Vivere

di alida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamento ***
Capitolo 2: *** Ti piace? ***
Capitolo 3: *** Visita medica e bagno ***
Capitolo 4: *** Segni runici e letterine ***
Capitolo 5: *** Soldi e teorie ***
Capitolo 6: *** Disegni e Hagrid ***
Capitolo 7: *** Cicatrice e Corvonero ***
Capitolo 8: *** Riposo relativo ***
Capitolo 9: *** L'amara questione dei Dursdley ***
Capitolo 10: *** Il leoncino di Grifondoro ***
Capitolo 11: *** Sibilla Cooman ***
Capitolo 12: *** Incisori su commissione ***
Capitolo 13: *** La forza delle buone azioni ***
Capitolo 14: *** AVVISO ***
Capitolo 15: *** Ombre e fiducia ***
Capitolo 16: *** Attacco all'interno di Hogwarts ***
Capitolo 17: *** Credi in te stesso ***



Capitolo 1
*** Cambiamento ***



Il rating arancione/rosso non è riferito a scene di sesso, chedel resto  non ci saranno nella ff. Potrebbero esserci delle descrizioni di atti violenti nei confronti di alcuni personaggi ma non so dirvi quanto scenderò nei particolari. Non credo molto! Bisogna vedere come si svilupperà la storia.






Vernon Dursdley odiava la magia perché non c’era niente che riuscisse a capire di meno e siccome l’unico mago con cui doveva confrontarsi tutti i giorni era suo nipote Harry, naturalmente odiava anche lui. Con il ragazzino si comportava sempre male: violenza fisica e psichica erano all’ordine del giorno.

Il piccolo Harry era cresciuto nella consapevolezza che qualsiasi cosa facesse andava male, e che la situazione non poteva migliorare perché comunque lui non era in grado di fare di meglio. I fornelli della cucina di zia Petunia brillavano ma , di sicuro, se Harry fosse stato più diligente quel pelucchio dello straccio con cui aveva pulito non sarebbe rimasto attaccato!

I sopramobili della libreria erano  stati spolverati ma se Harry fosse stato più attento si sarebbe accorto di averli sistemati con almeno un centimetro di distanza inferiore rispetto a come erano posizionati in precedenza. Zio Vernon lo sgridava sempre,  ma zia Petunia gli diceva: “Lascialo stare Vernon, è troppo stupido per poter fare di più. E poi, ti prego non dargli troppa considerazione o penserà di meritarsela!”.

Allora lo zio lo spingeva verso il sottoscala, prendendolo a calci e spintoni, e lo rinchiudeva lì dove il cugino, malignamente, gli faceva trovare dei bigliettini in cui scriveva –Stupido, ritardato!- , -Non puoi fare di più!-, “Non servi a niente perché sei stupido!-.

Harry sapeva che i suoi parenti avevano ragione perché quelle parole gli venivano ripetute da quando era piccolissimo e, sebbene fosse consapevole che al mondo esistevano i bugiardi, non credeva possibile, in cuor suo, di averne incontrato tre tutti assieme, e che questi raccontassero bugie da anni! Sempre le stesse! No, se gli zii e il cugino dicevano sempre le stesse cose allora, evidentemente, doveva trattarsi della verità.

Il giorno che Harry compì dieci anni lo zio lo chiamò in soggiorno e gli disse: “Harry, da oggi la tua vita cambierà! Io e tua zia ti abbiamo accolto nella nostra casa, ti abbiamo vestito e sfamato ma nonostante tutti i nostri sforzi tu non sei migliorato, non sei stato all’altezza delle aspettative. Sei uno stupido e non riesci neanche delle azioni più elementari. Sicuramente non puoi migliorare. Per questo motivo abbiamo deciso che tu debba andartene. Tra un’ora verrà qualcuno a prenderti”.

“Come? Mi adotta qualcuno?!” domandò confuso Harry.

“No! Chi ti vorrebbe! Sei stato comprato. Non ci hanno dato che pochi spiccioli!” disse la zia scuotendo un portamonete “Ma del resto non vali neanche queste poche monete!”.

Petunia strinse a sé il figlio e assieme al marito uscì dalla casa senza salutare. Harry rimase accanto al divano, le parole degli zii gli rimbombavano nelle orecchie. Che era uno stupido lo sapeva! Che non sarebbe migliorato, glielo avevano detto un milione di volte. Che valesse poco, non c’era dubbio. Che fosse mandato via non gli sembrava strano. Ma che qualcuno andasse a prenderlo! Non ci credeva! Chi mai avrebbe voluto un peso come lui?

Mentre rifletteva su questo, si domandava se fosse plausibile che uno stupido si rendesse conto del peso della propria stupidità. Ovviamente no! E trovando in sé stesso un barlume di intelligenza giungeva alla conclusione che doveva essere davvero stupido se era arrivato a tale risultato, ciò a conferma del fatto che lui non era intelligente.

Il bambino si sedette accanto al divano, sul quale mai gli era concesso accomodarsi, e attese di sentire il campanello suonare ma con sua grande sorpresa la persona che aspettava comparve nel caminetto mentre una luce verde si diffondeva laddove di solito erano il rosso e il giallo delle fiamme a fare da padrone.

Una signora di circa sessantanni , dal viso serio ma dolce, si fece avanti e disse: “Buongiorno signor Potter, io sono la professoressa McGranitt e insegno presso la Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Sono qui per ordine del preside Albus Silente e ho l’incarico di portarla con me alla scuola”.

Harry, che si era immediatamente  alzato dal pavimento, ascoltava con attenzione e paura e annuiva ad ogni parola della donna.

“Adesso se non le dispiace, mi piacerebbe parlare con i suoi zii prima di partire in riguardo alla sua istruzione”. Harry ascoltava e guardava l’insegnante con curiosità e perplessità. Forse era una scuola speciale, come un riformatorio, suo zio lo minacciava sempre di farlo rinchiudere in un riformatorio per disturbati mentali. Da canto suo la McGranitt sembrava aspettare un’azione del bambino che però non venne e perciò continuò con fare paziente: “Le dispiacerebbe andarli a chiamare?”.

-Che stupido sono stato a non capire subito- pensò Harry e poi disse: “Mi dispiace signora, professoressa McGranitt  ma i miei zii sono usciti”.

“Oh, va bene. Allora prenda le sue valigie e andiamo”.

Nella stanza c’erano solo Harry e la donna, di conseguenza il bambino pensò che stesse parlando ancora con lui. Stupito dal ricevere tante attenzioni, per ben quattro volte la donna gli aveva rivolto la parola, rispose: “Io, mi dispiace, non ho valigie”.

“Mi sta dicendo, signor Potter, che non ha indumenti di sua proprietà, giocattoli e libri oppure che non ha una valigia o un baule in cui sistemare tutto?!”.

“Sto dicendo che non niente di mia proprietà! Però” si corresse “posso portare i vestiti che ho addosso!”.

“Ah! Certamente questa è una grande fortuna!” rispose la donna cercando di non dar troppo peso alle sue parole. “Allora andiamo”. Si avvicinò al bambino e disse: “Entri nel caminetto , prenda un po’ di questa polvere e mentre la lancia in aria dica chiaramente: Ufficio di Silente. Io la raggiungerò subito dopo”.

In breve entrambi si trovarono nell’uffico del preside, alla presenza di Silente, Piton e Madama Chips. Harry li scrutò dalla testa ai piedi, eccetto la signora che sembrava un’infermiera, gli altri, erano vestiti in modo alquanto bizzarro. Certo i suoi vestiti erano vecchi e troppo grandi per lui ma almeno erano “normali”.

Forse non erano persone normali e per questo avevano accettato di comprarlo dagli zii. Anche i quattro adulti maturarono delle opinioni riguardo al bambino. Per Silente era un bambino dolcissimo, per Madama Chips era troppo magro, per Minerva c’era qualcosa che non andava e per Piton era una seccatura in più anche se quei vestiti così vecchi e larghi gli mandavano dei messaggi che non riusciva a decifrare ma che non avrebbe trascurato.

Fu Silente a rompere il silenzio. “Allora Harry, io sono il preside Albus Silente. Questa è la scuola di Hogwarts. Spero che tu sia felice di essere qui come noi di averti! Questa scuola è la tua nuova casa e ti invito a comportarti nello stesso modo in cui facevi a casa tua!”.

Il bambino ebbe un fremito lungo la schiena, ma stringendo forte i pugni dietro la schiena ricacciò indietro la paura. Il suo viso rimaneva del tutto inespressivo.

“Naturalmente, signor Preside” aggiunse Piton “sarebbe opportuno elencare al qui presente signor Potter alcune delle più importanti regole della scuola, al fine di preservare la sua sicurezza, la sua salute e finanche il nostro quieto riposo”.

Silente, cui non sfuggì l’ultima parte del discorso, inarcò le sopraciglia in segno di disappunto e Piton specificò: “Infatti sapere il bambino in situazioni rischiose ci causerebbe grave angoscia!”.

A Minerva scappò un mezzo sorriso e chiese: “Harry, cosa sai della scuola, della magia e del perché sei qui?”.

Harry non sapeva niente di tutto ciò e poté dire soltanto, senza alcuna espressione nella voce e nel volto: “Sono qui perché i miei zii si sono stancati di me, perché non sono abbastanza per loro. Non valgo niente e non posso migliorare perché sono troppo stupido per riuscirci!”.

“Chi ti ha detto queste cose?” domandò indignata Madama Chips.

“I miei zii” rispose Harry con gli occhi fissi nel vuoto.

“Non credi che si sbaglino?” domandò incoraggiante Silente.

“Io non penso perché quello che penso è sbagliato e non posso migliorare” rispose Harry.

Gli adulti si guardarono negli occhi mentre Harry era in piedi e immobile davanti a loro. C’era molto lavoro da fare, non si trattava di dare al bambino i primi rudimenti di magia di modo che l’anno successivo potesse affrontare al meglio la scuola, era chiaro che Harry avesse bisogno di molto più.

Bisognava trovare un modo per dare luce a quegli occhi che colpirono Severus come un pugno nello stomaco. Erano così vuoti, troppo! Mentre lui si ricordava chiaramente quanto brillassero anche al buio.

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Sono tornata con una storia che mi ronza nelle orecchie da diverso tempo. Non so quanto potrò essere veloce negli aggiornamenti, probabilmente un capitolo al giorno. A meno che non venga colta da improvvisa ispirazione. Questo capitolo l'ho scritto due settimane fà, ma era diverso in alcune parti fondamentali. Spero vi sollettichi un pò di curiosità. Sicuramente, come tutte le mie storie, sarà portata a termine. Vi saluto e vi mando un bacio.

Cercherò di non essere troppo OOC ma quando si tratta di Sev ed Harry, considerato che le mie sono storie What... if ..., esco piacevolmente fuori dai binari.

A tutte le persone che solitamente trovano una mia recensione alle loro storie: A inizio mese il mio Pc è stato attaccato dai virus informatici e io da quelli dell'influenza perciò non ho potuto seguire tutte le vostre storie. Sto cercando di recuperare. Spero di non saltare nessuno! Baci, Alida

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Capitolo 2
*** Ti piace? ***


Era convinzione di Silente che i problemi si dovessero affrontare dal più semplice al più complesso per cui si occupò innanzitutto dei vestiti di Harry, delle scarpe e anche della biancheria. Il bambino non aveva portato niente con sé! Comprò giocattoli e libri, fissò con Madama Chips tutte le visite mediche opportune, arredò una stanza e poi la sera chiamò nel suo ufficio Minerva e Severus.

“Ho cercato di risolvere le necessità primarie di Harry, adesso ha tutto ciò di cui ha bisogno per avere un minimo di tranquillità. Risolti questi piccoli fastidi, possiamo dedicarci alla sua istruzione”disse il preside.

“Ammirevole da parte tua, Albus, risolvere questi piccoli fastidi dopo che per dieci anni lo hai lasciato in quella casa dove gli insegnavano che non valesse niente!” lo attaccò Severus.

“Avrei voluto agire prima ma la protezione che quella casa dava a Harry era troppo importante”.

“ Albus,  io credo che il bambino avrebbe avuto una maggiore sicurezza presso una famiglia del mondo magico, considerato come è arrivato a noi!” disse Minerva.

“Il mio compito era difenderlo da Voldemort e dai Mangiamorte ancora fedeli all’Oscuro Signore. Non ho avuto altra scelta, adesso che la protezione della famiglia non è più determinante l’ho portato via. Di più non ho potuto fare” affermò Silente.

“In ogni caso Harry non può imparare le arti magiche se prima non acquisisce un po’ di rispetto verso la propria persona. Deve imparare che anche lui ha una dignità!” replicò Minerva “Avete visto anche voi come è apatico rispetto a ciò che lo circonda. Non reagisce in alcun modo!”.

“Condivido la tua opinione, Minerva, ma credo che Harry potrebbe rispettarsi di più se capisse il suo valore prima di mago e poi di  individuo,perchè a quanto pare che la sua individualità è stata annullata. Perciò occorre agire contemporaneamente sull’istruzione e sulla personalità!”.

“E’ vergognoso! Agire sulla personalità di un altro essere umano, modellarlo a nostro piacimento!” disse la donna.

“Non si tratta di questo” intervenne Severus “ Dobbiamo permettere al bambino di esprimere se stesso dimostrandogli che ha molto da offrirci e mostrandoci interessati a ciò che fa! Una volta che ha acquisito consapevolezza delle sue capacità potremmo fargli delle osservazioni, far notare lui alcuni limiti in ciò che ha fatto di modo che possa crescere pienamente!”.

“Mi chiedo se noi possiamo dargli questo aiuto!” disse Minerva.

“Mi sembra molto difficile” affermò con sincerità il professore di pozioni.

“Perché no?” domandò Silente “Forse che Madama Chips non è all’altezza del suo compito? Non mi pare! Oppure mi state dicendo che voi non siete disposti ad aiutare il bambino?”.

“Oh Albus, ma certo che vogliamo aiutarlo!” disse scandalizzata Minerva.

“Io posso aiutare te in qualsiasi cosa” disse Severus “ Ma non so se sarò in grado di aiutare lui! Io so di ciò che stiamo parlando e ci sono situazioni che richiedono molto tempo prima di riuscire a dare risultati!”.

“Vorrà dire che avremo la pazienza di aspettare. Del resto se dici di sapere di cosa stai parlando forse sei tu la persona più adatta ad aiutare Harry. E a proposito, dove si trova ora?” domandò Silente.

“Stamattina lo abbiamo lasciato con Madama Chips e suppongo sia ancora con lei”.

“Benissimo! La sua camera è comunicante con l’infermeria. Inoltre dispone di un bagno personale, bisognerà che qualcuno glieli mostri. Io ho un impegno urgente e dovrò assentarmi  qualche ora, Minerva se te la senti…” disse il preside.

“No, Albus, mi dispiace  deluderti ma ho tre Grifondoro in punizione per due ore a partire dalle sette, cioè fra dieci minuti” rispose la McGranitt e rivolgendosi a Piton disse: “Non resti che tu, mio caro”.

Piton era livido in volto: “Avete vinto una battaglia!” affermò andando via senza sentire Silente che concludeva: “Ma la guerra dovrai vincerla tu!”.

Minerva guardò Silente negli occhi e disse: “Non è un compito semplice!”.

“No” concordò Albus “Soprattutto per la parte che lo riguarda personalmente, soprattutto per quella!”.

Quando Piton entrò in infermeria, incrociò Poppy che a voce bassa gli disse: “C’è molto da fare!”. Harry era seduto per terra, in un angolo, con le ginocchia piegate verso il petto e le braccia che circondavano le gambe. Come Piton lo vide, ebbe un flash.

Severus! Quante volte ti ho detto che devi stare attento e non ti devi sporcare i pantaloni mangiando! Tutte le volte la stessa storia! Mettiti lì, per terra. E non provare a sederti su una sedia o sul divano! Sei sporco e la sporcizia va per terra!

-Signor Potter, perché è seduto per terra?” domandò Severus irritato dal ricordo.

Harry si alzò subito dal pavimento e non rispose.

“E’ buona educazione rispondere quando ci viene rivolta una domanda, signor Potter!”.

Il bambino era in piedi, rigido e con lo sguardo fisso nel vuoto ed evitando la domanda rispose: “Mi scusi signore, non lo farò più!”.

Severus si era reso conto che la sua domanda non era stata soddisfatta ma lasciò correre e disse: “Benissimo! Mi segua devo mostrarle le sue stanze!”.

Harry, seppur con tanta incertezza, lo seguì e quando entrò nella camera guardò con attenzione l’arredo: un letto a baldacchino, un comodino, un grande armadio, una sedia, un’ampia scrivania, una libreria e delle mensole ai muri.

“E’ di suo gradimento” chiese Piton.           

“Si, signore. E’ di mio gradimento” ripetè Harry meccanicamente.

Severus aveva cinque anni quando Tobias gli regalò una macchina dei pompieri con la sirena. “Ti piace?” gli chiese il padre. “Non proprio però graz..” uno schiaffo lo raggiunse in pieno viso facendogli perdere l’equilibrio e buttandolo a terra. “Lavoro tanto per che cosa? Per sentire le tue lagne? Se ti chiedo se qualcosa che ti compro ti piace, devi dire –Si, papà. Mi piace- Hai capito?-. Severus con le lacrime agli occhi ripetè: “Si, papà. Mi piace”.

Severus socchiuse gli occhi e poi aggiunse: “Harry, se non è di tuo gradimento lo puoi dire, non tutti abbiamo gli stessi gusti. Qual è il colore che preferisci?”.

Era una domanda semplice per chiunque ma non per Harry. Era una domanda aperta che non suggeriva nessuna risposta. Se gli avesse chiesto “Ti piace il rosso?” allora avrebbe potuto rispondere “Si, signore. Mi piace il rosso!” invece gli aveva chiesto quale fosse il suo colore preferito e il bambino non sapeva cosa rispondere perché era sicuro di sbagliare risposta.

Harry prese fiato e rispose: “Il giallo, signore”

Severus lo guardò e replicò: “Il giallo?”.

Harry indietreggiò: “No, signore. Mi scusi, volevo dire il verde”.

Il professore si accorse che il bambino si stava agitando e fece un passo verso di lui per calmarlo ma Harry corse fino ad un angolo e proteggendosi il volto con le braccia magre disse: “No, signore. Per favore, no! Forse è il viola! O forse no, forse è il nero!” .

“Harry, calmati per favore”. Ma il bambino continuava ad elencare tutti i colori che gli venivano in mente. Allora Severus si sedette sul pavimento accanto al piccolo e accarezzandogli la testa disse: C’è solo un colore che va bene: quello che piace a te”.

Harry sentì la mano del professore sulla sua testa e pur provando paura, gli piacque. Spostò le mani dal viso, guardò Piton e, pensando di essere molto coraggioso, ripetè a cantilena: “Quello che piace a me, quello che piace a me”.

Quando il bambino si fu calmato, Severus lo aiuto a sollevarsi dal pavimento e dopo avergli dato la buonanotte uscì dalla stanza e andò nei suoi alloggi.

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Ciao a tutti. Grazie a tutti quelli che stanno leggendo, recensendo e inserendo la ff tra i preferiti. La storia avrà come elemento principale il rapporto tra Sev e Harry e  Sev e il suo passato ma il tutto sarà inserito in un quadro più ampio, ci sarà anche un po' d'azione! Non è mai semplice andare avanti!

A domani, Alida

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Capitolo 3
*** Visita medica e bagno ***


Harry si svegliò presto: erano circa le cinque e mezzo. A casa degli zii era solito alzarsi a quell’ora per preparare la colazione allo zio che usciva alle sei e servirgliela. Subito dopo si occupava del bucato: ritirare, piegare, stirare e stendere . Verso le sette e mezzo preparava per la colazione per il cugino e la zia, la quale gli lasciava un biglietto con l’elenco delle mansioni da svolgere e poi usciva per accompagnare il figlio a scuola. Spesso l’elenco era lungo e Harry finiva di sbrigare tutte le faccende solo nel tardo pomeriggio, saltando così il pranzo.

Harry si stiracchiò nel letto, facendo schioccare le sue fragili ossa, si mise gli occhiali e si vestì con gli stessi indumenti del giorno precedente. Solo quando fu vestito, si ricordò di non essere a Privet Drive ma ad Hogwarts. Rifece il letto, sistemò il bagno come poté e si affacciò in infermeria: nei letti non c’era nessuno.

Il preside, i professori e l’infermiera erano stati gentili con lui, gli avevano dato una camera, molti abiti e giochi. Sicuramente avevano speso molto, inoltre bisognava aggiungere al conto anche le poche monete che avevano dovuto sborsare per comprarlo dagli zii, e quelli erano tutti soldi che, Harry immaginava, avrebbe “dovuto rendere” in un modo o nell’altro.

Perciò fece come era abituato quando Dudley gli nascondeva il bastone e lo straccio per i pavimenti: si tolse la maglietta, la inzuppò d’acqua e inizio a strofinare il pavimento. Fu così che lo trovarono Madama Chips e Piton quando alle sette andarono a svegliarlo.

Entrambi furono meravigliati alla vista del bambino a petto nudo che, piegato sulle ginocchia, strofinava un panno sul pavimento ma ciò che li sbalordì di più furono le cicatrici che Harry aveva sulla schiena, sulle braccia e sul petto. Il bambino si accorse della presenza degli adulti ma finse di non vederli. Era un modo per evitare un rimprovero, se lui avesse finto che gli altri non ci fossero probabilmente anche gli altri non lo avrebbero considerato e lui avrebbe evitato una punizione.

Non sapeva, però, che quei due maghi non avrebbero mollato.

“Signor Potter, si può sapere cosa sta facendo?” domandò Madama Chips.

“Sto lavando il pavimento, mi scusi signora”.

“Mi scusi? Per cosa dovrei scusarla?” chiese la donna.

“Perché non ho ancora finito, perché sono troppo lento. Perché non mi è venuto bene, perché non è ancora asciutto. Perché non riesco a fare di più. Ho provato ma non ci sono riuscito. Mi scusi tanto” rispose Harry ripetendo a cantilena una formula imparata a memoria.

“Per primo, non devi assolutamente svolgere queste mansioni, ci sono gli elfi che puliscono. Inoltre a me sembra che il pavimento sia pulito benissimo e credimi quando ti dico che, anche volendo fare di più, non sarebbe venuto meglio! Sei stato bravo ma non c’è bisogno che tu pulisca l’infermeria!” concluse Madama Chips.

Harry guardò il pavimento e pensò che forse era davvero pulito bene. Severus osservò lo straccio e chiese: ”Con cosa stai pulendo?”.

“Con la maglietta. Qualcuno deve avermi nascosto lo straccio!” disse il bambino ripensando a Dudley.

“Tu dici?” chiese Piton pensando che Harry cogliesse l’ironia della domanda ma Harry non capì e, abbassando lo sguardo a terra, cominciò: “No, volevo dire che io non sono riuscito a trovarlo perché … perché perché sono troppo stupido per … per trovarlo”.

Piton prese fiato e disse: “Harry, tu non sei stupido e se non hai trovato il necessario per fare le pulizie è perché non spetta a te farle! Inoltre le magliette si indossano non si usano come stracci e poi perché hai gli stessi vestiti di ieri?”.

“Ha ragione, signore!” disse il bambino  cercando di infilarsi la t-shirt “Le magliette si indossano, che stupido sono stato!”.

Subito Piton gli si avvicinò, gli strappò la maglietta dalle mani e tenendolo per un braccio ripetè: “No! Non devi mai più dire che sei uno stupido! Hai capito Harry?”. La risposta fu scontata: “Si, signore, ho capito”.

Severus si passò una mano in faccia e chiese nuovamente: “Perché indossi gli stessi vestiti di ieri?”.

“Perché oggi è solo mercoledì” disse Harry.

“E con ciò? Non puoi cambiarti il mercoledì?”.

“No, solo la domenica mattina!”.

Severus rimase qualche secondo sovrapensiero: Non mi interessa se quei ragazzi ti hanno spinto sull’erba! Ti dovevi difendere! Adesso rimarrai con quella roba, non ne abbiamo soldi! Quanto detersivo dovrebbe consumare tua madre se lavasse ogni giorno i tuoi vestiti sporchi, ehm? Domenica ti cambierai!

Ancora una volta il professore fece un respiro profondo. Perché dovevano esistere persone come Vernon Dursdley e Tobias? Bastava così poco per rendere un bambino felice! Poppy gli mise una mano sulla spalla per consolarlo e con gli occhi gli indicò le cicatrici: dovevano affrontare la questione con il bambino.

“Harry, per favore, vai a cambiarti e poi torna qui perché devo visitarti per vedere se tutto va bene?” disse Madama Chips.

Harry non sapeva bene cosa significasse “visitarti” ma andò a cambiarsi e dopo appena due minuti si ripresentò in infermeria. Era chiaro che il bambino si fosse cambiato gli abiti ma non si fosse lavato. Comunque la visita iniziò.

Piton fece sdraiare Harry sul letto e Madama Chips passò sul suo corpo la bacchetta magica che evidenziò una frattura importante al polso, alcune microfratture alle dita e innumerevoli contusioni. Ciò che destava maggior preoccupazione era il fegato che portava i segni dell’inadeguata nutrizione e dei pugni o calci con cui era stato colpito, e poi naturalmente c’erano le cicatrici.

