Tradizioni

di Yue_e_Yami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pocky Day ***
Capitolo 2: *** Aspettando il Natale ***
Capitolo 3: *** San Valentino ***
Capitolo 4: *** White Day ***
Capitolo 5: *** White Day, 6 anni dopo ***



Capitolo 1
*** Pocky Day ***


Pocky Day

** Murasakibara **
Sento la sveglia suonare e, dopo averla spenta con un colpo secco che la fa cadere dal comodino, mi metto seduto, senza riuscire a mettere a fuoco il muro di fronte a me.
Maledizione…
Cerco di mantenere gli occhi aperti, sentendo invece il sonno provare a predominare, cosa che gli avrei concesso molto volentieri se solo fosse giunto qualche ora prima. Ed invece…
Cerco con lo sguardo il calendario e, nonostante i numeri ancora sfocati, non ho problemi ad individuare il giorno in questione.
Oggi, ce la devo fare. O giuro che Muro-chin la pagherà molto cara per avermi impedito di dormire.
Scendo dal letto, inciampando nelle coperte e finendo rovinosamente a terra.
Sì, Muro-chin me la pagherà molto cara.
Mi rialzo e, dopo aver preso a calci le lenzuola, vado a farmi una doccia che, invece di rilassarmi, ha solo il potere di svegliarmi completamente e quindi, di conseguenza, farmi tornare in quello stato di agitazione che mi ha pervarso tutta notte.
Ma, se non lo faccio oggi, quando senza scoprirmi troppo?
Cerco di farmi forza e, come mi convinco di esserci riuscito, torno nella mia stanza per indossare la divisa e prendere una borsina piena di ciò che mi serve: confezioni di Pocky. Una per ogni gusto che sono riuscito a trovare. Se questa è veramente la mia occasione, non voglio certo sprecarla perchè non ho il gusto giusto!
Sbadigliando, vado in mensa dove, a giudicare dalla quantità di snack che stanno girando, non sono l’unico ad aver pensato a questo giorno, il che, forse, è meglio così.
Almeno mi sentirò meno stupido quando glielo chiederò!
Cerco con lo sguardo l’oggetto dei miei pensieri ma, non trovandolo, mi sbrigo a fare colazione, così da andarlo a cercare direttamente in classe. Non ho bisogno di giungere a destinazione, dal momento che lo vedo fermo fra una rampa di scale e l’altra, impegnato in una conversazione con una ragazza e, per attirare la sua attenzione, chiamo:
“Muro-chin?” subito si volta e, sorridendo, commenta:
“Sei mattiniero, Atsushi.” annuisco.
“Anche tu.” più del solito. Il che forse è un bene, dal momento che, tranne noi tre, sembra non esserci ancora anima viva in giro.
Lo raggiungo e, prima che possa digli che c’è una cosa di cui vorrei parlargli in privato, il mio sguardo si posa inesorabilmente sul ciò che la ragazza tiene fra le mani.
“Pocky?” scherza?
“Sì.” conferma invece Muro-chin, continuando a sorridere “.. Minamino mi stava spiegando che giorno è oggi.” eeeh?
“Perchè?” non lo sa?
“In America non c’è nulla di simile.” risponde, come se fosse ovvio “.. Ed ho vissuto là per talmente tanto tempo che non ho memoria di questa ricorrenza.” poi torna a rivolgersi a lei, proseguendo:
“Dicevi?” già…
“Dicevi?” gli faccio eco, fulminandola, immaginando perfettamente il suo discorso. Infatti si irrigidisce ma, nonostante la mia presenza, che sottolineo maggiormente spostandomi al fianco di Muro-chin, non demorde e, senza riuscire totalmente a mascherare il proprio imbarazzo, continua:
“Che oggi è il Pocky Day e… Si ha l’usanza di condividere una confezione di Pocky coi propri amici e compagni.”
“Sembra una bella usanza.” commenta il suo interlocutore.
Lei annuisce e, arrossendo appena, mormora:
“Quindi pensavo che, essendo capoclasse insieme, questa settimana… Avremmo potuto… Provare il Pocky Game.” ah-ah! Lo sapevo!
“Il..?”
“Puoi scordartelo!” esclamo, mettendo immediatamente una mano sulla bocca a Muro-chin!
Lei!
Con Muro-chin!
Giammai!
E, per farglielo chiaramente capire, inizio a trascinare il diretto interessato giù per le scale, lontano dalla sua compagna, ignorando completamente i suoi tentativi di ribellarsi e ponendo così fine alla loro discussione.
Tks!
Lei!
Il Pocky Game!
Con lui!
Doppio tks!
Altro che capoclasse, lei punta a ben altro!
“Atsushi!” esclama Muro-chin, come riesce a liberare la bocca dalla mia mano “.. Rallenta!” e dare magari a quella l’opportunità di raggiungerci?
“Non ci penso nemmeno!”
“Non riesco a camminare in questo modo!” mi fa notare, tentando ancora di divincolarsi.
Gli lancio una veloce occhiata e, accorgendomi che in effetti non è ancora caduto solo perchè è appoggiato a me, rallento il passo, lasciandolo andare solo una volta giunti in prossimità degli spogliatoi del club di basket.
“Si può sapere che ti è preso?” mi domanda, sistemandosi la divisa leggermente in disordine.
Mi pare ovvio!
“Non devi giocare al Pocky Game con lei!” esclamo.
