Ormai è tutto finito.

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1. ***
Capitolo 2: *** .2. ***
Capitolo 3: *** .3. ***
Capitolo 4: *** .4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***



Capitolo 1
*** .1. ***


Cap. 1

Era mattina presto quando Jared si svegliò e la sua mente già stava lavorando a quello a cui non riusciva a smettere di pensare da giorni.
“Mio Dio!! riesco a sentire il rumore del tuo cervello. Ma a che diavolo stai pensando!?” fece Jensen che ancora assonnato , steso, al suo fianco, nella loro camera da letto, nella loro casa.
Il maggiore si girò pigramente verso suo marito. Quello splendido marito che aveva sposato quasi quindici anni prima e che non smetteva di amare come la prima volta che gli disse “Ti amo!”
“Sai che giorno sarà tra tre settimane?!” fece Jared cercando l’abbraccio del compagno, che naturalmente non perse l’occasione per stringerselo vicino.
“Amore mio, a malapena so che giorno è oggi e tu mi chiedi che giorno sarà tra tre settimane?!” ironizzò sorridendogli.
“Il 13 settembre.” gli ricordò Jared , entusiasta della data.
“Benissimo!! Il 13 settembre. E cosa dovrebbe accadere il 13 settemb…” e poi sembrò che il cervello riconobbe la data. “Ohw!! Il 13 settembre!!” fece sorridendogli.
“Già!! L’inizio di tutto. Il nostro sogno. La nostra vita. Il consolidamento della nostra amicizia. Le porte del nostro amore!” sembrò elencare con poetica enfasi.
“Ehi!! non parlare della nostra amicizia come se fosse stata un preliminare per quello che ci è successo dopo!” fece quasi seccato Jensen. “Ci tengo ai nostri anni da buoni amici!” replicò imbronciato.
“Ma noi siamo ancora buoni amici!” lo rassicurò Jared.
“I buoni amici non vanno a letto insieme.” gli ricordò con tono malizioso Jensen, mentre con un gesto repentino, ribaltò le loro posizioni, così da essere lui quello che sovrastava Jared.  “Non fanno del fantastico sesso quasi tutte le notti. Non si dicono “ti amo” tutte le volte che ce lo diciamo noi e di certo non si sposano e di sicuro non hanno una figlia adolescente a tre porte di distanza dalla loro camera da letto, dove accadono cose che i suoi occhi innocenti dovranno vedere almeno tra sessant’anni!”
Jared sorrise a quel breve vademecum della loro storia. “Jay sta crescendo e certe cose , credimi, le sa già piuttosto bene!”

“Cosa…cosa???” fece con aria sconvolta il maggiore, che si issò sulle braccia, rimanendo sospeso sul corpo del compagno.

“Jensen, hai presente internet? I libri? Educazione sessuale a scuola? Per non parlare delle varie serie tv che non lesinano sui particolari piccanti ?” gli fece presente Jared, accarezzandogli il torace in tensione.
“Ok! Fammi alzare!!” fece , all’improvviso, risoluto, il maggiore.
“Dove …dove vai??!!” si lamentò, sorpreso, l’altro.
“Vado a farle la valigia e la rinchiudo nel primo college femminile gestito da suore di clausura!”
“Ma smettila!!” esclamò , afferrandolo per un braccio e facendolo crollare di nuovo su di lui.
“E’ la mia bambina!” sembrò quasi piagnucolare Jensen, stretto nell’abbraccio di Jared.
“E’ la nostra bambina…” sottolineò compiaciuto.”..che non è più una bambina, ma una ragazza di quindici anni con una gran bella testa sulle spalle!” ribadì dolcemente il compagno.
“Ma…”
“E poi tra qualche giorno parte per l’Italia per quel viaggio studio, quindi..” ma dalla faccia che vide fare a Jensen, capì di aver sbagliato e di aver gettato , l’apprensivo compagno, di nuovo nel panico.

Infatti!!!

“No. No….E’ escluso. Lei non ci va! Noi lavoriamo e non possiamo….noi…noi…” ansimò Jensen, in pieno allarme rosso.
“Tranquillo….respira…calmo!!! Lo so che noi lavoriamo. Ed è per questo che nonna Simmons parte con lei. I suoi figli quest’anno non possono venire a trovarla quindi è stata ben felice di fare da accompagnatrice a Jay.” provò a rassicurarlo.
“Ma è …”
“Non azzardare a dire “anziana”, perché quella donna ha tante vite quante ne hanno i gatti.” lo avvisò convinto.
“Mi ha dato del cretino!” disse con tono offeso e imbronciato, Jensen.
“Beh!! quello te lo sei meritato!” convenne Jared, baciandogli appena le labbra sempre incredibilmente invitanti.
“Ehi!! credevo di essere stato scagionato?!”
“E io credevo che avessi apprezzato le mie scuse!” gli ricordò malizioso Jared, mentre i suoi baci scendevano lungo il collo di Jensen, che piano iniziava a tendersi su di lui.
“Io in realtà sarei arrabbiato anche adesso!” azzardò, il maggiore, muovendosi appena e lasciando che il compagno, intuisse le sue intenzioni non proprio ….innocenti.
“Ma davvero?!” ironizzò Jared, andando incontro ai movimenti di Jensen.
“Mmmh!!!” fu la risposta data solo dalle labbra di Jensen pressate sul petto dell’altro.
Jared, deglutì un fremito e cercò di rimanere lucido. Non avevano tempo per quello.
A suo malincuore, ma non avevano tempo.
“Beh!!, fattela passare… con una doccia fredda perché abbiamo un mondo di cose da fare oggi e non abbiamo tempo per…”, provò a spostarlo, sentendone , però, immediatamente la mancanza.

Ma Jensen , ormai, era bello che andato, perchè era questo che Jared gli faceva sempre. Lo confondeva magnificamente.

“Non hai tempo….per me?!” gli sussurrò languidamente all’orecchio, mentre una sua mano si faceva più sfacciata e lascivamente si infilava nel pantalone del pigiama  di Jared.
Jared sussultò al tocco caldo del marito.

Perché questo che Jensen gli faceva sempre. Lo faceva tremare magnificamente.

 “Al diavolo le cose da fare!! Possono aspettare!!” quasi sibilò, mentre le sue braccia andavano a stringersi intorno alla schiena muscolosa di Jensen e una sua gamba gli andava ad accarezzare il fianco proteso e contratto contro il suo bacino.
“Aspetta….aspetta….” sussurrò ad un certo punto Jared, mentre cercava di contenersi.
“Cosa …cosa…c’è?!” fece Jensen, interrompendo la sua sensuale discesa lungo il corpo del compagno. Il maggiore vide Jared sporsi verso il comodino e afferrare il telecomando dello stereo. “Ma cosa…”
“Non si sa mai!!” gli sorrise ammiccando.
Jared premette un paio di tasti e ……

….Un ragazzo come te
Dovrebbe indossare un avvertimento
"Pericolo"

Non c'è via d'uscita,
Non riesco a smettere

Sto perdendo la testa

Oh l'assaggio delle tue labbra
Mi fa andare fuori di me
Tu sei un ragazzo tossico
E mi sottometti

E amo ciò che fai…….”

 

Jensen lo guardò per un attimo stranito , con gli occhi che gli brillavano per l’eccitazione.
“Sul serio?!” azzardò quando sentì la musica che inondò la stanza.
“ E’ solo una canzone….” si giustificò Jared, sistemandosi meglio sul materasso e sotto il corpo del suo compagno. “Va’ avanti… se non vuoi che mi alzi da questo letto!” sembrò minacciarlo, poi, in modo malizioso.
“Come ordini, mio signore!!” acconsentì Jensen, mentre, con meticolosa cura riprendeva ad assaggiare ogni centimetro della pelle tesa del ventre di Jared e piano iniziava ad accarezzarlo nella sua parte più calda e intima.
Jared cominciò a perdere sul serio il controllo. Sentire Jensen così attento ad ogni suo desiderio, sentirsi accarezzare dal compagno nel punto esatto in cui voleva essere accarezzato era una magia che Jensen riusciva sempre a compiere. Sentire il respiro di Jensen su ogni parte del suo corpo, quella carezza calda e leggera , era una continua scarica di piacere.
Lo stesso accadeva per Jensen. Adorava prendersi cura di Jared in quella maniera quasi…estenuante. Adorava vedere il compagno inarcarsi sotto di lui in cerca di più piacere e al tempo stesso donandogli altrettanto piacere.

