Vivere di alida (/viewuser.php?uid=62551)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamento ***
Capitolo 2: *** Ti piace? ***
Capitolo 3: *** Visita medica e bagno ***
Capitolo 4: *** Segni runici e letterine ***
Capitolo 5: *** Soldi e teorie ***
Capitolo 6: *** Disegni e Hagrid ***
Capitolo 7: *** Cicatrice e Corvonero ***
Capitolo 8: *** Riposo relativo ***
Capitolo 9: *** L'amara questione dei Dursdley ***
Capitolo 10: *** Il leoncino di Grifondoro ***
Capitolo 11: *** Sibilla Cooman ***
Capitolo 12: *** Incisori su commissione ***
Capitolo 13: *** La forza delle buone azioni ***
Capitolo 14: *** AVVISO ***
Capitolo 15: *** Ombre e fiducia ***
Capitolo 16: *** Attacco all'interno di Hogwarts ***
Capitolo 17: *** Credi in te stesso ***
Capitolo 1 *** Cambiamento ***
Il rating arancione/rosso non è riferito a scene di sesso,
chedel resto non ci saranno nella ff. Potrebbero esserci
delle descrizioni di atti violenti nei confronti di alcuni personaggi
ma non so dirvi quanto scenderò nei particolari. Non credo
molto! Bisogna vedere come si svilupperà la storia.
Vernon Dursdley odiava la
magia perché non c’era niente che
riuscisse a capire di meno e siccome l’unico mago con cui
doveva confrontarsi
tutti i giorni era suo nipote Harry, naturalmente odiava anche lui. Con
il
ragazzino si comportava sempre male: violenza fisica e psichica erano
all’ordine
del giorno.
Il piccolo Harry era
cresciuto nella consapevolezza che
qualsiasi cosa facesse andava male, e che la situazione non poteva
migliorare perché
comunque lui non era in grado di fare di meglio. I fornelli della
cucina di zia
Petunia brillavano ma , di sicuro, se Harry fosse stato più
diligente quel
pelucchio dello straccio con cui aveva pulito non sarebbe rimasto
attaccato!
I sopramobili della
libreria erano stati
spolverati ma se Harry fosse stato più
attento si sarebbe accorto di averli sistemati con almeno un centimetro
di
distanza inferiore rispetto a come erano posizionati in precedenza. Zio
Vernon
lo sgridava sempre, ma
zia Petunia gli
diceva: “Lascialo stare Vernon, è troppo stupido
per poter fare di più. E poi,
ti prego non dargli troppa considerazione o penserà di
meritarsela!”.
Allora lo zio lo spingeva
verso il sottoscala, prendendolo a
calci e spintoni, e lo rinchiudeva lì dove il cugino,
malignamente, gli faceva
trovare dei bigliettini in cui scriveva –Stupido, ritardato!-
, -Non puoi fare
di più!-, “Non servi a niente perché
sei stupido!-.
Harry sapeva che i suoi
parenti avevano ragione perché quelle
parole gli venivano ripetute da quando era piccolissimo e, sebbene
fosse
consapevole che al mondo esistevano i bugiardi, non credeva possibile,
in cuor
suo, di averne incontrato tre tutti assieme, e che questi raccontassero
bugie
da anni! Sempre le stesse! No, se gli zii e il cugino dicevano sempre
le stesse
cose allora, evidentemente, doveva trattarsi della verità.
Il giorno che Harry
compì dieci anni lo zio lo chiamò in
soggiorno e gli disse: “Harry, da oggi la tua vita
cambierà! Io e tua zia ti
abbiamo accolto nella nostra casa, ti abbiamo vestito e sfamato ma
nonostante
tutti i nostri sforzi tu non sei migliorato, non sei stato
all’altezza delle
aspettative. Sei uno stupido e non riesci neanche delle azioni
più elementari.
Sicuramente non puoi migliorare. Per questo motivo abbiamo deciso che
tu debba
andartene. Tra un’ora verrà qualcuno a
prenderti”.
“Come? Mi adotta
qualcuno?!” domandò confuso Harry.
“No! Chi ti
vorrebbe! Sei stato comprato. Non ci hanno dato
che pochi spiccioli!” disse la zia scuotendo un portamonete
“Ma del resto non
vali neanche queste poche monete!”.
Petunia strinse a
sé il figlio e assieme al marito uscì
dalla casa senza salutare. Harry rimase accanto al divano, le parole
degli zii
gli rimbombavano nelle orecchie. Che era uno stupido lo sapeva! Che non
sarebbe
migliorato, glielo avevano detto un milione di volte. Che valesse poco,
non c’era
dubbio. Che fosse mandato via non gli sembrava strano. Ma che qualcuno
andasse
a prenderlo! Non ci credeva! Chi mai avrebbe voluto un peso come lui?
Mentre
rifletteva su questo,
si domandava se fosse plausibile che uno stupido si rendesse conto del
peso
della propria stupidità. Ovviamente no! E trovando in
sé stesso un barlume di
intelligenza giungeva alla conclusione che doveva essere davvero
stupido se era
arrivato a tale risultato, ciò a conferma del fatto che lui
non era
intelligente.
Il bambino si sedette
accanto al divano, sul quale mai gli
era concesso accomodarsi, e attese di sentire il campanello suonare ma
con sua
grande sorpresa la persona che aspettava comparve nel caminetto mentre
una luce
verde si diffondeva laddove di solito erano il rosso e il giallo delle
fiamme a
fare da padrone.
Una signora di circa
sessantanni , dal viso serio ma dolce,
si fece avanti e disse: “Buongiorno signor Potter, io sono la
professoressa
McGranitt e insegno presso la Scuola di magia e stregoneria di
Hogwarts. Sono
qui per ordine del preside Albus Silente e ho l’incarico di
portarla con me
alla scuola”.
Harry, che si era
immediatamente alzato
dal pavimento, ascoltava con
attenzione e paura e annuiva ad ogni parola della donna.
“Adesso se non
le dispiace, mi piacerebbe parlare con i suoi
zii prima di partire in riguardo alla sua istruzione”. Harry
ascoltava e
guardava l’insegnante con curiosità e
perplessità. Forse era una scuola
speciale, come un riformatorio, suo zio lo minacciava sempre di farlo
rinchiudere in un riformatorio per disturbati mentali. Da canto suo la
McGranitt sembrava aspettare un’azione del bambino che
però non venne e perciò
continuò con fare paziente: “Le dispiacerebbe
andarli a chiamare?”.
-Che stupido sono stato a
non capire subito- pensò Harry e
poi disse: “Mi dispiace signora, professoressa McGranitt ma i miei zii sono
usciti”.
“Oh, va bene.
Allora prenda le sue valigie e andiamo”.
Nella stanza
c’erano solo Harry e la donna, di conseguenza
il bambino pensò che stesse parlando ancora con lui. Stupito
dal ricevere tante
attenzioni, per ben quattro volte la donna gli aveva rivolto la parola,
rispose: “Io, mi dispiace, non ho valigie”.
“Mi sta dicendo,
signor Potter, che non ha indumenti di sua
proprietà, giocattoli e libri oppure che non ha una valigia
o un baule in cui
sistemare tutto?!”.
“Sto dicendo che
non niente di mia proprietà! Però” si
corresse “posso portare i vestiti che ho addosso!”.
“Ah! Certamente
questa è una grande fortuna!” rispose la
donna cercando di non dar troppo peso alle sue parole.
“Allora andiamo”. Si
avvicinò al bambino e disse: “Entri nel caminetto
, prenda un po’ di questa
polvere e mentre la lancia in aria dica chiaramente: Ufficio di
Silente. Io la
raggiungerò subito dopo”.
In breve entrambi si
trovarono nell’uffico del preside, alla
presenza di Silente, Piton e Madama Chips. Harry li scrutò
dalla testa ai
piedi, eccetto la signora che sembrava un’infermiera, gli
altri, erano vestiti
in modo alquanto bizzarro. Certo i suoi vestiti erano vecchi e troppo
grandi
per lui ma almeno erano “normali”.
Forse non erano persone
normali e per questo avevano
accettato di comprarlo dagli zii. Anche i quattro adulti maturarono
delle
opinioni riguardo al bambino. Per Silente era un bambino dolcissimo,
per Madama
Chips era troppo magro, per Minerva c’era qualcosa che non
andava e per Piton
era una seccatura in più anche se quei vestiti
così vecchi e larghi gli
mandavano dei messaggi che non riusciva a decifrare ma che non avrebbe
trascurato.
Fu Silente a rompere il
silenzio. “Allora Harry, io sono il
preside Albus Silente. Questa è la scuola di Hogwarts. Spero
che tu sia felice
di essere qui come noi di averti! Questa scuola è la tua
nuova casa e ti invito
a comportarti nello stesso modo in cui facevi a casa tua!”.
Il bambino ebbe un fremito
lungo la schiena, ma stringendo
forte i pugni dietro la schiena ricacciò indietro la paura.
Il suo viso
rimaneva del tutto inespressivo.
“Naturalmente,
signor Preside” aggiunse Piton “sarebbe
opportuno elencare al qui presente signor Potter alcune delle
più importanti
regole della scuola, al fine di preservare la sua sicurezza, la sua
salute e
finanche il nostro quieto riposo”.
Silente, cui non
sfuggì l’ultima parte del discorso,
inarcò
le sopraciglia in segno di disappunto e Piton specificò:
“Infatti sapere il
bambino in situazioni rischiose ci causerebbe grave
angoscia!”.
A Minerva
scappò un mezzo sorriso e chiese: “Harry, cosa sai
della scuola, della magia e del perché sei qui?”.
Harry non sapeva niente di
tutto ciò e poté dire soltanto,
senza alcuna espressione nella voce e nel volto: “Sono qui
perché i miei zii si
sono stancati di me, perché non sono abbastanza per loro.
Non valgo niente e
non posso migliorare perché sono troppo stupido per
riuscirci!”.
“Chi ti ha detto
queste cose?” domandò indignata Madama
Chips.
“I miei
zii” rispose Harry con gli occhi fissi nel vuoto.
“Non credi che
si sbaglino?” domandò incoraggiante Silente.
“Io non penso
perché quello che penso è sbagliato e non
posso migliorare” rispose Harry.
Gli adulti si guardarono
negli occhi mentre Harry era in
piedi e immobile davanti a loro. C’era molto lavoro da fare,
non si trattava di
dare al bambino i primi rudimenti di magia di modo che l’anno
successivo
potesse affrontare al meglio la scuola, era chiaro che Harry avesse
bisogno di
molto più.
Bisognava trovare un modo
per dare luce a quegli occhi che
colpirono Severus come un pugno nello stomaco. Erano così
vuoti, troppo! Mentre
lui si ricordava chiaramente quanto brillassero anche al buio.
--------------------------------------
Sono tornata con una
storia che mi ronza
nelle orecchie da diverso tempo. Non so quanto potrò essere
veloce negli aggiornamenti, probabilmente un capitolo al giorno. A meno
che non venga colta da improvvisa ispirazione. Questo capitolo l'ho
scritto due settimane fà, ma era diverso in alcune parti
fondamentali. Spero vi sollettichi un pò di
curiosità.
Sicuramente, come tutte le mie storie, sarà portata a
termine.
Vi saluto e vi mando un bacio.
Cercherò di non
essere troppo OOC ma
quando si tratta di Sev ed Harry, considerato che le mie sono storie
What... if ..., esco piacevolmente fuori dai binari.
A tutte le persone che
solitamente trovano
una mia recensione alle loro storie: A inizio mese il mio Pc
è
stato attaccato dai virus informatici e io da quelli dell'influenza
perciò non ho potuto seguire tutte le vostre storie. Sto
cercando di recuperare. Spero di non saltare nessuno! Baci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Ti piace? ***
Era convinzione di Silente
che i problemi si dovessero
affrontare dal più semplice al più complesso per
cui si occupò innanzitutto dei
vestiti di Harry, delle scarpe e anche della biancheria. Il bambino non
aveva
portato niente con sé! Comprò giocattoli e libri,
fissò con Madama Chips tutte
le visite mediche opportune, arredò una stanza e poi la sera
chiamò nel suo
ufficio Minerva e Severus.
“Ho cercato di
risolvere le necessità primarie di Harry, adesso
ha tutto ciò di cui ha bisogno per avere un minimo di
tranquillità. Risolti
questi piccoli fastidi, possiamo dedicarci alla sua
istruzione”disse il
preside.
“Ammirevole da
parte tua, Albus, risolvere questi piccoli
fastidi dopo che per dieci anni lo hai lasciato in quella casa dove gli
insegnavano che non valesse niente!” lo attaccò
Severus.
“Avrei voluto
agire prima ma la protezione che quella casa
dava a Harry era troppo importante”.
“ Albus, io credo che
il bambino avrebbe avuto una maggiore sicurezza presso una famiglia del
mondo
magico, considerato come è arrivato a noi!” disse
Minerva.
“Il mio compito
era difenderlo da Voldemort e dai
Mangiamorte ancora fedeli all’Oscuro Signore. Non ho avuto
altra scelta, adesso
che la protezione della famiglia non è più
determinante l’ho portato via. Di
più non ho potuto fare” affermò Silente.
“In ogni caso
Harry non può imparare le arti magiche se
prima non acquisisce un po’ di rispetto verso la propria
persona. Deve imparare
che anche lui ha una dignità!” replicò
Minerva “Avete visto anche voi come è
apatico rispetto a ciò che lo circonda. Non reagisce in
alcun modo!”.
“Condivido la
tua opinione, Minerva, ma credo che Harry
potrebbe rispettarsi di più se capisse il suo valore prima
di mago e poi di individuo,perchè
a quanto pare che la sua
individualità è stata annullata.
Perciò occorre agire contemporaneamente
sull’istruzione
e sulla personalità!”.
“E’
vergognoso! Agire sulla personalità di un altro essere
umano, modellarlo a nostro piacimento!” disse la donna.
“Non si tratta
di questo” intervenne Severus “ Dobbiamo
permettere al bambino di esprimere se stesso dimostrandogli che ha
molto da
offrirci e mostrandoci interessati a ciò che fa! Una volta
che ha acquisito
consapevolezza delle sue capacità potremmo fargli delle
osservazioni, far
notare lui alcuni limiti in ciò che ha fatto di modo che
possa crescere
pienamente!”.
“Mi chiedo se
noi possiamo dargli questo aiuto!” disse
Minerva.
“Mi sembra molto
difficile” affermò con sincerità il
professore di pozioni.
“Perché
no?” domandò Silente “Forse che Madama
Chips non è
all’altezza del suo compito? Non mi pare! Oppure mi state
dicendo che voi non
siete disposti ad aiutare il bambino?”.
“Oh Albus, ma
certo che vogliamo aiutarlo!” disse
scandalizzata Minerva.
“Io posso
aiutare te in qualsiasi cosa” disse Severus “ Ma
non so se sarò in grado di aiutare lui! Io so di
ciò che stiamo parlando e ci
sono situazioni che richiedono molto tempo prima di riuscire a dare
risultati!”.
“Vorrà
dire che avremo la pazienza di aspettare. Del resto
se dici di sapere di cosa stai parlando forse sei tu la persona
più adatta ad
aiutare Harry. E a proposito, dove si trova ora?”
domandò Silente.
“Stamattina lo
abbiamo lasciato con Madama Chips e suppongo
sia ancora con lei”.
“Benissimo! La
sua camera è comunicante con l’infermeria.
Inoltre dispone di un bagno personale, bisognerà che
qualcuno glieli mostri. Io
ho un impegno urgente e dovrò assentarmi
qualche ora, Minerva se te la senti…”
disse il preside.
“No, Albus, mi
dispiace
deluderti ma ho tre Grifondoro in punizione per due ore a
partire dalle
sette, cioè fra dieci minuti” rispose la McGranitt
e rivolgendosi a Piton
disse: “Non resti che tu, mio caro”.
Piton era livido in volto:
“Avete vinto una battaglia!”
affermò andando via senza sentire Silente che concludeva:
“Ma la guerra dovrai
vincerla tu!”.
Minerva guardò
Silente negli occhi e disse: “Non è un
compito semplice!”.
“No”
concordò Albus “Soprattutto
per la parte che lo riguarda personalmente, soprattutto per
quella!”.
Quando Piton
entrò in infermeria, incrociò Poppy che a voce
bassa gli disse: “C’è molto da
fare!”. Harry era seduto per terra, in un
angolo, con le ginocchia piegate verso il petto e le braccia che
circondavano
le gambe. Come Piton lo vide, ebbe un flash.
Severus! Quante volte ti ho detto che
devi stare attento e
non ti devi sporcare i pantaloni mangiando! Tutte le volte la stessa
storia!
Mettiti lì, per terra. E non provare a sederti su una sedia
o sul divano! Sei
sporco e la sporcizia va per terra!
-Signor Potter,
perché è seduto per terra?”
domandò Severus irritato
dal ricordo.
Harry si alzò
subito dal pavimento e non rispose.
“E’
buona educazione rispondere quando ci viene rivolta una
domanda, signor Potter!”.
Il bambino era in piedi,
rigido e con lo sguardo fisso nel
vuoto ed evitando la domanda rispose: “Mi scusi signore, non
lo farò più!”.
Severus si era reso conto
che la sua domanda non era stata
soddisfatta ma lasciò correre e disse: “Benissimo!
Mi segua devo mostrarle le
sue stanze!”.
Harry, seppur con tanta
incertezza, lo seguì e quando entrò
nella camera guardò con attenzione l’arredo: un
letto a baldacchino, un
comodino, un grande armadio, una sedia, un’ampia scrivania,
una libreria e
delle mensole ai muri.
“E’
di suo gradimento” chiese
Piton.
“Si, signore.
E’ di mio gradimento” ripetè Harry
meccanicamente.
Severus aveva cinque anni quando Tobias
gli regalò una
macchina dei pompieri con la sirena. “Ti piace?”
gli chiese il padre. “Non
proprio però graz..” uno schiaffo lo raggiunse in
pieno viso facendogli perdere
l’equilibrio e buttandolo a terra. “Lavoro tanto
per che cosa? Per sentire le
tue lagne? Se ti chiedo se qualcosa che ti compro ti piace, devi dire
–Si,
papà. Mi piace- Hai capito?-. Severus con le lacrime agli
occhi ripetè: “Si,
papà. Mi piace”.
Severus socchiuse gli
occhi e poi aggiunse: “Harry, se non è
di tuo gradimento lo puoi dire, non tutti abbiamo gli stessi gusti.
Qual è il
colore che preferisci?”.
Era una domanda semplice
per chiunque ma non per Harry. Era
una domanda aperta che non suggeriva nessuna risposta. Se gli avesse
chiesto “Ti
piace il rosso?” allora avrebbe potuto rispondere
“Si, signore. Mi piace il
rosso!” invece gli aveva chiesto quale fosse il suo colore
preferito e il
bambino non sapeva cosa rispondere perché era sicuro di
sbagliare risposta.
Harry prese fiato e
rispose: “Il giallo, signore”
Severus lo
guardò e replicò: “Il
giallo?”.
Harry
indietreggiò: “No, signore. Mi scusi, volevo dire
il
verde”.
Il professore si accorse
che il bambino si stava agitando e
fece un passo verso di lui per calmarlo ma Harry corse fino ad un
angolo e
proteggendosi il volto con le braccia magre disse: “No,
signore. Per favore,
no! Forse è il viola! O forse no, forse è il
nero!” .
“Harry, calmati
per favore”. Ma il bambino continuava ad
elencare tutti i colori che gli venivano in mente. Allora Severus si
sedette
sul pavimento accanto al piccolo e accarezzandogli la testa disse:
C’è solo un
colore che va bene: quello che piace a te”.
Harry sentì la
mano del professore sulla sua testa e pur
provando paura, gli piacque. Spostò le mani dal viso,
guardò Piton e, pensando
di essere molto coraggioso, ripetè a cantilena:
“Quello che piace a me, quello
che piace a me”.
Quando il bambino si fu
calmato, Severus lo aiuto a
sollevarsi dal pavimento e dopo avergli dato la buonanotte
uscì dalla stanza e
andò nei suoi alloggi.
-------------------
Ciao a tutti. Grazie a
tutti quelli che stanno leggendo, recensendo e inserendo la ff tra i
preferiti. La storia avrà come elemento principale il
rapporto tra Sev e Harry e Sev e il suo passato ma il tutto
sarà inserito in un quadro più ampio, ci
sarà anche un po' d'azione! Non è mai semplice
andare avanti!
A domani, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Visita medica e bagno ***
Harry si
svegliò presto: erano circa le cinque e mezzo. A
casa degli zii era solito alzarsi a quell’ora per preparare
la colazione allo
zio che usciva alle sei e servirgliela. Subito dopo si occupava del
bucato:
ritirare, piegare, stirare e stendere . Verso le sette e mezzo
preparava per la
colazione per il cugino e la zia, la quale gli lasciava un biglietto
con
l’elenco delle mansioni da svolgere e poi usciva per
accompagnare il figlio a scuola.
Spesso l’elenco era lungo e Harry finiva di sbrigare tutte le
faccende solo nel
tardo pomeriggio, saltando così il pranzo.
Harry si
stiracchiò nel letto, facendo schioccare le sue
fragili ossa, si mise gli occhiali e si vestì con gli stessi
indumenti del
giorno precedente. Solo quando fu vestito, si ricordò di non
essere a Privet
Drive ma ad Hogwarts. Rifece il letto, sistemò il bagno come
poté e si affacciò
in infermeria: nei letti non c’era nessuno.
Il preside, i professori e
l’infermiera erano stati gentili
con lui, gli avevano dato una camera, molti abiti e giochi. Sicuramente
avevano
speso molto, inoltre bisognava aggiungere al conto anche le poche
monete che
avevano dovuto sborsare per comprarlo dagli zii, e quelli erano tutti
soldi
che, Harry immaginava, avrebbe “dovuto rendere” in
un modo o nell’altro.
Perciò fece
come era abituato quando Dudley gli nascondeva
il bastone e lo straccio per i pavimenti: si tolse la maglietta, la
inzuppò
d’acqua e inizio a strofinare il pavimento. Fu
così che lo trovarono Madama
Chips e Piton quando alle sette andarono a svegliarlo.
Entrambi furono
meravigliati alla vista del bambino a petto
nudo che, piegato sulle ginocchia, strofinava un panno sul pavimento ma
ciò che
li sbalordì di più furono le cicatrici che Harry
aveva sulla schiena, sulle
braccia e sul petto. Il bambino si accorse della presenza degli adulti
ma finse
di non vederli. Era un modo per evitare un rimprovero, se lui avesse
finto che
gli altri non ci fossero probabilmente anche gli altri non lo avrebbero
considerato e lui avrebbe evitato una punizione.
Non sapeva,
però, che quei due maghi non avrebbero mollato.
“Signor Potter,
si può sapere cosa sta facendo?”
domandò
Madama Chips.
“Sto lavando il
pavimento, mi scusi signora”.
“Mi scusi? Per
cosa dovrei scusarla?” chiese la donna.
“Perché
non ho ancora finito, perché sono troppo lento.
Perché non mi è venuto bene, perché
non è ancora asciutto. Perché non riesco a
fare di più. Ho provato ma non ci sono riuscito. Mi scusi
tanto” rispose Harry
ripetendo a cantilena una formula imparata a memoria.
“Per primo, non
devi assolutamente svolgere queste mansioni,
ci sono gli elfi che puliscono. Inoltre a me sembra che il pavimento
sia pulito
benissimo e credimi quando ti dico che, anche volendo fare di
più, non sarebbe
venuto meglio! Sei stato bravo ma non c’è bisogno
che tu pulisca l’infermeria!”
concluse Madama Chips.
Harry guardò il
pavimento e pensò che forse era davvero
pulito bene. Severus osservò lo straccio e chiese:
”Con cosa stai pulendo?”.
“Con la
maglietta. Qualcuno deve avermi nascosto lo
straccio!” disse il bambino ripensando a Dudley.
“Tu
dici?” chiese Piton pensando che Harry cogliesse
l’ironia della domanda ma Harry non capì e,
abbassando lo sguardo a terra,
cominciò: “No, volevo dire che io non sono
riuscito a trovarlo perché … perché
perché sono troppo stupido per … per
trovarlo”.
Piton prese fiato e disse:
“Harry, tu non sei stupido e se
non hai trovato il necessario per fare le pulizie è
perché non spetta a te
farle! Inoltre le magliette si indossano non si usano come stracci e
poi perché
hai gli stessi vestiti di ieri?”.
“Ha ragione,
signore!” disse il bambino
cercando di infilarsi la t-shirt “Le
magliette si indossano, che stupido sono stato!”.
Subito Piton gli si
avvicinò, gli strappò la maglietta dalle
mani e tenendolo per un braccio ripetè: “No! Non
devi mai più dire che sei uno
stupido! Hai capito Harry?”. La risposta fu scontata:
“Si, signore, ho capito”.
Severus si
passò una mano in faccia e chiese nuovamente:
“Perché indossi gli stessi vestiti di
ieri?”.
“Perché
oggi è solo mercoledì” disse Harry.
“E con
ciò? Non puoi cambiarti il mercoledì?”.
“No, solo la
domenica mattina!”.
Severus rimase qualche
secondo sovrapensiero: Non mi interessa se
quei ragazzi ti hanno spinto sull’erba! Ti dovevi difendere!
Adesso rimarrai
con quella roba, non ne abbiamo soldi! Quanto detersivo dovrebbe
consumare tua
madre se lavasse ogni giorno i tuoi vestiti sporchi, ehm? Domenica ti
cambierai!
Ancora una volta il
professore fece un respiro profondo.
Perché dovevano esistere persone come Vernon Dursdley e
Tobias? Bastava così
poco per rendere un bambino felice! Poppy gli mise una mano sulla
spalla per
consolarlo e con gli occhi gli indicò le cicatrici: dovevano
affrontare la
questione con il bambino.
“Harry, per
favore, vai a cambiarti e poi torna qui perché
devo visitarti per vedere se tutto va bene?” disse Madama
Chips.
Harry non sapeva bene cosa
significasse “visitarti” ma andò
a cambiarsi e dopo appena due minuti si ripresentò in
infermeria. Era chiaro
che il bambino si fosse cambiato gli abiti ma non si fosse lavato.
Comunque la
visita iniziò.
Piton fece sdraiare Harry
sul letto e Madama Chips passò sul
suo corpo la bacchetta magica che evidenziò una frattura
importante al polso,
alcune microfratture alle dita e innumerevoli contusioni.
