Love Is Strong As Death

di SweetPandemonium
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


k

I PERSONAGGI NON SONO MIEI E NIENTE DI QUELLO CHE SCRIVO è REALMENTE ACCADUTO! [o almeno non così!]

 

 

Love Is Strong As Death

 

 

 

Heartache's knocking on the door
shadows dance outside her window
Tears keep falling on the floor
as the world around her crumbles

[Circle Of Fear – HIM <3]

 

 

I The Used erano sul palco e l’energia e l’adrenalina erano al massimo.

Quinn ricambiò il sorriso che Bert gli aveva rivolto quando le prime note di On My Own uscirono dalla sua chitarra.

Quella era la sua canzone e Bert gli sorrideva sempre prima di iniziare a cantarla, come se volesse il permesso per farlo.

Bert iniziò ad intonare le prime parole della canzone voltandosi nuovamente verso il pubblico in delirio, mentre il suo chitarrista teneva lo sguardo su di lui con il sorriso che sembrava essersi fossilizzato sul suo viso.

Erano a metà del brano quando Quinn si decise a distogliere lo sguardo, facendolo scivolare sul pubblico, poi su Jeph, che aveva la testa bassa coperta da uno dei suoi amati cappelli ed infine su Branden che invece la muoveva su e giù come sempre.

Improvvisamente però la voce del cantante si smorzò, facendo si che Quinn voltasse nuovamente la testa verso di lui.

Quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene.

Il microfono che il suo ragazzo teneva in mano era caduto e aveva rotolato per qualche metro, lui aveva gli occhi rivolti a terra, la schiena un po’ incurvata che si alzava ed abbassava freneticamente a causa del suo respiro affannoso ed entrambe le braccia strette intorno allo stomaco.

Il pubblico, dopo qualche, eterno, secondo smise di urlare e si venne a creare un silenzio innaturale per un concerto rock.

- Bert?! Che hai?! – urlò nel panico, sfilandosi la chitarra e lasciandola li per terra.

Gli corse incontro ma, appena fece per toccarlo, gli occhi blu del ragazzo si fissarono nei suoi.

- N-non credo di stare bene Quinn…- riuscì a sussurrare con voce appena udibile prima che i suoi occhi si chiudessero e crollasse al suolo.

Quinn, a causa del suo esiguo peso, non riuscì a dargli un sostegno e, per evitare che si facesse male rovinando a terra, cadde con lui, prendendolo tra le braccia e ignorando il successivo dolore alle ginocchia.

- Bert! Bert, amore, che succede!? Oddio ragazzi, aiutatemi! – urlò mentre dal pubblico si elevava nuovamente un rumore assordante di gente preoccupata.

Subito Jeph e Branden, che avevano assistito a tutta la scena, accorsero in suo aiuto, chiudendosi a cerchiò intorno all’amico privo di sensi.

- Bert! Bert, amico, svegliati! – disse il bassista, dandogli leggeri schiaffi sulle guance.

- Jeph, non si sveglia! Chiama qualcuno, per favore! – urlò, con gli occhi colmi di lacrime il piccolo, tenendo stretto a se il cantante.

Branden subito si tirò su e guardò dritto verso il backstage guardando che una serie di tecnici del suono e anche il loro manager stavano correndo verso di loro.

- Chiamate l’ambulanza, veloci! È svenuto!! – urlò in loro direzione.

Mentre tutti si mettevano in moto Bren aiutò Quinn ad alzare il ragazzo svenuto da terra per portarlo fuori dal palco, mentre Jeph recuperava il microfono e tentava di tranquillizzare il pubblico.

Quando i paramedici arrivarono con la barella Bert, incosciente, fu caricato sull’ambulanza. Quinn decise di salire con lui mentre urlava agli altri che si sarebbero visti dopo in ospedale.

- Bert…Bert mi senti? – lo chiamò piano, con voce carica di ansia e nervosismo, mentre una mano stringeva la sua e l’altra gli accarezzava la fronte madida di sudore, mentre il paramedico nel frattempo gli infilava la mascherina dell’ossigeno.

- Che è successo? Perché è svenuto? – chiese poi Quinn verso di lui.

- Ha avuto un collasso ma solo dopo degli esami potremo saperne la causa…- gli rispose il ragazzo con quella calma e quel controllo che il chitarrista aveva perso da tempo.

Annuì e tornò a guardare Bert steso immobile sul lettino e continuando ad accarezzargli il viso. E continuò a farlo fino a quando, alla fine di un lungo corridoio bianco, Bert non fu portato dietro ad una porta e lui costretto a rimanerne fuori.

Si sedette su una di quelle scomodissime sedie di plastica della sala d’aspetto e si prese la testa tra le mani, affondando le dita tra i capelli biondissimi e umidi di sudore.

Sentiva un profondo e costante dolore al petto e faticava a respirare.

Cosa era successo?

Un attimo prima era li che gli sorrideva e cantava, ed un secondo dopo…era crollato a terra privo di sensi.

Si morse il labbro inferiore, fino a farsi male e si coprì gli occhi con le mani fino a quando non sentì dei rumori avvicinarsi a lui.

Alzò la testa giusto in tempo per vedere Jeph e Brendon entrare nella sala d’aspetto con il fiato corto.

- Quinn! Hanno detto qualcosa? – chiamò il bassista, Quinn si alzò per essere accolto tra le sue braccia e trovare un minimo di consolazione.

- Ancora no. Il medico ha detto che devono fargli degli esami per capire da cosa è dipeso il collasso. – disse, sulla spalla di Jeph mentre sentiva anche una mano di Bran sulla schiena.

Jeph annuì – Dai, vedrai che non è nulla. Forse è solo lo stress del tour. Quando starà meglio lo porteremo a casa…- disse, cercando di convincere anche se stesso di quelle parole che dovevano tranquillizzare il biondo.

- Si, Jeph ha ragione. Vedrai che andrà tutto bene. – convenne il batterista accarezzandogli la schiena in modo consolatorio. Si sentiva a disagio in quel momento, e totalmente inutile. Conosceva Quinn da quando erano appena dei ragazzini ed ora non riusciva a fare o dire niente per far smettere alle lacrime di scivolare dagli occhi del suo amico.

Quinn annuì e si allontanò da loro, tirando su col naso e cercando di pulirsi le guance bagnate di lacrime con il polso.

- Mettiti a sedere ora e cerca di calmarti. Vado a prenderti un the o una camomilla, che ne dici? – propose Jeph facendolo indietreggiare verso le sedie di plastica per farlo mettere a sedere.

Il chitarrista annuì ancora e Bran ebbe un crampo al petto nel vedere i suoi occhi così persi, fissi, vuoti, distanti, lontani anni luce.

- Vado a prendergli qualcosa da bere. Resta con lui. – gli disse Jeph all’orecchio e lui annuì seguendolo con lo sguardo fino a quando non sparì dietro un angolo.

Non riusciva davvero a vedere i The Used, il loro gruppo senza Jeph. Lui era la colonna portante di tutto. Così assolutamente pazzo ma anche così paterno e razionale.

Non perdeva mai la calma che lo caratterizzava. Aveva sangue freddo che tornava molto utile in situazioni come queste, che invece lui non riusciva assolutamente ad affrontare.

Si sedette con un sospirò vicino all’amico decidendo di lasciarlo nel suo mondo, dove magari, stavano ancora cantando sul palco e Bert stava ancora saltando a destra e a manca urlando e facendo sentire che c’era anche lui al mondo.

Pensò che Quinn neanche si fosse accorto della sua presenza ma si dovette ricredere quando un sussurro roco abbandonò le sue labbra.

- Bran…-

Il batterista si voltò verso di lui e gli si fece più vicino.

- Dimmi…- il biondo lo guardò. I suoi occhi erano così lucidi, rossi, completamente in contrasto con la sua pelle che al momento era più pallida del solito.

- Mi ha sorriso…Bert, prima di cadere a terra. Stava bene, mi ha sorriso e io…ho guardato il pubblico, e te e Jeph…poi lui…lui è caduto. – disse, con voce appena udibile, mentre piccole lacrime si raccoglievano ai lati dei suoi occhi.

- Ha avuto un malore Quinn. Nessuno di noi avrebbe potuto prevederlo. – disse, passandogli una mano dietro la schiena.

Il ragazzo scosse la testa – Non è vero. Io avrei potuto. – lo contraddisse.

- No Quinn. Non darti colpe che non…- il chitarrista lo interruppe scuotendo ancora la testa.

- Ieri sera…mentre eravamo a letto. Si è alzato improvvisamente e…è andato a…- un singhiozzo uscì dalle sue labbra e prese un respiro profondo per cercare di finire la frase. - …è corso a rimettere in bagno. – concluse, tirando su col naso.

Branden lo guardò un po’ sorpreso, poi sospirò e lo portò più vicino a se, stringendolo.

- Avrei dovuto costringerlo a stare a letto. A posticipare questa data. – sussurrò ancora, nascondendo il viso nell’incavo del collo dell’ amico.

- è inutile rimuginarci su Quinn. Vedrai che andrà tutto bene. Bert ha la pellaccia dura…- disse, scompigliandogli un po’ i capelli.

Il ragazzo annuì lentamente ma non disse altro.

Nel frattempo Jeph tornò da loro tenendo con due mani tre bicchieri.

Due di the per lui e Quinn ed uno di caffè per Branden che lui accettò più che volentieri, rivolgendogli un mezzo sorriso di ringraziamento.

Rimasero per molto tempo in quella sala d’aspetto.

