My heart will go on

di Atena_Laufeyson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizò così... ***
Capitolo 2: *** Tutto cambierà, è una promessa ***
Capitolo 3: *** Do you trust me? ***
Capitolo 4: *** Is it the end? ***
Capitolo 5: *** You jump, I jump ***
Capitolo 6: *** Turn off thoughts ***
Capitolo 7: *** Stay with me, John ***
Capitolo 8: *** You and me against all, always ***
Capitolo 9: *** you're my half of the sky ***
Capitolo 10: *** We will find happiness ***
Capitolo 11: *** Together ***
Capitolo 12: *** Me minus you ***
Capitolo 13: *** Ice ***
Capitolo 14: *** I trust ***
Capitolo 15: *** My heart will go on ***
Capitolo 16: *** 18 years later ***



Capitolo 1
*** Inizò così... ***


 
Era da qualche mese che portavano avanti segretamente la loro storia.

Era tremendamente sbagliato, lo sapevano, ma erano arrivati a un punto dove non potevano più fare a meno l’uno dell’altro.

John, che era in procinto di sposarsi con Mary, in un matrimonio combinato scelto unicamente dai genitori. Una storia senza amore quindi.

Sherlock, violinista che si esibiva unicamente sulle navi e che nonostante i molti viaggi fatti non era mai riuscito a vedere il mondo. Perché si rifiutava di scendere dalla nave, per paura che poi non volesse più risalirvi.

Fu così che si conobbero, in uno dei tanti viaggi via mare che partivano dall’Inghilterra. Le famiglie di John e Mary amavano viaggiare e la loro situazione finanziaria gli permetteva di fare questi viaggi molto spesso, almeno quattro volte al mese e di alloggiare in prima classe.

John fu subito colpito da Sherlock, già da quando lo vide per la prima volta. Stava cenando  nel grande salone di una lussuosa nave inglese, quando rimase ammaliato da come suonava Sherlock. Suonava il violino in modo limpido, melodioso. La sua musica era in grado di cullarti sulle sue morbide onde e di trasmetterti una meravigliosa pace e serenità.
Fu per questo che dopo il concerto decise di andare a parlargli e di conoscerlo meglio. Fu così che iniziò una splendida amicizia, che poi si tramutò in amore.

Per la fortuna di John in ogni viaggio che faceva Sherlock faceva sempre parte dell’orchestra della nave, e quindi riusciva sempre a vederlo. Anche se riuscivano a vedersi massimo quattro volte al mese a loro andava bene,  o meglio... Se lo facevano andare bene, perché non potevano fare altro.
John non poteva sfuggire al matrimonio, e poi vivevano in un epoca dove la relazione tra due persone dello stesso sesso era vista come una cosa innaturale, vietata. A John non importava del giudizio della gente, ma Sherlock non piaceva stare al centro dell’attenzione per essere giudicato. Peggio ancora se poi questi giudizi lo facevano sembrare un malato, un anormale solo perché amava un altro uomo.

Quindi si vedevano solo la sera, dopo cena e finito il concerto dell’orchestra. John riusciva sempre a trovare una scusa per sparire e Mary non faceva domande. Anche se sapeva che il futuro marito andava dalla persona che amava, lei lo lasciava andare. D’altronde, anche lei non provava nulla per John, quindi perché impedirglielo?
Stavano insieme quei due o tre giorni di durata del viaggio e poi ecco che ricominciava il lungo periodo di separazione.

Sembrava che questa situazione sarebbe dovuta durare in eterno, ma poi eccola lì: l’occasione a loro favorevole.

Sarebbe stata inaugurata una nave, una delle più grandi e lussuose al mondo che avrebbe viaggiato dall’Inghilterra all’America; una nave chiamata Titanic.
Sherlock ovviamente venne scelto per suonare nell’orchestra e le famiglie di John e Mary presero i biglietti per il posto prima classe.

Ed è qui che comincia la storia che vorrei raccontarvi...






Angolo dell'autrice: Buonasera miei piccoli ricci :3 Eccomi tornata con una nuova ff! Perdonatemi per questo capitolo breve, ma prima di mettere la storia vera e propria volevo scrivere una breve introduzione. Quindi preparatevi che nel capitolo successivo ci sarà tutta la storia del loro viaggio ;)

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Capitolo 2
*** Tutto cambierà, è una promessa ***


 

Era il 10 aprile ed il sole di mezzogiorno dava un po’ di sollievo dal freddo pungente dei giorni scorsi. Il Titanic era attraccato al porto e i passeggeri si apprestavano a salire.

Tutti, dalla prima all’ultima classe erano emozionati all’idea di quel viaggio verso l’America, ed erano anche molto onorati di far parte del viaggio di inaugurazione di una delle navi più grandi del tempo.

John, Mary e le loro rispettive famiglie salirono quasi per ultimi, a causa di un ritardo causato da un guasto della loro automobile.
Subito vennero condotti nelle loro cabine per iniziare a sistemare i bagagli e godersi la nave.
John si guardava intorno meravigliato e nello stesso tempo pensava a dove fosse Sherlock in quel momento. L’attesa sembrava infinita e l’ora di cena sembrava voler prendersi gioco di lui, non arrivando mai.

“Puoi andare ora se vuoi” Disse Mary Facendolo riemergere dai suoi pensieri

“Cosa?” Chiese John sorpreso da quelle parole

“Non fingere. Pensi che non abbia notato le tue continue sparizioni dopo cena a ogni nostro viaggio via mare? “

“Mary... Io posso spiegare”  Balbettò John sentendosi con le spalle al muro;
ma la sua futura moglie sorrise dolcemente per tranquillizzarlo

“Non c’è nulla da spiegare. Va da chi ami. Non sarò di certo io a impedirtelo. Il nostro è un matrimonio combinato, senza amore, e finchè potrò io non mi metter in mezzo al tuo. Ora va”

John sorrise raggiante, era felice di avere qualcuno che lo comprendesse come Mary, anche se non sapeva come avrebbe reagito se avesse saputo che il suo amore era un uomo; non sapeva che tipo di mentalità avesse riguardo a queste cose. Ma a questo non ci doveva pensare, perché ora l’unica cosa che doveva fare era andare a cercare il suo Sherlock.

Corse via dalle cabine della prima classe e chiedendo indicazioni qua e là, arrivò al piccolo salone dove stava la maggior parte del personale della nave.

Si guardò intorno, c’era davvero molta gente che lavorava sul Titanic e che quindi affollava la sala, ma lo riconobbe subito.
Era girato di spalle, ma quei ricci e neri li avrebbe riconosciuti ovunque. Si divincolò tra le persone che c’erano tra loro, a ogni passo che faceva sentiva il cuore battergli sempre più forte

E ancora più forte...

Fino a quando non fu a pochi centimetri di distanza. Fu a quel punto che Sherlock si voltò e lo vide. Il suo volto si illuminò, gli occhi azzurri, quasi color ghiaccio si fecero lucidi e le labbra si piegarono in un sorriso. Anche la reazione di John quando incontrò gli occhi del suo amato fu simile.

“Ciao” Sussurrò Sherlock con una dolcezza che però solo John riusciva a comprendere

“Ciao” Rispose lui limitandosi a ridere. Neanche il cielo aveva idea di quanto John volesse abbracciarlo, baciarlo... Ma non poteva, o almeno... non lì.

Sherlock sembrò capire a cosa stesse pensando, a lui bastava solo uno sguardo.

“Mi è stato detto che vorrebbe fare un giro della nave, signor Watson, se vuole la posso accompagnare” Disse il violinista ad alta voce, trattenendo una risata per tenere in piedi la farsa.

“Gli è stato riferito giusto, e accetto il suo invito signor... Holmes giusto? L’ho letto sul cartellino” Esclamò John strappando a un altro sorriso a Sherlock.

Quindi senza destare sospetti uscirono dalla sala. Camminarono per un po’ a dovuta distanza a causa dei passeggeri che popolavano i corridoi principali, poi finalmente arrivarono in un piccolo corridoio che poi conduceva a delle scale che portavano alla sala macchine. Era deserto ovviamente, dato che gli operai dei macchinari erano già al lavoro da un pezzo.

“Buongiorno signor Watson” Disse poi Sherlock ridendo e baciando il compagno prima con dolcezza e poi con crescente passione

“Mi sei mancato lo sai?” Chiese poi John in un momento che si staccarono per riprendere fiato

“Anche tu mi sei mancato, non hai idea di quanto” Rispose il violinista riprendendolo a baciare a passando le mani sulla sua schiena, sotto la camicia.

John rabbrividì al contattori quelle mani fredde, ma era una sensazione che amava, lo faceva sentire felice, spensierato... Ogni suo problema sembrava insignificante in quel momento. Gli passò le mani tra quei ricci neri che lui adorava e scese a baciargli il collo.

Ti prometto che arrivati in America le cose cambieranno” Affannò tra un bacio e l’altro John

“E come?” Chiese Sherlock staccandosi e allontanandosi leggermente per guardarlo negli occhi

“Lì non sarà come in Inghilterra, non mi conoscerà nessuno. E quindi potrei andarmene senza che nessuno se ne accorga” Spiegò John accarezzando la guancia del compagno

“Vuoi dire che vorresti scappare... con me?” Balbettò Sherlock sgranando gli occhi

“Sempre se tu lo vorrai, io e te contro il resto del mondo”

“Per sempre” Sussurrò il violinista per poi baciarlo dolcemente

Non poteva andare meglio. L’inizio di una nuova vita era alle porte. Lui e John... e in quel momento potevano dirlo... Loro erano infinito
 
 

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Capitolo 3
*** Do you trust me? ***


 

Decisero di tornare nel salone principale della nave.
John doveva tornare da Mary per non far insospettire la sua famiglia.

A metà strada però, per uno scherzo del destino di pessimo gusto, incontrarono proprio Lucille, la madre di John.
Sherlock sbiancò di colpo e si irrigidì senza riuscire ad aggiungere una parola.

“John cosa ci fai in giro? E chi è questo ragazzo?” Chiese guardando un terrorizzato Sherlock

E’ un dipendente che si è proposto di farmi fare un giro della nave Mentì John, rimanendo impassibile. Ormai era abituato a mentire ai suoi genitori

Eppure mi sembra di averti già visto, giovanotto” Disse poi la donna squadrando Sherlock attentamente

Sono nell’orchestra, in molti vostri viaggi ho suonato durante le cene” Spiegò il violinista cercando di mantenere un tono di voce controllato

“Oh, beh ora capisco. Ora però se non ti dispiace John deve venire via con me” Disse poi secca la nobildonna per poi afferrare un polso a John a trascinarlo via in modo non molto delicato, lasciando Sherlock solo a guardare John allontanarsi.


“Madre! Che state facendo?!” Protestò lui

“Cosa ti salta in mente?! Farti vedere in giro con un dipendente! Che figura fai fare alla nostra famiglia?!”

“Non ci vedo nulla di male” Rispose John irritato.

Come si permetteva sua madre di dire certe cose? Non accettava il fatto che lei gli dovesse scegliere chi frequentare. Per un folle momento gli venne in mente di dirgli in faccia della sua storia con Sherlock, ma poi si trattenne. Non poteva mandare all’aria tutto. Non ora...

“Non voglio più vederti in giro con questa gentaglia John! O penseranno che ci piace frequentare i poveri” Disse poi Lucille per poi avanzare verso la loro cabina.
John si fermò per un momento, respirò profondamente e cercò di mantenere la calma. Strinse i pugni, si concentrò, ma la rabbia annebbiava ogni suo pensiero. Non accettava quelle parole. Non accettava che sua madre parlasse così di Sherlock, del SUO Sherlock.

“Sbrigati!” Urlò Lucille, ormai in fondo al corridoio che portava alla cabina

“Devo assentarmi ancora per un po’!” Esclamò John secco per poi, senza aspettare risposta, girarsi e andare via.

Tornò verso la sala di prima, non gli importava del pensiero di sua madre. Non sospettava nulla della sua storia. Pensava solo che avesse amicizie con il personale della nave.
Trovò Sherlock seduto su una panchina fuori all’aperto. Non c’era nessuno tranne loro due, il freddo aveva obbligato tutti a rifugiarsi all’interno della nave. Senza esitazione si sedette accanto a lui. La brezza marina gli scompigliava i capelli neri, era di una bellezza mozzafiato.

Perdona mia madre, lei è fatta così” Disse titubante John, cercando un modo per scusarsi

“Mi crede un poveraccio e non vuole che tu ti faccia vedere con me vero? L’ho capito da come mi squadrava prima. Mi sbaglio?” Chiese Sherlock senza neanche guardarlo “Forse ha ragione. Non merito di frequentare uno come te. E tu non meriti di essere rimproverato dalla tua famiglia per causa mia” aggiunse.

