Jail...

di Mortarjenny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Remember old times... ***
Capitolo 2: *** First day...Without you ***



Capitolo 1
*** Remember old times... ***


La prigione...cosa significa?

Giorno 1. Sono seduto, sono in cella, “tutta colpa sua, io non c’entro niente”. Sono queste le uniche parole che mi girano per la testa. Non riesco a togliermi quella maledetta scena: le mie mani sporche di sangue, l’amico per terra e Max Green che urlava, io, impietrito, guardavo quel ragazzo sdraiato a terra che con una mano si stringeva forte il petto e ripeteva: “no…non voglio morire”, mentre era ripiegato su se stesso dal male. Un lago di sangue era sotto i nostri piedi, sembrava che anche il cielo si fosse tinto di rosso.
Ad un c’erto punto mi sentii strattonato e spintonato, gli amici di Michel Cook stavano per prendermi a botte e mi urlavano nelle orecchie. Il mio sguardo era fisso sulle mie mani insanguinate e sullo sfondo il mio ex nemico, Cook, che si contorceva dal dolore e non facevo a meno di ascoltare i suoi lamenti.
Non ci riesco, troppo dolore, forse sono così per le droghe pesanti oppure…non lo so, troppi pensieri navigano nella mia testa, ricordi, sentimenti, momenti felici e tutto questo mi sembra finito. Da quando sono entrato qui mi sembra che il mondo si sia spento.
La mia cella è così buia e fredda, sento i miei pensieri appesi alle pareti, ogni minuto che passa mi sento soffocare dalle voci, dai suoni, e tutto quello che è successo ieri, in quel maledetto deserto.
Sono solo…sto guardando il pavimento con le mani tra i capelli che mi sostengono il ciuffo.
Il mio pensiero si fermò e iniziai a percepire passi lontani che riecheggiavano in fondo al corridoio. Sollevai il viso, impaurito, speravo fosse un poliziotto che venisse da me e mi portasse la buona notizia del tipo “ qualcuno ha pagato la cauzione, sei libero” lo so che era un po’ impossibile essendo che devo ancora scontare i due anni e mezzo e sono circa duecentocinquanta mila dollari, ma io speravo di tutto pur di uscire da quella topaia.
 Sentii il tintinnio delle chiavi e i passi che si avvicinano sempre di più. Mi alzai in piedi e appoggiai la testa tra le sbarre, pensieroso che qualcosa accadesse. Portai lo sguardo verso destra e vidi una persona che si stava avvicinando, era una guardia, i miei sogni si spensero, magari sta solo facendo un giro di perlustrazione, ad un c’erto punto ricaddi nei miei pensieri e mi dimenticai della guardia. I passi si fermarono e sentii una voce squillante dire:
“Ronald Joseph Radke ?!” sbattei gli occhi più volte e mi ci volle un po’ per riprendermi, appena misi a fuoco la sagoma di fronte a me vidi al guardia:
“Si si sono io !” con voce roca e distratta,
“Bene! In questo caso deve seguirmi.” senza esitare un sol secondo tirò fuori le chiavi e mi aprì.
“Che sta’ succedendo?!” ma non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai di nuovo ammanettato, era un dolore insopportabile stringevano più forti di ieri sembravano lacerarmi la pelle.
“Nulla di ché, ha delle visite !” mi rispose il guardiano. Il mio volto diceva tutto, ero felice che qualcuno fosse venuto a trovarmi, un piccolo accenno di sorriso si levò sul mio volto.
La guardia mi prese per il braccio sinistro, mi strinse forte e mi teneva leggermente più avanti di lui.
Dopo aver percorso quel lungo corridoio mi ritrovai in una stanza tutta bianca, e di fronte a me c’era un vetro molto spesso, circa 5 centimetri. Dall’altro lato c’era Max green, con le lacrime agli occhi mi guardava fisso con lo sguardo perso nei suoi pensieri. Appena lo vidi corsi verso di lui e spiaccicai le mie mani sul vetro. Max sembrava senza forze, alzò il suo braccio verso di me e con mano tremante e la mise davanti alla mia, era concentrato a guardare la scena, come se non fosse lui a muovere la mano.