Nè con qualcun altro!
“Perchè?” chiede ingenuamente.
Perchè… Come fare a spiegarglielo?
“Perchè di no!” mi guarda con sufficienza, chiaramente senza capire le mie motivazioni e quindi aggiungo:
“Non sai nemmeno di che gioco si tratta!”
“Beh, qualcuno mi ha portato via prima che potessi chiedere spiegazioni…” lo so!
“Ma quello non è un tipo di gioco che puoi fare con chiunque!” non lui!
“Infatti lei parlava di compagni.” mi fa notare.
“Sì, ma ci sono compagni e compagni!” piega il capo di lato, assumendo un’espressione interrogativa.
“È come nel basket!” affermo, certo che in questo modo comprenderà al volo “.. Ci sono compagni coi quali puoi giocare e compagni coi quali non puoi.” e lei è assolutamente fra quelli con cui non può! Assolutamente!
Si mette leggermente a ridere, commentando:
“Ma sai che ho poche pretese, quando si tratta di basket.” sì, è vero, a lui basta che l’altro sia in grado di palleggiare e di passare una palla, però…
“Ci sono compagni coi quali ti diverti di più, no?”
“È vero.” ammette, tornando a sorridere “.. Se si tratta di basket, quello con cui mi diverto di più sei tu.” ecco!
“Con lei ti annoieresti a morte, invece, fidati!”
“Dovrei prima provare.” cos..?
“Ti ho appena detto che con lei ti annoieresti!” esclamo, facendolo nuovamente ridere.
Cosa, vuol provare?
“Non ha molto peso, detto da uno che si annoia a giocare con me.” sì… Ma…
“Questo è diverso!”
“Ma se hai appena detto che è uguale.”
“Perchè non sai di cosa si tratta!”
“E tu non sei per niente bravo a spiegare.”
“Perchè tu non sai di cosa si tratta!!” ripeto per l’ennesima volta, alzando la voce.
Insomma!! Pensa che sia facile? Uno passa una notte da inferno per trovare il coraggio di chiedergli di giocare al Pocky Game, temendo di essere liquidato per la banalità della cosa e prima deve addirittura spiegargli che cos’è? E soprattutto cosa questo potrebbe comportare? Dev’essere impazzito!
Infatti si zittisce e, dopo qualche istante che trascorriamo a guardarci, sospira, arrendendosi ad ammettere:
“È vero, non so di che cosa si tratta.” appunto! “.. Tuttavia..” mi supera e, avviandosi verso le classi, continua:
“Minamino non è una persona cattiva.” cattiva forse no, ma furba sicuramente sì! “.. Quindi dubito proprio che si tratti di qualcosa di pericoloso.” cos..?!
“Lo è molto più di quanto tu possa immaginare!” ribatto, andandogli dietro.
“Sì, certo…” risponde, come se niente fosse.
“Ma è così!” perchè non mi crede? “.. Muro-chin!”
“Cosa?”
“Tu non sai cosa può accedere!” io sì! E non posso permetterlo! “.. Dovresti allenarti, prima! E poi farlo con qualcuno con cui hai sintonia!” non la prima che si fa avanti!
“Come con te?” mi provoca, sbirciando dietro di sè, così da potermi permettere di vedere il suo sorriso.
“Non è uno scherzo, Muro-chin!” esclamo, sentendomi avvampare cosa di cui, per fortuna, pare non accorgersene, dal momento che riporta la sua attenzione sul corridoio, rimettendosi a ridere.
“Ti preoccupi troppo, Atsushi!” certo! Sta andando a farsi baciare da un’altra! “.. Cosa può accadere in un gioco che ha a che fare con gli snack?” tutto!
Lo raggiungo e, dopo aver fatto passare un braccio intorno alle sue spalle, porto una mano sulla sua guancia, così da farlo voltare verso di me e, facendogli piegare il capo all’indietro, chinarmi quel tanto che serve per premere le mie labbra sulle sue.
Stupido Muro-chin!!
Resto in quella posizione per un paio di secondi e poi mi allontano, esclamando, sentendo il volto in fiamme:
“È questo che può capitare, stupido!” ha capito, ora?
“Eh?”
“Se giochi, succederà questo!” lei lo bacerà! Ed io non voglio!
Credo volesse replicare ma uno SBAM da in fondo al corridoio lo anticipa e, portando entrambi gli occhi sulla fonte di quel rumore, scorgiamo Masako-chin che, ancora con la spada di bambù contro la parete, ci domanda con un sorrisino molto tirato in volto:
“Cosa ci fate voi due, qui?” ah… Acc…
“Himuro…” prosegue, senza cambiare espressione “.. Credevo che almeno tu avessi un po’ più di giudizio. Le lezioni stanno per cominciare.”
“Infatti stavamo andando.” risponde il diretto interessato, riavviandosi.
“Murasakibara?” sospiro, borbottando:
“Vado, vado…” ci mancava solo questa..!
Decisamente di cattivo umore, riprendo il cammino, seguito dalla nostra allenatrice che non mi perde di vista, se non dopo avermi lasciato praticamente fuori dalla classe.
“E cerca di seguire le lezioni!” mi avvisa.
Mpf! Come se fosse possibile!
Mi siedo al mio banco, prendendomela con una merendina, intanto che il pensiero Muro-chin e Pocky Game continua ad ossessionarmi, tanto che anche agli allenamenti non riesco affatto a concentrarmi, subendo di conseguenza le ire di Masako-chin.
Tks!
Che seccatura!
 