Fu a quel punto che John gli afferrò la sciarpa che indossava per proteggersi dal freddo e con uno strattone lo fece girare verso di lui

“Che diamine stai dicendo?!” Chiese alzando la voce

Lo faccio per il tuo bene” Rispose Sherlock “Se dovesse saltare fuori la nostra storia finiresti in guai seri”

“Sono sempre stato consapevole dei rischi che correvo. Ma non mi interessa” Ribattè John deciso

“Ma scappando con me abbandonerai tutti. Perderai la tua famiglia, per colpa mia. Non voglio questo per te”

“Io odio la mia famiglia Sherlock! Vogliono costringermi a sposarmi con una persona che non amo! Perché ti stai tirando indietro?! Perché ora?! ” Chiese John disperato, cercando gli occhi di Sherlock ma senza successo

“Ho paura di non essere alla tua altezza, e di non essere degno di stare con te” ammise infine il violinista tenendo lo sguardo fisso sul pavimento

“Ok, ora tu vieni con me” Affermò Deciso John per poi afferrarlo per un polso e trascinarlo in una cabina dove non c’era nessuno. Aveva bisogno di parlargli in un posto sicuro, dove nessuno potesse sentire.

Lo spinse dentro la cabina e poi si richiuse con un tonfo la porta alle spalle

“Ascoltami bene, Sherlock Holmes, la prossima volta che provi solo a pensare a una cosa del genere io ti scaravento giù da questa nave” Esclamò autoritario puntando il dito verso il compagno

“Io ho paura John, di quello che succederà se continuiamo” Sussurrò Sherlock sempre evitando il suo sguardo

“Anche io ne ho, ma poi penso al futuro che ci aspetterà una volta in America e tutte le mie paure spariscono” Ribattè avvicinandosi al violinista e alzandogli il viso in modo che lo guardasse negli occhi per la prima volta in tutta la conversazione

“Andrà tutto bene Sherlock” Gli sussurrò accarezzandogli una guancia “Ti fidi di me?” Chiese poi  prendendogli le mani

Sherlock annuì sorridendo leggermente e John rispose con un bacio.

“Questo è lo Sherlock che amo” Disse ridendo

“Perdonami per quello che ho detto prima... Ero in crisi, confuso e..”

“Shhh” Lo interruppe John posandogli un dito sulle labbra “Ci vediamo stasera dopo il concerto” disse baciandolo per poi uscire dalla cabina e tornare dalla sua famiglia...

Sherlock rimase a guardarlo mentre andava via intanto che le sue labbra si piegavano in un sorriso...

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Capitolo 4
*** Is it the end? ***




L’ora di cena arrivò senza che John e la madre si parlassero, dopo aver parlato con Sherlock era tornato alla cabina senza rivolgere parola a nessuno.

Alle 19.00 Si diressero tutti verso il grande salone della cena, dove il loro tavolo era posizionato non molto lontano dall’orchestra, che non tardò ad arrivare.

Quando Sherlock uscì e andò sul palco subito cercò John, che accennò a un sorriso. Il violinista fece lo stesso e poi si andò a sedere nella sua postazione.
John non si accorse che la madre aveva visto il loro scambio di sguardi

Smettila di guardarlo!” Sibilò lei avvicinandosi all’orecchio del figlio in modo che nessun altro li udisse

Ora ho pure i divieti di guardare le persone?!” Ribattè John stringendo i pugni così forti da conficcarsi quasi le unghie nel palmo delle mani

“Lo sai cosa penso di quel... Sherlock giusto?” Chiese Lucille aggiungendo una punta di disgusto quando pronunciò il nome del violinista

Sì! Sherlock. Il suo nome è Sherlock.” Disse John secco mordendosi la lingua cercando di trattenersi dallo sbraitare tutta la sua rabbia

Non sono queste le amicizie che devi avere figlio mio” Sussurrò la madre risoluta, facendo quasi risuonare quella frase come un ordine

Non sei tu che decidi!” Sbottò infine John picchiando i pugni sul tavolo.

Tutti si voltarono verso di lui, che però li ignorò e si alzò, andando via dalla sala.
Sherlock vide la scena senza capire nulla e dovette resistere alla tentazione di correre da John per sentire cosa fosse successo. Doveva stare lì fino a fine serata e suonare, se non voleva rischiare il posto.

Suonò al meglio che poteva. Anche se era difficile rimanere concentrato, col perenne pensiero dell’uomo che amava che stava male, però tirò avanti, e a fine serata quando il direttore annunciò la fine del concerto schizzò via dalla sala a gran velocità.

Era quasi all’uscita quando venne bloccato per un braccio: Era la madre di John.

Dobbiamo parlare, ragazzo” Disse lei secca per poi trascinarlo fuori dalla sala in un punto dove non c’era nessuno

Qualche problema signora?” Chiese Sherlock cercando di nascondere la paura

“Non fare il finto gentile  e ascoltami bene. Stai lontano da John.”

“Prego?” Chiese Sherlock abbandonando la paura e cedendo a un lieve nervosismo

Ho visto come lo guardi, eppure lui continua a rivolgerti la parola e difenderti a spada tratta. Non so che tipo di lavaggio del cervello gli hai fatto, ma questa cosa deve finire. Lui forse non ha ancora capito che il tuo è più di un interesse che c’è tra due amici, ma io sì. E voglio che tu e i tuoi problemi da omosessuale stiate lontani da mio figlio.”

Sherlock non poteva credere a quello che stava sentendo. Era stato scoperto da Lucille, ma di John e della loro storia che andava avanti da mesi non sospettava ancora nulla e questa cosa in un certo senso lo sollevava. Ma sentirsi parlare con quel disprezzo, come se fosse un malato pazzo, lo faceva stare male. Era sempre stato molto sensibile sull’argomento.

Ma doveva essere forte e sopportare quelle parole.

Sì, doveva essere forte; come il suo John

E se non lo facessi?” Chiese allora in tono di sfida, rifiutando di mostrarsi debole a quella donna

“Allora rivelerei a tutti il tuo piccolo segreto. E penso che tu sappia come tutti vedano le persone come te. Buona serata caro” Disse Lucille sorridendo alla vista dell’espressione di Sherlock e andando via senza più degnarlo di uno sguardo.

Per lui fu come ricevere un pugno dritto allo stomaco. Si aggrappò alla ringhiera della nave per non cadere a terra, intanto che qualche lacrima iniziava a rigargli il volto.

Era la fine.

Se avesse provato a farsi rivedere con John il suo segreto sarebbe stato rivelato... Avrebbe perso il lavoro, sarebbe stato discriminato e magari anche maltrattato. E tutto solo perché amava John... Solo perché aveva deciso di seguire il suo cuore.
Si sedette a terra appoggiandosi con la schiena alla ringhiera e si prese la testa tra le mani. Cosa doveva fare ora?

Ignorare Lucille? Impossibile. Rischiava troppo, soprattutto di far scoprire anche John. Se fosse stato solo il suo segreto ad emergere allora ci avrebbe pensato, ma in quel momento c’era a rischio anche lui.... E non avrebbe mai permesso che lui finisse nei guai

Dimenticare John? No. Sarebbe stato un dolore troppo grande. Un’agonia alla quale non sarebbe riuscito a resistere.

Poteva aspettare la fine del viaggio per poi sparire con il suo amato, ma come gli avrebbe spiegato il perché non gli aveva parlato per tutto il viaggio?

Seduto a terra su quella nave, si ritrovò sprofondare in un senso di angoscia.
Non sapeva cosa fare.... Le parole di Lucille e l’idea di non vedere più John gli facevano troppo male. Perché doveva capitare a lui tutto questo?
Magari Lucille aveva ragione... Magari era lui quello sbagliato... L’errore in una melodia perfetta. La vita di John sarebbe stata più tranquilla senza di lui.

“E’ colpa mia” Sussurrò tra le lacrime

Il senso di colpa lo stava schiacciando ora, non poteva fare a meno di pensare che aveva sconvolto la vita di un uomo destinato a sposarsi. Lo stava facendo scappare dalla sua famiglia, lo stava facendo mentire... E tutto questo a causa sua.
Si alzò di scatto da terra e andò verso la ringhiera a pioli. Li scavalcò e si ritrovò sulla sponda finale della nave, dopodiché l’oceano. Guardò le onde sotto di lui innalzarsi contro la nave e poi si sporse leggermente di più restando aggrappato con le mani alla ringhiera.

Era questa l’unica soluzione per portare di nuovo pace nella vita della persona che amava più di qualunque cosa.

Andarsene.

Chiuse gli occhi facendosi travolgere dal vento, intanto che altre lacrime gli rigavano di nuovo il volto.
Allentò un po’ la presa dalla ringhiera

“Mi dispiace John”....

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Capitolo 5
*** You jump, I jump ***




Stava per lasciarsi andare quando a un tratto sentì qualcuno afferrarlo per il polso e trascinarlo con forza di nuovo aldilà della sponda

“Sherlock! Che cazzo stai facendo?!” Urlò John terrorizzato afferrandolo per le spalle e strattonandolo

“Ti sto rovinando la vita! Me ne sono reso conto solo ora” Sussurrò Sherlock guardando a terra

“Tu che cosa?!” Sbraitò John dandogli un altro strattone

La rabbia e il terrore per quello che stava per succedere quasi gli annebbiavano la vista e pensieri. Continuava a tenere Sherlock per le spalle ma lui teneva lo sguardo basso, fisso a terra.
Cosa poteva essere successo? Fino al pomeriggio prima andava tutto bene....

Gli venne poi un presentimento, un brutto presentimento...

Guardò di nuovo Sherlock e gli alzò il volto con la mano in modo che potesse guardarlo negli occhi, aveva il volto rigato di lacrime e gli occhi azzurro ghiaccio rossi di piano

“Che cosa ti ha detto mia madre?” Chiese

Sherlock guardò altrove, senza dare risposta

“Che cosa ti ha detto?!” Urlò John dando un terzo strattone al violinista

Mi ha detto di starti lontano oppure rivelerà a tutti il mio segreto!” Sbottò infine liberandosi dalla presa di John e voltandogli le spalle per non far vedere che stava piangendo

John rimase senza parole. Non poteva credere che sua madre aveva fatto una cosa del genere. Lo aveva ricattato... Minacciato...
Strinse i pugni cercando di controllare la rabbia. Pensando che in quel momento doveva pensare solo a consolare Sherlock. A sua madre avrebbe pensato dopo

“Guardami” Sussurrò John posando una mano sulla spalla di Sherlock, che si voltò lentamente

“Mi dispiace” Sussurrò il violinista che tremava ancora scosso da crisi di pianto

A quel punto John lo abbracciò, lo strinse a se più forte che poteva “Shh, basta piangere” Gli disse all’orecchio e accarezzandogli di tanto in tanto la schiena.

Sherlock parve davvero rilassarsi. Non sapeva come ma John riusciva sempre a farlo stare bene. Bastava poco.... Una parola, un abbraccio... La sua voce lo calmava sempre.

Rimase per un po’ in silenzio tra le sue braccia, ascoltando il suo respiro. Sarebbe stato per ore così, senza mai stancarsi. Non poteva immaginare la sua vita senza il suo John... E non poteva credere a quello che aveva appena cercato di fare.

Lo stava per abbandonare, lo stava per lasciare solo...

Strinse John ancora più forte, per cercare di ignorare il senso di colpa che lo stava dominando “Mi dispiace... Non so cosa mi è preso... Sono un idiota” Disse affondando il volto tra il collo e la spalla del suo compagno, respirando il suo profumo

“E’ tutto ok, stai tranquillo” Gli sussurrò John “Ma se capiterà un’altra volta io ti uccido” Aggiunse divertito e riuscendo a strappare anche a Sherlock il primo sorriso della serata.
“Ecco, è così che ti voglio vedere. Sei così bello quando ridi” Gli disse prendendogli il volto tra le mani e baciandolo con dolcezza.

“Grazie... per ogni cosa John. Mi hai salvato, ma non solo oggi... Mi hai salvato in ogni modo in cui una persona possa essere salvata” Confessò Sherlock asciugandosi le lacrime

“Stessa cosa vale per te” Ribattè John “Evidentemente siamo nati per salvarci a vicenda”

“Ma con tua madre? Cosa faremo ora?” Chiese il violinista facendosi preoccupato

“Troveremo una soluzione. Ma non gliela daremo vinta” Rispose John prendendolo per mano e incrociando le dita con le sue  “E se succederà di nuovo un problema come questo me ne parlerai e lo affronteremo insieme”

“Ma io non voglio farti passare dei guai a causa mia” Disse Sherlock

“Io invece li voglio passare. Non mi importa di mia madre e del giudizio della gente. Rivelerà a tutti la nostra storia? Bene, a quel punto il mondo saprà che ti amo. E che pensi pure quello che vuole, a me non interessa. Ho soltanto una vita e la voglio dividere con te. E’ chiaro signor Holmes?” Chiese infine John tirando Sherlock verso di se e baciandolo di nuovo

“Limpido come l’acqua, signor Watson” Rispose Sherlock sorridendo “Io e te contro il resto del mondo” Aggiunse poi restituendo il bacio ricevuto poco prima

“E vinceremo noi. Nel bene e nel male resteremo uniti” Sussurrò John 

“Salti tu, salto io. Ricordatelo sempre”...