Dottori e infermieri che passavano davanti a loro, senza nessuna notizia.

Jeph che aveva abbandonato il buon proposito di lasciar stare le sue povere unghia.

Branden che batteva nervosamente il piede sul pavimento, si alzava, camminava per un po’ avanti ed indietro, poi tornava a sedersi.

E Quinn invece con lo sguardo rivolto a terra.

Non fece un solo movimento.

 

 

Dopo quelle che dovevano essere tre quarti d’ora d’attesa Jeph scattò in piedi, facendo sobbalzare Branden.

- Cazzo, non c’è la faccio più! Ma perché non ci dicono niente!! – sbottò, portandosi nervosamente i capelli indietro.

- Sta calmo Jeph. Vedrai che ci diranno presto qualcosa…- cercò di tranquillizzarlo, il bassista annuì facendo un respiro profondo, conscio del fatto che innervosirsi non sarebbe servito a nulla.

Rimasero ancora qualche minuto in silenzio prima che Quinn non parlò, con tono basso e roco, a causa del fatto che non aveva parlato per lungo tempo.

- E se ha qualcosa di grave? Cosa faremo? C-cosa farò? – chiese. Le domande rivolte ai suoi compagni, ma il suo sguardo ancora ancorato al pavimento.

- Dio Quinn, smettila di essere così pessimista! Non è per niente il momento adatto! – rispose brusco Jeph, assottigliando lo sguardo verso l’amico.

Il chitarrista alzò lo sguardo su di lui e lo fissò nei suoi occhi, poi annuì mestamente.

- Scusa. – sussurrò.

Il moro sospirò e si avvicinò a lui. – Scusa tu. Non volevo essere così brusco. Dai…vedrai che non è nulla di grave. Andrà tutto bene. – disse, annuendo convinto del sue parole.

Proprio in quel momento vide Branden alzarsi di scatto e guardò anche lui il punto a cui era rivolto l’amico.

Un uomo vestito con un camice bianco ed un paio di occhiali appoggiati quasi sulla punta del naso veniva verso di loro.

Il bassista prese Quinn per un braccio e lo fece alzare, raggiungendo il medico.

- Siete qui per il Signor…- abbassò lo sguardo sulla cartellina che aveva in mano prima di completare la frase – McCracken? – chiese, tornando a guardarli.

Jeph annuì – Si. Cosa è successo? Come sta? – chiese, sfregandosi le mani sudate sui jeans.

- Le cose sono un po’ complicate. Vedete…abbiamo fatto degli esami e in correlazione con i sintomi del paziente possiamo essere quasi sicuri che si tratti di un caso di pancreatite acuta. – disse, con tono grave l’uomo.

Il respiro di Quinn si fece più affaticato ed accorgendosene Branden gli si fece più vicino, posandogli una mano sulla schiena.

- é…è grave? – chiese ancora Jeph facendo scrocchiare le dita di una mano.

- Non sono presenti ecchimosi cutanee quindi possiamo ancora dire che siamo nello stato iniziale della malattia. – disse, poi prese un respiro profondo.

- Ora dovrò farvi delle domande, quindi se volete accomodarvi nel mio ufficio per favore…-

 

Quando furono nell’ufficio del medico il clima di nervosismo era tangibile.

Quinn stava facendo di tutto per trattenere le lacrime.

Pancreatite acuta. Che brutto nome che aveva. Ma cosa voleva dire? Bert era in pericolo? Perché invece di fare così il misterioso quell’idiota di un medico non si decideva a dire le cose chiaramente?

Branden giocava nervosamente con l’orecchino che gli ornava il lobo dell’orecchio destro e continuava a muovere il piede a terra, guardando in attesa il dottore.

Jeph era invece seduto compostamente davanti alla scrivania, ma si mordicchiava il labbro inferiore.

- Volevo chiedervi se voi, che vivete con il paziente tutti i giorni potete dirmi qualcosa sul suo conto…- iniziò il medico, sporgendosi in avanti e puntando i gomiti sulla scrivania.

Jeph, che sembrava essere l’unico in grado di farlo, annuì, invitandolo a fare tutte le domande che voleva.

- Bene…- respirò profondamente, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi l’attaccatura del naso.

- Il Signor McCracken ha mai avuto problemi seri con l’alcool? Beve molto? – chiese, cercando di essere cauto.

Quinn sobbalzò leggermente mentre le lacrime gli bagnavano le ciglia.

Lo sapeva. Lo sapeva che prima o poi quel fottuto alcool gli avrebbe fatto male. Perché non si era imposto? Perché non aveva fatto ancora di più per farlo smettere?

Inutile. Si sentiva così inutile.

Jeph sospirò pesantemente e, dopo aver taciuto per qualche secondo, annuì.

- Si. – sbuffò – Non nascondiamoci dietro un dito. – disse rivolto più ai suoi compagni che non al dottore – Si, beve. Molto. Troppo. – rispose infine.

Il medico annuì, comprendendo. – L’abuso di alcool e anche di nicotina possono essere le cause principali di questa patologia. – iniziò, con le sopracciglia sollevate.

Quinn strinse il pugno, infilandosi quasi le unghia nel palmo e tese i muscoli del volto.

- Possiamo vederlo? – chiese improvvisamente Branden.

- Ancora no. È stato messo sotto sedativi. I dolori che questo male produce sono molto acuti e dobbiamo tenerli sotto controllo con antidolorifici molto forti. –

Il biondino sobbalzò e parlò, per la prima volta. – Ma…non è in pericolo no? Potete curarlo, vero? – chiese, speranzoso.

L’uomo sospirò – Nulla è certo ancora. Ma faremo tutto quello che è in nostro potere per fare in modo che vada tutto bene. – rispose, guardandolo comprensivo.

Ma quelle parole non lo rassicurarono neanche un po’ e neanche la mano di Branden che ora stringeva la sua.

- Comunque potete vederlo domattina. Vi consiglierei di andare a casa a riposarvi e di tornare domani. – gli disse poi, con un mezzo sorriso paterno.

Branden sospirò e annuì – Va bene. Ragazzi dai, andiamo. – disse, tirando su di peso Quinn che sembrava non essere dotato di vita propria.

Jeph annuì e lo seguì in piedi, prima di porgere la mano al medico che gliela strinse.

- Grazie. – disse, con un sorriso triste.

- Arrivederci. – salutò invece l’uomo.

 

Quando uscirono dall’ufficio però Quinn si allontanò da Branden che lo guardò sorpreso.

- Non voglio tornare in albergo. Voglio restare qui. – disse.

Jeph sospirò – Quinn, è inutile rimanere qui. Non puoi fare nulla. Sta dormendo. – disse, cercando di convincerlo.

- Beh, se sta dormendo non gli darò alcun fastidio, no? – disse, poi abbandonò la tecnica da bambino capriccioso e sospirò – Dai ragazzi. Non riuscirei a dormire comunque, con lui qui in una camera d’ospedale. – disse, mentre la voce si faceva più fievole.

Jeph stava per ribattere ancora, ma fu Branden a prendere la parola.

- Certo. Capiamo. Rimani se vuoi…io e Jeph torniamo in albergo, no? – si voltò verso il bassista ma quando vide che stava per rispondere, e non per dargli una risposta affermativa, lo interruppe ancora, rivolgendosi di nuovo a Quinn.

- Domani mattina presto torniamo qui. – disse, poi si avvicinò e lo abbracciò velocemente.

- Grazie Bran…- sussurrò il chitarrista, poi guardo Jeph – Sta tranquillo, okay? – il ragazzo sospirò e poi annuì, arrendendosi ai suoi compagni che avevano deciso di coalizzarsi contro di lui, e lo abbracciò anche lui.

- Va bene. Ma cerca di dormire almeno un po’, ‘kay? – disse e Quinn accennò un sorriso, annuendo.

 

Quando riuscì a trovare la stanza di Bert, dopo aver bellamente costretto l’infermiera a dirglielo, erano le undici e mezza di sera.

La testa gli doleva per l’ansia, la stanchezza e il tanto piangere, ma quando lo vide steso su quel letto, con i capelli neri sparsi sul cuscino così serenamente addormentato gli venne spontaneo fare un sospiro ed un piccolo sorriso gli si formò sul viso.

Gli andò vicino e gli prese la mano, sedendosi su un divanetto vicino al letto.

- Ehi amore…- sussurrò, portandosi la sua mano alle labbra e guardando la sua figura addormentata.

- Mi hai fatto prendere un bello spavento, lo sai? Ho avuto quasi un infarto…e sono ancora troppo giovane per morire, non pensi? – il sorriso sparì dal suo volto che prese un espressione scura e disperata.

Sentì le lacrime pungere i suoi occhi – E anche tu sei troppo giovane amore mio, per morire. Rimani con me, okay? Non lasciarmi…- sussurrò, mentre le lacrime scorrevano senza pietà lungo le sue guance pallide.

- Vorrei così tanto poterti proteggere da tutto amore mio. -

Poi appoggiò la testa sull’avambraccio del suo ragazzo e lasciò che la stanchezza lo portasse in un posto magnifico…dove l’amore è più forte della morte.

 

 

This fortress of tears
I've built from my fears for you
This fortress won't fall
I've built it strong for you

[Fortress of Tears – HIM <3]  

 

 

 

Okay, ora penso di dover spiegare tutto questo, no?

Allora...sarà una piccola fanfic di quattro capitoli [o almeno penso. Purtroppo, o per fortuna non saprei, non ho il dono della sintesi xD].

