Du Súndavar freohr - La Morte delle Ombre di mjay (/viewuser.php?uid=539970)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 00 # Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 01 # Sangue di drago ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 02 # Prima che venga buio ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 03 # Spezzata ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 04 # La caduta ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 05 # Anime affrante ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 00 # Prologo ***
prologo
NdA: Salve a tutti! Mi presento,
sono mjay.
In realtà è come se fossi nuova su EFP,
poiché non ho mai davvero pubblicato nulla di serio.
Questa è la prima longfic su cui mi sia dilettata
a scrivere e spero che sia di vostro gradimento.
Avverto subito che ci saranno riferimenti e libere ispirazioni a Skyrim
e al Trono di Spade, ma per la maggior parte la storia è
stata completamente partorita dal mio piccolo cervello laborioso.
ATTENZIONE!!!
I primi 5 capitoli sono stati riuppati, in quanto rileggendoli
più volte non mi convincevano e mi sembrava di non aver dato
il meglio di me.
Alla fine, dopo mille dubbi, mi sono decisa a
riscriverli. LA
TRAMA NON E' STATA IN ALCUN MODO MODIFICATA.
Vi auguro quindi una buona lettura o ri-lettura.
Che la vostra spada sia sempre affilata!
NOTE INTRODUTTIVE
GENERE
Introspettivo,
Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra.
RATING
Generalmente Giallo e
Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli
argomenti trattati.
PERSONAGGI
Murtagh Morzanson,
Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il
popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE
Ambientata 200 anni
dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del
continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina
annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il
popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la
pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata
dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori
e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che
metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il
nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE
- Per rimanere
aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o
altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per
inviarvi il link.
- Ringrazio
tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha
commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro
ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
- In
fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a
ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
- Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
- Mail
DISCLAIMER
I
personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini.
Gli
abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le
loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia
è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
This
work
by mjay
is licensed under a Creative
Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.
CAPITOLO
00
Prologo
«
Datemi ascolto, voi
sacre stirpi,
potenti ed umili figli di Hamlen!
Di
Ymvir e Jörmungandr debbo l'opre narrare,
di antiche
storie che mi sovvengono.
Al principio era il
tempo,
Ymvir vi dimorava.
Non c'era sabbia né
mare
né gelide onde.
Non c' era terra
né
cielo in alto:
un vuoto si spalancava
e in nessun
luogo erba.
Dalla sua risata
splendette da
est il sole.
Dalla sua ombra
nacque a sud
Jörmungandr.
E vi fu equilibrio.
Ed il mondo
così nacque
dalla Luce e dall' Oscurità ».
Moribonde
lingue di fuoco
si alzarono dal braciere al centro della stanza proiettando scure
ombre sulle pareti di legno e pietra.
Re Bothvar l'Ammazzagiganti sedeva su di una poltrona di pelle e calde pellicce,
la sua voce riecheggiava bassa e profonda fra le pareti. Nelle sue
mani forti, rese callose dalla ruvida elsa della spada, stringeva
lunghi bastoncini di legno. All'estremità di essi
erano intagliati piccoli personaggi, protagonisti della storia che
soleva raccontare ai suoi figli prima di coricarsi, li agitava con
abili movimenti sopra le braci accese ricreando scene di un mito
antico quanto le loro origini. Era il rituale che più amava
condividere con loro, ciò che aveva deciso di narrare quella
notte
era la leggenda più importante della loro tradizione.
Si fermò, schiarendosi la
voce. Le vecchie giunture del mobilio su cui era seduto cigolarono
sotto la sua imponente mole.
Gli occhi profondi, lenti e solenni, ma
molto penetranti,
studiarono con circospezione il volto dei figli. Nonostante i secoli che gravavano sulle ampie
spalle, Bothvar non era molto diverso nell'aspetto da un Uomo
comune. Eppure, a dispetto del
passare degli anni, non vi erano rughe sul suo volto né
tanto meno
ciocche grigie fra i capelli e la barba ramata, come le foglie in
autunno, né fatica nei movimenti o confusione nei
suoi
pensieri. Le braccia massicce come tronchi erano ancora capaci di
stringere con tale forza il collo di un uomo da poterne rompere le
ossa sotto la stretta decisa delle dita.
Nell'improvviso silenzio,
oltre le mura di Dragonsearch, qualcuno all'esterno intonò
una
canzone allegra, seguito da un coro di voci potenti e spensierate.
Bothvar ascoltò per un attimo quel suono incoraggiante
proveniente
dalla piazza principale di Darnek, la capitale di Ostagar.
La canzone finì in uno
scroscio di risa e applausi.
Non era raro che vi fossero
festeggiamenti fino a tarda sera, al popolo di Ostagar piaceva
declamare le proprie vittorie o eventi importanti con balli, canzoni
o lunghe bevute, finché ognuno non tornava nelle proprie
case con lo
stomaco pieno ed il cuore leggero.
Due albe fa si era
tenuta una grande festa per le buone notizie provenienti dal Tempio
del Drago: la covata si era rivelata fertile e nuovi draghi erano
pronti a nascer; prima ancora si era festeggiata la caduta di un
Gigante nelle steppe di Roskilde; due cicli di luna fa, invece, vi
erano stati grandi e ricchi festeggiamenti per il suo compleanno,
il trecentoventisettesimo. Età veneranda per qualsiasi uomo,
ma non
per un Cavaliere di Drago.
Quel giorno, però, non vi
era stato alcun avvenimento importante da ricordare. A Darnek una
piccola folla di impazienti aveva deciso di mitigare l'attesa per l'indomani con birra a fiumi e succulenti arrosti, in vista
dell'importante celebrazione che si sarebbe tenuta da lì a
poche
ore.
Nelle prime ore della
mattina seguente si sarebbe tenuta la Cerimonia della Schiusa,
circostanza in cui si sarebbe designato il prossimo Re o la prossima
Regina del regno. Tale scelta sarebbe ricaduta su uno dei suoi figli,
unici eredi della famiglia reale. Così come era stato per
lui, unico figlio di Sorresen il Re Colosso, un uovo di drago sarebbe
stato posto di fronte a loro. Se il loro cuore fosse
stato abbastanza forte e degno di essere scelto da un Drago, questi sarebbe nato, facendoli divenire nuovi Cavalieri. Se
così non fosse stato,
ogni pretesa al Trono sarebbe decaduta.
In tutti quei secoli
talvolta era capitato che un uovo non si dischiudesse di fronte ad un
membro della famiglia reale, ma mai che il Trono rimanesse senza
pretendenti.
Un'eventualità, che se si
fosse verificata, avrebbe provocato disordini e tumulti: i suoi
antenati avevano regnato su Ostagar sin dai primi insediamenti del
Popolo Grigio nelle Montagne del Nord. Tutto ciò che
rimaneva di
loro scorreva nelle sue vene e in quelle dei suoi figli. Discendenti
di sangue.
Il territorio aspro e
freddo di Ostagar dapprima non aveva richiamato molta attenzione da
parte degli altri Uomini, ma col passare delle decadi, in seguito
all'insediamento di Re Palancar in Alagaësia, altre
città erano state fondate dove uomini più coraggiosi avevano deciso di
spingersi
all'estremo Est.
La loro avventatezza fu
presto ricompensata e così nacque il Regno di Ostagar, fino
a
trasformarsi in ciò che era oggi: un impero fiorente,
abitato da
guerrieri e uomini prestanti abituati alle peggiori
avversità.
Sebbene ogni contatto con i
territori ad Ovest fosse andato perduto, vecchie cartine sbiadite e
diari muffiti erano ciò che rimaneva delle testimonianze dei
loro avi
sui terreni da loro abbandonati molto tempo addietro. Completamente
isolati dall'alta ed incombente catena di montagne che li circondava,
si erano costruiti una nuova vita.
Le difficoltà erano state
molte, ma sotto la guida del Primo Re, erano riusciti a vincere
qualsiasi avversità: la lotta contro i Lupi delle Lande fu
sanguinosa, ma con l'aiuto dei draghi, i lupi furono rispediti sulle vette
delle montagne; i Giganti tuttora vagabondavano nelle Steppe, ma il
loro numero era stato dimezzato. Avevano subíto incursioni dai
continenti a Nord-Est ed erano riusciti comunque a sopravvivere,
ricacciando gli estranei nei loro paesi e affermando così
la loro
fama di grandi guerrieri.
Malgrado la Cerimonia della
Schiusa, le cui origini risalivano ai primi figli del Primo Re, dovesse
essere per Bothvar un evento gioioso, l'ombra di un oscuro
presentimento si era allungata sul suo cuore.
Non seppe dare nome o volto
a quella preoccupazione.
Forse fu
solo il banale pensiero che i suoi figli stessero crescendo
più
rapidamente di quanto non si fosse aspettato, sensazione comune per
qualsiasi genitore; o
fu il rammarico di poter vedere solo uno di loro sul Trono a regnare al
suo
posto, ma tale apprensione impregnava ogni suo pensiero su quanto
sarebbe avvenuto in futuro.
Se un uovo si fosse
dischiuso di fronte ad entrambi, allora sarebbe stato
Bard, l'unico maschio, a prendere il suo posto in quanto il maggiore dei due figli,
altrimenti quell'onere sarebbe ricaduto sulla figlia,
Sigrid.
Quando il suo sguardo
incontrò i volti pieni di curiosità dei due
bambini distesi nei
propri letti in attesa della conclusione della storia, tale peso
sembrò alleggerirsi sulla sua coscienza.
Incosciamente si ritrovò
a sorridere fra i folti baffi alla curiosa immagine dei due
ragazzini con in testa una corona troppo grande e pesante per loro
che gli ricadeva goffamente su di un lato della testa, coprendone gli
occhi.
« Padre
vi prego, continuate, cosa accadde dopo che nacque
Jörmungandr? »
fu Sigrid la prima a rompere il silenzio mentre si agitava
impaziente sotto le coperte. La sua testa fece capolino da sotto il
cuscino dietro al quale si era nascosta dopo aver udito il nome
dell'oscura creatura.
Una risata proruppe dalle
sue labbra al desiderio della figlia, fin da quando era riuscita a
muovere i primi passi, Sigrid si era rivelata essere emotiva. Una
bambina fin troppo sincera ed indisponente, sempre pronta a
combattere per i suoi ideali, essebdo più selvaggia delle
altre
sue coetanee. Più cresceva più diveniva
l'ombra del fantasma della sua defunta consorte, la Regina Brunilde,
nell'animo come nell'aspetto.
Minuta e gracile, nessuno avrebbe potuto credere che lei riuscisse a sollevare una
spada, eppure durante gli allenamenti la sua foga riusciva a
spiazzare e mettere in difficoltà bambini più
grandi di lei. In
alcune occasioni, era perfino riuscita a tenere testa al fratello
maggiore, ben più forte e muscoloso di lei.
I lunghi capelli biondi le
incorniciavano gli occhi blu, limpidi come le acque del Mare
Stretto. Quando la piccola gli sorrise in risposta al suo sguardo,
mostrò un sorriso privo di un dente da latte, perso il
giorno prima
durante gli allenamenti con il fratello. Bard le aveva sferrato un
colpo di scudo dritto sul volto, forse un po' troppo forte per essere
solo un'esercitazione pratica. Incidente di cui Bothvar non era
convinto, sebbene non presente.
La rivalità fra i
due
fratelli non era mai stata un mistero, Bard, in particolare, vedeva
nella sorella un' insopportabile rivale e da sempre la incolpava
della prematura morte della madre: Bard aveva solo tre anni quando
aveva visto la Regina costretta a letto dalle doglie, avvenute ben tre
settimane prima del tempo.
Quando Sigrid nacque era
troppo piccola e debole per sopravvivere, su questo avevano concordato
tutti i Guaritori. Il parto aveva stremato la Regina ben più
del
precedente, ma che, malgrado le raccomandazioni, non aveva mai lasciato il
capezzale della piccola. Le aveva tenuto la mano, ancora senza forze,
pregando ogni giorno Ymvir perché la salvasse e prendesse la
sua di
vita.
Bothvar era rimasto in silenzio,
impotente, ascoltando le suppliche della moglie con una fitta al
cuore. Mai si era sentito così inutile, nemmeno la magia avrebbe potuto
salvare Sigrid. Più morta che viva, qualunque tentativo di
salvarla
avrebbe condotto chiunque avesse tentato a morte certa.
Brunilde non aveva mai lasciato la
figlia, giorno o notte, era rimasta distesa al suo fianco mormorando
preghiere sottovoce e presto aveva smesso di mangiare. Sorda alle suppliche
di chi le stava intorno, aveva continuato nella sua silenziosa
crociata, per
i seguenti tre meriggi.
Fu al quarto sorgere del
sole che le preghiere della sovrana furono ascoltate, scandite
dall'ultimo terribile ruggito di Syrax, il drago della Regina, che
spirò quello stesso giorno.
La piccola Sigrid sembrava
aver ritrovato miracolosamente le forze mentre piangeva fra le
braccia inerti della Regina Madre ancora avvolta nelle pellicce del
letto in camera della figlia.
La Dea Ymvir ha
benedetto la bambina, aveva detto un Sacerdote portando via il
corpo
freddo di Brunilde per prepararlo al Rito Funebre, ma non vi
può
essere vita laddove doveva esserci morte, qualcuno doveva pagarne il
prezzo e la Regina è stata una donna coraggiosa e una madre
amorevole a pagarlo.
Non una lacrima aveva
versato Bard apprendendo della morte della madre. Invece, aveva
iniziato a guardare la sorella con una strana circospezione, come se
di lei non potesse fidarsi, in quanto scherzo della natura. A nulla
erano servite le parole di Bothvar per rassicurarlo.
Crescendo quell'odio
sembrava essersi mitigato sebbene non sembrasse del tutto scomparso,
forse perché nato dalla mente troppo fervida di un bambino.
« Si racconta, piccola
Sigrid, che dapprima dalla loro unione prese vita Hamlen »
continuò,
e poi con aria grave aggiunse « Troppa però era la
sete di potere
di Jörmungandr, non gli bastava vivere all'ombra di Ymvir, sua
sorella e amante, fu così che nacquero i Draghi... come
servi e
schiavi di Jörmungandr per soggiogare il mondo »
Sigrid e Bard trattennero
il fiato, in attesa, Bothvar sorrise « Ma la Dea Ymvir e la
figlia
Hamlen non potevano permetterlo, fu dalle lacrime di dolore di Hamlen
che nacque il Primo Uomo ed il dolore divenne gioia! Presto il mondo
si colmò dei suoi figli e si consumò
così la Prima Guerra, dove
Uomini e Draghi bagnarono la terra con il loro sangue in una guerra fredda e crudele »
Bard
corrugò le sopracciglia, confuso « Padre questo...
non è possibile
»
« Cosa non è possibile? »
« Che uomini e draghi
abbiano trovato battaglia... essi sono legati a noi, non possono
ribellarsi » suo figlio maggiore aveva solamente nove anni,
ma ne
dimostrava almeno dodici. Era più alto e forte della maggior
parte
dei suoi coetanei, spesso questo lo portava a vittoria certa durante
gli allenamenti con il maestro d'armi.
Rispetto a Sigrid, Bard
era ben più calcolatore e riflessivo, difficilmente
condivideva con
gli altri ciò che gli passava per la testa. Questo almeno
finché
non prendeva in mano una spada e diveniva una furia. Bothvar non
aveva mai visto una tale ferocia in combattimento se non nei
Draghi.
Spettinati riccioli di un biondo più scuro rispetto a
quelli della sorella sovrastavano gli occhi verdi, talvolta
illuminati da una luce strana, quasi intimidatoria, mentre squadrava
con attenzione a chi si trovava davanti.
Ogni gesto e parola
di Bard sembrava soppesata e misurata in base a chi aveva di fronte a
sé, sebbene di tanto in tanto l'aggressività che
scalpitava
dentro di lui prendeva la meglio anche quando non era in battaglia.
Niente che non potesse affievolirsi crescendo.
« I Draghi non sono
sempre stati quello che sono oggi, è proprio durante la
Prima Guerra
che lo divennero: stanchi del crudele Jörmungandr e del suo
giogo,
si inchinarono a Ymvir che ebbe pietà di loro e delle loro
anime. Li legò agli umani come
nostri pari e fedeli compagni così da condividere con loro
gioie e
dolori »
Sigrid balzò in piedi, facendo scivolare le pesanti
pellicce sul pavimento, con i pugni alzati verso il cielo come segno
di giubilo « Oh! Così venne sconfitto! »
gridò entusiasta, per poi scivolare di nuovo a letto con le
gambe
incrociate «
E potremo avere un drago
anche noi? Uno grande come il tuo! »
Bothvar si alzò, con calma
ripose le piccole figure nel cofanetto accanto ai letti ed
andò a
raccogliere le coperte di Sigrid « Forse. Domani a quest'ora
molto
probabilmente tu e tuo fratello starete giocando con due piccoli
cuccioli di drago »
La sola idea elettrizzò
entrambi, poté leggerlo nei loro occhi. Con incredibile
pazienza
aspettò che Sigrid crollasse a letto dopo avergli elencato
tutte le
cose che avrebbe fatto con il suo drago e le rimboccò le
lenzuola,
lasciandogli un umido bacio sulla fronte.
« Ah! Padre! La barba
mi fa il solletico! » si lamentò lei ridendo,
prima di chiudere gli
occhi. Scivolò nel sonno quasi subito, scandendolo con
piccoli
respiri.
Quando Bothvar si voltò verso Bard vide che era seduto
sul suo letto, lo stava scrutando con attenzione, assorto in mille
pensieri « Cosa ti tormenta Bard? »
domandò Bothvar
scompigliandogli i capelli con le grosse mani, il gesto non piacque
al figlio che si scansò seccato, distendendosi sotto le
pellicce.
«
Nulla padre » lanciò uno sguardo incerto alla
sorella, dall'altra
parte della stanza, ed aggiunse abbassando la voce perché
lei non lo
sentisse « Non penso sia giusto alimentare le fantasie di
Sigrid,
lei non verrà mai scelta: è troppo debole
perché un drago la
prenda in considerazione... »
Bothvar strinse le labbra,
amareggiato da quelle parole « Non devi sottovalutare tua
sorella: è
più forte di quello che credi... sarà il drago a
scegliere, non tu,
fino ad allora tutto è possibile » gli
baciò la fronte e quando si
allontanò poté sentire lo sguardo duro di suo
figlio seguirlo
mentre superava le braci, ancora calde, ed usciva dalla stanza.
«
Verrà il tempo
in
cui il figlio combatterà il padre,
fratello combatterà
fratello,
sangue verrà versato,
arriverà il caos e poi il
nulla,
ed il mondo finirà nel ghiaccio e nel fuoco ».
|
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 01 # Sangue di drago ***
Cap I
NdA: Il capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni toccherà al prossimo!
In fondo al capitolo trovate una sorpresa, purtroppo non so chi sia
l'autore, se qualcuno lo conosce mi avverta anche per messaggio che
così aggiungo i credits.
I prestavolto sono Garret Hedlund e Katheryn Winnick, i cui volti si sono generosamente prestati per la mia longfic (?).
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!
NOTE INTRODUTTIVE
GENERE
Introspettivo,
Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra.
RATING
Generalmente Giallo e
Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli
argomenti trattati.
PERSONAGGI
Murtagh Morzanson,
Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il
popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE
Ambientata 200 anni
dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del
continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina
annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il
popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la
pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata
dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori
e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che
metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il
nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE
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aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o
altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per
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- Ringrazio
tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha
commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro
ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
- In
fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a
ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
- Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
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DISCLAIMER
I
personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli
abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le
loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia
è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
This work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.
-
CAPITOLO I
Sangue di drago
Murtagh
raccolse la raspa, riposta assieme ad altri oggetti sul drappo sporco
di grasso tra le radici dell’abete sotto cui si era seduto, l’arco di tasso posato sulle ginocchia.
Con movimenti decisi e
sicuri iniziò a scavare il legno, grattando via con
l’unghia del
pollice le schegge che si incastravano nelle piccole incisioni
che aveva intagliato nei giorni precedenti con cura e attenzione.
Spinse
più a fondo la lama su di un viticcio vicino all’impugnatura
incrociandolo con altri due. Quando vi soffiò sopra piccole
particelle di polvere si sparsero in aria.
Non aveva un disegno
preciso in testa, seguiva il suo istinto mentre ad un solco se ne
aggiungeva un altro, andando ad incrociarsi con piccoli motivi e
figure. Ma lentamente il legno prendeva vita.
Accanto a lui
Castigo sbuffò, stiracchiandosi pigramente le zampe prima di tornare
raggomitolato a sonnecchiare. Piccole volute di fumo grigio si
alzavano dalle narici del drago, avvolgendosi in spirali.
Faceva
un certo effetto averlo visto uscire dall’uovo che era poco più
grosso del suo avambraccio e vederlo ora, così imponente ed ormai
adulto. Gli faceva comprendere quanto tempo fosse davvero trascorso dai
giorni crudeli passati come prigioniero alla corte di Galbatorix.
Non
aveva più lasciato la Du Weldenvarden, la foresta elfica, dalla fine
della guerra. Il fascino racchiuso tra gli alberi secolari era
incantevole quanto pericoloso, al suo interno vi si poteva smarrire
la cognizione degli anni e perdere di vista ciò che continua a
vivere all’infuori di essa. Sebbene il tempo non indugiasse mai, crescite e trasformazioni non erano uguali ovunque
sulla terra di Alagaësia,
ciò era particolarmente percepibile nei domini degli Elfi e nelle
terre dei semi-mortali.
Condividendo con loro una vita longeva, Murtagh aveva presto compreso
la loro visione del mondo: dove
il tempo stesso girava molto rapido e molto lento. Rapido,
poiché cambiano poco, mentre il resto fugge via. Lento,
perché
non contano gli anni che passano, o perlomeno non lo fanno per
sé.
I primi anni vissuti all'interno della Du Weldenvarden erano trascorsi
in un battito di ciglia, poiché aveva perso il conto delle
ore ed il tempo era scorso rapido per lui come per gli Elfi. Le lune
vecchie passarono, e quelle nuove crebbero e calarono nel mondo
esterno,
mentre lui si tratteneva ad Ellesméra. Quelli, però,
furono giorni scanditi da notti colme di incubi e da giornate in cui il senso
di colpa per gli atti immondi compiuti sotto il giogo di Galbatorix
lo paralizzava fino a togliergli il respiro.
Riuscì a prendere
di nuovo coscienza degli anni passati solo alla morte di Sloan, il
vecchio macellaio. La vecchiaia era stata clemente con lui,
portandolo via ormai centenario e finalmente sereno.
Murtagh era
stato così concentrato nel cercare uno spiraglio di pace fra i
pensieri distruttivi che lo logoravano ogni giorno da ritirarsi in
lungo silenzio. La morte dell’uomo era arrivata come un faro fra la
nebbia dei suoi pensieri, colpendolo con la stessa violenza dei
flutti in tempesta contro gli scogli.
In un'epifania un
pensiero incalzante si era fatto largo dentro di lui. Il ricordo
ancora vivido del corpo inerte del macellaio, consumato dal senso di
colpa e dalla vergogna nati da una vita miserabile, lo aveva
convinto a non sprecare la sua lunga vita ad annaspare nei ricordi
delle atrocità commesse. Ne avrebbe ricavato, invece, un' importante
lezione, come da tutte le sue esperienze di vita passate.
Avrebbe
usato quelle consapevolezze per non ripetere gli stessi errori e non
permettere mai più a nessuno di manipolarlo. Nonostante gli errori
commessi, la sua vita gli stava troppo a cuore per passarla in
rimpianti.
Quando ne prese finalmente coscienza era troppo
tardi.
Il mondo al di fuori della foresta era profondamente
cambiato.
Ad aspettarlo vi era un luogo diverso da quello che
aveva imparato a conoscere; smarrito, lo aveva colto un'estranea
sensazione di vulnerabilità mai provata prima.
Estraneo a quel
mondo e ignaro a quale posto egli appartenesse all'interno di quel
nuovo ordine, la fermezza della decisione presa vacillò solo per un
breve momento. Determinato a tornare nella capitale, volando con il
suo fidato Castigo, era pronto a quello che lo avrebbe
aspettato.
Nulla però avrebbe potuto prepararlo alla notizia.
Fu
da un giovane scudiero, che non sembrava avere idea di chi lui fosse,
che apprese della dipartita delle persone a lui care.
Di fronte a
quell'ultimo crudele tiro mancino si era scoperto vuoto,
completamente perso ed ancor più estraneo in una realtà ove per lui
non era rimasto più nulla se non la completa solitudine.
Fu con
rassegnazione che fece ritorno ad Ellesméra, sconfitto, arrabbiato
con se stesso e con il destino che era riuscito a tirargli, con
disprezzata ironia, il suo ultimo tiro mancino: quando finalmente era
riuscito a trovare un po’ di pace dentro sé stesso, a perdonarsi
per tutte quelle scelte sbagliate – compiute
al solo scopo di sopravvivere,
si ripeteva - , oramai non vi era più nessuno da cui tornare, se non
fredde e silenziose lapidi bianche nel cimitero di Illirea.
In
quella spirale di tormenti aveva vissuto il suo primo secolo.
Il
vuoto dentro di lui pareva crescere di giorno in giorno, diventando
un abisso oscuro e profondo. Mai era stato così cieco alle bellezze
racchiuse nelle Du Weldenvarden come allora.
L'animo era di
nuovo prigioniero di oscuri pensieri.
Nelle
loro vite immortali gli Elfi avevano appreso molte vie per curare i
dolori dello spirito, poiché nelle loro lunghe vite avevano visto
più addii di quanti la vita di un Uomo potesse contare. Fu grazie
alle loro enormi conoscenze che il dolore divenne finalmente
sopportabile.
In seguito si era dedicato anima, mente e corpo ad
imparare le arti degli Elfi e ad affinare le sue abilità da
Cavaliere. La notte, però, tornava in completa balìa dei suoi sogni,
o meglio visioni, da quando uno stato di semicoscienza si era
sostituito al sonno.
