Per sconfiggere il male bisogna diventare il male stesso

di MadaraUchiha79
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ***
Capitolo 2: *** Nuovo incontro ***
Capitolo 3: *** Il corvo e la serpe ***
Capitolo 4: *** La Gabbia D'oro ***
Capitolo 5: *** Riunione ***
Capitolo 6: *** Veleno ***
Capitolo 7: *** I giusti tasti da premere ***
Capitolo 8: *** Fenice ***
Capitolo 9: *** Lo Scorpione Rosso ***
Capitolo 10: *** Ricerca ***
Capitolo 11: *** Two Fast... ***
Capitolo 12: *** ...Two Furious ***
Capitolo 13: *** L'arte è un'esplosione! ***
Capitolo 14: *** Ultimo suono ***
Capitolo 15: *** Ombra ***
Capitolo 16: *** Amore ***
Capitolo 17: *** Lucifero ***
Capitolo 18: *** La città degli Angeli : Partenza ***
Capitolo 19: *** La Città degli Angeli : Susanò'o ***
Capitolo 20: *** La Città degli Angeli : Da Aquila a Corvo ***
Capitolo 21: *** La Città degli Angeli : All'ultimo secondo ***
Capitolo 22: *** La Città degli Angeli : Da Luce a Ombra ***
Capitolo 23: *** La Città degli Angeli : Baleno ***
Capitolo 24: *** La Città degli Angeli : La furia del fuoco ***
Capitolo 25: *** La Città degli Angeli : Quello che Voglio. ***
Capitolo 26: *** La Città degli Angeli : Il tuo Cuore! ***
Capitolo 27: *** La Città degli Angeli : Per ciò che conta ***
Capitolo 28: *** La Città degli Angeli : Fine ***
Capitolo 29: *** Discesa all'Inferno ***
Capitolo 30: *** Red Cloud Knight ***
Capitolo 31: *** Quanto sei disposto a perdere? ***
Capitolo 32: *** Non prendo ordini da nessuno! ***
Capitolo 33: *** Fight and Fire ***
Capitolo 34: *** Avenger ***
Capitolo 35: *** L'alleato sbagliato ***
Capitolo 36: *** Il Nemico del Mio Nemico è Mio alleato. ***
Capitolo 37: *** È mio alleato. ***
Capitolo 38: *** Fra le spire della serpe ***
Capitolo 39: *** Esitazione e follia ***
Capitolo 40: *** L'inizio della Fine ***
Capitolo 41: *** Siamo cani allergici al guinzaglio ***
Capitolo 42: *** Apocalypse now ***
Capitolo 43: *** La dea bianca ***



Capitolo 1
*** Ritorno ***


"Per vincere il male bisogna divenire il male stesso."
 
Erano passati ben due anni da quando aveva lasciato quel fatiscente appartamentino.Due anni. Eppure nel ritornarci non sentiva nemmeno un po'di quella che comunemente si chiama nostalgia. Non le era mancato proprio niente di quella vita ,o almeno era questo che con veemenza continuava a ripetersi senza sosta in modo da far tacere un dannatissimo pensiero. Quel pensiero che tutta la vita la aveva accompagnata senza darle un minuto di tregua : un nome, un nome solo. 
Un nome particolare, amato e odiato. Strinse i denti e contorse leggermente le labbra, quasi a voler disgustare quelle lettere che a susseguirsi, identificavano quello che aveva sempre sognato, ma mai raggiunto. Una volta entrata in casa, unica eredità lasciata a lei da suo padre, lasciò cadere il borsone logoro e pieno ai suoi piedi. Si guardò attorno spaesata. Polvere ovunque , il mobilio spartano e consunto era ancora coperto da lenzuola bianche e rovinate che avrebbero dovuto evitare ammassi di polvere sulla superficie di quelle vere e proprie reliquie di antiquario. Scoprì bruscamente solo il tavolo, alzando un polverone non indifferente. Starnutò più volte, a causa della sua acuta allergia alla polvere, ma poi si sedette su una sedia ancora coperta. Si lasciò proprio cadere su di essa. Appoggiò le braccia al tavolo e si guardò attorno ancora una volta, con un'espressione triste disegnata in volto. 
 
- Ben tornata , Rasetsuya.-
 
Si parlò da sola con un tono triste. Nessuno era rimasto ad accoglierla. Ed ora si trovava sola con quella casa coperta da lenzuola bianche e polvere. Di quelle persone care che avevano formato il suo passato erano rimaste solo foto impolverate appoggiate su un altarino sparuto al quale non si sarebbe mai rivolta. Eccole lì infatti, il sorriso mite di sua nonna, e lo sguardo severo di suo padre. Passò un dito su quei quadretti, togliendo la polvere su quei volti impressi e oramai immutabili. 
Sorrise , soffermandosi a guardare le foto per qualche lungo secondo, poi si allontanò e continuò la sua opera di restituire una parvenza di abitazione a quel luogo. Sembrava incredibile che una simile topaia e la tecnologica Tokyo convivessero nella stessa zona. Passarono diverse ore, e il pomeriggio si tramutò in tarda sera. Rasetsuya era stanca ma soddisfatta. Quel poster dei Cradle of Filth dava un tocco di suo a quella parete.Ormai quel pezzo di carta era vecchiotto, stropicciato agli angoli, rovinati da qualche strato di nastro adesivo sovrapposto. Ora che ci pensava , Midian , l'album culto di quella band, era uscito da un bel po'.Era una ragazzina da quando aveva fatto colletta con Madara per comprarlo, appena uscito. Madara... Anche quello stupido pezzo di carta parlava di lui. Da quando era tornata cercava di non chiedersi che cosa ne fosse stato di lui, eppure si perdeva nel fare ipotesi. Madara aveva preso un brutto giro, peggiore di quanto fosse quello delle corse clandestine, al quale la stessa Rasetsuya aveva votato due o tre anni della sua vita. Si era invischiato nel traffico di droga. Quella merda faceva guadagnare parecchio, e per un morto di fame era un vero e proprio sentiero per il paradiso. Esatto, un morto di fame, perché anche Madara, come Rasetsuya, era nato e cresciuto in un appartamentino fatiscente che a stento conviveva con la realtà avanzata di Tokyo. Quali magnifici anni Ottanta?? Forse per chi aveva una famiglia di lavoratori seri e costanti, ma per chi sopravviveva tra ubriaconi e criminali ,era d'obbligo campare di espedienti. Dicono che la società giapponese si basi su un sistema serio di meritocrazia netta. Ed effettivamente è così. Solo che non sono ammessi errori. Se si sbaglia non si torna indietro , difatti il padre di Rasetsuya si era macchiato l'esistenza per la sua passione. Passione illecita , sì ma pur sempre una ragione di vita. Patito di motori da sempre, aveva aperto un'officina meccanica per la riparazione di auto e moto. Solo che la riparazione non era che una copertura. Lui utilizzava quel suo garage per truccare auto da corsa. Auto che poi sfrecciavano per le strade di Tokyo, attorno alle quali orbitava un buon giro di scommesse; ovviamente giro gestito dalle più grandi famiglie della Yakuza. Si sa che da certi giri non si esce se non stesi. Sai troppe cose e a loro non interessa se hai famiglia o meno, crepi e basta se ti ribelli. Infatti successe così al povero Kyomori. Voleva lasciare tutto, per il bene della sua figlioletta, già privata della mamma,voleva evitare di proibirle il futuro normale. Non voleva che anche lei fosse involontariamente coinvolta in quel giro di silenzi, coperture, illegalità. Voleva difendere anche la vecchia madre, quella donna che aveva perso la salute per colpa di quel figlio degenere. E fu così che trovarono il cadavere di Kyomorì , con la testa fracassata, riverso su una di quelle auto lucide. La sua auto preferita. La carrozzeria nera con le fiamme disegnate sulle fiancate. Quei disegni che da bambina, Rasetsuya, guardava sempre stupita, ci passava sopra le dita, cercando di capire come il padre avesse potuto farli. Quelle fiamme erano macchiate di sangue, e i suoi occhi di tredicenne non se le sarebbero più dimenticate. Visse gli altri anni con la nonna che essendo molto anziana non poteva più darle nessun tipo di aiuto. Anzi, era un ulteriore fardello per lei. Rasetsuya aveva però un aiuto molto significativo, il pilastro indistruttibile che era la consolazione della sua vita. Nell,'appartamento sopra a quello in cui viveva lei, abitava la famiglia di Madara. Gli Uchiha non erano criminali, non erano intrecciati con la Yakuza, ma il padre di Madara era già un crimine. Violento e alcolista era un pericolo per sua moglie e soprattutto per i figli. Capitava spesso infatti che Madara uscisse di casa e si rifugiasse da Rasetsuya assieme a suo fratello più piccolo. Non aveva solo Izuna, il piccolo, come fratello, ma anche altri due molto più grandi di lui. Erano quattro bambini, quattro maschi. I due grandi avevano lasciato la casa non appena compiuti ventuno anni abbandonando Madara appena undicenne alle prese con la violenza del padre e la follia della madre, apice della disperazione che un uomo del genere le aveva donato in enorme quantità. Aveva incontrato Rasetsuya subito dopo essersi trasferito, a soli cinque anni. In quella zona non c'erano molti bambini, o perlomeno, non uscivano in mezzo a tutto quel degrado, specialmente la sera. Rasetsuya invece era una monella, ribelle e disobbediente. Non ascoltava niente e nessuno, e se la nonna la chiudeva in camera a chiave, lei usciva dalla finestra. Quella sera aveva sentito strane urla provenire dall'appartamento dei nuovi inquilini, era una norma ormai, da quando quella famiglia aveva iniziato a vivere da quelle parti. Non comprendeva le origini di quegli schiamazzi, ne il significato di certe parole ma ascoltava e basta. Stava alla finestra affacciata sulla strada sottostante. Scattò all'indietro quando vide un bambino correre giù per le scale esterne. Un bambino che piangeva. L'espressione di lei passò da annoiata a triste. I bambini hanno una forte empatia, un'alta capacità di condividere i sentimenti anche se non sì conoscono. Era tardi . suo padre non era in casa, mentre sua nonna lavava i piatti sporcati a cena. Rasetsuya scappò senza farsi notare. Chiuse la porta lentamente senza fare rumore e corse nella direzione del bambino, si fermò nascosta dietro ad un muro, lo ascoltò piangere e dopo qualche minuto decise di avvicinarsi a lui.
 
-Ciao!-
Disse lei timida. Lui si voltò ma non rispose. 
-Perché piangi?-
Chiese lei con l'innocenza di una bambina di soli sei anni. Alla fine anche lui decise di rispondere, asciugandosi in fretta gli occhi. 
-Non sto piangendo!-
Esclamò con voce ferma quasi stizzita. 
- Ah, scusa, è che ti guardavo prima e sembrava che piangessi. Mi sarò sbagliata. Comunque io sono Rasetsuya Tenzen! E ti ho visto dalla finestra perché vivo nell'appartamento sotto il tuo.-
Sorrise ampiamente , come era suo solito. L'altro la guardò , spalancando gli occhi, sorpreso da quell'improvvisa vitalità. 
-Io sono Madara, Madara Uchiha. -
-Torni a casa subito o stai fuori un po', Madara? -
Rasetsuya dondolò un po sui piedi, stringendo una mano all'altra dietro la schiena.
-Starò fuori tutta la notte. Non voglio tornare a casa.-
-Bello!!!! Allora ti faccio compagnia io! Dove andiamo?-
- Non lo so... -
Lui non era mai scappato di casa, quindi non aveva la più pallida idea di dove poter andare una volta uscito.
-Uhm, vieni con me dai. A casa mia, intanto mia nonna mica si accorge, passiamo dalla finestra. L'ho lasciata aperta. Dai vieni vieni Madara!! -
Prese per il polso di Madara senza nemmeno farsi domande : "ma non ci conosciamo" , oppure, "mio padre si arrabbia" . I bambini sono così, spontanei e noncuranti,infatti l'altro non si oppose nemmeno, e ,anzi le corse appresso senza nemmeno opporsi, sorrise divertito in contrasto alle lacrime che gli si erano seccate sulle guance. I due si infilarono velocemente nella finestra della camera di Rasetsuya . La ragazzina la chiuse alle sue spalle. 
Spesero tutta la nottata insieme . all'inizio furono lunghi silenzi, ma poi anche Madara si sciolse e iniziò a parlare della sua situazione descrivendola con l'innocenza dei suoi anni. All'alba Madara se ne andò e tornò a casa sua, subendo le ire della sua instabile mamma, che si avventò su di lui per la sua mancanza durante la notte,ma sopportò, consapevole che gli sarebbe bastato scendere quelle scale per raggiungere Rasetsuya, per vivere da bambino giocando e sognando con lei.  
Erano passati gli anni da allora, molti,oltre ventisei da quella sera ,eppure Rasetsuya ricordava ogni frase e ogni istante di quel momento : l'inizio della sua vera vita. Si dice che una persona non possa viversi la vita se non riesce a condividerla con qualcuno, e Rasetsuya era convinta che fosse così. Infatti quei due anni in cui era rimasta lontana da Tokyo, dal Giappone in generale, erano trascorsi vuoti, come se non fossero mai stati vissuti. Si era stabilita temporanemanete negli Stati Uniti ,aveva passato un po' di tempo vivendo presso i parenti sconosciuti di sua madre, precisamente la cugina di lei e il suo compagno . Erano due artistuncoli che campavano vendendo opere di arte moderna, che piacevano ai ricconi newyorkesi. In Giappone non sarebbero sopravvissuti un giorno. Non erano cattive persone, all'inizio era anche divertente vivere alla meno peggio ,nel l'entropia più totale, ma poi, la mancanza di un senso per vivere l'aveva stancata ,e soprattutto ,sentiva di avere qualcosa in sospeso nel luogo in cui era nata, e dove doveva vivere. Così era tornata, senza alcuna prospettiva. Non aveva un lavoro per le mani, solo qualche soldo messo da parte in America dopo aver faticato al McDonald come commessa, e la casa, quell'appartamentino fatiscente. 
Quella notte non riuscì a prendere sonno. Ci provò più volte, ma niente. Accese così il vecchio TV e girò distrattamente i canali. Niente di interessante, solo talk show, anime e drama. Non le era mai fregato nulla della TV e delle sue trasmissioni. Doveva essere tremendamente giù di corda per attardarsi a fare zapping come una casalinga insoddisfatta. Ed era così, ma non sapeva come spiegarsene il motivo. La tristezza di solito ha un nome, forse era "solitudine", o forse..."Madara". È quella la sensazione di dipendenza che si crea tra due persone quando si varca il limite dell'amicizia e si inizia a parlare di amore? Sì, un tacito vincolo che si crea tra due anime affini. Averlo avuto accanto per così tanto tempo, avergli parlato con i sospiri,con i baci e col corpo stesso, essersi uniti come unica cosa nella calorosa danza macabra della passione incontrollabile, quasi violenta, aver rischiato la vita insieme, aver tremato di paura fra le sue braccia, averlo picchiato, aver ricevuto le sue parole di disprezzo, i suoi insulti, il suo sdegno. Tutto questo la legava a lui, a quel ragazzino forte positivo e ribelle che si era trasformato in un uomo cinico, sarcastico e spregiudicato. Un freddo assassino, sadico, che avrebbe sacrificato ogni cosa per il potere, i soldi e il rispetto. Un uomo in grado di sputarle addosso dopo averla violentata. Eppure lei lo cercava ancora. Anche se non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa. Una frase gli soggiunse alla mente :" Te ne andrai e ritornerai, dannata puttana. Perché una volta sporcata l'anima non si ripulisce. " 
Rabbrividì a quel ricordo e si rannicchiò sul letto. Si addormentò in quella posizione con le lacrime agli occhi.

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Capitolo 2
*** Nuovo incontro ***


Si risvegliò quando i raggi del sole già alto trapelavano dalle finestre aperte. Aprì gli occhi a fatica, per poi stiracchiarsi un po' . La televisione aveva continuato a parlare a vuoto. Iniziava il Telegiornale che non aveva modificato nemmeno un po' la sigla, a parte qualche immagine, che era stata attualizzata. Realizzò  che da quel momento in poi sarebbe dovuta incominciare la ricerca disperata di un lavoro. Appena preparata ad uscire, si sarebbe diretta subito a comprare  qualche giornale di annunci, ancor prima di andare a prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Aveva lo stomaco chiuso ed era inspiegabilmente in pena. Rimase seduta sul letto a pensare a decine di cose diverse senza concludere nessun ragionamento. Si sollevò lentamente e si diresse in bagno.Si lavò e poi si diede un contegno sistemandosi i capelli e truccando leggermente gli occhi. Si guardò bene bene allo specchio, scrutando a lungo il suo volto in cerca di imperfezioni. A guardarla , quella non sembrava la faccia di una donna che aveva pensato tanto, i suoi tratti erano ancora quelli di una ragazzetta. Chi le avrebbe mai dato trentadue anni? Era così infantile,con quel suo visetto rotondo! Ritornò in camera e cacciò fuori dal borsone un paio di jeans stropicciati perchè piegati malissimo, e una maglietta dei Guns ‘n’ Roses. Amava il logo di quella Band, forse più delle canzoni stesse, a parte November Rain che era nell'Olimpo delle sue canzoni preferite. si vestì in fretta e furia, ritornando a calzare gli stivaletti neri da uomo. Spense la TV, lanciando poi il telecomando fra le coperte stropicciate. Era una pessima donna di casa e in quell'occasione non aveva la minima intenzione di imparare ad esserlo. Lasciò il letto come si trovava e una volta chiuse le finestre, uscì di casa, chiudendosi dietro la porta a chiave. Fece come pianificato: comprò il giornale più attendibile che conteneva gli annunci relativi alla zona di Tokyo , e iniziò a spulciarlo al tavolo di un ristorante, dove ordinò la colazione.Si guardò attorno, cercando di scrivere mentalmente la storia di ogni avventore,soltanto guardandolo. Non erano molte le persone. C'era una signora bionda, con un viso meraviglioso ma affranto. Sorseggiava lentamente un bicchierino di sakè. Nonostante fosse tarda mattinata, il pranzo era ancora lontano e già quella beveva a crepapelle. Rasetsuya rimase per diverso tempo in quel locale , mangiucchiando qualcosa ogni tanto , senza badare al fatto che aveva i soldi contati e che le dovevano bastare finchè non avesse trovato uno straccio di lavoro. Quella donna era ancora lì, ancora a bere. Rasetsuya non sapeva perché le attirasse così tanto l’attenzione. Forse era la sua decadenza: il contrasto tra la tristezza misera dell’espressione e il volto meraviglioso . Avrebbe voluto parlarle e ascoltare la sua storia ; non voleva sprecare quell’immagine così perfetta delineandole un contesto di sua invenzione. 
Decise poi di andarsene da quel locale. Aveva cerchiato sette o otto annunci di zone limitrofe. Tutti lavoretti umili , tranne uno : meccanico in un’officina di riparazione di auto e moto. Non sapeva se lasciarlo per ultimo oppure andarci subito. Era stata meccanica al posto del padre per anni  trovandosi sempre a suo agio tra i motori , adorando quel suono meraviglioso che era il loro rombo. Seguì quella passione intensamente tanto da diventare pilota. Correva quasi tutte le sere, correva solo per lui, Madara. Lui scommetteva sempre su di lei e questa motivazione la spingeva a dare il massimo , a cancellare la paura. Quella velocità che in una svista poteva essere mortale, la eccitava, la faceva sentire viva, la esaltava al massimo. In quei momenti non poteva fare a meno di sentirsi come una star al centro del palco, acclamata da tutti quelli che la incitavano a vincere, acclamata da lui, re incontrastato del suo cuore e della sua mente.  Ad una gara vincente seguiva sempre una lauta ricompensa : una serata con lui tra vizi e passione , in quel mondo dolcemente perverso e gradevolmente sporco. Era bello essere la donna del boss, avere gente disposta a tutto per esaudire ogni desiderio, per farla pagare a chi commetteva degli sgarbi; tutto questo dava una sorta di sensazione di onnipotenza, una nuova concezione del mondo, come se lo si guardasse dal vertice.
Col tempo però, si inizia a desiderare qualcosa di più rispetto al divertimento. Nasce quel senso del dovere che l’età che avanza ti inculca. Inizi a  capire che oramai c’è bisogno di responsabilizzarsi, di costruire qualcosa. Inizi a piangere davanti ai film drammatici e soprattutto fissi come un cretino le famiglie che accompagnano i passeggini o le carrozzine ,pensando che prima o poi vorresti finirci tu a quel posto. Era proprio quello che Rasetsuya sognava, appoggiando le mani sulle vetrine dei negozi di abiti da sposa. Quei vestiti lunghi , bianchi come la purezza, così belli e pomposi, avrebbero fatto di una donna una principessa, anche se per poco. Tuttavia nel mondo dei piloti di corse clandestine, dei trafficanti di droga, dei papponi, degli assassini, non c’è spazio per una principessa col vestito bianco.
A quel punto si sentì in dovere di darci un taglio, per rispettare se stessa, per essere ciò che voleva. Si allontanò dal giro infatti, sempre di più, attirando addosso l’ira di Madara stesso che in tutti i modi cercò di farla rimanere stretta a se, anche attraverso la violenza. Non aveva più potuto rimuovere dalla sua mente la violenza con cui l’aveva costretta ad unirsi a lui, quella stretta selvaggia sui suoi polsi. Il rumore dei vestiti strappati, le lacrime e le grida sorde , morte in gola. Quelle violazioni impetuose e violente della sua intimità,  il dolore ,gli sfregi sulla carne viva, il proprio sangue che le bagnava le cosce , che fluiva anche dal collo morso con ferocia, il respiro bollente di lui che si abbatteva sulla sua pelle,pesante, come il rantolo di una bestia. E poi finito il supplizio del corpo iniziò quello del cuore:  tremante ricevette uno sputo in faccia, quella saliva che si mescolò poi alle lacrime. Le parole di sdegno vomitate con un tono di voce disgustato come rivolte alla più becera delle puttane. Il re del suo cuore , che fino a quel momento le aveva dedicato tutto se stesso, con la dolcezza sconsiderata di un ragazzino immaturo, era diventato un mostro malvagio capace di distruggere la forte Rasetsuya in poco più di un’ora.
Da quel momento lui e lei sarebbero diventati uno la nemesi dell’altro, o almeno era quello che Rasetsuya voleva. Voleva imparare ad odiarlo fermamente, trovarlo e distruggerlo come lui aveva fatto con lei, ma dopo poco più di un mese decise di abbandonare quell’intento e di cambiare aria. In quell’occasione prenotò un viaggio a New York, presso la cugina di sua madre che fino a quel momento non era stata molto diversa da uno stupido penfriend.

Raccolse la borsa e si diresse a pagare il conto. La donna bionda e meravigliosamente bella, ora piangeva disperata, che l’alchool avesse fatto il suo effetto? Probabile. Nessuno meglio di Rasetsuya, sapeva come funzionasse l’ebbrezza .
Sarebbe prima di tutto andata a parlare con il negozio di vestiti che cercava una commessa sotto la trentacinquina, di bella presenza e modi affabili. Era un negozio che vendeva abbigliamento uomo e donna. Non sarebbe stato poi così male lavorarci. Non ci pensò oltre e dopo poche ore era già lì a chiedere informazioni. La titolare era occupata con un cliente e avrebbe tardato ad accoglierla, così approfittò per dare un’occhiata ai vestiti.Tutta roba d’alta classe, diametralmente opposta a quella che acquistava lei ai grandi magazzini. Per un periodo della sua vita aveva portato abiti firmati, così costosi, ma erano almeno due anni da quando prendeva solo roba a basso costo, quella che si strappa o si scuce a guardarla. Si puntò su un vestito intero , rosso scuro e tremendamente ben disegnato. Pensò che le sarebbe calzato a pennello, valorizzando anche quei suoi capelli scuri e la sua carnagione bianchissima.

- Con questi lavori non credo potrai permetterti un vestito simile, Rasetsuya. -

Rasetsuya sgranò gli occhi al sentore di quella voce così familiare e si voltò lentamente. Un uomo, con gli occhi coperti da grossi occhiali scuri, vestito con un impeccabile abito classico nero. I capelli lunghi , sfilati e scompigliati, in contrasto con il vestito perfetto, preciso. Le mani coperte da lucidi guanti di pelle; in una delle sue mani teneva il giornale acquistato da lei,che con molta probabilità aveva sfilato dalla borsa che la ragazza teneva sulle spalle, semiaperta.  Impossibile, era proprio lui… Tremò, quasi intimorita da quella vista. Non le uscirono parole dalla gola , perlomeno non subito.
In cent’anni non si sarebbe mai immaginata di incontrarlo così presto, così a bruciapelo, senza nemmeno il tempo di realizzare qualcosa da dire.

-Che hai?  Gli Yankee ti hanno mangiato la lingua? -

L’espressione di sorpresa si mutò in un’espressione di ferma disapprovazione. Le sue labbra si assottigliarono e si curvarono verso il basso. Gli occhi si fermarono su quelle grosse lenti scure che coprivano lo sguardo dell’altro.

-Io parlo benissimo, Madara. Semplicemente non ho intenzione di farlo con te. -

-Ma sentila. Sei diventata piuttosto maleducata stando con gli amici dello Zio Sam eh?  Comunque sia, se cerchi lavoro qui, sappi che puoi anche tranquillamente girare i tacchi e tornartene a casa. Questo negozio è mio, come è mio anche quello di informatica. Sì, proprio quello che hai cerchiato. -

-Grazie dell’informazione. -
Rasetsuya fece per uscire di lì, ma davanti la porta si trovò un altro ragazzo, sempre con un vestito scuro ed impeccabile, gli occhiali da sole e le mani guantate, soltanto che i suoi capelli erano lisci e ben disciplinati in una coda bassa che cadeva composta sulle spalle. La responsabile intanto era tornata dietro il bancone e aveva salutato Madara con un profondo inchino e un ampio sorriso, sorriso che lui aveva ricambiato.
-Lasciami uscire, Madara.-
-Itachi, non spostarti da lì nemmeno di un passo, la signorina deve ascoltare ancora un po’ quello che le ho da dire. Avvicinati Tsuya.
Rasetsuya si voltò ma non si avvicinò.

-Sento bene anche da qui, Madara. Parla, che non ho tempo di stare a ciondolare per negozi. Sai com’è, devo trovare un’occupazione. -

Madara cercò il cestino e ci buttò dentro il giornale di Rasetsuya.
-Prova quanto vuoi a chiedere lavoro , ma ti assicuro che non ne troverai nemmeno uno straccio. Sono molto influente da queste parti e tu lo sai. Non troverai nemmeno lavoro come puttana nei Night Club, nemmeno per i marciapiedi! Qui è tutto mio e sono io che scelgo dove la gente deve stare. Prendi Itachi, quello è il figlio di mio fratello maggiore. Lavorava in un ufficio di progettazione meccanica, ma quello non era il suo posto. L’ho strappato via da quella vita schifosa, fatta di orari e regole. Uno stipendio da pezzente e una vita da uomo medio non era giusta per lui. Lui è degno di godere degli agi che la vita può offrire ad un ragazzo sveglio e accorto. Lui era degno di dirigere, dirigere una grossa realtà commerciale come quella che io ho per le mani, ed eccolo qui, a farlo al mio fianco. Ma come lui anche suo cugino Obito, che magari occupa un altro spazio nella nostra grande azienda di famiglia.  Ora Itachi è felice e realizzato. Non è così, Itachi?-

-Ovviamente zio. -

-Lo vedi?  E tu , sei degna di occupare il posto che hai lasciato. -

Madara si avvicinò a lei, tanto da poterle toccare una spalla . Le camminò alle spalle, accarezzandole poi i capelli.
- La Folgore di Shinjiku. La regina indiscussa di ogni competizione su strada. Se sei tornata un motivo ci sarà. Potevi continuare a friggerti il cervello cannandoti con quegli Yankee squattrinati, se non era ritornare alla tua vecchia vita ,il tuo scopo. Non sei adatta a vendere vestiti. Guardala, quella donnetta patetica che sembra avere una paralisi avanzata alla bocca è adatta a questo scopo.Sembra disegnata apposta per quel bancone. E’ un pezzo dell’arredamento.Vuoi essere anche tu un pezzo dell’arredamento? Eh? Oppure vuoi montare pezzetti metallici in serie dentro una fabbrica? O rispondere ripetutamente al telefono e dire sempre di sì? Scusarti e prenderti la responsabilità degli errori degli altri? No, questa non sei tu. Tu sei una protagonista nata.  Sei una donna che non si accontenta di avere una vita come tante e di morire nel piscio da vecchia. Sei drogata di adrenalina, sei viva! -

-Sono disintossicata oramai, e preferirei mille volte essere un pezzo dell’arredamento piuttosto che compiacere i desideri di un porco che non sa vivere se non guadagnando sull’ingiustizia e sulle depravazioni della gente.  Ora scansati. Respirare la tua stessa aria mi fa schifo. -

- E va bene. Allora muori di fame, o cambia città. Cambia nome però, perché ti stai privando di quello che sei, ricorda. Pensavo che fossi solo ipocrita con chi ti è caro, e non con te stessa. Mi deludi, Tsuya. Fortunatamente ti conosco bene e so che non sei così. Cambierai, col tempo cambierai alla grande, fidati. Ritornerai da me, strisciando come un verme, pregando per avere tutto indietro. E io te lo darò, perché sono buono…-

Le annusò i capelli, allungando la lingua fino alla sua guancia. La leccò leggermente e poi si ritrasse.

-Non dimenticarti mai, che sei mia e io non mi lascio scappare quello che ho. Mai. Se fossi rimasta in America, ti avrei cercata e sicuramente ti avrei trovata. Scappare non ti servirà. Puoi arrivare anche al Polo nord, e ti troverò anche lassù. -

Rasetsuya si pulì la guancia dalla saliva con il dorso della mano, applicando una pressione esagerata per sottolineare lo schifo che le giungeva da quel gesto di lui.

-Io non sono un oggetto, Madara. E non puoi avermi quando vuoi. Non mi sottometterò mai più a te, né sarò mai più dalla tua parte. Anzi ti distruggerò, pezzo per pezzo. Mi ci vorrà tempo, ma lo farò. -

-Ahahahah, ci manca solo che tu vada a denunciarmi alla polizia. Quel coglione di Tobirama Senju, accompagnato da quell’incompetente di Hashirama potrebbero persino considerare le tue parole. Il problema è che per quanto mi abbiano seguito, non riescono a trovare niente di illecito nelle mie attività. Itachi, lasciala passare. Sono troppo divertito da questa affermazione che sono curioso di vedere che cosa combinerà. -

-Ridi,ora. Ma non lo farai ancora per molto. -

Rasetsuya uscì dal negozio a passi veloci. La porta battè forte contro lo stipite . Madara la guardò allontanarsi dalla vetrina. La sua espressione sprezzante si fece decisamente più seria.

- Itachi, seguila in modo da non farti vedere. Non dobbiamo perderla di vista. Ho bisogno di quella donna.-
-A cosa servirebbe costringerla a correre? Abbiamo altri mille piloti che sono disposti a farlo al posto suo.-
-Lei è speciale. E’ la vittoria assicurata. Non fallisce mai. Ha corso quattrocento gare, arrivando seconda solo in cinque. -
-Gestisci le scommesse in generale. Non scommetti da tempo ormai eppure il giro frutta alla stessa maniera. A che servirebbe rischiare puntando su una persona ormai disabituata a correre ? Sarebbe controproducente, il fatto di puntare di per se. -

Madara spinse Itachi , fino a sbatterlo alla porta,  tenendolo per il collo, in modo da fargli premere con forza le spalle al vetro.

-Non hai il diritto di contestare le mie decisioni. Taci ed esegui i miei ordini senza fare domande. -
-Sì, scusami zio. -
-Bravo, figliolo, vedo che riesci a ragionare correttamente. Ora va e informami su ogni suo spostamento. Devo assicurarmi di chiuderle tutte le strade.-

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Capitolo 3
*** Il corvo e la serpe ***


Il corvo e la serpe
 
Madara e Itachi uscirono dal negozio e salirono in una grossa auto scura. I vetri oscurati non davano il permesso agli sguardi indiscreti di accedere agli occupanti dell’abitacolo .Tutto era dannatamente coperto, chiuso, nascosto. Madara non aveva detto una parola da quando erano partiti, sembrava assorto nei pensieri. 
Itachi lo osservò per un po’,cercando di immaginare quale espressione si celasse dietro quei grossi occhiali scuri, ma poi gettò lo sguardo verso un punto indefinito dell’abitacolo. Aveva di nuovo un compito che non apprezzava: pedinare e seguire una donna per dare la possibilità a Madara di portare avanti i suoi loschi piani: progetti malsani e illogici che lui non condivideva affatto. Quella donna, Rasetsuya, lo faceva pensare. Non l’aveva mai incontrata prima di quel momento, ma la sua forza e il suo coraggio di opporsi ad un uomo così potente l’avevano impressionato. Madara era forte : aveva potere su tutti i locali commerciali di Tokyo e soprattutto vinceva il confronto con le altre famiglie della Yakuza che si spartivano la città. L’unica che si opponeva bruscamente agli Uchiha era la famiglia degli Hebiyama. Il suo capo, Orochimaru, che Itachi non aveva mai incontrato di persona era avvolto da un alone di mistero, e soprattutto su di lui circolavano decine di aneddoti paragonabili a leggende. Si diceva gestisse una multinazionale farmaceutica che affondasse i tentacoli anche nel mercato nero delle armi batteriologiche. Forse su scala nazionale, era persino più potente e subdolo di Madara stesso. 
Itachi appoggiò bene le spalle al sedile e sospirò. Guardò fuori dal finestrino e scorse l’ampio cancello della villa aprirsi lentamente, scorrendo sulle guide metalliche mosso da un meccanismo automatico. Ai lati della cancellata, due uomini vestiti di nero, armati. 
 Stavano per entrare nel “quartier generale” di Madara, nonché sua residenza. Oltre ai suoi sottoposti, Madara teneva con se suo fratello più piccolo Izuna. Non lo lasciava mai uscire di casa, se non in sua compagnia,perchè sapeva bene che i suoi nemici erano a conoscenza che quel giovane fosse il suo unico punto debole. Difatti lui lo amava così profondamente da essersi sobbarcato tutto il suo futuro. Il giovane Izuna era rimasto vittima di un incidente d’auto , molto probabilmente provocato dai nemici di Madara. La sua schiena era stata offesa in modo definitivo e questo gli aveva provocato una paralisi permanente agli arti inferiori. Un ragazzo così giovane già costretto alla sedia a rotelle. 
Nella mala , il modo più efficace per colpire chi è più forte è attaccare le persone che più ama e i vari clan si fanno guerra uccidendo o distruggendo la vita agli innocenti. Era inevitabile per Itachi ricondurre Izuna al suo stesso fratello : Sasuke. Sasuke aveva solo sedici anni , studiava al liceo e vantava un’ottima media. Era l’unico parente di Itachi , l’unico suo punto debole,il suo affetto più grande e profondo, il tallone d’Achille che avrebbero colpito se avesse fatto una mossa falsa. Cercava dunque di tenerlo lontano il più possibile da quella vita sporca che aveva iniziato a condurre al fianco di suo zio. Dalla morte dei genitori, si presentò solo Madara a prendersi cura di quei bambini. Sì bambini. Itachi aveva tredici anni e Sasuke solo sei quando i loro genitori morirono in circostanze mai chiarite. Madara concesse loro di vivere presso l’abitazione nella quale avevano vissuto tutta l’infanzia, pagando loro ogni cosa gli servisse, ma lui non era di certo uno che poteva fare qualcosa senza aspettarsi un riscontro, un elemento che gli sarebbe tornato utile. Infatti venne a riscuotere il suo credito non appena Itachi finì vent’anni. Il ragazzo aveva appena iniziato a lavorare presso uno studio di progettazione meccanica e il mestiere gli piaceva molto. Ancora non gli avevano affidato progetti, però era bello vedere come qualcosa che era abituato a vedere in funzione, nascesse su carta. Un giorno avrebbe iniziato anche lui a disegnare, o perlomeno sperava. 
Il sogno finì in una nuvola di fumo quando quello studio andò in cenere. Madara aveva messo gli occhi su quella piccola azienda di produzione di precisione , che però, il signor Homura, il titolare, non era affatto intenzionato a svendere, visto che rappresentava il lavoro di una vita. Madara non accettò una risposta negativa e quindi preferì ragionare in questo modo : o sua, o di nessuno e fece appiccare il fuoco allo stabile, distruggendolo fino alle fondamenta. Itachi fu così assunto forzosamente dallo zio e costretto ad agire nei suoi interessi. Ora era diventato , involontariamente, il braccio destro di Madara e doveva svolgere i compiti più ingrati. Dallo sdegno più totale per i gesti indegni di Madara, Itachi passò all’esecuzione pratica degli stessi : Omicidi per regolamenti di conti, distruzioni di locali e attività commerciali che non si sottomettevano alle regole dello zio, coordinamento di spaccio e prostituzione. Era diventato l’esatto opposto di quello che voleva essere. 
 
Scesero dall’auto e si diressero all’entrata della villa. Itachi salutò tre persone , altri tre che anche se in minor misura, condividevano lo stesso identico suo destino.  
Appena entrato, Madara chiese alla domestica dove si trovasse Izuna. Una volta saputo si diresse verso l’immenso soggiorno. Corse incontro al fratello che sonnecchiava steso sull’ampio divano posto di fronte al megaschermo al plasma. 
-Ehi, ghiro! Sono le quattro del pomeriggio! -
-Buon pomeriggio fratellone.-
Disse con voce assonnata Izuna. 
-Vedi di guardare meno merda.Il Giappone è una nazione di immensa cultura, non rovinarti il cervello con i Talk show!-
 - Alla fine sono così stupidi da essere divertenti.-
Izuna si sollevò dopo essersi stiracchiato a dovere, trascinandosi verso un lato del divano, in modo da lasciare un po' di posto al fratello. Madara si sedette accogliendo l'invito di Izuna e allungò il braccio ad indicare un joypad nero sul tavolo. 
  -Svegliati bene perché ho intenzione di demolirti in una sfida tra veri uomini.- 
  -Senti Maddy, portai fregarmi in qualsiasi altra cosa, ma nei videogiochi sei una grandissima schiappa. Sarai tu ad essere distrutto.-
  -Speraci, moccioso. Avvia la Play e preparati. -
Madara pizzicò una guancia di Izuna sorridendogli. Si voltò successivamente verso Itachi ,modificando la sua espressione, da umana a irrealmente stoica e severa. 
  -Non rimanere lì impalato, nipote. Sai quello che devi fare no? Che aspetti ad andare? -
  -No aspetta Maddy,voglio parlare un po' con lui. - 
Prima che Madara potesse controbattere , Itachi rispose.
  - Avremo sicuramente più tempo per fare un discorso lungo e piacevole, zio Izuna. Ho un compito importante da svolgere al più presto e non posso spendere il mio tempo in altri modi. Divertitevi. -
Itachi uscì dalla stanza dopo essersi profuso in un profondo inchino. Senza puntare l'attenzione su nessun particolare della casa, si diresse all'esterno e prese una delle macchine parcheggiate , la sua : una Hyundai nera,sportiva ma elegante allo stesso tempo. Entrò in macchina, chiuse la portiera e girò la chiave,avviando il motore. Dopo alcune manovre imboccò la strada privata fino ad uscire dal cancello e riprendere la via per la città. Si fermò a fare carburante e guardò il cielo che già imbruniva. D'inverno la notte arriva subito anche se per qualcuno il giorno non esiste mai, nemmeno in estate. Era questo quello che pensava Itachi : nessun raggio di sole lo avrebbe raggiunto. Chiamò Sasuke dopo essere passato a casa e non averlo trovato. Dopo una miriade di squilli, finalmente rispose lui al posto della segreteria telefonica. 
  -Ehi Sasuke, dov'eri? -
Itachi chiese estremamente preoccupato, forse esageratamente.
  -Dammi tregua fratello. Sono a casa di Sakura, non mi sta correndo dietro Godzilla, sta tranquillo. - 
Il tono di voce di Sasuke era urtato e insofferente come al solito. Itachi comprendeva il fatto che le sue attenzioni verso il fratello fossero a volte troppo pesanti da farlo sentire in qualche modo asfissiato, ma era una necessità controllarlo spesso. Itachi era oramai diventato a tutti gli effetti uno dei più importanti uomini di Madara,il suo diretto braccio destro, secondo alcuni. Tutta fama indesiderata che non faceva che creargli problemi anche se indiretti.
  -L'importante, è che vada tutto bene. Scusa se ti ho disturbato in un momento un po' ....delicato. -
Itachi sorrise, facendo sentire a suo fratello il fatto che aveva ben inteso la situazione. Di rimando Sasuke rispose con una risatina e poi cominciò a parlare.
  - Dai Itachi,ti chiamo più tardi, così parliamo meglio. Ah, e un'ultima cosa, non torno per cena, ci vediamo direttamente stasera se sei sveglio quando torno.-
  -Sarò sveglio perché verrò a prenderti a mezzanotte. Non obiettare , non cambierebbe niente.-
 -Mezzanotte e mezza, OK?-
  -Non più tardi.O ti vengo a portare via di peso. Immagina la pessima figura.-
  -Non fare l'idiota, mi troverai sotto casa di Sakura ,pronto per tornare a casa. Ti saluto davvero adesso, Itachi. A dopo fratellone. -
  -A dopo, Sasuke.-
Terminò la chiamata e dopo aver pagato il conto al benzinaio, ripartì . Attraverso Shinjuku mantenendo una bassissima velocità, trovò un parcheggio e lasciò l'auto per poi fare quattro passi a piedi. La Folgore di Shinjuku. Sicuramente la gente di quel luogo la conosceva. Bastò chiedere in giro per sapere che vi era un locale gestito da un vecchio amico della Folgore. Un Pub ,il cui umile titolare,come tutti gli altri avrebbe dovuto sottomettersi al giogo di Madara ,ma che ancora non l'aveva fatto, resistendo a tutte le sue angherie e i suoi tentativi di distruggerlo.
Aspettò la sera chiedendo informazioni sulla ragazza e inaspettatamente ne trovò molte. Aveva capito che tra lei e Madara c'era stata una relazione quai simbiotica di oltre vent'anni. Lei era un'altra punto debole di Madara, proprio come Izuna. 
Entrò nel locale poco dopo le ventuno e si sedette ad uno di quei tavoli rotondi, posti proprio sotto il palco. La gente stava già affollando il locale per assistere allo spettacolo di Maleficent, una cantante sconosciuta. Tra tutte quelle persone, Itachi riconobbe il volto di Rasetsuya, che invece di sedersi ai tavoli andò a parlare con l'uomo dietro il banco , senza farsi grossi problemi relativamente alla sua inadeguatezza alla serata. 
La tenne d'occhio mentre le luci si abbassavano lasciando accesa solo la retroilluminazione blu, e i fari puntati sul palco. Lo spettacolo stava per cominciare,e i colpi dei tacchi di un bel paio di stivaletti borchiati, interruppero il silenzio. Itachi alzò lo sguardo alla ricerca del volto della cantante così tanto attesa . La musica partì aggressiva, il complesso musicale contava dei buoni elementi, specialmente il chitarrista. La voce di lei era aggressiva ma cristallina allo stesso tempo. Quello che colpì Itachi ,però, furono gli occhi di lei. Occhi di vetro che spesso si erano posati su di lui, soffermati sul suo sguardo. I lunghi capelli di lei, si agitavano al ritmo di quella musica incalzante, erano fili scuri, color del cioccolato, leggeri e lisci, meravigliosamente perfetti. Non riuscì ad allontanare gli occhi da quello sguardo così profondo ,che sembrava poter leggere l'anima, il segreto di parole non dette. 
Le labbra poi, carnose e perfettamente dipinte di un naturale colore rosato sembravano essere disegnate dal più bravo artista di questo mondo. Non l'aveva mai vista eppure c'era qualcosa di lei che gli rubava la ragione, sempre di più, secondo per secondo. Ascoltò quella musica con così tanta attenzione da stupirsene . Nemmeno quando la musica si interruppe, Itachi riuscì a togliere gli occhi da quella figura meravigliosa. Le lo ricambiò ancora una volta con una lunga occhiata, intensa diretta. La ragazza gli sorrise per poi distogliere lentamente lo sguardo da lui, avvicinandosi al banco per ordinare qualcosa da bere. Non lo avrebbe fatto se si fosse trovato a contatto con una qualsiasi donna, ma in quel caso si avviò velocemente verso il banco e ordinò qualcosa di forte. 
  -Mi scusi,signorina, posso offrirle qualcosa da bere? Qualsiasi cosa.-
  -Preferirei che mi offrissi il tuo numero.-
Quella donna gli parlò , accompagnando ogni singola sillaba con un leggerissimo sorriso. Quella richiesta lo pietrificò e si trovò a ridere di imbarazzo come un bimbetto delle elementari. 
  -Beh,ovviamente glielo darò se accetterà la mia offerta.-
  -Preferirei evitare, visto che sono completamente astemia.-
 -Accidenti, non è proprio il massimo, offrire un semplice bicchiere d'acqua.-
Ad un tratto un tipo completamente ubriaco si avvicinò al bancone, accostandosi alla donna. La guardò per qualche secondo e poi iniziò a parlare, sbiascicando parole quasi incomprensibili. 
  -Ehi , finalmente ti hi trovata tesoro...Che cosa fai con questo damerino? Andiamo in macchina dai..-
Itachi interventi con freddezza glaciale, dopo aver ricevuto uno sguardo dalla bellissima cantante. Uno sguardo severo e fermo, ma leggermente infastidito.
  -Non hai nulla a che spartire con lei, lasciala in pace.-
  -Ehi, frocetto, questa è la mia ragazza, vedi di non rompere il cazzo e cambia aria.-
L'ubriaco cercò di cingere le spalle di lei con un braccio. La ragazza non si mosse ma mantenne l'espressione rigida seguendo ogni movimento dell'uomo con lo sguardo. Itachi invece strinse il polso di quell'intruso, quel bastardo che non rispettava la sacralità di quella donna meravigliosa, strinse sempre più forte fino a farlo accasciare per il dolore.
  -Non dire sciocchezze, poiché questa ragazza è la mia fidanzata. Non ti azzardare mai più a toccarla,sono stato chiaro??-
 Quello urlò ed imprecò mentre l'Uchiha invitò la donna ad uscire assieme a lui con un cenno del capo. La prese per mano e la guidò fuori come se fosse davvero la sua fidanzata.
  Una volta all'esterno lasciò la stretta sulla mano di lei .
  -Tutto bene ?-
  -Sì, ho visto di peggio in vita mia , anche se gli uomini che avanzano diritti sulle donne in questo modo, mi fanno disgusto.-
  - Spero non mi associerai a questo evento spiacevole ogni volta che ti ricorderai di me.-
  Lui le sorrise cercando negli occhi di lei una risposta. 
  -No, anche se trovo alquanto singolare che tu non abbia il numero della tua ragazza.-
La ragazza aprì il portafoglio e cacciò fuori da esso un piccolo foglietto, un bigliettino da visita. Glielo porse e lui lo prese fra le dita,senza mai staccare lo sguardo da lei. Lei non proferì più parola ma si congedò lasciando gradualmente quel biglietto nelle sue mani, accompagnando a quel gesto un sorriso malizioso. La notte coprì il rossore che prendeva campo sulle gote di quel ragazzo timido che non era mai caduto vittima di una vera e propria cotta.Rigirò tra le mani quel biglietto, più e più volte leggendo quell'unica parola : Maleficent , e il numero sottostante. Ora aveva il modo di contattarla. L'allontanarsi di lei lo portò piano piano alla realtà. Doveva seguire i movimenti di Rasetsuya e informare Madara, ma la verità era che lui l'aveva proprio persa di vista. Avrebbe inventato qualcosa per coprire la sua disattenzione, ora quello era solo un problema secondario. Ritornò alla macchina , pronto a concludere quella notte con un insolito debole sorriso sul volto.
 
A pochi metri di distanza, in un'altra auto presente in quel parcheggio, la ragazza osservava l'allontanarsi di Itachi. 
  -Non tarderà a farsi vivo. L'ho trovato, signor Hebiyama.-
 
  

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Capitolo 4
*** La Gabbia D'oro ***


Era tardissimo, due o tre ore dopo la mezzanotte e ancora Rasetsuya stava parlando con Takashiro, nel tentativo di ricevere un lavoro al suo Pub. Lui stava ripulendo e risistemando il locale, preparandolo alla chiusura e lei gli dava una mano . Non sapeva starsene ferma a guardare mentre qualcun altro lavorava . Erano amici di vecchia data e tutto si poteva aspettare tranne che le parole che lui le stava rivolgendo. Era un tradimento in piena regola, segno infallibile di come l’amicizia fosse un valore completamente privo di trasposizione veritiera.

-In pratica, mi pianti anche tu! Ho capito.  Fortuna che non ti saresti mai piegato al volere di Madara. Ohh, quale uomo di coraggio!-
-Senti Rasetsuya, io non posso accontentarti. Ho già grossi problemi con gli Uchiha, non intendo tirarmene addosso altri prendendo con me una nemica di Madara. Proprio ieri pomeriggio è passato quel tale, Obito Uchiha, mi ha sottoposto alle sue solite minacce e… guarda nel ripostiglio.-

Rasetsuya fissò allarmata gli occhi di Takashiro e si diresse nel ripostiglio dove erano tenute tutte le vecchie macchine e gli attrezzi per la pulizia. Notò un grosso frigorifero con lo sportello in pesante vetro frantumato. Era il frigo delle bevande in lattina.

-Dove è finito il contenuto?-
-Distrutto, completamente. Non immagini i danni che è riuscito a provocarmi quello sfregiato del cazzo. Sapeva del tuo ritorno e sapeva che saresti venuta qui. E’ un avvertimento. Ora il frigorifero, se ti assumo anche il locale.  -
-Takashiro. Fai come se non ti avessi detto niente. Non è proprio il caso che io mi aggiunga ai tuoi problemi. Non troverò pace finchè non avrò tolto a Madara il potere su questa zona.-

Si prese la testa fra le mani e serrò gli occhi, quasi a non voler far scendere lacrime da essi.Voleva nascondere la sua disperazione che però riaffiorò istintiva dalle sue parole.

- Non posso rifarmi una vita con quel bastardo che tenta di distruggere ogni mia via d’uscita, dannazione! Non posso fare nulla, ho tutte le strade chiuse! Questo posto è una fottuta prigione, un labirinto senza uscita! Sta cercando di distruggermi!  Mi sta attirando a lui! Ma io non cederò! A costo di andare per fame, non mi schiererò mai dalla sua parte! -

Se ne andò veloce dal locale, senza nemmeno fermarsi a salutare Takashiro. Non aveva una macchina e dovette aspettare l’arrivo del mezzo pubblico per raggiungere casa sua. Una volta arrivata,legò i capelli inumiditi dalla pioggia che lenta aveva iniziato a cadere. Lanciò la borsa sul divano logoro  e si diresse in bagno, dove si sciacquò la faccia più volte. Alzò il volto e guardò la sua immagine riflessa sullo specchio. Aveva ancora le mani sul viso, ma lentamente queste calarono sulle labbra , tenendo ancora coperto il naso. Guardò il suo stesso sguardo e quel trucco scolato sotto gli occhi. Appoggiò le mani al lavabo e continuò a fissarsi. Si rivide, quella sera di due anni fa, subito dopo lo stupro. Lo stesso trucco scolato, la stessa espressione mista tra ira e disperazione. Gli occhi neri, spalancati  e attoniti, solo che questa volta non si sarebbe messa a piangere, no, avrebbe reagito bruscamente e aveva già un piano in testa.Si spostò velocemente con passo deciso verso l’entrata. Smistò i mazzi di chiavi e ne prese due. Uno con tre chiavi normali e uno con una chiave grossa, con la parte superiore in plastica nera.  Uscì di casa, quasi sbattendo la porta e avanzò sotto la pioggia fino alla saracinesca del garage. Fu difficile aprirla, visto che era chiusa da oltre due anni. Dopo qualche tentativo riuscì a farlo, e a sollevare con una grossa spinta dal basso tutto il peso della serranda, che risalì le guide metalliche velocemente, rilasciando un forte rumore d’attrito tra ferro e ferro, che diede molto fastidio a Rasetsuya. Accese la luce, che, dopo qualche secondo di intermittenza, illuminò l’ambiente.  Un’automobile sportiva, coperta da un impermeabile  telo beige . Attorno ad essa tutte le attrezzature più semplici per lavorare al motore ,oramai impolverate a causa del disuso.  La ragazza spostò bruscamente quel telo, scoprendo la lucida carrozzeria  nera della sua Mazda RX7 .La accarezzò lentamente come se si trattasse di una cosa viva, di un’amica…o meglio, di una figlia.

- Mentirei a me stessa se ti dicessi che non mi sei mancata.-

La pioggia divenne ancora più insistente di prima e per tutta la notte flagellò Tokyo. L’aria era resa ancora più gelida dall’umidità gli pungeva il volto.  Era fuori , affacciato al terrazzo, con una tazza di thè verde in mano . Sorseggiava la bevanda calda, lentamente , fissando le luci della città che si stavano spegnendo con l’arrivo della luce del giorno. Non indossava che un leggero pigiama scuro , forse era per quello che crepava di freddo, ma non gliene poteva fregare granchè. Non aveva dormito per tutta la notte , mantenendo il pensiero fisso sulle parole di quella donna. Tutto quel disgusto e quell’odio da una parte gli facevano piacere, perché Madara sapeva benissimo, che chi odia è come se amasse, ha il pensiero fisso, l’ossessione per l’oggetto del suo sentimento perverso. Sorrise compiaciuto, puntando poi gli occhi su quel thè verde che a contatto con l’aria gelida fumava ancor di più. Si voltò verso l’interno della stanza e diede un’occhiata al letto, poi al tv, così, senza un motivo sensato. La sua attenzione fu richiamata dal cellulare appoggiato sul comodino che squillava e vibrava insieme . Qualcuno lo stava chiamando. Si sedette sul letto in tutta calma e  prese il cellulare tra le mani. Lesse la scritta : “Chiamata da Obito Uchiha” .

-Spero che tu abbia un buon motivo per rompermi i coglioni a quest’ora, Obito.-
-Un buon motivo? Un motivo d’oro, zio.  Ieri pomeriggio, come mi avevi chiesto sono andato a dare un avvertimento a Takashiro Kanamori, il proprietario del Pub,amico vicinissimo di Rasetsuya Tenzen, e sono rimasto appartato all’interno del locale, per vedere se quel morto di fame rispettasse le nostre condizioni. Ma nell’attesa non ho potuto evitare di notare ai tavoli una nostra conoscenza, nonché un nostro parente.-
-Sì, ho mandato Itachi, e con questo?-
-Beh, zio, vedi di sceglierti qualcuno che sappia rappresentarti con più risolutezza e non corra dietro alle gonnelle di una sgallettata rocker, persino sconosciuta.-
-Che è successo?-
-Se lo hai mandato per tenere d’occhio Rasetsuya, sappi che ha fallito in pieno. Invece di porre attenzione su di lei, Itachi ha preferito uscirsene dal locale e fare i suoi porci comodi con quella cantante , Maleficent per l’esattezza. Non sappiamo nulla di lei, nemmeno il suo vero nome, infatti si esibisce con questo pseudonimo. Zio , quello sta prendendo il suo compito troppo alla leggera. -
-Chiamalo e digli che devo parlargli con assoluta urgenza. -
Attaccò il telefono senza nemmeno salutare il nipote.
- Le donne sono la rovina di questo mondo.-

Itachi ricevette una chiamata. Rispose con la sua solita calma e pacatezza, soprattutto dopo aver visto il nome che appariva sul display.
-Che c’è?-
-Dovresti salutarmi , cugino . Ma non importa, visto che non devo portarti buone notizie. Zio Madara vuole vederti al più presto possibile. Dice che ha una cosa molto urgente da discutere con te. -
-Va bene, andrò da lui appena possibile.-
-Subito.-
-Ripeto, appena possibile. -

Attaccò la chiamata e si diresse verso l’auto. Stava accompagnando a scuola Sasuke che , mezzo addormentato,trascinava i piedi sull’asfalto bagnato.

-Che seccatura, tutti i giorni, a quest’ora. Nii-san perché non ci vai tu al posto mio in quel covo infernale? -
-Sasuke, non hai doveri , se non quello di studiare e penso che almeno quello tu possa portarlo a termine no?-

Entrambi entrarono in macchina e Itachi avviò il motore. Partirono con destinazione il liceo frequentato da Sasuke. Una scuola privata, un istituto abbastanza famoso per la disciplina. Madara aveva finanziato solo il meglio , i suoi nipoti dovevano avere qualcosa in testa . “Senza un minimo di cultura, si viene sempre fregati.”, ripeteva loro quando erano solo dei bambini.

-Fratello, non è che io non possa portare a termine gli studi, è che sono ad un livello talmente avanzato che mi fa noia sentir ripetere le cose più e più volte. Il resto della classe non è che formato da mezzi decerebrati. Hai presente quel biondo , il nipote del poliziotto? Naruto Uzumaki. Quello è il peggiore di tutti. Non lo soffro . Non lo posso proprio sopportare. E’ così imbecille che ancora non sa risolvere un’equazione di primo grado. -
-Forse non ha attitudine per lo studio.-
-No è proprio privo di attitudini. No aspetta, una ce l’ha, quella di rompere alla mia ragazza con le sue avances. La cosa divertente è vedere come incassa i due di picche. -
-Non lamentarti, almeno ti diverti in questo no? -
-Già, non mi lamento, o per lo meno, non più di tanto. E’ pur sempre una vita di merda quella dello studente . -
- Su , hai pure una fidanzata. Che desideri di più? -
-Ah, Sakura? Beh sì, diciamo che lei è un bel passatempo. -
-Se sei geloso , non è un semplice passatempo. Ne sei innamorato.-
-Tsk, sta zitto. -

Ci fu un attimo di silenzio in cui Itachi  rise sommessamente , sapendo di aver colto nel segno con poche parole. Lo sguardo diretto verso la strada già affollata di veicoli diretti ai posti di lavoro.

-Itachi, stasera vado a cena fuori. Obito mi ha invitato.-

Il sangue nelle vene gli si raggelò come se qualcuno lo avesse pugnalato.

-Obito…? -
-Sì , ci sarà anche zio Madara. Mi hanno invitato in un ristorante italiano, il migliore della città, pensi che possa rifiutare. E’ bello stare tra i ricconi ogni tanto.E poi la gente che conosce Obito è divertente. -
Itachi non rispose subito, ci mise un po’ per elaborare un piano per strappare Sasuke dalle grinfie di quei due.
- E se ti facessi io una controproposta? -
-  Dove mi porti? Al McDonald? -
-Perché no?-
-Lasciami sognare una serata, cazzo! -
- Come desideri, Sasuke. Era solo una proposta.-

Itachi non parlò fino a quando Sasuke non scese. Lo salutò con un sorriso, ma dentro stava soffrendo più che mai.Madara , con l’aiuto di Obito, stava cercando di ingraziarsi Sasuke e di strapparlo dal controllo diretto di Itachi. Ripartì verso la villa di Madara, ma si fermò a metà strada. Avrebbe fatto aspettare Madara e avrebbe dedicato un po’ di tempo alla ricerca di Maleficent. Sì, l’avrebbe chiamata.
Estrasse il biglietto da visita che aveva accuratamente sistemato nel taschino della camicia scura. Le mani gli tremarono mentre compose le prime tre cifre del suo numero, sullo schermo del cellulare touch screen. Continuare o fermarsi? Ci pensò per un abbondante numero di secondi. Lo stomaco gli tremava in preda ad un fremito di eccitazione misto ad incertezza. Non sapeva niente di lei, nemmeno il suo nome. Poteva fidarsi?
Gli passò nella mente come un baleno, l’immagine di quegli occhi chiari, di quello sguardo magnetico e quel sorriso malizioso,la meraviglia di quel corpo, la leggerezza di quei lunghi capelli color cioccolato che percorrevano la sua schiena fino ad arrivare alla vita. Doveva chiamarla:  almeno provare a creare un rapporto con lei. Il desiderio più grande, sarebbe stato farla sua: avere il diritto di baciarla, di intrecciare le dita in quei capelli, di stringerla e di amarla, di possedere gli sguardi languidi di quegli occhi di vetro.
Finì di comporre il numero e quindi premette l’icona della cornetta verde. Portò il cellulare all’orecchio.
Libero! I battiti del suo cuore, all’interno del suo esile petto, divennero rumorosi.

-Pronto?-

Era proprio la voce di lei, alterata leggermente dall’ autoparlante del telefono.

-Disturbo? -
-Chi sei?-
-Itachi.-
-Itachi….?-
-Itachi Uchiha, il ragazzo che ti ha offerto da bere ieri sera al pub.-
-Capisco. Il mio fidanzato improvvisato.  Avevo il sentore che mi chiamassi.-
-Intuito femminile, forse.-
-No, soltanto la capacità di leggere bene determinati sguardi. -
-Una grande osservatrice, senza dubbio.-
-Credo che persino quell’ubriaco avesse notato quanto fosse imbarazzato il tuo sorrisetto alla mia domanda.-
-Sono davvero un pessimo attore quindi.-
-Cosa stavi recitando?-
-Nessuna parte, solo un'altra variante di me stesso.-
-Una variante quantomeno interessante.  Forse ora stai recitando, con queste frasi fredde. -
-Potrebbe anche essere, ma chi mi conosce bene , sa che sono fatto in questo modo.-
-Forse sono persone che non riescono a vedere oltre quello che tu vuoi mostrare. A me non interessa del punto di vista di chi ti conosce ma del mio soltanto. -
- Quindi puoi affermare di conoscermi già?-
- Non ho questa presunzione. Mi serve altro tempo per poter fare un’affermazione del genere.-
-Servirebbe qualche momento ulteriore da spendere insieme.-
-Mi stai forse invitando ad uscire?-
-Può essere.-
-Perché no?-
-Al ristorante italiano più famoso di Shinjiku?-
-Come pensi di pagare?-
-Non credo sia un segreto che io possa rivelarti.-
-Interessante, e quando?-
-Alle ventuno di questa sera.-
-Andata,ma non osare darmi buca.-
-Vengo a prenderti a casa, se vuoi.-
-No, presentati alle ventuno in punto, all’entrata del ristorante. Io sarò lì.-
-Molto bene, sarà fatto, Maleficent. Anche se mi piacerebbe conoscere il tuo vero nome.-
-Mal .-
-Comprendo…-
Sperò fino all’ultimo che lei gli rivelasse il suo vero nome, ma non ci fu verso. Per lui andava bene così. Un abbreviativo , già voleva dire molto.
-Alle ventuno di questa sera quindi.-
Ribadì Itachi.
-Sì. Non un minuto di più.-
La chiamata terminò appena lei finì di parlare. Itachi sapeva bene che avrebbe speso tutta la sua retribuzione mensile in una serata o giù di lì, ma non poteva farsi scappare l’occasione.  In primis, avrebbe fatto un’ottima figura con Mal. Il ristorante in questione era famosissimo per ospitare i vip più in vista di Tokyo, quasi tutte le sere, e ,in secundis, avrebbe potuto tenere d’occhio suo fratello mentre banchettava con quella manica di deviati. Un piano infallibile, tranne che per le sue tasche.

Invece Mal aveva dipinta in volto un’espressione alquanto ieratica, come se incontrare quel ragazzo non le facesse né caldo né freddo. O almeno era questo che voleva mostrare.

-I serpenti hanno un qualcosa di molto simile agli umani arguti, non credi? Strisciano anche per raggiungere gli scopi più alti. Utilizzano la maniera più semplice e subdola per ottenere le chiavi del mondo.-

Come un sibilo, quella frase eccheggiò nell’ampia stanza in penombra. Mal si voltò lentamente  verso l’uomo che aveva parlato.

- Che intende fare , quindi, Orochimaru-sama?-
- Fondamentalmente nulla. Ho solo intenzione di spostare l’attenzione sul soggetto giusto. Itachi è solo un buon aggancio, il migliore per raggiungere uno scopo ben preciso. Che succederebbe se il più giovane degli Uchiha tradisse l’intero clan portandosi dietro anche suo fratello? Madara rimarrebbe solo. -
-Ha anche un altro parente al suo fianco oltre ai due fratelli. -
-Non esiste niente che non possa essere eliminato in questo mondo. Niente che non ti sia possibile abbattere.  Tutto è semplice se guardato dalla giusta prospettiva.
Ma il punto debole di Madara è più nascosto e difeso. Avrai bisogno di più tempo per raggiungerlo, ma lo farai. Stando al fianco di Itachi riuscirai ad avere accesso a casa sua. Dicono che lì nasconda qualcosa di molto prezioso. Se i miei informatori non si sbagliano, quello è il tasto preciso da premere per distruggerlo.-
-Aspetterò le sue disposizioni, Orochimaru-sama. Per il momento, coltiverò il rapporto con Itachi Uchiha in modo da poter raggiungere quante più informazioni possibili relativamente a Madara e ai suoi traffici. Non mi lascerò sfuggire nulla.-
Ogni compito che riceveva da Orochimaru , era per lei un dovere da portare a termine con la massima serietà. Era nel suo carattere agire precisamente e con freddezza, superando anche i limiti della comune etica : non si faceva problemi a manipolare il pensiero e i gesti delle persone. Uno scopo doveva essere perseguito a qualsiasi costo. Tuttavia Orochimaru temette che esitasse chissà per quale motivo.

-Non lasciar coinvolgere null’altro che la mente in questa situazione. Non lasciare che il fuoco con il quale giochi ti lambisca.-
-Non è mai successo, e non succederà mai.-
-Lo spero. Non sono ammessi errori, non a questo punto.-
 

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Capitolo 5
*** Riunione ***


Riunione

Dopo aver sistemato il cellulare all’interno della tasca destra dei pantaloni,Itachi rimise in moto. Questa volta non ci sarebbero stati sconti di pena. Avrebbe percorso tutta la distanza fino alla residenza di Madara. Aveva già una mezza idea di quello che sarebbe successo : Madara doveva chiedergli le informazioni che la sera prima avrebbe dovuto raccogliere su Rasetsuya. Itachi avrebbe detto quello che aveva visto e ,sì, inventato qualcosa per coprire il tempo in cui aveva preferito porre l’attenzione su Mal. Eccolo lì di fronte a lui, quel cancello che si apriva lentamente, difeso dai soliti due uomini in abito scuro. Entrò e parcheggiò l’auto nel parcheggio a lui destinato. La precisione era una cosa maniacale per Madara. Ogni cosa al suo posto, sempre.  Lentamente varcò la soglia, osservato dagli altri tre , anche se piuttosto sommariamente, dopotutto era pur sempre il nipote del capo.
Raggiunse lo studio di Madara , dove l’altro lo attendeva, seduto alla sua poltrona, di fronte la scrivania.

-Dove diavolo eri finito? Guarda, per aspettarti mi sono ridotto a giocare su Facebook. -
-Ho avuto da fare.-
-Che cosa? -
-Sono problemi miei. Zio.-
-Ah dimenticavo che ti scopi una cantante sconosciuta.-
-Ieri ho pedinato una donna ma sicuramente non ho fatto nulla con lei. -
-Ahahah certo, lo so, altrimenti saresti già morto. Il problema però è che tu non hai proprio pedinato nessuno ieri, ma anzi ti sei fatto attirare dalla malia di una spumeggiante moretta che schiamazzava sul palco del Pub di Takashiro Kanamori. -
- Io ho seguito Rasetsuya ed è solo un caso che abbia incontrato la signorina Maleficent. Lo spettacolo non l’ho certo ordinato io , era già programmato. -
-Non sfidarmi, Itachi. Il tuo modo di fare mi sta dando sui nervi. Non è la prima volta che ti rivolgi a me in questo modo e sai come la penso no? Ricordi che cosa è successo?-
-Ricordo perfettamente, ma non per questo io devo vivere in tua funzione. Sono tuo nipote, non il tuo schiavo, Madara. E visto che tu non hai la benchè minima fiducia in me , non sono tenuto a rispettarti come vorresti.-
-Va bene, va bene. Detesto i tuoi ragionamenti così dannatamente perfetti e chiusi su se stessi che hanno la parvenza di essere inattaccabili. Tuttavia, sono troppo simili ai miei e quindi so come distruggerli.  Se è vero che sei stato attento alle mosse di Rasetsuya Tenzen, potrai sicuramente dirmi se Kanamori l’ha assunta o meno. Devo esserne certo, perché come sai bene, in caso mi abbia disobbedito  devo provvedere a punirlo.-

Itachi rimase in silenzio. Non sapeva che rispondere perché non aveva seguito la cosa, tuttavia era intenzionato a salvare quell’uomo. Non gliene importava se poi la realtà dei fatti sarebbe stata opposta. Madara si sarebbe rifatto su di lui, ma lui non lo temeva.

-Non ha assunto la donna. Ha preferito allontanarla. -
-Verificherò. Se hai ragione, sarà Obito a pagare per avermi raccontato una menzogna. Detesto l’invidia tra parenti stretti. -
-Posso andare?-
-Non ancora. Ho un’ultima cosa da dirti: non ti far fregare dalle donne, sono veleno puro.-
-Da che pulpito.-
-Proprio perché so come funziona che ti sto avvertendo.-
-Sono consapevole di certe cose, oramai ho un’età tale da poter discernere il pericolo dalla sicurezza. Grazie comunque per il consiglio. -
Itachi fece per voltarsi.
-Con permesso.-
-Non ancora. Stasera vieni all’Italiano di Shinjiku, ho chiamato anche tuo fratello. Voglio avere la famiglia riunita per una serata. -
-Non posso, ho altri impegni.-
-Non proverò nemmeno a convincerti. E’ una tua scelta. Ma ricorda: non fare cazzate perché poi te le faccio pagare care.-
-Di nuovo.-
Il giovane Itachi si voltò e dopo un breve inchino se ne andò velocemente.
Madara appoggiò la schiena sulla sua sedia,chiuse gli occhi e sospirò profondamente.
-Quel ragazzo mi darà un sacco di problemi. Come se già non ne avessi abbastanza.-

Le luci del primo pomeriggio iniziavano già a spegnersi in favore del buio di una sera piovosa. Il vestito pronto lo attendeva sulla spalliera della sedia situata in camera sua. Era la prima volta che indossava uno smoking. La roba seria non gli era mai piaciuta, ma suo zio gli aveva richiesto quel tipo di vestito, asserendo : “Sei un uomo ormai e dovresti iniziare ad abbigliarti come tale.”
Sasuke ancora girava per casa in accappatoio, proprio l’idea di chiudersi in quella trappola non gli andava. Si era fermato ad accendere lo stereo, facendo girare un Cd Mp3 di musica mista. Al momento aveva selezionato la traccia 036 : Time of Dying dei Three Days Grace. Alzò il volume al massimo in modo da non sentire niente e da non essere disturbato da nessuno. Iniziò a vestirsi con riluttanza, ma alla fine, dovette ammettere che il risultato che ne uscì era davvero di buon impatto visivo. Si specchiò più volte, sistemandosi la cravatta.

-Il vecchio ha gusto , però. -

Sorrise beffardo al suo stesso riflesso.
Spostò lo sguardo dallo specchio alle foto posizionate sulla scrivania, sepolte da fogli e libri sgualciti. Nonostante il caos sapeva dove guardare: una foto di lui e Itachi da bambini.
Spesso entrava in attrito con i modi pacati di suo fratello: sempre perfetti e spiegati da un ottimo rapporto causa-effetto, totalmente opposti ai suoi : gesti impulsivi che sconvolgevano ogni ordine logico. Però Sasuke sapeva con certezza che indipendentemente dalle differenze, quel rapporto sarebbe stato indissolubile anche tenuto conto del passar del tempo. Anche se lui non era più un bambino, quel fratellone non l’avrebbe mai abbandonato. In quel momento provò una specie di rimorso a non avergli accordato quella serata al McDonalds .  Il telefonino sulla scrivania iniziò a vibrare, mentre la musica copriva la squillante suoneria.La luce del display accesa attirò l’attenzione di Sasuke. Spense di botto lo stereo e rispose.

-Ehi moccioso, sei pronto?-

Disse Obito con tono abbastanza leggero.

-Sì, sono pronto, aspettami Matusa. Vedi di non lasciarmi a piedi .-
-Se non scendi entro cinque minuti ci raggiungi a nuoto. Sta diluviando.-
-Tsk, guarda che lo dico al vecchio.-
-Non lo temo.-
-Nemmeno io , ma tu gli lecchi il culo.-
-No. Ancora non sono abilitato a queste cose.-
-Ma stai zitto, che hai la lingua a spatola, peggio di una pennellessa. -
-Quando scendi ti spacco la faccia, Sasuke.-
-Tsk, sto arrivando. Chiudo casa  e sono pronto.-

L’autista aveva già preparato l’auto scura , l’aveva parcheggiata direttamente attaccata al portico della villa. La pioggia scendeva violenta abbattendosi sulla carrozzeria scura.

-Sta piovendo a dirotto, fratellino. Ho fatto parcheggiare proprio qui davanti altrimenti ci saremmo fatti una seconda doccia, con i vestiti addosso però. -
-A proposito di vestiti, questa volta ti sei superato. Hai scelto per me un vestito meraviglioso, Maddy.-
-Beh è l’unico che ti possa essere degno.-
Era Madara stesso a guidare la sedia a rotelle di Izuna fino alla fine del portico.
-E’ sprecato per me, fratellone.-
-E perché?-
-Così. -
Izuna si voltò verso Madara regalandogli un sorriso innocente. Il fratello maggiore aveva compreso perfettamente che cosa intendesse l’altro, ma non potè che regalargli un sorriso, anche se debole. Due signori vestiti di scuro si avvicinarono ad Izuna. Sapevano di doverlo sollevare dalla sua posizione e condurlo in macchina senza farlo bagnare nemmeno minimamente , ma Madara li bloccò con una sentenza netta dettata da una voce severissima.

-Vi ho detto mille volte che solo io posso toccare mio fratello. Ritornate ai vostri posti, non ho bisogno del vostro aiuto.-

Madara si spostò di fronte ad Izuna e lo sollevò, prendendolo in braccio. Fu veloce ad aiutarlo a sedersi in macchina, rimanendo leggermente chino su di lui nello spostamento, in modo da non farlo bagnare neanche un po’ da quell’acqua impietosa. I lunghi capelli di Madara si inumidirono, così come il cappotto nero.
Raggiunse il fianco del fratello e chiuse la portiera di tutta fretta.

-Avanti , parti! E’ già tardi. Sono le venti e trenta.  Odio o ritardi.-

Si voltò dunque verso Izuna , sorridendo. Gli passò un braccio sulle spalle e lo avvicinò al suo petto. Schioccò un bacio su una sua tempia.

-Hai freddo?-
-No, sto benissimo, Maddy.-

Era un freddo cane quello che sentiva fermo all’esterno del ristorante. Gli occhi fissi sul display del cellurare.Venti e cinquantacinque. Stringeva la mano sull’impugnatura nera dell’ombrello.Tremava, ma non per il freddo, ma per la tensione. Cinque minuti e lei sarebbe arrivata. Cercò un po’ di distrarsi osservando le grosse auto parcheggiate davanti a quel locale lussuoso.  Aveva riconosciuto quella di Madara e quella di Obito. Loro erano già dentro. Madara amava essere sempre puntuale, anzi, preferiva l’anticipo. Cosa condivisa anche da Itachi, ma sembrava che Mal invece desiderasse esaurire tutto il tempo a disposizione. Mal , Mal, ancora lei che era divenuta la principessa del suo pensiero. Ogni cosa era riconducibile a quella ragazza. Un minuto, un solo minuto. Una macchina nera si fermò di fronte al locale. Lo sportello posteriore destro si aprì lentamente. Un uomo dai capelli bianchi raccolti in una coda, mediamente alto, in smoking nero ne uscì. Aprì l’ombrello e si recò dall’altra parte dell’auto. Lentamente aprì la portiera e aiutò a scendere una ragazza. Doveva essere lei. Una volta in piedi, Itachi ebbe modo di riconoscerla in tutta la sua bellezza. Il suo vestito era adeguato alla serata : un abito da sera blu che si intonava perfettamente al colore dei suoi capelli. Aveva con se un coprispalle di pelliccia che si sistemò bene sulle braccia nude. Era freddo, l’aria gelida, ma si sa,alla bellezza una donna non rinuncia.  Lentamente si avvicinò a lui tenendo gli occhi sul fine orologio d’argento che le ornava il braccio sinistro .Orologio più simile ad un raffinato braccialetto.

-Sono le ventuno precise e mi fa piacere trovarti qui in tempo. Adoro la puntualità.-

Da vicino era bellissima. Il volto truccato pochissimo. Le labbra carnose  e lucide , tinte da un rossetto rosa, leggero , delicato, attirarono l’attenzione degli occhi di lui per qualche secondo. Essa si spostò subito dopo a quegli occhi di vetro leggermente truccati da un ombretto azzurro che richiamava il colore degli occhi stessi. I contorni degli occhi erano marcati da una sottile linea di matita nera, che rendeva lo sguardo ancora più ampio e magnetico.

-Stavo aspettando, iniziavo a pensare che non venissi più. Una buca era plausibile.-
-In genere se non faccio una cosa lo dico subito,uomo di poca fede.-
-La prossima volta lo terrò a mente.-
-Faresti bene a non farmi ripetere le cose, non mi piace ripetermi. -
-Sarà fatto.-
Itachi le sorrise debolmente, socchiudendo un po’ gli occhi.
-Entriamo?-
-A meno che tu non voglia morire assiderato con me, sì.-
-Impossibile morire di quella morte avendoti vicina.-
-Oh, interessante. Forse un’altra volta però. Per il momento preferisco il calore dei riscaldamenti del locale.-
Gli rivolse ancora un lungo e intenso sguardo, che lui ricambiò. Spostò lateralmente il gomito destro dopo aver chiuso l’ombrello e essersi voltato verso l’entrata del ristorante, per invitarla a poggiare una mano sul suo braccio.
Lei non lo fece aspettare e partecipò a quel  gesto come Itachi aveva previsto. Insieme si avviarono all’interno.
-Ho un tavolo prenotato.-
Sussurrò lui mentre la conduceva lentamente verso il tavolo riservato a suo nome. Una volta trovato, spostò la sedia che aveva destinato alla ragazza e aspettò che lei si sedesse. Fatto questo, anche lui la imitò.
-Quanta cavalleria!-
-E’ il dovere base di un vero uomo. Chi non sa trattare una donna come merita è solo un barbaro insicuro.-
-Sei davvero saggio. E’ raro incontrare uomini così. -
-Sono semplicemente me stesso. -

Mentre parlavano, nessuno dei due osò distogliere lo sguardo dall’altro. Nonostante il cuore che batteva forte in gola, Itachi riusciva a reggere il potere di quegli occhi , anzi gli era diventato impossibile non perdersi in essi. Ma l’idillio di quel momento finì nel peggiore dei modi.

-TU QUI!?-

Chiese Sasuke, guardando Itachi con gli occhi sgranati dallo stupore. La sua espressione mutò velocemente da stupita ad infuriata.

-Che cazzo ci fai qui? Alla faccia del McDonalds!-
-Senti ne parliamo a casa, va bene?-
-Non va bene un cazzo Itachi! Non va bene! E io che avevo il rimorso di aver declinato il tuo invito! I soldi per me non ce l’hai ma per lei sì eh!?-
Itachi si alzò e si avvicinò a Sasuke in modo da sussurragli a bassa voce.
-Sasuke fai silenzio. C’è un motivo alla mia scelta,un motivo che ti concerne, un motivo che ti spiegherò una volta soli. Per favore.-
-No Itachi, non mi spieghi proprio un cazzo tu. Che motivo hai ? Eh? Hai paura che qualcuno mi mangi? Che qualcuno mi rapisca? Che mi uccidano? Non raccontarmi cazzate! Sono con Madara , Obito e Izuna, mica con una masnada di assassini!-

Itachi avrebbe voluto dirgli  “ Sì invece, salvo Izuna , gli altri due sono degli assassini, ladri, criminali!” , ma abbassò lo sguardo e rimase in silenzio.
Sasuke invece era curioso di vedere chi fosse la donna che aveva convinto il fratello a gettare tutto il suo stipendio in una sera. Effettivamente era davvero bellissima. Il giovane fu colpito da quel debole sorriso che la donna gli rivolse  probabilmente per salutarlo.Non potè far altro che accennarne uno di rimando. Se fosse stata una qualsiasi altra ragazza avrebbe sbottato anche con lei, magari non a parole , ma con un’espressione di furia incontrollabile sul volto. Invece in quel momento gli era impossibile.Abbassò lo sguardo e si allontanò dai due con passo veloce e deciso.

-Sasuke!-
Cercò di richiamare l’attenzione del fratellino ma quello tirò dritto tra i tavoli alzando una mano come per avvisarlo che non lo avrebbe ascoltato.
Così Itachi tornò a sedere e costernato .

-Non è successo niente di strano…-
Asserì Mal con voce calma e leggera.

-…I bambini sono duri da gestire. Una cosa che posso dire è che una persona deve essere lasciata libera di sbagliare . Solo sulla propria pelle potrà capire il suo errore, altrimenti non accetterà mai un rimprovero per sentito dire.-
-Alcuni errori potrebbero anche portare a qualcosa di costruttivo, ma non tutti,Mal. Mi dispiace molto. Non avresti dovuto assistere ad un battibecco insensato tra fratelli. -
- I battibecchi insensati avvengono spesso e a volte non sono poi così insensati. Tieni gli occhi aperti.-
-Lo farò.-
L’aria si era di nuovo alleggerita e Itachi era tornato a sorridere . Avrebbe sistemato le cose con Sasuke una volta a casa. Lo conosceva oramai e sapeva che aveva bisogno di sbollire prima di poter ragionare.

Sasuke ritornò al tavolo occupato da Madara e dagli altri. Si sedette, tenendo il broncio fisso tanto da suscitare la curiosità dello zio.

-Ehi, Sasuke, che ti succede? Sembra che ti girino i cosiddetti. -
-La ragazza lo ha lasciato, probabilmente.-
-Sta zitto Obito. Non è niente,zio.  Ce l’ho con Itachi.-
-Itachi? -
-Sì è laggiù, al tavolo all’angolo. Ha con se una tipa.-
-Ahh la cantante!-
-Itachi – san sta con una cantante?-
-Sì, una rocker sconosciuta che si esibisce in pub malfamati, Izuna.-
-Io non sapevo niente, come sempre. Itachi mi dà giusto gli ordini, bel fratello.-
-Ma dai, Sasuke! Non offenderti. Forse non è una cosa stabile e per questo non ha voluto parlartene!-
-Zio Izuna, non intercedere sempre per lui, per favore. E’ uno stronzo e basta.-
-No, Sasuke, tuo fratello è una pecorella smarrita. Devo richiamarlo all’attenzione. Sono il capofamiglia, dopotutto.-
-In che modo, Madara?-
-Aspetta e vedrai.-

Giusto il tempo di mangiare qualche portata di ottimo cibo italiano (dagli antipasti ai primi erano tutti gusti sublimi che i giapponesi assaggiano di rado), che Madara si alzò in piedi ed iniziò a colpire un calice con un cucchiaino , producendo un tintinnio abbastanza acuto da attirare l’attenzione della sala.

-Scusate per questa interruzione al vostro desinare, signore e signori, ma questo tintinnio non è per voi E’ destinato ad una persona a me tanto cara, che mi ha deluso nel peggiore dei modi. Sicuramente mi starà ascoltando e avrà compreso che non è comportamento consono ignorare un invito solo per il gusto di farlo. In questo modo si fa del male alle persone.Non credi , nipote? -

Lo sguardo di Madara puntò il tavolo di Itachi . Il capo clan sorrise strizzando l’occhiolino per un breve istante in quella direzione. 

-Era proprio necessario Maddy?-
-Sì, lo era.-

Intanto sotto la pioggia battente qualcosa si stava muovendo.
Veloce mangiava la strada, quel bolide appena rimesso a puntino. La prima meta era stata un fallimento anche se non totale. Madara non era a casa, quella villa che lei aveva conosciuto fin troppo bene. Era stata anche casa sua per un po’, in quel tempo in cui anche lei condivideva le idee malsane di quel bastardo. Si era fermata davanti la  cancellata e aveva chiesto agli uomini di Madara dove lui fosse.
Quelli, che ancora la chiamavano “Rasetsuya-hime” , sotto precisa istanza di Madara stesso, non le nascosero nulla e le indicarono dove poter trovare il padrone di casa. Non aveva un ombrello con se, il diluvio la colpì inzuppandola nel tempo in cui chiese informazioni. Risalì in macchina in fretta e furia e dopo una precisa manovra , riprese strada, dirigendosi a tutta velocità presso il locale che le avevano nominato. Non temeva l’acqua né il freddo. L’ira che le scorreva dentro come lava non le dava nemmeno il tempo di tremare. Si fermò , parcheggiando direttamente di fronte all’entrata e non spostò la macchina sebbene lo staff del locale la invitava a farlo, pregandola quasi. Entrò all’interno del ristorante, completamente zuppa, dalla testa ai piedi. Il trucco scolato e i capelli attaccati al volto la rendevano praticamente impresentabile. Il direttore di sala la fermò prima che si potesse avvicinare ai tavoli.
-Signorina, le sembra il modo di irrompere in un luogo pubblico? Il suo atteggiamento  e il suo abbigliamento non sono affatto consoni al contesto.-

Rasetsuya si voltò verso l’uomo , bruciandolo con lo sguardo.

-Che cosa ha detto, scusi? -
-E’ gentilmente pregata di uscire. -
-E lei è gentilmente pregato di andarsene a fanculo!-
-Ma come si permette, è inammissibile! Si fermi!-

Lei continuò ad avanzare con passo deciso. Madara era ancora in piedi ,  ma stava per sedersi. Lei non glielo permise, richiamando la sua attenzione.

-Ehi tu, bastardo!-

Tutta la sala si girò verso di lei. Tutti la guardarono attoniti.

-Ecco un’altra pecorella smarrita, una parte della mia vita che sembra essersi voluta avvicinare a me per questa occasione, buonasera Tsuya!-

La donna si avvicinò a lui , che le sorrideva compiaciuto e dopo aver caricato un pugno , glielo sganciò a tutta velocità in faccia, facendogli perdere l’equilibrio. Madara si piegò sulle ginocchia e cercò di tamponare il sangue che gli colava dal naso con il palmo di una mano. 

-Dammi un motivo per non ammazzarti, stronzo! Uno soltanto!-

Lo sollevò da terra  afferrando la camicia bianca e la cravatta insieme.
Lui si mise a ridere, impedendo ad Obito di agire contro Rasetsuya, con il gesto di una mano.

-Tu mi ami. Non mi ammazzerai.-
Lo appiccicò al tavolo, facendo cadere a terra due piatti da portata. 
-Non ti amo bastardo. Ti odio e se non mi farai avere una fottuta vita ti ammazzerò!-
-Torna a correre.-
-Mai.-
-ahahhaahah Lo farai! Eccome se lo farai! Non hai niente! In questo mondo hai solo me!-
Rasetsuya rimase zitta e lo premette con più forza al tavolo.

-Smettila, Tsuya-nee! Lascia stare mio fratello per favore!-
-Izu…-
Lasciò la presa, mentre Obito si avvicinò a lei e la distanziò con una spinta.

-Lascia in pace mio zio, stracciona! Torna dal buco da dove sei venuta.-
-Se tuo zio è lì è merito mio, coglione.-
Il trambusto che si venne a creare portò gli avventori ad allontanarsi dai tavoli e ad uscire dal locale senza nemmeno pagare. La sicurezza aveva provveduto a chiamare le forze dell’ordine non appena la donna aveva superato coloro che le avevano chiesto di spostare la macchina. Sarebbe arrivato qualche sbirro di lì a poco. E infatti fu così.
Il rumore di molteplici passi irruppe nella sala. Entrarono due o tre  uomini, agenti di polizia.
-Hashirama Senju. Polizia di Tokyo. Mi dispiace ma devo allontanarti da questo posto, Rasetsuya Tenzen.  -
L’uomo dalla carnagione scura e i lunghi capelli lisci era una vecchia conoscenza di Madara e Rasetsuya.Erano andati a scuola insieme, ma la situazione era nettamente diversa per il Senju.  Veniva da una famiglia borghese. Stava bene a soldi ma non se ne vantava mai, al contrario del fratello Tobirama che si sentiva capo del mondo. Entrambi erano entrati in polizia e iniziavano a fare una gran bella carriera. Madara e Tsuya non l’avevano più bazzicati da quando avevano preso strade poco pulite . In tutti quegli anni non erano mai riusciti a trovare prove sufficienti per cacciarli dentro.

-Che ironia, Hashirama. Tu che prendi le parti di Madara quando in più di dieci anni, non hai fatto altro che cercare un modo per sbatterlo in galera. Sei incredibile, vecchio mio.-
-Lui è un bastardo, ma questa volta ha ragione. Sei stata tu ad introdurti in questo luogo quando ti è stato detto di andartene, e soprattutto sei stata tu a prenderlo a pugni. Lui non ha alzato le mani verso di te.-

Madara inclinò il capo da un lato e fece spallucce, accompagnando il tutto con un sorriso soddisfatto.

-Te le farò pagare tutte, una sull’altra, ricorda, Madara.-
-Dai , seguimi in centrale, Tenzen. Non ci vorrà molto.-
Tutti i presenti erano rimasti sconvolti, Sasuke compreso. Non aveva più  aperto bocca, perché nella mente aveva tanti interrogativi. Ricollegò con le parole del fratello. Aveva ragione Itachi, doveva farsi spiegare molte cose.
Hashirama portò fuori Rasetsuya e la accompagnò presso l’auto della polizia. La sua Mazda rimase parcheggiata alla rinfusa in quel parcheggio. Madara l’avrebbe presa senza dubbio, l’avrebbe usata per farla tornare da lui.  Sapeva bene che legame avesse con quell’auto.
La pioggia aveva cessato di flagellare quella città , mentre lei , silenziosa , sedeva su quel sedile di quella schifosa macchina bianca che mai avrebbe pensato di vedere dall’interno. Quando Hashirama partì, Madara uscì dal locale. La fissò in lontananza, con un ghigno dipinto sulle labbra. La rabbia la possedette ancora ,strinse i pugni, ma non disse nulla. 

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Capitolo 6
*** Veleno ***


-Ehi, Hashirama, era proprio necessario chiudermi qui dentro?-
-Dai sarà una sola notte,Rasetsuya. -
-Sei contento di avermi ficcato qua dentro per una volta nella vita eh? -

Lei sorrise, sfottendo Hashirama sul fatto che gli fosse servito un motivo così banale per arrestarla , motivo che non l’avrebbe tenuta dentro a lungo.

-Ho sparato la mia Mazda a quasi centottanta chilometri orari sotto il tuo naso, infrangendo ogni limite di velocità. Ho fatto arricchire Madara con le scommesse, ma tu non mi hai mai fregata, non ci hai mai fregati. Non hai mai posseduto prove concrete, buone frecce al tuo arco. Pensa, approfitti di una rissa giusto per avermi ospite d’onore in questa celletta angusta. Voi poliziotti vi accontentate proprio delle briciole.-
-Briciole? Sei tu, Tenzen, che hai la vita in pezzi. Ti ha fatto male fidarti di quel ragazzino che ti scopavi nei bagni del liceo. Guarda dove sei finita.-
-Ohh ma guardate! Anche il fratellino ad inveire su di me. Ciao Tobirama! Come vanno i calli alla mano destra? Sono contenta di notare che ci vedi ancora!-
-Non ti riprenderò sul tuo modo di rivolgerti a me. Solo la feccia intreccia la sua vita con altra feccia. Tu, Tenzen , non sei molto diversa da Madara ecco perché ti trovavi bene al suo fianco. Sei solo una puttana che viene attirata dal profumo dei soldi e soprattutto da quello dell’immoralità.-
-Ehi, Tobirama! Datti una calmata. Non siamo qui per insultarla.Abbiamo l’ordine di custodia per una notte , e domani mattina, Rasetsuya tornerà ad essere una donna libera. Se Madara sporgerà denuncia avrà altri problemi, ma non passerà più di qui. E’ solo un breve fermo. Stai zitto ed esci, se la sua presenza ti urta.-
-Quello che deve stare zitto sei tu, fratello. Io sono di turno stasera. Sei tu che sei di troppo. Avresti dovuto staccare da un po’.-
-Non credo di andarmene con te in quello stato, Tobirama. -
-Io sono tranquillissimo. Questa sgualdrina non mi impressiona con le sue parole. Sai, il verbo dei vermi non riesco a decifrarlo. Soprattutto di un verme che si è fatto sbattere per anni da un altro verme, il verme più infame di tutta questa città, che dico , di questo mondo. Che fai? Ora ti metterai a piangere come tuo solito. “Oh sono sola, triste ed abbandonata. Lui vuole fare una vita che non condivido.” Dicevi così quando litigavi con lui e ti disperavi dopo esserti ubriacata al pub. Mi ricordo bene di te, morta di fame senza la dignità di trovarsi un lavoro normale. Mi fai schifo.-
L’albino si avvicinò alla cella e i suoi sottili occhi si posarono su quelli di Rasetsuya sotto forma di uno sguardo sdegnoso. Ma l’altra non si fece affatto impressionare. Gli rise in faccia con quanto più fiato aveva nel corpo.

-AHAHAHAHAHAH! A chi credi di far paura, marmocchio! Sei solo un ragazzino viziato e frustrato che non ha mai avuto la capacità di incassare un “no” ! Che ne sai della mia vita? Che ne sai di cosa io amo o odio? Non mi conosci e non mi hai mai conosciuta, no perché sei solo un borghese del cazzo che non ha mai macinato la fatica di andare avanti senza presupposti. Sì, mi scopavo Madara nei cessi del liceo e se tornassi indietro lo farei ancora! Non ho rimpianti nella mia vita, mentre tu non riesci a crescere , nemmeno un po’, idiota! L’accettazione è la prima cosa che devi capire nella vita. Non sai un cazzo di amore e cose del genere, ti basi solo sul possesso. Sono fiera di averti dato quel no secco al tempo! E lo rifarei altre dieci, cento, mille volte! -

Era arrabbiata con Tobirama, ma non solo perché l’aveva insultata pesantemente. Il motivo della sua ira era dato dal fatto che lui riducesse l’amore che aveva vissuto con Madara ad una semplice depravazione. Non era affatto stato così. Quell’amore era ciò che di più sacro e inviolabile aveva provato Rasetsuya in vita sua. Sì , dentro piangeva perché in quell’occasione riaffiorò tutta l’importanza di quel legame. Tutta la voglia di riviverlo come un tempo e la consapevolezza di non poterlo fare. Non lo poteva fare  soprattutto per se stessa, per la sua vita. Non voleva più immischiarsi in quel giro pericoloso che traeva nutrimento dalla distruzione di altri individui, dallo sfruttamento dei vizi più bassi dell’uomo. Non poteva avvicinarsi di nuovo a quell’uomo che era soltanto un meraviglioso veleno per la sua anima, il veleno che desiderava potesse ucciderla. Era un dolore che le spezzava il cuore in due, eppure rideva , rideva di scherno. Perché se ti vuoi difendere devi fare il contrario di quello che il tuo cuore vorrebbe. La testa è sempre di quest’avviso.
D’un tratto Tobirama allungò la mano oltre le sbarre e afferrò il collo di Rasetsuya.

