi temporalesche, ma non appena lo squadrone di giganti si lanciò all’attacco, una tempesta di fulmini si abbatté su di loro.
-Razza di infimi vermi!- ruggì Thor prima di scagliarsi contro di loro a sua volta. Lo scontro durò poco, una martellata sul muso qui, una saetta lì, e tutti i nemici caddero sconfitti facendo tremare la montagna. Capii che massacrare giganti del gelo doveva essere lo sport preferito del Tonante.
Quando tuttavia tornò volando da noi, il suo viso macchiato di un sangue bluastro era imperscrutabile. Passò accanto a Loki senza degnarlo di uno sguardo e si inginocchiò accanto ad Artemide. Passò una mano sul viso esangue della dea delicatamente, la stessa mano con cui prima aveva abbattuto un gigante.
-Forse con la sconfitta dei Titani si riprenderà- disse infine –E’ comunque l’unica cosa che uno tutto muscoli e niente cervello come me possa fare per lei. Leo, io andrò da Poseidone e mi farò carico del suo fardello. Tu resta con Artemide e veglia su di lei. Ti prego, amico mio, non lasciarla morire. E tu- si rivolse al fratello per la prima volta –Se oserai far loro del male ti ucciderò-
Detto questo posò un tenero bacio sulle fredde labbra della donna che amava e sollevò il suo martello spiccando il volo.
Per lunghi minuti regnò un silenzio smorzato solo dall’ululare del vento. Poi Loki scoppiò in una risata isterica.
-Sai qual è la parte migliore? Potrei ancora cavarmela con i giganti; questi sempliciotti sono così facili da ingannare, potrei dire loro che ho adempiuto alla mia parte dei patti portando qui Thor, che è stata colpa loro che si sono fatti sconfiggere così facilmente!-
Si voltò verso di me con un’espressione folle sul viso.
-E poi, io sono il loro legittimo re per diritto di sangue!- e davanti ai miei occhi la sua pelle assunse la stessa sfumatura celeste di quella dei giganti, i suoi occhi divennero pozze di un rosso sanguigno. Avrei dovuto essere scioccato o addirittura terrorizzato, invece ciò che provai fu quasi sollievo. Tutto aveva più senso ora, il perché odiasse a tal punto suo padre tanto da volerlo morto. Odino non era suo padre. Asgard non era la sua casa. Thor non era suo fratello. Ma per quanto Loki fosse indubbiamente pazzo, bugiardo e meschino, l’unica cosa di cui non avevo mai dubitato riguardo a lui era il suo affetto per il Tonante. E quando capii il dolore immenso che quella verità doveva avergli causato, capii anche perché cercasse costantemente rifugio nelle menzogne. Mentre guardavo la sua pelle tornare di un candore simile alla neve attorno a noi, i suoi occhi lucidi di nuovo di quel verde incredibile, la mia rabbia verso di lui divenne compassione. Come in quell’episodio di Grey’s Anatomy dove Meredith è costretta a curare un pluriomicida condannato alla pena capitale: Compassione per il Diavolo.
-Beh mortale, perché resti muto a fissarmi? Avanti, schernisci anche tu il mostro! Di sicuro ne hai più diritto di molti altri!- urlò Loki avanzando fin quando non fu a pochi passi da me. Sarebbe stato il momento ideale per prenderlo a pugni, invece gli posai una mano sulla spalla e dissi:
-Mi dispiace che tu abbia dovuto soffrire così-
L’effetto fu comunque molto simile a quello che avrei ottenuto se lo avessi schiaffeggiato. Ma se non altro le mie parole sembrarono farlo rinsavire, perché mi sorrise triste e sussurrò:
-Sei un idiota proprio come lui-
-Eh già. Potresti ancora cavartela anche con Thor, salvando la sua bella magari-
-Più facile a dirsi, Nerd-
-Puoi comunque tentare-
-Voi mortali siete strani-
-Forse è proprio per la consapevolezza di dover morire-
-Come puoi fidarti di me?-
-Io non mi fido di te-
-E allora perché non lasci perdere?-
-Perché sono un idiota, lo hai detto tu-
Rise sommessamente, poi guardò Artemide alle mie spalle:
-Posso quanto meno evitare che vi congeliate entrambi-
E con l’ennesimo bagliore di luce verde, ci teletrasportò di nuovo sull’Olimpo.

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Capitolo 23
*** Coucher du Soleil ***


Non sono mai stato un tipo particolarmente brillante. Per me usare la testa in uno scontro significa prendere a craniate il nemico, come avevo fatto con i giganti di ghiaccio per esempio. Ma persino a me ora parte della profezia risultava chiara.

Il tradimento è ancor più letale,
se è di un fratello la mano sleale.

Se fossi stato un tipo più brillante, avrei capito da subito che si riferiva a Loki. Mentre volavo a tutta velocità verso l’isoletta nell’oceano pacifico dove Poseidone reggeva la volta celeste per dargli il cambio, pensai che in fondo un po’ me l’aspettavo. Come aveva detto lo stesso Loki, dopo tutti quei secoli, sarebbe stato impossibile il contrario. Eppure gli avevo comunque affidato Artemide e Leo. Dopo tutti quei secoli, eppure… Ma non avevo tempo di rimuginare su mio fratello in quel momento. Poco prima che arrivassi in vista dell’isola, e proprio allora udii un rombo assordante, e una voce gridare:
-THOR!-
Ebbi appena il tempo di voltarmi che fui investito da una palla di fuoco simile a un meteorite. Mi protessi con Mjolnir, ma l’urto mi sbalzò comunque per diversi chilometri. Fortunatamente, mi schiantai proprio sull’isola che era la mia meta. Mi rimisi in piedi e guardai di fronte a me: la figura di Crono, un ammasso di oscurità nella quale brillavano due occhi fiammeggianti, riempiva il cielo e incombeva sulla terra. Un brivido mi corse lungo la schiena quando una risata gelida percorse l’aria:
-Finalmente ti ho trovato, dio del tuono. Sei ben poca cosa, non fosse per gli accordi che ho preso non ti avrei degnato di uno sguardo. Ma sfortunatamente per te, i patti sono patti-
Accordi, patti…mi suonava tutto pericolosamente vicino allo stile di Loki. Possibile che il suo tradimento fosse arrivato a tanto? Avevo davvero lasciato l’amore della mia vita nelle mani dell’uomo che aveva liberato i titani? Per un momento pensai di abbandonare la missione e andare a cercarli, ma allora il cielo fu squarciato da un fulmine che non era mio. Zeus, abbandonata l’uniforme da pilota a favore di un’armatura argentea, arrivò a tutta velocità dietro Crono. Lanciò la saetta che brandiva tra le mani con una precisione che mi ci sarebbero voluti minimo altri tre secoli per acquisire, colpendo il mostro dritto nell’occhio.
-Sono io il tuo avversario padre!-
-Non scordarti di me, fratello!- aggiunse una seconda voce e dalle stesse ombre di Crono apparve un altro carro, nero sta volta, così come nera era l’armatura dell’uomo che lo guidava. Spronò i cavalli-scheletro che trainavano la biga e con una sorta di forcone colpì Crono alle gambe, facendolo barcollare. Anche se non lo avevo mai visto, immaginai dovesse trattarsi di Ade. Crono ruggì furibondo e dimenticandosi di me cominciò a roteare le braccia, cercando di schiacciare i suoi figli come fossero state mosche che gli svolazzavano attorno. Non più impegnato con il re dei titani, tornai al mio dilemma: correre da Artemide e Loki, che era forse l’artefice di tutto, o sostituire Poseidone e permettergli di unirsi agli altri? Stando alla profezia, solo i tre dei insieme avrebbero potuto battere Crono. E una volta fatto fuori lui, anche il mandante sarebbe stato sconfitto. Corsi a cercare Poseidone, ripetendomi che era la scelta più logica, e questa l’unica ragione per cui lo stavo facendo. Mi concessi solo di pensare che è difficile amare qualcuno di cui non puoi fidarti…
Trovai il dio del mare inginocchiato su una piccola altura, la volta celeste piegata sulle sue spalle.
-Poseidone!- gridai avvicinandomi.
-Thor!- rispose lui ansante –Per gli abissi cosa ci fai qui?-
–I tuoi fratelli affrontano Crono, sono venuto a farmi carico del tuo fardello così che tu possa unirti a loro. Solo le vostre forze congiunte potranno sconfiggerlo, è ciò che hanno profetizzato le Norne!-
Poseidone ci pensò un attimo, ma poi riprese:
-Mi dispiace affidarti questo peso, ragazzo, ma se c’è di mezzo una profezia meglio prenderla sul serio!-
 Mi inginocchiai accanto a lui e presi sulle mie spalle il cielo; quando l’altro dio si alzò mollando la presa per un momento rimasi senza fiato.
-Sei sicuro di farcela figliolo?-
Strinsi i denti e pensai ad Artemide, e che lo stavo facendo per lei. Quindi anche se mi tremavano le ginocchia e avevo già il fiatone sorrisi al dio del mare e lo esortai:
-Vai! Io resisterò!-
Poseidone mi lanciò un ultimo sguardo preoccupato prima di voltarsi e salire su un onda, lanciandosi anche lui all’attacco. Udì da lontano il ruggito di Crono quando li raggiunse. Ci furono esplosioni, il mare sembrò sul punto di sollevarsi tutto, il cielo una tempesta di fulmini. Io continuai a reggere quel peso opprimente, ascoltando la battaglia e pregando. Gli dei pregano, si…anche se non so dirvi a chi ci rivolgiamo. Andò avanti per quello che mi sembro un tempo infinito, era ormai il tramonto, ma poi ci fu un rombo più forte degli altri e un lampo seguito dal grido agonizzante di Crono. Probabilmente la Triade era ad un passo dalla vittoria. Ma non ebbi nemmeno il tempo di esultare, perché una fitta lancinante mi fece cadere in ginocchio, il peso del cielo pericolosamente vicino allo schiacciarmi. Dalla mia spalla sinistra spuntava una freccia dorata. Alzai lo sguardo: Apollo era a pochi passi da me e ne incoccava un’altra.
-Proprio non vuoi morire, eh playboy?-

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Capitolo 24
*** The Sun, The Moon, The Truth ***


Un mantra buddhista recita:
Tre cose non possono essere nascoste a lungo:
il sole, la luna, la verità.
 Non ci sarebbe vita senza la luce del sole, e sarebbe un vero peccato privare il mondo del volto splendente di mia sorella, ma la verità…la verità è una questione a parte.
 
