Desire

di Midnight Writer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (Un)necessary gift ***
Capitolo 2: *** When two become one ***



Capitolo 1
*** (Un)necessary gift ***



Era arrivato il giorno prima della mia partenza per la Grande Mela, ero così presa da mille pensieri che mi ero completamente dimenticata del mio turno al bar, tanto ero presa a strillare ad Armin al telefono che ‘non ero una bambina’ ogni volta che lui mi ricordava di prendere qualcosa, giusto per non dargli la soddisfazione di sapere che senza quel biondino la mia valigia avrebbe sicuramente superato qualsivoglia controllo di sicurezza: tutte le valigie vuote superano i controlli di sicurezza. 
Non appena riattaccai il telefono sentii il mio citofono suonare, risposi e dal tono dell'interlocutore capii di chi si trattasse senza nemmeno ascoltare le sue parole. Lo feci entrare. 
"Vestiti se c'è qualcuno in casa tua, svergognata." Mi disse con tono disinteressato l'uomo, al quale in fondo non importava nulla, perché mai avrebbe mi avrebbe guardata pensando a secondi fini, ma che voleva soltanto qualche motivo per richiamarmi, come sempre d'altronde.
Non ero nemmeno così svestita poi, indossavo soltanto una canottiera e un paio di pantaloncini, i quali però erano abbastanza corti e li tenevo solo per casa 
“Taci Levi. Che sei venuto a fare?” Replicai facendogli il verso
“Che asociale. Non volevo mica scocciarti così tanto, me ne vado." Disse prima di mettere la mano sulla maniglia della porta, consapevole già che lo avrei fermato
“Ehi no, aspetta...” Dissi infatti con tono seriamente triste e pentito afferrandolo per i vestiti, al che l'uomo si girò e abbozzò quel l'espressione che ormai avevo da lungo tempo imparato a riconoscere come il suo sorriso 
“Ero venuto a salutarti dato che non sei passata a lavoro e che domani partirai e non ci sarà più nessuno a farmi un caffè gratis ogni giorno.” Ad una persona esterna quelle parole sarebbero sembrate da stronzo opportunista, ma io ormai avevo imparato a leggere quell'uomo, come lui aveva imparato a leggere me, perciò riuscii a percepire l'affetto che vi era accuratamente nascosto dietro quella frase apparentemente priva di interesse. 
Gli sorrisi senza dire nulla, poi lui riprese a parlare 
“Ah, e volevo darti anche un regalo di compleanno in anticipo. O almeno, non è proprio un regalo... Diciamo che ti sto risparmiando l'imbarazzo di comprarteli da sola” 
Lì per lì non diedi troppo peso alle parole che Levi aveva pronunciato, mi parve infatti che mi stesse giocando qualche brutto tiro, finché l'uomo non mi allungò una scatoletta colorata. Rimasi per un attimo perplessa, non capendo cosa contenesse: lo lessi ma quella parola non l'avevo sinceramente mai vista o sentita; la aprii per notarvi nelle bustine di plastica quadrangolari con dentro una sorta di anelletto gommoso. 
Iniziai a diventare rossa. MOLTO rossa, poiché mi era fatta un idea di quale fosse l'effettivo contenuto di quelle bustine, ma volli esserne sicura, perciò cercai follemente una qualche scritta in inglese che mi dicesse che mi ero sbagliata, che ero soltanto decisamente troppo maliziosa e che in quelle bustine non c'erano precisamente quelli. 
Trovai una scritta in inglese: 'condoms'
Il rossore sulle mie gote non si era per nulla dissolto, anzi era solo aumentato
"LEVI COSA STRACAZZO MI HAI REGALATO?" Urlai in preda al panico 
"Certo che ce ne hai messo di tempo a capire che fossero, ragazzina... Spero non ci impiegherai così tanto a capire cosa fare quando leverai le mutande a quel moccioso"  
"Ma che problemi hai?" Gli chiesi
"Senti, è normale che te lo voglia fare, non ho mica nulla in contrario." Mi disse con aria piuttosto allusiva
"MA NON È UN CAZZO VERO, SEI UN FOTTUTO DEVIATO MENTALE!" 
"Oddio Alice ma usali. Ti servono per calmarti un poco."
Mi ci volle un po' prima di calmarmi e riuscire a salutare civilmente Levi, dicendogli quanto di più stronzo potessi dire e che significasse molto alla lontana “ti voglio bene”.
Non appena mi lasciò di nuovo in balìa della mia solitaria casa e del CD dei Black Veil Brides che avevo inserito nello stereo che avevo appena acceso, rimasi per un poco ad osservare quella scatoletta e a tentare di immaginare cosa vi fosse nelle bustine, senza tuttavia avere il coraggio di aprirne una.
Non avevo mai pensato ad Armin in quel modo, ricordai a me stessa, e mai lo avrei fatto. 
"Tch, coglione. E ci ha pure buttato soldi" dissi infine tentando di scacciare i miei dubbi e le sue incertezze gettando distrattamente la scatoletta nella valigia ancora aperta.
Naturalmente non avevo ancora coscienza di quanto sarebbe successo giorno 4 Luglio.

