City of the Dead

di ShannaInLuv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue [ under the dome ] ***
Capitolo 2: *** Try to survive ***
Capitolo 3: *** Meeting with zombies ***



Capitolo 1
*** Prologue [ under the dome ] ***


Fandom: Naruto
Rating: Giallo
Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Neji Hyuga, Tenten, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara, Hinata Hyuga, Suigetsu Hozuki, Karin, un po’ tutti.
Coppie: SasuSaku, NaruHina, ShikaIno, NejiTen. Accenni SuiKa, GaaraMatsu
Tipologia: long
Genere: Horror, azione.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro ed è stata ispirata da un flash mentale di mia personale ed esclusiva proprietà.


 
City of the Dead

Capitolo 1 : Prologue [ under The dome]
 
«  La speranza è l’unica cosa più forte della paura. »
[Hunger Games, Katniss Everdeen.]
 
 
 
Batté le palpebre, non sapeva assolutamente cos’era successo, sentiva solo un gran dolore sul retro della testa. C’era odore di muffa e, ora che ci faceva caso era sdraiata su un pavimento freddo e umido.
Passò la mano sulle mattonelle, per farsi forza sui gomiti e alzarsi. Inspirò sforzatamente quando una fitta le attraverso la spina dorsale per intero.
Si guardò intorno ma la sua vista non riuscì ad attenuarsi al buio, vedeva soltanto macchie grigie sfocate, spalancò la bocca e respirò forte quando un odore pungente le invase le narici e le fece venire un conato di vomito.
Si alzò sulle ginocchia, poi cercò di mantenersi dritta in piedi.
Cos’era successo? Cosa stava facendo prima di ritrovarsi lì ?
Si grattò la base del collo, cercò di ricordare...
Sono Sakura Haruno, ho diciannove anni. Vivo a Shinjuku, il quartiere della metropoli del Giappone. Frequento la scuola superiore Hana... pratico pallavolo e....
Crack!
Sakura si voltò di scatto verso dietro di sé, sentì dei passi. Grazie al cielo, pensò. Qualcuno.
« Ehy, ciao! » tentennò.
Un gemito rispose all’appello. Forse era un uomo ferito, forse aveva bisogno di cure...
Avanzò verso il rumore dei passi, un tanfo fetido le arrivò alle narici, un odore di putrefazione e sangue acido. Trattenne a stento un secondo conato di vomito, più forte.
Si tappò la bocca con la mano e inciampò all’indietro, finendo seduta di nuovo sul pavimento umido e acquoso.
Quando qualcosa illuminò l’area per un attimo, un lampione, poi si spense e poi si riaccese, continuò così , accendendosi e spegnendosi come un giocattolo rotto.
Sakura appoggiò una mano sulla sua gonna e si accorse con orrore che non era acqua quella su cui stava sdraiata prima e seduta ora, era una pozza di sangue. Aveva le mani piene di sangue rappreso e fresco e i suoi vestiti erano impregnati di quell’odore disgustoso. Sentì gli occhi pizzicarle.
Era un incubo.
I passi si avvicinarono sempre di più, sempre di più, Sakura puntò gli occhi davanti a sé e da dietro una macchina abbandonata e rotta comparve un uomo che zampettava in avanti a ogni passo. Con la testa china in avanti che faceva su e giù come un peso morto a ogni passo.
Ma non era quella la cosa orribile.
Innanzitutto l’uomo era ricoperto di sangue e il cui colorito era ceruleo. Aveva ciocche di capelli staccati e di tanto in tanto cadevano mentre camminava. Poi non aveva un braccio, la manica lacera della camicia penzolava al suo fianco e, infine, aveva un grosso buco al posto della pancia.
Non è vivo. Non può essere vivo.
Una fitta le costrinse a portare la mano insanguinata ai capelli rosa,dietro la nuca. Stridette con i denti. Ora ricordava tutto:
 
 
 
 
« Te lo dico io, quest’uomo è pazzo! » gridò Naruto Uzumaki, uno dei suoi migliori amici mentre guidava furiosamente ed evitava quei corpi barcollanti e quelle macchine lasciate andare.
« Pazzo sì, ma dobbiamo trovare Sas’ke-kun e uscire di qui. » Se è ancora vivo, ribatté Sakura.
Naruto annuì, strinse gli occhi azzurri fissi sul vetro scheggiato della sua macchina. Erano appena riusciti a prendere la macchina prima che uno di quei cosi li attaccasse. « Speriamo che Hinata-chan sia viva. »
Sakura si morse un labbro.
« Spero che tutti i nostri amici siano vivi. »
Naruto acquisì una strana espressione, guardò nello specchietto retrovisore interno, e urlò: « Sakura-chan , dietro!»
Sakura si voltò di scatto e vide la faccia scarna e senza pelle di quel mostro, aveva già i denti marci proprio come un cadavere. Strillò. Il mostro allungò una mano verso di loro, Naruto cercò di sferzare con il volante, ma lo fece troppo e perse il controllo. Andarono a sbattere contro una pompa di benzina, l’airbag della macchina si gonfiò, schiacciandoli tutti e tre. Sakura sgusciò via dalla macchina, prima che esplodesse o, peggio, implodesse, si gettò fuori quando un’esplosione scoppiò alle sue spalle e Sakura venne sbalzata a qualche metro più in là.
 