-Apollo! Che stai facendo?-
Quella voce era un ronzio fastidioso nelle mie orecchie. Era la voce dell’uomo che voleva portarmi via Artemide. La voce di quell’uomo che si rifiutava di morire.
-Sapevo che non sarei stato in grado di farti fuori così facilmente. Addirittura Ares ha ammesso che sei un osso duro. Ma che saresti sopravvissuto a Crono…-
-Di cosa stai parlando?-
Persino con una delle mie frecce nel braccio e un’altra puntata al suo cuore, quell’uomo irritante ancora non riusciva a capire.
-Sei davvero ottuso. Ma forse, se ti spiegassi tutto fin dal principio, finalmente ti decideresti a tirare le cuoia-
-Perché mi vuoi morto?! Noi siamo amici! E Artemide…-
-Non pronunciare il nome di mia sorella come se ti appartenesse!-
-Appartenere? Apollo sei impazzito?-
-Follia? No Thor, posso assicurarti che sono perfettamente lucido. E visto che ancora ti rifiuti di capire, ti concederò di sapere il perché devi morire. Ti dirò tutta la verità-
Del resto come ho già detto, la verità non può essere nascosta a lungo.
Il vichingo non sembrava intenzionato a collaborare, ma tra il peso del cielo e la corda tesa del mio arco abbandonò presto ogni tentativo di contrattaccare.
-Smettila di agitarti e ascolta. Ricordi il tatuaggio a forma di costellazione sulle costole di mia sorella?-
-So già di Orione-
-Oh davvero? Che cosa sai, dio del tuono?-
-So che lo amava, so che lo ha ucciso-
-Lo ha fatto si. Fu un tiro perfetto. Ma se è solo questo che sai, allora non sai niente- avrei dovuto ucciderlo subito, ma maledizione sono un tipo così teatrale –Millenni or sono, venni al mondo urlando come qualsiasi altro infante. Mia madre era stata costretta dalla gelosia di Hera a nascondersi su un isola nell’Egeo, e partorì li. Venni al mondo piangendo, fino a che non la vidi: una neonata come me, eppure aiutava mia madre a farmi nascere. Ero appena uscito dal ventre materno, ma sapevo già che quegli occhi grigi erano i più belli che avrei mai potuto vedere in tutta l’eternità. Mia sorella, la mia gemella, la parte mancante della mia anima. Non te ne sei accorto? Non ci limitiamo a finire l’uno le frasi dell’altra, la nostra è una vera sorta di telepatia, un’empatia fuori dall’ordinario persino per gli dei. Noi siamo complementari; nessuno dei due può esistere senza l’altro. Siamo il giorno e la notte, il sole e la luna. E per secoli è stato così. Litigavamo certo, lottavamo come fanno tutti i fratelli; ma non esiste un essere in questo universo che la ami più di quanto la ami io. Non fraintendere, non è quell’amore abbietto che c’è tra te e il dio degli inganni. Il legame che ci lega è pura luce. Una luce che lei avrebbe mantenuto in eterno, per sempre pura, per sempre innocente, per sempre soltanto mia.
Per secoli è stato così, poi è arrivato Orione. All’inizio non gli avevo dato troppo peso, era solo l’ennesimo favorito: un buon cacciatore, un uomo semplice, un animo selvaggio. Mi accorsi presto del mio errore: la mia indomita sorella sembrava ammansirsi con lui, la sua adorabile alterigia tollerava le sue battute di spirito, gli sorrideva perfino. Ma all’epoca ero giovane e ai miei occhi quel cacciatore, per quanto abile, restava pur sempre un misero mortale. Così non feci nulla quando notai che Artemide passava sempre più tempo con lui, distoglievo lo sguardo ad ogni carezza che si scambiavano, restai in silenzio quando per la prima volta li sorpresi a baciarsi al chiaro di luna. Non molto tempo dopo venni a sapere che mia sorella aveva infranto il suo voto di castità, ma ancora una volta cercai con tutto me stesso di zittire quella voce che ruggiva dentro di me, di sopprimere quel sentimento che si attorcigliava attorno al mio cuore come un rovo di spine. In fondo cosa importava, era solo la sua verginità ad essere andata persa; non potevo certo farle la predica, io che per una sveltina negata ero disposto a maledire sacerdotesse per il resto della loro vita. Orione restava sempre un umano, nulla di più, nel giro di un secolo non sarebbe diventato che un ricordo sbiadito. Finché una notte la mia adorata sorellina mi prese da parte e mi rivelò le sue vere intenzioni: preferisco un respiro mortale con lui che un’eternità da sola, fu ciò che mi disse. Sola. Come poteva usare quella parola? Non sarebbe mai stata sola, aveva me! Avrebbe sempre avuto me! Come poteva gettare via la sua immortalità così? Come poteva lasciare me da solo? E allora non fui più in grado di far finta di niente, di volgere lo sguardo altrove. Lasciai che le spire attorno al mio cuore avvelenassero il mio animo -
-Sei stato tu- mi interruppe allora Thor, guardandomi con disgusto.
-Uno zotico come te osa biasimarmi?- gli risi in faccia –Io non ho torto un capello ad Orione. Credevo lo sapessi, è stata lei ad ucciderlo. Dopo che mi rivelò di voler diventare mortale, invecchiare e morire, escogitai un piano. Dissi ad Orione che Artemide aveva perso una freccia su un isola in mezzo ad un lago, e che sarebbe stata entusiasta se gliel’avesse riportata. L’idiota mi credette e iniziò a nuoto la traversata. Allora raggiunsi mia sorella e la sfidai per decidere chi fosse l’arciere migliore. Sono sicuro che persino tu hai notato quanto sa essere orgogliosa. Le dissi che se avesse centrato il puntino scuro tra le onde del lago avrebbe vinto. E devo ammetterlo, mia sorella è sempre stata più brava di me con arco e frecce. Quando scoprì che il puntino tra le onde era la testa di Orione, l’anima di quel miserabile era già ben oltre lo Stige-
-Brutto verme- Thor era livido. Nonostante il pesante fardello si alzò in piedi, ma non poteva lasciar cadere il cielo per avventarsi su di me.
-Resisti qualche altro minuto, ho quasi finito- mi avvicinai ed estrassi la freccia nella sua spalla, causandogli un gemito di dolore –Non posso lasciare prove compromettenti. Dovrò prendere il tuo posto non appena sarai morto. Ma non temere, dirò che hai combattuto come un leone, prima di essere sopraffatto dai sicari di Crono-
-Come hai potuto farle questo?-
-Ancora questo tono di predica…Sei ancora più stupido di Orione. Prova a far funzionare quei due neuroni che hai in testa, dovresti ringraziarmi! Se non li avessi fermati, non avresti mai incontrato Artemide! Avrebbe abbandonato la scintilla divina per lui, sarebbe avvizzita come un fiore che sfiorisce, sarebbe morta da almeno un millennio ora! Io l’ho salvata! Non è forse questo che fa un fratello? Proteggersi sempre, anche da se stessi?-
-Le hai spezzato il cuore, brutto bastardo!-
-Si, questo te lo concedo. Ma per l’ennesima volta, ti ripeto: Orione era soltanto un uomo, io sono suo fratello. Quando si rese conto di quello che aveva fatto, era a pezzi. Non l’ho mai vista piangere tanto. Mio padre per consolarla fece di ciò che restava di Orione le stelle che brillano oggi in cielo. E quando è venuta a conoscenza del mio coinvolgimento, forse allora mi ha odiato davvero. Non mi ha rivolto la parola per duecento anni. Ma in fondo al suo cuore sapeva che l’avevo fatto solo per lei, e alla fine mi ha perdonato-
-Per lei? Ipocrita meschino! Non sopportavi l’idea di perderla! Non sono stupido come credi, e di bugiardi che usano belle parole per mascherare le loro azioni ignobili ne ho visti di migliori di te! Posso capire che allora non volessi che Artemide si lasciasse morire, ma cosa mi dici delle tue azioni del presente? Arrivare a liberare i titani! Essere disposto a guardare il mondo bruciare!-
-Io e lei avremo comunque salva la vita. Il mondo possiamo ricostruirlo…-
-E il resto della tua famiglia? I tuoi amici?-
-Nessuno è importante quanto lei-
-La tua follia l’ha fatta ammalare. Le tue azioni la stanno uccidendo-
-Sarà con la tua morte che si riprenderà-
-Tutto solo per sbarazzarti di me? Con me la scusa della scintilla divina non regge, io non sono mortale, le starei accanto in eterno-
-No non lo faresti! Conosco la tua reputazione Thor! Conosco quella di tuo padre! Quanto amore era rimasto tra lui e tua madre al momento della sua dipartita? La faresti soffrire in modo anche peggiore! Per quanto tu possa amarla, ci sono cose che valuti più di lei. Per me invece è la cosa più importante! Del resto, tu sei un eroe, io sono solo un poeta-
Estrassi il pugnale che avevo con me, pronto a piantarglielo nel cuore.
-Sei solo un bambino geloso del suo giocattolo. Non sopporti che possa amare qualcuno più di quanto ama te-
-Non amerà mai nessuno più di quanto ama me, sbruffone-
-Non ti perdonerà mai-
-Col tempo, lo farà-
-No invece-
Il suono di quella terza voce mi paralizzò, la lama ferma a mezz’aria. Thor fissava a bocca aperta un punto alle mie spalle. Mi voltai: aveva una veste bianca, i capelli rossi sciolti sulle spalle, i lucenti occhi grigi carichi di tristezza.
-Adesso basta fratello-

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Capitolo 25
*** Parenti Serpenti ***


-Sorella!- il viso di Apollo era al contempo sorpreso  e sollevato. Il suo primo istinto sarebbe stato quello di correre ad abbracciare la dea della caccia, ma lo sguardo di lei lo trattenne. E per la prima volta da quando aveva progettato quel piano scellerato, provò una fitta di rimorso.
Artemide, apparsa come uno spettro, avanzò verso di lui e Thor, che ancora reggeva il cielo sulle spalle possenti. Era avvolta da un alone di luce mentre passava il suo sguardo dal fratello al dio del tuono. Quando gli sorrise, sebbene ancora tristemente, il cuore di Thor ebbe un sussulto, e il nome di lei sfuggì alle sue labbra come una preghiera.
-Adesso devi fermarti Apollo. Ti sei già spinto troppo oltre- Non c’era biasimo nel suo tono, solo quella opprimente tristezza. Per il dio del sole fu anche peggio; se sua sorella avesse urlato, lo avesse colpito, se fosse stata furiosa e carica di sdegno avrebbe potuto sopportarlo meglio.
-L’ho fatto per te. Non potevo permettere che ti facesse soffrire-
-E avresti distrutto la terra per uccidere uno soltanto?-
-Le cose che farei per amore …-
-Questo è un amore mostruoso, fratello-
-E farà di noi tutti dei mostri, sorellina…-
La dea della caccia sospirò abbassando lo sguardo.
-La Triade ha sconfitto Crono, i titani sono in fuga. La terra è salva, ma se ora uccidi Thor, io morirò con lui-
-No! La sua morte ti salverà!- Apollo si avvicinò alla sorella, pur reggendo ancora il pugnale –Non puoi amarlo più di quanto ami me-
-Ma lo amo, e se me lo porterai via, io ne morirò-
Il dio del tuono ebbe il buon senso di non intromettersi, anche se avrebbe voluto dirle tante di quelle cose; il momento era loro, e sarebbe stato determinante.
-Mi perdonerai vero? Per Crono e il resto?- Apollo suonava come un bambino colto nel mezzo di una marachella. Artemide gli sfiorò il viso, ora solcato di lacrime:
-Lascia il pugnale adesso, e lo farò-
E al comando della persona più importante per lui, il dio del sole lasciò scivolare l’arma a terra. La dea della luna sorrise, stringendolo a se. Apollo nascose il viso nei suoi capelli, e non notò che la luce che la avvolgeva mutava, diventando di una sfumatura verdognola. Quando capì, aveva già un pugnale conficcato nel fianco. Artemide tirò indietro la testa e lo fissò con brillanti occhi verdi prima di sussurrare con una voce non sua:
-Gli Odinson ti mandano i loro saluti-
 
