Proibizioni innocenti

di Un Freddo Inverno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto regolare, o quasi. ***
Capitolo 2: *** Quello che non sapevo. ***
Capitolo 3: *** 2.5 Amanda e Trevis. ***



Capitolo 1
*** Tutto regolare, o quasi. ***


Quando ero al liceo, sognavo l'università come si sognano i cambi radicali di una vita.
Non avevo molti amici, perché incapace nei rapporti sociali: mi limitavo a chiacchierare con le compagne di classe quando mi andava, e ad aiutarle nei compiti, dato che, a detta loro, ero molto brava a spiegare le lezioni che non avevano seguito.
Immaginavo l'università come un nuovo inizio in cui avrei avuto amici tra i miei colleghi, e non ero poi così lontana dal vero.
Avevo fatto amicizia con un ragazzo, Trevis, e una ragazza, Amanda.
Lei era molto intelligente, simpatica ed estroversa, il tipo che piace a tutti.
Anche se, sicuramente, una parte di lei avrebbe voluto scappare, per qualche motivo.
Glielo si leggeva negli occhi.
Trevis...lui non l'avevo ancora compreso. 
Se ne stava spesso in giro con qualche libro in mano, e la musica a tutto volume.
Avevamo gli stessi gusti, e spesso lo stesso comportamento.
Anch'io non sapevo far altro che mettermi all'ombra da qualche parte e leggere, nei momenti in cui tutti facevano un chiasso da spavento, e io volevo disperatamente trovarmi da qualche altra parte, quindi aprivo un libro, e dopo un paio di pagine ero lì.
Trev aveva i miei stessi gusti, in fatto di musica. Amavamo il suono del violino, e quello del pianoforte, in particolare.
E lui suonava, suonava il violino. 
All'università c'era un'aula di musica inutilizzata, dato che precedentemente era un conservatorio, e non si sa per quale assurdo motivo alcuni strumenti fossero rimasti lì.
Comunque, spesso Trev suonava il violino lì dentro, e io passavo ore ad ascoltarlo seduta fuori dall'aula.
Non potevo mica entrarci, no. Si sarebbe fermato, e sarebbe andato via. Trev era un tipo particolare, scostante.
Amanda non era così. 
Amanda ogni giorno, anche quando preferivo di no, mi stava tra i piedi come una zecca, una fantastica zecca pronta a migliorarti la giornata con la sua allegria.
Lei non suonava, ma leggeva tanto proprio come me, e aveva una passione sfegatata per i gatti.
Ogni volta che le capitava di vedere un randagio, lo portava nell'associazione dove lavorava mia zia.
Diceva di non poter sopportare di vedere dei gattini maltrattati.


Avevo cominciato l'università da circa tre mesi, quando accadde l'improbabile: il docente di filosofia si era licenziato per trasferirsi in un posto, a detta sua, migliore.
Era arrivato un altro prof.
Era un uomo non molto affascinante, a dirla tutta, era più carino l'altro prof, e Amanda era d'accordissimo con me.
Era alto, sulla trentina, coi capelli neri e la pelle chiara, beh, sicuramente meno chiara della mia...
La sua prima lezione fu un discorso sul fatto che tra i libri, quelli che criticano la società, sono i più belli.
Catturò la mia attenzione come un uccellino che cinguetta cattura quella di un gatto.
Dai libri cominciò a parlare, con non si sa quale assurdo collegamento, di guerre, religioni e amore.
"L'amore esiste", diceva lui, "anche se alcuni filosofi lo negavano, oggi noi sappiamo che non esiste solo il sesso, ma esistono anche i sentimenti."
A quel punto, una delle tante ragazze nell'aula si alzò, per chiedergli se era sposato.
Non lo era, perché non aveva mai trovato la donna giusta, a detta sua.
Forse era semplicemente psicopatico.
Quando la sua ora di lezione terminò, uscirono tutti dall'aula spingendosi l'uno contro l'altro, come sempre, e fui catapultata fuori dalla folla senza sapere come.
E mi accorsi di aver dimenticato un importante biglietto in aula.
Rientrai, e lo trovai sul mio banco...era un biglietto di Trev.
"Hey, quando finisce l'ora, perché non"
Fui interrotta bruscamente dal professore.
"In anticipo per la prossima ora?"
"Oh, no. Avevo dimenticato una cosa, vado via, scusi"
"Si dice sempre così quando si vuole nascondere qualcosa"
Rise, rise come un bambino.
Ero imbarazzata, davanti a un comportamento del genere.
"E lei lo sa perché nasconde quante cose?"
Ammutolì sorridendo, perché non fui scontrosa, ma trovai il modo di avere l'ultima parola.
"Le è piaciuta la mia lezione?"
"Molto. Trovo che sui libri non abbia torto, ma neanche totalmente ragione. Il resto dei collegamenti l'ho perso, ma beh, mi rifarò la prossima volta"
"Certo, sicuramente."
Rise ancora, poi tornò serio, e lo salutai cordialmente.