** Himuro **
Mi asciugo il volto con un asciugamano e, sentendo qualcuno sedersi accanto a me, porto gli occhi su di lui, giusto in tempo per vederlo chiedermi:
“Se l’è bevuta?” sorrido, confermando:
“Se l’è bevuta.” si rialza e, dopo qualche minuto, torna insieme alla posta in palio della nostra scommessa – una confezione di Pocky – che lancia sulle mie gambe, dirigendosi poi da Atsushi.
 
** Murasakibara **
Osservo la palla picchiare per l’ennesima volta contro il cerchio di metallo e mancare la rete ma, prima che possa sbuffare, mi arriva un pugno in testa, seguito dalla voce di Liu-chin che afferma:
“Sei uno stupido!” che?
Lo guardo, replicando:
“Si può sapere che diavolo vuoi?” anche lui ha sbagliato, prima! L’ho visto chiaramente!
E, forse, trattandosi di me, gli sfugge il fatto che è già tanto che mi stia allenando!
“Sei uno stupido!” ripete, come se fosse ovvio, senza mascherare il proprio disappunto.
“Ma come ti permetti?!” io non sono stupido! Affatto!
Invece lui pare pensarla diversamente, visto che rincara nuovamente la dose:
“Mi domando come tu possa esserlo così tanto!” faccio per ribattere, ma vengo anticipato da Muro-chin che, raggiungendoci, ci chiede:
“State litigando?”
“È lui che ha iniziato!” dichiaro, additando il diretto interessato.
“Ma questo non sarebbe successo, se tu usassi un po’ più la zucca.” faccio per replicare ma questa volta interviene Masako-chin, informandosi se pensiamo di vincere la Winter Cup continuando a battere la fiacca in questo modo.
Così siamo costretti a riprendere con l’allenamento ed io, in particolare, a fermarmi dopo la fine per una serie di tiri supplementari, visto il mio rendimento di questo pomeriggio e come punizione per questa mattina.
Come se questo risolvesse la questione…
Una volta risolta pure quest’incombenza, vado a cambiarmi, trovando ancora Muro-chin all’interno dello spogliatoio, seduto su una panchina.
“Credevo fossi già andato.” commento, avvicinandomi al mio armadietto.
Sorride e, porgendomi una confezione di Pocky al mio gusto preferito, ribatte:
“Pensavo che, dopo la punizione di Araki sensei, saresti stato di cattivo umore.” la prendo, evitando di replicare che il mio cattivo umore, al momento, è dovuto ad altro.
“Hai giocato al Pocky Game con quella?” domando, assottigliando gli occhi, senza riuscire a frenarmi.
“No.” risponde, mantenendo il sorriso e distendendo le gambe “.. Lei non si è più fatta avanti ed io non ho voluto indagare ulteriormente.”
“Indagare?” annuisce, spiegandomi:
“Non mi sono chiare ancora alcune cose.”
“Del tipo?” chiedo, aprendo la confezione ed offrendogliene uno.
“Del tipo..” lo prende e, studiandolo, prosegue:
“Cosa c’entra questo con un bacio.” dopo di che ne morde un’estremità, facendomi commentare:
“Non è ovvio?” mi guarda in modo interrogativo ed io, dopo aver preso un dolce a mia volta, comincio a sgranocchiarlo “.. Uno da una parte ed uno dall’altra.” e basta non fermarsi in tempo.
Cosa che la sua capoclasse avrebbe sicuramente fatto!
Porta i suoi occhi su ciò che ha in mano, senza mutare espressione, facendomi sospirare.
“Si mangia contemporaneamente.” aggiungo, sperando che questo sia sufficiente.
“Oh!” eh!
Inizio a cambiarmi, lasciando i Pocky accanto a lui per far sì che possa prenderli in caso voglia, cercando di trovare il modo migliore per chiedergli di fare quel gioco con me, ora che sa cos’è e cosa questo potrebbe comportare.
Questa mattina volevo puntare sul fatto di essere l’unica coppia di assi della nazione ma ora… Funzionerà? Dopo che gli ho detto che c’è il rischio di baciarsi, sembra che voglia farlo proprio per quello!
Il che è vero… Ma a lui non posso certo dirglielo!!
Maledizione… Che faccio?
Gli lancio una sbirciatina e, accorgendomi che sta ancora studiando un Pocky, domando:
“Cosa c’è?” trasale e, appoggiandosi con la schiena contro la parete, mormora:
“Niente, pensavo.”
“A..?” quanto è stupida questa ricorrenza?
“A quanto mi sembra improbabile potersi baciare per una cosa simile. Il Pocky è abbastanza lungo da fermarsi in tempo.”
“Guarda che il gioco consiste nel mangiarne il più possibile.”
“Basta solo fare un po’ d’attenzione.” tks!
Attenzione! Parla bene, lui!
“Non è così semplice.” borbotto.
Specie se si vuole baciare l’altra persona.
“Davvero?” annuisco e, tornando con gli occhi sul mio armadietto, mi faccio coraggio, proponendogli:
“Vuoi provare?” rimane in silenzio per qualche istante, prima di commentare:
“Non saprei con chi.”
“Con me!” esclamo, sentendo il volto in fiamme “.. Mi pare ovvio!” con chi altro potrebbe voler provare?
Percepisco chiaramente la sua sorpresa nel replicare:
“E se ci baciamo?” beh, se ci baciamo…
“Vorrà dire che avevo ragione!” e lui torto!
E quindi, magari, la prossima volta prenderà questo gioco sul serio!
“Sicuro che non ti darà fastidio?”
“Certo!” pensa che, altrimenti, l’avrei baciato questa mattina?
Tuttavia, devo attendere ancora diversi attimi, prima di sentirlo sussurrare:
“D’accordo.” cosa? “.. Se per te va bene…” lo guardo, accorgendomi così che lui è totalmente ignaro dell’effetto che ciò potrebbe avere su di me.
Maledizione…
Cerco nell’armadietto un elastico col quale legarmi i capelli, senza stupirmi particolarmente nel non trovarlo e, non volendo farlo attendere troppo, non prima che pensi che stia cambiando idea, lo raggiungo, sedendomi al suo fianco. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi nel chiedergli:
“Che gusto?”
“Questo va bene.” risponde con una scrollata di spalle, riferendosi alla confezione già aperta “.. Che parte vuoi?”
“Quella che non vuoi tu.” tanto non è sicuramente il Pocky che mi interessa, in questo momento.
Sceglie la parte senza cioccolato e, dopo essersela messa in bocca, si volta nella mia direzione, in attesa che anch’io faccia la mia parte. Deglutisco a vuoto e, non riuscendo a reggere il suo sguardo, chiudo gli occhi per poi mordere il dolce all’estremità opposta, iniziando a mangiarlo moooolto lentamente, temendo di esagerare e di essere poi rimprovverato per averne preso più del dovuto.
Devo riuscire a scegliere il momento adatto.
Devo riuscire a scegliere il momento adatto.
Devo riuscire a…
Sbircio appena a che punto è lui ma, prima che possa connettere che ha le palpebre abbassate, avverto qualcosa di morbido premere contro le mie labbra. Capisco immediatamente di cosa si tratta ed infatti spalanco gli occhi mentre a lui, invece, serve qualche attimo per comprendere ed allontanarsi, portandosi il dorso della mano davanti alla bocca.
“Avevi…” mormora dopo qualche secondo, leggermente rosso in viso, completamente ignaro di avermi causato un attacco tachicardico “.. Ragione tu…” i-io… G-gliel’avevo d-detto.
“Scusa.” aggiunge, evitando di far incrociare i nostri sguardi.
“B-basta che tu a-abbia imparato la lezione.” annuisce ma non ribatte, con la conseguanza che cala il completo silenzio, se solo non fosse per le lancette dell’orologio che si muovono.
Ed ora? Cosa faccio? Gli chiedo di rifarlo o semplicemente lo ribacio?
“Credo…” riprende dopo un po’, ponendo fine ai miei dilemmi “.. Che ci convenga andare, se vuoi passare da un konbini prima che scatta il coprifuoco.” a dire il vero… Preferirei fare altro…
Non mi lascia l’opportunità di dirglielo, dal momento che si alza e si allontana e quindi non mi resta altro da fare che prendere un Pocky e sfogarmi con quello.
Io volevo baciarlo di nuovo.
Ne prendo un altro ed un altro ancora, senza riuscire a togliermi dalla mente la sensazione delle sue labbra sulle mie.
Le rivoglio.
Si volta e, accorgendosi che sono sempre al mio posto, mi chiede, senza alcuna traccia di imbarazzo:
“Allora? Non vuoi andare?”
“Sì…” biascico, deluso che per lui sia già tutto finito.
Sospiro interiormente.
Ma che cosa pretendo? Lui è vissuto in America, dove chissà quanti baci avrà ricevuto da quella tizia che gli ha fatto da allenatrice. Quindi… Probabilmente… Anche questo non è sarà stato niente di che, per lui.
Dannazione…
Controvoglia, mi alzo e lo raggiungo, così da andare insieme al minimarket più vicino.
Ma, prima o poi, ce la farò a fargli capire che mi piace. Devo solo trovare il coraggio di dirglielo e poi… Poi… Non lo so! Qualcosa accadrà.
Mi auguro…
** Fine **

