Little Avengers

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Ci siamo! ***
Capitolo 3: *** Sonnellino?!? Nah, troppo noioso ***
Capitolo 4: *** Attacco esterno! ***



Capitolo 1
*** Incontri ***


Di solito i bambini amano andare all’asilo. Hai l’imbarazzo della scelta per i giochi e puoi usarli praticamente tutto il giorno, si mangia bene ma soprattutto c’è il sonnellino pomeridiano. Ammettiamolo anche i grandi vorrebbero tornare a quell’età, essere spensierati. Purtroppo però un bambino non è di questa idea, e di andare all’asilo non ne vuole sapere o come lo definisce lui “luogo di tortura”.

“No mamma non voglio” il piccolo angioletto biondo prese ad attaccarsi alla porta di casa, mentre la madre cercava di tirarselo dietro per portarlo in macchina.

“Ma Thor, non puoi stare a casa da solo.” parlò Frigga, riuscendo finalmente a prenderlo in braccio e dirigendosi alla macchina.

“Gli altri sono cattivi con me. Mi fanno sempre i dispetti durante il riposino.” iniziò quello, mentre sul viso iniziava a formarsi la classica espressione di lacrime in arrivo

“E mi rubano i giocattoli.” ed eccole due lacrime solitarie scendere senza freno.

Frigga lo guardò addolcita, lo strinse forte e disse, mentre lo faceva sedere sul seggiolino posteriore

Il viaggio fino all’asilo fu un supplizio per Frigga, non aveva mai visto suo figlio così giù di morale con le lacrime agli occhi. Cercò di distrarlo facendogli vedere fuori dal finestrino il campetto giochi dove lo avrebbe poi portato nel pomeriggio, ma il piccolo angioletto non diede segno di felicità.

Il dramma fu quando arrivarono e dovette farlo scendere dal seggiolino.

“Dai Thor, fai il bravo.” implorò la donna prendendolo per le gambe

“No! Io li dentro non ci vado.” urlò quello aggrappandosi forte al seggiolino

Ma la battaglia fu vinta come sempre dalla madre. lo prese in braccio, chiuse la macchina e si diresse verso l’entrata dove la maestra stava accogliendo tutti i suoi bambini. Quando vide il piccolo Thor sorrise angelica.

Una volta che il piccolo venne portato in aula, Frigga chiese a Alice, la maestra del figlio, se potevano parlare della situazione creatasi.

“Ormai è un mese che non vuole venire. Tu sai spiegarmi che cosa succede veramente?”

“Non ti saprei dire, è vero che gli altri bambini delle volte si comportano in modo strano. Ma con Thor sono tutti molto gentili. Forse so quel’è il vero problema, è appena nato un fratellino a un loro compagno e abbiamo fatto una festicciola. Quel giorno probabilmente avrà visto che gli altri giocavano più con Lucas, invece che con lui. Per me si sente solo, perché non provate con un altro figlio o non so un cucciolo.” aggiunse veloce vedendo l’espressione di Frigga.

“Va bene, vedrò di parlare con Odino. Troveremo una soluzione. Grazie Alice.”

Durante la giornata, Alice tenne d’occhio Thor per vedere come si comportava ma per lo più restava isolato da tutti. Anche quando andavano a dirgli se volevano giocare con lui, quello diceva di no e si spostava. Alche Alice decise di avvicinarsi e provare a parlarci.

“Ehi tesoro. Come mai non stai con gli altri?” gli chiese scostandogli i capelli biondi dalla fronte per liberare gli occhi azzurri cielo così belli. Il bambino in tutta risposta alzò le spalle, senza smettere di giocare con la palla che aveva in mano.

“Vuoi giocare con me?” il bambino alzò lo sguardo allibito

“Ma tu sei grande.” rispose semplicemente

“Capisco, quindi tu vorresti giocare con qualcuno delle tua età o più piccolo, come un fratellino magari.” la maestra buttò li quella frase, e subito Thor si illuminò, ma subito dopo tornò ad essere giù di morale. Alice decise di non stressarlo troppo, così si alzò e tornò a controllare gli altri. Ma per tutto il giorno tenne d’occhio il biondo, finché la madre non andò a prenderlo.

 

“Dov’è il mio campione?” tuonò Odino tornato a casa dal lavoro. Poggiò la giacca e la valigetta ventiquattr’ore sulla poltrona e si avvicino al figlio vicino al tavolino in salotto mentre stava disegnando, l’uomo si sporse sopra il figlio e notò che aveva disegnato la loro famiglia ma con una persona in più. Diede una carezza al figlio e si diresse in cucina.

“Ciao tesoro.” Salutò la moglie che stava mescolando la cena in una pentola. Quella ricambiò il saluto per poi tornare pensierosa sulla cena.

“Quali pensieri affliggono la mia bellissima moglie?”

“Mhm? E’ Thor, è tutta la sera che continua a fare lo stesso disegno, con una persona in più.” poi si girò di scatto, guardando il marito con una luce strana negli occhi. Odino, dal canto suo si allontanò un poco

“Frigga, mi metti paura. A che pensi?”

“Adottiamo un bambino. Sai che non posso più averne. Almeno così Thor non si sentirà più solo.”

“Sei sicura che questa cosa possa servire?” l’uomo era un po’ restio ad avere un altro figlio, ma sapeva quanto la moglie adorasse i bambini, poi guardandola raggiante acconsentì.

“Domani prova a vedere se riesci ad avere un appuntamento, vediamo di fare qualcosa.”