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Capitolo 6
*** Turn off thoughts ***




John fu d’accordo con Sherlock di non dire nulla a Lucille. Litigare con lei voleva dire mettersela contro a tutti gli effetti, e non era certo questa la cosa che volevano.
Quindi la mattina dell’11 aprile,il giorno dopo la partenza del Titanic e di tutte le discussioni con la madre di John, iniziò normalmente.
John, Mary e le loro famiglie andarono a fare colazione tranquillamente.

“John, cosa farai oggi?” Chiese Lucille al figlio mentre beveva la sua tazza di the mattutina

“Credo che farò un altro giro della nave. Poi mi fermerò su una delle panchine all’aperto per scrivere un po’” Rispose John tranquillo

“Ancora con questa storia dello scrittore? Se non sbaglio ti avevo chiesto di dedicarti ad una professione più sicura” Lo rimproverò la madre

“Io invece voglio scrivere le mie avventure, i miei viaggi e la mia vita! E voglio che la gente legga le mie storie!” Urlò John irritato alzandosi bruscamente esattamente come alla cena della sera precedente

“Mary, va con lui e tienilo d’occhio” Sussurrò secca Lucille guardando la futura moglie di suo figlio, che annuì e corse per raggiungere John

“Aspettami!” Urlò correndo dietro all’aspirante scrittore, che di malavoglia si fermò

“Mia madre vuole che tu mi sorvegli vero?” Chiese lui arrabbiato, ricominciando a camminare

Sì, ma sappi che non ho intenzione di starti dietro tutto il giorno. Starò in giro per la nave in modo che tua madre non mi veda e quindi pensi che io sia con te. Ti lascerò andare da lui” Rispose Mary seria

Cosa?” Esclamò  John sgranando gli occhi

Si hai capito bene, LUI. Pensi che non abbia notato come guardavi quel violinista ieri? E poi ti ho sentito discutere con tua madre mentre eravate al tavolo” Spiegò Mary

John in quel momento si sentì in trappola. Ora che lo sapeva come avrebbe reagito?
Guardò la sua futura moglie con gli occhi sgranati, in preda al terrore, ma lei subito lo tranquillizzò con un sorriso.

Tranquillo. Il tuo segreto è al sicuro con me” Disse appoggiandogli una mano sulla spalla

Perché fai così? Insomma... Come mai sei così comprensiva con me?” Chiese poi John

Voleva sapere perché lei accettava con così tanta tranquillità questa situazione, quando chiunque altro al posto suo sarebbe stato scandalizzato

Perché come ti ho detto ieri: La nostra è una storia senza amore, e se tu hai trovato la tua anima gemella io non sono nessuno per impedirti di vederla. Sono felice che tu abbia una relazione che ti rende felice, e non mi importa che tu abbia un fidanzato o una fidanzata. Sempre di amore si parla, non ci sono differenze” Disse Mary sorridendo dolcemente

Grazie, per tutto” Sussurrò infine John per poi abbracciarla stringendola a se più forte che poteva.

Non poteva nemmeno immaginare quanto gli fosse riconoscente per quello che stava facendo

Non devi ringraziarmi, non ce n’è bisogno” Disse Mary ricambiando l’abbraccio

**************

Non molto lontano da loro, ma non abbastanza vicino per poter sentire la conversazione, Sherlock vide la scena. Non aveva sentito cosa si erano detti, ma erano lì... Abbracciati tra di loro come una coppia di teneri fidanzatini.
Sentiva la rabbia bollirgli dentro e gli occhi diventare lucidi; Quindi si voltò dalla parte opposta per tornare alla cabina.

Sentì qualcuno correre alle sue spalle, riconosceva il passo... Ma lo ignorò, continuando a camminare.

Sherlock!” Esclamò John annaspando per la corsa una volta raggiunto il violinista, che lo ignorò completamente

Hey! Che succede?

Niente.” Rispose Sherlock acido accelerando il passo

John allora lo prese per un braccio e lo fece fermare e voltare verso di lui.
Il violinista alzò gli occhi al cielo, seccato, per poi tornare a guardare John

Che cosa vuoi?”Chiese stizzito

Si può sapere che diamine ti prende?!” Esclamò John irritato da quella freddezza e rabbia nel rispondere

Non voglio annoiarti con i miei problemi. Non voglio certo sottrarti del tempo che puoi passare con Mary!” Disse Sherlock con disgusto, cercando di trattenere la rabbia

John lo guardò stupito “Che cosa?”

Non fingere per favore. Mi da abbastanza sui nervi. Vi ho visti prima! Eravate abbracciati come due sposini!” Urlò Sherlock fregandosene della gente intorno a loro.

John gli lanciò un occhiataccia per dirgli di abbassare la voce, “Hai frainteso tutto Sherlock! Ti posso spiegare” Disse poi con calma.
Non aveva ragioni di sentirsi in colpa, c’era un piccolo malinteso che ora avrebbe risolto. Ma Sherlock sembrava non volesse saperne prima che John potesse iniziare a spiegare lui aveva già ripreso a camminare in direzione delle cabine.

Senza parlare John lo seguì fino a lì. Non c’era nessuno in quei corridoi, tutti erano a svagarsi fuori dalle stanze, tutti tranne loro due.
Sherlock arrivò alla sua cabina e fece per aprirla, ma John lo afferrò per una spalla e lo obbligò a voltarsi verso di lui

Mi vuoi ascoltare?!” Urlò rabbioso, non riusciva più a controllarsi. Sentiva che il compagno non aveva fiducia in lui e questo lo mandava su tutte le furie”

Non c’è nulla da dire John” Disse Sherlock abbassando lo sguardo

Sì invece! Ce ne sono di cose da dire! Non hai fiducia in me e se geloso persino di un abbraccio dato a un’altra persona al di fuori di te!

Scusami se sono geloso di un abbraccio così caloroso dato alla tua futura moglie!” Urlò in difesa Sherlock dando uno spintone a John

L’ho abbracciata perché mi stava permettendo di nuovo di venire da te brutto idiota!”  Sbraitò John restituendo con più forza lo spintone appena ricevuto.

Colto alla sprovvista da quella reazione Sherlock cadde a terra a quella spinta, e senza volerlo appoggiò male il polso durante la caduta, procurandosi un forte dolore.
Rimase per un attimo a terra tenendosi il polso, tremante.

John gli fu subito accanto, spaventato “Mi dispiace” Sussurrò cercando di prendergli il polso per cercare di aiutarlo, ma Sherlock si alzò di scatto, aprì la porta della sua stanza e se la richiuse con un tonfo alle spalle.

Molto bene! Continua pure a fare il bambino qui da solo allora!” Urlò John dando un pugno alla porta della cabina e andando via a passo deciso

Sherlock si fece ricadere sul letto, massaggiandosi il polso.
Non aveva mai litigato con John, era davvero terribile.

Stava malissimo, i pensieri gli vorticavano in testa... Non sapeva cosa fare... Voleva solo spegnere i pensieri.
Fu a quel punto che si mise seduto sul letto e iniziò a rovistare nel cassetto del comodino.

Non ci volle molto prima di trovarla.. Quella siringa maledetta che non riusciva mai a buttare...
Aveva promesso a John che ne sarebbe uscito, che l’avrebbe superata. Ma ora ne aveva bisogno... Doveva spegnere i pensieri...

“...Spegnere i pensieri...”

Fu questo che sussurrò tra sé e sé asciugandosi una lacrima per poi infilarsi in vena l’ago...
Era questa l’unica soluzione che trovava nei momenti di crisi, e anche John se ne ricordò poco dopo.

“Sherlock”

Fu la sua ultima parola prima di voltarsi  in direzione opposta a quella in cui stava andando e iniziando a correre verso quella maledettissima stanza..
 
 
 

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Capitolo 7
*** Stay with me, John ***




In un attimo John si ritrovò di nuovo davanti alla porta della cabina

Sherlock!” Urlò bussando così forte dal farsi diventare le nocche violacee

Sherlock apri questa maledetta porta o la butto giù!” Urlò di nuovo non sentendo rumori dall’altra parte della stanza

Fu a quel punto che si ricordò della graffetta che aveva in tasca. L’aveva presa prima di colazione perché aveva in programma di scrivere alcuni fogli e poi tenerli insieme con quella per evitare di perderli.

Ma ora quella graffetta serviva ad altro.

La modellò fino a farla diventare una linea e poi la infilò nella serratura della porta. Era sempre stato abbastanza abile in questo, e non ci volle molto prima che essa scattasse.
John aprì fulmineo la porta ed entrò nella stanza a cercare Sherlock.

Non fu difficile trovarlo...

Era seduto sul letto, con il braccio ancora teso e la siringa accanto a lui.
Tremava pesantemente, aveva le vene sulle tempie sporgenti e gli occhi rossi. Non ci era andato giù leggero....

John corse a sedersi sul letto davanti al violinista, prendendogli il volto tra le mani

“Hey, guardami! Sono qui Sherlock! Guardami!” Implorò cercando il suo sguardo ma trovando solo un espressione vuota e assente

“Mi dispiace John” Balbettò il violinista scosso da tremori più forti e sempre più frequenti “Te lo avevo promesso John... Che avrei smesso... Mi dispiace. Sono un disastro”

“Smettila di dire stronzate! Non sei un disastro ok? Ora calmati Sherlock... Cerca di controllarti. Passerà presto” Sussurrò John sporgendosi leggermente per abbracciare il violinista, che inaspettatamente si gettò tra le sue braccia.

Volevo solo spegnere i pensieri John... Non volevo pensare” Mugugnò Sherlock affondando il volto sulla spalla del compagno.

John lo strinse a se più forte, così forte che quasi sentiva il battito del suo cuore

In quel momento e tra quelle braccia Sherlock sembrò calmarsi. Tremava meno e, nonostante l’eroina in circolo, sembrava leggermente più lucido.
Continuava a tenere il viso appoggiato sulla spalla di John, mentre quest’ultimo gli accarezzava la schiena per tranquillizzarlo.

“Non volevo farti preoccupare John, chissà cosa penserai di me ora... Magari che sono un poveraccio che getta tutti i suoi dispiaceri nella droga” Disse poi Sherlock rompendo il silenzio che si era creato, ma senza alzare il viso dalla spalla del compagno.

“No, non penso questo. Penso solo... ‘Cosa sarà successo a quel ragazzo per fargli pensare che non c'è via d'uscita apparte questo?’ Avremmo potuto risolvere tranquillamente” Spiegò John calmo

Ma ti ho fatto una scenata, e tu poi ti sei arrabbiato... Avevo paura di aver rovinato tutto... Avevo la testa piena di pensieri John, mi vorticavano in testa così forte... Non riuscivo a sopportarlo. Poi il polso mi faceva male e sapevo non sarei riuscito a suonare. Troppi pensieri John...Volevo solo che smettessero... Io...”

“Shh, basta adesso. Sono qui con te ora. Andrà tutto bene” Lo interruppe John sciogliendo quel lungo abbraccio per guardarlo negli occhi, che trovò subito e che avevano riacquistato leggermente lucidità

“Sono un idiota vero? Combino solo casini non è così?” Chiese Sherlock tristemente
Una lacrima iniziò a percorrergli il viso e i tremori di nuovo ad aumentare
John gli asciugò la guancia prontamente con il pollice, e poi lo prese per le spalle, cercando di nuovo i suoi occhi

“Ascoltami bene Sherlock, non sei certo uno zuccherino, va bene? Direi persino che sei una bisbetico geloso... Ma sotto questa facciata sei il più fantastico, il più straordinario, la creatura più splendente che abbia mai conosciuto” Disse accarezzandogli il volto dolcemente

Il volto del violinista si illuminò in un sorriso, non sapeva come aveva potuto meritarsi uno come John. Ma lui era lì. Lo stava migliorando... Salvando... Aiutando...

Si sporse verso di lui per un bacio, che lui non esitò ricambiare

“Immagino che questo sia un segno di pace” Esclamò poi John ridendo

“Ottima deduzione, signor Watson!” Rispose Sherlock divertito

“Ora riposa, devi far passare gli effetti di quella roba” Disse poi John alzandosi per permettere al violinista di stendersi.

Non appena Sherlock però si alzò per andare a prendere le coperte rimaste in fondo al letto, subito si ritrovò a vacillare pericolosamente, rischiando di cadere a terra.
John prontamente lo afferrò prima che potesse sbilanciarsi del tutto e lo fece sdraiare di nuovo

Forse è meglio che eviti di muoverti troppo per qualche ora” Disse John cercando di trattenere una risata.

Lo aiutò quindi a rimboccarsi le coperte e gli diede un bacio per poi dirigersi verso l’uscita

“Rimani con me John” Esclamò Sherlock prima che lo scrittore uscisse dalla cabina

John tornò indietro e si fermò all’ingresso della camera da letto. Non sarebbe potuto rimanere... Doveva farsi vedere in giro per non destare sospetti. Ma la persona che amava più di qualunque cosa al mondo era lì, che stava male. Non voleva lasciarlo solo... Non poteva.