~Yami

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Capitolo 2
*** Aspettando il Natale ***


Aspettando il Natale

** Murasakibara **
“Spiegamelo di nuovo, Muro-chin.” borbotto, affondando la mano nel sacchetto di patatine, mentre il mio interlocutore prende delle decorazioni dalla scatola appoggiata al tavolo “.. Perchè è toccata a noi questa scocciatura?”
“Perchè la nostra squadra vanta i tre ragazzi più alti di tutta la scuola.”
“Di cui uno non ha nessuna voglia di addobbare l’albero!” puntualizzo, per poi mettermi una patatina in bocca.
“Allora vedila come la tua punizione per esserti addormentato durante la lezione di oggi.” risponde semplicemente, scrollando le spalle. Dal canto mio, mi imbroncio e lui, prendendo le luci, ci prova con un sorriso:
“Potrebbe essere divertente.”
“Non vedo in che modo.” fa per rispondere, bloccandosi quando qualcosa all’interno del cartone attira la sua attenzione, facendomi assumere un’espressione interrogativa.
“Che c’è?” domando.
“Non credevo esistesse anche qui.” mormora, tirando fuori quelli che hanno tutta l’aria essere dei ramoscelli.
“Cosa?”
“Il vischio.” me lo mostra, continuando:
“In America lo si usa spesso.”
“Come decorazione?”
“Anche.”
“Anche?” gli faccio eco, trovando già assurdo anche solo l’idea di utilizzare robe simili per un albero.
“Di solito lo si appende in alto.” mi spiega, portandoselo sopra la testa, mantenendo gli occhi su di esso “.. E c’è la tradizione che, se ci si incontra o ferma sotto di esso, ci si debba baciare.” mi faccio immediatamente più attento, ben sapendo per esperienza quanto sia poco sveglio sull’argomento. Torna a guardarmi e, sorridendomi, prosegue come se niente fosse:
“Sai, come portafortuna o qualcosa del genere!” riflette per qualche istante, mormorando:
“Credo che lo facciano soprattutto le coppie e forse anche gli amici.”
“Coppie?” intende… Innamorati?
E forse pure gli amici?
Annusce, proseguendo:
“Non pensavo lo faceste anche qui.”
“Infatti non lo facciamo!” esclamo, rubandoglielo di mano, accorgendomi di come abbia già iniziato a guardarsi intorno.
“No?” no!
“Ma ti pare che andiamo in giro a sbaciucchiarci a destra ed a manca, come se niente fosse?!”
“Ed il Pocky Day, allora?” ribatte, come se fosse ovvio.
“Cosa c’entra il Pocky Day con questo?” chiedo, temendo voglia andare a rivangare ricordi e situazioni piuttosto imbarazzanti di cui non abbiamo più parlato e che, onestamente, pensavo avesse dimenticato.
“Non è una semplice scusa per sbaciucchiarsi?” domanda invece, fortunatamente senza toccare direttamente il nostro caso.
“No!” mento, temendo che poi possa rigirare la cosa contro di me “.. Quello è un test per vedere quanto si è in sintonia!” è questa la scusa che ho utilizzato, vero?
“E questo è per portare fortuna.” ribadisce, prendendone dell’altro dalla scatola ed avviandosi verso la porta “.. Il che ha più senso.”
“No, che non ha senso!” affermo, mentre lui, invece, cerca un modo per appenderlo “.. Non è nella nostra tradizione!”
“Nemmeno fare l’albero lo è, eppure lo fate lo stesso.” commenta, ostinandosi sulla sua posizione “.. Un po’ di fortuna ci farà bene.”
“Se vuoi la fortuna, va’ a pregare al tempio!”
“Con le strade piene di neve ed i mezzi pubblici bloccati?” e allora? Non è certo colpa mia se nevica da due giorni!
“Basterà aspettare!” prima o poi smetterà e lui potrà andare a chiedere tutta la fortuna che vuole!
“Nel frattempo, quindi, lo terremo appeso.” asserisce, riuscendo nel suo intento con un più che soddisfatto:
“Ecco fatto!”
“Levalo subito.” lo avviso, ricevendo in cambio un netto:
“No.”
“Levalo. Subito.” ripeto in un sibilo, scandendo bene le parole ed ottenendo un altro:
“No.” per il quale appoggio il sacchetto di patatine sul tavolo con tutta l’intenzione di raggiungerlo e pensarci io stesso.
“Fermo!” esclama, mettendo le mani sul mio torace per spingermi via, capendo immediatamente il mio obiettivo “.. Non puoi farlo!” no?
“Guarda il caso, è esattamente la mia intenzione!” siamo nella sala comune! Ha idea di quante persone varcano quella soglia ogni giorno, noi in primis?
“Non puoi!”
“Certo che posso!” anzi! Ho il dovere di farlo!
Se dovesse incontrarsi lì sotto con anche solo un decimo delle persone presenti in dormitoio, ha idea di quante sarebbero? E dovrebbe baciare ognuna di esse solo per una stupida usanza, tra l’altro nemmeno nostra? No, no, no! Non se ne parla! Assolutamente no!
“Ma è solo per portare fortuna!” insiste.
“Non mi interessa!”
“Beh, a me sì!”
“È una stupida usanza.”
“Non è una stupida usanza.” mi rimbecca, accigliandosi leggermente “.. Serve per portare fortuna!”
“Ti serve fortuna?” sibilo, irritandomi a mia volta.
Ci tiene così tanto ad averla?
“Non..!”
“Bene!” lo interrompo, avanzando di un passo e costringendolo così ad indietreggiare per non finire a terra, ritrovandoci di conseguenza sotto quella pianta insulsa “.. Te la dò io, la fortuna!”
“Co..?” non lo lascio terminare e, dopo avergli afferrato i capelli dietro la nuca, gli faccio piegare il capo all’indietro, in modo da potermi chinare e premere le labbra sulle sue.
Tks! Stupido Muro-chin!
Resto in quella posizione per qualche secondo e, quando credo che possa bastare, lo lascio andare, approfittando del suo momento di spiazzamento per togliere quegli stupidi rametti e, tornando verso lo scatolone, prendere quelli simili, affinchè non possa utilizzarli.
Tu guarda cosa mi tocca fare!
“Atsushi..”
“Sta’ zitto!” esclamo, sentendo il volto in fiamme, ben sapendo quanto combinato “.. Hai avuto la tua fortuna, no?” quindi che non aggiunga altro!
Faccio per andare a buttarli ma, prima che possa giungere alla porta, arriva Liu-chin, anche lui con uno scatolone fra le braccia e, temendo che la scena possa ripetersi fra di loro, gli punto contro il dito, esclamando:
“Guai a te se appendi del vischio!” e poi lo sorpasso, diringendomi verso la mensa, certo di trovare là i cestini con i quali assicurarmi che quei cosi spariscano per sempre da questa scuola.

