TRA SCUOLA, AMORE E FAMIGLIA

di Gaia_dc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** NUOVA STUDENTESSA ALL'ANACOSTIA HIGH SCHOOL ***
Capitolo 2: *** PROVOCAZIONI E UN PASSAGGIO A CASA ***
Capitolo 3: *** LET ME DRIVE ***
Capitolo 4: *** PIGIAMA PARTY IMPROVVISATO ***
Capitolo 5: *** A THOUSAND YEARS ***
Capitolo 6: *** THIS IS NOT YOU ***
Capitolo 7: *** LOST ***
Capitolo 8: *** UNA GIORNATA MEMORABILE ***
Capitolo 9: *** MOTHERS ***
Capitolo 10: *** COM'ERA PRIMA ***
Capitolo 11: *** COMMEDIE E TRAGEDIE ***
Capitolo 12: *** I MISS MY MOTHER ***
Capitolo 13: *** LOVE AT THE LAKE ***
Capitolo 14: *** WHEN YOUR FRIENDS BECOME YOUR FAMILY ***
Capitolo 15: *** FATAL ERROR ***
Capitolo 16: *** 16. STUPIDE ANGOSCE ***
Capitolo 17: *** FAITH: BETRAYING (parte 1) ***
Capitolo 18: *** FAITH: FORGIVING (parte 2) ***
Capitolo 19: *** PROM? ***
Capitolo 20: *** CASA ***
Capitolo 21: *** SHEKINAH ***
Capitolo 22: *** VEDO SOLO SANGUE ***
Capitolo 23: *** E ORA? ***
Capitolo 24: *** GUNSHOTS ***



Capitolo 1
*** NUOVA STUDENTESSA ALL'ANACOSTIA HIGH SCHOOL ***


Nuova Studentessa
All’Anacostia High School
 
 
Occhiali da sole di Versace, Ducati Panigale 959, completo sportivo di Giorgio Armani, il vento tra i capelli in una giornata di sole.
 
Ecco il modo migliore per iniziare al meglio la seconda settimana di scuola alla Anacostia High School per un DiNozzo.
 
Anthony, meglio conosciuto nel suo liceo come Tony DiNozzo, aveva 17 anni e frequentava il penultimo anno. Era il capitano della squadra di basket dell’Anacostia, probabilmente il ragazzo più popolare della scuola, e la sua fama aveva appena toccato le stelle per la rottura con la capo-cheerleader, Jeanne Benoit: Tony non era fatto per le relazioni fisse…
 
Parcheggiò la sua moto fiammante davanti al cancello della scuola, e venne subito circondato dai suoi compagni di squadra.
 
“Ehi DiNozzo! La Benoit non ti toglie gli occhi di dosso neanche per un secondo… Questa volta l’hai fatta grossa!” 
Nick gli diede una spallata, Tony rispose con una semplice smorfia del 
viso
 
“Questa volta non sono davvero andato a letto con una delle solite… Mi ero solo stufato... Io sono uno spirito libero amico mio!”
 
“Sono proprio curioso di sapere chi sarà la ragazza che riuscirà a metterti nel sacco!”
Gli rispose Ray con aria divertita.
 
Il ragazzo stava per ribattere, quando la sua attenzione fu catturata da una ragazza che scendendo dalla sua vespa, si era tolta il casco e stava dando aria ai suoi morbidi e ondulati capelli castani.
 
Non l’aveva mai vista prima, ne era certo! Si sarebbe certamente ricordato di una ragazza come lei, che la mattina portava a scuola, con sé sulla vespa, anche una bambina sull’età di circa 8 anni.
 
“Già all’opera DiNozzo?” Nick lo ridestò dai suoi pensieri.
 
“Che c’è, la ragazza nuova ti ha… rapito?” continuò Ray.
 
“Non fate gli stupidi… E poi è piccolina!” rispose Tony infastidito dalle battute dei suoi amici, ed anche da come guardavano quella ragazzina.
 
“E da quand’è che ti fai problemi sull’età?”
 
“Nick ha ragione… Magari ne sa anche più di te la nuova…” fece Ray con uno doppio senso che Tony colse all’istante, ma che in quel momento non gli fece per niente piacere.
 
 
 
Poco più avanti, infatti, una ragazza, Ziva David, arrivata da poco a Washington dopo un lungo viaggio da Tel-Aviv, stava aiutando la sorellina Tali a scendere dalla vespa.
 
“E se poi nessuno vuole stare con me?”
 
“Tranquilla Tali… Tutti ti vorranno bene! Ne sono sicura”
 
“E tu come lo sai, Zee?”
Chiese la bambina una volta che Ziva le fece appoggiare i piedi per terra.
 
“Perché sei la bambina più dolce e socievole che conosca. Vedrai che tutti vorranno essere tuoi amici!”
Le rispose arruffandole i capelli e facendola sorridere.
 
“Dai, adesso vieni che ti accompagno a scuola…”
Aggiunse prendendola per mano.
 
“E tu? Non vai a scuola?”
 
“Tranquilla Sherlock… La mia scuola è proprio di fronte alla tua! E adesso vai, topina! Ci vediamo alle 16” 
La tranquillizzò Ziva, lasciandole un tenero bacio sulla guancia.
 
Tali prese coraggio e si diresse con lo zaino in spalla verso l’entrata. Poi si fermò, e si voltò, osservando la sua sorellona incamminarsi verso il liceo.
 
“Zee!”
La chiamò.
 
“Che succede, topina?”
Chiese voltandosi vedendola correre verso di lei.
 
Tali si fiondò su Ziva abbracciandola. 
“Ti voglio bene…”
 
“Anche io tesoro!”
Ziva si piegò sulle ginocchia, dandole un bacino sul nasino, che la fece sorridere.
 
“Però mi devi promettere che pure tu fai amicizia e non rimani sempre sola… Che io ti conosco!”
Aggiunse la bambina alzando il dito indice e facendo ridere Ziva.
 
“Agli ordini, topina!”
 
In realtà Ziva non aveva la minima intenzione di fare amicizia. Sarebbe rimasta al suo posto, aspettando il suono della campanella per poter uscire dalla classe e cambiare aula. Poi avrebbe pranzato da sola in un tavolino, sperando di trovarne uno abbastanza isolato, ed in fine sarebbe tornata a casa.
 
 
 
“Professor Gibbs, le devo parlare”
La voce della preside, nonché professoressa di matematica, Jenny Shepard, arrivò chiara e limpida alle orecchie del professore di educazione fisica Leroy Jethro Gibbs.
 
Ogni volta che lo convocava nel suo studio, c’era un problema, e probabilmente quella volta non sarebbe stata un’eccezione.
 
Il problema era che ogni volta, Gibbs doveva tenere a freno i suoi istinti per non saltarle sopra.
 
Avevano avuto una storia in passato, quando ancora erano entrambi professori e nient’altro che quello, ma entrambi avevano rinnegato tutto, trasformando quella nottata in semplice immaginazione… Immaginazione che tornava vivida nei ricordi di entrambi ogni volta che i loro sguardi, le loro voci, le loro mani si sfioravano.
 
Quando Gibbs entrò in presidenza, trovò alcuni dei suoi colleghi già seduti intorno al tavolo che utilizzavano per gli scrutini… O per parlare di argomenti seri.
 
C’erano il professore di diritto, Tobias Fornell, quello di inglese e spagnolo, Mike Franks, quello di chimica, Leon Vance, e perfino quello di storia e Filosofia, che guarda caso, era anche lo psicologo della scuola, Ducky Mallard.
 
Lentamente prese posto alla destra dell’unica donna nella stanza, che subito espose il problema.
 
“Vi ho convocati per via di una nuova studentessa del quarto anno: Ziva David”
 
“Mmmmh… Di dov’è, è Europea? Finalmente l’Anacostia può vantare una bellezza esotica…”
Incalzò subito il prof. di lingue.
 
“E non i soliti stereotipi barbie, vero Franks?”
Commentò sarcastico Fornell, conoscendo Mike.
 
Gibbs rise sotto i suoi baffi grigi.
 
“Non è per questo che vi ho chiamati!”
Li riprese la Shepard infastidita.
“Si tratta di suo padre: Eli David.”
 
“Il direttore del Mossad”
Specificò Vance.
 
Jenny annuì, e poi continuò.
“La sua famiglia ha subito un attentato poco tempo fa. Una bomba vicino alla loro auto. Fortunatamente non ci sono state vittime, ma Eli ha voluto mandare la sua famiglia qui in America”
 
“Oh povera ragazza” Si intromise Ducky che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
“Sarà difficile che si ambienti… Non le sarà facile fidarsi…”
Continuò.
 
“È per questo che vi ho chiamati. Eli David vuole che Ziva sia al sicuro, e che possa avere una vita normale come ogni adolescente della sua età”
 
“Dobbiamo farla sentire protetta, a casa!”
Ducky prese subito a cuore la situazione.
 
“Sapremo regolarci”
 
“Mi fa piacere, professore Vance… Perché la sua prima lezione, sarà proprio con lei!”
 
 
 
Una volta che la preside congedò i professori, trattenne Gibbs, per poter parlare liberamente.
 
“Jethro, quella ragazza ha già sofferto abbastanza! Non si aprirà tanto facilmente!”
 
“Vedrai che DiNozzo si starà già dando da fare”
Sghignazzò il professore.
 
Gibbs conosceva bene Tony. Il vero Tony. Quello che nascondeva sotto la maschera di spaccone: un vero cuore tenero che ancora nessuno era stato in grado di dissotterrare.
 
“Jethro! Una delusione amorosa potrebbe esserle letale!”
Si allarmò la preside, conoscendo DiNozzo.
 
Gibbs le lasciò uno sguardo difficile da decifrare, per poi uscire anche lui dalla presidenza.
 
 
 
Ziva era entrata nella sua nuova scuola, e non aveva impiegato molto a rendersi conto di quanto fosse grande.
La prima ora era lezione di chimica… Peccato che non avesse la minima idea di dove fosse l’aula.
 
Stava girando da almeno una decina di minuti, finché non si fermò in un corridoio interno, vuoto, a imprecare in ebraico.
 
“Francese!”
Una voce alle sue spalle la fece voltare di colpo.
 
“Scusami?!”
 
Un ragazzo dall’aria di uno spaccone le si era presentato davanti. Aveva un ciuffo di capelli castani che gli ricadeva sul viso, anche il fisico non era male, ma ciò che colpì la ragazza fu il suo sguardo. Aveva 2 occhi verdi così profondi e misteriosi.
 
“Francese… Sei francese!”
 
Ziva lo guardò con un sopracciglio alzato, ed il ragazzo assunse immediatamente un altro sguardo più tenero e serio.
 
“Anthony DiNozzo… Tony per gli amici”
Le disse alla fine allungando una mano.
 
“Ziva David”
Rispose cercando di essere meno fredda possibile.
 
“Ziva? No… Decisamente non sei francese… Tedesca? Araba?”
Tornò a scherzare.
 
“Perché sei così interessato alla mia nazionalità?”
Chiese con una punta di fastidio.
 
“Ragazza nuova eh?”
 
“Secondo te?”
 
Tony la fissò per un istante, rinunciando a indovinare la sua provenienza, poi si avvicinò a lei, che lo guardava con aria mista tra l’incantato e l’infastidito.
 
“Che aula stai cercando?”
 
“Chimica. Sapresti aiutarmi, Anthony DiNozzo?”
Domandò divertita.
 
“Certo… Perché Tony DiNozzo”
Disse mettendo l’accento sul nome
“È sempre pronto ad aiutare una fanciulla in difficoltà”
 
Ziva alzò il sopracciglio. Non era esattamente il tipo da poter definire fanciulla in difficoltà.
 
“Forza, vieni da questa parte, prima che il professor Vance ci fulmini per il ritardo!”
Le disse prendendola per un braccio e affrettandosi ad andare in aula.
 
“La prima ora la avremo insieme… Puoi sederti vicino a me se ti va”
Le disse sornione, convinto di aver fatto centro con l’ennesima ragazza.
 
Posso? Se voglio… Posso?!”
Disse mentre Tony la stava letteralmente trascinando giù per le scale.
 
Prima però che il ragazzo potesse spiegarsi meglio, venne fermato da Vance.
 
“DiNozzo che ci fai fuori dall’aula?”
 
“Salvavo una fanciulla in difficoltà, prof!”
Rispose col suo solito fare da spaccone.
 
Vance non riuscì a trattenere una smorfia di risata, per poi mandarli entrambi in classe.
 
“Ecco, quello è Vance… Cerca di mettermi i bastoni tra le ruote da quando sono qui!”
Disse Tony tenendola ancora per il braccio.
 
“Si, me ne sono accorta!”
Rispose fredda. Poi, sciogliendosi dalla sua presa, aggiunse
“Adesso, se vuoi scusarmi vado a prendere posto lontano da…”
 
Non fece in tempo a finire la frase che Vance la richiamò, per presentarla alla classe… Esattamente quello che Ziva sperava di evitare.
Sentiva tutti gli sguardi su di lei, e le guance andarle a fuoco per l’imbarazzo… E sicuramente Tony l’avrebbe notato…
 
Tony? Perché si stava preoccupando di Tony?!
 
“Allora signorina David… Può sedersi accanto a DiNozzo”
Le propose il professore, credendo di metterla meno in imbarazzo.
 
Non che a Ziva dispiacesse sedersi a qualcuno che aveva già conosciuto… Ma gli spacconi non le erano mai piaciuti!
 
“Beh… Alla fine ti sei seduta accanto a me!”
Le disse, senza ricevere risposta.
 
Ziva stava cercando di apparire meno nervosa di quanto non fosse, specialmente accanto a Tony, quando la ragazza seduta davanti a lei si voltò improvvisamente, facendo muovere i suoi codini neri come la pece.
Sembrava simpatica.
 
“Ciao Ziva, io sono Abby!”
Si presentò.
“Lui invece è Tim!”
Aggiunse indicando il ragazzo accanto a lei, che timidamente si presentò.
 
“Abby… Tim…”
Salutò, provando a nascondere l’agitazione.
 
“Ed io sono Tony DiNozzo”
 
“Il grande giocatore di basket…”
Lo canzonò Abby.
 
“Si, lo sappiamo già!”
Fece Tim.
 
Ziva trattenne una risata.
 
“Ehi che ridi tu, Zee-Vaah?! Pivello… Bisogna sempre ricordare chi è il ragazzo più amato della scuola!”
 
Ziva non riuscì a trattenersi dal ridere
“Oh… E tu saresti il più amato della scuola?!”
Continuò a ridere con un sorriso che incantò Tony.
 
“Il secondo! La prima sono io!”
Ci tenne a precisare Abby.
 
“Vero… Non posso farci niente… Ma certamente sono più simpatico e popolare del pivello!”
Disse Tony tirando una pacca sulla spalla a McGee.
 
“Popolare, solo perché la Benoit ti ha scaricato!”
Rise McGee.
 
“Guarda che sono stato io a lasciarla!”
 
“Certo, certo! Ma noi non siamo quei senza cervello dei tuoi amici di basket, Tony! Sappiamo come stanno le cose!”
Rispose Abby.
 
“Voi 4… Avete finito di fare combriccola?! Ora posso procedere con la lezione?”
Vance li ridestò dai loro chiacchiericci.
 
 
 
L’ora trascorse tranquilla, tra qualche battuta e frecciatina a cui Ziva assistette trattenendo a stento i sorrisi. Forse la nuova scuola non era poi così male come se l’aspettava… Magari avrebbe fatto amicizia più facilmente di quanto credesse!







NOTA DELL'AUTRICE:
CIAO A TUTTI! Allora ecco come promesso la nuova storia! Questo genere mi diverte tantissimo... Forse perchè è una cosa nuova per me... Boh... Ad ogni modo spero che piaccia tanto anche a voi... Non so quale sarà il risultato finale... Dovremo scoprirlo insieme!


E adesso andiamo a vedere nello specifico cosa succede...
Ziva è appena arrivata in America, ha una sorellina, Tali... E non ha la minima intenzione di fare amicizia... Questo, però prima di conoscere Il super Anthony DiNozzo detto Tony!


Secondo voi cosa succederà tra i due? E con Abby e McGee come andrà a finire? E ci sarà qualcuno che cercherà di mettere loro i bastoni tra le ruote? Questo sta a voi scoprirlo!

Baciiiiii! Ah! Ho già quasi terminato il secondo capitolo... Magari lo pubblico oggi stesso! 
Gaia

 

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Capitolo 2
*** PROVOCAZIONI E UN PASSAGGIO A CASA ***


Provocazioni e un passaggio a casa

 
 
Quando la campanella che segnava la fine della prima ora suonò, Tony, Ziva, Abby e McGee uscirono dall’aula, con il sorriso in volto.
 
“Prossima lezione… Diritto!”
 
“Oh, anche io, Abby… E voi?”
Domandò Ziva.
 
“Arte…”
 
“Lo so McGee… La Shepard è arte!”
Sorrise gustandosi il fondoschiena della preside che passava di lì.
 
“No Tony… Intendevo che adesso abbiamo arte! Poi matematica con la tua amata prof!”
Sbuffò McGee.
 
“Non posso crederci! Anche con la preside?!”
Ziva si accigliò.
 
“Non lo conosci… Vabbè… Ci vediamo alla terza ora…”
Abby congedò gli amici.
“E mi sembra di vedere che anche tu Ziva hai matematica! Forza. Adesso andiamo… Fornell non sarà contento di un nostro ritardo!”
Aggiunse.
 
“Come se Fornell arrivasse mai in anticipo!”
Scherzò Tony, mentre le due ragazze erano ormai sparite dietro un corridoio, e McGee lo guardava con aria scocciata.
 
 
 
Quando Ziva ed Abby arrivarono in classe, ancora il professore non c’era, come previsto da Tony.
Presero posto una affianco all’altra, finché la loro attenzione non venne destata da un gruppo di ragazzi: I compagni di squadra di Tony, e le cheerleader… Esattamente i prototipi di ragazzi che Ziva non riusciva a tollerare nemmeno in Israele.
 
“Ehi ragazza nuova!”
La chiamò Nick da dietro.
 
“Che vuoi Nick?”
Lo frenò Abby.
 
“Solo conoscere la ragazza nuova…”
 
Ziva si voltò, visibilmente irritata dal tono di voce che stava usando.
 
“Serve niente… Nick?”
Chiese, ripetendo il nome col quale Abby l’aveva chiamato.
 
“Sei libera stasera?”
 
Abby sbuffò. Conosceva il comportamento di quei ragazzi, e non rimase sorpresa della sua affermazione.
 
“Avanti Nick… Sii più gentile! Piacere, Ray Cruz”
Si presentò l’amico allungando una mano che Ziva si rifiutò di stringere.
 
“Ziva”
Rispose con aria disgustata.
 
“Ziva? Che razza di nome è?!”
Una voce femminile si intromise.
 
“Jeanne, non cominciare… O questa volta… Ti faccio a frittatina!”
Rispose subito Abby, che sopportava ancora meno quella capo-cheerleader.
 
“Senti chi parla… Quella con i calzettoni della nonna, degli zatteroni neri ai piedi, e dei… Codini!”
La prese in giro Jeanne.
 
Abby rimase ferita da quell’insulto, ma ormai aveva imparato a farci l’abitudine… A differenza di qualcun altro che invece era nuovo a quel genere di bullismo.
 
“Ehi tu? Che vuoi?”
Ziva si alzò in piedi, facendo ridere Ray e Nick che già pregustavano una rissa.
 
“E tu chi sei per potermi parlare in questo modo?”
Fece la ragazza.
 
“Ziva, va tutto…”
Provò a fermarla Abby ma senza risultato.
 
“Una che se non chiedi immediatamente scusa ad Abby, ti farà pentire di essere nata!”
Rispose Ziva, afferrandole il colletto della divisa.
“Ho detto… Che devi chiedere scusa ad Abby!”
 
Jeanne fu costretta ad obbedire, pur di non stropicciarsi troppo la divisa da cheerleader e si piegò al volere di Ziva, mentre Ray e Nick rimanevano sorpresi.
 
Jeanne bofonchiò qualcosa.
“Non ha sentito bene!”
 
“Ho detto, scusa Abby!”
 
In quel momento, la cheerleader venne raggiunta da una sua compagna, che con gli occhi sbarrati guardava la scena. Jeanne Benoit, la ex di Tony DiNozzo, che chiede scusa alla tipa stramba, tutta teschi e vampiri?!
 
“Mi sono persa qualcosa, Jeanne?”
Le chiese, una volta che si furono messe a sedere.
 
“Niente, Ej… Solo che gliela farò pagare a quella… Non so nemmeno di che nazionalità sia!”
 
 
 
“Grazie Ziva!”
Abby abbracciò la ragazza, cogliendola alla sprovvista, ma alla fine la vide sciogliersi nell’abbraccio. Entrambe avevano trovato una vera amica l’una nell’altra… Forse la loro prima vera amica.
 
 
 
Anche la seconda ora terminò, ed Abby e Ziva si avviarono verso l’aula di matematica, quando però, vennero fermate dalla preside.
“Ziva…”
 
La ragazza si voltò di colpo, e la Shepard le si avvicinò, mandando Abby in classe.
 
“Preside…”
 
“Ziva, ascolta… Volevo darti il benvenuto in questa scuola, e assicurarti che qui non ti succederà nulla… So che non è un periodo facile, e che probabilmente vorresti tornare in Israele, ma non è sicuro…”
Provò a spiegarle in modo da non spaventarla… Doveva ancora compiere i 17 anni, eppure vide il suo sguardo perdere tutta la luminosità di un’adolescente della sua età.
 
“Certo…”
 
“Sono contenta che tu abbia trovato già degli amici in Abby, McGee e Tony… Ti troverai bene! È una promessa”
La rassicurò.
 
Ziva sorrise, grata per aver cambiato argomento, prima di dirigersi verso la sua aula.
 
 
 
“Tony?! Tony DiNozzo?!”
 
“Si, Ej… DiNozzo… L’ho sentito anche io!”
 
Nascoste dietro gli armadietti, per poter origliare, Jeanne ed Ej, avevano ascoltato tutta la conversazione tra Ziva e la preside.
 
“Quindi è israeliana… Lurida ebrea!”
Jeanne si lasciò sfuggire un commento.
 
 
 
Le loro voci, però, giunsero chiare e tonde alle orecchie di Ziva… In Israele, l’udito è fondamentale… Quel commento fece male, ma avrebbe saputo ricompensarle quando sarebbe stato necessario.
 
 
 
“Ehi Zee-Vah! Ti sei persa?”
Tony le si parò davanti, ridestandola dai suoi pensieri.
 
“Probabile…”
Iniziò a ridere, cercando di non pensare alle parole di Jeanne, che continuavano a rimbombarle nella mente.
 
“Dai, vieni… Andiamo che altrimenti la Shepard ci mette una nota!”
 
 
 
Ziva, Tony, Abby e McGee si sedettero vicini: Abby e McGee in seconda fila, e Tony e Ziva in terza.
Quello che però Ziva non si aspettava, era che seduti dietro di lei, c’erano Ray e Nick…
 
Sospirò affranta.
 
“Tutto bene, Ziva?”
le chiese Tony, notando che non sorrideva più come prima.
 
Abby si accorse subito del problema, e spiegò la situazione.
“Ray e Nick hanno fatto i soliti cretini nell’ora di chimica!”
 
In realtà non era quello a turbare Ziva.
Portò istintivamente una mano sul petto, cercando qualcosa che evidentemente non c’era più, e Tony se ne accorse, ma per poter ridare il sorriso a Ziva, riprese a fare lo spaccone.
 
“Uhm… Si… Ma tanto non saranno mai fighi quanto me, quei due!”
 
“Ti sento, DiNozzo!”
Disse ad un tratto Nick.
 
“Lo so!”
 
 
 
Quando anche la terza ora terminò, Abby e McGee chiamarono subito Ziva per farla pranzare al loro tavolo.
 
“Ma certo, Abby! Mi farebbe molto piacere!”
 
Si avviarono verso la mensa, ma Ziva si accorse immediatamente che Tony non era con loro. Lo vide in lontananza, mentre si sedeva al tavolo con Nick, Ray ed il resto della squadra.
 
Tim si accorse subito del cambiamento di umore e provò a rassicurarla.
“È… È normale… È la sua squadra… Se si sedesse con noi farebbe la parte dello sfigato”
 
“Che intendi dire Tim?! Io non sono una sfigata!”
 
“Certo che no, Abby!”
 
“Meglio così!”
 
Ziva era rimasta visibilmente delusa dall’atteggiamento di Tony. Credeva fosse diverso dai soliti ragazzi popolari, ed invece si era rivelato esattamente come loro.
 
Silenziosamente si alzò per andare a prendere dell’insalata, quando, però, Ray le si parò davanti.
“Non mi hai ancora detto di dove sei…”
Iniziò con voce sommessa.
 
“Non ti interessa saperlo!”
Rispose acida.
 
“Sapere cosa? Che sei un’e…”
Jeanne Benoit era esattamente dietro di lei, e stava per rivelare a tutti la sua religione. Ziva si voltò istintivamente, e le mise una mano alla bocca, attirando l’attenzione di tutti.
 
“Prova a parlare, e oggi non tornerai a casa…”
Allentò la presa, e tutti ormai erano curiosi di vedere cosa stesse accadendo.
 
“Quindi l’hai detto a loro e non a me?!”
Fece Ray, fingendosi rattristato.
 
“Non sono affari tuoi… Chiaro?!”
Voleva mettere fine a tutta quella sceneggiata, ma Ray non le lasciò altra scelta.
 
McGee sapeva bene come ci si sentiva ad essere al centro dell’attenzione, e sapeva che a Ziva quella situazione non stava facendo piacere per niente. Si alzò, e andò incontro a Ray.
 
“Ha detto che non sono affari tuoi! Cosa non ti è chiaro di questa frase?”
 
Tony non riuscì a trattenere una risata, e si lasciò sfuggire un commento.
“Oh andiamo… Che vorresti fare, pivello?”
 
Pivello? Tony che dice pivello a McGee?! Almeno lui aveva avuto il coraggio di andare a difenderla!
 
“Sentiamo che vorresti farmi… Coso… Come ti chiami?!”
Ray rise vistosamente, e Ziva non riuscì più a trattenersi. Ora stavano esagerando. McGee aveva avuto coraggio anche solo ad alzarsi da quella sedia per proteggere una ragazza che conosceva da meno di un giorno… Adesso toccava a lei.
 
Prese il braccio di Ray che stava spingendo McGee all’indietro e lo fece roteare su se stesso. Il ragazzo si ritrovò in ginocchio per terra, con entrambi i polsi tra le scapole.
 
“Si chiama Tim!”
 
 
 
“Signorina David… Comprendo bene il suo disagio, ma un’azione come questa non può passare inosservata!”
 
Ziva era stata convocata dalla preside, ma non per questo si era pentita di aver dato una lezione a quel verme di Ray.
 
“Lo so bene, signora preside… Ma le posso assicurare che le parole possono fare più male di una mossa di Krav Maga!”
 
“Lo so anche io, Ziva…”
La Shepard assunse un tono più dolce e materno.
“Ma purtroppo non è con le mani che si risolvono certe faccende… Solo gli stupidi ricorrono alle mani, ed io so per certo che lei non è una stupida”
 
“A volte anche le persone intelligenti sono costrette ad usare le mani sulle persone stupide!”
Ziva provò a mantenere la calma, mentre la preside la osservava ammirata. Non solo aveva fegato, ma era anche una ragazza sensibile e intelligente.
 
“Ora può tornare dai suoi compagni e andare a casa… Ma mi prometta che la prossima volta, conterà fino a 10 prima di agire…”
Disse con un sorriso materno.
 
“Certamente… Ma le ricordo che le bombe esplodono in una frazione di secondo… E contando fino a 10 potrebbe essere troppo tardi”
Chinò lievemente il capo in segno di saluto ed uscì dalla porta.
 
 
 
Quando uscì dall’Anacostia, aveva iniziato a piovere da un po’.
Si diresse verso la scuola di Tali, che appena uscì, aveva un grosso sorriso stampato in volto.
 
“Zeeeee!”
Le corse in contro.
 
“Ciao topina! Allora com’è andata?”
Le chiese piegandosi sulle ginocchia, mentre entrambe si proteggevano dall’acqua sotto un ombrello.
 
“Benissimo! E lo sai che la mia compagna di banco mi ha anche regalato una gomma colorata?”
 
“Visto? Te l’ho detto che tutti avrebbero voluto essere tuoi amici!”
Le disse arruffandole i capelli.
“Dai adesso andiamo, che se inizia a diluviare noi abbiamo solo una ve… Dov’è la vespa?!”
 
Ziva si era accorta che nel parcheggio di fronte alla scuola, la sua vespa era sparita, e non aveva idea di come tornare a casa.
 
“Maledizione!”
 
“Dai Zee… Torniamo a piedi…”
Tali non capiva perché tanta rabbia… In Israele succedeva di continuo.
 
Il problema, infatti, non era la vespa… Ma era che Ziva sapeva benissimo chi gliel’avesse rubata… Era convinta che c’entrassero Jeanne ed Ej… E pensare che alla prima ora era convinta che sarebbe andato tutto liscio… Per lo meno il primo giorno di scuola!
 
“Hai ragione… Andiamo…”
Mentre si incamminarono, però, la pioggia divenne più fitta, ed il vento si alzò, squarciando l’ombrello di Ziva che iniziò ad imprecare in ebraico.
 
“Serve aiuto?”
Tony l’aveva vista da lontano, mentre era partito con la moto, e accorgendosi che non aveva più né la vespa, né l’ombrello, era tornato indietro.
 
“Certamente non da te!”
Rispose voltandosi.
 
“Tutto bene Zee?”
Chiese la piccola, nascondendosi per metà dietro Ziva.
 
“Certo tesoro… Adesso troviamo un modo per tornare a casa”
 
“Avanti… Salite sulla moto che vi porto a casa!”
rispose ignorando la sua frecciatina.
 
“E perché dovrei accettare un passaggio proprio da te? Al massimo chiamo McGee!”
 
”Perché non hai il numero di McGee o di Abby, sta piovendo, il tuo ombrello è volato via, hai perso l’autobus, con te c’è anche tua sorella, e la tua vespa è finita a brandelli dietro la scuola… Non mi pare che tu abbia molta scelta!”
 
All’ultima affermazione Ziva era rimasta allibita… La sua vespa a brandelli… Jeanne!
 
“E sentiamo, com’è che adesso ti preoccupi per me, invece di ridere sotto i peli?”
 
Tony la guardò perplesso per un istante…
 
“Baffi… Ridere sotto i baffi!”
 
“Quello che è!”
 
“Guarda che Ray stava solo scherzando! È fatto così! E poi il pivello se l’è proprio andata a
cercare”
 
“Tim! Si chiama Tim!”
Rispose esasperata.
 
“Oh ecco qual era il suo nome…”
 
Ziva lo guardò accigliata, e alla fine Tony le appoggiò le mani sulle spalle.
 
“Ziva… Conosco Tim da… Una vita forse! Lui sa tutto di me! Lo prendo solo in giro…”
 
In realtà, però, quello che veramente aveva fatto arrabbiare Ziva, era il fatto che Tony non avesse fatto niente, a differenza di McGee, e che, per giunta, era amico di Ray!
 
“Ray è uno stupido che si diverte così… Sono il capitano della squadra… E devo tenerli tutti sott’occhio…”
 
“Dal loro tavolo, però!”
Sospirò Ziva, abbassando il capo.
 
“Allora posso avere l’onore di accompagnare a casa queste due meravigliose fanciulle… bagnate?”
 
Tali rise divertita, e poco dopo anche Ziva si lasciò sfuggire un sorriso, tornando a guardare Tony negli occhi.
 
“Solo se mi lasci guidare però…”
 
Tony rimase pietrificato… Non si aspettava certo una proposta del genere.
 
“Un’altra volta, magari…”
 
“E cosa ti fa pensare che ci sarà un’altra volta?”
Chiese lei beffarda.
 
Tony la osservò. Aveva degli occhioni enormi, su un viso davvero tenero, incorniciato da alcune ciocche dei suoi capelli che erano completamente zuppi… Anche sotto la pioggia era bellissima… Frena DiNozzo…
 
“Avanti piccolina… Sali sulla moto e mettiti i mezzo tra me e Ziva”
Disse alla fine, a Tali, prendendola in braccio e mettendola sulla moto, senza rispondere alla domanda di Ziva.
 
“Tieniti stretta, Tali”
 
“Tali? È un nome bellissimo! Forza, Tali, stringiti a me”
Disse Tony, salendo  anche lui sulla moto.
Quando anche Ziva si fu sistemata il casco e salì sulla moto, si aggrappò a Tony per potersi mantenere e controllare meglio la sorellina, mentre sul volto del ragazzo comparve un sorriso colmo di tenerezza.









NOTA DELL'AUTRICE:
Ed ecco come promesso il secondo capitolo di questa storia così AU!
Ad essere sincera mi diverte davvero tanto immaginare tutti i personaggi di NCIS al liceo! E voi che ne pensate?
Allora vediamo di entrare nel capitolo...

Ziva ha già conosciuto Jeanne ed Ej... E a quanto pare, non vanno esattamente d'amore e d'accordo... Lo stesso si può dire per Ray e Nick... Ziva ha già dato una dimostrazione delle sue capacità, ed è stata convocata dalla preside... MA effettivamente non aveva mica tutti i torti, contro quel Ray Cruz!

E poi beh... Il passaggio a casa... Abbiamo già cominciato con i battibecchi TIVA... Secondo voi come continuerà? Spero che qualcuno riesca a chiarirsi le idee su chi sono i veri amici!

Baci,
Gaia.

 

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Capitolo 3
*** LET ME DRIVE ***


LET ME DRIVE

 
“Quindi è qui che abiti?”
Chiese Tony, fermando la moto e togliendosi il casco.
 
“Ma che acuto osservatore!”
Ironizzò Ziva, mentre scendeva dalla moto e prendeva la sorella.
 
Si tolse il casco lasciando cadere i suoi lunghi capelli sulle spalle, e Tony rimase a guardarla come quando l’aveva vista all’entrata della scuola per la prima volta.
 
“Beh… Allora avevo ragione a dire che ci sarebbero state altre volte!”
 
Ziva si fermò, e lentamente si voltò a guardarlo con aria interrogativa.
 
“Io abito lì!”
Rispose ridendo, mentre indicava una casa poco distante alla fine della strada sull’altro lato del marciapiede.
 
“Allora domani ci passi a prendere di nuovo sulla moto!”
Esultò Tali, mentre la sorella le stava togliendo il casco.
 
Tony fece per confermare quando Ziva lo fermò, con un sorriso in volto.
 
“Certo topina… Non vedo l’ora di poter guidare una Ducati Panigale 959!”
Sorrise beffarda, guardandolo pietrificarsi davanti ai suoi occhi.
 
“Forza andiamo…”
Disse alla fine prendendo per mano Tali.
 
Tony stava aspettando di vederle entrare in casa prima di ripartire sulla sua moto fiammante, ancora intontito dalle conoscenze di Ziva sulle moto, quando si ridestò dai suoi pensieri e chiamò la piccola di nascosto.
 
 
 
“Però non dirle che te l’ho chiesto… Intesi?”
 
La piccola annuì fiera, e con le mani finse di chiudersi una cerniera sulla bocca.
 
“Vai, adesso torna da Ziva che ci sta guardando”
 
 
 
“Che ti ha chiesto?”
Domandò Ziva curiosa.
 
“Uhm… Niente… Solo a che ora doveva passare domani per portarci a scuola”
Mentì la bambina.
 
Ziva rise, ed entrarono in casa, dove quell’aria frizzantina svanì di colpo.
Si sentì afferrare violentemente per un braccio, mentre Tali guardava la scena impotente.
 
“Perché ci hai messo tanto a tornare?”
 
“Ma che vuoi Ari?! Pioveva!”
Ziva rispose al fratello, seccata.
 
“Ma complimenti!”
Si affacciò alla finestra scostando una tenda.
“Al primo giorno di scuola, già ti fai accompagnare a casa da uno sconosciuto! Brava!”
Batté le mani, mentre Ziva sbuffava.
“E magari è un altro terrorista sotto copertura! Tu ne sai qualcosa, vero?”
 
“Tony non è come Avraham! Lui è buono!”
Si intromise Tali.
 
“Ari… La mia vespa è finita a brandelli nel retro della scuola, pioveva, ho perso il bus e sai che non potevo chiamarti, o avremmo rischiato di essere intercettati!”
Rispose arrabbiata della totale sfiducia.
 
“Ti devo ricordare perché avete perso le vostre stelle di David?!”
Disse spazientito il fratello, mostrando la sua collana che portava al collo con il ciondolo della stella di David.
 
Ziva si portò una mano al petto, cercando il ciondolo che aveva perso durante l’esplosione.
“Tony non metterebbe mai una bomba vicino alla nostra auto! Tony non è un terrorista!”
Si scaldò Ziva, mentre tali guardava la scena impaurita.
 
“Ziva… Siamo stati colpiti da un attacco terroristico… Non puoi fidarti di tutte le persone che incontri… Credevo che dopo Avraham avessi avuto le idee più chiare”
Disse alla fine Ari, mentre richiudeva le tende, in tono più delicato.
 
“Tranquillo… Ho visto cosa succede a fidarsi”
Rispose Ziva, abbassando anche lei i toni.
 
“Tali va’ in camera tua… Ziva ti raggiunge tra un attimo”
Poi quando rimasero da soli, Ari e Ziva, il fratello aggiunse
“Sai che non è stato facile nemmeno per lei…”
 
“Già… Ma lei sa bene come consolarsi!”
Rispose Ziva stringendo le labbra e mordendosi le guance.
“Dov’è ora?”
Aggiunse.
 
Ari indicò con la testa il balcone, dove una donna era seduta su un tavolino in legno ormai rovinato dal tempo, basso e rotondo, con le gambe incrociate, mentre scriveva qualcosa al cellulare.
 
Ziva roteò gli occhi.
“Ma guardala! Mi sembra un’adolescente in calore!”
Commentò schifata.
 
“Ehi! È sempre vostra madre!”
 
“Certo… Però credo che sia a lei che tu debba ricordarlo… Non a me!”
Rispose, e non riuscendo più a reggere l’argomento, fece per salire le scale e raggiungere Tali, quando Ari la afferrò di nuovo per un braccio, ma con più delicatezza.
 
“Non è facile sentirsi liberi con nostro padre… E tu lo sai bene!”
 
“Già… Peccato che lei invece non si sforza di capire tutto il dolore che sta provocando… A Tali!”
Rispose ingoiando le lacrime, per non apparire debole davanti al fratello.
 
Ari avrebbe voluto continuare a parlarne, ma Ziva non era della stessa idea, e corse su per le scale nella sua stanza.
 
Ari era un figlio illegittimo di Eli David. La madre era morta durante il parto, e Rivka, moglie di Eli, e quella che ora era la madre di Ziva e Tali, l’aveva cresciuto come un figlio.
In seguito all’attentato, Eli aveva deciso di mandare Ziva, Tali e Rivka in un posto sicuro, come l’America, e preferì affiancare loro un agente del Mossad che le proteggesse anche oltre oceano: Ari.
 
Il ragazzo era molto protettivo nei confronti di Ziva. Sapeva della situazione familiare in cui si trovava, e che era lei ad occuparsi della sorellina. Ma sapeva anche che a 16 anni, quasi 17, si è vulnerabili più di quanto si possa immaginare, e soprattutto, facili prede non solo per terroristi, ma anche ragazzi che amano approfittarsi di tale vulnerabilità.
 
 
 
Era uscito da scuola alle 16, come sempre, aveva riaccompagnato Ziva a casa, e stava per dirigersi verso la sua quando il suo istinto gli disse di fermarsi ancora per qualche minuto.
Tony, rimase sulla moto, quando si accorse di quello che stava succedendo in casa David.
 
Un ragazzo, sui 25 anni, alto, capelli neri, discuteva animatamente con Ziva.
 
All’inizio vedeva solo le loro ombre, poi quel ragazzo spostò la tenda e Tony poté vedere anche i loro volti.
 
 Stava per andarsene, quando si accorse di un particolare: quel venticinquenne, stava mostrando una collana a Ziva… E rivide la ragazza compiere lo stesso gesto di portarsi una mano al petto cercando qualcosa che probabilmente non aveva più…
 
Provò ad osservare meglio il ciondolo appeso alla collana, e un’idea gli balenò nella mente. Quel giorno sarebbe rientrato tardi a casa… Ma tanto suo padre, preso com’era dai suoi affari, non ci avrebbe neanche fatto caso.
 
Ringraziò mentalmente la sorellina di Ziva, e ripartì sulla sua Ducati fiammante.
 
 
 
Ziva era nella sua stanza, e stava cercando di concentrarsi su quelle complicate formule di Chimica che Vance aveva loro assegnato, quando sentì la porta aprirsi.
 
“Zee…”
 
Sentendo quella vocina, Ziva si voltò all’istante, vedendo la sorellina sulla soglia della porta.
 
“Ehi topina che succede?”
Chiese andandole incontro.
 
Si piegò sulle ginocchia, mettendosi alla sua altezza, e le prese le manine.
“Perché Ari si è arrabbiato che siamo tornate con Tony?”
 
“Perché aveva paura che fosse come Avraham”
 
“Ma lui non è come Avraham! Avraham era cattivo, Tony ha lo sguardo buono…”
La interruppe.
“E poi a me Avraham non è mai piaciuto! Invece Tony sì…”
 
Ziva la guardò negli occhi.
“Già… Non ti eri sbagliata su Avraham, e non ti stai sbagliando su Tony… Io invece mi ero sbagliata su tutti e due”
Ammise alzandosi e prendendola per mano per sedersi entrambe sul letto.
 
“Perché su tutti e due? Anche tu credevi che Tony fosse come Avraham?”
Chiese la piccola.
 
“No tesoro… Ma… Non mi fidavo… Se però tu mi dici che è un bravo ragazzo allora io ti credo!”
 
Tali era l’unica alla quale Ziva raccontava sempre la verità, perché era l’unica che riusciva a capire veramente i suoi sentimenti, senza neanche rendersene conto.
 
“Tony è buono… Ti vuole bene…”
Ziva abbracciò la sorellina e la strinse forte, lasciandole un dolce bacio sulla tempia, quando vennero interrotte da un suono proveniente dal cellulare della ragazza.
 
Tali allungò il collo dalle braccia della sorella che continuavano a stringerla, e quando si accorse della notifica sul cellulare, si divincolò dall’abbraccio, tornando in camera.
 
Ziva prese il cellulare e si accorse di un messaggio di un numero sconosciuto, ma non le ci volle molto per capire di chi fosse.
 
“Pronta a guidare una Ducati Panigale 959, piccola Zee-Vah?”
 
Sorrise… E d’un tratto le fu chiaro quello che era successo poche ore prima… Tali doveva avergli dato il suo numero di telefono… Ecco perché era scappata via!
 
“Mia sorella ti ha dato subito il mio numero senza esitare, eh?”
 
“Come fai a sapere che gliel’ho chiesto io?”
 
“Non lo sapevo… Ora lo so! XD”
 
“Poi mi spieghi come fai a fregarmi sempre, David! Comunque… Domani a che ora passo? Non te lo chiederei, ma il fatto è che tua sorella aveva proprio voglia di fare un giro in moto… Non voglio scontentarla!”
 
“Ma quanto parli, DiNozzo?! Anche per messaggio?!”
 
“Ridi, ridi… Intanto io sono sommerso di compiti di spagnolo per dopodomani e costretto a rimanere a casa per anticiparmeli…”
 
“Io me la cavo in spagnolo… Se vuoi domani ti posso dare una mano!”
 
“Te l’ho già detto che è un piacere essere il tuo compagno di banco?”
 
“Stupido!”
 
“Vabbè dai… Non solo perché mi aiuterai con spagnolo…”
 
“Lo sai che questo significa che mi farai guidare sempre la tua moto, vero?!”
 
“Si, papà arrivo!”
 
“-.-”
 
“E va bene…”

“A domani, Tony J”
 
“A domani Ziva -.-’ ”
 
La ragazza sorrise per poi tornare a studiare.
 
 
 
La mattina seguente, Ziva stava ancora dormendo, mentre riviveva il momento dell’esplosione, quando la porta della sua camera si aprì all’improvviso, e lei si svegliò di scatto sudata…
 
Ma era solo Tali, che non vedeva l’ora di salire di nuovo su una moto.
 
“Ziva! Ziva! Ziva! Oggi andiamo a scuola con Tony?”
Chiese al settimo cielo.
 
Ziva si riprese dall’incubo, e con un filo di voce rispose
“Si topina… Ma adesso vai a cambiarti e fai colazione”
Si mise una mano sulla fronte, e si sedette al bordo del letto.
 
“Tutto bene Zee?”
Domandò Tali preoccupata.
 
“Certo tesoro… Solo un brutto sogno”
La tranquillizzò.
 
 
 
Tali e Ziva erano pronte ad uscire, ma avrebbero dovuto attendere l’arrivo di Tony che le portasse a scuola, ed era ancora molto presto.
 
“Ziva, tesoro… Non fai colazione?”

“No mamma… Non la faccio mai”
Rispose senza alcuna intonazione, ricevendo in cambio uno sguardo severo da parte di Ari
 
“Oggi vi accompagna il ragazzo di ieri?”
 
“Siiiiii!”
Esultò Tali.
 
“State attente”
 
“Come si chiama questo ragazzo?”
Domandò Rivka, addentando un cornetto.
 
“Tony!”
Rispose Tali.
 
“Uhm… E com’è, Tali? Può andar bene alla nostra Ziva?”
Chiese sperando di far ridere le figlie, mentre Ari si accorse immediatamente del cambio di umore di Ziva.
 
“Sto uscendo a prendere un po’ d’aria”
Disse alla fine la ragazza.
 
 
 
Appena aprì la porta, però, trovò una sorpresa proprio sotto casa sua: una Ducati rossa fiammante parcheggiata davanti al cancello.
 
Si avvicinò in cerca di Tony, ma di lui non v’era traccia. Poi notò un bagliore provenire dal sedile della moto, e uscì dal cancello.
 
Appena capì cosa fosse, rimase pietrificata. Sentì una stretta al cuore, e le lacrime venire a galla.
Erano le chiavi della moto e un foglietto con su scritto Israeliana! ma non era stato quello a generare un tornado di emozioni in lei, bensì quello che vi era sopra quel foglietto: Una collanina con appeso un ciondolo… Il  ciondolo, il suo scudo… La stella di David.
 
Si sentì mancare, e si sedette sui gradini della sua casa, mentre aveva fra le mani quella collanina. Ne aveva una uguale fino al giorno dell’esplosione, in cui la perse fra le macerie.
 
Le sembrava di rivivere quel momento, e tutto quello che ne seguì. Le sembrava di rivivere tutto il dolore che aveva causato quell’attentato, la paura, l’agitazione, l’ansia… Iniziò a respirare affannosamente, mentre gli occhi diventavano lucidi… Il cuore prese a battere più velocemente, le mani a sudare, insieme alla fronte.  Strinse il ciondolo e lo portò al petto, premendoselo sul cuore… Non riusciva più a respirare, e divenne pallida, quando un paio di braccia la avvolsero immediatamente. Si voltò di scatto a fissare la figura che aveva davanti a sé, e subito ritornò alla realtà.
 
Tony si era nascosto dietro un cespuglio, per vedere la sua reazione. Si aspettava una risata, un viso stupito, ma mai quello che accadde. Appena la vide stare male, pur non capendone il motivo, corse ad abbracciarla per infonderle sicurezza.
 
Perché in fondo era questo ciò di cui aveva bisogno Ziva. Qualcuno che le dicesse che andava tutto bene…
 
“Ziva, Ziva… Calma! Va tutto bene!”
Disse con voce calma per rassicurarla, prendendole le spalle.
 
Ziva lo guardò spaesata, prima di sentire nuovamente le lacrime salirle lungo i condotti lacrimali. Ma non si sarebbe messa a piangere lì, davanti a Tony, con la paura che Ari potesse vederla.
 
Tony la abbracciò, e Ziva appoggiò la sua testa al petto del ragazzo, che continuò a tranquillizzarla per qualche minuto. Quando poi Tony sentì il cuore della ragazza riprendere a battere regolarmente, provò a parlare.
 
“Ehi volevo solo farti una sorpresa!”
Scherzò, mentre Ziva alzava al testa in un timido sorriso, passando il dorso della man sotto il naso.
 
Tony preferì non parlare di quello che era appena successo… Se vedere una collana le aveva procurato tanta ansia, parlarne doveva esserle ancora più difficile!
 
“Allora questa volta ho indovinato?”
 
“Si…”
Ziva annuì, lasciandosi sfuggire una piccola risata.
 
Fino a quel momento, Tony era stato il primo a riuscire a farla tornare di buon umore così facilmente.
 
“Beh, allora girati che ti allaccio la collana”
 
 
 
Una volta che Ziva si fu sistemata, andò a chiamare Tali, per portarla a scuola.
 
“Allora dove vi porto, fanciulle?”
Domandò Tony.
 
“A scuola forse?”
Rise Ziva.
 
“Assolutamente no, piccola Israeliana… Manca ancora un’ora e mezzo, e io devo fare colazione!”
 
Ziva rimase stupita dal comportamento di Tony. L’aveva vista quasi crollare, e l’aveva abbracciata per rassicurarla, ma non le aveva chiesto nulla… Forse è così che fanno i veri amici!
 
E poi era l’unico, a definirla israeliana, invece che ebrea… Magari a lui non importava la sua religione, il suo credo… Magari a lui importava semplicemente di lei!
 
“Neanche Ziva ha fatto colazione!”
Rispose prontamente Tali.
 
“Oh beh… Se la mettiamo così, allora vi porto subito in un bar eccezionale!”
Disse salendo sulla moto, e mettendosi il casco.
 
Ziva al contrario rimase ferma a guardarlo a braccia conserte.
 
“Ritira gli artigli, mia bella israeliana… Ora vi porto io! Quando andremo a scuola guiderai tu!”
Le disse divertito.
 
“Affare fatto!”
Disse salendo sulla moto anche lei e mettendosi il casco.
 
Tali stava per salire anche lei, quando ebbe un’illuminazione… Era un piccolo diavoletto… Ma alla fine, Tali aveva sempre ragione…
 
“Ehm… Ziva… Io… Prendo il bus! C’è una mia compagna che sale alla nostra stessa fermata…”
 
“Sicura topina?”
 
Tali annuì convinta.
 
“Allora noi andiamo…”
Disse Tony alla fine.
 
“Stringiti forte Zee-Vah… Si parte!”
 
Ziva fece come le fu detto, e circondò con le braccia i fianchi di Tony, e alla fine il ragazzo partì.
 
Erano a metà strada, quando Ziva sentì il vento accarezzarle la pelle. Adorava quella sensazione… La velocità! Lei amava correre, e tutti i pomeriggi, in Israele, non si faceva sfuggire l’opportunità di correre nel parco. Qui però, non conosceva posti dove poter andare, e decise di godersi quel momento. Appoggiò la testa sulla schiena di Tony, che inspiegabilmente andò ancora più veloce.
 
 
 
Scesi dalla moto, entrarono in un bar, e si sedettero ad un tavolino. Fecero colazione insieme e Ziva rimase stupita dalla quantità di cibo che Tony ingurgitava in pochi secondi… Dall’aspetto non l’avrebbe mai detto!
 
Terminata la colazione, avevano iniziato a parlare, senza rendersi conto dell’orario.
 
“Oh cavoli! Sono quasi le 9! Non arriveremo mai in tempo a scuola… Direi che è il caso che guidi io!”
Disse Tony.
 
“Non preoccuparti… Vedrai che arriveremo in tempo…”
Rispose Ziva beffarda.
 
“Ziva… Lo so che vuoi guidare… Ma è molto tardi!”
 
“Smettila di frignare, e salta su!”
 
Tony sbuffò, ma alla fine accettò… In fondo saltarsi un’ora di Storia e Filosofia col professor Mallard non gli sarebbe certo dispiaciuto!
 
“Ora la tua Israeliana ti mostra come si guida una Ducati…”
Disse Ziva un secondo prima di partire… Quando per Tony comprese il significato di quelle parole era già troppo tardi!
 
Ziva aveva iniziato a guidare in modo a dir poco pericoloso, a tutta velocità, e sfiorando a pelo le auto che venivano di fronte.
Tony era terrorizzato, e supplicò Ziva di andare più piano… Ma la ragazza si stava divertendo troppo, e al contrario, aumentò la velocità!
 
Tony si strinse a lei con tutte le sue forze, da ritrovarsi con la testa incollata alla sua schiena!
“Questa me la paghi!”
 
E Ziva sorrise!
 
Arrivarono a scuola in meno di 5 minuti. Ziva scese dalla moto con assoluta tranquillità, mentre Tony doveva ancora riprendersi. In quel momento videro l’autobus di Tali arrivare… Erano ancora le 8:50!
 
 
 
“Avanti Tony… Non ho sfiorato nemmeno i 200!”
 
Tony la guardò incredulo, mentre insieme percorrevano i corridoi della scuola per raggiungere la loro aula.
 
“Mi hai quasi ucciso!”
 
“Ma smettila!”
 
“Ehi che succede qui?”
Abby era già seduta al suo banco insieme a Tim quando Tony e Ziva arrivarono…
 
“Tony si lamenta perché dice che vado troppo veloce con la moto!”
 
“Hai la moto, Ziva?”
Domandò McGee.
 
“Avevo una vespa… Ma qualcuno me l’ha distrutta… Ho guidato la moto di Tony”
Rispose tranquilla, mentre il ragazzo ancora doveva riprendersi dallo shock di quella mattina.
 
“Tony ti ha lasciato guidare la sua moto?!”
Si sbalordirono Abby e McGee.
 
“Vuol dire che sai guidare molto bene allora!”
Affermò Tim.
 
“Voi… Voi non avete idea!  Guy Martin in TT3D: Closer to the Edge non è nessuno in confronto a lei!”
Si giustificò Tony ancora sconvolto.
 
Abby e McGee si guardarono negli occhi… Lo stesso pensiero attraversò le loro menti!
 
 
 
La giornata trascorse in fretta, e come promesso, Ziva andò da Tony per aiutarlo in spagnolo.
 
“Allora guido io?”
Disse Ziva cercando di afferrare le chiavi dalle mani di Tony.
 
“Preferisco vivere, grazie!”
 
“Oh andiamo… Se ti stringi a me vedrai che non ti succederà nulla!”
Sorrise maliziosamente.
 
“Quanto vorrei crederti!”
 
“E dai Tony… Hai paura di Ziva?!”
Lo prese in giro McGee.
 
“No pivello…”
Ziva lo fulminò con lo sguardo, e Tony si corresse sbuffando.
“Tim…”
 
Abby e McGee si guardarono di nuovo… Iniziavano ad avere delle certezze!
 
“Non ho paura… È solo che di DiNozzo non ce ne sono molti in giro! E non vorrei mai privare il mondo di una risorsa tanto importante”
 
 
 
Arrivati sani e salvi in casa DiNozzo, Ziva rimase stupita dalla bellezza di quella villa enorme…
 
“Ah… Ehm… Mio padre oggi non c’è… Non so quando torna…”
 
“Oh, certo… Non preoccuparti”
 
Salirono in camera di Tony, dove Ziva poté notare tutte le coppe che aveva vinto per i campionati di Basket.
 
“Wow! Sarai una leggenda all’Anacostia!”
Esclamò Ziva.
 
“Che vuoi farci… Sarà il fascino DiNozzo!”
Si vantò.
 
“Ma smettila!”
Rise la ragazza, tirandogli un pugno sul petto.
 
“Comunque stasera devo giocare una partita… Se ti va, Abby e McGee stanno venendo a vederla… Perché non vieni anche tu?”
Chiese Tony.
 
“Oh si! Mi piacerebbe tanto… Non ho mai visto una partita di Basket!”
 
“Scherzi, vero?”
Si stupì il ragazzo.
 
Ziva fece cenno di no con la testa…
 
“Allora stasera devi assolutamente venire… Vedrai che guardandomi giocare te ne innamorerai!”
Disse Tony… Poi rifletté su quello che aveva appena detto…
“Delle partite di basket intendo…”
 
Ziva rise, per come sembrava goffo in quel momento.
 
“Ridi già da adesso? Mi aspetterà un pomeriggio d’inferno!”
Sospirò.
 
 
 
Iniziarono a studiare spagnolo, e spesso capitava che Ziva ridesse per gli errori di Tony, o per tutti gli spuntini che faceva per accumulare energie per quella sera… Come diceva lui!
 
“Poi dopo la partita, io Abby e Tim andiamo a mangiare qualcosa… Ti va di venire con noi?”
 
“Oh… Non ceni con la tua squadra?!”
Disse Ziva sarcastica.
 
“Loro sono la mia squadra… Ma ultimamente mi accorgo che non sono loro i miei amici”
Rispose in tono lievemente malinconico.
 
Ziva colse immediatamente quello che intendeva dire Tony e si affrettò a spiegarsi.
 
“So cosa vuol dire fidarsi di qualcuno che poi tradisce quella fiducia… Mi dispiace”
Disse appoggiando una mano sul suo braccio e guardandolo negli occhi.
“Certo che verrò con voi!”
 
“Sempre se a Tali andrà bene restare sola con mamma e Ari…”
Aggiunse riflettendo tra sé e sé…
 
“Ma vedrò di convincerla…”
 
“Allora corro ad avvisare Tim”
Disse Tony alzandosi dalla sedia.
 
“No, tu resti qui a finire di ripetere… Ci penso io!”
Lo fermò Ziva tirandolo per un braccio.
 
“Ma Ziva…”
 
“Siediti!”
 
“Ma…”
 
“Sientate!”
 
Tony la guardò poco convinto.
 
“Oh andiamo Tony! Vuol dire siediti in spagnolo!”
La ragazza sospirò portandosi una mano sulla fronte.
 
 
 
Arrivò il momento di prepararsi per usciere, e Tony accompagnò Ziva a casa, aspettandola fuori. Doveva solo cambiarsi e avvisare che non sarebbe rientrata per cena.
 
Corse in casa, si fece un doccia veloce e indossò un semplice vestitino nero corto e morbido a maniche corte. La parte di spora era costituita da due fasce che si incrociavano sul seno, mentre la parte di sotto, ricadeva leggera sopra il ginocchio. Ci accostò degli stivaletti beige e si raccolse i capelli mossi in una coda lasciando qualche ciocca a incorniciare il viso.
 
Scese di corsa le scale e avvisò la madre.
 
“Esci con Tony?”
Chiese questa maliziosa.
 
“Con amici… Vado a vedere una partita di Basket dove Tony gioca”
Rispose fredda.
 
“Sarai a casa per la cena?”
Domandò Ari.
 
“No…”
“Ma Tali dov’è?”
Aggiunse.
 
 
 
Intanto, fuori di casa, la sorellina di Ziva, parlava con Tony.
 
“Allora com’è andato il viaggio fino a scuola?”
Domandò con un sorriso divertito, Tali.
 
“Allora tu lo sapevi, piccolo diavoletto!”
Disse Tony prendendola in braccio e sollevandola da terra.
 
“È per questo che non sei venuta con noi!”
 
“Ehm… Già….”
Mentì la piccola, mentre rideva per quello che Tony le stava facendo.
 
Quando riappoggiò i piedi per terra, tornò immediatamente più seria.
 
“Oggi ho visto Ziva che piangeva e tu che l’abbracciavi…”
 
“Non stava piangendo… Era solo un po’ spaventata”
Spiegò il ragazzo.
 
“Tu le vuoi bene?”
Domandò Tali.
 
“Certo che le voglio bene! Come voglio bene anche a te…”
Rispose immediatamente Tony.
 
“Non le farai del male come ha fatto Avraham, vero? E non la farai arrabbiare come la mamma… Giusto? Tu sei buono, io lo so!”
 
Tony rimase turbato da quelle affermazioni, ed iniziò a capire che doveva essere successo qualcosa in passato… Ma ogni cosa a suo tempo.
 
“Questo è il mio numero… Chiamami ogni volta che hai bisogno”
Disse Tony dandole un fogliettino sul quale aveva scritto il suo numero di telefono, e piegandosi alla sua stessa altezza.
“Non so chi sia Avraham o cosa abbia fatto… E non so perché Ziva è arrabbiata con vostra mamma…”
Aggiunse
“Ma puoi stare tranquilla che io ci sarò sempre per voi!”
Disse alla fine.
 
 
 
Ziva era uscita di casa proprio in quel momento, in tempo per sentire le ultime parole del ragazzo, ma senza dire nulla.
 
Quando Tony alzò il volto e la vide ne rimase ammaliato… Era splendida.
 
“Forza andate!”
Li incoraggiò Tali.
 
Tony e Ziva si guardarono negli occhi per qualche minuto, poi salutarono Tali, salirono sulla moto e partirono.
 
 
 
La serata trascorse tranquilla. Ziva tifava per la squadra di Tony e si spaventava quando qualcuno lo colpiva… E intanto Abby e McGee si scambiavano sguardi complici…
 
Terminata la partita, Tony si cambiò, e si avviarono verso una pizzeria, quando Ziva venne fermata da Ray.
 
“Ehi Ziva… Ti è piaciuta la partita?”
 
“Sparisci!”
Gli rispose appena lo vide.
 
“Non vieni a prendere una pizza con noi?”
 
“Ho detto che devi sparire!”
 
“E dai Ziva…”
Ray insistette, avvicinandosi a lei, quando però una mano lo spinse all’indietro.
 
“Ray ma non ci senti?! Ha detto che devi sparire dalla sua vista… Vaporizzati!”
Tony era di fianco a Ziva, pronto a proteggerla, a differenza dell’ultima volta.
 
“Questa volta è venuto il principe azzurro a salvarti?!”
Rispose Ray sarcastico, mentre i due ormai si erano voltati e tornavano dai loro amici, che ancora una volta si scambiarono una sguardo complice…
 
“C’era bisogno che arrivasse Ziva per fargli capire che razza di amici aveva!”
Commentò Abby sottovoce.
 
Il resto della serata fu indimenticabile per tutti e quattro. Non avevano fatto niente di che… Semplicemente, ora si sentivano un gruppo davvero affiatato… Un gruppo di amici veri!









NOTA DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! Allora che ne pensate di questo terzo capitolo? Stiamo lentamente entrando nella famiglia di Ziva, e presto scopriremo qualcosa sul suo passato...
Spero che la storia vi piaccia... Il capitolo è molto lungo perché come già sapete, potrò pubblicare solo di domenica... Quindi ho provato a unire 2 capitoli!
Ad ogni modo... Che ne pensate della piccola Tali? Ha capito già tutto!
E poi Tony che regala a Ziva la collanina non è tenerissimo?!
Detto questo... Baci a tutti, e buona notte <3

Gaia

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Capitolo 4
*** PIGIAMA PARTY IMPROVVISATO ***


Pigiama Party Improvvisato



Erano trascorse un paio di settimane, Ziva aveva trovato degli amici con i quali si trovava bene e che erano sempre molto disponibili.
 
Tony continuava a frequentare i suoi compagni di squadra e le loro ragazze, ma iniziava a sentire una profonda differenza tra lui e loro… Si sentiva diverso da prima, e spesso non condivideva molti dei loro atteggiamenti o dei loro pensieri aperti espressamente… Spesso nei confronti di Ziva, quello che stava nascendo tra loro due, e sul fatto che da quando era arrivata, Tony non batteva più bandiera come una volta…
 
Ziva aveva evitato di parlare con i suoi amici, del suo passato o della sua famiglia, ma loro comprendevano benissimo che qualcosa doveva essere successo, e che quel qualcosa doveva ancora essere maturato… Serviva del tempo!
 
Come tutti i venerdì pomeriggio, Ziva, si era messa in contatto, tramite una rete privata, con Eli David, in una videochiamata.
 
“Shalom, Abba”
 
“Shalom, mia cara Ziva…”
 
Ziva era seduta al tavolo in cucina con il portatile davanti a sé, e subito venne raggiunta dalla sorella ed il resto della famiglia.
 
“Abba!”
Esultò Tali, come sempre quando rivedeva il padre.
 
“Tali… Come state, ragazze mie?”
 
“Stanno tutte bene”
In quel momento Ari si fece spazio nella videocamera, e con voce fredda e distaccata salutò il padre.
 
“Con me sono al sicuro!”
Ci tenne a precisare.
 
“Non ne dubito”
 
Ziva era immersa nei suoi pensieri, e fu Tali a smorzare la tensione che si era creata.
 
“Abba, Abba… a scuola ho trovato tanti amici nuovi, e anche Ziva!”
 
“Davvero? Sono contento!”
 
“Tony è un amico di Ziva, ed è anche mio amico!”
Continuò a raccontare la bambina.
 
In quel momento l’espressione del padre cambiò repentinamente, e si scambiò una breve occhiata con Ari.
 
Ziva sembrava del tutto assente, come se non avesse sentito di essere stata nominata. Continuava a pensare alla madre, che per un motivo o per un altro, non era mai presente alle videochiamate con Eli.
 
“Ziva, vuoi parlarmi di questo Tony?”
 
In quel momento la ragazza si ridestò dai suoi pensieri.
 
“Eh? Oh… Uhm sì… È un amico”
Rispose sbrigativa.
 
“Ci porta sempre a scuola con la moto!”
Continuò la piccola.
 
“Ziva?”
Chiese spiegazioni il  padre.
 
“Tranquillo papà… So scegliere bene le mie compagnie”
Si fece più attenta la ragazza.
 
“Già…”
Mormorò il padre poco convinto.
 
“Ad ogni modo, Ziva è sempre sotto la mia tutela!”
Si affrettò a spiegare Ari.
 
Continuarono a parlare cerando di evitare l’argomento ragazzi, fino a quando Tali non andò di sopra in camera sua a finire i compiti. Lei il giorno dopo sarebbe andata a scuola, a differenza di Ziva che il Sabato e la Domenica, rimaneva a casa.
 
“Ziva…”
 
“Lo so papà! Ma te l’ho detto… Tony è solo un amico”
 
“Anche Avraham lo era!”
Precisò Ari.
 
Ziva lo guardò in malo modo… Nonostante fosse passato circa un mese da quello che era successo, l’argomento la toccava ancora profondamente.
 
Nessuno, però, se n’era mai fatto un problema, e sin dall’inizio continuavano a parlarne, come se Ziva fosse già un’agente del Mossad che non prova alcun genere di emozione.
 
“Ziva, noi lo diciamo per il tuo bene! Se vi ho mandate in America, il motivo è proprio questo!”
 
“Ma papà! Questo non vuol dire che non mi possa legare ad un ragazzo come un amico!”
Protestò alla fine la ragazza.
 
“Fa attenzione, mia cara… E adesso va’ di sopra da tua sorella… Devo parlare con Ari”
La ragazza eseguì, mentre con la mano stringeva la collanina che Tony le aveva regalato.
 
 
 
“Ari… Tieni d’occhio Ziva…”
 
“Lo faccio già”
Rispose il ragazzo infastidito.
 
“Ne sono certo, ma… Ari, adesso ho bisogno di te qui, in Israele… Solo una missione, e poi tornerai a DC…”
Comunicò Eli.
 
“Tornare in Israele? Non se ne parla! Ziva, Tali e anche Rivka hanno bisogno di me! E se quel Tony…”
Non riuscì a terminare la frase, che venne interrotto dal padre.
 
“Le terrai d’occhio da qui, Ari… È un compito che le riguarda… Che riguarda Ziva!”
 
“Ma…”
 
“È un ordine!”
Sbraitò il padre spazientito, ed Ari non poté che annuire.
 
 
 
Intanto, in camera sua, Ziva ripensava a quello che era successo con Avraham… Da allora, aveva sempre avuto dei problemi a relazionarsi con i suoi coetanei, eppure ora, con Tony, ma anche Abby e McGee, si sentiva più sicura… In famiglia.
 
Stava provando a studiare, per distrarsi dai suoi pensieri, quando la porta della sua camera si aprì.
 
“Tali, che succede?”
Domandò la ragazza prima di voltarsi, e trovare inaspettatamente la madre sulla porta.
“Serve niente?”
 
La donna si schiarì la voce, prima di iniziare a parlare.
 
“Ziva… È un po’ che ho notato che… Tu non parli più con me…”
 
“Avrei dovuto?”
La bloccò.
 
“Ziva sono tua madre! E non so chi siano i tuoi amici, non so niente di Tony… Non so più niente di te!”
Spiegò sedendosi sul suo letto.
 
“Non ti sei mai interessata di noi, di me, di Tali… Perché solo adesso?!”
Si alzò in piedi.
 
“Ziva! Non dire certe cose! Sai benissimo che non…”
Proprio quando stavano iniziando a scaldarsi, e ad aprirsi l’una con l’altra, vennero bloccate da Tali, che proprio in quel momento era entrata in camera di Ziva con gli occhi lucidi.
 
“Zee…”
 
Ziva stava per rispondere alla madre, ma quella voce la frenò!
 
Ed è sempre stato così… Potrebbe essere sul punto di uccidere chiunque, ma quando sente la voce della sorellina rompersi, si ferma. Tali viene prima di tutto. E anche allora era così.
 
“Ehi sorellina…”
Disse avvicinandosi alla bambina.
 
“Perché urlate?”
Domandò asciugandosi il nasino con la mano.
 
“Niente di importante, tesoro…”
Rispose Rivka avvicinandosi.
 
Di rimando, Tali abbracciò la sorella stringendola sempre più forte, e Ziva lanciò una delle peggiori occhiate alla madre. Se Tali ne aveva paura, c’era un problema… E Ziva sapeva perfettamente quale fosse.
 
“Ehi topina… Va tutto bene…”
Provò a rassicurarla.
 
“Non è vero, perché voi stavate urlando!”
 
“No piccolina, stavamo solo… Discutendo…”
 
Rivka rimase a guardare la scena, ed iniziò a capire le parole di Ziva… Solo che non sapeva come fare per tornare a prima che la loro famiglia fosse stravolta da menzogne e tradimenti.
 
Scese giù in salotto, lasciando sole le due sorelle.
 
 
 
“Perché litighi sempre con la mamma, Zee? È cattiva?”
Domandò la bambina innocentemente, una volta che tutte e due si furono stese sul letto do Ziva abbracciate.
 
“No tesoro! Non lo devi pensare mai… Sono cose da grandi… La mamma non è cattiva”
 
“Va bene…”
Ziva iniziò ad accarezzarle la fronte, e le diede un tenero bacio.
 
 
 
Poco dopo, scesero in salotto. Avevano deciso di uscire a fare una passeggiata come due ragazze grandi e stavano avvisando Ari, quando però vennero fermate.
 
“Ehm… Ragazze…”
 
“Si Ari? Ehi perché hai la valigia?!”
Disse Ziva.
 
“Devo tornare in Israele… Ma sarà solo per poco tempo… Tornerò presto… Papà vuole che vada subito… Sarò via prima di cena…”
Rispose mentre sistemava le ultima cose da portare.
 
Ziva si avvicinò al fratello. Sapeva che quando il padre voleva qualcosa, la voleva il prima possibile, ed obiettare non sarebbe servito a nulla.
 
“Spionaggio, Zee…”
Spiegò il ragazzo.
 
“Ma non so altro…”
 
“Sta’ attento!”
 
Si guardarono negli occhi, e poi Ziva prese per mano la sorella e fece per uscire.
 
“Ah Ziva… Rivka è uscita,  mi ha detto che stanotte non torna a casa…”
 
Ziva roteò gli occhi.. C’era da aspettarselo… Le aveva detto implicitamente che doveva essere più presente, e come al solito, lei era andata via… Quindi lei e tali sarebbero rimaste sole per tutto il weekend. Il lato positivo? Niente preoccupazioni!
 
 
 
Quando Tali e Ziva rincasarono, Ari era già andato via, e loro erano rimaste sole.
 
“Allora topina… Che cosa vuoi fare? Ci vediamo un film?”
Propose la ragazza, mentre girava dietro la dispensa per prendere dell’acqua.
 
Ad un tratto, però, vide qualcosa sul davanzale. Una 9mm. La pistola di Ari.
Era appoggiata sopra ad un biglietto di carta.
 
Tienila sempre con te finché non torno.
Ari
 
Sintetico, come sempre. La ragazza prese la pistola, e la infilò nella giacca. Era meglio non spaventare la sorellina.
 
“Topina, sto salendo un attimo in camera… Tu intanto scegli il film”
Disse mentre saliva le scale.
 
Entrò in camera, e smontò la pistola, come le aveva insegnato il fratello, e la rimontò subito dopo. Per controllare che andasse tutto bene, e anche un po’ per distrarsi… Aveva strani presentimenti.
 
Sobbalzò quando sentì il cellulare squillare. Un messaggio da Tony.
 
“Ciao mia bella israeliana… Che fai stasera? Io, Abby e McGee stiamo andando a mangiare una pizza insieme. Che fai, vieni con noi?”
 
Ziva prese il cellulare in mano. Le sarebbe piaciuto dire i sì, ma non poteva certo lasciare la sorella a casa!
 
“Mi piacerebbe molto, Tony. Però non posso… Io e Tali questo weekend siamo sole a casa. Non posso lasciarla…”
 
Ziva aspettò una risposta, ed iniziò a penare che Tony si fosse infastidito, dal momento che non rispondeva più.
 
“D’accordo… Sarà per un’altra volta”
 
“Mi dispiace Tony…”
 
Non rispose.
 
Vabbè… Se ne farà una ragione! Pensò la ragazza.
 
 
 
Poco dopo, lei e Tali erano stese sul divano a guardare E.T. L’extraterrestre.
 
“Ziva secondo te com’è vivere lontano dalla propria famiglia?”
Domandò la bambina, subito dopo la famosissima battuta “Telefono-casa”
 
Ziva non sapeva bene cosa rispondere… Aveva vissuto una simile esperienza a causa di Avraham, ma era durata solo pochi giorni, prima di essere ritrovata… Eppure si rendeva conto che nonostante adesso fosse vicina alla sua famiglia, erano tutti molto più distaccati… La sua vera famiglia era composta solo dalla sorella.
 
Mentre stava per aprire bocca, sentì dei rumori provenire da dietro la porta di casa… Eccolo! Lo sapeva! Stava per succedere qualcosa…
 
“Tali sali in camera!”
Ordinò la ragazza con il cuore che le stava per scoppiare.
 
“Chi è Ziva?”
Chiese la bambina sul punto di piangere.
 
“Tali! Tali! Ascolta… Non devi piangere… Fa’ silenzio e sali di sopra…”
 
“Ma io ho paura…”
 
“Okay, prendi questa…”
Disse togliendosi la pistola e dandola alla sorella. Un altro rumore più forte provenne da fuori.
 
“Ziva…”
Stava ormai piangendo. Era spaventata.
 
“Prendila, sali di sopra, e non scendere finché non salgo io”
 
La bambina fece come le venne detto, poi si fermò sulle scale.
 
“Ziva e tu?”
 
“Sali, Tali!”
Ordinò. Il cuore le batteva forte. Aveva paura… E doveva proteggere la sorella. Forse però l’idea di darla una pistola, non era stata delle migliori.
 
Si avvicinò alla porta, e guardò dall’occhiello, ma non vide nulla.
Poi sentì un nuovo rumore, ed alla fine aprì, nascondendosi di lato dietro la porta.
 
Vide la mano di un uomo uscire. La afferrò, ed in men che non si dica, l’uomo si ritrovò faccia  a terra, che bofonchiava qualcosa… Solo dopo di accorse di ci fosse l’uomo.
 
“Tony!”
 
“Sono arrivate le piz…”
Esultarono da dietro due ragazzi, prima di vedere la scena.
 
Ziva si voltò, e trovò Abby e McGee con delle pizze in mano, a guardare la scena imbambolati.
 
“Potrfestfi lascfirami andfare?”
Bofonchiò Tony che aveva ancora la testa contro il pavimento.
 
“Oh mio dio, scusa Tony…”
Disse alzandosi, ed aiutandolo a rimettersi in piedi.
 
“È così che accogli le persone in casa?”
Scherzò il ragazzo, facendola ridere.
 
“Ma che ci fate qui?”
Chiese Ziva, guardando le facce ancora sconvolte dei due compagni, e notando che se ancora avevano in mano le pizze era solo per miracolo.
 
“Hai detto che eri da sola, e che non potevi venire a mangiare le pizze… Allora le pizze sono venute da te!”
Disse Tony con una mezza risata.
 
“Scusate… Non aspettavo visite.. È che… Vabbè niente”
Era inutile raccontare quello che era successo…
 
“Prego entrate…”
 
“Sicura che non ci sbatti per terra se entriamo?”
Chiese Abby.
 
“Si…”
Rise la ragazza.
 
Abby e McGee entrarono, e Tony fece cenno loro di far finta che non fosse successo nulla. Aveva capito già da quando le aveva regalato la collana, che c’era qualcosa che non andava.
 
“Datemi le pizze… Oh i cappotti potete lasciarli sopra…”
Disse Ziva, ancora un po’ imbarazzata.
 
“Possiamo salire?”
Chiese Tim.
 
“Si, si”
 
“Ti do una mano, Ziva”
Si propose Tony.
 
 
 
Abby e McGee stavano salendo le scale e si diressero verso una delle 4 stanze presenti per lasciare il cappotto, quando sentirono un urlo, e poi uno sparo. Il proiettile proveniva dall’unica stanza aperta e aveva sfiorato McGee che iniziò ad urlare a sua volta, mentre Abby guardava la bambina che aveva sparato, mista tra lo stupito e il terrorizzato.
 
 
 
Appena Ziva sentì le urla, si ricordò che Tali non aveva mai visto Abby e McGee, e che aveva una pistola in mano…
 
“Ziva ma che sta succedendo?”
Chiese Tony preoccupato.
 
“Corri, Tony… Ho dato a mia sorella una pistola!”
 
Tony la guardò stranito.
 
“E da quando si da una pistola ad una bambina?”
 
“Da quando le probabilità che un terrorista entri in casa tua sono aumentate all’improvviso”
Rispose Ziva, mentre insieme salivano in fretta i gradini, senza rendersi conto di quello che aveva appena rivelato, e che aveva lasciato Tony traumatizzato.
 
 
Salirono su in fretta e furia, e la scena che avevano davanti era a dir poco comica.
 
Tali e McGee continuavano a guardarsi l’un l’altro mentre urlavano, ed Abby dopo un primo momento di stupore, aveva iniziato a guardarli con aria scocciata in attesa che smettessero di urlare.
 
McGee Spostava lo sguardo dalla bambina al proiettile per terra, e le urla dei due vennero interrotte dalle risate a crepapelle di Tony e Ziva.
 
“Stanno gridando così da un’ora…”
Disse Abby seccata
“Ah Ziva…” aggiunse “Perché tua sorella ha una pistola?”
 
Tony e Ziva non riuscivano a smettere di ridere, nonostante la situazione sarebbe potuta essere di gran lunga peggiore se il proiettile si fosse spostato di qualche millimetro.
 
“Tali, è tutto a posto… Sono miei amici… Puoi abbassare la pistola… Lei è Abby, e lui, quello che hai quasi colpito, Tim”
Disse alla fine la ragazza mentre si avvicinava alla sorella.
 
“Ma… Allora… Ops… Scusami, Tim”
Disse la piccola, portandosi una mano alla bocca e contenendo una risata.
 
“Quindi, io sto per essere ucciso e voi ridete?! Begli amici!”
Si finse offeso McGee.
 
“Oh, Tim… Come sei polemico… Piuttosto… Quindi tu sei Tali, giusto?”
Disse Abby, dando una leggera spinta al ragazzo, e piegandosi sulle ginocchia davanti alla bambina.
 
“Tali, la prossima volta”
Cominciò ad un certo punto Tony, in tono severo.
“Cerca il proiettile un po’ più a sinistra!”
Scherzò, andando a prendere la bambina e sollevandola da terra per farla ridere, e porre fine a quel momento di imbarazzo.
 
Tutti risero di gusto, e scesero in salotto.
 
 
 
Tony aveva fatto sedere la piccola sulle sue spalle, e la portava in giro per tutta la casa, finché non la buttò sul divano.
 
“Beh, adesso signorina, devi pagare per lo spavento che hai fatto prendere a McGee”
Si avvicinò lentamente Ziva, con passo felpato, mentre Abby e McGee guardavano incuriositi.
 
“Ho chiesto scusa!”
Si giustificò la piccola, immaginando quello che stava per succedere, chiudendo gli occhi e alzando le sopracciglia.
 
“Mhhh… Non basta…”
 
“No… No il solletico no!”
Urlò la piccola prima di finire in una risata mentre Ziva le faceva il solletico, senza lasciarle scampo.
 
“Tranquilla Tali, ti proteggo io!”
Disse ad un certo punto Tony, buttandosi anche li sul divano, e iniziando a fare il solletico a Ziva.
 
Ziva si trovò sopraffatta da Tony, e non riusciva più a respirare per tutte le risate, che alla fine cedette la presa su Tali.
 
La piccola approfittò subito dell’occasione, per divincolarsi, e si avvicinò a Abby e McGee, ancora con il sorriso in volto.
 
I due stavano guardando la scena divertiti, e Tali si unì a loro: Tony e Ziva non sembravano smettere di farsi il solletico a vicenda e ridere su quel divano.
 
“Della serie che non ci calcolano proprio”
Commentò McGee.
 
“Devi vedere quando si guardano per dei minuti e sembrano…”
Si unì la bambina.
 
“Innamorati!”
Esultò Abby.
 
“Stavo per dire imbambolati… Ma la tua idea mi piace di più, Abby”
 
Abby si voltò con un sorriso enorme sul viso, verso la bambina.
“Andremo d’accordo io e te!”
 
 
 
Abby, Tali e McGee erano andati a riscaldare le pizze in cucina, mentre Tony e Ziva, rimasti soli, continuavano a ridere.
 
“Questa si chiama vendetta per avermi sbattuto a terra, David!”
 
“Ah davvero?”
Disse lei maliziosa, mentre Tony aveva abbassato la guardia e smesso di farle il solletico.
“Mai abbassare la guardia!”
Esordì alla fine.
 
Tony si voltò, ed in meno di un secondo, venne colpito da una cuscinata, che lo stordì.
 
“Vuoi il gioco duro? E gioco duro sia!”
Anche lui prese un cuscino, si mise in piedi, come Ziva, sul divano, ed intrapresero una lunga lotta a suon di piume e cuscinate, finché Tony perse l’equilibrio, cadendo sul divano, e Ziva con lui.
 
Si ritrovò sul ragazzo, a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Si stavano guardando negli occhi, attraversati da un bagliore mai visti prima.
 
“Ma dove hai imparato?”
Chiese ad un tratto il ragazzo per smorzare quella tensione.
 
Ziva non aveva intenzione di rispondere, e rovinare quel magico momento, e si limitò a guardarlo negli occhi.
 
“Bambini, la pizza è pronta!”
Salvata da Abby!
 
 
 
Si sistemarono tutti e quattro davanti al televisore, con la pizza sulle gambe, Abby, Ziva e Tali sul divano, Tony e McGee per terra.
 
“Poi mi spiegate per quale assurda legge gli uomini devono sempre cedere il posto!”
Si lamentò Tony.
 
“Si chiama cavalleria!”
Lo riprese Tim.
 
“Bravo Tim!”
Incoraggiò Abby.
 
“Ma questo è razzismo!”
Continuò a lamentarsi il ragazzo.
 
“Tony, se non la pianti subito, rimpiangerai il tuo posto sul pavimento”
Lo schernì Ziva.
 
“Ah… Ahah… Tu non… Non lo faresti…”
Si voltò a guardarla. Sembrava seria.
“V… Vero?”
Chiese conferma, ottenendo in risposta solo una risata sommessa da parte di Tali.
 
 
 
La serata aveva preso una piega fantastica, Ziva si stava divertendo a prendere in giro Tony, e Tony iniziava a sentire una strana sensazione ogni volta che le si avvicinava. Abby Tali e McGee si lanciavano sguardi complici, e tutto sembrava andare per il verso giusto, finché una telefonata interruppe quella splendida atmosfera.
 
Ziva prese il cellulare, era la madre.
 
“Pronto?”
 
“Ziva, mi dispiace… Stasera non torno… Ci vediamo domani mattina, ma puoi passarmi Tali?”
 
Senza rispondere, Ziva diede il telefono alla sorella.
“Ti vuole la mamma”
 
Tali e Rivka parlarono per circa un minuto, poi la piccola restituì il telefono a Ziva, che stava per riattaccare, quando sentì una voce maschile provenire dall’altro capo del telefono, e si sentì morire dentro.
 
Sbatté il cellulare sul comodino, e uscì di casa sbattendo la porta.
 
I tre ospiti osservarono la scena, impressionati dal repentino cambio di umore di Ziva.
 
“Fa sempre così quando c’è di mezzo la mamma”
Spiegò Tali.
 
Tony fissò la porta per alcuni istanti, poi decise di affrontare la cosa.
Uscì anche lui e trovò Ziva, seduta sui gradini, con le mani intrecciate fra le gambe, e la testa china.
 
Senza dire nulla, il ragazzo si sedette accanto.
 
Ziva alzò la testa, mordendosi il labbro superiore, e provando a fissare le stelle per evitare che le lacrime potessero scendere.
 
“Va tutto bene…”
Disse alla fine, alzandosi.
 