La trasformazione era stata graduale,
quasi impercettibile. Quando una mattina Murtagh si era alzato per
bagnarsi il volto, aveva faticato a riconoscersi nel riflesso allo
specchio. Il volto dall'altra parte, così familiare ma al tempo così
dissimile dal suo, lo fissava accigliato e stupito.
Si era
sfiorato le orecchie, le cui punte erano state nascoste sotto i
capelli scuri, ed era ammutolito. Le mani erano corse a sfiorarsi il
volto trovandolo oltre che maturo – oramai divenuto quello di un
uomo - , più pronunciato sugli zigomi e sul profilo. Morbidi e corti
riccioli scuri erano cresciuti sopra il labbro, sul mento e sulle
guance, in una lieve peluria. Osservando l'individuo di fronte a
lui si era stupito, chiedendosi se fosse ormai più Elfo che
Uomo. Ma si era presto liberato di ogni futile questione ridendo
di sé stesso e dei suoi stessi sciocchi pensieri, non sarebbero
state certo altre orecchie ed il viso più spigoloso a cambiarlo: il
fantasma dell’uomo che era e che era stato era sempre presente a
ricordarglielo. Con un sorriso amaro, si era domandato se fosse
stata l’ aria di quella foresta a intorpidirgli i sensi e fargli
nascere quelle strane idee.
Da quando aveva fatto di Ellesméra la
sua dimora, la vita si era rivelata fin troppo tranquilla e si era
chiesto più volte fino a quando si sarebbe mantenuta tale;
d'altronde il mondo esterno era in continuo mutamento – ne prese
consapevolezza in quel momento più che mai, ora che aveva l'occasione di
osservarlo - e non sarebbe potuto rimanere in equilibrio per sempre.
Incise un’ altra linea, soffocando quei pensieri tra le
venature del legno.
Si prese una pausa dal suo lavoro per
grattare, con un sorriso, le squame che ricoprivano il collo di
Castigo, poco sotto la mandibola, ed il drago emise un basso e lungo
suono di piacere, facendolo somigliare, più che ad una belva
selvaggia ed indomabile, ad un innocuo gatto di strada.
Con la
mente, accarezzò la coscienza del suo drago, l’unica
roccia su
cui si era appigliato in quei due secoli e che gli aveva impedito di
cadere sommerso dai suoi pensieri più oscuri. Castigo era
l’
unico che non lo avrebbe mai abbandonato in questa vita, poiché
l’uno era il prolungamento della coscienza dell’altro e
senza quel legame
avrebbero per sempre smarrito una parte di sé stessi. La loro
unione non era mai stata più profonda di quel momento.
Forse un
po’ egoisticamente, Murtagh aveva da sempre avuto la convinzione
che il loro legame fosse unico, qualcosa che gli altri Cavalieri non
avrebbero mai potuto condividere con il proprio drago. Entrambi
avevano conosciuto i meandri più oscuri dell'anima dell’altro e
dove altri sarebbero fuggiti, loro si erano fatti forza l’ un l’
altro, vittime di un destino troppo crudele.
Tutta
questa tranquillità non ti starà rendendo un grasso drago da
salotto?
Castigo
aprì le palpebre, puntando l’iride cremisi su di lui.
Grazie
al loro contatto mentale Murtagh avvertì chiaramente
l’irritazione che il drago stava provando per la sua
affermazione, ma
invece di rispondergli, quest'ultimo decise che l’indifferenza
fosse la più giusta punizione.
Castigo si alzò solo per
arrotolarsi di nuovo su sé stesso, dandogli però la chiara visione
del suo massiccio…
Sedere
da grasso drago impigrito,
lo canzonò Murtagh prima di essere quasi decapitato dalla coda che
veloce e precisa, colpì il tronco dell’albero poco sopra uno dei
lunghi ciuffi scuri dell'indomabile chioma dell'uomo.
Dai rami più bassi,
una pioggia di aghi di abete cadde sul Cavaliere e sul suo lavoro.
Castigo continuò a muovere la coda a mezz’aria, come silenzioso
monito. Non sembrava in vena di prese in giro quel giorno.
Murtagh
piegò la testa e si passò le dita fra i capelli per liberarli
dagli aghi, poi con una scrollata di spalle tornò alla cura del suo
arco, grato di avere ancora la testa attaccata al collo.
Posò
la raspa ed iniziò a inumidire la metà superiore del legno con uno
straccio bagnato di strutto, stava per afferrare il coltello quando
un cambiamento nella coscienza semi addormentata di Castigo lo
distrasse. Lo sentì improvvisamente attento, in ascolto, ed anche
lui si fermò, con il coltello ancora a mezz’aria.
Il grande
drago alzò la testa, le lucide scaglie rosse brillarono sotto gli
spiragli di luce fra le foglie degli alberi. Annusò l’aria, i
suoi occhi divennero fessure mentre scrutava fra gli alberi.
Cosa
hai sentito? Domandò
il Cavaliere fissandolo.
Lo vide sbuffare dalle narici,
innervosito, Un
drago.
Murtagh
alzò un sopracciglio, scettico, Fìrnen?
No,
quando Castigo aprì le fauci in un ringhio del fumo nero si dipanò
fra i denti aguzzi come punte di lancia, non
conosco il suo odore, è diverso, e c’è puzza di sangue.
E
quello non è mai un buon segno,
pensò Murtagh scattando in piedi, Zar’roc assicurata alla cintola,
ed abbandonò l’arco ed i suoi strumenti per salire sulla groppa
di Castigo.
Mentre il drago si alzava in volo, sollevando foglie e
muovendo l’aria con le sue possenti ali per prendere quota, il
Cavaliere si chiese chi potesse essere e quale fosse la natura di
quella visita.
Nessuno avrebbe potuto irrompere nella Du
Weldenvarden senza il permesso di Gilderien il Saggio e varcarne i
confini senza che la regina ne venisse a conoscenza per tempo; dunque
non doveva essere una presenza minacciosa.
Forse qualche giovane
Cavaliere era stato troppo avventato e si era ferito in volo con il
suo drago nei pressi della foresta, o qualche drago giovane e troppo
caparbio si era azzannato per una dragonessa.
Ma se aveva
imparato qualcosa durante la sua vita era che non bisognava mai farsi
cogliere impreparati e voleva accertarsi lui stesso che ciò che
stava avvenendo fosse solo uno screzio fra draghi o un piccolo
incidente di percorso.
Volarono in direzione sud-est, il sole li illuminava, mentre il vento sferzava il suo viso e qualcosa dentro di lui
si risvegliava. Non ricordò l’ultima volta che si erano spinti
così a Sud verso il limitare degli alberi, e, malgrado tutti quegli
anni passati lontani dalle battaglie, notò con orgoglio che la loro
nuova vita non aveva indebolito le ali del suo fidato compagno.
Sebbene volassero spesso fuori da Ellesméra per cercare un po’
di solitudine, non lo avevano mai fatto a quella velocità. Le ali,
più forti e grandi dalla loro ultima battaglia, erano tese e
cavalcavano i venti, si spostavano sulle correnti discensionali con
agili e fluidi movimenti senza il minimo sforzo. Nessuno dei due era
più un guerriero acerbo.
In groppa a Castigo, Murtagh dovette
schiacciarsi contro il suo corpo quando la brezza tagliente iniziò a
ferirgli gli occhi.
Quel giorno si erano spinti nei pressi
di Sìlthrim, sulle sponde del lago Ardwen, molto vicini al confine
della foresta ed era proprio lì che a quanto pareva erano
diretti.
Siamo
vicini,
lo avvertì Castigo calando di qualche piede e virando verso
est.
Seppe che erano arrivati ancor prima di scorgere qualcosa: un
ruggito rabbioso e crudele lacerò il silenzio ed il sangue gli si
ghiacciò nelle vene per la violenza e la forza con cui arrivò alle
sue orecchie.
Forse era qualcosa di più grave di una zuffa
finita male.
Mentre in groppa a Castigo planava al limitare
della foresta là dove gli alberi erano più radi, Murtagh riuscì a
vederla: un'enorme figura si agitava furiosa mentre alcuni elfi
provavano ad avvicinarsi, ma con scarsi risultati.
Era un drago.
Di questo era certo. Ma era diverso rispetto a qualsiasi drago avesse
mai visto.
Era grande quanto Castigo prima del loro ritiro ad
Ellesméra, quindi doveva essere un drago giovane: non avrebbe dovuto
avere più di un quarto di secolo.
Le squame, delle stesse
sfumature dell’azzurrite, erano più grosse e spesse di quelle
normali: scaglie simili a placche d'armatura ricoprivano la carne tenera dei muscoli dalla testa alla coda.
Un’altra serie, più chiare di quelle del dorso, gli ricoprivano
l’addome. Il loro colore era diverso da quelli che aveva visto
fino a quel momento, esso racchiudeva tutte le sfumature di azzurro e blu, le
vene in trasparenza sulle ali e nei punti più chiari parevano
sfumare in tonalità quali il bianco ed il rosa.
Quello non era l'unico aspetto curioso della creatura, anche nello scheletro e nella
fisionomia, spigolosa e minacciosa, era arduo riscontrare somiglianze
con il resto dei draghi di Alagaësia. La testa, dalla tipica
forma allungata, era acuminata, sormontata da quattro corna nodose ed
appuntite. Le ali più grandi dell’intero corpo terminavano con un
pollice uncinato e tre dita artigliate, esse sembravano l'abbozzo di
ciò che rimaneva delle zampe anteriori -di cui era privo. Alla fine
di ogni osso dell'ala, una punta scura fuoriusciva alla fine della
leggera membrana, di un azzurro più chiaro e evanescente rispetto
alle squame, che interconnetteva le articolazioni.
Le stesse punte
scure, ma ben più grandi, tornavano lungo tutta la schiena,
interrompendosi solo sulla coda e su una piccola porzione del dorso,
alla
fine del collo -lungo e massiccio- su cui era legata una sella di
cuoio e pellicce. Sopra di essa sembrava esserci ancora legato
qualcuno, probabilmente privo di conoscenza, mentre il drago ruggiva
colonne di fuoco vermiglio, in preda ad una furia senza
controllo.
Quando finalmente Murtagh fu a terra, lo osservò
meglio, dall’alto non era riuscito a scorgere le ferite sul corpo
di quella strana e curiosa bestia. Sangue nero colava al di sopra
dell’ala sinistra e da un’altra brutta lacerazione perdeva del
sangue lungo tutta la zampa posteriore destra che teneva leggermente
sollevata. Il collo era curvo, pronto a scattare al minimo segno di
minaccia ed alla sua base vi era l’ evidente segno del morso di
un' altro drago. La coda, l’ unica appendice sana, sferzava l’
aria, nervosa.
Tutti gli sforzi che stavano facendo gli
elfi per calmarlo erano vani, se uno di loro provava ad avvicinarsi troppo, le
fauci del drago scattavano nella loro direzione, tentando di
morderli.
La bocca del drago si socchiuse e piccole scintille
fuoriuscirono dalla gola, quando Murtagh capì cosa stesse per
fare decise che era tempo di intervenire. Il drago non attaccava se
provocato, non voleva fare del male agli Elfi, purché questi
ultimi
mantenessero una debita distanza, ma al tempo stesso era disposto a
tutto per proteggere sé stesso e il suo Cavaliere, arrivando ad
ucciderli se avesse fiutato in loro una qualsiasi minaccia. O almeno
questo fu ciò che il Cavaliere riuscì a dedurre
osservando il suo
modo di agire.
« State indietro » intimò Murtagh allargando le
braccia, gli elfi vedendolo fecero come gli era stato detto e
retrocessero finché tutta l’attenzione del drago non fu su di
lui.
Gli occhi cerulei della creatura si posarono su di lui,
Murtagh lo vide spostare il peso da una zampa all’altra,
evidentemente confuso da quel repentino cambiamento. La punta della
coda del drago scattò in aria ed emise un basso ringhio di
avvertimento.
Che
vuoi fare? Castigo
parve allarmato, ma questo non gli impedì di ergersi alle spalle del
suo Cavaliere emettendo a sua volta un basso brontolio in risposta
alla minaccia, se fosse stato costretto sarebbe intervenuto in sua
difesa.
Ma il drago di fronte a loro non sembrò intimidito da
quell’eventualità, sebbene Castigo lo superasse come stazza ed
esperienza.
È
spaventato,
gli fece notare Murtagh, muovendo cauto un passo in avanti. Teneva le
mani sollevate e Zar’roc era riposta ancora nel fodero. Voglio
provare a calmarlo prima di usare la forza.
Ti
farai ammazzare e per la tua sconsideratezza mi porterai con te,
Murtagh mosse un’altro passo ignorando le sue parole, e per tutta
risposta Castigo sbuffò, ma
che mi ascolti a fare, tanto fai sempre di testa tua.
Murtagh
avrebbe riso del suo fastidio in circostanze normali, ma in quel
momento non poteva distrarsi dall’enorme bestia di fronte a lui.
Provò a raggiungere la sua coscienza, tentando di fargli
percepire che non era una minaccia per loro, ma trovò solo un muro
di rabbia, dolore, paura e confusione.
Non c'era breccia su cui
far leva ed ogni parola fu inutile e rimase sospesa nel limbo fra le
due menti, non ascoltata. Avrebbe dovuto cercare un altro modo di
farsi comprendere.
Respirò a fondo, piccole gocce di sudore gli
imperlarono la fronte, se qualcosa fosse andato storto niente avrebbe
impedito a quel drago di attaccarlo e strappargli un braccio. Nemmeno
Castigo sarebbe riuscito ad intervenire in tempo in quel caso.
Se
qualcosa andasse storto…
Sarebbe colpa tua,
intervenne Castigo, ringhiando.
Rincuorante.
Mosse
il piede poco più avanti, lentamente, avvicinandosi ancora di più
al drago che nemmeno per un momento perse di vista lui e Castigo.
Quando la sua coda prese a muoversi più velocemente in aria, Murtagh
si fermò, attendendo che si calmasse, e poi tornò ad
avanzare.
Decise che se non poteva raggiungere la sua coscienza,
allora avrebbe potuto provare alla vecchia maniera « Non voglio
farti del male… » mormorò a voce bassa per non farlo infuriare a causa di
un tono troppo incalzante « Anche io sono un Cavaliere, vedi? »
gli mostrò il palmo destro su cui brillava opalescente il gedwëy
ignasia.
Il drago non parve toccato dalle sue parole, ma Murtagh
non si arrese, si mosse nuovamente e lo guardò negli occhi
sapendo che avrebbe compreso le sue parole « Tu e il tuo Cavaliere
siete feriti, avete bisogno di cure, cibo e riposo. Morirete entrambi
se non lascerai che io ti aiuti » la coda si fermò e per un
momento il drago di fronte a lui parve soppesare la sua
proposta.
Sebbene apparisse ancora restio a fidarsi, doveva
aver colto la verità dietro a quelle parole.
Quando finalmente Murtagh lo vide abbassare la testa, arrendevole, capì che aveva
spinto sulla leva giusta. Ma continuò ad avvicinarsi con cautela ed
aspettò che fosse il drago a dargli il permesso di avvicinarsi al
Cavaliere ancora sulla sua groppa, quando gli porse il fianco poté
sciogliere i legacci della sella su cui quest'ultimo era rimasto
incastrato.
Quando le gambe furono libere, il Cavaliere scivolò
di lato come un peso morto, ma Murtagh fu agile nel prenderlo fra le
braccia prima che toccasse terra.
Era più leggero di quello che
si era aspettato, ben presto ne capì il motivo, era una giovane
donna. Dall’alto, con l’ armatura e le pellicce, era un dettaglio
che non aveva notato perché troppo concentrato sulla bestia.
I
lunghi capelli biondi, raccolti in piccole trecce e in una coda di
cavallo, ricaddero indietro quando la sollevò in braccio. Gli occhi
erano chiusi, un lungo rivolo di sangue le colava dal cuoio capelluto
sulla fronte, sullo zigomo, lungo le guance pallide fino alla netta
linea della mandibola. Il labbro inferiore, divenuto ormai cereo, era
rotto.
Ma fu altro che catturò la sua attenzione,
sentì le dita fradice e quando guardò, le trovò macchiate di
sangue. Scostò il mantello della straniera: la cotta di maglia era
lacerata su un fianco laddove si allargava una ferita ancora viva e
pulsante. Il braccio sinistro era abbandonato lungo il fianco con
un'angolatura innaturale, segno evidente che fosse rotto.
Soppesando
le sue condizioni Murtagh comprese l'urgenza con cui doveva
prestare delle cure e oltre che a lei al suo drago. L'odore acre emanato
dalle lacerazioni non era rincuorante.
Guardò Castigo, che nel
frattempo si era avvicinato con circospezione, ancora diffidente nei confronti dei nuovi arrivati « Dobbiamo
curare le ferite più gravi o non sopravvivranno, poi dovranno essere
portati nella città più vicina, il resto spetta a loro »
Posò
la mano sulla ferita della ragazza, mormorò parole nell’Antica
Lingua e la ferita cominciò a rimarginarsi. Quando la pelle della sconosciuta
tornò intatta, toccò al drago. Con l’aiuto di Castigo, presto
anche le sue ferite furono guarite.
« Hanno bisogno di riposo e
di un guaritore » dichiarò sollevando la ragazza, vista la
grandezza di Castigo per lui non sarebbe stato un problema volare con
due persone sul dorso. In quanto all'altro drago, non sapeva se avrebbe avuto
abbastanza forze per seguirli con tutto il sangue che aveva perso, ma
a giudicare dall’insistenza con cui aveva protetto il suo
Cavaliere non era certo che li avrebbe lasciati andare senza di
lui.
Issò la ragazza sulla sella, assicurò i lacci intorno alle
sue gambe e poi prese posto dietro di lei, cingendola con le braccia
per essere sicuro non cadesse durante la traversata.
« Avvertite
la Regina Arya del loro arrivo, al resto ci penserò io » ordinò
agli elfi, poi si voltò verso il drago « Sei libero di seguirci se
ti senti abbastanza in forze per farlo, in caso contrario la stiamo
portando alla città più vicina, ci potrai raggiungere una volta che
ti sarai riposato un po’ volando verso nord-est » il drago allargò
le ali, pronto a sollevarsi, e Murtagh piegò un angolo della bocca
in un mezzo sorriso« Non avevo dubbi ».
Andiamo
Castigo.
Coraggiosa
ed audace, ma incosciente quanto te,
brontolò Castigo alzandosi in volo.
Murtagh corrucciò le
sopracciglia, confuso, Chi?
Il
drago. È femmina.
Lo informò Castigo voltandosi, quasi a volersi assicurare che la
dragonessa li stesse seguendo e non fosse caduta fra gli alberi per
lo sforzo di librarsi in volo. Ma lei era lì, proprio dietro di
loro, e non sembrava intenzionata a lasciarli andare seppure sembrava
tenersi in aria solo per forza di volontà.
Murtagh abbassò lo
sguardo, osservando la straniera abbandonata contro il suo petto che
pareva dormire serenamente.
Qualcosa dentro di lui, però, gli
suggerì che il loro arrivo non avrebbe portato buone notizie.
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 02 # Prima che venga buio ***
Cap II
NdA: Il capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni toccherà al prossimo!
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!
NOTE INTRODUTTIVE
GENERE
Introspettivo,
Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra.
RATING
Generalmente Giallo e
Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli
argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI
Murtagh Morzanson,
Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il
popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE
Ambientata 200 anni
dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del
continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina
annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il
popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la
pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata
dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori
e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che
metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il
nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE
- Per rimanere
aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o
altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per
inviarvi il link.
- Ringrazio
tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha
commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro
ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
- In
fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a
ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
- Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
- Prestavolto: Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La Benedetta.
- Mail
DISCLAIMER
I
personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli
abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le
loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia
è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
This work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.
-
CAPITOLO II
Prima che venga buio
L'aria era pallida e chiara. Arya arrivò all’alba del quarto giorno,
in un’abbagliante esplosione di rosa e di giallo. Aveva cavalcato
sulle ali del Maestrale non appena le era giunta la notizia,
giungendo in fretta fino a Sìlthrim.
Le scaglie di Fìrnen, dalle
sfumature degli smeraldi, risplendevano alla luce dei primi raggi
mattutini. Murtagh lo intravide in lontananza, come una piccola
insignificante macchia sull'orizzonte. Il drago verde della Regina
degli Elfi era più piccolo e snello di Castigo, volava veloce e
silenzioso, eccellendo nelle virate strette.
Le sue zampe si
posarono sull'erba alta, ancora scintillante di rugiada, senza alcun
rumore.
L’Elfa atterrò con grazia, saltando dalla sella con un
solo agile balzo. Non portava gli abiti che era costretta ad
indossare a palazzo, poco pratici per volare, invece aveva
rispolverato i suoi vecchi e più comodi pantaloni di stoffa ed una
giubba verde. Vestiario che, a parere di Murtagh, le donava
maggiormente.
Nonostante i secoli passati, la chioma corvina non
era sfiorata dalla brina, le braccia bianche ed il viso limpido erano
lisci e vellutati. Il suo portamento era regale e lo sguardo
rivelava riflessione e saggezza, appresa attraverso anni di
esperienza. Il suo volto austero non mostrava il minimo disappunto
per la convocazione così improvvisa, ma dai suoi occhi trapelava
preoccupazione per i fatti avvenuti quattro giorni prima.
Murtagh
non sapeva quanto le fosse stato riferito, non aveva avuto il tempo
per preoccuparsene: le condizioni della ragazza erano peggiorate.
Nonostante la ferita fosse completamente guarita, era rimasta
abbastanza aperta per contrarre una grave infezione. La ragazza era
pallida ed emaciata, la sua pelle era calda e scossa dai brividi
della febbre, a poco erano servite le erbe medicinali e gli unguenti.
Solamente nelle ultime ore sembrava esservi stato un qualche
miglioramento. La lotta contro la morte era ancora ben lontana
dall’essere vinta, eppure quella ragazza sembrava particolarmente
attaccata alla sua vita. Forse avrebbe potuto farcela, era abbastanza
forte nell'animo e nel fisico da resistere alla malattia senza morire, ma ancora troppo debole per debellarla.
Il Cavaliere
avrebbe preferito scoprire il suo nome e qualcosa su di lei, rispetto a
rivolgersi a lei come “la sconosciuta” ma non era
riuscito a carpire alcuna notizia, nemmeno dal suo drago. Si
rifiutava di parlare sia con lui che con Castigo, mantenendo un
ostinato silenzio. Aveva sperato di scoprire qualcosa durante
l'improvviso e breve risveglio della ragazza durante la notte
precedente, lei però era stata preda del delirio. Le sue
palpebre
si erano dischiuse, mostrando due limpide pozze blu, ma i suoi occhi
non erano riusciti a vederlo, né la sua voce era riuscita a
raggiungere le orecchie della giovane. Tutto quello che Murtagh
era riuscito a cogliere dal suo mormorio insensato dettato dalla
febbre erano state preghiere a Dei che non conosceva, finché la
donna non aveva perso di nuovo conoscenza fra le sue braccia,
esausta.
Murtagh non aveva nemmeno preso in considerazione la possibilità di violarle la mente: era l’ultimo santuario
che rimaneva ad un uomo e di certo non sarebbe stato lui a
profanarlo.
La tortura inflitta dai Gemelli contro di lui,
duecento anni prima, bruciava ancora vivida nei ricordi. Per quanto
le sue intenzioni fossero buone e non avesse alcun motivo per far del
male alla sconosciuta, non poteva sapere quale effetto un simile
trattamento avrebbe sortito su di lei. Soprattutto in quelle
condizioni così precarie.
Un qualunque squilibrio avrebbe potuto
provocarle una crisi peggiore di quelle a cui era sopravvissuta negli
ultimi giorni.
Per chiunque volesse delle risposte da lei, non erano
rimaste che l’attesa e le preghiere.
Ciò non giustificava la
sua situazione alquanto scomoda e spiacevole: ora, di fronte alla
Regina degli Elfi, Murtagh non sapeva esattamente cosa riferirle dopo
averla convocata con così tanta fretta.
Come si conveniva alle
tradizioni elfiche, fu lui il primo a parlare. Si portò l’indice
e il medio alla bocca e recitò « Atra esterní ono thelduin »
Lo
stesso fece Arya rispondendo « Mor'ranr lífa unin hjarta onr
» poi lei fece un cenno sbrigativo con la mano prima di aggiungere «
Siamo soli, puoi mettere da parte certe formalità »
Murtagh si
rilassò, a corte erano molte le etichette da osservare e
difficilmente rimaneva da solo a parlare con lei, poter ignorare
certe inutili e superficiali cortesie fu quasi un sollievo.
A palazzo al
cospetto della Regina doveva calibrare qualsiasi parola, il
popolo degli Elfi poteva offendersi facilmente per un'ambiguità ed
il loro rancore era lento a placarsi, viste le loro lunghe vite. Non
essendo totalmente estraneo alle usanze di corte, per Murtagh era
stato più facile che per altri apprenderle, ma quel genere di cose
gli erano sempre state strette.
Da quando aveva scoperto la
libertà che si celava dentro alle foreste e alle praterie di
Alagaësia durante la sua caccia ai
Ra'Zac per lui era stato difficile tornare indietro.
« Voglio
sapere di più su quello che è successo » ordinò Arya scostando la
treccia di capelli neri dalla spalla « Il rapporto arrivato a corte
era incredibilmente incompleto e confuso, parlava di un drago e di un
Cavaliere, ma sembrava trapelasse una certa urgenza »
Nonostante
Arya non amasse perdersi in inutili chiacchiere, perfino Murtagh
dovette ammettere che la sua fretta sul focalizzare il problema fu
sconveniente perfino per lei. Ma ne conosceva il motivo. Non era un
mistero che Arya non amasse la sua compagnia. Il loro era un
rapporto difficile da catalogare, non così intimi da essere amici e
non così indifferenti da potersi dichiarare conoscenti. In tutti
gli anni passati non avevano avuto motivo di approfondire la loro
conoscenza, forse per la freddezza e la serietà dell'Elfa o forse
per il ricordo del fantasma dell’uomo che lui era stato un tempo.
