Du Súndavar freohr - La Morte delle Ombre

di mjay
(/viewuser.php?uid=539970)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 00 # Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 01 # Sangue di drago ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 02 # Prima che venga buio ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 03 # Spezzata ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 04 # La caduta ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 05 # Anime affrante ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 00 # Prologo ***


prologo
NdA: Salve a tutti! Mi presento, sono mjay.
In realtà è come se fossi nuova su EFP, poiché non ho mai davvero pubblicato nulla di serio.  Questa è la prima longfic su cui mi sia dilettata a scrivere e spero che sia di vostro gradimento.
Avverto subito che ci saranno riferimenti e libere ispirazioni a Skyrim e al Trono di Spade, ma per la maggior parte la storia è stata completamente partorita dal mio piccolo cervello laborioso.
ATTENZIONE!!! I primi 5 capitoli sono stati riuppati, in quanto rileggendoli più volte non mi convincevano e mi sembrava di non aver dato il meglio di me.
Alla fine,  dopo mille dubbi, mi sono decisa a riscriverli.  LA TRAMA NON E' STATA IN ALCUN MODO MODIFICATA.
Vi auguro quindi una buona lettura o ri-lettura.
Che la vostra spada sia sempre affilata!



NOTE INTRODUTTIVE


GENERE
 

Introspettivo, Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra. 
RATING 
Generalmente Giallo e Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli argomenti trattati.
PERSONAGGI 
Murtagh Morzanson, Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE 
Ambientata 200 anni dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina  annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE 
  • Per rimanere aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per inviarvi il link.
  • Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
  • In fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
  • Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
  • Mail 
DISCLAIMER
I personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
 

Creative Commons LicenseThis work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.


Ostagar MAP


titolo



CAPITOLO 00

Prologo 



« Datemi ascolto, voi sacre stirpi,
potenti ed umili figli di Hamlen!
Di Ymvir e Jörmungandr debbo l'opre narrare,
di antiche storie che mi sovvengono.

Al principio era il tempo,
Ymvir vi dimorava.
Non c'era sabbia né mare
né gelide onde.
Non c' era terra
né cielo in alto:
un vuoto si spalancava
e in nessun luogo erba.

Dalla sua risata
splendette da est il sole.
Dalla sua ombra
nacque a sud Jörmungandr.
E vi fu equilibrio.
Ed il mondo così nacque
dalla Luce e dall' Oscurità ».



Moribonde lingue di fuoco si alzarono dal braciere al centro della stanza proiettando scure ombre sulle pareti di legno e pietra.
Re Bothvar l'Ammazzagiganti sedeva su di una poltrona di pelle e calde pellicce, la sua voce riecheggiava bassa e profonda fra le pareti. Nelle sue mani forti, rese callose dalla ruvida elsa della spada, stringeva lunghi bastoncini di legno. All'estremità di essi erano intagliati piccoli personaggi, protagonisti della storia che soleva raccontare ai suoi figli prima di coricarsi, li agitava con abili movimenti sopra le braci accese ricreando scene di un mito antico quanto le loro origini. Era il rituale che più amava condividere con loro, ciò che aveva deciso di narrare quella notte era la leggenda più importante della loro tradizione.
Si fermò, schiarendosi la voce. Le vecchie giunture del mobilio su cui era seduto cigolarono sotto la sua imponente mole.
Gli occhi profondi, lenti e solenni, ma molto penetranti, studiarono con circospezione il volto dei figli. Nonostante i secoli che gravavano sulle ampie spalle, Bothvar non era molto diverso nell'aspetto da un Uomo comune. Eppure, a dispetto del passare degli anni, non vi erano rughe sul suo volto né tanto meno ciocche grigie fra i capelli e la barba ramata, come le foglie in autunno, né fatica nei movimenti o  confusione nei suoi pensieri. Le braccia massicce come tronchi erano ancora capaci di stringere con tale forza il collo di un uomo da poterne rompere le ossa sotto la stretta decisa delle dita.
Nell'improvviso silenzio, oltre le mura di Dragonsearch, qualcuno all'esterno intonò una canzone allegra, seguito da un coro di voci potenti e spensierate. Bothvar ascoltò per un attimo quel suono incoraggiante proveniente dalla piazza principale di Darnek, la capitale di Ostagar.
La canzone finì in uno scroscio di risa e applausi.
Non era raro che vi fossero festeggiamenti fino a tarda sera, al popolo di Ostagar piaceva declamare le proprie vittorie o eventi importanti con balli, canzoni o lunghe bevute, finché ognuno non tornava nelle proprie case con lo stomaco pieno ed il cuore leggero.
Due albe fa si era tenuta una grande festa per le buone notizie provenienti dal Tempio del Drago: la covata si era rivelata fertile e nuovi draghi erano pronti a nascer; prima ancora si era festeggiata la caduta di un Gigante nelle steppe di Roskilde; due cicli di luna fa, invece, vi erano stati grandi e ricchi festeggiamenti per  il suo compleanno, il trecentoventisettesimo. Età veneranda per qualsiasi uomo, ma non per un Cavaliere di Drago.
Quel giorno, però, non vi era stato alcun avvenimento importante da ricordare. A Darnek una piccola folla di impazienti aveva deciso di mitigare l'attesa per l'indomani con birra a fiumi e succulenti arrosti, in vista dell'importante celebrazione che si sarebbe tenuta da lì a poche ore.
Nelle prime ore della mattina seguente si sarebbe tenuta la Cerimonia della Schiusa, circostanza in cui si sarebbe designato il prossimo Re o la prossima Regina del regno. Tale scelta sarebbe ricaduta su uno dei suoi figli, unici eredi della famiglia reale. Così come era stato per lui, unico figlio di Sorresen il Re Colosso, un uovo di drago sarebbe stato posto di fronte a loro. Se il loro cuore fosse stato abbastanza forte e degno di essere scelto da un Drago, questi sarebbe nato, facendoli divenire nuovi Cavalieri. Se così non fosse stato, ogni pretesa al Trono sarebbe decaduta.
In tutti quei secoli talvolta era capitato che un uovo non si dischiudesse di fronte ad un membro della famiglia reale, ma mai che il Trono rimanesse senza pretendenti.
Un'eventualità, che se si fosse verificata, avrebbe provocato disordini e tumulti: i suoi antenati avevano regnato su Ostagar sin dai primi insediamenti del Popolo Grigio nelle Montagne del Nord. Tutto ciò che rimaneva di loro scorreva nelle sue vene e in quelle dei suoi figli. Discendenti di sangue.
Il territorio aspro e freddo di Ostagar dapprima non aveva richiamato molta attenzione da parte degli altri Uomini, ma col passare delle decadi, in seguito all'insediamento di Re Palancar in Alagaësia, altre città erano state  fondate dove uomini più coraggiosi avevano deciso di spingersi all'estremo Est.
La loro avventatezza fu presto ricompensata e così nacque il Regno di Ostagar, fino a trasformarsi in ciò che era oggi: un impero fiorente, abitato da guerrieri e uomini prestanti abituati alle peggiori avversità.
Sebbene ogni contatto con i territori ad Ovest fosse andato perduto, vecchie cartine sbiadite e diari muffiti erano ciò che rimaneva delle testimonianze dei loro avi sui terreni da loro abbandonati molto tempo addietro. Completamente isolati dall'alta ed incombente catena di montagne che li circondava, si erano costruiti una nuova vita.
Le difficoltà erano state molte, ma sotto la guida del Primo Re, erano riusciti a vincere qualsiasi avversità: la lotta contro i Lupi delle Lande fu sanguinosa, ma con l'aiuto dei draghi, i lupi furono rispediti sulle vette delle montagne; i Giganti tuttora vagabondavano nelle Steppe, ma il loro numero era stato dimezzato. Avevano subíto incursioni dai continenti a Nord-Est ed erano riusciti comunque a sopravvivere, ricacciando gli estranei nei loro paesi e affermando così la loro fama di grandi guerrieri.
Malgrado la Cerimonia della Schiusa, le cui origini risalivano ai primi figli del Primo Re, dovesse essere per Bothvar un evento gioioso, l'ombra di un oscuro presentimento si era allungata sul suo cuore.
Non seppe dare nome o volto a quella preoccupazione. 
Forse fu solo il banale pensiero che i suoi figli stessero crescendo più rapidamente di quanto non si fosse aspettato, sensazione comune per qualsiasi genitore; o  fu il rammarico di poter vedere solo uno di loro sul Trono a regnare al suo posto, ma tale apprensione impregnava ogni suo pensiero su quanto sarebbe avvenuto in futuro.
Se un uovo si fosse dischiuso di fronte ad entrambi, allora sarebbe stato Bard, l'unico maschio, a prendere il suo posto in quanto il maggiore dei due figli, altrimenti quell'onere sarebbe ricaduto sulla figlia, Sigrid.
Quando il suo sguardo incontrò i volti pieni di curiosità dei due bambini distesi nei propri letti in attesa della conclusione della storia, tale peso sembrò alleggerirsi sulla sua coscienza.
Incosciamente si ritrovò a sorridere fra i folti baffi alla curiosa immagine dei due ragazzini con in testa una corona troppo grande e pesante per loro che gli ricadeva goffamente su di un lato della testa, coprendone gli occhi.
« Padre vi prego, continuate, cosa accadde dopo che nacque Jörmungandr? » fu Sigrid la prima a rompere il silenzio mentre si agitava impaziente sotto le coperte. La sua testa fece capolino da sotto il cuscino dietro al quale si era nascosta dopo aver udito il nome dell'oscura creatura.
Una risata proruppe dalle sue labbra al desiderio della figlia, fin da quando era riuscita a muovere i primi passi, Sigrid si era rivelata essere emotiva. Una bambina fin troppo sincera ed indisponente, sempre pronta a combattere per i suoi ideali, essebdo più selvaggia delle altre sue coetanee. Più cresceva più diveniva l'ombra del fantasma della sua defunta consorte, la Regina Brunilde, nell'animo come nell'aspetto.
Minuta e gracile, nessuno avrebbe potuto credere che lei riuscisse a sollevare una spada, eppure durante gli allenamenti la sua foga riusciva a spiazzare e mettere in difficoltà bambini più grandi di lei. In alcune occasioni, era perfino riuscita a tenere testa al fratello maggiore, ben più forte e muscoloso di lei.
I lunghi capelli biondi le incorniciavano gli occhi blu, limpidi come le acque del Mare Stretto. Quando la piccola gli sorrise in risposta al suo sguardo, mostrò un sorriso privo di un dente da latte, perso il giorno prima durante gli allenamenti con il fratello. Bard le aveva sferrato un colpo di scudo dritto sul volto, forse un po' troppo forte per essere solo un'esercitazione pratica. Incidente di cui Bothvar non era convinto, sebbene non presente.
La rivalità fra i due fratelli non era mai stata un mistero, Bard, in particolare, vedeva nella sorella un' insopportabile rivale e da sempre la incolpava della prematura morte della madre: Bard aveva solo tre anni quando aveva visto la Regina costretta a letto dalle doglie, avvenute ben tre settimane prima del tempo.
Quando Sigrid nacque era troppo piccola e debole per sopravvivere, su questo avevano concordato tutti i Guaritori. Il parto aveva stremato la Regina ben più del precedente, ma che, malgrado le raccomandazioni, non aveva mai lasciato il capezzale della piccola. Le aveva tenuto la mano, ancora senza forze, pregando ogni giorno Ymvir perché la salvasse e prendesse la sua di vita.
Bothvar era rimasto in silenzio, impotente, ascoltando le suppliche della moglie con una fitta al cuore. Mai si era sentito così inutile, nemmeno la magia avrebbe potuto salvare Sigrid. Più morta che viva, qualunque tentativo di salvarla avrebbe condotto chiunque avesse tentato  a morte certa.
Brunilde non aveva mai lasciato la figlia, giorno o notte, era rimasta distesa al suo fianco mormorando preghiere sottovoce e presto aveva smesso di mangiare. Sorda alle suppliche di chi le stava intorno, aveva continuato nella sua silenziosa crociata, per i seguenti tre meriggi.
Fu al quarto sorgere del sole che le preghiere della sovrana furono ascoltate, scandite dall'ultimo terribile ruggito di Syrax, il drago della Regina, che spirò quello stesso giorno.
La piccola Sigrid sembrava aver ritrovato miracolosamente le forze mentre piangeva fra le braccia inerti della Regina Madre ancora avvolta nelle pellicce del letto in camera della figlia.
La Dea Ymvir ha benedetto la bambina, aveva detto un Sacerdote portando via il corpo freddo di Brunilde per prepararlo al Rito Funebre, ma non vi può essere vita laddove doveva esserci morte, qualcuno doveva pagarne il prezzo e la Regina è stata una donna coraggiosa e una madre amorevole a pagarlo.
Non una lacrima aveva versato Bard apprendendo della morte della madre. Invece, aveva iniziato a guardare la sorella con una strana circospezione, come se di lei non potesse fidarsi, in quanto scherzo della natura. A nulla erano servite le parole di Bothvar per rassicurarlo.
Crescendo quell'odio sembrava essersi mitigato sebbene non sembrasse del tutto scomparso, forse perché nato dalla mente troppo fervida di un bambino.
« Si racconta, piccola Sigrid, che dapprima dalla loro unione prese vita Hamlen » continuò, e poi con aria grave aggiunse « Troppa però era la sete di potere di Jörmungandr, non gli bastava vivere all'ombra di Ymvir, sua sorella e amante, fu così che nacquero i Draghi... come servi e schiavi di Jörmungandr per soggiogare il mondo »
Sigrid e Bard trattennero il fiato, in attesa, Bothvar sorrise « Ma la Dea Ymvir e la figlia Hamlen non potevano permetterlo, fu dalle lacrime di dolore di Hamlen che nacque il Primo Uomo ed il dolore divenne gioia! Presto il mondo si colmò dei suoi figli e si consumò così la Prima Guerra, dove Uomini e Draghi bagnarono la terra con il loro sangue in una guerra fredda e crudele »
Bard corrugò le sopracciglia, confuso « Padre questo... non è possibile »
« Cosa non è possibile? »
« Che uomini e draghi abbiano trovato battaglia... essi sono legati a noi, non possono ribellarsi » suo figlio maggiore aveva solamente nove anni, ma ne dimostrava almeno dodici. Era più alto e forte della maggior parte dei suoi coetanei, spesso questo lo portava a vittoria certa durante gli allenamenti con il maestro d'armi.
Rispetto a Sigrid, Bard era ben più calcolatore e riflessivo, difficilmente condivideva con gli altri ciò che gli passava per la testa. Questo almeno finché non prendeva in mano una spada e diveniva una furia. Bothvar non aveva mai visto una tale ferocia in combattimento se non nei Draghi.
Spettinati riccioli di un biondo più scuro rispetto a quelli della sorella sovrastavano gli occhi verdi, talvolta illuminati da una luce strana, quasi intimidatoria, mentre squadrava con attenzione  a chi si trovava davanti.
Ogni gesto e parola di Bard sembrava soppesata e misurata in base a chi aveva di fronte a sé, sebbene di tanto in tanto l'aggressività che scalpitava dentro di lui prendeva la meglio anche quando non era in battaglia. Niente che non potesse affievolirsi crescendo.
« I Draghi non sono sempre stati quello che sono oggi, è proprio durante la Prima Guerra che lo divennero: stanchi del crudele Jörmungandr e del suo giogo, si inchinarono a Ymvir che ebbe pietà di loro e delle loro anime. Li legò agli umani come nostri pari e fedeli compagni così da condividere con loro gioie e dolori »
Sigrid balzò in piedi, facendo scivolare le pesanti pellicce sul pavimento, con i pugni alzati verso il cielo come segno di giubilo « Oh! Così venne sconfitto! » gridò entusiasta, per poi scivolare di nuovo a letto con le gambe incrociate « E potremo avere un drago anche noi? Uno grande come il tuo! »
Bothvar si alzò, con calma ripose le piccole figure nel cofanetto accanto ai letti ed andò a raccogliere le coperte di Sigrid « Forse. Domani a quest'ora molto probabilmente tu e tuo fratello starete giocando con due piccoli cuccioli di drago »
La sola idea elettrizzò entrambi, poté leggerlo nei loro occhi. Con incredibile pazienza aspettò che Sigrid crollasse a letto dopo avergli elencato tutte le cose che avrebbe fatto con il suo drago e le rimboccò le lenzuola, lasciandogli un umido bacio sulla fronte.
« Ah! Padre! La barba mi fa il solletico! » si lamentò lei ridendo, prima di chiudere gli occhi. Scivolò nel sonno quasi subito, scandendolo con piccoli respiri.
Quando Bothvar si voltò verso Bard vide che era seduto sul suo letto, lo stava scrutando con attenzione, assorto in mille pensieri « Cosa ti tormenta Bard? » domandò Bothvar scompigliandogli i capelli con le grosse mani, il gesto non piacque al figlio che si scansò seccato, distendendosi sotto le pellicce.
« Nulla padre » lanciò uno sguardo incerto alla sorella, dall'altra parte della stanza, ed aggiunse abbassando la voce perché lei non lo sentisse « Non penso sia giusto alimentare le fantasie di Sigrid, lei non verrà mai scelta: è troppo debole perché un drago la prenda in considerazione... »
Bothvar strinse le labbra, amareggiato da quelle parole « Non devi sottovalutare tua sorella: è più forte di quello che credi... sarà il drago a scegliere, non tu, fino ad allora tutto è possibile » gli baciò la fronte e quando si allontanò poté sentire lo sguardo duro di suo figlio seguirlo mentre superava le braci, ancora calde, ed usciva dalla stanza.




« Verrà il tempo
in cui il figlio combatterà il padre,
fratello combatterà fratello,
sangue verrà versato,
arriverà il caos e poi il nulla,
ed il mondo finirà nel ghiaccio e nel fuoco
».

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO 01 # Sangue di drago ***


Cap I
NdA: Il capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni toccherà al prossimo!
In fondo al capitolo trovate una sorpresa, purtroppo non so chi sia l'autore, se qualcuno lo conosce mi avverta anche per messaggio che così aggiungo i credits.
I prestavolto sono Garret Hedlund e  Katheryn Winnick, i cui volti si sono generosamente prestati per la mia longfic (?).
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!


NOTE INTRODUTTIVE

GENERE
 

Introspettivo, Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra. 
RATING 
Generalmente Giallo e Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli argomenti trattati.
PERSONAGGI 
Murtagh Morzanson, Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE 
Ambientata 200 anni dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina  annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE 
  • Per rimanere aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per inviarvi il link.
  • Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
  • In fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
  • Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
  • Mail 
DISCLAIMER
I personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
 

Creative Commons LicenseThis work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.


