I giorni di una nuova vita

di AlexBoss1997
(/viewuser.php?uid=622730)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Imparare ***
Capitolo 2: *** Fratellone spendaccione ***
Capitolo 3: *** Buon compleanno ***
Capitolo 4: *** Cose da signorina ***
Capitolo 5: *** L'inizio di tutto ***



Capitolo 1
*** Imparare ***


Gajill si era appena svegliato, e nel suo letto c'era una piccola bambina dai lunghi capelli blu, si spostò e si sedette a bordo del suo giaciglio, stando attento a non svegliarla; per qualche motivo a lui oscuro quella bambina faceva uno strano effetto al drago d'acciaio, sentiva di provare qualcosa che non aveva mai provato prima, o forse si, solo che aveva rimosso quei ricordi, aveva imparato ad essere duro e freddo con chiunque, quasi a non provare emozioni, ma con lei era diverso, era solo una bambina indifesa che nessuno accettava, ma lui l'aveva fatto, era andato contro tutto ciò che credeva di se stesso e l'aveva portata nella sua casa, l'aveva portata in una nuova vita, ma le cose non sarebbero cambiate solo per lei.
Andò alla finestra e guardò fuori, stranamente il tempo era buono, coperto da alcune leggere nuvole il sole splendeva, si chiedeva il perché.
"Forse quando lei dorme l'effetto che ha sul clima sparisce" pensò lui, voleva indagare di più su quello che la piccola poteva fare, aveva un sospetto, ma ancora non poteva dire nulla per certo; si vestì frettolosamente ed uscì di casa, aveva un paio di cose da fare: Prima di tutto dirigersi alla sua gilda per avvisare il Master che si sarebbe preso delle vacanze, dopodiché andare al supermercato a comprare da mangiare per Lluvia.
La gilda di Phantom Lord non distava molto da casa sua, era un enorme castello con un sacco di macchinari che permettevano di muoverlo come fosse un ragno, e con un potentissimo cannone a energia magica, una vera e propria base mobile armata; Gajill entrò all'interno, un luogo buio nei cui corridoi giravano le peggio facce ci si potesse immaginare, ma nessuna di queste, per quanto con sguardi truci poteva incutere timore a Gajill, anzi, al suo passaggio tutti abbassavano lo sguardo.
Arrivò alle stanze del Master e varcò la porta.
"Master Josè, devo parlarvi" disse in tono rispettoso, sapeva bene che il suo Master era più forte di lui, non per questo lo temeva, ma portava comunque rispetto.
"Parla pure Gajill, cosa ti turba?" Rispose con tutta la calma del mondo mentre scriveva su alcune carte.
"Per qualche tempo non mi farò vedere in gilda e non prenderò missioni" rispose semplicemente lui.
"E posso chiederti perché Gajill?" Josè alzò lo sguardo con fare interrogativo.
"Ho delle questioni da sistemare" disse.
"E va bene Gajill, dopotutto non solo sei il membro più forte di questa gilda, ma anche quello col numero più alto di missioni portate a termine, perciò prenditi il tempo che ti serve, ma ricorda, in caso di bisogno voglio che tu sia a completa disposizione" ordinò lui.
"E va bene Master, ma sarebbe anche il caso di trovare qualcuno degno di nota in questa gilda di rammolliti" così dicendo si diresse verso l'uscita: Effettivamente la gilda di Phantom Lord non contava molti maghi di classe S, oltre a Gajill e al Master solo uno aveva del potenziale, il suo nome è Aria, un mago del vento che cogliendo alla sprovvista l'avversario é in grado di annullare il suo potere magico, ma anche con questo immenso potere non era lontanamente paragonabile al Dragon Slayer.
Uscendo dalla gilda si diresse verso il paese, era indeciso se andare a vedere se Lluvia si fosse svegliata per portarla con se o andare direttamente al supermercato; in verità non ci pensò molto, optò per la solitudine, non gli andava di sopportare la marmocchia e il suo strano modo di parlare.
Entrò nel primo negozio che sembrava vendere alimenti, a quel punto però si immobilizzò come se si fosse ritrovato davanti Metalicana.
"Ma cosa diavolo mangiano i bambini?" Si domandò, quasi col terrore negli occhi; iniziò a girare senza meta, non sapeva cosa prendere.
"Forse della frutta, ma quale? Una bella bistecca, a tutti piace la carne dopotutto... O forse del cioccolato, ai bambini piace il cioccolato" erano queste le domande che gli  frullavano in testa, era molto confuso, non sapeva cosa fare.
A un certo punto vide una giovane donna con un bambino che stava come lui facendo la spesa, il suo orgoglio gli vietava categoricamente di chiedere consiglio, ma gli venne un'idea che gli parve geniale; iniziò a seguire la giovane, quasi pedinandola e osservando bene ogni cosa toccasse, prese della frutta varia, della carne, qualche dolce e delle bevande alcoliche e si diresse alla cassa.
Gajill era abbastanza seccato, oltre gli alcolici, che non poteva dare alla bimba,  erano tutte cose che aveva già pensato lui.
Esasperato optò per un sacchetto di mele, alcune bistecche, una barretta di cioccolato e un secchio di metallo, pagò il tutto e si diresse verso casa. Avvicinandosi al suo appartamento si rese conto che stava piovendo, ma solo in quell'area, come se una nuvola di pioggia seguisse gli spostamenti della bambina, capì che si era svegliata; aprendo la porta si ritrovò la piccola Lluvia in lacrime che lo travolse in un abbraccio.
