My Little Crazy Bunny

di HarleyHearts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel maledetto ballo di primavera. ***
Capitolo 2: *** Una strana telefonata. ***



Capitolo 1
*** Quel maledetto ballo di primavera. ***


capitolo 1
My Little Crazy Bunny
Capitolo 1 - Tutti pazzi per il Ballo di Primavera.


Quella mattina il cortile della Acton High School era gremito di ragazzi eccitati come non mai, per l'imminente ed annuale Ballo di Primavera che si sarebbe tenuto nella palestra della scuola da lì a quattro settimane circa.
Ed io appartenevo alla categoria di ragazze elettrizzate per l'avvenimento.
Ero sempre stata una ragazza amante delle feste, scolastiche o meno che fossero, e mi piacevano da impazzire.
Mi ero persino offerta volontaria come aiutante per decorare, nei pomeriggi e nel tempo libero, la palestra per il Ballo.
Avevo saputo da Ashley Benn, l'organizzatrice dell'evento, durante la pausa pranzo che erano a corto di manodopera e che avevano un disperato bisogno di qualcuno che si offrisse per dare una mano con le decorazioni.
Non ci avevo pensato due volte.
Non facendo parte di nessun club o attività pomeridiana, avevo molto tempo libero a disposizione che adoperavo per dare un aiuto a scuola.
Molto spesso davo una mano alla signora Portman, la segretaria della scuola, a riorganizzare i fascicoli degli studenti e con piccole mansioni d'ufficio, o il professor Bruew, il docente di educazione fisica, aiutandolo a sistemare l'attrezzatura sportiva dopo le lezioni.
Se c'era da dare una mano, io ero sempre presente.
Mi ricordavo ancora l'espressione di pure gioia che sconvolse Ashley, quando le comunicai che l'avrei aiutata con gli addobbi.
Sembrava sul punto di saltarmi in braccio per la felicità.
- Ehi, Sophie! - mi sentì chiamare, in prossimità dell'ingresso della scuola.
Non faticai a riconoscere la proprietaria della voce.
- Ciao, Ashley - ricambiai, con un ampio e luminoso sorriso, riconoscendo la chioma bionda cenere della mia amica.
- Come sta la mia salvatrice? -
Trattenni malamente un risolino divertito - Addirittura? Non pensi di star esagerando un pochino? - le domandai, inarcando un sopracciglio.
Lei scosse la testa, per poi prendermi a braccetto - Assolutamente no, amica mia - rispose, con un sorriso, mentre ci dirigevamo insieme nell'aula di biologia - Ieri, grazie al tuo aiuto, abbiamo fatto degli enormi passi in avanti con le decorazioni per la palestra. Se continuiamo così, in meno di un paio di giorni avremo la palestra già pronta! -
Ashley sembrava davvero estasiata dalla cosa, tanto che mi sentì lievemente contagiata dalla sua immensa felicità.
Nonostante ciò, dentro continuavo a pensare che stesse esagerando, ingigantendo la cosa.
Non mi sentivo per niente una "salvatrice"; certo, il giorno prima mi ero fatta in quattro per riuscire a finire il più velocemente possibile il maggior numero di festoni e ghirlande colorate, ma non sentivo di aver fatto chissà quale grande lavoro.
Avevo fatto solo quello che potevo.
Niente di più, niente di meno.
Arrivate nell'aula di biologia, io e la bionda prendemmo posto in un banco da tre in seconda fila, dove ad attenderci c'era già un'altra nostra compagna di corso e amica; Patty White, una ragazza dai folti ricci castani e i grandi occhi scuri.
- Ciao, ragazze! - salutò entrambe, con voce leggermente acuta e nasale - Non indovinerete mai cosa ho scoperto questa mattina! -
- Cosa, Patty? - chiese incuriosita Ashley, buttando lo zaino sul banco ed occupando il posto centrale, lasciandomi così quello libero alla sua destra.
- Questa mattina ho parlato con Kitty e Katy, sai quelle del fans-club dei Lightwood, e... Indovina? Indovina? Non so come, ma sono riuscite a convincerli a darci una mano con la distribuzione dei volantini per il Ballo! - finì, con un risolino eccitato, battendo allo stesso tempo le mani.
Osservai stranita la riccia, inarcando un sopracciglio - Chi? - osai chiedere, con ingenuità.
Ashley e Patty mi riservarono uno sguardo a dir poco sconvolto.
Avevo detto qualcosa di male?
- Non fai sul serio, Sophie... vero? - chiese cautamente la riccia.
Io scossi la testa.
- Davvero non ce li hai presente i Lightwood? -
Scossi nuovamente la testa, doppiamente confusa.
Non avevo la più pallida idea di chi stessero parlando, e non stavo scherzando.
Conoscevo molte persone alla Acton, ma dei Lightwood non avevo sentito neanche parlare... o almeno, non ne avevo ricordo.
Sentì borbottare Patty un "non ci posso credere", prima che Ashley iniziò a parlarmi con calma - Hai presente la squadra di football? -
Feci segno di sì.
- Bene! Il capitano è Lucius Lightwood, il fratello maggiore. C'è ne sono altri due: Alec e Caius. Caius lo riconosci perchè è quello biondo, e frequenta sia il corso di musica con la Smith che quello di arte. Alec invece, oltre ad essere il più piccolo sia di statura che d'età, è quello che cambia continuamente colore di capelli. Adesso come ce l'ha, Patty? Rosa? -
La riccia scosse la testa - Settimana scorsa. Ora sono blu - ci tenne a precisare.
- Fammi capire: questo cambia sul serio colore di capelli ogni settimana? -
Entrambe le ragazze annuirono con la testa.
Per tingersi così frequentemente, quel ragazzo non doveva avere tutte le rotelle al posto giusto. Proprio per niente.
- I primi due ce li ho presente. Lucius, se non sbaglio, è il ragazzo di Camille, mentre Caius frequenta il mio stesso corso di musica. Il fratello Minipony invece non mi sembra di conoscerlo; uno con la testa arcobaleno penso che me lo ricorderei - ridacchiai, tirando fuori dallo zaino il quaderno per gli appunti ed una penna colorata dall'astuccio.
- E pensare che è quello che passa meno inosservato tra i tre - commentò ad alta voce la bionda - Fatto sta che sono felice della notizia. Se i Lightwood ci daranno una mano con i volantini, non solo l'intero fans-club lo farà, ma verranno anche un sacco di persone in più. Sarà una bella botta di pubblicità per il Ballo -
Fu l'ultima cosa che Ashley riuscì a dire, prima di essere interrotta dall'arrivo del professore in classe.