Harry osservava la bacchetta della Medimago andare avanti e indietro sul suo corpo e si chiedeva se con quella si potesse guardare anche dentro la testa, avrebbe voluto sapere se nella sua ci fosse qualcosa oppure niente come suo zio gli diceva sempre. Piton si accorse  della curiosità del bambino e disse: “Un giorno ne avrai una anche tu, non proprio uguale a questa ma l’avrai. Madama Chips sta guardando dentro il tuo corpo per vedere se c’è qualcosa che non va!”.

“E in effetti ho trovato qualcosa” disse Poppy senza meravigliarsi. “Signor Potter, le fa male in qualche posto particolare?”.

Harry ci pensò su e disse: “Mi fa male la gola”. Poppy passò la bacchetta sul collo ma non notò nulla e allora chiese: “Ti fa male anche adesso?”.

“No, solo quando ingoio” rispose Harry.

“Ti succede ogni volta che mangi?” chiese Piton.

“Si” e, sentendosi al sicuro con Severus e Madama Chips, aggiunse “Anche quando bevo”.

Poppy osservò il corpicino sul letto e intuì subito la verità che esisteva dietro questo dolore, così chiese “Senti, Harry, quante volte al giorno mangi?”.

Harry ci pensò su e rispose: “Se riesco a sbrigare le faccende domestiche per le due, mangio due volte, altrimenti una volta prima di andare a letto ma non troppo perché mio zio dice che ho la digestione lenta!”.

“E cosa mangi durante i pasti?” domandò Severus.

“Dipende da quello che rimane” rispose Harry con gli occhi fissi nel vuoto.

Ogni volta che doveva affrontare una realtà poco piacevole, che doveva fornire una spiegazione sincera,  il bambino diventava inespressivo e si isolava fissando un punto inesistente nello spazio, un punto in cui tutto era perfetto e lui non si era mai sentito umiliato e deriso, in cui non poteva sentire il dolore che provava e poteva perdersi per sempre.

E ora si può sapere cosa stai guardando? E da un po’ che ti osservo e sei lì imbambolato a fissare il vuoto. Lo so bene che tu e tua madre siete strani ma tu sei decisamente più strana di lei. Sembri uno scimunito! Non c’è niente davanti a te, niente!

Severus e Poppy capirono che al bambino erano sempre stati dati gli avanzi, quando c’erano stati, e non chiesero oltre, nonostante questo Severus si avvicinò a Harry e tenendogli la testa fra le mani fece in modo che lo sguardo del bambino si incrociasse con il suo e gli disse: “Non c’è bisogno che ti nascondi così lontano! Qui sei al sicuro e non proverai dolore!”.

Harry mosse leggermente gli occhi verso un lato e con le dita sfiorò le mani del professore che gli accarezzavano il volto. Si sentì sicuro. Piton prese le mani del bambino e le strinse, delicatamente, nelle sue. Non poté fare a meno di notare quanto fossero sporche.

Allora disse: “Poppy se per te va bene, oggi ci fermiamo qui! Prima di raggiungere i miei studenti vorrei che Harry facesse un bel bagno!”.

Harry cominciò a tremare. Non era possibile, non aveva fatto niente di sbagliato, forse non era vero che il pavimento era stato pulito bene, forse Madama Chips aveva scoperto qualcosa di terribile su di lui passandogli sopra la bacchetta e ora volevano punirlo. Ma lui non voleva essere lavato! Cominciò a dondolarsi nel letto dicendo: “Il bagno no! Per favore, il bagno no!”.

Severus cercò di tranquillarlo ma il bambino sembrava inconsolabile e del resto era veramente molto sporco. Perciò lo prese in braccio e lo portò in bagno, con un colpo di bacchetta riempì la vasca di acqua calda al punto giusto.

Harry tremava sempre di più, allora Piton cercò di capire: “Harry, cosa c’è che non va ? Non ti piace lavarti! Guarda quanta schiuma!”. Il bambino guardava la vasca con gli occhi sbarrati.

“Non ti piace l’acqua?” chiese il professore.

“L’acqua mi piace molto” rispose il bambino.

“E allora perché non vuoi lavarti?” domandò Severus.

“Fa male! Preferisco restare sporco!”.

“Non dire così, tutti preferiscono essere puliti! E poi lavarsi non fa male! Dai su, ora ti metto dentro la vasca, tu rimani rilassato!”.

Il professore immerse il bambino, rigido,  nell’acqua. Harry non aveva mai provato una sensazione così bella, l’acqua era calda ma non bollente e non era  gelida come quella dei Dursdley, inoltre il liquido giallo che il professore aveva fatto scendere piano nell’acqua aveva fatto molte bolle e questo lo fece sorridere.

Severus vide il piccolo rilassarsi e disse: “Adesso per pulirti meglio passiamo la spugna nella schiena!”.

“No!” gridò Harry cercando di uscire dalla vasca. “La spugna no! Ti prego, la spugna no!”.

Piton fu veloce e riuscì a tenere Harry dentro la vasca, la sua camicia era stata totalmente bagnata e la sua pazienza messa a dura prova: “Ma insomma Harry, si può sapere cosa c’è che non va adesso! Come ti dovresti sfregare secondo te!”.

“La spugna  no!” continuava il bambino.

Severus senza dargli retta fece comparire una morbida spugna celeste a forma di pesce palla, la inzuppò d’acqua e sapone e poi la strizzò davanti agli occhi stupiti di Harry che allungò la mano e constato quanto fosse morbida. Allora la prese e dopo averla inzuppata se la passò nelle braccia facendo scorrere piano l’acqua, il suo viso era meravigliato e compiaciuto.

Piton lo osservò sembrava che fosse la prima volta che Harry facesse un bagno. “Harry, lavarsi è importante. Ti devi lavare ogni giorno e devi fare il bagno o la doccia almeno una o due volte la settimana. E’ il minimo. Va bene?”.

“Sì, sì farò il bagno due volte alla settimana anche di più se lei vuole, signore!” rispose estasiato il bambino giocando e lavandosi con la sua preziosa e mordiba spugna.

“Adesso dimmi, perché non volevi lavarti, perché non volevi usare la spugna?” domandò il professore sperando che si fosse trattato semplicemente di un capriccio.

Harry si fermò e fissando il vuoto rispose: “Zio Vernon usa la spugnetta d’acciaio delle pentole per togliermi la sporcizia. Perché tu non lo sai ma io sono molto sporco!”.

“Oh Merlino!” disse Severus trovando una risposta per quelle cicatrici che Harry aveva sulle braccia, sul petto e la schiena. “Harry tu non sei così sporco, nessuno è così sporco da dover lavarsi con la lana d’acciaio”. Il professore aiutò il bambino a finire di lavarsi, poi lo fece uscire dalla vasca, lo avvolse in un grande asciugamano e lo portò nella camera, dove lo aiutò a vestirsi con abiti nuovi e puliti.

Harry si sentiva strafelice, non sapeva cosa stesse succedendo nella sua vita, lo zio gli aveva detto che la sua vita sarebbe cambiata ma mai e poi mai lui avrebbe  immaginato in meglio. Intanto si erano fatte le dieci, il professore aveva lezione così salutò il bambino che stava facendo colazione e aveva zucchero a velo sul naso, e Harry  gli regalò un ampio sorriso.

Il professore percorse il corridoio che lo separava dall’aula di pozioni con un ricordo inaspettato.

Adesso sei lavato, pulito e pettinato. Guarda un po’ cosa c’è qui per te? Una ciambella con la marmellata! Mangiala amore mio, mangiala tutta che devi diventare grande. Il piccolo Severus  sorrise alla mamma con il naso imbiancato dallo zucchero.

Un ricordo felice! Severus ne fu stordito, si era dimenticato di possederne così belli. Andava avanti quando Silente lo chiamò: “Severus, per favore,  appena puoi  raggiungimi nel mio ufficio abbiamo ritrovato il secondo pezzo della stele! Vorrei che tu gli dessi un’occhiata!”.

Severus annuì, la  giornata si rivelava molto impegnativa.

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Ciao a tutti. Tante grazie a tutti gli anonimi che stanno leggendo la mia storia, e grazie a chi recensisce!

Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento! Fatemi sapere se il testo è psicologicamente troppo pesante o se ho trovato un giusto equilibrio tra il dire e il non dire. Dal prossimo capitolo con la parte sulla stele ci sarà altro materiale oltre il rapporto Sev-Harry ma non preoccupatevi perchè con il tempo questi due aspetti si legheranno tra loro. A domani, baci e abbracci, Alida

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Capitolo 4
*** Segni runici e letterine ***


Gli studenti Corvonero del sesto anno avevano messo a dura prova la pazienza di Piton con la presunzione di sapere quasi tutto ciò che  il professore conosceva in materia di pozioni. Tale presunzione durò fino a metà Marzo, quando Piton iniziò le simulazioni d’esame riportando il terrore a livello standard.

Sennonché il livello della preparazione dei Corvonero si rivelò assai deludente e per venire incontro agli studenti, e togliersi diversi sassolini dalle scarpe, Piton organizzò due settimane  di recupero dal primo al quindici Agosto, sollevando proteste che, naturalmente, gli scivolarono addosso.

Però adesso che il corso era iniziato Severus avrebbe preferito non averlo fatto perché queste lezioni extra gli toglievano del  tempo prezioso che avrebbe voluto dedicare a Harry e alla questione della stele.

A mezzogiorno terminò con i Corvonero e si diresse verso l'ufficio di Silente che lo aspettava con trepidazione. Quando arrivò, trovò il preside  che esaminava un  pezzo della Stele dei fondatori di Hogwarts e  una pergamena  di grande utilità,in quanto  era l’unico documento che rappresentava e descriveva la Stele nei particolari.

 In essa erano stati incisi gli stemmi delle quattro case e sotto di ognuno era riportata la firma del proprio fondatore, tutt’attorno, con oro elfico, erano state impresse delle rune che tradotte significavano –L’unione è la miglior protezione- .

Il pezzo della Stele col simbolo dei Tassorosso era sempre stato ad Hogwarts ma nessuno sapeva dove cercare gli altri tre. La leggenda narrava che Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro avessero rotto la Stele in un momento di rabbia, pochi giorni prima dell’addio del primo e che poi ogni fondatore si fosse appropriato della parte che lo riguardava.

Per secoli si pensò che i tre pezzi di marmo mancanti  fossero stati distrutti o portati lontano ma durante l’ultimo anno scolastico nella parte anteriore della stele di Tosca Tassorosso comparve la scritta –L’unione è la miglior protezione-. Nessuno aveva trovato un collegamento tra queste parole e un modo per trovare le parti restanti della stele ma adesso si potevano elaborare interessanti teorie.

“Severus sei arrivato! Ti stavo aspettando, ragazzo. Guarda qui, non è bellissimo?” disse l’anziano preside mostrando al professore il pezzo di marmo con inciso un serpente e la firma di Salazar Serpeverde.

“Sì, è molto bello!” rispose Piton che poi chiese “Dove è stato trovato?”.

“Nella foresta proibita! L’ha trovato Hagrid, e purtroppo gli è costato parecchio, ora si trova al San Mungo!” lo informò Silente.

“Come mai?” chiese Piton incerto sul possibile collegamento tra i due eventi.

“Perché la Stele di Salazar era protetta! Hagrid pattugliava la foresta dallo scorso inverno alla ricerca di una delle parti mancanti, e quando ne ha visto una, l’ha raccolta senza pensarci. In quel  momento i rami attorno a lui si sono trasformati in serpenti e lo hanno attaccato!”.

“Avrebbe dovuto portare con sé una fiaccola ardente e buttargliela addosso!” disse Piton ricordandosi che il guardiacaccia non possedeva la bacchetta.

“L’aveva, ma in un primo momento si è fatto cogliere dallo spavento! Comunque subito dopo l’ha recuperata ed è riuscito a liberarsi e a prendere il marmo” rispose Silente.

“E i serpenti lo hanno lasciato andare via?” chiese stupito e incuriosito Severus.

“Già, proprio così! Una volta che lui ha reagito, lo hanno lasciato andare. Ti dirò che anche a me sembra molto strano ma evidentemente, mio giovane amico, c’è qualcosa che non abbiamo ancora capito”.

“C’è più di una cosa, Silente! Perché prima lo hanno attaccato e poi lo hanno lasciato andare? Perché Salazar Serpeverde non ha distrutto la sua parte ma l’ha nascosta nel territorio di Hogwarts? Dobbiamo aspettarci di trovare anche la parte di Grifondoro e Corvonero all’interno del confine della scuola? Se la trovasse uno studente! Non potrebbe essere pericoloso?” disse Severus.

“Calma, calma! Ogni cosa a suo tempo. Per ora dobbiamo analizzare la pergamena per sapere se racchiude in sé qualche potere magico, poi dovremo continuare la ricerca delle altre due parti mancanti! Senza troppa agitazione! La mattina dedicala ai tuoi studenti Corvonero! Il pomeriggio penseremo alla stele e…” prima che il preside finisse Severus attaccò :

“Certo, e ad Harry quando ci penseremo! Quel bambino ha bisogno di compagnia, di qualcuno che gli stia vicino senza dargli ordini!”.

Silente non si fece spaventare e riprese: “Il pomeriggio penseremo alla stele e ad Harry. Coinvolgerlo in un’attività fisica e mentale gli sarà d’aiuto”.

“Albus, potrebbe essere pericoloso!” disse Piton.

“Oh non preoccuparti, penserai tu al signor Potter. Anzi come tu stesso lo hai chiamato, ad Harry” rispose Silente con un sorriso.

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Severus , dopo il pranzo, prese la pergamena per analizzarla nel suo laboratorio, non che servisse produrre pozioni per svelare i misteri contenuti in essa, semplicemente perché quel luogo era silenzioso e lo metteva a suo agio. Prima, però, decise di passare da Harry per sapere come aveva trascorso il resto della mattina e se aveva mangiato.

Trovò il bambino in piedi, accanto al tavolo, mentre mangiava la macedonia che gli elfi avevano preparato. Piton, entrando, salutò e chiese: “Harry, perché sei in piedi? Di solito ci si siede per mangiare”.

Il bambino prese la macedonia e andò a sedersi sul pavimento, allora il professore gli si avvicinò e aiutandolo ad alzarsi disse: “Non so come eri abituato dai tuoi zii, ma quando io, o gli altri, ti diciamo di sederti intendiamo su una sedia, o poltrona. Va bene?”.

Harry lo guardò negli occhi e rispose: “Seduti nella sedia o nella poltrona, sì signore”.

“Allora, cosa hai mangiato oggi?” chiese lui per mostrarsi interessato.

“Ho mangiato troppo, vero? Mi scusi, non dovevo!” rispose Harry posando il cucchiaino sul piatto.

Severus lo riprese, glielo rimise in mano e disse: “Non hai mangiato  troppo! Finisci pure la frutta! Io volevo saperlo per una mia curiosità. Tutto qui!”.

“Tutto qui!” ripetè Harry che lentamente e facendo attenzione che Piton non cambiasse idea, riprese a mangiare. Severus intuì che non avrebbe mai saputo cosa avesse mangiato e perciò cambiò argomento: “Come hai trascorso la mattinata?”.

“La professoressa McGranitt è venuta a farmi compagnia e mi ha portato un libro, dove le figure si muovono, io l’ho sfogliato tutto!”rispose Harry.

“E l’hai letto? Di cosa parla?”.

Harry non rispose e si mise a giocherellare con gli ultimi pezzi di macedonia, Severus non cedette: “Harry, di che cosa parla il libro? Quali argomenti tratta?”.

Dal bambino non venne nessuna risposta e il professore continuò: “Harry, conosci la risposta alla mia domanda?”.

Il bambino fece cenno di Sì con la testa. “Allora perché non mi rispondi?” chiese con pazienza Piton.

“Perché lei ha detto che non posso dirlo, signore!” rispose Harry.

Piton ripensò alle poche battute che aveva scambiato col bambino e si ricordò chiaramente di avergli detto di non ripetere di essere uno stupido ma nient’altro, e sicuramente il libro non parlava della stupidità di Harry. Fu un attimo ed ebbe un flash dal passato.

Ma come è possibile che a sette anni non sai ancora leggere! Resterai ignorante per sempre! Sei solo uno stupido! E’ inutile che guardi solo le immagini, ricordati che questa è solo colpa di tua madre! E’ lei che non vuole mandarti a scuola ma non credere sai, non permetterò mai che tu vada in quella scuola di matti! Stupido, stupido e stupido ancora!

Severus decise di partire da lontano: “Harry, lo sai che quando ero piccolo anch’io avevo dei libri con delle bellissime immagini?”.

“Davvero? E cosa raffiguravano? Animali?” domandò incuriosito il bambino.

“No. A dir la verità era un libro sulle piante. Nella pagina a sinistra era raffigurata una pianta e in quella a destra le sue foglie e i suoi fiori”.

“Le piaceva?” chiese Harry.

“Oh, mi piaceva tantissimo. Poi a otto anni ho imparato a leggere e allora non guardavo più soltanto le figure” risposte Severus.

Harry chinò il capo in segno di resa e disse: “Io non so ancora leggere! Zio Vernon non voleva che imparassi! Però so scrivere le lettere A, B, C, D, E , F”.

“Come hai fatto ad imparare?” si informò il professore “E come mai solo quelle lettere?”.

Harry cominciò a dondolarsi sulla sedia, le mani strette al tovagliolo e al cucchiaino, mentre gli occhi erano persi nel cielo fuori dalla finestra e il respiro si faceva pesante. Severus era certo che non fosse un buon segnale, si alzò e poggiandogli una mano sulla guancia attirò pian piano la sua attenzione.

“Io so che tu puoi imparare a leggere e scrivere perché sei molto intelligente. Vorrei sapere come hai fatto, tutto qui!”.

Harry sentì la mano del professore sul suo viso, era fresca e dava sollievo al fuoco che sentiva dentro di sé. “Io conservavo il carboncino del camino, la sera, dopo che finivo di pulirlo. Poi andavo a coricarmi scrivevo le letterine che Dudley imparava a scuola, ma quando zio Vernon mi ha scoperto si è arrabbiato tantissimo! Ha detto che ero un ladro perché il carboncino non era mio ma suo e che tanto tempo fa ai ladri si tagliavano le mani, e perciò mi ha punito!”.

Severus ebbe il timore di chiedere oltre ma era necessario, bisognava buttare giù tutti i mattoni con i quali era stato costruito quel muro di falsità e ingiustizie che impediva al bambino di esprimersi.

“E come ti ha punito, Harry?”.

“Ha preso il foglio, il carboncino e li ha buttati via. Poi è tornato nel sottoscala e mi ha piegato … mi ha piegato le dita. Mi ha fatto molto male, per quasi un mese non ho potuto usare le mani”. Harry vide il volto addolorato del professore e cercò di consolarlo: “Non si deve preoccupare. Mi è andata bene, tanto tempo fa tagliavano le mani ai ladri, glielo avevo già detto?” chiese agitato il bambino.

Severus continuò ad accarezzarlo. Davvero non sapeva cosa dirgli. “Harry, imparare non è mai sbagliato!”. Il bambino annuì con la testa.

 Il professore continuò: “C’è una cosa molto importante che devi imparare: nessuno ha il diritto di farti del male! Nessuno! Se qualcuno ti dice che te lo meriti, sappi che è un bugiardo. Nessuna persona si deve permettere di alzare le mani su qualcun altro. Far soffrire gli altri è un’azione terribile! Mi sono spiegato?”.

“Sì, signore” rispose Harry.

“Dimmi cosa hai capito di tutto quello che ti ho detto” disse Severus.

“Non sono stupido. Devo lavarmi tutti i giorni, ma non con la spugnetta dei piatti. Posso sedermi sulle sedie. Far soffrire gli altri è terribile!” riassunse Harry.

Severus non si aspettava una risposta così articolata e seppur complimentandosi gli fece notare alcune dimenticanze: “Bravissimo! Sono contento che ti sia ricordato di tutto questo, però ci sono altre cose importanti: nessuno ti deve picchiare e tu sei un bambino molto intelligente!”.

Piton si aspettava un sorriso e fu accontentato ma non si aspettava di certo l’abbraccio che lo avvolse improvvisamente. Solo un’altra volta nella sua vita aveva sentito un’emozione così forte.

Quattro giorni in infermeria perché quei maledetti Grifondoro avevano esagerato con i loro scherzi. Piton, una volta ripresosi, fu dimesso da Madama Chips che non conosceva le intenzioni poco pacifiche del Serpeverde. Severus aveva già in mente come fargliela pagare ma messo piede fuori dall’infermeria fu raggiunto da un caldo e sincero abbraccio di Lily: “Finalmente! Non vedevo l’ora che ti dimettessero!”.

D’istinto Severus ricambiò il tenero abbraccio del bambino.

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Ciao a tutti! Miei cari lettori spero che questo capitolo, nella parte riguardante al stele, vi abbia incuriosito un pò. 

Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la mia storia.

Ringrazio I MAGNIFICI 21,  che hanno inserito la storia tra i preferiti.

I miei fantastici recensori dei primi due capitoli: ssweety, PAMPAM, Piccola Vero, iaco.

I fantastici recensori dell'ultimo capitolo ai quali lasciò un commentino.

Summers84: I ricordi delle persone che subiscono abusi spesso sono tristi, nonostante questo riescono a mantenere vivi nei loro cuori anche momenti positivi.

PAMPAM: Non era mia intenzione affrontare Vernon, ma ora che mi hai messo la pulce nell'orecchio...

BlueViper: Non preoccuparti, prima di tutto il lavoro! Il parallelo tra Vernon e Tobias mi è venuto spontaneo. Qualora non dovesse sembrare realistico, fammelo sapere. Grazie

Saundersery: la tua recensione mi ha reso orgogliosa del mio lavoro, thank you.

Mizar: Anche a me piace che Sev si ritrovi in Harry, perchè nel momento i cui riesce ad aiutarlo, fa del bene anche a sè stesso.

Persefone Fuxia: Grazie dei complimenti. Mi piace essere esplicita ma non dettagliata. La sofferenza c'è, ma non vorrei che il suo ricordo ossessionasse i personaggi. Per quanto riguarda Piton ho cercato di motivare la sua apertura verso Harry senza rammollirlo troppo! Speriamo bene.

DA QUESTO CAPITOLO CERCHERO' DI RISPONDERE A TUTTE LE VOSTRE RECENSIONI. FATEVI AVANTI MIEI ANGELI SILENZIOSI! (ovvero chi legge e non recensisce)

 

 

 

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Capitolo 5
*** Soldi e teorie ***


ATTENZIONE:  SEVERUS VERGOGNASAMENTE OOC!!

3 AGOSTO

“Signor Potter, venga subito qua! Oh Merlino, ma cosa può essere successo per determinare un tale cambiamento?” ripeteva Madama Chips cercando di raggiungere Harry, che correva da una parte all’altra dell’infermeria per sfuggire alla Medimago.

“Misericordia, Poppy! Perché stai urlando in questo modo con il bambino?” domandò Minerva.

“Perché il signor Potter sta facendo i capricci e si rifiuta di bere lo sciroppo!” spiegò lei.

La McGranitt si avvicinò ad Harry e gli disse: “Signor Potter, è imperativo che prenda le medicine. Il suo corpo ne ha bisogno per stare meglio!”.

“Il professor Piton ha detto che fare del male agli altri non va bene!” cominciò lui.

“E su questo siamo tutti d’accordo!” puntualizzò Minerva.

“Voi mi fate male perché mi date quella medicina che mi brucia la pancia!” spiegò Harry.

Madama Chips, tenendo lo sciroppo in una mano e il cucchiaio nell’altra, replicò: “Benissimo! Allora sarà lui a fargliela bere, perché sappia signor Potter che lei berrà questa pozione, presto o tardi la berrà!”.

“Nel frattempo inizi a simpatizzare con l’alfabeto, la costruzione di sillabe e di semplici parole. Io passerò prima di pranzo per verificare ciò che ha appreso” disse Minerva  poggiando  una scatola sul tavolo dell’infermeria e andando via.

Madama Chips, con l’indice sollevato, gli disse:“Si impegni, signor Potter. E’ fortunato ad avere dei bravi insegnanti!” .

Harry, senza che nessuno glielo avesse ordinato, pensò! Pensò di non poter  sapere se la McGranitt fosse una brava maestra perché se n’era andata via lasciandogli solo una scatola e lui avrebbe dovuto imparare tante cose da solo! Si avvicinò alla scatola e sollevò il coperchio.

Subito iniziarono ad uscire le letterine animate che saltarono  da una parte all’altra canticchiando i loro nomi: “Ciao, sono la lettera P!” , “Sono la R e lei è la T” e via dicendo. Le letterine correvano e si fermavano solo quando Harry le chiamava con i loro nomi! Poi iniziarono a unirsi con le vocali e dunque a formare le paroline.

Il bambino era molto sveglio e in breve memorizzò l’alfabeto, e le sillabe. Poi passò alle parole ma queste risultarono più difficili. Nonostante tutto, Minerva resto piacevolmente soddisfatta della velocità di apprendimento del bambino e lo riempì di complimenti che giunsero ad Harry completamente inaspettati.