-Non osare ridermi in faccia, puttana!-
-Sennò che mi fai,segaiolo?-

 Hashirama afferrò il fratello per una spalla e lo spinse all’indietro, allontanandolo  dalla donna.

-Ma ti ha dato di volta il cervello? Non puoi metterle le mani addosso! Sei completamente pazzo? Che tipo di esempio dai ? Che giustizia rappresenti? Tu che ti rifai di vecchi rancori insultando e facendo del male ad una donna!? Vattene subito di qui Tobirama!-
-Non sei nessuno per darmi ordini fratello!-
-Sono tuo fratello maggiore e posso aiutarti a riprendere la tua dignità. Ora vattene, coprirò io la tua mancanza! Vai!-

Hashirama fissò il fratello con sguardo risoluto e fermo. Le labbra sottili, strette in un’espressione severa. La voce era stata ferma e decisa. L’altro, furioso, si scrollò di dosso la mano del fratello con un brusco movimento del braccio.

-Va bene, va bene! Tu che sei la giustizia fatta a persona , rimani con questa put…ops donna. Redimila e illuminale la retta via. Io cambio aria che questa mi puzza troppo di marcio. E tu , Tenzen, sta pur certa che quando ti beccherò fuori di qui,te la farò pagare molto cara.-

Finalmente Tobirama uscì dalla stanza e Hashirama rimase solo con Rasetsuya.

-Non avrebbe dovuto attaccarti così.-
-No, non avrebbe dovuto.  Non si dovrebbe parlare di ciò che non si conosce. Tienilo a guinzaglio o lo investirò appena avrò una macchina sotto le mani.-
-Quale macchina? Non credo tu ritrovi più la tua nel posto in cui l’hai lasciata. Gli agenti che dovevano provvedere al sequestro non l’hanno più trovata. E può essere solo da una parte. Avresti dovuto portare le chiavi con te.-
-Era un ladro di auto un tempo, credi che non avere le chiavi lo avrebbe fermato?-
-No, infatti. Ma con il naso rotto si sarebbe contenuto, non pensi?-
-Forse sì. Ma quella macchina è stato il primo regalo che mi ha fatto , non l’avrebbe abbandonata facilmente… e nemmeno io.-
-E’ ridicolo, come tu ammetta tutto e io non abbia le prove di dimostrarlo.-
-Il tuo problema, Hashi, è che non vuoi trovarle.-
-Sì, lo penso anche io. Dai alcune ore  e sarai fuori.-
-Su, non affrettare i tempi! Mi diverto a parlare con te.-
-Tornerai a riprenderla? -
-Sì. -
-Dovrò rincorrerti ancora?-
-Potrebbe essere.-
-Allora dovranno cambiarmi macchina. Quella che ho è diventata un cadavere.-
-Voi poliziotti avete tutti cessi con quattro ruote. Poi vi lamentate se non riuscite a prendermi.

Gli sorrise in maniera piuttosto sincera. Hashirama era dall’altra parte, ma era affidabile quanto un buon amico.Aveva un modo di fare  che ,in un certo senso, sembrava voler garantire una buona volontà verso l’aiutare tutti.

-Dannazione! Che dolore del cazzo!-
-Eddai Maddy, non smetti mai di lamentarti! Hai il setto nasale rotto è normale che ti faccia male, no?-
-Sì ma con questa merda che mi hanno messo all’ospedale doveva dolermi di meno! Invece no, sto crepando dal dolore! -
-Ahahah lo sai che sei alquanto ridicolo con quel coso sul naso? -
-Lo so , e a quella stronzetta gliela faccio pagare alla grande!-
-La picchierai? -
-Ovvio che no. Le darò un altro tipo di castigo.-
Sorrise al fratello , il quale aveva bene inteso la tipologia di castigo che intendeva Madara. Nella stanza vicina erano raccolti tutti i coinvolti in quell’avvenuto : Sasuke, Obito, Itachi e anche Mal , che dalla sera prima non aveva più lasciato il fianco dell’Uchiha. Per lei era un’occasione unica quella di ritrovarsi all’interno della villa di Madara. Era seduta sull’ampio divano posto in soggiorno. La sua postura era sempre molto composta. Aveva seguito Itachi che era stato costretto da Sasuke a seguirlo a casa di Madara. Lui voleva parlargli a tutti i costi per chiarire i suoi dubbi.  Mandò un messaggio a Kabuto Yakushi, colui che l’aveva accompagnata al ristorante la sera prima. “Mi  faccio viva io. Non cercarmi.” L’altro aveva risposto : “Perfetto, farò i tuoi omaggi.”
Mentre leggeva l’sms di risposta, Itachi si avvicinò a lei.
-Perdonami per la serata a dir poco orribile. -
-Non è vero, devo ammettere che è stata alquanto movimentata e divertente. Non amo molto la violenza plateale , ma su certi soggetti è bello vederla applicata, con questo non volevo offendere tuo zio.-
-Ah, ma quello che gli succede è tutto ampiamente meritato, in quanto è l’effetto delle sue azioni.-
-Il rapporto causa- effetto è ciò che rende un minimo di giustizia a questo mondo, anche se la gente più potente  può riuscire a sovvertirlo.-
-Forse in parte, ma non del tutto. Chi si comporta in un certo modo ha sempre la sua ricompensa, anche se in modalità che non si aspetterebbe. -
-Ad ogni parola risulti sempre più saggio ed intelligente, peccato tu sia una frana ad organizzare uscite. -
-Sapevo che questa cosa pesasse sul mio curriculum vitae.-
-Pesa relativamente, poiché nelle situazioni migliori possono essere vissute anche nell’intimità di una stamberga, sempre rigorosamente solo in due. Visto che sei una frana nelle uscite pubbliche, deve farti da contrappeso una meravigliosa abilità in contesti privati e sai, per aver un buon quadro della tua situazione, dovrei vivere direttamente questa esperienza.-
-Sono disponibile in qualsiasi momento.-
-Molto bene , analizzerò la mia agenda e ti farò sapere.-
Itachi si sedette a fianco di lei.
-Non amo le lunghe attese.-
-Nemmeno io.-
Lei sussurrò quelle parole soffiandole direttamente sulle labbra di lui. I loro volti erano oramai molto molto vicini. Ancora qualche centimetro e le loro labbra si sarebbero potute sfiorare benissimo. Gli sguardi si facevano sempre più intensi, quando Itachi decise di socchiudere gli occhi e avvicinarsi ancora di più a lei, ma la voce di Madara che dall’altra stanza sbraitava il suo nome, spezzò la magia del momento.  Itachi espirò pesantemente , chiudendo gli occhi. Non si scompose ma si evinceva lontano un miglio che fosse ampiamente infastidito da quel richiamo. Riaprì gli occhi e sorrise mesto a Mal.

-Sembra che dovremo rimandare.-
-L’attesa aumenta l’aspettativa. Spero che tu poi non la tradisca.-
-No, io non deludo mai.-
-Posso immaginarlo.-

Itachi si allontanò da lei, sorridendole appena e si diresse nella stanza adiacente.

-Qual è il problema?-
-Il problema è  che non devi più azzardarti a prendermi per il culo. Perché hai rifiutato il mio invito quando poi sei venuto comunque? -
-Sono andato nello stesso ristorante in cui tu hai prenotato per pura casualità. Il fatto che abbiamo gli stessi gusti ne è la prova.-
-Hai forse intenzione di tradire la tua stessa famiglia ,rinnegandola? Mh? Sai che io ci tengo molto ad avere una certa coesione tra i membri di questa cazzo di organizzazione di base della società e mi neghi il diritto di proteggerla? -
-Stai farneticando zio. Io non nego nulla a nessuno. Semplicemente volevo passare una serata con una persona di mio gradimento. -
-Avresti potuto accompagnarla al nostro tavolo! Non mi faccio problemi a pagare una cena in più! -
-No. Non posso. Lei non condivide nulla con noi, e sai cosa intendo.-

Madara si avvicinò ad Itachi e lo fissò diritto negli occhi. Gli parlò sottovoce in modo da non farsi sentire dalla donna che stava nell’altra stanza.

-Se vuole te, dovrà condividere tutto di quello che sei, siamo intesi? Non c’è vergogna in questo. -
-Non per te. Ma per me sì. Più che vergogna, forse timore che tutto venga distrutto dalla perversione di quello che stiamo facendo per vivere. Guarda la tua vita e dimmi dove sono finite le persone che ami o hai amato. Mi dispiace ma non voglio che per loro sia lo stesso.-

Madara rimase in silenzio. Questa volta era sbalestrato dalle parole di Itachi. Non ne aveva un’ultima da aggiungere.

-Va , va pure. Fai come vuoi. La tua vita è questa, sei mio nipote . Fai quello che ti pare, ma non tradirmi mai. Non solo perché in qualche modo pretenderò il tuo ritorno , ma perché te ne pentiresti, perché capiresti sulla tua pelle che un’anima sporca non può essere mondata. Mai. -

Madara si allontanò da Itachi e si avvicinò ad Izuna. Il suo fratellino sbadigliava. Erano già le tre del mattino e nessuno aveva chiuso occhio.
-Ti porto in camera Izu. -
-Oh, grazie Maddy, mi ero quasi addormentato. -

Non era vero. Izuna aveva ascoltato tutto, per filo e per segno , quello che Itachi aveva detto a Madara e sapeva che cosa quelle parole avessero suscitato nel cuore del fratello. Sapeva di essere una delle persone che Madara amava di più in assoluto e di essere il fardello più pesante della sua anima. La sua condizione pesava sulla coscienza di Madara come un macigno, tanto che quando successe l’incidente e non furono date speranze di una guarigione, Madara si ritirò in un silenzio che solo Rasetsuya al tempo riuscì a spezzare. Rasetsuya-nee chan , come la chiamava sempre Izuna, che da bambino si rifugiava spesso in casa di lei, assieme al fratello maggiore per proteggersi dalle botte del padre, che ubriaco distribuiva gratuitamente.  Rasetsuya lo trattava un po’ come faceva Madara. Lo coccolava spesso, come si fa con un fratellino, lo aiutava quando non sapeva come fare con i compagni di scuola che lo prendevano in giro. Giocava con lui invece di fare i compiti . Diceva lei : “il fratellino che non ho mai avuto si è incarnato su di te!” Lui ne andava fiero perché Tsuya-nee era la donna più bella e più simpatica del mondo. La sua sorellona, la felicità di Madara. Era tutto quello che in quel momento gli mancava. La pensava spesso e aveva tante volte pensato di aprire i contatti con lei, ma non lo faceva, perché aveva paura di ferire suo fratello.

-Itachi!-
-Che c’è zio?-
-Prendi. Sono le chiavi della dependance. Tu e Sasuke dormirete lì. Non ha senso che a quest’ora andiate a casa. Obito, tu sai dove trovare la tua stanza, e per quanto riguarda la signorina Maleficent, ho una camera oramai degli ospiti con un guardaroba molto fornito di abiti femminili. Non so se saranno di suo gusto, in quanto la stanza fu di mia madre,ma almeno troverà qualcosa di cui vestirsi durante la notte. Non me la sento di mandarla in giro a quest’ora. Non sono poi così bastardo e insensibile come forse qualcuno mi vede. -
-La ringrazio dell’ospitalità , signor Uchiha.  Sarebbe molto scomodo per me spostarmi sotto un cielo che minaccia pioggia alle tre del mattino.-
-Lo vede? Avevo ragione.  Obito, pensa tu a guidare la signorina verso la stanza che le ho destinato . Io porto Izuna in camera sua.-
-Molto bene zio. Signorina Maleficent, da questa parte.-
-Mal , per favore.-
-Va bene.-
Stranamente Obito sorrise, probabilmente un sorriso finto che si fa giusto per cortesia, ma almeno tentava di mantenere un rapporto degno di un gentiluomo con una donna appena incontrata. Guidò la ragazza in camera, al piano superiore. Le aprì la porta e le accese la luce. Mal entrò nella stanza e si guardò attorno . Un mobilio molto bello e barocco, che stonava con il resto dell’arredamento della villa. Un enorme specchio rettangolare campeggiava su una parete, sotto di esso un grosso mobile di legno scuro, intarsiato e ornato da una grossa quantità di soprammobili in ceramica.

-Buonanotte signorina. Per ogni cosa, non si faccia problemi a svegliarmi. Sono nella stanza accanto.-
-Va bene. In caso saprò dove rivolgermi allora.-

Obito se ne andò, lasciando aperta la porta della camera di lei. Mal diede uno sguardo fuori da essa, dopo essersi seduta sul letto. Stette in quella posizione per qualche minuto, poi si alzò e chiuse la porta a chiave da dentro.
Obito intanto si era sistemato in camera sua.
-Itachi è senza dubbo un idiota, ma ha buon gusto in fatto di donne. Però quella non mi convince..-
Mormorò quelle parole tra se e se. Secondo lui, Maleficent aveva qualcosa di strano. Era impossibile, a suo avviso,  che qualcuno avesse preso di mira proprio Itachi. Era un ragazzetto esile e sfigato, troppo riservato per rimorchiare ad un pub e soprattutto una donna così avvenente. E poi, questo Maleficent era uno pseudonimo. Quanto ci si può fidare di una donna che non rivela nemmeno il suo nome? Il pensiero poi spaziò verso il luogo dove aveva lasciato il suo cuore. “Le donne sono un veleno con il quale gli uomini adorano ammazzarsi.” Era questo quello che gli aveva detto Madara quando lui, ancora ragazzino , aveva conosciuto Rin. Rin Nohara. Ancora quel nome gli faceva male, come un coltello che incide il cuore a fondo. Rin era una ragazza molto dolce, acqua e sapone, con un sorriso meraviglioso e innocente come quello degli angeli. L’aveva conosciuta a scuola e da subito si era preso una cotta per lei.  I Nohara erano una famiglia benestante , molto in vista nella società di Tokyo. Suo padre infatti era in politica , mentre la mamma dirigeva il migliore istituto superiore di tutta la regione. Obito era uno zero a scuola, era un amante delle risse e aveva una passione particolare per i danni insensati.  L’unica che ancora non aveva gettato la spugna con lui era proprio Rin. Gli era sempre vicina  anche quando lui prendeva le botte dai ragazzi più grandi che spesso andava ad infastidire. Lei che così piccola e gentile amava la danza classica e che con l’innocenza di chi non sa , lo invitava ai saggi che spesso teneva . La madre e il padre di Rin non volevano che Obito le stesse vicino, perché conoscevano bene da che famiglia provenisse: morti di fame, scansafatiche che avevano abbracciato il crimine per sopravvivere. Non si soffermarono nemmeno a pensare che tra i due ragazzi stava nascendo qualcosa di puro e meraviglioso che nulla aveva a che fare con la bassezza con cui l’uomo decideva di guadagnarsi da vivere. In questa vita siamo tutti ladri, chi più chi meno. Tutti abbiamo sbagliato e in qualche modo ci portiamo un peso sulla coscienza. Tutte le nostre  anime sono macchiate o lo divengono ad un certo punto della vita. La colpa potrebbe essere anche un misero rimpianto, il ricordo doloroso di una cosa indispensabile per la felicità ma mai fatta. Obito insistette. Si metteva sempre nascosto, vicino alla porta per vederla ballare con quegli abiti bianchi, leggeri e meravigliosi come le nuvole libere. Acuiva lo sguardo per non perdersi nemmeno un passo di danza di lei. Era bella, bellissima, meravigliosa, con quei suoi capelli castano chiaro, quasi rossi, con quei suoi grandi occhi scuri e le ciglia lunghe, con quell’esile corpo di giovane donna che volteggiava come fosse guidato da divine mani invisibili. Era un angelo che cadendo dal paradiso era finito in una gabbia di vetro infrangibile. Fu proprio quando potè amarla , quando ebbe l’illusione che un futuro insieme sarebbe stato possibile, che la realtà corse a strappargliela via. Erano insieme dopo una notte passata a casa di lui. Lei era scappata dalla sua suntuosa villa, di sera, con indosso una leggera camicia da notte bianca, l’aveva raggiunto a bordo di quel  motorino scalcinato e insieme erano scappati a casa sua. Avevano fatto l’amore ed erano rimasti l’una tra le braccia dell’altro fino alla mattina successiva, marinando la scuola. Ma  qualcuno suonò alla porta. Era proprio il padre di Rin che gliela strappò dalle braccia, trattandola come se fosse la  più schifosa delle creature. Era accompagnato da altre due persone che lo riempirono di botte  lasciandolo quasi in fin di vita. Non dimenticò mai quegli uomini dagli occhiali scuri, e dalla forza tremenda, né i loro pugni e i loro calci.
Quando si risvegliò dallo svenimento, oltre al padre, si trovò vicino Madara, suo zio. Vestito meravigliosamente in completo classico nero. La sua espressione era seria , ma il fatto che sedeva a fianco del suo letto, significava che non lo stava condannando, al contrario del padre che si allontanò poco dopo averlo sentito parlare. Era rimasto giusto per sincerarsi che suo figlio non fosse morto.

-Obito, ti hanno conciato per le feste quelli eh? -
-S-sono distrutto zio…-
-Lo so. Ma so anche che quello che ti fa più male è nel tuo petto, e non sono le costole crinate.-
-Sì.Hai ragione zio..-
Obito non si vergognò di piangere in presenza di suo zio Madara. Piangeva come un bambino, che infondo era ancora.
-Quando avrai finito di piangere, Obito , dovrai iniziare ad assemblare i pezzi della tua vita. Ci vorrà molto e ricorda, un disegno strappato, anche se viene ricongiunto con minuzia, non ritornerà mai quello di prima.-
Ed infatti era così.  Non era stato mai più felice da quella volta. Non aveva mai più amato e non ci avrebbe mai più provato. Suo zio era convinto che la sua nuova incapacità di amare fosse diretta solo alle altre donne e che se avesse visto Rin , le sarebbe caduto ai piedi come un  cretino. Vederla? Non sapeva nemmeno che fine avesse fatto.
Anche quella sera però, non riuscì a trattenere le lacrime che scendevano accarezzando il suo volto. Le cicatrici sulla parte destra del viso erano il segno profondo di quel distacco forzato.Le sfiorò e avvertì ancora il dolore della carne ferita per sfregio.

-Itachi! Ora siamo soli! Parla! Che cosa sai che io non so?-
-Niente di particolare, Sasuke.-
-Continui a mentire!?-
-No. -
-Chi è Rasetsuya?-
-La ex di Madara.-
-Che significa che vuole la possibilità di costruirsi una vita e Madara gliela sta negando?-
-Non credi siano affari loro, Sasuke?-
-Senti Itachi, io sono giovane, ma non sono scemo. Mi sono chiesto un sacco di volte come facesse zio Madara ad avere tutti questi soldi e questo potere. Tu sai e non vuoi dirmi nulla.-
-Madara ha avuto fortuna. -
-Torna a correre, che significa?-
-Non lo so.-
Sasuke sbottò e colpì il tavolo con un pugno.
-DIMMI LA VERITA’ CAZZO!!-
-E’ tutto quello che so, fratellino.-
Mentì anche guardandolo negli occhi. Oramai era abituato a farlo, non che non gli pesasse, ma era necessario per tenere il fratellino fuori da tutto. Sasuke andava protetto in ogni modo.
-Madara vive la sua vita senza che nessuno possa dirgli come farlo. Lui sceglie ogni cosa. Decide tutto a priori e quello che hai visto ieri è solo un fuori programma imponderabile. Lei è l’unica che può sorprenderlo così . Lo sai , l’amore non si gestisce né si controlla. Non si decide né si conferma. Esiste e basta, anche per uomini che negli affari sono spregiudicati. -
-Zio Madara è in qualche brutto giro, vero?-
-Non lo so. -
-Inutile chiederlo. Anche se lo sapessi non me lo diresti. Vado a dormire, Itachi. Vedi di non farti fregare tu invece. Quella tipa è troppo oltre le mie aspettative, ti mette sotto come uno zerbino. -
-E’ impossibile che lo faccia. Io dirigo sempre il gioco.-
-Se come no? Vuoi che non abbia notato i tuoi sorrisi da idiota e gli occhi da triglia?  Ma lascia stare che ho sonno. Vado a dormire.-
Itachi rimase seduto sul divanetto scuro. Sorrise nel vedere il fratello allontanarsi. Sembrava aver capito che non poteva varcare il confine di silenzio che la situazione richiedeva. Dal canto suo, Sasuke  pensava di approfondire il discorso in diversa sede. Più avanti forse. Non poteva stare in trincea con quel fratello, che sebbene aveva sbagliato nei suoi confronti, lo amava più di quanto potesse sperare. Era  ora di lasciare un po’ di pace alla notte .

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Capitolo 7
*** I giusti tasti da premere ***


La luce del giorno tardava a fare capolino da dietro le nubi. Sembrava che nemmeno lei avesse tantissima voglia di illuminare la città.Era una mattinata stanca. Madara si sollevò dal letto a fatica. Il dolore al naso iniziava a diventare sopportabile. Era in qualche modo abbattuto,  gli mancava qualcosa ma non voleva nemmeno ammetterlo. Si diresse lentamente presso la stanza di Izuna. Aprì la porta e scoprì che il suo fratellino stava ancora dormendo. Si sedette sullo spazietto libero del suo lettino e iniziò a guardarlo. 
Gli accarezzò una guancia con un leggero tocco delle dita.
-Che ti ho fatto, Izuna? Ti ho distrutto la vita. -
Sussurrò quelle parole con voce bassissima, rotta dal pianto sommesso al quale non permise nemmeno di arrivare agli occhi. Appoggiò la testa sul petto del fratellino e chiuse gli occhi per qualche minuto, continuando ad ascoltare il suo respiro e i battiti regolari del suo cuore. Sentì le dita di Izuna premere sulla sua nuca. 
  -Che succede, Maddy? Non riuscivi a dormire? Stai male?-
  -Un po'.-
  -Ti posso aiutare?-
  -Sì-
  -Cosa posso fare per te, fratellone?
  - Esistere, va più che bene.-
  
Madara non parlò più, serrò gli occhi ancora di più e deglutì rumorosamente. 
Itachi uscì dalla sua stanza quando era già giorno inoltrato. Sasuke era ancora spiaccicato sul letto a dormire. Era incredibile il fatto che nel sonno non cambiasse quasi mai posizione. Dormiva con una compostezza surreale senza produrre un minimo rumore come russare o parlare nel sonno. Il fratello maggiore , dopo aver passato un quarto d'ora in bagno , si vestì . La dependance era un vero e proprio appartamentino . L'entrata era chiusa da un'ampia vetrata che dava a coloro che provenivano dal giardino, la possibilità di vedere alla,interno della stanza. Itachi si sedette sul divanetto che aveva avuto modo di apprezzare la sera prima. Puntò lo sguardo verso il giardino ben curato. Incrociò le braccia al petto e poggiò la schiena sulla pelle morbida della sua seduta. Faceva freddo e i riscaldamenti tardavano ad andare in funzione. La sua attenzione fu attirata però dallo squillare del cellulare.Itachi rispose immediatamente dopo aver visto il numero.
  -Pronto, in cosa posso esserle utile?-
  -Parlo con il servizio in camera? -
  -Beh non proprio, ma sono comunque a sua disposizione.-
  -Allora richiederei la sua presenza, se possibile.Sono nella stanza di una vecchia donna defunta. Mi annoiò e non poco. Mi farebbe compagnia?-
  -Al momento sono libero,ho tempo per lei .Accetto.-
  -La aspetto.-
  "Chiamata terminata" fu la scritta che prese campo sul display del cellulare. 
Itachi compose un SMS e lo inviò al cellulare di Sasuke che squillo poco lontano. 
Il ragazzo entrò nella villa vera e propria passando dall'interno della dependence. Salì le scale e si diresse verso la stanza un tempo occupata da sua nonna. Bussò sulla porta chiusa. Batté tre leggeri colpi. Sentì il rumore della chiave che fece due giri nella toppa. La porta si aprì lentamente e dietro di essa apparve il volto di Mal. 
 -Alla fine ha accolto la mia richiesta. -
  -Non potevo lasciarti sola , preda di un pericolo simile.-
Mal appoggiò l'indice teso sulle labbra.
  -Piano, ho già sentito il rumore di passi .-
  -Forse un fantasma.-
  -Qualcosa di simile.-
Itachi entrò in quella stanza con il permesso della donna. Mal lo osservò dalla testa ai piedi quasi cercasse di imprimersi un ricordo nella mente di quella precisa immagine.
  -Parlavamo di situazioni da vivere in due e due soltanto. Sembra che l'attesa sia finita.-
  -Non è durata poi molto.-
  -Ma le aspettative sono alte comunque.-
  -E io non deludo mai.-
  -Solo parole?-
-Non credo che servano ancora no?-
-No, non servono affatto.Anzi danno parecchio fastidio, in quanto sono del tutto inopportune.-
 
E difatti Itachi lasciò che fosse la sua passione , il suo istinto a parlare al posto della sua voce. Avvicinatosi a lei non esitò a prendere possesso di quelle labbra che a lungo aveva osservato, immaginando il momento in cui le avrebbe baciate. Il fuoco che ardeva all’interno del suo corpo, rendeva ogni gesto brusco, troppo  coinvolto. Una volontà istintiva, irrefrenabile lo guidò a condurla fino al morbido letto, obbligandola a precipitare dolcemente tra le lenzuola stropicciate . Si impose su di lei che però non fu mansueta da lasciarlo imperversare sul suo corpo. Quell’opposizione insistente continuò a manifestarsi con morsi e graffi in piena antitesi con conseguenti leggeri baci e carezze. L’uomo  e la donna, il bianco e nero, il positivo e il negativo da sempre sono in antitesi  e da sempre formano l’universo perfetto della contraddizione. Che cos’è l’amore fisico e quello del cuore se non un attrarsi e uno scontrarsi di mondi antitetici? 
 
Il telefono dell’ufficio di Madara squillò più volte. Rispose Obito che, sveglio da poco, si trovava per il corridoio. 
-Pronto?-
-Sono Rasetsuya Tenzen e devo parlare con Madara.-
-Non è disponibile.-
-E’ molto importante.-
-Come il pugno che gli hai rifilato ieri?-
-No , molto di più. Voglio un dialogo civile.Passamelo.-
-Spiacente ma non ci credo.-
 
Obito riattaccò e si allontanò di qualche passo.
Il telefono tornò a squillare, ancora una volta. 
 
-Sono Rasetsuya. Passami Madara o telefonerò ogni tre secondi.-
-Si può sapere che cazzo vuoi?-
-Devo discuterne con lui. -
-Fanculo Tenzen!-
 
Madara sbraitò dal piano di sopra.
-Ma chi cazzo è che chiama ogni cinque secondi?-
Obito rispose gridando allo zio e riattaccò.
-Quella stronza di Tenzen.-
Madara si precipitò lungo le scale come se dovesse correre una maratona . 
-Passamela !-
-Ho riattaccato.-
-MA SEI SCEMO?-
Il telefono suonò ancora e Madara , scansando Obito, rispose.
-Qual buon vento tesoro.-
-Non chiamarmi così che torno a darti un pugno. -
-Come mai mi stavi cercando? Vuoi tornare eh!-
-No, rivoglio la mia macchina. Dove l’hai nascosta?-
-Perché la vuoi così tanto?-
-Ho bisogno di un mezzo per spostarmi, Madara. Odio quelli pubblici.-
-Sì, ma potresti comprartela no?-
-No. Oltre al fatto che sono al verde , quella è la MIA macchina.-
-Come mai ci tieni così tanto?-
-Lo sai.
-Dimmelo. Vediamo se riesci a mentirmi.-
-Lo sai. Non intendo dirtelo ancora. -
-Io ci tengo. Me lo devi per avermi rotto il naso.-
-Ti ho rotto il naso?Auch!-
-Sì , mi hai fratturato il setto nasale.-
-Mi dispiace così tanto! Spero ti faccia male.-
Le uscì una risata , senza che potesse controllarla. 
-Siamo pari. Quelli del ristorante, chiamando la polizia , mi hanno fatto incontrare Tobirama. -
-Ahahahah Che sia lui la tua nuova fiamma?-
-Ho spento il fuoco da un po’, Madara e piuttosto di stare con quello , me la cucio.-
-Io te lo riaccenderei in tre secondi. Lo sai. -
-Non farti i film. Vengo solo per la mia macchina e me ne vado.-
-No, almeno resta a pranzo, e a cena, o mi offendo.-
-Cosa credi che me ne freghi del fatto che ti offenda? Forse resto perché voglio vedere tuo fratello e chiedergli scusa.-
-Per cosa? -
-Lo sa lui. Aspettami , arrivo tra un’ora scarsa.-
-Sì sì , ovvio che ti aspetto, tesoro.
-Non chiamarmi così.-
 
Rasetsuya riattaccò e si preparò per raggiungere la casa di Madara. Era uscita da poco dalla centrale di polizia. Hashirama l'aveva riaccompagnata a casa quattro ore prima , dopodiché lei si era coricata un po' così come si trovava. Era stanca, ma sapeva di non aver tempo da perdere dormendo. Così si era alzata e aveva deciso di chiamare  quel numero che aveva impresso nella memoria più del proprio. Fu il primo che aggiunse al suo caro Nokia 3310. Ora che ci pensava, quel telefono c'era ancora, in giro per casa. Oramai non serviva più, era giunta l'era del touch screen, dello smartphone con cui si può fare ogni cosa, dal navigare su internet, a giocare, a modificare immagini. Il passato dovrebbe fare quella fine: smettere di servire, di essere utile, ma per i sentimenti la legge non funziona e questo la rende inutile. Uscì di casa dopo aver sistemato la sua immagine più del solito.
 
Lo scroscio dell'acqua le impediva di sentire i rumori che provenivano dall'esterno della stanza. Teneva gli occhi chiusi mentre il calore dell'acqua le accarezzava il volto e il corpo. Massaggiava i lunghi capelli castani che, bagnati, aderivano alla pelle del suo corpo. L'odore dello shampoo e del docciaschiuma si erano uniti in un'unica splendida fragranza.  
La porta si aprì un pochino.
  -Itachi, sei al cesso?-
Chiese Sasuke  facendo capolino dalla piccola apertura. 
  -Ti stai lavan.....-
Con tono più basso affermò :
  -Oh cazzo...wow! Questo sì che è culo.-
Entrò all'interno della stanza , mentre quella Mal , la donna di suo fratello, si lavava senza accorgersi minimamente di nulla. L'istinto di un sedicenne maschio in piena tempesta ormonale è difficile da domare, soprattutto per il sedicenne stesso che il più delle volte decide di dargli libero sfogo.Chiuse la porta dall'interno, a chiave. Senza ritegno si avvicinò alla vasca, coperta dalle tendine impermeabili, che lasciavano uno spiraglio per poter ammirare il corpo nudo, ma soprattutto formoso e perfetto di Mal.Era arrivato ad un paio di passi dalla destinazione quando sentì due colpi alla porta e la voce del fratello, suonare inconfondibile. 
 
  -    Mal, sei lì dentro?-
  Sasuke rimase interdetto, guardandosi intorno. Che fare in quel momento ?Se Mal lo avesse sentito sarebbe scesa dalla vasca o comunque avrebbe spostato la tenda e lo avrebbe visto. Ci avrebbe fatto la figura del morto di figa che non ha mai visto una donna nuda. Mal chiuse l'acqua e Itachi tornò a chiamarla. Sasuke intanto si era cacciato all'interno dello stanzino della lavatrice, usato anche come ripostiglio per asciugamani e affini. 
  -Sì sono qui.-
- Ok,scusa il disturbo, Mal.-
Un attimo di silenzio.
-Chiamo mio fratello intanto. Doveva scrivermi ma ancora non mi ha risposto all'SMS.-
  -Ti preoccupi sempre per lui eh?-
  -È un moccioso che adoro.-
 
Sasuke non aveva tanta voglia di pensare alle parole del fratello. Stava cercando di disattivare la suoneria del cellulare, la chiamata arrivò prima del dovuto e partirono le prime note di Everything about you dei three Days Grace. Durò poco e gli altri non se ne accorsero. Sasuke riprese fiato e quasi si rilassò ma sentì i leggeri passi di Mal avvicinarsi allo stanzino buio e grazie al cielo, privo di finestre. Era completamente nuda mentre apriva la porta alla ricerca di un asciugamano. Sasuke si rannicchiò sotto la mensola degli asciugamani che faceva angolo con la parete dietro la lavatrice.Sudava come se fosse in una sauna, ma non sapeva il motivo preciso di quella reazione. Sudava per colpa del magnifico corpo nudo di quella donna meravigliosa oppure perché aveva paura di essere scoperto? Forse più la prima.
Dopo aver preso un asciugamano, Mal se lo avvolse addosso e si avviò verso la porta. La provò ad aprire, ma era chiusa a chiave. Si stupì di averla chiusa in quel modo ma poi non ci rifletté più di tanto . Raggiunse Itachi all'esterno.
  -Sicuro che non ci sia tuo fratello in giro?Saremmo dovuti rimanere nella stanza della nonna .-
Mal ridacchiò divertita dalla situazione.
  -Non è qui nella dependance e non mi risponde al telefono. Non credo che però sarà molto lontano. Sei pazza? Usare lo stesso bagno di Madara ? Meglio di no.-
  -Ah, lo spettro di stamattina. -
Sasuke aprì la porta del bagno e la richiuse subito dopo, come a far sembrare che fosse appena entrato. Uscì dal bagno dopo due o tre minuti, fingendo uno sbadiglio. 
  
  -Buongiorno gente. -
  -Sasuke, dove ti eri cacciato?-
  -Ero andato a pisciare, perché?-
Itachi lo guardò bene , non sembrava appena sveglio e indossava già i pantaloni del vestito, e non riuscì a trattenere una risatina. Aveva capito tutto.
 
  Izuna si era svegliato, e ,vestito di tutto punto,  era già nel soggiorno ad attendere l'arrivo di Rasetsuya. Madara scese le scale in quel momento. Sul volto aveva un'espressione compiaciuta e stranamente allegra. La porta si aprì e da essa entrarono Obito e Rasetsuya. 
 
  -Ve l'ho portata. Ora sparisco, proprio non la sopporto.-
  -Non ti scomodare, ragazzino.Voglio le chiavi dell'auto e ..-
Rasetsuya corse da Izuna come una bambina. Lo abbracciò forte riempiendogli il viso di baci. 
  -     ..questo cucciolo! Il mio Izu!! Come stai?-
  -    Tanto tanto bene adesso, Tsuya-nee!! È da un sacco che non mi abbracci. Mi sei mancata!!Rimani a Tokyo? Dimmi di sì.-
  -Dipende da tuo fratello. Se mi  lascerà lavorare onestamente.-
Sia Izuna che Rasetsuya fissarono Madara, che rispose placido, come se dicesse la cosa più normale del mondo. 
  -Tu hai già un lavoro e si trova nella scuderia degli Uchiha. Avanti, non fare la difficile. So che è quello che desideri,come desideri me. Andiamo, per quanto ancora sfuggirai da te stessa? -
  -Tsk, sta zitto e dammi le chiavi, perché sennò ti rubo il fratello e non te lo ridò più. Ti fai rapire Izuna?-
  -Non lo so. Forse. Ma poi tornerei dal mio fratellone. Non posso lasciarlo solo. -
  -Hai qualcosa che non meriti affatto, Madara. -
Accarezzò il faccino di Izuna ancora una volta, per poi dargli un bacio su una guancia. Madara prese le chiavi della Mazda rx7 e le porse a Rasetsuya. Lei fece per prenderle ma lui tirò indietro la mano. 
 
  -Fino questa sera rimani con noi. Poi ti darò le chiavi.-
  -Posso fare lo sforzo di respirare la tua stessa aria, ma non per molto.Mezza giornata è il mio limite. Lo faccio per Izu.-
 -Grazie Tsuya-nee!-
 
Itachi si congedò dallo zio Madara. Il pallido sole invernale era alto nel cielo e Mal aveva espresso il desiderio di poter essere accompagnata in centro. E soprattutto doveva tornare a casa con il fratello che era in una delle sue fasi di silenzio di protesta.
Una volta arrivati in centro , lasciò scendere Mal . Non si scambiarono che un semplice "ciao" accompagnato però da un lungo sguardo complice. Tornò poi a casa e mentre percorreva le scale Sasuke sbottò.
  -Devo lasciare Sakura.-
  -Un minuto, perchè?
 -Guarda quanti messaggi mi ha mandato.-
  -E tu? Non le hai risposto?-
  -Tu alimenteresti l'ossessione di una stalker?-
Itachi scorse i messaggi sul telefonino di Sasuke. Erano decine di "Dove sei?" , "Mi manchi", "rispondi".
  -È un po' eccessiva, ma ci tiene a te.-
  -Tsk-
 
  -Mi sei davvero mancata. Ma ho ottenuto molto dal tuo lavoro. Immagino che tu abbia dovuto sacrificare molto per raggiungere questo strabiliante obiettivo. Conosco i modi in cui alcune donne hanno il coraggio di agire per sapere tutto quello che vogliono da noi uomini. Ma sappi che in questo momento posso dare il via alla distruzione del nostro nemico. Poche ore ancora e Madara Uchiha non sarà che un debole fuscello da abbattere.-
 
Mal rimase in silenzio.Non trovò nulla di lusinghiero nelle parole di Orochimaru. Su di lei, i complimenti non avevano effetto alcuno. Non aveva bisogno del giudizio degli altri sul suo operato, anche perche lei faceva tutto quello che doveva essere fatto con la massima precisione. Qualsiasi tipo di compito. Qualsiasi.
 
Dopo una cena abbondante a casa di Madara,Rasetsuya si preparò per andare a prendere la sua auto presso la non molto lontana scuderia di casa Uchiha. Madara preferì farla accompagnare da Obito.
 
  -Avrete. modo di fare amicizia,no?-
  Obito e Rasetsuya si guardarono senza rivolgersi una parola.
 -Convinto tu.-
Disse il giovane Uchiha.
 -Andiamo allora. Il tempo di sopportazione è scaduto.- 
Rasetsuya si allontanò stringendo le chiavi in mano, ma Madara la fermò richiamando chiamandola. 
  -Che vuoi Madara?-
 -Tornerai?-
  -Non credo.-
 -Nemmeno per Izuna? Non hai visto come sorrideva?-
  -Lo incontrerà altrove.-
Madara tacque.Non sapeva come controbattere.
  -Anche se qui è più protetto. Forse sì , mi rivedrai.Ma lo faccio solo per lui.-
  -Non ti credo. -
  -Pensa quello che vuoi.-
 -Fiacca opposizione.-
  -Lo so. -
  -Una tesi falsa?- 
  -In parte sì. -
  -Non vuoi ammetterlo eh?-
  -Mi farebbe troppo male.- 
  -Non durerà molto questa situazione,chi è tagliato per qualcosa non riesce a cambiare.-
  Rasetsuya sorrise a Madara e lo salutò con un gesto della mano. Non sapeva come rispondere a quell'affermazione. Insieme ad Obito si recò al Garage che un tempo veniva gestito da suo padre e poi passò nelle sue mani. L'entrata fu di impatto. Troppi ricordi tutti insieme , pervasero la sua mente. Esatto, chi è tagliato per qualcosa, non può cambiare.
 
Era già sera tarda e Madara sedeva di fronte al PC.Osservava lo schermo dello stesso dove si agitavano i pesciolini dello screensaver. Lo aiutavano a pensare quegli animaletti virtuali che si muovevano su pista fissa. Squillo il cellulare e rispose con il suo solito fare annoiato di fine giornata.
 -Pronto.-
 -Buonasera Madara Uchiha. Non riattaccare. La tua presenza è richiesta presso il bar Kuroyami di Shinjuku. Non avvertire nessuno. Vieni solo. Non hai scelta. -
Il tono della voce era irriconoscibile, contraffatto da uno strumento elettronico.
  -Non sono un cretino da cadere in una trappola ovvia.-
  -Non hai scelta. O rispetti le condizioni o qualcuno accanto a te morirà. Quattro persone hanno lasciato la tua casa.Sono quattro persone che difendi. E se morissero?-
  -Dove cazzo sei?-
  -Lontano, ma vedo ogni cosa. Presentati e nessuno si farà male. Voglio discutere con te.-
 -Ammazzarmi?-
  -No. Sono fin troppi i tuoi possibili eredi. Non voglio renderli felici. È solo un normale incontro.-
 -Quando? -
  -Ora.-
Madara riattaccò e uscì in fretta e furia. Ordinò a due dei suoi uomini di tenere Izuna sotto controllo. Si allontanò verso il luogo  indicato da  quella dannata voce, a bordo della sua auto scura che questa volta guidata personalmente.
Una volta arrivato trovò un solo avventore. Nemmeno il barista era presente. L'uomo era vestito completamente di nero con una cravatta viola scuro. I capelli albini legati dietro la nuca in una breve coda. Grossi occhiali rotondi e fuori moda stanziavano di fronte a due occhietti scuri.
 
  Madara si  avvicinò al tavolo dove quello era seduto. L'altro si alzò e spostò la sedia dedicata al suo ospite. 
 
  -si sieda, Madara-san.-
Gli disse con un sorriso sadico. Madara lo fulminò con lo sguardo .
L'altro sistemò un PC portatile di fronte a lui. Avviò due programmi : uno simile ad un lettore video e un,altro di messaggistica.
 
  -Madara-san! È bello rivederti dopo così tanto tempo.-
 -Orochimaru....Hebiyama....-
  -Ti ricordi di me! Molto bene!-
  -Che vuoi da me , bastardo?!-
 -Osservare il tuo volto mentre perdi ciò che più ami. Dicono che un uomo muore non appena gli viene strappato il cuore. Il cuore, che cos'è se non l'insieme di amore e affetto per la famiglia? Se ti strappassi tutto questo, morirai anche se continueresti a respirare. Voglio vedere che cos'è la morte in vita. Vuoi darmi questo onore?Seppellito il tuo nome con immensa gioia. -
  -Non puoi farlo. Io difendo sempre ciò che è mio, dannato cane rognoso!!!!-
  -Ah sì?-
Dal lettore video apparve uno splitscreen di due parti. Sul piano superiore vi era l'interno del garage dove si trovavano Rasetsuya ed Obito, su quello inferiore la stanza di Izuna. Già le guardie che dovevano sorvegliarlo erano a terra. Izuna dormiva come se non potesse accorgersi di nulla.
  -Rasetsuya Tenzen e Obito Uchiha moriranno per colpa di una misteriosa esplosione, Izuna Uchiha morirà di infarto dovuto a chissà cosa. E tu guarderai senza avere il tempo di raggiungere nessuno dei tre.-
  -Prenditela con me , vigliacco! Affrontami! Non farlo con chi non può difendersi!!!-
  -I serpenti agiscono strisciando. Non sono esibizionisti e attaccano a tradimento iniettando un veleno mortale ma invisibile. Ora piangi e muori. Fammi vedere se anche tu puoi disperarti e tremare , Uchiha Madara.-
Oscura come l'ombra, un'esile mano si spostò accanto al collo scoperto di Izuna, la telecamera era sistemata in modo da non vedere in faccia il potenziale assassino. Recava una siringa piena di liquido stretta in un pugno. Sullo split superiore vi era un timer che segnava dieci secondi, che andavano diminuendo.
 
  -Al mio tre sarai morto. 
Uno
Due
Tre. -

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Capitolo 8
*** Fenice ***


-Obito, giù!-
Rasetsuya aveva avvertito pochi secondi prima dell'esplosione l'innesco del primo ordigno. Spinse Obito a terra e si pose sopra di lui a proteggerlo.Non pensò nemmeno alle ragioni di quel gesto , lo fece e basta. La grossa fiammata le lambì la schiena,ustionandola. Volarono pezzi di lamiera, plastica, vetri , tutto quello che faceva parte di quelle auto da corsa che negli anni aveva ammirato. Qualcosa urtò la sua testa e da lì perse conoscenza. Quel grosso Garage divenne un vero e proprio inferno ardente. Obito tossì mentre apriva gli occhi. Aveva un forte dolore al volto. Aveva cozzato contro la pavimentazione abbastanza violentemente. Si voltò identificando il peso che gravava su di lui. Era Rasetsuya, con la testa ferita e un rivolo di sangue che scorreva sulla sua fronte. Loro non si sopportavano, eppure lei lo aveva protetto. Avrebbe dovuto aiutarla ad uscire da quell'inferno e sarebbero stati pari, o forse non sarebbe bastato. Avrebbe riconsiderato il valore di quella donna.
La mano che reggeva il liquido letale che avrebbe dovuto uccidere Izuna, si bloccò di colpo. Sprecò secondi funzionali al suo compito in maniera del tutto insensata . Quel l'assassino stava esitando? Che non avesse il coraggio di togliere la vita ad una persona innocente? Che quel ragazzo così puro, in quell'espressione di angelo addormentato avesse suscitato nel suo cuore il germe del dubbio? Oppure furono dei passi a distrarlo? Distrarlo, o distrarla, perche quelle mani erano affusolate e esili , non potevano appartenere ad un maschio. 
  -Che diavolo è successo qui. Ehi, Izuna!!-
Era la voce di Itachi a rompere il silenzio. La mano sparì dalla visuale. Si sentì un rumore all'altezza della finestra. Il sicario era scappato. Itachi corse ad assistere Izuna. Tentò di svegliarlo, ma non ce la fece. Gli era stato somministrato un sonnifero piuttosto forte. 
  -Sasuke, dammi una mano a spostarlo. Non può stare qui. -
  -Chi è stato?-
  -Non lo so. Ci sono tre morti qui e Izuna da portare all'ospedale. Ma Madara dove è finito?-
  -Peccato che Itachi sia arrivato in tempo. Mi dispiace averti ucciso solo a metà. Tuttavia ho cancellato la maggior parte del tuo passato. Non è il risultato che speravo ma, avrò tempo di rifarmi. Buon proseguimento di serata, Madara Uchiha. Ci rivedremo molto presto. Ah , un ultima cosa, le lacrime ti donano molto.  -
Il collegamento si chiuse. Madara non ebbe tempo di contrastare le parole di quello che era divenuto il suo acerrimo nemico. L'Uchiha afferrò il PC portatile fra le mani, una volta che anche i collegamenti satellitari con le telecamere furono oscurati.  Lo chiuse e lo lanciò in un angolo della stanza. Andò in mille pezzi . Madara non parlò, anzi, si voltò verso l'emissario di Orochimaru e gli sferrò un forte destro, in modo da farlo cadere a terra. Si abbassò su di lui e sfogò tutta la sua rabbia: prese a pugni il volto di quell' occhialuto fino a renderlo una maschera insanguinata. Si fermò solo quando aveva le nocche dei pugni ricoperte di sangue. 
  -Spero che.......questo sfogo......le sia servito ad accusare...il duro colpo della perdita..di un nipote....e della propria donna.-
Madara gli assestò altri due colpi in faccia, ma non riuscì a cancellare quel sorriso di scherno misto a soddisfazione che malsanamente possedeva quel volto tumefatto. L'Uchiha si alzò in piedi e dopo aver scaraventato un tavolo a terra vicino quel bastardo albino,si diresse all'uscita del locale,a passo veloce. Non parlò, non liberò quel grido dell’anima che lo stava lacerando all’interno. Trattenerlo era così difficile da fargli scendere le lacrime dagli occhi. Salì in macchina e accelerò subito, abbandonando il parcheggio di fronte al locale in una frazione di secondo. Si diresse verso il garage in cui si erano recati Rasetsuya ed Obito.  Il traffico non era moltissimo a quell’ora , anche se la città non dormiva mai. Non sarebbe stato difficile imbattersi in una gara clandestina di velocità fra auto o moto, ma fortunatamente ciò non avvenne. Il locale dove Orochimaru lo aveva richiamato era abbastanza lontano dalla scuderia e infatti, quando arrivò, trovò già la polizia. Era impossibile che quegli sbirri da quattro soldi non notassero un evento del genere. Le luci delle loro auto illuminavano la notte in quel luogo, immerso nel cemento della zona industriale della metropoli. A far loro compagnia vi erano i lampeggianti dell’ambulanza  che sicuramente era accorsa lì subito dopo l’esplosione. Madara scese dall’auto lasciando aperta la portiera. Si avvicinò di corsa al luogo dell’esplosione e vide una terza forza al lavoro : i vigili del fuoco che spegnevano le fiamme, o per lo meno tentavano di farlo. Le fiamme che con avidità divoravano ogni singolo centimetro cubo di quell’ambiente che anni prima era praticamente la sua seconda casa. 
-Fermati Madara. Non puoi avvicinarti. -
Intimò secco Hashirama, che era accorso sul luogo appena ricevuta la segnalazione. Le aziende erano ancora aperte da quelle parti e un dipendente della piccola ditta metalmeccanica di fronte allo stabile di Madara aveva dato l’allarme, dopo aver sentito un forte fragore e la conseguente fiammata.
-Lasciami passare, Senju! Devo vedere mio nipote e Rasetsuya. -
-I soccorsi stanno già provvedendo a loro. Non puoi andare a disturbare. -
-Lasciami passare!-
-Non posso!- 
Madara non lo ascoltò e avanzò verso le ambulanze. Una di loro era già chiusa e partiva a sirena spiegata  verso l’ospedale. Sull’altra stavano caricando la barella sulla quale era disteso Obito. Madara si avvicinò a lui mentre i medici gli intimavano di tenersi alla larga. Non era cosciente, ma ancora vivo. Avevano coperto la bocca e il naso con una mascherina trasparente, in modo da costringerlo ad inalare ossigeno. 
-Obito! Obito!! -
-Faccia silenzio e si allontani subito da qui! Stiamo lavorando. - 
Era la voce di una donna piccolina, esile, dai capelli neri tagliati in un caschetto scuro. L’espressione rigida e severa, tipica di una persona che sta svolgendo il suo lavoro e pretende di non essere interrotta.
-Quelle persone sono la mia famiglia! Non può darmi ordini!-
-Noi stiamo cercando di salvarla la sua famiglia. Si allontani.-
Madara era arrabbiato , ma non si oppose alle parole di lei. L’ambulanza si chiuse e partì lasciando solo al lavoro gli agenti dei vigili del fuoco e la polizia che faceva le sue inutili constatazioni. Madara osservò ancora quelle fiamme. La suoneria del cellulare richiamò la sua attenzione. La voce di Itachi lo ammoniva.
-Dove diavolo eri finito? Ho provato a chiamarti ma eri irraggiungibile! E’ successo un disastro!-
-Lo so.-
-Si sono introdotti in casa tua per uccidere Izuna.Tre persone sono morte e per poco anche lo zio Izuna, tuo fratello, ha rischiato di essere ucciso. L’assassino è scappato nelle ombre della notte al mio ingresso, passando dalla finestra. Pensa se non fossi mai arrivato, che non avessi dimenticato il telefono in casa tua! Izuna sarebbe morto! E questo, zio, è solo per colpa tua! Stai trascinando sempre più nel profondo la tua stessa famiglia! Non ti rendi conto che i soldi hanno come contrappeso la vita di coloro che ti circondano?? Dove diavolo sei!?-
Madara non rispose. Non seppe controbattere quell’accusa. Sì, era colpa sua quello che stava accadendo a tutte le persone che avevano occupato un posto privilegiato nel suo cuore . E quello non era che l’inizio. Hebiyama non si sarebbe fermato. Era solo l’inizio di una vera e propria guerra di distruzione totale nei suoi confronti. Il volto di Madara rimase inespressivo , ma le lacrime scesero dagli occhi lucidi a rigagli il volto.
-Sono presso la scuderia, c’è stata un’esplosione. Obito e Rasetsuya sono stati coinvolti. L’ambulanza li ha portati all’ospedale. La polizia si è intromessa e sta facendo le sue rilevazioni. I vigili del fuoco tentano di spegnere le fiamme. -
-CHE COSA? -
-Esatto. Proprio così.-
-E tu lo dici con tutta questa calma?-
-Che cosa potrei fare?-
-…Non ho parole. -
In sottofondo alla voce di Itachi si sentì quella di Sasuke.
-Izuna si sta svegliando, fratello.-
-Bene.-
-Quel bastardo mi sta chiedendo pure quante volte sono stato a pisciare ieri.- 
-E’ normale. Non sarebbe un Senju.-
-Tra poco lo mando a fanculo.-
Madara prese parola furibondo.
-Che cazzo hai fatto? Hai chiamato la polizia in casa mia??-
-Certo, zio. Mi sembra il minimo. Se tu vuoi mandarci tutti a morire, fa pure. Io troverò il modo per difendere le persone a me care e seguirò i miei metodi. -
-Sei uno sprovveduto, ragazzino. Ci stai facendo infossare nella merda, ancora di più. La polizia non risolve nulla! Trova solo problemi. Queste sono questioni che vanno sistemati con la vendetta! E la mia vendetta sarà terribile. Sono io il capo famiglia e proteggerò chi mi sta attorno come ho sempre fatto. -
-Porta altra morte sulle nostre teste. Quello lo sai fare bene. E ora ti saluto. Ho da fare.-
Madara lanciò a terra il suo I-Phone che si fece in mille pezzi.
 Si mise le mani fra i lunghi capelli e cadde in ginocchio, di fronte quell’ampio garage che bruciava senza volersi spegnere. Lanciò un lungo grido. Era proprio quello dell’anima. Le parole di Itachi suonavano vere e per questo dolorosissime. Come mille lame di lancia gli perforavano il cuore. Pianse come non faceva da tempo un po’ per ira, un po’ per disperazione. Nessuno sembrava vederlo, nessuno si fermò a chiedere come stesse o se avesse bisogno d’aiuto. Tutti sapevano che quello era Uchiha Madara, quel poco di buono che si arricchiva con affari illeciti. Quel verme che campava di rappresaglie, furti, traffici di droga, omicidi, intimidazioni. Tutti lo sapevano, peccato non avessero prove di dimostrarlo. La disperazione della feccia è feccia. Non è condivisa dagli altri. Come se la purezza dei sentimenti di una persona che ha sbagliato non abbia lo stesso valore di quella di chi non è stato mai tentato dalla vita. Nessuno lo aiutò a sollevarsi, lo fece da solo . Le lacrime si erano rapprese sulle guance ormai, asciugate dal calore del fuoco e impastate con la cenere alzata dall’incendio, portata sul suo viso dal fumo scuro che prendeva il posto delle fiamme. Si avviò verso la sua macchina. 
Hashirama lo fissava, stupito da quella freddezza che caratterizzava di nuovo i suoi movimenti. Madara non parlò, non gli chiese nulla. Chiuse la portiera e con lo sguardo freddo e fisso di fronte a lui, girò la chiave e accese il motore. Partì , veloce ma non troppo, alla volta dell’Ospedale centrale di Tokyo.  Arrivato lì, si fermò dapprima presso i bagni dedicati al pubblico e si deterse il viso dal fumo e dalle lacrime rapprese. Si guardò allo specchio, un misero tondo tagliente attaccato su a caso, senza nemmeno una cornice. Gli occhi grandi non erano più lucidi. Si sistemò il ciuffo asimmetrico che gli copriva l’occhio destro. Uscì dal bagno e con lentezza si fermò presso l’accettazione del pronto soccorso. Chiese informazioni di Rasetsuya e di Obito. La donna era ustionata seriamente lungo la schiena  e nella parte destra del corpo, nonché era stata intossicata dal fumo dell’esplosione.Accusava un trauma cranico che avrebbe necessitato diverso tempo per andare a posto, ma i medici assicurarono la sua reversibilità. Obito invece non aveva portato lesioni esterne, tranne qualche contusione, ma aveva aspirato anche lui il fumo che lo aveva intossicato fino a farlo svenire . Il problema era risolvibile e non troppo grave. Molto probabilmente si era già svegliato. Decise quindi di andare da lui. Si fece indicare il reparto dove lo avevano portato e si presentò lì. 
-Zio…-
-Obito. Vedo che ti sei svegliato. Non osare muoverti da quella posizione. Stai giù . -
-E’ una scena nostalgica eh?-
-E’ qualcosa che preferirei non vedere più.-
-Rasetsuya? Come sta? -
-…Ha accusato un trauma cranico e ustioni abbastanza serie su buona parte del corpo. -
-L’hai vista? -
-No. Non ancora.-
-Mi ha salvato la vita. Mi ha protetto. Vorrei vederla al più presto.-
-Quando diranno che potrai farlo, ti alzerai e la vedrai. Da dove nasce tutto questo affetto adesso?-
-Voglio solo ringraziarla.-
-Lei è così. Lo rifarebbe anche se non le dicessi nulla.Parla l’esperienza personale.-
-Io sto bene, zio. Mi riprenderò. Ora credo che lei abbia più bisogno di te, e che tu abbia bisogno di lei. Non mi piace il tono che stai usando. Non mi dà fastidio, ma so che non indica nulla di buono.-
-Non c’è niente di buono infatti. E’ ora di riaprire i contatti con loro. Li andrò a cercare.-
-Molti hanno lasciato Tokyo.-
-Beh? Che credi che mi ci voglia ad attraversare tutto il Giappone? -
-Sono anche fuori. Il bombarolo è arrivato in Iraq.-
-Al Qaeda l’avrà assunto. -
-Sono sicuramente passati da lui.-
Sedeva di fronte la finestra della sua stanza. Annoiata fissava le auto scorrere sulla strada. Era già prima mattina e non aveva ancora la lena di prendere sonno e riposare sul serio. Si stancò di subire passiva la realtà di quella mattina . Al centro di quell’ampia stanza, era posta un’arpa celtica. Sorrise debolmente osservando quello strumento. Poche sere prima si era fatta conoscere come Maleficent, un’emergente cantante rock mentre in realtà era appassionata della soave musica del più nobile strumento a corde. Non che il rock non le piacesse, anzi, però l’arpa era la sua passione da sempre.  Almeno una volta al giorno si ritrovava a pizzicare quelle corde in modo da produrre un’armoniosa melodia che avesse reso l’atmosfera decisamente più gradevole rispetto a quella dettata dal silenzio della realtà. La musica, la regina delle arti , quella con il più potente carattere rievocativo non poteva che essere l’unico sfogo della parte vera della sua anima. Quella mattina non potè però applicarsi in quel passatempo che adorava. Qualcosa le bloccò le dita proprio mentre stava per iniziare a suonare. Un pensiero, un ricordo. Qualcosa che sarebbe rimasto chiuso nel suo silenzio.  
La differenza tra quello che voleva mostrare e quello che effettivamente era , iniziava ad essere più difficile da gestire. 
Si allontanò dallo strumento e prese in mano il cellulare. Compose un numero e chiamò.
  -Sasuke!-
  -Come stai , zio?-
  -Un po' stordito, quanto ho dormito? -
 -Probabilmente  quattordici ore, o giù di lì . Ti sei fatto una bella dormita eh? -
  -Mi devo essere addormentato mentre guardavo un film dal PC. Eppure non avevo sonno, sai? -
  -Tranquillo, può succedere. Tante volte nemmeno io mi accorgo quando mi addormento davanti al pc, soprattutto quando mi guardo i film che mi consiglia mio fratello. Spionaggio. Che palle!-
  -Immagino. Ahahah. Io guardo solo cose abbastanza movimentate, così non mi addormento, oppure mi sorbisco le commedie romantiche. Mi piacciono, sai?-
  -Ahahaha ma dai. Quelle sono da donne. -
  -Ma non è vero! Ogni tanto ridere un po' fa bene e poi è bello vedere la gente innamorata che fa la pazza. -
  -Pensa ad innamorarti tu , piuttosto. -
  -Io. No. Non potrei nemmeno.-
  -E perché?-
  -Non posso dare nulla ad una donna.-
  -Hai un cuore,basta quello.-
  -Non ti facevo così romantico,Sasu.-
  -In effetti sto male.-
  -Cos'hai?-
  -Non ne ho idea, ma qualcosa non quadra.- 
Izuna scoppiò a ridere , convincendo Sasuke a rispondergli con un sorriso anche se debole. 
  -Non potrà sentirla. È ancora priva di conoscenza. Il trauma non è gravissimo ma è comunque serio. Ci vorrà del tempo, prima che torni a stare bene, ma il danno è completamente reversibile. -
La dottoressa era una donna non proprio giovanissima. Il volto meraviglioso era contornato da due lunghe ciocche di capelli lunghi e biondi. La sua voce era severa. Il tono basso e risoluto, ma gentile. Madara non disse una parola, ma si avvicinò al letto in cui giaceva Rasetsuya. Si sedette sulla seggiola vicino al letto che di solito veniva occupata dai parenti del paziente. Allungò la mano verso quella di lei e la strinse debolmente.
  -Se fossi sveglia , mi allontaneresti. Mi diresti che ti faccio schifo, e mi manderesti via. Non mi ascolteresti nemmeno un secondo e mi rideresti in faccia se ti dicessi che ti amo. Dal tuo punto di vista sarebbe anche molto giusto. Ti ho fatto del male, ti ho ferita nel corpo e nell'anima solo perche non volevo ti allontanassi da me. Ho bisogno di te per vivere. Non sono giustificabile, ma provo a salvare lo stesso quello che c'è tra noi, perchè c'è e anche tu lo sai. Lo sai come è vero che il tuo cuore batte. Lo sai perché la tua anima è mia e la mia tua da sempre. Questo tuo orribile sonno forzato, è per assurdo l'unico momento in cui posso toccarti ,in cui posso parlarti . A che punto siamo arrivati, io e te? Avevamo giurato di poter superare tutto insieme, e invece ci siamo separati . Ora siamo diametralmente opposti, o meglio, tu vuoi che sia così. Sono dannoso per te, l'ho visto oggi, ma chiamalo egoismo,chiamalo manifestazione del mio ego smisurato, ma io non voglio allontanarmi da te. Non voglio lasciarti andare con la consapevolezza di non rivederti. Sono uno che non si arrende se c'è ancora qualcosa da salvare.-
Madara portò la mano di lei sulle sue labbra. La baciò più volte, mantenendo gli occhi chiusi. 
  -Io li ammazzerò tutti. Uno dopo l'altro, senza lasciare superstiti. Voglio tutte le teste delle persone che hanno anche solo ascoltato le parole di quel viscido bastardo , che orchestra ogni cosa nell'ombra. Risveglierò tutto quello che avevo sepolto dopo la tua partenza e tornerò come ero prima. Partendo ti sei portata via la parte combattiva di me. Ho smesso di lottare e mi sono adagiato su quello che avevo. Mi sono accontentato,e accontentarsi è un grave errore: si diventa mediocri. Io sono il massimo, solo con te al mio fianco e tale voglio rimanere. Non importa quanto ti opporrai alla mia decisione, ma io non ti farò allontanare. Pagheranno molto caro il tentativo di rubarmi Izuna. Sì, Izuna, Tsuya!! Volevano toglierci Izuna, ucciderlo come un cane malato. Ora non puoi sentirlo, ma farò in modo che appena sveglia tu te ne renda conto! -
Si alzò e posò un bacio su una sua tempia , per poi sfiorarle le palpebre con le labbra, per poi lambire la sua bocca. 
 -Ti verrò a trovare tutti i giorni. Aspetterò il tuo risveglio con ansia. Voglio rivedere la mia Folgore illuminare la notte di Tokyo, e questa volta sono certo che capirai che cosa deve essere fatto.-
Le diede un bacio sulle labbra , per poi rimanere a fissare il suo sonno per qualche altro minuto. Un sorriso puro gli curvava le labbra.Le lasciò la mano e si allontanò camminando all'indietro, in modo da poterla guardare il più possibile. Chiusa la porta si congedò dalla dottoressa, ma anche stavolta non le chiese il nome.
 -Quindi Itachi, nostro zio è un boss della mala che gestisce con minacce e intimidazioni una buona fetta delle attività commerciali  di Tokyo.  Non so tu, ma io mi sento completamente smarrito e sì, lo ammetto, sono incazzato nero, Itachi. Come cazzo ti sei permesso a tenermi all'oscuro di tutto? Eh?? Io che credevo lavorassi onestamente, vengo a sapere che tu partecipi ad un'organizzazione mafiosa! Incredibile..Tu eri il mio idolo, il mio modello, e ora scopro che sei un criminale come tutte le persone che fino ad ora ho amato e rispettato!!-
-Ascolta Sasuke..-
  -No!!Ascoltami tu, cazzo! Non hai il diritto di interrompermi. Io ti ho sempre detto tutto, parlato di ogni cosa, mentre tu mi hai nascosto ogni tuo singolo particolare! È questo volermi bene, per te??Ingannarmi?-
  -Sì.-
 -Meraviglioso!-
 -Come ti senti ora?Stai meglio a sapere che la tua vita potrebbe essere in pericolo ad ogni tua mossa? Stai meglio a sapere che la tua famiglia è costituita da ladri di auto, trafficanti di droga, cravattini ed assassini?-
  -Sono arrabbiato perché tu mi hai taciuto la verità, non per il fatto in se. Sei mio fratello e mi hai insegnato a vivere. Non me ne sarebbe fregato niente se avessi saputo da sempre come ti guadagnati da vivere. I soldi si fanno in tante maniere, ma l'affetto che si dona ne conosce solo uno. Sei un cravattino? Chi mi prepara la colazione la mattina facendo attenzione a offrirmi sempre quello che mi piace? Sei un assassino? Chi mi raccontava le favole da bambino quando non riuscivo a dormire?Sei un ladro? Chi mi ha sempre difeso a costo di tradire il suo bisogno di sincerità con se stesso? Chi mi ha amato più di se stesso? Sei tu , nii -san! Non importa quanti errori tu abbia fatto...-
Sasuke cercava di trattenere le lacrime, era sconvolto, e allo stesso tempo si sentiva più vicino a suo fratello. Lo abbracciò, per affondare il volto nella stoffa del maglioncino indossato da Itachi. Itachi lo strinse, socchiudendo gli occhi e sorridendo.
  -..sarai sempre l'esempio di uomo che io voglio essere. Non so come fai, con tutti i tuoi problemi, a sopportare ogni mia lamentela, ogni stronzata che mi fa incazzare.
 -Otouto, se non ti sopportassi, che senso avrebbe il fatto di essere il fratello maggiore? I fratelli maggiori però dovrebbero essere un buon esempio...ed io...-
  -Fai silenzio! Per me lo sei e quello che gli altri possono pensare non mi interessa. -
 -Molte cose cambieranno Sasuke. Non farò lo stesso errore di Madara con Izuna.-
  -Errore dici? Io la penso come Sasuke.-
  -Izuna!-
  -Eravate così intenti a disperarvi e a compatirvi che non vi siete accorti nemmeno di me. Vi ascolto da un po'. -
  -Questa sì che è una sorpresa!-
  -Credevate davvero che io non sapessi nulla della vita di mio fratello? Credete che io non abbia sofferto del fatto che lui abbia sempre preferito tacere la verità con me? Ho sempre sperato che prima o poi avesse avuto il coraggio di dirmi tutto. Ma poi ho capito che il vero coraggio lo aveva nel mentirmi dolcemente, guardandomi negli occhi. Non è facile dire menzogne a chi si ama. Lo ha fatto lui, lo ha fatto Tsuya-nee ed Itachi. È l'ennesima prova d'amore che una persona può portare a chi ama, una fatica insostenibile e dolorosa, solo per allontanarci dal pericolo, Sasuke. 
Vi prego, non dite nulla a Madara. Non voglio che sappia che i suoi sforzi siano stati vani. -
-Voglio cambiare le cose, Izuna. I metodi di Madara portano solo a rischiare di perdere tutto quello che ci è più caro. Non possiamo seguirli.Non sono disposto a rinunciare alla salvezza di coloro che amo.-
 -In questi anni, ho appreso che la vita è una vera e propria guerra dove il più forte vince e distrugge il più debole. Madara ha subito una piccola ma bruciante sconfitta dal quale risorgerà più forte e così dovremmo fare noi. È l'occasione buona per riorganizzarsi. Itachi, credi che scappando  affidandoci ad un codice etico scritto da altri, riusciremmo a sfuggire dalle grinfie di gente che ci vuole morti? Vuoi abbassare la testa a loro? Vuoi passare da lupo ad agnello? Vuoi immolarti per salvare Sasuke? Non pensi che tuo fratello soffra  la tua morte più della propria? 
Al pensiero di perdere Madara, io preferirei cento volte rischiare difendendo il più possibile il tempo da spendere con lui. Nessuno può toccare mio fratello. E io voglio combattere per quel poco che posso fare per fare in modo da proteggerlo dai suoi nemici, e a volte da se stesso. Itachi, pensa prima di abbandonare questa famiglia. Qui non sei solo. Hai più possibilità di tutelare Sasuke con il nostro aiuto. Da questa realtàin cui siamo cresciuti, non si esce se non morti, e io non voglio perdere uno dei miei nipoti.-
  -Izuna-san, io non abbandonerò nessuno, ma manterrò i miei metodi.-
  -Va bene così Itachi. -
Un'officina meccanica nei pressi di Kyoto. Il rumore dell'avvitatore in funzione, il cadere di un pesante pezzo di lamiera.
  -Questo rudere ha bisogno di essere ricostruito da zero.-
 -Non bestemmiare. Le americane degli anni Ottanta avevano un'accelerazione che le nuove lattine non posseggono più da un po'. Non paragoniamo la vecchia Impaler alla Skyline, per favore. È proprio nel perdurare nel tempo, che il valore di una cosa si manifesta. Ciò che dopo trent'anni continua ad essere il meglio assoluto, è arte, raffinata , eterna e sempre attuale.-
  -Maestro! Il telefono. Dice sia importante.-
  -Chi è?-
  -Uchiha....-
  -Madara?-
  -S-sì-
-Passamelo. -
  -Subito!-
  -Madara Uchiha, sei di nuovo interessato alla mia collezione?-

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Capitolo 9
*** Lo Scorpione Rosso ***


 
 
Aveva ben in mente il motivo di quell’inquietudine. Il tumulto che sentiva dentro la destabilizzava. Cercava di arginarlo, ma non riuscì a contenere quella volontà di raggiungere l’auto e correre in direzione di Shinjiku. Stranamente il sole illuminava quel pomeriggio. Il traffico era sempre serrato e fu abbastanza complicato trovare un parcheggio . Scese dall’auto e chiamò quel numero , con la speranza di ricevere una risposta. 
-Pronto?-
-Sto raggiungendo il parco di Shinjiku Gyoen. Sei disponibile a raggiungermi?-
-Un parco? Come mai una meta così tranquilla e ordinaria?-
-La compagnia deve trasformarla in straordinaria, non sei d’accordo?-
-Vedi di aspettarmi lì, sono presso il quartiere Shibuya, non mi ci vorrà molto ad arrivare. Non ho impegni. -
-Ti aspetto!-
Fu molto complicato mantenere a freno l’entusiasmo, ma lei riuscì a contenersi e a mostrare sempre quel lato controllato di se. Non voleva perdere il controllo e si aiutava a rimanere con i piedi per terra, ricordando perfettamente la sua posizione. 
 
Dopo essere stato a far visita a Rasetsuya e Obito, Madara uscì dall’ospedale durante il tardo pomeriggio. Nella notte avrebbe dovuto percorrere la bellezza di cinquecento chilometri di autostrada o giù di lì per arrivare a Kyoto nella prima mattinata del giorno successivo. Aveva appuntamento per mezzogiorno, ma Madara preferiva l’anticipo . Chiamò Itachi ma non ricevette risposta alcuna. Passò quindi al piano B e contattò il piccolo Sasuke. Sasuke gli somigliava molto, molto di più rispetto ad Itachi. Aveva come lui un temperamento impulsivo e decisamente molto più pratico. Nel tempo che aveva passato con suo nipote più piccolo, aveva compreso che quello sarebbe potuto essere il suo unico degno erede.  
Arrivò a casa e chiamò dal telefono fisso. (Durante il viaggio verso casa aveva cercato il cellulare ma senza successo, si ricordò solo dopo essersi incazzato per averlo dimenticato, che lo aveva distrutto la notte dell’esplosione. ) 
-Sasuke! Non dirmi che hai da fare , perché la tipa rosa puoi sbattertela anche domani.-
-Buonasera anche a te zio.-
-Vieni a casa mia. -
-Che dovrei fare?-
-L’ho già detto. Vieni a casa mia. Io sono fuori per una giornata e ho bisogno che qualcuno stia con Izuna.-
-Mi lasci la villa. Wow.-
-Non sarai solo, vedi di non portarti la troietta, e soprattutto occhio a mio fratello.-
-Posso resistere senza. Fammi venire a prendere.-
-Ti mando qualcuno.-
-Obito?-
-Esce domani pomeriggio.-
-Mi mancava. Mi sento male se non posso infierire gratuitamente su qualcuno.-
-Scommetto che anche a lui manca risponderti. Ma si rifarà. Comunque stai molto attento ad Izuna. C’eri anche tu quella sera e sai che cosa potrebbe succedere.-
-Per gente come noi è normale rischiare il culo ogni sera no?-
-… Mi sembra inutile nasconderti i motivi.Ho molti nemici e si stanno risvegliando uno dopo l’altro. Ora è toccato ad Hebiyama, non mi sorprenderebbe di vedere anche qualche rivendicazione da parte degli Shimura. Sto cercando di acquisire una buona difesa, ma per raggiungerla dovrò spostarmi spesso. Il brutto sarà oggi, da domani già sarete in due. Sanno dove possono attaccarmi, ma questa volta non cadrò nella loro trappola.Ho deciso di dare il via ad una guerra vera e propria. Una guerra di distruzione. Non accetterò compromessi. Sarà morte per ognuno di loro.-
-Progetti una vendetta? -
-Sì, perché vorresti partecipare attivamente?-
Madara lo tentò. Era l’occasione buona per farlo diventare un Uchiha in piena regola. Itachi non l’avrebbe mai lasciato agire, ma sarebbe stato stupendo se Sasuke si fosse opposto al fratello, anche di nascosto.Itachi si sarebbe trovato di fronte al fatto compiuto e avrebbe dovuto approvare le modalità d’azione di Madara.
-Non mi è mai piaciuto stare a guardare, Madara. Non voglio solo fare il palo o difendermi. Voglio combattere.-
-Dai tempo al tempo. Troverò un buon ruolo da affidarti. -
 
Aveva chiamato a casa , ma non ricevendo alcuna risposta, fu costretto a sentire il fratello minore attraverso il cellulare. Madara gli aveva chiesto di fargli un favore e rimanere con Izuna in sua assenza. Perché Sasuke? Madara aveva sicuramente dei progetti per lui e il ragazzo sicuramente li aveva tacitamente accettati. Doveva andare a fondo di quella questione e soprattutto, doveva analizzare anche un altro fatto. Gli occhi di Mal avevano un'altra luce. Itachi era bravo a comprendere lo sguardo delle persone anche senza farle parlare. Era abituato a stare a contatto con persone che rivelavano una verità molto diversa da quella effettiva e così aveva imparato a sorvolare le parole e leggere gli occhi. C’era un velo di tristezza ed inquietudine in quegli occhi di vetro. Questo “Mal” iniziava a pesargli. Dietro quello pesudonimo si nascondeva un nome che lui doveva scoprire. C’era qualcosa che impediva alla donna di rivelarsi . Che lei sapesse molto più di quello che Itachi immaginava sul suo conto? Doveva sapere di più su di lei. Metodicamente iniziò a progettare una vera e propria ricerca. Ordinò rigorosamente i pensieri. Avrebbe cominciato ricercando su internet tutte le notizie relative a Maleficent. Sarebbe uscito tutto quello che la concerneva e soprattutto, sarebbero stati i piccoli dettagli a parlare.Avrebbe poi analizzato ogni informazione possibile anche da giornali e archivi cittadini. Avrebbe svelato la realtà ad ogni costo. Le menzogne durano poco. La sua famiglia era l’emblema dell’effimero del falso. 
 L’amore rende cieca la coscienza, ma il tempo di stordimento è limitato se una mente accorta ne cade vittima. Era ora di fare chiarezza.
 
La strada era scorsa abbastanza bene. Aveva fatto solo due soste durante il cammino, giusto per fermarsi a pisciare e prendere qualcosa da mangiare. Il sole era abbastanza alto. Guardò l’orologio d’oro al polso : segnava le dieci e mezza. La grossa auto era già parcheggiata davanti la saracinesca dell’officina ancora chiusa. 
-Madara – sama, ha bisogno di qualcosa?-
-No no, ho solo bisogno che quello scorpione esca al sole.-
 
Aspettarono un’altra ora abbondante e un giovane operaio aprì la saracinesca. Notò la grossa macchina parcheggiata di fronte ad essa ma non disse nulla e si infilò a passo sostenuto nell’officina. Dopo pochi minuti uscì un ragazzo di media statura, esile , con grandi occhi marroni e scompigliati capelli rosso fuoco. Madara sorrise ed uscì dall’auto.
 
-Passa il tempo e ti trovo sempre uguale, Maestro.-
-Il tempo non spaventa chi vivrà per sempre. Piuttosto, bando ai convenevoli, che cosa ti porta alla mia officina?-
-Ho un’offerta da proporti. -
-Interessante. Entra pure.-
 
Sasori Akasuna, meglio conosciuto come "il Maestro" . Era considerato il miglior meccanico, nella zona di Tokyo. Qualcosa di simile ad una leggenda. Aveva la passione per le auto degli anni Ottanta e aveva messo su strada veri e propri capolavori. La stessa Mazda rx7 di Rasetsuya era stata "ristrutturata" da Sasori. Aveva incontrato Madara quando l'Uchiha si cimentava nei primi furti d'auto . Era solo uno sbarbatello quando Sasori già aveva un'intera "collezione" di auto rubate , trasformate in opere artistiche vere e proprie. Il motore modificato, messo a puntino, potenziato, e la carrozzeria perfetta, priva di graffi e imperfezioni,decorata da complicati disegni che significavano la firma dell'artista. Si era trasferito a Kyoto dopo che gli Shimura distrussero la sua officina. Tre anni fa infatti gli Shimura avevano siglato un accordo con Hebiyama in modo da prendere il controllo sulla zona di Tokyo e lui, che era affiliato a Madara ci era finito in mezzo. Cambiare zona però non aveva sortito l'effetto sperato, infatti da quelle parti non c'era nessuno che apprezzava il suo lavoro, o meglio, nessuno era disposto a pagarlo.Si sarebbe spostato ancora.
Non era legato a nessun posto, poiché completamente privo di anche una parvenza di famiglia. Era cresciuto con sua nonna che però morì quando lui aveva diciassette anni. Furono i servizi sociali a dargli da mangiare finché non comprese come utilizzare il suo talento . Fu Kyomori Tenzen a scoprirlo facendolo iniziare nella sua officina, ma si sa che in questi casi, è facile che un ambizioso allievo, superi , e non di poco, il maestro. Difatti, una volta accumulata la giusta esperienza, Sasori aprì un'altra officina dove iniziò a modificare vecchie auto, trasformandole in vere e proprie opere d'arte. Ognuna aveva la sua particolarità. Oltre che a rendere quei vecchi motori veri e propri bolidi, lui curava molto anche il lato estetico , imprimendo alla carrozzeria disegni particolari che faceva di ogni auto un esemplare unico ed irripetibile. Si procurava la materia prima con furti ad alta velocità rubando durante gli sbarchi presso i porti navali di tutto il Giappone , di auto provenienti dagli Usa.
 
  - Ho bisogno del tuo aiuto, Sasori. Quel bastardo di Hebiyama ha fatto saltare la mia intera scuderia. Non ho più una singola auto da corsa e il giro è praticamente fermo, non potendo fornire ai piloti nemmeno uno straccio di auto.-
  -Mi stai dicendo che quel cane di Hebiyama, si è permesso di distruggere due delle mie migliori opere? E soprottutto...un'esplosione??-
 
Gli occhi di Sasori divennero sbarrati. La sua espressione si irrigidì, mutando la solita aria annoiata in qualcosa di estremamente preoccupante :ira amplificata ai massimi livelli, ma ancora controllata.
  
  -Proprio così. Una fottuta esplosione.-
  -Sai quanto odio le esplosioni. Sono ciò che dispregio di più in assoluto. Il bagliore fulmineo, effimero , che distrugge qualcosa che dovrebbe durare in eterno.-
  -So che odi tutto questo, ed è per questo che ti ho reso partecipe del mio sdegno.-
Madara sapeva dove far leva per convincerlo a collaborare, e insistette su quel punto.
  -So anche come potremmo rimediare, ma solo insieme saremmo capaci di farlo. Guarda qui, e rifatti gli occhi.-
  -Mustang , Chrysler, Chevrolet, Lexus, anno di produzione 1982, 1985,1980....-
Sasori sorrise voltandosi verso Madara.
 
 -Ottime materie prime, dove sbarcheranno?-
  -Il mio informatore mi ha mandato l'elenco dal porto di Tokyo. Tra tre giorni saranno pronte per sbarcare. Che ne dici di prendercele?-
  -Un furto?-
 -Un'acquisizione.-
  - Pensavo che avendo accumulato una sconfinata ricchezza, tu non avresti più agito sul campo, Madara.Perché inizi a farlo proprio ora?
  -Mi diverte farlo.-
  -Molto bene. Allora mi farò trovare a Tokyo, fra tre giorni, ben preparato. L'unica cosa che mi dà fastidio è l'attesa.-
  -Anche a me, ma ne vale la pena, Maestro.-
  -Un'ultima cosa, chi sono i "collezionisti " che hanno ordinato questi gioielli?-
 -Amichetti di Hebiyama. La famiglia Kaguya.-
  -Ci buttiamo direttamente nella bocca del leone.-
 -Siamo troppo duri per essere digeriti.-
 
Il freddo trasformava l'acqua in gelo. La pioggia impietosa continuava a scendere. Sasuke era in piedi e osservava un punto indeterminato dell'ambiente oltre il vetro della finestra. 
 
 -Sasu, a cosa stai pensando?-
  -Ad un SMS di Itachi. L'ho contattato io, visto che non mi ha scritto nè telefonato da ieri sera. Gli ho chiesto come stesse e lui mi ha risposto : "Faccio ricerche, tu?"
Gli ho contro risposto ma lui non mi ha più scritto. Ricerche? Su cosa starà compiendo ricerche? Itachi non vuole farmi presente che cosa sta facendo nemmeno sta volta.-
  -Non preoccuparti Sasuke. Abbiamo promesso di non porgli limiti nel suo modo di agire. Vedrai che ci parlerà di ogni cosa nel momento in cui lui lo riterrà giusto.-
  -Non ci sperare zio. Ci troveremo di fronte al fatto compiuto, come sempre.-
Izuna sospirò, rivolgendo un sorriso rassegnato a Sasuke. In quello stesso momento , entrò nel soggiorno una ragazza dai lunghi capelli rossi, sfilati, tagliati in modo asimmetrico. Era vestita con un abito da domestica blu scuro. Torturava gli occhiali, sistemandoseli più e più volte sul naso, senza un vero e proprio motivo, mentre parlava.
 
  -Izuna-sama ! B-buongiorno! Sono pronta a rassettare la stanza non appena potrete lasciarla!-
  -Oh, buongiorno, Karin-san! Sei stata così silenziosa da non essersi fatta nemmeno notare da me. Mi dispiace di non averti nemmeno salutata stamattina! Mi dispiace, ma occuperò la stanza ancora un po'.
  -Non si preoccupi, Izuna-sama! Eh eh eh-
La giovane sorrise, arrossendo un po', mentre si attardava a fissare Sasuke. Izuna trattenne a stento una risata, notando l'espressione annoiata sul volto del nipote.
  -Questa è Karin, Karin Uzumaki, la nostra domestica! Karin, questo è Sasuke, mio nipote!-
  -Oh,molto piacere, Sasuke-kun!-
 Sasuke rispose con poche parole lapidarie.
  -Ah,OK, piacere.-
Karin rimase basita e ricominciò a sistemarsi gli occhiali, dopodiché si dileguò imbarazzata.
 
  -Ma dove l'avete raccattata questa?-
  -L'ha assunta Madara. È un modo per evitare di dover fare i lavori femminili. Conosci la sua avversione per le faccende domestiche. Dice che non siano proprie di un vero uomo.-
 -Tenersi quella cosa in casa è peggio di mettersi a fare il letto in giarrettiera.-
Izuna scoppiò in una fragorosa risata.
 
  Un leggero tepore riscaldava la sua mano, quasi fosse il tocco di un angelo. Le labbra furono sfiorate da un bacio sfuggente e da un sospiro caldo . Sentì le sue dita strette in una dolce morsa poi un dolce odore così familiare prendere possesso delle sue narici. 
 
  -Signorina Nohara , è già passata mezz'ora. Suo padre la starà già cercando.-
  -Arrivo subito.-
Avvertì il suo allontanamento dall'attrito sempre più leggero prodotto da quelle dita che scivolavano via dalle sue. Spalancò gli occhi per poterle guardare il volto. I lunghi capelli rossicci cadevano già perfetti su quelle esili spalle, coperte da un giubbino bianco. 
 
  -Rin!!- 
Esclamò lui a voce alta. Lei si fermò , ma non si voltò e proseguì la sua marcia verso l'uscita di quella stanza d'ospedale. Fu a quel punto che rivolse il suo sguardo ad Obito, già seduto sul letto. Gli sorrise debolmente, ma poi,dopo essere uscita dalla stanza , si allontanò sempre di più fino a scomparire dalla sua vista.
Lui rimase immobile, con quegli occhi sgranati che dapprima lucidi, iniziarono a piangere lacrime. Lei non lo aveva mai dimenticato.
 
Un dolore di testa insopportabile e la luce che le feriva gli occhi impietosamente, caratterizzavano il risveglio peggiore della sua vita. Nemmeno dopo la sbronza presa in quinto liceo si sentiva così distrutta, come se l'avesse investita un camion. Anche la schiena le doleva, se tentava di spostarsi. Un russare abbastanza rumoroso richiamò la sua attenzione. Seduto sulla seggiola posta di fianco al letto, vi era Madara. Sedeva in una maniera improponibile : le gambe divaricate, le braccia ciondoloni e la testa appoggiata al muro come le spalle. Faceva veramente strano vederlo così, lui che non rinunciava mai a nessuna delle comodità alle quali era avvezzo. Doveva essere davvero molo stanco. Rasetsuya continuò a fissarlo. Decise di rimanere sveglia finché non si fosse svegliato, aveva tantissime cose da dovergli dire.
 

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Capitolo 10
*** Ricerca ***


Quando arrivò nessuno lo accolse. Iniziò sul serio a preoccuparsi e a passi abbastanza veloci raggiunse il soggiorno dal quale proveniva una musichetta familiare. Scrollò la testa e si appoggiò all’architrave della porta. Tossì ,cercando di attirare l’attenzione.
 
-Ehi, voi due. Potrete almeno venirmi a salutare.-
Izuna premette il tasto start del Joypad e si voltò. Un sorriso di sincera felicità incurvò le sue labbra.
-Obito-san!! Bentornato!! Scusa se non siamo venuti ad aprire, ma stavamo giocando e non ci siamo resi conto di nulla.-
-Avevo notato un culo d’anatra infatti. Buon pomeriggio, culetto.-
-Ehi come ti permetti, Obito? Pensa ai tuoi capelli che non hanno un senso. -
-I capelli non devono avere un senso, ma devono essere gradevoli da vedere, bimbo emo. -
Era indicibile il gusto che sia Sasuke , che Obito, provassero nel trattarsi a vicenda in quel modo. Il punzecchiarsi continuamente era una costante del loro rapporto che era tutt’altro che ostile.
-Ma stai zitto, che tu hai gusto zero in tutto.-
-E tu sei uno zero a Need for Speed a quanto pare. Izuna ti sta surclassando alla grande. -
-Zitto, è solo una crisi momentanea! Oh cazzo no! Sono andato fuoristrada! Obito sei una merda! Mi hai distratto!- 
-E’ stata una vendetta per non essermi venuto a trovare in ospedale.-
-Intanto non saresti crepato.-
-Allora ti avrò al mio capezzale quando sarò sul mio letto di morte!-
-Non ci contare. Verrò a prenderti per il culo anche in quell’occasione, dopo questo affronto.-
-Io ti scaccerò via. Cambiando discorso, tuo fratello?-
-Boh, non lo vedo da due giorni e mi liquida sempre dicendo che ha da fare. -
-Andiamo a cercarlo?-
Sasuke guardò Obito fisso negli occhi. Era un modo tacito per dire : “ora e subito.”
 
SI era addormentato accanto alla tastiera del computer. Le braccia incrociate poggiavano sulla scrivania e facevano da cuscino alla testa. Aveva trascorso tutta la notte a spulciare siti e forum per trovare anche la più piccola informazione relativa a Maleficent. Non si sapeva molto di lei, ma un dettaglio, su un forum di musica lo attirò. Un tale, Sakon che proveniva da Yokohama, esortava Maleficent a fare del suo meglio in un modo molto particolare e si riferiva a lei come ad una vecchia amica. Itachi aveva infatti segnato su un foglio quel nome e sotto aveva scritto “ Yokohama”. 
Fu il rumore di passi a svegliarlo di soprassalto. Spaventato da una possibile intrusione, Itachi si armò della sua semiautomatica nera e dopo averla caricata, incamerò il colpo togliendo la sicura. Si voltò e la puntò dritta di fronte a lui.
 
-Ehi ehi! Calma Itachi! Siamo noi! Che diavolo stavi facendo?-
-Scusate. -
-Hai anche una pistola in casa. Le mille sorprese di Itachi Uchiha. -
Itachi non rispose e si voltò di nuovo verso la scrivania. Sistemò i fogli in modo da nasconderli dagli sguardi degli altri due. 
-Ritorniamo sulla questione, cugino. Che diavolo stavi combinando ?-
-Stavo compiendo delle ricerche…-
-Su cosa?-
-Hebiyama. Volevo scoprire fin dove arrivasse la sua rete di influenza. Ho scoperto nuovi dettagli molto interessanti da poter riferire a Madara. -
-E’ questa quindi la ragione della tua evanescenza?-
-Certamente. Non state forse organizzando una vendetta? Non è forse così , Sasuke?-
-Ma quale vendetta? Io sono uno spettatore.-
-Uno spettatore che sta a casa di Madara per giorni.Interessante.-
-Stavo con Izuna. Credi che sia opportuno lasciare da sola una persona che ha rischiato la vita?-
-Ora lo avete lasciato.-
-No. E’ in macchina qui fuori. Itachi , sarebbe bene che non rimanessimo soli in questo periodo. Uno di noi potrebbe essere attaccato e lo sai, nii-san.-
-Non fare il coglione e seguici.- 
-So difendermi. -
-La tua Mal non ti parerà il culo, Itachi.-
-Lei non c’entra niente, Sasuke!-
 
Itachi urlò contro suo fratello. Non lo faceva spesso, ma in quel momento, Sasuke aveva toccato la corda giusta per farlo scattare.
-Lei non è la causa di tutti i mali, Sasuke! Non è giusto il tuo accanimento su di lei. - 
Obito scorse l’angolo del foglio dove Itachi aveva segnato gli appunti. Lo cacciò fuori approfittando della confusione.
-Sakon… a Yokohama. Questo nome non mi è nuovo, per niente.-
Itachi si voltò e mantenne un freddo sguardo inespressivo puntato su Obito.
-In che senso?-
-Parlerò sinceramente Io ho sempre gestito il traffico di droga al posto dello zio e questo Sakon ha un nome familiare proprio in quell’ambito. Credo che si ricordi le mazzate che gli ho rifilato al ginocchio destro, mandandolo storpio per qualche tempo. Invadeva spesso la nostra zona. -
-Per chi lavorava?-
-Non lo so. Io avevo l’ordine di far fuori tutti quelli che non lavoravano per noi, o per lo meno allontanarli e fu così anche per questo Sakon. Non so molto di lui, ma non è pulito.-
 
Essere un’amica di infanzia di un criminale non è un crimine di per se e poi non era sicuro che quello scritto su quel forum fosse il vero nome del ragazzo che incoraggiava Maleficent. Ma con un messaggio come quello, che senso avrebbe parlare dietro un nickname? Incontrare il soggetto sarebbe stato il primo passo. Sarebbe sceso anche a cooperare con Obito per scoprire la verità. 
 
-Dobbiamo trovarlo, Obito.-
-Perché?-
-Ve lo spiegherò strada facendo.-
 
 
-Ehi, bell’addormentato, ti sei svegliato finalmente. Che hai fatto per stancarti così tanto da addormentarti in quel modo? -
-Mille chilometri tra andare e venire da Kyoto.-
-Che sei andato a fare da quelle parti?-
-Ho incontrato il Maestro. -
-Sasori Akasuna? Il mio guru? Oh e come mai?-
-Ho in mente di fare un brutto scherzo ad Hebiyama.-
-E’ stato lui a far esplodere la scuderia, vero? Non avevo dubbi. Mettersi contro uno così è andare incontro ad un bel casino, Madara. Lo sapevamo da ragazzini e infatti siamo sempre stati alla larga dai suoi affari. -
  -Quando diventi potente vai incontro a rischi ancora più grandi. O tutto o niente, Tsuya. Non puoi fermarti quando sei in ascesa, devi andare avanti, perché se hai le forze per farlo, arrendersi è una codardia bella e buona. Non puoi avere paura dell'Oceano se attraversi il mare per vederlo. L'ultima è una tua frase, e non provare a negarlo!-
 
Madara rise e la indicò. Lei sospirò e sollevò le spalle per arrendersi all'evidenza. 
 