Andò a sdraiarsi accanto a Sherlock, che subito si accoccolò tra le sue braccia

Bravo, soldato” Sussurrò il violinista ridendo “Ti amo”

Lo so mio piccolo idiota” Disse John arruffandogli i capelli già in disordine con la mano

“Ti amo anch’io”...
 

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Capitolo 8
*** You and me against all, always ***





Sherlock si svegliò nel tardo pomeriggio. Aveva dormito davvero molto.
Era ancora tra le braccia di John, che si era addormentato anche lui e che continuava a dormire tutt’ora.

Il violinista ignorò il forte mal di testa causato dalla droga assunta la mattina prima e sorrise dolcemente guardando John che dormiva.

Buongiorno dormiglione” Sussurrò dandogli un bacio per farlo svegliare

Per quanto ho dormito?” Biascicò John aprendo solo un occhio e sorridendo

Sono le cinque di pomeriggio” Disse Sherlock ridendo divertito dalla voce assonnata di John

Quest’ultimo si stropicciò gli occhi assonnato per poi tornare a guardare il compagno, che lo osservava teneramente

Mi trovi così divertente?” Chiese John in un finto tono offeso

Molto” Sussurrò Sherlock appoggiando il volto sul petto dello scrittore soffocando una risata

John poi fu veloce

In pochi secondi prese Sherlock per i polsi e senza quasi che se ne accorgesse più sopra di lui

Non ti conviene prendermi in giro, signor Holmes” Sussurrò baciandolo

Altrimenti?” Chiese il violinista sorridendo

Sarà peggio per te” Ribattè John scendendo a baciargli il collo

Strinse leggermente di più sui polsi e in quel momento il volto di Sherlock assunse un espressione di dolore. Lo scrittore la noto subito e lo guardò preoccupato

Ti fa ancora male?” Chiese rimettendosi a sedere accanto a lui e prendendogli il polso dolorante

Non molto, stai tranquillo” Mentì Sherlock

Dalla faccia che hai fatto non sembrava ti facesse poco male” Ribattè John rifiutandosi di lasciargli il polso, continuando ad accarezzarlo delicatamente “Riesci a suonare?

Il violinista scosse lentamente la testa in segno di negazione

E come farai stasera?” Chiese John preoccupato

Si sentiva davvero incolpa, l’aveva fatto cadere lui... Se non riusciva a suonare era solo colpa sua.
Sherlock sembrò leggergli nella mente

Non provare a pensare nemmeno per un secondo che sia colpa tua. Stai tranquillo. Ho un sostituto che per due o tre serate può suonare al posto. Non mi pagheranno quei giorni ma fa niente” Spiegò cercando di calmare il compagno, che sembrò capire la situazione e quindi si rilassò un po’
Dovresti tornare da Mary ora. E’ tardi” Aggiunse Sherlock guardando l’orologio

Non ho alcuna intenzione di lasciarti solo” Ribattè John prendendogli la mano “Mary si inventerà qualcosa per giustificare la mia assenza

“John, stiamo rischiando troppo” Disse il violinista facendosi preoccupato

“E io amo il rischio allora" Sussurrò John per poi afferrarlo da dietro la testa per spingerlo verso di lui e baciarlo

Un bacio inizialmente semplice, ma che poi vollero approfondire
John la trovava una delle sensazioni migliori del mondo... Le sue labbra su quelle di Sherlock...

Gli passò le mani tra i riccioli neri, sulla schiena e sotto la camicia.

Lo abbracciò più forte che poteva, quasi a voler far capire al mondo che lui era di sua proprietà.
Il suo Sherlock, suo e di nessun altro.

Scese di nuovo a baciargli il collo e iniziò a sbottonargli la camicia

John non possiamo. Ci possono scoprire” Ansimò Sherlock cercando di mantenere la mente lucida

No che non lo faranno” Sussurrò John sollevando la testa dal collo del violinista “Smettila di preoccuparti Sherlock. Lasciati andare, fallo per me” Aggiunse baciandogli il mento per poi salire verso le labbra

Sherlock ricambiò il bacio, iniziando anche lui a sbottonare la camicia a John. Il suo fisico perfetto lo ammaliava ogni volta

Promettimi che non mi abbandonerai mai. Che resteremo sempre insieme. Io e te” Disse Sherlock tra un bacio e l’altro

Io e te contro tutti, per sempre” Confermò John guardandolo negli occhi

Sherlock non poteva chiedere di meglio
Non sarebbe mai riuscito a spiegare a parole tutto l’amore e la riconoscenza che provava per John. Lo aveva salvato, aiutato e soprattutto amato, cosa che nessuno aveva mai fatto davvero e che lo aveva spinto a lasciare tutto per dedicarsi alla musica di intrattenimento sulle navi.
Era per questo che si rifiutava sempre di scendere, farlo voleva dire dover ricominciare da capo. Ma con John era pronto ad affrontare tutto questo. Avrebbe abbandonato il suo lavoro e lo avrebbe seguito. Perché lo amava.... Sarebbe arrivato fino in capo al mondo per lui

Quel pomeriggio non l’avrebbe mai dimenticato...

La sua pelle a contatto con quella di John... Le mani sulla sua schiena nuda... I baci.... Le carezze

Quel pomeriggio fu magico...

Quel pomeriggio non fecero sesso... Ma fecero l’amore

Non pensarono a tutto ciò che sarebbe potuto succedere se qualcuno avesse notato la loro assenza dalla nave
In quel momento erano solo loro

Loro dentro quella stanza, e tutto il mondo fuori...
 

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Capitolo 9
*** you're my half of the sky ***




angolo dell'autrice: Buonasera miei piccoli ricci :3 Scusate se ci ho messo un po' a postare questo capitolo 9, ma in questi giorni tra scuola e altro ho avuto pochissimo tempo per scrivere :( Per farmi perdonare ecco a voi un bel capitolone. Spero ripaghi l'attesa, buona lettura! ^-^


E’ stato il pomeriggio migliore della mia vita” Disse Sherlock sorridendo, ancora a letto abbracciato a John

Stessa cosa vale per me” Sussurrò lo scrittore baciando con dolcezza il compagno

Non avevano mai approfondito la loro relazione prima d’ora. Tra i viaggi non molto frequenti, la poca possibilità di vedersi e il rischio di essere scoperti non ci erano mai riusciti.
Ma quel viaggio stava cambiando le cose. Era l’inizio della loro vita insieme. E non c’era modo migliore per celebrarlo.
John e Sherlock rimasero abbracciati a coccolarsi e a scambiarsi baci fino a quando le prime stelle cominciarono ad illuminare il cielo.

“E’ quasi ora di cena” Disse John “Devo andare, mi dispiace

Sherlock sorrise comprensivo, sapeva che non poteva averlo tutto per se tutto il giorno, anche se avrebbe voluto “Tranquillo, va pure”

Grazie” Sussurrò lo scrittore sciogliendo l’abbraccio e alzandosi, iniziando a rivestirsi “Subito dopo cena tornerò da te”

“Sei sparito dalla nave per troppo tempo oggi John” Lo rimproverò Sherlock “E’ meglio che questa sera la passi con la tua famiglia e Mary”

John gli lanciò un’occhiata sospettosa, non capendo perché non volesse che tornasse dopo cena.

Sherlock sembrò capire i suoi pensieri “Non voglio che sospettino di te. Sta con loro stasera, io starò bene” Disse

John si sporse sul letto per prendere tra le mani il volto di Sherlock

Quando capirai che io non riesco a starti lontano nemmeno per qualche minuto, signor Holmes?”Chiese baciandolo e affondandogli le mani nei capelli

“Vale la stessa cosa per me. Ma ti ricordo che non dobbiamo far sospettare nessuno” Rispose risoluto il violinista  

Sei così noioso!” Lo rimproverò John affondando il viso nel cuscino e sospirando rumorosamente

E tu sei capriccioso!” Ribattè Sherlock spingendolo giù dal letto e facendolo cadere a faccia in giù sulla moquette

Come osi?! Non puoi trattarmi cosi” Esclamò lo scrittore divertito rialzandosi in piedi e buttandosi addosso a Sherlock

Altrimenti?” Chiese quest’ultimo ridendo, baciando la punta del naso del compagno, che invece puntò a baciare le labbra

Altrimenti ti sposo” Sussurrò sorridendo

Allora oserò più spesso” Disse Sherlock baciandolo di nuovo e accarezzandogli la schiena
Ok, magari appena trovi tempo dopo cena torna qui da me” acconsentì  quando si staccarono per prendere fiato

Bravo ragazzo” Gongolò John dandogli un ultimo bacio per poi alzarsi di malavoglia per dirigersi verso l’uscita.

Buona cena amore”  Sussurrò Sherlock mettendosi a sedere sul letto e guardandolo con dolcezza

Non mi hai mai chiamato così” Disse John sorpreso da quella frase

Se non ti piace posso sempre ricominciare a chiamarti signor Watson, come quando ci siamo conosciuti” Ribattè il violinista in un finto tono offeso

Non ho mai detto che non mi piace” Ribattè John per poi dirigersi di nuovo verso l’uscita

Ti amo” Esclamò Sherlock ormai nell’altra stanza, prima che lui uscisse.

********************

John arrivò sul pontile della nave in pochissimi minuti, dove trovò Mary che si guardava intorno.
Quando lo vide si diresse verso di lui fulminandolo con lo sguardo

Sei per caso impazzito a sparire per così tanto tempo?!” Esclamò irritata “Hai la minima idea di tutte le bugie che ho dovuto inventare a tua madre per giustificare la tua assenza?!”

E ti ha creduto?” Fu l’unica cosa che chiese lo scrittore

Certamente” Rispose Mary stizzita “Ma la prossima volta non ti coprirò di nuovo mentendo così spudoratamente”

John non volle sapere cosa Mary avesse detto a Lucille. Gli bastava solo che gli avesse retto il gioco e che sua madre gli avesse creduto. Poi il resto passava in secondo piano.
In quel momento però capì che la ragazza non sarebbe riuscita a trovare altre scuse per giustificare altre sue sparizioni quella sera. Quindi vide la serata dopo cena con Sherlock sfumare.
Tentò di non mostrare la sua espressione delusa, in fondo Mary aveva già fatto molto per loro.
Insieme poi si diressero come se nulla fosse verso il salone delle cene, dove trovarono le loro famiglie già sedute al tavolo

“Finalmente vi vedo insieme voi due!” Esclamò Lucille non appena li vide “Oggi non ho fatto altro che vedere solo Mary”

John era impegnato nel scrivermi una storia. E’ decisamente perdonato” Disse Mary lanciando allo scrittore uno sguardo d’intesa

E com’è venuto questo racconto?” Chiese la madre

Mi dispiace ma voglio che le parole che ho scritto rimangano solo nella mente e nel cuore di Mary” Rispose John risoluto andandosi a sedere accanto a Lucille, che sembrò quasi soddisfatta dalle parole del figlio.

A quanto pare credeva che quello fosse un gesto d’amore molto profondo. Scrivere delle parole che avrebbe poi letto solo la persona amata.
Fu in quel momento che gli venne in mente di mettere in pratica quella bugia appena detta per il suo Sherlock
Quindi si sbrigò a finire la sua cena per poi rivolgersi a Mary “Andiamo a fare una passeggiata, ti va?” Chiese

Sarebbe un onore per me”  Rispose la ragazza alzandosi dal tavolo

Lucille guardò il figlio e Mary allontanarsi orgogliosa “Finalmente hai capito cosa è meglio per te figliolo” Sussurrò ridendo senza farsi udire.

John e Mary uscirono dalla sala, ritrovandosi all’aperto.
Il vento era davvero gelido e le onde del mare si scagliavano rumorose contro la nave

Cosa devi fare?” Chiese Mary una volta lontani da possibili orecchie indiscrete

Devo andare ancora, ci metterò pochissimo. Mezz’ora al massimo”  Disse John frettolosamente, guadagna dosi un occhiataccia “Per favore” Aggiunse supplichevole

Mezz’ora. Non di più. Io andrò nelle mie stanze al caldo nell’attesa. Tra mezz’ora ci incontriamo qui e torniamo dalle nostre famiglie, che crederanno alla storia della passeggiata” Acconsentì Mary

“Grazie” Sussurrò John per poi correre verso la sua cabina

Si chiuse dentro, accesa la lampada e prese carta e penna.
Si sedette e chiuse gli occhi.
La sua mente proiettò un’immagine di Sherlock, di tutti i momenti con lui, di tutte le emozioni provate... In quel momento la mano di John afferrò la biro e iniziò a scrivere, trascinato dalle emozioni, quasi in un movimento involontario.
Non ci volle molto per finire. ‘Quando si provano emozioni così forti, non ci vuole molto per metterle nero su bianco’ di diceva sempre ogni volta che scriveva così fluido.
Afferrò quindi la lettera appena scritta e la ripose accuratamente in una busta, poi uscì e si diresse verso le cabine del personale della nave.
Non ci mise molto a trovare la 221, quella di Sherlock.
Ormai l’avrebbe trovata anche ad occhi chiusi.
Fece passare la lettera sotto la porta, poi bussò per poi correre via di fretta verso il pontile dove doveva incontrarsi con Mary.