Ciò che destava
maggior preoccupazione era il fegato che portava i segni
dell’inadeguata
nutrizione e dei pugni o calci con cui era stato colpito, e poi
naturalmente c’erano
le cicatrici.
Harry osservava la
bacchetta della Medimago andare avanti e
indietro sul suo corpo e si chiedeva se con quella si potesse guardare
anche dentro
la testa, avrebbe voluto sapere se nella sua ci fosse qualcosa oppure
niente
come suo zio gli diceva sempre. Piton si accorse
della curiosità del bambino e disse:
“Un
giorno ne avrai una anche tu, non proprio uguale a questa ma
l’avrai. Madama
Chips sta guardando dentro il tuo corpo per vedere se
c’è qualcosa che non va!”.
“E in effetti ho
trovato qualcosa” disse Poppy senza
meravigliarsi. “Signor Potter, le fa male in qualche posto
particolare?”.
Harry ci pensò
su e disse: “Mi fa male la gola”. Poppy
passò
la bacchetta sul collo ma non notò nulla e allora chiese:
“Ti fa male anche
adesso?”.
“No, solo quando
ingoio” rispose Harry.
“Ti succede ogni
volta che mangi?” chiese Piton.
“Si”
e, sentendosi al sicuro con Severus e Madama Chips, aggiunse
“Anche quando bevo”.
Poppy osservò
il corpicino sul letto e intuì subito la
verità che esisteva dietro questo dolore, così
chiese “Senti, Harry, quante
volte al giorno mangi?”.
Harry ci pensò
su e rispose: “Se riesco a sbrigare le faccende
domestiche per le due, mangio due volte, altrimenti una volta prima di
andare a
letto ma non troppo perché mio zio dice che ho la digestione
lenta!”.
“E cosa mangi
durante i pasti?” domandò Severus.
“Dipende da
quello che rimane” rispose Harry con gli occhi
fissi nel vuoto.
Ogni
volta che doveva
affrontare una realtà poco piacevole, che doveva fornire una
spiegazione
sincera, il bambino
diventava
inespressivo e si isolava fissando un punto inesistente nello spazio,
un punto
in cui tutto era perfetto e lui non si era mai sentito umiliato e
deriso, in cui
non poteva sentire il dolore che provava e poteva perdersi per sempre.
E ora si può sapere cosa stai
guardando? E da un po’ che ti
osservo e sei lì imbambolato a fissare il vuoto. Lo so bene
che tu e tua madre
siete strani ma tu sei decisamente più strana di lei. Sembri
uno scimunito! Non
c’è niente davanti a te, niente!
Severus e Poppy capirono
che al bambino erano sempre stati
dati gli avanzi, quando c’erano stati, e non chiesero oltre,
nonostante questo
Severus si avvicinò a Harry e tenendogli la testa fra le
mani fece in modo che
lo sguardo del bambino si incrociasse con il suo e gli disse:
“Non c’è bisogno
che ti nascondi così lontano! Qui sei al sicuro e non
proverai dolore!”.
Harry mosse leggermente
gli occhi verso un lato e con le
dita sfiorò le mani del professore che gli accarezzavano il
volto. Si sentì
sicuro. Piton prese le mani del bambino e le strinse, delicatamente,
nelle sue.
Non poté fare a meno di notare quanto fossero sporche.
Allora disse:
“Poppy se per te va bene, oggi ci fermiamo
qui! Prima di raggiungere i miei studenti vorrei che Harry facesse un
bel bagno!”.
Harry cominciò
a tremare. Non era possibile, non aveva fatto
niente di sbagliato, forse non era vero che il pavimento era stato
pulito bene,
forse Madama Chips aveva scoperto qualcosa di terribile su di lui
passandogli
sopra la bacchetta e ora volevano punirlo. Ma lui non voleva essere
lavato!
Cominciò a dondolarsi nel letto dicendo: “Il bagno
no! Per favore, il bagno no!”.
Severus cercò
di tranquillarlo ma il bambino sembrava
inconsolabile e del resto era veramente molto sporco. Perciò
lo prese in
braccio e lo portò in bagno, con un colpo di bacchetta
riempì la vasca di acqua
calda al punto giusto.
Harry tremava sempre di
più, allora Piton cercò di capire:
“Harry,
cosa c’è che non va ? Non ti piace lavarti! Guarda
quanta schiuma!”. Il bambino
guardava la vasca con gli occhi sbarrati.
“Non ti piace
l’acqua?” chiese il professore.
“L’acqua
mi piace molto” rispose il bambino.
“E allora
perché non vuoi lavarti?” domandò
Severus.
“Fa male!
Preferisco restare sporco!”.
“Non dire
così, tutti preferiscono essere puliti! E poi
lavarsi non fa male! Dai su, ora ti metto dentro la vasca, tu rimani
rilassato!”.
Il professore immerse il
bambino, rigido, nell’acqua.
Harry non aveva mai provato una
sensazione così bella, l’acqua era calda ma non
bollente e non era gelida
come quella dei Dursdley, inoltre il
liquido giallo che il professore aveva fatto scendere piano
nell’acqua aveva
fatto molte bolle e questo lo fece sorridere.
Severus vide il piccolo
rilassarsi e disse: “Adesso per pulirti
meglio passiamo la spugna nella schiena!”.
“No!”
gridò Harry cercando di uscire dalla vasca. “La
spugna
no! Ti prego, la spugna no!”.
Piton fu veloce e
riuscì a tenere Harry dentro la vasca, la
sua camicia era stata totalmente bagnata e la sua pazienza messa a dura
prova: “Ma
insomma Harry, si può sapere cosa c’è
che non va adesso! Come ti dovresti
sfregare secondo te!”.
“La spugna no!”
continuava il bambino.
Severus senza dargli retta
fece comparire una morbida spugna
celeste a forma di pesce palla, la inzuppò d’acqua
e sapone e poi la strizzò
davanti agli occhi stupiti di Harry che allungò la mano e
constato quanto fosse
morbida. Allora la prese e dopo averla inzuppata se la passò
nelle braccia
facendo scorrere piano l’acqua, il suo viso era meravigliato
e compiaciuto.
Piton lo
osservò sembrava che fosse la prima volta che Harry
facesse un bagno. “Harry, lavarsi è importante. Ti
devi lavare ogni giorno e
devi fare il bagno o la doccia almeno una o due volte la settimana.
E’ il
minimo. Va bene?”.
“Sì,
sì farò il bagno due volte alla settimana anche
di più
se lei vuole, signore!” rispose estasiato il bambino giocando
e lavandosi con
la sua preziosa e mordiba spugna.
“Adesso dimmi,
perché non volevi lavarti, perché non volevi
usare la spugna?” domandò il professore sperando
che si fosse trattato
semplicemente di un capriccio.
Harry si fermò
e fissando il vuoto rispose: “Zio Vernon usa
la spugnetta d’acciaio delle pentole per togliermi la
sporcizia. Perché tu non
lo sai ma io sono molto sporco!”.
“Oh
Merlino!” disse Severus trovando una risposta per quelle
cicatrici che Harry aveva sulle braccia, sul petto e la schiena.
“Harry tu non
sei così sporco, nessuno è così sporco
da dover lavarsi con la lana d’acciaio”.
Il professore aiutò il bambino a finire di lavarsi, poi lo
fece uscire dalla
vasca, lo avvolse in un grande asciugamano e lo portò nella
camera, dove lo
aiutò a vestirsi con abiti nuovi e puliti.
Harry si sentiva
strafelice, non sapeva cosa stesse
succedendo nella sua vita, lo zio gli aveva detto che la sua vita
sarebbe cambiata
ma mai e poi mai lui avrebbe immaginato
in meglio. Intanto si erano fatte le dieci, il professore aveva lezione
così
salutò il bambino che stava facendo colazione e aveva
zucchero a velo sul naso,
e Harry gli
regalò un ampio sorriso.
Il professore percorse il
corridoio che lo separava dall’aula
di pozioni con un ricordo inaspettato.
Adesso sei lavato, pulito e
pettinato. Guarda un po’ cosa
c’è qui per te? Una ciambella con la marmellata!
Mangiala amore mio, mangiala tutta
che devi diventare grande. Il piccolo Severus sorrise
alla mamma con il naso imbiancato
dallo zucchero.
Un ricordo felice! Severus
ne fu stordito, si era
dimenticato di possederne così belli. Andava avanti quando
Silente lo chiamò: “Severus,
per favore, appena
puoi raggiungimi
nel mio ufficio abbiamo ritrovato
il secondo pezzo della stele! Vorrei che tu gli dessi
un’occhiata!”.
Severus annuì,
la
giornata si rivelava molto impegnativa.
----------------------------
Ciao a tutti. Tante grazie
a tutti gli anonimi che stanno leggendo la mia storia, e grazie a chi
recensisce!
Spero che questo capitolo
sia di vostro
gradimento! Fatemi sapere se il testo è psicologicamente
troppo
pesante o se ho trovato un giusto equilibrio tra il dire e il non dire.
Dal prossimo capitolo con la parte sulla stele ci sarà altro
materiale oltre il rapporto Sev-Harry ma non preoccupatevi
perchè con il tempo questi due aspetti si legheranno tra
loro. A
domani, baci e abbracci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Segni runici e letterine ***
Gli studenti Corvonero del
sesto anno avevano
messo a dura
prova la pazienza di Piton con la presunzione di sapere quasi tutto
ciò che il professore conosceva in materia di
pozioni.
Tale presunzione durò fino a
metà Marzo, quando Piton iniziò le simulazioni
d’esame riportando il terrore a
livello standard.
Sennonché il
livello della preparazione dei Corvonero si
rivelò assai deludente e per venire incontro agli studenti,
e togliersi diversi
sassolini dalle scarpe, Piton organizzò due settimane di recupero dal primo al
quindici Agosto,
sollevando proteste che, naturalmente, gli scivolarono addosso.
Però adesso che
il corso era iniziato
Severus avrebbe
preferito non averlo fatto perché queste lezioni extra gli
toglievano del tempo prezioso che avrebbe voluto dedicare a
Harry
e alla questione della
stele.
A mezzogiorno
terminò con i Corvonero e si
diresse verso l'ufficio di Silente che lo aspettava con trepidazione.
Quando arrivò, trovò
il preside che
esaminava un pezzo
della Stele dei fondatori di Hogwarts
e una pergamena di grande
utilità,in quanto era l’unico
documento che rappresentava e descriveva la Stele nei particolari.
In
essa erano stati
incisi gli stemmi delle quattro case e sotto di ognuno era riportata la
firma
del proprio fondatore, tutt’attorno, con oro elfico, erano
state impresse delle
rune che tradotte significavano –L’unione
è la miglior protezione- .
Il pezzo della Stele col
simbolo dei Tassorosso era sempre
stato ad Hogwarts ma nessuno sapeva dove cercare gli altri tre. La
leggenda
narrava che Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro avessero rotto la
Stele in
un momento di rabbia, pochi giorni prima dell’addio del primo
e che poi ogni
fondatore si fosse appropriato della parte che lo riguardava.
Per secoli si
pensò che i tre pezzi di marmo mancanti
fossero stati distrutti o portati lontano ma
durante l’ultimo anno scolastico nella parte anteriore della
stele di Tosca Tassorosso comparve la scritta
–L’unione è la miglior protezione-.
Nessuno aveva
trovato un collegamento tra queste parole e un modo per trovare le
parti
restanti della stele ma adesso si potevano elaborare interessanti
teorie.
“Severus sei
arrivato! Ti stavo aspettando, ragazzo. Guarda
qui, non è bellissimo?” disse l’anziano
preside mostrando al professore il
pezzo di marmo con inciso un serpente e la firma di Salazar Serpeverde.
“Sì,
è molto bello!” rispose Piton che poi chiese
“Dove è
stato trovato?”.
“Nella foresta
proibita! L’ha trovato Hagrid, e purtroppo
gli è costato parecchio, ora si trova al San
Mungo!” lo informò Silente.
“Come
mai?” chiese Piton incerto sul possibile collegamento
tra i due eventi.
“Perché
la Stele di Salazar era protetta! Hagrid pattugliava
la foresta dallo scorso inverno alla ricerca di una delle parti
mancanti, e
quando ne ha visto una, l’ha raccolta senza pensarci. In quel momento i rami attorno a
lui si sono
trasformati in serpenti e lo hanno attaccato!”.
“Avrebbe dovuto
portare con sé una fiaccola ardente e
buttargliela addosso!” disse Piton ricordandosi che il
guardiacaccia non
possedeva la bacchetta.
“L’aveva,
ma in un primo momento si è fatto cogliere dallo
spavento! Comunque subito dopo l’ha recuperata ed
è riuscito a liberarsi e a
prendere il marmo” rispose Silente.
“E i serpenti lo
hanno lasciato andare via?” chiese stupito
e incuriosito Severus.
“Già,
proprio così! Una volta che lui ha reagito, lo hanno
lasciato andare. Ti dirò che anche a me sembra molto strano
ma evidentemente,
mio giovane amico, c’è qualcosa che non abbiamo
ancora capito”.
“C’è
più di una cosa, Silente! Perché prima lo hanno
attaccato
e poi lo hanno lasciato andare? Perché Salazar Serpeverde
non ha distrutto la
sua parte ma l’ha nascosta nel territorio di Hogwarts?
Dobbiamo aspettarci di
trovare anche la parte di Grifondoro e Corvonero all’interno
del confine della
scuola? Se la trovasse uno studente! Non potrebbe essere
pericoloso?” disse
Severus.
“Calma, calma!
Ogni cosa a suo tempo. Per ora dobbiamo
analizzare la pergamena per sapere se racchiude in sé
qualche potere magico,
poi dovremo continuare la ricerca delle altre due parti mancanti! Senza
troppa
agitazione! La mattina dedicala ai tuoi studenti Corvonero! Il
pomeriggio
penseremo alla stele e…” prima che il preside
finisse Severus attaccò :
“Certo, e ad
Harry quando ci penseremo! Quel bambino ha
bisogno di compagnia, di qualcuno che gli stia vicino senza dargli
ordini!”.
Silente non si fece
spaventare e riprese: “Il pomeriggio
penseremo alla stele e ad Harry. Coinvolgerlo in
un’attività fisica e mentale
gli sarà d’aiuto”.
“Albus, potrebbe
essere pericoloso!” disse Piton.
“Oh non
preoccuparti, penserai tu al signor Potter. Anzi
come tu stesso lo hai chiamato, ad Harry” rispose Silente con
un sorriso.
----------------------------
Severus , dopo il pranzo,
prese la pergamena per analizzarla
nel suo laboratorio, non che servisse produrre pozioni per svelare i
misteri
contenuti in essa, semplicemente perché quel luogo era
silenzioso e lo metteva
a suo agio. Prima, però, decise di passare da Harry per
sapere come aveva
trascorso il resto della mattina e se aveva mangiato.
Trovò il
bambino in piedi, accanto al tavolo, mentre
mangiava la macedonia che gli elfi avevano preparato. Piton, entrando,
salutò e
chiese: “Harry, perché sei in piedi? Di solito ci
si siede per mangiare”.
Il bambino prese la
macedonia e andò a sedersi sul pavimento,
allora il professore gli si avvicinò e aiutandolo ad alzarsi
disse: “Non so
come eri abituato dai tuoi zii, ma quando io, o gli altri, ti diciamo
di
sederti intendiamo su una sedia, o poltrona. Va bene?”.
Harry lo guardò
negli occhi e rispose: “Seduti nella sedia o
nella poltrona, sì signore”.
“Allora, cosa
hai mangiato oggi?” chiese lui per mostrarsi
interessato.
“Ho mangiato
troppo, vero? Mi scusi, non dovevo!” rispose
Harry posando il cucchiaino sul piatto.
Severus lo riprese, glielo
rimise in mano e disse: “Non hai
mangiato troppo!
Finisci pure la frutta!
Io volevo saperlo per una mia curiosità. Tutto
qui!”.
“Tutto
qui!” ripetè Harry che lentamente e facendo
attenzione che Piton non cambiasse idea, riprese a mangiare. Severus
intuì che
non avrebbe mai saputo cosa avesse mangiato e perciò
cambiò argomento: “Come
hai trascorso la mattinata?”.
“La
professoressa McGranitt è venuta a farmi compagnia e mi
ha portato un libro, dove le figure si muovono, io l’ho
sfogliato tutto!”rispose
Harry.
“E
l’hai letto? Di cosa parla?”.
Harry non rispose e si
mise a giocherellare con gli ultimi
pezzi di macedonia, Severus non cedette: “Harry, di che cosa
parla il libro?
Quali argomenti tratta?”.
Dal bambino non venne
nessuna risposta e il professore
continuò: “Harry, conosci la risposta alla mia
domanda?”.
Il bambino fece cenno di
Sì con la testa. “Allora perché non
mi rispondi?” chiese con pazienza Piton.
“Perché
lei ha detto che non posso dirlo, signore!” rispose
Harry.
Piton ripensò
alle poche battute che aveva scambiato col
bambino e si ricordò chiaramente di avergli detto di non
ripetere di essere uno
stupido ma nient’altro, e sicuramente il libro non parlava
della stupidità di
Harry. Fu un attimo ed ebbe un flash dal passato.
Ma come è possibile che a
sette anni non sai ancora leggere!
Resterai ignorante per sempre! Sei solo uno stupido! E’
inutile che guardi solo
le immagini, ricordati che questa è solo colpa di tua madre!
E’ lei che non
vuole mandarti a scuola ma non credere sai, non permetterò
mai che tu vada in
quella scuola di matti! Stupido, stupido e stupido ancora!
Severus decise di partire
da lontano: “Harry, lo sai che
quando ero piccolo anch’io avevo dei libri con delle
bellissime immagini?”.
“Davvero? E cosa
raffiguravano? Animali?” domandò
incuriosito il bambino.
“No. A dir la
verità era un libro sulle piante. Nella pagina
a sinistra era raffigurata una pianta e in quella a destra le sue
foglie e i
suoi fiori”.
“Le
piaceva?” chiese Harry.
“Oh, mi piaceva
tantissimo. Poi a otto anni ho imparato a
leggere e allora non guardavo più soltanto le
figure” risposte Severus.
Harry chinò il
capo in segno di resa e disse: “Io non so
ancora leggere! Zio Vernon non voleva che imparassi! Però so
scrivere le
lettere A, B, C, D, E , F”.
“Come hai fatto
ad imparare?” si informò il professore
“E
come mai solo quelle lettere?”.
Harry cominciò
a dondolarsi sulla sedia, le mani strette al
tovagliolo e al cucchiaino, mentre gli occhi erano persi nel cielo
fuori dalla
finestra e il respiro si faceva pesante. Severus era certo che non
fosse un
buon segnale, si alzò e poggiandogli una mano sulla guancia
attirò pian piano
la sua attenzione.
“Io so che tu
puoi imparare a leggere e scrivere perché sei
molto intelligente. Vorrei sapere come hai fatto, tutto qui!”.
Harry sentì la
mano del professore sul suo viso, era fresca
e dava sollievo al fuoco che sentiva dentro di sé.
“Io conservavo il carboncino
del camino, la sera, dopo che finivo di pulirlo. Poi andavo a coricarmi
scrivevo le letterine che Dudley imparava a scuola, ma quando zio
Vernon mi ha
scoperto si è arrabbiato tantissimo! Ha detto che ero un
ladro perché il
carboncino non era mio ma suo e che tanto tempo fa ai ladri si
tagliavano le
mani, e perciò mi ha punito!”.
Severus ebbe il timore di
chiedere oltre ma era necessario,
bisognava buttare giù tutti i mattoni con i quali era stato
costruito quel muro
di falsità e ingiustizie che impediva al bambino di
esprimersi.
“E come ti ha
punito, Harry?”.
“Ha preso il
foglio, il carboncino e li ha buttati via. Poi
è tornato nel sottoscala e mi ha piegato … mi ha
piegato le dita. Mi ha fatto
molto male, per quasi un mese non ho potuto usare le mani”.
Harry vide il volto
addolorato del professore e cercò di consolarlo:
“Non si deve preoccupare. Mi è
andata bene, tanto tempo fa tagliavano le mani ai ladri, glielo avevo
già
detto?” chiese agitato il bambino.
Severus
continuò ad accarezzarlo. Davvero non sapeva cosa
dirgli. “Harry, imparare non è mai
sbagliato!”. Il bambino annuì con la testa.
Il
professore
continuò: “C’è una cosa molto
importante che devi imparare: nessuno ha il
diritto di farti del male! Nessuno! Se qualcuno ti dice che te lo
meriti, sappi
che è un bugiardo. Nessuna persona si deve permettere di
alzare le mani su qualcun
altro. Far soffrire gli altri è un’azione
terribile! Mi sono spiegato?”.
“Sì,
signore” rispose Harry.
“Dimmi cosa hai
capito di tutto quello che ti ho detto”
disse Severus.
“Non sono
stupido. Devo lavarmi tutti i giorni, ma non con
la spugnetta dei piatti. Posso sedermi sulle sedie. Far soffrire gli
altri è
terribile!” riassunse Harry.
Severus non si aspettava
una risposta così articolata e
seppur complimentandosi gli fece notare alcune dimenticanze:
“Bravissimo! Sono
contento che ti sia ricordato di tutto questo, però ci sono
altre cose
importanti: nessuno ti deve picchiare e tu sei un bambino molto
intelligente!”.
Piton si aspettava un
sorriso e fu accontentato ma non si
aspettava di certo l’abbraccio che lo avvolse
improvvisamente. Solo un’altra
volta nella sua vita aveva sentito un’emozione
così forte.
Quattro giorni in infermeria
perché quei maledetti Grifondoro
avevano esagerato con i loro scherzi. Piton, una volta ripresosi, fu
dimesso da
Madama Chips che non conosceva le intenzioni poco pacifiche del
Serpeverde.
Severus aveva già in mente come fargliela pagare ma messo
piede fuori dall’infermeria
fu raggiunto da un caldo e sincero abbraccio di Lily:
“Finalmente! Non vedevo l’ora
che ti dimettessero!”.
D’istinto
Severus ricambiò il tenero abbraccio del bambino.
-----------------------
Ciao a tutti! Miei cari
lettori spero che questo
capitolo, nella parte riguardante al stele, vi abbia incuriosito un
pò.
Ringrazio tutti coloro che
stanno leggendo la mia storia.
Ringrazio I MAGNIFICI 21,
che hanno inserito la storia tra i preferiti.
I miei fantastici
recensori dei primi due capitoli: ssweety, PAMPAM, Piccola Vero, iaco.
I fantastici recensori
dell'ultimo capitolo ai quali lasciò un commentino.
Summers84: I ricordi delle
persone che
subiscono abusi spesso sono tristi, nonostante questo riescono a
mantenere vivi nei loro cuori anche momenti positivi.
PAMPAM: Non era mia
intenzione affrontare Vernon, ma ora che mi hai messo la pulce
nell'orecchio...
BlueViper: Non
preoccuparti, prima di tutto
il lavoro! Il parallelo tra Vernon e Tobias mi è venuto
spontaneo. Qualora non dovesse sembrare realistico, fammelo sapere.
Grazie
Saundersery: la tua
recensione mi ha reso orgogliosa del mio lavoro, thank you.
Mizar: Anche a me piace
che Sev si ritrovi in
Harry, perchè nel momento i cui riesce ad aiutarlo, fa del
bene
anche a sè stesso.
Persefone Fuxia: Grazie
dei complimenti. Mi
piace essere esplicita ma non dettagliata. La sofferenza
c'è, ma
non vorrei che il suo ricordo ossessionasse i personaggi. Per quanto
riguarda Piton ho cercato di motivare la sua apertura verso Harry senza
rammollirlo troppo! Speriamo bene.
DA QUESTO CAPITOLO
CERCHERO' DI RISPONDERE A
TUTTE LE VOSTRE RECENSIONI. FATEVI AVANTI MIEI ANGELI SILENZIOSI!
(ovvero chi legge e non recensisce)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Soldi e teorie ***
ATTENZIONE:
SEVERUS VERGOGNASAMENTE OOC!!
3 AGOSTO
“Signor Potter,
venga subito qua! Oh Merlino, ma cosa può
essere successo per determinare un tale cambiamento?”
ripeteva Madama Chips
cercando di raggiungere Harry, che correva da una parte
all’altra
dell’infermeria per sfuggire alla Medimago.
“Misericordia,
Poppy! Perché stai urlando in questo modo con
il bambino?” domandò Minerva.
“Perché
il signor Potter sta facendo i capricci e si rifiuta
di bere lo sciroppo!” spiegò lei.
La McGranitt si
avvicinò ad Harry e gli disse: “Signor
Potter, è imperativo che prenda le medicine. Il suo corpo ne
ha bisogno per
stare meglio!”.
“Il professor
Piton ha detto che fare del male agli altri
non va bene!” cominciò lui.
“E su questo
siamo tutti d’accordo!” puntualizzò
Minerva.
“Voi mi fate
male perché mi date quella medicina che mi
brucia la pancia!” spiegò Harry.
Madama Chips, tenendo lo
sciroppo in una mano e il cucchiaio
nell’altra, replicò: “Benissimo! Allora
sarà lui a fargliela bere, perché
sappia signor Potter che lei berrà questa pozione, presto o
tardi la berrà!”.
“Nel frattempo
inizi a simpatizzare con l’alfabeto, la
costruzione di sillabe e di semplici parole. Io passerò
prima di pranzo per
verificare ciò che ha appreso” disse Minerva
poggiando una
scatola sul tavolo
dell’infermeria e andando via.
Madama Chips, con
l’indice sollevato, gli disse:“Si impegni,
signor Potter. E’ fortunato ad avere dei bravi
insegnanti!” .
Harry, senza che nessuno
glielo avesse ordinato, pensò! Pensò
di non poter sapere
se la McGranitt
fosse una brava maestra perché se n’era andata via
lasciandogli solo una
scatola e lui avrebbe dovuto imparare tante cose da solo! Si
avvicinò alla
scatola e sollevò il coperchio.
Subito iniziarono ad
uscire le letterine animate che
saltarono da una
parte all’altra
canticchiando i loro nomi: “Ciao, sono la lettera
P!” , “Sono la R e lei è la
T” e via dicendo. Le letterine correvano e si fermavano solo
quando Harry le
chiamava con i loro nomi! Poi iniziarono a unirsi con le vocali e
dunque a
formare le paroline.
Il bambino era molto
sveglio e in breve memorizzò l’alfabeto,
e le sillabe. Poi passò alle parole ma queste risultarono
più difficili.