Ho avuto l'ispirazione per questa fanfic quando ho letto che Bert è davvero svenuto durante una performance di On My Own e che gli hanno davvero diagnosticato una malattia al pancreas.
Non sapevo esattamente quale malattia quindi ho fatto delle ricerche sulle varie malattie e ho trovato questa pancreatite acuta che è causata dall'abuso di alcool e ho pensato che fosse perfetta per la situazione di Bert-ilmioamore-McCracken, no?
Praticamente sono diventata ferratissima in questo argomento -_-"
 
Comunque forse sarà un pò triste ma spero che vi piaccia! -///-
fatemi sapere cosa ne pensate!
bacioni!
 
Vale

 

 

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Capitolo 2
*** II ***


k

II

 

 

I'm for you - and I'm dying for your love

I'm for you - and my heaven is wherever you are

I'm here for you - I am here for you

[ For You – HIM <3]

 

 

Quando il giorno successivo, molto presto, Branden e Jeph tornarono in ospedale come avevano promesso, Quinn e Bert erano addormentati.

Il chitarrista aveva passato quasi l’intera notte sveglio, concedendosi solo qualche oretta di sonno con la testa appoggiata sulle braccia e con una mano che stringeva ancora quella del suo ragazzo, che era rimasto perfettamente immobile e non emetteva un solo suono dalla bocca, al contrario di come faceva Quinn, lamentandosi nel sonno della posizione scomoda.

Jeph si avvicinò e si chinò su di lui.

- Quinn, piccolo, svegliati…- gli sussurrò all’orecchio delicatamente per non farlo spaventare.

Il ragazzo aprì piano gli occhi stanchi e li fissò su di lui.

- Ehi…buongiorno…- fece il moro guardandolo dolcemente.

Lui si tirò su ma si lamentò quando sentì un dolore alla schiena e al collo. Cazzo, che posizione orribile per dormire.

Si massaggiò la nuca con una smorfia di dolore – Buongiorno. – rispose, con voce impastata dal sonno.

- Come sta? – chiese invece Bran, sedendosi su una sedia che si trovava al lato opposto del letto.

- Non si è svegliato da ieri. Devono averlo imbottito di sonniferi. – disse sbadigliando, riprendendo la presa della sua mano.

- Sembra sereno però…- osservo Jeph passandosi una mano sul viso stanco e segnato da due profonde occhiaie, così come il batterista. Nessuno dei due doveva aver dormito quella notte.

Si, lui è sereno. Io invece sono qui che muoio di paura.

Bert, svegliati amore. Fammi vedere i tuoi occhi.

- Prima abbiamo incontrato il medico. Più tardi, quando si sarà svegliato dovranno fargli gli ultimi esami per essere sicuri della diagnosi. Per poter poi iniziare la terapia.- aggiunse poi, appoggiando una mano sulla spalla di Quinn, che annuì, senza distogliere lo sguardo da Bert.

- Perché non vai a mangiare qualcosa Quinn? E da ieri prima del concerto che non tocchi cibo. Ti accompagno se vuoi. – propose Branden, preoccupato per l’amico.

Lui scosse la testa – Voglio essere qui quando si sveglierà. – disse, con un filo di voce.

- Se si sveglierà mentre tu sei fuori ti farò chiamare immediatamente. Ora vai a mettere qualcosa sotto i denti. Altrimenti dovranno ricoverare anche te e non è il caso. Solo con Bert credo di essere invecchiato di dieci anni per lo spavento che mi ha fatto prendere ieri. Quindi non infierire. – concluse Jeph, tirandolo poi su a forza dal divanetto.

Quinn sbuffò ma poi annuì, accontentandolo e subito Bran fu al suo fianco.

- Okay, però tu resta okay? Non voglio che stia solo. – disse, poi lasciò la mano del suo ragazzo, posandola delicatamente sulla coperta per poi accarezzargliela leggermente.

- Non ti preoccupare. Resto qui. – annuì Jeph.

- Torno subito. – disse poi, chinandosi e baciandogli la fronte.

 

 

Quando Jeph rimase solo nella stanza si sedette sul posto precedentemente occupato da Quinn e sospirò, puntando i gomiti sulle ginocchia, con gli occhi fissi sul Bert.

- Sei un idiota, amico. Appena ti svegli e ti rimetti te la faccio pagare per tutto quello che ci stai facendo passare e giuro che, se ti avvicini di nuovo ad una bottiglia, anche ad un birra da due gradi, te le taglio quelle manacce. – annuì.

– Seriamente, sei un idiota. – ripetè.

Uno sbuffo improvviso arrivò da Bert. Quella che voleva essere una risata.

- G-grazie amico. – disse, con voce roca ed appena udibile, con gli occhi ancora chiusi.

Jeph si alzò di scatto – Bert! – esclamò, guardandolo sorpreso.

Cos’è? Dovevi insultarlo per ricevere un po’ di attenzione da parte sua?

- Come stai Bert? – gli chiese e il cantante rispose con una smorfia di dolore.

- Mi fa male lo stomaco…- rispose, respirando affannosamente per il dolore acuto che provava.

- Chiamo qualcuno! – disse e fece per premere il pulsante accanto a letto quando l’amico lo fermò.

- Quinn, dov’è Quinn? – gli chiese, guardandolo con occhi lucidi.

- E andato a mangiare qualcosa. È stato accanto a te tutta la notte. – gli disse.

- Voglio vederlo…- disse, mentre si contraeva per un nuovo crampo allo stomaco.

- Lo vado a prendere subito. Ora però fammi chiamare un infermiera, così ti potranno dare qualche antidolorifico! – disse, nel panico, Bert annuì e si lasciò ricadere sul cuscino, circondandosi l’addome con le braccia e lasciandosi scappare solo qualche lamento.

Quando l’infermiera arrivò gli somministrò immediatamente dell’antidolorifico e gli si mise accanto cercando di tenerlo calmo aspettando che il medicinale facesse effetto. Invece Jeph andò a chiamare Quinn come aveva promesso, che arrivò correndo solo qualche minuto dopo.

- Bert! – esordì, entrando nella stanza con il fiato corto.

Fece il giro del letto, data la presenza dell’infermiera su un lato, e gli prese subito la mano tra le sue, guardandolo preoccupato.

- Amore, che hai? – chiese, mentre il cuore gli batteva velocissimo.

Bert gli strinse forte la mano e guardò il viso del suo ragazzo, solitamente delicato a dolce, contratto in un espressione di paura e con gli occhi lucidi di lacrime.

Boccheggiò. Avrebbe voluto dirgli di non preoccuparsi. Che stava bene. Che se la sarebbe cavata anche quella volta, anche se non sapeva ancora cos’avesse il suo corpo che non andava, ma non riuscì a dire nulla a causa del dolore che gli contraeva le viscere.

- Che ha? Che succede? – chiese allora spaventato alla donna di mezza età davanti a lui.

- Questa malattia causa dolori forti. Gli ho somministrato un antidolorifico. Dobbiamo solo aspettare che faccia effetto. – disse, guardandolo con espressione materna, cercando di tranquillizzarlo.

- Amore, sono qui. Sono qui con te! -

Quinn annuì e si chinò su di lui – Hai sentito amore? Starai meglio. Dobbiamo solo aspettare che fa effetto. – disse con tono dolce, accarezzandogli i capelli.

- Q-Quinn…- solo quello riuscì a dire Bert.

- Sono qui amore. Ora passa. – disse ancora, annuendo, fissando i suoi occhi in quelli di un blu liquido del cantante che si contorceva ancora dal dolore.

Quinn stava cercando di convincere Bert che tutto sarebbe andato bene quando neanche lui ne era convinto.

Comunque continuò ad accarezzarlo fino a quando i suoi spasmi non divennero più radi e controllati.

Quando Bert riuscì a rendersi conto del fatto che il suo corpo stava iniziando a sopirsi fece un profondo respiro, riempiendo i polmoni di ossigeno.

- Quinn…- ripetè quindi.

- Stai meglio? – chiese con un leggero sorriso il ragazzo.

Lui annuì – Si…sta passando. – disse annuendo ma respirando ancora un po’ affannosamente.

L’infermiera sembrò rilassarsi – Molto bene. – respirò profondamente – Ora le mando il primario Signor McCracken. Si rilassi. Dobbiamo approfittare di questo momento per gli ultimi esami. – disse la donna, facendo un piccolo sorriso.

Bert la guardò per un secondo ed annuì, prima di spostare nuovamente la sua attenzione sul biondino.

Quando ebbe lasciato la stanza anche Jeph e Bran si avvicinarono.

Jeph si sedette sul divanetto e Bran infondo al letto, accanto ai piedi di Bert.

- Ragazzi, che sono quelle facce da funerale? Non sono ancora morto, eh. – disse, con evidente sforzo, facendo di tutto per sorridere ai suoi compagni.

- Ci hai fatto spaventare di brutto. – rispose il batterista, abbassando un po’ la testa.

Lui annuì – Cosa è successo? – chiese, guardandoli tutti a turno.

- Hai avuto un collasso mentre eravamo sul palco ieri sera…- rispose Jeph, con tono funebre.

- A cosa è stato dovuto? – chiese ancora, guardandolo.

- Hanno fatto degli esami ma non è ancora niente di sicuro. Cioè, ci hanno detto una cosa…ma non è sicuro ecco. – disse, muovendo nervosamente le mani una nell’altra.

Bert sbuffò – Cristo Santo ragazzi. Vi devo togliere le parole di bocca con le pinze? Abbiate pietà di un povero malato e non fatemi faticare…- disse con tono ironico.