"Lluvia pensava che il signor Gajill l'avesse abbandonata... Lluvia era triste" disse tra lacrime e singhiozzi, a Gajill quell'abbraccio, che riusciva a malapena a coprirgli le gambe da quanto era piccina e lui alto, aveva un qualcosa di strano, nessuno lo aveva mai fatto, in verità nessuno si era mai avvicinato così tanto a lui se non per attaccarlo, fu strano.
"Ehi smettila di piangere" appoggiò la spesa sul tavolo e si inginocchiò per vedere meglio la piccola "io non ti voglio abbandonare, vedi quel secchio? Sono solo andato a fare la spesa, ora basta frignare" rassicurò la piccola, a suo modo, si sentiva debole, una femminuccia, però non doveva dimostrare nulla a quella bambina, sapeva dentro di se che la sua grinta era solo uno scudo, gli piaceva apparire come un duro senza cuore, dimostrarsi cattivo e incutere timore, ma a lei non doveva dimostrare nulla, doveva si impegnarsi per essere migliore di quello che non era, ma sperava che col tempo ci avrebbe fatto l'abitudine.
"Lluvia chiede scusa, Lluvia credeva di essere rimasta sola di nuovo" fosse lei, asciugandosi le lacrime.
Gajill dal canto suo si rimise in piedi e si avviò verso la cucina, aprì un cassetto e si mise a cercare una padella, ne trovò una, sfortuna vuole che era masticata e impossibile da usare.
"Ehm... Ti piacciono le mele?" Chiese lui, per quanto fosse seccato dal dover uscire di nuovo sarebbe dovuto andare a comprare una padella nuova, e magari qualche posata, possibilmente in plastica.
"A Lluvia piacciono le mele" rispose la piccola, alla quale venne lanciata una mela che prese al volo di fortuna.
"Mangia" ordinò lui.
"Lluvia ringrazia"
"Allora, dimmi un po" Gajill sembrava imbarazzato, non era uno con la quale fare grandi discorsi e non sapeva nemmeno come fare "hai qualche cibo preferito?" Terminò, almeno non si sarebbe ritrovato nella stessa situazione di poco prima.
Lluvia ci pensò un po su, poi guardò la mela che stava mangiando e rispose "A Lluvia piacciono molto i mirtilli" rispose solare.
"I mirtilli, e altro?" Chiese, non poteva darle da mangiare mirtilli per tutta la vita.
"Lluvia non lo sa, una volta ha provato il ramen e le è piaciuto" rispose un po triste, era una bambina molto emotiva e si rattristava per qualsiasi cosa.
"Il ramen... Beh, stasera mangeremo fuori" rispose, ma probabilmente non avrebbero mangiato fuori solo quella sera; a quel pensiero prese il secchio nella quale mise la spesa e iniziò a mangiarlo quasi nevroticamente.
Nel pomeriggio Gajill uscì di nuovo, lasciando la piccola nuovamente a casa, dovette rassicurarla più volte che sarebbe tornato, e così fu, infatti tornò poco tempo dopo con quello che gli mancava per poter cucinare, ma ancora non era psicologicamente pronto a ciò, per questo decise di portarla a ristorante, non un posto molto accogliente, ma era l'unico che conosceva in quanto a casa mangiava unicamente metalli di vario tipo e quando gli andava del cibo normale andava li a farsi servire; lui ordinò una bistecca, la piccola Lluvia prese un'insalata, il che era un'ottima cosa, l'insalata non andava cucinata, bastava condirla un po ed era pronta.
"Forse le cose iniziano ad andare per il verso giusto" sperava fra se e se, quella nuova vita da genitore, o tutore, non sapeva bene come definirsi ancora, non era stata per nulla semplice, sopratutto perché lui non ha mai avuto dei veri genitori dalla quale prendere spunto.
Terminarono la cena, Gajill si alzò dal tavolo per andare a pagare e al suo ritorno trovò una bambina addormentata sulla sedia.
"Ma come diavolo é possibile? Mi sono allontanato un minuto!" Pensava mentre andava a svegliarla, poi però ci pensò su, si ricordò che il commesso alla quale aveva pagato portava spesso due bambini sul luogo di lavoro, con un pizzico di coraggio andò da lui.
"Ascoltami tu, prima di tutto questa conversazione rimarrà solo fra me e te, nessun altro dovrà mai sapere cosa ci siamo detti" iniziò così, era tornato il solito Gajill, violento e pericoloso "ora dimmi, tu magari ne sai più di me, come dovrei comportarmi con quella bambina in questo momento?" Terminò, il suo sguardo era indemoniato.
"Ehm... Credo che dovrebbe prenderla in braccio e portarla fino a casa per poi metterla a letto" rispose, un po spaventato, sperava di aver detto la cosa giusta per non incorrere nelle ire del Dragon Slayer.
"Pff, se lo dici tu" si girò lasciando il poveretto ancora tremante, andò dalla piccola e più delicatamente che poteva la prese in braccio cercando ancora di non svegliarla e se ne uscì dal locale diretto verso casa.
Non gli fu per nulla facile aprire la porta tenendo in braccio la bambina, ma alla fine ci riuscì, dopodiché guardò il divano, continuò verso la sua stanza e appoggiò la bambina sul suo letto, stavolta senza un motivo, non sentiva qualcosa dentro di se, niente gli diceva di farlo, lo fece e basta, poi anche lui si mise sotto le coperte, la giornata era finita, ma chissà il domani cosa aveva in serbo.