Tony la afferrò per un braccio, e la fece risedere.
“Non è vero…”
 
“Non ti ci mettere in mezzo, Tony”
Lo sfidò con gli occhi.
“Non ti riguarda”
 
“Mia mamma se n’è andata quando io avevo solo 8 anni!”
Disse, senza abbassare lo sguardo.
 
“Mi dispiace Tony… Non lo sapevo… Ma…”
 
“I genitori sono le persone che ti amano di più al mondo… anche quando a te sembra il contrario! Non ha senso continuare così… Dovresti parlarle, qualunque cosa sia successa! Perché una volta che li hai persi, non puoi più tornare indietro!”
 
Ziva lo guardava con un po’ di compassione, ed un po’ di vergogna… Ma a lei non importava quanto sua mamma l’avesse fatta stare male… A lei importava di Tali…
 
“Tali ha bisogno di una madre, e lei non è presente. Questo non glielo posso perdonare!”
 
Tony sapeva che c’era qualcos’altro sotto, ma tanto, per ora nona avrebbe ottenuto niente.
 
“Quando mia mamma se n’è andata, io ero arrabbiato con lei… Perché andandosene, mi aveva lasciato solo con mio padre… E probabilmente mio padre e tua madre si somigliano”
Disse Tony, cercando di mantenere la voce limpida, senza grandi risultati.
 
Ziva dubitava che la loro storia fosse la stessa. Venivano da due mondi diversi! Ma quando un genitore è lontano, anche quando si trova a pochi passi da te, il dolore è sempre lo stesso.
 
Lo vide come un cucciolo indifeso, che ricordava momenti brutti della sua vita. Le dispiaceva vederlo così, e lo abbracciò.
 
“Mi dispiace Tony… Nessun bambino dovrebbe vivere quello che hai vissuto tu! Nessun bambino”
 
“È meglio se entriamo, prima che gli altri pensino che siamo scappati in una fuga romantica…”
Tony si alzò, e riprese subito il sorriso.
 
“Fuga romantica?”
Ziva lo guardò maliziosa.
 
“Oh mia piccola ingenua Israeliana… Conosco Abby e Tim da tanto tempo… Se non hanno già iniziato a farsi film mentali, lo faranno presto!”
Rispose sornione.
 
“Oh beh… Allora mia sorella è proprio come loro… Però togli il se!”
Rise lei.
“E poi chi lo sa… Magari anche noi potremmo iniziare a fare dei pensierini sui di loro…”
Aggiunse maliziosa!
 
“Mi piace la tua idea, Zee-Vah… Ma non usare quell’espressione… Gli americani, così, capiscono altro!”
Rise anche lui, entrando in casa.
 
Presto l’allegria si ristabilì, e i ragazzi continuarono a vedere il film, finché Tali non si addormentò, con la testa sulle gambe della sorella.
 
“Tony, mi aiuti a portarla di sopra?”
Chiese Ziva bisbigliando.
 
Tony prese la bambina, e la portò nella sua camera da letto, poi quando scesero, Abby e Tim, stavano sistemando le loro cose per tornare a casa.
 
“Ehm… Ragazzi, è molto tardi… Se volete potete rimanere da me stanotte… Io e Tali siamo sole”
 
“Uh! Si si si si si!”
Esultò Abby, che non vedeva l’ora di fare un pigiama party.
“Dai restate anche voi! Non vorrete mica lasciare sole tre ragazze nel cuore della notte!”
Li istigò.
 
“Eh va bene… Ma dove dormiamo?”
Chiese Tim.
 
“Tony, tu resti?”
Domandò Ziva, ignorando McGee.
 
“E secondo te, il pivello riuscirebbe a proteggervi?! Non potrei permettere di lasciarvi in pericolo… Infangherei il buon nome dei DiNozzo!”
Si atteggiò lui.
 
“Spiritoso!”
Si offese McGee, mentre tutti risero.
 
“Allora c’è il letto matrimoniale di mia madre, il mio, e il divano… Quello di Ari è meglio lasciarlo stare…”
Disse, preferendo evitare che I suoi compagni vedessero una stanza come la sua, tipica di un agente del Mossad.
 
“Mh… Chi si divide il letto matrimoniale?”
Chiese Abby maliziosa…
 
“Io ho il mio letto… Lo lascio a voi… Tony… Magari vuoi fare un pensierino a Tim”
Lo guardò maliziosa, riferendosi a quello che le aveva detto sui gradini.
 
“Lasciate stare… Si deve ambientare con il nostro linguaggio…”
Si tolse dall’imbarazzo, e le lanciò un’occhiataccia.
 
 “Pivello te lo lascio… A dormire sul divano ti verrà il mal di schiena…”
 
“Quindi è deciso! Tim ed Abby nel matrimoniale, io nel mio e Tony sul divano”
Concluse Ziva
 
“Mi sacrifico io”
 
 
 
Abby e McGee erano andati a dormire,  un po’ perché erano stanchi, un po’ perché volevano lasciare soli Tony e Ziva, che intanto si gustavano un altro film sul divano.
 
“Davvero non capisco come faccia a piacerti un film in tedesco!”
 
“Per questo ci sono i sottotitoli, Ziva…”
Sbuffò Tony.
 
“Ma se leggi i sottotitoli ti perdi la scena… E magari non riesci a vedere il momento in cui i  protagonisti si guardano come se si conoscessero da sempre… Succede in tutti i film… Eppure a volte, neanche gli stessi registi se ne accorgono”
Commentò la ragazza.
 
“Credevo di essere l’unico ad essersene accorto!”
La scrutò… C’era qualcosa di diverso nel suo sguardo. Qualcosa che non aveva mai visto prima.
 
“Ed io credevo di essere l’unica a non badare agli occhi delle persone, quanto al loro sguardo…”
 
Tornarono a guardare il film, finche Ziva non iniziò a dare segni di cedimento. Era davvero tardi.
 
Quando ormai non era più cosciente, si sistemò sul divano, stendendosi, ed appoggiando la testa sulle gambe di Tony. Il ragazzo comprese subito al sua stanchezza, ed iniziò ad accarezzarle la fronte.
 
Ormai non stava più badando al film, guardava solo lei. C’era qualcosa che provava nei suoi confronti, un senso di protezione… Qualcosa che lui non poteva controllare.
 
Poi il sonno colse anche lui, che accasciò il busto sul lato del divano, senza però muovere le gambe, e senza smettere di accarezzarla.
 
La notte stava trascorrendo tranquilla, quando verso le 4, Ziva iniziò ad agitarsi nel sonno. Si rivoltava da una parte  e dall’altra, e alla fine Tony si svegliò.
 
Ogni notte Ziva aveva sempre lo stesso incubo, che però in realtà incubo non era. Era un insieme di tutti i ricordi che hanno segnato la sua vita, sin da quando era bambina, e che tutte le sere tornava a farle visita. Nessuno sapeva di questi suoi sogni, a parte tali, che spesso la trovava in camera sudata ed ansimante.
 
Ancora assonnato, Tony provò a calmarla, ma non aveva idea di come fare. Come si fa a calmare una ragazza che dorme? Sembrava un paradosso!
 
Le accarezzò dolcemente la guancia, ma non cambiava nulla. Ziva continuava ad agitarsi, e lui doveva riuscire a calmarla.
Vide la sue espressione cambiare a vista d’occhio, sembrava spaventata… Doveva essere un incubo, o forse un ricordo di qualcosa che le era successo. Quel qualcosa, iniziava a tormentarlo. Non per la curiosità,  ma perché impediva a Ziva di vivere serenamente.
 
Vide gli occhi muoversi sotto le palpebre, e la fronte cominciare a sudare. Ad un trattò iniziò ad emettere dei gemiti, e Tony provò a sussurrarle parole dolci.
Alla fine, Ziva si svegliò di colpo, aveva gli occhi spalancati, il cuore che batteva troppo velocemente, ed il respiro affannoso.
 
“Tranquilla, Ziva… Era solo un sogno…”
Le sussurrò con voce calma.
 
Quando Ziva tornò in sé, si accorse di quello che era successo.
“Scusami Tony, non volevo svegliarti”
 
Continuava ad avere l’affanno, e a sudare. Aveva lo sguardo impaurito, e con quel suo tenero visino, quegli occhioni grandi da cucciolo, e quel pigiamone di lana che era probabilmente il triplo di lei, sembrava un batuffolo da coccolare.
 
Stava per alzarsi dal divano, ma Tony comprese subito che avrebbe preferito rimanere con qualcuno. Ed in camera sarebbe stata da sola.
 
“Dai, resta a dormire con me… Fammi compagnia”
Le sorrise.
 
“Grazie”
Sussurrò la ragazza, prima di essere circondata dalle braccia sicure di Tony.
 
Si stesero sul divano abbracciati, rivolti entrambi verso il televisore ormai spento.
E si addormentarono così. Ziva si sentiva stranamente tranquilla in quelle braccia, lontana da tutto il male, e al riparo dai brutti ricordi che ogni notte la tormentavano. Quella era la prima notte, probabilmente, dopo tanto tempo, che riusciva a dormire serenamente.
Si avvicinò di più al ragazzo involontariamente, e Tony la strinse ancora più forte a sé.










NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti. Allora ecco il quarto capitolo. Scusate per il ritardo, ma c'è stato un piccolo problema tecnico, e ho dobuto riscriverlo... Comunque... Devo dire che qesto capitolo mi è piaciuto molto.

È un capitolo mistro tra il sentimentale-malinconico, il fluff, ed anche un po' di comico... Andiamo... La scena di McGee che si vede passare un proiettile davanti agli occhi, è davvero divertente... Ma penso che presto i ragazzi vorranno delle spiegazioni...
In questo capitolo, poi si approfondisce meglio il rapporto tra Ziva e Tali, e tutto quello che Ziva farebbe per la sorella.
Abbiamo poi un minuscolo assaggio di quello che sarà uno degli argomenti principali della storia, con la breve discussione tra Ziva e Rivka...
Ari è tornato in Israele, e dovrà svolgere una missione sottocopertura, che avrà a che fare con Ziva... 
E poi il finale... Beh... Più fluff di così... Si, lo so! Voi direte ma il fluff è qualcsoa di felice... Qui Ziva fa gli incubi! Andiamo per gradi! È la prima volta che mi allontano dall'angst, ma la mia anima è quella, e tornerà sempre a farci visita XD

Allora... Cosa succederà in futuro? Innanzi tutto, vi premetto che tra non molto scopriremo qualcosa in più su Avraham, e poi anche su Rivka... Ok ora che ci penso manca ancora un po'... Però intanto godetevi tutti i nostri super momenti TIVA... Oh, e per chi se lo sta chiedendo... McGee ed Abby, presto avranno un ruolo importante... E poi chissà... Magari anche in uno di loro potrebbe scattare la scintilla... Vabbè basta... Non vi dico più niente... Se non che ci vediamo al prossimo capitolo, e che spero che questo vi sia piaciuto.
Baci,
Gaia.

 

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Capitolo 5
*** A THOUSAND YEARS ***


A thousand years


La mattina seguente, Ziva si svegliò verso le 7. Doveva accompagnare Tali alla stazione degli autobus, e poi sarebbe tornata dai suoi amici. Lei non doveva andare a scuola, Tali invece sì.
 
Quando aprì gli occhi ancora assonnati, si ritrovò circondata da un paio di braccia che sembravano volerla proteggere.
Sorrise involontariamente.
 
Si sollevò lentamente, per cercare di non svegliare Tony, e posò il suo sguardo sul suo viso.
Ripensò a quanto accaduto poche ore prima, e si accorse che per la prima volta dopo tanto tempo, aveva fatto uno splendido sogno, e si era svegliata dal calore del respiro del ragazzo sul suo collo, e non con il cuore che batteva per la paura, la fronte sudata o gli occhi lucidi.
 
“Grazie, Tony”
Mormorò, senza farsi sentire, accarezzandogli la fronte.
 
Poi si alzò, cercando sempre di non svegliarlo, e gli sistemò la coperta sopra.
Andò in cucina, per preparare la colazione alla sorella, e una volta che il latte si riscaldò, salì a chiamarla.
 
Si sedette sul suo letto, e le passò una mano tra i capelli.
 
“Buongiorno topina”
Le sussurrò.
 
La piccola aprì lentamente gli occhi, e si alzò, per dare un bacio sulla guancia a Ziva.
“Buongiorno”
Rispose sorridendo.
 
 
 
“Tu e Tony avete dormito insieme?”
Chiese Tali, con un guizzo negli occhi.
 
“Sali, sognatrice! È arrivato il bus”
Rispose Ziva, ridendo.
 
 
 
Rientrando in casa, venne subito afferrata per un braccio da Abby, che aveva in volto un sorriso a 32 denti, e lo stesso guizzo negli occhi, di Tali.
 
“Buongiorno anche a te, Abby”
 
“Avete dormito insieme?”
Chiese, saltando i convenevoli.
 
Ziva osservò che era ancora in pigiama, e non poté evitare di notare i teschi che ricoprivano i pantaloni neri… Rise.
 
“Ti dona questo pigiama, Abby”


“Eviti l’argomento… Quindi si! Avete dormito insieme…”
Confermò al settimo cielo.
 
“Sei uguale a mia sorella…”
Sospirò.
“Abbiamo dormito insieme… Ma solo perché ero troppo stanca per salire in camera…”
Mentì.
 
“Ma dove sono Tony e McGee?”
Aggiunse.
 
“Qualcuno mi cerca?”
Una voce si insinuò alle sue spalle.
 
Ziva si voltò e vide Tony, che lentamente si avvicinava alle due ragazze.
 
“Tony… Ho notato che stanotte non hai dormito da solo…”
Iniziò a prenderlo in giro Abby.
 
Per tutta risposta, Tony si mise dietro Ziva, le cinse i fianchi con le mani, e appoggiò il volto sorridente e tranquillo sulla sua spalla.
 
Ziva si voltò a guardarlo tra lo stranito e l’esterrefatto.
“To…”
 
“Si Abby… Ma direi che non abbiamo affatto dormito…”
Rispose malizioso, dipingendo un sorriso enorme sulla faccia della ragazza.
 
“Tony?!”
Si intromise Ziva.
 
“E che avete fatto?”
Chiese Abby curiosa ignorandola.
 
“Abbiamo…”
Abby fremeva, e Ziva lo guardava sconvolta.
“Visto un film in tedesco”
Concluse, lasciando andare Ziva, e con voce piatta, per rendere l’idea che le immaginazioni di Abby erano del tutto false.
 
Ziva iniziò a ridere come una bambina, per la scena, e per la faccia di Abby, che era rimasta a bocca aperta, delusa.
 
“Mi sono perso qualcosa?”
Chiese McGee dalle scale, mentre sbadigliava.
 
“Niente, McSonnolenza”
Rispose Tony con lo stesso tono di sufficienza di prima… Atteggiamento tipico dei DiNozzo.
 
“Beh? Facciamo colazione?”
Propose alla fine Abby.
 
 
 
Erano tutti e quattro seduti in cucina a consumare la colazione… Tutti tranne Ziva, che sembrava mangiare come un uccellino il cornetto che aveva davanti a sé.
 
Con la mente era assente. Ripensava alla serata precedente, e continuava a ringraziare Tony dentro di sé… Eppure non gliel’aveva ancora detto di persona, se non mentre lui dormiva. L’aveva svegliato in piena notte, e lui le aveva anche chiesto di rimanere. Non si conoscevano da una vita, ma lui sembrava sapere tutto di lei e del suo carattere. Sapeva che non gli avrebbe mai detto che era spaventata, dopo quell’incubo, di dormire da sola, e le ha reso le cose più facili… Come faceva sempre.
 
Poi la sua mente andò avanti velocemente, a pochi minuti prima di iniziare a mangiare. Le mani del ragazzo intorno ai suoi fianchi, le avevano fatto perdere il respiro, e sentendo il suo viso che si era appoggiato sulla sua spalla, si era irrigidita.
 
Non voleva sembrare in imbarazzo, e aveva provato a pronunciare qualche parola, senza grandi risultati… Non capiva quale fosse il gioco di Tony… Poi tutto finì in un istante.
 
 
 
“Terra chiama Ziva… Sei con noi?”
Abby la risvegliò dai suoi pensieri, sventolandole una mano davanti.
 
“Eh? Oh si… È davvero ottimo questo cornetto!”
Rispose, tornando alla realtà.
 
“Ti crederei di più se lo avessi mangiato!”
Scherzò Tony, ricevendo una smorfia in cambio.
 
“Tim…”
Ad un tratto le parole le uscirono di bocca da sole. Non sapeva perché lo stava facendo. Sapeva che così, avrebbe indotto domande su domande… Ma non riusciva a fermarsi… Un impulso improvviso.
 
“Dimmi Ziva”
Rispose il ragazzo, anche se già consapevole di quello che gli stava per dire.
 
“Ragazzi… Mi dispiace per quello che è successo ieri sera quando siete arrivati…”
Parlava con lo sguardo basso…
 
I tre ragazzi si guardarono… Forse era arrivato il momento di sapere la sua storia.
 
“Ziva…”
Abby appoggiò una mano sul suo polso, e la guardò teneramente, cercando i suoi occhi.
“Sappiamo che c’è qualcosa che non ci vuoi dire… Ma noi siamo i tuoi amici… A noi puoi dire tutto!”
 
Amici… Quella parola le diede immediatamente un sollievo allo stomaco.
Si guardò attorno. Abby aveva ragione… Loro erano i suoi amici… Non l’avrebbero tradita.
 
“Mio… Mio padre… La mia famiglia è israeliana”
Non sapeva da dove iniziare.
“Mio padre è ancora lì… Perché… Lui è il direttore di un’agenzia importante, ma altrettanto pericolosa”
Si guardò tra le mani… Era sicura di voler continuare?
 
Guardò i volti dei suoi amici. Probabilmente non avevano la minima idea di cosa fosse il Mossad. Poi però, vide scattare uno strano meccanismo negli occhi di Tony.
Forse aveva capito, forse no. Forse aveva paura… O forse solo il fatto che sapeva cosa stava per succedere…
 
Riflettendoci, l’aveva vista in numerose occasioni in cui il suo passato ritornava impetuoso nella sua realtà, ma per qualche assurda ragione, si era decisa solo ora  a parlare. In una serena mattina di Ottobre, in cui tutto stava andando bene, in cui tutti erano felici… Voleva perdere il sorriso così…
 
Ziva continuò ad osservare Tony, poi guardò fuori dalla finestra. Non avrebbe messo in pericolo i suoi amici. Sapere, significava essere coinvolti, ed essere coinvolti, in Israele, portava ad un'unica soluzione: nessuna via di scampo.
 
“Come tutto in Israele, del resto… Ci hanno insegnato a fare attenzione a qualunque cosa, e tenersi sempre pronti”
Decise di salvaguardarli. Erano i suoi amici, e avrebbe fatto di tutto per loro, ora che ne aveva.
 
Così dicendo, si alzò dal suo tavolo, ma la mano di Abby la fermò.
“Ziva…”
 
“È tutto Abby”
La fulminò con lo sguardo. Poi sentì un sospiro… Tony. Si guardarono negli occhi. Parlavano, discutevano animatamente. Solo con degli sguardi.
 
Tim ed Abby assistevano impazienti di sapere chi avrebbe avuto la meglio. Il desiderio di sapere per poter proteggere, o l’imposizione di tacere per poter riparare?
 
 
 
“Entra, Ari”
 
Ari era appena arrivato a Tel-Aviv, ed una scorta l’aveva immediatamente portato dal padre. Entrando nella sede del Mossad, un senso di timore lo attanagliò.
 
Aveva paura di cosa gli avrebbe detto suo padre. Sapeva che aveva a che fare con la sua famiglia, con Ziva, e che lui avrebbe dovuto proteggerla. Ma sapeva anche che il Mossad non si ferma davanti a niente, e se suo padre l’avesse ritenuto necessario, l’avrebbe dovuta mettere fuori gioco.
 
“Figliolo, ti ho convocato perché abbiamo delle novità su Avraham”
Il padre lo invitò a sedersi davanti a lui.
 
“Di che si tratta?”
Chiese tentando di sembrare tranquillo.
 
Un agente del Mossad non ha mai paura di quello che potrà accadere… Ma si trattava della sua sorellina! Come poteva non essere inquieto se la sua piccola Ziva era in pericolo?
 
Il padre lo scrutò negli occhi. Riconobbe in lui quella sensazione di agitazione, poi si alzò, prese in mano un telecomando, e fece comparire su uno schermo davanti a sé delle immagini.
 
“Fareed Avraham, membro di una cellula terroristica di Hamas. È venuto a Tel-Aviv sotto il nome di Michael Rivkin”
Iniziò a spiegare.
 
“Ma questo lo sapevamo già…”
Replicò Ari.
 
Il padre lo osservò, poi proseguì, facendo scorrere delle altre immagini che lo rappresentavano inseguito all’esplosione.
 
“È stato ritrovato, incastrato nel cranio di Avraham, una cimice, che ovviamente è andata distrutta durante l’attentato”
 
“Qual è il senso di portare una cimice addosso? Non avrebbe dovuto darla al suo obiettivo?”
Si domandò il ragazzo.
 
“Infatti apparteneva all’obiettivo!”
Provò a spiegare il padre.
 
“L’unica persona a cui l’avrebbe potuta mettere era Ziva… Ma nell’esplosione era troppo lontana perché gli si conficcasse nel cranio”
 
“Ari… Avraham non sapeva di avere una cimice addosso, perché è stata Ziva a mettergliela”
 
Il silenzio calò  nella stanza. Ziva aveva piazzato una cimice addosso ad un terrorista kamikaze…
 
“Perché l’avrebbe fatto?”
Domandò alla fine.
 
“Questo lo dovrai scoprire tu…”
 
“E mi hai fatto venire fino a qui per dirmi questo?”
Iniziò ad alterarsi il ragazzo, che ancora doveva metabolizzare l’idea che sua sorella non gli avesse mai parlato di quello che aveva fatto.
 
“No Ari! Qualunque fosse stato il motivo… Ora siamo molto più vicini a catturare quella cellula”
Fece una pausa, poi continuò.
 
“Sull’hard-disk del computer di Ziva, troverai tutte le conversazioni che Avraham aveva con i suoi compagni”
 
“Vuoi che spii nel computer di Ziva?”
 
“Non ce ne sarà bisogno… Sono già entrato personalmente nel suo computer, tramite la rete privata che utilizzavamo per le videochiamate, e ho tutto quello che mi serve…”
 
Lo guardò ancora negli occhi, avvicinandosi a lui e prendendo il giovane per le spalle.
 
“Devi prenderli, Ari! Prima che sia troppo tardi”
 
 
 
Perché Ziva non gliene aveva mai parlato? Continuava a domandarsi il perché.
 
Ari stava uscendo dalla sede, per dirigersi a casa, dove ogni volta progettava le sue mosse per le catture di terroristi e criminali, davanti ad un buon bicchiere di Vodka.
 
Un pensiero orripilante gli attraversò la schiena come un brivido. No… Non era possibile… Ziva non poteva… No! Ziva non avrebbe mai tradito il suo paese!
 
 
 
I quattro ragazzi erano rimasti insieme tutto il giorno, e la sera, decisero di andare in un piccolo pub.
 
“Beh ragazzi… Nessuno vuole cantare una canzone al Karaoke?”
Propose Abby, dopo che ebbe finito la sua pizza.
 
“Abby… Non credo di essere portato per cantare!”
Rispose Tim, facendo ridere il resto del tavolo.
 
“Lo sappiamo pivello! Penso che la tua doccia si prepari i tappi per le orecchie ogni volta che tu entri”
Lo prese in giro Tony, ricevendo una smorfia in cambio.
 
“Mh… Perché non canti tu, Tony?”
Lo sfidò a quel punto Ziva.
 
“Mia cara Ziva… La mia voce è pari a quella di un usignolo… Ma sono un DiNozzo… E non canto senza una bella fanciulla che mi accompagni!”
Rispose il ragazzo, rilanciando implicitamente la sfida.
 
“Oh, perché non canti con Abby? Lei non vede l’ora di…”
Il povero Tim, voleva vendicarsi della battuta di prima, proponendogli di cantare, con Abby, che sapeva era sempre pronta per una serata di karaoke, ma quella volta, sembrava diverso…
Ricevette infatti una gomitata in pieno stomaco dalla ragazza, che gli fece andare di traverso il trancio di pizza che stava masticando.
 
McGee la guardò senza capire.
 
“Ehm… No… Ecco io… Ho mal di gola”
Si giustificò la ragazza.
“Perché non canti con Ziva?”
Propose subito dopo con un grosso sorriso in volto.
 
Tony guardò Ziva, e provò a interpretare il suo sguardo, certamente poco accondiscendente.
“Oh, andiamo, mia bella israeliana… Non hai voglia di movimentare un po’ la serata? Non vorrai mica lasciare delusa Abby?!”
La prese in contropiede.
 
Ziva lo guardò, scuotendo la testa e sospirando.
“Te le inventi tutte, DiNozzo!”
 
“Forsa andiamo!”
La prese per mano, e la portò sul palco.
 
Scelsero di cantare una canzone che entrambi conoscevano: A thousand years di Christina Perry.
 
Era la prima volta che Ziva cantava davanti a così tanta gente, e si vedeva che era abbastanza nervosa.
 
Appena vennero suonate le prime note, Ziva si irrigidì. Doveva iniziare lei… Ma aveva paura.
 
Sentì la mano di Tony sfiorare la sua. Si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi.
 
Le ispiravano fiducia… Quella sera c’era qualcosa di diverso in lui… In lei… In loro!
 
“Hearts… Beats… Fasts…”
 
Iniziò a cantare… 3 parole che celavano tutta la sua vita. Aveva un cuore, un cuore che batteva velocemente… Forte… Per tutte le emozioni che ha provato… È assurdo come una canzone possa descrivere così perfettamente una persona in sole tre parole!
 
“Colours and promises”
 
Ricordava le promesse che non erano mai state mantenute. Le promesse di non soffrire mai più, di essere sempre al sicuro… Quella promessa che non sarebbe mai stata sola.
 
“How to be brave”
Aveva affrontato tutto da sola...
 
Poi sentì la sua voce venire in suo aiuto.
 
Ora non era più sola.
 
“How can I love when I’m afraid to fall…”
 
Tony DiNozzo era il farfallone della scuola… Ma mai nessuno era riuscito ad andare oltre… Fino ad ora. Nessuno si era accorto che Tony era solamente spaventato di amare… Amare ed essere ferito.
 
“But watching you alone”
 
No… Ziva non sarebbe mai più stata sola… Ora c’era lui.
 
“All of my doubt suddendly goes away somehow”
 
Ne era certo… Le sarebbe stato vicino per sempre.
 
“One step closer”
 
Le loro voci si unirono in quella frase. Semplice… Ma così veritiera.
 
Si avvicinarono. Si guardarono negli occhi, cercando quel qualcosa che quella sera era diverso.
 
Tim ed Abby guardavano la scena ammaliati, insieme a tutto il resto del pub. Ma ora c’erano solo loro due.
 
“Oh Tim…”
Avevano iniziato a cantare da pochi secondi, e già Abby si stava commuovendo. Dietro tutto quello che vedevano, dietro quegli occhi incatenati gli uni agli altri, dietro quella ragazza così chiusa in se stessa, e quel ragazzo così sfacciato… C’era una storia che era stata scritta solo per loro, da qualcuno che voleva dare una ricompensa a chi aveva vissuto troppe sofferenze.
 
Tim abbracciò Abby… Anche lui iniziava sentire le stesse sensazioni dell’amica… Rimasero abbracciati per tutto il tempo della canzone, ad osservare quella supernova che stava esplodendo davanti ai loro occhi, senza che nessuno se ne rendesse conto.
 
“I have died everyday waiting for you”
 
C’era sempre stato qualcosa che le aveva impedito di essere felice… C’era sempre… O forse il problema, era quel qualcosa che prima non c’era, ma ora sì.
 
“Dariling don’t be afraid”
 
Tony la guardava con uno sguardo dolce, che poche volte aveva in volto.
 
Gli occhi erano tutti su di loro. Tutti avevano la pelle d’oca per i brividi che quella supernova generava.
 
“I have loved you for a thousand years”
 
Forse quel che la spingeva ad andare avanti era la speranza di trovare qualcuno che non la rendesse mai sola… Mai…
 
“I’ll love you for a thousand more”
 
La voce di lei si insinuò delicatamente nel cuore di Tony. Una promessa che gli stava regalando. La promessa che anche lei ci sarebbe sempre stata per lui. La promessa che gli avrebbe insegnato a non aver paura di amare.
 
“Time stands still”
 
Tony cantava e le si avvicinava… Il tempo si era fermato in quel lasso di tempo. Niente aveva più importanza.
 
“Beauty in all she is”
 
Ogni volta che la guardava… Trovava sempre quel qualcosa che non aveva mai visto prima. Una bellezza fatta di semplicità, di tenerezza. Una bellezza che non stava nelle scollature esagerate, o i tacchi a spillo. Una bellezza che viveva nel suo modo di essere. Di essere quello che era… Coraggiosa.
 
“I will be brave”
 
Ora era lei ad avvicinarsi a lui. Sarebbe stata coraggiosa per lui. Avrebbe affrontato la morte ancora se fosse stato necessario.
 
“I will not let anything take away what’s standing in front of me”
 
Ma non avrebbe mai permesso di metterlo in pericolo. L’avrebbe protetto perché era quello che lui ora stava facendo con lei, senza neanche accorgersene.
 
“Every breath… Every hour has come to this”
 
Ed ecco che ancora le loro voci si univano in una melodia mai sentita prima.
 
I ragazzi del pub applaudivano per lo spettacolo che avevano davanti. Abby si lasciò sfuggire una lacrima pensando a tutto quello che celavano quegli sguardi. Storie che nessuno aveva mai raccontato all’altro, eppure sembravano conoscerle già.
 
Tim sentì la lacrima che rigava il volto della sua amica.
 
“Ehi Abby…”
 
“Tim… Questa è un qualcosa di immenso… È…”
Aveva gli occhi lucidi, e non era la sola.
 
Tim la abbracciò, ed Abby si accoccolò nel suo petto con il dorso della mano sotto il mento, mentre il ragazzo le accarezzava a guancia rigata dalla lacrima con il pollice.
 
“One step closer”
 
Le loro mani si stringevano, erano sempre più vicini, meno soli. Incrociarono le dita e continuavano a guardarsi negli occhi come se non ci fosse nessuno.
 
“I have died every day waiting for you”
 
I ricordi dell’esplosione tornavano vividi nella sua mente, e quando Ziva terminò quelle parole, sentì nelle orecchie quello stesso tuono che l’aveva quasi condotta alla morte.
 
Strinse gli occhi. Forte. Come a non voler più rivedere quel momento.
 
“Darling don’t be afraid”
 
Tony le mise una mano sotto il mento, e glielo alzò leggermente, perché lei potesse vederlo, e accorgersi che non era più sola. Che ora c’era lui.
 
“I have loved you for a thousand years”
 
E c’era anche in quel momento! Solo che lei non lo sapeva.
 
“I’ll love you for a thousand more”
 
Toccava a Ziva, ma ormai aveva perso le parole, e continuò Tony, per assicurarle che ci sarebbe stato anche in futuro.
 
“All long I believed i would find you”
 
La risposta presto arrivò.
 
Ziva ci aveva creduto. Sin da quando era una bambina, sapeva che avrebbe trovato la felicità.
 
“Time has brought your heart to me”
 
E proprio perché ne era convinta, il destino l’aveva accontentata.
 
“I have loved you for a thousand years”
 
Ziva continuò a cantare, appoggiando delicatamente una mano sul suo petto e guardandola fissa. Guardando il suo cuore. Sin da sempre, era il principe che nei suoi sogno veniva a salvarla e a portarla via da quell’orrore che tutti i giorni vedeva.
 
“I’ll love you for a thousand more”
 
Non lo avrebbe mai perso.
 
Tutti continuavano ad applaudire, mentre la musica li avvolgeva.
 
“Sono bellissimi”
Commentò McGee.
 
Abby lo guardò e sorrise.
 
“Quanto ci impiegheranno per te?”
 
Tim si mise a ridere rispondendo con una semplice occhiata maliziosa.
 
“One step closer”
 
Tony riprese a cantare.
 
“One step closer”
 
E Ziva lo seguì.
 
“I have died everyday waiting for you
Darling don't be afraid I have loved you
For a thousand years
I love you for a thousand more”
 
Continuarono insieme. E avrebbero finito insieme. Ziva si portò la mano intrecciata a quella di Tony sul petto. Tony si avvicinò, sfiorandole una guancia con il dorso della mano, mentre insieme cantavano. La guardava con occhi doversi, luminosi.
 
“And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me”
 
Ziva appoggiò la testa sul petto di Tony che la strinse forte a sé, mentre insieme intonavano le ultime note della canzone.
 
“I have loved you for a thousand years
I love you for a thousand more”
 
Sugellarono così la promessa che ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altra.
 
Rimasero in quella posizione, mentre anche la musica terminava, e quando niente più suonava, Tony e Ziva si guardarono negli occhi, scoprendovi un mondo.
 
Tutti si alzarono ad applaudire. Abby e McGee erano felici e per la gioia, il ragazzo abbracciò Abby da dietro, lasciandole un tenero bacio sulla guancia. Lei lo guardò e sorrise.
 
Tony e Ziva si guardarono per qualche altro istante, finché il ragazzo prese la parola.
 
“Beh… Mi compiaccio David… Sai cantare… Discretamente bene”
Disse un po’ impacciato, riacquistando subito il suo modo di fare.
 
“Anche… Anche tu”
Rispose Ziva, senza smettere di guardarlo in quel modo.
 
In un attimo le tornò in mente la sorella. Solo lei l’aveva vista cantare. Quanto le sarebbe piaciuto prendere parte ad un musical a scuola… Ma suo padre glielo aveva sempre impedito.
 
“Apparire su un palco… Esporsi più di quanto già non lo siamo!”
Diceva sempre.
 
Tony notò il suo sguardo cambiare, e senza dire niente, le prese di nuovo la mano, e la fece scendere dal palco.
 
“Wow ragazzi… È stato emozionantissimo!”
Commentò subito Abby abbracciando Ziva istintivamente.
 
“Concordo pienamente!”
Sorrise Tim.
 
 
 
“Ehi…”
 
La serata era trascorsa splendidamente, fra risate, scherzi, battute.
Ad un tratto però Ziva sentì il bisogno di uscire dal locale per prendere una boccata d’aria.
 
Era appoggiata con i gomiti ad una ringhiera, quando Tony comparve alle sue spalle.
 
“Posso stare un po’ qui?”
Chiese, e senza aspettare una sua risposta, si appoggiò di spalle, con i gomiti alla ringhiera.
 
“È proprio bello stare qui… Si insomma… Un panorama mozzafiato…”
Disse facendo ridere Ziva.
 
“Dico sul serio… Quei cassonetti della spazzatura sono la fine del mondo!”
Continuò a farla ridere, voltandosi e mettendosi nella sua stessa posizione.
 
“Direi che è il caso di andare dentro… O come dici tu, Abby e McGee si faranno dei film su di noi”
Concluse subito Ziva.
 
“Veramente li ho lasciati soli apposta… Ho la sensazione che il pivello si sia reso conto solo ora della ragazza che ha accanto…”
Rispose lui malizioso.
 
“Che intendi dire?”
Si incuriosì lei.
 
Tony la guardò. I suoi occhi color cioccolato, si confondevano con il buio della sera.
 
“Li conosco da praticamente sempre… Fidati, tra quei due è nato qualcosa… Solo che è nato… Un migliaio di anni fa”
Pronunciò le ultime parole lentamente, facendo riferimento alla canzone che avevano cantato.
 
“Ti va di fare una passeggiata?”
Le domandò subito dopo.
 
“Si, ma non tra i cassonetti della spazzatura”
Rispose lei ridendo.
 
 
 
Stavano camminando in un parco, illuminato dalla tenue luce di un lampione, attraverso fiori di tutti i tipi.
 
“Tu credi nelle anime gemelle, Tony?”
Gli domandò.
 
“Dipende da cosa intendi”
Fu la sua risposta.
 
“Cosa intendi?”
Continuò.
 
Ziva lo guardò, e non disse nulla.
 
“A cosa hai pensato quando è finita la canzone?”
Voleva farle quella domanda da subito, ma capiva che serviva intimità.


“Niente…”
Mentì, mentre continuava a camminare guardando per terra.
 
“Ehi!”
Tony si fermò, e la prese per un braccio.
 
“A me puoi dirlo…”
 
Lo sapeva che poteva dirglielo, ma non voleva. Non voleva metterlo in pericolo! E soprattutto, non voleva che lui si spaventasse e andasse via per sempre.
 
“Ziva…”
Alzò entrambe le sopracciglia,  cercando il suo sguardò.
 
Ziva lo osservò, e vide due smeraldi brillare nel buio. Qualcosa le diceva che forse era arrivato il momento di parlare!
 
“Sediamoci…”
Le propose.
 
Poi si sedettero su una panchina e lei iniziò a parlare.
 
“Mio padre vive in Israele… Lui… Lui…”
 
Adesso o mai più.
 
Alzò lo sguardo… Se avesse avuto paura, quegli occhi sarebbero stata l’ultima cosa che avrebbe visto di lui.
 
“È il direttore del Mossad”
 
Ziva cercò di capire quello che passava per la mente del ragazzo…
 
“Aspetta… Cos’è il Mossad?”
Domandò alla fine, sdrammatizzando la situazione.
 
Ziva sorrise, ma sapeva che probabilmente avrebbe perso quel sorriso entro poco.
 
“Hai presente i servizi segreti? Ecco, ora immagina più servizi… E più segreti…”
Fece una pausa.
“Molti più segreti!”
 
“Aspetta! Aspetta! Il Mossad, quel Mossad?”
 
Ziva annuì. Non sapeva cosa aspettarsi.
 
“Vuoi dirmi che quindi tu facevi quelle missioni sotto copertura, e poi quelle super mosse da agente… Del Mossad?”
 
Ziva sorrise, notando che Tony non sembrava del tutto disgustato.
 
“Si più o meno quello è il Mossad… Però, io ancora non ne facevo parte… Ufficialmente… Mio padre ha iniziato l’addestramento da quando avevo 12 anni”
Spiegò.
 
“Ecco dove hai imparato tutte quelle mosse!”
Disse sorpreso.

Ziva si sarebbe aspettato tutto, ma non questo… Però ne era felice.
 
“Quindi tuo padre è il direttore del Mossad, e tu non volevi dirci niente?!”
Abby e McGee erano dietro di loro.
 
Ziva si voltò di scatto… Non doveva andare in quel modo.
 
“Ragazzi, io…”
 
“No Ziva… Non c’è niente da dire…”
Rispose una Abby molto seria,
 
“Avresti dovuto dircelo subito!”
Continuò McGee.
 
“Ragazzi io, l’ho fatto solo perché era meglio se…”
 
“Così almeno ci avresti insegnato qualche super mossa!”
Disse elettrizzata la Abby, facendo ridere Tony e McGee e lasciando Ziva di sasso.
 
“Voi… Voi volete ancora essere miei amici?”
Si meravigliò, guardandoli tutti e tre.
 
“Ma che razza di domande sono, Ziva?! Abbiamo detto che saremmo stati tuoi amici sempre… E così sarà!”
Rispose prontamente McGee.
 
“Non saranno certo un paio di pistole e qualche addestramento da killer a farci paura…”
Rispose Tony ridendo.
 
“Ragazzi, ma è pericoloso! È per questo che non ve lo volevo dire… Perché…”
Era felice che i suoi amici si dimostravano tali anche in occasioni del genere, ma non li avrebbe esposti più di quanto avesse già fatto, raccontando di Avraham!
 
“Ziva… Ora noi siamo la tua famiglia, e lo saremo per sempre! E ci aiuteremo a vicenda… Sempre!”
Le disse seria Abby.
 
Ziva non volle replicare… Se mai avessero dovuto sapere qualcosa in più, lo avrebbero saputo. Ma non ora.
 
Si abbracciarono tutti e 4, per poi tornare nel Pub e concludere la serata serenamente.
 

 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti... E allora finalmente ecco il quinto capitolooooo! Devo proprio dire che scrivendo il momento della canzone, mi sono emozionata io stessa. Spero di avervi trasmesso le stesse sensazioni che ho provato io, e soprattutto spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Ma andiamo a vederlo nel dettaglio.
Allora Ari va in Israele, e scopre che Ziva le ha nascosto qualcosa su Avraham... Ma... Ancora non abbiamo capito chi sia questo Avraham... Lo scopriremo presto!
Poi finalmente Ziva si è aperta con il Tony, e i suoi amici... E poi chissà, magari un giorno racconterà anche la sua storia...
Infine... Tony e ziva che cantano insieme sono davvero emozionanti! È scoppiata la famosa scintilla... Ma quanto ci metterà a prendere fuoco? Presto speriamo!

Questo era principalmente un capitolo di passaggio per alleggerire l'angst che presto arriverà... Quindi ve lo dico da subito... Preparatevi a tanto tanto fluff, ma anche un po' di angst!
Buona notte a tutti!
Baci,
Gaia.

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Capitolo 6
*** THIS IS NOT YOU ***


This is not you



Tony era steso sul suo letto. Le mani incrociate dietro la nuca, e lo sguardo che fissava un punto sul soffitto. I suoi pensieri erano rivolti a quello che era successo pochi minuti prima, quando aveva riaccompagnato Ziva a casa, dopo la serata al Pub.
 
Pochi minuti prima:
 
Ziva era scesa dalla moto di Tony, e si stava togliendo il casco. Era rimasta in silenzio per tutto il viaggio, nonostante avessero concluso la serata fra scherzi e risate.
 
“Tutto bene, Ziva?”
Domandò Tony alla ragazza di spalle.
 
Ziva rimase ferma, e piegò il capo, mentre maneggiava il gancio del casco.
 
“Ziva…”
Si avvicinò, appoggiandole una mano sulla spalla.
 
A quel punto la ragazza alzò timidamente lo sguardo, perdendosi nella profondità di quegli occhi verdi che la osservavano con tenerezza.
 
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non sapeva cosa dire.
 
Tony non capiva se era la luce del lampione, o i suoi occhi erano realmente lucidi, ma capiva che c’era qualcosa che la stava turbando.
 
“Tutto ok”
Esordì alla fine la ragazza, sorridendo a stento, e annuendo col capo… Anche se probabilmente stava cercando di convincere più se stessa, che Tony.
 
Il ragazzo comprese il suo disagio, e provò a sviare l’argomento.
 
“Alla fine… Non mi hai detto a cosa stessi pensando quando è finita la canzone…”
Disse con sorriso curioso.
 
La ragazza lo guardò divertita…
 
“Niente che ti possa interessare, DiNozzo!”
Sorrise anche lei, mentre si stava voltando per rientrare in casa.
 
“Ehi, non puoi lasciarmi così… Sono curioso!”
 
Ziva avrebbe preferito 100 volte restare con Tony a parlare, anziché rivedere la madre, ma sapeva che la sorellina aveva bisogno di lei… E non la vedeva da quella mattina.
 
“Devo tornare da Tali, Tony”
Rispose alla fine.
 
Il ragazzo notò l’esitazione nei suoi occhi, e intuiva che avesse qualcosa a che vedere con la madre.
 
“Vuoi che ti accompagni in casa?”
 
Ziva lo guardò perplessa, non riuscendo a capire dove volesse arrivare.
 
“Si, insomma non sembri molto felice di rientrare…”
Continuò.
 
“Solo perché mi sono divertita!”
Rispose un po’ infastidita.
 
“Come vuoi”
Disse tornando sulla moto.
Poi mentre si stava rimettendo il casco, aggiunse
“Allora ti passo a prendere domani?”
 
Ziva annuì, poi però, un attimo prima che il ragazzo partisse con la sua Ducati…
 
“Tony…”
Lo richiamò.
 
Il ragazzo sorrise sotto i baffi…
“Si?”
 
“Comunque… Non pensavo a nulla di che…”
 
Tony scese dalla moto ancora una volta, e le andò incontro.
 
“Vuoi parlarne?”
Sapeva che quel nulla di che nascondeva chissà che cosa!
 
“Wow… Mi chiedi se voglio parlare di un nulla di che?”
Rise.
“E se ti avessi detto, che…”
Si bloccò…
 
“Che?”
Incalzò Tony.
 
“Niente… Facevo solo un’ipotesi…”
Si irrigidì lei, perdendo il sorriso.
“Ma perché sei così curioso?”
 
“Mi preoccupo per te… Tutto qui!”
Rispose sinceramente il ragazzo.
 
Si guardarono negli occhi. Ziva lo scrutò da cima a fondo, poi spiegò.
 
“Pensavo che mi sarebbe piaciuto partecipare ad un musical… In Israele ne facevamo uno all’anno”
Rispose.
 
“E perché non partecipavi?”
Chiese il ragazzo.
 
“Perché mio padre non voleva che partecipassi alle audizioni…”
Rispose chinando la testa e lasciando Tony abbastanza confuso.
“Mio padre è il direttore del Mossad… E in Israele… È tutto molto pericoloso”
Spiegò sbrigativa.
 
“Che intendi dire?”
Tony faceva troppe domande, che presto l’avrebbero messo nei guai! E lei voleva tutto tranne questo, per il suo amico.
 
“Ragiona Tony… Partecipare alle audizioni… Sei solo su un palco… È il modo più facile per colpire un obiettivo…”
 
Tony la guardò stupito. Non riusciva a concepire una cosa del genere… Iniziava a capire che la vita di Ziva, prima di arrivare a Washington, nascondeva molti segreti…
 
“E tu… Tu eri un obiettivo?”
Domandò un po’ imbarazzato.
 
“Mio padre pensava di sì”
 
“E aveva ragione?”
 
Ziva lo guardò negli occhi. Non poteva raccontargli di Avraham... Doveva proteggerlo.
 
“Si è fatto tardi, Tony… Devo andare da Tali…”
 
 
 
* * *
 
 
 
Tony continuava a riflettere su quello che gli aveva raccontato Ziva. Possibile che in Israele fosse tutto così pericoloso? Persino cantare su un palco? Questo davvero non se lo spiegava.
 
Ancora steso sul letto, si girò su un fianco, continuando a pensare. Un obiettivo… Cosa poteva significare? Perché qualcuno vorrebbe uccidere la figlia del direttore del Mossad? O meglio… Perché proprio lei! Ziva aveva una sorella! E a quanto aveva capito, anche un fratello!
 
Gli stava nascondendo qualcosa. Questa era l’unica certezza che aveva. Avrebbe voluto sapere, per poterla aiutare, ma comprendeva che sapere comportava immischiarsi in qualcosa di molto grosso. Qualcosa con cui lui non aveva mai avuto a che fare…
 
Ma chi voleva prendere in giro? Non si sarebbe fermato per questo! L’avrebbe aiutata. Perché come aveva detto Abby, loro erano ormai i suoi amici. E Ziva non sembrava averne tanti. Era loro dovere proteggerla. Era il suo dovere.
 
In fondo sapeva che prima o poi Ziva avrebbe ceduto, e gli avrebbe raccontato tutto quello che doveva sapere per aiutarla.
Ora, però, doveva dimostrarle quanto ci tenesse a lei. Doveva dimostrarle che era davvero un suo amico, e non solo un ragazzino che voleva prendersi gioco di lei.
 
 
 
Ziva era in camera sua, stesa sul suo letto. Era rannicchiata in un angolo, e ripensava a quello che era successo poco prima.
 
Pochi minuti prima:
 
“Si è fatti tardi, Tony... Devo andare da Tali…”
Gli aveva risposto.
 
Non avrebbe mai immaginato che Tony facesse così tante domande, quando aveva deciso di dargli un piccolo assaggio della sua vecchia vita.
 
Stava aprendo la porta di casa, e girava lentamente la chiave nella serratura.
 
Tony la guardava preoccupato. Sapeva cosa voleva dire aver paura di entrare in casa, non voler rivedere persone che amavi, e che in un modo o nell’altro ti avevano ferito.
 
“Ziva…”
La chiamò.
 
 Ti prego, basta con le domande… Non metterti nei guai, Tony… Pensava tra sé e sé, Ziva.
 
“Ho un urgente bisogno di… Andare in bagno!”
Inventò una scusa all’ultimo secondo, ma nella sua testa suonava diversamente…
 
Non voleva lasciarla da sola quella sera. Voleva stare con lei… E magari avrebbe ottenuto un po’ della sua fiducia.
 
“Tony abiti a mezzo isolato da qui!”
Rispose la ragazza, che tutto si aspettava in quel momento, tranne che una richiesta del genere.
 
“Però se hai bisogno, non c’è problema… Entra”
Si corresse subito.
 
“Ti ringrazio”
 
Ziva aprì la porta, e si sentì subito travolta da un’atmosfera che non le piaceva per niente.
 
“Il bagno è di sopra… Vuoi che ti ci accompagni?”
Chiese la ragazza per essere cortese.
 
“È una proposta, Ziva?”
Fece lui malizioso, ricevendo in cambio un forte scappellotto sulla nuca.
 
“Ahi!”
 
Ziva si schiarì la voce.
 
“Vado ad avvertire Tali che sono qui…”
Disse esitante, immaginando che Tali fosse in cucina con la madre ad aspettarla, prima di andare a dormire.
 
“Vengo con te!”
Esclamò immediatamente il ragazzo.
 
“Non dovevi andare in…”
Ziva era confusa, ma venne bloccata dalla vocina assonata della sorella.
 
“Ciao Zee”
Disse strofinandosi l’occhio.
 
“Ciao topina”
Si piegò sulle ginocchia, e le diede un bacino sulla guancia.
 
“Ciao Ziva in miniatura”
La salutò Tony, facendola sorridere.
 
Tali amava Ziva, ed essere paragonata a lei la rendeva molto felice. Ziva era un po’ il suo punto di riferimento, la sua ispirazione.
 
“Ciao Tony”
Lo salutò a suo volta Tali.
 
“Ciao ragazzi… Ho interrotto qualcosa?”
Appena Rivka entrò nella stanza, Ziva perse il sorriso e si irrigidì.
Subito Tony le si affiancò, e la ragazza si sentì protetta.
 
È per questo che voleva entrare con me? Si domandò.
 
“Allora Ziva? È questo il famoso Tony?”
Chiese con la sua solita nota allegra… Troppo allegra.
 
Il ragazzo si accorse dell’imbarazzo di Ziva, ma era convinto che lei non doveva averle parlato di lui. L’unica ad averlo potuto fare era Tali.
 
“Salve, sono Tony, un compagno di Ziva”
Si presentò.
 
“Oh si, so benissimo chi sei!”
Rispose in tono malizioso, mentre Ziva la fulminava con lo sguardo.
 
La madre se ne accorse e provò ad aggiustare il colpo.
“Tali mi parla spesso di te… Di quando vieni a prendere Ziva con la moto…”
 
“Spero non le dia fastidio…”
Rispose il ragazzo.
 
“No Tony, tranquillo! Non le dà fastidio. Vieni ti mostro dov’è il bagno!”
Rispose Ziva stufa di tutta quella sceneggiata.
 
Lo prese per un braccio e fece per portarlo di sopra, seguita da Tali.
 
“Oh Ziva… Non hai notato niente? Ho tagliato i capelli. Come sto? Will dice che sto bene così! Io però trovo che se tagliassi ancora un po’, sarebbe meglio. È troppo bella e attraente la nuca scoperta”
La fermò, mentre specchiandosi si aggiustava i capelli.
 
Ziva non ne poteva più.
Stava per esplodere, e Tony se ne accorse.
 
“Vieni Tali, andiamo di sopra”
Sapeva che la preoccupazione più grande per Ziva era la sorellina, e non avrebbe mai voluto che la vedesse litigare con la madre.
 
Ziva non osò distogliere lo sguardo dalla madre, anche se mentalmente pensò che se non fosse stato per Tony, ora Tali starebbe piangendo a dirotto.
 
Non appena i due si allontanarono dal suo campo visivo, la bomba esplose.
 
“Will?! Chi è Will adesso? E poi come parli?! La nuca scoperta è più attraente?! A 40 anni fai pensieri del genere?! Mi sembri un adolescente in calore, che non sa tenersi un marito! E sinceramente non so se lo sia ancora!”
Le vomitò addosso tutta la rabbia che serbava in sé da tanto tempo. Troppo!
 
La madre si voltò lentamente. Era consapevole che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, ma non immaginava certo che sarebbe stato in presenza di Tali o addirittura Tony.
 
“Cosa vuoi da me Ziva?”
Disse cercando di mantenere la voce normale.
 
“Cosa voglio?! Voglio che la smetti di comportarti in questo modo!”
Rispose schifata.
 
“Ma in questo modo come? Sai cos’è successo quando sono andata a prendere tua sorella a scuola? Si è messa quasi a piangere! Perché aveva paura di me con i capelli corti!”
 
“E non ti sei chiesta perché?!”
Ziva continuava ad urlare, sperando vivamente che Tony si fosse preoccupato di chiudere la porta della camera di Tali e di rimanerci con lei.
“Dove sei stata tutto ieri? Dov’eri mentre io per poco non rompevo il braccio a Tony, e Tali ha sparato ad un ragazzo? Dov’eri quando avevamo paura che qualcuno si stesse per intrufolare in casa? Con quale coraggio te ne sei andata, lasciandoci da sole, sapendo che anche Ari doveva andare via?!”
Man mano che continuava a parlare, Ziva alzava sempre di più la voce, cercando però di non farsi sentire dal piano di sopra.
 
“Avevo… Avevo bisogno di liberare la mente per un po’”
Rispose, rendendosi conto di quello che aveva fatto.
“Mi dispiace Ziva… Non immaginavo che voi…”
 
“Che noi cosa? Che avremmo avuto paura a restare da sole dopo che per poco non siamo saltati tutti in aria a Tel-Aviv?!”
Disse guardandola schifata, e salendo sopra.
 
“Ziva… Ziva aspetta… Dobbiamo parlare…”
Rivka voleva spiegarsi con la figlia. Ed era giusto che Ziva sapesse il perché di quei suoi comportamenti. Anche se nel profondo sperava che lei lo capisse da sola.
 
Ziva salì velocemente le scale. Non voleva sentire una parola di più.
Aprì la porta della stanza di Tali, e la trovò che serena dormiva nel letto. Tony non c’era.
 
Bussò alla porta del bagno, per chiedergli scusa, ma non era nemmeno lì.
 
Entrò in camera e non lo trovò. Vide però la finestra aperta, ed un post-it attaccato con cura sullo specchio. Lo prese e lo lesse.
 
Buona  notte mia bella Israeliana.
-Tony
 
Sorrise e lo strinse al petto.
 
 
 
* * *
 
 
 
Mentre continuava a riflettere su quello che era accaduto, Ziva stringeva ancora a sé il post-it lasciato da Tony. Si sentiva più al sicuro… Meno sola.
 
Si chiese come faceva Tony a prevedere che avrebbe avuto delle difficoltà a rivedere la madre… Poi si ricordò di quello che le aveva raccontato.
 
È vero, Ziva aveva subito tante disgrazie… Quasi tutte quelle possibili… Quasi… Lei aveva ancora entrambi i genitori. Tony aveva perso la madre e a quanto pareva il suo rapporto col padre era la versione maschile del suo con Rivka.
 
Voleva aiutarlo, come lui aveva aiutato lei senza che lei dicesse nulla. Voleva essere la sua spalla, la persona sulla quale avrebbe potuto sempre contare. Quella sera, Tony si era reso indispensabile nella vita di Ziva, e lei voleva fare altrettanto.
 
 
 
“Okay Abby… L’abbiamo fatto! Se però si arrabbiano, precisiamo che è stata una tua idea e che mi hai costretto con una pistola puntata alla testa, mentre minacciavi di uccidere anche il mio pappagallo!”
 
“Primo: non hai un pappagallo! Secondo: non ho una pistola… Terzo: vedrai che non si arrabb…”
Abby e Tim stavano discutendo su quanto avevano appena fatto… Quando però vennero interrotti dall’arrivo di Tony e Ziva.
 
“Chi non si arrabbierà?”
Chiese il ragazzo curioso.
 
“E perché parlate di pistole? Non sarà per l’altra sera… Mi dispiace Tim…”
Si affiancò Ziva.
 
“Oh no! Non parliamo dell’altra sera… Parliamo del fatto che non ho costretto McGee con una pistola che non ho, e non l’ho minacciato di uccidere un pappagallo che non ha!”
Rispose allegra, e facendo muovere i suoi codini, lasciando i due ragazzi abbastanza confusi.
 
“Perché avresti dovuto minacciare McGee?”
Chiese la ragazza, gesticolando con le mani.
“È… È un altro dei vostri proverbi?”
 
“Inizio a chiedermelo anche io…”
Rispose il ragazzo altrettanto confuso.
 
Alla fine McGee si decise a parlare.
 
“Okay basta così… Per farla in breve… Ecco noi… Si insomma… Potremmo avervi…”
Iniziò incerto.
 
“Averci cosa, pivello?”
Domandò Tony poco prima di andare su tutte le furie.
 
“Tony! Perché non mi hai detto che parteciperai alle audizioni per il musical di quest’anno?”
Una voce che Ziva conosceva molto bene, rispose alla sua domanda.
 
Jeanne Benoit era dietro Tony e gli stava parlando come una gattamorta… Ziva odiava le persone così.
 
Quando Tony si girò, e la vide, provò immediatamente un senso di noia. Da quando l’aveva lasciata, non faceva che comportarsi così con lui. Poi però ragionò sulle sue parole, ed il suo cuore perse un battito. Si voltò a guardare Abby e McGee… Ecco cosa gli nascondevano! E intanto Ziva rideva!
 
“E hai già deciso con chi parteciperai?”
Chiese la ragazza con la stessa voce melensa, senza considerare neanche lontanamente Ziva, Abby e McGee.
 
Ma è risaputo che Abby non può essere messa in disparte!
“Certo! Parteciperà con Ziva!”
Rispose prontamente la ragazza con un sorriso in volto, mentre Ziva per poco non si affogava con la saliva.
 
“E adesso perdonaci, ma il professor Franks ci sta aspettando in aula!”
Aggiunse prendendo i due ragazzi ancora sconvolti, e portandoli via insieme a McGee.
 
 
 
“Abby…”
La fermò ad un tratto Ziva.
 
“Pivello!”
Fece lo stesso Tony.
 
“Come vi è saltato in mente?!”
Si agitarono entrambi.
 
“Ohh! Quanto siete noiosi! L’altra sera avete cantato così bene insieme…”
Rispose prontamente Abby.
 
“E poi cosa ci sarà mai di male?!”
Esclamò Tim.
 
In realtà Ziva sapeva qual era il suo problema… Ma in fondo era in America, suo padre l’aveva mandata lì perché potesse vivere una vita normale… E poi quello era un suo grande desiderio…
 
“Beh… Effettivamente potremmo…”
Si stava convincendo Ziva.
 
“Cosa c’è di male, pivello?! Sai come mi prenderebbero in giro gli altri ragazzi della squadra? Sono il capitano, non posso permettermi di partecipare a questi teatrini!”
Rispose, al contrario, Tony.
 
In un primo momento Ziva rimase delusa, ma in fin dei conti Tony aveva ragione… Doveva ricordarsi che lui faceva parte della squadra di basket… Lui era il tipico ragazzo popolare che usciva con le cheerleader. Usciva con lei, Abby e McGee solo per svago… Per potersi rilassare… Per poter essere se stesso qualche volta.
 
“Ma dai, Tony… Cosa vuoi che ti dicano?!”
Incalzò Tim.
 
“No! Ho una reputazione da mantenere! Non mi abbasserò a questi livelli!”
 
“Se al posto di Ziva ci fosse stata una di quelle due vipere, Jeanne o Ej, ci saresti andato senza dubbio!”
Si arrabbiò ad un tratto Abby.
 
“Sarebbe diverso…”
Provò a giustificarsi… Senza accorgersi che in quel modo era riuscito a ferire, e anche profondamente, Ziva.
 
“Certo… Tony ha ragione… Non sono popolare come loro… Comunque mi sembra che Jeanne stia cercando un compagno con cui partecipare”
Disse alla fine, allontanandosi dal gruppo.
 
Lei si era confidata con lui, per quel poco che bastava a fargli capire qualcosa in più della sua vita, senza metterlo in pericolo… E lui sembrava aver dimenticato tutto, solo per la popolarità!
 
Quando crescerai, Ziva? Si ripeté da sola nella testa. Davvero pensava di aver trovato quel qualcuno che avrebbe fatto tesoro dei suoi segreti? Qualcuno che per una volta ci tenesse davvero? Qualcuno che avrebbe messo da parte le cose futili, per regalarle un sorriso? Qualcuno disposto ad aiutarla?
 
No.
 
Doveva crescere.
 
 
 
“Sei un cretino!”
Gli urlò in faccia Abby, tirandogli un sonoro schiaffo.
 
“Pivello non dici niente?”
Ribatté Tony sorpreso.
 
“Si… questa volta hai esagerato!”
Rispose il ragazzo, guardandolo deluso.
 
“Si vedeva lontano un miglio che lei si aspettava qualcosa da te! Ci metto la mano sul fuoco che ti abbia detto qualcosa in più… E tu l’hai delusa! Non è questo il Tony che conosciamo noi! E soprattutto non è questo il Tony col quale Ziva si è confidata… Il Tony di cui lei ha bisogno! Questa… Questa imitazione uscita male… È quello che fai finta di essere ogni volta che sei con la tua fottuta squadra… Ma non la devi usare con noi, non con chi si è fidato di te…”
 
Abby non faceva mai dei discorsi così lunghi e filosofici, ma aveva visto qualcosa di diverso in Ziva, e nel rapporto che aveva con quel ragazzo.
Tony aveva sbagliato, e lei aveva tutte le intenzioni di farglielo capire.
 
Così, prese il compagno Tim e si diresse in classe.
 
 
 
“Ehi Ziva!”
 
Quella voce… Non la sopportava!
 
“Non ora, Ej!”
 
“Volevo solo chiederti se andasse tutto bene… Sembravi triste…”
Rispose con un finto sguardo dispiaciuto.
 
“Non sono affari che ti riguardano!”
Sibilò Ziva, che in quel momento, non aveva decisamente voglia di qualcuno che la infastidisse.
 
“Ehi Ej… Ciao Ziva…”
Ecco! Ci mancava solo Ray.
 
“Devo andare a lezione!”
Si congedò subito la ragazza.
 
Una volta che si fu allontanata, i due vennero raggiunti da Jeanne… Avevano in mente qualcosa di losco… Ziva ne era certa… Ma dopo Avraham, un paio di cheerleader gelose non le faceva certo paura!
 
 
 
Quando entrò in classe, Tony, Abby e McGee erano già seduti ai loro posti, e Ziva senza alcuna espressione in viso, appoggiò le sue cose sul suo banco di fianco a Tony e prese posto anche lei.
 
La lezione passò in fretta, e i due non si erano scambiati neanche una parola, sotto lo sguardo preoccupato di Tim ed Abby.
 
Quando suonò la campanella, l’israeliana scattò in piedi, e infilò velocemente i quaderni nel suo zaino.
 
Tony voleva parlarle. Voleva farle capire che non aveva dimenticato la sera precedente, ma partecipare ad un’audizione, non era proprio nel suo stile.
 
“Ziva…”
 
“Va tutto bene Tony!”
Lo bloccò subito la ragazza, fulminandolo con lo sguardo.
 
Uscì insieme agli altri 2 ragazzi, mantenendo quel suo rigoroso silenzio, che destabilizzava persino Abby.
 
Tony corse verso di loro, ma appena sentì la sua presenza, con una scusa, Ziva si allontanò.
 
“Ho dimenticato il quaderno in classe. Vi raggiungo dopo”
 
“Tony piantala di fare lo stupido! Torna il ragazzo che eri ieri sera…”
Iniziò a rimproverarlo la ragazza, ma venne subito bloccata da uno dei suoi pensieri.
“Ehi aspetta! Ma non è che ieri sera… Voi due… E adesso tu… E Ziva si sente tradita…”
 
“No!”
Rispose secco il ragazzo mettendola a tacere.
“Voi andate, vi raggiungo dopo”
 
Ma cosa stava facendo? Si era ripromesso che l’avrebbe aiutata a tutti i costi… Che l’avrebbe resa felice… E quello che era riuscito a fare fino ad ora, era stato ridicolizzare parte del suo passato… Si diede dell’imbecille da solo!
 
 
 
Ziva stava cercando di guadagnare tempo per allontanarsi da Tony, ma rientrando in classe, una sorpresa la attendeva.
L’aula era vuota, ad eccezione di un banco all’angolo, occupato da qualcuno di cui Ziva non si preoccupò.
 
Fece finta di cercare qualcosa, quando sentì dei passi avvicinarsi a lei… Quel momento le riportava alla mente ricordi che sperava di aver dimenticato.
 
Si voltò di scatto, incontrando il viso di Ray, che la guardava con un sorriso compiaciuto sul volto.
 
“Che succede, Ziva? Scappi da Tony il principe azzurro? Che ha combinato questa volta?”
Iniziò a parlare, sedendosi sul banco di fianco.
 
“Cosa ti fa pensare che se fosse vero quel che dici, verrei a parlarne proprio da te?”
Rispose la ragazza seccata.
 
“Sai Ziva…”
Scese dal banco, muovendo il dito indice, ed iniziando a girare per la classe…
“Credo che abbiamo cominciato col piede sbagliato…”
 
“No Ray… Noi non abbiamo mai cominciato… È diverso!”
lo sfidò.
 
Ray fece una smorfia e poi le andò incontro.
“Partecipi alle audizioni?”
 
Ziva roteò gli occhi… Le sarebbe piaciuto? Si! Sarebbe successo? Meglio non rispondere a questa domanda.
 
“Mi lasci passare?”
Lo spinse leggermente di lato, per farsi spazio tra i banchi, ma lui la afferrò per un braccio, e la fece voltare.
 
Il suo volto era pericolosamente vicino a quello di Ziva, che se in un primo momento era rimasta sorpresa, ora stava cercando di divincolarsi, per allontanarsi da lui, e da quel senso di nausea che la sua vicinanza gli aveva causato.
 
“Io vorrei partecipare… Ma non ho una cantante… A quanto ho capito tu sai cantare bene… Che ne dici se…”
Stava per concludere la sua proposta, quando la porta della stanza si spalancò, e Tony comparve davanti a loro.
 
“No… La sua risposta è no! Ha già un altro compagno con cui vincerà le audizioni!”
Rispose con il suo fare da DiNozzo… Era quello il ragazzo che Ziva conosceva… Il ragazzo che è sempre pronto per salvare delle fanciulle in difficoltà… Come lui stesso aveva detto la prima volta che si erano incontrati.
 
Ziva approfittò di quel momento per divincolarsi e giacché lasciare l’impronta delle sue scarpe tra le gambe di Ray.
 
 
 
“Mi dispiace Ziva… Non so cosa mi fosse preso…”
 
Nonostante Ziva fosse felice di quello che era appena successo, orgogliosa di aver riavuto indietro il Tony che conosceva, non riusciva a capire perché lui si fosse comportato in quel modo.
 
“Avrei dovuto essere felice on te per la sorpresa di Tim ed Abby… Senza mettere davanti la popolarità!”
Le chiese scusa il ragazzo sinceramente provato.
 
“Tony… Non riguarda il partecipare alle audizioni… Quello è solo uno stupido desiderio!
 
Stavano discutendo mentre si dirigevano verso la sala da pranzo. Non avevano molto tempo, perché poi lui avrebbe dovuto pranzare con la squadra…
 
“È per Jeanne? Ho detto che con lei sarebbe stato diverso perché lei era una cheerleader… se una cheerleader partecipa con un giocatore di basket alle audizioni la popolarità aumenta… E in quel momento mi stavo comportando dal popolare capitano della squadra dell’Anacostia, e non dal semplice… Tony DiNozzo… Quello che tu conosci!”
 
Si stavano guardando negli occhi, ma in quel momento, la delusione si rifece viva negli occhi di Ziva…
 
“Non è questo…”
Disse voltandosi e aumentando il passo, per arrivare il prima possibile alla mensa.
 
“Ho detto che sarebbe stato diverso perché lei non è te!”
Le urlò da dietro, raggiungendola e prendendole il braccio… Anche se già quelle parole erano bastate a fermarla.
 
“Io ti ho parlato del mio passato… E non l’ho mai fatto con nessuno! Quello che ti ho raccontato è una stupidaggine per chi non sa tutta la storia… E credevo che tu l’avessi capito… E credevo che tu…”
Non riusciva a continuare, Lo guardava con gli occhi lucidi e tremanti, e la voce rotta. Eppure ancora una volta era riuscita a non crollare davanti a lui.
 
“Credevi che io avrei messo davanti un tuo sorriso alla mia popolarità!”
Concluse Tony la frase per lei.
“E non l’ho fatto… Perché… Non lo so il perché… Ma io non ho dimenticato quello che è successo la notte scorsa, come non ho dimenticato il tuo sguardo quando mi parlavi!”
 
Continuarono a guardarsi negli occhi… Non sapevano se si stessero sfidando per vedere chi avrebbe ceduto prima, o se si stessero pregando per far durare quel momento in eterno.
 
“Dammi un’altra possibilità per dimostrartelo…”
Le disse alla fine, porgendole la mano.
 
Ziva lo scrutò ancora per qualche secondo. Voleva capire se quel che diceva era vero, se valeva ancora la pena mantenere la promessa che si era fatta quella sera, di essere la spalla di Tony, come lui lo era per lei.
 
Poi afferrò la sua mano, ed insieme si diressero verso la mensa.
 
 
 
Intanto, dall’alto, il professor Gibbs e la preside, guardavano la scena… Forse le loro idee avrebbero avuto un seguito.
Si guardarono negli occhi. Complici.
Dovevano portare avanti quello per cui lavoravano da tanto tempo.
 
“Dobbiamo tenerli fuori per ora!”
Esordì alla fine Jenny.
 
“Purtroppo, però, uno di loro è già dentro dalla nascita!”
Le fece notare Gibbs con un sorriso.
 
“E nessuno di loro permetterà che ci stia da sola!”
Completò la frase la Shepard sospirando.
 
 
 
“Mi dispiace Jeanne… Ci ho provato…”
 
“Ray… Sei un buon a nulla! Ma per fortuna, io ho sempre un piano di riserva…”
 
“Attenta, Jeanne… Stanno arrivando…”
La avvertì Ej, mentre al tavolo del pranzo, discutevano sui loro loschi intrighi.
“E si tengono per mano… Bleah!”
Aggiunse.
 
“Io dico che l’ebrea ci sa fare a letto… È per questo che DiNozzo le sta così incollato!”
Disse Nick.
 
“Te lo dirò presto…”
Gli fece notare Ray, con un sorriso malizioso.
 
“Si Ray… Ma non per ora… Ho un’altra idea in mente, per rimediare al casino che hai combinato!”
Jeanne frenò subito il suo entusiasmo.
 
“Ehi ma dove va? Perché non viene qui?”
Chiese ad un certo punto Ej.
 
 
 
“Non vai dalla tua squadra?”
 
Tony gli sorrise, e la accompagnò al tavolo dove Abby e McGee li aspettavano.
 
“Ma quale onore!”
Fece Tim, vedendo il ragazzo, e scambiandosi un’occhiata complice con Abby…
 
“Avete pensato anche alla canzone che dovremo cantare?”
Chiese Tony, dipingendo un sorriso a 32 denti sul volto di Abby.
 
 
 
Ovviamente, Abby aveva già tutto pronto, e subito aveva fornito Tony e Ziva del materiale necessario per il loro brano.
 
Erano le 16, e ognuno doveva tornare a casa.
 
“Ehi voi due? Dove pensate di andare?!”
Abby fermò Tony e Ziva.
 
“La riaccompagno a casa…”
 
“State scherzando?!”
Fece Abby.
 
“Ragazzi l’audizione è tra poco! MI pare che si terrà il giorno di Halloween! Dovete allenarvi per bene!”
Continuò Tim.
 
“Pivello, di’ la verità… La cosa ti diverte!”
Fece Tony con una smorfia.
 
“Oh si! Da matti!”
Lo prese in giro il ragazzo.
 
“Quindi… Che dovremmo fare?”
Chiese Ziva.
 
“Andate a provare da Tony!”
 
“Ma…”
Fece per ribattere Ziva… Poi capì che con Abby non c’era storia!
“Vado ad avvisare Tali che non torno per pranzo…”
 
“Noi vi raggiungiamo più tardi… Adesso, dobbiamo andare a prendere una ragazza che ho conosciuto quest’estate in una vacanza studio, all’aeroporto. Le ho proposto di trascorrere con me e la mia famiglia un paio di mesi qui, e Tim mi sta gentilmente accompagnando”
 
 
 
Quando arrivarono a casa di Tony, il ragazzo era molto nervoso. Aveva visto l’auto del padre, quindi probabilmente era in casa… E avrebbe combinato solo pasticci!
 
“Ascolta… Mio padre è un po’… Estroverso… Però…”
Tony stava provando ad avvisare Ziva, quando…
 
“Junior!”
 
“Papà… Ti presento Ziva… Ziva, lui è mio padre… Senior…”
 
Ziva li guardò perplessa. Certo, gli americani avevano nomi strani… Ma Senior… E soprattutto.. Perché aveva chiamato Tony Junior?
 
“Buon pomeriggio, Ziva… Io sono Anthony DiNozzo… L’originale…”
Spiegò il padre di Tony.
 
“Piacere mio, signor DiNozzo!”
Rispose la ragazza.
 
“Wow Junior! Questa non è una delle solite ragazzine viziate che ti portavi a casa… Ed ora capisco perché non lo fai più…”
 
“Papà… Hai già parlato abbastanza!”
Si irritò Tony, facendo sorridere Ziva.
 
“Vieni Ziva…”
 
 
 
“È simpatico tuo padre…”
 
“Si… Allontanati Ziva, si sta per alzare molta polvere”
 
L’aveva portata in una stanza della casa che l’ultima volta non le aveva mostrato. Era luminosa, ma aveva qualcosa di malinconico.
 
C’era una sagoma in un angolo, con un telo sopra, e Tony lo stava togliendo, sollevando la polvere.
 
“Ma da quant’è che non entravi in questa stanza?!”
Disse Ziva tra un colpo di tosse e l’altro.
 
“Molto!”
Rispose semplicemente Tony.
 
Ziva comprese al volo che se non entrava in quella stanza da così tanto tempo, il motivo doveva averlo turbato… E sviò subito l’argomento.
 
“Comunque tuo padre non è come lo descrivevi! È elegante e cortese…”
Commentò Ziva.
 
“Riparliamone quando ti proporrà di diventare la mia matrigna numero… Ormai ho perso il conto!”
Le rispose, mentre cercava di sistemare il telo.
 
Ziva rimase per un attimo confusa… Poi comprese…
 
Altro argomento off-limits… Provò a cambiare ancora.
 
“Che c’era sotto quel telo?”
Domandò curiosa.
 
“Un pianoforte!”
Esordì alla fine, mostrando lo strumento.
 
“Tu… Tu sai suonarlo?”
Si meravigliò.
 
“Queste mani non servono solo a palleggiare!”
Le rispose facendola ridere.
“Allora… Vogliamo iniziare a provare?”
 
Tony cominciò a suonare, e Ziva rimase stupita dalla sua abilità. Poi lei prese a cantare, e Tony la ascoltava ammaliato, mentre le sue mani si muovevano da sole sulla tastiera.
 
Provarono il brano diverse volte, finché Tony non si fermò…
 
“Okay, pausa snack!”
 
“Hai bisogno di polvere magica per continuare a fare le tue magie sui tasti?”
Lo prese in giro.
 
“No, mia piccola Trilli dalla voce bianca… Torna dalla Radura Incantata… Ho solo fame!”
Le rispose lui, lasciandola con un espressione interrogativa…
 
“Non… Tu non… Non sai chi è Trilli? Ma dove vivevi da piccola?!”
Esclamò pentendosi subito della sua affermazione.
“Pessima scelta lessicale…”
 
“Già…”
Constatò Ziva, sorridendo per il verso che subito dopo uscì dalla bocca di Tony.
 
“Ah… Tony…”
Ziva lo chiamò, mentre stava riempiendo un panino con tutto quello che trovava in frigo.
“Hai davvero intenzione di mangiarlo?!”
 
Tony annuì, fingendosi triste…
“Già… Ho finito la mia polvere fatata…”
 
Risero entrambi.
 
Poco dopo, si presentarono alla porta Abby e McGee, con tutte le migliori intenzioni di ascoltarli cantare…
 
Solo che ormai era sera… Erano affamati… E decisero di cenare, rimandando a dopo… Un dopo che poi si trasformò in un domani…
 
Tony stava mangiando una fetta di pizza, e Ziva lo guardava accigliata.
“Tony è mai possibile che mangi ogni 5 secondi?!”
 
“Tranquilla Ziva… Ci farai l’abitudine!”
Abby le diede una pacca sulla spalla.
“E questo è niente… Devi vedere la ragazza che mi era capitata in stanza durante la vacanza studio di quest’estate… Mangiava in continuazione!”
 
“A proposito Abby… Dov’è?”
Chiese Tony.
 
“Ha preferito prendere una casa con suo fratello maggiore… Si è portata dietro anche una sua amica…”
Rispose la ragazza, addentando voracemente una fetta di pizza.
 
“Che è successo?”
Chiese Ziva sotto voce a McGee.
 
“Poi ti spiego…”
 
 
 
Trascorsero così anche quella serata, finché arrivò l’orario, ed ognuno tornò a casa sua.
 
Quella sera, però, Ziva non riusciva a prendere sonno… Continuava a cantare quella canzone nella sua testa, finché finalmente, entrò nelle braccai di Orfeo.
 
Buona notte Trilli…
 
Le arrivò un messaggio da Tony, ma non fu Ziva la prima a leggerlo…










NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti... Ok... Perdonatemi per questo ritardo... Ma il capitolo era molto lungo... E bolevo scriverlo come si deve! Allora cosa ne pensate? Ho iniziato a metterci qualcosina sulla storia di Ziva, ed un piccolo litigio TIVA...
Dunque... 
Innanzi tttto, spero vi sia piaciuta la prima parte in cui il flashback di Ziva è la coninuazione di quello di Tony...
Poi ho iniziato ad introdurre un "dialogo" tra Ziva e Rivka... Che ne dite... Riusciranno mai a chiarisrsi? E chi è questo Will? E soprattutto... Perchè Ziva è così arrabbiata con la madre?
Ma andiamo avani... 
Attenzione attenzione... Il prof. Gibbs e la preside Shepard, ci nascondono qualcosa.. e anche da molto tempo... Cosa sarà mai? 
Poi però abbiamo inserito un bel finale... Che ve ne pare del soprannome di Ziva "Trilli"? Ok va bene.. Lo ammetto.. Non l'ho inventato io.. Ma i nostri amati scrittori di NCIS... Già.
Proprio ieri, guardavo un episodio 8x04, in cui Tony chiama Ziva "Trilli", è l'ho trovata una cosa molto tenera, da poter inserire nella mia storia (anche se in contesti diversi).
Secondo voi passeranno le audizioni, Tony e Ziva?
Ma intanto... Chi è che sta per fare la sua prima comparsa in questa storia? Oh beh... Lo scopriremo presto... Chi sarà la ragazza che ha conosciuto Abby? E chi sarà la sua amica? E perchè Abby è così ostile nei suoi confronti?
Presto lo scopriremo!
Diciamo che potreste aspettarvi qualche piccola svolta McAbby... E anceh qualcos'altro... Ma voglio lasciarvi con questa curiosità!
In più, se adesso non capite qualcosa sulla storia di Ziva, Avraham, i suoi genitori... Tranquilli! Arriverà il momento!

Allora, quale di tutti questi intrighi è quello che vi incriosisce di più? Fatemelo spaere nelle recensioni, ed io vi risponderò il prima possibile.

Baci <3
Gaia.

 

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Capitolo 7
*** LOST ***


“Voi state insieme!”
 
“No Tali… Come te lo devo dire… Tony non è il mio fidanzato!”
 
“Ma ti ha chiamato Trilli!”
 
Quella mattina, Tali si era svegliata molto presto, correndo in camera di Ziva, per darle il suo singolare buongiorno.
Aveva però visto una luce provenire dal telefono di Ziva, e avvicinandosi aveva letto il messaggio della buonanotte da parte di Tony, iniziando a fantasticare, più del solito, su una loro ipotetica relazione.
 
“Te lo giuro su tutto quello che vuoi… Non è il mio fidanzato…”
Le assicurò Ziva, mettendosi una mano sul cuore e portando l’altra all’altezza dell’orecchio.
 
“Va bene… Pero a te piace…”
 
“Tali…”
 
“E anche tu piaci a lui! Chissà quanto ci metterete a fidanzarvi!”
 
Ziva sorrise, e scosse la testa per le assurdità che passavano nella mente della sorellina…
 
 
 
Tony, Ziva e McGee erano seduti ai propri banchi, aspettando l’arrivo di Abby.
 
“Secondo voi come saranno le sue amiche?”
Chiese Tony con un sorriso sornione.
 
“Io non le definirei esattamente amiche…”
Lo corresse McGee.
 
“Perché?”
Domandò Ziva divertita.
 
“Ieri… Quando l’ho accompagnata in aeroporto… Abby era contenta di rivedere la sua vecchia compagna di stanza… Ma non altrettanto della ragazza che si era portata dietro… Era un po’ gelosa…”
Spiegò il ragazzo sottovoce.
 
“Io non sono gelosa, McGee… Io scannerizzo le menti… E quella non mi sta simpatica!”
Abby era arrivata in quel momento, accompagnata dalle due ragazze nuove, e si era avvicinata all’orecchio di McGee per non farsi sentire…
 
Il ragazzo sobbalzò, sotto lo sguardo divertito di Tony e Ziva.
 
“Allora ragazzi!”
Disse a voce più alta, e salutando i suoi amici.
“Vi presento Ellie Bishop, la mia compagna di stanza durante quella famosa vacanza studio”
 
Disse indicando una ragazzina della loro stessa età.
 
“Ciao ragazzi… Sono Ellie!”
Disse allegramente, senza però evitare di scrutare ognuno degli amici di Abby da cima a fondo.
“Ciao Tim…”
Aggiunse poi, rivolta al ragazzo che aveva conosciuto in aeroporto.
 
“Ciao Ellie…”
Rispose McGee intimidito, mentre Tony e Ziva guardavano alternativamente i due ragazzi ed Abby, che non aveva un’espressione divertita.
 
“Ehm…”
D’un tratto si sentì un verso provenire da dietro il gruppo.
 
“Oh si…”
Fece Abby seccata.
“Lei, invece, è Delilah Fielding”
 
La ragazza abbozzò un sorriso, e calò improvvisamente un atmosfera di imbarazzo generale.
Tony e Ziva si guardarono chiedendosi cosa fare, finché il ragazzo prese la parola, rompendo il silenzio.
 
“Io sono Anthony DiNozzo… Tony per gli amici, e lei invece e Ziva David… Piacere di conoscervi”
 
“Ok direi che è il caso di prendere posto… Guardate, ci sono due posti in fondo all’aula…”
Rispose Abby sbrigativa.
 
Le due ragazze andarono a sedersi, ed una volta che furono lontane dai quattro amici, tutti presero a guardare Abby.
 
“Beh? Che c’è? Perché mi guardate?”
Chiese con finta ingenuità.
 
“No… Niente…”
Rispose Ziva.
“Tony e McGee sono troppo curiosi… Tutto qui!”
Continuò, lanciando occhiate complici a Tony.
 
“Scusa, perché dici che non c’è niente se un secondo fa Abby stava per cavare gli occhi alla moretta… Delilah, giusto?”
Rispose, il ragazzo, con un sorriso divertito, non vedendo l’ora di poter assistere ad una rissa tra ragazze.
 
“Non le stavo per cavare gli occhi, stupido!”
Si innervosì Abby.
 
“Neanche con Ellie scherzava!”
Disse Tim, ignorando le proteste di Abby.
 
“Siete dei tonti!”
Si arrese la ragazza.
 
“Il termine esatto è maschi…”
Ziva lanciò un’occhiata di sfida a Tony.
 
“Noi saremo anche tonti… Ma voi ragazze siete tutte gelose…”
le rispose il ragazzo, ormai togliendo l’attenzione dalle nuove arrivate.
 
“Parla il ragazzo che è entrato in classe mentre un gentiluomo come Ray mi proponeva di partecipare all’audizione con lui”
Controbatté Ziva, lasciando Tony spiazzato, e facendo ridere Abby e McGee.
 
“Non… Non avresti mai accettato… Tu non sopporti Ray…”
Disse diventando quasi paonazzo.
 
“Beh… È un ragazzo affascinante… Di origini latino americane… Chi lo sa… Magari potrei cambiare opinione su di lui…”
Gli rispose fingendo di pensarci su.
 
“Mi stai prendendo in giro… Vero?”
 
Per tutta risposta, Ziva gli fece un sorriso malizioso.
 
 
 
Terminata la lezione della prima ora, i quattro amici si spostarono in palestra con il professor Gibbs, mentre Ellie e Delilah erano dirette verso l’aula di Chimica.
 
“Ziva… Non mi piace quella tipa!”
Abby si stava confidando con Ziva in un momento in cui erano rimaste sole, prima dell’arrivo del prof.
 