titolo




CAPITOLO I

Sangue di drago


Murtagh raccolse la raspa, riposta assieme ad altri oggetti sul drappo sporco di grasso tra le radici dell’abete sotto cui si era seduto, l’arco di tasso posato sulle ginocchia.
Con movimenti decisi e sicuri iniziò a scavare il legno, grattando via con l’unghia del pollice le schegge che si incastravano nelle piccole incisioni  che aveva intagliato nei giorni precedenti con cura e attenzione.
Spinse più a fondo la lama su di un viticcio vicino all’impugnatura incrociandolo con altri due. Quando vi soffiò sopra piccole particelle di polvere si sparsero in aria.
Non aveva un disegno preciso in testa, seguiva il suo istinto mentre ad un solco se ne aggiungeva un altro, andando ad incrociarsi con piccoli motivi e figure. Ma lentamente il legno prendeva vita.
Accanto a lui Castigo sbuffò, stiracchiandosi pigramente le zampe prima di tornare raggomitolato a sonnecchiare. Piccole volute di fumo grigio si alzavano dalle narici del drago, avvolgendosi in spirali.
Faceva un certo effetto averlo visto uscire dall’uovo che era poco più grosso del suo avambraccio e vederlo ora, così imponente ed ormai adulto. Gli faceva comprendere quanto tempo fosse davvero trascorso dai giorni crudeli passati come prigioniero alla corte di Galbatorix.
Non aveva più lasciato la Du Weldenvarden, la foresta elfica, dalla fine della guerra. Il fascino racchiuso tra gli alberi secolari era incantevole quanto pericoloso, al suo interno vi si poteva smarrire la cognizione degli anni e perdere di vista ciò che continua a vivere all’infuori di essa. Sebbene il tempo non indugiasse mai, crescite e trasformazioni non erano uguali ovunque sulla terra di Alaga
ësia, ciò era particolarmente percepibile nei domini degli Elfi e nelle terre dei semi-mortali.
Condividendo con loro una vita longeva, Murtagh aveva presto compreso la loro visione del mondo: dove il tempo stesso girava molto rapido e molto lento. Rapido, poiché cambiano poco, mentre il resto fugge via. Lento, perché non contano gli anni che passano, o perlomeno non lo fanno per sé.
I primi anni vissuti all'interno della Du Weldenvarden erano trascorsi in un battito di ciglia, poiché aveva perso il conto delle ore ed il tempo era scorso rapido per lui come per gli Elfi. Le lune vecchie passarono, e quelle nuove crebbero e calarono nel mondo esterno, mentre lui si tratteneva ad Ellesméra. Quelli, però, furono giorni scanditi da notti colme di incubi e da giornate in cui il senso di colpa per gli atti immondi compiuti sotto il giogo di Galbatorix lo paralizzava fino a togliergli il respiro.
Riuscì a prendere di nuovo coscienza degli anni passati solo alla morte di Sloan, il vecchio macellaio. La vecchiaia era stata clemente con lui, portandolo via ormai centenario e finalmente sereno.
Murtagh era stato così concentrato nel cercare uno spiraglio di pace fra i pensieri distruttivi che lo logoravano ogni giorno da ritirarsi in lungo silenzio. La morte dell’uomo era arrivata come un faro fra la nebbia dei suoi pensieri, colpendolo con la stessa violenza dei flutti in tempesta contro gli scogli. 
In un'epifania un pensiero incalzante si era fatto largo dentro di lui. Il ricordo ancora vivido del corpo inerte del macellaio, consumato dal senso di colpa e dalla vergogna nati da una vita miserabile, lo aveva convinto a non sprecare la sua lunga vita ad annaspare nei ricordi delle atrocità commesse. Ne avrebbe ricavato, invece, un' importante lezione, come da tutte le sue esperienze di vita passate. 
Avrebbe usato quelle consapevolezze per non ripetere gli stessi errori e non permettere mai più a nessuno di manipolarlo. Nonostante gli errori commessi, la sua vita gli stava troppo a cuore per passarla in rimpianti.
Quando ne prese finalmente coscienza era troppo tardi.
Il mondo al di fuori della foresta era profondamente cambiato.
Ad aspettarlo vi era un luogo diverso da quello che aveva imparato a conoscere; smarrito, lo aveva colto un'estranea sensazione di vulnerabilità mai provata prima.
Estraneo a quel mondo e ignaro a quale posto egli appartenesse all'interno di quel nuovo ordine, la fermezza della decisione presa vacillò solo per un breve momento. Determinato a tornare nella capitale, volando con il suo fidato Castigo, era pronto a quello che lo avrebbe aspettato.
Nulla però avrebbe potuto prepararlo alla notizia.
Fu da un giovane scudiero, che non sembrava avere idea di chi lui fosse, che apprese della dipartita delle persone a lui care.
Di fronte a quell'ultimo crudele tiro mancino si era scoperto vuoto, completamente perso ed ancor più estraneo in una realtà ove per lui non era rimasto più nulla se non la completa solitudine.
Fu con rassegnazione che fece ritorno ad Ellesméra, sconfitto, arrabbiato con se stesso e con il destino che era riuscito a tirargli, con disprezzata ironia, il suo ultimo tiro mancino: quando finalmente era riuscito a trovare un po’ di pace dentro sé stesso, a perdonarsi per tutte quelle scelte sbagliate – 
compiute al solo scopo di sopravvivere, si ripeteva - , oramai non vi era più nessuno da cui tornare, se non fredde e silenziose lapidi bianche nel cimitero di Illirea. 
In quella spirale di tormenti aveva vissuto il suo primo secolo. 
Il vuoto dentro di lui pareva crescere di giorno in giorno, diventando un abisso oscuro e profondo. Mai era stato così cieco alle bellezze racchiuse nelle Du Weldenvarden come allora.
L'animo era di nuovo prigioniero di oscuri pensieri.
Nelle loro vite immortali gli Elfi avevano appreso molte vie per curare i dolori dello spirito, poiché nelle loro lunghe vite avevano visto più addii di quanti la vita di un Uomo potesse contare. Fu grazie alle loro enormi conoscenze che il dolore divenne finalmente sopportabile.
In seguito si era dedicato anima, mente e corpo ad imparare le arti degli Elfi e ad affinare le sue abilità da Cavaliere. La notte, però, tornava in completa balìa dei suoi sogni, o meglio visioni, da quando uno stato di semicoscienza si era sostituito al sonno. 
La trasformazione era stata graduale, quasi impercettibile. Quando una mattina Murtagh si era alzato per bagnarsi il volto, aveva faticato a riconoscersi nel riflesso allo specchio. Il volto dall'altra parte, così familiare ma al tempo così dissimile dal suo, lo fissava accigliato e stupito.
Si era sfiorato le orecchie, le cui punte erano state nascoste sotto i capelli scuri, ed era ammutolito. Le mani erano corse a sfiorarsi il volto trovandolo oltre che maturo – oramai divenuto quello di un uomo - , più pronunciato sugli zigomi e sul profilo. Morbidi e corti riccioli scuri erano cresciuti sopra il labbro, sul mento e sulle guance, in una lieve peluria. Osservando l'individuo di fronte a lui si era stupito, chiedendosi se fosse ormai più Elfo che Uomo. Ma si era presto liberato di ogni futile questione ridendo di sé stesso e dei suoi stessi sciocchi pensieri, non sarebbero state certo altre orecchie ed il viso più spigoloso a cambiarlo: il fantasma dell’uomo che era e che era stato era sempre presente a ricordarglielo. Con un sorriso amaro, si era domandato se fosse stata l’ aria di quella foresta a intorpidirgli i sensi e fargli nascere quelle strane idee.
Da quando aveva fatto di Ellesméra la sua dimora, la vita si era rivelata fin troppo tranquilla e si era chiesto più volte fino a quando si sarebbe mantenuta tale; d'altronde il mondo esterno era in continuo mutamento – ne prese consapevolezza in quel momento più che mai, ora che aveva l'occasione di osservarlo - e non sarebbe potuto rimanere in equilibrio per sempre.
Incise un’ altra linea, soffocando quei pensieri tra le venature del legno.
Si prese una pausa dal suo lavoro per grattare, con un sorriso, le squame che ricoprivano il collo di Castigo, poco sotto la mandibola, ed il drago emise un basso e lungo suono di piacere, facendolo somigliare, più che ad una belva selvaggia ed indomabile, ad un innocuo gatto di strada.
Con la mente, accarezzò la coscienza del suo drago, l’unica roccia su cui si era appigliato in quei due secoli e che gli aveva impedito di cadere sommerso dai suoi pensieri più oscuri. Castigo era l’ unico che non lo avrebbe mai abbandonato in questa vita, poiché l’uno era il prolungamento della coscienza dell’altro e senza quel legame avrebbero per sempre smarrito una parte di sé stessi. La loro unione non era mai stata più profonda di quel momento.
Forse un po’ egoisticamente, Murtagh aveva da sempre avuto la convinzione che il loro legame fosse unico, qualcosa che gli altri Cavalieri non avrebbero mai potuto condividere con il proprio drago. Entrambi avevano conosciuto i meandri più oscuri dell'anima dell’altro e dove altri sarebbero fuggiti, loro si erano fatti forza l’ un l’ altro, vittime di un destino troppo crudele.
Tutta questa tranquillità non ti starà rendendo un grasso drago da salotto?
Castigo aprì le palpebre, puntando l’iride cremisi su di lui.
Grazie al loro contatto mentale Murtagh avvertì chiaramente l’irritazione che il drago stava provando per la sua affermazione, ma invece di rispondergli, quest'ultimo decise che l’indifferenza fosse la più giusta punizione. 
Castigo si alzò solo per arrotolarsi di nuovo su sé stesso, dandogli però la chiara visione del suo massiccio…
Sedere da grasso drago impigrito, lo canzonò Murtagh prima di essere quasi decapitato dalla coda che veloce e precisa, colpì il tronco dell’albero poco sopra uno dei lunghi ciuffi scuri dell'indomabile chioma dell'uomo.
Dai rami più bassi, una pioggia di aghi di abete cadde sul Cavaliere e sul suo lavoro. Castigo continuò a muovere la coda a mezz’aria, come silenzioso monito. Non sembrava in vena di prese in giro quel giorno.
Murtagh piegò la testa e si passò le dita fra i capelli per liberarli dagli aghi, poi con una scrollata di spalle tornò alla cura del suo arco, grato di avere ancora la testa attaccata al collo. 
Posò la raspa ed iniziò a inumidire la metà superiore del legno con uno straccio bagnato di strutto, stava per afferrare il coltello quando un cambiamento nella coscienza semi addormentata di Castigo lo distrasse. Lo sentì improvvisamente attento, in ascolto, ed anche lui si fermò, con il coltello ancora a mezz’aria.
Il grande drago alzò la testa, le lucide scaglie rosse brillarono sotto gli spiragli di luce fra le foglie degli alberi. Annusò l’aria, i suoi occhi divennero fessure mentre scrutava fra gli alberi.
Cosa hai sentito? Domandò il Cavaliere fissandolo.
Lo vide sbuffare dalle narici, innervosito, 
Un drago.
Murtagh alzò un sopracciglio, scettico, 
Fìrnen?
No, quando Castigo aprì le fauci in un ringhio del fumo nero si dipanò fra i denti aguzzi come punte di lancia, non conosco il suo odore, è diverso, e c’è puzza di sangue.
E quello non è mai un buon segno, pensò Murtagh scattando in piedi, Zar’roc assicurata alla cintola, ed abbandonò l’arco ed i suoi strumenti per salire sulla groppa di Castigo.
Mentre il drago si alzava in volo, sollevando foglie e muovendo l’aria con le sue possenti ali per prendere quota, il Cavaliere si chiese chi potesse essere e quale fosse la natura di quella visita.
Nessuno avrebbe potuto irrompere nella Du Weldenvarden senza il permesso di Gilderien il Saggio e varcarne i confini senza che la regina ne venisse a conoscenza per tempo; dunque non doveva essere una presenza minacciosa.
Forse qualche giovane Cavaliere era stato troppo avventato e si era ferito in volo con il suo drago nei pressi della foresta, o qualche drago giovane e troppo caparbio si era azzannato per una dragonessa. 
Ma se aveva imparato qualcosa durante la sua vita era che non bisognava mai farsi cogliere impreparati e voleva accertarsi lui stesso che ciò che stava avvenendo fosse solo uno screzio fra draghi o un piccolo incidente di percorso.
Volarono in direzione sud-est, il sole li illuminava, mentre il vento sferzava il suo viso e qualcosa dentro di lui si risvegliava. Non ricordò l’ultima volta che si erano spinti così a Sud verso il limitare degli alberi, e, malgrado tutti quegli anni passati lontani dalle battaglie, notò con orgoglio che la loro nuova vita non aveva indebolito le ali del suo fidato compagno.
Sebbene volassero spesso fuori da Ellesméra per cercare un po’ di solitudine, non lo avevano mai fatto a quella velocità. Le ali, più forti e grandi dalla loro ultima battaglia, erano tese e cavalcavano i venti, si spostavano sulle correnti discensionali con agili e fluidi movimenti senza il minimo sforzo. Nessuno dei due era più un guerriero acerbo.
In groppa a Castigo, Murtagh dovette schiacciarsi contro il suo corpo quando la brezza tagliente iniziò a ferirgli gli occhi. 
Quel giorno si erano spinti nei pressi di Sìlthrim, sulle sponde del lago Ardwen, molto vicini al confine della foresta ed era proprio lì che a quanto pareva erano diretti.
Siamo vicini, lo avvertì Castigo calando di qualche piede e virando verso est.
Seppe che erano arrivati ancor prima di scorgere qualcosa: un ruggito rabbioso e crudele lacerò il silenzio ed il sangue gli si ghiacciò nelle vene per la violenza e la forza con cui arrivò alle sue orecchie.
Forse era qualcosa di più grave di una zuffa finita male. 
Mentre in groppa a Castigo planava al limitare della foresta là dove gli alberi erano più radi, Murtagh riuscì a vederla: un'enorme figura si agitava furiosa mentre alcuni elfi provavano ad avvicinarsi, ma con scarsi risultati.
Era un drago. Di questo era certo. Ma era diverso rispetto a qualsiasi drago avesse mai visto.
Era grande quanto Castigo prima del loro ritiro ad Ellesméra, quindi doveva essere un drago giovane: non avrebbe dovuto avere più di un quarto di secolo.
Le squame, delle stesse sfumature dell’azzurrite, erano più grosse e spesse di quelle normali: scaglie simili a placche d'armatura ricoprivano la carne tenera dei muscoli dalla testa alla coda. Un’altra serie, più chiare di quelle del dorso, gli ricoprivano l’addome. Il loro colore era diverso da quelli che aveva visto fino a quel momento, esso racchiudeva tutte le sfumature di azzurro e blu, le vene in trasparenza sulle ali e nei punti più chiari parevano sfumare in tonalità quali il bianco ed il rosa.
Quello non era l'unico aspetto curioso della creatura, anche nello scheletro e nella fisionomia, spigolosa e minacciosa, era arduo riscontrare somiglianze con il resto dei draghi di Alagaësia. La testa, dalla tipica forma allungata, era acuminata, sormontata da quattro corna nodose ed appuntite. Le ali più grandi dell’intero corpo terminavano con un pollice uncinato e tre dita artigliate, esse sembravano l'abbozzo di ciò che rimaneva delle zampe anteriori -di cui era privo. Alla fine di ogni osso dell'ala, una punta scura fuoriusciva alla fine della leggera membrana, di un azzurro più chiaro e evanescente rispetto alle squame, che interconnetteva le articolazioni.
Le stesse punte scure, ma ben più grandi, tornavano lungo tutta la schiena, interrompendosi solo sulla coda e su una piccola porzione del dorso, alla fine del collo -lungo e massiccio- su cui era legata una sella di cuoio e pellicce. Sopra di essa sembrava esserci ancora legato qualcuno, probabilmente privo di conoscenza, mentre il drago ruggiva colonne di fuoco vermiglio, in preda ad una furia senza controllo.
Quando finalmente Murtagh fu a terra, lo osservò meglio, dall’alto non era riuscito a scorgere le ferite sul corpo di quella strana e curiosa bestia. Sangue nero colava al di sopra dell’ala sinistra e da un’altra brutta lacerazione perdeva del sangue lungo tutta la zampa posteriore destra che teneva leggermente sollevata. Il collo era curvo, pronto a scattare al minimo segno di minaccia ed alla sua base vi era l’ evidente segno del morso di un' altro drago. La coda, l’ unica appendice sana, sferzava l’ aria, nervosa.
Tutti gli sforzi che stavano facendo gli elfi per calmarlo erano vani, se uno di loro provava ad avvicinarsi troppo, le fauci del drago scattavano nella loro direzione, tentando di morderli.
La bocca del drago si socchiuse e piccole scintille fuoriuscirono dalla gola, quando Murtagh capì cosa stesse per fare decise che era tempo di intervenire. Il drago non attaccava se provocato, non voleva fare del male agli Elfi, purché questi ultimi mantenessero una debita distanza, ma al tempo stesso era disposto a tutto per proteggere sé stesso e il suo Cavaliere, arrivando ad ucciderli se avesse fiutato in loro una qualsiasi minaccia. O almeno questo fu ciò che il Cavaliere riuscì a dedurre osservando il suo modo di agire.
« State indietro » intimò Murtagh allargando le braccia, gli elfi vedendolo fecero come gli era stato detto e retrocessero finché tutta l’attenzione del drago non fu su di lui.
Gli occhi cerulei della creatura si posarono su di lui, Murtagh lo vide spostare il peso da una zampa all’altra, evidentemente confuso da quel repentino cambiamento. La punta della coda del drago scattò in aria ed emise un basso ringhio di avvertimento.
Che vuoi fare? Castigo parve allarmato, ma questo non gli impedì di ergersi alle spalle del suo Cavaliere emettendo a sua volta un basso brontolio in risposta alla minaccia, se fosse stato costretto sarebbe intervenuto in sua difesa.
Ma il drago di fronte a loro non sembrò intimidito da quell’eventualità, sebbene Castigo lo superasse come stazza ed esperienza.
È spaventato, gli fece notare Murtagh, muovendo cauto un passo in avanti. Teneva le mani sollevate e Zar’roc era riposta ancora nel fodero. Voglio provare a calmarlo prima di usare la forza.
Ti farai ammazzare e per la tua sconsideratezza mi porterai con te, Murtagh mosse un’altro passo ignorando le sue parole, e per tutta risposta Castigo sbuffò, ma che mi ascolti a fare, tanto fai sempre di testa tua.
Murtagh avrebbe riso del suo fastidio in circostanze normali, ma in quel momento non poteva distrarsi dall’enorme bestia di fronte a lui.
Provò a raggiungere la sua coscienza, tentando di fargli percepire che non era una minaccia per loro, ma trovò solo un muro di rabbia, dolore, paura e confusione.
Non c'era breccia su cui far leva ed ogni parola fu inutile e rimase sospesa nel limbo fra le due menti, non ascoltata. Avrebbe dovuto cercare un altro modo di farsi comprendere.
Respirò a fondo, piccole gocce di sudore gli imperlarono la fronte, se qualcosa fosse andato storto niente avrebbe impedito a quel drago di attaccarlo e strappargli un braccio. Nemmeno Castigo sarebbe riuscito ad intervenire in tempo in quel caso. 
Se qualcosa andasse storto…
Sarebbe colpa tua
, intervenne Castigo, ringhiando.
Rincuorante.
Mosse il piede poco più avanti, lentamente, avvicinandosi ancora di più al drago che nemmeno per un momento perse di vista lui e Castigo. Quando la sua coda prese a muoversi più velocemente in aria, Murtagh si fermò, attendendo che si calmasse, e poi tornò ad avanzare.
Decise che se non poteva raggiungere la sua coscienza, allora avrebbe potuto provare alla vecchia maniera « Non voglio farti del male… » mormorò a voce bassa per non farlo infuriare a causa di un tono troppo incalzante « Anche io sono un Cavaliere, vedi? » gli mostrò il palmo destro su cui brillava opalescente il gedwëy ignasia.
Il drago non parve toccato dalle sue parole, ma Murtagh non si arrese, si mosse nuovamente e lo guardò negli occhi sapendo che avrebbe compreso le sue parole « Tu e il tuo Cavaliere siete feriti, avete bisogno di cure, cibo e riposo. Morirete entrambi se non lascerai che io ti aiuti » la coda si fermò e per un momento il drago di fronte a lui parve soppesare la sua proposta. 
Sebbene apparisse ancora restio a fidarsi, doveva aver colto la verità dietro a quelle parole.
Quando finalmente Murtagh lo vide abbassare la testa, arrendevole, capì che aveva spinto sulla leva giusta. Ma continuò ad avvicinarsi con cautela ed aspettò che fosse il drago a dargli il permesso di avvicinarsi al Cavaliere ancora sulla sua groppa, quando gli porse il fianco poté sciogliere i legacci della sella su cui quest'ultimo era rimasto incastrato.
Quando le gambe furono libere, il Cavaliere scivolò di lato come un peso morto, ma Murtagh fu agile nel prenderlo fra le braccia prima che toccasse terra.
Era più leggero di quello che si era aspettato, ben presto ne capì il motivo, era una giovane donna. Dall’alto, con l’ armatura e le pellicce, era un dettaglio che non aveva notato perché troppo concentrato sulla bestia.
I lunghi capelli biondi, raccolti in piccole trecce e in una coda di cavallo, ricaddero indietro quando la sollevò in braccio. Gli occhi erano chiusi, un lungo rivolo di sangue le colava dal cuoio capelluto sulla fronte, sullo zigomo, lungo le guance pallide fino alla netta linea della mandibola. Il labbro inferiore, divenuto ormai cereo, era rotto.  
Ma fu altro che catturò la sua attenzione, sentì le dita fradice e quando guardò, le trovò macchiate di sangue. Scostò il mantello della straniera: la cotta di maglia era lacerata su un fianco laddove si allargava una ferita ancora viva e pulsante. Il braccio sinistro era abbandonato lungo il fianco con un'angolatura innaturale, segno evidente che fosse rotto.
Soppesando le sue condizioni Murtagh comprese l'urgenza con cui doveva prestare delle cure e oltre che a lei al suo drago. L'odore acre emanato dalle lacerazioni non era rincuorante.
Guardò Castigo, che nel frattempo si era avvicinato con circospezione, ancora diffidente nei confronti dei nuovi arrivati « Dobbiamo curare le ferite più gravi o non sopravvivranno, poi dovranno essere portati nella città più vicina, il resto spetta a loro » 
Posò la mano sulla ferita della ragazza, mormorò parole nell’Antica Lingua e la ferita cominciò a rimarginarsi. Quando la pelle della sconosciuta tornò intatta, toccò al drago. Con l’aiuto di Castigo, presto anche le sue ferite furono guarite.
« Hanno bisogno di riposo e di un guaritore » dichiarò sollevando la ragazza, vista la grandezza di Castigo per lui non sarebbe stato un problema volare con due persone sul dorso. In quanto all'altro drago, non sapeva se avrebbe avuto abbastanza forze per seguirli con tutto il sangue che aveva perso, ma a giudicare dall’insistenza con cui aveva protetto il suo Cavaliere non era certo che li avrebbe lasciati andare senza di lui.
Issò la ragazza sulla sella, assicurò i lacci intorno alle sue gambe e poi prese posto dietro di lei, cingendola con le braccia per essere sicuro non cadesse durante la traversata.
« Avvertite la Regina Arya del loro arrivo, al resto ci penserò io » ordinò agli elfi, poi si voltò verso il drago « Sei libero di seguirci se ti senti abbastanza in forze per farlo, in caso contrario la stiamo portando alla città più vicina, ci potrai raggiungere una volta che ti sarai riposato un po’ volando verso nord-est » il drago allargò le ali, pronto a sollevarsi, e Murtagh piegò un angolo della bocca in un mezzo sorriso« Non avevo dubbi ».
Andiamo Castigo.
Coraggiosa ed audace, ma incosciente quanto te, brontolò Castigo alzandosi in volo.
Murtagh corrucciò le sopracciglia, confuso, 
Chi?
Il drago. È femmina. Lo informò Castigo voltandosi, quasi a volersi assicurare che la dragonessa li stesse seguendo e non fosse caduta fra gli alberi per lo sforzo di librarsi in volo. Ma lei era lì, proprio dietro di loro, e non sembrava intenzionata a lasciarli andare seppure sembrava tenersi in aria solo per forza di volontà.
Murtagh abbassò lo sguardo, osservando la straniera abbandonata contro il suo petto che pareva dormire serenamente.
Qualcosa dentro di lui, però, gli suggerì che il loro arrivo non avrebbe portato buone notizie.





Drago

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CAPITOLO 02 # Prima che venga buio ***


Cap II
NdA: Il capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni toccherà al prossimo!
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!


NOTE INTRODUTTIVE

GENERE
 

Introspettivo, Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra. 
RATING 
Generalmente Giallo e Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI 
Murtagh Morzanson, Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE 
Ambientata 200 anni dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina  annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE 
  • Per rimanere aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per inviarvi il link.
  • Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
  • In fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
  • Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
  • Prestavolto: Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La Benedetta.
  • Mail 
DISCLAIMER
I personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
 

Creative Commons LicenseThis work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.


titolo



CAPITOLO II

Prima che venga buio

L'aria era pallida e chiara. Arya arrivò all’alba del quarto giorno, in un’abbagliante esplosione di rosa e di giallo. Aveva cavalcato sulle ali del Maestrale non appena le era giunta la notizia, giungendo in fretta fino a Sìlthrim.
Le scaglie di Fìrnen, dalle sfumature degli smeraldi, risplendevano alla luce dei primi raggi mattutini. Murtagh lo intravide in lontananza, come una piccola insignificante macchia sull'orizzonte. Il drago verde della Regina degli Elfi era più piccolo e snello di Castigo, volava veloce e silenzioso, eccellendo nelle virate strette.
Le sue zampe si posarono sull'erba alta, ancora scintillante di rugiada, senza alcun rumore.
L’Elfa atterrò con grazia, saltando dalla sella con un solo agile balzo. Non portava gli abiti che era costretta ad indossare a palazzo, poco pratici per volare, invece aveva rispolverato i suoi vecchi e più comodi pantaloni di stoffa ed una giubba verde. Vestiario che, a parere di Murtagh, le donava maggiormente.
Nonostante i secoli passati, la chioma corvina non era sfiorata dalla brina, le braccia bianche ed il viso limpido erano lisci e vellutati. Il suo portamento era regale e lo sguardo rivelava riflessione e saggezza, appresa attraverso anni di esperienza. Il suo volto austero non mostrava il minimo disappunto per la convocazione così improvvisa, ma dai suoi occhi trapelava preoccupazione per i fatti avvenuti quattro giorni prima.
Murtagh non sapeva quanto le fosse stato riferito, non aveva avuto il tempo per preoccuparsene: le condizioni della ragazza erano peggiorate. Nonostante la ferita fosse completamente guarita, era rimasta abbastanza aperta per contrarre una grave infezione. La ragazza era pallida ed emaciata, la sua pelle era calda e scossa dai brividi della febbre, a poco erano servite le erbe medicinali e gli unguenti. Solamente nelle ultime ore sembrava esservi stato un qualche miglioramento. La lotta contro la morte era ancora ben lontana dall’essere vinta, eppure quella ragazza sembrava particolarmente attaccata alla sua vita. Forse avrebbe potuto farcela, era abbastanza forte nell'animo e nel fisico da resistere alla malattia senza morire, ma ancora troppo debole per debellarla.
Il Cavaliere avrebbe preferito scoprire il suo nome e qualcosa su di lei, rispetto a rivolgersi a lei come “la sconosciuta” ma non era riuscito a carpire alcuna notizia, nemmeno dal suo drago. Si rifiutava di parlare sia con lui che con Castigo, mantenendo un ostinato silenzio. Aveva sperato di scoprire qualcosa durante l'improvviso e breve risveglio della ragazza durante la notte precedente, lei però era stata preda del delirio. Le sue palpebre si erano dischiuse, mostrando due limpide pozze blu, ma i suoi occhi non erano riusciti a vederlo, né la sua voce era riuscita a raggiungere le orecchie della giovane. Tutto quello che Murtagh era riuscito a cogliere dal suo mormorio insensato dettato dalla febbre erano state preghiere a Dei che non conosceva, finché la donna non aveva perso di nuovo conoscenza fra le sue braccia, esausta.
Murtagh non aveva nemmeno preso in considerazione la possibilità di violarle la mente: era l’ultimo santuario che rimaneva ad un uomo e di certo non sarebbe stato lui a profanarlo.
La tortura inflitta dai Gemelli contro di lui, duecento anni prima, bruciava ancora vivida nei ricordi. Per quanto le sue intenzioni fossero buone e non avesse alcun motivo per far del male alla sconosciuta, non poteva sapere quale effetto un simile trattamento avrebbe sortito su di lei. Soprattutto in quelle condizioni così precarie.
Un qualunque squilibrio avrebbe potuto provocarle una crisi peggiore di quelle a cui era sopravvissuta negli ultimi giorni.
Per chiunque volesse delle risposte da lei, non erano rimaste che l’attesa e le preghiere.
Ciò non giustificava la sua situazione alquanto scomoda e spiacevole: ora, di fronte alla Regina degli Elfi, Murtagh non sapeva esattamente cosa riferirle dopo averla convocata con così tanta fretta.
Come si conveniva alle tradizioni elfiche, fu lui il primo a parlare. Si portò l’indice e il medio alla bocca e recitò « Atra esterní ono thelduin »
Lo stesso fece Arya rispondendo « Mor'ranr lífa unin hjarta onr » poi lei fece un cenno sbrigativo con la mano prima di aggiungere « Siamo soli, puoi mettere da parte certe formalità »
Murtagh si rilassò, a corte erano molte le etichette da osservare e difficilmente rimaneva da solo a parlare con lei, poter ignorare certe inutili e superficiali cortesie fu quasi un sollievo.
A palazzo al cospetto della Regina doveva calibrare qualsiasi parola, il popolo degli Elfi poteva offendersi facilmente per un'ambiguità ed il loro rancore era lento a placarsi, viste le loro lunghe vite. Non essendo totalmente estraneo alle usanze di corte, per Murtagh era stato più facile che per altri apprenderle, ma quel genere di cose gli erano sempre state strette.
Da quando aveva scoperto la libertà che si celava dentro alle foreste e alle praterie di Alagaësia durante la sua caccia ai Ra'Zac per lui era stato difficile tornare indietro.
« Voglio sapere di più su quello che è successo » ordinò Arya scostando la treccia di capelli neri dalla spalla « Il rapporto arrivato a corte era incredibilmente incompleto e confuso, parlava di un drago e di un Cavaliere, ma sembrava trapelasse una certa urgenza »
Nonostante Arya non amasse perdersi in inutili chiacchiere, perfino Murtagh dovette ammettere che la sua fretta sul focalizzare il problema fu sconveniente perfino per lei. Ma ne conosceva il motivo. Non era un mistero che Arya non amasse la sua compagnia. Il loro era un rapporto difficile da catalogare, non così intimi da essere amici e non così indifferenti da potersi dichiarare conoscenti. In tutti gli anni passati non avevano avuto motivo di approfondire la loro conoscenza, forse per la freddezza e la serietà dell'Elfa o forse per il ricordo del fantasma dell’uomo che lui era stato un tempo. Ma quello di Arya rimaneva l’unico volto familiare per Murtagh fra quelle foreste.
« Purtroppo non ho molto altro da aggiungere » ammise reticente, immaginandosi il disappunto che avrebbe provocato nel suo interlocutore.
La cosa irritò molto Arya, incrociò le braccia e lo osservò severa, non si sforzò di nascondere una nota di rimprovero nella voce « Ho cose molto urgenti che richiedono la mia attenzione a Ellesméra, se questo viaggio... »
« Non fraintendermi » la interruppe il Cavaliere « La faccenda sembra essere urgente, ma al momento non ho molte informazioni al riguardo »
Ciò non sembrò migliorare l'umore della Regina, la quale lo fissò con insistenza « Portami dal Cavaliere allora, ci parlerò io »
« Ho paura che non sarà possibile, è ancora incosciente » la informò Murtagh, poi le fece segno di seguirlo oltre la casa albero del guaritore, dove riposava la ragazza « Perfino il suo drago si rifiuta di parlare, ora Castigo è con lei »
Fìrnen si accovacciò sotto le fronde di un albero, con un occhio li seguii allontanarsi verso le sponde del lago Ardwen. Non li accompagnò, forse per ordine di Arya.
« Non capisco l’ urgenza » insistette la Regina irritata « Non hai alcun rapporto da mostrarmi, eppure quando sono stata chiamata mi era sembrato che tu avessi in mano qualcosa per giustificare un simile allarmismo »
Mutagh era restio a confidarle che ad inquietarlo era stata una mera sensazione, pallido ricordo delle sue esperienze passate e di un istinto particolarmente recettivo per simili segnali. Arya non era tipo avvezzo a questo genere di cose, lei gli stava chiedendo prove tangibili e le esigeva subito.
Restare in silenzio non avrebbe che spazientito l'Elfa e non riusciva a trovare una bugia che non suonasse ridicola, così Murtagh decise comunque di tentare e raccontarle i suoi sospetti.
« Avresti dovuto vedere le loro ferite » le spiegò, mentre camminava gli stivali di pelle logora piegavano l’erba laddove veniva calpestata « Chiunque le abbia provocate aveva la chiara intenzione di ucciderle, sono passati secoli dall’ultima volta che ho visto un Cavaliere ferito così gravemente »
L’espressione di Arya si fece grave capendo a chi si stesse riferendo « Non possiamo saltare alle conclusioni così in fretta »
« Erano morsi di Drago, sono difficili da confondere » insistette.
« Non prova nulla, se non un qualche duello illecito fra due Cavalieri forse troppo focosi. Se fanno parte del Nuovo Ordine, allora una volta scoperta la loro identità verranno severamente puniti per quanto avvenuto »
« Sono abbastanza certo che la sconosciuta non appartenga al nostro Ordine di Cavalieri »
Arya si accigliò « Se è un Cavaliere non dichiarato dovremo far rapporto ad Illirea, la legge è ben chiara al riguardo »