Con mio sommo piacere, quando ci ri-teletrasportai sull’Olimpo Leo riuscì a non dare di stomaco. In compenso, io ero davvero a pezzi. Se non avessimo avuto impegni più urgenti, avrei voluto parlare a Thor di quello che avevo combinato con i giganti del gelo, davvero, lo avrei fatto, ma avrei preso la cosa con un po’ più di tatto. Di certo non avrei voluto che un paio di idioti dalle dimensioni gargantuesche gli sbattessero in faccia che ‘’Si, il tuo fratellino ti ha tradito di nuovo, e si, tu sei un vero imbecille dio del tuono’’.
Ma il dado era tratto, l’unica cosa che potevo fare per cercare almeno in parte di farmi perdonare era salvare Artemide. Non so se Leo si fosse reso conto di quanto poco restasse alla sua amica, mentre la adagiava sull’altare del tempio, ma io riuscivo a percepire la vita scorrere via dalla sua figura esanime come l’acqua di un fiume. Necessitavamo di una diga, e sapevo che il primo mattone per erigerla in fretta era nascosto nelle parole delle Norne.
Ripetei nella mia testa ogni verso di quanto avevano proferito nella caverna; in quel momento Thor doveva aver raggiunto Poseidone, e la Triade probabilmente stava affrontando Crono. Ma se la sconfitta dei titani non fosse bastata a salvare Artemide?
L’ingannatore da ingannare era riferito a me stesso? Sarebbe stato logico pensarlo, ma che senso aveva? Le antiche sorelle non avevano detto molto altro: ciò che ti serve ti è già stato dato. Intendevano forse la loro profezia precedente? Spuntai la mia lista mentale:
luna che muore, fatto; titani liberati, fatto; tradimento di un fratello, fatto. Restavano il sole ed il lupo. Se la luna era Artemide il Sole era Apollo…sanguina il sole, voleva dire che ci avrebbe rimesso anche lui le penne? E il lupo…
Mi veniva spontaneo pensare a Fenrir, ma dubitavo che il mio irascibile primogenito potesse essere d’aiuto.
Mentre mi arrovellavo il cervello, non mi accorsi che Leo mi si era avvicinato. Quando mi toccò la spalla sobbalzai.
-Stai pensando alla profezia?- mi chiese senza battere ciglio.
-Ehm, si, ecco…- perché diavolo balbettavo? –Tu non dovresti tenere d’occhio Artemide?-
-Non posso fare niente per lei, Loki, non cercare di illudermi. So che tu sai che le resta poco tempo. E che l’unico modo per salvarla è venire a capo di quelle rime-
-Mi sorprendi, a volte sai essere davvero sveglio-
-Mai quando serve, o non ti avrei aperto quella finestra a Dublino-
Ahia. Beh, me lo meritavo.
-Dimmi la verità una volta tanto. Sei davvero convinto che sconfiggere Crono basterà a salvarla?-
-…no-
-Come pensavo-
Cercò di non darlo a vedere ma il suo viso si fece triste. Sarebbe stato il momento ideale per un abbraccio, o una pacca sulla spalla… Che schifo le interazioni sociali. Me stavo li a guardarmi le mani per decidere dove metterle quando l’umano continuò:
-Pensavo fossi stato tu-
-Perdonami, ho fatto molte cose ultimamente. Puoi essere più specifico?-
Mi lanciò un’occhiataccia: -A liberare i titani, all’inizio ho pensato che fossi stato tu, per tenere Thor impegnato sulla terra mentre…-
-Oh quello! Beh, non c’avevo pensato, sicuramente un diversivo coi fiocchi, ma nemmeno io sono tanto pazzo nerd-
-Non chiamarmi nerd. So che non sei stato tu, ma sai, il tradimento di un fratello e tutto il resto, per un momento l’ho pensato-
Come dargli torto. Ma quella confessione mi mise la pulce nell’orecchio. E se, per quanto improbabile, quei versi non si riferissero alla mia scappatella con i giganti? In fondo, NON ero stato io a liberare i titani. Avevo completamente tralasciato il fatto che era stata una terza persona a nascondere una lima in una torta e a passarla a Crono. Se non fossi stato io il fratello a cui si riferiva la profezia?
Modesti a parte, sono un tipo maledettamente brillante. Una volta presa in considerazione l’ipotesi, non fu difficile srotolare la matassa. C’era solo un altro fratello che poteva desiderare la dipartita di Thor.
-Leo, non ti piacerà, e forse non mi crederai, ma credo di aver scoperto chi sia il responsabile dell’evasione dei titani-
Il mortale mi guardò colpito, ma poi mi sorprese di nuovo a sua volta:
-Si tratta di qualcuno di più vicino ad Artemide e ai greci vero?-
Lo avevo davvero sottovalutato.
-Pericolosamente vicino- mormorai.
-Prima che tu lo dica, non si tratta di Ares. È stato con me quasi tutto il tempo-
Un altro dio di cui mi ero completamente dimenticato. Leo aveva ragione, non si trattava di Ares. Ma forse anche lui aveva un ruolo da giocare nella storia. In fondo, anche il dio della guerra era molto legato ad Artemide. Il dio della guerra, il cui simbolo è il lupo.
-Per caso il tuo amichetto ti ha lasciato una spada o un’arma di qualche sorta?-
-Faccio ancora schifo nella scherma, mi ha dato solo questo- rispose lui mostrandomi un pugnale.
-Sarà più che sufficiente- d’altra parte mi serviva solo qualche goccia di sangue.
 
-Sai, mi sarebbe servita solo qualche goccia di sangue, un taglietto sulla mano sarebbe andato bene. Ma tu hai fatto male al mio fratellone-
La faccia di Apollo mentre mutavo forma davanti a lui era impagabile. Estrassi il pugnale dal suo fianco ed emise un gemito piegandosi in due, anche se non era poi una ferita così grave, specie per il dio della medicina.
Feci un teatrale passo indietro e mostrai la lama insanguinata.
-Loki!- esclamò Thor. Anche la sua faccia era impagabile.
-Ciao fratellone sopracitato. Prima che tu lo chieda, Artemide sta bene, o almeno lo sarà dopo aver ricevuto questo- sventolai il pugnale –Tutto tuo nerd-
Leo saltò fuori dai cespugli dove era nascosto e agguantò il pugnale. Lui e Apollo si lanciarono uno sguardo. Se vi state chiedendo da chi avessi preso ispirazione per l’espressione triste della mia versione di Artemide, avreste dovuto guardare lui in quel momento. Non disse una parola, le labbra serrate in una linea sottile, gli occhi colmi di lacrime che si rifiutavano di cadere. Gli aprii un varco per l’Olimpo e se ne andò.
-Come..?- sussurrò il dio del sole mettendosi in piedi.
-Oh è stato merito suo. E delle Norne suppongo; per quanto cripticamente, ci hanno davvero detto tutto quello che avevamo bisogno di sapere-
-Loki, come? Cosa?- sta volta fu Thor a chiedere spiegazioni.
-Permettetemi di lanciarmi nel monologo finale in cui spiego i dettagli del mio diabolico piano. Come ho già detto, ruotava tutto intorno alla profezia: la parte della luna che muore è assodata, così come i titani eccetera eccetera. Tra parentesi, i tre pezzi grossi hanno davvero sconfitto Crono, il tempo di sistemare Tifone e Oceano e saranno qui. Adoro Hermes! Ma torniamo a noi… Visti gli ultimi avvenimenti, era logico pensare che il tradimento di un fratello si riferisse a me, confesso che ne ero convinto anche io. Ma poi, parlando con Leo, ho cominciato a pensare ‘’e se non fosse così ovvio?’’. Se riflettete attentamente, quegli ultimi due versi non avrebbero avuto niente a che fare con il resto dell’avvertimento secondo questa linea di pensiero. Senza contare che io e Thor non siamo fratelli di sangue. Ed è proprio il sangue la chiave dell’enigma! Muore la luna, sanguina il sole… solo il tuo sangue Apollo, avrebbe potuto restituire la scintilla divina a tua sorella, scintilla che le hai strappato nel momento in cui hai deciso di tradirla-
-No! Io non ho tradito lei!-
-Credimi, per quanto cerchi di trovare una giustificazione, lo hai fatto. Sono un esperto in materia-
-Ma perché hai preso le sue sembianze?- chiese Thor.
-L’ingannatore a sua volta ingannare, mio ottuso fratello. Non potevo sperare di vincere in uno scontro aperto con Apollo, né tanto meno avvicinarmi abbastanza da ferirlo. E poi mi conosci, sai quanto mi piace essere melodrammatico. Restava solo la parte del lupo, e anche qui Leo è venuto in mio soccorso. Solo un’arma divina può scalfire la pelle di un dio, e a chi altri rivolgersi quando si parla di armi, se non al dio della guerra? Il cui animale simbolo, guarda caso, è proprio il lupo-
-Bastardo di un furbastro…- sibilò Apollo.
-Furbo, si, anche bastardo in effetti- ghignai –Devo ammettere però che mi hai sorpreso. Tutto questo macello è una cosa che ci si aspetterebbe più da qualcuno come me, oh integerrimo dio del sole-
-Va a farti fottere, serpe-
-Sei tu quello che è stato fottuto, stronzo egoista-
Era praticamente fatta; Apollo era con le spalle al muro, a breve Zeus e gli altri sarebbero arrivati, avrebbero liberato Thor e pensato a lui. Non aveva modo di cavarsela. A quel punto, me la sarei potuta svignare.
-Starà bene?- chiese però il dio del sole. Capii che si riferiva a sua sorella. Per quanto mi desse fastidio ammetterlo, eravamo più simili di quanto si possa pensare.
-Se le Norne non hanno mentito, si. E loro, a differenza nostra, non mentono mai-
Quel pazzo sorrise: -Poco male allora-
Probabilmente avrei dovuto aspettarmelo, in fondo era davvero una ferita poco grave. Invece il fascio di luce mi investì in pieno e mi sbalzò via. Mi schiantai al suolo battendo la testa. Per tre secondi riuscì ancora a mettere a fuoco: Apollo era sparito, Thor stava urlando qualcosa, guardandomi con un espressione…preoccupata? Ah, sei proprio un imbecille, dio del tuono. O forse era solo il colpo alla testa. Accidenti, avevo preso proprio una bella botta.
‘’Beh, questo non lo meritavo’’ fu l’ultima cosa che pensai prima di perdere i sensi.
 

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Capitolo 26
*** Dolor Hic Tibi Proderit Olim ***


Mi svegliai piangendo. Non sapevo perché, l’ultima cosa che ricordavo era di aver perso i sensi nello stesso templio in cui mi svegliai, ma non riuscivo a fermare le lacrime. Era come aver fatto un sogno di cui non ricordavo, ma ero consapevole che mentre ero addormentata avevo perso qualcosa.
La prima persona che vidi appena riaperti gli occhi fu Leo. Mi sorrideva, ma anche il suo viso era bagnato di lacrime. La debolezza, il peso della mortalità non gravavano più su di me. I miei capelli erano di nuovo rossi, i miei occhi di nuovo brillanti. La seconda persona che vidi fu zio Ade. Aveva l’aria di uno che avrebbe voluto dormire per un secolo, ma sorrise. Avevano sconfitto i Titani, mi disse. Eppure anche i suoi occhi erano lucidi. La sensazione di vuoto dentro di me si acuì. Incontrai mio padre quando un esercito che avevo visto solo un’altra volta arrivò sull’Olimpo. In testa c’era Odino, con lancia e armatura… era così diverso dall’uomo ubriaco sul mio divano. Papà mi abbracciò stretta non appena mi vide. Ma anche lui aveva pianto. Cercai tra le schiere di Asgard, stringendo la mano di Leo come una disperata. Un guerriero grasso portava in spalla Loki svenuto. Il mio amico mortale si irrigidì, ma non li degnò di un secondo sguardo. Una guerriera con i capelli neri sorreggeva Thor. Mi lanciò un sguardo carico di veleno. Il Tonante era stremato, scosso da tremiti, si reggeva in piedi a fatica. Ma quando mi vide sorrise, e lui non piangeva. Non so con quali forze si staccò dalla donna e avanzò verso di me. Lasciai la mano di Leo e lo abbracciai. Non ci furono parole, il battito del suo cuore mi bastava. Ma gli Asgardiani reclamavano il loro principe e per quanto lui protestasse mi fu strappato via prima di quanto avessi voluto. Ritrovai Leo, con lui c’era Atena. Anche lei aveva gli occhi arrossati.
-Qualcuno mi dica cosa è successo o impazzirò- sibilai –Perché piangete tutti?! Abbiamo vinto! Thor sta bene! Stiamo tutti bene! La terra è salva! Siamo tutti qui…- mi mancò la voce –Apollo… dov’è Apollo? Apollo! Dov’è mio fratello? No! NO! DOV’E’? APOLLO!-
Capì cosa provano i mortali durante un attacco di panico. Non riuscivo a respirare. Se non avessi visto mio fratello sano e salvo non sarei mai più riuscita a respirare. Annaspavo. Tremavo. Vidi Leo agitarsi per cercare di aiutarmi, ma non sapeva cosa fare. Un paio di braccia robuste mi afferrarono, ero scivolata. Mi ritrovai a fissare occhi rossi come il sangue. Io volevo occhi color del grano.
-Respira- comandò il dio della guerra –Respira bimba-
Ares era con Apollo, lui doveva sapere. Lo strinsi fino a fargli male. Lui non fece una piega. Mi sollevò come se fossi stata davvero una bambina e mi portò al suo tempio. Li, quando fui abbastanza lucida, mi disse finalmente tutto. E quando seppi la verità, pensai che Thor aveva ragione, Ares era un tipo veramente tosto, perché lui non aveva versato una lacrima. Io avrei voluto di nuovo essere mortale e morire. La parte più luminosa di me era morta. La metà gioiosa e solare del mio cuore era sparita, mi restava la metà che era solo mia, quella cupa e triste. Il mio fratellino…
Una cosa sbagliavo su Ares, non è poi così spietato. Dopo avermi raccontato tutto chiamò Morfeo e mi fece addormentare. Da sveglia rischiavo che il vuoto lasciato dalla metà del mio cuore che era di Apollo mi inghiottisse. In sogno potevo almeno gioire che fosse ancora vivo.
 