“Dai Abby… Lo dici solo perché sei gelosa di Ellie…”
 
“Neanche Ellie mi ispira tanta sicurezza… L’hai sentita oggi?”
Fece lasciando Ziva un po’ confusa.
Ciao Tim
Disse imitando la sua voce, e facendo ridere Ziva.
 
“Sei gelosa di Tim?”
Chiese la ragazza maliziosa.
 
“Io? Gelosa? Perché dovrei?!”
Rispose innervosendosi sempre di più.
“È solo che odio le gattemorte! Ci resta solo che si uniscano al gruppo della Benoit!”
Continuò, divertendo Ziva.
 
“Beh? Che avete da ridere, belle fanciulle?”
Si intromise Tony seguito da McGee.
 
“Niente che ti possa interessare, DiNozzo!”
Gli rispose Ziva.
 
“Ma perché ce l’hai con me da tutto il giorno?! Ti ho fatto qualcosa?”
Poi si fermò per un secondo.
“Oh… Sei in quel periodo del mese?”
 
Il povero ragazzo non fece in tempo a finire la frase, che il professore si presentò alle sue spalle, tirandogli uno scappellotto.
 
“In palestra, DiNozzo!”
 
“Subito capo… Ehm volevo dire prof!”
Rispose il giovane colto alla sprovvista, e disegnando un sorriso trionfante sul volto di Ziva che per la seconda volta quella mattinata, l’aveva spuntata su di lui.
 
 
 
“Professore perché ci sono dei sacchi da box in palestra?”
 Domandò un loro compagno, Jimmy Palmer.
 
“Per il nuovo programma che intraprenderemo quest’anno di cui vi ho parlato”
 
“Ma il programma iniziava nel pentamestre…”
Obiettò Tony.
 
“E noi anticipiamo…”
Rispose il professore.
 
Tutti i ragazzi presero un sacco, iniziando tirare calci e pugni senza ordine né tecnica.
 
“Ha intenzione di partecipare anche lei alla lezione, signorina David?”
Domandò sarcastico il professore, notando che la ragazza rimaneva ferma appoggiata davanti al sacco, e osservando i suoi compagni del tutto scoordinati.
 
“Sono abituata ad un diverso genere di allenamento.”
Rispose fredda la ragazza.
 
Tony intanto guardava la scena con la coda dell’occhio, un po’ incuriosito, un po’ preoccupato.
 
“Non le vanno bene questi sacchi?”
Continuò il professore.
 
“No… Lei ci ha detto di iniziare a picchiare il sacco, ma credo che lei sappia bene in quanti modi diversi si possa fare. Non mi sono stati impartiti ordini precisi, quindi non agisco”
Rispose chiara la ragazza.
 
Tony si fermò, e mentre riprendeva aria, guardava la scena con aria interrogativa, e lo stesso sembrava stessero facendo Tim ed Abby.
 
Il professor Gibbs scrutò bene la ragazza.
Conosceva il suo passato, le sue origini, e aveva intenzione di metterla alla prova. Era per questo che aveva anticipato l’avvio del nuovo programma scolastico.
Gibbs continuò a studiarla. Non accennava ad abbassare lo sguardo. Era completamente diversa dalla ragazza che aveva visto durante le altre lezioni. E sembravano essersene accorti anche i suoi amici. Poi prese una decisione. Voleva capire perché faceva la dura… E quanto era disposta ad andare avanti, ma soprattutto cosa la spingesse a comportarsi in quel modo.
 
“DiNozzo…”
Lo chiamò, senza distogliere lo sguardo dagli occhi penetranti della ragazza.
“Vieni qui. Tutti gli altri, fermatevi e sedetevi.”
Continuò.
“Questo corso che intraprenderemo, sarà di autodifesa. Quindi, voglio vedere come ve la cavereste se vi trovaste in una situazione in cui dovrete proteggervi da soli. DiNozzo e David, ci daranno una dimostrazione di lotta. Ci siete ragazzi?”
 
A quelle parole, Tony impallidì. Ziva aveva iniziato l’addestramento del Mossad a 12 anni… L’avrebbe steso in meno di 5 minuti.
 
Anche Ziva ebbe un sussulto. Ora non sapeva cosa fare. Non poteva far del male a Tony… Ma suo padre le aveva insegnato che non si può mai lasciare un lavoro a metà, e che bisogna sempre dare il massimo. Sapeva che avrebbe fatto del male a Tony.
 
“Professor Gibbs, io non posso…”
 
“David!”
La rimproverò il professore.
“Non le stanno bene i sacchi, non le sta bene questo… Devo dedurne che ha dei problemi con le mie lezioni?!”
 
La stava provocando, e Ziva non capiva il perché. Generalmente lei ed il professor Gibbs avevano un bel rapporto, ed una grande intesa, e soprattutto, lui la chiamava per nome!
 
“Assolutamente professore!”
Aveva appena firmato il patto col diavolo. Si mise al centro della palestra, insieme a Tony, che era visibilmente preoccupato.
Perdonami Tony… Pensò la ragazza.
 
“Prof io non posso colpire una ragazza!”
Si fermò ad un tratto il ragazzo.
 
“Tranquillo DiNozzo… Ziva saprà difendersi… Vero?!”
 
A quelle parole le certezze di Ziva crollarono. Se fino ad un secondo fa, era convinta che Il professore le stesse mettendo i bastoni tra le ruote, ora non riusciva a spiegarsi quel sorriso rassicurante che le aveva appena rivolto. Era con o contro di lei?
 
“Ricordiamo che l’autodifesa è una disciplina in cui l’autocontrollo è uno dei fattori principali…”
Aggiunse rivolto verso la ragazza.
 
In quel momento come un fulmine, un idea delle intenzioni di Gibbs le balenò nella mente.
Lui sapeva! Conosceva la sua indole di arrivare fino in fondo, di mettercela tutta, sempre. Ecco… Anche in quel momento doveva mettercela tutta. Questo non significa solo arrivare allo stremo delle forze, significa impegnarsi al massimo in quello che viene chiesto. E in quel momento, le era stato chiesto autocontrollo. Non gli avrebbe fatto male.
 
Tony però continuava ad essere preoccupato. Sul fronte del professore non aveva ottenuto nulla, così provò con Ziva.
 
“Ziva… Ti prego, non uccidermi…”
Le chiese sottovoce, ricordando quella sera in cui l’aveva messo fuori gioco nel momento in cui era entrato in casa.
 
Ziva volle prendersi gioco di lui. Sorrise maliziosamente, e Gibbs lo notò. Ora rivide la ragazza che aveva conosciuto in quelle settimane. Anche Abby e Tim sorrisero.
 
“Com’è che dicevi? Che sono in quel periodo del mese?”
Lo stuzzicò.
 
“No, ma io scherzavo…”
Si corresse subito il ragazzo, iniziando a sudare freddo.
“Prof…”
Chiese aiuto…
Gibbs guardò Ziva. Si fidava di lei. Lei lo sentiva.
 
“Stiamo aspettando…”
Gli rispose il professore.
 
“Ma…”
Non fece in tempo a finire la frase, che un a man gli afferrò il polso, ruotandolo fino a far girare Tony di spalle. Ziva gli piegò il braccio, infilandogli la mano tra le due scapole, e spingendo il suo ginocchio verso il basso con un piede, per farlo piegare a terra.
 
“Ottimo!”
Disse il professore.
 
Ziva sorrise, e mentre Tony ancora doveva realizzare quello che gli era successo, la ragazza gli sussurrò all’orecchio
“Tu puoi fare il cretino quanto vuoi… Ma non potrei mai farti male”
Anche il ragazzo sorrise.
 
 
 
Intanto, Ellie e Delilah, a lezione di Chimica, avevano fatto nuove amicizie.
 
“Ehi, hai visto quanto è figo quel Tony?”
Commentava Delilah all’amica.
 
“Mh… Sì… Però devi ammettere che anche McGee è affascinante!”
Rispose Ellie.
 
“Chi? Il secchione che ci è venuto a prendere all’aeroporto?”
Chiese schifata l’amica.
 
“Si lui! E poi non è un secchione… È solo intelligente…”
Continuò a sognare la bionda.
 
“Tu sei fuori… Anche se… Devo ammettere che forse ripensandoci un pensierino ce lo farei…”
Rifletté Delilah, destando immediatamente l’attenzione di Ellie.
 
“No vabbè… Tu tieniti Tony, che a Timmy ci penso io!”
La frenò subito, avvertendo il pericolo, in un momento di gelosia.
 
“Tranquilla… Se mai dovessi provarci col secchione, sarà solo per puro svago!”
Scherzò Delilah.
 
“Abby si arrabbierà… Molto!”
Pensò Ellie, anche se non molto preoccupata.
 
“È proprio quello il divertimento!”
Sogghignò la mora.
 
 
 
Ovviamente, il discorso non passò inosservato per qualcuno che già progettava un modo per riprendere lo scettro.
 
“Ciao ragazze, siete nuove?”
Domandò Jeanne comparendo alle spalle di Ellie e Delilah.
 
“Si, io sono Delilah, lei è Ellie”
 
le ragazze si presentarono, iniziando a conoscerci. Jeanne ogni tanto faceva delle domande mirate ad avere informazioni precise su di loro, e sul loro gruppo di amici, finché non furono raggiunte da Ray ed Ej.
 
“Ciao ragazzi, vi presento delle nuove amiche… Loro conoscono Tony, Abby, Tim… Ziva!”
Calcò la voce sull’ultima parola, facendo capire ai suoi compagni le sue intenzioni, anche se per il momento, aveva altri piani per la testa, che sarebbero dovuti rimanere nella stretta cerchia di Ray ed Ej.
 
 
 
All’ora di pranzo, Tony, Ziva, Abby e Tim si stavano dirigendo al loro solito tavolo tutti insieme, quando Tony rallentò un momento, prendendo l’amico per il braccio.
 
“Ahi! Che c’è Tony?!”
 
“Guarda Pivello… Stanno confabulando in quel modo da quando sono arrivate le nuove!”
Disse indicando Abby e Ziva, con un sorrisetto divertito in volto.
 
“E allora?”
 
“E allora? Tim, sarai un McGenio a scuola, ma fuori sei più McRitardato del Gremlin!”
Tony lo scosse.
 
“Il Gremlin?”
Chiese confuso McGee.
 
“Palmer! Tim ma fai sul serio?!”
Lo guardò stupito negli occhi.
“Comunque”
Aggiunse
“Io dico che fanno così perché… Si beh… Hai visto come ti guardava la bionda, no? Credo che Abby sia…”
Iniziò a spettegolare sottovoce con aria sempre più incuriosita, senza accorgersi di aver perso di vista le due ragazze.
 
“Che io sono cosa, Tony?”
Chiese Abby all’orecchio del ragazzo, comparendo alle sue spalle e facendolo sobbalzare.
 
“Una potenziale scienziata forense con acute capacità ammaliatrici!”
Mentì visibilmente, e anche molto spaventato, facendo ridere il resto della comitiva.
 
Poi una volta che la ragazza si fu allontanata con McGee, Ziva fermò Tony.
“Se non ti trancio la gola è solo perché non voglio essere sospesa e dare un cattivo esempio a Tali… Ma tanto per la cronaca… Abby non è gelosa… Solo molto attenta a riconoscere le personalità!”
Gli sussurrò all’orecchio.
 
“Certo, certo… E comunque… Non avresti il coraggio di tranciarmi la gola!”
La stuzzicò il ragazzo, avvicinandosi al resto del gruppo.
 
“E chi te lo dice, DiNozzo?!”
 
“L’hai detto tu stamattina, piccola Ninja dal cuore tenero!”
 
Senza esitare, Ziva avanzò velocemente, passandogli accanto e tirandogli un pugno laterale alla bocca dello stomaco, senza farsi vedere da nessuno, che fece piegare Tony in due. Poi raggiunse Abby e Tim con un sorriso soddisfatto.
 
 
 
Erano trascorsi diversi giorni dall’arrivo di Ellie e Delilah, e la situazione stava prendendo una strana piega. Le due avevano legato molto con il gruppo di Jeanne, ma Abby, Tony, Ziva e McGee, non lo sapevano ancora.
 
Ellie si sentiva sempre più attratta da McGee, e Delilah provava in tutti i modi ad avvicinarsi a Tony, ottenendo però un costante 2 di picche.
 
Tony era sempre più legato a Ziva, e come ognuno dei due si era ripromesso, si stavano rendendo indispensabili l’uno per l’altro.
Spesso, durante le prove dell’audizione, si trovavano a guardarsi negli occhi e ad isolarsi dal reso del mondo, e quando questo accadeva davanti alla loro comitiva, mentre Abby e Tim, li guardavano emozionati, Delilah guardava la scena disgustata, ed Ellie guardava a sua volta l’amica con un po’ di preoccupazione.
 
La conosceva molto bene, e sapeva che se Tony non avesse dato alcun segno di interessamento, potevano accadere solo due cose, entrambe molto spiacevoli.
 
Avrebbe reso impossibile la vita di Ziva, ricorrendo anche a chiedere aiuto a Jeanne, Ej e Ray, che a quanto aveva capito non erano leggermente ostili nei suoi confronti, oppure avrebbe mirato al suo Tim.
Solo che la sua immaginaria relazione con il ragazzo, aveva già dei problemi seri, a partire proprio dal fatto che era del tutto immaginaria! E poi non voleva mettersi contro Abby, ma sembrava l’unica soluzione possibile… Non poteva certo permettersi di competere anche con Delilah per il secchione… Quindi doveva convincere Tony ad allontanarsi da Ziva… Quel giusto che gli serviva per accorgersi dell’esistenza di Delilah.
 
 
 
Quello sarebbe stato un giorno importante per Tony e Ziva. Era il giorno di Halloween. Tony odiava quella festività, perché gli riportava alla mente brutti ricordi. Quell’anno, però, sarebbe stato diverso. Era il giorno dell’audizione per il musical.
 
“Pronta a salire sul palco, Trilli?”
Domandò a Ziva, durante l’ora di Spagnolo.
 
“Tony mancano ancora due ore… E poi ti ho detto di non chiamarmi in quel modo!”
Si girò nervosa lei, iniziando a maneggiare il ciondolo della collana che lui stesso le aveva regalato.
 
“Okay… Sei nervosa… Tranquilla, si chiama panico da palcoscenico, Trilli!”
Ci scherzò su DiNozzo.
 
“La smetti di chiamarmi con il nome di un campanello?!”
Continuò sempre più isterica, facendo sorridere il ragazzo che si intenerì.
 
“Campanellino! E poi non è un campanellino… È una fata, molto piccola che quando vola, suona come un campanellino! Però se preferisci ti chiamo Ninja dal cuore tenero!”
Sorrise alla DiNozzo maniera.
 
“DiNozzo, a meno che tu non voglia fare la proposta a Ziva, ti dispiacerebbe seguire le lezioni?!”
Lo riprese il professor Franks, facendo ridere l’intera classe mentre Tony e Ziva arrossivano.
 
“Questa me la paghi!”
Gli sussurrò la ragazza, a denti stretti, facendolo rabbrividire.
 
 
 
Al termine dell’ora, l’ansia iniziava a farsi sentire. Tony e Ziva erano eccezionali, ed insieme riuscivano sempre ad emozionare chi li ascoltava.
 
Ma sarebbe bastato? Sarebbero riusciti a convincere la giuria? Tony voleva davvero realizzare quel desiderio di Ziva, ma non era convinto delle sue capacità.
 
Ziva aveva le stesse ansie. Quella sarebbe stata probabilmente la prima e l’ultima volta in cui avrebbe partecipato ad un Musical, o almeno alle audizioni, e voleva che tutto andasse per il meglio. Poi pensava che al suo fianco ci sarebbe stato Tony, e se avesse avuto bisogno, le bastava guardarlo, e lui l’avrebbe tranquillizzata anche durante l’esibizione. Ne era certa.
 
“Io vado in bagno a sistemarmi… Non vorrei apparire disordinata…”
Disse ad un tratto Ziva, mentre aspettavano il professor Vance.
 
“Tranquilla Ziva, l’hai detto tu… c’è tempo!”
Ci scherzò su Tony.
 
“No Tony! Ora abbiamo chimica, poi io avrò diritto e tu arte, e poi dovremo esibirci! Sarà l’ora di pranzo, e perciò ci saranno molti presenti! Voglio apparire ordinata!”
Quando Ziva era agitata, spesso capitava che iniziasse a sparlare, e questo divertiva Abby, ma non tanto Tony, che al contrario si agitava di più.
 
“Ok hai finito? Metti ansia!”
Le disse.
 
“Si, ho finito, ora se mi volete scusare, vado a sistemarmi!”
Gli rispose infastidita ed agitata almeno quanto lui.
 
Una volta che però la ragazza si fu allontanata, venne subito raggiunta da Jeanne… Ci mancava solo lei!
 
“Ehi Ziva!”
La chiamò, affiancandosi a lei e prendendola sotto braccio, mentre camminavano lungo il corridoio.
 
 
 
“Hai paura?”
Chiese McGee molto divertito.
 
“No Pivello! Io non ho paura! I DiNozzo non hanno paura! Mi preoccupo per chi non passerà! Perché tanto lo so che passeremo noi… Boglio dire, ci hai visti no? Siamo perfetti! Delilah, o come si chiama, per poco non si commuoveva l’ultima volta!”
 
“E poi dici a Ziva che straparla…”
Lo guardò McGee incredulo, chiedendosi come facesse a ripetere così tante parole in meno di pochi secondi!
 
Tony per tutta risposta, emise un grugnito.
 
“La smettete di battibeccare voi due?!”
Si intromise Abby.
“Piuttosto, guardate lì!”
Aggiunse stupita.
 
“Cosa?”
Chiesero insieme i due ragazzi.
 
“Sembra la rivolta delle bionde!”
Commentò.
 
“Ma di cosa stai parlando?”
Chiese McGee.
 
“Non fare il finto tonto, che lo sappiamo benissimo che l’hai vista! Non le togli gli occhi di dosso da quando è arrivata!”
Rispose seccata Abby.
 
“Ma si può sapere di chi stai parlando?”
 
“Di Ellie! Stupido!”
Gli tirò uno scappellotto dietro la nuca.
 
Proprio fuori dall’aula, infatti, come previsto da Abby, c’erano Ej ed Ellie che chiacchieravano prima di entrare a lezione… Ci mancava solo questa!  E probabilmente ora Delilah era poco più avanti a sparlare di Tony e Ziva con Jeanne!
 
“Attento McTonto… Non si scherza con Abby Sciuto!”
Si divertì Tony.
 
“McTonto sarai te! Non ti sei accorto che la moretta ti ha messo decisamente gli occhi addosso? Se la vuoi sapere tutta, non credo che l’ultima volta sia commossa per la canzone!”
Lo rimproverò Abby.
 
“Ah no? E per cosa?”
Domandò confuso.
 
Abby sorrise maliziosamente, poi rispose.
“Perché lei non sarà mai come Ziva!”
Rispose mettendosi le mani sui fianchi.
 
Poi voltandosi verso sinistra e alzando la mano aggiunse
“Batti cinque, Zi… Ehi ma dov’è Ziva?! Non è ancora tornata?”
Si fermò guardandosi intorno.
 
“Si starà rifacendo il trucco… Voi trascorrete delle ore in bagno!”
Commentò Tony.
 
“Ziva che si impegna così tanto a truccarsi? Naaah!”
Rispose McGee.
 
“Fidati, Pivello! Dovrà cantare davanti a mezza scuola insieme a me… Non vorrà fare brutta figura!”
Si diede delle arie Tony.
 
“O magari ha incontrato Ray, e ci sta chiacchierando!”
Lo stuzzicò l’amico.
 
“Io dico che non ha incontrato Ray…”
Disse alla fine Abby, con uno sguardo che mirava dritto verso il suo obiettivo. Era seduta su un banco, scese e si diresse verso il bagno delle ragazze. Qui c’era puzza di bruciato!
 
 
 
“Ehi pivello, secondo te Delilah ha messo davvero gli occhi su di me?”
Chiese Tony malizioso sedendosi al banco.
 
“Tony, mezza scuola ti ha messo gli occhi addosso! Mi stupirei se non l’avesse fatto!”
 
“Che c’è sei geloso?”
Lo canzonò.
 
“Certo che no! Per ora sto bene così…”
Si giustificò subito Tim.
 
“Certo, certo, come vuoi tu! Quindi Abby si sbaglia ad essere gelosa di Ellie?”
 
“Perché Abby dovrebbe essere gelosa di Ellie?!”
Chiese.
 
La risposta non tardò ad arrivare. Una Abby tutta trafelata si precipitò in aula.
 
“Non sono gelosa Tony!”
Disse quasi senza fiato, appoggiandosi al banco.
 
I due la guardarono confusi.
 
“Ma abbiamo altro cui pensare… Ziva non è in bagno!”
Continuò disperata.
 
“Come no? Allora sarà uscita a prendere una boccata d’aria fresca… Era abbastanza agitata”
Suppose McGee.
 
“McGee! Ziva non uscirebbe mai fuori dalla scuola… Verrebbe sospesa!”
Si innervosì la ragazza.
 
A quelle parole, Tony si alzò di scatto, pronto ad andare a cercarla. Si diresse fuori dalla porta, quando però il professore entrò in aula.
 
“Come facciamo?”
Bisbigliò Abby preoccupata…
 
“Ragazzi prendete le vostre cose, oggi andiamo nel laboratorio dei Mac…”
Annunciò il professore.
 
“Ho un’idea…”
Disse McGee con un sorriso malizioso in volto.
 
“Pivello pianatala di sorridere… Non ti esce bene la parte del ribelle!”
 
 
 
Nel laboratorio i computer erano pochi, per questo Tim, Abby e Tony si sedettero alla stessa postazione. Il professore iniziò a spiegare, e quando disse alla classe di svolgere un lavoro al computer, realizzando una formula di struttura tridimensionale di un composto organico, Tim prese in mano la situazione.
 
“In tutta la scuola sono disposte delle videocamere di sorveglianza… A parte in presidenza, nei bagni, negli sgabuzzini, e nei camerini… Tutti posti in cui certamente Ziva non è!”
Spiegò il ragazzo.
“A meno che non sia negli spogliatoi a divertirsi con Ray…”
Aggiunse, malizioso, prendendo in giro Tony.
 
“Non è divertente!”
Rispose secco.
 
“Ipotizzavo… D’altronde non vedo nemmeno Ray”
Rispose il ragazzo, fingendo di guardarsi in giro.
 
Tony alzò il mento, tirando fuori la sua tipica espressione di quando qualcuno aveva ragione su qualcosa che non gli andava pienamente a genio, e fece una smorfia con le labbra, e iniziando anche lui a guardarsi intorno.
 
“Tranquillo, gelosone! Ray non fa Chimica con noi!”
Gli disse l’amico, ridendo della sua espressione.
 
“Olay McComputerizzato, che vuoi fare,?”
Domandò Tony.
 
“Io credo di aver capito… Se Tim riesce ad entrare nella sicurezza della scuola, possiamo riuscire a vedere tutto l’edificio e trovare Ziva, senza perdere tempo!”
Spiegò Abby.
 
“Ah… Mi sto legando troppo a voi piccoli nerd! Forza, facciamolo!”
Disse il ragazzo, che tentava di nascondere la sua preoccupazione per l’amica.
 
“Ragazzi, ma che…? Il sistema è bloccato da un potente firewall…”
Disse McGee stupito.
 
“Che ti aspettavi? Altrimenti tutti i ragazzi possono entrare nella sicurezza!”
 
“Tony… È un firewall inserito da un’agenzia federale!”
Disse McGee lasciando i due amici a bocca aperta.
 
“C’è stato un omicidio e non siamo stati avvisati?!”
Si chiese Tony.
 
“Impossibile… A meno che la scuola non sia indiziata per qualche crimine… Ma…”
provò a spiegarsi Tim.
 
“Okay, okay, abbiamo capito… Ma adesso non ci interessa! Noi dobbiamo trovare Ziva!”
Li fermò Abby.
 
“Ma Abby non posso forzare un firewall del genere! Se venissero a saperlo, chissà dove finiremo!”
SI agitò il ragazzo.
 
“McConiglio, se non lo farai tu, lo faccio io! Chiaro il concetto?!”
Ringhiò Tony.
 
McGee strinse le labbra, e poi procedette.
 
ACCESSO NEGATO
 
“Cavolo! Dai McGee riprovaci! Ziva potrebbe essere in pericolo… Dobbiamo trovarla!”
Lo spronò Abby
 
ACCESSO NEGATO
 
“Ancora? Pivello credevo fossi più esperto in materia!”
Scherzò Tony per alleviare la tensione.
 
McGee lo guardò torvo, poi ci riprovò per la terza volta.
 
ACCESSO CONSENTITO
 
“Bravo Timmyyyy!!!”
Esultò Abby, attirando l’attenzione del professore.
 
“Signorina Sciuto?”
La chiamo Vance, avvicinandosi alla loro postazione.
 
McGee fece in tempo a chiudere la finestra e salvare le credenziali di accesso, poi velocemente spense il computer, fingendo una frustrazione forse troppo esagerata.
 
Tony, capendo le intenzioni del ragazzo, lo assecondò.
 
“Dai McGee! Eri riuscito a trovare la combinazione esatta di Carbonio e Idrogeno!”
Disse, chiedendo ad Abby con uno sguardo, se avesse azzeccato i nomi.
 
“Mi scusi professore, non so come si è spento il computer…”
Disse il ragazzo.
 
“Riavvialo…”
Rispose il professore sospettoso, ma senza indagare troppo a fondo.
 
 
 
La preside Shepard, era fuori città quel giorno, ed il professor Gibbs, si occupava di prendere il suo posto. Era in presidenza, seduto sulla sedia, quando sentì il computer suonare.
 
TENTATIVO DI ACCESSO FALLITO
Disse una voce metallica.
 
Gibbs era un ottimo professore, ed era anche molto abile nelle attività manuali, ma con la tecnologia non andava per niente d’accordo.
 
Si accorse però, che la voce non proveniva dal computer della scuola, bensì dal portatile che era stato affidato a Jenny in caso di necessità, prima che diventasse preside dell’Anacostia.
 
Lo prese, e sullo schermo comparve l’immagine di chi aveva tentato di bypassare il firewall che avevano installato segretamente circa un anno prima, e che fino ad allora non era stato mai neanche notato.
 
Quando Gibbs vide i volti di Abby, Tim e McGee rimase alquanto interdetto, finché non sentì le loro conversazioni.
 
“Cavolo! Dai McGee riprovaci! Ziva potrebbe essere in pericolo… Dobbiamo trovarla!”
 
Stava dicendo la ragazza… Gibbs ci rifletté un attimo… Non potevano essere loro i ragazzi che cercavano!
 
Ma intanto Ziva si era persa, e loro la stavano cercando, lavorando come una vera squadra. Non avrebbe detto niente, ma li avrebbe tenuti d’occhio!
 
 
 
La campanella della fine dell’ora suonò, e mentre tutti uscivano dall’aula per  andare a seguire la prossima lezione, i tre decisero di recarsi in biblioteca. Da lì avrebbero potuto accedere alle videocamere indisturbati.
 
“Okay, McGenio, compi il miracolo”
Ironizzò Tony.
 
Detto fatto, in meno di due mosse, McGee fu dentro.
 
“Ragazzi, ma sono io a non cederla o Ziva non c’è davvero?!”
Chiese Tim.
 
Tony si sentì mancare l’aria per un secondo. Tutte le peggiori idee gli passarono per la mente!
E se questa storia del firewall fosse legata a lei? E se fosse stata rapita? E se invece avesse deciso di tornare a casa perché si era spaventata ma non voleva dirlo? O se invece Tim aveva ragione, ed era negli spogliatoi con Ray?!
 
“Calma Tony… La troveremo!”
Provò a rassicurarlo Abby, vedendolo totalmente spaesato per un attimo.
 
“Vado a cercarla!”
Esordì alla fine Tony.
 
Abby lo guardò uscire, poi mentre apriva la porta, venne fermato da Jeanne Benoit, che lo fece rimanere sulla soglia.
 
“Ehi DiNozzo! Pronto a esibirti? Ehi ma dov’è Ziva?”
Chiese fingendosi totalmente disinteressata.
 
Tony non rispose e provò a oltrepassarla, ma lei lo fermò.
 
“Che c’è, ti ha lasciato solo e non vuole più cantare con te?”
Gli domandò, nascondendo un sorrisetto soddisfatto.
 
“No Jeanne, scusami, devo proprio andare!”
Le rispose secco. Non sarebbe riuscita a fargli credere che Ziva l’avesse fatta apposta!
 
“Però se vuoi, possiamo partecipare insieme…”
Gli disse alla fine, ma lui fece finta di non ascoltare.
 
 
 
Abby aveva visto tutta la scena, quando le venne un’idea…
 
“Tim forse ho capito!”
Disse.
 
“Cosa?”
Domandò.
 
“Ascolta, riesci a vedere i video di stamattina alla fine della prima ora?”
Gli chiese.
 
“Si… Giusto Abby! Sei un genio!”
Sgranò gli occhi, McGee, contento di aver trovato un modo per risolvere la faccenda.
“Possiamo controllare dov’è andata dal momento in cui è uscita e vedere cosa le è successo! Sei un genio, Abby!”
Aggiunse dandole un bacio sulla guancia.
 
“Quanto ci vorrà, McGee?”
 
“Non lo so… Dovrò scaricare tutti i filmati di tutte le telecamere da stamattina ad ora… potrebbero volerci come minimo tre quarti d’ora!”
Le spiegò McGee sconsolato.
 
“Vado a chiamare Tony!”
 
 
 
Un’altra voce metallica prese a parlare, in presidenza.
 
ACCESSO CONSENTITO DA UN NUOVO DISPOSITVO
 
Diceva questa volta.
 
Proveniva ancora dal portatile di Jenny, Gibbs lo prese, e trovò ancora i volti di Abby e McGee sullo schermo. Dallo sfondo sembrava che fossero in biblioteca.
 
Ora basta. Sapeva che non erano loro quelli che stavano cercando, e che probabilmente si stavano immischiando in qualcos’altro, ma non poteva permettere che saltasse tutto. Non ora, che era quasi vicino alla conclusione.
 
Decise di raggiungerli. Non avrebbe detto nulla su questo, nemmeno alla Shepard, ma lui doveva capire cosa stesse succedendo, e per di più gli sembrava di aver capito che Ziva fosse sparita.
 
 
 
Abby era corsa a chiamare Tony, ed ora erano tutti davanti al pc, mentre McGee tentava di velocizzare il download dei file, ma senza grandi risultati.
 
Ad un tratto la porta della biblioteca si aprì, ed in uno scatto, McGee abbassò lo schermo del computer.
 
“Professor Gibbs…”


“Ora mi spiegate cosa sta succedendo!”
Disse serio, saltando i convenevoli.
 
“N-Niente… Perché?”
I ragazzi fecero finta di non capire.
 
“Avete superato quell’affare che serve a proteggere le informazioni di un’agenzia federale riguardo la scuola…”


“Intende il firewall?”
Suggerì McGee.
 
“Sì, quella cosa lì… Pretendo delle spiegazioni!”
Disse serio.
 
I ragazzi ebbero paura. Rischiavano di finire al fresco… E per quanto tempo poi?
 
“Prof, possiamo spiegare!”
 
“Sto aspettando, DiNozzo!”
Si innervosì Gibbs.
 
I tre ragazzi si guardarono. Poi Abby parlò.
“Ziva è sparita da circa un’ora e mezzo. Abbiamo cercato ovunque, ma non la troviamo…”
 
“Così abbiamo pensato di controllare le telecamere di sorveglianza e di scaricare tutti i video da stamattina fino ad ora, per seguire il suo percorso!”
Continuò McGee.
 
“Prof, dovevamo trovarla, in un modo o nell’altro!”
Disse Tony.
“Sono pronto ad assumermi tutte le responsabilità!”
Continuò.
 
Gibbs li scrutò a fondo.
“Non dirò niente, ma non provate a farlo mai più. Intesi?! E adesso, muoviti McGee!”
 
Tony lo guardò sorpreso, insieme ad Abby e Tim.
 
“Prof, ma perché la scuola è tenuta d’occhio dai federali?”
Domandò.
 
Gibbs si limitò sol a guardarlo in un modo indecifrabile, e Tony capì che non doveva fare domande.
 
Dopo un buon quarto d’ora, i file vennero scaricati, e McGee iniziò a riprodurre i video.
 
“Ok, questo è il battibecco con Tony, di questa mattina…”
Disse.
 
“E qui sta uscendo dall’aula… Sembra che stia andando verso il bagno…”
Continuò Tony.
 
“Aspettate, si sta avvicinando qualcuno… La prende sottobraccio…”
Disse ad un tratto Abby.
 
“Chi è?”
Domandò il prof.
 
“McGee, ingrandisci il polso della ragazza che le si avvicina…”
Lo fermò Tony.
“È il bracciale che aveva oggi Jeanne!”
Constatò subito dopo.
 
“Lo sapevo che era stata quella… Quella… Quella!”
Si scaldò Abby.
 
“Fallo andare avanti…”
Ordinò Gibbs.
 
“La sta spingendo nello sgabuzzino delle scope!”
Disse Abby ancora più arrabbiata.
 
“E ha chiuso la porta a chiave!”
Continuò McGee altrettanto provato.
“È lì dentro da quasi due ore! Potrebbe…”
 
“Taci McGee!”
Tony non si perse in chiacchiere, e si mise a correre verso lo sgabuzzino
 
Ziva era in quella stanza da molto tempo, ormai. All’inizio aveva provato a chiamare aiuto, a battere colpi sulla porta, ma nessuno la sentiva. E andò avanti così, per circa un’ora. Poi lo spazio era troppo piccolo, e presto l’aria si consumò. Si accasciò a terra, ma continuava a sbattere debolmente la mano sulla porta nella speranza che qualcuno la trovasse.
 
Ora erano trascorse quasi due ore, anche se Ziva aveva perso totalmente la cognizione del tempo.
Non riusciva più a respirare, e si sentiva sempre più debole. Iniziò aa chiedersi se almeno i suoi amici si fossero accorti della sua assenza.
Ormai non ce la faceva più, non riusciva più a ragionare, a parlare, a muoversi. Si appoggiò all’angolo della piccola stanza buia, annaspando aria.
 
Proprio quando stava per abbandonarsi al destino, però, sentì qualcuno che la chiamava. A meno che non fossero degli scherzi della sua mente, causati dall’assenza di ossigeno…
Poi ad un tratto riconobbe la voce di Tony.
 
“Ziva… Ziva sono qui! Ora ti tiro fuori!”
 
Non aveva la forza di rispondergli, e non era certa che sarebbe riuscito ad aprire quella porta prima che lei crollasse.
 
Iniziò a sentire dei potenti colpi, finché la porta non venne buttata giù, e subito Tony ed il professor Gibbs entrarono per portarla fuori.
 
“Ziva…”
La chiamò Tony, che vedendola bianca cadaverica, e che non riusciva più nemmeno ad annaspare in cerca d’aria, era preoccupato che non fosse più vigile.
 
Gibbs la prese in braccio e lei non riuscì ad opporre resistenza, nonostante la situazione la imbarazzasse e non poco, e sosteneva dentro di sé che riusciva a tenersi in piedi… Solo che non aveva nemmeno la forza di dirlo.
 
Gibbs la portò immediatamente nel giardino della scuola, seguito da Tony che le teneva la mano, ed Abby e Tim subito dietro alquanto preoccupati, insieme a tutti gli studenti che incuriositi volevano capire cosa fosse successo.
 
La stese sul prato, e Tony le alzò la testa per farla respirare meglio. Provo a tirarle qualche leggero schiaffetto sulle guance, per farla rinvigorire e continuava sempre a parlarle, insieme ai suoi amici.
 
“Ehi, Ninja… Va tutto bene adesso, ci siamo noi!”
Le disse guardandola teneramente negli occhi, sotto lo sguardo complice di Abby e Tim, ed intenerito ma allo stesso tempo severo del prof.
 
“Oh Ziva, ci hai fatto prendere un colpo…”
Le disse Tim.
 
“Già! D’ora in poi al bagno non ci andrai più da sola, chiaro?! E poi da quando le ragazze non vanno insieme in bagno?!”
 
“Abby!”
La fermò il prof.
“Ragazzi, tornate nelle vostre aule, qui va tutto bene!”
Aggiunse poi, riferendosi agli altri curiosi.
“Anche voi!”
Disse rivolto ad Abby, Tim e Tony, ma loro lo guardarono come se avesse detto la cavolata più assurda del mondo!
 
Ziva continuava a guardare Tony, che le teneva sempre la testa, poi appena sentì il sangue tornare in circolo, e l’ossigeno riempirle i polmoni, provò a sistemarsi seduta senza però ottenere grossi risultati. Tony non osò lasciarla neanche per un secondo.
 
Tossì un po’, poi provò a parlare, ma la voce era davvero flebile.
“Mi dispiace per l’audizione…”
 
I ragazzi si misero a ridere, e anche il professore sorrise. Ci stava per rimettere la pelle, e la prima cosa che disse fu scusarsi per l’audizione…
 
“E tutto apposto, Trilli”
Le rispose Tony sorridente, scoccandole un bacio sulla fronte.
 
“Tranquilla Ziva… DiNozzo avrà modo di mettersi in mostra…”
Disse il professore, fissando il ragazzo contrariato per il gesto.
 
Ziva riuscì a mettersi seduta, ed il professore, assumendo un volto più serio, le mise una mano al collo.
“Ti senti meglio?”
 
La ragazza fece cenno di si con il capo.
 
“Ziva, eravamo così preoccupati!”
Le disse l’amica abbracciandola.
“Ti vogliamo tanto bene!”
Aggiunse.
 
“Anche io, Abby”
Rispose, questa volta con più forza.
 
Gibbs si alzò, per tornare in presidenza. Ormai era arrivata l’ora di pranzo, e poteva lasciarli soli. Prima pero, disse
“A proposito… Ziva credo che i tuoi amici saranno in un mare di guai!”
E così dicendo se ne andò, lasciando la ragazza alquanto confusa, e gli altri tre abbastanza preoccupati.









NOTA DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti. Ecco il nuovo capitolo... Allora innanzi tutto scusate per il ritardo, ma ieri era Pasqua... Ed ero impegnata... Già... Ho fatto una maratona di episodi di NCIS! Si potrebbe desiderare una Pasqua migliore?!
Comunque, beniamo al capitolo.
Allora all'inizio Tali è convinta che tra Tony e Ziva ci sia una relazione, o che comunque i due si amino (Chissà perchè i bambini sono sempre i primi a rendersene conto!).

Poi allora... Ecco le due nuove arrivate... Ellie e Delilah! Allora vorrei precisare che non odio nessuna delle due... Ellie non la conosco molto bene (L'ho inserita per alcune pressanti richieste da parte di qualcuno... senza fare nomi... Irene!)... Delialh invece mi è abbastanza simpatica a volte, altre no... Però devo dire che adoro i TELILAH come amici... Sono davvero carini... Anche se in questa storia sembra del tutto il cotrario, credetemi, le cose stanno così XD

Comunque, tornando alla storia... Abby ha dei sospetti su Ellie e Delilah, e sembra che anche Ziva li condivida... Avranno ragione? Beh... Per quel che ne sappiamo fino ad ora, hanno fatto amicizia con Ej e Jeanne... Peggio non poteva andare!

Poi arriva l'ora di educazione fisica... E Ziva dopo alcuni minuti di defiance, comprende quale sia il vero scopo del professor Gibbs, e in pochi secondi mette Tony KO, senza fargli del male... Perchè come dice lei... Non lo farebbe mai!

Poi è finalmente arrivato il giorno dell'audizione... Ma qualcuno non ci tiene molto alla partecipazione di Ziva... E chi altri poteva essere se non Jeanne! (Ecco, invece con lei, è proprio come sembra... Non la sopporto...) Ma... Che abbia qualcosa a che fare con Ellie e Delilah?
Per fortuna, però, riescono a trovarla in tempo, ma nel mentre, i nostri eroi, vengono a scoprire qualcosa che probabilmente li coinvolgerà più avanti... Perchè... A cosa serviranno i firewall di un'agenzia federale? Chi è che Gibbs sta cercando, e perché Jenny Shepard ha un computer collegato a questo firewall? Lo scopriremo più avanti!

una delel scene che preferisco di questo capitolo, è Tony geloso, quando McGee avanza l'idea che Ziva sia negli sgabuzzini con Ray... Si, insomma... Adoro Tony geloso! 

Detto questo, vi aspetto al prossimo capitolo.

Baci,
Gaia.


 

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Capitolo 8
*** UNA GIORNATA MEMORABILE ***


Una giornata memorabile
 
 
Erano ancora tutti seduti sul prato, quando finalmente, la situazione sembrava essersi calmata.
 
“Che intendeva dire?”
Chiese Ziva abbastanza confusa, quando il professore lasciò i ragazzi nel giardino per tornare in presidenza.
 
“Niente di cui tu ti debba preoccupare…”
Rispose Abby troppo frettolosamente, e con un’aria che definire preoccupata, è poco.
 
“Abby… Non sai mentire!”
Ziva la guardò con un sopracciglio alzato.
 
“Vero…”
Rispose la ragazza rassegnata.
 
“Te ne parleremo più tardi, tranquilla Ninja”
Intervenne Tony, sedendosi più vicino e guardandola negli occhi.
 
“Tony mi dispiace…”
Disse Ziva dopo circa un minuto che erano rimasti fermi in quella posizione, mentre Abby tirava gomitate a McGee.
 
“Ehi Zee… Tranquilla… Di Musical ce ne saranno tanti… Di momenti in cui tu sei così fragile… Forse solo questo!”
Provò a scherzare il ragazzo facendola ridere.
“Piuttosto… Ma cos’è successo?”
Le chiese il ragazzo subito dopo.
 
Ci fu un altro minuto di silenzio in cui i due si guardarono negli occhi. Questa volta pero c’era qualcosa di diverso, più serio, e decisamente meno romantico. Se prima Abby si era emozionata, adesso non riusciva a capire cosa si stessero dicendo con quello sguardo.
 
“Ho confuso lo sgabuzzino con il bagno…”
Disse secca Ziva.
 
“Ma…”
McGee provò a ribattere. Voleva dirle che sapevano tutto, ma fu interrotto da Tony.
 
“Ma com’è possibile?”
Lo precedette.
 
“Troppo euforica per l’audizione”
Rispose la ragazza schiettamente, senza smettere di guardarlo negli occhi.
 
Sembrava si stessero sfidando.
 
McGee ed Abby si guardarono confusi.
 
“Okay, dai andiamo a mangiare… Ziva devi recuperare le tue forze!”
Le disse McGee, scacciando quella tensione che si era creata.
 
“Già… Ziva rimettiti entro le 16… Non crederai mica di averla fatta franca con il musical?!”
Aggiunse Abby, con un grosso sorriso sulle labbra.
 
“Abby?”
Fecero in coro Tony e Ziva.
 
“Non lascerò che quella vipera prenda il tuo posto!”
 
“Okay, Abby… Se mai troverai il modo… Avvisami… Io… Torno subito!”
Disse Tony, allontanandosi dagli amici.
 
“Vengo con te…”
Gli si affiancò Ziva, ma lui la respinse.
 
“No tu resti qui! Ho detto che torno subito”
Le rispose serio.
 
Ziva rimase perplessa. Fino a pochi secondi prima era stato dolcissimo con lei, ed ora di punto in bianco, le intimava di restare ferma.
 
Abby, Ziva e McGee, rimasti soli, si guardarono intorno, notando che poco lontano dal loro tavolo, Ellie ed Ej chiacchieravano tra loro… Una chiacchierata che andava avanti dalla mattina.
 
Abby iniziò ad innervosirsi, e Ziva lo notò. Senza fiatare le lanciò un’occhiata, alla quale Abby rispose scuotendo la testa.
Ziva continuò a studiare il comportamento dell’amica, finché non venne interrotta da McGee.
 
“Ragazza… Ehm… Io devo andare un attimo in bagno… Torno tra un po’”
Disse con fare misterioso, mentre velocemente si alzava dal tavolo, lasciando le due amiche.
 
“Okay dimmi che sta succedendo!”
Dissero contemporaneamente.
 
“Prima tu… Dimmi cosa ti prende!”
Aggiunse prontamente Ziva.
 
“Ziva… Io non… Quando eravamo compagne di stanza, era così gentile… Adesso a stenti mi parla!”
Confessò Abby.
 
“Stiamo parlando di Ellie?”
Domandò Ziva, cercando di essere comprensiva.
 
“Si… E di Delilah… Non ce la faccio più! Io ho invitato Ellie, non Delilah! E… E lei si è portata dietro l’amica, sta sempre con lei, e fa amicizia con la migliore amica della vipera!”
 
“Okay, calma Abby… Io credo che si debbano ancora ambientare entrambe e… Oh mio Dio!”
Ziva cambiò subito espressione.
 
“Che succede?!”
Chiese Abby, voltandosi a guardare nella stesa direzione di Ziva.
“Ziva, si può sapere che c’è? Ehi, che ci fa McGee con Delilah? E perché la tiene per mano?!”
Disse Abby iniziando ad agitarsi sempre di più.
“Ma non si era presa una cotta per Tony?!”
Aggiunse, questa volta più innervosita.
 
 
 
Intanto, Tony, si era diretto verso la presidenza, a parlare con il professor Gibbs.
 
“Buongiorno professore…”
Disse il ragazzo entrando.
 
“DiNozzo… Che succede?”
 
“Ecco… Volevo chiederle… Un parere”


Il professore lo invitò a sedersi davanti a lui.
 
“Quello che ha fatto Jeanne, è certamente un gesto che merita la sospensione…”
Iniziò.
 
“E da quando ti occupi delle conseguenze delle azioni altrui?”
Fece Gibbs, togliendosi gli occhiali e iniziando ad ascoltarlo.
 
“No… Non è questo che intendevo… Insomma… Ziva dice che è finita nello sgabuzzino, perché si era confusa… Non ha neanche accennato a Jeanne…”
Disse il ragazzo, lasciando il professore visibilmente perplesso.
“E non so perché… Però… Mi chiedevo… Se lei non dovesse dire nulla… Il gesto rimarrà impunito?”
Chiese, per poi aggiungere, riacquistando la sua sicurezza
“Perché per poco Ziva ci rimaneva secca, prof!”
 
“Cosa intendi dire, DiNozzo?”
 
“Che noi sappiamo dei video di sorveglianza… Ma non mi sembra che lei, professore, si stia preoccupando di…”
Provò a spiegare, ma venne interrotto bruscamente.
 
“No! I video di sorveglianza non possono essere utilizzati! Le costrizioni federali ce lo impediscono!”
 
“Lo sapevo!”
Sbuffò il ragazzo.
“Ed è per questo che le volevo parlare! E se Ziva non dovesse più tirare fuori l’argomento? E se Jeanne dovesse farla franca solo per motivi federali?!”
Iniziò ad alterarsi il ragazzo.
 
“DiNozzo!”
Lo riprese Gibbs.
“Perché hai tanta voglia di farla pagare a quella ragazza?”


“Con tutto il rispetto, professore… Ma non credo siano fatti che la riguardano…”
Rispose gelido il ragazzo.
 
Poi notando che non c’era alcuna collaborazione da parte del prof, che per lui era molto più che un docente, si alzò dalla sedia, dirigendosi sulla porta. Non riusciva a credere che Gibbs non avesse la minima intenzione di aiutarlo. Lui era una delle poche persone che era riuscito a capirlo. L’aveva conosciuto prima ancora che diventasse un professore, quando lui era ancora un bambino, un bambino felice, per la precisione. Si conoscevano da prima che la tragedia cambiasse Tony... Lo cambiasse all’apparenza!
 
“Tony!”
Lo fermò.
 
Il ragazzo si voltò.
Adesso si guardavano in maniera diversa. Non erano solo professore e alunno, era qualcosa più simile a padre e figlio… Com’era stato quando era rimasto solo con un uomo che vedeva a casa solo di rado.
 
“Tony… Cosa vuoi fare da grande? Ci hai mai pensato?”


Il ragazzo preso in contropiede non capiva dove Gibbs volesse arrivare.
 
“Non lo so… Magari un uomo d’affari!”
Disse ironico.
 
“Non credi che sia ora che inizi a pensarci?”

“Cosa intende, prof? Dove vuole arrivare?”
Chiese tornando a sedersi.
 
“Tony… Da quando ti conosco, hai sempre avuto un bisogno di vedere che il bene vincesse sul male… Persino la tua passione per i film, credo sia dovuta a questo. Hai sempre preteso che fosse fatta giustizia. Sei sempre stato un ragazzo responsabile, perché convinto che ogni azione ha una sua conseguenza…”


“Prof… Ma è sempre lei, oppure è il professor Mallard con una maschera?”
Tony ironizzò la situazione, ma il professore, che nel frattempo si era alzato, gli tirò uno scappellotto.
 
“Tony… Io ti conosco bene… E so che hai già delle idee sul tuo futuro… Un futuro che avrà a che fare con la giustizia! Quindi…”
 
Il ragazzo lo guardò impaziente di sapere quale fosse la sua conclusione…
 
“Quindi, fai emergere la verità, DiNozzo! Anche senza quei video!”
Riprese Gibbs, con tono più autorevole.
 
 
 
“Ma perché Jeanne ce l’ha così tanto con Ziva? Voglio dire… A me sembra una ragazza apposto! Non capisco…”
Ellie ed Ej, stavano chiacchierando sedute ad un tavolo, a mangiare rispettivamente un insalata Ej, ed un doppio cheeseburger con patatine Ellie.
 
“Ed io non capisco come tu faccia a mangiare tuta quella roba e non sentirti male!”
Ej, rispose sarcasticamente alle riflessioni di Ellie.
 
“Oh… Beh… Ho un metabolismo veloce!”
Si giustificò la ragazza.
“Comunque davvero non capisco…”
 
Ej sospirò, poi decise di raccontarle tutto.
“Ok… Io te lo spiego… Ma tu non devi dire a Jeanne che te ne ho parlato… intesi?”
 
Ellie fece cenno di sì con la testa.
 
“Tony e Jeanne sono stati insieme per tanto tempo…”
Iniziò a raccontare Ej.
 
“E questo lo avevo immaginato… Voglio dire… Jeanne è la capo-cheerleader, Tony il capitano della squadra di basket… In quale scuola non sarebbe successo?!”
Commentò Ellie.
 
“Esatto… E fino a un certo punto, forse era anche vero amore… Ma nell’Anacostia, c’è una cosa che in alcune circostanze supera anche l’importanza dell’amore…”
Spiegò Ej.
 
“La popolarità… È sempre così!”
Ellie completò la frase, addentando una patatina.
 
“Già… Vedo che te ne intendi! Insomma… Noi cheerleader siamo le barbie della scuola, le più popolari… E per i maschi, lo stesso ruolo lo hanno i giocatori di basket…”
 
“Quindi?”
 
“Quindi… Qual è l’evento più importante, di tutto l’anno scolastico?”


“Il giorno del ringraziamento! Ho sentito che in quel periodo per pranzo c’è un buffet fantastico!”
Rispose Ellie convinta, con le stelline negli occhi.
 
“Ehm… No… Non so chi ti abbia informato… Ma da noi non si viene a scuola nel giorno del ringraziamento…”
Ej le chiarì le idee, lasciandola senza parole.
“Comunque… Parlavo del ballo di fine anno! Dove vengono eletti il re e la reginetta della scuola, e le due persone più popolari della scuola, sono proprio loro! Ora immagina che stiano insieme… Anche se non c’è amore vero, se lo fanno andar bene comunque!”
Spiegò
“E poi tanto, sia a Tony che a Jeanne importa solo quello che succede sotto le lenzuola!”
Commentò alla fine, disgustando Ellie che perse l’appetito…
 
“Allora c’era da aspettarselo che prima o poi si sarebbero lasciati!”
Disse Ellie come se fosse la cosa più normale del mondo.
 
“In che senso?”
Chiese Ej.
 
“Davvero non capisci?”
Si stupì Ellie.
“Non conosco Jeanne, ma posso dirti con certezza che ti sbagli sul conto di Tony… A lui non importa soltanto del sesso!”
Disse, alzandosi, ancora sconvolta per le idee che circolavano in quella scuola.
 
“Ehi dove vai?”
 
“Devo parlare con Delilah… Ci vediamo più tardi…”
Rispose la ragazza allontanandosi.
 
 
 
Ellie si diresse subito verso Delilah, per poterle parlare, e la trovò mentre chiacchierava animatamente con McGee.
 
“Delilah… Ti devo parlare…”
 
“Che succede?”
Chiese la ragazza.
 
“In privato…”
 
“Okay… Scusami Timmy… Ci vediamo più tardi…”
Delilah salutò il ragazzo, e lo stesso fece Ellie, un po’ ingelosita.
 
“Allora? Che è successo?”
Domandò.
 
“Stavo parlando con Ej…”


“E…?”
La spinse a continuare…
 
“Senti… Io non so cosa tu stia combinando con Jeanne… Ma non mi piace come ragazza…”
 
Delilah iniziò ad arrotolarsi i capelli intorno alle dita
“Perché?”
Chiese iniziando ad agitarsi…
 
Ellie le raccontò tutto quello che aveva scoperto da Ej.
 
“Ma alla fine non ti ha detto perché ce l’ha tanto con Ziva?”
Chiese, sempre molto agitata.
 
“No… Me ne sono andata prima che potesse finire di raccontarmi… Ero troppo schifata…”
Disse.
“Ma Delilah, che ti prende? Sei strana…”
Aggiunse subito dopo.
 
“Niente, niente…”
Rispose la ragazza frettolosamente.
“Quindi? Tutto questo per dirmi cosa?”
Chiese per deviare il discorso.
 
“Che ti devi allontanare da Jeanne, prima che tu faccia delle stupidate…”
 
“Ellie… Potrei averla già fatta! E me ne pento…”
Confessò Delilah.
 
“Tu cosa??”
Ellie rimase allibita.
 
“Senti poi ti spiego… Comunque… L’avevo già capito… Ed è per lo stesso motivo che ho deciso di cambiare orizzonti…”
 
“Di che stai parlando?”


“Del fatto che definire Jeanne competitiva, decisamente non rende l’idea! Ed io non ho intenzione di essere una sua diretta nemica per causa di Tony… Quindi… Sto puntando su McGee…”
 
“Ah…”
Fu l’unica risposta di Ellie, che negli ultimi tempi, aveva iniziato a fantasticare sul suo Timmy.
 
 
 
“Adesso però tocca a te, dirmi che sta succedendo, Ziva!”
Abby e Ziva stavano continuando a parlare, sedute al tavolo, ed era la volta di Ziva.
 
“Niente… Che dovrebbe succedere?”
Mentì la ragazza.
 
“Cos’è successo realmente poco fa? Perché sei rimasta chiusa nello sgabuzzino?”
Chiese Abby.
 
“Te l’ho detto… L’ho confuso col bagno…”
 
“Ziva…”
provò a convincerla a parlare, ma inutilmente.
 
“Ziva, vieni con me!”
Una voce maschile…
 
Tony comparve improvvisamente alle loro spalle.
 
“Dov’è il pivello?”
Domandò.
 
“Eccomi!”
Tim arrivò proprio in quel momento.
 
Tony portò i ragazzi in biblioteca, e disse a McGee di mostrare a Ziva i video con i quali avevano scoperto quello che era successo.
 
Quando Ziva vide il primo fotogramma, si voltò di scatto verso i suoi amici, ma Tony con la mano, le fece cenno di guardare.
 
La ragazza iniziò subito ad agitarsi, non perché si vergognasse di aver mentito ai suoi compagni, ma perché non voleva ricordare quei momenti ancora vividi nella sua memoria. Quegli attimi di confusione, e quelle ore di agonia.
Le sembrava di rivivere quanto accaduto subito dopo l’attentato. Nessuno si era preoccupato che parlare subito di eventi appena accaduti, poteva farle male.
 
Sentiva gli occhi diventarle lucidi. Non era la prima volta che rischiava la morte. Così, mentre il video riproduceva il momento esatto in cui Jeanne la chiudeva dentro, Ziva si voltò verso i suoi amici, che compresero all’istante il suo disagio, e fermarono il video.
 
Tony si sedette di fronte a lei, e incoraggiandola a guardarlo negli occhi, le chiese perché non avesse detto la verità sin da subito.
 
Ziva era stata addestrata a non abbassare mai la guardia, specialmente in presenza del nemico, ma in quel momento, presa dall’euforia dell’audizione, non ci aveva pensato, e aveva pagato la sua distrazione. Forse suo padre aveva fatto bene ad impedirle di partecipare, ogni volta.
 
“Ziva… Perché non l’hai detto subito?”
Chiese Tony dolcemente, mentre McGee guardava la scena, ed Abby riguardava il video.
 
Ziva non voleva piangere davanti ai suoi amici, provò a parlare, ma le parole non le uscirono di bocca.
 
“Ziva… Siamo i tuoi amici…”
Provò a convincerla McGee.
 
Ma Ziva tacque.
 
Tony la scrutò per un minuto intero, e poi trovò le parole per fare centro.
 
“Ziva… Tu hai imparato a conoscerla… Sai che se sarà necessario, lo rifarà! Ma io so che a te non importa… Quello che invece ti importa, è che sai che la prossima vittima potresti non essere tu… E se per esempio lo facesse a Abby?”
 
Ziva abbassò lo sguardo. Perché le stava facendo questo? E cosa voleva sapere? Voleva farla ritornare a quel momento? Farle raccontare per filo e per segno tutto quello che era successo? Farle rivivere l’ansia, la paura? Non sarebbe stato un problema, se non avesse ancora nella testa il suono di una bomba che esplodeva.
 
Strinse forte gli occhi. Era una ragazza forte, che non piangeva, e non sarebbe crollata in quel momento.
 
“Ziva…”
Vedendola così fragile, Tony non era certo di quello che stava facendo, così le prese mani e le strinse forte per farle sentire la sua presenza.
“Ziva quei video sono bloccati dai federali… E non chiedermi perché, perché non lo so! Ora, immagina che questo sia un caso su cui stiamo investigando… Tu sei l’unica testimone… E se non testimoni, se non fai il tuo dovere… Il criminale continuerà ad agire! Sei l’unica possibilità per fargli assumere la responsabilità delle sue azioni, l’unica possibilità per evitare che qualcun’altro diventi una vittima… Il tuo unico compito è quello di testimoniare… Devi solo raccontare quello che è successo…”
 
Si scrutarono negli occhi per un po’. Ziva avrebbe voluto sentirsi libera di parlare, senza dover richiamare alla memoria ricordi ben più gravi di una stupida bravata, ma per quanto ci provasse, ogni volta che era sul punto di aprire bocca, le tornava in mente quel boato, i pianti di sua sorella, ed il silenzio assoluto di sua madre.
 
Ad un tratto, Tony, che non riusciva a capire perché Ziva non volesse parlare, comprese che qualcosa la stava logorando dall’interno…
 
“McGee, Abby, cercate qualcos’altro nei video, che possiamo utilizzare… Ad esempio, dove sia finita la chiave, come fosse stato aperto… Cercate!”
 
I due ragazzi si allontanarono, lasciando Tony e Ziva da soli.
 
“Sembra un interrogatorio…”
Ironizzò Ziva.
 
Tony sorrise…
 
“Hai ragione… Non deve essere questo… Cambiamo strategia… Non guardiamolo come se fosse un caso da risolvere… Guardiamolo per quello che è… Ziva non so perché l’abbia fatto, ma…”
 
Tony si alzò dalla sedia, e le andò vicino. Ziva era seduta sulla sedia, e lui si piegò sulle ginocchia, prendendole le mani.
 
“Ma Ziva… probabilmente lei non ha pensato alle conseguenze… Cosa molto sbagliata… Però non l’ha fatto… E per questo suo errore, io avrei potuto non vedere mai più quei tuoi occhioni belli… Quelle tue guanciotte dolci… Non avrei più potuto sentire la tua voce… Ziva hai rischiato di morire…”
Appena sentì l’ultima parola, l’espressione di Ziva cambiò.
 
Tony se ne accorse…
“E forse non è la prima volta che accade, vero?”
 
“Non sono affari tuoi!”
Ziva si alzò all’improvviso dalla sedia. La sua voce era diversa. Stava per uscire dalla biblioteca, ma Tony la prese per un braccio.
 
“No! Sono affari miei, Ziva! Sono affari miei perché ho avuto paura di perderti! Sono affari miei perché tutti i giorni ti porto a scuola e ti riaccompagno a casa, e vorrei poterlo fare per sempre! Sono affari miei, perché nonostante tu ti sappia difendere egregiamente da sola, sento il bisogno di proteggerti… Ziva, sono affari miei, perché per me sei importante!”
Fece una breve pausa, per farla riflettere…
“Mi serve solo che tu dica il suo nome… Solo due parole…”
 
Senza pensarci più, Ziva si liberò di quel peso.
“Jeanne Benoit…”
 
In quel preciso istante, Tony la abbracciò, stringendola forte a sé… Non stava piangendo, ma sentiva il bisogno di sorreggerla.
Passarono pochi istanti, poi Ziva tornò subito quella di prima.
 
“Ma tu lo sapevi già… E non è solo a te che devo dirlo, vero?”
Disse, ridendo, conoscendo già la risposta.
 
“Ehi! Intanto sono stato bravissimo a farti parlare… Che poi abbia omesso qualcosa è un altro discorso!”
Rispose il ragazzo divertito.
 
“Ragazzi venite qua!”
La voce di Abby interruppe le loro risate, e i due si avvicinarono al computer.
 
“Abbiamo rivisto i video… E mi sono accorta che generalmente, la porta dello sgabuzzino è sempre chiusa a chiave… Stamattina, però, guarda caso, era aperta! E Jeanne è andata spedita… Lei sapeva che era aperta!”
Disse Abby elettrizzata.
 
“Ah… Beh questa si che è una scoperta… Che ci conduce, ovviamente al fatto che… Ok non lo so!”
Rispose sinceramente Tony.
 
“Siamo tornati indietro, per vedere quando è stato aperto lo sgabuzzino… E non è stata una collaboratrice scolastica… Né la stessa Jeanne…”
Spiegò McGee.
 
“In poche parole c’era un complice?”
Domandò Tony.
 
“In poche parole Tony… Ci sono diverse persone in questa scuola, a cui non sto tanto simpatica!”
Scherzò Ziva.
 
“E hai idea di chi sia?”
Chiese Tony.
 
“No… Il video è sfocato… E poi non lo potremmo neanche usare…”
Disse McGee rassegnato…
 
“Aspettate un secondo! Io si! Io ho un’idea!”
Disse improvvisamente Abby.
 
“Chi?”
Domandarono gli altri in coro.
 
“Ragazzi… Vi ricordate che quando Ziva erra andata in bagno, fuori dall’aula c’erano Ej ed Ellie che parlavano?”
 
“Si… E tu mi hai anche detto che non tolgo gli occhi di dosso da Ellie… Ma quando lo capirai che io ho altre idee in mente?!”
Fece McGee.
 
“A dire il vero, l’ho già capito McGee… Quando hai detto che andavi al bagno! Da quando il bagno si chiama Delilah?!”
Disse Abby con un pizzico di gelosia.
 
McGee divenne rosso, ma poi Abby continuò.
 
“Comunque… Ellie ed Ej stavano parlando… Ma Ellie, non si separa mai da Delilah!”
Disse.
 
“A meno che quest’ultima non stia a parlare con McGee!”
Aggiunse Tony divertito.
 
“E… A meno che… Non fosse in quel corridoio, ad aprire lo sgabuzzino!”
Rispose Abby con un sorriso compiaciuto in volto.
 
“Delilah? Delilah Fielding? Impossibile!”
Rispose prontamente McGee.
 
“Invece si! Lo sapevo! Lo sapevo che quella era una poco di buono! Lei è come la Benoit! Una vipera, che pur di avere qualunque cosa desideri, è disposta a tutto! E in questo momento, ciò che desidera, è proprio Tony!”
Abby quasi urlò, sfogando tutto il suo odio verso quella ragazza che di fatto sembrava davvero avere qualcosa a che fare con tutta quella storia.
 
“Abby non puoi incolpare una persona solo perché, supponi che ti abbia rubato un’amica!”
Una lunga discussione stava per aprirsi tra McGee ed Abby.
 
Tony e Ziva si guardarono impotenti. Avevano già capito cosa stesse per scatenarsi, e avrebbero decisamente preferito evitarlo.
 
“McGee! E tu non puoi non accettare la realtà, solo perché ti sei invaghito di lei!”
Ribatté Abby.
 
“Non mi sono invaghito di lei, e soprattutto, questa non è la realtà!”
 
“Invece si, Tim…”
Delilah aveva assistito alla sfuriata di Abby. Era sulla soglia della porta insieme ad Ellie, per chiedere scusa a Ziva e parlare con i suoi amici.
 
“Delilah…”
McGee rimase allibito da quella confessione.
 
Abby si voltò di scatto, un po’ imbarazzata per quello che aveva detto, mentre Tony e Ziva si affrettarono a chiudere i computer.
 
“Ziva, mi dispiace… Non volevo che andasse a finire così…”
Disse la ragazza seriamente pentita.
“Jeanne mi aveva chiesto di aprire lo sgabuzzino ad una determinata ora, e di non fare domande… Ma non avrei mai immaginato…”
 
Venne bruscamente interrotta da Tony.
“Ah quindi se qualcuno ti dice di sparare ad una persona e non fare domande lo fai? Ma che razza di ragionamento è?”
 
“Tony!”
Lo riprese Ziva.
 
“Ho sbagliato, lo so! Volevo essere tra le ragazze più popolari, essere loro amica, e Jeanne era la capo-cheerleader… Ho pensato che…”
Provò a giustificarsi.
 
“No! Tu non hai pensato niente! Cerchi solo di essere nelle grazie di Jeanne per liberarti di Ziva! Tu volevi Tony! E quale sarà il prossimo passo? Farai fuori anche me, visto che adesso stai abbindolando anche McGee?”
Rispose Abby isterica.
 
“No! Sentite, vi state sbagliando di grosso! McGee, non dici niente? Ellie?”
Vedendo che nessuno la aiutava, si rivolse alla diretta interessata.
“Ziva, perdonami! Io non sapevo nulla!”
 
Ziva aprì bocca per parlare, quando, però venne di nuovo fermata da Delilah.
 
“Sentite ho sbagliato tutto! Ma non sono come loro! E poi Abby… Se fossi davvero così cattiva come mi descrivi, Ellie sarebbe ancora mia amica?!”
Disse facendo riflettere tutti i presenti.
“Se davvero fossi perfida, vi avrei mai chiesto scusa?  Ma soprattutto… Tony, Ziva… Avete un’audizione da fare ancora! Non voglio che la Benoit la passi liscia dopo avermi incastrato, e dopo aver fatto quello che ha fatto!”
 
I ragazzi rimasero a bocca aperta. Non sapevano come avesse fatto, ma era riuscita a farli esibire insieme… Voleva davvero farsi perdonare!
 
McGee si rallegrò, considerando l’innocenza di Delilah, Tony e Ziva si guardarono felici, per poi voltarsi entrambi verso la ragazza, ed Abby, benché continuasse a non sopportare Delilah, aprì le braccai richiamando un abbraccio di gruppo, nel quale, Ellie le sussurrò all’orecchio.
“E comunque, gli amici non possono essere rubati da altri amici!”
 
 
 
Tony e Ziva corsero, tenuti per mano, verso il teatro dove si sarebbe tenuta la loro esibizione. Tutto il resto del gruppo li seguiva altrettanto contento.
 
Ancora con il fiatone, chiamarono la Cassidy, professoressa di arte di Tony e McGee.
 
“Professoressa siamo qui!”
 
“DiNozzo, prendi fiato, salite sul palco e mostratemi quello che sapete fare. Vediamo se ne è davvero valsa la pensa di aspettarvi tanto!”
 
Tony si fermò un secondo. Guardò Ziva… Sembrava spaventata.
 
“Te la senti?”

Ziva lo guardò negli occhi. Poteva restare ore così… Tony riusciva ad infonderle una sicurezza che nient’altro riusciva a garantirle.
 
“Sempre!”
Rispose alla fine.
 
Salirono sul palco, Tony si sedette davanti al pianoforte, e dopo un ultimo sguardo alla sua amica, prese a suonare.
 
Ziva aveva una voce cristallina, che da sola riusciva a riempire l’intero teatro, e a commuovere chiunque. Ma la Cassidy era davvero dura.
Quando però sopraggiunse anche la voce di Tony, che si univa perfettamente a quella di Ziva, creando un duetto ineguagliabile, allora anche la professoressa dal cuore di ghiaccio cedette.
 
Non era solo l’aspetto sonoro, o l’atmosfera che avevano creato… Era l’insieme, era quello che riuscivano a donare a chi li guardava ed ascoltava, era…
 
“Indescrivibilmente meraviglioso!”
Urlò la professoressa al termine dell’esibizione.
“Ragazzi voi siete perfetti insieme! E non parlo di relazione  sentimentale… Anche se… Non ci starebbe male, ma non mi intrometto… Voi siete perfetti insieme! Riuscite ad arrivare al cuore della gente come nessuno!”
Aggiunse.
 
McGee ed Abby si guardarono colici, ed Ellie continuava ad osservare Delilah, mentre applaudiva.
 
“Beh… almeno si è risolto tutto per il meglio!”
Disse quest’ultima!
 
“Già”
Rispose Ellie esitante mentre continuava d osservarla per capire cosa realmente le stesse passando per la mente.
 
“Senti va tutto bene… Ho sbagliato… Tony per me non è importante quanto lo è per Ziva… Insomma… Ellie… È un po’ che volevo dirtelo ma non sapevo come… Tra un po’ dovrò trasferirmi con la mia famiglia… Quindi a Tony posso già dire ciao ciao…”
 
“Dove?!”
Chiese la ragazza sconvolta?
 
“Dubai”


“Dubai?! Ma quando!”
 
“Presto… Torno in Oklahoma, e da lì partiamo…”
Rispose la ragazza delusa…”
 
 
 
 
Quando Tony e Ziva scesero dal palco, vennero raggiunti da Abby che li abbracciò come solo lei sapeva fare.
 
“Siete stati magnifici! La Cassidy ha ragione!”
 
Tony e Ziva si guardarono contenti, mentre le loro mani si intrecciavano di nascosto. Gesto, che nonostante la discrezione, fu ovviamente notato da Abby, che sorrise sorniona a McGee senza che il ragazzo capisse.
 
“Beh… Ora non ci resta che aspettare i risultati!”
Disse Tony, speranzoso, mentre uscivano dal teatro.
 
“I risultati di cosa?”
Jeanne era passata vicino al gruppo proprio in quel momento, e aveva sentito parte della conversazione.
 
Ziva si voltò di scatto, guardandola in cagnesco.
 
“Ehi Ziva! Tony…”
Salutò con un sorrisetto soddisfatto.
 
“Veramente ci siamo anche noi!”
Fece notare Abby, indicando i quattro restanti.
 
“Tu! Sta’ lontana da Ziva! Ma cosa diavolo ti è saltato in mente?!”
Appena la vide, Tony si imbestialì, e la spinse lontana da Ziva.
 
“Oh andiamo… Era solo uno scherzo di Halloween! Ricordiamoci che oggi è il 31 Ottobre!”
Fece lei, in tutta risposta.
“E ad Halloween ogni scherzo vale!”
Aggiunse guardando Ziva di sottecchi.
 
“Quello è il carnevale, Benoit! E comunque… Anche la tua sospensione sarà uno scherzo di Halloween!”
Disse il professor Gibbs, che passava di lì proprio in quel momento col suo solito caffè.
“E adesso tutti in classe!”
Aggiunse.
 
 
 
Al termine delle lezioni, Ziva, Tony, Abby, McGee, Ellie e Delilah, erano fuori dalla scuola.
 
“Ragazzi… Vi devo dire una cosa…”
Li fermò Delilah.
“Presto… La mia famiglia partirà per Dubai, e io dovrò seguirli…”
 
“No!!!!!!!!!!!!!!!”
Urlò Tony disperato.
 
Tutti lo guardarono abbastanza confusi.
 
“Mio padre mi ha mandato un messaggio! Ha preso la mia Ducati per affari! So io che genere di affari!”
Si lamentò il ragazzo continuando ad indicare il cellulare quasi come fosse un alieno, facendo ridere tutti.
 
“Oh scusa, dicevi?”
Disse poi alzando poi lo sguardo dal cellulare a Delilah.
 
“Dicevo…”
Rispose lei seccata.
“Che vado via… Non so quando di preciso… Ma vado via…”
 
“E quando torni?”
Domandò McGee.
 
“È questo il punto… Non torno! Mi trasferisco”
Spiegò lasciando tutti spiazzati.
“Torno in Oklahoma, e da lì parto con la mia famiglia!”
 
“Anche io vi devo dire una cosa!”
Disse subito Ellie.
“Delilah, io vengo con te! Sei come una sorella per me… E se tornassi in Oklahoma da sola… Non avrei più nessuno! So che i miei non avranno nulla in contrario…”
Aggiunse, lasciando tutti ancora più allibiti.
 
Tutti eccetto Abby, che di nascosto sbuffò.
 
“Okay… Direi che prima di perdere qualcun’altro, sia il caso che torniamo a casa!”
Disse Tony sarcastico.
 
“Già Tony… Ma come?”
Lo sbeffeggiò Ziva.
 
Tony si portò una mano sulla fronte…
“Già… Ziva hai i biglietti per il bus?”
Chiese.
 
“Certo! Se li rubo a mia sorella ed una sua amica, senz’altro!”
Rispose sarcastica, mentre il resto del gruppo si gustava la scena.
“Davvero lo faresti, Ziva?”
Domandò il ragazzo speranzoso.
 
Ziva gli lanciò un’occhiataccia, e Tony si dovette rassegnare.
“Okay mia bella Ninja… Pronta ad una lunga passeggiata?!”
 
 
 
 
 
Rimasti soli, Tony e Ziva stavano tornando a casa a piedi.
 
“Tony… Hai idea sul perché i video di sorveglianza siano protetti dai federali?”
Chiese Ziva improvvisamente.
 
“Mah… Sarà qualche allerta…”
Rispose il ragazzo senza darci peso.
 
Ziva invece prese a rimuginarci sopra.
“E… Questo non ti spaventa?”


“Perché dovrebbe? Non credo che un terrorista possa infilarsi in un liceo… A meno che… Sei una terrorista, Ziva?”
Scherzò Tony, ma Ziva non rispose.
“Vedrai che appena succederà qualcosa lo sapremo!”
Aggiunse vedendola pensierosa
 
“Appunto! Qualunque cosa sia… Bisogna saperla prima che accada!”
Disse lei.
 
Tony la osservò… Sembrava che sapesse qualcosa in più di lui, che aveva qualche idea e che la possibilità che non si sbagliasse, la spaventasse.
 
“Tutto apposto?”
Domandò.
 
“Uhm? Certo! Certo! Piuttosto… Perché non mi racconti quello che è successo tra te e Jeanne…”
Deviò argomento.
 
“Niente di che…”
 
“E dai!”
 
“Okay… Diciamo che… Era più una relazione di interessi… Per lei!”
Disse amareggiato.
“Solo che io ancora non ne ero informato!”
 
Tony gli raccontò dal suo punto di vista, quello che era successo, e ciò rispecchiava le parole di Ej ad Ellie… Se non per il fatto, che Tony sembrava essersi davvero innamorato.
 
 
“E perché è finita?”


Tony guardò la sua amica per un secondo… Non aveva mai parlato della sua rottura con qualcuno… Si rese conto di quanto fosse cambiato dall’arrivo di quell’israeliana. Prima era raro che parlasse con Tim, non era così legato ad Abby, e soprattutto non aveva mai avuto un’amica come Ziva sulla quale poter contare giorno e notte.
Con lei aveva capito il vero significato dell’amicizia, e quanto fosse invece falsa quella dei suoi compagni di squadra.
 
“Colta in flagrante!”
Disse senza entrare nei dettagli.
“E per la cronaca… Era con Cruz!”
Aggiunse.
 
Ziva non disse niente… Erano arrivati sotto casa sua. Gli prese un braccio, e prima di rientrare lo guardò negli occhi.
“Mi dispiace Tony… Se vuoi parlare sai dove trovarmi”









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti. Scusate, scusate scusate per tutto questo ritardo! In questo periodo sono occupatissima con la scuola e non riesco più a scrivere. Perdonatemi davvero... Comunque... Prima che mi uccidiate... Veniamo al capitolo.

Allora Tony discute con Gibbs... Avete già idea di quale possa essere la "tragedia" di cui parla? Immagino di si... Ma non dico nulla... Chi lo sa... Magari nel prossimo capitolo...
Invece... Che mi dite di Ellie e Delilah? Quesat parte della storyline è davvero complessa! Ma vediamo di sgarbugliare il garbuglio (Come dice Abby! XD)!
Dunque Delilah era attratta da Tony, ed Ellie da McGee. Delilah si lega a Jeanne, ed Ellie ad Ej. Abbiamo già visto come il rapporto tra le due bionde sia andato in frantumi... Come finirà invece tra Delilah e Jeanne? Intanto però, Delilah ci prova con MvGee, ma Ellie non dice nulla... Ed Abby in tutto questo? Inizia a non sopportare più né l'una e né l'altra! Cambierà qualcosa in futuro? Chi lo sa!
Intanto che ne dite del TIVA di questo episodio? Non è tenero Tony che cerca di far parlare Ziva? Ah mio caro Tony... Quante cose acpra non sai!
Poi tornando a Delilah... Si presenta davanti ai nostri amici, a chiedere scusa... E per fortuna si conclude tutto con un abbraccio... E l'esibizione di Tony e Ziva! 
Infine, Gibbs sospende Jeanne, e i TIVA tornano a casa insieme... A piedi!
In tutto questo però... Qualcuno ci lascerà... Come andranno le cose dopo la partenza di Ellie e Delilah? E come la prenerà Jeanne quando scoprirà che qualcuno è riuscito ad esibirsi... Proprio grazie alla sua "complice"? Ma soprattutto... Come continuerà la storia di Ari? Cosa sta facendo in tutto questo? Tranquille... Non l'ho dimenticato... Per ora, però... Vi saluto! A presto...
Baci,
Gaia.

 

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Capitolo 9
*** MOTHERS ***


“Credo che sia arrivato il momento dei saluti!”
Disse Ellie amareggiata, poco prima di oltrepassare il Gate per l’imbarco.
 
Erano trascorse circa due settimane da quel giorno di Halloween, alquanto movimentato. Jeanne era stata sospesa, ma nonostante ciò, si faceva viva fuori dalla scuola, minacciando Delilah per ciò che aveva fatto, raccontando tutta la verità, e permettendo a Tony e Ziva di partecipare all’audizione e per giunta insieme.
 
Ellie si era allontanata da Ej, ma ogni tanto, si trovava a parlarci. Ej le aveva alla fine raccontato quanto era successo tra Tony e Jeanne, spiegandole che la capo-cheerleader non avrebbe mai lasciato Tony, pur di ottenere il titolo di reginetta del ballo di fine anno, ma il ragazzo non l’aveva accontentata, dato che l’aveva colta in flagrante, una mattina, negli spogliatoi della squadra, con Ray Cruz.
Per questo da allora, Jeanne aveva tentato in tutti i modi di farsi perdonare da Tony, ma senza risultato, ed ora vedeva in Ziva una rivale.
 
Quella mattina, però, era arrivato il momento per Ellie e Delilah di tornare in Oklahoma e da lì partire insieme per Dubai.
 
“Potremmo sempre sentirci per telefono!”
Obiettò McGee speranzoso.
 
Delilah lo osservò. Avrebbe voluto potergli dire di sì, ma dopo tutto quello che aveva combinato con Jeanne, non aveva voglia di incrinare ancora di più i rapporti con Abby… E soprattutto, non voleva che continuasse ad odiarla, anche oltreoceano.
 
“Non mi sono mai piaciute le relazioni a distanza… Ma magari potremmo fare una videochiamata tutti insieme, qualche volta…”
Disse.
 
Abby fece un sospiro di sollievo.
 
“Beh… Salutateci anche Tony e Ziva… E poi fateci sapere gli esiti delle audizioni!”
Così dicendo, Ellie si incamminò a lasciare la sua valigia per imbarcarla.
 
Tony e Ziva non avevano potuto accompagnare le due ragazze all’aeroporto, perché proprio in quel giorno, sarebbero stati pubblici i risultati delle audizioni.
 
Nello stesso omento in cui Ellie parlò, il cellulare di Abby squillò.
“Ragazzi sono Tony e Ziva!”
Esclamò.
 
Poi rispose
“Ciao! Allora? I risultati? Ce l’avete fatta? Si! Ditemi di si! Lo so che ce l’avete fatta! Ehi perché quei musi lunghi?!”
 
“Abby!”
La bloccarono i due dall’altro capo del telefono.
 
“Scusate sono emozionata!”
 
“Beh… Lo saremmo anche noi… Se solo ci avessero detto i risultati! Non sono ancora pubblici!”
Spiegò amareggiato Tony.
 
“Ma questa è un’ingiustizia!”
Si lamentò Abby.
 
“Tranquilli ragazzi! Siete stati fantastici! Andrà tutto bene!”
Li rassicurò, invece, McGee.
 
“Incrociamo le mani…”
Disse Ziva speranzosa.

“Le dita… Incrociamo le dita!”
La corresse Tony.
 
“Fa lo stesso! Comunque… Salutateci Ellie e Delilah!”
 
 
 
Conclusa la videochiamata, il volo delle ragazze stava per partire.
 
Dopo aver salutato Tim, Ellie si avvicinò ad Abby.
 
“Mi dispiace se non ho alloggiato da te, in questo periodo… Ma non voglio che pensi che io non possa essere tua amica!”
Le disse.
 
Abby la guardò sospettosa per un secondo, per poi abbracciarla, nello stesso modo in cui l’aveva abbracciata quando doveva tornare a Washington dal campo scuola.
 
Poi fu il momento di Delilah, che dopo aver salutato anche lei Tim, forse un po’ troppo calorosamente, si mise davanti ad Abby.
 
“Okay… Lo so che non mi sopporti! Credi che ti abbia portato via l’amica, che voglia fare lo stesso con McGee… E sei anche arrabbiata per quello che è successo ad Halloween… Mi dispiace per tutto questo… Ma credimi… Sono soltanto incomprensioni, dovute a…”
Delilah aveva preparato un lungo discorso da fare ad Abby. Voleva davvero recuperare la sua amicizia, ma non fu necessario, perché Abby la bloccò abbracciandola, come aveva fatto con Ellie.
 
“Non fa niente… Non penso che ci rivedremo mai più dal vivo… Quindi è inutile serbare rancore!”
 
 
 
Intanto Tony e Ziva stavano uscendo da scuola.
 
“È un po’ che non mangi con i ragazzi della tua squadra”
Notò Ziva.
 
“Non mi piace pranzare con chi tenta di ucciderti!”
Scherzò lui facendola ridere.
 
Ad un tratto sentirono una vocina.
 
“Ziva! Tony!”
Era Tali.
 
“Ehi topina! Non prendi il bus?”
Chiese Ziva.
 
“Si, si! Volevo solo salutarvi!”
Disse avvicinandosi anche a Tony.
 
“Beh… Buongiorno, Ziva in miniatura!”
La salutò Tony, sollevandola e facendola ridere.

Tali colse l’occasione per infilare un piccolo bigliettino nella tasca del ragazzo, senza che Ziva se ne accorgesse, e gli fece cenno di non dire nulla.
 
“Beh… Io vado sul bus… Ci vediamo a casa, Zee…”
 
“A dopo Tali”
Si salutarono le sorelle.
 
 
 
Tony riaccompagnò Ziva a casa, ed aspettò che entrasse prima di allontanarsi.
 
Ogni volta che Ziva entrava in casa sua, sentiva sempre un’atmosfera diversa, sentiva l’agitazione infiltrarsi in ogni poro della sua pelle, e non ne capiva mai il motivo.
 
Era arrivata a casa prima di Tali, e sembrava non ci fosse nessuno. Rivka diceva di essere dall’estetista, ma Ziva sapeva benissimo che probabilmente l’estetista era un uomo, di nome Will, e che probabilmente non era nemmeno un vero estetista.
 
Salì sopra, e quando entrò in camera, lo zaino le cadde dalle spalle.
“Ari?!”
 
Suo fratello era tornato senza preavviso, ma ciò che la spaventava, era il fatto che stesse frugando fra le sue cose.
 
“Ziva?!”
Rimase sorpreso di vederla in casa così presto.
“Ciao sorellina…”
Provò a camuffare il suo stupore, andandole incontro ed abbracciandola.
 
“Che stavi facendo?”
Chiese Ziva, diretta, respingendolo.
 
Ari non sapeva come spiegarlo.
Stava spiando nel computer di sua sorella, anche se il padre gli aveva esplicitamente detto che non c’era alcun bisogno, poiché ormai aveva già tutto. Ma nella mente di Ari, un altro chiodo fisso, lo tormentava, e non poteva fare a meno di controllare. Era per il bene di Ziva.
 
“Ari… Dimmelo!”
sbottò la ragazza, che temeva di aver capito.
 
Il ragazzo si lasciò cadere sul letto.
“Ziva… Perché non mi hai detto nulla?”
 
La ragazza sapeva benissimo di cosa stesse parlando il fratello, ma non poteva davvero crederci.
 
“Di cosa?”
 
“Lo sai…”
 
Ziva non rispose, incrociò le braccia al petto, e voltò la testa.
 