Quinn al suo fianco sospirò e senza preavviso si chinò su di lui, nascondo il viso nell’incavo del suo collo, mentre sentiva gli occhi pungergli.

Bert ne rimase sorpreso, ma gli mise una mano, piena di tubicini, sui capelli biondi, accarezzandoglieli.

- Che ti succede, piccolo? – gli chiese con tono dolce.

Bren e Jeph vedendo la situazione, decisero di lasciarli soli e si alzarono senza fare rumore, uscendo poi dalla stanza.

Quinn tirò su col naso e si sollevò un po’, passandosi una mano sul volto segnato dalla notte quasi del tutto insonne.

- Ti hanno diagnosticato una malattia Bert. Pancreatite qualcosa. Non ricordo. – singhiozzò, scuotendo la testa, mentre le lacrime rotolavano lungo le guance.

Bert lo guardò fisso per qualche secondo, con la bocca socchiusa.

- Oh…- sillabò soltanto. Poi tossì leggermente.

- E-ed è grave? Per questo piangi? Morirò? – chiese, con tono neutro. Quasi non si stesse parlando della sua vita.

Quinn sobbalzò – No! No, non dirlo neanche per scherzo! No che non morirai. Piango perché mi sono spaventato! Perché ho avuto così tanta paura di perderti. Dio…– si mise una mano sul petto respirando faticosamente.

Bert non riuscì a rispondere in quanto in quel momento il medico entrò nella stanza, dopo aver bussato velocemente.

- Signor McCracken, si è svegliato. Come si sente? – chiese il dottore, sistemandosi gli occhiali sul naso e avvicinandosi al letto.

- Ora che mi hanno riempito di antidolorifici…molto meglio. – rispose Bert, mentre Quinn si allontanava da lui.

- I dolori sono molto forti. – annuì l’uomo – Quando ricominceranno gliene somministreremo ancora. – disse poi.

- In cosa consiste questa malattia? – chiese poi Bert.

- Oh, è una malattia del pancreas. È dovuta perlopiù all’abuso prolungato di sostanza alcoliche e può essere seriamente pericolosa per la vita se non presa in tempo. Anche se fa strano dirlo…- fece un leggero sorriso – è stato un bene che lo stress del tour abbia fatto abbassare le sue difese immunitarie. Abbiamo avuto la possibilità di diagnosticarla in tempo. –

- Quindi è curabile? – chiese ancora.

Il dottore annuì – Si e ci sono varie terapie che possiamo intraprendere, per questo abbiamo bisogno di un ultimo test per decidere quale sia meglio utilizzare. –

Quinn fece un lungo sospiro di sollievo mentre sentì Bert stringergli la mano.

- Bene. Allora facciamo questo test. –

 

 

°°°

 

 

Bert fu riportato in camera circa due ore dopo e Quinn, Jeph e Bran erano ancora li ad aspettarlo.

- Allora? Come è andata? – chiese il bassista all’infermiere che aveva riportato in camera il cantante, mentre Quinn guardava astioso il ragazzo che, per spostarlo dalla barella al letto fisso, lo aveva preso quasi in braccio.

- Il dottor Moore ha deciso la terapia adatta per il paziente. – rispose quello, guardandoli con un sorriso cordiale.

- E tu Bert, vedi di stare calmo. Non devi agitarti. Il medico ti ha avvertito dei rischi, no? – disse poi, verso il cantante.

Quinn incrociò le braccia al petto.

Ora anche “Bert” e non più “paziente”?

Lui sbuffò – Si, David, mi ha detto tutto, non preoccuparti. – disse, annuendo.

- Bene, allora vi lascio. Più tardi ti porto qualcosa da mangiare. –

- Bye bye. – salutò poi, prima che David uscisse dalla stanza.

Bran si avvicinò al letto – Di quale rischi parlava? –

Bert sollevò le spalle e fece segno a Quinn di sedersi accanto a lui sul letto.

- Hanno detto che ci sono rischi di tachicardia, nausea e altre robe con nomi brutti ed impronunciabili. – disse, posando una mano sulla gamba del biondo.

Jeph si accorse di questo, prese Bran per un braccio e fece per uscire dalla stanza.

- Allora vedi di non farlo agitare troppo Quinn, okay? – fece, divertito.

Quinn gli mostrò il dito medio.

Quando furono usciti Bert riportò la sua attenzione su di se, stringendogli una mano che gli giaceva in grembo e sorridendo leggermente.

- Sono circa…- fece due calcoli mentali – 36 ore che non mi dai un bacio. Non è ora di provvedere? – chiese, con sguardo malizioso.

Il chitarrista rise e si chinò su di lui, unendo le loro labbra in un bacio dolce e casto. Ma la mano di Bert andò a posarsi dietro la sua schiena e si infilò sotto la maglietta.

Quinn si fermò e si allontanò guardandolo con rimprovero – Oh, ma allora non hai capito quello che ha detto David? – fece, calcando sull’ultima parola.

Il cantante sbuffò – uffa ma sono circa…- ci pensò su – 48 ore che non lo facciamo. – disse infine, imbronciato.

L’altro ragazzo rise – Immagino quanto sia difficile per te mettere a tacere gli ormoni, anche in una situazione del genere. Ma io sono il razionale della coppia, quindi dammi retta e rilassati. – gli accarezzò una guancia sempre con un sorriso dolce sulle labbra.

- Non voglio che ti accada niente. – disse con voce più bassa.

- Sta tranquillo. Ormai il peggio è passato. Ora mi curerò e tutto andrà bene. – rispose il moro, poi allungò un braccio verso di lui e gli posò una mano sul collo per tirarselo ancora vicino.

Gli diede un altro bacio e Quinn, comunque, non ebbe nulla da ridire.

Quando si allontanarono sorrise – Come mai tu e l’infermiere siete diventati così amici? – disse, guardandolo fintamente sospettoso.

Bert ridacchiò – Sono rimasto circa un ora chiuso sotto una specie di sarcofago elettronico e l’unica cosa che sentivo era la sua voce. Alla fine abbiamo fatto conoscenza mentre lui e il dottore guardavano i miei organi. – fece un sorriso malizioso e si avvicinò a lui, parlando sottovoce.

- Mi ha anche fatto i complimenti per le mie dimensioni di uno di questi. E non sto parlando del fegato! – disse, facendogli l’occhiolino.

Quinn scoppiò a ridere – Non dire cazzate! Che scemo che sei! – fece, dandogli un pugno giocoso sulla spalla.

In quel momento, mentre ancora ridacchiavano e si stuzzicavano, la porta della camera si aprì.

Un Gerard Way, completamente vestito di nero come al suo solito e con i capelli ancora più disastrati del solito, entrò nella stanza.

- Bert…- lo chiamò, avanzando insicuro e chiudendo la porta.

Quinn potè sentire Bert irrigidirsi e lo fece anche lui, irrimediabilmente, come tutte le volte che Way era nei paraggi.

 

 

…Jealousy is cruel as the grave…

 

 

 

 

Ed eccomi tornata con il nuovo capitolo. Come avevo immaginato alla fine i capitoli sono diventati cinque. Che ci posso fare, non ho il dono della sintesi e non mi piace fare le cose velocemente ù_ù

Comunque...giuro che mi ha fatto male il cuore a scrivere queste cose. Povero il mio dolce piccolo Bertie! Meno male che ci sono Quinn, Bran e Jeph con lui! *_* mi piace tantissimo focalizzarmi sull'amicizia tra loro, li adoro e vorrei anche infilarci dentro Dan, xke io lo adoro, ma purtroppo non centra un emerita m***a! xD

Ora passiamo alle anime buone che hanno commentato questa mia fanfiction emo! xD

 

- AintAfraidToDie: oh, dear, neanche io voglio che a Bertie succeda qualcosa di male. Infatti quando ho letto quello che gli era successo tra un pò mi mettevo a piangere! >.<

Comunque Quinn sta passando un periodo per niente facile. é spaventato a morte dall'idea di perdere Bert e quindi si sente in colpa per non essere stato in grado di evitare tutto questo. Purtroppo il nostro piccolo Quinnifer non ha la palla di vetro, quindi non ha colpa e c'è Bran a farglielo capire.

=) dimmi cosa ne pensi di questo capitolo, okay?

baci e grazie mille! <3

- Dominil: oh honey, ti ringrazio molto! *_* In effetti sono tutti molto preoccupati e vorrebbero tutti poter fare qualcosa per lui. Qui abbiamo potuto vedere la reazione di Jeph a tutto questo, nello scorso quello di Quinn e nel prossimo, naturalmente, non mancherà Branden! e poi, a fine pagina, c'è il mio! Sto soffrendo solo a scriverle queste cose, immagina a viverle realmente con una persona cara! =(

Grazie ancora e spero che continui a piacerti! *_*

bacioni! <3

- Friem: già...meno male che c'è Quinn accanto a lui! *_* E il suo amore gli darà la forza di cui ha bisogno! [come sono poetica, ve? xDxD] grazie! <3

- Lost In Camden Town: aww...l'adorazione è reciprocaaa! xD

Quinn si sente molto in colpa per non essere riuscito a evitare tutto questo, ma purtroppo queste cose non si possono prevedere!  E si vede anche in questo capitolo come sia spaventato dall'intera situazione e dall'idea di tutte le possibili pieghe che potrebbe prendere!