** Himuro **
Rimango a fissare la soglia oltre la quale è sparito Atsushi, venendo distratto da Liu che, guardando un rametto perso dal nostro centro, commenta:
“Ma questo non è vischio.” sorrido.
“Lo so.” ma evidentemente Atsushi no.

** Fine **

~Yami

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Capitolo 3
*** San Valentino ***


San Valentino

Io.
Odio.
Questo.
Giorno.
“Murasakibara-kun…”
“No.” rispondo netto a due mie compagne di classe, mordendo con un gesto deciso la mia barretta alla frutta “.. Arrangiatevi.”
“Non sai nemmeno cosa volevamo chiederti!” ribatte una, mentre entrambe arrossiscono.
Lancio loro una veloce occhiata e, scorgendo due pacchettini finemente decorati, li indico con un cenno del capo, domandando:
“Sono per me?”
“No, ma…” bene.
“Allora arrangiatevi.” non consegnerò al posto loro il cioccolato a Muro-chin. Se lo possono scordare!
“Ma..!” ci prova comunque l’altra “.. È il tuo migliore amico!” amico, certo…
Per lui, però!
“Lo vedi ogni giorno agli allenamenti!” continua quella “.. Cosa ti costa darglielo da parte nostra?!” niente, in effetti, ma…
“Scordatevelo.” Muro-chin non riceverà mai – ed intendo proprio mai – del cioccolato da parte di qualche ragazza su mia iniziativa.
Credo proprio che insisterebbero, se un:
“Atsushi!” non le precedesse e, riconoscendo immediatamente la voce, non posso trattenermi dal mordere di nuovo la barretta, se possibile in modo ancor più irritato.
Tks! Parli del diavolo…
Spingo la sedia all’indietro, così da lasciare il banco e raggiungere il mio compagno di squadra sulla porta che, sorridendo, mi chiede:
“Hai tempo qualche minuto?” annuisco e, dopo esserci allontanati di alcuni passi dall’aula, mi informa semplicemente che, se dovesse continuare a piovere in questo modo, è molto probabile che gli allenamenti del pomeriggio saltino, in quanto la palestra verrà utilizzata dal club di atletica leggera, alle prese questo fine settimana con il torneo della prefettura.
“Finalmente una buona notizia…” borbotto, facendolo leggermente ridere.
“Perchè? È successo qualcosa?”
“Lascia perdere.” replico nel medesimo modo.
Tanto non capirebbe…
Per sua fortuna, non insiste e, dopo avermi salutato, avvisandomi comunque di andare lo stesso al club per precauzione, si dirige verso la sua classe, mentre io faccio ritorno nella mia.
“Ti costava tanto darglielo?!” torna alla carica una delle due.
“Non rompere.” l’avviso, lasciandomi ricadere sulla sedia “.. In caso non l’avessi capito, sono di pessimo umore!”
“Beh!” ribatte quella “.. È proprio perchè fai così che nessuna ti regalerà mai del cioccolato!” la fulmino, ribattendo:
“Vuoi lasciarmi in pace oppure no?!” per sua fortuna, finalmente capisce il concetto e, dopo essersi irrigidita, se la dà a gambe, grazie al cielo insieme alla sua amica, ribadendo con lei che, sì, nessuna mi regalerà mai del cioccolato oggi, se reagisco così.
Ma chi diamine lo vuole, oggi, il cioccolato?!
C’è solo una persona dalla quale lo vorrei e…
Mi appoggio al banco, guardando la pioggia picchiare contro i vetri delle finestre.
E, maledizione! È talmente tonto che non me lo regalerà mai!
Tks… Stupido Muro-chin…
Quand’è che inizierà ad accorgersi dei miei sentimenti?

