Volare Via

di BlackMamba1298
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Giorno Diverso ***
Capitolo 2: *** Quella Sagoma ***



Capitolo 1
*** Un Giorno Diverso ***


Era una noiosa sera di Febbraio, piovigginava, e Tessa, stanca e arrabbiata tornava da scuola dopo una frustrante interrogazione di filosofia:

“Che giornata di merda...”, ripeteva, “le interrogazioni fuori orario sono le peggiori. Perchè una ragazza dovrebbe andare a scuola alle 19:30 per farsi interrogare? Non bastano le 5 ore ordinarie al mattino, no?! Bhe, ormai è fatta, male che vada prendo 4 e mando a fanculo la prof.”

Tessa è una diciottenne, bassina, magra, dalla pelle chiara e dal sorriso come pochi, un sorriso che, evidenziato da quelle sue labbra rosa, quasi rosse, è in grado di rallegrarti la giornata. Tessa non è come tutte le altre ragazze, le piace disegnare, disegna tanto, le piace la musica e non è una ragazza scorbutica come può sembrare, anzi, è molto tranquilla, almeno così sembra. Perchè dico “sembra”? Avete presente le aquile? Sicuramente le avreste viste in qualche documentario, o i più fortunati le avranno viste dal vivo, e le avreste viste sicuramente volare, libere, in alto nel cielo. Ecco, adesso immaginate di tagliare le piume delle ali ad un'aquila. Fatto? Adesso la starete sicuramente immaginando sofferente, incapacitata a volare, la vedrete osservare il cielo con nostalgia, anche se non vola da soli 5 minuti.

Quell'aquila è Tessa, una ragazza dai capelli neri con un'infinita voglia di volare ma che a causa della società, di alcune scelte o anche per colpa di se stessa, si ritrova ferma a terra, con le ali tagliate.

Come vi dicevo a Tessa piace disegnare perchè è dell'idea che i disegni siano come sogni in forma concreta, e forse fu grazie a questa sua passione per il disegno che quel giorno, tutta la normalità, tutta la “solita routine” sparirono magicamente.

Si trovava in un vicolo, la strada era bagnata, l'acqua che scendeva dalle grondaie creava tanti piccoli fiumiciattoli d'acqua che si intersecavano fra le pietre della pavimentazione finendo dritti nel tombino, si sentivano le voci delle televisioni delle coppie anziane che guardano la TV; i gatti, sotto le tettoie si sistemavano il pelo, il tutto illuminato da una lanternina, posta al centro, che emanava una luce piuttosto arancione. Tessa passava tutti i giorni di la per tornare a casa da scuola ma mai a quell'ora e quel vicolo non era mai stato così suggestivo. Quell'immagine la colpì, quei suoi occhi neri si accesero, qualcosa stava accandendo, si fermò per un istante nonostante fosse in ritardo per cena e, come ci si aspetterebbe da una ragazza con una grande passione per il disegno, prese il suo blocchetto, sempre a portata di mano, la matita, si sedette sullo scalino di una porta e iniziò a “tessere la sua tela”.

La mano andava da sola, e pupille della ragazza si dilatavano, quasi come fosse in trance, come se stesse venerando quella immagine, con tutte le emozioni che questa le procurava.

Ad un certo punto la matita le scivolò di mano fermandosi sull'orlo della feritoia del tombino.

Si chinò per prenderla, quando nella penombra, sul muro, vide una sagoma, che sembrava la stesse osservando.

Tessa, spaventata, fece qualche passo indietro ma a quella sagoma non sembrava importare di essere stata vista allora la ragazza, convinta fosse solo frutto della sua immaginazione si avvicino lentamente, fino ad arrivare sotto la lanternina. La luce, abbagliante, costrinse la ragazza a coprire gli occhi con la mano per riuscire a vedere meglio.

“Hey!!” gridò con voce tremolante.

Silenzio.

Ad un certo punto le squillò il cellulare facendole prendere uno spavento ai quali raramente non sopraggiunge un infarto.

Era sua madre:

“Dove sei?! Sono le 21! è tardi! Che fine hai fatto?!” Disse la madre urlando.

“St...sto...Sto arrivando mamma” rispose Tessa chiudendo il telefono in faccia alla madre.

Rialzò gli occhi e la sagoma che un attimo prima si trovava li scomparve seguita da una risatina e dal rumore dei passi di un uomo un corsa.

Percorse quel vicolo correndo, cercando di scoprire di chi fosse quella sagoma e una volta uscita dal vicolo si guardò intorno.