Si amavano da anni. E quel loro fare l’amore, non era mutato con il passare del tempo. Era ormai una magia che scatenava il più estatico dei momenti. Il loro era un chiedere e dare in perfetto equilibrio.
E quando il culmine arrivava e li conquistava fin dentro l’anima, li lasciva affannati, felici e appagati a sussurrare i loro nomi , l’uno sul cuore dell’altro.
 

Quando , finalmente scesero in cucina per la colazione, con sorpresa trovarono a fare compagnia a loro figlia Jay, Misha.
“Ehi, angioletto!! Come mai da queste parti?!” fece scherzoso Jensen, abituato alla presenza dell’amico in casa loro, dato che Jay , Maison e West erano amici.
“Non sono più un angelo da anni, Jens!” replicò Misha, quasi con rammarico.
Jensen si stava versando una tazza di caffè dopo averne passata una a Jared e aver dato il solito bacio del buongiorno a sua figlia che ricambiò con un sorriso adorante.
“Oh!!!! Lo sarai sempre per noi!” volle rassicurarlo Jared, battendogli una pacca sulla spalla.
Misha e Jay, si scambiarono poi, uno sguardo complice. Fu la ragazza a colpire.
“Da quand’è che ascoltate Aguilera?!”

Jensen strabuzzò gli occhi e Jared quasi sputò il caffè che aveva appena bevuto addosso a Misha.

“Co….cosa?....No…era…era la radio. Noi…noi…non….” balbettò Jensen che iniziava a cambiare colore.
“In effetti sarebbe strano da parte dei J2, ex Winchester, ascoltare musica pop mentre fanno ginnastica!” affermò Misha con la sua solita faccia da “innocente , manco tanto”!
“Ginnastica ?” replicò perplessa Jay. “Da quello che diceva la canzone …sembrava più una colonna sonora da sesso mattutino!”
“Jay!!!!” esclamarono i due padri sconvolti e rossi ormai oltre ogni evidenza.
Dopo di che sia Misha che Jay scoppiarono a ridere fragorosamente , lasciando basiti i due attori.
“Ok!!” affermò Jensen risoluto dopo essersi ripreso dal più che evidente sfottò. “Tu, vattene a casa tua!” disse a Misha indicandogli la porta.  “Tu, vattene a scuola!” riferito alla figlia che ancora rideva. “Tu, falle le valigie!” fece poi rivolto a Jared. “Io…io vado a telefonare al primo college femminile!”
Jay corse fuori di casa, seguendo il gentile ma deciso ordine del padre , mentre Misha passava a Jared uno straccio per ripulirsi dal caffè. Quando i tre furono soli, un silenzio carico di improvvisa nostalgia prese posto accanto a loro.
“Dio!! come crescono in fretta!” ammise Misha , pensando anche ai suoi figli.
“Già!! Troppo in fretta. Sembra ieri che la portavamo all’asilo e la vedevamo giocare con Maison e West nel nostro giardino!” ammise malinconico Jared.

Misha fece un respiro profondo a quei ricordi.
“Ok! Basta!!!” affermò con decisione. “O inizieremo a piangere come delle vecchie checche.”, poi ripensando a quello che aveva detto. “O almeno voi piangerete come delle vecchie checche e io piangerò come uno povero smidollato!!”
Si guardarono per un attimo spaesati e poi scoppiarono a ridere.

“Allora come vanno i preparativi per la festa?!” fece l’ex Castiel.
“Procedono. Ma a differenza delle voci che girano, stiamo facendo di tutto perché sia una cosa nostra, della SPN Family, e non un evento mondano!” gli rispose Jared.
“Così deve essere!” fece Misha.

Giorni dopo, lasciare Jay oltre la linea di imbarco fu più doloroso di quanto Jared e Jensen avevano pensato. Era la prima volta che la figlia si allontanava da loro per tanto tempo e per un posto così lontano.
Loro conoscevano l’Italia, c’erano stati tante volte ma Jay, era la loro piccola.
E quale genitore non si agita quando un cucciolo lascia il nido?
Loro non erano diversi.
 

Quando fecero ritorno dall’aeroporto internazionale , videro una macchina ferma davanti casa loro. Parcheggiarono nel loro viale , mentre qualcuno usciva da quella ferma.
“Rice!!” fece Jensen, felice di rivedere l’uomo a cui in parte doveva la sua vita e quella di Jared. In quegli anni avevano mantenuto i contatti e tra loro si era instaurata una simpatica amicizia. “Ti trovo in forma!”
“Non mi lamento, Jensen!”
“Vieni..ti offriamo una birra!” si accodò Jared porgendogli la mano.
“Grazie, ma oggi sono qui in servizio!”
“Servizio?!” fece perplesso Jensen. “Per la miseria, Rice. Abbiamo appena lasciato nostra figlia all’aeroporto…non farmi venire un infarto!”
“No..no. Jay non c’entra. Lei …lei sta bene e non c’entra con quello che sono venuto a dirvi. Anzi, forse è meglio che sia partita!” precisò il federale.
“Ma che diavolo significa!?” si intromise Jared.
“Sentite!! Andiamo dentro. E’ meglio!” suggerì Rice.
 
I due gli fecero strada e quando furono nello studio, chiesero spiegazioni.
“Ok! Sputa il rospo!” esordì Jensen.
“McCoy!”
“McCoy, cosa?!” sussurrò Jared sentendo dei dolorosi brividi corrergli lungo la schiena.
“C’è stato un trasferimento di detenuti e lui, non so come, ma lo sto appurando…. lui è evaso!” riferì non senza un leggero imbarazzo.
“Cosa?!” fece Jensen deglutendo ansia.
“Quando me lo hanno riferito, non ho aspettato un attimo e sono venuto direttamente da voi!”
“Perché?!” fece Jensen e la sua voce era sorprendentemente atona.
“Mi sembra ovvio Jensen!!” sembrò quasi rimproverarlo Jared, per quella domanda.
“Perché?” ripetè Jensen fissando Rice. “Perché sei venuto immediatamente qui!”

Rice, riconobbe in quello sguardo di Jensen, quello che vide nello sguardo dell’attore quando scoprì ciò che Jared , all’epoca dello stupro, aveva effettivamente subito e da chi. C’era rabbia, c’era freddezza e molto più allarmante, c’era lucidità.

