Loyaulté Binds Us

di Ormhaxan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Prologo ***
Capitolo 2: *** 02. ***
Capitolo 3: *** 03. ***
Capitolo 4: *** 04. ***
Capitolo 5: *** 05. ***



Capitolo 1
*** 01. Prologo ***






 
 



Londra, Aprile 1472


 
 



Il cielo era terso quella mattina di fine Aprile, l’aria era fresca, gli alberi e le foreste attorno a loro erano verdeggianti e in fiore.
Richard Plantageneto stava tornando a Londra con una trentina di uomini a lui fedeli, aveva lasciato il nord e il castello nel quale da qualche mese aveva stabilito la sua dimora per dirigersi a corte, e con un ghigno vittorioso stampato sul viso pallido stava iniziando a pregustarsi il premio per i tanti anni di fedeltà verso suo fratello il Re1 e per la sua indiscussa lealtà che da sempre lo caratterizzava.
La guerra che per anni aveva lacerato l’Inghilterra era finalmente terminata, nonostante le ingenti perdite e i lutti la vittoria del casato degli York era stata schiacciante, e come tutti gli altri nobili anche il Duca di Gloucester era intenzionato a godersi gli anni di pace e tranquillità che sarebbero seguiti.

“Impaziente di arrivare a Londra?” chiese Francis Lovell2, suo amico e alleato, accostando il suo stallone accanto a quello del giovane ragazzo dopo aver notato il sorriso sulle labbra di quest’ultimo.
“Ebbene, Francis, che tu ci creda oppure no per una volta sono impaziente di raggiungere la capitale! – esclamò con tono divertito Richard, che da sempre preferiva la vita tranquilla a nord, lontano dalla corte e dall’aria fetida di Londra – Mio fratello deve ancora concedermi il mio premio più succulento, la dama che ho chiesto in sposa e che mi porterà ancora più prestigio, e ora che la dispensa papale3 sta giungendo da Roma niente e nessuno potrà impedirmi di ottenere ciò che mi spetta di diritto.”
“Parlate come se la giovane fosse una proprietà più che una dama. – fece notare Francis con una nota di disappunto – E se lei non volesse posarvi? Dopo tutto è sotto la tutela di vostro fratello, il Duca di Clarence, e senza la sua benedizione…”
“George mi darà ciò che è mio, che gli piaccia oppure no: non sono io quello che ha tradito, lo stolto è fortunato ad avere ancora una testa sulle spalle, e con o senza la sua benedizione sposerò la piccola Anne Neville e avrò le terre della sua famiglia.”
“Dunque questo è un affare come tanti, una questione più burocratica che altro, per accrescere il vostro potere e la vostra influenza sul nord?”
“Il nord è ancora fedele ai Neville, non ha dimenticato il loro amato Conte4, e sposando sua figlia mi conquisterò molto più in fretta il loro amore. – fece una pausa – E poi, alla fine, ogni matrimonio non è anche una questione d’affari?”
Aye, presumo di sì…” rispose il Barone, anche lui sposato tanto tempo prima ad una giovinette per interessi e potere, per legare indissolubilmente due importanti casate.
Non che non provasse affetto per la sua Ann, che lei non fosse affettuosa e gentile, ma spesso si era domandato se quello che provavano l’uno per l’altro fosse vero amore o semplicemente un profondo affetto dettato dalle circostanze e dall’abitudine.
“Non mi rifiuterà, vedrete – stava continuando Richard – dopo tutto sono il partito migliore che possa capitarle, l’alternativa più allettante a un matrimonio con qualche signorotto arricchito, a una vita spesa in un convento.”
“Spero solo che abbiate ragione, Dickon: la ragazzina è sempre stata una testarda, una piccola ribelle, e temo che sarà difficile per voi addomesticarla.”
“Testarda o meno è pur sempre una donna, farà quello che il Re le ordinerà di fare, poco importa se è quello che vorrà oppure no. – disse piccato – Ho bisogno di una sposa facoltosa, di un nome importante, non di una fanciullina innamorata. L’amore viene messo in secondo piano in queste circostanze, e se non arriverà…
Pazienza, me ne farò una ragione, vivrò anche senza.”


 
 
 
**



Anne Neville si stava tenendo occupata con il suo lavoro di cucito, accanto a lei sua sorella maggiore Isabel, quando il marito di quest’ultima, George Plantageneto, entrò nella sala grande con aria trafelata.
Le due donne capirono immediatamente che qualcosa era successo, notizie erano giunte pochi giorni prima circa il ritorno a Londra del Duca di Gloucester, ed entrambe ipotizzarono che le notizie portate da George riguardassero proprio il fratello minore.

“George, mio caro, cosa è accaduto?” chiese con timore Isabel, osservando George riempirsi una coppa di vino, prenderne un gentile sorso.
“Il piccolo avido è tornato a corte, Edward ha convocato entrambi, mi ha sbattuto in faccia delle carte da firmare: mio fratello pretende la mano di Anne, è deciso a sposarla con la benedizione del Re, e ora che la dispensa sta arrivando da Roma niente potrà impedirlo.”
“Non potete permetterlo! – esclamò Anne – George, adorato fratello, non potete permettergli di fare irruzione nella vostra dimora e trascinarmi via. Io non ho alcuna intenzione di sposarlo, non quel mostro sanguinario, non lui tra tutti.”
“E’ quello che ho detto loro, ma sia Edward che Richard mi hanno ricordato che siete la vedova di un traditore, del defunto Principe del Galles, e che i vostri desideri non hanno alcun peso in questa faccenda.”
“Che mi rinchiudano nella Torre allora, che mi trattino come una traditrice, tutto pur di non sposare un uomo che ha le mani macchiate di sangue!”
“E’ per le terre, non è così? Richard vuole sposarla per la sua grande fortuna.” Esordì Isabel, rimasta fino a quel momento in silenzio.
“E per cosa se non questo? – George scrollò le spalle – Il nome dei Neville è ancora importante nel nord, nelle terre che adesso gli appartengono, e sposare Anne gli darebbe la chiave per conquistare la loro indiscussa fedeltà e ubbidienza.”
“Voi dovete proteggermi, George, siete l’unico che può porsi tra me e Gloucester: senza di voi non ho speranze di impedire questo matrimonio.”
“Non abbiate timore, mia cara sorella, farò tutto ciò che è in mio potere per fermare i piani ambiziosi di Richard. – le posò una mano sulla spalla e sorrise – Non permetterò a mio fratello di recarvi nuovamente dolore.”

Anne annuì, i suoi occhi azzurri erano lucidi, e si concesse di ripensare a Richard e al loro passato insieme: da bambino si era sempre divertito a farle scherzi e dispetti, tirarle le trecce, spaventarla con lucertole o  bisce morte, alcune volte aveva persino decapitato le sue bambole preferite.
In risposta, lei lo aveva fatto cadere da cavallo, provocandogli una butta ferita alla schiena, aumentando la sua ostilità nei suoi confronti.
Da ragazzo, invece, era sempre stato taciturno e serioso, alcune volte lo aveva sorpreso ad intrattenersi con delle servette, e non c’era da stupirsi se in quegli anni aveva procreato due figli bastardi da due donne differenti.5
Conclusa la battaglia, era stato lui stesso ad entrare con i suoi uomini nell’Abbazia di Tewkesbury, legare con della corda i polsi della deposta Regina Margherita6, e scortala insieme a Anne in una lettiga che le aveva riportate a Londra; neanche in quella circostanza aveva mostrato un barlume di gentilezza e compassione, le sue parole erano state fredde e calcolate, e la stessa Anne si era chiesta se quel giovane soldato avesse mai avuto un cuore.
Come potrebbe un uomo del genere amare qualcuno?, si chiese, Il suo animo non è fatto per gli affetti e per la gentilezza, con lui non conoscerò mai il vero amore, solo tanta solitudine e immensa tristezza.

“Nelle vostre mani affido il mio destino, prediletto fratello, per questo vi supplico di non venir meno alla vostra parola.”
 




*


1: Si riferisce a Edward IV, sovrano d'Inghilterra dal 1461 al 1470 prima e dal 1471 al 1483.
2: Francis Lovell, Barone e poi Visconte di Lovell, fu sin dall'infanzia amico di Richard Plantageneto e combattè anche dopo la morte di quest'ultimo per riportare sul trono un sovrano di stirpe Plantagenata/York.
3: Essendo Richard Plantageneto e Anne Neville imparentati - la madre del primo era la zia del padre della seconda - si necessitava di una dispensa papale prima di potersi sposare.
4: Si riferisce a Richard Neville, Conte di Wawick, detto anche "Creatore di Re", deceduto nell'Aprile del 1471 nella battaglia di Barnet. Egli era anche il padre di Anne e Isabel, sue uniche figlie, e cugino del Re Edward e dei suoi fratelli minori George e Richard.
5: Prima del matrimonio con Anne, Richard ebbe due figli illegittimi, Katherine Plantageneta e John Plantageneto, conosciuto anche come John di Pontefract.
6: Si riferisce a Margherita d'Angiò, regina d'Inghilterra come consorte di Henry VI, e madre del primo marito di Anne Neville, Edward di Lancaster.





Angolo Autrice: Salve, gente! Questa storia l'avevo ai tempi pubblicata nel fandom della serie televisiva "The White Queen" - non a caso i miei prestavolti sono i due attori che nella serie interpretano Anne Neville e Richard Plantageneto - ma essendo più storica che altro ho deciso di cancellarla e riscriverla in questa sezione originale nella speranza che sia apprezzata e che la figura di Richard III si distacchi da quella che puntalmente ci propinano nella tragedia di William Shakespeare.
In tutto ci saranno altri quattro capitoli oltre questo, sarà una storia breve, e spero di narrarla a dovere e che vi incuriosisca!
Ringrazio, infine, chi ha letto e chi deciderà di seguire la storia. Le recensioni sono sempre ben accette, quindi non siate timidi! ;)

Alla prossima,
V.

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Capitolo 2
*** 02. ***


 







“Siamo stati invitati a corte! – esclamò Isabel entrando nella stanza con una pergamena stretta nella mano destra – Tra tre giorni verrà data una festa in onore del Duca di Gloucester e della sua nomina a Protettore del Nord e la nostra presenza è richiesta.”
Anne deglutì a fatica sentendo quelle notizie, capì immediatamente che quell’invito comprendeva anche lei, che il Re Edward aveva qualcosa in mente.
“Cosa accadrebbe se ci rifiutassimo?”
“Non possiamo rifiutare, Annie, non nelle nostre delicate condizioni: il Re tiene d’occhio George, non si fida di lui, e ora che sei sotto la nostra protezione è di necessaria importanza farci vedere a corte e dimostrare la nostra indiscussa lealtà alla casa degli York e ai sovrani.”
Ed era vero: due volte George Plantagento aveva tradito suo fratello e il suo stesso nome, andando contro i suoi principi, alleandosi con il loro defunto padre in cerca di gloria e di quella maledetta corona vuota che era costata troppe vite – quella della bambina di Isabel, morta in mare durante una tempesta, quella del Conte loro padre e infine quella del suo primo marito, Edward di Westminster.1
Entrambe le giovani Neville erano state, a modo loro, delle traditrici – mogli di traditori, figlie di traditori – e adesso che le acque si erano solo apparentemente calmate anche i loro più insignificanti e innocui movimenti erano sorvegliati.
“Ma loro mi vogliono solo come trofeo, vogliono mettermi in bella mostra davanti a tutti, probabilmente hanno intenzione di annunciare il mio fidanzamento con quell’ignobile Duca!”
“Ascoltami, Anne, – disse Isabel sedendosi accanto alla minore – so bene che non provi alcun affetto per quell’uomo e lo ritieni personalmente responsabile della morte del tuo primo marito ma alcune volte noi donne non abbiamo scelta…”
“Potrei scegliere di prendere il velo! – esclamò – Tutto pur di non sposarlo.”
Isabel sorrise lievemente, scosse la testa e disse: “Sappiamo entrambe che la vita da suora non è fatta per te, che saresti infelice dietro le mura di un convento, reclusa e costretta a guardare il mondo fuori mutare con le stagioni fino alla fine dei tuoi giorni.”
“Cosa dovrei fare, dunque?”
“Io… - Isabel assottigliò lo sguardo e cercò una risposta a quella complicata domanda – Io non lo so, Annie, ma vedrai che alla fine tutto andrà bene.”
“Così com’è andata bene a nostro padre, a nostra madre prigioniera dentro le mura di un convento2, a mio marito Edward e alla tua sfortunata figlia? – chiese retoricamente Anne, mostrando tutto il suo cinismo e il suo dolore, alzandosi e allontanandosi dalla sorella – Sei una sciocca, Izzy, se credi ancora al lieto fine…
Non c’è un lieto fine per quelli come noi, per coloro che portano il nome dei Neville, non ci sarà mai alcun lieto fine.”