Murtagh sospirò, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a convincerla che dietro a quella storia ci fosse molto di più. Il suo sguardo corse verso le sponde del lago e sorrise. Un modo c’era.
« C’è qualcosa negli ultimi avvenimenti che non mi convince e a cui non so trovare spiegazione, a partire da lei... » disse, Murtagh scostò una delle fronde più basse rivelando alla vista dell’elfa la dragonessa.
L’espressione di Arya mutò: dapprima parve stupita e meravigliata, per poi ricomporsi e mostrare un pacato interesse.
Il lago era lungo e ovale, pareva la punta di una lancia conficcata profondamente nella foresta a nord; le acque erano fuori dalle ombre della foresta, immerse nella luce del sole, eppure erano scure, dell'azzurro profondo di un limpido cielo notturno visto da una stanza illuminata. La superficie era calma salvo le piccole increspature che si allargavano dal corpo di Castigo mentre vi nuotava dentro. Tutt'intorno alla nuda sponda i pendii scoscesi erano ricoperti di soffice erba.
La dragonessa era raggomitolata in un giaciglio, laddove l'erba si era appiattita sotto il suo peso, non si era mai mossa di lì. Teneva ostinatamente il muso posato sopra alle zampe anteriori, seguiva con scarso interesse ciò che la circondava. Adesso il suo sguardo era concentrato sui movimenti di Castigo, mentre quest'ultimo avanzava verso la sponda. Guardandoli assieme era impossibile non esaltarne le differenze: quella nuova razza di drago aveva scaglie più spesse e squadrate, appendici affilate e spigolose, perfino l'aspetto, se possibile, incuteva maggior timore. Nulla in quella bestia dava l’idea di domabile.
Se mai Murtagh avesse dovuto dare forma ai draghi delle antiche leggende, prima del Primo Cavaliere Eragon, quando essi erano ancora animali selvaggi in lotta con i Nani, quello era l'aspetto che avrebbe dato loro. Fieri e temibili.
« Non credo di aver mai visto una creatura simile » mormorò Arya corrucciando le sopracciglia oblique mentre avanzava. Girò intorno alla creatura, studiandola circospetta, ma non si avvicinò. Giunta di fronte alla dragonessa si inchinò, ruotando il polso e portando la mano al petto, nel consueto gesto di saluto degli Elfi.
Al loro arrivo, il drago femmina alzò la testa ignorando la presenza di Arya, cercò invece lo sguardo di Murtagh, speranzosa. Ed egli ne comprese il motivo senza bisogno di parole « Non ci sono novità sulle condizioni del tuo Cavaliere » annunciò dispiaciuto. Lesse chiaramente la delusione nei suoi grandi occhi azzurri mentre la bestia abbassò la testa, in attesa.
Castigo risalì sulla riva, affiancandosi a loro. I fulgidi raggi del primo sole mattutino iniziarono ad affacciarsi nel cielo, illuminando il rivo d'acqua da cui il drago uscì. L'acqua del lago gocciolava sul suo corpo sotto forma di migliaia perle argentate, rendendo le squame vivide e lucenti come braci.
Sei riuscito a scoprire qualcosa? gli domandò Murtagh, sospettando già la risposta.
Mi ha totalmente ignorato.
Sta soffrendo, forse sta aspettando solo che si svegli
.
O non può parlare, non abbiamo mai visto una tipologia di drago simile, potrebbe non essere più di un grosso lucertolone ammaestrato, ipotizzò Castigo avvicinandosi con maggior confidenza alla dragonessa, la quale però non si mosse.
Murtagh scosse la testa, No, quando le parlo mi capisce, è intelligente quanto te e me.
Forse quanto me, allora,
sibilò furente il drago, rivolgendogli un'occhiata significativa. Castigo non lo aveva ancora perdonato per quel gesto avventato di quattro giorni prima, quando aveva rischiato una mutilazione per aver affrontato da solo e disarmato un drago infuriato. Ripensandoci, non era stata una mossa saggia, ma per sua fortuna era ancora tutto intero ed era andato tutto bene.
In compenso, c'era Castigo a ricordargli -qualora se ne scordasse- quali conseguenze sarebbero seguite alle sue gesta se non fosse stato così fortunato.
Quando si voltò verso Arya, deciso ad ignorare le provocazioni del suo drago, vide che l'Elfa era rimasta in muta contemplazione con le sopracciglia corrucciate, come se tentasse di risolvere un enigma.
« Non vuole parlare, si è completamente chiusa in sé stessa, ma fisicamente si è ripresa completamente » la informò « Le ferite sono state rimarginate con la magia, è abbastanza in forze anche se si rifiuta di mangiare. Da quando è arrivata non si è mossa di qui » ma Arya sembrò non udire le sue parole, tanto era concentrata. La Regina analizzava con intensità il drago estraneo, forse tentando di comunicare con lui, ma la creatura continuò a rimanere impassibile, indifferente alla loro presenza.
Dopo lunghi istanti, l’elfa sembrò arrendersi, si voltò verso Murtagh e Castigo « La sua mente è come una spessa parete di ghiaccio, ogni mio pensiero vi rimbalza addosso senza scalfirla, è chiaro che vuole tenermi a distanza »
Murtagh si voltò verso Castigo in cerca di aiuto, Negli ultimi giorni tu hai passato molto tempo con lei, se deciderà di aprirsi con qualcuno molto probabilmente sarai tu.
Il drago mosse la testa, poco convinto, e fumo nero uscì dalle sue narici. Posso tentare, ma sicuramente non mi ascolterà come tutte le volte che ho provato.
Prova a creare un legame, devi fare in modo che si fidi di te, gli suggerì il Cavaliere, se c'era qualcuno che poteva riuscirci era proprio Castigo.
Il drago rosso si avvicinò di qualche passo alla creatura raggomitolata, quando si fu assicurato che la sua presenza fosse ben accetta, si accovacciò accanto a lei. Le sfiorò il muso con la punta del naso. Finora nessuno aveva avuto il coraggio di toccarla, temendo che avrebbe potuto di nuovo adirarsi.
Lei si riscosse dal suo torpore al gesto inaspettato, alzò la testa e lo fissò con intensità. Murtagh sentì la coscienza di Castigo sfiorare quella della dragonessa con gentilezza, come una carezza, mentre le mormorava parole di conforto e le chiedeva il suo nome.
Vi prego, lasciatemi in pace e basta, la voce femminile, inaspettatamente dolce per il suo aspetto minaccioso, arrivò nelle loro teste all’improvviso. Aveva un accento forte, marcato, che però Murtagh non riusciva a collocare in nessuna delle regioni di Alagaësia in cui era stato, ma riusciva a comprenderla e questo era già un passo avanti.
Vogliamo solo delle risposte, la pregò Arya e stavolta la sentì anche Murtagh.
Ed io non voglio darvele, non ora, sibilò adirata e spazientita la dragonessa. I suoi artigli scavarono nella terra, lasciando profondi solchi scuri fra il verde dell'erba.
Dicci almeno il tuo nome, provò Castigo sfiorandole di nuovo il muso, ma stavolta lei si scostò.
Heidael, il mio nome è Heidael, la sua voce arrivò poco più di un sussurro, Ed ora vorrei essere lasciata in pace.
La mente di Heidael si chiuse di nuovo e la sua coscienza scivolò via così come era arrivata, veloce e silenziosa. Castigo posò un'ala intorno a lei, proteggendola. Quando si voltò a guardare Arya e Murtagh i suoi occhi divennero fessure. È meglio se andate ora, disse loro con tono grave.
Murtagh e Arya si allontanarono, scomparendo fra gli alberi. La prima a parlare fu la Regina « Parlerà solo quando il suo Cavaliere si riprenderà» 
« Temo di sì » concordò Murtagh. 
Era comprensibile, non si fidava di loro, sebbene si fosse lasciata avvicinare da Castigo, forse perché l’ unico della sua specie. Se il Cavaliere fosse morto di setticemia sarebbe rimasta completamente sola, questo contribuiva a spaventarla e renderla schiva nei loro confronti.
Forzando la mano erano riusciti ad avere almeno un nome, Heidael, sembrava derivare dall’Antica Lingua ma non assomigliava ad alcun nome delle loro regioni. Heid- significava Luce ma non riusciva a dare un significato al suffisso -ael, poco diffuso nelle loro terre. 
Arya arrestò il passo, posando una mano sul petto di Murtagh sopra al farsetto di cuoio trattato, costringendolo a fermarsi « Per quanto ne sappiamo potrebbero essere pericolose » gli occhi dell’Elfa parvero saette verdi mentre studiavano il suo volto « Non è sicuro tenerle qui » concluse.
« Non possiamo allontanare, quella ragazza ora come ora morirebbe entro qualche ora » dissentì Murtagh serrando la mascella « Ho dato loro la mia parola »
Arya ritrasse la mano, ergendosi in tutta la sua altezza mentre alzava un sopracciglio obliquo « C’è in gioco la sicurezza del mio popolo, ho troppe poche informazioni per potermi fidare di loro. Poi, quel drago... Non ne avevo mai visti di simili e la mia è stata una vita ben più longeva della tua »
« Garantirò io per loro » 
« È una grande responsabilità... »
« Che sono pronto a gestire, Castigo controllerà Heidael, io non lascerò il capezzale della ragazza e se minacceranno Ellesméra in qualunque modo saremo noi a fermarle » la rassicurò con tono fermo e deciso.
« Bene, allora resteranno » concordò pacatamente tornando sui suoi passi, presto tornarono davanti alla casa albero del guaritore « Ma se succederà qualcosa ti riterrò direttamente responsabile, Murtagh Morzanson » lo avvertì la Regina salendo sulla sella di Fìrnen con un agile e fluido movimento.
Murtagh strinse i pugni, odiava quell’appellativo ed Arya lo sapeva.
« Se scoprirò qualcosa sarai la prima a saperlo » tagliò corto, irritato.
Arya annuì « Ne sono certa, appena tornerò ad Ellesméra farò delle ricerche per capire le loro origini, se quella razza di draghi esiste da qualche parte su queste terre allora avranno certamente lasciato delle tracce che sono state documentate » Fìrnen mosse le grandi ali per prendere quota e Murtagh dovette allontanarsi per non venire investito dalla folata d’ aria, ma sentì con chiarezza la voce di Arya salutarlo con « Aspetto presto tue notizie » e il suo era un ordine.
Murtagh sospirò, affondando una mano fra i capelli.
Non sembrava contenta, gli fece notare Castigo.
Non lo era affatto.

 

 

L’ albero da cui era stata ricavata la casa del guaritore era circolare, l’abitazione si articolava in un solo piano ed un soppalco e da lì il tronco si divideva in altre due stanze. Non era grande e sfarzosa come le abitazioni a Ellesméra, ma era comoda e rispondeva alle necessità.
Quando entrò nella stanza dove giaceva la ragazza, l’odore di erbe era così pungente da fargli pizzicare il naso. L’ambiente era piccolo ma accogliente, illuminato da piccoli globi di luce che galleggiavano nella stanza. Lungo la parete in fondo correva un bancone pieno di erbe di ogni varietà, forma e colore. Accanto ad esso era sistemato un letto di legno, ora occupato dalla sconosciuta che respirava sommessamente nel sonno. Spogliata dell’armatura e con solo una leggera coperta di lino a coprirla, Murtagh poteva intravedere le forme che prima erano camuffate, era magra ed alta ma a giudicare dall’accenno di muscoli doveva essere ben allenata e meno indifesa di quello che il suo aspetto lasciasse trapelare.
Il braccio sinistro, fasciato da bende di lino grezzo, era tenuto piegato sul busto con l'aiuto di una fascia che le passava intorno al collo. Una volta liberata dall’armatura era stato Elfeiren, il guaritore, a provvedere alle spugnature per toglierle di dosso il sangue incrostato. Per fortuna la ferita alla testa era solo un taglio superficiale, nulla che non potesse guarire con un po' di magia e riposo.
Elfeiren strizzò un panno nel piccolo secchio di legno accanto al letto e lo posò sulla fronte della giovane donna. Il guaritore di Sìlthrim era un elfo longilineo, più magro ed ossuto rispetto agli altri elfi, aveva lunghi capelli neri striati di grigio vicino alle tempie. Si muoveva lentamente, ma con mani esperte e delicate. Sembrava non condividere la stessa attenzione per le cortesie ed i saluti dei suoi simili.
Quando l'Elfo lo vide, gli sorrise porgendogli uno sgabello « La febbre sta scendendo anche se lentamente, ma è pur sempre un miglioramento » Elfeiren accarezzò la testa della ragazza, le sue mani erano più vecchie di quello che il suo aspetto lasciasse trapelare « Ci vorrà ancora un po’ di pazienza ».
Murtagh annuì ed accettò volentieri di sedersi, a quanto pareva le giornate che gli si prospettavano davanti sarebbero state molto lunghe.
« La Regina Arya vuole delle notizie » mormorò amaramente gettando indietro la testa, si sentiva incredibilmente stanco nonostante non avesse fatto niente « E le vuole al più presto ».
Elfeiren fece schioccare la lingua « Queste, ahimè, non sono cose a cui si può mettere fretta » lanciò prima uno sguardo alla ragazza e poi tornò a rivolgersi a lui « Chiunque sarebbe già morto, quelle ferite sono rimaste là per molto, una simile infezione si è creata dopo interi giorni » Elfeiren prese posto su una sedia creata da radici intrecciate che spostò accanto a lui « Noi Elfi chiamiamo queste persone 
orie »
« I risorti » convenne Murtagh.
Il vecchio elfo annuì « Sono coloro il cui tempo non è ancora venuto e riescono a sopravvivere laddove altri avrebbero trovato la morte, questa giovane donna non morirà, non oggi almeno »
Murtagh sorrise, ripensando ad Heidael « Questa è una buona notizia ».
« Per chi le vuole bene, sono certo di sì » il guaritore alzò un dito ossuto di fronte a Murtagh « Ma quando si sveglierà, gradirei che tu non l’aggredissi con le tue domande, le ferite del corpo stanno guarendo ma per quelle della mente... ecco... quelle sono un’altra storia, solo il tempo può farle rimarginare e non voglio gettare al vento tutto il duro lavoro fatto perché voi giovani siete assetati di risposte più che di coscienza » 
Murtagh si ritrovò a sorridere mentre glielo prometteva, trovando assurdo che dopo duecento anni qualcuno lo definisse ancora giovane. Ma in effetti, in tutti quegli anni, forse non era cambiato molto dal ragazzo in cerca di libertà, avventure ed un posto a cui appartenere, lontano dal castello di Uru’baen.
« Sei un brav’uomo, in pochi avrebbero aiutato uno sconosciuto, anche in questi tempi di pace » disse l’ Elfo, posandogli una mano sulla spalla, ma Murtagh sorrise amaramente a quelle parole.
« Potrei trovarne a migliaia che direbbero il contrario su di me, non sono un brav’uomo, sono solo l’ennesimo stolto sfortunato vittima del destino »
« Come possono perdonarti gli altri, se tu sei il primo a non dare tregua a te stesso? In tutta la mia lunga vita ho imparato a riconoscere le anime tormentate, mio giovane amico » Elfeiren si alzò, facendo leva sulle gambe, ignorando lo sguardo di Murtagh « Ed ora se vuoi scusarmi, vado a prepararti un letto per questi giorni, temo ne avrai bisogno. Non puoi continuare ad attendere su una sedia »

 

 

Passarono altri tre giorni, alla seconda notte il corpo della ragazza non era più scosso dai brividi e quando Murtagh le sfiorò la mano, la trovò piacevolmente tiepida. Eppure non dava cenno di rinvenire, Elfeiren gli aveva consigliato di parlarle, forse il suono di una voce amichevole l’avrebbe aiutata a ritrovare la strada in quel tetro mondo in cui era caduta.
Di tanto in tanto ci aveva provato, le aveva raccontato degli Elfi e della Du Weldenvarden, prima di accorgersi quanto potesse sembrare stupido e chiedendosi se il vecchio guaritore non si stesse facendo beffe di lui.
In quei giorni non aveva mai lasciato la stanza, nonostante Elfeiren gli avesse sistemato un piccolo giaciglio nel corridoio. Se la ragazza si fosse svegliata sarebbe stata certamente confusa e forse anche spaventata, era giusto che al suo risveglio potesse trovare qualcuno che le spiegasse dove si trovasse e da quanto tempo fosse lì.
Murtagh si stiracchiò, aveva i muscoli indolenziti e le gambe addormentate, avrebbe voluto prendere un po’ d’ aria e magari fare un lungo volo con Castigo, giusto per poter bearsi di nuovo del tocco del vento sulla pelle. Ma qualcosa glielo impediva, e non era di certo la promessa fatta ad Arya.
Si stropicciò gli occhi, sospirando sommessamente, prima di tornare ad osservare il volto della ragazza.
Era bella. Ma non lo era nel senso convenzionale del termine, la sua era una bellezza selvaggia, naturale. Non possedeva i lineamenti nobili degli Elfi, né tanto meno la grazia delle nobili di corte. Qualcosa in lei che gli ricordava i brulli boschi che tempo addietro erano stati la sua casa, prima di incontrare Eragon, prima di Castigo, prima di Galbatorix e dei suoi tormenti: quando ancora aveva la speranza di poter essere un uomo diverso da quello che era stato suo padre. 
Forse era per questo che non voleva lasciarla, perché per quanto assurdo, gli rammentava una speranza ed una vita che adesso non esistevano più.
Si guardò intorno, assicurandosi che Elfeiren non fosse nelle vicinanze, ed allungò una mano stringendo quella abbandonata lungo i fianchi della ragazza. La trovò ruvida e callosa, ma piacevolmente tiepida e forte, la mano di una guerriera. 
Le dita affusolate di lei rimasero inermi, mentre le stringeva nella sua mano, in cerca di una qualsiasi reazione. Ma nulla avvenne, queste rimasero immobili fa le sue, inerti.
Dannazione svegliati, pregò mentalmente, sospirando. 
Prova a fare come ti ha suggerito il vecchio Elfo, lo schernì Castigo, silenzioso spettatore di tutti i suoi sproloqui nei giorni precedenti.
Oh, stai zitto, sbottò contrariato lasciando la mano della ragazza, piuttosto come sta Heidael?
La voce del drago si adombrò, Ogni giorno peggio, se continuerà a non mangiare morirà di stenti, ma ignora tutto quello che le porto.
Ti stai preoccupando per lei, gli fece notare Murtagh, ridendo sommessamente, ti sei affezionato?
Lo sentì irritarsi, brontolare, per poi ammettere con voce sommessa Mi piace, è determinata.
Allora spera che sia abbastanza forte da sopravvivere al suo digiuno forzato.
« Heidael è preoccupata per te » disse Murtagh sommessamente guardando la giovane donna, si sistemò a sedere sul bordo del letto « Devi svegliarti... Maledizione, non so nemmeno come chiamarti... » era frustante parlare con qualcuno che non dava nemmeno segno di capirti o ascoltarti. 
« Forse ha ragione Elfeiren, è inutile affrettare le cose » mormorò chinandosi in avanti con i gomiti sulle ginocchia, iniziò ad intrecciare tre lacci di cuoio con cui aveva iniziato a giocherellare da quella mattina « Ho paura che il tuo drago non ce la farà se continuerà a digiunare » e quasi senza accorgersene, continuò a parlare, sovrappensiero, mentre continuava a disfare e rifare la treccia di cuoio che torturava con le dita.
Fuori arrivò la sera ed Elfeiren tornò per accendere le candele, ma non lo interruppe. Andò via senza una parola anche quando fu pronto lo stufato di verdure lasciandoglielo però sul cassettone ai piedi del letto.
Fu solo a notte tarda che Murtagh si decise a lasciar perdere, gettò pieno di rabbia e frustrazione la treccia di cuoio a terra e si alzò guardando con scarso interesse lo stufato ormai freddo.
Ci aveva provato, ma aveva fallito e questo lo faceva sentire debole ed impotente, sensazioni che aveva dimenticato di provare da quando si era liberato dal cappio che Galbatorix gli aveva stretto intorno al collo.
Non si sarebbe intrufolato nella coscienza della ragazza, nemmeno se fosse stata l’unica ed ultima possibilità di risvegliarla. Fu controvoglia e con l’amaro in bocca che decise di ritirarsi nel suo giaciglio. Mosse qualche passo, deciso a stendersi per un paio d’ ore, almeno per rilassarsi un po’, quando con la coda dell’occhio colse un movimento. Si girò e vide le dita della mano destra della sconosciuta tremare prima di artigliare la stoffa della coperta. Tornò a sedersi sul bordo del letto, piegato verso di lei. Una smorfia le si dipinse sul viso quando provò a muovere il braccio sinistro, ancora steccato.
« Piano, piano... Ti hanno dato una bella botta » le mormorò.
Al suono della sua voce, la ragazza si irrigidì, per poi emettere un gemito di frustrazione quando capì di avere un braccio immobilizzato. 
Lentamente lei aprì le palpebre, fra le lunghe ciglia nere, due iridi blu si mossero studiando il soffitto della stanza, infine piegò la testa, per poter studiare l’ambiente in cui si trovava prima di soffermarsi su di lui.
« Dove... Dove sono? » la sua voce aveva lo stesso accento marcato del suo drago, sebbene fosse roca e secca per l’arsura.
Era chiaramente allarmata mentre si tirava a sedere facendo perno con la mano sana sul materasso, le coperte le scivolarono sui fianchi mostrando il busto coperto solo dalle fasciature « Dov’è il mio drago? »
Murtagh le sorrise, rassicurante « Heidael sta bene, è qui fuori che ti aspetta » le indicò un punto indistinto fuori dalla finestra prima di aggiungere « Sei dagli Elfi, nella Du Weldenvarden » inaspettatamente, la cosa parve confonderla ancora di più.
« Non conosco questo posto... Non so dove sia » 
« E’ a Nord, la grande foresta degli Elfi »
Lei scosse la testa, ed i lunghi capelli biondi le scivolarono sulla schiena, disordinati. « Non ci sono foreste a Nord di Ostagar » ribadì lei, decisa.
Murtagh alzò le sopracciglia, confuso « Ostagar? E’ da lì che vieni? »
« Aye »
Nonostante Murtagh non avesse mai sentito quella parola in vita sua, ipotizzò che il suo significato fosse “sì”. Corrucciò le sopracciglia, non sarebbe stato facile comprendersi. Lui non aveva mai sentito parlare di un regno chiamato Ostagar e non aveva la minima idea di dove potesse essere. 
Decise di iniziare dal principio e procedere a piccoli passi.
« Sei ad Alagaësia ora » provò, ma lei continuò a scuotere la testa sempre più confusa.
« Non capisco di che luogo tu stia parlando »
Murtagh sospirò, mordendosi l’interno delle guance con impazienza, sarebbe stato più difficile di quanto non si fosse immaginato.
La ragazza si stava innervosendo, e la comprendeva, lui si sarebbe sentito come lei se al suo risveglio si fosse ritrovato in un luogo sconosciuto di cui non conosceva nemmeno l’ubicazione.
Così non si stupì quando alla fine lei sbottò « Mi dispiace ma non riesco a comprenderti, ti ringrazio per le cure, ma vorrei prendere il mio drago ed andarmene via di qui il prima possibile » lei scostò le coperte con impazienza, provando ad alzarsi in piedi, ma pretese troppo dal suo corpo. Come si eresse, le gambe le cedettero, indebolite dai giorni passati a letto per la malattia e dalla privazione di cibo, e finì in ginocchio sul pavimento.
Murtagh la sostenne, afferrandola per la spalla sana e l’aiutò a sistemarsi a sedere sul bordo del letto « Sei rimasta svenuta per tre giorni, non hai mangiato nulla. Sei ancora troppo debole » la rimproverò, poi corse a prenderle lo stufato ancora intatto abbandonato sul cassettone e glielo porse.
Lei lo prese, mormorò un “grazie” diffidente mentre lentamente si portava la prima cucchiaiata alla bocca. Dovette accorgersi di quanta fame avesse solo dopo il primo boccone, perché trangugiò il resto avidamente.
Quando ebbe finito gli ripassò la ciotola vuota e si accarezzò il braccio steccato.
« Non devi temere, tornerà a posto presto » la rassicurò Murtagh notando la sua preoccupazione, lei lo guardò da sotto le ciglia, squadrandolo.
« Cosa mi è successo? »
Murtagh allargò le braccia, alzando le sopracciglia « Speravo che sapessi dirmelo tu, sei arrivata ferita e priva di conoscenza. Il tuo drago si è rifiutato di rivelarci qualsiasi cosa finché tu non ti fossi svegliata » 
Lei si mosse, a disagio, probabilmente tentando di ricordare. D’ un tratto si irrigidì, portandosi una mano alla testa, sembrava soffrire molto. Murtagh si avvicinò, ma lei si scostò, innervosita.
« Sto bene... » ansimò « ... Solo... non riesco a ricordare altro che delle urla » la vide serrare la presa sulle coperte mentre mormorava con sguardo assente « Io... Li ho abbandonati »
« Chi? »
« La mia gente... Avevano bisogno di me, della loro Regina e io ora... sono qui »
Murtagh si inginocchiò accanto a lei, cercando il suo sguardo « Tu sei una Regina? »
Lei si voltò verso di lui, annuendo « Sono Sigrid La Benedetta, la Cacciatrice delle Steppe, prima del mio nome, Regina di Ostagar (*)» poi il suo sguardo si fece duro « Chi sei tu? »
« Il mio nome è Murtagh e sono un Cavaliere dei Draghi, come te »
« Allora Murtagh di Alagaësia, ti chiedo di spiegarmi tutto, dall’inizio, prima che io possa decidere cosa fare »