“Vi confermo che l’allenamento di oggi è sospeso.” esordisce Liu-chin, dopo aver atteso che tutti i membri del club giungessero nello spogliatoio “.. Per cui, potete tornare a casa oppure nel dormitorio.” un mormorio generare si solleva dai miei compagni di squadra, mormorio che viene sedato praticamente sul nascere da Muro-chin che, sorridendo, aggiunge:
“Tranquilli, ci rifaremo domani.” e riportando immediatamente il silenzio.
Già, perchè tutti sanno cosa succede quando parla di rifarsi domani.
Infatti non mi sorprendo nell’essere l’unico a protestare, con un:
“Eeeh? Ma io non ne ho voglia…” al quale mi risponde con il suo solito:
“Ne riparliamo domani.” ed a cui si sussegue Liu-chin:
“Come sempre…” dopo di che ci incita a disperderci, cosa che facciamo chi più e chi meno volentieri.
“Atsushi, aspetta.” mi ferma l’altro asso della squadra, prima che segua gli altri in corridoio.
“Hn? Che c’è?” se vuole già convincermi per domani, mi dispiace, ha sbagliato completamente giorno!
“Ho una cosa per te.” sospiro pesantemente.
Il solito articolo sul basket?
“Non lo voglio…” non mi interessa.
“Non sai nemmeno di cosa si tratta.” mi fa notare, senza nascondere quanto lo abbia divertito la mia reazione.
“Non credo…” e, a meno che non si tratti di cioccolato, posso ripetere con assoluta certezza che, no, non mi interessa.
Tuttavia, la cosa pare non importargli e, dopo aver aperto il proprio armadietto, ne tira fuori un piccolo sacchetto, un sacchetto che riconosco estremamente bene, dato che si tratta della mia pasticceria preferita.
P-per me? S-sul serio?
Avverto distintamente il cuore aumentare i battiti e, mentre cerco in tutti i modi una maniera per chiedergliene il motivo, senza sembrare uno che non aspetta altro, ci pensa lui a riportarmi bruscamente alla realtà, informandomi:
“È da parte di una mia compagna di classe, mi ha chiesto di dartelo perchè lei non ce l’avrebbe mai fatta.”
“E tu hai accettato?” domando, cercando di mascherare una certa irritazione.
“Perchè non avrei dovuto?” perchè?! “.. È il tuo preferito.”
“Non lo voglio!” non da lei!
Assume un’espressione perplessa e, prendendo la confezione dal sacchetto, la guarda, cercando una risposta al mio comportamento su essa.
Sì, è proprio tonto!
Infatti gliela rubo di mano, facendogli notare:
“Non si tratta di cioccolato ma da chi proviene!”
“Non pensavo fosse un problema.”
“Certo che lo è!” insomma! Dovrebbe vederla come una rivale ed invece..! Sembra quasi faccia il tifo per lei!
No, no, no! Aspettiamo un momento!
Non me lo sta regalando credendo che poi mi metterò con lei, vero?
“Perchè?” insiste, senza nascondere una certa confusione “.. È il tuo preferito e, a meno che tu le regali qualcosa al White Day, non…”
“Tu conosci il White Day?” lo interrompo, sconcertato, facendolo ridere.
“Ero qui l’anno scorso, non ricordi?” ci penso un istante, accorgendomi che in effetti era così “.. Ed è stata una delle prime cose che mi ha spiegato Fukui-senpai, dopo aver scoperto che una ragazza a San Valentino mi aveva regalato del cioccolato.”
“Quindi…” indago “.. Sai che, se lo accetto, non significa niente?” niente di niente?
Annuisce, spiegando il tutto con un semplice:
“È il tuo preferito, no?” guardo la confezione e mi basta aprire un angolino della carta per riconoscere la scatola al suo interno, portandomi ad annuire, non potendo negare l’evidenza.
Sospiro pesantemente, lasciandomi ricadere su una panchina e, mentre lui mi raggiunge, commenta:
“Pensavo ti avrebbe fatto piacere ricevere del cioccolato.”
“Dipende da chi…” borbotto, senza riuscire a frenarmi. Mi porge il sacchetto, così che possa mettere via la confezione e, sorridendo, stende le gambe, mormorando:
“Lo volevi da qualcuno in particolare?” annuisco, accorgendomi di questo gesto solamente nel sentirlo aggiungere fra sè e sè:
“Ah, allora anche al nostro asso non interessano solo gli snack!” mi irrigidisco “.. Chi l’avrebbe mai detto..!”
“Beh..” ribatto, guardando di lato e sentendo il volto più caldo del solito “.. Io non ci vedo nulla di strano!”
“Un po’ lo è, invece.” sussurra, appoggiandosi con la testa sulla mia spalla, in quel suo classico modo di quando si addormenta sulla via del ritorno dopo una partita particolarmente impegnativa.
Gli lancio una veloce occhiata, specialmente quando aggiunge:
“Avresti dovuto approfittarne, oggi.” sì, certo!
“E in che modo?” gli sfugge forse il fatto che sono una ragazzo?
Evidentemente sì, visto che mi fa notare, come se fosse ovvio:
“È San Valentino.” e con questo?
“Siamo in Giappone, Muro-chin!” gli ricordo “.. E, in Giappone, sono le ragazze a regalare il cioccolato!” non viceversa!
Ed i ragazzi, se interessati, ricambiano il giorno del White Day!
“Ma in America.. Succede anche il contrario..” come?
Mi faccio più attento, dettaglio che lui pare non notare, dal momento che, con gli occhi chiusi, bisbiglia:
“Non essendoci il White Day, si fa tutto il giorno di San Valentino, indipendentemente dal sesso.”
“E non potevi dirmelo prima?!”
“Se non me lo dici, come faccio a saperlo?” avrebbe dovuto intuirlo!
Tks! Come al solito è proprio tonto!
Porto gli occhi su di lui e, vedendo i suoi ancora chiusi, non posso fare a meno di domandarmi come reagirebbe se ora gli rivelassi quello che provo per lui.
Mi prenderebbe sul serio, oppure..?
Titubante, gli sposto un poco la frangia dalla fronte e, notando che non accenna a muoversi e che, anzi, ha le labbra un appena socchiuse, mi concentro maggiormento su di lui, rendendomi conto che si è addormentato sul serio. Sospiro sconsolato, visto che di nuovo la fortuna non vuole saperne di stare dalla mia parte e, non potendo fare altro, ripeto il gesto, attardandomi questa volta in una leggera carezza lungo il suo volto, con la quale avverto chiaramente la sua temperatura più alta del normale. Corrugo le sopracciglia e, per aver certezza delle mie supposizioni, appoggio il dorso della mano sulla fronte, sentendola scottare lievemente.
Ci mancava solo questa! Come diavolo pensa di rifarsi, domani, se non è nemmeno in grado di badare a qualche linea di febbre?
Sospiro di nuovo e, non potendo fare diversamente, mi volto, così da far passare un braccio dietro la sua schiena e, dopo averlo sollevato, portarlo nella sua stanza, a letto. Mi siedo a terra e, riportando una mano sulla sua fronte, cerco di capire quanto è grave, immaginando comunque che gli basterà una sana dormita per riprendersi, esattamente come al solito.
Non potendo quindi farmi avanti, prendo la scatola di cioccolatini che la sua compagna di classe mi ha regalato e, dopo averla scartata, la apro, cercandone due in particolare.
I suoi preferiti. Quelli che perfino lui sostiene essere buoni.
Come li individuo, li tolgo dalla composizione e, dopo aver steso un fazzoletto di carta sul suo comodino, li appoggio delicatamente su di esso. Poi torno a dare la mia attenzione a lui e, dopo avergli dato un bacio a fior di labbra, bisbiglio:
“Stupido… Accorgiti in fretta dei miei sentimenti.” altrimenti la scuola finirà senza che tu li sappia…
Infine metto via la scatola e me ne vado, lasciandolo riposare.

** Himuro **
Vengo svegliato dalla rumore di qualcuno che bussa e, infastidito, mugugno qualche verso senza senso, intanto che Liu sussurra, aprendo un poco nella stanza:
“Himuro..?”
“Che c’è?” domando, portandolo ad accendere la luce, ferendomi gli occhi.
“Stai meglio?” mi volto sulla schiena e sollevo le palpebre, accorgendomi solo in questo momento di essere nella mia stanza.
E come ci sono arrivato?
Mi volto a guardarlo, cercando in lui una risposta ma trovandola in due cioccolatini appoggiati sul mio comodino. Due cioccolatini che conosco molto e che so esattamente da quale scatola provengono.
Sorrido, rispondendo:
“Sì, sto meglio.” decisamente meglio.
E, anche se non è andata come programmato, ho ricevuto lo stesso la cioccolata che desideravo.