Presi la cornetta del telefono di fianco a me appena l’alzai sentii un flebile rumore, come un telefono che squillava dall’altro lato del vetro. Max tenendo lo sguardo fisso su di me e la sua mano appoggiata al vetro con l’altra prese la cornetta alla sua sinistra e rispose con voce stridula
“Pronto?”. Sembrava sul punto di crollare…dalla mia bocca non uscirono parole. Sembrava immobilizzato l’unica cosa che riuscivo a percepire erano i suoi respiri e le lacrime che scendevano dal suo viso. Presi coraggio e dissi a gran voce per svegliarlo
“Max?!”i suoi occhi erano fissi sui miei, quindi decisi di ripeter il suo nome un’altra volta.
“Maax?!”solo allora vidi la sua bocca muoversi e pronunciare
“Non voglio vederti così” a quel punto abbassò lo sguardo a terra e le lacrime aumentarono, ma appena il suo viso si rialzò i suoi occhi erano pieni di rabbia e lacrime.
In quel momento i nostri occhi si incrociarono, rividi la scena dell’omicidio e rividi la scena delle mie mani insanguinate e la voce di Max, la suo voce, proprio la sua, che mi rimbombava in testa. Ma i miei pensieri si distrussero da un forte rumore, appena tornai alla realtà vidi il pugno di Max Green sul vetro…la cosa mi sconvolse, non trovavo parole, volevo urlare, sbraitare  ma le parole mi salivano per l’esofago su per la gola  e appena erano in bocca, invece di uscire rimanevano intrappolate li…e i pensieri che mi giravano in testa.
In una frazione di secondo, con uno scatto fulmineo e pieno d’ira, Max, riattaccò la cornetta, si girò, tenendo sempre la testa bassa, mi voltò le spalle e senza salutarmi se ne andò via. Io rimasi allibito, non ci potevo credere che il mio migliore amico mi aveva piantato in asso così. Già ero scioccato per la sua reazione appena mi aveva visto, dopo aver assistito a questa ultima scena sembrava che qualcuno mi avesse tagliato le gambe di netto, ossa e tutto. Non ci potevo credere che fosse realmente successo. Abbassai lo sguardo riposi la cornetta e mi limitai di indietreggiare verso la guardia, che mi prese per la spalla destra e io guardando in alto lasciai fare, e come al solito, mi ritrovai le manette addosso.
Davanti a me c’era una strada, il cielo era buio, ma un piccolo chiarore veniva dall’orizzonte, sembrava il tramonto o l’alba, non si capiva. Una voce mi chiamava, come un flebile respiro portato dal vento, che giungeva alla mie orecchie. Ma chi poteva essere ? era un sogno ? la strada era deserta, una montagna a destra del paesaggio interrompeva la monotona veduta. Iniziai a correre anche se non volevo, stavo troppo bene dov’ero. Mi ero perso, le tenebre erano dietro di me e mi stavano raggiungendo, ecco il motivo per cui scappavo. Come se qualcuno mi stesse comandando, io non sapevo quello che stava accadendo, potevo solo immaginarlo. L’oscurità mi stava inghiottendo, la sentivo, l’odore della notte mi aveva raggiunto, il gelido freddo mi aveva sfiorato il viso, ma io correvo sempre più forte ma non serviva a nulla. Ad un c’erto punto caddi a terra, bruscamente, senza nessun preavviso, senza ostacoli davanti a me. Appena caddi sentì un dolore alle gambe allucinante, assurdo.
Mi svegliai. Era solo un sogno. Ero nel cuore della notte saranno state le tre o le quattro. Mi misi le mani sul viso. Riflettevo.
Volevo capire quello che ho sognato. Cosa c’entrava? Ha qualcosa a che fare con Max? non credo. Almeno che non sia una sorta di metafora, o qualcosa giù di li. Ma su questo punto devo rifletterci meglio.
 Mi ritrovai a pancia in su, la mattina dopo, nulla di sorprendente, i sogni erano gli stessi: rivedevo l’omicidio. 