Sapevo che Thor non avrebbe mai potuto amare solo me. Secondo le leggende sono sua moglie, ma cos’è una moglie nelle leggende? Nulla di speciale. L’amore da leggenda è quello tormentato, quello che ti fa dimenticare di te stesso, che ti divora, che ti ossessiona, che non ti fa essere lucido, che rischia di ucciderti. L’amore ha ucciso più di qualsiasi spada. Sono Lady Sif, la guerriera migliore di Asgard, ma persino io dovevo rinfoderare la lama di fronte a questo. Di fronte a quella ragazzina dai capelli rossi che piangeva per un traditore. All’inizio pensavo che fosse questo tratto comune a rendere Thor e Artemide così uniti: entrambi amavano qualcuno che avrebbero fatto meglio a uccidere. Lo pensavo prima di vederla uscire dal templio del dio della guerra. Quando aveva abbracciato Thor era solo una ragazzina spaventata che non sapeva cosa stava succedendo. Quando uscì da quel templio era dolore. Non venne al capezzale del Tonante, per quanto lui chiamasse il suo nome nel delirio dovutogli dall’aver sostenuto il peso del cielo tanto a lungo. No.
Lei prese arco e frecce, saltò in groppa ad una cerva d’argento e partì. Alcuni guerrieri la seguirono, lo stesso Ares, anche alcuni dei nostri. Hogun e Fandral erano tra loro, Volstagg faceva la guardia a Loki. Quando tornarono, riferirono dei due giorni trascorsi al seguito della dea coi capelli rossi con solo poche parole, un’espressione tipicamente norrena: caccia selvaggia.
Più tardi, nei libri di miti, sarebbe diventata ‘’La caccia selvaggia della dea della luna crescente’’. Per due giorni Artemide setacciò il globo alla ricerca dei Titani rimasti. Per due giorni, senza sosta, li braccò come animali e li rispedì alle loro prigioni. Fandral mi disse che quando finalmente trovò Atlante, Ares dovette ricordarle che doveva lasciarlo in vita perché reggesse il cielo. Gli dei dell’Olimpo si erano alternati nel compito fino alla cattura. Ci volle un altro giorno perché Atlante tornasse abbastanza in forze per tornare al suo posto. Allora capì che era questo che Thor amava così tanto di lei: Artemide era tutto ciò che di selvaggio c’era al mondo. Il mio amato principe non l’avrebbe mai domata. L’avrebbe amata fino a che quel sentimento malsano e malriposto non l’avesse consumato. Sono questi gli amori da leggenda.
 
Dopo la sconfitta di Crono, passai una settimana sull’Olimpo. Atena fu così gentile da offrirmi ospitalità nel suo templio, visto che Artemide…
Non avevo avuto il coraggio di dirle di Apollo, non avrei mai avuto il coraggio di rivelarle che era stato lui a liberare i Titani, a cercare di uccidere Thor… che era stato per colpa sua se era quasi morta. Quando Loki aveva capito, non volevo credergli. Ma nonostante i miei buoni propositi alla fine gliela do sempre vinta, quindi avevo assecondato il suo piano e l’avevo seguito. Quando avevo visto con i miei occhi, quando avevo ascoltato con le mie orecchie la confessione del dio del sole, del mio migliore amico…
Meno male che c’era Ares, perché io non avrei mai avuto il coraggio di dirlo ad Artemide. La vidi di sfuggita partire per la sua caccia selvaggia, come la chiamavano gli Asgardiani, e ancora quando era tornata, coperta di sangue e con gli occhi da pazza. Poi si era sigillata nel suo templio. Io me ne stavo in quello di Atena, in quello di Ares, oppure andavo a trovare Thor. Il Tonante si era ripreso abbastanza in fretta, ma oltre ad essere sconvolto per Apollo, lui doveva occuparsi anche di Loki. Avevo cercato con tutto me stesso di evitare quell’argomento, finché quella mattina, dopo avermi chiesto per l’ennesima volta se avevo visto Artemide, e per l’ennesima volta essersi sentito rispondere di no, Thor mormorò: -Ho visto mio padre ieri notte. Il patto di Loki con i giganti per rovesciare Asgard è venuto a galla. L’avrei tenuto nascosto, ma quegli idioti hanno attaccato anche senza di lui e poi hanno confessato. Mio padre dice che lo addolora tanto, ma che non può fare a meno di prendere provvedimenti. Loki deve essere punito-
-Tipo una sculacciata divina?- dissi cercando di non suonare preoccupato, anche se il mio cuore ebbe un sussulto. Thor mi guardò triste.
-Potresti non saperlo, ma questo non è il primo crimine commesso da Loki. So che eravate amici, dovresti andare a salutarlo-
-Di che stai parlando Thor?- e questa volta mi tremò davvero la voce. Il Tonante sospirò: -Sono riuscito a ottenere, mettendo in luce i meriti di Loki nella faccenda dei Titani, che gli fosse risparmiata la pena capitale, ma le leggi divine sono molto poco flessibili. Mio fratello passerà il resto dell’eternità nelle prigioni di Asgard-
Rimasi in silenzio ad elaborare la cosa. Era quello che si meritava, ci aveva raggirato tutti, se Apollo non avesse dato di matto peggio di lui c’avrebbe fatti ammazzare da un branco di giganti, mi aveva usato, mi aveva mentito, mi aveva fatto soffrire… e il pensiero che non avrebbe mai più visto la luce del sole mi faceva venire voglia di piangere. Stupido. Idiota. Sul dizionario sotto la definizione di ‘caso disperato’ c’è una mia foto. Io e Thor restammo in silenzio, seduti nel giardino dietro il templio di Atena. Poi ci fu un gran trambusto proveniente dall’interno. Pochi secondi dopo Artemide uscì a passo di carica diretta verso di noi. Sentì Thor trattenere il respiro. La dea aveva i capelli in ordine e un aspetto più curato, ma aveva gli occhi arrosati e occhiaie pesanti. Si fermò davanti a noi con un cipiglio concentrato, io e Thor scattammo in piedi. Poi la mia migliore amica mi abbracciò stretto. Nascose il viso nella mia spalla e mormorò: -Grazie per non essere andato via-
Avevo trattenuto le lacrime fino a quel momento e tutti i miei sforzi andarono a puttane dopo solo sei parole. Ma in fondo ero quello che meglio capiva il suo dolore; il solo fatto che fosse riuscita ad uscire da quel templio aveva dell’incredibile. Avevo vissuto con i gemelli per anni, volevo bene ad Apollo e sapevo quanto lei ne voleva a lui. E sapevo anche che nonostante tutto, anche Apollo ci voleva bene. Non so per quanto tempo restammo abbracciati intenti a inzupparci di lacrime a vicenda, ma ad un certo punto ci lasciammo e lei si voltò verso di Thor.
-Io sono un disastro, la mia famiglia è un disastro, sei quasi morto per colpa mia, e venendo qui ho preso a pugni Lady Sifilide o come si chiama- Artemide si era lanciata in una serie di scuse, ma io vedevo benissimo che Thor non stava ascoltando una parola. La guardava con un sorriso leggero sulle labbra, poi quando lei si fermò a riprendere fiato la agguantò per la vita e la baciò. Lei rimase pietrificata dallo shock, ma lui continuò a tenerla stretta e poco a poco la mia migliore amica si lasciò andare e ricambiò il bacio.
Quella era la mia battuta d’uscita, così in silenzio me ne tornai all’interno del templio lasciandoli soli. Andai nella stanza che Atena mi aveva dato e mi lasciai ricadere sul letto. Non potei fare a meno di sorridere pensando a quei due; ce ne avevano messo di tempo, specie quell’emotivamente costipata di Artemide, ma alla fine avevano capito di amarsi. Un paio di occhi verdi mi balenarono in mente e mi premetti un cuscino sulla faccia. Ero come l’eroina di un film horror, una di quelle che si innamora del mostro. Quelle che o finiscono per redimere la creatura della notte, o finisco mangiate. Mi tolsi il cuscino dalla faccia sospirando, e per poco non mi venne un infarto. Saltai dal letto e indietreggiai agitando le braccia.
-Non c’è bisogno di fare così caro. Non ho intenzione di farti del male-
Nella mia stanza c’era una donna che non avevo mai visto prima: dalle vesti avrei detto asgardiana, e c’era qualcosa di familiare nei suoi capelli biondi e nei suoi occhi gentili. Ma, numero uno, era apparsa dal nulla nella mia stanza senza il minimo rumore, e numero due, aveva un aria evanescente che non era normale persino tra gli dei.
-C-chi sei?- chiesi guardingo. Lei mi sorrise.
-Io sono, o meglio ero, Frigga, regina di Asgard. Moglie di Odino Padre di Tutti e madre dei suoi figli-
-Tu sei..? Tu sei..! Tu sei…morta-
-Temo di si- abbassò lo sguardo.
-Che cosa vuoi da me?- chiesi tremando come una foglia. La donna puntò di nuovo gli occhi su di me e rispose:
-Voglio parlarti di mio figlio Loki-
 
 

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Capitolo 27
*** Sometimes a Good Man is not Enough ***