[Don't worry, triste si, ma fino ad un certo punto. Io amo Bert! e questo spero ti faccia tranquillizzare un pò! xD <3] grazie mille e tanti tanti baci! <3

- sweetcurry10: Honey! Mi fa tanto piacere che ti piacciaa! *_*

Si, appena ho letto la notizia non ho potuto fare a meno di immaginarmi come l'avesse presa Quinn[perchè nel magico mondo di Valeria, loro stanno insieme e si amano ù_ù] quindi mi è venuto spontaneo scrivere la mia versione dei fatti! xD

Si, lo avevo sentito anche io. Cioè, io non reggo neanche un quarto di bicchiere di Jack. Dio santo, è una botta al fegato! Immagina berne una bottiglia al giorno! >.< Io ho conosciuto i The Used dopo quel periodo e il solo leggerlo mi ha messo una ansia addosso pazzesca. Non sai quanto sono contenta che ora abbia smesso di bere e vorrei anche che fumasse un pò di meno, ma purtroppo, avendo mio padre che fuma, so quanto è difficile smettere dopo tanti anni! =(

L'importante è che ora sta bene! =D <3

dimmi cosa ne pensi okay?

bacioni honey!

 

E grazie anche alle persone che hanno messo la mia storia nei preferiti!

Adoro tutti voi!

 

Vale

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Capitolo 3
*** III ***


k

III

 

 

I need a beginning again
I want to feel how I used to feel
When everything was in the palm of my hand

[Brocken Hearted – Eighteen Visions <3]

 

 

- Gerard, che ci fai qui? – chiese Bert, dopo aver fatto un profondo respiro.

Il ragazzo si grattò nervosamente la testa – E che…quando sono venuto a sapere di quello che è successo al concerto…ho preso il primo aereo e sono venuto. – disse, poi guardò verso destra.

- Oh, ciao Quinn. – disse, facendo anche un segno con la mano.

- Ciao – rispose semplicemente il biondo prendendo la mano di Bert e stringendola.

Gerard se ne accorse subito. Quinn ne fu contento.

- Che cosa è successo? – chiese poi.

- Tranquillo Gee. Non è nulla di grave.. – disse Bert, facendo spallucce, ma non riuscendo a guardare il moro negli occhi. Lo vedeva, ma non lo guardava. Non voleva farlo. Non era ancora sicuro delle conseguenze che il guardarlo realmente avrebbe avuto.

Quinn se ne accorse subito. Provò un forte dolore al petto.

- Vi lascio soli. – disse quindi, alzandosi e lasciando la mano di Bert. Si accorse del suo tono rassegnato e fece per bloccarlo.

- Quinn…- lo chiamò, prendendolo per il polso.

- Sta tranquillo. Sono qui fuori. Vado solo a prendere un caffè. – disse, liberandosi delicatamente dalla sua stretta e accarezzandogli distrattamente la mano.

Dopo di che si avviò verso la porta, sorpassando il cantante dei My Chemical Romance ed uscendo così dalla stanza.

 

Fuori in sala d’aspetto c’erano Bran e Jeph con due bicchieri fumanti di plastica in mano, che parlavano allegramente con Frank Iero.

- Frank…! – lo chiamò, sorpreso. Cosa ci faceva anche lui qui? Bert non gli era mai andato giù!

Il chitarrista si voltò e lo guardò con un sorriso.

- Ehi Quinn, ciao! – disse, con tono allegro come sempre avvicinandosi a lui e abbracciandolo.

- Come sta il tuo cantante, eh? – chiese poi.

Quinn sospirò – Un po’ meglio. – rispose semplicemente, sollevando le spalle.

- Come mai anche tu qui? – chiese a sua volta.

- Quando siamo venuti a sapere del fatto che Bert si era sentito male eravamo in sala registrazioni. Gerard ha voluto prendere il primo aereo e visto che Mikey è da qualche giorno a casa con Alicia, l’ho accompagnato io. – raccontò velocemente.

Il biondo annuì – Grazie per essere venuto, comunque. –

Frank ridacchiò – Beh, Bert sarà anche una testa di cazzo. Ma infondo gli voglio bene. – disse, divertito. Anche Quinn non potè fare a meno di sorridere.

- Frank…- sussurrò poi, tornando mortalmente serio – Gerard…non è venuto qui per…- si bloccò non riuscendo a completare la domanda.

Il solo pensare a quella possibilità gli faceva male. Il solo pronunciarlo lo vedeva come un suicidio.

Il più piccolo rimase qualche secondo in silenzio, dandosi del tempo per capire quello che l’altro chitarrista voleva dire. Poi si illuminò.

- Oh…no. No Quinn, no. Sta tranquillo. Quello che è stato, è stato. Basta. Non tornerà.- Frank scosse la testa.

- Ma quello che c’è stato tra loro è stato forte. Quindi è normale che ci tengano ancora l’uno a l’altro. Non pensi? – chiese in modo consolatorio, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla.

Quinn annuì. Non c’era altro da fare.

- Lui ama te Quinn. – sorrise – Si vede da un chilometro di distanza. E siete così…schifosamente dolci da far venire il diabete. – disse, divertito.

Il biondo non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

Si, non c’era da preoccuparsi infondo.

Bert amava lui.

 

 

°°°

 

 

Nel frattempo, nella stanza, Gerard si era avvicinato al letto passo dopo passo e si era seduto su un divanetto.

- Allora, mi dici che cosa hai? – gli chiese, puntando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi verso di lui.

Bert rimase qualche istante in silenzio, poi sospirò. – Pancreatite acuta. O qualcosa del genere. È una malattia del pancreas. Me la sono voluta. – rispose, sollevando le spalle.

- Non è grave no? Si può curare? – chiese ancora, visibilmente in ansia.

Bert annuì – Si Gerard. Si può curare. Se tutto va bene tra neanche un mese potrò tornare sul palco. Se qualcosa non va nel verso giusto, è stato un piacere conoscerti – disse, con macabra ironia.

Gerard sbuffò – Dio, non dire queste cose, non è affatto divertente. – disse, severamente.

Il più giovane cadde dalle nuvole – Perché? Guarda che non era una battuta. – fece, con sguardo innocente.

L’altro abbassò lo sguardo e si morse il labbro così forte da ferirlo quasi, ma non disse null’altro.

- Gerard…che ci fai qui? – chiese con tono stanco, mentre si torturava le mani posate sulla coperta.

Il moro rimase in silenzio per qualche minuto – Mi sono preoccupato Bert. Quando ho saputo che eri svenuto sul palco…mi sono sentito morire. – confessò, abbassando lo sguardo.

Bert aprì le braccia, indicandosi – Sto bene, vedi? Li hai visti quei ragazzi li fuori? Sono i miei amici e i miei compagni. Sono qui con me. E lo hai visto quel ragazzo che era seduto accanto a me quando sei entrato? Lui è il mio ragazzo. Quello che mi ama e che è rimasto vicino a me tutta la notte e…che non mi lascerà per mettersi con la prima che capita. . – disse, calcando sull’ultimo concetto. E, per la prima volta, quando Gerard rialzò lo sguardo su di lui, Bert lo guardò.

Blu contro verde, ancora una volta.

Gerard annuì, incassando il colpo. – Volevo solo vederti e assicurarmi che stessi bene. – rispose, con un filo di voce.

- Sto bene. Non potrei stare meglio. –

È troppo tardi per queste scene da soap-opera Gerard.

 

 

°°°

 

Quando Gerard e Frank andarono via Quinn rientrò nella camera.

Aveva visto Gerard uscirne con sguardo triste e salutarlo con un timido gesto della mano prima di prendere il suo chitarrista e andarsene.

Entrò e trovò anche Bert nelle medesime condizioni.

- Tutto bene? – chiese, avvicinandosi al letto. Bert annuì distrattamente tenendo gli occhi fissi sulla coperta verde acqua che lo copriva, ma quando il chitarrista fu abbastanza vicino, notò le sue mani tremare.

- Perché tremi? È successo qualcosa? – chiese, preoccupato, prendendogli le mani tra le sue.

Bert alzò lo sguardo su di lui e riuscì a vedere i suoi occhi lucidi. Ora respirava anche affannosamente e il petto si alzava e si abbassava freneticamente.

Il cuore di Quinn iniziò a battere più velocemente.

- Che ti succede? – fece, nel panico, ma Bert non riusciva a pronunciare parola.

Cercava in tutti i modi di prendere fiato ma non ci riusciva. Sentiva solo il cuore battere forte contro la cassa toracica.

- N-non riesco a respirare…- singhiozzò con fiato corto.

- Aspetta! Vado a chiamare qualcuno! Sta calmo! – si affacciò di corsa alla porta.

- Jeph! Bran! Chiamate qualcuno! Bert sta male! – urlò.

I due ragazzi, che erano seduti in sala d’attesa scattarono in piedi e li vide raggiungere un infermiera che si trovava al centralino, prima di rientrare e riprendere la mano di Bert.

- Amore, ora arriva qualcuno. Cerca di respirare. – gli accarezzava freneticamente il viso, con la sensazione che il toccarlo in continuazione lo avrebbe tenuto con lui, sveglio e vivo.

Presto arrivò il Dottor Moore seguito da due o tre infermieri che subito circondarono il letto.

- è tachicardia! Somministrategli della chinidina! – urlò, e subito una delle persone che lo accompagnavano fece quello che aveva detto.

Quinn fu allontano e si ritrovò con le spalle al muro, con le mani aperte sulla superficie bianca e fredda e l’espressione terrorizzata. Gli occhi fissi sulla figura di Bert che si intravedeva dai corpi delle persone che si stavano prendendo cura di lui. I suoi occhi spalancati nel disperato tentativo di respirare.