Dal 31 Luglio, cioè in pochi giorni, tutto sembrava essere cambiato! Le persone gli parlavano, gli dicevano che era bravo e intelligente, lo facevano sentire normale e il bambino aspettava di sapere cosa poteva dar loro in cambio di tutto questo.

Alle tre del pomeriggio fu raggiunto da Piton che aveva un mezzo sorriso sulle labbra. “Ciao, Harry! Come è andata oggi?”.

“Bene. Lo sa che anche la professoressa McGranitt mi ha detto che sono intelligente?” chiese il bambino, pavoneggiandosi per la prima volta in tutta la sua vita.

“Te lo ha detto perché è la verità. Ma ricordati sempre che le persone veramente intelligenti non vanno a dirlo in giro!” lo istruì Piton.

“No, non vanno a dirlo in giro!” ripetè Harry e poi puntualizzò “Ma io l’ho detto solo a lei!”.

Severus sorrise e iniziò:“Dunque, sono qui per una cosa molto importante! Ho saputo che oggi non hai preso lo sciroppo perché dici che ti fa venire mal di pancia!”.

“Sì, ho fatto proprio come mi ha detto lei!” continuò orgogliosamente Harry.

Piton iniziò con tono gelido: “Io ritengo” e poi ,guardandosi attorno e non vedendo nessuno nei paraggi, concluse a voce bassa: “Che tu abbia fatto benissimo! E’ troppo amaro, decisamente troppo! Da domani appena ti alzi bevi questo succo, il suo effetto dura due ore, e lo sciroppo avrà un buon sapore!”.

“Sì, sì, sì!” gridò felice il bambino.

“Sì, sì, cosa?” domandò Poppy rientrando in infermeria.

“Niente” disse Severus “Harry è felice perché domani pomeriggio andremo a fare una passeggiata all’aria aperta!”.

“All’aria aperta!” ripetè il bambino “E’ un premio! Ma non ho fatto nessun lavoro extra!” rifletté “Anzi non ho fatto niente!”.

Resterai dentro casa fino a quando non avrai imparato come ci si comporta! Hai capito? Non fare quella faccia perché tanto non cambierò idea! La libertà bisogna guadagnarsela!

“Tutte le persone hanno diritto di non restare rinchiuse dentro casa! Tutte! Anche tu, Harry!” disse Piton.

Severus era contento che il bambino desse informazioni chiare circa il suo comportamento,  ma non gli era chiaro se fosse perché stava  acquistando fiducia o solo perché si sentiva in obbligo di rispondere. Per ora, dopo appena due giorni, poteva andare bene così.

“Harry, ti va di farmi vedere le tue letterine? Ho saputo dalla McGranitt che le sai riconoscere tutte!” disse Piton.

Harry era entusiasta e presa la scatola mostrò il contenuto con precisione e orgoglio. Finito, ripose tutto in ordine e cercò di trattenere il professore il più a lungo possibile. L’uomo se ne accorse e ne approfittò per porre delle domande.

“Senti un po’, le lettere le hai imparate ma i numeri li conosci?”.

“Sì, quelli li conosco, signore! Li ho imparati andando a fare la spesa al mercato!” rispose Harry.

“Perciò conosci i soldi babbani! Noi maghi usiamo altri soldi” e mettendosi la mano in tasca portò fuori un galeone “ Vedi! Usiamo questi!”.

Harry guardò la moneta con interesse e si informò: “E questa moneta basta per un chilo di mele, uno di patate e due di pomodori?” .

“Certo! Con questa puoi mangiare per una settimana intera! E’ una moneta sola ma vale molto. Un galeone d’oro non è mica pochi spiccioli!”.

Il bambino si fece pensieroso, lui era stato comprato per poche monete, certamente nessuno avrebbe speso un galeone d’oro per acquistarlo. Forse il suo valore era di un chilo di mele, uno di patate e due di pomodori! Severus notò il cambiamento nel volto del bambino.

“Cosa c’è che non va? Non ti devi preoccupare, imparerai a destreggiarti anche con i soldi del mondo magico!”.

“Non è questo, signore!”.

“Allora qual è il problema?” domandò l’uomo.

“Stavo pensando che io non varrò mai quanto un galeone!”.

“Stai scherzando, vero? Tu vali molto di più! Le persone proprio perché sono persone, esseri umani, valgono talmente tanto che il loro valore non si può quantificare in denaro! Gli esseri umani hanno un valore inestimabile! Tutti!” spiegò il professore.

“Ma allora perché…”

“Perché che cosa, Harry?” domandò il professore.

“Perché mi avete comprato dai miei zii per quelle poche monete?” domandò abbattuto il bambino.

“C-cosa? Di quali monete stai parlando?” chiese Piton.

“Quelle che c’erano nel borsellino di zia Petunia! Lei ha detto che li avevate pagati per portarmi via! Che mi avevate comprato!”.

“Non è assolutamente vero!” disse Piton alzando la voce ”E’ una falsità! Noi non ti abbiamo comprato! Noi desideravamo averti con noi, nel nostro mondo perché tu sei molto importante! Tantissime famiglie magiche ti avrebbero tenuto con loro! E ti avrebbero dato tanto amore, credimi. Purtroppo non è stato possibile portarti via da quella casa prima di adesso, ma ora è cambiato tutto”.

“Vuol dire che vi fa piacere tenermi con voi? Che non vi devo rendere i soldi della roba che mi avete comprato?” domandò Harry.

“Assolutamente. Tutto ciò che hai è tuo e siamo felici che tu sia con noi!”.

Harry era molto felice, cominciò a sorridere, si mise le mani sulle guancie, le passò fra i capelli e i suoi occhi verdi si illuminarono. Severus notò come il bambino non riuscisse a esprimere né a parole, né a fatti, la sua contentezza, e lasciò che sfogasse a suo modo l’emozione di sentirsi amato.

Attese ancora un po’ e poi si ritirò nei sotterranei a correggere i compiti per il giorno dopo. La Stele di Salazar era sulla sua scrivania e rimase quasi accecato dalla luce verde che all’improvviso, quella, emanò. Piton si avvicinò con circospezione e bacchetta puntata ma la luce si affievolì pian piano lasciando impressa, nella parte posteriore della stele, la scritta: “Siam due di guardia fuori e due siam dentro!”.

Subito il professore si presentò a Silente con le novità. Il preside ricordò la luce che la stele di Tassorosso aveva emanato prima della comparsa della scritta. Era sicuro che qualora fossero riusciti a trovare i due pezzi mancanti, anche su di essi, sarebbe comparso un messaggio. Perché di quello si trattava: un messaggio che i quattro fondatori avevano voluto lasciare ai posteri e che ora per chissà quale motivo cercava il modo di tornare alla luce!

“I fondatori cercano di comunicare con noi: L’unione è la migliore protezione! Siam due di guardia fuori e due siam dentro!” disse Silente.

“Ciò vuol dire che ci dobbiamo aspettare di trovare un pezzo della stele all’interno della scuola e uno all’esterno?” domandò Severus.

“Così sembrerebbe, ragazzo mio. Tosca Tassorosso era all’interno, Salazar Serpeverde all’esterno: l’accoglienza del prossimo e l’impegno da una parte, l’orgoglio e la brama di potere dall’altra!” rifletté Silente.

“Mancano l’intelligenza e l’astuzia dei Corvonero e il coraggio e la fedeltà dei Grifondoro! Come si saranno sistemati?” disse Piton.

Se cercavano l’unione, avrebbero dovuto schierarsi in maniera equilibrata: Corvonero con Tassorosso e Grifondoro con Serpeverde” affermò il preside.

Se invece cercavano di difendersi, avrebbero dovuto giocare d’azzardo: Corvonero con Serpeverde e Tassorosso con Grifondoro” disse Piton.

E’ molto interessante! Perché vedi, Severus, l’unità è importante quanto la difesa e per essere compatti c’è solo una soluzione quella che vede l’attrazione tra gli opposti che come due calamite è impossibile separare. Si rimane perciò uniti e si può costruire un muro invalicabile!”.

“Perciò” concluse Severus “Grifondoro e il loro coraggio imprudente con l’astuzia e l’intelligenza riflessiva dei Corvonero, mentre Serpeverde e la loro brama di potere con l’accoglienza di Tassorosso! Però abbiamo trovato la stele di Salazar e quella di Tosca  una dentro la scuola e l’altra fuori!”.

“Già, e questo mi lascia molto perplesso! Dobbiamo intensificare le ricerche e trovare le altre due parti della Stele! Se i fondatori della scuola stanno cercando di comunicarci qualcosa, proprio ora, dobbiamo far luce presto!”.

“Cosa intendi con “proprio ora”?” chiese Piton con circospezione.

“Intendo ora che Harry è in questa scuola!”.

Severus cercò di tranquillizzarlo: “Albus, la scritta sulla stele di Tosca Tassorosso è comparsa lo scorso inverno!”.

“Sì, esattamente il giorno in cui ho inviato la richiesta di prelevare Harry dalla sua casa al Ministero! E adesso, in tre giorni che il bambino e qui,  abbiamo recuperato la parte di Serpeverde ed è già comparsa la scritta!”.

I due maghi stettero in piedi a fissarsi e in entrambi stava crescendo la preoccupazione.

 

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   Ehilà! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento! A me è piaciuto scriverlo! Lascio un pensierino ai recensori e scappo via. Buona lettura a tutti, e a domani!

Erin87: La ff ha cui ti riferisci: "The heart of everything" di Melkaine è bellissima, l'ho inserita tanto tempo fa tra i miei preferiti, e spero che arrivi a compimento. Che l'idea base sia la stessa, cioè il recupero della dignità di Harry attraverso il rapporto con Severus, non lo posso negare. Del resto, ci sono tante altre bellissime ff che trattano questo argomento, sia in italiano che in inglese, per esempio: La ff completa NON SARAI MAI PIU' SOLO di PICCOLA PRONGS, la ff in via di sviluppo SOLITUDINE di PAMPAM, la ff completa in inglese ma, purtroppo, tradotta in italiano solo fino al capitolo 17 L'ULTIMA SPERANZA DI HARRY diTEACHERSNAPE tradotta da STARLIAM. Tutte sono bellissime e tutte hanno dei punti in comune. In nessuna troverai il paragone Vernon-Tobias e il richiamo ai momenti della vita di Sev collegati a quelli di Harry, in nessuna troverai la parte riguardante la Stele dei quattro Fondatori. Ho cercto di essere più originale che ho potuto, nei limiti del mio possibile. Più di questo non sono riuscita! Spero comunque di ritrovarti tra le recensioni, sia per confermarmare la tua opinione che per rivederla. Baci, Alida

 Pervinca Potter 97: sono felice che abbia avuto il permesso di leggere questa ff, spero di non deluderti. Fammi sapere cosa cosa pensi di questo capitolo.

PAMPAM: eccoti qualche informazione di più sulla Stele, non so neanche io come ho fatto a scriverla perchè stamattina non avevo proprio nessuna idea!

iaco: grazie dei complimenti, i capitoli che sto scrivendo sono un po' più lunghi rispetto a quelli delle altre mie ff a capitoli, spero che uno al giorno ti sfami abbastanza. 

Persefone Fuxia: la stele è, in effetti, un messaggio dei quattro fondatori ai posteri, e il recupero delle parti mancanti aiuterà Harry a crescere

BlueViper: Severus OOC è il mio marchio? Ebbene sì! Ce l'ho marchiato col fuoco sul mio avambraccio! Son felice che ti piacia!

danyan: la tristezza passerà col tempo, la dolcezza resterà nel tempo. Non vorrei averti intimorito l'ultima volta che ci siamo sentite, se trovi errori fammelo sapere. Thank you

JDS: i ricordi fanno parte di noi, alcuni bisogna tenerli nel cuore, altri lasciarli andare via. Alcune volte è più difficile di altre.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Disegni e Hagrid ***


I giorni passavano velocemente mentre i miglioramenti di Harry, che in un primo tempo erano stati rapidi, andavano sempre più piano. Il bambino era consapevole di trovarsi in un posto sicuro, in cui nessuno gli avrebbe fatto del male, ma  nonostante parlasse delle sue esperienze passate, lo faceva con una tale noncuranza e freddezza da far pensare che in realtà rifiutasse di credere di essere stato lui la vittima di quegli abusi.

Spesso si incantava a fissare il vuoto e per farlo ritornare in sé era necessario poggiargli una mano sulla spalla o chiamarlo ripetutamente a voce alta. Allora il bambino batteva le ciglia, o sussultava, e ritornava nella realtà.

Silente e Minerva trascorrevano  con lui la mattina, mentre il pomeriggio spettava a Severus che di solito lo portava a passeggio nel cortile o gli mostrava una parte del grande castello. Dopo aver imparato a leggere con le letterine parlanti, si passò ai libri per l’infanzia che Harry mostrò di gradire molto, e alla scrittura con penna e calamaio.

Il 9 Agosto Severus ebbe una sorpresa: al suo arrivo Harry gli regalò un disegno! Nessuno aveva chiesto al piccolo di disegnare e perciò questa si potè definire come la prima iniziativa personale di Harry. Il professore prese il foglio e osservò il disegno.

Nella parte sinistra,  in nero e marrone,  era rappresentata una casa con dentro, in un angolo,  un bambino di dimensioni piccolissime e poco più in là un uomo grandissimo accanto ad una donna e un bambino anche loro grandi. Nella parte destra  era stata tracciata una linea verde sulla quale c’erano  un bambino  e un uomo sorridenti. Tutto attorno, a mo’ di cornice, delle letterine colorate.

Il professore cominciò coi complimenti: “L’hai fatto tu, Harry? Lo sai che è un disegno molto bello?”.

Il bambino era felice che Severus lo apprezzasse: “Sì, l’ho fatto stamattina!”.

“Però non ho capito bene. Questa è una casa?” domandò  l’uomo.

Harry prese il foglio in mano e spiegò: “Questa è una casa e dentro ci sono la mamma, il papà  e il loro bambino. Quest’altro è un prato e ci siamo io e te! E queste sono le lettere dell’alfabeto!”.

Severus notò che Harry  non aveva detto niente  in relazione al disegno del bambino piccolissimo dentro la casa e domandò spiegazioni: “E’ questo bambino chi è?”.

“Oh, non è nessuno! Lascialo lì, così impara!” rispose Harry.

“Come mai non disegni mai, Severus? Tutti i bambini disegnano. Tieni ti ho portato dei colori e un quaderno. Anche se non sai scrivere! Almeno puoi disegnare. Disegna casa nostra! Dai, su. Sono curioso di sapere come ti viene.”

“Già fatto? Fai vedere un po’. La casa non è tanto bella, ma in realtà non è bella neanche la nostra”. Poi Tobias si scurì in viso. “Bene, bene. Tua madre vicino a te, e io? Lontano, un piccolissimo mostro!”. Prese il foglio e lo strappò. “Non sono nessuno per te, vero? Vattene da una parte, da solo, così  prima o poi imparerai a comportarti bene!”.

Suo padre non aveva interpretato bene il disegno, il piccolissimo mostro non era lui ma Severus! Era il piccolo Severus che non si sentiva nessuno e pensava di essere un mostro, così come Harry.

“Se non fosse nessuno non lo avresti disegnato. Inoltre secondo me lì da solo si sente molto triste. Forse dovremmo avvicinarlo agli altri tre del disegno!” propose il professore.

“No! Non voglio!” disse Harry e Severus non insistette oltre.

“Allora,  hai voglia di fare una passeggiata all’aperto? Vorrei portarti fino alla capanna del nostro guardacaccia Hagrid! Sai, era all’ospedale ma ora sta meglio e l’hanno dimesso. Che ne dici se andiamo a fargli visita?”.

“Non lo so!” rispose titubante il bambino.

“Ti posso assicurare che lo renderemo felice! Sai è una persona molto buona e simpatica! Va d’accordo con tutti i bambini! Se non ti troverai bene, torneremo subito indietro! ” lo tranquillizzò Piton.

 “Allora va bene!” rispose Harry e prese per mano il professore.

Piton fu incapace di reagire a quella manifestazione di fiducia e affetto ma poi decise di non mostrare l’importanza che dava a quel gesto, perché in fondo l’unico modo di far conoscere la normalità e il rispetto al bambino era vivere con naturalezza le azioni che venivano spontaneamente dal cuore.

I due, tenuti per mano, camminarono tranquilli. L’aria era fresca e il sole  regalava pochi raggi tiepidi. Arrivati alla capanna, Severus bussò.

“Arrivo subito!” si sentì urlare da dentro.

Harry si nascose dietro le gambe del professore, non gli piacevano le persone che urlavano, però voleva dare una possibilità ad Hagrid in quanto Severus gli aveva detto che era una brava persona, perciò quando il mezzogigante aprì la porta, lui con coraggio mostrò metà faccia.

“Professore! Che piacere vederti!” disse Hagrid, poi notando il bambino aggiunse: “Ma sei in compagnia, bene! Entrate!”.

Piton e Harry entrarono nella piccola dimora del guardacaccia e  si accomodarono su una panca.

“Allora, come ti chiami piccolino?” domandò Hagrid rivolto al bambino.

“Harry Potter, signore”.

Hagrid sgranò gli occhi, incredulo “Quell’Harry Potter?” chiese rivolgendosi a Piton.

Il professore fece cenno di sì con la testa.

“PIACERE! Tanto, tanto piacere! L’ultima volta che ti ho visto ci stavi nella mia mano! Quanto sei cresciuto!” cominciò l’omone.

Harry sembrava un po’ spaventato, Hagrid era troppo grande e parlava a voce troppo alta. Quasi quasi poteva sembrare zio Vernon. Allora si avvicinò a Severus e gli disse all’orecchio:”Voglio andare via”.

Hagrid era imbarazzato, forse aveva fatto qualcosa che non andava bene, era chiaro che Harry  avesse avuto paura di lui. Allora si sedette, ricordandosi che alcuni bambini  si spaventavano a vederlo alto e grosso, per essere più o meno all’altezza del piccolo e prese a parlare con un tono di voce più pacato.

“E’ da tanto tempo che ti aspettavo!” gli disse.

Harry lo osservò, l’omone Hagrid stava cercando di metterlo a suo agio. Allora si riavvicinò a Severus e all’orecchio gli disse: “Forse rimango!”.

Severus era piuttosto divertito ma non lasciò intendere niente e si rivolse ad Hagrid: “Ho saputo dell’incidente che hai subito. Mi dispiace molto! Ti andrebbe di parlarmene. Io e Silente stiamo cercando di capire come sia potuto succedere di modo da essere preparati in futuro!”.

“Non so se potrò essere molto d’aiuto. Comunque, io stavo controllando la zona est della Foresta Proibita, quando ho visto un pezzo di marmo poggiato su un grosso masso. Ripensandoci  sembrava essere stato messo lì per essere trovato” disse Hagrid.

“Perché? Che cosa te lo fa credere?” domandò Severus.

“Perché non era la prima volta che controllavo quella zona, e ti posso assicurare, professore, che le altre volte quel pezzo di stele non c’era! Sono sicurissimo!” spiegò Hagrid. Severus annuì.

“Poi mi sono avvicinato per raccoglierla, ero felice di averla trovata e mentre la stavo prendendo in mano i rami attorno si sono trasformati in serpenti e mi hanno attaccato!”.

“Mmmm!” sussultò Harry che non si era perso una parola del discorso.

“Tranquillo, Harry, è tutto a posto! E’ solo un racconto!” disse Severus.

“Solo un racconto” ripetè il bambino con le mani strette l’un l’altra.

Hagrid continuò: “E sì, mi sono spaventato anche io in un primo momento!”.

Severus alzò gli occhi al cielo e il mezzogigante proseguì velocemente: “Ma mi sono ripreso subito! E ho lanciato la mia fiaccola di fuoco contro i serpenti che si sono subito fermati e mi hanno permesso di prendere la stele!”.

“Tutto qui?” chiese deluso Piton.

“Sì, veramente è tutto quello che è successo! Non so perché mi abbiano lasciato andare, era come se pensassero che ero uno di loro!” disse Hagrid.

“E bhè!” sospirò Harry.

“E bhè che cosa, Harry!” chiese Piton, ripromettendosi di spiegare al bambino qual era il giusto modo di esprimersi.

“E bhè, certo che i serpenti hanno pensato che fosse uno di loro. Prima si avvicina a loro tranquillo e poi li lancia addosso il fuoco! Proprio da serpe!” constatò Harry.

Il guardacaccia rifletté sulle parole del bambino e non poté fare a meno di trovare una logica nella sua conclusione. Anche Piton restò di stucco: i serpenti erano il simbolo di Salazar e forse che la stele fosse protetta da questi animali non era una coincidenza!

Intanto si erano fatte le sei e gli ospiti salutarono e andarono via. Harry era orgoglioso di aver dato il suo contributo, aveva detto qualcosa di intelligente e perciò era vero che non era un bambino stupido e poi tante persone gli volevano bene.

Soprattutto  il professor Piton che, vedendo quanta paura avesse del buio, lo portò in braccio fino al castello.

Vieni, Severus. Non devi avere paura del buio. Il buio è come la luce,  solo che invece di mostrarti il mondo a colori te lo mostra in bianco e nero! Non ti ho convinto! Allora vieni in braccio con la mamma, così starai tranquillo.

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Ciao a tutti: a chi legge, a chi recensisce e AI MAGNIFICI 27! DICO PROPRIO 27 che hanno inserito la ff tra i preferiti! Siete tutti fantastici. Domani ci sarà un capitolo importante sia per Harry che in relazione alla stele! Baci, Alida

Piccola Vero: grazie per avermi fatto notare l'errore. Ho subito corretto, spero di non averne lasciato in giro e starò più attenta nel futuro. Non preoccuparti se non puoi recensire tutti i capitoli, so che ci sei!

chiaramalfoypotter: anche io adoro quando Sev è così OOC rispetto a quanto ci ha detto la Rowling, ma secondo me lui è realmente così solo che mamma-chioccia non l'ha capito! Povero amore!

Persefone Fuxia: anche tu sei del club della Vendetta? Aiutoooo! Io non l'avevo in programma ma siccome siete già in due a richiederla, dovrò studiarmela bene!

PAMPAM: anche a me piace che il piccolino si fidi di Sev. Vedrai fino a che punto arriverà la sua fiducia.... ma non nel prossimo capitolo... più avanti!

JDS: niente avviene per caso e la tenerezza di Piton è disarmante perchè nessuno se l'aspetta. (Grammaticalmente parlando io non sono un asso! Penso che al singolare sia Stele al plurale Steli, se ho fatto qualche errore vedrò di correggere ma sono errori di distrazione. Il resto è pura ignoranza!)

Pervinca Potter 97: Spero che il capitolo ti sia piaciuto. Una piccolissima parte del mistero è stata svelata, adesso a te trarre le conclusioni. Con cosa si dovrà confrontare chi troverà la stele di Corvonero e quella di Grifondoro? Pensaci prima di domani, perchè domani aggiungerò un tassello al puzzle.

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Capitolo 7
*** Cicatrice e Corvonero ***


Da quando Harry era arrivato a scuola, Severus trascorreva giornate più piacevoli ma nottate terribili. Gli incubi della sua infanzia lo tormentavano, sia che si trattasse di Tobias e Eileen, sia che fosse Lily. Per ben tre giorni consecutivi, il professore, era stato costretto a prendere la Pozione Sonno senza sogni, ma non gli piaceva dipendere da intrugli magici.

Voleva avere la forza di affrontare da solo i suoi problemi, nuotando in essi fino allo sfinimento, se necessario, per poi raggiungere la riva con le proprie braccia e, dopo aver ripreso fiato, camminare a testa alta.

 Per questo la notte precedente non aveva bevuto niente e si era semplicemente coricato, per poi risvegliarsi all’una, alle tre e infine alle quattro e mezzo completamente sudato come se avesse combattuto una dura battaglia.

La sua sveglia sarebbe suonata alle cinque e un quarto, perciò decise che non valeva la pena cercare di riposare ancora e fece per alzarsi, quando un dolore al fianco lo fece ricredere. Non stava particolarmente male, era un dolore che tornava di tanto in tanto, quando il clima faceva i capricci.

Un ricordo, amaro, del passato. Si sollevò la maglia e la vide: una brutta cicatrice che faceva ancora male. Una sera suo padre, tornando a casa ubriaco, lo spinse con violenza  e lui cadette proprio sopra l’attizzatoio rimanendo ferito.

 Severus era ancora piccolo e non sapeva fare magie, Eileen non  aveva più con sé la sua bacchetta e lo aveva portato in un ospedale babbano. Da qui la cicatrice.

Severus fece un profondo respiro, quella cicatrice era il simbolo di quanto suo padre fosse terribile, di quanto sua madre lo amasse, di una vita che comunque era la sua. Avrebbe potuto cancellarla in qualsiasi momento con la magia e invece continuava a portarsela addosso come il marchio nero al quale si era condannato, perché in modo perverso vedeva in essa una punizione anticipata per il male che aveva compiuto in seguito.

Si alzò e corresse i compiti dei Corvonero. La classe era migliorata parecchio, se non fosse stato per il suo orgoglio avrebbe rimandato gli studenti a casa senza aspettare il sedici Agosto, ma ormai non poteva tirarsi indietro e  preparò un nuovo test.