Arrivato il pomeriggio dopo le lezioni, andai insieme ad Ashley e Patty nella palestra della scuola.
Le panchine e già molte finestre erano state addobbate con fiori di carta e decorazioni per il Ballo, ma c'era ancora tanto lavoro da fare.
Tantissimo, aggiungerei.
Mentre Ashley andava a parlare con i tecnici che stavano lavorando all'impianto luci, e Patty a prendere pile di volantini da infilare negli armadietti, io mi unì alle ragazze che stavano finendo gli striscioni per la sala.
Diedi loro una mano a finire di dipingere, con la vernice colorata, le lettere degli ultimi festoni, e mi offrì volontaria per appendere quelli già pronti ed asciutti.
In fondo dovevo solo salire su una scala e fissare con dello scotch un semplicissimo striscione in carta. Non ci vedevo nulla di male.
E poi, ero sicurissima che la ragazza che mi avrebbe tenuto la scala, Tess, non l'avrebbe mollata con me sopra.
Sfortunatamente, mi sbagliavo.
E me ne accorsi solo quando ero già in cima.
Fu quando sentì la scala tremare lievemente, che mi resi conto con orrore che non c'era nessuno a reggerla.
Spaventata a morte, mollai lo striscione fissato solo da un lato, e mi aggrappai saldamente ai lati della scala in legno.
Ero già pronta al peggio, quando un viso noto venne in mio soccorso, resosi conto della situazione in cui mi trovavo, prendendo in mano non solo la situazione, ma anche quella traballante scala.
- Santo Coniglio - pigolai a bassa voce, ancora stretta al legno.
- Grazie, Alan - ringraziai il ragazzo, buttando un occhio di sotto.
- Di niente, So' - rispose lui con un sorriso in volto - Non dovresti salire su una scala senza nessuno a reggertela. È pericoloso; saresti potuta cadere o peggio... -
- Venire espulsa da Hogwarts? - domandai sarcastica, scendendo gli scalini uno ad uno, e ricevendo in risposta un'occhiataccia dal mio amico.
- Al, lo so. Infatti quando sono salita c'era qualcuno a reggermela... A proposito: dove diavolo è Tess? - chiesi, non poco alterata, cercando la ragazza bruna con lo sguardo.
- Tess? - ripetè lui, tra lo stranito e il sorpreso - Quella è corsa fuori dalla palestra subito, non appena ha saputo che sono arrivate le pop-star - aggiunse, con una smorfia in volto, indicando la porta alle sue spalle.
- Era lei che ti doveva reggere la scala? -
Annuì con la testa, ancora lievemente infastidita.
Avrebbe, come minimo, potuto avvertirmi o chiedere a qualcun altro di prendere il suo posto se tanto doveva correre dai due Lightwood.
Ero rimasta molto delusa dal suo comportamento; la reputavo una ragazza più matura di così.
Se non ci fosse stato Alan, mi sarei ritrovata sicuramente con l'osso del collo rotto.
Gli dovevo tanto.
La conoscevo da tantissimi anni, anche perchè avevamo frequentato la stessa scuola media.
Era un ragazzo umano davvero molto dolce, e premuroso nei miei confronti.
Aveva i capelli castani cortissimi, un'incorreggibile passione per il gel, e gli occhi neri perennemente sorridenti.
Lo erano sempre, tranne in quel caso.
- Vieni con me - ordinò risoluto, prendendomi per mano e trascinandomi fuori dalla palestra.
- Dove stai andando, Al? -
- A parlare con quella deficiente di Tess - ringhiò quasi, fermandosi di colpo, e lasciando la presa dal mio polso per iniziare a gesticolare animatamente.