 
 
Sakura si ricordava,ormai. Come l’aveva chiamati quel pazzo? Zombie? Morti viventi? Beh, qualsiasi cosa fossero non erano tanto diversi da quei stupidi film che si guardavano Naruto e Kiba...
Si guardò intorno e riconobbe la pompa di benzina più in là. Ora capiva tutti i dolori, era un miracolo che non fosse morta.
Un gemito del coso la distrasse, stava quasi vicino a lei. Che cosa avrebbe fatto quando l’avrebbe raggiunta? L’avrebbe mangiata ?
Si guardò intorno, camminò indietro, a destra e a sinistra in cerca di un’arma... perfino una pistola sarebbe andata bene... ma solo i poliziotti l’avevano,naturalmente...
Stava per urlare di frustrazione quando vide un’asse a terra, non era molto robusta ma aveva dei chiodini storti attaccati sopra, per colpire quel mostro e almeno farlo cadere a terra poteva andare bene.
Il mostro gemette di nuovo e avanzò verso di lei; questa volta la ragazza gli andò incontro, caricò il colpo d’asse e gliel’abbatté dritta in testa. La testa dell’uomo si ruppe come purè e cadde rotolando via, il corpo cadde con un tonfo e alzò un polverone nauseante. Era putrefatto, d’altronde.
Sakura non gettò la tavola, se la tenne con sé. Non si sa mai...
 
 
« Non li vedi i film al cinema? » protestò il ragazzo strillando. « Non sai che gli zombie devi colpirli alla testa, Karin? »
La ragazza dai lunghi capelli rossi bestemmiò.  Passò le braccia sotto la fontanella e poi ci passò la faccia e i capelli. « Sta’ zitto, Suigetsu! »
Suigetsu Hozuki era un ragazzo con i capelli a caschetto, era albino e indossava una maglietta viola e dei bermuda, nonostante fosse Marzo e non facesse poi così caldo. « Dovremo trovare un arma. »
« Dovremo trovare un modo per uscire di qui. »
« La città è fortificata, ricordi? Hanno piantato questa merda di cupola... » Suigetsu si guardò intorno. Quella mattina si era svegliato con così tanti buoni propositi... e invece quel maniaco d’un presidente Giapponese aveva deciso di giocare con le loro vite. Cos’avevano fatto poi di tanto sbagliato?
« Quale malato di mente rinchiude un quartiere intero in una cupola, gigante e spessa con un branco di... » a Karin mancarono le parole. Si alzò dalla fontanella e si spostò con il peso da un piede a l’altro, era tutta sporca di sangue schifoso... dopo che quei mostri l’avevano attaccati.
«  Zombie. » sogghignò Suigetsu. « Ora che facciamo,rossa? »
« Troviamo Sas’ke-kun e ce ne usciamo di qui. » si aggiustò gli occhiali ovali sul naso, erano rigati ma meglio di  niente.
« E gli altri? » domandò Suigetsu.
« Me ne sbatto. » replicò Karin. « Andiamo. »
 
 
 
I capelli raccolti in due chignon cadevano mollemente sulla spalla, sentiva il sangue rappreso sulla guancia, sulle ginocchia e sulle braccia. Dopo che era calata la cupola, tutt’intorno aveva iniziato a trasformarsi... Alcuni di loro si erano letteralmente trasformati in bestie morte ma affamate che sbranavano chiunque capitasse a tiro. Lei era Tenten e ora stava rifugiata nella sua cantina umida, rannicchiata sotto il tavolo polveroso, ammassata tra le scatole vecchie, con solo una torcia come arma.
Aveva vent’anni, Tenten, e aveva appena visto morire i suoi genitori...
Quando era successo il tutto, lei e i suoi si erano barricati in casa, ma quattro di quelle bestie erano riuscite a sfondare un vetro ed entrare, così avevano morso i suoi genitori. Suo padre era restato su a farsi divorare, mentre sua madre l’aveva trascinata in cantina...
Avevano sentito le urla di suo padre mentre inchiodavano delle assi ammuffite contro la porta della cantina, poi suo padre era morto.
Sua madre invece era ferita, aveva un braccio sanguinante, e lo avevano fasciato più che potevano.
Poi, il peggio. Anche sua mamma si era trasformata come gli altri, aveva cercato di mangiarla e lei l’aveva ucciso con un trapano mezzo scarico che ora giaceva completamente al suolo privo di utilità.
Ho ucciso mia madre, pensò orribilmente.
Singhiozzò. Probabilmente sarebbe morta anche lei di lì a poco. Lo pensò, mentre i mostri battevano la porta della cantina.
 