Ma quello di Arya rimaneva l’unico volto familiare per Murtagh fra
quelle foreste.
« Purtroppo non ho molto altro da aggiungere »
ammise reticente, immaginandosi il disappunto che avrebbe provocato
nel suo interlocutore.
La cosa irritò molto Arya, incrociò
le braccia e lo osservò severa, non si sforzò di nascondere una nota
di rimprovero nella voce « Ho cose molto urgenti che richiedono la mia
attenzione a Ellesméra, se questo viaggio... »
« Non
fraintendermi » la interruppe il Cavaliere « La faccenda sembra
essere urgente, ma al momento non ho molte informazioni al riguardo
»
Ciò non sembrò migliorare l'umore della Regina, la quale lo
fissò con insistenza « Portami dal Cavaliere allora, ci parlerò io
»
« Ho paura che non sarà possibile, è ancora incosciente »
la informò Murtagh, poi le fece segno di seguirlo oltre la casa
albero del guaritore, dove riposava la ragazza « Perfino il suo
drago si rifiuta di parlare, ora Castigo è con lei »
Fìrnen si
accovacciò sotto le fronde di un albero, con un occhio li seguii
allontanarsi verso le sponde del lago Ardwen. Non li accompagnò,
forse per ordine di Arya.
« Non capisco l’ urgenza »
insistette la Regina irritata « Non hai alcun
rapporto da mostrarmi, eppure quando sono stata chiamata mi era
sembrato che tu avessi in mano qualcosa per giustificare un simile
allarmismo »
Mutagh era restio a confidarle che ad
inquietarlo era stata una mera sensazione, pallido ricordo delle sue
esperienze passate e di un istinto particolarmente recettivo per simili
segnali. Arya non era tipo avvezzo a questo genere di cose, lei gli
stava chiedendo prove tangibili e le esigeva subito.
Restare
in silenzio non avrebbe che spazientito l'Elfa e non riusciva a
trovare una bugia che non suonasse ridicola, così Murtagh decise
comunque di tentare e raccontarle i suoi sospetti.
« Avresti
dovuto vedere le loro ferite » le spiegò, mentre camminava gli
stivali di pelle logora piegavano l’erba laddove veniva calpestata
« Chiunque le abbia provocate aveva la chiara intenzione di
ucciderle, sono passati secoli dall’ultima volta che ho
visto un Cavaliere ferito così gravemente »
L’espressione di
Arya si fece grave capendo a chi si stesse riferendo « Non possiamo
saltare alle conclusioni così in fretta »
«
Erano morsi di Drago, sono difficili da confondere » insistette.
«
Non prova nulla, se non un qualche duello illecito fra due Cavalieri
forse troppo focosi. Se fanno parte del Nuovo Ordine, allora una
volta scoperta la loro identità verranno severamente puniti per
quanto avvenuto »
« Sono abbastanza certo che la sconosciuta non
appartenga al nostro Ordine di Cavalieri »
Arya si accigliò «
Se è un Cavaliere non dichiarato dovremo far rapporto ad Illirea, la
legge è ben chiara al riguardo »
Murtagh sospirò,
chiedendosi se sarebbe mai riuscito a convincerla che dietro a quella
storia ci fosse molto di più. Il suo sguardo corse verso le sponde
del lago e sorrise. Un modo c’era.
« C’è qualcosa negli
ultimi avvenimenti che non mi convince e a cui non so trovare
spiegazione, a partire da lei... » disse, Murtagh scostò una delle
fronde più basse rivelando alla vista dell’elfa la dragonessa.
L’espressione di Arya mutò: dapprima parve stupita e meravigliata, per
poi ricomporsi e mostrare un pacato interesse.
Il lago era lungo e
ovale, pareva la punta di una lancia conficcata profondamente nella
foresta a nord; le acque erano fuori dalle ombre della foresta,
immerse nella luce del sole, eppure erano scure, dell'azzurro
profondo di un limpido cielo notturno visto da una stanza illuminata.
La superficie era calma salvo le piccole increspature che si
allargavano dal corpo di Castigo mentre vi nuotava
dentro. Tutt'intorno alla nuda sponda i pendii scoscesi erano
ricoperti di soffice erba.
La dragonessa era raggomitolata in un
giaciglio, laddove l'erba si era appiattita sotto il suo peso, non
si era mai mossa di lì. Teneva ostinatamente il muso posato sopra
alle zampe anteriori, seguiva con scarso interesse ciò che la
circondava. Adesso il suo sguardo era concentrato sui movimenti di
Castigo, mentre quest'ultimo avanzava verso la sponda. Guardandoli
assieme era impossibile non esaltarne le differenze: quella nuova
razza di drago aveva scaglie più spesse e squadrate, appendici
affilate e spigolose, perfino l'aspetto, se possibile, incuteva
maggior timore. Nulla in quella bestia dava l’idea di
domabile.
Se mai Murtagh avesse dovuto dare forma ai draghi delle
antiche leggende, prima del Primo Cavaliere Eragon, quando essi erano
ancora animali selvaggi in lotta con i Nani, quello era l'aspetto
che avrebbe dato loro. Fieri e temibili.
« Non credo di aver mai
visto una creatura simile » mormorò Arya corrucciando le
sopracciglia oblique mentre avanzava. Girò intorno alla
creatura, studiandola circospetta, ma non si avvicinò. Giunta di
fronte alla dragonessa si inchinò, ruotando il polso e portando la
mano al petto, nel consueto gesto di saluto degli Elfi.
Al loro
arrivo, il drago femmina alzò la testa ignorando la presenza di
Arya, cercò invece lo sguardo di Murtagh, speranzosa. Ed egli ne
comprese il motivo senza bisogno di parole « Non ci sono novità
sulle condizioni del tuo Cavaliere » annunciò dispiaciuto. Lesse
chiaramente la delusione nei suoi grandi occhi azzurri mentre la
bestia abbassò la testa, in attesa.
Castigo risalì sulla riva,
affiancandosi a loro. I fulgidi raggi del primo sole mattutino
iniziarono ad affacciarsi nel cielo, illuminando il rivo d'acqua da
cui il drago uscì. L'acqua del lago gocciolava sul suo corpo sotto
forma di migliaia perle argentate, rendendo le squame vivide e
lucenti come braci.
Sei riuscito a scoprire qualcosa? gli
domandò Murtagh, sospettando già la risposta.
Mi ha
totalmente ignorato.
Sta soffrendo, forse sta aspettando solo che
si svegli.
O non può parlare, non abbiamo mai visto una
tipologia di drago simile, potrebbe non essere più di un grosso
lucertolone ammaestrato, ipotizzò Castigo avvicinandosi con
maggior confidenza alla dragonessa, la quale però non si
mosse.
Murtagh scosse la testa, No, quando le parlo mi
capisce, è intelligente quanto te e me.
Forse quanto me, allora,
sibilò furente il drago, rivolgendogli un'occhiata
significativa. Castigo non lo aveva ancora perdonato per quel gesto
avventato di quattro giorni prima, quando aveva rischiato una
mutilazione per aver affrontato da solo e disarmato un drago
infuriato. Ripensandoci, non era stata una mossa saggia, ma per sua
fortuna era ancora tutto intero ed era andato tutto bene.
In
compenso, c'era Castigo a ricordargli -qualora se ne scordasse-
quali conseguenze sarebbero seguite alle sue gesta se non fosse stato
così fortunato.
Quando si voltò verso Arya, deciso ad ignorare
le provocazioni del suo drago, vide che l'Elfa era rimasta in muta
contemplazione con le sopracciglia corrucciate, come se tentasse di
risolvere un enigma.
« Non vuole parlare, si è completamente
chiusa in sé stessa, ma fisicamente si è ripresa completamente »
la informò « Le ferite sono state rimarginate con la magia, è
abbastanza in forze anche se si rifiuta di mangiare. Da quando è
arrivata non si è mossa di qui » ma Arya sembrò non udire le sue
parole, tanto era concentrata. La Regina analizzava con intensità il
drago estraneo, forse tentando di comunicare con lui, ma la creatura
continuò a rimanere impassibile, indifferente alla loro presenza.
Dopo lunghi istanti, l’elfa sembrò arrendersi, si voltò verso
Murtagh e Castigo « La sua mente è come una spessa parete di
ghiaccio, ogni mio pensiero vi rimbalza addosso senza scalfirla, è
chiaro che vuole tenermi a distanza »
Murtagh si voltò verso
Castigo in cerca di aiuto, Negli ultimi giorni tu hai passato
molto tempo con lei, se deciderà di aprirsi con qualcuno molto
probabilmente sarai tu.
Il drago mosse la testa, poco
convinto, e fumo nero uscì dalle sue narici. Posso tentare,
ma sicuramente non mi ascolterà come tutte le volte che ho
provato.
Prova a creare un legame, devi fare in modo che si
fidi di te, gli suggerì il Cavaliere, se c'era qualcuno che
poteva riuscirci era proprio Castigo.
Il drago rosso si avvicinò
di qualche passo alla creatura raggomitolata, quando si fu assicurato
che la sua presenza fosse ben accetta, si accovacciò accanto a lei.
Le sfiorò il muso con la punta del naso. Finora nessuno aveva avuto
il coraggio di toccarla, temendo che avrebbe potuto di nuovo
adirarsi.
Lei si riscosse dal suo torpore al gesto inaspettato,
alzò la testa e lo fissò con intensità. Murtagh sentì la
coscienza di Castigo sfiorare quella della dragonessa con gentilezza,
come una carezza, mentre le mormorava parole di conforto e le
chiedeva il suo nome.
Vi prego, lasciatemi in pace e basta, la
voce femminile, inaspettatamente dolce per il suo aspetto minaccioso,
arrivò nelle loro teste all’improvviso. Aveva un accento forte,
marcato, che però Murtagh non riusciva a collocare in nessuna delle
regioni di Alagaësia in cui era stato,
ma riusciva a comprenderla e questo era già un passo
avanti.
Vogliamo solo delle risposte, la pregò Arya e
stavolta la sentì anche Murtagh.
Ed io non voglio darvele, non
ora, sibilò adirata e spazientita la dragonessa. I suoi artigli
scavarono nella terra, lasciando profondi solchi scuri fra il verde
dell'erba.
Dicci almeno il tuo nome, provò Castigo
sfiorandole di nuovo il muso, ma stavolta lei si scostò.
Heidael,
il mio nome è Heidael, la sua voce arrivò poco più di un
sussurro, Ed ora vorrei essere lasciata in pace.
La
mente di Heidael si chiuse di nuovo e la sua coscienza scivolò via
così come era arrivata, veloce e silenziosa. Castigo posò un'ala
intorno a lei, proteggendola. Quando si voltò a guardare Arya e
Murtagh i suoi occhi divennero fessure. È meglio se andate
ora, disse loro con tono grave.
Murtagh e Arya si
allontanarono, scomparendo fra gli alberi. La prima a parlare fu la
Regina « Parlerà solo quando il suo Cavaliere si riprenderà»
«
Temo di sì » concordò Murtagh.
Era comprensibile, non si
fidava di loro, sebbene si fosse lasciata avvicinare da Castigo,
forse perché l’ unico della sua specie. Se il Cavaliere fosse
morto di setticemia sarebbe rimasta completamente sola, questo contribuiva
a spaventarla e renderla schiva nei loro confronti.
Forzando la
mano erano riusciti ad avere almeno un nome, Heidael, sembrava
derivare dall’Antica Lingua ma non assomigliava ad alcun nome
delle loro regioni. Heid- significava Luce ma non
riusciva a dare un significato al suffisso -ael, poco diffuso nelle
loro terre.
Arya arrestò il passo, posando una mano sul
petto di Murtagh sopra al farsetto di cuoio trattato, costringendolo
a fermarsi « Per quanto ne sappiamo potrebbero essere pericolose »
gli occhi dell’Elfa parvero saette verdi mentre studiavano il suo
volto « Non è sicuro tenerle qui » concluse.
« Non possiamo
allontanare, quella ragazza ora come ora morirebbe entro qualche ora
» dissentì Murtagh serrando la mascella « Ho dato loro la mia
parola »
Arya ritrasse la mano, ergendosi in tutta la sua altezza
mentre alzava un sopracciglio obliquo « C’è in gioco la sicurezza
del mio popolo, ho troppe poche informazioni per potermi fidare di
loro. Poi, quel drago... Non ne avevo mai visti di simili e la mia è
stata una vita ben più longeva della tua »
« Garantirò io per
loro »
« È una grande responsabilità... »
« Che
sono pronto a gestire, Castigo controllerà Heidael, io non lascerò
il capezzale della ragazza e se minacceranno Ellesméra in qualunque
modo saremo noi a fermarle » la rassicurò con tono fermo e
deciso.
« Bene, allora resteranno » concordò pacatamente
tornando sui suoi passi, presto tornarono davanti alla casa albero
del guaritore « Ma se succederà qualcosa ti riterrò direttamente
responsabile, Murtagh Morzanson » lo avvertì la Regina salendo
sulla sella di Fìrnen con un agile e fluido movimento.
Murtagh
strinse i pugni, odiava quell’appellativo ed Arya lo sapeva.
«
Se scoprirò qualcosa sarai la prima a saperlo » tagliò corto,
irritato.
Arya annuì « Ne sono certa, appena tornerò ad
Ellesméra farò delle ricerche per capire le loro origini, se quella
razza di draghi esiste da qualche parte su queste terre allora
avranno certamente lasciato delle tracce che sono state documentate »
Fìrnen mosse le grandi ali per prendere quota e Murtagh dovette
allontanarsi per non venire investito dalla folata d’ aria, ma
sentì con chiarezza la voce di Arya salutarlo con « Aspetto presto
tue notizie » e il suo era un ordine.
Murtagh sospirò,
affondando una mano fra i capelli.
Non sembrava contenta,
gli fece notare Castigo.
Non lo era affatto.
L’
albero da cui era stata ricavata la casa del guaritore era circolare,
l’abitazione si articolava in un solo piano ed un soppalco e da
lì il tronco si divideva in altre due stanze. Non era grande e
sfarzosa come le abitazioni a Ellesméra, ma era comoda e
rispondeva
alle necessità.
Quando entrò nella stanza dove giaceva la
ragazza, l’odore di erbe era così pungente da fargli pizzicare il
naso. L’ambiente era piccolo ma accogliente, illuminato
da piccoli globi di luce che galleggiavano nella stanza. Lungo la
parete in fondo correva un bancone pieno di erbe di ogni varietà,
forma e colore. Accanto ad esso era sistemato un letto di
legno, ora occupato dalla sconosciuta che respirava sommessamente nel
sonno. Spogliata dell’armatura e con solo una leggera coperta di
lino a coprirla, Murtagh poteva intravedere le forme che prima erano
camuffate, era magra ed alta ma a giudicare dall’accenno di muscoli
doveva essere ben allenata e meno indifesa di quello che il suo
aspetto lasciasse trapelare.
Il braccio sinistro, fasciato da
bende di lino grezzo, era tenuto piegato sul busto con l'aiuto di una
fascia che le passava intorno al collo. Una volta liberata
dall’armatura era stato Elfeiren, il guaritore, a provvedere alle
spugnature per toglierle di dosso il sangue incrostato. Per
fortuna la ferita alla testa era solo un taglio superficiale, nulla
che non potesse guarire con un po' di magia e riposo.
Elfeiren
strizzò un panno nel piccolo secchio di legno accanto al letto e lo
posò sulla fronte della giovane donna. Il guaritore di Sìlthrim era
un elfo longilineo, più magro ed ossuto rispetto agli altri elfi,
aveva lunghi capelli neri striati di grigio vicino alle tempie. Si
muoveva lentamente, ma con mani esperte e delicate. Sembrava non
condividere la stessa attenzione per le cortesie ed i saluti dei suoi
simili.
Quando l'Elfo lo vide, gli sorrise porgendogli uno
sgabello « La febbre sta scendendo anche se lentamente, ma è pur
sempre un miglioramento » Elfeiren accarezzò la testa della
ragazza, le sue mani erano più vecchie di quello che il suo aspetto
lasciasse trapelare « Ci vorrà ancora un po’ di pazienza
».
Murtagh annuì ed accettò volentieri di sedersi, a quanto
pareva le giornate che gli si prospettavano davanti sarebbero state
molto lunghe.
« La Regina Arya vuole delle notizie » mormorò
amaramente gettando indietro la testa, si sentiva incredibilmente
stanco nonostante non avesse fatto niente « E le vuole al più
presto ».
Elfeiren fece schioccare la lingua « Queste, ahimè,
non sono cose a cui si può mettere fretta » lanciò prima uno
sguardo alla ragazza e poi tornò a rivolgersi a lui « Chiunque
sarebbe già morto, quelle ferite sono rimaste là per molto, una
simile infezione si è creata dopo interi giorni » Elfeiren prese
posto su una sedia creata da radici intrecciate che spostò accanto a
lui « Noi Elfi chiamiamo queste persone orie
»
«
I risorti » convenne Murtagh.
Il vecchio elfo annuì « Sono
coloro il cui tempo non è ancora venuto e riescono a sopravvivere
laddove altri avrebbero trovato la morte, questa giovane donna non
morirà, non oggi almeno »
Murtagh sorrise, ripensando ad
Heidael « Questa è una buona notizia ».
« Per chi le vuole
bene, sono certo di sì » il guaritore alzò un dito
ossuto di
fronte a Murtagh « Ma quando si sveglierà, gradirei che tu
non l’aggredissi con le tue domande, le ferite del corpo stanno
guarendo ma
per quelle della mente... ecco... quelle sono un’altra storia,
solo il tempo può farle rimarginare e non voglio gettare al
vento tutto il duro lavoro fatto perché voi giovani siete
assetati di risposte più che di coscienza »
Murtagh si
ritrovò a sorridere mentre glielo prometteva, trovando assurdo che
dopo duecento anni qualcuno lo definisse ancora giovane. Ma in
effetti, in tutti quegli anni, forse non era cambiato molto dal
ragazzo in cerca di libertà, avventure ed un posto a cui
appartenere, lontano dal castello di Uru’baen.
« Sei un
brav’uomo, in pochi avrebbero aiutato uno sconosciuto, anche in
questi tempi di pace » disse l’ Elfo, posandogli una mano sulla
spalla, ma Murtagh sorrise amaramente a quelle parole.
« Potrei
trovarne a migliaia che direbbero il contrario su di me, non sono un
brav’uomo, sono solo l’ennesimo stolto sfortunato vittima del
destino »
« Come possono perdonarti gli altri, se tu sei il
primo a non dare tregua a te stesso? In tutta la mia lunga vita ho
imparato a riconoscere le anime tormentate, mio giovane amico »
Elfeiren si alzò, facendo leva sulle gambe, ignorando lo sguardo di
Murtagh « Ed ora se vuoi scusarmi, vado a prepararti un letto per
questi giorni, temo ne avrai bisogno. Non puoi continuare ad
attendere su una sedia »
Passarono
altri tre giorni, alla seconda notte il corpo della ragazza non era
più scosso dai brividi e quando Murtagh le sfiorò la mano, la trovò
piacevolmente tiepida. Eppure non dava cenno di rinvenire, Elfeiren
gli aveva consigliato di parlarle, forse il suono di una voce
amichevole l’avrebbe aiutata a ritrovare la strada in quel tetro
mondo in cui era caduta.
Di tanto in tanto ci aveva provato, le
aveva raccontato degli Elfi e della Du Weldenvarden, prima di
accorgersi quanto potesse sembrare stupido e chiedendosi se il
vecchio guaritore non si stesse facendo beffe di lui.
In quei
giorni non aveva mai lasciato la stanza, nonostante Elfeiren gli
avesse sistemato un piccolo giaciglio nel corridoio. Se la ragazza si
fosse svegliata sarebbe stata certamente confusa e forse anche
spaventata, era giusto che al suo risveglio potesse trovare qualcuno
che le spiegasse dove si trovasse e da quanto tempo fosse lì.
Murtagh
si stiracchiò, aveva i muscoli indolenziti e le gambe addormentate,
avrebbe voluto prendere un po’ d’ aria e magari fare un lungo
volo con Castigo, giusto per poter bearsi di nuovo del tocco del
vento sulla pelle. Ma qualcosa glielo impediva, e non era di certo la
promessa fatta ad Arya.
Si stropicciò gli occhi, sospirando
sommessamente, prima di tornare ad osservare il volto della
ragazza.
Era bella. Ma non lo era nel senso convenzionale del
termine, la sua era una bellezza selvaggia, naturale. Non possedeva i
lineamenti nobili degli Elfi, né tanto meno la grazia delle nobili
di corte. Qualcosa in lei che gli ricordava i brulli boschi che tempo
addietro erano stati la sua casa, prima di incontrare Eragon, prima
di Castigo, prima di Galbatorix e dei suoi tormenti: quando ancora
aveva la speranza di poter essere un uomo diverso da quello che era
stato suo padre.
Forse era per questo che non voleva
lasciarla, perché per quanto assurdo, gli rammentava una speranza ed
una vita che adesso non esistevano più.
Si guardò intorno,
assicurandosi che Elfeiren non fosse nelle vicinanze, ed allungò una
mano stringendo quella abbandonata lungo i fianchi della ragazza. La
trovò ruvida e callosa, ma piacevolmente tiepida e forte, la mano di
una guerriera.
Le dita affusolate di lei rimasero inermi,
mentre le stringeva nella sua mano, in cerca di una qualsiasi
reazione. Ma nulla avvenne, queste rimasero immobili fa le sue,
inerti.
Dannazione svegliati, pregò mentalmente,
sospirando.
Prova a fare come ti ha suggerito il vecchio
Elfo, lo schernì Castigo, silenzioso spettatore di tutti i suoi
sproloqui nei giorni precedenti.
Oh, stai zitto,
sbottò contrariato lasciando la mano della ragazza, piuttosto
come sta Heidael?
La voce del drago si adombrò, Ogni
giorno peggio, se continuerà a non mangiare morirà di stenti, ma
ignora tutto quello che le porto.
Ti stai
preoccupando per lei, gli fece notare Murtagh, ridendo
sommessamente, ti sei affezionato?
Lo sentì
irritarsi, brontolare, per poi ammettere con voce sommessa Mi
piace, è determinata.
Allora spera che sia abbastanza
forte da sopravvivere al suo digiuno forzato.
« Heidael è
preoccupata per te » disse Murtagh sommessamente guardando la
giovane donna, si sistemò a sedere sul bordo del letto « Devi
svegliarti... Maledizione, non so nemmeno come chiamarti... » era
frustante parlare con qualcuno che non dava nemmeno segno di capirti
o ascoltarti.
« Forse ha ragione Elfeiren, è inutile
affrettare le cose » mormorò chinandosi in avanti con i gomiti
sulle ginocchia, iniziò ad intrecciare tre lacci di cuoio con cui
aveva iniziato a giocherellare da quella mattina « Ho paura che il
tuo drago non ce la farà se continuerà a digiunare » e quasi senza
accorgersene, continuò a parlare, sovrappensiero, mentre continuava
a disfare e rifare la treccia di cuoio che torturava con le
dita.
Fuori arrivò la sera ed Elfeiren tornò per accendere le
candele, ma non lo interruppe. Andò via senza una parola anche
quando fu pronto lo stufato di verdure lasciandoglielo però sul
cassettone ai piedi del letto.
Fu solo a notte tarda che Murtagh si decise
a lasciar perdere, gettò pieno di rabbia e frustrazione la treccia
di cuoio a terra e si alzò guardando con scarso interesse lo stufato
ormai freddo.
Ci aveva provato, ma aveva fallito e questo lo
faceva sentire debole ed impotente, sensazioni che aveva dimenticato
di provare da quando si era liberato dal cappio che Galbatorix gli
aveva stretto intorno al collo.
Non si sarebbe intrufolato nella
coscienza della ragazza, nemmeno se fosse stata l’unica ed ultima
possibilità di risvegliarla. Fu controvoglia e con l’amaro in
bocca che decise di ritirarsi nel suo giaciglio. Mosse qualche
passo, deciso a stendersi per un paio d’ ore, almeno per rilassarsi
un po’, quando con la coda dell’occhio colse un movimento. Si
girò e vide le dita della mano destra della sconosciuta tremare
prima di artigliare la stoffa della coperta. Tornò a sedersi sul
bordo del letto, piegato verso di lei. Una smorfia le si dipinse sul
viso quando provò a muovere il braccio sinistro, ancora steccato.
«
Piano, piano... Ti hanno dato una bella botta » le mormorò.
Al
suono della sua voce, la ragazza si irrigidì, per poi emettere un
gemito di frustrazione quando capì di avere un braccio
immobilizzato.
Lentamente lei aprì le palpebre, fra le
lunghe ciglia nere, due iridi blu si mossero studiando il soffitto
della stanza, infine piegò la testa, per poter studiare
l’ambiente in cui si trovava prima di soffermarsi su di lui.
«
Dove... Dove sono? » la sua voce aveva lo stesso accento marcato del
suo drago, sebbene fosse roca e secca per l’arsura.
Era
chiaramente allarmata mentre si tirava a sedere facendo perno con la
mano sana sul materasso, le coperte le scivolarono sui fianchi
mostrando il busto coperto solo dalle fasciature « Dov’è il mio
drago? »
Murtagh le sorrise, rassicurante « Heidael sta bene, è
qui fuori che ti aspetta » le indicò un punto indistinto fuori
dalla finestra prima di aggiungere « Sei dagli Elfi, nella Du
Weldenvarden » inaspettatamente, la cosa parve confonderla ancora di
più.
« Non conosco questo posto... Non so dove sia »
«
E’ a Nord, la grande foresta degli Elfi »
Lei scosse la testa,
ed i lunghi capelli biondi le scivolarono sulla schiena, disordinati.
« Non ci sono foreste a Nord di Ostagar » ribadì lei,
decisa.
Murtagh alzò le sopracciglia, confuso « Ostagar? E’ da
lì che vieni? »
« Aye »
Nonostante Murtagh
non avesse mai sentito quella parola in vita sua, ipotizzò che il suo
significato fosse “sì”. Corrucciò le sopracciglia, non sarebbe
stato facile comprendersi. Lui non aveva mai sentito parlare di un
regno chiamato Ostagar e non aveva la minima idea di dove potesse
essere.