- So', ti è andata di culo che fossi lì vicino. Quella cretina ha fatto una cosa grave, e non può non pagarne le conseguenze -
Su questo gli davo completamente ragione.
Tess non si era comportata bene, lasciando tutto per andarsene senza una buona ragione.
- Ti do ragione Alan, ma adesso calmati. Possiamo andare a parlare con lei come persone civili, senza litigare - gli feci notare, calma.
- Ha fatto una cosa grave - ripetè ancora, duro.
- Lo so - risposi - E glielo diremo; con calma -
Poco convinto, Alan mi ascoltò, ed insieme andammo fuori dalla palestra per cercare la bruna.
Non faticammo affatto nell'impresa.
Era esattamente a pochi metri dall'uscita, insieme ad altre due ragazze, intente a civettare con due ragazzi; uno dai capelli biondi, ed uno decisamente più basso con degli orribili capelli blu.
Tess mi aveva davvero mollata per andare a civettare con i due Lightwood?
Che amarezza.
- Ohi, Tess! - la chiamò Alan, a gran voce, dimenticandosi molto probabilmente le mie parole di poco prima, ed attirando l'attenzione di tutto il gruppetto - Ma ti sembra il modo di comportarti? Sophie ha quasi rischiato di rompersi l'osso del collo. Dovevi tenerle la scala, non andartene per farti i cazzi tuoi senza dire niente a nessuno - la riprese, alquanto alterato.
La ragazza incassò leggermente la testa nelle spalle e mi lanciò un lungo sguardo.
- Ma non si è fatta niente -
Quella frase bastò a far incazzare ancora di più il ragazzo.
- E ci credo, cazzo! Sono intervenuto io, prima che cadesse e si rompesse la testa -
Titubante, mi avvicinai al castano e gli posai una mano sul braccio coperto dalla felpa blu che indossava.
- Calmati, Alan - dissi, in modo che mi sentisse solo lui, prima di puntare gli occhi chiari sulla ragazza.
- La prossima volta, se proprio devi correre da qualcuno e lasciare quello che stavi facendo, cortesemente avvisa o chiedi a qualcun altro di prendere il tuo posto. Onde evitare... situazioni spiacevoli - le spiegai, con incredibile calma.
Verso la fine, esitai un attimo.
Sentivo lo sguardo di uno dei due ragazzi perforarmi la testa, e feci il madornale errore di voltarmi.
Alec Lightwood, quello con i capelli colorati e poco più alto di me, mi osservava con gli occhi leggermente sgranati, con un'espressione puramente sorpresa e lievemente curiosa.
Anche il colore degli occhi era particolare, come quello dei capelli; di un ambra scuro.
Un colore bellissimo, e rarissimo tra gli esseri umani.
Era invece un colore molto più diffuso tra i mostri.
Che anche i Lightwood non fossero umani?
Sinceramente non me ne importava molto in quel momento.
Ero troppo presa nell'osservare quel ragazzo.
Come il fratello, era bellissimo, ma aveva... qualcosa in più. Qualcosa che non riuscivo completamente a spiegarmi.
I lineamenti del volto erano delicati, meno gli zigomi alti che risultavano molto marcati e ben delineati.
Le labbra erano sottili, e il naso dritto, di poco più piccolo rispetto a quello del fratello al suo fianco.
Mi sorse spontaneo un quesito.
Chissà se anche i suoi capelli al naturale, come quelli del fratello, erano biondo scuro?
Sbattei un paio di volte le palpebre, e mi diedi mentalmente della sciocca.
Cosa diavolo stavo pensando?
Ritornata padrona dei miei pensieri, diedi un ultimo sguardo al gruppetto, per poi ritornarmene in palestra insieme ad Alan.