“Perché nella sua cella sono state trovate molto foto tratte da articoli su di voi.” e poi ritenne di dover precisare. “Foto vostre molto recenti.”
“Cioè dopo tutto quello che è successo, processo e condanna ….stai dicendo che ancora non gli è passata!?” esclamò Jared, avvicinandosi al compagno che ormai sembrava fatto di ghiaccio.
“Decisamente non gli è passata. Comunque, voglio che voi stiate tranquilli. Da domani,  davanti casa vostra ci sarà sempre una macchina con degli agenti in borghese.” volle rassicurarli , l’agente.
“Cosa?”
“Non si faranno notare , ma loro noteranno qualunque cosa e chiunque si avvicini a questa casa e a voi.” precisò.
“Rice…ascolta. Stiamo preparando una festa, una sorta di reunion del nostro show e questo vuol dire che questa casa sarà una sorta di porto, con gente che andrà e verrà per tutto il giorno. Davvero i tuoi agenti terranno d’occhio tutto e tutti!?” gli fece presente Jensen.
“E’ il loro lavoro farlo! Oppure…”
“Oppure?!” lo anticipò ancora Jensen.
“Oppure potreste rimandare questa festa a quando le cose con McCoy saranno di nuovo sistemate!” suggerì , convinto dell’idea ma non convinto che i due avessero accettato.
Infatti!!!
“No!” intervenne Jared, che fino a quel momento era stato in silenzio e aveva lasciato che fosse Jensen ad interagire con il federale.
“Perché?” chiese stranito Rice.
“Jared?!” lo richiamò Jensen, mettendogli una mano sulla spalla, dato che lo vedeva alquanto turbato.
“Ho detto no. Quel figlio di puttana era quasi riuscito a portarci via tutto, ci ha colpito in una maniera che non dimenticheremo mai, ma ora basta. Non ci porterà via altri momenti della nostra vita. Non glielo permetterò.” esordì deciso, imponendosi al federale.
“Ma Jared , credimi…sarebbe meglio…”
“Quel bastardo ha rapito Jensen e lo ha quasi ucciso e quello che ha fatto a me…lui..lui…” sussurrò, preferendo fermarsi. O meglio ciò che gli ritornò alla mente, gli fermò le parole in gola.
“Piccolo!” cercò di rassicurarlo Jensen, stringendo la sua presa su di lui.
“Non è per la reunion. È per la nostra vita. Fra tre settimane noi incontreremo i nostri amici e faremo festa, perché…..perchè….cazzo!, ce lo meritiamo. E lui non ce lo impedirà!” fece decisamente convinto.
“Jensen…non mi dai una mano?!” chiese Rice, sperando che almeno Jensen potesse essere in grado di convincere il compagno.
“Lo hai sentito , Rice. Tra tre settimane, qui ci sarà una festa e sei invitato anche tu.”
Rice sorrise e annuì, sconfitto. “Il tempo non vi ha cambiato ragazzi. Testardi come muli, come sempre!!”, ammise. “Ok! Ma ogni volta che vi spostate, tenete comunque  gli occhi ben aperti, ok?!”

“Torneremo ad interpretare i Winchester!” scherzò Jensen, mentre Rice si congedava da loro.
 

Quei primi giorni, dopo la visita ufficiale di Rice, i due attori, anche se ci provavano, non riuscivano a nascondere la tensione. Una cosa era quella descritta  e da interpretare prevista da un copione. Una cosa era quella che si provava sul serio, vissuta nella vita reale.
Una sera, Jared era sul loro divano, intento a leggere un articolo dal suo tablet, o forse solo a fissare quella cascata di parole pur di tenere la mente occupata. Jensen , senza volerlo, gli mise la mano sulla spalla, arrivandogli da dietro e il compagno trasalì vistosamente tanto che Jensen scattò con lui.
“Cazzo, Jensen!! Vaffanculo!!!” sbottò furente e agitato. “Sei impazzito ad arrivarmi alle spalle in questa maniera! Che cavolo!!” inveì ad un Jensen che , allibito, subì senza reagire.
Jared se ne rese conto, tre secondi dopo, di come aveva reagito e di come si era rivolto al marito.
“Oddio! Oddio!! Jensen…amore mio…mi ..mi dispiace!” fece sinceramente dispiaciuto, mentre aggirava il divano , così da raggiungere il compagno e poterlo abbracciare. “Mi dispiace, Jensen. Non volevo reagire così e dirti quelle cose. Io…”
“Tranquillo, Jared. Tranquillo, piccolo. Va tutto bene. Ti capisco. Anche io, in questi giorni mi sento come se camminassi in un campo minato. Ma ascoltami….”, fece Jensen, abbracciandosi a Jared e carezzandogli la schiena per farlo rilassare. “…se ci riduciamo in questo stato isterico, la diamo vinta a lui. Quindi che ne dici se, ora, io e te, ci trovassimo qualcos’altro da fare che non ci costringa a pensare a quello psicopatico?!”

Jared respirò profondamente, nascosto nella curva del collo di Jensen. “Mi sembra davvero un ottima idea!” convenne Jared che non aspettò altri suggerimenti e iniziò a sbottonare la camicia del compagno.
“Ma cosa stai…” domandò, sorpreso Jensen, notando il repentino cambio di umore del compagno.
“Mi trovo qualcos’altro da fare!” rispose innocentemente Jared.
“Io , in verità, pensavo ad una partita a Scarabeo!” ironizzò il maggiore. “O magari, vedendo il tuo veloce cambio di umore, una mano di strip poker!”
“Ok, ci sto! Ma cominciamo dallo strip. Il poker lo faremo dopo!”


 
N.d.A: Non riesco più a smettere di pensare a questi due e a questa storia. Preghiere rimarrà sempre nel mio cuore.
Comunque, se vi va di sapere qual è la canzone, come dice Jay, da sesso mattutino: Candyman di C. Aguilera.
Baci, Cin!!!

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Capitolo 2
*** .2. ***


Il lunedì successivo, Jared e Jensen , avevano appuntamento con i tecnici che avrebbero dovuto allestire lo schermo in giardino , su cui alcune scene di Supernatural e alcuni filmati del dietro le quinte, avrebbero allietato la serata.
Ogni volta che aprivano la porta per far entrare qualcuno, lo sguardo istintivamente andava alla macchina nera , ferma dall’altro lato della strada e ai due uomini all’interno che, ogni volta, con un leggero cenno della testa, sembravano volerli rassicurare.
 
Quella giornata finì, finalmente e Jensen, dopo aver mandato l’ennesimo messaggio a Jay, raccomandandole di stare attenta e di ascoltare i preziosi consigli di nonna Simmons, disse a Jared che lo avrebbe aspettato di sopra.
“Quando avrai finito di spettegolare con quello schizzato di Misha, ricordargli da parte mia che ha superato i 50 suonati e che dovrebbe smetterla di giocare ancora con il Gishwhes e lasciarlo fare a West e Maison!”
“Ok, Jensen. Glielo dico e ti raggiungo!” fece in risposta Jared, che veloce digitava ciò che Jensen aveva appena detto.
“Cos-?…No…non farlo…. Jared ….stavo scherzando…non….”

“Inviato!” esclamò Jared , soddisfatto.

Meno di un minuto dopo, la risposta dell’amico, ex collega non si fece attendere.
“Vuoi sapere che risponde?!” lo provocò Jared.
“No!, ma tanto so che me lo dirai lo stesso!” affermò, vedendo il volto trionfante del compagno.
“Già!... “Io avrò anche i miei 50 anni suonati, ma tu , Jensen, hai solo altri pochi anni per pregare Dio di farti arrivare ai tuoi 50, nella maniera splendida in cui io ho raggiunto i miei e poi io non gioco più al Gishwhes. Io, mio caro Ackles, lo dirigo magistralmente!”….e con questo: 1 a 0 per Collins!” esclamò vittorioso.
“Ah sì?!” ribattè ironico Jensen. “Allora chiedi a Misha “di più , di più”  stanotte!” e salì per andare di sopra, lasciandosi alle spalle un Jared sorridente. Un attimino preoccupato per l’esito della serata, ma comunque sorridente.

Certo che lo era!!, perché tanto Jared sapeva che avrebbe trovato un modo per farsi perdonare quel suo innocente tradimento!
 

Dopo circa venti minuti , però di Jared, in camera da letto , non c’era traccia.
“Dio!! quei due sono peggio di Laverne e Shirley!! Chissà se Jared ha almeno fatto uscire i cani.” esclamò Jensen e decise di scendere da basso per richiamare il suo compagno.
 

