The black princess

di Rinchan39
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Cap.2 La felicità non dura in eterno ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Il legame sconosciuto ***



Capitolo 1
*** Quando tutto ebbe inizio ***


Nel castello del re dei demoni tutti erano in subbuglio. In una stanza la regina stava dando alla luce la sua 5 figlia.
Ad un tratto un vagito catturò l'attenzione del re, che senza farsi attendere entrò nelle stanze della sua amata regina. Isabella era stremata dal parto ma fortunatamente sia lei che sua figlia stavano bene.
-Isabella, ma è bellissima!-
La bambina aveva lunghi capelli neri come la notte,due strisce color indaco sulle guance e un sole del medesimo colore sulla fronte. Il tutto faceva contrasto con la sua pelle nivea.
-Lo so, assomiglia praticamente soltanto a te, se non fosse per i capelli corvini.-
-E non ne sei felice?- chiese il re leggermente offeso.
-Certo che ne sono felice Toga. Pittosto, come la chiamiamo?-
-Che ne dici di Rin?-
-Rin?  Per me è perfetto!-detto questo il re le diede un bacio a fior di labbra.
Quando il re stava per congedarsi, la regina lo fermò con un piccolo -Ohhh...-
-Cos'è successo Isabella?- chiese il re visibilmente preoccupato.
-Toga, guarda i suoi occhi. Sono...blu...-
Quando il re vide gli occhi di Rin rimase a bocca aperta. Stava per parlarne con sua moglie, ma la trovò addormentata con la piccola Rin al suo fianco. Così ci rinunciò. Non immaginava che la piccola Rin fosse stata la legittima principessa e tanto meno immaginava che presto sarebbe accaduto qualcosa di terribile.





















Salve a tutti!!!
Sono Sofia e questa è la mia prima ff in assoluto.
Credo di dovervi alcune spiegazioni:
- Toga è il re dei demoni, per esattezza un demone cane.
- Isabella è la moglie di Toga, anche essa un demone cane.
 Se trovate degli errori fatemelo sapere!! 
A presto!🤗
 
 

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Capitolo 2
*** Cap.2 La felicità non dura in eterno ***