- Fratello? -
- Sì? -
- Penso di averla trovata -



ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Dopo mesi, ed anni, ecco finalmente finito il primo capitolo riscritto di MLCB.
Quanto mi è mancata Sophie? Tantissimo.
Lo so che sono sparita e non sto aggiornando niente di niente. Lo so, e mi dispiace.
Vorrei poter essere come una di quelli che riescono ad aggiornare ad intervalli regolari, con la cadenza di un orologio, ma non sono così. Non al momento.
Come già alcuni di voi sapranno (i più anziani) "My Little Crazy Bunny" per un pezzo è ambientata prima di "My Little Mermaid" e per il resto è contemporanea all'altra storia.
Ho deciso di portare entrambe le storie contemporaneamente.
Perché? Perché mi voglio male.
Questo primo capitolino è un po'... così. Un'inizio non molto emozionante, me ne rendo conto.
Vedrò di provvedere più avanti :3
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate via commentino :3
bacini zuccherini
- Harl

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Capitolo 2
*** Una strana telefonata. ***


capitolo 2
Capitolo 2 - Una strana telefonata.


Tornai a casa quel giorno nel tardo pomeriggio, con la testa tra le nuvole e i muscoli degli arti indolenziti.
Sospirai pesantemente, dopo essermi chiusa la porta di casa dietro alle spalle, ed osservai il mazzetto di chiavi che stringevo ancora tra le dita.
Di recente avevo trovato in un negozietto, nel centro commerciale della città, dei buffi coprichiavi a forma di scimmiette colorate. Non ero riuscita a trattenermi dal comprarle.
Erano così carine, con le loro faccette buffe, e riuscivano sempre a mettermi di buon umore.
Ero sola in casa, e i miei genitori erano ancora fuori. Mio padre era sicuramente in ufficio, mentre non sapevo dove fosse mia madre.
La risposta la trovai poco dopo, quando mi spostai affamata in cucina e trovai sul forno a microonde un post-it colorato.
"Sono a fare la spesa! Torno poco prima di cena :) Se hai fame e vuoi fare merenda nel forno c'è la torta di carote  -Mamma" diceva il biglietto, scritto con la sua pessima calligrafia, in maniera alquanto frettolosa.
Il mio povero stomaco brontolò affamato, e mai me la sarei sentita di negargli una buona tazza di thé, accompagnata da una generosa fetta del mio dolce preferito.
Sarei stata una persona orribile, se mi fossi comportata così; fortunatamente essendo io una personcina per bene, mai mi sarei comportata in tale maniera.
Dopo aver infilato una tazza colma d'acqua dentro al microonde a riscaldare, tirai fuori la torta dal forno insieme ad un piattino dove metterla.
Stavo cercando un coltello nel cassetto delle posate, quando venni distratta dallo squillo del mio telefonino.  
Lasciai il cassetto aperto, e lessi velocemente il nome sul display prima di accettare la telefonata.
- Ehi, ciao Patty! - salutai, tenendo il telefonino tra la spalla e l'orecchio, e tirando fuori il tanto agognato coltello dal cassetto.
- Ciao, Sophie! - la sentì trillare dall'altra parte della cornetta - Come stai? -
- Bene - risposi, tagliando e ponendo in un piattino la mia fettina - Te? -
Con il piattino in una mano, spensi l'elettrodomestico e ne tirai fuori l'acqua per il thé.
- Benissimo - fece una piccola pausa - Ti volevo chiedere una cosina, veloce veloce -
Spostai il cellulare sulla spalla opposta - Certo, chiedi pure -
- Oggi hai incontrato Alec Lightwood? -
- Sì... - risposi, stranita.
Non riuscivo a comprendere dove volesse andare a parare la ragazza, e il perché di quella domanda.
Che c'entrava il ragazzo dai capelli arcobaleno?
Per un secondo mi ritornarono alla mente i suoi occhi, e sentì le goto colorarsi lievemente.
- E cosa ne pensi? -
Rimasi ancora più confusa.
- In che senso "cosa ne penso"? -