“Ziva… Hai messo una microspia su Avraham e non hai detto niente a nessuno!”
Disse Ari alzandosi ed andandole incontro accanto alla finestra.
 
La ragazza continuò a non rispondere. Gli occhi iniziarono a pungerle, e sapeva che non doveva mai mostrarsi debole davanti al fratello.
 
“Cazzo, Ziva! Puoi essere incriminata dal Mossad per terrorismo!”
Iniziò ad alterarsi Ari.
 
“Lo so!”
Gli urlò alla fine Ziva, voltandosi.
“Credi che non lo sappia?! Credi che l’abbia fatto solo per divertimento?!”
Continuò ad urlare.
 
“Ziva, tu mi hai tenuto all’oscuro di tutto questo, ed ora ti trovi in guai seri!”
Urlò a sua volta Ari.
 
“E tu non dovresti metterti in mezzo! È questo che stavi controllando nel mio computer?”
Fece una pausa
“Aspetta… Tu… Tu credi che io…”
 
“Non lo so più Ziva!”
 
“Come? Come puoi anche solo pensare che io possa far parte di una cellula di Hamas?!”
Si meravigliò la ragazza.
 
“Allora chiariscimi le idee, perché non so più se mi posso fidare di te! Perché l’hai fatto?!”
Ari le si avvicinò minaccioso, spingendola contro il muro.
 
“Non sono affari che ti riguardano!”
Rispose seria Ziva, uscendo dalla sua stesa camera.
 
Non sapendo cosa fare, e avendo bisogno di schiarirsi le idee, Ziva corse fuori di casa. Non aveva idea di dove andare, ma si mise a correre, senza una meta.
 
 
 
Intanto Tony era tornato a casa sua, dopo aver letto il biglietto di Tali, ma proprio mentre si stava avvicinando alla sua casa, al vide uscire di corsa, e non sembrava avere l’aria molto felice.
 
Quello era un giorno importante per entrambi, anche se per motivazioni diverse. Eppure nessuno sembrò preoccuparsene.
 
Dopo un secondo di esitazione, prese a correre anche Tony, cercando di raggiungerla, ma correva decisamente troppo velocemente.
 
Poi decise di aspettare per capire dove volesse andare, e la seguì fino ad un parco, lei smise di correre, e prese a camminare.
 
Si spinse in un luogo abbastanza isolato, dove finalmente Tony riuscì a raggiungerla, e la prese per un braccio.
 
Ziva si voltò istintivamente, e solo quando vide il volto di Tony, si calmò.
 
Quando Tony la vide in voltò, notando gli occhi arrossati, fece un’espressione interrogativa.
 
“Che succede, Tony?”
Chiese la ragazza, che voleva restare da sola.
 
Tony fece cenno con la mano di aspettare, perché doveva riprendere fiato, e si sedette su una panchina vuota, seguito da Ziva.
 
Si schiarì la gola, poi parlò.
“Ma quanto corri?!”
 
“Addestramento del Mossad!”
Spiegò volgendo lo sguardo altrove.
 
“Okay… Lasciamo stare…”
Fece il ragazzo ancora con l’affanno.
 
“C’è niente che mi devi dire?!”
Chiese Ziva.
 
“Calma, occhioni belli anche se rossi… Volevo dirti che… Beh… Oggi è un giorno importante… Ed io sono venuto a saperlo da tua sorella! Questo, perché tu non mi dici mai nulla!”
Rispose il ragazzo, lasciandola perplessa.
 
Prese dalla giacca che indossava una fotocopia ripiegata su se stessa, e gliela porse.
 
“Buon compleanno, Ziva”
La ragazza rimase stupita, e lo fissò negli occhi.
 
“Ehi non guardarmi così! È tutto merito di tua sorella… Ma… Leggi quel foglio!”
 
Ziva era convinta che tutti si fossero dimenticati del suo compleanno, ma infondo sapeva quanto sua sorella ci tenesse a lei, e sapeva che avrebbe fatto qualcosa!
 
“Grazie Tony!”
 
Disse prima di iniziare a leggere, quel foglio.
A primo impatto sembrava essere una lettera, ed iniziò ad agitarsi. Non aveva mai ricevuto lettere in passato… Ma quando la aprì, tirò un sospiro di sollievo. Iniziò a leggere, e subito sgranò gli occhi quando capì di cosa si trattasse.
 
Alzò lo sguardo verso Tony, poi di nuovo sulla fotocopia…
 
“Come… Come hai fatto ad averlo?!”
 
“Ho i miei segreti!”
Si vantò il ragazzo.
 
“Quindi…”
 
“Si, esatto! Noi saremo i protagonisti del Musical di quest’anno: il Moulin Rouge!”
Tony completò la frase al posto suo entusiasta.
“Sono proprio curioso di vederti nei panni di Nicole Kidman versione Satine…”
Aggiunse ammiccando.
 
Ziva rise, immaginando tutto ciò che avrebbero dovuto fare per preparare lo spettacolo. Sognava di poterlo fare da sempre, e finalmente era arrivato quel momento.
 
“Grazie Tony!”
Disse mentre gli occhi le diventavano lucidi.
 
Il ragazzo colto da un impeto improvviso la abbracciò, e la strinse forte a sé, venendo inebriato dal suo profumo di lavanda.
Ziva, se in un primo momento si irrigidì, subito dopo si lasciò cullare da quelle braccia forti e possenti, lasciando vagare la mente tra tutto quello che ultimamente era accaduto.
 
“Direi che è il caso di tornare a casa…”
Disse ad un tratto Tony.
“Sai devi iniziare a preparati… Stasera si festeggia!”
 
Ziva si alzò di scatto, fissandolo negli occhi.
 
“Cosa credi? Che la passerai così?! Mi dispiace per te, ma è vietato dalle leggi DiNozzo non festeggiare il compleanno!”
Le disse.
“Benvenuta nel club dei diciassettenni! Mancavi solo tu!”
Aggiunse arruffandole i capelli, mentre lei le lanciò un’occhiataccia che lo fece pentire di averla trattata come una ragazza più piccolina.
 
Ziva era rimasta senza parole, sopraffatta da tutte quelle emozioni…
“Ma… Non posso lasciare Tali da sola… Oddio Tali! Sarà tornata e si sarà spaventata… Ari è tornato, ma lei non lo sa!”
Si ricordò subito dopo, alzandosi subito dalla panchina.
 
“Ehi ehi ehi! Guarda che noi le feste le organizziamo sempre al meglio!”
Rispose il ragazzo alzandosi a sua volta, e afferrandola per il braccio.
 
“Tali ora è impegnata… Deve… Preparare delle cose… Per quanto riguarda Ari… Pensi che gli farebbe piacere se venisse a cena con noi?”

A quella domanda Ziva si incupì. Aveva appena litigato col fratello, che tra l’altro, aveva totalmente dimenticato il suo compleanno.
 
“Ehi, Zee… Va tutto bene?”
Chiese il ragazzo alzando un sopracciglio.
 
“Si… Si, tutto apposto”
Rispose la ragazza tornando a sedersi.
 
Tony la osservò…
“Aspetta un attimo… Torno subito”
E così dicendo si allontanò.
 
Ziva, rimasta sola su quella panchina isolata, si portò le ginocchia al petto, ed iniziò a pensare…
 
Erano trascorsi 17 anni dal giorno in cui lei era nata… 17 anni che da quel che ricordava, Ari le era sempre stato accanto… 17 anni che la proteggeva come fosse il suo bene più prezioso, che l’aveva amata come solo un fratello sapeva fare… Erano trascorsi 17 anni in cui  provava a rendere orgoglioso suo padre, fallendo ogni volta… in cui sua madre si comportava da adolescente… in cui Ziva doveva imparare a crescere velocemente, e a prepararsi per entrare nel Mossad…
 
E proprio mentre rifletteva su tutto questo, autoconvincendosi che d’ora in poi sarebbe andato tutto diversamente, Tony tornò alla panchina, con due frullati in mano.
 
“Frullato di melograno… Come piace a te”
Le disse offrendoglielo e sedendosi.
 
“Grazie… Perché?”
 
“Perché come diceva sempre mia mamma… Il giorno del tuo compleanno, deve essere sempre speciale! E per renderlo tale, bisogna essere felici! Ma in questo momento, tu non mi sembri felice…”
Disse il ragazzo.
 
Ziva lo guardò, fingendo di sorridere, e che andasse tutto bene.
 
“Sei uguale a lei!”
Esclamò ad un tratto Tony dopo alcuni minuti che la osservava in silenzio.
 
“Oggi sarebbe stato anche il suo compleanno…”
Aggiunse spostando lo sguardo sull’orizzonte, e torturando la cannuccia del suo frappè con i denti, per cercare di non riesumare ricordi che sperava di aver dimenticato.
 
“Doveva essere una persona speciale… E certamente non uguale a me…”
Rispose Ziva vedendolo decisamente più giù di morale.
“Ti manca molto?”
Aggiunse.
 
“Ogni giorno penso a lei…”
Rispose Tony, senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte.
 
“Ne hai mai parlato con qualcuno? Tuo padre ad esempio?”
 
A quel punto Tony si voltò a guardarla… Ed iniziò a ridere.
“Mio… Mio padre? È già un miracolo se si ricorda che esisto… Te l’ho detto… Non abbiamo un buon rapporto…”
 
“Allora parlane con me…”
Rispose prontamente Ziva, che aveva capito quanto dolore celasse Tony sotto quel suo solito sorriso da spaccone.
 
“Si è fatto tardi…”
Disse lui, alzandosi, ma venendo bloccato da Ziva.
 
“No…”
Disse la ragazza, che conosceva innumerevoli tecniche intimidatorie.
 
“Okay… Ma solo perché tu metti i brividi, mia bella Ninja!”
Rispose Tony impaurito, mentre Ziva fece un sorrisetto soddisfatto.
 
“Mia mamma è morta quando io avevo 8 anni…”
Iniziò a raccontare.
“Era come te… Aveva mille pensieri per la testa… Tanti problemi… Ma a me diceva sempre di stare bene! E all’inizio io ci credevo anche!”
Fece una pausa, cercando di mantenere il suo atteggiamento da spaccone, ma non ci riuscì. Ziva se ne accorse, e gli prese la mano, con un sorriso ricco di compassione.
 
“Aveva il cancro… E non mi ha mai detto nulla! Poi un giorno la dovettero portare in ospedale… E mi dicevano che era partita per lavoro… Ogni volta che mi chiamava, aveva la voce stanca… E mio padre non c’era mai a casa. Il giorno del suo compleanno, le dissero che le sarebbe rimasto poco tempo… E solo allora decisero di dirmi tutto quello che stava succedendo da due anni!”


Man mano che raccontava, Tony si sentiva devastato. Si sentiva tradito dai suoi stessi genitori, era arrabbiato, ma con la rabbia, cercava solo di nascondere la tristezza del suo sentirsi solo.
 
“Mi portarono da lei… Ed io ero arrabbiato! Le rimproveravo il fatto che per tanto tempo non mi aveva portato al cinema… Ero così arrabbiato… Lei mi abbracciava, ed io la respingevo… Poi ad un tratto, sentii la voce di mio padre… E tutta la rabbia la rivoltai su di lui. Iniziai a stringere mia mamma… Senza accorgermi del suono fisso del suo elettrocardiogramma… Era morta… Fra le mie braccia…”
Finì di raccontare, che le lacrime avevano bagnato tutto il suo viso.
 
Vedendolo cos’ fragile, Ziva gli prese la testa, e se la portò al petto. Provò ad accarezzarlo, per calmarlo.
 
“Lei… Lei è morta mentre io le dicevo che ero arrabbiato!”
non stava urlando, ma piangeva senza riuscire a smettere.
 
“Tony… Tony va tutto bene…”
Provò a rassicurarlo Ziva.
 
“No! Non va bene! Perché loro mi hanno mentito! Tutti e due! Se me l’avessero detto, io non sarei stato arrabbiato con mia mamma mentre lei moriva!”
Rispose con una rabbia che giungeva nuova anche a lui stesso.
 
“Tony loro volevano solo proteggerti! Credimi! Lo so!”
 
“Proteggermi da cosa, Ziva?!”
 
“Da tutta quella tristezza che riempiva le loro giornate per due lunghi anni! Un bambino non dovrebbe mai vivere tutto questo… E loro non volevano fartelo pesare!”
Gli spiegò Ziva.
 
Tony la osservò, cercando di capire quello che Ziva gli diceva. Si alzò, e si appoggiò ad un palo della luce.
 
Ziva gli si avvicinò…
 
“Scusami…”
Le disse Tony
“Non ne avevo mai parlato con nessuno prima… Mi… Mi dispiace”
 
“Non ti devi scusare… So cosa significa vivere una vita cercando di rendere orgoglioso qualcuno, sapendo che però non ci riuscirai mai!”
Rispose la ragazza, mettendogli una mano sulla schiena.
 
“Dovresti parlarne con tuo padre… Amavate entrambi la stessa persona… Avete sofferto il dolore della sua perdita da soli… Quando invece dovevate farvi forza l’un l’altro… Non l’avete fatto quando era il momento… Dovete farlo adesso!”
Gli rispose.
 
Passarono pochi minuti di silenzio… Che però bastarono a Tony per tornare il solito spaccone di sempre.
 
“Ehi David… Ma da quando sei diventata così saggia?”
 
“Da quando ho compiuto 17 anni!”
Rispose con una smorfia.
 
“Adesso però è il tuo turno! Perché prima correvi? È successo qualcosa con Ari?”
Chiese.
 
“Niente di importante!”
Rispose distrattamente.
 
“Ehi! Sbaglio ho poco fa ti ho detto che ritengo un tradimento quando qualcuno non mi dice cosa sta succedendo?!”
 
“Ed io sbaglio, o ti ho detto che in quel caso, le persone lo fanno per proteggerti? E mi sbaglio ancora, o hai detto tu stesso che il giorno del mio compleanno devo essere felice!”
Contraccambiò immediatamente Ziva, che non aveva la minima intenzione di raccontarle quanto accaduto.
 
Tony rimase interdetto.
“Scusa…”
 
“Va tutto bene!”
 
 
 
Poco dopo, i due ragazzi tornarono a casa. Ziva stava per rientrare, quando Tony la fermò.
 
“Vuoi che entri con te?”
 
“Va tutto bene, Tony…”
Rispose Ziva mettendogli una mano sulla guancia, ed aprendo la porta di casa.
 
Appena la richiuse, si sentì afferrare per un braccio, violentemente.
 
“Ari! Cosa c’è adesso?!”
 
“Ci sei andata a letto?!”
 
“Ma di che diavolo stai parlando?!”
Si alterò Ziva, alzandosi sulle punte per minacciarlo meglio con un dito.
 
“Quel Tony! Ho visto come lo guardi! Ed io ti avevo detto di tenerlo lontano!”
Rispose.
 
“Lasciami in pace, Ari! Non sono più una bambina!”
Urlò Ziva, con quanto fiato aveva in gola.
 
“Ziva! Se non ti riporto in Israele in questo momento, per ciò che hai fatto di nascosto, è solo perché aspetto ancora delle spiegazioni!”


“Tu non capisci, Ari! Non è come sembra! So quello che ho fatto!”
 
“Tu sapevi che era un terrorista! Lo sapevi e non hai detto niente!”
Gli urlò il fratello.
 
“No! Non lo sapevo! Lascia stare, Ari! Me la cavo da sola!”
Rispose salendo per le scale.
 
“E comunque…”
Si fermò
“Sono ancora vergine! Ma tanto a te non importa di quello! A te interessa solo di catturare tutti i componenti della cellula di Hamas!”
Aggiunse delusa.
 
“No Ziva! A me interessa solo di proteggerti! Mi interessa solo di te!”
Ribatté Ari.
 
“Se fosse vero… Oggi mi avresti abbracciato, dato un bacio sulla fronte, e m avresti detto Buon compleanno!”
Rispose, voltandosi e chiudendosi in camera.
 
Ari si paralizzò. Era così preso dalla storia di Avraham, che aveva totalmente perso la cognizione del tempo. Non si era reso conto che quel giorno era il 12 Novembre, il compleanno di Ziva.
 
Corse sopra per entrare in camera della ragazza.
 
“Ziva… Ziva ti prego scusami! Apri, Ziva…”
Disse battendo le mani sulla porta chiusa a chiave, e senza ottenere risposte.
 
“Ho sbagliato! Ma io volevo solo proteggerti! Tu sei la mia sorellina, e non riuscirei a sopportare che ti succedesse qualcosa! Come non riesco a capire perché tu non me ne abbia mai parlato!”
 
Ad un tratto la porta si socchiuse, ed Ari entrò.
 
“Ziva…”
Disse affrettandosi ad abbracciarla.
 
“Mi dispiace… Buon compleanno…”
Ziva lo allontanò. Aveva gli occhi lucidi, ma non piangeva. Non l’aveva mai fatto, e certo non avrebbe iniziato in quel momento davanti al fratello.
 
“Tali si è messa d’accordo con Tony per organizzare una festa per il mio compleanno… Una cena… Perché non vieni?”
Chiese Ziva sedendosi sul letto.
 
Ari aprì la bocca per parlare, poi la richiuse, perché non trovava le parole adatte.
 
“Ziva… Io devo andare via di nuovo… Non torno in Israele… Ma parto in missione per fermare la cellula di Avraham… Grazie alle tue videochiamate con papà, lui è riuscito ad entrare nel tuo server, e a scaricare tutti i dati riguardanti Avraham… Quelli che ci avevi nascosto”
Spiegò.
 
Ziva si morse il labbro.
 
“Mi dispiace Zee… Ma ora siamo molto più vicini… E ancora non capisco come sia possibile che tu non ci abbia detto nulla in questi mesi…”
Continuò.
 
“Se avevate già tutto, perché spiavi sul mio computer?”
Domandò.
 
Ari decise di essere sincero.
“Tony… Volevo scoprire qualcosa di più sul suo conto… Ma credo di aver capito che probabilmente mi sbagliavo!”
 
“Per una volta… Perché, per una sola volta… Non ti fidi di me?”
Chiese Ziva.
 
Ari non sapeva cosa risponderle, ma la loro conversazione fu fermata dal suo cellulare… Era arrivato il momento di partire.
 
“Ziva… Ziva io devo andare… Ti prometto che torno presto!”
E così dicendo, le diede un bacio sulla fronte, e sparì dietro quella porta.
 
Ziva si lasciò cadere sul letto. Non riusciva più a trattenersi… Adesso era sola a casa, e avrebbe potuto piangere senza che nessuno lo venisse mai a sapere.
Pochi minuti dopo, però, sentì suonare il campanello.
 
Scese ad aprire la porta
 
“Ari che succ… Abby?”
 
“Buon compleanno!”
Esultò la ragazza, correndo ad abbracciarla.
 
“Ehi ma che succede? Perché quelle occhiaie?”
Chiese immediatamente dopo.
 
“Non è niente…”
 
“Tu non me la racconti giusta… Ma per questa volta passi! Allora… Pronta per una giornata di shopping sfrenato prima della cena?!”
Rispose eccitata.
 
“A dire il vero…”
Provò ad obiettare Ziva.
 
“Ottimo! Andiamo! Ho rubato la carta di credito a Lucas! Tanto a lui non serve! Forza andiamo!”
Disse afferrandola per un polso e trascinandola fuori di casa.
 
 
 
Quando rientrarono, Ziva era stanchissima. Aveva trovato però un abito a dir poco perfetto, che le calzava a pennello!
 
“Non vedo l’ora di vedere la faccia che farà Tony quando ti vedrà!”
 
“Non farà nessuna faccia, Abby!”
 
“Certo certo… Pensala come ti pare!”
Rispose Abby maliziosa.
 
 
 
Era arrivato il momento. Ziva era quasi pronta. Aveva indossato un vestito nero che le lasciava scoperta la parte alta della schiena, e che si legava dietro il collo. Arrivava poco più su del ginocchio, e sopra aveva messo un giacchino di seta.
Aveva poi legato i capelli, su ordine di Abby, in uno chignon alto, lasciando fuori solo due ciocche di capelli ai lati. Un trucco leggero… Ed era meravigliosa.
 
“Sei bellissima Ziva…”
Disse Abby incantata, vedendola scendere le scale, mentre continuava a stringere la sua collana di David.
 
“Allora è pronta la principessa-ninja della serata?”
Chiese Tony entrando in casa di Ziva insieme a McGee.
Ma non appena la vide scendere le scale, rimase abbagliato.
“Wow…”
 
Abby fece un sorriso enorme… Poi Tony si avvicinò alle scale, e come un perfetto gentiluomo, la scortò fuori di casa, dove un’auto era parcheggiata.
 
“E da quando uno di voi due ha la patente?”
Chiese rivolgendosi ai due ragazzi.
 
“Non fare domande e sali!”
Le sussurrò Tony a denti stretti, facendo ridere tutti.
 
 
 
Appena arrivarono nel locale, vennero portati ad un tavolo a quattro, proprio davanti ad un piccolo palchetto. Il locale era il Pub dove Tony e Ziva avevano cantato insieme per la prima volta, e Tony l’aveva interamente prenotato per quella sera.
 
Ziva stava chiacchierando con i suoi amici, ringraziandoli per quella magnifica sorpresa, quando sentì una canzone… Si voltò di scatto verso il palchetto. Non c’era nessuno… Ma quella voce… E quella canzone… Si alzò in piedi…
 
Era quella che sua mamma le cantava sempre quando era bambina, e che a sua volta cantava lei a Tali quando era piccola.
 
La canzone venne interrotta, ed una bambina di circa 10 anni, comparve su quel palchetto. Era Tali, che aveva trascorso tutto il giorno ad organizzare quella festa.
 
“Okay sorellina… Questa mi serviva per attirare la tua attenzione!”
Le disse la piccola.
 
“Devo dirti una cosa… Ma tu mi conosci… Sai che non scrivo lettere… Quindi sono solo poche parole, che mi servono per dirti quanto tu sia importante per me.. Per dirti che non ho un solo ricordo della mia vita dove non ci sei anche tu, e che per me sei la sorella migliore del mondo… Ti voglio un mondo di bene!”
 
Ziva si inginocchiò per terra, aprendo le braccia, pronta ad accogliere Tali, che finito di parlare, le stava correndo incontro.
 
“Tanti auguri Zee!”
Disse la bambina, mentre stringeva forte la sorella, ed Abby scattava tantissime foto.
 
Tony e McGee guardavano la scena quasi commossi…
 
“Grazie topina mia…”
 
“Ma non credere mica che le sorprese siano finite qui!”
Le disse Tony, affiancandosi a Tali.
“Ziva… Oggi mi hai fatto capire l’importanza di una cosa…”
Spiegò.
 
“Tony?”
Chiese Ziva divertita anche e imbarazzata.
 
“Dell’amore della famiglia!”
Rispose il ragazzo.
 
Ziva capì all’istante, e la sua espressione cambiò in una frazione di secondo.
“No…”
Disse spalancando gli occhi.
 
“Si!”
Rispose Tali…
 
“Ma siamo noi ritardati, o avete dimenticato di dirci qualcosa?”
Si intromisero Abby e McGee.
 
Ziva continuava a fissare Tony, implorandolo con gli occhi di dirle che non era quel che pensava, quando ad un tratto si sentì abbracciare alle spalle.
 
“Tanti auguri Ziva…”
 
Ziva si voltò.
 
“Mamma…”
 
Rivka continuò ad abbracciare la figlia, poi quando sciolse l’abbraccio parlò.
 
“Ascolta Ziva… Ho fatto tanti errori nella vita… Ma per oggi… Solo per stasera… Dimenticali… Perché voglio vederti felice il giorno del tuo compleanno!”
 
Ziva si morse il labbro… Quel giorno aveva provato più emozioni di quante mai se ne potesse immaginare…
 
Abbracciò la madre… Anche continuava a serbare del rancore… Ma come promesso, per quella sera, si isolò da tutto quello che era successo in passato… E trascorse una serata, felice, con le persone che amava.









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Finalmente riesco ad aggiornare in tempo! Dovete perdonarmi... Ma in questo mese a scuola ho dovuto fare 4 versioni di greco e latino, e domani... Interrogazione di greco! Pregate per me! Comunque... Andiamo al capitolo...
Dunque Ellie e Delilah sono andate via... E voi direte... Ma allora che le hai inserite a fare? Ed io vi rispondo che in futuro... vabbe non dico niente! Ma andiamo avanti... Ari è tornato a casa, solo per poco prima di partire in missione... Ma perché Ziva gli ha nascosto una cosa del genere? C'è qualcosa sotto? Direi proprio che la storia di Avraham si infittisce sempre di più... Intanto... Siamo entranti un po' in quello che è il mondo di Tony... PArtiamo dalla sua infanzia con la madre, e poi arriveremo anche a conoscere meglio il nostro Senior!
In più... E il compleanno di Ziva, che compie 17 anni... E come regalo di compleanno... Ora può dire di far parte finalmente del casti di un musical! Come musical ho scelto il Moulin Rouge perchè personalmente lo trovo davvermo magnifico! Un mix di romanticismo, umorismo e drammaticità, che calza perfettamente per questa storia! In più immaginando Ziva nelle vesti di Satine... Direi che ci sarà da divertirsi!
Vi lascio con questo capitolo un po' di transizione, in attesa del prossimo... Probabilmente anche quello solo di transizione.. Ma certamente ci saranno dei piccoli risvolti in qualcosa... Vabbe sto zitta prima di spoilerarvi tutto!
Baci,
Gaia.


Ps. NON DIMENTICATEVI DI PREGARE PER ME PER L'INTERROGAZIONE DI GRECO!!! XD

 

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Capitolo 10
*** COM'ERA PRIMA ***


Com’era prima

 
 
Il primo giorno di prove per il musical, fu abbastanza differente da quello che Tony e Ziva si aspettavano. La professoressa Cassidy era abbastanza esigente, ma comprendeva bene i giovani che si sentivano a disagio poiché lo stile del Moulin Rouge era del tutto una novità per l’Anacostia.
 
“Dunque ragazzi, oggi, come primo giorno, vorrei illustrarvi come si presenterà lo spettacolo che metteremo in scena tra circa due mesi e mezzo”
Aveva spiegato la Cassidy.
“Abbiamo davvero poco tempo, perciò credo sia ovvio che non riusciremo a rappresentare tutte le scene, e che molte, saremo tenuti a modificarle… Non siamo tutti ballerini professionisti…”
 
Tutti i ragazzi che partecipavano, si erano riuniti nel teatro. Tony e Ziva erano seduti uno affianco all’altro, un po’ agitati per quello che avrebbero dovuto fare. Certo, loro erano sublimi nel canto, ma come se la sarebbero cavata a ballare? La prof aveva detto che avrebbe modificato molte di quelle scene, ma un Moulin Rouge senza cabaret… Non può definirsi tale! E in più a recitare? Sarebbero stati in grado di fingere di amarsi?
 
“Ehi Satine… Sei pronta a mostrare le tue doti?”
Scherzò Tony, rivolto a Ziva, con un sorriso malizioso.
 
“Taci prima che ti arrivi un pugno dove non lo vorresti!”
Gli intimò quest’ultima.
 
“Oh… Ma non devi essere così nervosa… Altrimenti la parte dell’étoile della compagnia non ti viene bene!”
Continuò lui senza riuscire a smettere di ridere, immaginando Ziva nei panni di Satine.
 
“Senti chi parla! È facile per te… Non devi certo esibirti come fossi un ballerino di cabaret!”


“Beh… Mi piacerebbe l’idea…”
 
“Silenzio per favore!”
Li interruppe la Cassidy.
“Dicevo… Vediamo di fare l’elenco degli interpreti… Dunque, per Christian, abbiamo il nostro Anthony DiNozzo del quarto anno…”
 
“Farò un baffo a Ewan McGregor!”
Sussurrò il ragazzo suscitando una risata di Ziva.
 
“Per Satine… Ziva David del quarto anno anche lei…”
 
“Non ci posso credere che lo sto per fare sul serio!”
Disse la ragazza portandosi una mano sulla fronte.
 
“Per l’impresario Zidler, Ron Sacks!”
 
“Sacks? No… Quello ha provato a farmi espellere l’anno scorso!”
Si lamentò Tony.
 
“E chi non l’avrebbe fatto!”
Scherzò Ziva.
 
“Per il duca di Monroth, Ray Cruz del quarto anno…”
 
I ragazzi rimasero allibiti. Se Ray era stato scelto per la parte del duca di Monroth, che tenta di ottenere una notte d’amore con Satine… Allora per Nini, la ballerina invidiosa di Satine, che rivela al duca la relazione tra Christian e l’étoile… Ci sarebbe stata…
 
“Jeanne Benoit, per Nini”
Annunciò la Cassidy, per poi continuare con il suo elenco.
 
“Jeanne Benoit?!”
Dissero in coro Tony e Ziva meravigliati.
 
“Tranquilla… Dopo la sospensione, dubito cha avrà più il coraggio di farne un’altra delle sue!”
Aggiunse subito dopo Tony.
 
Jeanne Benoit era seduta accanto a Ray. Da poco aveva letto i nomi sulla lista, ed aveva scoperto che non avrebbe interpretato la parte della protagonista. Era furiosa, sì, ma non avrebbe permesso che la sospendessero nuovamente a causa di quell’ebrea.
 
 
 
Il primo giorno di prove fu letteralmente esilarante. La Cassidy aveva consegnato i copioni a tutti i ragazzi che avrebbero partecipato, e aveva scelto di cominciare proprio dall’aspetto che temeva maggiormente di tutto lo spettacolo: uno show di Satine al Moulin Rouge.
 
“Allora Ziva… Ricorda, tu sei una seduttrice professionista, devi attirare il pubblico, come se lo volessi davvero invitare…”
Iniziò a spiegarle.
 
Ziva la guardava con un sopracciglio alzato. Tony non riusciva a trattenere una risata, e appena si rese conto di quello che le sarebbe spettato, la prof si portò le mani tra i capelli… Ardua impresa!
 
 
 
Abby e McGee, intanto, avevano appena terminato le lezioni, e ne approfittarono per andare a spiare le prove.
 
“Dai, tu te la immagini Ziva vestita da showgirl provocante?”
Rideva Abby.
 
“Io no… Ma Tony penso proprio di sì!”
Fece lui malizioso.
 
Quando arrivarono al teatro, si trovarono proprio nel mezzo dell’ennesima prova dell’esibizione di “Sparkling Diamond”… Ziva aveva una voce perfetta, e a sorpresa di tutti, in poco tempo aveva interiorizzato il suo ruolo… Nonostante ciò, però, ogni volta che provava, non riusciva a trattenere la risata.
 
Tony, che l’aveva capita fin da subito, aveva compreso che quelle risate, altro non erano che un modo per tirarsi fuori dall’imbarazzo di quel momento, in cui tutti la fissavano… Si voltò a guardare presenti, e appena notò lo sguardo di Ray sul corpo di Ziva che aveva imparato a muoversi sinuosamente, provò un senso di ribrezzo e gelosia… Spostò lo sguardo e vide i suoi amici.
 
Andò loro incontro…
 
“Ah pero! Ziva si sa muovere!”
Esclamò Tim, ottenendo una gomitata da Abby in pieno stomaco.
 
“Taci pivello… È la centesima prova! Ogni volta scoppia a ridere…”
Lo zittì Tony.
“Io dico che si vergogna…”
 
“Ziva che si vergogna? Stiamo parlando della stessa Ziva che quando è arrivata, ha messo Cruz KO?!”
Si meravigliò McGee.
 
“Non parlarmi di Cruz… La sta spogliando con gli occhi!”
 
“Cruz è qui?!”
Si intromise Abby.
 
“E non è il solo!”
Rispose Tony, indicando Jeanne.
 
“Non ci credo! Okay, se durante lo spettacolo, un riflettore le cade in testa, sapete chi è stato!”
Disse la ragazza, lasciando gli altri due leggermente turbati ed impauriti.
 
 
 
Al termine della giornata, Ziva era esausta, e sentiva ancora tutti gli sguardi addosso.
 
“Inizio a pentirmi di aver accettato…”
Disse nell’orecchio di Tony.
 
“Beh… Non sei mica male…”
Rispose il ragazzo malizioso.
 
Ziva gli tirò una gomitata.
 
“Però stavo pensando che Satine aveva la carnagione molto chiara… Io invece ce l’ho olivastra… Domani lo dirò alla prof che sicuramente cambierà interprete!”
Ziva iniziò a cercare scuse assurde. Non le era passato inosservato lo sguardo di Ray mentre doveva esibirsi, e l’idea che avrebbe dovuto rifarlo, non la rassicurava…
 
“Ziva, lo sai che esiste il cerone?”
 
“Cerone?”
Domando confusa.
 
“È una cosa che si mette sul viso per sembrare più chiara… Quindi non trovare scuse assurde, perché sei la ragazza perfetta per fare Satine!”
Gli rispose più serio. Aveva visto quanto Ziva desiderasse poter partecipare, e non avrebbe mai voluto che a causa di sguardi troppo curiosi, dovesse rinunciare al suo sogno.
 
“E cosa ti dice che io sia la ragazza perfetta?”
Domandò pungente, per non apparire davvero speranzosa che Tony avesse ragione.
 
“Non sarai candida di carnagione, ma lo sei dentro…”
Rispose con un sorriso smagliante, e degli occhi che avevano iniziato a fissarla…
“Tranne quando applichi il tuo addestramento sul Mossad… Ecco in quel caso, più che candida, sei ninja!”
Aggiunse subito dopo per alleviare la tensione che si stava creando.
 
“Stupido!”
Rise lei, tirandogli un leggero pugno sul petto e allontanandosi.
 
Tony la prese all’improvviso per il braccio, e la fermò, facendola voltare dolcemente.
“Però in tutti gli altri momenti, sei candida come la neve…”
Aggiunse guardandola negli occhi.
 
Ziva non sapeva come togliersi da quella situazione imbarazzante. Ingoiò e provò a ribattere.
 “Non ho mai visto la neve…”
 
“Tu… Tu non hai mai visto la neve?!”
Si meravigliò Tony.
 
I ragazzi ripresero a camminare. Insieme, uno vicino all’altro, mentre Ziva spiegava.
“In Israele le temperature invernali sono le vostre estive… Ho sempre vissuto in un deserto! È per questo che adoro la pioggia…”
 
“Allora ti prometto, che un giorno ti mostrerò la neve!”
Non sapeva da dove gli fossero uscite quelle parole. Voleva davvero mostrarle la neve, e voleva davvero renderla felice. Sentiva qualcosa nascere nel suo cuore, una sensazione che non aveva mai provato prima, qualcosa di unico, diverso, indomabile.
 
 
 
Erano trascorse poche settimane, ed il Natale si avvicinava. Ziva era in casa, ed ovviamente la madre era fuori. Era domenica mattina, e Tali dormiva ancora. Quando Ziva si svegliò, dopo aver sognato per l’ennesima volta l’esplosione, sentì il bisogno di raggiungere la sorella.
 
Si alzò dal letto, ancora sudata, e senza fare rumore, si fermò dietro la porta della camera di Tali. Entrò silenziosamente, e si sedette sul letto della bambina. La osservò per un po’, accarezzandole la fronte. Dormiva beatamente. Per fortuna quello che era accaduta una sera di agosto, non aveva cambiato per niente la sua spensieratezza.
Pochi minuti dopo, Tali iniziò a rivoltarsi nel letto, e appena sentì la presenza della sorella, aprì gli occhi, felice.
 
“Buongiorno topina…”
La salutò Ziva, dandole un bacio sulla fronte.
 
Tali si stiracchiò ricambiando il saluto.
“Che facciamo oggi?”
Domandò allegra.
 
“Tutto quello che vuoi… Sono iniziate le vacanze!”
 
“Che bello! Quest’anno festeggeremo l’Hanukkah migliore di sempre… In America… Perché non fai venire anche Tony?”
Propose la bambina.
 
Ziva la osservò per un po’. Non avrebbe mai voluto dover portare via quello splendido sorriso dal visino della sorella, ma quell’anno probabilmente non avrebbero festeggiato alcun tipo di Hanukkah.
 
“Qual è il tuo desiderio per l’Hanukkah?”
Le domandò, alla fine.
 
“Che stiamo di nuovo tutti insieme. Io te, mamma, papà e Ari.”
Rispose ingenuamente la piccola.
 
“Ascolta topina… Tu hai visto quello che è successo in questo periodo, vero?”
 
“Sì, certo!”
 
“Ecco… Quest’anno, papà e Ari saranno al lavoro, per Hanukkah. E non so se mamma sarà a casa con noi… Però ti prometto, che ci divertiremo anche da sole! E magari, se ti fa piacere, chiamiamo anche Tony! Che ne pensi?”
Le spiegò Ziva.
 
Per un attimo temette che la sorella iniziasse a piangere, o si arrabbiasse con lei. Ma al contrario, Tali la abbracciò con tanto amore, e Ziva ricambiò l’abbraccio, stringendola forte a sé.
“Mi dispiace di non poter esaudire il tuo desiderio, piccola mia…”


Tali si allontanò per guardarla negli occhi.
“Sei la sorella migliore del mondo. Non mi abbandoni mai!”
Ziva dovette fare pressione su se stessa per evitare di commuoversi. La abbracciò con l’amore di una madre, di una sorella e di un’amica.
 
“Che ne dici se chiamiamo Tony adesso, e gli proponiamo di passare l’hanukkah con noi?”
Propose poco dopo Ziva.
 
Le ragazze scesero in salotto per prendere il telefono, quando il citofono suonò.
“Vado io!”
Disse Tali, prima di dirigersi verso la porta, subito seguita da Ziva.
 
“Sorpresa!”
Disse Tony entrando nella casa.
 
“Tony!”
Esultò la bambina, abbracciandolo.
 
“Ciao mini Ziva, ciao Ziva”
Salutò.
 
“Tony… Ti stavamo per chiamare!”
Fece Ziva.
 
“Ma io vi ho precedute! Che fate ancora in pigiama? Forza, cambiatevi che andiamo a fare colazione. Vi aspetto!”

Tali guardò Ziva euforica, e la ragazza annuì.
“Dacci due minuti”
Disse Ziva rivolta al ragazzo.
 
Poco dopo, Tali fu la prima a scendere.
“Ziva è quasi pronta…”
Annunciò.
 
“Sarà un fulmine sulla moto, ma è sempre lenta a prepararsi!”
Commentò il ragazzo, avvicinandosi alla bambina.
 
“Come, scusa?!”
Chiese una voce alle sue spalle.
 
Tony si voltò lentamente, riconoscendo la voce di Ziva.
“No… Ecco io…”
Provò a giustificarsi, ma non trovando alcun modo, cercò un compromesso.
“Se non mi uccidi ti faccio guidare la moto!”
 
Ziva gli passò vicino, con uno sguardo furbo, prese le chiavi del veicolo, ed uscì di casa.
“Questo era scontato DiNozzo!”


Tony, arreso, cercò aiuto in Tali, che scrollò le spalle.
“Ti conviene sbrigarti Tony…”
Rispose la piccola dirigendosi anche lei verso la porta.
 
“Hai ragione… Meglio non farla aspettare!”
Rispose il ragazzo.
 
“Oh ma io mi riferivo ad altro!”
Fece lei ambigua.
 
 
 
Tony, Ziva e Tali raggiunsero subito un bar, a bordo della moto di Tony. Ziva guidava, e Tali era in mezzo ai due.
 
Una volta seduti ad un tavolino, iniziarono a chiacchierare allegramente. Poi Tali guardò la sorella, che comprese al volo.
“Tony sai cos’è l’Hanukkah?”
 
“Un Pokemon?”
 
“Non so cosa sia una Pokemon, ma no. È come il vostro Natale, solo che dura 8 giorni. Quest’anno io e Tali siamo da sole, e ci farebbe piacere se il primo giorno lo trascorressimo insieme a te”
Le disse tutto d’un fiato.
 
Non sapeva quale sarebbe stata la sua risposta, e dentro di sé sperava in un sì… E non solo per accontentare la sorella!
 
“Scherzi?! Non vedo l’ora!”
Rispose Tony, mentre appoggiando il gomito sul tavolo, iniziava ad osservare Ziva negli occhi, e Ziva fece lo stesso. Tali li guardava, incuriosita, divertita, fantasticando su di loro… E spazientita del fatto che ancora non si fossero decisi ad aprirsi l’uno con l’altro.
 
Ad un tratto però, si vide costretta ad intromettersi. Si schiarì la gola, e i due sussultarono per un secondo, tornando alla realtà.
“Ehm… Ziva… Ho visto una mia compagna di classe, posso andare a salutarla?”


“Certo topina. Non ti allontanare troppo, però”
 
Una volta rimasti soli, Ziva vide il viso di Tony incupirsi. Capì subito quello che probabilmente stava pensando…
“Hai parlato poi con tuo padre?”
Appena sentì la parole padre Tony sembrò destarsi dai suoi pensieri.
 
“Veramente ancora no…”
Rispose con gli occhi persi nel vuoto.
 
“Perché?”


Tony la fissò, come a supplicarla di non mettersi in mezzo, ma Ziva non voleva sentire ragioni.
 
“Tony tu devi parlargli! Devi! Non puoi continuare a chiuderti in te stesso, a evitarlo per sempre…”
 
“Non è questo Ziva! Io… Io vorrei che lui…”
 
“Non puoi aspettarlo per sempre!”
Ziva capì cosa voleva dire.
“Non puoi pretendere che lui faccia il primo passo! Magari ha le tue stesse paure… Dovete chiarirvi, e farlo il prima possibile…”
 
“Perché non posso sperare che lui si avvicini a me? Perché devo essere io?!”
Iniziò ad alterarsi il ragazzo.
 
“Solo perché non ne parla con te, non vuol dire che non ti ami come un padre! Tony, avete perso entrambi la donna che amavate! Lui ha reagito cercando di andare avanti… Ha paura di innamorarsi ancora, e dover soffrire di nuovo… E tu invece ti chiudi in te stesso, perché dopo 9 anni, ancora devi realizzare che la morte di tua madre è definitiva!”
Forse era stata troppo dura, ma era quello di cui Tony aveva bisogno.
 
“Ziva, adesso vieni a farmi la morale?! Cosa ne sai tu della morte di mia madre? Cosa ne sai tu di come ho reagito io, e di come ha reagito mio padre? Tu non sai niente. Non ti intromettere in cose che non ti riguardano!”
Tony ebbe uno scatto improvviso, uno scatto di rabbia. Non avrebbe voluto risponderle in quel modo, ma non riusciva a ragionare lucidamente quando si trattava di sua madre.
 
Vide lo sguardo di Ziva cambiare, dall’apprensivo all’incredulo.
“Credimi Tony…”
Disse seria, abbassando lo sguardo.
“So cosa significa aver a che fare con la morte!”
Aggiunse gelida, alzandosi dal tavolino.
 
“No aspetta Ziva! Scusa… Mi dispiace…”
Si alzò anche Tony, e la ragazza si fermò stringendo i pugni.
“Va bene… Tu hai vissuto 17 anni in Israele, vedevi gente morire ogni giorno, mine scoppiare, e magari hai anche avuto paura di morire in qualche occasione! Ma non hai mai perso… Tua madre! Non hai perso nessuno! Tu sei ancora viva, e anche la tua famiglia… Non sarà perfetta, ma almeno siete tutti vivi!”
 
A quel punto Ziva si voltò. Non aveva gli occhi lucidi, ed era serissima. Si avvicinò a Tony, e gli disse con un sibilo
“Tu non sai niente!”
Scandì ogni singola parola, e quando gli fu più vicina continuò alzando sempre di più la voce.
“Non è il fatto di essere tutti vivi che ti fa stare meglio! I tuoi genitori ti hanno amato tanto da tenerti nascosta la malattia di tua madre, non ti volevano far soffrire… Io ogni notte ero da sola, mentre i miei litigavano senza curarsi di me e di Tali, e anche se volevo morire, dovevo essere forte per mia sorella! Ho sentito il suo pianto, e ho visto tutto il male che l’uomo procura alla gente! Mia madre non si è mai comportata da tale, e mio padre non era mai a casa… Quindi non venirmi a dire che non so cosa significa perdere qualcuno, perché è vero, non lo saprò, ma non so nemmeno cosa significa averlo avuto!”
 
Tony si zittì. Rimasero a fissarsi, ognuno perso nei ricordi del passato.
Poi il ragazzo aprì bocca.
“Mi dispiace… È solo… Che mi manca… E non parlo solo di mia madre!”
Disse alzando gli occhi velati di lacrime e posandoli su quelli ancora gelidi di Ziva.
 
La ragazza capì di aver esagerato, e vedendo Tony così fragile, fece cadere tutte le barriere che da sola si era costruita, e lo abbracciò.
“Dispiace anche a me…”
Gli disse accarezzandogli i capelli. Si sedettero su una panchina, non molto lontana dal bar, e rimasero abbracciati. Poi Tony iniziò a raccontare.
 
“Quando mamma stava ancora bene, eravamo davvero una famiglia felice. Ogni giorno, quando guardo mio padre, spero che mi dica qualcosa, che mi parli di lei… Ed invece, è come se l’avesse dimenticata”
 
“Tranquillo Tony… Non l’ha dimenticata… Non lo potrebbe fare neanche volendo!”
Lo rassicurò Ziva.
 
Poco dopo rientrarono. Tony lasciò Ziva e Tali a casa, per poter tornare nella sua. Ziva sembrava indaffarata, e Tali si chiedeva cosa stesse facendo.
 
“Zee, che fai?”
Chiese senza ottenere risposta.
 
“Un favore ad un amico!”
Esordì alla fine.
“Senti topina, ti dispiace se adesso esco, e chiamo Tony così non rimani sola a casa?”
 
“Non posso venire con te?”
 
“No tesoro…”
 
“Allora va bene… Ma quando torni?”
 
“Tra poco…”
Disse prendendo il cellulare, e componendo il numero di Tony.
 
“Ciao Tony… Senti, io devo andare a riprendere mia mamma… Puoi tenermi tali, almeno finché non torno?... Grazie… Tornerò tra pochissimo”
Chiuse la telefonata, e appena suonarono alla porta, diede un bacio a Tali, e si affrettò ad uscire.
 
“Tony versione babysitter… Secondo te me la caverò?”
Chiese il ragazzo appena la porta si fu aperta. Ziva lo ringraziò frettolosamente, e uscì.
“Lo prendo come un no…”
Si disse affranto, mentre era ancora sulla porta di casa.
 
“Mini Zivaaa…”
La chiamò.
 
 
 
Ziva non aveva la minima intenzione di andare a prendere sua madre. Non sapeva nemmeno dove fosse, e non le importava neppure. Aveva altri piani in mente.
 
Appena raggiunse la casa, si accorse che la porta era aperta. Non era certa di ciò che stava facendo, ma era necessario. Bussò, ma non ottenne risposta. Così entrò, e non trovando nessuno, scese nella cantina. Eccolo lì, il suo prof, mentre… Che diamine stava facendo? Il professor Gibbs che leviga il legno di una barca?
 
Si schiarì la voce, ed il professore senza girarsi, fece cenno di raggiungerlo.
Ziva scese timidamente le scale, e quando fu a pochi passi dietri di lui, Gibbs, sempre senza alzare lo sguardo, parlò.
“Che succede, Ziva?”
 
“Salve professore… Volevo parlarle…”
 
“Se fosse diversamente, non saresti qui!”
Constatò l’uomo, smettendo di levigare, e voltandosi a guardarla.
 
“Si tratta della tua famiglia? Dell’attentato?”
Chiese.
 
“In realtà no… Si tratta di Tony…”


Gibbs la fulminò con lo sguardo.
 
“No… Non in quel senso… Ecco io mi chiedevo… Perché non riesce ad aprirsi con suo padre?”
 
“La madre è morta”
Rispose semplicemente.
 
“Sì… Questo lo so… E so tutto il resto, ma… Volevo fare qualcosa per aiutarlo… per riavvicinarlo al padre… Solo che non so cosa…”
Confessò la ragazza.
“E mi è parso di capire che per Tony, lei è uno di famiglia…”


Gibbs la osservò.
“Sì… Lo conoscevo da prima che la madre morisse. Era un bambino solare, divertente, amava i film… Insomma un DiNozzo in miniatura…”
Spiegò.
 
“Questo lo immaginavo…”
 
“Quando sua mamma è morta, io gli sono stato vicino… Il padre non stava mai con lui, e pensava ad appagare prima il suo dolore. Tony veniva da me, e mi parlava di sua mamma… Di quello che facevano… Di quello che si dicevano… Ma non mi ha mai parlato del giorno in cui è morta”
 
“Con me l’ha fatto… Ed è stato orribile… Professore… Cosa posso fare per aiutarlo?”
 
“Sai, Ziva… Si sta avvicinando il Natale…”
 
 
 
Era bastato quel suggerimento, per far capire a Ziva quello che avrebbe dovuto fare. Ora tutto le era chiaro come un lampo a ciel sereno.
 
Arrivò davanti alla villa enorme, che già conosceva bene…
Citofonò, e poco dopo il grande cancello si aprì. Si fece forza, ed entrò. Quante volte aveva percorso quella stradina che la conduceva all’interno di una splendida casa? Innumerevoli… Ma sempre con Tony al suo fianco. La prima volta dovevano studiare spagnolo… Poi dovevano provare la loro esibizione… Poi dovevano mostrarla ai loro amici… Ed ora, si trovava a percorrerla da sola, ma per un motivo diverso.
Arrivò di fronte alla porta, che da sola si aprì, e comparve un uomo sulla cinquantina, con i capelli grigi, il volto pieno di rughe, degli occhi spenti, ma un sorriso… Un sorriso che vedeva solo in un’altra persona, in Tony.
 
“Buongiorno, Senior…”
Gli disse.
 
“Ciao Ziva…”
Lui la accolse calorosamente.
“Mi dispiace, Tony non c’è… Penso che torni tra poco…”
 
“No… Io volevo parlare con lei…”
Lo fermò.
 
Senior la fece entrare, e si sedettero su un divano a parlare.
“Tony… Tony mi ha parlato di sua madre…”
Disse arrivando direttamente al punto, e catturando completamente l’attenzione dell’uomo.
 
“Mi ha detto cosa è successo… E mi ha raccontato anche cos’è successo dopo… Lo so che non sono affari miei, e non mi dovrei immischiare ma…”
Si fermò.
“Ma io ho visto Tony piangere per la prima volta… E sa perché piangeva? Non perché gli mancava la madre! Non perché era morta quando lui era solo un bambino… No! Piangeva perché gli mancava suo padre! Lei… Tu! Perché lo so quanto si soffre, quando si ha a che fare con la morte, lo so! E so che ognuno di voi ha vissuto il suo dolore nel proprio intimo… E questo ha solo portato ad allontanarvi sempre di più! Solo questo! Ma ora, dopo 9 anni, Tony ha bisogno di lei! Tony ha bisogno di un padre che sia presente, e che si comporti da tale! E adesso probabilmente penserà che sono una ragazza viziata, che non dovevo intromettermi, che sono affari di famiglia… Ma io so cosa vuol dire rimanere soli! So cosa vuol dire sentirsi rifiutati dai propri genitori, e le posso assicurare, che forse è anche peggio di perderli! Tony sogna di poter tornare a quando eravate tutti e tre felici, insieme… Ma adesso, dovete andare avanti! Dovete ricordarla insieme, non separatamente. Farvi forza l’un l’altro!”
Non si era preparata quel discorso. Le parole le erano venute da sé.
 
“Ziva…”
Disse serio, Senior.
“Ho sempre apprezzato le belle ragazze… Specialmente quelle con un carattere forte come il tuo… E probabilmente hai ragione a dire che non avresti dovuto… Ma proprio per questo, ti ringrazio! Io non mi ero mai accorto di quanto Tony soffrisse per Elizabeth… Sua madre… Ed ora… Non so come aiutarlo… Ma non voglio che mio figlio si senta solo…”
Esordì.
“E nemmeno tu!”
Aggiunse, mentre un enorme sorriso alla DiNozzo si dipingeva sul suo viso, ed apriva le braccia.
 
Ziva sorrise, e si avvicinò a Senior che la abbracciò teneramente.
 
“Ma io… Io non so come poter iniziare a ricreare un rapporto con mio figlio!”
Disse ad un tratto.
 
“Io un’idea ce l’avrei…”
 
 
 
Era trascorso qualche giorno, ed il Natale si avvicinava sempre più. Intanto, però, era arrivato il primo giorno di Hanukkah.
 
Tony aveva raggiunto Ziva la mattina, ed insieme a Tali, avevano trascorso insieme quella giornata. Alla sera, dopo che misero a dormire Tali, tornarono in salotto.
 
“Grazie Tony!”
Le disse.
 
“Grazie a te per la splendida giornata, Ziva!”
 
Ziva iniziò a squadrarlo, ed un’idea si fece largo nella sua mente.
 
“Tony… Ti posso portare in un posto?”
 
“A mezzanotte? Certo piccola Ninja!”
 
Presero la moto, ed ovviamente fu Ziva a guidare. Appena Ziva fermò la moto, Tony si precipitò a scendere.
 
“Non penso che mi abituerò mai alla tua guida!”
Le disse.
 
“Ti conviene riservare le parole per il ritorno, DiNozzo!”
 
Lo prese per mano, e lo trascinò in un edificio. Era piccolo, non molto grande. Era una sinagoga. Era completamente vuota, come ci si può aspettare a quell’ora.
 
Ziva lo portò vicino ad un candelabro con 8 candele tutte spente.
“Questo è un Chanukkiah”
Spiegò.
 
“Ah certo… Che stupido… Non l’avevo capito… Solo una domanda… Cos’è un Chanukkiah?”
Chiese Tony, facendo spuntare un sorriso su Ziva.
 
“Nel periodo di hanukkah, si accende una candela al giorno… E puoi esprimere un desiderio”
Spiegò.
Poi recitò una preghiera in ebraico, e quando terminò, accese il primo lumino, dicendo a Tony di esprimere un desiderio.
 
Poco dopo uscirono dalla sinagoga.
 
“Cos’hai desiderato?”
Le chiese Tony.
 
Ziva abbassò lo sguardo. Aveva espresso il desiderio di sua sorella… Ma si guardò bene dal dirlo.
“Che tutto tornasse com’era prima!”
Disse in tono malinconico.
 
“Prima di cosa?”
Le chiese Tony ingenuamente.
 
“A volte vorrei tanto festeggiare l’hanukkah come una famiglia normale… Tutti insieme…”
Fece cadere l’argomento. Tony la osservò per un istante…
 
“Non posso regalarti un hanukkah con la tua famiglia, ma posso regalarti un Natale con me…”
Le disse guardandola negli occhi.
“Il 24 Dicembre è la vigilia di Natale, ed io la trascorro sempre in casa da solo… Magari mi puoi fare compagnia!”
 
“Mi piacerebbe molto, Tony!”
Rispose, quasi emozionata.
“E tu, invece che hai desiderato?”
 
“Vedrai…”
 
 
 
I giorni passarono in fretta, ed anche la sera della vigilia arrivò. Fortunatamente, quella sera Rivka era a casa, e appena Tali aveva saputo dove doveva andare Ziva, aveva accettato di buon grado l’idea di rimanere a casa con la madre.
 
Tony passò a prenderla verso le 20.
 
“Allora… Devi sapere che ogni anno, il sottoscritto, la vigilia di Natale guarda un film intitolato La vita è meravigliosa
Disse sedendosi sul divano accanto a lei, e mettendo una scodella di popcorn al centro.
 
Verso la fine del film. Ziva iniziava a sentirsi stanca, e non ci volle molto, che si lasciò andare nelle braccia di Morfeo, appoggiando la testa sulla spalla di Tony.
 
Il ragazzo rimase sorpreso sulle prime, poi però, la sensazione iniziò a piacergli, e prese ad accarezzarle la testa senza svegliarla.
 
Quando ormai la mezzanotte si avvicinava, Tony si alzò lentamente dal divano, e le aggiustò la coperta. Poi salì nella sua camera, e tornò con in mano un piccolo pacchetto incartato.
 
Lo appoggiò sul tavolino accanto al divano, si sedette sul bordo, tornando ad accarezzare la ragazza, finché non udì ben 12 rintocchi di campane. Era arrivata la mezzanotte. Era finalmente Natale.
 
“Buon Natale, Ziva”
Le disse dandole un leggero bacio sulla tempia per non svegliarla… Ma non ci riuscì, e la ragazza aprì lentamente gli occhi.
 
“Buon Natale, Tony!”
 
“Allora sei sveglia…”
 
“Sai.. Queste campane si sentono anche dal mio paese!”
 
“Beh… A proposito di Israele… Io ti ho fatto un piccolo regalo per Natale!”
Le disse prendendo la scatolina.
 
Ziva la scartò, e appena la aprì, rimase sconvolta.
 
Era un piccolo barattolo, decorato con delle foto di Tel-Aviv, e dentro c’era uno strano liquido lilla.
 
“Aprilo… Annusalo”
Le disse Tony.
 
Ziva eseguì, e sentì tutti gli odori tipici del suo paese. Dall’olio che si usava nel periodo di Hanukkah, all’odore del sale del mare…
Alzò gli occhi incrociando quelli di Tony.
 
“Così quando lo apri, mia piccola israeliana, verrai catapultata nella tua città, e ti sarà più facile sognare il tuo com’era prima
Le disse.
 
Il suo viso era illuminato dalla sola luce del fuoco del caminetto. I suoi occhi nocciola risplendevano di una luce diversa… Erano cristallini, come velati di lacrime che con quella fioca luce si accendevano. I capelli le ricadevano intorno al viso, arruffati dopo essersi appena svegliata. Era bellissima… E lo era anche Tony, che solo a guardarla gli si illuminavano gli occhi.
 
“Non voglio tornare a com’era prima… Perché prima non c’eri tu”
Gli rispose Ziva, con un filo di voce. Erano sempre più vicini. Si osservavano l’uno negli occhi dell’altro. Potevano quasi avvertire i loro respiri sulle loro pelli. Tony le aggiustò un ciuffo ribelle dietro l’orecchio, e Ziva gli appoggiò una mano sulla guancia, abbassando lo sguardo e fermandolo sulle sue labbra. Le loro fronti s sfioravano, e man mano diventavano sempre più vicini… Non erano loro a controllarsi, i loro cuori battevano all’impazzata, finché…
 
Driiiiiiiiiiiin
 
Qualcuno citofonò al campanello, e i due si allontanarono improvvisamente, rendendosi conto di quello che stava per succedere. Si guardarono negli occhi, quasi imbarazzati, poi Tony si alzò per andare ad aprire.
 
“Buon Natale!”
urlò Abby appena la porta fu aperta, correndo ad abbracciare Tony. Con lei c’era anche McGee.
 
“Buon Natale, ragazzi! Che ci fate qui?”
Domandò.
 
“Siamo venuti a chiamarti così possiamo stare un po’ tutti insieme a Natale… Passiamo a prendere Ziva da casa e…”
Si bloccò appena vide la ragazza comparire alle spalle di Tony.
 
“Buon Natale Ziva!”
Urlò buttandosi su di lei per abbracciarla.
 
“Tony, mi devi dire qualcosa?”
Chiese McGee, appena ritrovò la voce per parlare. Vedendo Ziva arrivare, con i capelli più spettinati, e osservando l’atmosfera che si era creata… Notando che per la prima volta, Tony aveva spento la televisione, senza guardare il suo film… Gli era sorto qualche dubbio.
 
“No pivello!”
Rispose secco Tony, guardandolo torvo.
 
Abby tornò fuori dalla porta, accanto a McGee, mentre Ziva si avvicinò a Tony, ancora dentro.
 
“Abbiamo interrotto qualcosa?”
Chiese ad un tratto Abby.
 
“No!”
Rispose Ziva, molto frettolosamente.
 
“Beh allora… Ragazzi…”
Fece indicando il cornicione in alto della porta.
 
“Cosa?”
Chiesero entrambi.
 
“Siete sotto il vischio!”
Chiarì McGee.
 
“E che vuol dire?”
Chiese Ziva, arricciando il naso.
 
“Che vi dovete dare un bacio!”
Esultò Abby, con un velo di malizia.
 
“Non…”
Tony le stava per dire che non c’era bisogno, ma Ziva lo precedette, dandogli un sonoro bacio… Sulla guancia!
 
Tony rimase immobile, mentre Ziva seguiva Abby e McGee fuori nel giardino. Un attimo prima stava per baciare la ragazza dei suoi sogni, con l’atmosfera perfetta, da soli, in casa, a mezzanotte precisa… Ed alla fine si era ritrovato con un semplice bacio sulla guancia, dato sulla porta di casa, e solo per la presenza di un vischio! Poi raggiunse i suoi amici.
 
Stavano camminando, per raggiungere il cancello, quando una goccia d’acqua si posò delicatamente sulla punta del suo naso. Solo dopo si accorse che non era una goccia d’acqua…
 
“Ragazzi!”
Li richiamò.
 
Poi indicò il cielo, illuminato da miriadi di stelle, e soprattutto, decorato con altrettante miriadi di fiocchi di neve, che delicatamente si libravano nell’aria imbiancando la casa.
 
“Nevica!”
Esultò Abby, abbracciando McGee.
 
Tony corse da Ziva, la sollevò in braccio e fece un giro su se stesso, senza mai distogliere gli occhi dai suoi.
 
“Questo era il mio desiderio per l’Hanukkah…”
Le disse una volta che la riappoggiò con i piedi per terra.
 
“Cioè?”
Chiese Ziva confusa.
 
“Che mantenessi la promessa che ti ho fatto, che un giorno ti avrei mostrato la neve!”
Le disse.
 
Ziva lo guardò negli occhi… Non sapeva cosa dire, ma fortunatamente o sfortunatamente, i due vennero interrotti dalla voce di Abby.
 
“ragazzi una stella cometa! Esprimete un desiderio!”

Tony e Ziva espressero un desiderio… Questa volta non aveva a che fare con il passato, o con il futuro… Aveva a che fare con il presente… un desiderio che presto si sarebbe avverato.
 
 
 
Quando i ragazzi rientrarono poco dopo a casa di Tony, c’era una sorpresa ad attenderli.
 
“Tony… Anche io ho un regalo per te…”
Disse Ziva.
 
“Davvero? E che cos’è?”
Chiese curioso.
 
Senza dire nulla, Ziva lo prese per mano, e lo fece sedere sul divano. Abby e McGee li seguirono, ma senza sedersi… Anche se Tim avrebbe voluto, ma Abby gli tirò una gomitata dicendo
 
“Abbiamo già interrotto qualcosa… Facciamoci da parte, adesso!”
 
Ziva prese un DVD che aveva nella borsa, e lo mise nel registratore.
 
“Mi fai vedere un film, Ziva? Sai non credo che mi stupirai… Conosco ogni film che abbia fatto successo nei cinema di Washington!”
 
“Ed io ti dico che ti stupirò, Tony!”
Le rispose la ragazza con un ghigno.
 
Lo schermo era nero, e Tony non riusciva a capire. Non si vedeva né sentiva niente… Ah no! Forse c’era un suono… Un suono fisso… Che si faceva sentire sempre di più… Ma era quasi impercettibile… Poi divenne un crescendo di intensità… Tony non ci mise molto a riconoscere quel suono. L’aveva sentito 9 anni prima, quando tra le sue manine stringeva la mano di sua madre, che si lasciava andare per sempre. Che lo abbandonava. Solo. Con un padre, che forse padre non avrebbe mai voluto diventarlo. Il suono diventava sempre più forte, arrivando ad essere quasi assordante. Tony si voltò a guardare Ziva, con sguardo implorante, chiedendole con gli occhi perché gli stesse facendo questo. Abby e McGee invece non capivano cosa stesse succedendo.
Poi ad un tratto quel suono acquisì un ritmo, sempre in maniera impercettibile si trasformava in una melodia… Una dolce melodia. La colonna sonora de “Il piccolo principe”. Sullo schermo nero lentamente apparvero delle luci, luci che pian piano diventavano una fotografia. Quando l’immagine fu più nitida, Tony si riconobbe. Nella foto era ritratto insieme alla madre e al padre. Si tenevano per mano, insieme, davanti ad un cinema. Comparve una scritta: com’era prima. No… Non era possibile… La musica di sottofondo lentamente si affievolì, lasciando spazio al suono di risate scroscianti, risate di un bambino felice e spensierato. La foto scomparve, ed al suo posto, si vide un bambino che correva per casa. Aveva gli occhiali neri da sole, ed un pigiamino. Era davanti ad un albero di natale, mentre mimava il gesto di James Bond, di abbassarsi gli occhiali, ed alzare un sopracciglio. Poi fece finta di avere una pistola in mano e di aggirarsi intorno all’albero di Natale, finché delle un paio di braccia lo presero. “E bravo il mio piccolo James Bond!” Diceva la madre dandogli un bacio, mentre il bambino continuava a ridere. Si sentì anche un’altra risata che probabilmente veniva da dietro la videocamera. Era quella del padre.
 
Ziva guardò Tony, che imbambolato, non staccava gli occhi dalla televisione, non staccava gli occhi dal bambino che vedeva, il bambino che era.
 
Un’altra risata si confondeva con quelle del video… E continuava a ridere finché il video terminò, e comparve l’immagine di Senior. “In quel video non si vede il mio volto… Eppure ero lì. Vi stavo riprendendo. Insieme eravate la cosa più bella che un padre potesse guardare.” Diceva. Si fermò, e sullo schermo comparvero altre foto, mentre Senior riprese a parlare. “Anche in queste foto, c’eravamo io e tua madre con te… Ma io non comparivo spesso davanti alla fotocamera… Però c’ero!” continuava. Le foto scorrevano, e ad un tratto, si avvertì un cambiamento radicale nell’atmosfera. Quel bambino era cambiato. Gli occhi non erano più verdi come degli smeraldi… Erano spenti… “In queste altre, invece compaio… eppure in realtà non c’ero… Non ero presente!” Diceva Senior. Ad un tratto la musica cessò, e sullo schermo comparve il viso di Senior. “Da quando tua madre è morta, io sono diventato come i quelle foto. Ero con te, ma non ero presente. Sei stato un bambino forte, Junior. Molto. Sei rimasto solo, ma non ti sei mai arreso. Io mi sono chiuso in me, e non ti lasciavo entrare in quell’io che mi ero creato… E tu hai iniziato a fare lo stesso con me. E siamo arrivati ad oggi, dopo 9 anni, che non abbiamo mai parlato di lei. Mai una parola, un accenno. Non abbiamo mai guardato queste foto… Non l’abbiamo mai fatto insieme. Mi dispiace Tony… Ho sbagliato tutto. Non ho saputo fare il padre, e di questo mi pento… Sarebbe da sciocchi chiederti di dimenticare tutto e perdonarmi, lo so. Ma adesso basta fare il padre assente. Adesso voglio vederti felice, voglio vedere che ti apri con me, che non ci escludiamo a vicenda… Voglio tornare a quei vecchi tempi… A com’era prima… Voglio torniamo ad essere una famiglia. Che il giorno del suo compleanno andiamo insieme al cimitero, a salutare la donna che in modi diversi abbiamo amato tanto.” Poi ci fu silenzio. Lo schermò tornò nero.
 
Tony aveva gli occhi lucidi, ma incollati al televisore. Abby si era commossa, e McGee l’abbracciava. Ziva osservava Tony…
 
Poi comparve di nuovo il volto di Senior “Voglio dirti, però, che adesso non sei solo. Hai tanti amici… E ne hai una in particolare –a mio avviso molto carina– che mi ha fatto aprire gli occhi. Che ti ha capito in 4 mesi, meglio di quanto sia riuscito a farlo io in 17 anni…”
 
“Ce l’hai accanto…”
Disse una voce alle loro spalle.
 
Tony si voltò di scatto. Suo padre… Suo padre, il giorno della vigilia di natale era a casa…
 
“Lo so!”
Gli disse, spostando poi lo sguardo su Ziva.
 
Tony si alzò in piedi. Aveva gli occhi gonfi e le guance rigate dalle lacrime. Si mordeva il labbro inferiore… Sapeva quanto era costato a suo padre dire simili cose… Era inutile continuare a piangersi addosso. Aggirò il divano, e corse ad abbracciarlo, mentre le lacrime ripresero a scendergli senza tregua.
 
“Ti voglio bene, papà!”
Gli disse tra i singhiozzi.
 
“Anche io Junior…”
 
Tony e Senior si allargarono, facendo entrare nell’abbraccio anche i ragazzi. Ziva, Abby e McGee si unirono. Pian piano Senior si allontanò senza farsi sentire, e la stessa cosa fecero Abby e McGee. Tony e Ziva senza accorgersene rimasero soli in quell’abbraccio.
 
“Mi sorprendi sempre, David!”
Le sussurrò all’orecchio, stringendola ancora più forte.









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti... Ecco il decimo capitolo di questa storia... Spero davvero che vi sia piaciuto, perché sinceramente non so come mi è uscito... Voi che ne pensate?
Comunque, per il musical, Ziva si deve esibire davanti a tutti nei panni di satine, e ciò la turba... Cosa accadrà? E gli sguardi di Ray cesseranno prima o poi?
Ma so che non p questo ad interessarvi... Sbaglio? Eh già... Perchè Tony e Ziva erano ad un passo dal baciarsi... Erano così vicini che... Ma Abby e McGee hanno suonato al citofono... Troppo malvagia? Scusate...
Poi anche la storia tra Tony e Senior si è evoluta, e i due sembrano aver iniziato un nuovo cammino, questa volta insieme... Dite che dureranno? E Senior, aiuterà, in qualità di padre, suo figlio a trovare il modo di aprirsi con Ziva? Non ci resta che scoprirlo!
Baci,
Gaia.



 

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Capitolo 11
*** COMMEDIE E TRAGEDIE ***


Commedie e Tragedie

 
 
I giorni trascorsero molto più velocemente del previsto.
Non era cambiato molto: Tony e Ziva legavano sempre di più, Abby e McGee continuavano a fantasticare su di loro, Jeanne e Ray erano sempre più invidiosi dei ruoli che non avevano ottenuto, mentre Ej supportava l’amica, pur essendo consapevole del fatto di essere nel torto.
 
In più, i federali continuavano a  tenere la scuola sotto controllo, e questo incuriosiva i quattro amici sempre di più, ma per ora, avevano altre cose cui pensare, come per esempio, lo spettacolo che di lì a poco avrebbero dovuto mettere in scena.
 
Quando quella sera di febbraio finalmente arrivò, Abby aveva deciso di fare visita a Ziva, per aiutarla a prepararsi. Ovviamente Rivka non era in casa, trascorreva l’ennesima notte da Will. Ari invece era ancora in missione, e spesso Ziva si ritrovava a pensare che potesse essergli successo qualcosa… E da qui, i pensieri scorrevano veloci, tornando con la mente, a quegli avvenimenti che avevano segnato la sua vita, e che andavano avanti sin dall’inizio dell’estate scorsa, ma sembravano essersi conclusi, con l’esplosione della bomba, in quella giornata di agosto. Le videochiamate del venerdì con il padre erano cessate da quando Ari era tornato in Israele la prima volta, ma, anche se molto raramente, Eli continuava a chiamare Ziva con una normale telefonata. Il più delle volte, Ziva si trovava costretta a mentire al padre su dove fosse la madre, anche se lui sapeva bene quello che stava andando avanti già da molto tempo, e forse non gliene importava neanche più di tanto. Ormai quel loro matrimonio, era diventato solo un documento scritto, piuttosto che un legame d’amore!
 
“Abby? Che ci fai qui?”
Chiese Ziva stupita mentre scendeva le scale, vedendo che l’amica era seduta sul divano.
 
“Tali mi ha aperto!”
Rispose con un sorriso stampato in faccia, che Ziva non riusciva a decifrare.
 
“E…?”
Chiese.
 
“Zee, non vorrai mica andare allo spettacolo in jeans!”
Disse la sorella da dietro.
 
Abby si alzò, e le andò incontro. Le mise le mani sulle spalle, e le parlò.
“Adesso… Sta per iniziare la tua trasformazione…”
Disse con un sorriso beffardo.
 
“Non vi seguo…”
Rispose la ragazza, osservando le altre due che si lanciavano sguardi complici.
 
Ci fu un secondo di silenzio, poi Abby trascinò letteralmente Ziva su per le scale, e poi nella sua camera, mentre Tali svaligiava il suo armadio.
 
“Quando uscirai dal teatro, dovrai essere perfetta. Un misto tra elegante, trendy, sportiva…”
Spiegò Abby.
 
“Chic, alla moda, un po’ ribelle… Ma soprattutto…”
Continuò la sorella.
 
“Super sexy!”
Esultarono entrambe Abby e Tali.
 
“Voi siete pazze!”
Constatò Ziva, un attimo prima di venire sopraffatta dalle due, che iniziarono a farle provare abiti, che Ziva nemmeno sapeva di avere.
 
Erano le 3.30 di pomeriggio, quando Abby era arrivata, ed avevano impiegato ben 2 ore e mezzo cercando l’abito più adatto… Ma nonostante ciò, quel tempo fu speso davvero bene.
 
“Così sei…”
Disse Abby senza parole.
 
“Wow!”
Completò Tali la frase.
 
“Dite che così vada bene?”
Chiese Ziva guardandosi allo specchio.
 
“Assolutamente sì!”
Rispose la sorellina, avvicinandosi a lei e prendendole la mano.
 
Ziva indossava una tuta unica, di seta nera, con dei pantaloni lunghi e larghi, ed un top che copriva la parte davanti, e si allacciava dietro al collo con un sottile laccetto, che lasciava la schiena nuda, e come scarpe, dei semplici tacchi neri, coperti dai pantaloni.
 
Ziva si piegò sulle ginocchia per abbracciare la sorellina, che continuava a guardarla ammirata.
 
“Sei bellissima… Sembri una principessa…”

Ziva le lasciò un tenero bacio sulla fronte, mentre Abby guardava la scena con gli occhi quasi a forma di cuore.
 
“Okay… E adesso che si fa?”
Domandò la ragazza ad Abby, alzandosi in piedi.
 
“Scherzi? Adesso dobbiamo pensare a capelli ed accessori!”
Rispose l’amica, come se fosse la cosa più normale del mondo.
 
“Abby… Lo sai che i capelli dovrò tenerli sciolti per fare la parte di Satine, vero?”
 
“Certo… Ma nulla ti impedisce di scioglierteli al momento! Adesso ti faremo uno chignon elegante, e poi te lo rifaremo prima di uscire dal teatro!”
Rispose con un ghigno.
 
 
 
Trascorse un’altra ora circa, e finalmente anche capelli ed accessori erano a posto. Anche Tali e Ziva si vestirono eleganti, poi una volta rimaste sole, Abby iniziò a parlare a Ziva rimanendo sul vago.
 
“Sei emozionata?”
 
“No…”
Rispose Ziva in tutta tranquillità.
 
“Non vedo l’ora di veder recitare te e Tony insieme… Quando cantate siete fantastici… Già immagino la scena finale… Tu che canti tra le lacrime, lui che sale sul palco e canta insieme a te, poi vi avvicinate, e siete sempre più vicini, poi tu ti senti male, lui ti sorregge, e ti strappa il primo vero bacio mentre muori….”
 
“Abby! Abby aspetta…”
Ziva fermò tutte le sue fantasie.
“Abby… La Cassidy ha eliminato molte scene… Tra cui quella del bacio… Non ci sarà alcun bacio!”
 
“Stai scherzando, vero?!”
 
Ziva fece cenno di no con la testa.
 
“E io come faccio?! Se non vi baciate, poi non capite che siete fatti l’uno per l’altra, e che vi amate, poi non vi fidanzate, e io non sarò mai felice, e perdo la scommessa con Mc…”
Si fermò prima di fare danni…
“Niente!”
 
“Abby???? Ma di che stai parlando?!”
Chiese Ziva allibita.
 
“Niente….”
 
“Io e Tony fidanzati?! Non succederà mai… E poi cos’è questa storia della scommessa???”
 
“Niente… Non ho fatto una scommessa con McGee su chi dei due avrebbe avuto il coraggio di baciare l’altro…”
Rispose la ragazza diventando rossa.
 
“Abby le bugie non le sai dire…”
 
“Vero… Ma… Fermi tutti! Sono arrivati! Salvata dal citofono!”
 
Abby andò ad aprire alla porta di casa, subito seguita da Tali e Ziva, trovando sulla porta McGee e Tony.
 
“Siete pronte, bellezze?”
Chiese Tony.
 
Poi si affacciò, e appena vide Ziva, rimase a bocca aperta. McGee gli si avvicinò.
“Chiudi la bocca o ti entrano le mosche…”
 
“Taci Pivello!”
Si sussurrarono a vicenda.
 
“Beh… Forza, andiamo… Abbiamo due moto che ci aspettano!”
Si riprese subito il ragazzo.
 
“Okay, allora io vado con McGee, e Ziva con Tony!”
Propose Abby, ricevendo un’occhiataccia da Ziva.
“Tali, con chi vuoi venire?”


La piccola non ci pensò nemmeno… D’altronde si era già messa d’accordo con Abby, per lasciare Tony e Ziva fuori sulla moto.
“Con te e McGee!”
 
“Non ci credo!”
Mormorò tra se e se, Ziva.
 
 
 
Lo spettacolo stava per iniziare. Tutti i ragazzi si stavano preparando nei camerini, ed intanto la preside Shepard presentava lo spettacolo a tutti gli ospiti di quella serata.
La maggior parte degli studenti era presente, insieme a famigliari e amici. Ovviamente né il padre di Tony, né la madre di Ziva si erano degnati di venire. McGee, Abby e Tali erano seduti in un palchetto, e non vedevano l’ora che lo spettacolo iniziasse.
 
Ziva era nel suo camerino, e si stava sciogliendo i capelli. Aveva tempo per cambiarsi, perché non sarebbe comparsa nelle prime scene.
Sentì bussare alla porta, e quando aprì, si trovò davanti Tony, un po’ agitato e con uno sguardo triste.
 
“Tony… C’è qualcosa che non va?”
Chiese facendolo entrare.
 
“No… Assolutamente no…”
Mentì il ragazzo.
“Sei bellissima stasera…”
 
“Tony!”
Lo riprese Ziva, alzando un sopracciglio.
 
“Dovresti vestirti così più spesso!”
 
“Tony! Vuoi dirmi che succede?”
 
Tony voltò la testa, fermandosi a guardare fuori dalla finestra, mentre si mordeva le labbra.
 
“Sei agitato?”
Provò Ziva.
 
“Perché, tu no?”
Fece una pausa.
“Mio padre non è venuto… E me l’aveva promesso!”
Disse alla fine.
 
“Io… Credevo volesse recuperare il nostro rapporto, ma a quanto pare on è così!”
Continuò.
 
Ziva si avvicinò alla finestra, mentre Tony la fissava negli occhi. Poi lei provò ad aprire bocca per parlare, ma Tony la interruppe.
 
“No, Ziva! Non lo giustificare! Perché io davvero credevo che ci tenesse a me!”
Disse mentre una vena gli pulsava sull’occhio.
 
“Tony…”
Provò ancora Ziva, ma senza risultato.
 
“E lo so che neanche tua madre è venuta… È solo che probabilmente tu te lo saresti aspettato…”
 
“Tony…”
 
“Si, scusa… Non avrei dovuto parlare di tua madre… Ma questa cosa non me la spiego…”
 
“Tony mi fai parlare?!”
Alla fine Ziva sbottò, lasciando Tony leggermente spaventato.
“Ti stavo dicendo… Guarda laggiù…”
Aggiunse, indicando fuori dalla finestra, dove un uomo in giacca e cravatta stava scendendo da una BMW.
 
“Io dico che sei tu che dubiti di lui!”
 
“Mio padre è venuto?”
Si meravigliò Tony.
 
“Ziva, tu fai miracoli!”
 
 
 
Poco dopo lo spettacolo iniziò.
Terminata la prima scena, Tony rientrò dietro le quinte, dove Ziva lo aspettava un po’ ansiosa.
 
“Tranquilla… Non è niente… Poi ci prendi gusto!”
La tranquillizzò Tony.
 
“Non mi sembra che tu debba fare spettacoli di burlesque!”
 
 
 
Fu il momento di Ziva, e se anche all’inizio il cuore le batteva velocemente, alla fine si controllò. In realtà si divertì a inscenare Satine.
 
Lo spettacolo procedeva splendidamente, mentre nel palchetto, Tali, Abby e McGee non vedevano l’ora di vedere la scena finale. In più con loro era presente anche Senior, che come aveva promesso al figlio, era andato a vedere lo spettacolo, prestando molta attenzione alle varie esibizioni di cabaret!
 
“Finalmente! Sta arrivando il momento!”
Esultò Abby, verso la fine dello spettacolo.
 
“Secondo te si baciano?”
Domandò McGee.
 
“Si devono baciare!!”
Chiarì Tali.
 
“Scusate… Ma mi state forse dicendo che Tony e Ziva non si sono mai baciati?! Neanche fuori dalla scuola?!”
Si meravigliò Senior.
 
“No!”
Risposero gli altri tre, in coro, stufati.
 
“Ma che problemi ha mio figlio?! Credevo di averlo istruito bene!!”
Commentò il padre di Tony.
 
“Eccolo!”
Esclamò ad un tratto Tali, quando si accorse che era arrivato il momento della scena finale.
 
Tony era dietro tutta la platea, e Ziva sul palco, aveva appena smesso di cantare. Tutti, spettatori e interpreti, guardavano la scena ammaliati, i primi per l’amore che c’era tra Christian e Satine, i secondi, oltre che per incarnare il loro ruolo, anche e soprattutto, per il legame che avevano visto tra Tony e Ziva!
 
Tony cantando si avvicinò al palco, e con una mossa agile, salì.
“Come what may…”
Cantavano insieme.
 
“I will love you until my dying day”
Cantò lui… Solo che negli occhi, era chiaro che era Tony a parlare, e non Christian.
 
I will love you until my dying day”
Cantò Ziva in risposta… Con lo stesso sguardo.
 
I due si avvicinarono sempre di più come aveva predetto Abby, e proprio quando erano a pochi millimetri di distanza l’uno dall’altra, quando ormai l’antagonista era stato messo fuori gioco, e tutti speravano in un lieto fine per la storia tra Christian e Satine, quest’ultima iniziò a tossire.
 
Tossì sempre più forte, finché non crollò tra le braccia di Christian. Era malata di tubercolosi, ed era in fin di vita. Christian si piegò sulle ginocchia, continuando a stringere Satine a sé, incredulo del fatto che la stesse perdendo.
 
Tutto il teatro era col fiato sospeso, quando una flebile voce, si fece sentire.
 
 “Ho freddo… Stringimi... Stringimi forte, Christian.”
 
Christian guardò la sua amata implorante, supplicandole di rimanere in vita.
“Io ti amo”
In quell’istante, tutto cambiò… Non più Christian e Satine, ma Tony e Ziva.
Tony la guardava con occhi diversi, non stava recitando… E Ziva se ne accorse.
 
“Tu devi andare avanti, Christian.”
 
“Non posso, senza di te.”
 
“Hai ancora tanto da dare. Scrivi, racconta la nostra storia.”
 
“No...”
 
“Sì. Promettimelo. Promettimelo! Sì... Così io sarò sempre con te.”
 
Tony continuò a guardarla, si avvicinò al suo viso, e Ziva fece lo stesso. Una scena inaspettata, non prevista da nessuno… Non doveva esserci, ma alla fine, successe! Tony appoggiò le sue labbra su quelle di Ziva. Era una sensazione strana, ma meravigliosa.
 
Quando si allontanò, i due si guardarono, negli occhi, increduli di quello che avevano appena fatto…
 
Intanto nel palchetto, Abby urlava a squarciagola, ma McGee le teneva una mano premuta sulla bocca… Tali osservava la scena incantata e Senior orgoglioso di suo figlio.
 
Poi ad un tratto un velo di oscurità tornò su di loro, e alla fine Satine chiuse gli occhi per sempre.
 
 
 
Il sipario si chiuse, e mentre fuori tutti applaudivano entusiasti, Tony aiutava Ziva a rialzarsi.
I due si guardarono con sguardo interrogativo… Poi alla fine Tony ruppe il silenzio.
 
“Scusami… Non volevo… Mi sono lasciato trasportare dal momento…”
Disse un po’ impacciato, e rosso in viso.
 
“Certo… Era ovvio… Era tutta una finzione… Stavamo solo recitando… Lo stesso vale per me!”
Rispose Ziva un po’ delusa… Ma per fortuna, vennero interrotti dalla Cassidy che aveva ammirato i due ragazzi.
 
“Bravissimi! Siete stati eccezionali, superlativi! E quel bacio! Fantastico!!!!”
 
“Tutto programmato!”
Risposero istintivamente i due in coro.
 
 
 
Poco dopo Tony e Ziva rientrarono nei rispettivi camerini. Ziva chiuse la porta dietro di sé, e subito si appoggiò al lavandino. Doveva riprendere fiato dopo quello che era appena successo… Aveva davvero baciato Tony? Abby aveva ragione?
 
Si sciacquò il viso, senza pensare al trucco, e si fissò nello specchio. Forse provava davvero qualcosa per lui… E magari anche lui provava qualcosa per lei… Ma com’era possibile? Lei sapeva tutto di lui, ma lui non poteva dire altrettanto di lei…
 
La testa le scoppiava fra tutti questi lui, lei… Non sapeva cosa fare, cosa pensare… Non sapeva più niente! Non era più certa di niente! Come avrebbe l’avrebbe guardato il giorno dopo a scuola, dopo tutto quello che era accaduto?!
 