Erano ormai passati dodici anni dalla nascita della piccola Rin. Questa aveva portato felicità in tutto il castello. Prima della sua nascita la vita di corte era monotona e noiosa, ma da quando c'era lei tutti (ciò vuol dire ancelle, dame da compagnia, ma sopratutto le sue sorelle) avevano iniziato a fare degli strappi alle regole, a partire dal saltare le lezioni e rubare i dolcetti appena sfornati dalle cucine reali. I suoi genitori all'inizio pensarono che fosse l'età infantile a farle fare tutto ciò, ma visto che non smise di fare la "ribelle" i suoi genitori si arresero. Dopotutto era una bambina bellissima, sia d'aspetto che di carattere. Rin era alta e magra. Aveva una folta chioma di capelli color dell'ebano che gli ricadevano morbidamente sulla schiena(senza però dimenticare il suo codino laterale) , i quali facevano contrasto con la pelle apparentemente fatta di porcellana. I suoi tratti demoniaci erano ben evidenti sulla sua pelle chiara, soprattutto il sole blu sulla fronte. Ma il suo punto forte erano sicurarmene gli occhi. Un paio di grandi occhi color del cielo più acceso che sprizzavano felicità e che riuscivano a vedere solo il buono di ogni cosa. Ed esattamente così era il suo carattere: solare, buono, gentile. Rin era una ragazza che non avrebbe mai fatto del male a una mosca. Era un bel giorno di primavera e come al solito Rin era fuori a giocare ad acchiappatela con Shira, la quarta sorella. Lei era l'esatto opposto di Rin: aveva i capelli color della neve costantemente raccolti, pelle leggermente abbronzata, occhi color del topazio, una stella viola sulla fronte e sulle guance aveva sue segni violacei. Shira era leggermente più alta di Rin e un po' più magra. Nell'insieme molto carina. Lei però, al contrario di Rin, era abbastanza pessimista e riservata. L'unica persona con cui si confidava era proprio Rin. Non per niente, Rin era la sorella con cui aveva legato di più. - Forza Shira, prendimi!! Sempre che tu ci riesca!- infatti Rin era la più veloce e agile delle cinque sorelle. - Guarda Rin, una tigre!!- - Dove?!- così facendo Rin si distrasse per pochi istanti, ma abbastanza affinché Shira la riuscisse a prendere. - Presa!!- esclamò ridendo la maggiore. - Ma così non vale!- ribattè Rin per poi unirsi alle risate della sorella. - Hei Karen, Noel, Seira! Perché non venite a giocare con noi?- chiese Rin alle sorelle. Karen era la maggiore, Noel era la seconda è Seira la terza. Queste tre erano praticamente tutte uguali a Shira se non fosse stato per il colore delle stelle in fronte. Infatti Karen aveva la stella rossa come i segni sulle guance, Noel l'aveva turchese e Seira l'aveva verde scuro. Le tre sui guardarono per un attimo e poi balzarono nella direzione opposta a quella di Rin. - Prendici se ci riesci!- quella frase fu come invitare Rin a nozze, visto che con uno scatto felino cominciò a rincorrere le sorelle. Dal balcone del palazzo che si affacciava al giardino, il re guardava le sue cinque figlie con sguardo dolce e orgoglioso. Perché era proprio orgoglioso di essere il padre di cinque demonesse come loro. Quando la regina lo raggiunse il re la guardò con uno sguardo preoccupato. - Cosa c'è che non va, amore?- chiese la regina, percependo subito la preoccupazione del re. - Non lo so Isabella. È da un po che ho la sensazione che stia per succedere qualcosa di terribile e irrimediabile...- - Che cosa intendi dire, Toga?- la voce della regina era piena di preoccupazione. - Non lo so di preciso, ma ho l'impressione che qualcuno stia tramando qualcosa di terribile alle nostre spalle... Qualcuno a noi molto vicino.- il volto del re si fece immediatamente serio. - Stai parlando di tuo fratello, Kenshin?- chiese la regina, leggermente preoccupata. - Si, e non solo di Kenshin, ma anche di tuo fratello Katashi.- - Io credo che le tue paure siano infondate, caro. Adesso non pensarci e chiamiamo le ragazze per la cena.- il re annuì non molto convinto e andò a chiamare le sue adorate figlie. Quando furono tutti a tavola, cominciarono a raccontarsi di ciò che era accaduto durante la giornata. Le sorelle di come avevano passato la mattinata: chi aveva letto, chi aveva fatto equitazione coi draghi e chi aveva raccolto fiori. I genitori ascoltavano le figlie con pazienza. Alla fine della cena, quando i sovrani stavano per ritirarsi nelle loro stanze, il palazzo cominciò ad andare a fuoco. - Cosa sta succedendo?!?- chiesero le principesse terrorizzate all'unisono. - Non lo so ragazze, ma dobbiamo andarcene il prima possibile!- disse la regina, cercando si mantenere la calma. Stavano per la sciare la sala da pranzo, quando due uomini si piazzarono davanti all'uscita. - Io non credo che voi lascerete questo palazzo tanti in fretta, mio caro re!- la voce cupa e agghiacciante della maestosa figura non era certo sconosciuta alle orecchie del re. - Kenshin, lasciaci passare!- la voce del re era piena di rabbia. - Io non credo proprio fratellino.- Il re stava per colpirlo con i suoi artigli, ma Kenshin fu più svelto e gli trapassò il petto per poi estrarne il cuore del re. - Ti dimentichi che io sono più veloce di te, Toga. E Dopo aver sterminato la tua famiglia, noi avremmo il controllo del mondo intero!- - Ma...maledetto...-dopo aver detto queste parole il re cadde a terra in una pozza di sangue, esanime. La regina non fece in tempo a realizzare ciò che fosse appena successo, che accadde la stessa cosa alle sue prime quattro figlie. Stava per succedere la stessa a Rin, ma la regina, pur di salvare sua figlia si frappose tra la lama di suo fratello Katashi e sua figlia. In men che non si dica la regina fu trafitta dalla lama di suo fratello. - Scappa Rin. T...tu de...devi v...vi...vivere...- quelle furono le sue ultime parole, prima di cadere nel sonno eterno insieme a tutta la sua famiglia. - NOOOOOO!!!!!!- Rin era pietrificata dal dolore della perdita, ma quando Kenshin stava per ucciderla, lei scappò da una finestra e si mise a correre a più non posso. Dopo ore e ore di corsa, Rin cadde a terra sulle rive di un fiume, stremata non solo per la corsa, ma anche per il pianto e il dolore della perdita. "Madre, padre, sorelle, vi vendicherò! È una promessa." Questi furono i suoi ultimi pensieri prima di perdere i sensi. In quel preciso momento, per chissà quale motivo, i poteri demoniaci l'abbandonarono, come anche la memoria. La felicità non dura mai in eterno... Salve a tutte ed eccomi tornata! Questo capitolo mi sembra un po' triste,ma era d'obbligo. Spero di averlo fatto meglio del primo. Se avete consigli o notate degli errori fatemelo sapere! Ciao e alla prossima!🤗😘

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Capitolo 3
*** Cap.3 Il legame sconosciuto ***