 

Passò una settimana e Frigga riuscì ad ottenere un appuntamento con l’istituto per il mese successivo. Non fu facile persuadere il piccolo Thor ad andare all’asilo, ma alla scoperta che avrebbe presto avuto un fratello cambiò le cose. Si svegliava la mattina con il sorriso sempre stampato in faccia, Frigga parlò con la maestra che le disse che il bambino era sempre insieme agli altri e giocava come non faceva da tempo. Ogni tanto buttava li qualche domanda, se il fratellino sarà più piccolo o più grande. Finalmente arrivò il giorno stabilito, Frigga ed Odino portano insieme il figlio all’asilo e lo lasciarono con il sorriso sulle labbra. 

I due adulti invece partirono alla volta dell’Orfanotrofio, dovettero attraversare tutta la città e sorbirsi il traffico della mattina. Odino era alla guida, come sempre attento alle altre macchine, mentre Frigga sedeva al lato passeggero, il viso rivolto fuori dal finestrino e contemplava la città mentre mille pensieri le vorticavano in mente. Il marito, si girò a guardarla e vedendo subito l’espressione preoccupata domandò gentile

“Frigga, cosa preoccupa la tua mente brillante?” e fermò la macchina al semaforo, che era diventato rosso, poi girarsi verso la moglie.

“Non lo so, stavo pensando. Odino e se poi questo bambino ci odierà? dopo tutto non siamo i suoi veri genitori.” L’uomo la guardò, poi un sorriso solcò le labbra e le disse

“Tu sei la persona migliore che si può occupare di un bambino speciale come quello che stiamo per avere. Noi tutti faremo in modo di trattarlo come se fosse nato in casa nostra dal principio. Starà bene.” e le diede una carezza, poi si girò giusto in tempo per vedere la luce del semaforo diventare verde, così avviò la macchina.

Frigga, con il cuore un po’ più leggero grazie alle parole del marito, tornò a fissare la città che pian piano si svegliava.

Dopo un po’ parcheggiarono accanto ad un edificio bianco, circondato da un alto cancello in ferro battuto, sopra l’entrata la scritta “Little Orphans” torreggiava su di loro. Odino suonò il citofono, sulla colonna di muro accanto a loro rispose che aveva un appuntamento con la direttrice e subito sentirono un clang e il cancello si aprì di poco. L’uomo lo spinse e fece entrare la moglie. 

una volta dentro la struttura, appariva abbastanza nuova, anche se le pareti spoglie e qua e la i muri si stavano scrostando lasciarono i due un po’ sbigottiti. Un bambino, non più grand dei tre anni sbucò da dietro una porta, li guardò un attimo e poi tornò nella stanza con un sorrisino vispo.

Frigga si avvicinò la bancone della segreteria dicendo che aveva un appuntamento con la direttrice, la ragazza dietro la scrivania le sorrise, poi si diresse verso la porta dalla quale era sbucato il bambino; dopo poco nesci una donna alta, con capelli castani mossi, un viso un po' corpulento e due occhi grigi penetranti. Teneva in braccio il bambino, e Frigga la sentì dire

“Riporta Nickolas in camera, e controlla che non scappi più dal lettino.” e detto ciò diede in braccio il bambino alla ragazza e si voltò verso i due nuovi arrivati.

“Buongiorno, scusate l’attesa ma abbiamo poco personale, causa influenza. Sono Camille, prego accomodatevi.” e con un gesto li invitò nell’ufficio.

Questo era un po’ più arredato del corridoio, c’era una scrivania con due sedie davanti dall’aria molto scomoda, due librerie piene di libri. Le pareti erano di un verde opaco, e una solitaria pianta giaceva vicina alla finestra. Camille si sedette dietro la scrivania e fece accomodare Frigga ed Odino sulle sedie.

“Allora, prima di cominciare volete del caffè? No?-disse vedendo il gesto di diniego die due- Bene allora. Sono stata molto felice di ricevere la vostra richiesta, solitamente ci vuole più tempo per le questioni burocratiche, ma ultimamente va tutto a gonfie vele”

si certo, va tutto a gonfie vele. non è di certo grazie al governo che ci avete permesso il colloquio, ma solo perché avete controllato che odino è un pezzo grosso in un ditta intercontinentale e io un avvocato.Quindi il bambino andrà in mano a gente piena di soldi, secondo il vostro metodo di giudizio solo quelli contano.” si ritrovò a pensare Frigga.

“Ditemi, cosa avevate in mente? Un bambino molto piccolo, o già delle elementari?” Odino si girò a guardare la moglie, poi parlò

“Vede, noi abbiamo già un altro figlio, Thor, che ha cinque anni. Vorremmo un bambino della sua età, o di un anno più piccolo, così che possano fare compagnia.”

“E come mai avete deciso di adottare e non farne uno vostro ancora? Se mi permettete mi sembrate ancora in età per averne.” Odino stava per parlare quando Frigga lo interruppe

“Mi spiace, ma queste sono cose mie private. Deve essere felice che siamo qui, invece.”

“Chiedo scusa se sono stata inopportuna.” disse quella con poca aria di scuse. Poi si alzò e aprì la porta facendo segno loro di seguirla. Li portò fino al terzo piano, durante il tragitto sentito vari schiamazzi provenire dagli altri piani, bambini che ridevano, che correvano.

“Eccovi arrivati, Qui ci sono i bambini dai quattro ai sette anni. Non dovete scegliere ora, potrete venire tutte le volte che volete, l’unica cosa che vi chiedo di non illuderli.” detto ciò li lasciò soli, scendendo di nuovo le scale.

odino guardò la moglie, poi le prese la mano e chiese “Pronta?” quella in risposta gli strinse la mano. L’uomo aprì la porta e subito vennero travolti dalla risate dei bambini.