-Tu sei morta! Come puoi essere qui se sei morta?! Non sarai mica un…un fantasma?!-
-Suppongo che il termine usato dalla gente di Midgard sia quello, si- mi rispose la donna allargando le braccia a mostrare la sua figura translucida.
-I fantasmi non esistono! Cioè, ho visto cose parecchio strane stando con gli dei, ma questo…-
-Comprendo il tuo scetticismo, è piuttosto insolito, anche per gli standard divini. Ma posso assicurarti che i fantasmi esistono, caro. Anzi a dirla tutta, ne esistono molti di più tra i mortali, come è logico per definizione. Vedi, ci sono cose che, dopo che il loro tempo da vivi si esaurisce, li tiene legati a questo mondo; alcuni restano attaccati ad un posto, a un evento, altri si aggrappano a un’emozione, un dolore, un amore. E questi ultimi caro, beh… noi non andiamo mai veramente via-
Ammetto che quelle parole mi toccarono, e passato lo shock iniziale mi resi conto che la donna di fronte a me non sembrava affatto avere cattive intenzioni. Se avessi dovuto descriverla, avrei detto che, evanescenza a parte, aveva l’aspetto tipico di una madre. Ho sempre creduto che ognuno di noi venga al mondo con uno scopo; c’è chi nasce per essere madre. Decisi di darle una chance.
-Lei è lo spirito di Frigga-
-Esatto. Immagino che ci siano mille domande che vorresti farmi, ma spero mi perdonerai se non ti svelo il senso segreto della vita e vado dritta al sodo-
Quell’umorismo l’avevo già sentito da qualche parte.
-Una cosa però vorrei saperla- chiesi allora –Lei è la regina di Asgard, la madre di Thor e Loki, perché è venuta proprio da me?- Sono solo un misero mortale, stavo quasi per aggiungere. La donna sospirò.
-Una domanda lecita. Per quanto riguarda il mio primo genito, è in compagnia migliore della mia al momento, e purtroppo non ho molto tempo a disposizione. Perché non sono andata da Loki? Beh, perché lo conosco, e so che se andassi da lui ora gli causerei solo altro dolore-
-Mi scusi, ma continuo a non capire-
-Come ti ho già detto, sono sempre rimasta accanto ai miei figli, anche dopo il mio trapasso. Non ho intenzione di abbandonarli adesso, e per questo ho usato quel poco di magia che sono riuscita a conservare dopo la morte per venire da te. Voglio aiutare mio figlio, caro, ma ho bisogno di te per farlo-
-Di me?-
-Si, te-
-Me, Leonida Yang?-
-Per le ossa di Ymir ragazzo quante volte ancora dovrò ripeterlo!-
Anche l’espressione colorita suonava familiare.
-Molto bene, le credo. E capisco anche che una madre sia sempre bendisposta nei confronti del figlio, ma devo proprio farle presente che il figlio in questione è un criminale-
La donna si rattristò: -Non voglio giustificare le sue azioni, Loki ha commesso molti errori, ma ha anche compiuto gesta valorose e non merita l’eternità in una segreta. So che in fondo, per quanto si sforzi di dimostrare il contrario, Loki non è malvagio. Ed è soprattutto per questo che sono venuta proprio da te-
-Mi sfugge il punto, madame-
-Anche tu pensi lo stesso-
Avete presente quando ne combinate una e cercate in tutti i modi di nasconderlo a vostra madre, ma lei inspiegabilmente vi smaschera in un battito di ciglia? Quella fu la sensazione che provai in quel momento sotto lo sguardo sveglio di Frigga.
-Se anche la pensassi così, non posso ignorare il fatto che suo figlio mi abbia usato per i suoi scopi, che se non vogliamo definire malvagi erano per lo meno loschi, che mi abbia ingannato, che abbia ingannato tutti, anche il suo stesso fratello! Avrebbe ridotto Asgard in rovina se Apollo non avesse dato di matto peggio di lui!-  Il solo ripensare a tutto quello che era accaduto mi faceva venire gli occhi lucidi.
-Devi sentirti terribilmente solo adesso- disse Frigga all’improvviso –Coloro a cui tenevi ti hanno voltato le spalle, e l’unica amica che ti è rimasta ha qualcun altro nel suo cuore. Devi sentirti terribilmente solo. Mi dispiace-
Frigga 1 Leo 0; come ho già detto, tipica abilità da mamma: riescono a leggerti come un libro aperto in un baleno.
-Loki si è sentito così per tutta la vita- continuò lei –Forse se ti raccontassi la sua storia, saresti meno restio a dargli una possibilità-
Sapevo che stava per lanciarsi in un soliloquio shakespeariano, ma la signora si era presa la briga di risorgere dalla tomba solo per parlare con me; mi sedetti sul letto e l’ascoltai, almeno quello glielo dovevo.
-Suppongo tu sappia che Loki è stato adottato. Accadde millenni fa, dopo la guerra tra Asgard e i giganti di ghiaccio. Dopo averli ricacciati a Jotunheim, Odino trovò nel tempio della loro città sotto assedio un neonato, troppo piccolo per un normale gigante. Era una deformità per quella razza dal cuore crudele, ed era stato lasciato li al freddo a morire. Poco importava che fosse figlio di Laufey e che il sangue che gli scorreva nelle vene fosse di stirpe reale. Odino lo prese con se e lo portò ad Asgard. Oh so bene che il suo non fu solo un atto di misericordia: nel disegno del Padre di Tutti il bambino sarebbe diventata una pedina preziosa, forse sperava addirittura un giorno di potersi servire di lui per creare un’alleanza con Jotunheim. Dove peccano di amore genitoriale, i giganti del gelo abbondano di ferocia guerriera, una qualità molto apprezzata ad Asgard. Ma se quello era il piano di Odino, per me fu molto diverso: avevo già Thor si, ma non appena posai gli occhi su quel fagottino infreddolito, quando per la prima volta mi sorrise, qualcosa nel mio cuore si smosse, e seppi che ero destinata ad essere sua madre. Checché ne potessero dire gli altri, lui era mio figlio. Io e Odino decidemmo che quella sarebbe stata la versione ufficiale, che avremmo detto che Loki era nostro figlio, il nostro secondo genito, e che la verità sulle sue origini sarebbe stata celata anche a Loki stesso. Con un incantesimo alterai il suo aspetto perché anche quei pochi tratti che aveva ereditato dalla sua specie venissero nascosti, ma ahimè, per quanto mi sforzassi di rendere Asgard la sua casa, fin dal principio fu chiaro a tutti che in Loki c’era qualcosa di diverso dagli Asgardiani. Quando Thor e gli altri giovani passavano interi pomeriggi al campo di addestramento, lui rimaneva con me a leggere. Già in tenera età dimostrò un particolare talento per la magia, che da noi è considerata competenza prettamente femminile. Con l’adolescenza poi,  la peculiarità di Loki divenne ancora più lampante. Se fosse stato un ragazzo meno sveglio non sarebbe stato così grave, invece era consapevole di ogni sguardo, ogni bisbiglio malevolo alle sue spalle. Ancora una volta nemmeno il suo sangue reale poteva salvarlo dal pregiudizio, e peggio ancora, a tutto si aggiunse il confronto costante con suo fratello, il principe dorato di Asgard. Thor era, agli occhi dei sudditi, tutto quello che Loki non era e che avrebbe dovuto essere; non è stato facile vivere nella sua ombra, e nonostante abbia cercato di dargli quanta più luce potessi, per lui non era mai abbastanza. Loki non è mai stato abbastanza. Per quanto si sforzasse i suoi meriti, i suoi successi, non venivano mai riconosciuti, e in qualsiasi cosa era sempre secondo, tranne appunto la magia, che lo rendeva ancor più strano. In un primo momento, la sua reazione fu quella di isolarsi, e qui devo dar merito al mio primo genito; Thor era arrogante e pieno di se, ma è sempre stato sinceramente affezionato a Loki e non lo ha mai lasciato solo. Il che ci porta alla seconda reazione, che anche tu conosci: non potendo avere la loro approvazione, Loki fece in modo che il disprezzo nei suoi confronti fosse giustificato, iniziando a mentire e a combinare marachelle. All’inizio erano scherzi piuttosto innocui, come quando tagliò i capelli di Lady Sif, e per un po’ l’acume che dimostrava nell’ingannare tornò utile anche agli Asgardiani. Ma la sua era un’arma a doppio taglio, che finì col fare di lui un paria; era il dio delle bugie, nessun asgardiano si fidava di lui, e più lo isolavano e lo disprezzavano più lui dava loro motivo per farlo, incrementando sempre di più la gravità dei suoi scherzi. Ma la situazione divenne davvero irreparabile il giorno in cui scoprì la verità sulle sue origini. Non so bene come accadde, Odino mi disse di averlo trovato nella sala dei cimeli… probabilmente vagando alla ricerca di un qualche svago era incappato in un manufatto di Jotunheim e il mio incantesimo si era annullato. Oh non dimenticherò mai la delusione nei suoi occhi quando venne da me a chiedere ulteriore conferma. Mi ero illusa di potergli nascondere la verità in eterno, e non mi ero resa conto che così facendo eravamo stati noi…ero stata io la prima a tradirlo. Vedi, non è sempre stato Loki a cominciare-
Ascoltavo assorto il racconto di Frigga senza osare interromperla, dalla sua espressione sentivo che stava per arrivare al punto di svolta; di fatti:
-Non molto tempo dopo quella rivelazione, Asgard venne attaccata dal popolo degli Elfi Oscuri. Sono una razza antichissima, malvagia e versata nelle arti magiche. Sono molte le reliquie custodite nei nostri sotterranei che farebbero gola a creature del genere. Ingannarono persino Heimdall, l’onniveggente, e riuscirono ad introdursi ad Asgard. Thor corse a respingerli con l’avanguardia, ma inspiegabilmente un gruppo di elfi, tra cui Malekith, il loro capo, riuscì a giungere fino al palazzo reale, e addirittura alla sala del trono. Odino mi disse di rimanere nelle mie stanze mentre si occupava di loro. Ovviamente non lo ascoltai e finì per imbattermi in un gruppo di invasori. Sono fiera di dire che ho dato loro filo da torcere, ma poi sopraggiunse uno dei loro guerrieri maledetti, che hanno barattato l’anima per il potere. Forse la vecchiaia infine aveva raggiunto anche me, perché benché abbia combattuto fino allo stremo, alla fine sono caduta. Non ho mai saputo perché gli elfi ci abbiano attaccato, nemmeno quando il mio spirito raggiunse il Valhalla, e tanto meno come abbiano potuto superare così le nostre difese. Solo quando un giorno la mia anima ricevette una visita nel regno di Hel capii; lui non avrebbe mai voluto, mi disse chiedendomi perdono, non avrebbe mai immaginato che aprire le porte di Asgard a un gruppo di Elfi per quella che lui credeva sarebbe stata una semplice scaramuccia, sarebbe costato tanto. Più grande l’offesa, più grave la risposta, e il prezzo per essere stato condannato a vivere nella menzogna e nel disprezzo fu la vita di colei che lo amava come una madre. Loki odia Odino per averlo usato e ingannato e gli da la colpa dell’accaduto, per essere stato troppo orgoglioso per accorgersi del pericolo e avermi lasciato da sola… ma in realtà colui che Loki odia e biasima più di ogni altro è se stesso. L’unico modo che conosce per andare avanti è mentire, e quindi non ha avuto altra scelta che mentire a se stesso. Se non lo avesse fatto il dolore lo avrebbe distrutto-
-Forse è così- parlai allora –Solo un uomo distrutto avrebbe fatto quello che ha fatto lui- La fuga, il tradimento, la tristezza dietro il suo sorrisetto onnipresente…Loki era un uomo a pezzi.
-Lo capisci meglio adesso?-
Oh, capivo eccome, in fondo la sua storia aveva parecchi tratti comuni con la mia: insicurezza, discriminazione, quando passi secoli a soffrire così è facile fare un passo falso, e alla fine anche il dio degli inganni era scivolato. Ma tutto il dolore, la pena che aveva patito poteva giustificare i peccati commessi? Oppure erano troppo gravi per essere perdonati? Esiste redenzione per Loki, o il suo destino è già segnato? Ancora adesso, non ne sono del tutto sicuro.
-Capisco- esordì –Ma non credo che un’infanzia difficile possa giustificarlo-
-Su questo hai ragione, ma non puoi nemmeno negare che senza di lui ora non saremmo qui a conversare amabilmente, e che sia il mio primogenito che la tua Artemide mi farebbero compagnia nell’aldilà. Questo a Odino poco importa, al Padre di Tutti poco importa di qualsiasi cosa che non sia il Padre di Tutti. Ma so che ora anche tu credi che la punizione che intende infliggere a Loki sia esagerata-
-Ma deve essere punito in qualche modo-
-Ora parli come una fidanzatina che ha pescato il suo ragazzo a fare complimenti ad un’altra-
-Vostra altezza!-
-Anche questa vocina piccata è molto da donnetta-
-Regina o no, non ho intenzione di farmi insultare da lei- ribattei indignato.
-Scusami caro. Non intendevo offenderti, volevo solo dire che forse tu vuoi che Loki venga punito non per quello che ha fatto in generale, ma per quello che ha fatto a te-
-Pff, non gli do tanta importanza-
-Il fatto stesso che il suo tradimento ti abbia reso così cinico dimostra quanto ci tieni a lui. Il contrario dell’amore non è l’odio o il rancore, ma l’indifferenza caro-
Frigga 2 Leo 0. Ovvio che Loki non mi era indifferente; avevo cercato di nasconderlo in tutti modi, arrivando a mentire a me stesso; lui non mi era indifferente al punto da avermi infettato con la sua stessa malattia. Feci un ultimo disperato tentativo:
-Non amo Loki; non potrei amarlo perché non posso…-
-…fidarti di lui?-
-…esatto- ammisi alla fine.
-Non sei bravo quanto lui a dire bugie. È una convinzione comune che non possa esserci amore senza fiducia, ed è una dilemma che affligge anche Thor. Mio figlio è quello che è: il dio delle menzogne, l’Ingannatore. Loki sarà sempre Loki. Ma è anche, e sarà sempre, mio figlio. E io lo amo per quello che è. L’ho amato fin dal primo momento, prima che potesse mentire o tradire; prima della fiducia, l’amore-
-Nonostante abbia causato la sua morte?-
-Involontariamente, caro. E poi, si perdona sempre tutto a coloro che amiamo-
-Non so se riuscirò a perdonarlo completamente…-
-Ne hai tutto il diritto, in fondo a te manca l’istinto materno…Però mi aiuterai ad aiutarlo vero?-
-Le hanno mai detto di no, vostra altezza?-
-Da chi credi che l’abbia ereditata la lingua sciolta?-
 