 

**



Anne trattenne lungo tutta la navata  ornata di arazzi e sontuosi candelabri, dal momento in cui mise piede nella sala grande fino al momento in cui non si ritrovò , capo basso e china in una riverenza, davanti a Re Edward e alla di lui consorte, la Regina Elizabeth Woodville.
“Vostre Maestà!” esclamò a voce alta, in modo da farsi sentire da tutti i presenti.
“Mia cara cugina, è un piacere vedervi a corte, così bella e raggiante. – Edward si alzò dallo scranno e aiutandola ad alzarsi la baciò sulle guance – Siate benvenuta, spero che i prossimi giorni riescano ad alleviare il vostro animo ancora provato dal lutto e attendo con impazienza di poter parlare con voi in privato.”
Anne sorrise, ricambiando a sua volta il sorriso di Edward, e non le sfuggì l’occhiata fugace ma complice che lanciò a suo fratello minore Richard, Duca di Gloucester, che si era tenuto in disparte poco lontano da loro.  
I due fratelli erano sempre stati uniti, nonostante l’enorme differenza di età che gli separava, insieme avevano condiviso momenti importanti e decisivi della loro vita: le morti del loro padre, Richard Plantageneto, e del loro adorato fratello Edmund avvenute in un freddo giorno di dicembre di dodici anni prima fuori le mura del castello di Sandal, presso Wakefield; l’incoronazione di Edward e il suo segreto matrimonio con la donna che era diventata la più odiata del paese, Elizabeth Woodville, figlia di un signorotto minore; il tradimento da parte di George e del Conte, la sconfitta e il tradimenti, infine l’esilio in Borgogna e il ritorno in patria che aveva riportato il primo sul trono e il secondo a essere uno degli uomini più stimati e temuti d’Inghilterra anche grazie alle sue doti militari.
“Se compiace a Vostra Maestà, - rispose algida Anne -  sarò più che onorata di ascoltare cosa avete da dire.”
“Molto bene, allora vi aspetto nelle mie stanze private dopo il sontuoso banchetto, fino a quel momento festeggiate con noi.”


“Posso chiedervi l’onore di danzare con me?”
Richard si era avvicinato ad Anne e tesa gentilmente la mano destra verso di lei le aveva chiesto di ballare insieme a lui nella speranza di poter parlare lontano da orecchie a lui non gradite.
Era passato tanto, troppo tempo dall’ultima volta che aveva parlato con Anne, e nonostante la scomoda presenza di suo fratello, il Duca di Clarence, Richard avrebbe provato a scambiare qualche parola con la ragazza.
“Fratello, non credo sia decoroso chiedere a una dama che ancora porta il lutto di danzare e, come entrambi sappiamo, la nostra adorata cugina piange ancora suo marito.”
“E’ passato un anno, il lutto dovrebbe essere finito, così come le lacrime esaurite! – esclamò piccato – Inoltre il suo vestito è della tonalità del blu, non del nero, e questo mi dà il diritto di chiederle di ballare.”
“In verità avevo promesso al mio caro fratello il prossimo ballo e dopo pensavo di ritirarmi nelle mie stanze. – disse Anne prendendo la parola – Sono molto stanca.”
“Allora non vi ruberò più di un ballo, Milady. – spostò lo sguardo verso George e sorrise sghembo – Per quanto riguarda il Duca di Clarence, sono più che sicuro che sua moglie sarà felice di danzare con lui.”
Anne boccheggiò, il suo sguardo nervoso si spostò da un fratello all’altro, poi verso il Re, il quale stava osservando da lontano la scena nell’attesa di scoprire la sua risposta finale: sapeva bene che Edward aveva dato la sua benedizione alla richiesta di Richard di sposarlo, che rifiutare di ballare con lui sarebbe stato non solo un affronto nei confronti di quest’ultimo ma indirettamente anche un affronto al Re, e suo malgrado fu costretta ad accettare.
Ripensò all’ultima volta che aveva ballato con Richard – anni prima, in una vita passata, - e non riuscì a non pensare a quante cose fossero cambiate: i bambini erano diventati adulti, il giovane pupillo di suo padre era diventato soldato, lei era diventata donna; gli inverni erano passati, i lutti si erano susseguiti, e il castello che un tempo era stato la sua casa adesso era diventato la dimora dello stesso Richard.
Middleham era la mia casa, si ritrovò a pensare, ma adesso quella casa non esiste più.

“Vi saranno giunte, presumo, le mie intenzioni verso di voi. – sussurrò Richard mentre prendevano posto al centro della sala e iniziavano a ballare a ritmo di musica insieme ad altri nobili – Voglio dirvi che sono vere: ho chiesto al Re la sua benedizione e lui me l’ha data. Presto ci sarà l’annuncio ufficiale e ci sposeremo.”
Anne fu oltraggiata da una tale sfacciataggine, dalla sua sicurezza e dalla sua arroganza, un’arroganza che superava persino quella di George Plantageneto.
“E se io non volessi sposare voi, Milord? – chiese guardandolo negli occhi – Il lutto non è ancora terminato e voi mi trattate come un oggetto, un premio in palio per le vostre crudeltà, ma io non ho alcuna intenzione di esserlo!”
“Siete sempre stata testarda, mia cara Anne, sin  da quando eravate una bambina dispettosa, e noto con rammarico che con gli anni non siete cambiata affatto.”
“Nemmeno voi, Milord, siete sempre il solito giovane crudele e senza cuore!”
Richard ghignò, sembrò quasi divertito, e senza scomporsi continuò a danzare seguendo perfettamente il tempo:
Aye, probabilmente dite il vero, e presto diverrò un marito crudele e senza cuore!”
“Voi volete semplicemente la mia fortuna, le terre dei miei genitori, non vi importa nulla di me e dei miei sentimenti. – disse in un dato di fatto ovvio – Mi rinchiuderete in qualche castello dopo che vi avrò dato un erede, dimenticata da tutto il mondo, e continuerete la vostra vita libertina come avete sempre fatto!”
“Solo se mi costringerete a farlo… - fece un inchino mentre lei faceva una riverenza: quella discussione si stava dimostrando sempre più divertente per lui – Mi sposerete, Anne, non importa ciò che dovrò fare per trascinarvi davanti ad un prete e infilarvi un anello al dito: sarete mia moglie, grazie a voi rafforzerò la mia presa sul nord, e in ritorno diventerete la Duchessa di Gloucester, una pari di vostra sorella, e vivrete nel castello che tanto entrambi abbiamo amato da ragazzini: Middleham.”
Middleham…
Per un breve istante il suo cuore si riscaldò all’idea di tornare nell’unico luogo al mondo in cui era stata felice, in quel castello pieno di pace e serenità che l’aveva vista crescere, dove la sua famiglia era cresciuta per generazioni e generazioni.
Sarebbe stato bello ritornarci, poter nuovamente cavalcare per i boschi, sentire il vento scompigliarle i capelli e osservare i prati in fiore, ammirare la neve cadere silenziosa sui merli e sulle mura di pietra, riscaldarsi attorno all'imponente camino della sala grande dopo una battaglia di neve; sarebbe stato bello essere la signora di Middleham, rispettata e ben voluta da tutti, ma quei pensieri valevano un’intera vita trascorsa accanto a un uomo come il Duca di Gloucester?
La musica terminò, Richard fece qualche passo indietro, entrambi fecero un inchino e una riverenza e recitando la parte del perfetto cavaliere il moro la scortò fino al lungo tavolo ligneo dov’era stata precedentemente seduta.
 

 
**



Il Re la stava attendendo nelle sue sale private, e per Anne non fu affatto una sorpresa trovare nella stessa stanza Richard, intento a bere insieme al fratello maggiore una coppa di vino e parlare di qualche loro subdolo piano riguardante lei e la sua eredità.
“Mia cara cugina! – esclamò gioviale Edward vedendola entrare, aprendosi in un sorriso che lo faceva sembrare ancora più aitante, imponente nei suoi quasi due metri d’altezza  – Entrate, entrate e prendete posto dove più vi aggrada. Volete una coppa di vino?”
“No, vi ringrazio Maestà, il banchetto è stato più che esaustivo per il mio appetito e la mia sete. – sorrise – Spero di non avervi interrotto.”
“Affatto, mia graziosa fanciulla, in verità stavamo parlando proprio di voi e del vostro futuro. – Ned si scambiò un’occhiata furtiva con Richard – Dickon mi ha detto di avervi informata delle sue intenzioni, vuole fare di voi una donna onesta e una duchessa, e io sono più che lieto di esaudire i desideri del mio fratellino e Conestabile.”
Aye, è vero. Il Duca di Gloucester ha condiviso con me le sue intenzioni, ma io non ho alcun desiderio di diventare sua moglie ed essere il suo premio di guerra! – esclamò con forza e determinazione – Sono una vedova, un’ereditiera, e deciderò io del mio futuro.”
Edward si accigliò, affatto lieto di sentire tali parole, ma mostrò ugualmente calma nelle sue parole seguenti.
“Mia cara, è evidente che siete ancora molto giovane e nonostante le vostre dolorose esperienze non sapete come funzionano queste cose, quali sono i vostri diritti. – fece una pausa – Siete una vedova, certo, e anche un’ereditiera ma ricordo che siete la vedova di un traditore e anche vostro padre e vostra madre la Contessa si sono macchiati di tradimento. Ditemi, dunque, perché mai dovrei lasciarvi libera di disporre del vostro futuro e della vostra fortuna?”
Anne trattenne il fiato e assottigliò le labbra non sapendo cosa rispondere: il suo viso diventò paonazzo, si sentì fortemente in imbarazzo e anche in trappola, senza via di fuga.
“Mio fratello – continuò il biondo sovrano – è uno dei partiti più ambiti in Inghilterra e in Europa, potrebbe avere chiunque, eppure si ostina a volere solo e soltanto voi. Lui dice per conquistarsi la fiducia dei lord di vostro padre, per avere una pretesa più solida a quelle terre che io gli ho concesso, oltre che al patrimonio di vostra madre ma io ho il sentore che le motivazioni non siano solo queste…”
Richard sembrò innervosirsi sentendo le ipotesi avanzate da suo fratello, ipotesi che lasciavano uno spiraglio di luce ai sentimenti e all’amore, a un affetto profondo nei confronti di quella piccola impudente in piedi davanti a loro.
“Certo, se non vorrà sposarmi c’è sempre il convento, o il matrimonio con uno dei vostri leali sudditi. – Richard guardò divertito Anne – Lord Rivers3, magari, o ancora meglio Sir. Thomas Stanley4. So che quest’ultimo sta cercando moglie, ha iniziato delle trattative con Lady Beaufort, ma sono sicuro che per voi, Lady Anne, tornerebbe sui suoi passi.”
Anne sentì un brivido correre lungo la sua schiena, il sangue congelarsi all’idea di passare la sua vita con dei viscidi lord come Lord Stanley o Anthony Woodville, uomini che facevano sembrare il matrimonio con Richard l’unione più felice d’Inghilterra.
“Allora, Lady Anne, cosa rispondete? Accettate o no la proposta di mio fratello il Duca?”
“Io…”
“Badate bene a ciò che rispondete, mia cara cugina, - proseguì Ned interrompendola bruscamente – poiché non accetterò un ripensamento. Da qui in avanti non si torna indietro e io sono già stanco e seccato di questa faccenda.”
“Ecco, io…”
“Perché non le diamo una notte per rifletterci? – Richard le fu immediatamente accanto e circondò la vita di Anne con il suo braccio – Queste sono decisioni importanti, la nostra amata cugina è ancora provata dal lutto, inoltre si dice che la notte porti consiglio.”
“Moto bene, concederò alla nostra dolce Anne una notte, solo una. – acconsentì Ned – Domani vorrò una risposta, qualsiasi essa sarà verrà comunicata a tutti i nobili durante la festa in onore di mio fratello qui presente, sarà ufficializzata.”
“Vostra Maestà è buono e misericordioso, vi ringrazio umilmente.”
Edward sorrise: “Potete andare, Anne, entrambi potete andare. Via, fuori di qui, ho altre questioni più importanti a cui pensare.”