Solo quando arrivò nel salone, capì il perchè Jared non lo aveva raggiunto.
Il suo cuore iniziò a battere all’impazzata. Il cervello, anche se per pochi attimi, andò nel panico più completo prima di riattivarsi e cercare un modo in cui reagire.
Jared , un occhio vistosamente pesto e un labbro sanguinante, era legato ad una delle colonne che abbellivano la stanza. Seduto a terra, il compagno aveva le mani legate dietro la schiena ed era imbavagliato.

“Jared…Jared…” si allarmò correndogli incontro.

Quando lo raggiunse, gli tolse il bavaglio e cercò di calmare Jared dato che vedeva il suo sguardo atterrito. Ma non appena la stoffa che impediva al più giovane di parlare cadde a terra, Jared gridò un avvertimento.
“Jensen, attento!!!! Alle tue spalle!” e in una frazione di secondo Jensen si guardò alle spalle e scattò in piedi per poter reagire, ma l’intruso fu più veloce di lui, avendo comunque un certo vantaggio.
Il colpo ricevuto con il calcio della pistola fu forte e violento.
Colpì Jensen dritto sotto il mento, tanto che l’attore sentì la sua mascella scricchiolare e poi il contraccolpo lo fece cadere rovinosamente a terra , poco distante da Jared.
“Jensen….Jensen…” lo richiamava preoccupato Jared.
Il biondo non aveva perso i sensi, ma si sentì comunque decisamente stordito.
 
 
“Ciao, Cowboy!!” proferì con tono sadico McCoy avvicinandosi a Jensen e tirandogli un calcio violento in pieno stomaco. “E’ bello rivederti!!”
 
“Noooo!!!” gridò Jared vedendo il compagno, piegato in due, che gemeva e si teneva lo stomaco. “Lascialo stare, figlio di puttana!! Che vuoi da noi…..che cazzo vuoi da noi!!!?” gli urlò contro, esasperato.
“Cosa voglio? Cosa voglio???” ringhiò McCoy. “Voglio quello che mi spetta. Se il tuo bambolotto qui…ai bei vecchi tempi, mi avesse dato quello che avevo chiesto, saremmo tutti felici e contenti. Lui….lui invece…” sibilò raggiungendo di nuovo Jensen e colpendolo di nuovo con un calcio dritto ai reni. “…lui invece ha dovuto fare l’eroe!!!” finì, mentre Jensen subì l’ennesimo colpo.

Poi l’attore, cercò di reagire. Cercò di ignorare il dolore e provando ad allontanarsi, tentò di rimettersi in piedi. Per un attimo spostò lo sguardo che andò a scoprire i due cani poco dentro la cucina. Erano sdraiati. Incoscienti.
“Tranquillo. Non sono un mostro. Stanno solo dormendo. È bastata una bella dose di sonnifero nei guanti che indossavo quando mi si sono avvicinati alla porta sul retro.” spiegò con semplicità.
McCoy lo guardava , non lo perdeva mai di vista e gli teneva costantemente la pistola puntata contro. Quando vide che Jensen era , più o meno , dritto in piedi, si avvicinò a Jared e gli si accoccolò accanto.
Jensen rabbrividì al solo pensiero che quell’infimo elemento potesse ancora toccare Jared. “MaCoy..non azzaddarti…” sibilò furente.
“Che ne dici, Cowboy..se adesso io rivivessi i miei momenti d’amore con il tuo maritino?…ti sarebbe ancora difficile mettere mano al portafoglio!?” fece osceno, mentre passava la canna della pistola sul viso di Jared , che a quelle parole si sentì nel panico come si sentì perso in quel magazzino tanti anni addietro.
“Non…osare toccarlo, bastardo. Se lo tocchi ancora giuro….giuro che ti ammazzo!” ringhiò minaccioso Jensen che cercò di avanzare ma che si bloccò immediatamente , quando la pistola tornò a puntare la tempia di Jared.
“O lo so. E ci sei quasi riuscito una volta, ricordi?….ma io adesso ho una pistola puntata alla testolina del tuo amato..” lo provocò spingendo la canna più forte contro la testa di Jared.  “Prova a farlo adesso l’eroe. Prova a dire di no….adesso!!” lo provocò, minacciandolo.

Jared, spostava lo sguardo da Jensen al suo aggressore e facendosi guidare solo dall’istinto, spostò di scatto la testa in avanti, spostandosi così dalla traiettoria della canna e spingendosi con forza all’indietro, fece leva sulle gambe tanto da potersi sollevare quel tanto che serviva per raggiungere, con un colpo di testa, il mento di McCoy, che si ritrovò all’improvviso sbilanciato , e che cadde all’indietro, imprecando contro Jared.

Jensen agì d’impulso.
Si gettò su McCoy e iniziò con lui un violento corpo a corpo.  L’attore gli teneva il polso della mano in cui c’era la pistola, stringendola, provando a fargliela lasciare e in quella sorta di danza finirono a terra.
In quella caduta, partì un colpo, che gelò il sangue di Jared.

“JENSEEENNN!!” gridò terrorizzato.




N.d.A.: Ok! Non dico niente e mi limito a nascondermi!
Baci, Cin!!

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Capitolo 3
*** .3. ***


"JENSEEENNN!!!"

Il cuore di Jared si fermò per un attimo e riprese a battere solo quando vide che i due stavano ancora lottando.
Allora, preso dalla più cupa disperazione, iniziò a muovere le mani legate alla colonna.
 
Al di fuori della casa, i due agenti, costantemente in macchina, scattarono immediatamente quando sentirono il colpo d’arma da fuoco.
“Unità Due a Unità Uno. Colpo d’arma da fuoco. Ripeto colpo d’arma da fuoco all’interno della casa. Ci apprestiamo ad intervenire.” comunicarono immediatamente.
“Unità Uno ad Unità Due. Agite con cautela. Intervenite dall’ingresso principale. Noi interveniamo in due minuti dall’ingresso sul retro. Ripeto agite con cautela!” fece la voce decisa e autoritaria di Rice all’altro capo della ricevente.
Gli agenti in macchina, uscirono e corsero all’ ingresso. Uno si posizionò appena accanto alla porta, l’altro si mise in modo da poter guardare dentro, attraverso la grande finestra e potè così vedere Jared legato alla colonna che cercava di slegarsi e Jensen che lottava con McCoy.
L’agente che guardava all’interno, prese la sua radio e riferì quello che vedeva a Rice che stava arrivando.
“Padalecki è legato ad una colonna dell’ingresso. Ackles sta lottando con McCoy.”
“Tenete sotto controllo la situazione. Se entrate da soli, McCoy potrebbe scappare dal retro. Noi siamo sul posto in trenta secondi! Copriremo l’uscita sul retro.”

Ma fu quel lasso di tempo, quei trenta secondi, a sconvolgere gli eventi.
 

In casa, mentre ancora lottava con McCoy, Jensen, riuscì, con un calcio a fargli saltare la pistola dalle mani che finì poco distante da loro e mentre i due se le davano di santa ragione, Jared , furiosamente, muoveva le mani in ogni modo per potersi liberare e andare in aiuto di Jensen.
Ma in quella lotta furiosa, Jensen, purtroppo mise male un piede e si ritrovò a cadere sui gradini dell’ingresso principale, finendo sulla schiena. McCoy in un secondo gli fu addosso e iniziò a colpirlo con furia e in quella sua furia non si accorse che Jared finalmente era riuscito a liberarsi.
Jared si alzò velocemente e corse, senza pensarci, in aiuto di Jensen, bloccato sotto il corpo di McCoy che continuava a prenderlo a pugni con rabbia.
Jared gli si lanciò addosso, placcandolo letteralmente e tirandolo via dal compagno che potè finalmente riprendere fiato.

Ma in quella sorta di salvataggio, Jared e McCoy rotolarono uno sull’altro. Entrambi cercavano di prevalere sulla forza dell’altro. Ma sorte volle che, quando andarono a cozzare contro la colonna , dove era stato legato fino a pochi attimi prima Jared, fu proprio l’attore a ritrovarsi sotto il suo aggressore e alla mercè dei suoi colpi.
McCoy ormai era una furia senza più controllo e in quella sua furia allungò una mano verso un soprammobile caduto a terra e stringendolo tra le sue mani, lo alzò in aria pronto a colpire Jared dritto alla testa.
 