  -Hai una memoria di ferro, Mada-kun.-
  -Solo per quello che ti riguarda , Tsuya.-
  -E comunque il mio problema con Hebiyama va molto oltre al suo attentato alla scuderia. Non solo tu e Obito siete stati colpiti, ma anche Izuna. -
  -IZUNA?? Che cosa gli hanno fatto? Come sta?-
  -Sta bene, grazie all'intervento di mio nipota Itachi e suo fratello minore .Un assassino di cui non sappiamo nulla si è introdotto nella sua stanza, ha ucciso tre delle mie guardie. Era intenzionato ad ucciderlo provocandogli un infarto attraverso un'iniezione.-
  -Il mio Izu!Come hanno potuto?? E tu? Dov'eri?-
  -Hebiyama mi aveva richiamato all'interno di un bar minacciandomi, asserendo che avrebbe potuto attentare alla vita tua, di Obito, di Itachi e di Sasuke, se io non avessi accettato di incontrarlo.-
Rasetsuya si placò e abbassò lo sguardo.
  -Una tortura psicologica. Uccidi un uomo togliendogli quello che ama. È morte a colpo sicuro.Ma sembra che la fortuna abbia voluto salvarci. Quel bastardo è stato capace di attentare alla vita di Izu, e solo questo è imperdonabile. Izu non è come noi, lui non è un reietto. È innocente e non ha mai sbagliato. Siamo noi i cani che devono vedersela con altri cani. Devono tenerlo fuori.-
  -Ora sono debole, riproveranno a distruggermi. Già hanno distrutto il mio giro di scommesse relativamente alle corse. Hanno distrutto dieci anni della mia vita, della nostra vita. Era la nostra casa un tempo, Tsuya. La notte, la strada e l'adrenalina di spararsi a tutta velocità come proiettili impazziti. Il rischio quando andavamo a rubare dai trasportatori che scalavano al porto. Io e te e sì , qualche volta eravamo accompagnati anche da loro. -
 -Hai in mente di ricominciare da lì?- 
  -Madara Uchiha non è che nulla senza le corse clandestine. Droga, pizzo e puttane non sono che un supplemento...-
  -Hai in mente qualche pilota per ritornare a correre?-
  -Uno soltanto. Il solito.-
Rasetsuya lo guardò con un sorriso complice. L'espressione era ancora stanca , provata dal dolore della testa e delle ustioni. 
  -In risposta alla tua proposta, Mada-kun, accetto il lavoro che hai da offrirmi. Io sono il cane giusto che può affrontare gli altri cani. Dammi tempo e tornerò a correre per te. È l'unico modo che ho per far capire a quel serpente del cazzo che Izuna non si tocca e nel pacchetto di intoccabili inizierò ad inserire anche te...per gentile concessione visto che per vegliarmi, sei rimasto a dormire su una sedia.-
Madara si sedette sul letto di Rasetsuya, lasciandosi poi lentamente cadere su di lei. Appoggiò la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi. Espirò profusamente, rilassandosi completamente.
  -Perdonami.-
  -Non correre troppo, Mada-kun. Accontentati del fatto che ti ami ancora, nonostante tu sia un bastardo. -
  -Un bastardo perspicace. -
  -Sta zitto.-
Rasetsuya portò una mano fra i capelli di lui, pettinandoli con le dita. Dopo qualche secondo lui si alzò in piedi, per abbassarsi poi su di lei in modo da poterla baciare. 
  Lei lo guardò fintamente urtata e lui fece spallucce.
  -Sono stato zitto no?-
 
Uscì dal suo umile riparo.Detestava quella fottutissima sabbia che si infilava dappertutto. Ancora non era arrivato nessuno dei suoi committenti. Due giorni e due notti al lavoro per nulla. Non importava. Gli esplosivi che gli avevano commissionato, sarebbero stati di livello artistico fin troppo elevato per quella gentaglia che ancora usava fucili e artiglieria della guerra del Golfo. Rientrò in casa e si sedette su una sedia di legno scomodissima. I lunghi capelli biondi erano in parte legati in una coda alta che lasciava libero un lungo ciuffo che gli copriva l'occhio sinistro. In realtà quella coda era solo un orpello .I capelli erano per lo più sciolti, liberi di frustare la schiena. Lo sguardo gli cadde su un plico di posta che due giorni prima aveva recuperato nella vicina città di Baghdad. 
 -Addirittura dal Giappone . Mh. Mittente Uchiha Obito. -
Lesse la lettera ad alta voce.
 
-"Deidara -senpai, è bello poterti contattare dopo così tanto tempo. Trovare il tuo indirizzo non è molto facile ultimamente. Ti scrivo per chiederti di tornare in Giappone. A Tokyo abbiamo bisogno di te e della tua magnifica arte. Ci sono diversi posti che vorrebbero ricevere il suo segno. Che ne pensi? Non vuoi far risplendere per un istante la notte di Tokyo? Il viaggio ovviamente è spesato dal boss. Madara ha già tre buone location da proporti. Ti lascio il mio numero. Fammi sapere, senpai.
Obito Uchiha"
Interessante....-
 
Rigirò più volte il foglio in mano, poi lo poggiò sulle labbra e continuò a pensare.
 
  -Nel mondo civilizzato, apprezzeranno sicuramente di più la mia arte Mh! -
 
  -Quindi tu stai facendo ricerche su Meleficent. Anche tu hai dubbi.-
  -Più che dubbi è la necessità di conoscere il motivo del suo pseudonimo, perché un nome falso? Sicuramente c'è qualcuno da cui sta scappando.-
  -Intendi sobbarcarti questo problema, Itachi? Abbiamo già diverse cose da risolvere. Madara sta richiamando la cavalleria che però tarda a rispondere. Solo Sasori è arrivato, gli altri stanno ancora decidendo. Hebiyama non starà a guardare. E in caso di casini, siamo noi a dover rispondere subito. - 
Dei quattro, solo due si protraevano ancora in quel tipo di discorsi. Izuna si era distanziato da tutto quel parlare di distruzione e supremazia, dubbi, incertezze e trame segrete. Era intento ad incidere con una comunissima matita, la figura di una ragazza su di un foglio bianco. Era il volto della ragazza che spesso veniva a curare i fiori del giardino. Era l'unica donna con la quale adorava soffermarsi a parlare. Lui adorava i fiori proprio come lei e gli piaceva ascoltarla mentre gli spiegava quali significati avessero nel costume popolare. Il nome di lei era Konan e da diversi anni si era trasferita a Tokyo. Era nata ad Okinawa ma da quelle parti non aveva trovato lavoro e quindi si era spostata nella capitale. Lì aveva trovato diversi impieghi come fiorista , uno dei quali, quello più stabile, era proprio presso la villa di Madara. Madara di per se non apprezzava affatto i fiori, anzi, detestava tutto quello che era vegetale, persino il cibo, ma l'aveva assunta per Izuna che invece ne era appassionato. Era arrivato a disegnare le sue labbra che raramente aveva visto sorridere, ma nella sua memoria , quel sorriso era rimasto fortemente impresso. Gli piaceva? Sì, lei gli piaceva molto, ma sapeva bene che ad Okinawa, la ragazza aveva lasciato l'amore della sua vita : un suo compagno di classe : Yahiko. 
Lui sorrideva fingendosi felice, ma tante volte pensava come sarebbe stato bello se a quel poto ci fosse stato lui. Sarebbe stato bello essere il mondo di Konan, aiutarla a sorridere un po' di più, ma non sarebbe mai stato così. Lui non era che un cliente al quale lei doveva portare dei fiori, un ragazzo sfortunato che le faceva così tanta pena da costringerla a fargli compagnia. Molto probabilmente era così, ma andava bene lo stesso. L'avrebbe comunque vista sorridere.
 
Sasuke invece ripensava a Sakura, al fatto che lei non capisse il motivo delle sue assenze e che cominciasse a chiedersi perché lui non voleva più confidarsi con lei. Ora capiva il peso retto da Itachi in tutto quel periodo in cui lui era all'oscuro di tutto. Ma questo non era l'unico problema. A volte i suoi pensieri erano popolati dall'immagine di Mal. Spesso il suo volto si sostituiva a quello di Sakura, all'interno della sua mente. Non doveva andare così. Quella era la donna di Itachi. Doveva ficcarsi in testa di rimanere al suo stramaledettissimo posto.
 
Un uomo sulla sessantina che accompagnava il suo passo con i colpi interra di un bastone entrò all'interno del negozio di abbigliamento di proprietà di Madara. Fu cordialmente salutato dalla signora che stava al banco. Lui non ricambiò quel suo sorriso stucchevole, anzi, nemmeno la salutò. Erano le otto di sera e il negozio era in chiusura, ma la signora sembrava non avere fretta. Attese con il suo sorriso che gli fosse chiesto qualcosa. Il signore anziano disse solo una parola.
 
  -Ammazzatela.-
I due uomini che lo accompagnarono aprirono il fuoco sula donna inerme che attonita non si accorse nemmeno quando la Nera Signora ghermì la sua vita. Crollò sul banco , mentre il sangue intrise i panni da risistemare.
 
  -È tempo di agire, o non estirperemo mai la piaga degli Uchiha da questa città. Bruciate tutto. -
 
Uscì dal negozio a passo lento, mentre i suoi sottoposti intrisero quegli abiti pregiati di benzina. Appiccarono il fuoco che in poco tempo divorò il locale. 
 

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Capitolo 11
*** Two Fast... ***


Two Fast
 
La notizia dell’incendio giunse rapidamente alle orecchie di Madara. Si stava vestendo, quando Obito lo chiamò. Le telecamere di sorveglianza dell’ufficio postale poco distante avevano ripreso l’incedere lento di un uomo anziano in un orario poco precedente all’incendio. La polizia non avrebbe ricollegato di certo la cosa. Dopotutto quel vecchio non era noto alle autorità giudiziare, ma a Madara sì. 
 
-Anche quel bastardo di Danzo Shimura si è spostato e ha agito contro di me.Dannazione!-
-Cosa facciamo zio?-
-Notizie da Deidara?-
-Sì. Mi è da poco arrivata una mail da un internet center di Baghdad. Parte tra poche ore. Il tempo del viaggio e ce l’abbiamo.-
-Per il momento non agiremo. Aspetteremo l’arrivo di Deidara.Inoltre ho già mandato Itachi da Hidan a Yokohama. Quel sadico torturatore ci sarà utile , molto utile. C’è molta merda a Tokyo che canta appena le spezzi un dito, ma quelli più utili stanno zitti fino allo stremo. Chi meglio di lui può portarli alla disperazione? Era il mio sicario preferito, e sai perché? Perché lui provava un piacere malato nell’infliggere male alle sue vittime. E non mi fermerò a lui. Ho scritto anche agli altri. Kakuzu ha già risposto. -
Madara sorrise, nonostante l’ira lo possedeva fin nelle viscere, tanto da farlo tremare di rabbia.
-Darò loro la medicina giusta, li ripagherò con la stessa moneta, amplificata di dieci, cento volte. Intanto tra poche ore inizieremo un bello spettacolo ad alta velocità. Sasori ha portato con se due bei gioiellini che non vedo l’ora di provare. -
-Zio, rischi troppo. Siete solo in due. Come pensate di..-
-Faremo sfrecciare un tir per le strade di Tokyo in piena notte.- 
-E’ folle!-
-Non è la prima volta che lo faccio.-
-Avevi qualcosa che ora non hai.-
-Invece di essere in tre , siamo in due. Per il momento ci arrabattiamo così.-
-Sicuro che basti?-
-Vuoi venire? Non puoi. -
-Non sono il tipo da alta velocità.-
-Lo so. Allora lasciami lavorare.-
 
Madara chiuse la chiamata bruscamente e Obito rimase a rimirare lo schermo del display. Doveva avvertirla, così cercò di mettersi in contatto con lei attraverso il centralino dell’ospedale. Passarono la sua chiamata in reparto e la deviarono a Rasetsuya che in quei giorni iniziava a riprendersi dal lieve trauma cranico e dal dolore delle ustioni. Erano ormai diversi giorni che era ricoverata e iniziava a sentire il bisogno di casa.
 
-Tenzen. Ti chiamo per avvertirti di una cosa.-
-Che succede Obito? Mi sembri più preoccupato del solito. Ho sentito del negozio andato a fuoco al Telegiornale. Vuoi parlarmi di quello vero?-
-No. Non di quello.Non so se sai che….Madara agirà al porto questa notte.-
-Come? Obito, vieni che ne parliamo di persona.-
-Sono lì tra pochi minuti.-
-Bene.-
 
Lentamente muoveva le dita su una ciocca dei lunghi capelli scuri di lui, riversa sul suo petto nudo. I capelli stranamente sciolti. Lei gli slegava sempre i capelli, adorava vedere come cadessero ai lati del suo volto. Riusciva a sentire i battiti regolari del cuore di lui , mentre dolcemente levò il suo viso dal suo petto.Alzò lo sguardo e lo osservò mentre stava dormendo con una tranquillità del tutto in contrasto con la situazione. Lei posò le labbra su quelle di lui dando ascolto ad un impulso incontrollabile. Quello stesso impulso che la faceva tremare alle sue carezze che le faceva provare qualcosa di indescrivibile ogni volta che si riferiva a lei, con parole o baci. Lui si svegliò, aprendo lentamente gli occhi.Le sorrise debolmente, mentre le spostava una ciocca di capelli dal volto. 
 
-Che risveglio meraviglioso.-
-Peccato che sia sera e che non possiamo considerarlo l’inizio di una meravigliosa giornata. -
-Infatti, anche perché domani avrò una giornata pessima.-
Itachi guidò di nuovo Mal a poggiare la testa sul suo petto. La abbracciò tenendo poi una mano sul suo avambraccio.Le baciò la fronte. A quel bacio lei rispose chiudendo gli occhi per qualche secondo.
-Vado a Yokohama, devo sbrigare una faccenda per mio zio .-
Lei sbarrò gli occhi sorpresa ma non si mosse da quella posizione.Non voleva mostrargli il suo disappunto. 
-Rimarrai molto? -
-No.-
Itachi inspirò rumorosamente. 
-Al massimo resterò un paio di giorni, ma ti avrò sempre con me.-
Lei sollevò il viso in modo da poter vedere i suoi occhi.
-E come?-
Lui colpì dapprima la sua fronte con il dito indice.
-Qui.-
Poi guidò una mano di lei a poggiarsi sul suo petto all’altezza del cuore.
-ma soprattutto qui.-
 
Salì fino in reparto e si diresse presso la stanza di Rasetsuya a passo abbastanza veloce.Lei lo aspettava seduta sul letto. La sua espressione era risoluta e allo stesso tempo preoccupata . I grossi occhi scuri puntarono subito il suo sguardo. Obito abbassò il proprio per qualche secondo e iniziò a parlare.
 
-Madara e Sasori assalteranno un tir di auto che sbarcherà stasera stessa al porto di Tokyo. -
-Chi è il destinatario di quelle auto.-
-La famiglia Kaguya.-
-Sono dei violenti e quel che è peggio è che sono tirapiedi di Hebiyama. Sono loro i primi ladri, e in quanto tali non si faranno rubare con tanta facilità. Il ladro ha paura che gli altri facciano quello che lui fa ed è geloso dei suoi beni. E’ tutta roba rubata. Saranno armati e prevenuti. In due è rischioso.-
-E’ per questo che vengo parlartene,Rasetsuya. -
Rasetsuya lo fissò sperando che da quello sguardo lui comprendesse che cosa sarebbe successo di lì a poco.
 
Madara e Sasori partirono da un altro Garage che Madara aveva acquistato in un’altra zona della capitale. Lì aveva fatto portare da Sasori due dei suoi capolavori, ma quella sera, ne sarebbe servito solo uno. 
Una Ford Mustang del 1982 , rossa, con un motivo nero impresso sulle fiancate. Un motivo irregolare con la parvenza di rami di rovo intrecciati,schematici ma incredibilmente ben fatti.
 
-Attento a come sali sul mio capolavoro Madara. Potrei ucciderti se la sfregi solo leggermente.-
-Starò attento.-
-Non faccio salire mai nessuno su questa macchina. E’ il terzo componente della mia collezione, la mia terza opera e la più ben riuscita. E’ un’auto che mi sono procurato con molta fatica e che per questo , amo di più in assoluto.- 
-Le tue manie mi hanno sempre spaventato.-
 
Con i fari bassi e una buona velocità, raggiunsero la zona del porto. Sasori spense i fari e si avvicinò alla cieca cercando di nascondersi nell’ombra che le strutture proiettavano sulla piattaforma di cemento. Il tir era già sbarcato e diverse persone già stazionavano intorno ad esso. L’umidità di quella notte entrava nelle ossa . Madara era vestito in modo decisamente meno formale : pantaloni di jeans neri, maglia di uno spesso cotone sempre scura e un giubbetto di pelle. Era armato di mitra e pistola, equipaggiamento base per situazioni come quelle. 
 
-Sono tanti.-
Disse Sasori , mantenendo un sorriso stranamente soddisfatto,meravigliosamente fuori luogo in quell’occasione. 
-Meglio così no?-
Due persone salirono sulla motrice del tir , mentre gli altri si misero alla guida di cinque automobili sportive scure. A giudicare dalla forma dell’abitacolo dovevano essere delle Hyundai nuove nuove.
-Merda moderna. Chissà se riusciranno a starci dietro?-
-Come giudichi male il progresso, Maestro!-
-Sta a guardare. -
Appena partito, il tir aumentò la sua velocità in maniera notevole, ovviamente l’autista aveva fretta di raggiungere il luogo di consegna. Sasori accese il motore della sua Mustang e in poco più di un secondo si ritrovò vicino al mezzo pesante . L’accellerazione che quel motore garantiva era una cosa mai vista prima. Da zero a centocinquanta in un secondo, un vero miracolo per una macchina di quel peso. Superò il mezzo pesante e frenò tutto di un colpo, tirando il freno a mano.La sua auto fece testacoda e da quel momento, inserita la retromarcia continuò a spostarsi all’indietro. Sul volto un’espressione fredda e distaccata al limite del possibile.Nemmeno tutto quel rischio lo toccava minimamente. 
 
-Avanti, Madara. Ora tocca a te, io faccio giocare queste bestie inette. –
 
Madara aprì la portiera . L’aria impattava fortemente con la velocità dell’auto che marciava ancora in retro marcia.I capelli frustarono il suo volto. Non parlò . Si limitò ad aggrapparsi alla lamiera che costituiva la cappotta dell’auto e a sollevarsi fino a portare su di essa tutto il suo corpo. Rimase in ginocchio in modo da poter mantenere l’equilibrio. Sasori accelerò per poi decelerare quasi subito. Diede tempo a Madara di potersi alzare in piedi in modo da saltare sulle piattaforme metalliche che reggevano le auto ,costituendo di fatto il rimorchio del Tir. Madara saltò e si aggrappò ad una di esse,quella inferiore. Si spinse fino ad arrivare alla portiera della motrice. Fortuna volle che il finestrino fosse aperto. Sparò un colpo a bruciapelo al passeggero , colpendolo su una tempia. 
 
-E ora tu, bastardo, ferma questa merda o ammazzo anche te.-
 
Quello in preda alla paura inchiodò e tremando alzò le mani. Le auto nere intanto si erano avvicinate sia a lui che a Sasori che affiancava il mezzo pesante e che fu costretto a decelerare di colpo.
-Mi dispiace caro, ma rettifico. Ti ammazzo lo stesso. Buon viaggio all’inferno!-
-NO NO NO! LA PRE…-
 
Non finì nemmeno la frase che fu freddato da un altro colpo di pistola. Il tir proseguì la sua marcia , fuori controllo, poiché il piede del morto continuava a premere , anche se debolmente sull’acceleratore. A fatica Madara riuscì ad entrare facendo scivolare via il corpo del passeggero prima e quello del guidatore poi, vers la strada. Il camion stava per fermarsi quando Madara sostituì il piede del morto con il suo e riprese la marcia. 
Furono diversi i proiettili che colpirono la motrice . Provenivano dalle Hyundai nere che orbitavano ora attorno al Tir, assieme a Sasori. Una di queste tamponò anche il bolide rosso del Maestro.
 
-Dannato cane, come ti sei permesso?!-
 
Schiamazzò dalla macchina così forte tanto che Madara riuscì a sentirlo. Non potevano portarsi dietro quei bastardi, dovevano liberarsene. Sasori aveva già ammazzato uno di loro, sfondando il vetro con un proiettile preciso e forandogli il cranio con un secondo colpo. Fece così in modo che una di quelle auto scure si schiantasse su quella a lei più vicina,eliminandone addirittura due . Dalla sua posizione, Madara non poteva di certo colpire precisamente nessuno e Sasori non poteva fermarle tutte e tre i restanti. Quelli, ovviamente avevano capito che il Maestro sarebbe stato l’unico a poter sparare su di loro, così concentrarono il fuoco sulla Mustang rossa. Di quel passo sarebbe morto senza dubbio. Madara sparò alla cieca senza risultato. Il lunotto della macchina di Sasori andò in mille pezzi. Madara guardò avanti ,c’era traffico, due dannatissime auto insulse che percorrevano la strada in senso contrario. Persino la strada per la zona industriale di Tokyo era fottutamente trafficata di notte. Ma non si accorse che quelle auto sarebbero state la sua salvezza in quanto cominciarono subito a sparare fuoco amico. 
 
-Rasetsuya…-
 
Il collegamento alle cuffie Bluetooth al cellulare per una chiamata con Obito non era mai stato così divertente. 
-Ehi ragazzino, sei una bomba! Hai una mira degna di un cecchino. Ne hai fatto saltare uno in quattro colpi.-
-Basta mirare al cofano e le macchine esplodono. -
-Se hai fucile del calibro del tuo non è difficile. Ora invertiamo la marcia che ci stiamo perdendo gli altri due. Al mio tre tira il freno a mano.-
-Ma che cazzo?-
-E dai che se ti si spacca la macchina te la sistemo io! Su!- 
Obito obbedì ed insieme presero il senso di marcia giusto dopo un testacoda a modesta velocità. 
-Non lo rifarò.-
-E’ divertente , ammettilo!- 
Si spararono ad alta velocità verso il tir carico e lo raggiunsero. L’auto di Sasori era ridotta ad un colabrodo. Rasetsuya si affiancò a lui mantenendo un sorriso affaticato. La testa iniziava a farle male, ma non volle lamentarsi. 
-Sembra che ci dovrai rimettere le mani su questa povera auto,Maestro.-
-Non immaginavo di vederti qui,Rasetsuya-kohai.-
 
Lei fece spallucce e proseguì, accelerando. Cacciò fuori un braccio dal finestrino e sparò diversi colpi verso una delle due auto ancora in corsa. Il guidatore morì e l’auto si fermò. Rasetsuya non si preoccupò nemmeno di guardare a dove si fosse interrotta la corsa d’inerzia di quell’auto guidata da un corpo morto. Era abituata ad ammazzare a bruciapelo, dopotutto , che , come Madara , non si curava minimamente di che fine facessero i corpi delle sue vittime. Era rimasta una sola auto scura che però deviò. Obito vide di sfuggita il suo guidatore. Un giovane dai capelli canuti,sciolti, ricaduti di fronte al volto. Forse era ferito. Madara addirittura suonò il clacson , per poi guidare quel grosso tir verso uno dei suoi capannoni inutilizzati nella zona industriale. Gli altri tre lo seguirono. Il colpo era portato a termine e avevano rimediato ben cinque buone auto. Sasori scese dall’auto, e non appena chiuse la portiera, il parabrezza incrinato, si fece in mille pezzi. 
-Ho lavoro da fare. Molto lavoro da fare.-
Madara scese dalla motrice del tir. Si era tolto il giubbino e la felpa, nonostante il freddo . Era rimasto in canotta bianca. Era a dir poco esaltato.
-Erano anni che non mi divertivo così tanto.-
-Buon per te Uchiha. Io ho la mia auto preferita completamente distrutta. Non gioirò di questo trionfo.-
-Ringrazia di essere vivo, piuttosto.-
-Tsk.-
Obito scese dall’auto e si precipitò ad aprire la portiera a Rasetsuya. La donna non era ancora in forma e anzi, accusava un forte mal di testa. 
-Ehi, Tenzen, tutto apposto?-
-Sì,non ti preoccupare ragazzino. Sto benissimo.-
Madara si avvicinò a lei che a fatica scendeva dall’auto con l’aiuto di Obito.
-Tu sei completamente, fottutamente pazza! Come ti è saltato in mente di scappare dall’ospedale in queste condizioni?? E tu Obito! Ti avevo detto di non dirle niente, dannazione!-
-Lascialo stare. Mi ha fatto sapere tutto perché aveva paura che tu e Sasori andaste ad ammazzarvi, e così sarebbe stato se non fossimo arrivati noi. E poi, mi sono stancata di starmene in ospedale. Facciamo così, visto che sei in debito con me…che SIETE in debito con me per avervi salvato la vita, mi pagherete un medico privato che mi accudirà a casa. Non sono poi così cara no?-
-Scordatelo, Rasetsuya-kohai. Sarai tu a pagarmi le riparazioni dell’auto visto che hai fatto ritardo.-
-Non ci pensare! Sono al verde e poi non ero stata invitata. Madara paga per tutti.-
-Io ti do un anticipo.-
 
Portò una mano sulla sua schiena e la avvicinò a se, premette in maniera leggerissima in modo da non farle male e avvicinò le sue labbra a quelle di lei. Le diede un lungo bacio. Obito si voltò , sorrideva appena mentre Sasori era estremamente disgustato. Disgusto che si univa alla sua ira. 
 
-Che c’è Sasori? Vuoi un bacio anche tu? Mi dispiace ma non posso.Sono etero.-
-Vai al diavolo, Madara.-
 
L’autostrada per Yokohama era libera a quell’ora. Non c’era traffico e soprattutto sembrava che a nessuno interessassero quelle meravigliose luci dell’alba che si facevano strada fra i palazzi e le case, sulla distesa piatta del mare. Aveva appuntata una via sulla quale aveva impostato il navigatore. Arrivò che il sole era già alto e dopo aver parcheggiato l’auto in un modo maniacalmente perfetto. Bussò alla porta che recava l'indirizzo indicato.. . Ci volle parecchio tempo prima che qualcuno gli rispondesse. Dopo circa un quarto d'ora un uomo in boxer fece capolino dal balcone. Aveva i capelli chiari,tirati indietro dalla brillantina. Itachi lo fissò con uno sguardo ieratico,inespressivo.
 
  - Ehi tu! Che cazzo cerchi a quest'ora ?-
  - Un certo Hidan.-
  - Ce lo hai davanti, razza di coglione. Ritorno a chiederti, che cazzo vuoi?-
  - Sono venuto a recapitare un messaggio.-
  - Da chi?-
  - Madara Uchiha.-
  - Mi divertivo con in suoi nemici. Aspetta due secondi.
  Hidan sparì per una ventina di minuti.Quando gli aprì la porta, Itachi si precipitò alla,interno.
  - Ehi che cazzo fai ,stronzo. Non puoi entrare in casa mia senza il mio permesso. Devi chiedermelo e io devo dartelo, lo capisci?-
  - Non mi interessa più di tanto del tuo consenso. Hai infranto la tua stessa parola poco fa e credi che io possa rispettarti? Ora ascoltami e fai silenzio, bocca larga. -
  
  Quell'altro accarezzò il manico di un coltello conficcato sul tavolo. Itachi estrasse la semiautomatica e gliela puntò in fronte.
 
  - Non pensare di intimidirmi con quel coltellaccio. Un altro gesto affrettato e sparerò. - 
  - Fanculo,parla e sii celere, che non ho tempo da perdere!-
  - Madara sta riunendo tutti i suoi alleati per scatenare una vera e propria guerra alla famiglia Hebiyama,in seguito ad un danno che gli hanno procurato. Mi ha mandato a cercarti perché ha un compito da affidarti.-
  - E sarebbe?-
  - Mi ha solo detto di dirti che ti affiderà la tua specialità. -
  -Molto bene,questa è una buona cosa. Quello sa sempre come farmi divertire. Mi sto annoiando ultimamente. Non c'è più nessuno con cui divertirsi da queste parti. Cedono tutti dopo i primi pochi tagli, le prime incisioni a fondo, sulla carne viva.- 
 
Itachi abbassò l'arma .
  - Risparmiami i dettagli. Ho una cosa da chiederti.Tu che sei di Yokohama, hai per caso avuto il sentore di un certo Sakon?-
  Hidan scoppiò a ridere.
  - Certo che lo conosco. È un pusher,un piccolo spacciatore ,l'ultima ruota del carro,in pratica. Non varrebbe nemmeno la pena di torturarlo. Dicono che sia affiliato ai Kaguya, ma non si sa se ancora quelli si ricordano di averlo tra i coglioni. Quando era ragazzino girava sempre con una pezzente come lui, ma lei era così silenziosa che non mi ricordo nemmeno che voce avesse. -
  - Ricordi il suo nome?-
  - È un cazzo di interrogatorio questo?-
  Itachi tirò fuori una bella mazzetta di soldi dal taschino del giubbetto.
  - Informazioni-
  - Con quelli mi ci pago la compagnia di stasera.-
  - Puoi anche strozzartici,l'importante è che tu mi dia il suo nome.-
  - Non lo so.-
  - Niente soldi.
  -Ehi, dovresti pagarmi lo scoccio, e poi, potrei portati da Sakon.Non ci hai pensato?-
  - Quando?-
  - Questa sera!-
  Itachi gli lanciò i soldi.
 
  - Ehi non sono mica una puttana.- 
  Protestó quello.
  - Portami da Sakon, non fregarmi. Questa sera, o ti faccio un buco in testa per ogni yen che ti ho dato, siamo intesi?-
  - Fottiti moccioso!- 
  - Ah, ti aspetto sotto questa stamberga alle nove di questa sera.Fatti trovare.- 
Il fatto che Itachi non si scomponesse nemmeno di un centimetro gli dava sui nervi ogni momento di più. Prese la mazzetta di soldi fra le dita e iniziò a contarli.
  - Tokyo,sto per tornare!-

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Capitolo 12
*** ...Two Furious ***


-…E ora passiamo ad un avvenimento che ieri sera ha trasformato la statale che collega il porto di Tokyo alla zona industriale in un campo di battaglia. Apriamo il collegamento con il nostro inviato Kakashi Hatake! 
[In collegamento dal porto di Tokyo]
-La polizia non ci lascia avvicinare più di tanto , però da quello che abbiamo potuto vedere e filmare appena siamo giunti sul luogo, possiamo dire che questa strada è stata testimone di un vero e proprio inseguimento paragonabile a quello dei più famosi film d’azione. Abbiamo le immagini delle vetture completamente distrutte dall’alta velocità e dai vari colpi d’arma da fuoco. Oltre a due conducenti carbonizzati, ve ne sono altrettanti uccisi da armi da fuoco. Si pensa che dal porto sia stato rubato qualcosa di notevole valore per la criminalità organizzata della zona, difatti non è stata ancora sporta denuncia di un carico mancante al porto. Questo fa pensare che ci siano attività illecite relativamente agli sbarchi. I sospetti si spostano ora sugli agenti addetti al controllo doganale. Aggiungiamo maggiori dettagli chiedendo direttamente al Capo della polizia : Hashirama Senju. 
Signor Senju, sicuramente lei potrà dirci qualcosa di più dettagliato relativamente a quello che è successo durante la notte.-
 
-Qualcosa non quadra a livello di organizzazione. Molto probabilmente c’è qualcuno che sta favorendo sbarchi illeciti di prodotti illegali sul territorio giapponese. Ci stiamo adoperando per scoprire chi è il diretto responsabile di questa grossa irregolarità che favorisce i clan della Yakuza i quali già imperversano sulla nostra capitale. Di certo non fornirò dettagli ulteriori sulle indagini. -
-Grazie per la sua dichiarazione, Signor Senju.-
 
-Ma Kakashi, in redazione sono arrivate delle notizie relative a dei testimoni oculari che hanno seguito la vicenda anche se non proprio da una prospettiva vicinissima.-
-Certo Yamato, ora andremo proprio ad intervistare il testimone oculare di cui ti hanno informato. Il suo nome è Gai Maito e lavora all’interno di un’azienda di gomme plastiche, aperta per il turno notturno . L’azienda si trova proprio affiancata alla strada . Signor Maito, ci racconti ciò che ha visto.-
 
-Una scena incredibile! Un grosso Tir carico di macchine sfrecciava a tutta velocità, era affiancato da una macchina rossa, una macchina strana. La velocità era alta , ma io non ho mancato nemmeno un particolare. Altre macchine nere lo seguivano, forse cinque e tutte sparavano un’infinità di colpi! Sembrava di stare in guerra! In guerra, capisce??? E poi da laggiù sono sbucate altre due auto che mangiavano la strada contromano!! Una cosa strabiliante!!! Dovreste vederlo!! Hanno iniziato a sparare sulle auto nere e hanno compiuto manovre che io pensavo non fossero possibili!!! Uhaaa! Avrei voluto essere tra quelle auto e sfrecciare anche io a quella velocità!! Sarebbe stata un’esplosione di gioventù!! La gioventù che mi sveglia ogni mattina!!! -
 
-Eh eh eh, signor Maito, la sua descrizione è stata esaustiva…-
-FULL POWEEEER!!! -
-Yamato, chiudo il collegamento, e ti lascio la linea, mi sembra…inadeguato continuare.-
-Va bene Kakashi. Perdonate il disguido con il testimone. Ora andiamo avanti con il notiziario. Il signor Hebiyama,proprietario della Hebiyama Chemical Industries, ha acquisito la Kaguya Pharmaceutical dopo oltre sei mesi di trattative. Insieme collaboreranno con la ricerca mondiale su una possibile terapia per la malattia che più spaventa ogni singolo uomo: il cancro. A voi il servizio.-
 
Madara lanciò una lattina di birra vuota al mobile del tv. 
-Spegni questa merda, Tsuya.-
-Roger!-
Rasetsuya premette il tasto e si lasciò di nuovo cadere nel letto. Affondò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi. Iniziò a ridere, cercando di trattenersi. 
-Pensi che quello ci smerderà?-
-Chi quello scoppiato con i capelli a caschetto? L’hai visto quanto sta male? AHAHAAHA e chi gli crede? Al massimo possono chiamargli uno psicoterapeuta di quelli bravi. -
-Ma dai!! Full Poweeer! Per favore! -
-E’ un dannato sfigato che non ha nemmeno la più pallida idea di cosa voglia dire rischiare il culo su un Tir che sfreccia a centoventi all’ora , mentre ti sparano alle spalle da cinque punti diversi. -
-Mhh ti sei cagato addosso eh?-
-No, è solo che avevo un conto in sospeso, tanto da non poter crepare.-
-E sarebbe?-
-Una cosa che ho intenzione di fare non appena sarai guarita dal tutto, proprio qui, su questo letto.-
-Ahh. Come siamo profondi!-
-Ma cosa hai capito?Ho intenzione di accompagnarla ad un’altra cosina che non ti dirò finché non sarà il momento.-
-Che crudele! Tenere sulle spine una persona ferita!-
-Ehi, io ti ho passato la notte vicino senza poter far nulla, considerala una piccola vendetta.-
-Se non fossi così materiale, non ti amerei così tanto, piccolo coglione.-
-Piccolo? Quell’anno in più che hai me lo fai pesare eh?-
-Sì. E ti ordino di stare zitto e venire qui, subito.-
-Non mi darai ordini,donna!-
-Ti sbatto fuori.-
-Non lo faresti mai.-
Rasetsuya lo tirò a se , premendo entrambe le mani sulla sua nuca. Lo “costrinse” a baciarla . 
-Io e te andremo sempre d’accordo perché siamo uguali.-
-Non dovrebbe essere il contrario?-
-No no. Il nostro amore è una sfida eterna, Mada-kun.-
 
Hidan, il pazzo di Yokohama. Non aveva mai avuto una famiglia. Era stato abbandonato da piccolo in un convento di suore e lì aveva passato il periodo più brutto della sua vita. E’ inconcepibile cosa quelle dannate puttane che si spacciano per mogli di Cristo, possano fare a quei poveri malcapitati bambini che capitano sotto le sue grinfie. La pietà non la posseggono e nemmeno il buonsenso di capire che cosa non si deve fare ad una piccola vita in via di formazione. Sevizie fisiche ma soprattutto psicologiche che riuscirebbero a distruggere qualsiasi mente in crescita. Educano con la paura, inculcano simboli sacri spaventando chi non sa con l’idea dell’Inferno. E Hidan fu inconsapevolmente una vittima di tutto questo. Il suo comportamento ingestibile e violento lo portarono a cambiare continuamente famiglia affidataria.Nessuno desiderava un figlio, anche se non naturale, che fosse così estremamente violento con tutti, che apprezzasse il dolore sia sulla sua carne che su quella degli altri. A diciotto anni fu finalmente libero di vivere in autonomia, sostenuto per qualche tempo dai servizi sociali. Fu a quell’età che iniziò ad uccidere alcune donne che abbordava nei pub della zona. Non lasciava traccia facendo attenzione maniacale a non toccare mai nulla con lei sue mani.Usava la lama del coltello per privarle dei vestiti e dare loro l’impressione di un gioco erotico. L’unica cosa che poteva fare con le sue vittime era baciare la loro bocca, per poi strappar loro le labbra e la lingua dopo averle quasi ammazzate. Era un sadico e amava l’odore e il sapore del sangue. Madara lo incontrò a Kyoto . Lo scoprì mentre faceva sparire il corpo di una ragazza buttandolo nelle acque dell’Oceano. Gli offrì due opzioni : Collaborare con lui o finire in galera a vita, dopo una denuncia supportata da diverse foto. Ovviamente Hidan accettò il lavoro di Madara e si divertì un sacco a fare piazza pulita dei suoi nemici sperimentando nuovi metodi di vivisezione, su persone ovviamente. Il bello di Hidan era che con grande passione amava gli animali. Li ammirava in quanto istintivi e perfettamente innocenti. Privi di cattiveria, al contrario dell’uomo. Diceva spesso :
“Se rinascessi, preferirei farlo con il corpo di un cane.Sesso libero, affetto incondizionato e la libertà di azzannare chi mi sta sul cazzo.”
Era questo lo stesso Hidan che si avviava al fianco di Itachi lungo i vicoli umidi di Yokohama. Era già sera e i ratti, così chiamava gli spacciatori, uscivano dalle loro tane per cercare di vendere un po’ di merda a quei quattro sfigati che per rallegrarsi avevano la necessità di sballare. 
 
-Non starmi troppo vicino o ci scambieranno per froci.-
-Sta zitto e pensa a trovare Sakon.-
-Non fare nomi, o il verme scappa. Eccolo laggiù. Lo vedi quello platinato con il rossetto verde ? -
-Sì,è lui?-
-Sì e siamo fortunati perché non ha nemmeno un cliente al momento.-
-Avviciniamoci allora.-
-Oh sì!-
 
I due si avvicinarono a Sakon . Hidan aveva le mani in tasca ,e questa posa faceva sì che tenesse sollevata la parte inferiore del suo giaccone nero, lungo.Era vestito con una camicia nera sbottonata in modo da scoprire la base del collo. Portava un crocifisso d’acciaio retto da una collana nera. I capelli come sempre erano tenuti all’indietro dalla brillantina. Itachi invece manteneva una postura composta. I capelli sempre perfettamente lisci, erano in parte legati nella sua solita coda bassa. Aveva anche lui un cappotto lungo, ordinatamente allacciato, di colore grigio scuro. Il vestito che esso copriva era decisamente formale, come suo solito. 
Sakon invece era vestito nel classico abbigliamento degli spacciatori di basso conto. Felpa pesante, pantaloni larghi e scarpe sportive , spesso slacciate. Il volto era contornato da capelli di media lunghezza che però non arrivavano alle spalle, platinati. Il rossetto verde era totalmente in contrasto con il resto del vestiario. Era un elemento che sarebbe spiccato meglio su un abbigliamento di stampo gotico. 
 
-Ehi Sakon! Come te la passi?-
Sakon tentò di allontanarsi quando Hidan lo prese per una spalla.
-Dove cazzo credi di andare tu eh? Noi dobbiamo parlare!-
Gli smollò un pugno in faccia che gli fece sbattere la testa violentemente contro il muro. Lo sollevò di peso e lo caricò su una spalla.
-Questo nano del cazzo pesa.-
Hidan lo condusse all’interno di un piccolo capannone abbandonato. La porta dello stabile era chiusa da un catenaccio stretto da un lucchetto. Hidan ne possedeva la chiave. Itachi pensò che quello fosse proprio il suo parco giochi e non si sbagliava. Notò appese alle pareti, collezione intere di coltelli di ogni tipo, e non solo. Ne aveva una riservata a seghe, martelli, pinze e altri strumenti da lavoro. Legò Sakon ancora stordito ad una vecchia sedia da dentista. Il malcapitato iniziò ad aprire gli occhi.
 
-Che fottuto dolore! -
Quando andò per sollevare la mano nel tentativo di massaggiarsi il volto , scoprì che essa era vincolata alla sedia.
-EHI MA CHE CAZZO FAI?! LIBERAMI!!-
-Zitto cretino. Il mio amico ha qualcosa da chiederti, e se risponderai ai suoi quesiti ti lascerò andare.Rispondi correttamente però, perché ad ogni cazzata che dici ti faccio provare uno dei bei giocattolini che vedi nella stanza circostante.Vai con la prima domanda Itachi.-
-Allora…Sakon, ti chiami così. -
-Sì!-
 
Hidan guardava con un sorriso sadico dipinto sul volto l’espressione di terrore di Sakon. Non era abituato a quel tipo di approccio, lui che era sempre stato nell’ombra dello spaccio capillare.
 
-Ho sentito dire che conoscevi una ragazza durante la tua infanzia e conseguente adolescenza. Vorrei tanto sapere il suo nome e il suo cognome.-
-E’ passato del tempo. Non mi ricordo!-
-Risposta sbagliata.Vai Hidan!-
Hidan prese un mazzolo da quindici chili, ne baciò la parte in ferro e velocemente lo scagliò violentemente su una mano immobilizzata di Sakon. Quello lanciò un urlo che molto probabilmente nessuno avrebbe sentito.
-Ripeto la domanda. Qual è il nome della ragazza che hai incoraggiato su un forum di musica e che si fa chiamare Maleficent?-
-Non lo so!! Non me lo ricordo!-
-Non mentire, è a tuo discapito. Hidan, procedi.-
-Molto bene, tagliamolo un po’.-
Hidan prese un coltello dalla lama non molto grande ma affilata. Conficcò la lama sulla mano spezzata di Sakon e la rigirò violentemente per due volte. 
-Un po’ di sangue.-
Inutile dire che quello urlò ancora nonostante non fosse disposto a cedere. Lei era , come lui , una dell’organico di Hebiyama. Agiva con un nome falso perché in una missione complicata. Sakon non conosceva molto bene i meccanismi delle spie, però sapeva che se il clan Uchiha dal quale sapeva provenisse quell’ Itachi,e per il quale Hidan aveva lavorato, avesse saputo il vero nome di lei, avrebbe potuto ricollegarla al suo padre adottivo, il signor Hebiyama stesso! Non avrebbe parlato o tutta la verità sarebbe venuta a galla.Ma quel dolore era fortissimo, insopportabile. 
 
Mal era tornata a casa di Itachi. Sapeva che non l’avrebbe trovato, ma suonò comunque il campanello. Fu Sasuke ad aprirle con il suo solito fare annoiato. Era rimasto solo in casa dopo aver passato un pomeriggio fuori con Sakura ed era stanco morto a causa del fatto che lei lo aveva portato a fare il giro di tutti i negozi del centro. Erano solo dei ragazzi che ancora non avevano scritto nulla sul loro futuro nella vita. Lei si limitava a guardare le vetrine dei negozi e ad immaginarsi una gran dama con quegli abiti indosso , abiti dal prezzo proibitivo. Ci sarebbe riuscita sicuramente , dopo aver studiato per diventare una dottoressa. Sua zia Tsunade l’avrebbe aiutata. Lei lavorava già all’ospedale da diverso tempo. Non sarebbe stato un problema per lei farle trovare un buon posto una volta che la nipote si fosse laureata. Sognava una vita perfetta con l’uomo dei suoi sogni. Sognava di sposarlo e di avere una famiglia con lui, ma lui non era così, non era il tipo di farsi asfissiare troppo dalle donne, e soprattutto dagli ultimi tempi non era risultato più convinto di quel rapporto che oramai, con alti e bassi andava avanti da ben cinque anni. Era un ragazzino quando lei gli si era dichiarata. Ma ora tutto sembrava lontano e offuscato da quello sguardo di vetro e quel viso dipinto dal migliore degli artisti. Era Mal la donna che riusciva a catturare il suo pensiero. 
-Buonasera, Sasuke. Posso entrare?-
-Avanti, non farti problemi, fuori butta giù il diluvio. Entra. -
La fece entrare e la guardò , osservandola nei minimi particolari. I lunghi capelli castani si erano già inumiditi a causa dello scendere della pioggia e i vestiti aderivano più strettamente alle sue forme, a causa dell’acqua che li aveva inumiditi rendendoli più pesanti. Non potè evitare di disegnare mentalmente le forme del suo corpo privo degli abiti. 
-Aspetti Itachi?-
-Sì, mi ha detto che sarebbe tornato entro questa sera.-
-L’ho chiamato da poco e mi ha detto che aveva ancora parecchio da fare. Mi ha assicurato che arriverà per la prima mattinata di domani.-
-Ho capito. Rimarrò solo finchè non spioverà e poi me ne andrò.-
-Per me puoi restare. Hai la sua camera a disposizione. E’ un cesso, ma ti ci abituerai.-
Mal accennò un leggero sorriso. 
-Come mai dici così?-
-Sembra di entrare nella cella di un monastero. Mancano solo i crocifissi.Ehi, intanto accomodati pure, Mal. Non ci sono le spille sul divano.-
-Grazie.-
La ragazza si sedette compostamente sul divano si mise a guardare la tv, accesa sul tg che era passato alla sezione spettacoli.
-Hai sentito di quello che è successo al porto, Sasuke?-
-Nah. Giusto quando uno scoppiato ne parlava.Però deve essere stato figo da vedere, non credi.-
-Non mi piace la velocità, non in tutti gli ambiti almeno.-
Sasuke ricollegò le parole di Mal a qualcosa di prettamente fisico e sorrise leggermente.
Lei lo ricambiò,spostando poi lo sguardo verso il TV. La luce del lampadario, iniziò a sfarfallare finché non si spense assieme a tutti gli apparecchi elettronici in casa. Sasuke rimase fermo, inspirò profondamente . Il buio avrebbe coperto lo spostarsi della sua mano verso di lei,nel tentativo di accarezzarle leggermente una coscia. Avrebbe dato la colpa al fatto che non riusciva a vedere. E così fece. La stoffa bagnata dei pantaloni di lei sfiorò il palmo della sua mano. Lui stesso si avvicinò a lei,ma quest'ultima ruppe il silenzio. 
  - Visto che sai muoverti bene nel buio, potresti accendere la luce d'emergenza.- 
Lui si allontanò di colpo, la figura che aveva fatto con lei era decisamente pessima. Anche se non gli aveva detto palesemente di stargli alla larga , gli aveva fatto ben capire che aveva ben compreso le sue intenzioni. Si alzò dal divano, inciampando sul tavolinetto da fumo. 
 
  - Cazzo che dolore!-
  Il buio mascherava la difficoltà di Mal di trattenere una risata.La luce tornò prima che Sasuke potesse accendere quelle di emergenza. Sasuke si massaggiò la gamba trattenendo a stento fra i denti un "Fanculo" di protesta verso il tavolo. 
  
Dopo un altro coltello conficcato sull'altra mano, una rotula presa a martellate e un unghia strappata , Sakon rivelò il nome di lei . 
  - Ora lasciatemi in pace..!-
  Piagnuccolò quello. 
  - Sì.Va bene così,andiamo Hidan. -
  - Che peccato. Ringrazia Dio che ho di meglio da fare feccia. -
  
Hidan tolse i vincoli che tenevano immobile Sakon. 
  - Ora striscia dove cazzo ti pare e ricordati bene. Se fai cazzate e racconti di tutto questo a qualcuno , verro a sfondarti il cranio.-
  I due uscirono dal piccolo capannone e Hidan trascinò fuori Sakon,lasciandolo a terra qualche metro davanti all'entrata. Tornò sui suoi passi e chiuse la porta con catenaccio e lucchetto. 
 
  - Ecco, adesso puoi strisciare dove vuoi, bastardo. -
 Itachi aveva la sua verità, ora doveva solo ottenere maggiori dettagli. Sakon non sapeva davvero dove fosse finita la sua amica, o forse sì, ma non serviva torturarlo oltre. Avrebbe scoperto tutto da solo. 
Dopo essersi allontanati, entrambi si diressero all'auto di Itachi.
  - Eh , lasciami una notte per riposarmi! Devo usare i tuoi soldi.-
  - Usali a Tokyo. Puoi spendere meglio quel denaro. Hai presente il pachinko?-
  - Io non gioco con le palline. Quelle le uso.-
  - Detesto già la tua ironia. Andiamo.- 
 
Strappò il disegno in mille pezzi e lo gettò nel cestino. Aveva gli occhi pieni di lacrime che voleva trattenere attraverso la rigida espressione del volto. Si spinse lungo il corridoio, raggiungendo poi il grosso terrazzo. Pioveva a dirotto e si bagnò dalla testa ai piedi, ma questo non lo fermo dal gettare di sotto tutti i vasi di ceramica color ocra. Vasi che precipitarono poco lontani dalla pavimentazione esterna all'entrata. Cercò di rientrare ma non riuscì a superare con la sua sedia a rotelle il piccolo rialzamento che delimitava la porta . Essa si inclinò non appena lui si spinse oltre e cadde da un lato, trascinandolo a terra. Lui si spinse in avanti , strisciando verso l'interno con l'ausilio dei gomiti. Iniziò a piangere rumorosamente e ad inveire su se stesso.
 
  - Non l'avrò mai!! Non avrò mai nulla!! Sono solo un misero storpio che non riesce a fare nulla da solo. Sono una nullità, un dannato niente. Uno zero! -
Madara fu attirato dal rumore della finestra che con violenza sbatté . Rasetsuya lo seguì lungo il corridoio e si avvicinò di corsa ad Izuna.
  - Dio mio tesoro! Che cosa è successo piccolo! Sei tutto bagnato.-
  - Izuna ma che diavolo fai? Sei impazzito?-
  - Lasciatemi in pace!! Non ho chiesto il vostro aiuto! Aiuto poi! Aiuto per cosa? Per farmi diventare ancora più invalido? La prossima volta che cosa mi succederà,Madara? Mi spareranno in testa? Beh?? Me lo auguro, perché io non posso più vivere questa vita!-
  - Izuna, calmati e non dire cose che non pensi a tuo fratello. Te ne pentirai e soffrirai molto.-
  - Zitta ! È solo colpa sua se sono condannato qui! Se lui non fosse unp stramaledettissimo gangster nessuno lo odierebbe tanto da volerlo distruggere e io non sarei qui! Bloccato in questa dannata sedia senza la possibilità di potermi innamorare, senza correre il rischio di essere rifiutato perché sono solo uno storpio!- 
Madara cercò di avvicinare una mano ad Izuna ma lui lo respinse, colpendolo con il braccio con un gesto repentino.
  - Non toccarmi! -
  Madara non disse nulla e si allontanò velocemente dal fratello, tornando in camera sua e chiuse la porta con tutta la forza che aveva in corpo.
  Rasetsuya invece insistette e dopo una iniziale resistenza di Izuna, lo prese in braccio e lo portò nella sua stanza. Nessuno dei due parlò mentre lei lo aiutò a spogliarsi e lo avvolse in un ampio asciugamano. Lo strinse fra le sue braccia e poggiò il suo mento sulla testa di lui. Lo tenne stretto per poi iniziare a parlare.
 
  - Madara ha sbagliato un sacco di volte e sicuramente ha preso la strada sbagliata. Aveva tante potenzialità, molto probabilmente se avesse continuato gli studi ora starebbe dietro qualche comoda scrivania e si guadagnerebbe un buono stipendio. Io non avrei mai iniziato a correre e tu non avresti avuto questo problema. Se potesse ripercorrere la sua strada ,a ritroso, molto probabilmente sceglierebbe diversamente. Se potesse vivere tutto per la seconda volta, avrebbe bene in mente le conseguenze dei suoi gesti, ma purtroppo non gli è concesso. La vita non si cambia una volta vissuta. Non è un romanzo che si può riscrivere. La vivi e scegli ,tante volte buttandoti con la convinzione che quella sia l'unica opzione. Lui ha scelto la strada che avrebbe salvato la sua esistenza e la tua dalla povertà assoluta e dal marcio che tuo padre aveva lasciato come unica eredità. Ha scelto quella strada per avere tutto e subito. I primi giocattoli che ti comprò, la prima casa che fece costruire , la scuola esclusiva in cui ti mandò a studiare,furono i suoi primi investimenti. Fece tutto per te. Credi che lui non ti avrebbe protetto dai suoi nemici se avesse potuto? Perché quella sera non sei rimasto a casa come ti aveva suggerito? Credi che te lo dicesse per farti del male? Ora Izuna ragiona. Non so cosa ti è successo oggi, però so bene che Madara ti ama oltre l'impossibile e che con le tue parole lo hai ferito a fondo ricambiando il suo amore con una pugnalata al cuore.-
 
Mentre Rasetsuya parlava Izuna ricominciò a piangere. Lei se ne accorse e gli baciò la testolina bagnata. 
 
Itachi ritornò a Tokyo e lasciò Hidan di fronte ad un Hotel a cinque stelle.
  - I soldi che ti ho dato ti basteranno per pagartici una stanza. Ci vediamo domani.-
  Hidan sbraitava ma Itachi salì in macchina e partì senza curarsi di lui.
Rientrò a casa e trovò Sasuke di fronte al PC , a scrivere su Facebook .
 
  - Ancora in piedi?-
  - Sì ho avuto una serata di merda e ora alleviò il dolore chattando con Sakura. Non so se poi allevio il dolore o ne aggiungo altro. Mi sto facendo due palle!-
  - È la tua ragazza, dovrebbe farti piacere no?-
  - Sai di che si parla? Di matrimonio. Matrimonio? Io? Per favore Itachi!!-
  - Beh?una coppia si sposa se c'è amore.-
  - Ma che parlo a fare con te!-
  - Non la ami?- 
  - Devo essere sincero? Non lo so. Non la amo nello stesso modo in cui lei mi ama. Lei non sa, non sa viversi il momento.Deve sempre far progetti, sempre parlare del futuro. Non la sopporto. -
  - Parlargliene, hai tempo no?-
  Mentre i due fratelli parlavano,i messaggi continuavano ad arrivare.Ogni avviso sonoro diveniva sempre più fastidioso. 
  - Ce lo metto, il tempo. -
Itachi sistemò le chiavi dell'auto in un cofanetto che aveva adibito a quello scopo e si diresse verso camera sua. 
  - Scartati la sorpresa.-
  - Come?-
  - Vai vai in camera e chiudi bene la porta. - 
Itachi scosse la testa ed entrò in camera. Trovò Mal distesa sul suo letto . Erano le tre del mattino, ma ancora lo aspettava sveglia.  
  - Il mio angelo custode ha deciso di vegliare sul mio sonno?-
  - Angelo custode? Non proprio. Soltanto un'anima in pena che senza ala sua metà non sa vivere.-
  - E la sua metà non sa sopravvivere lontana da lei. - 
Era già mattina,precisamente le sei e mezza, quando si svegliò. La pioggia continuava a scendere e il cielo ad essere coperto. Fu un leggero colpo sulla sua spalla a svegliarlo. 
  - Ehi fratellino, pensi di dormire ancora un po' su questa scrivania?-
  - Ah, Itachi, per favore. -
  - Devo uscire presto. Ho una cosa urgente da svolgere.-
  - Si tratta di..Mal?-
  - No,devo andare a salutare una vecchia conoscenza. -
  Si infilò il cappotto e si sistemò in maniera impeccabile.
  - No entrare in camera mia,finché Mal non ne uscirà.-
  Sasuke sbuffò e agitò una mano per assicurare a Itachi che lo avrebbe ascoltato.
 
  - Oook,capo. Ci vediamo quando torni. Tra un po' vado a prepararmi per andare a scuola. Che palle.-
  - A oggi pomeriggio fratellino!-
  - Ciao.-
  Sasuke osservò Itachi uscire dalla porta e chiudersela dietro. Si alzò in piedi e si stiracchiò. Ripensò alle parole, ai progetti scritti nero su bianco da Sakura. Il ricordo sottolineò la sua totale inadeguatezza a quel tipo di vita che tutte le ragazze sognano. Sakura era bella, dolce e vincente in ogni cosa, ma c'era un elemento che Sasuke temeva . Sakura era la persona a lui più vicina da anni, era diventata un'abitudine. Era proprio l'abitudine a preoccuparlo. Nessun tipo di passione o coinvolgimento irrazionale avrebbero portato alla morte del loro rapporto e al prosieguo di un legame così, tanto per passare la vita lontani dalla solitudine. Mal invece era il rischio, era un sorriso sensuale, uno sguardo magnetico,un corpo sinuoso, formoso. Era una donna per cui perdere la testa e non un'amica . E infatti fu proprio quella perdita di razionalità a portarlo ad aprire quella porta che Itachi gli aveva negato. La stanza era ancora nella più totale ombra. C'era solo uno spiraglio di luce che proveniva da una tapparella che non era stata totalmente chiusa. Quella luce accarezzava le forme del corpo nudo di Mal, distesa sul letto. Un'idea malsana prese campo sulla mente di Sasuke: Sfruttare il buio per averla. 
Chiuse la tapparella completamente in modo da togliere ogni fonte luminosa. Si abbassò su di lei lentamente, salendo carponi sul letto, in modo da averla sotto di se. Il cuore pulsava forte nel suo petto e le tempie gli battevano come un tamburo. 
 
  - Mh,la mia anima gemella sembra essersi svegliata ancor prima della sua metà. -
  Lei rise divertita con la voce alterata dal sonno recente . ovviamente Sasuke non rispose, ma si limitò ad annusarle il collo, strofinando il naso contro la morbida pelle di lei. Baciò quei punti così sensibili sfiorandol appena con le labbra .
 
  - Il tuo silenzio mi piace,ma di più amo le carezze della tua bocca sul mio collo. Credo che sia inadeguato parlare oltre in questo momento...-

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Capitolo 13
*** L'arte è un'esplosione! ***


Rasetsuya entrò all'interno della stanza di Madara. Il suo cammino era intralciato da lenzuola gettate a terra, libri e soprammobili spaccati. Calpestò dei cocci e quasi perse l'equilibrio. 
 
  -Tu e tuo fratello avete in comune la stessa mania di spaccare le cose immobili per sfogare la rabbia e la disperazione. Siete ottimi per ristrutturare l'arredamento. Distruggi e ricrea, dovresti far uscire un mensile di creatività fai da te.-
-Non è divertente,Tsuya. Non ho proprio voglia di ironizzare. -
  - Izuna vieni a parlare con tuo fratello, per favore.-
  - Non voglio altri insulti, mandalo via. Mi sento già uno schifo da anni,non serve che continui a sottolinearmi il fatto che sono una merda di uomo. Mandalo via.-
  - Madara.Voglio parlarti.Ti prego ascoltami. Voglio chiederti scusa,Maddy.-
 Madara non si voltò. Rasetsuya scosse la testa, mantenendo un sorriso rassegnato e poi sospirò. Sapeva bene che il motivo per cui Madara continuava a dare le spalle a tutti e due era il fatto che stesse piangendo come un bambino e avesse le guance rigate di lacrime. Lui odiava farsi vedere mentre piangeva,ma non era abilissimo a nascondersi. Rasetsuya poteva vedere metà del suo volto riflesso sullo specchio. 
 
  - Io vi lascio soli. Penso proprio che questa debba essere una cosa tra voi due.- 
 
Sasuke si privò della maglietta e velocemente slacciò la cintura dei pantaloni. Tornò poi a baciare il collo di lei, il suo mento. Lei muoveva il capo come quando non volesse farsi baciare la bocca. Sasuke non riuscì però a pensare che quel segno di diniego nascondesse un dubbio da parte di Mal. Lei portò la mano sulla nuca di lui e si soffremò ad accarezzargli i capelli. Lui continuò a desiderare di baciare quella bocca sfuggente. Le dedicò sempre più audaci carezze, mentre lei pose una mano sulla sua spalla, premendolo poi , in modo da condurlo a poggiare la schiena sul letto. Lui si abbandonò a quel gesto immaginando già il seguito di quell'azione. Si morse un labbro ,soddisfatto, ma la cosa che lo stupì e lo deluse fu il fatto che Mal, dopo averlo spinto a quella posizione, si alzò dal letto e se ne andò via dalla stanza con passo leggero, avvolgendosi poi in una vestaglia da uomo nera . 
 
  - Mi dispiace,Sasuke. Non sarà nemmeno tra cent'anni.- 
Sasuke non rispose e si abbandonò tra le lenzuola, deluso e sì anche incazzato. Appoggiò la pianta del piede sul letto .
  - Sempre peggio cazzo!- 
 
Obito si era svegliato tardi quella mattina. Risistemò il letto e andò a sistemarsi in bagno. Si guardò a lungo allo specchio, riflettendo, guardando i suoi stessi occhi. Fu il campanello a disturbare quel silenzio. Si avvio alla porta e la aprì leggermente. Non aveva il citofono e doveva rischiare ogni volta. Una mano premette la porta dalla,esterno costringendo Obito ad arretrare.
 
  - Ehi Obito! Che fai? Non vuoi farmi entrare dopo avermi invitato?mh!-
  - Deidara-senpai, buongiorno. Ho esitato ad aprire perché come puoi ben vedere sono ancora in mutande. -
  Obito lo fece entrare in casa e chiuse la porta. Si preparò ad ascoltare le sue polemiche. Deidara non sapeva proprio starsene zitto, ma da un certo punto di vista era meglio così. La sua voce rallegrava un po' il mortorio di quell'appartamento.
 
  - Dopo aver vissuto anni in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente non mi impressiona più niente. Sono stanco morto. È stato un viaggio orribile. Dannate compagnie low cost.-
  - Perché ti sei appoggiato alle compagnie los cost,senpai?-
  - Gli Iracheni non pagano perche quei bastardi si fanno saltare con le bombe! Per la Jihad,per Allah e intanto i morti non mi rimborsano. Mh!! Vederli , per lo più ascoltarli, mi ha portato alla mente quel fondamentalista di Hidan, il torturatore che purifica le anime attraverso il dolore. Ho sentito che è ritornato anche lui. -
  - Esattamente. -
  - Dov'è Madara?- 
  - Questa sera siamo invitati a casa sua. Ha un progetto che deve partire da subito. -
  - Kakuzu?-
  - Verrà. Sta in Costa Rica. Ha investito laggiù. Sai quanto è attaccato ai suoi affari. Non c'è richiesta che tenga. -
  - Quel materialista ignorante! Credo che sia la persona che più odio del mio team.-
  - E Hoshigaki? Che pensi di lui?-
  Obito sapeva che Deidara aveva appioppato ad ogni suo ex alleato una definizione che non avrebbe mai riconsiderato. Voleva riderci un po' su. 
  - Quel dannato pescivendolo con la passione per gli assassini? Penso che sia un altro ignorante senza il minimo senso artistico. Non ha nessun valore, se non per quanto riguarda il sushi che prepara.Mh!-
  
Obito rise, stimolato dal tono serio che utilizzava Deidara per esprimere le sue critiche.
  - Bentornato a Tokyo, senpai.-
  - É un piacere essere tornato alla civiltà.-  
  
 Rasetsuya rilesse gli appunti che Madara aveva segnato su un block notes nascosto nel cassetto della scrivania. Aveva scritto una lista di obiettivi da colpire in modi diversi. Uno in particolare attirò l'attenzione di Rasetsuya. Sorrise e cercò una voce in rubrica che da due anni non aveva più utilizzato. La chiamò e dopo diversi squilli , quella voce vivace e familiare rispose. 
-Pronto?-
- Akane!! Ti ricordi di me? Sono Tenzen! Ho una cosa da chiederti.-
 
  - Spero che ti sia stato chiaro, Izuna. Spero che tu riesca a vedere con i tuoi occhi quanto mi hai fatto male. Se fossi stato qualsiasi altra persona, ti avrei fatto sparire dalla mia vita in maniera definitiva, ma tu sei il mio piccolo, tu sei mio fratello e hai un potere distruttivo incontrollabile su di me. Sei l'unico al quale chiedo perdono in ginocchio, Izuna.-_
  
Madara si inginocchiò appoggiando il volto sulla mano di Izuna,adagiata sulla sua gamba.
  - Perdonami e non farmi più soffrire, ti prego. -
 Izuna non rispose e si limitò ad accarezzare i capelli del fratello. Non sapeva che cos'altro aggiungere. In quelle due ore, gli aveva parlato di ogni suo pensiero, dei suoi disagi, del peso della sua condizione. Aveva aggiunto pietra su pietra al macigno nel cuore di Madara, l'altro non aveva parlato,nemmeno una parola. Si era limitato ad ascoltare in silenzio. Gli occhi di Madara lo avevano spaventato : piangevano senza che il volto si distorcesse in nessuna espressione di dolore. Era stato immobile, senza esprimere nulla, solo gli occhi parlavano molto più della voce.
 
La sera era calata e Itachi era ritornato in città. Non era passato a casa e si era subito diretto verso la villa di Madara. Appena arrivò, notò le auto di Obito e di Sasori. Vide anche una macchina rosso fuoco , una Nissan sportiva, ribassata per la corsa. Non riuscì a ricondurla a nessun volto.Era già tardi ma un altro particolare lo trattenne dall'entrare subito. Karin Uzumaki, la domestica, se ne stava fuori e stava trafficando con qualcosa, accanto ad una parete, all'altezza di un'ampia finestra. Itachi si rivolse a lei. 
 
  - Ehi tu. Che stai facendo?-
  - Buonasera signor Itachi! N-n-niente, niente! Eh eh eh.Staccavo le erbacce dal muro.-
 Itachi si avvicinò alla ragazza e guardò bene la parete. Ad una prima occhiata non notò nulla. Lei gli mostrò un ciuffo d'erba che stringeva in un pugno. Itachi la guardò bieco. Aveva sempre pensato che la ragazza non avesse le rotelle a posto, ma ora ne era oltremodo più convinto. Entrò all'interno della villa e si avviò presso il salone. Erano tutti seduti al lungo tavolo . Madara era al capo della tavola, accanto a lui Rasetsuya dal lato destro e Obito al sinistro. La presenza di Izuna seduto sul divano, gli fece intendere che il ragazzo era stato messo al corrente di tutto. Notò quindi Sasori,Deidara,Hidan e un'altra ragazza. Persino Sasuke era arrivato a prendere parte a quell'incontro. Quello lo innervosì .
  - Buonasera.-
  - Alla buon'ora Itachi. Stavamo tutti aspettando il tuo arrivo. Sasuke ci aveva suggerito una motivazione e effettivamente era attendibile. Ma tornando alle cose serie. Ora,signori e signore, vi enuncerò il modo in cui ci muoveremo i prossimi giorni. Il primo nostro obiettivo sarà quello di distruggere una delle nuove acquisizioni di Hebiyama. La Kaguya Pharmaceutical. È stato un buon acquisto che lo ha portato ad un boom di popolarità oltre che di soldi, ma il Boom vero e proprio dobbiamo farglielo fare noi e anche molto presto. Entro domani sera festeggeremo anche noi il suo successo con un meraviglioso spettacolo pirotecnico, orchestrato dal nostro Deidara! Deidara, in un giorno ce la farai a creare qualche sparo ad effetto?-
  - Ho qualche opera che attende solo di raggiungere il suo effimero splendore! Mh. Mi bastano dieci ore, solo dieci per creare qualcosa che non avete mai visto , mh!-
  - L'effimero splendore non è splendore. L'arte eterna è splendore : meraviglia immutabile. -
  - Mi mancavi tu, con la tua concezione d'arte. Tu confondi l'artigianato con l'arte, Maestro.-
  - E state zitti coglioni! Fatelo arrivare a spiegare il mio compito.-
  - Hidan, tu becero fanatico impazzito! Taci la tu ignoranza,mh!-
  Sasuke sbuffò. 
  - Che palle.-
  - Zio..- 
  Obito esortò Madara ad intervenire.
  - Sì. Allora fate silenzio e fatemi spiegare! Ora passiamo al ruolo di Hidan. Tu Itachi e Sasuke vi recherete ad Osaka. Troverete là quel bastardo di Danzo Shimura. Dovrete farlo parlare in tutti i modi. Devono saltare fuori tutti i nomi di quelli che collaborano con Hebiyama.Uno dopo l'altro. Una volta scoperti andremo a far visita ad ognuno di loro. Rasetsuya, Akane e Sasori , avranno il compito di ridare vita al nostro giro di scommesse. Ci servono almeno trenta auto per fare una buona scuderia , trenta auto messe a puntino e competitive su ogni sfida. Sasori ha già analizzato il registro nazionale e identificato ventisei bolidi da reperire sul territorio giapponese. Veloci quanto belle, riuscirete ad impossessarvene senza troppe difficoltà. Io e Obito rimarremo a Tokyo. Dobbiamo accogliere Kakuzu e poi tenere a bada la stampa. Partiremo da quel Kakashi che si sta spingendo troppo oltre . Per il momento è tutto qui il mio progetto. Il primo ad agire sarà Deidara. Domani sera brinderemo tutti sotto i botti prima di separarci. - 
 
Inutile dire che Deidara si esaltò e balterò per ore e ore sulla sua particolare idea di arte,scontrandosi ad ogni battuta con Sasori. Itachi si dileguò in anticipo per poter raggiungere casa sua in un orario decente e mettersi al lavoro relativamente alla ricerca di informazioni sulle origini di Mal. Quella sera avrebbe avuto casa libera visto che Sasuke sarebbe rimasto da Madara per la notte e che Mal aveva deciso di tornare a casa senza nemmeno spiegargli il perché. 
 
  - Ehi, posso sedermi qui?Non ne posso più di stare a quel tavolo di pazzi.Come due anni fa non ne sopporto una metà.-
  -Ma certo! È libero! Non immagini come ti capisco. È la prima volta che seguo questi eventi, ma sono già stufo.-
  - Ahhh! Che maleducata! Non mi sono nemmeno presentata e già ti chiedo un favore! Mi chiamo Akane, Akane Ryūketsu! Rasetsuya-sensei mi ha parlato molto di te. Sei Izuna, vero?-
  - Sì , sono proprio io. Sono il fratello di Madara. Piacere.-
  Izuna sorrise debolmente e socchiuse gli occhi nel farlo. Lei lo ricambiò.
  - Il piacere è tutto mio! Nonostante io abbia lavorato molto per Madara, io e te non ci siamo mai visti! Anche io, come Rasetsuya-sensei partecipato alle corse e gareggiavo per la sua squadra. -
  - Capisco.-
  Izuna abbassò lo sguardo. Aveva fatto il pieno di conoscenze di malavitosi e poi, lui non avrebbe mai potuto comprendere un discorso sull'alta velocità. Si sentiva inadeguato. Ma Akane parlava continuamente e cambiava spesso discorso si incontrarono su molti punti, come sulla passione per la lettura e i videogiochi. Izuna non ricordava u dialogo così lungo avvenuto in altri momenti della sua vita. Akane era simpatica e aveva un modo di fare vitale e positivo. Non era realista come Rasetsuya, lei aveva tanti sogni e correva per guadagnare soldi e realizzarli. Era nata e cresciuta a Tokyo. Aveva studiato nella stessa scuola di Madara e Rasetsuya e da lei aveva preso la passione per le auto. Viveva in casa con sua madre che tutto il giorno era assente per motivi di lavoro. Non aveva problemi di soldi ma i rapporti con la madre erano tesi e di conseguenza lei non voleva pagarle la scuola d'arte alla quale voleva iscriversi. Izuna e Akane parlarono fino a tardi e a lui dispiaque che lei dovesse tornare a casa un po' prima dell'una. 
 
  - La massima espressione dell'arte è il baleno. L'immensa luce che si libera in un solo istante cancellando l'oscurità e la pesantezza della materia. Non crede anche lei? -
  
Chiese Deidara al l'impiegata che riceveva clienti e periti. Lei lo guardò con un sorriso imbarazzato non sapendo che rispondergli. 
 
  - Signor Ryusuke Hamasaki, io non ho idea di quello che dovrei rispondere, non ho mai meditato sul tema. In che cosa posso esserle utile?-
  - Sono il tecnico meccanico che il signor Kaguya in persona ha ingaggiato.-
  - Aspetti un attimo che chiedo conferma in ufficio.-
  - Ah va bene. -
  - Aspetti un attimo, abbiamo problemi di collegamento con la direzione.-
  - Devo controllare un impianto. Guardi, le lascio la fattura dove può controllare i dati dell'azienda da cui provengo e la copia del preventivo firmato.-
  - Perfetto!-
  La segretaria controllò i documenti. Obito era sempre un dio con la grafica. Quei documenti sembravano davvero originali. Peccato che il nome fittizio che gli aveva dato faceva proprio schifo.
Riuscì ad entrare e ad accedere agli impianti. Con quell'orribile vestito e quel cartellino nessuno dubitò sulla sua professionalità. Aprì la console di un grosso macchinario e al suo interno collegò un ordigno ad orologeria. Dodici minuti. Richiuse ed avviò la macchina. Nessuno aveva notato quell'anomalia. Chimici , ma allocchi. Quanta tristezza a questo mondo. Quegli occhiali da lettura gli davano un fastidio esagerato. Uscì pacatamente. Dodici minuti era un tempo abbastanza ampio. 
 
  - Grazie signor Hamasaki. Per il pagamento?- 
  - Sul conto corrente indicato. Buon proseguimento.-
  - Arrivederci! - 
Le disse lei sorridendo mentre lui usciva. Salì in macchina e si allontanò di un centinaio di metri. Un ordigno molto potente a contatto con materiale infiammabile avrebbe dato un risultato meraviglioso. Avviò una video chiamata con Madara e coloro che si erano riuniti per festeggiare l'evento.
 
  - Osserva, Madara Uchiha, guarda con quale splendore la mia arte balena nel cielo dell'imbrunire!! -
  Madara aveva già stappato e versato lo champagne. Era assieme ad Obito ,Sasori e Rasetsuya,tutti pronti a brindare. -
 
La segretaria contattò il signor Kaguya in ufficio che gli negò di aver chiamato un tecnico. Lei non fece in tempo a spiegargli la situazione.
 
  - KATSU!!!!!!- 
 
Una grossa esplosione distrusse l'intera azienda in pochi secondi. Dall'ordigno progettato da Deidara si propagò un'esplosione molto potente che innescò una serie di altre deflagrazioni a causa del materiale altamente infiammabile. 
 
  - Goditi la scena Madara!!Ahahahah!!-
  - Oh sì, e la cosa che più mi allieta di questa vicenda è che questo è solo l'inizio. Alla vendetta!-
  Gli altri che erano con Madara colpirono il suo calice con i propri.
 
  - Goditi il tuo Boom, Hebiyama!-
 
  

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Capitolo 14
*** Ultimo suono ***


Leggeva il giornale, attento a non farsi scappare nemmeno una parola. La Kaguya Pharmaceutical praticamente rasa al suolo da un’esplosione. Oltre cinquanta morti e cosa che più gli interessava era una pesante perdita economica. Strinse il giornale tra le mani , per poi accartocciarlo e gettarlo via. 
 
-Madara Uchiha ci ha mandato indietro il favore. -
 
Orochimaru mantenne un sorriso forzato, tanto per non dare la soddisfazione di farsi vedere profondamente irato. Al suo fianco sedeva Danzo Shimura che non perse occasione per prendere parola.
 
-Dobbiamo sterminarli, uno dopo l’altro. -
-Non è facile. Madara non è più solo. Da solo non sarebbe stato capace di attaccare in quel modo. E’ opera di un esperto di esplosivi e così abile ce n’è uno soltanto : Deidara. Ha collaborato con Madara a lungo. -
-Può avere dalla parte chi vuole, ma se lui muore, tutto il suo impero crollerà. E’ inutile colpire le persone a lui vicine come l’altra volta. Dobbiamo decapitare la sua organizzazione. E ho già un’idea. -
 
-Non ricordavo che fossi così dannatamente violenta,Tsuya. -
-Beh, è un modo per ripagarti del male che mi hai fatto l’ultima volta, e poi ammettilo, che ti piace.-
-Mi conosci bene , tu. -
-Oramai credo di conoscerti come le mie tasche, Mada-kun. -
Assestò un morso sulla spalla nuda di lui.
-Ehi, non aggiungerne altri o sembrerà che io abbia avuto una notte di fuoco con un lupo famelico.-
-Intanto nessuno ti vedrà così, completamente nudo. Almeno spero.-
-Lo sai che sono fedele. Pensa non mi rigiro nemmeno le puttane che mando a battere.-
-E quello chi lo fa?-
-Obito. Lui è quello più adatto.-
-E perché?-
-Per due motivi : uno perché non amerà mai più nessuna e quindi non mi darà problemi con la storia che vuole salvare la povera malcapitata dal giro.L’altro perché se si becca un transone ben fatto lo ammazza senza esitare. -
-Eppure i trans vanno. -
-Se ti servi nei miei bordelli, non te lo prendi al culo. Sono tradizionalista.-
Rasetsuya si lasciò scappare una sonora risata, che decise di ammutolire in un bacio sulla bocca al suo compagno.
-Quello che ti rende così carismatico e maledettamente perfetto è proprio il fatto che tu abbia sempre una battuta pronta per ogni occasione.-
-Solo quello? Come sono limitato!-
-Non solo quello, ma le altre cose le so solo io. -
Qualcuno bussò alla porta . Madara sbuffò sonoramente mentre Rasetsuya non si mosse nemmeno un po’ dalla sua posizione : adagiata completamente su di lui. 
-Ripassa più tardi chiunque tu sia. Ho da fare.-
-E’ importante, zio.-
-Anche la mia vita sentimentale lo è, Itachi. Riferisci ad Obito.-
-Credo che interessi più a te che a lui. E’ arrivato questo.-
 
Ottima giornata per uscire dopo tutto quel tempo nascosti dalla pioggia. Ottima giornata per andarsi a rompere i coglioni in centro, accompagnato da una ragazza patita di negozi e la sua migliore amica. Ah poi, come dimenticare quel cretino di Uzumaki. Che compagnia da suicidio. Aveva la mezza idea di chiedere a Madara di far ammazzare Naruto. Dopotutto era il nipote degli sbirri. 
 
-Ehi , Sasuke!! Come mai non parli? Il gatto ti ha mangiato la lingua?-
-No, è la tua idiozia a fermarmi il verbo.-
-Il verbo?-
-La parola, imbecille.-
-Dai ragazzi non dovete litigare! Naruto, lascia in pace Sasuke una buona volta!-
Ino Yamanaka, una sciacquetta insopportabile che incarnava perfettamente l’emblema della bionda bella ma senza cervello. La sua sola presenza portava Sasuke ad un precoce desiderio di tomba, e unita alla molestia del respirare la stessa aria di Naruto, suscitava la volontà di sparire dal mondo nel peggiore dei modi. Era deciso. Tutti al centro commerciale. 
-Tesoro, qualcosa che non va?-
Gli chiese preoccupata Sakura.
-No, non c’è niente che non va, tranne il fatto che ogni parola che dice Naruto è paragonabile ad una strusciata di carta vetrata sulle palle, e ogni frase che pronuncia Ino è qualcosa di peggio che non sto a descrivere.-
-Forse era meglio che stessimo io e te. Tu non sei il tipo da compagnia.-
-Non è questo il punto Sakura. Io accetto la compagnia, la compagnia mi piace! Ma vorrei che oltre al corpo delle persone, anche i loro cervelli mi facessero compagnia, capito?-
-Ma sono da sempre i nostri amici.-
-I tuoi! Non i miei! Io ho altri canoni! -
Sakura si rattristò e abbassò lo sguardo. Non parlò per lunga parte del tragitto, se non con Naruto e Ino. Entrati nel centro commerciale, Sasuke si fermò a sedere su uno sgabello di un bar. Ordinò una bibita analcolica da bere. Sakura lo raggiunse e aspettò in silenzio che lui le parlasse.Visto che non era poi così plausibile che lui incominciasse un discorso, Sakura prese parola per prima.
 
-Noi due dobbiamo parlare, Sasuke. Ultimamente ti vedo distante come se volessi evitarmi. Non riesco a capire che cosa ti ho fatto. Ogni giorno mi sveglio con il tuo pensiero in testa e con il desiderio di renderti felice con ogni mio gesto. Ma per quanto mi impegni , non è mai abbastanza. Tu continui a respingermi. Non so perché, che cosa ti porta a questo, ma io …io ti amo, Sasuke e tu lo sai. Do sempre il massimo solo per vedere un tuo sorriso. Mi piace che siano sporadici, però voglio vederli, almeno qualche volta. -
 
Non riusciva a trattenere le lacrime. Sakura era così. Piangeva spesso e la causa era sempre e solo lui. Dal canto suo Sasuke non sopportava vedere le persone piangere. Un po’ perché anche se non lo ammetteva, in quel caso si sentiva dannatamente in colpa , un po’ perché era proprio il rumore del pianto a dargli sui nervi. 
 
-Non è colpa tua, Sakura. La colpa è solo esclusivamente mia. Sono io che mi sento inadeguato a starti accanto. Tu stai cercando una sicurezza che io ancora non so darti. Fai tanti progetti, parli di matrimonio, ma io non riesco ad adeguarmi a questi tuoi discorsi. Ho solo sedici anni. Voglio vivere la mia vita in modo decisamente diverso da come la immagini tu . Non mi basta pensare di avere una famiglia, dei figli, una vita da medio lavoratore che tutte le sere torna a casa, si leva la camicia e vive il calore della sua famiglia. Io voglio vivere ogni giorno diversamente. Voglio svegliarmi ed avventurarmi in una giornata che non conosco. Voglio compiere i gesti che preferisco nell’ordine che voglio. Non voglio ritrovarmi a seguire la pista fissa di un automa! Il problema non sei tu, ma sono tutti i tuoi progetti! Lo vedi che stai ingabbiando te stessa in un futuro scritto a priori? Le cose tra noi possono riprendersi, ma tu devi cambiare, Sakura. Se vuoi me devi accettarmi. -
-Sasuke, io non sono abituata a vivere senza una sicurezza. -
-Sakura…mi accetti o no?-
Lei non parlò ma si fiondò alle labbra di lui, zittendolo con un bacio appassionato. Gli avventori del bar si voltarono incuriositi. Di coppie che si baciano se ne vedono tante , ma per la gente è sempre come la prima volta.
 
-Sì, ti accetto Sasuke! Sai che per te scalerei l’Everest a mani nude!-
 
Sakura lo strinse fra le braccia dopo aver praticamente gridato quella frase. In un secondo Sasuke iniziò a sentirsi seriamente in colpa. Quella ragazza lo amava più della sua stessa esistenza, ignara del fatto che lui avesse desiderato un’altra fino alla sera prima e sapeva che come avrebbe rivisto Mal i suoi sensi avrebbero reagito. Però non poteva confessarlo a Sakura, non poteva distruggerla in mille pezzi. Lei non se lo meritava. Questo era indice del fatto che lui le volesse molto bene, anzi , la amasse. Amare due donne in modi differenti, strano ma vero. Si fece una domanda : Ma sono io il deviato o è una cosa frequente tra gli uomini?  
La abbracciò e le carezzò la nuca cercando di rassicurarla.
 
 
-Indirizzato a Sasuke?-
-Sì. Proprio a lui. -
-Un invito al Kuroyami?-
-Ho un brutto approccio con quel locale. E’ di Hebiyama.Sasuke lo ha letto?-
-No, la busta non era stata aperta, l’ho trovato fra i suoi libri di scuola.-
  - Sasuke non ci sarebbe andato,non è uno sprovveduto, Itachi.-
  - Nessuno può dire se ci sarebbe andato per curiosità. Alla fine un invito te lo può mettere in cartella anche un'ammiratrice. -
  - Bastardi, è anche scritto a mano.-
 - Hanno preso di mira Sasuke, e non possiamo permettere che gli succeda qualcosa.-
  - Ovviamente no. Dov'è adesso? -
  - Al centro commerciale. Usciva con Sakura e due suoi amici.-
 Itachi fissò lo sguardo di Madara con gli occhi sbarrati. 
   -So che cosa stai pensando. Andremo subito a verificare. Il Kuroyami è da quelle parti. Loro saranno sicuramente lì. Vogliono distruggerci e farcela pagare per quello che è successo ieri. È una buona occasione per loro. -
  - Chiamo subito Sasuke.-
  Itachi compose il numero e aspettò una risposta.
  - Pronto,Itachi che c'è?-
  - Torna a casa.-
  - Perché? Abbiamo il timore che Hebiyama sia da quelle parti.-
  Sasuke si guardò attorno ma non rispose ponendo tutta l'attenzione Sigli avventori del bar. 
  - Sasuke,non dirmi che sei al Kuroyami.-
  - No, no. È sulla via parallela. -
  - Vedi di non muoverti. Arrivo.-
  - Ci proverò. -
  Si allontanò da Sakura con un sorriso.Prese le distanze fino al punto in cui fu sicuro di poter parlare senza che lei lo sentisse.
  - Ho visto diverse auto scure , vetri oscurati, grossa cilindrata.-
  - Rimanete in gruppo. -
  - Va bene, ma sbrigati. Inventerò una scusa che non durerà. -
  - Parto subito.-
  Itachi chiuse la conversazione e Sasuke cercò una scusa plausibile per trattenere lì gli altri tre. Si sedette di nuovo accanto a Sakura e richiamò l'attenzione degli altri.
  - Avanti, vi offro da bere. A furia di parlare a vanvera voi due, avrete la bocca secca. -
  - Quale miracolo, Sasuke. Pensavo non volessi averci intorno.
  - Infatti no, ma cerco di vedervi con occhi diversi.Siete due diversamente rompipalle, va bene?-
  Sakura rise, tenendo le mani di fronte alle labbra. Era sempre così posata ad ogni gesto. 
 
Per la prima volta aveva visto Itachi sfrecciare per le strade di Tokyo senza fare attenzione alla segnaletica e ai semafori. Madara lo capiva, comprendeva la sua apprensione. Lui glielo aveva detto che erano sulla stessa barca. Parcheggiò la macchina e uscì da essa per dirigersi velocemente presso il centro commerciale. Madara chiuse le portiere a chiave e lo seguì. Entrambi erano armati. Itachi arrivò di fronte al bar, ma non trovò nessuno dei ragazzi. Provò a chiamare Sasuke . qualcuno rispose ma non era la sua voce.
  - Itachi-san! È un piacere conoscerla. Sono Kabuto Yakushi. Se cerca suo fratello, sappia che è in ottime mani. Non torceremo un capello a lui e agli altri ragazzi. Ma c'è un "se" a questa affermazione. Lasceremo liberi , sani e salvi, i ragazzi se ci consegnerete Madara Uchiha. Avete tre ore per raggiungerci. Manderò l'indirizzo com SMS al suo cellulare. Passate le tre ore, non garantiremo la loro incolumità. Spero di incontrarla tra poco, Itachi-san.-
  Il collegamento fu bruscamente interrotto. La vita di Madara in cambio della vita di Sasuke e dei suoi amici. Non era poi così complicato scegliere. Non aveva mai nutrito una grande stima nei confronti dello zio, era un bastardo che viveva sulle depravazioni della gente,una feccia, un poco di buono. Avrebbe scelto suo fratello ad occhi chiusi, però in quel momento, la scelta risultava difficile. Non sapeva spiegarsene il motivo. In fondo lui, provava una sorta di affetto molto combattuto nei confronti dello zio. 
 
  - Vogliono te, in cambio libereranno Sasuke e i suoi amici. Abbiamo tre ore di tempo per decidere. Dopo le tre ore, inizieranno ad ammazzarli. -
 
Disse secco Itachi, mentre la voce gli tremava. Non pensava che sarebbe arrivato al punto di piangere. Eliminare quella piaga di suo zio,doveva essere una cosa positiva e invece....
 
  - Ci andrò. -
  - Ti ammazzeranno.-
  - Potrebbe essere. Anzi, credo che sarà così. Non dire niente ad Izuna o Rasetsuya. Lo devono sapere solo dopo , OK? Questa volta siamo noi ad essere fregati. Non voglio fare il martire e non me ne frega un cazzo di fare una morte da eroe. Non penso di farmi ammazzare da quella merda di uomo. O al massimo lo trascinerò all'inferno con me. - 
  - Secondo me dovremmo informare gli altri. Ci aiuterebbero a salvare la situazione. Zio, davvero vuoi dargliela vinta?-
  - Vinta? No. Se morirò, coloro che rimarranno vorranno vendicarsi. Obito, Rasetsuya, persino Izuna. Immagina la forza distruttiva di quei tre incazzati neri. Cancellerebbero Hebiyama distruggendolo pezzo per pezzo. -
  - Non è così facile! Pensi che la vendetta regali loro felicità???? Eh? pensi che per loro, per noi, sarà lo stesso? -
  - E vuoi sacrificare Sasuke? No. Sono i più grandi a dover rischiare il culo, lo sai meglio di me. Ora andiamo. Ho sentito squillare il cellulare. Abbiamo l'indirizzo. - 
 
  - Sei solo un dannato figlio di puttana! Perché non vai ad affrontare mio zio a viso aperto? Ti vaghi addosso eh!? -
   
Sasuke venne colpito al volto da un pugno scagliato da un ragazzo dai lunghi capelli bianchi e i lucenti occhi verdi. 
 
  -Fai silenzio ragazzino. Non dovresti parlare in questo modo. Dovresti rispettarmi. -
 
  - Nemmeno con la mascella rotta, bastardo!-
Sakura si avvicinò a Sasuke e lo abbracciò alle spalle. Naruto avrebbe voluto fare qualcosa. Ci pensò attentamente e decise di provare ad attaccare il ragazzo che aveva colpito Sasuke. Fu un insuccesso che lo portò a ricevere la stessa sorte dell'amico.
 
  - Ragazzini indisciplinati, non crede , Orochimaru-sama?-
  - Hanno bisogno di disciplina. Kimimaro, falli stare zitti e fermi. Manca un'ora e mezza e non voglio sopportarli oltre. Legali e imbavagliali.-
  - Sì, Orochimaru-sa...-
  - Non legare proprio un cazzo. Lasciali andare, è arrivato il tuo giocattolino, serpente. -
  - Madara Uchiha, non pensavo venissi a sfidarmi di persona.-
  - Zio!-
  - Io ho le palle, al contrario di te che te le sei mangiate. Sasuke, porta gli altri fuori. Vi aspetta Itachi.-
  - Zio, ma ti ammazzeranno!-
  - Vai fuori di qui Sasuke!Portali via.- 
Sasuke aiutò Naruto ad alzarsi. Sakura e Ino erano ancora shockate e ci volle un po' per farle muovere. 
 
  - La tua morte sarà lunga e dolorosa , Madara. Soffrirai così tanto prima di spegnerti , che mi implorerai pietà piangendo come una femminuccia. - 
  - E se non volessi farmi ammazzare?-
  Alzò la mano armata verso Orochimaru. Stava per premere il grilletto quando un proiettile gli ferì il braccio. Era stato sparato da un ragazzo, fermo accanto ad Orochimaru.Scuro di pelle , teneva i capelli legati in una nappa nera. Partì un altro colpo che andò a ferire il polpaccio di Madara costringendolo a piegarsi dopo un intrattenibile grido di dolore. Cercò di rialzarsi, per non darla vinta ad Orochimaru. Non si sarebbe mai inginocchiato di fronte ad un nemico. 
 
  - Che fai? Abbassi la testa, Madara? Non mi schernisci più? -
  - Ahahah lo fai già bene da solo. Quanto coraggio , contro un uomo disarmato e solo,al fianco di un manipolo. Oh...sei veramente un bambino coraggioso! Figlio di puttana cagasotto. Chissà se ti difenderanno quando Rasetsuya troverà il mio cadavere....-
  - Non ho paura di quella ragazza. Come non ho paura di te. - 
  Orochimaru si avvicinò a Madara e calpestò il suo braccio ferito. L'altro strinse i denti ma non urlò dal dolore. Il sudore che iniziò a bagnare il suo corpo era la reazione del suo corpo all'ingiuria di quelle ferite.
 
Sasuke chiamò il cellulare di Obito non appena fu fuori dal capannone in cui era stato tenuto per la sua breve prigionia. Era in lacrime e sconvolto, non dalla prigionia in se per se ma dal fatto che suo zio stesse per morire. Tra lui e Madara si era instaurato un rapporto affettivo abbastanza forte. Ovviamente non era mai saltato al collo dello zio e non gli aveva mai detto di volergli bene come ad un padre. Non aveva avuto mai la voglia di parlargli di questo, no, non si era sentito di comportarsi come una femminuccia sentimentale. Lui era un maschio Uchiha e sarebbe dovuto rimanere freddo e impassibile, al massimo avrebbe potuto scherzare con lui attraverso qualche battuta tra uomini. Ma tutto quel volere ben apparire si paga in rimpianto, quando ti rendi conto che il tempo a disposizione sta per scadere. 
Aveva bisogno d'aiuto e Obito non glielo avrebbe negato,ma in quel momento non ricevette risposta. La segreteria, quella dannata segreteria.
 
  Riaprì gli occhi , risvegliato da un forte dolore ai polsi. Si ritrovò legato da una catena, sospeso per le braccia . non riusciva a toccare terra per alleviare il dolore al braccio ferito. Ora ricordava. Lo avevano riempito di botte quei tre bastardi. Coraggioso prendersela con una persona ferita. Nel loro stile dopotutto.
 
  - Con quale delle due mani hai brindato mentre facevi saltare la Kaguya Pharmaceutical? Sarà la prima che ti farò tagliare.-
  - Non mi ricordo.Mi avete colpito in testa troppo forte, stronzi. -
  - Andremo a caso.-
  Si rivolse ai due che tenevano sotto tiro Madara,con un sorriso soddisfatto dipinto sulle labbra. 
-Sparate in testa a Madara. È divenuto abbastanza noioso torturarlo e io sono un uomo d'affari. Il mio tempo è denaro. Per quello che mi riguarda, io mi ritiro. Andiamo Kabuto. Madara, non vedo l'ora di vedere la tua testa ornare il mio tavolo. Credo che la farò imbalsamare. Anche se non sei stato all'altezza delle mie aspettative. -
  - Sempre che tu riesca a staccarmela. -
  - Vivrai ancora il tempo di uno sparo. Recita le preghiere in silenzio.-
  Erano solo parole quelle con cui voleva opporsi. Dove voleva andare conciato in quel modo?Come avrebbe evitato i proiettili?Come avrebbe risposto al fuoco? Inutile sperare altrimenti. Sarebbe morto di lì a poco, con un vigliacco colpo in testa. Tante cose lasciate in sospeso, troppe. Doveva aspettarselo dopotutto. La vita di uno Yakuza che sa come farsi strada è agiata, facile,soldi a fiumi, potere, adrenalina,ma ecco come finisce. Silenziosa come un colpo di pistola. Forse sarebbe stato meglio vivere come tutti gli altri, campare di stenti, accontentarsi del pane e poco più. Avere una moglie, dei figli. Sapere sempre dove tornare. Morire di vecchiaia, in un letto caldo, accanto al pianto della propria moglie, ma lui era drogato di adrenalina, malato di libertà.
 
Eccolo, un rumore di sparo. L'ultimo suono? 
 