-Presto correte! C'è una ragazza priva di sensi sulla riva del fiume!- gli abitanti del villaggio accorsero a controllare, e vi trovarano una racazza umana di ca.12 anni, dalla pelle color della porcellana, ma pieno di graffi e dai capelli più neri dalla pece, arruffati, ma comunque lisci. Portava un codino laterale, legato da un nastrino blu notte.
Questa indossava un kimono del medesimo colore del nastrino, fatto di seta finissima, chiaro segno di discendenza da una famiglia nobile. All'estremità delle maniche della gonna si potevano vedere dei fiori di monoi e di loto argentati ricamati a mano e l'obi era del medesimo colore dei fiori. Purtroppo quel bellissimo kimono era totalmente tracciato, lasciando intravedere a tratti la pelle tutta tagliata della ragazza. Si trovava in condizzioni penose, quindi la portarono d'urgenza dalla vecchia Kin, la figlia del capovillaggio, nonché sacerdotessa del villaggio.
Una volta portata al cospetto di Kin, essa rimase scioccata dallo stato pietoso in cui si trovava la giovane. Dopo averle levato il kimono, trovò una profonda ferita da artigli che partiva da sotto il seno sinistro, estendendosi per tutto il ventre, fino al fianco destro. Probabilmente era stata attaccata da qualcuno che la voleva morta. Molto probabilmente un demone.
Dopo aver lavato e curato le varie ferite della giovane, la mise a riposare in una capanna abbantonata, ma comunque ben mantenuta.
Rin si risvegliò con un forte mal di testa. Non riuscendo a capire dove si trovasse, tentò di mettersi a sedere, ma un dolore lancinante al ventre la costrinse a ristendersi. Cominciò a guardarsi intorno e capì che si trovava in una capanna. Ad un certo punto scorse l'esile figura di una miko. Era abbastanza piccola di statura, ma era molto graziosa. I lunghi capelli bruni erano raccolti in una coda alta e i suoi occhi color cioccolato la guardavano in un misto di sorpresa, e odio. Un momento...odio!?! Odio per cosa poi? In men che non si dica quella donna le si avvicinò e la alzò per la gola con un solo braccio.
-TU! COME FAI AD ESSERE ANCORA VIVA!!!!! DOVRESTI ESSERE MORTA GIORNI FA'!!!- Kin assunse la sua vera forma, cioè quella di un demone topo. Rin era terrorizzata e non sapeva cosa fare.
-Ho già detto a tutto il villaggio che sei morta, perciò ora tu te ne andrai da quì. Che ti piaccia oppure no.- la voce di Kin era fredda e distaccata. Detto
ciò prese Rin di peso e la portò fuori dal villaggio, stando bene attenta a non farsi notare dagli abitanti.
La miko-demone camminò per svariati minuti, fino a raggiungere una radura molto lontana dal villaggio. Si fermò di colpo e scaraventò Rin a terra e senza dire una parola se ne ritornò al villaggio, lasciando la ragazza in balia della notte e dei suoi demoni. Non potendo muoversi, Rin dovette rimanere sdraiata sull'erba umida.
 Era ormai notte fonda, quando Rin sentì dei rumori provenire da dietro di lei la fecero girare di scatto procurandole una fitta lancinante al ventre. Ad un tratto scorse un enorme drago a due teste. Sembrava molto irequieto, lo capiva dai suoi lamenti e dai suoi movimenti pieni di rabbia e agitazione. In sottofondo sentiva una voce gracchiante e molto, ma molto irritante.
-Ah-Un!! Stai buono per una volta!- era stata quella voce irritante a parlare. Dunque quel drago doveva chiamarsi Ah-Un... Quando il demone-drago le si piazzò davanti, lei prese tutto il coraggio e la calma che aveva in corpo e a fatica si alzò per poi guardare Ah-Un dritto negli occhi.
-Buono Ah-Un, buono- raccolse una pesca dell'inferno e gliela porse, non smettendo mai di interrompere il contatto visivo con il demone-drago. Lei gli si avvicinò con calma, stando bene attenta a non spaventare il demone. Ah-Un fece lo stesso, e con molta cautela mangiò il frutto che Rin gli stava porgendo. Poi lui gli si avvicinò e si fece coccolare da Rin, la quale non se lo fece ripetere due volte.
Dal canto suo, Jacken, rimase a bocca spalancata nel vedere Ah-Un che si faceva accarezzare VOLONTARIAMENTE da qualcuno.
-M-ma-mamamamama...COMEDIAVOLO HAI FATTO STUPIDA RAGAZZINA!- chiese Jacken, balbettando e urlando al contempo per lo stupore. Erano anni che conosceva quel drago e mai, ma proprio mai lo aveva visto in "coccole-mode on".