Non fu difficile trovare Sasuke Uchiha . Era vicino al  Shin- Okubo City Hotel, lo trovò mentre prendeva a calci uno zombie e cercava di liberarsene.
Fortunatamente, di sera le insegne notturne dei negozi del quartiere erano sempre accese, anche se queste si accendevano e si spegnevano con dei fari d’allarme, ma Naruto pensò di essere già fortunato così.
Quel tipo era proprio pazzo.
«  Sas’ke! » strillò agitando una mano in sua direzione, catturò l’attenzione di Sasuke ma anche dei morti che camminano, si maledisse tra sé e sé.
Naruto non aveva trovato un’arma, quindi si limitò a saettare tra i nemici in modo che non lo mordessero. Non sapeva se erano zombie come quelli dei film che guardava lui, però era meglio starsene alla larga, perché se fosse stato così, sarebbe diventato uno di loro con un solo morso o anche un goccio del loro sangue nel suo occhio.
Raggiunse Sasuke e entrambi entrarono dentro, poi Sasuke con un gesto secco della mano fece calare la saracinesca, così gli zombie rimasero fuori.
« Fiuu, Sas’ke, c’è mancato poco. »
« Non fare lo scemo. » ribattè lui, si guardò intorno. « Potrebbero essercene qui intorno. »
« Giusto. »
Sasuke lo guardo e si fermò per un secondo con lo sguardo assente. « Dov’è Sakura ? »
Naruto sentì un tuffo al cuore, si rabbuiò. Gli raccontò tutto: che erano insieme, che avevano preso la macchina, che si erano schiantati e quando si era ritrovato delle macerie lo dividevano dalle macchine ed era talmente buio che aveva camminato lentissimo per non inciampare.
Sasuke grugnì. « E tu l’hai lasciata lì?! »
« Andiamo a recuperarla... »
« Se è ancora viva. »
« Ma certo che è viva!»
Sasuke distolse lo sguardo e guardò la hall dell’Hotel. Sospirò. « Troviamo dell’equipaggiamento, non sappiamo cosa ci attende. »


AngolinoAutrice(?)
Sono tornata, dopo would do you rather ecco la rinascita del mio sadicismo ( ma quanto mi oiace farvi soffrire cuccioli *3* ) con questa nuyova fic, che fin'ora è arrivata sul mio pc a una bellezza di cinque capitoli, contando che ognuno è lungo circa 1922 kb sul mio worpad.
Non sarò in ritardo, cercherò di non esserlo. Per quanto riguarda me avete la garanzia, tranne se internet ci si mette di mezzo ( sono stata tre mesi e mezzo senza internet, è tornato venerdì ), ordunque...
Beh, spero di ricevere recensioni e che la storia piaccia. Gli aggiornamenti non saranno lenti ma dipenderà anche dalle recensioni.
Un saluto,
Shanna
.

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Capitolo 2
*** Try to survive ***


City of the Dead

Capitolo 2 :Try to survive
 
«  Prima vengono le bugie, poi i sorrisi, poi gli spari. »
[Torre Nera, Roland Deschain .]

 

Ino Yamanaka serrò le labbra in una stretta molto simile a una smorfia. Era entrata abusivamente nella casa di qualcun altro...
Guardò i corpi morti ammassati a terra, vicino al divano davanti all’atrio. Era una scena disgustosa.
Beh, a loro quest’abitazione non servirà più.
Perciò riempì uno zainetto trovato in una cameretta con del cibo, quello salvabile, non sporco di sangue o ammuffito.
Come ha fatto il cibo ad ammuffirsi in un giorno ? Si domandò Ino.
Ino camminò fino alla stanza matrimoniale, ancora linda e intatta, probabilmente quella mattina si erano tutti svegliati come una famiglia normale e poi...
Ino abbandonò lo zainetto sul letto e vi ci sdraiò accanto. Socchiuse gli occhi, solo per un momento, solo per riposare, e poi...
 