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Capitolo 15
*** Ombra ***


Sedeva di fronte alla finestra. Lo sguardo fisso, stoico. Niente poteva turbare quegli occhi neri come la pece che assorbivano le luci della metropoli giapponese. Le finestre dello studio erano ampie e la notte entrava silenziosa a contemplare il suo silenzio. Quegli otto mesi l’avevano cambiata molto di più di quanto le avversità della vita l’avessero forgiata. L’espressione non era più la stessa, le labbra non si erano più curvate in un sorriso sincero, ma erano divenute sottili , il loro colore rosato sembrava aver scolorito . Aprì il cassetto e tirò fuori una semiautomatica che sistemò all’interno del suo cappotto grigio scuro. Si sistemò la cravatta , indossò i neri guanti di pelle e si avviò verso l’entrata della casa. Tutto in ordine, a quanto poteva sembrare. I lucidi mocassini neri facevano rumore sul parquet. Un’occhiata fugace ad una cara foto. Scrisse un biglietto indirizzato ad Izuna ed uscì di casa. Era già autunno, ma ancora non si erano mostrate ancora le prime vere piogge. 
 
-Rasetsuya-Hime, dove la accompagno?-
Chiese l’autista.
-Da Kanamori. -
-Subito.-
 
Era passato molto tempo dal giorno in cui il Clan Uchiha era praticamente stato distrutto. Itachi avrebbe potuto approfittare per vivere un po’ di quella vita normale che prima desiderava. Non c’erano più doveri, non c’era più da rispettare un pro forma, non c’erano più vincoli di sorta. Ma è proprio in quel momento che vieni privato di una cosa abituale che ti sembra molesta, che inizi ad apprezzarla davvero. C’era una bella canzone di Passenger che sottolineava perfettamente quello stato d’animo. Iniziavano a mancargli le telefonate di Madara, i casini con Hidan, persino le preoccupazioni e le liti. A volte pensava a come sarebbe stato diverso se lui fosse tornato indietro e avesse aiutato Madara a scappare, prima che quel bastardo di Hebiyama facesse esplodere l’intero stabile.Forse sarebbe morto anche lui, ma avrebbe avuto quel peso sul cuore? Un rimpianto? Non era chiaro nemmeno a lui. Ogni giorno doveva sempre combattere strenuamente contro gli orari di Mal, che la tenevano sempre più tempo lontana da lui. Ma l’attesa svaniva in quei momenti in cui si trovavano assieme. Le parole lasciavano il posto ai gesti. Amore, passione , dolcezza, riuscivano a cancellare il dissidio interiore di Itachi che sapeva già tutto su di lei. Sapeva del suo coinvolgimento con il piano di Hebiyama, sapeva la sua posizione nei confronti dello stesso Orochimaru, ma non voleva rovinare tutto con la sua consapevolezza. La teneva sotto controllo e cercava di non coinvolgere informazioni sulla sua famiglia nelle sue conversazioni con lei. Era un modo infido di starle accanto, ma gli concedeva di non rinunciare alla sua presenza, necessaria come la vita. Stava aspettando Sasuke fuori dalla scuola. Dal momento del rapimento aveva deciso di non lasciarlo più solo.
 
 
Sasori aveva continuato il suo lavoro. La morte di Madara non aveva cambiato di molto le cose . A lui era subentrato un altro capo, che pagava alla stessa maniera. Rasetsuya non era che un nuovo Madara, persino più feroce e arrabbiato. In quegli otto mesi , assieme ad Akane, avevano rubato più di cinquanta auto da corsa, che ovviamente gli erano state affidate per essere rimaneggiate a dovere. Aveva creato veri e propri pezzi unici ed era meraviglioso, la sera, vederle sfrecciare per le strade di Tokyo. Sembrava tutto un Dejavù malinconico con qualcosa che non andava. Era come guardare un nastro familiare, ma rovinato, che dava immagini alterate e confuse. Il carattere della sua Kohai era decisamente cambiato. Il fatto di avere sempre Deidara tra i piedi,poi, gli dava i nervi. Rasetsuya aveva tenuto il bombarolo e lo aveva reso davvero molto attivo. Se venivano attaccati i locali che lei gestiva , oltre a passare attraverso crude rappresaglie portate a termine da Hidan, lei non faceva altro che far saltare locali e abitazioni che sapeva bene facessero parte di Hebiyama, del suo seguito e di coloro che inconsciamente lavoravano per lui. Kakuzu non aveva mai risposto all’invito di Madara. Avevano bisogno di un contabile, ma quello sembrava essere sparito anche dalla sua abitazione in Costa Rica. Sasori stesso aveva mandato una lettera a Kisame Hoshigaki, suo vecchio conoscente,e aveva ricevuto una tardiva risposta. Lo stesso era partito per gli Usa asserendo ad un grosso lavoro in quella zona. Non aveva insistito più di tanto, poiché pensava che tutta quella gente, alla fin fine non sarebbe servita. Non c’era più la stravaganza di Madara a guidare la baracca. Rasetsuya era decisamente più pratica e discreta e molte cose le portava a termine con le sue stesse mani. Da quel punto di vista la stimava molto, era evidente che era riuscito a trasmettergli qualcosa nel periodo in cui era stato il suo sensei.
 
Obito aveva appena fatto ritorno a casa. Lesse il giornale lasciato sul tavolo e il biglietto indirizzato ad Izuna. Una notizia, su un trafiletto laterale richiamò la sua attenzione. Nella rubrica dedicata allo spettacolo vi era impresso il volto di Rin, con il suo dolce sorriso disegnato in volto. Avrebbe danzato nei migliori teatri statunitensi. Era diventata una vera e propria stella a livello mondiale. Si sarebbe allontanata ancor di più da lui, dai ricordi, da tutto quello che era rimasto ancorato ai luoghi che viveva ogni giorno. Non sapeva se essere felice per la carriera in ascesa di lei, o affranto per la sua maggiore lontananza. 
Tutto sembrava allontanarsi da lui. La sua vita precedente a quel momento sembrava essere scivolata via, come l’acqua dalle mani. L’acqua. Forse è vero che è totalmente paragonabile alla vita.Scorre veloce e scivola via dalle dita senza poter essere fermata. E’ fiume in piena il corso delle emozioni e calma piatta l’attesa. 
La voce squillante di Akane proruppe nel silenzio. Obito sospirò e scosse la testa, con un mesto sorriso sulle labbra. Compativa Izuna che doveva sopportarla.
 
-Izu-kun! Scusa l’intrusione a quest’ora ma sono dovuta scappare da quella pazza di mia madre. Non ne potevo più! Mi nascondi dalle sue ire?-
-Va bene, Akane-chan! Non ho alcun problema. Ho tutta casa libera. -
-Davvero? Questa è una cosa fantastica!Potremmo anche andare a fare una partita con la play, che ne dici?-
Izuna abbozzò un sorriso forzato e preparò una frase altrettanto affettata.
-Per me va benissimo.-
-Izu-kun, non ha senso che tu continui a sorridere per forza di fronte a me. So bene che non vuoi fare nulla di quello che apprezzavi fare prima. Non voglio più sentirti mentire. Non ti stanno bene le menzogne sulle labbra. -
 
Izuna abbassò lo sguardo e non rispose. Akane si avvicinò a lui e gli poggiò le mani sulle spalle, per poi farle scivolare sul suo petto. Lo strinse così fra le braccia e gli diede un bacio su una tempia. 
 
  - Izu-kun...Più tempo passa più il tuo silenzio mi fa paura. Voglio aiutarti ma non me lo concedi. -
  - Vorrei tanto, Akane-chan. Ma non riesco ad essere diverso da come mi vedi.- 
Strinse le mani sulle braccia di lei,trattenendo le lacrime a forza.
 
  - Non riesco più ad essere me stesso. Non riesco a superarlo! Non ce la faccio, Akane-chan. È come se vivessi una solitudine perenne dalla quale non si può uscire. Non mi hanno strappato solo mio fratello, ma anche Tsuya-nee sembra essere morta assieme a lui. Il suo sguardo una volta mi rendeva allegro, adesso mi spaventa. I suoi occhi sono vuoti e bui. Non ho potuto fare nulla né per salvare mio fratello, né per proteggere lei! Non posso fare niente per nessuno!-
  - Izu-kun, puoi fare una cosa per me. -
Izuna aprì gli occhi e guardò lo sguardo di Akane , abbinato al suo meraviglioso sorriso, misto tra l'infantile e il dolce. Non ci furono altre parole, ma soltanto un leggero contatto tra le labbra di lei e quelle di lui.
 
  - Takashiro, te lo chiedo per l'ultima volta, con le buone. Il mio servizio di protezione ha un prezzo che devi pagare regolarmente. Se ritardi sono costretta a farmi sentire sempre più spesso. -
  - Ironico, Rasetsuya, come le persone si scordino di coloro che sono sempre state dalla loro parte, degli amici. Quasi un anno fa eri tu ad opporti a tutto questo e ora sei passata da vittima a carnefice. - 
  - Le persone cambiano in base al corso degli eventi. Io ho soltanto trovato il mio posto.-
  - Il posto di Madara?-
  - Esatto. È la sua eredità. -
  Ma guarda come ti sei conciata. Vesti da uomo, hai persino tagliato i tuoi capelli come i suoi, hai i suoi stessi modi di fare. Sei grottescamente orribile.-
  - Non mi interessa del tuo giudizio. Posso solo dirti che questo aspetto ha un senso. Dicono che i morti continuino a vivere con chi resta,attraverso ricordi e gesti commemorativi. Io ho deciso di votare la mia intera esistenza al suo ricordo. Ecco il senso.-
  - Il dolore ti ha fatto impazzire. -
  - Se il primo Madara è morto, un nuovo Madara è nato per portare avanti tutto ciò che era il primo. Non pretendo, né mi interesso del fatto che tu mi capisca. Pretendo solo i miei soldi. Ti avevo avvertito,che sarei ripassata in questo preciso giorno a questa ora. Perché non ho ancora il mano il denaro che mi devi?-
  - Non ho intenzione di pagare nulla.-
  - Va bene. Prepara gli estintori allora, ne avrai bisogno.-
Rasetsuya si avviò veloce verso l'uscita, ma si voltò per poter guardare ancora una volta il volto di Takashiro.
 
  - Meglio che ti procuri un bravo muratore. La parte più piccola che lascerò intatta di questo locale sarà grande quanto questo bicchiere da Wiskey. - 
Prese un bicchiere da sopra il piano del bancone e lo fece poi cadere a terra. Il vetro si infranse in mille pezzi. I mocassini schiacciarono il vetro nei pochi passi che la separavano dall'uscita. Risalì in auto e si diresse verso Shinjiku. Ascoltò i messaggi nella segreteria telefonica a pagamento del cellulare. Niente di rilevante. Fece fermare l'auto di fronte alla sua casa di infanzia . Salì le scale per accedere al portoncino d'entrata,girò la chiave nella toppa e la porta si aprì cigolando. Entrò, fissando la casa che sembrava essere soggetta ad un incantesimo. Tutto era immutato rispetto a quasi trent'anni prima, tranne il fatto che sembrasse tutto più vuoto, privo di senso. Chiuse gli occhi e vide quell'ombra a lei tanto cara attraversare le stanze sottoforma di un bambino . Quel sorrisetto beffardo allo stresso tempo simpatico. Gli occhi neri e i folti capelli sfilati. Non riuscì a trattenere una lacrima che scese lungo una sua gota, raggiunta poi da tante altre quando si sedette di fronte alla finestra che dava sulle scale. 
 
  - Ti ho incontrato qui...ed è qui che vengo a cercarti. Credi nei luoghi dell'anima? Io sì. Ci credo. Sono le otto e mezza, Madara.È l'ora in cui tu scappi di casa per venirmi a cercare. Anche se fa freddo, ti aspetto in camera mia, con la finestra socchiusa. Intanto poi, mi scaldi tu... no? Ti aspetterò ogni sera, a quest'ora, come sempre. Sai che senza di te non prendo sonno....Madara. Non lasciarmi da sola, ti prego! Portami con te, ovunque tu sia! Ti prego! Non ho paura di morire, basta che possa rivederti!- 
Il suo non era un semplice pianto, ma era una preghiera, una preghiera che si ripeteva quasi tutti i giorni a quell'ora, allo stesso luogo, in quel quartieretto degradato. Il pianto e la disperazione, la portava a gridare forte il suo dolore, in un pianto disperato che durante tutto il giorno tratteneva, per liberarlo poi alla sera,lontano dagli occhi di tutti. Obito aveva notato la sua abitudine così da diverse sere aveva incominciato a seguirla, piangendo a volte con lei. Oltre Izuna loro erano le uniche due persone per cui Madara aveva veramente contato moltissimo,ma nessuno dei due aveva intenzione di parlare di quel dolore con nessuno.
 
Ritirò la posta prima di entrare a casa. Notò una busta gialla,abbastanza grande. Il francobollo lo incuriosì. Strabuzzò gli occhi quando lesse l'indirizzo. Los Angeles, California. Chiusa la porta alle sue spalle, aprì velocemente la busta, strappandola. All'interno vi erano tre foto. Nessuna lettera in accompagnamento, impossibile leggere il mittente. 
Quando vide il soggetto della foto, sgranò gli occhi, socchiuse le labbra. 
 
  - Impossibile!!.....-
  Itachi scese le scale velocemente, dopo aver chiuso la porta a chiave. Salì di nuovo in auto e si avviò a tutta velocità verso la villa .
 
 

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Capitolo 16
*** Amore ***


  Manteneva una buona velocità, il messaggio da consegnare era oltremodo importante. Cercò di chiamare Rasetsuya, ma lei non gli rispose. Il traffico era già massiccio e lo costrinse a fermarsi in coda al semaforo. Diede un colpo al volante per sfogare il nervoso accumulato. Fateci caso, quando si deve fare qualcosa di importante e urgente, ne capitano sempre di tutti i colori, e fu così per Itachi. Il telefono che aveva in mano squillò. Pensò fosse Rasetsuya che aveva notato la chiamata persa, invece era Mal. Mal, erano tre settimane che non si vedevano. Rispose immediatamente. 
  - Pronto?
  - Ti aspetto sotto casa tua. Ho bisogno di vederti,-
  Le avrebbe risposto "Che cosa?!!!! Ora no, non è possibile, dobbiamo fissare una altro appuntamento.", ovviamente se lei fosse stata qualsiasi altra persona. Invece avvistò la prima strada utile per cambiare senso di marcia e tornare indietro. 
  - Sono fuori, ma arrivo in pochi minuti. C'è traffico.-
  - Ti aspetto. Ho bisogno di vederti.-
  - Arrivo nel minor tempo possibile. -
  Fece inversione dove nemmeno avrebbe potuto. Alcuni si attaccarono al clacson, ma l'educazione di Itachi gli impedì di mandarli al diavolo. In pochi minuti fu davvero a destinazione. Di fronte la porta di casa lei era già ferma, in attesa del suo arrivo. Aprì la porta di casa e la invitò ad entrare. Una volta all'interno, la salutò con un bacio, un lungo ed appassionato contatto, senza dirle assolutamente nulla. Aveva bisogno di abbeverare la sua anima a quella fonte splendente. La strinse fra le braccia, ma a quel punto iniziò a parlare. 
 
  - Quanto rimarrai a Tokyo?-
  - Non molto. Forse solo un giorno, poche ore che voglio vivere in tua compagnia.-
  - Sii sincera, ti sono mancato, sicuramente, almeno un decimo di quanto tu mi sia mancata.-
  - Leggi i miei occhi e leggi in essi la mia sincerità. Osserva le mie mani e ascolta il mio cuore. Lascio loro rispondere per me.-
 Itachi stava per riaprire bocca e parlare, quando lei gli premette un dito sulle labbra. Scosse debolmente la testa in segno di negazione e tornò a baciarlo. Senza allontanare la sua bocca da quella di lei la condusse verso la sua stanza, camminando all'indietro. Premette una mano sulla maniglia della porta che poi spalancò , appoggiandovi la schiena. Inciampò sulla sponda e cadde sul letto,trascinandosi dietro lei.Aveva sempre tenuto gli occhi chiusi quindi quegli "incidenti" erano da tenere in conto. Le sorrise, senza allontanarsi troppo dalle labbra di lei. Le mani di lui accarezzavano lentamente la schiena di lei, scendendo fino ai fianchi. Il bacio diveniva sempre più appassionato. Le carezze delle labbra furono affiancate da quelle fra le loro lingue calde che si rincorrevano e si lambivano in una serrata danza carica di passione.I vestiti erano diventati d'intralcio a per l'eccitazione crescente che li avrebbe portati a divenire una cosa sola. Infilando prepotentemente le mani sotto la maglietta di lei, Itachi la guidò a liberarsene. Alzò il busto quasi a sedersi stringendola a se in modo da sentire il calore della sua pelle appena spogliata premere contro il leggero tessuto della maglietta che ancora lo copriva. In risposta al suo gesto, Mal afferrò i lembi della maglia di Itachi ai lati e la sollevò, denudando lentamente il suo torace. Non contenta poi che qualcosa viziasse la naturalezza del suo compagno, pettino le ciocche libere dei capelli di lui con le dita finché non arrivò al vincolo del laccio che teneva coesa quella coda bassa. Continuò a carezzare i suoi capelli fino a liberarli a forza di quel legaccio.Il bacio durò ancora qualche minuto, tempo in cui Mal si privò del reggiseno di pizzo nero, lanciandolo in un angolo indefinito della stanza. I baci di lui si spostarono dalle labbra di lei al suo collo. Quel gesto, la guidò a tirare la testa all'indietro, a chiudere gli occhi e schiudere le labbra per far uscire un sospiro. Spostò le mani sulle spalle di lui e dopo averle accarezzate dolcemente, affondo in quella pelle le unghie : i baci di lui si erano spostati sul suo seno. Non passò molto tempo che quell'impeto li condusse a spogliarsi completamente a vicenda e ad unirsi in un unica cosa. Impeto domato da una dolcezza senza fine che intervallava il ritmo della passione con dolci fasi di lento stallo. Desiderio di possesso, unito alla voglia di scandire ogni secondo di quell'intenso breve tempo da vivere insieme. Quando i respiri d'affanno e i gemiti si placarono dopo il raggiungimento del massimo piacere e della suprema appagante soddisfazione , Itachi crollò tra le bracci di lei. La strinse a sua volta dedicandole leggeri baci al volto . Lei lo osservava in silenzio, con un leggero sorriso ad addolcire l'espressione.
  - È questa la sincerità totale dei gesti, capace di sconfiggere i vincoli delle parole, non è così...-
 Itachi abbassò il tono di voce e avvicinò il volto all'orecchio di lei, fino a lambirlo con le labbra. 
  - Yoake..?-
 
Lui le disse quella frase con un sorriso dolce ,quasi innocente. La ragazza lo guardò con gli occhi sgranati , quei magnifici occhi azzurri spalancati dallo stupore. In fondo ad essi anche un velo di terrore. Lui sapeva.,,ogni cosa.
Le labbra si schiusero. Continuava a fissarlo e lasciò uscire dalla prigione della gola quelle parole, come un sussurro timoroso. 
 
  - Da quanto lo sai?-
Lui mantenne il suo sorriso e rispose con leggerezza.
  - Da mesi, oramai. -
 A quell'affermazione, lei si sentì impossibilitata a controbattere. Era oramai vulnerabile, indifesa, fra le sue braccia. Un'altra parola e avrebbe potuto distruggerla, mandandola in mille pezzi. 
  - Leggo un timore ed un'insicurezza che non avrei mai immaginato di vedere nei tuoi occhi, in quello sguardo di vetro che ha subito rapito il mio cuore, quella sera in quel pub. Sono passati otto mesi, chi l'avrebbe mai detto che questo nostro amore nato per caso avrebbe resistito a tante interperie e tanti eventi disastrosi. Chi avrebbe mai potuto sperare che il mistero sul tuo nome, quello sulla mia famiglia non avessero condizionato nemmeno un po' la fiamma che ha sempre continuato a bruciare nel mio petto per te. Non esiste menzogna, omissione o errore che riesca a sedarla. Mi è dispiaciuto sapere per vie traverse quanto la tua vita è stata dura e difficile da sopportare. Una ragazza che rimane sola finché è ancora una bambina indifesa, che deve sopportare la vita sballottata da un istituto all'altro, che ha come unica scelta plausibile quella di lasciarsi aiutare da un uomo d'affari potente e spregiudicato che la salva dal brutto giro dello spaccio. Un uomo che poi diventa un terribile criminale che si avvale della sua posizione per ottenere tutto, usando persino colei che dice di trattare come una figlia. La tua storia è molto simile alla mia, per questo io non ho intenzione di giudicati, di giudicare le tue scelte, perché ti capisco, ho vissuto come te e questa condivisione mi rende ancora più vicino a quello che sei. Siamo nati nel posto sbagliato, ma ci siamo incontrati nel modo giusto. Ora forse mi odierai per quello che ho fatto. Ti ho mentito per mesi. Ho fatto ricerche su di te per scoprire chi fossi senza cbiedertelo direttamente ,sapevo che non volevi che io conoscessi la verità so anche perché. Ma sappi che l'ho fatto solo per poterti comprendere, per non sbagliare , perché ti amo. Morivo dalla voglia di conoscere il tuo nome perché sapevo che sarebbe stato bello come il tuo sguardo, il tuo sorriso , la tua voce. E non mi sbagliavo affatto. Almeno potrò dare un vero nome al battito del mio cuore. Indipendentemente da quello che sceglierai di fare, io ti amerò per sempre. Il mio amore va oltre ogni differenza, Yoake. Infrange ogni muro e barriera. La mia famiglia, Hebiyama, non esistono! Non quando sono qui , accanto a te. Il tuo nome è del tutto svincolato al loro pensiero. Esistiamo solo tu ed io, e nemmeno il tempo che scorre potrà far cambiare qualcosa. 
  Ora sta a te, credermi o meno, affidarmi la tua fiducia oppure no. Ho fissato il tuo sguardo in modo da lasciarti leggere la sincerità del mio.-
 
Yoake non rispose, ma abbassò lo sguardo. Appoggiò le mani sulle spalle di lui, per poi cingergli il collo in un abbraccio.Premette la testa sotto il mento di lui e liberò un sonoro sospiro. La stretta di quelle mani bianche era tremula, alterata da quell'emozione che non riusciva a controllare. Itachi si sollevò a sedere e tenendola stretta la condusse a chiudersi fra le sue braccia . Le baciò più volte il capo, mente i sospiri di lei si fecero irregolari e si tramutarono in sommessi singhiozzi. Yoake lasciò la stretta su Itachi e posò le sue mani sul petto di lui. Il ragazzo ne strinse una, dolcemente, per poi premere il palmo contro quello di lei e intrecciare le sue dita con quelle dell'altra. I singhiozzi si tramutarono in vero e proprio pianto. Un pianto quasi disperato, e incontrollabile. Le parole di Itachi erano andate a segno, ma non esistevano frasi esatte per commentarle, o meglio, qualsiasi di esse sarebbe stata inadeguata.
 
  - Rasetsuya! Ho fatto visita al tuo vecchio amico. Brutta storia, credo che dovrà fare qualche lavoro di ristrutturazione del locale. Mi sono goduto la sua espressione quando è arrivato, pronto ad aprire e si è trovato davanti un mucchietto di macerie e mura arse. Era davvero sconvolto. -
 -Sconvolto? Immagino fosse abbastanza disperato.Comunque ottimo lavoro , Deidara. -
  -Grazie, ma è stato un piacere. Con le lacrime agli occhi ha detto che avrebbe denunciato. -
  -Se trovo Hashirama o Tobirama fuori dalla porta, gli manderò Hidan. Non volevo usare il piano B ma mi sta costringendo. -
  Rasetsuya bevve un po' dello scotch contenuto nel bicchiere squadrato che appoggiò subito dopo, e poi alzò un dito indice verso l'alto.
  -Non è vero, mi è indifferente farlo o meno, tuttavia mi farà perdere tempo. Ho altre questioni da risolvere. Il commercio è sempre una spina nel fianco. In questi momenti sento la mancanza di Kakuzu. Sono azzerata per i bilanci commerciali.-
-Ancora nessuna notizia. Non è arrivata nessuna risposta alle lettere di Sasori. Credo che abbia cambiato zona.-
-Mi arrangerò. Ho tempo per imparare ad applicarmi.-
-Ma la nostra non è più un’attività,Rasetsuya, sta diventando una vera e propria guerriglia.-
Obito si introdusse nella discussione bruscamente.
- Non andremo da nessuna parte così.-
-Che cosa dovrei fare? Lasciare fiato agli Hebiyama? Consentire loro di sopraffarci? Uccidi o vieni ucciso. Funziona così.-
-Distruggendo i loro affari, faremo in modo che loro distruggano i nostri. Gente che muore, soldi persi ,stai distruggendo tutto quello che Madara a costruito in dieci anni!-
-Obito, Madara è morto. E’ morto proprio perché ha lasciato che gli altri avessero il tempo di scoprire il suo punto debole. Io sto cercando di annullare i miei.-
-Certo! Fai vivere Izuna come un recluso, senza dargli la possibilità di vedere il sole se non dalle finestre di casa. Stai allontanando partenti e amici. Ti stai isolando! Non c’è coesione. Non c’è logica!Dov’è la famiglia per cui mio zio è morto? EH? Non hai capito un cazzo di quello che lui ha fatto! -
-Sta zitto…-
-E’ la verità, Rasetsuya! Non ti piace sentirtelo dire, ma è così! Non sai gestire niente di tutto questo!Pensi solo a fargliela pagare! Ma non ti accorgi che ci stanno schiacciando? Noi stessi distruggiamo ciò che è nostro!-
Il tono di voce di Rasetsuya divenne alto. Iniziò ad urlare inveendo contro Obito, che anche lei aveva riconosciuto aver ragione, ma non l’avrebbe mai ammesso.
-Sta zitto Obito! Non c’è altro modo! Io conosco Hebiyama da molto tempo più di te! Sapevo che sarebbe stata una follia osteggiarlo! Madara lo sapeva eppure ha deciso lui di innescare questa guerra di trincea contro di lui! Io la sto solo proseguendo! Se ti sta bene, rimani al mio fianco, se non vuoi , vattene! Venditi al nemico, non mi interessa! -
Hidan entrò con un sacco di patatine in mano proprio in quel momento.
-Tra poco ci scappa il morto.-
Sussurrò quelle parole attento a non farsi sentire, continuò a mangiare tranquillamente.
-Per cosa mi avevi chiamato?-
-Ho un compito per te, ma sto aspettando Itachi. Dove diavolo si sarà cacciato?-
 
Era già l’una del pomeriggio. Il sole era alto , anche se non riusciva a riscaldare l’aria più di tanto. Aveva marinato la scuola si era rifugiato in una delle popolate sale giochi del quartiere. Ma non era la volontà di passare il tempo giocando a tenerlo lontano dagli studi. Semplicemente aveva voglia di stare lontano dalle voci degli altri. Si era stancato di tutti, specialmente poi di Sakura. Era stanco di dover sopportare tutte le sue attenzioni,soprattutto in quel momento in cui aveva scelto di intraprendere la strada di suo zio. Era stato diverse volte con Rasetsuya durante le sue spedizioni punitive. Era rimasto affascinato da quel mondo, da quel modo schietto di agire. Lei stessa gli aveva insegnato a sparare. Sarebbe diventato come era suo zio, come era Rasetsuya: una persona che non deve assolutamente chiedere, che può prendere e basta, senza farsi tanti scrupoli. Non aveva più tempo per le lagne di Sakura, da quella nuova posizione avrebbe trovato dei legami a dir poco più leggeri, basati sul divertimento e basta. L’amore alla fine non gli serviva ad un fico secco, se poi lo costringeva a seguire le regole di una donna che non sopportava. Era un'ottima tattica quella di liberarsi di tutto quello che poteva indebolirlo. Per il momento l'avrebbe evitata , come avrebbe evitato Naruto. Buonisti senza ritegno che non facevano altro che suggerirgli quello che era giusto fare. 
Buttò i soldi e avviò la partita. Un ragazzo lo urtò passando. Molto probabilmente cercava rogna. Sasuke lo sapeva bene, ma gli diede il suo gioco. 
 
  - Ehi tu, stronzo. Stavi per farmi cadere. -
  - Non me ne frega, coglione. Sei tu che hai il culo instabile.-
  - Quello lo avrai tu a breve. - 
  - Se cerchi le botte, le botte avrai.-
  - Attento, sei tu che finirai con la faccia a terra. -
  - Fatti sotto bambolotto!-
Ne seguì un intensa colluttazione. Sasuke non era il tipo da fare a botte, così per puro divertimento,anzi, di solito evitava sempre i piantagrane. Ma in quel momento si sentì libero di sfogarsi, scagliando i suoi calci e i suoi pugni contro quel molestatore che nemmeno conosceva. Sentiva come delle scariche elettriche percorrergli gli arti ogni volta che caricava un pugno o un calcio e li rilasciava contro l'altro. Persino il dolore delle botte ricevute gli dava soddisfazione. Non si fermò nemmeno quando lo vide steso a terra . Continuò a colpire il suo addome con diversi calci assestati con una buona potenza. L'altro lo implorava di smettere ma lui continuò per qualche altro secondo.
  - Sai anche pregare? Eh,pezzo di merda? Chissà se lo farai quando ti buttero giù i denti! -
Sasuke stava per assestare un ultimo calcio al volto dell'altro quando si sentì abbracciare alle spalle e trattenere.
 
  - Fermati Sasuke!!!-
  Era la voce contorta dal pianto di Sakura ad eccheggiargli nelle orecchie.
  - Basta!!-
 Lui le afferrò i polsi e le allontanò le mani, si voltò di mezzo giro dopo aver lasciato quella presa che fece arretrare lei di qualche passo. Puntò il suo sguardo tagliente come una lama negli occhi verdi di lei. 
  - Non permettersi mai più di darmi ordini, e soprattutto non toccarmi mai più. -
  - Ma Sasuke...Io...-
  - Vedi di lasciarmi in pace una buona volta! Ti chiedo troppo? Eh?? Io non ti voglio! Il tuo amore mi soffoca, non ti amo, ti tengo solo per abitudine! Tutto mi urta di te, dalla tua voce, ai tuoi modi, a quei fottuti messaggini! Non ti penso, non ti amo, non ti apprezzo, e Dio mi fulmini se accetterò in un impeto di bontà di riprenderti con me! Vedi di lasciarmi vivere la mia libertà! Ci sono centinaia di uomini che vorrebbero la vita che tu hai scritto per me. Vai fuori dalla mia vita e cercali!-
   -Sasuke-kun...tu non puoi pensare questo di me..tu sei solo arrabbiato...-
  - Vattene!!! Quale lettera di questa unica parola non comprendi?-
  Lei scappò via di corsa,in lacrime. L'aveva rotta, distrutta in mille pezzi, o per lo meno sperava fosse così. Si pulì la bocca dal sangue che gli colava dal labbro inferiore. Sputò quello che aveva in bocca addosso al suo avversario sconfitto. Si inginocchiò e afferrò i capelli dell'altro sollevando poi la sua testa.
  - Stavolta ti è andata bene. Ma bada, se mi infastidisce di nuovo, io ti ammazzo.-
  Lasciò la presa, si alzò e se ne andò fuori dalla sala con le mano in tasca.
 
  - Alla buon'ora Itachi. Che diavolo stavi facendo? Guarda l'orologio. Sono passate diverse ore da quella prestabilita per l'appuntamento. Spero che tu abbia un buon motivo per il ritardo.-
  - Un motivo più che valido, e soprattutto penso che ne sia valsa la pena.-
  Itachi lanciò la busta sul tavolo e ne fuoriuscirono tre foto in bianco e nero.
  - Oh cazzo. Non è possibile! Quando sono state scattate?-_
  - Non lo leggi Hidan? Un mese fa, guarda la data.-
  - Ehi ossigenato, dammi il tempo di focalizzare. -
  Rasetsuya aveva il fiato corto, gli occhi sbarrati.Passò le dita sull'immagine impressa. Disse una sola parola.
  - Dove?-
  - Los Angeles, California, USA.-
  - Oh cazzo, Madara a Hollywood?-
  - Non è possibile, Madara è saltato in aria ,è morto. Le esplosioni non perdonano.-
  - Le esplosioni fanno cilecca dieci volte di più delle lame. Le armi da fuoco sono merda.-
  - Fate silenzio per piacere. Non sappiamo se questo sia lui o meno. L'immagine è molto rovinata dalla bassa qualità.-
  - Dovremmo accertarci dell'identità della persona della foto. Chi l'ha scattata voleva darci più di un indizio. Guarda l'insegna alle sue spalle. From Heaven to Hell. Itachi,voglio i dettagli su quel locale, dove si trova e chi lo frequenta.Sei bravo in queste cose. -
  - E se ci fosse la remota possibilità che sia proprio lui?-
  - Andremo a riprendercelo.-
  - Non possiamo abbandonare gli altri qui. Se rimanessero in pochi...-
  - Ho detto "Andremo" , Itachi. Pagherò una vacanza in California per tutti.-
  Il sorriso balenò di nuovo sul volto di lei.
 
  - Oramai le avranno trovate.-
  - Sì, e credo che ne facciano l'uso previsto. Saranno loro a scovarlo per noi. -
  - Intende allontanarli dalla loro casa per renderli più deboli?-
  - Sì. Almeno per un periodo i miei locali eviteranno di essere assaltati e ritorneranno a prosperare. E poi è solo un abbaglio che porterà i pesci fuor d'acqua. Nemmeno io sono certo che sia lui. Il nostro informatore non ci ha dato che questa foto. -
  - Orochimaru-sama , cambiando discorso, Yoake -san non è ancora tornata. -
  - È sempre più difficile tenerla a freno. Sembra che si sia fatta bruciare dalla fiamma con cui stava giocando. Mi sono fidato fin troppo di lei.-

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Capitolo 17
*** Lucifero ***


Continuava a fissare quel volto impresso in quella foto. Foto : un istante di vita rubato dall'obiettivo, immobilizzato e strappato al tempo. Accarezzava con le dita il disegno del volto di quell'uomo, desiderando stupidamente che arrivassero a lambire la pelle di lui, come tocco del vento. Quando erano ragazzini avevano un modo per parlarsi da lontano, per mandarsi pensieri sulle ali del vento. Era tacito come il silenzio e aveva il nome di una stella. La stella più luminosa, più vicina alla luna, la prima a nascere e l'ultima a scomparire. Stella che poi in realtà è un pianeta che brilla di luce riflessa, Venere. Pensare una cosa e fissare Lucifero alla stessa ora poco prima delle ventidue, alle ventuno e ventiquattro precise. Era facile mandarsi pensieri e dire di averli compresi, poiché quando si ama si è monotoni e prevedibili. I pensieri che si affidano al vento sono sempre gli stessi, ma il più gettonato è : mi manchi.
E infatti, anche in quella sera in cui la luna sorgeva mezzana, Rasetsuya si trovò a fissare Lucifero ancora una volta,alle ventuno e ventiquattro. Pensò quelle due parole : "Mi manchi".
  - Dicono che il cielo sia uguale per tutti. Chissà se lo stai guardando, se è vero che puoi farlo.-
  Quell'ampia vetrata lasciava entrare la notte, le luci della metropoli, ma dava una sensazione di vuoto. Tutto quel formicolare di vita le era così lontano da farla sentire il guscio vuoto di un'anima distante.
  -Fratello dove pensi di andare?-
  -Ho intenzione di incontrarla. -
  - E poi?-
  - Non lo so, ma non credo debba essere un tuo problema, Hashirama.-
  - Non sostituirà la persona che ama con te, lo sai, la conosci. L'amore non si vende per disperazione, fratello.-
  -Non voglio il suo amore, voglio solo parlarle, ah e sai una cosa? Non me ne frega delle tue lezioni di vita. Per una buona volta, Hashirama, cura i tuoi affari.-
  -Tobirama aspetta!-
Tobirama era uno di poche parole. Da sempre era stato un tipo deciso e inflessibilmente incondizionabile. Ogni sua scelta era stata da lui portata avanti senza un'esitazione, una lamentela. Rifletteva su ogni cosa con freddezza facendo attenzione al rigido rapporto causa effetto. Aveva vissuto la vita più normale che si potesse pensare . Ottimi voti a scuola, eccellente in qualsiasi altra attività, disciplinato, educato e sempre molto controllato. Rigoroso verso i suoi compiti,preferiva il silenzio e l'azione, piuttosto che le chiacchiere inutili. In polizia lo consideravano un agente eccezionale. Solo davanti ad una persona perdeva completamente il controllo : Rasetsuya Tenzen. La ribelle della scuola, quella che per prima lo aveva sfidato. Quella ragazza sguaiata che nonostante quell'aspetto decisamente sopra le righe, aveva un'intelligenza persino superiore alla sua. Lui aveva un avversione verso i pezzenti, quelli che si permettevano scuole non adeguate a loro. Lui si permetteva di maltrattarli, sottolineando con fine ironia la loro inadeguatezza all'ambiente. Lui che sapeva parlare bene , non si mischiava di certo con quegli  atroci ignoranti che non sapevano usare altro che espressioni colloquiali piene di parolacce. E soprattutto si divertiva ad infierire su Madara, un morto di fame che non sapeva far altro che dare fiato alla bocca e menare le mani. Ma un giorno intervenne lei, a smorzare una delle sue freddure nei confronti dell'Uchiha. Gli disse poche parole che lo zittirono di colpo e anzi, lo affascinarono.
"Sei così povero dentro che non riesci a vedere quanto la gente possa arricchiti. Insultaci e sputaci le tue belle frasi addosso, scivoleranno via come acqua, e noi rimarremo sempre qui, mentre tu resterai completamente solo." Nessuna profezia più azzeccata. Rimase solo, con soltanto suo fratello dalla sua parte. Fu allora che incominciò ad avvicinarsi a lei e scoprì che quella pezzente non era poi così male, anzi, non ci volle molto che quello sguardo limpido e quel sorriso deciso gli rubassero il cuore. Ma il suo era solo un amore impossibile,una sfida pera in partenza con quello schifoso di Madara. Soffriva ma non ebbe mai il coraggio di ammetterlo. L'ultima volta che parlò civilmente con lei lo fece col cuore in mano. Si dichiarò con tanta innocenza che non gli sembrò possibile. Ma lei declinò anche se gentilmente. Da quel momento, tutto quell'amore era mutato in odio, almeno in superficie. Con lei tirava fuori il peggio di se e si confondeva benissimo con quei morti di fame tanto odiati. La insultava e la  ricopriva di improperi. Ma quando veniva a sapere che lei soffriva, cercava di avvicinarla e di parlarle. In quegli otto mesi si era presentato più volte di fronte la cancellata di quella villa ma non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi . Quella sera però era deciso a vederla.
 Si presentò di fronte alla villa . Non c'era nessuno a sorvegliare il cancello. Arrivò a pochi centimetri dal citofono, ma non ce la fece a premere il tasto che fu interrotto.
  - Che ci fai fuori della mia casa, Senju?-
  - Rasetsuya. Volevo parlarti.-
  -Insultandomi?-
  -No.-
  -Già è qualcosa. Allora? Che vuoi da me?-
  Ci fu un lungo silenzio al termine del quale Rasetsuya prese parola.
  - Vieni a congratularti con me per le mie opere pie?-
  - Volevo parlare con te di come stai vivendo il tuo...lutto. -
  -Ahh! Aspetta , vieni a festeggiare la morte di Madara in ritardo!! Oh che caro.-
  - No. Non è per questo e ti sarei grato se mi trattassi con meno parole di scherno.-
  Rasetsuya non rispose e aprì il cancello dall'interno.
  -            Entra, non voglio la tua influenza sulla coscienza, Tobirama.-
  Stupito si avviò all'interno del giardino della villa. La seguì fino ad entrare in casa. Notò il suo abbigliamento mascolino e i capelli tagliati nella stessa identica maniera di quelli di Madara. All'interno della casa c'era silenzio e soprattutto un ordine maniacale.
  -Accomodati, sbirro. -
  - In questa veste non lo sono. -
  -Meglio per te o ti avrei preso a calci in culo.-
  -So bene che ne saresti capace.-
  - Infatti.-
  Si sedettero entrambi attorno al tavolo piazzato in soggiorno , su lati diametralmente opposti.
  - Allora, a cosa devo la tua visita eccezionale?
  - Al fatto che la tua condotta mi costringerà presto ad arrestarti.-
-Di nuovo? E per cosa?-
-Stai combinando davvero troppi danni, tu e la tua banda di reietti.-
-Ah, lo so, ma non hai prove per dimostrare la nostra colpevolezza no? C’è altro?-
-In teoria no,tuttavia volevo ricordarti che un tempo eravamo amici, Tenzen.-
-Già. Un tempo lo eravamo. Ah ho capito, ora dovrei abbracciarti e dirti : “aiutami ti prego, soffro tanto!!” Per favore. Non sono così malmessa da elemosinare affetti spenti da un bel pezzo.-
-Hai le tue ragioni per pensarla così, Rasetsuya, e non ti contraddirò. Sono venuto solo a dirti che se vuoi parlare, puoi trovare in me quello che potevi un tempo.-
-Ottimo. Mi confesserò con te sbirro, se vorrò l’anima pulita. Ma  non oggi, ho già mandato un telegramma al diavolo relativo alla lista dei peccati per cui deve punirmi.-
-Incredibile, hai assimilato anche la sua ironia.-
-E’ tutta farina del mio sacco.Poi sì,sono stata leggermente influenzata da Madara.-
-Anche se non lo sopportavo non ho mai desiderato che morisse.-
-Non ci credo moltissimo, ma te l’accordo. Dopotutto sei uno sbirro portatore di giustizia.-
-Non è esattamente così. Ho sbagliato anche io nella vita.-
-Lo so, ma pensi che una persona che sbaglia non riuscirà più a portare giustizia? Gli errori si possono riparare , o almeno dicono. Se non la pensassi così non saresti qui, Tobirama-kun.-
La guardò sorpreso da quel suffisso affettuoso.
-Dai, esci dallo schema due secondi e fatti vedere vivo! Sai cosa ho sempre pensato di te? Che ti avessero ingessato l’anima. Così formale, tutto ad un pezzo.-
-Come mai questo tono amichevole?-
-Eravamo amici no? C’è stato un periodo in cui ti ho voluto davvero bene, ma poi hai rovinato tutto con quella storia della cotta. Oggi ho un umore decisamente migliore degli altri giorni, Tobirama-kun, approfittane.-
-Ci deve essere un motivo.-
-Sì c’è, ma non me la sento di spiegartelo.Non ora per lo meno. Comunque sia accetto le tue scuse e fingo che non sia successo nulla quella sera , quando mi tenevate  prigioniera. Fingo non sia successo nulla anche dieci anni fa, quando me ne hai dette di tutti i colori il giorno dopo che mi confessasti il tuo amore, mostrando una coerenza degna di una bandiera al vento. Non ho più voglia, né tempo di portare avanti crociate contro di te. Dopotutto non ho nemmeno problemi con la giustizia.-
-Hai qualcosa da chiedermi? Ho dei dubbi su tutta questa bontà, Tenzen.-
-Solo una cosa, Tobirama. -
Si alzò e si avvicinò a lui . Colpì la sua fronte con il palmo della mano.
-Vivi invece di rosicare. A desiderare le cose impossibili  si finisce soli. -
Il gesto di lei gli rimandò  alla mente tutte le volte in cui lo aveva ripetuto quando erano solo dei ragazzini. Fu una sorta di conforto quello, un ritorno a quella vita tanto lontana quanto bella. Un sorriso prese campo su quelle labbra troppo abituate ad essere arcigne.
-Questo vuol dire che mi farai i compiti?-
-Oramai è tardi per questa richiesta, Tobirama-kun.  Vedi di combinare qualcosa da solo. E anzi…ho un favore da chiederti.-
-Vuoi chiedermi di fare i tuoi compiti?-
-In parte sì. Ho delle informazioni da trovare, che credo voi della polizia possiate reperire con il minimo sforzo.Hai un buon rapporto con i policemen di Los Angeles?-

“Caro diario.
Anche se non sei che un ammasso di fogli sparsi, posso chiamarti così. Posso anche descriverti alla perfezione con una piccola frase : figlio della noia. Sì, nasci dalla noia di questa vita di reclusione. Ho tutto qui, non sono privato di nulla ma non puoi immaginare quanto mi manchi uscire da queste mura, da questo perimetro ampio, ma pur sempre chiuso come una misera gabbia. Mi manca il profumo dell’aria fresca del giardino, mi manca salire in macchina e vedere il paesaggio scorrere, fendere il vento con le dita.  Mi manca andare a cena fuori , andare a giocare nelle sale giochi, andarmi a comprare i libri. Ma soprattutto mi manca lui, che in tutte le volte che sono uscito, mi ha sempre accompagnato. Mi manca quando mi prendeva in braccio e mi manca quando invece di comprarmi un libro mi comprava un intera scaffalatura di manga, mi mancano le nostre partite alla play in cui mi faceva vincere di proposito. Mi manca tanto Madara e la sua voce, mi mancano le sue coccole e la sua dolcezza. Mi manca tanto mio fratello e la cosa più brutta è la consapevolezza che ho nel cuore , di non vederlo mai più.
Mi mancano tante cose della mia vecchia vita, quella prima del rapimento di Sasuke, dell’esplosione. Nessuno è più come prima. Rasetsuya è diventata una donna terribile, fredda, determinata. Non l’ho più vista sorridere. Ogni volta che passa del tempo con me la sento distante, presa da qualcosa che non può raggiungere. I suoi abbracci non sono  più confortanti, ma sono tristi. Se una  volta ero io a cercare conforto in lei, ora è lei a cercarlo da me, ma io non so dargliene, non abbastanza. Sasuke non è più il ragazzo scontroso ma simpatico di prima, è diventato violento e irascibile. Ha qualcosa che inizia a preoccuparmi. E’ spesso con Rasetsuya e al contrario dei desideri di Itachi , sta iniziando a provare gusto nel crimine in se per se.Non riesco più ad avere un dialogo civile con lui. Obito è distante, so che soffre ma non vuole parlarmi di nulla. Si rifugia in lunghi silenzi e nonostante cerchi di rendermi un po’ più vivibile la vita qui con qualcuna delle sue battute, non riesce a celare quella tristezza che si legge in fondo ai suoi occhi. Ho saputo dalla televisione che l’amore della sua vita sposerà Kakashi Hatake, noto giornalista televisivo e si trasferirà con lui negli USA.  Itachi è sempre stato piuttosto distante, ed è l’unico che è cambiato in meglio. Ho avuto modo di parlare spesso con lui e ho conosciuto quello che è veramente. Anche se credo che non glielo dirò mai, per certi versi somiglia moltissimo a Madara, soprattutto nell’iperprotettività. Nonostante quel suo sguardo freddo e solenne, ha un cuore dolce che non immagineresti mai di trovare in lui.
Non sopporto gli altri : Deidara , Sasori e Hidan. Sono tutti e tre molto strani e non hanno alcun legame affettivo con nessuno dei miei. Forse Sasori e Rasetsuya hanno una specie di rapporto maestro-allieva , che nonostante il cambiamento di Rasetsuya perdura ancora. Deidara è impossibile da comprendere, capisco l’amore per l’arte ma così è veramente troppo: paragonare un’esplosione che causa morte e distruzione ad un’opera gradevole da osservare.  Hidan beh…è un pazzo completo che ha la passione di fare del male, già solo questo fatto si commenta da solo. L’unica cosa di lui che ammiro è il suo cane. Ha comprato da poco un Dobermann nero e io lo adoro. Nonostante sia una razza famosa per sembrare feroce lui è adorabile e coccolone. Molto più simpatico del suo padrone.
Ho parlato solo di disgrazie, ma questo periodo non mi ha riservato solo quelle. C’è una luce in tutta questa ombra.Una luce accecante, brillante e meravigliosa. Ha il nome della ragazza più bella del mondo intero : Akane. E’ il sole che splende anche quando piove, leì riesce a darmi la possibilità di vivere come se non avessi nessun problema, di correre sulle nuvole. Il mio cuore ha iniziato a battere forte appena l’ho vista, ma quella sera batteva sia per amore sia per timore che fossi inadeguato alla sua meravigliosa bellezza. Il suo sorriso, le sue parole sono tutto quello che in questi anni ho aspettato di sentire. Diario, tu non puoi sapere quanto sia stato bello poterle baciare le labbra , abbracciarla e lasciarmi andare al calore del sangue che mi scorre nelle vene. Nonostante io non possa prenderla in braccio, proteggerla come vorrei, ballare con lei e passeggiare sulla riva del mare come fanno tutte le coppie, lei ha deciso di amarmi lo stesso, di accettarmi così come sono. Mi imbarazzo un po’ a scrivere di questo, diario, ma per la prima volta ho fatto l’amore. Avevo tanta paura, lo sai?Paura di non riuscire ad essere all’altezza delle sue aspettative. Eppure è stato tutto così perfetto da farmi trascurare il fatto di non poter muovere le gambe. Non pensavo che potesse essere così indescrivibilmente bello poter far parte dell’essenza della persona che ami, raggiungere un piacere incontrollabile unito al calore della dolcezza di carezze leggere che si oppongono all’impeto del desiderio.
Oh no, mi sto davvero lasciando troppo andare! Non dovrei entrare in questi dettagli! E se qualcuno ti leggesse, che cosa penserebbe di me? Però lo sai che ora ho un’idea? Scriverò una lettera ad Akane e chiederò ad Itachi di consegnargliela. Sì. Lo sai che fa bene scrivere? Mi ha aiutato a pensare alla cosa giusta per sentirmi meglio. Grazie mille !”
Izuna disegnò una faccina in chiusura ai suoi pensieri e andò a cercare un foglio bianco su cui scrivere, ma invece di scrivere disegnò, o per lo meno ci provò. Passata un’altra ora, iniziò a sentirsi stanco e si addormentò,  con il volto appoggiato al foglio.


- “Heaven and Hell: locale notturno della movida di Beverly Hills frequentato per lo più da personalità importanti, specialmente attori di Hollywood che hanno scritto la storia del cinema. Non è molto lontano da Rodeo Drive, la via in assoluto più famosa di tutta la cittadina che  ospita le più grandi beautique a livello mondiale delle maggiori case di moda .”
Questo è quello che ci dice un sito di viaggi, passiamo ora a quello che ci dice Helen Smith, ballerina del locale, nonché mio contatto.-
-Ballerina per modo di dire…-
-Hidan, non puntualizzare e lascialo parlare una buona volta.-
-Ok, sentiamo il referto della puttana.-
-Ho tanta voglia di prendere la mia macchina e aspettare che esci di qui in modo da investirti e passarti sopra almeno due o tre volte,in modo da ammazzarti per bene. Ah e poi userò la tua faccia per pulire via il sangue uso telo di daino.-
-Sei più truculento di me , Sasori.-
-Sono stanco.-
-Lasciate parlare Itachi…-
-Helen racconta che quei riccastri che frequentano il locale si divertono ad assistere e a scommettere in gare ad alta velocità tenute da piloti molto abili. Alla mia domanda relativa al fatto che ci fosse qualche giapponese addetto alle corse, lei mi ha risposto che ce n’è uno , lo chiamano Susanò’o come il Dio della Tempesta. Lei non sa il suo vero nome, ma la sua descrizione corrisponde a quella di Madara fatta eccezione del fatto che Susanò’o è cieco dall’occhio sinistro e ha una grossa cicatrice sul volto.-
-Un pilota? Madara?-
-E’ un ladro di auto, pensate che non sappia correre?-
-L’ho visto far sfrecciare un tir. Credo che possa gareggiare benissimo, con tutte quelle auto americane. Mi fa invidia.-
-Partiamo per Los Angeles.-
-CHE COSA??? Io non posso abbandonare Koryu!!Il mio cane!-
-Gli aerei hanno una stiva.-
-Mettitici tu nella stiva.-
-No, ci ficco te e il cane lo metto sull’aereo. -
-Ma come faremo con Izuna?-
-Partiremo tutti, almeno avremo lo sconto comitiva in aereo. Non posso lasciare qui nessuno.-
-Non posso portare Sasuke in California.-
-Anche se salterà qualche giorno di scuola non credo morirà. Giorno più giorno meno.-
-In che senso?-
-Nel senso che marina quasi tutti i giorni.Stai accorto Itachi.-
-…. -
-Danna, chiama Deidara . Io contatto Obito e gli dico di portare qui il suo culo. Dobbiamo organizzare sia la nostra partenza che la nostra assenza.-

Paese straniero, ma stesso cielo.
-Lucifero….-
Chiuse le palpebre e respirò la notte liberando un pensiero.

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Capitolo 18
*** La città degli Angeli : Partenza ***


[Days go on forever
But I have not left your side
We can chase the dark together
If you go then so will I
 
There is nothing left of you
I can see it in your eyes
Sing the anthem of the angels
And say the last goodbye]

Ascoltava Anathem of The Angels di Breaking Benjamin, a tutto volume come una ragazzina. L’aveva messa apposta per l’occasione. Di lì a pochi giorni sarebbe partita per quella che chiamano la Città degli Angeli, Los Angeles. Da ragazzina aveva sognato di andarci assieme a Madara. Imbrattare le lettere bianche della collina di Hollywood con una scritta irriverente graffita con l’aerografo, e ruttare liberamente fra i ricconi di Beverly Hills dopo essersi scolati qualche lattina di birra, andare al mare e guardare il tramonto da un’altra prospettiva insieme  dopo aver passeggiato sugli stessi passi percorsi di Axel Rose. Baciarsi alle prime luci dell’alba sulla famosa West Coast. Avevano immaginato molte altre cose da fare da quelle parti, il problema erano dapprima i soldi e poi il mantenimento della stabilità del controllo sul territorio di Tokyo.
Già per essere davvero una degna erede di Madara non avrebbe dovuto nemmeno spostarsi in un'altra città. Lui sapeva bene che quando il gatto non c’è i topi ballano. Tuttavia Rasetsuya aveva imparato dall’esperienza : Ai serpenti piacciono prede vive, ed Orochimaru non si sarebbe avventato su qualcosa completamente privo di difesa, soprattutto perché lei avrebbe lasciato a dirigere le cose ai pesci piccoli della sua organizzazione.Personaggi che Orochimaru ignorava totalmente. Sapeva che Hebiyama amava la sfida e la tortura. Adorava giocare con le sue prede e con il loro terrore. Senza di questo non si sarebbe divertito affatto. E poi, se lo avesse fatto, non ci sarebbe stato nessun problema. Tutto quello che aveva valore per lei era andato miseramente distrutto. Non c’era più nulla da poterle strappare per renderla più vuota, o meglio, non a Tokyo.

-Yoake,so che per te quella di seguirmi è una prospettiva impossibile, però ci terrei molto. Entrambi saremo lontani per qualche giorno , da questa vita che ci chiude in gabbia.-
-Non potrei venire.-
-Capisco.-
-In teoria. Ma in pratica lo farò.-
Gli sorrise nonostante conoscesse le conseguenze di quello che si accingeva a fare. Sarebbe significato andare in contrasto con gli ordini di Hebiyama. Infatti, anche se lei conosceva chiaramente il motivo di quel viaggio, aveva deciso di omettere completamente a Orochimaru tutti quei dettagli. Molto probabilmente gli avrebbe omesso il fatto stesso che sarebbe partita e lo avrebbe messo di fronte al fatto compiuto. Era ora di rompere le catene che la costringevano ad una vita non sua. Di alzare la testa come quando era bambina.
-Quando si parte?-
-Credo l’inizio della prossima settimana.Non c’è ancora una data precisa, perché Rasetsuya tende sempre ad anticipare.-
-Non domani però. Non posso. Devo andare a far visita ad un mio vecchio amico a Yokohama. -
-Non credo i tempi si accorcino così tanto, anche perché devo dirlo ancora a mio fratello. -

Izuna la fissò con due occhi sgranati, non sapeva che dire. Era sconvolto, piacevolmente sconvolto dalla rivelazione di Akane.
-Tsuya-sensei mi aveva chiesto di non dirti nulla finchè lei non l’avesse visto con i suoi occhi,ma io non ho potuto resistere! Dovevi sapere, Izu-kun. Tuo fratello non è morto!E’ a Los Angeles e noi tutti andremo lì! Lo ha detto la sensei. Lo troveremo e lo porteremo a casa! E io…. Verrò con te, immagina, a Beverly Hills! In uno dei luoghi più esclusivi e famosi del mondo. -
-L’unica cosa che mi dispiace e di non poter camminare alla tua altezza e stringerti la mano, Akane-chan.Gli innamorati lo fanno.-
Akane non parlò e si sedette sulle gambe di lui.Cinse il suo collo fra le braccia e gli diede un bacio . Allontanò il suo viso e gli sorrise incurvando quelle labbra rosse, così meravigliosamente perfette .
-Non serve che tu mi tenga la mano , quando puoi portarmi in braccio, no?-
-Che cosa ho fatto per meritarmi un angelo tutto mio?-
-Non è poi un miracolo, diciamo che hai solo trovato un tuo simile, anche se io sono anche un diavoletto.-
Gli sussurrò quella frase avvicinando di molto il viso a quello di lui, tanto da poter sfiorare le sue labbra con le proprie.
-Quando? Lo devo ancora vedere questo lato di te.-
-Sei sicuro?-
Akane passò la lingua sulle labbra di lui, per poi mordergli il labbro inferiore debolmente.
-Ah, intendevi in questo senso?  Allora, no, non mi è nuova questa cosa. -

Non udirono minimamente il rumore di passi che si faceva sempre più vicino : continuavano a baciarsi e ad accarezzarsi con sempre maggiore passione.

-Ehi voi due, non fate le porcellate nel mio studio, per favore.-
-Tsuya-nee!-
-Rasetsuya-sensei, ma cosa hai capito??-
-Ho capito che vi stavate slinguazzando.  Comunque sia, non voglio commenti a quello che vi sto per dire, perché sarà così e basta. Tra tre giorni partiamo per Los Angeles. Non mi interessa se non vi piace la destinazione, ma verrete con me. -
-Perché?-
-Cosa ho detto qualche secondo fa?-
-Voglio sapere perché.-
-Io ho detto esplicitamente che vi porto anche senza il vostro consenso. Il perché lo vedrai quando saremo arrivati lì.-
-Diglielo , sensei.-
-Credo che non siano fatti tuoi Akane, di quello che scelgo o non scelgo di rivelare. Dovresti evitare di darmi ordini. Qui comando io, se ancora non l’hai capito. E vedi di darti un contegno.-
-Tsuya-nee, ma che ti prende?-
-Nulla. Ora vi prego di uscire da questa stanza. Ho bisogno di tranquillità.-
Quando i due furono fuori dalla stanza, Rasetsuya chiuse la porta di botto . Izuna liberò una risata che a stento era riuscito a trattenere al cospetto di Rasetsuya e allo stesso tempo, lo fece anche Akane.
-E’ gelosa di te, Izuna!-
-Non l’ho mai vista così acida!-
-Si calmerà, spero.-
-Ci vuole un miracolo per farla calmare. Ha sempre fatto così, anche quando ero bambino. Non sopportava l’idea che mi piacessero altre ragazze. -
Akane lo guardò stupita.
-Ma…allora lei..?-
-Non è innamorata di me , è solo che non accetta il fatto che io sia diventato un uomo e che voglia amare. Succede quando le persone che ti vogliono bene continuano a considerarti un bambino.-

Izuna aveva ragione su tutta la linea. Rasetsuya si era sempre osteggiata alle sue relazioni perché non riusciva a vederlo come un ragazzo. Non voleva vederlo crescere o semplicemente non poteva. Per lei era sempre il cucciolo che aveva bisogno della sua protezione, sempre e comunque, ma da tempo oramai non era così. Ci avrebbe fatto l’abitudine, senza dubbio, ma non  era ancora giunto quel momento. Accettare il fatto che anche lui si fosse innamorato e che iniziasse a desiderare una donna a quel modo significava sottomettersi al passare del tempo, e Rasetsuya faceva ancora fatica a considerarsi una donna di oltre trentadue anni.

Le prime piogge di quella stagione che ancora era parsa molto arida si fecero vedere proprio nel momento in cui Obito aveva deciso di fare la più grossa cazzata della sua vita. 
L’acqua batteva impietosa sulla carrozzeria della sua auto scura. Aspettava che le luci si accendessero al calare di quella notte anticipata dalla pioggia. Uscì dall’auto e la chiuse pacatamente. La pioggia gli bagnò i capelli, ma lui non sembrò curarsene.  La vetrata scorrevole che segnava l’ingresso alla Fuji Television si aprì e lui entrò con tutta la calma del mondo. Si rivolse alla signora addetta all’accettazione che lo richiamò all’attenzione, facendogli intendere che in quel modo non poteva assolutamente entrare.

-Devo vedere il signor Hatake. Dove posso trovarlo?-
-E’ nei nostri studi, ma lei ha forse un appuntamento con lui?In caso contrario non posso farla passare. Non apriamo agli ammiratori, mi dispiace! Per qualsiasi cosa può lasciare detto a me. Farò in modo che il signor Hatake venga a sapere della sua visita.-
-Io voglio passare e parlarci di persona. Non è una cosa che posso mandare a dire da lei.-
-Non può, signor..-
-Obito Uchiha.-
Obito sollevò il cappotto bagnato, mettendo in mostra una pistola di grosso calibro nascosta al suo interno.
-Se non mi farà passare sarò costretto a sfoderarla e in genere se la tolgo dal suo posto, la utilizzo, quindi mi faccia passare evitando eventi spiacevoli e soprattutto evitando di chiamare la polizia. Ora glielo ripeto, dove trovo Kakashi Hatake?-
-N-nel camerino diciotto….Al secondo piano, in fondo al corridoio.-
-Grazie della collaborazione.-
Obito si addentrò all’interno dell’edificio, entrando poi in ascensore e selezionando il piano due. Con lui non c’era nessuno. Alla sera anche gli studi si spopolavano e rimanevano solo quelli addetti alle trasmissioni notturne.
Arrivò di fronte alla porta del camerino diciotto,e vi diede un paio di piccoli colpi.
-Solo un minuto. Devo fare una chiamata e sono pronto a rivedere la scaletta.-
-Chiami Rin?-
-E lei chi sarebbe? Mi scusi.-
-Obito Uchiha. Non ti ricordi di me ? Andavamo a scuola insieme. Che brutta cosa essere arrivati in alto e dimenticarsi di chi ancora sta in basso, davvero brutta.-
-So di te e di che cosa fai parte, Obito. Che cosa vuoi da me?-
-Ora niente, ma se sposerai Rin troverò il modo di farmi sentire di nuovo e la volta successiva sarà decisamente molto più movimentata di questa.-
-Che vuoi fare? Tentare di picchiarmi ancora come nel periodo della scuola?-
-No, non mi servirebbe a niente. -
Obito fissò lo specchio in modo da incontrare lo sguardo riflesso dell’altro e gli sorrise.
-Io ti ammazzerò direttamente. Ritieniti fortunato che ti abbia avvertito, Kakashi.  Se un tempo non fossi stato un qualcosa di simile ad un mio amico, avrei già estratto la pistola e ti avrei sparato a bruciapelo. Hai poco tempo per decidere se vivere o sposare Rin. Aspetterò ancora qualche giorno . Se non vedrò la smentita allora mi rifarò vivo e ti costringerò a decidere.-
-Non ho paura di te e delle tue minacce, Obito. -
-Aspetta a dirlo.-
-Anche se fai la voce grossa non sei il tipo che uccide per motivi simili. Ti conosco.-
-Peccato che non sia vero quello che dici.Ho ucciso tante volte prima di adesso e morto più , morto meno, la mia coscienza ha sempre lo stesso peso. Valuta attentamente quello che ti ho detto.-
-E’ stata lei a scegliere.-
-Ahahah, sei anche un comico oltre ad essere un giornalista? -
L’attenzione di Obito fu attirata dal rumore di passi di diverse persone che si avvicinavano a lui. Notò un volto noto. Hashirama, quello sbirro perditempo e incapace che tanto aveva cercato di fregare Madara ora veniva a interrompere anche lui.
-Vedo che la ragazza alla reception non ha ben capito il mio messaggio. Hashirama, qual buon vento.-
-Obito, che ci fai da queste parti? Mi hanno riferito che sei entrato sebbene tu non avessi un appuntamento. Hai portato un arma con te.-
-Vuoi perquisirmi? Non mi sembra il caso. E’ stato Kakashi Hatake in persona ad invitare un suo vecchio amico a partecipare alla sua preparazione per il suo primo tg notturno. E poi, sono venuto a fargli gli auguri per le sue imminenti nozze. Vero Kakashi?-
Non era sicuro che Kakashi lo coprisse, e sapeva che nonostante la minaccia quello non aveva benchè minima paura di lui, ma bluffò comunque.
-Esattamente. Era venuto a trovarmi e io non ho fatto menzione all’accettazione. Mi sembra insensato che si sia mossa la polizia per questo.-
Kakashi sorrise con quel suo fare simpatico ma Hashirama non riuscì a ricambiarlo. Aveva i suoi dubbi .Obito non era molto diverso da suo zio e sicuramente non era in visita di cortesia. Dopo la dichiarazione di Kakashi non poteva perquisirlo.
-Va bene. Allora vi auguro buona serata.-
-Buonasera anche a lei. Mi dispiace che si sia mosso per un falso allarme. -
-Si sa che quando si parla di Uchiha gli allarmi anche più banali potrebbero essere sensati,signor Hatake.-
-Non questa volta. Buonasera.-
-Buonasera.-

Quando Hashirama fu abbastanza lontano , Obito si voltò verso Kakashi con un sorriso compiaciuto.
-Sapevo che l’impavido Hatake mi avrebbe coperto.-
-Non l’ho fatto per paura. L’ho fatto per salvarti. Puoi crederci o meno Obito, non mi interessa.-
-Non ti credo infatti, ma ti auguro buona serata. Inizia a piovere di brutto e non ho un ombrello. Devo affrettarmi. Ci vediamo sull’aereo per Los Angeles tra tre giorni. Ho saputo che lo prenderai con Rin. Anche io sarò su quel volo, tanto per accertarmi che tu mi abbia compreso.-
Senza aggiungere altro si allontanò a passi veloci  verso l’uscita. Pioveva davvero a dirotto e corse verso la macchina. Le gocce coprivano le lacrime, guidandole a scivolare via lungo le sue guance. Non poteva aver scelto lui!

-E quindi avevi intenzione di andartene da Tokyo per diversi giorni senza farmi sapere nulla?-
-Parto con la famiglia, Sakura. Non penso debba rendertene conto.-
-Sei ancora il mio ragazzo.-
-No, non lo sono da qualche giorno. Osserva la mia mano , vedi più il nostro anello?-
Lei rimase shockata a non vedere più quell’anello all’anulare di Sasuke. Lo aveva davvero tolto.Non voleva più vincoli.
-L’ho gettato nel cesso e ho tirato l’acqua. Vai da Naruto, lui può consolarti.-
-Ma noi…-
-Nessun “noi”, tu mi annoi Sakura. Ah…e poi…-
Accese lo schermo del cellulare e rimosse la schermata di blocco. Aprì la galleria e le mostrò una foto .
-Questa è la mia donna ora. La cantante Mal. Credi che mi sprechi con ragazze mediocri del tuo calibro ormai? Non farmi ridere. Corri a piangere da Naruto adesso. VA’!-
Spostò gli occhi sul libro di algebra e lesse il testo di un’equazione letterale. Non riuscì nemmeno a completarla quando si sentì richiamare da Naruto.
-Che hai detto a Sakura, Sasuke? E’ corsa via piangendo.
-Oh ecco che abbiamo un fallito che non conosce il suo posto.-
-Insultami ma non maltrattarla mai, capito?-
Naruto prese il colletto della camicia di Sasuke fra le dita e lo sollevò dalla sedia.
-Che paura, e adesso cosa mi fai? Mi uccidi? Per quanto ti prendo sul serio nemmeno reagisco, rifiuto. L’utilità di Sakura mi è scaduta alla grande, e ora non mi serve più, solo che li non lo capisce. Devo farglielo pur comprendere no?-
Naruto caricò un pugno piegando il braccio, era pronto a scagliarlo al volto di Sasuke che non provò nemmeno a difendersi, ma Sakura lo fermò urlandogli di arrestarsi. Naruto abbassò la guardia e fu Sasuke a colpirlo in volto con un colpo secco che lo allontanò da lui. Quello lo guardò esterrefatto ma non si ribellò oltre. Il professore di algebra stava arrivando e soprattutto Sakura non voleva che lo picchiasse.

-Ci vediamo fuori da scuola Sasuke.-
-Ti aspetto, Naruto. -
Lo fissò sorridendo.
-Non vedo l’ora di ammazzarti di botte.-

Il telefono squillò più volte prima che Yoake si degnasse a rispondere. Era con Sakon . Lo aveva incontrato dopo tantissimo tempo. Lo aveva lasciato ragazzino e lo aveva ritrovato uomo. Si erano raccontati molte cose ma una in particolare aveva attirato l’attenzione di Sakon.

-Itachi Uchiha dici? Stai davvero con lui adesso?-
Yoake lo squadrò cercando di capire che cosa disapprovasse di quell’avvenimento che le aveva sconvolto la vita.
-Sei geloso per caso?-
-Di te? Ma sei come una sorellina! Solo che so bene chi è quel bastardo.-
-Lo conosci?-
-Sì, insieme ad un altro tizio è venuto a farmi domande su di te, in un modo alquanto pesante.Ha ordinato di torturarmi per poter sapere il tuo nome.  -
Yoake si stupì dell’ultima parola detta da Sakon. Non considerava Itachi capace di fare del male ad una persona, non sarebbe stato abile ad uccidere e soprattutto, non era il mostro che Sakon aveva appena descritto.Non rispose, non sapendo cosa dire. Ne avrebbe parlato con Itachi, senza dubbio. Doveva sapere dalla sua bocca tutta la verità. Dopo aver chiesto nel dettaglio a Sakon ogni particolare e aver visto i segni della tortura, Yoake serrò le labbra. Decise a quel punto di parlarne direttamente con lui. Nonostante avesse fatto del male al suo migliore amico non riusciva ad attribuirgli tutta la colpa. Se non fosse stato per i suoi lunghi silenzi, Itachi non avrebbe ricorso alla violenza. L’amore fa brutti scherzi nella considerazione delle persone. Può dare un senso anche alla cosa più cieca che si possa immaginare, come la violenza.

La mattina della partenza era sepolta nel caos. Tutti avevano scordato qualcosa. Al rendevouz all’aeroporto era arrivata in anticipo solo Rasetsuya accompagnato Izuna e Akane. Obito arrivò dopo pochi minuti. Nonostante il brutto tempo aveva due grossi occhiali neri a coprirgli gli occhi.

-Bevuto?-
-Un po’.-
Rasetsuya sapeva bene la causa del suo male e decise di non approfondire. Nonostante le difficoltà avute all’inizio, lei era profondamente affezionata a quel ragazzo che molto le somigliava nei modi di fare e nel pensiero.  Un giorno avrebbe voluto dirglielo.
Itachi arrivò dopo una mezz’ora  accompagnato dalla sua ragazza. Non erano tipi di molte parole e nemmeno di molti bagagli. Portavano con loro anche Sasuke che nascondeva sotto gli occhiali un bell’occhio nero, che si abbinava perfettamente ad una ferita al labbro inferiore. Rasetsuya non commentò, dopotutto è normale per un ragazzino il fatto di trovarsi a fare a botte. Obito invece ci mise il carico da novanta.

-Ehi culetto d’anatra, vedo che hai avuto un brutto incontro con un pugno. -
-Sta zitto, a giudicare dal tuo alito, il giudizio che esprimi è decisamente annebbiato dall’alcol. Delusioni d’amore per caso?-
-No, solo voglia di scordarmi che al mondo ci sono creature insensate come te.-
-Taci ubriacone, che se crepassi, nemmeno il tuo pappagallino piangerebbe.-
-Non potrebbe comunque farlo. Anche se ha più cervello di te, non ha ghiandole lacrimali che gli consentano di piangere per la tristezza.-
-E fatevela finita una buona volta!Mi si innervosisce anche Koryu! Ho una voglia di omicidio impressionante, e il fatto di non potermi portare dietro nemmeno un coltellino mi fa girare il cazzo. E poi tu, Rasetsuya, proprio di prima mattina dovevi prenotare un volo, cazzo!?-
-Costava meno. Viaggiamo in classe Economy, devo adeguarmi.-
-Ehi, hai un sacco di soldi e pretendi che io viaggi in Economy? Immagino come siano le stive! Il mio cane non ci andrà.-
-Sta zitto,mh! O ti ci carico io a forza  nella stiva, assieme al cane. Tu nella valigia e il cane in gabbia.-
-Morto sarebbe meglio. Saresti una forma d’arte decadente,Hidan.-
E anche Sasori ,Deidara e Hidan erano arrivati, finalmente. Il gruppo era praticamente completo, a quindici minuti dalla partenza ovviamente. Quando imbarcarono il cane, Hidan rimase zitto come se gli avessero stuprato la madre. Sasori, da buon sadico invece non faceva che girargli il coltello nella piaga . Erano capitati su sedili vicini , proprio dietro a quelli di Rasetsuya ed Obito che stentavano a trattenere le risate. Deidara era capitato vicino a Sasuke e un silenzio di tomba li accompagnava. Sasuke aveva acceso il lettore mp3 e sentiva musica a tutto volume, pogando leggermente. Aprì gli occhi e rimase sconcertato. Anche Sakura e suo padre erano saliti su quel cazzo di aereo. Si sarebbe accorta che le aveva raccontato una cazzata su Mal e sarebbe scoppiato un casino disastroso, anche con suo fratello.
Deidara dal canto suo sfogliava un mensile d’arte contemporanea.
-Questi riproducono le nuvole nei saloni dei musei. E’ cosa superata. La nuvola non dice niente, non lascia il segno, non crepa la terra, non brucia, non distrugge. Che diavolo di arte è?-
Izuna e Akane erano ancora in coma profondo dopo una notte passata a non dormire. Penserete : “Chissà che avranno fatto!” La risposta che vi darò vi stupirà. Una nottata a giocare a Call Of Duty, e non era sufficiente, quella mattina, nonostante la poca concentrazione erano già a giocare in remoto con la PSVita. E’ proprio vero che Dio li fa poi li accoppia.
Obito notò Kakashi e richiamò l’attenzione di Rasetsuya, dopo averlo visto salire con Rin.
-Bella ragazza, Obito, ma ha poco gusto.Quell’anonimo giornalista non ha nulla a che vedere con te. Fidati di me. Io me ne intendo di uomini . -
-Beh, non sempre il rischio piace a tutte le donne.-
-Ma che rischio? Parliamo di lineamenti e classe, Obito. Solo gli Uchiha hanno quel dono e quando una donna si innamora di uno di loro, gli regala il cuore per tutta la vita. Esperienza personale. Voi Uchiha siete questo, Obito.-
-Pensi che lei..-
-Certamente. Ti ama ancora come il primo giorno, ma ha preferito un porto sicuro. Non tutte le donne hanno la mia stessa mentalità. Ma piano piano, detesterà di vivere nella menzogna e correrà da te. Le donne sono così.-
-Che cosa dirai a Madara quando lo vedrai?-
-Non gli dirò nulla. Sa già tutto. Mi limiterò a prenderlo per i capelli e a baciarlo, ammesso che Susanò’o sia lui.-
-Già. Scusami.-
-Anche io ne sono convita, Obito.-

-E lei dove è finita?-
-E’ partita per Los Angeles, Signor Orochimaru.-
-Che cosa ti ha detto relativamente a me?-
-Niente. Soltanto che avrebbe voluto vivere la sua vita lontana dalla situazione di guerriglia di Tokyo. Signor Hebiyama io le ho detto tutto. -
-Sì, avrai il tuo aumento Sakon. Commissioni maggiori per maggiore sforzo. E poi dicono che sono ingiusto. Voglio che tu aspetti il suo ritorno e una volta a Tokyo la condurrai nel luogo che ti dirò, ho bisogno di “parlare” con lei. -
-Che cosa ha intenzione di fare? Non voglio che lei venga ferita!-
-Un Giuda deve sopportare le conseguenze del suo tradimento. Cosa farai? Ti impiccherai ad un albero dopo aver lanciato i trenta denari nel tempio, o sopporterai?-

-Susanò’o è il migliore. Non è stato mai battuto in una competizione! Incredibile, scommetto su di lui.-
-Guarda come ti acclamano!!-
-Solo perché gli amici dello zio Sam non sanno guidare. Non è difficile batterli. Dalle mie parti c’è molta più sfida. Una leggenda vivente che non ha perso che quattro gare in tre anni di corse con cadenza quotidiana. La chiamano la Folgore di Shinjiku. Peccato sia lontana, mi piacerebbe presentartela. E’ difficile che capiti nella Città degli Angeli, con tutto quel potere che si trova a gestire. Il potere ubriaca le donne e le rende dimentiche.-
 

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Capitolo 19
*** La Città degli Angeli : Susanò'o ***


La Città Degli Angeli : Susanò’o
 
Sakura la notò, seduta al fianco di Itachi. Si diresse verso di lei a passi veloci . La furia le possedeva il corpo e le scuoteva le membra sotto forma di scariche nervose. Non mancava molto all’atterraggio quando richiamò l’attenzione di Yoake con un “Ehi tu!”.
L’altra non si scompose e si limitò a spostare lo sguardo verso i verdi occhi di Sakura. Manteneva in viso un leggero sorriso,tenue come quello di qualcuno che risponde gentilmente ad una scocciatura.
-Non vedi quanta differenza di età hai con Sasuke , eh? Lo hai irretito con i tuoi modi discutibili, con le tue belle forme, quel dannato sorriso da gattamorta! Mi hai portato via la mia vita!! E ora non ti vergogni a stare con lui? Eh? Avrai cinque o sei anni di più!!!! -
-Scusami? Perdonami, ma non ti seguo.-
-TU! TI SEI PRESA IL MIO SASUKE!!-
-Forse sei male informata.-
Itachi si risvegliò dal leggero sonno nel quale era caduto da pochi minuti.Focalizzò l’immagine di Sakura e subito dopo volse il volto verso l’espressione di disappunto di Yoake. Lei lo guardò , le sopracciglia abbassate all’esterno, davano un tocco comico all’espressione interrogativa di lei.
-Mal è la mia ragazza, Sakura. Hai preso un abbaglio.-
-Ma Sasuke ….SASUKE MI HA DETTO CHE LUI STAVA CON LEI!-
Itachi si voltò di spalle e allungando un braccio sul sedile posteriore , colpì la testa del fratello addormentato con la punta delle dita. Quello si svegliò di soprassalto.
-Che cazzo vuoi Itachi?-
-Ascolta Sakura.-
-Che palle, ma che ho fatto di male per tenermela sempre a presso.-
-Tu mi hai mentito!!?? Lei non è la tua ragazza?! -
-Fanculo.-
-Fratellino perché vai dicendo in giro che la mia ragazza è la tua?-
-E’ lei che si fa i film, è lei che è pazza. Io non ho detto assolutamente niente.-
-Mi hai mostrato una foto sul tuo cellulare, dicendo che stavi con lei.-
-Sasuke, passami il cellulare. -
Disse Itachi netto, tendendo la mano verso il fratello.
-Scordatelo.-
-No, dammi il telefono. Ora.-
Sasuke cedette e passò il telefono a Itachi. Itachi controllò la galleria e trovò la foto fatta a Yoake.
-Quando l’hai scattata.-
-Di recente, ma non è un crimine no?-
-Insomma, preferirei non essere immortalata da chiunque e poi spacciata per quello che non sono. Non sei il mio tipo Sasuke e credo non lo sarai nemmeno fra cent’anni.-
-Non che io voglia esserlo, Mal.-
-Ah, eppure mi sembrava di sì. Peccato ti sia andata sempre male.-
-Che è successo tra te e Mal , Sasuke?-
Itachi manteneva un tono glaciale.
-Che palle. Sentite, ho usato la foto di Mal per tenermi lontana questo scarafaggio che non finiva più di stalkerizzarmi, ok? E’ un metodo efficace. Chi se ne frega se poi non è vera la nostra relazione!Come facciata ci stava e me l’ha tenuta lontana per tre tranquillissimi giorni. Ora se non vi dispiace io torno ad ascoltare la mia musica.-
-Non hai risposto alla mia domanda, Sasuke.-
-Che vuoi che me ne frega? Rimandiamo il tutto a quando saremo atterrati, Itachi. Non c’è niente di rilevante da sapere.-
-Non ti preoccupare, Itachi. Te ne parlerò io.-
-Voi donne siete tutte uguali, delle stronze.Aveva ragione zio Madara. Siete veleno.-
  - Il veleno è l'unica medicina per gli ottusi,Sasuke.-
 
 
Mentre scendeva dall’aereo incrociò lo sguardo di lei. Nonostante fosse amareggiato dalla sua scelta le sorrise , perché non si può negare la giusta attenzione ad una meraviglia. L’ira lo possedette, l’ira che nasce dalla gelosia, quando vide Kakashi avvicinarsi a lei. Strinse forte il pugno ,tanto da sentire la pelle nera dei guanti far rumore e contorcersi nella sua stretta. Rasetsuya cercò di tranquillizzarlo, posando una mano sulla sua spalla. Con un cenno della testa gli indicò che era tempo di andare.
 
-Li troveremo e cambieremo questa realtà che non ci piace, Obito.-
  - Non avrei mai pensato che ti saresti affezionata così tanto a me.-
  - Sì,nemmeno io lo sospettavo, ma sei una bellissima persona,Obito e ti voglio bene. Non chiedermi da dove nasce il mio affetto. Non lo so.-
  - Andiamo a cercare Madara. -
  - Stasera stessa. Heaven and Hell, ho bisogno dello smoking.-
  - Nemmeno per incontrarlo ti metti in abito da sera?-
  - Ma che abito da sera? Se mi vedesse in gonnella non mi noterebbe nemmeno.-
  - Ahahah. Mi manca il vecchio, dannazione.-
  - Ehi, io che ho un anno più di lui,sarei una vecchia?-
  - Sì, una simpatica babbiona! -
  
  - Guarda che roba Izu-kun!! Ahhh! Lusso, lusso dappertutto!! Oddio, ho visto passare Angelina Jolie! Sul serio! Chissà se vedremo anche Brad Pitt? È il mio attore americano preferito!!! -
  - Mi dispiace Akane, ma io preferirei non lo incontrassi.-
  - Geloso eh? Ahh ! Quanto sei carino!-
  - No, non sono geloso di un vecchio con la faccia quadrata. -
  - Eddai! Goditi la bellezza di questo Hotel, immagina che bella stanza ci avrà riservato Tsuya-sen....Hidan che ci fai da queste parti?-
  - Da quando mi hanno detto che dovrò andare nella stanza 16. -
  - Cosa?! Anche noi siamo lì! -
  - Oh sì, anche Deidara.- 
  - Che cosa?!?! In quattro? Rasetsuya!-
  - È una dannata taccagna. Ci ha prenotato le multiple come si fa con i bambini della scuola.-
  - Letti separati? -
  - Akane, se vuoi dormire con me ne sarei lieto. -
  - No, tieniti Koryu, io dormo da sola. -
  Deidara fece capolino carico di una masnada di bagagli. Nessun fattorino era previsto dal servizio base scelto da Rasetsuya.
  - Vi maledico! Mi avete lasciato solo alla reception assieme ai bagagli. -
  - Deidara-kun, pensavamo che il fattorino pensasse a tutto. -
  - Non è colpa tua, ma di quella schiavista di Rasetsuya. Pensate che lei ha una stanza più spartana della nostra. -
  Il cane abbaio spazientito. Era stanco di stare a guinzaglio. Si avvicinò ad Izuna che lo accarezzò,
  - Ehi, urla di meno, vedi che lo fai innervosire, idiota?-
  - Anche quella bestia. Non era abbastanza Hidan?Mh!-
  - Deidara-kun,cerca di goderti la vacanza!-
  - Ma quale vacanza, ci ritroveremo conte i gangster della zona in tre secondi. Rasetsuya ha in mente un bel casino e lo scatenerà tra poco. Dobbiamo essere presenti. -
  - Incontreremo Madara?-
  - Nah, Izuna. Dobbiamo prima avvicinarci a lui. Sento che dovrò procurarmi un po' di lame statunitensi. Dici che questi pidocchi californiani useranno dei coltelli ?-
  - Il massimo che troverai saranno le limette per le unghie delle riccone di gomma.-
  - Figurati se posso trovare una mazza o un piccone.-
  - Sembra che tu voglia fare una scalata.-
  - Non sei divertente,Deidara. -
  -Sentite, io vado a riposarmi. Tsuya-sensei mi ha detto che potrei dover guidare e ho bisogno di potermi concentrare. Se fate casino vi ammazzo tutti e due. Tu Izuna fai eccezione.-
 
Akane si infilò all'interno della stanza e si acchiappò il letto più comodo. Quello più che un Hotel era un residence diviso in veri e propri appartamentini, infatti le camere minuscole erano ben divise. La ragazza colonizzò il suo spazio svuotando di poco la sua valigia e ponendo le sue cose essenziali per vivere sul mobiletto di legno:Un blocco di fogli bianchi, una foto di sua madre e una di Izuna. 
  - Ma tu guarda che devo addormentarmi guardando la tua foto, quando invece avremmo potuto passare la sera insieme. Tsuya-sensei, me la paghi.-  
 
Il tramonto della West Coast non era tanto diverso da quello di Tokyo. Alla fine le situazioni sono sempre uguali, senza spessore, sono le persone con cui le vivi a dare loro un valore. Beveva un bicchiere di scotch e osservava il sole morente, riflettendo sul da farsi. Dai dati che Tobirama le aveva fornito, sapeva che la zona era influenzata da un certo A. Un ex spacciatore di crack,nato in Texas, che attorno alla roba aveva costruito un impero. Molto probabilmente l'Heaven and Hell era un suo dominio. Rasetsuya sapeva che doveva essere cauta quando si introduceva in un territorio guidato da concorrenti e soprattutto sapeva che le mafie straniere non erano mai ben accette. La strategia ideale sarebbe stata quella di non rivelare l'appartenenza al crimine organizzato, ma per raggiungere un pilota bisognava esporsi. Si sarebbero mossi in gruppo in modo da poter smorzare i rischi. In quei casi, l'unione fa la forza. Finito lo scotch posò il bicchiere e andò a rinfrescarsi in bagno. Aprì l'acqua della doccia e dopo essersi spogliata vi entrò. Passò le mani sulle proprie spalle, dove la pelle era irregolare: i segni delle ustioni non sarebbero mai scomparsi. I lunghi capelli scuri aderirono alla pelle, il ciuffo asimmetrico le copriva gli copriva gli occhi. Sospirò cercando di rilassarsi completamente alle carezza dell'acqua ma un dubbio la turbò in maniera atroce. Se quel Susano'ò era davvero Madara, perché non tornare a Tokyo, o per lo meno farsi sentire in tutto quel tempo?Se quello era Madara allora, non aveva più a cuore nè la sua famiglia nè lei,altrimenti sarebbe tornato anche a nuoto dopo un breve periodo. La seconda opzione era che qualcuno lo minacciasse,non sapeva ben definire come potessero farlo, ma era abbastanza plausibile. Doveva fugare il dubbio al più presto. 
 
Un colpo in faccia lo costrinse a colpire il muro con le spalle. Rise facendo in modo che le sue labbra rappresentassero fisicamente la parola sfida.
 
  - L'amore fraterno che ai manifesta a pugni. Quella donna ti ha stregato nello stesso modo con cui ha ammaliato me, fratello. Il ponderato Itachi che si fa irretire si sfoga su suo fratello minore e lo picchia per una sciocchezza. È la prima volta che ricevo un pugno da te, eppure di casini ne ho sempre fatti molti. Sei sicuro di non esagerare?-
 Le parole di Sasuke smorzarono l'ira che bruciava nel cuore di Itachi: suo fratello non l'aveva rispettato, provandoci spudoratamente con la sua ragazza ben sapendo che cosa lui provasse per lei. Aveva cercato di avvicinarla più volte, di conquistarla, addirittura di prendere il posto di Itachi stesso a letto. Se non fosse stato suo fratello lo avrebbe picchiato fino a distruggere ogni osso del suo corpo. L'uomo ha un forte istinto di possesso sulla propria donna che non varia da uomo a uomo. La gelosia è per tutti identica, cambia solo l'intensità con cui la si vive e con quanto vigore la si trattiene frenata. 
Però quelle nocche che avevano colpito il volto di Sasuke gli bruciavano di rimorso. Sasuke, il piccolo Sasuke. Non l'avrebbe mai dovuto picchiare. Aveva giurato di proteggerlo da tutti , anche da se stesso e invece lo aveva persino picchiato. Le botte non portano mai a risolvere nulla.
Cercò di avvicinare una mano a lui, per poterlo aiutare a rialzarsi. 
  - No, non voglio la tua fottuta pietà gratuita. Non ti scuso, avresti dovuto pensarci prima Itachi. -
 Si sollevò da solo e uscì dalla stanza . Si fermò sull'uscio. 
  - Ah, se dovete scopare, fatelo in fretta. Tra poco dobbiamo andare all 'Heaven and Hell. Buon proseguimento. -
 Si chiuse la porta dietro, sbattendola. Si aggiustò i bottoni della giacca e mentre scendeva presso la reception incontrò Sasori. Era seduto su un divanetto all'entrata, pensieroso. Sasuke si fermò di fronte a lui. 
  - Che fai da queste parti, Sasori.-
  - Mi godo la visuale.-
  - Quella bella bionda laggiù eh?-
  - No, quella Lamborghini che è appena stata fermata di fronte all'entrata. Un motore italiano, completamente assemblato a mano. Lo sai che gli italiani sono i migliori artigiani del mondo?-
  - No, e sinceramente non mi interessa. Non posso guidare. -
  - Profano. Ti ritroerai a guidare una Yaris mille e cento quando avrai ventun'anni. -
  - Non mi piacciono le auto.-
  - Sacrilego oltre che profano. Secondo me fanno male a portati all'Heaven and Hell, saresti un pesce fuor d'acqua. -
  - Non serve solo saper schiacciare dei pedali e utilizzare un avvitatore per essere parte integrante di un'organizzazione come la nostra. Che mi dici di Hidan? Lui non sa correre.-
  - Lui è uno specialista nella tortura.-
  - E Deidara?-
  - Un chimico infallibile con qualche rotella fuori posto.-
  - Itachi?-
  - Un informatore scaltro e infallibile.-
  - Obito?-
  - Sangue freddo e determinazione. È un bravo organizzatore.-
  - Io ho tutte queste qualità.-
  - No, tu sei solo un moccioso che si atteggia da duro con le ragazzine e si lascia rapire, Sasuke. Pensi di scavalcarci tutti senza fare la gavetta, ma non è possibile,non nella nostra realtà. Tutti abbiamo avuto qualcuno che ci ha insegnato tutto. Andavo bene finché c'era Madara. Lui ti ha affidato troppa fiducia e tu ti sei sentito come se da un giorno all'altro dovessi prendere il suo posto. Il tuo carattere è simile al suo, ma non sei calcolatore e lungimirante come lui. Madara è un calcolatore che fa progetti perfetti. Tu sei ancora un teppista.-
  - E tu chi sei per fare questo raffronto?-
  - Sono quello che ha insegnato a tuo zio e a Rasetsuya-kohai. -
  - Tsk, vedremo che farai. - 
 
Musica hard rock in sottofondo. Brusio di gente con tanti segreti e rumore di bicchieri posati sul banco.Entrarono tutti in gruppo e qualcuno di loro storse il muso vistosamente. I giapponesi sono inclini all'ordine di natura non si trovavano a stare in quella sala puzzolente di sudore e fumo d'erba. 
  - Locale vip un cazzo!-
Si lasciò sfuggire Hidan. Rasetsuya e Obito si avvicinarono al banco e ordinarono qualcosa. Obito prese parola con il suo perfetto inglese
 
  - Ci scusi, stavamo cercando il proprietario del locale. Dovevamo parlargli relativamente ad un 'attrazione che il vostro locale fornisce ai più appassionati di velocità. Siccome mia zia ha una passione per la guida spericolata vorrebbe informarsi.-
  - Beh..-
 il barista si avvicinò con il volto ai suoi due interlocutori e parlò sottovoce. Il referente di questa attività è il signor A . Dovete chiedere direttamente a lui. Guardate, è seduto al tavolo laggiù in fondo alla stanza. -
  - Grazie dell'informazione.-
  - Scusi un attimo, ma non sembrate del posto.-
  - No, siamo giapponesi.-
  Rispose Rasetsuya bruscamente mentre si sistemava la cravatta. 
  -Rappresentiamo il clan Uchiha di Shinjiku.-
Si congedò con quella frase avviandosi poi verso il tavolo indicato dal barman. Senza chiedere il permesso, Rasetsuya si sedette alla sedia di fronte ad A. 
  - È scortese, signorina.-
  L'uomo che iniziò a parlare era un vero e proprio gigante. La pelle piuttosto scura era in contrasto con i capelli biondine vincolati da treccine. Doveva avere su per giù una cinquantina d'anni poiché il suo volto era segnato da qualche ruga. Il suo tono di voce leggermente roco attribuiva un'ulteriore imponenza alla sua figura. 
  - Mi perdoni i modi, ma sono una che va spesso di fretta. Il mio nome è Rasetsuya Tenzen e mi piacerebbe molto prendere parte alle vostre competizioni.So che le tenete per coloro che vogliono movimentare la serata. I ricconi pagano bene. -
  - La Folgore di Shinjiku! Sei molto famosa nel mio ambiente. Dicono che tu abbia perso solo cinque gare su quattrocento. Perso per modo di dire, poiché sei arrivata seconda. Perché una rappresentante del clan Uchiha di Tokyo, arriva fino a Los Angeles e vuol prendere parte ad una competizione?
  - La mia fama mi precede. Comunque sia voglio correre contro il vostro asso. A dirigere un clan mi annoio. Ho tanti collaboratori che sono più adatti di me. Io voglio correre, sono drogata di adrenalina.-
  - Ho avuto molti piloti giapponesi che si ispiravano a te. Non metto in dubbio che chi ama la velocità ne sia continuamente attratto. -
  - So che ne ha uno ancora in forze. Un giapponese come me. -
  - Susanò'o.-
  - Voglio sfidarlo, signor A.-
  - Tutti scommettono su di lui, sarebbe un bel guadagno per me se le aspettative fossero tradite. Il banco vincerebbe alla grande. -  
  - Non garantisco di poter vincere ma, ho buone probabilità.-
  - E quando vorvorresti sfidarlo?-
  - Nella gara di stasera.-
  - Ne terrò due e Susanò'o correrà nella prima. -
  - Voglio sfidare lui. In cambio le fornito un altro asso che aiuterà il banco. Akane, avvicinati!-
Akane si avvicinò veloce a Rasetsuya e si inchinò di fronte ad A. 
  -Akane-chan agli ordini, Rasetsuya-sensei.-
  - È la mia allieva e non delude mai. Correrà la seconda gara in modo da far di nuovo vincere il banco. E poi non aggiungo il mio terzo asso, o farò impallidire gli americani ,umiliandoli fin troppo. Sasori no Danna è il non plus ultra.- 
  - Molto bene. Avvertirò Susanò'o e gli altri. Tra pochissimo si comincia. Accomodatevi nella stanza adiacente.- 
Quando A si allontanò, Rasetsuya si rivolse agli altri due.
  - Obito,raggruppa gli altri. Devono seguire la corsa, le corse. In caso incontreremo Madara dovremmo essere pronti a bloccarlo.-
  - Perché? Perché costringerlo? Sarà lui a volerci incontrare no?-
  - Non lo so. È solo un dubbio, ma preferisco essere preparata a tutto.-
  - Va bene. Allora ci vediamo dopo.-
  Le due ragazze si avviarono presso la stanza indicata da A. Rasetsuya si liberò dalla fiacca dello smoking, sbottonando poi la camicia. Rimase con un aderente corsetto nero in pelle. Le spalle rovinate dalle ustioni furono coperte dai lunghi capelli. Sfilò anche i pantaloni classici che ne nascondevano altri, stretti e in pelle scura, lucida. Le scarpe che indossava non erano proprie al suo vestito mascolino. Stivali di pelle , con due fibbie di metallo ai lati. 
  - Sensei, allora ecco il perché di quelle scarpe!-
  - Non potevo portarmi una valigia con gli abiti in un locale notturno. -
  - Non vedo l'ora di far vedere a questi pidocchi inesperti di che pasta sono le giapponesi di Shinjiku e poi, Izuna mi guarderà! Sarà una gara perfetta. -
  -Quello è sicuro.-
 
A ricomparve per invitare le ragazze a prendere posizione. Aveva un garage immenso. Contava diverse auto, più del doppio della scuderia Uchiha. Affidò a Rasetsuya una Ferrari. Lei non aveva mai guidato un simile bolide . le italiane erano un miraggio dalle sue parti, o per lo meno Madara non aveva mai fatto investimenti così grossi o furti cosi pericolosi. Quei gioielli sono sempre ben difesi. Per Akane invece aveva riservato l'ultimo modello di Ford Mustang . Una bella freccia modificata a dovere.
Akane parlò in giapponese con Rasetsuya .
 