In quello stesso istante, Rice ordinava di fare irruzione da entrambi gli ingressi.

In quello stesso istante, un colpo, forte, fragoroso, assordante risuonò nell’antro della casa dei due attori.
 

La mano di McCoy rimase ferma in aria per poi aprirsi a lasciar cadere l’arma occasionale. La sua schiena si contrasse nervosamente. I suoi occhi si spalancarono all’inverosimile per la sorpresa di quello che gli stava succedendo. Per un po’ fissò lo sguardo confuso di Jared sotto di lui. Un rivolo di sangue gli sporcò la bocca da un lato. Un secondo dopo, il delinquente si lasciò cadere di lato, liberando dal suo peso, il corpo di Jared.
Questi si issò appena sui gomiti per capire cosa fosse successo e deglutì , scioccato, quando i suoi occhi misero a fuoco un Jensen malconcio che ancora impugnava la pistola fumante.
 
Il tempo di un battito di ciglia che gli uomini di Rice, Rice compreso, erano nel salone ad assicurarsi e a controllare tutto.
Jared si alzò, ignorando il dolore che sentiva e si avvicinò cautamente a Jensen. Vedeva le labbra del compagno muoversi ma non riusciva a comprenderne il suono.
“Jensen ? Jensen??!”
“Ho ucciso un uomo….ho ucciso un uomo… ho ucciso….” continuava a ripetere il maggiore.
“Amore….Jensen….lascia la pistola…..” sussurrava Jared per cercare di placare lo stato in cui si trovava Jensen. Accanto a loro arrivò immediatamente Rice.
“Lui…lui non….lui ha solo…” provò a spiegare Jared.
“Ok! Jared, va tutto bene. Ci sono io, qui , adesso.” cercò di rassicurarlo. E poi, il federale spostò la sua attenzione su Jensen e mise una mano su quella con cui l’attore ancora teneva stretta l’arma.
“Jensen?...Jensen, ascoltami. E’ tutto finito. Lascia la pistola, amico. Lasciala..dalla a me.” Lo spronò ad ascoltarlo.
“Io ho…..io ho ucciso ….un uomo!” fece ancora Jensen guardandolo appena negli occhi, ma che lentamente sembrava abbandonarsi a quello stato di choc.
“Ascoltami, Jensen. O gli sparavi o lui uccideva Jared. E credimi hai fatto l’unica cosa che andava fatta , perciò tu ades…” ma si fermò perché , dopo essere riuscito a sfilargli la pistola dalle mani e passarla ad un suo collega vicino, Rice , notò una piccola bruciatura sulla camicia di Jensen. “Ma cosa…” si stranì.
Mise una mano , con gentilezza, sulla camicia e piano l’aprì per controllare e stralunò gli occhi quando vide che quella bruciatura continuava sulla maglietta al di sotto della camicia e anche sulla pelle dell’attore.

“Rice ma cosa…” fece Jared che non aveva mai smesso di sostenere Jensen.
“Ok, Jared, mettiamolo giù. Piano, con calma….molto lentamente.”
“Rice…” ripeteva Jared ma che comunque eseguiva gli ordini.
“Fa’ come dico, Jared. Jensen è ferito.” disse con formale lucidità mostrando a Jared il foro di proiettile sulla spalla del compagno, appena sopra il cuore.
“O mio Dio!! O mio Dio!!” fece quel panico che Jared non riusciva a tenere sotto controllo quando ci andava di mezzo la salute di Jensen.
“Ferita d’arma da fuoco. Dove sono i paramedici!?” gridò Rice nella grande sala.
“Ad un minuto da qui, signore!” rispose l’agente che teneva sotto controllo, comunque, il corpo senza vita di McCoy.
“Ma non….non c’è sangue….Perchè…perchè non c’è sangue!!??” si informò nervosamente Jared.
“Il proiettile deve essere ancora dentro e non so se sia un bene o un male!” e in quell’affermazione vide entrare in casa i paramedici che si sarebbero presi cura di Jensen.

Mentre gli infermieri agivano professionalmente sull’attore ferito, proprio Jensen, parve avere uno sprazzo di lucidità.
“Jay…Jay….la mia Jay…” sussurrava .
" Jensen…Jensen ….Jay non è qui. Lei …lei è al sicuro!” volle rassicurarlo Jared, pensando che il compagno fosse confuso.
Invece Jensen non lo era. Lui voleva dire ben altro.
“Lei…lei deve continuare a sorridere….Jared….tu, tu devi farla….continuare a sorridere…lei…lei…Se io…se io….lei deve….deve…” e per quanto quelle parole fossero amorevoli, Jared le odiò con tutte se stesso , perché sembravano una promessa da far mantenere al posto di chi non ci sarebbe più stato.
“Lei sorriderà Jensen… e noi con lei. Ora devi solo lasciare che ti curino…ti prego…ti prego…resisti!” si affannò a dirgli, dopo aver sentito i due paramedici comunicare a Rice che non c’era sangue perchè l’attore stava sanguinando all’interno. Il proiettile faceva da tappo ma nel modo sbagliato. Non chiudeva la vena recisa , ma il foro di entrata.
“Dobbiamo portarlo via immediatamente o non ce la farà! Ha una forte emorragia interna.” disse uno dei due soccorritori.
“Ok! Una macchina dei miei uomini vi farà da apripista!!”
 

Era passata da un pezzo la mezzanotte quando un Misha decisamente sconvolto arrivò in ospedale alla ricerca dei suoi due amici. Era stato avvisato da Rice, che era al corrente del forte legame d’amicizia che legava i tre attori.
“Jared?....Mio Dio……come sta?!” chiese l’ex collega che era rimasto parte integrante della loro vita. Il bruno informandosi su Jensen, non potè non notare i vistosi segni di lotta presenti anche sul volto di quello che era ancora, ai suoi occhi, il giovane Padalecki.
“Non mi dicono niente Mish! Lo stanno ancora operando. L’unica cosa che mi hanno spiegato è che l’emorragia era grave. Che il proiettile aveva colpito una…non so quale vena importante della spalla.” riferì, senza mai smettere di fissare l’ingresso che portava alle sale operatorie. “Mi hanno detto che era grave…che lui…che lui…”
“Ok! Ma vedrai che se la caverà. Jensen è un fottuto texano. Non sarà di certo un proiettile nella spalla a metterlo ko!!” fece speranzoso e ottimista Misha, cercando di mascherare l’ansia che anche lui provava per la sorte del caro amico.

Poi vide un’espressione di rimorso sul volto di Jared. “Jared…che hai?!”
“Non sono riuscito a dirgli che lo amo!” sussurrò
“Jared!” lo richiamò con tono comprensivo e  amichevole.
“Non sono riuscito a dirgli che lo amavo, che lo amo e che lo amerò per sempre e lui ora sta rischiando di…..se lui…se lui non….” ma non riuscì a finire a causa del terrore che gli strinse la gola al solo pensiero di quella previsione così tragica.
“Ascoltami, Jared. Ascoltami!” fece Misha, afferrandolo per le spalle piegate dalla preoccupazione. “Ci siete già passati. McCoy vi ha fatto anche di peggio. Io c’ero, ricordi?” lo invogliò a ricordare Misha. Il rapimento di Jensen, l’averlo creduto morto nell’esplosione di quella macchina. E poi l’ansia di aver creduto che Misha stesso e la sua famiglia fosse in pericolo e ancora , lo stupro di Jared e tutto le sue tragiche conseguenze.
Misha c’era sempre stato. Costantemente presente a offrire la sua spalla da colpire o su cui piangere!!
“Supererete anche questa. Te lo garantisco. Per voi. Per l’amore che vi lega. Lo farete per Jay, che vi idolatra!!” fece poi e a quel nome Jared si allarmò ulteriormente.
“Oddio!!” si agitò Jared come se si fosse reso conto solo in quel momento di qualcosa. “Jay??!! Devo avvisarla…devo farla rientrare….Mio Dio! , quando lo saprà lei…lei…” e iniziò ad ansimare nervosamente.