Nonostante tutto, Minerva resto piacevolmente soddisfatta della
velocità di
apprendimento del bambino e lo riempì di complimenti che
giunsero ad Harry
completamente inaspettati.
Dal 31 Luglio,
cioè in pochi giorni, tutto sembrava essere
cambiato! Le persone gli parlavano, gli dicevano che era bravo e
intelligente, lo
facevano sentire normale e il bambino aspettava di sapere cosa poteva
dar loro
in cambio di tutto questo.
Alle tre del pomeriggio fu
raggiunto da Piton che aveva un
mezzo sorriso sulle labbra. “Ciao, Harry! Come è
andata oggi?”.
“Bene. Lo sa che
anche la professoressa McGranitt mi ha
detto che sono intelligente?” chiese il bambino,
pavoneggiandosi per la prima
volta in tutta la sua vita.
“Te lo ha detto
perché è la verità. Ma ricordati
sempre che
le persone veramente intelligenti non vanno a dirlo in giro!”
lo istruì Piton.
“No, non vanno a
dirlo in giro!” ripetè Harry e poi
puntualizzò
“Ma io l’ho detto solo a lei!”.
Severus sorrise e
iniziò:“Dunque, sono qui per una cosa
molto importante! Ho saputo che oggi non hai preso lo sciroppo
perché dici che
ti fa venire mal di pancia!”.
“Sì,
ho fatto proprio come mi ha detto lei!” continuò
orgogliosamente Harry.
Piton iniziò
con tono gelido: “Io ritengo” e poi
,guardandosi attorno e non vedendo nessuno nei paraggi, concluse a voce
bassa:
“Che tu abbia fatto benissimo! E’ troppo amaro,
decisamente troppo! Da domani
appena ti alzi bevi questo succo, il suo effetto dura due ore, e lo
sciroppo
avrà un buon sapore!”.
“Sì,
sì, sì!” gridò felice il
bambino.
“Sì,
sì, cosa?” domandò Poppy rientrando in
infermeria.
“Niente”
disse Severus “Harry è felice perché
domani
pomeriggio andremo a fare una passeggiata all’aria
aperta!”.
“All’aria
aperta!” ripetè il bambino “E’
un premio! Ma non
ho fatto nessun lavoro extra!” rifletté
“Anzi non ho fatto niente!”.
Resterai dentro casa fino a quando non
avrai imparato come ci
si comporta! Hai capito? Non fare quella faccia perché tanto
non cambierò idea!
La libertà bisogna guadagnarsela!
“Tutte le
persone hanno diritto di non restare rinchiuse
dentro casa! Tutte! Anche tu, Harry!” disse Piton.
Severus era contento che
il bambino desse informazioni
chiare circa il suo comportamento,
ma
non gli era chiaro se fosse perché stava acquistando
fiducia o solo perché si sentiva
in obbligo di rispondere. Per ora, dopo appena due giorni, poteva
andare bene
così.
“Harry, ti va di
farmi vedere le tue letterine? Ho saputo
dalla McGranitt che le sai riconoscere tutte!” disse Piton.
Harry era entusiasta e
presa la scatola mostrò il contenuto
con precisione e orgoglio. Finito, ripose tutto in ordine e
cercò di trattenere
il professore il più a lungo possibile. L’uomo se
ne accorse e ne approfittò
per porre delle domande.
“Senti un
po’, le lettere le hai imparate ma i numeri li
conosci?”.
“Sì,
quelli li conosco, signore! Li ho imparati andando a
fare la spesa al mercato!” rispose Harry.
“Perciò
conosci i soldi babbani! Noi maghi usiamo altri
soldi” e mettendosi la mano in tasca portò fuori
un galeone “ Vedi! Usiamo
questi!”.
Harry guardò la
moneta con interesse e si informò: “E questa
moneta basta per un chilo di mele, uno di patate e due di
pomodori?” .
“Certo! Con
questa puoi mangiare per una settimana intera!
E’ una moneta sola ma vale molto. Un galeone d’oro
non è mica pochi
spiccioli!”.
Il bambino si fece
pensieroso, lui era stato comprato per
poche monete, certamente nessuno avrebbe speso un galeone
d’oro per
acquistarlo. Forse il suo valore era di un chilo di mele, uno di patate
e due
di pomodori! Severus notò il cambiamento nel volto del
bambino.
“Cosa
c’è che non va? Non ti devi preoccupare, imparerai
a
destreggiarti anche con i soldi del mondo magico!”.
“Non
è questo, signore!”.
“Allora qual
è il problema?” domandò
l’uomo.
“Stavo pensando
che io non varrò mai quanto un galeone!”.
“Stai
scherzando, vero? Tu vali molto di più! Le persone
proprio perché sono persone, esseri umani, valgono talmente
tanto che il loro
valore non si può quantificare in denaro! Gli esseri umani
hanno un valore
inestimabile! Tutti!” spiegò il professore.
“Ma allora
perché…”
“Perché
che cosa, Harry?” domandò il professore.
“Perché
mi avete comprato dai miei zii per quelle poche
monete?” domandò abbattuto il bambino.
“C-cosa? Di
quali monete stai parlando?” chiese Piton.
“Quelle che
c’erano nel borsellino di zia Petunia! Lei ha
detto che li avevate pagati per portarmi via! Che mi avevate
comprato!”.
“Non
è assolutamente vero!” disse Piton alzando la voce
”E’
una falsità! Noi non ti abbiamo comprato! Noi desideravamo
averti con noi, nel
nostro mondo perché tu sei molto importante! Tantissime
famiglie magiche ti
avrebbero tenuto con loro! E ti avrebbero dato tanto amore, credimi.
Purtroppo
non è stato possibile portarti via da quella casa prima di
adesso, ma ora è
cambiato tutto”.
“Vuol dire che
vi fa piacere tenermi con voi? Che non vi
devo rendere i soldi della roba che mi avete comprato?”
domandò Harry.
“Assolutamente.
Tutto ciò che hai è tuo e siamo felici che
tu sia con noi!”.
Harry era molto felice,
cominciò a sorridere, si mise le
mani sulle guancie, le passò fra i capelli e i suoi occhi
verdi si
illuminarono. Severus notò come il bambino non riuscisse a
esprimere né a
parole, né a fatti, la sua contentezza, e lasciò
che sfogasse a suo modo
l’emozione di sentirsi amato.
Attese ancora un
po’ e poi si ritirò nei sotterranei a
correggere i compiti per il giorno dopo. La Stele di Salazar era sulla
sua
scrivania e rimase quasi accecato dalla luce verde che
all’improvviso, quella,
emanò. Piton si avvicinò con circospezione e
bacchetta puntata ma la luce si
affievolì pian piano lasciando impressa, nella parte
posteriore della stele, la
scritta: “Siam due di guardia fuori e due siam
dentro!”.
Subito il professore si
presentò a Silente con le novità. Il
preside ricordò la luce che la stele di Tassorosso aveva
emanato prima della
comparsa della scritta. Era sicuro che qualora fossero riusciti a
trovare i due
pezzi mancanti, anche su di essi, sarebbe comparso un messaggio.
Perché di quello
si trattava: un messaggio che i quattro fondatori avevano voluto
lasciare ai
posteri e che ora per chissà quale motivo cercava il modo di
tornare alla luce!
“I fondatori
cercano di comunicare con noi: L’unione è la
migliore protezione! Siam due di guardia fuori e due siam
dentro!” disse
Silente.
“Ciò
vuol dire che ci dobbiamo aspettare di trovare un pezzo
della stele all’interno della scuola e uno
all’esterno?” domandò Severus.
“Così
sembrerebbe, ragazzo mio. Tosca Tassorosso era
all’interno, Salazar Serpeverde all’esterno:
l’accoglienza del prossimo e
l’impegno da una parte, l’orgoglio e la brama di
potere dall’altra!” rifletté
Silente.
“Mancano
l’intelligenza e l’astuzia dei Corvonero e il
coraggio e la fedeltà dei Grifondoro! Come si saranno
sistemati?” disse Piton.
“Se
cercavano
l’unione, avrebbero dovuto schierarsi in maniera equilibrata:
Corvonero con
Tassorosso e Grifondoro con Serpeverde”
affermò il preside.
“Se
invece cercavano
di difendersi, avrebbero dovuto giocare d’azzardo: Corvonero
con Serpeverde e
Tassorosso con Grifondoro” disse Piton.
“E’
molto
interessante! Perché vedi, Severus,
l’unità è importante quanto la difesa e
per
essere compatti c’è solo una soluzione quella che
vede l’attrazione tra gli opposti
che come due calamite è impossibile separare. Si rimane
perciò uniti e si può
costruire un muro invalicabile!”.
“Perciò”
concluse Severus “Grifondoro e il
loro coraggio imprudente con l’astuzia e
l’intelligenza
riflessiva dei Corvonero, mentre Serpeverde e la loro brama di potere
con
l’accoglienza di Tassorosso! Però
abbiamo trovato la stele di Salazar e
quella di Tosca una dentro la scuola e l’altra
fuori!”.
“Già,
e questo mi lascia molto perplesso! Dobbiamo
intensificare le ricerche e trovare le altre due parti della Stele! Se
i
fondatori della scuola stanno cercando di comunicarci qualcosa, proprio
ora,
dobbiamo far luce presto!”.
“Cosa intendi
con “proprio ora”?” chiese Piton con
circospezione.
“Intendo ora che
Harry è in questa scuola!”.
Severus cercò
di tranquillizzarlo: “Albus, la scritta sulla
stele di Tosca Tassorosso è comparsa lo scorso
inverno!”.
“Sì,
esattamente il giorno in cui ho inviato la richiesta di
prelevare Harry dalla sua casa al Ministero! E adesso, in tre giorni
che il bambino
e qui, abbiamo
recuperato la parte di
Serpeverde ed è già comparsa la
scritta!”.
I due maghi stettero in
piedi a fissarsi e in entrambi stava
crescendo la preoccupazione.
---------------------
Ehilà!
Spero che il
capitolo sia di vostro gradimento! A me è piaciuto
scriverlo!
Lascio un pensierino ai recensori e scappo via. Buona lettura a tutti,
e a domani!
Erin87: La ff ha cui ti
riferisci: "The heart
of everything" di Melkaine è bellissima, l'ho inserita tanto
tempo fa tra i miei preferiti, e spero che arrivi a compimento. Che
l'idea base sia la stessa, cioè il recupero della
dignità
di Harry attraverso il rapporto con Severus, non lo posso negare. Del
resto, ci sono tante altre bellissime ff che trattano questo argomento,
sia in italiano che in inglese, per esempio: La ff completa NON SARAI MAI PIU' SOLO di
PICCOLA PRONGS, la ff in via di sviluppo SOLITUDINE di PAMPAM,
la ff completa in inglese ma, purtroppo, tradotta in italiano solo fino
al capitolo 17 L'ULTIMA
SPERANZA DI HARRY diTEACHERSNAPE tradotta da STARLIAM.
Tutte sono bellissime e tutte hanno dei punti in comune. In nessuna
troverai il paragone Vernon-Tobias e il richiamo ai momenti della vita
di Sev collegati a quelli di Harry, in nessuna troverai la parte
riguardante la Stele dei quattro Fondatori. Ho cercto di essere
più originale che ho potuto, nei limiti del mio possibile.
Più di questo non sono riuscita! Spero comunque di
ritrovarti
tra le recensioni, sia per confermarmare la tua opinione che per
rivederla. Baci, Alida
Pervinca
Potter 97: sono felice
che abbia avuto il permesso di leggere questa ff, spero di non
deluderti. Fammi sapere cosa cosa pensi di questo capitolo.
PAMPAM: eccoti
qualche informazione di
più sulla Stele, non so neanche io come ho fatto a scriverla
perchè stamattina non avevo proprio nessuna idea!
iaco: grazie
dei complimenti, i capitoli
che sto scrivendo sono un po' più lunghi rispetto a quelli
delle
altre mie ff a capitoli, spero che uno al giorno ti sfami
abbastanza.
Persefone
Fuxia: la stele è, in
effetti, un messaggio dei quattro fondatori ai posteri, e il recupero
delle parti mancanti aiuterà Harry a crescere
BlueViper:
Severus OOC è il mio
marchio? Ebbene sì! Ce l'ho marchiato col fuoco sul mio
avambraccio! Son felice che ti piacia!
danyan: la
tristezza passerà col
tempo, la dolcezza resterà nel tempo. Non vorrei averti
intimorito l'ultima volta che ci siamo sentite, se trovi errori fammelo
sapere. Thank you
JDS: i ricordi
fanno parte di noi,
alcuni bisogna tenerli nel cuore, altri lasciarli andare via. Alcune
volte è più difficile di altre.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Disegni e Hagrid ***
I giorni passavano
velocemente mentre i miglioramenti di
Harry, che in un primo tempo erano stati rapidi, andavano sempre
più piano. Il
bambino era consapevole di trovarsi in un posto sicuro, in cui nessuno
gli
avrebbe fatto del male, ma nonostante
parlasse delle sue esperienze passate, lo faceva con una tale
noncuranza e
freddezza da far pensare che in realtà rifiutasse di credere
di essere stato
lui la vittima di quegli abusi.
Spesso si incantava a
fissare il vuoto e per farlo ritornare
in sé era necessario poggiargli una mano sulla spalla o
chiamarlo ripetutamente
a voce alta. Allora il bambino batteva le ciglia, o sussultava, e
ritornava
nella realtà.
Silente e Minerva
trascorrevano con
lui la mattina, mentre il pomeriggio
spettava a Severus che di solito lo portava a passeggio nel cortile o
gli
mostrava una parte del grande castello. Dopo aver imparato a leggere
con le
letterine parlanti, si passò ai libri per
l’infanzia che Harry mostrò di
gradire molto, e alla scrittura con penna e calamaio.
Il 9 Agosto Severus ebbe
una sorpresa: al suo arrivo Harry
gli regalò un disegno! Nessuno aveva chiesto al piccolo di
disegnare e perciò
questa si potè definire come la prima iniziativa personale
di Harry. Il
professore prese il foglio e osservò il disegno.
Nella parte sinistra, in nero e marrone, era rappresentata una casa
con dentro, in un
angolo, un bambino
di dimensioni piccolissime
e poco più in là un uomo grandissimo accanto ad
una donna e un bambino anche
loro grandi. Nella parte destra era
stata tracciata una linea verde sulla quale c’erano un bambino
e un uomo sorridenti. Tutto attorno, a mo’ di
cornice, delle letterine
colorate.
Il professore
cominciò coi complimenti: “L’hai fatto
tu,
Harry? Lo sai che è un disegno molto bello?”.
Il bambino era felice che
Severus lo apprezzasse: “Sì, l’ho
fatto stamattina!”.
“Però
non ho capito bene. Questa è una casa?”
domandò l’uomo.
Harry prese il foglio in
mano e spiegò: “Questa è una casa e
dentro ci sono la mamma, il papà e
il
loro bambino. Quest’altro è un prato e ci siamo io
e te! E queste sono le
lettere dell’alfabeto!”.
Severus notò
che Harry non aveva
detto niente in
relazione al disegno del bambino
piccolissimo dentro la casa e domandò spiegazioni:
“E’ questo bambino chi è?”.
“Oh, non
è nessuno! Lascialo lì, così
impara!” rispose
Harry.
“Come mai non disegni mai,
Severus? Tutti i bambini
disegnano. Tieni ti ho portato dei colori e un quaderno. Anche se non
sai
scrivere! Almeno puoi disegnare. Disegna casa nostra! Dai, su. Sono
curioso di
sapere come ti viene.”
“Già fatto? Fai
vedere un po’. La casa non è tanto bella, ma
in realtà non è bella neanche la
nostra”. Poi Tobias si scurì in viso.
“Bene,
bene. Tua madre vicino a te, e io? Lontano, un piccolissimo
mostro!”. Prese il
foglio e lo strappò. “Non sono nessuno per te,
vero? Vattene da una parte, da
solo, così prima
o poi imparerai a
comportarti bene!”.
Suo padre non aveva
interpretato bene il disegno, il
piccolissimo mostro non era lui ma Severus! Era il piccolo Severus che
non si
sentiva nessuno e pensava di essere un mostro, così come
Harry.
“Se non fosse
nessuno non lo avresti disegnato. Inoltre
secondo me lì da solo si sente molto triste. Forse dovremmo
avvicinarlo agli
altri tre del disegno!” propose il professore.
“No! Non
voglio!” disse Harry e Severus non insistette
oltre.
“Allora, hai voglia
di fare una passeggiata all’aperto? Vorrei portarti fino alla
capanna del
nostro guardacaccia Hagrid! Sai, era all’ospedale ma ora sta
meglio e l’hanno
dimesso. Che ne dici se andiamo a fargli visita?”.
“Non lo
so!” rispose titubante il bambino.
“Ti posso
assicurare che lo renderemo felice! Sai è una persona
molto buona e simpatica! Va d’accordo con tutti i bambini! Se
non ti troverai
bene, torneremo subito indietro! ” lo
tranquillizzò Piton.
“Allora
va bene!”
rispose Harry e prese per mano il professore.
Piton
fu incapace di
reagire a quella manifestazione di fiducia e affetto ma poi decise di
non
mostrare l’importanza che dava a quel gesto,
perché in fondo l’unico modo di
far conoscere la normalità e il rispetto al bambino era
vivere con naturalezza
le azioni che venivano spontaneamente dal cuore.
I due, tenuti per mano,
camminarono tranquilli. L’aria era
fresca e il sole regalava
pochi raggi
tiepidi. Arrivati alla capanna, Severus bussò.
“Arrivo
subito!” si sentì urlare da dentro.
Harry si nascose dietro le
gambe del professore, non gli
piacevano le persone che urlavano, però voleva dare una
possibilità ad Hagrid
in quanto Severus gli aveva detto che era una brava persona,
perciò quando il mezzogigante
aprì la porta, lui con coraggio mostrò
metà faccia.
“Professore! Che
piacere vederti!” disse Hagrid, poi notando
il bambino aggiunse: “Ma sei in compagnia, bene!
Entrate!”.
Piton e Harry entrarono
nella piccola dimora del guardacaccia
e si accomodarono
su una panca.
“Allora, come ti
chiami piccolino?” domandò Hagrid rivolto
al bambino.
“Harry Potter,
signore”.
Hagrid sgranò
gli occhi, incredulo “Quell’Harry
Potter?”
chiese rivolgendosi a Piton.
Il professore fece cenno
di sì con la testa.
“PIACERE! Tanto,
tanto piacere! L’ultima volta che ti ho
visto ci stavi nella mia mano! Quanto sei cresciuto!”
cominciò l’omone.
Harry sembrava un
po’ spaventato, Hagrid era troppo grande e
parlava a voce troppo alta. Quasi quasi poteva sembrare zio Vernon.
Allora si
avvicinò a Severus e gli disse
all’orecchio:”Voglio andare via”.
Hagrid era imbarazzato,
forse aveva fatto qualcosa che non
andava bene, era chiaro che Harry avesse
avuto paura di lui. Allora si sedette, ricordandosi che alcuni bambini si spaventavano a vederlo
alto e grosso, per
essere più o meno all’altezza del piccolo e prese
a parlare con un tono di voce
più pacato.
“E’ da
tanto tempo che ti aspettavo!” gli disse.
Harry lo
osservò, l’omone Hagrid stava cercando di metterlo
a suo agio. Allora si riavvicinò a Severus e
all’orecchio gli disse: “Forse
rimango!”.
Severus era piuttosto
divertito ma non lasciò intendere
niente e si rivolse ad Hagrid: “Ho saputo
dell’incidente che hai subito. Mi
dispiace molto! Ti andrebbe di parlarmene. Io e Silente stiamo cercando
di
capire come sia potuto succedere di modo da essere preparati in
futuro!”.
“Non so se
potrò essere molto d’aiuto. Comunque, io stavo
controllando la zona est della Foresta Proibita, quando ho visto un
pezzo di
marmo poggiato su un grosso masso. Ripensandoci
sembrava essere stato messo lì per essere
trovato” disse Hagrid.
“Perché?
Che cosa te lo fa credere?” domandò Severus.
“Perché
non era la prima volta che controllavo quella zona,
e ti posso assicurare, professore, che le altre volte quel pezzo di
stele non c’era!
Sono sicurissimo!” spiegò Hagrid. Severus
annuì.
“Poi mi sono
avvicinato per raccoglierla, ero felice di
averla trovata e mentre la stavo prendendo in mano i rami attorno si
sono
trasformati in serpenti e mi hanno attaccato!”.
“Mmmm!”
sussultò Harry che non si era perso una parola del
discorso.
“Tranquillo,
Harry, è tutto a posto! E’ solo un
racconto!”
disse Severus.
“Solo un
racconto” ripetè il bambino con le mani strette
l’un
l’altra.
Hagrid
continuò: “E sì, mi sono spaventato
anche io in un
primo momento!”.
Severus alzò
gli occhi al cielo e il mezzogigante proseguì
velocemente: “Ma mi sono ripreso subito! E ho lanciato la mia
fiaccola di fuoco
contro i serpenti che si sono subito fermati e mi hanno permesso di
prendere la
stele!”.
“Tutto
qui?” chiese deluso Piton.
“Sì,
veramente è tutto quello che è successo! Non so
perché mi
abbiano lasciato andare, era come se pensassero che ero uno di
loro!” disse
Hagrid.
“E
bhè!” sospirò Harry.
“E
bhè che cosa, Harry!” chiese Piton,
ripromettendosi di
spiegare al bambino qual era il giusto modo di esprimersi.
“E
bhè, certo che i serpenti hanno pensato che fosse uno di
loro. Prima si avvicina a loro tranquillo e poi li lancia addosso il
fuoco!
Proprio da serpe!” constatò Harry.
Il guardacaccia
rifletté sulle parole del bambino e non poté
fare a meno di trovare una logica nella sua conclusione. Anche Piton
restò di
stucco: i serpenti erano il simbolo di Salazar e forse che la stele
fosse
protetta da questi animali non era una coincidenza!
Intanto si erano fatte le
sei e gli ospiti salutarono e
andarono via. Harry era orgoglioso di aver dato il suo contributo,
aveva detto
qualcosa di intelligente e perciò era vero che non era un
bambino stupido e poi
tante persone gli volevano bene.
Soprattutto il
professor Piton che, vedendo quanta paura avesse del buio, lo
portò in braccio
fino al castello.
Vieni, Severus.
Non devi
avere paura del buio. Il buio è come la luce,
solo che invece di mostrarti il mondo a colori te lo
mostra in bianco e
nero! Non ti ho convinto! Allora vieni in braccio con la mamma,
così starai tranquillo.
------------------------------
Ciao a tutti: a chi legge,
a chi recensisce e AI MAGNIFICI 27! DICO PROPRIO 27 che hanno inserito
la ff tra i preferiti! Siete tutti fantastici. Domani ci
sarà un capitolo importante sia per Harry che in relazione
alla stele! Baci, Alida
Piccola Vero: grazie per
avermi fatto notare l'errore. Ho subito corretto, spero di non averne
lasciato in giro e starò più attenta nel futuro.
Non preoccuparti se non puoi recensire tutti i capitoli, so che ci sei!
chiaramalfoypotter: anche
io adoro quando Sev è così OOC rispetto a quanto
ci ha detto la Rowling, ma secondo me lui è realmente
così solo che mamma-chioccia non l'ha capito! Povero amore!
Persefone Fuxia: anche tu
sei del club della Vendetta? Aiutoooo! Io non l'avevo in programma ma
siccome siete già in due a richiederla, dovrò
studiarmela bene!
PAMPAM: anche a me piace
che il piccolino si fidi di Sev. Vedrai fino a che punto
arriverà la sua fiducia.... ma non nel prossimo capitolo...
più avanti!
JDS: niente avviene per
caso e la tenerezza di Piton è disarmante perchè
nessuno se l'aspetta. (Grammaticalmente parlando io non sono un asso!
Penso che al singolare sia Stele al plurale Steli, se ho fatto qualche
errore vedrò di correggere ma sono errori di distrazione. Il
resto è pura ignoranza!)
Pervinca Potter 97: Spero
che il capitolo ti sia piaciuto. Una piccolissima parte del mistero
è stata svelata, adesso a te trarre le conclusioni. Con cosa
si dovrà confrontare chi troverà la stele di
Corvonero e quella di Grifondoro? Pensaci prima di domani,
perchè domani aggiungerò un tassello al puzzle.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Cicatrice e Corvonero ***
Da quando Harry era
arrivato a scuola, Severus trascorreva
giornate più piacevoli ma nottate terribili. Gli incubi
della sua infanzia lo
tormentavano, sia che si trattasse di Tobias e Eileen, sia che fosse
Lily. Per
ben tre giorni consecutivi, il professore, era stato costretto a
prendere la
Pozione Sonno senza sogni, ma non gli piaceva dipendere da intrugli
magici.
Voleva avere la forza di
affrontare da solo i suoi problemi,
nuotando in essi fino allo sfinimento, se necessario, per poi
raggiungere la
riva con le proprie braccia e, dopo aver ripreso fiato, camminare a
testa alta.
Per
questo la notte
precedente non aveva bevuto niente e si era semplicemente coricato, per
poi
risvegliarsi all’una, alle tre e infine alle quattro e mezzo
completamente
sudato come se avesse combattuto una dura battaglia.
La sua sveglia sarebbe
suonata alle cinque e un quarto,
perciò decise che non valeva la pena cercare di riposare
ancora e fece per
alzarsi, quando un dolore al fianco lo fece ricredere. Non stava
particolarmente male, era un dolore che tornava di tanto in tanto,
quando il clima
faceva i capricci.
Un ricordo, amaro, del
passato. Si sollevò la maglia e la
vide: una brutta cicatrice che faceva ancora male. Una sera suo padre,
tornando
a casa ubriaco, lo spinse con violenza
e
lui cadette proprio sopra l’attizzatoio rimanendo ferito.
Severus
era ancora
piccolo e non sapeva fare magie, Eileen non
aveva più con sé la sua bacchetta e
lo aveva portato in un ospedale
babbano. Da qui la cicatrice.
Severus fece un profondo
respiro, quella cicatrice era il
simbolo di quanto suo padre fosse terribile, di quanto sua madre lo
amasse, di
una vita che comunque era la sua. Avrebbe potuto cancellarla in
qualsiasi
momento con la magia e invece continuava a portarsela addosso come il
marchio
nero al quale si era condannato, perché in modo perverso
vedeva in essa una
punizione anticipata per il male che aveva compiuto in seguito.