In breve furono le sette e così salì alla Sala grande per bere il suo tè. Naturalmente a quell’ora c’erano poche persone, gli studenti arrivavano sempre verso le sette e mezzo per poi essere in aula alle otto e mezzo. Severus aveva appena finito di fare colazione quando delle urla provenienti dal corridoio lo raggiunsero.

Subito si precipitò fuori dalla sala mentre le urla aumentavano, e assieme si facevano sempre più forte un rumore sordo! Svoltato l’angolo, capì! Era il rumore di decine di aquile che battevano le loro ampie ali contro i volti e le braccia di un gruppetto di studenti.

Silente, già sul luogo, bacchetta alla mano, cercava di far indietreggiare i volatili mentre Severus, poco diplomaticamente, lanciava schiantesimi sugli animali che però non sembravano risentirne. Anche Minerva dava il suo apporto cercando di trasfigurare le aquile in innocenti passerotti, ma tutto era vano!

Ad un certo punto, sopra la voce di tutti si udì un “Accio marmo e libro!”. In un attimo le aquile smisero di lottare e divennero polvere sotto gli occhi di tutti.

“Chi è stato? Chi è stato ad usare questo incantesimo?” chiese Silente con voce autoritaria.

“Sono stato io!” rispose la giovane Kathleen Spring mentre cercava di liberarsi dalle piume che aveva ancora sul mantello.

“Subito nel mio ufficio. Adesso. Tutti gli altri vadano in infermeria a farsi controllare da Madama Chips”ordinò il preside.

Severus alla parola infermeria, pensò subito ad Harry e fece per andare ma Silente lo fermò: “Severus, per favore, a meno che non sia ferito preferirei che ascoltassi con me il racconto della giovane Spring. Tutto il resto può aspettare!”.

Piton non era per niente d’accordo, o forse si! Capiva che era necessario sapere con precisione cosa fosse successo ma per un attimo pensò che Harry fosse più importante. Ma, nonostante fosse convinto di ciò, seguì il preside mentre Minerva lo rassicurava con uno sguardo di comprensione.

“Signorina Spring” fece Silente invitandola a sedersi “Ci racconti cosa è successo”.

“Stavamo andando a fare colazione, quando Johnattan ha iniziato a fare il cretino…oh mi scusi!” disse imbarazzata Katheleen.

“Non si preoccupi, vada avanti!” la esortò Silente.

“Johnattan ha preso il libro di Pozioni di Sarah e lo ha lanciato nella nicchia, quella in alto vicino alla finestrella che da sul cortile. Allora Michael ha costretto Johnattan a prenderlo sulle spalle e nel tentativo di recuperare il libro e caduta una lastra di marmo! Poi d’improvviso sono comparse le aquile!”.

“E perché non siete scappati?” chiese Piton.

“Abbiamo cercato, ma le aquile ci impedivano di andare da qualsiasi parte! Poi ho pensato di recuperare il libro ma era sotto il marmo e siccome non potevo avanzare l’unico modo intelligente per averlo era richiamare con l’incantesimo Accio sia il marmo, sia il libro che era rimasto sotto!”.

“L’unico modo intelligente, così come da perfetti Corvonero!” evidenziò il preside mentre Severus annuiva con la testa.

“Va bene, la ringrazio, ci è stata di grande aiuto. Può andare e mi raccomando se ha necessità vada subito da Madama Chips.

La ragazza uscì dall’ufficio, e Severus si rivolse al preside: “Allora se questa è la stele di Cosetta Corvonero, vuol dire che quella di Godric Grifondoro è all’esterno!”.

“Si, ma non è questo che mi preoccupa” disse pensieroso il preside.

“E che cosa è?” domandò Piton.

“E’ il pensiero di cosa succederà se qualcuno sprovveduto dovesse incontrare un leone!” .

“Un leone! Albus ma … suvvia non penserai davvero che … “ disse incredulo Severus.

“Sto solo constatando che a difesa delle steli abbiamo trovato serpenti e aquile e certamente non potrai aver scordato l’invasione di tassi che colpì la scuola appena un anno dopo la morte della cara Tosca Tassorosso, secondo quanto riportato nel testo –Storia di Hogwarts-“ disse Silente.

“Pensi che fosse collegato al ritrovamento della sua parte di stele?” domandò il professore.

“Penso di sì, anche se probabilmente nessuno gli ha dato importanza perché ritrovarla dopo un anno dalla sua scomparsa non poneva le stesse domande che pongono i ritrovamenti odierni!”.

Severus si avvicinò al marmo, lo prese e ne guardò il retro. Era ancora presto per la comparsa della scritta, chissà se avrebbero dovuto aspettare molto. Silente, gentilmente, glielo prese dalle mani e disse: “Non abbiamo il potere di far comparire il messaggio a nostro piacimento!”.

“Vorrei solo non dover vivere un’estenuante attesa! Ho intenzione di rimandare a casa i Corvonero stasera. Hanno recuperato il dovuto, inoltre adesso sarà meglio controllare l’esterno della scuola e trovare la stele di Grifondoro, prima del 1° Settembre, senza nessun curioso attorno .”.

“Benissimo. Non abbiamo più niente da fare per il momento . Se vuoi sei libero di andare”.

Severus non se lo fece ripetere e uscì immediatamente dalla presidenza per dirigersi in infermeria. Gli studenti erano stati dimessi. Vennero informati che il pomeriggio avrebbero potuto far rientro a casa, e tutti si fiondarono alla gufiera per inviare i messaggi a casa.

Il professore vide due donne stanchissime: Minerva e Poppy.  “Tutto si può combattere, Severus, ma l’isterismo degli adolescenti è veramente estenuante!” disse l’infermiera.

Isterismo!

“Dov’è Harry?” chiese l’uomo.

“Non è uscito. Sa che non ha il permesso di uscire quando ci sono gli studenti!” disse Minerva un po’ preoccupata.

Bussarono alla porta e entrarono ma il bambino non c’era. Lo chiamarono ma non rispose. Aprirono la porta del bagno ma niente! Dentro l’armadio non c’era. Sotto il letto non c’era!

Non ti potrai nascondere per sempre! Piccolo mostro! Ti troverò sai! Eccoti finalmente, ti sei messo dietro la porta perché pensavi non ci avrei pensato! Ma adesso vedrai cosa ti succederà….

Severus rientrò nel bagno, e chiuse la porta dall’interno: nell’angolo c’era rannicchiato uno spaventatissimo Harry.

“Ehi, cosa ti è successo, non è niente!”.

“C’era uno! Un signore cattivo!” rispose il bambino.

“Dove?” domandò sconvolto Severus “Qui dentro! E’ venuto qualcuno a farti paura?”.

“No, non era qui, era fuori. C’erano bambini che gridavano! Aiuto, aiuto!” fece Harry piangendo.

“No, non c’era nessun signore cattivo. Quei ragazzi gridavano perché sono entrate delle aquile nella scuola e si sono spaventati. Ma non c’era nessun signore cattivo! Stai tranquillo!” disse il professore stringendolo a sé.

“Non c’era un signore grosso che li picchiava con la padella?” chiese Harry raccontando, indirettamente, una parte del suo passato.

“No, non c’era!” lo rassicurò il professore che prendendo un fazzolettino dalla sua tasca asciugò le lacrime del bambino.

Harry si calmò, rimase stretto a Severus, cercando il punto dell’infinito in cui tutto era perfetto e, stanco e provato, si addormentò tra le braccia del professore, seduto per terra dietro la porta del bagno.

Al suo risveglio, Harry, si vide sdraiato nel letto mentre Severus, seduto alla scrivania, controllava ancora una volta l’antica pergamena. “Buongiorno” disse il bambino in tono scherzoso!

“Buongiorno a te, semmai! Pigrone!” rispose Severus “Dai, alzati che ti voglio mostrare una cosa molto bella e preziosa!”.

Subito il bambino si alzò, andò a lavarsi la faccia e ritornò dal suo professore-amico che lo condusse nell’ufficio di Silente con l’intenzione di mostrargli i pezzi di stele ritrovati e renderlo partecipe dei fatti accaduti.

Harry, però, dimostrò subito di non sentirsi a suo agio, serrando le labbra più strette possibile. Aggrappandosi ai pantaloni del professore. Chiudendo gli occhi e restando immobile come se non volesse essere scoperto.

“Harry, Severus . Che piacere, entrate su!” li salutò Silente.

“Cosa ti succede? Non ti piace questo posto? Ci sei già stato, ti ricordi? Il giorno in cui sei arrivato!” gli disse Severus.

Harry non si mosse per niente! Era proprio questo il problema: era stato in quella stanza solo il giorno in cui era arrivato e se adesso lo riportavano lì forse volevano rimandarlo indietro. Harry sapeva che non era possibile perché queste persone gli volevano bene e avrebbero permesso a nessuno di fargli del male, però la paura era comunque tanta!

Perché mi hai mentito, Eileen? Perché? Mio figlio è anormale. E’ un mostro come te! Dovrei rimandarvi indietro! Da quel mondo venite e in quel mondo dovreste tornare! Ma i tuoi genitori non ti vogliono più perché hai scelto me! Dannazione a te, e al giorno in cui hai scelto di restare con me! Ma non hai mai pensato a nostro figlio! Non sarà mai del tutto uguale a te, e mai uguale a me. Non sarà voluto da nessuno! Da lì venite e li dovreste tornare! Dannazione!

“Harry, non sei qui per essere rimandato a casa dei tuoi zii” disse Severus mentre Harry apriva gli occhi. “Sei qui, perché volevo mostrarti questi pezzi di marmo che stiamo trovando nella scuola. Oggi abbiamo recuperato questa parte di Cosetta Corvonero, era uno delle due streghe che assieme ad altri due maghi hanno fondato la nostra scuola!”.

“Non ti rimanderemo mai in quel postaccio! Ci sei troppo simpatico” disse Silente sorridendo.

Il bambino, pur mantenendosi ancora alla gamba del professore, si sbilanciò in avanti. “Vuoi tenerla in mano?” chiese Piton.

Harry fece cenno di sì e con una mano si staccò da Severus che si inginocchiò all’altezza del bambino e lo aiutò a reggere il pezzo di marmo. Harry passò la sua mano sullo stemma e poi con il dito ripercorse il segno delle rune nel bordo. All’ultima runa, una leggera luce si diffuse per la stanza mentre nel lato posteriore della stele compariva la scritta: “Quel che farò io, non lo potrai fare tu!”.

Severus lesse a voce alta, mentre Silente osservava le dita di Harry accarezzare la scritta.

 

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Ciao a tutti. Siamo a buon punto. Ci manca un pezzo di stele, la vendetta, e poi.... vedrò cosa posso fare!

Mi è stato detto che Tassorosso si chiama Tosca. Giustissimo! Per non sbagliare sono andata a cercare il nome di Corvonero che mi era stato detto fosse Cosetta. E' giusto, ma solo in parte. Infatti (oddio non mi ricordo più con precisione) nel libro della Rowling viene chiamata Priscilla Corvonero ma nei film Cosetta Corvonero (o viceversa?) in ogni caso siccome sono pigra e avevo già corretto con Cosetta al posto di Tosca, ho lasciato Cosetta Corvonero. Questo non è per chi mi aveva corretto la prima volta ma per chi si aspettava di trovare Priscilla al posto di Cosetta. (Non so se sono riuscita a spiegarmi, comunque ho tentato!). Baci a tutti.

Pervinca Potter 97: bravissima! E' stata trovato la stele di Corvonero ma per quella di Grifondoro hai indovinato solo a metà! 

sssweety: spero che in gita ti sia divertita! Grazie per i complimenti sull'originalità, è molto difficile scrivere qualcosa di innovativo e io cerco di fare il possibile. Mi dispiace ma non c'è nessun rapporto di parentela tra Harry e i fondatori e non c'è nessun occhio interiore, anche se all'inzio ci avevo pensato ma siccome nelle altre ff che ho scritto ho usato già una profezia e poi la vecchia genoveffa, mi sembrava di diventare noiosa. 

chiaramalfoypotter: certamente tutto è collegato a Harry, in qualche modo, a Sev no! Sev è collegato solo a noi, spasimanti, sbavose (con dignità) serpentine!

PAMPAM: Spero che anche questo capitolo ti soddisfi come i precedenti. Grazie per il tuo sostegno, costante.

shiho93: Ecco a te un nuovo capitolo! Spero sia di tuo gradimento! Baci.

Persefone Fuxia: sono contenta di esser riuscita a interpretare in maniera realistica i disegni, la vendetta arriverà alla fine sto cercando di sturdiarne una che possa soddisfare anche il mio gusto e il mio senso di giustizia....

iaco: non voglio illuderti e perciò ti dico già da ora che Harry non è un serpeverde, diciamo che la stele è collegato ad Harry, in qualche modo.

 

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Capitolo 8
*** Riposo relativo ***


Severus non aveva trovato traccia di magia oscura nella pergamena e sembrava che non ce ne fosse neanche nei pezzi di stele ritrovati. Era, dunque, sottointeso che lo scopo della Stele dei fondatori fosse quello di avvisare i posteri circa il comportamento che avrebbero dovuto tenere qualora si fosse verificato un particolare evento.

Sicuramente le scritte comparse non erano indizi per trovare i pezzi mancanti perché altrimenti si sarebbero dovuti manifestare in anticipo rispetto al ritrovamento e non successivamente. Che senso avrebbe avuto dare un indizio per una parte della stele già scoperta? E del resto non potevano  riferirsi a quelle ancora da scoprire perché altrimenti con l’ultimo indizio che cosa avrebbero dovuto cercare?

Inoltre ci si domandava se i messaggi  dovessero essere considerati singolarmente o nell’insieme. Insomma ancora una volta, pur mancando solo un pezzo, le domande erano più delle risposte.

Per le sette della sera, la scuola si svuotò dei pochi studenti presenti e Harry potè cenare  per la prima volta, nella Sala grande assieme agli adulti, nel lunghissimo tavolo degli insegnanti. Siccome era bassottino, gli misero due grossi cuscini nella sedia per arrivare a mangiare comodamente.

Con un colpo di bacchetta da parte di Silente, i piatti si riempirono di ogni delizia, stupendo tutti i presenti. “Albus, cosa festeggiamo?” domandò Minerva.

“Niente di particolare. Semplicemente ho pensato che il giovane Harry non aveva mai cenato con noi, così mi è sembrato doveroso far cucinare qualcosa in più. Per dimostrargli che è il benvenuto tra noi!” rispose Silente.

Harry guardava a bocca aperta le pietanze davanti a sé. Non aveva mai visto tanto cibo, forse solo alla festa dei cinquanta anni di zio Vernon c’era stata tanta roba. Severus gli lanciò uno sguardo di mezzo rimprovero e il bambino  chiuse velocemente la bocca ricordandosi che non era un comportamento educato “sbavare” davanti al cibo.

“Prego, servitevi pure e buon appetito!” disse Silente.

Tutti cominciarono a riempire i piatti ma Harry non era sicuro di poter prendere il mangiare senza permesso così aspetto che Piton, Minerva o qualcuno lo autorizzasse a farlo. Severus aveva intuito la situazione ma non voleva fare il primo passo per indurre il bambino a esporsi in prima persona.

Dopo qualche minuto, quando tutti avevano già il piatto pieno, Harry domandò a Severus: “Professore, ma io posso prendere da mangiare?”.

“Certamente Harry. Tutto quello che vuoi!” rispose compiaciuto l’uomo.

Il bambino, però, non arrivava alle pietanze perché aveva le braccia troppo corte. Si allungò il più possibile ma per poco non perse l’equilibrio rischiando di cadere dai grossi cuscini. Non restava che chiedere aiuto. Severus lo avrebbe volentieri servito, ma il piccolo doveva imparare a rapportarsi con gli altri senza timore e questo significava che doveva rivolgersi a loro, anche per le piccole cose.

Harry tirò il professore per la manica e ad occhi bassi disse: “Professor Piton, scusi se la disturbo, non volevo, davvero! Non è che può passarmi il piatto con le cosce di pollo?”.

“Non mi disturbi affatto, Harry. Sono molto felice di aiutarti. L’importante e che tu chieda!” rispose Severus passandogli il piatto di portata. Il bambino prese una piccola coscia e ringrazio.

Piton domandò subito: “Solo quello, Harry?  Vuoi qualcos’altro? Magari della salsiccia o dell’insalata?”.

“La salsiccia è troppo grande, mi soffoca” rispose il bambino.

 “Non ti soffoca se la tagli a pezzi piccoli!” spiegò Severus e poi temendo il peggio chiese: “Perché i tuoi zii te la facevano mangiare intera con la forza?”.

“No!” rispose Harry “Non avevo il permesso di mangiare salsiccia, ma … alle volte mi spingevano in bocca il pane secco” concluse abbassando sempre più il tono della voce.

Severus gli posò una mano sulla spalla e,  mentre con l’altra gli passava una fetta di pane ancora fumante, gli disse: “Invece qui il pane è sempre fresco! Gli elfi ci viziano, sai?”.

Harry osservò la fetta e non potè fare a meno di ingoiare saliva tanto era il desiderio di assaggiarla. Quando il pane raggiunse il suo palato emise un sospiro di piacere. Severus si sentì fremere dalla felicità.

Quella notte gli incubi non disturbarono troppo il sonno di Piton che poté riposare decentemente fin verso le quattro. Infatti al piano superiore, qualcuno dormiva malissimo! Harry faceva sogni agitati: suo zio e Dudley lo inseguivano con due fette di pane enormi! E lui scappava, correva più velocemente che poteva ma i suoi parenti lo raggiungevano e gli facevano mangiare a forza il pane.

Il bambino si svegliò, proprio alle quattro, tutto sudato. Era agitatissimo, voleva essere rassicurato da qualcuno. Scese dal letto e dopo aver attraversato l’infermeria, s’incamminò per i corridoi, ma la luce che entrava dalle finestrelle creava ombre terribili che ricordavano zio Vernon e allora il piccolo cominciò a correre chiamando aiuto: “Professore, professor Piton! Aiuto! Madama Chips, aiuto! Per favore!”.

Purtroppo nessuno sentì. Harry cominciò a piangere, sempre più forte, e nel frattempo continuava a chiamare: “Professoressa McGranitt, signor preside! Aiuto! Professor Piton!”.

Severus sentendo chiamare aiuto, corse fuori dai suoi alloggi e trovò Minerva che cercava di consolare un disperato Harry. “Cosa è successo, Minerva?” chiese l’uomo sconvolto alla vista del bambino in lacrime.

“Credo che il signor Potter, abbia avuto gli incubi stanotte!” rispose lei.

Piton si avvicinò a Harry che subito gli mise le braccia attorno al collo: “Ho chiamato aiuto! Hai detto che non disturbo, e ho chiamato aiuto!” disse il bambino.

“Hai fatto bene, Harry. Benissimo! Adesso io e Minerva siamo qui per aiutarti. Cosa è successo?”.

“Mio zio e mio cugino mi inseguivano e io sono scappato ma ero troppo lento e quando mi sono svegliato sono corso nel corridoio ma mi seguivano anche lì, entravano dalle finestre!” raccontò Harry.

“Su, Harry. Torniamo nella tua stanza così ti potremo cambiare, che sei sudato fradicio, e poi potrai riaddormentarti!” disse Minerva.

“Non voglio riaddormentarmi, non voglio. Mio zio mi raggiungerà, ovunque! Mi troverà e mi porterà via!” urlava il bambino.

“Ma Harry perché dovrebbe venire a cercarti?” domandò Severus.

Harry non rispose, smise di urlare e fissò il vuoto, rinchiuso ancora una volta in sé. Severus gli passò una mano tra i capelli e poi dolcemente gli fece girare il volto per guardarlo negli occhi e chiamarlo: “Harry. Harry siamo qua. Le persone che ti amano sono qua, non sono laggiù. Harry”.

Il piccolo battè le ciglia e guardò il professore negli occhi, nei quali si poteva leggere un’infinita stanchezza, come se per ritornare alla realtà avesse dovuto usare tutta la sua potenza magica. Allora i due insegnanti lo portarono in infermeria dove gli diedero una pozione di Sonno senza sogni e lo lasciarono riposare fin quando si svegliò alle nove.

Madama Chips si aggirava attorno al letto di Harry quando il bambino aprì gli occhi. “Allora signor Potter, ho saputo che è andato a gironzolare per i corridoi questa notte! Come suo padre, eh?”.

“Io ho avuto gli incubi!” cercò di giustificarsi Harry “Tu hai conosciuto mio padre?” domandò poi, curioso.

“Si, è anche sua madre!” disse fieramente la donna “Un giorno, quando starà meglio, le racconterò di loro. Almeno di suo padre, me lo ricordo bene perché era sempre in infermeria!”.

“Si, lo ricordo bene anche io: James Potter!” disse acido Severus.

“Eravate amici?” chiese Harry a Severus.

“No!”.

Il bambino ebbe un attimo di delusione! “Ma Harry, in questa scuola ci sono tanti alunni! Non si può essere amici di tutti!” mentì spudoratamente Severus che poi disse: “Allora tuo zio ti fa ancora tanta paura?”.

Questa era una domanda molto complicata in quanto Harry ne conosceva la risposta ma non voleva farla conoscere agli altri. Severus lo prese in contropiede: “Io conosco la tua risposta, vorrei sentirla da te e vorrei capire cosa devo fare per farti stare meglio”.

Il bambino si mise a sedere sul letto con le gambe incrociate, i gomiti sulle ginocchia e le mani sotto il mento, poi con voce mezzo spaventata e mezzo di sfida, disse: “Io ho ancora tanta paura! Penso sempre che mi porti via da qui perché da dov’è vede che sono felice e vuole punirmi!”.

“Perché dici che vuole punirti, e poi come fa a vedere tutto ?” chiese Piton.

“Mi vuole punire perché sono felice e lui non vuole. E lui vede tutto, ma io non so come faccia, forse usa la magia!” disse Harry.

“No, lui non è un mago. E’ solo un bugiardo perché non è in grado di vederti in qualunque momento e ti posso assicurare che non ti porterà via da qui mai!”.

“Come fai a esserne sicuro?” domandò il piccolo.

Severus, cercando un compromesso tra ciò che era stato nel suo passato e ciò che era diventato adesso, rispose solamente: “Me ne occuperò io! Non preoccuparti! E’ una promessa. Avrà quel che si merita!”.

“Gli farai del male?”.

“No! Io no! Nessuno dovrebbe fare del male ad un altro essere umano! Te l’ho già detto, no? Ma non c’è sofferenza peggiore di quella che noi infliggiamo a noi stessi!” disse Severus mentre si poggiava la mano sulla cicatrice che aveva ripreso a dolergli!

 

Ciao a tutti! Capitolo di transizione perché oggi sono veramente stanca! Scusate. Nel capitolo di domani …. no! Non volete saperlo, vero? Vi adoro! Baci, bacini, bacetti!!! Alida

Pervinca Potter 97: grazie per la delucidazione circa il nome di Corvonero. Per metà perchè sicuramente Harry sarà presente al ritrovamento della stele di grifondoro ma non la terrà con sè.

PAMPAM: io volevo far comparire i corvi perchè una casa che si chiama Corvonero dovrebbe avere come animale i corvi, ma su Wikipedia ho scoperto che è l'aquila l'animale che rappresenta quella casa. (E del resto ho sempre creduto che l'animale rappresentativo dei Grifondoro fosse un grifone (che è un uccello) magari dorato invece è un leone! Non so perchè ma certe volte il mondo ci sorprende con le sue stranezze! Meno male....

Shiho93: il capitolo di oggi è un po' magro, spero che ti piacia ugualmente.

iaco: idem come sopra, però un capitolo l'ho postato anche oggi. Baci

Persefone Fuxia: saresti una perfetta Corvonero

sssweety: bella coincidenza, e bel nome! Internet che crea problemi? Ma no! Non ci credo.... maledetta tecnologia... e non solo internet. Il terzo capitolo l'ho scritto tre volte. Vorrei sapere che tasto del computer calco accidentalmente per far sparire tutto!!

chiaramalfoypotter: un'altra Corvonero! Wow! Se ami Sev alla follia ti posso consigliare le storie di Ida59 (ma forse la conoscerai già perchè è un mito!). Ha scritto storie per tutti i rating. Vedi tu!

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Capitolo 9
*** L'amara questione dei Dursdley ***


11 AGOSTO

Severus, per favore non provocare tuo padre! Lo so che non è colpa tua, ma almeno non contraddirlo di continuo. Quando diventerò grande me ne andrò via dove non potrà raggiungermi! Amore, non esiste un posto così lontano. Perché si comporta in questo modo? Mamma, io, alle volte, vorrei picchiarlo! No, Severus! Tu non sei come lui! Un giorno capirà gli errori che ha commesso e il male che ha fatto si ripercuoterà su di lui!

Ancora una volta, Severus Piton, aveva avuto uno di quegli incubi che lasciano l’anima affranta e spaesata. Tuttavia, adesso, sapeva come affrontare Vernon Dusdley e Petunia Evans. Anche la zia di Harry meritava una punizione, perché se maltrattare gli altri è ingiusto, far finta di non vedere è un comportamento indegno.