I suoi pensieri vennero interrotti da un suono che diventava sempre più forte, proveniente da fuori il camerino… All’inizio non sapeva di cosa si trattasse, ma man mano che il suono si fece più vicino capì… Aprì la porta, e venne travolta da Abby e Tali che urlavano a squarciagola, correndo verso il suo camerino.
 
“Allora? Visto? Avevo ragione! Sì! Avevo ragione!!”
Urlò Abby.
 
“Zeeeee! Che vi diete detti? Che vi siete detti quando si è chiuso il sipario?”
Domandò Tali curiosa.
 
“Calma ragazze! Abbiamo chiarito che stavamo solo recitando… Quel bacio era tutta una finzione…”
Rispose Ziva con una punta di delusione, che sperò non venisse colta.
 
Tali ed Abby si guardarono, poi si voltarono contemporaneamente, tornando a guardare Ziva…
 
“Era tutto vero!”
Esordirono contemporaneamente.
 
“Solo che voi due siete troppo…”
Tali cercò le parole giuste.
 
“Idioti!”
Abby completò la frase al posto suo.
 
“Stavo per dire timidi, ma idioti così rende meglio l’idea!”
 
“Voi vedete troppi film!”
Constatò Ziva, mentre si truccava ed Abby le rifaceva lo chignon.
 
 
 
Tony era nel suo camerino… Ancora non riusciva a credere di aver baciato Ziva… Certo, la notte di natale stava per farlo, se non fosse stato per il campanello, ma quello era successo tano tempo prima… Sentì bussare alla porta, e quando aprì, si trovò davanti McGee.
 
“Non fare domande, pivello!”
Disse mettendosi una mano sulla fronte e sedendosi su uno sgabello, appoggiando l’altra mano sulla gamba.
 
“Non faccio domande…”
Accordo McGee, entrando con un sorrisetto…
“Okay, era tutto vero?”
Cedette, dopo neanche mezzo secondo.
 
“No, McCuriosone!”
Si fermò.
“Non lo so…”
 
“Io dico di sì, figliolo!”
Senior arrivò in quel momento, fermo sulla soglia della porta.
“Sia per te che per lei… Quindi adesso tu la riaccompagni a casa, e le dici che la ami!”
Aggiunse.
 
Tony rimase immobile…
 
“Forza! Sbrigati! Vai a prenderla!”
 
 
 
Tony aveva riaccompagnato Ziva a casa, in moto. Sentiva le sue mani che lo stringevano per mantenersi, e durante tutto il viaggio, pensava a quello che le avrebbe detto.
 
Fermò la moto, e Ziva scese. Tali era seduta dietro di lei, così scese anche Tony, si tolse il casco, e fece scendere anche Tali, prendendola in braccio.
 
“Grazie…”
Disse Ziva un po’ imbarazzata, con il casco tra le mani.
 
“È stato un piacere…”
 
“Allora… Buona notte”
Disse la ragazza, prendendo la sorella per mano e avviandosi verso la porta di casa.
 
“Ziva…”
Improvvisamente Tony la chiamò.
Ziva sentì il suo battito fermarsi, ed involontariamente strinse la mano di Tali, che sorrise sommessamente.
 
“Si?”
Chiese voltandosi.
 
“…Niente…”
Rispose il ragazzo.
“Buona notte…”
 
Non poteva dirglielo così… Probabilmente più perché non ne aveva il coraggio, ma non poteva!
 
 
 
Quando Ziva e Tali, entrarono in casa, sentirono dei rumori. Sembrava un pianto disperato, e Ziva capì immediatamente cosa fosse successo.
 
“Tali va’ di sopra!”
Ordinò alla sorella, che ubbidì.
 
Subito dopo si diresse in cucina, dove trovò la madre, che seduta sulla sedia, piangeva.
Non sapeva come comportarsi…
 
“Tuo padre ha saputo di Will”
Spiegò.
 
Ziva si avvicinò alla madre, e subito avverti un forte odore di alcool.
 
“Hai bevuto?”
Chiese.
 
“Non farmi la predica!”
 
“Non ti sto facendo la predica! Ma sei tu che vai in giro ad ubriacarti di notte!”
Ziva iniziò a scaldarsi.
 
Ad un tratto Rivka si alzò in piedi, avanzando verso Ziva, che al contrario indietreggiava.
“Sei stata tu…”
Disse…
 
“Cosa?”
 
“Sei stata tu!”
Esordì questa volta con un tono più alto e arrabbiato.
 
“Io non ho detto niente a mio padre!”
 
“Si! Tu gli hai detto tutto! È tutta colpa tua!”
Urlò in preda all’alcool, tirando alla figlia un sonoro schiaffo sulla guancia.
 
Ziva gridò, ma si rese subito conto che avrebbe spaventato Tali, e tornò a tacere.
“Ma di che stai parlando?”
Disse alzando anche lei i toni.
 
“Tu vuoi rovinarmi la vita!”
E così dicendo, la prese per un braccio e la scaraventò per terra contro il muro.
 
Ziva lanciò un altro urlo. Sapeva che sua madre era ubriaca, e che se fosse stata sobria non avrebbe reagito così, ma proprio per questo la odiava ancora di più.
 
Tali si era fermata sulle scale, nascondendosi, e aveva visto tutto. Era spaventata, e quando la madre, buttò Ziva per terra, lei corse in camera della sorella, e prese il cellulare.
Si ricordò di quando Tony le aveva detto che per qualsiasi cosa l’avrebbe potuto chiamare e così fece.
 
Tony rispose dopo soli pochi squilli.
“Ziva… Dimmi…”
 
“Tony sono Tali!”
 
Sentendo il tono agitato della piccola, Tony iniziò a preoccuparsi.
“Tali che succede?”
 
“Devi venire a casa, subito!”
 
“Che sta succedendo?”
 
“La mamma sta picchiando Ziva”
 
Quelle parole bastarono a far scattare Tony in piedi. Prese la moto, e partì velocemente verso casa di Ziva.
 
“Tali, sto arrivando. Tu apri la porta-finestra della camera di Ziva! Ascolta, vai in bagno, sicuramente ci sarà un sonnifero…”
 
“Sì… È con una siringa…”
 
“Okay, prendilo. Sto arrivando.”
Chiuse la telefonata, e in meno di un minuto arrivò. Si arrampicò su per il muro, ed entrò in camera di Ziva. Tali non c’era, ma subito sentì delle urla provenire dal soggiorno.
 
Scese di corsa le scale, e si trovò davanti ad una scena orribile.
Tali era scesa ad aiutare la sorella, e Rivka, probabilmente ubriaca, se l’era presa anche con lei. Preso un piattino di ceramica, di quelli per le tazzine da te, e lo lanciò verso Tali.
 
“Tali!”
Urlò Ziva, buttandosi su di lei, e scansandolo per un pelo.
 
Poi però ne arrivò immediatamente un altro, che si ruppe contro il muro. Rivka prese un pezzo di quella ceramica rotta, tagliente, e lo lanciò di nuovo. Ziva si piegò su Tali, ancora per terra, ma questa volta il frammento la colpì, ferendola di striscio alla tempia.
 
Ziva urlò, e Tony, che era arrivato in quel momento, prese Tali, scansando gli oggetti lanciati da Rivka del tutto ubriaca, e la portò di sopra.
 
“Tony! Tony devi aiutare Ziva!”
Tali piangeva.
 
“Adesso ci penso io! Dammi il sonnifero e la siringa… Tu resta qui!”
Tony riempì la siringa con il liquido, e si accertò che Tali non si muovesse dalla stanza.
 
Sentì un altro urlo da parte di Ziva, e quando scese le scale, la trovò per terra vicino ad un tavolino basso e spigoloso, che si teneva la tempia con la mano, mentre Rivka avanzava verso di lei, come se fosse un robot.
 
Tony corse, e senza esitare, infilò la siringa nel collo della donna premendo lo stantuffo, e subito questa iniziò ad abbassare le palpebre, finché in pochi secondi non si addormentò.
 
Una volta certo che Rivka dormiva, Tony corse da Ziva, che sembrava quasi sotto shock.
“Ziva, Ziva stai bene?”
Chiese preoccupato.
 
La ragazza fece cenno di si con la testa. Tony le mise una mano sulla guancia, e lei appoggiò la sua sul suo braccio, stringendogli il polso.
 
“Ziva… Togli la mano dalla tempia… Potrebbe essere grave.”
Ancora sotto shock, la ragazza fece come le fu detto.
 
Era solo una ferita superficiale, di quelle che Tony si medicava da solo quando si faceva male durante una partita di basket. Così, la fece alzare, la prese per mano, e la portò di sopra, dove trovò tutto ciò che gli serviva per medicarla.
 
“Vuoi che ti porti in ospedale?”
Chiese il ragazzo mentre in bagno, le copriva la ferita con un cerotto.
 
“Sto bene…”
Disse solo.
 
Ad un tratto la porta del bagno si aprì, e Ziva si voltò sussultando… Ma era solo Tali.
“Ziva! Ziva ho avuto tanta paura…”
 
Ziva si inginocchiò per terra, lasciandosi letteralmente cadere, ed abbracciò la sorellina senza dire niente.
 
“Ziva, stai bene?”
Chiese la piccola.
 
Tony, leggendo la confusione negli occhi di Ziva, prese la piccola per mano.
“Tranquilla Tali… Adesso è tutto finito… Vieni, adesso devi dormire che si è fatto tardi…”
 
“Ma Ziva…”
Obiettò Tali.
 
“Sta bene…”
 
Ziva rimase da sola nel bagno. Tutto sommato era stata una bella serata, fino a quando non era tornata a casa. Nella sua mente ritornò l’immagine di quello che era successo poco prima… Se sua madre avesse mirato meglio, se lei non si fosse spostata in tempo, ora probabilmente non ci sarebbe più.
 
Mentre era immersa nei suoi pensieri, la porta si riaprì.
Ziva sobbalzò ancora, ma Tony la rassicurò.
 
“Tranquilla, sono io…”
 
“Come mai sei qui?”
Fu l’unica cosa che riuscì a dire.
 
“Tali mi ha chiamato… Sono entrato dalla finestra. Ti fa male la tempia?”
 
“Mi dispiace Tony… Non avrei voluto che assistessi a tutto questo…”
Disse, schiarendosi la voce, per non piangere.
 
“Ehi… Va tutto bene… L’importate è che adesso è tutto finito, e tu e Tali state bene…”
Disse in risposta, avvicinandosi a lei, ed accarezzandole il volto, mentre lei sorrise con un velo di tristezza.
 
Tony la abbracciò, e la strinse al suo petto. Era convinto che prima o poi avrebbe pianto, dopo tutto quello che stava succedendo, ma non fu così.
 
“Vieni… Devi dormire… È tardi anche per te…”
Disse il ragazzo ad un tratto, rendendosi conto dell’orario.
 
La portò in camera, tenendola sempre per mano, e la fece stendere nel letto. La coprì con una coperta, e aspettò che chiudesse gli occhi.
Poi, quando si fu addormentata, Tony si alzò, le diede un bacio leggero sulla fronte, e aprì la finestra per andare via.
 
Ziva in quel momento si svegliò, in preda ad un incubo, e guardandosi attorno, vedendo solo il nero dell’oscurità, chiamò l’unica persona che la faceva sempre sentire al sicuro, protetta.
 
“Tony…”
Disse con un filo di voce.
 
Il ragazzo, che stava cercando un modo per scendere il muro, senza possibilmente cadere dal primo piano sulla strada, la sentì chiamare il suo nome, e tornò subito nella sua stanza.
 
“Sono qui Ziva… Hai fatto un incubo?”
 
Ziva non rispose…
“Resta con me…”
Gli chiese. Era più una supplica.
 
Tony rimase un po’ stupito da quella richiesta, ma sapeva che dopo quello che era appena successo, era del tutto normale…
 
“Non vado a nessuna parte!”
Le assicurò, stendendosi sul suo letto, ed abbracciandola per farla sentire protetta.
 
Ziva si addormentò in poco tempo, tra le braccia sicure di Tony, e non si svegliò per il resto della notte.









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti... Ecco il nuovo capitolo... Scusate per il ritardo, ma sono davvero sommersa da compiti in classe ed interrogazioni, che non trovo mai il tempo di scrivere... È bero, questo capitolo è un po' più breve del solito, ma... Diciamo che è molto importante... Voi che ne dite?
Passaimo subito a commentarlo... Siamo a Febbraio, è arrivata la serata dello spettacolo, che ovviamente è stato un successo! Abby, tali, McGee e Senior hanno già capito quello che sta nascendo lentamente tra Tony e Ziva, ed il bacio del tutto inaspettato, nel finale dello spettacolo, è la prova che non si sbagliano!
Ma andando un po' più avanti... La serata diciamo che non si conclude nel migliore dei modi. Rivka è del tutto ubriaca, e non ragione razionalmente... Ziva tenta di proteggere Tali, e viene ferita, ma Tony è lì per aiutarla... E come le ha promesso... Non va da nessuna parte! 
Cosa succederà nel prossimo capitolo? Come si sentirà Ziva a scuola? In più, c'è un particolare che non abbiamo ancora esaminato, riguardo al finale dello spettacolo! Qualcuno potrebbe essere geloso... Assetato!
In più, nel prossimo capitolo, finalmente, vi prometto che chiariremo bene la storia di Avraham, e anche quella di Rivka... Faremo finalmente luce su tutto questo!
Baci,

Gaia.

 

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Capitolo 12
*** I MISS MY MOTHER ***


La mattina seguente, Ziva venne svegliata dal suono insistente del suo cellulare: 6:20, ora di alzarsi.
Si mise seduta sul letto, e si prese la testa tra le mani. Le pulsava, le faceva male, ed in più la ferita alla tempia bruciava sempre di più.
In un attimo le tornarono in mente gli avvenimenti della sera precedente: sua madre che piangeva, Tali spaventata, lei che era stata spinta per terra, ed aveva sbattuto la testa contro lo spigolo del tavolino, sua madre che lanciava piattini di ceramica, Tony che la aiutò, la medicò e… Si era anche addormentato con lei, ma non lo vedeva da nessuna parte.
 
Si alzò ed immediatamente andò a vedere come stesse la sorellina, che per fortuna dormiva beatamente.
Tornò in camera, e quando prese il cellulare, si accorse che accanto c’era un post-it.
 
Buongiorno Occhioni Belli
Sono andato via presto per non creare problemi
Spero che oggi tu stia meglio
Ti passo a prendere al solito orario.
Baci
Tony
 
Lo nascose in un libro, e andò in bagno per lavarsi e cambiarsi.
Si fermò davanti allo specchio… Non aveva una bella cera, e nonostante quella notte avesse dormito benissimo tra le braccia di Tony, aveva delle occhiaie violacee sotto gli occhi.
 
Uscita dalla doccia, si lavò meglio il viso, e quando il sapone entrò a contatto con la ferita sussultò… Non era tanto il bruciore, quanto il fatto che sua madre, era stata capace di farle del male! Il ricordo di quella serata le dava il voltastomaco, e l’unico motivo, per cui non avrebbe voluto dimenticarla, era lo spettacolo che avevano messo in scena, ed il bacio che Tony le aveva dato… Tutta finzione, certo… Ma non per lei!
 
Nonostante ciò, da quando si era alzata, si sentiva poco bene. Le girava la testa, aveva le vertigini, un po’ di nausea, e le bruciava la ferita! Si sentiva uno zombie in poche parole.
 
Si vestì con una gonna nera che arrivava poco sopra il ginocchio, delle calze sottili nere, ed una larga maglia bordeaux in caldo cotone. Per quel giorno avrebbe preferito un outfit più comodo, come dei jeans, ma aveva promesso ad Abby che si sarebbe vestita a d’oc per eventuali foto in caso di ringraziamenti per lo spettacolo del Moulin Rouge.
 
Tornò in camera di Tali, per assicurarsi che al suo risveglio non ripensasse alla serata precedente, ma quando entrò, la trovò già sveglia, in piedi, che si stava vestendo.
 
“Buongiorno Topina…”
Disse. Ma la voce le uscì come in un sibilo. Non si sentiva affatto bene, e parlare le era difficile.
 
“Buongiorno Zee”
La salutò la sorellina, voltandosi, e rivelando il suo viso allegro. Ziva ringraziò il cielo che Tali non fosse stata colpita emotivamente dagli atteggiamenti della madre, e si piegò sulle ginocchia per abbracciarla.
 
“Stanotte Tony ha dormito con te?”
Chiese con l’innocenza di una bambina della sua età.
 
Ziva rimase interdetta per qualche secondo…
“No Tali…”
Rispose sorridendo.
 
Non avrebbe voluto mentirle, ma se le fosse scappato davanti alla madre, o se avesse iniziato a fantasticare, l’avrebbe messa in un mare di guai.
 
Tali la osservò per qualche minuto, cercando di capire se stesse mentendo oppure no.
“Invece sì! Sì, Tony ha dormito con te!”
Esultò.
 
Ziva la ignorò, si alzò, e le disse di sbrigarsi che presto sarebbe dovuta andare a scuola.
 
 
 
Scesero insieme nel soggiorno. Era vuoto, Rivka non c’era. Inizialmente Ziva era spaventata di vederla apparire da un momento all’altro, poi prese coraggio ed entrò in cucina. Non c’era nessuno, così preparò la colazione alla sorella, ed aspettò che Tony passasse a prenderla.
 
“Zee, che hai?”
Chiese Tali, notando che la sorella non si sentiva affatto bene.
 
“Niente Tali”
Mentì Ziva, accennando un sorriso.
 
La piccola continuò ad osservarla… Avrebbe voluto dire qualcosa riguardo a quello che era successo la sera prima. Non l’aveva dimenticato, ma non voleva che Ziva ripensandoci si fosse sentita ancora peggio.
Quello che più l’aveva spaventata, non era il fatto che sua madre era impazzita, quanto vedere Ziva ferita sconvolta.
Così non disse niente.
 
Quando Tony arrivò, Tali aveva già preso l’autobus. Ziva prese il casco e uscì di casa. Si avvicinò alla moto, e senza fiatare fece per salirvi, ma Tony la fermò per un braccio.
 
“Come stai?”
Chiese prima di vedere il suo volto… Poi non ci fu più bisogno di parole.
 
Scese dalla moto, ed inaspettatamente l’abbracciò, stringendola forte.
All’inizio Ziva rimase rigida, poi lentamente si sciolse, e lo abbracciò forte anche lei. Era ciò di cui aveva bisogno. Qualcuno che era sempre presente per lei, e che l’amava incondizionatamente anche senza dirlo.
 
Dopo qualche minuto, Tony si stacco, mettendole le mani sulle spalle, e guardandola negli occhi.

“Se vuoi piangere non lo dico a nessuno”
Provò a scherzare… Anche se sperava davvero che la sua amica si liberasse di quel peso…
 
“Andiamo…”
Fece lei in tutta risposta.
 
Tony sospirò, poi si rimise il casco, e partì.
 
 
 
“Ziva! Hai saputo?! Oggi alle 15 faranno i ringraziamenti! Lo sapevo! Sei bellissima, ed io ti scatterò tantissime foto, e anche a te, Tony!”
Appena Abby vide arrivare Tony e Ziva, saltò letteralmente addosso a Ziva, ma Tony la fermò.
 
“Abby… Abby…”
 
Abby lo guardò contrariata, poi guardò Ziva, e notò che stava poco bene.
 
“Ziva, che è successo?”
Si preoccupò.
 
“Niente, va tutto bene…”
Rispose lei evasiva, allontanandosi e andando a sedersi.
 
“Ragazzi che sta succedendo?”
Chiese McGee che era appena arrivato.
 
“Non lo so!”
Rispose la ragazza guardando Tony.
“Tony vuoi illuminarci?!”
 
“Niente ragazzi… Ziva ha avuto una brutta serata ieri sera… Tutto qui!”
Rispose andando anche lui a sedersi.
 
“Abby?”
Chiese McGee.
 
“Non chiedere Tim… Non so niente!”
 
 
 
 
I ragazzi trascorsero le prime due ore di lezione senza che Ziva dicesse una parola che non fosse strettamente necessaria. Abby e McGee non riuscivano a capire, ma avevano notato che la situazione stava degenerando. Ziva aveva un colorito sempre più pallido, e non riusciva a seguire.
 
Durante l’ora di storia e filosofia, il professor Mallard stava tenendo una lezione sul concetto di amore.
 
“Ragazzi l’amore è un sentimento così grande, che ognuno di noi gli attribuisce un significato diverso… Ad esempio, se io chiedessi a te Ray… Cos’è l’amore? Cosa mi risponderesti?”
 
“Beh prof… Sa quando un uomo e una donna si infilano insieme sotto le coperte? Ecco…”
 
“Lasciamo stare”
Lo bloccò il professor Mallard
“Abigail… Cos’è l’amore?”
Aggiunse.
 
“Oh… Beh… L’amore è quando sei davanti ad un ragazzo, e non riesci a parlare, hai le farfalle nello stomaco, e vedi tutto rosa e fiori… O nel mio caso, nero e teschi!”
Rispose la ragazza eccitata.
 
“Va bene, va bene… E per te, Timothy?”
 
“L’amore… Credo sia quando due persone stanno bene insieme e non hanno bisogno di una terza persona per stare meglio… Quando faresti di tutto per rendere l’altra persona felice, o anche solo per tirarle su il morale…”
Rispose invece McGee.
 
“E se invece lo chiedessi a te, Ziva?”
Chiese ancora il dottor Mallard, che ovviamente aveva notato il suo strano atteggiamento.
 
“L’amore non esiste! È solo una grande illusione. È come la gastrite… Dura 5 minuti, e ti lascia per anni con gli occhi gonfi!”
Ziva rispose velocemente e mantenendo lo sguardo basso. Nell’aula si creò un’atmosfera di assoluto silenzio, ed il professore cercò di capire cosa fosse successo alla ragazza.
 
Non gli ci volle molto per comprendere che le era successo qualcosa che l’aveva profondamente turbata, e che probabilmente aveva riaperto vecchie ferite… Magari aveva a che fare con l’esplosione…
 
Ziva continuava a pensare a quello che era stata capace di fare sua madre, ed era convinta che un genitore ama il proprio figlio a prescindere da tutto, ma allora come ha potuto sua madre rischiare di ucciderla? Allora, l’amore non esiste!
 
“Professore posso dire cos’è per me l’amore?”
Chiese Tony ad un tratto, un po’ per togliere Ziva dall’imbarazzo, un po’ perché voleva davvero dire la sua.
 
“Anthony…”
Il professore lo avvisò con lo sguardo di non fare battute.
 
“Adesso ci divertiamo!”
Sussurrò Jeanne a Ray.
 
“Credi che sia successo qualcosa tra quei due?”
Chiese quest’ultimo riferito a Tony e Ziva.
 
“Non lo so… Ma ancora non mi è andata giù la storia del musical!”
 
“Per quello puoi stare tranquilla… Io ormai mi sono stufato di aspettare!”
 
“Che intendi?”
Chiese Jeanne ottenendo in cambio uno sguardo malizioso.
 
“Professore… Io invece credo che l’amore esista! Che sia un sentimento enorme, così grande che probabilmente in questa classe non l’ha sperimentato nessuno…”
Iniziò.
“O quasi…”
Aggiunse guardando Ziva.
“Credo che l’amore vada ben oltre le farfalle nello stomaco, lo stare bene insieme, o stare sotto le coperte… Vorrei dire che l’amore sia quello che può provare una ragazza che in pochi mesi ti fa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, o che in ancora meno tempo, riesca a riunire una famiglia totalmente distrutta dalla perdita del membro che la teneva unita… Ma questa è solo una piccola parte dell’amore. Credo che l’amore sia quando una ragazza cerca di proteggere la propria sorellina quando una madre torna a casa ubriaca, e inizia a lanciare oggetti taglienti; quando preferisce non reagire per non spaventare la sorellina; quando dice di stare bene, solo per far stare serena quella sorellina; quando anche se ha un taglio sulla tempia, pensa al benessere della sorellina e a farle vedere il lato più buono della stessa madre che l’ha ferita, e non solo alla tempia!”
Disse a più riprese, senza mai smettere di guardare Ziva negli occhi.
 
“Ottima risposta Anthony!”
Si congratulò il professore.
 
Tony e Ziva continuavano a fissarsi negli occhi. Ziva era stupita dalle parole di Tony, e ad un tratto la testa le girò vorticosamente.
Strinse gli occhi, poi si alzò e chiese al professore di poter andare al bagno.
 
Sentì una forte fitta allo stomaco che per un attimo le fece perdere il respiro. Si appoggiò al muro, e si accorse che la testa le girava molto velocemente. Dall’inizio della mattinata si sentiva sempre peggio, e ad un tratto, le gambe cedettero, ma prima che potesse cadere, venne afferrata per un braccio.
 
 
 
In aula, appena Ziva era uscita, Ray aveva lanciato un’occhiata a Jeanne, senza che lei riuscisse a decifrarla, e chiese anche lui di andare in bagno. Uscì, e trovò Ziva appoggiata al muro, che cercava di prendere aria. Aveva aspettato quel momento dalla prima volta in cui aveva appoggiato gli occhi su di lei, con desideri ben poco casti. Corse verso di lei, e l’afferrò prima che cadesse. La trascinò in bagno, mentre lei cercava di divincolarsi ma senza riuscirci, e la sbatté al muro, chiudendo la porta.
 
“Che vuoi fare Ray?!”
Chiese con un filo di voce, spaventata.
 
“Andiamo… Non vorrai mica dirmi che è la prima volta per te?!”
 
Ziva fece per tirargli uno schiaffo, ma Ray fermò prontamente la sua mano, e la sbatté nuovamente contro il muro.
 
“Ray… Allontanati…”
Cercò di parlare, ma la voce le usciva sempre più debolmente. Ad un tratto Ray si avvicinò a Ziva bloccandola col suo corpo, e provando a baciarla, tenendole ferme le braccia. Ziva girò la testa, stringendo gli occhi, per non vedere quello che stava facendo, e lui prese a baciarle il collo, facendola rabbrividire.
 
“Forza Ziva… Rilassati…”
Disse lui con voce roca.
 
“Ray… Basta…”
Provò ancora senza risultati. Poi ebbe un altro giramento di testa, ed un’altra fitta al ventre. Non si reggeva più in piedi, e quando sentì le mani di Ray iniziare a toccarle la schiena, si irrigidì. Ad un tratto le sue mani scesero, toccando le cosce così voracemente da strapparle le calze.
 
“Ray…”
Aveva la voce rotta. Avrebbe voluto urlare, piangere, ma non ne aveva la forza.
 
 
 
 
In aula intanto, il professor Mallard stava continuando a spiegare, quando Abby chiese a Tony e McGee
“Ragazzi ma Ziva dov’è? Non è ancora tornata dal bagno…”
 
“Se è per questo neanche Ray… Tranquilla Abby, sta bene…”
La rassicurò McGee.
 
Ma appena questo disse il nome di Ray, Tony scattò in piedi, e uscì di corsa dall’aula.

“Tony?”
Lo chiamarono i suoi amici…
 
“Anthony…”
Lo chiamò il professore, ma lui ormai era fuori dalla classe. Corse nel bagno dei ragazzi, ma erano vuoti, così si diresse verso quello delle ragazze, trovandolo chiuso.
 
Spalancò la porta, ed entrò come una furia, trovando Ray che spingeva Ziva al muro, mentre lei lo implorava di smetterla. Accecato dalla rabbia gli tirò un pugno, spingendolo, e facendolo cadere. Poi si buttò su di lui, mentre Ziva si lasciò scivolare per terra.
 
Vedeva Tony e Ray picchiarsi a vicenda, poi ad un tratto, Ray tirò un pugno sul naso di Tony facendolo sanguinare.
 
“Tony…”
Lo chiamò Ziva con un filo di voce, spaventata che Ray potesse fare del male anche a lui.
 
Sentendo la voce così debole della sua Ziva, Tony ribaltò la situazione, ricambiando il pugno, e lasciando Ray steso per terra che cercava di pulirsi il sangue. Probabilmente aveva il setto nasale rotto o fratturato, ma non gli importava, perché appena si avvicinò a Ziva, era gelata, ed aveva il viso pallido.
 
“Tony…”
 
“Ziva, Ziva è finita, non ti darà più fastidio!”
Disse lui agitato.
 
“Sanguini…”
 
“Non è nulla… Ziva, sei freddissima, metti questa…”
 Le disse, mettendole la sua giacca intorno alle spalle.
 
“Tony…”
Ziva ingoiò, cercando di inumidire la gola che bruciava.
“Tony non mi sento bene…”
Aggiunse, spaventando il ragazzo, che non aveva mai sentito quelle parole uscire dalla sua bocca.
 
La prese in braccio, cercando di stringerla a sé per non farle prendere freddo, e corse fuori dal bagno lasciando Ray dentro.
Appena fuori, incontrò il professor Mallard, insieme con Abby e McGee che lo stavano cercando.
 
“Anthony, che è successo?”
Chiese il professore allarmato.
 
“Ziva!”
Urlò Abby, vedendola così.
 
“Tony…”
Chiese McGee eloquentemente con uno sguardo, cosa fosse successo.
 
“C’è anche Ray in bagno ma Ziva non sta bene…”
Disse solo.
 
Tutti e tre capirono subito quello che era successo, ma prima che potessero parlare…
 
“T-Tony…”
Ziva lo chiamò, prima che la vista si annebbiasse, tutto diventasse nero, ed i suoni ovattati.
 
 
 
 
Si risvegliò poco dopo in infermeria. Aveva avuto un attacco di ipotermia dovuto allo stress, e l’infermiera aveva trovato un leggero ematoma sottocutaneo al braccio, che Tony aveva spiegato essere dovuto alle mani di Ray, pur sapendo che in realtà era il risultato della serata precedente, quando Rivka l’aveva presa e buttata contro il tavolino.
 
La prima cosa che vide quando riaprì gli occhi, fu Tony, seduto accanto a lei su di una cassettiera che conteneva dei medicinali.
 
“Ben svegliata, Occhioni Belli”
Le disse scendendo, e avvicinandosi per accarezzarle i capelli.
 
“Oggi torni a casa prima… L’infermiera non ti vuole più vedere in giro per il resto della giornata…”
Aggiunse, mentre faceva scorrere la mano tra i suoi capelli mossi.
 
“Tony… Come sta il tuo naso?”
Chiese subito Ziva, mettendosi seduta.
 
L’ultima cosa che aveva visto prima di chiudere gli occhi, era il viso tumefatto di Tony, ed il sangue che colava copiosamente dal suo naso.
 
“Solo un graffio…”
Disse con superficialità, toccandosi il cerotto.
“Io gli ho fatto più male!”
Aggiunse, riferendosi a Ray.
 
In quel momento Ziva si incupì, ricordando quello che era appena successo, ma non ebbe il tempo di parlare, che l’infermiera entrò nella stanza.
“Tony, ti avevo detto di restare fuori di qui!”
Disse con aria canzonatoria.
 
“Ma non potevo certo permettere che si svegliasse da sola!”
Si giustificò, mentre l’infermiera sospirò.
 
“Ziva, la scuola sta chiamando tua madre per venirti a prendere…”
La informò.
 
“No!”
La fermò subito Ziva.
 
“Ehm… Non si preoccupi, dottoressa Todd, la riporto a casa io…”
Intervenne subito Tony, che conosceva fin troppo bene gli eventi che l’avevano ridotta in quelle condizioni. Perché lui sapeva, era convinto, che quel malessere che aveva sin dalla mattina, era dovuto alla madre, e che se non fosse stato per lei, probabilmente Ray sarebbe finito per terra molto, molto prima!
 
“No Tony! Tu sei in punizione… Devi restare a scuola fino alle 17”
Lo riprese immediatamente l’infermiera.
 
“Ma dottoressa, lei non capisce…”
Cercò di ribattere il ragazzo.
 
“In punizione?”
 
“Te l’ho detto Zee… Gli ho fatto male!”
Spiegò Tony, uscendo dall’infermeria, senza distogliere lo sguardo dalla dottoressa.
 
 
 
Appena fuori, si diresse immediatamente verso l’aula docenti, in cerca del professor Gibbs. Ray aveva una mascella fratturata, ed ora si trovava al pronto soccorso per degli accertamenti… Ma per il momento non c’era necessità di preoccuparsene, perché era stato sospeso. Tony aveva evitato la sospensione, grazie all’attenuante del fatto che aveva visto cosa Ray stesse facendo, e non aveva esitato a salvare Ziva…
 
Trovò il professor Gibbs che parlava con il professor Mallard.
 
“Jethro, in qualità di psicologo, ti assicuro che è successo qualcosa in famiglia… E dopo quello che è appena successo con Ray, non è consigliabile chiamare la madre!”
Diceva il Ducky.
 
“Professore…”
Li interruppe Tony.
“Posso parlarle?”
Chiese a Gibbs.
 
Gibbs guardò Ducky, lasciando intendere che avrebbero ripreso quella conversazione, ma non ce ne sarebbe stato bisogno.
Rimasti soli, Gibbs chiese cosa stesse succedendo.
 
“Tony, che sta succedendo?! Cos’è questa storia di Ray?”
 
“Professore, ieri sera dopo lo spettacolo, ho riaccompagnato Ziva a casa…”
Iniziò a raccontare.
 
“Tony non mi dirai che…”
 
“No prof… Non abbiamo dormito insieme!”
Tony chiarì ogni dubbio… Preferendo omettere che effettivamente lui aveva dormito con Ziva quella notte.
 
“La madre di Ziva era ubriaca, e poco dopo Tali, la sorellina, mi ha chiamato… Era spaventata perché sua madre stava facendo del male a Ziva… Quando sono arrivato, Rivka, la madre, era ubriaca, e stava lanciando dei pezzi di ceramica contro Ziva che cercava di proteggere Tali. Ho portato via la bambina, e quando sono tornato lei era seduta per terra contro un tavolino… Ho dato un sonnifero a Rivka e medicato una ferita di Ziva alla tempia…”
Raccontò ricordando quei momenti. Non ne aveva parlato con nessuno, ed in quel momento si stava liberando di un grosso peso, con l’unica persona che gli era sempre stata vicino.
 
“Stamattina Ziva non stava bene, si vedeva… Aveva la nausea, ogni tanto dei giramenti di testa… E Ray ne ha approfittato… L’ha trascinata in bagno e… Beh può immaginare… Quando sono arrivato non so quanto in là si fosse già spinto, ma gli ho tirato un pugno, e abbiamo iniziato a lottare finché non ho sentito la voce di Ziva che mi chiamava debolmente, e sono corso da lei, che non stava affatto bene… Finché non è svenuta…”
 
Gibbs ascoltò il racconto, sempre più sorpreso da quello che i suoi alunni erano capaci di fare, ma ancor di più dal comportamento di Rivka… Così decise che avrebbe accompagnato personalmente Ziva a casa!
 
“La porto a casa io!”
Disse alla fine, prendendo il suo cappotto, ed uscendo dalla stanza, diretto verso l’infermeria.
 
 
 
 
Il viaggio in auto fu silenzioso. Ziva era seduta sul sedile del passeggero, e non aveva proferito parola da quando era entrata, ma continuava a guardare fuori dal finestrino.
 
Gibbs alternava il suo sguardo tra la strada e lei, e non poté fare a meno di pensare quante ne avesse subite, quella ragazzina in soli 17 anni di vita, e quante ancora il futuro le riservava.
 
Gibbs era riuscito ad instaurare con lei un rapporto di fiducia reciproca, ed era infatti l’unico professore col quale lei riusciva a relazionarsi.
 
Ziva aveva le ginocchia al petto, e la testa appoggiata al finestrino, e quando Gibbs appoggiò la sua mano sul suo ginocchio, sobbalzò.

“Ziva… Hai voglia di parlare?”
Le chiese mentre era fermo ad un semaforo.
 
“Se non fosse stato per Tony adesso avrei avuto le calze strappate non solo sulle cosce…”
Disse a bassa voce, intenerendo il gelido professor Gibbs.
 
“Lo so…”
 
“E nonostante ciò, lui deve trascorrere un’ora in punizione per colpa mia!”
Continuò, voltandosi a guardarlo con un velo di rabbia.
 
“Non è colpa tua!”
Disse solo questo, ma in un modo tale da non permetterle di ribattere.
 
Ziva si strinse la pancia con una mano, ed appoggiò l’altra sulla fronte.

“Tutto bene?”
Domandò Gibbs.
 
“Solo un po’ di nausea…”
 
Quando l’auto si fermò davanti al cancello di casa David, Ziva si irrigidì, vedendo che l’auto di sua madre era lì… Sua madre era in casa.
 
Gibbs la osservò, non riuscendo a capire perché non volesse scendere, poi quando si rese conto di dove puntasse il suo sguardo, prese l’iniziativa, aprì lo sportello e scese.
Aprì lo sportello di Ziva, e con una mano la aiutò a scendere.
 
“Se tua madre non ti amasse, se ne sarebbe andata da tempo…”
Le disse con uno sguardo paterno, mentre suonava il campanello di casa, e Ziva lo fissava.
 
Quando la porta di casa si aprì, e Rivka comparve sull’uscio, il cuore di Ziva ebbe un sussulto. Rivka aveva gli occhi rossi e gonfi, come se avesse appena smesso di piangere…
 
La donna guardò interrogativa l’uomo che accompagnava sua figlia.
 
“Ziva…”
Disse guardando la figlia, e notando il viso pallido e le calze strappate.
“È successo qualcosa?”
Chiese preoccupata rivolta a Gibbs.
 
“Salve signora, sono Gibbs, il professore di sua figlia…”
Si presentò.
“Vorrei parlare con lei,  penso che dopo anche voi avrete molto di cui parlare…”
Spiegò.
 
Rivka e Ziva si guardarono negli occhi, poi Ziva salutò il professore e salì in camera.
 
 
 
 
Pochi minuti dopo, Ziva era seduta sul suo letto. Si portò le gambe al petto, e nascose la testa fra le ginocchia. Sentì una lacrima scenderle lungo a guancia, ma la asciugò subito. Non era abituata a piangere. Si teneva sempre tutto dentro, e cercava di non essere molto emotiva.
 
Ma quante volte avrebbe voluto urlare e piangere tra le braccai di sua mamma? Quando era piccola, ed anche ora che era grande. Il punto è che lei ora non era con sua mamma, ma con sua madre. Mamma è una delle prime parole che una bambina impara a dire. Perché una mamma è quella persona che si prende cura, che darebbe la vita per il proprio bambino… Una madre invece è una figura… Un nome comune di persona… Mamma, quella parola, ogni bambino la pronuncia in modo diverso… Madre è una parola che si impara molto dopo, a scuola. Mamma c’è sempre, da quando porta in grembo il suo bambino. Madre è diverso.
 
Rivka bussò alla porta della camera di Ziva, anche se era già aperta. La ragazza si ricompose subito, tirando indietro le lacrime che stavano per uscire, e tornando a sembrare quella macchina da guerra imbattibile, che non si ammacca mai.
 
“Posso?”
Chiese.
 
Se non vuoi tirarmi oggetti addosso, sì… Pensò Ziva, ma si guardò bene dal dirlo.
 
“Ziva mi dispiace per quello che è successo…”
Disse entrando, e sedendosi sul suo letto.
 
“È stata solo un’altra uscita delle tue!”
Rispose fredda.
 
“Ziva io lo so che tu mi odi… Ed hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi… Mi odierei anch’io se fossi al tuo posto…”
 
“Almeno te ne rendi conto!”
Continuò più gelida del ghiaccio.
 
“Ma anche tu devi cercare di capirmi… Anche se adesso non ci riesci, quando sarai più grande, riuscirai a comprendere il perché delle mie azioni!”
 
“Sono già abbastanza grande da crescere mia sorella da sola, da proteggerla da una madre impazzita… Credo che sarei abbastanza grande anche per questo, ma ancora non lo capisco! Sei cambiata da un momento all’altro ed io non so il perché!”
Iniziò ad arrabbiarsi.
 
“Ziva vivere con tuo padre non è facile!”
 
“Lo so! Credi che non lo sappia? Ti sembra facile vivere con la consapevolezza che da grande sarò solo un’assassina del Mossad?! Che sarò l’artefice della distruzione di tante vite?!”
Urlò sfogando tutta la rabbia che si era accumulata in lei nel corso del tempo.
 
“No… Non mi sembra facile… Ma non lo so, perché a me non è toccato quel destino, e non lo avrei mai voluto per te, per mia figlia! Ma neanche tu sai cosa vuol dire vivere quel che è toccato a me!”
 
“No… Hai ragione, non so cosa significa… Però so cosa vuol dire vedere te e papà, e sentirvi litigare costantemente… So cosa significa vedere mia sorella piangere per colpa vostra, e provare in tutti i modi di consolarla!”
Tali era sempre il suo pensiero fisso… Avrebbe dato la vita per lei, senza esitare un attimo.
 
“Ziva… Mi dispiace così tanto… Avrei dovuto avere la forza di stroncare la cosa sul nascere… Ma non l’ho avuta… Ziva tuo padre sarà un uomo dai grandi valori morali, un uomo che ama la sua patria, ed un grande lavoratore… ma quei valori morali, in famiglia, li dimentica… Per lui viene prima il lavoro. Prima che tu nascessi, ho dovuto adottare un bambino di soli 3 anni, e crescerlo come fosse figlio mio…”
 
“Ari…”
 
“Esatto… Ho amato quel bambino come un figlio, e l’ho cresciuto da tale.. E poi ho dovuto vederlo donare anche lui la sua vita alla patria, al Mossad… Rischiando ogni giorno di perderlo! Sono andata oltre il tradimento di tuo padre, e quando sei nata tu, mi sono detta che per te avrei mantenuto la famiglia unita a qualunque costo… Perché vedevo la tristezza negli occhi di Ari, e non volevo che anche tu dovessi subire lo stesso trattamento! Per un periodo, siamo stati una splendida famiglia… Io e tuo padre non litigavamo, e tu sorridevi sempre, Ari giocava con te… Come fossimo una famiglia unita…”
Sorrideva mentre parlava di quei bei momenti, e Ziva ascoltava attenta.
 
“Non è così che io ricordo l’infanzia di Tali, però!”
Disse Ziva con un velo di amarezza.
 
“Quando Tali è nata, per me è stata una grande gioia… Poi scoprii che tuo padre continuava a tradirmi con una sua segretaria…”
 
“Orli Elbaz…”
 
“Come la conosci?”
Domandò Rivka.
 
“Spesso la vedevo con papà… E quando iniziarono i vostri litigi, io provai un odio immenso verso quella donna… Un odio che una bambina di quell’età non sarebbe mai stata in gradi di provare ma io sì! Perché era la causa dei vostri litigi, dei pianti di Tali…”
 
“E delle tue insicurezze…”
Concluse Rivka. Conosceva sua figlia, e sapeva quali fossero i suoi punti deboli… Come sapeva anche che non avrebbe mai ammesso di essere insicura, o che aveva bisogno dell’aiuto di qualcuno.
“Ci furono tante sere in cui tuo padre andava via di casa lasciandoci da sole… Ed io non potevo sopportare che per causa sua, voi bambine doveste essere così tristi! E non potevo neanche più sopportare di essere la donna sottomessa all’uomo… Ance io volevo rispetto!”
Spiegò.
“Poco prima dell’esplosione, iniziai a frequentare qualche uomo, ero in cerca di qualcuno che ci tenesse a me! Qualcuno per cui ero importante… E lo so che tu mi odi perché non sono riuscita a mantenere la promessa che mi ero fatta al momento della tua nascita, ma anche io avevo bisogno di poter vivere! Non esistere… Ma vivere!”
 
“No! È qui che ti sbagli! Io non ti odio per questo! Tu hai visto cosa abbiamo dovuto sopportare io, Ari e Tali, ogni volta che papà non tornava a casa e ti tradiva con Orli! Tu hai visto quanto dolore lui ha causato a noi bambini, e ci sei sempre rimasta vicino! Eri la nostra ancora, eri la mia ancora! Quando Tali piangeva, e Ari era fuori, io non avevo nessuno che mi consolasse! Ma cercavo di tranquillizzare Tali, sapendo che dopo quando tutto sarebbe finito, quando papà sarebbe tornato dalla sua amante, tu saresti venuta da me, e mi avresti abbracciato! Tu sai quanto lui ci abbia fatto male, e quanto abbia fatto piangere Tali! Ed ora, vedendo quello che stai facendo, penso che sei diventata come lui! Che ti sia dimenticata cosa provano dei bambini nel vivere il tradimento di un genitore… Tu, proprio tu che lo sapevi bene, adesso ti comporti così! Ti comporti da ragazzina, ma non lo sei, torni a casa ubriaca, spaventando Tali a morte… E…”
Ziva le urlò contro tutto quello che aveva serbato nel suo cuore per troppo tempo.
 
Ogni parola era come una lama che si conficcava nell’addome sia per Rivka che per la stessa Ziva… Ad un tratto una forte fitta allo stomaco la bloccò, la fece gemere, portandosi una mano sul ventre, spaventando Rivka.
 
Ziva corse in bagno, colta da un attacco di nausea improvvisa, e si piegò a rimettere. Subito, sentì le mani di sua madre che le portarono i capelli indietro, e le premevano la fronte. Non aveva mangiato niente dalla sera precedente, e vomitò semplicemente acqua… Era più lo stress di quello che stava accadendo in quei giorni. Quando smise di rimettere, si sciacquò la bocca, mentre Rivka continuava a tenerle i capelli indietro, poi si sedette per terra appoggiata al muro, e Rivka accanto a lei.
 
“Meglio?”
Chiese.
 
Ziva fece cenno di sì con la testa.
 
“Ziva mi dispiace… È tutta colpa mia… Tutto questo è colpa mia… Ho sbagliato tutto…”
 
“Basta ti prego…”
Ziva sussurrò, allo stremo delle forze.
 
“Prima ho parlato con il tuo professore… È un uomo davvero speciale, ed ora capisco perché ti trovi così bene qui! Mi ha detto cos’è successo oggi a scuola, e Ziva, non avrei mai voluto sentire una cosa del genere! Non avrei mai voluto vederti così… E se non fosse stato per me, per l’altra sera, tu ti saresti difesa, e quel ragazzo non sarebbe riuscito neanche a sfiorarti… Lo so che non mi sopporti, ma io non sopporto di vivere sapendo che sono la causa dei problemi della mia bambina, delle tue paure, dei tuoi incubi, delle tue insicurezze…”
 
“Basta…”
Disse Ziva, guardando la madre.
“L’unico problema, è che mi manca la mia mamma! Mi manca quando mi abbracciavi senza motivo, quando mi tranquillizzavi nel cuore della notte a causa di un brutto sogno, mi manca quando io stavo poco bene, e tu mi facevi stendere sul divano coprendomi con la tua giacca di lana, che ormai non metti più… Mi manca il tuo odore, l’odore di mamma… Mi manca la mia mamma!”
Ziva si lasciò andare, mentre una piccola lacrima le rigava il viso.
 
Rivka la osservò per un’istante… Aveva delle profonde occhiaie scure, il viso bianco come mai l’aveva avuto prima, e tremava…
Si alzò, ed uscì dal bagno chiudendo la porta.
 
Rimasta sola Ziva appoggiò la testa al muro, e tirò indietro le lacrime… sperava che sua madre capisse, ed invece l’aveva solo fatta andare via… Forse non voleva tornare ad essere la sua mamma, e lei non poteva farci niente.
 
Era immersa nei suoi pensieri, quando la porta del bagno si aprì di nuovo, e Rivka tornò con in mano la giacca di lana di cui parlava Ziva. La mise sulle spalle della figlia, e si sedette di nuovo accanto a lei. Le due si guardarono per qualche minuto, poi Rivka fece il primo passò, ed abbracciò Ziva, che non si tirò indietro. Rimasero così per circa 10 minuti, il tempo che servì a Rivka per piangere senza farsi vedere. Poi diede un bacio delicato sulla tempia della figlia, dove la sera prima l’aveva ferita, e si maledisse dentro di sé per quello che aveva fatto.
 
“Vieni giù, così provi a dormire un po’… Vedrai che dopo ti sentirai meglio… Almeno un po’!”
Disse alla fine la donna, aiutando Ziva ad alzarsi.
 
 
 
 
Poche ore dopo, verso le 4 del pomeriggio, Ziva dormiva sul divano, coperta dalla giacca di lana della madre, e Rivka era seduta accanto a lei, sul bordo, mentre le accarezzava la testa, e la guardava dormire.
 
Ad un tratto qualcuno suonò al campanello, e corse ad aprire, immaginando fosse Tali. Avrebbe dovuto spiegarle che la sorelle non si era sentita bene e che era tornata a casa prima, ed avrebbe anche dovuto faticare molto per tenerla lontana da Ziva, in modo da non farla ammalare.
 
Quando aprì la porta, però, oltre al viso preoccupato di Tali, Rivka vide anche quello di Tony, che teneva per mano la bambina.
 
“Buona sera… Mi sono permesso di riaccompagnare Tali a casa, dato che non vedendo la sorella all’uscita, si era spaventata…”
Disse il ragazzo con un po’ di esitazione.
 
Quella donna le piaceva molto poco, sia per come si comportava con le figlie, sia per la grossa influenza che i suoi atteggiamenti avevano su di loro, senza che lei se ne accorgesse nemmeno.
 
Dopo un momento di spaesamento, Rivka fece entrare Tony e Tali. Non sapeva molto di quel ragazzo, ma da come Ziva ne parlava, o meglio, da come la piccola lo faceva al posto suo, doveva davvero essere un bravo ragazzo.
 
Tali corse dalla sorella che dormiva, chiamandola, e saltando sul divano per abbracciarla. Ziva si svegliò in quel momento, e sorrise vedendo il volto della bambina.
 
Si schiarì la voce, poi parlò. La testa le faceva ancora male, e si sentiva molto assonnata, ma la nausea per il momento era passata.
 
“Ehi topina, com’è andata a scuola?”
Chiese, dandole un bacino sul naso.
 
“Benissimo, ma quando sono uscita tu non c’eri, e ho avuto paura che fosse successo qualcosa… Poi Tony mi ha spiegato che non ti sei sentita bene e sei tornata a casa prima… E mi ha riaccompagnato lui!”
Spiegò la piccola, parlando così velocemente da non essere sicura che Ziva avesse capito tutto quello che le aveva detto.
 
La giovane, la guadò interrogativa.
“Tony ti ha riaccompagnata?”
Chiese conferma.
 
“Si… Diciamo che mi serviva anche un pretesto per passare a vedere come ti sentissi…”
Rispose lui da dietro, entrando nel salotto.
 
“Tony!”
Esultò Ziva vedendolo, e cercando di scendere dal divano.
 
“Ferma, mia bella ninja, resta seduta…”
Le disse avvicinandosi e sedendosi dove prima c’era Rivka.
 
“Come stai?”
Chiese una volta che Ziva si fu stesa nuovamente su un lato, con le mani sotto la testa, e lo guardava, felice di vederlo vicino a lei.
 
“Meglio…”
Rispose semplicemente.
“E la punizione?”
Domandò a sua volta.
 
“Assolto… Non possono mettere in punizione un DiNozzo!”
Spiegò vantandosi.
 
Ziva gli lanciò un’occhiataccia…
 
“Okay, Gibbs ha parlato con la preside che mi ha lasciato andare…”
Cedette.
 
Dopo qualche minuto di silenzio, Ziva si rese conto che viveva a Washington da 6 mesi, e non aveva ancora visto gran parte della città…
“Tony, mi mostri Washington?”
Chiese ad un tratto, lasciando il ragazzo un po’ meravigliato da quella richiesta.
 
“Certo… Ma oggi devi riposare, altrimenti quelle occhiaie non se ne andranno via facilmente dal tuo bel visino! Ti prometto, che sabato, dato che non dobbiamo andare a scuola, ti farò da cicerone per tutta Washington!”
Le rispose sorridendo.
 
Rimase seduto accanto a lei, finché non si fu riaddormentata, poi senza fare rumore, salutò Tali e Rivka, e uscì.
Rivka aveva visto con quanto amore Tony aveva atteso che Ziva si riaddormentasse, prendendosi cura di lei, meglio di quanto lei stessa abbia fatto in tutti quei mesi. Iniziò ad intuire perché Tali fosse convinta che tra i due ci fosse una relazione, e si accorse, da come sua figlia lo guardava, e da come lui guardava lei, che tra loro effettivamente non c’era solo grande intesa, ma anche tanto amore… Dovevano solo riuscire a capirlo…









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti... Si, lo so... Sono in super ritardo col capitolo... E dovete assolutamente perdonarmi... E sì, lo so... Vi avevo promesso al storia di Avraham... E invece non l'ho nemmeno nominato... Chiedo perdono! Ma posso spiegare...
Avevo preparato un capitolo davvero molto lungo, così ho preferito dividerlo in 2... In modo da poter dare più sapzio sia alla storia di Rivka, che a quella di Avraham... Però passiamo al capitolo...
Ray... Non lo odiate anche voi?! Io sì, tantissimo! 
E della discussione tra Ziva e Rivka? Che ne dite? Da questo momento, proveranno, secondo voi, a comunicare di più? Cercheranno di avvicinarsi, e recuperare quello splendido rapporto di madre e figlia che avevano una volta? O tornerà tutto come prima?
Tony riaccompagna Tali a casa, e resta con ZIva finché non si riaddormenta... Rivka intanto ha visto, con gli occhi di una madre, e con gli occhi di chi conosce bene quel sentimento, che tra Tony e Ziva c'è qualcosa di davvero grande... Forse in futuro potremo perdonarla... Detto questo vi lascio con un altro avviso importante...


DOMENICA 8 NON POTRÒ AGGIORNARE, PER CUI IL PROSSIMO CAPITOLO, DEDICATO INTERAMENTE ALLA STORIA DI ZIVA E AI TIVA, VERRÀ PUBBLICATO DOMENICA 15...

Baci,
Gaia.

 

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Capitolo 13
*** LOVE AT THE LAKE ***


Love at the lake



Era notte fonda. Ziva aveva dormito sul divano tutto il pomeriggio, ed a cena non aveva mangiato nulla, perché la nausea si era fatta risentire. Mentre dormiva, gli episodi di quella giornata le affollavano la mente, rendendole il sonno molto agitato.
 
Riviveva la paura della sera prima, per se stessa, per Tali e anche per Tony, il malessere della mattina dopo, le parole di sua madre, ma quello che più la tormentava, era il ricordo delle mani di Ray. Quello che aveva fatto l’aveva riportata con la mente agli ultimi tempi con Avraham, che non voleva accettare la sua rottura con Ziva, ed era arrivato quasi a toccare quel famoso punto del non ritorno.
 
Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. Aveva l’affanno, ma questa volta, a differenza di tutte le altre volte in cui succedeva, non riusciva a ragionare lucidamente e tornare alla realtà. Non riusciva a capire dove fosse, finché non vide per terra un bigliettino.
 
Ancora impaurita si avvicinò, e lo raccolse.
 
Non è ancora finita!
 
Quando lo lesse, le ci volle una frazione di secondo per capire a chi appartenesse… E quando realizzò chi era entrato in casa sua, si paralizzò. Sentiva le gambe tremare, la gola secca ed un senso di angoscia. Ad un tratto avvertì un del calore sul collo, un respiro caldo… E subito dopo, delle labbra che le si appoggiavano sulla spalla. Venne percorsa da brividi gelati, ma non riusciva a muoversi, non riusciva a reagire. Si sentiva come quella mattina con Ray… Impotente.
 
Delle mani la avvolsero all’altezza della vita, e la strinsero forte, quasi a farle perdere il respiro. Poi la fecero voltare, e lei poté vedere quegli occhi neri penetrare dentro di lei, con un sorriso inquietante. Era lui, l’avrebbe riconosciuto ovunque. Era paralizzata, provava a urlare ma non usciva la voce. Ad un tratto vide un lampo nei suoi occhi, e subito dopo, Avraham la spinse con violenza contro il muro, mordendole il collo, quasi da farle male, e facendo scorrere le sue mani su tutto il suo corpo.
 
Si sentiva dominata dalla paura, una sensazione che non aveva mai provato prima… La paura non l’aveva mai paralizzata, ma ansi la accendeva… Ed ora, era tutto il contrario.
Aveva gli occhi chiusi, stretti, impenetrabili. Non poteva fare niente e non voleva vedere. Sentiva le sue mani percorrerle le gambe in cerca di pace, ma quando arrivò all’interno coscia, risalendo verso l’alto, sentì una fitta al centro della pancia, ed urlò con tutta la forza che aveva.
 
Aprì gli occhi di colpo, mentre urlava… Era tutto un sogno, un incubo, un pessimo incubo. Rivka sentì le urla della figlia dalla sua camera, e corse in salotto per vedere cosa stesse succedendo. Sua figlia si teneva le ginocchia al petto, ed ansimava con gli occhi sgranati.
 
“Ziva… Tesoro, era solo un brutto sogno!”
Provò a dirle, ma senza grandi risultati.
 
Si sedette accanto a lei ed iniziò a calmarla.
Vennero immediatamente raggiunte da Tali, che nonostante avesse notato un piccolo cambiamento nei comportamenti della madre, non aveva esitato a mandare un messaggio a Tony, nel cuore della notte, essendo seriamente spaventata.
 
 
 
 
Quando il cellulare di Tony si illuminò, lui si strofinò gli occhi per qualche secondo, poi si sedette nel letto e prese il cellulare. 4.24 di notte… Chi mai poteva essere a quell’ora?!
 
Osservò per qualche istante l’immagine che aveva come blocco schermo: Il simbolo della sua squadra di basket… O meglio… Di quella che fino a quel giorno era stata la sua squadra di basket. Quando il professor Gibbs aveva riportato Ziva a casa, Tony si era diretto verso l’ufficio della preside per poterle parlare, e per dimettersi dalla squadra. Non provava più alcun tipo di stima nei confronti dei suoi compagni, e quello che Ray aveva fatto, era stata la goccia che fece traboccare il vaso. Aveva chiesto di potersi allenare con i nuotatori della scuola, visto che nel tempo libero, Tony spesso si recava in piscina, e molti gli avevano chiesto se, qualora un giorno avesse lasciato il basket, si fosse unito a loro.
 
Quindi, pensò, era arrivato il momento di cambiare foto. Sbloccò il cellulare, e come foto della home, c’era una di lui e Ziva che mangiavano un gelato insieme, e ridevano spensierati. Adorava Ziva quando rideva, adorava la sua risata, il suo sorriso, i suoi occhi lucenti… Eppure, più passava il tempo, più si rendeva conto che non si trattava di semplice adorazione… Era qualcosa di più! Qualcosa di molto più grande… Qualcosa che aveva capito quando sul palco, nelle vesti di Christian e Satine, gli era stato chiaro come un lampo a ciel sereno: Amore!
 
Aprì il messaggio, e si rese conto che veniva proprio da Ziva. Lo rilesse con attenzione, e si rese conto, che però, era stata Tali a scrivere.
 
“Ziva piange, e mamma è scesa… Ti prego Tony, vieni, ho tanta paura”
 
Appena capì cosa stesse succedendo, si alzò immediatamente, prese le chiavi e uscì. Suo padre, sentendo il rumore della porta di casa aprirsi e poi richiudersi, si svegliò. Si affacciò alla finestra, e vide Tony…
 
“Junior, capisco che è da un po’ che non vai a letto con qualcuna, ma non credo sia il caso di uscire a petto nudo e con i pantaloni della tuta!”
Gli urlò dalla finestra.
 
Il ragazzo, che non si era nemmeno accorto di essere uscito senza maglia, salì sulla moto, e senza neanche voltarsi rispose
“Vado bene anche così… Vado da Ziva, non sta bene”
E sparì nel buio della notte.
 
Le case dei due distavano davvero poco, erano una all’inizio, e l’altra alla fine di uno stesso vialetto, e Tony sarebbe arrivato molto prima, se un’auto non lo avesse tamponato, e fatto cadere per terra.
 
Successe tutto in una frazione di secondo, lui correva, i fari puntati addosso, e all’ultimo si slanciò dalla moto per non essere investito. L’auto non si fermò, e continuò a correre, mentre Tony giaceva inerme.
 
Non si era fatto molto, male, o almeno così credeva.
Rimase per terra per qualche secondo, immobile. Aveva un graffio profondo sul pettorale, dal quale sgorgava sangue, ma non se ne curò. Raccolse tutte le sue forse, strinse i denti, e provò ad alzarsi, ma un secondo dopo ricadde per terra. Il ginocchio gli faceva male, e non riusciva a reggere il peso del suo corpo… Ma Ziva non stava bene, e lui era l’unico che poteva calmarla… Ziva aveva bisogno di lui e solo lui. Non poteva arrendersi così.
 
Provò ancora una volta ad alzarsi. Con qualche difficoltà si mise in piedi, ed iniziò a camminare verso casa di Ziva. Si fermò solo un secondo, voltandosi indietro per guardare a sua moto. Non sembrava così malridotta… Qualche riparazione alla carrozzeria, e sarebbe stata come nuova… Ma nella sua mente, iniziò a chiedersi chi fosse stato ad investirlo in quel modo, senza neanche fermarsi. Si voltò, e tornò sul suo percorso, andando sempre più veloce, finché non si ritrovò a correre.
 
Non sentiva più un dolore al ginocchio, sentiva solo l’ansia che lo stava per opprimere, e l’unico modo che aveva per sovrastarla era correre sempre più in fretta, per raggiungere Ziva, ed essere certo che fosse al sicuro.
 
 
 
 
“Tali, chiama Tony!”
Rivka non riusciva a calmare la figlia, e si era accorta che l’unico che potesse riuscirci era Tony.
 
“Sono qui…”
Disse il ragazzo, scendendo le scale.
“Mi ha chiamato Tali, e sono entrato dalla finestra… Mi scusi per queste condizioni, ma ho avuto un incidente…”
 
“Oddio, Tony! Ti sei fatto male? Chiamo l’ospedale?”
Si preoccupo la donna.
 
“No, va tutto bene, ma Ziva dov’è?”
Chiese ancora agitato.
 
Rivka indicò con la testa il bagno, poi spiegò.
“Non vuole uscire…”
 
Tony scese le scale, e raggiunse la porta del bagno. Si fermò un secondo, e quando constatò che non era chiusa a chiave, entrò.
 
Appena aprì la porta, Ziva si voltò di scatto. Era appoggiata al lavandino, con gli occhi chiusi, che cercava di riprendere fiato.
Quando lo vide ebbe un sussulto, ma quando lo riconobbe si tranquillizzò.
 
I due ragazzi non dissero niente. Ziva rimase immobile, e Tony sapeva che aveva semplicemente bisogno di sentirsi al sicuro in quel momento. Si avvicinò e la strinse a sé.
 
Ziva si lasciò abbracciare, ed appoggiò la testa sul suo petto. Chiuse gli occhi, e Tony le accarezzò il capo.
 
Pochi secondi dopo, Ziva si rese conto di qualcosa di caldo che le bagnava la guancia. Si scostò, e notò del sangue sul suo volto. Poi guardò Tony, e quando vide il profondo graffio che aveva, sgranò gli occhi.
 
“Tony che è successo?”
Si allarmò.
 
“Solo un incidente, ma va tutto bene… Non mi sono fatto nulla…”
Rispose senza dare troppo peso alla cosa.
 
“Tony stai sanguinando… Aspetta, ho dell’acqua ossigenata!”
 
“Ziva sto bene…”
Provò a ribattere.
 
“No… Questa sera è il mio turno!”
 
Disinfettò la ferita, e gli avvolse il petto in una garza bianca. Quando ebbe finito, si sedette per terra, e Tony accanto a lei.
 
“Va tutto bene, Ziva passione dottoressa?”
Provò a tirarla su.
 
“Tutto bene…”
Disse lei di rimando senza alcuna convinzione.
 
Tony la avvolse di nuovo tra le sue braccia, e Ziva appoggiò la testa su di lui… Rimasero cos’ per un tempo indeterminato, senza dirsi niente, ognuno preso dalle proprie paure, incertezze, domande… Finché Ziva non si addormentò.
 
Quando Tony se ne accorse, si alzò e la prese in braccio cercando di non svegliarla. Appena uscì dal bagno, vide Tali e Rivka addormentate sul divano… Immaginò che avevano provato a rimanere sveglie per capire cosa stesse succedendo, ma essendo quasi ormai le 4:30 del mattino erano crollate.
 
Salì le scale, facendo attenzione a non cadere… Ziva aveva la testa appoggiata sulla sua ferita, e le braccia intorno alla garza… Tony salì l’ultimo scalino, e sentì una fitta al ginocchio che gli fece perdere l’equilibrio. Stava per cadere all’indietro, quando sentì le braccia di Ziva stringersi a lui, e per un attimo capì di essere per lei quel qualcosa, o qualcuno, che non aveva mai avuto prima, qualcuno che l’amasse, qualcuno che la proteggesse, qualcuno che fosse pronto ad aiutarla, sempre!
 
La portò in camera sua, e la stese delicatamente sul letto, poi si sedette accanto a lei, ed iniziò ad accarezzarle la testa, lasciando scorrere i suoi pensieri, e sussurrando qualcosa.
 
“Dimmi che ti succede, Ziva… Dimmi cos’è successo… Dimmi cos’è che ti tormenta…”
Pensò a bassa voce… Poi lei strinse gli occhi, e si girò dall’altra parte. Era sveglia, ma non voleva parlarne. Non voleva parlarne con lui, per non metterlo in pericolo, non voleva parlarne con nessun altro, perché nessuno avrebbe capito.
 
Tony intuì che doveva essere ancora sveglia, e che aveva paura, così si stese accanto a lei e la abbracciò… L’inverno stava finendo, eppure l’aria era ancora molto fresca… Ziva sentì il petto nudo di Tony a contatto con lei, ed avvertì subito una sensazione di sicurezza… Si sentiva al sicuro…
 
“Tony…”
 
“Si, Ziva?”
 
“Volevo sapere se eri sveglio…”
Disse per poi tornare a chiudere gli occhi…
 
Pochi minuti dopo…
 
“Tony…”
 
“Si, Ziva?”
 
“Non riesco a dormire…”
 
“Conta le pecorelle…”
 
Altri 3 minuti dopo…
 
“Tony…”
 
“Si, Ziva?”
 
Ziva fece una pausa…
 
“Domani devo dirti una cosa…”
Gli avrebbe parlato di Avraham.
 
“Ziva…”
 
“Si, Tony?”
 
“Cosa ti ha fatto Avraham?”
 
Il cuore di Ziva perse un battito… Forse anche più di uno… Come sapeva di Avraham? Era convinta di non averlo mai nominato in sua presenza… Eppure conosceva il suo nome, e sapeva che aveva fatto qualcosa… Ma non poteva permettere di metterlo in pericolo… Non poteva rischiare…
Si voltò improvvisamente, e lo guardò negli occhi. Le pupille si dilatarono al suono di quel nome…
 
“Cosa sai?”
Chiese glaciale, sedendosi sul letto.
 
“So che non sei più la stessa… So che sei tornata quella che eri quando ti ho conosciuta, so che c’è qualcosa che ti turba e tantissimo… E so che c’è qualcuno che deve averla combinata grossa, qualcuno che occupa una parte della tua mente in continuazione, che non ti lascia andare, e che tutto questo spaventa tua sorella…”
 
“Mia sorella?”
 
“La prima volta che venisti a vedere la partita di basket… Quando tu ti stavi preparando, Tali mi ha chiesto se mi sarei comportato come Avraham, e se ti avrei fatto del male come lui… Non so chi sia o cosa abbia fatto, ma so che il suo ricordo ti sta assillando, ed io voglio aiutarti!”
 
Erano quasi l 5 del mattino… Il sole ancora doveva sorgere… Ma nessuno dei due aveva più sonno… Si stavano addentrando in un argomento che avrebbe cambiato al vita di entrambi… Era la cosa giusta da fare? Ziva non lo sapeva, ma era certa che Tony aveva intenzione di far parte della sua vita, e lei doveva abbattere tutte le sue barriere.
 
“Avraham era un uomo senza principi, ed il suo unico scopo nella vita era far capire a tutti la sua causa… A tutti i costi… E questo è tutto ciò che devi sapere su di lui…”


“No! Non è tutto… Perché ci sono tanti uomini come lui, ma tua sorella non ha nominato un uomo a caso… ha nominato Avraham! Perché ogni volta che senti il suo nome, i tuoi occhi si gelano, come se volessi fermare il flusso di ricordi che ti si proietta davanti agli occhi…”
 
“È morto, e questo è l’importante!”
 
“Ziva… Io ti ho parlato di mia madre… E non ne ho mai parlato a nessuno prima, perché pensavo che nessuno avrebbe compreso… Eppure è grazie a te se oggi posso parlarne con mio padre! Allora tu parlane con me, ed io ti aiuterò!”
 
“Ma non lo capisci, Tony?! Il Mossad è un’altra cosa! Meno sai, e meglio è per te… Meno sai, e più sarai al sicuro!”
 
“No Ziva, sei tu che non capisci… Io non voglio essere al sicuro… Io voglio solo proteggere te…”
 
Si guardarono negli occhi… Come se volessero capire chi dei due aveva ragione, chi dei due avrebbe ceduto…
 
“L’ho conosciuto a Tel-Aviv, 2 anni fa… Diceva di chiamarsi Michael, Michael Rivkin. Era più grande, e mi veniva a prendere sempre da scuola… Era dolce con me, ed io me ne innamorai… Poi l’anno scorso, cambiò tutto. Lui era diverso, era più silenzioso… Il giorno del mio sedicesimo compleanno, suo padre mi regalò un diamantino… Lo trovai un gesto davvero carino, e così decisi di incastonarlo nel mio orologio.”
 
Tony la guardava con uno sguardo interrogativo… Cosa c’entrava questo?
 
“Ari e mio padre erano convinti che lui nascondesse qualcosa, ma io non ci credevo… Loro dicevano che era un infiltrato di qualche cellula terroristica, ma io ero innamorata… Intanto però, da quando compii 16 anni, lui voleva spingersi oltre, ma io avevo paura… Tanta paura… Non volevo! Così un giorno mi venne a prendere da scuola ma non mi portò a casa… Mi portò in un bosco isolato, dove nessuno poteva vederci, né sentirci…”
 
Si fermò, e distolse lo sguardo dagli occhi di Tony… Si vergognava di non essere stata abbastanza forte da proteggersi…
 
“Si è avvicinato a me, e ha iniziato a toccarmi… Ed io rimasi paralizzata…”
Aveva la voce rotta e gli occhi lucidi, ma come sempre, non piangeva… Non era stata abbastanza forte allora, e si era ripromessa che lo sarebbe stata adesso.
 
“Solo che poi, lui iniziò a spogliarmi, era aggressivo, e quando ero ormai solo in intimo, mi buttai a terra, e riuscii a correre via… Rimasi nel bosco, nascosta per due giorni, finché non mi trovarono… E quando tornai a casa, mio padre era deluso da me, perché lui mi aveva addestrato a proteggermi da sola, ed io non ci sono riuscita… L’ho deluso, e continuo a farlo perché a quanto pare non riesco a fare altro…”
Disse con la voce rotta dalle lacrime che ingoiava per non far uscire, e non sembrare debole, deludendo ancora una volta il padre.
 
“Fermati Ziva… Stai sbagliando tutto! Tu non hai mai deluso nessuno! Non potevi proteggerti… Avevi solo 16 anni, e sei stata così forte da scappare via… non potevi fare altro! E non è vero che sei solo una delusione, perché sei una ragazza straordinaria! Pensa a tua sorella… Lei ti adora, e non potrebbe essere altrimenti con una sorella come te! Se Tali sta crescendo così, è solo merito tuo! E poi pensa a tutti gli amici che hai qua! Sei come una sorella per Abby e McGee, e loro ti vogliono un bene enorme! Pensa al professor Gibbs… Ti ha riaccompagnato a casa, non perché pensava che non saresti stata abbastanza forte da farcela da sola, ma perché voleva semplicemente essere al tuo fianco… Pensa a me… Hai reso la mia vita bella da morire, ed è solo grazie a te che mi sono reso conto di quello che stavo vivendo… Prima che tu arrivassi ero come tutti i miei compagni di squadra, e tu sei riuscita a cambiarmi, a farmi tornare quel bambino di 8 anni che aveva ancora entrambi i genitori! È solo grazie a te se ho capito che la cosa giusta da fare era lasciare la squadra di basket… Perché sì, non ne faccio più parte, perché non potrò mai fare un gioco di squadra cin persone che per me valgono 0! Persone come Ray…”
Le rispose Tony, abbracciandola, ma appena Ziva sentì il nome di Ray, distolse nuovamente lo sguardo…
 
“Ziva quando lo capirai che tu sei più forte di lui? Di loro? Perché lo so che Ray ti ricorda Avraham, ma tu sei più forte! Ziva tu sei un dono, e chi non lo capisce, allora non ha capito niente della vita… Ziva tu sei l’unica persona che conta davvero per me… Sei importante!”
 
Ziva tornò a fissarlo negli occhi. Le aveva preso le mani, e Ziva non poteva credere alle parole di Tony… aveva lasciato la sua squadra per lei…
 
“E adesso, raccontami cosa successe dopo, ma questa volta con la consapevolezza che tu hai già vinto, che sei più forte di lui!”
 
Ziva fissò quelle iridi, verde smeraldo ancora per qualche istante, con i suoi occhioni lucidi…
 
“Quando tornai a casa, volli controllare, e scoprii che il diamantino che il padre di Avraham (O quello che diceva di essere suo padre) mia aveva dato, era una microspia… All’inizio non riuscivo a crederci, così regalai l’orologio ad Avraham, con il diamante ancora incastonato, e potei ascoltare tutti i loro discorsi… E beh, mio padre ed Ari avevano ragione… Solo che io non potevo dirlo…  Dalle loro conversazioni avevo capito che il loro obiettivo ero io, loro volevano me per poter colpire il direttore del Mossad… E se l’avessi detto a qualcuno, li avrei messi in pericolo…”
 
“Sei stata coraggiosa Ziva…”
 
“No… Perché quando lo lasciai, non gli dissi che sapevo chi fosse… Ma lui continuava provare a portarmi a letto, ed ogni volta io scappavo, senza riuscire a combattere!”
 
“Il coraggio non sta nel combattere… Il coraggio sta nel capire quando il combattere può ucciderti, e tirarti via…”
 
“Non per mio padre…”
 
“Vuol dire che tuo padre si sbaglia!”
Disse semplicemente il ragazzo.
 
“Se avessi avuto coraggio, e avessi fatto quello che dovevo fare, adesso non avrei paura!”
 
“Perché dovresti avere paura se lui è morto?”
Chiese ingenuamente Tony.
 
“Tony… Io sono venuta qui in America perché mio padre voleva portare me, mia madre e Tali al sicuro… Perché Avraham aveva dei compagni, e questi vogliono vendicare la sua morte… Perché loro decisero che avrebbero dovuto mettere fine alla famiglia David, quando ad Agosto, Avraham si fece esplodere a pochi passi dalla nostra auto, con dentro me, mia sorella, Ari, e mia madre…Avraham morì, e noi ci salvammo…”
Disse stringendo il ciondolo della stella di David…
 
“Ricordo che Tali piangeva, aveva paura… E Ari si era ferito gravemente, mentre mia madre non apriva gli occhi… Ed io non sapevo cosa fare… Non riuscivo a muovermi, e non potevo calmare Tali…Ero inutile, impotente… Com’ero impotente davanti ad Avraham, come lo ero l’altra notte davanti a mia madre, e come lo ero davanti a Ray… Io non sono coraggiosa, io sono impotente!”
 
“Tu non riesci a capire tutta la forza che serbi in te stessa… Non la riesci a vedere, ma io sì… E credimi… Tu non sei impotente… Se sei scampata a tutto questo, se sei ancora viva, e allora vuol dire che non sei impotente… E se hai ancora la forza di sorridere, vuol dire che sei forte e coraggiosa… E che neanche questo ti può fermare… Vuol dire che sei una Ninja! La mia Ninja!”
Disse facendola sorridere…
 
“Ecco il sorriso che intendevo… E che mi è mancato!
 
“Sei unico, DiNozzo!”
Rise lei.
 
“Si lo so… Modestamente noi DiNozzo siamo più unici che rari!”
Si vantò lui…
 
“Quindi è una cosa di famiglia uscire senza maglietta?”
 
“Lunga storia…”
Rise lui grattandosi la testa…
 
“Tali ti ha chiamato, e tu ti sei dimenticato di vestirti…”
Concluse le con un ghigno…
 
“Okay forse non era tanto lunga!”
 
Risero entrambi, poi Tony ebbe un’illuminazione…
“Allora David… Sono le 5 del mattino… Che ne pensi di visitare Washington?”
 
“A quest’ora?”
 
“Certo!”
 
 
 
 
“Tony… Sono passate 2 ore e di Washington abbiamo visto solo tanti bar e questo parco!”
Si lamentò Ziva…
 
“Non abbiamo la moto, e mi fanno male i piedi!”
 
“Ma se non hai camminato proprio!”
Rise lei…
“Forza fannullone, alzati!”
 
Disse Ziva alzandosi dalla panchina e iniziando a camminare.
 
“Fannullone a chi?!”
Fece il permaloso lui, alzandosi dalla panchina e correndole dietro… Quando poi la raggiunse, la sollevo, e se la mise sulle spalle, iniziando a correre per tutto il parco…
 
 
 
 
Trascorsero il resto della giornata a ridere e scherzare, finché verso pomeriggio, si sedettero all’ennesimo bar per prendere un gelato.
 
“Tony, davvero hai lasciato la squadra di basket?”
Chiese improvvisamente Ziva.
 
“Certo! Come potevo giocare con persone come Ray?! Non potevo più stare in quell’ambiente! Adesso faccio parte della squadra di nuoto!”
 
“Questa sì che è una novità!”
Esclamò la ragazza.
 
“Quale novità?”
Chiese una voce alle sue spalle.
 
Ziva si voltò, e vide Abby e McGee…
 
“Abby! Tim… Tony ha lasciato la squadra di basket…”
Spiegò Ziva.
 
“Tony? Ha lasciato il basket?”
Si meravigliò Abby.
 
“Eh già…”
 
“Non è possibile!”
Ribatte McGee.
 
“E invece sì… Ora sono un nuotatore!”
 
Abby lo guardò negli occhi per qualche secondo… Poi alzò le braccia al cielo.
“Grazie Signore!”
Disse facendo ridere tutti…
 
 
 
 
Poco dopo, mentre erano ancora tutti seduti, McGee ebbe un’idea.
 
“Ragazzi che ne dite se venerdì prossimo, visto che c’è bel tempo, andiamo a fare un picnic fuori e torniamo domenica sera?”
 
“Pivello… A volte hai delle idee brillanti… Ma questa…”
 
“È stramegasuperfantastica!”
 Abby interruppe Tony col suo solito entusiasmo.
 
“Scherzate?! Dormire per terra sull’erba con tutti quegli animaletti?!”
 
“Andiamo Tony… Vedrai che le formiche non progetteranno di ucciderti!”
Lo prese in giro Ziva facendogli l’occhiolino.
 
 
 
 
Venerdì arrivò velocemente, ed Abby si recò da Ziva per poi partire tutti insieme.
 
“Sono così elettrizzata!”
Disse Abby, quando finalmente il campanello suonò.
“Eccoli!”
 
“Ziva!”
Chiamò Tali, correndo per le scale.
 
“Ehi topina”
Disse Ziva piegandosi sulle ginocchia e aprendo le braccia per mentre Tali le correva incontro per abbracciarla.
 
“Ci vediamo domenica sera?”
Chiese.
 
“Certo topina… A domenica”
La salutò, lasciandole un bacio sul nasino.
 
Quando Abby e Ziva uscirono, trovarono Tim e Tony ognuno sulla propria moto che le aspettavano.
 
“Forza damigelle, avete un viaggio che vi aspetta!”
Esclamò Tony.
 
“Dove si va?”
Chiese Ziva, salendo dietro di lui, mentre Abby saliva dietro McGee.
 
“Vedrete!”
Rispose Tony dandole un casco…
“Allora non mi dici niente sulla moto?”
Aggiunse.
 
“Si… Il carrozziere ha fatto proprio un ottimo lavoro!”
Rispose la ragazza.
 
“Ziva io parlavo del fatto che adesso questa tonalità di rosso è più fiammante di quella di prima!”
Esclamò Tony.
 
“Tony, sbrigati che Abby e McGee sono già partiti!”
 
“Vogliono la guerra?! Adesso facciamo vedere loro come si guida una moto…”
E così dicendo, Tony partì al massimo della velocità… O almeno quello che per lui era il massimo.
 
Ziva si stringeva a Tony, mentre osservava i palazzi di Washington diventare allontanarsi sempre di più, lasciando spazio a vaste pianure di colorate di verde e marrone.
 
A metà strada, sia Tony che McGee si fermarono…
 
“Siamo quasi arrivati, ragazze!”
Avvisò McGee.
 
“Alla tua velocità, pivello, dubito che arriveremo mai!”
Commentò Tony.
 
“Meglio essere prudenti, Tony!”
 
“Okay… Abbiamo capito… Ziva, adesso tocca a noi guidare!”
Disse Abby, lanciando un’occhiata d’intesa alla ragazza, e salendo sulla moto.
 
“Sentito, Tony?! Ora è il mio turno!”
Disse Ziva.
 
“Abby… Io avevo intenzione di arrivarci intero, però!”
Si lamentò Tony.
 
“Oh andiamo! Guarda McGee… Non sta facendo storie!”
Rispose Ziva.
 
“Solo perché altrimenti torno ad essere un ragazzo single!”
Ribatté il ragazzo.
 
“Che hai detto Pivello?!”
Chiese prontamente Tony.
 
“Abby… Tim… Avete dimenticato di dirci qualcosa?!”
Continuò Ziva.
 
“Ehm… Probabile…”
Disse la giovane, muovendo i suoi codini.
 
“Ma è fantastico!”
Commentò Tony.
“McRubacuore quando avevi intenzione di dirmelo?! E sentiamo… Avete anche…”
Aggiunse con aria maliziosa, ma venne interrotto da Ziva che gli diede una gomitata.
 
“Tony!... Sono felice per voi ragazzi!”
Commentò Ziva.
 
“Okay, adesso possiamo tornare a guidare… Facciamo una agra, Zee?”
Chiese Abby.
 
“Ci puoi giocare!”
Rispose Ziva.
 
“Scommett…aaaaaaaah”
Tony provò a correggerla, ma non ne ebbe il tempo, perché Ziva partì immediatamente, veloce come un lampo.
 
 
 
 
Quando finalmente arrivarono verso sera, si trovarono davanti una distesa verde, circondata da un fitto bosco, ed al centro un lago dal colore cristallino.
 
“Wow”
Fu la reazione di tutti e 4…
 
Ma l’estasi durò solo quell’attimo, perché subito dopo, tutti cominciarono a preparare le tende in cui avrebbero dormito, e al solito, Tony prendeva in giro McGee che non riusciva a montare la sua, ottenendo occhiatacce da Ziva, e risate da Abby.
 
Quando finalmente riuscirono a completare l’opera, si stesero tutti e 4 in cerchio e guardare le stelle, esausti.
 
“Che si fa domani ragazzi?”
Domandò Abby.
 
“Abby… Siamo appena arrivati e già pensi a cosa fare domani? Vedremo!”
Rispose McGee.
 
“Okok… Ho capito… Vado a dormire!”
Disse ritirandosi nella tenda.
 
“Ti seguo…”
Disse McGee.
 
“Ragazzi non fate cose sconce!”
Gli urlò dietro Tony.
 
“Tony quando la pianterai di essere così…”
 
“Così come David?”
Chiese il ragazzo, una volta rimasti soli.
 
“Egocentrico!”
Rispose la ragazza, guardando ancora le stelle.
 
“Egocentrico io?”
Domandò ancora Tony mettendosi seduto…
 
“Certo!”
Rispose la ragazza, quando improvvisamente Tony iniziò a farle il solletico, facendola ridere
 
“Sono ancora egocentrico, David?”

“Anche più di prima!”
Lo stuzzicò lei.
 
Tony la prese per le gambe, mentre lei rideva, e alla fine, si buttò nel lago, in quella notte di inizio primavera, con tutti i vestiti addosso.
 
Rimasero entrambi sott’acqua per diversi secondi, e quando riemersero, nessuno dei due si era reso conti di quello che era successo.
 
“Non ci posso credere che mi hai buttata in acqua!”
Rideva Ziva.
 
“Allora, rifaccio la domanda… Sono così cosa?”
Rispose Tony, avvicinandosi pericolosamente a lei…
 
Ziva stava per ribadire che era un egocentrico con un carattere infantile, ma quando lo guardò negli occhi, notò qualcosa di diverso… Erano più vicini di quanto non lo fossero mai stati… I loro sguardi erano incatenati l’uno negli occhi dell’altro… I respiri corti, i cuori battevano veloci, Ziva avvertiva uno strano vuoto allo stomaco, che allo stesso tempo la riempiva da capo a piedi…
 
Solo in quel momento si rese conto, con assoluta certezza di quello che provava ogni volta che era con Tony… Lo amava, e questo dice tutto.
 
Tony si avvicinò a lei. L’acqua arrivava poco sotto il petto, ed il ragazzo circondò la vita di Ziva con le braccia. Erano decisamente vicinissimi, e si guardavano negli occhi, domandando implicitamente se l’altro stesse provando la stessa cosa. Improvvisamente Tony avvicinò il viso a quello di Ziva, e lentamente le loro labbra si sfiorarono. Ziva ebbe un brivido, e Tony lo percepì, allontanandosi immediatamente, ma senza sciogliere quell’abbraccio.
 