************************

Sherlock trovando la lettera a terra dedusse che dall’altra parte della porta non poteva esserci nessuno, ma aprì comunque per sicurezza: nessuno.
Leggermente deluso la richiuse e si chinò verso la lettera e subito riconobbe la calligrafia di John. Senza esitare aprì la busta e ne estrasse il foglio scritto elegantemente:

 
‘ Mio caro Sherlock,
Perdonami se stasera non riuscirò a tornare da te. Ma mi è stato riferito che mia madre ha iniziato a fare domande, e per la tua sicurezza non voglio rischiare.
Ma non mi sembrava giusto lasciar finire la giornata così, quindi ho pensato di scriverti per lettera quello che ancora non ti ho detto di persona.
Non so cosa ho fatto per meritarmi qualcuno come te, ma eccoti qui.
Anche se tu dubiti sempre di questa cosa, sappi che sei la persona migliore del mondo. Sei dolce, talentuoso ed intelligente. Sei anche un gran testone, ma io ti amo così. Anche con tutti i tuoi spettri, tu sei semplicemente perfetto per me. Rimani sempre come sei, rimani sempre Sherlock, il mio Sherlock.
Più ti guardo e mi consolo, sei meglio di qualunque sogno. Tu sei il mio tutto.
Sei la mia metà del cielo
Ti amo
Tuo John’

Sherlock non si accorse della lacrima che gli stava cadendo sulle labbra piegate in un sorriso, mentre ripiegava la lettera...

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Capitolo 10
*** We will find happiness ***




 
La mattina del 13 aprile iniziò anch’essa serenamente. L’aria frizzante entrava da ogni finestra, il mare era tranquillo e il pallido sole primaverile illuminava tutto.

Erano circa le 10.00 quando Sherlock si svegliò. Il polso gli faceva decisamente meno male del giorno prima.
Si rigirò nel letto guardando la lettera di John appoggiata sul comodino e sorrise, ripensando alle parole che vi erano scritte.
Avrebbe voluto ringraziarlo di persona per quelle parole, quindi si alzò, si vestì e si precipitò nel salone principale della nave.

La sala era decisamente affollata. La gente chiacchierava allegra intanto che Sherlock si insinuava tra di loro per passare e cercare John, che però non trovò da nessuna parte.
Scandagliò ogni salone ed ogni parte della nave, ma nulla, del suo compagno sembrava non esserci traccia.

Dopo un’ora di ricerche alla fine Sherlock si arrese e si sedette sconsolato su una delle panchine all’esterno, guardando le persone passeggiare sul pontile.

Fu a quel punto che vide qualcuno avvicinarsi a lui: era Mary
Sgranò gli occhi vedendola arrivare sempre più vicino a lui, non avendo la minima idea di cosa volesse

Sei tu Sherlock giusto?” Chiese lei sorridendo una volta arrivata vicino a lui, che annuì senza dire una parola

Stai tranquillo, ma manda John. Sarebbe venuto di persona, ma rischiava di far insospettire Lucille. Quinsi eccomi qui” Aggiunse lei per tranquillizzarlo

Il violinista a quel punto si rilassò. Se John si fidava di lei, poteva farlo anche  lui.
Mary estrasse dalla piccola borsetta che portava sempre con se un foglietto di carta piegato in quattro e glielo porse

“Cos’è?” Chiese Sherlock rigirandosi il foglio tra le mani

“Mi hanno categoricamente vietato di parlare del contenuto” Rispose Mary ridendo “Mi hanno solo detto di dirti che nel biglietto troverai scritto tutto e che non devi prendere impegni per stasera”

“Oh... Beh... Grazie” Disse Sherlock sorridendo timidamente

“Non c’è di che. E’ bello vedervi così innamorati” Confessò Mary

Il violinista la guardò curioso “Mi sembra di sentire un tono malinconico in questa frase” Disse

E’ una lunga storia. E non penso che un uomo che mi conosce da appena cinque minuti voglia sentirla” Spiegò Mary tristemente

Ho tempo fino a stasera” Esclamò Sherlock facendo spazio sulla panchina e invitando Mary e sedersi “Hai fatto e stai facendo molto per me e John. Voglio aiutarti.Hai bisogno di parlare con qualcuno, lo leggo nei tuoi occhi.“

Mary allora si sedette accanto al violinista e con sguardo malinconico si perse a guardare il mare all’orizzonte mischiarsi con il cielo.

“Come penso tu abbia capito io non provo nulla per John , se non una grande stima. Il nostro matrimonio è solo per convenienza. In Inghilterra siamo molto conosciuti e un unione delle nostre famiglie sarebbe una gran cosa a detta dei nostri genitori. Però né io né John siamo mai stati disposti ad accettare un matrimonio senza amore, anche perché i nostri cuori appartengono già a qualcun altro” Spiegò Mary

“Aspetta... Anche tu hai una relazione che tieni nascosta alla tua famiglia?” Chiese Sherlock sorpreso

Avevo” Rispose la donna sorridendo tristemente “Qualche mese fa in Inghilterra conobbi un uomo di nome Jack. La mia auto mi aveva lasciato a piedi e lui si era proposto di riportarmi a casa. Da quel giorno iniziammo a vederci sempre più spesso, e quasi senza accorgercene ci innamorammo. Io ero felice con lui, avrei fatto qualunque cosa per stare con Jack, ma sapevo che la mia famiglia non avrebbe approvato, quindi andammo avanti in segreto” Gli occhi di Mary si fecero ludici intanto che raccontava, ma si decise che avrebbe finito di raccontare “Fatto sta che però un giorno, dopo giorni in cui sospettavano qualcosa, mi seguirono e mi scoprirono. Mi vietarono di rivederlo e per evitare che io potessi trasgredire alla regola mio padre parlò con il datore di lavoro di Jack in modo che gli trovasse un occupazione fuori dall’Inghilterra. Un mese dopo lui partì”

“E non sai dove possa essere?” Chiese Sherlock intanto che Mary velocemente si asciugava una lacrima

“Nonostante la lontananza lui mi inviava continuamente delle lettere in cui mi raccontava le sue giornate. Lettere di cui i miei genitori non sanno nulla. Loro pensano che io non abbia idea di dove sia”

“E’ in America vero? E’ per questo che hai accettato di intraprendere questo viaggio” Disse Sherlock

Mary annuì sorridendo “L’America rappresenta un’opportunità di felicità sia per John che per me a quanto pare. So dove si trova, so dove abita. Una volta arrivati scapperò da questa prigione e andrò per la mia strada”

“Meriti di essere felice, ti auguro tutto il bene possibile “ Disse il violinista sorridendo

E io lo auguro a te e al tuo John. Arrivate in America e scappate in un posto dove potrete amarvi liberamente senza nascondervi più”

“Troveremo la felicità, e poi basta scappare” Esclamò Sherlock rivolto più a se stesso che a Mary, che gli prese la mano sorridendo “Esatto. Solo un’ultima fuga per la nostra felicità. Poi basta” Disse per poi alzarsi “Ora devo andare. E’ quasi ora di pranzo. Leggi il biglietto, e grazie per avermi ascoltato”

“Era il minimo che potessi fare per sdebitarmi” Disse Sherlock sorridendo

Quando Mary si allontanò Sherlock aprì il biglietto che gli era stato dato da parte di John:

‘Perdonami se per tutta la mattina e il pomeriggio non mi vedrai. E’ da quel fantastico pomeriggio di ieri che non ti vedo e già mi manchi terribilmente. Ma ti prometto che tutta questa attesa verrà ripagata.
Stasera presentati alle 20.00 alla cabina 103, è una cabina della prima classe rimasta vuota perché quelli che l’avevano presa hanno avuto un imprevisto prima della partenza. Sono riuscito ad ottenere la chiave. Vestiti elegante.
Ti aspetto
Sei la mia metà del cielo
Tuo John’
 

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Capitolo 11
*** Together ***



Angolo dell'autrice: Buongiorno miei piccoli ricci :3 Scusate la mia assenza in questi giorni, ma sono stata un po' impegnata e come se non bastasse mi sono ammalata T_T E con il mal di testa e l'influenza faccio fatica a scrivere cose sensate. Perdonate anche il ritardo nel rispondere alla recensioni. Ringrazio tutti per il supporto che mi state dando :3 Spero che questo capitolo vi piaccia. Buona lettura!


Sherlock decise di rimanere nella sua cabina fino alla sera.
Per evitare di arrivare in ritardo decise di prepararsi un’ora prima, rimanendo così per mezz’ora seduto sul letto a tamburellare impazientemente le dita sul ginocchio.

Aveva preso l’abito più elegante che aveva potuto permettersi.
Lo usava molto raramente dato il suo valore, di solito lo indossava solo a concerti importanti, ma ora era perfetto per andare da John.
Lasciò i capelli intatti in una massa di ricci neri, sapeva che John li adorava e che tanto provare a pettinarli non sarebbe servito a molto, se non a peggiorare le cose.

Quando ormai mancavano cinque minuti alle 20.00 Sherlock uscì dalla cabina e si diresse verso quelle della prima classe. Essendo tutti a cenare a quell’ora non trovò nessuno sul suo cammino.
Dopo un tempo che per lui sembrava un eternità arrivò alla stanza 103 e bussò timidamente, quasi impaurito.

John venne ad aprirgli dopo pochi secondi, accogliendolo con un sorriso

“Buonasera signor Holmes” Disse invitandolo ad entrare e baciandolo una volta essersi chiuso la porta alle spalle

Sherlock fece per salutare a sua volta, ma rimase a bocca aperta nel guardarsi intorno in quella cabina e vedendo cosa gli aveva organizzato John;
La stanza principale era decisamente grande ma accogliente, la moquette era verde scuro e le pareti color panna. Sotto all’oblò che dava vista sull’oceano stava un piccolo tavolino apparecchiato per due con una candela rossa al centro accesa da poco;
All’angolo della stanza c’era un tavolino mogano sul quale sovrastava un meraviglioso grammofono e a terra accanto a esso erano stati disposti in modo ordinato alcuni vinili.

A Sherlock non venne nemmeno in mente di andare a guardare come erano le altre stanze di quella cabina, in quel momento pensava solo a quello che aveva fatto John.

“Hai preparato tutto questo per noi?” Chiese guardandolo con gli occhi lucidi

“Sì. Mi sono accordato con Mary che troverà una scusa con mia madre per giustificare il mio mancato rientro alle nostre stanze stanotte. Questa sera è solo per noi” Rispose lo scrittore tirando il compagno a se e baciandolo teneramente

Quando fece per staccarsi però Sherlock lo tirò nuovamente a se, aggiungendo al bacio di prima più passione “Grazie” sussurrò tra un bacio e l’altro e spingendo John contro il muro della cabina, passandogli la mani sotto la camicia

“Sherlock! Prima ci sarebbe la cena” Esclamò John ridendo divertito intanto che il violinista scendeva a baciargli il collo

Sherlock sbuffò infastidito alzando la testa dal collo del compagno e andando a poggiare la fronte contro la sua

“Guastafeste” commentò sbuffando nuovamente “Prega che la cena sia all’altezza e che ne sia valsa la pena avermi interrotto, John Watson, o sarà peggio per te” Aggiunse stampandogli un bacio sulle labbra e dirigendosi vero il tavolo.

John rise di cuore alla reazione del violinista, poi si apprestò a servire la cena.
Sherlock non lo ammise ad alta voce, ma quel cibo era davvero fantastico. Carni pregiate, vino e dolci degni di nota.

A fine cena si sentiva sazio e felice. Avendo sempre mangiato con i dipendenti non aveva mai assaggiato tali prelibatezze

“Era tutto di suo gradimento signore?” Scherzò John tirando via i piatti dal tavolo

“Semplicemente perfetto” Rispose Sherlock sorridendo e poggiandosi la mani sulla pancia piena

“Ora però serve qualcosa per smaltire” Disse John dirigendosi verso il grammofono e chinandosi per prendere un vinile.

Pochi instanti dopo per tutta la stanza risuonava allegra musica irlandese

“Ho saputo che ti piace questo genere” Disse lo scrittore avvicinandosi a Sherlock a tempo di musica “Mi concede questo ballo?” Aggiunse tendendogli una mano che il violinista afferrò senza esitazioni.

Si misero a danzare saltellando a tempo di musica per tutta la sala. Non era un ballo preciso ed era lontano anni luce da un ballo vero e proprio, ma loro si divertivano così.
Ogni tanto Sherlock doveva diminuire il passo con cui fluttuava per tutta la stanza perché il povero John non riusciva a stargli dietro, e questa cosa lo divertiva ancora di più

“Non pensavo fossi così energico!” Esclamò John all’ennesima volta in cui non riusciva a stare dietro alla danza

“Non sono io che sono energico, sei tu che con quelle gambette non riesci a eguagliare i miei passi” Disse Sherlock divertito saltellando giocoso intorno al compagno, il vino bevuto durante la cena era servito a renderlo decisamente più allegro.