Si alzò e
corresse i compiti dei Corvonero. La classe era
migliorata parecchio, se non fosse stato per il suo orgoglio avrebbe
rimandato
gli studenti a casa senza aspettare il sedici Agosto, ma ormai non
poteva
tirarsi indietro e preparò
un nuovo
test.
In breve furono le sette e
così salì alla Sala grande per
bere il suo tè. Naturalmente a quell’ora
c’erano poche persone, gli studenti
arrivavano sempre verso le sette e mezzo per poi essere in aula alle
otto e
mezzo. Severus aveva appena finito di fare colazione quando delle urla
provenienti dal corridoio lo raggiunsero.
Subito si
precipitò fuori dalla sala mentre le urla
aumentavano, e assieme si facevano sempre più forte un
rumore sordo! Svoltato
l’angolo, capì! Era il rumore di decine di aquile
che battevano le loro ampie
ali contro i volti e le braccia di un gruppetto di studenti.
Silente, già
sul luogo, bacchetta alla mano, cercava di far
indietreggiare i volatili mentre Severus, poco diplomaticamente,
lanciava
schiantesimi sugli animali che però non sembravano
risentirne. Anche Minerva
dava il suo apporto cercando di trasfigurare le aquile in innocenti
passerotti,
ma tutto era vano!
Ad un certo punto, sopra
la voce di tutti si udì un “Accio
marmo e libro!”. In un attimo le aquile smisero di lottare e
divennero polvere
sotto gli occhi di tutti.
“Chi
è stato? Chi è stato ad usare questo
incantesimo?”
chiese Silente con voce autoritaria.
“Sono stato
io!” rispose la giovane Kathleen Spring mentre
cercava di liberarsi dalle piume che aveva ancora sul mantello.
“Subito nel mio
ufficio. Adesso. Tutti gli altri vadano in
infermeria a farsi controllare da Madama
Chips”ordinò il preside.
Severus alla parola
infermeria, pensò subito ad Harry e fece
per andare ma Silente lo fermò: “Severus, per
favore, a meno che non sia ferito
preferirei che ascoltassi con me il racconto della giovane Spring.
Tutto il
resto può aspettare!”.
Piton
non era per niente
d’accordo, o forse si! Capiva che era necessario sapere con
precisione cosa
fosse successo ma per un attimo pensò che Harry fosse
più importante. Ma,
nonostante fosse convinto di ciò, seguì il
preside mentre Minerva lo
rassicurava con uno sguardo di comprensione.
“Signorina
Spring” fece Silente invitandola a sedersi “Ci
racconti cosa è successo”.
“Stavamo andando
a fare colazione, quando Johnattan ha
iniziato a fare il cretino…oh mi scusi!” disse
imbarazzata Katheleen.
“Non si
preoccupi, vada avanti!” la esortò Silente.
“Johnattan ha
preso il libro di Pozioni di Sarah e lo ha
lanciato nella nicchia, quella in alto vicino alla finestrella che da
sul
cortile. Allora Michael ha costretto Johnattan a prenderlo sulle spalle
e nel
tentativo di recuperare il libro e caduta una lastra di marmo! Poi
d’improvviso
sono comparse le aquile!”.
“E
perché non siete scappati?” chiese Piton.
“Abbiamo
cercato, ma le aquile ci impedivano di andare da
qualsiasi parte! Poi ho pensato di recuperare il libro ma era sotto il
marmo e
siccome non potevo avanzare l’unico modo intelligente per
averlo era richiamare
con l’incantesimo Accio sia il marmo, sia il libro che era
rimasto sotto!”.
“L’unico
modo intelligente, così come da perfetti
Corvonero!” evidenziò il preside mentre Severus
annuiva con la testa.
“Va bene, la
ringrazio, ci è stata di grande aiuto. Può
andare e mi raccomando se ha necessità vada subito da Madama
Chips.
La ragazza uscì
dall’ufficio, e Severus si rivolse al
preside: “Allora se questa è la stele di Cosetta
Corvonero, vuol dire che
quella di Godric Grifondoro è
all’esterno!”.
“Si, ma non
è questo che mi preoccupa” disse pensieroso il
preside.
“E che cosa
è?” domandò Piton.
“E’ il
pensiero di cosa succederà se qualcuno sprovveduto
dovesse incontrare un leone!” .
“Un leone! Albus
ma … suvvia non penserai davvero che …
“
disse incredulo Severus.
“Sto solo
constatando che a difesa delle steli abbiamo
trovato serpenti e aquile e certamente non potrai aver scordato
l’invasione di
tassi che colpì la scuola appena un anno dopo la morte della
cara Tosca Tassorosso,
secondo quanto riportato nel testo –Storia di
Hogwarts-“ disse Silente.
“Pensi che fosse
collegato al ritrovamento della sua parte
di stele?” domandò il professore.
“Penso di
sì, anche se probabilmente nessuno gli ha dato
importanza perché ritrovarla dopo un anno dalla sua
scomparsa non poneva le
stesse domande che pongono i ritrovamenti odierni!”.
Severus si
avvicinò al marmo, lo prese e ne guardò il retro.
Era ancora presto per la comparsa della scritta, chissà se
avrebbero dovuto
aspettare molto. Silente, gentilmente, glielo prese dalle mani e disse:
“Non
abbiamo il potere di far comparire il messaggio a nostro
piacimento!”.
“Vorrei solo non
dover vivere un’estenuante attesa! Ho
intenzione di rimandare a casa i Corvonero stasera. Hanno recuperato il
dovuto,
inoltre adesso sarà meglio controllare l’esterno
della scuola e trovare la
stele di Grifondoro, prima del 1° Settembre, senza nessun
curioso attorno .”.
“Benissimo. Non
abbiamo più niente da fare per il momento .
Se vuoi sei libero di andare”.
Severus non se lo fece
ripetere e uscì immediatamente dalla
presidenza per dirigersi in infermeria. Gli studenti erano stati
dimessi.
Vennero informati che il pomeriggio avrebbero potuto far rientro a
casa, e
tutti si fiondarono alla gufiera per inviare i messaggi a casa.
Il professore vide due
donne stanchissime: Minerva e Poppy. “Tutto
si può combattere, Severus, ma
l’isterismo degli adolescenti è veramente
estenuante!” disse l’infermiera.
Isterismo!
“Dov’è
Harry?” chiese l’uomo.
“Non
è uscito. Sa che non ha il permesso di uscire quando ci
sono gli studenti!” disse Minerva un po’
preoccupata.
Bussarono alla porta e
entrarono ma il bambino non c’era. Lo
chiamarono ma non rispose. Aprirono la porta del bagno ma niente!
Dentro
l’armadio non c’era. Sotto il letto non
c’era!
Non ti potrai nascondere per sempre!
Piccolo mostro! Ti
troverò sai! Eccoti finalmente, ti sei messo dietro la porta
perché pensavi non
ci avrei pensato! Ma adesso vedrai cosa ti
succederà….
Severus rientrò
nel bagno, e chiuse la porta dall’interno:
nell’angolo c’era rannicchiato uno spaventatissimo
Harry.
“Ehi, cosa ti
è successo, non è niente!”.
“C’era
uno! Un signore cattivo!” rispose il bambino.
“Dove?”
domandò sconvolto Severus “Qui dentro!
E’ venuto
qualcuno a farti paura?”.
“No, non era
qui, era fuori. C’erano bambini che gridavano!
Aiuto, aiuto!” fece Harry piangendo.
“No, non
c’era nessun signore cattivo. Quei ragazzi
gridavano perché sono entrate delle aquile nella scuola e si
sono spaventati.
Ma non c’era nessun signore cattivo! Stai
tranquillo!” disse il professore
stringendolo a sé.
“Non
c’era un signore grosso che li picchiava con la
padella?” chiese Harry raccontando, indirettamente, una parte
del suo passato.
“No, non
c’era!” lo rassicurò il professore che
prendendo un
fazzolettino dalla sua tasca asciugò le lacrime del bambino.
Harry si calmò,
rimase stretto a Severus, cercando il punto
dell’infinito in cui tutto era perfetto e, stanco e provato,
si addormentò tra
le braccia del professore, seduto per terra dietro la porta del bagno.
Al suo risveglio, Harry,
si vide sdraiato nel letto mentre
Severus, seduto alla scrivania, controllava ancora una volta
l’antica
pergamena. “Buongiorno” disse il bambino in tono
scherzoso!
“Buongiorno a
te, semmai! Pigrone!” rispose Severus “Dai,
alzati che ti voglio mostrare una cosa molto bella e
preziosa!”.
Subito il bambino si
alzò, andò a lavarsi la faccia e
ritornò dal suo professore-amico che lo condusse
nell’ufficio di Silente con
l’intenzione di mostrargli i pezzi di stele ritrovati e
renderlo partecipe dei
fatti accaduti.
Harry, però,
dimostrò subito di non sentirsi a suo agio,
serrando le labbra più strette possibile. Aggrappandosi ai
pantaloni del
professore. Chiudendo gli occhi e restando immobile come se non volesse
essere
scoperto.
“Harry, Severus
. Che piacere, entrate su!” li salutò
Silente.
“Cosa ti
succede? Non ti piace questo posto? Ci sei già
stato, ti ricordi? Il giorno in cui sei arrivato!” gli disse
Severus.
Harry non si mosse per
niente! Era proprio questo il
problema: era stato in quella stanza solo il giorno in cui era arrivato
e se
adesso lo riportavano lì forse volevano rimandarlo indietro.
Harry sapeva che
non era possibile perché queste persone gli volevano bene e
avrebbero permesso
a nessuno di fargli del male, però la paura era comunque
tanta!
Perché mi hai mentito,
Eileen? Perché? Mio figlio è anormale.
E’ un mostro come te! Dovrei rimandarvi indietro! Da quel
mondo venite e in
quel mondo dovreste tornare! Ma i tuoi genitori non ti vogliono
più perché hai
scelto me! Dannazione a te, e al giorno in cui hai scelto di restare
con me! Ma
non hai mai pensato a nostro figlio! Non sarà mai del tutto
uguale a te, e mai
uguale a me. Non sarà voluto da nessuno! Da lì
venite e li dovreste tornare!
Dannazione!
“Harry, non sei
qui per essere rimandato a casa dei tuoi
zii” disse Severus mentre Harry apriva gli occhi.
“Sei qui, perché volevo
mostrarti questi pezzi di marmo che stiamo trovando nella scuola. Oggi
abbiamo
recuperato questa parte di Cosetta Corvonero, era uno delle due streghe
che
assieme ad altri due maghi hanno fondato la nostra scuola!”.
“Non ti
rimanderemo mai in quel postaccio! Ci sei troppo
simpatico” disse Silente sorridendo.
Il bambino, pur
mantenendosi ancora alla gamba del
professore, si sbilanciò in avanti. “Vuoi tenerla
in mano?” chiese Piton.
Harry fece cenno di
sì e con una mano si staccò da Severus
che si inginocchiò all’altezza del bambino e lo
aiutò a reggere il pezzo di
marmo. Harry passò la sua mano sullo stemma e poi con il
dito ripercorse il
segno delle rune nel bordo. All’ultima runa, una leggera luce
si diffuse per la
stanza mentre nel lato posteriore della stele compariva la scritta:
“Quel che
farò io, non lo potrai fare tu!”.
Severus lesse a voce alta,
mentre Silente osservava le dita
di Harry accarezzare la scritta.
---------------------------
Ciao a tutti.
Siamo a buon punto. Ci manca un pezzo di stele, la vendetta, e poi....
vedrò cosa posso fare!
Mi è
stato detto che Tassorosso
si chiama Tosca. Giustissimo! Per non sbagliare sono andata a cercare
il nome di Corvonero che mi era stato detto fosse Cosetta. E' giusto,
ma solo in parte. Infatti (oddio non mi ricordo più con
precisione) nel libro della Rowling viene chiamata Priscilla Corvonero
ma nei film Cosetta Corvonero (o viceversa?) in ogni caso siccome sono
pigra e avevo già corretto con Cosetta al posto di Tosca, ho
lasciato Cosetta Corvonero. Questo non è per chi mi aveva
corretto la prima volta ma per chi si aspettava di trovare Priscilla al
posto di Cosetta. (Non so se sono riuscita a spiegarmi, comunque ho
tentato!). Baci a tutti.
Pervinca Potter
97: bravissima! E' stata
trovato la stele di Corvonero ma per quella di Grifondoro hai
indovinato solo a metà!
sssweety: spero
che in gita ti sia
divertita! Grazie per i complimenti sull'originalità,
è
molto difficile scrivere qualcosa di innovativo e io cerco di fare il
possibile. Mi dispiace ma non c'è nessun rapporto di
parentela
tra Harry e i fondatori e non c'è nessun occhio interiore,
anche
se all'inzio ci avevo pensato ma siccome nelle altre ff che ho scritto
ho usato già una profezia e poi la vecchia genoveffa, mi
sembrava di diventare noiosa.
chiaramalfoypotter:
certamente tutto
è collegato a Harry, in qualche modo, a Sev no! Sev
è
collegato solo a noi, spasimanti, sbavose (con dignità)
serpentine!
PAMPAM: Spero
che anche questo capitolo ti soddisfi come i precedenti. Grazie per il
tuo sostegno, costante.
shiho93: Ecco a
te un nuovo capitolo! Spero sia di tuo gradimento! Baci.
Persefone
Fuxia: sono contenta di esser riuscita a interpretare in maniera
realistica i disegni, la vendetta arriverà alla fine sto
cercando di sturdiarne una che possa soddisfare anche il mio gusto e il
mio senso di giustizia....
iaco: non
voglio illuderti e perciò ti dico già da ora che
Harry non è un serpeverde, diciamo che la stele è
collegato ad Harry, in qualche modo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Riposo relativo ***
Severus non aveva trovato traccia di
magia oscura nella
pergamena e sembrava che non ce ne fosse neanche nei pezzi di stele
ritrovati.
Era, dunque, sottointeso che lo scopo della Stele dei fondatori fosse
quello di
avvisare i posteri circa il comportamento che avrebbero dovuto tenere
qualora
si fosse verificato un particolare evento.
Sicuramente le scritte comparse non
erano indizi per trovare
i pezzi mancanti perché altrimenti si sarebbero dovuti
manifestare in anticipo
rispetto al ritrovamento e non successivamente. Che senso avrebbe avuto
dare un
indizio per una parte della stele già scoperta? E del resto
non potevano riferirsi
a quelle ancora da scoprire perché
altrimenti con l’ultimo indizio che cosa avrebbero dovuto
cercare?
Inoltre ci si domandava se i messaggi dovessero essere
considerati singolarmente o
nell’insieme. Insomma ancora una volta, pur mancando solo un
pezzo, le domande
erano più delle risposte.
Per le sette della sera,
la scuola si svuotò dei pochi
studenti presenti e Harry potè cenare
per la prima volta, nella Sala grande assieme agli adulti,
nel
lunghissimo tavolo degli insegnanti. Siccome era bassottino, gli misero
due
grossi cuscini nella sedia per arrivare a mangiare comodamente.
Con un colpo di bacchetta
da parte di Silente, i piatti si
riempirono di ogni delizia, stupendo tutti i presenti.
“Albus, cosa
festeggiamo?” domandò Minerva.
“Niente di
particolare. Semplicemente ho pensato che il
giovane Harry non aveva mai cenato con noi, così mi
è sembrato doveroso far cucinare
qualcosa in più. Per dimostrargli che è il
benvenuto tra noi!” rispose Silente.
Harry guardava a bocca
aperta le pietanze davanti a sé. Non
aveva mai visto tanto cibo, forse solo alla festa dei cinquanta anni di
zio
Vernon c’era stata tanta roba. Severus gli lanciò
uno sguardo di mezzo
rimprovero e il bambino chiuse
velocemente la bocca ricordandosi che non era un comportamento educato
“sbavare” davanti al cibo.
“Prego,
servitevi pure e buon appetito!” disse Silente.
Tutti cominciarono a
riempire i piatti ma Harry non era
sicuro di poter prendere il mangiare senza permesso così
aspetto che Piton,
Minerva o qualcuno lo autorizzasse a farlo. Severus aveva intuito la
situazione
ma non voleva fare il primo passo per indurre il bambino a esporsi in
prima
persona.
Dopo qualche minuto,
quando tutti avevano già il piatto
pieno, Harry domandò a Severus: “Professore, ma io
posso prendere da
mangiare?”.
“Certamente
Harry. Tutto quello che vuoi!” rispose
compiaciuto l’uomo.
Il bambino,
però, non arrivava alle pietanze perché aveva le
braccia troppo corte. Si allungò il più possibile
ma per poco non perse
l’equilibrio rischiando di cadere dai grossi cuscini. Non
restava che chiedere
aiuto. Severus lo avrebbe volentieri servito, ma il piccolo doveva
imparare a
rapportarsi con gli altri senza timore e questo significava che doveva
rivolgersi a loro, anche per le piccole cose.
Harry tirò il
professore per la manica e ad occhi bassi
disse: “Professor Piton, scusi se la disturbo, non volevo,
davvero! Non è che
può passarmi il piatto con le cosce di pollo?”.
“Non mi disturbi
affatto, Harry. Sono molto felice di
aiutarti. L’importante e che tu chieda!” rispose
Severus passandogli il piatto
di portata. Il bambino prese una piccola coscia e ringrazio.
Piton domandò
subito: “Solo quello, Harry? Vuoi
qualcos’altro? Magari della salsiccia o
dell’insalata?”.
“La salsiccia
è troppo grande, mi soffoca” rispose il
bambino.
“Non
ti soffoca se la
tagli a pezzi piccoli!” spiegò Severus e poi
temendo il peggio chiese: “Perché
i tuoi zii te la facevano mangiare intera con la forza?”.
“No!”
rispose Harry “Non avevo il permesso di mangiare
salsiccia, ma … alle volte mi spingevano in bocca il pane
secco” concluse
abbassando sempre più il tono della voce.
Severus gli
posò una mano sulla spalla e,
mentre con l’altra gli passava una fetta di
pane ancora fumante, gli disse: “Invece qui il pane
è sempre fresco! Gli elfi
ci viziano, sai?”.
Harry
osservò la fetta e non
potè fare a meno di ingoiare saliva tanto era il desiderio
di assaggiarla.
Quando il pane raggiunse il suo palato emise un sospiro di piacere.
Severus si
sentì fremere dalla felicità.
Quella notte gli incubi
non disturbarono troppo il sonno di
Piton che poté riposare decentemente fin verso le quattro.
Infatti al piano
superiore, qualcuno dormiva malissimo! Harry faceva sogni agitati: suo
zio e
Dudley lo inseguivano con due fette di pane enormi! E lui scappava,
correva più
velocemente che poteva ma i suoi parenti lo raggiungevano e gli
facevano
mangiare a forza il pane.
Il bambino si
svegliò, proprio alle quattro, tutto sudato.
Era agitatissimo, voleva essere rassicurato da qualcuno. Scese dal
letto e dopo
aver attraversato l’infermeria,
s’incamminò per i corridoi, ma la luce che
entrava dalle finestrelle creava ombre terribili che ricordavano zio
Vernon e
allora il piccolo cominciò a correre chiamando aiuto:
“Professore, professor
Piton! Aiuto! Madama Chips, aiuto! Per favore!”.
Purtroppo nessuno
sentì. Harry cominciò a piangere, sempre
più forte, e nel frattempo continuava a chiamare:
“Professoressa McGranitt,
signor preside! Aiuto! Professor Piton!”.
Severus sentendo chiamare
aiuto, corse fuori dai suoi
alloggi e trovò Minerva che cercava di consolare un
disperato Harry. “Cosa è
successo, Minerva?” chiese l’uomo sconvolto alla
vista del bambino in lacrime.
“Credo che il
signor Potter, abbia avuto gli incubi
stanotte!” rispose lei.
Piton si
avvicinò a Harry che subito gli mise le braccia
attorno al collo: “Ho chiamato aiuto! Hai detto che non
disturbo, e ho chiamato
aiuto!” disse il bambino.
“Hai fatto bene,
Harry. Benissimo! Adesso io e Minerva siamo
qui per aiutarti. Cosa è successo?”.
“Mio zio e mio
cugino mi inseguivano e io sono scappato ma
ero troppo lento e quando mi sono svegliato sono corso nel corridoio ma
mi
seguivano anche lì, entravano dalle finestre!”
raccontò Harry.
“Su, Harry.
Torniamo nella tua stanza così ti potremo
cambiare, che sei sudato fradicio, e poi potrai
riaddormentarti!” disse
Minerva.
“Non voglio
riaddormentarmi, non voglio. Mio zio mi
raggiungerà, ovunque! Mi troverà e mi
porterà via!” urlava il bambino.
“Ma Harry
perché dovrebbe venire a cercarti?”
domandò
Severus.
Harry non rispose, smise
di urlare e fissò il vuoto,
rinchiuso ancora una volta in sé. Severus gli
passò una mano tra i capelli e
poi dolcemente gli fece girare il volto per guardarlo negli occhi e
chiamarlo:
“Harry. Harry siamo qua. Le persone che ti amano sono qua,
non sono laggiù.
Harry”.
Il piccolo
battè le ciglia e guardò il professore negli
occhi, nei quali si poteva leggere un’infinita stanchezza,
come se per
ritornare alla realtà avesse dovuto usare tutta la sua
potenza magica. Allora i
due insegnanti lo portarono in infermeria dove gli diedero una pozione
di Sonno
senza sogni e lo lasciarono riposare fin quando si svegliò
alle nove.
Madama Chips si aggirava
attorno al letto di Harry quando il
bambino aprì gli occhi. “Allora signor Potter, ho
saputo che è andato a
gironzolare per i corridoi questa notte! Come suo padre, eh?”.
“Io ho avuto gli
incubi!” cercò di giustificarsi Harry
“Tu
hai conosciuto mio padre?” domandò poi, curioso.
“Si,
è anche sua madre!” disse fieramente la donna
“Un
giorno, quando starà meglio, le racconterò di
loro. Almeno di suo padre, me lo
ricordo bene perché era sempre in infermeria!”.
“Si, lo ricordo
bene anche io: James Potter!” disse acido
Severus.
“Eravate
amici?” chiese Harry a Severus.
“No!”.
Il bambino ebbe un attimo
di delusione! “Ma Harry, in questa
scuola ci sono tanti alunni! Non si può essere amici di
tutti!” mentì
spudoratamente Severus che poi disse: “Allora tuo zio ti fa
ancora tanta
paura?”.
Questa era una domanda
molto complicata in quanto Harry ne
conosceva la risposta ma non voleva farla conoscere agli altri. Severus
lo
prese in contropiede: “Io conosco la tua risposta, vorrei
sentirla da te e
vorrei capire cosa devo fare per farti stare meglio”.
Il bambino si mise a
sedere sul letto con le gambe
incrociate, i gomiti sulle ginocchia e le mani sotto il mento, poi con
voce
mezzo spaventata e mezzo di sfida, disse: “Io ho ancora tanta
paura! Penso
sempre che mi porti via da qui perché da
dov’è vede che sono felice e vuole
punirmi!”.
“Perché
dici che vuole punirti, e poi come fa a vedere tutto
?” chiese Piton.
“Mi vuole punire
perché sono felice e lui non vuole. E lui
vede tutto, ma io non so come faccia, forse usa la magia!”
disse Harry.
“No, lui non
è un mago. E’ solo un bugiardo perché
non è in
grado di vederti in qualunque momento e ti posso assicurare che non ti
porterà
via da qui mai!”.
“Come fai a
esserne sicuro?” domandò il piccolo.
Severus, cercando un
compromesso tra ciò che era stato nel
suo passato e ciò che era diventato adesso, rispose
solamente: “Me ne occuperò
io! Non preoccuparti! E’ una promessa. Avrà quel
che si merita!”.
“Gli farai del
male?”.
“No! Io no!
Nessuno dovrebbe fare del male ad un altro
essere umano! Te l’ho già detto, no? Ma non
c’è sofferenza peggiore di quella
che noi infliggiamo a noi stessi!” disse Severus mentre si
poggiava la mano
sulla cicatrice che aveva ripreso a dolergli!
Ciao a tutti! Capitolo di
transizione perché oggi sono
veramente stanca! Scusate. Nel capitolo di domani …. no! Non
volete saperlo,
vero? Vi adoro! Baci, bacini, bacetti!!! Alida
Pervinca Potter 97: grazie
per la delucidazione circa il nome di Corvonero. Per metà
perchè sicuramente Harry sarà presente al
ritrovamento della stele di grifondoro ma non la terrà con
sè.
PAMPAM: io volevo far
comparire i corvi perchè una casa che si chiama Corvonero
dovrebbe avere come animale i corvi, ma su Wikipedia ho scoperto che
è l'aquila l'animale che rappresenta quella casa. (E del
resto ho sempre creduto che l'animale rappresentativo dei Grifondoro
fosse un grifone (che è un uccello) magari dorato invece
è un leone! Non so perchè ma certe volte il mondo
ci sorprende con le sue stranezze! Meno male....
Shiho93: il capitolo di
oggi è un po' magro, spero che ti piacia ugualmente.
iaco: idem come sopra,
però un capitolo l'ho postato anche oggi. Baci
Persefone Fuxia: saresti
una perfetta Corvonero
sssweety: bella
coincidenza, e bel nome! Internet che crea problemi? Ma no! Non ci
credo.... maledetta tecnologia... e non solo internet. Il terzo
capitolo l'ho scritto tre volte. Vorrei sapere che tasto del computer
calco accidentalmente per far sparire tutto!!
chiaramalfoypotter:
un'altra Corvonero! Wow! Se ami Sev alla follia ti posso consigliare le
storie di Ida59 (ma forse la conoscerai già
perchè è un mito!). Ha scritto storie per tutti i
rating. Vedi tu!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** L'amara questione dei Dursdley ***
11 AGOSTO
Severus, per favore non
provocare
tuo padre! Lo so che non è colpa tua, ma almeno non
contraddirlo di continuo. Quando
diventerò grande me ne andrò via dove non
potrà raggiungermi! Amore, non esiste un posto
così lontano. Perché si
comporta in questo modo? Mamma, io, alle volte, vorrei picchiarlo! No, Severus! Tu non sei
come lui! Un giorno capirà gli
errori che ha commesso e il male che ha fatto si
ripercuoterà su di lui!
Ancora una volta, Severus
Piton, aveva avuto uno di quegli
incubi che lasciano l’anima affranta e spaesata. Tuttavia,
adesso, sapeva come
affrontare Vernon Dusdley e Petunia Evans. Anche la zia di Harry
meritava una
punizione, perché se maltrattare gli altri è
ingiusto, far finta di non vedere
è un comportamento indegno.