Quando giunsi davanti alla cella di Loki mi sudavano le mani.
-Il cambio- dissi alla guardia, che si stiracchiò e dandomi una pacca sulla spalla disse: -Oh grazie a Odino!-
Non il minimo sospetto. Quando fu andato via, sbirciai all’interno. Loki aveva i capelli in disordine e se ne stava seduto a terra con la schiena contro il muro.
-Come va la botta?- chiesi.
Lui mi guardò sorpreso, ma assunse presto un’aria annoiata.
-E a te cosa te ne importa?- rispose massaggiandosi la tempia, dove lo aveva colpito Apollo per metterlo k.o.
-Beh, sarebbe meglio che tu fossi nel pieno delle forze per questo…- e con quello aprii la porta della sua cella. Loki sgranò gli occhi e in un attimo scattò in piedi e caricò verso di me, come un animale selvaggio che dopo anni non si è ancora abituato alla gabbia.
-Fermo, fermo! Sono io!- e prima che mi saltasse alla gola feci come mi aveva detto Frigga e annullai l’incantesimo illusorio. Loki rimase pietrificato.
-Cosa diavolo ci fai qui?-
-Ti aiuto ad evadere genio- sono sempre stato fiero del tono disinvolto che riuscì a mantenere anche se il cuore mi batteva a mille. Lui però non fece un passo di più:
-Come hai fatto..? La magia..?-
-Quella non è opera mia; assumere sembianze altrui è una caratteristica della tua famiglia in fondo-
Non mi disse mai se aveva capito che era stata sua madre ad aiutarmi, ma aveva gli occhi lucidi e un sorriso appena accennato dopo la mia risposta.
-Prendi le scale sulla destra-
-Lo so nerd, ci sono cresciuto qui-
-Uno si fa in quattro per salvarti le chiappe e tu fai il saccente! Ingrato, disgraziato…-
Mi afferrò per un polso interrompendo la mia serie di insulti: -Perché lo stai facendo, Leo?-
Mi fissava con quei suoi stupidi, intensi occhi verdi, ad un tratto serio, e per un momento pensai addirittura che i sentimenti che provavo per lui potessero essere ricambiati.
-Lo sai perché-
 Lo sapeva che lo amavo, era troppo sveglio per non essersene accorto.
-Io sono un mostro- sussurrò mentre nei suoi occhi passava una scintilla scarlatta.
Io mantenni il suo sguardo e risposi: -Non tutti i mostri fanno cose mostruose-
Poi restammo a fissarci in silenzio, io talmente ipnotizzato da lui da non accorgermi di quanto fossero vicini i nostri visi, di come sentissi il suo respiro sul mio viso…Ma mi riscossi da quel suo incantesimo e puntai i piedi.
-Un’altra cosa…- dissi a meno di un soffio dalle sue labbra. Lui inarcò un sopracciglio e poi… gli mollai il gancio destro che aspettavo di rifilargli da un bel pezzo. Lo colsi così alla sprovvista che finì a gambe all’aria, con gli occhi sgranati di chi proprio non se l’aspetta. Ma mentre gli tendevo una mano per rimetterlo in piedi scoppiò a ridere e disse:
-Me lo sono proprio meritato eh?-
-Oh puoi dirlo forte! Ora sbrigati, Heimdall potrebbe scoprirci da un momento all’altro-
-Te la caverai? Oh, e Artemide e Thor?-
-Probabilmente sono avvinghianti in qualche angolo buio a farsi la pulizia dentale a vicenda. E io, beh…me la cavo sempre, lo sai-
-Si, sei un mortale decisamente eccezionale Leonida Yang- mi carezzò il viso.
-Vai- ripetei io prima che mi facesse cambiare idea. Lui si staccò da me con riluttanza e si allontanò, ma poi si voltò e con quel suo sorriso sghembo mi disse: -Stai lontano da Ares ok? Sono un tipo terribilmente geloso-
In un epico sfoggio di virilità sorrisi come un ebete e lo salutai annuendo come una scolaretta mentre le ginocchia mi si piegavano. Lui rise e poi svanì correndo. Dopo un minuto mi ricomposi anche io e mi affrettai ad allontanarmi, così quando un’ora dopo le guardie trovarono la cella vuota e nessuna traccia di Loki, nessuno sospettò della mia complicità nell’evasione. Nemmeno l’onniveggente Heimdall sapeva spiegare come l’Ingannatore fosse sfuggito al suo sguardo, ed io ebbi conferma che Frigga, anche da fantasma, avrebbe fatto il culo a Harry Potter senza difficoltà. Presto la notizia si diffuse anche tra gli altri dei; Artemide fu l’unica a lanciarmi uno sguardo dubbioso, Odino era furibondo, e Thor, suo malgrado, aveva un sorriso a trentadue denti secondo solo a quello che nascondevo io.

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Capitolo 28
*** Olvidame, Amor ***


Passai gran parte della settimana successiva alla fuga di Loki sul divano del nostro appartamento di Dublino. Papà avrebbe voluto che restassi sull’Olimpo per un po’, considerando anche che la mia precedente abitazione era stata per lo più ridotta in pezzi da Ares; io avevo raccolto quei pezzi uno ad uno e li avevo rimessi insieme finché quel posto non era tornato uguale a come era prima che succedesse tutto. O quasi.
Leo si comportava più o meno come me; in effetti ci alternavamo, quando non ero io ad occupare il divano c’era lui, arrotolato come un involtino in una coperta.
-Mi do un’altra settimana di lutto, poi parto- brontolai io una sera mentre mi ingozzavo di gelato. Lui alzò la testa dalla sua ciotola di coppa alla nocciola e mi fissò; per un momento pensai che stesse per chiedermi di venire con me, ma poi annuì senza una parola e tornò a ingozzarsi. Eravamo due ragazzine alla loro prima delusione amorosa. Sapevo che Leo aveva a che fare con l’evasione di Loki, così come sapevo che aveva una cotta per lui. Quello che non sapevo, e che continuavo a non sapere, era in che rapporti si fossero lasciati l’ultima volta che si erano visti. Dal gelato e dal divano avevo ipotizzato che qualcosa non andasse. Non avevamo parlato molto a essere sinceri, eravamo troppo depressi per... lui.
  Nel mio caso specifico, si può dire che ero stata io a troncare i rapporti. O meglio, il mio ‘’troncare’’ era stata conseguenza diretta dell’essere stata ‘’troncata’’… da lui. Facciamo un salto indietro di una settimana:

-Thor, aspetta- riuscii a mormorare senza fiato. Ovviamente il Tonante non mi diede retta e continuò a baciarmi. Mi attirava a se tenendomi per i fianchi, reclamando le mie labbra quasi prepotentemente. La cosa più strana era che non mi dava fastidio… non mi dava fastidio affatto, avrei voluto poterlo baciare in eterno. Mi sentivo bene stretta tra le sue braccia, eppure…
-Thor, aspetta- sta volta misi più convinzione nella mia voce. Lui si fermò e mi fissò preoccupato: -Troppo veloce? Se vuoi possiamo…-
-Non è questo, amore mio-
Leo aveva ragione, Thor aveva davvero un sorriso abbagliante; il fatto che mi bastasse chiamarlo amore per farlo sorridere così mi dava una sensazione di onnipotenza che non avevo mai provato… e io sono una dea. Ma durò poco e la preoccupazione tornò a occupare il suo sguardo indagatore: -Cosa c’è allora, amore?-
Ora che avevo finalmente accettato i miei sentimenti per quello che erano, non potevo tenergli nascosto quello che sentivo.
-Prima di tutto, sappi che…che io…mi sono innamorata di te, Thor Odinson. O dei l’ho detto ad alta voce, non mi sembra vero-
-Dillo di nuovo- rise lui stringendomi più forte.
-Non ti esaltare playboy. Ti amo soltanto-
-Ti amo dal terzo giorno che ti ho conosciuto- rispose lui.
-Caspita, che precisione-
-Il giorno della nostra prima uscita. Cioè, in realtà me ne sono reso conto solo dopo Ares…-
-Davvero? Gelosia?-
-Non sai quanto-
-Lo sapevo!-
-Non essere troppo compiaciuta, ti amo soltanto-
Mi presi un attimo per perdermi nei suoi occhi azzurri, poi mi alzai sulle punte e lo baciai di nuovo, nel mio modo inesperto e goffo che tuttavia non sembrava dispiacergli poi tanto. Fu lui a fermarmi stavolta.
-E’ per tuo fratello?-
Rimasi pietrificata. Certo che era per Apollo, ma sentirselo chiedere così direttamente era una pugnalata.
-Scusami, sono stato indelicato-
-No- trovai la forza di rispondere –Sei stato sincero. E devo esserlo anche io. Ti ho già detto quello che provo, ma devo anche dirti quello che provo per lui-
Un’ombra passo sul suo viso ma continuò ad ascoltarmi.
-So che pensi che ciò che ha fatto sia troppo grave per essere perdonato, e non ti biasimo, in fondo è te che ha cercato di fare fuori-
-E nel farlo ha quasi ucciso anche te-
-Non volontariamente, non lo avrebbe mai fatto se avesse saputo… onestamente nemmeno io so spiegare bene come le due cose fossero collegate. Una cosa però la so: tutto quello che Apollo ha fatto, tutto quello che Apollo fa…è unicamente per proteggermi. Potrà sembrarti assurdo, ma nel suo modo di vedere le cose è così. Io e lui…Thor, per quanto io ti ami, non esiste nell’intero universo un essere a cui io tenga di più che ad Apollo-
Seguì un lungo silenzio.
-Sono proprio una stronza-
-No, sei solo sincera. Anche quando una bugia farebbe meno male, tu preferisci dire le cose come stanno. Non ci sono abituato, ecco tutto-
Gli feci un sorriso sbilenco.
-Andrai a cercarlo, non è così?- mi chiese.
-Mio fratello sarà divorato dal senso di colpa e dal disprezzo per se stesso adesso, ma ancora peggio…è completamente solo. Ho promesso secoli fa che qualunque cosa potesse accadere, non lo avrei mai lasciato da solo. Perciò si, non appena ne avrò la forza, andrò a cercarlo. Ma potrebbe volerci un po’. Non si lascerà trovare facilmente, nemmeno da me. Quell’idiota probabilmente pensa di non avere nemmeno più il diritto di farmi vedere la sua faccia da tonto…-
-E non lo avrebbe- aggiunse stizzito il Tonante.
-Amore mio…-
-Mi stai lasciando. Per andare a cercare l’uomo che ci ha quasi ucciso entrambi-
-Non sarebbe giusto costringerti ad aspettare…-
-Non sei nemmeno in collera con lui-
Dopo un minuto risposi: -Quando Orione…dopo che lui…ero così arrabbiata con Apollo. Volevo ferirlo quanto lui aveva ferito me. Volevo che soffrisse come soffrivo io. Durò secoli, finché un giorno mi decisi. Andai da lui decisa a fargli più male di quanto avesse mai provato in vita sua. Ma non appena mi guardò capì che lo provava già. Nei suoi occhi c’era lo stesso dolore che c’era nei miei. Siamo gemelli, anche le nostre emozioni si somigliano. Ciò non implica che non gliele darò di santa ragione quando lo troverò, ma…Può la luna portare rancore al sole quand’egli ogni notte muore purché lei possa respirare? -
-Se fossi un fratello bravo la metà di te…-
-Loki sarebbe già fuori di prigione?-
-Merita di essere punito. Così come Apollo. Ma…non abbandonerò mio fratello-
-E io non abbandonerò il mio. Dovessero persino condannarlo a un’eternità nel Tartaro-
-Così scegli lui-
-Se avessi scelta, non ti lascerei mai. Ma non posso chiederti di farti carico di tutto questo. Ti prego cerca di capire…-
Thor restò pensieroso, stringendomi come se temesse di vedermi svanire tra le sue braccia.
-Proprio adesso che ti avevo ritrovata…-
Mi vergogno ad ammettere che iniziai a piangere come una donnetta. Lui mi asciugò le lacrime e disse infine:
-Fa quello che ritieni giusto, divina Artemide. Ma sappi che…non potrò mai dimenticarti! Ti amerò fino alla fine del tempo stesso-
-E io amerò te, Thor, e non perché sei un dio…- sorrisi –ma perché sei un brav’uomo-
Lo baciai un’ultima volta e con non so quale forza di volontà mi separai da lui. Mentre andavo via, non osai voltarmi. Se mi fossi guardata indietro, sarei stata perduta.
 