Decise di iniziare dal principio e procedere a
piccoli passi.
« Sei ad Alagaësia ora » provò, ma lei continuò
a scuotere la testa sempre più confusa.
« Non capisco di che
luogo tu stia parlando »
Murtagh sospirò, mordendosi l’interno delle guance con impazienza, sarebbe stato più difficile di
quanto non si fosse immaginato.
La ragazza si stava innervosendo,
e la comprendeva, lui si sarebbe sentito come lei se al suo risveglio
si fosse ritrovato in un luogo sconosciuto di cui non conosceva
nemmeno l’ubicazione.
Così non si stupì quando alla fine lei
sbottò « Mi dispiace ma non riesco a comprenderti, ti ringrazio per
le cure, ma vorrei prendere il mio drago ed andarmene via di qui il
prima possibile » lei scostò le coperte con impazienza, provando ad
alzarsi in piedi, ma pretese troppo dal suo corpo. Come si eresse, le
gambe le cedettero, indebolite dai giorni passati a letto per la
malattia e dalla privazione di cibo, e finì in ginocchio sul
pavimento.
Murtagh la sostenne, afferrandola per la spalla sana e
l’aiutò a sistemarsi a sedere sul bordo del letto « Sei rimasta
svenuta per tre giorni, non hai mangiato nulla. Sei ancora troppo
debole » la rimproverò, poi corse a prenderle lo stufato ancora
intatto abbandonato sul cassettone e glielo porse.
Lei lo prese,
mormorò un “grazie” diffidente mentre lentamente si portava la
prima cucchiaiata alla bocca. Dovette accorgersi di quanta fame
avesse solo dopo il primo boccone, perché trangugiò il resto
avidamente.
Quando ebbe finito gli ripassò la ciotola vuota e si
accarezzò il braccio steccato.
« Non devi temere, tornerà a
posto presto » la rassicurò Murtagh notando la sua preoccupazione,
lei lo guardò da sotto le ciglia, squadrandolo.
« Cosa mi è
successo? »
Murtagh allargò le braccia, alzando le sopracciglia
« Speravo che sapessi dirmelo tu, sei arrivata ferita e priva di
conoscenza. Il tuo drago si è rifiutato di rivelarci qualsiasi cosa
finché tu non ti fossi svegliata »
Lei si mosse, a
disagio, probabilmente tentando di ricordare. D’ un tratto si
irrigidì, portandosi una mano alla testa, sembrava soffrire molto.
Murtagh si avvicinò, ma lei si scostò, innervosita.
« Sto
bene... » ansimò « ... Solo... non riesco a ricordare altro che
delle urla » la vide serrare la presa sulle coperte mentre mormorava
con sguardo assente « Io... Li ho abbandonati »
« Chi? »
«
La mia gente... Avevano bisogno di me, della loro Regina e io ora...
sono qui »
Murtagh si inginocchiò accanto a lei, cercando il suo
sguardo « Tu sei una Regina? »
Lei si voltò verso di lui,
annuendo « Sono Sigrid La Benedetta, la Cacciatrice delle Steppe,
prima del mio nome, Regina di Ostagar (*)» poi il suo sguardo si
fece duro « Chi sei tu? »
« Il mio nome è Murtagh e sono un
Cavaliere dei Draghi, come te »
« Allora Murtagh di Alagaësia, ti
chiedo di spiegarmi tutto, dall’inizio, prima che io possa decidere
cosa fare »
Fu
necessaria una mappa perché potessero comprendersi.
Ostagar era
un regno nell’estremo Est del continente, oltre la foce del fiume
Edda e dell’avamposto di Viborg, costruito nell’ultimo
secolo.
Era un luogo inesplorato dagli abitanti di Alagaësia
perché circondato da una catena di montagne più alte dei Monti Beor
cosa che rendeva impossibile attraversarle o scalarle. Gli abitanti
della piccola città di Viborg, che abitavano alle loro pendici, le
chiamavano i Monti Grigi. Il loro nome derivava dalla spessa cappa di
scure nuvole che le ricopriva, impedendone di vedere la cima.
Sigrid
gli spiegò che per loro quelle erano le Ulvfjell,
le Montagne del Lupo e delimitavano i confini del suo paese da Ovest
fino a Nord, circondandolo.
L’unico modo per oltrepassarle era
a dorso di un drago, seppur anche questo metodo non fosse privo di
rischi, solo Cavalieri esperti nel volo potevano uscirne vivi.
Ma il corpo
di un drago normale non era nato per temperature così fredde, come
quelle della sua terra natia.
« Prima i draghi erano come i
vostri » gli raccontò Sigrid « Ma ad ogni covata, qualcosa in loro
cambiava per adattarsi al nostro clima, le scaglie divennero più
spesse, le ali più forti e i loro cuori più resistenti »
La
cosa interessò molto Murtagh, aveva passato tutta la sua infanzia a
sognare dei draghi prima della schiusa di Castigo, ma non ne aveva
mai compreso il potenziale fino a quel momento. Ancora una volta si
dimostravano bestie straordinarie, capaci di adattarsi all’ambiente
in cui vivevano per non soccombere.
Heidael faceva parte di una
razza di draghi abituati a temperature estreme, il suo circolo
sanguigno era come fuoco liquido adibito a scaldare i muscoli e gli
organi interni perché non si congelassero mentre volavano in mezzo
alle tempeste di neve. Le zampe, con artigli più grandi ed
affilati di quelle degli altri draghi, si erano sviluppate per
arrampicarsi sui fianchi delle montagne oltre lo spesso ghiaccio che
le ricopriva.
Dopo che Sigrid disegnò la posizione di Ostagar su
di un foglio che collocò accanto alla mappa che le stava mostrando
Murtagh, la donna comprese dove si trovasse, nonostante non conoscesse
quella foresta come Du Weldenvarden, bensì come Storskog,
ovvero il Grande Bosco. nominò i Monti Beor, a sud, come Dvergfjell, le Montagne Nane
Alagaësia
– o meglio Gamsted
-
era
un territorio che molti del loro popolo avevano dimenticato, essa
viveva ancora solo in canti e vecchie memorie, lascito del luogo in
cui i loro antenati avevano vissuto molte ere addietro.
«
Heidael deve aver attraversato le Ulfjell e continuato a volare verso
est, finché non è arrivata qua, dove ci avete trovate » con l’
indice indicò il limitare della foresta poco sotto
Sìlthrim.
Improvvisamente un espressione d’orrore le si
dipinse sul volto « Sono stata via troppo a lungo, almeno una
settimana... » poi lo guardò prima di aggiungere « Portami da
Heidael »
Entrambi si alzarono, ma lei prima di uscire afferrò
la spada e la parte superiore dei suoi vestiti, ebbe un po’ di
difficoltà ad indossarle con una sola mano ma non gli chiese aiuto e
vista la sua diffidenza, Murtagh pensò fosse meglio non
intervenire.
Alla fine la vide fissare la spada con un legaccio ed
infilare solo una manica della giubba, lasciandola aperta e con una
manica penzoloni per lasciare spazio al braccio rotto.
Quando la
guidò fuori, fra le fronde degli alberi si potevano intravedere le
prime luci del mattino, il cielo era colorato di tinte pastello fra
il verde della foresta.
Aveva perso la cognizione del tempo
parlando con Sigrid.
L’aria era salubre, dolce e mite, fra gli
steli d’erba brillava ancora la rugiada.
Murtagh le fece strada
dietro la casa del vecchio guaritore, verso le rive del lago dove
sapeva che avrebbe trovato Castigo e Heidael ad attenderli.
Quando
arrivarono, colse l’espressione di sollievo sul volto di Sigrid
mentre gridava « Heidael! » e correva da lei. La dragonessa, udendo
la sua voce, scattò in piedi allungando il collo per permettere alla
giovane donna di cingerle il muso con il braccio.
Murtagh si
avvicinò a Castigo ancora acciambellato vicino alla dragonessa, si
era ridestato dal suo sonno udendo la voce della ragazza e
sbadigliò. Si
è svegliata alla fine.
Sei
un acuto osservatore, lo
canzonò accarezzandogli le scaglie del fianco.
Almeno
ora Heidael mangerà qualcosa,
si lamentò il drago soffocando uno sbadiglio, ho
mangiato per due in questi giorni.
Murtagh
rimase ad osservare le due, ancora strette in un lungo abbraccio,
probabilmente avevano tanto da dirsi.
Poi, la voce di Heidael si
intrufolò nella sua testa, Grazie.
Ad entrambi.
«
Ti avevo dato la mia parola » le ricordò Murtagh, con un sorriso
fiero.
« E l’hai mantenuta » convenne Sigrid, controllando i
legamenti della sella « Ritieniti completamente sollevato dal tuo
giuramento, tornerò per sdebitarmi, il popolo di Ostagar ha buona
memoria per gli amici... »
« Perché ho la sensazione che tu te
ne stia andando? » la interruppe Murtagh, afferrandola per il
braccio.
Lo sguardo di Sigrid scese sulla mano che gli aveva
stretto il braccio, cauta, per poi scrutarlo con circospezione «
Perché ho la sensazione che tu stia cercando di fermarci? »
«
Perché è proprio così, sei troppo debole ora per affrontare un
viaggio simile e chiunque vi stia aspettando ad Ostagar - a giudicare
da come vi ha conciate la prima volta - non è di certo un vostro
ammiratore » le ricordò, incrociando le braccia al petto.
Non l’avrebbe lasciata partire, non ora. Ed era determinato a farlo capire
anche a lei.
« Qualunque cosa sia successa, la mia gente ha
bisogno di me » insistette Sigrid con veemenza, per poi voltarsi
verso Heidael « Tu ricordi qualcosa? Chi ci ha attaccate? Tutto
quello che riesco a rievocare sono immagini confuse, niente che possa
esserci utile »
Heidael abbassò la testa, parve esitare per un
momento prima di rispondere Anche
io sono confusa, qualcosa mi impedisce di ricordare...
Come
è possibile? Chiese
incredula Sigrid, stavolta la voce arrivò direttamente alle loro
menti.
Quando
un Cavaliere subisce un grande shock può succedere che questo si
riversi anche sul proprio drago per via del legame che
condividete, spiegò
Castigo.
« Motivo in più per rimanere, non potete affrontare
qualcosa che non conoscete se non vi sarete entrambe rimesse in
forze, mentre rimarrai qui potrai tentare di ricordare... Ti aiuterò
io » suggerì, sperando che questa volta ascoltasse il suo
consiglio.
Sigrid scosse la testa « Non posso rimanere qui
sapendo che ad Ostagar sono in pericolo ed oltretutto ho già abusato
della vostra ospitalità, è tempo che io faccia ritorno a casa
»
Ascoltalo
Eske(**),
si intromise Heidael, non
serviremo a molto da morte.
«
Ma Bard e gli altri? Non sappiamo nemmeno se stanno bene... » Sigrid
si portò di nuovo una mano alla testa, colta da un’altra fitta di
dolore. Murtagh fece un passo in avanti, temendo che crollasse a
terra, ma lei si sostenne al suo drago tenendolo a distanza con un
palmo aperto « Sto bene... È stata solo un’ondata di
immagini confuse... »
Heidael le sfiorò la testa con il muso, Non
puoi viaggiare in queste condizioni Eske.
«
No... Posso farcela »
« No, non puoi » la contraddisse Murtagh,
posandole una mano sulla spalla « Lo sai anche tu che è un gesto da
incoscienti. Cosa vuoi fare? Arrivare e combattere qualsiasi cosa
ti abbia conciata così la prima volta con un braccio rotto? È il modo
giusto per far ammazzare te e il tuo drago »
Per
quanto ne sappiamo, potrebbe essere tutto finito, tuo padre e gli
Anziani potrebbero aver già risolto qualunque problema si sia
presentato,
tentò di rassicurarla Heidael, ma l’espressione di Sigrid non si
rilassò.
« Spero che sia così. Ma questo non cancella il fatto
che io non ero lì con loro ad aiutarli quando era mio dovere »
In
queste condizioni saresti solo un peso, non puoi combattere né
affrontare lunghi viaggi, si
intromise Castigo.
Sola contro tutti, alla fine Sigrid si arrese
all’evidenza « Bene, Murtagh di Alagaësia, farò a modo tuo »
guardò il braccio fasciato « Alla fine non potrei nemmeno impugnare
il mio scudo, starò a Storskog solo il tempo necessario per guarire
e quando potrò impugnare di nuovo le mie armi, noi ce ne andremo
»
Una volta deciso, Sigrid si lasciò scivolare sul fianco di
Heidael, sedendosi fra l’erba alta. Sembrava non aver intenzione
di rientrare, almeno non per il momento.
Nonostante l’espressione contrariata della giovane, Murtagh si sentì sollevato,
ma non era sicuro che sarebbe riuscito a tenerla a bada ancora per
molto. Si allontanò assieme a Castigo quel tanto che bastava per
lasciarle sole, ma non la perse mai d’occhio. Sigrid non sembrava
il tipo a cui piaceva scendere a patti.
GLOSSARIO E CURIOSITA':
Bard: Fratello maggiore di Sigrid.
Cerimonia della Schiusa: Rito
attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo
erede al trono. L' uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o
nipoti dell' attuale Re perché essi possano regnare in un
futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un drago non
può più divenire re o regina. Se c'é più di
un contendente che ha superato il rito, allora si segue l' ordine di
nascita.
Darnek: Capitale di Ostagar.
Dragonsearch: Palazzo Reale di Darnek.
Dvergfjell: o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.
(**)Eske: Amore mio, inteso come tesoro o cara.
Gamsted: Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaësia.
Hamlen: Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero vita i primi uomini.
Mare stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.
Montagne del Lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i confini di Ostagar isolandola da Alagaësia.
Ostagar: Regno ad Est di Alagaësia.
Re Bothvar l'Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.
Regina Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid, deceduta dopo la nascita di quest'ultima.
Scudo Giurato: Membro
della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del
regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della
Regina.
Sorresen il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e Bard.
Storskog: o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.
Syrax: Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per il dolore.
Tempio del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le uova di drago, a nord-est di Darnek.
Ymvir: Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò Jormungandr, suo amante e fratello.
Jormungandr: Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello di Ymvir. Fu lui a creare i primi draghi.
Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.
Note:
(*) Sono
titoli che vengono dati in base alle imprese compiute, come da
tradizione del popolo di Ostagar. Infatti il padre di Sigrid è
conosciuto come
Re Bothvar l'Ammazzagiganti.
- Sigrid
soffre di stress post traumatico, per chi ne è vittima, è
molto comune perdere la memoria dell'evento che lo ha provocato.
- Mi
piace pensare che come per gli umani, ma in maniera ancor più
amplificata, i draghi possano sentire i propri compagni ideali
attraverso i feromoni.
- I nomi delle località sono presi dalla lingua norrenna/olandese/svedese.
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 03 # Spezzata ***
CAPITOLO 03 # Spezzata
NdA: Il
capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni
toccherà al prossimo!
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!
NOTE
INTRODUTTIVE
GENERE
Introspettivo,
Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra.
RATING
Generalmente Giallo e
Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli
argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI
Murtagh Morzanson,
Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il
popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE
Ambientata 200 anni
dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del
continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina
annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il
popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la
pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata
dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori
e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che
metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il
nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE
- Per rimanere
aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o
altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per
inviarvi il link.
- Ringrazio
tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha
commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro
ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
- In
fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a
ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
- Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
- Prestavolto: Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La Benedetta.
- Mail
DISCLAIMER
I
personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini.
Gli
abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le
loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia
è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
This
work
by mjay
is licensed under a Creative
Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.
-
CAPITOLO III
Spezzata
Una
lunga ombra si allungò nella sua coscienza, il terrore si
insinuò
in lei, subdolo, mentre quell'oscura presenza affondava gli artigli
dentro la sua stessa anima. Il mondo intorno a lei era sparito
lasciandola sola in quell'incubo. Anche la presenza rassicurante di
Heidael, sempre presente in un angolo della mente, l'aveva
abbandonata. C'erano solo lei, le urla, e quell'ombra.
Sigrid si
ritrovò paralizzata, i muscoli si contrassero in una morsa
dolorosa,
persino respirare le provoca solamente altro dolore. Immagini
sfocate si susseguivano nella sua testa, senza controllo, impazzite.
Figure indistinte correvano ed urlavano, alcune cadevano a terra
senza più rialzarsi. A terra si allargavano macchie scure,
viscide,
sotto la suola degli stivali. Lampi di luce cremisi tagliavano l'oscurità e poté sentire il loro calore fin sotto
la pelle scorrere dentro le vene bruciandole gli organi.
Quella presenza
era sempre là, in alto nel cielo, una scura macchia nera in
mezzo alle fiamme vermiglie. La stava aspettando, imponente e
minacciosa, pronta a
divorarla.
Grida e preghiere ovattate urlate al vento
accompagnavano quelle visioni, lontani ricordi di un passato non
così
remoto, e sotto a quelle voci, il suono del suo respiro irregolare
le riempiva le orecchie, mentre rimaneva un silenzioso
spettatore.
Avrebbe voluto pregare di morire, se l'avesse
aiutata a trovare sollievo da quella tortura, ma scoprì di
non avere
più voce. La bocca era arida, prosciugata dalla saliva e
dalle
parole, la gola veniva graffiata da dita invisibili strette in una
presa fredda e crudele intorno alla pelle del collo. Non
riuscì a
proferire alcun suono, anche se avrebbe voluto gridare. Ogni suo
sforzo era concentrato nel tentare di prendere aria, ma quell'oscura
figura nella sua mente glielo impediva, continuando a farla
annaspare.
Desiderava svegliarsi da quell'incubo, ma sapeva
che tutto quello che le stava accadendo era dannatamente reale e
questo lo rendeva mille volte peggiore.
Le fitte alla testa
divennero pungenti, credeva che l'avrebbero fatta diventare pazza se
avessero continuato, l'unica cosa che riuscì a fare per
trovare
conforto fu stringersi le gambe al petto e posare la fronte sulle
ginocchia, ripetendosi che sarebbe finita presto.
Cercò
disperatamente Heidael in ogni angolo della sua mente, ma quello che
trovò fu solo orrore e paura. Nella totale e più assoluta
disperazione, avvertì una briciola della sua coscienza
nascosta fra
quelle visioni. Era debole e lontana, ma per lei fu un faro nella
notte tempestosa, ci si aggrappò con tutte le forze
rimastele e
finalmente riuscì ad udire di nuovo la sua voce, flebile,
sotto alle
altre.
Eske!
Fu un balsamo, una carezza gentile, in
mezzo a quel violento turbamento buio e profondo da cui non riusciva
a scappare.
Heidael, oh Heidael... la gioia di averla
ritrovata, di non essere più sola, le fece scordare per un
breve
momento tutto il resto dandole un breve momento di pace.
Sigrid
segui la mia voce, concentrati solo su di me, ascolta solo
me.
Aiutami, la
pregò,
mentre, alle sue spalle, l'ombra allungò le ali verso di
lei. La
lambì, ed il dolore divenne insopportabile. Una lama di fumo,
fredda e tagliente come l'acciaio, le trafisse il fianco. Rimase
senza fiato nel rivivere quel bruciante dolore, ma quando
abbassò lo
sguardo, la pelle era ancora intatta. Imprecò a bassa
voce, stringendo i denti, provando ad afferrare il suo carnefice ma
le mani brancolarono nel buio afferrando l'aria.
Un contraccolpo
e fu scagliata lontano, diversi piedi più indietro,
scontrandosi
contro i confini di quello strano mondo. Il braccio sinistro le
pulsò, in preda agli spasmi, ma ancora una volta lo
trovò fasciato
ed illeso. La testa prese a vorticare, ed ora quello che la
circondava era poco più di una macchia sfocata.
Eske!
Ascoltami Eske!
Scivolò a terra, esausta, e credette che
sarebbe davvero morta lì.
Non
lasciarla vincere, tu sei più forte di tutto questo, segui
la mia
voce.
Fu con
l'ultimo briciolo di forza di volontà che Sigrid si
lanciò verso
la coscienza di Heidael, un barlume lontano fra le ombre distorte dei
ricordi.
Quando
si risvegliò, fu come una doccia gelata, il suo corpo era
scosso da
brividi e le immagini erano ancora così vivide da farle
venire la
nausea.
Ma, fra la costernazione, fu sollevata di poter di nuovo
sentire i raggi del sole baciarle la pelle, il fresco tocco del vento
sul viso e l'erba soffice solleticarle il palmo della mano. Poco
lontano da lei, una canoa con a bordo degli Elfi attraversò
le acque
del lago, superandola.
Chiuse gli occhi, riempiendo i polmoni d'aria fresca, beandosi di quella calma. Accanto a lei era
acciambellata Heidael, si abbandonò contro le sue costole,
il ritmo
del respiro della dragonessa era lento e cadenzato sotto le squame.
Concentrandosi su di esso, riuscì a riprendere il
controllo.
Qualcosa di caldo ed umido le bagnò la guancia, lo
sfiorò con la mano, era il naso del drago.
Mi hai fatto così
spaventare, stavolta la crisi è durata più del
solito, temevo non
ti risvegliassi più, anche senza contatto mentale,
chiunque
avrebbe potuto cogliere la preoccupazione nella sua voce.
Sigrid
rimase in silenzio, incapace di rincuorarla, conscia che Heidael
aveva provato il suo stesso dolore per colpa del loro legame.
Sotto
alla sua mano, la dragonessa chiuse gli occhi, strusciandovisi
contro.
Erano passati sei giorni dal suo risveglio a Storskog. Sei
giorni da quando erano iniziate le crisi e gli incubi.
Era
iniziato tutto con frammenti di immagini, reminiscenze che tornavano
alla memoria di tanto in tanto quando era ancora sveglia e provava a
riportare alla mente quanto era accaduto ad Ostagar. Si era detta che
forse era un buon segno, la memoria stava tornando e ne era felice.
Voleva sapere contro chi o cosa avrebbe dovuto combattere una volta
tornata a casa, così avrebbe potuto prepararsi.
Aveva tentato di
carpire ogni dettaglio da quei flash disordinati di sequenze
contorte, ma non era servito a molto, e prima che potesse scoprire
qualcosa di utile erano iniziati gli incubi. Quando si stendeva
nel suo giaciglio e si addormentava, si ritrovava catapultata in un
mondo grigio, la cui aria le lasciava in bocca il sapore della
cenere. Gli eventi che si susseguivano erano impossibili da
distinguere, immersi in una foschia così densa da poterla
tagliare
con la lama di un coltello, ma ciò che provava mentre era
lì era
così vivido e reale da farla svegliare madida di sudore.
Ogni
volta lo stesso sogno, notte dopo notte, ora dopo ora. Presto, non
era più riuscita a trovare giovamento nel sonno, ma solo
paura e
rabbia, ed aveva rinunciato a dormire.
Durante il giorno si sentiva meglio, lontana da quei terribili incubi, ma un senso di
oppressione si era fatto largo dentro di lei. Non poter ricordare
era frustrante, la mancanza di sonno la rendeva nervosa ed essere
lontana da casa la faceva sentire impotente e vulnerabile. Heidael
era la sua unica roccia in mezzo a quel caos.
Le crisi erano
iniziate il terzo giorno, era come rivivere quelle sensazioni
spaventose ad occhi aperti. Il fiato le si accorciava, il mondo si
faceva più piccolo ed opprimente mentre lei si ritrovava
immersa nei
suoi stessi confusi ricordi.
Si vergognava di se stessa, mai aveva
lasciato che il terrore l'attanagliasse così profondamente.
Persino
all'alba delle battaglie che aveva combattuto non aveva mai provato
quel genere di paura, ma solo un senso di eccitazione misto
all'adrenalina, poiché nessun mortale ad Ostagar poteva
competere
contro la furia di lei ed Heidael.
O almeno così aveva creduto
fino a qualche giorno prima.
Ogni giorno che passava era sempre
peggio e Sigrid temeva di essere sull'orlo della pazzia. Persino un
rametto spezzato la faceva trasalire, la sua mano correva all'elsa
della spada pronta a fronteggiare la minaccia, solo per poi voltarsi
e scoprire che era stato un cerbiatto. Schiva e nervosa, si era
chiusa in solitudine rifiutando qualsiasi aiuto che non fosse quello
della sua dragonessa.
Quando torneremo e ci saremo vendicate di
chi ci ha ridotto così, guarirò. Nella
sua mente, sentì la
coscienza di Heidael farsi irrequieta a quelle parole.
E se...
non ci riuscissimo? Abbiamo fallito la prima volta, chi ci dice che
andrà diversamente stavolta?
Sigrid riaprì gli occhi,
guardando il drago con sospetto, Cosa ti fa dubitare?
Cosa, mi
chiedi? Io condivido il tuo stesso onere, le tue paure sono le mie!
Così come i tuoi incubi, ruggì di
rabbia alzandosi in piedi e
Sigrid si ritrovò distesa fra l' erba, mentre il drago la
sovrastava
in tutta la sua mole, Non ti sei ancora ripresa e
già parli di
vendetta, getteresti alle ortiche la tua vita così facilmente?
Dovresti averne più cura! Sarò io a piangerti
mentre le Valchirie
canteranno il tuo nome nel Valhalla! Ricordatelo!
Se non fosse
stata sicura che mai Heidael avrebbe potuto farle del male, Sigrid
avrebbe temuto per la sua vita, avendo le fauci spalancate in un ringhio
così vicine al suo viso da poterne sentire l'alito sulla
pelle. Ma
era il suo drago, erano cresciute insieme come sorelle,
perciò
quella rabbia furente non la spaventò. Si alzò in
piedi,
impettendosi, fronteggiandola.
Tu non hai fiducia in noi, tu
non hai fiducia in me,
sibilò attraverso la sua
mente, ferita.
L'espressione del drago si addolcì mentre si
ritraeva, Io ho sempre avuto fiducia in te, Eske, e sempre ne
avrò. Ho solo paura.