Misha lo fece sedere e cercò di farlo calmare.
“Ok! Respira Jared. Non serve che ti venga anche un attacco d’asma!”
Quando Jared sembrò di nuovo, più o meno, calmo, Misha lo lasciò solo per pochi minuti e ritornò con una bevanda calda. A Jared non poteva che fare bene.
“Va meglio, amico?” chiese amichevole e Jared annuì, ringraziando.
“Jay mi vuole un bene dell’anima…” disse , forse , solo per dare più corpo a quello che erano i suoi pensieri in quel momento. “Ma…ma lei e Jensen…..Loro sono una cosa sola. Certi giorni, li vedo seduti allo stesso tavolo, fare gli stessi movimenti senza nemmeno guardarsi. Sono una lo speculare dell’altro. A volte sembra che si leggano nella mente, tanto sono simili e io…io mi incanto a guardarli quando sono insieme e non riesco….non riesco ad immaginarmi la mia vita senza…”
“D’accordo!!” lo fermò Misha, sapendo che forse l’amico si stava facendo più male che bene a fare certi pensieri. “Allora facciamo una cosa. Aspettiamo che qualcuno ci dica qualcosa. Avvisare quella ragazza adesso significa mandarla nel panico. Non è ad un pigiama party dall’altro lato della strada. Lei è dall’altro capo del mondo.” e Jared capì che cosa intendeva.
Per Jay affrontare quel lungo viaggio in aereo sapendo che cosa stava succedendo al suo adorato Papà Jensen, sarebbe stato insostenibile.
“Quando sapremo come stanno effettivamente le cose qui, la chiameremo e la faremo rientrare, ok?!” concluse Misha.
Jared annuì, sperando di dover fare quella telefonata con notizie diverse da quelle che si prospettavano.
 
Verso le quattro di mattina, il dott. Summer , che ormai li conosceva da anni, anche a causa dei loro , non proprio felici trascorsi in quell’ospedale, raggiunse Jared e Misha.
“Allora?” si ritrovarono a chiedere all’unisono i due amici.

 


N.d.A.: Lo so mi state odiando furiosamente in questo momento.
Quindi vado semplicemente via!!
Ps: detto tra noi. Non credo che gli uomini di Rice abbiano fatto una bella figura!!
 
Baci, Cin!

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Capitolo 4
*** .4. ***


Il medico, ormai brizzolato, diede uno sguardo alle carte che aveva tra le mani e poi fissando i due sguardi in tensione che lo fissavano con aria supplichevole, accennò un lieve sorriso.

“E’ vivo e sta bene!” affermò soddisfatto.

“Sììììììì!!!” gridarono i due, abbracciandosi, decisamente sollevati dalla notizia.
“Lui..lui…” balbettò ancora entusiasmato Jared.
“Il proiettile aveva quasi reciso la succlavia, qui alla spalla..” disse indicando la zona interessata. “..ma nello stesso tempo non era andato a fondo, chiudendo per tanto la ferita superficiale. Il sangue così invece di fluire all’esterno, invadeva la massa muscolare, causando l’emorragia. L’adrenalina di quello che stava succedendo lo ha tenuto in piedi fino a quando poi non è finito tutto.”
“Per questo non c’era sangue !” riflettè Jared, ripensando alla ferita “secca” che Rice gli aveva mostrato e che a lui sembrò solo una bruciatura.
“Esatto, ma se il suo amico federale non se ne fosse accorto e se i paramedici non fossero stati tempestivi, le cose sarebbero andate decisamente in maniera peggiore.” comunicò Summer.
“Come sta adesso?!” chiese Misha.
“Sta reagendo molto bene. I parametri sono in costante e netta ripresa e si è anche svegliato dall’anestesia ed era abbastanza lucido, tutto sommato!” e questo lo disse non proprio convinto.
“Tutto sommato?!” gli fece eco l’ex Castiel.
“Blaterava qualcosa su college femminili gestito da suore di clausura….” e così dicendo guardarono entrambi Jared che abbozzò un mezzo sorriso e disse: “E’ una lunga storia!!”
Poi, rivolgendosi al medico: “Posso vederlo?!”
“Gli abbiamo dato dei blandi sedativi per farlo riposare. Ne ha bisogno perché ha perso comunque molto sangue durante l’operazione. Tra l’effetto residuo dell’anestesia e quello che gli abbiamo dato ,dormirà per almeno un giorno intero e questo non potrà che fargli bene. “
“Ma io…”
“Ma tu puoi stare con lui.” lo anticipò il medico. “ Ormai vi conosco e non credo che le cose siano cambiate tra voi. Un infermiere sta portando una poltrona nella stanza di Jensen, così potrai stare più comodo.”
“Grazie dottore. Grazie infinite.” fece Jared abbracciandolo e poi sorridendogli mentre lo vedeva andare verso la stanza di Jensen.

Misha lo guardò per un attimo perplesso.
“Che c’è?” fece Jared incrociando il suo sguardo.
“Sai che se ci fosse il Gabriel di Rich , direbbe che l’idea di un college femminile gestito da suore di clausura sarebbe uno spunto per un ottimo porno?!” ammise , riflettendoci ancora.
“Lo so, dato che sia Rich che il suo Gabriel  sono dei pervertiti!!” e poi tirando un respiro di sollievo, sorrise. Finalmente Jared sorrise. “E’ salvo, Misha. Jensen è salvo!”
“Avevo ragione, no?!” asserì compiaciuto il bruno.
“Sì, amico mio. Avevi ragione!” fece abbracciandolo, alla fine, sollevato.
“Ok, gigante!!” fece staccandosi gentilmente da quell’abbraccio. “Tu , ora, va’ dal tuo eroico maritino a giocare al dottore e all’ammalato. Io mi metterò in contatto con nonna Simmons e l’avviserò di tutto questo casino!”
“No, lo faccio io. Spetta a me…”
“Ascolta, ti conosco.” Lo fermò. “Tu la chiamerai, e inizierai a balbettare nel tentativo di trovare le parole giuste e terrorizzerai quella poverina che passerà il telefono a Jay e quando sentirai la voce di tua figlia, inizierai a piangere e manderai tutto a farsi fottere mandando lei nel panico. Quindi , la chiamo io, le spiego tutto e che tutto va bene e che tutto si è risolto. D’accordo?!”
Sì, Misha li conosceva  e li conosceva molto bene.
“D’accordo!” acconsentì riconoscente Jared.
 
La sera, del giorno dopo, Jared era seduto alla poltrona accanto al letto di Jensen e leggeva per lui.
Nella sua ormai leggera incoscienza, Jensen sentiva la voce del suo adorato Jared , anche se non prestava attenzione a ciò che Jared leggeva. E prima di aprire gli occhi, decise di godersi ancora un po’ il suono della sua voce rilassata.
Poi, divenendo sempre più lucido e sveglio, riconobbe anche ciò che Jared gli stava leggendo.


“   DEAN: Cattive notizie. A quanto pare dovremo recitare, Sammy.
       SAM: Cosa??
 
MEMBRO DELLA CREW: "Supernatural" scene 36, take 1. Marker!”
 
BOB : Azione!!!
 
(Sam e Dean stanno dietro Misha /Castiel. Sam si guarda in giro terrorizzato, Dean fissa tutto intensamente)
       
         MISHA/CASTIEL: Balthazar non è un eroe. Ma sa che Raphael non lo riprenderà mai con lui.
 