 

 

Fu necessaria una mappa perché potessero comprendersi.
Ostagar era un regno nell’estremo Est del continente, oltre la foce del fiume Edda e dell’avamposto di Viborg, costruito nell’ultimo secolo. 
Era un luogo inesplorato dagli abitanti di Alagaësia perché circondato da una catena di montagne più alte dei Monti Beor cosa che rendeva impossibile attraversarle o scalarle. Gli abitanti della piccola città di Viborg, che abitavano alle loro pendici, le chiamavano i Monti Grigi. Il loro nome derivava dalla spessa cappa di scure nuvole che le ricopriva, impedendone di vedere la cima.
Sigrid gli spiegò che per loro quelle erano le
Ulvfjell, le Montagne del Lupo e delimitavano i confini del suo paese da Ovest fino a Nord, circondandolo.
L’unico modo per oltrepassarle era a dorso di un drago, seppur anche questo metodo non fosse privo di rischi, solo Cavalieri esperti nel volo potevano uscirne vivi.
Ma il corpo di un drago normale non era nato per temperature così fredde, come quelle della sua terra natia.
« Prima i draghi erano come i vostri » gli raccontò Sigrid « Ma ad ogni covata, qualcosa in loro cambiava per adattarsi al nostro clima, le scaglie divennero più spesse, le ali più forti e i loro cuori più resistenti »
La cosa interessò molto Murtagh, aveva passato tutta la sua infanzia a sognare dei draghi prima della schiusa di Castigo, ma non ne aveva mai compreso il potenziale fino a quel momento. Ancora una volta si dimostravano bestie straordinarie, capaci di adattarsi all’ambiente in cui vivevano per non soccombere.
Heidael faceva parte di una razza di draghi abituati a temperature estreme, il suo circolo sanguigno era come fuoco liquido adibito a scaldare i muscoli e gli organi interni perché non si congelassero mentre volavano in mezzo alle tempeste di neve. Le zampe, con artigli più grandi ed affilati di quelle degli altri draghi, si erano sviluppate per arrampicarsi sui fianchi delle montagne oltre lo spesso ghiaccio che le ricopriva.
Dopo che Sigrid disegnò la posizione di Ostagar su di un foglio che collocò accanto alla mappa che le stava mostrando Murtagh, la donna comprese dove si trovasse, nonostante non conoscesse quella foresta come Du Weldenvarden, bensì come 
Storskog, ovvero il Grande Bosco. nominò i Monti Beor, a sud, come Dvergfjell, le Montagne Nane
Alaga
ësia – o meglio Gamsted - era un territorio che molti del loro popolo avevano dimenticato, essa viveva ancora solo in canti e vecchie memorie, lascito del luogo in cui i loro antenati avevano vissuto molte ere addietro.
« Heidael deve aver attraversato le Ulfjell e continuato a volare verso est, finché non è arrivata qua, dove ci avete trovate » con l’ indice indicò il limitare della foresta poco sotto Sìlthrim.
Improvvisamente un espressione d’orrore le si dipinse sul volto « Sono stata via troppo a lungo, almeno una settimana... » poi lo guardò prima di aggiungere « Portami da Heidael »
Entrambi si alzarono, ma lei prima di uscire afferrò la spada e la parte superiore dei suoi vestiti, ebbe un po’ di difficoltà ad indossarle con una sola mano ma non gli chiese aiuto e vista la sua diffidenza, Murtagh pensò fosse meglio non intervenire.
Alla fine la vide fissare la spada con un legaccio ed infilare solo una manica della giubba, lasciandola aperta e con una manica penzoloni per lasciare spazio al braccio rotto.
Quando la guidò fuori, fra le fronde degli alberi si potevano intravedere le prime luci del mattino, il cielo era colorato di tinte pastello fra il verde della foresta.
Aveva perso la cognizione del tempo parlando con Sigrid.
L’aria era salubre, dolce e mite, fra gli steli d’erba brillava ancora la rugiada.
Murtagh le fece strada dietro la casa del vecchio guaritore, verso le rive del lago dove sapeva che avrebbe trovato Castigo e Heidael ad attenderli.
Quando arrivarono, colse l’espressione di sollievo sul volto di Sigrid mentre gridava « Heidael! » e correva da lei. La dragonessa, udendo la sua voce, scattò in piedi allungando il collo per permettere alla giovane donna di cingerle il muso con il braccio.
Murtagh si avvicinò a Castigo ancora acciambellato vicino alla dragonessa, si era ridestato dal suo sonno udendo la voce della ragazza e sbadigliò. 
Si è svegliata alla fine.
Sei un acuto osservatore, lo canzonò accarezzandogli le scaglie del fianco.
Almeno ora Heidael mangerà qualcosa, si lamentò il drago soffocando uno sbadiglio, ho mangiato per due in questi giorni.
Murtagh rimase ad osservare le due, ancora strette in un lungo abbraccio, probabilmente avevano tanto da dirsi.
Poi, la voce di Heidael si intrufolò nella sua testa,
Grazie. Ad entrambi.
« Ti avevo dato la mia parola » le ricordò Murtagh, con un sorriso fiero.
« E l’hai mantenuta » convenne Sigrid, controllando i legamenti della sella « Ritieniti completamente sollevato dal tuo giuramento, tornerò per sdebitarmi, il popolo di Ostagar ha buona memoria per gli amici... »
« Perché ho la sensazione che tu te ne stia andando? » la interruppe Murtagh, afferrandola per il braccio.
Lo sguardo di Sigrid scese sulla mano che gli aveva stretto il braccio, cauta, per poi scrutarlo con circospezione « Perché ho la sensazione che tu stia cercando di fermarci? »
« Perché è proprio così, sei troppo debole ora per affrontare un viaggio simile e chiunque vi stia aspettando ad Ostagar - a giudicare da come vi ha conciate la prima volta - non è di certo un vostro ammiratore » le ricordò, incrociando le braccia al petto.
Non l’avrebbe lasciata partire, non ora. Ed era determinato a farlo capire anche a lei.
« Qualunque cosa sia successa, la mia gente ha bisogno di me » insistette Sigrid con veemenza, per poi voltarsi verso Heidael « Tu ricordi qualcosa? Chi ci ha attaccate? Tutto quello che riesco a rievocare sono immagini confuse, niente che possa esserci utile »
Heidael abbassò la testa, parve esitare per un momento prima di rispondere 
Anche io sono confusa, qualcosa mi impedisce di ricordare...
Come è possibile? Chiese incredula Sigrid, stavolta la voce arrivò direttamente alle loro menti.
Quando un Cavaliere subisce un grande shock può succedere che questo si riversi anche sul proprio drago per via del legame che condividete, spiegò Castigo.
« Motivo in più per rimanere, non potete affrontare qualcosa che non conoscete se non vi sarete entrambe rimesse in forze, mentre rimarrai qui potrai tentare di ricordare... Ti aiuterò io » suggerì, sperando che questa volta  ascoltasse il suo consiglio.
Sigrid scosse la testa « Non posso rimanere qui sapendo che ad Ostagar sono in pericolo ed oltretutto ho già abusato della vostra ospitalità, è tempo che io faccia ritorno a casa »
Ascoltalo Eske(**), si intromise Heidael, non serviremo a molto da morte.
« Ma Bard e gli altri? Non sappiamo nemmeno se stanno bene... » Sigrid si portò di nuovo una mano alla testa, colta da un’altra fitta di dolore. Murtagh fece un passo in avanti, temendo che crollasse a terra, ma lei si sostenne al suo drago tenendolo a distanza con un palmo aperto « Sto bene... È stata solo un’ondata di immagini confuse... »
Heidael le sfiorò la testa con il muso, 
Non puoi viaggiare in queste condizioni Eske.
« No... Posso farcela »
« No, non puoi » la contraddisse Murtagh, posandole una mano sulla spalla « Lo sai anche tu che è un gesto da incoscienti. Cosa vuoi fare? Arrivare e combattere qualsiasi cosa ti abbia conciata così la prima volta con un braccio rotto? È il modo giusto per far ammazzare te e il tuo drago »
Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere tutto finito, tuo padre e gli Anziani potrebbero aver già risolto qualunque problema si sia presentato, tentò di rassicurarla Heidael, ma l’espressione di Sigrid non si rilassò.
« Spero che sia così. Ma questo non cancella il fatto che io non ero lì con loro ad aiutarli quando era mio dovere »
In queste condizioni saresti solo un peso, non puoi combattere né affrontare lunghi viaggi, si intromise Castigo.
Sola contro tutti, alla fine Sigrid si arrese all’evidenza « Bene, Murtagh di Alagaësia, farò a modo tuo » guardò il braccio fasciato « Alla fine non potrei nemmeno impugnare il mio scudo, starò a Storskog solo il tempo necessario per guarire e quando potrò impugnare di nuovo le mie armi, noi ce ne andremo »
Una volta deciso, Sigrid si lasciò scivolare sul fianco di Heidael, sedendosi fra l’erba alta. Sembrava non aver intenzione di rientrare, almeno non per il momento.
Nonostante l’espressione contrariata della giovane, Murtagh si sentì sollevato, ma non era sicuro che sarebbe riuscito a tenerla a bada ancora per molto. Si allontanò assieme a Castigo quel tanto che bastava per lasciarle sole, ma non la perse mai d’occhio. Sigrid non sembrava il tipo a cui piaceva scendere a patti.




GLOSSARIO E CURIOSITA':

Bard: Fratello maggiore di Sigrid.

Cerimonia della Schiusa: Rito attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo erede al trono. L' uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o nipoti dell' attuale Re perché essi possano regnare in un futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un drago non può più divenire re o regina. Se c'é più di un contendente che ha superato il rito, allora si segue l' ordine di nascita.

Darnek: Capitale di Ostagar.

Dragonsearch: Palazzo Reale di Darnek.

Dvergfjell: o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.

(**)Eske: Amore mio, inteso come tesoro o cara. 

Gamsted: Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaësia.

Hamlen: Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero vita i primi uomini.

Mare stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.

Montagne del Lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i confini di Ostagar isolandola da Alagaësia.

Ostagar: Regno ad Est di Alagaësia.

Re Bothvar l'Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.

Regina Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid, deceduta dopo la nascita di quest'ultima.

Scudo Giurato: Membro della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della Regina.

Sorresen il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e Bard.

Storskog: o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.

Syrax: Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per il dolore.

Tempio del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le uova di drago, a nord-est di Darnek.

Ymvir: Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò Jormungandr, suo amante e fratello.

Jormungandr: Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello di Ymvir. Fu lui a creare i primi draghi.

Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.

Note:
(*) Sono titoli che vengono dati in base alle imprese compiute, come da tradizione del popolo di Ostagar. Infatti il padre di Sigrid è conosciuto come Re Bothvar l'Ammazzagiganti.

  1. Sigrid soffre di stress post traumatico, per chi ne è vittima, è molto comune perdere la memoria dell'evento che lo ha provocato.
  2. Mi piace pensare che come per gli umani, ma in maniera ancor più amplificata, i draghi possano sentire i propri compagni ideali attraverso i feromoni. 
  3. I nomi delle località sono presi dalla lingua norrenna/olandese/svedese.



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAPITOLO 03 # Spezzata ***


CAPITOLO 03 # Spezzata

NdA: Il capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni toccherà al prossimo!
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!


NOTE INTRODUTTIVE

GENERE
 

Introspettivo, Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra. 
RATING 
Generalmente Giallo e Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI 
Murtagh Morzanson, Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE 
Ambientata 200 anni dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina  annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE 
  • Per rimanere aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per inviarvi il link.
  • Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
  • In fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
  • Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
  • Prestavolto: Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La Benedetta.
  • Mail 
DISCLAIMER
I personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
 

Creative Commons LicenseThis work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.


titolo



CAPITOLO III

Spezzata


Una lunga ombra si allungò nella sua coscienza, il terrore si insinuò in lei, subdolo, mentre quell'oscura presenza affondava gli artigli dentro la sua stessa anima. Il mondo intorno a lei era sparito lasciandola sola in quell'incubo. Anche la presenza rassicurante di Heidael, sempre presente in un angolo della mente, l'aveva abbandonata. C'erano solo lei, le urla, e quell'ombra.
Sigrid si ritrovò paralizzata, i muscoli si contrassero in una morsa dolorosa, persino respirare le provoca solamente altro dolore. Immagini sfocate si susseguivano nella sua testa, senza controllo, impazzite. Figure indistinte correvano ed urlavano, alcune cadevano a terra senza più rialzarsi. A terra si allargavano macchie scure, viscide, sotto la suola degli stivali. Lampi di luce cremisi tagliavano l'oscurità e poté sentire il loro calore fin sotto la pelle scorrere dentro le vene bruciandole gli organi.
Quella presenza era sempre là, in alto nel cielo, una scura macchia nera in mezzo alle fiamme vermiglie. La stava aspettando, imponente e minacciosa, pronta a divorarla.
Grida e preghiere ovattate urlate al vento accompagnavano quelle visioni, lontani ricordi di un passato non così remoto, e sotto a quelle voci, il suono del suo respiro irregolare le riempiva le orecchie, mentre rimaneva un silenzioso spettatore.
Avrebbe voluto pregare di morire, se l'avesse aiutata a trovare sollievo da quella tortura, ma scoprì di non avere più voce. La bocca era arida, prosciugata dalla saliva e dalle parole, la gola veniva graffiata da dita invisibili strette in una presa fredda e crudele intorno alla pelle del collo. Non riuscì a proferire alcun suono, anche se avrebbe voluto gridare. Ogni suo sforzo era concentrato nel tentare di prendere aria, ma quell'oscura figura nella sua mente glielo impediva, continuando a farla annaspare.
Desiderava svegliarsi da quell'incubo, ma sapeva che tutto quello che le stava accadendo era dannatamente reale e questo lo rendeva mille volte peggiore.
Le fitte alla testa divennero pungenti, credeva che l'avrebbero fatta diventare pazza se avessero continuato, l'unica cosa che riuscì a fare per trovare conforto fu stringersi le gambe al petto e posare la fronte sulle ginocchia, ripetendosi che sarebbe finita presto.
Cercò disperatamente Heidael in ogni angolo della sua mente, ma quello che trovò fu solo orrore e paura. Nella totale e più assoluta disperazione, avvertì una briciola della sua coscienza nascosta fra quelle visioni. Era debole e lontana, ma per lei fu un faro nella notte tempestosa, ci si aggrappò con tutte le forze rimastele e finalmente riuscì ad udire di nuovo la sua voce, flebile, sotto alle altre.
Eske!
Fu un balsamo, una carezza gentile, in mezzo a quel violento turbamento buio e profondo da cui non riusciva a scappare.
Heidael, oh Heidael... la gioia di averla ritrovata, di non essere più sola, le fece scordare per un breve momento tutto il resto dandole un breve momento di pace.
Sigrid segui la mia voce, concentrati solo su di me, ascolta solo me.
Aiutami,
la pregò, mentre, alle sue spalle, l'ombra allungò le ali verso di lei. La lambì, ed il dolore divenne insopportabile. Una lama di fumo, fredda e tagliente come l'acciaio, le trafisse il fianco. Rimase senza fiato nel rivivere quel bruciante dolore, ma quando abbassò lo sguardo, la pelle era ancora intatta. Imprecò a bassa voce, stringendo i denti, provando ad afferrare il suo carnefice ma le mani brancolarono nel buio afferrando l'aria.
Un contraccolpo e fu scagliata lontano, diversi piedi più indietro, scontrandosi contro i confini di quello strano mondo. Il braccio sinistro le pulsò, in preda agli spasmi, ma ancora una volta lo trovò fasciato ed illeso. La testa prese a vorticare, ed ora quello che la circondava era poco più di una macchia sfocata.
Eske! Ascoltami Eske!
Scivolò a terra, esausta, e credette che sarebbe davvero morta lì.
Non lasciarla vincere, tu sei più forte di tutto questo, segui la mia voce.
Fu con l'ultimo briciolo di forza di volontà che Sigrid si lanciò verso la coscienza di Heidael, un barlume lontano fra le ombre distorte dei ricordi.