La giustizia e la
dignità, continuava a ripetersi Piton,
rendono gli esseri umani liberi: non bisognerebbe negarli a nessuno.
No!
Severus non avrebbe negato neanche ai Dursdley la giustizia e la
dignità,
avrebbe permesso che loro stessi scegliessero il loro destino.
Inoltre aveva promesso a
Harry che non avrebbe fatto del
male fisico allo zio, e perciò aveva dovuto archiviare, con
una punta di
dispiacere, le varie Cruciatus, Immobilus, Pietrificus, Stufecium e
infine
Avada Kedrava, che per un attimo gli erano passate per la testa.
Appena alzato,
mandò un messaggio a Silente. Era presto, ma
tante volte Severus aveva fatto notti in bianco per aiutare
l’amico e perciò il
vecchio preside gli doveva molto più di un paio di minuti
rubati al suo sonno.
Il gufo di Piton
picchiettò nella finestra di Silente fino a
quando, questo, non lo lasciò entrare. Il preside prese il
biglietto e lesse:
“Hai parlato con il ministero per autorizzarci ad arrestare i
Dursdley? Fammi
sapere!”. Silente si passò la mano sul viso, era
mattino ma il pensiero di
dover affrontare Severus gli pesava sulle spalle come una giornata di
duro
lavoro.
Si vestì e,
dopo aver raggiunto il suo ufficio, chiamò Piton
che arrivò in meno di un minuto. Silente era molto cauto,
cercava le parole per
esprimere il suo rammarico: “Severus, purtroppo ci sono dei
problemi! Il
ministero vuole che non si diffonda la notizia dei maltrattamenti
subiti da
Harry!”.
Piton era incredulo, non
era giusto! Non potevano passarla
liscia! “Perché? Noi dobbiamo rendere giustizia al
piccolo! Ti rendi conto che
se lui non si sentirà al sicuro non potrà mai
vivere serenamente!”.
“Certo che mi
rendo conto! Ma ai piani alti sono più
interessati alle apparenze che alla sostanza! Non vogliono fare brutta
figura!
Non vogliono che si
sappia che non hanno
saputo proteggere Harry Potter!”.
“Allora quale
alternativa abbiamo?” domandò adirato Piton.
“I Dursdley
dovrebbero dichiararsi colpevoli e sottoporsi
volontariamente e segretamente al processo per maltrattamenti e
abusi” rispose
Silente.
“Non lo faranno
mai! Nessuno lo farebbe! Albus devi trovare
una soluzione oppure io farò da solo!” disse con
rabbia il professore di
pozioni.
“Calma, Severus!
Calma. Forse sfuggiranno ad Azkaban ma
nessuno può sfuggire a sé stesso” e
raggiungendo velocemente la sua libreria, tolse fuori un
libro dove
erano riportate le leggi più importanti e le
sentenze del tribunale magico in materia di
bambini e adolescenti.
Severus lo osservava con
interesse, in qualunque modo si
evolvessero i fatti, sembrava che il vecchio preside avesse sempre una
carta
vincente. Infatti dopo un paio di minuti, lesse: “Chiunque,
sulla base del
possesso o della mancanza di poteri magici, maltratti i propri figli o
un
minore di cui ha la custodia, sarà
punito con la reclusione ad Azkaban fino a quando il soggetto
maltrattato non
avrà compiuto la maggiore età, e comunque
per un totale di anni mai inferiore a dieci. In accordo
con il ministro
di giustizia babbano, questa legge si applica anche ai babbani. Qualora
le
prove siano evidenti
e inconfutabili si
procederà all’arresto senza processo”.
“Albus!
Così non risolviamo niente. Le prove non sono
inconfutabili e neanche evidenti! Il bambino esteriormente è
guarito del tutto
e i Psicomaghi non sono concordi sulla validità della
testimonianza dei
bambini!”.
“Certo, certo ma
non è tutto. Questo è solo per avere le
spalle coperte in caso qualcuno protesti per altro!” fece
Silente con uno
sguardo furbo e riprese a leggere una sentenza: I signori McLerry,
babbani di
nascita, per aver umiliato, picchiato e affamato la propria figlia,
Julie
McLerry, in seguito alla scoperta della sua condizione di Maga vengono
puniti,
per loro scelta indiretta, con l’incantesimo Gemino che
avrà validità fino al
compimento della maggiore età da parte della stessa Julie
McLerry”.
“L’incantesimo
Gemino? Ci sono più varianti…”
iniziò
Severus.
“Peccato, che
non abbiano riportato nella sentenza la
variante utilizzata! Fai tu, Severus. Applica quella che preferisci! Ma
ricordati, solo l’incantesimo Gemino. Di più non
posso!” lo avvisò Silente.
“Non
ti preoccupare, basterà!”
rispose con un ghigno Piton e uscì dall’ufficio
per fare un salto nei
sotterranei e poi dirigersi a Privet Drive.
Erano le otto del mattino
quando Vernon Dursdley stava
percorrendo il vialetto di casa in macchina per andare a lavoro. Stava
per
raggiungere la strada ma fu costretto a frenare bruscamente
perché un uomo
vestito di nero era comparso all’improvviso davanti a lui!
“Ma si
può sapere chi diavolo è lei? E che cosa ci fa
nel
mio vialetto? E poi da dove n’è sbucato
all’improvviso? Che vuole farsi
ammazzare?” urlò a squarciagola l’uomo
mentre il suo viso diventava viola dalla
rabbia.
Severus si tolse dal
vialetto e raggiunto lo sportello del
guidatore, spostò lievemente il suo mantello e
mostrò al caro Vernon la
bacchetta magica che teneva nascosta tra mantello e camicia.
“Scendi subito e
vieni in casa!” gli disse senza batter ciglio.
Stupidamente, Vernon, non
lo ascoltò e continuò a dirigersi
verso la strada. A quel punto Piton decise di fermarlo bruscamente e
puntando la
bacchetta contro i tergicristalli
disse:”Ruggitus!”. In un attimo un leone si
materializzò sul cofano della macchina di Vernon e
all’allargando la mandibola
emise un sonoro ruggito che fece sobbalzare di terrore il grasso
babbano! Le
urla dell’uomo fecero uscire di casa Petunia e Dudley che
rimasero pietrificati
sul luogo senza bisogno di alcun incantesimo!
Severus fece scomparire il
leone e, riaffacciandosi al
finestrino del guidatore, ripetè: “Scendi subito e
vieni in casa!”.
Vernon uscì
dalla macchina tremante, i piccoli occhietti
sbarrati all’inverosimile e sostenuto dalla moglie e dal
figlio entrò nel
salotto, dove Piton gli attendeva in piedi, accanto al cammino.
Per nulla impietosito, il
professore cominciò: “Mi chiamo
Severus Piton!...”.
“Mi ricordo di
te! Eri l’amico strano di Lily!” disse
Petunia con disgusto.
“Si! E adesso
sono l’amico strano di Harry! Che voi avete
picchiato, umiliato, torturato. Lo avete convinto di non valere niente,
gli
avete detto che era uno stupido, che non sarebbe mai migliorato! Invece
vi
sbagliavate, Harry sta migliorando giorno dopo giorno e
diventerà un grande
mago!”.
“Bene, siamo
contenti per lui!” rispose Vernon che si era
ripreso dallo spavento “Adesso si può sapere cosa
vuole da noi?”.
“Sono venuto a
chiudere il conto! A voi la scelta o
passerete i prossimi dieci anni nella prigione di Azkaban oppure avrete
a che
fare con voi stessi!” disse Severus ghignando apertamente.
“NOI NON ANDREMO
IN NESSUNA PRIGIONE! SCAPPA DUDLYNO,
SCAPPA!” urlò
Vernon. Dudley spaventato,
corse a chiudersi nella sua camera.
“Ciò
vuol dire che rimane solo un’opzione” e puntando la
bacchetta sui due adulti disse:”Gemino!”. La luce verde
colpì i Dursdley che in breve si
ritrovarono faccia a faccia con i loro sosia. Solamente che i nuovi
Dursdley
erano identici anche nel cuore e nell’anima agli originali e
perciò non
propensi al rispetto di chi consideravano diversi da loro.
Ai loro occhi, e a quelli
di Dudley, Vernon e Petunia erano
semplicemente dei mostri e subito la nuova Petunia cominciò:
“Vernon, cosa ci
fanno questi sfaticati in soggiorno! Seduti sul mio divano
nuovo!”.
Il nuovo Vernon
alzò la mano e colpì violentemente il volto
del suo sosia: “Perché mi stai guardando in quel
modo? Vai subito in camera tua
e rimani lì fino a domani mattina! Senza cena!
Così impari a tenere la testa
bassa! Stupido che non sei altro!”.
La coppia dei Dursdley
originali avrebbe voluto reagire ma
la loro forza fisica era notevolmente diminuita per effetto
dell’incantesimo e
adesso, entrambi, avevano le stesse forze del piccolo Harry.
Dudley scese le scale e
corse ad abbracciare i nuovi
Dursdley non riconoscendo più come suoi genitori gli altri
che lo chiamavano: “Dudlino,
Dudlino! Siamo noi, mamma e papà non ci riconosci?
E’ stato lui a farci un
incantesimo di magia!” aggiunsero mentre indicavano Piton.
“Non
è vero, voi non siete i miei genitori! La magia non
esiste!” gridava Dudley spaventato!
Severus guardò
la coppia originale di Petunia e Vernon e,
con un tono di voce che esprimeva compassione per Harry, disse:
“Probabilmente,
se aveste scelto Azkaban, vi sarebbe andata meglio!”.
E
se ne andò via,
lasciando imprigionati i Dursdley nella loro casa dove, per il resto
della loro
vita, avrebbero subito lo stesso trattamento che avevano riservato a
Harry,
dove avrebbero affrontato i peggiori mostri dell’esistenza
umana: i mostri che
ogni persona porta dentro di sé.
Al suo rientro ad
Hogwarts, Silente lo chiamò, per così
dire, a rapporto. Arrivato, Severus, raccontò tutto. La sua
voce però non
faceva trasparire nessuna soddisfazione! “Ragazzo mio,
c’è qualcosa di cui mi
vuoi parlare? Cosa affligge i tuoi pensieri? Non cercavi giustizia per
Harry?”.
Severus chinò
lo sguardo a terra e alzando poi il volto, ma
tenendo gli occhi chiusi, disse: “Quanti, Albus? Quanti
uomini, donne e
bambini? Quanti ne ho ucciso quando ero mangia morte, e quanti ne ho
visto
morire senza fare nulla?”.
“Oh, Severus!
Non conosco la risposta alla tua domanda. Ma
posso dirti che se oggi sei qui a tormentarti per i tuoi errori, allora
vuol
dire che non c’è giorno in cui tu non stia
espiando per i tuoi peccati!”.
“Certo! Eppure,
io che ho delle colpe da espiare sono qui,
parlando con te, mentre le mie vittime, che non avevano nessuna colpa,
non ci
sono più!” disse mentre una lacrima silenziosa e
solitaria gli attraversava il
viso “Ti sembra giustizia, Albus? Non meritavo
anch’io di confrontarmi con un
Piton che mi torturava e rideva delle mie sofferenze come io ho fatto
con le
sofferenze degli altri?”.
Silente gli rispose:
“La giustizia che le persone giuste
cercano, quella che cerchi anche tu, trascende il tempo e si chiama
amore! L’amore
che non ci fa trattare male gli altri, che non ci illude di essere
superiori,
che non cerca di primeggiare. L’amore che io provo per te,
che non mi permette
di giudicarti. Quel tipo di giustizia, lo puoi trovare nel tuo cuore ma
non
sulla terra, poiché sulla terra il tempo detta legge, e
indietro non si
ritorna. Per questo gli esseri umani si sono inventati la legge: per
dare un
minimo di “giustizia” a chi, proprio
perché ha già subito un torto, non può
tornare indietro è cancellarlo!”.
Le lacrime di Severus si
asciugarono sul viso scarno e
stanco. Voleva tornare nei sotterranei e buttarsi sulla sua poltrona
senza pensare
a niente ma Silente lo invitò a restare e fargli compagnia.
Il vecchio sapeva
che il giovane professore non meritava un suo sosia per essere
torturato dai
ricordi, perché in undici anni era cambiato tantissimo e
senza bisogno di sosia
si tormentava già a sufficienza da solo.
----------------------
Bel capitolo, vero? Si, mi
faccio i
complimenti da sola perchè sono soddisfatta di me! Una
punizione
severa, per entrambi i Dursdley! Eppure vi devo dire che in cuor mio
avrei volentieri evitato di scrivere questo capitolo perchè
ha
il sapore di una vendetta! Tutte le mie perplessità e i miei
ragionamenti personali (cioè non tutte, una parte) sono
racchiuse nello scambio di battutte tra Severus e Albus. Ogni peccatore
ha un futuro e non bisogna dimenitcarsi di darglielo. CONSIDERAZIONE
PERSONALE: se io che credo nel bene e nell'amore non sono disposta ad
allungare una mano verso chi ha sbagliato, chi lo farà?
Certamente, può succedere che poi rimanga vittima di
qualcuno
che in realtà non si è pentito del proprio
passato.
Tuttavia se si salva anche una sola persona è come se si sia
salvato il mondo intero, perchè poi quella persona
aiuterà un'altra e via dicendo! Io, personalmente, non mi
sento
di rompere questa catena! STANDO ATTENTI CHE UNA COSA E' DARE FIDUCIA
AL PROSSIMO E UNA COSA E' ESSERE DEGLI SPROVVEDUTI E FIDARSI DI TUTTI!
E del resto Amare non significa Assecondare sempre.
Inoltre le persone che
sono violente, in
qualsiasi senso, spesso sono state vittime di violenza percui se si
vogliono risolvere i problemi non è la vendetta la soluzione
migliore, ma la comprensione, fermo restando l'applicazione della legge
per ridare un minimo di "giustizia" e "dignità" alle
vittime!
Oddio, è un argomento molto complesso, spero comunque che
dal
testo non si ricavi solo un senso di vendetta (senso distorto di
giustizia) ma anche il dubbio che la punizione inflitta ai Dursdley
possa di qualche utilità!
GRAZIE AI MAGNIFI 34!!!!!!
WOW, VI ADORO!
Shiho93: spero di aver
scritto un capitolo interessante e bilanciato. Fammi sapere
chiaramalfoypotter: le
paure dei bambini
maltrattate si assomigliano perchè producono sempre
l'effetto di
rendere il bambino insicuro far n eascere un senso di
inferiorità. Senza contare che alla fine le piccole vittime
credono di meritarsi il male subito
Pervinca Potter 97: spero
che il cap ti sia
piaciuto. Fammi sapere se sono stata chiara nel testo o se ci sono
state parti complicate
sssweety: non è
lo spirito dei Grifondoro ma sempre è un leone?
Accontentata? A presto
JDS: oggi niente steli, ma
può darsi che la notte porti consiglio...
PAMPAM: Un capitolo senza
Harry, ma dovevo aggiustare la questione con Vernon..
Persefone Fuxia: Grazie,
ho sempre il timore
di non essere verosimile. Sto leggendo diverse ff su Harry/Severus
anche in inglese e francese e ne ho trovato di interessanti se
riuscirò a contattare gli autori mi lancerò nella
traduzione.
iaco: Hai ragione Harry
è tenerissimo, anche quando ti sveglia urlando alle quattro
del mattino
Piccola Vero: Eccoti
servita di un altro
capitolo! Grazie del complimento ma i "grandi" siete voi che mi
sostenete nella mia follia fanfictioneriana!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Il leoncino di Grifondoro ***
Piton arrivò da
Harry carico di tensione, doveva spiegare al
piccolo che gli zii non gli avrebbero più creato dei
problemi perché erano
stati puniti per le loro azioni malvagie, e francamente non sapeva da
che parte
cominciare. Appena lo vide, Harry gli corse incontro abbracciandolo!
Sapeva che il professor
Severus Piton non lo avrebbe mai
abbandonato ma del resto era dal giorno precedente, quando lo aveva
svegliato
alle quattro, che l’uomo non si era fatto vedere e il piccolo
Harry non sapeva
cosa pensare.
Severus fu felice
dell’abbraccio ricevuto e invece di ringraziarlo
a parole lo sollevò da terra e lo prese in braccio,
dicendogli: “Andiamo un po’
fuori a fare una passeggiata? Ti dovrei raccontare alcune
cose”.
“Va
bene” fu la pronta risposta del bambino aggrappato al
collo di Piton.
Il professore, evitando lo
sguardo di Minerva e Poppy, passò
dritto nel corridoio per giungere al cortile dove il sole tiepido
rendeva il
soggiorno piacevole. “Stamattina sono andato dai tuoi
zii” cominciò con
noncuranza Piton.
Harry si mise
sull’attenti, allontanando il suo corpo dal
petto di Severus per guardarlo negli occhi e incitandolo a proseguire. Il professore
ingoiò un po’ di saliva e
continuò: “Sia tuo zio che tua zia sono stati
rinchiusi in un posto da cui non
potranno mai più uscire. Non potranno mai più trovarti, farti del male e
dirti cose
terribili. Tuo cugino è stato affidato ad una famiglia che
saprà amarlo e gli
insegnerà come ci si deve comportare”.
Il bambino rimase ad
ascoltare in silenzio. Adesso si
sentiva veramente al sicuro e inoltre aveva avuto la conferma che
poteva
fidarsi del professore, perché l’uomo aveva
mantenuto la sua promessa. “Grazie
professor Piton!” disse Harry che non sapeva
cos’altro aggiungere.
Severus lo strinse a
sé e i due rimasero abbracciati per
alcuni minuti ascoltando ciascuno il respiro dell’altro.
Cinque minuti dopo i
due si diressero verso la capanna di Hagrid per dargli le buone
notizie. Harry
correva, precedendo il professore, verso un punto determinato che
poteva essere
un albero, un ramo, un masso di grandi dimensioni.
Una volta raggiunto si voltava indietro e
correva verso il professore che gli dava un altro obiettivo da
raggiungere.
Mentre correva, Harry, si
fermò per lo stupore e urlò di
gioia: “Professore! Professore, ho trovato un pezzo di
stele!”. Severus vide il
bambino che si chinava per raccogliere il marmo attorniato da piccoli
fiori di
campo, sapeva che nel momento in cui Harry lo avesse toccato, sarebbe
comparso
il leone per proteggere la stele.
Non
poteva permettere che l’animale gli facesse del male e del
resto non poteva
neanche smaterializzarsi e bloccare il bambino perché
all’interno del
territorio di Hogwarts non si poteva praticare la smaterializzazione.
Perciò, conscio
del pericolo che correva, potè solamente
dire: “Accio marmo!”. Come la stele raggiunse la
sua mano, il leone comparve e
sferzò il petto di Severus con la sua zampa. Il sangue
cominciò a colare sulla
camicia del professore che lasciò cadere la stele ai suoi
piedi ma il leone
non sembrava soddisfatto e sotto
lo sguardo spaventato del professore emise un ruggito prima di
addentargli una
gamba.
Harry era disperato!
Sembrava che il leone volesse sbranare
Piton, una delle poche persone che l’aveva aiutato, che gli
aveva fatto una
promessa e l’aveva mantenuta, che lo trattava con amore.
Doveva fare qualcosa
per aiutarlo!
Severus da canto suo
sapeva che l’unica azione che avrebbe
fatto scomparire il leone era un’azione di coraggio e lealtà,
perciò prese fiato e urlò ad Harry:
“Fidati di me! Prendi il marmo, non lascerò che il
leone ti faccia del male!
Devi essere deciso e veloce!”.
Harry corse veloce, senza
pensarci due volte ma il leone si
accorse delle sue intenzioni e si preparava ad avventarsi contro il
bambino
quando Severus si aggrappò alla sua criniera e lo
tirò verso di sé. Il leone si
rigirò verso il professore sanguinante e si
avventò sul suo collo ma nel
preciso istante in cui gli affilati denti del leone toccarono la pelle
di
Severus, il leone si ritirò, fece qualche passo indietro e
si trasformò in
bellissimi fiori di campo. Accanto al professore, Harry teneva la stele
tra le
mani.
Il coraggio, e la fiducia
che Harry aveva mostrato nei suoi
confronti, era
degna di un Grifondoro,
pensò Severus prima di accasciarsi al suolo svenuto.
Harry si mise in ginocchio
vicino al professore e cominciò a
chiamarlo: “Professore, si svegli! Professore, sono qui! La
difenderò io!”
diceva il piccolo tra le lacrime. Quando si accorse che
l’uomo non si sarebbe
risvegliato al suo richiamo, decise di agire e corse a cercare aiuto al
castello.
Madama Chips e Minerva lo
videro arrivare
tutto sudato e coperto di sangue.
“Signor Potter, cosa l’è
successo?” chiese immediatamente l’infermiera.
“Abbiamo trovato
un pezzo di stele! Io e il professor Piton,
ma è comparso un leone che ha ferito il professore! Serve
aiuto! Bisogna
aiutarlo!” spiegò Harry in lacrime.
“Dove eravate,
Harry? Dove vi trovavate quando il leone vi
ha attaccato?” domando in modo concitato
Minerva.
“Non
lo so di preciso! Stavamo
andando da Hagrid!” rispose sconsolato il bambino, temendo di
non essere di
grande aiuto, ma l’informazione era sufficiente e Minerva
dopo aver mandato il
suo Patronus da Albus si diresse verso l’uscita.
Severus fu trasportato in
infermeria dove Madama Chips
iniziò a curargli le ferite prima che potessero svilupparsi
delle infezioni. La
ferita alla gamba non era seria, i denti del leone non erano riusciti
ad
addentare poi tanta, anche considerata la magrezza dell’uomo,
mentre i graffi
sul petto erano profondi.
Harry lo guardava da
lontano, aveva paura che il suo unico,
vero, amico sarebbe morto e lui si sarebbe ritrovato da solo nel grande
castello di Hogwarts dove le aquile aggredivano i bambini, la gente
passava
attraverso i caminetti e Madama Chips faceva bere sciroppi amari.
Minerva si
avvicinò al bambino e cercò di tranquillizzarlo:
“Non ti devi preoccupare, Poppy riuscirà a
guarirlo! Ha curato tanti tipi di
ferite, sai?”.
“Si,
professoressa McGranitt. Posso stargli vicino? Posso
tenergli la mano? Magari ha paura!” disse Harry.
“Certo, vai
pure!” disse lei con tenerezza.
Madama Chips non sembrava
essere dello stesso avviso: “Senti
un po’ giovanotto, se vuoi che il professore guarisca, almeno
per adesso mi
devi lasciar lavorare in pace” e poi rivolgendosi con tono
severo a Minerva
aggiunse: “Ho bisogno di spazio e tranquillità
quando lavoro!”.
“Suvvia Poppy,
il bambino vuole solo restare un po’ vicino a
Severus!” disse la donna cercando di scusarsi.
“E
potrà stare vicino a Severus tutto il tempo che
vorrà. Ma
solo dopo che io avrò finito di medicarlo e dopo che
avrà bevuto la pozione
antidolorifica! Adesso, tutti via dalla mia infermeria!”
strillò la medimago.
Minerva prese per mano
Harry e uscì dalla stanza, alle volte
l’infermiera si comportava proprio come una strega malvagia!
Dopo circa una mezzora, la
porta dell’infermeria si aprì.
Poppy aveva dato un calmante a
Severus
che continuava a chiedere di Harry,
gli
aveva medicato e fasciato il petto e riportato a nuovo la gamba! A quel
punto
sembrava più stanca lei del paziente!
“Professore!”
gridò Harry, sorpreso di trovarlo già sveglio.
“Harry!”
gioì l’uomo: “Oh Harry, sono
così orgoglioso di te!
Sei stato così coraggioso!”.
Il bambino
restò immobile ad ascoltare quelle parole che mai
nessuno gli aveva rivolto. Il professore era orgoglioso di lui! E lo
stava
dicendo davanti a tutti! Tutti nella scuola lo avrebbero saputo! Harry
Potter
era intelligente e coraggioso!
E la felicità non
si trovava più in un punto
lontano dell’infinito universo ma proprio lì, nel
punto in cui Harry poggiava i
suoi piedi. Per stare bene non c’era bisogno più
bisogno di guardare lontano!
Il bambino si sedette in
una sedia accanto al letto di Piton
e tenendogli la mano gli trasmetteva tutto il suo affetto. Silente
lì trovò in
quella posizione, quando li raggiunse preoccupato dal messaggio del
Patronus di
Minerva.
Venne informato degli
ultimi avvenimenti, si sincerò delle
condizioni di salute di Severus e poi si ritirò nel suo
ufficio ad esaminare la
stele di Godric Grifondoro. La scritta era già apparsa al
suo retro: “Se
difenderti vorrai, aver fiducia
negli
altri a dovrai!”.
Silente osservò
bene il quarto pezzo di marmo e lo avvicinò
agli altri nel tentativo di vedere la stele al completo, subito i pezzi
si avvicinarono
e si fusero formando
un unico grande
pezzo di circa quaranta
centimetri per sessanta.
Tutt’attorno le
rune scrivevano “L’unione è la miglior
protezione” . Nel retro il messaggio si articolava in quattro
parti: “L’unione
è la miglior protezione. Siam due di guardia fuori e due
siam dentro. Quel che
farò io non lo potrai fare tu! Se difenderti vorrai, aver
fiducia negli altri
dovrai!”.
I fondatori cercavano
l’unione equilibrata, senza che
nessuno primeggiasse in intelligenza, coraggio, potere o benevolenza.
Ognuno
rinunciava in qualche modo, alla propria dote. “A vantaggio
di cosa?” si
domandava a voce alta Silente “Oppure, a vantaggio di
chi?”.
Era improbabile che i
quattro maghi avessero visto così in
là nel futuro da poter prevedere sia l’arrivo di
Tom Riddle che quello di Harry
Potter. Solo una profezia avrebbe potuto raccontare un futuro
così lontano, ma
per quanto ne sapeva Silente, su Harry Potter esisteva
un’unica profezia, di
cui lui conosceva parzialmente il contenuto.
Forse c’era
qualcosa sulle profezie che lui non conosceva, e,
forse, Cybilla Cooman avrebbe
potuto aiutarlo a
risolvere i suoi
dubbi.