“Tony…”
Disse Ziva con un filo di voce…
 
“Scusami Ziva… Non so cosa…”
 
“Tony, ti prego…”
Aggiunse Ziva, avvicinandosi di più a lui, appoggiano le mani sulle sue spalle muscolose, e facendo leva per sollevarsi e arrivare all’altezza del volto di Tony per baciarlo.
 
Tony capì quello che Ziva voleva fare, e la aiutò, prendendola in bracciò. Erano di nuovo vicinissimi, e Tony lentamente appoggiò le sue labbra su quelle di Ziva, che sentì il suo intestino contorcersi per l’esplosione che quel bacio aveva causato in lei, mentre lui cercò di trasmetterle tutto l’amore che provava per lei, rendendo il bacio il più dolce tenero e delicato possibile. Lentamente si allontanarono, e si guardarono negli occhi. Sorrisero… Era arrivato il loro momento…
 
“Ziva, sei la mia vita… E sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto… Ti amo Ziva…”
Disse Tony continuando a tenerla in braccio.
 
“Ti amo anch’io Tony… E tu, sei così amorevole…”
Tony la baciò di nuovo, questa volta con più passione, per dimostrarle la profondità del suo amore…
 
Continuarono a baciarsi per diversi minuti, poi Tony uscì dal lago, e continuando a riempirla di parole dolci e carezze, la stese sull’erba.
Non volevano fare niente di che, semplicemente godersi la loro prima notte da innamorati dichiarati.
 
“Hai ancora intenzione di farmi il solletico perché ho detto che sei egocentrico?”
Chiese Ziva con un sorriso raggiante, che illuminava quella notte.
 
“No… Ho intenzione di baciarti perché hai detto che sono amorevole…”
E così dicendo, si stese su di lei, delicatamente, facendo forza sui suoi bicipiti e pettorali.
 
Appoggiò delicatamente le sue labbra sul suo viso, e le ritirò subito, rialzandosi sulle braccia. Continuò a fare delle flessioni, dandole un bacio ogni volta che si piegava, facendola sorridere e desiderare sempre di più il sapore di quell’amore.
 
Quando si stancò, si stese su di lei, continuando a baciarla ininterrottamente, finché, alle prime luci dell’alba, si addormentarono, tutti ancora bagnati, Ziva sul petto di Tony.
 
Ora erano felici, perché avevano finalmente aperto i loro cuori, e rivelato il loro amore… E non si sarebbero più allontanati, Tony sarebbe stato il suo guerriero, e l’avrebbe protetta ad ogni costo, e Ziva sarebbe stata la sua Ninja, che avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.
 
Ma intanto… In una tenda… Abby e McGee…
 
“Quante ne hai fatte?”
 
“147 foto!”
Esultò Abby.
“Ci ringrazieranno… Hanno la foto del loro primo bacio!!!!!!!”
Continuò.
 
“Ma come sapevi che si sarebbero baciati stasera?”
 
“Io so tutto McGee… Sempre!”
 


NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti... OK lo so... Probabilmente ora siete sotto casa mia con i fucili spianati perché sono 3 settimane che non aggiorno... CHIEDO PERDONOOOOOOOOO... Ma ho avuto tantissimi impegni, e compiti a scuola a non finire... Però... Spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare.. So che molti di voi aspettavano questo capitolo da tantissimo... Sia per la storia di AVraham, ma probabilmente molto più perché... FINALMENTE I TIVA SONO INSIEMEEEEEE!
E a proposito di questo... Chi di voi ha visto 13x24, Family First?
Se non lo avete ancora visto fermatevi qui per la nota dell'autrice...

Per me Ziva è ancora viva! Lei DEVE essere viva! Lei è la mia vita, enon può morire per colpa di Trent Kort!!!!!!!!!! E poi, nemmeno Tony ci crede! E Gibbs?! Non ha avuto alcuna reazione... Eppure era uan figlia per lui! E Tony gliel'ha anche ricordato! Spero che nella 14 ci diano delle informazioni su quello che Tony e Tali scopriranno in Israele, e poi a Parigi... O che, comunque, almeno nel finale di tutta le serie di NCIS, ci dicando come stanno davvero le cose... E in più... TALIIIIIIIII... È un smore di bambinaaaaa! E se Tali esiste... Vuol dire che le inostre idee su 11x02 erano giuste! E neh, sarà giusta anche questa, per cui Ziva È ANCORA VIVA!

Baci,
Gaia.

 

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Capitolo 14
*** WHEN YOUR FRIENDS BECOME YOUR FAMILY ***


WHEN YOUR FRIENDS BECOME YOUR FAMILY


Era l’alba di un nuovo giorno… Per molti quello sarebbe stato un giorno come tanti altri, per qualcuno sarebbe stato un giorno di festa, per altri un giorno di tristezza… Per Tony e Ziva quel giorno sarebbe stato l’alba di una nuova vita.
 
Quando Ziva aprì gli occhi, ebbe bisogno di qualche minuto per ricordare dove fosse, e cosa fosse successo la sera prima. Quando gli eventi le tornarono in mente, avvertì una fitta leggera allo stomaco. Era una sensazione mai provata prima, che la riempiva di allegria. Molti direbbero farfalle nello stomaco, ma così non renderebbe l’idea. Era uno sciame di farfalle che svolazzava per tutto il suo apparato digerente… Era una sensazione grandiosa, e avrebbe voluto potesse durare per sempre.
 
Si guardò intorno, e dopo qualche secondo, si alzò sui gomiti, restando sempre vicina al suo Tony. Lo osservò, e pensò che sarebbe potuta rimanere in quella posizione per sempre, vivendo semplicemente di lui, di quel mare verde che si celava dietro quelle palpebre chiuse, di quel profumo che emanava, che probabilmente era solo il suo sudore, ma era l’odore migliore che si potesse sentire perché profumava di lui, di quelle labbra carnose, che per la prima volta Ziva aveva potuto assaggiare, e goderne fino all’ultimo secondo… Ecco, poteva vivere di questi ricordi, e di quelli che si sarebbero uniti in futuro… Si avvicinò lentamente alla sua fronte, appoggiando leggermente le sue labbra sulla sua pelle, per poi alzarsi ed allontanarsi senza fare rumore.
 
Si sedette sul prato, a pochi centimetri dal lago, rimirando quell’acqua azzurra che faceva da specchio al cielo. Era lì che poche ore prima, il suo sogno aveva avuto inizio, in una fresca serata di fine Febbraio, immersi nel blu, senza preoccuparsi dei vestiti ancora zuppi, o del freddo che li circondava. Ognuno aveva in mente solo l’altro, e tutto il resto non contava. Una serata magica… Ma cosa sarebbe successo adesso? Si potevano definire una coppia? O era solo un bacio dovuto allo stordimento del viaggio? Per Ziva non era affatto così, per lei era l’inizio di una nuova era, ma per Tony? Tony aveva avuto tante ragazze, e magari per lui anche questa sarebbe stata una storia da aggiungere alla lista.
 
Le gambe piegate, le braccia intorno alle ginocchia, i muscoli rilassati, e lo sguardo perso nel vuoto, tra i suoi pensieri e le sue paure. Aveva davanti a sé un panorama meraviglioso, un misto di verde e azzurro che si mischiavano l’uno nell’altro. Un gioco di luci e ombre tra i colori delle foglie degli alberi in lontananza, il riflesso del sole sull’acqua che creava fantasie incantevoli, e Ziva sembrava essere diventata parte di quel paesaggio, parte di quell’ecosistema perfetto nel quale era immersa.
 
Non si accorse di qualcuno che la stava osservando da dietro, e che lentamente le si avvicinò. La colse di sorpresa, prendendola da sotto le ginocchia e dalle spalle. Tony fece un giro su se stesso facendola ridere, per poi riportarla con i piedi per terra davanti a lui, ancora stretta al suo petto.
 
“Buongiorno mia bella Israeliana pensierosa”
Le disse senza staccare gli occhi dai suoi, che sembravano brillare dalla felicità. Un sorriso comparve sui loro volti illuminandoli, mentre anche Ziva rispondeva.
“Buongiorno anche a te… Tony”
 
“Mi hai fatto il regalo più bello che potessi ricevere…”
Disse Tony aprendo il suo cuore, e appoggiando delicatamente la fronte a quella di Ziva.
 
Lei sorrise, e chiudendo gli occhi, fece sfiorare i loro nasi, quando poi Tony sopraffatto dal desiderio, appoggiò le sue frementi labbra su quelle di Ziva, rubandole un altro bacio, ed iniziando a baciarle anche la guancia, scendendo poi giù per il collo.
 
Intanto, nella tenda che Tim aveva montato, anche se con qualche difficolta, gli altri due ragazzi continuavano a dormire.
Il primo a svegliarsi fu McGee… Quando aprì i suoi occhi, sorrise immediatamente, notando che Abby dormiva ancora come un ghiro al centro del suo petto, rannicchiata come una bambina. Le accarezzò la testa mentre continuava a guardarla ammaliato, ma quando provò a piegarsi per lasciarle un bacio sulla fronte, questa si svegliò improvvisamente.
 
“Abbiamo vinto il torneo!”
Esultò, lasciando il ragazzo interdetto…
 
“Buongiorno anche a te, Abbs…”
Rispose ridendo.
 
“McGee!”
Si lamentò lei.
“Stavo sognando di vincere il torneo di bowling con la squadra delle suore!”
Continuò, ma venne improvvisamente bloccata da McGee che le scoccò un rapido bacio sulla bocca…
 
“Al diavolo il torneo!”
Constatò la ragazza subito dopo, tornando a baciare Tim.
 
“Buongiorno bella gente!”
Tony aprì improvvisamente la tenda, con un enorme sorriso sul volto, e l’aria di chi ha appena realizzato il suo più grande sogno…
 
“Tony!”
Esclamarono sia Abby che Tim.
 
“Ti pare normale aprire la tenda così?!”
Disse Tim.
 
“Ma cosa me ne frega della tenda!”
Abby lo zittì…
“Tony! Tony! Tony! Tu e Ziva!!!!!!”
Esultò con tutta la forza che aveva, saltando in piedi, e sprizzando gioia da tutti i pori.
 
“Buongiorno ragazzi… Dormito bene, piccioncini?”
Ziva li raggiunse.
 
“Noi si… E voi, neo-coppietta?”
Ribatté McGee con lo sguardo di chi la sapeva lunga…
 
“Che ci posso fare… Il mio fascino colpisce ancora…”
Si vantò Tony.
 
“Anche il mio pugno potrebbe colpire ancora, DiNozzo!”
Lo allertò Ziva, lasciando il ragazzo abbastanza perplesso.
 
“Ragazzi possiamo continuare questa tenera conversazione fuori da questa tenda microbica?! Perché, primo, è la terza volta che sbatto la testa, e secondo, non vorrei che qualcuno perdesse la sua virilità qui dentro, sporcando tutto di sangue! Stasera ci devo dormire!”
Spiegò la ragazza facendo per uscire.
 
“Sicura che tu e il pivello dobbiate solo dormire…?”
Disse con aria pervertita, mentre Ziva e McGee gli lanciavano uno scappellotto.
 
 
 
 
Verso mezzogiorno i quattro ragazzi erano tutti seduti all’ombra di un albero, a parlare e scherzare, liberi da ogni oscuro pensiero. Se prima del loro arrivo, quel luogo era immerso in un silenzio celestiale, interrotto solo dal rumore dell’acqua, ora era riempito dalle risate continue dei ragazzi.
 
“Allora, com’è successo?”
Ziva domandò ad Abby e McGee, addentando un panino.
 
“Vogliamo sapere anche i particolari piccanti…”
Si raccomandò Tony.
 
“Okay… Vi ricordate quando ci siamo incontrati al bar, e abbiamo deciso di fare questa gita?”
Iniziò a spiegare McGee.
 
“E come dimenticarlo… La nostra cara Ziva mi ha fatto camminare per non so quanto tempo!”
Si lamentò Tony… Eppure, Ziva capì subito, che il ragazzo aveva preferito ricordare quel particolare, piuttosto che tutto quello che era successo prima, e che aveva portato a quell’uscita… Per questo, si limitò a sorridere guardandolo negli occhi…
 
“Ecco appunto… E poi dicono a noi!”
Constatò Abby, guardando Tony e Ziva perdersi l’uno negli occhi dell’altra.
 
“Comunque… Prima di incontrarci, stavamo facendo una passeggiata insieme, ed abbiamo iniziato a parlare di Ellie e Delilah…”
Continuò.
“E sono arrivato alla conclusione che lei era molto gelosa di me…”
Aggiunse in tono malizioso.
 
“Salta i particolari, Tim!”
Lo fulminò lei.
 
“Si, insomma… Lei mi diceva che secondo lei Delilah era una gatta morta, per come si comportava con me, e…”
 
“Ho capito racconto io!”
Lo fermò Abby.
“Alla fine lui mi ha detto che il loro rapporto era solo un flirt, perché l’unica ragazza che avesse mai amato, lo considerava solo un migliore amico… E niente di più”
 
“Wow, McCherubino, non ti facevo così romanticone…”
Si meravigliò Tony…
 
“Io invece l’ho sempre saputo, Tim… Sono davvero contenta per voi ragazzi!”
Concluse Ziva, dopo aver tirato una gomitata a Tony.
 
“Si vabbè, ma poi com’è finita… Io ancora non ho capito…”
Il ragazzo, da curiosone quale era, voleva arrivare subito al sodo.
 
“E poi…”
Fece Abby voltandosi a guardare il suo amore.
 
“E poi…”
Fece McGee ricambiando lo sguardo.
 
“E poi?!”
Domandarono in coro gli altri due.
 
“E poi gli ho dato un bacio!”
Spiegò Abby sbrigativa.
 
“Quanto piccante?”
Chiese Tony.
 
“Molto!”
Fece McGee.
 
“Voglio sapere tutto!”
Esultò.
 
“Accontentati di questo DiNozzo!”
Ripose Abby.
 
“Okay direi che è arrivata l’ora del dolce!”
Quando si accorse che la situazione stava degenerando, Ziva subito a deviare l’argomento.
 
Ognuno aveva portato qualcosa da casa, e ovviamente Abby, che non si fa mai scappare nulla, aveva provveduto per delle caramelle lunghe e sottili a forma di spaghetto…
 
“Che dolce hai portato, Abby?”
Si incuriosì Ziva, notando che la ragazza stava cacciando fuori dal cestino delle lunghe buste colorate.
 
“Un dolce che piacerà molto a te e a Tony…”
Disse tirando fuori le sue caramelle.
 
Sia Tony e Ziva, che Abby e McGee iniziarono a mangiarli, imitando Lilli e il Vagabondo, ma ovviamente, quando lo spaghetto terminava, Tony non si accontentava di un normalissimo bacio, e lo approfondiva sempre di più.
All’ultimo spaghetto rimasto, Tony lo mangiò il più velocemente possibile, fino a trovarsi subito con le labbra incollate a quelle di Ziva. Le strappò via la caramella, e le appoggiò le mani sul volto, continuando a baciarla con tutta la passione che aveva accumulato in quei mesi. Ad un tratto Ziva sentì la lingua di Tony bagnarle il labbro inferiore, e lo sciame di farfalle tornò a farsi vivo nel suo stomaco… Era emozionata, e al contempo agitata, e spaventata, non sapeva cosa fare, e si sentiva una quindicenne alla sua prima cotta… Non che avesse avuto molta esperienza, infatti da quel che ricordava, gli unici ragazzi che aveva avuto erano stati Avraham e Adam , un suo caro amico, che all’età di 13 anni si era preso una cotta per lei…
 
Ziva socchiuse le labbra, e Tony intuì l’emozione nei suoi atteggiamenti, ma anche la sua paura, così si allontanò di qualche centimetro, e mentre con la coda dell’occhio vide Abby e McGee allontanarsi, appoggiò la sua fronte a quella di Ziva, e la guardò negli occhi, con un sorriso rassicurante che solo lui sapeva donarle. Erano ancora seduti sul prato, uno affianco all’altro. Con i pollici, Tony le accarezzò la guancia, arrivando fino al contorno delle labbra. Ziva si avvicinò improvvisamente a lui, sentiva il bisogno di baciarlo, e di sentire ancora il sapore della sua bocca, e quelle emozioni che scatenava in lei. Tony comprese subito, e la assecondò cominciando a baciarla come aveva fatto poco pima, poi Ziva si avvicinò sempre di più a Tony, che si stese per terra, portando la ragazza su di sé, mentre continuava a baciarla. Tony fece passare la sua lingua sul bordo delle sue labbra, e Ziva le socchiuse, lasciandogli il modo di entrare, e scatenare altre emozioni in lei. Il ragazzo appoggiò la lingua sulla sua, ed iniziò a baciarla con tutto l’amore che poteva provare per qualcuno. Più Tony la baciava, e più Ziva sentiva il bisogno di approfondire, e così anche lei si fece spazio nella bocca del ragazzo, portandolo in paradiso. Rimasero così per diversi minuti, finché non rimasero senza fiato, e furono costretti ad allontanarsi. Ziva continuava ad avere gli occhi chiusi, e a sentire il sapore di Tony sulle sue labbra ancora socchiuse, mentre Tony, li riaprì poco dopo, per vedere l’espressione sul volto della ragazza che amava. Le lasciò un ultimo bacio veloce e a fior di labbra le sussurrò quello che provava per lei.
 
“Ti amo, Occhioni Belli”
 
Ziva aprì gli occhi, e guardandolo sorrise. Aveva una luce nello sguardo che non aveva mai avuto prima… Si sentiva completa insieme a Tony, e sperava con tutto il cuore che non avrebbe mai più dovuto sentirsi sola o incompleta, che Tony sarebbe rimasto con lei per sempre.
 
 
 
 
Quando ormai, divenne buio, ed i ragazzi cenarono in allegria in quel loro piccolo paradiso, Tony e Ziva entrarono in una tenda, ed Abby e McGee nell’altra. Entrambe le coppie erano innamorate perdutamente, e si addormentarono abbracciati. Verso le 5 del mattino, però, alle prime luci dell’alba, il cellulare di Ziva si illuminò, svegliandola. Lei si scostò lentamente da Tony, per non svegliarlo, e quando prese il cellulare e lesse il numero del chiamante, sbiancò di colpo. Ari…
 
Uscì dalla tenda, lasciandola aperta, e si allontanò il giusto per non farsi sentire da nessuno.
 
“Ari… Che sta succedendo?”
 
“Ziva…”
Il suo tono di voce era calmo, ma non abbastanza da tranquillizzare la ragazza.
 
“Ari mi vuoi dire che succede? Perché mi chiami alle 5 del mattino?!”
 
“Volevo solo sentirti…”
 
Ziva avvertì una lieve tensione nelle sue parole
 
“Va tutto bene? Li avete trovati?”
 
“Si… tra un’ora faremo irruzione… Ecco Zee… Io non so cosa troverò quando entrerò… E volevo sentirti, perché non so se tornerò integro… Ziva mi dispiace per quello che è successo… Sono stato uno stupido…”
Mentre parlava gli occhi di Ziva si riempivano di lacrime…
 
“Tu sei importante per me, sei la mia sorellina, e io non so fino a quando potrò proteggerti… Se ho dimenticato il tuo compleanno è stato solo perché avevo troppa paura che i compagni di Avraham ti trovassero, e dovevo assolutamente trovarli… Ti sbagliavi, a me non importa di catturare i terroristi, io voglio solo tenere te e Tali al sicuro…”
 
“Ari…”
Fu l’unica cosa che riuscì a dire prima che la voce venisse rotta dalle lacrime.
“Ari ti prego torna a casa…”
 
“Solo quando avrò finito tutto questo… Sorellina devo andare… Ci vedremo quando torno…”
 
“Ari aspetta…”
Lo fermò istintivamente, ma non sapeva cosa dirgli… Voleva solo restare in contatto con lui il più possibile. Aveva paura di perderlo.
 
“Ziva…”
 
“Ti voglio bene”
Non lo diceva spesso, forse solo alla sorellina, ma in quel momento le uscì spontaneo. Sentiva il bisogno di dirglielo, per fargli capire che nonostante quello che avesse fatto, lei lo aveva perdonato, e lo avrebbe fatto sempre, perché era suo fratello!
 
“Anche io…”
Fu l’ultima cosa che disse, prima di chiudere la telefonata.
 
Quando la linea cadde, Ziva cadde per terra con essa, si inginocchiò e si portò le mani allo stomaco. Sentiva un vuoto dentro, che era ben diverso da quello che la riempiva quando stava con Tony. Era fatto di angoscia, dolore, paura. Riprese fiato, e si rialzò subito, iniziando a correre più velocemente che potesse, con tutta la forza che aveva nei suoi muscoli. Correva ad occhi chiusi in quel verde circondato da boschi, e senza che se ne accorgesse, quando li riaprì era all’interno di un intricato labirinto di alberi.
 
Molte persone si sarebbero spaventate al suo posto, ma non lei… Quello era una parte dell’addestramento che suo padre le faceva fare: la bendava e la portava in un bosco, e da sola doveva riuscire a tornare a casa.
Continuò ad addentrarsi in quel fitto insieme di alberi, finché, dopo diverse ore le gambe cedettero, e lei si sedette per terra con la schiena appoggiata ad un grosso albero, seduta tra le sue enormi radici che la avvolgevano come braccia sicure.
 
 
 
 
Quando Tony si risvegliò dal suo profondo sonno, non sentendo il peso della testa di Ziva sul petto, si alzò improvvisamente, guardandosi attorno. La tenda era aperta, probabilmente era uscita fuori. Prese il cellulare e controllò l’orario… Le 9 e un quarto… Da quanto tempo Ziva sarà stata sveglia?
 
Uscì dalla tenda, e stiracchiandosi, diede il buongiorno a tutti.
 
“Buongiorno bella gente! Abby, McGee, Zi… Ehi dov’è Ziva?!”
Disse accorgendosi che non c’era.
 
“Pensavamo fosse con te…”
Spiegò McGee, alzandosi subito in piedi.
 
Tony sospirò, preoccupato per quello che poteva essere successo, poi iniziò a girare per tutto il lago, pensando a dove potesse trovarsi, mentre i due ragazzi lo guardavano con altrettanta preoccupazione.
 
“Sarà andata a fare un giro nel bosco…”
Suggerì Abby cercando di nascondere la sua agitazione.
 
“Senza avvertirci?!”
Tony era visibilmente nervoso, mentre si passava una mano sulla fronte.
 
“Tony, Ziva sa badare a se stessa… Perché ti preoccupi tanto?”
 
“Non lo so, Pivello, so solo che sono preoccupato!”
In realtà sapeva benissimo che gran parte della sua ansia era dovuta a quello che aveva scoperto sul suo passato, ed al fatto che da quando aveva saputo cosa aveva fatto Avraham, aveva sempre temuto che qualcun altro la stesse spiando, mettendola in pericolo… Aveva persino pensato che la sera in cui fece l’incidente, l’auto che viaggiava a tutta velocità, potesse essere di quel qualcuno. Ma aveva sempre cercato di nascondere la sue paure, per non spaventare ancora di più la ragazza che aveva intenzione di proteggere ad ogni costo.
 
“Andiamo a cercarla!”
Decretò alla fine.
 
In meno di 10 minuti, i tre ragazzi si ritrovarono all’entrata del fitto bosco che circondava il lago, alla ricerca della loro amica.
 
“Maledizione, non prende il cellulare!”
Si lamentò Abby.
 
“Okay, cerchiamo di restare vicini…”
 
“Si, ma poi come facciamo a tornare?”
 
“Pivello sei tu lo scout tra noi! Se non lo sai tu!”
 
McGee guardò l’amico in cagnesco, ma prima che i due iniziassero ad azzuffarsi, Abby trovò una soluzione.
 
“Fermi… So io come fare!”
E così dicendo si sciolse i codini, e usò i nastrini rossi che li legavano per segnare due alberi, appendendoli a dei rami.
 
“Ottimo…”
 
 
 
 
Un’ora e mezzo dopo, Abby, McGee e Tony erano ancora nel bosco, chiamando Ziva, per trovarla.
 
Stavano ormai iniziando a pensare che lei fosse già tornata, quando Tony, si sedette con la schiena appoggiata ad un grosso albero, prendendosi la testa tra le mani.
 
Gli bastò un secondo per riprendersi e scattare di nuovo in piedi. Non poteva arrendersi ora, non se riguardava Ziva.
 
Girò intorno all’albero per continuare a cercare, e si accorse che la sua piccola Ninja era stesa tra le poderose radici di quello stesso albero, mentre dormiva apparentemente beata.
 
Le si avvicinò, mentre un sorriso eloquente per averla finalmente trovata gli spuntava sul viso… Ma svanì in un attimo, appena si accorse dei suoi occhi gonfi, benché chiusi, le gote ancora umide, ed un velo di mascara che era colato dai suoi occhi. Evitando di svegliarla la prese delicatamente in bracciò, e le posò un tenero bacio sulla fronte. Lei iniziò a muoversi tra le sue braccia, ma appena avvertì il contatto col suo petto si calmò immediatamente.
 
“Ragazzi l’ho trovata…”
Provò a chiamare gli altri, cercando di non svegliarla.
 
 
 
 
Poco dopo, mentre i tre ragazzi erano seduti davanti al laghetto a parlare di ogni argomento che capitava, Ziva iniziava ad aprire gli occhi nella tenda. Le sembrava di aver dormito per un tempo indeterminato, ed effettivamente, quando si svegliò, erano le 11 e un quarto. Non si era mai svegliata a quell’ora, ma bisognava anche dire che era stata sveglia tutta la notte pensando ad Ari… Voleva piangere senza essere vista da nessuno, e si era nascosta nel bosco… Un momento… Ma ora lei non era più nel bosco… Era comodamente adagiata su un piccolo materasso in una tenda… una tenda che profumava di Tony… Non capiva cosa fosse successo, e per un attimo le passò in mente l’idea che potesse essere tornata da sonnambula… Ma non ci credeva nemmeno lei. Sapeva però che appena sarebbe uscita da quella tenda, avrebbe dovuto dare delle spiegazioni ai suoi amici… E questo implicava dover parlare di nuovo di Avraham, mettere in pericolo le vite delle persone a cui teneva di più, e aggiungere un particolare alla storia che aveva raccontato a Tony.
 
Non aveva voglia di dover ingoiare altre lacrime per il momento, così tornò a stendersi, coprendosi con una coperta che Tony le aveva messo sopra quando l’aveva riportata al lago.
 
Non passarono altri 10 minuti, che la tenda venne aperta nuovamente, ed il ragazzo sgattaiolò dentro. In un primo momento si fermò ad osservarla, poi si stese accanto a lei, appoggiando il braccio sulla sua vita. Avvicinò la bocca al suo orecchiò.
 
“Ehi, occhioni gonfi… Perché fingi di dormire?”
 
Ziva aprì istintivamente gli occhi, e sorrise senza neanche accorgersene. Si voltò a guardare il suo ragazzo, e gli posò un dolce piccolo bacio sulla guancia.
 
Si mise a sedere e dopo essersi sistemata, uscì.
 
“Alla buon’ora…”
La prese scherzosamente in giro Abby.
 
“Scusate ragazzi… Notte movimentata…”
 
“Lo sappiamo bene!”
Disse McGee. Ziva lo guardò cercando di capire cosa intendesse…
 
“Occhioni gonfi, le ipotesi sono 2: La prima è che sei sonnambula, e nel sonno ti sei alzata, hai trovato una siringa, ti sei gonfiata gli occhi, poi ti sei tuffata in mare facendoti colare il mascara e poi sei andata nel bosco per addormentarti appoggiata ad un albero, mentre la seconda è che è successo qualcosa nella notte, magari un brutto sogno e sei scappata via, trovando rifugio tra le radici di un albero e addormentandoti lì… La seconda mi sembra più plausibile.”
Spiegò Tony uscendo anche lui dalla tenda.
 
Ziva, impressionata dalla quantità di parole che quel ragazzo era in grado di pronunciare in così poco tempo, ebbe bisogno di qualche attimo per elaborare cosa fosse successo.
Fu Abby a ridestarla dai suoi pensieri.
“Allora ci vuoi dire perché ti abbiamo trovata stamattina nel bosco dopo esserci presi un accidenti per non averti vista quando ci siamo svegliati?”
Chiese impaziente.
 
“Uh… Ecco io… La prima ipotesi, Tony”
Mentì, sedendosi con Tony, accanto ad Abby a rimirare il lago.
 
“Ziva, siamo i tuoi amici… Puoi raccontarci tutto!”
La incoraggiò McGee.
 
“Tuo padre ti ha richiamata in Israele? Devi andartene?”
Si preoccupò subito Abby.
 
“No, assolutamente no… Per ora non me ne vado… È solo che…”
Non sapeva come fare a nascondere tutto quanto, così provò ad andare sul vago.
“Mio fratello Ari mi ha chiamato… Ha detto che stava per iniziare una missione molto pericolosa e che voleva sentire la mia voce prima di entrare in azione, nel caso in cui…”
 
“Ma tuo fratello non rischierebbe mai così tanto! Lui ti vuole tanto bene, e sa che per te è un punto di riferimento, e sa anche di dover rimanere vivo perché il suo compito è quello di proteggerti!”
Obiettò Abby, prima ancora che Ziva finisse la frase.
 
“Abby… Lui lo sta facendo per proteggermi…”
 
Abby e McGee la guardarono sospettosi, ed anche Tony inizialmente non capì, poi però si ricordò del giorno del compleanno di Ziva, e del fatto che era successo qualcosa col fratello… Si ricordò anche che quando gli aveva raccontato di Avraham, gli aveva detto che il padre aveva mandato in America Ziva, Tali e Rivka come protezione nel caso in cui qualcuno avesse voluto rivendicare la morte di Avraham, e che aveva mandato con loro anche Ari… Così, come un fulmine a ciel sereno, fu lui a spiegare la situazione, lasciando Ziva sbalordita.
 
“Ziva è qui con la sua famiglia perché un gruppo di terroristi ha attentato alla sua vita, e a quella di sua madre, sua sorella e suo fratello… Lei è l’obiettivo di questa cellula perché è il modo più semplice per colpire il direttore del Mossad, ed Ari è partito in missione per uccidere gli altri membri di questo gruppo”
Fu discreto, essenziale e soprattutto non sfiorò l’argomento Avraham nel profondo… Esattamente ciò di cui Ziva aveva bisogno.
 
“Attentato?!”
McGee rimase a bocca aperta.
 
“Obbiettivo?!”
Fece Abby con la sua stessa espressione.
 
“Terrorismo?!”
Chiesero in coro.
 
“Fermi… Okay, ho capito… Vi devo spiegare tutto…”
Si arrese alla fine.
 
“Non potevi capirlo prima?!”
 
 
 
Dopo che Ziva raccontò ad i suoi amici ciò che era successo, e dopo aver spiegato anche che suo padre aveva trovato le registrazioni che la microspia di Ziva aveva effettuato, i ragazzi rimasero senza parole. Sapevano che ne aveva passate tante, ma mai potevano immaginare di che genere!
 
Abby e McGee continuavano a fare domande, e quando Tony si accorgeva che Ziva non aveva la forza di rispondere e di riesumare quei ricordi, rispondeva al suo posto.
 
Fortunatamente, ben presto l’atmosfera tornò ad alleggerirsi, insieme agli animi dei quattro ragazzi, e quando arrivò il momento di tornare a casa, tutti e 4 sapevano di aver appena cementato la loro amicizia. Ognuno si era aperto con gli altri, aprendo un portale nel proprio passato, pieno di ricordi dolorosi, o nel futuro, pieno di paure ed incertezze, ed insieme avevano trovato là in mezzo ricordi gioiosi, annebbiati dal tempo, e riacceso quelle speranze che la paura aveva spento. Non avevano la pretesa di mantenere quella ferrea amicizia per sempre, ma si erano posti l’obiettivo di viverla fino in fondo finché questa fosse durata… Che fosse solo per un secondo, per un anno, o per tutta la vita.









NOTA DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti. Okay lo devo ammettere... Al momento mi sento la persona peggiore del mondo... Sono 2 settimane che non pubblico niente, ed ora me ne esco con questo capitolo minuscolo... Potrete mai perdonarmi? E volevo anche chiedere scusa per non aver risposto alle vostre recensioni... Ogni volta che scrivete mi rendete sempre felicissima, e sono sempre contenta di sapere che la storia vi interessa sempre di più, per questo vi chiedo scusa se non vi ho risposto ma non ho proprio avuto il tempo di scrivere... In più sto già lavorando sulla prossima storia, che penso di pubblicare una volta che questa sarà finita (Quindi tra MOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLTO tempo...) e soprattutto, penso di pubblicarla solo una volta che lìavrò già completata, in modo da poter aggiornare almeno 4-5 volte a settimana se non un capitolo al giorno... Cosa ne pensate? In più stavo anche pensando che quando terminerò questa, e tornerò a scrivere storie ambientate all'NCIS, pubblicherò in contemporanea altre stroie ambientate al liceo/università, perchè personalmente mi diverte davvero tanto scriverle, e ho davvero tantissime idee (Anche per quanto riguarda i McAbby)... Un bacio a tutti!

Gaia.

 

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Capitolo 15
*** FATAL ERROR ***


FATAL ERROR



Erano trascorsi diversi giorni dal loro ritorno a Washington. Ziva ancora non poteva credere che Tony le aveva confessato il suo amore, ed ancora meno che lei stessa lo avesse corrisposto!
 
D’altro canto, un pensiero aveva iniziato a martellarle in testa. Cosa avrebbe detto sua madre quando l’avrebbe scoperto? E suo padre? Cosa avrebbe pensato? Dopo la sua ultima storia d’amore, non le avrebbe più permesso di frequentare un ragazzo che lui non aveva mai conosciuto… Neanche a suo fratello andava a genio il legame che si era creato con Tony, ed ora che erano finalmente una coppia, cos’avrebbe pensato? Ma un attimo… Ari… Come stava Ari? Non aveva più chiamato… In realtà Ziva sapeva che vivo o morto non avrebbe chiamato lo stesso, ma era davvero in ansia e aveva paura di perderlo.
 
Troppi pensieri per la testa… Ai quali si aggiungeva anche Tali, la sua topina. Avrebbe voluto dirglielo e regalarle un sorriso, ma se le fosse sfuggito davanti alla madre, prima che Ziva ne parlasse sarebbe stato un grosso guaio.
 
Tony invece non aveva di questi problemi. Si era riavvicinato molto al padre, questo è certo… Ma non fino al punto di parlargli della sua vita sentimentale…
 
A scuola intanto le voci giravano velocemente, ed ovviamente anche le due vipere sarebbero venute a saperlo presto, e l’avrebbero raccontato a Ray, ancora sospeso.
 
Anche la storia tra Abby e McGee aveva fatto un po’ di scalpore… Se da un lato avevamo il ragazzo noto per le sue innumerevoli storie da una notte con la ragazza nuova, israeliana che è stata in grado di tirare fuori il vero Tony, dall’altra c’erano Abby, la studentessa più simpatica e conosciuta dell’istituto con il Nerd che tutti prendevano in giro prima che Ziva arrivasse…
 
E così, camminavano tutti e quattro per i corridoi dell’Anacostia, non curanti degli sguardi che avevano addosso, e di quello che si sarebbe potuto scatenare quando tutta la scuola l’avrebbe saputo.
 
Prima ora: Spagnolo.
 
Abby e Ziva erano sedute ai banchi e discutevano su quello che avrebbero fatto nel weekend dato che sarebbe stato il compleanno di Abby… Per la precisone, lei sarebbe diventata maggiorenne. Il diciottesimo di McGee era stata una cosa molto intima, ma d’altronde Tim non aveva mai amato le feste, e l’unica cosa che desiderava era semplicemente trascorrere una serata con i suoi amici più cari.
 
“Pensavo di festeggiare alla vecchia casa abbandonata… Però devi venire con me per aiutarmi ad addobbare… Allora ci servono rose nere, palloncini rossi… E poi il punch! Il punch… Magari lo possiamo anche mettere sui teschi e sugli scheletri che ho già comprato così sembreranno ancora più realistici!”
 
“Abby… Abby… Halloween era a Ottobre… Siamo a Marzo!”
Ziva provò a farla tornare alla realtà, nonostante anche lei trovasse quelle idee geniali… Relativamente!
 
“Quindi niente rose nere?”
 
Ziva scoppiò in una sonora risata che attirò Tony e McGee.
 
“Abby… Più che le rose nere, per me, dovresti togliere gli scheletri imbevuti di punch!”
Le fece notare McGee, mentre Tony abbracciava Ziva da dietro all’improvviso.
 
“In realtà a me non dispiacerebbe una casa della paura… Tranquilla Ziva, ti proteggerò io!”
Le sussurrò all’orecchio.
 
Ziva fece un sorriso affettuoso prima di avvicinarsi di più a lui e ricordargli che molto probabilmente sarebbe stato il contrario.
 
“Penso che sarai tu a non staccarti mai da me per la fifa!”
 
“Hai ragione… Non mi allontanerò neanche per un secondo… Ma per altri motivi!”
Disse questa volta a voce ben più altra perché anche Abby e McGee potessero sentire e prendere esempio. Era seduto sul banco e dava le spalle alla cattedra, quando il professor Franks lo riprese.
 
“DiNozzo anche io sarei attratto da questi argomenti ma per il momento tieniteli per te…”
 
 
 
Durante tutta la lezione, Tony non faceva altro che provare a distrarre Ziva, e quando il professore le fece una domanda, Tony piegò la testa sul banco parlandole a bassa voce mentre lei tentava di rispondere.
 
“Te quiero mucho…”
 
Ziva arrossì istantaneamente, ma non distolse l’attenzione e continuò il suo discorso in spagnolo.
 
“Adoro quando arrossisci, guanciotte dolci!”
Sghignazzò.
 
Ziva si schiarì la voce e riprese a parlare.
 
“Che concentrazione da Ninja… E se hai anche il sesto senso Ninja, allora saprai cosa sta per succedere: Non la smetterò finché…”
 
“DiNozzo! Il sesto senso Ninja io non lo avrò, ma so benissimo quello che sta per succedere se non la smetti di importunare Ziva! Està claro?”
Lo riprese ancora Mike con un chiaro sorriso in volto.
 
“Clarissimos capos!”
Esclamò immediatamente il ragazzo, reinventando lo spagnolo e facendo ridere l’intera classe.
 
 
 
 
Al termine della lezione, Ziva e i suoi compagni si diressero in sala mensa, ma ovviamente, all’Anacostia, c’era sempre qualcuno che aveva il desiderio di mettere tutto in subbuglio.
 
“Ciao Ziva!”
Jeanne la colse di sorpresa.
 
“Jeanne… Cosa c’è oggi? Hai voglia di chiudermi in uno sgabuzzino o…”
Provò a ribatter fredda, ma venne subito interrotta.
 
“E dai… Erano solo degli scherzi… Volevo solo parlare un po’ con te… Ad esempio come va la tua storia con Tony?”
Arrivò subito al sodo, con la chiara idea in mente di farle sorgere dei dubbi.
 
“Non credo siano affari che ti riguardano!”
Rispose lei voltandosi.
 
“Volevo solo darti dei consigli!”
La fermò ancora una volta.
“Ad esempio da quanto andate a letto insieme?”
 
“Cosa?! Noi non siamo mai andati a letto insieme… E come ti ho già detto non sono cose che ti riguardano!”
 
“Come no?!”
Si finse meravigliata, afferrandole un braccio.
“Tony vuole solo quello! Non crederai mica che a 17 anni, quasi 18, stia cercando delle relazioni serie… Vero?! Ti conviene sbrigarti a dargliela, o andrà in giro in cerca di altro!”
 
“Ma come ti viene in mente di dire cose simili?!”
 
“Andiamo Ziva… Se ancora non ti ha mollata è solo perché lui è convinto che in Israele tu abbia fatto molta esperienza, quindi si aspetta molto da te!”

Senza aggiungere una parola, Ziva strattonò il braccio, e tornò dai suoi amici.
Le parole di Jeanne non l’avevano colpita affatto. Lei era convinta che Tony l’amasse a prescindere da tutto, e questo era ciò che per lei contava di più…

O almeno così credeva, finché trascorso il weekend, la domenica dopo la festa, Abby si era precipitata a casa di Ziva, con tante notizie da darle, aveva detto, e per iniziare a pensare al ballo studentesco.
 
“Ziva! Ziva! Ziva! Non puoi immaginare cosa sia successo dopo la festa!”
Iniziò a strillare esaltata non appena mise piede dentro casa.
 
“Buongiorno anche a te, Abby”
Rise lei.
 
“Forza saliamo in camera che ti devo raccontare!”
 
Tali dormiva ancora, e la madre di Ziva era uscita per fare colazione.
 
“Avanti… Racconta”
 
“L’abbiamo fatto!”
Disse tutto d’un fiato.
 
“Fatto cosa?”
Chiese lei ingenuamente…
 
“Buongiorno Ziva… Cosa possono mai aver fatto due ragazzi ormai maggiorenni in preda agli ormoni in una casa completamente vuota, di notte, dopo una festa da sballo?”
 
“Abby… Mi stai… Mi stai dicendo che…”
Ziva era un misto di contentezza e sconcerto, uniti all’ansia data dalle parole di Jeanne che le riaffioravano nella mente.
 
“Si Ziva! Non sono più vergine!”
Esultò alla fine quasi urlando.
 
“Oh Abby sono felicissima per te!”
Rispose abbracciandola.
 
“Ciao Abby! Ciao Zee…”
Sulla porta comparve improvvisamente Tali.
 
“Ciao topina!”
La salutò Ziva con un po’ di imbarazzo, pregando che non avesse sentito i discorsi precedenti.
 
“Ciao Tali… Hai dormito bene?”
Chiese la ragazza, muovendo i suoi codini.
 
“Mhmh”
Rispose la piccola strofinandosi l’occhio, mentre Ziva le dava un bacino sul naso.
 
“Dai, vai a lavarti così poi usciamo!”
La incitò la sorella.
 
Una volta rimaste sole, Abby e Ziva tornarono al loro discorso.
 
“Allora? Com’è stato?”
 
“Fantastico è dire poco!”
Abby aveva ancora le stelline negli occhi.
“E tu invece? Con Tony?”
Aggiunse con aria complice.
 
“Ancora no…”
Tagliò corto, mentre le sue paure riaffioravano.
 
Abby la guardò cercando di capire cosa le stesse passando per la testa. Considerava Ziva la migliore amica che avesse, e come aveva sempre fatto lei da quando si erano conosciute, capiva che adesso era il momento della ragazza tutta teschi e umorismo di aiutare quella di ghiaccio all’esterno e con un cuore forse troppo tenero dentro.
 
“Tutto bene, principessa del silenzio?”
Chiese sedendosi accanto a lei sul letto, che guardava fuori dalla finestra.
“Ehi… A me puoi dire tutto, lo sai… Riguarda quello che ci hai raccontato di quel tipo orrendo che spero di non conoscere mai perché potrei finire in galera per quello che gli farei?”
Domandò ancora, riuscendo a strapparle una piccola risata.
 
“No Abby… È solo che…”
La guardò negli occhi, incerta se dirle davvero tutto quello che le stava passando per la mente.
“Niente…”
 
“Ziva… Avanti, sono la tua migliore amica… E lo so che magari preferiresti che al mio posto ci fosse Tony… Ma al momento ci sono io e ti devi accontentare… Non sarò il massimo come amica, sono strana per la gente, e magari hai anche paura che con il mio essere un pochino eccentrica, potrei lasciarmi scappare i tuoi segreti e le tue paure, ma credimi, non lo permetterei mai!”
 
“Abby… Come puoi pensare cose del genere… Sei la mia migliore amica, e se non ti dico qualcosa è solo perché… Perché… È strano per me…”
 
“Tranquilla… Questi codini accettano qualsiasi tipo di stranezza!”
Affermò facendoli oscillare.
 
“È che… Io sono vergine… E non avevo mai pensato a quando l’avrei fatto, fino a quando Jeanne non mi ha detto delle cose stamattina…”
Abbassò lo sguardo… Si sentiva in colpa ma non sapeva per cosa.
 
“Ehi… Non le devi permettere di rovinare la tua storia d’amore! Cosa ti ha detto?”
Abby provò a nascondere il suo istinto omicida nei confronti della capo-cheerleader ma diventava un’impresa sempre più difficile…
 
“Solo che… Che Tony non vuole una storia seria perché ha solo 17 anni… Vuole solo divertirsi… E beh, lei lo conosce certamente meglio di me… Specialmente in quel senso! Dice che lui non mi ha ancora lasciata solo perché pensa che in Israele io abbia avuto una certa… Esperienza…”
 
“Stai scherzando, vero Ziva?! Okay ascoltami…”
Abby si sistemò meglio sul letto, sperando vivamente di non dover arrivare al punto di andare sotto casa di quella… Quella poco di buono, e farle capire come stanno le cose.
“Prima di tutto: Tony ti ama… E a lui non importa di quello che gli offri o no… Lui ti ama e basta! E non è vero che quella lo conosce meglio di te… Specialmente se pensa queste cose!”
 
“Si Abby, ma io ho paura di farlo! Ho paura che mentre lo stiamo per fare, mi torni in mente il ricordo di Avraham, e rovino tutto…”
 
Abby non aveva considerato quest’aspetto… E non sapeva bene come rassicurarla…
 
“Ne hai parlato con Tony?”
Non ricevendo risposta, capì.
“Tony saprà aspettare fino a quando tu ti sentirai pronta!”
Poche parole, ma che riuscirono a calmare quell’animo tormentato.
“Vieni qui”
Aggiunse abbracciandola.
“Andrà tutto bene, vedrai”
 
“Grazie Abby”
Sussurrò.
 
Ed Abby la strinse ancora più forte.
 
 
 
 
Nel frattempo, McGee si era recato da Tony per comunicargli la novità, e chiedere qualche consiglio al re… O meglio… A quello che prima di conoscere Ziva, era il re del sesso.
 
“Ehi pivello che ci fai in casa mia?”
 
“Ti ho chiesto di passare da casa, e tu non sei venuto… Quindi sono venuto io! Devo dirti una cosa…”
 
“Dev’essere davvero importante allora”
Commentò mentre ancora in pigiama, preparava due tazze di caffè.
“Fammi indovinare, tu ed Abby avete fatto cose sconce…”
Scherzò, non immaginando minimamente di aver centrato l’argomento.
 
“Fare l’amore non è una cosa sconcia!”
Ribatté lui con un sorriso malizioso, mentre pregustava la reazione che Tony avrebbe avuto una frazione di secondo dopo.
 
Si voltò di scatto, con lo sguardo perso, la bocca semi-aperta, la tazza che teneva in mano cadde per terra, rompendosi e rovesciando il caffè. Ma ci volle più del rumore della ceramica rotta a riportare Tony alla realtà.
 
“Tony sei ancora qui?”
Domandò Tim, per metà ridendo, e per metà preoccupandosi per l’amico, e sventolandogli la mano davanti mentre lo raggiungeva davanti alla macchinetta del caffè.
 
“Pivello… Ti pare questo il modo più adatto per dirmelo?!”
Disse una volta ripresosi.
 
Poi improvvisamente, un enorme sorriso si dipinse sul suo viso, illuminando quegli occhi verdi.
 
“Bravo fratello!”
Urlò, abbracciandolo forte, senza pensare di averlo chiamato proprio fratello.
 
Perché in fondo loro erano davvero dei fratelli. Ed era assurdo come fossero passati da perfetti estranei ad avere un legame simile in pochi mesi… Ma entrambi sapevano che tutto ciò era dovuto all’arrivo di una piccola ragazzina dal carattere forte, un mare di segreti, ed un cuore enorme che nascondeva dietro le sue mosse da ninja, un coltello nella borsetta, e pistole puntate contro di loro dalla sorellina.
 
“Forza, mi devi raccontare tutto!”
Annunciò.
 
“Eravate andati via tutti, ed io stavo aiutando Abby a mettere ordine… Poi a un certo punto l’ho presa da dietro e le ho dato un bacio… E da lì non ci siamo più fermati… L’ho portata in camera da letto e…”
 
“Frena, frena, frena! Le hai chiesto il consenso prima di farlo?”
Lo bloccò immediatamente.
 
“Certo! Tony sarà stata la mia prima volta, ma non sono mica un imbecille!”
 
“E va bene, va bene, scusa…”
Rise Tony tornando ad ascoltarlo, mentre prendeva un’altra tazza, si versò il caffè, e tornò a sedersi al tavolo.
 
“Dicevo… Prima ho iniziato a baciarle il collo, e man mano l’ho spogliata… E non riuscivo più a fermarmi… E pochi minuti dopo sono entrato in lei…”
Riprese a raccontare ancora sognante… Poi vedendo il viso dell’amico rabbuiarsi, si chiese cosa potesse averlo rattristato.
“Tutto bene Tony? Hai paura che Ziva possa non volerti…?”
 
“No… Voglio dire chi non mi vorrebbe… Ma non so cosa fare con lei… Ho paura di spaventarla, e di sembrarle la versione americana di quel tipo… Come si chiamava? Avraham credo… Poi non so nemmeno se lei l’abbia mai fatto. Jeanne dice di si, ma…”
 
“Scusami?!”
Lo interruppe immediatamente McGee.
“Da quando dai ascolto a Jeanne Benoit?!”
 
“Non le do ascolto… Solo che un giorno l’ho incontrata ad un bar mentre tornavo da casa di Ziva, e lei ha iniziato a fare domande… E ha detto che secondo lei ha avuto esperienza in passato…”
 
“E perché tu vai a chiedere consiglio a lei?”
McGee iniziava ad alterarsi. Ziva era importante per lui.
 
“Non le ho chiesto consiglio! Mi ha solo parlato, poi io me ne sono andato!”
 
“Meglio per te che sia così!”
Lo avvisò.
 
“McGee ma per chi mi hai preso?! Davvero credi che io possa fare qualcosa che potrebbe anche lontanamente offendere Ziva?!”
Iniziò ad alterarsi anche lui.
 
“No… Ma non voglio che accadano stupidi inconvenienti dovuti all’alcool o a piccole incomprensioni!”
 
“Stavo solo cercando un punto di vista femminile su come mi dovrei comportare con lei! Ho paura di sbagliare, perché non ho mai avuto relazioni serie, sebbene fosse da sempre tutto quello che cercavo! Ma a quanto pare nessuna desiderava la stessa cosa, ed ora che invece so di amare profondamente Ziva, e che lei ama me, non voglio fare errori! Non posso perderla perché sono andato troppo veloce con lei da spaventarla, o troppo lento da renderla insicura su quello che provo per lei!”
Disse tutto d’un fiato, senza mai smettere di alzare la voce.
 
Le sue parole colpirono McGee, che notando il grande legame che univa Tony e Ziva non poté fare a meno di sorridere… Ed anche qualcun altro ebbe la stessa reazione. Infatti, nella stanza da letto matrimoniale, al piano di sopra, Senior era stato svegliato dalle urla del figlio. In un primo momento ebbe l’impulso di correre giù, poi però appena si accorse di quello che stava dicendo, preferì restare sopra, e lasciare che suo figlio si aprisse con McGee.
 
“Tony… E sei andato a chiedere aiuto proprio alla stessa persona che ha messo a rischio la vita di Ziva? Seriamente?!”
Disse in tono apprensivo.
“Non le dare ascolto… E te lo dico io… Ziva non l’ha mai fatto!”
 
“E tu come lo sai?”
 
“Mi fido del tuo istinto…”
Rispose facendolo sorridere.
 
“Beh, il mio istinto mi dice che però tu hai ancora una voglia matta di raccontarmi quello che è successo stanotte!”
 
“Eh già… Ma i particolari scordateli! Voglio solo dei consigli… Perché so che tu vuoi bene a Abby e non mi diresti cavolate!”
Sottolineò.
 
“Beh, se vuoi i consigli McGee, in cambio voglio i particolari più piccanti!”
Rise sfregandosi le mani.
“Ad esempio… Te l’ha messo lei?”
Ammiccò.
 
“Messo cosa?”


“Il preservativo Pivello! Te l’ha messo lei?”
Continuò a guardarlo con aria maliziosa, quando tutto d’un tratto…
 
“Cazzo!”
 
“Pivello che cos’è questo linguaggio così scurrile proprio da te che sei il perfet…”
 
“Cazzo, Tony!”
Continuò alzando la testa per guardare l’amico negli occhi, cercando aiuto.
 
“Pivello mi vuoi dire che succede?”
 
“Tony… Oh merda!”
Si mise le mani tra i capelli.
 
“Okay McGee… Di’ un’altra parola del genere e ti mando in psichiatria… Chi sei tu? Il mio pivello non parla cos…”
Iniziò a preoccuparsi, poi però si bloccò di colpo.
“Oh no… Pivello non mi vorrai dire che…”
Sbiancò di colpo anche lui.
 
“Tony ti prego aiutami!”
 
“Pivello… Poi dici che non sei un imbecille!! Ma non dovresti chiedere aiuto a me… Dovresti parlarne con Abby… Esistono delle soluzioni…”
 
“Con Abby?! Mi ucciderà!”
 
“Andiamo a tutti può capitare che non ci sia l’alzabandiera… O che non ti sia piaciuto…”
 
“Tony ma io non parlo di quello!”
Tornò a mettersi le mani tra i capelli.
 
“E di cosa allor… Aspetta… Tim… Ti sei ricordato il preservativo?!”
 
 
 
 
“Cosa?!”
Ziva era fuori di sé.
“E a te non è venuto in mente?!”
 
“Non ci ho pensato fino a un secondo fa! Ziva non so cosa fare!”
Rispose Abby implorante con gli occhi lucidi.
 
“Okay…”
Ziva fece un respiro profondo, e cercò di mettere in ordine tutti i pensieri che le affollavano la testa.
“Vieni con me…”
Esordì prendendola per mano e portandola in bagno.
 
Aprì lo sportello di uno scaffale e prese una scatola lunga e sottile.
 
“Ziva perché hai test di gravidanza in casa?!”
 
“Mia madre…”
Fece cadere subito l’argomento.
 
Era una situazione complicata. Stava cercando di andare un po’ più d’accordo con lei, ma non tutto le risultava proprio facile.
 
Pochi minuti dopo, Abby e Ziva stavano aspettando con ansia il risultato del test. Se c’era una cosa che Ziva aveva imparato grazie a suo fratello, era che ogni dubbio andava trasformato in certezza al più presto possibile.
 
 








NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti. E rieccomi qui (Dopo tanto... Tanto tempo) con un nuovo capitolo dedicato ai McAbby. 
Dunque, spero che abbiate messo da parte l'odio nei miei confronti per il ritardo, e vi siate goduti il capitolo... XD Un po' surreale, ma devo dire che nonostante tutto, e nonostante sia anche un po' più breve del solito, può andare. 
Ma entriamo nel dettaglio: I McAbby hanno consumato, e la paura di una situazione spiacevole si fa sempre più viva. Nel frattempo, Ziva rivela ad Abby la sua paura, e la stessa cosa fa Tony... Una cosa è certa, devono parlarsi prima che sia troppo tardi... Ma avrà mai Tony il coraggio di dire a Ziva che aveva pensato di chiedere aiuto proprio a Jeanne benoit? E Ziva gli rivelerà mai che anche lei, per un momento, si era fatta condizionare dalle sue parole? E soprattutto... Cosa succederà poi con Rivka? Cosa ne pensera Eli? Ed Ari? È ancora vivo?
Troppe domande... Vi aspetto al prossimo capitolo, e vi prometto che risponderò a tutto!

Scusate ancora per i ritardi, ma temo che in questo periodo sarà un po' così...

Baci.
Gaia <3

 

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Capitolo 16
*** 16. STUPIDE ANGOSCE ***


STUPIDE ANGOSCE



“McGee può ritenersi un uomo morto!”
Esordì Abby, dopo aver tirato un sospiro di sollievo per il risultato del test:
 
Non incinta.
 
“Come hai intenzione di fargliela pagare?”
Si divertì Ziva.
 
“Non gliela voglio far pagare… Semplicemente mi voglio divertire…”
Rispose con un ghigno.
 
“Oh poveri noi… O meglio… Oh povero McGee!”
Rise l’amica.
 
 
 
 
Poco dopo, Abby era tornata a casa, e stava progettando il suo piano per divertirsi con McGee, che intanto, insieme a Tony, cercava una soluzione al misfatto combinato.
 
Una volta rimasta sola con i suoi pensieri, Ziva si ritrovò stesa sul letto a fissare il soffitto. Cosa voleva Tony da lei? Davvero voleva solo portarla a letto? Davvero voleva solo testare la sua bravura?
 
Era convinta che non fosse così! Conosceva Tony per quello che era veramente, non quella maschera che indossava tempo fa quando era con i suoi compagni di squadra… O meglio… Ex compagni di squadra… Per lei aveva lasciato il basket, perché non poteva fare affidamento su un team che non aveva nulla a che fare ormai con lui! Ed ora infatti si doveva preparare per andare, con Abby e McGee ai suoi allenamenti di piscina.
 
 
 
 
“Abby…”
 
“Lo so Tim…”
Abby lo fermò subito in tono preoccupato
 
“Mi… Mi dispiace…”
 
Abby stava per scoppiare a ridere, e a giudicare dalla sua faccia che cercava di trattenere le risate, anche Ziva nascondeva il viso tra le mani.
 
“Ho detto che lo so, Tim…”
 
“Hai controllato se…”
Domandò in imbarazzo, e non sapendo come comportarsi con la ragazza che amava, ma alla quale probabilmente aveva causato un trauma che si sarebbe ricordata a vita!
 
“Se sono incinta? Sì, ho controllato…”
 
Dal tono che stava usando, McGee intuì che qualcosa era andato storto, ed impallidì subito.
Ziva lo notò e non potendo fare a meno di trattenersi, soffocò la risata mascherandola con la tosse.
 
“Scusate… Continuate pure… Io… Mi faccio da parte!”
Rispose alzandosi ed allontanandosi. Ma nel preciso momento in cui svoltò l’angolo, si trovò appoggiata al muro, a ridere come una bambina divertita.
 
“Ma che belle guanciotte dolci abbiamo qua…”
Tony arrivò in quel momento, notando la sua allegria.
 
Indossava semplicemente un costume blu notte a pantaloncino molto attillato che metteva in evidenza i muscoli delle cosce e dei suoi addominali perfetti.
 
“Pronto per gli allenamenti?”
Domandò lei.
 
“Avendoti qua, preferirei fare altro, ma visto che altrimenti vengo cacciato dalla squadra, meglio se adesso entro in acqua…”
Rispose lui lasciandole un leggero bacio a fior di labbra, e cingendole la vita.
 
“Allora non me lo dici perché ridevi così tanto qua dietro tutta sola?”
 
“Abby e Tim…”
Rispose sorridendo.
 
“Ah… Te l’ha detto Abby… Certo che il pivello ha fatto proprio un bel casino! Tu sai qualcosa di più… Cioè intendo… Sai se per caso Abby… Cioè…”
 
“Se è incinta? Sì… Sì so qualcosa in più!”
Rispose lei voltandosi per tornare dai suoi amici.
 
“No, no! Tu non vai da nessuna parte se prima non mi dici quello che sai!”
Le sussurrò al collo prendendola da dietro, e stringendola al suo petto nudo.
 
Ziva sorrise, sentendosi al sicuro tra quelle braccia.
 
“Mi spiace, ma le informazioni costano!”
Disse con uno sguardo malizioso, ma non fece in tempo a finire la frase, che Tony appoggiò le sue calde labbra su quelle di Ziva, inumidendole con la lingua, gesto che la fece rabbrividire.
 
Tony spostò le sue mani dal viso della sua amata alle sue gambe per poterla prendere in braccio, ed approfondire ancora di più il bacio.
 
Poi lentamente i due visi si allontanarono, sorridendosi a vicenda, con una luce negli occhi.
Ziva aveva ancora gli occhi chiusi, e Tony ne approfittò per posarle un altro baciò sul naso che la fece ridere ancora una volta.
 
“Lo sai, potrei vivere anche solo di questi momenti!”
Confessò lui a bassa voce.
 
“Anche io, Tony!”
Rispose in tutta sincerità.
“Ma tanto non ti dico niente…”
Aggiunse rimettendo i piedi per terra, e tornando da Abby e McGee, lasciando Tony con un sorriso arreso sul volto.
 
“Non potrei vivere senza di te!”
Le disse sorridendo, quando era ormai troppo lontana per sentirlo.
 
 
 
 
“Abby, mi dispiace… Era la tua prima volta, e l’ho trasformata in un incubo… probabilmente non vorrai più vedermi, ma io devo sapere se… Se io… Se tu… Se noi potremmo avere…”
 
“Avere un figlio?!”
Abby lo fissò negli occhi. Stava mentendo, e si stava anche divertendo, ma Tim doveva capire quello che aveva combinato, e quanto fosse stato irresponsabile.
 
“Allora… Glielo hai detto?”
In quel momento arrivò Ziva, che assecondando l’amica, aveva assunto un tono più cupo.
 
“Detto cosa?”
Scattò subito McGee.
 
“Oh… Deduco che ancora… Ok vi lascio altro tempo… Vado a vedere se Tony…”
 
“No, no, Ziva… Non ti preoccupare”
La fermò Abby.
“Meglio che ci sia qualcun altro che mi aiuti a prenderlo nel caso svenisse”
 
E quella frase non lasciò dubbi.
 
“Svenire? Perché dovrei sveni…”
Si fermò. Comprese quello che stava succedendo, ed anche se avrebbe voluto piangere, allontanarsi, fare finta che non fosse successo nulla, sapeva che non poteva lasciare l’amore della sua vita per una sua stessa dimenticanza.
 
Cercò di ricordare le raccomandazioni di Tony, che gli aveva vivamente consigliato di comportarsi da uomo, ed incoraggiare Abby in qualunque scelta avrebbe voluto prendere. Così, riacquistò lucidità, si tolse dal viso quell’espressione da ebete, e sorrise.
 
“Tranquilla, piccolina… Andrà tutto bene! Vedrai che riusciremo a trovare una soluzione… Capita a molte coppie…”
Provò ad acquisire un tono calmo, ma l’agitazione era percepibile anche semplicemente da come gesticolava.
 
Ziva ed Abby si guardarono, e sfociarono in una fragorosa risata, lasciando McGee interdetto.
 
“Co… Cosa c’è da ridere…?”
 
“Tim… Non sono incinta!”
Rispose Abby con un sorrisetto indiscreto sul volto.
 
McGee rimase a guardarla fisso negli occhi, senza alcuna espressione, prima di perdere i sensi quasi del tutto.
 
“Sono vivo, sono vivo!”
Esclamò poco dopo.
 
“Tim… Il punto però è che io non posso fidarmi di te! So che sei un ragazzo responsabile, e questa volta siamo stati fortunati, ma non può più accadere una cosa del genere!”
 
“Abby… Abby mi dispiace… Era la mia prima volta, e in quelle occasioni io mi agito, e non so come comportarmi…”
Provò a spiegare, mentre Ziva si mise in disparte lasciando loro altra privacy.
 
“Lo so… È proprio questo il punto… Io non posso più rischiare… Ho solo 18 anni, e non voglio dovermi preoccupare di come si allatta un bambino! Perché… Lo sai… È un bambino… Ed io non abortirei mai… Togli la vita a un bambino… Come puoi privarlo della gioia di…”
Iniziò a divagare.
 
“Abby!”
Le sussurrò Ziva da lontano per farla tornare sull’argomento principale.
 
“Oh si! Comunque, Tim… Stavo dicendo… Che io ti amo, e tu lo sai… Ma non mi posso fidare di te per ciò che è importante per me…”
Continuò a malincuore.
 
“Aspetta che cos…?”
 
“Ciao McGee…”
Gli rispose dandogli un bacio sulla guancia e alzandosi dagli spalti che si affacciavano sulla piscina, per andare via.
 
“No… No Abby…”
McGee sentì gli occhi inumidirsi, e il cuore andare in frantumi.
 
Fece per alzarsi, correrle incontro, fermarla, dirle che non sarebbe successo mai più, e che avrebbe imparato, che avrebbe anche chiesto aiuto a Tony, che avrebbe fatto di tutto pur di diventare più responsabile, ma una mano salda lo afferrò per il braccio.
 
Si voltò, e vide Ziva che lo teneva fermo. Lo fece sedere, e lui continuò a guardarla negli occhi per cercare conforto.
 
“Ziva… Io non posso… Non…”
Rispose appoggiandosi alla spalla dell’amica e iniziando a piangere.
 
“Va tutto bene… Le passerà… È solo spaventata… Ma vedrai che capirà…”
Provò a consolarlo, indecisa se accarezzargli o no  la testa.
 
“Non posso lasciarla andare… Devo farle capire che di me si può fidare!”
Alzò la testa di scatto.
 
“Non ora… Lei adesso ti vede come un bambino irresponsabile, e se la rincorri non farai altro che peggiorare le cose… Prova a fare quello di cui lei ha bisogno, prova a fare l’uomo, prova a prendere questa situazione di torace, e fall…”
 
“Di petto… Prenderla di petto, non di torace!”
La corresse.
 
“Tim! Non è questo il punto!”
Sbuffò.
“Il punto è che adesso devi dimostrarle che sei maturo, sei un uomo, non un ragazzino!”
 
“E che dovrei fare?”
 
“Comportarti come ti sei sempre comportato prima che voi vi metteste insieme… Falle ricordare il motivo per cui lei ha scelto di amare te!”
Gli suggerì in tono dolce.
 
“Ziva…”
Continuò a lamentarsi, tornando a piangere sulla sua spalla.
 
“Ehi Tim… Io mi fido di te, Tony si fida di te, e anche Abby… Devi solo darle un po’ di tempo… Andrà tutto bene, vedrai!”
Continuò accarezzandogli la spalla.
 
Poco dopo, una volta che le lacrime si asciugarono, McGee cercò di distrarsi, ponendo l’attenzione su qualcos’altro.
 
“Però… Sono contento che Tony non faccia più parte della squadra di basket… Erano tutti degli egocentrici insopportabili!”
 
“Non dirlo a me!”
confermò Ziva, ricordando una delle ultime di Ray.
 
“Già… Se Tony non fosse scappato dalla classe, probabilmente Ray ti avrebbe rubato la verginità…”
Rifletté, senza pensare a cosa stesse dicendo realmente.
 
Poi si girò a guardarla ancora pensieroso, e notando la sua espressione si sentì imbarazzato.
 
“Aspetta tu… Tu sei vergine, vero? Cioè lo eri, giusto? Adesso non lo so forse con Tony…”
Iniziò a dire impacciato.
 
“Si Tim… Sono vergine… E no… Io e Tony non abbiamo mai…”
Disse le ultime parole perdendosi nei suoi pensieri.
 
Forse Jeanne non aveva tutti i torti… O meglio… Si sbagliava sul conto di Tony, ovviamente, ma forse non sul fatto che lei avrebbe dovuto darsi una mossa.
 
“Hai paura?”
 
“Cosa? No… Certo che no…”
Fece una risatina isterica che lasciò intuire a chiunque che stesse mentendo.
 
“Tony ti ama… Sta tranquilla che saprà aspettare!”
Furono le stesse parole di Abby, ma per qualche ragione non le bastavano come certezza.
 
 
 
 
Quel giorno, Ziva aveva deciso di spiegare alla madre la sua situazione. Probabilmente non avrebbe mai voluto farlo, ma ne aveva bisogno,  conoscendo sua madre, solo lei avrebbe potuto darle le dritte di cui aveva bisogno.
 
“Mamma…”
Si schiarì la gola, mentre terminavano il loro pranzo.
“Devo… Devo parlarti di una cosa…”
 
“Dimmi tutto Ziva…”
 
“Tali… Puoi salire in camera per qualche minuto?”
Chiese gentilmente alla sorellina che non se lo fece ripetere.
 
“Wow… Qualcosa che non vuoi dire a tua sorella… Devo preoccuparmi?”
Chiese allegramente.
 
“Mamma… Riguarda Tony…”
 
“Ti sei innamorata? Sta’ tranquilla, che anche lui è proprio cotto… Vedrai che…”
 
“No mamma… Cioè si, sono innamorata…”
Disse, sul viso di Rivka sbocciò un grosso sorriso.
“Ma non è questo il punto… Io e lui stiamo già insieme da un mese…”
 
“E perché non mi hai detto niente?”
Fece emozionata.
“Dai forza racconta… Come si è dichiarato? E come si comporta con te? È abbastanza premuroso?”
 
“Mamma…”
Provò a fermarla ma invano.

“Aspetta, ti ha già presentato i suoi genitori?”
 
“Mamma…”
Provò ancora.
 
“Ed come… Si?”

“Niente…”
Rispose alzandosi dal tavolo e uscendo dalla cucina.
 
“Ziva aspetta… Ero solo curiosa…”
 
“Appunto… Io ho bisogno di consigli, non di una mamma curiosa”
 
“Chiedimi tutto, tesoro!”
 
Ziva la scrutò negli occhi… E alla fine cedette.
 
Si sedettero sul divano, e Ziva iniziò a parlare.
 
“Mamma… Ecco… Non so bene come spiegarlo… È solo che io non l’ho mai fatto… Sono ancora vergine… E l’idea di non essere ancora pronta mi spaventa, perché probabilmente Tony non aspetta altro…”
Spiegò, anche se un po’ incerta.
 
“Oh, mia piccola Ziva…”
 
La madre sorrise per quello che la figlia le aveva detto. Stava crescendo, ed era felice per lei. Ma sorrideva anche per un altro motivo. Ziva, sua figlia, si stava aprendo con lei su una cosa tanto importante. Aveva immaginato questo momento sin da quando la portava in grembo, ma dopo gli ultimi avvenimenti, aveva iniziato a dubitare che quel momento sarebbe arrivato.
 
“Ascolta, Ziva… Tu devi sentirti pronta… Non devi sentirti oppressa dal fatto di doverlo fare subito… Se Tony ti ama davvero, aspetterà…”
 
Erano le stesse parole di Abby e McGee, ma sua madre aveva aggiunto il se davanti… Quindi era quello il problema? Era quella la sua paura? Che Tony non l’amasse? Impossibile! Era certa che Tony l’amava…
 
“Ma come farò io ad essere pronta? Come faccio a capire quando lo sono?”
 
“Sarai pronta quando non ti farà più paura l’idea di un unione così forte… Ma non devi essere così angosciata… È una cosa bellissima, e la devi vivere con serenità, o altrimenti diventerà un incubo…”
 
“Già…”
Commentò Ziva, ripensando alla sua amica, ed al trauma che avrà subito…
 
“Mamma… Tu hai mai avuto dei dubbi sulla persona che amavi?”
Non fece il nome di suo padre, anche se sapeva ugualmente che nonostante vivessero molto lontani, nonostante il periodo di Will, e nonostante tutto il resto che ormai è inutile ripetere, i suoi genitori erano ancora sposati… Ziva non sapeva se si amassero ancora, ma e aveva bisogno di sapere che il beneficio del dubbio è sempre lecito.
 
“Certo… Altrimenti non sarebbe vero amore!”
E così dicendo, si alzò dal divano, e tornò in cucina.
 
 
 
 
Intanto, anche Tony era tornato a casa dagli allenamenti, e pranzò insieme al padre.
 
“Papà mi passi il sale?”
 
“Da quanto state insieme?”
Domandò Senior mentre porgeva il sale al figlio.
 
“Di che stai parlando?”
 
“Oh, lo sai benissimo Junior… Parlo di Ziva!”
Rispose divertito, mentre il ragazzo diventava paonazzo.
 
“Come lo sai?”
 
“Lo so adesso! Ma ho sempre saputo che prima o poi sareste finiti insieme… Non potrò mai dimenticare quello che lei ha fatto per la nostra famiglia a Natale”

“Già!”

Sospirò Tony, consapevole.
“Ma comunque non mi convinci!”
Aggiunse.
 
“Okay, va bene… Ti ho sentito parlare con Tim stamattina! E sono anche rimasto sorpreso dalla tua premura, figliolo!”
 
“Sono… Sono contento che tu non abbai nulla in contrario, ma ad ogni modo, non origliare mai più!”

“Non stavo origliando… Eri tu che urlavi!”
Rispose beffardo, facendo ridere il figlio.
 
“Okay, va bene papà…”
 
“Un’ultima cosa Junior…”
Lo fermò.
“Lei ci tiene a te! Vedi di non fare cavolate! E se le fai del male, io farò del male a te!”
Disse in tono molto serio… Tony non l’aveva mai vistò così serio prima.
 
“Non ti preoccupare… È la mia vita, non potrei mai!”
Rispose con altrettanta serietà.
 
“Meglio per te!”
 
“Sembri suo padre…”
 
“Conosco suo padre!”
 
E sentendo quelle parole, Tony mandò giù di traverso il boccone che aveva appena preso, affogandosi.
 
“Tu.. Eh… Tu lo conosci?! Sai che lavoro fa?!”
Domandò allibito.
 
“L’ho conosciuto per un affare… E lui mi ha parlato delle sue figlie… Avevo capito che non doveva essere un padre molto presente, e che, essendo il direttore del Mossad, la sua famiglia doveva aver sofferto abbastanza… Poi un giorno poco prima di Natale, Ziva è venuta qui a casa mentre tu non c’eri, e mi ha detto che sapeva di tu madre… Poi ha detto che sapeva bene cosa fosse la morte, ma che avere dei padri assenti, che non riesci mai rendere orgogliosi, era forse anche peggio! Ho fatto due calcoli… E ho capito!”
 
Tony doveva ancora riprendersi dallo shock, ma appena tornò lucido…
 
“Scusa… Perché non mi hai mai detto che lei è venuta qui a parlare con te?”
 
“Perché lei venuta qui per te, per provare a farti avere un padre migliore… E credevo l’avessi capito dal video di Natale…”
Rispose semplicemente Senior.
 
“Devo andare!”
Si alzò immediatamente dalla sedia… Doveva ringraziare Ziva per tutto quello che aveva fatto.
 
 
 
 
Appena arrivò sotto casa sua, non ci pensò 2 volte, prima di arrampicarsi per entrare nella sua stanza senza farsi vedere da nessuno.
 
La porta finestra che dava sul balcone era aperta, e Tony poté entrare in camera. Si sedette sul letto, aspettando che Ziva entrasse. Poi vide sulla scrivania una foto che non aveva mai visto prima. La ritraeva insieme ai suoi fratelli tra le strade di Tel-Aviv.
 
Mentre la stava osservando, Ziva era entrata nella stanza, senza fare rumore. Rimase sorpresa in un primo momento, ma poi si avvicinò.
“L’abbiamo scattata prima che tutto accadesse…”
Disse sottovoce.
 
Tony si voltò, e quando la vide, la strinse forte a sé.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me… Per la mia famiglia…”
 
“Non ho fatto niente…”
 
“Invece sì!”
Disse Tony, e cominciò a raccontarle quello che le aveva detto suo padre.
 
“Quindi in poche parole, ora in quante persone sanno chi sono veramente?”
Domandò lei sarcastica.
 
“Chi sei veramente? Credo che chi tu sia realmente lo sappia solo Tali…”
Rispose sincero.
 
“Hai ragione!”
Ziva iniziò a pensare. Quella domanda che continuava a frullarle nella testa senza darle tregua, continuava ad assillarla. E solo Tali avrebbe potuto darle l’aiuto che cercava, ma era troppo piccola. Poi continuò a pensare… Anche Tony la conosceva veramente, e soprattutto l’amava, come le aveva sempre dimostrato…
 
“Ma anche tu mi conosci meglio di chiunque altro!”
Aggiunse.
 
“Davvero?”
Rispose con un sorriso.
 
“Si… Ma Tony… Dobbiamo parlare… Devo dirti una cosa”
 
“Dimmi tutto, Occhioni Belli”
 
“È una cosa di cui non abbiamo mai parlato, e non so se sia il momento adatto, ma… Non posso più sopportare questo dubbio”
 
In quel momento Tony capì di cosa volesse parlare, e fece un grande sorriso. Le prese le mani e la guardò negli occhi.
 
“Non cerco quello da te… Non voglio quello… Lo vorrò solo quando lo vorrai anche tu…”
Le disse tranquillamente.
 
“Tony dimmi la verità…”
 
“Te lo giuro Ziva… Io non ne ho bisogno… A me basi tu! Perché ti è tanto difficile crederlo?”
 
“Perché… Perché…”
Ziva non sapeva se dirgli o meno di Jeanne… Ma lui era il suo ragazzo, e doveva sapere!
“Perché pochi giorni fa, Jeanne è venuta a parlare con me…”
 
“Jeanne? Ci avrei scommesso che era lei la causa delle tue insicurezze! Cosa ti ha detto?”
Domandò, mentre con la mente già preparava il discorsetto che avrebbe fatto alla capo-cheerleader.
 
“Ha detto che tu stavi con me solo perché pensavi che in Israele io avessi fatto esperienza… Che volevi solo quello da me, e che se non mi fossi sbrigata…”
Alzò lo sguardo, ed incrociò quello di Tony.
“Te ne saresti andato!”
 
“Non me ne andrò mai, Ziva!”
Disse abbracciandola, e stringendola al petto.
 
“Mai, hai capito?”
Aggiunse guardandola negli occhi lucidi…
 
Lei annuì solamente, e tornò ad appoggiare la testa sul suo petto.
 
“Perché ha detto quelle cose?”
Domandò, mentre Tony continuava ad accarezzarle i capelli.
 
“Non lo so, piccola… Ma si sbaglia… Non sto con te perché hai fatto esperienza in Israele…”
 
Ziva scattò in piedi di colpo.
 
“Ma io non ho mai fatto esperienza! Io sono vergine, Tony! E… E si, ho paura… E non so cosa tu ti aspetti da me… Vedo Abby e McGee, che stanno così bene insieme, poi penso a quello che facevi prima che io arrivassi, e allora non so più cosa devo fare!”
 
“Prima che tu arrivassi non ero nessuno… Andavo in cerca della donna della mia vita, e finivo sempre per rimanere deluso… Ma io lo so che non l’hai mai fatto… Lo so perché sei diversa, perché ti amo, e così ho imparato a capirti! Non so cosa credano gli altri, perché Jeanne va raccontando in giro tantissime stronzate, ed è venuta anche da me, a dirmi che dovevo fare qualcosa… Ma io non ne ho bisogno… Io ho solo bisogno di te, e tutto il resto può aspettare.”
 
“Hai… hai parlato con Jeanne?”
Chiese istintivamente.
 
“Si… È che… Non sapevo neanche io come comportarmi… Non sapevo se lo volessi oppure no… E avevo bisogno di un punto di vista femminile…”
 
“E giustamente vai a chiedere aiuto alla ragazza che mi ha chiuso in uno sgabuzzino, mi pare ovvio!”
Iniziò ad alterarsi.
 
“Non gli ho chiesto aiuto… È solo che quella sera, ero al bar, e l’ho incontrata… Così abbiamo iniziato a parlare…”
 
“Perché non me l’hai detto?”
 
“Non c’era nulla da raccontare…”
Tony stava cercando di mantenere un tono pacato, ma la situazione stava degenerando.
 
“Ascolta Ziva… Come tu hai vissuto questa settimana in modo così angosciante, anche io ho iniziato a chiedermi come mi sarei dovuto comportare… Lei quella sera era lì, e ne ho approfittato per parlarne…”
 
“Tu le hai parlato di noi, senza dirmelo… E magari ne hai approfittato anche per qualcos’altro…”
Sbottò.
 
“Ziva, ma come ti viene in mente?!”
 
“Tony… Esci da casa mia…”
 
“Ma Ziva…”
 
“Ora!”
Cercò di mantenere la calma.
 
“Ziva stai facendo un dramma di qualcosa che non è successo…”
 
“Tony… Te lo ripeto per l’ultima volta: Fuori da casa mia!”
E così dicendo, uscì dalla stanza, mentre Tony rimase imbambolato a metabolizzare quello che era appena successo.
 
 







NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti... Ecco il nuovo capitolo... Come avrete capito, ormai non c'è più un giorno stabilito in cui pubblivo, e spero che la cosa non vi crei problemi... Comunque, torniamo a noi.

Un capitolo molto semplice, con McGee disperato per quello che ha fatto, ed Abby che progetta la sua vendetta... E intanto, propriio quando nella vita di Ziva sembra essersi stabilizzato tutto, le sue paure la annientano... Tony ha chiesto aiuto a Jeanne, e Ziva non riesce a capacitarsi di ciò... E forse proprio l'unica cosa che per Ziva era una certezza, l'unico collante che teneva la sua vita insieme... Sta per andare via per sempre... Cosa succederà adesso?

Baci,
Gaia <3

 

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Capitolo 17
*** FAITH: BETRAYING (parte 1) ***


FAITH: BETRAYING (parte 1)



Ziva era seduta sul divano, a pensare a quello che stava accadendo, mentre mangiava della fragole, prendendole dalla ciotola che aveva accanto.
 
Con le gambe al petto, e lo sguardo pensieroso, non sapeva se avesse fatto bene o male a cacciare via Tony.
 
“Ziva, è mezzanotte passata, e domani hai scuola… Forse dovresti andare a letto…”
Le suggerì la madre, ma Ziva continuò a masticare la fragola e a guardare dritto davanti a sé.
 
“Va tutto bene? È da questo pomeriggio che non dici una parola, a parte la buonanotte a Tali…”
 
“Va tutto bene mamma!”
Disse in fretta, allontanandola.
 
Una volta rimasta sola, una volta che la casa fu completamente buia e tutti dormivano a parte lei, Ziva smise di mangiare, e si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia.
 
Forse aveva esagerato con Tony… O meglio… Non forse… Aveva proprio esagerato. In fondo lui era andato a parlare con Jeanne per lei… tutto quello che aveva fatto, l’aveva fatto per lei… Doveva chiedergli scusa… Come Tony stava facendo da quel pomeriggio per messaggio… Ma lei non aveva intenzione di mandare uno stupido e freddo messaggio, e non poteva neanche aspettare l’indomani. Si sentiva fredda dentro senza Tony, una statua di ghiaccio che non prova sentimenti.
 
Si alzò, e senza fare rumore uscì di casa. Sapeva che era al bar, perché dopo aver litigato, avrebbe voluto bere qualcosa per distrarsi, ne era certa. Aveva preso di nascosto le chiavi dell’auto di sua mamma, e guidò fino al bar, dove riconobbe la moto di Tony.
 
Prima di scendere dall’auto fece un respiro profondo, e cercò di sorridere… Si era arrabbiata per nulla, e sapeva che Tony l’avrebbe perdonata.
 
Scese dall’auto, e con molto ottimismo, varcò la porta del bar… E in quel momento, tutto il suo ottimismo svanì di colpo.
 
Proprio davanti a lei, Tony era seduto al bancone, e l’unica cosa che stava assaporando erano le labbra di Jeanne Benoit.
 
Sentì tutte le sue forza sparire in un solo momento, le gambe cedere, ed una morsa allo stomaco. Non riusciva più a muoversi era paralizzata. Era bastata una stupida litigata, che Tony era tornato da lei. Non riusciva a crederci, non poteva crederci.
Continuava a fissarli, senza rendersi conto che le chiavi che aveva in mano le erano cadute facendo rumore, e attirando l’attenzione di tutti. Proprio in quel momento, Tony respinse Jeanne, che sembrava volerne ancora.
 
“Jeanne, ma che…”
Iniziò… Era andato in quel bar per poter stare da solo e pensare, e aveva trovato proprio la peggiore delle compagnie. Appena Jeanne si era seduta accanto a lui, Tony le aveva detto di stargli alla larga, perché aveva minato le sicurezze di Ziva, perché era una donna meschina, e con la quale non voleva avere niente a che fare… Ma proprio in quel momento, Jeanne aveva intravisto Ziva arrivare, ed intuendo che avessero litigato, iniziò a baciare Tony con vigore, inaspettatamente. Appena Tony voltò lo sguardo, e vide Ziva, il mondo gli crollò addosso.
 
“No… No…”
Disse sgranando gli occhi, mentre la paura lo assaliva, vedendo lo sguardo della ragazza sulla porta del bar che lo fissava: un misto di rabbia, delusione, e tristezza.
“No…”
aggiunse, in un sussurro, mentre la voce gli si fermava in gola, provocando solo uno strano verso.
 
Ziva era ancora lì, attonita… Tony si alzò subito dallo sgabello, e le andò incontro, ma lei arretrò lentamente, prima di scappare via, lasciando le chiavi per terra, e correndo fino a casa.
 
“Ziva aspetta… Ti prego aspetta!”
Le urlava dietro Tony che cercava di raggiungerla.
 
Ziva cercava di correre il più veloce possibile, non voleva più rivolgergli la parola, ed in quel momento avrebbe solo voluto sprofondare… Poco dopo arrivò sotto casa sua, e cercò le chiavi di riserva sotto il tappetino all’ingresso.
 
Tony però l’aveva ormai raggiunta. Scavalcò il cancello con un salto, e raggiunse Ziva sull’uscio di casa, mentre cerava di infilare la chiave. La afferrò per un braccio, facendola voltare, ma lei tirò via il braccio, fissandolo negli occhi.
 