"Hey, quando finisce l'ora, perché non mi raggiungi in cortile? Ho una cosa da farti vedere."
Era questo ciò che c'era scritto sul bigliettino di Trev, e io ero in tremendo ritardo.
Corsi quanto più velocemente potevo, verso il cortile, e verso Trev.

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Capitolo 2
*** Quello che non sapevo. ***


Io e Trev parlavamo a stento ormai. Tra noi regnava l'imbarazzo, dopo quello che era successo.
Non mi piaceva incrociare il suo sguardo ed essere quasi ignorata, e Amanda continuava a fare domande a entrambi sul perché non mangiassimo più insieme, sul cosa era successo tra di noi, ma a quel punto, io arrossivo come una bimba di tre anni che riceve un complimento, e Trev spostava lo sguardo altrove.


-Due settimane prima...-
Arrivai affannata in cortile, dove Trev ancora mi aspettava sotto l'albero più alto, sotto cui io leggevo.
"Mi dispiace...ho avuto...un imprevisto"
Lui mi guardò in silenzio.
"Allora Trev...volevi vedermi?"
"Si...perché non vieni con me? Andiamo a prendere un gelato."
Perdemmo la lezione di geografia, ma poco importava: Trev doveva parlarmi, ormai l'avevo capito.
E io ero lì per ascoltare.

-Un mese prima...-
"Trev?"
Si voltò.
Amanda lo aveva chiamato così che potesse unirsi a noi e al nostro pranzo: hamburger.
Trev aveva sempre quell'aria di mistero che lo avvolgeva...forse mi ero presa una bella cotta per lui.
Arrossivo ogni volta che mi guardava negli occhi.
A volte speravo che mi baciasse, quando eravamo particolarmente vicini...
Ma a cosa pensavo? Eravamo amici. Amici e basta. Non potevo rovinare tutto.

Trev mi piaceva, mi piaceva eccome. Ma non potevo dirglielo, non dopo quello che era successo quel giorno. Il giorno in cui trovai il suo biglietto.


Due settimane prima...
"Okay Trev, il gelato è molto buono, e grazie di aver offerto, ma cosa devi dirmi? Non sopporto di stare sulle spine, e lo sai"
Mi guardò negli occhi, e mi sentii bruciare le guance.
"Vyvienne...stai arrossendo."
"Eh? Ti sbagli, cioè, è il sole. Cioè, il phard. Insomma, vai al dunque!"
"...è che...penso che ci sia qualcuno che mi piace."
Trattenni il fiato.
"Oh? Davvero? Beh, dovresti dichiararti allora!"
Il tutto mi uscì fuori talmente stridulo, anche se non l'avrei voluto.
"Non posso. Non mi accetterebbe. Potrei finire col rovinare l'amicizia che c'è."
"Trev, ma che dici? Sicuramente piaci a questa persona. "
Non rispose.
"...chi è?"
"Non posso dirtelo. Non adesso."
Pensai che, forse, ero io.
"Trev...è Amanda?"
"Cos, no! Come ti viene in mente che potrebbe essere Amanda?!"
Lo guardai sconcertata.
"Oh...non volevo offenderla, ma insomma, vedi, io e lei siamo esageratamente diversi. Rispetto a lei, mi vedo più simile a te, comunque."
Ero felice, pensavo di essere io. Dovevo essere io!
Mi avvicinai a lui, guardandolo negli occhi.
"Mi sento a disagio, così..." Disse.
Era troppo imbarazzante per sopportarlo.
"Volevo..."
Mi baciò sulle labbra.
Un bacio leggero, dolce, solo un attimo.
"Scusa"
Mi disse, staccatosi da me.
"No...io..."
"Non avrei dovuto farlo."
"Eh? Ma non"
"No Vy, non avrei dovuto. E' che mi guardavi con quegli occhi così! Oh!"
Si allontanò da me. E non parlammo per due settimane.
Non ci capivo più niente, ma di sicuro, per quello che successe dopo, avrei capito ancora meno.