Angolo dell'autore:
Eccomi qui, di nuovo, sono tornato a tutti gli effetti. Come potete vedere questa storia è un semplice continuom dettagliato di momenti di vita del passato di Gajill e Lluvia, e adesso la metterò anche come serie, così saprete leggendo questa storia che ce n'è un'altra che spiega più nel dettaglio l'inizio delle vicende, inizialmente non ero convinto, credevo che fosse esagerato continuare, però questo modo di vedere la storia di Gajill e Lluvia ha iniziato a piacermi e volevo scriverlo, sperando che possa piacere anche a voi; in ogni caso credo che i prossimi capitoli saranno un po più corti di questo, con questo termino, grazie per aver letto e se volete recensite.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Fratellone spendaccione ***


Era passata poco più di una settimana da quando un drago dai modi assai bruschi aveva accolto nella sua casa una bimba dalla dolcezza infinita, le giornate passavano lentamente, Gajill sentiva la mancanza delle sue missioni, non metteva le mani addosso a qualcuno da troppo tempo, oltretutto quel sembrare "Normale" lo rendeva parecchio nervoso; dal canto suo Lluvia si divertiva molto, a una bambina basta poco per essere felice, come delle matite colorate e un foglio, passava le sue giornate a disegnare, a volte con ago e filo cuciva piccoli pupazzetti bianchi, sparpagliandoli per casa, Gajill si chiedeva cosa trovasse in tutto ciò, di quando egli stesso era piccolo aveva pochi ricordi, ma non passava le sue giornate a disegnare, anzi, per quel poco che ricordava andava in giro a cacciare e mangiucchiare grondaie altrui.
"Ahhh, che noia, ma chi me l'ha fatto fare dico io" si chiedeva guardando la piccola china su un foglio; osservandola bene si accorse che il suo bel vestitino blu iniziava a essere sporco, quasi rovinato, guardò i suoi indumenti  ed erano anche messi peggio,  logorati da centinaia di battaglie, ma a lui piacevano così, bastava che fossero puliti.
"Ehi, ragazzina" le urlò lui, ancora non l'aveva mai chiamata per nome, tranne che in un paio di occasioni, ma la piccola non poteva sentirlo "il tuo vestito è sporco, dovresti cambiarti" terminò.
La piccola alzò lo sguardo per poi guardarsi bene i vestiti, effettivamente non erano proprio il massimo della pulizia.
"Ma... Lluvia non ha altri vestitini" disse lei, sottovoce e leggermente imbarazzata; Gajill la osservò con sguardo indagatore.
"Vuoi dirmi che hai solo quello? E nella valigia che porti, pennarelli?" Chiese di getto ironico puntando col dito la valigia blu di Lluvia, non l'aveva mai vista aprirla e si chiedeva cosa contenesse se non vestiti.
"Lluvia ha solo bambole nella sua valigia" rispose lei, mentre giocava con la manica del suo vestito.
Era tentato di controllare, ma non ne poteva più di bambole "Quindi mi stai dicendo che oltre a quello che hai addosso non possiedi altro?" Chiese abbastanza alterato.
"Quando Lluvia venne portata nella casa dei bambini senza genitori aveva solo questo, e nessuno le ha mai comprato nulla" rispose con sguardo basso, dispiaciuta.
Gajill non poté far altro che chiudere gli occhi e appoggiarsi al divano, pensava, non poteva sicuramente lasciarla nuda per lavarle il vestito, e quando capì cosa doveva fare sbiancò, quasi si sentiva di dover piangere, ma non poteva fare altro, si arrese all'evidenza "Forza alzati, andiamo a fare compere".
Giravano per il paese da qualche minuto, e come al solito pioveva ovunque la piccina andasse, Gajill guardava le vetrine dei negozi cercandone uno che non desse troppo nell'occhio, si vergognava abbastanza.
"Signor Gajill, signor Gajill" l'uomo non si accorse che la bambina si era fermata pochi metri prima e osservava una vetrina, questo non lo convinceva molto, ma avvicinandosi ebbe la certezza che quel posto non gli piaceva: In bella mostra c'era un vestito rosa da principessa con lustrini e pizzi dorati, l'esatto contrario di poco appariscente.
"Lluvia può entrare per favore signor Gajill?" chiese lei, giusto quel che temeva lui, il solo pensiero gli fece accapponare la pelle.
"Credo che li in fondo ci sia un negozio più carino" mentiva, non aveva la più pallida idea di cosa ci fosse in fondo a quella via.
"Va bene signor Gajill, Lluvia seguirà lui" rispose triste in volto, voleva davvero tanto entrare, e Gajill se ne accorse.
"E VA BENE! Entreremo qui se ciò ti  fa piacere" disse lui, ancora una volta esasperato.
Appena entrati si sentì quasi svenire: Abiti sbrilluccicosi dovunque, borsette con gattini rosa stampati sopra, gioielli di bigiotteria adatti a una bambina; sicuramente Lluvia, che guardava tutto con occhi luminosi, si trovava nel suo mondo, Gajill era l'esatto contrario, avrebbe comprato tutto solo per uscire al più presto da quell'incubo rosato.
"Buongiorno, posso esserle utile?" Una commessa si avvicinò sorridente al Dragon Slayer, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, una ragazza davvero molto bella e con un sorriso angelico, colpì Gajill, ma non era il suo tipo, lui non aveva un tipo di donna, forse.
"Ehm, la bambina ha bisogno di vestiti, così io..." Dire che era imbarazzato é dire poco, era stravolto e la ragazza se ne accorse al volo.
"Capisco, non si preoccupi, penserò io alla piccola, lei si sieda pure" sorrise la bionda facendo accomodare l'uomo su una poltroncina proprio davanti a un camerino.
Lui era attento, scrutava ogni spostamento della bambina che felice come fosse in un negozio di caramelle si muoveva di qua e di la, fin quando, insieme alla commessa, non entrò nel camerino con una montagna di vestititi; dopo pochi minuti uscì con addosso un vestito rosa, che strano, con un'ampia gonna e pallini luccicanti che scendevano, il classico vestito da principessa delle favole.
"Questo potrebbe essere perfetto per quando la porta da qualche parte" disse la ragazza sorridente, così come la bambina poco sotto di lei.
"Sisi, va bene, lo prendiamo" disse frettolosamente, si stava annoiando a morte e stare in quel luogo gli dava ansia, ma per sua sfortuna era solo l'inizio, le due continuarono a entrare e uscire dal camerino mostrando di volta in volta qualcosa di nuovo, un abitino blu, dei pantaloncini rossicci, collanine e chi più ne ha più ne metta, Gajill non ne poteva davvero più, avrebbe preferito combattere contro il suo stesso Master in uno scontro all'ultimo sangue.
Dopo circa un'ora passata nella più totale agonia finalmente terminarono, a Gajill non importava di quello che avesse preso, gli bastava pagare e scappare da quel luogo maledetto.
"E con questo sono esattamente... Uhm, 70 000 jewels" disse la commessa premendo alcuni tasti su una calcolatrice.
"Set... Settanta... Mila... Jewels? È più... Più del mio appartamento" sbiancò, per la seconda volta in un giorno, la cifra era enorme, ma solo a quel punto si rese conto della montagna di cose che aveva comprato; pagò, molto lentamente, i soldi non gli mancavano, non erano un problema, ma il senso di malessere non poteva mancare.
"Sa, lei è davvero un ottimo padre, la sua compagna deve essere davvero fortunata ad avere accanto un uomo come lei" sorrise, un po maliziosa, forse ci stava provando col drago, che ora era arrivato al limite dell'imbarazzo.
"Ehm, in verità io... Io non sono il padre, sono..." Non lo sapeva però, cos'era lui per quella bambina? Un tutore, oppure era davvero un padre, un nuovo papà.
"Gajill è il fratellone di Lluvia" la piccola comparì da sotto il bancone, dovette saltellare per rendersi visibile.
"Oh, mi scusi tanto, ero davvero convinta lei fosse il padre... Ma quindi siete fratello e sorella, che carini!" Disse entusiasta la donna con un paio di occhi a cuore verso il drago che preferì fuggire via di fretta e furia anziché sottostare ancora alle avance della bionda.
Appena lontani dal negozio, fuori dalla quale sentirono in lontananza la voce della commessa urlare "Tornate quando volete" Lluvia iniziò a parlare.
"Lluvia ringrazia molto il signor Gajill" disse la piccola guardando l'uomo sommerso da buste. 
"Sisi non c'è bisogno" rispose lui, freddo come suo solito; Lluvia abbassò lo sguardo, però poi riprese a sorridere "Lluvia crede che la ragazza del negozio sia molto bella, e Lluvia crede il signor Gajill piaccia a lei".
"Beh, non era il mio tipo, a me piacciono più... Più basse" rispose pensando, per poi rinsavire "Ma ehi, chi ti ha insegnato queste cose?" Chiese infine.
"Lluvia è piccola, ma Lluvia non è stupida" fece un sorriso e si mise a correre allegra.
"Ehiii, piccola peste spendacciona, torna qui" prese a correrle dietro, involontariamente sorrise, quella bambina stava iniziando a piacerle per davvero, e anche se era qualcosa di nuovo e strano per lui non gli dispiaceva.