Aveva il fiatone, ma non per la corsa. Tony guardava il petto di Ziva alzarsi ed abbassarsi forse troppo velocemente, e la prima cosa a cui pensò, fu che doveva calmarsi, o il suo cuore sarebbe scoppiato… Quello che non aveva ancora capito, era che il suo cuore si era appena frantumato pochi minuti prima sulla porta di quel bar.
 
“Vattene… Non voglio vederti mai più!”
Disse a voce bassa.
 
“No, non me ne vado… Non è come…”
Si affrettò a spiegare, ma venne interrotto subito.
 
“Forse non mi sono spiegata bene…”
Cercò di mantenere la calma.
“Devi sparire dalla mia vita!”
Aggiunse, ma questa volta urlando.
 
“Ziva ti prego ascoltami… Io non… Non volevo…”
Disse lui in tono implorante.
 
Ma questo non fece altro che aumentare la rabbia di Ziva, che istintivamente lo buttò per terra, assestandogli un colpo di Krav Maga, per poi voltarsi, ed entrare in casa, mentre Tony rimaneva sull’uscio di quella casa, sotto la pioggia che aveva iniziato a precipitare dal cielo, esattamente come le lacrime scendevano veloci dai suoi occhi.
 
Ziva corse in camera sua, senza pensare che avrebbe potuto fare rumore, ma quando entrò nella stanza con gli occhi pieni di lacrime, qualcuno non poté fare a meno di seguirla.
 
Ziva chiuse in fretta la porta, sedendosi per terra con la schiena contro di essa, le ginocchia strette al petto, e la testa fra le mani. Respirava a fatica, e quando alzò la testa appoggiandola contro il muro, le lacrime non poterono fermarsi, e presero a scendere copiosamente.
 
“Ziva… Ziva apri questa porta”
Quella voce… La conosceva benissimo.
 
Si alzò, cercò di calmarsi e aprì. Si trovò davanti suo fratello Ari, che era appena tornato a casa, e mentre stava disfando le valige, l’aveva vista entrare in camera.
 
“Ehi sorellina, che è successo?”
Disse, abbracciandola immediatamente. Ziva lo lasciò fare, perché quell’abbraccio era tutto ciò di cui aveva bisogno. Ari la aiutò a sedersi sul letto, e si mise accanto a lei.
 
Fece per allentare l’abbraccio, ma poi senti le mani della sorellina stringere la sua maglietta, e capì che doveva essere successo qualcosa di davvero grave. La strinse più forte anche lui, e ad un tratto avvertì le sue lacrime bagnargli la spalla.
 
“Ziva…”
Sospirò, accarezzandogli la testa.
 
Poi ad un tratto sentì, un urlo da fuori, e poi un altro ancora.
 
“Ziva!”
Cercò di guardare fuori dalla finestra, e da dietro la spalla di Ziva, vide qualcuno arrampicarsi sul balcone. Non ci mise molto a capire.
 
“Ziva, riguarda Tony? È stato lui? Cosa ti ha fatto?”
Chiese improvvisamente, allontanandola da sé per poterla guardare negli occhi.
 
Ziva esitò. Non voleva mentire a suo fratello, ma non avrebbe permesso che Tony venisse picchiato da Ari per colpa sua, nonostante tutto.
 
“No…”
Disse abbassando la testa.
 
“Ziva?”
Incalzò lui, sollevandole il mento.
 
“No, Ari… Non c’entra”
Disse con più convinzione, ma non ci volle molto perché Ari comprese, e si alzò dal letto, uscendo dalla camera come una furia.
 
“Ari… Ti prego, non fare niente… Ti prego”
Lo supplicò lei.
 
“Tranquilla… Gli parlerò e basta!”
La tranquillizzò.
 
Ziva tornò in camera, e non volendo sentire più nulla, sprofondò nel sonno.
 
Ari intanto scese le scale velocemente, aprì la porta di casa, e si chiamò il ragazzo che si stava arrampicando.
 
“Tony… Scendi da lì, prima che cambi idea e ti raggiunga io là sopra!”
Urlò, mentre fremeva di rabbia.
 
Il ragazzo era su di un albero, e si stava arrampicando su un ramo per poter raggiungere il balcone ed entrare nella porta-finestra della camera di Ziva, che era aperta.
Non volle dare ascolto ad Ari, che perciò iniziò a salire sull’ albero raggiungendo Tony sul balcone, e fermandolo mentre apriva la porta.
 
“Si è addormentata, e tu non la farai piangere ancora! Chiaro?!”
Disse in tono basso, avendo paura di spaventare la sorella.
 
“Ma Ari io devo parlarle! Lei ha capito male, ha frain…”
 
“Tony… Non so cosa tu le abbia fatto, ma posso immaginarlo! E ti suggerisco di andartene adesso, prima che io ti butti giù dal balcone… Chiaro?!”
Disse in tono fermo Ari.
 
Tony lo stava guardando negli occhi. Aveva bisogno di poter parlare con Ziva, di chiarire la situazione, ma nessuno lo lasciava parlare.
 
Ad un tratto però, dalla finestra, videro Ziva che si agitava nel sonno. Stava avendo un incubo, uno di quelli che aveva sempre quando era arrivata a Washington. Ari corse dentro casa, e Tony lo seguì. Entrambi cercarono di svegliarla, e quando Ziva aprì gli occhi, si trovò davanti i due uomini che amava di più, e che l’avevano ferita di più.
 
Ma in quel momento, aveva bisogno di sapere che poteva ancora fidarsi di loro, e al resto ci avrebbe pensato il giorno dopo. Ansimando, li strinse entrambi a sé, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
 
“Andrà tutto bene, sorellina… Te lo prometto!”
 
“Tranquilla, Occhioni Belli… È tutto finito… Solo un brutto sogno”
Aggiunse Tony.
 
Poco dopo, Ziva tornò a stendersi, mentre Ari le accarezzava il viso, portandole indietro le ciocce di capelli che le ricadevano davanti agli occhi, e Tony le teneva la mano. Ziva continuava a fissare Tony, con uno sguardo deluso, amareggiato… Lo sguardo di chi ha visto crollare tutto il suo mondo in un secondo.
Nessuno disse niente, e Ziva si riaddormentò.
 
Lentamente i due uscirono dalla stanza, ed Ari accompagnò Tony fuori casa.
 
“Grazie per avermi fatto entrare…”
Stava dicendo Tony, quando però un pugno gli arrivò dritto sulla mandibola.
 
“Brutto figlio di puttana!”
Urlò Ari, con tutte le forza che aveva in corpo, spingendolo all’indietro.
 
Tony fece una smorfia di dolore, avvertendo un bruciore immediato alla spalla. Capì di essersela appena slogata, doveva immediatamente tornare a casa, o l’indomani non sarebbe riuscito a nuotare. Ma non poteva arrendersi così! Non con l’amore della sua vita.
 
“Non aveva più avuto incubi da tanto tempo, poi arrivi tu, e si ripresentano!”
Stava urlando Ari.
“E poi come fai a dire che è tutto finito?! Non sarà mai tutto finito, non per lei! Perché non era solo un sogno, come dici tu! No! Era la pura verità! E se per un periodo Ziva è stata bene, senza più quegli incubi, so benissimo che è stato grazie a te… E te ne sono grato… Ma sei stato anche quello che ora ha fatto tornare tutto come prima… E per questo, non ti perdonerò mai! Forse Ziva lo farà… Ma non io, DiNozzo!”
 
“Ziva è la mia vita! E non posso arrendermi solo perché tu non mi perdonerai! Io la amo, e se lei adesso non mi crede, glielo dimostrerò!”
E così dicendo si voltò per andarsene.
 
Prima di tornare a casa, però, aveva un’altra cosa da fare.
 
 
 
 
Rientrato in casa, cercò di non fare rumore per non svegliare il padre. L’adrenalina lentamente stava andando via, ed il dolore alla spalla si era esteso alla scapola. Non aveva idea di come avrebbe fatto a nuotare l’indomani.
 
Si diresse in bagno, e si sfilò la maglietta, rivelando una chiazza viola, proprio all’altezza della spalla. Prese una crema che sperò potesse fare effetto durante la notte, e se la spalmò, mentre con la testa, continuava a pensare a Ziva.
 
Si fasciò il torso con una garza, e andò a letto. Ma quella notte, dormire gli era del tutto impossibile. Quando si toccava la garza, ripensava al suo incidente con la moto, la sera in cui era corso da Ziva che aveva avuto un altro incubo su Avraham e Ray, e lei gli aveva bendato il petto.
 
Ogni cosa che faceva, gli riportava alla mente il suo amore per quella ragazza, e man mano che le ore passavano, Tony si rendeva conto di quanto avesse bisogno di lei, e solo di lei. Nessun’altra, solo Ziva.
 
 
 
 
La mattina seguente, Ziva si svegliò. Avvertì immediatamente un peso sullo stomaco, e quando fece mente locale, si ricordò tutto quello che era successo la sera prima. Non era possibile… Aveva appena rotto con l’amore della sua vita, perché lui aveva baciato un’altra… E non una qualsiasi, Jeanne! Forse l’aveva fatto apposta, per farle più male, o forse la sua relazione con lei non era mai finita… Forse aveva ragione la cheerleader quando diceva che si sarebbe dovuta dare una mossa…
 
Cercò di non pensarci, ma più provava a essere indifferente, più le riusciva difficile esserlo. A colazione nessuno parlò molto, ma ci fu solo uno scambio di occhiate tra Ari e Ziva, gli unici che sapessero.
 
Fu Rivka a rompere il silenzio, e forse avrebbe fatto meglio a tacere.
 
“Allora Ziva, come va con Tony?”
Domandò, ricordando l’ultima conversazione con la figlia.
 
Ziva lanciò un’occhiata ad Ari, che comprese al volo.
 
“E come vuoi che vada? Saranno sicuramente le solite storielle del liceo… Comunque, volevo parlarvi degli esiti della missione!”
Riuscì egregiamente a tirare Ziva fuori dall’imbarazzo, e cominciò a raccontare quello che era successo durante la missione.
 
Anche quello, però, era per Ziva un argomento off-limits, così lasciò cadere il cucchiaio nella tazza con il latte, si alzò da tavola ed uscì.
 
“Ma che sta succedendo?”
domandò Rivka, senza ricevere risposta.
 
Tali fece per alzarsi dalla sedia, ma Ari la fermò, e raggiunse Ziva fuori di casa.
 
“Va tutto bene?”

“Davvero? Hai il coraggio di chiedermi se va tutto bene?! Sono successe un paio di cose mentre tu non c’eri, ma a te non interessa saperle… A te interessa sempre la stessa cosa!”
 
“Certo che mi interessa sempre la stessa cosa! Mi interessa sempre e solo proteggerti!”
 
Ziva si voltò lentamente a guardarlo negli occhi.
 
“Solo proteggermi, eh? Beh certo… Sei andato fino… Non so neanche dove, hai completato la tua missione, e sei tornato… E credi che adesso vada tutto bene… Beh non è così facile! Come avresti fatto a proteggermi se fossi morto? Come mi hai protetta quando un ragazzo ha quasi cercato di violentarmi, ed io non avevo le forze per reagire, perché la sera prima, mia madre aveva provato ad uccidermi?! Come mi hai protetta quando poi, la sera dopo, gli incubi sono tornati, e non riuscivo a respirare?! Come vedi, non puoi proteggermi da subito… Non puoi! Non avresti dovuto intrometterti nella mia vita sentimentale! Perché se lo vuoi sapere, Tony era lì, sempre! Quando tu non c’eri, è stato lui a proteggermi! E mi ha protetto anche da te, il giorno del mio compleanno, quando sei tornato per spiare nel mio computer”
 
“Ziva… Io… Mi dispiace… So di non poterti proteggere da tutto, ma ho fermato la parte più pericolosa!”
 
“Davvero credi che sia tutto finito?! Non ti è sembrato troppo facile? Un colpo di pistola, ed è tutto risolto?”
 
“No… Ma adesso sono qui, e voglio proteggerti da tutto… Anche da Tony! Ci sarà stato quando io non c’ero, e lo ringrazio… Ma non posso dimenticare il tuo viso quando mi hai aperto la porta, stanotte!”
 
“Ari… Io e Tony stavamo insieme, da circa un mese! Ed io lo amo… E qualunque cosa tu faccia, io sarò sempre dalla sua parte… Anche se ieri mi ha uccisa! Mi ha illusa, mi ha rubato il cuore, e l’ha fatto a brandelli… Quindi, anche se non riuscirò a perdonarlo per tutto questo, io so di amarlo… E questo dispiace anche a me… Ma non posso farci niente!”
 
Tony, era a pochi passi da lì, abbastanza lontano da non farsi vedere, ma altrettanto vicino da ascoltare la discussione tra Ziva e Ari. Sentire quelle parole dette da Ziva, e sentire la sua voce incrinata, gli provocava un senso di speranza e rammarico allo stesso tempo. Sapere di essere la causa del suo malessere, era l’ultima cosa che avrebbe voluto… Ma sapere che nonostante tutto, Ziva era convinta di amarlo, era l’unico motivo che lo spingeva a continuare a lottare per lei.
 
 
 
 
Quel giorno, Ziva andò a scuola col bus, insieme alla sorella, che non osò domandare dove fosse finito Tony, non volendo rischiare di peggiorare la mattinata.
 
“Tutto… Tutto bene, Zee?”
Chiese un po’ incerta.
 
Ziva la guardò con tenerezza, immaginando cosa stesse pensando.
 
“Se ci sei tu con me, va sempre tutto bene, topina”
Le disse lasciandole un bacio sul nasino, e rassicurandola.
“Non è successo niente di che…”
 
“Zee…”
 
“Dimmi, piccolina”
 
“Stanotte hai avuto un incubo di nuovo?”
Domandò preoccupata.
 
Ziva esitò… Non sapeva bene cosa dirle…
 
“Ma no, piccolina…”
Mentì.
 
“Ma io ti ho sentita… E poi ho sentito che piangevi, e Ari che ti chiedeva di aprire la porta… E poi dopo un po’ ti ho sentita di nuovo… Va tutto bene, Zee?”
 
“Ehi topina… Non ti devi preoccupare… Va tutto bene, devi credermi”
Disse abbozzando un sorriso falso.
 
“E allora perché oggi Tony non ti ha accompagnata?”
Domandò innocentemente.
 
“Ehm… Ah… Siamo arrivate Tali… Dai, scendiamo…”
Non voleva certo dirle tutto quello che era successo. Sapeva quanto Tali ci tenesse alla storia tra lei e Tony, e non voleva rovinarle i sogni.
 
Si avviarono ognuna verso la propria scuola, quando Ziva si voltò di scatto e la chiamò.
 
“Tali…”
 
“Zee?”
 
“Ti voglio bene, topina!”
Tali corse ad abbracciare Ziva, che intanto si era piegata sulle ginocchia e la aspettava con le braccia aperte.
“Scusami se a volte mi comporto male, ma non è colpa tua, okay? Tu sarai sempre la mia topina, e darei la mai vita per te, sempre!”
Le disse continuando ad accarezzare la testa alla bambina.
“Lo sai, vero?”
Chiese conferma, e Tali annuì.
 
 
 
 
Ovviamente, la scena non era passata inosservata per chi si trovava a pochi passi da loro.
Quando Ziva si avviò verso l’entrata della sua scuola, infatti, venne subito travolta dall’allegria di Abby.
 
“Okay… Non ho mai visto niente di più tenero! Tu e Tali siete così… Amori!”
Esultò, facendo ridere Ziva.
“Ehi aspetta un attimo… Ma Tony dov’è? Non ti ha accompagnata lui? Comunque non ce la faccio più a reggere lo scherzo… Devo dire a McGee che non ho mai smesso di fidarmi di lui! Però non so quando farlo… tu che mi consigli? Adesso, a pranzo o dopo scuola? Anche durante la lezione sarebbe divertente vedere la sua faccia sbiancare davanti a tutti… ma infondo non sono cos…”
 
“Abby!”
La fermò Ziva.
 
“Si?”
 
“Calma! Glielo dirai a pranzo… Così ci sarò anch’io… Che ne dici?”
 
“Dico che è perfetto!”
 
Ziva non aveva intenzione di raccontare quanto accaduto a Abby. Amava Tony, e non avrebbe permesso che la sua migliore amica lo ripudiasse per ciò che aveva fatto.
 
 
 
 
Arrivati in classe, Abby, Ziva e McGee si sedettero ai soliti posti.
 
Poco dopo anche Tony li raggiunse, e si sedette affianco a Ziva.
SI sentiva in imbarazzo, e non sapeva come comportarsi… Così provò ad incominciare un discorso. Ziva continuava a guardare dritta davanti a sé, e questo non aiutava.
 
“Ti ho riportato la macchina… L’avevi lasciata al…”
Ma non fece in tempo a finire, che Ziva prese i libri che aveva sul banco, il suo zaino, e chiese a McGee di scambiarsi di posto.
 
“Tutto bene, Zee?”
Chiese Abby con un sopracciglio alzato.
 
“Certo… Volevo solo parlare con te di come lo avresti detto a Tim…”
Mentì.
 
“È vero, non so mentire… Ma so riconoscere chi mente… Allora che succede? Che ha combinato Tony?”
Insistette.
 
“Ti prego Abby… Non adesso… Non… Non voglio parlarne…”
Le tornarono alla mente le scene di quando era entrata nel bar, e tutto quello che i suoi occhi avevano visto. Avvertiva la stessa sensazione di vuoto dentro di sé, che aveva provato in quel momento, e gli occhi divennero lucidi. Volse lo sguardo verso la finestra per non farsi vedere, ed Abby intuì.
 
“Sappi che gli posso spaccare la testa quando vuoi… Cioè probabilmente tu saprai farlo meglio, ma se non ti dovesse andare di scomodarti, chiedi pure che ci penso io…”
Abby riuscì a farla sorridere.
 
Ovviamente, essendo proprio dietro di loro, benché parlassero sottovoce, sia Tim che Tony potevano ascoltare i discorsi tra Abby e Ziva.
 
“Tony… Che hai combinato?!”
Domandò McGee con gli occhi sgranati.
 
“Un casino, pivello… Un casino!”
Rispose mettendosi le mani tra i capelli.
 
Aveva bisogno di parlare con Ziva, spiegarle che era tutto un equivoco, e non era stato lui a baciare Jeanne, ma lei non aveva voluto neanche ascoltarlo.
 
“L’hai combinata grossa!”
 
“Si… Ma non è colpa mia… Sono cambiato, non sono più quel ragazzo che andava con tutte per trovare il vero amore! Adesso l’ho trovato, e non ho intenzione di perderlo!”
 
“Aspetta, aspetta… Perché mi parli di quando andavi con tutte? Non avrai mica…”
Domandò incredulo.
 
“Ti spiego dopo… Adesso non è il caso!”
Disse il ragazzo, indicando il professor Gibbs che entrava in aula.
 
Ovviamente al prof non sfuggiva mai nulla, e certo, non mancò di notare lo scambio di posti, e lo sguardo perso di Ziva.
 
Il professore si era accorto del forte legame che univa Tony e Ziva, finché pochi giorni prima, dall’alto, insieme alla direttrice, li aveva visti baciarsi durante l’ora di pranzo, ma non aveva detto nulla.
 
In un primo momento non volle darci peso, o almeno non volle ammettere a se stesso che si era così abituato ad osservarli quando erano insieme e felici, che vederli in quel momento così tristi e distanti, gli aveva procurato un senso di dispiacere.
 
“Costume e occhialini… Muoversi, oggi andiamo in piscina, come avevamo stabilito la volta precedente!”
 
Gibbs infatti, aveva preparato per quel giorno una lezione in piscina, per agevolare i nuotatori negli allenamenti, e approfittarne per incrementare il programma scolastico.
 
Nei camerini, Abby cercò di far sorridere Ziva più volte, mostrandole il suo costume nero con uno scheletro disegnato in corrispondenza del suo corpo, parlandole di quello che avrebbe fatto con Tim, ma la ragazza sembrava sorridere solo per cortesia, perché troppo presa dai suoi pensieri.
 
Ziva indossava un costume più semplice: blu notte, con una scollatura ampia dietro, e delle bretelle medio-sottili.
Jeanne la osservava di continuo. Lei aveva un costume rosa e giallo, incrociato dietro, e invidiava la semplicità con cui Ziva indossava quel semplice costume, ma apparendo splendida.
 
Intanto, Tony si era tolto la fasciatura, scoprendo il livido ancora violaceo sulla spalla. Non avrebbe voluto che Ziva lo vedesse così, ma la garza sarebbe stata peggio.
 
“Che ti è successo, DiNozzo? La tua ragazza è violenta sotto le coperte?”
Serpeggiò Ray.
 
“Non ti azzardare a parlare così di lei!”
Ringhiò a sua volta Tony.
 
Quando tutti i ragazzi si ritrovarono davanti alle piscine, Tony continuava ad osservare Ziva, non solo per la sua bellezza, ma anche e soprattutto perché continuava a sperare che gli desse una possibilità di spiegarsi.
 
Gibbs spiegò che aveva bisogno di alcune valutazioni, e che come disciplina per la sua ora aveva scelto il nuoto per agevolare la squadra della scuola con gli allenamenti.
 
“Ma io non so nuotare!”
Disse McGee sottovoce
 
“Nemmeno io, ma non ci possiamo fare niente”
Disse Abby in tono gelido, mantenendo l’atteggiamento distaccato per continuare il suo gioco.
 
“No, è diverso! Io non so proprio nuotare… Nuoto… A cagnolino!”
 
“Tranquillo pivello… Basta che sbatti i piedi e allunghi le braccia quanto più possibile!”
Tony si avvicinò a loro cercando di tranquillizzarlo, con qualche pacca sulla spalla.
 
Appena Ziva vide il livido sulla spalla sgranò gli occhi per un istante, ma non disse niente. Sapeva che doveva essere stato Ari, e sapeva che in seguito avrebbe dovuto dare delle spiegazioni a Abby che guardava prima Tony, poi Ziva, e poi di nuovo Tony.
 
Quando fu il turno di Tony, anche lui si sentiva agitato. Aveva paura di apparire debole davanti a tutti a causa di un livido, e non poteva certo fermarsi così…
Non ci pensò molto, e si tuffò, facendo guizzare tutti i suoi muscoli dell’addome e delle gambe durante il volo. Iniziò a nuotare, ed avvertì immediatamente una forte pressione al braccio sinistro, proprio sul livido, ogni volta che allungava quel braccio, ma provò a non pensarci… Il dolore era solo nella sua mente.
Nonostante tutto, però, il suo tempo, 23.4, fu secondo solo al capitano della squadra di nuoto.
 
Fu presto la volta di Ziva, che a differenza delle altre ragazze, non vedeva l’ora di potersi immergere e nuotare. Le ricordava quando suo padre, d’estate, la portava in una piscina, per poter fare un bagno insieme… Uno all’anno! E durante tutto il resto dell’estate, tornava in piscina, per rivivere quel momento… Finché non dovette cominciare l’addestramento del Mossad, ed i suoi giorni in piscina furono limitati solo ai weekend in cui non doveva prepararsi per l’addestramento.
 
Si tuffò anche lei, e in pochi secondi percorse le sue 2 vasche, superando anche qualche membro della squadra di nuoto, con 27.3 secondi… Non male per una ragazza che non faceva un tuffo da 2 anni!
 
 
 
 
Le ore passarono, finché, durante l’ultima ora prima del pranzo, Ziva ed Abby si divisero da Tony e McGee.
 
“Hai notato che Tony aveva un livido enorme alla spalla?”
Disse Abby.
 
“Non ci ho fatto caso…”
Mentì Ziva.
 
“Ziva te l’ho già detto… Con me le bugie hanno le gambe corte… Ho visto come lo guardavi preoccupata mentre nuotava… Sarà che non vi parlate più, ma non puoi negare i tuoi sentimenti per lui!”
 
“Abby… Io lo amo! Ma…”
Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine delle labbra di Tony incollate a quelle di Jeanne, il sorrisetto di quest’ultima subito dopo, e lo sguardo implorante di Tony… Non riusciva a dimenticare, perché non poteva cancellare dalla mente qualcosa che era inciso nel suo cuore, come una cicatrice della quale rimarrà per sempre il segno.
 
In quel momento, Jeanne ed Ej entrarono nell’aula, e si sedettero dietro Ziva ed Abby. Ridevano rumorosamente, e questo dava già molto fastidio a Abby.
 
“Non le sopporto! Sembrano delle oche! Che poi che cos’avranno mai da ridere?!”
Sbuffò.
 
“Credimi… Non le sopporto nemmeno io!”
Replicò Ziva.
 
“È stato bellissimo, Ej! Come tornare ai vecchi tempi… Solo che questa volta non potevamo andare oltre…”
 
Avevano intenzione di andare oltre? Si chiese Ziva. Se non fossi arrivata in tempo, Tony avrebbe… Continuava a domandarsi.
 
“I vecchi tempi… Mi manca, nonostante tutto, la sua voglia implacabile, quando era sotto le coperto, praticamente dentro di me!”
Jeanne aveva assunto un tono un po’ più alto, perché Ziva potesse sentire bene…
 
“Eppure questa volta, anche se non siamo finiti a letto, è stato anche più focoso! Sarà che gli mancava il sesso, da quando si è messo con l’ebrea!”
 
Ziva non riusciva più a reggere i suoi commenti, e avrebbe iniziato a piangere se fosse stata da sola, ma c’erano come minimo 20 ragazzi in quella classe, e non aveva intenzione di apparire debole… Non davanti a Jeanne.
 
“Piantala, Jeanne!”
Sbottò, alzandosi di scatto e sbattendo le mani sul banco della cheerleader, lasciando Abby del tutto spaesata.
“È da quando sono arrivata qui che non fai altro che insultarmi, prendermi in giro perché non sono americana, e mi hai anche chiuso in uno sgabuzzino, Dio! E posso scommettere che anche quello che ha fatto Ray, il giorno dopo il musical, era stata una tua idea! Ma adesso basta!”
 
“Ziva… Ma di che stai parlando?!”
Accorse Abby.
 
“Ziva non te l’ha ancora detto? Tony mi ha baciata ieri sera… Ed è stato il bacio più passionale che qualcuno mi abbia mai dato!”
Disse velenosa, lasciando Abby attonita.
 
“Volevi distruggermi… E ce l’hai fatta!”
Furono le ultime parole di Ziva, prima che corresse verso il bagno.
 
“Stronza!”
Gridò Abby rivolta a Jeanne, prima di raggiungere Ziva.
 
 








NOTA DELL'AUTRICE
E finalmente sono riuscita a pubblicare un capitolo in tempo! Dunque... Mi sa che abbiamo un problemino... Ovviamente Tony non aveva la minima intenzione di baciare Jeanne, ma Ziva non gli dà modo di spiegarsi. Gibbs è tornato, come molti mi hanno chiesto, ma lo vedrete più presente nella seconda parte di questo capitolo. Cosa succederà? Ziva lo perdonerà? Oppure il gruppo sarà costretto a sciogliersi? Abby e McGee potrebbero essere sul punto di scegliere tra Tony e Ziva? 
Però in tutto questo caos, una notizia buona c'è... O meglio, buona in parte! Ari è tornato, ed ha completato la sua missione, ma ZIva è convinta che NON sia tutto finito!
Ci vediamo alla seconda parte.
Baci,
Gaia.



 

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Capitolo 18
*** FAITH: FORGIVING (parte 2) ***


Faith: forgiving (parte 2)



“Hai combinato proprio un bel casino, Tony…”
Commentò McGee, dopo aver ascoltato tutta la storia, prima dell’arrivo del prof.
 
“Ma ora non so più che fare… Ogni volta che provo a parlarle si allontana… Non vuole ascoltarmi!”
 
“Tony, lei ti ama, e si è sentita tradita! Devi capire che lei non è come tutte le altre… Lei non sta con te per chissà quali ragioni… Lei sta con te perché ti ama, e si aspetta che tu la ami allo stesso modo!”
 
“Ma io la amo Tim! Più di ogni altra cosa! Le sto lontano perché so che ha bisogno di spazio, di riflettere… Ma io non ce la faccio più…”
 
“Tony come puoi dire che ha bisogno di riflettere, se non sa su cosa farlo, dato che non sa come stanno davvero le cose?!”
 
“E come faccio se lei non mi lascia parlare?!”
 
“Sei tu il suo ragazzo… Tu la conosci… Tu la ami… E tu devi rimediare!”
 
 
 
 
Jeanne è una grandissima… Calma Abby… Calma!
Abby continuava a ripetersi queste parole nella testa, mentre correva verso il bagno per raggiungere Ziva.
 
Ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva sentito. Era convinta che Tony fosse davvero innamorato questa volta… Com’era possibile che Tony avesse baciato Jeanne? Che fosse ubriaco? Oppure stava tornando ad essere quello di prima?
 
Nella stanza sembrava non esserci nessuno, da sotto le porte dei bagni non si vedevano piedi… Dov’era andata Ziva?
 
“Ziva? Ziva dove sei?”
Chiese un po’ allarmata. Poi il suo cuore si fermò quando vide la finestra spalancata… No… No…
“Ziva?”
Urlò, sporgendosi a guardare fuori… Si tranquillizzò quando vide che non c’era alcun corpo steso per terra, ma conoscendo Ziva, poteva anche essersi rialzata e aver iniziato a correre… Magari in quel momento stava perdendo sangue, e avrebbe avuto poco tempo prima di…
 
“Ziva…”
Aveva sentito un silenzioso singhiozzo…
“Ziva ti prego dimmi che sei tu, e che non ti sei buttata dalla finestra… Dimmi che non hai intenzione di suicidarti a causa di quell’imbecille…”
Si appoggiò alla porta chiusa del bagno da cui provenivano i singhiozzi.
“Per favore Ziva, apri… Ti prometto che non dirò niente, voglio solo stare con te…”
In quel momento sentì un click e la porta si aprì.
 
“Ziva, vieni qui!”
Le disse abbracciandola.
 
“Abby…”
Riuscì solo a dire, una volta che si furono chiuse dentro, sedute per terra, appoggiate al muro, mentre Ziva affondava la testa nell’abbracciò di Abby.
 
“Lo so, Zee… Lo so… Andrà tutto bene, vedrai… Si sistemerà tutto”
Le ripeteva con voce calma.
“Sono convinta che Tony avrà una spiegazione…”
 
E gli converrà averla… Aggiunse tra sé e sé.
 
“Non voglio sentirlo! Non oggi!”
 
“Okay, Zee… Se non ti va di ascoltarlo oggi, non fa niente… Ma dovrai farlo… Meriti almeno di sapere cosa sia successo…”
 
E quel bastardo dovrà dare una spiegazione anche a me! Continuò nella sua testa.
 
“Lo so bene cos’è successo Abby… Jeanne aveva ragione… Tony è un ragazzo, e gli manca il potersi divertire in quel senso… E io non posso darglielo… Non ora”
 
“No Ziva… Tony ti ama… Ama te, non lei… Non ti tradirebbe mai… È un bravo ragazzo in fin dei conti…”
Aggiunse in tono più dolce.
 
Un bravo ragazzo un corno! Appena lo vedo lo faccio nero! Continuava a pensare dentro di sé.
 
Pochi minuti dopo, Ziva si rialzò. Dovevano rientrare in classe, probabilmente Fornell era già arrivato.
 
“Scusami Abby…”
 
“Va tutto bene, Ziva…”
 
 
 
 
“Abby, dov’è Ziva?”
Chiese Tony con l’affanno.
 
Erano arrivati a fine giornata, e Tony sentiva il bisogno sempre più impellente di parlare con Ziva. Ovviamente Abby, durante il pranzo, non era dell’umore di rivelare la verità a McGee, ma questo non fece altro che peggiorare le cose, perché nessuno diceva una sola parola.
 
“È andata via con Tali…”
 
Tony si mise la mani tra i capelli, e si sedette su un gradino.
Scaraventò i libri che aveva in mano per terra, e lanciò un grido di disperazione.
 
“Tony perché l’hai fatto?”
Domandò Abby.
 
“Te l’ha detto?”
 
“No… L’ha detto Jeanne… In classe… E poi ha iniziato a parlare di quando andavate a letto insieme, e di quanto fossi stato focoso ieri sera…”
Spiegò cercando di mantenere la calma.
“Allora mi vuoi dire che diavolo ti è saltato in mente?!”
Aggiunse qualche secondo dopo, con rabbia.
 
“Jeanne ha detto questo? Ha parlato di noi che andavamo a letto insieme davanti a Ziva?! Io la rovino!”
Tony scattò in piedi.
“La rovino!”
Aggiunse. Poi vedendola passare urlò ancora.
“Ti rovino Benoit!”
E fece per andarle incontro, ma Abby lo fermò.
 
“Fermo. Non ora! Hai tempo… Adesso spiegami cos’è successo!”
 
“È stata lei a baciarmi… Io le stavo dicendo di smetterla di girarmi intorno, e per tutta risposta lei mi ha baciato… Aveva visto Ziva! Lo so! Aveva visto Ziva! L’ha fatta apposta!”
Iniziò a scaldarsi.
 
“Lo sapevo che non avresti mai tradito Ziva!”
Esultò Abby.
“Però devi spiegarlo a lei… Vedrai che capirà…”
Aggiunse subito dopo.
 
 
 
 
Conosceva quell’odore di legno e Bourbon, come fosse l’odore della sua casa. In effetti, quando era piccolo, quello scantinato era un po’ il suo rifugio, e Gibbs il suo secondo papà. Nella notte, scese le scale, sapendo di trovarlo lì sotto, intento a levigare quella che probabilmente in futuro sarebbe stata una barca.
 
“Che succede DiNozzo?”
Chiese senza neanche alzare la testa, pur sapendo qual era il problema.
 
“Niente… Se vengo a salutarti deve per forza essere successo qualcosa?”
Replicò un po’ nervoso.
“Ehi dov’è finita la tua felpa USMC?”
Da quando lo conosceva, Gibbs, in quello scantinato, indossava sempre la sua felpa del corpo dei Marines, e vederlo vestito in modo diverso, era strano.
 
“DiNozzo, che c’è?”
Chiese nuovamente Gibbs, prendendo un respiro profondo e guardandolo negli occhi.
 
“È… Gibbs, è Ziva…”
Disse abbassando lo sguardo.
“Stiamo insieme… E… Veramente non so più se stiamo ancora insieme…”
Aggiunse scendendo gli ultimi gradini, ma Gibbs lo fermò, lo prese per un braccio, e lo portò di sopra.
 
“Da quando parliamo qui in salotto?”
 
“Da quando sei diventato un ragazzo, e hai bisogno di bere per parlare di queste cose!”
 
“Wow… Un prof che ti istiga a bere… Beh allora direi che il Bourbon va benissimo!”
Disse riaprendo la porta dello scantinato con un sorriso malizioso.
 
“Non esageriamo, DiNozzo! La birra andrà più che bene!”
Lo fermò nuovamente.
 
“Allora… Che è successo con Ziva?”
 
“Gibbs io la amo… È tutta la mia vita… Non posso vivere senza di lei… E lo so che sembra stano, perché sembra che da quando sia arrivata lei, abbia portato una ventata di aria nei miei polmoni… E ho capito che prima di lei, non avevo mai respirato così bene… Beh… Da quando è morta mia mamma…”
 
Gibbs lo guardò con occhi profondi mentre beveva un sorso di birra dalla bottiglia.
 
“No Gibbs… Non è una cosa da adolescenti… E…”
 
“Tony non puoi esserne certo… Anche con Jeanne credevi fosse così…”
Gibbs provò a spiegargli che aveva solo 17, ed ogni cotta poteva sembrargli l’amore della sua vita.
 
“Gibbs… Jeanne non è Ziva… Si, ero convinto di amarla, e tanto… Ma… Ziva è diversa… Ziva non è… Di Jeanne non ho mai detto che fosse la mia Shannon… Ed ora so il perché… Perché è Ziva la mia Shannon!”
 
“Hai reso l’idea! Ma adesso… Dimmi che hai combinato…”
 
“Jeanne mi ha baciato davanti a Ziva…”
 
“Direi che hai qualche problema allora!”
Replicò Gibbs
 
“Si ma io le stavo dicendo di starmi lontana… Eravamo in un bar, e avevo appena avuto una discussione con Ziva per causa sua… Le stavo dicendo di sparire dalla mia vista, e lei ha visto Ziva arrivare e mi ha baciato!”
 
“Lei lo sa?”
 
“Non mi ha dato il tempo di spiegare…”
Disse abbassando la testa.
 
“Tony…”
Lo canzonò Gibbs.
 
“Okay, e che dovevo dirgli?! Non mi avrebbe mai creduto! E tanto meno mi crederà ora dopo che a scuola Jeanne parlava di quanto fosse stato focoso il mio bacio!”
 
Gibbs lo guardò ancora una volta.
“Adolescenti…”
Sospirò andando a buttare la bottiglia ormai vuota.
 
“No Gibbs! Non è una cosa da adolescenti!”
 
“Tony se non lo fosse, capiresti che lei crederebbe a te… Perché lei ti ama… E se ti ama, vuol dire che si fida di te!”
 
“Ma Gibbs, Jeanne le ha detto che io sto solo aspettando… Si beh… Quello… E che se aspetto non è perché la amo, ma perché mi aspetto molto, e credo che abbia fatto esperienza! Questo le ha detto! E lei ha iniziato a dubitare, di me, dell’amore, di lei stessa! E se ha creduto a una cosa simile, come potrà non credere a una cosa che ha visto?!”
Iniziò a perdere la pazienza.
 
“Se lei ci ha creduto, vuol dire che ciò che ha detto Jeanne è vero!”
Disse con noncuranza.
 
“Scusami?! Okay, sì, c’è stato un tempo in cui ero quel tipo di ragazzo… ma ora sono cambiato! Sono cambiato con lei! Ed è bellissimo! Perché non avrei mai immaginato che avrei preferito un semplice sorriso, un bacio, al sesso… Non avrei mai pensato di voler aspettare solo perché lei fosse pronta…”
Tornò a sedersi.
 
“Allora è vero o no quello che ha detto Jeanne?!”
Sbottò Gibbs, dal lavello.
 
Tony lo scrutò negli occhi.
 
“No… Perché sì, la voglio… Dio quanto la voglio! Ma non è quello che vuole lei… E se aspetto, è solo per questo… E non mi aspetto nulla! E anche se la desidero come non ho mai desiderato nessuno, potrei aspettare tutta la vita purché lei sia pronta!”
 
Gibbs sorrise… Era quello che voleva sentire…
“Allora dille questo… Se non le dici nulla, penserà che non lotti per lei… Avanti DiNozzo! Ho visto come ti ha risollevato quella ragazza! Glielo devi! Merita di sapere che lotti per lei!”
 
“Ma se non vuole ascoltarmi…”
Si lamentò, dirigendosi verso la cantina.
“Ti prego Gibbs, ho bisogno di qualcosa di più forte di una birra… Che ne dici di un bicchiere di Bourbon?”
 
“No DiNozzo! Devi tornare a casa adesso!”
Si precipitò per afferrarlo prima che fosse troppo tardi.

“E dai Gibbs… L’anno scorso non facevi così… E avevo solo 16 anni!”
Ripeté cercando di passare.
 
“No!”
 
“Cosa mi nascondi, Gibbs?”
Chiese dopo averlo scrutato con attenzione, e avendo notato qualcosa di diverso che non aveva mai visto prima nei suoi occhi… Sembrava… Ansia?
 
“Torna a casa DiNozzo… E vedi di risolvere tutto questo!”
Fece per congedarlo… Ma Tony era stato davvero come un figlio per lui, e aveva imparato a conoscere bene la persona che lo accudiva…


“È qui!”
Disse in un soffio sgranando gli occhi.
“Lei è qui!”
Urlò.
 
“No… DiNozzo… Tuo padre si starà…”
 
“Non mi importa di mio padre! Lei è qui! Le devo parlare!”
Si diresse verso la porta dello scantinato come una furia, e quando senti un rumore provenire da dentro, fece per aprire, ma Gibbs lo prese per un braccio.
 
“DiNozzo… Non stasera!”
 
“Lei era qui e tu non mi hai detto niente! Sei stato tu a dirmi che le devo spiegare come stanno le cose… E adesso spostati perché non ho intenzione di ascoltarti!”
Urlò, spalancando la porta.
 
Scese velocemente le scale, chiamando il suo nome. Poi si avvicinò lentamente alla barca che Gibbs stava costruendo e la vide stesa all’interno, che dormiva, con indosso la felpa USMC che di solito Gibbs indossava sempre. Si sedette accanto a lei e iniziò ad accarezzarle la mano.
 
Gibbs lo raggiunse poco dopo.
 
“Perché non mi hai detto che era qui?”
Chiese con gli occhi pieni di lacrime.
 
“Non voleva vedere nessuno per oggi… Ma adesso devi andare, Tony”
 
Il ragazzo si alzò, diede una bacio sulla fronte di Ziva e andò via.
 
Una volta rimasto solo, Gibbs guardò la ragazza stesa sulla sua barca.
 
“Hai sentito tutto di quello che ha detto in salotto, vero?”
 
La ragazza voltata di spalle, fece per aprire bocca, ma non aveva niente da dire. Forse aveva frainteso tutto, e non aveva neanche dato il tempo a Tony di spiegarsi… Ma perché era andato in quel bar? E perché c’era anche Jeanne?
 
“Dovete parlare…”
 
“Chi è Shannon, Gibbs?”
Domandò Ziva, voltandosi a guardarlo negli occhi, e notando di averlo preso alla sprovvista.
 
“È stato 15 anni fa…”
Disse voltandosi per sedersi su uno sgabello e prendere un sorso di Bourbon.
 
“Mi dispiace…”
Rispose Ziva, intuendo cosa fosse successo.
 
“Perché non sei rimasta a casa stasera, Ziva?”
Domandò Gibbs in tono paterno.
 
“Mio fratello ha picchiato Tony… E stamattina mi sono arrabbiata con lui per questo… So che l’ha fatto per me, ma non doveva mettersi in mezzo… Gli ho detto che in ogni caso io sono dalla parte di Tony, perché lo amo…”
Rispose mentre gli occhi iniziavano ad inumidirsi.
 
“Dovreste parlare… Sei importante per Tony, e lui lo è per te… Adesso però devi mangiare qualcosa… Non hai toccato cibo! Vado a prepararti qualcosa”
Le disse lui alzandosi e dirigendosi verso la cucina.
 
Tornò pochi minuti dopo, ma quando scese le scale, la trovò rannicchiata su se stessa, addormentata tra le assi di legno della barca.
 
Lasciò il piatto con la bistecca sul bancone, e delicatamente cercò di non svegliarla, mentre la prendeva in braccio per portarla nel letto.
 
Appena la avvicinò a sé, Ziva si accoccolò sul suo petto, appoggiando la testa sul suo cuore. Gibbs si ricordò di quando Kelly, sua figlia, faceva sempre la stessa cosa, dopo essersi addormentata nella cantina, e Gibbs la prendeva in braccio. Così lui strinse Ziva più forte, ricordando quanto faceva stare meglio sempre Kelly, e la portò nella sua camera da letto.
 
Tornò in salotto e si addormentò sul divano… Da 15 anni faceva sempre lo stesso sogno: Pedro Hernandez, un cartello della droga, sparava alla scorta delle di due donne, provocando un incidente stradale nel quale quelle donne rimanevano vittime… Solo che quei volti li conosceva bene… Fin troppo! Erano Shannon e Kelly. Sentiva le urla della sua bambina, e questo lo fece svegliare di colpo, ma le urla continuavano a echeggiare nella sua testa… Passarono velocemente i secondi, e quelle urla non sparivano… Finché si rese conto che non era un sogno!
 
Corse al piano di sopra, aprì velocemente la porta, e trovò Ziva in un bagno di sudore, che si dimenava nel sonno. La svegliò, immediatamente, e solo allora immaginò cosa potesse aver sognato… Perché lui sapeva… Sapeva tutto… Conosceva la sua storia, conosceva il suo passato… Conosceva Avraham!
 
“È tutto apposto Ziva… Era solo un sogno!”
Le disse una volta che lei si fu calmata.
 
Si ricordò che ogni volta che Kelly aveva gli incubi, abbracciare il padre, e addormentarsi tra le sue braccia la faceva sentire meglio, così si stese accanto a lei, e le fece appoggiare la testa sul suo petto, mentre lui le accarezzava la schiena.
 
“Qualcosa di te, mi ricorda Kelly…”
Le disse, e cominciò a raccontare tutto quello che lui e sua figlia avevano fatto insieme, finché non credette che si fu addormentata.
 
A quel punto fece per alzarsi, ma le mani della ragazza gli strinsero la maglietta, e lui capì che Ziva aveva bisogno di qualcuno che le fosse accanto in quel momento. Tornò a stendersi, e rimase sveglio tutta la notte a guardarla dormire, e a ripensare alla sua bambina.
 
 
 
 
Un altro giorno era trascorso senza che Tony e Ziva avessero un minimo contatto, né a scuola, né fuori di lì, ed il ragazzo sentiva l’urgenza di parlarle e chiarire la situazione, così aveva chiesto aiuto ai suoi amici, ed Abby era andata a parlare con Ziva.
 
“Ziva secondo me dovresti ascoltare quello che ha da dire… Magari è tutto un malinteso… Non credi di esagerare un tantino?”
 
Ziva non aveva la minima intenzione di raccontare quanto accaduto la notte precedente, e anche Tony, conoscendola, non aveva detto nulla…
 
“Ha baciato Jeanne Benoit! Jeanne!”
Replicò lei.
 
“Allora è questo? Hai paura di lei? Hai paura che torni ad essere la ragazza di Tony? È questo il problema? Non dovrebbe! Devi essere sicura di te! Lei non è nessuno per…”
 
“Abby… Non è questo! Non è perché era la ragazza di Tony… È perché lei mi ha chiuso in uno sgabuzzino! Ha detto a Ray di fare quello che ha fatto… Mi chiama ebrea… Non è perché è la ragazza di Tony…”
Disse alzandosi in piedi.
 
“Ma magari non è stato Tony a baciarla… Ci hai pensato?”
 
 
 
 
“Tony… La devi smettere di avere paura! La devi smettere di mandare Abby a convincere Ziva ad ascoltarti! Non è così che funziona!”
 
“Pivello… Se mi avvicino lei se ne va! Non c’è altro modo!”
 
“Ti sbagli! Devi prenderla e parlarle! Davvero trovo così stupido questo litigio tra voi! Solo perché non ti sei spiegato… È stato solo un fraintendimento! Tony, se non vai a parlarle lei continuerà a soffrire! Ha bisogno di sapere che tu non ti sei arreso al primo ostacolo! Ha bisogno che tu la insegua! Ancora non l’hai capito?! Perché aspetti?! Più aspetti e più lei soffre… E Tony, sarò anche un pivello, non sarò un uomo come te… Ma io non ti permetterò di farla soffrire un giorno di più! Lei è la mia migliore amica, e non posso continuare a vederla così, sapendo che l’unica persona che potrebbe riportarla a stare bene è davanti ai suoi occhi, ma si rifiuta di aiutarla! Se fossi stato al tuo posto non avrei esitato un attimo!”
 
Tony guardò McGee… Sapeva che aveva ragione… Non poteva ribattere… Non aveva scusanti… Doveva fare qualcosa! Ma cosa? Come poteva dimostrarle quanto l’amasse?!
 
“Chiamo Abby… Vediamo che dice!”
Bofonchiò prendendo il cellulare.
“Maledizione, non risponde! Prova a chiamarla tu…”
 
“Non risponde neanche a me… Staranno ancora parlando…”
Concluse McGee dopo una cinquantina di squilli.
“La vado a prendere… Intanto tu lasciale qualche messaggio in segreteria”
Aggiunse uscendo da casa DiNozzo.
 
 
 
 
“Ciao Ziva… C’è Abby per caso?”
Chiese McGee fingendo di non sapere, appena Ziva aprì la porta di casa.
 
“Sì… Ma se n’è andata circa un’ora fa… Ha detto che aveva un appuntamento… Pensavo che l’appuntamento fosse con te…”
Rispose lei perplessa.
 
“Magari! Da quando è successa quella cosa, non so più se stiamo insieme oppure no ma… Aspetta se non è con me, allora con chi è a questo appuntamento?!”
 
“Hai provato a chiamarla?”
 
“Si, ma non risponde… Né a me né a Tony…”
 
Appena pronunciò il suo nome, la ragazza si incupì.
 
“Scusami… Non volevo… Ti va di parlarne?”
Chiese lui appoggiandole una mano sulla spalla, e lei fece cenno di no con il capo.
 
“Sei sola a casa?”
 
“Sto aspettando che torni Tali… È andata a casa di un’amica all’uscita di scuola, e non la vedo da ieri sera…”
 
“Ma voi non venite a scuola insieme in pullman?”
Domandò il ragazzo innocentemente.
 
“Ehm… Si… Solo che…”
Certo non avrebbe raccontato di aver dormito dal professor Gibbs.
 
“Tony è passato a prenderti e tu sei andata con lui?”
Domandò il ragazzo speranzoso.
 
“Si… Qualcosa del genere”
Mentì.
 
“Ehi Ziva… Tu lo sai che sei la mia migliore amica… E che comunque vada a finire questa storia io sarò dalla tua parte…Qualunque cosa tu decida di fare… Se dare una chance a Tony di spiegarsi o no, io ti appoggerò… Però lasciami dire, che dopo che tu lo hai praticamente salvato, dopo tutto quello che avete fatto insieme, e dopo tutto quello che Jeanne ti ha fatto, tu meriti unna spiegazione! Meriti di sapere perché… Perché io sonno convinto che adesso tu stia pensando di non essere abbastanza per lui, o che lui ama ancora Jeanne, o magari che a lui manchi qualcosa che tu al momento non puoi offrirgli… Ed io sono convinto che non sia niente di tutto questo! Non ti sto chiedendo di parlargli per dargli una chance… Ti sto chiedendo di parlargli perché tu meriti di sapere il perché! Per te!”
 
Ziva iniziò a riflettere, e proprio mentre stava per ribattere, la porta di casa si spalancò facendo entrare Ari e Tali. La piccola corse ad abbracciare Ziva urlando, mentre il grande la osservò, domandandosi cosa potesse aver fatto e dove potesse essere andata la notte precedente.
 
“Zivaaaaaa!”
 
“Ehi topina!”
 
“Ziva mi sei mancata, ma dove sei stata?!”
Domandò abbracciando la sorella.
 
“Già Ziva… Dove sei stata ieri notte?”
Domandò Ari, con sottofondo di rabbia e delusione.
 
“Ah… Ziva… Io vado a prendere Tony... E poi passiamo a prenderti per andare a cercare Abby?”
Propose McGee per potersi togliere da quella situazione imbarazzante.
 
“No, non preoccuparti Tim… Vengo con te…”
Implicitamente gli disse che neanche a lei faceva piacere quella situazione.
“Torno stasera, okay piccolina?”
Aggiunse rivolta a Tali, alzandosi e senza guardare Ari.
 
“No, tranquilla… Passiamo tra 5 minuti… Così potrai spiegare che ieri notte siamo andati tutti da Abby che si è sentita poco bene…”
Mentì l’amico, cercando di aiutarla, e andando via.
 
 
 
 
 
Pochi minuti dopo, qualcuno citofonò, e Ziva corse ad aprire, ma proprio sul ciglio della porta, venne fermata da Ari che la prese per un braccio.
 
“Mi sta simpatico quel ragazzo… Quello che c’era quando sono arrivato… Sono contento che tu sia andata avanti…”
 
Ziva sgranò gli occhi.
“Cosa? Ma… Io non sto con McGee! Lui è semplicemente un amico… Il mio migliore amico! Ma niente di più! È Tony il ragazzo che amo, è Tony il mio ragazzo, ed ha sbagliato… Ma tutti facciamo degli errori! Quindi smettila di metterti in mezzo nella mia vita!”
 
Gli urlò, e aprì subito la porta, ritrovandosi davanti proprio Tony.
 
 
 
 
“Wow, McGee… Non sapevo che avessi la macchina!”
Disse Ziva per rompere il silenzio imbarazzante che si stava creando una volta dentro l’auto. McGee era al volante, e Tony e Ziva dietro.
 
“Ed io non sapevo che tu avessi passato la notte… Fuori… Che hai fatto?”
Chiese con un sorriso malizioso.
 
“Ehm…”
Esitò Ziva, diventando paonazza, e temendo che Tony potesse dire la verità.
 
“È stata a casa mia!”
Disse prontamente il ragazzo. Rivolgendo un timido sguardo a Ziva.
 
“Cosa?! Allora avete fatto pace?!”
Si eccitò McGee, frenando di colpo.
 
Tony non volle rispondere, così guardò Ziva, che sembrava ancora più imbarazzata e senza parole.
 
Così Tony comprese che era necessario parlare con lei… E molto presto. McGee aveva ragione. Aveva sentito ogni cosa che Ziva aveva detto ad Ari pochi minuti prima, e aveva capito che doveva spiegarsi prima che fosse troppo tardi.
 
“Ehi Pivello, la mancanza di Abby ti sta facendo diventare come lei?!”
Scherzò Tony per deviare l’argomento.
 
“Spiritoso…”
Ribatté McGee, quando ad un trattò Ziva si rizzò di colpo, vedendo l’auto di Abby… Abbastanza riconoscibile dato il colore rosso sgargiante ed i teschi sul cruscotto.
 
“È la sua macchina!”
 
I ragazzi scesero immediatamente, e corsero all’intero del bar di fronte, trovando una Abby intenta a prendere a borsettate un ragazzo che pareva essere il doppio di Tony e Tim messi insieme!
 
“Ma quello non è Simon? Simon Cade? Della squadra di pugilato?”
Domandò Tony.
 
“Abby!”
Urlò McGee, quando il ragazzo provò a baciare Abby nonostante i colpi di borsetta. Raggiunse immediatamente i due, e tirò un sonoro pugno al ragazzo allontanandolo e stringendo Abby tra le sue braccia.
 
“Tim!”
Urlò lei, stringendosi ancora più forte!
 
“Ci sono io adesso!”
Disse il McGee dandole una bacio sulla testa.
 
Intanto il ragazzo, si rialzò, pur con un labbro sanguinante, e fece per scaraventarsi contro Tim, ma Tony e Ziva si guardarono per una frazione di secondo, e corsero in loro aiuto.
 
Tony tirò nuovamente un pugno a Simon per prendere tempo e portare Abby e McGee fuori da quel bar, e permettere a Ziva di concialo per le feste.
 
“Hai smesso di importunare la mia amica?!”
 
 
“Scusami Tim… Scusami! Non volevo che succedesse tutto questo! Volevo solo fartela pagare e farti credere che non mi fidassi più di te, e volevo dirtelo oggi, poi però col fatto che Tony e Ziva non si parlavano più ho pensato che non fosse il momento adatto, allora ho ricevuto l’invito da Cade e ho pensato che sarebbe stata una buona idea per il mio piano…”
Disse subito Abby, una volta fuori, tra le lacrime asciugate dalle braccia di McGee.
 
“Va tutto bene, Abby… Va tutto bene!”
La rassicurò Tim subito dopo essersi ripreso dallo stupore.
 
La ragazza alzò la testa, e osservò McGee con i suoi profondi occhioni verdi e lucidi, ed il ragazzo posò delicatamente le sue labbra su quelle di Abby.
 
Tony sentendosi leggermente fuori luogo, e avvertendo così ancora di più la lontananza da Ziva, tornò dentro ad aiutarla.
 
Appena varcò la porta del bar, vide Cade mettere una mano sulla spalla di Ziva, e fece per correre a rompergli il naso, ma la ragazza ci pensò da sola, afferrandogli la mano e scaraventandolo sul tavolo da biliardo.
 
Una volta sistemato l’omone, Ziva si diresse verso l’uscita del bar, con molta nonchalance, mentre tutti la fissavano allibiti, e fermandosi per un secondo a guardare Tony negli occhi.
 
 
 
 
“Ziva non hai mangiato niente… Sono giorni che non mangi… Ti senti bene?”
Chiese Rivka…
 
“Si… Sto bene… Sono solo stanca… Vado in camera…”
Rispose alzandosi da tavola.
 
Appena si stese sul letto e chiuse gli occhi, si accorse che tutti i pensieri che le affollavano la mente, le impedivano di dormire… E poi non aveva voglia di svegliarsi per l’ennesima volta nel cuore della notte, sperando di non aver svegliato nessuno.
 
Trascorse qualche ora in cui lei non fece altro che guardare il soffitto, un po’ per paura di addormentarsi e avere gli incubi, un po’ perché aveva voglia di pensare a Tony. Era ormai mezzanotte, quando sentì dei rumori provenire da fuori.
 
Scattò subito in piedi, pronta a difendersi, quando vide qualcuno arrampicarsi su un albero, ed entrare nella sua camera dal balcone… Tony… Sembrava che le avesse letto nella mente.
 
“Che ci fai qui?! Dovresti essere a casa, non puoi stare qui! Se ti vede mio fratello…”
Si affrettò a dire a bassa voce con il tono più freddo che le uscì.
 
“No! Non questa volta! Adesso basta! Voglio chiarire una volta per tutte quello che è successo… E tu non mi impedirai di amarti solo per uno stupido malinteso.”
Ribatté lui in tono fermo e deciso.
 
“Lo so… Ci ho messo due giorni a capire che dovevo prenderti e chiarire sin da subito la situazione… Sono stato un codardo… Pensavo che tu avessi bisogno di tempo per riflettere… Ma in realtà avevo solo paura che tu non mi credessi! Adesso però lo so!”
 
“Tony… Ti avevo solo chiesto di sparire dalla…”
 
“No! Perché ormai ho imparato che devo prenderti al volo! Tu non ti fermi mai, e se voglio stare con te, devo prenderti al volo! Adesso ascoltami! Non ho baciato Jeanne!”
Disse, e Ziva abbassò subito il capo.
 
“Guardami!”
Aggiunse, prendendole il mento delicatamente e alzandole la testa, mentre i suoi occhi si inumidivano, e si mordeva le labbra.
“Non ho baciato Jeanne… Ero andato a quel bar perché io e te avevamo avuto una piccola lite, e non riuscivo a sopportare il fatto che tu stessi male per causa mia… Lì ho incontrato Jeanne che si stava avvicinando a me, e le ho detto di andare via, di starmi alla larga e di non parlare mai più con te, perché ti aveva ferita… Ma lei ti ha vista arrivare, e conoscendola, mi avrà baciato solo per renderci la vita un inferno! Io non la amo… Non potrei amarla, perché ha fatto del male all’unica persona che amo veramente...”
Spiegò.
Poi le alzò di nuovo il viso prendendolo con due mani.
“Tu! Ti amo Ziva… Ti prego, perdonami”
 
Ziva si avvicinò, ed appoggiò le sue mani sul viso di Tony, facendo sfiorare i loro nasi e chiudendo gli occhi.
 
“Sto lottando per te, Ziva…”
 
“Ti amo, Tony
Il cuore di Ziva ricominciò a battere dopo tanto tempo. Aveva bisogno di lui, aveva bisogno di sentirsi amata, amava Tony!
 
Incoraggiato da quelle parole, Tony cercò di avvicinare le sue labbra a quelle di Ziva, e appena si sfiorarono, probabilmente una supernova era appena esplosa nel cielo.
 
Fu un bacio semplice, semplicemente labbra che si toccavano… Ma che liberavano nell’aria un’energia che si era accumulata col passare dei giorni, e tutte le tensioni di Ziva, si sciolsero in quel bacio, liberandosi sotto forma di una singola lacrima, che le usciva dagli occhi chiusi, rigandole le guance, fino ad arrivare alle loro labbra, rendendo il bacio più salato. Appena Tony avvertì la lacrima sulla sua bocca, aprì gli occhi, allontanandosi, per capire cosa stesse succedendo. Vide Ziva che aveva ancora gli occhi chiusi, ma finalmente aveva un’aria più serena che non vedeva da tanto tempo. Così si avvicino di nuovo alle sue labbra, e iniziò a baciarle quella lacrima, risalendo per la guancia, lo zigomo, fino ad arrivare all’occhio, che lei aprì, e si fissarono per qualche secondo.
 
“Scusami…”
Disse Ziva, vergognandosi della lacrima… Era sempre riuscita a trattenerle, anche quando la situazione era insostenibile, Tony non l’aveva mai vista piangere…
 
“Va tutto bene…”
Rispose lui, posandole un bacio sulla fronte.
“Vieni…”
Aggiunse subito dopo, avvicinandosi al balcone.
“Devo farti vedere una cosa”
 
“Dobbiamo scendere?”
Chiese lei.
 
“Riesci ad arrampicarti giù per quest’albero?”
 
“Ehi! Come credi che sia sopravvissuta due giorni nel bosco quando Avraham mi lasciò lì? Certo!”
 
Tony sorrise, e insieme si arrampicarono, quando però Ziva poggiò un piede su un ramo troppo sottile che si spezzò facendola scivolare.
 
“Ziva!”
Urlò Tony, non riuscendo più a vederla a causa delle fronde dell’albero.
 
Dopo pochi secondi di puro panico, Ziva rispose.
 
“Sto bene!”

E Tony si affrettò a scendere per raggiungerla ed assicurarsene personalmente.
“Mi sa che sei fuori pratica Miss David!”
La prese in giro, e Ziva gli rivolse un’occhiataccia.
 
“Allora cosa mi dovevi far vedere?”
Domandò ignorando la battuta.
 
Per tutta risposta, Tony le mise le mani sugli occhi, e la portò in un piccolo spiazzale di fronte a casa di Ziva.
 
“Pronta?”
Chiese prima di togliere le mani.
 
Ziva aprì gli occhi, e non riuscì a nascondere lo stupore, che si tramutò prima in gioia, e poi in gratitudine, alternando lo sguardo tra Tony e… La sua vespa! Quella che aveva all’inizio dell’anno, ma che qualcuno, probabilmente Jeanne, le aveva rotto!
 
“Grazie…”
Rimase senza parole.
“Come… Come hai fatto?”
 
“Stavo provando a riaggiustarla da quando l’ho vista la prima volta sul retro della scuola, il primo giorno… Ed ora finalmente dovrebbe essere funzionante!”
Spiegò il ragazzo.
 
“Per tutto questo tempo… E non mi hai detto niente?”
Chiese ancora allibita.
 
Tony le si avvicinò. I loro visi erano vicinissimi, e lui continuava ad osservare ogni centimetro del suo viso, soffermandosi sugli occhi.
 
“Perché ti amo da tutto questo tempo!”
Rispose un secondo prima di buttarsi sulle sue labbra, e baciarla appassionatamente come non faceva da tempo.
 
Fu un bacio colmo di passione, e quell’euforia che era mancata a tutti e due in quel periodo. Ziva sentì un formicolio allo stomaco, diradarsi velocemente in tutto il corpo, e Tony avvertì il suo cuore battere più veloce.
 
La sollevò, e Ziva cinse la vita di Tony con le sue gambe, senza allontanare le labbra.
 
“Ziva…”
Sussurrò a fior di labbra.
“Mi sei mancata!”
 
“Anche tu, Tony!”
 
 
 
 
Tornati sotto casa di Ziva, lei fece per arrampicarsi quando Tony la fermò.
“Ferma qui, mia splendida Ninja… Non ho intenzione di prendermi un altro infarto se scivoli ancora… Quindi adesso sali sulla mia schiena e mi arrampico io!”
 
Ziva lo guardò, e poi sbuffando, salì sulla schiena di Tony, ma avendo intenzione di fargliela pagare, mentre lui si arrampicava, lei prese a mordergli delicatamente l’orecchio…
 
“Ziva, così mi uccidi!”
Sussurrò Tony, fermandosi per riprendere fiato.
 
“Avanti scalatore… Non mi vorrai mica dire che la tua concentrazione è così debole…”
Sussurrò a sua volta, sfiorandogli con le labbra il lobo dell’orecchio, così, Tony trovò stabilità, si mise in piedi su un ramo, e tendendosi con una mano al tronco, prese Ziva improvvisamente, e se la portò davanti, baciandola con una tale forza, che lei fu costretta a chinarsi all’indietro, mentre Tony la teneva stretta a sé.
 
“Contenta adesso, David?”
Domandò malizioso, facendola arrossire.
 
Poi ripresero a salire, finché non furono dentro casa.
 
Era ormai tardi, ed era ora di dormire, così, Zia si stese nel letto, e Tony le rimboccò le coperte, prima di darla un bacio sulla tempia ed andare via.
 
“Notte, Occhioni Belli…”
 
Quanto le era mancato quel soprannome… Quanto le era mancato tutto! Avrebbe voluto chiedergli di restare, di abbracciarla per tutta la notte, di proteggerla dai suoi incubi… Ma non lo fece, e si rigirò nel letto dall’altra parte, a fissare il muro.
 
Tony stava per aprire la porta finestra, quando si ricordò di quello che era successo la sera in cui la sua vita era andata in frantumi, e a quello che gli aveva detto Ari, e la richiuse.
 
Si avvicinò al letto di Ziva, e si mise sotto le coperte insieme a lei. Ziva si voltò improvvisamente a guardarlo… Che avesse ascoltato le sue preghiere?
 
“Stanotte voglio stringerti così forte da permettere al tuo profumo di farmi da sonnifero, tanto da impedire ad ogni incubo anche solo di sfiorarti…”
Le disse dolcemente, sorridendo.
 
Ziva si sistemò con la testa sul suo petto, e la mano sotto al mento, mentre Tony la avvolgeva con un braccio, e con l’altro gli accarezzava la testa.










NOTA DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! (Wow... Mi rendo conto solo adesso che non c'è capitolo in cui non vi abbia salutato con il  io solito "ciao a  tutti")Allora, dopo questa breve (Ma chi voglio prendere in giro?! Breve?! Sono stata via praticamente 2 mesi!) assenza, sono tornata! Allora... Beh... Finalmente sia i TIVA che i MCABBY hanno fatto la pace! Contenti? Io si! Ma non pensate che sia finito tutto così... Perche vi avviso... Questo è solo l'inizio! Allora in questo capitolo ho messo molto ZIBBS... Perché io li adoro come padre e figliaaaaa! E la vespa di Ziva? Ve la ricordavate? Avreste mai pensatp che Tony l'aveva presa per poterla aggiustare? Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Baci,

Gaia.

 

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Capitolo 19
*** PROM? ***


Avete mai provato quella sensazione di sicurezza assoluta, in cui niente vi fa paura, e gli incubi diventano solo un ricordo sfocato fino a scomparire completamente? Può durare una frazione di secondo, o per anni… Ma comunque sia, sarà sempre la sensazione più bella della tua vita… E tu lo sai, che prima o poi arriverà un momento in cui quella sicurezza svanirà, all’improvviso, come una semplice goccia d’acqua che intorpidisce un intero e calmo lago. Eppure quel momento non ti fa paura, perché come ho già detto, in quella sensazione che precede quel momento, niente può farti paura.
 
“Che ci fai qui? Ziva ti aveva detto di sparire… Dovevi lasciarla in pace!”
 
 
 
 
 
Ari si era svegliato alle 5 del mattino, perché come ogni giorno, all’alba usciva per andare a correre, e come ogni mattina, passava a controllare le sue sorelle. Tali dormiva come sempre, e sembrava un piccolo angioletto. Quella mattina, Ari lasciò che per una volta nella vita, la sua mente venisse occupata da tanti pensieri più sereni. Si sedette accanto a lei e le accarezzò la fronte. Aveva notato sin dall’inizio il legame che univa Tali e Ziva, e guardava come la più grande si pendeva cura della più piccola, e come spesso accadeva anche il contrario, senza che nessuno se ne accorgesse. Avrebbe voluto instaurare lo stesso legame con Ziva, essere più presente nella sua vita, essere un fratello maggiore migliore…
 
Si alzò poco dopo aver dato un bacio a Tali sulla fronte, ed entrò in camera dell’altra ragazza. Solo che quando aprì la porta, non la trovò sola… Era decisamente in compagnia di un ragazzo che a torso nudo la avvolgeva… Era muscoloso, dai capelli castani e gli occhi verdi… Si, occhi aperti, era sveglio, e probabilmente aveva trascorso tutta la notte a osservare la ragazzina minuta che dormiva sul suo petto… Ari conosceva bene quel ragazzo… Tony!
 
“Che ci fai qui? Ziva ti aveva detto di sparire… Dovevi lasciarla in pace!”
Gli sussurrò in tono minaccioso.
 
“Fa’ silenzio o la sveglierai!”
Rispose secco il ragazzo.
 
“Perché sei a torso nudo nel letto di mia sorella?!”
 
“Per riscaldarla! Stava iniziando ad agitarsi nel sonno, e so che stare a contatto con la pelle la fa sentire meglio…”
 
In realtà era lo stare a contatto con il petto di Tony e sentire il battito del suo cuore a farla sentire sempre meglio, e questo Ari lo sapeva.
 
“Siamo alla fine di Aprile… Non fa freddo!”
Si limitò a dire.
 
“Tranne in alcune notti! Ari… Adesso esci prima di svegliarla!”
Replicò Tony.
 
Ari, infuriato per il fatto che Ziva avesse perdonato quel ragazzo, e che avessero dormito insieme, uscì di corsa, sbattendo la porta. Il rumore sordo del legno che sbatteva, fece svegliare Ziva di soprassalto e la prima cosa che vide quando alzò la testa dal petto di Tony, fu una distesa verde smeraldo, imprigionata in due occhi dolci e accoglienti.
 
“Buongiorno Occhioni belli e assonnati…”
Le sussurrò sorridente.
 
“Che ore sono?”
Domandò con la voce ancora impastata.
 
“Puoi dormire ancora un po’…”
Le disse mentre le accarezzava la testa e le dava un bacio sulla fronte. Ziva seguì il suo consiglio, e si riaddormentò questa volta sul suo cuscino, e fu Tony ad appoggiarle la testa sulla spalla, provando a dormire qualche ora.
 
 
 
 
Poche ore dopo, il suono continuo della sveglia di Ziva, la ridestò dal suo sonno, ma quando si voltò per svegliare Tony, lui non c’era più. Al suo posto, sul cuscino trovò un post-it.
 
Buongiorno mia piccola Ninja,
Oggi non posso passare a prenderti  perché devo sbrigare delle cose. Ci vediamo a scuola.
Ti amo.
               Tony.
 
Ziva sorrise, domandandosi cosa avesse di tanto importante da fare alle 7:30 del mattino…
 
P.S.  Te lo dico in modo da farti trovare preparata: Ari è entrato in camera qualche ora fa, e non sembrava affatto contento. Se dovesse iniziare a parlarne, chiamami che risolviamo insieme la faccenda.
Ti amo!
 
Continuò a leggere il biglietto, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che Ari non doveva più intromettersi nella sua vita. Lei era libera di innamorarsi e perdonare chiunque volesse, e lui, sebbene lo facesse solo pe il suo bene, non doveva mettersi in mezzo.
 
Scese per fare colazione, e notò di essere la prima ad essersi svegliata, così, essendo di buon umore per la notte trascorsa, e dal momento che non aveva alcuna intenzione di darla vinta ad Ari, decise di preparare la colazione per tutti.
 
Poco dopo Tali la raggiunse in cucina con il viso ancora un po’ assonnato.
 
“Buongiorno topina”
La salutò Ziva mentre preparava dei pancake per tutti.
 
“Ciao Zee”
Ricambiò il saluto.
“Credevo non ci fosse più nessuno in casa…”
 
Ziva smise di cucinare e chiese come mai sua sorella avesse pensato ciò.
 
“Mamma e Ari non ci sono, e non ti ho trovata nel letto…”
 
“Mamma e Ari non sono in casa?”
Chiese esitante.
 
La piccola scosse il capo, mentre ancora assonnata si strofinava un occhio.
“Va tutto bene, Zee?”
Domandò, notando una crescente irritazione nello sguardo di sua sorella.
 
“Certo tesoro… Tutto bene…”
Non finì di pronunciare la frase, che sentì la serratura della porta di casa scattare, e qualcuno entrare. Si precipitò a vedere chi fosse, quando vide Rivka e Ari entrare in casa.
 
“Dove siete stati?!”
Domandò innervosita.
 
“Abbiamo fatto visita ad un bel ragazzo moro dagli occhi verdi a cui non erano chiare alcune cose…”
Rispose il ragazzo.
 
Appena Rivka vide la rabbia affiorare negli occhi della figlia, aggiunse:
“Già… Ti ricordi Will?”
 
“Will? Sei… Sei andata da Will?”
Chiese interdetta.
 
“Si…”
 
“Alle sette del mattino… Accompagnata da Ari…”
Aggiunse Ziva poco convinta.
 
“Voleva chiudere definitivamente con lui, ed io dovevo essere abbastanza convincente da non farlo più avvicinare…”
Spiegò Ari.
 
Ziva lo scrutò, prima di decidere di credergli, e tornare da Tali.
 
 
 
 
“Perché non le hai detto la verità?”
 
“Perché ho ricostruito da poco il rapporto con Ziva… Non posso perderla di nuovo!”
Rivka era alquanto agitata per la situazione, ed il solo pensiero di essere odiata dalla figlia, la faceva stare male.
 
“Allora perché sei venuta con me?! Quando lo scoprirà, e lo scoprirà, sarà ancora peggio!”
 
“Perché non voglio che Ziva debba vivere quello che ho vissuto io a causa di un uomo che non ci tiene! Non posso permettere che soffra per un uomo dopo tutto quello che ha passato!”
 
 
 
 
 
Terminata la colazione, il clima in famiglia si era ristabilizzato, per quanto possibile. Ziva infatti aveva programmato di fare una sorpresa alla piccola Tali… Che ancora non sapeva niente della vespa...
 
“Ehi Topina… Oggi ti accompagno io a scuola…”
 
“Non viene Tony?”
 
“Ha detto che doveva fare una cosa importante…”
La piccola un po’ titubante, accettò.
 
Così, appena fuori di casa, tali iniziò a domandarsi con cosa la sua sorellona, l’avrebbe accompagnata a scuola.
 
“Zee…”
 
“Si Tali?”
 
“Non è che io voglia mettere in dubbio la tua capacità di giudizio… E non è che io non abbia voglia di fare una bella corsetta… Ma hai intenzione di andare a scuola a piedi? Cioè per me va bene… Ma…”
Tali fece una pausa, e Ziva stava per scoppiare a ridere… Sua sorella era fantastica…
“Zee, ti senti bene?”
 
“Tranquilla Tali… Non andremo a piedi…”
Le rispose ridendo… Mentre camminavano verso lo spiazzale con la vespa di Ziva.
 
“Ah…”
Rispose la piccola ancora un po’ dubbiosa e sempre più convinta che Ziva non stesse bene.
“Però ora stiamo camminando… Lo sai vero?”
 
Ziva non rispose, e pochi secondi dopo si fermò.
Tali all’inizio non capì, ma quando si guardò attorno, e vide la vespa, si portò le mani alla bocca e sgranò gli occhi.
 
“La vespa! Andiamo a scuola in vespa?! Ma come…? Non l’avevano distrutta?”
 
“Si… Ma Tony è riuscito ad aggiustarla!”
Spiegò la ragazza.
 
“Ziva… Al tuo posto io quel ragazzo me lo sposerei!”
Decretò la piccola, facendo ridere la sorella.
 
 
 
 
“Nervoso pivello?”
Chiese Tony, mentre iniziava a sudare.
 
“No Tony… Tutti gli anni ho chiesto ad Abby di venire al ballo con me… Immagino che ora che stiamo insieme se lo aspetti… Non sono io quello nervoso qui!”
Sghignazzò McGee.
“Io ho già preparato le rose nere, e con i petali ho scritto PROM? All’entrata della scuola”
Rispose orgoglioso il ragazzo.
 
“Che tenerone!”
Lo prese in giro Tony.
 
“E tu invece?  Che hai intenzione di fare? Voglio dire… Sai che lei ti ama ancora… E non andrà al ballo con nessun altro… E…”
 
“Tim… Io e Ziva abbiamo chiarito tutto!”
Lo tranquillizzò il ragazzo.
 
“E quando? Non mi hai detto niente… E ieri sera, non vi parlavate nemmeno…”
 
“Beh…
 
 
 
Quando Ziva arrivò a scuola, salutò i suoi amici, che diversamente da come accadeva di solito, non erano in aula ma fuori dalla scuola.
 
“Ehi ragazzi, che fate qui fuori? Perché non entrate?”
Domandò.
 
Abby si scostò esultante, e mostrò a Ziva quello che McGee aveva fatto per lei.
 
“Prom?”
 
“A fine anno ci sarà il ballo della scuola… E in questo periodo tutti i ragazzi iniziano a chiedere alle ragazze di andarci insieme…”
Spiegò Abby.
“Io ci sono sempre andata con Tim… Ma immagino che quest’anno qualcosa sarà diverso!”
Aggiunse con una punta di malizia che il ragazzo colse al volo, prendendola per i fianchi e lasciandole un leggero bacio sulle labbra.
 
Poco dopo, tutti e 4 i ragazzi entrarono a scuola, e Ziva iniziò a domandarsi cosa avesse dovuto fare Tony quella mattina…
 
 
 
 
“Senti questa…”
McGee ed Abby parlavano sottovoce mentre erano seduti ai banchi.
“Tony e Ziva sono tornati insieme… E sono felici!”
 
“E questo dovrebbe sorprendermi perché…?”
 
A quella risposta, McGee rimase di sasso… Si aspettava che facesse salti di gioia…
 
“Tim… Io so sempre tutto… Mi accorgo di tutto… io scruto le persone… Non hai notato le occhiatine che si lanciavano fuori dalla scuola? E non hai notato che casualmente oggi Ziva è venuta a scuola con la sua vespa?”
Aggiunse la ragazza in tono cantilenante.
 
“Ehm… Avrei dovuto?”
 
“È per questo che ti amo!”
Scherzò Abby, prendendolo in giro e dandogli un bacio inaspettato.
 
 
 
 
“Staranno parlando di noi?”
Chiese Ziva sottovoce a Tony, osservando Abby e McGee.
 
“Non lo so, ma anche se lo facessero, non indovineranno mai quello che sta per succedere!”
Rispose malizioso Tony, prima di darle un bacio intenso.
“E non mi riferivo a questo bacio!”
Spiegò con la stessa aria da spaccone, lasciando Ziva perplessa e incuriosita.
 
 
 
 
“Ma Tony e Ziva stanno di nuovo insieme?”
 
“No guarda, Ej… Si baciano perché si sono lasciati… Certo!”
 
“E… Questo non ti dà fastidio, Jeanne?”
Chiese Ej, intimorita.
 
“Certo che si… Ma troverò un modo per allontanarli… Ho molte riserve ancora!”
Aggiunse assottigliando lo sguardo, usando gli occhi come fossero lame taglienti.
 
 
 
 
 
Al termine delle prime ore di lezione, durante la pausa pranzo, Ziva ed Abby, uscendo dalla classe di Fornell, notarono immediatamente una scia di fiori che portava verso le scale… Molte ragazze iniziarono a seguire la scia, ma quando Abby prese in mano un bigliettino, con su scritto “Mia bella israelianaci mise poco ad allontanare tutte le ragazze da quella scia, intuendo già cosa stesse facendo Tony.
 
 
“Per me?”
Domandò incredula.
 
“Avanti, raccogli queste rose, e io ti seguo!”
La incoraggiò Abby.
 
Ziva fece come le era stato detto, e iniziò a raccogliere tutti i fiori che trovava lungo il corridoio fino alle scale, dove trovò un bigliettino.
 
“Sei testarda”
C’era scritto, e insieme al biglietto, era legato alla rosa un foglio con il voto dell’esame di spagnolo di Tony… Superato!
 
Proseguì scendendo le scale, ed alla fine della seconda rampa, trovò un’altra rosa alla quale era legato un altro bigliettino.
 
“Sei pericolosa”
E all’interno del biglietto era presente un proiettile…
“Il pivello ne sa qualcosa!”
 
Ziva intuì immediatamente ciò che intendesse… E ricordò il momento in cui aveva lasciato una pistola alla sorellina… Sorrise.
 
Raccogliendo i fioti sui gradini della seconda rampa di scale.
 
“Sei davvero mozzafiato”
Trovò scritto su un altro biglietto, al quale era legata la fotocopia che lo stesso Tony le aveva dato, e sul quale era scritto che Ziva avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Satine nello spettacolo.
 
Ziva rise, e continuò a raccogliere le rose, finché non arrivò nel cortile della scuola, dove trovò un bouquet di fiori di lavanda.
 
“Profumi di lavanda”
Trovò scritto sull’ennesimo biglietto, e quando raccolse il bouquet e alzò lo sguardo, si trovò davanti il suo Tony, con in mano un peluche a forma di orsacchiotto, che a sua volta aveva un cuore in mano.
 
“Sei la persona che amo! Vuoi venire al ballo con me?”
Disse alla fine il ragazzo.
 
Ziva rimase a bocca aperta… Non si sarebbe certo aspettato tutto questo… E l’unica cosa che fece, fu buttare all’aria tutti i fiori che aveva in mano, dicendo un sonoro “Si” e correndo tra le braccia di quel ragazzo, mentre i fiori ricadevano tutti intorno a loro come fossero una pioggia di colori e profumi.
 
 
 
 
Fu durante il pranzo, che poi accadde l’ultima cosa che Ziva potesse immaginare…
 
“Salve ragazzi dell’Anacostia High School!”
Disse la preside Shepard, entrando in mensa.
“Come ben sapete, la fine della scuola è vicina, e ben presto ci sarà il ballo di fine anno, nella palestra della scuola. E con il ballo, si parla anche di re e regina del ballo. Quindi, sono lieta di avvisarvi anche quest’anno i nomi delle coppie candidate: Jeanne Benoit e Ray Cruz, Zoe Keats e Nick Jordan, Wendy Miller e Justin Kemp.”
Spiegò, e dopo ogni nome seguì un applauso.
“Ed ora come ogni anno, la quarta coppia nominata dagli studenti…”
Trascorsero diversi secondi d silenzio in cui la tensione crebbe, prima che la coppia venisse dichiarata
“Ziva David e Tony DiNozzo!”
 
Ziva per poco non sputò l’acqua che stava bevendo, facendo ridere il resto del tavolo. Poi sgranò gli occhi e guardò i suoi compagni con un’aria da cucciolo sperduto…
 
“Che… Che significa?”
Chiese
 
“Significa che io e te spaccheremo la faccia a Jeanne e Ray, e diventeremo re e regina del ballo!”
Spiegò il ragazzo, mentre lei sorrideva e Abby e McGee lo guardavano incuriositi.
 
 
 
 
“Abby ma sei proprio sicura che…”
 
“Si Ziva! Devo farlo! È una questione di vita o di morte! Non ti abbandonerò nel momento del bisogno!”
 
“Abby… Ascolta…”
 
“No! Sono la tua migliore amica, e non ho intenzione di lasciarti in questo stato! Ho detto che ci sarei stata sempre, e così farò!”
 
“Ma…”
 
“Lo so Ziva! Sarà dura, e siamo da sole qui, e non c’è nessuno che ci possa aiutare, ma insieme ce la possiamo fare! Sei con me?”
 
Ziva scrutò la sua amica negli occhi… Si fidava di lei!
 
“Sono con te!”
Decretò, afferrando la mano di Abby che la aiutò ad alzarsi… Da una panchina nel centro commerciale nel quale erano andate per scegliere l’abito del ballo per Ziva!
 
“Okay allora, devi provare, questo, questo… Oh questo per forza! E queste scarpe poi…”
 
“Abby… Non credi he qualcosa di più semplice andrebbe bene? Tipo un tubino?”
Si azzardò a chiedere, pentendosene all’istante, a giudicare dall’occhiata che ricevette di ricambio.
 
“Okay, allora adesso vai nello spogliatoio e te li provi tutti! Abbiamo tutto il giorno!”
Gridò esultante, spingendo letteralmente Ziva dentro il camerino.
 
Poco dopo, notando che Ziva non usciva, Abby si avvicinò…
“Tutto bene lì dentro?”
 
“Io non esco vestita così!”
 
“Oh, andiamo Ziva, fatti vedere… Okay entro io!”

Appena entrò Ziva era bellissima. Indossava un abito che probabilmente non rispecchiava in pieno i suoi gusti e il suo carattere, ma nonostante ciò, era divina.
 
Era un vestito senza bretelle, con un toppino argentato, che terminava a V sull’ombelico e si legava alla gonna di seta blu, che scendeva dritta sui suoi fianchi.
 
“Okay sei meravigliosa! Adesso esci, che Tali ti deve vedere! Anche il suo giudizio è importante! E poi con una sorella come te, dovrà imparare a vestirsi da sola per il suo ballo!”
Spiegò, trascinando la ragazza fuori dal camerino.
 
“Wow!”
Esclamarono in coro Tali e McGee, rimanendo senza parole!
 
“Io penso che se Tony ti vedesse in questo momento, dovrebbe fare appello a tutte le sue forza per non saltarti addosso!”
Commentò il ragazzo.
 
“Tim… E tu che ci fai qui?”
Chiese Ziva.
 
“Oh l’ho chiamato io! Lui sta aiutando Tony a scegliere, e siccome dovrete essere coordinati, deve sapere come ti vestirai tu!”
Rispose Abby elettrizzata.
 
“Pivello, credo che la cravatta non vada bene con i pantaloni… Non lo so, mi sembra…”
Tony arrivò in quel momento, e quando alzò lo sguardo, e vide Ziva, rimase a bocca aperta. Non le aveva mai visto addosso qualcosa del genere, ma era davvero sexy!
 
“Io ve l’avevo detto!”
Decretò Tim, facendo l’occhiolino a Ziva.
 