E così mi ero presa un paio di settimane di stasi completa prima di guardare avanti, ad un presente senza Thor e senza mio fratello, e a un futuro incerto. Il lunedì mattina successivo decisi che non potevo rimandare oltre. Salutai Leo sulla porta, apprezzando il fatto che si sforzasse di essere forte anche lui.
-Detesto il lunedì- brontolò semplicemente, tirando su col naso.
-Lo riporterò indietro, vedrai-
-Voi stupidi dei avete una concezione del tempo diversa. Potrei essere vecchio e rachitico quando lo troverai-
-Ehi, guardami Leonida Yang- gli alzai il viso con una mano sotto il mento -Tu sei l’umano più strano e più eccezionale che io abbia mai conosciuto in duemila anni. E sei il mio migliore amico-
-Anche tu sei la mia migliore amica-
Restammo così, con il cuore in mano, per un paio di secondi, poi ci abbracciammo scoppiando in lacrime, come facevamo sempre.
-Ti terrò aggiornato, e verrò a trovarti spesso-
-Promettimelo-
-Te lo prometto. Tu non metterti nei guai, prometti-
-Lo prometto-
-Avevi le dita incrociate-
-Non è vero. E poi lo sai che il pericolo è il mio mestiere-
-Mi mancheranno le tue battute sceme-
Ci disincastrammo controvoglia.
-Abbi cura di te-
-Anche tu-
Non avrei mai pensato che mi sarebbe dispiaciuto tanto separarmi da un mortale, ma mentre scendevo in strada piansi di nuovo. Dei, quanto piangevo in quei giorni! Ne avrei avuto abbastanza per un millennio. Aprì la porta e mi ritrovai davanti una muraglia umana bionda.
-Che diavolo ci fai qui!?-
-Volevi partite senza salutarmi, peste?- disse Thor con un sorriso sfolgorante.
-Pensavo sarebbe stato più semplice…- mormorai. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e avevo il cuore a mille. L’amore è un bastardo.
-Beh, sai cosa sarebbe ancora più facile?- disse lui prendendomi per mano e trascinandomi davanti a una Volvo V40 parcheggiata nel vialetto –Venire con te-
Strabuzzai gli occhi e rimasi a bocca aperta. Lui si fece una grossa risata e spiegò: -Visto che il mio fratellino è riuscito a scappare, con l’aiuto di qualcuno, sospetto- lanciò un’occhiata divertita alla finestra del mio appartamento -ho deciso di ritrovarlo-
Non riuscivo a decidere se volevo togliergli quel sorriso dalla faccia con un pugno o con un bacio.
-Quindi stiamo partendo insieme per una ricerca collettiva di fratelli perduti?-
-Più o meno, amore mio-
-Con una Volvo-
-Non lo sai che i caproni sono superati?-
Decisi per il bacio. In effetti, gli saltai addosso, ma questi sono dettagli.
-Amore, se vuoi veramente partire oggi, smetti di muovere le anche così, il mio autocontrollo fa schifo- rise contro le mie labbra lui, ma percepivo una nota intimidatoria nella sua voce roca. I sedili posteriori della volvo sembravano comodi… Iniziai a baciargli il collo, per tutta risposta lui mi stinse il sedere. Poi siccome mi è sempre piaciuto giocare col fuoco, lo mordicchiai. Pessima idea perché volevo davvero partire quel giorno. Mi ritrovai sbattuta sul cofano della volvo con Thor che cercava di strapparmi di dosso la maglietta. Ero piuttosto sicura che in Irlanda ci fosse ancora il reato di atti osceni in luogo pubblico, ed ero la dea ‘’vergine’’ per eccellenza…ero.
-No, no, no- si fermò all’improvviso Thor. Lui, Thor. Si fermò. Con la mia maglietta a brandelli stretta in pugno e il viso nascosto nei miei capelli.
-No?- chiesi leggermente allibita.
-Ho promesso a me stesso che la nostra prima volta insieme sarebbe stata speciale… e non vorrei rovinare la mia nuova macchina-
-Tieni più alla macchina? Ci siamo appena messi insieme e siamo già a questo punto?-
-Sarebbe un peccato romperla, e credimi finirei per romperla- poi aggiunse, con un sorriso, come dire, semplicemente peccaminoso –non ho né la forza né l’intenzione di trattenermi con te-
-Ok- risposi con gli occhi socchiusi e le ginocchia molli.
-Lo sto davvero facendo anche per Loki, sai- mi disse rimettendomi a terra –Oltre al fatto che sono completamente pazzo di te, intendo-
-Abbastanza pazzo da girare mezzo mondo pur di stare con me intendi?-
Mi accomodai sul sedile del passeggero, senza prendermi la briga di infilarmi un’altra maglietta. Voleva aspettare? Va bene. Gli avrei reso le cose facili? Assolutamente no. Lo guardai divertita mentre sbagliò tre volte di fila ad allacciarsi la cintura, il tutto cercando di evitare insistentemente di guardare nella mia direzione, o in quella delle mie tette. Il mio buon senso d’altro canto era annebbiato dall’improvvisa consapevolezza della perfezione del profilo del suo naso, così mi protesi in avanti e lo baciai di nuovo, allacciandogli finalmente la cintura e sussurrando: -Anche io sono completamente pazza di te-
 
Ed eccoli sfrecciare verso l’orizzonte, due ultra millenari innamorati a bordo di un fuori strada svedese. Ah, gli etero. Per loro è sempre tutto più facile. Non fraintendete, ero felicissimo per loro. Quando Thor mi aveva detto che Artemide lo aveva mollato per fare la martire volevo prenderla a schiaffi. Per fortuna lo avevo involontariamente aiutato a trovare il pretesto giusto per seguirla. Tra loro due non so davvero chi sia il più scemo a volte. Io in quel momento avrei dato qualsiasi cosa per stare con la persona che amavo…
Quando scomparvero dietro l’angolo voltai le spalle alla finestra e…
-Ciao nerd-
-CRISTO!-
-Un tipo simpatico, anche se non si è mai fatto vivo a quella sfida che gli lanciò Thor…-
-Che diavolo ci fai qui?!- urlai al gatto nero appollaiato sul tavolo della cucina.
-Ho realizzato di non averti ancora ringraziato per avermi aiutato a scappare- e con un balzo aggraziato scese dal tavolo trasformandosi nella sua versione umana.
-Di nuovo ciao, nerd- mi disse con uno strano sorriso smagliante.
-Loki, sei impazzito? Non puoi venire qui! Sarà uno dei primi posti in cui verranno a cercarti, dovresti nasconderti, che ne so, in Paraguay, o un altro di quei pianeti dell’albero del mondo e simili…-
-Senza contare che se mi trovano qui sapranno della tua complicità nell’evasione-
-Oh cazzo! Non ci avevo pensato! Merda!-
-Ti preoccupi più per me che per te stesso- commentò lui con tono disinvolto, come se mi stesse prendendo in giro, ma il modo in cui mi guardava…
-Sta tranquillo, so come nascondermi da Heimdall. Non mi troveranno a meno che non sia io a volerlo…E non permetterò che tu passi dei guai per causa mia-
-Oh- mi colse alla sprovvista. All’improvviso notai quanto si fosse avvicinato a me senza che me ne accorgessi. Lo guardai in viso sperando di capire cosa gli passasse nella testa, ma lui distolse lo sguardo.
-Non è una cosa che faccio spesso…ok, non lo faccio mai, ma questa volta…ecco, voglio…voglio essere sincero con te, Leo-
Il silenzio.
-Ok, è chiaro che non sei in te, ti senti la febbre? Agli dei può venire la febbre?-
-Sono serio nerd! Ho apprezzato davvero, davvero molto quello che hai fatto per me…-
Continuò ad avvicinarsi finché non mi ritrovai bloccato tra il muro della nostra nuova cucina e il suo corpo snello. Non mi ero mai accorto di quanto fosse alto, mi superava quasi di tutta la testa…
-Che cos’è che vuoi dirmi Loki?-
-Primo, grazie, secondo…- mi fissò a lungo, aprendo e chiudendo la bocca senza riuscire a emettere un suono. Non lo avevo mai visto restare senza parole. Poi all’improvviso una strana luce gli illuminò gli occhi.
-Oh, al diavolo- mormorò, e si lanciò su di me. Le sue mani imprigionarono il mio viso mentre le sue labbra si posavano quasi brutalmente sulle mie. Fui scosso da un tremito, e non solo perché quelle labbra erano gelide… Durò solo un paio di secondi, poi Loki si separò da me con il respiro un po’ smorzato. Non aggiunse altro, non diede voce ai sentimenti che cercava di esprimere con le sue azioni… Pensai divertito che Loki sembrava fisiologicamente impossibilitato a dire la verità. Non avrei dovuto indugiare in quel torpore in cui restammo languidamente, a pochi centimetri di distanza, respirando la stessa aria. Qualcosa in me, forse l’istinto sopito di sopravvivenza, stava cercando di mettermi in guardia, di ricordarmi quanto avessi sofferto…Ma commisi l’errore di guardarlo negli occhi. Con una mano afferrai il suo braccio, l’altra la immersi nei suoi capelli, e di nuovo annullai la distanza tra di noi. Un mugolio imbarazzante mi uscì dalla gola e lo sentì ghignare contro le mie labbra. Parve essere il solo incentivo di cui avesse bisogno; il momento dopo infatti mi ritrovai spinto insistentemente verso la mia camera. In cinque secondi ero steso sul letto con Loki a cavalcioni sopra di me intento a spogliarsi.
-Ok, quindi…ok, sta succedendo…-
-Te la senti nerd?- mi sorrise gettando via la tunica. La vista del suo petto nudo ridusse notevolmente le mia capacità mentali, togliendomi qualsiasi facoltà di locuzione. Riprendemmo a baciarci, e la sua foga quasi mi tolse il respiro. Lo allontanai un momento per riprendere fiato e di nuovo commisi l’errore di guardarlo negli occhi. Non so perché, mi tornò in mente un libro che avevo letto una volta, una frase in particolare…
-Se si trasforma il demone in eroe, il demone è soddisfatto?- ripetei ad alta voce, sorprendendo sia Loki che me stesso. Il suo viso si fece serio e inclinò la testa di lato, come a soppesarmi. Forse si stava chiedendo fino a che punto poteva permettersi di giocare con me prima che raggiungessi il punto di rottura. O forse gli piacevo davvero e stava pensando a come convincermi di quanto fosse cambiato.
-Ci sono cose dentro ognuno di noi che non possiamo mai permetterci di liberare-
Non chiarì i miei dubbi e non fece tacere il ronzio ammonitore nella mia testa, ma giustificai quella paura dicendomi che era dovuta al fatto che fosse la mia prima volta… che fosse l’atto in se e non la persona con cui lo stavo compiendo a turbarmi tanto. Pensai a quanto si sarebbe arrabbiata Artemide, o forse in questo momento lei stava facendo esattamente lo stesso con l’altro fratello…
 Loki si piegò su di me: -Smetti di pensare- sussurrò baciandomi, sta volta dolcemente, appassionato, come si fa prima di una pugnalata al petto…
La mia risoluzione, le mie paure, il mio stesso essere si annullò in quel bacio. Avrebbe potuto fare di me ciò che voleva, in quel momento non esistevo che in funzione sua…
Perdonami, Artemide riuscii solo a pensare. Non sono mai riuscito a resistere a questi suoi dannati occhi verdi…
 
Dovevo essermi appisolato, perché un attimo prima ero deliziosamente dolorante ed esausto e il momento dopo Loki era in piedi e si rivestiva silenziosamente.
-Te ne vai di già?-
-Sono un latitante, tesoro- disse piegandosi a darmi un bacetto sulla guancia.
-Non chiamarmi ‘’tesoro’’-
Ridacchiò della mia espressione irritata.
-Dove andrai?- chiesi, suonando un po’ troppo come una fidanzatina ansiosa.
-Forse in Paraguay, chi lo sa…ma verrò a trovarti spesso-
-Sarà meglio per te-
-Sei insaziabile, tesoro-
Divenni rosso come un peperone e mi sentì sul punto di morire d’imbarazzo. Loki rise di nuovo carezzandomi i capelli: -Vorrei restare e farti arrossire più spesso-
-Ma non puoi…-
-Il mondo è un palcoscenico e tutti noi abbiamo una parte da recitare. La mia è una parte triste-
-Sei sexy quando parafrasi Shakespeare-
-E tu sei deliziosamente brillante-
-Sai, se ti annoiassi- proposi io cercando di fare gli occhi dolci –potresti, in quel tuo modo eccezionalmente contorto e indiretto, dare una mano ad Artemide a trovare Apollo-
-Artemide che adesso per puro caso è insieme a mio fratello… I tuoi sforzi per la mia felicità sono commoventi nerd-
-Ecco continua a chiamarmi così. E’ molto più sincero. E comunque potresti anche passare a me le informazioni finché a tuo fratello non verrà più voglia di prenderti a calci non appena ti vede-
-Cosa che avverrebbe molto più in fretta se la tua amica seguisse il tuo esempio e si decidesse ad aprire le gambe-
-Mi hai dato della puttanella per caso?-
-Non ti farei mai un simile torto, nerd-
Ci coccolammo e prendemmo in giro per un altro po’, ma alla fine Loki si alzò mesto.
-Tornerò davvero-
-Disse il dio delle bugie- lo punzecchiai io. Lui mi fece un sorriso triste, si chinò un’ultima volta e mi baciò sussurrando: -Non con te, non più-
Mi concentrai sui suoi occhi verdi cercando di imprimerli nella mia mente, e non mi resi quasi conto che avevano già cominciato a sparire. In uno sprazzo di luce Loki se ne andò, lasciandomi a fissare il soffitto col cuore pesante. Non avevo la minima intenzione di alzarmi dal letto, mi chiedevo se ne avrei mai avuta, ora che ero da solo e senza nulla di particolare da fare. Non avevo mai capito quanto fosse scialba la mia vita senza quegli strani dei a complicarmela. Forse avrei potuto cominciare a comportarmi da persona normale…
Il mio cellulare vibrò dal comodino su cui l’avevo abbandonato. Erano circa cinque passi di distanza dal mio letto… ma se fosse stata Artemide? Se fosse stato Loki? Mi alzai, presi il cellulare e tornai a letto nell’arco di un peto secondo. Nuovo messaggio da numero sconosciuto. Feci scorrere un dito sul display e lessi:

Quando hai finito di farti sbattere dal tuo amichetto ci terrei a ricordarti che il tuo addestramento non è ancora finito. ALZA IL CULO E FAI 50 FLESSIONI. Ci vediamo domani mattina alle 6.00. Se non avrai fatto le flessioni, LO SAPRO’. Atena ti saluta.