“Perché mi avete concesso del tempo?” chiese curiosa Anne quando lasciarono gli appartamenti reali.
“Perché stavate per prendere una decisione affrettata, e le decisioni affrettate sono sempre un male, un errore. – rispose calmo Richard – Perché penso che io sia la scelta più saggia per voi, vi terrei al sicuro e difenderei ciò che è vostro e un giorno dei nostri figli, perché George non è dalla vostra parte come pensate e desidera la vostra fortuna tanto quanto la desideri io.”
“No, è una bugia! – esclamò piccata Anne – Vostro fratello mi vuole bene, ci tiene alla mia felicità e al mio futuro, farebbe di tutto per proteggermi.”
“Allora siete più sciocca di quanto non pensassi! – Richard aggrottò la fronte – George vi darà in sposa a qualche suo scagnozzo, non ha alcun affetto per voi, è sempre stato un ambizioso e mira alle terre di vostra madre.”
“Non osate nominare mia madre!”
“E perché mai non dovrei? – chiese inclinando il viso – E’ una traditrice come vostro padre e il vostro defunto sposo, si è comportata come tale, e probabilmente resterà a marcire a Beaulieu per il resto della sua vita a meno che qualcuno non parli a suo favore.”
“E questo qualcuno chi sarebbe… voi?” chiese Anne provocatoria e quasi divertita a quella paradossale e improbabile possibilità.
“Sì, se solo voi mi sposaste! – rispose serio più che mai – Diventando mia moglie io farei i vostri interessi, ve l’ho già detto, vi sarei leale se voi vi dimostrerete leale nei miei confronti e sarei disposto anche a parlare con il Re a favore della Contessa.”
“Voi… voi fareste questo? – Anne parve onestamente sorpresa – Perché lo fareste? Non vi serve la sua eredità, sposandomi ne entrerete in possesso autonomamente, e…”
“Perché, ve l’ho detto, sono leale alle persone che mi stanno più a cuore, sono dalla loro parte qualsiasi cosa accada, non importa se queste persone siano i miei sovrani o la mia devota moglie. – le prese una mano e la baciò – Ricordate le mie parole, Lady Anne, e state attenta a George. Non mi fido di lui, neanche voi dovreste, e fino a quando non diventerete mia moglie sarete in continuo pericolo.”
Se diventerò vostra moglie! – lo corresse piccata – Non ho ancora accettato la vostra proposta e piuttosto che sposare un assassino potrei preferire il convento!”
Richard, per tutta risposta, scoppiò in una fragorosa risata che rimbombò nell’anticamera semivuota e in penombra in cui stavano parlando.
“La vostra caparbietà è da ammirare, lo ammetto, ma fate attenzione a non trasformarla in stupidità. Sappiamo entrambi che la vita monastica non fa per voi, per la vostra natura indipendente e caparbia, che alla fine mi sposerete perché non avrete altra scelta.”
“Io…”
“Passate una buona serata, Lady Anne. - le augurò prima che potesse dire qualcos’altro di sciocco – Attenderò con impazienza il nuovo giorno, il momento in cui ci rivedremo e voi mi darete la vostra saggia risposta.”
Le baciò una guancia, prendendosi una confidenza che fece innervosire ancor di più Anne, e senza aggiungere altro ma con quel sorriso sornione dipinto in volto prese congedo da lei.

 

**


Era ancora notte quando Anne percepì un’esile mano scuoterla per una spalla e svegliarla.
Aprì a fatica gli occhi, sbadigliando, e messa a fuoco la figura di sua sorella Isabel si mise a sedere e la guardò con aria preoccupata.
“Annie, alzati, non c’è molto tempo!”
“Di cosa stai parlando, Isabel?” chiese lei sempre più perplessa.
“George ha pensato a tutti, dei cavalli sono stati sellati nel cortile, ti porterà via prima che l’annuncio del tuo fidanzamento con Richard venga ufficializzato.”
“Portarmi via? – Anne iniziò ad allarmarsi – Dove ha intenzione di mandarmi?”
“Non lo so, ha preferito non dirmi dove per non coinvolgermi troppo, so solo che è un posto sicuro dove nessuno ti verrà a cercare.”
“Isabel, io non so se questa sia una soluzione, un’idea saggia.”
“E’ l’unica soluzione, Anne, e poi sei stata tu ad appellarti a mio marito affinché ti proteggesse da Richard e dalle sue pretese ambiziose. – Isabel prese le mani della sorella minore nelle sue – Anne, devi fidarti di me, di George. Ti fidi di lui?”
Nella mente di Anne riecheggiarono le parole di Richard, i suoi avvertimenti, raccomandazioni che la spinsero a dubitare di George di Clarence.
Che Richard avesse ragione? Che anche George stesse mirando solo e soltanto alla sua eredità e non avesse alcun interesse nel suo benessere e alla sua salvaguardia?
No, non doveva permettere a quel subdolo uomo di minare le sue certezze, le sue parole erano velenose ed erano state pronunciate con il solo scopo di mettere in discussione la sincerità dei pochi affetti che ancora le rimanevano.
“Sì! - rispose in fine – Sì, mi fido.”



 

*



1: Altro nome di Edward di Lancaster, Principe del Galles.
2: Saputo della sconfitta dell'esercito di suo marito e della morte di quest'ultimo a Barnet, Anne Beauchamp si rifugiò presso l'Abazia di Beaulieu, nell'attuale Hampshire, dove rimase per molti anni.
3: Si riferisce a Anthony Woodville, secondo Conte di Rivers, fratello maggiore della Regina Elizabeth Woodville, condannato a morte per tradimento nel 1483 dallo stesso Richard Plantageneto.
4: Sir Thomas Stanley, Conte di Derby, sposò in seconde nozze Margaret Beaufort, madre del futuro Enrico VII, capostipite della dinastia Tudor.




Angolo Autrice: Secondo le fonti, George Plantageneto nascose Anne Neville per impedire il di lei matrimonio con suo fratello Richard, il quale con questa unione si sarebbe impossessato di diritto dell'eredità che spettava alla più giovane delle sorelle Neville.
In questa mia storia lascio a voi lettori stabilire le vere intenzioni del Duca di Clarence, se queste sono nobili o hanno un secondo fine, o entrambe.
Richard e Anne si conoscevano sin dall'infanzia essendo loro cugini e avendo il primo trascorso gli anni della sua giovinezza come protetto del Conte di Warwick nel castello di Middleham, una delle residenze della famiglia Neville; proprio questo castello passò nelle mani di Richard dopo la fine della guerra con i Lancaster, fu la sua casa durante tutti gli anni che trascorse a nord, fino alla morte di suo fratello maggiore Edward e l'inizio della sua carica come Protettore del giovane Edward V, uno dei due Principi della Torre - l'altro era Richard, Duca di York, fratello minore del giovane sovrano - scomparsi misteriosamente durante il suo regno.
Dopo questo momento #saccenza ringrazio tutti coloro che hanno letto, messo la storia tra le seguite, e recensito il primo capitolo.

Alla prossima,
V.

 

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Capitolo 3
*** 03. ***


 


 




“Dove stiamo andando?”
Erano passate svariate ore da quando Anne era stata bruscamente svegliata da sua sorella Isabel, vestita dalla sua dama Agnes con vestiti di fattura povera, e messa su di una lettiga diretta chissà dove.
La residenza del Duca di Clarence in cui lei aveva passato gli ultimi mesi era ancora immersa nel buio quando l’avevano lasciata e ora che il sole stava per fare capolinea a est, Anne si chiese se fidarsi di George fosse stata una decisione saggia: dopo tutto, anni prima non si era fatto scrupoli nel tradire il suo stesso fratello, alleandosi con suo padre, e fare lo stesso con lei non avrebbe di certo portato rimorsi nel suo animo grigio.
“In una locanda ad Aldgate, dove sarete al sicuro e mio fratello non potrà trovarvi. – rispose tranquillo George, scrutando fuori dalla lettiga, verso il Tamigi poco lontano – Sarete trattata bene, vi unirete al personale, e quando le acque si saranno calmate tornerò a prendervi!”
“Volete dire che farò la sguattera nelle cucine? – i grandi occhi di Anne si sgranarono – George, caro fratello, io non…”
“Solo per poco, Anne, e non dovrete fare nessun lavoro pesante: solo pulire qualche tubero, sbucciare gusci di mandorla, robe di poco conto che potrebbe fare chiunque.”
“Ma io, io non…”
“Anne, ascoltatemi attentamente: - George si sporse in avanti e le prese una mano – So che non è quello che speravate, anche io odio questa mia decisione estrema, ma se ci fosse altra soluzione vi giuro che non esiterei a fare altrimenti. Sfortuna per noi non esiste un’altra strada, gli uomini di mio fratello sono ovunque, e i miei palazzi saranno i primi ad essere messi a soqquadro quando si accorgeranno della vostra assenza.”
“Isabel sa dove mi state portando?”
“No, - rispose George – ho preferito tenerla all’oscuro per non complicare la faccenda, ma sa che ti sto portando in un posto sicuro, che non deve preoccuparsi per voi. Tutti alla locanda vi tratteranno bene, il proprietario è un mio fedele servitore e sa chi siete, vi terrà d’occhio ed esaudirà ogni vostra richiesta.”
“E se il Duca di Gloucester non dovesse cedere, se mandasse i suoi uomini in ogni casa di Londra, se…”
“Non dovete preoccuparvi di lui, a quello ci penserò io: dopo tutto sono il vostro tutore, posso disporre della vostra dote come più mi compiace, e neanche il Re può cambiare questa realtà.”
Nella mente di Anne risuonarono le parole di Richard, i suoi avvertimenti sulle vere intenzioni di George, sulle mire di quest’ultimo sulla sua dote, e per l’ennesima volta si domandò se avesse agito saggiamente decidendo di farsi immischiare in quel folle piano.
Stava proprio per dare voce a questi suo dubbi, chiedergli quale fossero i suoi interessi verso la sua eredità, quando la lettiga si fermò bruscamente e lo sportello di legno venne aperto, mostrando una figura bassa e tozza che Anne identificò poco dopo come quella del locandiere che l’avrebbe ospitata per le settimane successive.