  -Quanto spreco in mano a questi indelicati.-
-Ahaha facciamole ruggire almeno per una sera!-
Arrivò il segnale di prendere posizione presso il punto di partenza. Una donna con trenta centimetri quadri di stoffa addosso passava di fronte alle auto che nel frattempo scaldavano i motori. Una Skyline nera con il Dio della Tempesta dipinto sulle fiancate stazionava vicino la Ferrari di Rasetsuya. 
Il finestrino aperto lasciava intravedere il profilo dell'uomo. Il lato del volto che poteva vedere era rovinato da una fossa ustione. Un occhio cieco ,non coperto, vacuo . Rasetsuya sorrise facendo scaldare il motore premendo forte l'acceleratore e rilasciandolo. Susanò'o alzò il finestrino in modo che lei non potesse vederlo, celando un sorriso di sfida. Era lui, ne era sicura. La ragazza discinta diede il via e le cinque auto ai blocchi di partenza scheggiarono nella notte per le ampie strade della metropoli statunitense. Velocemente Rasetsuya ingranava le marce superiori. L'accelerazione di quel mostro la rendeva un proiettile nella notte.Un proiettile che vendeva l'aria mentre il paesaggio tutto intorno scorreva velocemente, come un lampo. Non fu difficile mettere capo agli americani che correvano alle sue spalle. Il giusto drift in curva secca le garantì di superarli in maniera snella ed elegante, ma non riuscì a superare Susanò'o che essendo giapponese sapeva driftare perfettamente. La Skyline è meno potente della Ferrari eppure lui riusciva a starle davanti. Le strade erano trafficate , ma non era difficile per loro schivare le altre auto , passare fra di esse, sgusciando con un agilità pari a quella dei motociclisti. Finalmente Rasetsuya riuscì ad affiancare Susanò'o in un ampio rettilineo invadendo la corsia di marcia contraria. il traguardo non era affatto lontano, qualche altra centinaia di metri e lo avrebbero passato. Ma a lei non interessava la vittoria, doveva attirare l'attenzione di Susanò'o con una manovra eclatante. Accelerò oltre l'inverosimile e lo superò, mentre i giri del motore arrivarono al massimo anche per quella cilindrata pazzesca, creò un distacco di una quindicina di metri e tirò il freno a mano, procurando un testacoda alla sua auto che rientrò nel senso di marcia esatto poco prima di colpire un'altra auto che percorreva il suo senso di marcia. Continuò la corsa in retromarcia , decelerando. Il paraurti dell'auto di Susanò'o ' premette con violenza su quello della Ferrari di Rasetsuya. Il traguardo venne tagliato per primo dalla parte posteriore della Ferrari, incollata alla Skyline. Una volta tagliato il traguardo, Rasetsuya invertì la marcia dell'auto ne proseguì fino a fermarsi. 
Gli scommettitori non furono molto confetti del risultato, ma A sì. Il banco aveva vinto alla grande in un modo alquanto bizzarro. 
Susanò'o affiancò l'auto a quella di Rasetsuya.
 
  -Mi hai fregato per poco, Tsuya.-
  -Mi hai fatto vincere, Madara. -
  -Consideralo un premio per avermi stupito.-

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Capitolo 20
*** La Città degli Angeli : Da Aquila a Corvo ***


- Sei davvero stupito?-
  -Esageratamente. Sai non pensavo di vederti da queste parti. Non sei il tipo da buttarsi all'avventura in un paese straniero senza le dovuto precauzioni. -
  -Per te mi suiciderei.- 
  Il cuore batteva forte e la voce era rotta da un pianto che voleva celare. Il respiro era irregolare e i denti stretti fermavano qualsiasi parola di felicità. Un sorriso leggero comparve sul suo volto e grosse lacrime scesero dai suoi occhi.
  -Non piangere, Tsuya. Non ti sta bene e soprattutto è fuori luogo. Che intendevi fare venendo qui?-
  -Portarti a casa, a Tokyo.-
-Non posso seguirti e non voglio farlo.-
-Per quale motivo?-
- Ho perso un occhio e ho metà del corpo corrotto dalle fiamme. Voglio stare lontano dalla guerra . Sono stanco. E poi, sono certo che se tornassi , gli attacchi di Hebiyama sarebbero persino più feroci di quelli che stanno distruggendo tutto quello che ho costruito. Sono inadatto a quello stile di vita, ormai. -
 
Rasetsuya aprì la portiera e si alzò dal sedile. Si avvicinò all’auto di Madara e salì, seduta al suo fianco.
-Perché mi hai fatto credere di essere morto?-
-Perché non volevo mi vedessi in questo stato. Non volevo che nessuno vedesse questo nuovo Madara indebolito, sfregiato, sconfitto. Ho perso molto contro Hebiyama, prima la capacità di camminare di mio fratello, poi ho rischiato di perdere te e Obito, poi mio nipote. Non ho fatto altro che darvi problemi, Tsuya. Ho deciso di farmi piangere morto piuttosto che continuare una guerra ora , dove poco a poco avrei perso tutti.E voi cosa fate? Prendete e lasciate Tokyo e vi venite a ficcare in un giro dal quale non si può uscire, tutti in gruppo come dei perfetti idioti. Non avete saputo sfruttare l’occasione che vi ho dato. Siete dei pazzi incoscienti che io non posso più proteggere.-
-Forse Madara è davvero morto. Questo senza palle che sto sentendo parlare non è lui. “Sconfitto?” Il mio uomo non sarebbe mai stato sconfitto perché un tempo aveva la voglia di combattere fino all’ultimo respiro. Non si rintanava tra questi “amichetti dello zio Sam” a correre a caso contro schiappe che non sanno nemmeno driftare. Il mio uomo non si spaventava del rischio, lui danzava in esso. Il mio uomo si sarebbe rialzato e avrebbe combattuto il fuoco col fuoco! Se ti avessero cavato un occhio, tu gliene avresti cavati due! Madara! Siamo tutti qui solo per te!-
-Portali a casa. Io non ho intenzione di incontrarli, soprattutto Izuna. Lui soffrirebbe e basta.-
-Credi che io non lo stia facendo, eh?-
-Hai scelto tu di venirmi ad incontrare. Dovevi immaginare che non volevo che mi trovassi. Ora vai e lasciami in pace.-
-Nemmeno morta.-
-Lascia questa macchina dannazione! Quale parte della parola : non ti voglio tra i piedi, non riesci a capire?Rispetta la mia scelta una fottuta buona volta! Possibile che tu debba sempre voler decidere ogni cosa nella mia vita?! VATTENE!- 
-Va bene. L’uomo che amavo tanto è morto otto mesi fa. Non è rimasta che la sua paura.-
 
La ragazza che ora stava per dare il via alla seconda competizione era persino più svestita della precedente. Akane era già pronta a sparare quel gioiello a tutta velocità. Le strade di Los Angeles sono trafficate ma incredibilmente ampie. Aveva contato quattro corsie. La gara che doveva correre era decisamente diversa da quella a cui aveva partecipato la sua sensei. Si chiamava Without Limits e esulava dal rispettare qualsiasi regola, infatti, parte del percorso era da correre rigorosamente contromano, evitando le auto che percorrevano il giusto senso di marcia. A Tokyo queste sfide si svolgevano di rado però lei era sempre stata molto brava a districarsi anche in situazioni esasperate. Rasetsuya la lasciava guidare quando erano inseguite ,proprio perché lei era una maga nelle scorciatoie pericolose . Il fatto che Izuna fosse lì a guardala partire la caricò di adrenalina. Fino a quel momento non gli aveva mai mostrato nulla in cui fosse l’eccellenza, ma quella sera poteva farlo. Lui era da un lato accanto a suo nipote Itachi . Le sorrideva anche se da quegli occhioni neri traspariva una preoccupazione che lui stesso non riusciva a nascondere. Lei non potè che ricambiare quel sorriso in modo da cercare di rassicurarlo. Una corsa del genere non era poi così difficile dopotutto.
Stavano per dare il segnale mentre lei riscaldava il motore della Mustang. Accese la radio, una buona musica rock allietava il momento. Accelerò a fondo mentre poggiava la mano sul cambio. 
-Tre.
Due
Uno!-
Tolse di colpo il freno a mano.Partì a tutta velocità come gli altri, facendo fischiare le gomme. Il primo tratto di strada fu abbastanza semplice da seguire, peccato per due bastardi che si affiancavano e non le lasciavano possibilità di superarli senza rischiare troppo, ma si sa, la vittoria va conquistata alla fine in una corsa che si rispetti. Aveva deciso di godersi la corsa lasciando al vento di entrare violento all’interno dell’abitacolo. I codini rossi venivano frustati dall’aria e mossi confusamente. Lo sguardo concentrato sulla strada e un sorriso soddisfatto sulle labbra. Quei cretini stavano facendo il suo gioco. Lei li anticipò infatti, imboccando la corsia sbagliata almeno duecento metri prima di quanto prestabilito. Zigzagò tra le auto che le suonavano contro , aumentando l’accelerazione. I giri del motore crescevano nonostante fosse stata ingranata la marcia più alta. Evitò un pick up che nemmeno si degnò di spostarsi, lo mandò al diavolo gridandogli un insulto in giapponese. Rise di quel gesto insensato in quanto la diversità della lingua e la velocità troppo elevata, sicuramente non gli avrebbero concesso di sentire niente. Il traguardo indicato non era affatto lontano oramai, quando da un finestrino delle auto che aveva superato per raggiungere la prima posizione, vide sbucare un braccio . Notò questo particolare osservando lo specchietto retrovisore. La mano era armata! Partì un colpo che colpì il lunotto incrinandolo. Per istinto Akane abbassò la testa e accelerò in modo da raggiungere il traguardo quanto prima. Percorreva ancora il senso sbagliato e si ritrovò davanti una motrice di un tir. Evitò il frontale, ma la colpì comunque di striscio, perdendo per pochi secondi il controllo sull’auto. Grazie all’accelerazione sproporzionata della Mustang, riuscì a rifarsi e a riprendere strada rientrando nel senso giusto . C’erano poche centinaia di metri dal traguardo, quando altri due colpi raggiunsero l’auto, e uno centrò una gomma. Akane perse il controllo e tagliò il traguardo a tutta velocità, girandosi in testa coda dopo aver frenato bruscamente tirando il freno a mano. Andò a colpire le auto ferme con una buona velocità, prima di fermarsi tra i rottami. Il parabrezza era andato in frantumi e un vetro le colpì la testa. La macchina che la seguiva si era fermata ma nessuno aveva segnalato la scorrettezza di quell’assalto. Non lo aveva fatto nessuno perché era tutto un piano. 
 
-Dannazione, Rasetsuya-sensei, ci hanno fregati! Tutti!-
Barcollandò Akane uscì dalla macchina e si avvicinò agli altri, tenuti sotto tiro dagli alleati di A. Era stata tutta una fregatura. Madara stava a braccia conserte, appoggiato al cofano della sua Skyline. 
Osservava la scena senza intervenire. A prese parola.
 
-Credevate davvero che io facessi entrare dei giapponesi nel mio giro così facilmente? Non vi conosco se non per fama e non mi fido di questi forniti gruppi di persone. Rasetsuya Tenzen, di sicuro nasconderai dei secondi fini . Tutti sanno che la Yakuza sa nascondere bene i suoi scopi. Quelli che vengono a spadroneggiare qui devono avere una giusta lezione. -
 
Un altro ragazzo biondo , con la faccia annoiata e la pelle scura si avvicinò ad Akane e la prese per uno dei suoi codini, costringendola poi a terra.
 
-Per esempio questa ragazzina dovrà pagarmi con il sangue tutti i danni che mi ha procurato con la sua inettitudine. -
-Fermati bastardo!! Lascia stare la mia ragazza!!-
-Credi forse di farmi paura? Sei un paralitico, come pensi di venirmi a sfidare? Solo la Yakuza può portarsi dietro certi pesi morti. -
Madara serrò la palpebra illesa e strinse i denti, ma mantenne la sua posizione. 
-Insulta ancora Izuna, figlio di puttana e io ti spacco il culo. -
-Fatti sotto , Tenzen. Avvicinati.-
-Lo faccio sul serio.-
-Se una pallottola non ti centra la fronte, prima. Starai buona, come se ne staranno buoni tutti gli altri. Portateli negli alloggi che ho fatto preparare direttamente per loro. Beverly Hills ha molti lati che voglio mostrarvi.-
 
-La nostra vacanza doveva essere una merda, ovviamente. Avete visto Madara, cazzo? Non ha fatto niente per noi! Nemmeno una mossa!!-
-Hidan, per piacere. Non iniziare a lamentarti.-
-Ho le mani legate così strette che non me le sento più! Cosa dovrei fare? Ridere, eh Sasori?-
-Rasetsuya ?
Chiese Obito, inserendosi nella conversazione con un altro argomento.
-Non lo so. Lei ,Itachi, Mal e Sasuke sono in un’altra stanza. -
-Akane e Izuna?-
-Penso che Madara li abbia portati in un luogo sicuro. Li hanno affidati a lui. Non credo arrivi a torturare il suo stesso fratello e la ragazza di quest’ultimo.-
-Quel bastardo farebbe di tutto per ingraziarsi quel dannato clone di Hulk Hogan, l’abbiamo visto no?-
-No, la calma di Madara è qualcosa che A dovrebbe temere. Secondo te , perché ha preso con se i più giovani del gruppo, eccezion fatta per Sasuke? Ha insistito per occuparsene.-
-Dici che voglia parare loro il culo?-
-Sì, in un certo senso.-
-E noi dobbiamo crepare?-
-Non ne ho idea.-
-Fatevela finita, mh!Mi sto concentrando.-
-Su cosa, Deidara?-
-Guardate quella bombola del gas laggiù e guardate quell’accendino ai piedi di Hidan. Potremmo far saltare la porta!-
-Moriremmo.-
-Non sai calcolare il raggio di un’esplosione? Questo è un ambiente, bello ampio e i nascondigli non mancano.Un po’ di rischio potrebbe risvegliarci dalla noia , mh!-
-Senpai, quando mai ci annoiamo noi? Io sono per l’aspettare che ci vengano ad aprire. Non potranno tenerci quaggiù per sempre.-
O almeno era quello che Obito sperava. La reazione di Madara lo aveva stupito anche se era dello stesso avviso di Sasori. Sicuramente Madara aveva qualcosa in testa. 
 
Sospirava, con la testa poggiata sul petto di Itachi. Immaginava che quel momento sarebbe arrivato. Lo sapeva . Alla fine , durante il viaggio di ritorno da Yokohama a Tokyo era stata avvertita che le cose si sarebbero inevitabilmente complicate. 
-La tua vita non ti appartiene. – Le aveva detto così, Kabuto al telefono poco dopo che aveva lasciato la sua città natale. 
Nessuno lascia il suo posto senza storpiarsi. Era come se avessero preveduto tutto quello che sarebbe successo. Non fu difficile per Yoake ricollegare tutto. A ed Hebiyama erano in contatto o per lo meno, tutto questo era stato scatenato da quello che un tempo considerava come un padre. Non avrebbe risparmiato nulla nemmeno a lei, che era cresciuta al suo fianco e per anni gli aveva dedicato l’esistenza. Strofinò il volto sul petto di lui e serrò gli occhi. 
 
-MADARA! Perché non ci hai difesi? -
-Il fatto che voi due siate qui dimostra il contrario.-
-Gli altri? Tsuya-nee?-
-Non posso salvare tutti, specialmente lei. E’ il capo ora e deve assumersi le responsabilità delle sue cazzate. -
-MA CHE DIAVOLO DICI!? Lei è l’amore della tua vita! Quel bastardo la ammazzerà! Davvero vuoi concederglielo? La lascerai morire? Lascerai morire Sasuke, Itachi, Obito e tutti quelli che ti hanno aiutato nel corso del tempo? MA CHE UOMO SEI DIVENTATO, MADARA!?!?-
-GUARDAMI! MI VEDI??? GUARDA COME SONO RIDOTTO! Mi trascino dietro la gamba sinistra con uno sforzo che nemmeno immagini! Il braccio è offeso, mi manca un occhio, che diavolo posso fare per proteggerti? Riesco a sparare a malapena e non posso correre. Non riuscirei nemmeno a portarti in braccio, Izuna! Come pensi che io possa ancora proteggere qualcuno? -
-Volere è potere, me l’hai insegnato tu. Tu mi hai insegnato che la determinazione trasforma il possibile in impossibile, quindi svegliati, Madara! Aiutaci ad uscire da questo casino.-
-Anche volessi non potrei. Dove vado , solo contro un insieme di persone che conoscono ogni punto debole. -
-Come sei arrivato qui?-
-Mi ci hanno portato loro. Avevano un contatto a Tokyo , un contatto che non mi hanno rivelato, qualcuno che sapeva del rapimento e delle intenzioni di Hebiyama. Qualcuno che mi ha trovato tra le fiamme e mi ha confinato in una clinica privata. Sono stato in coma per diverso tempo e costretto a non muovermi per un tempo ancora più lungo, dopo il risveglio. Mi hanno portato qui subito dopo che riuscii a star seduto. Non mi opposi né mi chiesi perché. Il dolore delle bruciature,la profonda ferita al volto che ha compromesso il mio occhio destro, la schiena offesa da una scheggia che nonostante fosse stata rimossa, aveva provocato danni irreversibili, mi impedivano e mi impediscono tutt’ora di combattere contro ciò che non voglio. Non mi chiesi nemmeno dove mi stessero portando. Conobbi A in quelle circostanze. Non mi piace, detesto il suo modo di parlare, il suo esprimersi, la sua materialità in tutto, odio profondamente il fatto che lui sia un cazzo di spacciatore di crack arricchitosi con delle corse a dir poco vergognose. -
-Perché allora sei ancora dalla sua parte?-
-Perché è meglio che la mia presenza distrugga lui, piuttosto che la mia famiglia.-
-Preferirei essere ucciso piuttosto che vivere la vita senza più rivederti, Maddy! Non me ne frega di vivere una vita senza di te! -
Madara non rispose. Si limitò a comporre un numero sul cellulare. Izuna accarezzò il volto ferito di Akane che riposava sul letto di Madara, accanto a lui. La strinse a se e le diede un bacio sulle labbra schiuse. 
-Sono sempre troppo debole e indifeso, ma le cose cambieranno, Akane. La prossima volta nessuno oserà alzare un dito su di te, te lo prometto.-
 
-Ma ti rendi conto di dove siamo,Madara-san?-
-Non me ne frega un cazzo. Vi voglio qui entro tre ore.-
-Ehi , io devo aspettare il pesce che mi arriva domani mattina all’alba. Non posso spostarmi stasera.-
-Non me ne frega, Kisame. Il pesce lo fai mettere in frigo dai tuoi operai. Mi servi qui e porta Kakuzu. La situazione è disperata.-
-Kakuzu domani parte per le Isole Kayman, deve ripulire un bel gruzzolo.- Kisame, trovarlo e portalo qui. Vi do tre ore, solo tre ore o qui inizieranno a saltare teste.-
  - Se è quella di Deidara la prima a saltare è un bene.-
  - Nessuno dovrà crepare. Mi servono vivi. -
  -Vedrò quello che posso fare . Da San Diego a Los Angeles sono solo centottanta chilometri. Dipende tutto dal cinese che ho assunto, e dal fatto che voglia sostituirmi domani mattina. -
  - Se non lo farà verrò a San Diego e lo metterò a pezzettoni nel sushi.- 
Chiuse il collegamento di botto e si alzò in piedi. 
  - Izuna, devo andare da Rasetsuya. Qui non rischierete niente,anche perché voi non siete in cima alla loro lista.-
  - Obito e Tsuya-nee.-
  - Sì sono loro i primi che cercheranno di fare fuori. In una strategia che si rispetti, si cerca sempre di colpire alla testa dello schieramento avversario, perché senza un capo, coloro che rimangono restano disorientati.-
  - Lo sapeva anche Orochimaru.-
  - E chi credi ci sia dietro tutto questo? Troppe coincidenze. Non esiste una casualità così precisa. -
  -Tutto questo è un suo progetto? Anche il fatto stesso do averti salvato e portato lontano?-
  - No, quello no, perché Hebiyama ha continuato ad attaccare Tsuya nonostante io non ci fossi più. L'ha riconosciuta come un leader valido, però, lui non è soddisfatto se non riesce a distruggere una persona completamente o se ha a che fare con una persona che già è completamente distrutta. Tsuya lo era, lui non sapeva che strapparle e visto che lei portava avanti una guerra di trincea contro di lui in maniera fredda e distaccata, ha preferito fare leva sui suoi contatti. Quelli che mi hanno salvato sono persone che sicuramente hanno a qualcosa a che fare con Hebiyama, altrimenti non sarebbero potuti essere da quelle parti. Sono avversari o nemici-alleati , ma sicuramente costituiscono una terza forza che trae vantaggio nel nostro conflitto con Hebiyama.- 
Madara osservò l'orario da un vecchio orologio sulla parete.
 
  - Non ho molto tempo. Devo andare Izuna. Mi dispiace averti lasciato anche senza sedia.-
  - Sopravvivrò anche se il mio corpo è debole e menomato. Ho deciso che inizierò a difendere coloro che per me contano più di me stesso. Confido nella determinazione, nella forza di volontà che riesce a compiere miracoli.-
  Madara rigirò tra le dita le chiavi della sua auto per poi stringerle in un pugno.
  - Devo andare a restituire quella Skyline di merda alla montagna di muscoli, in cambio della mia donna e della mia famiglia, fratellino. -
  Si avvicinò a Izuna, con quel suo passo impacciato. Leggermente si chinò in modo da potergli dare un bacio sulla fronte. Fu complicato alzarsi di nuovo in piedi . Uscì dall'appartamento e chiuse a chiave la porta.
- Hai voluto riaprire la guerra contro di me, bastardo,venendomi a sbattere il guanto in faccia anche a Los Angeles, e guerra avrai Hebiyama! - 
Il rombo del motore risuonò nella notte di quel quartiere malfamato. Nessuno però sembrò udirlo veramente: il richiamo di quella stupenda aquila divenuta un corvo.

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Capitolo 21
*** La Città degli Angeli : All'ultimo secondo ***


A Tokyo la situazione si era di colpo calmata. In quegli ultimi giorni non si era fatto altro che arrestare piccoli spacciatori, o aggressori di poco conto. Nessuna esplosione, nessuna sparatoria. Tutto procedeva affogato nella noia del lavoro d’ufficio. Era da tempo che Hashirama non si annoiava in quel modo atroce. La schiena appoggiata alla sedia e gli occhi socchiusi erano indici di una sonnolenza derivata dall’ozio più totale.Aveva dato un’occhiata a tutte le scartoffie e si era persino stancato di sfogliarle. Il pensiero divagò sui ravioli che avrebbe preparato Mito. Mito, in quei momenti gli mancava di poter parlare un po’ con lei, che era sempre impegnata con i ragazzi della scuola. Da un certo punto di vista la invidiava, almeno aveva a che fare con i ragazzini e la loro crescita ,con il lato bello della vita. Lui invece doveva sempre provvedere a scovare malviventi, assistere alle rilevazioni ove si era consumato un omicidio. Morte, violenza e sangue erano cose che gli sarebbe piaciuto evitare a piè pari, e invece si era messo in testa di portare un minimo di giustizia in quella realtà. Il desiderio di portare giustizia però porta ad affrontare il male in tutte le sue forme e tante volte conduce sulla via di fallimenti necessari per rialzarsi e giungere più vicini all’obiettivo. L’uomo è piccolo nella realtà, così piccolo da sentirsi completamente impotente di fronte alla sconfinata forza della corruzione,del vizio, della brama di denaro e potere, ma sono le piccole cose a smuovere le rivoluzioni, o così almeno pensava Hashirama.
La porta si aprì di colpo e ne entrò Tobirama accompagnato da un altro agente.
 
-Fratello, abbiamo un grosso problema. -
Hashirama fissò esterrefatto il contenuto di una busta trasparente portata in mano dal collega . 
-Ecco l’emergenza alla quale sono stato chiamato, da registrare subito nella sezione omicidi. Assegnala a me.-
-A te? Tobirama, ma ti rendi conto di chi abbiamo contro? -
  - Sì e credo che proprio per questo motivo debba occuparmene io.-
  - Non ti lascerò fare questa cosa da solo.-
  - Non mi serve la tua protezione.-
  - Dovrai sopportarla invece.- 
 
Kakuzu spense il motore dell'auto e oscurò i fari. Appoggiò la schiena al sedile e si rilassò in attesa della chiamata di Madara.
 
  - Mi sono spostato per quasi duecento chilometri, ho lasciato il mio ristorante in mano ad un cinese e mi ritrovo anche a dover aspettare. -
  - Ti accontenterai più tardi, per lo meno a detta di Madara. Ci sono diverse teste da far saltare, peccato però che valgano molto poco. Sembra che non abbia voluto affidarci dei latitanti pericolosi, ma solo piccoli spacciatori di crack. Nemmeno agli affiliati delle famiglie nemiche a quelle di A interessa la loro testa tanto da pagarla.-
  - Meglio no? Almeno non dovremmo tenere conto di lasciarli riconoscibili.-
 Il telefono all'interno della vecchia Crysler di Kakuzu squillo più volte. Quello rispose in tutta calma.
  - Pronto.-
  - Arriverò tra pochi minuti. Intanto sfondate dal retro dello stabile e ammazzate quella manciata di drogati che si nasconde lì dietro. Dovrà essere una cosa rapida che ci consenta di liberarci di loro senza farci notare subito. -
  - Pistole di grosso calibro e silenziatore. Nessuno sentirà nulla.-
  Kisame obiettò.
  - Io ho il mio machete e non userò mai armi da fuoco,che sia chiaro.-
  - Kakuzu, ho sentito la protesta di Kisame, passamelo.-
  - Va bene.-
  Kakuzu cedette a malincuore il suo telefono a Kisame .
  - Qualche problema con i miei metodi, Madara-san?-
  - No, dritto alla gola in modo che non possano urlare.-
  - Non moriranno subito, posso giocarci un po'?-
  - Spezzettali il più possibile quando sono ancora vivi.-
  - È divertente lavorare per te, Madara-san!-
  - È solo l'inizio. Ora chiuderò la chiama e voi entrerete là dentro. A buon rendere. -
 Madara chiuse il collegamento .
Kakuzu riprese il telefono e lo adagiò all'interno della tasca dei pantaloni. Lo sportello del passeggero cigolò mentre si apriva. 
  - Fai silenzio Kisame.-
  - Prenditela con questo relitto. Nemmeno in fondo al mare ci sono mezzi di trasporto così vecchi. -
  L'altro non rispose e si limitò a lasciare l'abitacolo. Aprì il porta bagagli e ne cacciò fuori una borsa scura. Tirò fuori due pistole e montò il silenziatore in modo da attutire il rumore dello scoppio. Inserì i caricatori e senza dire una parola si avvio verso la porta metallica che chiudeva il deposito. Sparò tre colpi alla serratura che si aprì subito. Kisame era poco distante da lui. Toglieva le bende dal suo machete che si era abbattuto su centinaia di corpi. Nell'ambiente era conosciuto come "Il Demone" , poiché erano molti quelli che si rivolgevano a lui per fargli compiere vere e proprie stragi con metodi atroci. Come maggior tendenza dei membri della Yakuza, Kisame adorava le lame da taglio, ma a differenza dei più, lui preferiva il machete alla katana. Il taglio era più approssimativo e il peso stesso dell'arma rendeva la lenta incisione della grossa lama nella carne ancora più dolorosa. Kisame era cresciuto con suo zio, un pescatore che si guadagnava da vivere lavorando sulle tonnare che ogni mattina salpavano dal Golfo di Tokyo. Non era mai presente a casa e non gli aveva dato la ben che meno minima educazione. Tuttavia Kisame era cresciuto in maniera abbastanza normale, ma la solitudine aveva contorto i suoi pensieri in maniera subdola e incontrollabile. Fu un pugno ben assestato ad un suo compagno di scuola, quel piccolo schizzo di sangue che gli bagnò le labbra a risvegliare il lui una passione particolare per il sangue. Colpì il volto di quel ragazzino per così tante volte da distruggergli gli zigomi. Rideva tenendo gli occhi sgranati in un espressione di follia impressionante. Perse l'anno e dovette rimanere chiuso in casa per giorni e giorni :suo zio non si fidava di tenerlo in giro, anzi con l'andar del tempo non si fidava di tenerselo a casa, poiché il giovanissimo Kisame aveva di nuovo dato sfogo alla sua pazzia ferendo gravemente altre persone. Così era sul punto di mandarlo via di casa, e rinchiuderlo in un istituto di igiene mentale. Con quello che aveva fatto, di sicuro non lo avrebbero rifiutato. Ma suo zio non riuscì mai a inviare quei documenti. Le voci che giravano raccontavano che mentre l'uomo scriveva alla clinica psichiatrica, Kisame si avvicinò a lui e con un grosso coltello da cucina gli mozzò le dita e poi lo sgozzò per farlo tacere. Nessuno riuscì mai ad attribuirgli la colpa: il coltello non fu mai trovato e nemmeno le vesti lorde di sangue. E poi, chi sarebbe stato capace di attribuire ad un bambino di dodici anni , educato e rispettoso, un atto così efferato? Certe cose si vedono solo nei film. In quel caso però era la pura realtà. Da allora visse presso un istituto fino alla maggiore età, e una volta uscito, ricominciò a divertirsi, ma questa volta ampiamente remunerato. Madara lo assoldò per un lavoro eclatante contro il clan degli Shimura: la rivendicazione che l'Uchiha considerava migliore in assoluto. Quando l'Uchiha non ebbe più bisogno di lui si trasferì a San Diego e comprò un ristorante giapponese che usava come copertura per il suo secondo lavoro.
Per quello che riguarda Kakuzu invece, la storia è dal tutto diversa. Nacque in una famiglia benestante ad Osaka, ma non è detto che le famiglie in vista siano migliori delle altre. Il padre era un ricco imprenditore che però sperperò ogni centesimo del suo patrimonio nel gioco d'azzardo. La miseria che ne conseguì portò alla distruzione della sua famiglia. La madre di Kakuzu si dileguò . Il figlio non seppe più nulla di lei. Non gli lasciò nemmeno un messaggio d'addio,niente. Solo l'amara consapevolezza che lei non lo avesse mai amato. Nessuno lo avrebbe mai più amato. Il padre si sparò in testa dopo qualche annoi dalla partenza della moglie e Kakuzu fu affidato ad un amico di famiglia che ne prese la custodia. Quest'uomo era già famoso nell'ambito della malavita come usuraio, un cravattino che riscuoteva per il clan più in vista della zona. Da lui imparò il mestiere e con lui lavorò fino a che quello non tirò le cuoia, ammazzato da una pallottola sparata da un giovane alle prime armi. Un Uchiha: Obito Uchiha. Invece di vendicarsi, Kakuzu prese la strada più sensata e si affiliò al clan Uchiha. Si allontanò poi senza avvertire per trasferire le sue ricchezze in Costa Rica. Lì cercò di avviare un buon giro di prestiti e infatti riuscì ad essere un vero e proprio punto di riferimento per chi volesse dei soldi ignaro delle conseguenze derivate dal chiederli alla persona sbagliata.
Kakuzu sparò due precisi colpi sulla fronte ai primi che si trovò davanti. Caddero entrambi a terra con l'espressione di sorpresa freddata sul viso. Non una parola uscì da quelle bocche, non ebbero nemmeno il tempo di rendersi conto della loro morte. 
Questa volta fu Kisame ad avanzare verso gli altri che si erano allarmati per il tonfo. Due di loro si spostarono tra i bancali di legno tentando di nascondersi da eventuali proiettili. Uno di loro si sentì ticchettare una spalla. Dall'ombra emerse il luccichio di una lama che si conficcò velocemente nella gola del malcapitato.
  -Mi dispiace ma anche se so che ti fa male, non puoi urlare. Nel frattempo, posso tagliati una mano? Lo sai che chi tace acconsente?-
Kisame infierì su quell'uomo morente , recidendogli entrambe le mani , mentre un altro paio di colpi delle pistole di Kakuzu avevano freddato il suo compagno.   
  - Ehi voi, chi cazzo siete.-
Tre americani iniziarono a sparare su Kakuzu e Kisame che prontamente si fecero scudo con il legno delle casse, nascondendovisi dietro. I proiettili si conficcarono sul legno .Kisame reagì sorridendo, mentre Kakuzu rimase in silenzio, concentrato. Entrambi sapevano che quei miseri fattoni che si atteggiavano da guardie avrebbero consumato tutti i proiettili quasi nello stesso momento. E così fu. In quel momento Kisame scattò verso di loro e con colpi secchi ferì a morte tre di loro : gola , ventre e petto. Tagli profondi che li lasciarono agonizzanti. Kakuzu freddò i due a terra mentre l'altro tendeva il braccio pronto a sparare, braccio che poi gli fu quasi staccato da un veloce colpo di lama. Con un altro fendente gli colpì il collo con tanta veemenza quasi da staccargli la testa, che rimase ciondolante da un lato. Quel corpo martoriato cadde accanto a quello degli altri. 
 
  - Ora facciamo irruzione nella prossima stanza.-
  - Con immenso piacere, Kakuzu-san.-
  Con un calcio Kisame abbatté la porta e si trovò di fronte Deidara che armeggiava con una bombola del gas.
  - Allontanati da quella cosa, Deidara.-
  - Kisame? Che diavolo ci fai qui?-
  - Per tua informazione, Deidara, io e Kakuzu siamo venuti a salvarvi tutti. Dovreste ringraziarci .-
  Passi sì, rumore di passi. Sicuramente qualcuno aveva avvertito le sporadiche grida di coloro che erano stati abbattuti poco prima. Kakuzu ricaricò le pistole mentre Kisame provvedeva a spezzare le catene e a sciogliere i nodi. 
  - Cazzo, datti una mossa, pescivendolo!!-
  - E non mettergli fretta,Hidan. La fretta è una cattiva consigliera.-
  - Ha ragione Sasori,Mh!Muoviti però!-
  - Kakuzu, è un po' che non ci vediamo.-
  - Sembra che il piccolo Obito sia passato da teppista a consigliere in breve tempo. Sapevo che avevi stoffa. Non avevo mai visto un diciottenne sparare a sangue freddo come hai fatto tu.- 
  - Ce l'ho nel sangue.- 
  I passi erano sempre più vicini, ma oramai i vincoli erano sciolti. Hidan strinse fra le mani la catena che fino a poco prima gli vincolava i polsi. La girò fra le mani. Gli altri anche si alzarono e si misero in posizione difensiva, tranne Obito che si accarezzava un polso e sorrideva.
Scesero le scale altri tre volti noti : Mal , Itachi e Sasuke.
 
  - Ma che cazzo? Ehi , come avete fatto a liberarvi? -
  - Hanno pensato che il più piccolo non avesse abbastanza cervello da riuscire a slegare una fune di canapa. Gran cazzata per uno come me.-
  - Sasuke, allora hai qualche qualità anche tu.-
  - Ne ho molte che non sai Hidan. -
  - Non mi sembra il caso di perderci in chiacchiere. Dobbiamo allontanarci da qui. Una delle due porte dovrebbe aprirci per il loro garage. Da lì potremmo allontanarci prima che si accorgano!-
  - E Rasetsuya?- 
  - Non preoccupatevi, a lei ci penserà Madara.-
  - Non avevo dubbi, Kisame. -
  - Ha in mente di fare un disastro , sarà il diversivo che ci farà scappare. È tanto matto quanto determinato. -
  Itachi posò le mani sulle guance di Yoake e la guardò negli occhi. Dallo sguardo di lei non traspariva paura, tanto che gli regalò un sorriso, sebbene tenue. Lui la ricambiò, e approfittando della confusione scatenata da Deidara, Hidan e Sasuke ,si ritagliò un piccolo spazio solo per loro due, un breve attimo necessario per un bacio, una fugace carezza tra le loro labbra.
 
  - Sei pronta? Questa sarà la fuga più rocambolesca a cui tu abbia mai partecipato. -
  - Non credere che questo mi spaventi.Non sono sola.-
  - Non lo sarai mai più.- 
  Sasori richiamò l'attenzione dopo aver trovato l'uscita verso il garage. 
  - Da questa parte.-
  - E le chiavi?-
  Gli chiese Sasuke. L'altro scosse la testa trattenendo una risata.
  - A me non sono mai servite. -
  Schiamazzi in inglese provenienti dal piano di sopra. Non erano molto lontani da loro. 
  - Andiamo dannazione!- 
Gridò Deidara imboccando la porta. Gli altri lo seguirono velocemente. Ora bastava scassinare le auto e metterle in moto, ma ci voleva tempo! 
 
Arrivò a tutta velocità di fronte a quel dannato stabile. Fermò l'auto in bella vista e ne scese a fatica. Aprì il bagagliaio e ne estrasse una grossa arma.La caricò con tutta calma. Due degli uomini di A in vedetta si avviarono per raggiungere l'interno e riferire tutto al loro capo che sicuramente era con Rasetsuya.
Madara puntò proprio in direzione dei due. 
  - È un bazooka cazzo!!!- 
  - Scappa!-
  L'Uchiha rise per poi prendere la mira e fare fuoco. Il suo unico occhio ci vedeva ancora molto bene e infatti li centrò facendoli saltare in mille pezzi. 
  - Boom-
  Affermò ironicamente per poi abbassare l'arma e dirigersi verso l'entrata. La fece saltare con un altro proiettile. Ricaricò e proseguì. 
  - Signore!!Ci attaccano con un bazooka! Un fottuto bazooka!-
  - Chi?-
  - Susanò'o! Ha fatto fuori due dei nostri. -
  A prese per il colletto il suo alleato , mentre nel frattempo Rasetsuya stava cercando di liberare le mani dalle catene. Le aveva sporcate di olio lubrificante per auto che macchiava il pavimento della stanza. Lei stessa l'aveva versato fingendo di colpire la tanica in uno dei suoi falsi tentativi di liberarsi. Con dolore abbastanza forte riuscì a far sgusciare le manidal cappio. Saltò così la balaustra, giungendo al piano inferiore. Non era molto alto, però sentì comunque un forte dolore alle caviglie. 
  - Che aspettate?Sparate le addosso, cretini! Lo vedete che sta scappando?-
  I proiettili colpirono a pochi centimetri da lei, ma Rasetsuya sapeva di non poter arrestare la sua corsa, non finché non avesse raggiunto l'uscita. L'olio però aveva anche macchiato le sue scarpe e la fece scivolare a terra. Era inseguita e tentò di rialzarsi velocemente, ma ricadde poco dopo. L'avevano quasi raggiunta quando un altro grosso proiettile si abbatté su di loro , facendoli saltare in aria. 
  - Ancora...Kaboom. Non è divertente, sapete? -
  - Madara! - 
Madara tese la mano destra a Tsuya e la aiutò a rialzarsi. 
  -Bastardo!!!!- 
Gridò A , impossibilitato a scendere la scala, poiché distrutta e in fiamme.
  - Andiamo, ha un'uscita secondaria e io non posso correre. Potrebbe ancora fregarci. E poi non li abbiamo ancora ammazzati tutti. Americani bastardi. -
  - Non possono colpirci da qui. -
  - No ma incroceranno gli altri passando dall'uscita secondaria.-
  - Dobbiamo raggiungerli prima noi, andiamo!- 
 
  - Questa è l'ultima. Quattro auto in tempo record, sto migliorando.-
 Alla guida delle auto vi erano Sasori, Itachi, Obito e Kakuzu. Hidan e Deidara nella stessa auto di Sasori, Itachi con Yoake , Obito con Sasuke e Kakuzu con Kisame. I motori già accesi rombarono all'unisono. All'esterno si vedeva già la luce dei fari di altre auto illuminare la notte. Un inseguimento con i piloti di A alle calcagna. Non c'erano problemi per Sasori , ma gli altri non erano abituati alle corse. Tuttavia la situazione era scappare o morire, scappare sotto i proiettili di quella gente era più rischioso di correre un "ultimo segnale" a Tokyo in pieno giorno. Gli americani non sanno correre ma sanno sparare. Partirono per primi, a tutta velocità tentando di stare più vicini possibile . Le auto di A si immisero nella corsia a sinistra , affiancandoli ed iniziando ad aprire il fuoco su di loro. Obito iniziò a sbandare, dopo aver ricevuto un colpo al parabrezza dell'auto. Abbassò la testa per istinto, per poi rialzarla subito dopo e riprendere il controllo. Itachi era freddo come sempre e come sempre attento ad ogni spostamento del nemico. Yoake lo osservava stupita del suo sangue freddo. Non voleva far trasparire la tensione dal volto, ma inevitabilmente le mani si strinsero l'una all'altra con forza. A non aveva preso parte all'inseguimento, come in genere un capo dovrebbe fare,ma aveva mandato tutti i suoi uomini migliori, i piloti con cui Madara aveva corso. Dalle auto sparavano concentrando il fuoco su quella più vicina a loro, quella di Obito. Ma dalla corsia destra si immise Madara, frapponendosi tra le auto degli americani e quelle dei suoi alleati. 
 
  - Tsuya, sai cosa fare.-
  - Non ho mai sparato con un bazooka.-
  - Fregatene, prendi la mira e spara!-
  - Il rinculo? -
  - Poggia l'arma sulla spalla, aiuta.-
  - OK!-
  Rasetsuya posizionò il bazooka in modo che sparasse dal centro del lunotto. Quando il proiettile partì il vetro si frantumò. Il colpo andò a segno e riuscì a colpire una delle auto, distruggendola.
  - Bingo!!-
  - Giù!-
  Una raffica di colpi colpì l'auto, Rasetsuya si nascose tra i sedili, per poi rialzarsi e ricaricare. Intanto una delle auto era passata oltre la loro e affiancava quella di Sasori.
  - Non sprechiamo l'occasione che ci ha dato Madara. Tenetevi forte, sarà una manovra brusca, gente. -
  - Che cazzo..?-
  - Tieniti e sta zitto Hidan.-
  Sasori sterzò a tutta velocità verso la corsia a destra , prese accelerazione e andò a colpire l'auto che lo aveva precedentemente affiancato sterzando bruscamente dalla parte opposta. Quello alla guida dell'altra auto prese il controllo e fu costretto a decelerare. Sasori invece accelerò e lo distanziò notevolmente. Intanto ancora un'auto era stata distrutta da Rasetsuya. Kakuzu notò che uno degli inseguitori si distaccò dagli altri deviando in un'altra strada. 
  - Ci è sfuggito, maledizione.- 
  - Distruggiamo i restanti no? -
  - Ho solo le mie pistole.-
  - Vanno bene, se ci avviciniamo tanto da sparare in testa al conducente dell'auto che ci sta dietro. Decelera, lasciamo che ci affianchi,Kakuzu-san-
  Kisame caricò una delle armi di Kakuzu. L'altro decelerò, fino a lasciarsi affiancare. Kisame abbassò il finestrino e mirò verso l'altro che non fece in tempo a puntare la pistola contro di lui.
  - Buonanotte.-
  Premette il grilletto e lo ammazzò con un colpo sulla tempia sinistra.L'auto fuori controllo decelerò vistosamente, fino a fermarsi dal tutto. Al momento non vi erano inseguitori. Il gruppo proseguì dunque verso l'alloggio segreto di Madara, dove Izuna e Akane li aspettavano. La superstrada portava al quartiere residenziale dove Madara aveva affittato un appartamento,si immisero nella strada secondaria che li avrebbe portati a destinazione. Rasetsuya si rilassò e riprese a respirare tranquillamente. Obito si tranquillizzò, una corsa del genere non era proprio quello che si era aspettato da una vacanza a Los Angeles.
  - Però ci dai dentro eh? Non pensavo che uno sfigato come te potesse essere così bravo.-
  - Vedi , culetto? Io sono un uomo pieno di sorprese. -
Parcheggiarono quelle auto sbucherellate in un luogo abbastanza nascosto e si avvicinarono all'entrata di casa. Una sorpresa però li aspettava. Veloce e come la raffica di un mitra ,piovve fuoco su di due di loro, gli ultimi che si avviavano verso il loro rifugio. Un grido di donna spezzò il silenzio di quella notte maledetta.
  - ITACHI!!!!!!!-

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Capitolo 22
*** La Città degli Angeli : Da Luce a Ombra ***


-Itachi! Itachi! Non chiudere gli occhi ti prego!!!-
 
Era la prima volta che perdeva il controllo in quel modo, che le lacrime si accompagnassero alle urla. Non aveva mai alzato il tono di voce se non per cantare quella musica aggressiva che l’aiutava a sfogare il peso di tutta quella stoicità.Era la prima volta che tutte le emozioni che aveva nel cuore la conducessero alla disperazione vera e propria. Quella pallottola era destinata a lei. Non faceva che ripeterselo.Nella sua mente c’era solo quel pensiero! Perché proprio lui? Itachi? Perché? La cosa più bella che le fosse mai capitata. La ferita che dalla schiena giungeva al suo petto non smetteva mai di lasciar uscire sangue .
 
-Fermati dannazione! Fermati!Fermati!!! -
 
Urlava contro quel liquido rosso che in quel momento bagnava le sue mani e l’asfalto . Sasuke si avvicinò al fratello e a lei . L’aria da duro che di solito lo caratterizzava era scomparsa, lasciando spazio alla paura e al dolore senza fine anticipato da essa.
-Itachi!! Itachi! Fratellone dannazione!! Resisti!!-
-Pronto, parlo con il 911!! Venite è un’emergenza, un colpo d’arma da fuoco, dannazione!! Vi prego, fate presto!!-
 
Madara proseguì a dare i dettagli al pronto soccorso . L’ambulanza arrivò dopo pochi minuti a sirene spiegate. Per i medici non era una cosa così strana dover soccorrere una persona ferita dagli spari. A Los Angeles era la norma, era così che le bande si facevano guerra. La situazione era grave, nonostante la pallottola fosse uscita dal suo petto, molto probabilmente il polmone destro era stato compromesso, perforato. A fatica i medici riuscirono ad allontanare Yoake e Sasuke da lui. Rasetsuya si avvicinò e anche senza conoscerla, abbracciò quella ragazza sconvolta. Avevano permesso che due di loro fossero rimasti indietro, erano stati sbadati,sia lei che Madara. Ma entrambi avevano visto in faccia quel bastardo e lo avrebbero inseguito anche capo al mondo. Avrebbero sterminato la sua famiglia, ammesso che ne avesse una. Questa era la vecchia regola del clan che da tempo era stata abbandonata e che doveva essere risvegliata a tutti i costi. Il limite era stato sorpassato. 
  - Madara! Dobbiamo trovarlo e fargli pagare tutto con gli interessi! Dobbiamo partire subito a fargli il culo! Mio fratello non doveva essere ferito! Non è giusto! Lui non se lo meritava! No! Se Itachi dovesse morire..- 
Sasuke si interruppe, premendo poi il dorso di una mano sulle sue labbra.Non voleva nemmeno immaginare quell'eventualità. Non voleva nemmeno farsi passare l'immagine in testa di Itachi morto, privo di vita, muto per sempre. L'ultima volta che ci aveva parlato era stato per un litigio e non poteva chiudere un rapporto così importante, il più importante della sua vita , in quel modo. 
 
  - Abbiamo già in mente una controffensiva, Sasuke. -
  Madara premette il palmo della mano sulla testa del ragazzo.
  - Dieci, cento, mille volte , pagheranno l'affronto che hanno osato nei confronti di Itachi e della nostra stessa famiglia. Vigliacchi che colpiscono alle spalle. La nostra vecchia legge torna attiva, ragazzi. Ogni nemico, ognuno che ha una posizione incerta nei nostri confronti, deve morire. Obito, accompagna Sasuke e Mal in ospedale.- 
  Madara lanciò la chiave dell'auto parcheggiata davanti al la sua abitazione : una vecchia Ford che aveva comprato a mille dollari adatta per i viaggi diurni.
 
- Noi arriveremo tra un po'. Il tempo di darci un contegno.Devo avvertire Izuna e organizzare difesa e attacco. La polizia ci sarà sopra e ci farà un sacco di domande. Devo inventari qualche cazzata da dar da bere agli sbirri.-
  - Sarebbe meglio intimidirli.-
  - Seconda opzione accettata, Tsuya. -
  -Avanti ragazzi, andiamo, vi porto da lui, qualcuno deve pur restargli accanto.-
I due non parlarono. Sasuke si trascinò al fianco di Obito. Lo sguardo perso nel vuoto, spento. Un singhiozzo mozzato in gola gli fece cadere le lacrime lungo le guance. 
Mal invece si allontanò lentamente da Rasetsuya. Quest'ultima le strinse un polso,restia a lasciarla andare. Voleva cercare di consolarla, ma che parole avrebbe potuto tirare fuori? Gli occhi lucidi e le labbra strette la dicevano già lunga. Una persona triste e allo stesso tempo furiosa che consolazione può dare se non una prospettiva di vendetta? Le due si fissarono per qualche secondo. 
  - Li ammazzeremo tutti.-
  Mal non parlò. Abbassò lo sguardo e procedette verso l'auto seguendo gli altri due. 
Rasetsuya aveva compreso che quello sguardo disperato si sarebbe tramutato in un aspro desiderio di vendetta. Era il suo stesso sguardo di otto mesi prima. 
 
  - La polizia sarà sicuramente comprata da A.-
  - No, se ci prepariamo a dovere, eh Kisame? Kakuzu? Sasori? Deidara?Rasetsuya?...e tu Hidan?-
  - OK, OK. Gli faremo il culo. -
  - Saliamo in casa. Il nostro terreno sarà più congeniale. -
  
  - È sospeso tra la vita e la morte. Mio fratello ...sta morendo!-
  - Sasuke fattela finita! Non serve piangere in anticipo! Stai mettendo persino più angoscia di quanto ne abbiamo già in corpo!-
  Obito fissò Mal , che non riusciva a fermare le lacrime, tuttavia il volto non era contorto in un'espressione di dolore . Solo gli occhi piangevano. Le labbra erano rigide , le mani strette una nell'altra e lo sguardo fisso verso la porta della stanza in cui Itachi era chiuso, alle cure dei medici. 
 Obito si diresse verso di lei, ma non si avvicinò più di tanto. 
  - Hai bisogno di qualcosa Mal?-
  - Sì, ho bisogno che qualcuno salvi il mio ragazzo. Che qualcuno lo guarisca con il solo tocco. Puoi darmi questo?-
  - ...-
  - Allora no, non mi serve nulla.-
  Obito si sedette in attesa che i medici gli dessero un responso. Poteva capire la tristezza, ma la reazione di Mal era esagerata. Lo sfogarsi nei suoi confronti era dannatamente sbagliato. Anche se non come lei, anche Obito era in apprensione e non era giusto far pesare così tanto la sua impotenza.
  - Hai esagerato, Mal.-
La ragazza si volto verso Sasuke che l'aveva ripresa. Lo guardò dapprima con uno sguardo degno di una fiera famelica, che quasi subito si tramutò nella sua solita espressione .
 
  - Perdonami, ho esagerato.-
  Rispose netta continuando ad osservare quella porta.
 
  - Itachi è stato colpito alle spalle?? Come sta ora?-
  Izuna non poteva credere a quelle parole e continuò a fissare il volto del fratello con gli occhi sbarrati.-
  - Itachi-san...ferito gravemente...-
  - Ho mandato Obito a seguire la situazione. Con lui ci sono Mal e Sasuke.-
  - Povero Sasuke, come lo capisco! Voglio andare anche io.-
  - Non credo, fratellino. Tu starai qua. Tra poco arriverà la polizia.-
  - È già arrivata,mh!-
  - Meraviglioso..-
Gli agenti suonarono al campanello, Madara si era accomodato sul divano e fissava l'uscio mentre Hidan aprì.
Entrò un uomo di mezz'età con al fianco altri quattro agenti.Non salutò nemmeno e chiese di Madara.
  - Sono io. Qualche problema?-
  - Un suo parente è stato ferito in una sparatoria. Sono venuto a fare le rilevazioni del caso. Sicuramente siete coinvolti ,tutti, in qualcosa che ha attirato l'attenzione di gente pericolosa. -
  - Non dovreste risolvere il caso cercando i colpevoli invece di assalire le vittime?-
 Hidan iniziò a rigirare un coltello tra le mani. Ne accarezzava la lunga lama , mentre fissava gli occhi del poliziotto con uno strano sorriso.
Rasetsuya e gli altri tenevano gli occhi puntati su di loro, sguardi torvi .Kakuzu spostò la giacca scura facendo spuntare il calcio di una pistola. 
Persino Izuna e quella bambina di Akane sembravano ostili quanto gli altri.
  - Sono tenuto a svolgere il mio lavoro.-
  - Se sa chi è il nostro assalitore, che aspetta ad andare da lui?-
  - Devo comprendere quale sia il vostro coinvolgimento. -
  - Nessuno. -
  - Impossibile.-
  - È possibile invece. -
 Madara puntò una pistola contro il suo interlocutore.
Gli altri poliziotti provarono ad estrarre le loro pistole di ordinanza ma si bloccarono a metà, quando anche Rasetsuya, Deidara ,Kakuzu e Sasori si armarono di fucili e pistole. 
  - Non potete minacciare la polizia.-
  - Se foste sbirri corretti allora non lo faremmo, ma voi vi ingrassare alla mercé di quel porco di A. E a noi la feccia non piace. Adoriamo gli avversari valenti, quindi scanniamo quelli come voi, come si fa con i porci. In questo caso non siamo così scemi da farvi secchi e attirare altri sospetti. Vi lasciamo tornare indietro , in centrale, ma sappiate che la prossima volta,vi ammazziamo sul serio e troveremo un modo per far sparire ogni prova. Noi giapponesi siamo precisi. -
Interdetti arretrarono lentamente.
  - Dobbiamo fare il nostro lavoro.-
-Fate rapporto su un innocente ferito gravemente da una pallottola vagante,sparata dai malviventi locali nella dura guerra tra gang. In questo modo nessuno si farà male. -
  - Cosa?-
  -Kakuzu!-
Kakuzu sparò un colpo in direzione di quelli , ma sbagliò appositamente. 
  - La prossima volta spareremo tutti e vi beccheremo. Ora fuori di qui. Avete il vostro rapporto no?- 
  
  Il dottore uscì e si fermò a dare informazioni sullo stato di salute di Itachi. Le condizioni si erano stabilizzate ma erano gravi. Fu un duro colpo per Sasuke vedere suo fratello , una roccia, un punto di riferimento che gli era sempre sembrato incrollabile e insuperabile, steso su quel letto, attaccato ad un cazzo di respiratore, che lottava, sospeso tra la vita e la morte. Yoake manteneva la mano premuta sul vetro . Non poteva ancora entrare per vederlo. Poteva solo limitarsi a puntare in suoi occhi su di lui , fissarlo oltre quell'ostacolo trasparente,graffiare il vetro. Era distrutta ma allo stesso tempo arrabbiata. Passò altre ore lì, in silenzio a guardarlo senza dire una parola. E sempre in silenzio se ne andò, lasciando che a malincuore il calore della sua mano si allontanasse da quel vetro. 
La disperazione scrive nuovi sentieri nelle esistenze che lambisce, strade che in uno stato normale non si considererebbero neppure, e così fu per Yoake. Era decisa quando si trovò di fronte Rasetsuya e Madara. Puntò lo sguardo sul volto dell'uomo e con voce ferma iniziò a parlargli.
  - Ho una richiesta da farti, Madara.-
  - Dimmi, Maleficent.-
  - Voglio entrare a far parte della tua organizzazione.-
  - Dammi un solo buon motivo e ti concederò di essere dei nostri. -
  - Voglio la testa di quello che ha ridotto in fin di vita il mio uomo.-
  Rasetsuya prese parole con uno strano sorriso compiaciuto.
  - Sei già dei nostri da un po' , da quando hai conosciuto Itachi. Sei importante per lui e quindi non ho mai esitato a considerati alla stregua di un Uchiha. -
  Madara chiese secco :
  - Sa sparare? Sai guidare? Sai uccidere a sangue freddo? -
  Yoake mentì. 
  - sarò spietata quando me li troverò davanti. Imparerò.-
  - L'unica cosa è che tu non ti faccia ammazzare. Non voglio avere una ragazza così giovane sulla coscienza. - 
  - Non creda che io sia una sprovveduta, Madara. Sono cresciuta in una situazione molto difficile e la vita mi ha insegnato molto.-
  - Mi dispiace per te, ma almeno il passato ti servirà per vederci come persone normali.-
  - Siamo persone normali noi, Mada-kun?-
  Madara non rispose, se non con un sorriso. Si rivolse a Mal e iniziò ad esporle le poche regole.
  - Non ci sono giuramenti o rituali per divenire parte del nostro gruppo,nessuna cazzata come patti di sangue o benedizioni. Vale solo una regola : mai tradire la famiglia. Per gli avversari puoi trattarli come diavolo ti pare, facendo attenzione a quanto i giochetti, divertenti, per carità, per torturarli si avvicinino al mettere a rischio le persone che ti stanno attorno. Da questo momento avrai il mio aiuto , mio e di tutti gli altri. Vuoi ammazzare A ? È tuo, ma non giocarci troppo.È pericoloso.-
  - Userò il tempo necessario e non più.-
  Yoake tagliò secco ma Rasetsuya le se oppose . 
  - Dobbiamo prima rintracciarlo. Non possiamo rischiare un altro attacco frontale. Questa volta ci siamo giocati Itachi. La prossima volta che succederà?-
 
  Hashirama fissò il cielo. Teneva le mani nelle tasche del suo impermeabile beige. Iniziava ad essere freddo e le prime gocce d'acqua si facevano strada , quasi a salutare la sera. L'ennesima rilevazione. Il quarto omicidio dopo soli due giorni. La firma inconfondibile : un Origami perfetto, posato sulle labbra della vittima. 
 
  - Non volevo crederci, ma sì, sono loro. Il "Dio" è tornato.- 
  - Questo porterà decine di cadaveri sulle strade di Tokyo, fratello.-
  - È una catastrofe.-  
 
Deidara si mise a lavorare su una valigetta di metallo. Era intento ad installare due fiale di liquidi differenti che come si sarebbero mescolati avrebbero innescato una reazione chimica che a sua volta avrebbe dato il via ad un'esplosione. 
  - Ti cercavano da un po' Deidara. -
  - Danna!Dovresti avvertirmi quando entri. Sto lavorando!-
  - Hai rischiato di esplodere?-
  - Non sarebbe una brutta morte,mh. Ma ancora non è giunto il tempo giusto.-
  Deidara ritornò al lavoro sulla valigetta.
  - Madara farà compiere la ricerca a lui.-
  - È completamente fuori luogo tra noi,mh-
  - Sembra buono, ma in realtà è più cinico del fratello, se si arrabbia.-
  - E come li cercherà? -
  - Non so se ti ricordi Deidara, il famoso Hacker Nifgtwolf Howl. -
  - Sì, era arrivato a svuotare i conti in banca a diverse persone.Nessuno lo ha mai trovato. I suoi interventi non lasciano tracce. È il migliore, capace di Hackerare anche file scottanti di alcune società di investimento Off Shore. -
  - E da dove credi che Madara abbia ottenuto tutti i soldi che poi ha investito comprando si mezza Shinjiku?Con le corse vai poco lontano relativamente alla circostanza . Per mettere su un buon giro di spaccio e prostituzione, servono soldi e il nostro Madara non ha mai avuto problemi.-
  - Nightwolf Howl allora è......- 
  
  - Sicuramente A si è rintanato in un luogo dove sta cercando di riorganizzarsi. Non possiamo trovarlo così a zero, dobbiamo in stanarlo come si fa con le volpi.Avrà sicuramente qualche attività bancaria, qualche giro di soldi. Ho mandato Kisame e Hidan a far visita ad un loro locale. Salteranno fuori i nomi. Subito dopo sarà compito tuo...Izuna.-
  - Con immenso piacere. Provvedo ad installare un po' di cose illegali ma utili. Violare banche dati è difficile e soprattutto raggiungere conti schermati è persino più complicato,. Diciamo che ci metterò una giornata, Maddy.-
  - Ottimo, fratellino.-
  - Non sapevo fossi un Hacker, zio. -
  - Lo sono da quando avevo quindici anni, Obito ,e non mi hanno mai , mai beccato. Immagina quando A andrà a pagare i suoi leccapiedi e non potrà ritirare nemmeno un dollaro, quelli come reagiranno. Immagina se chiederà auto e armi, e si troverà al verde quando andrà a pagare. Sarà disarmato, dopo tutto quel disastro che gli avete combinato. Soprattutto avrà contro anche quelli che avrebbero dovuto aiutarlo. Nella mala ti può mancare tutto, ma non i soldi. Anche i migliori amici ti potrebbero ammazzare.-
  - Già.-
  Madara intervenì per chiudere bruscamente il discorso. Izuna comprese che doveva abbandonarlo subito. 
Akane notò il clima di tensione che si era venuto a creare e cercò di spezzarlo. Abbracciò Izuna alle spalle e gli baciò una guancia. 
 
  - Izu-kun, ora mi spiego come hai fatto a sistemare il mio PC con tanta bravura! Ahh, il mio cucciolo un Hacker!-
  Madara si avvicinò alla finestra e fissò un punto a caso di quell'alba rossa come il sangue. Antichi pensieri si erano risvegliati e si erano aggiunti al peso della situazione in corso. 
 
Era mezzogiorno e il ristorante apriva per pranzo. Un locale non monto ampio, ma comunque raffinato. Era in una posizione abbastanza elevata e si scopriva la spiaggia e il mare azzurro sotto il cielo sempre estivo della California. Era caldo e Hidan sopportava a malapena quella camicia scura. Quando aveva caldo di solito girava in mutande a casa. Kisame invece era abituato a San Diego e sembrava non patire nemmeno un po. Entrarono all'interno del ristorante e chiesero la disponibilità di un tavolo. Ordinarono un pranzo che costò loro un occhio della testa.
 
  -Kakuzu ci ammazza tutti e due!-
  - Non ne sarà felice, ma fa parte del piano, e lui è l'unico a cui non mancano mai i soldi.-
  - È l'unico modo per far venire qui il titolare di questo locale. Goditi le aragoste, i vini italiani e tutte queste cose da stelle di Hollywood. -
 Quando il cameriere arrivò col conto, Hidan si avvicinò a raggiungere un un mancamento. 
-Seimila dollari in due persone?!-
Kisame pagò e regalò come mancia ben duecento dollari al cameriere. Finalmente giunse il momento in cui il gestore del ristorante si avvicinò ai due per complimentarsi con loro per essere i suoi migliori clienti della giornata. Kisame si alzò e così fece Hidan.
  - Senta, vorrei parlarle di una cosa.-
  - Mi dica, tutto quello che vuole.-
 -Ci segua.-
  - Ma perchè? Io non posso...-
  - Può, o finirà molto male. Cee- san .-
  - Giapponesi?-
  - Yakuza.-
  - C-che cosa volete?-
  - Sapere qualcosa sul suo padrone.-
  - Non so niente..io...io...Non ho un padrone..,io..-
  - Lei?-
  - Guarda, californiano, che intanto ti ammazziamo noi se non parli. Ora seguici.- 
  - -I-io non so...niente!-
  - Le verrà in mente, si fidi.-
  - Zitto e cammina, stronzo!-
  - M-ma chi siete? ?!-
  -Amici di Uchiha Madara.-
  - U-Uchiha!?-
  Terrorizzato lui continuò a fissarli e tremando li seguì. Molto probabilmente avrebbe passato un brutto quarto d'ora. Morte sarebbe stata per lui in entrambi i casi. Se avesse taciuto, sarebbe morto per mano dei sicari degli Uchiha, se avesse parlato, sarebbe morto per mano di A e dei suoi uomini. I due lo fecero salire in auto portarono lontano da Beverly Hills. Giunsero in periferia della Città degli Angeli, nei pressi della zona industriale, lontano da occhi indiscreti. Non era difficile trovare un luogo lontano da occhi indiscreti, in quella landa di rovente asfalto e cemento.
Riuscirono a fargli cantare il nome del contabile. Contabile che era anche prestanome per una grossa società inesistente nella pratica, ma solo nominale, che serviva a ripulire il denaro del traffico di droga. Cee non sapeva il nome di quella società, infatti non lo confessò nemmeno in punto di morte. Hidan e Kisame caricarono il suo corpo in auto fra coltelli e lame di vario genere che erano servite per la tortura.
 
  - Abbiamo anche messo un cadavere nella sua macchina. Kakuzu ci ammazzerà.-
  - No, non se gliene compreremo un'altra. Hidan-san.- 
 
  - Hidan e Kisame hanno ottenuto molte informazioni , una volta tornati ci aiuteranno a distruggere il patrimonio di quel cane di A.-
  - I suoi alleati se lo mangeranno. Credo che anche in America non si possa prendere senza pagare ai venditori sbagliati. Si rischia la morte. Il Mercante di Venezia è nulla vicino a dei mafiosi creditori. -
  -Anche tu hai pensato a loro vero?-
 -Sì. -
  - Chissà se è ancora vivo?-
  - Non lo so. Per come lo ridussi no. -
  -Nemici ,che furono amici. Vicino a loro, A é una formica.-
  - Il "Dio" è stato il mio peggiore avversario , e spero vivamente di non doverlo rivedere,mai più.-
  

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Capitolo 23
*** La Città degli Angeli : Baleno ***


Orochimaru-sama,la situazione non lascia ben sperare. Sembra che siano tornate sul campo vecchie forze sopite. -
-Lo so, infatti ho mandato già qualcuno a trattare con questo “Dio”.-
-E’ l’esito?-
-Il messaggero è tornato in un sacco di plastica senza che un pezzo fosse ancora attaccato al suo corpo.-
-Quindi non desidera trattare con noi.-
-Mi sembra piuttosto ovvio, Kabuto.-
Accarezzò il pitone che era adagiato sulle sue spalle e che lentamente strisciava lungo il suo braccio. Pose una mano sotto la testa del rettile in modo che potesse scorrervi sopra.
-Orochimaru-sama, devo darle un’altra brutta notizia.-
Orochimaru si voltò verso Kabuto, fissandolo ,con uno sguardo posseduto dall’ira. Kabuto sobbalzò , ma disse comunque quello che aveva da dire.
-Sembra che Yoake non voglia più prendere le nostre parti. Ha persino bloccato il mio numero dal cellulare. Non posso più raggiungerla.-
-I metodi si trovano, Kabuto. Hai il suo numero, prova con un altro telefono. Devo assolutamente vederla. Sembra che questa sua lontananza da casa si prolungherà più del previsto e questo non è esattamente quello che voglio. Devo farglielo presente. Rintracciala al più presto.-
Finalmente la ammisero all'interno di quella stanza d'ospedale. Quell'aria consumata, il caldo e quell'odore di disinfettante le riportarono alla mente ricordi lontanissimi. Ancora una volta era stata una parte importante del mosaico della sua vita a frantumarsi. La prima volta entrambi i suoi genitori furono portati lì su quelle barelle,con quella stessa fretta. Tutto quel sangue, quel liquido rosso che con tanti panni bianchi avevano cercato di tamponare. Ancora una volta si trovava al fianco di uno di quegli strani letti con quel suono regolare all'unisono con un debole battito cardiaco, ad entrale dalle orecchie alla mente. Accarezzò la mano rilassata di lui, stesa lungo un suo fianco. Fece scivolare le sue dita si quelle di lui e il fatto che la sua stretta non fu corrisposta fu come un pugno al cuore. Era abituata ad intrecciare le dita a quelle di lui e a sentire la sua stretta dolce che spesso era seguita da un abbraccio. Guardò gli occhi chiusi di Itachi sognando la profondità del suo sguardo. Avvicinò il volto a quello di lui e gli posò un bacio sulla fronte,lasciando scivolare dal viso una lacrima:l'ultima.
  - Izu-kun, non sei stanco?-
Akane gli accarezzava le spalle, tenendo il mento appoggiata sul dorso della propria mano poggiata su di lui. Cercava di capire che diavolo fossero tutte quelle scrittine, quei codici cifrati che uscivano sulle finestre.
  -            No, Akane-chan, non me lo posso permettere...ci sono quasi. -
  Gli occhi di Izuna, come le sue labbra non avevano mai assunto un'espressione così rigida, quasi tagliente. Non lo aveva mai visto all'opera. Quando scriveva, le sue dita correvano veloci sulla tastiera, non abbassava mai lo sguardo dallo schermo. Akane gli portò un bicchiere d'acqua ma lui rifiutò.
  -            Portami del caffè, ci vorrà ancora un po' . Entrare in un database bancario è diventato difficile con i nuovi sistemi di sicurezza. Le vecchie chiavi non funzionano.-
Akane si limitò a versare un po di caffè in una tazza e a portarlo ad Izuna. Era un giorno che stava davanti al PC e ancora nulla. Aveva evitato di mangiare eccezion fatta per due panini.
  -            Dovresti riposare, Izu... A mente fresca riuscirai meglio.-
  -            No, ho promesso che in una giornata sarei riuscito a svuotare i conti di A e del suo contabile. Lo farò o nemmeno servirà. Se paga coloro che lo riforniscono di armi, auto, droga, puttane  il nostro piano va all'aria e ci attaccheranno più forti di prima. -
  Akane non rispose.
  -            La guerra degli Uchiha va portata avanti senza arretrare. Ci difendiamo poco e se lo facciamo, lo facciamo attaccando. La vecchia legge che diceva Madara è questo. -
Izuna bevve lentamente il suo caffè, senza distogliere gli occhi dallo schermo. Akane lo abbracciò di nuovo, restando in silenzio.
-Io giocavo col PC per passare il tempo e mi divertivo a buggare i siti più utilizzati del web . Al tempo avevamo qualche problemino di soldi così vedendo Madara preoccupato, ho deciso di hackerare le banche multicanale dei piccoli risparmiatori. Ci riuscivo bene. Con i software precedenti non era difficile entrare,ma poi hanno messo le chiavi variabili e tutto è diventato più complicato. -
Izuna rise e premette una guancia contro quella di lei.
  -            Scusa, a te non credo interessi dei bug o degli hacking.-
  -            Tranquillo, sai che puoi parlarmi di tutto. Io non sto zitta mai,una volta che parli tu, è giusto che ti ascolti e mi fa piacere sentire la tua vocina cosi decisa,Izu.-
  -            Mh.. Io prendevo quello come un gioco, senza pensare che stessi spolpando dei poveracci che salvavano i soldi per gli studi dei figli, per la realizzazione di un sogno. Io giocavo e mi divertivo a trasferirli su un conto di proprietà di mio fratello, fuori dal Giappone. Lui poi mi ricompensava regalandomi tutto quello che potevo desiderare, ma soprattutto, mi sentivo utile nel portare pane a casa. Anche se sbagliavo e creavo problemi, ero soddisfatto di poter dare una mano a mio fratello. Nemmeno mi rendevo conto che quel gioco fosse così negativo. Era come una partita alla play. -
  -            Se tornassi indietro lo rifaresti?-
  -            Sì. Con molta probabilità lo rifarei. Per sentirmi dire : siamo ricchi fratellino! , con quel sorriso giocherellone sulle labbra.  Non sapevo che poi, il mio giochino avrebbe finanziato puttane, droga , modifiche alle auto, che avrebbe sostenuto tutti gli omicidi, che avrebbe fatto di mio fratello un capofamiglia della Yakuza. Per me era come piratare un CD. Uno scherzo da adolescenti.-
 Si aprì un'altra schermata sullo schermo del PC. Una serie di nominativi affiancati da altri codici. Il sistema era stato bucato.
  -            Ci siamo! Il conto è intestato ad un certo Killer Bee...-
  -            Il rapper?-
  -            Non mi intendo di quella robaccia.-
  Izuna iniziò a lavorare sul conto con uno stranissimo sorriso sadico che modificava la sua solita espressione dolce e simpatica in qualcosa di più adeguato al volto di suo fratello.
  -            Ha un sacco di soldi questo bastardo. Vediamo di ripulirlo un po', anzi totalmente, fino al midollo. -
Sasuke non sapeva come far passare quelle ore di attesa. Condivideva la stessa stanza di Obito, ma sembrava non vedere nulla oltre al tumulto dei suoi pensieri e delle sue paure. Disegnava un contorto reticolato di linee via via sempre più complesso e intricato. Non voleva parlare, anzi voleva solo agire e andare a spaccare la testa a quel bastardo che aveva osato ferire suo fratello. Si alzò dalla sedia di impulso e si diresse verso la porta.
  -            Dove vai?-
  -            A cercare quel maiale. -
  -            Non lo trovi così, cercando a zero, anzi sarà lui a trovare te e ad ammazzarti.-
  - È tutto da vedere, Obito.-
Anche Obito si alzò e si parò davanti alla porta. Trattenne Sasuke premendogli una mano sulla spalla.
  -            Agiremo quando potremo farlo. Dobbiamo attendere che siano disarmati.-
  -            Lasciami passare stronzo! Vuoi che ti ammazzi? -
  -            Ehi, culetto, vuoi forse sputtanare tutto ?? Devi imparare la logica da zero. Non puoi fare come cazzo ti pare! In questo mondo esistonondelle regole da rispettare. Quando pensi di crescere e iniziare a far funzionare quel cervello annaffiato?? Eh??-
  -            Senti, dannato bastardo...-
  Sasuke afferrò il colletto della camicia di Obito e lo sbattèncontro la porta con violenza.
  -            ...Quello che sta morendo è mio fratello. Avrò il diritto di  incazzarmi? A te non frega un cazzo, alla fine! Tu non gli hai mai voluto bene, l'hai sempre visto come un intralcio, un tuo avversario. Sei invidioso di lui e sei contento se muore! Non aspetti altro!!-
  Obito non parlò e colpì il volto di Sasuke con un pugno . Lo fece arretrare  di qualche passo, ma Sasuke non rimase fermo e si scagliò contro l'altro dando il via ad una colluttazione violentissima di calci e pugni. Quando Madara aprì la porta trovo i due a terra.
  -            Ehi, cretini, si può sapere che cazzo state facendo? Ma dico io, quanti anni avete?-
  -Questo bastardo.. Mi ha detto...che io desiderio la morte di Itachi.. È mio cugino, mio cugino...-
Sasuke non parlò, semplicemente si limitò ad alzarsi e pulirsi la maglietta dalla polvere. Si sistemò il colletto e cercò di superare Madara ed uscire dalla porta , ma lo zio lo bloccò , tirandolo per un braccio.
-Dove pensi di andare Sasuke.-
-Ad agire. Non posso aspettare le vostre lungaggini.-
-La prima cosa che dovresti fare è chiedere scusa a tuo cugino. Come ti sei permesso?-
-Di dire la verità?-
-Di insultarlo. E bada ragazzino, non sfidarmi.-
-Pensi che un orbo storpio mi faccia paura?-
Con la sola forza del braccio destro, fece voltare Sasuke e gli piegò il braccio dietro le spalle.
-Io dico che prima di aprir bocca, devi considerare che questo orbo storpio  vale cento volte il tuo attuale valore, Sasuke. Sei solo un ragazzino che ha appena iniziato. Ne hai di gavetta da fare. Abbassa le arie e scusati con Obito che in questi anni ha macinato molto più vita di te. Considera quello che ti sto dicendo come un tentativo che ho fatto per salvarti la vita. Se fossi stato un estraneo, a quell’insulto ti avrei sfondato il cranio a pugni. Capisco il tuo dolore, ma stai esagerando.-

Lo lasciò andare e si mise a braccia conserte in attesa che Sasuke chiedesse perdono ad Obito. Il piccolo si avvicinò al cugino e gli tese la mano per aiutarlo a sollevarsi. Non disse nulla , e una volta che Obito fu in piedi si distanziò da lui come se quello avesse la peste.

-Posso accontentarmi anche di questo. Comunque se siamo pronti dobbiamo iniziare a distruggere la vita di A. Il primo che dovrà essere ucciso è proprio suo fratello minore. E’ un Rapper del cazzo che sta in una fottuta villa da sogno. Ovviamente A sa che lui è vulnerabile. Sa che lui è il tasto da premere per mandare in frantumi la sua vita. Ed è proprio questo che attaccheremo.  Faremo saltare la sorveglianza satellitare e faremo saltare anche quelli che stanno a guardia dell’entrata.-
-Immagino intervenga Deidara Senpai.-
-Sì , ovviamente voi andrete sul posto . Sasuke… se hai le palle che ostenti di possedere, allora vedi di armarti e partire con tuo cugino. Hai l’occasione di ripagare il tuo nemico. Che farai?-
-Ovviamente ci andrò e lo sgozzerò come un porco.-
-Oh, questo è l’entusiasmo giusto. Ovviamente vi accompagneremo. Datevi una ripulita, ammazzare conciati in quel modo è un crimine gravissimo.-

-When darkness falls we are reborn
Our dream since the fall of man
We are reborn!!-
Izuna cantava la canzone dei Killswitch Engaged arrabbiata ma anche dolce. Il ritornello meraviglioso che rimaneva scolpito nella mente. 
Compose il numero di cellulare rigorosamente in anonimo e chiamò Sasori.
-Ci sono quasi. Ho agganciato la cella del trasmettitore satellitare. Così furbi e controllano telecamere così importanti con un programma di sorveglianza web?-
-Figurati che è stato facilissimo manomettere il meccanismo del cancello automatico. Qui a Los Angeles probabilmente non saranno forniti di buoni scassinatori. Comunque sia qui siamo pronti. Povero Deidara, prima vestito da tecnico , poi da addetto alla consegna a domicilio delle pizze. Lo irriderò a vita.-
-Danna, non ti permetto di criticarmi! Mh. C’è un motivo se fanno esporre sempre me, e si riassume in una parola : charme!MH!Io ammalio l’avversario.-
-Oh sì sì , se ne sei convinto.-
-Ohh ecco fatto, Sasori No Danna! Ci sono. Ora non mi basta che mandare una bella immagine fissa sui loro schermi. Posso interrompere il collegamento per un po’, ma non è detto che il sistema mi conceda di oscurarlo per un tempo lunghissimo.-
-Izuna! Se mi senti…-
-Ti sento Deidara!-
-Basta che questa “pizza” arrivi nelle loro mani, e non avranno nemmeno gli occhi per guardare i monitor! MH!-
-Perfetto allora! Buona consegna, Deidara-kun!-
-E’ già partito, non può sentirti.-

Deidara si avvicinò all’entrata della villa con un simpatico sorriso. Aveva il cappellino marchiato con il logo di una conosciuta pizzeria locale, pagato a peso d’oro da un dannato pizza express che aveva portato loro la cena. Cappellino e tuta, investimento dal tutto sbagliato,antiestetico privo di qualsiasi valore artistico. Si sentiva orribile ma doveva comunque sorridere e rendere il tutto ulteriormente più grottesco.

-Vi porto la pizza che avete ordinato. Attenzione che scotta.-
La reazione era già stata innescata da un movimento brusco da parte di Deidara. I liquidi esplosivi si stavano già mescolando. Doveva fare in fretta.

-Il conto l’ho addebitato al nome del signor Bee! Non c’è fretta per il pagamento. A presto. -
-Non è stata richiesta nessuna pizza, specialmente di così bassa lega.-
-La consideri un offerta della casa!-
-Dove sta andando! Gli ha dato di volta il cervello?-
Salutò con una mano mentre si allontanava a passo veloce . Alzò il dito pollice, indice e medio in direzione di Sasori . Gli altri avevano lasciato le scatole a terra e si stavano già avviando contro di lui.

-Stacca Izuna! Ora.-
-Roger!-
Il collegamento satellitare della sorveglianza saltò di colpo. Quelli che erano all’interno dell’anticamera dell’entrata videro un’immagine senza senso apparente : un lupo che ululava alla luna.
Deidara compì altri veloci passi,mentre quelli prendevano già la mira contro di lui. Lo mancarono.  Abbassò un dito. Poi di seguito l’altro e quando anche l’ultimo fu chiuso le miscele amalgamate totalmente esplosero in un lampo di luce e un fragore che costrinsero Deidara a lasciarsi cadere a terra.
-Che te ne pare , Danna?? Che ne dici della mia arte? -
-Tch..Una mezza cosa. Alzati e andiamo, dobbiamo lavorare.-
Un’auto superò il cancello aperto lanciata a tutta velocità. Una macchina scura che frenò di botto di fronte alle fiamme dell’esplosione, quasi lambendo Deidara e Sasori .
-Ehi guarda dove parcheggi, Obito!Sei forse diventato scemo del tutto , Mh?-
-Il finestrino è aperto, Deidara-senpai. Se fossi scemo sarebbe colpa tua.-
Obito e Sasuke scesero dalla macchina. Il giovane Uchiha diede uno sguardo attorno a se e storse il muso osservando i quattro corpi carbonizzati e dilaniati. Non era abituato a vedere la morte così esplicitamente, ma era comunque convinto che c’avrebbe fatto l’osso. Caricò la pistola, una semiautomatica di medio calibro. Tolse la sicura e incamerò il primo colpo. Era pronto a sparare.
-Mal è già dentro?-
-Credo di sì. Ha dei metodi alquanto alternativi di fare irruzione.-
-Sembra quasi un ninja delle leggende che mi raccontava mia nonna.-
-Non ci ha spiegato molto da dove sarebbe entrata, ma non ti fa strano quella finestra aperta lassù?-
-Non posso starmene con le mani in mano e lasciare la testa di  questo maiale in mano a lei. Lui deve essere mio.-
-Madara?-
-Lui vuole tenersi il divertimento alla fine.-
-Le sue solite entrate pirotecniche. Rasetsuya sarà con lui.-
-Certo.-
-Potete stare zitti? Dobbiamo fare piazza pulita no?-
-Sasuke, sei un bambino, vedi di non intralciare i professionisti.-

-E noi facciamo saltare il garage?-
-Eh sì ragazzi, noi siamo gli infami.-
Kakuzu, Hidan e Kisame dovevano distruggere la via di fuga, le auto. Kakuzu era schifato dall’idea di sprecare tutto quel ben di Dio: solo due di quelle auto sarebbero potute valere a una prima stima oltre trecentomila dollari.
-Ricchezza in fumo.-
-Ma su , Kakuzu-san, sono incidenti che succedono no?-
Hidan si sollazzava nello sfregiare il volto di uno degli addetti alla sicurezza, che voleva tentare di urlare dal dolore, ma essendo imbavagliato non poteva.
Scosse la testa e indicò una negazione , muovendo lateralmente l’indice della mano destra.

-No no no, non ti permetto di urlare, perché mi sono riempito il culo di spine attraversando quella fottuta siepe e ora dovete pagare, voi abitanti di questa casa di merda che dà uno schiaffo alla povertà.-
-Ehi, lasciami un braccio disponibile, voglio tagliare anche io. L’altro è morto subito. -
-Ovvio!! Gli hai colpito il collo, Kisame!-
-Non hanno la resistenza necessaria… Noi giapponesi siamo più coriacei!-
-Sbrigatevi a dare fuoco a queste auto o potrei sospettare di salvarle e bruciare voi.-

Era entrata dalla finestra di una stanza non illuminata, sul retro, arrampicandosi su un grosso albero. Il suo formoso corpo era fasciato dalla stoffa aderente che scura la uniformava alla notte. Una volta aperta la finestra, dopo aver sfondato il vetro, silenziando il suo infrangersi con la carta gommata, si infilò al suo interno con l’abilità e la discrezione di un felino. Sentì il rumrore di lenti passi. Si nascose  nell’oscurità, appiattendosi contro la parete  che faceva angolo con un grosso mobile. I passi si allontanarono e lei slacciò l’allacciatura della sua tuta scura. Lentamente e sinuosamente uscì da quella muta stretta, liberando un vestito corto, blu come la notte. Sciolse i capelli che leggiadri andarono a cadere sulle sue spalle e si distribuirono lungo il suo corpo. Con passi disinvolti uscì dalla stanza, sistemandosi per apparire perfetta al suo incontro con il padrone di casa. Senza che nessuno la vedesse, si intrufolò all’interno della stanza dalla quale sentiva provenire una base musicale che a ritmo di rap scandiva la notte. Quello doveva essere Killer Bee, quel rapper da strapazzo che aveva fatto carriera solo grazie ai soldi e alle intimidazioni di suo fratello verso le case discografiche. Lui era così intento, la musica così alta, che non si era accorto di nulla, né del fragore dell’esplosione, né della presenza di lei nella sua stanza. Yoake spense la luce e si avviò verso l’uomo. Pose le sue mani sulle spalle di lui. Provava un atroce senso di repulsione, ma le fece scorrere sulla pelle di quel suo nemico, pensando già al taglio netto che avrebbe applicato alla sua gola.

-Chi sei ragazza, ti sei addentrata qui dentro, sei forse pazza?-
-No, sono il tuo regalo per la tua ultima sera.-

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Capitolo 24
*** La Città degli Angeli : La furia del fuoco ***


-Nessuno merita di essere salvato. Le persone piangono e si dilaniano dalla disperazione quando perdono qualcuno di indispensabile alla loro esistenza. Ma poi le lacrime si asciugano e si inizia a cercare un perché a tutto quello che è accaduto. Una motivazione, un capro espiatorio per il dolore creato solo per raggiungere un interesse. E lo si trova negli attuali nemici. Prega affinchè la tua anima sia salvata. Piangi e chiedimi pietà, perché io sono il Dio che questa gente infausta verrà a venerare. Un Dio che farà maturare le menti delle persone attraverso il Dolore.E ora muori. La tua esistenza sarà il monito, lo strumento per dare un segnale a chi ancora non ha ben compreso.-
 
Quando trafisse la sua gola, uno sprizzo di sangue gli macchiò il viso e i capelli rossi che scendevano asimmetrici a coprire metà del suo volto. Con disinvoltura si terse la guancia, tingendo un fazzoletto bianco del sangue del suo nemico. 
 
-Non voglio che l’olezzo della sua morte si diffonda in questo ambiente. Portalo via e lascialo vicino alla stazione di Tokyo. Ovviamente rivendica il nostro intervento come ben sai.-
-Sì, sarà fatto.-
-Io andrò in ospedale. Devo vederlo.-
 
 
-Gli sgherri di A hanno il controllo remoto della villa e si sono accorti dell’intrusione di Izuna nel circuito.Sicuramente si saranno precipitati lì e se non andiamo subito gli altri saranno fregati, intrappolati.-
-Meglio sempre salvare la situazione al limite, mi conosci, sai come mi piace agire, Tsuya.-
-Ovvio che lo so. Come irrompiamo tra tutta quella gente?-
-Guarda là?-
-Che cosa? L’elicottero della polizia!? -
-Certamente! Non vengo in una stazione di polizia per perdere tempo, sai che sono allergico. Se mi vedono è perché ho qualcosa da chiedere.-
Madara e Rasetsuya entrarono all’interno della centrare con un sorriso quasi gentile, visibilmente finto. 
-Dovremmo parlare con il Capo qui…-
-Avete un appuntamento?-
-Sì sì , proprio per questo momento.-
-Ma è impossibile!-
-Togliti. Ho una questione urgente da discutere con lui.-
-Dovete aspettare in sala d’attesa, in modo che vi riceva non appena ha concluso l’ultimo grattacapo. Sapete, a quest’ora..eheheh.-
 
Il giovane poliziotto che li aveva accolti sembrava intimorito da quel volto sfregiato . Di solito quelli conciati così, gli avevano insegnato, erano poco raccomandabili. La donna al suo fianco aveva impresso un grosso tatuaggio sul braccio sinistro,scoperto dal tessuto della canotta nera. Era una serie di ideogrammi giapponesi. Anche lei non era proprio il massimo in quanto a normalità. Normalità : il concetto base degli ignoranti.
 
-Senti bamboccio, non abbiamo tempo. Facci parlare con il pilota dell’elicottero.-
-M-ma …in teoria, questa sera…sarei io…-
-Oh! Che fortuna, Mada-kun!-
-Ci fai fare un giro?-
Madara gli sorrise nella maniera più fintamente innocente possibile. Scostò un lembo della giacca di pelle da un fianco, mostrando il calcio di una pistola appesa alla cinta.
-Ma..ma!-
-Non farmi arrabbiare o te la faccio assaggiare. Allora? Andiamo?-
 
Non pensavano che all’interno di quella villa ci fossero così tante persone a difendere un solo uomo. Sapevano anche sparare e fu difficile per loro, specialmente per Sasuke, spostarsi in maniera da evitare la pioggia di proiettili. Inutile dire che il miglior tiratore di casa Uchiha fosse Obito. Aveva un vero e proprio dono per le armi da fuoco. Era abile sia con le pistole che con i fucili. Quella sera non gli fu difficile maneggiare una coppia di pistole, le sue preferite, il regalo per il diciottesimo compleanno da parte di Madara. Le utilizzava solo per le occasioni speciali. Provava un gusto impossibile a stare sotto la pioggia di proiettili, a nascondersi da essi e a controbattere, abbattendo o ferendo il nemico che riversava tutta la sua ira su di lui. Ira, desiderio di aggressione derivato dal fervido istinto di sopravvivenza magicamente vivo in ogni uomo. Il brillante luccichio dell’anima che in un baleno si accende quando vita e morte sono fin troppo vicine. Baleno, come la luce degli spari esplosi . Luce che tanto piaceva a Deidara che coprendo l’avanzata di Sasori, sparava a zero impugnando un mitra .Erano più i colpi esplosi a vanvera che quelli andati a segno, ma il fatto stesso di quel lampo era la sua malattia: l’esplosione in se lo appagava. Quelle raffiche così incalzanti non lasciavano al nemico il tempo di nascondersi. Sasori invece odiava lo spreco. Era fanatico della precisione anche nell’uccidere.Pistola a tamburo con impugnatura in madreperla, antica e sempre ben conservata, adatta proprio ad uno che nemmeno sotto l’Armageddon si scompone. Perfetta per lui che si concentrava su un unico bersaglio e finché non lo aveva distrutto , continuava ad attaccarlo. Tuttavia era molto improbabile che sbagliasse il colpo, aveva una mira perfetta e un sangue freddo eccezionale che traspariva dai suoi occhi , specchi di una realtà vuota e priva d’emozione .
Sasuke controllò se ci fosse ancora qualcuno vivo, prima di esortare gli altri a darsi una mossa. Quel salone d’entrata era diventato quasi un campo di battaglia. Diede un calcio ad un cadavere che gli intralciava la via verso il piano superiore. E iniziò a salire le scale. 
-La strada è aperta. -
-Ehi culetto, hai una buona mano eh?-
-Non mi servono a nulla i tuoi complimenti, Obito.-
-Era una considerazione , non un complimento.-
-Non litigare con lui, Obito. Gli daresti solo ciò che vuole, Mh.-
-Effettivamente ha poco senso.-
-Tu hai poco senso, Obito. -
-Come te del resto, un piccolo e insensato culetto d’anatra.-
-Fanculo.-
Un tenue sorriso prese campo sulle labbra di Sasuke che di corsa salì le scale, affiancato ad Obito. Gli altri due procedettero a passo più lento. Deidara appoggiò il mitra su una spalla dopo aver piegato il braccio .
-Danna, non pensi che bastino loro a raggiungere l’obiettivo? Ho la gola secca,mh!-
-E che vuoi fare , cercare il piano bar e andare a bere?Tch, per favore.-
 
L'odore di benzina , acre e disgustoso stava permeando quell'area. Kakuzu ne aveva sparsa moltissima sulle auto e sul pavimento. Posò la tanica a terra e osservò per qualche secondo quelle carrozzerie luccicanti, quei marchi prestigiosi. Quanti soldi sprecati! 
  - Diamo fuoco a questa merda. Sono già passati . Non sento più il rumore degli spari! -
L'attenzione di Hidan fu catturata dal rumore di diverse auto che superavano il cancello spalancato. 
  - Oh cazzo! Hanno chiamato i rinforzi! -
  - Facciamo saltare tutto qui, Kakuzu-san. -
  Kisame si bloccò a sentire il ferro gelido sulla nuca, Alzò le mani e si voltò lentamente come richiesto da colui che lo minacciava.
  - Siete tutti e tre morti .-
  Tutti e tre furono costretti a rimanere immobili per sopravvive re anche se per poco. Pensavano che la fine non fosse poi così distante. Il tempo di riflettere sulle memorie più importanti e sui conti in sospeso e sarebbero morti, quei tre insieme. Ma un grande vento si levò e solo dopo si accorsero che sopra di loro si era abbassato un elicottero scuro. Una raffica di colpi calò su quella zona, uno degli uomini di A cadde morto all'istante, mentre gli altri arretrarono, iniziando a sparare verso il velivolo. 
 