Sembravano dei piccoli uragani che correvano, saltavano e giocavano con la palla. Altri, i più grandi forse, erano in un angolo a giocare come i pugili. Un gruppo giocava a football, mentre delle ragazzine erano sedute tra due letti e stavano li con le loro bambole di pezza. I due adulti si sedettero su delle sedie e rimasero a fissare lo spettacolo davanti a loro, quasi nessuno sembrava essersi accorto della loro presenza. Odino era stato rapito con lo sguardo sia dai ragazzi che stavano “lottando” che da quelli che giocavano a football; la moglie tutta via era presa a guardare le bambine, da sempre voleva una figlia ed era tentata di dirlo al marito, quando il suo sguardo venne catturato da un bambino, era uno dei più piccoli lo si capiva subito. Era seduto su una sedia, e si vedeva che era maggiolino, con una folta chioma nera, ma quello che più la lasciava senza parole fu che il bambino aveva in mano un grosso libro.

Frigga si girò verso il marito, facendogli segno verso quel bambino, l’uomo lo guardò e rimase di stucco. Non voleva essere cattivo, ma proprio non lo vedeva come un possibile compagno di giochi di Thor, era talmente magro che il figlio gli avrebbe spaccato un braccio un giorno si e l’altro pure. Però vedendo l’espressione della moglie, fece di si con la testa e quella si avvicinò.

“Ciao. Come ti chiami?” chiese mentre prendeva un’altra sedia e si sedeva accanto al bambino. Quello alzò la testa, rivelando due brillanti occhi verdi, erano come due smeraldi, profondi e bellissimi.

“Loki, e tu?”

“Frigga. Cosa stai leggendo?” domandò curiosa. Quello chiuse un poco il libro e lesse il titolo.

“Le avventure di Bianca e Bernie. So che hanno fatto un cartone, ma non l’ho mai visto.” parlò, per poi riprendere a guardare la donna

“Quanti anni hai?”

“Quattro e tre mesi.” contò sulle dita.

Quattro anni e tre mesi, e sapeva già leggere un libro senza figure. Ci aveva visto bene quel bambino era speciale.




Angolo autrice
Va bene va bene sono tornata. Non sapevo cosa scrivere, quando ho visto un'immagine dei nostri piccoli casinisti mi sono detta che noon c'erano molte storie di loro da piccoli umani. So che questo primo capitolo non è molto bello e divertente, ma credo che ripecchi il mio umore in questo periodo ahahah
Prometto che i prossimi saranno più felici e divertenti.
Alla prossima

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Capitolo 2
*** Ci siamo! ***


“Mi scusi, ho capito bene? Lei vuole Loki?” la direttrice guardò Frigga confusa, certa che la stesse prendendo in giro.

“Certo, mi sembra un bambino in gamba, molto educato e non incline ad essere un distruttore di salotti. Magari non è fisicamente corpulento come gli altri ragazzi, e questo potrebbe essere un fattore negativo un domani decidesse di fare sport troppo fisici. Ma a mio parere ci sono cose più importanti di essi.” e qui la donna lanciò uno sguardo di rimprovero al marito. Alice fissò la coppia davanti a lei, spostando lo sguardo prima sull’uomo pi su Frigga. Mentre cercava altre parole, entrò la ragazza dell’entrata che disse ad Alice di alcuni problemi con dei bambini.

“Vado a controllare, vi lascio discutere meglio la questione.” e così uscìI due restarono in silenzio per un paio di secondi, poi Odino si girò a fissare la moglie. Sapeva quanto voleva un figlio, era distrutta quando hanno dovuto intervenire chirurgicamente sul suo apparato per via di un tumore maligno pochi anni dopo la nascita di Thor.

“Tesoro, sei proprio convinta di questo bambino? Non vorresti avere a che fare con altri? Poi se non ti convincono va bene.” provò a parlare l’uomo, con una nota di speranza celata dietro le sue parole.

“No Odino. Sono certa che questo bambino sia quello giusto. Thor ha bisogno di una compagno di giochi che non gli faccia commettere le scelte sbagliate. Che sappia fargli vedere quando è stato raggiunto il limite. Loki, pur avendo solo quattro anni è molto intelligente. Sarà un buon aiuto per Thor.”e detto ciò la donna guardò il marito, con gli occhi grandi e pieni di desiderio. Odino sospirò facendo un gesto di assenso con la testa.

“Va bene, se per te è quello giusto. Ci sono altre cose da fare, oltre a giocare a football. Potrei portarlo a pesca.” qui Frigga lo abbracciò di slancio felice.Da li a poco, la direttrice tornò in ufficio. Si sedette alla scrivania e prese a fissare di nuovo i due.

“Avete deciso cosa fare? Magari vi serve un secondo giro.” Odino però la fermò subito

“No, assolutamente. La nostra scelta resta Loki. Anzi chiediamo di poter ufficializzare la cosa in fretta anche.” la donna lo guardò, poi prese dei fascicoli e iniziò a fare loro alcune domande di routine per poi compilare le carte per l’adozione facendo riferimento ai dati dei vari siti governativi per essere sicura che entrambi avevano un lavoro e potevano essere in grado di accudire un figlio.

“Compilate pure i documenti, non appena verrà tutto confermato dal ministero vi richiamerò per venire a prendere Loki. Solitamente non ci vuole più di un mese e mezzo.” I due presero i fogli e iniziarono a riempirli, fu un lavoro tedioso ma l’adrenalina scorreva in Frigga. Quando finirono consegnarono il tutto alla donna che li mise in una cartelletta blu. Subito dopo parlò di nuovo

“Ogni tre mesi verrà a casa vostra un assistente sociale, per controllare che la situazione sia adeguata. Nel qual caso non lo fosse, il bambino verrà prelevato a riportato in struttura. Se invece vedete voi dei comportamenti strani in Loki siete tenuti ad informarci.” Quando i due annuirono, lei si alzò, strinse loro le mani e li accompagnò fuori. Durante il tragitto di ritorno, la donna non smise un secondo di parlare di come sarà la camera per Loki. Odino l’ascoltava felice, con un sorriso sulle labbra. Ad un certo punto però Frigga si fermò pensierosa, l’uomo la guardò e chiese

“Tesoro, c’è qualcosa che non va?”