Angolo dell'autore:
Ecco il secondo capitolo, alla fine non é venuto troppo corto, meglio così. Non potete immaginare che fatica cercare di mettere Gajill in un contesto del genere senza uccidere il suo reale personaggio, infatti temo che sia  OCC, ma spero di sbagliarmi.
Con questo vi dico che il prossimo capitolo dovrebbe arrivare domani, se non colto da follia suicida inizi a scriverla stanotte solo per il gusto di farmi del male, in ogni caso mi scuso per il personaggio di Gajill che non rende veramente, ma ripeto che il contesto dove l'ho posto non è propriamente adatto, in ogni caso cercherò di migliorare il personaggio, alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Buon compleanno ***


Una giornata uggiosa, era diventata un'abitudine: A volte la pioggia cadeva solo nell'area interna e adiacente l'abitazione di Gajill e Lluvia, come se una nuvola grigia fosse piazzata proprio sopra la testa della piccola, altre volte invece la perturbazione si estendeva a tutta la città, che non aveva mai visto così tanta acqua dalla sua fondazione; ma un motivo c'era, la piccola Lluvia era in possesso di poteri magici! Gajill se ne accorse quasi per caso, la sua magia era ben nascosta nel profondo, quasi assopita, egli credeva che quella mancanza fosse causata da qualcosa nell'io interiore della bambina, come la timidezza, l'insicurezza, oppure la tristezza causata dalla solitudine, in quel caso lo stesso Gajill avrebbe avuto il merito di quella scoperta, ma queste erano solo ipotesi senza un briciolo di fondamento, poteva anche essere causa della tenera età, ma ne dubitava, in fin dei conti era contento, un giorno compì una follia e questa si rivelò essere un grande acquisto, ma qualcosa lo rendeva pensieroso, si chiedeva se volesse realmente bene alla ragazzina o se in qualche modo avesse sentito l'odore di occasione e l'avesse colta, creandosi una specie di mondo a se in cui lui si mostrava umano, quando invece non lo era per nulla.
"Chissà, ho passato momenti divertenti con lei, che fossero una mera menzogna?" Pensò mentre si accingeva ad aprire la porta di casa, di ritorno da una missione, da qualche tempo aveva ripreso la sua normale routine, più o meno, cercava comunque di passare del tempo a casa, anche se aveva imparato come comportarsi in assenza di Gajill  lluvia restava sempre una bambina, non la si può lasciare sola per troppo tempo, e ogni volta che apriva la porta temeva per quel che avrebbe trovato.
"Signor Gajill! Lluvia è molto felice che sia tornato a casa" urlò la piccola al settimo cielo: Lei a contrario del Dragon Slayer non aveva dubbi, voleva troppo bene a Gajill, e non solo per tutto quello che aveva fatto e che continuava a fare, ma per la persona che è, anche se sotto una corazza di rabbia e strafottenza, fermamente convinta che in fondo era un uomo buono.
"Hai combinato guai in mia assenza? Almeno casa è ancora in piedi ghihi" sogghignò sotto i baffi, ma era solo scena, non voleva far sapere di essere pensieroso.
Lluvia per tutta risposta fece la finta offesa, Gajill le aveva insegnato a non prendersela per ogni cosa, ci era voluto del tempo, ma ci era riuscito e ne era valsa la pena, ora almeno non frignava più per ogni sciocchezza, ma il vizio del "Signor" ancora non era riuscito a toglierglielo.
"Signor Gajill, signor Gajill" per l'appunto, si ridestò dai suoi pensieri "Lluvia si chiede quando sia il suo compleanno" disse lei.
Gajill la osservò titubante "Il mio compleanno? L'11 giugno, perché?" Rispose l'uomo, con un sopracciglio alzato attendendo un qualche segno dalla piccola.
"Perché Lluvia li compie il 15 settembre" rispose la bimba dai capelli blu con uno sguardo raggiante, Gajill invece era impassibile, non capì cosa cercasse di dirgli la bambina, forse era una delle sue solite follie, non ci fece caso più di tanto e si girò in cerca di qualche pezzo di ferro, aveva un certo languorino e voleva soffocarlo alla svelta, quando pensò a che giorno fosse.
"Oggi è martedì, martedì... 15..." Pensava mentre una lampadina gli si accendeva in testa, con occhi indagatori fissò Lluvia "Per caso oggi è il tuo compleanno?" Chiese infine; la bambina a quella domanda arrossì leggermente mentre con le mani dietro la schiena gongolava allegramente "Oggi Lluvia compie 7 anni" sorrise.
"Ah... Ehm... Auguri allora" disse balbettando, non sapeva bene come comportarsi "però non aspettarti regali o cose del genere" chiarì subito; lui non aveva mai festeggiato, mangiato torte o scartato regali di compleanno, ma forse perché oltre a Metalicana non ha mai avuto nessuno, nessun parente, nessun amico, nulla.
"Lluvia non vuole regali, Lluvia é felice se il signor Gajill passa questa giornata con lei" rispose la piccina, sempre leggermente rossa in viso, e per la prima volta causò rossore al drago, anche se impercettibilmente, quella marmocchia, come a lui piaceva definirla, era l'esatto opposto di chiunque altro con un briciolo di sale in zucca, tutti gli stavano alla larga, non aveva proprio l'aspetto di un santo, a lui non dava fastidio, anzi, la gente doveva temerlo, però c'erano momenti, quando usciva con Lluvia, e la gente si girava a guardarli, alcuni con facce colpite e con un sorrisetto di approvazione sotto i baffi, e questo gli dava fastidio, ma i peggiori erano quelli con occhi carichi di disgusto, come se il diavolo tenesse la mano a un angelo, e lo facevano imbestialire, avrebbe voluto spaccare loro la faccia, ma quel che lo fermava dal compiere una carneficina era sempre quella piccola chioma blu.