Un rumore di vetri infranti.
Ino spalancò i suoi occhioni azzurri e si tirò a  sedere sul grande letto matrimoniale. Aveva la bocca impastata, segno che si era addormentata per almeno un ora.
Sarebbe dovuta andare via prima, quando qualcosa non era entrato nell’abitazione. Sentì dei passi, un fruscio....
Poteva benissimo essere uno zombie.
Ino si portò le mani agli occhi e trattenne un gemito terrorizzato. Affannò il respiro contro la sua mano che odorava ancora di muschio, il bagnoschiuma che aveva trovato in quella casa.
Altri passi, altri botti nella stanza affianco.
Ino balzò giù dal letto e afferrò una spada giocattolo che stava per terra.
Patetica, si disse. Almeno era meglio di niente.
Si avvicinò di soppiatto alla porta, appena lo zombie sarebbe entrato, lo avrebbe colpito fino a farlo cadere e poi sarebbe scappata via senza osare guardarlo in quell’orribile volto.
Ne aveva visti tanti, quel giorno, ed erano tutti spaventosi. Aveva visto il gelataio, la cassiera del supermercato, quella snob che fronteggiava...
Aveva visto la sua ex professoressa delle medie.
Tutti zombie. Sarà rimasto qualcuno in vita?
La porta della camera da letto matrimoniale cigolò, Ino strinse le dita intorno all’elsa della spada, la porta cigolò di nuovo...
E si aprì, piano piano...
E’ il vento.... è uno zombie?
Ino ingoiò un groppone alla gola. La porta si spalancò, Ino urlò e caricò il colpo, affondò con quanta più forza davanti a sé e colpì.
...
...
...
« Ahi! »
Ino aprì un occhio, poi l’altro. Smise di urlare e tremare. Gli zombie non dicevano ahi, gli zombie non avevano quel colorito e soprattutto non avevano tutta quella carne addosso.
Era un po’ sporco, certo. Ma era umano.
Gettò la spada giocattolo a terra e i lacrimoni le salirono alle guancie. « Sono... contenta di... vederti... » singhiozzò e tremò.
Il ragazzo di fronte a lei spalancò la bocca. Loro due non si conoscevano se non di vista, avevano un amico in comune ma Ino non aveva scambiato più d’un discorso con quel ragazzo intelligente – e carino – di Shikamaru Nara.
Ino gli gettò le braccia al collo. « Aiutami... cos’è successo ? Chouji sta bene ?»
Shikamaru l’allontanò un poco, afferrò lo zainetto della ragazza sul letto e glielo porse. Fece segno di seguirlo e Ino lo fece, sorprendentemente.
«Non saresti dovuta rimanere a lungo qua, gli zombie fiutano il sangue vivo. »
Ino s’accigliò. « E tu come fai a sapere che sono rimasta qui? »
« Profumi chiaro segno che ti sei appena lavata. I tuoi capelli e i tuoi occhi erano chiaro segno di addormentamento e risveglio brusco. E altri ovvi motivi che non ti sto a elencare. Forza, di qua. » indicò l’uscita di casa e Ino lo seguì, di nuovo.
Incredibile come fosse accorto quel ragazzo, eppure durante le lezioni vedeva più l’interno della sua bocca che le sue labbra chiuse, per quanto sbadigliasse.
« E tu che ci facevi qui ? »
« Cercavo cibo. »
« Quanta strada hai fatto ? Hai ucciso altri zombie? »
Shikamaru Nara si fermò esasperato e poggiò qualcosa sulla spalla – solo ora Ino si era accorta che era armato di un piede di porco – e sospirò. « E’ un interrogatorio o vogliamo trovare un riparo ? »
Ino storse la bocca contrariata. Shikamaru si voltò e camminò e a lei non restò altro che seguirlo. Shikamaru fece ondeggiare la testa. « Che seccatura. »
 
« Non hai risposto alla mia domanda, prima. » esclamò lei a un certo punto della strada, dopo venti minuti che camminavano. Shikamaru sobbalzò, in prova di fatto che era sovrappensiero e la squadrò.
« Quale domanda ? »
« Come sta Chouji ?»
Shikamaru puntò i piccoli occhi scuri davanti a sé. Inspirò piano ed espirò pesantemente. « E’ morto. » disse secco.