 (Misha/Castiel si gira. Sam indietreggia. Dean avanza e guarda in basso e si sistema meglio sul suo marker disegnato sul pavimento.)
 
BOB: STOP!!!!
 
 
MEMBRO DELLA CREW:  "Supernatural" scene 36, take 8. Marker!
 
BOB: Azione!!
 
(Sam sembra insicuro su quello che deve fare o su cosa devono fare le sue mani e continua a muoverle e cercare una posizione giusta)
            MISHA/CASTIEL:  Balthazar non è un eroe. Ma sa che Raphael non lo riprenderà mai con lui.
            DEAN ( guardando il copione nella sua mano):  Dean con voce bassa e grave….  Eppure tu…..
 
BOB: STOP!!!!  “
 



“Dimmi che non mi stai leggendo i vecchi script di Supernatural!!” disse finalmente, voltando la testa verso il compagno seduto al suo fianco e aprendo gli occhi in modo che Jared potesse perdersi di nuovo nel loro meraviglioso verde.
“Tu hai adorato quell’episodio!” convenne Jared , avvicinandosi al letto e sedendocisi sul bordo.
“Chi non lo ha adorato!” ammise sorridente Jensen.
“Dio , quanto abbiamo riso in questa scena!!” ricordò l’altro, guardando ancora la pagina illuminata sullo schermo del suo I-phone.
“Già!!”
E poi quando i loro volti furono abbastanza vicini, lontani giusto lo spazio di un respiro , i due si salutarono.
“Ciao, amore mio!”
“Ciao, piccolo!” rispose Jensen a cui bastò sporgersi appena per salutare dolcemente anche le labbra del compagno innamorato.
“Come stai? Come ti senti?!” se preoccupò apprensivo.
“E’ strano  ma….fisicamente, nonostante tutto, mi sento..bene.” affermò guardandosi la spalla bendata. “E’ altro quello che….”
“Jensen, amore. Lo so….” Lo fermò, tentando di consolarlo. “Lo so….quello che hai per la testa adesso. Ti giuro che lo so. Ma mi avrebbe ucciso se tu non…”
“Ma forse potevo….”
 
“Cosa? puntare ad una gamba?!” fece la voce di Rice alle loro spalle.
 
“Ehi!” fecero i due ragazzi all’unisono.
“Il dott. Summer mi ha chiamato e mi ha detto che ti saresti ripreso in breve tempo e sono voluto venire ad assicurarmene.” giustificò la sua presenza, Rice.
“Grazie!” rispose cordiale Jensen.
“Ora, però voglio che mi ascolti, Jensen.” e il suo tono si fece quasi severo.
“Rice..” cercò già di fermarlo Jensen intuendo il discorso che l’amico federale stava per fargli.
“Rice, un bel niente. Zitto e fammi parlare, ok?” e questo suonò decisamente severo.
“Ok!” fece remissivo l’attore allettato.
“Potevi sparargli ad una gamba? Sì. Avresti potuto se…..se tu fossi stato un qualcuno addestrato ad agire in situazioni ad alto rischio e io sto parlando di situazioni vere e non quelle di voi attori in cui già sapete che nessuno si farà del male. Hai agito da semplice essere umano a cui è stato fatto del male, che vede qualcuno fare del male alle persone che ama. Hai agito per pura difesa personale, Jensen.” cercò di fargli capire e poi vedendo che l’attore ancora non sembrava convinto giocò l’ultima carta.
“Pensaci bene, Jensen. Se tu non avessi sparato, Jared sarebbe morto. Molto probabilmente anche tu. E Jay….” e vedendo lo sguardo atterrito di Jensen, capì di aver giocato la carta giusta. Crudele ma giusta. “….e Jay oggi si ritroverebbe molto probabilmente di nuovo orfana!”
“Jay…” sussurrò in un tremito Jensen, mentre Jared gli stringeva una mano in segno di conforto.
“L’altra sera , prima che i paramedici ti portassero via, hai detto a Jared che Jay non doveva smettere di sorridere. Cosa credi avrebbe fatto quella ragazza se tu non avessi sparato, Jensen?!” fece ancora, con più decisione.
“Io..io non…”
“Jensen, non sto dicendo che è giusto andare in giro a fare i giustizieri. C’è la polizia e la legge per fare giustizia. Ma McCoy ti ha rapito e quasi ucciso. Ha stuprato Jared e quando è riuscito ad infilarsi di nuovo in casa vostra, voleva finire il lavoro che non era riuscito a compiere anni fa. Nessuno ti incolperà per quello che hai fatto. Credimi, nessuno.” e di questo ne era più che certo.
 
Quando Rice , li lasciò di nuovo da soli, Jensen sembrava ormai convinto del suo gesto di difesa e poi avere di  nuovo Jared tra le sue braccia che gli sussurrava mille “ti amo” stretto in quell’abbraccio, non potè che convincerlo che il federale aveva ragione.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Come promesso, quattro giorni dopo, con piena soddisfazione dei medici, Jensen potè lasciare l’ospedale, con la raccomandazione però del più pieno riposo.

Quando arrivarono a casa loro, era tutto in ordine. Rice, li aveva avvertiti che una squadra esperta in “pulizie post-crimine” avrebbe fatto le pulizia di primavera. E così sembrava. Il salone era immacolato. In ogni sua parte. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che cosa fosse successo solo meno di una settimana prima.

Naturalmente le telefonate degli amici non mancarono. Perfino un più che emozionato Rob, via Skype, ci tenne ad assicurarsi che Jensen stesse bene.

La prima notte di nuovo in casa loro, Jared e Jensen, la passarono abbracciati, nel loro letto. Godendosi la loro vicinanza, il calore dei loro corpi, la ritmica tranquillità dei loro respiri sincroni. Beandosi di quei baci appena accennati sulle loro mani costantemente unite. Ringraziando segretamente Dio di essere ancora insieme.
 
La mattina, verso le undici, qualcuno bussò alla porta. Jensen era di sopra che stava vestendosi , quindi Jared, che era già pronto, andò ad aprire.
Si ritrovò , così, davanti, il volto sorridente dell’amico Misha.
“Amico non che io non sia felice di vederti. Ma che ci fai qui?!”
“Il fatto è che ho portato Vicki all’aeroporto perché doveva iniziare un tour di promozione per il suo nuovo libro e quando stavo per tornarmene a casa , ho visto qualcuno.” disse sornione e poi spostandosi appena: “Credo che  lei sia di casa qui?!” domandò ironico mostrando un’emozionata Jay che correva lungo il vialetto di casa per poterlo raggiungere.

Jared non le fece fare tutto il tragitto, scansò l’amico ancora fermo sulla soglia di casa e corse incontro alla figlia.

“Oddio!! La mia piccola, la mia piccola…..la mia dolce, bellissima, stupenda Jay..” disse con la voce rotta mentre l’abbracciava talmente stretta da sollevarla da terra. “La mia Jay…la mia Jay…” ripeteva al colmo della felicità. “Sei a casa…sei di nuovo a casa!!”
“Sì, papà. Sono di nuovo a casa e giuro che non andrò mai più via.”
“No, no, no …piccola. Tu…tu devi….” cercò di scioglierla Jared, da quella promessa.
“Siete due casinisti, papà. Non mi fido a lasciarvi da soli!!” scherzò la ragazza, accarezzando il volto del padre che dolcemente l’aveva rimessa con i piedi a terra.
“Oh amore!! Amore mio.” Le sorrise Jared.
“Lui dov’è?!” chiese poi, Jay, guardando verso casa.
Jared sospirò.
“E’ di sopra. Si stava vestendo..ma vieni…vieni in casa!”  fece tenendola stretta per le spalle mentre la guidava verso casa.