Allora corri a nasconderti, se è quello che
vuoi, ma non ti aspettare che io mi rintani come un coniglio.
Combatterò con o senza di te. Quel pensiero
arrivò ad Heidael
prima che potesse fermarlo, lo sdegno rovente con cui lo
circondò
fece ritrarre il drago per l'impetuosità. La coscienza della
dragonessa si allontanò, fino ad arrivare a chiudersi del
tutto, in
un angolo lontano della mente di Sigrid dove non potesse
raggiungerla, rinchiuso in un bozzolo di sofferenza. Heidael si
alzò in volo prima che Sigrid potesse rendersi pienamente
conto
della gravità delle sue parole, quando si fu sollevata sopra
alle
fronde degli alberi fu troppo tardi per fermarla. La seguì con lo
sguardo mentre si allontanava, in un silenzio che la fece
rabbrividire, a qualche piede di distanza la seguiva Castigo, che la
teneva d' occhio.
Di nuovo sola, non poté far altro che maledirsi
per il suo dannato orgoglio e quella rabbia immotivata. Era riuscita
ad allontanare l'unica cosa che l'aveva confortata in quei giorni
così difficili.
Se fossero state condizioni normali, avrebbe
affogato il senso di colpa in una pinta di malto attendendo il suo
ritorno, almeno per non pensarci, e forse, i fumi dell'alcol
avrebbero soppresso per qualche ora quegli incubi, ma a Storskog non
sembravano avvezzi a questo genere di cose.
Quella foresta non
aveva nulla a che fare con Ostagar, Sigrid non aveva mai visto prati
e foglie così verdi, abituata a colori scuri, toni di grigio
e
bianco tipici dei paesaggi che caratterizzavano il suo regno. Perfino
d'estate la terra poteva essere coperta da del leggero nevischio. Le
uniche piante adatte ad essere coltivate in quel terreno aspro e
rigido erano patate, pomodori, carote, cavoli e lattuga. Tutto quello
che non riuscivano a ricavare dalla terra lo ottenevano da scambi
commerciali con le terre oltre il Mare Stretto, che stanche delle
loro razzie, avevano accettato di scendere a patti commerciali.
Al
contrario ad Alagaësia non sembravano avere di questi
problemi, il
terreno era rigoglioso e fertile, quella foresta ne era una
prova. Gli alberi intorno a lei erano così fitti da riuscire a
malapena a distinguere qualcosa fra gli scuri tronchi ed i bassi
arbusti.
Sebbene fosse sola sulle rive dello specchio d'acqua,
sapeva che quell'uomo, Murtagh, era là in mezzo a tenerla d'
occhio.
Questo lo confermava anche la presenza del suo drago rosso, alzatosi
in volo subito dopo Heidael.
Lui temeva che Sigrid partisse quando
ancora non si era ripresa o che qualche sua azione potesse mettere in
pericolo la tranquillità di quel luogo. Aveva continuato
a
dubitarne nonostante avesse accettato con riluttanza la sua
ospitalità, rivelandosi non così sprovveduto da
lasciare da sola
lei o Heidael.
Se non fossi sicura del contrario, potrei
credere che abbia già avuto a che fare con il nostro popolo.
Gli
abitanti di Ostagar erano guerrieri testardi, più duri delle
rocce
delle loro montagne, difficilmente avrebbero cambiato idea su
qualsiasi cosa se erano contrari a farlo. Per la loro natura
cocciuta, era difficile trovare un compromesso e prima come loro
Principessa e poi come loro Regina, lei lo sapeva bene. C'
erano solo due cose che comprendevano: il rispetto e la
fedeltà. Non
avrebbero mai voltato le spalle a chi ritenevano degno della propria
spada e del proprio scudo.
Quei pensieri la turbarono, pensare a
casa dapprima la rincuorava ma subito dopo veniva sopraffatta da
un'agrodolce malinconia, senza Heidael a ridere con lei di quei
ricordi,
ciò che rimaneva era solo nostalgia e paura dell'avvenire.
Fu a
testa bassa che si avviò verso la strana casa del guaritore ricavata da un
albero dove momentaneamente alloggiava.
Non
dovette allontanarsi molto prima di trovare Murtagh appoggiato al
tronco di un albero, intravide la punta di un incisivo mordere il
labbro inferiore per la concentrazione mentre era intento a scolpire
con un coltello quella che a prima vista le parve una statuina in
legno.
I lunghi capelli castani gli ricadevano disordinati
sulla fronte e sulle spalle larghe, indossava abiti da cacciatore di
cuoio e stoffa, sembravano di manifattura elfica ma molto consumati.
Nonostante i lineamenti del suo volto richiamassero gli Elfi, lui era
un umano proprio come lei. Il suo aspetto non dava a credere che
avesse qualche anno più di Sigrid, ma era sicura che in
realtà ne
avesse molti di più.
Erano i suoi occhi a tradire la sua vera
età, intensi e penetranti, rivelavano saggezza ed esperienza
apprese
con gli anni.
Normalmente Murtagh rimaneva sempre abbastanza
distante così da poterle lasciare credere di essere sola
anche
quando non lo era, si avvicinava solo se voleva parlarle o se lei
glielo permetteva.
Così, quando lo vide, non le fu difficile
capire cosa volesse.
Nonostante l'avesse salvata, era restia a
confidarsi con lui di quello che le stava accadendo, ora come ora
faticava a fidarsi di chiunque. La perdita di memoria e tutto
ciò
che ne era derivato l'aveva resa schiva nei confronti di chiunque.
«
Litigato? » domanda frivola di cui lui conosceva
già la risposta.
«
Mi sembra evidente » tagliò corto lei, ancora
innervosita per la
discussione con Heidael.
Murtagh sollevò gli occhi dalla
statuetta per puntarli su di lei, rigida e impaziente di finire la
conversazione, in piedi di fronte a lui. Le sue iridi nere sembravano
sondarle l'anima così intensamente da costringerla a
distogliere lo
sguardo infastidita. Dopo quello strano attacco, di cui non
ricordava nulla, si sentiva più vulnerabile e questo non le
piaceva.
« Temo che sui Monti Beor non abbiano sentito il ruggito
di Heidael, i Nani sono un po' duri d'orecchio »
« Sono felice
che il mio malumore ti metta così a tuo agio »
commentò Sigrid
seccata, con la chiara intenzione di andarsene.
« Non dovresti
allontanarla così »la rimproverò lui,
per poi indicare con la lama
del coltello il punto in cui i due draghi erano volati via «
Quando
sarai sola, lei sarà l'unica davvero al tuo fianco, sempre
»
« Credi che non lo sappia?» mormorò
adirata, più con se
stessa che contro di lui, « Le devo molto, molto
più di quello di
cui potrò mai sdebitarmi »
Murtagh annuì, soddisfatto da quelle
parole « So che non avevi intenzione di ferirla »
si scostò
dall'albero e le si avvicinò, la sua espressione era grave e
seria «
Perché non mi hai detto che stavi così male?
»
Lei si irrigidì,
era sempre stata attenta a non mostrare segni di debolezza o
cedimento di fronte a lui.
Lui parve comprendere il suo turbamento, si strinse nelle spalle prima di riporre il coltello
nello stivale « Sono cose che non si possono nascondere per
molto, e
credimi, l'ho sperimentato sulla mia stessa pelle. Puoi darla a bere
a qualcun altro, ma non a me »
Sigrid lo studiò, soppesando con
attenzione le sue parole. Così lui era stato vittima del suo
stesso
dolore, la comprendeva. Qualcosa in lei si mosse e la sensazione
di oppressione al petto le parve improvvisamente più
leggera. Scosse
la testa, no, non poteva capirla. Lui era un Cavaliere, rispondeva
solamente a sé stesso, lei aveva un intero regno sulle
spalle, se
fosse crollata, Ostagar l'avrebbe seguita. Quella sensazione di
fallimento e sconfitta l'avrebbe accompagnata per il resto della
vita se, per la sua debolezza, altri ci avrebbero rimesso la
loro.
Scostò lo sguardo da lui, ciò che stava accadendo
era
qualcosa che riguardava lei, un suo onere.
Murtagh dovette
cogliere qualcosa dal suo silenzio, perché poi le sorrise e
cambiò
argomento « A volte più si tenta di ricordare
qualcosa, più ci
sfugge, devi concentrarti su qualcos'altro » le
lanciò la statuetta
che stava scolpendo fino a pochi momenti prima.
Sigrid, con ancora
il braccio sinistro fasciato, la prese al volo con la mano
destra.
Per essere così piccola, poco più grande del suo
palmo,
era incredibilmente minuziosa nei dettagli. Ogni scaglia era stata
rappresentata con precisione, le ali sembravano una sottile membrana
di carne piuttosto che legno, passò un dito sulle punte
della
schiena e sorrise. Era un drago. Era Heidael.
« Dopo duecento
anni di pratica, si inizia a diventare bravi » si sporse appena e
si bilanciò sui talloni per vederla meglio in volto « Se
ti piace
puoi
tenerla, o meglio ancora, posso insegnarti. Ti aiuterà a
distrarti
»
Sigrid la strinse fra le dita, guardandolo al di sopra della
statuetta « Apprezzo il tentativo, ma se vuoi tentare di
consolarmi
non devi ricorrere a certi trucchetti »
Murtagh si ritrovò a
sorridere divertito da quelle parole « Trucchetti? »
Sigrid alzò
un sopracciglio, scuotendo la testa, ma l'ombra di un sorriso le si
disegnò sul volto.
« Vedi? Quello è la cosa che più si
avvicinava ad un sorriso da sette giorni a questa parte »
Sigrid
lo guardò incredula, prima di tornare seria e restituirgli
la
statuetta « Ti ringrazio, ma non posso accettare.
È una cosa che
devo riuscire a fare da sola »
Murtagh le scansò la mano,
chiudendole con gentilezza le dita intorno al piccolo drago di legno
« Puoi tenerlo, davvero. E non voglio importi il mio aiuto,
se non
lo vuoi, ma devi capire una cosa: non sei più debole se lo
accetti
»
Sigrid ritrasse il braccio, serrando la presa sul dono,
sentì
le parole bruciarle a fuoco nell'animo.
« Ho solo paura »
mormorò alla fine, lasciando cadere il braccio inerte nel
suo
fianco. Dirlo fu come togliere un macigno dal cuore « Non
sono
Regina da molto e guardami, ho fallito alla prima
difficoltà. Se non
fossi all'altezza... » sospirò ed alzò
lo sguardo al cielo, non
riusciva nemmeno a finire la frase che le parole le si strozzavano in
gola, più amare del fiele.
Tornò a guardarlo, sentì la rabbia
ribollire dentro di lei mentre sputava quelle parole, incapace di
fermarle « E come se non bastasse, devo riviverlo ogni
dannatissimo
momento ed è tutto così terrificante... ma quello
che fa più male
di tutto questo è che non ho avuto la possibilità
e la forza di
impedirlo »
Le labbra dell'uomo si arcuarono, ma non vi era
traccia di alcuna gioia in quel sorriso, solo tristezza e rimorso.
Guardandolo negli occhi, stavolta comprese pienamente, lui sapeva
davvero
quello che lei stava provando.
Calò
la sera ed il cielo si dipinse di tinte rosa e blu.
La brezza
notturna le solleticò le spalle, lasciate nude dalla
casacca, si era
fermata sulle rive del lago a parlare con Murtagh mentre consumavano
la cena.
Sigrid iniziava a sentire la mancanza del sapore della
carne, oramai le verdure non la sfamavano più, ma
all'interno di
Storskog o Du Weldenvarden, come la chiamava la gente di
Alagaësia,
era vietata la caccia.
Ad Ostagar, invece, era considerata la
fonte primaria di cibo. Lei stessa aveva guidato battute di caccia,
la loro preda preferita erano gli Olifant, mastodontiche bestie con
pesanti e spesse pellicce, erano provvisti di due lunghe zanne d'avorio e una proboscide. Ma era molto pericoloso avvicinarsi,
poiché
erano gli animali di cui si nutrivano anche i Giganti e non era raro
incontrarne qualcuno nelle steppe, anche lui intento a procurarsi la
cena.
I Giganti erano esseri dall'aspetto umano ma alti almeno
cinquanta piedi. Erano stupidi e goffi, la loro pericolosità
derivava dall'incredibile forza bruta. Le loro armi preferite erano
clave di roccia ricavate da stalattiti che sradicavano dalle
profondità delle caverne in cui vivevano.
Qualche anno prima,
quando non era ancora Regina, aveva partecipato ad una grande caccia
assieme a suo padre. I draghi erano necessari per trasportare i tagli
di carne, la pelliccia e l'avorio ricavati dalle carcasse di quelle
grandi bestie, adeguatamente dissanguate, nel caso in cui non fossero bastati
i carri. Avevano spinto un gruppo formato da quattro Olifant
contro una parete di roccia sulla cui cima un altro piccolo
contingente di cacciatori li avrebbe tempestati di grosse pietre
appuntite. Tre di loro erano caduti a terra con il cranio
fracassato, ma uno era rimasto in piedi, ancora illeso. La vista dei
suoi simili morti lo aveva imbizzarrito, aveva iniziato a muovere la
testa dalle zanne acuminate contro di loro, minacciandoli. Aveva
caricato alla cieca e due dei loro si erano feriti gravemente prima
che gli altri riuscissero di nuovo a farlo arretrare contro la
parete, più la situazione si dilungava più
diveniva pericoloso per
l'incolumità dei loro uomini. Era stato allora che lei aveva
afferrato l'ascia di suo padre, più pesante della sua
spada, ed era
salita sulla groppa di Heidael, nonostante le grida di rimprovero del
genitore. Quando era arrivata in volo sopra alla bestia, si era
gettata oltre il suo drago, atterrando sulla groppa dell'Olifant.
Sigrid sapeva dove colpire, il collo era il loro punto debole
perché
lì la carne era più tenera. Mentre con una mano si era
aggrappata saldamente alla pelliccia, lottando per non venire
disarcionata, con l' altra aveva scagliato con tutta la sua forza
l'ascia nella carne dell'animale. Sebbene ogni sua capacità si
fosse sviluppata da quando si era schiuso l' uovo di Heidael per lei,
le ci vollero tre colpi ben assestati prima di riuscire ad arrivare
all'osso. Una volta intaccato, la bestia era caduta sotto il suo
stesso peso, esanime. Nonostante lo sguardo di suo padre le avesse
fatto presagire che quella sera l' avrebbe aspettata un interminabile
discorso sulla responsabilità di essere un capo e
sull'importanza di
seguire gli ordini, il resto del gruppo aveva battuto la spada contro
lo scudo, in segno di ovazione ed approvazione. Da allora, le
avevano conferito il titolo di Cacciatrice delle Steppe.
Il
ricordo la fece sorridere, era finalmente riuscita a trovare un angolo di tranquillità e nonostante odiasse ammetterlo,
Murtagh aveva
ragione. Distogliere la mente da quello che era avvenuto l'aveva
aiutata a non ricadere nelle crisi, ma questo non cancellava il suo
senso di colpa a riguardo ed ogni momento passato lontana da casa
era una pugnalata al cuore.
« Sai, quando non sei arrabbiata è
piacevole poter scambiare due parole con te » ammise il
Cavaliere
lanciandole un veloce sguardo divertito fra le ciocche di capelli,
Sigrid si morse il labbro e alzò gli occhi al cielo, la
stava
punzecchiando, di nuovo.
« Nemmeno tu sei poi così fastidioso
alla fine, Murtagh di Alagaësia » gli rispose lei di
rimando.
Il
giovane ridacchiò sommessamente, inclinando la testa da un
lato «
Sono felice che tu te ne sia resa conto » si piegò
in avanti,
posando i gomiti sulle ginocchia e la guardò «
Puoi chiamarmi solo
Murtagh, in fondo sono solo un Cavaliere errante, ora come ora
»
Sigrid piegò la testa per guardarlo, seduto su di un tronco
accanto a lei, ed accennò un sorriso « Bene,
così sia » sospirò,
stringendosi nelle spalle « Immagino che tu mi possa chiamare
solo
Sigrid, non essendo la tua Regina »
Lui parve spaesato da
quell'affermazione « Per la nostra etichetta, che tu sia o no
la mia
Regina, devo rivolgermi a te come si conviene ad una persona del tuo
rango... »
Ad Ostagar non vigeva alcuna regola sul come
rivolgersi formalmente ai propri sovrani, purché si
mostrasse loro
rispetto e fedeltà. Per questo non aveva mai ripreso
Murtagh,
laddove qualcun altro l'avrebbe fatto.
Non
era difficile vedere il Re o la Regina di Ostagar scherzare e
scambiare battute con il fabbro o con il macellaio per le strade di
Darnek, la capitale. Ai membri della famiglia reale era chiesto di
essere profondamente legati al popolo, poiché solo
così se ne può
capire pienamente le necessità e conquistarne la fiducia.
Sigrid
corrucciò le sopracciglia prima di esclamare incredula
« Ad
Alagaësia avete delle usanze totalmente inutili »
« Penso che
sia questione di punti di vista, ma se mi dai il tuo permesso, credo
che non ci sia nulla di male nel chiamarti con il tuo nome di
battesimo » poi lui rise, prima di aggiungere «
Anche perché il
tuo è un nome davvero lungo »
Anche Sigrid, suo malgrado si
ritrovò ad accennare un sorriso « Immagino che per
voi sia così.
Allora, Murtagh... hai il mio permesso. Mi hai salvato la vita, direi
che almeno questo te lo devo »
Doveva essergli grata e rendergli
conto almeno di questo. Sebbene all'inizio lo avesse liquidato come
un semplice Cavaliere, Sigrid iniziava a capire che dietro a quella
facciata si nascondeva qualcos'altro, anche se Murtagh non voleva
darlo a vedere. Durante quel poco tempo passato assieme, era stato
particolarmente evasivo sulle domande riguardanti il suo passato. Ma
non aveva voluto insistere troppo, in fondo, ogni uomo ha i suoi
segreti e se non vuole rivelarli è giusto che se li tenga
per sé
finché riguardano solo lui.
Aveva imparato molto sulla storia e
sui luoghi di Alagaësia, ma c'era molto altro da conoscere
ancora e
a Sigrid piaceva come Murtagh le spiegava della Grande Dorsale, del
deserto di Hadarac o dei Nani che abitavano sui Monti Beor. Di tanto
in tanto arricchiva noiose spiegazioni con storie e leggende apprese
durante i suoi viaggi e presto arrivò anche a raccontarle
della
sanguinosa guerra consumata duecento anni prima.
« Fu la prima e
ultima volta che un Cavaliere regnò su Alagaësia
» concluse
riponendo le loro ciotole vuote ai suoi piedi.
Sigrid ascoltò
attentamente rimanendo turbata dalla forza e dal potere che un solo
uomo era riuscito a conquistare.
« Ad Ostagar, invece, solo chi
possiede un drago dimostra di essere degno per il Trono »
« E
cosa gli impedisce di regnare fino alla fine della loro lunga vita?
»
Sigrid rispose con spontaneità « L'onore e un
giuramento »
Murtagh parve scettico, ma lei continuò « Fu il
Primo Re a
stipularlo nell'Antica Lingua. Sebbene regnino più a lungo
di un
mortale, nessuno dei suoi eredi ha mai approfittato della sua
posizione. Ad Ostagar l'onore e il legame che abbiamo con il
giuramento ci impedisce di rimanere Re per più di quattrocento
anni
»
Il Cavaliere sorrise amaramente « Temo che semmai arrivasse
qualcuno come Galbatorix sul vostro trono, allora non sarà
certo un
giuramento a fermarlo »
« Forse hai ragione, ma allora ci sarà
qualcuno a fermarlo. Non siamo un popolo che accetta di essere
comandato da qualche despota senza combattere »
« A volte non
basta combattere, ci sono momenti in cui sei costretto a piegarti ed
obbedire, se vuoi vivere »
« Ma allora una simile vita non è
più tua » ribatté duramente Sigrid,
incrociando lo sguardo del
giovane accanto a lei.
Lo vide mordersi l'interno delle guance
mentre la sua espressione diventava grave « Immagino che sia
difficile da capire, se non ci si ritrova nel mezzo »
Il silenzio
che calò subito dopo, per Sigrid fu esauriente
più di mille parole
e lentamente iniziò a capire cosa ci fosse dietro a quei
tormentati
occhi neri.
Fu Murtagh a spezzare il silenzio, le fece un cenno
con la testa, indicando il cielo « Stanno tornando
» l'avvertì.
Il
cuore di Sigrid perse un battito quando, finalmente, Heidael
atterrò
e la sua coscienza tornò dove era sempre stata, calma e
rassicurante.
Ma qualcosa turbava la dragonessa, una piccola
macchia scura nella sua coscienza di cui non conosceva la
provenienza.
Gli occhi del drago non incrociarono mai i suoi
quando si avvicinò a lei, temendo che fosse ancora ferita
per le sue
parole, Sigrid le accarezzò il collo.
« Perdonami per prima,
non sono in me in questi giorni... » le mormorò,
con un timido
sorriso di scuse.
Si rese conto quanto le era mancata la sua voce
solo quando la udì di nuovo, Non
preoccuparti Eske, lo so. Ma
nulla cambiò nella sua espressione e questo la mise in
allarme.
Trovò conferma delle sue preoccupazioni quando Castigo,
superando il suo simile, le sfiorò la testa con la sua e
parlò
nelle mente di tutti, Diglielo
Heidael. Ha il diritto di sapere.
Sigrid
si allarmò, ritrasse la mano e la guardò confusa
« Ho il diritto
di sapere cosa, esattamente? »
Castigo si allontanò,
sistemandosi al fianco di Murtagh – che parve ignaro di
ciò che
stava accadendo- dietro di lei. Un inaspettato silenzio cadde su di
loro, Sigrid sentì di nuovo la rabbia farle ribollire il
sangue
mentre cercava lo sguardo di Heidael, ma lei continuò ad
osservare
insistentemente le creste d'acqua che si infrangevano sulla riva.
Un
sospetto si insinuò dentro di lei.
« Heidael! » tuonò, la sua
voce risuonò sullo specchio d'acqua per la piccola radura
« Cosa
mi stai nascondendo?! Rispondi! »
La dragonessa abbassò la testa
e strinse gli occhi, il suo dolore la colpì più
affilato di una
lama nel petto.
Perdonami
Sigrid, l'ho fatto solo per proteggerti... qualunque cosa io faccia
è per proteggerti....
Il
cuore le si strinse, no, non le avrebbe mai mentito. Mai. Era sempre
stata al suo fianco.
« Heidael... no... » la sua voce era una
preghiera, avvertì la vergogna che stava provando la
dragonessa,
chiara e cristallina come se fosse sua.
Io...
ho sempre saputo cosa è successo a Ostagar...
GLOSSARIO
E CURIOSITA':
Bard:
Fratello maggiore di Sigrid.
Cerimonia
della Schiusa: Rito
attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo
erede al trono. L'uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o
nipoti dell' attuale Re perché essi possano regnare in un
futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un drago non
può più divenire re o regina. Se c'é
più di
un contendente che ha superato il rito, allora si segue l'ordine di
nascita.
Darnek:
Capitale di Ostagar.
Dragonsearch:
Palazzo Reale di Darnek.
Dvergfjell:
o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.
Eske:
Amore mio, inteso come tesoro o cara.
Gamsted:
Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaësia
Giganti:
Creature umanoidi alte diversi piedi dotati di una forza mostruosa, ma
sono anche stupidi e grossi. Popolano le caverne dei monti
che
circondano Ostagar, ma si possono spingere fino alle steppe per
cacciare.
Hamlen:
Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero
vita i primi uomini.
Mare
stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.
Montagne
del lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i
confini di Ostagar isolandola da Alagaësia .
Olifant:
Bestie simili ad elefanti che popolano le steppe di Ostagar.
Ostagar:
Regno ad Est di Alagaësia.
Re
Bothvar l'Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.
Regina
Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid,
deceduta dopo la nascita di quest'ultima.
Scudo
Giurato: Membro
della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del
regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della
Regina.
Sorresen
il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e
Bard.
Storskog:
o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.
Syrax:
Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per
il dolore.
Tempio
del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le
uova di drago, a nord-est di Darnek.
Ymvir:
Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò
Jormungandr, suo amante e fratello.
Jormungandr:
Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello si Ymvir.
Fu lui a creare i primi draghi.
Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 04 # La caduta ***
CAPITOLO IV La caduta
NdA: Il
capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni
toccherà al prossimo!
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!
NOTE
INTRODUTTIVE
GENERE
Introspettivo,
Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra.
RATING
Generalmente Giallo e
Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli
argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI
Murtagh Morzanson,
Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il
popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE
Ambientata 200 anni
dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del
continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina
annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il
popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la
pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata
dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori
e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che
metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il
nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE
- Per rimanere
aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o
altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per
inviarvi il link.
- Ringrazio
tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha
commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro
ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
- In
fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a
ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
- Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
- Prestavolto:
Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La
Benedetta.
- Mail
DISCLAIMER
I
personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini.
Gli
abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le
loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia
è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
This
work
by mjay
is licensed under a Creative
Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.
-
CAPITOLO IV
La caduta
Su Darnek, quel giorno,
incombeva una cappa di minacciose nuvole grigie.
L'aria era statica, di un
freddo pungente anche sotto le pellicce ed i tessuti imbottiti, segno
che presto sarebbe arrivata la neve.
Sigrid aveva già disposto
precauzioni al riguardo. Se la tempesta si fosse rivelata più
violenta del previsto, Dragonsearch avrebbe fornito rifugio a
chiunque non fosse riuscito a raggiungere la propria abitazione in
tempo. La legna per alimentare i camini e i focolari per la notte era
già stata ampiamente divisa fra chi non era stato così previdente
da raccoglierne abbastanza.
Nei magazzini il cibo
abbondava, in caso di emergenza, se lo avessero diviso equamente e con
giudizio, avrebbero potuto resistere per almeno un mese.
Non credeva che si
sarebbero rese necessarie certe precauzioni, ma se aveva imparato
qualcosa osservando suo padre regnare su Ostagar era che quella terra
regalava sorprese inaspettate e non sempre si rivelavano buone per
chi vi abitava.