***
 
Gli zombie stavano ancora battendo le mani – o la testa, dipende da quanto fossero intelligenti – contro la porta della cantina. E Tenten se ne stava ancora lì sotto il tavolo polveroso con una torcia elettrica che si stava pure scaricando.
Emetteva dei zzz e ogni tanto si spegneva, Tenten le dava qualche botta e poi riprendeva a funzionare.
Sospirò, muovendo le guancie e sentendo l’appiccicume del sangue rappreso ammorbidito dalle lacrime versate.
I muscoli erano indolenziti, da quanto stava ferma sotto il suo tavolo ?
Sentì dei gemiti più forti e dei rumori che sembravano grugniti di quei mostri. Le sembrò addirittura che uno di qui mostri urlasse a voce roca : « Tenteen! »
Era sicuramente uno scherzo, stava diventando matta, ormai.
Socchiuse le palpebre, lo stomacò brontolò e una fitta le attraverso l’intero apparato digerente. Distese le labbra in un sorriso malinconico, il suo compagno di judo l’avrebbe rimproverata saccentemente: « I succhi gastrici mangiano l’interno dell’intestino quando non trovano niente. »
E il maestro Gai avrebbe annuito convinto, lo stesso Lee, senza sapere esattamente cosa Neji Hyuga avesse davvero blaterato.
Era incredibile a quanto si attaccasse ai ricordi da quando stava là sotto, la sua vita intera le era passata davanti. I suoi genitori, i suoi amici...
« Tenten! »
La ragazza sobbalzò, anche questa era immaginazione? Certo.
Non si era nemmeno accorta che gli zombie avevano smesso di battere. Fece per richiudere gli occhi quando la porta si spalancò con un boato secco, Tenten gridò e si riparò con le mani con un gesto istintivo.
Quando si sentì afferrare per le spalle in una morsa stretta scalciò e emise gemiti singhiozzanti.
« Tenten! Ten sono io. »
Tenten aprì gli occhi e il volto pallido di Neji Hyuga, il suo compagno di judo, le apparse davanti. Iniziò a tremare.
« E’ terrorizzata,Lee. » Neji guardò di fianco a sé.
C’era anche RockLee. Stava fissando il corpo morto della madre di Tenten. « Oddio, cos’è successo qui? » la guardò. « Ten, stai bene? »
Tenten iniziò a piangere. Non riusciva a parlare, a ringraziarli di averla tirata fuori di lì. Non voleva neanche sapere come avevano fatto a liberarsi dagli zombie. Voleva...
Neji la circondò con un braccio e farfugliò qualcosa che non giunse alle orecchie della ragazza. Disse probabilmente di uscire da lì, perché poi è quello che fecero.
La sdraiarono su una macchina e fu tutto ciò che vide per ultimo.
***
Sedici anni erano troppo pochi per rimanere da sola. La sua amica – beh, qualcosa vicino a tale – era stata mangiata davanti ai suoi occhi ed era rimasta sola. Assolutamente sola.
L’intero orfanotrofio era andato in malora, molti tramutati in zombie e molti semplicemente scappati e sicuramente morti subito dopo.
Lei era riuscita a scappare e a un certo punto credeva di essere morta, ma gli zombie cambiarono direzione proprio prima che riuscissero davvero a scorgerla.
Era rimasta immobile dietro un cassonetto, dopo quell’esperienza. Paralizzata dalla paura e incapace di pensare. Dove sarebbe andata? Che cosa avrebbe fatto?
C’era davvero un modo per attraversare quell’enorme cupola e lasciare il quartiere infestato di morti viventi?
Non era poi così ottimista.
Aveva poi sentito delle voci, erano voci alterate e rudi. Li sbirciò e li riconobbe come i figli del boss mafioso del Giappone:  i tre fratelli Sabaku.
Non osò avvicinarsi a loro e chiedere aiuto. Non osò neanche fare rumore perché si accorgessero di lei. Osò solamente seguirli fino a dove andavano loro, nella speranza che la portassero alla salvezza.
Ora i tre fratelli stavano in una piccola villa abbandonata, rintanati là, probabilmente sbarrati. Che cos’aveva fatto lei? Si era rintanata sul tetto, in attesa che i tre fratelli andassero di nuovo via.