Misha sorrise a quell’immagine meravigliosa e quando l’amico gli passò accanto, decisa di ritirarsi.
“Ci sentiamo dopo, ok?!” avvisò mentre si allontanava sorridente e comunque visibilmente emozionato.
“No…resta…” lo invitò Jared.
“No, amico mio. Questo deve essere un momento tutto vostro!” si scusò Misha, cercando di controllare il luccicore che sentiva bruciargli negli occhi. “E poi ci vediamo alla festa, no?!”
“Certo!!” convenne Jared, salutando e apprezzando quel gesto di discrezione.
 
 
Non appena furono in casa, Jared, chiuse la porta di ingresso e dal primo piano si sentì la voce di Jensen.
“Ehi! piccolo , chi era alla porta?!”
“Consegna straordinaria!!” esclamò ammiccando alla figlia.
“Davvero? Magari è un bel regalo!!” fece mentre i due , da basso, sentivano la voce e i passi farsi più vicini. “Sai, piccolo!!? Sono felice di come tutti si stiano assicurando che io stia bene, ma credimi, e non offenderti, ma le uniche attenzioni che mi mancano sono quelle della mia piccol…..” e rimase a metà quando dopo aver sceso solo i primi gradini della grande scalinata , scorse accanto al compagno, la “sua piccola Jay!” che gli sorrideva emozionata.

La bocca dell’attore rimase aperta a metà, incapace, dalla sorpresa, di dire altro. La ragazza sarebbe dovuta stare fuori ancora per quattro giorni, quindi rivederla lì, fu un autentica sorpresa.
Gli occhi di Jensen occhi si spalancarono iniziarono a brillare di quel verde che aveva fatto innamorare prima Jared e poi Jay. Una mano, quella vicino alla balaustra in legno, si contrasse istintivamente come in cerca di sostegno.

“Jay…..” sussurrò piano, forse troppo impercettibilmente.
“Papà…Ciao, papà!” disse la ragazza che prima piano e poi sempre più velocemente saliva le scale per andargli incontro mentre Jensen, invece le scendeva.

Si incontrarono e si abbracciarono quasi con disperazione, a metà strada.
Le loro voci erano un continuo recitare di “La mia piccola Jay!” e “Il mio papà!”, sempre più accorato. Sempre più emozionato. Sempre più colmo di amore.
Jared li guardava e non potè impedire ad una lacrima di scendere vittoriosa dai suoi occhi. Sapeva che non avrebbe mai visto scena più bella in vita sua.
Entrambi i suoi amori, i suoi grandi e unici amori erano li, davanti  a lui. Sani e salvi. Soprattutto felici.
 
Ma quando quel momento di estrema commozione sembrò finalmente fare posto solo alla felicità di essere di nuovo tutti e tre insieme, Jensen si scostò appena dall’abbraccio della figlia.
“Tesoro, non sai quanto io sia felice di riaverti a casa. Stavo impazzendo a non sapere dov’eri e che non eri in casa con me.”
“Mi sei mancato anche tu, papà. Mi sei mancato immensamente! Non resistevo più dopo aver saputo quello che era successo e io nonna Simmons abbiamo cercato il primo volo disponibile per rientrare.”, spiegava ancora stretta tra le braccia di Jensen.
“Beh!! voi due?? Se non vi dispiace ci sarei anche io!” fece in tono fintamente offeso Jared che piano risalì le scale e si avvicinò a Jensen e Jay.
“Già, è vero. Ci sei anche tu!” ribattè serio e deluso Jensen.
“Come scusa?!” sibilò Jared fissandolo male.
“Vieni qui, stupido!” fece ridendo subito dopo e attirandolo versi di lui per stampargli un bacio sulle labbra , mentre Jay rimaneva serenamente incastrata tra i corpi dei suoi adorati papà.

In quell’abbraccio la ragazza, però, azzardò una richiesta.
“Quando Misha ci ha avvisate, mi ha detto solo poche cose. Quelle che servivano a rassicurarmi. Ma dovete promettermi che uno di questi giorni, mi racconterete tutta la storia.”richiese senza mostrare rancore verso quello che era l’unico segreto tre lei e i genitori.
I due , senza allontanarsi , e senza allontanare nemmeno Jay, ebbero come un brivido, ma entrambi furono consapevoli che Jay davvero stava crescendo e che aveva tutto il diritto di conoscere la verità.
Si guardarono complici e annuirono alla richiesta.
“D’accordo!” fece Jared, carezzandole i capelli.
“Un giorno ti diremo tutto. Tanto oramai è tutto finito!” convenne Jensen, aggiungendo a quelle carezze , un suo bacio leggero. “Ma non adesso, piccola mia. Adesso voglio solo godermi questo momento, ok?!”
“Ok, papà!” fece Jay.
“Ok, amore mio.” Fece Jared.
 

Il 13 settembre arrivò.
La festa anche e fu un successo. Jared e Jensen erano al settimo cielo nel vedere in casa loro tutti i più cari amici. Amici di una vita, di una storia. Di un epoca. Un epoca grandiosa.
Misha, Ty, Rich e Rob, Felicia e poi il caro , insostituibile Jimbo. E poi ancora Jeffrey Dean, Samatha, Sheppard, Pellegrino, i vari registi e poi tutti e ancora altri, che per quanto, a volte furono solo comparse nello show, non vennero mai dimenticate.
Sul grande schermo scorrevano scene dello show mandato in onda e tutte le gag che si erano susseguite prima che quella scena fosse girata a dovere. Rividero i vari scherzi a quelli della troupe, le mitiche torte in faccia al povero Misha, e naturalmente le vendette fatte ai danni di Jared e Jensen.

Si emozionarono a rivedere le scene più toccanti o quelle più avvincenti e qualcuno non trattenne le lacrime quando sullo schermo apparve anche un bella immagine di un sorridente Kim Manners e di tutti gli altri che non erano più tra loro, ma che con loro sarebbero rimasti sempre..

Fu una serata magnifica, indimenticabile. Il giusto epilogo per una storia grandiosa.
 

Quando furono ormai soli, nel silenzio della loro camera da letto, Jared e Jensen, si stringevano uno all’altro. Le loro mani , come all’inizio del loro amore, non smettevano mai di portare dolcezza e piacere. I loro sospiri si intrecciavano in un gemito d’amore e quando accontentarsi di quella meravigliosa tortura non bastava più, Jensen lasciò che Jared prendesse il suo docile sopravvento.
Fu una danza bellissima fatta di movimenti ritmici e sensuali.  Le movenze di Jared riuscivano sempre a conquistarlo profondamente e Jensen, ormai soggiogato da come Jared si muoveva su di lui, dentro di lui, si lasciò andare. E si donò completamente.
In quei gesti di abbandono, Jared si perse e arrivarono all’apice di quell’amplesso, sussurrando in un respiro affannato e soddisfatto i loro nomi e il loro amore imperituro.
 
Ancora abbandonato tra le braccia del maggiore, Jared tracciava piccoli segni sul torace dell’altro.
“Che c’è?!” fece Jensen.
“Niente!”
“Ti conosco. Che c’è?!” insistette dolcemente.
“E’ che pensavo che Jay tra qualche anno andrà al College e noi avremo molto tempo libero e…”
“Non ti sei mai lamentato del tempo libero da passare con me!” lo provocò Jensen.
“Scemo. Sai a che cosa mi riferisco.” Replicò, sistemandosi meglio accanto a Jensen.
“Ti prego, dimmi che non vuoi un altro cane?!” si esasperò Jensen, temendo che quella fosse la prossima richiesta del suo amore.
“No!”
“E allora?!” fece curioso.

“Voglio un altro figlio!”

 


N.d.A.: E anche in questa storia siamo arrivati alla fine.
Se, come per gli altri capitoli , mi state odiando per come ho concluso questo, beh!!....Vi basti sapere che ci sarà un seguito. In fututo!
Che vi piaccia o no!!! ( vi giuro che la mia risata malefica è decisamente comica!!!)
Baci, Cin!

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