 
**



“Dov’è Lady Anne?”
Richard afferrò suo fratello maggiore per il farsetto e lo scaraventò contro il muro non appena mise piede nella stanze private del re a Westminster, nei suoi occhi chiari divampava feroce la rabbia, il suo viso era contratto in una smorfia di odio puro.
Era andato a Herber, dimora di suo fratello a Londra, per fare visita alla sua promessa e portarle un dono, ma dopo l’ennesima scusa dei domestici riguardo un raffreddore della giovane fanciulla si era insospettito e, entrato di prepotenza nella dimora del Duca di Clarence, aveva messo a soqquadro ogni stanza senza trovare traccia di Anne.
“Te l’ho detto, fratellino, non so dove sia! – esclamò a fatica George, chiudendo le sue mani attorno ai polsi di Richard, divincolandosi – Le sue dame l’hanno vista sgattaiolare fuori alle prime luci dell’alba. Pensavano fosse diretta in chiesa, per la solita confessione mattutina, invece è sparita e nessuno l’ha più rivista.”
“Sta mentendo! – Richard rivolse il suo sguardo a Ned, ancora seduto composto sul suo scranno, anche lui nervoso per quella noiosa faccenda – Ha sempre mentito, Ned, è nella sua natura: Anne è la mia promessa sposa, voi mi avete dato il vostro consenso, ma lui non riesce a farsene una ragione; vuole le terre della Contessa, le vuole tutte per se, non gli importa nulla delle sorti della giovane Neville.”
“Come se tu le avessi a cuore, Dickon. – disse come un dato di fatto – Anne è solo il trofeo che Ned ti ha voluto assegnare per la tua lealtà, ti porterà potere al Nord, altre terre che ti renderanno ancor più ricco e potente. Tu non la ami, non l’hai mai amata, e comunque lei non ha alcuna intenzione di sposarti.”
“Questo lasciamolo decidere a lei quando sarà il momento. – Richard abbassò il tono di voce – Lei sa che io sono la sua unica occasione per avere una vita migliore, un posto prestigioso a corte, l’unica scelta se vuole vivere nel lusso e nello sfarzo, rispettata da tutti.”
Aye, con te sarebbe una duchessa reale, come sua sorella, ma vivrebbe nella solitudine e nel rimpianto: tu non sei capace di dimostrare affetto, fratellino, sei un subdolo calcolatore. Inoltre lei sa cosa hai fatto, sa che il sangue del suo primo marito è sulle tue mani, che lo hai ucciso senza pietà alcuna a Tewkesbury!”
“Ho solo fatto quello che andava fatto… - sussurrò con tono freddo Richard, i suoi occhi sempre più carichi di collera, la sua pazienza sempre più al limite – Il defunto Principe del Galles non era un santo, e anche se lo fosse stato come lei crede…”
Si interruppe bruscamente, nella sua mente ritornarono le scene della cruenta battaglia che si era svolta a Tewkesbury poco più di un anno prima, la figura dello sconsiderato Edward di Lancaster che si avventava brandendo una spada verso il suo sovrano, tentando un ultimo e disperato assalto per ucciderlo con le sue stesse mani.
“Beh, - proseguì scacciando repentino quei pensieri -  in quel caso il Principe si trova dov’è giusto che lui sia: in Paradiso, insieme a uomini pii e santi come lui.”
“BASTA! – Ned si alzò bruscamente dalla sedia e picchiò con violenza le mani contro il massiccio tavolo davanti a lui – Sembrate due bambini, vi comportate come sciocchi, e io sono stufo.
George, non credo ad una sola parola di quello che hai detto, so che sai dove si trova Lady Anne in questo momento ma purtroppo non posso provarlo; invece tu, Richard, hai tutto il diritto di essere furioso, ma non ti permetto di continuare questa commedia da guitti nelle mie stanze private. – prese un respiro profondo – Ti darò venti dei miei uomini da affiancare ai tuoi del Nord, e il permesso da me firmato di perlustrare ogni luogo di Londra, ogni residenza vicina alla corona e ogni locanda o taverna.”
“Edward, non puoi…”
“Posso e lo farò! – esclamò Ned fulminandolo con lo sguardo – Sono il re, sono io che prendo le decisioni, e ti consiglio di non mettere ulteriormente alla prova la mia pazienza. Sono stufo di te, delle tue pazzie, del tuo continuo mettere in discussione me e le mie decisioni; stanco di vedere il tuo viso, e non so perché ti abbia concesso di essere il tutore di nostra cugina Anne, di avere tanto potere su di lei.
Avrei dovuto tenerla rinchiusa nella Torre insieme a Margherita d'Angiò per tutto il periodo del lutto, darla in sposa a Richard non appena fosse stato possibile, e spedirla a Nord con lui!”
Richard guardò con la coda dell’occhio e un ghigno soddisfatto George, quest’ultimo messo a tacere da Edward, e pregustò la sua futura vittoria.
“Inizierò le ricerche di Lady Anne non appena lasciato il palazzo e avuto il vostro permesso e quando la troverò mi assicurerò di metterla al sicuro e sposarla quanto prima. – guardò ancora una volta George – Quanto a te, fratello, prega che io la trovi sana e salva altrimenti farò a voi quello che potrebbero aver fatto ad Anne.”

 

**



Sul suo viso affaticato e sporco di farina comparve l’ennesima smorfia della giornata, le sue esili mani erano piene di calli e arrossate a causa delle mandorle bollenti che stava sgusciando, e anche i suoi piedi dolevano.
Era rinchiusa in quella locanda da più di due settimane, forse anche tre, così tanto che i giorni sembravano tutti uguali e la concezione del tempo stava svanendo.
Quando George l’aveva lasciata alla locanda, gestita da un suo fidato servitore, aveva accennato a qualche lavoro di poca importanza, ma mai a tutte quelle piccole cose che la stavano distruggendo sempre di più giorno dopo giorno: sveglia all’alba, quando fuori era ancora buio, preparazione di qualsiasi cosa, tagli e calli sulle mani causati da coltelli o alimenti troppo bollenti, capelli arruffati sempre pieni di farina, vestiti di bassa fattura che le avevano creato degli eritemi sulla schiena.
Anne avrebbe voluto scappare nonostante tutto, nonostante la gentilezza di Arthur e Alice, rispettivamente proprietario e cuoca della locanda, uniche persone che sapevano chi realmente fosse, nonostante il letto morbido e la stanza luminosa che le avevano concesso, ma la verità era che non aveva nessun posto dove andare e nelle sue preghiere sperava che George tornasse da lei quanto prima.
Quella mattina, però, non fu George ad entrare con una manciata di uomini nella locanda, ma un altrettanto nobile uomo dai lineamenti più marcati e i capelli più scuri.
Aveva con se un ordinanza del Re che gli permetteva di perlustrare ogni locanda e casa di Londra a suo piacimento, che proclamava traditore chiunque si frapponesse sulla sua strada, e quando il suddetto lord fece il suo rumoroso ma imponente ingresso nelle cucine, gettando le servette e la cuoca stessa nella paura, gli occhi di Anne si riempirono di terrore.
Richard, Duca di Gloucester, era a pochi passi da lei e si guadava attorno come un cane da caccia prima di puntare la preda; i suoi occhi scrutavano con attenzione ogni angolo della cucina e il suo viso si concesse un sorriso trionfante quando riconobbero nella ragazza sporca di farina e i lunghi capelli arruffati la sua promessa sposa, Lady Anne Neville.

“Eccovi qua, ma belle! – esclamò trionfante – Ho girato metà delle dimore e delle locande di Londra prima di trovarvi.”
“Milord di Gloucester… -  Anne abbassò il capo e fece una riverenza – Vi prego di non condannare nessuno di questi onesti lavoratori, poiché loro sono innocenti, seguivano solo gli ordini che li sono stati dati: tenermi al sicuro.”
“Al sicuro? – fece eco Richard – E da chi, di grazia?”
La giovane Neville assottigliò lo sguardo, alzò in modo fiero il mento, e rispose: “Sapete bene da chi, Milord, sapete bene il perché.”
Richard sorrise sarcastico: “Eppure vi ho trovata, nonostante i vostri migliori sforzi, e adesso vi condurrò in un posto davvero sicuro. – le tese una mano – Venite!”
“Non potete costringermi, non sono una vostra proprietà, non potete fare…”
“Posso e lo farò! – esclamò piccato – Re Edward mi ha dato il diritto di fare tutto quello che è in mio per trovarvi e portarvi al sicuro, e chiunque si metterà sulla mia strada verrà etichettato come traditore, finirà in una cella buia ed umida. Quindi, Milady, o venite con me di vostra spontanea volontà oppure vi farò legare mani e piedi e vi porterò in spalla come un sacco di quelle mandorle che stavate spellando: a voi la scelta”
Nessun uomo le aveva mai parlato in quel modo, oltraggiata in quella maniera davanti ai propri sudditi, umiliata e fatta sentire impotente. Anne sentì gli angoli degli occhi pizzicare, lacrime piene di rabbia spingere per uscire, ma conservava ancora il suo orgoglio di Neville e non avrebbe mai permesso a nessuno di vederla piangere.
“Fate strada, Milord!” disse con voce stranamente calma, osservando il sorriso trionfante e soddisfatto dipingersi sul volto di Richard, la rabbia montarle dentro furiosa.

Cavalcarono insieme sul bianco stallone da guerra di Richard, lei davanti a lui, coperta dal suo ampio mantello che lui le aveva gentilmente offerto quando avevano lasciato la locanda.
Non aveva averi là, solo i vestiti che aveva addosso, quindi non aveva richiesto molto tempo richiamare gli uomini e lasciare per sempre quello squallido posto.
Cavalcarono per strade secondarie, non volendo dare in alcun modo nell’occhio, e arrivarono davanti ad una chiesa ad Anne sconosciuta.
Richard la prese per la vita, aiutandola a scendere dopo di lui, e afferrata saldamente per un braccio così da non farla scappare la scortò all’interno della suddetta chiesa, dove il priore gli stava aspettando, mise loro a disposizione le loro camere private migliori.

“Dove siamo?” chiese Anne una volta raggiunta l’elegante stanza.
“St. Martin's le Grand1. – rispose con tono piatto Richard – Qui sarete al sicuro da George, presto vi raggiungerà la vostra dama, Agnes, insieme ai vostri averi. Resterete qui per poco, qualche settima, il tempo necessario per preparare il vostro vestito da sposa.”
“Io non vi sposerò, mai, io vi odio con tutta me stessa e non sarò mai vostra moglie!”
“Invece sì, Anne, voi mi sposerete e diventerete la mia duchessa, passerete la vostra vita con me al nord, e mi darete dei figli. – ancora una volta il tono di Richard fu freddo e distaccato – Vedrete, mi prenderò cura di voi, sarete felice a Middleham.”
“Con l’uomo che ha ucciso il mio primo marito? Mai! – Anne scosse la testa e lo guardò severa – Potete anche rispedirmi alla locanda per quanto mi pare, non vi sposerò mai, preferirei…”
“Attenta a quello che dite, Milady!  - Richard stava perdendo la pazienza, in pochi passi si avvicinò a lei, le puntò un dito contro – Non sfidatemi, non mettete a dura prova la mia pazienza, perché potrei fare molto di peggio che rispedirvi in quella locanda!”
“Voi… - le labbra di Anne tremarono, la sua voce uscì spezzata, i suoi occhi si riempirono di lacrime – Voi siete un mostro senza cuore!”