La giustizia e la dignità, continuava a ripetersi Piton, rendono gli esseri umani liberi: non bisognerebbe negarli a nessuno. No! Severus non avrebbe negato neanche ai Dursdley la giustizia e la dignità, avrebbe permesso che loro stessi scegliessero il loro destino.

Inoltre aveva promesso a Harry che non avrebbe fatto del male fisico allo zio, e perciò aveva dovuto archiviare, con una punta di dispiacere, le varie Cruciatus, Immobilus, Pietrificus, Stufecium e infine Avada Kedrava, che per un attimo gli erano passate per la testa.

Appena alzato, mandò un messaggio a Silente. Era presto, ma tante volte Severus aveva fatto notti in bianco per aiutare l’amico e perciò il vecchio preside gli doveva molto più di un paio di minuti rubati al suo sonno.

Il gufo di Piton picchiettò nella finestra di Silente fino a quando, questo, non lo lasciò entrare. Il preside prese il biglietto e lesse: “Hai parlato con il ministero per autorizzarci ad arrestare i Dursdley? Fammi sapere!”. Silente si passò la mano sul viso, era mattino ma il pensiero di dover affrontare Severus gli pesava sulle spalle come una giornata di duro lavoro.

Si vestì e, dopo aver raggiunto il suo ufficio, chiamò Piton che arrivò in meno di un minuto. Silente era molto cauto, cercava le parole per esprimere il suo rammarico: “Severus, purtroppo ci sono dei problemi! Il ministero vuole che non si diffonda la notizia dei maltrattamenti subiti da Harry!”.

Piton era incredulo, non era giusto! Non potevano passarla liscia! “Perché? Noi dobbiamo rendere giustizia al piccolo! Ti rendi conto che se lui non si sentirà al sicuro non potrà mai vivere serenamente!”.

“Certo che mi rendo conto! Ma ai piani alti sono più interessati alle apparenze che alla sostanza! Non vogliono fare brutta figura! Non  vogliono che si sappia che non hanno saputo proteggere Harry Potter!”.

“Allora quale alternativa abbiamo?” domandò adirato Piton.

“I Dursdley dovrebbero dichiararsi colpevoli e sottoporsi volontariamente e segretamente al processo per maltrattamenti e abusi” rispose Silente.

“Non lo faranno mai! Nessuno lo farebbe! Albus devi trovare una soluzione oppure io farò da solo!” disse con rabbia il professore di pozioni.

“Calma, Severus! Calma. Forse sfuggiranno ad Azkaban ma nessuno può sfuggire a sé stesso” e  raggiungendo velocemente la sua libreria, tolse fuori un libro dove erano riportate le leggi più importanti e  le sentenze del tribunale magico in materia di bambini e adolescenti.

Severus lo osservava con interesse, in qualunque modo si evolvessero i fatti, sembrava che il vecchio preside avesse sempre una carta vincente. Infatti dopo un paio di minuti, lesse: “Chiunque, sulla base del possesso o della mancanza di poteri magici, maltratti i propri figli o un minore di cui ha la custodia,  sarà punito con la reclusione ad Azkaban fino a quando il soggetto maltrattato non avrà compiuto la maggiore età, e comunque  per un totale di anni mai inferiore a dieci. In accordo con il ministro di giustizia babbano, questa legge si applica anche ai babbani. Qualora le prove siano  evidenti e inconfutabili si procederà all’arresto senza processo”.

“Albus! Così non risolviamo niente. Le prove non sono inconfutabili e neanche evidenti! Il bambino esteriormente è guarito del tutto e i Psicomaghi non sono concordi sulla validità della testimonianza dei bambini!”.

“Certo, certo ma non è tutto. Questo è solo per avere le spalle coperte in caso qualcuno protesti per altro!” fece Silente con uno sguardo furbo e riprese a leggere una sentenza: I signori McLerry, babbani di nascita, per aver umiliato, picchiato e affamato la propria figlia, Julie McLerry, in seguito alla scoperta della sua condizione di Maga vengono puniti, per loro scelta indiretta, con l’incantesimo Gemino che avrà validità fino al compimento della maggiore età da parte della stessa Julie McLerry”.

“L’incantesimo Gemino? Ci sono più varianti…” iniziò Severus.

“Peccato, che non abbiano riportato nella sentenza la variante utilizzata! Fai tu, Severus. Applica quella che preferisci! Ma ricordati, solo l’incantesimo Gemino. Di più non posso!” lo avvisò Silente.

“Non ti preoccupare, basterà!” rispose con un ghigno Piton e uscì dall’ufficio per fare un salto nei sotterranei e poi dirigersi a Privet Drive.

Erano le otto del mattino quando Vernon Dursdley stava percorrendo il vialetto di casa in macchina per andare a lavoro. Stava per raggiungere la strada ma fu costretto a frenare bruscamente perché un uomo vestito di nero era comparso all’improvviso davanti a lui!

“Ma si può sapere chi diavolo è lei? E che cosa ci fa nel mio vialetto? E poi da dove n’è sbucato all’improvviso? Che vuole farsi ammazzare?” urlò a squarciagola l’uomo mentre il suo viso diventava viola dalla rabbia.

Severus si tolse dal vialetto e raggiunto lo sportello del guidatore, spostò lievemente il suo mantello e mostrò al caro Vernon la bacchetta magica che teneva nascosta tra mantello e camicia. “Scendi subito e vieni in casa!” gli disse senza batter ciglio.

Stupidamente, Vernon, non lo ascoltò e continuò a dirigersi verso la strada. A quel punto Piton decise di fermarlo bruscamente e puntando la bacchetta contro i tergicristalli disse:”Ruggitus!”. In un attimo un leone si materializzò sul cofano della macchina di Vernon e all’allargando la mandibola emise un sonoro ruggito che fece sobbalzare di terrore il grasso babbano! Le urla dell’uomo fecero uscire di casa Petunia e Dudley che rimasero pietrificati sul luogo senza bisogno di alcun incantesimo!

Severus fece scomparire il leone e, riaffacciandosi al finestrino del guidatore, ripetè: “Scendi subito e vieni in casa!”.

Vernon uscì dalla macchina tremante, i piccoli occhietti sbarrati all’inverosimile e sostenuto dalla moglie e dal figlio entrò nel salotto, dove Piton gli attendeva in piedi, accanto al cammino.

Per nulla impietosito, il professore cominciò: “Mi chiamo Severus Piton!...”.

“Mi ricordo di te! Eri l’amico strano di Lily!” disse Petunia con disgusto.

“Si! E adesso sono l’amico strano di Harry! Che voi avete picchiato, umiliato, torturato. Lo avete convinto di non valere niente, gli avete detto che era uno stupido, che non sarebbe mai migliorato! Invece vi sbagliavate, Harry sta migliorando giorno dopo giorno e diventerà un grande mago!”.

“Bene, siamo contenti per lui!” rispose Vernon che si era ripreso dallo spavento “Adesso si può sapere cosa vuole da noi?”.

“Sono venuto a chiudere il conto! A voi la scelta o passerete i prossimi dieci anni nella prigione di Azkaban oppure avrete a che fare con voi stessi!” disse Severus ghignando apertamente.

“NOI NON ANDREMO IN NESSUNA PRIGIONE! SCAPPA DUDLYNO, SCAPPA!”  urlò Vernon. Dudley spaventato, corse a chiudersi nella sua camera.

“Ciò vuol dire che rimane solo un’opzione” e puntando la bacchetta sui due adulti disse:”Gemino!”.  La luce verde colpì i Dursdley che in breve si ritrovarono faccia a faccia con i loro sosia. Solamente che i nuovi Dursdley erano identici anche nel cuore e nell’anima agli originali e perciò non propensi al rispetto di chi consideravano diversi da loro.

Ai loro occhi, e a quelli di Dudley, Vernon e Petunia erano semplicemente dei mostri e subito la nuova Petunia cominciò: “Vernon, cosa ci fanno questi sfaticati in soggiorno! Seduti sul mio divano nuovo!”.

Il nuovo Vernon alzò la mano e colpì violentemente il volto del suo sosia: “Perché mi stai guardando in quel modo? Vai subito in camera tua e rimani lì fino a domani mattina! Senza cena! Così impari a tenere la testa bassa! Stupido che non sei altro!”.

La coppia dei Dursdley originali avrebbe voluto reagire ma la loro forza fisica era notevolmente diminuita per effetto dell’incantesimo e adesso, entrambi, avevano le stesse forze del piccolo Harry.

Dudley scese le scale e corse ad abbracciare i nuovi Dursdley non riconoscendo più come suoi genitori gli altri che lo chiamavano: “Dudlino, Dudlino! Siamo noi, mamma e papà non ci riconosci? E’ stato lui a farci un incantesimo di magia!” aggiunsero mentre indicavano Piton.

“Non è vero, voi non siete i miei genitori! La magia non esiste!” gridava Dudley spaventato!

Severus guardò la coppia originale di Petunia e Vernon e, con un tono di voce che esprimeva compassione per Harry, disse: “Probabilmente, se aveste scelto Azkaban, vi sarebbe andata meglio!”.

E se ne andò via, lasciando imprigionati i Dursdley nella loro casa dove, per il resto della loro vita, avrebbero subito lo stesso trattamento che avevano riservato a Harry, dove avrebbero affrontato i peggiori mostri dell’esistenza umana: i mostri che ogni persona porta dentro di sé.

Al suo rientro ad Hogwarts, Silente lo chiamò, per così dire, a rapporto. Arrivato, Severus, raccontò tutto. La sua voce però non faceva trasparire nessuna soddisfazione! “Ragazzo mio, c’è qualcosa di cui mi vuoi parlare? Cosa affligge i tuoi pensieri? Non cercavi giustizia per Harry?”.

Severus chinò lo sguardo a terra e alzando poi il volto, ma tenendo gli occhi chiusi, disse: “Quanti, Albus? Quanti uomini, donne e bambini? Quanti ne ho ucciso quando ero mangia morte, e quanti ne ho visto morire senza fare nulla?”.

“Oh, Severus! Non conosco la risposta alla tua domanda. Ma posso dirti che se oggi sei qui a tormentarti per i tuoi errori, allora vuol dire che non c’è giorno in cui tu non stia espiando per i tuoi peccati!”.

“Certo! Eppure, io che ho delle colpe da espiare sono qui, parlando con te, mentre le mie vittime, che non avevano nessuna colpa, non ci sono più!” disse mentre una lacrima silenziosa e solitaria gli attraversava il viso “Ti sembra giustizia, Albus? Non meritavo anch’io di confrontarmi con un Piton che mi torturava e rideva delle mie sofferenze come io ho fatto con le sofferenze degli altri?”.

Silente gli rispose: “La giustizia che le persone giuste cercano, quella che cerchi anche tu, trascende il tempo e si chiama amore! L’amore che non ci fa trattare male gli altri, che non ci illude di essere superiori, che non cerca di primeggiare. L’amore che io provo per te, che non mi permette di giudicarti. Quel tipo di giustizia, lo puoi trovare nel tuo cuore ma non sulla terra, poiché sulla terra il tempo detta legge, e indietro non si ritorna. Per questo gli esseri umani si sono inventati la legge: per dare un minimo di “giustizia” a chi, proprio perché ha già subito un torto, non può tornare indietro è cancellarlo!”.

Le lacrime di Severus si asciugarono sul viso scarno e stanco. Voleva tornare nei sotterranei e buttarsi sulla sua poltrona senza pensare a niente ma Silente lo invitò a restare e fargli compagnia. Il vecchio sapeva che il giovane professore non meritava un suo sosia per essere torturato dai ricordi, perché in undici anni era cambiato tantissimo e senza bisogno di sosia si tormentava già a sufficienza da solo.

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Bel capitolo, vero? Si, mi faccio i complimenti da sola perchè sono soddisfatta di me! Una punizione severa, per entrambi i Dursdley! Eppure vi devo dire che in cuor mio avrei volentieri evitato di scrivere questo capitolo perchè ha il sapore di una vendetta! Tutte le mie perplessità e i miei ragionamenti personali (cioè non tutte, una parte) sono racchiuse nello scambio di battutte tra Severus e Albus. Ogni peccatore ha un futuro e non bisogna dimenitcarsi di darglielo. CONSIDERAZIONE PERSONALE: se io che credo nel bene e nell'amore non sono disposta ad allungare una mano verso chi ha sbagliato, chi lo farà? Certamente, può succedere che poi rimanga vittima di qualcuno che in realtà non si è pentito del proprio passato. Tuttavia se si salva anche una sola persona è come se si sia salvato il mondo intero, perchè poi quella persona aiuterà un'altra e via dicendo! Io, personalmente, non mi sento di rompere questa catena! STANDO ATTENTI CHE UNA COSA E' DARE FIDUCIA AL PROSSIMO E UNA COSA E' ESSERE DEGLI SPROVVEDUTI E FIDARSI DI TUTTI! E del resto Amare non significa Assecondare sempre.

Inoltre le persone che sono violente, in qualsiasi senso, spesso sono state vittime di violenza percui se si vogliono risolvere i problemi non è la vendetta la soluzione migliore, ma la comprensione, fermo restando l'applicazione della legge per ridare un minimo di "giustizia" e "dignità" alle vittime! Oddio, è un argomento molto complesso, spero comunque che dal testo non si ricavi solo un senso di vendetta (senso distorto di giustizia) ma anche il dubbio che la punizione inflitta ai Dursdley possa di qualche utilità!

GRAZIE AI MAGNIFI 34!!!!!! WOW, VI ADORO!

Shiho93: spero di aver scritto un capitolo interessante e bilanciato. Fammi sapere 

chiaramalfoypotter: le paure dei bambini maltrattate si assomigliano perchè producono sempre l'effetto di rendere il bambino insicuro far n eascere un senso di inferiorità. Senza contare che alla fine le piccole vittime credono di meritarsi il male subito

Pervinca Potter 97: spero che il cap ti sia piaciuto. Fammi sapere se sono stata chiara nel testo o se ci sono state parti complicate

sssweety: non è lo spirito dei Grifondoro ma sempre è un leone? Accontentata? A presto

JDS: oggi niente steli, ma può darsi che la notte porti consiglio...

PAMPAM: Un capitolo senza Harry, ma dovevo aggiustare la questione con Vernon..

Persefone Fuxia: Grazie, ho sempre il timore di non essere verosimile. Sto leggendo diverse ff su Harry/Severus anche in inglese e francese e ne ho trovato di interessanti se riuscirò a contattare gli autori mi lancerò nella traduzione.

iaco: Hai ragione Harry è tenerissimo, anche quando ti sveglia urlando alle quattro del mattino

Piccola Vero: Eccoti servita di un altro capitolo! Grazie del complimento ma i "grandi" siete voi che mi sostenete nella mia follia fanfictioneriana!

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Capitolo 10
*** Il leoncino di Grifondoro ***


Piton arrivò da Harry carico di tensione, doveva spiegare al piccolo che gli zii non gli avrebbero più creato dei problemi perché erano stati puniti per le loro azioni malvagie, e francamente non sapeva da che parte cominciare. Appena lo vide, Harry gli corse incontro abbracciandolo!

Sapeva che il professor Severus Piton non lo avrebbe mai abbandonato ma del resto era dal giorno precedente, quando lo aveva svegliato alle quattro, che l’uomo non si era fatto vedere e il piccolo Harry non sapeva cosa pensare.

Severus fu felice dell’abbraccio ricevuto e invece di ringraziarlo a parole lo sollevò da terra e lo prese in braccio, dicendogli: “Andiamo un po’ fuori a fare una passeggiata? Ti dovrei raccontare alcune cose”.

“Va bene” fu la pronta risposta del bambino aggrappato al collo di Piton.

Il professore, evitando lo sguardo di Minerva e Poppy, passò dritto nel corridoio per giungere al cortile dove il sole tiepido rendeva il soggiorno piacevole. “Stamattina sono andato dai tuoi zii” cominciò con noncuranza Piton.

Harry si mise sull’attenti, allontanando il suo corpo dal petto di Severus per guardarlo negli occhi e incitandolo a proseguire.  Il professore ingoiò un po’ di saliva e continuò: “Sia tuo zio che tua zia sono stati rinchiusi in un posto da cui non potranno mai più uscire. Non potranno mai più  trovarti, farti del male e dirti cose terribili. Tuo cugino è stato affidato ad una famiglia che saprà amarlo e gli insegnerà come ci si deve comportare”.

Il bambino rimase ad ascoltare in silenzio. Adesso si sentiva veramente al sicuro e inoltre aveva avuto la conferma che poteva fidarsi del professore, perché l’uomo aveva mantenuto la sua promessa. “Grazie professor Piton!” disse Harry che non sapeva cos’altro aggiungere.

Severus lo strinse a sé e i due rimasero abbracciati per alcuni minuti ascoltando ciascuno il respiro dell’altro. Cinque minuti dopo i due si diressero verso la capanna di Hagrid per dargli le buone notizie. Harry correva, precedendo il professore, verso un punto determinato che poteva essere un albero, un ramo, un masso di grandi dimensioni.  Una volta raggiunto si voltava indietro e correva verso il professore che gli dava un altro obiettivo da raggiungere.

Mentre correva, Harry, si fermò per lo stupore e urlò di gioia: “Professore! Professore, ho trovato un pezzo di stele!”. Severus vide il bambino che si chinava per raccogliere il marmo attorniato da piccoli fiori di campo, sapeva che nel momento in cui Harry lo avesse toccato, sarebbe comparso il leone per proteggere la stele.  Non poteva permettere che l’animale gli facesse del male e del resto non poteva neanche smaterializzarsi e bloccare il bambino perché all’interno del territorio di Hogwarts non si poteva praticare la smaterializzazione. 

Perciò, conscio del pericolo che correva, potè solamente dire: “Accio marmo!”. Come la stele raggiunse la sua mano, il leone comparve e sferzò il petto di Severus con la sua zampa. Il sangue cominciò a colare sulla camicia del professore che lasciò cadere la stele ai suoi piedi  ma il leone non sembrava soddisfatto e sotto lo sguardo spaventato del professore emise un ruggito prima di addentargli una gamba.

Harry era disperato! Sembrava che il leone volesse sbranare Piton, una delle poche persone che l’aveva aiutato, che gli aveva fatto una promessa e l’aveva mantenuta, che lo trattava con amore. Doveva fare qualcosa per aiutarlo!

Severus da canto suo sapeva che l’unica azione che avrebbe fatto scomparire il leone era un’azione di coraggio e  lealtà, perciò prese fiato e urlò ad Harry: “Fidati di me! Prendi il marmo, non lascerò che il leone ti faccia del male! Devi essere deciso e veloce!”.

Harry corse veloce, senza pensarci due volte ma il leone si accorse delle sue intenzioni e si preparava ad avventarsi contro il bambino quando Severus si aggrappò alla sua criniera e lo tirò verso di sé. Il leone si rigirò verso il professore sanguinante e si avventò sul suo collo ma nel preciso istante in cui gli affilati denti del leone toccarono la pelle di Severus, il leone si ritirò, fece qualche passo indietro e si trasformò in bellissimi fiori di campo. Accanto al professore, Harry teneva la stele tra le mani.

Il coraggio, e la fiducia che Harry aveva mostrato nei suoi confronti,  era degna di un Grifondoro, pensò Severus prima di accasciarsi al suolo svenuto.

Harry si mise in ginocchio vicino al professore e cominciò a chiamarlo: “Professore, si svegli! Professore, sono qui! La difenderò io!” diceva il piccolo tra le lacrime. Quando si accorse che l’uomo non si sarebbe risvegliato al suo richiamo, decise di agire e corse a cercare aiuto al castello.

Madama Chips e Minerva lo videro  arrivare tutto sudato e coperto di sangue. “Signor Potter, cosa l’è successo?” chiese immediatamente l’infermiera.

“Abbiamo trovato un pezzo di stele! Io e il professor Piton, ma è comparso un leone che ha ferito il professore! Serve aiuto! Bisogna aiutarlo!” spiegò Harry in lacrime.

“Dove eravate, Harry? Dove vi trovavate quando il leone vi ha attaccato?” domando in modo concitato  Minerva.

“Non lo so di preciso! Stavamo andando da Hagrid!” rispose sconsolato il bambino, temendo di non essere di grande aiuto, ma l’informazione era sufficiente e Minerva dopo aver mandato il suo Patronus da Albus si diresse verso l’uscita.

Severus fu trasportato in infermeria dove Madama Chips iniziò a curargli le ferite prima che potessero svilupparsi delle infezioni. La ferita alla gamba non era seria, i denti del leone non erano riusciti ad addentare poi tanta, anche considerata la magrezza dell’uomo, mentre i graffi sul petto erano profondi.

Harry lo guardava da lontano, aveva paura che il suo unico, vero, amico sarebbe morto e lui si sarebbe ritrovato da solo nel grande castello di Hogwarts dove le aquile aggredivano i bambini, la gente passava attraverso i caminetti e Madama Chips faceva bere sciroppi amari.

Minerva si avvicinò al bambino e cercò di tranquillizzarlo: “Non ti devi preoccupare, Poppy riuscirà a guarirlo! Ha curato tanti tipi di ferite, sai?”.

“Si, professoressa McGranitt. Posso stargli vicino? Posso tenergli la mano? Magari ha paura!” disse Harry.

“Certo, vai pure!” disse lei con tenerezza.

Madama Chips non sembrava essere dello stesso avviso: “Senti un po’ giovanotto, se vuoi che il professore guarisca, almeno per adesso mi devi lasciar lavorare in pace” e poi rivolgendosi con tono severo a Minerva aggiunse: “Ho bisogno di spazio e tranquillità quando lavoro!”.

“Suvvia Poppy, il bambino vuole solo restare un po’ vicino a Severus!” disse la donna cercando di scusarsi.

“E potrà stare vicino a Severus tutto il tempo che vorrà. Ma solo dopo che io avrò finito di medicarlo e dopo che avrà bevuto la pozione antidolorifica! Adesso, tutti via dalla mia infermeria!” strillò la medimago.

Minerva prese per mano Harry e uscì dalla stanza, alle volte l’infermiera si comportava proprio come una strega malvagia!

Dopo circa una mezzora, la porta dell’infermeria si aprì. Poppy aveva dato un calmante  a Severus che continuava a chiedere di  Harry, gli aveva medicato e fasciato il petto e riportato a nuovo la gamba! A quel punto sembrava più stanca lei del paziente!

“Professore!” gridò Harry, sorpreso di trovarlo già sveglio.

“Harry!” gioì l’uomo: “Oh Harry, sono così orgoglioso di te! Sei stato così coraggioso!”.

Il bambino restò immobile ad ascoltare quelle parole che mai nessuno gli aveva rivolto. Il professore era orgoglioso di lui! E lo stava dicendo davanti a tutti! Tutti nella scuola lo avrebbero saputo! Harry Potter era intelligente e coraggioso!

 E la felicità non si trovava più in un punto lontano dell’infinito universo ma proprio lì, nel punto in cui Harry poggiava i suoi piedi. Per stare bene non c’era bisogno più bisogno di guardare lontano!

Il bambino si sedette in una sedia accanto al letto di Piton e tenendogli la mano gli trasmetteva tutto il suo affetto. Silente lì trovò in quella posizione, quando li raggiunse preoccupato dal messaggio del Patronus di Minerva.

Venne informato degli ultimi avvenimenti, si sincerò delle condizioni di salute di Severus e poi si ritirò nel suo ufficio ad esaminare la stele di Godric Grifondoro. La scritta era già apparsa al suo retro: “Se difenderti vorrai, aver  fiducia negli altri a dovrai!”.

Silente osservò bene il quarto pezzo di marmo e lo avvicinò agli altri nel tentativo di vedere la stele al completo, subito i pezzi si avvicinarono e si fusero  formando  un unico grande pezzo di circa quaranta centimetri per sessanta.

Tutt’attorno le rune scrivevano “L’unione è la miglior protezione” . Nel retro il messaggio si articolava in quattro parti: “L’unione è la miglior protezione. Siam due di guardia fuori e due siam dentro. Quel che farò io non lo potrai fare tu! Se difenderti vorrai, aver fiducia negli altri dovrai!”.

I fondatori cercavano l’unione equilibrata, senza che nessuno primeggiasse in intelligenza, coraggio, potere o benevolenza. Ognuno rinunciava in qualche modo, alla propria dote. “A vantaggio di cosa?” si domandava a voce alta Silente “Oppure, a vantaggio di chi?”.

Era improbabile che i quattro maghi avessero visto così in là nel futuro da poter prevedere sia l’arrivo di Tom Riddle che quello di Harry Potter. Solo una profezia avrebbe potuto raccontare un futuro così lontano, ma per quanto ne sapeva Silente, su Harry Potter esisteva un’unica profezia, di cui lui conosceva parzialmente il contenuto.

Forse c’era qualcosa sulle profezie che lui non conosceva, e, forse, Cybilla Cooman  avrebbe potuto  aiutarlo a risolvere i suoi dubbi.