Non c'era nessuno, e la ragazza confusa, proseguì per la strada verso casa.

Arrivata, la madre la aspettava dietro la porta, infuriata. Iniziò a rimproverarla per il grande ritardo mentre la ragazza, ancora frastornata per la vicenda consumava la sua cena a base di pasta con le vongole, che fredda, mandava giù in silenzio con la madre che le urlava nell'orecchio.

Finito di mangiare, la giovane Tessa di dirisse verso la sua stanza incontrando per la strada il padre, spaparanzato sul divano mentre guardava un film, lo salutò e arrivata nella sua stanza si mise a letto.

Osservò il disegno del vicolo per 10 minuti accorgendosi di aver disegnato anche quella strana sagoma ma senza averci fatto tanto caso.

Dopo aver guardato attentamente quel disegno e cercato di capire cosa fosse quella sagoma, la appese all'armadio, tornò a letto e stremata per giorno insolito, DIVERSO, che aveva appena passato, si addormentò ma, sotto sotto, sapeva che era solo l'inizio.

 

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Capitolo 2
*** Quella Sagoma ***


Quella fù una notte molto difficile per Tessa.

Era stanca, si, ma nulla le impediva di svegliarsi ogni tanto e iniziare a pensare ancora a quella strana sagoma.

Erano ormai le 04:47 e Tessa perse le speranze di riuscire a dormire allora accese la lampada sul comodino creata con una bottiglia di Jack Daniel's, si alzò, cercando di non inciampare sulle scarpe o sullo zaino che dalla fretta con cui era entrata in camera sua dopo la vicenda del giorno passato aveva buttato a terra facendone fuoriuscire tutti i libri, e si dirisse verso l'armadio, prese il disegno del vicolo, tornò sul letto, si sedette e iniziò a fissarlo, concentrandosi su quella sagoma.

La fissò per ore continuando a chiedersi cosa diamine fosse, fino a quando la sveglia non suonò; erano le 07:00 e assonata, la ragazza andò in cucina, prese il caffè e mangiò una merendina dal sapore piuttosto amaro, magari era scaduta ma a lei non importava, era troppo impegnata a fissare il vuoto, con l'immagine della sagoma fissa in mente, si preparò, indossò i suoi jeans preferitì, una maglietta a caso, la sua felpa nera e le sue converse nere, ormai tutte rovinate dai tanti chilometri che queste avevano percorso, recuperò i libri dal pavimento della sua stanza e mentre staccava dalla spina il cellulare che si trovava sulla scrivania, con la coda dell'occhio vide un post-it rosa dalla parte esterna della finestra a destra della scrivania. Non era stata lei a mettercelo anche perchè non ha mai avuto post-it visto che annota tutto sul suo diario, allora si avvicinò e confusa prese il post-it e lo osservò; su di esso c'era scritto:

 

“Ora 18:27 del 18/02

strada principale, 3° albero da destra

rispetto alla piazza.

GUARDA VERSO NORD”

 

Tessa, confusa, non riusciva a credere a ciò che avava appena letto. Sembrava l'appuntamento fra 2 agenti segreti e la data riportata sul biglietto era quella del giorno dopo. La ragazza andò nel panico, respirava affannosamente e dopo ciò che le era accaduto il giorno prima non sapeva più a cosa pensare.

Ad un certo punto la madre la chiamò urlando:

“Tessa! È tardi! Sono le 07:55! Devi andare a scuola!”

“Arrivo!” Provò a urlare.

Fece un respiro profondo e raggiunse la madre che la fece salire in macchina e la accompagnò a scuola, scuola che si trovava dall'altra parte del suo paese.

Per tutto il tragitto non sapeva se pensare a quella sagoma misteriosa o a quel bigliettino ancor più misterioso. E se a lasciare il post-it fosse stato proprio quel qualcuno che la stava spiando mentre disegnava nel vicolo? Cosa dovrebbe aspettarsi da quella persona? Sarebbe dovuta andare all'appuntamento o no? Sarebbe stato meglio parlarne prima con i suoi?

Arrivò a scuola, la tipica scuola di un paesello, con più alunni che soldi per riparare i buchi nei muri, percorse i corridoi vuoti e silenziosi, mancava solo il rotolacampo spinto dal vento. Bussò alla porta della sua classe:

“Cazzo, oggi è venerdì, c'è la stronza di matematica, adesso mi fa la romanzina per il ritardo” pensò Tessa mentre bussava alla porta.