Fu a quel punto che John stoppò la musica per metterne su un'altra, questa volta lenta.
Afferrò Sherlock per un polso e lo tirò a se “Vediamo se con questa mi stai dietro” Sussurrò baciandolo e poi guidandolo nei vari passi.

Il violinista non era mai stato bravo nei lenti e ogni tanto rischiò di inciampare pestando ogni tanto anche i piedi a John, che però continuava a ballare divertito dalla goffaggine del compagno.

Dopo qualche altra prova però alla fine Sherlock iniziò a capire i passi e a muoversi con John

“E’ tutto perfetto” Disse intanto che leggeri volteggiavano per la cabina

“Lo è perché ci sei tu” Lo corresse John sorridendo

“No, lo è perché siamo noi. Noi e basta”

E aveva ragione
Erano solo loro. Nessuno pronto a intromettersi o a separarli. Quella era la loro serata. John ci aveva messo l’intero giorno per prepararla. Voleva festeggiare con il suo amato l’inizio della loro vita insieme che di li a poco sarebbe iniziata una volta arrivati in America. E’ lì che poi avrebbero costruito realmente la loro vita. Senza più nascondersi e senza più mentire. Ma John non riusciva più  ad aspettare, quindi organizzò la sorpresa.

Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si rese conto che la musica era cessata

“John? Sei ancora sulla Terra?” Domandò divertito Sherlock dandogli una leggera spinta

“Scusa, stavo pensando a quello che succederà in America e alla vita insieme che ci aspetta”

“Pensi che ce la faremo?” Chiese il violinista facendosi d’un tratto serio

“Insieme possiamo fare qualunque cosa”

“Insieme” Ripeté Sherlock baciandolo “Ora il programma della serata cosa prevede?” Aggiunse sorridendo

John gli poggiò le mani sulla vita e iniziò a baciargli il collo “Beh, potremmo riprendere ciò che hai iniziato tu prima” Disse tra un bacio e l’altro

“Oh capisco, non ci sono altre cene che vuoi proporre per interrompermi?” Domandò divertito Sherlock

Sta zitto” Sussurrò John prendendogli la testa e baciandolo “Sai, ora se vogliamo fare i tradizionali io dovrei prenderti in braccio e portarti in camera da letto. Ma data la tua altezza la vedo un po’ difficile”  

Sherlock a quel puntò lo abbracciò continuando a baciarlo e indietreggiando sempre più verso la stanza da letto. Poi lo prese per il polso e lo condusse nella stanza “Per stavolta sarò io a fare gli onori di casa” Disse divertito per poi gettare il compagno sul letto e iniziando a sbottonargli la camicia.

Era la loro serata, erano liberi per una volta di fare ciò che volevano. Liberi di baciarsi, liberi di amarsi...

Era la loro serata... Loro e di nessun altro
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Me minus you ***



 

Il giorno dopo John si svegliò  a mattina già inoltrata, mentre Sherlock dormiva ancora tra le sua braccia.
Rimase lì ad accarezzargli i capelli e dandogli di tanto in tanto dei baci sulla testa fino a quando anche il moro si svegliò

“Buongiorno principessa, dormito bene?” Chiese John ridendo

“Benissimo direi” Rispose assonnato Sherlock stampandogli un bacio sulle labbra

“Sai, ieri mi sono dimenticato di darti un piccolo regalo” Disse lo scrittore intanto che giocherellava con i capelli del compagno, arrotolandosi i ricci neri sul dito

Sherlock lo guardò curioso “Regalo?”

John allora si girò per prendere la sua giacca, che era rimasta buttata a terra da ieri sera, ed estrasse dalla tasca una scatolina di velluto nera

L’avevo preso prima di salire sulla nave dicendo a mia madre che era per me. Aspettavo il momento giusto per dartelo” Disse sorridendo e porgendo la scatolina

“John non dovevi. Lo sai che non voglio che spendi il tuo denaro per m..”

John gli posò un dito sulle labbra per non farlo finire “Sta zitto e prendi la scatola” Mormorò divertito dall’espressione corrucciata del violinista, che poi si decise a prendere il regalo.

Si rigirò la scatolina tra le mani per qualche instante per poi aprirla
Dentro vi trovò una catenina d’oro con un piccolo ciondolo nero a forma di ancora

Sherlock estrasse la collanina e se la adagiò sul palmo della mano, ammirandola “E’ bellissima” Sussurrò appena

“Appena l’ho vista mi sei venuto in mente, perché tu sei la mia ancora, il mio punto fisso” Disse John sorridendo

Sherlock a quel punto si sporse verso di lui e lo baciò teneramente “Grazie, è il regalo più bello che abbia mai ricevuto in vita mia”

John lo aiutò ad allacciarsi la catenina, poi di malavoglia dovette alzarsi per tornare dalla sua famiglia. Entrambi si rivestirono velocemente, poi si diressero verso il salotto

“Esco prima io, poi tra 15 minuti circa vai anche tu” Disse John

Sherlock annuì lentamente intanto che continuava a rigirarsi la piccola ancora tra le dita

“Appena riesco vengo a cercarti” Sussurrò John baciandolo per poi andare verso la porta

Non appena aprì però si trovò davanti due uomini mai visti prima e alle loro spalle Lucille

“Madre?!” Esclamò lui intanto che i due sconosciuti entravano bruscamente nella cabina e uno di loro andava verso Sherlock, che era paralizzato sul posto.

Credevi davvero che non sospettassi nulla di voi due e che avessi creduto a tutte le storielle di Mary?” Disse Lucile impassibile “Aspettavo solo l’occasione per incastrarvi definitivamente”

John rimase senza parole, in quel momento non riusciva a parlare, come se gli si fosse formato un nodo in gola.
Intanto lo sconosciuto arrivò da Sherlock e prima che potesse dire qualunque cosa ecco che uno dei due gli diede un forte pugno in faccia che lo fece cedere a terra.

NO!” Urlò John alzando la testa di scatto e cercando di andare verso il compagno. Venne però trattenuto dall’altro sconosciuto

“I miei due uomini vi hanno tenuto d’occhio per tutti questi giorni, aspettavano solo che voi commetteste il definitivo passo falso. Ed eccoci qui!” Esclamò Lucille ridendo per poi andare verso Sherlock, che era ancora dolorante a terra

Gli afferrò il viso con una mano in modo che potesse guardarla “Ti avevo avvertito giovanotto. Ti sei messo contro la persona sbagliata” Sibilò per poi lasciarlo e farlo cadere bruscamente di nuovo a terra.
“In quanto a te invece” Aggiunse rivolta al figlio “Mi hai veramente deluso. Sospettavo avessi un'altra relazione al di fuori di Mary, ma mai avrei pensato che mio figlio... MIO FIGLIO... fosse un malato come lui” e con disgusto indicò il violinista, che venne fatto tirare su bruscamente da uno dei due uomini

“Noi non siamo malati!” Sbraitò John cercando di divincolarsi dalla presa di cui era prigioniero “Noi ci amiamo! Hai capito?! Ci amiamo! Vuoi andare a dirlo a tutta la nave per rovinarci?! Bene! Ma non ci fermerai così. Lo sapranno tutti? Ok, me ne farò una ragione! Ma questo non mi impedirà MAI di vedere Sherlock! Niente può separarci! Non l’ha fatto la distanza, non l’ha fatto il tempo e di sicuro non lo farà un’inutile pettegola egoista!”

“Tu, piccolo ingrato!” Sibilò Lucille tirando un forte schiaffo al figlio “Non hai diritto di parlarmi così! Non dirò a nessuno di questa faccenda. Non voglio che il buon nome della mia famiglia sia macchiato di una tale vergogna. Ma sappi che non rivedrai mai più questo inutile poveraccio.”

John guardò in direzione di Sherlock, braccato dallo sconosciuto e con lo sguardo basso. Nonostante il volto abbassato e i capelli davanti al viso, però, vide che stava piangendo

“Portalo via da qui. Non lo voglio più vedere” Disse Lucille secca

L’uomo che lo braccava allora lo strattonò e lo fece camminare fino a fuori dalla porta. Sherlock non oppose resistenza, ma avanzò singhiozzando senza voltarsi verso il compagno

“NO! Sherlock!” Urlò John dimenandosi come un pazzo “Non potete farlo! Non potete!”

“Un giorno mi ringrazierai” Disse Lucille per poi rivolgersi all’uomo che era rimasto e che teneva John “Portalo nelle sue stanze e chiudilo dentro. Non uscirà di li fino al nostro arrivo in America se non durante i pasti” Gli disse lanciandogli la chiave della cabina dello scrittore

Ormai senza forze John si fece condurre nella sua stanza, dove si sedette sul letto nascondendo il volto tra le mani e iniziando a singhiozzare.

Era successo davvero. Li aveva scoperti...

Il suo Sherlock... Gli era stato portato via...

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Capitolo 13
*** Ice ***



 
Era ormai pomeriggio inoltrato e John era ancora sdraiato a letto con il volto rigato di lacrime. Il suo Sherlock... Lo avevano portato via... Ma dove?
Lo avevano sicuramente rinchiuso da qualche parte.

Non avrebbero mai osato fargli del male. Lucille non avrebbe mai corso un rischio così grande di macchiare la sua preziosa reputazione.
Sherlock era ancora sulla nave... Da qualche parte

Sarebbe andato a cercarlo, a qualunque costo. Ma serviva che Lucille non fosse in cabina

Decise quindi di aspettare l’orario di cena, che sulla nave veniva servita per le 21 circa

Lucille arrivò puntuale come un orologio a chiamarlo “C’è la cena” Disse secca

“Non ho fame” Ribattè lui deciso, rimanendo sdraiato sul letto

Preparati immediatamente!” Ordinò la madre picchiando un piede a terra, rabbiosa

Va al diavolo.” Disse John scandendo lentamente ogni parola

“Bene. Morirai di fame allora!” Urlò Lucille per poi chiudere la porta con un tonfo e chiudendola a chiave

Fu nel momento in cui John sentì la madre uscire definitivamente dalla cabina che agì

Si alzò di scatto dal letto e corse verso la scrivania. Cominciò ad aprire tutti i cassetti e frugarci dentro nervosamente fino a trovare ciò che voleva.
Sorrise trionfante quando trovò la graffetta in fondo a un cassetto, sotto un mucchio di scartoffie.

Poi fu la stessa procedura di quando entrò nella cabina di Sherlock per andare a soccorrerlo: modellò la graffetta fino a farla diventare una linea e la introdusse nella serratura, che scattò pochi istanti dopo. Non gli importava cosa avrebbe fatto Lucille se lo avesse scoperto, piuttosto sarebbe stato nascosto per i restanti giorni del viaggio, ma non si sarebbe arreso.

John aprì la porta lentamente e uscì dalla stanza guardandosi intorno per essere sicuro di essere solo, poi si mise a pensare a dove potesse essere il suo Sherlock.

Doveva pensare come quel mostro di sua madre. Se fosse stato in lei, dove lo avrebbe fatto portare?
Considerava il suo compagno come un poveraccio, che non si meritava nulla

Fu lì che arrivò l’illuminazione

“Razza di idiota prevedibile” Mormorò John riferendosi alla madre per poi correre fuori dalla cabina e prendendo le scale che portavano ai piani inferiori della nave.

Corse così velocemente che ogni tanto rischiò di inciampare sulle rampe di scale, ma alla fine arrivò all’ultimo piano prima della sala macchine.

“Sherlock!” Gridò iniziando ad aprire ogni porta che percorreva quel corridoio

“John?” Mormorò una voce in risposta, proveniente da una porta poco distante

Lo scrittore scattò verso la direzione dalla voce e aprì la porta con uno scatto
Sherlock era lì, seduto a terra con gli occhi rossi, gonfi di lacrime e un polso ammanettato a un tubo che percorreva il muro

“Oh mio dio!” Disse John fiondandosi sul violinista e abbracciandolo così forte che quasi a Sherlock si bloccò il respiro

“Come mi hai trovato?” Domandò il moro senza sciogliere l’abbraccio

“Ovunque tu sia, io ti troverò sempre” Rispose John baciandolo, intanto che nuove lacrime cadevano a entrambi

La preoccupazione di essersi persi li aveva resi terribilmente instabili, sempre sull’orlo del pianto
Sherlock ricambiò il bacio, assaporando le labbra di John, salate dalle lacrime

“Ok” Mormorò John staccandosi e riprendendo fiato “Ora troviamo un modo per liberarti da queste manette”

Lo scrittore si guardò intorno fino a posare gli occhi su un ascia che stava nella teca per le emergenze.
Ruppe la teca con una gomitata ed estrasse lascia per poi tornare verso Sherlock, che sgranò gli occhi color ghiaccio

“Che cosa vorresti fare?” Domandò indietreggiando

“Sarà una cosa veloce”

“John, io ci tengo alla mia mano” Disse il violinista terrorizzato

“Sherlock! Ti fidi di me?”