-----------------------------------------------------------
Ciao a tutti! Scusate se
ieri non ho aggiornato ma non ho avuto tempo di niente! Meno male che
era Domenica! Sto aiutando mia sorella e mio cognato al loro bed
& breakfast e il fine settimana sono pieni! Meglio
così. Spero che il capitolo vi piaccia! Volevo inserire la
Cooman che adoro ma non so che ruolo gli darò! Scusate ma
oggi salto le risposte individuali! Vi voglio tanto bene! A domani,
Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Sibilla Cooman ***
Sibilla Cooman alloggiava
vita natural durante ad Hogwarts
da quando, anni prima, profetizzò il destino di Harry
Potter. Silente le aveva
voluto dare un sostegno sia morale sia materiale, offrendole
protezione, un
lavoro e una casa; se l’Oscuro Signore, o qualche nostalgico
Mangiamorte, le
avesse messo le mani sopra, sicuramente, la sua vita non sarebbe stata
risparmiata.
Sibilla era una donna
alquanto stravagante, i suoi alunni
credevano che la sua mente si fosse persa dentro una sfera magica e
spesso
ridevano di lei sia durante che dopo le sue lezioni. I professori la
trattavano
con doveroso rispetto e talvolta con compassione, vedendo in lei solo
una donna
bisognosa di aiuto.
Sia i primi che i secondi
si sbagliavano. L’insegnante di
Divinazione era solo una persona che aveva deciso di essere
sé stessa, che non
aveva rinunciato al suo modo di interpretare la vita, che affermava la
sua
volontà di vedere al di là delle apparenze.
E certamente sarebbe stata
stimata maggiormente dai suoi
colleghi e studenti se le sue profezie si fossero avverate con maggior
frequenza. Ma pur volendole molto bene, bisognava ammettere che la sua
mente
non era abbastanza “ampliata” per riuscire a
leggere il futuro con maestria e
disinvoltura!
Tuttavia non rimase
stupita quando Silente e il piccolo
Harry si presentarono da lei per avere informazioni generali sulle
profezie. In
cuor suo credeva che non ci fosse niente di più affascinante
del futuro e
perciò era normale che tutti volessero conoscere
più a fondo la materia.
“Oh Albus, che
piacere rivederti! Sì, è vero, abbiamo fatto
colazione assieme ma poi ho viaggiato nel tempo tra le sfere luminose
che
raccontano un futuro che forse né io né te
vedremo mai, ma che probabilmente il
nostro piccolo ospite vivrà!” disse la donna.
“Buongiorno
Sibilla, io e il mio giovane amico siamo venuti
per mostrarti un oggetto di rara bellezza!” e, detto questo,
poggiò la stele
sul piccolo tavolino accanto ad una sfera di cristallo.
Sibilla si
avvicinò alla stele spingendosi gli occhiali
ancor più vicino agli occhi e arricciando il naso disse:
“Signor preside ma
questa è una meraviglia!”.
“E’
una stele che fabbricarono, se così vogliamo dire, i
fondatori di Hogwarts. Dietro sono comparsi dei messaggi. Vorrei che mi
dicessi
cosa ne pensi, Sibilla. Io mi sono fatto una mia opinione ma sarebbe
importante
sentire anche il tuo parere”.
La
Cooman analizzò la
stele con attenzione e poi disse: “Questi messaggi sono vivi,
Albus! Non sono
opera dei quattro fondatori. Loro incisero senz’altro la
scritta in rune che fa
da cornice ma i messaggi sono sicuramente successivi!”.
Harry intanto si guardava
attorno. Non gli piaceva quella
stanza, era sicuro che le sfere sarebbero scivolate e lui sarebbe stato
incolpato dell’incidente e per questo rimaneva fermo,
immobile, accanto al
vecchio preside. Pensava che se avesse respirato anche solo un
po’ più forte,
il suo alito sarebbe stato come una volata di vento e le sfere, come
foglie,
sarebbero cadute a terra.
Poi sentendo pronunciare
il nome di Piton prestò attenzione
alle parole dei due adulti. “Dovresti mostrare la stele a
Piton. Lui potrà
dirti se l’oggetto racchiude magia oscura!” disse
la donna.
“Severus ha
già esaminato la stele ma non ha trovato
niente!” rispose lui.
“Allora
è rimasta solo un’alternativa, improbabile, certo!
Ma l’unica che ci è rimasta!”
affermò la donna con aria spaventata “Qualcuno la
cui potenza magica va oltre il normale ha inciso queste
parole!”.
Albus non sapeva cosa
pensare, quell’alternativa era l’unica
che avesse un senso ma il solo “elemento” nuovo
all’interno della scuola era
Harry. “E’ possibile…” disse
il preside “che l’incisione sia collegata ad
un’altra profezia?”.
“No, Albus. Le
profezie si collegano solo alle persone! A
meno che la profezia non riguardi una sola persona ma il mondo magico
intero.
Ma non esiste una profezia del genere”.
“Sibilla, sei
sicura?” disse Silente accarezzando la testa
ad Harry per rendere visibile la cicatrice sulla fronte del bambino
alla
professoressa.
La Cooman trasse un
profondo respiro: “Oh! Merlino! Il
Sopravvissuto! Questo cambia tutto.Tutto! La profezia a cui ti
riferisci
avrebbe ripercussioni gravi su tutti noi! Certamente, chi ha generato i
messaggi sul retro
della stele è a
conoscenza di importanti informazioni!”.
“Ti
ringrazio” disse Silente.
La donna si
chinò lievemente verso Harry e, posandogli una
mano sulla spalla, disse: “Da quanto tempo aspettavo di
conoscerla! Il bambino
sopravvissuto! Ma, cosa vedo! Terribile, terribile destino!”.
Harry si
spaventò e cercò di liberarsi dalla mano della
donna, Silente intervenne: “Sibilla! Spaventi il nostro
Harry! Non credo che ci
sia niente di così terribile nel suo futuro!”.
“Io vedo, Albus!
Vedo un'ombra nera che lo avvolge, sento le
sue urla e il suo nome ripetuto all’infinito. E
poi..” aggiunse con tono meno
apocalittico “muori! E figliolo non ti spaventare, tutti noi
siamo destinati
alla morte!”.
Harry si voltò
di scatto e corse via dall’aula mentre
Silente lo richiamava a sé e dava un’occhiataccia
alla veggente e insegnante di
divinazione: Sibilla Cooman.
Il bambino corse con tutto
il fiato che aveva in corpo, non
voleva essere egoista e disturbare il professor Piton, che era stato
ferito da
un grandissimo leone con gli artigli lunghi e la criniera folta, ma
aveva il
permesso di chiedere aiuto e forse considerato che l’uomo era
stato molto forte
e aveva resistito anche al morso del felino inferocito, forse, sarebbe
stato in
grado di consolare un bambino come lui che era solo spaventato
perché doveva
morire avvolto da una nube nera!
Arrivò in
infermeria senza più fiato, benché le sue gambe
continuassero
a muoversi ad una velocità incredibile e si buttò
nel bordo del letto di
Severus, in lacrime. “Morirò, morirò!
La professoressa Cooman ha detto che
morirò!”.
Immediatamente Piton si
sollevò dal letto, cercando di
scacciare dalla mente la fitta di dolore che gli spaccava in due il
petto e
mettendosi le pantofole nere disse al bambino: “Non so quando
questo avverrà,
Harry, ma ti posso assicurare che prima di morire tu, morirà
lei!”.
“Severus!”
lo riprese Madama Chips “Cosa ci fai fuori dal
letto?”.
“Devo andare a
uccidere quella pazza di Sibilla! Svanita
insegnante di un’inutile materia come Divinazione!”.
“Oh
misericordia! Ma come ti salta in mente di dire queste
cose, deve essere un dosaggio troppo alto di antidolorifico!”
pensò la donna,
ben sapendo che si trattava solo del carattere un po’
nervosetto del
pozionista.
“Ma ti rendi
conto che è andata a dire a Harry che
morirà?!”
disse l’uomo con un filo di voce.
“Sì,
che una nuvola nera.. No, un’ombra nera mi
ucciderà!”
specificò il bambino.
“Può
darsi che la profezia non si avvererà!”
tentò la donna
per rincuorare il piccolo e facendo segno a Severus di darsi una
calmata.
“Certo che non
si avvererà, ma la mia non era una profezia e
ti posso assicurare che era un piano perfettamente
articolato!” disse Severus
respirando a fatica.
“Allora
giovanotto, se devi andare vai, ma poi ritorna
subito qui perché forse, dopo aver ucciso qualcuno, sarai
stanco e provato e
avrai bisogno di una pozione rigenerante!” disse lei in tono
di sfida.
Severus
con un colpo di
bacchetta indossò una vestaglia verde e, data la mano a
Harry, uscì mormorando
qualcosa come: “Vi rigenero io a tutte e
due…” mentre nelle sue orecchie
rimbombava la voce di Poppy :“Ti
ho
sentito e prima o poi dovrai rientrare in infermeria, caro
Severus” .
Silente nel suo ufficio
rifletteva sulle parole della
Cooman. L’anziano preside sapeva che in ogni parola che la
veggente diceva c’era
sempre qualcosa che si poteva ricondurre alla realtà.
Qualcuno di molto vicino
ai fondatori aveva lasciato un messaggio che parlava in definitiva di
mettere
da parte se stessi e pensare al bene comune, in previsione
dell’arrivo di Harry
Potter.
Era chiaro che si
trattasse di qualcuno che aveva a cuore la
scuola, che aveva accesso a informazioni importanti che non poteva
esprimere
direttamente, che
era a conoscenza del
fatto che Harry si trovasse a scuola e che soggiornava a scuola!
Infatti
nessuno era entrato nell’edificio durante le vacanze.
Silente si alzò
di scatto. Sapeva chi aveva lasciato i
messaggi! Chi aveva la potenza magica per compiere un’azione
del genere senza
essere scoperto. Come aveva fatto a non pensarci prima?
-----------------
E voi avete capito?
Secondo me, ho avuto
fantasia! Non ci arriverete mai! No, sto scherzando anche la vostra
fantasia è illimatata e ci potreste arrivare ma davvero
credo di
aver scelto qualcuno a cui nessuno pensa mai! Inoltre se riesco,
inserirò un altro personaggio che ... mi affascina molto ma
di
cui tutti noi sappiamo ben poco! Okey, se volete fare dei tentativi
pensateci stanotte perchè nel capitolo di domani Silente
incontrerà chi di dovere.... Baci, Alida
Grazie a chi legge, chi
recensisce, e ai magnifici 43! Ragazzi! 43!!!!! Woooowwwww!
Spero di non saltare nessuno, mi sono
stampata le
recensioni per rispondere con tranquillità ma forse ho fatto
confusione cancellandoli a penna, comunque se manca qualcuno avvisatemi
pure.
PAMPAM: i Dursdley sono
stati puniti e Harry
sta migliorando sempre più. Bisogna far riacquistare fiducia
al
piccolo un po' alla volta. Spero il cap ti intrighi! P.S.: domani
dovrei riuscire a recensire la tua ff, scusa il ritardo.
Persefone Fuxia:
sì. Era da quando
qualcuno di voi ha richiesto una punizione che ci riflettevo su. Non
è stato facile ma giudicare non lo è mai, e
trovare una
punizione che non solo punisca ma faccia anche capire il male compiuto
è ancora più difficile. Sono contenta che tu sia
rimasta
soddisfatta. E in effetti Harry è sempre stato un grifondoro.
Pervinca Potter 97: Tra
Dursdley e il
leoncino sei rimasta contenta e soddisfatta. Sono felice! Sto cercando
un modo per inserire un tuo suggerimento alla fine della storia,
speriamo che tutto fili liscio.
chiaramalfoypotter: anche
tu sei rimasta
contenta della punizione? Bene, come vedi Severus è
ritornato
iper-protettivo! Che divertente giocare con lui!
Shiho93: sono felice che
condividi il mio
punto di vista sulla violenza! Non è stato semplice scrivere
quel capitolo. Spero che questo ti piaccia! A presto
sssweety: non
ringraziarmi, grazie a te per
l'idea del leone. Le tue considerazioni sulla vendetta sono molto
interessanti, e le recensioni lunghe altrettanto.
bimba 358: sei di poche
parole ma ho capito
che hai trovato il capitolo interessante e soddisfacente e che come me
hai avuto un pizzico di sadica soddisfazione per la punizione dei
Dursdley. Da come l'ho capito? Diciamo che il punto esclamativo e poi
la parola Capitolino mi hanno aiutato parecchio. (Ho capito bene, o
sono in fase di scleramento totale?)
evans_iDoLoveSev: Anche tu
poche parole per
dirmi che non sai da che parte incominciare a farmi i complimenti? (Si,
oggi ho lasciato la modestia nel cassetto). Lo faccio anch'io quando
sono veramente soddisfatta di quello che leggo, o scrivo poco nelle
recensioni, oppure aspetto un paio di giorni per recensire. Baci. Alida
iaco: la Cooman ha detto
cose interessanti e
cose che poteva evitare di dire, però non l'ho trattata
male.
Spero ti sia piaciuto. Baci
Piccola Vero: Grazie del
complimento, spero
che anche questo capitolo ti piaccia. Sev è definitavamente
OOC.
Del resto con uno come lui o tutto o niente!
Elfosnape: PITON OOC? PER INCONTRARE TE, ONNIPRESENTE NEGROMANTE, OGNI OCCASIONE CERCHERO'
kamy: Grazie del
complimento. Il mo Severus
è molto OOC, ma del resto nessuno può sapere come
sarebbe
in una situazione così delicata. Comunque avevo avvisato.
Secondo me è colpa di Alan Rickman! In ogni caso grazie dei
complimenti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Incisori su commissione ***
Bacchetta alla mano,
Severus raggiunse l’aula di
Divinazione; al suo fianco Harry, che non capiva come un uomo ferito
potesse
camminare così velocemente. Il professore, giusto per
accontentare Madama
Chips, aveva deciso, nel tragitto dall’infermeria
all’aula, di non assassinare
la donna, ma era comunque intenzionato a imprimere il ricordo della sua
visita
nella testa della professoressa.
La porta
dell’aula era chiusa a chiave, senza pensarci due
volte Severus alzò la bacchetta e disse:
“Alohomora!”, la porta si aprì. I due
entrarono e si guardarono attorno, sembrava proprio che la
professoressa non
fosse nell’aula; fecero per andarsene ma il pozionista
ricordandosi della porta
chiusa si voltò di scatto e, tirando a sé Harry,
chiamò: “Professoressa Cooman!
E’ in classe?”.
Nessuno rispose ma da
dietro la tenda, che separava l’aula
da uno scaffale contenente sfere, si udì un rantolo, un
respiro soffocato.
Harry si strinse alla gamba di Piton, aveva vissuto troppe avventure
quel
giorno e aveva dimostrato di essere coraggioso, ma adesso era davvero
troppo! Severus gli
mise una mano dietro la testa e
lo strinse ancora di più a sé, poi una volta
arrivati alla tenda, lo lasciò
andare e mentre con la mano destra puntava la bacchetta, con la
sinistra tirò
la tenda di lato.
Sibilla giaceva a terra,
gli occhiali rotti sul pavimento e
le mani attorno alla gola come se cercasse di prendere fiato. Piton si
chinò
verso di lei e chiese ad Harry: “Te la senti di correre fino
all’infermeria e
chiedere a Madama Chips di venire qui?”.
Harry annuì e
corse via velocemente. Severus mise una mano
dietro il collo della donna per aiutarla a sollevarsi e respirare
meglio ma
quella lo prese per la vestaglia e tirandolo verso di sé,
con voce assatanata,
disse: “Chi scoprì la verità ha
indicato il tempo e l’ombra sparirà nei raggi di
luce di vite ormai spente”.
Severus fece in tempo a
dire: “Cosa stai dicendo, Sibilla?”
che la donna con un forte colpo di tosse ritornò in
sé e si ritrovò sdraiata
sul pavimento con il temibile professore di pozioni che la stringeva a
sé. “Oh,
Severus! Cosa è successo? Perché sono qui a terra
con te così vicino?”.
Piton si
sollevò di scatto, facendola quasi sbattere la
testa al suolo, ma questa mossa fece tornare anche lui alla
realtà e si dovette
piegare in due dal dolore al petto. La Cooman, ancora sdraiata a terra,
cercava
di recuperare gli occhiali e Severus rispose: “E’
successo tutto! Tranne quello
che pensi tu!”.
Il viso della donna
divampò di calore al solo pensiero di
ciò che Severus aveva ipotizzato e contemporaneamente quello
dell’uomo sbiancò
dalla rabbia. Piton girò i tacchi e se ne andò,
uscendo dall’aula incrociò
Poppy che domandò: “Severus, si può
sapere cosa diavolo è successo adesso?”.
“Niente di
grave, Poppy. Scusa se ti ho disturbato!” e
lasciò la porta aperta per permettere alla medimago di
entrare. Raggiunse,
infretta , l’infermeria dove Harry lo aspettava, seduto sulla
sedia accanto al
letto.
“Harry!”
lo chiamò. Il bambino rimase fermo e non rispose.
Allora il professore gli si mise di fronte e lo guardò negli
occhi e i due si
lasciarono andare.
E’ morta! Tua madre
è morta e tu cosa fai? Stai seduto senza
dire una parola! Potresti almeno scusarti! Se tu non fossi mai nato,
lei non
avrebbe dovuto cercarsi un lavoro, non sarebbe stata così
debole e sarebbe
riuscita a superare la malattia. Ma no! Doveva lavorare per dare da
mangiare a
te! A noi due, i miei soldi sarebbero bastati! E’ colpa tua
se è morta!
Spostati!
Schifoso verme! Tutto quello che tocchi, muore! Chissà che
strana malattia
avrai! I tuoi genitori ti avevano sempre in braccio e sono morti per
quello! Perché
tu li hai contagiati, ma non ti permetterò di contagiare
anche noi! Vattene
via, nel sottoscala!
I due maghi erano riusciti
a vedere ciascuno nella mente
dell’altro. Prima che Severus potesse parlare, Harry gli
disse: “Non è stata
colpa tua! Io lo so! Tu sei buono!”.
Piton non si aspettava di
essere confortato da un bambino e
rispose semplicemente: “Grazie!”, poi dopo aver
inspirato profondamente
riprese: “Tu non hai nessuna malattia contagiosa! I tuoi
genitori sono morti in
circostante diverse da quelle che ti hanno raccontato”.
“Allora
perché la professoressa Cooman è morta dopo
avermi
toccato?” chiese piagnucolando Harry.
E Severus rispose:
“Ti sbagli Harry, Sibilla non è morta!
Era semplicemente …..” doveva trovare qualcosa da
dire che potesse avere un
senso logico “E’ semplicemente inciampata su una
sfera!”.
Harry non sapeva se
credere o meno a quella che sembrava
essere una grossa bugia ma decise che per il momento gli poteva
bastare. Aveva
solamente voglia di riposarsi, così come il professore di
pozioni. “Harry,
perché non vai a
sdraiarti sul tuo letto?”.
“No. Io non me
ne vado! Voglio, vorrei…. Se posso” disse
titubante il piccolo.
“Che cosa Harry?
Cosa vorresti?” domandò Piton.
“Io non
disturberò! Mi metterò lì nel letto
affianco e
controllerò se ti senti male. E se ti dovessi sentire male
correrò a chiamare
aiuto! Posso?”.
“Penso che non
ci sia niente di male! Del resto tu sei molto
provato e stanco e probabilmente ti farà male da qualche
parte…” disse il
professore istigandolo, con lo sguardo, alla menzogna.
“Oh,
sì! Mi fa male proprio… proprio… la
gamba!” concluse
Harry.
“Devi esserti
fatto male correndo!” disse a voce più alta
Severus, vedendo entrare Madama Chips.
“Che cosa? Ma
non è possibile! Capitano tutte oggi!” disse
Poppy avvicinandosi ad Harry.
“Credo che Harry
non si senta bene, sarebbe meglio se
passasse il resto del pomeriggio e la notte su quest’altro
letto” disse
Severus.
“Ma non mi dica,
professor Piton!” lo sbeffeggiò la donna
“Visto
che Sibilla era tutta intera, vedrò di assicurarmi che Harry
stanotte riposi
bene nel letto accanto al suo!”.
Piton
fece un ghigno soddisfatto
verso Harry che nel tentativo di fargli l’occhiolino, chiuse
entrambi i suoi
laghetti verdi.
“Buon pomeriggio
Sir Nicholas!” salutò Silente.
“Buon pomeriggio
a lei, signor Preside!” ricambiò il
fantasma.
“Se non la
disturbo troppo, vorrei parlarle un momentino!”
disse cautamente Silente.
“Prego!
E’ sempre un piacere avere qualcuno con cui
interloquire! Sa, gli studenti amano le vacanze ma per noi fantasmi la
loro
presenza e una fonte inesauribile di distrazione!”.
“Benissimo!
Allora direi di incominciare! Come forse lei
saprà in questi giorni sono state ritrovate le parti
mancanti di una stele
molto antica!”.
“Davvero?”
disse il fantasma “Non mi è arrivato alle
orecchie niente di tutto ciò!”.
“E’
molto strano! Perché sa, con queste sono comparsi anche
un serpente, delle aquile e un leone!” continuò il
preside mentre Nick si
staccava la testa e dava una grattatina alla gola.
“Quel che
è interessante, forse ancor più della stele in
sé,
sono le scritte comparse dietro i pezzi di marmo che possono essere
state
incise solo da qualcuno interno alla scuola, che la ami e che sia
interessato a
tutto il mondo magico!”.
“Certamente
è un argomento molto interessante! Ora se non le
dispiace la lascio ai suoi pensieri!” tagliò di
corsa il fantasma, ma Silente
non aveva intenzione di cedere: “Sarebbe molto importante se
io potessi parlare
con le persone che hanno lasciato le incisioni!”.
“Perché?
E cosa le fa credere che sia più di una persona?”
domandò il Barone sanguinario trapassando il grosso muro.
“Perché
le informazioni che queste persone possono darmi
potrebbero aiutarmi a salvare un innocente, in primo luogo e poi tutti
noi!
Inoltre le incisioni sono state fatte da mani diverse, questo
è palese. Perciò
ho supposto che sia coinvolta più di una persona!”.
Questa volta fu il Frate
Grasso a farsi avanti venendo fuori
da un angolo: “Un innocente! Si riferisce a qualcuno in
particolare?” chiese
con apprensione.
“In effetti mi
riferisco a qualcuno che è arrivato a scuola
pochi giorni fa, una persona che tutti nel mondo magico
conoscono!”.
“L’ho
visto! Correva nel corridoio poche ore fa! Ora riposa
con il professor Piton” continuò la Dama Grigia,
uscendo da un’armatura “E’
Harry Potter!”.
“Esattamente!”
disse Silente : “Allora, cosa potete dirmi?”.
I quattro fantasmi si
guardarono e la Dama grigia rispose: “Noi
non vogliamo che il mondo magico sia distrutto, che la scuola chiuda
per sempre
e che il male trionfi! Per questo abbiamo inciso le lettere sui pezzi
di stele”.
“Che senso hanno
i messaggi?” domandò il preside.
“Quelli indicano
come vi dovrete comportare, o forse come ci
dovremo comportare anche noi!” rispose Nick-quasi-senza-testa.
“Come! Avete
scritto i messaggi e non sapete che senso
hanno?” cercò di capire Silente.
“Noi abbiamo
fatto ciò che ci è stato chiesto!”
spiegò il
Frate Grasso.
“Da
chi?” chiese Silente.
“Da una serpe
che ha imparato a sue spese cosa significhi
desiderare il potere ed essere orgogliosi a tal punto da pensare di non
aver
bisogno di nessuno per correggere i propri errori” rispose
con un velo di
tristezza il Barone Sanguinario.
“Non possiamo
farle il nome di
questa persona, ma lo potrà
scoprire nel suo studio, signor Preside. Basterà che chieda
di colui che
nessuno ha più trovato!” disse Sir Nicholas per
poi scivolare via assieme ai
suoi tre amici fantasmi.
Immediatamente Silente
rientrò in ufficiò, aspettandosi
forse di trovare qualcuno ma oltre i quadri appesi al muro, nei quali
era
sempre un continuo andirivieni, non c’era nessun movimento.
Esausto si sedette
nella sua poltrona e disse a voce alta: “E’
possibile parlare con colui che
nessuno ha più trovato?”.
“No!”
rispose Phineas Nigellus Black :
“Sei arrivato in ritardo, mio nipote Regulus
è andato oltre il velo ma a seconda di ciò che
chiedarai, potrò risponderti io
per conto suo!” e con molto orgoglio aggiunse:”
Regulus, da buona serpe, non si
è fidato di nessuno e non ha lasciato niente al
caso”.
---------------------
Ecco qui un altro capitolo
interessante. Sono
riuscita a inserire anche la parola "Regulus". Domani ci
sarà
qualche spiegazione in più.
Ringrazio tutti i lettori,
chi aggiunge la ff tra i preferiti e chi recensisce. Per loro un
piccolo saluto individuale:
Pervinca Potter 97:
Sorpresa? Non sei l'unica ad aver pensato ad Hagrid, io però
avevo già assegnato il ruolo ai fantasmi. Inoltre se non
erro, Hagrid non ha molta dimisticchezza nella lettura e nella scrittura
iaco: Sì, in
effetti la Cooman manca di tatto, ma in fondo è buona..
Shiho 93: spiacente, il
cappello parlante non compare tra i protagonisti, però
sarebbe stata un'opzione interessante
JDS: Mi sono divertita
proprio a scrivere quella scena, Sev che brontola e battibecca con
Poppy mi piace molto.
kamy: Sorry! Gli zii di
Harry non sono ad Azkaban ma rinchiusi a Privet Drive con i loro sosia
fisici e comportamentali che li trattano come loro hanno trattato
Harry. Tom? Il male è ovunque e puo darsi che tu sia
imparentata con la Cooman. Io adoro uccidere Tom Riddle.
sssweety: Non rido
assolutamente della tua ipotesi! Lumacorno è uno
insospettabile, gli si potrebbe far fare di tutto.
Persefone Fuxia: Cybilla,
Sybilla o Sibilla? Ho ripreso in mano i libri della Rowling :direi che
è proprio Sibilla. Grazie, credo di averlo corretto ovunque.
Oltre questo credo, non vorrei sbagliarmi, che tu sia l'unica ad aver
pensato ai quattro fantasmini. Siamo in sintonia! Legillimens!
Elfosnape: per quanto
riguarda l'acronimo, oltre il significato letterale, intendo dire che
non mi lascio sfuggire nessuna occasione per cercare il mio piton OOC.