“Ho paura, e se la stanza non dovesse piacergli?” erano arrivati a casa, e mancava ancora molto prima di andare a prendere Thor all’asilo, così entrarono in soggiorno, dove la donna si abbandonò sul divano mentre il marito andava in cucina a prendere degli snack e una bottiglia di vino rosso.

“Sei la miglior arredatrice d’interni di tutta la east coast. E se dovesse trovare qualcosa che non va, la sistemiamo.” e le porse un bicchiere di vino, mentre le si sedeva accanto ed accendeva la televisione. La donna sorseggiò la bevanda, poi d’impeto prese il quaderno vicino a lei, una matita e iniziò a disegnare, scribacchiando accanto ad ogni schizzo che faceva.

“Sai, potremmo fare una cosa particolare. Ho visto che legge, e per avere quattro anni è sveglio, così pensavo di far costruire una libreria a forma appunto di libro che si può aprire e chiudere.” e dicendo ciò, fece vedere il disegno al marito, che prese a giocherellare con la barba annuendo.

“Si posso fare una telefonata, già domani mattina. Conosco chi è in grado di farla.” Frigga gli saltò addosso felice, poi prese il bicchiere di vino e si rintanò nello studio. Passò le settimane seguenti dentro e fuori dalla stanza, muratori portavano via pezzi di legno, barattoli di vernice, tutta casa era cosparsa di giornali e fili. Thor stava sempre al seguito della madre, e ogni tanto dava consigli.

“No, li mettete i pupazzi.” disse agli uomini indicando una mensola. Era il suo pupazzo preferito, ma volle regalarlo al fratello non ancora conosciuto. Ormai mancava una settimana al giorno stabilito per andare a prendere Loki, e Frigga con Odino stavano in piedi nella camera ammirano il lavoro finito il giorno prima.

Le pareti erano bianche, con qualche disegno verde brillante, alla parete sulla sinistra c’era il letto a forma di veliero, con le coperte bianche candide e morbide, due cuscini verdi, per salire sul letto c’era una piccola scaletta, ed era protetto da delle sbarre; davanti al letto un piccolo armadio, ancora vuoto, ma la donna aveva intenzione di riempirlo al più presto. Ai piedi del letto una cassa piena di giocattoli, sulla parete di destra un libreria a forma appunto di libro, che si poteva aprire e chiudere quando si prendeva qualcosa dal leggere. A terra un tappeto con dei fumetti, mentre la parete davanti alla porta aveva una portafinestra che conduceva al balcone,reso sicuro con una rete. Dal soffitto pendeva un lampadario con varie lampade pendenti.

In quel momento entrò in camera Thor, con qualcosa in mano e prese ad arrampicarsi sul letto, una volta salito alzò l’oggetto e i due genitori notano il suo pupazzo preferito di Paperino con la divisa dei New England Patriots, la sua squadra di football preferita. Il bambino lo poggiò sui cuscini e poi tornò giù. Frigga lo prese in braccio sorridente, e lo riempì di baci mentre Odino gli scompigliava i capelli.

“Posso venire anche io dal mio fratellino?” finalmente il giorno era arrivato, e Frigga stava cercando di mettere le scarpe al bambino.

“Facciamo così, ti vengo a prendere oggi con lui. Va bene? All’orfanotrofio ti annoierai, invece se vai all’asilo potrai giocare tutto il tempo.” disse la donna, finendo di allacciare le scarpe blu.

Odino fece sedere il piccolo sul seggiolino nei posti posteriori dell’auto, poi si mise alla guida, accanto a lui Frigga si stava allacciando le cinture. Lasciamo il figlio ad Alice, la maestra, che lo prese per mano, mentre quello vedeva andare via i genitori un po’ triste. Ma quando vide che lo aspettava una festa perché avrebbe avuto un fratello gli passò di mente tutto e prese giocare, si anche con Tony.

All’orfanotrofio la direttrice aspettava i due nel suo ufficio, per far firmare loro gli ultimi documenti e ribadire che ogni tre mesi sarebbe andata la da loro un’assistente sociale, almeno finché la situazione non si stabilirà. I due annuirono, Frigga era in fermento non vedeva l’ora di avere un altra piccola peste in giro per casa, e Loki già le piaceva. La direttrice aveva detto loro che il bambino stava finendo di radunare le sue poche cose insieme alla sua assistente; di li a venti minuti eccolo che scendeva le scale, la ragazza portava un piccolo zaino sulla spalla e teneva un libro in mano.

“Ecco a voi, e questo è il libro preferito di Loki. Glielo abbiamo lasciato, dato che gli altri bambini non sembrano interessati alla lettura.” e porse lo zaino e il libro, che Frigga scopri essere Ventimila leghe sotto i mari. Frigga lo porse ad Odino, e anche l’uomo restò impressionato.

Quando Loki arrivò al cospetto due suoi nuovi genitori restò li a fissarli, non si scompose dalla benda sull'occhio di Odino, e non fece domande, restò semplicemente sorpreso quando Frigga si abbassò e lo abbracciò. Odino gli scompigliò i capelli corvini e poi prese lo zaino dal braccio della moglie, mentre quella prese per mano il bambino, ringraziò la direttrice, che salutò Loki, e poi i tre uscirono dall’edificio.

“Hai fame? Possiamo fermarci a prendere degli hamburger.” Frigga guardò il bambino dallo specchietto retrovisore. Quello la guardò a sua volta e disse gentilmente

“No grazie. Io avrò un fratellastro?”