ANGOLINO DELLA SCRITTRICE
Grazie a tutti per aver letto questa ff. volevo solo precisare che mi sono fermata con l'altra e scriverò un pò di più di questa perchè ho più idee, poi nell'altra mi servirebbero più informazione da far combaciare...GRAZIE ANCORA ALLA PROSSIMAAA!!!
spero che anche questa ff vi sia piaciuta, ho cambiato radicalmente ambientazione e anche modo di scrivere, spero si noti CIAOO!!!

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Capitolo 2
*** First day...Without you ***


Era ora di colazione, dovevo andare al piano di sotto, insieme agli altri detenuti. Non avevo un aspetto splendido, avevo il trucco sbavato e la lacca, ora mai, non aveva più il suo effetto. Avevo il foulard con alcuni teschi e una giacca di camoscio, l’unico segno rimasto della mia vita precedente. Non ero visto di buon occhio dalle altre persone, forse per il mio aspetto. Alle nove in punto suonò un allarme e tutte le porte delle celle si aprirono. Attraversavo tutte le celle e tutti i reclusi camminavano liberamente per i corridoi. Lo sapevo benissimo di avere gli occhi addosso, ma non ci facevo caso, camminavo per la mia strada come se nulla fosse. Alcuni detenuti erano in pigiama: pantaloncini corti e magliette larghe con sugo di pomodoro o macchie di caffè spalmato sopra; quindi l’unica cosa che potevo fare era camminare a testa alta e sistemarmi il colletto della giacca, avendo sempre un buon sorrisino stampato in faccia. Arrivai al piano bar, una stanza gigantesca, con tavoli da pic-nic gialli uno di fianco all’altro, creando file infinite. Presi la mia colazione al bar infondo all’locale e come tutti gli altri mi sedetti sulle panchine, pregustandomi la colazione. Forse il sorrisino era meglio me lo scordassi, non feci in tempo a dare un morso alla mia brioche ripiena di crema che mi ritrovai appeso ad un muro. Un ragazzotto, il quadruplo di me mi prese e mi sbatté sul muro, tenendomi per il colletto della giacca. “Hey, femminuccia, che bei capelli che hai…” disse con tono minaccioso. “Vedo che abbiamo anche un bel trucco sotto agli occhi non è vero ?! sei carina come ragazza, ma hai sbagliato parte del penitenziario, le donne vanno nel settore B” mi disse, tenendo alto un pugno verso di me. Il suo alito mattutino non mi fece molto piacere. L’unica cosa che ebbi fatto fu quella di annuire e guardare in basso, non avevo voglia di iniziare rissa il primo giorno di carcere. Il ciccione mi lasciò andare, però prima di voltarsi definitivamente mi lanciò un occhiata generale, come se stesse guardando la mia reazione oppure voleva qualcos’altro? La sua occhiata mi preoccupò sembrava troppo profonda, sembrava che mi fosse entrato nell’anima e avesse frugato nei miei pensieri, dopo quell’occhiata mi sentivo nudo, come se mi avessero rubato i vestiti. Lasciai perdere, avevo ben altre cose da fare, ero troppo impegnato a pensare che i prossimi due anni e mezzo della mia vita gli avrei passati in questo schifo di posto, ma potevo uscirne vivo, forse. La giornata era lunghissima, troppo lunga per i miei gusti, per fortuna avevamo 4 ore dove potevamo stare fuori: due ore dopo pranzo e due ore fino alle otto di sera, si insomma una goduria. Se ci penso ancora due anni e mezzo sono tanti, anzi troppi e pensare che fuori da qui la mia vita continua senza amici e senza persone che mi vogliono…cavoli, solo il mio Max mi ama e mi vuole seriamente, forse è l’unico che riesce a capirmi. Attendevo il suo arrivo come il Signore, ogni giorno dalle quattro alle cinque del pomeriggio, cioè nelle ore di visita, lo attendevo, ero sempre impaziente