Si ridestò dai suoi pensieri, Lluvia era tornata a disegnare silenziosa, quando lo faceva era immersa nel suo mondo, nemmeno le cannonate l'avrebbero svegliata, così Gajill lentamente aprì la porta e uscì senza fare rumore.
Iniziò a girovagare per le strade, silenzioso.
"E ora che le prendo a quel mostriciattolo?" Si chiedeva, pensava a un vestito, era l'unica cosa che nel bene e nel male conoscesse, ma l'idea di tornare in quel negozietto tutto rosa e fiori e con quella commessa sdolcinata gli causava i crampi allo stomaco; un po si vergognava di conoscere così poco la bambina, ormai vivevano assieme da diversi mesi, eppure oltre la passione per il disegno e tutte quelle cose che piacciono ai bambini non sapeva nulla di lei, ma lui non era fatto per quelle cose, era solo uno spietato mago della gilda di Phantom Lord, nulla di più.
Girava senza meta da diversi minuti ormai, si chiedeva se Lluvia si fosse accorta della sua mancanza, ma ancora non sapeva cosa comprarle, fin quando passò davanti a un parco giochi per bambini, distrattamente prese a osservare il divertimento che provavano, e per cosa poi? Uno scivolo di pochi metri, dei cavalli in legno con una molla sotto, cosa ci poteva essere di divertente? Eppure ai bambini bastava così poco.
Per la seconda volta una lampadina gli si accese in testa, di fretta si fiondò verso casa, non entrò, piuttosto si diresse verso il piccolo giardino adiacente, dove iniziò ad armeggiare con utensili di ogni tipo e a modellare ogni tipo di metallo.
Lluvia stava allegramente finendo di disegnare, quando sentì la porta sbattere "Tu adesso chiudi gli occhi e non li apri fino a quando non te lo dico io, intesi?" Non si era nemmeno accorta che Gajill fosse uscito, e quelle parole la turbarono.
"Ma... Lluvia..." Era sorpresa.
"Fidati di me e chiudi gli occhi" la ragazzina ascoltò e chiuse gli occhi, poco dopo sentì due mani poggiarglisi sulle spalle, spingendola leggermente verso la direzione giusta; capì che erano usciti fuori, sentiva la pioggia incessante battere per terra, ma erano ancora coperti, non capiva da cosa, forse Gajill aveva preso l'ombrello.
"Ora puoi aprire gli occhi" disse la voce dell'uomo; la bambina eseguì e quel che si ritrovò davanti la lasciò senza fiato: Un'altalena, completamente fatta di metallo, era li, coperta da un tetto anch'esso fatto di metallo, aveva mille domande per la testa, ma si limitò a guardare Gajill che ghignava come suo solito, lei intanto piangeva.
"Lluvia... Lluvia... Lluvia ti vuole tanto bene Gajill" urlò tra le lacrime correndo ad abbracciarlo, lui non mosse nemmeno un muscolo, per la prima volta gli aveva dato del tu e senza chiamarlo "Signor".
Prima che potesse ridestarsi la bimba sciolse l'abbraccio "Anche Lluvia ha qualcosa per te" per poi correre in casa, si incuriosì molto, non dovette aspettare che la bambina uscì subito con un foglio in mano e lo porse al drago; era un disegno, uno dei tanti, c'erano due scarabocchi, uno piccolo con una punta di blu in alto, e uno molto più lungo e nero, sembrava avere un ghigno in alto, ed entrambi erano attaccati da filo di matita.
"Cosa sarebbe?" Chiese, non riusciva a tradurre quel disegno.
"Questi sono Lluvia e Gajill" rispose la piccina. Gajill era sbigottito, guardandolo meglio poteva effettivamente notare una somiglianza quasi impercettibile tra lui e quello schizzo di colore dal ghigno quasi malvagio, voleva ringraziarla, ma non era il suo compleanno dopotutto.
"Dai su ora basta, che aspetti? Vai a giocare" ora lo sapeva, non aveva più dubbi, non gli importava che la bambina avesse poteri magici, gli importava solo di lei, che stesse bene, aveva smesso di soffrire da quando l'aveva portata via, lui le voleva bene e non gli importava nemmeno di apparire debole per quello, adesso aveva qualcuno da difendere e l'avrebbe fatto, a ogni costo.
Così pensando la guardò impacciata com'era sull'altalena "Che incapace, nemmeno da sola sai andare" disse lui guardandola "dai ti spingo io... Lluvia".


Angolo dell'autore:
Prima di tutto mi scuso per l'orario, ma oggi ho avuto abbastanza da fare e scrivere questo capitolo è stato più difficoltoso del solito, spero comunque vi piaccia e se volete lasciate una recensione per farmi sapere se vi piace, ovviamente anche le critiche sono ben accette. Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cose da signorina ***


Gajill si alzò dal suo letto, era tarda mattina e aveva deciso di riposarsi quel giorno, aveva ripreso il suo consueto lavoro per la gilda e si ritrovava sempre fuori a compiere missioni, erano passati anni e Lluvia era cresciuta, aveva ormai 14 anni, una signorina che sapeva benissimo badare a se stessa, poi con un maestro come Gajill era inevitabile, le aveva insegnato tutto quello che sapeva, alternava lezioni di magia a lettura e scrittura, persino lui aveva imparato alcune della basi di lingua e matematica.
Si alzò lentamente e aprì le tende della sua stanza, tempo nuvoloso, ma senza pioggia, significava che Lluvia ancora dormiva, e con passo lento e sornione si avviò verso il bagno; qualche anno prima decise che era il caso di cambiare casa, più Lluvia cresceva e più c'era bisogno di spazio, e a dormire nello stesso letto si sentiva a disagio, e forse anche per la ragazza era così, così si mise a cercare qualcosa di accettabile, e trovò questo appartamento, due stanze da letto, una cucina con salottino a vista e un bagno, un buon acquisto contando l'affitto modesto, avrebbe però preferito due bagni, tutti sapevano che le donne passano metà della loro vita davanti allo specchio, ma Lluvia non era così, o almeno per ora.
Uscì e sentì del movimento in cucina, Lluvia si era svegliata e stava armeggiando ai fornelli.
"Buongiorno Gajill, Lluvia sta preparando la colazione" disse la ragazza solare: In sei anni era cresciuta davvero tanto, prima di tutto era diventata più alta, il viso non era più paffutello diventando leggermente più appuntito e anche il corpo stava assumendo piano piano le forme tipiche di una ragazza di quell'età.
"Giorno... Portami dei chiodi" ordinò lui con ancora la piega del cuscino in faccia; Lluvia gli porse un piatto di chiodi mentre sorseggiava un the caldo.
"Da quando bevi the alla mattina?" Chiese Gajill alla ragazza dai capelli blu.
"Lluvia non si sente molto bene, sente dolori allo stomaco, forse Lluvia ha mangiato qualcosa che le ha fatto male" rispose lei tranquilla, per poi dirigersi verso il bagno.