Gli diede le spalle e si sedette sul letto, nell’angolo più remoto, prendendosi il viso tra le mani e iniziando a singhiozzare disperatamente.
Richard serrò la mascella, si sentì davvero un mostro per quello che le aveva detto, le sue lacrime gli strinsero il cuore e lo mossero a compassione.
Nonostante la sua freddezza esteriore, nonostante quello che tutti pensavano di lui, Richard teneva davvero ad Anne e voleva tenerla al sicuro e darle la serenità che meritava.
“Anne… - fece qualche passo nella sua direzione, piano, ottenendo altre lacrime e singhiozzi in risposta – Anne, mi dispiace, non avrei dovuto. Sono stato irrispettoso, vi ho ferito, e me ne rammarico.”
Si mise in ginocchio davanti a lei, sempre più mortificato, senza sapere cosa fare o dire – non era abituato alle lacrime delle donne, a consolarle, lo aveva fatto così di rado – e afferrati i suoi esili polsi allontanò le piccole mani dal suo viso arrossato.
“Anne, io… - stava per scusarsi ancora quando notò le mani di lei e l’orrore si dipinse sul suo volto – Vergine, chi ha ridotto le vostre mani in questo modo?”
“Le mie mani? – Anne apparve confusa ma poi capì – Non sono brava con i coltelli, non sono abituata a stare in cucina, a queste cose.”
“George… - sussurrò con rabbia – Pagherà per questo, per avervi provocato dolore, per avervi tenuta lontano da me. Dio, lo prometto, me la pagherà.”
Portò le mani di lei sulla sua bocca e le baciò con delicatezza e dolcezza, una dolcezza che Anne pensava essere sconosciuta a lui, una dolcezza che la spiazzò totalmente.
“Dovete metterci della lavanda, o meglio ancora della camomilla, qualche erba curativa che vi darà sollievo e farà passare il gonfiore.”
“Come sapete queste cose?”
Richard sorrise: “Anni passati ad allenarmi a Middleham hanno portato molto più che dei semplici calli, spesso i lividi erano così dolorosi che neanche bagni caldi ed erbe mediche riuscivano a dare sollievo, e con il tempo sono diventato esperto.”
“Vi rialzavate sempre, anche se non eravate il più forte: voi vi rialzavate e continuavate a combattere finché vi restava un briciolo di energia. – disse Anne, tornando indietro con la mente, a quando sbirciava, curiosa, gli allenamenti dei protetti di suo padre – Me lo ricordo bene, è qualcosa che ho sempre ammirato in voi, nonostante tutto.”
“Per quanto possa valere, mi dispiace per tutte le volte che vi ho tirato le trecce, che vi ho spaventato a morte – disse continuando ad accarezzare le mani di lei – Ero un bambino crudele alle volte, problematico, mentre voi eravate sempre così timida e gentile…
Non meritavate tanta cattiveria, ma all’epoca facevo di tutto per inimicarmi coloro che più mi piacevano, per risultare insopportabile.”
“E perché mai lo facevate?” chiese perplessa Anne.
“Perché tutti quelli a cui volevano bene se ne andavano, chi solo momentaneamente e chi invece per sempre, perché avevo perso un fratello nel modo più barbaro possibile e non avrei sopportato di perderne un altro, anche se di spada, una bambina che mi sarebbe piaciuto avere come sorella minore.”
“Mi state dicendo tutte queste cose solo adesso… Perché? E’ forse una tattica per farvi sposare, per avere la mia pietà, il mio perdono?”
“Non lo so. – rispose sinceramente Richard – Non so perché ve lo sto dicendo, non so cosa mi abbia spinto a confessarvi questo mio personale segreto, non lo so. Forse perché ve le devo, queste scuse, forse perché vorrei dimostrarvi di non essere un mostro senza cuore.”
“E’ il passato, è stato tanto tempo fa, e se può far sentire meglio il vostro animo da peccatore allora sì, vi perdono. – disse guardandolo negli occhi – Vi perdono per avermi tirato le trecce, nascosto le mie bambole, e per tutti gli altri tormenti. Ma non per questo cambierò la mia idea e deciderò di sposarvi. Io non voglio sposarvi.”
“Invece mi sposerete! – Richard lasciò la presa sulle sue mani e si alzò, sul suo viso era nuovamente comparsa la sua maschera di giovane freddo e distaccato, le sue parole furono glaciali – Agnes sarà qui domani mattina, farò venire da voi i migliori sarti con le migliori sete appena arrivate dalle Fiandre per confezionare il vostro vestito, e tra pochi giorni diventerete mia moglie.
Sarete mia moglie, Anne, – disse nuovamente per sottolineare il concetto – non importa se dovrò trascinarvi per i capelli verso l’altare e infilarvi un dannato anello al dito mentre Francis Lovell vi terrà ferma: voi siete mia, mia soltanto, e che vi piaccia oppure no prima della luna nuova sarete la Duchessa di Gloucester.”

E, così detto, le diede le spalle e frettolosamente abbandonò la stanza sbattendo rumorosamente la porta lignea dai cardini di ferro, lasciandola sola con la sua rassegnazione.  


 
*

 

1: St Martin's Le Grand fu edificata a Londra tra il settimo e l'ottavo secolo e successivamente riedificata sotto il regno di William il Conquistatore. Il suo ordine monastico fu sciolto durante il regno di Enrico VIII e nel 1548 fu demolita.
In questa chiesa, secondo fonti accertate, Richard di Gloucester condusse la sua futura moglie, Anne Neville, dopo averla ritrovata in una locanda e qui la sposò con una cerimonia segreta ma legale avendo loro avuto la dispensa papale.




Angolo Autrice: Salve, gente! Rieccomi con il terzo capitolo di questa storia, in cui riusciamo ad intuire qualcosa di più delle vere intenzioni di Richard, il suo animo oltre il suo atteggiamento freddo e dispotico di facciata.
Gli eventi qua raccontati, come ho già detto, sono davvero accaduti, anche se possono sembrare assurdi e presi da una fiaba; alcuni sostengono che loro due si amassero da sempre, altri che il loro fu un matrimonio più che altro politico e di convenienza, e nonostante a me piaccia pensare che la prima sia quella esatta in questa storia sto cercando di fondere al meglio queste due posizioni.
Spero, dunque, che la storia vi stia piacendo e vi invito a lasciarmi una recensione!

Alla prossima,
V.


 

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Capitolo 4
*** 04. ***


 
 







Richard lasciò Westminster a notte fonda, sulle sue labbra dipinto un sorriso trionfante e impertinente, nel suo farsetto infilata una pergamena che sigillava l’accordo preso con suo fratello George.
Il maggiore era stato irremovibile, aveva fatto di tutto per impedire il matrimonio tra lui e Lady Anne, cercare di far uscire quest’ultima dal santuario in cui era stata rinchiusa contro la sua volontà due settimane prima; alla fine, suo malgrado, era stato Richard a uscirne parzialmente vittorioso, cedendo parte delle terre della famiglia Neville e della futura eredità di Anne al maggiore – Warwick, Salisbury, Tewkesbury – per saziarne l’avidità  e fargli giurare che non avrebbe mai più tentato di intromettersi nei suoi affari economici e sentimentali.
Aveva persino ceduto il suo ruolo di Conestabile d’Inghilterra, una delle cariche più influenti e prestigiose del regno, tutto pur di zittire le proteste di George e avere ciò che il suo cuore desiderava di più: Anne.
Dopo tutto, si era detto, la vita di corte non aveva mai fatto per lui: era una vita tranquilla a nord quella che voleva, a Middleham, tra la gente che lo conosceva e amava; a Londra era sempre stato e sempre sarebbe stato il fratello minore del re, il taciturno e austero Duca di Gloucester, che non sapeva godersi la vita e gli svaghi peccaminosi della mondanità.

“Dickon! – Francis Lovell lo stava attendendo fuori le mura del palazzo, lo aveva aspettato per ore, impaziente di conoscere il verdetto ultimo – E’ stata presa una decisione?”
Richard ghignò, lasciando trasparire la sua vittoria agrodolce, e presa dal farsetto la pergamena chiusa con della ceralacca rossa che portava il sigillo del re gliela sventolò sotto il naso: “George è stato accontentato, si è preso il castello e il titolo di Warwick e Salisbury; anche Tewkesbury, insieme alla sua dannata abazia in cui riposa il pio Edward di Lancaster, mentre io avrò il nord e la mia Anne.”
“Sarete per sempre geloso di lui, non è così, odierete per sempre il Principe del Galles!”
Richard lo fulminò con lo sguardo: “Geloso? Perché mai dovrei esserlo?”
“Perché lui ha avuto ciò che avrebbe dovuto essere vostro per diritto, ciò che vi è stato negato da vostro fratello; perché lui l’avrebbe resa regina un giorno, proprio come sognava il Conte, e probabilmente lei stava iniziando ad amarlo.”
“Tacete, Lovell, voi non sapete niente! – esclamò piccato e infastidito – E in ogni caso le volontà del Conte e i buoni propositi non valgono più nulla: lui e il gentile principe sono entrambi morti, sono il passato, mentre io sono vivo e ho un futuro radioso davanti.”
Richard salì in sella al suo destriero dal manto reso nero dai colori della notte e diede un deciso colpo di speroni.
“Dove state andando?” chiese Francis, non ancora in sella al suo cavallo.
“Dalla mia futura sposa, Francis, ad annunciarle la lieta novella!”
“Ma è notte fonda!” esclamò l’amico, come se la cosa non fosse abbastanza evidente, ritenendo quella decisione una follia.
“In questo caso la desterò dal suo pacifico sonno! – Richard rise – Andate a casa, Francis, andate da vostra moglie e brindate alla mia salute e a quella di Anne Neville.”



**


A St. Martin dormivano tutti quando Richard arrivò, il frate che gli aprì la porta lo guardò con occhi assonnati e preoccupati, e frettolosamente lo lasciò entrare.
Senza dare troppe spiegazioni, il Duca si diresse verso le stanze di Anne, incurante delle proteste del frate e di quello che avrebbero pensato il priore e gli altri una volta saputa la cosa; non svegliò neanche Agnes, unica dama di compagnia di Anne, e di soppiatto entrò nella stanza da letto della sua futura sposa: chiuse a chiave la porta, così da non rischiare di essere disturbato, e ammirò compiaciuto il corpo addormentato della fanciulla illuminato appena dalla luce delle ultime candele quasi del tutto estinta e dai raggi della luna che filtravano dalla finestra socchiusa.
“Così bella…” sussurrò a pochi passi da lei, osservandola dormire rannicchiata sotto le pesanti coperte, sfiorando i suoi lunghi capelli dalle sfumature rosse sparsi sui cuscini.
Era andato là per svegliarla e darle la notizia, per farla infuriare ancora una volta, ridere ogni volta che il suo viso diventava paonazzo per la rabbia e lo insultava, ma ora che la vedeva così tranquilla e serena non ebbe il coraggio di sfiorarla.
Silenzioso aggirò il letto e, sfilati i calzari e il farsetto blu, si distese accanto a lei: probabilmente domani mattina lei gli avrebbe urlato contro, inveito anche, facendolo pentire di quella folle scelta, ma in quel momento non gli importò nulla.
Si avvicinò a lei, senza però toccarla, abbastanza da percepire il calore emanato dal suo esile corpo e chiusi gli occhi si addormentò tranquillo.