Jeph lo raggiunse subito e lo portò fuori dalla stanza quasi di peso, per evitargli quella vista.

Quando sentì le braccia del bassista cingerlo si mise una mano sulla bocca per bloccare i singhiozzi.

- Shh…sta tranquillo. Ora starà meglio, vedrai. Andrà tutto bene. – gli sussurrò, stringendolo.

Bran intento era seduto su una sedia in un angolo della grande e fredda stanza e si teneva la testa tra le mani.

Dio, cosa stava succedendo?!

Solo un fottutissimo giorno prima erano nei camerini a chiacchierare, bere birra e cazzeggiare prima di salire sul palco. E ora, invece, erano in un ospedale e Bert era in quelle condizioni.

Era da molto che non aveva a che fare con quel pensiero ricorrente che lo ossessionava da piccolo.

Branden la temeva, la Signora crudele e silenziosa.

Si era portata via suo padre, anni prima. O meglio, era stato suo padre stesso a chiamarla a se.

Aveva si e no undici anni, ma ricordava tutto. Nei minimi dettagli.

Non ricordava alcun funerale. I suicidi non hanno funerale.

Però ricordava i pianti di sua padre che lo teneva stretto e singhiozzava sulla sua spalla. Ancora non capiva cose fosse successo ma si era sentito forte ed adulto perché la sua mamma stava cercando in lui consolazione.

Quando aveva saputo, avrebbe tanto voluto tornare ad essere solo un bambino.

Non lo fu mai più.

 

Alzò la testa solo quando iniziò a sentire il silenzio. Le persone iniziarono ad uscire dalla stanza e il dottore si fermò davanti a Jeph che teneva ancora Quinn tra le braccia.

- è tutto apposto. Purtroppo sono cose che possono succedere. Quando inizieremo la terapia non accadrà più.- assicurò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

Quinn si staccò dall’amico e si asciugò le guance arrossate e bagnate.

- è stata tutta colpa sua! Se non fosse venuto…! – sibilò, ma Jeph lo interruppe mettendogli una mano sul braccio e il medico si congedò riconoscendo una situazione personale.

- Calmo Quinn. Non devi dare la colpa a nessuno. L’importante è che Bert sta bene, no?–  Quinn fece un respiro profondo e annuì, allontanandosi.

- Vado a da lui. – disse semplicemente.

Quando entrò nella stanza vide che Bert era sdraiato sul letto come prima ma ora, attaccato a lui, c’era un macchinario che emetteva un bip acuto ogni volta che il cuore del ragazzo batteva.

Aveva gli occhi solo lievemente aperti, fissati sulle finestre della camera, ed una mascherina sulla bocca che lo aiutava a respirare.

Gli fece male il petto a vederlo così...

- Bert…- lo chiamò con un filo di voce.

Il ragazzo voltò lentamente il viso verso di lui. Le iridi blu erano circondati da piccole venette rosse che gli davano un aria stanca.

- Ehi…- sospirò il ragazzo a voce bassa. Non riusciva a far uscire più voce.

Dove era finita la sua voce? La rivoleva indietro! Voleva urlare…avrebbe tanto voluto urlare.

Quinn si strinse le braccia conserte al petto e si sfregò le spalle, per mitigare i brividi di freddo che lo percorrevano.

Bert si tolse lentamente la mascherina e la posò di lato - V-vieni più vicino. Chiudi la porta. – gli disse con voce roca, quando vide che non si muoveva dall’uscio della porta.

Annuì e fece come gli aveva detto, avvicinandosi subito dopo al letto.

- Hai freddo? – gli chiese, quando fu abbastanza vicino.

- Non preoccuparti…- rispose il biondo con un filo di voce e gli occhi fissi sul corpo stanco del suo ragazzo.

- Non si arrabbieranno se ti stendi vicino a me, no? – chiese poi e si spostò, con fatica più di lato, facendogli segno di stendersi accanto a lui.

Quinn rimase qualche secondo in silenzio, pensando se fosse o meno una buona idea. Ma un lieve sorriso di Bert gli diede la risposta che cercava.

Si sedette sul bordo del letto, cercando di fare piano e poi si stese su un fianco, rivolto verso di lui.

Bert lo guardava ancora con un piccolo sorriso e lui gli appoggiò delicatamente una mano sulla pancia, accarezzandogliela con il pollice.

- Sei stanco? – gli chiese, mentre prendeva con l’altra mano, quella di Bert posata tra i loro corpi.

Il moro annuì – I sedativi stanno facendo effetto. – sussurrò, mentre gli occhi sembravano trovare difficile il solo rimanere aperti.

- Dormi un po’. Io rimango qui. – lo rassicurò Quinn, con la testa premuta sul cuscino e gli occhietti lucidi fissi su di lui.

- Ti amo Quinn. – gli bisbigliò lui in risposta. Gli occhi che si facevano più lucidi.

Il biondo si morse il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.

- Ti amo anch’io. Tanto. Non sai che paura che ho avuto…-

- Mi dispiace. Avrei dovuto mantenere la calma…- disse.

Quinn sospirò cercando di tenere lui, la calma.

E lui non avrebbe dovuto lasciarlo solo con Way.

Chiuse gli occhi per un secondo e fece un altro profondo respiro – Non importa. L’importante è che ora stai bene. – sussurrò e poi li accarezzò delicatamente i capelli mentre gli occhi blu del suo ragazzo si chiudevano lentamente.

Mentre Bert scivolava nel mondo dei sogni Quinn si sporse verso di lui e gli rubò un bacio.

 

In joy and sorrow my home's in your arms

 

 

 

I see it in your eyes
I feel it in your touch
I taste it from your lips
And baby more I love you

[ I Love You – HIM <3]

 

 

 

Eccomi tornata. [tra poco aggiornerò anche l'altra!]

E rieccomi con un' altra scena triste e spaventosa. Povero Bert. Quanto ci sono stata male a scrivere tutto questo ç_ç

Poi c'è stato il nostro caro Bran. Anche lui sta prendendo per niente bene questa situazione. =(

Insomma...accenno GeeBert assolutamente. Ci voleva, no? Anche se alla fine era meglio che non veniva Gerard =/ povero Quinn. è un mio compito quello di proteggerlo, no?

 

- AintAfraidToDie: Oh si, io sono un' appassionata del GeeBert! <3 Però ormai sono entrata in modalità QuinnBert xD

Niente niente niente farà vacillare il loro amore! *_* per il lieto fine...poi si vedrà!

bacioni

- Friem: Ah...non c'è più nessuno che lo tenga lontano da lui ora. Berte è di Quinn ù_ù non si discute!

=) baci

- Dominil: Beh, certamente la visita di Gerard non è stata proprio una bellissima idea visto le conseguenze che ha avuto. Però c'è Quinn accanto a lui, l'unico che c'è sempre stato e che ci sarà sempre! [<-- Morale del capitolo] =)

grazie honey! <3 alla prossima! tanti baci!

- Sweetcurry10: essi tesoro, era d'obbligo un accenno GeeBert! xD e poi è stato uno dei miei cavalli di battaglia..cioè...li adoro insieme [o meglio: li adoravo insieme =(]

xD io l'ho bevuto di nascosto il Jack xke mia madre se mi vede mi uccide come minimo e poi mi da in pasto ai cani! xD infatti dopo mezzo bicchiere ridevo come una deficente e avevo la testa che volava come un palloncino al vento! xD

Infatti mi chiedo come si sentisse Bert dopo essersi scolato un'intera bottiglia!  Dio, è completamente pazzo! Meno male che ora si è ripreso! *sospiro di sollievo*

Hihi, beh si, in quel pezzo e anche nell'ultimo si riconosce proprio il Bert che ci immaginiamo troppo bene. Cioè, per me lui è così! xD

Grazie tesoro! dimmi cosa ne pensi okay?

bacioni!

 

Grazie a tutte ragazze. Vi adoro!

Ora vado ad aggiornare l'altra e poi ritorno a letto. Sono tornata dal camposcuola con un casino di ore di sonno da recuperare! Sono stanchissima!

 

alla prossima!

bacioni e Buona Domenica delle Palme! xD

 

 

Vale

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** IV ***


k

IV

 

 

Cause we are, the light in the tunnel,
We are the living and dying,
See how we are, alone in the world,
We are the light in the tunnel,
That's all.....

[ Tunnel – The Used <3]

 

 

Senza accorgersene realmente si addormentò e venne svegliato, solo un’oretta dopo, da Jeph e Bran che volevano riportarlo in albergo.

Quinn sbadigliò e si voltò verso di loro.

- Cosa c’è? – chiese, con voce impastata dal sonno ma senza staccarsi dalla figura dormiente di Bert.

- Che ne dici di andare in albergo? È da quasi due giorni che sei qui dentro. Non hai fatto un pasto decente e neanche una notte di sonno. – rispose Jeph con fare paterno.

- Jeph, non voglio andarmene. – disse, serio.

- Rimarrò io qui. Non resterà solo, non devi preoccuparti. Però devi prenderti anche cura di te stesso. Sei distrutto e si vede. – intervenne Bran con voce bassa per non disturbare il cantante.

Quinn sospirò e si voltò verso Bert.

- Va bene. – disse e si sporse, posandogli un bacio sulla fronte.

Dopo di che si alzò e si stiracchiò, facendo un altro sbadiglio.

In effetti si, aveva bisogno di riposarsi. Spero di riuscirci.

 

 

Tornò con Jeph in albergo e per la prima volta, si rese conto che, al contrario della sensazione che aveva, chiuso nella stanza d'Ospedale di Bert, lì fuori la vita non si era fermata.