 
  AngolinoAutrice(?)
Ciao! Ecco il secondo capitolo, sono stata di parola no? Non c'ho messo una vita :P
Comunque, per rispondere a chi ancora non mi conoscesse e non ha seguito le innumerevoli Au di Naruto ( Alien, Ventotto giorni, Hunger Konoha Games ecc. ) , quando aggiorno, rispondo anche alle recensioni, per cui quando vi troverete la risposta alla mia recensione, ho postato un nuovo capitolo.
Qui vengono introdotti nuovi personaggi, spero che non si siano errori madornali e... buona lettura e buon week end. Grazie per aver recensito.
Alla prossima,
Shanna.

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Capitolo 3
*** Meeting with zombies ***


City of the Dead

Capitolo 3 :Meeting with zombies
«  Sono venuto al mondo con una sei colpi in mano,
dietro una pistola darò l’ultimo sparo. »
[Bad Company]

 


Non ne aveva incontrati altri, Sakura, e per fortuna: non sarebbe riuscita a difendersi due volte; il corpo le faceva ancora tutto male e si sentiva rigida come se avesse ingoiato una fiala di veleno paralizzante. Sarebbe stato comunque meglio, osservò lei.
L’asse di legno l’aveva lasciata, alla fine. Aveva incontrato un gruppo di quegli esseri e si era accorta che la stavano fiutando, poi, aveva gettato a terra l’asse insanguinata per nascondersi più abilmente e si era accorta che quei vermi miravano al sangue sull’asse. Quindi aveva optato di lasciarla lì, anche se naturalmente si sentiva malissimo senza difesa. Non che lei avesse particolari abilità nella difesa, non era la sua amica Tenten di un corso più avanti che frequentava judo ed era abilissima a menare calci e a immobilizzare le persone.
Lei poteva soltanto cercare di schivare tutti quegli orrendi mostri e giocarsela bene, come avrebbe fatto ad una partita di pallavolo.
Sakura socchiuse gli occhi e annusò l’aria stantia. Si trovava in mezzo alla città distrutta del suo quartiere. I semafori continuavano a muoversi – verde, giallo, rosso – ma naturalmente le macchine stavano immobili al centro della strada, con le portiere spalancate e i vetri rotti. Con il davanti o il dietro tamponato. Oppure erano completamente capovolte sulle strisce pedonali. Alcune di esse andavano persino a fuoco, il tenue bagliore li circondava in un lento e pigro ritmo: come se il fuoco fosse troppo spaventato per predominare completamente e far esplodere la vettura.
Sakura arrancò stancamente verso il supermarket dall’altra parte della strada con le finestre spaccate, e nel mentre guardò il cielo: l’azzurro stava per essere sostituito da numerose nuvole e all’orizzonte si vedeva chiaramente che il sole stava tramontando. Però, tutto sembrava, oltre che un intera cupola sovrastasse il quartiere.
All’improvviso, quella mattina, una voce era risuonata per l’intero quartiere di Shinjuku, era il presidente Giapponese, diceva, e che voleva giocare un po’. Poi aveva accennato anche a una casa farmaceutica a rischio biologico che faceva esperimenti per malattie incurabili e ne era uscito in realtà, un virus. Il presidente aveva sogghignato, dicendo che voleva testare il virus, così aveva inglobato un quartiere a caso e ne aveva sparso dei malati di questo virus.
Ovviamente il quartiere a caso era Shinjuku e altrettanto ovviamente, non erano malati normali quelli contagiati da questo virus, bensì una sottospecie di zombie.
Solo una persona malata poteva fare una cosa del genere, aveva obbiettato Sakura. Comunque non ne aveva avuto molto modo di parlarne con qualcuno, visto che in quel momento stava con il suo amico Naruto – e dopo ci fu il susseguirsi di eventi: lo zombie in macchina, l’incidente e lei che perdeva la memoria per qualche istante – e non aveva nemmeno visto Sasuke.
Arrivò dall’altra parte della strada, passando sempre inosservata. C’erano un paio di mostri viventi aldilà di alcune macchine accatastate all’incrocio, però non la fiutarono a quanto pareva. Sakura passò direttamente per una delle finestre rotte, stando ben attenta a non ferirsi, era l’ultima cosa che doveva succedere.
Non sapeva affatto se poteva essere contagioso come nei film però prevenire era meglio che curare, diceva la sua insegnante Tsunade – probabilmente ormai morta anche lei – , anche se Sakura dubitava che in quel caso ci fosse un curare. Se il morso – il sangue, insomma il virus in generale – fosse stato contagioso, dubitava che ci fosse un metodo per uscirne. Se quel presidente era davvero capace di quello, certamente era capace di non creare un antidoto.
Il supermarket era a soqquadro , file intere di scaffali erano gettate a terra, le luci erano del tutto spente eccetto per qualche spioncino rosso d’emergenza che illuminava quanto bastava per non sbattere il naso contro qualcosa.
Sakura avanzò e dopo nemmeno venti passi pestò qualcosa, quel qualcosa si ruppe sotto alla sua scarpa come se avesse pestato un pomodoro. Sentì una lieve pressione e poi il piede affondò. Puntò lo sguardo a terra e quel che vide – anche se vagamente – le fece salire un moto di vomito che a stento riuscì a trattenere. La cosa che aveva pestato e si era ammosciato come un pomodoro marcio era proprio un braccio putrefatto: il proprietario del braccio aveva un corpo scarno, tutto ricoperto di muffa e con gli occhi scavati. La faccia era strappata a morsi.