Si risvegliò percependo uno strano peso comprimerle lo stomaco, sentì le sue dita come impigliate in qualcosa di morbido ma allo stesso tempo ingarbugliato, e giurò di percepire una mano…
Anne spalancò il occhi e trattenne il fiato: non era sola nel letto, c’era qualcun altro insieme a lei, e abbassato lo sguardo riconobbe quella massa di capelli ricci - gli stessi ricci che avrebbe riconosciuto in mezzo a tanti -  immediatamente.
Cacciò un urlo.
Richard sobbalzò, svegliato bruscamente da quell’urlo che per poco non gli compromise l’udito, e lesto si allontanò dal morbido e caldo corpo di Anne e si mise seduto.
“Voi! – Anne gli puntò un dito contro – Come avete osato?”
Frettolosamente gettò le coperte di lato, si alzò a piedi nudi dal letto a baldacchino, e si allontanò il più possibile da Richard.
Quest’ultimo si stropicciò un occhio con aria assonnata, sbadigliò, e seduto sul bordo del letto si mise alla ricerca dei suoi calzari.
“Non avete nulla da dire?” chiese ancora Anne, la voce stridula e nervosa.
“Da quella prospettiva vi si vede ogni cosa, Milady, la vostra veste è fin troppo leggera. – disse con voce piatta, senza scomporsi, come se la cosa fosse poco importante – Non che io non abbia mai visto una donna nuda, sia chiaro, o che sia infastidito dalla vista.”
“Voi… - Anne cercò di coprirsi con le mani come meglio riuscì, afferrò una veste che si mise addosso frettolosamente, legandola in modo da coprire le pudenda – Voi avete passato tutta la notte nel mio letto, vi siete intrufolato nella mia stanza, e chissà che altra scelleratezza avete compiuto mentre ero addormentata.”
“Non vi ho neanche sfiorata con un dito mentre ero sveglio, se questo può consolarvi, mentre non rispondo delle azioni commesse nel sonno. – assicurò – Ero venuto da voi per parlarvi, dirvi che sono arrivato ad un accordo con George, che mio fratello non interferirà nuovamente nei miei piani, ma avendovi trovata profondamente addormentata non ho avuto cuore di svegliarvi.”
“E avete preferito denudarvi e strisciare come un serpente tentatore nel mio letto!”
“Se non erro ho ancora le mie braghe e la mia tunica addosso, non mi sono denudato, tantomeno volevo tentarvi! – spiegò piccato – Volevo solo…”
“Cosa?”
“Non lo so, Anne, non so cosa mi è passato per la testa! – ammise – Ero stanco, euforico per aver messo a tacere una volta per tutte il mio adorato fratello George, e ho agito d’impulso. Se vi ho in qualche modo offeso vi chiedo scusa.”
“Stavate dormendo aggrappato a me, avevate il capo sul mio ventre e la vostra mano… - fece una breve pausa per trovare il coraggio di proseguire – la vostra mano era sul mio seno!”
Richard roteò gli occhi, spazientito: “Come già detto, non ho controllo su quello che accade mentre dormo, e a mia ulteriore difesa bisogna dire che i vostri seni sono molto invitanti.”
“Sfrontato! – Anne afferrò un cuscino e lo lanciò contro di lui, colpendolo, facendo la stessa cosa con un altro e poi un altro ancora – Impertinente, egocentrico, tiranno!”
“Sapete cosa? Essere insultato da voi è quasi diventato eccitante! – esclamò, provocandola nuovamente, bloccandola un istante dopo averla vista afferrare un candelabro – No!”
La bloccò per il polso, stringendo quel tanto che bastava per farle indebolire la presa sul suddetto candelabro di ferro e toglierlo dalle sue mani: “Una cosa sono i cuscini, Annie, – proseguì – un’altra sono gli oggetti contundenti. E io sono stanco di giocare, farmi trattare come uno stupido, continuare con questa commedia.”
“Allora andatevene e lasciatemi sola.”
“No, non prima di avermi ascoltato, di avervi detto ciò per cui sono venuto qui ieri sera.”
“Vi ascolto.” Disse piccata Anne, incrociando le braccia al petto.
Richard annuì impercettibilmente, seccato ma allo stesso tempo compiaciuto, e con voce chiara e forte disse: “George ha promesso di non intralciare più la nostra unione, dopo un’accesa discussione ha deciso di accettare le mie condizioni e darci la nostra benedizione.”
“Non è vero! – esclamò Anne – George non mi lascerebbe mai nelle vostre grinfie, non lo farebbe mai, non importa quali siano queste condizioni.”
“Neanche per il titolo di Conte di Warwick e Salisbury, del castello di Tewkesbury? Neanche per la carica di Conestabile d'Inghilterra? – chiese retoricamente Richard – Io credo proprio di sì, ma belle.”
“Warwick? – Anne era perplessa – Ma sono terre e i titoli di mio padre, fanno parte della fortuna di mia madre, sono il motivo per cui volete sposarmi. Per quale motivo lo avreste fatto?”
“Perché ho avuto il nord e la chiave per arrivare ad esso: voi. Inoltre, la vostra dote è rimasta notevole, mi porterà prestigio e ricchezza. – spiegò lui – Perché così potrò adempiere alla promessa che feci a vostro padre molti, molti anni fa, quando ero ancora un ragazzino.”
“Quale promessa?”
Richard si avvicinò ancor di più a lei, così vicino da far sfiorare i loro corpi, e posata delicatamente una mano sulla guancia di Anne rispose: “Prendermi cura della sua amata bambina.
Sapete, - proseguì – per me la lealtà è tutto, e fino a quando ho potuto sono stato leale a vostro padre: per me è stato come un padre ed ho pianto la sua morte.”
“Bugiardo! – sentenziò velenosa Anne – Voi avete ucciso mio padre a Barnet, voi e i vostri fratelli, lo avete ucciso!”
“Edward lo voleva vivo, e anche io, ma i soldati hanno disubbidito agli ordini e lo hanno circondato e ucciso. – disse profondamente ferito – Il sangue di vostro marito potrà anche lordare le mie mani, lo ammetto, ma non avrei mai assassinato l’uomo a cui volevo bene. La sua morte è stata una tragedia, non sarebbe dovuta accadere, e che io sia maledetto e la mia anima bruci all’inferno se vi sto mentendo.”
“Ma la Regina Margherita…”
“La Lupa di Francia1 vi ha mentito! – disse nel tentativo di farla ragionare – Non capite, Anne, siete davvero così cieca? Quella donna ci ha sempre odiato, odiava anche vostro padre nonostante tutto, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per calugnarci.”
Anne abbassò lo sguardo, una lacrima rigò il suo viso, e in un sussurrò disse: “Perdonatemi, ho sbagliato ad accusarvi della morte di mio padre, non avrei mai dovuto dirvi quelle parole. – si asciugò un’altra lacrima – Voi amavate mio padre, questo ve l’ho sempre riconosciuto, per lui eravate il figlio maschio mai avuto. Per voi provava immenso affetto, e vi rispettava, era orgoglioso dell’uomo che eravate diventato.”
“Accetto le vostre scuse, ma belle, e anche se avrei dovuto dirvelo molto tempo fa è giusto che sappiate che sono davvero desolato per le vostre perdite.”
Anne lo guardò con la coda dell’occhio, poco incline a credergli, - poteva anche aver pianto la morte di suo padre, del suo mentore, ma non quella di suo marito, dell’uomo che lui stesso aveva assassinato – e glielo fece capire immediatamente:
“Come potete essere dispiaciuto per la morte di un ragazzo che voi stesso avete strappato alla vita nel fiore degli anni?”
“Non lo sono, - rispose piccato – ma mi dispiace se questo vi ha recato sofferenze. Vostro marito sarà stato anche il Principe di Galles, il ragazzo pio e santo degno di suo padre che volete farmi credere, ma ha tentato di uccidere il mio sovrano, mio fratello, e io dovevo fermarlo.”
“Mi avevano detto che era stato uccisione a sangue freddo.”
“Non che io ricordi, no. Edward brandiva una daga nella mano destra, nonostante fosse ferito e sconfitto ha cercato di ribellarsi fino all’ultimo, e quando io e George abbiamo capito le sue intenzioni lui si è buttato su Ned per proteggerlo e io ho affondato la lama.”
Anne si coprì il viso con le mani, non sopportando quell’immagine, il pensiero del suo caro sposo trafitto da una lama e morente in una pozza fatta del suo stesso sangue.
“Lo amavate? – chiese all’improvviso Richard – Dovevate amarlo molto se dopo un anno continuate a piangerlo come il primo giorno.”
Nella sua voce c’era sarcasmo, certo, ma sembrò anche infastidito al pensiero che lei potesse amare qualcun altro; lui l’aveva ritenuta sempre e soltanto sua, sin da quando il Conte gli aveva preannunciato il loro fidanzamento poi sfumato per volere del loro sovrano, e la consapevolezza di essere disprezzato e in un futuro mai amato lo rendeva furioso.
“Sapete bene che non ho sposato Edward per mia volontà: entrambi siamo stati costretti, e inizialmente lui si è dimostrato molto freddo e distaccato. – sospirò  - Successivamente, le cose sono cambiate, si è dimostrato dolce con me, abbiamo scoperto molte cose in comune e probabilmente stavo iniziando a volergli profondamente bene.”
“E siete stati… intimi? – azzardò – Voci sostengono che il matrimonio non è mai stato consumato e io vorrei sapere se sto per prendere una moglie vergine o deflorata.”
Anne sorrise amara e scosse la testa: “Vi divertite ad umiliarmi, Richard?”
“Umiliarvi? – aggrottò la fronte – Mia cara, nulla di tutto questo concerne l’umiliazione, è puramente una questione d’affari.”
“Affari… - fece eco la voce di lei – Ma certo, dopo tutto sono solo un premio, una vostra proprietà. Sapete, voi e mio padre non siete poi così diversi, amate muovere i pezzi della vostra scacchiera come più vi aggrada, senza pensare alle conseguenze.”
“Non una proprietà, Anne, ma una mia pari. – disse – Sarete la mia duchessa, la mia adorata moglie, vi sarò fedele fino a quando avrò vita e vi renderò felice.”
“Fedeltà, amore: cosa ne sapete voi dell’amore?”
Per Richard fu come una coltellata al petto: cosa ne sapeva lui dell’amore, lui che aveva giaciuto con due donne senza amarle, aveva dato loro due figli bastardi, lui che era cresciuto senza l’affetto di un padre e aveva conosciuto così pochi anni di pace.
“Amo i miei figli, Kat e Johnny, amo le mie sorelle e mia madre, sono fedele al Re e sarò fedele e leale a voi, Anne: Loyaultè me lie2, la Lealtà mi lega, è il mio motto.”  
“Fedeltà, lealtà, tutte virtù importanti certo, ma l’amore? – Anne fece un passo in avanti – Io voglio essere amata, Richard, voglio qualcuno che mi ami per quella che sono e non per la mia fortuna e voi… voi mi amate, anche solo un po’, riuscite a trovare dell’amore per me nel profondo del vostro cuore?”
“Anne, sapete che ci tengo a voi, che non voglio rendervi infelice.”
“Non sto parlando di affetto, Richard, ma di amore: voi mi amate?”
Richard serrò le labbra e trattenne il fiato, quella domanda era sfacciata quanto imprevista, e per la prima volta da tanto tempo era rimasto senza parole. Cosa mai avrebbe potuto dire per non ferirla? Non l’amava, le voleva profondamente bene ma non l’amava nel modo in cui le meritava e desiderava essere amata, e ammettere il contrario sarebbe stata una menzogna; dirle la verità, d’altra parte, l’avrebbe ferita.
“Con il tempo…” sussurrò in fine, decidendo che quella era la migliore risposta, la verità.
Se lei si fosse lasciata amare con il tempo lui avrebbe imparato ad amarla e a donarle il suo cuore colmo di cicatrici, ma aveva bisogno di tempo, del suo aiuto.
“E voi, voi riuscirete mai a provare affetto per me, amarmi e insegnarmi a fare altrettanto?”
Aye, con il tempo… - sorrise sorniona – Siete geloso, Richard, geloso di Edward?”
“Non per molto ancora… - annullò la distanza e le accarezzò il viso – Lui ti ha avuto prima di me, ha avuto ciò che sarebbe dovuto essere mio, ma tra due giorni sarete mia moglie e non permetterò al suo fantasma di perseguitarmi. Che si tenga pure il Paradiso, non mi importa, io avrò voi e il nord, vi darò i figli che lui non vi ha dato e farò in modo che il suo viso e il suo nome diventino uno sbiadito e lontano ricordo.”