  - Ehi marmaglia, non dovevate far esplodere quel garage?-
  Rasetsuya gridò quella frase mentre era intenta a sparare su quei bersagli che via via si allontanavano, cadendo poi morti a poca distanza. 
  - Non inveire su di loro,hanno avuto un contrattempo!-
  - Madara-san, non ti sembra oltremodo eclatante entrare in scena addirittura con un elicottero?-
  - Ma non sono io, è la polizia che vi è venuta a dare una mano. Alza questo affare, e portaci sulla terrazza, giovanotto! Ci vediamo all'interno gente. Voglio un bel botto o mi incazzo!-
Puntò con più pressione la pistola alla tempia del giovane pilota che con le mani tremolanti guidò l'elicottero ad alzarsi.Rasetsuya sparava a zero sulle macchine ferme di fronte all'abitazione , colpendo quelli che ancora erano in procinto di entrare. 
  - Madara, sono tanti, troppi!! Qualcuno entrerà di sicuro. -
  - Nah, fidati. Abbassa questa merda di elicottero.-
  Quello annuì tremando . 
  - Salta Tsuya.- 
  - Cosa?-
  - Salta!-
  Come sempre Rasetsuya decise di dare fiducia a Madara. Si sporse e chiudendo gli occhi si precipitò giù , proprio ad atterrare sul parcheggio di fronte la villa. Cadde bruscamente, ma riuscì a stabilizzarsi, ruzzolando una sola volta prima di iniziare a rialzarsi.
  - Mi dispiace, giovanotto, ma la tua utilità finisce qui. Salutami mia madre. -
  - No no!!!-
  Un colpo sparato netto in testa lo uccise. Madara saltò giù , precipitando su una macchina ferma. L'elicottero fuori controllo inizio a ondeggiare nell'aria perdendo quota, fino a precipitare rovinosamente sull'entrata, travolgendo tutte le macchine e quegli occupanti che non erano ancora entrati all'interno dell'edificio. Una grossa esplosione ferì più profondamente la struttura della villa.
 
  - Cazzo che dolore!!!-
  - Madara, aspetta, ti aiuto!-
  Rasetsuya lo aiutò a sollevarsi.Madara doveva aver sofferto molto la caduta a causa della parte lesa del suo corpo. Lo abbracciò, e lo tenne stretto per qualche secondo.
  - Non finiremo mai di giocare con la morte ,noi eh?-
  - Noi la sfideremo sempre a testa alta.-
  - Non permetterò che ti si avvicini, mai.-
  - Lo ha fatto, ma più che bruciarmi non ha potuto fare.- 
 
Lo avevano trovato alla fine. Sì, era. a poca distanza da dove avevano ferito il ragazzo Uchiha. Un vero peccato non averlo ammazzato. Ma ora aveva l'occasione di rifarsi. Erano in tre .Salirono le scale velocemente fino ad arrivare al secondo piano. Non bussarono , ma sfondarono la porta a colpi d'arma da fuoco. 
  -Sapevo che avrebbe nascosto qualcosa qui. Una persona che non si può muovere, il piccolo storpio.-
  - E la sua ragazza..-
  Rispose Akane,mentre la polvere alzata dalla distruzione della porta si diradava. Il volto era solcato da un ghigno sadico. Teneva un braccio teso e impugnava un grosso fucile a canne mozze. Era seduta sulle gambe di Izuna. La ragazza aveva sparato un devastante colpo contro uno di loro e lo aveva ferito profondamente alla spalla. Anche Izuna era armato, sebbene non avesse mai ucciso. Akane negli ultimi tempi gli aveva dato dei rudimenti, così anche lui aveva imparato tendere il braccio , ad incamerare il colpo e a premere il grilletto. Anche lui aveva sparatox,ferendone un altro all'addome.
  - Mi dispiace, Darui....ma hai fatto una gran cazzata a ferire mio cugino. Dicono che le acque chete rovinino i ponti. E così sono io. Agisco in silenzio mantenendo sempre il mio volto dolce e indifeso. Ma so difendermi e arrangiarmi da solo in un modo che nemmeno immagini. E ora, ti conviene sparare per primo, perché non farò errori. Mira bene un ragazzo fermo.-
Gli uomini che affiancavano Darui ,tentarono di sparare ma furono freddati da Akane con precisione millimetrica.
La freddezza di quei giovani lo fece esitare. Poco tempo prezioso andò perso. Quando sparò riuscì solo a colpire di striscio una guancia di Izuna. Il colpo fu deviato da un grosso proiettile che ferì il braccio di Darui, proiettile sparato da Akane. 
 
 -Chi ferisce un membro della famiglia viene ucciso e porta con se tutta la sua stirpe. Avrai molta compagnia fra qualche giorno. Sei stato tu a sparargli. La tua punizione è troppo infima. Sai che c'è? Ti lascerò vivere. Un colpo e via è troppo poco. Devono farti soffrire di più. Ti lascerò a Sasuke. Sarà lui a scegliere la tua sorte. -
 
Il fuoco divorò il garage e le auto . Il carburante all'interno delle vetture, a contatto con le fiamme innescò una grossa esplosione. 
Intanto Obito, Sasuke, Sasori e Deidara avevano raggiunto la stanza di Killer Bee, ma entrando si accorsero che era troppo tardi. Yoake si fece avanti con disinvoltura. Persino Madara che sorretto da Rasetsuya si era fatto strada fino a quel punto, rimase stupito di quel sinuoso passo. Così tranquillo , come se l'esplosione non l'avesse minimamente turbata. Le esplosioni in verità. Quasi una camminata da star sul red carpet, da modella in una sfilata d'alta moda. 
Sasuke aveva letto in quello sguardo vitreo una sfumatura di soddisfazione e aveva perfettamente inteso quello che era successo, tuttavia corse a vederlo con i suoi stessi occhi. Entrato nella stanza trovò il cadavere di Bee legato mani e piedi da una corda. Una corda spessa, ben stretta, ai polsi e alle caviglie. Il corpo chiuso in quella stretta e il particolare agghiacciante di quel profondo taglio sul collo era grottescamente evidenziato da una mela rossa stretta fra i denti della vittima. Eppure Mal non aveva nemmeno una macchia di sangue sulla pelle né sul suo vestito azzurro. Sembrava fosse nata per uccidere come una katana affilata che taglia così velocemente da non lordarsi di sangue. Letale, agghiacciante, fredda. Madara aveva capito che quella era tutto fuorché una semplice cantante. Mal continuò a camminare superando tutti gli altri, passo dopo passo, scivolando come un filo di seta fra di loro. 
 
  - Cazzo Obito, cazzo!!! Io lo dicevo che la tua lentezza ci avrebbe costretti a questo! Io dovevo ammazzarlo, IO! Dovevo vendicare mio fratello!!!! Mio fratello! E invece lei ha fatto in tempo a rubarmi la scena! Tutta colpa tua, che non sai fare un beneamato cazzo! -
  - Io ti ho parato il culo! Avevamo una schiera di gente contro di noi e ti lamenti se abbiamo tardato?? Ringrazia che sei ancora vivo invece!-
  - Va al diavolo! Va al diavolo!! -
  - Sta zitto, Sasuke. Fattela finita. Dobbiamo pensare ad andarcene invece, in modo da liberarci della polizia che tra poco si presenterà. Chi l'ha ammazzato l'ha ammazzato. Non ce ne frega un cazzo Sasuke. Ora dobbiamo tornare al nostro rifugio e riorganizzarci per distruggere quel bastardo di A. Oramai sarà semplice. Niente più soldi, né ragione per combattere. È un uomo finito. -
 Per Sasuke fu difficile accettare di essere stato sconfitto da una donna come Mal. Era come se lei si fosse presa tutto il piacere della vendetta. Vendetta che sarebbe dovuta spettare anche a lui, anzi sarebbe dovuta essere solo sua. 
Sparirono nella notte, stipandosi in due auto scure in modo da allontanarsi il più velocemente possibile. Appena partirono, le luci delle volanti della polizia illuminarono il calore luminoso dell'ardere del fuoco che bruciava macerie e resti umani, rendendoli cenere.

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Capitolo 25
*** La Città degli Angeli : Quello che Voglio. ***


Obito e Sasuke, erano saliti sulla stessa auto. A loro Madara aveva assegnato il compito di prelevare Izuna e Akane e portarle nella nuova sistemazione per la notte. Sistemazione che Madara avrebbe dovuto cercare. Sasuke salì le scale quasi di corsa. Si trovò di fronte all'entrata dell'appartamento in cui avrebbe dovuto trovare Izuna ed Akane.
  - Merda Obito...sono arrivati anche qui.-
  Obito rise, indicando l'angolo della stanza. Sasuke notò un uomo imbavagliato . Riconobbe il volto che aveva visto di sfuggita quando Itachi era stato colpito. Sì, era lui. Quel bastardo che gli aveva sparato.
  -Sasuke -kun ! Bentornato! -
Izuna salutò Sasuke mentre Akane lo aiutò a raggiungere Obito.
  - Scusate il disordine, ma è stato difficile già nascondere i morti.-
  -Nascondere, Izu-Kun? Li ho portati di peso , passando sulla scala antincendio, fino ai bidoni della spazzatura. Ahh, ho mal di schiena.-
  - Noto però che un bastardo si è salvato. -
  -Considerarlo un regalo da Zio Izuna, Sasuke-kun, divertiti.-
  - Un bel regalo...Ma guarda guarda cosa abbiamo qui. Un pezzo di merda. Il pezzo di merda che ha fatto del male a mio fratello, che lo ha quasi ucciso. -
  Sasuke diede un calcio alla sedia in modo da far precipitare l'altro con tutto il suo peso sul braccio ferito.
  - Era un ordine.....-
  -Lo so, e pensi che questo ti scusi?-
  - ....-
  -Però non mi da soddisfazione torturarti, sei solo un pesce piccolo.-
  Calpestò il braccio ferito di Darui, infierendo con sadismo , soddisfatto dalle sue urla.
  -Basta, i tuoi gemiti mi hanno scocciato. -
Sparò un colpo in testa a Darui, freddandolo.
  -Akane, ci penso io a buttarlo nell'immondizia. Posso dargli anche fuoco. Lo scambieranno per uno di quei falò delle puttane. Ci vorrà un po' prima che la scientifica capisca che quelli sono resti umani. Non c'è stata soddisfazione....il pesce grosso lo ha ucciso lei...-
  La notte fonda sembrava quasi tranquilla.Sembrava lontano nel ricordo quel fuoco , il rumore degli spari e il fragore delle esplosioni. Ora la leggera aria del caldo autunno di Los Angeles riempiva i suoi polmoni. Aveva preso in affitto cinque camere di un motel scalcinato nella periferia di Los Angeles. Il fatto che alcuni di loro fossero leggermente dismessi non aveva per nulla turbato la vecchia che stava alla reception. Ovviamente aveva preso una matrimoniale assieme a Rasetsuya, ma il pensierò non potè che andare agli altri , accoppiati a casaccio. Gli scappò una leggera risata mentre , con i gomiti appoggiati sulla balaustra arrugginita del balconcino, fissava la notte, coperto solo da un asciugamano legato alla vita. Sentì delle dolci carezze sulla sua schiena e velocemente , dopo aver sollevato il busto si voltò, trovandosi davanti il bellissimo volto di Rasetsuya. Lei fissò il suo sguardo con un sorriso, mentre le sue braccia si cingevano al busto di lui. Abbassò poi lo sguardo e baciò il suo petto , proprio all’incrocio dei pettorali, più e più volte. Appoggiò una guancia sul suo petto e chiuse gli occhi liberando un sospiro.
Lui portò la mano destra sul capo di lei e le premette i capelli. Le pettinò le ciocche scure con le dita.
-Ti sei accorta?-
-Di cosa?-
-Non si legge più.-
-Non serve. E’ scritto nel tuo cuore no?-
-Lo farò tatuare altrove. Non posso stare senza il tuo nome impresso anche nella carne.-
-Avrai tempo per farlo , Mada-kun, non credi?-
-Non potrò morire prima di non averlo fatto.-
Rasetsuya spostò una mano verso la pelle rovinata dal fuoco. La accarezzò lentamente, cercando gli occhi di lui con lo sguardo. Uno sguardo imploratore per chiedergli un bacio ,un contatto tra la sua bocca e la propria. Socchiuse poi gli occhi e sospirò. Lui comprese subito e unì le sue labbra con quelle di lei, in un bacio dolce e delicato.
Sospirò appena il contatto finì, riaprendo le palpebre.
-Non sono più bello come una volta , Tsuya.-
-No, sei diecimila volte più bello.-
-Sei una pazza e poco credibile anche.-
-Poco credibile dici? Vieni in camera.-
Avvicinò di nuovo il suo volto a quello di lei , premendo il suo naso contro quello dell’altra.
-Se me lo dimostri così, potrei crederci davvero.-
-Ahahaha. Vieni , vieni .-
Rasetsuya gli strinse un braccio e lo portò fino ad un passo dal letto. Si lasciò cadere e lo trascinò con se, chiudendo la sua bocca ad ogni commento con un lungo bacio, decisamente più passionale che iniziò a coinvolgere anche le carezze fra le loro lingue. Cinse il bacino di lui con le gambe nude , scoperte dall’accappatoio bianco .Portò una mano sul volto di Madara accarezzando la palpebra che nascondeva l’occhio cieco. Spostò lì i suoi baci, leggere carezze delle sue labbra. Lui la strinse, in risposta, con una stretta possente, in un acuto di possessività puramente maschile, passò poi a baciarle il collo, mordendo debolmente la pelle morbida di lei. Quella si lasciò scappare una risata soddisfatta che celava un piccolo gemito.
-Te l’avevo detto, che sei diecimila volte meglio.-
-Sono sempre lo stesso.-
-Appunto…. Ogni giorno sei diecimila volte più bello del precedente. -
-E io ti amo diecimila volte di più..-
  -Non parlare, non serve più. Non quando puoi farlo con i tuoi baci e le carezze del tuo corpo tutto. -
  Madara le ubbidì senza aggiungere altro. Iniziò liberandosi della stoffa spugnosa dell'asciugamano. Aveva bisogno di sentire la pelle di lei a stretto contatto con la propria, aveva necessità di averla dopo così tanto tempo. A forza la liberò dall'accappatoio sfogando tutta la sua innata impazienza. Bastarono solo i gesti decisi di lui a darle un'iniziale soddisfazione. Adorava la sua totale incapacità di trattenersi,la sua foga in quei baci sempre più appassionati che lambivano la pelle di lei in più punti. Fu meravigliosamente brusco e dolce, contraddittorio come ogni unione perfetta , fusione di amore e passione, dominata totalmente dal più dolcemente imponente di tutti gli uomini. Fusione di corpi, pensieri respiro,sempre più veemente , incalzante ,lontana dalla ragione, intrisa di incontrollabile istinto.
Dopo aver dormito un po', Sasuke si alzò dal suo letto. Una furia nervosa lo costrinse a vestirsi rabbiosamente. Obito dormiva ancora. Iniziò a meditare quanto sarebbe stato bello potergli sfondare il cranio nel sonno, ma poi si trattenne. Quel pensiero lo fermò, lo stesso pensiero che aveva guidato le sue labbra ad incurvarsi in un sorriso, poco dopo aver rischiato di morire in una sparatoria incalzante. No, Obito non aveva nessuna colpa alla fine. Lui aveva aiutato Sasuke ad avanzare assieme agli altri cui, con precisione e  velocità . Anche lui avrebbe voluto arrivare per primo, concluse il piccolo Uchiha.
Il pensiero divagò poi verso Mal. Quella dannata donna che non aveva dimostrato nessun rispetto per quella che sarebbe dovuta essere la sua prerogativa : la vendetta. Strinse febbrilmente un pugno e aprì la porta scalcinata. La chiuse senza far attenzione a non far rumore r si avviò verso la stanza 106 che Madara aveva affidato solo a Mal. Bussò alla porta, colpendo il vecchio legno con la mano destra.
Nemmeno lei dormiva a quell'ora, infatti gli rispose subito.
  -Chi è?-
  - Sasuke. Dobbiamo parlare.-
  Sentì la chiave girare nella toppa e la porta venne aperta da Mal, la quale lo invitò ad entrare.Chiuse la porta appena lui fu entrato, stringendo poi sul suo corpo ancor più strettamente nella vestaglia nera. La stanza era illuminata dalla luce fioca di un'abatjour.
Sasuke non perse tempo e si avvicinò bruscamente a lei.
  - Ti rendi conto di che cazzo hai fatto? Eh? Quel bastardo lo dovevo ammazzare io ! Io!!! Lo capisci? Ti è chiaro? Io sono il fratello di Itachi e spettava a me farla pagare ad A! Tu non c'entri un cazzo, sei arrivata dopo , lo conosci da qualche mese e non hai il diritto di prenderti ciò che è mio!!-
  Portò le mani all'altezza delle spalle di lei e strinse la presa. La scrollò di brutto. Continuando a urlarle contro.
  -Io non dovevo mai combattere per avere il suo affetto. Per diciassette anni ha sempre vissuto solo per me! Io ero tutto il suo mondo e non ho nemmeno potuto ringraziarlo! Non ho potuto rimandare indietro il dolore che mi ha fatto A tentando di portarmi via il mio affetto più caro! No, lo hai fatto tu! Solo perché tu sei così piena di te da pensare di soffrire in un modo diverso dal mio, un modo superiore!!! Stai facendo tutto per far bella figura e per uscire dalla situazione come la più abile. Mi irridi  a ogni passo, con quella tua camminata disinvolta! Mi sottolinei come inadeguato! Inappropriato anche alla mia stessa vita!!! Non puoi togliermi il mio affetto più grande! Lo vuoi solo per te,vero?  Non ti dovevi permettete capito??!! Non dovevi permetterti !!!Dannata bastarda!Chi ti credi di essere???-
Yoake svincolò un braccio e a mano aperta, rifilò uno schiaffo  in pieno viso a Sasuke. Fu come se quel colpo brusco lo avesse bloccato. Abbandonò la presa sulle braccia di lei. Avvicinò una mano alla guancia colpita. Lo sguardo attonito di Sasuke si posò su quello vitreo di Mal. I grandi occhi azzurri si fecero lucidi. Non li aveva mai visti cosi. Persino le labbra di Mal si  assottigliato evidenziando uno sforzo notevole per trattenere il pianto. Non parlò. Portò la mano sul volto di lui e assieme all'altra la fece scendere lungo la scienza di Sasuke, potendolo così stringere ad un abbraccio, guidandolo a poggiare il mento sulla sua spalla.
  - Credi che davvero la vendetta lavi il dolore? Cambi la situazione? PenPe! che se la lama che ha sgozzato Bee fosse stata guidata da te, Itachi sarebbe guarito e sarebbe venuto qui a salutarci? -
 Sasuke non riuscì più a trattenersi. Il solo nome di Itachi provocò in lui un convulso di pianto incontenibile. Cercò di non farsi sentire, limitando i singhiozzi il più possibile.
  - Non c'è modo di evitare che rimanga sospeso tra vita e morte senza farci sapere minimamente come poterlo salvare. È una battaglia che la mancanza di sensi lo costringe a combattere da solo.-
Anche la voce stoica di Yoake iniziò a tremolare, sensibile a quelle tristi verità contro le quali nemmeno la vendetta aveva potuto qualcosa. Anzi, aveva svuotato ancora di più il cuore della ragazza, rendendola priva di alternative per alleviare il dolore di quella situazione incerta. Era come camminare in punta di piedi su un filo leggero teso su baratro. Al minimo alito di vento tutto sarebbe andato perduto.
  -Noi...possiamo solo stringere la sua mano, sperando che ricambi quella stretta... Possiamo solo chiedere ad un'ipotetica entità superiore di salvarlo! Farei ogni cosa per addossarmi il suo male. Farei di tutto per averlo ancora.,..per sentirlo parlare, Sasuke!-
Il ragazzo si allontanò da lei e pma lasciò che entrambe le sue mani si fermassero sulle spalle di lei.
  -L'unica cosa che possono fare è andare da lui domani mattina. Insieme. Lasciamo da parte le uccisioni per un po'. Ho più bisogno di mio fratello...,che della morte di quel porco. -


  - E quindi dietro l'altisonante nome del Dio, si nasconde un giovane ragazzo di Shinjiku.Yahiko mi sembra.  -
- Sì, Orochimaru-sama. Dicono che fosse un affiliato al clan Uchiha,una vecchia conoscenza di Madara. Insieme avevano gestito diversi affari illeciti. Yahiko non era in sudditanza a Madara come nel caso degli Shimura con noi Hebiyama, lui era un vero e proprio alleato, un socio. Non è ancora ben chiaro perché abbia poi deciso di rivoltarsi contro Madara e scappare lontano dopo un'aspra lotta.-
 -  Eppure dicono che il ragazzo fosse in condizioni disperate. Molti asseriscono che non si sia salvato affatto. Ma le rivendicazioni parlano chiaro. Quello che mi lascia perplesso però è perché non prendersela direttamente contro di noi o contro gli Uchiha, e sfogarsi con i piccoli criminali , i pesci piccoli.-
Orochimaru firmò il conto del pranzo e pagò il tutto con una carta di credito. Era deluso. Aveva invitato Yahiko a pranzo, ci aveva rimesso un altro messaggero, e quello non si era presentato. Sembrava proprio che non volesse dargli sostegno affatto. Uscì dal locale e dopo che Kabuto aprì la portiera della sua auto, vi salì. Aveva un solo pensiero , sarebbe andato di persona a trovare il “Dio.”
-Sono passati diversi giorni da quando lei ha lasciato Tokyo. -
-Sta per tornare. Ho ricevuto notizie da Danzo , che è entrato in contatto con A per dargli supporto. Quell’americano non reggerà. Gli Uchiha sono molto arrabbiati con lui, perché ha ferito uno di loro.-
-Chi?-
-Uchiha Itachi. Speravo fosse morto, ma Danzo ha saputo che è riuscito a superare bene l’attentato. Non è al massimo delle forze ma, sta recuperando.-
-Che brutta cosa. Toccherà preparare un modo per uccidere anche lui.-


Era caldo per lui, per lui che proprio non riusciva a soffrire il sole. Fissava l’entrata del teatro. Fece un profondo respiro e si addentrò. Era emozionato come non mai. Non era ancora cominciato lo spettacolo. Erano in corso le prove. Sì, le prove generali. C’era un bel caos e Obito aveva approfittato per addentrarsi tra i membri dello staff. Erano tutti troppo occupati per notare la sua estraneità.  Un sorriso, gli occhi si fecero lucidi e il respiro smorzato dall’emozione. La vide seduta, mentre legava ad una sua gamba i nastri di raso delle scarpine bianche. I capelli scuri non erano ancora raccolti nel classico chignon della ballerine classiche, ancora non era truccata. Si avvicinò ancora qualche metro. Lo sguardo di lei si era levato dalle sue gambe.  Obito rimase in piedi a guardarla aspettando che quegli occhi si posassero sui suoi.  Non ci sperò più quando la vide ridere con una persona dello staff , ma eccolo, quello sguardo ancora a divagare e finalmente incontrò il suo. L’espressione di lei cambiò. Era sorpresa, sconvolta. Gli occhi sgranati, le labbra schiuse. Non si mosse però, non si alzò né se ne  andò quando lui si avvicinò a lei e le si sedette accanto.

-O-O..Obito?-
Lui annuì , senza parlare, mentre le lacrime scendevano dagli occhi, incontrollate.
-Che cosa ci fai qui? -
-Volevo vederti. -
-Sei venuto fino a Los Angeles…? Per me?-
-Beh io…sarei venuto comunque , ma non qui, in questo teatro, tra tutta questa folla. Sai quanto odio la presenza inopportuna delle persone.-
Lei non seppe che rispondere. Abbassò lo sguardo , incapace di reggere quello di lui. Sarebbe dovuta sposarsi di lì a poco, proprio con Kakashi. Kakashi che si sarebbe stabilito a Los Angeles come inviato sul luogo per la Fuji. Kakashi non poteva rinunciare alla sua carriera, ma Rin? Lei poteva davvero stare così distante da quella vita che formicolava tenue proprio all’altezza del cuore? Quella vita che aveva vissuto in quel periodo? L’amore, quello vero che l’aveva trascinata fuori di casa scalza, ma felice. Felice, seppur spogliata di ogni cosa materiale. L’aveva guidata tra le braccia di lui, in quel tuffo nel futuro che aveva sempre sognato.  Ed era davvero giusto trasferirsi e recidere quel filo rosso che la teneva ancorata a Tokyo? Tutti quei pensieri le affollarono la mente. Tutti in un colpo quando Obito sfiorò la sua mano con le proprie dita.
-Torna a casa con me, Rin!-
-Obito io .. non posso!-
-Hai le gambe libere, che possono correre. Hai il cuore che ti batte in petto e l’aria nei polmoni. Vieni con me. Torniamo a casa!-
-Non pensare! Non pensare. Ascolta solo il tuo cuore! Andiamo! -
Lui si alzò e le tese la mano.
-Non te lo permetteranno, come fecero allora!-
Rin si portò le mani di fronte al viso e liberò un pianto impaurito.
-Ti farebbero del male , ancora una volta!-
-Rin, dimmi una cosa. Tu cosa provi per me?-
Lei lo guardò, spostando le mani dal viso. Si alzò velocemente e si fiondò tra le braccia di lui.
-Ti amo. Portami via!! Portami via!-
Lui rise soddisfatto mentre lo staff iniziava ad impensierirsi. Qualcuno provò ad avvicinarsi,ma Obito estrasse una pistola.
-Provate a fermarmi e non so cosa potrà succedere.-
-Abbassi la pistola!-
Obito tenne il braccio teso, ma non sparò, poiché gli altri avevano smesso di avvicinarsi. Si voltò verso l’uscita e  prese lei per mano. Insieme corsero fuori. Sul viso di lei era scomparsa ogni minima traccia di preoccupazione. Le lacrime si erano asciugate, lasciando spazio ad un profuso sorriso innocente. La cosa ancora più strana fu vedere Obito che sorrideva come un bambino. Arrivarono alla macchina e dopo essere saliti Rin si slacciò i nastri delle scarpine e quando le ebbe sfilate dai suoi piedi le lasciò a terra. Chiuse la portiera e poggiò entrambe le mani sulle guance di Obito. Avvicinò il volto a quello di lui e gli diede un lungo bacio.
-Io e te per sempre, Obito.-
Obito riprese la sua posizione e accese l’auto. Intravide in lontananza una signora di età avanzata correre verso di loro. La riconobbe. Era la madre di Rin, pronta per assistere a quell’evento che avrebbe dato una svolta alla carriera della figlia.
-Accelera Obito! Non voglio più vederla!-
Non se lo fece ripetere e con una profonda accelerazione, scapparono.

-Mal…Quanto non mi convinci. -
Sussurrò , osservandola mentre aiutava Itachi a scendere dall’auto. Era finalmente uscito dall’ospedale ed era stato riaccompagnato a casa. Ovviamente al suo fianco vi erano Sasuke e Mal. Quella donna dalle mille risorse non convinceva Madara. Non gli aveva mai ispirato fiducia ed era giunto il momento di scoprire che cosa si nascondesse dietro il suo nome. Aveva un piano e lo avrebbe dipanato il giorno stesso.



 

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Capitolo 26
*** La Città degli Angeli : Il tuo Cuore! ***


-Ehi, tu ! Ragazzino ! Che è successo? Ti hanno dato fastidio?-
Nonostante quel richiamo, continuava a piangere in quell’angolino , rannicchiato , con le braccia strette sulle ginocchia. 
-Ehi piccolino! -
Lentamente alzò il capo. La lunga frangetta gli copriva gli occhi colmi di lacrime. La voce era di una ragazzina. Non l’aveva mai conosciuta , doveva essere nuova nell’orfanotrofio, o lui non l’aveva mai vista perchè troppo intento a piangere. 
-Ehi Konan! Che stai facendo?-
-Fa silenzio, Yahiko!-
Konan piegò le ginocchia e si abbassò per poter guardare il volto del piccolo dai capelli rossi. Con un sorriso gli spostò la frangia e ne scorse lo sguardo.
-Ehi! Non nascondere questi begli occhi! Qual è il tuo nome?-
-N-Nagato!-
Cercò di abbozzare un sorriso, mentre l’altro bambino gli si avvicinò tendendogli la mano.
-Lei è Konan e io sono Yahiko! Siamo qui da due settimane. E’ bello averti incontrato Nagato! Dai forza! -
Nagato porse lentamente la sua mano a Yahiko, il quale la afferrò deciso e lo aiutò ad alzarsi.
-Alzati e vieni a giocare con noi! Non sarai più solo!-
 
Un debole sorriso prese campo sul suo volto. Gli occhi socchiusi e lo sguardo abbassato su quel volto inespressivo da troppo tempo.  
-Yahiko… mi chiedo che cosa tu stia sognando in questo momento. Chissà se c’è logica nel tuo pensiero, chissà se li custodisci ancora i ricordi, amico mio.-
Konan entrò, facendo in modo di far meno rumore possibile.Non voleva disturbare Nagato .Si fermò a guardare la scena e riuscì a mantenere il volto asciutto, senza lacrime. Oramai si era come immunizzata al vedere quello spettacolo. Il dolore non si era affievolito, anzi, ma era divenuto una costante della sua vita. Il dolore. Nagato aveva deciso di far comprendere al mondo intero il dolore che lui stesso provava ogni giorno , trafitto dai ricordi, per questo si era messo in un ampio giro di traffico di armi. Gestirle tutte per ottenerne una, una soltanto, la più distruttiva. Ci sarebbe voluto ancora poco tempo, poi avrebbe potuto far vedere al mondo quanto una catastrofe avrebbe potuto dare il giusto valore alle cose. Un’arma atomica proveniente da dei laboratori segreti in Iran che avrebbe destinato alla città stessa di Tokyo per cancellare tutto quello che determinava la sua esistenza e quella delle persone che aveva incontrato sulla sua strada. Servivano molti soldi per finanziare quel progetto. Per contrabbandare una cosa simile bisognava esporsi ad un rischio elevatissimo . Non solo i soldi ma i contatti giusti.
 
-Nagato. Qualcuno sta aspettando all’esterno. Chiede del “Dio”-
-Chi è?-
-Orochimaru….Hebiyama.-
 
 
Aspettava che l'entusiasmo scaturito dal ritorno di Itachi si smorzasse per potersi avvicinare a lui e salutarlo in maniera discreta. Si sedette al suo fianco sorseggiando dello scotch invecchiato. 
  - Nipote. Speravo che presto ti saresti rimesso.-
  - Non sono ancora perfetto, ma sono felice di essere vivo. Ho ritardato ogni cosa. Sasuke mi ha parlato di tutto quello che è successo. Se non ti conoscessi, zio, penserei mio fratello guardi troppi film d'azione. -
 Dopo un sorriso divertito, da parte di entrambi, calò il silenzio. 
  - Era necessario?-
  - Cosa Itachi?-
  - Che Sasuke iniziasse ad ammazzare. -
  - È un Uchiha e mi sembra doveroso che inizi a farlo. - 
  - No. Lui doveva continuare a studiare e seguire la sua strada. Doveva essere diverso da me. Da noi. Ora che farà con la scuola?-
  - Ha solo perso un anno. Lo recupererà.-
  - Ammesso che troverà l'interesse per studiare. -
  - Farà entrambe le cose. Non voglio un ragazzo in mia custodia che rimane ignorante come un mulo. Manca poco e torneremo a Tokyo. In quel momento sistemerò le cose. -
 
Il leggiadro passo di Mal spezzò il nuovo silenzio che si era andato a creare di nuovo fra i due. 
  - Itachi, forse dovresti riposare.-
 Disse lei, facendo fluire leggere le parole da quelle sue labbra perfette, stranamente incurvate in un sorriso . Si sedette di fianco ad Itachi, dalla parte opposta rispetto a Madara. Quest'ultimo poggiò un bicchiere sul tavolinetto di fronte a loro. Intreccio le dita di una mano con quelle dell'altra e socchiuse le palpebre. Le riaprì poco dopo guardando Mal con uno strano sorriso. 
 
  - La tua donna ha ancora da fare una cosa per me. È molto abile nell'uccidere in maniera più che discreta e , visto che abbiamo trovato il nascondiglio di A, vogliamo fare una cosa rapida e indolore che non ci faccia rischiare come con Bee. Io e te Mal. Ci seguiranno Kisame e Hidan. Diciamo che noi saremo la retroguardia. A si è mal organizzato e ora ha una difesa risibile, senza contare che si è fatto altri nemici che un tempo furono alleati.-
Si alzò dalla sua seduta e si allontanò dai due avvicinandosi alla porta. 
  - Ovviamente, non mi aspetto un rifiuto, Mal. -
  - Ci sarò.-
  - Alle venti, fatti trovare al parcheggio. -
Madara uscì, nascondendo sotto o folti capelli un sorriso sadico.
 
  - Che cosa? Allora è una macchinazione.-
  - Non andremo tutti contro A. Madara si fermerà prima con quella Mal. Tutti hanno avuto dubbi su di lei, anche Obito. -
  - Kisame, Hidan!-
  - Akane-san!-
  - Ma voi non dovevate partire? -
  - Contrordine di Madara? -
  - Mal?-
  - È con lui.-
  I tre si guardarono negli occhi . Akane era a dir poco sconvolta. Kisame sorrideva mentre Hidan aveva una faccia piuttosto annoiata. Era l'unico dei tre a conoscere la verità su di lei,visto che assieme ad Itachi, si era prodigato nell'interrogatorio di Sakon. 
  - Alla fine si è accorto.-
  - Di che cosa, Hidan.-
  - Quella non si chiama Yoake, Yoake Oyasumi ed è la figlioccia di Orochimaru Hebiyama.-
  - Un minuto, Hidan, tu sapevi che lei era di Hebiyama e non hai detto nulla a Madara?-
  - Lo avevo promesso ad Itachi. Mi ha dato un bel gruzzolo per tacere.-
  - Immagini quante informazioni ha passato al nemico?-
  - Akane-san, Madara farà sicuramente piazza pulita di ogni ostacolo. -
  - Che cosa?-
  - Rasetsuya sensei!-
  - Itachi-san..-
  - Dove sta portando Yoake? Dimmelo Hidan.-
 Chiese freddo Itachi.
  - Non è come pensi. Yoake non è quella che stai raccontando tu Hidan. Dove la sta portando? Dove?-
  - Non possiamo dirlo.-
Rasetsuya puntò la pistola verso Hidan. 
  - Parla. Madara sta prendendo un granchio.- 
 
La sera era calata in fretta. Il sole sfuggiva presto dal cielo, lasciandolo spento tra le nubi. Nero, buio come l'ombra. Tra i due non c'era assolutamente nessun tipo di dialogo. Yoake guardava lo specchietto retrovisore dalla sua parte nella speranza di vedere i fari di un'altra auto ma più l'auto di Madara mangiava la strada più era difficile pensare che qualcuno lo avrebbe seguito.  
  - Quando arriveranno gli altri?-
  - No lo faranno. -
  - Andremo ad ammazzarlo in due? -
  - No, sarò io ad ammazzare te. A può aspettare,Yoake Oyasumi. -
Lo sguardo sadico di Madara si fermò sugli occhi leggermente sbarrati di Yoake. Nonostante il disappunto, Yoake non voleva far trasparire nulla.Iniziava a cercare una possibilità di fuga, uno spiraglio per scappare dalla furia omicida che poteva leggere nella profondità scura di quell'occhio.
Madara deviò su una piccola strada che portava verso uno spiazzale di cemento illuminato dalla luce artificiale dei lampioni . Il motore venne spento e Madara scese dall'auto. Si avvicinò alla portiera dalla parte di Yoake con il suo passo claudicante . Aprì a forza e la prese per un braccio, tirandola fuori . Lei barcollò un po' , ma poi non fece resistenza. Si lasciò condurre all'interno di un capannone in disuso adibito al deposito di vecchie auto. Madara lasciò la presa sul braccio di lei e la spinse a sedersi su una sedia polverosa. Lei fece quasi per alzarsi mentre lui contorse il viso in un'espressione sofferente, ma subito il suo intento fu placato. Madara le puntò contro la pistola. 
  - No no no. Nessuna via di fuga. Rimani ferma lì e non provare a fregarmi.-
  Lei si sedette di nuovo mentre l'altro frugava tra i bancali di legno alla ricerca di due rudi corde di canapa. 
  - Ora vediamo di bloccare i tuoi movimenti. Se scappi non posso corretti dietro.-
  Le legò stretti prima i polsi, poi le caviglie, ancorando la alla sedia di ferro.Nonostante tutto, lo sguardo di lei continuava a essere freddo e risoluto , come se non provasse nemmeno un minimo di paura. 
  - Perché non mi spari in testa ammazzandomi subito?-
  - Due motivi fondamentali : 
 Il primo perché i morti non parlano. Hidan mi ha detto che tu sei la figlioccia di Orochimaru. Immagina quante cose utili puoi raccontarmi.
Il secondo perché non mi diverto ad ammazzare a bruciapelo. Voglio giocare con la mia vittima. Un po' come il gatto con le sue prede. Allora...che ne dici,Mh!? Cominciamo?- 
 
Il volto di Madara si avvicinò molto a quello di lei . La distanza tra di loro era quasi nulla. Pochi centimetri che non riuscivano ad ostacolare il fiato di uno sul viso dell'altra.Madara abbassò il tono della voce diventò quasi un bisbigliare sensuale, con quel tono affettato proprio del sadismo. 
  - Questa donna dalla bellezza ammaliante e dal modo di fare enigmatico, in realtà celava un grande segreto.-
  Strofinò il naso contro il collo di lei per poi inspirare in suo odore. 
  - Così bella eppure così marcia dentro da fare la spia per Hebiyama. Ti rendi conto che ti sei azzardata a manipolare mio nipote Itachi? Il tuo atto è grave e va punito.-
  Madara estrasse un coltello dalla lama in acciaio da uno dei suoi stivali. Controllò la lama e quando vide che era perfetta come sempre, iniziò a lambire la pelle di lei senza però tagliarla. Il metallo freddo sul suo corpo le diede un brivido . Il respiro di lei si fece irregolare, tradendo la sua paura, ma gli occhi no, quelli erano fissi verso un punto indefinito di quel locale malmesso. 
  - Sei stata tu a tentare di uccidere mio fratello, non è vero? Sei stata tu ad aiutarlo a preparare l'attentato contro la mia famiglia. -
  Alzò la voce in quel tono disgustato.
  - Ti scopavi Itachi solo per distruggerlo, per distruggerci! Ma dovevi mettere in conto...-
 Il coltello scese lentamente sul collo , lasciando un piccolo taglio sulla sua pelle. La lama si incastrò sulla stoffa della camicetta nera, chiusa da una serie di bottoni.
  - Io non sono uno sprovveduto come lui. Ho accettato di lasciarti agire per vedere come te la cavassi. Hai scannato Bee come un maiale, ma ciò che impressiona è come ,una sprovveduta che non abbia mai retto il peso di un'arma poteva davvero dare il via ad un'irruzione perfetta. Sei una professionista che uccide e scappa nell'ombra. Ma non importa , perché ti strapperò il cuore dal petto comunque... E lo mangerò. -
Lasciò scendere la lama, strappò via uno dei bottoni della camicetta di lei,sfregiando poi la morbida pelle. Portò la lama del coltello alle labbra e la leccò, assaggiando il sangue di lei. 
L' allontanamento di lui le diede un po' di sollevo. Il respiro si era fatto ancora più corto. Era impossibile non cedere alla paura di morire. Yoake aveva deciso di non sprecare parole. Niente avrebbe sollevato la situazione alla fine. Lui l'avrebbe uccisa, dopo aver ottenuto la soddisfazione di spaventarla. 
  - Bee per A, Tu per Hebiyama. Distruggi un uomo togliendogli quello che ha di più caro. È la sua lezione. - 
Madara fece saltare ancora un bottone della camicetta. Il punto più vicino al cuore..dove avrebbe affondato la lama d'acciaio si faceva sempre più vicino. 
Un proiettile rimbalzò a poca distanza da lui. 
  - Fermati Zio.-
 Madara lanciò il pugnale a terra e riprese la pistola puntandola contro Itachi.
  - Vuoi forse morire per lei? -
I due si trovarono uno di fronte all'altro con le braccia destre tese ed armate. Il colpo incamerato in entrambe le armi. Pronti a sparare, a morire.

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Capitolo 27
*** La Città degli Angeli : Per ciò che conta ***


- A che cosa devo la tua visita, Orochimaru Hebiyama?- 
  - Un ipotetico accordo contro un nemico comune potrebbe garantire sia a me che a te una vittoria pressoché schiacciante. -
  - Ho già rifiutato l'offerta. Mi sembra che il tuo messaggero non abbia portato buone notizie. -
  - Perché declinare una buona prospettiva? -
  - Non ho nemici in particolare. Tutti quelli che gioiscono della propria condizione tranquilla,tutti quelli che si fanno un nome sulla sofferenza degli altri, chi tradisce,chi si macchia di un crimine contro qualsiasi altro uomo ...questi sono i miei nemici. Non sono nemici. Sono persone che vanno rieducate, e tra esse ci sei anche tu,Orochimaru. -
  - Piano oltremodo ambizioso ma totalmente impossibile per un semplice essere umano. Nonostante sia "Il Dio" il soprannome che ti sei dato, in pratica tu sei solo un misero uomo, come pensi di fare?-
 Nagato fissò Orochimaru mantenendo statico il suo sguardo inespressivo puntato sugli occhi dell'altro. La bocca era diventata sottilissima , irrigidendo l'intera espressione. 
  - Non ho bisogno di giudizi da parte di un viscido essere umano che ha messo due amici uno contro l'altro per avere la piazza libera . -
  - Gli uomini si scontrano spesso per molti motivi, ragazzo. La colpa non è attribuibile a me in quel caso, anche perché io non ti ho mai conosciuto, se non di nome ..Yahiko .-
Quella sua parola gli confermò il fatto che Hebiyama non avesse veramente seguito la vicenda. Non sapeva il suo nome, non conosceva Yahiko di persona, non poteva dunque averlo guidato anni prima contro Madara. Non era più degno di parole, dunque.
  - Non intendo ascoltare ulteriormente le tue parole. Non accetto collaborazioni con nessuno.-
Orochimaru si calcò il cappello nero sulla testa. Si inforcò gli occhiali scuri e si voltò verso l'auto che lo aspettava.
  - In caso cambiassi idea, sai sempre dove trovarmi.-
 Nagato non rispose e seguì Konan all’interno dell’auto dai vetri oscurati. Quando chiuse la portiera , ordino all’autista di partire subito.Voleva allontanarsi da quell’uomo viscido che gli avevano sempre detto di evitare. 
 
Il rumore simultaneo di due spari spezzò il silenzio che la tensione aveva creato. Madara e Itachi si erano trovati con i polsi stretti dalle mani di Rasetsuya, che aveva deviato i colpi, premendo le loro braccia tese in direzioni diverse. Un attimo ancora e probabilmente entrambi sarebbero morti. Lentamente la donna voltò lo sguardo prima verso Itachi e poi verso Madara. Non riuscì a trattenersi e si scagliò contro quest’ultimo spingendolo al muro e smollandogli uno schiaffo . 
 
-CHE CAZZO FAI?? E’ TUO NIPOTE!-
-Non si sarebbe dovuto mettere in mezzo, Tsuya.-
-Ma per quale motivo volevi ammazzare quella ragazza?-
-Perché è una fottuta spia di Orochimaru.-
-Itachi lo sapeva e pensi che si sarebbe fatto fregare?-
-Lui no, ma ci avrebbe venduto tutti.-
-Non è il tipo, Madara.-
Madara preso da un’ira incontrollabile allontanò Rasetsuya con una spinta. Itachi aveva lasciato ricadere il braccio armato, per poi sistemare la pistola nella fondina e correre in soccorso di Yoake. La slegò e la aiutò ad alzarsi. 
-Tutto bene?-
-Sì, non preoccuparti Itachi.-
-Per fortuna sono arrivato in tempo.-
-Non mi avrebbe uccisa.-
-Io dico di sì.-
-Essendo io stessa un killer, comprendo quando una persona vuole soltanto spaventarti e farti parlare, o vuole ucciderti davvero. Madara se avesse voluto uccidermi, lo avrebbe fatto . E’ passato diverso tempo da quando mi ha portato qui, e credi davvero che se avesse voluto non avrebbe potuto uccidermi?-
-Dobbiamo comunque allontanarci da lui e da tutta questa continua guerra.-
-Intendi scappare?-
-No, intendo vivere e cercare la mia strada, Yoake, al tuo fianco. Devo anche allontanare Sasuke da tutto questo o lo ritroverò morto un giorno o l’altro.-
 
Era uscito da quello stabile alla luce fredda dei lampioni sul parcheggio. Doveva prendere aria. Quello che era accaduto era difficile da metabolizzare anche per lui.
-Madara…perdonami per prima.-
-Lascia stare. So che sei molto più brava ad alzare le mani che a parlare.-
-Mi dispiace. -
-Non me ne frega. -
-L’avresti davvero uccisa?-
-Se avessi voluto sarebbe già morta. Volevo intimidirla in modo da farla parlare di sua spontanea volontà. Sai che quella è la figlioccia di Orochimaru, vero?-
-Sì.-
-Itachi lo sapeva da molto tempo.-
-Non ti ha mai voluto fregare Madara.-
-…..E come fai a dirlo.-
-Se avesse voluto non saremmo arrivati fin qui. Itachi non avrebbe fatto altro che continuare ad amarla e a proteggerla. Non credo che tra loro rilevi molto il fatto di appartenere a due clan Yakuza rivali. La libertà dell’amore è una cosa che purtroppo non ho mai conosciuto in prima persona. Non abbiamo mai vissuto lontani da questa vita di merda che ci ha portato sempre a mettere la fuga, gli assassini, i furti , le corse, davanti a quello che vogliamo veramente. -
Rasetsuya lo abbracciò alle spalle sebbene Madara si mostrasse riluttante dopo aver ricevuto uno schiaffo . –Anche a me piacerebbe andarmene in un luogo dove la mattina possa svegliarmi nuda tra le tue braccia senza dovermi preoccupare di scattare in piedi a vestirmi di fretta per evitare di essere ammazzata o per non mancare ad un appuntamento che potrebbe costarci la vita. Vorrei camminare a piedi e guardarmi intorno fermandomi ad osservare la bellezza dell’ambiente. Vorrei avere dei figli senza temere che possano essere ulteriori bersagli per i nostri nemici. -
Premette il volto sulle spalle di lui, affondandolo fra i suoi lunghi capelli.
-Madara ….-
Lui portò le mani a chiudersi su quelle di lei. 
-Abbiamo scelto questa vita quando eravamo dei ragazzini. Non possiamo uscirne, lo sai.Non esistono altre opzioni purtroppo. Se vuoi amarmi è così, Tsuya. Altrimenti puoi andare e liberarti come farà Itachi.-
Lei strinse forte le braccia attorno al suo busto.
-Stai zitto! Non ti permettere nemmeno di pensarlo. Sai quanto ti amo! Lo sai! Ho detto che mi ammazzerei volentieri per te e non intendo cambiare idea.-
-Però vorresti una famiglia. Io non posso e non voglio dartela, non che non mi piaccia, ma guarda, non so gestire nemmeno i miei nipoti, pensa dei figli. Non sono stato capace di amare nessuno né di essere amato indietro, non voglio soffrire più così. Pensi che a me piaccia il fatto di essere odiato?-
-Parlerò con Itachi.-
-No..lascia stare.-
 
Vestiva larghi vestiti da maschio. I capelli sciolti,sparsi alla rinfusa, una lattina di birra in mano e una bustina di popcorn nell’altra. Si sedette sul divano a fianco di Obito e appoggiò una tempia contro quella di lui. 
-Odio Los Angeles. Non vedo l’ora di tornare in Giappone, Obito.-
-Ma come? Non ti piace la città delle stelle? -
-No, per niente. Preferivo quella casupola nella periferia di Tokyo dove sono scappata da ragazzina.-
-Era un caldo infernale quella sera.-
-Sì, ma io non mi ricordo quel tipo di calore, sai.-
Obito passò un braccio sulle spalle di lei e richiudendolo su se stesso, la premette al suo petto. Sollevo il mento di Rin con una mano in modo da poterla baciare. Un rumore di spari li interruppe.
-Che cos’è stato? -
-Aspetta qui, Rin.-
-No, non ti lascio andare da solo, ora che ti ho ritrovato!-
Ancora spari, una raffica di mitra.
-Non voglio farti rischiare Rin!- 
Obito si alzò dal divano e prese le pistole poggiate sul tavolinetto lì vicino. 
-Non voglio vivere senza di te e non potrai proibirmi di seguirti!-
Era dannatamente testarda, oltre ogni limite. Non sarebbe mai riuscito a farla stare ferma in quella stanza. Assicurò una pistola alla cinta dei pantaloni e con un cenno della mano la invitò a seguirlo.Le strinse forte una mano mentre guardò attentamente oltre la porta. Nell’ombra della notte sgusciarono verso il corridoio che congiungeva le stanze. Si affacciò dalla balaustra per guardare in direzione degli spari . La reception era stata svuotata dei suoi occupanti, morti, riversi sul banco delle prenotazioni. Tra il piccolo gruppo delle persone entrate, riconobbe proprio A. Era come aveva preannunciato Sasori. A li avrebbe cercati e ammazzati quando erano più deboli e ignari: nel sonno.
Bussò alla porta adiacente dove Sasori, Deidara ed Hidan passavano la notte. Sasori era già uscito però. Infatti si sentirono colpi secchi provenire dal corridoio nei pressi della stanza occupata da Izuna e Akane. Si era spostato laggiù perché sapeva bene che lì avrebbero attaccato per primo. Braccio teso , concentrato, sparava sugli intrusi , lentamente e precisamente. Gli altri gli rimandarono il fuoco che lui evitò inginocchiandosi e appoggiando le spalle al muro. 
  - Tch sono fuori tiro!-
  - Sasori!-
  - Obito. Che ci fa la ragazza con te? È pericoloso per portare in giro ballerine disarmate. -
  - Se l'avessi lasciata in camera l'avrebbero trovata. -
  Una raffica di colpi li portò ad appiattirsi di nuovo contro il muro. Rin si coprì le orecchie spaventata e si premette ad Obito. Non aveva mai assistito a una sparatoria con i propri occhi.  
  - Non ci fanno avanzare.-
  - Hidan?-
  - Sull'antincendi. - 
 -Abbiamo poche munizioni, dannazione!-
  - Madara non ha calcolato che anche noi avremmo sofferto dello stesso male di A. Non abbiamo contatti . Non abbiamo rifornimenti e siamo alle strette. Ogni proiettile sprecato è un passo verso il rimanere indifesi.- 
  - E Deidara?-
  - Non so dove diavolo sia. È uscito poco prima che andassi a dormire io. Spero che non lo abbiano ammazzato per strada.-
 
-Ehi, Kisame, ma si può sapere perché due perle come noi devono essere ridotte a fare da babysitter? -
-Considerarlo come un lavoro ben pagato che ci darà occasione di uccidere persone a random. -
  - Tipo quel bastardo laggiù?-
  L'uomo che stava sparando contro il vetro della finestra della stanza di Izuna improvvisamente cadde all'indietro, superando la balaustra della scala antincendi e precipitò per cinque o sei metri. 
  - No, sembra che quel curioso signore abbia già incontrato la sua fine.- 
 Kisame si avvicinò quindi con calma, tenendo appoggiato sulle spalle il suo fedele machete. Con uno strano sorriso sadico fece capolino dalla finestra. Si trovò un fucile a canne mozze puntato alla sua fronte.
  - Buonasera anche a te, Akane-san.-
  - -Pfft, come se qui ce ne fosse qualcuna di sera buona.-
  - Come darti torto, Akane. Da quando siamo arrivati in questa cazzo di città, non abbiamo fatto altro che rischiare il culo. Se avessi potuto, avrei rifiutato alla grande l'invito di quello stronzo di Itachi.-
  - Hidan, accontentati di essere ancora vivo.-
  - In una vita di merda. Persino Koryu deve sopportare tanto male. Pensa che è in camera cpn Kakuzu e Sasuke.-
  - Saranno vivi? -
  - Izuna-kun, non sottovalutare le potenzialità del nostro contabile usuraio. Saprà sopravvivere sia a Sasuke che a A. -
  
Fu una fragorosa raffica di colpi a svegliarlo di soprassalto , unita all'abbaio del cane di Hidan. Sasuke saltò di botto giù dal letto e nel rocambolesco risveglio, qualcosa attirò la sua attenzione. Notò Kakuzu intento a fissare la porta, mentre caricava le pistole senza nemmeno guardarle. 
  - Ehi! Da dove la prendi quella calma??!!-
  - Dal fatto che ho il sonno leggero .- 
  Ancora una raffica di colpi e la porta della stanza si aprì . Sasuke si era nascosto dietro il letto, dopo aver preso la sua semiautomatica da dentro il comodino. Kakuzu invece si era nascosto dietro il muro che faceva angolo con l'entrata del bagno.
  - No c'è nessuno , capo.-
  - Ci sono, basta stanarli.A costo di distruggere tutta la stanza senza lasciare in piedi nulla. Voglio la testa di Izuna e di tutti gli altri! La sua famiglia deve essere distrutta come è stato per la mia! Sparate!-
 Una nuova raffica di colpi fu esplosa contro i due letti allineati. Le piume dei cuscini volarono dappertutto,accompagnate dalla lana dei materassi sbucherellati. Alla fine di quella raffica, sia Sasuke che Kakuzu uscirono dai loro nascondigli.
  - Possibile che gli americani non comprendano il concetto del risparmio?-
  - Già, è la seconda volta che fanno lo stesso errore.-
  -Eccoli, sparate!--
Ci furono pochi secondi di scarto tra i colpi sparati da Sasuke e Kakuzu e quelli sparati dagli uomini di A. Sasuke avanzò verso di loro sparando colpi alla cieca sui diversi elementi che costituivano la scorta di A. Venne ferito, ma riuscì a scappare oltre loro ,scavalcando i cadaveri. Non era possibile ammazzarli tutti. Corse veloce lungo il corridoio cercando di nascondersi all'interno di una stanza. Sapeva che lo avrebbero raggiunto. Si rifugiò all'interno di una singola aperta. Si sedette con le spalle poggiate al muro. Il sangue colava giù dalla spalla veloce e macchiava il pavimento di vecchia moquette. La pistola era quasi scarica. Sentiva il rumore dei passi mente rimaneva celato nel buio.
 
Non appena Sasuke si allontanò A partì al suo inseguimento. Lasciò un compito ai tre uomini rimasti sulla porta.
  - Ammazzatelo, o io ammazzerò voi!-
Proseguì lentamente verso la direzione di fuga di Sasuke , sparandogli addosso. 
  - Non potrai sfuggire in eterno, piccolo Uchiha. Ti ammazzerò come il cane che sei! -
  
Kakuzu era ferito in più punti. Caricò con l'ultimo caricatore a disposizione. Ancora pochi colpi. Non poteva sbagliare anche se le palpebre erano diventate pesanti a causa della perdita di sangue. Il buio rendeva la mira ancora più difficile. Non poteva tenerli fuori ancora per molto. 
 
Guidava a tutta velocità al fianco di quello che poco fa aveva provato ad ucciderlo. Accanto alla sua auto ne sfrecciava un'altra guidata da Rasetsuya. Madara stava attaccato al telefonino col cuore in gola. 
  - Sasuke? Dov'è? Oh merda!!! Stiamo arrivando.-
  Madara chiuse il collegamento e zigzagando tra le auto , senza rispettare nemmeno la segnaletica, sfrecciava per raggiungere il locale in cui aveva alloggiato per quel periodo.
  - Che succede a Sasuke?-
  - È ferito. È ferito cazzo! Kakuzu probabilmente è stato ammazzato e gli altri si sono chiusi in una stanza, barricati all'interno, Deidara non si trova e Sasori non li ha più raggiunti! -
  - Dannazione! Fai andare questo affare più veloce! Non voglio che mio fratello muoia!-
  - Vuoi darmi la colpa?-
  - La colpa è tua quanto mia, zio. Stiamo diventando pazzi con questa guerra . Combattiamo per soldi , egemonia, ma poi che ci rimane? Rischiamo di perdere amore, famiglia e la nostra stessa vita. Vale la pena vivere così? -
  - Se fossi intelligente come richiedono i miei anni ti risponderei con un no secco, ma io non sono intelligente. Sono cresciuto con un concetto preciso, Itachi. Niente che abbia valore è garantito dalla vita in se. Bisogna combattere per avere tutto. Guadagnarsi il sorriso dei propri cari, il calore della propria donna, la casa, il denaro, il rispetto. Io non mi sono mai accontentato della miseria in cui sono nato. Se nella vita non vuoi essere un mediocre ometto, devi combattere contro chiunque. Oggi tu l'hai fatto e lo farai ancora stasera. E dimmi, quando li riesci a proteggere, com'è il momento in cui ti ringraziano anche solo con uno sguardo? Valuta , che vuol dire essere un vero uomo? Non è forse questo?-
 
I passi lenti di A si stavano avvicinando alla porta. A fatica incamerò un altro colpo. Il dorso nudo era coperto da sudore e sangue . Il respiro di Sasuke si faceva sempre più affannoso a mano a mano che i passi si avvicinavano alla sua posizione.
Una lacrima gli rigò il volto. Paura o rimpianti erano rimasti di quelle ultime riflessioni? 

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Capitolo 28
*** La Città degli Angeli : Fine ***


-Deidara! Deidara!!-
Rasetsuya accostò vedendo Deidara mentre girovagava distrattamente tra le vie illuminate dai neon dei locali. Era sorpresa quanto incazzata. Lui sembrava aspettasse qualcuno .
-Ehi DEIDARA! VOLTATI CAZZO!-
-R-Rasetsuya. B-Buonasera!-
-SI PUO’ CAPIRE CHE CAZZO STAI FACENDO?  Ci hanno attaccato all’Hotel! PER CHE CAZZO TI PAGO IO?EH? –C-cosa? Ma a quest’ora della notte? Non potevano scegliere un altro orario , MH?-
Non se lo fece nemmeno dire che entrò in macchina e richiuse la portiera sbattendola forte. Rasetsuya non gli diede nemmeno il tempo di sistemarsi che ripartì a tutta velocità.
-E’ un casino! Un autentico casino. Qualcuno ci lascerà le penne dannazione.-

-Hai preso contatti con loro?-
-Peccato aver pagato un’internazionale solo per una cosa di poco conto. L’emissario di zona purtroppo non è affidabile al cento per cento.-
-Non pensi di aver preso accordi con la persona sbagliata, Nagato?-
-No. Credo semplicemente che sia la persona meno sospettabile . Lo conosco da parecchio tempo ed ero sicuro non mi avrebbe negato il suo aiuto.-
Konan appoggiò le mani alla scrivania nera che capeggiava su quell’ufficio sconfinato . Ci era riuscito finalmente.Era giunto all’apice dell’azienda che per anni aveva desiderato ottenere. Azienda colosso dell’informatica che era partner di molte case di produzione di prodotti telematici.  Akatsuki Zaibatsu. Ora era sua. Guardava con soddisfazione quel logo che tante volte aveva visto dal basso.
-Credo che se fosse arrivato a questo punto sarebbe stato alquanto soddisfatto. -
-Il suo sogno si sarebbe realizzato. Da smanettone sarebbe passato ad un produttore di pc.-
Nagato abbozzò un sorriso, gettando lo sguardo su alcuni incartamenti. Un ricordo gli attraversò la mente : rivedeva Yahiko mentre lavorava su un middletower di un vecchio pc accanto a Izuna Uchiha, il fratello piccolo di Madara. Erano spesso insieme quando si trattava di modificare quei vecchi scassoni, quando ancora non c’erano imperi, non c’era morte, non c’era vizio non c’era astio. Il desiderio di riavvolgere il nastro del tempo era sempre lì, fisso nei suoi pensieri. Se ci fosse stata una magia capace di ridargli ciò che era andato perduto con gli anni, avrebbe venduto l’anima per evocarla.
Nonostante quel cielo grigio non voleva tornare a brillare della luce del sole, Nagato aveva ancora un po’ di speranza infondo al cuore.
-Non è detto, Konan, che lui non possa vederla. Nonostante la possibilità sia bassa, un suo risveglio è possibile. -
-Non ci hanno dato molte garanzie, Nagato.-
-Uccidi la speranza? Proprio tu? -
-…non era questo, Nagato. Non voglio soffrire ancora di più di quanto questa situazione mi sta facendo fare.-
-Sperare non significa soffrire, ma figurare un futuro migliore di quanto ci sia aspettato, Konan.-


-Un piccolo Uchiha svegliato dalla Morte in persona ora aspetta solo che io decida quando ucciderlo. Peccato mi sia toccato il meno importante, ma dà più soddisfazione ammazzare un ragazzo sano che  sparare ad uno storpio. -
A puntò la pistola verso Sasuke. Il rumore di uno sparo risuonò nella stanza.
Sasuke sbarrò gli occhi rimanendo immobile, osservò l’imponente figura di A cadere a terra ed essere martoriata da una serie di colpi. Mentre quel grosso corpo precipitava si faceva strada la figura familiare di Itachi, che teneva ancora il braccio teso e infieriva sulla vittima, continuando a sparare. I grandi occhi fissi, davanti a lui, inespressivi. Le labbra rigide e la freddezza di quei colpi ben mirati facevano tornare alla mente il volto di quello stesso Itachi che lo difese da bambino nei confronti di un viscido uomo malintenzionato. Anche allora aveva quello sguardo, mentre continuava a colpire quell’individuo con una pesante spranga di ferro fino a togliergli i sensi.

-I-Itachi!-
Sussurrò Sasuke.
-ITACHI!-
Gridò nel tentativo di farlo riprendere mentre continuava a sparare contro quel corpo ormai inanimato dopo aver ricaricato la pistola. Si fermò di botto al terzo richiamo del fratello.Lo sguardo riprese la sua espressione classica , mentre velocemente corse incontro a Sasuke, che intanto cercava di alzarsi. Lo abbracciò forte  , stringendolo a se.Chiuse gli occhi e tirò un profondo respiro. Dolorante e ancora scosso per lo spavento, Sasuke chiuse le braccia attorno alle spalle di Itachi. Si lasciò andare ad un pianto liberatorio di tutta quella tensione. Dopotutto era poco più che un bambino, inadatto a sopportare situazioni del genere.

-Lascia fare me, Rasetsuya.-
Intercorse un attimo di silenzio prima che la Folgore rispondesse alle parole di Yoake.Dopo aver saputo di quanto fosse legata a Orochimaru Hebiyama, Rasetsuya ci pensava due volte a fidarsi di lei, ma aveva pur capito che sarebbe stato necessario almeno tentare.
-Sto studiando medicina e so trattare questi casi. Sono dell’idea che il primo soccorso sia importante soprattutto in casi come questo e debba essere gestito da qualcuno che sa dove agire.  Mi servono dei panni, asciugamani, per tamponare le ferite. Il proiettili sembrano aver trapassato la sua carne, quindi non c’è da estrarli.L’emergenza primaria è quella di fermare l’emorragia.  -
Rasetsuya si precipitò in bagno dove trovò Koryu, il cane di Hidan, nascosto all’interno della doccia lasciata aperta. Lo fissò ma non ebbe tempo di avvicinarlo , svuotò i cassetti del mobiletto del bagno e  portò un mucchio di asciugamani a Yoake.
-Bastano?-
-Sono anche troppi.-
-AH! Dannazione.-
-Kakuzu non ti lamentare. Stiamo facendo il possibile.-
-Ogni goccia del mio sangue versato per la causa dovrà essere profumatamente retribuita.-
-Sempre a pensare ai soldi eh?-

Dopo anni e anni si ritrovò a fumare una Winston Blue . Una sigaretta del cazzo che fumava quando aveva preso il vizio da ragazzino. Aveva trovato il pacchetto all’interno della giacca di un uomo che aveva ucciso con un colpo in testa.

-Sasori, spero che ora tu riconsideri il fatto di munirti di un’arma semiautomatica. Non puoi stare dietro alla moltitudine con quella reliquia a tamburo.-
-Preferisco morire che utilizzare quella robaccia moderna, Madara.-
-Inutile insistere con te. Se non ti conoscessi direi che parli così solo per farti grosso, ma so bene che in realtà meglio ti faresti ammazzare. -
Madara si avvicinò ad Obito che sedeva accanto a Rin, raggomitolata fra le sue braccia. 
-Se non ti amasse ti lascerebbe dopo tre secondi dall’essere uscita da qui. Le hai fatto prendere un fottuto colpo. Non potevi lasciarla al piano di sopra? -
-E se l’avessero trovata? L’avrebbero uccisa senza che io potessi difenderla.-
-Non sono nemmeno andati a controllare da quella parte. Ma sì, sarebbe stata solo fortuna. Alla fine gli spacciatori di Crack non hanno onore. Ammazzerebbero pure una ragazza indifesa.-
-E tu non lo faresti, zio?-
-No, nemmeno morto in croce. Una ragazza disarmata, con quel visetto lì? No. Non sono così infame. Che palle quest’America, voglio tornare a casa, in Giappone. Noi giapponesi abbiamo più onore di questa merda. In tutto questo tempo non sono nemmeno andato a Hollywood e ho lavorato per questo schifo di banda che non mi ha dato nemmeno un minimo di riconoscimento. Che schifo. Che poi la mala è l’unico ambiente dove conta la meritocrazia, mentre qui , in questa città in contraddizione con se stessa, sembra solo contrare la distruzione fine a se stessa. Ammazzano per motivi così idioti  che nemmeno sono degni di essere ricordati. -
-E poi la polizia. E’ sconcertante quanto non provino nemmeno ad opporre alcun tipo di resistenza.-
-La polizia di qui non è nemmeno un decimo di quella di Tokyo. Farsi inseguire da Hashirama o Tobirama è piacevole, perché sono ostinati, non concludono nulla ma sono ostinati, qui invece, Sasori, non si sprecano nemmeno a darti addosso.-
-Quando pensi di ritornare? -
-Quando avremo dato fuoco a tutto e saremo spariti come se niente fosse accaduto.-
-Zio è impossibile cancellare quello che abbiamo fatto.-
-Cosa vuoi che conti questa gente di merda? Gli scagnozzi di A non erano che piccoli  criminali conglomerati in un gruppo male organizzato di gentaccia senza futuro. Le madri di questa feccia cosa vuoi che patiscano se non il sollievo di una liberazione? Per quanto riguarda invece quei due poveracci che gestivano il locale, beh, quelli non facevano altro che far parte dell’arredamento di questo posto squallido. Lo dissi una volta a Rasetsuya. Ci sono persone senza ambizioni che rimangono ancorate al posto in cui vivono così, perché la loro vita è stata decisa dagli oggetti a cui sono così tanti attaccati. Quando un oggetto viene distrutto, allora anche la persona correlata perde di significato.-
-Un pelino cinico, zio?-
-No, solo sincero.-
-Madara ha ragione. Chi non sa elevarsi oltre a quello che secondo le regole , deve fare, non ha tanto senso di vivere. Oh, Deidara, qual buon vento. E io che puntavo al tuo aiuto.-
-Danna! Non potevo sapere di tutto questo disastro , mh! Altrimenti non avrei perso tempo !-
-Tch.-
-Izuna!-
Madara si avviò velocemente verso il fratello  e lo abbracciò.
-Fortunatamente stai bene, piccolo.-
-Dai Maddy, tranquillo! Ho al mio fianco ben tre persone che la sanno lunga su queste situazioni! -
-Akane e fino a lì va bene, Kisame e Hidan un po’ meno, ma mi accontento.-
-Dacci un compito più divertente la prossima volta, Madara. Quella pazza con il fucile ci ha tolto tutto il lavoro!-
-Non è così ,Madara-san, è che Hidan sta diventando particolarmente lento nella preparazione all’omicidio che non riesce a stare al passo con me e Akane-chan . -
-Stà zitto!...KORYU!!-
Rasetsuya si avvicinò al gruppo tenendo al guinzaglio il povero Dobermann spaventato. Se lo trascinava dietro letteralmente. Yoake la seguiva con la camicetta mezza strappata e sporca di sangue. I lunghi capelli raccolti in una coda alta e il suo solito sguardo freddo, come se non fosse successo nulla.
-Abbiamo trovato Kakuzu, ma non possiamo spostarlo. Yoake ha fermato l’emorragia, ma è meglio non rischiare che la ferita torni a perdere sangue. Dobbiamo chiamare i soccorsi.  E tu, Hidan, riprenditi il tuo povero cane. E’ terrorizzato!-
-Koryu!!Oddio, stai bene?-
-Come se potesse risponderti, Hidan.-
A passo lento si avvicinò anche Itachi, seguito da Sasuke. Erano tutti riuniti ora nell’atrio di quell’Hotel che si era tramutato in un vero e proprio campo di battaglia. Madara e Itachi si guardarono ancora una volta. Madara scosse debolmente la testa e liberò un sorriso,spostando la sigaretta tra le labbra.L’altro sbuffò sonoramente e levò lo sguardo al cielo, per poi spostare di nuovo gli occhi su quelli dello zio. Nonostante non lo sopportasse, c’era qualcosa che gli impediva di odiarlo davvero. Non era uno dei suoi affetti più cari, ma dopotutto era da quando rimase orfano che Madara era presente tutti i giorni all’interno della sua esistenza. Alla fine lui stesso avrebbe dovuto combattere per proteggere ciò che amava, da chiunque e da qualsiasi cosa, come le menzogne.



-Ehi, Hashriama, hai saputo la notizia?-
-Devo togliere lo stato di “disperso” a Madara Uchiha. E’ tornato.-
-Con quel sorriso mi fai impressione. Io speravo fosse morto davvero.-
-Ma non è così , Tobirama. Se hai anche aiutato Rasetsuya a cercarlo. Non farmi ridere.-
-L’ho solo fatto per lei. -
-Ti piace ancora, e tanto. Ma io ti capisco, fratellino. E’ una gran bella ragazza! Ma non puoi concentrarti su di lei. Ha scelto la sua strada e se davvero la ami devi lasciarla essere felice come vuole.-
-Dovresti farti gli affari tuoi.-

Tobirama si sedette alla sua scrivania piazzando le gambe sul piano di lavoro. Prese una penna in mano e cominciò a girarla tra le dita febbrilmente.Diresse lo sguardo verso le scartoffie che doveva almeno fingere di leggere.
-Ancora un omicidio.-
-Sì. Stavolta è toccato ad uno spacciatore degli Shimura. Lo hanno trovato veramente ridotto male. Lo hanno inchiodato , nel vero senso della parola, ad una sedia.-
-Sempre l’origami. -
-Sì.-
-Sapevo che sarebbe stata un’escalation di omicidi a crudeltà crescente, fratello. E quello che è peggio è che le rilevazioni non portano da nessuna parte. Sono dannatamente abili. -
-Hashirama io mi sono preso la libertà di chiedere informazioni. Sembra che dietro questo “Dio” si nasconda una persona diversa rispetto ad allora. Yahiko è stato rintracciato all’interno di una clinica privata di Tokyo. -
-Lo avevano cercato in lungo e in largo.-
-Bastava pagare il prezzo pattuito e si aprono tutte le porte. Dicono che ci sia sempre un ragazzo dai capelli rossi e una ragazza con una capigliatura blu elettrico inconfondibile , che ogni giorno si fermano per ore al suo capezzale. Yahiko è in coma da quando scomparve oltre due anni fa. Il coma non è irreversibile ,ma i medici hanno perso comunque le speranze visto che il risveglio non si è ancora verificato.-
-Capisco. Allora abbiamo a che fare con un nemico sconosciuto, fratello.-
-Niente a cui i Senju non possano sopperire.-

Era strano ritornare tra i banchi di scuola. Quasi gli faceva piacere rivedere quello che aveva lasciato per quel mese di lontananza. Si era mal abituato alla vita sguaiata americana, così tanto che tornare al rigido sistema di gesti e comportamenti giapponesi richiese più tempo del previsto. Sedeva al suo banco ma intorno a lui era tutto cambiato. Nessuno di quelli che gli si avvicinavano in passato osavano più farlo. Sakura aveva persino cambiato postazione quando lo aveva visto entrare facendosi sostituire da Ino. Sasuke non salutò proprio nessuno e proseguì la giornata senza proferire verbo,almeno fino a quando non si scontrò frontalmente con Naruto, deciso a simulare un incontro casuale. Sasuke fissò i suoi in modo abbastanza annoiato tentando di passare oltre. Naruto lo bloccò , stringendo una mano sulla spalla dell’altro.
-Non puoi continuare a fare così,Sasuke.-
-Lasciami Naruto.-
-Non puoi dimenticare gli amici di una vita e devi tornare a parlare con noi! Devi! Ti costringerò se necessario!-
-Mi stai intralciando, testa quadra.-
-Non mi interessa. -
-Cosa vuoi che ti dica? Ohh quanto mi sei mancato! Sei contento adesso? Se ti aspetti che mi scusi con Sakura puoi anche fermarti e metterti comodamente seduto.-
-Non pretendo nessuna scusa ma un nuovo inizio, Sasuke. Cancelleremo il brutto periodo passato laddove possibile.-
-Cosa ti fa pensare che io non sia lo stesso di prima?-
Naruto si lasciò scappare un sorriso ampio.
-Il fatto che tu non abbia ancora un occhio nero.-
-Tsk.-
-Avanti Sasuke, amici?-
Naruto tese la mano verso di lui. Sasuke rimase esterrefatto e fece una faccia di finto schifo, per poi stringere a malincuore quella mano.-
-Sapevo lo avresti fatto Sasuke!-
Naruto socchiuse gli occhi per accentuare la felicità e l’innocenza di quel sorriso entusiasta. L’altro gli lasciò la mano e proseguì oltre il biondo.
-L’ho fatto solo per farti stare zitto, testa quadra.-
Si allontanava e tanto sorrideva.

Usciva in quel momento da casa per raggiungere Itachi. La pioggia invernale, pungente e fredda colpiva il suo ombrello azzurro. I lunghi capelli si inumidivano a causa del clima invernale. Era sera e quella strada risultava particolarmente poco illuminata quella sera. I fari di un’auto in fondo alla via si accesero e si udì il rumore di un motore messo in moto. L’auto raggiunse la posizione della ragazza che nel frattempo aveva accelerato il passo. Un finestrino si abbassò e da dietro di esso, la debole luce del lampione più vicino fece balenare il proprio riflesso sulle lenti rotonde di un paio d’occhiali.

-Yoake-san, ho un messaggio da portarti da parte di Orochimaru – sama.-
Tra Kabuto e Yoake si frappose una terza figura, quella di un uomo claudicante vestito di un classico abito nero. I guanti di pelle e un ombrello di Gucci stretto in mano.
-La ragazza non accetta messaggi. Porta ad Orochimaru questo di messaggio: Uchiha Madara è tornato!-

 

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Capitolo 29
*** Discesa all'Inferno ***


La luce del sole tardo autunnale illuminava la stanza come piccoli dardi d’oro pallido, trapelando dalle tapparelle non del tutto abbassate. Dopo così tanto tempo e così tante peripezie si era concesso un lungo sonno in solitudine. Un po’ la solitudine gli mancava. Era bello stare in compagnia di  Akane, ma in quel momento più che mai, sentiva l’obbligo di riordinare i pensieri. Sentiva che da quando aveva tirato fuori le sue doti, da quando si era immesso in quel circolo vizioso di azioni illecite qualcosa si era rotto inevitabilmente. Madara stesso non lo trattava più come quel bambino indifeso che aveva solo bisogno di tante attenzioni. E così faceva Rasetsuya : ora lo considerava un uomo alla stregua del fratello e non gli destinava più quelle coccole che lui adorava in maniera indescrivibile. Ne aveva bisogno, aveva bisogno di sentirsi di nuovo indifeso, anche solo per un po’, per un attimo. Fu così che si spinse all’esterno della sua stanza e attraversò il corridoio. Si fermò di fronte la porta della stanza di Madara e alzò un braccio per bussare, ma la mano si fermò. Ad un tratto si vergognò di quel desiderio puerile e fece per invertire la direzione, girando la sedia verso la strada appena percorsa. Nel farlo però urtò la porta e questo portò Madara in pochi secondi dietro la porta aperta. Era ancora in boxer, nonostante il freddo di  quella mattinata.
-Izu! Che fai da queste parti?-
-N-Niente,Maddy! -
Izuna sorrise imbarazzato, grattandosi un po’ la nuca.
-Izu….non raccontarmi cazzate. Quell’espressione serve a nascondere qualcosa.-
Madara piegò le ginocchia in modo da portare il viso all’altezza di quello del fratello.
-Allora?-
Izuna non rispose subito. Gli occhi si limitarono a colmarsi di lacrime. Chiuse le labbra in un leggero broncio.
Madara allungò una mano sul viso del fratello e gli carezzò una guancia.
-Ehi, fratellino, che cosa c’è?-
-Mi manchi, Maddy. Non mi piace fare il duro e non voglio essere considerato tale da te. Mi mancano tanto le tue attenzioni da fratello maggiore…Voglio essere protetto come prima.-
Madara scosse la testa  e avvicinò le labbra alla fronte del fratello, per poi dargli un bacio. Lo strinse fra le braccia, forte , soffocando quel pianto quasi di bambino. Non gli fu difficile prenderlo in braccio .
-Tsuya!! Ti sto portando il nostro pargolo! Diciamo che faremo un revival dei tempi andati. -
Rasetsuya aveva indosso un pigiama azzurro e dei lunghi calzettoni di lana. Soffriva il freddo , anche se un pelino meno del caldo. Ascoltò le risa di Izuna e le false implorazioni che faceva al fratello per farsi lasciare.  Si avvicinò a Izuna ed iniziò a fargli solletico sul fianco.
-Ehi basta! Basta!! Ahahah-
-Non credere che io abbia finito! Mada-kun, lancialo sul letto. Ho intenzione di coccolarlo fino alla nausea!-
-Agli ordini Tsuya!-
Madara lo posò velocemente sul letto , mentre Tsuya lo catturò in un tenero abbraccio .
-Ahh il mio bimbo! -
-Tsuya-nee! Ma io sono un uomo ormai!-
-Shht che non ti piace esserlo. -
-Sei un moccioso eterno , fratellino. Ficcatelo bene in testa. -

Era strano a ritrovarsi con quell’album in mano. Non se lo sarebbe mai aspettato che tutto quel tempo fuori casa gli avesse fatto provare quell’insulso bisogno di riconoscere le figure scomparse della sua famiglia. Un pensiero gli attraversò la mente. Un pensiero che dopotutto sembrava insensato . La famiglia è l’unica vera forma d’arte perfetta che esista, in grado di dare ad una persona tutte le emozioni che nemmeno la più bella opera può regalare. Scorreva le dita su quelle vecchie foto di volti che nemmeno ricordava. Non riusciva a piangere e a sfogare quel dolore che gli stringeva il cuore. Dolore o una sorta di rammarico? Cosa si prova per ricordi lontani che non si potranno più avere indietro?  Rimpianto? No. Solo un senso di vuoto, la conseguenza degna dell’avanzare del tempo. Il telefono lo distrasse, non rispose subito ma guardò la luce accedersi al tempo della suoneria. Scocciato decise di alzare la cornetta e ascoltò la voce dall’altro capo.
-Abbiamo trovato un gioiellino ad Hokkaido, Danna.-
-Che auto?-
-Una vecchia Mazda Rx7-
Gli si illuminò il volto. Finalmente dopo tanto cercare ,l’avevano trovata.
-Prendetela anche a costo di ammazzarvi. Devo fare un regalo ad una persona.-
-Lei?-
-Sì,ma di certo non vi darò spiegazioni. Vi esorto solo a spicciarvi.-


Entrò in casa zuppo dalla testa ai piedi. I lunghi capelli scuri coprivano parte del suo volto , bagnati e decisamente fastidiosi. Aprì di corsa la porta , senza nemmeno dover usare la chiave. Gridò a voce alta il nome di lei. Era riversa sul pavimento in una pozza di sangue. Tentò di svegliarla , la scrollò più volte ma lei non rispose. Le ferite erano profonde, chiamò il pronto soccorso.
Era per poco scampata alla morte,almeno per il momento. Le sue situazioni erano critiche e a lui non fu concesso nemmeno il diritto di starle accanto. Dovette aspettare in quella sala d’attesa insieme a tutti gli altri. Altri sfortunati, le cui storie iniziavano a dipendere dalle mani dei medici.
-Hashirama!-
-Fratello…-
-Che diavolo è successo?-
-L’hanno quasi uccisa.-
-Chi?-
-Loro…-
Tobirama poggiò una mano sulla spalla del fratello che scoppiò poi in lacrime. Aveva compreso chi c’era dietro quella rappresaglia alle spese di Hashirama. Ora comprendeva perfettamente che cosa intendesse il fratello quando parlava del Dio e dell’assassino degli Origami. Gente pericolosa che non aveva problemi ad attentare alla vita di una persona innocente. Lui aveva scoperto qualcosa che non doveva scoprire, quello era poco ma sicuro.
Il medico che uscì dalla sala operatoria si avvicinò ai due Senju. Il volto era segnato da una marcata espressione costernata. Entrambi realizzarono subito quello che le labbra di lui avrebbero fatto uscire. E fu così. Hashirama continuò a fissarlo incredulo, immobile, come se il cuore gli si fosse fermato. Le lacrime scendevano velocemente dai suoi occhi, rigando il volto , impietose. Non riuscì a dire una parola. Le labbra socchiuse non facevano uscire nemmeno un singhiozzo , nemmeno un grido di disperazione.

-Ehi, lo sapete che hanno ammazzato la moglie dello sbirro? -
-Chi?-
-Mito Uzumaki, guardate è sul giornale. L’hanno sgozzata durante la nottata di ieri ed è morta in ospedale.-

Hidan arrivò da una breve passeggiata con il cane . Era piombato direttamente in soggiorno dove Obito e Rin stavano facendo colazione. Anche Madara era nella stanza coperto dalla vestaglia scura.Stava cercando di prendersi un goccio di latte ma si  fermò a guardare il volto di Hidan dopo aver sentito quella notizia.

-Ma è terribile!-
Esclamò Rin mentre i suoi grandi occhioni si spalancarono dallo sgomento. Non era avvezza a trattare certi avvenimenti con la freddezza degli altri presenti in quella stanza. La morte che la circondava da quando aveva affiancato Obito ancora non era diventata un’abitudine.
-Hidan, potresti evitare?-
-Ma dai , Obito! E’ una bella notizia no? La moglie di uno sbirro è alla stregua del marito. Se è morta si vede che il marito ha fatto uno sgarro e non ha saputo proteggerla. Funziona così sia per gli sbirri che per noi.-
Rin si alzò.Aveva un’espressione rigida in volto, tra  triste e arrabbiata. Uscì a passo veloce dalla stanza e Obito si avviò per seguirla ma si fermò a guardalo e a dirgli quello che al momento pensava di lui.
-Hidan, sei un grandissimo pezzo di merda!-
Madara alzò una mano .
-Cito Obito. Non dovresti parlare in quel modo davanti ad una ragazza come Rin. Dammi quel fottuto giornale.-
Madara strappò dalle mani di Hidan il quotidiano. Scorse i trafiletti e lesse le modalità dell’assassinio. Rimase a fissare la foto di un origami insanguinato.Alzò gli occhi su Hidan che ancora se la rideva.
-Le hanno tagliato la gola, ti rendi conto? Immagina il gusto di quel bastardo che l’ha fatto. Lo invidio..-
-Stà zitto stronzo. Qui c’è un problema ben più grave. Non ricordi due anni fa? Gli Origami e il sangue che scorreva a fiumi qui a Shinjiku? No , non ricordi un cazzo tu. E’ opera di Yahiko, il “Dio”. Ha sempre avuto la mania di punire chi si macchiava di gravi colpe contro la comunità, come un vero e proprio Sommo Giudice, ma in questo caso non comprendo. Perché Mito? Che cosa lo ha spinto ad uccidere proprio lei? Non è da Yahiko, lo conosco. Lui spulcia le pagine dei giornali per trovare gente degna di essere ammazzata. E’ matto ,ma non se la prenderebbe mai con una donna indifesa e innocente. Yahiko non colpirebbe mai una donna in generale. -
-Che stronzate. Le urla delle donne sono le più piacevoli da sentire. -

Sfogliava i libri contabili, catalogava fatture e intanto sorseggiava una tazza di caffè.
-Se tuo zio non tiene più sotto controllo le uscite, finirà per imporverirsi più di quanto lo fosse prima di arrivare al vertice. Non gli basterebbero tutte le corse clandestine di Tokyo per mantenersi. -
-Non è mai stato un tipo controllato, Kakuzu.-
-Mi auguro che segua i miei consigli durante la mia assenza.-
-Torni in America?-
-No, vado in Costa Rica. Ho lasciato una questione aperta da quelle parti. Dicono che paghino abbastanza bene. Devo seguire un traffico di armi. Ci vuole una mente attenta per gestire gli spostamenti finanziari di attività così complesse. E tu Itachi, che farai? -
-Prenderò il tuo posto e supporterò l’attività di Madara, come sempre. Non potrei andare a lavorare da nessun’altra parte.Lui non me lo concederebbe mai. Sai com’è fatto.-
-Prigioniero della tua stessa famiglia.-
-Una prigione che al momento non mi pesa. Quando ho di che vivere, non posso lamentarmi. In più da questa posizione ho forza abbastanza da difendere le persone a me care e questo mi basta.-
-Per gli idealisti, questo genere di vita potrebbe anche andare bene, ma per uno come me no. Io non ho niente da proteggere se non i miei interessi o me stesso. Non voglio confini, poiché numeri e accumulo non ne hanno.-
  -            Qualcun'altro ti ha ingaggiato vero?-
Kakuzu non era sorpreso dalla perspicacia di Itachi. Era forse il più brillante del clan di Madara e sarebbe stato ottimo come capo. Con la freddezza con cui lo aveva visto uccidere non avrebbe avuto nessuna difficoltà a gestire anche i giri più complessi.
  -            Sì, ma non ti dirò il suo nome. -
  -            Non mi interessa, Kakuzu . Spero solo di non incontrarti dalla parte opposta dello schieramento, poiché in quel caso dimenticherò la nostra collaborazione e ti fredderò senza farmi scrupoli.-



Portò alle labbra una tazza di thè caldo. Ne assaggiò un sorso e ripose poi il bicchiere sulla scrivania.
  -            Dannazione ! È bollente!! Dovrei fare attenzione scaldare le bevande con il microonde. -
  Si ricompose e riportò la sua attenzione al PC portatile. Intanto in sottofondo passavano le canzoni melense della più noiosa emittente di tutto il Giappone. Guardò l'ora sul grosso orologio che si trovava sulla parete. Le trasmissioni di musica si sarebbero interrotte per lasciare spazio al notiziario radio. E fu così. La prima notizia riportò direttamente di una serie di omicidi avvenuti all'interno della città di Tokyo. Quando sentì la parola “origami” alzò a tutto volume la radio. Ascoltò cercando di catturare ogni singola sillaba del discorso della giornalista. Era stata uccisa anche una donna , la moglie di un poliziotto. Ascoltò bene il nome di lui e rimase sconcertato. Lo conosceva.Avevano lavorato insieme prima che lui si ritirasse  per coltivare la sua passione dello scrivere. Era anche stato alla presentazione dei suoi romanzi ,affiancato  da Mito, quella bellissima donna.
Ma la cosa che più lo convinse ad uscire da casa sua e prendere il primo treno per Tokyo fu il fatto che era stato proprio l’assassino degli origami ad ucciderla. E lui lo conosceva molto bene, o meglio…la conosceva. Sarebbe tornato ad affiancare i suoi vecchi colleghi? Sicuramente sì. Era un uomo che non amava stare in disparte quando si doveva risolvere qualcosa di così serio , che era costato la vita e la felicità di due persone conosciute e care.
Partì la sera dello stesso giorno.


Rasetsuya era andata al funerale di Mito. Non l’aveva mai sopportata e detestava i suoi modi di fare così perfettini, tuttavia anche quella presenza così fastidiosa, aveva un senso per la sua vita. Fissava quella foto già chiusa in quel quadretto. Quel sorriso giovane e luminoso sarebbe rimasto fisso per sempre come ultimo ricordo di lei. Non poteva dire di essere disperata, ma la morte porta sempre tanta amarezza nel cuore di una persona. No, non era triste e non lo fu almeno fino a quando non vide con quanto amore Hashirama accarezzava i contorni del volto di Mito , il suo sorriso tra le lacrime silenziose.  Non poteva fare a meno di osservarlo e a stento riuscì a trattenere la commozione che già le aveva lucidato gli occhi. Hashirama era una persona buona che mai avrebbe potuto meritarsi una sorte simile.Era il suo sbirro preferito che l’aveva sempre aiutata a svincolare dalle situazioni più complesse. Era un suo amico dopotutto. Uno dei più affidabili che avesse mai conosciuto.Voleva avvicinarsi a lui e dargli conforto, ma non lo fece. Era giusto rispettare il suo dolore e lasciarlo stretto dall’affetto dei suoi cari.  Rasetsuya si avviò quindi all’esterno e raggiunse Itachi e Yoake. Si sarebbero allontanati da quel luogo . Quando arrivò a casa, cercò Madara ma lui non rispose da nessuna parte. Sorrise e scosse la testa.

Si era fermato a prendere una bibita da un distributore atomatico. Voleva andare al funerale ma poi si fermò prima. Aveva proprio un’avversione per certe cose. Sapeva bene dove vivesse Hashirama , proprio in prossimità di un grosso parco. E di solito chi vive vicino ai parchi non se ne sta chiuso in giardino quando succedono cose che gli sconvolgono la vita e infatti, facendo due passi in quel verde curatissimo, non ebbe difficoltà a trovarlo seduto su una panchina. Non parlò, ne chiese il permesso per sedersi accanto a lui. Si accese una sigaretta e ripose l’accendino d’acciaio all’interno della tasca della giacca scura. Fece un tiro osservando nello stesso punto in cui anche l’altro dirigeva lo sguardo.

-Non pensavo di vederti da queste parti,Madara. -
-Odio i funerali , sì.-
Il silenzio cadde tra i due per qualche minuto.
-Ho tanti favori da restituirti,sbirro. Voglio iniziare a pagarti qualcosa. -
-Non c’è niente che puoi ridarmi. A meno che tu non voglia aiutare Tobirama ad accogliere i bambini che sono venuti a salutare la loro maestra per l’ultima volta.-
-Con questa faccia? Scapperebbero via. -
-Ci sono cose che fanno più paura. -
-Lo so. -
Ancora il silenzio .
-Un uomo  morto però, non ha niente da perdere, Madara.-
-Lo so. Però un uomo morto deve rinascere in qualche modo se respira ancora, no? Vuoi accettare quello che ti hanno fatto a testa bassa per rigor della giustizia?-
-La giustizia non c’entra. Mi sembra che da queste parti molti se la siano dimenticata. -
-Non esiste.-
-No. Esiste, ma quelli che la pensano come te cercano di ucciderla.-
-Ahh ecco mi mancava la predica. Oggi ti lascio fare, chissà, magari mi converti.-
Non trattenne una risata sommessa, ma la smorzò tirando fumo dalla sigaretta.
-Io ho bisogno di riportare giustizia nella mia vita anche a costo di seguire i tuoi metodi.-
Disse secco Hashirama, continuando a fissare quel punto indefinito di fronte a se. La sua espressione rigida e fredda era uno spettacolo insolito agli occhi di Madara. Inutile dire che fu soddisfatto di quel tono . Chi ragiona con così tanta freddezza in genere nasconde un gran bell’odio da sfogare. Lui aveva le informazioni e la determinazione di distruggere anche senza ammetterlo, Madara  i mezzi. Sarebbe stato un ottimo alleato, per quello che avrebbe durato a stare immerso in morti insensate e stragi.
-Perfetto, allora ….facciamolo. Distruggiamoli no? Sai che a me piace questa cosa. Se hai deciso di scendere all’Inferno, lascia che sia io il tuo Caronte.-


 

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Capitolo 30
*** Red Cloud Knight ***


Il viaggio iniziato da Oshu era stato tranquillo, accompagnato da un tempo abbastanza dolce, nonostante l’inverno imperversasse con la sua aria pungente.Quando scese alla stazione di Kichijoji , uno dei ventitrè quartieri di Tokyo, iniziò a provare quel senso di dolce nostalgia che si sente quando si vorrebbe rivivere i giorni che si ha la consapevolezza non torneranno. Il passato è passato , è vero. Ma lascia nell’inconscio quel desiderio di riviverlo, che è difficile da controllare. 
Aveva portato con se non troppi bagagli. Qualche ricambio, il pc portatile e una copia del suo primo libro, un volume dal quale non si separava mai. Non aveva tanto peso dietro perché c’era l’appartamento in cui era cresciuto ad aspettarlo . Una casetta ben messa in mezzo a blocchi di abitazioni . Ma prima di andare a casa doveva fare un salto in uno dei tanti love bar di quella zona , famosa essa stessa per ospitare il più grande distretto a luci rosse dell’intera metropoli di Tokyo.  Sembra a volte che i luoghi siano fatti su misura delle persone che li vivono, infatti adorava la compagnia di bellissime giovani donne, anche se gli costava una fortuna e qualche volta anche un occhio nero. In realtà però, non sono i posti ad essere costruiti sulle persone , ma sono gli individui stessi a crescere con il luogo in cui sono cresciuti impresso nel DNA. 