"Ahhhh, oggi dormirò tutto il giorno, al diavolo il resto, che se ne occupi Lluvia" pensava masticando, ma all'improvviso vide la ragazza uscire dal bagno con sguardo cupo.
"Gajill... Lluvia crede di essersi fatta male..." Disse la ragazza, sembrava profondamente turbata.
"Credi? Ti sei fatta male e nemmeno lo sai? Ghihi che hai combinato?" Chiese lui, non era preoccupato, in quegli anni ha sempre cercato di tenerla lontana dai guai, ma non poteva difenderla all'infinito, e qualche volta si era fatta male, ma mai nulla di grave, al massimo un taglietto sul dito o una lieve sbucciatura del ginocchio.
"Lluvia... Lluvia non è sicura..." Rispose lei, visibilmente imbarazzata.
"Non sei sicura? Lluvia ti vuoi spiegare? Fa vedere piuttosto" Gajill iniziava ad essere seccato, non è mai stato molto paziente.
"Lluvia non può far vedere... Lluvia ha visto del sangue... Del sangue..." si stava quasi mettendo a piangere stringendosi il pigiama.
"Del sangue? Dai Lluvia fa vedere dove ti sei fatta male" ora si stava preoccupando davvero, non era normale una reazione del genere da parte della ragazza, non l'aveva cresciuta come una femminuccia.
"Lluvia perde sangue... Dalle parti intime..." Pianse lei rossa come un pomodoro; ora si che Gajill era preoccupato.
"AHHHHHHHHH" un urlo così forte da far spaventare alcuni passanti, la porta si spalancò brutalmente, Gajill si era caricato la ragazza in spalla e correva avanti e indietro come un forsennato.
"UN DOTTORE, DOBBIAMO TROVARE UN DOTTORE!" Urlava disperato correndo con un matto mentre la povera Lluvia gli stava in spalla sballottolata come un sacco di patate.
"Gajill... Lluvia crede che siamo già passato da questa parte" gli disse lei con la testa che le girava.
"Dannazione!" Lui correva dovunque per il paese, non aveva mai avuto bisogno di un dottore e fortunatamente Lluvia nemmeno, mai un raffreddore ne nulla, forse una ragazzina che porta freddo e pioggia è immune a quelle cose, o forse era solo semplice fortuna, in ogni caso era un bene, non avrebbe saputo che fare altrimenti, era un mago, non un medico, e la situazione in cui si trovava era una novità assoluta.
"LI DENTRO" vide una struttura che sembrava un piccolo ambulatorio e senza pensarci un secondo ci si fiondò, all'interno si ritrovò davanti a un uomo col camice bianco, alto coi capelli brizzolati e lo sguardo sorpreso.
"DEVE SUBITO VISITARE QUESTA RAGAZZA" urlò col fiatone.
"Ma, signore, io non posso visitare una ragazza" rispose spaventato l'uomo passando lo sguardo da Gajill a Lluvia.
"E perché no? É un dottore o sbaglio?" Chiese Gajill isterico.
"Quasi... Sono un veterinario" rispose confuso, solo a quel punto Gajill si guardò attorno e vide uomini e donne con gatti e cani al seguito, chi nelle gabbiette e chi in braccio, un'anziana signora aveva anche un pappagallo, Lluvia invece si pose una mano davanti alla faccia imbarazzatissima.
"Però se cercate un dottore ne trovate uno poco distante da qui, subito a destra e poi" non riuscì a terminare la frase che come una scheggia Gajill caricò Lluvia in spalla e scomparve nel nulla.

"Dannazione ha detto poco lontano, dove diavolo è questo dottore?" Sbraitava quasi disperato, mentre il carico si lamentava.
"Lluvia crede di dover vomitare" disse lentamente con gli occhi a girandola, tutto quell'avanti e indietro le aveva messo sotto sopra lo stomaco, fino a quando finalmente trovarono il luogo esatto e Gajill entrò coi suoi modi delicati, ossia sfondando la porta con un calcio.
"Sta qui il dottore?" Chiese ai pochi pazienti seduti ad attendere, fu una vecchia signora a rispondere per prima "Si, il dottore è dentro con una paziente" gli disse con voce roca.
"E chi se ne frega" pensò lui fiondandosi verso la porta dello studio con ancora la ragazza sulle spalle, aprendo la porta trovò un uomo sulla quarantina dallo sguardo sbigottito e una signora anziana seduta su un lettino.
"Signore, lei non può" anche costui non poté finire la frase che venne interrotto da Gajill, che con un freddo "Levati nonna" buttò fuori la signora dalla stanza.
"Lei deve visitare questa ragazza, è urgente" urlò lui in preda al panico, mentre lei vedeva le stelline girarle attorno la testa.
"Quali sono i sintomi?" Chiese allora l'uomo, nonostante i modi bruschi di Gajill non poteva voltare le spalle a una ragazza con un problema.
"Perde sangue da... Da" gesticolava freneticamente cercando di far capire al dottore la situazione, molto imbarazzato; egli capì al volo e non poté trattenere un leggero sorriso.
"Mi dica" disse rivolgendosi a Lluvia che frattanto si era ripresa "è la prima volta che capita?" Chiese infine.
"Lluvia crede di si" rispose lei, seria.
"Allora, entrambi potete stare calmi, è una cosa normalissima" disse pacato.
"COME STARE CALMO?! Non è normale perdere sangue da... Da li, io non ho mai perso sangue!" Rispose Gajill visibilmente iracondo.
"Signore si calmi la prego, le spiego brevemente: Quando una ragazza cresce, arrivando circa ai 13/14 anni di età inizia a manifestarsi qualcosa comune a tutte le ragazze, queste perdite di sangue vengono chiamate ciclo, e una volta al mese per qualche giorno ogni donna ne ha a che fare. Si manifesta sempre con dolori alla pancia e umore variabile, ma col passare del tempo si capisce prima che arrivino i sintomi, in ogni caso non è nulla di grave, è solo la natura femminile" spiegò molto dettagliatamente il dottore, Lluvia sembrava capire appieno quel che dicesse, anche se imbarazzata, invece Gajill non aveva capito nulla.
"Ma quindi non è grave?" Chiese ancora, per sicurezza.
"Assolutamente no, lei può stare tranquillo, vada in farmacia e si faccia spiegare cosa acquistare, io le prescrivo delle medicine da prendere solo in caso i dolori alla pancia si facessero troppo atroci" disse mentre scarabocchiava qualcosa di incomprensibile su un foglietto.
"Ma se é una cosa normale perché a me non è mai capitato?" Chiese lui titubante, temeva che il dottore stesse mentendo per non farlo preoccupare.
"Perché lei è un uomo, queste cose succedono solo alle donne" rispose con tono educato.
"Ho capito... Quindi non è grave vero?" Chiese di nuovo, la certezza non è mai troppa.
"Ecco a lei la sua prescrizione, arrivederci e buona giornata" il dottore li cacciò gentilmente quasi esasperato dall'ennesima domanda, però con un sorriso stampato per quella divertente vicenda.
Si incamminarono verso casa, Lluvia sapeva che per strada avrebbero trovato una farmacia dove prendere il necessario, Gajill era silenzioso, parlava solo per chiedere come stesse la ragazza, che rispondeva sempre alla stessa maniera, ossia "Lluvia si sente bene".
Arrivati alla farmacia spiegarono la delicata situazione al farmacista che li aiutò, dando loro le medicine prescritte dal dottore e una scatola di qualcosa, forse fazzoletti, e si curò bene di spiegare alla ragazza di seguire le istruzioni.
Tornati a casa tornò quasi del tutto la normalità, Lluvia si fiondò subito in bagno e Gajill dietro la porta aspettava uscisse leggermente preoccupato, a volte la sentiva imprecare, cosa che raramente la ragazza faceva; uscì una mezz'ora dopo rilassata in volto.
"Che hai combinato tutto questo tempo? E come ti senti?" Chiese lui.
"Lluvia si sente molto meglio ora," il dolore non era passato, piuttosto alleviato, però ora non aveva più paura "e Lluvia crede che siano cose da signorine" disse lei mostrandogli uno dei suoi migliori sorrisi.
"Cose da signorine eh? Io quasi mi prendo un infarto per lei e questo é il ringraziamento" pensò Gajill con un mezzo sorriso sulle labbra, dopotutto si era risolto tutto bene, ed era questo che contava.