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Capitolo 3
*** 2.5 Amanda e Trevis. ***


*Nota dell'autrice.
Hey! E' la prima volta che scrivo qualche cosa e poi la rendo pubblica. Anzi, è la prima volta che scrivo qualcosa del genere... quindi volevo dire giusto una cosina:
SIATE CRITICI! L'ho resa pubblica per sapere se è carina, se va bene, se è terribile, noiosa...e in quali punti lo è, quindi faccio questa nota per chiedervi di commentare, che sia un brutto commento o un commento carino, ma mi piacerebbe che lo faceste, perché voglio migliorarmi.
Grazie dell'attenzione*





Amanda e Trevis erano amici d'infanzia. Si conoscevano da una vita, lei sapeva persino quando poteva invitarlo a pranzo e quando non poteva: Trevis era un ragazzo particolare. Da sempre.
Fu Amanda a presentare Vyvienne a Trevis, perché pensò che lei fosse adatta ad essergli amica. 
Una persona simile a lui, intelligente e scostante abbastanza da non prendersela per i modi di Trev, spesso bruschi...
"Amy."
Poche volte era lui a pronunciare la prima parola in un discorso, o addirittura a interpellare qualcuno.
"Trev, che sorpresa, allora la lingua ce l'hai ancora."
Non parlavano da ore, sebbene fossero vicini.
"Ho una cosa seria da chiederti."
"Di che si tratta?"
"Di Vyv."
"Che cos'è successo con Vyv?"
"L'ho baciata."
Ci fu un silenzio che parve durare un'infinità di tempo. 
Passarono invece solo due minuti, prima che Amanda capisse quanto la notizia fosse sconcertante.
"Tu hai baciato VYVIENNE?! Ma sei tutto scemo?!"
"Non era un bacio bacio..."
"Ah sentiamo, che significa che l'hai BACIATA ma non era un BACIO BACIO?"
"Che ho soltanto premuto per un momento le mie labbra sulle sue. Ma lei sembrava piuttosto imbarazzata, anche se è una cosa così banale..."
"Ma per Vyvienne queste cose non sono affatto BANALI! E poi si può sapere cosa ti salta in testa? A che diavolo pensavi?!"
"Non lo so, Amy. Non lo so."
"Forse ti sei ricreduto? "
"No. Credo di aver fatto questo gesto soltanto per farle capire che, nonostante tutto, le voglio bene. Sai, da piccoli anche noi ci davamo dei baci del genere."
"Si...hai detto bene...DA PICCOLI, e ora che sei grande, devi pensarci prima di fare queste cose."
"Lo so, ho sbagliato. Quello che per me non significa nulla, se non una prova d'affetto minima, per lei significa tanto. E ora non so come aggiustare le cose."
Amy cercò qualcosa da consigliargli, nel frattempo gli offrì un pezzo di cioccolato, e ne mangiò uno a sua volta.
"Amy, io ho pensato di dirle la verità sul mio conto."
Amy sputò il cioccolato involontariamente, ancora più sconcertata di prima.
"Credo che lei sia una persona abbastanza matura e intelligente da capire, sai. E poi dovrò pur spiegarla perché le ho dato un bacino, no? Non posso di certo dirle solo che l'ho fatto ma non me ne frega niente. Sarei crudele."
"Sei spesso crudele, e te ne preoccupi adesso?"
"Beh, ci tengo a lei. E poi meglio chiarire. Credo di piacerle molto."
"Pure? Beh Trev...se è la cosa che ritieni giusta, allora va bene. Fallo."
"Lo farò domani, pranziamo insieme, tutti e tre."
"E quando mai non faccio parte dei tuoi piani sconsiderati? Okay Trev...domani."
"Domani."

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