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Ciao a tutti! Scusate se ieri non ho aggiornato ma non ho avuto tempo di niente! Meno male che era Domenica! Sto aiutando mia sorella e mio cognato al loro bed & breakfast e il fine settimana sono pieni! Meglio così. Spero che il capitolo vi piaccia! Volevo inserire la Cooman che adoro ma non so che ruolo gli darò! Scusate ma oggi salto le risposte individuali! Vi voglio tanto bene! A domani, Alida

 

 

 

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Capitolo 11
*** Sibilla Cooman ***


Sibilla Cooman alloggiava vita natural durante ad Hogwarts da quando, anni prima, profetizzò il destino di Harry Potter. Silente le aveva voluto dare un sostegno sia morale sia materiale, offrendole protezione, un lavoro e una casa; se l’Oscuro Signore, o qualche nostalgico Mangiamorte, le avesse messo le mani sopra, sicuramente, la sua vita non sarebbe stata risparmiata.

Sibilla era una donna alquanto stravagante, i suoi alunni credevano che la sua mente si fosse persa dentro una sfera magica e spesso ridevano di lei sia durante che dopo le sue lezioni. I professori la trattavano con doveroso rispetto e talvolta con compassione, vedendo in lei solo una donna bisognosa di aiuto.

Sia i primi che i secondi si sbagliavano. L’insegnante di Divinazione era solo una persona che aveva deciso di essere sé stessa, che non aveva rinunciato al suo modo di interpretare la vita, che affermava la sua volontà di vedere al di là delle apparenze.

E certamente sarebbe stata stimata maggiormente dai suoi colleghi e studenti se le sue profezie si fossero avverate con maggior frequenza. Ma pur volendole molto bene, bisognava ammettere che la sua mente non era abbastanza “ampliata” per riuscire a leggere il futuro con maestria e disinvoltura!

Tuttavia non rimase stupita quando Silente e il piccolo Harry si presentarono da lei per avere informazioni generali sulle profezie. In cuor suo credeva che non ci fosse niente di più affascinante del futuro e perciò era normale che tutti volessero conoscere più a fondo la materia.

“Oh Albus, che piacere rivederti! Sì, è vero, abbiamo fatto colazione assieme ma poi ho viaggiato nel tempo tra le sfere luminose che raccontano un futuro che forse né io né te vedremo mai, ma che probabilmente il nostro piccolo ospite vivrà!” disse la donna.

“Buongiorno Sibilla, io e il mio giovane amico siamo venuti per mostrarti un oggetto di rara bellezza!” e, detto questo, poggiò la stele sul piccolo tavolino accanto ad una sfera di cristallo.

Sibilla si avvicinò alla stele spingendosi gli occhiali ancor più vicino agli occhi e arricciando il naso disse: “Signor preside ma questa è una meraviglia!”.

“E’ una stele che fabbricarono, se così vogliamo dire, i fondatori di Hogwarts. Dietro sono comparsi dei messaggi. Vorrei che mi dicessi cosa ne pensi, Sibilla. Io mi sono fatto una mia opinione ma sarebbe importante sentire anche il tuo parere”.

La  Cooman analizzò la stele con attenzione e poi disse: “Questi messaggi sono vivi, Albus! Non sono opera dei quattro fondatori. Loro incisero senz’altro la scritta in rune che fa da cornice ma i messaggi sono sicuramente successivi!”.

Harry intanto si guardava attorno. Non gli piaceva quella stanza, era sicuro che le sfere sarebbero scivolate e lui sarebbe stato incolpato dell’incidente e per questo rimaneva fermo, immobile, accanto al vecchio preside. Pensava che se avesse respirato anche solo un po’ più forte, il suo alito sarebbe stato come una volata di vento e le sfere, come foglie, sarebbero cadute a terra.

Poi sentendo pronunciare il nome di Piton prestò attenzione alle parole dei due adulti. “Dovresti mostrare la stele a Piton. Lui potrà dirti se l’oggetto racchiude magia oscura!” disse la donna.

“Severus ha già esaminato la stele ma non ha trovato niente!” rispose lui.

“Allora è rimasta solo un’alternativa, improbabile, certo! Ma l’unica che ci è rimasta!” affermò la donna con aria spaventata “Qualcuno la cui potenza magica va oltre il normale ha inciso queste parole!”.

Albus non sapeva cosa pensare, quell’alternativa era l’unica che avesse un senso ma il solo “elemento” nuovo all’interno della scuola era Harry. “E’ possibile…” disse il preside “che l’incisione sia collegata ad un’altra profezia?”.

“No, Albus. Le profezie si collegano solo alle persone! A meno che la profezia non riguardi una sola persona ma il mondo magico intero. Ma non esiste una profezia del genere”.

“Sibilla, sei sicura?” disse Silente accarezzando la testa ad Harry per rendere visibile la cicatrice sulla fronte del bambino alla professoressa.

La Cooman trasse un profondo respiro: “Oh! Merlino! Il Sopravvissuto! Questo cambia tutto.Tutto! La profezia a cui ti riferisci avrebbe ripercussioni gravi su tutti noi! Certamente, chi ha generato i messaggi  sul retro della stele è a conoscenza di importanti informazioni!”.

“Ti ringrazio” disse Silente.

La donna si chinò lievemente verso Harry e, posandogli una mano sulla spalla, disse: “Da quanto tempo aspettavo di conoscerla! Il bambino sopravvissuto! Ma, cosa vedo! Terribile, terribile destino!”.

Harry si spaventò e cercò di liberarsi dalla mano della donna, Silente intervenne: “Sibilla! Spaventi il nostro Harry! Non credo che ci sia niente di così terribile nel suo futuro!”.

“Io vedo, Albus! Vedo un'ombra nera che lo avvolge, sento le sue urla e il suo nome ripetuto all’infinito. E poi..” aggiunse con tono meno apocalittico “muori! E figliolo non ti spaventare, tutti noi siamo destinati alla morte!”.

Harry si voltò di scatto e corse via dall’aula mentre Silente lo richiamava a sé e dava un’occhiataccia alla veggente e insegnante di divinazione: Sibilla Cooman.

Il bambino corse con tutto il fiato che aveva in corpo, non voleva essere egoista e disturbare il professor Piton, che era stato ferito da un grandissimo leone con gli artigli lunghi e la criniera folta, ma aveva il permesso di chiedere aiuto e forse considerato che l’uomo era stato molto forte e aveva resistito anche al morso del felino inferocito, forse, sarebbe stato in grado di consolare un bambino come lui che era solo spaventato perché doveva morire avvolto da una nube nera!

Arrivò in infermeria senza più fiato, benché le sue gambe continuassero a muoversi ad una velocità incredibile e si buttò nel bordo del letto di Severus, in lacrime. “Morirò, morirò! La professoressa Cooman ha detto che morirò!”.

Immediatamente Piton si sollevò dal letto, cercando di scacciare dalla mente la fitta di dolore che gli spaccava in due il petto e mettendosi le pantofole nere disse al bambino: “Non so quando questo avverrà, Harry, ma ti posso assicurare che prima di morire tu, morirà lei!”.

“Severus!” lo riprese Madama Chips “Cosa ci fai fuori dal letto?”.

“Devo andare a uccidere quella pazza di Sibilla! Svanita insegnante di un’inutile materia come Divinazione!”.

“Oh misericordia! Ma come ti salta in mente di dire queste cose, deve essere un dosaggio troppo alto di antidolorifico!” pensò la donna, ben sapendo che si trattava solo del carattere un po’ nervosetto del pozionista.

“Ma ti rendi conto che è andata a dire a Harry che morirà?!” disse l’uomo con un filo di voce.

“Sì, che una nuvola nera.. No, un’ombra nera mi ucciderà!” specificò il bambino.

“Può darsi che la profezia non si avvererà!” tentò la donna per rincuorare il piccolo e facendo segno a Severus di darsi una calmata.

“Certo che non si avvererà, ma la mia non era una profezia e ti posso assicurare che era un piano perfettamente articolato!” disse Severus respirando a fatica.

“Allora giovanotto, se devi andare vai, ma poi ritorna subito qui perché forse, dopo aver ucciso qualcuno, sarai stanco e provato e avrai bisogno di una pozione rigenerante!” disse lei in tono di sfida.

Severus con un colpo di bacchetta indossò una vestaglia verde e, data la mano a Harry, uscì mormorando qualcosa come: “Vi rigenero io a tutte e due…” mentre nelle sue orecchie rimbombava la voce di Poppy  :“Ti ho sentito e prima o poi dovrai rientrare in infermeria, caro Severus” .

Silente nel suo ufficio rifletteva sulle parole della Cooman. L’anziano preside sapeva che in ogni parola che la veggente diceva c’era sempre qualcosa che si poteva ricondurre alla realtà. Qualcuno di molto vicino ai fondatori aveva lasciato un messaggio che parlava in definitiva di mettere da parte se stessi e pensare al bene comune, in previsione dell’arrivo di Harry Potter.

Era chiaro che si trattasse di qualcuno che aveva a cuore la scuola, che aveva accesso a informazioni importanti che non poteva esprimere direttamente,  che era a conoscenza del fatto che Harry si trovasse a scuola e che soggiornava a scuola! Infatti nessuno era entrato nell’edificio durante le vacanze.

Silente si alzò di scatto. Sapeva chi aveva lasciato i messaggi! Chi aveva la potenza magica per compiere un’azione del genere senza essere scoperto. Come aveva fatto a non pensarci prima?

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E voi avete capito? Secondo me, ho avuto fantasia! Non ci arriverete mai! No, sto scherzando anche la vostra fantasia è illimatata e ci potreste arrivare ma davvero credo di aver scelto qualcuno a cui nessuno pensa mai! Inoltre se riesco, inserirò un altro personaggio che ... mi affascina molto ma di cui tutti noi sappiamo ben poco! Okey, se volete fare dei tentativi pensateci stanotte perchè nel capitolo di domani Silente incontrerà chi di dovere.... Baci, Alida

Grazie a chi legge, chi recensisce, e ai magnifici 43! Ragazzi! 43!!!!! Woooowwwww!

Spero di non saltare nessuno, mi sono stampata le recensioni per rispondere con tranquillità ma forse ho fatto confusione cancellandoli a penna, comunque se manca qualcuno avvisatemi pure.

PAMPAM: i Dursdley sono stati puniti e Harry sta migliorando sempre più. Bisogna far riacquistare fiducia al piccolo un po' alla volta. Spero il cap ti intrighi! P.S.: domani dovrei riuscire a recensire la tua ff, scusa il ritardo.

Persefone Fuxia: sì. Era da quando qualcuno di voi ha richiesto una punizione che ci riflettevo su. Non è stato facile ma giudicare non lo è mai, e trovare una punizione che non solo punisca ma faccia anche capire il male compiuto è ancora più difficile. Sono contenta che tu sia rimasta soddisfatta. E in effetti Harry è sempre stato un grifondoro.

Pervinca Potter 97: Tra Dursdley e il leoncino sei rimasta contenta e soddisfatta. Sono felice! Sto cercando un modo per inserire un tuo suggerimento alla fine della storia, speriamo che tutto fili liscio.

chiaramalfoypotter: anche tu sei rimasta contenta della punizione? Bene, come vedi Severus è ritornato iper-protettivo! Che divertente giocare con lui!

Shiho93: sono felice che condividi il mio punto di vista sulla violenza! Non è stato semplice scrivere quel capitolo. Spero che questo ti piaccia! A presto

sssweety: non ringraziarmi, grazie a te per l'idea del leone. Le tue considerazioni sulla vendetta sono molto interessanti, e le recensioni lunghe altrettanto.

bimba 358: sei di poche parole ma ho capito che hai trovato il capitolo interessante e soddisfacente e che come me hai avuto un pizzico di sadica soddisfazione per la punizione dei Dursdley. Da come l'ho capito? Diciamo che il punto esclamativo e poi la parola Capitolino mi hanno aiutato parecchio. (Ho capito bene, o sono in fase di scleramento totale?)

evans_iDoLoveSev: Anche tu poche parole per dirmi che non sai da che parte incominciare a farmi i complimenti? (Si, oggi ho lasciato la modestia nel cassetto). Lo faccio anch'io quando sono veramente soddisfatta di quello che leggo, o scrivo poco nelle recensioni, oppure aspetto un paio di giorni per recensire. Baci. Alida

iaco: la Cooman ha detto cose interessanti e cose che poteva evitare di dire, però non l'ho trattata male. Spero ti sia piaciuto. Baci

Piccola Vero: Grazie del complimento, spero che anche questo capitolo ti piaccia. Sev è definitavamente OOC. Del resto con uno come lui o tutto o niente! 

Elfosnape: PITON OOC? PER INCONTRARE TE, ONNIPRESENTE NEGROMANTE, OGNI OCCASIONE CERCHERO'

kamy: Grazie del complimento. Il mo Severus è molto OOC, ma del resto nessuno può sapere come sarebbe in una situazione così delicata. Comunque avevo avvisato. Secondo me è colpa di Alan Rickman! In ogni caso grazie dei complimenti.

 

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Capitolo 12
*** Incisori su commissione ***


Bacchetta alla mano, Severus raggiunse l’aula di Divinazione; al suo fianco Harry, che non capiva come un uomo ferito potesse camminare così velocemente. Il professore, giusto per accontentare Madama Chips, aveva deciso, nel tragitto dall’infermeria all’aula, di non assassinare la donna, ma era comunque intenzionato a imprimere il ricordo della sua visita nella testa della professoressa.

La porta dell’aula era chiusa a chiave, senza pensarci due volte Severus alzò la bacchetta e disse: “Alohomora!”, la porta si aprì. I due entrarono e si guardarono attorno, sembrava proprio che la professoressa non fosse nell’aula; fecero per andarsene ma il pozionista ricordandosi della porta chiusa si voltò di scatto e, tirando a sé Harry, chiamò: “Professoressa Cooman! E’ in classe?”.

Nessuno rispose ma da dietro la tenda, che separava l’aula da uno scaffale contenente sfere, si udì un rantolo, un respiro soffocato. Harry si strinse alla gamba di Piton, aveva vissuto troppe avventure quel giorno e aveva dimostrato di essere coraggioso, ma adesso era davvero troppo!  Severus gli mise una mano dietro la testa e lo strinse ancora di più a sé, poi una volta arrivati alla tenda, lo lasciò andare e mentre con la mano destra puntava la bacchetta, con la sinistra tirò la tenda di lato.

Sibilla giaceva a terra, gli occhiali rotti sul pavimento e le mani attorno alla gola come se cercasse di prendere fiato. Piton si chinò verso di lei e chiese ad Harry: “Te la senti di correre fino all’infermeria e chiedere a Madama Chips di venire qui?”.

Harry annuì e corse via velocemente. Severus mise una mano dietro il collo della donna per aiutarla a sollevarsi e respirare meglio ma quella lo prese per la vestaglia e tirandolo verso di sé, con voce assatanata, disse: “Chi scoprì la verità ha indicato il tempo e l’ombra sparirà nei raggi di luce di vite ormai spente”.

Severus fece in tempo a dire: “Cosa stai dicendo, Sibilla?” che la donna con un forte colpo di tosse ritornò in sé e si ritrovò sdraiata sul pavimento con il temibile professore di pozioni che la stringeva a sé. “Oh, Severus! Cosa è successo? Perché sono qui a terra con te così vicino?”.

Piton si sollevò di scatto, facendola quasi sbattere la testa al suolo, ma questa mossa fece tornare anche lui alla realtà e si dovette piegare in due dal dolore al petto. La Cooman, ancora sdraiata a terra, cercava di recuperare gli occhiali e Severus rispose: “E’ successo tutto! Tranne quello che pensi tu!”.

Il viso della donna divampò di calore al solo pensiero di ciò che Severus aveva ipotizzato e contemporaneamente quello dell’uomo sbiancò dalla rabbia. Piton girò i tacchi e se ne andò, uscendo dall’aula incrociò Poppy che domandò: “Severus, si può sapere cosa diavolo è successo adesso?”.

“Niente di grave, Poppy. Scusa se ti ho disturbato!” e lasciò la porta aperta per permettere alla medimago di entrare. Raggiunse, infretta , l’infermeria dove Harry lo aspettava, seduto sulla sedia accanto al letto.

“Harry!” lo chiamò. Il bambino rimase fermo e non rispose. Allora il professore gli si mise di fronte e lo guardò negli occhi e i due si lasciarono andare.

E’ morta! Tua madre è morta e tu cosa fai? Stai seduto senza dire una parola! Potresti almeno scusarti! Se tu non fossi mai nato, lei non avrebbe dovuto cercarsi un lavoro, non sarebbe stata così debole e sarebbe riuscita a superare la malattia. Ma no! Doveva lavorare per dare da mangiare a te! A noi due, i miei soldi sarebbero bastati! E’ colpa tua se è morta!

Spostati! Schifoso verme! Tutto quello che tocchi, muore! Chissà che strana malattia avrai! I tuoi genitori ti avevano sempre in braccio e sono morti per quello! Perché tu li hai contagiati, ma non ti permetterò di contagiare anche noi! Vattene via, nel sottoscala!

I due maghi erano riusciti a vedere ciascuno nella mente dell’altro. Prima che Severus potesse parlare, Harry gli disse: “Non è stata colpa tua! Io lo so! Tu sei buono!”.

Piton non si aspettava di essere confortato da un bambino e rispose semplicemente: “Grazie!”, poi dopo aver inspirato profondamente riprese: “Tu non hai nessuna malattia contagiosa! I tuoi genitori sono morti in circostante diverse da quelle che ti hanno raccontato”.

“Allora perché la professoressa Cooman è morta dopo avermi toccato?” chiese piagnucolando Harry.

E Severus rispose: “Ti sbagli Harry, Sibilla non è morta! Era semplicemente …..” doveva trovare qualcosa da dire che potesse avere un senso logico “E’ semplicemente inciampata su una sfera!”.

Harry non sapeva se credere o meno a quella che sembrava essere una grossa bugia ma decise che per il momento gli poteva bastare. Aveva solamente voglia di riposarsi, così come il professore di pozioni.  “Harry, perché non vai  a sdraiarti sul tuo letto?”.

“No. Io non me ne vado! Voglio, vorrei…. Se posso” disse titubante il piccolo.

“Che cosa Harry? Cosa vorresti?” domandò Piton.

“Io non disturberò! Mi metterò lì nel letto affianco e controllerò se ti senti male. E se ti dovessi sentire male correrò a chiamare aiuto! Posso?”.

“Penso che non ci sia niente di male! Del resto tu sei molto provato e stanco e probabilmente ti farà male da qualche parte…” disse il professore istigandolo, con lo sguardo, alla menzogna.

“Oh, sì! Mi fa male proprio… proprio… la gamba!” concluse Harry.

“Devi esserti fatto male correndo!” disse a voce più alta Severus, vedendo entrare Madama Chips.

“Che cosa? Ma non è possibile! Capitano tutte oggi!” disse Poppy avvicinandosi ad Harry.

“Credo che Harry non si senta bene, sarebbe meglio se passasse il resto del pomeriggio e la notte su quest’altro letto” disse Severus.

“Ma non mi dica, professor Piton!” lo sbeffeggiò la donna “Visto che Sibilla era tutta intera, vedrò di assicurarmi che Harry stanotte riposi bene nel letto accanto al suo!”.

Piton fece un ghigno soddisfatto verso Harry che nel tentativo di fargli l’occhiolino, chiuse entrambi i suoi laghetti verdi.

“Buon pomeriggio Sir Nicholas!” salutò Silente.

“Buon pomeriggio a lei, signor Preside!” ricambiò il fantasma.

“Se non la disturbo troppo, vorrei parlarle un momentino!” disse cautamente Silente.

“Prego! E’ sempre un piacere avere qualcuno con cui interloquire! Sa, gli studenti amano le vacanze ma per noi fantasmi la loro presenza e una fonte inesauribile di distrazione!”.

“Benissimo! Allora direi di incominciare! Come forse lei saprà in questi giorni sono state ritrovate le parti mancanti di una stele molto antica!”.

“Davvero?” disse il fantasma “Non mi è arrivato alle orecchie niente di tutto ciò!”.

“E’ molto strano! Perché sa, con queste sono comparsi anche un serpente, delle aquile e un leone!” continuò il preside mentre Nick si staccava la testa e dava una grattatina alla gola.

“Quel che è interessante, forse ancor più della stele in sé, sono le scritte comparse dietro i pezzi di marmo che possono essere state incise solo da qualcuno interno alla scuola, che la ami e che sia interessato a tutto il mondo magico!”.

“Certamente è un argomento molto interessante! Ora se non le dispiace la lascio ai suoi pensieri!” tagliò di corsa il fantasma, ma Silente non aveva intenzione di cedere: “Sarebbe molto importante se io potessi parlare con le persone che hanno lasciato le incisioni!”.

“Perché? E cosa le fa credere che sia più di una persona?” domandò il Barone sanguinario trapassando il grosso muro.

“Perché le informazioni che queste persone possono darmi potrebbero aiutarmi a salvare un innocente, in primo luogo e poi tutti noi! Inoltre le incisioni sono state fatte da mani diverse, questo è palese. Perciò ho supposto che sia coinvolta più di una persona!”.

Questa volta fu il Frate Grasso a farsi avanti venendo fuori da un angolo: “Un innocente! Si riferisce a qualcuno in particolare?” chiese con apprensione.

“In effetti mi riferisco a qualcuno che è arrivato a scuola pochi giorni fa, una persona che tutti nel mondo magico conoscono!”.

“L’ho visto! Correva nel corridoio poche ore fa! Ora riposa con il professor Piton” continuò la Dama Grigia, uscendo da un’armatura “E’ Harry Potter!”.

“Esattamente!” disse Silente : “Allora, cosa potete dirmi?”.

I quattro fantasmi si guardarono e la Dama grigia rispose: “Noi non vogliamo che il mondo magico sia distrutto, che la scuola chiuda per sempre e che il male trionfi! Per questo abbiamo inciso le lettere sui pezzi di stele”.

“Che senso hanno i messaggi?” domandò il preside.

“Quelli indicano come vi dovrete comportare, o forse come ci dovremo comportare anche noi!” rispose Nick-quasi-senza-testa.

“Come! Avete scritto i messaggi e non sapete che senso hanno?” cercò di capire Silente.

“Noi abbiamo fatto ciò che ci è stato chiesto!” spiegò il Frate Grasso.

“Da chi?” chiese Silente.

“Da una serpe che ha imparato a sue spese cosa significhi desiderare il potere ed essere orgogliosi a tal punto da pensare di non aver bisogno di nessuno per correggere i propri errori” rispose con un velo di tristezza il Barone Sanguinario.

“Non possiamo farle  il nome di questa persona, ma lo potrà scoprire nel suo studio, signor Preside. Basterà che chieda di colui che nessuno ha più trovato!” disse Sir Nicholas per poi scivolare via assieme ai suoi tre amici fantasmi.

Immediatamente Silente rientrò in ufficiò, aspettandosi forse di trovare qualcuno ma oltre i quadri appesi al muro, nei quali era sempre un continuo andirivieni, non c’era nessun movimento. Esausto si sedette nella sua poltrona e disse a voce alta: “E’ possibile parlare con colui che nessuno ha più trovato?”.

“No!” rispose Phineas Nigellus Black  : “Sei arrivato in ritardo, mio nipote Regulus è andato oltre il velo ma a seconda di ciò che chiedarai, potrò risponderti io per conto suo!” e con molto orgoglio aggiunse:” Regulus, da buona serpe, non si è fidato di nessuno e non ha lasciato niente al caso”.

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Ecco qui un altro capitolo interessante. Sono riuscita a inserire anche la parola "Regulus". Domani ci sarà qualche spiegazione in più. 

Ringrazio tutti i lettori, chi aggiunge la ff tra i preferiti e chi recensisce. Per loro un piccolo saluto individuale:

Pervinca Potter 97: Sorpresa? Non sei l'unica ad aver pensato ad Hagrid, io però avevo già assegnato il ruolo ai fantasmi. Inoltre se non erro, Hagrid non ha molta dimisticchezza nella lettura e nella scrittura

iaco: Sì, in effetti la Cooman manca di tatto, ma in fondo è buona..

Shiho 93: spiacente, il cappello parlante non compare tra i protagonisti, però sarebbe stata un'opzione interessante

JDS: Mi sono divertita proprio a scrivere quella scena, Sev che brontola e battibecca con Poppy mi piace molto.

kamy: Sorry! Gli zii di Harry non sono ad Azkaban ma rinchiusi a Privet Drive con i loro sosia fisici e comportamentali che li trattano come loro hanno trattato Harry. Tom? Il male è ovunque e puo darsi che tu sia imparentata con la Cooman. Io adoro uccidere Tom Riddle.

sssweety: Non rido assolutamente della tua ipotesi! Lumacorno è uno insospettabile, gli si potrebbe far fare di tutto.

Persefone Fuxia: Cybilla, Sybilla o Sibilla? Ho ripreso in mano i libri della Rowling :direi che è proprio Sibilla. Grazie, credo di averlo corretto ovunque. Oltre questo credo, non vorrei sbagliarmi, che tu sia l'unica ad aver pensato ai quattro fantasmini. Siamo in sintonia! Legillimens!