E' inutile, io lo vedo così. Per ciò che riguarda
il dialogo fra Silente e Sibilla, in breve: le incisioni sulla stele
possono essere collegate ad Harry e alla profezia che riguarda Harry
solo perchè la realizzazione di questa profezia avrebbe
ripercussioni gravi sull'intero mondo magico. Solo qualcuno dotato,
(per motivi che in questo capitolo non ho spiegato) di grandi poteri
magici poteva inciderlo. Spero che questo cap ti piacia. Baci, Alida
PAMPAM: niente da fare,
Sev avrà il suo momento di gloria più avanti
Karrina: non hai
indovinato ma io non vi avevo dato ancora tutti i pezzi del puzzle,
perciò non restarci male. Te lo dico perchè hai
davvero passato in rassegna tutti! Sorry! Spero ti piacia il capitolo,
a presto.
Lily Evans 93:
praticamente, aggiorno tutti i giorni, ho saltato solo la domenica! Il
cappello parlante sarebbe stato interessante ma davvero non ci ho
pensato mai! A presto
chiaramalfoypotter: la ff
inizia il giorno in cui Harry compie 10 anni, il proprietario della
pietra filosofale dovrebbe essere Nicholas Flamel (non tener conto
dello spelling del cognome che probabilmente è sbagliato),
la Cooman è stata poco fine ma tenendo conto che
è molto svampita, pazienza. E poi che domande mi fai? Cosa
aveva sotto la vestaglia Piton. Naturale: una goccia di Chanel
n° 5. Baci
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** La forza delle buone azioni ***
Silente non credeva alle
sue orecchie! Regulus Black era
stato un serpeverde che aveva abbracciato la causa di Voldemort ed era
diventato un Mangiamorte. Non si sapeva bene che fine avesse fatto, era
semplicemente scomparso. Ora, invece, ritornava per mezzo del suo avo e
di
quattro fantasmi.
“Phineas, ti
prego, spiegati meglio!” disse Silente.
“Non posso
parlare di mia iniziativa, ma posso rispondere a
tutte le tue domande” disse il preside defunto.
“Per prima cosa:
sei sotto qualche incantesimo?” domandò il
preside.
“No! Il mio
comportamento è semplicemente dovuto ad una
promessa che ho fatto a Regulus”.
“Quale promessa
e quando gliel’hai fatta?” continuò
Silente.
“Ho promesso a
Regulus, un attimo prima che attraversasse il
velo, di riferire ai fantasmi delle quattro case le parole che
avrebbero dovuto
imprimere nel marmo della stele a loro corrispondenti”.
“Ma Phineas, i
fantasmi sono incorporei! Con quale potere
avrebbero potuto fare le incisioni! Se anche i fantasmi facessero magie
che
senso avrebbe oltrepassare il velo, rimarremo tutti da questa parte e
continueremo a vivere!” ragionò Silente.
“Innanzitutto la
vita è ben altro che poter lanciare
incantesimi, Silente!” rispose il vecchio Black con tono
aspro “E poi devi
sapere che quando una persona muore nel tentativo di correggere i
propri
sbagli, ha il potere di trasmettere parte della sua energia vitale in
altre
persone, anch’esse morte ma che hanno deciso di non
oltrepassare il velo!”.
Silente era perplesso.
“Mi stai dicendo che Regulus Black
aveva deciso di tradire l’Oscuro Signore?”.
“Esattamente!”
rispose laconico l’altro.
“Quando prese
questa decisione?” chiese Silente.
“Subito dopo la
marchiatura. Quando si rese conto che non
avrebbe potuto vivere felice con il sangue degli innocenti sulle
mani!” disse
Phineas col capo chino.
“Aiutami
Phineas! Tu conosci il significato di quei
messaggi?”.
“Albus, sono
semplicemente delle indicazioni da seguire nel
momento in cui l’Oscuro Signore tornerà e
pretenderà la vita di Harry Potter”
disse stancamente il preside ritratto “Dovete seguire quelle
indicazioni e
tutto andrà bene!”.
Silente
rifletté: solo delle semplici parole!
“Ma
perché sono comparse proprio ora?”
domandò al ritratto.
“Perché
ora il Signore Oscuro sta cercando di fare ritorno!”.
No! C’era
qualcosa che non quadrava! Sicuramente Voldemort
non era morto, ma era molto debole. Come avrebbe potuto raggiungere
Harry che
si trovava all’interno di Hogwarts. Avrebbe dovuto trovarsi
ad Hogwarts anche
lui, ma ciò non era possibile. Se ne sarebbero accorti. Un
uomo non poteva
certamente passare inosservato!
“Phineas, vorrei
che mi facessi un favore. Chiedi, agli
altri quadri del castello, se per caso in questi giorni hanno visto del
fumo
nel castello, qualcosa che assomigli ad una nube scura!”.
“Certamente
Albus” rispose il vecchio Black che poi
continuò: “Albus! Mio nipote ha fatto degli
sbagli, ma era un bravo ragazzo!”.
Silente guardò
gli occhi lucidi del vecchio Phineas e,
ripensando a sé stesso, a Severus e a tanti altri maghi
senza nome, rispose: “Ne
sono sicuro, Phineas!”.
Non era semplice far i
conti con il proprio passato, con
quella parte di noi stessi di cui nessuno sa niente, quella che ognuno
di noi
cerca di dimenticare ma Silente, all’apparenza, sembrava
riuscirci benissimo.
Invece ricordava tutti i suoi passi falsi che lo avevano portato a
cercare il
potere come un povero illuso, che lo avevano portato in alto,
togliendoli però
il calore di una famiglia vera e propria.
C’era la scuola,
i suoi colleghi, persone che lo stimavano,
però la sera diventava sempre più lunga e la
notte sempre più buia e quando si
girava nel letto lo trovava vuoto, senza una carezza o una parola di
conforto e
sostegno. Era difficile molto più di quanto avesse mai
immaginato. Solo i suoi
pensieri gli facevano compagnia e lo portavano avanti senza che lui se
ne
rendesse conto, e infatti senza sapere come era già arrivato
alla porta dell’infermeria.
“Cosa
è successo, Poppy. Harry sta male?”
domandò
preoccupato vedendo il bambino dormire nel letto affianco a quello di
Severus.
“No”
rispose la donna e rivolgendo lo sguardo a Piton
terminò: “E’ solo caduto mentre
correva!”.
Severus sbuffò
e poi nascose il tutto con un colpetto di
tosse. Silente si sedette nella sedia tra i due letti e
raccontò di Regulus e
dei fantasmi a Piton che a sua volta lo informò della strana
profezia di
Sibilla.
“Albus,
è impossibile che Voldemort sia qui! Noi non lo
vediamo e lui che motivo avrebbe di nascondersi?” diceva il
pozionista “E dove
dovrebbe essere poi? Dove potrebbe nascondersi?”.
“Il castello
è molto grande e le conoscenze di Voldemort
sono illimitate!” rispose preoccupato l’anziano.
“Tu dici che le
iscrizioni sono delle indicazioni? Bene,
allora atteniamoci ad asse! Primo punto: dobbiamo essere uniti. Noi
maghi, noi
corpo insegnante. A chi si riferisce? Forse anche ai fantasmi del
castello? Ai
quadri? Tutti chi?” chiedeva il professore.
“Tutti significa
tutti! Tutti coloro che ci vengono in
mente!” rispose disperatamente il preside.
“Allora per
prima cosa dobbiamo informare tutti della stele,
delle incisioni e della profezia… Albus mi stai
ascoltando?” chiese Severus
vedendo Silente distratto.
“Si, ti ascolto.
Ma sto anche riflettendo sul fatto che la
prima indicazione che Regulus ci ha fornito è identica alla
scritta in rune, sicuramente,
opera dei fondatori. Mi chiedo se sia una coincidenza?”.
“E’
logico che sia una coincidenza! Che cos’altro potevano
dire per spingere qualcuno a prestare attenzione e difendersi contro un
pericolo?
Semplicemente di restare uniti! E questo è vero oggi come
ieri! Non sono gli
eroi solitari a vincere le guerre, Albus. Lo sai meglio di
me!” disse Severus.
Silente
aggrottò le sopracciglia: “Se coinvolgeremo troppo
persone, il piano potrebbe fallire. Forse sarebbe necessario che
…. “ iniziò
Silente.
“Forse sarebbe
necessario seguire le indicazioni del giovane
Black, Albus! Non puoi fare tutto da solo e ricordati che se falliremo
non
saremo noi a subirne le conseguenze dirette ma Harry, e credo che lui
meriti di
più di un grande mago alla ricerca di un momento di
gloria!”.
Sì, quando
Severus Piton si impegnava, sapeva essere una
serpe perfetta! Aveva preso di mira la superbia dell’anziano
mago, colpita e affondata.
Senza pietà né rimorso alcuno. Silente
abbassò gli occhi e poi li rivolse al
bambino che dormiva beato.
“Il piano
è molto semplice: per difenderci dobbiamo stare
uniti, ci dobbiamo posizionare per metà dentro il castello e
per metà fuori.
Ognuno deve avere un compito specifico e ci dobbiamo fidare
l’un l’altro delle
nostre capacità! Questo è il senso delle
iscrizioni, Albus” disse Severus,
stanco e desideroso di dormire.
“Hai ragione! Mi
chiedo solo se saremo all’altezza delle
aspettative di Regulus!” confidò Silente.
“Lo
saremo, fosse solo perché dobbiamo,
ma lo saremo!”.
Severus non si
addormentò abbastanza in fretta come avrebbe
desiderato. Si era affezionato ad Harry e gli sembrava incredibile
dovergli
affidare un compito da svolgere! Infatti nel piano di difesa sarebbe
stato
inserito anche Harry. Lui era la persona da difendere ma anche qualcuno
compreso tra quei “tutti” che dovevano agire.
E cosa si poteva chiedere
ad un bambino? Harry non conosceva
ancora neanche l’incantesimo più semplice! Non
possedeva neanche una bacchetta.
Era solo un bambino indifeso che aveva appena vissuto il giorno
più difficile
della sua vita, il giorno che aveva richiesto moltissimo coraggio prima
davanti
ad un leone e poi davanti alla Cooman.
Severus sorrise
tristemente e rimase ad occhi aperti a
pensare che forse
trovarsi davanti un
leone non richiedeva più coraggio che affrontare i Dursdley
tutti i giorni. Lui
si ricordava benissimo il giorno in cui il suo insegnante di Difesa
contro le
arti oscure gli insegnò a dire Riddikulus.
Il
suo Molliccio
prese la forma di una cascata d’acqua, a ricordo del giorno
in cui Tobias aveva
cercato di affogarlo nella vasca da bagno, e
per scacciarlo via dovette pensare all’emozione
più bella provata: un abbraccio di Lily. I suoi compagni gli
chiesero perché avesse
paura dell’acqua ma lui non rispose, non fu capace di
affrontare il suo leone.
Per sconfiggere le paure
non basta combatterle in privato,
bisogna farlo alla luce del sole altrimenti quelle ritornano. Il suo
leone
tornò molte altre volte e quando riuscì ad
affrontarlo e a parlarne con qualcuno
si sentì più leggero ma il leone, diventato paura
di perdere l’amata, lasciò
lui e morse Lily.
In silenzio,
più piano che potè, Severus emise un piccolo
singhiozzo.
Harry, aprì
immediatamente gli occhi: “Professor Severus, si
sente male, corro a chiamare aiuto?” disse trovandosi
già in piedi accanto al
professore.
“No, Harry.
Adesso che ci sei tu mi sento molto meglio”
rispose l’uomo.
In quel momento Harry si
sentì fiero di sé, una persona
provava conforto nell’averlo vicino. Era una sensazione
bellissima, molto più
bella dell’aver affrontato il leone.
------------------------
SPIEGAZIONE PER LE MIE
MANCATE RECENSIONI, IN PARTICOLARE A PAMPAM, KAMY, PERVINCA POTTER
Non so se qualcuno/a di
voi vive l'avventura di avere una sorella maggiore che si comporta come
Hermione Granger, (so tutto io). Sappiate già da adesso che
è meglio non dargli corda. La mia sorella maggiore in
questione (ho due sorelle e un fratello più grandi di me, e
una sorella più piccola tipo H. Granger da piccola) ha 38
anni, e io 31. Nonostante questo non si stanca mai di assillarmi! "Lo
sai che se ti copi le ff sul tuo pc, risparmi tempo su internet! Te le
leggi con tranquillità, le recensisci con
tranquillità!" e io dopo circa tre mesi di assillamento le
ho dato retta. MA QUANDO IO MI CONOSCO CHE NON DEVO ASCOLTARLA PERCHE'
TANTO IO NON SONO COME LEI CHE METTE COSTANZA NELLE COSE CHE FA!
Risultato, PAMPAM ci ho messo una vita a leggere un capitolo, Kamy
indietro di due capitoli, Pervinca Potter in attesa di tre capitoli, si
è salvata con le drabble! Gli altri non se ne parla! SONO
UFFICIALMENTE TORNATA IN ME! Non faccio più copie delle ff e
recensisco subito, pazienza per internet. Se a fine mese le recensioni
tardano ad arrivare e perchè ho squagliato le ore
disponibili. Vi abbraccio tutti, inchino e scusate ancora.
Grazie ai MAGNIFICI 48!
Grazie a chi legge!!!!
Circa 200 a capitolo.
Grazie a chi recensisce.
sssweety: i fantasmi sono
incorporei certo, perciò come hanno inciso i messaggi? Per
mezzo del potere che Regulus gli aveva attribuito.
Shiho93: Son felice di
essere riuscita a sorprenderti. per il resto non preoccuparti, il
riposo è importante!
Persefone Fuxia: Sembra,
complicata, ma il mio cervellino realizza solo semplici piani,
perciò non impensierirti, tutto si risolverà
presto.
PAMPAM: Sono soddisfatta
di averti incuriosito. P.S.: lascia pure i capitoli lunghi altrimenti
potrebbero arrivarmi cruciatus e vomita-lumaca da tutti gli altri
lettori.
chairamalfoypotter:
Regulus è il fratellino di Sirius, che divenne Serpeverde,
mangiamorte e riuscì a scoprire e rubare l'Horcrux
medaglione della caverna. I fantasmi non potrebbero fare magie ma io ho
risolto la questione. Ho dovuto! Non era in programma ma ho dovuto
perchè sia te che sssweety siete super-attente-lettrici che
mi avete fatto notare l'incongruenza. (Meglio così, ho
allungato un capitolo cortino)
kamy: Zio Voldy? E'
terribile, suona peggio di Oncle Vernon. Che ridere! PS: è
difficile commentare negativamente la tua ff S.P. (o P.S.??? Che
smemorata)
iaco: la storia diventa
sempre più bella ma sta avvicinandosi alla fine. Comunque
credo che ci sarnno ancora 3/4 capitoli.
Elfosnape: Ci mancherebbe!
Anche perchè se chi legge non capisce bene, significa che
chi scrive dovrebbe scrivere meglio.
Erin87: Grazie per aver
proseguito nella lettura della storia. Mi ha fatto piacere che la ff
non si sia confusa con le altre ma sia riuscita a "emergere" un pochino.
Pervinca Potter 97: ehi!
recensitrice di ff Pervinca Potter 97 non provare mai più a
dire alla lettrice P.P.97 che è una stupida, sai! Suvvia,
non sei l'unica a non aver centrato l'obiettivo! Che ne dici di questo
Regulus! Ha compiuto una buona azione vero?
JDS: e chi non
desidererebbe fare qualcosa con il giovane docente? Sibilla,
è pur sempre una donna! Svampita, ma una donna. Tu pensa ad
averlo lì ad Hogwarts da anni e neanche una carezza.
Ohibò!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** AVVISO ***
AVVISO: SCUSATE MA NON HO ISPIRAZIONE PER CONTINUARE LA STORIA!! CREDO
CHE LA LASCERO' INCOMPLETA!!
SCHERZAVO!!! NON FAREI MAI UNA COSA DEL GENERE! ODIO LE STORIE
INCOMPLETE.
SEMPLICEMENTE NON HO AVUTO TEMPO PER SCRIVERE IL CAPITOLO. DOMANI,
PROMESSO: DUE CAPITOLI! PROBABILMENTE QUELLI FINALI!! UNO PRIMA DELLE
DUE DEL POMERIGGIO E UNO PRIMA DI CENA!! SCUSATE ANCORA! ALIDA
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Ombre e fiducia ***
Silente
rimuginò sul da farsi tutta la notte. Bisognava
coinvolgere I docenti presenti, cioè Piton, McGranitt e la
Cooman, poi Hagrid,
Gazza, Pixie, i fantasmi delle case, Madama Chips,
gli elfi delle cucine e i quadri del
castello. Ci sarebbero state anche le creature della Foresta Proibita e
del
Lago nero che però, solitamente, non si intromettevano nelle
guerre tra maghi.
Il preside non voleva
imporre le sue decisioni a nessuno ma
non gli piaceva presentarsi davanti a tutti senza uno straccio di
programma. Così
realizzò un piano che vedeva Hagrid, Severus e gli elfi
delle cucine
all’esterno del castello e lui, Minerva, la Cooman e i
fantasmi all’interno.
Gazza era un Magonò ma comunque poteva aiutare nella
perlustrazione perché
nessuno meglio di lui conosceva il castello.
E poi rimaneva aperta la
questione di Harry! Che ruolo
avrebbe dovuto occupare? Sarebbe stato meglio che non partecipasse allo
scontro, essendo troppo piccolo e totalmente inesperto, ma Regulus
aveva
“deciso” che tutti avrebbero avuto un ruolo.
Assieme a questo aumentava
l’ansia del non sapere quando ci
sarebbe stato l’attacco. Non mancavano neanche 20 giorni
all’inizio del nuovo
anno scolastico, e se Voldemort avesse agito durante le lezioni non
sarebbe
stato possibile attuare il piano.
Alle sei del mattino,
Silente, si trovava già nel suo ufficio.
“Allora, Phineas, cosa dicono gli ospiti dei quadri? Hanno
visto ombre nere
aggirarsi per il castello?”.
“A dir la
verità, c’è chi ha visto
qualcosa!” rispose
l’ex-preside.
“Dici davvero? E
dove?” domandò Silente con ansia.
“Sia nel
corridoio davanti al tuo ufficio, sia in quello che
porta ai sotterranei!” rispose Phineas.
“Come sarebbe?
Davanti al mio ufficio! Io non mi sono mai
accorto di niente! E inoltre perché dovrebbe dirigersi nei
sotterranei?” chiese
Albus.
“Se non erro,
nei sotterranei alloggia una sua stretta
conoscenza!” rispose Phineas.
“Certo! Severus
Piton! Era un mangiamorte ma non credo che
l’Oscuro Signore stia cercando di rintracciare lui”
disse speranzoso Silente.
Il preside voleva bene a Severus, e cercava, a suo modo di
dimostrarglielo ma
il carattere introverso del pozionista non lasciava intravedere nessun
sentimento, né
di gratitudine né di
approvazione e Silente aveva imparato da molto tempo a non farsi
scoraggiare da
tale comportamento.
“Io credo invece
che se Voldemort è davvero all’interno del
castello, si sarà accorto del legame che sta nascendo tra
Severus e Harry e
forse penserà di usare questo legame per avvicinarsi al
ragazzo!” riflettè
Silente.
“Lei crede che
l’Oscuro signore sia diventato una nube
nera?” domandò Phineas.
“Non ho idea di
cosa sia rimasto di lui dopo la mancata
uccisione di Potter, ma credo che senza Potter il suo ritorno sarebbe
molto più
che facilitato, perciò sta cercando di toglierlo di mezzo
per poi avere la
strada spianata!”.
“Eppure non vedo
proprio dove potrebbe essere! Bisogna però
considerare che se non ha un proprio corpo ma è solo una
nube, un’ombra, allora
potrebbe anche trovarsi dentro i muri, dentro le armature.
Ovunque!” osservò
Phineas.
“Questo
non ci aiuta per
niente!” concluse Silente.
Dove corri! Fermati! Tanto ti prendo
prima o poi! AhAh! Ti
avevo avvisato: non devi scappare quando vedi che mi avvicino a te! Se
non ti
sei comportato male non c’è motivo ch ti punisca!
E adesso invece dovrò punirti
perché ti ho detto tante volte di non scappare e invece tu
che fai? Mi
disobbedisci! Stai attento Severus, perché io
sarò la tua ombra!
Ancora un brutto risveglio
per Piton! Suo padre che lo
rincorreva per picchiarlo! E la cicatrice che bruciava ma, peggio ancora, si era
fatto risentire un
dolore antico, che da diversi anni lo aveva lasciato in pace, il Marchio nero stava
riprendendo colore!
Voldemort si avvicinava
alla sua meta. Possibile che lui non
si fosse accorto della presenza del suo padrone? Doveva essere molto
debole,
appena un accenno del grande mago che era stato. Quasi come un ombra!
Il male
non è mai luce ma sempre ombra: non tanto proiezione del
potere altrui ma più
che altro riflesso delle nostre paure.
Già!
Un’ombra che ti rincorre! “Accidenti!”
disse Severus e
si girò nel letto di modo da poter osservare Harry in attesa
del suo risveglio,
doveva parlargli urgentemente. Ma Harry non era nel suo letto. Il
panico assalì
il professore che di
fretta si alzò. Il
petto gli doleva, avrebbe dovuto prendere una pozione antidolorifica ma
avrebbe
atteso.
Era già
arrivato alla porta dell’infermeria quando una
vocina lo fece voltare indietro: “Buongiorno
professore!”.
Severus si
voltò, era Harry, che andava a sedersi al tavolo
dove solitamente faceva colazione. Il professore sentì la
paura uscire dal suo
corpo assieme al fiato che, inconsapevolmente, aveva trattenuto.
“Cosa fai già
in piedi, Harry? Sono solo le sei e mezzo!”
constatò Severus.
“Quando ero dai
miei zii mi alzavo anche prima! Adesso mi
sveglio sempre presto ma mi annoio a starmene a letto e
perciò mi alzo. Ma
aspetto almeno alle sei!” spiegò Harry.
“Capisco”
rispose Severus senza lasciar trasparire le sue
preoccupazioni, “Devi fare colazione?” gli
domandò.
“Sì,
fra un po’ arrivano gli elfi e mi portano il latte con
il pane abbrustolito!” disse contento il piccolo.
“Niente
dolci?” chiese perplesso Severus.
“Oggi no! Madama
Chips non mi ha dato il permesso di mangiarli
tutti i giorni! Però domani posso prendere due fette di
torta di zucca!”
puntualizzò Harry.
Severus rispose:
“A me i dolci non piacciono molto. Io di
solito prendo un po’ di
thé, ti dispiace
se ti faccio compagnia? Così oggi non mangio in Sala Grande
e posso restare un
po’ di più in vestaglia?” .
“Certo!”
fu la risposta entusiasta di Harry.
“Grazie
mille!” rispose Severus. Mentre facevano colazione
il professore iniziò una seria conversazione:
“Harry, ti ricordi la notte che
hai avuto gli incubi e sei venuto a cercarmi gridando nel
corridoio?”.
Il bambino fu preso alla
sprovvista. “Possibile” pensava “che
mi voglia punire per averlo disturbato? No, non credo. Del resto lui mi
ha
detto che avevo fatto bene a chiedere aiuto. Non era
arrabbiato!”. Prese fiato
e rispose: “Sì, professore! Mi dispiace di averla
fatta arrabbiare!”.
Subito Severus intervenne:
“Non devi essere dispiaciuto, non
ne hai motivo. Io non sono arrabbiato. Per due motivi, per primo io
stesso ti
ho detto di chiamarmi se ti serve aiuto e per secondo, non meno
importante, io
non posso arrabbiarmi perché sono una persona e le persone
si “adirano” non si
arrabbiano. Solo gli animali si arrabbiano”.
Harry rimase a riflettere
un po’ nessuno gli aveva mai fatto
notare questa distinzione e dopo aver registrato tutto nel suo
cervello, guardò
in viso il professore, come ad aspettare un’altra domanda.
“Volevo sapere
se mi puoi descrivere cosa ti è accaduto nel
corridoio” disse piano Severus.
Harry poggiò il
pane sul tavolo e strinse le braccia attorno
alla vita, cominciando a dondolarsi. Piton capì di averlo
spaventato e gli si
avvicinò e gli sussurrò: “Non ti devi
preoccupare di niente, io sono qui! Non
ti succederà niente di male!”.
Allora il bambino
spostò lo sguardo verso gli occhi neri del
pozionista e spiegò: “Avevo fatto un incubo! Ho
avuto paura e sono andato a
cercarti! Ma mio zio e mio cugino mi seguivano per
picchiarmi!”.
Severus vide che il
piccolo cercava con tutte le sue forze
di trattenersi dal versare le lacrime che gli riempivano gli occhietti
e dopo
avergli accarezzato i capelli disordinati, gli passò le sue
fini dita sugli
occhi, permettendo a quelle di scendere sulle guancie e venire subito
asciugate.
“Ti ricordi che
forma avevano? Voglio dire, erano loro in
persona?”.
“No”
rispose Harry “Erano come
un ombra! Alle volte uscivano dalle pareti e sembravano
fumo!”. Quel ricordo lo
terrorizzava e Severus ebbe la risposta che stava cercando. Non era
stato il
pensiero di Vernon e Dudley a inseguire Harry. Era stato Voldemort!
Gli elfi delle cucine
furono contenti di essere stati presi
in considerazione! Accettarono subito di aiutare il preside di Hogwarts
che,
nel limite degli usi, non aveva mai fatto mancare niente loro. Minerva
propose
di lasciarli per metà dentro il castello e per
metà fuori, la magia degli elfi
era diversa da quella dei maghi e avrebbero potuto essere utili anche
all’interno.
Anche i fantasmi chiesero
di essere divisi. Sir Nicholas con
la Dama Grigia (grifondoro con corvonero) sarebbero stati
all’esterno, mentre
il Barone Sanguinario e il Frate Grasso (serpeverde e tasso rosso)
all’interno.
A Silente,
tornò in mente il discorso che aveva avuto con
Piton quando stavano ancora cercando i pezzi della stele:
“E’ molto interessante! Perché
vedi,
Severus, l’unità è importante quanto la
difesa e per essere compatti c’è solo
una soluzione quella che vede l’attrazione tra gli opposti
che come due
calamite è impossibile separare. Si rimane perciò
uniti e si può costruire un
muro invalicabile!”.
“Perciò”
concluse
Severus “Grifondoro e il loro
coraggio
imprudente con l’astuzia e l’intelligenza
riflessiva dei Corvonero, mentre
Serpeverde e la loro brama di potere con l’accoglienza di
Tassorosso.