“Si. Thor, ha un anno in più di te, ma ti avverto ha sempre voglia di lottare.”

“Ma si piccolo, tu tira fuori un libro e vedi come scappa.” disse ridendo Odino, mentre Frigga gli tirava piano una sberla sul braccio.

Loki, dal canto suo, trovò quella scena molto divertente. Era abituato a stare da solo, e quasi nessuno si interessava a lui, aveva solo quattro anni ma era molto sveglio.  Il tragitto continuò tranquillamente, con Odino e Frigga che parlavano e Loki che si guardava attorno. Per pranzo presero qualcosa al drive-in e mangiarono a casa. Quando Frigga portò Loki nella sua stanza, il bambino corse subito meravigliato verso la libreria, appena la aprì iniziò a ridere felice, poi notò i vari giochi e pupazzi e prese a correre per la stanza. Si bloccò solo quando vide qualcosa sul suo letto, e con un po’ di fatica prese ad arrampicarsi, arrivato in cima prese tra le piccole manine il pupazzo e un sorriso gli si dipinse sul volto.

“Questo è dei Patriots. Mi piacciono.” esclamò tutto sorridente.

Frigga decise di andare quel pomeriggio a comprare i vestiti per Loki, in quel momento si mise a giocare col bambini, finché questo non iniziò a faticare a tenere aperti gli occhi, così la donna con l’aiuto di Odino, lo adagiarono sul letto. Anche i due adulti decisero di andare a riposarsi, si sedettero sul divano, e qui Odino mise un braccio attorno alle spalle della moglie e se la tirò vicina chiedendo

“Sei felice?”

“Come poche volte nella mia vita.” rispose lei, adagiandosi meglio contro il marito.

“Spero di far parte di uno di quei momenti.” rise l’uomo.

“Non ne sarei così certa.”rispose Frigga, con un’aria sicura sul volto, per poi scoppiare a ridere vedendo l’espressione da cane bastonato del marito.

Più tardi, quando era ora di andare a prendere Thor, Frigga notò subito una somiglianza tra i due, anche Loki quando dormiva era un impresa svegliarlo.Nel mentre Odino aveva montato il secondo seggiolino dove poi vi fece sedere il moro, allacciandogli le varie cinture. In pochi minuti raggiunse l’asilo, dove i bambini stavano già uscendo; Thor era vicino alla maestra, e allungava il piccolo collo per trovare i genitori. Quando intravide la madre iniziò a saltellare dalla felicità, e non appena l’afflusso di gente iniziò a diminuire, prese a correre verso di lei che lo prese poi in braccio.

“Dov’è?” e subito dopo spuntò dietro la donna Odino, con in braccio il nuovo arrivo della famiglia.

I due bambini si guardarono per un po’, poi Thor di slancio lo abbracciò, cosa che Loki ci mise molto a ricambiare, non era abituato a tutto quel sentimentalismo.

“E questo bel bambino come si chiama?” Alice, la maestra, si stava avvicinando. Thor si staccò Loki guardò la donna

“Loki.”

“Be, ci vedremo presto piccolo Loki.”

In quel momento Frigga disse alla donna che avrebbe chiesto un incontro con lei e la direttrice per l’inserimento del bambino.Una volta in macchina Thor non smise un secondo di parlare e dire tutti i giochi che aveva fatto quel giorno, poi prese a guardare Loki meravigliato. Quando il moro se ne accorse lo guardò a sua volta, un po’ a disagio.

“Ti piace giocare a palla?” chiese il biondo.

“Credo di si.” il moro era un po’ titubante.

“A casa ho una palla tutta blu, se vuoi possiamo giocarci.”

“Va bene.” concluse semplicemente Loki.

Frigga e Odino seguirono il discorso sorridenti, guardandoli dallo specchietto.

Il pomeriggio lo passarono a fare compere per tutti i vestiti, pigiami e cose varie. Ovviamente non mancarono anche le cose per Thor. Uscirono dal sesto negozio che ormai era ora di cena, e i tre uomini si stavano lamentando come ossessi, Frigga si ritrovò a pensare che nonostante il moro fosse adottato era molto simile a quei due orsi che aveva per figlio e marito. Scosse la testa sorridente e propose una cena a base di hot dog.

Cenarono seduti su una panchina, con il panino in mano e la varie buste per terra, ogni tanto Loki e Thor davano pezzi di pani a passerotti che stavano li vicini. Dopo la cena fu il turno del gelato, poi si diressero alla macchina, dove una volta seduti ai loro posti, i due marmocchi si addormentarono. Arrivati a casa, i signori vennero scortati fino alle loro stanze, dove Frigga poté collaudare uno dei tanti nuovi pigiami su Loki, mentre Odino era un po’ più incasinato alle prese con Thor e un pannolino pieno, cosa che Frigga non si fece sfuggire e coronò il tutto con una bellissima foto e la faccia disgustata dell’uomo. Ma una volta sistemati, i due bimbi erano degli angioletti, i due adulti diedero loro il bacio della buona notte, chiusero le porte e finalmente poter andarsi a riposare anche loro. Felici e col sorriso sulle labbra.




Angolo autrice
Va bene, ci ho messo molto per questo capitolo ma sto facendo un corso che mi prosciuga le energie e quando arrivo a casa non ce la faccio.
Dal prossimo capitolo scriverò di più dal punto di vista dei bambini, questi primi due erano solo capitolo transitori per spiegare un po' la storia.
Spero leggiate e che vi piaccia :)
A presto,

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Capitolo 3
*** Sonnellino?!? Nah, troppo noioso ***


“Loki! Loki! Ho trovato la palla. Giochiamo?” un piccolo uragano biondo entrò veloce nella camera del piccolo moro, con in mano una palla blu. 