Quando si risvegliò, fu come una doccia gelata, il suo corpo era scosso da brividi e le immagini erano ancora così vivide da farle venire la nausea.
Ma, fra la costernazione, fu sollevata di poter di nuovo sentire i raggi del sole baciarle la pelle, il fresco tocco del vento sul viso e l'erba soffice solleticarle il palmo della mano. Poco lontano da lei, una canoa con a bordo degli Elfi attraversò le acque del lago, superandola.
Chiuse gli occhi, riempiendo i polmoni d'aria fresca, beandosi di quella calma. Accanto a lei era acciambellata Heidael, si abbandonò contro le sue costole, il ritmo del respiro della dragonessa era lento e cadenzato sotto le squame. Concentrandosi su di esso, riuscì a riprendere il controllo.
Qualcosa di caldo ed umido le bagnò la guancia, lo sfiorò con la mano, era il naso del drago.
Mi hai fatto così spaventare, stavolta la crisi è durata più del solito, temevo non ti risvegliassi più, anche senza contatto mentale, chiunque avrebbe potuto cogliere la preoccupazione nella sua voce.
Sigrid rimase in silenzio, incapace di rincuorarla, conscia che Heidael aveva provato il suo stesso dolore per colpa del loro legame.
Sotto alla sua mano, la dragonessa chiuse gli occhi, strusciandovisi contro.
Erano passati sei giorni dal suo risveglio a Storskog. Sei giorni da quando erano iniziate le crisi e gli incubi.
Era iniziato tutto con frammenti di immagini, reminiscenze che tornavano alla memoria di tanto in tanto quando era ancora sveglia e provava a riportare alla mente quanto era accaduto ad Ostagar. Si era detta che forse era un buon segno, la memoria stava tornando e ne era felice. Voleva sapere contro chi o cosa avrebbe dovuto combattere una volta tornata a casa, così avrebbe potuto prepararsi.
Aveva tentato di carpire ogni dettaglio da quei flash disordinati di sequenze contorte, ma non era servito a molto, e prima che potesse scoprire qualcosa di utile erano iniziati gli incubi. Quando si stendeva nel suo giaciglio e si addormentava, si ritrovava catapultata in un mondo grigio, la cui aria le lasciava in bocca il sapore della cenere. Gli eventi che si susseguivano erano impossibili da distinguere, immersi in una foschia così densa da poterla tagliare con la lama di un coltello, ma ciò che provava mentre era lì era così vivido e reale da farla svegliare madida di sudore.
Ogni volta lo stesso sogno, notte dopo notte, ora dopo ora. Presto, non era più riuscita a trovare giovamento nel sonno, ma solo paura e rabbia, ed aveva rinunciato a dormire.
Durante il giorno si sentiva meglio, lontana da quei terribili incubi, ma un senso di oppressione si era fatto largo dentro di lei. Non poter ricordare era frustrante, la mancanza di sonno la rendeva nervosa ed essere lontana da casa la faceva sentire impotente e vulnerabile. Heidael era la sua unica roccia in mezzo a quel caos.
Le crisi erano iniziate il terzo giorno, era come rivivere quelle sensazioni spaventose ad occhi aperti. Il fiato le si accorciava, il mondo si faceva più piccolo ed opprimente mentre lei si ritrovava immersa nei suoi stessi confusi ricordi.
Si vergognava di se stessa, mai aveva lasciato che il terrore l'attanagliasse così profondamente. Persino all'alba delle battaglie che aveva combattuto non aveva mai provato quel genere di paura, ma solo un senso di eccitazione misto all'adrenalina, poiché nessun mortale ad Ostagar poteva competere contro la furia di lei ed Heidael.
O almeno così aveva creduto fino a qualche giorno prima.
Ogni giorno che passava era sempre peggio e Sigrid temeva di essere sull'orlo della pazzia. Persino un rametto spezzato la faceva trasalire, la sua mano correva all'elsa della spada pronta a fronteggiare la minaccia, solo per poi voltarsi e scoprire che era stato un cerbiatto. Schiva e nervosa, si era chiusa in solitudine rifiutando qualsiasi aiuto che non fosse quello della sua dragonessa.
Quando torneremo e ci saremo vendicate di chi ci ha ridotto così, guarirò. Nella sua mente, sentì la coscienza di Heidael farsi irrequieta a quelle parole.
E se... non ci riuscissimo? Abbiamo fallito la prima volta, chi ci dice che andrà diversamente stavolta?
Sigrid riaprì gli occhi, guardando il drago con sospetto, Cosa ti fa dubitare?
Cosa, mi chiedi? Io condivido il tuo stesso onere, le tue paure sono le mie! Così come i tuoi incubi
, ruggì di rabbia alzandosi in piedi e Sigrid si ritrovò distesa fra l' erba, mentre il drago la sovrastava in tutta la sua mole, Non ti sei ancora ripresa e già parli di vendetta, getteresti alle ortiche la tua vita così facilmente? Dovresti averne più cura! Sarò io a piangerti mentre le Valchirie canteranno il tuo nome nel Valhalla! Ricordatelo!
Se non fosse stata sicura che mai Heidael avrebbe potuto farle del male, Sigrid avrebbe temuto per la sua vita, avendo le fauci spalancate in un ringhio così vicine al suo viso da poterne sentire l'alito sulla pelle. Ma era il suo drago, erano cresciute insieme come sorelle, perciò quella rabbia furente non la spaventò. Si alzò in piedi, impettendosi, fronteggiandola.
Tu non hai fiducia in noi, tu non hai fiducia in me, sibilò attraverso la sua mente, ferita.
L'espressione del drago si addolcì mentre si ritraeva, Io ho sempre avuto fiducia in te, Eske, e sempre ne avrò. Ho solo paura.
Allora corri a nasconderti, se è quello che vuoi, ma non ti aspettare che io mi rintani come un coniglio. Combatterò con o senza di te.
Quel pensiero arrivò ad Heidael prima che potesse fermarlo, lo sdegno rovente con cui lo circondò fece ritrarre il drago per l'impetuosità. La coscienza della dragonessa si allontanò, fino ad arrivare a chiudersi del tutto, in un angolo lontano della mente di Sigrid dove non potesse raggiungerla, rinchiuso in un bozzolo di sofferenza. Heidael si alzò in volo prima che Sigrid potesse rendersi pienamente conto della gravità delle sue parole, quando si fu sollevata sopra alle fronde degli alberi fu troppo tardi per fermarla. La seguì con lo sguardo mentre si allontanava, in un silenzio che la fece rabbrividire, a qualche piede di distanza la seguiva Castigo, che la teneva d' occhio.
Di nuovo sola, non poté far altro che maledirsi per il suo dannato orgoglio e quella rabbia immotivata. Era riuscita ad allontanare l'unica cosa che l'aveva confortata in quei giorni così difficili.
Se fossero state condizioni normali, avrebbe affogato il senso di colpa in una pinta di malto attendendo il suo ritorno, almeno per non pensarci, e forse, i fumi dell'alcol avrebbero soppresso per qualche ora quegli incubi, ma a Storskog non sembravano avvezzi a questo genere di cose.
Quella foresta non aveva nulla a che fare con Ostagar, Sigrid non aveva mai visto prati e foglie così verdi, abituata a colori scuri, toni di grigio e bianco tipici dei paesaggi che caratterizzavano il suo regno. Perfino d'estate la terra poteva essere coperta da del leggero nevischio. Le uniche piante adatte ad essere coltivate in quel terreno aspro e rigido erano patate, pomodori, carote, cavoli e lattuga. Tutto quello che non riuscivano a ricavare dalla terra lo ottenevano da scambi commerciali con le terre oltre il Mare Stretto, che stanche delle loro razzie, avevano accettato di scendere a patti commerciali.
Al contrario ad Alagaësia non sembravano avere di questi problemi, il terreno era rigoglioso e fertile, quella foresta ne era una prova. Gli alberi intorno a lei erano così fitti da riuscire a malapena a distinguere qualcosa fra gli scuri tronchi ed i bassi arbusti.
Sebbene fosse sola sulle rive dello specchio d'acqua, sapeva che quell'uomo, Murtagh, era là in mezzo a tenerla d' occhio. Questo lo confermava anche la presenza del suo drago rosso, alzatosi in volo subito dopo Heidael.
Lui temeva che Sigrid partisse quando ancora non si era ripresa o che qualche sua azione potesse mettere in pericolo la tranquillità di quel luogo. Aveva continuato a dubitarne nonostante avesse accettato con riluttanza la sua ospitalità, rivelandosi non così sprovveduto da lasciare da sola lei o Heidael.
Se non fossi sicura del contrario, potrei credere che abbia già avuto a che fare con il nostro popolo.
Gli abitanti di Ostagar erano guerrieri testardi, più duri delle rocce delle loro montagne, difficilmente avrebbero cambiato idea su qualsiasi cosa se erano contrari a farlo. Per la loro natura cocciuta, era difficile trovare un compromesso e prima come loro Principessa e poi come loro Regina, lei lo sapeva bene. C' erano solo due cose che comprendevano: il rispetto e la fedeltà. Non avrebbero mai voltato le spalle a chi ritenevano degno della propria spada e del proprio scudo.
Quei pensieri la turbarono, pensare a casa dapprima la rincuorava ma subito dopo veniva sopraffatta da un'agrodolce malinconia, senza Heidael a ridere con lei di quei ricordi, ciò che rimaneva era solo nostalgia e paura dell'avvenire.
Fu a testa bassa che si avviò verso la strana casa del guaritore ricavata da un albero dove momentaneamente alloggiava.
Non dovette allontanarsi molto prima di trovare Murtagh appoggiato al tronco di un albero, intravide la punta di un incisivo mordere il labbro inferiore per la concentrazione mentre era intento a scolpire con un coltello quella che a prima vista le parve una statuina in legno.
I lunghi capelli castani gli ricadevano disordinati sulla fronte e sulle spalle larghe, indossava abiti da cacciatore di cuoio e stoffa, sembravano di manifattura elfica ma molto consumati. Nonostante i lineamenti del suo volto richiamassero gli Elfi, lui era un umano proprio come lei. Il suo aspetto non dava a credere che avesse qualche anno più di Sigrid, ma era sicura che in realtà ne avesse molti di più.
Erano i suoi occhi a tradire la sua vera età, intensi e penetranti, rivelavano saggezza ed esperienza apprese con gli anni.
Normalmente Murtagh rimaneva sempre abbastanza distante così da poterle lasciare credere di essere sola anche quando non lo era, si avvicinava solo se voleva parlarle o se lei glielo permetteva.
Così, quando lo vide, non le fu difficile capire cosa volesse.
Nonostante l'avesse salvata, era restia a confidarsi con lui di quello che le stava accadendo, ora come ora faticava a fidarsi di chiunque. La perdita di memoria e tutto ciò che ne era derivato l'aveva resa schiva nei confronti di chiunque.
« Litigato? » domanda frivola di cui lui conosceva già la risposta.
« Mi sembra evidente » tagliò corto lei, ancora innervosita per la discussione con Heidael.
Murtagh sollevò gli occhi dalla statuetta per puntarli su di lei, rigida e impaziente di finire la conversazione, in piedi di fronte a lui. Le sue iridi nere sembravano sondarle l'anima così intensamente da costringerla a distogliere lo sguardo infastidita. Dopo quello strano attacco, di cui non ricordava nulla, si sentiva più vulnerabile e questo non le piaceva.
« Temo che sui Monti Beor non abbiano sentito il ruggito di Heidael, i Nani sono un po' duri d'orecchio »
« Sono felice che il mio malumore ti metta così a tuo agio » commentò Sigrid seccata, con la chiara intenzione di andarsene.
« Non dovresti allontanarla così »la rimproverò lui, per poi indicare con la lama del coltello il punto in cui i due draghi erano volati via « Quando sarai sola, lei sarà l'unica davvero al tuo fianco,
sempre »
« Credi che non lo sappia?» mormorò adirata, più con se stessa che contro di lui, « Le devo molto, molto più di quello di cui potrò mai sdebitarmi »
Murtagh annuì, soddisfatto da quelle parole « So che non avevi intenzione di ferirla » si scostò dall'albero e le si avvicinò, la sua espressione era grave e seria « Perché non mi hai detto che stavi così male? »
Lei si irrigidì, era sempre stata attenta a non mostrare segni di debolezza o cedimento di fronte a lui.
Lui parve comprendere il suo turbamento, si strinse nelle spalle prima di riporre il coltello nello stivale « Sono cose che non si possono nascondere per molto, e credimi, l'ho sperimentato sulla mia stessa pelle. Puoi darla a bere a qualcun altro, ma non a me »
Sigrid lo studiò, soppesando con attenzione le sue parole. Così lui era stato vittima del suo stesso dolore, la comprendeva. Qualcosa in lei si mosse e la sensazione di oppressione al petto le parve improvvisamente più leggera. Scosse la testa, no, non poteva capirla. Lui era un Cavaliere, rispondeva solamente a sé stesso, lei aveva un intero regno sulle spalle, se fosse crollata, Ostagar l'avrebbe seguita. Quella sensazione di fallimento e sconfitta l'avrebbe accompagnata per il resto della vita se, per la sua debolezza, altri ci avrebbero rimesso la loro.
Scostò lo sguardo da lui, ciò che stava accadendo era qualcosa che riguardava lei, un suo onere.
Murtagh dovette cogliere qualcosa dal suo silenzio, perché poi le sorrise e cambiò argomento « A volte più si tenta di ricordare qualcosa, più ci sfugge, devi concentrarti su qualcos'altro » le lanciò la statuetta che stava scolpendo fino a pochi momenti prima.
Sigrid, con ancora il braccio sinistro fasciato, la prese al volo con la mano destra.
Per essere così piccola, poco più grande del suo palmo, era incredibilmente minuziosa nei dettagli. Ogni scaglia era stata rappresentata con precisione, le ali sembravano una sottile membrana di carne piuttosto che legno, passò un dito sulle punte della schiena e sorrise. Era un drago. Era Heidael.
« Dopo duecento anni di pratica, si inizia a diventare bravi » si sporse appena e si bilanciò sui talloni per vederla meglio in volto « Se ti piace puoi tenerla, o meglio ancora, posso insegnarti. Ti aiuterà a distrarti »
Sigrid la strinse fra le dita, guardandolo al di sopra della statuetta « Apprezzo il tentativo, ma se vuoi tentare di consolarmi non devi ricorrere a certi trucchetti »
Murtagh si ritrovò a sorridere divertito da quelle parole « Trucchetti? »
Sigrid alzò un sopracciglio, scuotendo la testa, ma l'ombra di un sorriso le si disegnò sul volto.
« Vedi? Quello è la cosa che più si avvicinava ad un sorriso da sette giorni a questa parte »
Sigrid lo guardò incredula, prima di tornare seria e restituirgli la statuetta « Ti ringrazio, ma non posso accettare. È una cosa che devo riuscire a fare da sola »
Murtagh le scansò la mano, chiudendole con gentilezza le dita intorno al piccolo drago di legno « Puoi tenerlo, davvero. E non voglio importi il mio aiuto, se non lo vuoi, ma devi capire una cosa: non sei più debole se lo accetti »
Sigrid ritrasse il braccio, serrando la presa sul dono, sentì le parole bruciarle a fuoco nell'animo.
« Ho solo paura » mormorò alla fine, lasciando cadere il braccio inerte nel suo fianco. Dirlo fu come togliere un macigno dal cuore « Non sono Regina da molto e guardami, ho fallito alla prima difficoltà. Se non fossi all'altezza... » sospirò ed alzò lo sguardo al cielo, non riusciva nemmeno a finire la frase che le parole le si strozzavano in gola, più amare del fiele.
Tornò a guardarlo, sentì la rabbia ribollire dentro di lei mentre sputava quelle parole, incapace di fermarle « E come se non bastasse, devo riviverlo ogni dannatissimo momento ed è tutto così terrificante... ma quello che fa più male di tutto questo è che non ho avuto la possibilità e la forza di impedirlo »
Le labbra dell'uomo si arcuarono, ma non vi era traccia di alcuna gioia in quel sorriso, solo tristezza e rimorso. Guardandolo negli occhi, stavolta comprese pienamente, lui sapeva
davvero quello che lei stava provando.



Calò la sera ed il cielo si dipinse di tinte rosa e blu.
La brezza notturna le solleticò le spalle, lasciate nude dalla casacca, si era fermata sulle rive del lago a parlare con Murtagh mentre consumavano la cena.
Sigrid iniziava a sentire la mancanza del sapore della carne, oramai le verdure non la sfamavano più, ma all'interno di Storskog o Du Weldenvarden, come la chiamava la gente di Alagaësia, era vietata la caccia.
Ad Ostagar, invece, era considerata la fonte primaria di cibo. Lei stessa aveva guidato battute di caccia, la loro preda preferita erano gli Olifant, mastodontiche bestie con pesanti e spesse pellicce, erano provvisti di due lunghe zanne d'avorio e una proboscide. Ma era molto pericoloso avvicinarsi, poiché erano gli animali di cui si nutrivano anche i Giganti e non era raro incontrarne qualcuno nelle steppe, anche lui intento a procurarsi la cena.
I Giganti erano esseri dall'aspetto umano ma alti almeno cinquanta piedi. Erano stupidi e goffi, la loro pericolosità derivava dall'incredibile forza bruta. Le loro armi preferite erano clave di roccia ricavate da stalattiti che sradicavano dalle profondità delle caverne in cui vivevano.
Qualche anno prima, quando non era ancora Regina, aveva partecipato ad una grande caccia assieme a suo padre. I draghi erano necessari per trasportare i tagli di carne, la pelliccia e l'avorio ricavati dalle carcasse di quelle grandi bestie, adeguatamente dissanguate, nel caso in cui non fossero bastati i carri. Avevano spinto un gruppo formato da quattro Olifant contro una parete di roccia sulla cui cima un altro piccolo contingente di cacciatori li avrebbe tempestati di grosse pietre appuntite. Tre di loro erano caduti a terra con il cranio fracassato, ma uno era rimasto in piedi, ancora illeso. La vista dei suoi simili morti lo aveva imbizzarrito, aveva iniziato a muovere la testa dalle zanne acuminate contro di loro, minacciandoli. Aveva caricato alla cieca e due dei loro si erano feriti gravemente prima che gli altri riuscissero di nuovo a farlo arretrare contro la parete, più la situazione si dilungava più diveniva pericoloso per l'incolumità dei loro uomini. Era stato allora che lei aveva afferrato l'ascia di suo padre, più pesante della sua spada, ed era salita sulla groppa di Heidael, nonostante le grida di rimprovero del genitore. Quando era arrivata in volo sopra alla bestia, si era gettata oltre il suo drago, atterrando sulla groppa dell'Olifant. Sigrid sapeva dove colpire, il collo era il loro punto debole perché lì la carne era più tenera. Mentre con una mano si era aggrappata saldamente alla pelliccia, lottando per non venire disarcionata, con l' altra aveva scagliato con tutta la sua forza l'ascia nella carne dell'animale. Sebbene ogni sua capacità si fosse sviluppata da quando si era schiuso l' uovo di Heidael per lei, le ci vollero tre colpi ben assestati prima di riuscire ad arrivare all'osso. Una volta intaccato, la bestia era caduta sotto il suo stesso peso, esanime. Nonostante lo sguardo di suo padre le avesse fatto presagire che quella sera l' avrebbe aspettata un interminabile discorso sulla responsabilità di essere un capo e sull'importanza di seguire gli ordini, il resto del gruppo aveva battuto la spada contro lo scudo, in segno di ovazione ed approvazione. Da allora, le avevano conferito il titolo di Cacciatrice delle Steppe.
Il ricordo la fece sorridere, era finalmente riuscita a trovare un angolo di tranquillità e nonostante odiasse ammetterlo, Murtagh aveva ragione. Distogliere la mente da quello che era avvenuto l'aveva aiutata a non ricadere nelle crisi, ma questo non cancellava il suo senso di colpa a riguardo ed ogni momento passato lontana da casa era una pugnalata al cuore.
« Sai, quando non sei arrabbiata è piacevole poter scambiare due parole con te » ammise il Cavaliere lanciandole un veloce sguardo divertito fra le ciocche di capelli, Sigrid si morse il labbro e alzò gli occhi al cielo, la stava punzecchiando, di nuovo.
« Nemmeno tu sei poi così fastidioso alla fine, Murtagh di Alagaësia » gli rispose lei di rimando.
Il giovane ridacchiò sommessamente, inclinando la testa da un lato « Sono felice che tu te ne sia resa conto » si piegò in avanti, posando i gomiti sulle ginocchia e la guardò « Puoi chiamarmi solo Murtagh, in fondo sono solo un Cavaliere errante, ora come ora »
Sigrid piegò la testa per guardarlo, seduto su di un tronco accanto a lei, ed accennò un sorriso « Bene, così sia » sospirò, stringendosi nelle spalle « Immagino che tu mi possa chiamare solo Sigrid, non essendo la tua Regina »
Lui parve spaesato da quell'affermazione « Per la nostra etichetta, che tu sia o no la mia Regina, devo rivolgermi a te come si conviene ad una persona del tuo rango... »
Ad Ostagar non vigeva alcuna regola sul come rivolgersi formalmente ai propri sovrani, purché si mostrasse loro rispetto e fedeltà. Per questo non aveva mai ripreso Murtagh, laddove qualcun altro l'avrebbe fatto.

Non era difficile vedere il Re o la Regina di Ostagar scherzare e scambiare battute con il fabbro o con il macellaio per le strade di Darnek, la capitale. Ai membri della famiglia reale era chiesto di essere profondamente legati al popolo, poiché solo così se ne può capire pienamente le necessità e conquistarne la fiducia.
Sigrid corrucciò le sopracciglia prima di esclamare incredula « Ad Alagaësia avete delle usanze totalmente inutili »
« Penso che sia questione di punti di vista, ma se mi dai il tuo permesso, credo che non ci sia nulla di male nel chiamarti con il tuo nome di battesimo » poi lui rise, prima di aggiungere « Anche perché il tuo è un nome davvero lungo »
Anche Sigrid, suo malgrado si ritrovò ad accennare un sorriso « Immagino che per voi sia così. Allora, Murtagh... hai il mio permesso. Mi hai salvato la vita, direi che almeno questo te lo devo »
Doveva essergli grata e rendergli conto almeno di questo. Sebbene all'inizio lo avesse liquidato come un semplice Cavaliere, Sigrid iniziava a capire che dietro a quella facciata si nascondeva qualcos'altro, anche se Murtagh non voleva darlo a vedere. Durante quel poco tempo passato assieme, era stato particolarmente evasivo sulle domande riguardanti il suo passato. Ma non aveva voluto insistere troppo, in fondo, ogni uomo ha i suoi segreti e se non vuole rivelarli è giusto che se li tenga per sé finché riguardano solo lui.
Aveva imparato molto sulla storia e sui luoghi di Alagaësia, ma c'era molto altro da conoscere ancora e a Sigrid piaceva come Murtagh le spiegava della Grande Dorsale, del deserto di Hadarac o dei Nani che abitavano sui Monti Beor. Di tanto in tanto arricchiva noiose spiegazioni con storie e leggende apprese durante i suoi viaggi e presto arrivò anche a raccontarle della sanguinosa guerra consumata duecento anni prima.
« Fu la prima e ultima volta che un Cavaliere regnò su Alagaësia » concluse riponendo le loro ciotole vuote ai suoi piedi.
Sigrid ascoltò attentamente rimanendo turbata dalla forza e dal potere che un solo uomo era riuscito a conquistare.
« Ad Ostagar, invece, solo chi possiede un drago dimostra di essere degno per il Trono »
« E cosa gli impedisce di regnare fino alla fine della loro lunga vita? »
Sigrid rispose con spontaneità « L'onore e un giuramento » Murtagh parve scettico, ma lei continuò « Fu il Primo Re a stipularlo nell'Antica Lingua. Sebbene regnino più a lungo di un mortale, nessuno dei suoi eredi ha mai approfittato della sua posizione. Ad Ostagar l'onore e il legame che abbiamo con il giuramento ci impedisce di rimanere Re per più di quattrocento anni »
Il Cavaliere sorrise amaramente « Temo che semmai arrivasse qualcuno come Galbatorix sul vostro trono, allora non sarà certo un giuramento a fermarlo »
« Forse hai ragione, ma allora ci sarà qualcuno a fermarlo. Non siamo un popolo che accetta di essere comandato da qualche despota senza combattere »
« A volte non basta combattere, ci sono momenti in cui sei costretto a piegarti ed obbedire, se vuoi vivere »
« Ma allora una simile vita non è più tua » ribatté duramente Sigrid, incrociando lo sguardo del giovane accanto a lei.
Lo vide mordersi l'interno delle guance mentre la sua espressione diventava grave « Immagino che sia difficile da capire, se non ci si ritrova nel mezzo »
Il silenzio che calò subito dopo, per Sigrid fu esauriente più di mille parole e lentamente iniziò a capire cosa ci fosse dietro a quei tormentati occhi neri.
Fu Murtagh a spezzare il silenzio, le fece un cenno con la testa, indicando il cielo « Stanno tornando » l'avvertì.
Il cuore di Sigrid perse un battito quando, finalmente, Heidael atterrò e la sua coscienza tornò dove era sempre stata, calma e rassicurante.
Ma qualcosa turbava la dragonessa, una piccola macchia scura nella sua coscienza di cui non conosceva la provenienza.
Gli occhi del drago non incrociarono mai i suoi quando si avvicinò a lei, temendo che fosse ancora ferita per le sue parole, Sigrid le accarezzò il collo.
« Perdonami per prima, non sono in me in questi giorni... » le mormorò, con un timido sorriso di scuse.
Si rese conto quanto le era mancata la sua voce solo quando la udì di nuovo,
Non preoccuparti Eske, lo so. Ma nulla cambiò nella sua espressione e questo la mise in allarme.
Trovò conferma delle sue preoccupazioni quando Castigo, superando il suo simile, le sfiorò la testa con la sua e parlò nelle mente di tutti,
Diglielo Heidael. Ha il diritto di sapere.
Sigrid si allarmò, ritrasse la mano e la guardò confusa « Ho il diritto di sapere cosa, esattamente? »
Castigo si allontanò, sistemandosi al fianco di Murtagh – che parve ignaro di ciò che stava accadendo- dietro di lei. Un inaspettato silenzio cadde su di loro, Sigrid sentì di nuovo la rabbia farle ribollire il sangue mentre cercava lo sguardo di Heidael, ma lei continuò ad osservare insistentemente le creste d'acqua che si infrangevano sulla riva.
Un sospetto si insinuò dentro di lei.
« Heidael! » tuonò, la sua voce risuonò sullo specchio d'acqua per la piccola radura « Cosa mi stai nascondendo?! Rispondi! »
La dragonessa abbassò la testa e strinse gli occhi, il suo dolore la colpì più affilato di una lama nel petto.

Perdonami Sigrid, l'ho fatto solo per proteggerti... qualunque cosa io faccia è per proteggerti....
Il cuore le si strinse, no, non le avrebbe mai mentito. Mai. Era sempre stata al suo fianco.
« Heidael... no... » la sua voce era una preghiera, avvertì la vergogna che stava provando la dragonessa, chiara e cristallina come se fosse sua.

Io... ho sempre saputo cosa è successo a Ostagar...





GLOSSARIO E CURIOSITA':

Bard: Fratello maggiore di Sigrid.

Cerimonia della Schiusa: Rito attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo erede al trono. L'uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o nipoti dell' attuale Re perché essi possano regnare in un futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un drago non può più divenire re o regina. Se c'é più di un contendente che ha superato il rito, allora si segue l'ordine di nascita.

Darnek: Capitale di Ostagar.

Dragonsearch: Palazzo Reale di Darnek.

Dvergfjell: o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.

Eske: Amore mio, inteso come tesoro o cara.

Gamsted: Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaësia

Giganti: Creature umanoidi alte diversi piedi dotati di una forza mostruosa, ma sono anche stupidi e grossi.  Popolano le caverne dei monti che circondano Ostagar, ma si possono spingere fino alle steppe per cacciare. 

Hamlen: Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero vita i primi uomini.

Mare stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.

Montagne del lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i confini di Ostagar isolandola da Alagaësia .

Olifant: Bestie simili ad elefanti che popolano le steppe di Ostagar.

Ostagar: Regno ad Est di Alagaësia.

Re Bothvar l'Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.

Regina Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid, deceduta dopo la nascita di quest'ultima.

Scudo Giurato: Membro della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della Regina.

Sorresen il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e Bard.

Storskog: o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.

Syrax: Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per il dolore.

Tempio del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le uova di drago, a nord-est di Darnek.

Ymvir: Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò Jormungandr, suo amante e fratello.

Jormungandr: Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello si Ymvir. Fu lui a creare i primi draghi.

Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAPITOLO 04 # La caduta ***


CAPITOLO IV La caduta
NdA: Il capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni toccherà al prossimo!
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!