Non ci avevo nemmeno parlato. Cosa ne potevo pensare?
- Nel senso... che impressione ti ha fatto? Ti è piaciuto... o no? -
Quando Patty mi pose queste domanda, la mia confusione crebbe ulteriormente.
Quelle non sembravano domande "alla Patty", e la cosa era veramente assurda.
Anche se ero più che certa di essere al telefono con lei, mi sembrava di non star parlando con la Patty di tutti i giorni.
Sembrava... diversa; non sembrava lei, nel modo di parlare.
Certo, Patty era sempre stata una ragazza molto pettegola ed interessata alle vicende altrui, ma domande del genere e così dirette non erano nel suo stile.
- Boh, non lo so - borbottai, sincera, girando il filtro con il thé dentro la tazza chiara - È un ragazzo carino, fisicamente parlando, ma non c'ho nemmeno parlato. Non posso darti un vero giudizio -
Dall'altra parte regnò uno strano silenzio per alcuni secondi, per poi venire sostituito da un lieve mormorio.
- Patty? -
- Ok, grazie. Ci si vede a scuola! Ciao, Sophie - e riattaccò.
Ad occhi sgranati, osservai lo sfondo del mio telefonino. Ora sì, che ero veramente confusa.
Scossi lievemente il caschetto biondo, e riposi il telefonino nella tasca dei pantaloni.
Quella telefonata mi scombussolò non poco, ed occupò la mia mente per il resto del pomeriggio.
Mi era anche venuto il terribile dubbio che la povera Patty fosse sotto l'incanto di qualche mostro, e questo avrebbe potuto spiegare appieno il suo strano comportamento. Ma chi avrebbe potuto fare una cosa del genere? Qualche pazza del fans-club?
Non ne avevo davvero la più pallida idea.
Come di parola, mia madre tornò a casa poco prima dell'ora di cena e mio padre la seguì un paio di minuti più tardi.
La mia era sempre stata una famiglia di mostri alquanto bizzarra.
Mio padre, Harry Evans, era nato da una coppia mista ed era per metà uomo-coniglio e per metà vampiro, mentre mia madre, Maddalena Tuttàk, era una donna-coniglio al 100%.
Nonostante fosse nato da una coppia mista, e fosse a tutti gli effetti un mezzosangue, la natura di mutaforma aveva avuto la meglio su quella vampiresca, rendendolo così principalmente un uomo-coniglio con nel proprio sangue geni passivi di vampiro.
Le gravidanze miste sono sempre state una delle cose più complicate nel nostro mondo.
È assai raro infatti che nasca un mezzosangue perfetto.
Una delle due nature riesce quasi sempre a prevalere sull'altra.
- Tesoro, stai bene? - domandò dolcemente mia madre - Hai mangiato poco e nulla; non è da te -
Osservai il cibo nel mio piatto, brutalmente massacrato dai denti della forchetta.
- Sì, mamma - annuì - Sono solo un po' stanca -  
La mia testa era ancora a quello che era successo quel giorno a scuola, e in particolar modo dedicava molta attenzione al ragazzo arcobaleno.
Di solito non ero molto attratta dai ragazzi con i capelli dai colori eccentrici, ma dovevo ammettere che Alec Lightwood era particolare.
Mi diedi nuovamente della sciocca mentalmente.
Perché continuavo a pensarci?
Non era affatto normale.
Dopo aver sparecchiato con velocità la tavola una volta finita la cena, con una scusa mi infilai in camera. Volevo ragionare meglio su quello che la mia mente si ostinava a pensare.
Non riuscivo a comprendere cosa mi avesse colpito così tanto di quel ragazzo.
Beh, i capelli colorati non passavano di certo inosservati, ma sentivo che ci doveva essere qualcosa di più.
Scossi la testa, e mi diedi qualche schiaffetto alle guance per riprendermi.
Avevo bisogno di distrarmi. Sarei finita per impazzire, di sicuro.
Così presi dalla scrivania il mio portatile ed andai a sdraiarmi sul letto da una piazza, con quello sulle ginocchia.
Non c'era niente di meglio di Netflix per staccare un po' la spina.