Il moro stava giocando con i soldatini, appena entrò il fratello alzò lo sguardo curioso. Piano asserì e seguì l’altro fino al salotto.

“Papo giochi?” Thor andò vicino al padre e gli porse la palla. L’uomo la prese e disse però di andare in cortile, ridiede la palla al biondo e prese i due in braccio senza sforzi, mentre Frigga li seguì per aprire la pota che portava fuori.

I tre uomini restarono fuori tutto il pomeriggio, anche se la palla finì ben presto dimenticata e i bimbi passarono alle altalene. Frigga in cucina preparò loro la merenda, una quintalata di sandwich con burro di arachidi e marmellata, li portò fuori e poggiò il piatto sul tavolo sotto il gazebo e raggiunse il marito che si trovava per terra attaccato dai figli mente gli facevano il solletico.

“Sei un bambino troppo cresciuto.” rise la donna, guardandolo dall’alto. Thor si staccò dal padre e prese ad avvicinarsi alla mamma agitando le manine sporche di terra, chiamando poi a gran voce il fratello adottivo.

“No, non ci provate. Siete tutti sporchi.” protestò fintamente inorridita la donna, mentre veniva placca dal marito così che i duo bimbi potessero abbracciare (sporcare) la madre. 

Passarono il resto del pomeriggio così, giocando e mangiando tramezzini; dopo la cena, Frigga mise su un canale di cartoni e guardano uno dei tanti film disney, e ovviamente i due nanerottoli si addormentarono verso metà film.

La mattina seguente convincere i due pargoli a vestirsi, fare colazione d uscire per andare all’asilo fu più difficile del solito; Loki si era aggrappato alla testata del letto e scalciava non appena qualcuno provava ad avvicinarsi, mentre Thor aveva iniziato a giocare a tiro al bersaglio, lanciava contro i genitori ogni tipo di giocattolo che gli capitava sotto mano.

Ma con una buona dose di anni alle spalle e di psicologia inversa, i due bambini non sapevano come fosse stato possibile nel giro di un’ora erano diretti all’asilo.

“Dai che vi divertirete, e poi oggi c’è la festa per l’arrivo di Loki.”

FESTA!  Avevano capito solo questo, e non appena furono liberati dalla prigione quale era il seggiolino per auto, si fondarono dentro l’edificio, lasciando i genitori allibiti.

Una volta nella stanza videro tutti i bambini ad aspettarli, un tavolo era imbandito di dolci, patatine e bevande zuccherate..insomma il paradiso per i bambino e l’inferno per le maestre, che quel giorno non avrebbero avuto un minuto di pace con tutto lo zucchero che sarebbe circolato in quei piccoli corpicini.

“Benvenuto Loki” urlano i bimbi, che corsero subito da lui e dal biondo, dando così il via alla festa. Ben presto presero a mangiare e giocare, Loki che comunque era un tipo solitario non si aggregò subito, ma restò un po’ in disparte ad osservare; suo fratello Thor era insieme ad altri tre bambini, da quello che ricordava si chiamavano Clint, Pietro e Bruce e stavano giocando alla lotta; da un’altra parte c’erano le bambine che stavano facendo a gara a chi lanciava le cose più lontane, un gioco un po’ stupido secondo Loki, però quando vide Wanda, la sorella di Pietro, lanciare un disco e farlo conficcare nel legno di una mensola restò stupido dalla forza della bimba.

E poi c’erano Steve e Tony, che stavano litigando per chissà cosa, poi il biondino se ne andò altezzoso e raggiunse Thor, mentre l’altro si girò sul gioco e continuò il suo lavoro precedentemente interrotto.

Loki restò a guardarlo ancora un po’, poi decise di avvicinarsi. Restò in silenzio ad osservare quello sopra ad una specie di coperchio di bidone colorato, quando l’altro moro si accorse di lui alzò lo sguardo e prese a fissarlo, con un sorrisino.

“Ehi ciao, non sei di molte parole eh?” 

“Non molto. Che fai?” chiese, tornando a guardare l’oggetto. Anche Tony prese a guardarlo.

“E’ una cosa fortissima. Guarda.” sollevò il coperchio, che poteva pesare molto per un bambino, invece lo fece senza problemi. Era un pezzo di plastica, rotondo, dove il bambino ci aveva disegnato una stella e lo stava colando di rosso e blu, poi lo girò facendogli vedere un’impugnatura.

“E’ uno scudo? Non è pesante?” 

“No per niente, il mio papà lavora non ho capito dove, e ogni tanto mi porta dei regali, e questo me lo ha fatto perché è leggero. Mi ha comprato anche dei pennarelli per colorarlo. Un giorno ne farò uno vero, di metallo!” Tony era estasiato

“E a che ti serve scusa?” Loki non capiva, ma era affascinato dal modo di agire e pensare dell’altro.

“Ecco, può sembrare una cosa stupida ma voglio creare una squadra a protezione dell’asilo” Tony disse il tutto velocemente, senza guardare l’altro, poi dato il silenzio si azzardò a spostare lo sguardo su di lui. Loki non ne capì il senso, ma decise di non deriderlo, non ancora almeno.

“E pensi di fermare il male con uno scudo di plastica?”

“Non è mica per gli adulti, sarà contro le maestre che ci obbligheranno a fare il sonnellino.” Tony parlava mentre con un pennarello continuava a colorare lo scudo.

Loki lo guardò perplesso, poi con un’alzata di sale prese un pennarello dello stesso colore dell’altro e iniziò ad aiutarlo. Tony lo guardò interrogativo e Loki semplicemente disse

“Il sonnellino toglie momenti utili per costruire. Però come mai stavi litigando con Steve?”

“Perchè non vuole essere Capitan Pannolino, dice che è stupido come nome.”

“E cosa vorrebbe essere?”