E poi la baciò, prepotentemente e inaspettatamente, stringendo il suo esile corpo con le sue possenti braccia, cogliendola di sorpresa. Aveva desiderato baciarla dal primo momento in cui era entrato nelle sue stanze la notte passata, non appena l’aveva vista addormentata, così bella e tentatrice allo stesso tempo.
Anne afferrò il suo farsetto, tentando di allontanarlo, ma le sue proteste furono inutili: Richard era troppo forte, la sua passione bruciava come un fuoco, il suo bacio era tutto quello che i baci di Edward non erano mai stati.
La sua bocca era famelica, sembrava volerla divorare, assaporava ogni centimetro della sua e le sue mani sembravano essere ovunque sul suo corpo.
“Richard…”
Anne protestò, cercando ancora una volta di allontanarlo, sentiva il suo cuore esplodere nel petto mentre lui le baciava lascivamente il collo: come poteva un uomo così arrogante e odioso provocarle tutte quelle sensazioni?
La sua sopratunica fu slacciata e sfilata frettolosamente, la sua lunga tunica da notte era così leggera che Anne si sentì nuda, si lasciò scappare un gemito simile ad un urlo quando lui – riprendendo a baciarla – chiuse le mani a coppa sui suoi piccoli seni e strinse forte.
E quando si ritrovò stesa sul letto, la tunica abbassata fino all’ombelico in modo da rivelare i due oggetti del desiderio di Richard e la bocca di quest’ultimo intenta a lambire e mordere il suo seno, Anne perse anche l’ultimo barlume di lucidità.
“Anne, oh Anne… - Richard le soffiò sul collo, una sua mano pigramente poggiata sulla sua coscia, provocandole un brivido – Così bella, così candida, perfetta. Mi desiderate, Anne?”
I suoi occhi azzurri erano velati dal desiderio, le sue gote rosse come due mele mature, il suo respiro affannato: Edward non le aveva mai fatto provare quelle emozioni, era stato un ragazzo inesperto e timido sotto le coperte, il più delle volte impacciato. Ma Richard, lui era un uomo, un uomo passionale che aveva concepito due figli, era un figlio di York, era possessivo e passionale.
“Posso leggerlo sul vostro viso, - continuò mordendole una spalla – Ditelo!”
“Sì, - confessò con voce spezzata – Sì, Richard, sì. Vi desidero, Dickon.”
“Non usavate quel nome da quando eravamo bambini… - le tolse un ciuffo di capelli dal viso – Mi piace come suona sulle vostre labbra.”
La baciò nuovamente, passionale come la prima volta, interrompendolo poi altrettanto bruscamente. Senza dire nulla si allontanò da lei, risistemandosi la tunica mezza sgualcita e aperta, tentando di darsi un contegno, lasciandola sbalordita e mai così desiderosa di un uomo.
“E’ meglio che vada, adesso, prima che sia troppo tardi. C’è ancora molto da preparare, il matrimonio è tra due giorni, e le vostre dame si staranno preoccupando.”
“Voi… - Anne si portò a sedere, si sentì presa in giro, umiliata – Voi mi avete raggirata, vi siete preso gioco di me, vi siete divertito.”
“Mi sono fatto prendere dalla passione e dal desiderio, vi ho dimostrato che la nostra unione potrà essere interessante anche senza amore, dato un assaggio della nostra prima notte di nozze. – la corresse piccato – Per quanto avrei voluto, non sono tipo da portare a letto dame alla vigilia delle loro nozze, andare contro le usanze.”
La guardò sottecchi e continuò: “Certo, a meno che voi non mi supplichiate di continuare, in quel caso potrei anche fare un’eccezione.”
Il cuscino lo colpì in pieno viso, facendolo scoppiare in una fragorosa risata, avvicinare nuovamente a lei e rubarle l’ennesimo bacio.
“Potrei quasi abituarmi a tutto questo, sapete? – sussurrò sfregando i loro nasi – Le nostre litigate, voi che mi lanciate cuscini, io che mi faccio perdonare portandovi a letto.”
“Stupido! – l’apostrofò, arrabbiata ma anche divertita, cercando nuovamente le sue labbra e trovandole – Vi odio!”
“Bugiarda! – esclamò sogghignando – Pazienza, ma belle, una volta sposati rinchiuderò entrambi nelle nostre stanze e vi impedirò di lasciarle per almeno una settimana.”
Anne avvampò nuovamente, osservandolo in silenzio rivestirsi, prendere le sue cose – tra queste anche un ultimo bacio da lei – e lasciare le sue stanze dopo averle riservato un ultimo dei suoi sorrisi da sbruffone.
La prossima volta che l’avrebbe rivisto sarebbe stato davanti all’altare della chiesa, avrebbe indossato il suo abito da sposa, e lui sarebbe diventato suo marito.

 

*



1. Epiteto dato a Margherita d'Angiò per le sue origini francesi.
2. Motto che ha per tutta la vita accompagnato Richard di Gloucester, poi Richard III, spesso associato al cinghile bianco, suo stemma. Il motto, tradotto in inglese, come avrete capito da il titolo alla storia.






Angolo Autrice: Salve, gente! Penultimo capitolo prima dell'epilogo finale, in cui tutti i retroscena vengono svelati, così come i sentimenti celati di Richard.
Nella tragedia di Shakespeare, Riccardo III, Richard  è visto come l'assassino del padre e del marito di Anne, cosa non vera, poichè entrambi sono periti in battaglia - il primo nella già citata battaglia di Barnet, la seconda in successione che perse dopo il tradimento di suo genere, George Plantageneto, e il secondo nella battaglia di Tewkesbury, che determinò la definitiva sconfitta delle forze del Principe di Galles e della fazione fedele ai Lancaster -  per meno di terzi.
In questa mia versione ho voluto fondere le due versioni, quella storica e quella della tragedia, attribuendo sì a Richard la morte di Edward di Lancaster ma contestualizzandola in modo più realistico possibile.
Infine, ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono.

Alla prossima,
V.

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Capitolo 5
*** 05. ***










 
Per Anne fu come se il tempo non fosse mai trascorso: quella mattina Agnes la svegliò di buon’ora, le preparò il bagno, le acconciò i capelli e l’aiuto ad indossare l’abito per le sue nozze creato con sete pregiate provenienti dall’Italia e dalla Francia appositamente per lei.
Mentre veniva vestita, le sembrò di essere nuovamente in Francia, alla corte di Luigi XI, in attesa di sposare il Principe Edward: anche quel giorno di due anni prima fu svegliata di buon’ora, vestita di tutto punto, ma in quella circostanza erano state sua madre e sua sorella Isabel ad aiutarla ad indossare l’abito e scortarla verso la cappella in cui suo padre, Richard Neville, la stava attendendo per condurla all’altare.
Suo padre…
Il Conte aveva sempre desiderato per lei un matrimonio prestigioso, darla in sposa a Richard di Gloucester, e ora i suoi desideri si stavano per avverare: lei sarebbe diventata Duchessa, pari di sua sorella Isabel, ma mai la regina che avrebbe dovuto essere.
“Tutto è compiuto, Milady, aspettano solo voi. – disse Agnes – Siete pronta?”
“No, e non credo lo sarò mai, ma non ho altra scelta. – sospirò – Andiamo.”

Richard l’attendeva in fondo alla navata, il suo farsetto color oro e blu con ampie maniche ad ala richiamava quello di lei, dai colori oro e azzurro, il suo viso era impaziente ma soddisfatto; al suo fianco c’era Francis Lovell, il suo più fedele amico, e con sua grande sorpresa trovò seduta ad una delle panche di legno in prima fila Cecily Neville, Duchessa di York, madre del Re e di Richard e George.
Quest’ultima le sorrise, dandole forza e coraggio, e se in un primo momento Anne non seppe come reagire successivamente fu lieta di averla là: dopo tutto era la zia di suo padre, una Neville, e avere un piccolo pezzo della sua famiglia presente la fece sentire meno sola.
La chiesa era immersa nella luce delle candele, nell’odore forte dell’incenso, e in sottofondo si udiva un coro di voci bianche cantare una soave canzone: sembrava tutto perfetto, unica pecca erano i banchi deserti, l’unione che sarebbe avvenuta non per amore ma per motivi prettamente economici e di potere.
Richard prese la mani di Anne nelle sue, sorridendole non ricambiato, mentre in sottofondo il prete continuava il suo monologo in latino e stava per proclamarli marito e moglie; Anne porse la sua mano quando fu il momento, senza opporre resistenza osservò l’anello venire infilato al dito, e nell’attimo di un casto bacio divenne la moglie di Richard Plantageneto, la Duchessa di Gloucester.