Re Bothvar era partito sul
dorso di Celtor, il suo drago argentato, verso l'Isola di Munin per unirsi ai
suoi avi ancora in vita, gli Anziani, il giorno dopo la sua
incoronazione.
Come da tradizione, i
regnanti che avevano lasciato il trono ai propri eredi erano liberi
di dirigersi a Est, sull'isola più grande del continente, per
continuare la loro vita o errare per Ostagar liberi dai vincoli della
Corona e da ogni titolo.
Munin era stata creata dal
Primo Re, Asbjorn, per ospitare i futuri eredi in ritiro ed i loro
draghi.
Nonostante Sigrid fosse
libera di chiedere un loro consulto, qualora si fosse rivelato
necessario, già sentiva la mancanza del padre. Nonostante i suoi
nuovi impegni come Regina le occupassero la maggior parte della
giornata, la notte, da sola nelle sue stanze, si domandava se lui
sarebbe mai stato orgoglioso del lavoro che stava facendo.
Sebbene occupasse il trono
da un solo mese si erano già presentati alcuni problemi che avevano
richiesto la sua attenzione: a Sud, alcune incursioni dei pirati che,
probabilmente stanchi di razziare Estos e divenuti più coraggiosi -o
stupidi-, avevano creato scompiglio a Waterford.
Quel giorno i pirati
avevano imparato a proprie spese che Ostagar non era il regno di
contadini e ricchi commercianti a cui erano abituati. Gli abitanti della città
erano riusciti a respingerli, ma Sigrid era sicura che quei banditi
sarebbero tornati, stavolta ben preparati. Uomini come loro, reietti
dei continenti a Nord-Est, non avevano metro di giudizio né tanto
meno abbastanza intelligenza da saper scegliere i propri avversari. Semmai avessero fatto
ritorno, avrebbe fatto rimpiangere la loro sconsideratezza. Nessuno
poteva sfidarli e rimanere impunito. La loro sconfitta sarebbe
servita come monito anche per gli altri.
Come se le nuove incursioni
piratesche non fossero abbastanza, alcune uova al Tempio del Drago si
erano rivelate poco più di gusci vuoti. Una nidiata poco fertile
era considerata un presagio funesto, ma non si era lasciata
scoraggiare, come prima cosa aveva mandato un emissario all'Isola di
Munin per cercarne altre e ripristinare l'equilibrio nella covata.
A detta di alcuni membri
del Consiglio, era riuscita a superare brillantemente questi piccoli
screzi, ma Sigrid non si sentiva così sicura al riguardo. Perfino Bard, suo Scudo
Giurato e fratello, non si era mai sbilanciato sulla sua condotta.
Seduta sul trono di ferro
grezzo nell'ampio salone di Dragonsearch, Sigrid guardò a
destra, dove suo fratello avrebbe dovuto attendere che lei
terminasse di
presenziare alle richieste di chi le chiedeva udienza. Al suo posto,
invece, c'era solo uno spazio vuoto.
Lo aveva inviato a Sud e
poi ad Est, a Hedeby, per dirigere le nuove missive in preparazione
ad altri eventuali saccheggi per via mare alle città portuali.
Nonostante da piccoli
avessero avuto le loro divergenze e tuttora Bard fosse più cupo e di
poche parole di quanto non fosse mai stato prima, Sigrid si fidava di
lui più di chiunque altro in quelle sale. Condividevano lo stesso
sangue, e chiunque tradisce un simile legame viene maledetto in
questa vita e nella prossima dalla Dea Hamlen.
In quel momento, fra le fredde
mura di pietra e legno di Dragonsearch, Sigrid si sentiva più che
mai sola e senza alleati. Sebbene la maggior parte del popolo avesse
accolto la nuova regina a braccia aperte, una parte di loro l'aveva
guardata con diffidenza conoscendo la storia legata alla morte della
Regina Brunilde.
Suo padre, prima di
lasciarla, non era sembrato così preoccupato al riguardo.
«
Lascia che ti conoscano e che vedano il tuo valore, figliola. A volte
si può essere spaventati dai cambiamenti finché essi non si
rivelano migliori » le aveva
detto Bothvar prima di baciarle la fronte e salire sul dorso di
Celtor, diretto verso Munin.
Parole che riuscivano a
infonderle coraggio quando la fiducia vacillava, ma di fronte al suo
popolo non aveva mai lasciato che certi pensieri trasparissero né
sul suo volto né tanto meno nelle sue azioni.
Perfino in quel momento, seduta in
mezzo alla corte in attesa del suo giudizio, Sigrid appariva come la
Regina che era e sarebbe dovuta essere, sicura di sé e decisa.
Con un cenno della testa
avvertì il ciambellano che era pronta a dare attenzione al prossimo
caso.
Fra la folla di persone si
fece largo un signorotto la cui pancia premeva contro il farsetto in
velluto e con un vistoso doppio mento che traballava fuori dallo
stretto colletto bianco della blusa, era evidentemente fuori posto
fra loro, un elegante rospo in mezzo a dei lupi selvaggi.
Sigrid alzò un
sopracciglio, lo aveva visto altre volte, era un emissario di Estos.
Dentro di lei qualcosa si mosse infastidito dalla sua presenza, colui
che le era di fronte era un ometto viscido e presuntuoso. Avrebbe
preferito avere a che fare con lui il meno possibile.
« Mia signora... » l'uomo si esibì in un teatrale inchino che mise a dura prova i bottoni
dei suoi vestiti, dietro di lei qualcuno rise sommessamente, ma
Sigrid lo quietò con un gesto della mano « Sono Uther di Caldron,
delegato di Re Judas di Estos, mi ricordo di lei di quando era poco
più di una bambina al fianco di suo pa- »
« Quale richiesta del Re
ti ha portato qui, Uther di Caldron?» lo interruppe lei duramente,
decisa a non lasciarsi incantare dalla lingua di melassa di quel
piccolo rospo e dai modi ricchi di fronzoli inutili del suo
continente « Da Estos è un lungo viaggio per venire a chiedere
altri scambi commerciali »
Uther parve spiazzato dalla
sua affermazione, Sigrid sorrise interiormente, quello fra i regni
era un gioco in cui chi aveva la presa più forte sull'altro
comandava, e non avrebbe mai dato a vedere a Uther o al suo Re che il
loro regno era in realtà per loro indispensabile.
Difatti, essendo Ostagar
poco adatta alle coltivazioni, l'intero raccolto di grano e verdure
chiuso nei magazzini proveniva da Estos in cambio della loro
protezione e dell'avorio degli Olifant da cui ricavavano gioielli e
beni di lusso. Senza il loro cibo, Sigrid
non avrebbe mai potuto sfamare il suo popolo di sola carne, quando
molti secoli addietro vi avevano provato, la gotta aveva reso i loro
uomini deboli e lenti.
L'emissario si inumidì le
labbra, evidentemente innervosito dalla sua indifferenza, ma subito
dopo un sinistro sorriso si dipinse sulle labbra strette « La mia
signora è molto perspicace, difatti ci sono questioni più delicate
in ballo »
« Quali sarebbero?
Sentiamo » Sigrid ne aveva fiutato la puzza non appena era entrato
e sapeva di marcio.
Uther infilò una mano
sotto al farsetto nello spazio fra i bottoni, e si impettì,
dondolandosi sui talloni « Il mio Re è molto amareggiato per quanto
riguarda i saccheggi, mia signora, i pirati si fanno sempre più
numerosi e più arditi. I loro attacchi aumentano e i tuoi uomini
sono troppo pochi, non riescono a proteggerci » il grasso uomo
iniziò a camminare avanti e indietro di fronte a lei elencando quali
spiacevoli conseguenze erano legate a tale contrattempo. Una di
queste era la completa cessazione degli scambi commerciali qualora
gli Ostgariani non fossero riusciti ad assicurargli nuovamente
protezione.
Sigrid serrò le dita sui
manici del suo scranno, le unghie grattarono sul legno laddove era
lasciato scoperto dalle pellicce.
Ma la sua voce risuonò
dura e fredda quando annunciò « Non vedo quale sia il problema, se
avete bisogno di più uomini non sono certo i guerrieri che ci
mancano » la cosa parve soddisfare Uther, che sembrò crogiolarsi
nella sua stessa vittoria, ma Sigrid voleva rendergli quel boccone
molto amaro « Proprio qualche giorno fa ho finito di allenare una
guarnigione di Fanciulle dello Scudo, faranno ritorno ad Estos con
voi. Ovviamente, visto che vi forniremo nuovi guerrieri, immagino che
la metà del loro peso in cibo si aggiungerà agli accordi
precedentemente presi con mio padre »
Il sorriso si spense sul
volto tondo dell'emissario, il cui labbro iniziò a tremare, se di
rabbia o di offesa, Sigrid non seppe dirlo « Donne? DONNE? » urlò
Uther con gli occhi fuori dalle orbite « Il mio Re vuole dei
guerrieri, non delle donne! Se questa è la sua proposta mi vedo
costretto a rinunciare a qualsiasi contatto con il vostro regno! »
Un lieve mormorio si alzò
nella sala, mentre il pubblico attendeva il verdetto finale della
Regina e Sigrid era decisa a non mostrarsi spaventata dalle sue
minacce.
« Siete liberissimo di
farlo, Uther di Caldron » concordò mantenendo la calma, ma con il
cuore che le palpitava: una parte di lei avrebbe voluto scendere gli
scalini solo per avere la soddisfazione di colpirlo « Immagino che
potremo prendere ciò di cui abbiamo bisogno una volta che avremo
riconquistato Estos dai pirati. In fondo, vi abbiamo provato più
volte che siamo gli unici in grado di respingerli, ma siete liberi di
chiedere a qualcun altro, sempre che lo troviate ».
Quando le guance di Uther
divennero paonazze, Sigrid seppe di avere la vittoria in pugno.
« Il mio Re non sarà
contento... » l'emissario iniziò a torturarsi le mani mormorando
frasi sconclusionate e senza senso, soppesando la sua offerta, finché
alla fine non accettò e lasciò la sala a grandi e goffi passi.
Sigrid sospirò sollevata,
abbandonando la schiena contro lo scranno, mentre faceva cenno con la
mano al ciambellano.
« La seduta è conclusa,
le consulenze riprenderanno domani! » annunciò a gran voce l'uomo,
dando il segnale alle guardie di accompagnare la gente fuori.
Sigrid si sentiva
incredibilmente stanca dopo quella mattina, quella per lei era la
parte più pesante delle sue incombenze. Essere la voce della
giustizia era estenuante, se non decideva o sceglieva bene le sue
parole avrebbe potuto creare danni irreparabili.
Da dietro lo scranno si
fecero avanti due uomini, entrambi membri del Consiglio.
Fu Vegard il primo a
parlare, a capo dell'esercito, era un uomo duro e poco incline ai
complimenti -almeno nei suoi confronti- e sembrava particolarmente
contrariato « La tua è stata una mossa rischiosa » aveva la stessa
età di suo fratello Bard ed era stato proprio quest'ultimo a consigliarlo fra
i tanti candidati che erano pronti a prendere il posto lasciato
vacante dalla morte del vecchio Oris.
« Non sono d'accordo »
dichiarò Stigg, era il più anziano, ma nonostante i suoi
sessanta
anni riusciva ancora a sollevare più ceppi di legna della
maggior
parte dei ragazzi più giovani. Con una mano, alla quale
mancavano il
mignolo e l'anulare, si accarezzò i folti baffi grigi e
sorrise
soddisfatto « Quei boriosi signorotti di Estos si stanno facendo
di
anno in anno più stupidi, è bene che Sigrid abbia fatto
capire loro
chi comanda! Se solo volessimo potremmo schiacciarli come acini
d'uva tra le dita! » la guardò, nei suoi occhi azzurri
vide un
orgoglio simile a quello che prova un padre per la figlia.
Lei sorrise a quelle
parole, Stigg, ex Scudo giurato di suo padre, era stato come uno zio
per lei sin da quando era piccola.
« La nostra Regina ci
rispecchia, se fosse stata debole ci avrebbe dipinti tutti come dei
poveri zoticoni che tremano alla prima minaccia! Invece ha mostrato
loro che siamo un popolo con cui non possono scherzare » continuò
il vecchio, battendo un pugno sull'ampio petto ricoperto dalla
corazza di cuoio e ferro.
« Se avessi potuto gli
avrei mostrato di cosa sono capaci le donne che tanto disprezza »
sospirò lei alzandosi in piedi, si stropicciò gli occhi tentando
di scordarsi quell'orribile uomo.
« Un giorno la tua
sfrontatezza potrebbe costarci cara » la rimproverò Vegard, ma
Stigg lo ignorò.
« Bjorn mi ha chiesto di
te, vuole che tu vada a controllare le nuove leve e che magari tu
faccia loro un discorsetto per motivarle. Posso dirgli che andrai
domani se vuoi riposarti »
Sigrid scosse la testa «
No, vado oggi. Ho bisogno di distrarmi un po'. Il tempo di indossare
qualcosa di più comodo e sarò da lui »
Finalmente
libera? Le chiese fremente
Heidael e Sigrid rise avvertendo la sua impazienza, dopo essere stata
pazientemente ad aspettarla tutta la mattina, l'impetuosità del suo
drago iniziava a farsi gravosa.
Ci
vediamo ai campi di addestramento.
Fu con un sospiro di
sollievo che uscì dal grande salone, la corona, un cerchio di
pesante metallo nero lucente con punte acuminate simili a spade, le
parve un macigno sopra alla testa.
Vegard si era rivelato una
spina nel fianco sin dalla prima adunanza del Consiglio: con le sue
parole aveva intaccato la fiducia di molti altri seduti attorno al
tavolo. Sigrid lo sapeva, la maggior parte di loro diffidavano di
lei. La trovavano debole, inesperta, inadeguata. Avrebbero preferito suo
fratello Bard che fino alla Cerimonia della Schiusa si era da sempre
guadagnato il favore di tutti ed era sempre stato l'erede perfetto.
Ma non era stato scelto,
nessun uovo per lui si era schiuso, né quel giorno né in quelli
seguenti. La sua pretesa era caduta.
Era rimasta solo lei, la bambina scarna che sarebbe dovuta morire
pochi giorni dopo la nascita, ma che invece, fiera e in salute, era
ancora lì. Respirava ancora. Potevano pensare quello che
volevano, a qualche maledizione o a chissà quale strano antico
maleficio, ma lei li avrebbe fatti ricredere tutti: dal primo
all'ultimo uomo o donna che non credeva in lei.
Percorse i lunghi corridoi
del castello verso le sue stanze, salendo le scale vide una giovane
donna, bassa e dalle forme morbide e piene, scendere nella sua
direzione.
Indossava una tunica di
pesante lana grezza e grigia stretta da una cintura di cuoio ed un
corpetto di pelle. Sulle spalle portava un pesante mantello di lana
imbottito di pelliccia, anch'esso grigio. La spilla a forma di drago
appuntata sul suo petto indicava la sua appartenenza all'Ordine del
Drago, Sigrid la riconobbe, era Freya, la giovane sacerdotessa
apprendista della Vecchia Nan.
Quando anche Freya la vide,
sul suo viso tondo si allargò un gran sorriso « Mia regina... » la
salutò con un breve inchino.
« Cosa ti porta qui? Altri
problemi al Tempio? » le domandò Sigrid sperando che così non
fosse: era appena riuscita a risolvere il problema legato alle uova e
di certo non era preparata ad una nuova crisi così presto.
La sacerdotessa mosse la
mano di fronte al viso, sbuffando « Oh no, mi aspettano faccende
molto più noiose e ordinarie a Dragonsearch »
Sigrid ne fu sollevata, il
Tempio del Drago custodiva tutte le uova di drago di cui erano in
possesso se si escludevano quelle nell'Isola di Munin, dove i draghi
dei vecchi Re e Regine continuavano ad accoppiarsi e a farne di
nuove. Ma la maggior parte erano a qualche miglio a Nord-Est di
Darnek, sotto il controllo delle sacerdotesse dell'Ordine.
La loro vita si concentrava
sul benessere delle uova, esse difatti vivevano ai piedi della grande
caverna da cui era stato scavato e costruito il Tempio.
Non prendevano marito e non
avevano figli, erano guidate dalla Grande Sacerdotessa, il cui
posto ora era occupato dalla Vecchia Nan alla veneranda età di
novantacinque anni, e se quest'ultima fosse mancata, una novizia
scelta da lei ne avrebbe preso il posto.
Freya era stata scelta
dalla Grande Sacerdotessa in persona come sua apprendista e quindi,
prossima a succederla.
« Sono venuta a
controllare le Sterjel ed assicurarmi che non si sentano sole,
poverette, in fondo si annoiano a morte » mormorò Freya con aria
imbronciata e sinceramente dispiaciuta « Un tempo fieri e potenti
draghi, ed ora poco più di belle pietre parlanti »
« Ti sono molto grata del
servizio che svolgete ad Ostagar »
La novizia rise « Qualcuno
lo dovrà pur fare, è un lavoro duro, ma quando la Dea ti chiama è
saggio rispondere! Come sta Heidael? »
« Bene, anche se molto
amareggiata » ammise, stropicciandosi gli occhi « I miei impegni mi
tengono lontana da lei più di quanto entrambe non volessimo »
ripensandoci si sentì incredibilmente stanca. Da quanto tempo non si
prendeva una giornata solo per lei e Heidael? Prima erano solite volare
intorno a Darnek e sulle pendici dei monti Ulvfjell, cacciando o
esplorando gli antri sulle pareti di roccia, in cerca di avventure e,
più spesso, guai. Quei tempi le sembravano
incredibilmente lontani, anche se in realtà non risalivano che a
qualche mese prima.
« Mia regina, penso che
non spetti a me dirle che il Consiglio può benissimo incaricarsi di
alcuni dei compiti più gravosi » le disse Freya ammiccando.
Sigrid rispose con un
sorriso incerto, normalmente sarebbe stato così, ma ora come ora
doveva dimostrare alla maggior parte di loro che lei quella Corona se
la meritava.
« Mi dispiace congedarmi
così presto, ma devo far ritorno al Tempio entro sera e mi sto
dilungando in chiacchiere con chiunque incontri, come ben sa i piani
sotterranei sono ancora molto lontani, con il vostro permesso » la
Sacerdotessa fece un altro piccolo inchino e continuò a scendere le
scale, in una camminata fin troppo lasciva per il suo ruolo.
A Sigrid, però, Freya
piaceva: la donna era solita dire ciò che le passava per la testa e la
sensazione di onestà e simpatia che emanava la sua persona era come
una boccata di aria fresca fra le pareti di quel maniero.
Quando arrivò alle sue
stanze, nei piani più alti di Dragonsearch, Sigrid fu quasi
sollevata di potersi togliere il pesante abito che doveva indossare a
corte e sostituirlo con la sua tenuta da battaglia e la cotta di
maglia.
Prima di andare da Bjorn,
spalancò l'ampia vetrata che si affacciava sul grande terrazzo dove
era solita rannicchiarsi Heidael durante la notte. Da lì era
possibile vedere l'intera Darnek arrampicarsi sui fianchi delle
montagne, ed in lontananza, a dividere il grande valico, poté
scorgere lo scuro ed ostile profilo dei Cancelli Neri nascosti dietro
una lieve coltre grigia. Questi erano stati costruiti
nei tempi antichi, creati dalla fusione del Metallo Nero, uno dei
minerali più resistenti in natura. Quest'ultimo veniva estratto
dalle miniere sugli Ulvfjell. A dispetto del nome, il colore di
quel particolare metallo era, se lavorato, argenteo con venature e
sfumature bianche. Se preso grezzo, appariva nero come il carbone. Lavorarlo richiedeva grandi
capacità e pazienza, motivo per cui si usava solo per spade,
scudi e cotte di maglia che venivano dati in dono ai migliori
guerrieri e alla famiglia reale. Allo stato grezzo era usato per
erigere stabili, come i Cancelli, per le fondamenta degli edifici che
avrebbero dovuto ospitare draghi o per strumenti di uso comune come
picconi e lame di minor qualità.
I Cancelli Neri bloccavano
l'unico passaggio via terra che permetteva di arrivare a Darnek,
altrimenti circondata dai monti Ulvfjell. Era, perciò, un'importante
linea di difesa. In tutti quei secoli, da
quando furono costruiti, nessuno era mai riuscito ad oltrepassarli se
non a dorso di drago. Nemmeno durante le invasioni dei barbari
provenienti Nord-Est o nella Battaglia dei Giganti qualcuno era riuscito a varcarli.
Tra le collinette spoglie e
gli aridi pendii delle montagne, Darnek era sopravvissuta per secoli
senza aver mai subito danni. Dapprima era nata come uno
dei primi insediamenti del Popolo Grigio, con il tempo era cresciuta,
divenendo la grande città che era oggi. A differenza delle altre
cittadine di Ostagar, Darnek non aveva mura di cinta perché ne
possedeva di naturali. Piccole vie si diramavano dalla strada
principale fra le case di pietra e legno, disegnando curiosi motivi
simili ad una ragnatela. Più ci si allontanava da Dragonsearch
più le case erano isolate fra loro, fino alle piccole fattorie e
alle
stalle, piccoli quadrati scuri in mezzo all'erba. Nere volute di fumo
si alzavano dai caminetti, sparendo nella coltre di pesanti nubi.
Nella piazza, il mercato
era aperto, piccole bancarelle ricolme dei più curiosi oggetti e di
cibi esotici attiravano le persone in strada in un continuo via vai.
Sopra di essi, troneggiava
il castello, ultimo edificio prima delle montagne. Aveva ampi saloni
e rinforzi in Metallo Nero per sopportare il peso dei draghi. Ogni
salone, terrazzo o corridoio era ampio e con alti soffitti in pietra,
pensati per i draghi ed i loro Cavalieri.
Sigrid amava Ostagar, dal
suo clima rigido e instabile, alla sua gente fino anche ai paesaggi,
così aspri e selvaggi. Quella terra le parlava e le sembrava che
rispecchiasse la sua anima indomita e difficile da ammansire.
Fu con un sorriso che
lasciò il terrazzo, ricordandosi perché fosse diventata la loro
Regina.
Il campo di addestramento
era stato costruito alla base della collina su cui era stata eretta
Dragonsearch: era una struttura circolare senza il tetto al cui
centro erano raccolti svariati quadrati di terra. Lei stessa e suo fratello
erano stati battezzati alla spada e allo scudo su quegli stessi
terreni.
Ricordò la prima volta in
cui venne buttata a terra da una sua coetanea, solo per riservarle lo
stesso trattamento poco dopo. In quegli stessi campi si era battuta
per la prima volta con suo fratello, il ricordo di quell'episodio era
confuso e frammentato, ma Stigg le aveva sempre detto che aveva
combattuto come una furia per non lasciarlo vincere. Era stato allora
che Bard l'aveva colpita con lo scudo, facendole perdere i sensi e
un dente da latte. Non ce l'aveva con lui per
quell'episodio, stavano combattendo, gli incidenti potevano capitare.
Ma da allora, suo padre aveva sempre vigilato con più attenzione su di
lui. Sigrid non ne aveva mai
capito il motivo, forse suo padre era stato solo troppo apprensivo
nei confronti di entrambi, perché da allora Bard non l'aveva più
ferita.
Quando arrivò, Bjorn era
in piedi di fronte ad una rastrelliera delle armi vuota ed un
manichino di paglia, dietro di lui, le sue reclute lo stavano
ascoltando con attenzione. Quando il gruppo di bambini la vide,
trattennero il fiato.
« Guardate chi ha avuto
tempo per noi » la salutò Bjorn, egli aveva la sua stessa età ed
insegnava ai più piccoli le basi del combattimento corpo a corpo e
con le armi.
Non era difficile capire
perché a Darnek avesse fascino con il gentil sesso: alto, slanciato
e muscoloso era da sempre stato un giovane promettente. Si era
offerto lui stesso di insegnare ai più giovani, rivelandosi un
ottimo maestro di spada.
« Era da un po' che non
tornavo qui » ammise Sigrid guardandosi attorno con un sorriso
soddisfatto, poi si rivolse ai piccoli, piegandosi sulle ginocchia «
E qui vedo dei giovani guerrieri pronti a dare battaglia »
In tutta risposta i bambini
ruggirono, alzando le spade di legno per aria, il risultato più che minaccioso fu tenero e goffo.
Bjorn si portò indietro
con una mano i lunghi riccioli neri « Sono ancora agli inizi, ma
promettono bene, hanno molta voglia di imparare »
Sigrid annuì compiaciuta,
tirandosi in piedi « Questa è la cosa importante. Per il resto c'è
ancora tempo, devono crescere »
Il ragazzo le porse una
spada da allenamento « Che ne diresti di una dimostrazione pratica?
Da quanto tempo non ci alleniamo un po'? »
Sigrid rise, inclinando la
testa « Io contro di te? Sarebbe impari »
« Potrei lasciarti un
vantaggio » la stuzzicò Bjorn.
« Sarebbe impari per te,
quante volte ancora vuoi finire con la faccia nel fango? »
I bambini risero e il
ragazzo fu costretto ad incassare la sconfitta « Non datele retta
bambini, prima che fosse scelta da Heidael le davo filo da torcere »
ripose la spada, e batté le mani insieme « Che ne dite di ascoltare
cosa vuole dirvi la Regina? »
Sigrid sorrise « Voi siete
il nostro futuro » iniziò guardandoli uno per uno « Il nostro è
un popolo guerriero, non c'è spazio per la debolezza. Siamo temprati
dalla stessa terra in cui viviamo, giorno dopo giorno, ci
conquistiamo il diritto di stare qui.
Nessuno ci porterà mai via
le nostre case, le nostre terre o la nostra libertà senza
combattere. Se le nostre spade si spunteranno ci opporremmo con le
mani, se le nostre dita si spezzeranno, morderemo finché avremo
denti.
Perché è questo ciò che
siamo: guerrieri. Ciò che ci aspetta è la vittoria o il Valhalla »
I bambini l'ascoltarono
rapiti, per poi esplodere in un boato di approvazione.