“Avantiiiii..” risposerò in coro i suoi compagni insieme alla prof.

Tessa aprì la porta e appena gli occupanti della classe videro che era lei un deluso e annoiato “aah..” invase l'aula come se si aspettassero qualcos'altro.

“Tessa! Sono le 08:10” iniziò la prof, “Non ha suonato la sveglia o non avevi voglia di vedermi stamattina? Vabbè, entra, che tanto se ci sei o non ci sei non fa differenza”.

La ragazza si trattenne dal mandare a quel paese la prof e andò al suo posto, prese il quaderno di matematica e iniziò a prendere appunti ma durò ben poco perchè subito dopo si ritrovò a guardare fuori dalla finestra pensando a tutto ciò che le era successo, a di chi fosse quella sagoma, a cosa succederà se andrà a quell'appuntamento, al fatto che forse era tutto uno scherzo, per tutte le prime 2 ore, ricevendo anche numerosi richiami dai professori.

Alla terza ora, stanca per la nottata difficile e per tutto il tempo passato a pensare e a preoccuparsi, Tessa si sentì male e uscì dalla classe per andare in bagno.

Mentre camminava per il corridoio, all'improvviso sentì una risatina, la stessa risatina che sentì il giorno prima in quel vicolo quando la sagoma scomparse! La risatina proveniva dallo stanzino alla sua sinistra.

Era spaventata, tantissimo, le veniva da piangere, di urlare, ma invece restò lì, immobile, fissando quella porta.

“Cosa faccio?”, pensò, “Entro?”

Ma sapeva benissimo che alla fine sarebbe entrata quindi si avvicinò alla porta, afferrò la maniglia, fece un respiro profondo ed entrò in quello che sembrava essere uno sgabuzzino, tutto impolverato, pieno di scope, detersivi, pacchi di carta igienica, scaffali pieni di cianfrusaglie e scatole dal contenuto ignoto ma non c'era nessuno al suo interno. La stanza era poco illuminata, c'era solo una finestrella sul muro a destra, troppo piccola perchè ci passasse una persona ed era anche troppo in alto per arrivarci, ma entrava giusto un po' di luce, luce che entrava nella stanza proiettandosi sul muro di fronte a Tessa, creando un rettangolino di luce dove in mezzo era attaccato un altro di quei post-it, sempre rosa. La ragazza si avvicino e appena staccò il bigliettino si ritrovo dietro la bidella che, spaventandola, si mise a urlare chiedendole cosa ci facesse lì dentro e facendola tornare in classe. Non aveva ancora letto il bigliettino, non ne aveva avuto il tempo fra una una romanzina e l'altra con l'aggiunta di un compito in classe a sorpresa.

La scuola finì e Tessa, ancora pensante e preoccupata ma molto curiosa di leggere il bigliettino, tornò a casa resistendo alla tentazione di leggerlo, poiché avrebbe voluto farlo una volta arrivata in camera sua, così che nessuno potesse disturbarla o chiederle cosa stesse succedendo nel caso in cui fosse svenuta dopo aver letto ciò che c'era scritto.

Tornando a casa passò nuovamente per quel vicolo, fissando continuamente il punto in cui aveva visto la sagoma.

Arrivata a casa, si piombò in camera sua senza neanche salutare i suoi o pranzare, chiuse la porta a chiave, prese il bigliettino dalla tasca e lo lesse:

 

“Tessa, non aver paura,

vieni all'appuntameno

e porta matita e blocchetto”

 

Tessa restò stupita, “come fa a sapere il mio nome?!”, si domandava impaurita, si sedette sul letto rannicchiata, fissando la finestra e pensava alla cosa migliore che avrebbe potuto fare in quel momento.

Notò che dietro il biglietto trovato a scuola c'era scritto “Keith Haring”; lei conosceva questo nome, era il nome di un artista, un graffitista americano che per qualche anno, grazie ai suoi “omini colorati”, ha attirato la sua attenzione e l'ha ispirata nei suoi disegni, ma cosa c'entrava questo con tutto il resto?

La ragazza si scervellò per tutto il pomeriggio, non studiò, non mangiò, voleva solo arrivare a capo di tutto ciò che le stava accadendo. Ma Tessa in fondo sapeva, lo ha sempre saputo, che per risolvere questo “rompicapo” sarebbe dovuta andare a quell'appuntamento.

Alla fine Tessa si addormentò, stanca per la lunga giornata che aveva affrontato ma non più preoccupata, anzi, era curiosa di sapere chi fosse questa “persona misteriosa”.

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