NOTE INTRODUTTIVE

GENERE
 

Introspettivo, Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra. 
RATING 
Generalmente Giallo e Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI 
Murtagh Morzanson, Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE 
Ambientata 200 anni dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina  annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE 
  • Per rimanere aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per inviarvi il link.
  • Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
  • In fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
  • Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
  • Prestavolto: Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La Benedetta.
  • Mail 
DISCLAIMER
I personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
 

Creative Commons LicenseThis work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.


titolo



CAPITOLO IV

La caduta




Su Darnek, quel giorno, incombeva una cappa di minacciose nuvole grigie.
L'aria era statica, di un freddo pungente anche sotto le pellicce ed i tessuti imbottiti, segno che presto sarebbe arrivata la neve.
Sigrid aveva già disposto precauzioni al riguardo. Se la tempesta si fosse rivelata più violenta del previsto, Dragonsearch avrebbe fornito rifugio a chiunque non fosse riuscito a raggiungere la propria abitazione in tempo. La legna per alimentare i camini e i focolari per la notte era già stata ampiamente divisa fra chi non era stato così previdente da raccoglierne abbastanza.
Nei magazzini il cibo abbondava, in caso di emergenza, se lo avessero diviso equamente e con giudizio, avrebbero potuto resistere per almeno un mese.
Non credeva che si sarebbero rese necessarie certe precauzioni, ma se aveva imparato qualcosa osservando suo padre regnare su Ostagar era che quella terra regalava sorprese inaspettate e non sempre si rivelavano buone per chi vi abitava.
Re Bothvar era partito sul dorso di Celtor, il suo drago argentato, verso l'Isola di Munin per unirsi ai suoi avi ancora in vita, gli Anziani, il giorno dopo la sua incoronazione.
Come da tradizione, i regnanti che avevano lasciato il trono ai propri eredi erano liberi di dirigersi a Est, sull'isola più grande del continente, per continuare la loro vita o errare per Ostagar liberi dai vincoli della Corona e da ogni titolo.
Munin era stata creata dal Primo Re, Asbjorn, per ospitare i futuri eredi in ritiro ed i loro draghi.
Nonostante Sigrid fosse libera di chiedere un loro consulto, qualora si fosse rivelato necessario, già sentiva la mancanza del padre. Nonostante i suoi nuovi impegni come Regina le occupassero la maggior parte della giornata, la notte, da sola nelle sue stanze, si domandava se lui sarebbe mai stato orgoglioso del lavoro che stava facendo.
Sebbene occupasse il trono da un solo mese si erano già presentati alcuni problemi che avevano richiesto la sua attenzione: a Sud, alcune incursioni dei pirati che, probabilmente stanchi di razziare Estos e divenuti più coraggiosi -o stupidi-, avevano creato scompiglio a Waterford.
Quel giorno i pirati avevano imparato a proprie spese che Ostagar non era il regno di contadini e ricchi commercianti a cui erano abituati. Gli abitanti della città erano riusciti a respingerli, ma Sigrid era sicura che quei banditi sarebbero tornati, stavolta ben preparati. Uomini come loro, reietti dei continenti a Nord-Est, non avevano metro di giudizio né tanto meno abbastanza intelligenza da saper scegliere i propri avversari. Semmai avessero fatto ritorno, avrebbe fatto rimpiangere la loro sconsideratezza. Nessuno poteva sfidarli e rimanere impunito. La loro sconfitta sarebbe servita come monito anche per gli altri.
Come se le nuove incursioni piratesche non fossero abbastanza, alcune uova al Tempio del Drago si erano rivelate poco più di gusci vuoti. Una nidiata poco fertile era considerata un presagio funesto, ma non si era lasciata scoraggiare, come prima cosa aveva mandato un emissario all'Isola di Munin per cercarne altre e ripristinare l'equilibrio nella covata.
A detta di alcuni membri del Consiglio, era riuscita a superare brillantemente questi piccoli screzi, ma Sigrid non si sentiva così sicura al riguardo. Perfino Bard, suo Scudo Giurato e fratello, non si era mai sbilanciato sulla sua condotta.
Seduta sul trono di ferro grezzo nell'ampio salone di Dragonsearch, Sigrid guardò a destra, dove suo fratello avrebbe dovuto attendere che lei terminasse di presenziare alle richieste di chi le chiedeva udienza. Al suo posto, invece, c'era solo uno spazio vuoto.
Lo aveva inviato a Sud e poi ad Est, a Hedeby, per dirigere le nuove missive in preparazione ad altri eventuali saccheggi per via mare alle città portuali.
Nonostante da piccoli avessero avuto le loro divergenze e tuttora Bard fosse più cupo e di poche parole di quanto non fosse mai stato prima, Sigrid si fidava di lui più di chiunque altro in quelle sale. Condividevano lo stesso sangue, e chiunque tradisce un simile legame viene maledetto in questa vita e nella prossima dalla Dea Hamlen.
In quel momento, fra le fredde mura di pietra e legno di Dragonsearch, Sigrid si sentiva più che mai sola e senza alleati. Sebbene la maggior parte del popolo avesse accolto la nuova regina a braccia aperte, una parte di loro l'aveva guardata con diffidenza conoscendo la storia legata alla morte della Regina Brunilde.
Suo padre, prima di lasciarla, non era sembrato così preoccupato al riguardo.
« Lascia che ti conoscano e che vedano il tuo valore, figliola. A volte si può essere spaventati dai cambiamenti finché essi non si rivelano migliori » le aveva detto Bothvar prima di baciarle la fronte e salire sul dorso di Celtor, diretto verso Munin.
Parole che riuscivano a infonderle coraggio quando la fiducia vacillava, ma di fronte al suo popolo non aveva mai lasciato che certi pensieri trasparissero né sul suo volto né tanto meno nelle sue azioni.
Perfino in quel momento, seduta in mezzo alla corte in attesa del suo giudizio, Sigrid appariva come la Regina che era e sarebbe dovuta essere, sicura di sé e decisa.
Con un cenno della testa avvertì il ciambellano che era pronta a dare attenzione al prossimo caso.
Fra la folla di persone si fece largo un signorotto la cui pancia premeva contro il farsetto in velluto e con un vistoso doppio mento che traballava fuori dallo stretto colletto bianco della blusa, era evidentemente fuori posto fra loro, un elegante rospo in mezzo a dei lupi selvaggi.
Sigrid alzò un sopracciglio, lo aveva visto altre volte, era un emissario di Estos. Dentro di lei qualcosa si mosse infastidito dalla sua presenza, colui che le era di fronte era un ometto viscido e presuntuoso. Avrebbe preferito avere a che fare con lui il meno possibile.
« Mia signora... » l'uomo si esibì in un teatrale inchino che mise a dura prova i bottoni dei suoi vestiti, dietro di lei qualcuno rise sommessamente, ma Sigrid lo quietò con un gesto della mano « Sono Uther di Caldron, delegato di Re Judas di Estos, mi ricordo di lei di quando era poco più di una bambina al fianco di suo pa- »
« Quale richiesta del Re ti ha portato qui, Uther di Caldron?» lo interruppe lei duramente, decisa a non lasciarsi incantare dalla lingua di melassa di quel piccolo rospo e dai modi ricchi di fronzoli inutili del suo continente « Da Estos è un lungo viaggio per venire a chiedere altri scambi commerciali »
Uther parve spiazzato dalla sua affermazione, Sigrid sorrise interiormente, quello fra i regni era un gioco in cui chi aveva la presa più forte sull'altro comandava, e non avrebbe mai dato a vedere a Uther o al suo Re che il loro regno era in realtà per loro indispensabile.
Difatti, essendo Ostagar poco adatta alle coltivazioni, l'intero raccolto di grano e verdure chiuso nei magazzini proveniva da Estos in cambio della loro protezione e dell'avorio degli Olifant da cui ricavavano gioielli e beni di lusso. Senza il loro cibo, Sigrid non avrebbe mai potuto sfamare il suo popolo di sola carne, quando molti secoli addietro vi avevano provato, la gotta aveva reso i loro uomini deboli e lenti.
L'emissario si inumidì le labbra, evidentemente innervosito dalla sua indifferenza, ma subito dopo un sinistro sorriso si dipinse sulle labbra strette « La mia signora è molto perspicace, difatti ci sono questioni più delicate in ballo »
« Quali sarebbero? Sentiamo » Sigrid ne aveva fiutato la puzza non appena era entrato e sapeva di marcio.
Uther infilò una mano sotto al farsetto nello spazio fra i bottoni, e si impettì, dondolandosi sui talloni « Il mio Re è molto amareggiato per quanto riguarda i saccheggi, mia signora, i pirati si fanno sempre più numerosi e più arditi. I loro attacchi aumentano e i tuoi uomini sono troppo pochi, non riescono a proteggerci » il grasso uomo iniziò a camminare avanti e indietro di fronte a lei elencando quali spiacevoli conseguenze erano legate a tale contrattempo. Una di queste era la completa cessazione degli scambi commerciali qualora gli Ostgariani non fossero riusciti ad assicurargli nuovamente protezione.
Sigrid serrò le dita sui manici del suo scranno, le unghie grattarono sul legno laddove era lasciato scoperto dalle pellicce.
Ma la sua voce risuonò dura e fredda quando annunciò « Non vedo quale sia il problema, se avete bisogno di più uomini non sono certo i guerrieri che ci mancano » la cosa parve soddisfare Uther, che sembrò crogiolarsi nella sua stessa vittoria, ma Sigrid voleva rendergli quel boccone molto amaro « Proprio qualche giorno fa ho finito di allenare una guarnigione di Fanciulle dello Scudo, faranno ritorno ad Estos con voi. Ovviamente, visto che vi forniremo nuovi guerrieri, immagino che la metà del loro peso in cibo si aggiungerà agli accordi precedentemente presi con mio padre »
Il sorriso si spense sul volto tondo dell'emissario, il cui labbro iniziò a tremare, se di rabbia o di offesa, Sigrid non seppe dirlo « Donne? DONNE? » urlò Uther con gli occhi fuori dalle orbite « Il mio Re vuole dei guerrieri, non delle donne! Se questa è la sua proposta mi vedo costretto a rinunciare a qualsiasi contatto con il vostro regno! »
Un lieve mormorio si alzò nella sala, mentre il pubblico attendeva il verdetto finale della Regina e Sigrid era decisa a non mostrarsi spaventata dalle sue minacce.
« Siete liberissimo di farlo, Uther di Caldron » concordò mantenendo la calma, ma con il cuore che le palpitava: una parte di lei avrebbe voluto scendere gli scalini solo per avere la soddisfazione di colpirlo « Immagino che potremo prendere ciò di cui abbiamo bisogno una volta che avremo riconquistato Estos dai pirati. In fondo, vi abbiamo provato più volte che siamo gli unici in grado di respingerli, ma siete liberi di chiedere a qualcun altro, sempre che lo troviate ».
Quando le guance di Uther divennero paonazze, Sigrid seppe di avere la vittoria in pugno.
« Il mio Re non sarà contento... » l'emissario iniziò a torturarsi le mani mormorando frasi sconclusionate e senza senso, soppesando la sua offerta, finché alla fine non accettò e lasciò la sala a grandi e goffi passi.
Sigrid sospirò sollevata, abbandonando la schiena contro lo scranno, mentre faceva cenno con la mano al ciambellano.
« La seduta è conclusa, le consulenze riprenderanno domani! » annunciò a gran voce l'uomo, dando il segnale alle guardie di accompagnare la gente fuori.
Sigrid si sentiva incredibilmente stanca dopo quella mattina, quella per lei era la parte più pesante delle sue incombenze. Essere la voce della giustizia era estenuante, se non decideva o sceglieva bene le sue parole avrebbe potuto creare danni irreparabili.
Da dietro lo scranno si fecero avanti due uomini, entrambi membri del Consiglio.
Fu Vegard il primo a parlare, a capo dell'esercito, era un uomo duro e poco incline ai complimenti -almeno nei suoi confronti- e sembrava particolarmente contrariato « La tua è stata una mossa rischiosa » aveva la stessa età di suo fratello Bard ed era stato proprio quest'ultimo a consigliarlo fra i tanti candidati che erano pronti a prendere il posto lasciato vacante dalla morte del vecchio Oris.
« Non sono d'accordo » dichiarò Stigg, era il più anziano, ma nonostante i suoi sessanta anni riusciva ancora a sollevare più ceppi di legna della maggior parte dei ragazzi più giovani. Con una mano, alla quale mancavano il mignolo e l'anulare, si accarezzò i folti baffi grigi e sorrise soddisfatto « Quei boriosi signorotti di Estos si stanno facendo di anno in anno più stupidi, è bene che Sigrid abbia fatto capire loro chi comanda! Se solo volessimo potremmo schiacciarli come acini d'uva tra le dita! » la guardò, nei suoi occhi azzurri vide un orgoglio simile a quello che prova un padre per la figlia.
Lei sorrise a quelle parole, Stigg, ex Scudo giurato di suo padre, era stato come uno zio per lei sin da quando era piccola.
« La nostra Regina ci rispecchia, se fosse stata debole ci avrebbe dipinti tutti come dei poveri zoticoni che tremano alla prima minaccia! Invece ha mostrato loro che siamo un popolo con cui non possono scherzare » continuò il vecchio, battendo un pugno sull'ampio petto ricoperto dalla corazza di cuoio e ferro.
« Se avessi potuto gli avrei mostrato di cosa sono capaci le donne che tanto disprezza » sospirò lei alzandosi in piedi, si stropicciò gli occhi tentando di scordarsi quell'orribile uomo.
« Un giorno la tua sfrontatezza potrebbe costarci cara » la rimproverò Vegard, ma Stigg lo ignorò.
« Bjorn mi ha chiesto di te, vuole che tu vada a controllare le nuove leve e che magari tu faccia loro un discorsetto per motivarle. Posso dirgli che andrai domani se vuoi riposarti »
Sigrid scosse la testa « No, vado oggi. Ho bisogno di distrarmi un po'. Il tempo di indossare qualcosa di più comodo e sarò da lui »
Finalmente libera? Le chiese fremente Heidael e Sigrid rise avvertendo la sua impazienza, dopo essere stata pazientemente ad aspettarla tutta la mattina, l'impetuosità del suo drago iniziava a farsi gravosa.
Ci vediamo ai campi di addestramento.
Fu con un sospiro di sollievo che uscì dal grande salone, la corona, un cerchio di pesante metallo nero lucente con punte acuminate simili a spade, le parve un macigno sopra alla testa.
Vegard si era rivelato una spina nel fianco sin dalla prima adunanza del Consiglio: con le sue parole aveva intaccato la fiducia di molti altri seduti attorno al tavolo. Sigrid lo sapeva, la maggior parte di loro diffidavano di lei. La trovavano debole, inesperta, inadeguata. Avrebbero preferito suo fratello Bard che fino alla Cerimonia della Schiusa si era da sempre guadagnato il favore di tutti ed era sempre stato l'erede perfetto.
Ma non era stato scelto, nessun uovo per lui si era schiuso, né quel giorno né in quelli seguenti. La sua pretesa era caduta. Era rimasta solo lei, la bambina scarna che sarebbe dovuta morire pochi giorni dopo la nascita, ma che invece, fiera e in salute, era ancora lì. Respirava ancora. Potevano pensare quello che volevano, a qualche maledizione o a chissà quale strano antico maleficio, ma lei li avrebbe fatti ricredere tutti: dal primo all'ultimo uomo o donna che non credeva in lei.
Percorse i lunghi corridoi del castello verso le sue stanze, salendo le scale vide una giovane donna, bassa e dalle forme morbide e piene, scendere nella sua direzione.
Indossava una tunica di pesante lana grezza e grigia  stretta da una cintura di cuoio ed un corpetto di pelle. Sulle spalle portava un pesante mantello di lana imbottito di pelliccia, anch'esso grigio. La spilla a forma di drago appuntata sul suo petto indicava la sua appartenenza all'Ordine del Drago, Sigrid la riconobbe, era Freya, la giovane sacerdotessa apprendista della Vecchia Nan.
Quando anche Freya la vide, sul suo viso tondo si allargò un gran sorriso « Mia regina... » la salutò con un breve inchino.
« Cosa ti porta qui? Altri problemi al Tempio? » le domandò Sigrid sperando che così non fosse:  era appena riuscita a risolvere il problema legato alle uova e di certo non era preparata ad una nuova crisi così presto.
La sacerdotessa mosse la mano di fronte al viso, sbuffando « Oh no, mi aspettano faccende molto più noiose e ordinarie a Dragonsearch »
Sigrid ne fu sollevata, il Tempio del Drago custodiva tutte le uova di drago di cui erano in possesso se si escludevano quelle nell'Isola di Munin, dove i draghi dei vecchi Re e Regine continuavano ad accoppiarsi e a farne di nuove. Ma la maggior parte erano a qualche miglio a Nord-Est di Darnek, sotto il controllo delle sacerdotesse dell'Ordine.
La loro vita si concentrava sul benessere delle uova, esse difatti vivevano ai piedi della grande caverna da cui era stato scavato e costruito il Tempio.
Non prendevano marito e non avevano figli, erano guidate dalla Grande Sacerdotessa, il cui posto ora era occupato dalla Vecchia Nan alla veneranda età di novantacinque anni, e se quest'ultima fosse mancata, una novizia scelta da lei ne avrebbe preso il posto.
Freya era stata scelta dalla Grande Sacerdotessa in persona come sua apprendista e quindi, prossima a succederla.
« Sono venuta a controllare le Sterjel ed assicurarmi che non si sentano sole, poverette, in fondo si annoiano a morte » mormorò Freya con aria imbronciata e sinceramente dispiaciuta « Un tempo fieri e potenti draghi, ed ora poco più di belle pietre parlanti »
« Ti sono molto grata del servizio che svolgete ad Ostagar »
La novizia rise « Qualcuno lo dovrà pur fare, è un lavoro duro, ma quando la Dea ti chiama è saggio rispondere! Come sta Heidael? »
« Bene, anche se molto amareggiata » ammise, stropicciandosi gli occhi « I miei impegni mi tengono lontana da lei più di quanto entrambe non volessimo » ripensandoci si sentì incredibilmente stanca. Da quanto tempo non si prendeva una giornata solo per lei e Heidael? Prima erano solite volare intorno a Darnek e sulle pendici dei monti Ulvfjell, cacciando o esplorando gli antri sulle pareti di roccia, in cerca di avventure e, più spesso, guai. Quei tempi le sembravano incredibilmente lontani, anche se in realtà non risalivano che a qualche mese prima.
« Mia regina, penso che non spetti a me dirle che il Consiglio può benissimo incaricarsi di alcuni dei compiti più gravosi » le disse Freya ammiccando.
Sigrid rispose con un sorriso incerto, normalmente sarebbe stato così, ma ora come ora doveva dimostrare alla maggior parte di loro che lei quella Corona se la meritava.
« Mi dispiace congedarmi così presto, ma devo far ritorno al Tempio entro sera e mi sto dilungando in chiacchiere con chiunque incontri, come ben sa i piani sotterranei sono ancora molto lontani, con il vostro permesso » la Sacerdotessa fece un altro piccolo inchino e continuò a scendere le scale, in una camminata fin troppo lasciva per il suo ruolo.
A Sigrid, però, Freya piaceva: la donna era solita dire ciò che le passava per la testa e la sensazione di onestà e simpatia che emanava la sua persona era come una boccata di aria fresca fra le pareti di quel maniero.
Quando arrivò alle sue stanze, nei piani più alti di Dragonsearch, Sigrid fu quasi sollevata di potersi togliere il pesante abito che doveva indossare a corte e sostituirlo con la sua tenuta da battaglia e la cotta di maglia.
Prima di andare da Bjorn, spalancò l'ampia vetrata che si affacciava sul grande terrazzo dove era solita rannicchiarsi Heidael durante la notte. Da lì era possibile vedere l'intera Darnek arrampicarsi sui fianchi delle montagne, ed in lontananza, a dividere il grande valico, poté scorgere lo scuro ed ostile profilo dei Cancelli Neri nascosti dietro una lieve coltre grigia. Questi erano stati costruiti nei tempi antichi, creati dalla fusione del Metallo Nero, uno dei minerali più resistenti in natura. Quest'ultimo veniva estratto dalle miniere sugli Ulvfjell.  A dispetto del nome, il colore di quel particolare metallo era, se lavorato, argenteo con venature e sfumature bianche. Se preso grezzo, appariva nero come il carbone. Lavorarlo richiedeva grandi capacità e pazienza, motivo per cui si usava solo per spade, scudi e cotte di maglia che venivano dati in dono ai migliori guerrieri e alla famiglia reale. Allo stato grezzo era usato per erigere stabili, come i Cancelli, per le fondamenta degli edifici che avrebbero dovuto ospitare draghi o per strumenti di uso comune come picconi e lame di minor qualità.
I Cancelli Neri bloccavano l'unico passaggio via terra che permetteva di arrivare a Darnek, altrimenti circondata dai monti Ulvfjell. Era, perciò, un'importante linea di difesa. In tutti quei secoli, da quando furono costruiti, nessuno era mai riuscito ad oltrepassarli se non a dorso di drago. Nemmeno durante le invasioni dei barbari provenienti Nord-Est o nella Battaglia dei Giganti qualcuno era riuscito a varcarli.
Tra le collinette spoglie e gli aridi pendii delle montagne, Darnek era sopravvissuta per secoli senza aver mai subito danni. Dapprima era nata come uno dei primi insediamenti del Popolo Grigio, con il tempo era cresciuta, divenendo la grande città che era oggi. A differenza delle altre cittadine di Ostagar, Darnek non aveva mura di cinta perché ne possedeva di naturali. Piccole vie si diramavano dalla strada principale fra le case di pietra e legno, disegnando curiosi motivi simili ad una ragnatela. Più ci si allontanava da Dragonsearch più le case erano isolate fra loro, fino alle piccole fattorie e alle stalle, piccoli quadrati scuri in mezzo all'erba. Nere volute di fumo si alzavano dai caminetti, sparendo nella coltre di pesanti nubi.
Nella piazza, il mercato era aperto, piccole bancarelle ricolme dei più curiosi oggetti e di cibi esotici attiravano le persone in strada in un continuo via vai.
Sopra di essi, troneggiava il castello, ultimo edificio prima delle montagne. Aveva ampi saloni e rinforzi in Metallo Nero per sopportare il peso dei draghi. Ogni salone, terrazzo o corridoio era ampio e con alti soffitti in pietra, pensati per i draghi ed i loro Cavalieri.
Sigrid amava Ostagar, dal suo clima rigido e instabile, alla sua gente fino anche ai paesaggi, così aspri e selvaggi. Quella terra le parlava e le sembrava che rispecchiasse la sua anima indomita e difficile da ammansire.
Fu con un sorriso che lasciò il terrazzo, ricordandosi perché fosse diventata la loro Regina.



Il campo di addestramento era stato costruito alla base della collina su cui era stata eretta Dragonsearch: era una struttura circolare senza il tetto al cui centro erano raccolti svariati quadrati di terra. Lei stessa e suo fratello erano stati battezzati alla spada e allo scudo su quegli stessi terreni.
Ricordò la prima volta in cui venne buttata a terra da una sua coetanea, solo per riservarle lo stesso trattamento poco dopo. In quegli stessi campi si era battuta per la prima volta con suo fratello, il ricordo di quell'episodio era confuso e frammentato, ma Stigg le aveva sempre detto che aveva combattuto come una furia per non lasciarlo vincere. Era stato allora che Bard l'aveva colpita con lo scudo, facendole perdere i sensi e un dente da latte. Non ce l'aveva con lui per quell'episodio, stavano combattendo, gli incidenti potevano capitare. Ma da allora, suo padre aveva sempre vigilato con più attenzione su di lui. Sigrid non ne aveva mai capito il motivo, forse suo padre era stato solo troppo apprensivo nei confronti di entrambi, perché da allora Bard non l'aveva più ferita.
Quando arrivò, Bjorn era in piedi di fronte ad una rastrelliera delle armi vuota ed un manichino di paglia, dietro di lui, le sue reclute lo stavano ascoltando con attenzione. Quando il gruppo di bambini la vide, trattennero il fiato.
« Guardate chi ha avuto tempo per noi » la salutò Bjorn, egli aveva la sua stessa età ed insegnava ai più piccoli le basi del combattimento corpo a corpo e con le armi.
Non era difficile capire perché a Darnek avesse fascino con il gentil sesso: alto, slanciato e muscoloso era da sempre stato un giovane promettente. Si era offerto lui stesso di insegnare ai più giovani, rivelandosi un ottimo maestro di spada.
« Era da un po' che non tornavo qui » ammise Sigrid guardandosi attorno con un sorriso soddisfatto, poi si rivolse ai piccoli, piegandosi sulle ginocchia « E qui vedo dei giovani guerrieri pronti a dare battaglia »
In tutta risposta i bambini ruggirono, alzando le spade di legno per aria, il risultato più che minaccioso fu tenero e goffo.
Bjorn si portò indietro con una mano i lunghi riccioli neri « Sono ancora agli inizi, ma promettono bene, hanno molta voglia di imparare »
Sigrid annuì compiaciuta, tirandosi in piedi « Questa è la cosa importante. Per il resto c'è ancora tempo, devono crescere »
Il ragazzo le porse una spada da allenamento « Che ne diresti di una dimostrazione pratica? Da quanto tempo non ci alleniamo un po'? »
Sigrid rise, inclinando la testa « Io contro di te? Sarebbe impari »
« Potrei lasciarti un vantaggio » la stuzzicò Bjorn.
« Sarebbe impari per te, quante volte ancora vuoi finire con la faccia nel fango? »
I bambini risero e il ragazzo fu costretto ad incassare la sconfitta « Non datele retta bambini, prima che fosse scelta da Heidael le davo filo da torcere » ripose la spada, e batté le mani insieme « Che ne dite di ascoltare cosa vuole dirvi la Regina? »
Sigrid sorrise « Voi siete il nostro futuro » iniziò guardandoli uno per uno « Il nostro è un popolo guerriero, non c'è spazio per la debolezza. Siamo temprati dalla stessa terra in cui viviamo, giorno dopo giorno, ci conquistiamo il diritto di stare qui.
Nessuno ci porterà mai via le nostre case, le nostre terre o la nostra libertà senza combattere. Se le nostre spade si spunteranno ci opporremmo con le mani, se le nostre dita si spezzeranno, morderemo finché avremo denti.
Perché è questo ciò che siamo: guerrieri. Ciò che ci aspetta è la vittoria o il Valhalla »
I bambini l'ascoltarono rapiti, per poi esplodere in un boato di approvazione.
Bjorn le batté una mano sulla spalla, sorridendole, Sigrid rispose con una risata di rimando.
Eske sono qui.
La Regina si voltò di nuovo verso i bambini « Ho una sorpresa per voi » annunciò e poco dopo l' ombra di Heidael saettò sopra ai campi, la dragonessa atterrò volando in ampi cerchi. Il suo arrivo fu accolto da urletti eccitati, ed un attimo dopo che le sue zampe ebbero toccato terra fu circondata da una schiera di bambini entusiasti.
Oh! esclamò Heidael sorpresa mentre uno dei più piccoli tentava di arrampicarsi sulla sua schiena, ed altri due le toccavano la coda, curiosi ed affascinati.
Sigrid si ritrovò a ridere di fronte alla scena,
Ti hanno circondato, non si può dire che non abbiano l'istinto da cacciatore.
Eske, dammi una mano... sono così piccoli e così tanti... non voglio schiacciarli!