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Capitolo 2
*** When two become one ***


Non appena la festa per il mio sedicesimo compleanno finì, io e Armin tornammo a casa in taxi, da soli dato che lo zio era ad una qualche festa e Fely lo avrebbe raggiunto. 
Mentre ci trovavamo sulla vettura mi ritrovai a guardarlo in un modo diverso. Osservavo i suoi occhi e ogni suo lineamento, finché non mi trovai ad indugiare sulle labbra. Le guardai come ipnotizzata, osservandole e desiderandole sempre di più, sentendo un fortissimo desiderio di farle mie: un desiderio di possesso che mai avevo provato prima. Lo afferrai dal colletto della camicia e mi impossessai di quelle labbra che tanto agognavo, esplorando anche ogni millimetro della sua bocca e iniziando una sorta di perfetto intreccio con la sua lingua. Una crescente sensazione di calore ed eccitazione iniziò a dilagare nel mio inconsapevole e inesplorato corpo, della quale non appena mi resi conto provai una sorta di pudica vergogna, quindi non ebbi il coraggio di continuare quel bacio che così tanto tuttavia mi piaceva. 
Entrai a casa e mi diressi in bagno senza spiccicare una parola. Non appena uscii, coperta solo da ciò che normalmente era il mio pigiama estivo: una maglietta a maniche corte enorme; non ebbi nemmeno il tempo di processare ciò che stava succedendo che mi trovai con le spalle al muro e il corpo del mio fidanzato vicinissimo al mio.
"Senti Alice, mi sono trattenuto per tutto questo tempo, ma quel bacio di poco fa mi ha fatto oltrepassare il limite" disse con una voce che quasi non riconobbi per quanto era roca e, ahimè... Dannatamente eccitante.
Il senso di vergogna precedentemente provato svanì completamente per lasciar posto a quella sensazione così inebriante che mi spingeva a volerlo; mi spingeva a ritenere quei vestiti che indossava così ingombranti... Mentre lo osservavo il mio respiro accelerava, seguendo anche la velocità con cui avvicinava il suo volto al mio
"Lo fai apposta per farti desiderare?" Dissi quasi con il fiatone 
"Può darsi" replicò lui con la sua voce roca e il solo angolo sinistro della bocca sollevato 
Ebbi un bacio, il più passionale che avevo avuto fino a quel momento, ma mi ritrovai a volere di più.
Dalla mia bocca il ragazzo iniziò a scendere giù per il collo, baciandolo, percorrendolo con la lingua e lasciando ogni tanto qualche morso, poi scese fino alla spalla sinistra, dove lasciò quello che qualche minuto dopo sarebbe diventato un segno nero: un segno del suo possesso.
Lo fermai: quella sensazione che riconobbi poi come lussuria mi spingeva a volere ancora di più. Iniziai slacciando il papillon che ancora non aveva tolto per poi proseguire sbottonando lentamente i primi bottoni della sua camicia, procedendo man mano ad assaporare il suo corpo e a riscoprirlo sotto una luce che mai mi sembrava lo avesse illuminato. Ora ogni suo gesto mi faceva fremere e sollecitava il mio cuore a battere più forte e il mio respiro ad accelerare.
Quando un piccolo gemito scappò involontariamente via dalla sua bocca, tornai a prendere possesso delle sue labbra, e mentre con una mano giocavo con i suoi capelli, con l'altra ripercorrevo quel corpo così caldo e che fremeva di eccitazione proprio come il mio; non appena arrivai ai fianchi fui indecisa se scendere ancora o meno, e alla fine lo feci. Pigramente le mie dita arrivarono fino al cavallo dei pantaloni, sotto il quale vi era un vistoso rigonfiamento che avrebbe dovuto farmi arrossire, lo ammetto, ma che quella notte fu solo capace di farmi assumere la stessa espressione che il ragazzo aveva. 
Quella notte tante cose successero: nessun vestito rimase a lungo sui nostri corpi, bensì tutti quanti finirono presto o tardi sparsi sul pavimento; qualcuna delle bustine presenti nella scatoletta che Levi mi aveva (col senno di poi capii) saggiamente regalato venne aperta e il suo contenuto utilizzato; non ci fu più il corpo di Alice separato da quello di Armin, bensì una splendida, passionale, lussuriosa e insieme pure armonia in quella che ormai era un'unica entità; la verginità di entrambi fu andata, e con essa molte delle insicurezze che avevo. 
In poche parole: io ed Armin, la notte del mio sedicesimo compleanno, ci siamo per la prima volta amati completamente.
In ancora altre parole: quella notte io e Armin abbiamo fatto l'amore per la prima volta.

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