 
**



La messa a letto avvenne dopo un frugale banchetto di sole cinque portate durante il quale Anne aveva scambiato poche parole con la Duchessa e la moglie di Francis Lovell, Anna, toccato appena il cibo.
Fu molto meno ampolloso e umiliante rispetto a quella del suo primo matrimonio – quella volta non ci sarebbe stata alcuna messa a letto, nessuna dama a spogliarla, nessuno sguardo indiscreto a sbirciare la loro unione per accertarsi che tutto andasse secondo i piani prestabiliti.
Richard la trovò pronta per lui quando raggiunse le stanze che il priorato aveva concesso loro per quella notte: indosso aveva solo una tunica leggera quasi identica a quella che aveva indossato la notte e la mattina che avevano passato insieme all’oscuro di tutti e i suoi capelli erano completamente sciolti e cadevano in morbide onde sulle spalle e sul seno.
“La mia bellissima moglie… - sussurrò avvicinando a lei e portando con le mani tutti i suoi capelli dietro la schiena – Spero che questa giornata sia stata di vostro gradimento.”
“Avrei voluto avere al mio fianco la mia famiglia, mia sorella Isabel, ma è comunque stata una piacevole sorpresa trovare vostra madre. – rispose – La Duchessa è sempre stata buona con me, le riservo grande affetto, e so che anche lei è felice della nostra unione.”
“Mia madre ha sempre avuto un debole per le figlie di suo nipote, in particolare per voi, e sapere che i Neville continueranno a prosperare attraverso i suoi figli la rende orgogliosa. – iniziò a slacciare la tunica di seta – Siete spaventata?”
“No! – esclamò scuotendo la testa – Come vi ho già detto il mio primo matrimonio è stato consumato, conosco il mio dovere, so cosa fare.”
Anne fece un passo indietro, si stese al centro del letto nello stesso modo in cui le fu ordinato di fare la sua prima notte di nozze, e piano si alzò la veste da notte fino alle ginocchia; Richard, da parte sua, guardò quell’assurdo rituale con non poca perplessità e sfilati i calzari si sedette sul bordo del letto e guardò la moglie perplesso.
“Costa state facendo?”
“Quello che ci si aspetta da una moglie: essere ubbidiente, sottomessa, giacere con il suo sposo così da generare un erede.”
“E’ questo che avete fatto per tutto il tempo del vostro primo matrimonio? – chiese retorico – Giacere al centro di un letto, immobile come una statua, senza provare alcun sentimento?”
Anne arrossì e si sentì stupida: “Loro… - iniziò incerta – Non mi hanno mai detto cosa fare, le scritture dicono che è peccato per una donna provare piacere, e…”
“Capisco. – le prese una mano e la baciò – E io stupido che vi ho praticamente assalito due giorni fa. Vi chiedo perdono, Anne, ora comprendo le vostre reazioni.”
“Nessuno mi aveva mai baciata con tanta passione, desiderato in quel modo, fatto provare ciò che mi avete fatto provare voi. – arrossì – Edward è sempre stato gentile con me, ma  quando stavamo insieme non provavo niente, non sentivo nulla…”
“Allora lasciatemi fare ammenda. – le baciò una guancia – Lasciatevi guardare.”
“Potreste…” azzardò lei mordendosi immediatamente la lingua.
“Sì, Anne? C’è qualcosa che vorreste chiedermi?”
“Nessuno mi abbraccia da molto, molto tempo, l’ultima persona che mi ha abbracciato facendomi sentire al sicuro è stata mio padre e… - fece un respiro profondo – So che non ci siamo sposati per amore, conosco le vostre intenzioni e mio malgrado le ho accettate, ma potreste comunque abbracciarmi? Lo so, è una richiesta sciocca…”
“No, Anne, non è una richiesta sciocca. – si sfilò velocemente il farsetto e la tunica, rimanendo a torso nudo, e delicatamente si stese accanto a lei e la tenne tra le sue braccia – Ecco, così, stringetevi a me. Una bella sensazione, non trovate?”
Aye, una piacevole sensazione. – confessò – Ero molto nervosa, prima, lo sono ancora ma adesso so che non dovrò giacere immobile come una statua e sentire su di me occhi indiscreti.”
“A cosa vi riferite?” chiese lui, abbassando lo sguardo, continuandola a tenerla stretta tra le sue braccia.
“La Regina Margherita e le sue dame, loro… - nascose il viso nell’incavo tra la spalla e il braccio di lui – Loro sono rimaste ad osservare, volevano assicurarsi che il matrimonio fosse consumato, e per tutto il tempo ho sentito i loro occhi glaciali su di me, i loro bisbigliare con quell’accento francese a me sconosciuto, e io…”
“Vi ha fatto male?”
“Molto… - confessò – Ma non volontariamente, lui era inesperto tanto quanto me, ed è stato il mio animo ad essere ferito più del corpo. Ero così umiliata…”
“Io non vi umilierò mai, lo giuro, non vi metterò mai in imbarazzo ne potrei mai farvi subire una tale vergogna. – disse serio, mettendosi seduto – Voi siete la mia duchessa, una mia pari, e taglierò la lingua o caverò gli occhi a chiunque osi dire o guardarvi in un modo a me disdicevole.”
“La vostra schiena… - in quel momento, per la prima volta, Anne notò la curvatura spinale di Richard, la sua spalla più bassa rispetto all’altra1 – Avevo sentito voci su questo vostro problema, mio padre una volta ne stava parlando con mia madre, ma non pensavo…”
Tese timidamente una mano per toccarla delicatamente: “Vi provoca dolore?”
“Ogni tanto. – rispose nervosamente: Richard aveva sempre tenuto nascosto quella sua imperfezione, imbottendo i suoi vestiti per non far notare la spalla più bassa dell’altra, e solo la madre dei suoi figli illegittimi conosceva questo suo problema. – Non adesso. Mi trovate repellente? Alcune donne con cui sono stato si sono tirate indietro quando hanno visto la mia schiena.”
“Cielo, no, non trovo alcuna vergogna nella vostra spalla. Non è poi così tanto diversa dalle altre, dalla mia, e in quanto vostra moglie sarò più che lieta di farvi degli impacchi di erbe ed alleviarvi io stessa i dolori.”
“Il mio angelo… - Richard sorrise e la baciò a fior di labbra – Vi desidero, Anne, moltissimo. Voglio che diventiate mia moglie in ogni senso.”
“Sono vostra. – disse, per la prima volta senza imbarazzo, prendendo l’iniziativa e baciandolo dopo aver circondato il suo collo con le braccia – Richard…”
“Non sarò rude come l’altra volta, non avete da temere, farò tutto ciò che vorrete. – prese la veste da notte di lei dai lembi inferiori e la sfilò dalla testa, lasciandola nuda – Bellissima.”
Richard l’abbracciò stretta, con più vigore di prima, e passionale la baciò: Anne rispose prontamente al bacio, stringendosi di più a lui, pelle contro pelle, affondando le mani nei suoi capelli mentre le loro bocche prendevano tempo per assaporarsi.
Quello fu l’inizio di una lunga notte di passione, in cui Richard la fece sentire a proprio agio, baciò ogni lembo del suo corpo come in adorazione.
Anche Anne scoprì il corpo di Richard, accarezzò e baciò i segni che la battaglia gli aveva lasciato con le dita sottili e la labbra gonfie e arrossate, e sebbene continuasse a trovarlo arrogante e odioso dovette ammettere suo malgrado che fosse un amante passionale, dolce sotto le lenzuola, un marito attento.
“Oh, Richard! – gemette quando lui la fece sua, non di dolore ma di piacere, stupendosi di quanto lo avesse desiderato per tutto quel tempo – Richard…”
La prese dolcemente, godendosi ogni attimo, ogni piccola espressione di piacere che compariva sul suo viso arrossato e nei suoi occhi blu grandi come l’oceano, unendo le loro mani e baciandola fino a farle mancare il fiato quando entrambi toccarono il culmine.
E dopo, dopo lui la tenne stretta, l’abbracciò come lei voleva essere abbracciata, continuandola a baciare pigramente, intrecciò loro corpi accaldati coperti da soffici coperte.


“Tra due settimane partiremo alla volta di Middleham, andremo a casa, e una volta arrivati prenderete possesso di ciò che è sempre stato vostro e sarete la signora del castello. – annunciò – Daremo un banchetto in vostro onore, voglio che ogni lord del nord venga a conoscere la bellissima duchessa, a prestarle giuramento.”
“Non potremmo partire prima? – chiese Anne, impaziente di lasciare Londra, rivedere la dimora in cui era cresciuta – Questa stessa settimana.”
“State dimenticando la promessa, ma belle, - ricordò piccato – non ho intenzione di farvi lasciare questa stanza per una settimana, farò imprigionare chiunque ci disturbi, e pregherò affinché il vostro ventre sia fecondo abbastanza da accogliere il mio erede per  quando partiremo alla volta del nord.”
“Io, invece, spero di avere più tempo per stare insieme prima di darvi un figlio. – confessò lei – Non perché non voglia darvi un erede, ma perché so che una gravidanza vi terrà lontano, che qualcun’altra scalderebbe il vostro letto al posto mio.”
Mai!  - esclamò – In passato ho avuto amanti, è vero, ho due figli che spero un giorno crescano insieme a noi, vedano in voi la loro madre, ma adesso ho preso un impegno davanti a Dio, sono sposato a voi, la mia fedeltà e la mia lealtà va a voi e solo a voi.”
“La lealtà mi lega.” ricordò Anne, citando il motto di Richard.
“La lealtà ci lega, mia adorata: un solo corpo e una sola anima, così ha detto il prete, due persone legate per sempre.”
Richard la baciò ancora una volta, sovrastandola con il suo corpo, ricominciando a fare l’amore con lei.




 
**





Westminster Abbey, Luglio 1483





Le campane suonavano a festa, il popolo all’esterno inneggiava ai suoi nuovi sovrani, al Re Richard e alla Regina Anne.
Molti anni erano passati da quando erano diventati marito a moglie, da quando si erano stabiliti a Middleham come Duca e Duchessa di Gloucester, e tante cose erano successe: la nascita del loro unico figlio, Edward, che immensa gioia aveva portato ad entrambi; la tragica morte di sua sorella Isabel, avvenuta di parto, seguita da quella del figlio che aveva messo al mondo a costo della sua vita; e poi c’era stato George, la sua pazzia e le sue accuse, la condanna a morte dopo una lunga prigionia nella Torre sentenziata dal suo stesso fratello, il defunto Re Edward, che molto era cambiato in quegli anni.
E poi c’era stata la morte improvvisa del loro sovrano, il protettorato burrascoso, la scoperta dell’illegittimità dei figli di Edward, e ora questo.
Richard era divenuto re con la benedizione del Parlamento e della Chiesa e lei stava per essere incoronata regina al suo fianco come suo padre aveva sempre sognato.
Se solo potesse vedermi in questo momento, se solo lui e Isabel fossero qui a sostenermi, e il mio Ned, il mio piccolo Principe del Galles.
“Vostra Maestà, è tutto pronto! – annunciò Agnes, la sua fidata dama che in tutti quegli anni non l’aveva mai lasciata, le era rimasta accanto nei momenti felici - la difficile nascita di suo figlio - e in quelli tristi – gli aborti e la perdita dei suoi cari – Il Re vi sta aspettando.”

Richard aveva un aspetto severo ma anche maestoso con il mantello dell’incoronazione addosso, così simile a quello da lei indossato, e non appena la vide le tese una mano e le sorrise.
“Ci siamo, dunque. – disse prendendo un respiro profondo – Mi starete accanto?”
“Non vi lascerò mai, ma belle, potrete sempre contare su di me: la lealtà ci lega e non solo quella.”
Richard la guardò con occhi colmi di orgoglio e amore, quell’amore che con il tempo era fiorito nel suo cuore, un amore puro che non aveva mai provato e mai avrebbe provato per nessun’altra.
“La lealtà ci lega.– fece eco Anne, stringendogli per un istante la mano, guardandolo sottecchi – Vi amo, Richard.”
“E io amo voi, mia bellissima Regina.”
Ci fu il tempo di un fugace sorriso prima che le porte davanti a loro si aprissero: entrambi si fecero coraggio, pregando Dio e la Vergine di dar loro forza per sostenere il peso della corona, e con passo lento e atteggiamento fiero iniziarono il loro cammino verso il trono.


 
 
 
*

 
1: A differenza di come lo descrive Shakespeare nella sua tragedia, ovvero gobbo e con una mano rachitica, Riccardo III soffriva di scoliosi idiopatica - la conferma è stata data dai ritrovamenti del suo scheletro qualche anno fa - presumibilmente contratta in età adolescenziale e che gli fece sviluppare una spalla più alta dell'altra.




Angolo Autrice: Ebbene, eccoci alla fine! Alcuni chiarimenti: Richard regnò come sovrano d'Inghilterra e Irlanda fino all'Agosto del 1485, quando fu ucciso in battaglia presso Bosworth dalle truppe di Henry Tudor, da una parte dei suoi stessi nobili che, all'ultimo, lo tradirono. E' stato l'ultimo sovrano inglese a perire in battaglia e con lui termina la dinstia dei Plantageneti, iniziata più di 300 anni prima con Enrico II, Duca di Normandia.
Anne Neville morì di quella che si sospetta essere stata tubercolosi-tisi cinque mesi prima di lui, nel Marzo del 1485, durante un eclissi di sole.
L'anno prima, il loro unico figlio, Edward di Middleham, Principe del Galles, era morto a causa di un influenza, lasciando così il sovrano senza eredi legittimi.

Spero che questa mia breve storia vi sia piaciuta, di aver dato a questa coppia storica la giusta resa, e ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a questo punto.
Grazie a chi ha letto in silenzio, a chi ha seguito, a chi ha recensito.

Alla prossima,
V.


P.s. Per chi si fosse appassionato e volesse leggere una breve OS ambientata nello stesso contesto storico e con protagonista la madre di Richard, Cecily Neville, Duchessa di York, linko di seguito "A Mother's Grief":



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