I quattro fantasmi stavano
applicando le istruzioni che
Regulus aveva fornito loro. Questa era una buona dimostrazione di
fiducia,
sentimento che Silente faceva fatica a provare nei confronti degli
altri. La
vittoria, secondo il vecchio preside, dipendeva
dall’organizzazione e dalle
capacità degli altri. Su Severus e Minerva non aveva alcun
dubbio, su Hagrid,
la Cooman e Gazza
ne aveva parecchi.
Sugli elfi, più che altro, sperava di non doversene pentire.
Su Harry, non
sapeva cosa pensare.
Severus spiegò
ad Harry il piano e il piccolo chiese
soltanto: “Io devo stare dentro il castello o
fuori?”.
La risposta era scontata,
se Voldemort era dentro il
castello, per farlo scoprire bisognava lasciare il bambino dentro .
Harry non
fu felice della risposta, come avrebbe fatto Severus a proteggerlo se
lui,
invece, era fuori con Hagrid?
Il professore
intuì le ansie di Harry e gli disse
semplicemente quello che Regulus aveva lasciato detto loro:
“Ognuno ha un suo
ruolo! Se ti fiderai, andrà tutto bene!”.
-------------------
Grazie a chi legge e ai
MAGNIFICI 50!!!!!
Avete ragione, sono in
ritardo anche oggi! Comincio subito con le risposte alle recensioni:
Shiho93: Silente ha
bisogno di qualcuno che gli ricordi di non essere un super-eroe, ma
solo un uomo. L'umiltà non è la sua dote migliore
Pervinca Potter 97: La
sorpresa è stata grandissima e molto gradita. Per quanto
riguarda Phineas non mi è mai stato molto simpatico
però era l'unico nel castello imparentato con Regulus
kamy: Il prof Raptor non
credo che fosse ad Hogwarts perchè bisogna considerare che
data la maledizione esistente sulla cattedra di Difesa contro le Arti
Oscure, l'insegnante cambia di anno in anno. Dovrai cercare da qualche
altra parte...
sssweety: Non so se
Voldemort è già dietro la nuca di Raptor ma so
che Raptor non è ad Hogwarts perchè ci
andò il primo anno di scuola di Harry, cioè
l'anno scolastico successivo a quello in cui è ambnientata
la ff.
Persefone Fuxia:
è una regola che si applica a tutto! Da soli si conclude
poco, ma spesso si impiega una vita a capirlo.
chiaramalfoypotter:
Sì, Regulus è stato ucciso dagli inferi a guardia
della grotta, e io intendevo dire semplicemente che era morto. Non
è una disattenzione, è proprio un mio problema.
Sai normalmente (nella realtà) si muore e io mi immagino
sempre che si attraversi un fiume che ci porta da una sponda all'altra.
Quando ho letto la scena del velo di Sirius, mi è rimasta
talmente impressa che quando penso ai personaggi di HPotter che sono
morti, li immagino oltrepassare il velo.
PAMPAM: ti immaginavi che
fosse stato Voldemort ha inseguire Harry e non l'immaginazione del
piccolo? Non era programmato ma ho pensato che potesse quadrare bene.
Fammi sapere
Blueviper: si sentiva
davvero meglio! E poi sta cercando, in tutti i modi, di far capire al
bambino di non essere un oggetto ma una persona magnifica con una
dignità e un valore intrinseco ben superiore a quello che
gli hanno insegnato gli zii.
RISPOSTA COLLETTIVA ALLE 8
PERSONE CHE HANNO RECENSITO L'AVVISO in modo simile, PIU' DUE
PERSONE CHE SI SONO DISTINTE:
Mi avete fatto ridere
troppo! Comunque non vi trascuro, perciò posso dire che
tutti coloro che sono morti leggendo l'avviso, che sono rimasti vittime
di un attacco di cuore, in qualità di Fantasmi si possono
unire a quelli delle quattro case e sconfiggere Voldemort!!
JDS, preoccuparti
l'ispirazione, una volta che inizio a scrivere, non mi manca
mai.
L'UNICA PERSONA CHE NON SI E' LASCIATA SPAVENTARE PIU' DI TANTO
è stata Pervinca Potter 97 che invece di morire d'infarto mi
ha minacciato di morte! Sei proprio unica!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Attacco all'interno di Hogwarts ***
Il sudore gli bagnava la
fronte facendo scendere alcune
gocce negli occhi dove rimanevano intrappolate tra le lunghe ciglia
nere. Harry
aveva cominciato a star male a metà mattina e a pranzo non
era riuscito a
ingoiare niente. Nel pomeriggio la febbre era iniziata a salire fino a
raggiungere 39 e 4 linette in poche ore.
Madama Chips lo aveva
controllato diverse volte ma all’apparenza,
oltre la febbre, sembrava che
il bambino non avesse alcun problema di salute. Intanto Harry tremava
dal
freddo nonostante avesse due coperte e l’ambiente fosse
riscaldato. Tremava in
silenzio senza emettere neanche un gemito di sofferenza.
Sapeva bene che se si
fosse lamentato lo zio Vernon gli
avrebbe messo uno straccio in bocca per non sentirlo e lo avrebbe
rinchiuso per
almeno due giorni nel sottoscala. Ma no! Zio Vernon non c’era
più e non sarebbe
mai tornato! Era ad Hogwarts e se c’era qualcosa che non
andava bene bastava
che chiedesse aiuto. Con determinazione ma debolezza aprì la
bocca e chiamo: “Professor
Severus! Aiuto! Aiuto!”.
Madama Chips si
avvicinò al letto per rassicurarlo: “Signor
Potter, si calmi. Non si trova in pericolo! E’ la febbre che
la fa star male,
non è in pericolo!”. La mano della medimago
accarezzava i capelli del piccolo
paziente che pian piano si calmò.
Ma la sensazione di
pericolo tornò poco dopo e fu ben
peggiore. Harry si dimenò nel letto , le coperte gli si
attorcigliarono attorno
alle gambe impedendogli di muoversi e più non riusciva a
muoversi più si
agitava e strillava.
Alla fine Poppy fece
chiamare Severus che aveva iniziato
quella stessa mattina il suo turno di guardia all’esterno.
Per Piton era una stupidaggine
dover restare appostati in attesa dell’arrivo di Voldemort.
Silente aveva
chiesto di mantenere sempre le posizioni ma secondo il pozionista le
postazioni
andavano prese nel momento in cui Voldemort si fosse manifestato, non
certamente
prima!
Quando giunse per
l’ennesima volta in infermeria, Severus
trovò Harry in condizioni pietose. La temperatura non
scendeva, il bambino era
completamente bagnato e in stato di totale agitazione. Le pozioni
calmanti che
Poppy gli aveva fatto bere non sortivano l’effetto desiderato
e Harry continuava
a invocare Piton.
Severus tolse le coperte e
prendendo in braccio il bambino
lo portò nella camera adiacente dove lo spogliò e
gli mise della biancheria
asciutta. “Mi dispiace, sono tutto sudato! Non
volevo!” cercava di scusarsi
Harry per qualcosa di cui non poteva, assolutamente, avere colpa.
“Non
è niente! Tutti sudano quando hanno la febbre alta. Una
volta io l’ho avuta a 39 per quattro giorni!”
raccontò l’uomo.
“Te lo ricordi
ancora?” chiese debolmente il bambino.
Severus fece finta di non
aver sentito. Come avrebbe potuto
dimenticarsene.
Ti sei ripreso?! Quattro giorni a letto!
Senza far niente con
la scusa di star male! Tua madre ha dovuto lavorare per comprarti le
medicine e
non abbiamo potuto fare neanche la spesa. Abbiamo mangiato anche il
pane duro!
Ma adesso te lo faccio vedere io cosa succede agli scansafatiche come
te che
poltriscono tutto il tempo!
E così il
piccolo Severus si prese tante di quelle botte che
imparò a non ammalarsi più! Almeno secondo il suo
infantile ragionamento ma da
adulto si rese conto che continuò a star male ma la paura
era così tanta che
smise, semplicemente, di misurarsi la temperatura e questo gli rimase
nel tempo.
Ancora oggi, il professore più temuto di Hogwarts, non usava
più alcun
termometro.
Harry si accorse che il
professore gli nascondeva qualcosa perché
lo vide fissare un punto lontano nell’orizzonte e mettendogli
le sue manine
aperte sulle guancie scavate, gli sollevò il viso, e gli
disse: “Va tutto bene.
Non startene laggiù, vieni qui. Sei al sicuro!”.
Come aveva fatto un
bambino così piccolo a entrare talmente
a fondo nel suo animo da aver percepito un sentimento che nessun altro
aveva
mai notato? Era possibile che al di là della Legillimanzia
ci fosse un modo per
vedere i ricordi degli altri? Oppure Harry non aveva visto il ricordo
ma
solamente intuito il suo dolore?
Severus si
smarrì negli occhi del bambino e dopo essersi
ripreso, domandò: “Secondo te dove ero?”.
“In un posto
lontano dove ti sono successe cose brutte! Un
posto che assomiglia … quasi ad un sottoscala!”
rispose Harry a voce bassa e
sospettosa.
“Hai ragione.
Ero in un sottoscala buio e freddo!” constatò
Severus. Poi prese la mano di Harry e gli disse:
“C’è qualcosa che non va? Ti
fa male da qualche parte?”.
Harry si strinse al
professore e con gli occhi rossi e
stanchi dalla febbre, rispose: “No, è solo che io
ho tanta, tanta paura! Se quell’ombra verrà
a mangiarmi come farò? Io non so fare niente!”.
“Secondo me,
Harry, tu non devi fare niente. A te viene
richiesto solo di avere fiducia negli altri! Vedrai che starai calmo ti
passerà anche la febbre”.
Il bambino ascoltava
Severus, ma la sua
voce gli sembrava sempre più
lontana, fino a quando, tra le braccia del professore, si
addormentò. Si
risvegliò verso le sette, e accanto a sé
trovò la professoressa McGranitt che
gentilmente gli fece misurare la temperatura e gli raccontò
la fiaba del Mago e
del pentolone salterino.
Verso le nove,
andò via anche la McGranitt assicurando il
bambino che di tanto in tanto qualcuno sarebbe passato a controllare
come
stesse e per fargli compagnia vennero appesi alcuni quadri sia nella
sua camera
che in infermeria.
Era notte fonda quando
Voldemort decise di sferzare l’attacco.
Severus era rientrato un attimo per parlare con Silente della
possibilità di
dare una bacchetta ad Hagrid, era un caso estremo e forse si sarebbe
potuta
fare un’eccezione. Voltò l’angolo e la
vide: una nube nera che
usciva dalle labbra sghignazzanti del
gargoyle a guardia davanti le scale che portavano all’ufficio
di Silente.
Severus ebbe una frazione
di tempo per decidere: affrontare
Voldemort con coraggio oppure con un coraggio probabilmente maggiore,
dare l’allarme
e uscire di corsa per mantenere la sua postazione così come
aveva richiesto
Regulus Black.
Fu difficile, non da lui,
ma mise da parte il suo orgoglio e
dopo aver esploso dei petardi, come precedentemente stabilito con tutti
gli
altri, si diresse all’esterno della scuola. Minerva
arrivò sul luogo in un
secondo e trovandosi difronte la nube nera ma non sapendo quale fosse
la sua
consistenza provò con l’incantesimo
“Aguamenti!”.
Se si fosse trattato di
una polvere nera, l’acqua l’avrebbe
in parte sciolta in fango e difatti così avvenne, nonostante
questo però rimase
ancora molta polvere che si ricompose e trapassando i muri si
spostò sulle
scale. La nube non passò inosservata.
Ora che tutti sapevano a
cosa dar la caccia e che tutti
erano uniti per la causa, la nube sembrava non aver scampo. I quadri
urlavano a
gran voce gli spostamenti di Voldemort e gli elfi delle cucine aveva
creato un
cordone di protezione all’ingresso dell’infermeria.
Madama Chips da canto suo
aveva lanciato un “Protego!” attorno al letto di
Harry dicendogli di non
muoversi e di fidarsi degli altri.
Harry non era molto
propenso a fidarsi! Tutti lo avevano
lasciato solo in quella stanza mentre fuori si sentivano tante persone
urlare!
Aveva paura e alcune lacrime gli scesero sulle guance mentre lui si
rannicchiava
nel letto coprendosi con le coperte.
D’un tratto
nessuno sapeva più dove era Voldemort. Aveva
trapassato un muro ma non era ricomparso dall’altra parte!
Gazza però non si
stupì e raggiunto da Silente, fece notare al preside che
diverse volte gli era
capitato vedere degli studenti entrare in una stanza che poi scompariva!
Silente si
posizionò difronte al muro e disse : “Mi serve
una stanza dove poter nascondermi da chi mi sta cercando!”.
La stanza delle
necessità si aprì davanti a lui e al suo interno
la nube alleggiava nell’aria. “Tom!”
disse Silente “Non hai scampo! Non puoi raggiungere il tuo
scopo e non ho
intenzione di lasciarti in vita!”.
La nube si diresse
velocemente contro il preside che subito
disse: “Ardemonio!”. Il fuoco maledetto si
sviluppò attorno alla nube di
polvere bruciandone una certa parte prima che Voldemort ripresosi si
diresse
verso l’infermeria. Gli elfi erano stati avvisati da Pixie
dell’arrivo della
nube e rafforzarono ulteriormente
il
cordone protettivo.
All’arrivo di
Voldemort gli elfi, col palmo della mano
aperto verso la nube, crearono un’onda d’urto che
la fece indietreggiare mentre
una luce bianca emanata dal Barone Sanguinario e dal Frate Grasso
rendevano la
nube nera sempre più grigia e debole.
Voldemort non ebbe altra
alternativa, se non poteva
affrontare Harry dentro il castello avrebbe trovato il modo di farlo
all’esterno
costringendo il piccolo ad uscire dall’infermeria, in
soccorso, magari di
qualcuno a lui caro.
------------------------
Ciao carissimi,
metà scontro è stato affrontato, domani saprete
cosa succederà all'esterno del magico castello di Hogwarts.
Spero che il capitolo vi piacia. La descrizione dello scontro
è sempre complicata per me che non so dove mettere i
personaggi. Spero non vi sembri superficiale. Fatemi sapere.
chiaramalfoypotter:
Silente ha fiducia in Severus e in Minerva, e dubita di tutti
gli altri, anche se in cuor suo sa che faranno il possibile per far
andare a buon fine il loro piano
PAMPAM: menti collegate?
E' una buona idea per una prossima ff!
Persefone Fuxia: la lingua
italiana ha molte sfumature, e spesso si prendono delle licenze
poetiche.... del resto gli italiani non sono tutti poeti?
Shiho 93: non ti
preoccupare! Non sarai delusa, il piccolo Harry sa il fatto suo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Credi in te stesso ***
Harry se ne stava
rannicchiato sotto le coperte nel letto
dell’infermeria, gli occhi sbarrati dalla paura. Se
l’ombra lo avesse raggiunto
come avrebbe fatto a difendersi? E se gli elfi non fossero stati
abbastanza
forti e la barriera fosse caduta? E se la protezione di Madama Chips
non fosse
bastata? Severus gli aveva detto di fidarsi ma ora in quel lettino gli
sembrava
che il consiglio del professore non fosse troppo azzeccato.
E del resto anche lui
avrebbe dovuto fare qualcosa per sconfiggere
la nube perché il signor Rogolos aveva detto che tutti
dovevano avere un ruolo,
ed Harry non pensava che il suo fosse quello di starsene nascosto nel
letto.
Perciò si allungò e abbassò le coperte
per vedere cosa succedeva attorno a sé.
Naturalmente non vide
nulla, in quanto la battaglia si stava
combattendo all’esterno della stanza. Si scoprì e
scese dal letto, mise le
ciabattine ai piedi e fece qualche passo quando un urlo di Madama Chips
lo
raggiunse: “Signor Potter! Si può sapere cosa fa
fuori dal letto? Ma cosa le
passa per la testa! Se ne ritorni sotto le coperte e non si muova! Non
è il
momento di fare lo stupido!”.
Quell’ultima
parola colpì Harry nel profondo del suo cuore.
Lui non era uno stupido! Severus glielo aveva detto che lui era un
bambino
intelligente e che chiunque gli dicesse di essere uno stupido era un
bugiardo.
Madama Chips era una bugiarda! Harry fece finta di tornare a letto ma
appena la
medimago gli voltò le spalle uscì correndo
dall’infermeria e si diresse, tra i
richiami dei quadri e degli elfi, all’esterno.
Doveva raggiungere il
professor Severus e raccontargli che
Madama Chips lo aveva trattato male, forse il professore lo avrebbe
difeso! Una
volta all’esterno si diresse meccanicamente verso la capanna
di Hagrid, l’unico
posto, all’esterno del castello, che lui conoscesse.
Lì però non ci trovò
nessuno.
Uscito dalla casetta del
guardacaccia vide una luce intensa
provenire da non molto lontano e correndo raggiunse il punto
d’origine di tale
luce. Ciò che vide lo bloccò. L’ombra
nera aveva raggiunto Severus, che perse la bacchetta, e
si avvolgeva attorno al professore con fare
sinuoso. Il
professore conosceva bene
Voldemort. Era sua abitudine trasmettere calore intenso alle sue
vittime prima
di ucciderle congelandogli il cuore con l’alito ghiacciato
della sua anima.
In quel momento le vittime
non potevano muoversi quasi come
se fossero bloccate da un Pietrifucus! Il corpo di Severus,
inginocchiato sull’erba
e sguardo al cielo, aveva raggiunto il giusto punto di calore quando al
grido
di “Expecto Patronum!” un drago, un bellissimo
drago luccicante fece indietreggiare
un ombra grigia e la
allontanava da uno stordito Piton.
Appena Hagrid si accorse della presenza di Harry, il suo
patronus si
dissolse e l’ombra venne intrappolata in un una gigantesca
bolla di sapone
creata dagli elfi giunti in soccorso.
Se la nube grigia avesse
cercato di far scoppiare la bolla,
l’umidità generata da questa avrebbe indebolito
ancora di più Voldemort. Piton,
con l’aiuto di Hagrid si sollevò.
“Hagrid, complimenti! Il tuo patronus è stato
molto potente!”.
“Sì,
professore. Ma speriamo che non mi spediscano ad
Azkaban per aver fatto magie con la bacchetta! Ah, a proposito,
è la sua.
Tenga!” rispose goffamente il guardacaccia. Harry intanto si
era avvicinato ai
due uomini e stringendosi a loro guardava con timore la bolla di sapone
contenente il suo nemico. Anche Severus osservò il suo
ex-padrone. C’era un
modo per ucciderlo per sempre.
“Harry! Dobbiamo
liberare la nube, lo devi fare tu! Io poi
la spingerò verso le profondità del Lago
nero!”disse il professore.
“Ma se cerca di
scappare come lo fermeremo con un altro
drago?” chiese tra l’incuriosito e lo spaventato il
bambino.
“No”
rispose Hagrid “La bacchetta serve al professore per
far sprofondare la nube e io non posso, non potrei, insomma non
farò altre
magie per ora!”.
“Per questo ci
siamo noi!” dissero Sir Nicholas e la Dama
Grigia “Appena la nube uscirà dalla bolla la
attaccheremo così diventerà sempre
più debole e sarà più facile
sconfiggerla definitivamente”.
“Ma io come
posso fare per far scoppiare la bolla? Io non
sono un mago vero! Io non so fare le magie! Io non so fare niente!
Anche se mi
impegno non ci posso riuscire! Sono uno stupido! Lo ha detto anche
Madama
Chips! Mi dispiace, professor Severus! Mi dispiace!”
gridò piangendo Harry.
Severus capiva lo stato
d’animo del bambino, era
terrorizzato, e per tutta la vita era stato convinto di non essere
abbastanza
intelligente, buono, di non essere abbastanza in nessuna occasione e
negli
ultimi giorni sebbene avesse fatto tanti miglioramenti, aveva dovuto
affrontare
tantissimi problemi e ora si sentiva stanco, molto stanco.
Severus si
avvicinò e lo abbracciò con delicatezza, gli
tenne il viso fra le mani e gli disse, guardandolo negli occhi:
“Ti devi
fidare, Harry!”.
“Ma io mi fido
di te!” rispose il bambino.
“No, Harry! Devi
fidarti di te stesso! Se tu crederai di farcela,
ce la farai! Ecco, prendi la mia bacchetta, puntala verso la bolla e
urla
BOMBARDA! Vedrai che la bolla scoppierà!”.
Harry prese la bacchetta,
si asciugò le lacrime con la
manica del pigiama, e puntandola verso la bolla, dopo aver dato
un’altra
occhiata a Severus e Hagrid, urlò:
“Bombarda!”.
In un attimo la bolla si
scoppiò, Sir Nicholas e la Dama
Grigia emanarono una forte luce, la luce di vite ormai spente della
profezia
della Cooman, e la nube già grigia diventò ancora
più chiara. A quel punto
Severus riprese in mano la sua bacchetta e lanciò
l’incantesimo: “Descendio”.
La nube debolissima non poté opporre resistenza e
sprofondò nel Lago Nero
diventando fanghiglia.
Il
lago tremò e ingoiò il male,
distruggendolo.
La notte era
già trascorsa per buona parte, ma nessuno
riuscì a chiudere occhio. Voldemort era stato sconfitto, la
profezia della
Cooman si era avverata, Regulus aveva dato un grande contributo e tutti
si
erano comportati in modo responsabile, senza primeggiare, ma fidandosi
di se
stessi e degli altri. Il senso di forte unione che si respirava nella
scuola era
di buon auspicio per il futuro.
Tutti si congratularono
con i fantasmi che erano riusciti a
indebolire la nube, con i quadri, Pixie e
con Gazza che non avevano mai perso di vista
il nemico, con gli elfi che avevano creato prima una barriera
protettiva e poi
una trappola perfetta, con Hagrid che era riuscito a richiamare il suo
patronus, con Madama Chips che si sentiva in colpa per esser stata poco
delicata con Harry ma che aveva protetto il suo letto in modo
encomiabile, con
Severus, Minerva e Silente per non aver interferito nelle azioni degli
altri ma
aver dimostrato piena fiducia.
All’appello
mancava solo la professoressa Cooman che
sembrava essersi dileguata nel nulla, la cercarono ovunque e la
trovarono
chiusa nel suo ufficio con la bacchetta in mano aspettando
l’arrivo di
Voldemort.
“Cibilla, cosa
stai facendo?” domandò il preside.
“Sto mantenendo
la mia postazione all’interno del castello!
Se Colui-che-non-deve-essere-nominato arriverà,
troverà pane per i suoi denti!”
rispose la donna.
Severus
alzò gli occhi al cielo
e stringendo a sé Harry, che ormai era crollato dalla
stanchezza, si avviò in
infermeria per un meritato riposo.
L’indomani
mattina, Severus si alzò e andando a farsi una
bella doccia, vide che Harry era in un angolino, quasi nascosto, fece
per
avvicinarsi ma Harry si voltò e lo mandò via.
“Strano comportamento” pensò
Severus.
L’acqua tiepida
scendeva sul corpo magro del pozionista e lo
liberava da angosce e preoccupazioni. Dopo qualche minuto
uscì dal box-doccia e
si asciugò. La cicatrice era ben visibile, si sarebbe
ricordato per sempre gli
anni terribili della sua infanzia e gli orrori del periodo in cui era
stato
mangiamorte, ma forse non tutto era perduto.
Harry gli aveva fatto
tornare la voglia di amare qualcuno,
gli aveva ricordato che sapeva essere una bella persona. Forse Severus
Piton
non aveva ancora pagato abbastanza per il male compiuto ma forse poteva
comunque costruire qualcosa di bello. Prese la bacchetta appoggiata sul
lavandino e colpo di magia la cicatrice sparì.
Rientrando nella sala
dell’infermeria, vide Harry che gli
sorrideva. “Vuoi che me ne vada di nuovo?” chiese
permalosamente il professore.
“No”
rispose il bambino ridendo “Vieni ti mostro una cosa! Anzi
due!”.
Severus si sedette al suo
fianco e Harry gli mostrò una pietra che era la
miniatura della stele dei quattro fondatori. "Me l'ha regalata Silente!
Dice che me la sono meritata, è un po' come una
medaglia!".
"Ha ragione te la sei
guadagnata! Hai creduto in te e sei riuscito a sconfiggere i cattivi!
Senza di te non ci saremo mai riusciti. Siamo tutti importanti, anche
tu!" rispose Severus.
Poi il bambino gli
mostrò un disegno: c’era un prato verde con a
destra un castello e a sinistra
una casetta piccola. Tra i due edifici un uomo vestito di nero
stringeva in
braccio un bambino e dava la mano ad un altro bambino molto piccolo.
“Che bello! Mi
spieghi cosa rappresenta?” disse Severus.
“Questo
è il castello di Hogwarts e questa è la capanna
di
Hagrid. Questo sei tu e questo in braccio sono io!”
spiegò Harry.
“E questo
bambino piccolissimo chi è?” chiese incuriosito
Piton.
Harry si
dondolò avanti
e indietro, non aveva paura ma sentiva
dentro sé ancora qualche vecchio timore, sapeva che Severus
era buono e perciò
disse semplicemente: “Questo è il bambino che
stava da solo nella casa dell’altro
disegno. L’ho fatto venire con noi!”.
Da quanto tempo era che
Severus Piton non sentiva riempirsi
gli occhi di lacrime di felicità? Non lo sapeva! Forse non
era mai successo! “E’
molto bello! Complimenti!” rispose l’uomo.
Harry lo
abbracciò e continuando a sorridergli gli chiese se
poteva raccontargli ancora la fiaba del mago e del pentolone salterino.
Severus
iniziò a raccontare ma non riprese Harry quando questo si
incantò a osservare
un punto lontano. Era un avvenimento sempre più raro e in
quel luogo lontano,
Harry, non si
rifugiava più per sfuggire
al terribile presente ma per raccontare ad amici immaginari le sue
grandi
avventure.
--------------------------
Anche questa ff
è arrivata alla sua conclusione! Vi ringrazio tanto per
avermi sostenuta, accompagnata e talvolta sopportata!
Ringrazio tutti coloro che
hanno letto e recensito!!!
Ringrazio tutti coloro che
hanno letto e sono rimasti senza parole!!!
Ringrazio i MAGNIFICI 52!
Che hanno inserito la ff tra i preferiti!
Mi è stato
chiesto se la storia avrà un seguito: non lo so ancora! Di
solito non ne scrivo ma come è capitato per "I mangiamorte
di Harry Potter" può darsi che scrivendo un'altra ff decida
di collegarla con una precedente.
Vi voglio bene. Alida
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=337992
|