Jacken stava continuando ad urlare dallo stupore, quando un'imponente figura si presentò alle sue spalle.
-Cos'è tutto questo baccano?- chiese l'anonima figura con voce fredda e tagliente come il ghiaccio.
Rin smise per un attimo di giocare ad acchiapparella con Ah-Un per vedere chi avesse parlato. Quando si girò e vide l'uomo credette di avere davanti un dio. Un uomo alto e muscoloso, con lunghi capelli lisci dai riflessi argentati, che gli ricadevano morbidamente sulle possenti spalle. Il viso aveva lineamenti duri, ma la contempo morbidi. Sugli zigomi aveva due striature color magenta e sotto la frangetta argentata si poteva chiaramente vedere una mezzaluna violacea, ma la cosa che la rapì di più furono gli occhi color del sole con gocce d'oro. Quel dio indossava un kimono color del latte con ricami rossi e sulla spalla destra portava un vaporoso pelliciotto e per finire, infilate nella cintura, portava tre spade. Era chiaramente un demone. Un demone dall'aspetto di un dio.
-P-padron Sesshomaru... siete già tornato!?!-chiese Jacken, che si zittì suito, quando il suo padrono lo fulminò con lo sguardo.
-Come hai fatto a farlo calmare e persino a farlo giocare con te?-chiese Sesshomaru impassibile come sempre.
-Io non lo so...mi sono semplicemente avvicinata a lui con un frutto, lui l'ha mangiato e poi abbiamo cominciato a ricorreci. Perché me lo chiedete?- chiese Rin abbastanza stranita da quella domanda, ma non ricevette risposta dal demone maggiore.
-Come ti chiami-una domanda tanto semplice per tutti, ma per qualche strano motivo a Rin fu come una richiesta di matrimonio da quanto era felice per quella semplice domanda. Dopo qualche istante ad essersi persa (di nuovo) nei suoi occhi gli rispose.
-Rin...mi chiamo Rin. E se posso chiederlo,  qual' è il vostro?- Sesshomaru la guardò "stranito". Non lo conosceva? Non aveva mai incontrato un essere vivente che non lo conoscesse, o per lo meno che non avesse mai sentito parlare di lui.
-Sesshomaru- rispose, dopo aver riflettuto per qualche momento.
-Cosa ti sei fatta al ventre? Stai sanguinando- già, perché stava sanguinando? Che l'avesse fatto Ah-Un giocando? O magari era caduta su un sasso? Oppure... Ma cosa andava a pensare?!? Da quando si preoccupava di un'insulsa umana che nemmeno conosceva?!?
Rin dal canto suo lo guardava con uno sguardo a dir poco indecifrabile. Come mai un demone che nemmeno la conosceva, le chiedeva il motivo del suo sanguinamento? Non fece nemmeno in tempo a rispondere che Sesshomaru le si avvicinò, si tagliò il palmo della mano con un artiglio e posò la sua mano sul ventre sanguinante della ragazza. Quando i due sangui entrarono in contatto, Rin dovette contrarre il viso in una smorfia di dolore, dato che la ferita bruciava in modo sconvolgente.
- Quando il sangue demoniaco entra a contatto con quello umano, la ferita di quest’ultimo si rigenera co tempi demoniaci- notando l’espressione stranita di lei, lui le aveva risposto a quella muta domanda. Il perché aveva fatto quel gesto non lo sapeva nemmeno lui, ma decise di chiederselo, sapendo benissimo che non avrebbe trovato risposta. Quando staccò la sua mano dal suo ventre, si preparò a prenderla in
braccio. Sapeva benissimo che sarebbe svenuta, a causa del sangue estraneo nel suo corpo. Infatti, dopo pochi istanti, Rin svenne, ma non fece in tempo a toccare terra, che Sesshomaru l’afferrò prontamente per i fianchi e se la portò al petto, come se la volesse proteggere. Neanche lui aveva capito bene il motivo del suo comportamento, ma decise comunque di portarla con se. In qualche modo si sentiva legato a quella ragazzina. Così chiamò Ah-Un e lo fece sdraiare sotto una quercia e poi vi posò sopra Rin, ancora priva di sensi. Fatto ciò si sedette sopra un ramo della quercia e vegliò su Rin per tutta la notte, in attesa di poter rivedere quei suoi occhi, che se pur scuri, brillavano di luce propria.
 
 
 
 
 
Salve a tutti ed eccomi tornata!
Scusate il mio ritardo, ma dopo le vacanze ci hanno messo sotto con le interrogazioni quindi… ok lo ammetto non avevo ispirazione per questo capitolo, ma alla fine ho aggiornato no? In ogni caso spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ci vediamo alla prossima!
Saluti Rinchan!

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