Elfosnape: per quanto riguarda l'acronimo, oltre il significato letterale, intendo dire che non mi lascio sfuggire nessuna occasione per cercare il mio piton OOC. E' inutile, io lo vedo così. Per ciò che riguarda il dialogo fra Silente e Sibilla, in breve: le incisioni sulla stele possono essere collegate ad Harry e alla profezia che riguarda Harry solo perchè la realizzazione di questa profezia avrebbe ripercussioni gravi sull'intero mondo magico. Solo qualcuno dotato, (per motivi che in questo capitolo non ho spiegato) di grandi poteri magici poteva inciderlo. Spero che questo cap ti piacia. Baci, Alida

PAMPAM: niente da fare, Sev avrà il suo momento di gloria più avanti

Karrina: non hai indovinato ma io non vi avevo dato ancora tutti i pezzi del puzzle, perciò non restarci male. Te lo dico perchè hai davvero passato in rassegna tutti! Sorry! Spero ti piacia il capitolo, a presto.

Lily Evans 93: praticamente, aggiorno tutti i giorni, ho saltato solo la domenica! Il cappello parlante sarebbe stato interessante ma davvero non ci ho pensato mai! A presto

chiaramalfoypotter: la ff inizia il giorno in cui Harry compie 10 anni, il proprietario della pietra filosofale dovrebbe essere Nicholas Flamel (non tener conto dello spelling del cognome che probabilmente è sbagliato), la Cooman è stata poco fine ma tenendo conto che è molto svampita, pazienza. E poi che domande mi fai? Cosa aveva sotto la vestaglia Piton. Naturale: una goccia di Chanel n° 5. Baci

 

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Capitolo 13
*** La forza delle buone azioni ***


Silente non credeva alle sue orecchie! Regulus Black era stato un serpeverde che aveva abbracciato la causa di Voldemort ed era diventato un Mangiamorte. Non si sapeva bene che fine avesse fatto, era semplicemente scomparso. Ora, invece, ritornava per mezzo del suo avo e di quattro fantasmi.

“Phineas, ti prego, spiegati meglio!” disse Silente.

“Non posso parlare di mia iniziativa, ma posso rispondere a tutte le tue domande” disse il preside defunto.

“Per prima cosa: sei sotto qualche incantesimo?” domandò il preside.

“No! Il mio comportamento è semplicemente dovuto ad una promessa che ho fatto a Regulus”.

“Quale promessa e quando gliel’hai fatta?” continuò Silente.

“Ho promesso a Regulus, un attimo prima che attraversasse il velo, di riferire ai fantasmi delle quattro case le parole che avrebbero dovuto imprimere nel marmo della stele a loro corrispondenti”.

“Ma Phineas, i fantasmi sono incorporei! Con quale potere avrebbero potuto fare le incisioni! Se anche i fantasmi facessero magie che senso avrebbe oltrepassare il velo, rimarremo tutti da questa parte e continueremo a vivere!” ragionò Silente.

“Innanzitutto la vita è ben altro che poter lanciare incantesimi, Silente!” rispose il vecchio Black con tono aspro “E poi devi sapere che quando una persona muore nel tentativo di correggere i propri sbagli, ha il potere di trasmettere parte della sua energia vitale in altre persone, anch’esse morte ma che hanno deciso di non oltrepassare il velo!”.

Silente era perplesso. “Mi stai dicendo che Regulus Black aveva deciso di tradire l’Oscuro Signore?”.

“Esattamente!” rispose laconico l’altro.

“Quando prese questa decisione?” chiese Silente.

“Subito dopo la marchiatura. Quando si rese conto che non avrebbe potuto vivere felice con il sangue degli innocenti sulle mani!” disse Phineas col capo chino.

“Aiutami Phineas! Tu conosci il significato di quei messaggi?”.

“Albus, sono semplicemente delle indicazioni da seguire nel momento in cui l’Oscuro Signore tornerà e pretenderà la vita di Harry Potter” disse stancamente il preside ritratto “Dovete seguire quelle indicazioni e tutto andrà bene!”.

Silente rifletté: solo delle semplici parole!

“Ma perché sono comparse proprio ora?” domandò al ritratto.

“Perché ora il Signore Oscuro sta cercando di fare ritorno!”.

No! C’era qualcosa che non quadrava! Sicuramente Voldemort non era morto, ma era molto debole. Come avrebbe potuto raggiungere Harry che si trovava all’interno di Hogwarts. Avrebbe dovuto trovarsi ad Hogwarts anche lui, ma ciò non era possibile. Se ne sarebbero accorti. Un uomo non poteva certamente passare inosservato!

“Phineas, vorrei che mi facessi un favore. Chiedi, agli altri quadri del castello, se per caso in questi giorni hanno visto del fumo nel castello, qualcosa che assomigli ad una nube scura!”.

“Certamente Albus” rispose il vecchio Black che poi continuò: “Albus! Mio nipote ha fatto degli sbagli, ma era un bravo ragazzo!”.

Silente guardò gli occhi lucidi del vecchio Phineas e, ripensando a sé stesso, a Severus e a tanti altri maghi senza nome, rispose: “Ne sono sicuro, Phineas!”.

Non era semplice far i conti con il proprio passato, con quella parte di noi stessi di cui nessuno sa niente, quella che ognuno di noi cerca di dimenticare ma Silente, all’apparenza, sembrava riuscirci benissimo. Invece ricordava tutti i suoi passi falsi che lo avevano portato a cercare il potere come un povero illuso, che lo avevano portato in alto, togliendoli però il calore di una famiglia vera e propria.

C’era la scuola, i suoi colleghi, persone che lo stimavano, però la sera diventava sempre più lunga e la notte sempre più buia e quando si girava nel letto lo trovava vuoto, senza una carezza o una parola di conforto e sostegno. Era difficile molto più di quanto avesse mai immaginato. Solo i suoi pensieri gli facevano compagnia e lo portavano avanti senza che lui se ne rendesse conto, e infatti senza sapere come era già arrivato alla porta dell’infermeria.

“Cosa è successo, Poppy. Harry sta male?” domandò preoccupato vedendo il bambino dormire nel letto affianco a quello di Severus.

“No” rispose la donna e rivolgendo lo sguardo a Piton terminò: “E’ solo caduto mentre correva!”.

Severus sbuffò e poi nascose il tutto con un colpetto di tosse. Silente si sedette nella sedia tra i due letti e raccontò di Regulus e dei fantasmi a Piton che a sua volta lo informò della strana profezia di Sibilla.

“Albus, è impossibile che Voldemort sia qui! Noi non lo vediamo e lui che motivo avrebbe di nascondersi?” diceva il pozionista “E dove dovrebbe essere poi? Dove potrebbe nascondersi?”.

“Il castello è molto grande e le conoscenze di Voldemort sono illimitate!” rispose preoccupato l’anziano.

“Tu dici che le iscrizioni sono delle indicazioni? Bene, allora atteniamoci ad asse! Primo punto: dobbiamo essere uniti. Noi maghi, noi corpo insegnante. A chi si riferisce? Forse anche ai fantasmi del castello? Ai quadri? Tutti chi?” chiedeva il professore.

“Tutti significa tutti! Tutti coloro che ci vengono in mente!” rispose disperatamente il preside.

“Allora per prima cosa dobbiamo informare tutti della stele, delle incisioni e della profezia… Albus mi stai ascoltando?” chiese Severus vedendo Silente distratto.

“Si, ti ascolto. Ma sto anche riflettendo sul fatto che la prima indicazione che Regulus ci ha fornito è identica alla scritta in rune, sicuramente, opera dei fondatori. Mi chiedo se sia una coincidenza?”.

“E’ logico che sia una coincidenza! Che cos’altro potevano dire per spingere qualcuno a prestare attenzione e difendersi contro un pericolo? Semplicemente di restare uniti! E questo è vero oggi come ieri! Non sono gli eroi solitari a vincere le guerre, Albus. Lo sai meglio di me!” disse Severus.

Silente aggrottò le sopracciglia: “Se coinvolgeremo troppo persone, il piano potrebbe fallire. Forse sarebbe necessario che …. “ iniziò Silente.

“Forse sarebbe necessario seguire le indicazioni del giovane Black, Albus! Non puoi fare tutto da solo e ricordati che se falliremo non saremo noi a subirne le conseguenze dirette ma Harry, e credo che lui meriti di più di un grande mago alla ricerca di un momento di gloria!”.

Sì, quando Severus Piton si impegnava, sapeva essere una serpe perfetta! Aveva preso di mira la superbia dell’anziano mago, colpita e affondata. Senza pietà né rimorso alcuno. Silente abbassò gli occhi e poi li rivolse al bambino che dormiva beato.

“Il piano è molto semplice: per difenderci dobbiamo stare uniti, ci dobbiamo posizionare per metà dentro il castello e per metà fuori. Ognuno deve avere un compito specifico e ci dobbiamo fidare l’un l’altro delle nostre capacità! Questo è il senso delle iscrizioni, Albus” disse Severus, stanco e desideroso di dormire.

“Hai ragione! Mi chiedo solo se saremo all’altezza delle aspettative di Regulus!” confidò Silente.

“Lo saremo, fosse solo perché dobbiamo, ma lo saremo!”.

Severus non si addormentò abbastanza in fretta come avrebbe desiderato. Si era affezionato ad Harry e gli sembrava incredibile dovergli affidare un compito da svolgere! Infatti nel piano di difesa sarebbe stato inserito anche Harry. Lui era la persona da difendere ma anche qualcuno compreso tra quei “tutti” che dovevano agire.

E cosa si poteva chiedere ad un bambino? Harry non conosceva ancora neanche l’incantesimo più semplice! Non possedeva neanche una bacchetta. Era solo un bambino indifeso che aveva appena vissuto il giorno più difficile della sua vita, il giorno che aveva richiesto moltissimo coraggio prima davanti ad un leone e poi davanti alla Cooman.

Severus sorrise tristemente e rimase ad occhi aperti a pensare che  forse trovarsi davanti un leone non richiedeva più coraggio che affrontare i Dursdley tutti i giorni. Lui si ricordava benissimo il giorno in cui il suo insegnante di Difesa contro le arti oscure gli insegnò a dire Riddikulus.

 Il suo Molliccio prese la forma di una cascata d’acqua, a ricordo del giorno in cui Tobias aveva cercato di affogarlo nella vasca da bagno,  e per scacciarlo via dovette pensare all’emozione più bella provata: un abbraccio di Lily. I suoi compagni gli chiesero perché avesse paura dell’acqua ma lui non rispose, non fu capace di affrontare il suo leone.

Per sconfiggere le paure non basta combatterle in privato, bisogna farlo alla luce del sole altrimenti quelle ritornano. Il suo leone tornò molte altre volte e quando riuscì ad affrontarlo e a parlarne con qualcuno si sentì più leggero ma il leone, diventato paura di perdere l’amata, lasciò lui e morse Lily.

In silenzio, più piano che potè, Severus emise un piccolo singhiozzo.

Harry, aprì immediatamente gli occhi: “Professor Severus, si sente male, corro a chiamare aiuto?” disse trovandosi già in piedi accanto al professore.

“No, Harry. Adesso che ci sei tu mi sento molto meglio” rispose l’uomo.

In quel momento Harry si sentì fiero di sé, una persona provava conforto nell’averlo vicino. Era una sensazione bellissima, molto più bella dell’aver affrontato il leone.

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SPIEGAZIONE PER LE MIE MANCATE RECENSIONI, IN PARTICOLARE A PAMPAM, KAMY, PERVINCA POTTER

Non so se qualcuno/a di voi vive l'avventura di avere una sorella maggiore che si comporta come Hermione Granger, (so tutto io). Sappiate già da adesso che è meglio non dargli corda. La mia sorella maggiore in questione (ho due sorelle e un fratello più grandi di me, e una sorella più piccola tipo H. Granger da piccola) ha 38 anni, e io 31. Nonostante questo non si stanca mai di assillarmi! "Lo sai che se ti copi le ff sul tuo pc, risparmi tempo su internet! Te le leggi con tranquillità, le recensisci con tranquillità!" e io dopo circa tre mesi di assillamento le ho dato retta. MA QUANDO IO MI CONOSCO CHE NON DEVO ASCOLTARLA PERCHE' TANTO IO NON SONO COME LEI CHE METTE COSTANZA NELLE COSE CHE FA! Risultato, PAMPAM ci ho messo una vita a leggere un capitolo, Kamy indietro di due capitoli, Pervinca Potter in attesa di tre capitoli, si è salvata con le drabble! Gli altri non se ne parla! SONO UFFICIALMENTE TORNATA IN ME! Non faccio più copie delle ff e recensisco subito, pazienza per internet. Se a fine mese le recensioni tardano ad arrivare e perchè ho squagliato le ore disponibili. Vi abbraccio tutti, inchino e scusate ancora.

Grazie ai MAGNIFICI 48!

Grazie a chi legge!!!! Circa 200 a capitolo.

Grazie a chi recensisce.

sssweety: i fantasmi sono incorporei certo, perciò come hanno inciso i messaggi? Per mezzo del potere che Regulus gli aveva attribuito.

Shiho93: Son felice di essere riuscita a sorprenderti. per il resto non preoccuparti, il riposo è importante!

Persefone Fuxia: Sembra, complicata, ma il mio cervellino realizza solo semplici piani, perciò non impensierirti, tutto si risolverà presto.

PAMPAM: Sono soddisfatta di averti incuriosito. P.S.: lascia pure i capitoli lunghi altrimenti potrebbero arrivarmi cruciatus e vomita-lumaca da tutti gli altri lettori.

chairamalfoypotter: Regulus è il fratellino di Sirius, che divenne Serpeverde, mangiamorte e riuscì a scoprire e rubare l'Horcrux medaglione della caverna. I fantasmi non potrebbero fare magie ma io ho risolto la questione. Ho dovuto! Non era in programma ma ho dovuto perchè sia te che sssweety siete super-attente-lettrici che mi avete fatto notare l'incongruenza. (Meglio così, ho allungato un capitolo cortino)

kamy: Zio Voldy? E' terribile, suona peggio di Oncle Vernon. Che ridere! PS: è difficile commentare negativamente la tua ff S.P. (o P.S.??? Che smemorata)

iaco: la storia diventa sempre più bella ma sta avvicinandosi alla fine. Comunque credo che ci sarnno ancora 3/4 capitoli.

Elfosnape: Ci mancherebbe! Anche perchè se chi legge non capisce bene, significa che chi scrive dovrebbe scrivere meglio.

Erin87: Grazie per aver proseguito nella lettura della storia. Mi ha fatto piacere che la ff non si sia confusa con le altre ma sia riuscita a "emergere" un pochino.

Pervinca Potter 97: ehi! recensitrice di ff Pervinca Potter 97 non provare mai più a dire alla lettrice P.P.97 che è una stupida, sai! Suvvia, non sei l'unica a non aver centrato l'obiettivo! Che ne dici di questo Regulus! Ha compiuto una buona azione vero?

JDS: e chi non desidererebbe fare qualcosa con il giovane docente? Sibilla, è pur sempre una donna! Svampita, ma una donna. Tu pensa ad averlo lì ad Hogwarts da anni e neanche una carezza. Ohibò!

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Capitolo 14
*** AVVISO ***


AVVISO: SCUSATE MA NON HO ISPIRAZIONE PER CONTINUARE LA STORIA!! CREDO CHE LA LASCERO' INCOMPLETA!!
SCHERZAVO!!! NON FAREI MAI UNA COSA DEL GENERE! ODIO LE STORIE INCOMPLETE.
SEMPLICEMENTE NON HO AVUTO TEMPO PER SCRIVERE IL CAPITOLO. DOMANI, PROMESSO: DUE CAPITOLI! PROBABILMENTE QUELLI FINALI!! UNO PRIMA DELLE DUE DEL POMERIGGIO E UNO PRIMA DI CENA!! SCUSATE ANCORA! ALIDA

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Capitolo 15
*** Ombre e fiducia ***


Silente rimuginò sul da farsi tutta la notte. Bisognava coinvolgere I docenti presenti, cioè Piton, McGranitt e la Cooman, poi Hagrid, Gazza, Pixie, i fantasmi delle case, Madama Chips,  gli elfi delle cucine e i quadri del castello. Ci sarebbero state anche le creature della Foresta Proibita e del Lago nero che però, solitamente, non si intromettevano nelle guerre tra maghi.

Il preside non voleva imporre le sue decisioni a nessuno ma non gli piaceva presentarsi davanti a tutti senza uno straccio di programma. Così realizzò un piano che vedeva Hagrid, Severus e gli elfi delle cucine all’esterno del castello e lui, Minerva, la Cooman e i fantasmi all’interno. Gazza era un Magonò ma comunque poteva aiutare nella perlustrazione perché nessuno meglio di lui conosceva il castello.

E poi rimaneva aperta la questione di Harry! Che ruolo avrebbe dovuto occupare? Sarebbe stato meglio che non partecipasse allo scontro, essendo troppo piccolo e totalmente inesperto, ma Regulus aveva “deciso” che tutti avrebbero avuto un ruolo.

Assieme a questo aumentava l’ansia del non sapere quando ci sarebbe stato l’attacco. Non mancavano neanche 20 giorni all’inizio del nuovo anno scolastico, e se Voldemort avesse agito durante le lezioni non sarebbe stato possibile attuare il piano.

Alle sei del mattino, Silente, si trovava già nel suo ufficio. “Allora, Phineas, cosa dicono gli ospiti dei quadri? Hanno visto ombre nere aggirarsi per il castello?”.

“A dir la verità, c’è chi ha visto qualcosa!” rispose l’ex-preside.

“Dici davvero? E dove?” domandò Silente con ansia.

“Sia nel corridoio davanti al tuo ufficio, sia in quello che porta ai sotterranei!” rispose Phineas.

“Come sarebbe? Davanti al mio ufficio! Io non mi sono mai accorto di niente! E inoltre perché dovrebbe dirigersi nei sotterranei?” chiese Albus.

“Se non erro, nei sotterranei alloggia una sua stretta conoscenza!” rispose Phineas.

“Certo! Severus Piton! Era un mangiamorte ma non credo che l’Oscuro Signore stia cercando di rintracciare lui” disse speranzoso Silente. Il preside voleva bene a Severus, e cercava, a suo modo di dimostrarglielo ma il carattere introverso del pozionista non lasciava intravedere nessun sentimento,  né di gratitudine né di approvazione e Silente aveva imparato da molto tempo a non farsi scoraggiare da tale comportamento.

“Io credo invece che se Voldemort è davvero all’interno del castello, si sarà accorto del legame che sta nascendo tra Severus e Harry e forse penserà di usare questo legame per avvicinarsi al ragazzo!” riflettè Silente.

“Lei crede che l’Oscuro signore sia diventato una nube nera?” domandò Phineas.

“Non ho idea di cosa sia rimasto di lui dopo la mancata uccisione di Potter, ma credo che senza Potter il suo ritorno sarebbe molto più che facilitato, perciò sta cercando di toglierlo di mezzo per poi avere la strada spianata!”.

“Eppure non vedo proprio dove potrebbe essere! Bisogna però considerare che se non ha un proprio corpo ma è solo una nube, un’ombra, allora potrebbe anche trovarsi dentro i muri, dentro le armature. Ovunque!” osservò Phineas.

“Questo non ci aiuta per niente!” concluse Silente.

Dove corri! Fermati! Tanto ti prendo prima o poi! AhAh! Ti avevo avvisato: non devi scappare quando vedi che mi avvicino a te! Se non ti sei comportato male non c’è motivo ch ti punisca! E adesso invece dovrò punirti perché ti ho detto tante volte di non scappare e invece tu che fai? Mi disobbedisci! Stai attento Severus, perché io sarò la tua ombra!

Ancora un brutto risveglio per Piton! Suo padre che lo rincorreva per picchiarlo! E la cicatrice che bruciava  ma, peggio ancora, si era fatto risentire un dolore antico, che da diversi anni lo aveva lasciato in pace,  il Marchio nero stava riprendendo colore!

Voldemort si avvicinava alla sua meta. Possibile che lui non si fosse accorto della presenza del suo padrone? Doveva essere molto debole, appena un accenno del grande mago che era stato. Quasi come un ombra! Il male non è mai luce ma sempre ombra: non tanto proiezione del potere altrui ma più che altro riflesso delle nostre paure.

Già! Un’ombra che ti rincorre! “Accidenti!” disse Severus e si girò nel letto di modo da poter osservare Harry in attesa del suo risveglio, doveva parlargli urgentemente. Ma Harry non era nel suo letto. Il panico assalì il professore che  di fretta si alzò. Il petto gli doleva, avrebbe dovuto prendere una pozione antidolorifica ma avrebbe atteso.

Era già arrivato alla porta dell’infermeria quando una vocina lo fece voltare indietro: “Buongiorno professore!”.

Severus si voltò, era Harry, che andava a sedersi al tavolo dove solitamente faceva colazione. Il professore sentì la paura uscire dal suo corpo assieme al fiato che, inconsapevolmente, aveva trattenuto. “Cosa fai già in piedi, Harry? Sono solo le sei e mezzo!” constatò Severus.

“Quando ero dai miei zii mi alzavo anche prima! Adesso mi sveglio sempre presto ma mi annoio a starmene a letto e perciò mi alzo. Ma aspetto almeno alle sei!” spiegò Harry.

“Capisco” rispose Severus senza lasciar trasparire le sue preoccupazioni, “Devi fare colazione?” gli domandò.

“Sì, fra un po’ arrivano gli elfi e mi portano il latte con il pane abbrustolito!” disse contento il piccolo.

“Niente dolci?” chiese perplesso Severus.

“Oggi no! Madama Chips non mi ha dato il permesso di mangiarli tutti i giorni! Però domani posso prendere due fette di torta di zucca!” puntualizzò Harry.

Severus rispose: “A me i dolci non piacciono molto. Io di solito prendo un po’ di  thé, ti dispiace se ti faccio compagnia? Così oggi non mangio in Sala Grande e posso restare un po’ di più in vestaglia?” .

“Certo!” fu la risposta entusiasta di Harry.

“Grazie mille!” rispose Severus. Mentre facevano colazione il professore iniziò una seria conversazione: “Harry, ti ricordi la notte che hai avuto gli incubi e sei venuto a cercarmi gridando nel corridoio?”.

Il bambino fu preso alla sprovvista. “Possibile” pensava “che mi voglia punire per averlo disturbato? No, non credo. Del resto lui mi ha detto che avevo fatto bene a chiedere aiuto. Non era arrabbiato!”. Prese fiato e rispose: “Sì, professore! Mi dispiace di averla fatta arrabbiare!”.

Subito Severus intervenne: “Non devi essere dispiaciuto, non ne hai motivo. Io non sono arrabbiato. Per due motivi, per primo io stesso ti ho detto di chiamarmi se ti serve aiuto e per secondo, non meno importante, io non posso arrabbiarmi perché sono una persona e le persone si “adirano” non si arrabbiano. Solo gli animali si arrabbiano”.

Harry rimase a riflettere un po’ nessuno gli aveva mai fatto notare questa distinzione e dopo aver registrato tutto nel suo cervello, guardò in viso il professore, come ad aspettare un’altra domanda.

“Volevo sapere se mi puoi descrivere cosa ti è accaduto nel corridoio” disse piano Severus.

Harry poggiò il pane sul tavolo e strinse le braccia attorno alla vita, cominciando a dondolarsi. Piton capì di averlo spaventato e gli si avvicinò e gli sussurrò: “Non ti devi preoccupare di niente, io sono qui! Non ti succederà niente di male!”.

Allora il bambino spostò lo sguardo verso gli occhi neri del pozionista e spiegò: “Avevo fatto un incubo! Ho avuto paura e sono andato a cercarti! Ma mio zio e mio cugino mi seguivano per picchiarmi!”.

Severus vide che il piccolo cercava con tutte le sue forze di trattenersi dal versare le lacrime che gli riempivano gli occhietti e dopo avergli accarezzato i capelli disordinati, gli passò le sue fini dita sugli occhi, permettendo a quelle di scendere sulle guancie e venire subito asciugate.

“Ti ricordi che forma avevano? Voglio dire, erano loro in persona?”.

“No” rispose Harry “Erano come un ombra! Alle volte uscivano dalle pareti e sembravano fumo!”. Quel ricordo lo terrorizzava e Severus ebbe la risposta che stava cercando. Non era stato il pensiero di Vernon e Dudley a inseguire Harry. Era stato Voldemort!

Gli elfi delle cucine furono contenti di essere stati presi in considerazione! Accettarono subito di aiutare il preside di Hogwarts che, nel limite degli usi, non aveva mai fatto mancare niente loro. Minerva propose di lasciarli per metà dentro il castello e per metà fuori, la magia degli elfi era diversa da quella dei maghi e avrebbero potuto essere utili anche all’interno.

Anche i fantasmi chiesero di essere divisi. Sir Nicholas con la Dama Grigia (grifondoro con corvonero) sarebbero stati all’esterno, mentre il Barone Sanguinario e il Frate Grasso (serpeverde e tasso rosso) all’interno.

A Silente, tornò in mente il discorso che aveva avuto con Piton quando stavano ancora cercando i pezzi della stele:

E’ molto interessante! Perché vedi, Severus, l’unità è importante quanto la difesa e per essere compatti c’è solo una soluzione quella che vede l’attrazione tra gli opposti che come due calamite è impossibile separare. Si rimane perciò uniti e si può costruire un muro invalicabile!”.

“Perciò” concluse Severus “Grifondoro e il loro coraggio imprudente con l’astuzia e l’intelligenza riflessiva dei Corvonero, mentre Serpeverde e la loro brama di potere con l’accoglienza di Tassorosso.