Sia fuori dall’ospedale che davanti all’albergo c’erano moltissimi giornalisti che cercavano ovunque delle notizie sulle condizioni di Bert e di giovani fan che, appena li riconobbero, si misero ad urlare e gli tirarono vari pupazzetti e lettere di sostegno.

Prima di entrare nell’albergo Quinn si piegò e ne raccolse uno da terra.

Era un dolcissimo panda.

Un leggero sorriso si formò sul suo viso e rivolse un cenno ai fan che urlarono ancora di più.

- Grazie. – disse loro, con voce troppo bassa affinché potessero sentire.

Jeph lo prese per mano per farlo risvegliare e lo portò verso l’interno dell’albergo.

- Guarda che carino…- gli disse, facendogli vedere il pupazzetto.

Il bassista sorrise – Molto. Lo porteremo da Bert. – disse e Quinn annuì.

Si, l’avrebbero portato da Bert, per fargli sapere che tutti erano con lui.

Si fecero portare la cena in camera ma Quinn non riuscì a mangiare più di tanto, buttò giù qualche boccone solo perché Jeph lo aveva costretto.

Si fece una lunga doccia calda che gli fu utile a distendere i nervi tesissimi e ancora Jeph lo costrinse a mettersi a letto.

Non riuscì a dormire.

 

 

 

°°°

 

 

Branden era seduto sulla poltroncina accanto a letto in cui Bert riposava.

Aveva deciso di ascoltare un po’ di musica con il suo I-Pod. Il bip-bip continuo di quella macchina accanto a loro, lo stava facendo impazzire e la situazione era già abbastanza frustrante di per se.

Tenendo comunque gli occhi sul suo cantante si accorse dei suoi occhi che si aprivano lentamente e tentavano di rendere nitido il posto in cui si trovava.

Si sfilò immediatamente le cuffie e posò l’aggeggio sul comodino, prima di sporgersi verso di lui.

- Bert? – lo chiamò, cautamente.

Bert sbatté le palpebre qualche volta prima di fissarsi su Branden.

- Ciao…- soffiò con voce bassissima e roca.

Bran sorrise – Ciao, come stai? – gli chiese, preoccupato dalla vista del suo viso così pallido.

Il cantante tossì, prima di rispondere – Ho vissuto giorni migliori…-

Il batterista annuì e gli toccò leggermente una spalla, sedendosi nuovamente sul divanetto li accanto.

- Dove sono Quinn e Jeph? – chiese poi Bert, guardandosi intorno in cerca degli altri compagni.

- Io e Jeph abbiamo praticamente costretto Quinn a tornare in albergo per dormire un po’ e fare un pasto come si deve. Jeph è con lui. – rispose Bran.

Bert annuì – Avete fatto bene. E da quando sono entrato qui dentro che non mangia e dorme su quel divanetto scomodo. – disse, con tono di voce colpevole.

- Convincerlo è stata un impresa ma sono sicuro che sarà di nuovo qui prima di sera. – sorrise l’altro.

Il cantante fece una leggera risata che però fu subito strozzata da un colpo di tosse.

Bran si alzò di scatto e lo fece mettere seduto sul materasso, alzandogli i due cuscini che aveva sotto la testa.

- Grazie…- soffiò infine Bert che aveva ripreso a respirare più facilmente grazie a quella nuova posizione.

- Di nulla. – rispose con un sospiro Bran, rimettendosi seduto.

Rimasero qualche secondo in silenzio.

- Bran…- disse infine Bert voltando la testa verso di lui. I suoi occhi rossi e affaticati che erano in contrasto con le iridi blu come l’oceano.

- Dimmi…-

- Ho fatto un sogno. – gli disse il ragazzo con voce talmente bassa che Bran dovette sporgersi ancora verso di lui.

- Cosa hai sognato? – gli chiese, curioso.

- Hai presente quella cosa della luce alla fine del tunnel che vedono tutti quelli che stanno per morire? – gli chiese.

Bran sobbalzò – Bert tu non stai per morire! – esclamò ma l’amico gli fece un segno con la mano.

- Lo so, lo so Bran. Non volevo dire questo. Dico solo che…anche io l’ho vista. – si interruppe, voltando lo sguardo verso le finestre chiuse della camera che facevano filtrare solo qualche pigro raggio di sole.

- Io ero nel mezzo del tunnel. Davanti a me c’era una luce così forte da ferirmi gli occhi. Era bellissima. Sentivo una voce che mi invitava a scoprire cosa ci fosse lì, in quella luce così splendente. Ho iniziato a camminare, quella voce mi chiamava ed era così…seducente. Volevo seguirla. – sussurrò, mentre le mani si muovevano nervosamente una nell’altra.

Bran aveva lo sguardo fisso su di lui, completamente preso nel suo racconto e ad immaginarsi tutto quello che Bert diceva.

- Poi, improvvisamente, ho sentito un'altra voce accavallarsi alla prima. La conoscevo. L’avevo sentita così tante volte che ormai era dentro di me. Mi sono girato e ho visto Quinn, e c’eravate anche tu e Jeph, all’altro estremo del tunnel. E c’era anche mia madre. L’ho vista. E…- fece un leggero sorriso. – C’era anche Gerard, ma questo non dirlo a Quinn, se mai volessi raccontargli quello che ti sto dicendo. – precisò.

Anche Bran si lasciò sfuggire un mezzo sorriso.

- Quinn mi chiamava, dicendomi di tornare indietro. Che non dovevo seguire quella voce, che non era ancora la mia ora. – rise piano – Mi ha detto anche che ero un idiota se la seguivo. – l’amico rise con lui.

- E alla fine cosa hai scelto? – chiese poi, tornando serio.

Bert si girò verso di lui e lo guardò con un sorriso stanco – Non mi piace essere idiota.- rispose e Bran fece un gran sorriso, posandogli la mano sulla spalla e stringendogliela in un gesto affettuoso.

- Ehi ti sei svegliato! – una voce, quella voce calda e conosciuta, gli fece girare entrambi verso la porta, ora aperta.

Quinn era fermo sulla soglia, con il fiato corto, una mano ancora sulla maniglia e i capelli scombinati.

- Scusa, mi sono addormentato. – si scusò subito dopo, entrando nella camera, seguito da un Jeph con delle occhiaie da far paura.

Bert sorrise – Non ti preoccupare. Non ero mica solo. Potevi dormire tranquillamente. Sono giorni che dormi malissimo. – disse, scuotendo la testa.

Quinn fece spallucce e si sedette dall’altro lato del letto in confronto a quello in cui si trovava Branden.

- Come stai? – gli chiese, prendendogli una mano tra le sue.

- Sto bene. – annuì il ragazzo, dedicandogli un sorriso per tranquillizzarlo.

Il biondo ricambiò il sorriso e o guardò negli occhi, rimanendo incastrato in quelle iridi blu, come sempre.

- Vi lasciamo…- disse Bran alzandosi e raggiungendo Jeph che era ancora sulla porta.

- Okay…- disse Bert, guardandolo, però, prima che uscisse lo richiamo.

- Bran! – il ragazzo si voltò.

- Si? - lo guardò aspettando che continuasse.

- Grazie. – fece il cantante, con un sorriso che il batterista ricambiò.

- Quando vuoi. – disse - Ci vediamo dopo. – salutò poi, alzando una mano.

- Bran! – questa volta fu Quinn a richiamarlo indietro.

- Dimmi…-

- Porta Jeph in albergo. L’ho svegliato per farmi riportare qui e ora crolla dal sonno. – gli disse il ragazzo con un sorriso.

Branden scoppiò a ridere quando, lanciata un occhiata al loro bassista, si rese conto che sbadigliava ogni due minuti.

- Lascia fare a me…- disse verso Quinn, poi si voltò verso il moro che sembrava non aver ancora compreso che si stava parlando di lui, tanto era assonnato.

- Dai tu, bell’addormentato, torniamo nel bosco incantato…- gli disse, prendendolo per un braccio.

Jeph sembrò tornare con i piedi per terra – Bosco incantato? – chiese sorpreso.

Quinn e Bert scoppiarono a ridere, prima che Bran chiudesse la porta alle sue spalle.

Quando rimasero soli il biondo prese ad accarezzargli i capelli.

- Per cosa hai ringraziato Branden? – gli chiese, guardandolo con occhi che tradivano tutto l’amore che provava per il ragazzo che aveva di fronte.

- Ha ascoltato alcuni miei deliri…- rispose vagamente l’altro.

Il biondino rise piano e annuì, però tornò serio subito dopo, studiando attentamente il suo viso.

- Hai il viso troppo pallido. Sicuro di stare bene? – gli chiese, preoccupato.

Bert gli strinse la mano – Non devi preoccuparti. Domani mattina ha detto il medico che inizieremo la cura. Andrà tutto bene. – assicurò.

Quinn si morse il labbro inferiore ed annuì.

Non faticava a crederlo. Certo che sarebbe andato tutto bene.

Sarebbe guarito e nel giro di qualche mese sarebbero potuti anche tornare sul palco a suonare e a completare il concerto che avevano lasciato a metà.

Bert però contrasse la mascella quando vide l’espressione del ragazzo.

- Non ci credi neanche tu? – chiese, con tono duro. – Non ci credi che guarirò, vero? –

Il biondo spalancò gli occhi, fissandoli nei suoi, cercando un cenno di ironia, ma non ne trovò.

No. Possibile che fosse serio?

- Ma che diavolo dici? – disse, sconvolto, sfilando la sua mano da quella di Bert e guardandolo con sguardo severo.