Il moro sospirò, per poi tendere il braccio in modo da tenere tesa anche la catena delle manette “Mi fido” Sussurrò per poi girarsi dall’altra parte e chiudere gli occhi

Non ci volle molto prima di sentire un tonfo metallico e qualcosa che si rompeva. In pochi istanti la mano del violinista fu libera

“Grazie” Sussurrò per poi gettarsi tra le braccia di John

“Ora via di qui” Disse quest’ultimo per poi prenderlo per mano e correre via da quella maledetta stanza.

Corsero su per la scale fino ad arrivare al pontile
Erano quasi le 22 e tutti i passeggeri erano ancora nel salone principale a causa di una festa, quindi  i due decisero di rimanere all’esterno.

Passeggiarono mano nella mano per tutta la nave, fino ad arrivare alla prua della nave.
Il vento scompigliava i capelli di Sherlock, che chiuse gli occhi respirando profondamente l’aria marina.
John rimase a fissarlo imbambolato, era meraviglioso

Il violinista si diresse alla ringhiera davanti a lui e si mise a guardare l’orizzonte, allargando le braccia, facendosi circondare dal vento
John gli fu accanto e gli circondò la vita, appoggiando poi la testa sulla spalla del compagno e mettendosi a guardare anche lui il panorama

“E’ bellissimo” Mormorò Sherlock perdendosi a guardare le onde del mare

“Non è la cosa più bella qui però” Lo corresse John baciandogli il collo

“Smettila di dire idiozie” Rise il violinista girandosi verso il compagno per baciarlo.

Gli scompigliò i capelli biondi, gli accarezzò la schiena intanto che il vento e il mare li cullavano. Era tutto perfetto.
Continuarono a baciarsi incuranti di chi potesse vederli, in quel momento erano solo loro e basta

Il rumore di una campana però li interruppe, attirando la loro attenzione e videro che  la nave stava cercando di fare una virata

“Ma che succede?” Chiese John sporgendosi dalla ringhiera per guardare davanti a lui e cercare di vedere oltre l’oscurità

“Oh mio dio..” Sussurrò Sherlock al suo fianco stringendogli la mano d’un tratto, vedendo l’enorme iceberg davanti a loro

Intanto la nave virava sempre di più, cercando di evitare l’enorme ammasso di ghiaccio. Erano a pochi metri da esso ormai. Sherlock abbracciò John per non guardare, lo scrittore invece rimase con lo sguardo fisso davanti a lui.

La nave passò accanto all’iceberg, distante pochi centimetri da loro

“Sherlock, ce l’hanno fatt...”

Non fece in tempo a finire la frase che un suono terrificane proveniente dal fondo della nave invase l’aria. Un suono agghiacciante, di metallo che si frantumava...

Sherlock guardò John terrorizzato intanto che una sirena stridula partiva per segnalare un pericolo. Uno dei peggiori che si potessero verificare... Il più terribile...

La nave stava affondando...
 
 

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Capitolo 14
*** I trust ***



 

In pochi secondi i passeggeri erano tutti fuori dal salone e si guardavano intorno terrorizzati, donne, bambini, tutti raggruppati

“John...” Mormorò Sherlock terrorizzato stringendogli la mano e iniziando a tremare

“Andrà bene. Ora ci diranno cosa fare” Cercò di tranquillizzarlo il biondo

In quel momento arrivò un ufficiale della nave che con tono autoritario iniziò a dettare le procedure di emergenza

“Per favore niente panico! Ora salirete tutti sulle scialuppe! Una nave che dista da noi poche ore verrà poi a riprendervi!” Annunciò

Tutti allora andarono ad accalcarsi verso la sponda della nave, mentre le scialuppe iniziavano a salire, intanto che dei rumori terrificanti arrivavano dal fondo della nave

“Non basteranno per tutti” Disse Sherlock guardando le scialuppe

“Che cosa?!” Chiese John

“Prima di partire per il viaggio ho chiesto al capitano e al costruttore. Bastano solo per la metà dei passeggeri”

Lo scrittore sgranò gli occhi, inorridito da come erano state prese le decisioni per la sicurezza

“Dobbiamo andare Sherlock!” Disse poi correndo verso la massa tenendo il compagno per mano

Le scialuppe erano arrivate e dei dipendenti della nave si erano piazzati davanti per evitare che la gente si ammassasse sopra
Intanto i passeggeri spingevano senza sosta terrorizzati, alcuni spingevano così forte da far cadere a terra qualcuno, non importa se fosse un anziano o un bambino, in quel momento ognuno pensava solo a se stesso.
A quella massa di gente poi se ne aggiunse altra proveniente dalla terza classe. Erano bagnati fradici e tremavano pesantemente. Tutti si voltarono a guardarli con terrore, perché vederli in quello stato voleva dire che gli appartamenti della terza classe si stavano già allagando.

“Fateci salire!” Urlò un uomo nella folla rabbioso, seguito da grida di approvazione

Con ordine! CON ORDINE!” Urlò un dipendente “Prima le donne e i bambini della prima classe!”

Dal gruppo della seconda e della terza classe si alzò un furente urlo di protesta e tutti iniziarono a spingere per farsi spazio tra la folla. Spingevano così forte che i passeggeri vicino alle sbarre si ritrovarono schiacciati e alcuni caddero in mare, provocando urla di terrore da quelli ancora sulla nave.

“John, ho paura” Disse Sherlock senza mai lasciare la mano del compagno e cercando di non cadere a causa degli spintoni

“Ce la faremo, insieme” Rispose il biondo

Stavano ancora in mezzo alla calca di folla quando John si sentì strattonare via

“John! John!” Urlò Sherlock terrorizzato perdendo la presa sulla mano e vedendolo sparire tra la folla

Lo scrittore si voltò per vedere chi lo stava trascinando: Era Lucille, e lo stava portando verso una scialuppa

“No! Io non vengo con te!” Urlò John piantando i piedi a terra

La madre però non lo ascoltò e lo strattonò di nuovo per farlo poi arrivare alla scialuppe dove stavano già Mary, sua madre e altre donne della prima classe

“Lui si deve sposare. Ha il diritto di venire con noi!” Urlò Lucille alle donne sulla scialuppa che fissavano John e al dipendete che faceva salire uno alla volta i passeggeri

Il biondo fece per ribattere, ma quasi senza che se ne accorgesse si ritrovò spinto dal dipendente sulla scialuppa e lentamente calato in mare

“NO!” Urlò alzandosi in piedi per poi venir strattonato giù dalla madre

“Ora basta John! Non ti lascerò qui a morire per quel poveraccio!” Sbraitò Lucille

Lo scrittore guardò in alto, centinaia di persona osservavano la sua scialuppa scendere. Guardò tra tutta quella gente, finchè non lo vide: Il suo Sherlock, che lo osservava appoggiato alle sbarre
I loro occhi si incontrarono, entrambi sull’orlo del pianto. Sarebbe davvero finita così?

La scialuppa intanto era arrivata a livello di un'altra balconata, quella al piano inferiore a quello dove erano radunati tutti. Fu li che a John venne in mente una pazzia. L’unica per tornare da chi amava

Senza dire nulla si alzò in piedi, appoggiò un piede sulla sponda della scialuppa e da li si diede lo slancio per saltare verso la balconata.
Afferrò le sbarre con le mani e fece per tirarsi su, ma venne trattenuto dalla madre, che lo afferrò per una caviglia intanto che la scialuppa continuava a scendere

“Torna subito qui!” Urlò Lucille, che intanto dovette alzarsi in piedi per tenere John

“Va a farti fottere!” Rispose furioso il biondo per poi muovere bruscamente la gamba per liberarsi dalla presa della madre.

Fu in quel momento che Lucille si sbilanciò perdendo l’equilibrio. Picchiò forte la testa contro l’acciaio della nave e poi cadde rovinosamente giù dalla scialuppa, andando a finire nelle gelide acque dell’oceano.
Per un po’ si vide Lucille sbracciarsi nell’oceano, ma poi l’ipotermia ebbe la meglio

John guardò la madre affondare, aveva causato lui questo, ma versare lacrime per quella donna era impossibile. Non provava dolore per la sua perdita.

Gli dispiaceva, ovviamente. Ma gli aveva rovinato la vita... Quella non l’aveva mai considerata come una madre.

John risalì la ringhiera per poi scavalcarla per tornare sulla nave, intanto che molte altre scialuppe scendevano in mare.
Corse più che poteva di nuovo su al piano più alto e si buttò nella folla in direzione di dove aveva visto prima Sherlock.
Per fortuna lo trovò dove era prima.
Il violinista si voltò verso di lui, guardandolo con gli occhi lucidi “Tu sei pazzo! Pazzo!” Gli disse gettandosi tra le sue braccia

“Non ti avrei mai lasciato qui. Salti tu salto io, ricordi?” Disse John senza sciogliere l’abbraccio

Intanto quasi la metà dei passeggeri era sulle scialuppe e ora remava via dalla nave. I due si guardarono intorno: le scialuppe erano finite.
Nessuna via di fuga ora

John... E’ finita” Singhiozzò Sherlock affondando il volto sul petto del compagno

“Shh, siamo insieme ora. Andrà bene”

I passeggeri intanto iniziarono a strillare terrorizzati. La nave si stava inclinando.
Il peso dell’acqua nella nave era troppo ora e la stava sbilanciando

“Corri!” Urlò John afferrando la mano di Sherlock e correndo verso la parte della nave che si stava alzando

Si aggrapparono a una sbarra una volta arrivati in cima
Alcuni passeggeri meno fortunati intanto scivolavano in acqua, andando a sbattere nella caduta anche contro oggetti metallici della nave, infrangendosi come bambole di pezza.

Sherlock non guardò mai in basso, ma solo la sua mano che teneva la sbarra e il cielo che si vedeva sempre più, a causa della nave che si impennava sempre più in alto

Poi un rumore terribile squarciò l’aria. La nave arrivata quasi in verticale si ruppe in due
Cavi elettrici illuminarono l’interno della nave rotta.

La metà dove erano John e Sherlock cadde in orizzontale, mentre quella già per metà in acqua affondò in pochi istanti.

“Oh mio Dio”  Sussurrò Sherlock in lacrime, intanto che anche il pezzo di nave dove erano loro ricominciava ad alzarsi

“Dobbiamo saltare” Disse John

Che cosa?!”

“Dobbiamo saltare in acqua prima che affondi!” Rispose lo scrittore

“John ho paura”

“Ti fidi di me?” Chiese lasciando la presa dalla sbarra con una mano per poi tenderla al moro, che la prese e la strinse forte

“Mi fido”

E si lasciarono andare...

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Capitolo 15
*** My heart will go on ***




 
Caddero in acqua e Sherlock, in panico, non riusciva a nuotare in superficie
John gli afferrò un polso e lo tirò su, poi nuotarono il più possibile lontano dal pezzo restante della nave, che affondò pochi istanti dopo, provocando un movimento in mare che li sommerse ancora di acqua.

John aiutò di nuovo Sherlock a tornare in superficie, poi si aggrapparono a una piccola asse di legno per rimanere a galla
Guardarono le scialuppe cariche di passeggeri che si allontanavano. Videro donne piangere non vedendo i mariti sulle altre imbarcazioni, bambini piangere e un piccolo neonato che una donna di terza classe aveva affidato a una signora sulla scialuppa per permettere almeno a lui di salvarsi

“E’ f-f-finita” Singhiozzò il violinista, intanto che il colorito diventava sempre più pallido e le labbra assumevano una sfumatura di viola

“Andrà t-t-t-tutto bene” Balbettò John prendendogli una mano

La sua attenzione poi fu catturata da un pezzo di porta che galleggiava in mare, abbastanza grande per farci stare sopra qualcuno

“Vieni con me” Disse senza mai lasciare la mano del compagno e nuotando fino alla porta “Sali qui”

Sherlock salì e poi si spostò un po’ per permettere a John di salire
Non appena ci provò però la porta traballò pesantemente, facendo quasi cadere il moro di nuovo in acqua

“Stai su tu... Non f-f-fa niente” Disse John appoggiandosi al legno solo con le braccia

“Non fa niente un corno! Sali su questa porta!” Urlò Sherlock

Aveva così freddo che neanche riusciva a piangere, come se anche le lacrime si fossero anch’esse gelate

“Non reggerà il peso di entrambi!” Ribattè il biondo scosso dai brividi

“Allora non ci starò su neanche io!” Affermò deciso Sherlock, pronto a tornare in acqua

John gli strinse così forte il polso, per non farlo muovere, che quasi gli fece male

“Non dire stronzate! Tu starai qui!” Urlò John, con la voce che si affievoliva a poco a poco

“Ma io non posso stare senza di te! Avevamo fatto tutti i nostri progetti! La nostra vita insieme! Io non voglio restare da solo” Singhiozzò Sherlock appoggiando il viso sulle mani del compagno

“Hey, basta” Sussurrò John dandogli un bacio sulla fronte “Non è ancora detta l’ultima parola, vedrai che presto arriverà la nave a soccorrerci”

Il moro rabbrividì ancor di più al contatto con la pelle gelida del compagno “Smettila di fare il finto positivo e sii realista per una volta!” Sbottò “Non sappiamo quando arriverà quella maledetta nave! Quindi ora tu Sali con me su questa dannata porta!”