D’istinto urlò, ma riuscì a soffocare l’urlo tramite la sua mano premuta contro la bocca. Le lacrime le salirono gli occhi e, passando largo con il cadavere, lo superò e si diresse verso alcuni scaffali.
Trovò uno di quei zainetti scolastici economici a ridosso del banco frigo dei formaggi. Proprio lì c’era un odore di marcio, i formaggi erano andati tutti a male e si erano sciolti e puzzavano come liquame organico.
“ Come fa a essere tutto decomposto così velocemente?” pensò la ragazza con le lacrime che le salivano nuovamente agli occhi, questa volta per il tanfo pazzesco che emanava quell’aria. “ Il processo di decomposizione avviene per fasi, inoltre fasi intervallate da un certo proporzionato tempo. Qui, invece, è come se fossero passate settimane anziché appena otto ore.”
Con lo zaino in mano, si avvicinò a diversi scaffali. Ne afferrò qualcosa da ciascun scaffale e lo gettò nello zaino. Afferrò qualche scatolame, anche se non capiva bene cosa fosse, poi afferrò un paio di lattine da bere e tre bottigliette, forse d’acqua forse di gassosa.
Dopo che ebbe riempito lo zaino, se lo caricò sulle spalle e se lo allacciò sul davanti con le apposite cinghie. Pesava un po’, il tutto, ma quel cibo le serviva per un numero indefinito di tempo, non sapeva quando sarebbe uscita di lì. Se .
“Non essere pessimista, Sakura.” Si ammonì, probabilmente se ci fosse stata Ino si sarebbe arrabbiata moltissimo con lei. Le due ragazze erano due facce della stessa medaglia, da una parte la solare, ottimista di Ino, l’altra la pessimista nata, Sakura.
Si scoprì a rimpiangere il giorno prima, quando stava a mangiar Okonomiyaki con Ino, Hinata, Naruto, Sasuke e Sai, i suoi amici. Era un giorno prima di quello schifo, un giorno privo di pensieri.
“ Mi mancano.” Confessò internamente.
Poi un rumore di botto la fece voltare, attraverso le flebili luci notava un movimenti in fondo al supermercato. Sakura si paralizzò all’istante, capendo di cosa si trattasse. Seguirono numerosi lamenti e, quando passarono istanti intravide il primo volto scarno dirigersi verso di lei.
Sakura indietreggiò, soffocando un urlo in gola ma piangendo copiosamente, sbattè con la schiena contro la porta di emergenza, si voltò appena, giusto il tempo di aprirla. Ma non ci riuscì: un catenaccio rilegava la maniglia. Imprecò a denti stretti, Sakura e iniziò a singhiozzare, questa volta, mentre cercava di spezzare il catenaccio.
Si voltò, alle sue spalle gli esseri erano quasi vicini a lei, urlò, questa volta e lasciò la presa dal catenaccio.
Una manciata di minuti e sarebbe morta.
Macché, una trentina di secondi.
Poi, sentì toccarsi una spalla. Teneva gli occhi chiusi, Sakura, e si aspettava un morso alla giugulare o alla clavicola. Trattenne il fiato e strinse le palpebre.
« Sakura Haruno... » quella voce, carezzevole e sussurrata così, al suo orecchio, fece aprire di scatto gli occhi alla ragazza. Lo guardò confuso, era il suo sensei!
«Kakashi-sensei!  »  trillò, ignorando il fatto che ci fossero zombie a pochi metri da lei. Lo disse tra le lacrime e il sudore della fronte che le colava lungo il profilo del naso.
Kakashi le fece segno di tacere, poi estrasse un’ascia da dietro la schiena e ruppe il catenaccio,con un tonfo sordo. Sakura gli sorrise e, mentre spalancò la porta si voltò a guardarlo.
E rabbrividì.
Sakura urlò. Kakashi urlò.
Kakashi venne afferrato per un braccio, allontanandolo dalla ragazza, lo morsicarono dappertutto, anche sulla guancia.
Sakura rimase immobile, mentre due zombie lo divoravano; gli altri puntavano a lei.
«Sakura! Chiudi la porta! » strillò, rauco lui, quando lo lasciarono andare per un solo istante. Sakura pensò che non poteva farlo, che il suo maestro l’aveva salvata ma...
«Sono spacciato! » gorgogliò, poi, il sangue che fluiva dalla bocca.
Spacciato.
Sì, lo era.
Sakura tornò a piangere, afferrò l’ascia che il suo maestro aveva lasciato cadere e chiuse freneticamente le porte dell’uscita di emergenza. Sentiva i suoni gutturali dall’altra parte  e i gemiti del maestro Kakashi.
Sakura sbatté contro la porta, premendosi contro, la guancia che si schiacciava sotto il peso e l’ascia tenuta scivolosamente in una mano. «Kakashi – sensei! » strillò allora.
Ci fu un colpo alla porta, probabilmente una manata. 
«Sakura, mi senti? Dirigiti all’Hotel. Ho visto Sas’ke e Naruto, lì. Vai!» 
Sakura indietreggiò, singhiozzando. Un calore nel petto, una sensazione strana si faceva largo dentro di lei.
Indietreggiò ancora e strinse forte l’ascia, incredibilmente sentiva più peso nello zaino.
Kakashi urlò, strozzato e poi tacque. Gli zombie gorgogliarono e la porta si spalancò, uno zombie si era proteso in avanti di peso e ora era caduto. Un secondo lo scavalcò, lasciando da parte il corpo del maestro cui altri tre lo stavano divorando.
Arrancò verso di lei.
Sakura singhiozzò un ultima volta e disse addio al suo maestro, prima di voltarsi in cerca dell’Hotel di Shinjuku.
 