Una bambina si avvicinò tentando di alzarle le ali per vedervi attraverso, per aiutarla ed evitare di finire contro un' altro bambino, Heidael si sbilanciò cadendo su un fianco.
Sconfitta da un gruppo di bambini, penso che tu sia la vergogna della tua razza, la schernì Sigrid con le lacrime agli occhi dal ridere.
Non farne parola con nessuno, la minacciò il drago con un ringhio, ritirandosi in piedi e scrollandosi di dosso la polvere ed i bambini. Ma loro un attimo dopo le furono di nuovo addosso, accarezzandola come se fosse un grasso gatto di casa.
« Fate attenzione! » si raccomandò Bjorn, per poi rivolgersi a Sigrid « I loro genitori si aspettano di ritrovarli ammaccati, non di certo sbranati »
Sigrid lo guardò, corrucciando le sopracciglia, sentendosi offesa per l'affermazione « Heidael non lo farebbe mai »
Il ragazzo non ne sembrava convinto « Sono pur sempre bestie » ribatté, la sfumatura di disprezzo che gli colorò la voce non sfuggì alle sue orecchie.
L'avversione di Bjorn per i draghi non le era sconosciuta, ma pensava che col tempo si fosse attenuata. Per quanto le piacesse la sua compagnia trovava che questa fosse una grave mancanza, in fondo, Heidael faceva parte di lei.
Se non riusciva ad accettare il drago, allora non poteva comprenderla completamente.
Mentre i bambini continuavano il loro assalto, Bjorn continuò « I tuoi impegni da Regina sono gravosi, non è vero? »
« Alcuni giorni più di altri » ammise Sigrid stringendosi nelle spalle « Sembra quasi che alcuni aspettino solo un mio sbaglio » si ricordò le parole dure che Vegard le aveva rivolto quella mattina.
Vide Bjorn esitare, mentre il ragazzo faceva roteare la spada da una mano all'altra sovrappensiero, per poi alla fine riporla nella rastrelliera e sospirare « Ascolta, la verità è che ti ho chiamata qui anche per un altro motivo » lo vide guardarsi attorno, schivo. Sigrid non lo aveva mai visto così serio, guardò i bambini, ancora troppo presi da Heidael per far loro attenzione prima di tornare al loro discorso.
« Che cosa devi dirmi di così segreto da non poterne parlare a palazzo? »
« Non sai mai chi potrebbe ascoltare, là perfino i muri di pietra hanno orecchie » mormorò serrando la mascella « Mi sono giunte strane voci... »
Ma Sigrid lo fermò con un gesto della mano, mentre tendeva l'orecchio in ascolto di qualcosa che solo lei poteva percepire.
L'aria intorno a loro era cambiata e come lei se ne era accorta anche Heidael, che aveva alzato la testa verso il cielo, snudando le zanne bianche verso un nemico invisibile.
Non seppe se fu con le sue narici o con quelle della dragonessa che percepì l' odore acre e nauseabondo di decomposizione, puzza di morte e di sangue. Era così vivido da poterne quasi assaggiare il sapore acre e sgradevole in bocca.
Uno strano silenzio era calato fra le montagne. Nessun richiamo degli stormi di uccelli o i lontani latrati dei lupi scendevano su di loro dalle montagne. Una quiete irreale che non prometteva nulla di buono. La sua mente colse in lontananza il riverbero di una coscienza, in un eco lontano, ma non era come quelle a cui era abituata. Non riusciva ad attribuirla ad alcuna creatura conosciuta, sebbene ricordasse quella di un drago, essa era qualcosa di più antico e spaventoso a cui lei non riusciva a dar volto.
Un lungo brivido le percorse la schiena per arrivare alle gambe, una terribile sensazione si impadronì di lei, ma la sua mente stava già scandagliando le possibilità.
Sigrid...
Lo so.
La sua espressione era grave quando ordinò « Bjorn porta al sicuro i bambini e proteggili »
Heidael si alzò, con grande rammarico dei piccoli guerrieri che si raccolsero intorno al maestro, lui la guardò confuso « Sigrid che sta succedendo? »
La Regina corse ad una rastrelliera poco distante dal campo, lì erano esposte le spade, le asce e gli scudi veri per i guerrieri più grandi ed esperti.
Raccolse una spada e uno scudo, sistemandoli sulle braccia e si avvicinò ad Heidael « Non lo so, ma niente di buono » rispose aggrappandosi alla sella del drago per montarvi sopra.
« Portali a Dragonsearch, nei piani sotterranei, e fai in modo che non sia fatto loro del male. Appena puoi lancia l'allarme e che tutti rientrino nelle proprie case » Heidael sotto di lei si mosse, nervosa e in fremito « Sistemerò tutto, non temete » rassicurò i presenti lanciando un sorriso ai bambini che in tutta risposta alzarono i pugni al cielo, dimostrando la loro ammirazione e la loro fiducia.
Bjorn, al contrario, sembrava preoccupato, si fece largo tra le piccole reclute afferrando le scaglie della dragonessa « Se è qualcosa di pericoloso non posso lasciarti andare da sola, non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa » le confessò, ed il suo sguardo era grave quando scandì quelle parole.
Sigrid si sporse dalla cavalcatura, stringendogli la mano per incoraggiarlo « Non mi accadrà nulla, ricordi? Era la tua la faccia nel fango »
Vai Heidael, con quelle parole il drago allargò le ali costringendo il ragazzo ad arretrare se non voleva essere investito dalla corrente d'aria sollevata da Heidael. La dragonessa prese velocemente quota e sorvolò Darnek in ampi cerchi.
Sembrerebbe tutto tranquillo, mormorò Heidael volando sopra al mercato, dove gli abitanti stavano continuando a consumare i propri affari, ignari del pericolo, ma io lo sento ancora, quella strana presenza... è qui.
La testa del drago si mosse nervosa, a destra e a sinistra, ma intorno a loro non vi era che roccia inanimata e la città sotto di loro.
Un fiocco di neve cadde dal cielo, seguito da un altro ed un altro ancora, stava iniziando la tempesta di neve. Se fosse stata violenta, avrebbe oscurato la visibilità e chiunque avrebbe potuto colpirle di sorpresa. Dovevano risolvere la faccenda prima.
Avanza, non voglio che avvengano danni a Darnek, qualunque cosa essa sia non è venuta con buone intenzioni.
Sorvolarono le fattorie fino ad arrivare ad una prateria, Heidael continuò a guardarsi attorno, circospetta.
L'aria sembrava stranamente rarefatta, come se su di essa si fossero riversati fumi venefici, quell'odore acre e pungente di putrefazione era particolarmente acuto e più tempo passava più cresceva d' intensità.
Sigrid serrò la presa sull'elsa, il suo sguardo scrutava in ogni direzione, in attesa. Intorno a loro tutto era immobile, come preda di una strana maledizione. L' unico rumore era il battito accelerato del suo cuore che le premeva contro i timpani.
È già qui... mormorò ad Heidael, quasi avesse il timore che quella presenza potesse udirla, stai attenta, non dobbiamo farci cogliere di sorpresa.
Il rumore delle campane di Darnek risuonò per la valle infrangendo il silenzio e dando l'allarme ai cittadini per poi ripercuotersi contro i pendii delle montagne scomparendo in un eco lontano.
Fu allora che Sigrid la vide.
Quella che aveva scambiato per un ombra sul crinale di una montagna ad Est si mosse facendo cadere qualche masso oltre il precipizio.
Cosa diavolo è quello?, la domanda di Heidael si riversò nei suoi pensieri, riflettendo il suo stesso discernimento.
Quell'essere si mosse, allungando dapprima una zampa, seguì una coda che guizzò per aria ed infine due ali si sollevarono in alto verso il cielo. Sotto ai loro occhi increduli, aggrappato alla montagna, vi era quello che sembrava un drago.
Era più grande di Celtor, Sigrid non ne aveva mai visti di così immensi. Le squame nere e triangolari erano abbozzi appena accennati sul corpo massiccio. C'era qualcosa di grottesco nella sua figura, la sua stessa carne sembrava sciogliersi sullo scheletro, mostrando le articolazioni e le ossa. Perfino la testa, triangolare e spigolosa, sormontata da quattro corni acuminati, iniziò a liquefarsi in dense gocce scure. Una di esse cadde sul terreno ed esso divenne marrone, l' erba morì, rattrappendosi in neri steli. L'odore di morte arrivava proprio da lui.
Le due orbite vuote che quell'essere aveva al posto degli occhi si posarono su di lei, ed un rumore sordo e contorto simile ad una risata le arrivò alle orecchie. Un bagliore, sopra alla sua schiena, catturò la sua attenzione. Sopra quel drago vi era un cavaliere avvolto in pesanti pellicce col volto coperto da un elmo.
« Eccoci qua, dunque » la voce bassa, lenta e cadenzata proveniva da quella bestia fetida. Non la sentì nella sua mente, bensì essa risuonò per la valle, perfino la terra parve ritrarsi in silenzio « Tu devi essere la Regina di questa fredda macchia di terra. Possiamo convenire che ho sentito molto parlare di te »
Heidael... lui...
Non so come faccia... non è un normale drago, non può esserlo...

Erano confuse, forse anche spaventate, ma non potevano mostrarlo al loro nemico.
« Tu e il tuo Cavaliere... cosa volete? »
« Oh, lo vedrai » un'altra bassa risata e il drago si staccò con un colpo d'ali dalla montagna, volando nella loro direzione. La violenza dell'onda d'urto provocò una lieve frana lungo il crinale.
Sigrid si preparò, pronta all'assalto.
Il drago nero le superò. Era veloce, e prima che riuscissero ad accorgersi di quello che era successo era già arrivato alle porte di Darnek.
Heidael! Inseguilo!
Sono già su di lui
, ringhiò la dragonessa in direzione del nemico, lanciando un ruggito di sfida.
Heidael affondò gli artigli delle zampe posteriori sul fianco del drago, serrandoli nella carne molle, ma le fiamme del drago lambirono la Torre dei Corvi prima che potessero impedirglielo.
« NO! » Sigrid affondò la lama nella zampa del mostro, il drago emise un verso acuto e virò colpendo con la coda il tetto di una casa. Heidael perse la presa su di lui. La dragonessa allargò le ali, riprendendo quota prima di finire contro la montagna, Sigrid era furente.
Sotto di loro le fiamme lambivano la torre orientale di Dragonsearch come mille lingue cremisi, non un corvo lasciò l'edificio per avvertire dell'attacco l'Isola di Munin o le altre città. La Regina pregò che riuscissero a contenere le fiamme prima che si diramassero per l' intero castello o per la città.
Dobbiamo cercare di spingerlo fuori città, suggerì Sigrid.
« Se è me che vuoi, vienimi a prendere » lo sfidò battendo la spada sui rinforzi d'acciaio dello scudo.
Il Cavaliere sopra di lui, le puntò contro il lungo spadone a due mani, ed il grosso drago nero partì di nuovo all'attacco. Ma stavolta, si scaraventò su di loro.
Heidael evitò una lunga fiammata virando a destra, si arrampicò su di un crinale, spingendo sulle zampe anteriori e caricò il drago. Sebbene la dragonessa fosse più piccola di lui, la forza dello scontro fece sbilanciare il drago quel tanto che bastava per permettere a Sigrid di tentare un affondo sul Cavaliere. Quest'ultimo però lo parò e la respinse indietro, aveva spalle e petto ampi, le sue braccia nonostante la mole furono veloci a reagire e stavolta fu lui a calare per primo la lama su di lei. La ragazza alzò lo scudo ed il colpo le fece vibrare i denti, Heidael si separò appena in tempo per evitare un secondo attacco.
Sigrid provò a farsi inseguire, verso la parte di valle disabitata, ma quel drago fu più veloce e tagliò loro la strada. Quest'ultimo morse la dragonessa sul dorso, mirando a Sigrid, ma lei riuscì a scartare di lato all'ultimo momento.
La Regina allungò il braccio, ma non riuscì a colpirlo, era già sopra di loro. Era dannatamente scaltro e rapido. Le zampe del drago nero si chiusero sul corpo di Heidael, graffiandole l'addome fino alla schiena. Le scaglie si dilaniarono sotto quei rostri appuntiti. La dragonessa emise un ruggito di dolore, le sue fauci scattarono verso l'alto sputando fuoco ma le fiamme non lambirono mai il bersaglio. Si dissolsero contro uno scudo invisibile .
La Regina ed il suo drago si allontanarono tentando di riprendere fiato, le ferite di Heidael perdevano sangue copiosamente « Waìse Heill » mormorò Sigrid piegandosi su di lei, l'energia fluì dal suo corpo per riversarsi sugli ampi squarci, lentamente il flusso si fermò.
Grazie, sospirò la dragonessa.
Non le ho guarite del tutto, ma questo dovrebbe bastare... temo che avremo bisogno di tutte le energie di cui disponiamo per batterlo.
Quell'essere immondo era di nuovo pronto a saltare loro addosso, qualunque ferita che gli avessero inflitto sembrava essere già guarita. Lui ed il suo Cavaliere erano più potenti di quanto Sigrid si fosse immaginata.
Devo arrivare al suo Cavaliere, se muore lui, possiamo approfittare dell'attimo di debolezza per far fuori quello scherzo della natura!
Proverò ad avvicinarmi Sigrid, ma devi essere veloce, lui è più grosso di me e potrebbe sopraffarmi.

Con un grido, si lanciarono contro i nemici, pronte a dar battaglia. Mentre Heidael lottava con denti ed artigli, Sigrid si sporse sulla sella per affrontare il suo misterioso avversario. Scintille scaturirono dalle loro spade quando si scontrarono, mentre sotto di loro i draghi tentavano di mordersi la gola.
Sigrid era più veloce, sebbene quell'uomo avesse più forza bruta di lei, decise allora di giocare d'astuzia. Aspettò che stesse per caricare il colpo, ma invece di pararlo, lo colpì alla tempia con la lamina di metallo dello scudo.
La violenza dello scontro fece scivolare via l'elmo dell'avversario. Il volto glabro e squadrato del Cavaliere era contorto in una smorfia di furia cieca, i capelli erano rasati sui lati, mentre quello che rimaneva della chioma bionda era raccolto in una treccia che finiva sulle spalle.
Due occhi verdi la scrutarono con rabbia.
La spada le scivolò di mano in un attimo di tetra sorpresa « Bard... » sussurrò la Regina con un filo di voce.
L'acciaio le trafisse il fianco all'improvviso, nel suo attimo di debolezza, in una morsa gelida e dolorosa. Sigrid serrò la mascella, in un lamento strozzato.
ESKE!
Heidael, condividendo il suo stesso dolore, era rimasta comunque abbastanza lucida per decidere di separarsi da quella lotta mortale.
Sopra al drago Bard ruggì la sua rabbia, con la spada ancora macchiata del sangue della sorella stretta nel pugno « Ecco, è proprio per questo che non sei adatta a regnare »
Sigrid premette sulla ferita, la confusione lasciò presto spazio alla rabbia ed alla sofferenza « IO MI FIDAVO DI TE! » gridò, la voce incrinata, mentre una fitta la piegava su se stessa.
« Non avresti dovuto. Questo è ciò che sono, Sigrid. Io sono nato per regnare su Ostagar. Io, io solamente, non tu. Sei troppo fragile per il compito che ti è stato dato » Bard accarezzò il collo della bestia, le labbra si curvarono in un sorriso crudele « Ed ora che ho un drago, la mia pretesa è valida quanto la tua. O forse anche di più »
Che cosa ha fatto quel pazzo?, mormorò Heidael angosciata, ed il suo cuore era a pezzi come quello del suo Cavaliere, poiché aveva tradito entrambe.
« Bard... dove hai preso quel drago? »
Un barlume di follia brillò negli occhi verdi « Io l'ho evocato. È stato lungo e dispendioso, ma ho studiato le antiche leggende da quando avevo dieci anni... se nessun uovo di drago voleva schiudersi per me, allora avrei dimostrato la mia forza come Cavaliere dell'Unico. Il Drago Originale. Jörmungandr! »
No, non può essere possibile... , Heidael era sconvolta.
Quel nome turbò Sigrid, ed il suo sguardo cadde su quell'abominio che suo fratello stava cavalcando. Una bestia orribile, uscita dai suoi peggiori incubi da bambina.
Suo fratello si era macchiato di un crimine che non sarebbe mai stato cancellato. Aveva rinnegato il suo stesso sangue e risvegliato una creatura antica e malvagia.
« Lui ti consumerà Bard... » lo pregò la ragazza con la voce spenta, il sangue continuava a riversarsi sulle sue dita, viscido e caldo. L'aria attorno a loro divenne gelida.
Sigrid si sentiva sempre più stanca e spenta, in mezzo a quella confusione di pensieri ed emozioni, perfino le parole dell'Antica Lingua venivano meno.
« Ti sbagli, non mi sono mai sentito così bene e così potente » Bard allungò una mano verso di lei, sul palmo un cerchio rosso cremisi brillò opalescente « Ed ora, sorellina, è giunto il momento di dirci addio » una forte corrente d'aria si alzò all'improvviso, Heidael virò, ma fu inutile. Le colpì in pieno.
Sigrid scivolò dalla sella, quello forse fu la sua fortuna, quando venne scaraventata contro la montagna fu lontano da Heidael e dalla sua mole. Con l'ultimo briciolo di vigore rimasto riuscì a richiamare alla mente un incantesimo base e a proteggersi da gran parte dell'energia dello schianto grazie ad un debole scudo. Il colpo la lasciò senza fiato, fitte di dolore iniziarono a farle tremare il braccio sinistro e il torace, mentre si accasciava sul pavimento di roccia senza più forza.
Dove era atterrata la dragonessa si era alzata una nuvola di polvere grigia.
Ciò che accadde dopo, Sigrid lo ricordava a malapena. Ricordò la pesante coltre di neve che aveva iniziato a cadere, impedendole di vedere chiaramente ciò che stava avvenendo poco sotto di loro. Lampi rossi illuminavano le nubi, mentre delle grida giungevano ovattate alle sue orecchie.
Qualcosa di caldo le rigò le guance, se fossero sangue o lacrime, non seppe dirlo. La testa pulsava e bruciava, impedendole di formulare qualsiasi pensiero razionale.
Intorno a lei, il mondo iniziò ad oscurarsi, l'unica cosa che vide prima di cedere all'oscurità fu la sua mano, che tremante, tentava di raggiungere i pezzi infranti dello scudo sparsi di fronte a lei.




Quei ricordi colpirono Sigrid con una violenza tale da farla cadere bocconi sull'erba alta, per un momento si ritrovò smarrita, chiedendosi dove fosse, ma era di nuovo a Storskog.
« No... no... non può essere » steli di erba verde rimasero intrappolati fra le sue dita, mentre serrava i pugni.
La tempesta ci ha salvate, ha coperto la nostra fuga... tu eri svenuta e ferita, saresti morta se non ti avessi portato via di là, Heidael avvicinò il muso, sfiorandole la testa, ma Sigrid si ritrasse con un gesto rabbioso e sprezzante, cadendo all'indietro.
Murtagh fu da lei. Le posò una mano sulla spalla mentre veniva scossa da violenti singhiozzi e ciò che rimaneva di lei si accucciò contro di lui.

Non vi fu più nulla da dire. Solo silenzio.



GLOSSARIO E CURIOSITA':

Anziani: Antenati e parenti di Sigrid ritirati dal Trono, possono vivere a Munin o vagabondare per Ostagar privi di titoli.

Bard: Fratello maggiore di Sigrid.

Bjorn: Amico di infanzia di Sigrid, ora maestro d'armi.

Caldron: Capitale di Estos

Cancelli Neri: cancelli che proteggono Darnek da attacchi via terra

Celtor: Drago di Re Bothvar, il padre di Sigrid.

Cerimonia della Schiusa: Rito attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo erede al trono. L'uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o nipoti dell'attuale Re perché essi possano regnare in futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un drago non può più divenire re o regina. Se c'é più di un contendente che ha superato il rito, allora si segue l'ordine di nascita.

Darnek: Capitale di Ostagar.

Dragonsearch: Palazzo Reale di Darnek.

Dvergfjell: o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.

Eske: Amore mio, inteso come tesoro o cara.

Estos: Continente ad est, conosciuto per i suoi mercati, commerci e la sua ricchezza. 

Freya: Novizia della Grande Sacerdotessa dell' Ordine del drago.

Gamsted: Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaësia

Giganti: Creature umanoidi alte diversi piedi dotati di una forza mostruosa, ma sono anche stupidi e grossi.  Popolano le caverne dei monti che circondano Ostagar, ma si possono spingere fino alle steppe per cacciare. 

Hamlen: Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero vita i primi uomini.

Hedeby: città marittima di Ostagar a sud-est.

Mare stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.

Metallo Nero: metallo molto resistente ricavato dai monti Ulvfjell.

Montagne del lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i confini di Ostagar isolandola da Alagaësia.

Munin: Isola ad est in cui si raccolgono i re e le regine ritirati dalla loro carica assieme ai loro draghi

Olifant: Bestie simili ad elefanti che popolano le steppe di Ostagar

Ordine del Drago: antico ordine di sacerdotesse devote alla Dea Hamlen che hanno dedicato la propria vita a vegliare sulle uova di drago e sugli Eldunarì.

Ostagar: Regno ad Est di Alagaësia.

Re Asbjorn: Il primo Re, colui che giurò nell'Antica Lingua che né lui né qualcuno della sua stirpe avrebbe regnato su Ostagar più del necessario

Re Bothvar l'Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.

Re Judas: Re di Estos

Regina Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid, deceduta dopo la nascita di quest'ultima.

Scudo Giurato: Membro della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della Regina.

Sorresen il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e Bard.

Sterjell: come gli abitanti di Ostagar chiamano gli Eldunarì

Stigg: membro del Consiglio, ex Scudo Giurato e migliore amico di Re Bothvar, ora consiglia la figlia, Sigrid.

Storskog: o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.

Syrax: Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per il dolore.

Tempio del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le uova di drago, a nord-est di Darnek.

Torre del Corvo: torre in cui sono rinchiusi i corvi messaggeri, ne è stata costruita una per ogni città.

Ymvir: Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò Jormungandr, suo amante e fratello.

Jormungandr: Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello si Ymvir. Fu lui a creare i primi draghi.

Valhalla: Mondo dei Morti nella religione di Ostagar

Vecchia Nan: Grande Sacerdotessa ancora in carica.

Vegard: membro del Consiglio, capo dell'esercito, amico di infanzia e coetaneo di Bard.

Vergini dello Scudo: Ordine militare formato solo da donne, combattono con spada e scudo. Sigrid ha il loro stesso addestramento.

Waterford: città marittima di Ostagar, a sud.

Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.

Uther: Emissario di Estos.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** CAPITOLO 05 # Anime affrante ***


CAPITOLO V - Anime affrante NdA: Salutate l'ultimo capitolo già scritto e pronto per essere pubblicato, anche se la storia è già decisa, il resto lo devo scrivere. Quindi gli altri capitoli arriveranno con un po' più di calma! Ma non temete, continueranno!
Questo capitolo in parte conclude anche quella che è stata la parte "introduttiva" della storia, da qui in poi si entrerà con calma negli eventi principali - e secondari - (credevate che mi piacessero le trame semplici?) della fic.
Approfitterò del tempo in cui scriverò il prossimo capitolo per riprendere un po' in mano anche i capitoli precedenti e migliorarli (senza ovviamente cambiare nulla in quanto a trama) ma solo migliorare lo stile e la forma, tentando anche di aggiustare quello che Nvu ha sformato!
Quindi, detto questo vi auguro buona lettura!