** Fine **

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Capitolo 4
*** White Day ***


White Day

** Murasakibara **
“Ah! Finalmente ti ho trovato!” sposto lo sguardo sulla porta della terrazza, vedendo Muro-chin chiuderla alle proprie spalle “.. Come mai sei qui?”
“Non avevo voglia di stare in classe.” rispondo, terminando il mio succo e facendo accartocciare lo scatolino. Lo scuoto vicino all’orecchio per accettarmi che sia effettivamente vuoto e, dato che così è, l’appoggio al mio fianco, intanto che lui prosegue:
“È successo qualcosa?”
“Non particolarmente.” semplicemente non avevo voglia di stare in mezzo a persone che non fanno altro che parlare del White Day e di quanto abbiano voglia di dare il proprio regalo o di quanto sperino riceverne uno “.. Tu, piuttosto? Perchè mi cercavi?” se è per la sua compagna di classe, allora può anche andarsene!
“Ho una cosa per te!” risponde, invece, raggiungendomi e fermandosi in piedi di fronte a me.
Sono già pronto a dirgli che, se si tratta di basket, non mi interessa, bloccandomi quando nella mia visuale entra una confezione di Pocky.
No, probabilmente mi sbagliavo! Questo potrebbe proprio interessarmi!
Infatti la prendo e, leggendo che sono al latte e vaniglia, commento:
“Non sono male.” dovrò mangiarli quando avrò voglia di qualcosa di delicato.
“Sono contento che ti piacciano.”
“Altrimenti non avrebbe avuto senso prendermeli, no?” ribatto, alzando lo sguardo su di lui.
“Dipende dal motivo.” replica, accucciandosi per essere più o meno alla stessa altezza “… Erano gli unici con la confezione bianca…”
“E con questo?” la confezione può essere come gli pare! L’importante è che il sapore sia buono!
“Sono per il White Day.” mi spiega, con un sorriso, lasciandomi di sasso.
“Come?” ho capito bene?
Evidentemente sì, dato che ripete:
“Sono per il White Day, quindi mi serviva una confezione bianca. È l’unica che…” non lo lascio terminare e, alzandomi, lo interrompo:
“Non li voglio.”
“Eh?”
“Non li voglio.” dichiaro nuovamente.
Non se sono per il White Day. Specialmente se sono per il White Day.
Infatti glieli lancio sulle gambe, senza riuscire a frenarmi dal commentare:
“Come al solito non capisci nulla.” credevo conoscesse il significato di questo giorno, pensavo ne avesse capito il senso ma, se fa così, è più che evidente che mi sbagliavo.
“Cos..?” faccio per andarmene ma, come muovo un passo, vengo fermato da Muro-chin che, alzandosi a sua volta, esclama:
“Aspetta, Atsushi!” lo guardo da sopra una spalla mentre lui, un poco confuso, mi chiede:
“Si può sapere che ho fatto?” ed ha pure il coraggio di domandarlo?
“Se non sai cos’è il White Day, non parlare di White Day.”
“Certo che so cos’è il White Day!”
“Sul serio?” non si direbbe!
Annuisce convinto.
“È il giorno in cui, chi ha ricevuto del cioccolato a San Valentino, ricambia.” abbassa lo sguardo sulla confezione di Pocky che tiene in mano, aggiungendo:
“E tu me ne hai regalato, no?” cosa?!
“Come fai a dirlo?”
“Beh…” mormora, cercando di nascondere un certo disagio “… Quel giorno, quando mi sono svegliato, c’erano due cioccolatini sul mio comodino, per cui…”
“Per cui?” ha pensato che io…?
“Credevo fossero tuoi.” confessa, quasi a leggermi nel pensiero “… Erano dello stesso tipo della scatola che avevi e non sono molte le persone che accedono liberamente alla mia stanza.” quindi se n’è veramente accorto? “.. Per questo ti ho preso i Pocky.” torna con gli occhi su di me, terminando:
“Perchè non li vuoi?”
“Perchè ti sfugge la parte più importante!” esclamo, voltandomi per fronteggiarlo al meglio, iniziando ad arrabbiarmi “… Ricambiare il regalo non è solo una carineria che si fa nei confronti dell’altra persona! Significa ricambiare anche i sentimenti, di quella persona! E tu, i miei, non hai la più pallida idea di quali siano!” altrimenti non me li avrebbe presi!
“Può darsi.” conferma, infatti, con un sussurro “… Tuttavia…” porta la sua attenzione sulla confezione che tiene fra le mani e, sorridendo in modo incredibilmente dolce, aggiunge:
“Non mi importa. Se sono i tuoi, mi stanno bene.” cos..?! “… Qualsiasi essi siano.”
“Non. Dire. Fesserie.” sibilo, stringendo i pugni.
“Non sono fesserie. Lo penso davvero.”
“È impossibile!” ribatto, tornando ad alzare la voce “… Come puoi dire certe cose con tanta leggerezza?” ha idea di quello che potrebbe comportare? Del significato che potrebbero avere le sue parole?
“Non le sto dicendo con leggerezza.” mi smentisce, mantenendo quel suo tono pacato ed avvicinandosi per porgermi i Pocky “… Qualsiasi essi siano, a me stanno bene.” sorride un poco di più, proseguendo:
“Si tratta dei tuoi, dopotutto, no?”
“Tu…!” come può…?
Mi guarda e, non trovando esitazione nel suo sguardo, esclamo:
“Sei uno stupido!” lo afferro per un polso e, dopo averlo tirato a me, lo abbraccio, continuando:
“Ti rendi conto di quello che potrebbe comportare?! Se ti dicessi che mi piaci, che diavolo faresti?!” mi allontanerebbe? Riderebbe di me, prendendo la scusa che sono ancora un bambino e che quindi non so bene qual è la differenza fra piacere e voler bene?
Si aggrappa alla mia divisa, senza scomporsi o cercando di allontanarsi/mi, rispondendo semplicemente:
“Allora mi piaceresti anche tu.” davvero?
Lo stringo un po’ più forte e, avvertendo il cuore battere più velocemente, riprovo, abbassando un poco la voce:
“E se mi piacessi da impazzire?” in questo caso, cosa risponderebbe?
“Allora mi piaceresti da impazzire anche tu.” possibile?
“E…” ci tento ancora in un sussurro, rafforzando la mia stretta su di lui, incurante di potergli fare male “.. Se fossi innamorato… Di te?” pure così, lui..?
“Allora sarei innamorato di te anch’io.” serro gli occhi, sentendo il cuore esplodere, non riuscendo a credere che quanto stia avvenendo sia realtà e lui, credo accorgendosi che non aggiungo altro, continua:
“Quindi… Devi solo scegliere.” si sistema meglio fra le mie braccia, ribadendo:
“Qualsiasi essi siano, a me stanno bene.”
“I…” farfuglio con un filo di voce, sentendo la gola incredibilmente secca “.. Innamorato…” senza alcun dubbio! Sicuramente!
Ricambia il mio abbraccio, sussurrando dolcemente:
“Sono innamorato di te anch’io.”