“Capitan Brooklin, e allora io gli ho detto se non voleva essere addirittura Capitan America dato che stava dicendo solo stupidaggini, solo che lui ha accettato.” disse quello incredulo.

La festa per Loki andò avanti tutto il giorno, durante il quale Loki e Tony costruirono anche delle alette da appiccicare ai piedi di Pietro, il quale era molto veloce e fu molto felice di quelle due cose di plastica bianche, ricolorate d’argento poiché era il colore preferito di Maximoff.

“A noi due non costruite niente?” i due bambini alzarono lo sguardo dai disegni del prossimo progetto, e videro Wanda (sorella gemella di Pietro) e Natasha. Non sapevano perché, ma Loki e Tony erano terrorizzati da quelle due. Il primo a trovare la voce, e fu una pazzia, fu Tony.

“Voi due siete femmine. Non potete far parte dei Difensori dell’Asilo.” Natasha lo prese per un braccio

“Ah si? Non siamo delle piagnucolone, possiamo fare i giochi che fate voi.”

“E se non ci costruite qualcosa, dirò a tutti il tuo piccolo segreto, Stark” aggiunse la Maximoff.

“Quale, che non mi piace il latte al cioccolato? Sai che gran segreto!” Rispose Stark continuando a colorare lo scudo ignorando le altre due.

“ Ma si dai, diamo loro una possibilità. Vi faremo avere anche a voi qualcosa.” Loki fece un gesto d’approvazione con la testa, così le due annuirono felici e se ne andarono.

“ Ma sei impazzito? Le femmine sono antipatiche e non sono brave a giocare alla guerra.”

Loki lo guardò e annuì, anche all’orfanotrofio le femmine giocavano solo con le bambole, quindi tutte dovevano essere così. Verso fine giornata avevano finito di colorare lo scudo e iniziato a a costruire uno pseudo martello per Thor, fatto con una scatola di fazzoletti e un tubo di scottex.

Le giornate passavano così, costruendo e colorando armi in protezione del cortile, alla fine dovettero fare qualcosa anche per Natasha, alla quale trovarono dei quanti ai quali attaccarono dei pezzi di plastica blu, facendo finta che fossero elettrificati. Per Wanda fu un po’ più complicato, dato che lei riusciva a farti fare le cose come voleva lei, le dissero che non le serviva un oggetto, dato che il cervello era più sviluppato.  

Complicato fu trovare qualcosa da fare per Bruce, lui era uno pacifico, però quando veniva immischiato in qualche litigio riusciva a far paura più della Maximoff e della Romanoff, il che era tutto dire dato che tutti i bambini dell’asilo erano terrorizzati da quelle due.

Alla fine riuscirono a creargli dei finti muscoli, sui quali purtroppo si rovesciò sopra della tempera verde, quindi dovettero colorarli con quel colore, fortuna vuole che fosse il colore preferito del bambino.

Poi ful il turno di Loki, che chiese di essere un sovrano così costruirono una specie di corona, ma Tony ci mise del suo; dato che l’amico aveva paura dei tori, Stark fece un casco con due corna. Appena l’altro lo vide, subito incrociò le braccia

“Io quell’affare non me lo metto, perchè avrei le corna?”

“E va bene, fai finta che siano artigli di un drago.” alche Loki fece un sorriso e si mise quel coso in testa, fatto di cartapesta dorata. Si si costruì, a casa insieme al padre, dei guanti magnifici, erano rossi e oro, con delle luci sui palmi, sembravano fatti di metallo, ma il bambino spiegò che il padre non aveva voluto farglieli nonostante i suoi capricci, così glieli aveva costruiti di plastica e poi vi aveva applicato un lucido sui colori.

Tony consegnò a tutti i loro oggetti, controllando che fosse tutto finito e senza problemi. I Difensori della’Asilo erano pronti!




Angolo autrice
Bene bene, sono tornata (per vostra sfortuna muahahaha) chiedo scusa per il super ritardo, ma tra vacanze estive, inizio dell'università non ho avuto tempo libero cerebralmente parlando. Mi scuso anche per lo schifo che farà questo capitolo, ma non sapevo bene cosa far succedere.
Bene, dopo questa sbrodolata insensata vi auguro buona lettura

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Capitolo 4
*** Attacco esterno! ***


“Caspita! Avete visto com’è scappato a zampe levate?” Tony era tutto su di giri, il loro bersaglio non era stato facile, ma alla fine  i Difensori avevano vinto, senza riportare perdite.

“Tony, era in innocuo ragno.” gli fece eco Bruce, togliendosi i muscoli finti.

“Non è questo il punto.” tagli corto l’altro bambino altezzoso

“Ah no? E quale sarebbe?” intervenne Loki, con ancora l’elmo in testa

“Che quando ci sarà un vero problema, saremo allenati a dovere e… Cosa state facendo? Dobbiamo fare un altro giro di ricognizione!” Thor, Steve e Clint avevano messo da parte i vari oggetti e stavano giocando alla lotta.

“Tony, è noioso.” disse semplicemente Clint, mentre atterrava facilmente Steve

“Va bene, vorrà dire che quando arriverà camice bianco io sarò pronto a batterlo mentre voi sarete punzecchiati.” e detto ciò Tony tornò in cortile, lasciando gli altri bambini allarmati, che subito ripresero i loro oggetti e lo seguirono in cortile.

“Chi è camice bianco?” Loki affiancò l’amico, mentre si acquattavano dietro un cespuglio e spiavano le maestre

“E’ un uomo, che viene qui ogni tanto. E’ cattivo, quello che ama fare è punzecchiarci le braccia, ma ogni tanto controlla solo i capelli, o la gola.”

Loki pensò che anche in orfanotrofio arrivava sempre un uomo del genere, e faceva le medesime cose, ma non si allarmò troppo.