Una bellissima giornata era iniziata, nonostante il vento impietoso spogliasse gli alberi delle caduche foglie secche. Yoake era uscita prestissimo da casa di Itachi ed era già da un po’ che camminava lungo quei sentieri chiusi. Amava veder nascere il giorno, amava il colore dell’alba e la tranquillità data dalla buona parte della città che ancora dormiva. Si fermò a guardare l’acqua che scorreva sotto il ponte che stava appena attraversando. Passare del tempo lì. Immersa nella natura, posare lo sguardo su antichi edifici tradizionali, la faceva sentire fuori dal mondo moderno. Era proprio questo il bello della metropoli giapponese : l’antico e il moderno che convivevano perfettamente in un’armonia inaspettata. Era un po’ come il suo viso. Quegli occhi di vetro, imperscrutabili, in contrasto con quel debole sorriso dolce che sempre più spesso faceva incurvare le sue labbra. Chissà se anche per lei sarebbe stato come per il Presente e la Storia? Sicuramente qualcosa del passato sarebbe sempre rimasto, sebbene avrebbe preferito sostituire quasi tutto. Appoggiata alla balaustra, chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle carezze che quel vento gelido rivolgeva ai suoi capelli. Fu però un rumore di passi sul legno del ponte a turbare quel momento. I passi si fermarono proprio accanto a lei e quando riaprì gli occhi, trovò un’altra figura poggiata sulla balaustra del ponte, una figura molto familiare. 
-E’ un piacere vederti dopo tutto questo tempo , Yoake.  -
-Orochimaru…-sama?-
-Sì, esattamente. Sai in tutto questo tempo mi sono chiesto come stessi e che cosa ti avesse spinto a chiudere ogni sorta di collegamento con me. Sono rimasto piuttosto male del tuo abbandono. E’ triste che un padre debba rinunciare ad una figlia in maniera così repentina , non trovi?-
Yoake non rispose e continuò a fissare l’acqua sottostante.
-Ma fortunatamente non è difficile trovarti. Dopotutto sei senza la tua arpa,e come potresti placare la voglia di armonia e tranquillità, se non passeggiando nel silenzio dell’alba all’interno di questo piccolo mondo trascorso, tra  il rumore placido dell’acqua e gli alberi di ciliegio?-
La ragazza  continuò a tacere ma stavolta portò lo sguardo verso il suo interlocutore per qualche secondo. 
- Sembra che tu non voglia parlare neanche. E’ così alta la vergogna per aver tradito la tua famiglia ed esserti venduta totalmente al nemico? Sai bene che io non tollero tradimenti e non accetto prese in giro, Yoake. Sapevi bene anche che non sono il tipo da lasciare cose in sospeso.-
-Cosa intende fare? Uccidermi ora? -
Tagliò corto lei ,con voce atona e fredda. Non tradiva nemmeno un minimo di spavento nonostante Orochimaru sarebbe potuto divenire un nemico letale in quel momento.
-Mi conosci e sai che di solito io non mi sporco mai le mani. Sarebbe molto triste poi, tingere il legno di questo ponte del tuo sangue. Questo è un luogo pacifico dove la morte non è benaccetta. Sono venuto a fare un’ultima richiesta a te. Diciamo che ho voluto donarti un piccolo pass per la salvezza. -
-E in cosa consisterebbe?-
- Ora hai molte informazioni che potrebbero farmi comodo, visto che hai agito con il clan Uchiha per così tanto tempo. Mi sono giunte voci da Los Angeles , secondo le quali voi abbiate sterminato l’intero gruppo gestito da A. Impressionante. Un po’ però mi dispiace poiché A era uno dei collegamenti  più fruttuosi con l’America. Ma non importa. Dopotutto era solo un fallito che non ha saputo gestire una buona occasione, ma tralasciando questo, Yoake, ho intenzione di chiederti di ritornare al mio fianco, regalandomi , come ammenda , tutto quello che sai.-
-Non sarà mai. Ho scelto la mia strada e non torno sui miei passi.-
-Allora mi dispiace, ma la tua unica ancora di salvezza verrà sollevata proprio in questo momento.-
-Non ha bisogno della tua utilitaristica accettazione. -
-Uchiha…Itachi.-
Itachi si avvicinò a veloci passi e si fermò alle spalle di Yoake. Poggiò un amano su una di esse  e fissò Orochimaru diritto negli occhi con tutta la freddezza nata dall’ira che poteva provare.
-Esattamente, Orochimaru. Sono proprio io, e ricorda che con lei mi troverai sempre. -

Suonò al campanello più volte, ma nessuno rispose. Da fuori la porta sentiva la voce di Mito e quella di Hashirama alterate dalla registrazione.  Immaginò subito che cosa avrebbe trovato all’interno della porta.Visto che il fratello non gli avrebbe aperto la porta, decise di utilizzare la copia delle chiavi che gli aveva affidato. Entrò lentamente e si diresse in soggiorno.Sul grosso tv scorrevano le immagini di una registrazione fatta poco dopo il matrimonio tra Hashirama e Mito. I loro sorrisi felici sembravano appartenere a tutta un’altra realtà. Si affiancò lentamente al divano dove Hashirama era seduto. Quest’ultimo nemmeno si voltò, continuò a guardare le immagini scorrere con gli occhi velati di lacrime, che non riusciva a trattenere.
-Spegnilo, Hashi.-
Hashirama nemmeno rispose, proseguì a piangere e a guardare lo schermo come se il fratello nemmeno gli parlasse. Tobirama allora decise di avvicinarsi al videoregistratore e di spegnere sia quello che la Tv. 
-Perché?-
-Ti fai solo del male, fratello.-
-Non c’è niente che possa farmi più male. Più male della consapevolezza di aver perso la donna che ho amato con tutta l’anima, la donna per cui ho fatto carte false anche solo per poterla sposare. Non so se riesce a capire quanto pesa il vuoto che mi ha lasciato nel cuore. E poi… quello che più fa male, fratello, è sapere che la colpa della sua morte ricade su di me.-
-Non è così.-
-Sì. Se il mio sconfinato quanto inutile senso di giustizia si fosse fermato davanti alla protezione della mia famiglia, tutto questo non sarebbe accaduto. Ho ricevuto minacce più volte ma ero sicuro di me, sicuro che avrei potuto fronteggiarle. Sicuro che la verità vincesse sul male. Ma non è stato così. Ho scoperto troppe cose e a loro interessa che io stia zitto e hanno provato in tutti i modi a tacciarmi. Ma in questo momento non ho più nulla da perdere. -
Hashirama si voltò a fissare gli occhi di Tobirama con uno sguardo risoluto che poche volte il fratello gli aveva visto in volto. 
-Non ho più niente da perdere e utilizzerò tutto quello che so per distruggerli. Mi alleerò anche con il Diavolo stesso per fargliela pagare. Danzo Shimura, Nagato Uzumaki e tutti coloro che sono dalla loro parte in quel piano folle, verranno puniti se non dalla giustizia dalle mie stesse mani.-
Tobirama lo ascoltò, il suo sguardo sottile si allargò sconcertato. 
-Una collusione tra tutte queste forze?-
-Sì, è un piano grosso, Tobirama, che porterà una distruzione immane se andrà a segno.  Dobbiamo fermarlo con ogni mezzo, altrimenti Mito non sarà che la prima di una serie di vittime innocenti.-
-A che cosa stai pensando?-
-Ci servirà l’aiuto di Madara.-
-No.-
-Sì! Lui conosce bene la realtà in cui si muovono queste persone.-
-Vuoi metterti in accordo con un assassino?-
-Per sconfiggere il Male bisogna diventare il Male stesso.-
Tobirama si voltò di scatto. Non avrebbe mai collaborato col suo arcinemico di eccellenza. Era pronto ad arrabbiarsi e sbottare contro quella decisione quando suonò il campanello. Chi sarebbe mai potuto essere a quell’ora della sera?
Tobirama rispose al citofono. La familiare voce che ne fluiva dall’autoparlante lo confortò in un certo senso. 
-Chi è?-
-Buonasera, Jiraiya, sicuramente ti ricorderai di me. Vorrei porgere le mie più sincere condoglianze a tuo fratello e a te. 
-Jiraiya! E’ un piacere ricevere la tua visita in un momento così grave. Ti apro subito.-


Non aveva mai distolto lo sguardo gelido da quello di Orochimaru  e quella voce ferma continuava a fluire dalle labbra. 
-Per quanto ti impegnerai, Orochimaru, non riuscirai mai a strappare nemmeno per un secondo da me gli affetti più cari. Sappi, che li difenderò con le unghie e con di denti finché avrò un cuore che mi batterà nel petto. Ora penserai che la soluzione ideale sarebbe uccidermi, ma non convincerti che sarà così facile. La mia vita non mi appartiene, poiché essa è propria di chi possiede il mio cuore e la mia anima. Quindi non puoi uccidermi finché avrò qualcuno per cui valga la pena morire. Vuoi un consiglio? Stai lontano da Yoake, Stai lontano da Sasuke e sì, stai lontano da tutta la mia famiglia, perché gli uomini Uchiha sono tutti come me. Sì, agiscono in modo sbagliato a volte, ma quello che ho capito è che il loro fine giustifica i mezzi, proprio come per me. Quindi viscido essere, striscia lontano dalla donna che amo, lontano dalla mia famiglia o sarò capace di farti a pezzi con ogni mezzo.-
-Nobile d’animo, quante belle parole. Ma dovresti sapere che le parole contano poco,ragazzo. Sono i fatti a parlare. Arriverà un giorno in cui non riuscirai più a proteggere nessuno , perché l’attacco che subirai sarà troppo grande. -
-Lo vedremo! Dove c’è volere,c’è potere, Orochimaru. E’ la legge della mia famiglia.-
Orochimaru si allontanò lentamente dalla balaustra e si avviò a superare il ponte in direzione dell’uscita dal parco. Non li salutò nemmeno con altre parole di scherno, si limitò a guardarli con uno strano sorriso soddisfatto e  a proseguire nella sua direzione.
-Non promette bene. Non l’ho mai visto disattendere una minaccia. -
-Non lo temo comunque.  Con la giusta tenacia si supera ogni ostacolo e si fronteggia ogni minaccia. E’ tutto un fatto di determinazione.Quale credi sia il sentimento più forte? -
Le sollevò il mento in modo da poter guardare il suo sguardo. Lei non rispose alla domanda ma socchiuse gli occhi nel vedere il volto di lui abbassarsi sul proprio. Le loro labbra si unirono in un bacio. Era quella la risposta all’interrogativo di Itachi.


-Ehi! Sasuke!Vieni a fare una partita a Tekken! Voglio stracciarti!-
-Ma lascia stare Naruto. Non ho voglia di sfidarti ad un videogioco così noioso. Proviamo Need for Speed, vuoi? -
-Tekken! Ora!-
-Ok, testa quadra. Vediamo che cosa combini.-
Sasuke si mise a sedere davanti alla macchina del videogioco affiancato a quello in cui prese posizione Naruto. Selezionò Lars, il suo personaggio preferito perché più veloce e si trovò a sfidare Kazuya, pilotato da Naruto.Non fu difficile per lui stracciarlo e vincere per tre ruond a due.
-Sempre la solita schiappa eh?-
-Noo! La rivincita, Sasuke!-
-Più tardi, accontentati. Gioca con Ino. Ehi Ino, vieni al mio posto.-
-No! Non so giocare.-
-Allora giocati con la CPU, Naruto.-
Sasuke si alzò, intenzionato a prendere da bere per tutti, ma mascherò molto bene il suo intento , dirigendosi al bancone del bar con aria scocciata. Seduta di fronte ad un bicchiere di aranciata vi era Sakura. La ragazza stranamente non rifuggì. Rimase lì seduta anche se non volse lo sguardo verso Sasuke , mai. Tuttavia gli parlò.
-E così, sei tornato fra noi.-
-Già.-
-Che cosa ti ha spinto?-
-L’ostinazione di Naruto.-
-Ah.Quindi io non sono contemplata nel tuo piano di riappacificazione.-
-Ti ho già detto quello che penso sull’aereo per Los Angeles. Non ho certo cambiato idea. Non ti amo e non ti illuderò più, prenditelo come un atto di estrema pietà,Sakura.-
-Mi tratti con pietà ora?-
-Sì, perché vuoi cose che non puoi ottenere e finchè non riuscirai a superare questa tua situazione, non potrò considerarti in un’altra maniera, Sakura. Esci dalla tua disperazione o non avrai che pietà da me. Sì, il tono delle mie parole è duro, ma non mi interessa che effetto abbia su di te. Puoi correre a piangere se vuoi.-
-Ma per chi mi hai presa? Eh? -
-Hai gli occhi gonfi di lacrime, Sakura. Stai per metterti a piangere perché ti ho detto quello che non vuoi sentire. Continui a farmi pena, un po’ peggio della pietà.-
Lui li osservava da lontano con uno strano sorriso sulle labbra. Un sorriso quasi nostalgico. Consumava intanto una bibita analcolica, seduto nel tavolo più all’ombra e nascosto. Al suo fianco c’era Konan, intenta a scorrere una pagina di dati dal suo tablet. 
-E’ il piccolo Uchiha.-
-Già. Me lo ricordo che era un bambino. Chi l’avrebbe detto che avesse tutti i geni dello zio dal primo all’ultimo? -
-Ha lo stesso modo di trattare le persone.-
-Nessuna pietà, nessun riguardo per le lacrime. Proprio il mostro in cui mi ha trasformato lui stesso. Ma lo dicono tutti che a covar mostri si finisce divorati.-

Il compito era esaminare ogni cosa avesse a che fare con la parola Yahiko. Lo conosceva bene Izuna. Era stato lui, quello smanettone di Yahiko ad insegnargli moltissime cose sull’hacking e sulla programmazione quando era ancora un ragazzino. Che peccato che fosse finito tutto così male. Che gli interessi si fossero messi in mezzo al loro rapporto. Era il suo migliore amico, il suo senpai eppure non l’aveva più né visto né sentito. Izuna aprì la casella e-mail impossibilitato a trovare qualsiasi altra informazione sul conto di Yahiko. Era come se qualcuno lo avesse completamente cancellato dal mondo. Uno strano messaggio con una particolare intestazione si aprì ad un click di Izuna. Apparve sullo schermo uno sfondo nero con una scritta rossa e l’immagine di un cielo all’alba.  
“IL PASSATO NON SI PUO’ SEPPELLIRE. –RED CLOUD KNIGHT-“ 
-Red Cloud Knight?? Yahiko!! -
Izuna prese il cellulare e compose il numero di Madara. 
-Maddy! Yahiko mi ha scritto!-
-Che succede? Oggi è la giornata delle sorprese?  Poco fa mi ha chiamato Hashirama che vuole vedermi per una cosa importante. Tu mi telefoni e mi dici che Yahiko ti ha scritto.  Datemi due minuti di pace, non ho cattiveria per tutti!-
- Mi ha mandato un virus al pc. Non riesco a chiudere più la pagina. Sto provando a riavviare ma il sistema è corrotto completamente. Solo lui poteva fregare il mio firewall con un’email.-
-Izuna non iniziare a parlare arabo, dannazione,e non essere entusiasta di esserti fatto fottere il pc. -
-Problemi? Altrimenti non mi tratteresti mai così.-
-Izuna, io sono sempre pieno di problemi, ci campo sui problemi. Io e Tsuya  stiamo arrivando. Ne parleremo a casa. -
Madara chiuse secco la conversazione e appoggiò il telefono sul cruscotto alla rinfusa.
-Siamo nella merda, ancora più di prima, Tsuya.-
-Mada-kun, quando mai ne siamo usciti noi?-
Madara rise rassegnato.
-Mai, ma ammetto che mi sono divertito.-

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Capitolo 31
*** Quanto sei disposto a perdere? ***


-Signor Nohara. E’ un piacere incontrarla di nuovo. A cosa devo la vostra visita proprio in questa occasione?-
-Orochimaru-sama, ho una richiesta da farle.-
-No, prima di chiedere a casa mia si offre. -
-Ovviamente ha tutto il mio supporto da parte mia, per ogni cosa.-
-Ogni cosa? La prenderò in parola. E qual è il proposito?-
-Voglio vedere morto Obito Uchiha. -
-Il tiratore scelto? Mi costerà molto ammazzarlo, molte vite anche se poco sensate, quindi il prezzo è alto, Signor Nohara.-
-Non c’è limite a quanto posso offrire. L’importante è che io lo veda morto.-
-Va bene. Lo consideri fatto. Pattuiremo il prezzo preciso osservando il suo cadavere. E ora prego, si serva pure. Dopotutto l’ho invitata a cena e nella mia casa ,sarebbe scortese da parte sua allontanarsi rifiutando.-
-Non rifiuterei mai.-
Il tono impacciato del Signor Nohara, tradiva la sua totale estraneità al mondo del crimine.Spesso si aggiustava la cravatta e tossiva nervoso. Infondo aveva paura a rivolgersi a quell’uomo e non desiderava altro che allontanarsi. Nonostante la casa fosse bellissima e l’accoglienza ottima c’era qualcosa di sinistro in ogni dettaglio. Qualcosa che lo metteva a disagio. Forse era proprio la consapevolezza che tutto quello che c’era in quel luogo grondasse sangue. Orochimaru si era accorto di quel modo di fare impacciato e aveva subito compreso il motivo.
-Per ottenere qualcosa è necessario sacrificare qualcos’altro e se si tolgono i limiti della moralità, è normale sentirsi inadeguati, no?-


Inserì il cd d’installazione e riavviò. Doveva formattare e sperare che il virus non avesse danneggiato il bios o qualche altro componente del pc. Non era affatto dispiaciuto, anzi, vedere quella scritta lo aveva riempito di entusiasmo. Yahiko c’era, era ancora vivo!Red Cloud Knight, come dimenticare i tempi in cui agivano insieme? Madara invece era decisamente meno contento.

-Mi chiedo come diavolo faccia ancora a programmare pc. E’ impossibile che sia ancora in grado di programmare un pc. Ti ricordi bene Tsuya, la sua auto è precipitata da un ponte abbastanza alto e si è capovolta più volte. Non può essere sopravvissuto.-
-Non abbiamo visto il suo cadavere, Mada-kun. -
-Quel bastardo ha sette vite come i gatti.-
Izuna avviò la formattazione e se ne andò spingendosi lontano da quei due. Non riusciva a sentir parlare di Yahiko in quei termini. Per lui, quello era sempre il suo migliore amico.
-Ehi, Izuna! Dove vai?-
-Ho da fare. Chiamo Akane.-
Rasetsuya fissò Madara negli occhi , per poi stringere le labbra e scuotere leggermente la testa.
-Non potevi proprio risparmiarti eh?-
-Senti, Yahiko è mio nemico da anni ormai. Posso essere libero di trattarlo come mi pare?-
-Era colpa nostra, Madara. -
-Per cosa?-
-Siamo stati noi a mandare in fumo il suo sogno. Te lo ricordi no?-
-Era un sogno del cazzo.-
-Chi sei tu per giudicare un sogno?-
-Sono uno che ne ha avuti diversi e che ne ha persi il novantanove per cento per strada. Entrare all’Akatsuki? Dirigerla? Per un pezzente come lui era praticamente impossibile, lo sai bene.  Anche per noi è impossibile metterci a capo di una realtà così grossa. Ho un sacco di soldi ma gestire un’azienda così costa pure di più.-
-Sì, magari in passione, cosa che tu sembri non dimostrare per niente di quello che fai, Madara.-
-Tu la conosci bene la mia passione, Tsuya.-
-A volte non basta per dare un senso ad una vita.-
-Oh no, adesso ricomincerai con la storia del matrimonio! No, non è il caso proprio che riattacchi. Sono allergico, completamente allergico a queste cose. E poi che vuoi? Dei figli? No, non è proprio il caso. Non voglio parare il culo anche a loro, non ce la farei. -
-Ti conviene prepararti invece, perché sono incinta!-
Glielo vomitò addosso tutto ad un fiato. Non riflettè nemmeno sul fatto che quello fosse il momento giusto oppure no.Abbassò per un secondo gli occhi e poi ritornò a guardarlo.
-Non voglio figli, lo sai.-
-Non sono stata io ad autofecondarmi , Madara.-
-…No, non dirmi che vuoi tenerlo.-
Rasetsuya tentò di schiaffeggiarlo, ma lui le bloccò il polso.
-Sai il perché della mia affermazione, Tsuya! Non fare l’idiota. Vuoi che una volta cresciuto finisca come Izuna? Eh? -
-E allora vuoi ucciderlo prima che nasca? Ma che mostro sei? Chi sei tu, da non riuscire ad amare nemmeno il frutto del tuo amore per me? Che cosa sei diventato, Madara….fai solo …quello che ti conviene..e hai paura…hai paura di vivere!-
Lei scoppiò a piangere come una bambina, parlando fra un singhiozzo e l’altro. Il rifiuto di lui di accettare quella nuova vita della quale lei si era già innamorata, la distruggeva completamente. Nonostante non fosse stata una cosa voluta , lei ci aveva sperato con tutto il cuore e tutta l’anima. Aveva sempre sognato una famiglia , un bambino . Aveva sempre voluto sposarsi ma non era mai stata condivisa. E per che cosa? Per la paura? Madara non era che un coniglio impaurito? Non poteva credere che la voglia di mantenere la propria posizione, di continuare a vivere nel marcio di quelle esistenze concentrate tra omicidi, furti, spaccio e corse, potesse superare il bello incomparabile del dono della vita.
Lui non le rispose. Continuò a guardarla, a fissarla addolcendo lo sguardo. Lasciò la presa e spostò entrambe le braccia a cingerla. La premette al suo petto , cercando di sedare il suo pianto.

-Diversi omicidi flagellano la città di Nagoya. Agghiaccianti sono le condizioni delle vittime :non sono ferite né da armi da fuoco né da taglio, ma si ipotizza siano state uccise attraverso l’utilizzo di gas tossici. Ma andiamo sul posto, attraverso il nostro inviato : Kakashi Hatake. Buongiorno Kakashi e soprattutto ben tornato nei nostri servizi. So che non è un bellissimo modo di ricominciare, ma dovevo comunque farti i miei auguri.-
-Purtroppo non è un bel momento, effettivamente la situazione in questa zona è davvero molto complicata. Ma ti ringrazio comunque, Yamato. La situazione in questa zona è davvero complicata, l’area è stata già limitata per evitare contaminazioni tossiche. Non si sa nulla della vera natura della sostanza usata per ridurre in questo modo diverse persone, si presume di nazionalità cinese. Sono anni che qui a Nagoya non si verificano segnalazioni di attività illecite a dire delle autorità locali.  Non possiamo avvicinarci neanche noi, purtroppo e ci dobbiamo accontentare delle poche informazioni che ci rilascia la polizia, ma ancora c’è molta incertezza.
Si crede che questa volta, la storica città di Nagoya sia stata teatro di  uno sbarco da difendere con qualsiasi mezzo. Che sia collegata con l’evento che scosse il porto di Tokyo ben nove mesi fa? E’ probabile, anche se non ci sono molti elementi in comune con quello che successe allora. Tuttavia aspettiamo più dettagli.-
-Molto bene, Kakashi, ti ricontatteremo nel pomeriggio in modo da poter seguire le indagini su questo fatto agghiacciante. Ora torniamo a Tokyo. Nella metropoli non si fermano gli omicidi. Anche nella mattinata di oggi è stato rinvenuto il cadavere di un giovane , anche lui, come gli altri , con pendenze penali , presumibilmente affiliato ad uno dei clan della Yakuza locale. -

Obito spense la Tv che fino a quel momento aveva parlato a bassa voce, illuminando la stanza ancora allo scuro della luce del giorno. Rin stava ancora dormendo, riversa su un fianco. I capelli castani sciolti sul cuscino, la pelle nuda della spalla che sbucava dalla coperta imbottita. Obito le baciò una guancia e lentamente si alzò e si recò in bagno. Uscì dalla stanza e si diresse verso l’uscita dopo il suono del campanello. Non era molto propenso ad aprire a chiunque quindi esitò lungo il corridoio . Erano già diversi giorni che lui e Rin avevano preso un appartamento solo per loro due e il distaccarsi dalla villa portava sia vantaggi che svantaggi. Il vantaggio era sicuramente il poter vivere una vita privata senza rischiare l’intrusione di Hidan nei momenti più intimi, non doversi sentire sempre richiamati da Madara anche per la minima sciocchezza, non dover partecipare a quelle cene di famiglia così noiose tutti i giorni. Di svantaggio ce n’era uno solo : quello di non essere protetto dalle guardie pagate dallo zio. Obito decise di non aprire e si avviò di nuovo verso la sua stanza da letto. Non era nessuno di importante, altrimenti si sarebbe annunciato con una telefonata.  Si arrestò appena davanti all’entrata della camera e tornò indietro sentendo uno strano suono metallico fuori la porta. Rimase ad attendere finchè il rumore non scomparve. Ritornò a grandi passi verso la porta dopo aver recuperato la pistola e la aprì. Trovò un bidone di fronte la porta , chiuso.  Lo aprì, scoprendo il raccapricciante contenuto . Una testa bovina recisa , in putrefazione. Nonostante non recasse nessun biglietto , era chiaro il suo significato. Qualcuno lo voleva morto e non gli sarebbe sfuggito. Portò il bidone fuori dal suo piccolo giardino noncurante di essere scalzo. Ritornò in casa e dal ripostiglio prese l’alchol etilico e un accendino. Versò il liquido infiammabile all’interno del bidone e appiccò le fiamme. Sperava che colui che gli aveva portato quell’avvertimento fosse pronto a vedere come quell’atto alla luce del sole fosse una vera e propria sfida pubblica. Obito non aveva mai avuto paura delle minacce di morte. Mai.

-Ti ringrazio per l’ospitalità , Hashirama.-
-Sei sempre il benvenuto, Jiraiya.-
Scese un silenzio pesante mentre i due osservavano un punto a caso del giorno di Tokyo , appoggiati alla balaustra del balcone. Davanti a loro si stendeva un tranquillo e piccolo parchetto adibito anche a ritrovo per bambini.
-Yahiko, Nagato e Konan, li conobbi che erano solo dei bambini. Vivevano all’interno dell’orfanotrofio cattolico Stella Maris. Non so se ne hai mai sentito parlare.-
-No, ma deve essere un posto orribile, visto e considerato come ne sono usciti quei tre.-
-Sì era un posto orribile, è vero. Fui io a tirarli fuori di lì quando ero ancora in polizia. I casi più leggeri li affidavano sempre a me. I maltrattamenti , le violazioni, i controlli. Agli omicidi ci passai solo negli ultimi anni. Tu invece sei sempre stato in quella sezione assieme a Tobirama. -
-Ora ci mandano a fare tutto, ma si , ho un lungo passato all’interno della omicidi.-
-Quando li tirai fuori di lì, li presi in affido temporaneo . A volte mi stupivo nel guardarli, nel vedere di quanto la sofferenza dell’abbandono e la privazione della famiglia potessero pesare sul carattere dei bambini. Credo che fossero le creature più riconoscenti e più sinceramente affettuose che incontrai in tutta la mia vita. -
-Eppure non sembrano avere un passato del genere alle spalle. Guardandoli oggi viene spontaneo credere che siano stati partoriti dal male in persona. -
-So che sei arrabbiato, disperato, Hashirama. Ma non ignorare quello che ho da dirti. Yahiko, Nagato e Konan sono stati plagiati da qualcosa che non ha a che fare con loro. Non so se ti è ma stato fatto il nome di Shimura Danzo.  E’ un magnate dell’informazione , infatti è molto abile nel nascondere o nel modificare la cronaca dei giornali più letti del Kanto, del Giappone intero, oserei dire. -
-E che cosa c’entra con loro?-
-Secondo te perché uccidere per primo proprio un uomo degli Shimura?-
-Una copertura?-
-Un modo per evitare di essere il sospettato principale dietro la ricomparsa del killer degli origami, dalle altre famiglie della Yakuza.-
-Quindi mi staresti dicendo, che Danzo Shimura è un doppiogiochista che da un lato prende il favore di alcuni Yakuza e poi li attacca alle spalle? E ripeto, cosa c’entra con quei tre?-
-Devi risalire all’indietro, Hashirama. Tu c’eri , come c’ero io quando gli Uchiha si scontrarono con il Dio, così , di punto in bianco. Perché accadde? -
-Conflitto di interessi.-
-No, fu per molto molto di più. Colui che guidava l’auto che provocò l’incidente in cui Izuna rimase paralizzato fu proprio Yahiko.-
-Che cosa? -
-Sì.e secondo te chi fu a suggerirglielo? Chi fu, ad obbligarlo? Fu Danzo Shimura che aveva messo gli occhi su una grossa azienda informatica. La Akatsuki. Fece false promesse a  Yahiko che senza pensarci due volte rincorse il suo sogno, ma ad un certo punto si trovò a scegliere fra due vite: la vita di Konan, la persona da lui amata, o quella di Izuna, il suo ignaro migliore amico. La decisione fu sofferta ma andò in favore di Konan. Da lì iniziò ogni cosa.-
-E pensi dunque che Danzo sia ancora dietro Akatsuki? E’ proprio da Akatsuki , che Nagato Uzumaki sta cercando di attuare il suo piano.-
-Non ho dettagli del suo piano, ma posso assicurarti che il nuovo amministratore delegato di Akatsuki è proprio Nagato.-
.-Come hai fatto ad ottenere tutte queste informazioni, Jiraiya?-
-Dalle lettere che i ragazzi hanno continuato a mandarmi. Ovviamente non le lascerò leggere a nessuno, come avevo promesso, ma aiuterò te a risolvere questo problema. E tu,non lasciarti immischiare da Madara o entrerai nel suo circolo di vendette personali.-
-Non mi interessa. Loro sanno muoversi nel loro ambiente, e a me serve anche questo.-
-Vuoi che altri mariti e altre mogli soffrano quello che anche tu stai soffrendo? Non sei il tipo da gioire del male altrui.-
-No, voglio solo la mia giustizia.-

Itachi era da poco arrivato a casa di Madara. A passi lenti e stanchi si avviò presso il soggiorno dove oltre a prelevare Sasuke, doveva spiegare i risultati delle sue ultime ricerche sul “Dio”, ricerche abbastanza fruttuose.

-Yahiko, Konan, Nagato. Sono in tre e dobbiamo stanarli. Ho qualche idea in proposito. -
-Itachi, tu sei l’esperto in ricerche dopotutto no?-
-Ringraziamo la collaborazione di Hidan. -
-Madara, sono tutte pappe molli. Vedi di provvedere con qualcosa  di più resistente, per favore. -
-I tre bravi ragazzi si nascondono bene, però sappiamo dove trovare la nostra assassina degli Origami. E’ molto discreta e sfuggente ma si dice che frequenti un locale che ospita un bel fight club. -
-Fight club! Figo. Contamici.-
-Sasuke, dovresti evitare, lo sai?-
-Che sfigato, combatteresti contro una donna!-
-Io affronto tutti. Non  ho certe riserve e poi Hidan, una donna è sicuramente più abile di te nel fare a pugni.-
-Per favore, fate silenzio. Lasciate finire Itachi di parlare. Già mi girano le palle per conto mio, volete davvero che mi incazzi male?-
-Che paura.-
-Sasuke io te la faccio sentire la paura, se voglio.Itachi, continua.-
-Ovviamente non è Konan a combattere in prima persona, anzi sono degli insospettabili. Persino la dottoressa Tsunade si diverte da quelle parti.-
-La dottoressa che mena?-
-Quanto sei divertente Hidan. VUOI STARTENE ZITTO?-
-Madara , lo sai che commento!-
-EVITA! E’ una fottuta cosa seria! Fai parlare Itachi, dannazione!-
-Grazie zio. Praticamente sono venuto a conoscenza che quel locale nasconde un vero e proprio traffico di armi. Infatti è a poca distanza dal porto e ha un gran bel magazzino.Potevate mai immaginare che tre teppistelli si potessero trasformare nei più grandi fornitori di armi di tutta la zona? Tutte le armi contrabbandate passano sotto il loro cartello. -
-Armi, eppure a Yahiko non erano mai interessate. Beh , gli altri due non sono né carne né pesce. Non pensavo arrivassero così distante. Pensa che anche io mi sono trovato a comprare armi illegali e pure io mi sono servito da loro. E’ un assurdo, un fottutissimo assurdo! Andiamo, Itachi, portaci lì.-
-E Rasetsuya? Sicuro di non volerle dire nulla prima di andare?-
-No. Lei non potrebbe comunque venire con noi. Andiamo solo io, te , tuo fratello e quella piaga con i capelli sleccati di Hidan.-
-Obito?-
-Obito ha dei problemi dei quali non vuol parlarmi e io lascio che se lo sbrighi. Sono stufo di chiedere spiegazioni a chi non vuole darmele.-
-Scusa zio, ma…dove pensi di andare in un fight club tu?-
-Sasuke….non costringermi a spiegartelo in maniera piuttosto brusca.-
Sasuke agitò una mano al cielo, ma Madara dopo essersi avvicinato a lui gli bloccò il polso.
-Rifallo e te la stacco, ci siamo capiti?-
Lo lasciò dopo pochi secondi e si avviò claudicante e nervoso , verso la stanza limitrofa. Sasuke guardò il fratello con un sorriso perplesso dipinto in volto.
-Il vecchio ha dormito col culo scoperto oggi , più degli altri giorni.-
-Ha qualcosa che lo preoccupa. Meglio non stuzzicarlo. -


Il telefono squillò nel cuore della notte. Obito si svegliò di soprassalto e rispose.
Una voce contraffatta gli parlò dall’altro lato del telefono.
-Quanto sei disposto a perdere prima di donarmi la tua vita?-
Il ragazzo sgranò gli occhi esterrefatto, sconvolto. Lasciò cadere dalle mani il telefono senza nemmeno riattaccare. Iniziò a tastare il materasso alla ricerca della sua compagna. Non c’era. Sempre più febbrili erano i colpi delle sue mani sul letto. Continuava a chiamare il nome di lei, ma nessuna risposta.
Dalla telefono ancora collegato uscì di nuovo quella voce.
-Hai dormito troppo e troppo profondamente, ragazzo, da non notare che ti stavamo sfilando dalle dita il tuo gioiello più prezioso. Te lo ripeto, quanto sei disposto a perdere per donarmi la tua vita?-

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Capitolo 32
*** Non prendo ordini da nessuno! ***


-Non puoi lasciarmi qui, Madara!-
-Invece posso benissimo. Non posso concederti di accapigliarti e prendere a cazzotti Tsunade. Non puoi più combattere in quel modo, sei incinta. Che fai, mi fai affezionare all'idea e poi me la togli?-

Rasetsuya lo fissò negli occhi assumendo un espressione supplichevole. Non parlò nemmeno ma si limitò ad abbassare lo sguardo.

-Rasetsuya, no. Nemmeno morto. Ho già pronta una bella squadretta che si occuperà di fare un pò di casino e stanare quella bastarda di Konan. Per combattere ho già designato Sasuke  . Sarà il nostro diversivo , così lui si divertirà e noi guadagneremo l'occasione giusta. Io aspetterò comodamente seduto, mentre Itachi e Hidan si occuperanno di trovare Konan e torturarmela di fronte agli occhi, a patto che non risponda alle domande.-
-Voglio esserci, Madara. Devo chiederle delle cose. Alla fine tu la prendesti in casa ben sapendo che conosceva Yahiko no?-
-Beh Konan e Nagato erano sempre stati nell'ombra . Ho avuto la conferma da  Hashirama dei loro nomi, figurati. Non conoscevo i loro rapporti interpersonali, e sinceramente non mi interessava un fico secco di quello che stava attorno a Yahiko. Eravamo amici, mica fidanzati!-
-Portami con te. Voglio parlare con lei. Se non ricordo male stava cercando di abbindolare Izuna. Non ti sei mai chiesto perchè?-
Madara rimase un attimo a fissare stupito il volto rigido di Rasetsuya, poi sbuffò sonoramente e scosse il capo. Appoggiò una mano sul viso e rimase in quella posizione per qualche secondo.

-Tu riuscirai anche a convincermi anche ad ammazzarmi, lo sento. Ti porto con me, ma al minimo disordine , o al tuo primo colpo di testa, ti sollevo di peso e ti chiudo in macchina. Intesi?-

Rasetsuya gli rispose con un sorrisetto soddisfato , sollevando leggermente il mento e socchiudendo gli occhi.


Lo osservava mentre la quiete del sonno rilassava il suo corpo nudo, coperto solo dal velo leggero delle lenzuola bianche. I capelli sciolti erano liberi di spargersi sul cuscino e su parte del suo volto. Sorrise, poco prima di avvicinare le sue labbra a quelle di lui e sfiorarle con un bacio. Quella tranquillità, quel silenzio meraviglioso facevano di quel momento il classico momento di felicità che vorresti durasse in eterno. Data l'ora avrebbe dovuto alzarsi dal letto, ma prese una decisione. In quella giornata di pace nessuno avrebbe annoiato , nè lei nè Itachi. Si alzò e andò a staccare il telefono posto sul comodino. Spense il cellulare sia suo che di Itachi e non fece altro che tornare a letto, sistemandosi al fianco di lui, che seppur non si svegliò, si mosse, stimolato dal movimento che urtava la quiete del suo sonno. 
Yoake baciò una spalla di lui, poi sistemò la testa sul cuscino e continuò a guardarlo. Voleva portarlo dolcemente fuori dal mondo dei sogni. Aveva bisogno di vedere i suoi occhi scuri, aprirsi e puntare sui propri. Fu così che iniziò a carezzare il profilo di Itachi con l'indice, soffermandosi poi sulle sue labbra schiuse. Passò le dita sulle sue guance, spostandogli i capelli dal volto. Dopo qualche minuto di leggere carezze, le palbebre di Itachi iniziarono a comprimersi. Sì, si stava svegliando.

-Buongiorno.-
-Buongiorno, Yoake. Quant'ho dormito?-
-Due ore scarse.-
-Sono più che sufficienti, non credi?Il tempo va impiegato nel migliore dei modi quando si può scegliere , no?-
-C'è così poco tempo per noi, che ho deciso di ritagliarne un po'. Ho staccato ogni contatto con l'esterno.-

Lui l'abbracciò e la strinse forte a se, per poi iniziare a baciarla.

-C'è poco tempo, quindi evitiamo di spenderlo in parole, non sei d'accordo?-
-Sempre in accordo con te Itachi. -

Non passò nemmeno una decina di minuti che l'incanto di quel momento andò in frantumi. Il campanello suonò più volte. Itachi non gli badò in un primo momento ma poi quando oltre al rumore del campanello si fecero sentire anche le urla isteriche di Sasuke, decise a malincuore di alzarsi e vestirsi.

-Yoake, non farti mai più aspettative, verrebbero tutte tradite.-
Yoake rispose dapprima con un sorriso.
-La prossima volta eviterò di sprecarmi a staccare il telefono, non serve a nulla. Le scocciature ce le avremmo comunque tutte intorno.-
Mentre Itachi si dirigeva alla porta, anche Yoake iniziò a vestirsi , dopo essere scivolata via dal letto. Era leggermente nervosa a causa dell'interruzione, ma gli si sarebbe passata in pochi minuti.
Itachi aprì la porta e si trovò davanti il fratello completamente zuppo con un'espressione disperata dipinta in volto. 
-Che diavolo..hai fatto, Sasuke?-
-Sono stato in giro tutta la notte e tu nemmeno mi apri? -
-Potresti almeno dirmi che cosa hai combinato in gi....E lei?-
-Karin, non te la ricordi? -
-Non dovresti riaccompagnarla alla villa?-
-No, diciamo che ha mandato al diavolo il vecchio per un periodo indeterminato e ha deciso di vivere qui con me. Qualcosa in contrario? Spero di no, perchè altrimenti , anche io avrei da ridire su di te.-
- Entra. -
Gli occhi di Itachi si posarono su Karin che imbarazzata seguiva Sasuke proprio come se lei fosse il suo cagnolino. Non c'era dubbio. Sasuke aveva approfittato della debolezza che la ragazza aveva per lui, giusto per divertirsi.  Itachi detestava quei modi di fare ma non disse nulla, non voleva discutere di prima mattina. 
Quando gli occhi di Karin incrociarono lo sguardo vitreo di Yoake, quest'ultima rimase impietrita. Non si sarebbe mai aspettata di doversi confrontare con lei. Sarebbero venute fuori cose sul suo passato che avrebbero aggravato di nuovo la sua posizione all'interno della famiglia Uchiha e poi, il pensiero più grave , fu proprio il fatto che uno dei nemici più letali di Madara stava seguendo ogni cosa dall'interno della sua stessa casa. Il vecchio Uchiha era poco accorto, eppure per Yoake questo era davvero molto strano.


Caricò la pistola di ordinanza e la ripose nella fondina allacciata da una parte del petto. Sistemò la camicia, allacciando la perfettamente. Indossò la giacca scura e si fermò ad osservarsi allo specchio. Iniziava a fare propria quell'espressione rigida, quel taglio sottile che avevano preso le sue labbra. Uscì dalla sua stanza e oltrepassò il corridoio senza posare lo sguardo da nessuna parte. Era convinto che se lo avesse fatto si sarebbe ritrovato a piangere la mancanza indelebile della sua amata moglie. Uscì di casa quasi di corsa, dopo aver preso le chiavi dell'auto.Era già sera e le luci artificiali accendevano quella notte umida. Colori variopinti di neon, di insegne scandivano la vita brulicante che sempre più si sentiva distante. La disperazione era la cosa peggiore che si era trovato a vivere.
Impostò l'indirizzo del locale notturno che avrebbe dovuto raggiungere sul navigatore. Accese il motore e lasciò il parcheggio dove oramai da anni lasciava la sua auto durante la notte. Non lo avrebbe più rivisto. Si sarebbe trasferito altrove, lasciando quel luogo così, abbandonato.
-Hai intenzione di andare con lui?-
-Non posso lasciare mio fratello in balia di quella gente. È pur sempre un poliziotto come noi, Jiraiya. Credi che sappia muoversi da solo negli ambienti della malavita?-
-E tu sai farlo?-
-Non l'ho mai fatto ma ho seguito per diverso tempo una delle persone più coinvolte in quel giro. -
-Ancora dietro a Tenzen?-
-Mi conosci,non mi arrendo mai.-
-Di donne ne è pieno il mondo, Tobirama. Non serve soffermarsi troppo tempo su solo una di loro, che per giunta non ti vuole.-
-Vallo a dire al mio cuore. -
-Meglio cambiare discorso. Non sono così sicuro di poter sostenere la mia tesi ancora a lungo. Accendi l'auto. Seguiamo tuo fratello prima che compia una sciocchezza.-


-Questa volta ho potuto contare sull'effetto sorpresa ma non ho ottenuto molto. Credi che Izuna abbia davvero pensato che io fossi Yahiko? -
-Io credo di sì. Ma so che gli Uchiha si consultano con la polizia. Sono convinta che Hashirama gli abbia dato le informazioni giuste sullo stato di salute di Yahiko. Lui sa molto di più di quello che ci aspettiamo. -
-Pensavo che privarlo di sua moglie avesse smorzato la sua intraprendenza, ma invece è ancora deciso a fare della giustizia il suo unico motivo di vita. -
Una terza voce interruppe il dialogo tra Konan e Nagato.
-Siete stati troppo ingenui. Non bastava annientare la persona a lui più cara, dovevate attirarlo e ammazzarlo assieme a tutta la sua famiglia. Quante volte devo dirvi di non lasciare nulla al caso? -
-Credo di saper gestire la situazione, Danzo.- 
-A me non sembra, Nagato. Madara è pericoloso, molto più di quanto tu possa pensare, per questo ho deciso che entrerete in collaborazione con Orochimaru.-
-No, io non intendo..-
-Non lamentarti, Nagato. Lo siamo già. Infatti Orochimaru ha già nelle sue grinfie uno degli Uchiha. Lo ucciderà entro stasera rivelandogli una gran bella sorpresa.  Cambiando discorso, Konan tu non avevi un impegno al Fight Club?-
-Sì.-
-Non dovresti tardare.-


Quel bastardo si era divertito a farlo girare senza sosta durante tutto il pomeriggio. Lo guidava verso luoghi insensati dove avrebbe dovuto raccogliere cose futili: aveva fatto in modo che Obito partecipasse al suo gioco. Aveva sparso per la città diversi oggetti e lui doveva trovarli. Oggetti ai quali Obito non riusciva a dare nessun significato. Erano prevalentemente giocattoli per bambini abbastanza piccoli, come cavallini , soldatini, peluches. Era arrivato al decimo oggetto che sarebbe stato l'ultimo. Era un pupazzetto verde, un soldatino. Obito lo strinse tra le dita , per poi ficcarlo in una borsa azzurra e imbottita che conteneva tutti gli altri. Il telefono squillò.

-Molto bene, sembra che tu abbia ottenuto tutti e dieci gli oggetti che ti ho richiesto, Obito. Ora ti darò l'indirizzo della tana del lupo, dove la tua principessa sta per essere sbranata. Non è molto distante da dove ti trovi tu ora, sono soltanto duecento metri verso est, il primo edificio sulla destra, ma attenzione non metterci più di cinque minuti, o la tua Rin, muore. Ultimo dettaglio. Devi venire a piedi.-

Obito interruppe la chiamata immediatamente e si avviò velocemente verso il punto dettato dalla voce contraffatta. Si fermò quando si trovò di fronte una casa apparentemente in abbandono. Entrò nel giardino e guardò l'ora prima di bussare alla porta . Era rientrato nei tempi previsti e colpì il legno con un piccolo colpo. La porta si spalancò di fronte a lui. La spalancò e compì dei passi verso l'interno. Si trovò di fronte ad una stanza illuminata da una sola lampada. Sotto la luce riconobbe la sua amata Rin constretta a sedere su una sedia, legata e imbavagliata. Sentiva il suo pianto disperato e non potè far altro che correre verso di lei. Un colpo d'arma da fuoco però fermò la sua avanzata. Fu colpito ad una gamba e cadde a terra, lanciando un sonoro urlo. Rin si agitò, e tentò di urlare nonostante il bavaglio : uscirono soltanto suoni smorzati dal bavaglio. 
Obito tentò di alzarsi in ginocchio , mentre un'altra luce illuminò la figura di un uomo vestito di nero. Neri capelli mossi e corti. Le lunghe ciglia contornavano uno sguardo sottile e scuro come la notte. Obito riconobbe quegli occhi e rimase impietrito.
-No..non può essere....tu, sei morto!-
-Morto,dici? A me non sembra, fratellino.-
Sparò un altro colpo e colpì un piede di Obito. L'altro si accasciò a terra soffocando un altro urlo. Strinse i pugni e cercò di risollevarsi, ma stavolta non ce la fece. Il dolore era forte e il sangue che usciva dalle ferite, copioso.
-Avanti, ho evitato appositamente l'arteria femorale, non voglio ammazzarti subito. Voglio prima parlarti , fratellino. Vedo che nel corso degli anni hai vissuto diversi guai . A giudicare dalla tua faccia sfregiata, sembra proprio che tu non ti sia riuscito a tenere lontano dai casini in cui ti cacciavi sin da piccolo. Possibile che quello che ti ho fatto trovare sparso per tutta Tokyo non ti sia stato d'illuminazione, Obito? Non ricordi proprio nulla di quando giocavo con te? No, non ricordi, oppure sei così cieco e sordo al passato che non riesci a considerare nulla fuorchè la salvezza di questa donna. Ma non ti preoccupare, perché non l'avrei uccisa comunque. Era tutto un patto per fare fuori te e te solo. Il Signor Nohara paga bene. -
- Shisui...-
-Ah vedo che ricordi il mio nome. Ma non ti basterà a salvarti.-
-Perchè mi vuoi morto? Sei stato proprio tu.....a mettere in pericolo...la tua vita per salvarmi....-
-Sì. Allora fui io a salvarti,facendoti scappare e rimanendo a coprire il tuo posto. Quell'uomo non si sarebbe fermato di fronte a niente e nessuno. Pensavo di dover salvare la situazione,di dovermi opporre a lui a tutti i costi, perché noi eravamo Uchiha e non dovevamo assolutamente fermarci di fronte a nulla, mai scendere a patti con un nostro nemico. Tu non ti fermasti nemmeno un secondo a guardarmi, che scappasti in preda al terrore, mentre la casa andava a fuoco. Ma la cosa che mi fece comprendere quanto furono insensati i miei gesti fu proprio come quell'uomo che avrebbe dovuto uccidermi si rivolse a me.  Shimura Danzo mi salvò, mi risparmiò nonostante io fossi il figlio di uno dei suoi più acerrimi nemici. Mi educò e mi aiutò a crescere nel migliore dei modi. Mi tolse quella debolezza che caratterizza quelli come te. Ora non esito mai quando devo fare qualcosa. Lo faccio e basta, senza pensarci due volte.-
-Ed è così che ucciderai tuo fratello?..Eh? ...-
Obito riuscì a piegare le ginocchia a sollevarsi in modo da poter guardare negli occhi Shisui. 
-Tu...sei molto più attaccato ai ricordi di quanto ti aspetti, fratellone...Altrimenti non avresti accettato di occuparti di me.-
-Questa è l'ultima prova alla quale Danzo ha voluto sottopormi. Ammazzarti è il modo più semplice per dimostrare quanto i sentimenti più forti, in realtà non siano che entusiasmo passeggero, debolezze cancellabili nel rumore di un colpo.-
Shisui puntò la pistola diritta in testa a suo fratello Obito e incamerò il colpo. 
-Aspetta, fratello. Hai detto che vuoi liberarti dei sentimenti , allora ne hai ancora nel petto eh?..-
Obito a fatica sorrise , mantenendo lo sguardo fisso sugli occhi freddi di Shisui.
-Accetta di morire in silenzio e con dignità, senza rivolgermi altre parole vuote, fratellino. -
-Il fatto che tu abbia conservato tutti quei giochi vecchi e consunti e li abbia diffusi in tutta la città per farmeli vedere la dice lunga...su quello che provi...Shisui. Puoi nasconderti a te stesso ma non potrai mai cancellarti, no. Non ne hai la possibilità, perché il tuo affetto non lo seppellirai liberandoti del mio cadavere. Puoi provare a cancellare te stesso quante volte vuoi, a trasformarti in qualcosa di vuoto, ma anche se la mente si può autoconvincere, il cuore non dimentica e ricorda per conto proprio. Non riuscirai mai a strappare dal petto il tuo affetto per me. Potrai conoscere anche dieci , cento , mille Danzo Shimura che ti aiuteranno a crescere con soldi e insegnamenti, ma non potrai mai dimenticare chi ha giocato con te, chi ti ha abbracciato, chi ti ha stimato e chi ti ha amato tanto da ritagliarti uno spazio nel cuore seppur credendoti morto. Non so se hai mai acquistato il giornale nel giorno in cui cadeva l'anniversario della tua presunta morte, non so se hai mai letto..le righe che ti dedicavo. Non so se ...hai mai avuto la capacità di immaginare quanto io mi sia sentito in colpa di non averti potuto salvare. Avanti... premi quel grilletto e cancella! Cancella il tuo ultimo legame con Shisui Uchiha! Divieni l'involucro vuoto che Shimura Danzo desidera! CHE ASPETTI??? SPARA!!!!!!-

Obito afferrò la canna della pistola di Shisui e se la premette sulla fronte.  
-CHE FAI? ESITI? -
Gridò con tutta la voce che aveva in corpo, mentre le lacrime abbandonavano gli occhi lucidi. Shisui rimase impietrito e con uno scatto del braccio , allontanò le mani del fratello dalla pistola, e continuò poi a puntarla su di lui. Avvicinò il dito a premere il grilletto. Strinse i denti mentre fissava lo sguardo di Obito.
Rin si agitava, e cercava di far sentire le sue grida di dissenso, si sentiva importente ma non voleva abbandonarsi alla disperazione e tentava così di fare tutto il possibile pur di distrare Shisui e farsi sentire.

-Non ti risparmierò per due parole ben dette, Obito! Non lo farò! Morirai come mi è stato ordinato di fare! E' questa la mia vita adesso.-
-La sudditanza ad un uomo senza scrupoli? E' questa la tua idea di libertà? Libero? Da cosa? Da te stesso? -

Partì un colpo che però non colpì che di striscio il volto di Obito. Nello stesso momento una porta della stanza si aprì e altri due uomini entrarono a passi lenti : il signor Nohara e Orochimaru Hebiyama. Il primo corse a soccorrere la figlia, liberandola dai vincoli che la trattenevano sulla sedia. Quando la sollevò in braccio, la ragazza iniziò a divincolarsi in modo da farsi lasciare a terra per poter correre a salvare il suo uomo. Il padre però non la lasciò e a lei non rimase che urlargli contro una volta che fu liberata dal bavaglio.

-Lasciami!!! Lasciami!! Non posso credere che tu sia ricorso a questo per rendermi infelice!!! Non posso crederlo! Lasciami!!! Lasciami!!! OBITO!!! OBITO!!! -
Obito cercò sopra le forze di sollevarsi ma non ci riuscì. 
-Non importa quanto la porterai lontana! Io arriverò in capo al mondo per venirmela a prendere!!!-
-Obito!!!-
Orochimaru fissò il signor Nohara con un'espressione annoiata e seccata. 
-Porta fuori tua figlia da questa stanza. Non sopporto le urla. Shisui, ammazza Obito e fallo tacere , così abbiamo chiuso.-
Shisui si voltò verso Orochimaru tendendo il braccio armato verso di lui.
-Ohh così ti ribelli a me?-
-Non intendo prendere ordini da nessuno. Tantomeno da te, Orochimaru. Sono venuto qui di mia spontanea volontà e nessuno, dico nessuno, può ordinarmi cosa devo fare.-
Obito sorrise e si sollevò sulle sue gambe. Barcollò , ma riuscì a mantenersi in piedi grazie al fratello che gli afferrò una spalla , evitando di lasciarlo cadere. 

-Stavolta non ti lascerò scappare. Mi servi qui, Obito.-
-Già , con la speranza che riusciremo a scamparla tutti e due. Era nei tuoi piani il fatto di aiutarmi, vero? -
-Pensavo di risolvere in un altro modo, ma la serpe è accorta.-

Altri uomini entrarono all'interno della stanza. Uomini armati di Hebiyama. L'impresa di sopravvivere era divenuta alquanto improbabile, ma di solito la fortuna aiuta gli audaci e la determinazione a difendere qualcosa di caro solleva i monti e annienta la disperazione. 


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Capitolo 33
*** Fight and Fire ***


Raining Blood degli Slayer come incalzante sottofondo a quella serata orrenda. Le luci intermittenti dei fari dal basso illuminavano l'interno del locale. L'aria puzzava di alcol e di sudore. Lui, con il suo vestito classico nero e impeccabile , si sentiva decisamente fuori luogo. Cercò di superare quelle iniziali difficoltà, avvicinandosi al banco del bar e ordinando un bicchiere di scotch. Contorse le labbra in un'espressione di disgusto, osservando quanto fosse poco pulito il bicchiere nel quale avevano versato l'alcolico. Rivolse lo sguardo di disappunto verso Rasetsuya che nel frattempo si era sistemata sullo sgabello vicino a quello di lui e rigirava fra le dita della mano destra un bicchiere di acqua minerale. 
-Non dirmi nulla, Mada-kun.-
-E tu bevi?-
-Non credo. -
Anche lei storse il muso e lasciò l'acqua all'interno del bicchiere.
Madara scoppiò a ridere , per poi bere tutto ad un botto lo scotch.
-Dai butta giù e non farci caso. Quello che non strozza ingrassa! -
Rasetsuya scosse il capo per poi ritrovarsi a bere da quel bicchiere bisunto e opaco. Il sapore dell'acqua era alterato da una bevanda alcolica che era stata servita poco prima sullo stesso vetro. 
-Che schifo!!-
-Ahaahah. E' rivoltante lo so. Ehi bellezza!-
Madara si rivolse con quel termine all'uomo che serviva al bar. Un uomo alto, muscoloso con lunghi capelli e una folta barba riccia e brizzolata. Era proprio l'emblema dell'antiestetica. 
-Che problemi ha signore?-
-Io e la mia donna abbiamo avuto un disguido con...i bicchieri. Diciamo che se qui venisse il servizio d'igiene vi farebbe chiudere baracca e burattini.-
-Se non le sta bene può uscire. -
-Lo farei, se non avessi qualcosa da fare da queste parti.-
-Mada-kun, non farlo arrabbiare.-
-Segua il consiglio della donna. Potrei essere pericoloso.-
-Anche contro Uchiha Madara? Vedi di darti una calmata, latrina. Non sono il tipo da farsi maltrattare da un barista che è più lercio di un maiale.-
Madara estrasse con nonchalance la pistola e la caricò. 
-A patto che tu non voglia morire.Allora vieni, fatti sotto.-
-Madara Uchiha?-
-Presente. E ti garantisco che non ti lascerò avvertire nessuno. Una parola e morirai male, molto male. Siamo intesi? Zitto e lavora.-
  - Non puoi dare ordini a nessuno ,Uchiha. Sei sotto la giurisdizione degli Shimura, sfregiato!-
Il barista provò ad estrarre un fucile da sotto il banco ma fu fermato da altre due braccia armate tese verso di lui. Itachi e la vicinissima Rasetsuya.
  - Io dico che invece tu starai zitto.-
  - Quanti siete?-
  Madara sorrise e gli gettò il bicchiere oltre il bancone, colpendolo con due dita. Il vetro si frantumò con un rumore sordo.
  - Diversi, tanti da potervi ammazzare tutti. Shimura sa di che cosa sono capace. Non mi ci vorrebbe molto a sparare sulla folla compiendo un'ecatombe soprattutto se supportato da diversi dei miei uomini. Ora ragazzone, vedi di darti una calmata, e fa come se non ci avessi mai visto.-
 Madara si volse verso Itachi .
  - Sasuke?-
 Itachi alzò il mento ad indicare la "gabbia" al centro della sala , nella quale si tenevano gli incontri. Madara e Rasetsuya si voltarono a guardare l'insolito spettacolo che si offriva ai loro occhi. Sasuke a dorso nudo e fasce nere a coprire le nocche.Scioglieva i muscoli del collo inclinando la testa prima da una parte poi dall'altra. Scosse le braccia e compì due saltelli sulla sua posizione. Un uomo passò di fronte alla gabbia, ma non vi entrò. Doveva essere l'annunciatore della serata. 
 
  - Signore e signori, stasera abbiamo lo scontro tra un nuovo esordiente, che ha deciso di far fortuna in una sera vincendo la sfida più ardua di tutto il nostro programma e la nostra veterana delle lotte a mani nude!-
 
Entro all'interno della gabbia una donna bionda dai lunghi capelli biondi raccolti in due codini bassi. Tutti la riconobbero. Era proprio la dottoressa Tsunade.
  - Itachi, dimmi la verità, le stai mirando le bocce eh? -
  - Sono fidanzato. -
  - Anche io,ma è bello vedere come la nipotina dello sbirro si tenga in forma. -
  - È la nipote di Hashirama.-
  - Sì, è la figlia del fratello maggiore dei quattro. Era molto più grande di lui e di Toby-kun.-
  - Da quando lo chiami in quel modo?-
  - Da quando tu guardi le "bocce" di sua nipote.-
Madara sospirò e poggiò un gomito sul banco del bar. Voltò leggermente il viso verso la gabbia, ma prima lanciò un'occhiata a Rasetsuya che lo fulminò con lo sguardo.
Il cronista lesse i nomi "d'arte" che i due sfidanti si dovevano attribuire di obbligo per rimanere anonimi.
 
  - Il piccolo Falco contro la Principessa! Che la sfida abbia inizio!! FIGHT!!-
  Tsunade strinse un pugno nella mano opposta e sorrise a Sasuke in maniera beffarda.
  - Mi basterà un dito per diatruggerti!!-
  - Prima dovrai spostare tutto quel davanzale e colpirmi! Avanti, la prima mossa alle signore. -
  Sasuke alzò un pugno in posizione difensiva, dopo aver offerto al suo corpo maggiore stabilità divaricando le gambe e piegandosi leggermente sulle ginocchia.
 
 
  - Sparate finché non li ammazzerete. Se uscirete senza le loro teste, trarrò soddisfazione dalle vostre.-
  - HEBIYAMA!!! Che fai, scappi? Eh?-
  -Ovviamente, Obito. Tu sei solo un pesciolino che non mi serve affatto. Mi sporcherei le mani solo con uno che reca il tuo stesso cognome e al momento non è qui. Non ho tempo da perdere. Devo raggiungere il porto prima che succeda ciò che non deve succedere.-
Shisui sparò un colpo verso Orochimaru. Non avrebbe sbagliato se un proiettile non lo avesse colpito al braccio. Riuscì solo a colpire Hebiyama di striscio al braccio destro. Quello rise, premendosi una mano aulla ferita che iniziò subito a sanguinare. 
  - Pagherai molto caro questo affronto, Uchiha. Non uscirai vivo da qui. Morirai insieme a tuo fratello, come doveva accadere tempo fa. -
  Orochimaru compì dei passi all'indietro fino a voltarsi e ad uscire dalla porta a passo abbastanza veloce. Shisui ripiegò il braccio ferito.
  - Dannazione fratello!!-
Obito lo spinse ad abbassarsi in ginocchio e ripararsi dietro una piccola difesa di materiale metallico che costituiva i resti di una cucina in disuso. Obito però fu ulteriormente ferito ad una spala ma decise di non piegarsi al dolore e sparò in direzione di coloro che li volevano morti. Il soprannome di "Cecchino" non si rivelò mai più vero. Quattro colpi sparati e quattro andati a segno, ma solo tre mortali. Il fuoco nemico sarebbe diminuito già di una buona parte. 
Ancora una raffica di colpi si abbatté sul metallo. 
  - Lascia fare me, fratellino. Sono pur sempre il Fulmineo, no? -
 Gli uomini di Hebiyama non erano degli sprovveduti, non sprecavano proiettili sparandogli tutti allo stesso tempo. Mantenevano un fuoco costante nel quale tempismo non era facile fare breccia. 
Shisui decise di uscire dal suo nascondiglio e con un veloce passo laterale riuscì a mandare a segno altri veloci colpi . Riuscì a non essere colpito e si rifugiò dietro un muro dopo aver percorso un paio di metri. Si appiattì con la schiena ad esso. Fissò il fratello che gli sorrise. Non erano rimasti che due altri opponenti. 
Obito uscì dal suo nascondiglio e rivolse altri colpi verso i due.Non poté mirare con precisione ma almeno, ne ferì uno piuttosto seriamente così da smorzare il fuoco. Anche Shisui abbandonò la sua posizione e sparò due colpi veloci e precisi approfittando del diversivo di Obito. Abbatté entrambi i loro nemici.
  - Il Fulmineo, diavolo se te lo meriti. -
 Obito si alzò in piedi con parecchia difficoltà. Il piede e la gamba feriti lo costringevano a zoppicare e a spostarsi con lentezza ora che la disperazione e l'adrenalina non sedavano più il dolore. 
  - Mi dispiace, Obito.-
  - Non ti preoccupare, non avevi altri metodi per renderti credibile fratellino. Ora dobbiamo uscire e seguire Hebiyama. Ho la macchina qui fuori. -
 Il telefono di Obito squillò. Lui rispose senza nemmeno leggere il nome della persona che chiamava . Dopo il classico "Pronto " riconobbe subito la voce di Sasori. 
  - Obito, dove trovo Rasetsuya e tuo zio? Nessuno mi risponde quando chiamo. -
  - È un po' lunga da spiegare, Maestro. -
  - Devo fare una consegna per Rasetsuya-kohai.-
  - Auto? -
  - No, caramelle. Ovviamente auto. Ben tre auto. Sono a Tokyo e non ho tutto questo tempo da perdere. Dove devo lasciarle? -
  - Il garage dei Tenzen, lo hanno risistemato, sai?-
  - Perfetto. Allora le porterò lì. Aspetterò il loro ritorno per il pagamento.-
 La chiamata si interruppe prima che Obito potesse salutare Sasori. I due fratelli uscirono all'esterno ma l'auto che si trovarono di fronte non era di sicuro più adatta ad un inseguimento. Era stata completamente distrutta da una miriade di colpi d'arma da fuoco. 
 Obito ripescò l'ultima chiamata ricevuta.
  - Ehi Danna, credo che almeno un paio delle tue auto ci servano qui. Ho un inseguimento urgente da fare. Devo raggiungere il porto.-
 
 
Il sapore del proprio sangue gli eccitava i sensi. Nonostante il dolore dei pesanti pugni della donna . 
  - Ahahahahah avanti! Fatti sotto! Non sono ancora finito!-
  Tsunade gli piazzò un altro pugno in volto. Lui barcollò ma rimase in piedi. Caricò un gancio destro e le colpì a tutta forza l'addome. Lei fu così costretta ad arretrare lentamente di due passi. Sasuke approfittò per abbassarsi e colpire le gambe di lei con un calcio basso,facendola cadere. La immobilizzò stanziandosi cavalcioni su di lei. Strinse entrambi i suoi polsi all'interno della sua mano destra. Pose tutta la sua forza in quella pressione in modo da impedirle ogni movimento. 
 
  - Tu...-
  - Ho un bel sinistro, sai? Vuoi assaggiarlo? Mi dispiace molto spaccare questo bel faccino, ma credo sia inevitabile per vincere l'incontro, Tsunade. -
Sasuke assestò un poderoso sinistro direttamente in faccia alla donna . Seguirono altri due colpi. Lei riuscì a svincolare il braccio destro dalla presa di lui e gli rispose con un pugno fortissimo riuscendo a liberarsi del suo peso. Sasuke cadde infatti da una parte e fu sottomesso dallapoderosa forza della bionda che iniziò a colpirlo febbrilmente in volto. Lui cercò di parare i colpi con le braccia. Dopo averne accusati alcuno, fermò i polsi di lei.
  -Sopporto molto bene il dolore e ragiono anche se vengo colpito da pugni pesanti come i tuoi. Non perderò mai contro di te, donna.-
  - Sei finito, ragazzino. Sappi che io non perdo mai!- 
 
Itachi non dava nulla a vedere ma era preoccupato per il fratello. Avrebbe voluto entrare in quella dannata gabbia per allontanare Tsunade da suo fratello. Stava per compiere il primo passo verso di loro quando Hidan richiamò la loro attenzione . 
  -Tirate fuori quel punchball da quella gabbia. Ho trovato Konan. Dobbiamo darci una mossa, prima che qualcuno segnali la nostra presenza. -
  - Tsuya, porta fuori Sasuke da lì. Io vado con loro ad incontrare la nostra Konan.-
  - Che mi invento?-
  Madara si guardò attorno. Fissò l'arbitro dell'incontro. Un ghigno gli curvò le labbra. 
  -Sparagli. Un colpo a freddarlo immediatamente, -
  - Come piace a me! -
Madara si alzò dalla sua seduta e si avviò a seguire Hidan assieme ad Itachi. 
  - Non farti vedere , Tsuya. Interrotto l'incontro, esci assieme a Sasuke. Sai dove stanno le auto. Aspettateci lì.-
Rasetsuya annuì.
  - Sarò anche incinta ma non sono invalida.So fare questi lavoretti, ancora. -
 
 
  - C'è qualcosa si strano. Quella mail, Akane, non mi convince. -
  - Non puoi riaprirla,Izu-Kun. -
  - Non serve. La ho impressa in mente con una precisione encomiabile. Red Cloud Knight non avrebbe mai sporcato il suo logo con una scritta patetica come quella. Yahiko non era il tipo da frasi profetiche. - 
  - Pensi che qualcun'altro usi il nome di Yahiko?-
  - Credo proprio di sì, qualcuno che lo conosce bene ma che non ha bene a mente le sue fisse. Poi, Yahiko non userebbe mai lo stesso trucco due volte. Già una volta mi aveva costretto a formattare un PC in quel modo. Qualcuno ha avessi ai suoi progetti, ma non sa modificarli o aggiornarli in modo credibile. -
  Akane avvicinò le labbra all'orecchio di Izuna.
  - Lascia fare me. Ho un'idea per scovare il mittente della mail e verificare la sua posizione. -
  - Che cosa pensi di usare? -
  - Un metodo che solo Akane conosce!! Shhht!-

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Capitolo 34
*** Avenger ***


Si celò nell'ombra, allontanandosi di diversi metri dal banco del bar. Sapeva che il barista avrebbe avvertito coloro che avrebbero dovuto sorvegliare il locale, così iniziò a calcolare un conto alla rovescia immaginario. Quanto ci avrebbero messo gli uomini di Shimura a scovare tutti gli intrusi del clan Uchiha? Al massimo una mezzora. Tutto in soli trenta minuti. Doveva agire e subito. Compì dei passi nell'ombra, verso un angolo in cui l'illuminazione nemmeno arrivava. Rasetsuya sapeva che mirare in un contesto simile sarebbe stato abbastanza difficile, ma non aveva alternativa. Tese il braccio, incamerò il colpo e puntò l'obiettivo con lo sguardo. Premette il grilletto e quando il proiettile andò a segno, esultò in silenzio, come se avesse vinto ad un comunissimo gioco. "Vita e morte non sono che gli esiti di un giochino frivolo. Tutto sta nella precisione di un colpo". Era così che la pensava Obito e lei non poté che riscontrarlo.
Quando l'uomo si accasciò a terra, colpito alla nuca, sia Sasuke che Tsunade interruppero lo scontro spezzando la situazione di stallo che si era venuta a creare. Uscirono entrambi dalla gabbia. Il piccolo Uchiha si asciugò il naso, tergendolo dal sangue che ne colava. Rasetsuya si avvicinò a lui con passo veloce.
  -Se stata tu, Rasetsuya?-
  -Ovviamente! -
  -Ti ringrazio, anche se l'avrei stesa comunque.-
 La folla si attorniava attorno al corpo senza vita dell'uomo. Qualcuno che ancora non conosceva la leggerezza dell'uccidere per interesse, iniziò a piangere disperato.
  - Uchiha. Stanno già compiendo un disastro.-
Disse Hashirama fra se e se. Se una cosa simile fosse accaduta prima, si sarebbe subito prestato a soccorrere la vittima, ma ora non gli interessava molto di quante vite si aggravasse il bollettino di quella guerra. Incrociò Rasetsuya e Sasuke intenti ad uscire dal locale.
  - Ehi voi. Dov'è il resto della vostra compagnia? Li hanno trovati?-
  -Sbirro, tu dovresti farti i cazzi tuoi.-
 Rispose netto Sasuke,che dopo un breve scambio di battute con Rasetsuya era venuto a conoscenza degli stretti tempi che avevano a disposizione per agire.
  - Sono fatti miei. Dov'è Konan?-
  - Ehi, tu...-
  - Esci sul retro. La scala ti farà scendere fino ad arrivare ad un'altra entrata. Varcala e la troverai. -
  - Grazie Rasetsuya.-
  -È per quando mi hai rilasciato in anticipo ben dodici anni fa, Hashi. Ci vediamo fuori. Oh...guarda arriva anche la tua brigata. Salutameli. -
Rasetsuya e Sasuke passarono fra Jiraiya e Tobirama. La donna sorrise a quest'ultimo e gli sussurrò.
  - Non fargli fare casini dei quali si pentirebbe. -
 Tobirama annuì accennando un sorriso. Jiraiya la guardò attentamente.
  -Che sventola!-
  -È la donna di Madara. -
  -Allora è lei!-
  - Certo che sì.-
  -Hai gusto, Tobirama.-
  - Ehi voi! Chi vi ha dato l'ordine di seguirmi?-
  - Nessuno, fratello. Siamo solo venuti a vedere con quanta abilità andavi a farti ammazzare. -
  - Sasori no Danna! Non sono mai stato così felice di vederti!-
  - Io non lo sono affatto. Di solito, prima di usare i miei capolavori, questi si pagano. Ovviamente mi pare sciocco ripetere che in caso di danneggiamenti, non rinuncerò nemmeno ad uno yen, anzi vorrò fino all'ultimo centesimo per le riparazioni.-
  - Eviteremo di spaccarle. Una Mazda Rx7?-
  - Quella è off - limits. Non ve la do nemmeno morto, è una commissione per Rasetsuya. Prendetevi solo la Lexus.-
Uno dei due ragazzi che avevano viaggiato con Sasori portò le chiavi della Lexus nera a Obito. Bellissima auto sulla quale ammirazione però non sprecò non più di una manciata di secondi. Salì dalla parte del passeggero aspettando l'ingresso di Shisui, e la conseguente partenza. Shisui si sedette sul comodo sedile, e prese dalla mano del fratello, le chiavi, mise in moto. Prima che l'auto partì,Obito ringraziò Sasori . Il rombo possente del grosso motore, segnò l'accelerazione di partenza.
  - Quello è davvero Sasori, il Maestro? Non pensavo conoscessi quella leggenda vivente! -
  - Stando al fianco di zio Madara, ho avuto modo di conoscere un sacco di gente famosa. Sai , qui non ci si annoia mai. -
  Il silenzio calò mentre l'auto percorreva la strada verso il porto di Tokyo ad una velocità abbastanza alta. Shisui però frenò di colpo.
  - Dannazione, fratellino, guarda che cosa chilometrica. È l'unica strada per il porto, provenendo da questa direzione. Questo significa...-
  - Significa che anche il signor Nohara, Rin e Orochimaru sono imbottigliati in questa coda.Obito sporse la testa al di fuori del finestrino. Il ghigno che prese possesso delle sue labbra indicava solo una cosa. Li aveva trovati.
  - Orochimaru non lo vedo ma...quella è la macchina di Nohara! Stanno liberando la strada. Non so se tratteranno la fila ancora un po',ma come tenterà di allontanarsi non esiteremo nemmeno un attimo a seguirlo. -
  - La strada è congestionata da un traffico non indifferente, pensi che riusciremo a raggiungerlo senza danni?-
  - Non sono un bravo pilota, e quindi non so risponderti. Proviamo!-
I passi di Madara erano lenti. Raggiunse la porta metallica chiusa sul magazzino e sparò dei colpi silenziati sulla serratura. Non ce ne vollero molti per farla saltare. Hidan diede un calcio secco alla porta che si aprì di colpo davanti a loro. Entrarono tutti e tre armati e pronti a sparare.
  - Eh voi, chi siete!!-
  Madara riconobbe Konan , accompagnate da altre due persone, un uomo e una donna, che tentarono di mettere mani alle armi.
  -Meglio di no, fidatevi.-
Esclamò secco Itachi.
-Siamo venuti per parlare.Evitiamo di innescare una guerriglia.-
  - Non ho niente da dirvi.-
 Konan rispose atona come suo solito. Da i suoi occhi e dalla sua voce non riusciva a trasparire nulla.
  - Io dico di sì invece. Inizia a spiegare come vi siete procurati tutti questi begli arnesi.-
 Madara iniziò ad aprire le casse non ancora sigillate.
-Ehi tu, fermo!-
  -Itachi, sai che fare.-
  - Sì.-
  Itachi sparò un colpo a bruciapelo freddando la donna che accompagnava Konan, l'uomo invece fu ucciso da Madara stesso. Il sangue che zampillava dai loro crani iniziò a macchiare il pavimento dai due diversi punti.
  -Oh! Adesso possiamo parlare in santa pace. Hidan, ora tocca a te.-
  -Il torturatore non ci servirà. -
  - Io dico di si, boccuccia di viola. Ti stupirai anche tu di quanto riuscirai a cantare.-
 Per un attimo gli occhi di lei lasciarono trasparire il terrore. Nessuno poteva sopportare il dolore senza averne paura. Rimase in silenzio e cercò di razionalizzare lo sguardo .Hidan si avvicinò a lei, ancora seduta attorno ad un malandato tavolo metallico. Non avrebbe nemmeno potuto provare a scappare. Madara e Itachi la tenevano sotto tiro.  Tuttavia si guardò attorno. La porta era semiaperta. Meglio morire provando a scappare che sopportare il dolore di quella tortura. Konan estrasse la pistola di piccolo calibro che teneva nascosta in una tasca interna del giubbetto e sparò un colpo ad Hidan, ferendolo ad una mano. Approfittò della confusione che crearono le sue urla per tentare di scappare attraverso la vicinissima porta ma uno sparo la colpì ad un fianco.
  - Ottimo colpo Itachi!-
 Esclamò Madara con tutta la calma del mondo, consapevole che seppure Konan fosse uscita da quella stanza, il dolore non l'avrebbe fatta arrivare molto lontano.
  - Hidan, vedi di non fartela scappare. Non mandarmi giù per quelle scale di corsa, sai che ho problemi all'anca. -
  - Quella dannata bastarda! Guarda come ha ridotto la mia mano!!! La prenderò e la ammazzerò di una morte lenta e dolorosa! Cazzo , cazzo, cazzo!!!!-
  - Non puoi ammazzarla e lo sai. Datti una mossa e seguila! Itachi, tu raggiungi Sasuke e Rasetsuya. Molto presto arriveranno altri uomini di Shimura e loro sono praticamente indifesi. -
 Hidan si avviò giù per le scale,stringendo nella mano sana un lungo coltello d'acciaio. Intanto alla conversazione si  unì un'altra voce abbastanza conosciuta.
  - Ho mandato Tobirama a fare loro da supporto. La sala è già in fermento, Madara. I vostri metodi non sono poi così efficaci come vorreste far sembrare.-
  - Hashirama? E tu che diavolo ci fai da queste parti? Pfft! Uno sbirro che mi dà lezioni di efficacia è una cosa dell'altro mondo. Anche dicendo ogni parolaccia del suo personalissimo vocabolario, Hidan  farà parlare Konan dopo averla raggiunta. Quindi tutto andrà come previsto da me. Tu siediti e guarda, sei troppo buono. Ah, oltretutto, tieni lontano quel cascamorto di tuo fratello dalla mia donna. -
  -Stai calmo Madara, puoi dare ordini ai tuoi tirapiedi ma non a me. Diciamo che agiamo alla pari.-
  -Il tuo gruppo di sbirri non può assolutamente competere con la mia organizzazione. Itachi per favore, figliolo, portamelo lontano, mi sta provocando un'orticaria molto fastidiosa.-
  - Controllerò che alla ragazza non venga fatto del male. -
  -Stai zitto Hashirama, qui non siamo in polizia. Qui comando io. -
  -Me ne frego.-
  Oltrepassò Madara e si avviò a raggiungere Hidan. Itachi rimase immobile mentre Madara rifilò un pesante pugno al tavolo di metallo.
  -Possibile che quell'imbecille possa venire a rovinare tutti i miei piani? Lo detesto. Ho voglia di spaccargli la faccia! -
  -Non ha senso. Lascialo stare. Queste casse parlano da solo, zio. -
  -Lei deve soffrire per altri motivi. Non me ne frega delle informazioni. Quelle posso trovarle senza nemmeno tante difficoltà. -
  -Izuna?-
  -Sì. Lei era nel gruppo di Yahiko senza che io lo sapessi. E deve soffrire molto per quello che gli ha fatto. Deve piangere ogni lacrima che ha versato Izuna. -
  -Credi che risolveresti qualcosa? Che con il dolore di quella donna riuscì resti a lavare via le lacrime nel passato di Izuna?Non ti sarebbe possibile nemmeno se lo lavassi nel sangue di lei.-
  - Occhio per occhio, dente per dente. Gli Uchiha sono così.-
 Madara non aggiunse altro e si avviò a raggiungere Konan. Itachi decise invece di tornare nella sala principale. Scivolò fra le ombre evitando gli occhi degli scagnozzi di Shimura.Sasuke e Rasetsuya erano già fuori. Mentre percorreva la sala, si sentì strattonare da un uomo alto, vestito con uno smoking scuro.
  -Tu sei Uchiha...-
  -Lui è in mia compagnia.-
  Irruppe inaspettatamente  Yoake. Itachi la fissò con i grandi occhi sbarrati dalla sorpresa. L'altro allentò la presa e si allontanò dal giovane Uchiha. Conosceva Yoake, molto probabilmente.
  -Gli scagnozzi insignificanti non si sono ancora aggiornati sulla situazione. Non sanno che non sono più dalla parte di Hebiyama.-
  -O è lui a non volerlo rendere noto. Comunque sia come mai sei venuta qui quando ti avevo chiesto di non farlo?-
  -Per salvarti. So bene in che fossa vi siete andati a cacciare. Vi state addentrando nel cuore dell’organizzazione di Orochimaru e vi aspettate di uscirne vivi? Un manipoletto di persone contro tutti gli accoliti di Orochimaru e di Danzo cosa credi che possano fare? Il vostro leader è completamente pazzo e anche voi non siete da meno. A che pro poi! -
-Un’idea che io non condivido anche se la comprendo. -
-Sei pronto a farti uccidere per essa?-
-No, semplicemente sto solo facendo la mia parte, Yoake. Orochimaru non è nemico solo di Madara, ma ora è anche il tuo. Abbatterlo significherebbe allontanare te e Sasuke dalla sua minaccia e per me è tutto. -


-Obito!La coda si sta muovendo. -
-Bene Shisui, allora è tutto tuo! Accelera, dobbiamo raggiungerlo!-
-E’ un disastro, si stanno muovendo tutti su entrambe le file.-
-La corsia a senso di marcia opposto no? Imbocca quella o non arriveremo mai!-
Shisui scosse la testa.
-Non ci avevo pensato.Non pensavo volessimo suicidarci davvero, ma visto che ci siamo ,tieniti forte, fratellino.-
Shisui diede fondo all’acceleratore e il motore di grossa cilindrata ruggì in un’accelerazione che presto li portò a superare la maggior parte della coda fino a raggiungere il fianco dell’auto del signor Nohara. Obito abbassò il finestrino, tese un braccio e sparò al vetro che si frapponeva fra lui  e il volto del conducente dell’altra auto. Colpì di striscio in modo da non raggiungere la testa di Nohara.
-Oh oh oh! Ma guarda guarda! -
-Obito Uchiha!-
-Sì, sono proprio io. Accosta e lascia andare Rin,o ti ammazzo!-
Quello non osò nemmeno rispondere e dopo aver sterzato leggermente a destra, prese la direzione opposta e andò a colpire la carrozzeria dell’auto guidata da Shisui.
-Dannazione, Sasori ci ammazzerà!-
-Tranquillo, paga Madara. -
Nohara ripetè di nuovo la manovra, ma stavolta il colpo accusato dalla Lexus nera fu più duro.
-Questo bastardo vuole ammazzarci!-
-Lo so, ci prova da un sacco di tempo ormai. L’ultimo avvertimento, codardo! Lascia andare Rin.-
-OBITO!!-
-Sono venuto a prenderti, Rin! Nessuno potrà separarmi da te! Nemmeno questo bastardo! -
Il padre di Rin premette la fiancata della sua auto contro quella della Lexus costringendola a sfregiare contro il guardrail.-
-Merda merda merda! -
A pochi metri di distanza si avvicinava un grosso pullman, un dannato bus di linea. Il rumore del clacson era già acuto quando Nohara si allontanò di colpo, riprendendo la propria marcia nella corsia giusta. Shisui decelerò e sterzò di botto, ma non riuscì ad evitare totalmente il bus che colpendo l’auto abbattè lo specchietto retrovisore destro.
-L’abbiamo praticamente distrutta.-
-Non me ne frega un cazzo. Il problema ora è fermarlo. Superalo e mettiamoci di traverso.-
-A questa velocità , se ci verrà addosso, ci ammazzeremo tutti e peggio, scateneremo un tamponamento a catena.-
-No,se riusciamo a raggiungere il tratto di strada che va verso la zona industriale, a quest’ora c’è meno gente. Diversi mesi fa, da quelle parti, Madara è riuscito a portare via un tir carico di auto senza essere scoperto. Dobbiamo costringerlo in quella strada.Sparerò sulla carrozzeria ogni volta che cercherà di deviare, anche se non credo che lo farà.-
-Va bene allora conduciamolo lì, ma quello che vuoi fare è comunque un’impresa folle. -
-Se non rischiassi per amore che uomo sarei? Che vivrei a fare se la lasciassi allontanare di nuovo?-
Non ci volle molto per isolare la marcia delle due auto che ad alta velocità si avviavano verso la zona industriale di Tokyo. Quando la strada fu libera Shisui tornò ad accelerare mandando la lancetta del tachimetro fino a raggiungere la bellezza dei centoottanta km orari. Quando tra la Lexus e l’altra auto ci fu una buona distanza, compì una mezza inversione , inchiodando l’auto in posizione perpendicolare alla direzione della strada.  Il cuore batteva all’impazzata e i loro respiri erano corti. Era una sfida alla morte allucinante. Era inevitabile non aver paura che quell’auto si avvicinasse a tutta velocità fino a schiantarsi su di loro uccidendoli entrambi. Ma si sentirono fischiare le gomme sull’asfalto in una profonda frenata. L’auto di Nohara si fermò a qualche centimetro da quella dei due Uchiha. Shisui chiuse gli occhi e liberò un profondo respiro. Obito non si fermò nemmeno un secondo a riflettere. Uscì dall’auto e andò ad aprire la portiera che dava sui sedili posteriori. Soddisfatto tese la mano verso l’interno dell’auto.
-OBITO SCAPPA!!!!!-
Mentre la voce di Rin suonava cristallina,un colpo lo colpì al petto. Un rivolo di sangue gli uscì dalle labbra, mentre gli occhi sbarrati non avevano ancora visto quello che era successo. Si accasciò a terra ,cadde in ginocchio e vide negli occhi il colui che gli aveva sparato.
-K-Kabuto….Yakushi…..-
-Obito no!!! NOOOOO!! NO!!-
Il pianto di Rin fu allontanato dalle orecchie di Obito che giaceva ora riverso a terra, sentendo il calore del suo corpo fluire fuori, attraverso quella fonda ferita al petto. Kabuto la strinse con forza a se e chiuse la portiera.
-Ripartiamo, Signor Nohara. Dobbiamo raggiungere il porto!-
Il motore dell’auto si accese subito dopo quelle parole e veloce, dopo una piccola manovra, essa fu rimessa  in moto.
-Obito!! OBITO!!!!-

-Non puoi torturarla!-
-Togliti Hashirama! Allontanati!-
-Ehi, sbirro , lasciami fare il mio lavoro.-
-No!-
-Ci penso io , Hidan. Inizia a farla cantare.-
Hidan iniziò subito stringendo il fianco ferito di lei nella stretta di una mano. Annusò il suo collo intriso dell’odore della magnolia di chissà quale profumo griffato. Lei lanciò un urlo di dolore, che però non fu acuto e annegò subito nel suo autocontrollo.
-Sei molto bella, ma sei una stronza che non vuol parlare.Chi si nasconde dietro gli assassini, dietro il traffico d’armi! Dimmelo.-
-Non ti interessa.-
-Non a me…-
Hidan passò la mano intrisa del sangue di lei direttamente sulle sue labbra. Leccò il liquido scarlatto con estrema soddisfazione.
-..ma al mio datore di lavoro sì. Io godo solo nel vederti soffrire.Ora rispondimi, o aggiungerò al dolore dei polsi legati con la canapa e la ferita sul tuo fianco, anche il taglio di una lama affilata sulla tua bella carne.-
-Non mi fai paura.-
-Ah no? Dovrei squartarti solo per avermi ferito la mano, lo sai? Ma non lo farò, mi divertirò a torturarti e basta…Oppure salvati dandomi la giusta risposta. -
Madara colpì Hashirama con un pugno.
-Che cazzo vuoi fare eh? Vuoi davvero starmi tra le palle e fare il moralista? Quella donna è colei che con molta probabilità ha ammazzato tua moglie! Guardale la testa. Ha un fottuto Origami incastrato nei capelli! Vuoi davvero proteggerla? Lei lo ha fatto con te?Devi imparare ad uccidere per non essere ucciso. La tua giustizia non esiste! Non esiste una punizione o una meritocrazia divina, Hashirama! Le nostre vite dobbiamo regolarle noi! -
-Se la uccidessi, riavrei forse mia moglie indietro?-
-Ovviamente no! Ma potresti far sentire lo stesso dolore a chi te lo ha inflitto,razza di coglione!-
Lo agitò tenendo stretto il colletto della sua giacca fra le mani.
-E poi? Che cosa ci guadagnerei io? Non sono un sadico, un folle che gioisce delle lacrime altrui. Io voglio solo giustizia. Voglio solo che capiscano…-
-Che cosa pretendi che capisca un’assassina? Sei così ingenuo da farmi compassione, Hashirama!  Ora fammi un piacere e sta zitto! Non esiste giustizia nel mio mondo! Guarda la mia faccia! E’ bruciata e sfregiata perché altri pensano che questa sia la loro giustizia! Esiste una giustizia universale? Ma fammi il piacere,sbirro!-

-E’ stato più facile di quanto potessi aspettarmi collegarmi in remoto con chi ha mandato questa mail. Non ho ancora l’IP, ma posso tranquillamente gestire il suo pc come voglio. Credo sia IP dinamico ecco perché non riesco ad identificare la sua posizione. Ecco qua , Izuna! Credevi che riuscissi ad aprire addirittura il suo Desktop?-
-L’immagine del Desktop di default? Non è lui che crea i virus.  Lo ha solo spedito da questa postazione. Vediamo se è ingenuo o accorto. Avvia la scansione dei file temporanei , da lì vedremo i processi che ha girato questo computer. -
-Ma certo, Izu-kun!! Che dici? Akane è brava?-
Avviò la scansione e dopo pochi secondi già ne uscì una lista di vecchi processi .Si aggiustò meglio sulle gambe di lui e appoggiò la testa accanto alla sua.Strofinò una guancia su quella di lui e chiuse gli occhi.
-Sei stata bravissima, Akane-chan. Abbiamo trovato tutto quello che volevamo sapere. Akatsuki. E’ qualcuno che ha a che fare con la programmazione delle attività di quell’azienda. Guarda quante volte compare la ricerca a questo nome. Akatsuki…il pilastro dell’informatica. Ora sappiamo dove cercare. Entro domani sera saremo dentro il sistema più inespugnabile di tutti quelli che io abbia mai violato fin ora. -

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Capitolo 35
*** L'alleato sbagliato ***


Era riuscito a farla gridare sonoramente, a farle versare lacrime e a farla contorcere dal dolore. Ma nemmeno una parola. Non aveva parlato, non aveva rivelato nemmeno un misero dettaglio su Nagato , sull'Akatsuki. Non aveva fatto altro che ostentare il suo silenzio, nonostante il dolore. Aveva sopportato le ferite inferte da Hidan alle sue braccia, alle sue gambe, al collo, con una resistenza incredibile. 

-Basta, Hidan. La bastarda non parlerà mai. Mi sono stancato di sentirla urlare suoni inarticolati, inutili.-
-La ammazziamo?-
-No, no. Ci servirà come messaggero per la persona che muove le fila di tutto. Inciderò sulla sua pelle un messaggio. Un messaggio breve, Konan, non preoccuparti.-

Madara estrasse dalla tasca un piccolo coltello a serramanico. Fece scattare la lama e si avvicinò a lei con un sorrisetto soddisfatto che gli incurvava le labbra.

-Hidan, bloccale il braccio. Devo scrivere solo tre parole molto brevi e non voglio sbagliare.-
Hidan serrò il polso di lei, sorridendole per poi leccarsi le labbra.
-Ohh! Farà male...molto male, Konan.-
Lei non rispose e mantenne lo sguardo fisso sugli occhi di Hidan. Uno sguardo stoico , inespressivo che però si modificò subito. Le palpebre si serrarono e dalle labbra uscì un grido sonoro più degli altri. Madara incise sull'avambraccio di lei tre parole. : "So chi sei". 
Una volta finito , ripulì la lama del coltellino sui pantaloni di Konan che a fatica cercava di riprendere il fiato. 
-Hai un brutto taglio, miss Origami. Scommetto che fa male. -
Madara si risistemò il cappotto e si voltò verso l'uscita. Si avviò ad ampi passi verso di essa.
-Hidan, andiamo.-
-Ah già. Ehi boss,la mia ricompensa?-
-Vai al Love Hotel più costoso di Kichijoji e scegliti una calda signorina per passare il resto della nottata. Attento però, se scegli un cesso, non te la pago. -
-Ho gusto io, che ti credi?-
-Sì, immagino quale gusto macabro può avere un torturatore.-
Le voci dei due si allontanarono. Konan si rilassò offrendosi al dolore lancinante delle ferite. Inclinò la testa e di conseguenza anche la schiena da un lato. I vincoli che la trattenevano sulla vecchia sedia erano stati sciolti. Il fianco aveva smesso di perdere sangue: la ferita era decisamente meno grave di quanto potesse sembrare dal dolore che scatenava. Allungò il braccio leso, e si impegnò a leggere i caratteri che Madara aveva inciso sulla sua stessa pelle. Strinse le palpebre quando li comprese. 
-Lui sapeva ogni cosa sin dall'inizio....-

Mentre si allontanava , Madara si fermò richiamato da Hashirama che era rimasto fuori pur di evitare di assistere alla tortura di quella ragazza.
-Hai saputo quello che volevi?-
-No, veramente lo sapevo già.-
-Come?-
-Sì, diciamo che mi sono solo divertito un po' a farle pagare il conto di una vecchia ruggine. Problemi?-
-Non sei degno di una risposta.-
Madara scoppiò a ridere di una risata convulsa che durò soltanto pochi secondi. 
-Se ti impressiona questo, mi chiedo come tu abbia potuto portare avanti la squadra omicidi per così tanto tempo, Hashirama. Però ti comprendo. Alla fine voi sbirri non fate altro che dare il giudizio agli avvenimenti e di conseguenza alle persone che ne sono coinvolte.Un assassino è uno psicolabile, una vittima è sempre nel giusto. E' questo il vostro metro no? La giustizia è così. Quello che paga è sempre innocente. Il movente di un omicidio è solo una variante su cui calcolare la pena da far scontare all'assasssino. Non calcolate mai , che una persona potrebbe decidere di ammazzare un'altra per una buona ragione.-
-Non c'è mai una buona ragione nell'assassinare qualcuno. Tutto si risolve a parole o con misure decisamente meno drastiche. Il dialogo e la comprensione sono la chiave per evitare il male. Ma cosa vuoi saperne tu? Tu che da anni hai sempre scelto la strada più comoda. -
Madara sgranò gli occhi in preda ad una furibonda crisi. Il fiato gli si fece corto e iniziò a vomitare parole ad alta voce , fissando il rigido sguardo calmo di Hashirama.
-Che cosa diavolo c'è da dialogare sulla paralisi che è stata inflitta a mio fratello? Che cosa c'è da dire sulla morte del padre di Rasetsuya? Che cosa vorresti chiedere a chi ha ucciso tua moglie? Ma ti senti? Riesci a sentire la merda che esce da quella tua boccaccia buonista? EH? -
-Abbassa la voce Madara, non mi piace che qualcuno mi strilli alle orecchie in preda a motivazioni così sciocche. Ascoltami fino alla fine quando parlo, o non riuscirai a comprendere quello che ho da dirti. Credi che la morte sia una punizione adeguata a quei grandi crimini? No, non lo è . Finire una vita significa anche liberarla da ogni conto in sospeso con la coscienza. E tu , ti accontenteresti di questo? Non preferiresti fare in modo che ogni giorno dell'esistenza che a loro rimane, siano intenti a ricordare i loro errori? Che soffrano la pena di non poter più vivere la loro vita come era prima di sbagliare? Non credi che una prigionia a vita sia meglio della morte? La privazione della libertà è peggiore dell'uccisione, poichè assassina le speranze e i progetti. Che cos'è un uomo se non può immaginare il proprio futuro?-
Madara si tranquillizzò , inspirò profondamente. Premette le dita sulle palpebre chiuse e poi tornò a guardarlo.
-Stai meditando ad un ergastolo, quindi?-
-Il minimo.-
-Non rientra nel mio stile. Ma non è proprio una brutta prospettiva. Il problema è che le carceri siano diventate dei parchi giochi.-
-Allora perché hai sempre fatto di tutto per evitarle?-
Madara assottigliò le labbra e lo sguardo. Sbuffò annoiato. Non aveva nemmeno voglia di controbattere e di cercare di spiegare ad un caso patologico come Hashirama.