- Hai fatto un espressione che sembrava dire “si, certo, come no” – rispose, guardandolo con le sopracciglia corrugate e le labbra tese.

Quinn scattò in piedi – Non puoi dire sul serio. Io ti amo, certo che credo che guarirai!- urlò – Ma non sarò tranquillo fino a quando non tornerai sul palco a cantare e fino a quando non tornerai a farmi battute maliziose davanti agli altri con il semplice scopo di farmi arrossire come un idiota! – continuò, strepitando e gesticolando.

Bert lo guardò sorpreso e poi abbasso lo sguardo. Ora era lui ad esser arrossito come un idiota.

Rimasero in silenzio. Lui a guardare le coperte che gli coprivano metà corpo e Quinn fermo in piedi accanto a letto, ancora con il fiato corto per aver urlato quelle parole così velocemente.

- Mi dispiace…- sussurrò dopo un po’ Bert.

- Non avrei dovuto dirlo. Sono solo un po’ nervoso per quello che mi aspetta domani. – disse muovendo le mani nervosamente una nell’altra.

Quinn sospirò – Va bene. Non importa. Anche io sono nervoso. Ho dormito poco e male.- disse, lasciandosi cadere nuovamente sul divanetto.

- Forse dovresti raggiungere gli altri in albergo e riposarti un po’…- propose il moro, alzando lo sguardo su di lui.

- Non me ne vado. – rispose fermamente l’altro ragazzo.

Il nervosismo iniziava a farsi strada in lui.

Non ne poteva più. Voleva alzarsi, voleva cantare, voleva fare l’amore con Quinn. Voleva tornare quello di prima. Voleva essere sano.

Quelle coperte che aderivano al suo corpo magro tenevano in gabbia tutto quello che Bert era.

Odiava vedere gli occhi tristi di Quinn. Odiava sapere che era costantemente in pena. Voleva alzarsi e fargli vedere che stava bene. Che non doveva preoccuparsi, perché lui se la sarebbe cavata. Perché non lo avrebbe mai lasciato neanche se fosse sceso Gesù Cristo in persona per dirgli che era arrivata la sua ora.

Perché l’amore che provavano uno per l’altro lo teneva ancorato alla terra e avrebbe protetto quell’amore e la sua vita con le unghia e con i denti.

- Se vuoi che sto tranquillo, lasciami stare qui. –

Un ringhio basso e cupo uscì dalla gola di Bert prima che si strappasse i tubicini che erano posizioni sul suo avambraccio e sul sulla sua mano con un colpo netto e rabbioso.

Quinn lo guardò sconvolto e preoccupato – Ma che fai?! –

- Non ne posso più! Voglio alzarmi da questo letto! – esclamò e si tolse l’ago della flebo dal braccio.

- No Bert, stai fermo! Sei debole! – il biondo tentò di tenerlo fermò sul letto ma il ragazzo si liberò della sua presa e si tolse le coperte di dosso, mettendo i piedi nudi sul pavimento freddo della stanza.

Ma appena lo fece, le gambe che non si muovevano da circa due giorni, tremarono per la poca stabilità e lo fecero cadere a carponi a terra.

- Bert! – Quinn urlò e fece il giro del letto per andare a soccorrerlo.

- Dio, ma che ti è preso? – chiese, tentando di tirarlo su, ma il moro lo tenne lontano con un braccio teso e tentò di alzarsi da se.

Si aiutò appoggiandosi al letto e facendo forza sulle sue gambe deboli.

E Dio, odiava quel camice! Quell’azzurro opaco non gli donava neanche un po’!

Strinse i denti, deciso a farcela da solo. Deciso a dimostrare a Quinn, che lo guardava con gli occhi lucidi, che stava bene. Davvero.

Si alzò a fatica e rimase in posizione eretta, guardandolo negli occhi.

- Sto bene. Vedi? Mi vedi? Sto bene. Puoi tornare in albergo a dormire serenamente. Perché io non me ne vado. Sto qui e non ti lascio. – gli occhi blu pieni di sicurezza e determinazione.

Quinn scoppiò a piangere invece. Un pianto liberatorio.

Gli andò vicino e lo abbracciò stretto, tentando di non gravare sul suo precario equilibrio.

Lui non voleva che lui se ne andasse. Lui lo voleva con se.

Lo avrebbe tenuto con se ad ogni costo.

Anche se avrebbe dovuto lottare contro la morte! Perché lui aveva le armi adatte per farlo! Perché lui aveva l’amore!

E l’amore è forte tanto quanto la morte!

 

 

Set me as a seal upon thine heart,
as a seal upon thine arm,
for love is strong as death

[ Dark Secret Love – HIM <3]

 

 

 

 

Okay, lo so, tutto questo è molto, molto triste e diabetico. Ma la canzone Tunnel dei The Used mi ha accompagnata durante tutta la stesura di questa fanfic, quindi se volete prendervela con qualcuno, andate a cercare il Signor McCracken. ù_ù xD

Comunque vi avviso che il prossimo sarà l'ultimo capitolo, una specie di Epilogo =) poi vi sarete liberati di questa fanfic! xD

Ora devo andare a studiare [non ho toccato libro durante queste vacanze -_-"] quindi non ho il tempo di rispondere alle anime buone che hanno commentato.

In ogni caso vi ringrazio con tutto il cuore! e non mancherò al prossimo e ultimo capitolo!

bacioni

 

Vale

 

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Capitolo 5
*** V ***


Fanfic

V

 

 

No I won't surrender
At any cost
You're something so sweet and tender
From my heart

[ You are the one – HIM <3]

 

 

 

UN MESE DOPO

 

 

Bert entrò in casa con il fiato corto e, appena si chiuse la porta alle spalle, ci si appoggiò contro sospirando pesantemente.

- Bert? – la voce di Quinn lo raggiunse, prima che la sua figura comparisse sulla porta della cucina.

- Sono qui. – disse, con voce affaticata.

Il ragazzo gli andò incontro. – Sei stanco? – gli chiese, abbracciandolo per dargli un supporto.

- Da morire. – rispose semplicemente l’altro, appoggiando la testa indietro sul legno della porta – Queste cazzo di cure sono strazianti. Mi uccidono. –

Quinn contrasse la mascella. Era passato un mese da quando erano tornati a casa e un e mese che Bert sopportava quei cicli di cure. Ormai mancava poco, certo dopo si sarebbe dovuto fare controlli assiduamente, ma il dottore gli aveva detto che il pericolo era scongiurato.

- Dai, vieni, andiamo a letto. Così ti riposi. – gli cinse la vita con un braccio ed andarono verso la loro camera.

Arrivati, lo fece sdraiare sul letto e gli si stese accanto.

- La prossima è l’ultima volta. Poi potremo tornare a completare il tour. – disse Bert, affondando la testa nel cuscino morbido.

- Non preoccuparti di questo. Ora pensa a guarire completamente e a riposarti. – gli disse il biondo, mettendosi in equilibrio sul gomito e posando la testa sul palmo aperto.

Bert annuì e si girò un po’ verso di lui, posandogli un braccio sulla vita e chiudendo gli occhi.

- Si...- disse, mentre piano scivolava nel sonno.

Quinn gli accarezzò i capelli, guardando il suo viso ora rilassato.

Si chinò, posandogli un leggero bacio sulla guancia.

- Ti amo. – sussurrò.

E allora vide Bert sorridere.

Oh, quell’imbroglione.

- Quanto siamo romantici oggi…- sussurrò quello, ancora con gli occhi chiusi.

Il biondo gli diede un leggero schiaffo sulla spalla – Stronzo. – fece, fingendosi offeso.

Bert aprì gli occhi e lo guardò divertito. - Sai che quando metti il broncio mi fai eccitare? – chiese, con un sorriso malizioso.

Quinn socchiuse la bocca e spalancò gli occhi – Ma tu non eri stanco? – chiese, sorpreso.

- Sai che non sono mai stanco per te baby…- disse e si avvicinò a lui, fino a far combaciare perfettamente il profilo dei loro corpi.

Il chitarrista rise e gli prese il viso tra le mani, baciandolo appassionatamente.

Sentì il petto riempirsi di felicità.

Il suo Bert era tornato quello di sempre. Il Bert di cui era innamorato.

Quando si separarono il cantante era tornato serio.

Fissò i suoi occhi in quelli di Quinn e lo guardò intensamente – Ti amo anch’io. – disse, con un filo di voce.

Quinn sorrise e lo coinvolse in un nuovo bacio.

Erano felici. Erano soddisfatti. Erano trionfanti.

Avevano vinto loro. [E il panda che ora risiedeva stabilmente sul loro comodino]

 

You are the one
And there's no regrets at all
You are the one
And there's no regrets at all

[ You are the one – HIM <3]

 

 

 

Ed ecco qui il piccolo epilogo che avevo detto.

Tutto è bene ciò che finisce bene, no? =)

Naturalmente alla fine non potevo non mettere il Panda. è uno dei miei animaletti preferiti e l'ho usato un pò per simboleggiare noi Fan [visto che glielo avevano tirato i fan che si trovavano fuori dall'hotel *_*]

xke alla fine abbiamo vinto anche noi ù_ù

Comunque...ringrazio con tutto il cuore:

AintAfraidToDie, Dominil, Friem, Lost In Camden Town, SweetCurry10 e Demolition per aver commentato! grazie grazie mille!

ma anche le Sei persone che hanno messo questa mini fanfic nei preferiti! <3

grazie ancora! <3<3

 

Tanti Tanti Baci!

 

Vale

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