 

I quattro fantasmi stavano applicando le istruzioni che Regulus aveva fornito loro. Questa era una buona dimostrazione di fiducia, sentimento che Silente faceva fatica a provare nei confronti degli altri. La vittoria, secondo il vecchio preside, dipendeva dall’organizzazione e dalle capacità degli altri. Su Severus e Minerva non aveva alcun dubbio, su Hagrid, la Cooman  e Gazza ne aveva parecchi. Sugli elfi, più che altro, sperava di non doversene pentire. Su Harry, non sapeva cosa pensare.

Severus spiegò ad Harry il piano e il piccolo chiese soltanto: “Io devo stare dentro il castello o fuori?”.

La risposta era scontata, se Voldemort era dentro il castello, per farlo scoprire bisognava lasciare il bambino dentro . Harry non fu felice della risposta, come avrebbe fatto Severus a proteggerlo se lui, invece, era fuori con Hagrid?

Il professore intuì le ansie di Harry e gli disse semplicemente quello che Regulus aveva lasciato detto loro: “Ognuno ha un suo ruolo! Se ti fiderai, andrà tutto bene!”.

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Grazie a chi legge e ai MAGNIFICI 50!!!!!

Avete ragione, sono in ritardo anche oggi! Comincio subito con le risposte alle recensioni:

Shiho93: Silente ha bisogno di qualcuno che gli ricordi di non essere un super-eroe, ma solo un uomo. L'umiltà non è la sua dote migliore

Pervinca Potter 97: La sorpresa è stata grandissima e molto gradita. Per quanto riguarda Phineas non mi è mai stato molto simpatico però era l'unico nel castello imparentato con Regulus

kamy: Il prof Raptor non credo che fosse ad Hogwarts perchè bisogna considerare che data la maledizione esistente sulla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, l'insegnante cambia di anno in anno. Dovrai cercare da qualche altra parte...

sssweety: Non so se Voldemort è già dietro la nuca di Raptor ma so che Raptor non è ad Hogwarts perchè ci andò il primo anno di scuola di Harry, cioè l'anno scolastico successivo a quello in cui è ambnientata la ff.

Persefone Fuxia: è una regola che si applica a tutto! Da soli si conclude poco, ma spesso si impiega una vita a capirlo.

chiaramalfoypotter: Sì, Regulus è stato ucciso dagli inferi a guardia della grotta, e io intendevo dire semplicemente che era morto. Non è una disattenzione, è proprio un mio problema. Sai normalmente (nella realtà) si muore e io mi immagino sempre che si attraversi un fiume che ci porta da una sponda all'altra. Quando ho letto la scena del velo di Sirius, mi è rimasta talmente impressa che quando penso ai personaggi di HPotter che sono morti, li immagino oltrepassare il velo.

PAMPAM: ti immaginavi che fosse stato Voldemort ha inseguire Harry e non l'immaginazione del piccolo? Non era programmato ma ho pensato che potesse quadrare bene. Fammi sapere

Blueviper: si sentiva davvero meglio! E poi sta cercando, in tutti i modi, di far capire al bambino di non essere un oggetto ma una persona magnifica con una dignità e un valore intrinseco ben superiore a quello che gli hanno insegnato gli zii.

RISPOSTA COLLETTIVA ALLE 8 PERSONE CHE HANNO RECENSITO L'AVVISO in modo simile, PIU' DUE  PERSONE CHE SI SONO DISTINTE:

Mi avete fatto ridere troppo! Comunque non vi trascuro, perciò posso dire che tutti coloro che sono morti leggendo l'avviso, che sono rimasti vittime di un attacco di cuore, in qualità di Fantasmi si possono unire a quelli delle quattro case e sconfiggere Voldemort!!

JDS, preoccuparti l'ispirazione, una volta che inizio a scrivere, non mi manca mai. 


L'UNICA PERSONA CHE NON SI E' LASCIATA SPAVENTARE PIU' DI TANTO è stata Pervinca Potter 97 che invece di morire d'infarto mi ha minacciato di morte! Sei proprio unica!!

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Capitolo 16
*** Attacco all'interno di Hogwarts ***


Il sudore gli bagnava la fronte facendo scendere alcune gocce negli occhi dove rimanevano intrappolate tra le lunghe ciglia nere. Harry aveva cominciato a star male a metà mattina e a pranzo non era riuscito a ingoiare niente. Nel pomeriggio la febbre era iniziata a salire fino a raggiungere 39 e 4 linette in poche ore.

Madama Chips lo aveva controllato diverse volte ma  all’apparenza, oltre la febbre, sembrava che il bambino non avesse alcun problema di salute. Intanto Harry tremava dal freddo nonostante avesse due coperte e l’ambiente fosse riscaldato. Tremava in silenzio senza emettere neanche un gemito di sofferenza.

Sapeva bene che se si fosse lamentato lo zio Vernon gli avrebbe messo uno straccio in bocca per non sentirlo e lo avrebbe rinchiuso per almeno due giorni nel sottoscala. Ma no! Zio Vernon non c’era più e non sarebbe mai tornato! Era ad Hogwarts e se c’era qualcosa che non andava bene bastava che chiedesse aiuto. Con determinazione ma debolezza aprì la bocca e chiamo: “Professor Severus! Aiuto! Aiuto!”.

Madama Chips si avvicinò al letto per rassicurarlo: “Signor Potter, si calmi. Non si trova in pericolo! E’ la febbre che la fa star male, non è in pericolo!”. La mano della medimago accarezzava i capelli del piccolo paziente che pian piano si calmò.

Ma la sensazione di pericolo tornò poco dopo e fu ben peggiore. Harry si dimenò nel letto , le coperte gli si attorcigliarono attorno alle gambe impedendogli di muoversi e più non riusciva a muoversi più si agitava e strillava.

Alla fine Poppy fece chiamare Severus che aveva iniziato quella stessa mattina il suo turno di guardia all’esterno. Per Piton era una stupidaggine dover restare appostati in attesa dell’arrivo di Voldemort. Silente aveva chiesto di mantenere sempre le posizioni ma secondo il pozionista le postazioni andavano prese nel momento in cui Voldemort si fosse manifestato, non certamente prima!

Quando giunse per l’ennesima volta in infermeria, Severus trovò Harry in condizioni pietose. La temperatura non scendeva, il bambino era completamente bagnato e in stato di totale agitazione. Le pozioni calmanti che Poppy gli aveva fatto bere non sortivano l’effetto desiderato e Harry continuava a invocare Piton.

Severus tolse le coperte e prendendo in braccio il bambino lo portò nella camera adiacente dove lo spogliò e gli mise della biancheria asciutta. “Mi dispiace, sono tutto sudato! Non volevo!” cercava di scusarsi Harry per qualcosa di cui non poteva, assolutamente, avere colpa.

“Non è niente! Tutti sudano quando hanno la febbre alta. Una volta io l’ho avuta a 39 per quattro giorni!” raccontò l’uomo.

“Te lo ricordi ancora?” chiese debolmente il bambino.

Severus fece finta di non aver sentito. Come avrebbe potuto dimenticarsene.

Ti sei ripreso?! Quattro giorni a letto! Senza far niente con la scusa di star male! Tua madre ha dovuto lavorare per comprarti le medicine e non abbiamo potuto fare neanche la spesa. Abbiamo mangiato anche il pane duro! Ma adesso te lo faccio vedere io cosa succede agli scansafatiche come te che poltriscono tutto il tempo!

E così il piccolo Severus si prese tante di quelle botte che imparò a non ammalarsi più! Almeno secondo il suo infantile ragionamento ma da adulto si rese conto che continuò a star male ma la paura era così tanta che smise, semplicemente, di misurarsi la temperatura e questo gli rimase nel tempo. Ancora oggi, il professore più temuto di Hogwarts, non usava più alcun termometro.

Harry si accorse che il professore gli nascondeva qualcosa perché lo vide fissare un punto lontano nell’orizzonte e mettendogli le sue manine aperte sulle guancie scavate, gli sollevò il viso, e gli disse: “Va tutto bene. Non startene laggiù, vieni qui. Sei al sicuro!”.

Come aveva fatto un bambino così piccolo a entrare talmente a fondo nel suo animo da aver percepito un sentimento che nessun altro aveva mai notato? Era possibile che al di là della Legillimanzia ci fosse un modo per vedere i ricordi degli altri? Oppure Harry non aveva visto il ricordo ma solamente intuito il suo dolore?

Severus si smarrì negli occhi del bambino e dopo essersi ripreso, domandò: “Secondo te dove ero?”.

“In un posto lontano dove ti sono successe cose brutte! Un posto che assomiglia … quasi ad un sottoscala!” rispose Harry a voce bassa e sospettosa.

“Hai ragione. Ero in un sottoscala buio e freddo!” constatò Severus. Poi prese la mano di Harry e gli disse: “C’è qualcosa che non va? Ti fa male da qualche parte?”.

Harry si strinse al professore e con gli occhi rossi e stanchi dalla febbre, rispose: “No, è solo che io ho tanta, tanta paura! Se quell’ombra verrà a mangiarmi come farò? Io non so fare niente!”.

“Secondo me, Harry, tu non devi fare niente. A te viene richiesto solo di avere fiducia negli altri! Vedrai che starai calmo ti passerà anche la febbre”.

Il bambino ascoltava Severus,  ma la sua voce gli sembrava sempre più lontana, fino a quando, tra le braccia del professore, si addormentò. Si risvegliò verso le sette, e accanto a sé trovò la professoressa McGranitt che gentilmente gli fece misurare la temperatura e gli raccontò la fiaba del Mago e del pentolone salterino.

Verso le nove, andò via anche la McGranitt assicurando il bambino che di tanto in tanto qualcuno sarebbe passato a controllare come stesse e per fargli compagnia vennero appesi alcuni quadri sia nella sua camera che in infermeria.

Era notte fonda quando Voldemort decise di sferzare l’attacco. Severus era rientrato un attimo per parlare con Silente della possibilità di dare una bacchetta ad Hagrid, era un caso estremo e forse si sarebbe potuta fare un’eccezione. Voltò l’angolo e la vide: una nube nera  che usciva dalle labbra sghignazzanti del gargoyle a guardia davanti le scale che portavano all’ufficio di Silente.

Severus ebbe una frazione di tempo per decidere: affrontare Voldemort con coraggio oppure con un coraggio probabilmente maggiore, dare l’allarme e uscire di corsa per mantenere la sua postazione così come aveva richiesto Regulus Black.

Fu difficile, non da lui, ma mise da parte il suo orgoglio e dopo aver esploso dei petardi, come precedentemente stabilito con tutti gli altri, si diresse all’esterno della scuola. Minerva arrivò sul luogo in un secondo e trovandosi difronte la nube nera ma non sapendo quale fosse la sua consistenza provò con l’incantesimo “Aguamenti!”.

Se si fosse trattato di una polvere nera, l’acqua l’avrebbe in parte sciolta in fango e difatti così avvenne, nonostante questo però rimase ancora molta polvere che si ricompose e trapassando i muri si spostò sulle scale. La nube non passò inosservata.

Ora che tutti sapevano a cosa dar la caccia e che tutti erano uniti per la causa, la nube sembrava non aver scampo. I quadri urlavano a gran voce gli spostamenti di Voldemort e gli elfi delle cucine aveva creato un cordone di protezione all’ingresso dell’infermeria. Madama Chips da canto suo aveva lanciato un “Protego!” attorno al letto di Harry dicendogli di non muoversi e di fidarsi degli altri.

Harry non era molto propenso a fidarsi! Tutti lo avevano lasciato solo in quella stanza mentre fuori si sentivano tante persone urlare! Aveva paura e alcune lacrime gli scesero sulle guance mentre lui si rannicchiava nel letto coprendosi con le coperte.

D’un tratto nessuno sapeva più dove era Voldemort. Aveva trapassato un muro ma non era ricomparso dall’altra parte! Gazza però non si stupì e raggiunto da Silente, fece notare al preside che diverse volte gli era capitato vedere degli studenti entrare in una stanza che poi scompariva!

Silente si posizionò difronte al muro e disse : “Mi serve una stanza dove poter nascondermi da chi mi sta cercando!”. La stanza delle necessità si aprì davanti a lui e al suo interno la nube alleggiava nell’aria. “Tom!” disse Silente “Non hai scampo! Non puoi raggiungere il tuo scopo e non ho intenzione di lasciarti in vita!”.

La nube si diresse velocemente contro il preside che subito disse: “Ardemonio!”. Il fuoco maledetto si sviluppò attorno alla nube di polvere bruciandone una certa parte prima che Voldemort ripresosi si diresse verso l’infermeria. Gli elfi erano stati avvisati da Pixie dell’arrivo della nube e rafforzarono ulteriormente  il cordone protettivo.

All’arrivo di Voldemort gli elfi, col palmo della mano aperto verso la nube, crearono un’onda d’urto che la fece indietreggiare mentre una luce bianca emanata dal Barone Sanguinario e dal Frate Grasso rendevano la nube nera sempre più grigia e debole.

Voldemort non ebbe altra alternativa, se non poteva affrontare Harry dentro il castello avrebbe trovato il modo di farlo all’esterno costringendo il piccolo ad uscire dall’infermeria, in soccorso, magari di qualcuno a lui caro.

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Ciao carissimi, metà scontro è stato affrontato, domani saprete cosa succederà all'esterno del magico castello di Hogwarts. Spero che il capitolo vi piacia. La descrizione dello scontro è sempre complicata per me che non so dove mettere i personaggi. Spero non vi sembri superficiale. Fatemi sapere. 

chiaramalfoypotter: Silente ha fiducia in Severus  e in Minerva, e dubita di tutti gli altri, anche se in cuor suo sa che faranno il possibile per far andare a buon fine il loro piano

PAMPAM: menti collegate? E' una buona idea per una prossima ff!

Persefone Fuxia: la lingua italiana ha molte sfumature, e spesso si prendono delle licenze poetiche.... del resto gli italiani non sono tutti poeti? 

Shiho 93: non ti preoccupare! Non sarai delusa, il piccolo Harry sa il fatto suo!

 

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Capitolo 17
*** Credi in te stesso ***


Harry se ne stava rannicchiato sotto le coperte nel letto dell’infermeria, gli occhi sbarrati dalla paura. Se l’ombra lo avesse raggiunto come avrebbe fatto a difendersi? E se gli elfi non fossero stati abbastanza forti e la barriera fosse caduta? E se la protezione di Madama Chips non fosse bastata? Severus gli aveva detto di fidarsi ma ora in quel lettino gli sembrava che il consiglio del professore non fosse troppo azzeccato.

E del resto anche lui avrebbe dovuto fare qualcosa per sconfiggere la nube perché il signor Rogolos aveva detto che tutti dovevano avere un ruolo, ed Harry non pensava che il suo fosse quello di starsene nascosto nel letto. Perciò si allungò e abbassò le coperte per vedere cosa succedeva attorno a sé.

Naturalmente non vide nulla, in quanto la battaglia si stava combattendo all’esterno della stanza. Si scoprì e scese dal letto, mise le ciabattine ai piedi e fece qualche passo quando un urlo di Madama Chips lo raggiunse: “Signor Potter! Si può sapere cosa fa fuori dal letto? Ma cosa le passa per la testa! Se ne ritorni sotto le coperte e non si muova! Non è il momento di fare lo stupido!”.

Quell’ultima parola colpì Harry nel profondo del suo cuore. Lui non era uno stupido! Severus glielo aveva detto che lui era un bambino intelligente e che chiunque gli dicesse di essere uno stupido era un bugiardo. Madama Chips era una bugiarda! Harry fece finta di tornare a letto ma appena la medimago gli voltò le spalle uscì correndo dall’infermeria e si diresse, tra i richiami dei quadri e degli elfi, all’esterno.

Doveva raggiungere il professor Severus e raccontargli che Madama Chips lo aveva trattato male, forse il professore lo avrebbe difeso! Una volta all’esterno si diresse meccanicamente verso la capanna di Hagrid, l’unico posto, all’esterno del castello, che lui conoscesse. Lì però non ci trovò nessuno.

 

Uscito dalla casetta del guardacaccia vide una luce intensa provenire da non molto lontano e correndo raggiunse il punto d’origine di tale luce. Ciò che vide lo bloccò.  L’ombra nera aveva raggiunto Severus, che perse la bacchetta,  e si avvolgeva attorno al professore con fare sinuoso.  Il professore conosceva bene Voldemort. Era sua abitudine trasmettere calore intenso alle sue vittime prima di ucciderle congelandogli il cuore con l’alito ghiacciato della sua anima.

In quel momento le vittime non potevano muoversi quasi come se fossero bloccate da un Pietrifucus! Il corpo di Severus, inginocchiato sull’erba e sguardo al cielo, aveva raggiunto il giusto punto di calore quando al grido di “Expecto Patronum!” un drago, un bellissimo drago luccicante fece  indietreggiare un ombra grigia e la allontanava da uno stordito Piton.  Appena Hagrid si accorse della presenza di Harry, il suo patronus si dissolse e l’ombra venne intrappolata in un una gigantesca bolla di sapone creata dagli elfi giunti in soccorso.

Se la nube grigia avesse cercato di far scoppiare la bolla, l’umidità generata da questa avrebbe indebolito ancora di più Voldemort. Piton, con l’aiuto di Hagrid si sollevò. “Hagrid, complimenti! Il tuo patronus è stato molto potente!”.

“Sì, professore. Ma speriamo che non mi spediscano ad Azkaban per aver fatto magie con la bacchetta! Ah, a proposito, è la sua. Tenga!” rispose goffamente il guardacaccia. Harry intanto si era avvicinato ai due uomini e stringendosi a loro guardava con timore la bolla di sapone contenente il suo nemico. Anche Severus osservò il suo ex-padrone. C’era un modo per ucciderlo per sempre.

“Harry! Dobbiamo liberare la nube, lo devi fare tu! Io poi la spingerò verso le profondità del Lago nero!”disse il professore.

“Ma se cerca di scappare come lo fermeremo con un altro drago?” chiese tra l’incuriosito e lo spaventato il bambino.

“No” rispose Hagrid “La bacchetta serve al professore per far sprofondare la nube e io non posso, non potrei, insomma non farò altre magie per ora!”.

“Per questo ci siamo noi!” dissero Sir Nicholas e la Dama Grigia “Appena la nube uscirà dalla bolla la attaccheremo così diventerà sempre più debole e sarà più facile sconfiggerla definitivamente”.

“Ma io come posso fare per far scoppiare la bolla? Io non sono un mago vero! Io non so fare le magie! Io non so fare niente! Anche se mi impegno non ci posso riuscire! Sono uno stupido! Lo ha detto anche Madama Chips! Mi dispiace, professor Severus! Mi dispiace!” gridò piangendo Harry.

Severus capiva lo stato d’animo del bambino, era terrorizzato, e per tutta la vita era stato convinto di non essere abbastanza intelligente, buono, di non essere abbastanza in nessuna occasione e negli ultimi giorni sebbene avesse fatto tanti miglioramenti, aveva dovuto affrontare tantissimi problemi e ora si sentiva stanco, molto stanco.

Severus si avvicinò e lo abbracciò con delicatezza, gli tenne il viso fra le mani e gli disse, guardandolo negli occhi: “Ti devi fidare, Harry!”.

“Ma io mi fido di te!” rispose il bambino.

“No, Harry! Devi fidarti di te stesso! Se tu crederai di farcela, ce la farai! Ecco, prendi la mia bacchetta, puntala verso la bolla e urla BOMBARDA! Vedrai che la bolla scoppierà!”.

Harry prese la bacchetta, si asciugò le lacrime con la manica del pigiama, e puntandola verso la bolla, dopo aver dato un’altra occhiata a Severus e Hagrid, urlò: “Bombarda!”.

In un attimo la bolla si scoppiò, Sir Nicholas e la Dama Grigia emanarono una forte luce, la luce di vite ormai spente della profezia della Cooman, e la nube già grigia diventò ancora più chiara. A quel punto Severus riprese in mano la sua bacchetta e lanciò l’incantesimo: “Descendio”. La nube debolissima non poté opporre resistenza e sprofondò nel Lago Nero diventando fanghiglia.

Il lago tremò e ingoiò il male, distruggendolo.

La notte era già trascorsa per buona parte, ma nessuno riuscì a chiudere occhio. Voldemort era stato sconfitto, la profezia della Cooman si era avverata, Regulus aveva dato un grande contributo e tutti si erano comportati in modo responsabile, senza primeggiare, ma fidandosi di se stessi e degli altri. Il senso di forte unione che si respirava nella scuola era di buon auspicio per il futuro.

Tutti si congratularono con i fantasmi che erano riusciti a indebolire la nube, con i quadri, Pixie  e con Gazza che non avevano mai perso di vista il nemico, con gli elfi che avevano creato prima una barriera protettiva e poi una trappola perfetta, con Hagrid che era riuscito a richiamare il suo patronus, con Madama Chips che si sentiva in colpa per esser stata poco delicata con Harry ma che aveva protetto il suo letto in modo encomiabile, con Severus, Minerva e Silente per non aver interferito nelle azioni degli altri ma aver dimostrato piena fiducia.

All’appello mancava solo la professoressa Cooman che sembrava essersi dileguata nel nulla, la cercarono ovunque e la trovarono chiusa nel suo ufficio con la bacchetta in mano aspettando l’arrivo di Voldemort.

“Cibilla, cosa stai facendo?” domandò il preside.

“Sto mantenendo la mia postazione all’interno del castello! Se Colui-che-non-deve-essere-nominato arriverà, troverà pane per i suoi denti!” rispose la donna.

Severus alzò gli occhi al cielo e stringendo a sé Harry, che ormai era crollato dalla stanchezza, si avviò in infermeria per un meritato riposo.

L’indomani mattina, Severus si alzò e andando a farsi una bella doccia, vide che Harry era in un angolino, quasi nascosto, fece per avvicinarsi ma Harry si voltò e lo mandò via. “Strano comportamento” pensò Severus.

L’acqua tiepida scendeva sul corpo magro del pozionista e lo liberava da angosce e preoccupazioni. Dopo qualche minuto uscì dal box-doccia e si asciugò. La cicatrice era ben visibile, si sarebbe ricordato per sempre gli anni terribili della sua infanzia e gli orrori del periodo in cui era stato mangiamorte, ma forse non tutto era perduto.

Harry gli aveva fatto tornare la voglia di amare qualcuno, gli aveva ricordato che sapeva essere una bella persona. Forse Severus Piton non aveva ancora pagato abbastanza per il male compiuto ma forse poteva comunque costruire qualcosa di bello. Prese la bacchetta appoggiata sul lavandino e colpo di magia la cicatrice sparì.

Rientrando nella sala dell’infermeria, vide Harry che gli sorrideva. “Vuoi che me ne vada di nuovo?” chiese permalosamente il professore.

“No” rispose il bambino ridendo “Vieni ti mostro una cosa! Anzi due!”.

Severus si sedette al suo fianco e Harry gli mostrò  una pietra che era la miniatura della stele dei quattro fondatori. "Me l'ha regalata Silente! Dice che me la sono meritata, è un po' come una medaglia!". 

"Ha ragione te la sei guadagnata! Hai creduto in te e sei riuscito a sconfiggere i cattivi! Senza di te non ci saremo mai riusciti. Siamo tutti importanti, anche tu!" rispose Severus.

Poi il bambino gli mostrò un disegno: c’era un prato verde con a destra un castello e a sinistra una casetta piccola. Tra i due edifici un uomo vestito di nero stringeva in braccio un bambino e dava la mano ad un altro bambino molto piccolo.

“Che bello! Mi spieghi cosa rappresenta?” disse Severus.

“Questo è il castello di Hogwarts e questa è la capanna di Hagrid. Questo sei tu e questo in braccio sono io!” spiegò Harry.

“E questo bambino piccolissimo chi è?” chiese incuriosito Piton.

Harry si dondolò  avanti e indietro, non aveva paura ma sentiva dentro sé ancora qualche vecchio timore, sapeva che Severus era buono e perciò disse semplicemente: “Questo è il bambino che stava da solo nella casa dell’altro disegno. L’ho fatto venire con noi!”.

Da quanto tempo era che Severus Piton non sentiva riempirsi gli occhi di lacrime di felicità? Non lo sapeva! Forse non era mai successo! “E’ molto bello! Complimenti!” rispose l’uomo.

Harry lo abbracciò e continuando a sorridergli gli chiese se poteva raccontargli ancora la fiaba del mago e del pentolone salterino. Severus iniziò a raccontare ma non riprese Harry quando questo si incantò a osservare un punto lontano. Era un avvenimento sempre più raro e in quel luogo lontano, Harry,  non si rifugiava più per sfuggire al terribile presente ma per raccontare ad amici immaginari le sue grandi avventure.

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Anche questa ff è arrivata alla sua conclusione! Vi ringrazio tanto per avermi sostenuta, accompagnata e talvolta sopportata! 

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito!!!

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e sono rimasti senza parole!!!

Ringrazio i MAGNIFICI 52! Che hanno inserito la ff tra i preferiti!

Mi è stato chiesto se la storia avrà un seguito: non lo so ancora! Di solito non ne scrivo ma come è capitato per "I mangiamorte di Harry Potter" può darsi che scrivendo un'altra ff decida di collegarla con una precedente. 

Vi voglio bene. Alida

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