 

** Himuro **
Sento la campanella suonare e, ben sapendo cosa questo significa, faccio notare ad Atsushi, che ancora mi stringe fra le sue braccia:
“Dobbiamo rientrare.”
“Non mi va.”
“Ma le lezioni stanno per ricominciare.”
“Non mi va lo stesso.” sorrido e, scostandomi da lui, ci riprovo:
“Non possiamo saltarle, fra poco ci sono gli esami finali e non vuoi passare il mese prossimo a studiare per quelli di riparazione, vero?”
“No.” ammette “.. Per niente.”
“E allora è meglio se andiamo.” annuisce, nonostante prima di lasciarmi andare si chini a sfiorarmi le labbra con le sue, domandandomi:
“Dopo posso venire nella tua stanza, però?”
“E da quando mi chiedi il permesso?” ribatto, cercando di non mettermi a ridere.
Ripete il gesto, questa volta attardandosi qualche istante e, una volta che si ritiene soddisfatto, mi ruba la confezione di Pocky che ancora tenevo in mano, per poi tornare successivamente ognuno nelle rispettive classi. Riesco a giungere alla mia un momento prima che entri il professore e quindi vado a sedermi al mio posto, pronto a seguire la lezione. Tuttavia, mi accorgo anche dello sguardo di Liu e, non potendo dirgli molto, mi limito a sorridergli, facendogli cenno di vittoria con l’indice ed il medio.
Ho dovuto pazientare, è vero, ma… Gliel’avevo detto che avrebbe funzionato!
Persino meglio dei miei piani.

** Fine **

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Capitolo 5
*** White Day, 6 anni dopo ***


White Day, 6 anni dopo

“Hai le chiavi a portata di mano?” annuisco e, dopo averle prese dalla tasca laterale del borsone, apro la porta d’ingresso, così da entrare in quella che da oggi sarà la nostra nuova casa.
“Devono ancora arrivare dei mobili.” commento, notando come quello che sarà il salotto sia completamente spoglio.
“Finchè c’è il letto e la cucina, non importa.” risponde Atsushi, seguendomi fino in camera per lasciarvi entrambi le nostre valigie “… Scendo a prendere gli scatoloni.” annuisco e, tirando le tende, do una lunga occhiata alla città che mi si para di fronte.
Nagano.
La città in cui Atsushi giocherà dall’inizio della prossima stagione, ormai imminente.
“Li lascio di qui!” esclama il diretto interessato, distraendomi dal mio panorama.
“Va bene!” tuttavia, dubito mi abbia sentito dal momento che, quando mi affaccio all’altra stanza, la trovo vuota. Sorrido e, ben sapendo quanto ci sia ancora da fare, inizio a svuotare le mie borse, sistemando i vari indumenti ed accessori occupando metà armadio e metà cassettiera e, quando ho terminato, urlo al mio ragazzo:
“Penso io anche i tuoi?”
“Sììììì!!!!” così faccio sebbene, come apro il suo borsone, la mia attenzione viene catturata da una confezione di Pocky al latte e vaniglia. La prendo e, raggiungendolo in cucina, domando:
“Perchè questa è là?” non eravamo d’accordo di suddividere le varie cose per funzione, così da rendere più facili i traslochi?
Finisce di mettere via alcune pentole e, come mi guarda, mi raggiunge immediatamente per togliermi di mano il pacchetto ed esclamare:
“Lasciala stare!”
“Non le ho fatto niente.” gli faccio notare, un poco perplesso.
“Lo so, però…” sposta lo sguardo di lato, continuando:
“Questa non va in credenza.” va bene.
“Dimmi dove, allora.”
“Nel… Mio comodino.” come scorta?
Sorrido.
“Nessun problema.” tendo la mano verso di lui che, un po’ titubante, mi restituisce i suoi snack. Faccio per tornare nella camera da letto ma mi blocco quando mi rendo conto che c’è qualcosa che non va, in quella scatola.
“Atsushi…” mormoro, infatti, tornando vicino a lui “… Questi sono scaduti.” come ha fatto a non accorgersene? “… Dovresti buttarli.”
“Non ci penso nemmeno!” ribatte, riprendendoseli.
“Ma…!”
“Ho detto di no!” ribadisce e, appoggiandoli sul tavolo, accanto ad una confezione aperta di mandorle ricoperte al cioccolato, aggiunge:
“Li sistemo io più tardi.”
“Okay…” anche se, secondo me, dovrebbe buttarli.
Proprio per questo, raggiungo il tavolo e, prendendoli, riguardo la data di scadenza, commentando:
“Non lamentarti, però, se poi ti viene mal di pancia.”
“Non ho mica intenzione di mangiarli!” ah, no?
“E allora perchè…?” mi zittisco da solo quando, con un rapido calcolo matematico, mi rendo conto che sono scaduti da circa cinque anni.
Possibile che…?
“Senti…!” riprende, riavvicinandosi, per togliermeli nuovamente di mano “… Lascia perdere, d’accordo?”
“È quello che penso?” chiedo, invece, e, dal modo in cui arrossisce, distogliendo lo sguardo, ho anche la mia risposta.
Sorrido e, afferrandolo per la felpa prima che possa allontanarsi, gli faccio notare:
“Avresti dovuto mangiarli all’epoca.”
“Non mi andava.”
“Te li avevo presi anche per quello.”
“Non mi andava lo stesso.” si appoggia con le mani al tavolo alle mie spalle, facendomi ritrovare così fra le sue braccia e, chinandosi su di me, porta la bocca vicino al mio orecchio, mormorando:
“Proprio non mi andava.” sorrido maggiormente, appoggiandomi a mia volta alla superficie dietro di me per potermi gustare per qualche istante la sua vicinanza ma, prima che possa sistemarmi meglio contro di lui, si scosta di qualche centimetro, quelli a lui necessari per premere con delicatezza una mandorla sulle mie labbra, in un invito che non tardo ad accogliere. Infatti la mangio, accurandomi di baciargli il pollice con il quale la spinge dolcemente fra le mie labbra e, mentre avverto il cioccolato iniziare a sciogliersi nella mia bocca, percepisco la sua ancora vicino al mio orecchio, intanto che sussurra:
“Ne, Muro-chin… E se ti amassi?” prendo una mentina dalla tasca della sua felpa, unica cosa di bianco alla mia portata, e, facendogliela scivolare fra le labbra, gli do un bacio sulla guancia, rispondendo con un bisbiglio:
“Ti amerei anch’io.” come ho sempre fatto, del resto.
Mi stringe a sè e, dopo aver fatto incontrare le nostre labbra, farfuglia, senza riuscire -ancora – a guardarmi direttamente negli occhi:
“È… Amore…” sorrido, ricambiando sia il suo abbraccio sia il suo gesto di poco fa.
“Ti amo anch’io.”

**Fine**


E, con questa one-shot, si chiude il ciclo delle fanfic dedicate alle tradizioni. ^^
Inizialmente non era preventivata ma, mentre scrivevo la White Day, quei due hanno preso come al solito le loro iniziative, finendo col prendersi anche questo spazio…
*sospiro*
Qualcuno mi dica cosa devo fare con questi ragazzi…
Intanto, grazie per aver letto!
~Yami

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