Bjorn le batté una mano
sulla spalla, sorridendole, Sigrid rispose con una risata di rimando.
Eske
sono qui.
La Regina si voltò di
nuovo verso i bambini « Ho una sorpresa per voi » annunciò e poco
dopo l' ombra di Heidael saettò sopra ai campi, la dragonessa
atterrò volando in ampi cerchi. Il suo arrivo fu accolto da urletti
eccitati, ed un attimo dopo che le sue zampe ebbero toccato terra fu
circondata da una schiera di bambini entusiasti.
Oh!
esclamò Heidael sorpresa mentre uno dei più piccoli tentava di
arrampicarsi sulla sua schiena, ed altri due le toccavano la coda,
curiosi ed affascinati.
Sigrid
si ritrovò a ridere di fronte alla scena, Ti hanno
circondato, non si può dire che non abbiano l'istinto da
cacciatore.
Eske,
dammi una mano... sono così piccoli e così tanti... non voglio
schiacciarli!
Una bambina si avvicinò
tentando di alzarle le ali per vedervi attraverso, per aiutarla ed
evitare di finire contro un' altro bambino, Heidael si sbilanciò
cadendo su un fianco.
Sconfitta
da un gruppo di bambini, penso che tu sia la vergogna della tua
razza, la schernì Sigrid con le
lacrime agli occhi dal ridere.
Non
farne parola con nessuno, la
minacciò il drago con un ringhio, ritirandosi in piedi e
scrollandosi di dosso la polvere ed i bambini. Ma loro un attimo
dopo le furono di nuovo addosso, accarezzandola come se fosse un
grasso gatto di casa.
« Fate attenzione! » si
raccomandò Bjorn, per poi rivolgersi a Sigrid « I loro genitori si
aspettano di ritrovarli ammaccati, non di certo sbranati »
Sigrid lo guardò,
corrucciando le sopracciglia, sentendosi offesa per l'affermazione «
Heidael non lo farebbe mai »
Il ragazzo non ne sembrava
convinto « Sono pur sempre bestie » ribatté, la sfumatura di
disprezzo che gli colorò la voce non sfuggì alle sue orecchie.
L'avversione di Bjorn per
i draghi non le era sconosciuta, ma pensava che col tempo si fosse
attenuata. Per quanto le piacesse la sua compagnia trovava che questa
fosse una grave mancanza, in fondo, Heidael faceva parte di lei.
Se
non riusciva ad accettare il drago, allora non poteva comprenderla
completamente.
Mentre i bambini
continuavano il loro assalto, Bjorn continuò « I tuoi impegni da
Regina sono gravosi, non è vero? »
« Alcuni giorni più di
altri » ammise Sigrid stringendosi nelle spalle « Sembra quasi che
alcuni aspettino solo un mio sbaglio » si ricordò le parole dure
che Vegard le aveva rivolto quella mattina.
Vide Bjorn esitare, mentre
il ragazzo faceva roteare la spada da una mano all'altra
sovrappensiero, per poi alla fine riporla nella rastrelliera e
sospirare « Ascolta, la verità è che ti ho chiamata qui anche per
un altro motivo » lo vide guardarsi attorno, schivo. Sigrid non lo
aveva mai visto così serio, guardò i bambini, ancora troppo presi
da Heidael per far loro attenzione prima di tornare al loro discorso.
« Che cosa devi dirmi di
così segreto da non poterne parlare a palazzo? »
« Non sai mai chi potrebbe
ascoltare, là perfino i muri di pietra hanno orecchie » mormorò
serrando la mascella « Mi sono giunte strane voci... »
Ma Sigrid lo fermò con un
gesto della mano, mentre tendeva l'orecchio in ascolto di qualcosa
che solo lei poteva percepire.
L'aria intorno a loro era
cambiata e come lei se ne era accorta anche Heidael, che aveva
alzato la testa verso il cielo, snudando le zanne bianche verso un
nemico invisibile.
Non
seppe se fu con le sue narici o con quelle della dragonessa che
percepì l' odore acre e nauseabondo di decomposizione, puzza di
morte e di
sangue. Era così vivido da
poterne quasi assaggiare il sapore acre e sgradevole in bocca.
Uno strano silenzio era
calato fra le montagne. Nessun richiamo degli stormi di uccelli o i
lontani latrati dei lupi scendevano su di loro dalle montagne. Una
quiete irreale che non prometteva nulla di buono. La sua mente
colse in lontananza il riverbero di una coscienza, in un eco lontano,
ma non era come quelle a cui era abituata. Non riusciva ad attribuirla
ad alcuna creatura conosciuta, sebbene ricordasse quella di un drago,
essa era qualcosa di più antico e spaventoso a cui lei non riusciva
a dar volto.
Un lungo brivido le
percorse la schiena per arrivare alle gambe, una terribile sensazione
si impadronì di lei, ma la sua mente stava già scandagliando le
possibilità.
Sigrid...
Lo
so. La sua espressione era grave
quando ordinò « Bjorn porta al sicuro i bambini e proteggili »
Heidael si alzò, con
grande rammarico dei piccoli guerrieri che si raccolsero intorno al
maestro, lui la guardò confuso « Sigrid che sta succedendo? »
La Regina corse ad una
rastrelliera poco distante dal campo, lì erano esposte le spade, le
asce e gli scudi veri per i guerrieri più grandi ed esperti.
Raccolse una spada e uno
scudo, sistemandoli sulle braccia e si avvicinò ad Heidael « Non lo
so, ma niente di buono » rispose aggrappandosi alla sella del drago
per montarvi sopra.
« Portali a Dragonsearch,
nei piani sotterranei, e fai in modo che non sia fatto loro del male.
Appena puoi lancia l'allarme e che tutti rientrino nelle proprie
case » Heidael sotto di lei si mosse, nervosa e in fremito «
Sistemerò tutto, non temete » rassicurò i presenti lanciando un
sorriso ai bambini che in tutta risposta alzarono i pugni al cielo,
dimostrando la loro ammirazione e la loro fiducia.
Bjorn, al contrario,
sembrava preoccupato, si fece largo tra le piccole reclute afferrando
le scaglie della dragonessa « Se è qualcosa di pericoloso non posso
lasciarti andare da sola, non mi perdonerei mai se ti accadesse
qualcosa » le confessò, ed il suo sguardo era grave quando scandì
quelle parole.
Sigrid si sporse dalla
cavalcatura, stringendogli la mano per incoraggiarlo « Non mi
accadrà nulla, ricordi? Era la tua la faccia nel fango »
Vai
Heidael, con quelle parole il
drago allargò le ali costringendo il ragazzo ad arretrare se non
voleva essere investito dalla corrente d'aria sollevata da Heidael.
La dragonessa prese velocemente quota e sorvolò Darnek in ampi
cerchi.
Sembrerebbe
tutto tranquillo, mormorò
Heidael volando sopra al mercato, dove gli abitanti stavano
continuando a consumare i propri affari, ignari del pericolo, ma
io lo sento ancora, quella strana presenza... è qui.
La testa del drago si mosse
nervosa, a destra e a sinistra, ma intorno a loro non vi era che
roccia inanimata e la città sotto di loro.
Un fiocco di neve cadde dal
cielo, seguito da un altro ed un altro ancora, stava iniziando la
tempesta di neve. Se fosse stata violenta, avrebbe oscurato la
visibilità e chiunque avrebbe potuto colpirle di sorpresa. Dovevano
risolvere la faccenda prima.
Avanza,
non voglio che avvengano danni a Darnek, qualunque cosa essa sia non
è venuta con buone intenzioni.
Sorvolarono le fattorie
fino ad arrivare ad una prateria, Heidael continuò a guardarsi
attorno, circospetta.
L'aria sembrava
stranamente rarefatta, come se su di essa si fossero riversati fumi
venefici, quell'odore acre e pungente di putrefazione era
particolarmente acuto e più tempo passava più cresceva d'
intensità.
Sigrid serrò la presa
sull'elsa, il suo sguardo scrutava in ogni direzione, in attesa.
Intorno a loro tutto era immobile, come preda di una strana
maledizione. L' unico rumore era il battito accelerato del suo cuore
che le premeva contro i timpani.
È
già qui... mormorò ad Heidael,
quasi avesse il timore che quella presenza potesse udirla, stai
attenta, non dobbiamo farci cogliere di sorpresa.
Il rumore delle campane di
Darnek risuonò per la valle infrangendo il silenzio e dando
l'allarme ai cittadini per poi ripercuotersi contro i pendii delle
montagne scomparendo in un eco lontano.
Fu allora che Sigrid la
vide.
Quella che aveva scambiato
per un ombra sul crinale di una montagna ad Est si mosse facendo
cadere qualche masso oltre il precipizio.
Cosa
diavolo è quello?, la domanda
di Heidael si riversò nei suoi pensieri, riflettendo il suo stesso
discernimento.
Quell'essere si mosse,
allungando dapprima una zampa, seguì una coda che guizzò per aria
ed infine due ali si sollevarono in alto verso il cielo. Sotto ai
loro occhi increduli, aggrappato alla montagna, vi era quello che
sembrava un drago.
Era
più grande di Celtor, Sigrid non ne aveva mai visti di così
immensi. Le squame nere e triangolari erano abbozzi appena accennati
sul corpo massiccio. C'era qualcosa di grottesco nella sua figura,
la sua stessa carne sembrava sciogliersi sullo scheletro, mostrando
le articolazioni e le ossa. Perfino la testa, triangolare e
spigolosa, sormontata da quattro corni acuminati, iniziò a
liquefarsi in dense gocce scure. Una di esse cadde sul terreno ed
esso divenne marrone, l' erba morì, rattrappendosi in neri steli.
L'odore di morte arrivava proprio da lui.
Le due orbite vuote che
quell'essere aveva al posto degli occhi si posarono su di lei, ed un
rumore sordo e contorto simile ad una risata le arrivò alle
orecchie. Un bagliore, sopra alla sua schiena, catturò la sua
attenzione. Sopra quel drago vi era un cavaliere avvolto in pesanti
pellicce col volto coperto da un elmo.
« Eccoci qua, dunque » la
voce bassa, lenta e cadenzata proveniva da quella bestia fetida. Non
la sentì nella sua mente, bensì essa risuonò per la valle, perfino
la terra parve ritrarsi in silenzio « Tu devi essere la Regina di
questa fredda macchia di terra. Possiamo convenire che ho sentito
molto parlare di te »
Heidael...
lui...
Non
so come faccia... non è un normale drago, non può esserlo...
Erano confuse, forse anche
spaventate, ma non potevano mostrarlo al loro nemico.
« Tu e il tuo Cavaliere...
cosa volete? »
« Oh, lo vedrai » un'altra bassa risata e il drago si staccò con un colpo d'ali dalla
montagna, volando nella loro direzione. La violenza dell'onda d'urto
provocò una lieve frana lungo il crinale.
Sigrid si preparò,
pronta all'assalto.
Il drago nero le superò.
Era veloce, e prima che riuscissero ad accorgersi di quello che era
successo era già arrivato alle porte di Darnek.
Heidael!
Inseguilo!
Sono
già su di lui, ringhiò la
dragonessa in direzione del nemico, lanciando un ruggito di sfida.
Heidael affondò gli
artigli delle zampe posteriori sul fianco del drago, serrandoli nella
carne molle, ma le fiamme del drago lambirono la Torre dei Corvi
prima che potessero impedirglielo.
« NO! » Sigrid affondò
la lama nella zampa del mostro, il drago emise un verso acuto e virò
colpendo con la coda il tetto di una casa. Heidael perse la presa su
di lui. La dragonessa allargò le
ali, riprendendo quota prima di finire contro la montagna, Sigrid era
furente.
Sotto di loro le fiamme
lambivano la torre orientale di Dragonsearch come mille lingue
cremisi, non un corvo lasciò l'edificio per avvertire dell'attacco
l'Isola di Munin o le altre città. La Regina pregò che riuscissero
a contenere le fiamme prima che si diramassero per l' intero castello
o per la città.
Dobbiamo
cercare di spingerlo fuori città, suggerì
Sigrid.
« Se è me che vuoi,
vienimi a prendere » lo sfidò battendo la spada sui rinforzi
d'acciaio dello scudo.
Il Cavaliere sopra di lui,
le puntò contro il lungo spadone a due mani, ed il grosso drago nero
partì di nuovo all'attacco. Ma stavolta, si scaraventò su di loro.
Heidael evitò una lunga
fiammata virando a destra, si arrampicò su di un crinale, spingendo
sulle zampe anteriori e caricò il drago. Sebbene la dragonessa fosse
più piccola di lui, la forza dello scontro fece sbilanciare il drago
quel tanto che bastava per permettere a Sigrid di tentare un affondo
sul Cavaliere. Quest'ultimo però lo parò
e la respinse indietro, aveva spalle e petto ampi, le sue braccia
nonostante la mole furono veloci a reagire e stavolta fu lui a calare
per primo la lama su di lei. La ragazza alzò lo scudo
ed il colpo le fece vibrare i denti, Heidael si separò appena in
tempo per evitare un secondo attacco.
Sigrid provò a farsi
inseguire, verso la parte di valle disabitata, ma quel drago fu più
veloce e tagliò loro la strada. Quest'ultimo morse la dragonessa sul
dorso, mirando a Sigrid, ma lei riuscì a scartare di lato all'ultimo
momento.
La Regina allungò il
braccio, ma non riuscì a colpirlo, era già sopra di loro. Era
dannatamente scaltro e rapido. Le zampe del drago nero si
chiusero sul corpo di Heidael, graffiandole l'addome fino alla
schiena. Le scaglie si dilaniarono sotto quei rostri appuntiti. La dragonessa emise un
ruggito di dolore, le sue fauci scattarono verso l'alto sputando
fuoco ma le fiamme non lambirono mai il bersaglio. Si dissolsero
contro uno scudo invisibile .
La
Regina ed il suo drago si allontanarono tentando di riprendere fiato,
le ferite di Heidael perdevano sangue copiosamente « Waìse
Heill »
mormorò Sigrid piegandosi su di lei, l'energia fluì dal suo corpo
per riversarsi sugli ampi squarci, lentamente il flusso si fermò.
Grazie,
sospirò la dragonessa.
Non
le ho guarite del tutto, ma questo dovrebbe bastare... temo che
avremo bisogno di tutte le energie di cui disponiamo per batterlo.
Quell'essere immondo era di
nuovo pronto a saltare loro addosso, qualunque ferita che gli avessero
inflitto sembrava essere già guarita. Lui ed il suo Cavaliere
erano
più potenti di quanto Sigrid si fosse immaginata.
Devo
arrivare al suo Cavaliere, se muore lui, possiamo approfittare
dell'attimo di debolezza per far fuori quello scherzo della natura!
Proverò
ad avvicinarmi Sigrid, ma devi essere veloce, lui è più grosso di
me e potrebbe sopraffarmi.
Con un grido, si lanciarono
contro i nemici, pronte a dar battaglia. Mentre Heidael lottava con
denti ed artigli, Sigrid si sporse sulla sella per affrontare il suo
misterioso avversario. Scintille scaturirono dalle loro spade quando
si scontrarono, mentre sotto di loro i draghi tentavano di mordersi
la gola.
Sigrid era più veloce,
sebbene quell'uomo avesse più forza bruta di lei, decise allora di
giocare d'astuzia. Aspettò che stesse per caricare il colpo, ma
invece di pararlo, lo colpì alla tempia con la lamina di metallo dello scudo.
La violenza dello scontro
fece scivolare via l'elmo dell'avversario. Il volto glabro e squadrato
del Cavaliere era contorto in una smorfia di furia cieca, i capelli
erano rasati sui lati, mentre quello che rimaneva della chioma bionda
era raccolto in una treccia che finiva sulle spalle.
Due occhi verdi la
scrutarono con rabbia.
La spada le scivolò di
mano in un attimo di tetra sorpresa « Bard... » sussurrò la Regina
con un filo di voce.
L'acciaio le trafisse il
fianco all'improvviso, nel suo attimo di debolezza, in una morsa
gelida e dolorosa. Sigrid serrò la mascella, in un lamento
strozzato.
ESKE!
Heidael, condividendo il
suo stesso dolore, era rimasta comunque abbastanza lucida per
decidere di separarsi da quella lotta mortale.
Sopra al drago Bard ruggì
la sua rabbia, con la spada ancora macchiata del sangue della sorella
stretta nel pugno « Ecco, è proprio per questo che non sei adatta a
regnare »
Sigrid premette sulla
ferita, la confusione lasciò presto spazio alla rabbia ed alla
sofferenza « IO MI FIDAVO DI TE! » gridò, la voce incrinata,
mentre una fitta la piegava su se stessa.
«
Non avresti dovuto. Questo è ciò che sono, Sigrid. Io sono nato per
regnare su Ostagar. Io, io
solamente,
non tu. Sei troppo fragile per il compito che ti è stato dato »
Bard accarezzò il collo della bestia, le labbra si curvarono in un
sorriso crudele « Ed ora che ho un drago, la mia pretesa è valida
quanto la tua. O forse anche di più »
Che
cosa ha fatto quel pazzo?, mormorò
Heidael angosciata, ed il suo cuore era a pezzi come quello del suo
Cavaliere, poiché aveva tradito entrambe.
« Bard... dove hai preso
quel drago? »
Un
barlume di follia brillò negli occhi verdi « Io l'ho evocato.
È stato lungo e dispendioso, ma ho studiato le antiche leggende da
quando avevo dieci anni... se nessun uovo di drago voleva schiudersi
per me, allora avrei dimostrato la mia forza come Cavaliere
dell'Unico. Il Drago Originale. Jörmungandr!
»
No,
non può essere possibile... ,
Heidael era sconvolta.
Quel nome turbò Sigrid, ed
il suo sguardo cadde su quell'abominio che suo fratello stava
cavalcando. Una bestia orribile, uscita dai suoi peggiori incubi da
bambina.
Suo fratello si era
macchiato di un crimine che non sarebbe mai stato cancellato. Aveva
rinnegato il suo stesso sangue e risvegliato una creatura antica e
malvagia.
« Lui ti consumerà
Bard... » lo pregò la ragazza con la voce spenta, il sangue
continuava a riversarsi sulle sue dita, viscido e caldo. L'aria
attorno a loro divenne gelida.
Sigrid si sentiva sempre
più stanca e spenta, in mezzo a quella confusione di pensieri ed
emozioni, perfino le parole dell'Antica Lingua venivano meno.
« Ti sbagli, non mi sono
mai sentito così bene e così potente » Bard allungò una mano
verso di lei, sul palmo un cerchio rosso cremisi brillò opalescente
« Ed ora, sorellina, è giunto il momento di dirci addio » una
forte corrente d'aria si alzò all'improvviso, Heidael virò, ma fu
inutile. Le colpì in pieno.
Sigrid scivolò dalla
sella, quello forse fu la sua fortuna, quando venne scaraventata
contro la montagna fu lontano da Heidael e dalla sua mole. Con l'ultimo
briciolo di vigore rimasto riuscì a richiamare alla mente un
incantesimo base e a proteggersi da gran parte dell'energia dello
schianto grazie ad un debole scudo. Il colpo la lasciò senza
fiato,
fitte di dolore iniziarono a farle tremare il braccio sinistro e il
torace, mentre si accasciava sul pavimento di roccia senza più
forza.
Dove era atterrata la
dragonessa si era alzata una nuvola di polvere grigia.
Ciò che accadde dopo,
Sigrid lo ricordava a malapena. Ricordò la pesante coltre di neve
che aveva iniziato a cadere, impedendole di vedere chiaramente ciò
che stava avvenendo poco sotto di loro. Lampi rossi illuminavano le
nubi, mentre delle grida giungevano ovattate alle sue orecchie.
Qualcosa di caldo le rigò
le guance, se fossero sangue o lacrime, non seppe dirlo. La testa
pulsava e bruciava, impedendole di formulare qualsiasi pensiero
razionale.
Intorno a lei, il mondo
iniziò ad oscurarsi, l'unica cosa che vide prima di cedere
all'oscurità fu la sua mano, che tremante, tentava di raggiungere i
pezzi infranti dello scudo sparsi di fronte a lei.
Quei ricordi colpirono
Sigrid con una violenza tale da farla cadere bocconi sull'erba alta,
per un momento si ritrovò smarrita, chiedendosi dove fosse, ma era
di nuovo a Storskog.
« No... no... non può
essere » steli di erba verde rimasero intrappolati fra le sue dita,
mentre serrava i pugni.
La
tempesta ci ha salvate, ha coperto la nostra fuga... tu eri svenuta e
ferita, saresti morta se non ti avessi portato via di là,
Heidael avvicinò il muso, sfiorandole la testa, ma Sigrid si
ritrasse con un gesto rabbioso e sprezzante, cadendo all'indietro.
Murtagh
fu da lei. Le posò una mano sulla spalla mentre veniva scossa da
violenti singhiozzi e ciò che rimaneva di lei si accucciò contro
di lui.
Non vi fu più nulla da
dire. Solo silenzio.
GLOSSARIO E CURIOSITA':
Anziani: Antenati e parenti di Sigrid ritirati dal Trono, possono vivere a Munin o vagabondare per Ostagar privi di titoli.
Bard: Fratello maggiore di Sigrid.
Bjorn: Amico di infanzia di Sigrid, ora maestro d'armi.
Caldron: Capitale di Estos
Cancelli Neri: cancelli che proteggono Darnek da attacchi via terra
Celtor: Drago di Re Bothvar, il padre di Sigrid.
Cerimonia della Schiusa: Rito
attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo
erede al trono. L'uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o
nipoti dell'attuale Re perché essi possano regnare
in futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un
drago non
può più divenire re o regina. Se c'é più di
un contendente che ha superato il rito, allora si segue l'ordine di
nascita.
Darnek: Capitale di Ostagar.
Dragonsearch: Palazzo Reale di Darnek.
Dvergfjell: o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.
Eske: Amore mio, inteso come tesoro o cara.
Estos: Continente ad est, conosciuto per i suoi mercati, commerci e la sua ricchezza.
Freya: Novizia della Grande Sacerdotessa dell' Ordine del drago.
Gamsted:
Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaësia
Giganti: Creature
umanoidi alte diversi piedi dotati di una forza mostruosa, ma sono
anche stupidi e grossi. Popolano le caverne dei monti che
circondano Ostagar, ma si possono spingere fino alle steppe per
cacciare.
Hamlen: Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero vita i primi uomini.
Hedeby: città marittima di Ostagar a sud-est.
Mare stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.
Metallo Nero: metallo molto resistente ricavato dai monti Ulvfjell.
Montagne del lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i confini di Ostagar isolandola da Alagaësia.
Munin: Isola ad est in cui si raccolgono i re e le regine ritirati dalla loro carica assieme ai loro draghi
Olifant: Bestie simili ad elefanti che popolano le steppe di Ostagar
Ordine del Drago:
antico ordine di sacerdotesse devote alla Dea Hamlen che hanno dedicato
la propria vita a vegliare sulle uova di drago e sugli Eldunarì.
Ostagar: Regno ad Est di Alagaësia.
Re Asbjorn:
Il primo Re, colui che giurò nell'Antica Lingua che né
lui né qualcuno della sua stirpe avrebbe regnato su Ostagar
più del necessario
Re Bothvar l'Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.
Re Judas: Re di Estos
Regina Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid, deceduta dopo la nascita di quest'ultima.
Scudo Giurato: Membro
della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del
regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della
Regina.
Sorresen il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e Bard.
Sterjell: come gli abitanti di Ostagar chiamano gli Eldunarì
Stigg: membro del Consiglio, ex Scudo Giurato e migliore amico di Re Bothvar, ora consiglia la figlia, Sigrid.
Storskog: o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.
Syrax: Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per il dolore.
Tempio del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le uova di drago, a nord-est di Darnek.
Torre del Corvo: torre in cui sono rinchiusi i corvi messaggeri, ne è stata costruita una per ogni città.
Ymvir: Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò Jormungandr, suo amante e fratello.
Jormungandr: Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello si Ymvir. Fu lui a creare i primi draghi.
Valhalla: Mondo dei Morti nella religione di Ostagar
Vecchia Nan: Grande Sacerdotessa ancora in carica.
Vegard: membro del Consiglio, capo dell'esercito, amico di infanzia e coetaneo di Bard.
Vergini dello Scudo: Ordine militare formato solo da donne, combattono con spada e scudo. Sigrid ha il loro stesso addestramento.
Waterford: città marittima di Ostagar, a sud.
Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.
Uther: Emissario di Estos.
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 05 # Anime affrante ***
CAPITOLO V - Anime affrante
NdA: Salutate
l'ultimo capitolo già scritto e pronto per essere pubblicato,
anche se la storia è già decisa, il resto lo devo
scrivere. Quindi gli altri capitoli arriveranno con un po' più
di calma! Ma non temete, continueranno!
Questo capitolo in parte conclude anche quella che è stata la
parte "introduttiva" della storia, da qui in poi si entrerà con
calma negli eventi principali - e secondari - (credevate che mi piacessero le trame semplici?) della fic.
Approfitterò del tempo in cui scriverò il prossimo
capitolo per riprendere un po' in mano anche i capitoli precedenti e
migliorarli (senza ovviamente cambiare nulla in quanto a trama) ma solo migliorare lo stile e la forma, tentando anche di aggiustare quello che Nvu ha sformato!
Quindi, detto questo vi auguro buona lettura!
NOTE INTRODUTTIVE
GENERE
Introspettivo,
Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra.
RATING
Generalmente Giallo e
Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli
argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI
Murtagh Morzanson,
Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orik, gli abitanti di Ostagar ed il
popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE
Ambientata 200 anni
dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del
continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina
annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il
popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la
pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata
dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori
e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che
metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il
nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE
- Per rimanere
aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o
altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per
inviarvi il link.
- Ringrazio
tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha
commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro
ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
- In
fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a
ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
- Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
- Prestavolto:
Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La
Benedetta.
- Mail
DISCLAIMER
I
personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli
abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le
loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia
è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
This work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.