“Anche noi ne avevamo uno, ma si vede che era dalla parte dei buoni perché ci dava sempre un lecca lecca.” di se semplicemente alzando le spalle.

Ma i Difensori non erano stati molto bravi questa volta, perché le maestre li videro (inizialmente fecero finta di nulla, ma 9 sederini che sbucavano da un cespuglio erano riconoscibilissimi) e li preso di peso portandoli a fare il sonnellino.

“Ehi non voglio dormire, il mio cervello necessita di azione!” Tony era quello che scalciava di più.

“Coraggio bambini, dopo tornerete a giocare.”

Vennero deposti sui lettini, e in pochi secondi le luci si spensero. Tony e Loki, che erano vicini, presero a parlottare pianificando il giro successivo, Tony propose anche di mettere lo scotch sulle bocche della maestre, ma l’altro moro decretò che fosse un piano poco realizzabile. Ben presto anche loro due vennero accolti tra le braccia di Morfeo.

Tutti i loro sforzi nel difendere l’asilo però, vennero messi a dura prova da un’assenza collettiva dei loro amici; eh si perché nel giro di una settimana si ritrovarono solo Loki, Tony e Bruce.

“Ma che è successo?” una mattina i tre erano seduti a terra a scarabocchiare dei fogli

“Thor è a letto, con dei punti rossi in faccia. La mamma non mi fa giocare con lui, mi hanno anche spostato in un’altra camera.” spiegò Loki, con una punta di astio nella voce.

“Mia mamma ieri sera mi ha messo una crema puzzolente, ma così non dovrei ammalarmi.” rispose Bruce, annusandosi un braccio, sul suo viso si dipinse un’espressione di disgusto.

“Va bene bambini, data la grande epidemia di varicella che ci ha colpiti, oggi è venuto un signore, che vuole vedervi.” Alice, la maestra era entrata in stanza, con una mascherina verde sulla bocca, ed insieme ad altre due ragazze (coperte anche loro) presero in braccio i tre bambini e li portarono verso l’infermeria.

“Ecco lo sapevo, è Camice Bianco. E noi siamo dimezzati. E’ la nostra fine.” Tony cercò di divincolarsi, ma Alice lo teneva stretto, così il bambino lanciò un’occhiata a Loki, che ricambiò affranto. Alla fine cedette e si fece trasportare.

Il primo ad entrare fu Loki, la ragazza che lo aveva in braccio, lo portò nell’infermeria. Era una stanza bianca, che odorava di disinfettante, c’era una bilancia, un armadietto pieno di medicinali, un lettino coperto da un foglio di carta, sul quale venne fatto sedere il bambino. Nel centro della stanza c’era una scrivania, dietro la quale era seduto un uomo, con i capelli grigi, un po’ grosso di corporatura, e con un folta barba bianca. Appena Loki venne messo sul letto, l’uomo alzò la testa e fece un sorriso.

“Ciao piccolino. Che gusto ti piace?” chiese avvicinando la mano ad un barattolo.

Loki lo guardò sospettoso, poi vedendo tutti quei lecca-lecca cedette

“Cola” disse quasi timido

L’uomo prese un dolce, di colore marrone scuro e glielo porse.

“Come ti chiami?”

“Loki Odinson” rispose il moro, dando poi il dolce al medico perché glielo aprisse, per poi metterselo subito in bocca.

“Perfetto, adesso ti controllo un pochino. Niente paura” aggiunse, mentre avvicinò lo stetoscopio e Loki lo guardò allarmato

“Sarà solo un pochino freddo” e così lo poggiò sulla schiena del bambino, chiedendogli di respirare.

Poi gli guardò in gola, e sentì il cuoricino. Non convinto gli misurò anche la febbre.

Una volta finito, annotò le varie cose su una cartella, poi chiamò a se la maestra e le disse qualcosa all’orecchio, quella uscì dalla stanza, poco dopo entrò Alice.

“Qui abbiamo un inizio di varicella, Loki ha un fratello o sorella?”

“Si, Thor. E’ uno dei bambini malati. Deve averla contratta a casa.” il medico fece un cenno d’assenso

“Si, direi che è meglio chiamare i genitori del piccolino, e farlo tornare a casa.” detto questo riprese un altro dolcetto e lo diede al bambino.

Alice portò fuori Loki, e lo fece sedere sulla panca, poi sparì per andargli a prendere il giubbotto e chiamare i genitori. Dopo il bruno entrò Bruce.

“Che ti ha fatto? Sei pallido, ha usato una sonda strana? Ti ha lanciato dei raggi maligni?” Tony lo tempestò di domande, ma Loki alzò semplicemente il dolce.

“Ha detto che ho la varicella. Devo averla presa da Thor. Non voglio ricoprirmi di macchie rosse!”disse con un tono disperato.

Poco dopo arrivò Frigga, che fece mettere il giubbotto al figlio e lo riportò a casa.

Alla fine i Difensori dell’asilo trovarono un nemico che non potevo sconfiggere, non Camice Bianco ma la Varicella. Nessuno scampò, anche Tony venne attaccato dai cattivi virus.
I Difensori dell'Asilo restarono quindi battuti, ma a detta di Tony (mentre veniva portato via dall'asilo) serebbero tornati più forti di prima, così da sconfiggere anche Camice Bianco, che secondo lui era stato l'uomo a farli ammalare così da avere tutto il potere per lui. Detto ciò il bambino si accasciò in braccio al padre, esausto.



Angolo autrice
Salve salve, lo so ci ho messo tanto, ma non credevo che l'università mi portasse via tutta la mia fantasia :(
Comunque spero vi piaccia questo capitolo, che servirà a staccarci un po' dall'asilo e vedere il legame di Thor e Loki.
A presto :)

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