“Ehm… Tony, perché non la aiuti a slacciare la cerniera?”
Propose Tali.
 
“Tali!”
La riprese immediatamente, Ziva.
 
“Oh no… Io credo proprio che sia una buona idea…”
Aggiunse Abby, accostandosi a Tali.
 
 
 
 
“Allora alla fine, quale vestito hai scelto?”
Chiese Tony, mentre riaccompagnava Ziva e Tali alla loro vespa.
 
“Non quello che hai visto tu!”
Rispose Tali.
 
“Non ti preoccupare Tali… Ora sappiamo cosa regalarle per Natale”
La prese in giro Tony.
 
“Ehi voi due, smettetela! Quell’abito non faceva per me!”
 
“Convinta tu…”
 
Ziva sbuffò, poi domandò
“Tony vieni a casa con noi?”
 
“Ehm… Forse è meglio di no… Sai non vorrei disturbare, e poi stanotte abbiamo anche dormito insieme, e tua madre e tuo fratello potrebbero non gradire la mia presenza.”
 
Ziva si bloccò di colpo.
 
“Tony ma che stai dicendo?”
 
“Niente… È solo che è sera ormai, e magari non è il caso…”
 
“Tony… Non mentirmi! Dimmi la verità… Stamattina perché te ne sei andato prima?”
Chiese Ziva sempre più agitata.
 
“Perché dovevo preparare i fiori, e il peluche per chiederti di venire al ballo con me…”
Non era del tutto falso… Era più una mezza verità.
 
“Tony…”
Continuò Ziva.
 
“Ziva è tutto okay… Non…”
 
“Non ci credo… Non è possibile! Mi hanno mentito ancora… E come si sono permessi… Tony riaccompagna a casa Tali, io devo scappare!”
 
“Ziva aspetta…”
Ma ormai Ziva era partita sulla sua vespa, e conoscendo la sua guida, probabilmente era già arrivata a casa.
 
 
 
 
“Perché non mi avete detto la verità? Perché?”
Urlò appena entrò in casa, trovando Rivka e Ari in cucina.
 
“Ziva di che stai parlando?”
 
“Lo sai benissimo, Ari! Perché continuate a mentirmi? E poi come vi è saltato in mente di fare una cosa del genere?!”
Sbraitò.
 
“Ziva… Ascolta Ziva…”
Provò a calmarla Rivka ma peggiorando solo le cose.
 
“Non c’è niente da ascoltare! Voi non siete nessuno per intromettervi nella mia vita! Io sono libera di scegliere, di amare e di perdonare chiunque io voglia! E voi non siete nessuno per impedirmelo!”
 
“Ziva, ma noi lo facevamo per te…”
Continuò Rivka.
 
“Per me? Siete andati a parlare con Tony per me?! Gli avete detto di non starmi più vicino, o di non entrare in casa o cosa?! Credete che Tony non mi faccia bene? Beh neanche voi mi fate bene! Non ci siete mai, e state cercando disperatamente di rimediare ai vostri errori, restando a casa, e impicciandovi nella mia vita, ma non è così che torneremo ad essere una famiglia unita!”
 
“Ziva, per quanto ne sappiamo potrebbe essere un terrorista!”
Commentò Ari.
 
“Proprio tu parli?! Tu che mi hai accusata di terrorismo? E probabilmente credi ancora in quell’ipotesi? Mi sono sbagliata una volta sul conto di un ragazzo, ma ciò no significa che io mi stia sbagliando ancora!”
 
“Ziva… Io volevo solo evitare che tu soffrissi come io ho sofferto per tuo padre… Volevo evitare che i tuoi figli soffrissero come avete sofferto voi!”
 
“Tony non è papà… E voi non siete nessuno per dirmi con chi posso e non posso stare!”
 
In quel momento, Tali entrò in casa, mentre Tony aspettava fuori per assicurarsi che le acque si calmassero.
 
“Io vi odio!”
Urlò, prima di correre verso la porta, senza neanche salutare la sua piccola Tali, e salire sulla moto di Tony.
 
“Ti prego portami a casa”
Disse, tirando su con il naso
 
Tony non disse nulla, e partì, mentre Ziva si teneva stretta a lui.
 
 
 
 
Dopo un momento per capire cosa fosse successo, Tali si volto verso la madre e il fratello.
“Che avete fatto a Zee questa volta? Perché le fate sempre del male?! L’avete fatta scappare!”
 
“Tali tranquilla, Ziva tornerà!”
La rassicurò Rivka avvicinandosi cautamente alla bambina che stava per iniziare a piangere.
 
“No, non tornerà, perché voi l’avete fatta scappare!”
Disse tra le lacrime.
 
Ari provò ad avvicinarsi, per abbracciare la piccola, ma lei si ritrasse. L’unica persona che voleva in quel momento era Ziva.
 
Tali osservò Ari e Rivka per un secondo, prima di decidere di uscire e andare a cercarla.
 
“Tali aspetta!”
Ari la prese per un braccio.
 
“È sera ormai! Non uscire! La cercheremo domani… Okay? Ma non preoccuparti tornerà!”
Tali guardò Ari negli occhi, poi strattono il braccio che lui aveva afferrato, ma nonostante ciò, fece come le venne detto, e senza dire una parola si chiuse in camera.









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Chiedo ancora scusa per l'assenza, e giacché credo sia il caso di chiedere scusa per le prossime... Comunque, credo sia arrivato il momento di avvisarvi che siamo giunti a metà della storia, e ciò che sta per accadere, sconvolgerà ogni cosa... Un consiglio? Aspettatevi di tutto!
Baci,
Gaia.

 

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Capitolo 20
*** CASA ***


Casa

 
 
 
 “Portami a casa”
 
Casa… Era quella casa di Ziva… Il luogo da cui stava fuggendo, era casa sua. Perché effettivamente, lei non aveva mai avuto un luogo che fosse la sua casa, dove si sentisse al sicuro, protetta, serena. Un luogo dove rifugiarsi, quello non l’aveva mai avuto.
 
Tony lo sapeva, e fu proprio per questo che decise di iniziare a correre con la moto senza sosta finché insieme non avrebbero trovato un luogo dove andare, ma fino a quel momento avrebbe semplicemente corso sulla moto, e la strada sarebbe stata la loro unica meta.
 
Viaggiavano ormai da circa tre quarti d’ora, e nessuno aveva detto nulla. Ziva stringeva forte il petto del ragazzo, come fosse l’unica ancora che avesse che la trattenesse dall’esplodere.
 
“Frena”
Disse ad un tratto la ragazza, e quando si trovarono in prossimità di una zona di sosta, Tony fermò la moto.
 
“Che succede, Occhioni Belli?”
Chiese il ragazzo, scendendo dalla moto e togliendosi il casco, notando gli occhi gonfi e rossi di Ziva.
 
“Voglio guidare”
Rispose secca senza guardarlo in viso.
 
“Ziva… Cos’è successo?”
 
“Niente Tony. Voglio solo guidare.”
Lo supplicò con gli occhi di non fare altre domande.
 
“Ziva lo sai a cosa mi riferisco”
Insistette lui.
 
“Tony… Sali!”
 
Tony si mise davanti alla moto e appoggiò le sue mani su quelle di Ziva che tenevano il manubrio, incatenando gli occhi ai suoi.
 
“Non ce ne andremo finché non mi dici perché siamo qui.”
 
“Spostati, prima che ti passi sopra con la moto!”
Rispose lei, accendendola.
 
“Non lo faresti.”
Disse serio. E quelle parole furono il via di una lunga e cruenta lotta tra sguardi, fin quando lei non cedette e mollò la presa dal veicolo.
 
“Voglio andare via. Non sentire più niente, e non pensare più a niente. Sono stufa di Ari, mia madre, mio padre… Sono stufa di tutto.”
Spiegò voltandosi di lato, cercando di trattenere le lacrime che spingevano per uscire.
 
“Sono stufa delle loro menzogne, dei loro modi subdoli di agire… Voglio solo… Scappare via.”
 
Il ragazzo fece per parlare, ma Ziva riprese.
 
“Voglio scappare con te.”
Si voltò a fissarlo negli occhi.
“Ma se mi ostacoli, correrò da sola. Ora come ora, non mi puoi fermare.”
 
“Ziva…”
 
“Okay… Lo capisco… Vuoi tornare a casa tua… Ma io no. Quindi scusami se sparirò per un po’, ma credimi, non ho altra scelta.”
Chiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire una singola lacrima.
 
Quando li riaprì, Tony non era più davanti a lei, e per un solo secondo si sentì persa nel vuoto, finché non avvertì le sue braccia che le cingevano il ventre, la sua testa che si appoggiava sulla sua spalla, e la sua voce che le sussurrava
“Andiamo”.
 
Partirono insieme, veloci come schegge, lasciandosi alle spalle dolori, rancori, tristezze, pensando solo a cosa li circondava: un’immensa distesa di verde, ed in lontananza un bosco che avevano intenzione di raggiungere.
 
Neanche Tony aveva un suo nido. Un luogo dove poter essere se stesso sempre. Ma insieme, ne avevano uno, entrambi sapevano quale fosse, ed era proprio lì che Ziva era diretta.
 
 
 
 
“Beh… Non avremo la tenda come l’ultima volta, ma si sta bene lo stesso…”
Sentenziò Tony.
 
Il lago dove erano stati a Febbraio, insieme con Abby e McGee era ancora più spettacolare in Aprile. Gli alberi del bosco di fronte erano di un verde acceso, l’acqua più cristallina, l’erba morbida, e il silenzio era costantemente interrotto dal cinguettio degli uccelli.
 
Ziva chiuse gli occhi, facendosi carezzare il viso dai raggi del sole primaverile. Le labbra erano incurvate in un sorriso, e Tony non poteva fare altro se non osservarla in tutta la sua bellezza. Fu quando non riuscì più a trattenersi che si mise su di lei, appoggiato sui gomiti, coprendola dal sole, ed iniziò a baciarla.
 
Colta alla sprovvista, la ragazza sorrise, ed iniziò a baciarlo a sua volta. Si fermarono solo un secondo per guardarsi negli occhi, ed una scintilla attraversò i loro sguardi. Ziva gli sfilò la maglietta mentre continuava guardarlo negli occhi, e Tony iniziò a baciarla sul collo, risalendo fino alla bocca, mentre infilava le mani sotto la maglia di Ziva. Non avevano intenzione di andare oltre, ma il semplice contatto con le mani di lui, la fece rabbrividire. Tony se ne accorse e ne approfittò per prenderla in braccio, e portarla in acqua.
 
Ziva lancio un gridolino sorridente, felice, libera dal resto del mondo e dai suoi problemi quotidiani, pensando solo a lei e Tony insieme. Aveva le gambe attorno al busto di Tony, e le mani attorno al suo collo, mentre continuavano a baciarsi, finché Tony la fece scivolare, prendendola come una principessa, con una mano sotto le ginocchia ed una sulla schiena, ed insieme a lei si buttò in acqua, bagnando gli unici vestiti che avevano.
 
Continuarono a giocare nell’acqua come fossero bambini, schizzandosi a vicenda, nuotando, scherzando e ridendo, fino a quando senza neanche rendersene conto, il buio della notte era diventato più intenso. Uscirono dall’acqua, e ancora bagnati si stesero sull’erba, con ancora il sorriso sulle labbra.
 
Si guardarono per qualche secondo, finché Tony non appoggiò un tenero bacio sulla sua fronte.
“Ti amo”
 
“Anche io Tony… Anche io!”
 
Tony continuò a guardarla, e si rese conto, che essendo ancora Aprile, la temperatura era molto bassa di sera, ed entrambi erano bagnati. Ziva aveva dei brividi, e Tony se ne rese subito conto.
 
“Hai freddo Zee?”
 
“Solo un po’”
 
“Togliti la maglietta bagnata”
 
Ziva fece come le fu detto, e tolta la maglietta, Tony la strinse a sé per riscaldarla.
 
“Ho un’idea”
Disse poi, mettendosi in ginocchio e facendo girare Ziva a  pancia in giù.
 
“Ti faccio un massaggio”
 
“Ma tu non hai freddo, Tony, senza maglia?”

“Non quando ci sei tu, mia bella israeliana!”
Rispose malizioso.
 
Ricordando l’effetto che avevano avuto le sue mani sulla pelle di Ziva, iniziò a massaggiarle le spalle, cercando di riscaldarla quanto più possibile. Le massaggiò tutta la schiena, e senza dire nulla le slacciò il reggiseno.
Ziva ebbe un sussulto, e in una frazione di secondo il cuore le balzò in gola, poi comprese che trattandosi di Tony, non poteva avere alcun timore. Il massaggio le piaceva, era rilassante, e le dita callose del ragazzo, unite al palmo liscio le davano una sensazione magnifica.
 
Per Tony la situazione si fece più difficile, perché man mano che massaggiava gli risultava sempre più arduo trattenersi, avvertiva il bisogno di sentire la ragazza che amava in ogni senso. Sapeva che non era il momento, ma era davvero difficile contenersi davanti alla schiena nuda di Ziva che stava massaggiando. Preso da un impulso incontrollato, iniziò a baciarla in mezzo alle fossette di venere, risalendo lentamente su per tutta la spina dorsale. Sentiva la pelle di Ziva reagire ogni volta che la sfiorava, e questo lo fece ammattire ancora di più. Arrivò a baciarla sul collo, e quando si spostò sulla sua mandibola, Ziva si girò di scatto, iniziando a baciarlo con molta passione.
 
Ad un tratto capovolse la situazione, e si mise in ginocchio su Tony, ma il reggiseno slacciato le cadde, facendola rimanere con indosso solo i pantaloni, e per un attimo il cuore le si fermò. Tony la guardò negli occhi.
 
“Non preoccuparti… Non c’è nessuno… Siamo solo io e te”

Ziva ascoltò le sue parole. Era la prima volta che si presentava mezza nuda davanti a qualcuno, men che meno ad un ragazzo… Il cuore batteva velocemente come il motore di una Ferrari che si sta scaldando, e iniziò a far scorrere le sue dita sul petto del ragazzo, avvertendo i muscoli che guizzavano al suo tatto. Non sapeva cosa la spingeva a fare quello che stava facendo e qualcosa le impediva di fermarsi… Non che ne avesse intenzione!
Iniziò a baciarlo a livello dello sterno, mentre con le mani premeva sul suo addome. Risalì fino alla gola, e alla mandibola. Si fermò per un secondo, osservando Tony che la guardava ammaliato. Sorrise portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ed il ragazzo la baciò teneramente, mentre le mani di Ziva gli cingevano il collo.
Pian piano il bacio diventava sempre più profondo, finche Tony preso da un impulso irrefrenabile, si alzò di scatto a sedere, continuando a baciare la ragazza, che provava una sensazione diversa da tutte le altre volte.
 
Tony fece scorrere le mani sul ventre e sulla schiena di Ziva, mentre continuava a baciarla, finché non si allontanò dalle sue labbra per guardarla negli occhi che lo pregavano di non fermarsi.
 
“Fermami se pensi sia troppo, okay?”
Le disse cercando di essere quanto più tenero possibile e di infonderle tutto l’amore che provava per lei.
 
Per tutta risposta, lei ritornò a baciarlo, ma lui si allontanò per guardarla negli occhi.
“Rispondimi, Ziva… Lo vuoi?”
 
“Non voglio arrivare fino in fondo, ma non voglio fermarmi ora”

Tony sorrise non riuscendo a smettere di pensare a quanto tenera fosse anche mezza nuda, oltre che dannatamente sexy, e tornò a baciarla.
 
Un po’ incerto fece scorrere le mani sul petto di Ziva, arrivando a sfiorare i seni. Ziva ebbe un sussulto, ma al contempo divenne tutta un fuoco quando lui iniziò a massaggiarli. Lentamente, la fece stendere sotto di sé continuando a far vagare le mani sul suo corpo mentre quelle di Ziva gli graffiavano la schiena.
 
Pian piano la baciò sul collo, poi sulla clavicola, sul petto, sul seno, ed infine arrivo al capezzolo, già rigido. Tony continuava a pensare a come il corpo di Ziva reagisse così istantaneamente al suo tocco, e a come d’ora in poi non avrebbe più potuto fare a meno di questa sensazione. Baciandole la parte più sensibile del seno, notò che alla ragazza vennero i brividi, e sorridendo, continuò la sua discesa, baciandola sullo stomaco, per poi arrivare alla parte più bassa del ventre.
Ora arrivava la parte più difficile: fermarsi. Sapeva che non doveva andare oltre, ma non sapeva come fare a placare i suoi desideri che in quel momento chiedevano tutto eccetto fermarsi.
Sentiva il respiro di Ziva diventare irregolare, notando che l’addome si contraeva e rilassava sempre più velocemente. Questo non fece altro che peggiorare la situazione, e senza pensare le mise le mani alle estremità dei pantaloni. Aveva bisogno di potersi sentire quanto più vicino possibile a Ziva.
 
Ziva continuava a ripetersi che Tony non le avrebbe mai fatto del male, ma quando sentì le sue mani sull’elastico dei pantaloni, inevitabilmente  le immagini del passato le annebbiarono la mente, e senza pensarci, si alzò immediatamente, tirandosi le ginocchia al petto urlando
“No, Tony!”
 
Tony si alzò immediatamente, inorridito dal suo stesso comportamento, non riuscendo a capire come avesse mai potuto fare una cosa del genere.
 
“Ziva… Mi dispiace… Non so cosa…”
 
Ziva alzò lo sguardo su di lui, con gli occhi lucidi, facendo così sentire il ragazzo ancora peggio.
 
“Scusami Tony… Io… Non volevo… È solo che ho pensato a…”
 
“No Ziva!”
Le si avvicinò subito.
“È stata colpa mia… Non avrei dovuto… Mi dispiace non volevo farti star male”
 
“Lo so…”
Gli rispose sinceramente.
 
Tony la guardò con gli occhi colmi d’amore, le cinse le spalle con un braccio e le diede un bacio sulla tempia.
 
“È tutto okay… Nessuno ti farà più del male! Nessuno di loro, te lo prometto!”
 
“Okay…”
Sussurrò la ragazza appoggiando la testa sulla spalla di Tony, mentre l’alba stava ormai sorgendo.
 
 
 
 
 
Ziva prese il cellulare: 7 chiamate perse da Abby, 5 da McGee… Lo stesso fece Tony: 9 chiamate perse da Senior, 5 da McGee e 7 da Abby… Decisamente erano tutti in pensiero per loro!
 
“Forse dovremmo tornare… È già mattina…”
Sussurrò Tony.
 
“Okay… Ma guido io!”
 
“Come desidera, mia signora!”
 
 
 
 
Erano circa 8 di mattina quando i due arrivarono nel viale della casa di Ziva. Stavano avanzando più lentamente prima di scendere e rientrare in casa, quando qualcosa li spinse indietro, facendoli volare l’uno sull’altro. Ziva atterrò su Tony diversi metri dietro, e questi appena riaprì gli occhi si accorse che la moto stava cadendo proprio su di loro. Prese Ziva e rotolando cercò di allontanarsi il più possibile, ma la moto atterrò sulla sua mano.
 
“Tony!”
Gridò Ziva ancora confusa da quello che era successo.
 
“Non… Non ti preoccupare Ziva… Sto… Sto bene!”
Disse a denti stretti, mentre la mano era ancora incastrata sotto la moto.
 
“Oddio Tony!”
Ziva si alzò in piedi, cercando e cercò il suo telefono nella tasca per chiamare il 911, ma era andato in frantumi durante la caduta.
 
Tornò su Tony, cercando di restare calma, e di capire cosa stesse succedendo.
“Ascolta Tony… Non posso alzare la moto, perché è questa che ti tiene una probabile e
emorragia sotto controllo… Aspettiamo che arrivi qualcuno, okay?”
 
“O… Okay…”
Tony gemette, e Ziva ebbe un flash della bomba che era esplosa in Israele. Ari era rimasto incastrato sotto l’auto, proprio come lo era Tony adesso.
 
“Andrà tutto bene…”
Disse Ziva più a se stessa che a Tony.
 
“Z… Ziva… Sanguini…”
Le disse Tony, portandole l’altra mano al viso.
 
“Non è niente… È tutto okay… Vado a vedere cos’è successo…”
Rispose la ragazza alzandosi e dirigendosi verso casa sua.
 
Casa… Una casa non l’aveva mai avuta, vero… Ma aveva un posto dove poter dormire tutte le notti, un tetto, una stanza… Quando però si avvicinò, non c’era più nulla… Una bomba era esplosa, distruggendo quel luogo che lei chiamava casa.
 
Ziva ebbe un sussulto… Non erano nemmeno le 8 del mattino… E se qualcuno fosse stato in casa? No… Non poteva essere successo ancora. Lentamente entrò in quello che una volta era un cancello, e poi nel portone ormai caduto… Quando trovò 2 corpi per terra del tutto bruciati dei quali restavano solo le ceneri.
 
“Ima! Ari!”
Urlò, mentre le lacrime avevano iniziato a  scendere senza che lei se ne rendesse conto, e piegandosi su di loro.
 
“Ima… Non lasciarmi… Ima…”
Continuava ad urlare, eppure sapeva che non le avrebbe mai più risposto, dal momento che stava parlando semplicemente con un ammasso di cenere nel quale si intravedevano solo alcune parti del corpo.
 
Corse allora da Ari, che era pressoché nelle stesse condizioni.
“Ari… Ari ti prego svegliati… Ari…Ari!”
 
Ziva sentì il suo mondo frantumarsi in un secondo, e quello che la faceva stare peggio era che l’ultimo ricordo che avesse su di loro era un litigio, aveva detto loro che li odiava, ed era andata via… Ma non avrebbe mai immaginato che quella fosse stata l’ultima vota che li avrebbe visti. Era seduta in ginocchio, quando una mano si appoggio sulla sua spalla.
 
“Tony!”
 
“Sto bene… Tu come stai?”
 
“Tony la tua mano!”
 
“Ho fermato il sangue con la giacca… Finché non arriverà qualcuno… Ziva che è successo?”
Ziva tornò a guardare il fratello e la madre, e si sedette per terra, coprendosi il viso con le mani piene di cenere, terra e polvere.
 
“Sono… Sono morti… Tutti!”
Disse in un sussurro. Non poteva crederci, e nemmeno Tony. Le aveva detto che non avrebbero più potuto farle male e poche ore dopo, le avevano distrutto tutto: La casa, i suoi cari, sua madre, suo fratello… Le persone a cui teneva di più!
 
Ad un tratto però, mentre entrambi pensavano alla stessa cosa… Ziva ebbe un sussulto. Spalancò gli occhi, ed iniziò a fare respiri sempre più corti e veloci. Si dimenò per terra per guardarsi intorno, poi terrorizzata guardò Tony negli occhi che non capiva.
 
“Tony… Tony…”
Continuava a ripetere sempre più velocemente, e con una voce rotta dal pianto…
 
Si alzò di scatto e si mise a correre verso quelle che erano le scale, per poi fermarsi di colpo.
 
“Ziva che succede?”
La raggiunse immediatamente Tony, trovandola ferma ad osservare un altro cumulo di cenere ma più piccolo.
 
“Tali…”
Sussurrò la ragazza, e Tony spalancò gli occhi. Non poteva essere vero… Tali non poteva essere… No! Lui stesso si rifiutava di crederlo.
 
“Tali…”
Continuò a dire Ziva con un tono sempre più alto. Tony si sedette in ginocchio accanto a lei, anche lui con gli occhi lucidi.
 
“TALI!”
Urlò la ragazza…
“Tali ti prego… Tali! Tali torna con me… TALIIIII!”
Ziva urlava a squarciagola, e le lacrime iniziarono a rigarle le lacrime come non era mai successo prima.
 
“Tali per favore… Tali…”
Piangeva, mentre si stringeva al petto di Tony.
 
Il ragazzo non poteva immaginare il dolore che stesse provando la ragazza, ma sapeva che non era il caso di rimanere lì più a lungo, perché aveva paura che qualcosa potesse ancora esplodere.
 
“Ziva dobbiamo andare…”
Disse ad un tratto, cercando di tirarla su.
 
“No! Tali… Tali, NO!”
Continuava a urlare.
 
“Ziva non possiamo restare qui! È pericoloso!”
 
“No! Voglio stare con Tali! Lasciami stare!”
Gli urlò contro, cercando di colpirlo con dei pugni, ma lui le prese le mani e la fermò.
 
“Ziva… Ascolta… Andiamo… Ci pensiamo dopo.”
La supplicò, ma lei non aveva alcuna intenzione di stare ad ascoltarlo.
 
Tony allora, non sapendo che altro fare, iniziò a correre verso casa sua. Sentiva ogni sua ferita bruciare, ma non gliene importava! La cosa peggiore che potesse capitare, era accaduta a Ziva… Per la seconda volta!
 
Arrivato sotto casa citofonò più volte il campanello.
“Junior ma si può sapere che cosa è successo?”
Chiese il padre quando Tony entrò in casa.
 
“Junior ho provato a chiamar… Junior!”
Restò sbigottito quando lo vide pieno di sangue, e terrorizzato.
 
“Papà, casa di Ziva è esplosa! Sono morti tutti tranne lei! Ma lei non vuole allontanarsi dal cadavere di sua sorella! Non so cosa fare… Aiutami!”
Era davvero la prima volta dopo tantissimo tempo che Tony chiedeva aiuto a suo padre, ma non era certo questa l’occasione in cui Senior sperava sarebbe accaduto.
 
“Va’ da lei, io chiamo Abby e McGee”
Continuò Tony mentre senior era sotto shock.
 
 
 
 
“Tim!”
 
“Tony! Ma che fine avete fatto tu e Ziva?! Ieri sera volevamo chiamarvi ma non avete risposto, e Senior era preoccupato perché non eravate nemmeno a casa!”
 
“Tim non c’è tempo per spiegare! Tu ed Abby venite a casa di Ziva!”
 
“Che è successo?!”
 
“Ho paura che la cellula di Avraham l’abbia trovata.”









NOTA DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! Sono ancora qua! Allora prima di commentare vorrei dirvi di ringraziare alcune delle mie amiche, quali Francesca (Francy_Ncis su EFP), Emma, Valeria, Chiara, e Gaia per avermi letteralmente costretto a pubblicare questo capitolo il prima possibile. Ho deciso di fare capitoli più brevi del solito perché con la scuola ho davvero pochissimo tempo e non so mai quando posso pubblicare... Perciç li faccio più  brevi e provo a pubblicare più velocemente. Comunque... Passiamo al capitolo... EH.. EHEH... Non uccidetemi... Lo so... Prima Ariel (Se non sapete chi sia, andate a leggere la mia ff My reason to go on) e ora Tali... Ma ormai dovreste conoscermi... Quando finalemnte le cose sembrano prendere un verso giusto... Accade qualcosa di orrendo... Però spero di aver ricompensato il vostro dolore con la scena al lago (Fortemente richiesta... Anche se, per il resto dovrete aspetare!)... Beh... Ora tonro a studiare e...
Baci,
Gaia

 

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Capitolo 21
*** SHEKINAH ***


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SHEKINAH




Distruzione. Sterminio. Devastazione. Solo questo. È solo a questo che portano le guerre, l’odio, il rancore… Le bombe.
 
Il terreno sotto i suoi piedi scricchiolava sempre di più man mano che si avvicinava al luogo della rovina. La polvere si levava nell’aria già da quando quel che restava di quella casa si scorgeva solo in lontananza. Polvere che portava con sé le anime di vite innocenti, e la desolazione nelle vite di quelli che invece si erano salvati… Ma cos’è la salvezza per quelle vite ormai grigie e private di parte del loro cuore? Un utopia!
 
Entrò in casa, e venne avvolto subito da un alone di nostalgia, solitudine, malinconia. Aveva già sentito quella sensazione quando sua moglie era morta. Ormai non restava più nulla delle mura in cui sorgeva l’abitazione… Solo cenere e terra.
 
Ogni rumore era ovattato, davanti a sé vedeva solo quello che era  accaduto in una serata di Maggio di tanti anni prima… Troppi perché quel ricordo fosse ancora così vivido… Eppure lo era.
Sentiva un pianto sommesso che lo riportò alla realtà. Iniziò a correre, in direzione del suono che percepiva. Sarebbe arrivato in tempo questa volta.
 
Ziva era seduta per terra, in ginocchio, con le mani che affondavano in un cumulo di cenere. Tony, Abby, McGee e Senior erano pochi metri più indietro. Guardavano la scena impotenti, lasciando a Ziva il suo spazio. Ma lui, Gibbs, sapeva cosa fare. Si era ritrovato in quella situazione. Si avvicinò, e mentre tutti cercavano di avvertirlo di non toccarla, appoggiò una mano sulla sua spalla. Ziva si levò in piedi in un attimo, ma Gibbs afferrò i suoi polsi, e non disse nulla. Un gioco di sguardi, fino a quando le lacrime ripresero a scorrere copiose sulle guance della ragazza, e lei si piegò su se stessa, in preda a quel dolore che non ha una cura.
 
Gibbs la sollevò prendendola in braccio e lei appoggiò la testa sul suo petto. Uscirono da quelle macerie mentre una squadra di pompieri entrava e tutti gli altri presenti li seguivano.
 
Entrarono in macchina, e seduta sul sedile davanti, Ziva continuava a singhiozzare, finché arrivati a casa di Gibbs, salì velocemente le scale chiudendosi nella stanza in cui aveva dormito l’ultima volta.
 
Pochi minuti dopo anche Tony, McGee ed Abby arrivarono a casa di Gibbs. Nessuno aveva detto una parola da quando era arrivato Gibbs, e nessuno si era permesso di piangere. Dovevano essere forti per Ziva, sebbene anche loro non riuscissero a sopportare il dolore che li consumava dentro per la perdita di Tali.
 
“Tim…”
Sussurrò a un tratto Abby, mentre erano tutti seduti nel salone di Gibbs.
 
McGee vide che la ragazza aveva gli occhi lucidi, e le si avvicinò immediatamente, cingendola con le sue braccia. Abby era probabilmente la ragazza più sensibile del mondo e l’unica persona che in questo momento potesse consolarla era il ragazzo di cui aveva sussurrato il nome chiedendogli implicitamente aiuto.
 
Tony invece era seduto da solo su una poltrona, con i gomiti sulle gambe e la testa tra le mani. Lui non poteva chiedere aiuto, lui doveva essere quell’aiuto… Doveva… Ma a quanto pare qualcuno ci era riuscito meglio di lui… Qualcuno era riuscito a portare via Ziva da quell’inferno ancora in fiamme e lui no… Per la seconda volta.
 
Si alzò improvvisamente tirando un calcio al tavolino in legno, ma nessuno, neanche Gibbs, disse nulla.
 
“Maledizione!”
Urlò.
“Maledizione! Maledizione! Maledizione!”
Continuò.
 
 
 
 
Erano trascorse diverse ore. Ziva era seduta sul bordo della finestra a guardare la luna. Era piena. Tali adorava guardare il cielo. Quando erano piccole, a Tel-Aviv, le sere d’estate andavano in un bosco che solo loro conoscevano, e che chiamavano Shekhinah, cioè dimora. Spesso infatti quando i loro genitori litigavano, Tali chiedeva a Ziva di portarla via, ed una sera lei aveva trovato quel bosco, e da allora era diventato il loro rifugio.
 
Ziva provò a trasportarsi con la mente in quel luogo e in quel tempo, perché era l‘unico modo per non farsi distruggere dalla mancanza delle risate di Tali, della sua voce, delle sue coccole, della sua presenza.
 
Sentì bussare alla porta, ma non disse nulla.
 
“Ziva puoi aprirmi?”
Le disse Abby da dietro.
 
“Zee facci entrare…”
Chiese ancora McGee.
 
“Non vi farà entrare per ora… Ha bisogno di stare da sola”
Spiegò Gibbs, guardando Tony che ancora non aveva detto niente.
 
Il ragazzo si avvicinò alla porta e poggiando una mano sul legno sussurrò semplicemente.
“Ziva…”
 
Ziva era esattamente dall’altro lato con la mano appoggiata nello stesso punto. Sapeva cosa significasse quel sussurro, ed era grata di sapere che nessuno la stava forzando a fare nulla, ma che c’era qualcuno che sarebbe sempre stato pronto ad aiutarla.
 
 
 
La notte trascorse velocemente, e Ziva non aveva chiuso occhio. Sapeva che ad aspettarla nei suoi sogni ci sarebbe stato solo il terrore. La mattina dopo decise che avrebbe ripreso la sua vita senza rivangare il passato, spegnendo i suoi sentimenti e smettendo di essere logorata dal dolore. Aveva però uno scopo: trovare chi le aveva portato via tutto, e aveva intenzione di iniziare subito.
 
Aprì la porta della sua camera per scendere a preparare la colazione per Gibbs, ma appena uscì dalla stanza trovò Abby nella sua tutina interra rossa con dei teschi bianchi, Tony a torso nudo e McGee con un cuscino portato da casa addormentati per terra appoggiati su porte e muri che l’aspettavano, dimostrandole che non l’avrebbero mai lasciata sola…
 
Si piegò sulle ginocchia vicino a Tony, posandogli un bacio leggero sulla fronte e accarezzandogli i capelli.
Mentre dormiva aveva uno sguardo preoccupato, e Ziva sapeva di essere costantemente la causa delle sue ansie, ma nonostante ciò lui l’amava ugualmente! Ziva si sistemò sul suo petto, seduta accanto a lui e spontaneamente lui l’abbracciò. Ziva si sentiva protetta in quelle braccia, come se ogni problema svanisse semplicemente avvertendo il calore della sua pelle e ascoltando il battito del suo cuore.
 
Una lacrima scese inaspettatamente dal viso della ragazza, bagnando il torace di Tony.
 
“Ehi Zee…”
Sussurrò dandole un bacio sulla fronte.
 
Ziva alzò lo sguardo mostrando gli occhi lucidi.
“Occhioni Belli… Non piangere, ci siamo noi adesso… Non sarai mai sola”
 
 
 
“Buongiorno… Pigiama party nel mio corridoio?”
 
“Buongiorno Gibbs!”
Salutò Abby ancora un po’ assonnata.
 
“Ehi Pivello sveglia!”
Tony si avvicinò a McGee per svegliarlo, ma senza risultato. Poi con un ghigno andò in bagno.
 
“Tony che hai intenzione di fare?”
Domandarono in coro Ziva, Abby e Gibbs.
 
Pochi secondi dopo Tony uscì dal bagno con dentifricio e schiuma da barba facendo ridere finalmente Ziva di nuovo per la prima volta.
 
Si avvicinò a McGee ancora addormentato sul suo cuscino appoggiato al muro, e iniziò a creare una barba da far invidia a babbo natale sul mento del povero ragazzo. Poi gli mise un po’ di dentifricio su tutto il viso, concludendo l’opera con una foto.
 
“Giuro… Non ho parole!”
Sospirò Ziva.
 
“Avanti McGee sveglia, non vorrai fare tardi!”
Disse Tony ridendo.
 
“Eh? Cosa? Perché? Dove dobbiamo andare?”
Domandò svegliandosi di colpo e strofinandosi gli occhi… Spargendo il dentifricio ovunque.
 
“Tu dritto in bagno, McGee!”
Rispose sarcastico Gibbs facendo scendere tutti gli altri ragazzi in cucina per la colazione.
Poi avvicinandosi a Ziva aggiunse
“Come va?”
 
Ziva lo guardò e Gibbs capì. Aveva già provato quella sensazione con Shannon e Kelly.
“Gibbs io non ho più una casa… Non so dove andare…”
Gli disse sinceramente.
“Non ho più nessuno…”
Aggiunse con gli occhi lucidi.
 
“Hai me, hai Abby, McGee… Hai Tony! Credimi, lui non ti lascerà mai e ti può capire”
La fermò subito Gibbs afferrandola per le spalle.
 
Ziva si asciugò il naso con il braccio e guardò il suo prof con quegli occhi da cucciolo cui nessuno poteva resistere.
“Aiutami”
Sussurrò.
 
“Non ti lascerò”
 
 
 
 
 
Dopo la colazione Ziva era in bagno a lavarsi, e tutti gli altri facevano la fila fuori. Erano passati diversi minuti e Ziva non era ancora uscita.
 
“Ziva sei ancora lì dentro?”
Chiese Abby ma senza ricevere risposta.
 
“Ziva?!”
Si allarmò subito Tony.
“Ziva apri questa porta!”
 
Si allontanò, prese la rincorsa e sfondò la porta di legno del bagno, trovando dentro solo una finestra aperta e il rubinetto della doccia ancora aperto.
 
“McGee vai a chiamare Gibbs! Corri!”
Urlò mentre infilando una felpa di Gibbs saltava dalla finestra atterrando nel giardino e iniziando immediatamente a correre seguendo il percorso di erba calpestata che seguiva e che portava direttamente sulla strada.
 
Poco lontano trovò Ziva che ancora in canottiera era appoggiata con un braccio al tronco di un albero e la testa piegata.
 
“Ziva! Ziva che cosa è successo?!”
Urlò Tony correndo ad abbracciarla.
 
“Tony li ho visti! Erano i compagni di Avraham! E l’auto era quella! Era inconfondibile! Una fiat 124 personalizzata rossa, nera e bianca!”
 
A quelle parole Tony ebbe un flash! L’auto che lo aveva investito diversi mesi prima mentre lui andava da Ziva era proprio quella descritta da Ziva!
 
“E io… Non sono riuscita a fermarli, Tony! Non ci sono riuscita!”
Continuò Ziva con le lacrime agli occhi.
“Loro mi hanno portato via tutto ed io non sono riuscita a fermarli!”
Urlò tirando pugni sul petto di Tony, finché il ragazzo non l’abbracciò stringendola così forte che poté sentire il battito del suo cuore.
 
“Shhh… Non è colpa tua! Non è colpa tua!”
Continuava a ripeterle.
 
“Non ce la faccio Tony! Non ce la faccio più! Non voglio più provare dolore!”
Sussurrò tra le lacrime.
 
“Lo so, ma tu sei la mia vita, ed io non posso perderti! Ed è orrendo sapere di non poter fare nulla per te, sapere di non essere la persona che può portarti via da quest’inferno, sapere di non poterti sottrarre a questi dolori…”
 
“No Tony! Non è neanche colpa tua! Nessuno può sottrarre niente al suo destino! Tu non puoi fare niente! Puoi solo rimanermi vicino, Tony… Ti prego, non mi lasciare! So di essere la causa di ogni tua lacrima, ma ti prego non mi abbandonare”
Lo supplicò.
 
“Ma io ti amo Ziva, e non ti lascerò mai… Okay? Quindi devi andare avanti per questo! Devi farlo per me… E per Tali! Perché lei non ti avrebbe mai permesso di mollare!”
Tony le aprì il suo cuore, pronunciando le ultime parole a fatica! Non era il fratello di Tali, ma quella piccolina ormai era parte di lui!
 
Appena Tony pronunciò il suo nome, Ziva cadde a terra tra i singhiozzi, nascondendo il viso tra le mani e tremando un po’ per il freddo della mattina e la canottiera che indossava, un po’ per il trauma che aveva appena subito.
 
Senza dire nulla Tony si tolse la felpa rimanendo a petto nudo nel mezzo di un bosco che costeggiava la strada, alle 7:30 di mattina e la fece indossare a Ziva, sedendosi accanto a lei e tornando ad abbracciarla.
 
Pochi minuti dopo le sussurrò che era ora di rientrare perché di certo tutti erano preoccupati specialmente dopo gli ultimi avvenimenti.
 
Ziva camminava tremando abbracciata a Tony e quando rientrarono, vennero entrambi travolti da Abby.
 
“Ma dove eravate finiti?!”
 
“Abby dov’è Gibbs?”
Chiese subito Tony ignorando la sua domanda.
 
“Gibbs e McGee sono usciti a cercarvi”
 
“Ascolta, Ziva ha visto l’auto dei terroristi che passava di qui! Non è al sicuro! Dobbiamo andare via da qui per un po’!”
Spiegò Tony mentre cercava il telefono.
 
“E dove possiamo andare?! Lontano da qui, questo è ovvio! Al lago? No… Dovremmo costruire una baita e per quanto possa essere bravo il prof con il legno, dubito che possa costruirla in un giorno”
Abby iniziò a parlare senza più fermarsi.
 
“Okay… Okay Abby! Sei in ansia e questo l’avevamo capito… Ora però dannazione, il cellulare per chiamare Gibbs e il Pivello dove sta?!”
Tony iniziò ad andare fuori di testa.
 
“Tony… Calmati… Abbiamo tempo”
Provò a tranquillizzarlo Ziva, e quando Abby la guardò negli occhi e comprese che aveva pianto, corse a consolarla, con i suoi abbracci curativi.
 
Quando Gibbs e McGee arrivarono Tony raccontò loro quanto accaduto.
 
“Ho io un posto in cui poter stare al sicuro!”
Affermò Gibbs.
 
 
 
 
A circa due ore di macchina da DC infatti Gibbs aveva una piccola cascina  di legno che lui stesso aveva costruito. Sarebbero rimasti là fino a quando non ne avessero sentito più il bisogno, e nel frattempo avrebbero trovato un modo per trovare e fermare quei terroristi.
 
Abby e McGee avevano parlato con i loro genitori, dicendo oro che sarebbero partiti per diversi giorni, forse settimane con la scuola. Non volevano metterli in mezzo. Tony invece aveva spiegato a suo padre tutto quello che era successo.
 
Poco dopo il loro arrivo, e dopo aver sistemato le loro cose, Ziva andò nel cuore del bosco con il suo computer e sistematasi per terra chiamò suo padre anche se non era Venerdì, il giorno stabilito per le videochiamate.
 
“Shalom Ziva! Perché mi chiami oggi?”
Il padre rispose subito.
 
Ziva fece per parlare poi richiuse la bocca. Come si fa  adire che sono morti tutti eccetto lei… Come avrebbe fatto a dire ad Eli che Tali, l’unica a cui lui fosse realmente legato era morta?!
 
“Che succede Ziva?! Ti ho forse insegnato a esitare?! Avanti parla! Da soldat…”
 
“Tali è morta.”
Lo interruppe bruscamente lei.
“Tali è morta…”
Ripeté a voce più bassa.
 
Eli era visibilmente sconvolto.
“Tali… Lei è…”
 
“E anche Ari. E mamma… Sono… Sono morti tutti”
Disse fissandolo negli occhi attraverso le schermo.
“A parte me…”
Aggiunse stringendo gli occhi.
 
“Com’è successo? E dove sei ora? Con chi?”
 
“Una bomba… E io ero lì quando è esplosa… Stavo entrando a casa e poi l’esplosione mi ha buttato all’indietro”
Disse cercando di trattenere le lacrime.
 
“Ziva devo andare. Dimmi solo dove sei…”
Rispose lasciando Ziva interdetta.
 
“Al sicuro.”
Replicò Ziva fredda e chiudendo la chiama
Non riusciva  a credere come suo padre potesse mettere avanti il lavoro persino dopo una notizia del genere.
 
 
 
 
Quando rientrò nella cascina trovò tutti gli altri che mangiavano una bistecca davanti al camino.
 
“Vuoi un po’ Ziva?”
Chiese McGee.
 
“No grazie, non ho fame”
Rispose lei andando nella sua camera. Tony non esitò a seguirla.
 
“Ziva che succede?”
Tony la fermò per le scale prendendola per un braccio.
 
“Niente… Va tutto bene!”
Mentì lei.
 
“Ziva”
 
“Ho chiamato mio padre”
Spiegò Ziva.
 
“Come l’ha presa?”
 
“Bene! Troppo bene direi! Come se non gli importasse nulla di Tali, Rivka, Ari…”
 
“Ognuno ha i suoi mezzi per metabolizzare notizie simili… Probabilmente il direttore del Mossad non  voleva piangere davanti a sua figlia…”
Tony provò a ipotizzare.
 
“Non credo Tony… Non credo proprio!”
 
 
 
 
Diversi giorni erano trascorsi tra ricerche e nascondigli, tra pianti e consolazioni, ricordi e nostalgia… Ma tutti pian piano tiravano avanti a modo loro. La scuola era praticamente un optional per Ziva, Tony, Abby, McGee… E Ziva era davvero grata a loro per sostenerla ed essere con lei in ogni singolo momento senza lasciarla sola.
 
“Tony ma sbaglio o oggi hai le gare di nuoto?”
Chiese Ziva.
 
“Si… Ma non ho intenzione di andarci!”
Rispose secco il ragazzo.
 
“Beh in realtà sarebbe una buona idea! Non possiamo stare rintanati qui per sempre! Poi siamo anche molto vicini, magari tornando a DC riusciamo anche a scovare la cellula!”
Replicò Gibbs.
 
“Si dai è una buona idea! Poi tra tutta la folla che ci sarà, non riusciranno a trovare Ziva facilmente!”
Confermò Abby.
 
“Io sono a favore! E poi penso che Sarah si stia chiedendo dove sono finito.”
Continuò McGee.
 
“No! Non se ne parla proprio! Non metterò a rischio la vita di Ziva solo perché ci siamo quasi o ho una gara o vi siete stufati di stare qua!”
Tony rimase sulla sua posizione.
 
“Tony! Ma io so badare a me stessa!”
 
“Davvero?! E come badavi a te stessa quando Jeanne ti ha chiuso nello sgabuzzino?”
 
“Non stavo bene!”
Replicò.
 
“E con Ray? E con Avraham? E con tua madre?!”
 
“Tony… Ora sto bene! Non sono ammalata, non sono stanca, non ho dolori da nessuna parte e se adesso qualcuno mi volesse toccare lo metterei al tappeto!”
 
“No! Non stai bene! Tali, tuo fratello, tua madre… No! Decisamente non stai bene!”
Continuò il ragazzo.
 
Ziva stava per rispondere quando Gibbs le sfiorò una spalla improvvisamente, e con un semplice gesto Ziva lo mise KO.
 
“Io dico che invece sta bene…”
Azzardò Abby.
 
Erano circa le 5 del pomeriggio e Tony si stava preparando per la gara, anche se con la testa era completamente altrove.
 
Sentì bussare alla porta, poi questa si aprì e Ziva entrò senza dire nulla.
 
“Ehi Zee… Che succede?”
Chiese mentre sistemava il suo zaino.
 
“Pensi… Voglio dire pensi davvero che io non sia in grado di difendermi da sola?”
 
“Cosa? Ziva ma cosa dici?! Certo che tu sai difenderti… Tu… Tu sai difenderti eccome! Ma per qualche ragione il destino ti ha messo di fronte a tanti di quei problemi che Grey’s Anatomy ti fa un baffo”
Poi avvicinandosi a lei aggiunse
“E io ti amo, e non voglio perderti per nulla al mondo! Sei la mia vita, sei unica, non potrei vivere senza di te per questo non voglio permettere a nessuno anche solo di sfiorarti! E se ti dovesse succedere qualcos’altro io non so cosa farei!”
Continuò.
“Perché io ti amo”
La prese in braccio e Ziva gli circondò la vita con le gambe. Poi la baciò, come se fosse l’ultima volta che avrebbe potuto farlo… Come se sapesse cosa stava per succedere di lì a poco.
 
 
 
 
“Abby sei pronta? Manchi solo tu!”
 
“Sisi, arrivo… Stavo sistemando gli orecchini”
E così dicendo la ragazza aprì la porta del bagno e raggiunse i suoi amici. Indossava uno dei suoi soliti vestiti… Uno di quelli poco appariscenti, con la gonna cortissima a mettere in evidenza le sue lunghe gambe snelle, e il top pieno di paillettes rigorosamente nero.
 
“Sicuro di non voler restare a casa da solo con Abby, Pivello?”
Tony prese in giro McGee dandogli una gomitata.
 
“Ma non ero l’unica che mancava? Ziva dov’è?”
 
“Solito posto”
Risposero in coro i 2 ragazzi.
 
Da quando si erano temporaneamente trasferiti tutti nella cascina, Ziva aveva trovato una sorta di suo nascondiglio, dove nessuno sapeva esattamente cosa facesse. Ma ogni volta che non era impegnata nelle ricerche, o quando riusciva a piangere senza che nessuno la scoprisse, si rintanava nell’incavo delle radici possenti di una quercia.
 
“Gibbs è andato a chiamarla”
 
Poco dopo infatti, Gibbs e Ziva arrivarono dal bosco. Ziva indossava un vestito semplice, ma che addosso le stava d’incanto come sempre. Sembrava serena, a differenza di tutte le altre volte che tornava dal suo nascondiglio.
 
“Pronti per tornare in pista?!”
Chiese…
 
No… Decisamente non era triste. Sembrava come se finalmente fosse uscita da quel tunnel che le impediva di combattere… Come se per la prima volta dopo tempo fosse riuscita a metabolizzare la morte di Tali, Rivka e Ari.
 
Anche Gibbs aveva un sorriso fiero, fiero della sua piccolina.
“Prendete la vostra roba… Abbiamo un caso da chiudere una volta per tutte!”
Esordì.
 








NOTA DELL'AUTRICE:
CIAOOOOOOO!!! Da quanto tempo, lo so! Troppo direi! Ma come vi avevo detto questa fanfiction potrei finirla anche tra 2 anni!!! Nel frattempo però ho pensato di iniziarne un altra! Magari il problema è l'ispiazione. Comunque... Che ne dite? So che è un capitolo molto breve... Ma mpenso sia meglio così o avrei postato a natale prossimo!! (A proposito buon natale a tutti e buon anno... Spero sia migliore del 2016 che ha fatto davvero schifo.)
Baci, Gaia

 

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Capitolo 22
*** VEDO SOLO SANGUE ***


VEDO SOLO SANGUE


Sangue. Vedo solo sangue. Nient’altro. Non so a chi appartenga. O meglio, spero di sbagliarmi. Non so perché sia così tanto. Non so chi l’abbia provocato. Sangue. Vedo solo sangue.
 
Provo ad urlare, ma non esce alcun suono dalla mia bocca. Voglio correre ma i muscoli sono intorpiditi. Ad un tratto sento le mie ginocchia sbattere a terra, e senza che io me ne sia accorto, sono in ginocchio sulla strada. Un improvvisa fitta allo stomaco. Mi vien da vomitare. Vedo arrivare di corsa Abby, Gibbs e McGee. Urlano il mio nome ed il suo. Ti prego, Dio, portami via, non ce la faccio più. È questo tutto quello a cui riesco a pensare. Vedo un furgone nero in lontananza. Sfreccia ad una velocità soprannaturale.
 
Mi alzo, inizio a correre anch’io. Sempre più veloce, fin quando i muscoli delle mie gambe non mi urlano di smettere, ma io continuo ad aumentare la velocità. Mi sembra di volare, e per la prima volta il fiatone, i polmoni in fiamme, le ginocchia sbucciate per la caduta di prima non mi fanno male. Non sento più nulla. Solo un dolore lancinante al petto, e tra poco sento che collasserò.
 
“Tony fermati!”
È la voce di Abby. Mi implora di fermarmi. Lo sa anche lei che in quel furgone c’è il mio inizio e la mia fine. Lo sa anche lei che cosa voglio fare. Lo sa anche lei che non avrebbe senso continuare a vivere se ora non riesco a raggiungere quel dannato furgone. Ma ora sono vicino, e neanche l’urlo disperato della mia migliore amica potrà fermarmi. Devo saltare. Salto, mi lancio, mi spingo in avanti il più possibile. Sono frazioni di secondo, ma mi sembra di perdere il respiro. Sto atterrando e cerco di allungare le braccia quanto più possibile…
 
Con la punta delle dita sento il freddo del metallo sotto i polpastrelli… E poi quel rottame sfugge via dalle mie mani. Lancio un urlo con tutta la forza che ho, quando mi sembra di intravedere il suo viso, il suo sguardo che sperava che riuscissi a raggiungere quel dannato furgone, spegnersi.
 
 
 
 
Mi sveglio di soprassalto, e la prima cosa che vedo è il viso di Ziva... Sono steso, in macchina e dormivo sulle sue gambe… Era solo un sogno… Era solo un brutto sogno.
 
“Tutto bene?”
Mi chiede con quel suo sguardo rassicurante.
 
“Si… Era solo un incubo…”
Rispondo cercando di cancellare dalla mente l’immagine ancora vivida di Ziva che si allontana da me per sempre.
 
“Bene! Siamo arrivati. È ora di entrare in gioco!”
Afferma Abby appena Gibbs accosta.
 
 
 
 
La gara sta per cominciare. I miei compagni di squadra hanno tirato un sospiro di sollievo appena mi hanno visto, e dopo un abbraccio di gruppo, ora sono seduto sulla sedia dietro al trampolino. Gli altri ragazzi sono appena usciti dall’acqua e stanno per chiamare il mio nome. Sono carico di adrenalina, e non capisco perché… È una gara come tante, ma ho un brutto presentimento. Quel sogno non mi lascia in pace. Alzo lo sguardo e tra gli spalti trovo Ziva. Ha un sorriso luminoso, come se nulla di tutto ciò che le è accaduto l’avesse anche solo sfiorata… Adesso è lì, bella, stupenda, sorride, e mi guarda. Mi rassicura, e penso che avrò quest’immagine impressa nella mia mente per sempre… Per sempre… Non ho mai pensato ad un per sempre.
 
“Corsia 1: Vincent Douglas”
 
In realtà non ho mai pensato ad un futuro…
 
“Corsia 2: Scott Wilson”
 
Non ne ho mai avuto motivo…
 
“Corsia 3: James Brooks”
 
Fino ad ora…
 
“Corsia 4: Anthony DiNozzo”
 
Perché ora c’è Ziva nel mio futuro.
 
Sento i tre fischi, e mi avvicino al trampolino.
 
Non riesco ad immaginare un futuro senza di lei…
 
Sento il fischio lungo e salgo sul trampolino.
 
Voglio invecchiare con lei…
 
 “A posto…”
 
Voglio avere una famiglia con lei…
 
“Via!”
 
Salto.
 
Voglio chiederle di sposarmi.
 
È questo l’ultimo pensiero che la mia mente elabora prima di essere inghiottito dall’acqua. I suoni sono tutti ovattati, e sento il rimbombare del mio corpo che si infrange con l’acqua.
 
Aspetta… Ma io non ho mai sentito il rumore del mio corpo infrangersi contro l’acqua. 
 
Inizio le mie prime bracciate, e sento i muscoli allungarsi bracciata dopo bracciata, e quando giro il viso per respirare, dagli occhialini noto che tutta la gente sugli spalti è in piedi. Faccio altre 4 bracciate e vedo la gente che corre fuori… Ma che sta succedendo?
 
Improvvisamente mi fermo. Non vedo Ziva tra gli spalti, e Gibbs e McGee stanno correndo fuori dall’edificio. Vedo Abby correre verso di me…
 
“Tony corri fuori!”
Mi grida da bordo piscina.
 
Deve essere successo qualcosa… Qualcosa di brutto. Torno indietro, salgo, lancio gli occhialini e la cuffia per terra e corro fuori. C’è gente, tanta gente intorno a qualcosa ma non so cosa sia…  O chi sia…
 
Sono ancora tutto bagnato, e anche se siamo ad Aprile, sento freddo, ma non me ne accorgo perché sono intento a cercare con gli occhi Gibbs, McGee… E Ziva! Tra spintoni e gomitate riesco ad arrivare al centro di quel cerchio di gente.
 
Ho improvvisamente un déjà-vu! Sangue. Vedo solo sangue. No… Non può accadere… Non può essere vero. Sto sognando. Lo so che sto sognando. Devo svegliarmi. Subito! Prima di scoprire che…
 
“Tony, Ziva non si trova!”
Mi dice McGee disperato.
 
E da questo momento niente ha più senso. Mi giro intorno. Cerco quel furgone, ma stavolta non c’è… Non c’è niente, se non del sangue per strada.
 
“NO!”
Urlo, e cado ancora una volta in ginocchio, sbucciandomi. Sento le ginocchia bruciare, e preferisco concentrarmi su quel dolore, piuttosto che su quello provocato dall’idea che il sangue sia di Ziva… E che lei sia scomparsa per sempre.
 
“NO!”
Urlo ancora una volta sbattendo le mani per terra, e impregnandomi del suo sangue.
 
“NO!”
Inizio a urlare, e mi viene da vomitare. Mi stringo l’addome sporcandolo col sangue di Ziva, perché lo so che è il suo.
 
“Tony…”
Gibbs mi si avvicina.
 
“Gibbs… Dov’è… Ti prego dimmi che sai dov’è!”
 
“Tony…”
Lo guardo negli occhi… Anche lui ha gli occhi lucidi… Anche lui lo sa.
 
La gente intorno a noi si allontana lentamente, e vedo Abby scappare via. Tim la segue.
 
Mi siedo per terra, e sento qualcosa di freddo sotto la mano. È un frammento di cellulare... Dev’essere andato in frantumi…
 
“Gibbs che cosa è successo… Dimmelo! L’ho vista prima che chiamassero il mio nome… Era sugli spalti!”
 
“L’hanno chiamata al cellulare… Non so chi sia stato, ma l’hanno chiamata e lei ha risposto, ed è andata fuori… E subito dopo, mentre tu ti tuffavi… Abbiamo sentito uno sparo”

Ecco cos’era quel rumore… Non era il mio corpo… Era il suo che veniva ferito da un proiettile.
 
“Tony… Sei tutto sporco di sangue… Vai a lavarti, a breve arriverà la polizia”
Alzo lo sguardo e vedo la direttrice Shepard.
 
 
 
 
Non credevo che avrei mai fatto una doccia con un altro ragazzo, men che meno con McGee. Ma non sono più in me, mi sento come rinchiuso in una campana di vetro che mi separa dal mondo… Non faccio niente da solo, non cammino da solo, non mi lavo da solo.
 
Il mio amico sta cercando di pulirmi dal sangue, e quando il sapone arriva sulla ferita, avverto un bruciore che mi riscuote da quello stato di trans.
 
“Sta arrivando la polizia”
Dico.
 
“È già arrivata…”
Mi corregge McGee.
 
“Stanno raccogliendo le prove”
Ci informa Abby
 
Chiudo immediatamente l’acqua.
“Ma loro non sanno nulla di Ziva… Non la troveranno mai!”
 
“E allora diciamoglielo noi!”
 
“Tim… secondo te quando il padre di Ziva, direttore del Mossad, verrà a saperlo, non manderà i migliori dei suoi agenti per capire cosa sia successo?!”
Abby risponde con le parole che avrei usato io se in questo momento non fossi intento a trovare una strategia.
 
“Certo…”
 
“E a quel punto la nostra polizia quanto potrà mai essere utile, confrontata al Mossad?”
 
“Quasi nulla…”
 
“Quindi tanto vale lasciare la semplice polizia all’oscuro di tutto… Ziva avrebbe fatto così!”
 
“Dobbiamo trovarla!”
Affermo, intromettendomi nella discussione.
 
“La troveremo!”
 
“No Abby! Se la polizia non ci riuscirà, e il Mossad farà come con la morte di Ari, Rivka e Tali, la troveremo noi!”

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Capitolo 23
*** E ORA? ***


E ORA?
 
 
Immaginate una tela bianca. Ora aggiungeteci 4 punti sparsi a caso. E adesso immaginate un bambino che da quei 4 punti guida deve creare un opera d’arte. Impossibile a meno che non si tratti di un bambino prodigio.
Ecco la situazione per Tony, Abby e McGee era pressoché la stessa di quel povero bambino.
Non sapevano da dove cominciare, non sapevano cosa cercare, né con che cosa avessero a che fare. Avevano semplicemente un obiettivo: trovare Ziva. Viva.
 
Abby era da McGee, ed insieme aspettavano l’arrivo di Tony che aveva detto avrebbe portato loro “l’occorrente per le circostanze”.
 
“Secondo te di che si tratta?”
 
“Non ne ho idea, Abby… Potrebbero essere stati gli stessi che hanno fatto saltare all’aria casa di Ziva, o qualche conto che lei ha lasciato in sospeso in Israele…”
 
“Parlavo dell’occorrente, Tim… Secondo te di che si tratta?”
 
“Oh… Ehm… Io ecco… Non…”
Balbettò il ragazzo.
 
“Timmy, ti amo troppo quando fai così! Sei un tenero cucciolo!”
Affermò scoccandogli un sonoro e inaspettato bacio sulle labbra.
 
“Ragazzi quando ho detto che dovevamo metterci sotto, non intendevo in quel senso!”
Tony  entrò i casa con un’enorme scatola chiusa.
 
“Tony!”
 
“Che hai portato?”
 
“Ora lo scoprirai, Abby!”
 
Poggiò la pesante scatola di cartone sulla scrivania della camera del ragazzo, e iniziò a tirarne fuori il contenuto.
 
“McGee, ti presento la tua amante: Ha un nome troppo complicato da ricordare, quindi la chiameremo Lydia.”
Disse tirando fuori una piccola pennetta USB.
“Lydia è in grado di fornirti qualsiasi informazione tu voglia sapere di una qualsiasi persona, sfruttando, il… coso… del… la capacità di… trovare… Dai tratti del viso…. E la psicologia… e penetra negli archivi più segreti del…”
 
“Tony, non abbiamo tempo di aspettare che ti ricordi come funzioni questa cosa super tecnologica, perché probabilmente non lo sai nemmeno. Vai avanti. Consiglio del Pivello!”
Disse McGee con un sorriso falsamente incoraggiante.
 
“Okay si… Comunque, ha solo bisogno di una foto e ti dirà qualunque cosa di quella persona… Perfino il gusto di gelato preferito!”
Poi, rovistando ancora in quello scatolone, continuò.
“Ovviamente, per Lydia serve il re dei computer…”
 
“Tony fino a prova contraria quelle sono delle chiavi. Non un computer.”
 
“Lo so Abby… Ma da qui, miei cari, potremo accedere al computer centrale dell’NCIS!”
 
“CSI vorrai dire…”
 
“No, Pivello… Si chiama NCIS… Si lo so, all’inizio è sembrato un nome ostrogoto anche a me… Non so cosa sia, so solo che ha a che vedere con la marina, i Marines e il terrorismo… Però vi posso assicurare che è un computer bello grosso! E la stanza in cui si trova, sarà la nostra base.”
 
I due lo guardavano come se stessero vedendo un fantasma. Base? Computer enorme? Lydia? Ma chi gli aveva dato tutte queste cose?
 
“Ok, ora passiamo al piccolo chimico. Abby, per te ho uno spettrometro di massa vero e proprio… Ma non lo caccio perché è una cosa enorme. Sei tu il genio scientifico, perciò ti ho procurato: occhialini per proteggere gli occhi, camice e guanti da laboratorio, e qui ci sono tante altre cose che non ho idea di cosa siano.”
 
E mentre i due diventavano sempre più esterrefatti…
 
“Ora… Abby, tu sei anche l’unica che capisce qualcosa di fisica.”
 
“Ehi!”
 
“Scusa Pivello, ma lei ti batte. Dicevo… questi, sono dei manichini, perché tu ci insegnerai, sulla base delle leggi della fisica, a utilizzare pistole, coltelli e granate.”
 
“Aspetta un secondo… hai detto ci?!”
McGee si paralizzò.
 
“Certo Tim, non entrerò nel cavò di una banda di terroristi da solo. E certamente, non lascerò che ci entri una ragazza. Quindi, tu sei con me.”
Disse lanciandogli una pistola e un giubbotto antiproiettile, con un sorriso stampato in faccia, mentre McGee era completamente atterrito.
 
La scrivania era sommersa da tutti questi oggetti, e Tony con un sorriso soddisfatto stava mostrando loro il resto dell’artiglieria, che comprendeva granate, coltelli, ricetrasmittenti e spray al peperoncino, quando Sarah, la sorella minore di McGee aprì la porta.
 
“Volete la… cena…”
Rimase senza fiato quando vide ciò che c’era sul tavolo, e tutti le fecero cenno di non dire niente a nessuno.
 
“Mamma, McGee e i suoi amici sono andati via”
Gridò per farsi sentire dalla madre al piano di sotto.
 
“E dove sono andati?”
 
“In manicomio…”
Disse tra sé e sé la ragazza, chiudendo la porta  con il volto paralizzato.
 
“Cocco di mamma… Capisco devi ancora fare lo svezzamento… Ma se chiudi a chiave la porta, non fai male a nessuno ed evitiamo che qualcuno scopra i nostri piani… Ok?”
 
McGee fece roteare gli occhi per le parole di Tony, e poi tornò a concentrarsi.
 
“D’accordo gente. Ammainate le vele perché è ora di salpare!”
Annuncio infine il ragazzo con sguardo trionfante e con tutte le intenzioni di riportare a casa la sua giovane fanciulla.
 
“Si ma… Cosa dobbiamo fare, Jonny Depp?”
Lo prese in giro Abby.
 
“Abbiamo un nome… E tu, Tim, lo troverai con la tua nuova fidanzata Lydia!”
 
 
 
 
 
In men che non si dica giunsero nel covo che Gibbs aveva indicato a Tony, dove trovarono il re dei computer. Dovevano fare in fretta però, prima che sguardi indiscreti potessero notare che tre ragazzi si erano intrufolati nell’edificio travestiti da guardie, avevano oltrepassato la scansione oculare inserendo una SIM procurata sempre dal loro professore ed avevano avuto accesso a Lydia.
 
“D’accordo Tony… Ed ora? Cosa dobbiamo cercare?”
 
“Avraham… Meglio conosciuto come Michael Rivkin!”
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao, ragazzi, so che non aggiorno praticamente mai e che ora ho pubblicato un capitolo di neanche 3 pagine, ma sepre meglio di niente, no? XD Devo anche avvisarvi che avevo intenzione di prolungare la storia per le lunghe, ma dati gli innumerevoli impegni... Credo proprio che questo sia il penultimo capitolo... Spero che la storia vi sia piaciuta e che apprezzerete il finale! BACIIIIIII

 

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Capitolo 24
*** GUNSHOTS ***


GUNSHOTS

 
“Tony… Lascia stare… Va bene così!”
Il rumore delle onde che scivolano sulla banchina, i gabbiani che garriscono, la spuma delle onde che attecchisce sulla sabbia, l’orizzonte sfumato, e quella voce, la voce di un angelo che riempie le mie giornate. 
 
Ziva vuole un gelato, ma hanno finito il suo gusto preferito, e mi sembra che la perfezione di un secondo prima sia finita. Perché non hanno quel gusto? Perché dovevano rovinare questo momento perfetto?
 
“No Ziva… Devo fare qualcosa!”
Mi lamento…
 
“Tony… Devi andare avanti… Lascia stare”

Io continuo a ripeterle che troverò un modo per darle un gelato al cioccolato, ma lei cerca di farmi desistere. La sua voce è calma, ma ora mi sembra che celi qualcosa di più oscuro. Come se in realtà non stesse parlando effettivamente del gelato…. 
 
“Tony… Ce la puoi fare, come ho fatto io. Devi andare avanti!”
 
Poi lo vedo. È un uomo. A pochi centimetri da me. Ha una pistola e la sta puntando alla tempia di Ziva. Stringe Ziva con l’altro braccio impedendole di muoversi.
 
Il cuore inizia a battere come un motore che romba, e istintivamente mi lancio su di lui, ma il mio corpo non si muove. Non riesco a muovere nessun muscolo.
 
“Che succede Ziva? Non riesco a muovermi!”
Urlo, mentre mi sento invadere dall’ansia.
 
“Tony… Va tutto bene!”
Lei continua ad essere calma… 
 
“Ziva ribellati! Tu puoi liberarti!”
 
“Tony…”
 
Perché non si muove? Perché resta ferma?
 
“Tony…”
 
Sento i miei occhi pulsare, e le lacrime che fino a un secondo fa spingevano per uscire, ora stanno graffiando le mie guance.
 
Ziva appoggia la mano sul mio viso e col pollice asciuga le lacrime.
 
“Tony…”
Sussurra il mio nome, ed io chiudo gli occhi al suono della sua voce rassicurante, lasciandomi cullare dalla carezza della sua mano morbida a contatto con la mia pelle. 
 
Poi ad un tratto la sua voce cambia, e mentre urla il mio nome, mentre avverto il panico impossessarsi del mio corpo, e mentre riapro gli occhi, un rumore secco rimbomba in tutta la spiaggia, e Ziva non c’è più!
 
 
 
 
“Tony! Tony svegliati!”
 
Tony viene svegliato da McGee che lo scuote ripetendogli che si tratta solo di un sogno, ma entrambi ormai sanno che la realtà non è tanto diversa. Sono passati circa 3 mesi da quando Ziva è sparita… O morta… Tony, Abby e McGee hanno trovato diverse piste nel corso dei mesi, e l’ultima, quella che seguono ora, è quella che li ha portati più lontano. Si sentono vicini, sanno che le probabilità di ritrovare Ziva sono molto basse, quasi inesistenti, ma sanno anche che la loro vendetta è vicina. 
 
Ogni notte da circa una settimana dormono insieme davanti al computer di McGee, collegato a Lydia, in attesa di un risultato. Avevano trovato diversi Michael Rivkin, ma le loro storie non coincidevano mai con quella raccontata da Ziva.
 
Ogni notte Tony aveva degli incubi, e iniziava ad agitarsi, così Abby e McGee facevano a turno per chi dovesse svegliarsi la notte per calmarlo, ma ogni volta Tony diceva di stare bene, che aveva solo bisogno di stare da solo. 
 
“Vado in veranda…”
 
“Tony, non devi superare tutto questo da solo…”
 
Tony si volta a guardare il suo amico, il viso illuminato per una frazione di secondo dalla luce di un fulmine, le labbra a incorniciare un’espressione rigida, il rumore della pioggia che segue, e gli occhi che riflettono l’acqua che scivola sui vetri come le lacrime sulle guance del ragazzo. 
 
Tony si volta di nuovo e riprende a camminare, apre la porta vetrata e mentre esce, un rumore sordo rimbomba nella stanza. 
 
Abby si alza di scatto, McGee ha già le mani sul computer a controllare l’ennesimo risultato di Lydia. La ragazza lo raggiunge, e Tony rimane in piedi dietro alle due sedie, ansioso di sapere il risultato, sperando che sia quello giusto, temendo che non lo sia.
 
“Michael Rivkin, ha lavorato per lo stato Israeliano, in qualità di… Medico dell’ospedale di Tel-Aviv…”
McGee piega la testa, ormai arreso alla possibilità che il terrorista sia riuscito a cancellare tutte le sue tracce prima di morire; Abby nasconde la testa tra le mani, e Tony sbatte coi pugni sulla sedia di McGee, prima di ricadere con le braccia che afferrano il bordo del letto, le gambe ancorate al suolo e il respiro affannoso, per poi urlare tutta la frustrazione di quel momento. Al suono del suo grido disperato, Abby inizia a sentire il suo cuore spezzarsi, avvertendo la resa di tutti. Un singhiozzo le sfugge, mentre il suo viso è ancora rinchiuso nelle sue mani, seduta sulla sedia accanto a McGee con le ginocchia al petto. Il ragazzo l’abbraccia, lasciandole un bacio sulla tempia, e appoggiando il mento nello spazio tra il collo e le spalle di Abby. Tony vede la scena, per poi spostare lo sguardo altrove.
 
Le immagini di lui e Ziva stesi sul prato, riaffiorano nella sua mente. Lei che lo supplicava di non fermarsi, e lui che non riusciva a smettere di sfiorarle la schiena, la sensazione magica del corpo di Ziva che reagiva istintivamente al suo tocco, quella sensazione di essere l’unico per lei. 
 
Scuote la testa per scacciare quelle immagini dalla sua mente… Immagini troppo dolorose , che non ritorneranno più perché Ziva non tornerà più. 
 
“Ragazzi!”
La voce di Abby risuonò in tutta la stanza ormai silenziosa dopo l’ennesimo fallimento.
 
“Ziva aveva detto che tramite la rete privata delle videochiamate con Eli David, lui era riuscito a entrare nel computer di Ziva e prendere tutti i dati relativi ad Avraham… Perciò… Quei dati non sono andati del tutto persi nell’esplosione…”
 
“Abby stai proponendo di hackerare il Mossad??”
Chiese McGee investito da un’ondata di terrore.
 
“Abby ha ragione… Ormai ci siamo dentro fino al collo… È l’unico modo per trovarla”
Decretò Tony ridestandosi dai suoi pensieri.
 
Era ancora convinto che sarebbe riuscito a trovarla… Ma cosa importava se tanto l’avrebbe trovata morta? Avrebbe ottenuto vendetta, certo… Ma non l’avrebbe potuta riportare indietro.
 
“Pivello, ascolta… Stiamo cercando da troppo tempo ormai, e anche con le tecnologie più sofisticate non abbiamo avuto un minimo risultato. Quindi, se riesci a fare quello che ha detto Abby… giuro sul mio cane che non ti chiamerò mai più Pivello”
Affermò per tentare di convincere l’unica chance che avevano per risolvere tutta questa faccenda.
 
“Ma tu non hai un can…”
 
“Shhhh!”
Tony zittì Abby ammiccando.
 
Dopo un attimo di esitazione, e con un nuovo bagliore negli occhi, McGee si gettò a capofitto nel suo tentativo di hackeraggio. Gli ci vollero quasi 5 ore, in cui sembrava stesse delirando, urlava numeri, codici, parole senza senso…
 
Abby e Tony alla quinta imprecazione decisero che forse era il caso di uscire per prendergli un frullato dato che la situazione stava letteralmente degenerando.
 
“Non voglio dover tornare a scuola senza di lei.
Ammise Abby dopo una decina di minuti trascorsi in silenzio mentre si dirigevano ad un bar.
“Era la mia unica vera amica… La prima che ci teneva davvero a me…”
 
Tony avrebbe preferito mille volte non dover ascoltare quei discorsi come fossero ad un funerale, parlando di qualcuno che un tempo c’era e adesso non più. Voleva tapparsi le orecchie, ma comprendeva la tristezza dell’amica ed il bisogno di potersi sfogare.
 
“La troveremo, Abby!”
Affermò con decisione.
 
“E la vendicheremo”
Sibilò.
 
 
 
La notte ormai era sopraggiunta. Tony e Abby quasi dormivano, quando McGee iniziò ad urlare e saltare per tutta la camera. 
 
“L’ho trovato!”
 
I due ragazzi si svegliarono di colpo, e corsero al computer per vedere cosa Mcgee fosse riuscito a trovare.
 
“McGoogle per favore puoi tradurre questi segni in aramaico?”
Disse Tony in tono quasi spazientito quando sul computer riuscì solo a vedere dei simboli strani.
 
“Sono le conversazioni criptate che Ziva aveva registrato dal suo computer…”
Disse indicando lo schermo.
 
“Vuoi renderci partecipi della cosa e rivelarci quali siano i loro piani, o stai aspettando l’illuminazione divina?”
Incalzò Abby.
 
“Okay beh per farla in breve, sono riuscito a trovare il segnale emanato dai loro…”
 
“MCGEE!!”
Urlarono in coro i de amici impazienti.
 
“Ho una pianta del covo della cellula di Avraham… E grazie a Lydia ho appena trovato la loro posizione… Non è molto lontana dalla scuola.”
 
 
 
 
 
“Gancio sinistro… Gomitata laterale… Afferralo per le gambe… Buttalo a terra.”
Trovato il loro obiettivo, quello che mancava era solo l’allenamento giusto per poterli affrontare.
 
Sapevano di non avere speranze, ma ciò non significava che non avrebbero provato a trovare Ziva… Il suo ricordo era come un fievole soffio che alimentava una piccola fiammella di speranza negli animi dei 3 amici.
 
“Ottimo lavoro Tony! Diciamo che se Ziva fosse qui sarebbe fiera di te…”
Affermò Abby, terminato l’allenamento di Tony con un manichino per il combattimento corpo a corpo.
 
“Beh di certo più di quanto lo sarebbe del pivello…”
 
“Guarda che il mio Tim ha un animo feroce”
Disse con convinzione la ragazza.
 
“La ferocia di un ghiro che dorme negli spogliatoi.”

Mentre i due ragazzi discutevano, uscendo dalla palestra dove il professor Gibbs aveva permesso loro di allenarsi la sera…
 
“Gremlin?!”
Fece in tempo a dire Tony, stupito prima di ricevere una gomitata nello stomaco
 
“Jimmy!”
Si corresse subito.
“Che… Che ci fai qui?”
 
“Io… Io… La sera… Ecco io faccio… Delle cose… La sera…”
 
I due ragazzi lo guardarono perplessi…
 
“Si Jimmy… E queste… Cose… le fai qui a scuola?”
Chiese la ragazza con un po’ di ritegno.
 
“Ehm… Ma si ma io… cioè… Alla scuola di fronte… Ma mi cambio qui perché qui ho il mio borotalco anallergico”
 
“Non… Meglio se taccio”
Disse ad un tratto Abby mentre Tony rideva sotto i baffi. 
 
Si diressero tutti e tre nello spogliatoio dei maschi, e quando Tony iniziò a togliersi la maglietta, Jimmy esclamò
“Hai un acromion scapolare molto evidente Tony!”
 
 Il ragazzo lo guardò confuso…
 
“Ha detto che hai delle belle spalle”
Tradusse Abby per lui.
 
“Allora io non so quali cose da Gremlin tu faccia, ma non molestare il mio arco..acron… la mia spalla!!”
 
“Ma non sono l’unico! Oggi è venuto anche McGee!”
Esclamò.
 
“Scusa puoi ripetere?”
Si voltò lentamente Abby…
“Ragazzi dov’è McGee? Credevo si fosse addormentato nello spogliatoio…”
Continuò.
 
“Oh no! Oggi è venuto a lezione con me! È un vero portento devo dire!”
 
“Palmer, esattamente quelle cose che tu fai… cosa sono?”
Chiese cautamente Abby.
 
“Lezioni di danza nella scuola qui di fronte!”
 
Tony fece immediatamente capolino dalla doccia.
 
“IL PIVELLO È VENUTO A DANZA CON TE?!”
 
“E dov’è ora??”
Continuò Abby.
 
“Oh io sono andato via prima oggi, ma lui sta continuando!”
 
In men che non si dica Tony e Abby si fiondarono nella scuola di danza lì vicino per ammirare il loro amico alla sbarra in mezzo a tante ragazzine, mentre l’insegnante girava con la mazza in mano.
 
McGee aveva uno sguardo sconsolato, e quando vide arrivare i due amici, iniziò ad imprecare dentro di sé.
L’insegnante lo notò e gli tirò un colpo di mazza sul sedere… Facendo cadere Tony in una risata sconfinata.
 
La lezione terminò  subito, e un McGee affranto in calzamaglia si avvicinò ai suoi amici.
 
“Non… Una parola”
Disse solo.
 
“Come vuoi tu… McCarloFracci”
Acconsentì Tony sornione.
 
“Tim… Devi dirmi niente?”
Chiese Abby in tono dolce… troppo dolce.
 
“Volevo prendere lezioni di ballo per il ballo di fine anno così non ti avrei fatto fare figuracce…”
Rivelò, rivolgendosi alla sua ragazza, facendola sciogliere.
 
“OOOOOOH TIIIIIIIM! Ma al ballo non dovremo ballare danza classica… questo lo sai, vero?”
Rispose la moretta.
 
“Si… Ma Jimmy aveva detto che prendeva lezioni ballo… NON DI CONTORSIONISMO!”
Si lamentò.
“Ora puoi fare tutte le battute che vuoi, Tony…”
 
Il ragazzo era chiaramente tentato, ma non poteva non pensare alla tenerezza dell’amico… e al fatto che si era messo in ridicolo solo per Abby… E poi il suo cervello non poté non pensare all’amore della sua vita… E a quanto anche lui avrebbe voluto essere disperato fino a prendere lezioni di danza classica per poterla portare al ballo… Il ballo!
 
“Il ballo!!”
 
“Il ballo?”


“Il ballo!”
Come un fulmine a ciel sereno a Tony tutto divenne chiaro. Forse non tutte le speranze per Ziva erano andate perdute.
 
“Vi ricordate i federali a scuola?? Sono arrivati contemporaneamente a Ziva… E non hanno detto niente quando abbiamo usato i loro programmi per trovarla… O quando il nostro super criminale McGee ha fatto quella cosa col computer per trovare Ziva che stava nello sgabuzzino… Sono qui per lei!”
 
I due ragazzi lo guardarono confusi
 
“Intendi dire che sono qui per proteggerla?”
Domandò Tim
 
“Tony… Ma Ziva… Lei non…”
Provò l’amica ma venne bruscamente interrotta.
 
“NON… dirlo… Abby… Ziva potrebbe essere ancora qui da qualche parte…”
Con le lacrime che spingevano per uscire e la voce rotta dalla speranza di poterla rivedere, Tony riprese a parlare.
 
“Non dico che siano qua per proteggerla… Ma che sono qua per cercare quelli che l’hanno…”
 
“Rapita.”
Continuò McGee.
 
“E se sono ancora qui… Allora forse anche lei…”
Un bagliore d speranza si accese anche negli occhi della goth girl… qualcosa stava per cambiare.
 
“E se sono ancora qui… allora forse stanno tramando un attentato… Ma avevano bisogno di eliminare ogni collegamento col Mossad… In questo caso Ziva e la sua famiglia.”
Spiegò Tony aprendo la porta di casa di McGee dove ormai da settimane i ragazzi dormivano tutte le sere.
 
“E tu credi che l’attentato possa essere al ballo?”
 
“Pensaci Abby! Verranno anche alcuni ragazzi neo-arruolati nell’esercito americano! Saranno il loro primo obiettivo!”
 
Rispose Tony prima di andare nella veranda a sedersi sul bordo del balcone: un abitudine che nell’ultimo periodo aveva scoperto, era l’unica cosa che riuscisse a farlo sentire ancora vivo, ancorato alla sua vita solo per un po’.
 
“Quando cadrai da lì sarà troppo tardi per trovarla”
Gli disse l’amico, per poi andare a preparare la cena.
 
Tony non voleva buttarsi. Non aveva manie suicide. Soprattutto non dopo aver visto 13 Reasons Why e tutto il caos che un suicidio comporta… Per non parlare del fatto che i suoi amici ne sarebbero devastati… E Ziva… Ziva non ne sarebbe andata fiera. Ziva avrebbe preferito combattere fino alla fine pur di non lasciarsi andare.
 
E fu così, con lo sguardo di Ziva ancora vivido nella mente, che si alzò in piedi, si tolse la maglia, si piegò sul ciglio del balcone e iniziò a fare i piegamenti, contandoli uno per uno, facendo guizzare i muscoli sul marmo gelido del balcone, fino a quando il fievole bagliore della luna riuscì a illuminare completamente il suo torace imperlato di sudore, che lui aveva portato allo strenuo.
 
“Tony la cena è pronta”
Disse Abby uscendo sul balconcino…
“Tony dove sei? Entra che sta diluviando”
 
“Abbyyyy!”
 
Abby sentì un urlo, e quando vide due mani aggrappate al bordo del balcone, chiamando Tim a squarciagola, corse ad afferrare Tony.
 
McGee arrivò trafelato, dopo aver fatto 3 piani di scale a piedi, e vedendo la scena corse ad aiutare. 
 
Le dita di Tony non ressero più, ed il ragazzo mollò all’improvviso la presa. Abby riuscì a vedere una scintilla di terrore nei suoi occhi, e in quella frazione di secondo, McGee afferrò l’avambraccio dell’amico, tenendolo il più saldo possibile. 
 
“Ti tengo!”
Urlò, prima di tirarlo su con uno strattone che fece gemere il ragazzo.
 
Una volta al sicuro sul muro del balcone, si lasciò rotolare tra le braccia degli amici, tenendosi stretta la spalla.
 
“Tony stai bene?! Che hai alla spalla? Cosa è successo? Sei scivolato? Ti sei buttato? Che ti è saltato in mente?!”
La moretta inizio a chiedere istericamente, senza lasciare al ragazzo il tempo di spiegare.
 
“Abby…”
La fermò Tim con voce tremante, e spostando la mano di Tony dalla sua spalla.
“Gli hanno sparato”
Continuò, rivelando una ferita da fuoco di un proiettile che aveva colpito di striscio il torace di Tony.
 
“Non l’ho visto… Ma so che se avesse voluto mi avrebbe preso.”
Tentò di spiegare Tony, trattenendo i gemiti.
 
“Era un avvertimento”
Concordarono i tre ragazzi, mentre si diressero di corsa a medicare la ferita di Tony.
 
 
 
 
3 MESI PRIMA
 
“Non ti lascerò tenermi prigioniera in casa mia! Non accadrà mai.”
 
“Infatti non sarà più casa tua. Cambierai identità, e andrai a vivere in un altro paese, finché non sarò certo che tu sarai al sicuro”
 
“Fallo, e sarai tu ad uccidermi”
 
“Ma quando crescerai Ziva?! Le ferite superficiali guariscono sempre. Solo quando rischi di perdere la vita ne comprendi l’importanza e capisci che devi tenerti alla larga dai pericoli che non puoi gestire… Ma tu non impari mai!”
 
“Tutto quel che mi resta è la vendetta. E farò quel che devo per ottenerla, e per tenere al sicuro le persone che amo.”
 
“Spero che riuscirai a fare un lavoro migliore di tuo fratello allora… Ari…”


“NON PRONUNCIARE IL SUO NOME!”
Urlò la ragazza prima di rendersi conto di non essere più in grado di muovere la gamba, e avvertendo una fitta al ginocchio.
 
Tutto quel che vide prima di chiudere gli occhi all’interno di un furgone in movimento, lo stesso in cui si era svegliata senza avere idea di dove fosse, era solo sangue.

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