Angolo dell'autore:
Ed ecco un nuovo capitolo, il penultimo, spero vi piaccia, ho cercato di puntare su un tema delicato senza cadere nel volgare e rendendolo il più divertente così, spero di esserci riuscito. Domani sarò abbastanza impegnato e non so se riuscirò a pubblicare l'ultimo capitolo, in quel caso pubblicherò dopodomani. Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** L'inizio di tutto ***


Quanto tempo era passato, quanto, da quando con un atto di misericordia  aveva compiuto forse il gesto più folle della sua vita, diversi anni e tanti ricordi, oramai Lluvia non era più una bambina, e non era più indifesa, anni e anni di allenamenti l'avevano plasmata per quello che era ora, Gajill le aveva insegnato a non odiare la pioggia e il senso di malessere che portava, anzi, di abbracciare quel dono, e così facendo la rese ancora più fredda della stessa acqua che formava il suo corpo magico, l'aveva resa come se stesso, ma lei era diversa, imparò si a essere distaccata con tutti, ma non era realmente così, in fondo era rimasta la dolce bambina dai capelli blu.
In quegli anni ci furono diversi cambiamenti, la ragazza iniziò a uscire da sola, senza Gajill, per andare chissà chi; le prime volte l'uomo la pedinava, ma non capitava mai nulla, lei andava solo in giro per le strade col suo colorato ombrello, lo stesso di quando era piccola, ai tempi la copriva quasi interamente, ma non era più così.
Una volta la ragazza uscì e tornò a casa piangendo, quel giorno la città se la vide davvero brutta dato che stava per essere rasa al suolo da un Gajill arrabbiato come non mai, ma alla fine tutto si risolse per il meglio, Lluvia lo tranquillizzò dicendo che erano solo "Piccoli problemi di cuore" e Gajill riuscì a placare la sua sete di distruzione, era diventato iper protettivo nei suoi confronti, l'unica persona per la quale avrebbe combattuto oltre che se stesso, anche se la ragazza sapeva difendersi benissimo e grazie alla sua magia riusciva a rendersi invulnerabile a qualsiasi attacco, ma non se colta di sorpresa, ma questo solo loro due lo sapevano.
"Lluvia, vestiti" furono le parole del drago appena varcata la soglia di casa; la ragazza era ai fornelli e si stava preparando il pranzo, Gajill era  partito il giorno prima per una missione e nemmeno a chiederlo per favore avvisava mai la ragazza di quando sarebbe tornato.
Lluvia eseguì senza chiedere e si vestì con uno dei suoi completi preferiti, molto casto, di un blu scuro e un cappello, anch'esso blu, e insieme uscirono dall'appartamento, aveva uno strano presentimento, nulla di preoccupante, ma le pareva strano, non era un giorno particolare.
"Gajill, Lluvia si chiede dove siamo diretti" chiese lei curiosa.
"Aspetta e vedrai ghihihi" rispose lui, coinciso e diretto, con quel ghigno che presagiva che ci sarebbe stato da divertirsi.
Insieme arrivano a un immenso castello su una collina, era quel luogo che Lluvia osservava sempre da lontano perché troppo intimorita per avvicinarsi, sapeva solo che Gajill ci si recava spesso.
Varcarono la soglia dell'edificio e si ritrovarono in un enorme salone, immerso quasi nella sua totalità nell'oscurità, poca luce vi filtrava dalle alte finestre, ma si potevano benissimo vedere lunghi tavoli dove sedevano loschi figuri, era leggermente intimorita di quel luogo, Gajill dal canto suo si sentiva come nel suo regno, un re che cammina fra gli schiavi.
"Ehi bambolina, perché non vieni a bere con noi?" Si azzardò uno di quei balordi, al che Gajill ringhiò bruscamente, lo sguardo omicida si stava per posare sul malcapitato, quando
"Water Lock" la ragazza si girò a fissare l'uomo che la stava invitando, e con un movimento della mano fece una delle sue magie, estremamente calma, bloccandolo in una sfera d'acqua e osservandolo con sguardo sadico mentre terminava l'ossigeno e si dimenava cercando la libertà.
A Gajill quella vista non dispiacque per nulla, anzi, era fiero di lei e sopratutto di se stesso per averla resa così, ma dopo essersi riempito gli occhi di quella idilliaca vista ordinò alla ragazza di sciogliere l'incantesimo, non voleva un morto appena arrivati; lei eseguì, facendo ricadere il poveretto per terra mezzo morto mentre con calma gli si avvicinò inginocchiandosi davanti a lui.
"Disturba ancora Lluvia e la prossima volta l'acqua sarà bollente" gli disse, mentre i compagni tenevano le distanze e Gajill ghignava diabolicamente.
"Ottimo come primo giorno ghihi" pensò l'uomo dai capelli nero pece tra un ghigno e l'altro.

Insieme i due si diressero verso la torre più alta del castello, fino a una porta dove la marcia si interruppe.
"Una volta dentro io parlerò e tu starai zitta, intesi?" Ordinò il drago serio, per tutta risposta Lluvia annuì silenziosa.
Varcata la soglia si ritrovarono davanti un uomo girato di spalle, gli abiti erano viola, appariscenti, e aveva delle strane protuberanze che sbucavano dalla schiena, come ali di pipistrello, probabilmente una strana decorazione dell'abito, ma quel che più scosse Lluvia era l'incredibile potere magico che scaturiva da egli, magia oscura straripava da ogni parte del suo corpo, era assai più potente si Gajill e Lluvia messi assieme, perciò anche estremamente pericoloso.
"Oh, sei tu Gajill, cosa ti porta qui, e in compagnia vedo" chiese l'uomo senza girarsi, qualcosa nella sua voce dava i brividi alla ragazza.
"Master, ho portato qui una persona che vorrei si unisse alla gilda, si chiama Lluvia" disse Gajill col suo solito tono.
"Interessante Gajill, e dimmi, quali sono le sue doti?" Chiese.
"È una maga dell'acqua, e sicuramente è più forte di quei buoni a nulla di sotto, l'ho addestrata io ghihi" rispose Gajill ghignando e sicuro delle sue parole.
"Uhm, molto bene" rispose girandosi per la prima volta e mostrando il volto, non era così vecchio dopotutto, ma non di sicuro nel fiore degli anni, e sopratutto non un bell'uomo "allora non vedo problemi"
Terminò avvicinandosi alla ragazza.
"Benvenuta nella grande gilda di Phantom Lord".