CAPITOLO V
Anime
affrante
Il
vento soffiava da est,
col calar della notte la crosta della nuova Luna biancheggiava sullo
specchio piatto e nero del lago Ardwen. Una notte silenziosa dal
cielo limpido, benché nel lontano Sud grosse nuvole
ammassate
brillassero ancora fiocamente sopra le punte delle alte querce,
ad Ovest le stelle sfavillavano e splendevano.
Sulle rive erbose si
increspavano, sospinti dalla debole brezza, gli orli dello stagno.
Il corpo di Sigrid si era
placato, così come i tremori anche i singhiozzi erano
cessati e ben presto avevano lasciato
posto alla furia, fredda e calcolatrice, di chi medita una rivincita.
Murtagh l'aveva intravista
nei suoi occhi, nascosta dietro al velo di dolore e tormento, il
fuoco di una nuova determinazione che aveva infiammato il suo animo.
Si era allontanata in
silenzio, fermandosi sulle sponde della placida pozza d'acqua di
fronte a loro, osservando con muta fermezza il profilo degli alberi
ad est.
Ma il Cavaliere sapeva che
il suo sguardo in realtà stava sorvolando le scure
forme
degli alberi, valicando le Montagne del Lupo, fino ad arrivare a
terre per lei più familiari.
Heidael si avvicinò a lui,
dalle froge dilatate del fumo chiaro si innalzò in piccole
volute,
fino a sparire.
È rintanata in se
stessa, è impossibile anche per me raggiungere la sua mente,
le iridi del drago, di un azzurro cangiante, si soffermarono su
Sigrid. Ma temo di conoscere già i
suoi pensieri.
Murtagh non rispose, in
realtà temeva di essere arrivato alla sua stessa conclusione.
Castigo, dietro di loro, si
abbandonò sul terreno. Qualunque essi siano,
è giusto darle del
tempo per rielaborare ciò che ha appena appreso. Non abbiamo
il
diritto di interferire.
La coda di Heidael sferzò
l'aria, prima di rivoltarsi contro il drago rosso, Forse non
lo
avrete voi. Lei è la mia Eske, io ho delle
responsabilità verso di
lei ed una di queste è proteggerla, tenerla al sicuro.
Castigo alzò il muso,
ignorando la provocazione, uno sbuffo di fuoco si levò dalle
fauci.
È stato proprio il tuo timore a portarci in questa
situazione, tu
sei il suo drago, non sua madre. Non puoi rinchiuderla in una campana
di vetro e pregare che non le accada mai nulla.
L'animo di Sigrid è
quello di un guerriero, non potrai per sempre sottrarla alla sua
natura. Il tuo compito è accompagnarla nelle sue scelte,
aiutandola
e vegliando su di lei, ma senza impedirle di essere se stessa.
Murtagh allungò un
braccio, posando la mano sul collo del drago. Ancora una volta,
dietro quelle parole, vi aveva ritrovato la verità.
Castigo non si era mai
opposto alle sue decisioni, nel bene e nel male, gli era stato a
fianco come un fedele compagno, un amico, un fratello. Nei suoi
occhi, vividi e caldi come braci ardenti, non vi aveva mai trovato
ammonimenti ma solo comprensione.
Ed era tutto ciò di cui
aveva avuto bisogno anche nei momenti più bui.
Ciò che avevano passato
tra le mura della fortezza di Galbatorix li aveva profondamente
segnati, entrambi, ma al tempo stesso li aveva legati in modi che
forse, altri Cavalieri, non avrebbero mai compreso.
Heidael non trovò conforto
in quelle parole, sebbene il suo animo si fosse acquietato.
Io e Sigrid siamo
cresciute insieme, mentre raccontava le parole della
dragonessa
fremevano al ricordo, colorate da sfumature di nostalgia, non
ha
mai conosciuto sua madre, è morta per darla alla luce, lei
si è
sempre ritenuta responsabile. Le voci che hanno accompagnato la
dipartita della Regina Brunilde non sono mai state d'aiuto.
Sigrid non lo ammetterà
mai, ma fin da piccola questo peso ha sempre gravato sulle sue
spalle, potete credermi, io conosco ogni angolo recondito della sua
mente e del suo animo.
Non sono sua madre dici? Sì, forse è vero. Ma
in parte, è come se lo fossi. Così come per lei sono
stata una sorella maggiore, un'amica e la sua unica compagna di
avventure. Avrà l'animo di un guerriero, ma ha l'indole
degna di
un capo e il cuore di un drago, poiché è
così che è stata
cresciuta.
Forse il tipo di legame
che lega draghi e Cavalieri ad Alagaësia è diverso. Ad
Ostagar, la
Cerimonia della Schiusa è qualcosa di più di una
semplice
tradizione, i draghi possono vedere l'indole dell'animo umano e
spetta a loro decidere chi ha la stoffa per diventare Re o Regina. Affidandoceli da
piccoli, ricade sempre su di noi la responsabilità di
mantenere
intatto ciò che abbiamo visto di buono e puro dentro di
loro, senza
lasciarli cedere a comportamenti che potrebbero nuocere a loro stessi
e a chi gli sta intorno. Guidandoli di nuovo nella retta via laddove
sia necessario. Se la corruzione intacca
il cuore del proprio Cavaliere, essa si riversa anche su di noi e
presto perdiamo ciò che ne è della nostra
coscienza, la nostra
punizione per aver fallito nel nostro compito è cessare di
esistere
come esseri e farci tornare poco più di bestie.
È importante scegliere
con accuratezza con chi si decide di passare il resto della vita,
poiché avrà influenza su ciò che
saremo. Non ho mai avuto dubbi
sul conto di Sigrid.
La voce di Heidael si
fermò, incrinata dal dubbio, prima di proseguire: Ma
temo che
quanto avvenuto possa influenzare il suo animo. Non fraintendetemi, sono
più preoccupata per lei che per la mia sorte. Se la sua
felicità
fosse legata alla mia vita, vi rinuncerei volentieri per donarle
ciò
che si merita.
I suoi occhi lampeggiarono
alla luce della Luna nuova mentre volgeva il suo sguardo su Castigo.
Quindi perdonerai la mia accortezza nei suoi confronti,
sapendo
ciò a cui è legata, finì
più tagliente di una lama appena
affilata.
Murtagh rimase in silenzio,
incapace di credere a ciò che aveva appena udito, ma c'erano
tante
cose che non comprendeva legate a quel lontano Regno a lui
sconosciuto.
Profonde differenze
segnavano i due paesi, il destino di Ostagar era legato a quello dei
draghi e la magia ne era un baluardo fondamentale.
Vi erano segreti che
persino i più eruditi di Alagaësia
a
stento avrebbero potuto immaginare, fra questi il primo era il rito
che Bard era riuscito a compiere. Mai nella sua lunga vita,
Murtagh aveva udito di una simile magia, nemmeno durante il suo
legame con Galbatorix, nella cui fortezza avvenivano gli incantesimi
più oscuri e corrotti che la natura umana sia mai riuscita a
compiere. Quella stessa oscurità si
era riversata su chi aveva compiuto simili atrocità,
trasformando
quello che era rimasto dell'uomo in un essere corrotto, poco
più di
un guscio vuoto la cui sete di potere ed odio era impossibile da
placare.
Ogni magia però ha il suo
costo, più essa è potente più alto
è il prezzo da pagare. Come ne
fosse uscito vivo Bard da un simile maleficio, Murtagh non lo sapeva.
Forse aveva scoperto l'enorme potere legato agli Eldunarì? O qualcuno lo aveva
aiutato? Che
lui avesse davvero tanto potere da compiere una simile impresa da
solo? Troppe domande di cui era impossibile conoscere la risposta,
poiché essa si trovava ben lontana da loro, oltre le
Montagne, ad
Ostagar.
Comprendeva la
preoccupazione a cui erano legate le elucubrazioni di Heidael,
ciò
che era avvenuto e quello che ne sarebbe conseguito avrebbe messo a
dura prova lo spirito e la volontà di Sigrid, ed affrontare
un
simile potere ti cambia per sempre, o nel bene o nel male. Questo
Murtagh lo aveva provato sulla sua stessa pelle.
Sebbene in un primo momento
fosse rimasto affascinato dalla visione di Galbatorix su ciò
che
definiva “un mondo migliore”, presto le sue azioni
lo avevano
fatto ricredere.
Galbatorix si giustificava dietro
a parole quali “per un bene superiore”,
affermando che da
sempre erano esistiti scettici che avevano remato contro i grandi
luminari dei loro tempi, poiché non comprendevano e non
riuscivano a
vedere oltre i confini della propria ignoranza.
Murtagh sorrise amaramente,
nonostante come regnante avesse lasciato molto a desiderare, era da
sempre stato un bravissimo oratore.
Ma oltre a lui, vi era
stata una bestia ben più subdola e pericolosa da
sconfiggere, la
sete di potere. Sebbene fosse riuscito a riconoscere la natura delle
promesse di Galbatorix come ciò che erano in
realtà, ben più
difficile era stato sedare quel senso di invincibilità
portato dalle
sue conoscenze sulla magia. Avrebbe mentito a sé stesso
se avesse negato che non gli era piaciuto, era stato inebriante, vi
aveva affogato ogni senso di colpa e per qualche tempo era riuscito a
soffocarci dietro la malinconia legata alla prigionia.
Quella forse, era una delle
droghe più pericolose ed intossicanti di cui Galbatorix era
mai
riuscito a disporre.
A distanza di secoli,
Murtagh non ne era completamente guarito. Poteva sentire ancora una
piccola parte di lui ribollire di piacere al solo pensiero di poter
riprovare ancora quella sensazione di forza incontrastata.
Scacciò quei pensieri
fastidiosi, raggiungendo con lo sguardo Sigrid.
Il suo volto era contratto,
apparentemente calmo, ed i suoi occhi velati di concentrazione,
immersa in una quieta meditazione. Ma il suo sguardo colse la presa
nervosa delle sua dita sulla stoffa degli scuri pantaloni di stoffa.
« Le
tue parole aprono nuove domande » ammise Murtagh incrociando
lo
sguardo di Castigo.
Se
ciò che dici è vero, come è riuscito
Jörmungandr a mantenere
intatta la propria coscienza? Da quello che ci hai raccontato, sembra
possedere anche poteri maggiori di noialtri se possiede il dono della
parola.
Gli
occhi di Heidael si fecero gravi, piegò la testa scrollando
il
grosso capo. Ahimé temo ci
siano magie ed entità così oscure da non poterle
comprendere. Se
Bard è davvero riuscito a evocare lo stesso
Jörmungandr delle
leggende, ho paura che quello sia ancora solo un piccolo assaggio di
ciò che è capace di fare...
Ma
questi non sono argomenti da affrontare con il buio, questo luogo
è
pacifico ed ospitale e non voglio far calare alcuna ombra su di esso.
« La
situazione è ancor più grave di quanto osassi
immaginare » disse
Murtagh, afferrandosi il mento con le dita, lasciando vagare lo
sguardo sulla foresta « Bard va fermato, in un modo o
nell'altro...
»
«
Vedo che siete giunti alla mia stessa conclusione » li
interruppe
Sigrid, lo sguardo dei presenti corse verso di lei, soffermandosi
sulla sua schiena « Come sua Regina devo proteggere Ostagar
da
qualunque minaccia, ed ora che ho appreso la verità,
è mia
responsabilità rimediare a ciò che è
stato fatto da Bard » si
voltò, non vi era vacillamento in quelle parole.
Sigrid...,
la chiamò Heidael debolmente, forse timorosa della sua
rabbia nei propri confronti. La giovane donna, però, la ignorò
ed avanzò verso
Murtagh.
«
Bard ha rinnegato il suo stesso sangue con le sue azioni, maledetto
per sempre è colui che si rivolta contro un proprio
familiare
pianificandone la morte. Qui ed oggi, io rinnego di avere un
fratello. Ad aspettarmi ad Ostagar, vi è solo un nemico
»
Parole
dure e brutali, ma se vi era qualche segno di rimorso nel
pronunciarle, Sigrid non lo diede a vedere. Se a
parlare fosse la regina o la donna che vi si nascondeva dietro, era
difficile a dirsi, ma certamente tale decisione non era stata presa a
cuore leggero. Ogni
sillaba pesava gravosamente sulle sue labbra ed a giudicare dal suo
sguardo, era sua ferma intenzione mantenerle.
Il
Cavaliere si ritrovò a chiedersi se anche Eragon, dopo la
battaglia
e le rivelazioni ad essa seguite sulle Pianure Ardenti, avevano
lasciato in lui la stessa amarezza di cui adesso erano sature le
parole di Sigrid. Ai suoi occhi, non vi era molta differenza fra le
imprese compiute da lui e quelle di Bard.
L'unico
debole appiglio a cui poteva aggrapparsi era forse quel giuramento
che lo aveva incatenato mente e corpo agli ordini del Re. Ma per lui,
era già abbastanza. Ancora una volta, aveva agito al solo
scopo di
sopravvivere, se nel mezzo aveva arrecato danni ad altri, quelli
erano stati spiacevoli effetti collaterali di cui tutt'ora ne stava
pagando il prezzo.
Immagino
tu abbia già un piano,
Castigo si alzò sulle zampe, allargando le ali, come se
fosse pronto
a partire lui stesso.
Murtagh
batté una mano sul suo ampio torace, grattando energicamente
le
squame, intimandogli di star calmo. Quella non era certo una
battaglia su cui gettarsi a capo fitto.
«
Sì, ed è lo stesso su cui sto lavorando da giorni
» ma non rivelò
nient'altro e si allontanò verso la casa-albero di
Elfeiren, il
vecchio elfo guaritore.
Non
mi ha neanche guardata,
mormorò la dragonessa, affranta.
Castigo
le sfiorò la punta del naso con la sua, tentando di lenire
le sue
pene, sebbene nessuno conoscesse davvero cosa si celasse dentro al cuore
di un drago, neppure il suo Cavaliere, Murtagh sospettava che fra i
due stesse nascendo qualcosa di più di quanto Castigo non
volesse
raccontargli.
Dalle
tempo, ha avuto troppo su cui pensare in poco tempo.
Sigrid
è una donna risoluta ma testarda, ho paura che se anche il
suo cuore
comprendesse le mie ragioni, il suo orgoglio le impedirebbe di
accettarle.
«
Forse, allora, tu la vedi ancora come una ragazzina, la persona con
cui ho parlato oggi non sembrava incline al perdono, ma di certo,
prova un amore cieco nei tuoi confronti che va ben oltre qualunque
orgoglio »
Quelle
parole sembrarono infondere nuovo coraggio nel cuore della
dragonessa, finché un pensiero non la colpì e la
rese di nuovo
tesa. Al suo ruggito, uno stormo di uccelli si alzò in volo
dalle
chiome degli alberi a Nord, fuggendo spaventati.
Sta
partendo senza di me.
«
Cosa? »
Sigrid...
raggiungila! Vista la situazione, darà più
ascolto a te che a me!
Heidael,
tu...
So
quando è il momento di farmi da parte, la
dragonessa interruppe Castigo, la lingua sibilò tra i denti,
ora
non potrei esserle d'aiuto, è troppo adirata con me, ogni
mia parola
sarebbe gridata al vento!
Poi
si rivolse a Murtagh, in un accorata preghiera, ha
stima di te, Cavaliere, terrà di conto ciò che le
dirai. Le hai
salvato la vita e questo ad Ostagar è un gesto di cui
difficilmente
ci si scorda.
« Ci
proverò » le promise, correndo nella direzione in
cui era scomparsa
Sigrid.
Heidael,
abbattuta per quanto avvenuto, si lasciò cadere tra l'erba
alta. Le
ali di Castigo si chiusero intorno a lei, mentre le si piegava
vicino.
Murtagh
trovò la giovane Regina di fronte alla porta del vecchio
Elfo.
Ai
suoi piedi c'erano una borsa ed un fagotto chiuso con un nodo veloce,
fra le mani stringeva una logora sella di cuoio.
Elfeiren
le stava porgendo le briglie di un bellissimo cavallo, una creatura
dalla criniera bianca e dal manto grigio, dal corpo asciutto e
affusolato.
«
Sei sicura di voler partire? Se posso esprimere un parere, un cavallo
è di ben poco rimpiazzo rispetto ad un drago »
«
Per quanto ti sia grata dell'ospitalità, temo di aver
indugiato
troppo in questo luogo » posò la sella sul dorso
dello stallone.
Nonostante il braccio infermo, riuscì a sistemarla poco al
di sotto
del garrese.
Sigrid
si soffermò un momento, accarezzando la criniera del
cavallo, la sua
espressione si contrasse in un muto segno di dolore.
Fu
allora che Elfeiren lo vide, mentre si avvicinava alle loro spalle.
«
Adesso ci penso io » congedò l'elfo, afferrando
le redini al suo
posto e chinò la testa in segno di ringraziamento. Il
guaritore non
aggiunse altro, comprendendo ciò che stava avvenendo,
tornò
ai suoi appartamenti con discrezione.
Lo
sguardo di Sigrid si soffermò su di lui con sospetto, aveva
già
compreso le sue intenzioni « Se è stata Heidael a
mandarti qui per
farmi cambiare idea, puoi riferirle che è inutile, io ho
preso la
mia decisione » la vide stringere con una forza tale il
sottopancia
da far fremere l'animale, che con uno sbuffo avvicinò il
muso
contro di lui, strusciandosi sulla sua giubba.
Murtagh aggrottò la fronte
« Potresti dirglielo tu
stessa, non credi? Ho
controllato, fino a ieri non ero un messaggero né tanto meno
un tuo
suddito »
Sigrid si fermò,
osservandolo accigliata «
Non eravate voi di
Alagaësia
quelli che tenevano tanto all'etichetta? »
«
Sei stata tu a lasciarmi la libertà di trattarti come un mio
pari,
non essendo la mia Regina » le ricordò, ribadendo
quanto detto quel
pomeriggio.
La
vide alzare gli occhi al cielo, mentre allungava e controllava la
correggia della staffa « Non mi sono mai pentita
così in fretta di
una mia decisione »
Ignorando
quanto aveva appena detto e il suo evidente disappunto, Murtagh
continuò « Non sono io che devo farti notare la
stupidità del
gesto che stai per compiere, non è vero? » con la
mano libera
strinse quella della ragazza, costringendola a guardarlo dritto negli
occhi « Tralasciando le tue ferite, stai partendo verso un
Regno
raggiungibile solo a dorso di drago per combattere quella che credo
voi definiate una divinità o una leggenda da
sola e senza
nemmeno Heidael al tuo
fianco? Eppure mi eri sembrata una ragazza intelligente ».
Sigrid
ritrasse il braccio, fronteggiandolo « Questa è la
mia guerra,
scelgo io come combatterla »
«
Sarebbe più corretto ammettere apertamente che stai andando
a
morire, se riuscirai a sopravvivere alle Montagne del Lupo, sempre
che tu riesca a trovare un modo per attraversarle a cavallo, allora
troverai la morte per mano di tuo fratello »
Sigrid
non rispose, voltò le spalle, piegandosi sul fagotto per
controllare
che il nodo resistesse ad un viaggio sul dorso del cavallo.
«
Avevi detto di avere un piano, sarebbe questo? » Murtagh
lasciò le
redini e si avvicinò ai bagagli, frapponendosi fra lei e il
destriero, deciso a non lasciarla partire.
«
Anche se fosse? Mi avete già dato tutti per morta, a quanto
pare.
Quindi mi sembra inutile discuterne » commentò
adirata fra i denti,
raccogliendo un pezzo di pane raffermo che era scivolato dalla borsa
per infilarlo con rabbia tra le altre cose.
«
Hai ancora una possibilità »
Sigrid
si fermò, alzandosi e studiando il suo volto, circospetta,
non le ci
volle molto prima di capire a cosa si stesse riferendo Murtagh.
Sgranò
gli occhi e scosse la testa « Non chiederò ad
altri di morire per
le mie battaglie » stabilì duramente, con il
cipiglio di una vera
regina. Afferrò il fagotto con una mano e lo
superò, ritenendo il
discorso concluso.
Murtagh
alzò gli occhi al cielo, esasperato da così tanta
testardaggine,
mai aveva incontrato un essere così cocciuto. Forse solo i
Nani o
quello sconsiderato del suo fratellastro.
«
Cosa accadrà quando tuo fratello non si
accontenterà più solo di
Ostagar? » le chiese, fermandola per l' avambraccio
« Il potere è
pericoloso. Una volta che ne avrà avuto un assaggio, ne
vorrà
sempre di più e sarà solo questione di tempo
prima che volga il suo
sguardo ad Ovest. Quando accadrà saremo tutti in pericolo e
presto,
questa diverrà anche la nostra guerra, se Bard non
verrà fermato ».
«
Cosa credi che io stia cercando di fare? »
« Lo
stai facendo nel modo più sbagliato, il tuo sacrificio non
aiuterà
nessuno, te per prima » ribatté, fissandola con
intensità, lei non
sembrò spaventata ma adesso, dopo le sue parole, sembrava
più
propensa ad ascoltarlo « Ciò che ti sto proponendo
è un'alleanza.
Anche
se non ho il potere per stringerla, ho la certezza che dopo averti
dato udienza, tutti i popoli di Alagaësia
si uniranno a te per la tua causa. Il
ricordo del regno di terrore di Galbatorix è ancora troppo
vivido
nei ricordi perché non ti ascoltino, non vorranno rischiare
di
finire sotto il giogo di un despota ancora più potente.
Da
sola le tue possibilità sono esigue, ma forse, con un
esercito
potresti farcela ».
«
Sembra una pazzia » mormorò poco convinta Sigrid,
abbassando lo
sguardo, lentamente Murtagh lasciò la presa sul suo braccio
« Un
intero popolo che aiuta una Regina di cui non conoscevano nemmeno
l'esistenza a riconquistare il proprio Trono per paura di un fantasma,
sareste la barzelletta di tutte le taverne da Darnek a Waterford
»
«
Saremo anche una barzelletta per voi, ma siamo la vostra unica
risorsa al momento » ribadì seccamente.
Sigrid
sospirò, arrendendosi all'evidenza « Immagino di
sì, ma se non
verrò ascoltata, partirò da sola »
decise lanciandogli un'occhiata
significativa.
«
Non penso che si presenterà una simile
eventualità »
Sigrid
accarezzò distrattamente il collo del cavallo, per poi
rivolgersi a
Murtagh, la sua voce tremò per un breve attimo di incertezza
« Non
credevo che avrei mai pronunciato simili parole prima di stanotte,
ma... a quanto pare, siamo in guerra aperta con Ostagar e
ciò che ci
aspetta non piacerà a nessuno dei due ».
GLOSSARIO E CURIOSITA':
Anziani: Antenati e parenti di Sigrid ritirati dal Trono, possono vivere a Munin o vagabondare per Ostagar privi di titoli.
Bard: Fratello maggiore di Sigrid.
Bjorn: Amico di infanzia di Sigrid, ora maestro d'armi.
Caldron: Capitale di Estos
Cancelli Neri: cancelli che proteggono Darnek da attacchi via terra
Celtor: Drago di Re Bothvar, il padre di Sigrid.
Cerimonia della Schiusa: Rito
attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo
erede al trono. L'uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o
nipoti dell' attuale Re perché essi possano regnare in un
futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un drago non
può più divenire re o regina. Se c'é più di
un contendente che ha superato il rito, allora si segue l'ordine di
nascita.
Darnek: Capitale di Ostagar.
Dragonsearch: Palazzo Reale di Darnek.
Dvergfjell: o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.
Eske: Amore mio, inteso come tesoro o cara.
Estos: Continente ad est, conosciuto per i suoi mercati, commerci e la sua ricchezza.
Freya: Novizia della Grande Sacerdotessa dell'Ordine del Drago.
Gamsted:
Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaesia
Giganti: Creature
umanoidi alte diversi piedi dotati di una forza mostruosa, ma sono
anche stupidi e grossi. Popolano le caverne dei monti che
circondano Ostagar, ma si possono spingere fino alle steppe per
cacciare.
Hamlen: Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero vita i primi uomini.
Hedeby: città marittima di Ostagar a sud-est.
Mare stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.
Metallo Nero: metallo molto resistente ricavato dai monti Ulvfjell.
Montagne del lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i confini di Ostagar isolandola da Alagaësia.
Munin: Isola ad est in cui si raccolgono i re e le regine ritirati dalla loro carica assieme ai loro draghi
Olifant: Bestie simili ad elefanti che popolano le steppe di Ostagar
Ordine del Drago:
antico ordine di sacerdotesse devote alla Dea Hamlen che hanno dedicato
la propria vita a vegliare sulle uova di drago e sugli Eldunarì.
Ostagar: Regno ad Est di Alagaësia.
Re Asbjorn:
Il primo Re, colui che giurò nell'Antica Lingua che né
lui né qualcuno della sua stirpe avrebbe regnato su Ostagar
più del necessario
Re Bothvar l' Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.
Re Judas: Re di Estos
Regina Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid, deceduta dopo la nascita di quest'ultima.
Scudo Giurato: Membro
della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del
regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della
Regina.
Sorresen il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e Bard.
Sterjell: come gli abitanti di Ostagar chiamano gli Eldunarì
Stigg: membro del Consiglio, ex Scudo Giurato e migliore amico di Re Bothvar, ora consiglia la figlia, Sigrid.
Storskog: o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.
Syrax: Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per il dolore.
Tempio del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le uova di drago, a nord-est di Darnek.
Torre del Corvo: torre in cui sono rinchiusi i corvi messaggeri, ne è stata costruita una per ogni città.
Ymvir: Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò Jormungandr, suo amante e fratello.
Jormungandr: Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello si Ymvir. Fu lui a creare i primi draghi.
Valhalla: Mondo dei Morti nella religione di Ostagar
Vecchia Nan: Grande Sacerdotessa ancora in carica.
Vegard: membro del Consiglio, capo dell'esercito, amico di infanzia e coetaneo di Bard.
Vergini dello Scudo: Ordine militare formato solo da donne, combattono con spada e scudo. Sigrid ha il loro stesso addestramento.
Waterford: città marittima di Ostagar, a sud.
Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.
Uther: Emissario di Estos.
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