“Sherlock promettimi una cosa” La voce di John ormai era ridotta a un sussurro “Devi promettere che sopravviverai, che non ti arrenderai qualunque cosa accada, per quanto disperata sia la situazione. Promettimelo adesso Sherlock, e non dimenticare mai questa promessa”

Sherlock ormai singhiozzava e tremava pesantemente “John ti prego” Implorò stringendogli forte le mani

“P-p-promettimelo!” Balbettò secco il biondo

“Ok ok, lo prometto. Ma voglio che anche tu mi prometti la stessa cosa”

Le labbra di John si piegarono leggermente in un sorriso amaro “Lo sai che non posso”

Ai brividi di freddo e al dolore di Sherlock ora si aggiunse anche la disperazione “Non puoi abbandonarmi! Ti prego!”  

“Ma io non ti abbandonerò. Il mio cuore e la mia anima sopravvivranno, in te. Finchè ci sarai tu una parte di me non se ne andrà mai. Sei la mia metà del cielo, ricordi?”

In quel momento Sherlock si sporse leggermente e premette le sue labbra su quelle del compagno

Un bacio disperato, doloroso... Il loro bacio di addio

“Ti amo” Singhiozzò Sherlock ormai in preda all’angoscia. Si sentiva un enorme foro nel petto. Ormai non era più il freddo la cosa più dolorosa. Quello riusciva quasi a sopportarlo...

Ma quell’angoscia... Quello era un dolore che gli squarciava il cuore, o quel che ne rimaneva; gli annebbiava la mente, i pensieri... Uno di quei dolori atroci... insopportabili

“Ti amo anch’io. Non dimenticarlo mai” Sussurrò John dandogli un ultimo bacio veloce

Sherlock fece per dire qualcosa, ma il biondo lo zittì a poggiandogli un dito sulle labbra “Basta parlare. Risparmia le forze e non piangere, ti prego” Disse vedendo il compagno scosso dai singhiozzi

Gli accarezzò la mano e, con le poche forze che gli rimanevano e la poca voce rimasta, iniziò a canticchiare la canzone che spesso intonava per il compagno quando non riusciva a dormire.

Se lo ricordava benissimo John, loro due nella cabina di Sherlock che non riusciva a dormire o magari si alzava svegliato da un incubo e lui che lo cullava tra le braccia canticchiando

“Do you know how to realise? I'm willing to give it all that I got just to know I will make it out with you...” Iniziò a cantare interrompendosi ogni tanto per qualche attacco di tosse. Una melodia dolce, lenta...

Sentendo la sua voce e quella canzone Sherlock si calmò leggermente. Lo fece per John, per il suo John...

Si girò supino guardando il cielo senza mai lasciare la mano del biondo,  che continuava a catare, poi chiuse gli occhi aspettando chissà quale miracolo...

*****************

Non sapeva da quanto tempo era li a occhi chiusi ad aspettare. Sentiva che il freddo stava avendo la meglio su di lui, stava per arrendersi, per crollare... Quando sentì qualcuno urlare in lontananza
Con fatica aprì gli occhi e vide una piccola lanterna in lontananza. Erano arrivati a salvarli
Cercò di urlare per farsi sentire, ma ormai la voce era sparita, ridotta a  un sussurro

Rimase in silenzio, poi si accorse del silenzio intorno a lui... John non cantava più

“John? Sono venuti a prenderci!” Disse voltandosi verso il compagno, appoggiato alla porta con gli occhi chiusi

“John?!” Domandò di nuovo scuotendo il compagno, che rimase inerme

In quel momento il mondo parve crollare addosso a Sherlock

Sgranò gli occhi color ghiaccio, il dolore si impadronì di tutto il suo corpo, era finita... Era finita per davvero

“NO! JOHN! JOHN!” Urlò con le poche forze che gli rimanevano, ignorando la fatica immonda che faceva solo a dire una parola

Le sue grida attirarono l’attenzione della scialuppa che  ricercava i superstiti. Quando lo sentirono nuotarono nella sua direzione, scansando con orrore i centinaia di cadaveri in mare
Il gelo non aveva risparmiato nessuno; donne, uomini, bambini... Nessuno

L’imbarcazione intanto raggiunse Sherlock e uno dei marinai lo afferrò per poterlo portare sulla scialuppa

NO! NON POSSO LASCIARLO! NON POSSO! JOHN!” Urlò il moro disperato intanto che lo trasportavano sulla barca

Perse la presa sulle mani di John, che subito dopo affondò, inghiottito dall’oceano
Sherlock guardò la scena... Ormai il dolore era troppo da sopportare. Aveva finito persino le lacrime... Aveva perso tutto... Era solo ora
I marinai lo coprirono con alcune coperte che avevano portato, poi vide solo nero...

*****************

Si risvegliò a mattino inoltrato su una nave.
Era stato portato li dai marinai. Era sotto strati di coperte per riportare la sua temperatura alla normalità
Si alzò portandosi con se una coperta e si trascinò fino all’esterno, dove c’erano alcuni marinai che prendevano i nomi dei sopravvissuti

Si andò a sedere su una panchina poco distante, che senso aveva ormai rimanere lì? Che senso aveva continuare a vivere? Pensò
Avrebbe voluto finirla lì e raggiungere il suo John. Ma gli aveva fatto una promessa, e l’avrebbe mantenuta, nonostante il male che facesse

Il suo flusso dei pensieri fu poi interrotto da un pianto proveniente da un piccolo cesto poco distante da lui.
Nessuno dei marinai per ora lo aveva notato
Sherlock si avvicinò e vide un piccolo neonato al suo interno. Non poteva avere più di due settimane.

Il violinista lo riconobbe subito, era il bimbo di quella donna della terza classe, quello che era stato affidato a quella nobile sulla scialuppa per salvarlo. Evidentemente era stato abbandonato perché l’affidataria non voleva assumersi le responsabilità di un figlio, lei aveva solo accettato di salvarlo

Sherlock lo prese in braccio e lo cullò dolcemente.
Il bimbo si calmò subito e allungò una manina per accarezzare il viso di Sherlock

“Siamo rimasti soli entrambi” Disse il violinista sorridendo amaramente

In quel momento un marinaio arrivò da lui con un foglio in mano “Scusi? Il bambino è suo?”

Sherlock abbassò lo sguardo sul bimbo, aveva gli occhi dello stesso colore del suo John.

“Sì, è mio” Affermò deciso

“Può dirmi il suo nome?” Chiese di nuovo il marinaio rivolto al violinista

“Sherlock Holmes”

“E il bimbo?”

“John” Disse Sherlock intanto che una lacrima gli solcava il viso “John Holmes...”



Angolo dell'autrice: Buonasera miei piccoli ricci. Eccoci arrivati al penultimo capitolo. E' stato dolorosissimo per me scriverlo, non ho mai scritto una ff così angst, sper di aver fatto un buon lavoro :) Grazie a tutti per il supporto che mi state dando! Al prossimo (e ultimo) capitolo! ^-^

 

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Capitolo 16
*** 18 years later ***




 
Passarono 18 anni da quel giorno.

Sherlock decise di restare in America, come avrebbe voluto John. Con i soldi guadagnati dagli spettacoli sulle navi riuscì a comprarsi una piccola casetta adatta per lui e il piccolo John, poi si trovò un nuovo lavoro. Si fece assumere come musicista fisso in un Hotel poco distante da casa, non avendo denaro per permettersi un automobile e da lì cercò di ricominciare la sua vita. Non si innamorò più però da quel giorno;  amava solo suo figlio. Non riuscì più a trovare nessuno per cui provare quei sentimenti che provava per il suo John. Ma tirò avanti e così fece per i 18 anni che seguirono.  Mary intanto era arrivata anche lei in America, aveva trovato il suo Jack e si erano sposati. Ora erano genitori di una graziosa bimba di nome Anastasia. Capitava spesso che andassero a trovare Sherlock, per tenergli compagnia e per aiutarlo con il bambino quando era ancora piccolo.

Il bimbo che Sherlock aveva deciso di tenere con se però ora era diventato un uomo. Lo aveva cresciuto meglio che poteva, nonostante fosse solo e con la responsabilità di un figlio, ma ci era riuscito.

John era diventato un ragazzo fantastico.

Sapeva che Sherlock non era il suo vero padre, gli era stato rivelato quando aveva 11 anni. E qualche hanno dopo scoprì anche che il padre adottivo era omosessuale, ma a lui non importava.

“Se è amore e ti rende felice per me è ok” Aveva detto a Sherlock dopo che lo aveva scoperto

Solo una cosa non sapeva fino in fondo: La storia del Titanic

Aveva provato a parlarne, ma Sherlock rispondeva sempre in maniera sbrigativa. Lui voleva saperne di più

Quindi decise di parlarne faccia a faccia, qualche giorno dopo il suo compleanno, il giorno in cui 18 anni prima affondava una nave da tutti ritenuta inaffondabile
Sherlock aveva mandato il figlio nella sua stanza per cercargli un libro, quindi lui frugò dappertutto alla ricerca di qualcosa con cui potesse iniziare il discorso, quando trovò quel che cercava tornò nel salotto dove c’era il padre che lo aspettava seduto sulla sua poltrona.
Il ragazzo si sedette su quella di fronte a Sherlock

“Papà... Possiamo parlare?” Chiese John titubante

Certo, dimmi pure” Rispose Sherlock tranquillo

Si tratta di John.... John Watson” Iniziò lui

Il moro a quel puntò sgranò gli occhi. Lo sguardo si fece malinconico e la bocca si piegò in un sorriso amaro

“Hai trovato le lettere nella mia stanza vero?” Chiese

John annuì e tirò fuori dalla tasca del gilet le lettere che aveva preso

Voglio sapere la verità, sono pronto e lo sai... La domanda vera è: Sei tu ad essere pronto per raccontare questa storia?”

“Non credo che lo sarò mai” Rispose Sherlock triste, intanto che gli occhi gli si facevano lucidi

“Provaci” Sussurrò John sporgendosi dalla poltrona “Fallo per me”

“John Watson me lo diceva sempre quando non ero sicuro nel fare qualcosa. Me lo ricordi molto sai?” Affermò Sherlock triste “Va bene John, se pronto a sentire la storia del Titanic?”

Il figlio annuì in silenzio, aspettando che il padre cominciasse a raccontare.

Raccontò della bellezza della nave, della sua maestosità e di tutti i progetti che vennero fatti su di essa. Parlò del suo lavoro e del mondo che aveva visto grazie ad esso.

Si ritrovò catapultato a 18 anni prima

Parlò dei progetti che aveva fatto con John, della loro storia segreta a tutto il mondo;
Della vita che sognavano insieme e soprattutto di quanto si amavano.

Un amore che non si poteva descrivere fedelmente a parole, un amore che andava oltre a tutto quello che poteva pensare la gente. Un amore puro, che Sherlock non avrebbe mai più trovato

Mi diceva sempre che ero la sua metà del cielo” Disse con malinconia portando la mano al ciondolo a forma di ancora che portava sempre con se “Questa me l’aveva regalata lui il giorno prima del... del...

Sherlock si nascose il volto tra le mani iniziando a singhiozzare, il figlio gli fu subito accanto.
Gli circondò le spalle con un braccio  “Basta così, non c’è bisogno che racconti anche questo” Gli sussurrò

“Mi cantò la nostra ninnananna prima di morire. Quella che io cantavo a te quando eri piccolo” Disse Sherlock tra i singhiozzi

John a quel punto abbracciò il padre, stringendolo forte “Era davvero un uomo fantastico, come te”

“Grazie John” Sussurrò il moro asciugandosi le lacrime e sorridendo

“Perché non mi hai mai parlato di lui? Mi hai chiamato John in suo onore, ma perché non me ne hai mai parlato?” Chiese poi il ragazzo, dubbioso, tornando a sedere sulla poltrona

Sherlock si calmò, smettendo di piangere, poi sospirò profondamente “Non ho mai parlato di lui fino ad ora, neanche con Mary o Jack... Sai, il cuore delle persone è un profondo oceano di segreti. Ma ora sai che c’era un uomo di nome John Watson, e che lui mi ha salvato, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. Non ho niente di lui, neanche una foto... Vive solo nei miei ricordi”

“E nel nostro cuore” Aggiunse John prendendo una mano al padre...

THE END
 

Angolo dell'autrice: Buongiorno miei piccoli ricci! Scusate se posto ora, ma stasera non ci sarò, ma non volevo lasciare la ff in sospeso, quindi eccomi qui ^-^ Siamo giunti alla parola fine di questa storia. Spero davvero vi sia piaciuta! Ringazio tutti quelli che hanno letti e ringrazio specialmente CreepyDoll, Adlerlock e Isara_94 per aver recensito tutti i capitoli. Le vostre belle parole e complimenti mi hanno stimolato a continuare a scrivere. Grazie davvero <3

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