 
 
 
 
 
 
 
***
Shikamaru non era solito dare giudizi sul mondo esteriore, o sulle persone, in generale e a lui non importava un fico secco. Come sapevano tutti, Shikamaru Nara, così come suo padre, era un tipo svogliato e con iperattività zero; aveva un quoziente intellettivo superiore a duecento che raramente usava, questo perché passava il resto del tempo a dormire o a leggere svogliatamente un fumetto di Topolino.
Sua madre si arrabbiava, e gli urlava contro, suo padre sollevava il pollice, perfettamente complice con lui – anche perché lui sapeva dei pornacci che nascondeva – e, dopo essersi beccato un chomp in testa, Shikaku Nara diventava improvvisamente serio e gli faceva la morale: “ Shikamaru, trovati una ragazza, seppur seccante che sia, e costruisciti una vita.” Sua madre asseriva con il broncio e, subito dopo, Shikaku gli faceva l’occhiolino complice.
Il tutto succedeva quasi quotidianamente e Shikamaru ci aveva fatto il callo, ma anche se commentava con qualcosa del tipo “Che palle” ( stando ben attento a non farsi sentire dalla madre-diavolo-Nara ), in realtà sorrideva, perché quella famiglia rompiscatole era la sua, quella vita seccante era la sua....
... e ora aveva perso tutto.
I pensieri di Shikamaru si rabbuiarono. Cosa gli rimaneva, ora? Un piede di porco, uno zainetto con misere provviste e una seccantissima ragazza bionda, la quale aveva parlato una volta no e l’altra pure.
Non aveva più neanche Chouji. L’aveva ritrovato... quando era andato a cercarlo alla sua abitazione, e di lui e dei suoi genitori non aveva trovato altri che brandelli smembrati di quello che era un corpo grasso.
Addio, Chouji... addio mamma e papà.
Una lacrima silenziosa gli rigò il volto. Se la asciugò subito, per non farsi vedere da quella Ino Yamanaka che camminava di fianco a lui, mogia, con il capo inclinato.
I suoi genitori anche, erano morti? Probabilmente sarebbe stata una cosa da fare ma lui non aveva molte tendenze ad cingersi da psicologo.
« Quanto dobbiamo ancora camminare, Shikamaru ? »  sussurrò Ino con voce sofferente e afflitta. Aveva mormorato quelle parole non guardandolo in faccia, tenendo le braccia lungo i fianchi, ormai rassegnata.
Shikamaru si fermò e sospirò. Guardandosi attorno, si sedette sul bordo del marciapiede. Stavano sotto a un ponte, in cui sopra scorreva la ferrovia di Shinjuku. Una fermata del tram sostava da una parte e dalla parte opposta. Era il posto migliore, considerando che il resto di strada – il tratto che li separava fino alla prossima via – era tutta strada libera e quindi prima che iniziasse davvero a far buio ( il tramonto stava calando) dovevano fermarsi in un posto più o meno sicuro e riparato dalla pioggia e dal vento.
« Fermiamoci qua, fino all’alba. »  le disse lui, con la voce un po’ ammorbidita. Ino annuì e si sedette con le gambe raggruppate al petto affianco al Nara. Tremò appena e Shikamaru afferrò una coperta da dentro il suo zaino ( l’aveva presa a casa di Chouji) e gliela porse.
Ino Yamanaka gli sorrise – un sorriso stanco, afflitto e con mille pensieri ma anche grato – e si passò la coperta intorno alle spalle, poi sospirò.
« Vuoi mangiare qualcosa? »  le chiese e in quel momento il dolce profumo del bagnoschiuma usato dalla ragazza gli invase le narici e Shikamaru si sentì incredibilmente calmo. Quel profumo era qualcosa di diverso dall’odore acre e di morte che quella situazione aveva lasciato.
Ino fece di no con la testa, poi aprì la coperta e invitò il ragazzo. « Fa freddo. »  gli disse. Shikamaru accettò e con un solito movimento svogliato la raggiunse, circondando entrambi con la pesante coperta di Chouji.
« Guai a te se tocchi. » berciò lei, con la voce roca. Shikamaru non capì se era seria o se l’aveva detto per ammorbidire la tensione. « Questa... è di Chouji, vero? Me la ricordo. » sussurrò poi.
Shikamaru annuì e prese a torturarsi le mani sotto la coperta.
« Che cosa è successo? Dove stiamo andando, cosa sono quelle cose? » domandò a un certo punto la bionda, sparando una domanda dopo l’altra con un angoscia tale da angosciare anche lui.
Shikamaru arricciò il sottile labbro inferiore. « Il presidente ha calato una cupola sul nostro quartiere, dicendo di voler testare alcuni vaccini creati appositamente per una malattia ma che sembravano essere dannosi, in realtà. Aveva un ghigno malefico, quel bastardo, mentre lo diceva. E non oso nemmeno immaginare quanti soldi abbia speso per fare una pazzia del genere, solo proiettare il suo volto nel cielo, con tanto di altoparlante deve essergli costato un occhio. Quelle cose assomigliano tanto a degli zombie, accidenti, vorrei che non fosse così, quelle razza di bestie esistono soltanto nei film... »
Ino tremò nuovamente ma non per il freddo questa volta. « Zombie ? Vuoi... vuoi dire quei morti che si alzano, camminano mordono e ... » Ino deglutì. « Con un morso siamo finiti, come nei film. Vero? Sono infetti? » Ino iniziava a piagnucolare istericamente
Shikamaru annuì. « Non lo so per certo. Comunque è meglio non testarlo, direi. » fece una pausa talmente lunga da sentire il respiro di Ino farsi più pesante, ma lui decise comunque di rispondere all’ultima domanda. Quando parlò, Ino sobbalzò evidentemente mezza assopita.
« Stiamo andando alla fine del quartiere Shinjuku, dove inizia o termina la cupola, poi volevo seguirne il confine e trovare un punto cieco. » strinse le labbra, con rabbia. « Ci deve pur essere, un dannato punto cieco per uscire da questa situazione di merda. »
Ino sospirò e dopo un po’ rispose. « Speriamo, Shikamaru. » prima di assopirsi del tutto e il ragazzo rimase sveglio con i ripensamenti del passato.

AngolinoAutrice(?)
Ciao!
Sono troppo in ritardo? Spero di no. Cioè, penso di essere rientrata nella settmana... * va a vedere la data dell'ultimo aggiornamento che è del 20... * si, ok... *fiuu*
Comunque, direi che quello che succede a Sakura in questo capitolo è piuttosto importante * anche perchè Kakashi sensei ( che io amo) muore *, ricordatevi che si dirigerà allo Shin Okubo Hotel... dove Naruto e Sasuke stavano per... andarsene.
Ok. ok.
E il nostro immancabile, straordinario e intelligentissimo Shikaika ci spiega suppergiù quello che è successo....
Poi, prossima domanda: quando durerà? Stavolta non lo so, sigh, non ho stimato i capitoli e nè fatto una griglia, sono pessima vero? Contanto che dopo aver pubblicato questa, inzierò una au di naruto basata sulla Torre Nera di Stephen King, che è una saga. Chi la leggerà invito a leggere i romanzi o perlomeno il riassunto da wiki >o< ( potrei farvelo io stessa... )
E... e.... che altro? Boh, non so, se avete qualcosa di non chiaro o da chiedermi ( eventuali spoiler) scrivetemi un MP, siete sempre ben accetti ^_^
Recensite mi raccomando!

Auf wiedersehen,
Shanna.

 

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