di vederlo, anche se lo vedevo oltre un vetro mi sembrava quasi di toccarlo. Forse era meglio guardare la mia cella, vedere in che stato avrei vissuto i prossimi anni: non era male, lo spazio era piccolo ed angusto ma nel suo piccolo c’era tutto: in angolo a destra una piccola doccia con a lato il lavandino mentre dall’altro lato della stanza si trovava il letto. Avevo anche un piccola finestra sopra al bagno dove si poteva vedere il giardino del penitenziario. I miei occhi caddero su una piccola apertura, in fondo al giardino c’era un albero abbastanza alto, che confinava e toccava la rete di recinzione. Una possibile via di fuga ma… appena superata la rete dovevo per forza attraversare un fossato pieno di acqua, lasciai perdere, dovevo trovare un'altra soluzione. Una migliore, che non sia troppo impegnativa. Quindi mi sedetti su letto e rincominciai a dormire. Alcune ore dopo sentii qualcuno che mi chiamava e mi svegliai di soprassalto, era una guardia, era venuta a parlarmi. Sgranai gli occhi e mi presentai subito di fronte ad essa. “Hai ancora visite Ronnie” disse. “E’ ancora quel ragazzo coi capelli simili ai miei ?”chiesi. “Max intende?” mentre cercava le chiavi per aprire il portone della cella. “si esatto, proprio lui”. Mi prese per un polso ammanettandomi e mi scortò fino alla stanza 24 della “zona visite”. Le stanze erano sempre bianche e l’unica cosa che separava me dal mio migliore amico era un dannatissimo vetro antiproiettile. Appena arrivai il Max aveva la testa china, non osava guardarmi, mi avvicinai alla cornetta del telefono tenendo lo sguardo fisso su Max per catturare ogni suo movimento. L’unico gesto che fece su quello scatto fulmineo per prendere la cornetta e rispondere “Ciao Ronnie”. A quelle sue parole così fredde capì che neanche lui se la passava bene la fuori, il samgue smise di circolare nel mio corpo…rabbrividì… “Hey, Max ?!” “Male…tu?” rispose con freddezza “Mi dispiace Max, tu non sai quanto sento la tua mancanza…Lo sai che per me sei sempre stato il mio migliore amico” Max a questa risposta alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi con fermezza. “anche tu mi manchi…non sai quanto…Ti amo Ron” disse con voce strana, non sembrava neanche lui, era calmo e sereno. Il cuore si bloccò, era la prima volta che il mio migliore amico mi diceva una cosa simile, non capivo, perché mi ha disse questo? Cosa vuole intendere ? Max ripose la cornetta, si alzò in piedi, tenne lo sguardo fisso sui miei occhi finché ad un c’erto punto si girò di scatto e se ne andò. Ero scioccato, iniziai ad attirare la sua attenzione lanciandomi contro il vetro mentre la guarda mi tratteneva i polsi, ammanettandomi, mi rimase solo la voce, quindi urlai più volte “MAAAX!!!” anche se sapevo che era tutto inutile, quel maledetto vetro non avrebbe mai lasciato filtrare nemmeno l’ultimo suono di questa terra, e fu proprio la sua reazione di andarsene che mi scioccò. Non se la sentiva ? mi ha detto ti amo e poi si suicida ? Noo non lascio il mio amico in questo modo pieno di tentazioni, voglio uscire e stare con lui. La guardia mi riportò nella mia cella, dove mi sedetti sul letto a pensare e ripensare alla reazione di Max, perché, cosa, quando. Volevo dire tutto ma anche niente. E fu proprio in questo momento che il sottoscritto Ronald Radke versò a terra una goccia delle sue lacrime. ANGOLINO DELLA SCRITTRICE Spero vi sia piaciuta, non avevo molte idee quindi ho continuato a tentoni, la prossima volta prometto di essere più concreta nelle scene XD. grazie a tuttii

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