I due stavano percorrendo uno dei tanti corridoi del castello, il colloquio col master era terminato e ora Lluvia era a tutti gli effetti una maga di Phantom Lord.
"Lluvia si chiede cosa deve fare" la ragazza sapeva poco e nulla sul lavoro di Gajill, solo che a volte intraprendeva queste missioni e per un paio di giorni non lo si vedeva, null'altro.
"Devi portare a termine delle missioni, cose che solo noi maghi possiamo fare" spiegò semplicemente lui.
"E queste missioni possiamo accettarle insieme?" Chiese lei entusiasta, il pensiero di lavorare insieme a Gajill la riempiva di felicità.
"Potremmo, ma non sarà così, io lavoro da solo," rispose lui, smorzando l'entusiasmo della chioma blu "ma non ti lascerò andare in missione da sola, avrai un team" terminò incuriosendola non poco.
Arrivarono a un altro salone, assai più luminoso e meno movimentato dell'altro.
"Aspetta qui tu, e se arriva qualcuno a disturbarti... Beh, cerca solo di non ammazzarlo" ordinò lui uscendo per andare chissà dove.
La ragazza lo attese diversi minuti, mentre per passare il tempo osservava alcuni quadri appesi alle pareti; alla fine Gajill tornò con al seguito tre uomini: Il primo di essi era un grosso omone, vestiva con un impermeabile verde e un cappello in fedora sulla testa, ma cosa che la incuriosì era la benda sugli occhi, chissà come facesse a vedere, il secondo era vestito come un damerino, o un cameriere, assai elegante, ma dal volto stravagante, capelli verdi, come i dritti baffi, e un monocolo sull'occhio destro, infine il terzo era vestito con abbigliamento da samurai color rosso e una katana al fianco, i capelli erano in gran parte neri con alcuni ciuffi bianchi e sotto gli occhi era tagliato a metà da una striscia di colore nero.
"Loro sono il tuo nuovo team" parlò per primo Gajill alla ragazza, che frattanto scrutava il più grosso dei tre piangere.
"Che tristezza! Una così bella ragazza in un posto così cupo, Aria si rattrista" disse, Lluvia lo prese per pazzo, ma non si soffermò troppo dato che quello coi capelli verdi le si avvicinò.
"Madame che piacere conoscervi, io sono Sol, detto Sol del sottosuolo" disse il tipo stravagante.
"Io mi chiamo Totomaru, e non capisco nemmeno perché mi trovo qui" disse seccato il terzo pur presentandosi.
"Vi ho già spiegato che voi tre farete squadra con lei... Avete qualcosa da ridire?" disse loro Gajill con sguardo folle mentre i suoi occhi si illuminavano di un rosso sangue.
"Gajill... Lluvia non capisce, crede di essere abbastanza forte da poter lavorare da sola" disse la ragazza al suo mentore, Aria e Sol parevano non aver tutte le rotelle al posto giusto, mentre Totomaru le stava antipatico a pelle.
"Conosco benissimo le tue capacità, ma se dico che farete squadra allora così sarà" terminò Gajill levando le tende, in verità voleva difenderla, infatti poco prima aveva minacciato i tre che se Lluvia fosse tornata a casa con anche solo un piccolo taglietto li avrebbe fatti a pezzetti, Aria nel corso degli anni era migliorato molto, infatti poteva accettare missioni di classe S, gli altri due invece si erano distinti dalla marmaglia per le loro capacità, non erano al livello di Lluvia, ma sempre meglio di nulla.
"Dannato Gajill, non può sempre comportarsi così" disse ancora seccato Totomaru, scatenando la collera della ragazza.
"Come hai detto scusa? Lluvia non permette che si parli male di Gajill" stava già per colpirlo con una sua magia, ma Sol si mise in mezzo.
"Non non non, la prego madame, si calmi, Totomaru voleva solo dire che Gajill a volte è un po brusco, ma voi siete vecchi amici?" Chiese poi.
"Non sono affari che ti riguardano" rispose lei, secca, Gajill le aveva insegnato così e non le andava di dare spiegazioni "piuttosto, se dobbiamo essere un team non dovremmo avere un nome?" Terminò lei; tutti e quattro presero a pensare a qualcosa, ma dopo un'interminabile silenzio si arresero tutti, così iniziarono a parlare, cercavano di fare amicizia, o qualcosa del genere.
Lluvia capì piano piano e senza chiedere che tipo di magie possedessero i suoi nuovi compagni, Aria controllava i venti, Sol la terra e Totomaru il fuoco.
"Aria, terra, fuoco" pensava Lluvia "Aria, terra, fuoco e... Acqua" ebbe un'improvvisa illuminazione.
"Element Four!" Disse urlando.
"Element Four?" Ripetè Totomaru "Che sarebbe, una qualche magia?"
"No, Lluvia ha trovato il nome per il team, Element Four" disse orgogliosa di se stessa mentre gli altri tre la fissavano pensierosi.
"Element Four... Credo sia un ottimo nome madame" disse Sol gongolando.
"È un così bel nome, che tristezza" piagnucolò Aria, perché poi nessuno lo sa, mentre Totomaru fece solo un cenno di approvazione annoiato.
"Allora è deciso, da oggi saremo gli Element Four di Phantom Lord"
E fu così che iniziò tutto, molte furono le avventure di Lluvia e i suoi nuovi compagni, con Gajill che era sempre più fiero di lei.
Fino a quando non arrivò la richiesta di aiuto da uno degli uomini più ricchi del paese, che chiedeva di riportargli la figlia, unitasi alla gilda di Fairy Tail, acerrima rivale di Phantom Lord, ma questa è un'altra storia.


Angolo dell'autore.
Prima di tutto mi scuso se pubblico questo capitolo così tardi, ho avuto molto da fare in questi giorni e non ho nemmeno potuto scrivere, in ogni caso eccolo qui, il capitolo finale della storia, qualcosa di semplice e corto, a idee scarseggiavo, però spero vi possa piacere, alla prossima.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3389821