La mattina dopo andai a scuola in bici. Era una cosa che non facevo quasi mai ma, complice il buon tempo e la poca voglia di prendere il bus, quel giorno decisi di cambiare.
L'aria fresca del mattino mi accarezzava dolcemente il volto, scompigliandomi il caschetto biondo.
Ogni tanto qualche leggera folata di vento improvvisa mi faceva imprecare non poco; i capelli mi andavano a finire sempre contro la bocca, ed io quel giorno mi ero messa il mio nuovo rossetto nude. Accidenti!
Avrei dovuto legarli, prima di salire in bici, ma non ci avevo proprio pensato.
Fortunatamente arrivai a scuola quasi subito.
Era molto presto, e non c'era quasi anima viva nel cortile.
Adoravo andare a scuola così presto, quando c'erano pochissimi studenti in giro e le aule erano ancora vuote e tranquille.
Potevi sederti dove volevi, facendo quello che volevi, senza gli occhi dei curiosi a studiarti e senza quel vociare così insistente che, sappiamo tutti, la mattina è la cosa peggiore al mondo; in particolar modo se non hai ancora preso il tuo caffè mattutino.
Legai la bicicletta con la catena, non molto lontana dall'ingresso, e mi sistemai lo zaino in spalla.
Fu quando varcai la soglia dell'istituto che sentì una strana sensazione colpirmi la bocca dello stomaco, senza un'apparente ragione.
Avevo la paura che non sarebbe stata una bella giornata.


ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Salve miei deliziosi volpini,
come state?
Sono super lieta di presentarvi il secondo capitolo riscritto di MLCB *si fa un piccolo auto-applauso*
Cosa ne pensate? Se volete fatemelo sapere via commentino :3
-H




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