NOTE INTRODUTTIVE

GENERE
 

Introspettivo, Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra. 
RATING 
Generalmente Giallo e Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI 
Murtagh Morzanson, Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orik, gli abitanti di Ostagar ed il popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE 
Ambientata 200 anni dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina  annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE 
  • Per rimanere aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per inviarvi il link.
  • Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
  • In fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
  • Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
  • Prestavolto: Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La Benedetta.
  • Mail 
DISCLAIMER
I personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
 

Creative Commons LicenseThis work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.




titolo

2

CAPITOLO V

Anime affrante





Il vento soffiava da est, col calar della notte la crosta della nuova Luna biancheggiava sullo specchio piatto e nero del lago Ardwen. Una notte silenziosa dal cielo limpido, benché nel lontano Sud grosse nuvole ammassate brillassero ancora fiocamente sopra le punte delle alte querce, ad Ovest le stelle sfavillavano e splendevano.
Sulle rive erbose si increspavano, sospinti dalla debole brezza, gli orli dello stagno.
Il corpo di Sigrid si era placato, così come i tremori anche i singhiozzi erano cessati e ben presto avevano lasciato posto alla furia, fredda e calcolatrice, di chi medita una rivincita.
Murtagh l'aveva intravista nei suoi occhi, nascosta dietro al velo di dolore e tormento, il fuoco di una nuova determinazione che aveva infiammato il suo animo.
Si era allontanata in silenzio, fermandosi sulle sponde della placida pozza d'acqua di fronte a loro, osservando con muta fermezza il profilo degli alberi ad est.
Ma il Cavaliere sapeva che il suo sguardo in realtà stava sorvolando le scure forme degli alberi, valicando le Montagne del Lupo, fino ad arrivare a terre per lei più familiari.
Heidael si avvicinò a lui, dalle froge dilatate del fumo chiaro si innalzò in piccole volute, fino a sparire.
È rintanata in se stessa, è impossibile anche per me raggiungere la sua mente, le iridi del drago, di un azzurro cangiante, si soffermarono su Sigrid. Ma temo di conoscere già i suoi pensieri.
Murtagh non rispose, in realtà temeva di essere arrivato alla sua stessa conclusione.
Castigo, dietro di loro, si abbandonò sul terreno. Qualunque essi siano, è giusto darle del tempo per rielaborare ciò che ha appena appreso. Non abbiamo il diritto di interferire.
La coda di Heidael sferzò l'aria, prima di rivoltarsi contro il drago rosso, Forse non lo avrete voi. Lei è la mia Eske, io ho delle responsabilità verso di lei ed una di queste è proteggerla, tenerla al sicuro.
Castigo alzò il muso, ignorando la provocazione, uno sbuffo di fuoco si levò dalle fauci. È stato proprio il tuo timore a portarci in questa situazione, tu sei il suo drago, non sua madre. Non puoi rinchiuderla in una campana di vetro e pregare che non le accada mai nulla.
L'animo di Sigrid è quello di un guerriero, non potrai per sempre sottrarla alla sua natura. Il tuo compito è accompagnarla nelle sue scelte, aiutandola e vegliando su di lei, ma senza impedirle di essere se stessa.

Murtagh allungò un braccio, posando la mano sul collo del drago. Ancora una volta, dietro quelle parole, vi aveva ritrovato la verità.
Castigo non si era mai opposto alle sue decisioni, nel bene e nel male, gli era stato a fianco come un fedele compagno, un amico, un fratello. Nei suoi occhi, vividi e caldi come braci ardenti, non vi aveva mai trovato ammonimenti ma solo comprensione.
Ed era tutto ciò di cui aveva avuto bisogno anche nei momenti più bui.
Ciò che avevano passato tra le mura della fortezza di Galbatorix li aveva profondamente segnati, entrambi, ma al tempo stesso li aveva legati in modi che forse, altri Cavalieri, non avrebbero mai compreso.
Heidael non trovò conforto in quelle parole, sebbene il suo animo si fosse acquietato.
Io e Sigrid siamo cresciute insieme, mentre raccontava le parole della dragonessa fremevano al ricordo, colorate da sfumature di nostalgia, non ha mai conosciuto sua madre, è morta per darla alla luce, lei si è sempre ritenuta responsabile. Le voci che hanno accompagnato la dipartita della Regina Brunilde non sono mai state d'aiuto.
Sigrid non lo ammetterà mai, ma fin da piccola questo peso ha sempre gravato sulle sue spalle, potete credermi, io conosco ogni angolo recondito della sua mente e del suo animo.
Non sono sua madre dici? Sì, forse è vero. Ma in parte, è come se lo fossi. Così come per lei sono stata una sorella maggiore, un'amica e la sua unica compagna di avventure. Avrà l'animo di un guerriero, ma ha l'indole degna di un capo e il cuore di un drago, poiché è così che è stata cresciuta.
Forse il tipo di legame che lega draghi e Cavalieri ad 
Alagaësia è diverso. Ad Ostagar, la Cerimonia della Schiusa è qualcosa di più di una semplice tradizione, i draghi possono vedere l'indole dell'animo umano e spetta a loro decidere chi ha la stoffa per diventare Re o Regina. Affidandoceli da piccoli, ricade sempre su di noi la responsabilità di mantenere intatto ciò che abbiamo visto di buono e puro dentro di loro, senza lasciarli cedere a comportamenti che potrebbero nuocere a loro stessi e a chi gli sta intorno. Guidandoli di nuovo nella retta via laddove sia necessario. Se la corruzione intacca il cuore del proprio Cavaliere, essa si riversa anche su di noi e presto perdiamo ciò che ne è della nostra coscienza, la nostra punizione per aver fallito nel nostro compito è cessare di esistere come esseri e farci tornare poco più di bestie.
È importante scegliere con accuratezza con chi si decide di passare il resto della vita, poiché avrà influenza su ciò che saremo. Non ho mai avuto dubbi sul conto di Sigrid.

La voce di Heidael si fermò, incrinata dal dubbio, prima di proseguire: Ma temo che quanto avvenuto possa influenzare il suo animo. Non fraintendetemi, sono più preoccupata per lei che per la mia sorte. Se la sua felicità fosse legata alla mia vita, vi rinuncerei volentieri per donarle ciò che si merita.
I suoi occhi lampeggiarono alla luce della Luna nuova mentre volgeva il suo sguardo su Castigo. Quindi perdonerai la mia accortezza nei suoi confronti, sapendo ciò a cui è legata, finì più tagliente di una lama appena affilata.
Murtagh rimase in silenzio, incapace di credere a ciò che aveva appena udito, ma c'erano tante cose che non comprendeva legate a quel lontano Regno a lui sconosciuto.
Profonde differenze segnavano i due paesi, il destino di Ostagar era legato a quello dei draghi e la magia ne era un baluardo fondamentale.
Vi erano segreti che persino i più eruditi di Alagaësia a stento avrebbero potuto immaginare, fra questi il primo era il rito che Bard era riuscito a compiere. Mai nella sua lunga vita, Murtagh aveva udito di una simile magia, nemmeno durante il suo legame con Galbatorix, nella cui fortezza avvenivano gli incantesimi più oscuri e corrotti che la natura umana sia mai riuscita a compiere. Quella stessa oscurità si era riversata su chi aveva compiuto simili atrocità, trasformando quello che era rimasto dell'uomo in un essere corrotto, poco più di un guscio vuoto la cui sete di potere ed odio era impossibile da placare.
Ogni magia però ha il suo costo, più essa è potente più alto è il prezzo da pagare. Come ne fosse uscito vivo Bard da un simile maleficio, Murtagh non lo sapeva.
Forse aveva scoperto l'enorme potere legato agli Eldunarì? O qualcuno lo aveva aiutato? Che lui avesse davvero tanto potere da compiere una simile impresa da solo? Troppe domande di cui era impossibile conoscere la risposta, poiché essa si trovava ben lontana da loro, oltre le Montagne, ad Ostagar.
Comprendeva la preoccupazione a cui erano legate le elucubrazioni di Heidael, ciò che era avvenuto e quello che ne sarebbe conseguito avrebbe messo a dura prova lo spirito e la volontà di Sigrid, ed affrontare un simile potere ti cambia per sempre, o nel bene o nel male. Questo Murtagh lo aveva provato sulla sua stessa pelle.
Sebbene in un primo momento fosse rimasto affascinato dalla visione di Galbatorix su ciò che definiva “un mondo migliore”, presto le sue azioni lo avevano fatto ricredere.
Galbatorix si giustificava dietro a parole quali “per un bene superiore”, affermando che da sempre erano esistiti scettici che avevano remato contro i grandi luminari dei loro tempi, poiché non comprendevano e non riuscivano a vedere oltre i confini della propria ignoranza.
Murtagh sorrise amaramente, nonostante come regnante avesse lasciato molto a desiderare, era da sempre stato un bravissimo oratore.
Ma oltre a lui, vi era stata una bestia ben più subdola e pericolosa da sconfiggere, la sete di potere. Sebbene fosse riuscito a riconoscere la natura delle promesse di Galbatorix come ciò che erano in realtà, ben più difficile era stato sedare quel senso di invincibilità portato dalle sue conoscenze sulla magia. Avrebbe mentito a sé stesso se avesse negato che non gli era piaciuto, era stato inebriante, vi aveva affogato ogni senso di colpa e per qualche tempo era riuscito a soffocarci dietro la malinconia legata alla prigionia.
Quella forse, era una delle droghe più pericolose ed intossicanti di cui Galbatorix era mai riuscito a disporre.
A distanza di secoli, Murtagh non ne era completamente guarito. Poteva sentire ancora una piccola parte di lui ribollire di piacere al solo pensiero di poter riprovare ancora quella sensazione di forza incontrastata.
Scacciò quei pensieri fastidiosi, raggiungendo con lo sguardo Sigrid.
Il suo volto era contratto, apparentemente calmo, ed i suoi occhi velati di concentrazione, immersa in una quieta meditazione. Ma il suo sguardo colse la presa nervosa delle sua dita sulla stoffa degli scuri pantaloni di stoffa.
« Le tue parole aprono nuove domande » ammise Murtagh incrociando lo sguardo di Castigo.
Se ciò che dici è vero, come è riuscito Jörmungandr a mantenere intatta la propria coscienza? Da quello che ci hai raccontato, sembra possedere anche poteri maggiori di noialtri se possiede il dono della parola.
Gli occhi di Heidael si fecero gravi, piegò la testa scrollando il grosso capo. Ahimé temo ci siano magie ed entità così oscure da non poterle comprendere. Se Bard è davvero riuscito a evocare lo stesso Jörmungandr delle leggende, ho paura che quello sia ancora solo un piccolo assaggio di ciò che è capace di fare...
Ma questi non sono argomenti da affrontare con il buio, questo luogo è pacifico ed ospitale e non voglio far calare alcuna ombra su di esso.

« La situazione è ancor più grave di quanto osassi immaginare » disse Murtagh, afferrandosi il mento con le dita, lasciando vagare lo sguardo sulla foresta « Bard va fermato, in un modo o nell'altro... »
« Vedo che siete giunti alla mia stessa conclusione » li interruppe Sigrid, lo sguardo dei presenti corse verso di lei, soffermandosi sulla sua schiena « Come sua Regina devo proteggere Ostagar da qualunque minaccia, ed ora che ho appreso la verità, è mia responsabilità rimediare a ciò che è stato fatto da Bard » si voltò, non vi era vacillamento in quelle parole.

Sigrid..., la chiamò Heidael debolmente, forse timorosa della sua rabbia nei propri confronti. La giovane donna, però, la ignorò ed avanzò verso Murtagh.
« Bard ha rinnegato il suo stesso sangue con le sue azioni, maledetto per sempre è colui che si rivolta contro un proprio familiare pianificandone la morte. Qui ed oggi, io rinnego di avere un fratello. Ad aspettarmi ad Ostagar, vi è solo un nemico »

Parole dure e brutali, ma se vi era qualche segno di rimorso nel pronunciarle, Sigrid non lo diede a vedere. Se a parlare fosse la regina o la donna che vi si nascondeva dietro, era difficile a dirsi, ma certamente tale decisione non era stata presa a cuore leggero. Ogni sillaba pesava gravosamente sulle sue labbra ed a giudicare dal suo sguardo, era sua ferma intenzione mantenerle.
Il Cavaliere si ritrovò a chiedersi se anche Eragon, dopo la battaglia e le rivelazioni ad essa seguite sulle Pianure Ardenti, avevano lasciato in lui la stessa amarezza di cui adesso erano sature le parole di Sigrid. Ai suoi occhi, non vi era molta differenza fra le imprese compiute da lui e quelle di Bard.
L'unico debole appiglio a cui poteva aggrapparsi era forse quel giuramento che lo aveva incatenato mente e corpo agli ordini del Re. Ma per lui, era già abbastanza. Ancora una volta, aveva agito al solo scopo di sopravvivere, se nel mezzo aveva arrecato danni ad altri, quelli erano stati spiacevoli effetti collaterali di cui tutt'ora ne stava pagando il prezzo.

Immagino tu abbia già un piano, Castigo si alzò sulle zampe, allargando le ali, come se fosse pronto a partire lui stesso.
Murtagh batté una mano sul suo ampio torace, grattando energicamente le squame, intimandogli di star calmo. Quella non era certo una battaglia su cui gettarsi a capo fitto.
« Sì, ed è lo stesso su cui sto lavorando da giorni » ma non rivelò nient'altro e si allontanò verso la casa-albero di Elfeiren, il vecchio elfo guaritore.

Non mi ha neanche guardata, mormorò la dragonessa, affranta.
Castigo le sfiorò la punta del naso con la sua, tentando di lenire le sue pene, sebbene nessuno conoscesse davvero cosa si celasse dentro al cuore di un drago, neppure il suo Cavaliere, Murtagh sospettava che fra i due stesse nascendo qualcosa di più di quanto Castigo non volesse raccontargli.

Dalle tempo, ha avuto troppo su cui pensare in poco tempo.
Sigrid è una donna risoluta ma testarda, ho paura che se anche il suo cuore comprendesse le mie ragioni, il suo orgoglio le impedirebbe di accettarle.

« Forse, allora, tu la vedi ancora come una ragazzina, la persona con cui ho parlato oggi non sembrava incline al perdono, ma di certo, prova un amore cieco nei tuoi confronti che va ben oltre qualunque orgoglio »
Quelle parole sembrarono infondere nuovo coraggio nel cuore della dragonessa, finché un pensiero non la colpì e la rese di nuovo tesa. Al suo ruggito, uno stormo di uccelli si alzò in volo dalle chiome degli alberi a Nord, fuggendo spaventati.

Sta partendo senza di me.
« Cosa? »
Sigrid... raggiungila! Vista la situazione, darà più ascolto a te che a me!
Heidael, tu...
So quando è il momento di farmi da parte,
la dragonessa interruppe Castigo, la lingua sibilò tra i denti, ora non potrei esserle d'aiuto, è troppo adirata con me, ogni mia parola sarebbe gridata al vento!
Poi si rivolse a Murtagh, in un accorata preghiera, ha stima di te, Cavaliere, terrà di conto ciò che le dirai. Le hai salvato la vita e questo ad Ostagar è un gesto di cui difficilmente ci si scorda.
« Ci proverò » le promise, correndo nella direzione in cui era scomparsa Sigrid.
Heidael, abbattuta per quanto avvenuto, si lasciò cadere tra l'erba alta. Le ali di Castigo si chiusero intorno a lei, mentre le si piegava vicino.



Murtagh trovò la giovane Regina di fronte alla porta del vecchio Elfo.
Ai suoi piedi c'erano una borsa ed un fagotto chiuso con un nodo veloce, fra le mani stringeva una logora sella di cuoio.
Elfeiren le stava porgendo le briglie di un bellissimo cavallo, una creatura dalla criniera bianca e dal manto grigio, dal corpo asciutto e affusolato.
« Sei sicura di voler partire? Se posso esprimere un parere, un cavallo è di ben poco rimpiazzo rispetto ad un drago »
« Per quanto ti sia grata dell'ospitalità, temo di aver indugiato troppo in questo luogo » posò la sella sul dorso dello stallone. Nonostante il braccio infermo, riuscì a sistemarla poco al di sotto del garrese.
Sigrid si soffermò un momento, accarezzando la criniera del cavallo, la sua espressione si contrasse in un muto segno di dolore.
Fu allora che Elfeiren lo vide, mentre si avvicinava alle loro spalle.
« Adesso ci penso io » congedò l'elfo, afferrando le redini al suo posto e chinò la testa in segno di ringraziamento. Il guaritore non aggiunse altro, comprendendo ciò che stava avvenendo, tornò ai suoi appartamenti con discrezione.
Lo sguardo di Sigrid si soffermò su di lui con sospetto, aveva già compreso le sue intenzioni « Se è stata Heidael a mandarti qui per farmi cambiare idea, puoi riferirle che è inutile, io ho preso la mia decisione » la vide stringere con una forza tale il sottopancia da far fremere l'animale, che con uno sbuffo avvicinò il muso contro di lui, strusciandosi sulla sua giubba.

Murtagh aggrottò la fronte « Potresti dirglielo tu stessa, non credi? Ho controllato, fino a ieri non ero un messaggero né tanto meno un tuo suddito »
Sigrid si fermò, osservandolo accigliata « Non eravate voi di Alagaësia quelli che tenevano tanto all'etichetta? »
« Sei stata tu a lasciarmi la libertà di trattarti come un mio pari, non essendo la mia Regina » le ricordò, ribadendo quanto detto quel pomeriggio.
La vide alzare gli occhi al cielo, mentre allungava e controllava la correggia della staffa « Non mi sono mai pentita così in fretta di una mia decisione »
Ignorando quanto aveva appena detto e il suo evidente disappunto, Murtagh continuò « Non sono io che devo farti notare la stupidità del gesto che stai per compiere, non è vero? » con la mano libera strinse quella della ragazza, costringendola a guardarlo dritto negli occhi « Tralasciando le tue ferite, stai partendo verso un Regno raggiungibile solo a dorso di drago per combattere quella che credo voi definiate una divinità o una leggenda
da sola e senza nemmeno Heidael al tuo fianco? Eppure mi eri sembrata una ragazza intelligente ».
Sigrid ritrasse il braccio, fronteggiandolo « Questa è la mia guerra, scelgo io come combatterla »
« Sarebbe più corretto ammettere apertamente che stai andando a morire, se riuscirai a sopravvivere alle Montagne del Lupo, sempre che tu riesca a trovare un modo per attraversarle a cavallo, allora troverai la morte per mano di tuo fratello »
Sigrid non rispose, voltò le spalle, piegandosi sul fagotto per controllare che il nodo resistesse ad un viaggio sul dorso del cavallo.
« Avevi detto di avere un piano, sarebbe questo? » Murtagh lasciò le redini e si avvicinò ai bagagli, frapponendosi fra lei e il destriero, deciso a non lasciarla partire.
« Anche se fosse? Mi avete già dato tutti per morta, a quanto pare. Quindi mi sembra inutile discuterne » commentò adirata fra i denti, raccogliendo un pezzo di pane raffermo che era scivolato dalla borsa per infilarlo con rabbia tra le altre cose.
« Hai ancora una possibilità »
Sigrid si fermò, alzandosi e studiando il suo volto, circospetta, non le ci volle molto prima di capire a cosa si stesse riferendo Murtagh.
Sgranò gli occhi e scosse la testa « Non chiederò ad altri di morire per le mie battaglie » stabilì duramente, con il cipiglio di una vera regina. Afferrò il fagotto con una mano e lo superò, ritenendo il discorso concluso.
Murtagh alzò gli occhi al cielo, esasperato da così tanta testardaggine, mai aveva incontrato un essere così cocciuto. Forse solo i Nani o quello sconsiderato del suo fratellastro.
« Cosa accadrà quando tuo fratello non si accontenterà più solo di Ostagar? » le chiese, fermandola per l' avambraccio « Il potere è pericoloso. Una volta che ne avrà avuto un assaggio, ne vorrà sempre di più e sarà solo questione di tempo prima che volga il suo sguardo ad Ovest. Quando accadrà saremo tutti in pericolo e presto, questa diverrà anche la nostra guerra, se Bard non verrà fermato ».
« Cosa credi che io stia cercando di fare? »
« Lo stai facendo nel modo più sbagliato, il tuo sacrificio non aiuterà nessuno, te per prima » ribatté, fissandola con intensità, lei non sembrò spaventata ma adesso, dopo le sue parole, sembrava più propensa ad ascoltarlo « Ciò che ti sto proponendo è un'alleanza.
Anche se non ho il potere per stringerla, ho la certezza che dopo averti dato udienza, tutti i popoli di
Alagaësia si uniranno a te per la tua causa. Il ricordo del regno di terrore di Galbatorix è ancora troppo vivido nei ricordi perché non ti ascoltino, non vorranno rischiare di finire sotto il giogo di un despota ancora più potente.
Da sola le tue possibilità sono esigue, ma forse, con un esercito potresti farcela ».
« Sembra una pazzia » mormorò poco convinta Sigrid, abbassando lo sguardo, lentamente Murtagh lasciò la presa sul suo braccio « Un intero popolo che aiuta una Regina di cui non conoscevano nemmeno l'esistenza a riconquistare il proprio Trono per paura di un fantasma, sareste la barzelletta di tutte le taverne da Darnek a Waterford »
« Saremo anche una barzelletta per voi, ma siamo la vostra unica risorsa al momento » ribadì seccamente.
Sigrid sospirò, arrendendosi all'evidenza « Immagino di sì, ma se non verrò ascoltata, partirò da sola » decise lanciandogli un'occhiata significativa.
« Non penso che si presenterà una simile eventualità »
Sigrid accarezzò distrattamente il collo del cavallo, per poi rivolgersi a Murtagh, la sua voce tremò per un breve attimo di incertezza « Non credevo che avrei mai pronunciato simili parole prima di stanotte, ma... a quanto pare, siamo in guerra aperta con Ostagar e ciò che ci aspetta non piacerà a nessuno dei due ».



GLOSSARIO E CURIOSITA':

Anziani: Antenati e parenti di Sigrid ritirati dal Trono, possono vivere a Munin o vagabondare per Ostagar privi di titoli.

Bard: Fratello maggiore di Sigrid.

Bjorn: Amico di infanzia di Sigrid, ora maestro d'armi.

Caldron: Capitale di Estos

Cancelli Neri: cancelli che proteggono Darnek da attacchi via terra

Celtor: Drago di Re Bothvar, il padre di Sigrid.

Cerimonia della Schiusa: Rito attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo erede al trono. L'uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o nipoti dell' attuale Re perché essi possano regnare in un futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un drago non può più divenire re o regina. Se c'é più di un contendente che ha superato il rito, allora si segue l'ordine di nascita.

Darnek: Capitale di Ostagar.

Dragonsearch: Palazzo Reale di Darnek.

Dvergfjell: o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.

Eske: Amore mio, inteso come tesoro o cara.

Estos: Continente ad est, conosciuto per i suoi mercati, commerci e la sua ricchezza. 

Freya: Novizia della Grande Sacerdotessa dell'Ordine del Drago.

Gamsted: Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaesia

Giganti: Creature umanoidi alte diversi piedi dotati di una forza mostruosa, ma sono anche stupidi e grossi.  Popolano le caverne dei monti che circondano Ostagar, ma si possono spingere fino alle steppe per cacciare. 

Hamlen: Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero vita i primi uomini.

Hedeby: città marittima di Ostagar a sud-est.

Mare stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.

Metallo Nero: metallo molto resistente ricavato dai monti Ulvfjell.

Montagne del lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i confini di Ostagar isolandola da Alagaësia.

Munin: Isola ad est in cui si raccolgono i re e le regine ritirati dalla loro carica assieme ai loro draghi

Olifant: Bestie simili ad elefanti che popolano le steppe di Ostagar

Ordine del Drago: antico ordine di sacerdotesse devote alla Dea Hamlen che hanno dedicato la propria vita a vegliare sulle uova di drago e sugli Eldunarì.

Ostagar: Regno ad Est di Alagaësia.

Re Asbjorn: Il primo Re, colui che giurò nell'Antica Lingua che né lui né qualcuno della sua stirpe avrebbe regnato su Ostagar più del necessario

Re Bothvar l' Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.

Re Judas: Re di Estos

Regina Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid, deceduta dopo la nascita di quest'ultima.

Scudo Giurato: Membro della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della Regina.

Sorresen il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e Bard.

Sterjell: come gli abitanti di Ostagar chiamano gli Eldunarì

Stigg: membro del Consiglio, ex Scudo Giurato e migliore amico di Re Bothvar, ora consiglia la figlia, Sigrid.

Storskog: o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.

Syrax: Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per il dolore.

Tempio del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le uova di drago, a nord-est di Darnek.

Torre del Corvo: torre in cui sono rinchiusi i corvi messaggeri, ne è stata costruita una per ogni città.

Ymvir: Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò Jormungandr, suo amante e fratello.

Jormungandr: Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello si Ymvir. Fu lui a creare i primi draghi.

Valhalla: Mondo dei Morti nella religione di Ostagar

Vecchia Nan: Grande Sacerdotessa ancora in carica.

Vegard: membro del Consiglio, capo dell'esercito, amico di infanzia e coetaneo di Bard.

Vergini dello Scudo: Ordine militare formato solo da donne, combattono con spada e scudo. Sigrid ha il loro stesso addestramento.

Waterford: città marittima di Ostagar, a sud.

Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.

Uther: Emissario di Estos.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3341658