Avevo detto persona normale? Beh vidi l’ultimo barlume di normalità volare fuori dalla finestra in quel momento. Non c’era bisogno di interrogarsi su chi fosse il mittente, ma mi salvai immediatamente il numero.
A: AllenatoreStronzo
Come fai a sapere di Loki?
 
Da: AllenatoreStronzo
Nello stesso modo in cui so che ti conviene cambiare il nome con cui mi hai salvato in rubrica
 
A: AresE’ilPiùFigo
Lo hai detto a qualcuno?
 
Da: AresE’ilPiùFigo
Affari di Asgard. No es problema mio. Fai le flessioni
 
A: AresE’ilPiùFigo
Gracias suppongos. Possiamo ridurre da 50 a 20?
 
Da: AresE’ilPiùFigo
No
 
A: AresE’ilPiùFigo
Ti voglio bene anche io <3
 
Da: AresE’ilPiùFigo
Domani ti farò rimpiangere tutte le strane posizioni che hai provato <3
 
Quanto odio Ares. È proprio uno stronzo. Ma in fondo, molto in fondo, ma proprio in fondo in fondo… un po’ mi piace, stronzaggine e tutto. Mi rotolai fuori dal letto, puntai i piedi e cominciai: -Uno…duuuue…due e mezzo..!-

 

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Capitolo 29
*** Epilogo ***


Era un lunedì mattina del 2018 e trascinavo i piedi in un vicolo di Dublino non lontano dall’appartamento dove abitavo meno di un mese prima. Nell’ultima settimana avevo sorvegliato la casa con fare svogliato ogni giorno, ma oggi mi appostai nell’angolo con la radicata convinzione che stava per succedere  qualcosa di diverso dal solito. Indossavo un cappuccio scuro calato fin quasi sugli occhi e aveva cominciato a crescermi una barbetta ispida. Inforcai anche un paio di occhiali da sole per completare il look da fuggitivo e/o eroinomane alla perfezione. Non dovetti aspettare molto per notare le prime discrepanze nel quadro familiare del vialetto sotto il mio ex appartamento. Una volvo aveva appena accostato proprio li di fronte; Thor in persona ne venne fuori, e andò ad aspettare con la sua solita baldanza fuori dalla porta. Altri cinque minuti e la porta si aprì: non riuscì ad evitarlo, il mio cuore sussultò non appena la vidi. I suoi grandi occhioni grigi erano spalancati di sorpresa, i suoi capelli la solita massa informe che tante volte avevo cercato di domare… Sembrava stesse bene. Ero quasi in grado di ignorare l’accenno di occhiaie e d’insonnia, quell’alone di tristezza che si trascinava dietro come una fragranza…
Ero troppo lontano e troppo ben protetto perché potesse avvertire la mia presenza. Ed era comunque distratta da Thor. Avrei potuto ascoltare, origliare ciò che si dissero… Lui la prese per mano e le mostrò la macchina. Beh, di certo non aveva il mio stile… Lei gli saltò addosso e lo baciò. Sembrava felice. Sembrava quasi radiosa. Seguì un imbarazzante quarto d’ora, in cui dovetti trattenermi dall’urlare. Eppure non riuscivo a distogliere lo sguardo; fortunatamente si fermarono e salirono in macchina, ancora un attimo di esitazione, poi partirono. Senza il dio del tuono a interferire, fu il mio umore a impossessarsi delle condizioni meteo, e il pallido sole d’Irlanda corse a nascondersi, proprio come me, dietro nuvole scure di pioggia. Lasciai che le gocce mi bagnassero il viso a mo’ di lacrime. Non avevo il diritto di piangere. Che cosa avevo combinato?
Un grosso corvo volò fino a posarsi sul cassonetto davanti a me. Sorrisi amaramente.
-Ehilà, signor ubriacone-
-Ciao sbarbatello-
Mi ero così impegnato a scappare dall’infuriata progenie del titano che avevo liberato da dimenticarmi che il dio che avevo effettivamente cercato di uccidere era un figlio di Asgard. Un figlio di quel dio che mi stava ora accanto vestito come un barbone sbronzo con una benda da pirata sull’occhio.
-Beh, che aspetti a uccidermi?-
-Non ho intenzione di farti alcun male, ragazzino-
-Difficile da credere dopo il casino che ho combinato-
-Casino che non ha niente a che fare con Asgard-
-Ho cercato di uccidere Thor-
-Quasi tutti abbiamo cercato di uccidere Thor almeno una volta-
-Non so se sia confortante o inquietante…-
-Noi Asgardiani siamo diversi da voi pavoni imbellettati dell’Olimpo…a parte quell’Ares, mi piace la sua faccia tosta-
Credo che in tutta la mia lunga vita fu la prima volta che senti dire a qualcuno che Ares gli piaceva. Ah no, c’era stata quella volta in cui Artemide si era sbronzata alla grande ad una festa di Dioniso. Avrei dovuto smetterla di pensare a mia sorella. Mi faceva venir voglia di strapparmi il cuore dal petto. Me lo sarei meritato; che razza di verme fa una cosa del genere a sua sorella, la persona più importante della sua vita, per ben due volte? Che diritto avevo di stare li, sotto la casa che avevamo condiviso, a ‘’sorvegliarla’’? Probabilmente lei non voleva la mia protezione, probabilmente lei non voleva più saperne di me. Aveva ragione: lei era felice con Thor, e io avevo cercato di distruggere quella felicità solo perché ero geloso. Avevo quasi condannato il mondo intero, solo perché ero geloso. Solo adesso me ne rendevo conto; avevo dovuto sbatterci la faccia, anzi, nel caso specifico avevo dovuto prendermi una pugnalata. La cosa peggiore era che del mondo continuava a non fregarmene niente… ma lei era quasi morta per colpa mia. Non sapevo perché, ma avevo quasi ucciso la mia Artemide. Non riuscivo nemmeno a concepire un’esistenza in cui lei non ci fosse; forse era per questo che non riuscivo a separarmi ancora del tutto da lei. Forse nutrivo persino la vana speranza che un giorno sarebbe uscita dall’appartamento, avrebbe voltato l’angolo e mi avrebbe trovato li, e invece di prendermi a pugni mi avrebbe abbracciato e detto che andava tutto bene…
-Quell’aria malinconica non ti si addice, sbarbatello-
Mi ero dimenticato di avere compagnia e per poco non trasalì. Rivolsi al padre degli dei un sorriso sbilenco e risposi con finta spensieratezza: -Ma no, per un musicista è l’ideale. Hai presente la canzone Hello, di Adele? Quella ragazza mi deve un Grammy-
-Non ho idea di cosa sia, ma so per certo che non risolverai niente a startene nascosto sotto la finestra di tua sorella…-
-E cosa dovrei fare eh? Non posso andare da lei e… ma no, non è questo che intendevi vero? No, tu vorresti che mi consegnassi a mio padre, agli altri dei. Non è così? Sarebbe quella la cosa giusta da fare, vero?-
-Devi prenderti la responsabilità delle tue azioni, figliolo-
-E magari potrei anche cavarmela solo con un’eternità legato a una roccia, col veleno di un serpente che mi cola in faccia. Ti piace come suona?-
Il vecchio si adombrò. Conoscevo quell’espressione, era identica a quella di mio padre quando gli si diceva qualcosa che non voleva sentire. Colsi l’occasione per rigirare il coltello nella piaga; se Odino mi avesse incenerito mi avrebbe fatto comunque un favore:
-Che mi dici di tuo figlio, Padre degli dei? Anche lui pagherà per le sue azioni? Quale destino hai scelto per lui?-
L’espressione di Odino si fece indecifrabile, e dire che avevo appena cominciato. Attesi con impazienza che si degnasse di rispondermi. I corvi che fino ad allora erano stati insolitamente silenziosi gracchiarono e si alzarono in volo. Forse mi avrebbe incenerito per davvero.
-Loki è scappato una settimana fa- 
O forse no. Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere.
-Tu…ahahah…sei venuto a farmi la predica sul fare la cosa giusta quando la tua stessa prole…ahahah…non ci credo…-
-E’ proprio questo il punto, moccioso arrogante! Non voglio che tu faccia la fine di Loki! Tu sei un bravo ragazzo, lo so. Hai solo commesso un errore-
-Sei un pessimo padre, te l’hanno mai detto?-
-Non posso fare più niente per lui-
-E per questo credi di poter fare qualcosa per me? Il prossimo passo qual è, adottarmi?-
-Loki ha rifiutato il mio aiuto ripetutamente. Mi ha rinnegato come padre. In lui il male è troppo ben radicato, ma in te…-
Sta volta fui io ad adombrarmi:
-Ascoltami vecchio. Non osare trasformarmi nella tua crociata personale. Sto rifiutando il tuo aiuto. Non sei mio padre. E in ultimo, io sono esattamente come Loki-
L’unico occhio di Odino scintillò in modo talmente sinistro che pensai di essermi finalmente spinto oltre. Ahimè, passò come una tempesta estiva e sul volto del dio l’accenno di rabbia divenne tristezza.
-Dunque è questa la tua scelta-
-Se avessi scelta ci sarei io con Artemide ora invece del tuo altro figlio. Ma se ti riferisci al consegnarmi alle autorità e al passare il resto dell’eternità in catene, beh, credo che a tal proposito la mia scelta sia la stessa di Loki-
Mi voltai come per andarmene, ma la sfumatura da prima donna del mio carattere mi fece voltare indignato:
-Beh, dopo tutto questo non mi chiedi dove andrò? Che cosa farò?-
Odino mi fissò con quel suo occhio azzurro e penetrante. Mi sentii come se la mia anima venisse messa a nudo:
-Non ho bisogno di sapere dove andrai, Apollo, perché so dove tornerai. Sempre e comunque, non importa quanta distanza cercherai di mettere tra voi, prima o poi non riuscirai più a rimanere lontano. Prega che io rimanga l’unico con questa consapevolezza-
E io mi ero illuso di poter fregare Odino, un uomo che aveva sacrificato l’altro occhio per ottenere la conoscenza…
-Addio, signor ubriacone. È stato bello ospitarti sul mio divano-
-Arrivederci, sbarbatello-
Lanciai un’ultima occhiata a lui, all’appartamento, al punto in cui la volvo con a bordo la mia sorellina era sparita, e con gli occhi ancora puntati sull’orizzonte, mi lasciai scivolare in un lampo di luce…
 
I corvi Huginn e Muninn planarono di nuovo sulla scena.
-E’ andato via, capo?- chiese Huginn
-Già- rispose mestamente Odino.
-Peccato, mi stava simpatico- continuò Muninn.
-Oh lo rincontreremo. Non è così signore?-
Tre figure incappucciate apparvero come fantasmi sopra il cassonetto rovesciato del vicolo. I corvi gracchiarono.
-Padre Odino. Padre di tutto- salutò la prima -Di tutto ciò che è bello e che è brutto-
-Detesto questa cosa delle rime- bofonchiò l’anziano dio –Non potreste dirmi ciò che dovete e basta?-
-Dopo millenni sei ancora irritato
Dal nostro interloquire rimato?-
-Per il sangue di Ymir vi burlate persino di me adesso?-
-In rima- aggiunsero i corvi in tandem.
-Silenzio!- tuonò il padre degli dei –Avanti signore, confermate i miei sospetti-

-Ebbene padre il momento è propizio,
poiché questa non è la fine, ma solo l’inizio.
Sabbie roventi e sole d’oriente
Scateneranno il pericolo dormiente.
I nemici amici diventeranno,
 il destino si compirà entro la fine dell’anno-

Le Norne non aggiunsero altro e svanirono in uno sbuffo di fumo.
-Non ci ho capito niente- gracchiò Muninn.
-Visto ragazzi? Proprio come avevo detto io!- lo ignorò Odino.
-Nemmeno il capo- sussurrò Huginn al compagno pennuto. Poi presero il volo e disegnarono in cielo archi e volteggi di pessimo auspicio.
 

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