Fuori dal locale c'era più folla di quanta ce ne fosse dentro. Dopo l'omicidio dell'arbitro degli scontri , la maggior parte degli avventori era uscita all'esterno. Nessuno però aveva chiamato la polizia. Nessuno sembrava infondo granchè turbato dell'avvenimento tragico che aveva posto fine ad una vita. Molti erano strafatti e non si erano nemmeno degnati di fare un passo all'esterno, crollando sui divanetti in pieno trip mentale. Altri avevano visto così tanti morti in vita loro da non rimanere impressionati dal cadavere di un altro nessuno. Erano usciti solo per allontanarsi lo scoccio di vedere il personale ripulire il sangue . Solo pochi ragazzetti , che ancora avevano la barba spelacchiata, erano davvero rimasti colpiti.  Ma non di certo in male. Rasetsuya sentì più volte uscire dalla loro bocca : che figata! 

-Siamo arrivati davvero ad un punto del non ritorno, Rasetsuya-senpai. -
-Tobirama-kun, tu ancora ti impressioni?-
-Non finirò mai di farlo. Non sono un tipo che adora uccidere e non riesco ad adattarmi a vedere gli uomini che sopravvivono come bestie. -
-Siamo bestie raffinate, Tobirama-kun.-
-Tu non sei mai stata così. -
-Ho ammazzato diverse persone. Anche il morto là dentro è stato freddato da una mia pallottola. Non provo rimorso , nemmeno un po'. -
Calò il silenzio, mentre lentamente si avvicinò a lei anche Jiraiya.
-Una compilation di sbirri? Che fortuna. A che devo il piacere?-
-Al fatto che tu sia una delle persone più ragionevoli della famiglia Uchiha. Ho saputo che hai provato ad opporti alle idee di quell'uomo.-
-Quell'uomo ha un nome,Jiraiya il Pervertito. Si chiama Madara. Madara Uchiha ed è il mio uomo. Se siete venuti per convertirmi al "bene" avete sbagliato indirizzo.-
-Non siamo qui per questo. Abbiamo letto le ricerche di Hashirama e voi Uchiha siete la forza più colpita oltre la popolazione innocente di questa città.-
-Nei piani della mala, la gente estranea viene solo colpita indirettamente. E' vero , molti vengono invitati a seguire gli istinti da droghe e puttane.-
-Si sta parlando di una minaccia ben diversa.Una distruzione totale attraverso l'utilizzo di un'arma nucleare.-
-Che cosa?-
-Il gruppo che una volta faceva capo a Yahiko ha completamente perso la testa. Dietro a tutto questo giro c'è un ragazzo, un amico di Yahiko che con lui ha condiviso il disagio di crescere all'interno di un orfanotrofio. Nagato , Nagato Uzumaki. -
-Uzumaki?-
-Sì. Proprio lui. Yahiko, Nagato e Konan sono i  tre ragazzi che ho tolto dall'orfanotrofio diversi anni fa. Erano molto legati l'uno all'altro e la privazione di Yahiko avvenuta per causa di Madara ha destabilizzato il loro equilibrio e la loro stessa ragione. Nagato e Konan non riescono ad accettare la sua sorte. Non riescono ad accettare che quello che è successo tra voi abbia penalizzato in maniera irreversibile il loro migliore amico. Ma non sarebbero arrivati a tanto se dietro alle loro azioni non si trovasse qualcuno che sta sfruttando il potere dei loro sentimenti.-
Rasetsuya fu colpita e sbalestrata da quel racconto. Rimase ad ascoltare in silenzio le parole di Jiraiya. Lo fissava con gli occhi sgranati attenta ad ogni singola sillaba. Era molto più grave di quanto potesse pensare. Molto molto più grave.
-Danzo Shimura.-
Tobirama continuò la frase di Jiraiya aggiungendo solo quel nome.
Nel frattempo anche Yoake e Itachi si erano avvicinati a loro, dopo aver parlato brevemente con Sasuke.La ragazza intervenne. Era l'unica ad aver osservato da vicino Orochimaru e Danzo agire in collaborazione. 
-Danzo Shimura e Orochimaru-sama sono interconnessi da anni. Non ho mai avuto il dispiacere di poter comunicare con Shimura ma so per certo che si occupava di nascondere i traffici e gli esperimenti che avvenivano nelle aziende Hebiyama attraverso una manipolazione dell'informazione pubblica. Tutte le più grandi testate giornalistiche del Giappone sono nelle sue mani. Insieme con Orochimaru creano un'alleanza perfetta. Sfuggono alla legge e agli occhi delle altre famiglie della Yakuza con estrema facilità. Il piano di Nagato però è contro tutti gli interessi di Orochimaru-sama, e sono convinta che lui non sappia del fatto che quest'ultimo ha intenzione di distruggere Tokyo e quindi tutto il suo impero.-
Sasuke non aveva capito granchè di tutta la macchinazione. Era un tipo pratico , lui e amava stringere al succo senza dilungarsi troppo.Cercò di riassumere il tutto in una sola domanda retorica.
-Danzo sta quindi cercando di fregare anche Hebiyama?-
-Sì. Orochimaru-sama è un alleato ma allo stesso tempo un freno per Danzo. Avendo lui finanziato la sua scalata alle prime testate giornalistiche di cui Danzo si era impadronito,Orochimaru-sama ha la possibilità di distruggerlo, sottraendogli ogni cosa al primo errore. Tuttavia non ne uscirebbe illeso. Ci sono patrimoni, anche se minori, che Danzo può sfruttare per distruggere Orochimaru-sama e la sua credibilità,soprattutto verso le altre famiglie con le quali è colluso. -
-Ok, ma in tutto questo che dovremmo fare?-
-Ragazzo, io non ti conosco, ma immagino tu sia un Uchiha.-
-E' mio fratello.-
-Ah! Allora voi siete i nipoti di Madara. Itachi e Sasuke. Vedo che non è riuscito a farvi stare fuori dai guai. Ha preferito trascinarvi entrambi verso l'illegalità.-
-E' stata una nostra scelta.-
Tagliò corto Itachi che già non sopportava il tono di Jiraiya e soprattutto non voleva ricevere giudizi di quel tipo. Si voltò verso l'uscita , attirato dagli schiamazzi familiari di Hidan. 
-Ehi, non puoi dirmi una cosa e considerarne un'altra , cazzo!-
-Stai zitto. Adesso non ho il tempo di scaricarti a Kichijoji! -
Hashirama era dietro di loro e dopo poco li superò, raggiungendo quasi di corsa il fratello.
-Dobbiamo prendere la strada per il centro, fratello. Obito Uchiha è stato ferito molto gravemente.-
-Un insetto di meno, Hashirama.-
Sasuke sentì le parole di Tobirama e gli saltò al collo stringendo fra le mani il colletto della camicia.
-TU BASTARDO?!?!?!?! COME OSI TRATTARE MIO CUGINO IN QUEL MODO!-
-Togli le tue mani luride dalla mia camicia, cane.-
Itachi intervenne a separarli.
-Calmati Sasuke. Non ha senso quello che stai facendo. Spiegare i sentimenti a chi non ne possiede è un compito impossibile anche per le mani.-
Itachi diede uno sguardo a fulminare quello di Tobirama. I suoi profondi occhi neri posero l'attenzione per un lungo lasso di tempo su quelli castani tendenti al rosso di Tobirama. 
-Non azzardarti mai più ad offendere la mia famiglia, Senju Tobirama.-

Aveva subito chiamato i soccorsi, che grazie al cielo non erano tardati ad arrivare. Le condizioni di Obito erano disperate.Il sangue che aveva perduto era rimasto lì, a rapprendersi su quell'asfalto umido. Lo aveva tenuto fra le braccia fino al momento in cui i medici del pronto soccorso non iniziarono a prestargli le loro cure. Era tutta colpa sua. Aveva giurato di proteggerlo in qualsiasi modo anche in quello più sleale, più scorretto, più mascherato. Aveva promesso a se stesso che non avrebbe mai lasciato che il suo fratellino lo precedesse nella tomba. Era la cosa più cara e più bella che ancora lo stimolava a combattere senza mai fermarsi.Non vedeva l'ora di poterlo rivedere e di potergli confessare quanto in quel tempo il suo solo ricordo lo aveva aiutato a rimanere umano. Danzo non era riuscito a strappargli la sua umanità grazie al pensiero di Obito.  
Tuttavia aveva dovuto cedere alla sua totale impotenza.
Aveva cercato di tamponare la ferita con un pezzo della sua camicia, ma niente. Quel liquido rosso non voleva smettere di uscire. Aveva le mani intrise del sangue di Obito.Le guardò e non potè far altro che pensarlo. Pensare di essersi sbagliato . Non poteva proteggerlo, attirandolo a se con quella stupida farsa. In qualsiasi modo, Danzo ed Orochimaru lo avrebbero tolto di mezzo in qualsiasi caso. Quando hai un conto in sospeso con la Morte, lei viene sempre a cercarti,anche se tutte le forze di questo mondo si parano contro di lei. 
-Non avrai mai..mio fratello. Mai! Mai MAI!!-
Premette le mani insanguinate sul suo volto , nascondendo quelle lacrime e mescolandole al sangue di Obito. 
Non si sarebbe rassegnato, no. Non doveva assolutamente finire così.

"ACCESSO NEGATO."
-Dannazione! Dannazione! Non ci riesco, ha delle chiavi variabili che non riesco a inserire prima dello scadere dell'intervallo.-
-E se bloccassimo l'host che le crea?-
-E' dura trovarlo, Aka-chan.-
-Lascia fare me. Riposati tu! -
-Ma..ma?-
Akane si alzò in piedi e allontanò la sedia di Izuna dalla scrivania e soprattutto dal pc. Lo spinse fino al letto.
-Io devo cont...-
-Avanti! Vai a letto , ora! O ti prendo in braccio e ti costringo.-
-Akane io...ehi! -

Akane non sentì legge. Girò la sedia in modo da poterlo sollevare e appoggiare sul materasso. Dopodichè allontanò la sedia e poi si impossessò del pc, stanziandoci la sua poltroncina girevole preferita.
- Ora dormi! -
-...non abbiamo tempo Aka!-
-Non ti fidi di me? Maschilista!-
Si voltò verso di lui con una faccia annoiata e urtata insieme. Izuna non riuscì a trattenere una risata e in quel modo fece si che anche le labbra di lei addolcissero quell'espressione strana disegnata sul suo volto. 
Non aggiunse altro e rilassò il suo corpo , sistemando la testa sul cuscino. Si addormentò e cadde vittima di un sogno molto simile ad un incubo. Un fastidiosissimo incubo. Un incubo che fu interrotto da leggeri baci sulle sue labbra e sulla sua fronte.Strizzò gli occhi abbandonando il sonno.
-Izu-kun...ho una bella sorpresa.-
-Hai bucato il sistema?-
-Sì..e ti dirò di più...-
-Mh?-
-Ho acchiappato tante belle persone con le mani nella marmellata. Quando Madara tornerà sarà molto molto felice del nostro lavoro.-


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Capitolo 36
*** Il Nemico del Mio Nemico è Mio alleato. ***


Il sole pallido di quella fredda mattinata invernale, colpì delicatamente i suoi occhi. Strinse le palpebre abbandonando l'incubo che le aveva tormentato quel sonno forzato dalla stanchezza. 
-Obito..-
Sussurrò con un filo di voce, umettando poi le labbra secche. Gli occhi si aprirono lentamente, in modo da lasciar lasciare poca luce alla volta.
Si sollevò seduta e dopo essersi guardata attorno prese coscienza del familiare ambiente. Le pareti rosa antico. Il letto bardato da coperte di stoffa pregiata, finemente lavorate. Il mobilio in stile, il grosso specchio tondo dalla cornice roccocò. Le varie ballerine d'ottone, d'argento, d'oro che rimarcavano ogni suo trofeo, ottenuto nel corso della sua carriera sportiva. Un grido le si strinse in gola, così tanto che le fece lacrimare gli occhi. Stropicciò la stoffa delle coperte bianche fra le dita, mentre liberò un singhiozzo. No, quello non era affatto un incubo. Era la realtà. Era reale che Obito fosse stato ferito al petto da due precisi colpi sparati da Kabuto Yakushi. Era morto, Obito...era morto? Non poteva darsi pace. Si alzò dal letto e iniziò a camminare nervosamente per la stanza. La finestra era bloccata da un fermo troppo alto che non avrebbe potuto raggiungere senza l'ausilio di una scala o di una sedia. Si avviò verso la scrivania ma non trovò la sua solita seggiola imbottita. Gliela avevano tolta in previsione di un suo ovvio tentativo di fuga. Provò quindi ad aprire la porta già sapendo che anche in quel caso sarebbe stata costretta all'interno. Girò più volte la maniglia in preda ad un impulso febbrile. No, non si sarebbe aperta. Assestò diversi pugni a quel pesante legno, ma non riuscì a concludere nulla. Si arrese, voltandosi di spalle, appoggiandosi alla porta e scivolando seduta a terra. Strinse le ginocchia fra le braccia e si abbandonò ad un pianto disperato. Era prigioniera.
-Questa realtà è l'inferno....-
Sussurrò tra i singhiozzi.

-Come sta?-
-E' grave, molto grave. Non sanno se sopravviverà. L'operazione è durata a lungo, e nonostante tutto le sue condizioni rimangono disperate. -
Rasetsuya abbassò lo sguardo. Strinse le labbra assieme ai pugni. Cercò di mantenere il controllo e di non piangere. Non sarebbe servito a niente. I rapporti tra lei e Obito non erano iniziati nel migliore dei modi, però erano evoluti in qualcosa di molto prezioso. Il fatto che lui avesse rischiato la morte per amore poi, rendeva più doloroso quel momento di insicurezza. Farsi colpire per amore, sfidare tutto e tutti. Lei lo sapeva bene, sapeva bene il significato di una condotta simile. Madara invece sembrava freddamente sospeso nei pensieri. Era come se a lui non riguardasse minimamente, era come se nulla lo riguardasse. Era proprio quello che Rasetsuya temeva. Per Madara il dolore aveva lo stesso effetto del suono. Quando esso supera la soglia massima di sopportazione e percezione, ammutolisce come un ultrasuono. Obito era sempre stato quello più simile a lui, quello che lo aveva seguito con più dedizione. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, quella situazione lo straziava. Madara era un tipo da cose nette: o nero o bianco. Avrebbe preferito una di queste risposte al dubbio e alla tensione dell'incertezza, qualsiasi delle due. Notò infine un ragazzo dai capelli mossi e corti. Il taglio dei suoi occhi era oltremodo raffinato. Occhi che avevano pianto e stavano piangendo. Le mani, le braccia erano sporche di sangue. Era sicuramente stato lui a tentare di soccorrere suo nipote, difatti era stato lui a narrare la vicenda sia a lui che agli sbirri. 
-Tsuya, torna a casa. Ho delle faccende da approfondire qui.-
-Devo portare qualcuno con me? -
Disse lei inespressiva, simulando il tono di voce di lui.
-Itachi,Sasuke e Yoake. Mi raccomando Yoake. Devo parlare con lei.-
-E tu rimani con i tre sbirri e il tipo del mistero?-
-Sì. Devo approfondire una cosa.-

-E quindi Deidara ci ha traditi. -
-Già. Sembra che sia tornato in Iraq e che da là trasferisca qualcosa di molto molto pericoloso. Sono stati ben accorti a non lasciare traccia delle attività precedenti alla giornata di oggi.-
-Non è difficile smontare un sistema pezzo per pezzo. Troveremo il modo per accedere all'archivio temporaneo. Anche se eliminati, i file lasciano sempre delle tracce, Akane-chan. Vuoi che non riusciremo a trovare qualcosa? Anche un frammento di informazione?-
-Di file frammentari ne ho trovati a bizzeffe, l'unica cosa è che non so come ricomporre i pezzi.-
-Credo che ora il nostro lavoro debba iniziare a svolgersi sul campo.-
Izuna spense il computer e si stiracchiò.
-Mi manca l'azione, Akane-chan. Ma ho una bella idea per movimentare la cosa. Abbiamo l'indirizzo di Deidara. Che ci vuole a contattarlo e ad invitarlo qui. Lo faremo a nome di Madara.-
-Madara? Senza dirgli niente?-
-Maddy non avrà nulla in contrario se lo aiuto un pochino. Per il momento non gli parleremo del piano ha già diversi problemi. Prima ha chiamato, mentre tu eri tornata a casa a prendere i vestiti. Mi ha detto  che Obito è stato gravemente ferito da delle pallottole sparate da niente di meno che Kabuto Yakushi. -
Akane comprese dunque il motivo che spingeva Izuna a voler agire.
-So che Yahiko non c'entra con la storia di Obito e che dovremmo colpire Orochimaru. Tuttavia, bisogna fare fuori più nemici possibili, resta in piedi solo chi colpisce per primo. -
Lei non amava quei discorsi. Erano le cose che la facevano ammutolire. Aveva constatato che alla fine tutta quella lunga serie di vendette, di morte e di distruzione non aveva portato a nulla se non a soffrire, a schiacciare ed essere schiacciati. Avrebbe voluto fermarlo e suggerirgli di abbandonare un colpo di testa così pericoloso, ma non sarebbe servito a nulla. Izuna non era molto diverso da suo fratello, la sua determinazione passava sopra ad ogni cosa. 

Era molto tardi quando Madara tornò a casa. L'autista lo aveva aspettato per ben tre ore fuori dall'ospedale. Per una volta non aveva rispettato i tempi stabiliti. Non era stato puntuale. Era un'occasione alquanto straordinaria ma era figlia dei suoi mille pensieri. 
-Il nemico del mio nemico è mio amico...-
Sussurrò, mentre stringeva fra le dita un foglio stropicciato con un numero di telefono scritto su di esso. Allentò leggermente la presa e rigirò tra le dita il lembo di carta.
-E' tutto da vedere.-

Il cellulare squillava instancabile. Era "Gone forever" ad animare il silenzio di quella stanza. Yoake e Itachi lo avevano lasciato solo a medicarsi le ferite.Erano settimane che nessuno lo contattava oltre ad Obito o Itachi, in extremis Madara. Poggiò la bustina del ghiacchio sull'occhio destro e si sedette. Rigirò l'S4 fra le dita e decise di rispondere non appena vide il nome di Sakura capeggiare sulla schermata.
-Ciao.-
-Ciao Sasuke.-
-A cosa devo questa tua chiamata?-
-Volevo sentirti.-
-Mi hai sentito.Abbiamo fatto?-
-Solo un attimo, Sasuke. Volevo informarti che questa sarà l'ultima volta in cui ti cercerò. Mi libererò del tuo pensiero in qualche modo. Cancellerò dal cuore il tempo passato insieme perché il solo ricordo mi sta facendo male, giorno dopo giorno. Imparerò a smettere di amarti e combatterò per poter accettare l'amore di un altro uomo. Ho sognato tanto al tuo fianco, ma tutto è finito in pezzi, in questo silenzio che mi ha raggelato l'anima. Ora basta, non intendo più seguirti. Non intendo più sperare in un tuo avvicinamento. Ora basta. Devo vivere la mia vita lontano da te, sei un veleno.-
-E cosa vuoi che me ne freghi? Vai a scoparti chi vuoi. Non mi interessa. Spero di non rivederti, Sakura.-
Sasuke terminò la chiamata e lanciò il cellulare sul tavolo. 
-Come se me ne fregasse..Tsk.-
Non l'avrebbe mai ammesso ma è naturale che a tutti gli uomini che hanno amato una donna che decide di allontanarsi in quel modo, in maniera definitiva, dispiaccia di aver vissuto un piccolo fallimento. Un fallimento in qualcosa che anche se non si è mai voluto ammettere, era stato davvero importante.
Sakura invece, una volta terminata la chiamata, continuò a fissare lo schermo del cellulare. L'espressione non lasciava trasparire niente di quello che le agitava il cuore. Non sembrava nemmeno soffrisse. Solo una cosa tradiva il suo stato d'animo. Le lacrime che uscivano dai grandi occhi verdi, precipitando lungo le guance, fino a raggiungere le labbra irrigidite. In quel momento giurò a se stessa che non avrebbe più pianto per lui, mai più.


-SEI IMPAZZITO?! MA TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?-
Urlò Rasetsuya alle orecchie di Madara. Era sconvolta da quello che l'uomo le aveva appena detto.
-No sono solo razionale. Il ragionamento è : Un nemico nemico del tuo nemico, diviene un buon alleato. -
-HA FATTO FERIRE A MORTE TUO  NIPOTE CHE VERSA IN CONDIZIONI CRITICHE!-
-Non è stato lui,ma l'ostinazione di Obito a portarlo lì. E poi..il passato è passato. Non si può modificare.Dobbiamo cambiare il presente in modo da costruire un futuro. Ho bisogno di contattare Hebiyama e rivelare a lui i nuovi dettagli. Nagato va fermato e punito ad ogni costo.-
-Non te ne frega un cazzo di Obito?-
-Se non fermiamo Nagato, Obito una volta rimesso, morirà vittima di un'esplosione nuclerare, come tutta la città di Tokyo. Che cosa scegli, Rasetsuya?-
-Non possiamo farlo da soli?-
-No, siamo nella merda. Deidara ci ha traditi e Kakuzu lavora per Danzo ora. Pensi che dietro un lauto compenso non abbiano detto nemmeno una parola?-
Madara si alzò e lentamente si diresse verso l'ampia vetrata della finestra. Non guardava nessun punto in particolare, ma anzi osservò l'immagine di Yoake riflessa sul vetro, la quale sedeva a fianco di Itachi sul divanetto scuro.
-Devo incontrare Orochimaru. E' necessario che io riesca a vederlo il prima possibile.Ho un accordo da porgli per liberare questa città da Shimura e da Nagato.Io non voglio perdere quello che mi sono dovuto guadagnare in tutti questi anni, non voglio vedere le persone care morire e soprattutto non voglio lasciar vincere quel piccolo bastardo accompagnato da quel decrepito storpio. Non me ne frega un cazzo della gente o della città in se per se. Voglio solo proteggere i miei interessi e devo farlo nel modo più rapido. -
Accennò un sorriso, chiudendo le palpebre.
-E poi voglio divertirmi a guardare la sua faccia stupita nel vedermi chiedere un accordo. Ha persino provato ad ammazzarmi.E' tremendamente ironico.-

-Avremo la possibilità di incontrarlo a breve. Dovrebbe scendere tra non molto dall'aereo proveniente da Abu Dhabi.-
Izuna guardò l'ora , girando l'orologio sul polso. Akane era al suo fianco, entrambi erano seduti vicino la lunga serie di distributori automatici di ogni cosa. Passarono diverso tempo in quel luogo osservando la gente che andava e veniva dal più grande scalo del Giappone. Akane si fermò a pensare : quante vite scorrevano all'interno di quell'ambiente ampio! Migliaia di persone incrociavano le loro esistenze senza nemmeno saperlo.Tutti a correre così veloci, da un angolo all'altro, senza vedere niente e nessuno. 
-Sta arrivando, guarda.-
Izuna si era accorto di quell'estrosa pettinatura bionda che contrastava esageratamente col vestito scuro e classico. Era Deidara. Inevitabilmente passò di fronte al loro.
-Ehi, artista. Non saluti le vecchie conoscenze? -
Disse Izuna a voce abbastanza alta , con un tono ironico degno di suo fratello.Gli occhi erano celati dai grossi occhiali da sole, nonostante la giornata non mostrasse che un sole pallido. Akane si spostò lentamente di fronte a  lui non appena che il biondo si fermò al richiamo del giovane Uchiha. Incrociò le braccia e mantenne un sorrisetto sinistro.
-Buongiorno Izuna. Sei in partenza,mh? -
-No no , ti aspettavamo. Che ne dici se ti diamo uno strappo in città?-
-Ho già il Taxi prenotato.-
-Insisto.Vuoi negare ad un tuo vecchio amico il piacere di aiutarti gratuitamente?-
Deidara diede uno sguardo veloce prima a Izuna poi ad Akane e accennò un sorriso imbarazzato, quasi preoccupato, stringendo fra le dita della mano destra l'impugnatura del trolley. Annuì esitando.
-Va bene. Grazie del passaggio..mh.-

Aveva iniziato a piovere da poco tempo. Era una pioggia tranquilla e silenziosa che cadeva dalle nubi lattigginose di quella mattinata apparentemente anonima. Sistemò precisi i lunghi capelli lisci come seta. Aggiustò la cravatta e il colletto della camicia. Si mise la giacca e diede l'ultimo sguardo compiaciuto alla sua immagine riflessa nello specchio.Sorrise a se stesso in maniera quasi compiaciuta.  Sentì l'avvicinarsi di veloci passi seguiti da tre rapidi colpi alla porta. 
-Orochimaru-sama. E' una cosa urgente.-
-Già di prima mattina, Kabuto?-
Orochimaru aprì la porta e si stupì di incrociare di nuovo i familiari occhi di Yoake.
-Eppure mi avevi detto che non saresti più tornata.-
-Non lo avrei mai fatto se non fosse stato necessario e soprattutto richiesto dalla situazione.-
-Lavori per gli Uchiha adesso.-
-No, lavoro e vivo solo per me stessa.-
Il silenzio scese per qualche interminabile secondo,momento in cui gli occhi sottili di Orochimaru uncrociarono lo sguardo di vetro di Yoake. Lei riuscì a sostenere quell'incontro di sguardi senza mai abbassare il capo. Non era più la piccola serpe cresciuta alle spalle di Orochimaru, era una sua pari. Non avrebbe mai più portato quel rispetto reverenziale per lui. Lo sfidava con quegli occhi di ghiaccio, puntati a scoprire l'anima dell'altro. 
-Ho un accordo da proporre. Accordo redatto dallo stesso Madara Uchiha.Ha ottenuto delle informazioni che la riguardano, e ha intenzione di rivelarvele non appena accetterete parte delle sue condizioni.-
-Un accordo con Madara Uchiha?-
Gli occhi di Orochimaru si spalancarono.Non riuscì a trattenere lo stupore di quell'affermazione. 
-Sì.Un accordo per l'abbattimento di un nemico comune : L'Akatsuki, Nagato Uzumaki.-


-E quindi ora sa. Lui ora sa tutto!-
Per un momento perse la calma. Non era da lui arrabbiarsi.Nel corso dei suoi molteplici anni di vita aveva appreso come rimanere freddo di fronte a tutte le situazioni, tuttavia, un piano di una vita quasi mandato in fumo non era tollerabile nemmeno da Danzo Shimura. 
-Siete degli incapaci e mi sono sbagliato nel darvi un giudizio.Vi siete esposti troppo con quel poliziotto. Dovevate ammazzarlo, cancellare tutta la sua famiglia.-
-Non potevamo sapere che avesse accesso a tutte quelle informazioni.-
-...avreste dovuto porvi degli interrogativi. Ma oramai non importa. Bisogna arginare i danni il più possibile. Provvedete ad ammazzarlo, a sterminare tutti i Senju. Intanto io provvederò a far affrettare il trasporto della nostra chiave di svolta. Le cose cambieranno una volta che ne saremo in possesso.-
Nagato non rispose e continuò a guardare Konan, che ferita, sedeva sul suo letto. Lei aveva posizionato lo sguardo stoico prima sugli occhi di Nagato poi su Danzo. 
-Vedete di non deludere ancora un altro proposito.-
-E' la nostra storia, dovremmo esserne preoccupati più noi che lei, Danzo.-
-Infatti questo aggrava di più il vostro fallimento.-
-Non è stato un fallimento. Lasciamo solo credere a Madara che abbia vinto, lasciamo credere ad Orochimaru che lo abbia in pugno. E' qui la nostra forza. Tra i due litiganti il terzo gode. Rimarremo in piedi quando si annienteranno a vicenda. Indeboliti, nessuno dei due potrà più tenerci testa e tutto andrà come deve.-

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Capitolo 37
*** È mio alleato. ***


 
-Le sue condizioni non migliorano nemmeno un po'.-
 
Rin fissava il vuoto. Non vedeva nient'altro che il riflesso dei suoi pensieri e le mille ipotesi che si facevano strada nella sua mente. 
 
-Ci avevano avvertito sulla possibilità che il recupero fosse piuttosto lento.-
-Lo so.-
-E allo stesso modo ci hanno avvertito che è possibile che quel recupero non avvenga.-
 
Rin rimase in silenzio alle parole di Shisui. Per lei, lui non era altro che uno sconosciuto che non sentiva sul cuore il peso di quella situazione. Tentò di stringere in gola quelle parole brusche. Ci riuscì per qualche manciata di minuti ma non resistette oltre.
 
-Ovviamente tu riesci a vederla nel mio stesso modo. Tu non provi niente per lui. Tu non sei che un estraneo che si interessa della vita di Obito solo per seguire l'etichetta! Neanche lo conosci e già fai la parte al suo capezzale! Vattene di qui! Non voglio un ipocrita al mio fianco e Obito non se lo merita! -
 
Shisui comprese che le parole di Rin derivavano dalla disperazione,tuttavia non potè far a meno di sentire il dolore di quel tono pungente. Era vero. Lui era stato decenni lontano dal fratello minore ,tuttavia si era allontanato per un motivo che combaciava con il profondo amore fraterno per Obito ancora debole e indifeso.
 
-Ovviamente non contrasterò bruscamente le tue parole,comprendo il dolore che provi. L'unica cosa che ti invito a fare è considerare il fatto che non sai nulla di me. Che non conosci il mio rapporto con mio fratello e soprattutto che non sai che cosa ha scatenato la mia lunga assenza. Quindi, per piacere, non infierire e non sperare in un mio allontanamento.-
 
Il passo era serrato. Era come se corresse verso l'esterno per raggiungere una fonte d'aria pulita in grado di farla respirare a pieni polmoni. Strinse entrambe le mani alla balaustra che recintava la discesa delle scale esterne. Quello che Madara aveva detto non poteva essere vero. Era impensabile il fatto di vendersi l'anima e collaborare con un uomo che fino a pochi giorni prima e forse anche in quel momento architettava di annientare tutta la famiglia Uchiha e affini. E poi, quel sorriso ironico dipinto sul volto di Madara, quasi provasse piacere di vivere quella situazione così particolare e priva di logica le aveva riportato alla mente il lato pessimo del suo uomo. Allungò una mano all'interno della tasca dei pantaloni e strinse il telefono cellulare. Riflettè su quello che stava per fare ed esitò,tuttavia dopo una manciata di secondi, estrasse il dispositivo dal suo nascondiglio e compose il numero dell'unica persona che sembrava non essere in accordo con quel piano assurdo. Una volta presa la linea, ci vollero pochissimi istanti prima di ricevere risposta.
 
-Dobbiamo impedire questa follia.-
 
 
-Allora,Deidara, ora che siamo comodi e lontani da orecchi indiscreti, ti rivelerà il motivo del mio caloroso benvenuto a te riservato.-
 
Izuna parlava mantenendo un sorrisetto finto dipinto su quelle labbra carnose e ben disegnate. Deidara aveva già notato qualcosa di diverso in lui e compreso che la situazione era nettamente finita in suo svantaggio,ma aveva deciso di non dar a vedere la sua preoccupazione. Sorrise di rimando e prese parola con tono sicuro.
 
-Non che mi dispiaccia,mh! Mi fa piacere essere calcolato per più di quello che sono. Direttamente dal fratellino di uno dei boss più influenti di Tokyo, nonchè mio ex datore di lavoro. Odio rimanere sulle spine. Dimmi tutto,mh.-
-Quanta fretta! Tuttavia sono felicissimo che la mia visita ti faccia piacere, almeno fino ad ora. Ti renderà meno amaro il boccone che dovrai ingoiare, Deidara-san. Akane, andiamo al vecchio garage in disuso. Ho bisogno di parlargli con calma e di essere sicuro che non scappi.-
 
Akane accese il motore dell'auto scura,e dopo essere partita lentamente, accelerò in direzione della sua meta. Sorrideva anche lei dello stesso sorriso di Izuna, quell'espressione del volto sadica che si dipinge quando l'adrenalina derivata dall'attesa di un gesto che procura dolore inizia ad annebbiare la ragione. Deidara dal canto sui continuava a sorridere in contrasto con la preoccupazione che provava. 
 
-Scappare? E chi scapperebbe di fronte ad un moccioso?-
-Chi ha morso la mano di chi gli dava da mangiare.-
-Non mi piacciono le tue metafore,mh!-
-Neanche a me piacciono i traditori che abnegano la causa per cui hanno combattuto a rischio della vita,solo per una manciata di yen in più.-
-Che stai dicendo,mh? Io non ho tradito nessuno! Sto vivendo la mia esistenza da uomo libero nella ricerca della forma d'arte suprema!-
 
Izuna scoppiò a ridere chiudendo gli occhi e batte le mani più volte. Quello fu un comportamento che fece alterare Deidara. Detestava immensamente chi irrideva il suo zelo per la ricerca artistica e Izuna sapeva bene che farlo innervosire lo avrebbe portato a parlare a sproposito. Il giovane Uchiha si spostò leggermente ad osservare il paesaggio che correva veloce all'esterno dell'auto. Erano quasi arrivati a destinazione. 
 
-Lo hai sentito , Akane?? È una commedia!-
-Forte e chiaro, Izu-kun!-
 
Anche lei non riusciva a trattenere le risa, e di proposito dava ad esse più tono.
Deidara perse il controllo e iniziò ad urlare contro quei due.
 
-Ridete pure, mocciosi irrispettosi! Tra non molto tempo sarete costretti ad assistere alla forna d'arte definitiva! Quella che ferirà la terra e la memoria in maniera evidente e indelebile! Verrò ricordato per anni per aver dato vita all'opera d'arte più estrema e impressionante che si possa immaginare! Il vostro terrore! Le urla dei superstiti semi carbonizzati saranno il mio manifesto artistico definitivo! A breve la mia arte accoglierà il supremo e voi ne sarete parte con la vostra paura e la vostra successiva morte!-
 
Gli occhi di Deidara erano sgranati e l'espressione d'ira era stata sostituita da un sorriso bramoso. Il suo intero volto era mutato in una maschera di follia. Follia che non gli fece nemmeno realizzare il fatto di aver confessato dettagli segreti. Il sorriso di Izuna si spense in qualche istante e fu sostituito da una rigida espressione. 
 
-No. Tu non andrai da nessuna parte. Non accadrà mai quello che hai detto.-
 
Il motore si spense mentre Izuna continuava a fissare in silenzio lo sguardo sovreccitato di Deidara. Gli occhi dell'Uchiha si assottigliarono quasi a voler ferire Deidara con lo sguardo.
 
-Troppo tardi moccioso! Troppo tardi!!!Ho già svolto il mio compito! E anche se mi ammazzassi ora, non avrei di che lamentarmi!! Hai detto che mi sono venduto per pochi yen, ma non è così. I soldi non mi interessano! Volevo solo questa grande opportunità! Mh! Per me non è importante nessun valore, nè materiale, nè etico. Ciò che mi motiva è il mio amore per l'arte!-
-Non mi interessa che cosa ti motiva a vivere. Sei l'unico a sapere con precisione che cosa succederà a Tokyo e sei l'unico a conoscere cosa potrebbe impedirti di realizzare il tuo folle piano.-
 
Questa volta fu Deidara a scoppiare a ridere.
 
-E che cosa ti fa pensare che te lo dirò, moccioso? -
-C'è un mio amico che saprà farti cantare. Lo conosci molto bene. A lui non resiste nessuno.-
-Hidan? Ahaha credi che le sue torture mi spaventino?-
-No. L'unica persona che temi e rispetti. È lui che ti farà parlare.-
 
Deidara smise di ridere all'istante. Rimase in silenzio,fissando Izuna con gli occhi sgranati.
 
-E Madara Uchiha ha inviato te da sola, essendo ben conscio che io to consideri una mia nemica alla sua stregua? Beh ma di cosa mi stupisco? Io e lui siamo fatti della stessa pasta. Tutti coloro che collaborano con noi non sono che pedine prive di alcun valore alle quali assegnamo un ruolo ben preciso. E poi, in queste situazioni si sacrifichino quelle pedine dal ruolo inutile. Deve ritenerti priva di valore senti ha inviata come messaggera presso il suo più acerrimo nemico. Povera Yoake. Per me eri quasi una figlia e ora non sei che un indolore sacrificio.-
-Non mi interesso di affetti improbabili nati dall'interesse. Ho già i miei punti di riferimento e non necessito altro. -
-Capisco. Se a te sta bene così, non è un mio dovere farti cambiare idea. Ognuno sceglie il suo posto a suo rischio e pericolo.-
 
Qualcosa fece brillare gli occhi di Orochimaru. Provava una certa soddisfazione nel sapere che il suo acerrimo nemico si era rivolto a lui strisciando e con esso si era avvicinata a lui anche quella figliola prodiga che aveva abbandonato il suo posto privilegiato al fianco degli Hebiyama con tanta determinazione. Non si sarebbe aspettato nulla di meglio. Quel sorriso malsano e lo sguardo fisso su quello di lei significavano un chiaro e palese "te l'avevo detto, piccola ingrata pentita." 
 
-E tu stai rischiando di morire.-
-Se vuole uccidermi, morirò soddisfatta con la consolazione di aver provato.-
 
Un rumore di passi si avvicinò ai due e uno sguardo profondo ma soprattutto familiare si posò fisso sugli occhi di Orochimaru,attirando la loro attenzione.
 
-È bello rivederti,Uchiha Itachi. Dovevo aspettarmi che non avresti abbandonato i tuoi propositi. Dopotutto dicono che tu sia il più corretto nella vostra famiglia di scialbi impulsivi.-
-Non abbandono mai i miei propositi e non cambio mai fronte. Infatti mi duole portare avanti questo ingrato compito affidatomi da mio zio. Non sono pienamente d'accordo con le sue scelte, ma di sicuro avrà avuto i suoi motivi. È più esperto di me in questo campo lercio di cattive intenzioni. -
-Ma che cosa spinge Madara ad un suicidio assistito come questo? Una collaborazione porta ad esporsi troppo nei confronti dell'alleato. Madara mi esporrà il fianco e io non esiterò a colpirlo.-
-Anche lei scoprirà il fianco, Hebiyama,e i traditori fanno una brutta fine, soprattutto in alleanze fragili.-
-Io so far vedere solo ciò che voglio, Uchiha Itachi.-
-E noi sappiamo vedere oltre quello che appare,Orochimaru.-
-È inutile proseguire un dialogo con te. Sapresti controbattere ogni mia affermazione in modo definitivo. -
-Allora è possibile fissare un incontro per discutere dell'accordo?-
-Come vedi io apro la mia casa a tutti . L'unico problema è che chi non mi aggrada non ne esce. Anzi, stavolta farò di più. Riferisci al tuo sfregiato zio che lo attendo per cena. Oltre lui invito tutti gli altri superstiti. Non sia mai che si offendano.-
 
Itachi non lasciò trasparire nulla dal volto, nemmeno un poco di quello sdegno che si agitava dentro di lui. Dopo aver poggiato una mano sulla spalla di Yoake, estrasse il telefono dalla tasca e chiamò il numero di suo zio.
Uno o die squilli e l'altro rispose.
 
-Mi stavo decisamente annoiando, Itachi. Pensavo che Hebiyama vi avesse già ammazzati.-
-Non sono in vena di umorismo nero,zio. Dovresti ringraziarmi e anche molto. Il signor Hebiyama ha accettato di discutere con te questa sera, a cena. Dietro ad un cortese invito siamo tutti invitati presso la sua residenza.-
-Carino. Soprattutto il fatto che ci inviti a casa sua. Vuole metterci in trappola, come il serpente che conduce le prede nella sua tana in cui si muove padrone. Dovevo aspettarmelo, visto che sono stato io a richiedere l'incontro. Molto bene, digli che non mancherà nessuno di noi. Non siamo così codardi da tirarci indietro. -
-Riferirò. A questa sera. Credo che noi saremmo costretti ad attendervi qui.-
 
Itachi aveva notato il radunarsi di cinque uomini attorno a lui e Yoake. Non sarebbe stato loro concesso di allontanarsi da quella casa. Erano la garanzia di Orochimaru che avrebbe spinto Madara a venire a tutti i costi. Dopotutto Itachi era sicuramente il più utile degli uomini al suo servizio. Per anni Orochimaru aveva sperato di aggiungerlo alle sue fila,ma senza successo.
Questo aveva provocato in Hebiyama un infinito desiderio di distruggere quel ragazzo fin troppo brillante. Un nemico così abile e perspicace costituiva un fastidio ancora maggiore rispetto a Madara stesso.Lo avrebbe ammazzato subito, ma quel briciolo di curiosità sulla storia di Nagato Uzumaki lo tratteneva dal farlo. Se Madara si era mosso in quel senso, la situazione poteva essere problematica anche per l'Impero di Hebiyama.
 
 
Quando ripose il telefono rimase un attimo ad osservare il vuoto. Il suo sguardo era divenuto stranamente livido. Era quel lato di se che aveva deciso di non mostrare a nessuno per quel lasso di tempo. Come gli altri sentiva il peso di quella situazione e per di più si sentiva responsabile di altre vite rispetto alla sua. Almeno di un'altra. Una piccola vita che ancora non si era ancora manifestata a quel mondo di merda in cui era costretto a vivere. Era preoccupato sul futuro che gli avrebbe lasciato. Si chiedeva se l'avrebbe mai visto nascere. Chiuse gli occhi e si impose di sorridere di quel sorriso ironico e malevolo che lo caratterizzava agli occhi degli altri. Si avviò verso l'armadio e cercò il suo vestito più bello e costoso. Si sfiorò i capelli ancora bagnati dall'acqua della doccia. Era ancora troppo presto per vestirsi. 
 
-Zio.-
-Sasuke, buon pomeriggio. Mi fa piacere vederti, l'unica cosa è che avresti dovuto bussare o al massimo salutarmi.-
-Non ho tempo per l'etichetta. Lo sbirro è alla porta, lo faccio entrare?-
-Quale dei tre?-
-Hashirama.-
-Sì. Fallo entrare.-
-E poi zio...-
-Dimmi.-
-Dov'è Itachi?-
-Da Hebiyama.-
-Che cosa? Come hai potuto mandarlo da Orochimaru ? Lo sai che potrbbe ammazzarlo!-
-Io non ho mandato Itachi da Orochimaru. È voluto andare per conto proprio,-
-Dovevi impedirlo!-
-E pensi che lui mi rispetti? Che segua le mie istruzioni?Gli ho sconsigliato di seguirla ma lui lo ha fatto comunque. Non posso strappargli l'amore dal cuore. Se fossi stato al suo posto lo avrei fatto. Ovviamente tu non puoi capirlo, Sasuke. E ora fainentrare Hashirama. -
-...Andrò da loro.-
-Non ci pensare.-
-Non puoi darmi ordini.-
-Ho promesso ad Itachi di non farti ammazzare. E così sarà. Disobbedisci a me ,vai contro la volontà di Itavhi, se vuoi, ma a costo di farti sparare ad una gamba, non ti concederò di fare la fine di Obito. Resta qui ed evitami lo scoccio di trattenerti.-
 
Sasuke non rispose e si diresse alla porta per far entrare Hashirama. Quest'ultimo si avviò a passo veloce verso la stanza di Madara dopo aver salutato il giovane. Bussò alla porta aperta.
 
-Avanti,Hashirama. Che cosa ti porta qui in qiest'orario inutile?-
-Stavo pensando a quello che stiamo per fare. -
 
Madara lo fissò con uno sguardo di sufficienza prima di iniziare ad attaccarlo verbalmente. 
 
-Così poco vale la vita della tua defunta moglie che già esiti?-
-Non credo che distruggere Nagato la riporti in vita.-
-E che vorresti fare? Proporgli una tregua?-
-Disarmarlo.-
-E pensindinpoterlo fare con il dialogo?-
-Sarebbe un tentativo. Ci sono leggi che potrebbero limitarlo.-
-Leggi? Leggi?? Ma per favore, Hashirama. Hai deciso di ricorrere alla vendetta, ti sei alleato con me per poterlo fare e adesso mi stai riferendo che vuoi tirarti indietro?-
-Avete scelto un cammino pericoloso. Seguendo questa strada è possibile che di voi non rimanga più nulla e tutto sarebbe a causa della mia disperazione...-
-Ahahahaha ma quanto ti senti importante tu? Io non lo sto facendo per te! Ti sto aiutando ma abbi fede, non combatto per te, ma per salvare la mia famiglia, i miei interessi e il mio nome. Non combatto nemmeno per la città o per la nazione. Me ne frego! Per me, quella gente che tu proteggi limitando il crimine non è che denaro. Le tue motivazioni sono state moneta di scambio per le informazioni preziose che mi hai portato. Hashirama, quanto sei ingenuo! L'uomo si aggrega per interessi comuni, non per compassione. L'amicizia spesso si basa su questo, e la nostra non fa differenza.-
-Una volta non la pensavi così, Madara. Non credo nemmeno ad una parola di quello che dici.-
-Una volta molte cose erano diverse. Non avevo ancora lasciato per strada tanti ricordi. Non ero un uomo ma un ragazzo. Col crescere, la maggior parte dei mortali cambia, Hashirama. Ci aono pochi che come te fanno eccezione. Sei fortunato. Preoccuparsi per gli altri è bello e vivere d'anima si dice che renda le persone immortali nella memoria. Non sei tagliato per seguire la mia strada, ma non hai idea di quanto ti ammiri. Sai? Avresti dovuto essere tu ad avere un figlio e una famiglia ampia come la mia da dirigere. Non avresti deluso così tante persone in una volta e avresti tramandato qualcosa di molto diverso dal sangue. Sei talmente buono che nonostante io ti abbia sempre messo i bastoni fra le ruote, tu continui a preoccuparti per me. Ogni volta mi stupisco di come possa esistere una creatura come te. 
Non lasciarti contaminare da questa merda di vita che mi tocca portare avanti, Hashirama. Torna a casa, al tuo ufficio e al tuo lavoro. -
-Mi dispiace Madara. Non sono il tipo da abbandonare un amico in difficoltà. Non sono adatto a questa vita e sono troppo ingenuo per la tua realtà ma questo non cambia che tu e Tenzen mi stiate molto a cuore. Non mi tirerò indietro e farò la mia parte come so fare. Anche se dici di essere cambiato e di avvicinarti alle persone per interesse, le tue azioni parlano d'altro. Vedo da lontano che il tuonsguardo non è quello che di solito mi rivolgi. Ti conosco così bene da notare quel tono di tristezza che nascondi nel profondo dei tuoi occhi. Soffri più di quanto vuoi dirmi. -
-Sei diventato psicanalista oltre che poliziotto? Non ho tempo per discutere oltre, Hashirama. Devo vestirmi. Ho una cena a casa del mio peggior nemico. Devo essere impeccabile, almeno se mi ammazza, mi trovano pronto per il funerale.-
 
 
Parcheggiò l'auto all'esterno del garage dalla saracinesca arrugginita.
 
-Ti nascondi bene, Sensei.-
 
Sussurrò Tsuya tra se e se mentre scendeva dall'auto. Chiuse la portiera e si avviò verso l'entrata . Fece uno squillo al cellulare dell'altro e !a saracinesca si aprì giusto il poco necessario a farla entrare, per poi richiudersi alle sue spalle. L'interno del garage era oltremodo diverso da come si presentava fuori. Gli strumenti erano tutti nuovi di zecca o tenuti benissimo e le auto lucide come specchi. La luce bianca ne evidenziava ogni dettaglio delle varie decorazioni. L'attenzione di Rasetsuya però fu catturata da un insieme di voci conosciute.
 
-Una forma d'arte che si annulla portando con se chi dovrebbe averne memoria è un'indecenza , Deidara. Mi meraviglia il fatto di aver combattuto al tuo fianco donandoti dettagli che hai sfruttato contro di tutti. La menzogna non è un fattore molto memorabile e rende la tua vita più inutile di quanto non fosse già. -
 
-Il mio concetto di arte è diverso dal tuo ! Mh! Nemmeno il fatto che mi abbiano legato qui è molto artistico, non ti pare?-
-No infatti sarebbe stato meglio che ti dessero da mangiare ai porci. Pensa, scompariresti in pochi istanti e lo faresti così bene da non lasciare traccia, anzi, ti trasformeresti in feci suine! Raggiongeresti una massima espressione in quel modo no?-
-Non prendermi in giro, Sasori no Danna! Mh! Liberatemi!-
-Prima devi dirci come fermare l'esplosione e poi ti libererò da questo mondo. -
 
Rasetsuya si avvicinò con passo veloce al piccolo gruppo formato da Akane, Izuna, Sasori e Deidara. 
 
-L'esplosione? -
-Tsuya-nee!-
-Tsuya-senpai?-
-Buon pomeriggio, Rasetsuya-Kohai. Ho avuto un imprevisto che presto risolveremo. Riguardo all'altra follia ho già un modo per limitare i danni.-
 
 
L'auto scura si fermò di fronte all'ampia e barocca cancellata che dava accesso alla villa di Hebiyama. Scesero in tre e lentamente si avviarono all'entrata. Il rumore dei passi sull'imbrecciata si faceva più vicino finchè la porta sorvegliata da due uomini in nero non si aprì, rivelando tre volti noti agli occhi dell'impaziente Orochimaru Hebiyama.
 
-Buonasera Madara. Ti trovo piuttosto malconcio dall'ultima volta. Mi delude che siate venuti solo in tre.-
 
-Le esplosioni fanno danni irreparabili, ma il fatto di non avere quest'occhio mi ha reso l'altro più capace e per questo devo ringraziarti. Non dartene pena, gli altri arriveranno a scaglioni. Tutti sono consci che la tana del serpente è troppo stretta e piena di insidie. -

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Capitolo 38
*** Fra le spire della serpe ***


Il nido della Serpe
 
-Non mi piace la piega che ha preso questa situazione, Tobirama. Ho deciso di fare qualche passo anche io. -
-Hashirama ti ha parlato del piano degli Uchiha, vero?-
-Sì. Non li accuso di aver sbagliato,però gettarsi in pasto ad Orochimaru è un suicidio. Lui non si fa aiutare da nessuno. Le sue alleanze sono dirette al solo sfruttamento delle risorse di chi decide di collaborare. Lui vuole essere l'unica forza in piedi. Lo conosco bene. Un tempo era mio amico fraterno, un po' come Madara lo è per Hashirama. Siamo cresciuti insieme e mai mi sarei aspettato che prendesse quella piega. È sempre stato un tipo ambizioso ma forse in gioventù riusciva a ben celare quella sua brama, oppure viveva quel minimo di spensieratezza che la giovane età regala. Cambiò di colpo non appena vide che si poteva guadagnare con l'audacia e l'intelligenza che la natura gli ha donato in buona quantità, si lasciò prendere la mano e lentamente divenne quello che vediamo ora.-
-Fu semplice brama? Eppure Orochimaru deriva da una buona famiglia.-
-È molto probabile che la scintilla scatenante fu l'assassinio di entrambi i suoi genitori di cui i responsabili non furono mai trovati. L'essere solo e il dover gestire una grande ricchezza lo cambiò. Ma non fu subito. Il tempo lo mutò piuttosto lentalentamente. Ci vollero un paio d'anni prima che Orochimaru decidesse di tagliare i ponti con me e con coloro che facevano parte del suo passato. È diventato un uomo che vive il suo presente nel modo che più gli conviene. Un uomo come la maggior parte, ma con delle qualità che gli hanno donato un impero. -
-Un impero che nasce sul sangue e si nutre di esso.-
-La società che viviamo. Niente di più niente di meno. Tobirama, quelli controcorrente non sono i criminali a questo mondo, siamo noi. Siamo noi le eccezioni: gente che ha deciso di non crescere dal tutto, di non far diventare la vita un compromesso tra bene e male. Siamo noi a volere quei valori assoluti che ci hanno insegnato le nostre famiglie. Siamo quelli che devono sempre muoversi per far si che la tendenza si allontani dal marcio. È per questo che voglio chiudere questo cerchio cercando un confronto diretto con Nagato. Lo conosco bene e ti assicuro che non è il tipo da agire a vanvera. È molto probabile che lui abbia operato scelte sbagliate in seguito a convinzioni errate che gli ha inculcato qualcun altro. -
-Agire a vanvera? Jiraiya, qui stiamo parlando di una strage! Pensano di purificare questo mondo attraverso l'utilizzo di un'arma di distruzione di massa. Non sappiamo nemmeno a che puntonsi trovi la sua costruzione o il suontrasporto ma siamo certi che verrà usata! Nagato è un pazzo e agisce a vanvera! -
-Gli ho già scritto. Lo incontrerò e chiederò direttamente a lui ogni dettaglio. La vendetta di Madara non porterà ad altro che ad esporre tutti coloro che lo seguono alla morte. Avverti Hashirama. Non deve assolutamente seguirli.-
 
Hashirama non era poi così lontano. Era da poco rincasato senza che nessuno degli altri due se ne fosse accorto. Ascoltava quella conversazione da qualche minuto e non sarebbe stato in silenzio sentendo quell'ultima frase di Jiraiya.
 
-Io ho deciso di seguire una via tutta mia che marcia di fianco a quella di Madara. Come voi farete i vostri passi verso Nagato, li farò anche io. Nessuno deve suggerirminche cosa fare poichè posso scegliere per conto mio. Scusate il tono brusco, tuttavia credo che sia necessario per essere chiaro dall'inizio.-
 
 
Madara, Sasuke e Shisui erano i tre Uchiha che avevano raggiunto la villa in cui Orochimaru viveva, circondato dal suo seguito. Si accomodarono nell'ampio salone, prendendo tre posti vicini su un grosso divano di pelle scura. Fu offerto loro da bere e Madara rigirò più volte fra le dita il bicchiere che conteneva un poco di scotch. Lo annusò e sorridendo ironizzò come suo solito.
 
-Dall'odore sembra apprezzabile. Mi chiedo se sia corretto con qualche dose di veleno.-
-No, non userei mai un metodo così dispendioso e risolutivo per ucciderti, Madara. Voglio vederti morire soffrendo.-
-Eppure hai tentato di far ammazzare mio fratello minore in quel modo.-
-Quella morte era stata progettata troppo in fretta per essere degna di lui.-
 
Quelle parole diedero una scarica all'intero corpo dell'Uchiha. Strinse il bicchiere fortemente tra le dita in modo da sfogare un po' di quella rabbia. Strinse i denti e cercò di continuare a sorridere di scherno come se l'argomento non lo toccasse.
 
-La morte degna per voi Uchiha è quella lenta e dolorosa che si fa strada nell'esistenza di Obito. Avevo suggerito a Kabuto di essere preciso nel colpirlo , ma evidentemente il suo difetto di vista lo ha impossibilitato a svolgere il suo compito al cento per cento. Da una parte è meglio così. Gli ha regalato una stupenda agonia che servirà alla signorina Nohara per rassegnarsi in meno tempo possibile.-
 
Shisui non resistette a quella provocazione e tentò di alzarsi per prendere a pugni il volto divertito di Orochimaru Hebiyama. Madara distese un braccio ad impedirgli di agire. Si voltò leggermente verso di lui e gli diede uno sguardo imperativo. 
 
-Gli infami che sfruttano l'amore di un uomo per distruggerlo non sono degni di scegliere la morte per gli altri. In realtà non ci stai ammazzando solo perché temi il nostro stesso nemico. Hai paura perché sai che mio Zio Madara non si schiererebbe mai al tuo fianco se la situazione non fosse disperata. Sei un codardo che si nasconde nell'ombra e muove i fili di marionette che obbediscono ciecamente. Un po' come quella Karin. Quella creatura inutile che ho avuto l'opportunità di conoscere molto a fondo. Hai cercato di fregarmi più volte attraverso lei, ma non ci sei mai riuscito. Mi fai pena.-
-Il piccolo Uchiha tale e quale a suo zio. Nonostante tu sappia miagolare bene, sei solo un vicino che tenta di ruggire. Non vali poi molto,per lo meno da quella parte dello schieramento.-
-Stai lusingando me come lusingasti mio fratello maggiore diverso tempo fa, non è vero? Peccato che lui sia persino più accorto di me e che mi abbia istruito in maniera molto meticolosa sull'approccio da tenere con un verme. Ho già stilato un conto di tutte le cose che devi pagare e il dolore che prova Obito in questo momento non è che una minima parte di quello che ho deciso di infliggerti.-
-Dovresti insegnare ai tuoi futuri successori che se si chiede qualcosa ci si deve rivolgere in un certo modo.-
-Sì, e Sasuke si è espresso in modo fin troppo gentile,visto che invece di rallegrarti delle tue imprese avresti dovuto ascoltare quello che ho da dirti.-
-In questa stanza è Orochimaru-sama ad avere più influenza e potere. È lui che decide.-
 
Assieme a Kabuto , entrarono nella stanza anche Yoake e Itachi. L'affermazione dell'occhialuto portò Madara a scoppiare a ridere senza alcun freno. 
 
-Questa è bella! Ahahaha! Certo! Certo! Ovviamente! Povero ragazzo ,quante idiozie ti riempiono la mente. Il più potente e influente non è in questa stanza. È soltanto l'oggetto della mia visita. È la terza forza che trae vantaggio dalla nostra guerra . È una persona che ci conosce bene entrambi.Parliamo del dirigente di Akatsuki. Sicuramente anche tu ricorderai Yahiko,Konan e Nagato.-
-Ma certo che ricordo,Madara. Ho cercato di entrare in contatto con loro poco tempo fa,tuttavia lui ha rifiutato la nostra collaborazione. Era sicuramente una fazione migliore del clan Uchiha.-
-Non ha accettato perché ha intenzione di distruggere entrambi. Di distruggere Tokyo interamente. A loro non interessano soldi,prestigio o rispetto. Si muovono seguendo un piano folle dettato solo dal dolore per la perdita di un fratello, un amico, Yahiko. La brama rende l'uomo prevedibile,ma la disperazione crea mostri le cui azioni sono indecifrabili. Ogni previsione risulta sbagliata. Secondo delle fonti certe, dietro alle loro azioni si muove anche l'interesse di un tuo carissimo alleato : Danzo Shimura.-
 
L'espressione di Orochimaru cambiò di colpo.Il sorriso fu sostituito da una smorfia d'ira ancora piuttosto lieve.
 
-La tua spalla più fidata vuole schiacciarti,Orochimaru. Io stesso ho indagato per te.-
 
Disse Itachi, cercando di mantenere il suo solito invidiabile tono inespressivo ma non riuscì a celare una certa soddisfazione nel vedere quell'espressione furiosa. 
 
-Tutti mi tradiscono prima o poi, persino la mia pupilla prediletta. Credi che quello che Danzo ha fatto mi stupisca? Ha fatto benissimo. Doveva seguire la massimizzazione del suo stesso interesse. Ma...-
 
Kabuto, consapevole di quello che Orochimaru avrebbe detto, sorrise aggiustandosi i grossi occhiali rotondi sul naso. 
 
-Ora dovrà accettare le conseguenze del suo gesto. Avevo interpretato il suo silenzio come una non necessità di supporto,invece, mi ha sostituito. Non è di certo questo il problema, poichè la variabile più aleatoria delle alleanze è l'alleato, ma è la sua conoscenza approfondita dei meccanismi della mia organizzazione. Mi accerterò con più attenzione delle vostre parole. Voglio delle prove.-
-E pensi che siamo venuti convinti di persuaderti a parole? Abbiamo tutto quello che serve. Dacci tempo di spiegare.-
 
 
Dopo giorni di attesa era finalmente riuscita ad avvicinarsi a lui, a sedersi al suo fianco e a stringere la sua mano. Passò poi le dita sul volto di lui. Era addormentato con l'espressione tranquilla di chi sogna. La sua respirazione era aiutata da un macchinario che produceva un rumore regolare.
 
-Obito-kun, come stai? -
 
Sorrise puntando poi il pugno destro sulla sua tempia.
 
Che stupida! Non puoi sentirmi, non puoi rispondermi.-
 
Il sorriso di Rin si spense velocemente lasciando spazio a quell'espressione triste di chi è completamente impotente e disperato per non poter fare nulla . Sospirò rumorosamente per poi iniziare a parlare con un sorriso debole che tentava di combattere le lacrime. 
 
-No, non puoi rispondermi. Non puoi perchè stai dormendo forzosamente. Non puoi per colpa mia. Sì. È tutta colpa mia. Se noi non ci fossimo mai conosciuti, tu non avresti sofferto così. Nessuno ti avrebbe colpito utilizzandomi come strumento per indebolirti. Tu non saresti mai caduto vittima dell'inganno di un codardo che non ha saputo fare il padre e nemmeno essere un uomo. Un pavido che devo chiamare papà, che non è riuscito ad amarmi così tanto da volermi felice. Anche io però non sono una brava persona, no. Anche io sono tanto egoista. Nonostante sarebbe stato meglio non essere mai amata da te, nonostante questo ti avrebbe salvato, io non rinuncerei mai a tutto quello che abbiamo vissuto. Non rinuncerei mai ai tuoi baci, alle tue carezze , ad essere tua. Non rinuncerei mai a scappare scalza nella notte per raggiungerti. Non rinuncerei mai a sorridere soddisfatta tra le tue braccia dopo aver segnato una piccola vittoria contro l'inutile chiusura dei miei. Non rinuncerei mai ad essere tutto il tuo mondo anche se per un solo secondo. Se dovessi fare il resoconto di tutta la mia vita, anche se gli attimi di felicità sono stati più brevi della solitudine,la chiusura sarebbe comunque positiva...
Che vita avrei fatto senza di te..? A chi avrei medicato le ferite dopo la scuola...? Chi..chi mi avrebbe fatto salire su un motorino...?-
 
Rin si interruppe appoggiando un bacio sulla mano rilassata di Obito. Strinse i denti per ammutolire i singhiozzi,ma non resistette.Si abbandonò ad un pianto disperato che però cercò di limitare con delle parole spezzate.
 
-Mi hai dato quelle esperienze che mi hanno fatto sentire viva...Se non fosse stato per te sarei rimasta una bambola di porcellana...Sei la mia vita, il mio universo, l'unica cosa vella in questa prigione grigia che è questo mondo....-
 
Fu costretta ad interrompersi. Aveva sentito qualcosa,un flebile rumore ma non ne era sicura. Le sarebbe servitò il silenzio più assoluto e quindi trattenne le lacrime e il respiro. Gli occhi sgranati non vedevano nulla. Le labbra schiuse non lasciavano nemmeno passare il fiato.
 
-...in...-
 
La sua voce! Era la sua voce,dopo così tanto silenzio!Sorrise e si voltò ,osservando attentamente le labbra di Obito nascoste dal respiratore. Erano finalmente schiuse e si stavano contorcendo per dare vita ad una nuova sospetta parola.
 
-Rin....-
-Non ti affaticare! Non ti affaticare, Obito! 
-Nessuna vita....Nessuna vita..sarebbe..possibile..senza di te...-
 
Annoiato arrivò al garage. Lanciò un borsone sul primo tavolo da lavoro libero. Si sedette dopo aver sbottonato il colletto della camicia con una raggiante fantasia caraibica .
 
-Haloa.-
 
Disse sasori con un sorriso irrisorio.
 
-Haloa un cazzo! Stavo per lasciare Tokyo in direzione Hawaii e mi rompete il cazzo per farmi tornare. Quale sarebbe il motivo urgente? Torturare quel coglione ossigenato?-
-Non serve una tortura. Parlerà al momento opportuno.-
-E allora? Come vi permettete di rompermi le palle?-
-Hai un altro compito da eseguire.-
-E sarebbe?-
-Tu conosci bene l'ambiente ecclesiastico, no? 
-Non dirmi di tornare tra i preti e le suore. Quei figli di puttana mi hanno rovinato una vita.-
-Senti, Hidan...Non mi far incazzare visto che non potrei nemmeno. Alza il culo e vai al convento che ti ha cresciuto. Le suore dell'Immacolata.-
-Ah! Rasetsuya , anche tu a rompermi i coglioni! Ma brava!-
-Renditi utile.La madre superiora di quel convento mi interessa. Dicono che conosca molto bene Danzo Shimura.-
-Madara non doveva accordarsi con Orochimaru? Lui conosce meglio Shimura di chiunque altro. A che vi serve la vecchia? Koharu Utatane,in arte Suor Costanza o Madre Costanza è solo una vecchia occhialuta rimbambita che si ricorderà si e no di andare a pisciare!-
-Stai accampando una serie di scuse. Ti stai cagando addosso per caso?-_
-No,stronza!-
-Non mi fido di un'alleanza con Orochimaru e voglio districarmi in questo casino in prima persona.-
-Non hai perso la voglia di comandare, eh Tsuya?-
-Sto cercando di mettere un'assicurazione sul piano di Madara. C'è sempre bisogno di un piano B. Quindi andrai dalla vecchia, che tu lo voglia o no. Dai, ti farò anche divertire. Una volta registrata ogni sua confessione, ti lascerò libero di fare di lei quello che più ti aggrada. Magari puoi fargliela pagare.-
-Avanti, non cercare di darmi dei contentini. Non appena mi sarà passata la delusione per la mancata vacanza , andrò a trovare Madre Costanza.-
-E bravo il mio futuro hawaiano.-
-Va al diavolo.-
 
Sasori fece un cenno a Rasetsuya e le indicò di seguirlo. Lei non fece altro che ubbidirgli con un sorriso compiaciuto stampato in volto. Dopo aver raggiunto lo stanzino dove Izuna e Akane facevano "compagnia" a Deidara, prese una sedia e si sedette al contrario, appoggiando le braccia sul bordo della spalliera.
 
-Allora, biondo, canterai di fronte ad Orochimaru?A giudicare dal tuo volto stravolto sembra proprio che ti stia schiarendo la voce!-
 
Anche Hidan privo di qualsiasi controllo aveva raggiunto Rasetsuya e si profuse in una sonora risata.
 
-Ma guarda guarda! Già ti hanno beccato e ti hanno fatto il culo, ossigenato! Oppure avevi semplicemente nostalgia del buon vecchio Madara? Paga male Nagato?-
-Zitto, indiota!Mh! Mi hanno incastrato!-
 
Hidan si premette una mano sul volto e la lasciò scivolare su di esso,cercando di placare le risa. Sasori si intromise evitando ulteriore scherno da parte dell'ultimo arrivato verso Deidara.
 
-Semplicemente siamo giunti ad un compromesso più che valido che prolungherà la sua inutile vita di qualche giorno in più, e quel tempo sarà necessario a dare un minimo di scopo,anche se banale, a questo miserrimo uomo.-
 
Accarezzò il foglio di carta che aveva da poco estratto da una ruvida busta bianca. Erano inconfondibili quei caratteri. Lo stile di scrittura gli erano fin troppo familiare. Non si aspettava che dopo tutto quel tempo quell'uomo si ricordasse di lui, di loro tutti. Quell'uomo che li aveva abbandonati dopo averli illusi. 
Cattivi ricordi gli balenarono alla mente, tanto da costringelo a sfogare l'ira su quel foglio. Lo strinse tra le dita e lo accartocciò.
 
-Un incontro mi chiedi? Con che coraggio! CON CHE CORAGGIO!?!? -
-Che succede.....Nagato?-
 
Chiese Konan con la voce impastata dal sonno. 
 
-Jiraiya! Jiraiya mi ha scritto una lettera.-
 
Nagato rise a metà tra l'ironia e l'incredulità.lanciando contro il muro quel pezzo di carta già torturato.Portò poi una mano sul viso e chiuse gli occhi liberando un sospiro. Cercava di controllarsi per rispetto di Konan e della propria indole pacata.
 
-E perchè no? -
 
Sul viso di Konan prese campo un leggerissimo sorriso . Gli occhi nascondevano una luce sinistra.
 
-Una bella ed indimenticabile riunione della verità. Non manca molto che io mi riprenda. Fissiamo l'appuntamento per dopo domani, in modo che potrò essere in grado di una buona accoglienza. Ho molte cose da dire e una da fare.-
 
-Che cazzo di villa! Io me la sogno una casa così.-
-Itachi mi ha detto che vivi in un appartamento cadente e fatiscente che non ha nulla da invidiare ad un alloggio in bidonville.-
-Itachi è uno con la puzza sotto il naso. Me la pagherà appena lo vedo.-
-Fate silenzio voi due e pensate ad entrare. Rasetsuya-Kohai, mi meraviglio di te. Non eri così da ragazzina. Eri più selettiva nella scelta dei tuoi interlocutori.-
-Sasori no Danna, lo sto solo punzecchiando.-
-Andatevene al diavolo, miscredenti.-
-Ma io credo, solo che il rosario l'ho dato a Deidara.Ha più bisogno. Izu-kun, come sta messo?-
-Un silenzio totale. Che noia.-
-Tsuya-senpai, quanto manca? Voglio scendere che qui dietro stiamo scomodi!-
-Siamo arrivati, Akane. Mamma mia quanto siete polemici. Un po' come quel cicisbeo che ci sta venendo as aprire.-
-Un altro platinato, ma questo ha più stile nel taglio di capelli rispetto ad Hidan.-
-Non mi piace comunque,Maestro. -
-Volete dire che io sto messo peggio di quell'insensito dallo sguardo fisso?-
 
Rasetsuya fece scorrere le mani sul volante e poggiò le spalle sulla spalliera del sedile. Diede uno sguardo al giardino e all'ingresso della villa, per lo meno nella porzione che era illuminata dai fari bianchi dell'auto. Notò la presenza di diversi uomini armati , una presenza troppo massiccia anche per Hebiyama. 
 
-Sono troppi,Danna.-
-Anche secondo me.Questo ragazzo lo conosco...L'ho già incontrato.-
 
Il ragazzo dai lunghi capelli bianchi rivolse il mitra che teneva adagiato fra le mani verso l'auto di Rasetsuya.
 
-Non potete passare. Abbiamo già fatto il pieno di cadaveri che camminano.-
 
 

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Capitolo 39
*** Esitazione e follia ***


Il Diavolo non mantiene mai le promesse
 
I posti erano già stati designati in anticipo. Madara e Orochimaru sedevano ai capi del lungo tavolo. Il padrone di casa aveva dalla sua solo due giovanissimi: un ragazzo e una ragazza. Lui portava i capelli tagliati ad un caschetto poco netto.Il colore di essi era bianco candido. La cosa che più dava sui nervi a Madara era il suo sguardo strafottente e quel sorriso di scherno sempre dipinto sul suo volto come se fosse soddisfatto di essere su un gradino privilegiato del mondo. La ragazza invece era una sua vecchia conoscenza. La sua ex domestica impacciata, imbranata e soprattutto incompetente che rispondeva al nome di Karin Uzumaki, la prima serpe in grembo. Lei sedeva accanto a Yoake e la fissava come se non vedesse l'ora di dirle qualcosa.
 
-Perché continui a fissarmi, Karin? Non credo di essere cambiata così tanto.-
-Fuori no,sei sempre la solita bellezza gelida che ho conosciuto non appena sono entrata a far parte delle schiere di Orochimaru-sama,ma è noto a tutti che tu non sei più la pupilla del signor Hebiyama, che hai rinunciato alla tua vita perfetta per seguire la tua passione per uno dei giovani Uchiha. Io ti stimavo poichè credevo tu avessi più buonsenso di Orochimaru stesso...invece...-
 
Yoake dapprima non rispose e si limitò a fissare Karin con uno sguardo perplesso.Sospirò per poi ritornare a guardarla con la sua solita espressione distaccata. 
 
-Da che pulpito viene la predica. Proprio da te che sei uscita con Sasuke Uchiha e da lui ti sei fatta comandare come un cagnolino. -
 
Sorrise leggermente prima di infliggerle l'ultimo colpo.
 
-Sei qui a sostenere Orochimaru solo per vendicarti di essere stata abbandonata. Non è forse così?-
 
La rossa Uzumaki non resisistette a mantenere un contegno distaccato al pari di quello che caratterizzava da sempre la sua interlocutrice. Strinse i denti e si aggiustò gli occhiali, impossibilitata a nascondere il rossore che prendeva campo sulle sue guance. 
 
-Io..Beh...Come ti..-
-Zitta. Non evidenziare oltre che ho ragione. L'ho già capito.-
 
Madara appoggiò entrambi i gomiti sul tavolo. Aveva poco appetito e poi si era ripromesso che nemmeno se fosse morto di fame avrebbe toccato il cibo offertogli da Orochimaru. Intrecciò le dita delle mani fra loro e poggiò sopra il dorso di esse il mento. L'occhio puntato in direzione di Hebiyama.
 
-Madara Uchiha, non gradisci nulla?-
-No. Non è questo.-
-Temi il veleno?-
-No. È che... C'è qualcosa che non mi convince. Assolutamente. Dov'è il resto del tuo seguito? Non vedo nemmeno Kabuto, il tuo galoppino. È strano che si sepati da te.-
-I miei sottoposti non gradiscono la presenza di voi Uchiha. Non posso obbligarli a farsi andare il cibo per traverso, Madara.-
-Mh...proprio come sospettavo. Sono particolarmente indisposti..-
 
Itachi e Sasuke che sedevano di fronte si diedero un occhiata complice dopo che il maggiore aveva dato un'occhiata al display del cellulare. Shisui seguì il loro sguardo per poi annuire leggermente. 
 
Il ragazzo dai lunghi capelli bianchi iniziò a sparare contro il cofano della monovolume guidata da Rasetsuya. Lei e Sasori che sedevano sui sedili anteriori dovettero abbassarsi per evitare i colpi che distrussero in poco tempo il parabrezza. Da quella scomoda posizione la donna riuscì ad ingranare la retromarcia ed allontanarsi di qualche metro.
 
-Tsuya-nee! È una trappola.-
-Lo immaginavo!-
 
Il loro assalitore continuò a sparare contro di loro ma i suoi colpi, data la distanza erano decisamente meno precisi. 
 
-Sasori no Danna, mi avevi promesso che sarei rimasto vivo finché la mia arte non avesse raggiunto l'apice, e invece mi stai portando a morire?-
-Se sarai abbastanza scaltro da sopravvivere manterrò la promessa, se non ce la farai , beh, ci ho provato. Rasetsuya-Kohai, sfondiamo.-
-Con questo bidone? Non avrei l'accelerazione giusta per abbattere quella cancellata.-
 
Sul volto di Sasori prese campo un'espressione contrariata, quasi di sdegno.Fissò con sguardo geloso, quasi tagliente , gli occhi scuri di Rasetsuya.
 
-Nessuno dei lavori della mia collezione è identificabile come un "bidone" , Rasetsuya-kohai. Ingrana la marcia e affonda l'acceleratore e comprenderai a tue spese di quanto ti stia sbagliando.-
 
Rasetsuya lo fissò perplessa. Non era ancora convinta che quell'auto fin troppo voluminosa potesse servire al suo scopo.
 
-Izuna, Akane, portatevi dietro Deidara. Non pensonci serva portarcelo all'interno. Ogni accordo preso da Madara non sarà più valido da questa sera. -
-Riserveremo quello che Deidara ha da dire a Madara-nii. -
-Non ho nulla da dirgli.-
-Io dico di si.-
-Allontanatevi in fretta.-
-E io?-
-Vieni con noi, no? Hidan, non dirmi che ti sei già abituato al clima pacifico delle Hawaii che ti impedisce di fare del male al prossimo.-
-Il fatto che mi stavo preparando a partire per le Hawaii enche voi mi abbiate interrotto mi ha messo molta voglia di uccidere. I miei obiettivi sareste proprio voi due, ma visto che mi fornite più divertimento accetto ancora una volta di lasciarvi vivere e di darvi una mano. Devo sfogarmi in anticipo per la gita al convento. -
 
Rasetsuya attese che Akane aiutasse Izuna a scendere e diede a loro le ultime istruzioni.
 
-Fate uno squillo agli sbirri tra circa una ventina di minuti. Avranno un gran bel da fare da queste parti tra un po'-
-Ma Tsuya-sensei, saremmo coinvolti anche noi!-
 
Rasetsuya le sorrise quasi divertita. 
 
-No, assolutamente, fidati di me. Noi siamo innocenti. Siamo le vittime di tutto questo. Sasori,Hidan, siamo pronti?-
-Sono nato pronto e mi dà fastidio attendere oltre, Rasetsuya-kohai.-
-Sì,sì....sono pronto.-
-A buon rendere, ragazzi. Vi sembrerà strano, ma ci vedremo in centrale.-
 
 
-È completamente pazza. Ha un piano contorto in testa.-
-Se non fosse così non sarebbe la compagna di Madara, non credi? Anche lui ha accettato di portare avanti un piano suicida come quello di ritrovarsi all'interno della villa del suo arcinemico.-
-Se morisse Madara non mi importerebbe un fico secco. Sai bene che non l'ho mai sopportato. Ma non è l'unico ad essere coinvolto in quella follia. -
-Non sono uno sciocco, Tobirama. Non lo sono mai stato. Non è vero quello che dai da bere a tutti. Non è vero che non sei mai stato innamorato.-
-Non è argomento che mi va di trattare in questo momento, Hashirama.-
 
Tobirama si mise a smistare le carte che gli erano state lasciate sulla scrivania tanto per distogliere lo sguardo da quello del fratello. 
 
-Non glielo hai mai detto?-
-Non devi ritornare al tuo lavoro? Hai detto che ti serviva per recuperare un po' di vita no? Allora che aspetti? Va'.-
-Non ti lasciano molto tempo quando decidono di strappare la vita a chi ami. Potrebbe essere già troppo tardi.Io anche avevo molte cose in sospeso da dire e il rimorso che ho nel cuore per averle taciute non credo mi abbandonerà mai.-
 
Tobirama continuò a tenere lo sguardo lontano a quello di Hashirama, ma li fisoò verso un punto impreciso di fronte a lui. Era attento a quelle parole ma non aveva nessuna intenzione di controbattere. Si ricordò di quel rifiuto lontano nel tempo ma vivo nella sua memoria. 
 
-Stai zitto. Non hai voce in capitolo sulle mie intenzioni. Vedi di fartene una ragione, Hashirama. Quindi fattela finita.-
 
Sembrava che il ragazzo dai lunghi capelli bianchi non volesse togliersi dalla traiettoria della folle corsa dell'auto guidata dalla Folgore, ma con un ampio salto laterale riuscì a sfuggirne.
Cadde ,rotolando per qualche metro per poi rialzarsi dopo l'urto violento della grossa auto contro la pesante cancellata, contorta ora e spezzata in più punti. Sasori sollevò da terra l'arma dapprima retta dall'uomo che sparava contro di loro. Controllò il livello delle munizioni per poi gettare uno sguardo all'auto col cofano accartocciato e il motore fumante.
 
-Che spreco.-
 
Rasetsuya ed Hidan si erano già addentrati all'interno del giardino , attirando l'attenzione di altre guardie che iniziarono a sparare su di loro, con mira piuttosto sommaria visto il buio della notte. Sasori sparò tre o quattro colpi verso l'illuminazione più evidente sopra le porte d'ingresso, lasciando solo la debole e bassa luce dei faretti incastonati nella camminata che portava dalla cancellata all'ingresso. Iniziò anche lui a muoversi tra le ombre orientandosi con la memoria verso l'ingresso. Un proiettile sparato alla cieca gli colpì una gamba. Si lasciò scappare un brevissimo grido che attirò l'attenzione sia delle guardie di Hebiyama che di Rasetsuya e Hidan, i quali già vicini alle porte si avventarono sui sorveglianti in modo da disarmarli. Hidan non si trattenne e non contento di aver stordito il suo avversario, lo uccise con un colpo netto alla testa sparato dalla pistola silenziata che gli aveva sottratto nella colluttazione. Rasetsuya pensò ad aprire il portone dopo averne allontanato la guardia . Sparò diversi colpi dopo aver rintracciato la maniglia con il tatto e quel poco di luce donata dai faretti. Fece saltare la serratura e con un calcio aprì quella porta che diede sul corridoio illuminato da una luce soffusa. Luce che riuscì a rendere più visibile anche la situazione all'esterno. Sasori e Hidan si avvicinarono per poi entrare. Era strano che la sorveglianza fosse limitata a quella manciata insignificante di uomini.
 
-Ti ho sentito gridare, Sensei.-
-Una reazione involontaria ad una ferita insignificante,-
-Allora sei di carne anche tu!-
-Invece di sprecare tempo e fiato a farvi inutili domande mi sembra opportuno che voi poniate l'attenzione in quello che stiamo per fare. Il silenzio all'interno di questo corridoio è preoccupante.-
 
Sasuke si alzò dalla sedia nel sentire il rumore familiare di spari. Orochimaru alzò una mano a bloccare il le intenzioni del giovanissimo Uchiha. 
 
-Non è educato alzarsi dal tavolo in piena cena. Non ti hanno nemmeno educato a quanto vedo.-
-Non è questo, Orochimaru. Che diavolo sta succedendo?-
-Che cosa dovrebbe succedere? Stiamo cenando e conversando pacificamente.-
 
Un gruppo di uomini vestiti di nero circondarono il tavolo e si posero alle uscite della stanza. Dopo di loro rientrò il giovane dai capelli a caschetto e sorridente e soddisfatto riprese il suo posto a tavola.
 
-Questo è l'ambiente giusto che mi concede di continuare con la cena in modo entusiasmante. La previsione di vedere quel po' di sangue.-
-Non parlare di cose che potrebbero bloccare l'appetito,Suigetsu.-
-Immaginavo questa mossa.-
-Oramai credo che il tuo tempo di utilità sia scaduto, Madara. Quando un oggetto esaurisce la sua esistenza raggiungendo il compimento del suo scopo, diventa spazzatura ed è necessario gettarlo. Ora ho tutto quello che mi serve per sostenere un'eventuale conflitto con il mio unico nemico. Ti ringrazio e per questo vi manderò verso una vita migliore in gruppo.-
-Quanta tristezza mi mette addosso il fatto che un uomo del tuo calibro preferisca prendersela con gente disarmata. Ti chiamano "Serpe" ma in realtà non sei che un verme cieco che scava nella terra. Credi che con questa marmaglia tu possa fermarci? Shisui!-
 
Il giovane Uchiha non fece altro che alzarsi velocemente e con un rapito gesto ritrovarsi alle spalle di uno degli uomini in nero che si trovava vicino a lui. Lo disarmò evitando un colpo sparato alla rinfusa e si impadronì dell'arma da fuoco. Ispirato da quel gesto, Itachi si ribellò a quel controllo, estraendo una piccola pistola da sotto la giacca e freddando l'uomo alle sue spalle. Rivolse l'arma verso Orochimaru e lo stesso fece Madara dopo aver estratto la pistola a tamburo da un nascondiglio simile a quello di Itachi. Shisui fece la stessa cosa mentre Orochimaru e i suoi uomini mirarono al misero gruppo di Uchiha. Yoake si alzò e anche se disarmata si affiancò ad Itachi. Sasuke raccolse l'arma lasciata cadere dal ragazzo freddato da Itachi e con tanta naturalezza seguì l'esempio degli altri puntando diritto verso Orochimaru.
 
-Anche se moriremo crivellati di colpi, vi porteremo tutti con noi, tu per primo, Orochimaru...Avanti, spara! Forza! Qual'è la forza che ti trattiene! Ammazziamoci! Ammazziamoci!-
 
Madara incamerò il colpo pronto a sparare. Orochimaru non si aspettava una tale reazione. Nonostante fossero in inferiorità numerica, nonostante fossero presi di mira da una dozzina di pistole, le braccia tese degli Uchiha non tremavano nemmeno un po'. Per un momento rimase in silenzio. Quella reazione cancellò dal suo viso quel sorriso di scherno. Restò seduto, fissando gli occhi ambrati su quello di Madara. .
 
-Giù le mani, bastardi! -
 
Il grido di una voce familiare di donna, ruppe quel momentaneo silenzio. Madara si voltò sconvolto verso la porta seguendo quella voce.
 
-Lasciami! Lasciami, figlio di puttana!!!-
-Rasetsuya !-
-Ecco l'intruso che faceva così tanto rumore poco fa! L'imprudente Rasetsuya Tenzen. Come ti chiamavano? Ah sì, la Folgore di Shinjiku! La maleducata figlia di uno dei meccanici più abili di Tokyo. Se tirerai avanti in questo modo farai la fine di tuo padre. Dicono che gli abbiano fracassato la testa. -
 
Orochimaru tornò a sorridere. Il punto debole di Madara , Rasetsuya, si era gettata tra le sue braccia. La carta giusta per vincere la battaglia. Sapeva benissimo che Madara avrebbe perso il controllo. Era solo questione di tempo. 
La donna era intrappolata nella stretta del ragazzo che aveva sfidato all'entrata il quale le puntava una pistola alla tempia. Alla vista di Madara e gli altri smise di dimenarsi. Puntò lo sguardo sul viso di Madara e sorrise leggermente. Non era una donna che si lasciava catturare, almeno non da viva. Doveva essere un piano, un disegno ben preciso per salvare la situazione di stallo che si era venuta a creare tra i due fronti opposti. L'Uchiha comprese le sue intenzioni ma ostentò il suo disappunto nonostante si fidasse di quel sorriso.
 
-Abbassa la pistola o lei muore.-
 
Madara obbedì e gettò l'arma a terra.
 
-E anche tutti voi.-
 
Anche Sasuke, Itachi e Shisui abbassarono le armi e le gettarono a terra. Orochimaru soddisfatto batté le mani,un paio di volte ma si interruppe di colpo quando sentì il rumore di diversi passi che si avvicinavano alla stanza. Degli uomini armati, poliziotti, guidati da un volypto molto ben noto ad Orochimaru Hebiyama: Jiraiya. 
 
-Tu....-
 
-Gettate a terra le armi e spostate le mani dietro la nuca. Siete in arresto! Orochimaru, la tua bramosia si ferma qui! -
 
Anche Sasori e Hidan si affiancarono ai poliziotti. Erano stati loro a guidarli nella villa come povere vittime scampate ad un tentato massacro per caso. Si erano liberati delle armi come aveva fatto Rasetsuya prima di essersi fatta catturare dal ragazzo dai lunghi capelli bianchi.
Ora non erano che dei commensali ritardatari che erano stati accolti con una pioggia di piombo al loro arrivo. Per lo meno era questo che Izuna, in lacrime, aveva confessato ai poliziotti della centrale che aveno accolto la sua chiamata d'emergenza. Izuna, Akane e Deidara erano stati portati in centrale per tutte le rilevazioni del caso. Sarebbero stati interrogati sull'accaduto. Akane gli stringeva la mano, un po' perché aveva voglia di sentire il calore della sua stretta , un po' perché voleva alimentare quella farsa di fronte agli agenti della centrale, in modo da uscirne come candide e innocenti vittime.
In un momento in cui nessuno poteva vederli, Akane avvicinò le labbra all'orecchio FI Izuna e gli sussurrò .
 
-Avresti dovuto fare l'attore. Sei geniale e davvero molto molto credibile.-
-E pensa che io mi sono anche divertito. Ho spacciato per innocente anche Deidara, che sta tentando di distruggere la città solo per un suo delirio.-
-Te l'ho detto, sei stupendamente convincente, amore mio...-
 
Gli poggiò un bacio sull'orecchio per poi scendere lungo una sua guancia , ma lo strinse poi tra le braccia, fremendo di paura non appena sentì i passi di qualcuno avvicinarsi.
 
-Non fingere con me. Non mi bevo questa farsa.-
 
Disse Tobirama a bassa voce.
 
-Avanti, nel mio ufficio.-
 
Madara fu fatto sedere sul sedile di una delle auto della polizia e fu raggiunto da Rasetsuya , che avvolta in una coperta marroncina, si poggiò su una spalla di lui con il viso sorridente. Per qualche secondo calò un piacevole silenzio spezzato solo da un profondo sospiro di Madara. 
 
-Sei un pazzo, Madara.-
-Non come te. Saresti potuta morire con molta facilità. Ti ho detto di startene tranquilla e lontana da questi affari.-
-Non sono il tipo che manda a morire il suo compagno, nonché padre di suo figlio, senza tentare di imbastire un piano molto più sicuro.-
-Eri entrata in accordo con Hashirama?-
-No. E perché avrei dovuto? I poliziotti sarebbero dovuti venire comunque in risposta ad una chiamata d'emergenza.-
-Sei davvero pazza. Completamente pazza. Ma sai, lo dovevo sapere. Infatti non sono sorpreso. Se non fossi così folle, non saresti la mia futura moglie.-
-Moglie???-
-Esatto. Io non ti chiedo di sposarmi. Lo farai e basta. È un ordine.-
-L'unico che accetterò,molto probabilmente. Non pretendo che un tipo grezzo come te mi chieda in ginocchio, con tanto di sfarzoso anello, di sposarmi.-
-Dovevi trovare un principe azzurro, non un corvaccio ora spennacchiato, come me.-
-Spennacchiato? A me non sembra, sei sempre più bello. E poi, io sono la prima a non voler vivere nemmeno un giorno da principessa. -
-In quel giorno lo sarai. Indosserài quel vestito che tanto guardavi da ragazzina.- 
-Credo che sia fuori ptoduzione,.-
-Non significa che non ci sia. Non sottovalutare Madara Uchiha.-
 
 
 
 

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Capitolo 40
*** L'inizio della Fine ***


Il rumore delle campane gli portava alla mente quell’ammasso sconclusionato di ricordi che per anni lo avevano torturato. Quell’infanzia rubata dalla follia di gente frustrata. La paura del buio e il dolore fisico. Le lacrime rapprese che avevano rigato le sue puerili guance e i brividi che correndo lungo la sua schiena lo scuotevano fino a rendergli impossibile ogni azione.  E quando se ne andò ebbero il coraggio di affermare che era stato cresciuto dalla carità cristiana. Una cosa risibile. Come se Cristo vorrebbe far sopportare un calvario così doloroso ad un bambino. Nonostante nelle Scritture, il Salvatore fosse di tutto altro avviso, Hidan crebbe fiducioso che il dolore fosse il mezzo più veloce per raggiungere il Regno dei Cieli. Il sacrificio e il sangue erano ciò che costituivano l’essere uomo.
Colpì con il pesante batacchio d’ottone la pesante porta che apriva sull’interno del convento. Una delle sorelle si avvicinò e aprì dopo aver guardato dallo spioncino che poteva essere aperto sulla porta stessa.

-Quanta fiducia. Sono quasi sorpreso.-
-Hidan, non avrei mai sperato di rivederti qui.-
-Sorella Yugito. Che immenso piacere rivederti. Io non avrei mai creduto che ti fossi seppellita qui dentro davvero. Visto quanto odiavi la Madre Superiora è una vera e propria sorpresa.-
-Le vie del Signore sono infinite.-
-Così dicono, Yugito.-
-Prego, entra pure.-

La ragazza si fece da parte, sistemando il pesante velo . Invitò Hidan ad entrare e fece lentamente strada verso l’interno. Quest’ultimo iniziò a sentirsi soffocare da tutto quel silenzio e quell’armonia forzosa che nascondeva molto più dolore della realtà livida che si può vivere tutti i giorni.

-Che cosa hai fatto in questi anni, Hidan?-
-Ho vissuto come meglio ho potuto. Ho lavorato e sto lavorando per un Boss della Yakuza: Madara Uchiha.-

La ragazza portò le mani alle labbra soffocando un gridolino di triste stupore.

-Madara Uchiha? E’ un assassino, un ladro…-
-Mi dà da mangiare e mi fa vivere come desidero. Per me è un Santo Salvatore. -

Un rumore di fitti passi in avvicinamento distrasse Hidan dal discorso che stava intrattenendo e la visione che gli si parò davanti lo soddisfece e non poco. Sorrise , infilando entrambe le mani in tasca.

-Buongiorno, Madre! Lo sa che mi ha risparmiato di fare le scale? Sono davvero un uomo fortunato.-
-Yugito, non dovevi far entrare questo..-

La vecchia Koharu fissò lo sguardo di Hidan attraverso quegli occhietti scuri e inquisitori. Una smorfia di disgusto anticipò la sua frase seguente.

-Blasfemo schiavo del materiale. Questo assassino bramoso di sangue. I giornali sono pieni delle azioni barbare che compi, le quali vengono coperte dai soldi sporchi di Madara Uchiha.-
-E lei, Madre….-

Hidan fissò una mano che aveva nel frattempo estratto dalla tasca. Guardò con attenzione le proprie unghie tinte di nero. Solo per un secondo riportò lo sguardo su quello di Koharu. Le sorrise di scherno .

-…ha coperto i traffici di Danzo Shimura. Non traffici di droga o armi, ovviamente. Ogni serva di Dio si tiene lontana da queste cose seguendo i suoi precetti. Lei ha gestito i traffici di esseri umani in pieno accordo a Danzo Shimura, come fu per quei ragazzini….Ah sì…-

Hidan alzò lo sguardo verso il cielo come se volesse forzare il ricordo.

-Nagato, Yahiko e Konan. Questi poi sono solo un esempio. Il nostro caro Danzo ha bisogno di addestrare pedine inculcandogli le sue idee malate sin da bambini.-

-Silenzio! Non ti vergogni di gridare queste blasfemie di fronte alle sorelle che vogliono godere della pace di questo convento? Blasfemo figlio del Demonio.-

Yugito si parò tra la Madre superiora e Hidan e iniziò a spiegare pacatamente al giovane che sarebbe stato più conveniente per lui il lasciare quel luogo all’istante.

-No, fermati sorella. Ho intenzione di ricevere questo indegno nel mio studio. Noi non abbiamo paura di questi bestemmiatori, di queste lingue biforcute che ci minacciano. Conosci la strada, Hidan. -
-Grazie mille. Lei madre , è una pia donna infondo…molto infondo.-

Le piccole celle della stazione di polizia erano gremite di ospiti temporanei che presto sarebbero finiti nel carcere cittadino. Tra loro spiccava il candore della pelle di Orochimaru Hebiyama. C’era Jiraiya di turno e il suo compito gli risultò particolarmente semplice. Gli Yakuza non sono come i criminali di quartiere. La prima regola che li caratterizza è la calma e quella finta consapevolezza di superiorità che ostentano in ogni situazione. Orochimaru infatti era seduto, compostissimo come sempre e manteneva un sorriso di sdegno.

-Povero Jiraiya. Tu come i Senju ti sei fatto incantare dalle parole di Madara. Lo hai visto? Hai visto come riesce a manipolare le situazioni con l’aiuto di quella donna? Ho sempre pensato che fossi ottuso ma questa volta hai dato proprio il massimo.-
-Nessuno mi comanda e nessuno mi incanta, Orochimaru. Al contrario di te, io non ho lasciato che né i beni materiali né le manie di onnipotenza governassero sulle mie idee. Sei tu che sei caduto vittima degli incantamenti che hai fatto su te stesso. Ti sei spento piano piano, cancellando ogni straccio di quell’umanità che avevi quando ti conobbi.-
-Oh, quanto sei epico nelle tue parole. Vuoi forse un applauso? Guarda dove ti ha portato questa tua ostinazione a seguire le tue idee. Sei un morto di fame come quando ti ho conosciuto . Lavori in questo posticino sudicio e limitato. Non hai fatto nulla nella tua vita tranne che procurarti da mangiare e qualche misera soddisfazione temporanea. Sei risibile come quegli altri due idioti che gestiscono questo baraccone.  Io uscirò molto presto. Ho molto potere dalla mia parte e mi assicurerò che la tua esistenza termini una volta per tutte.-
-Vieni ad uccidermi e ad affrontarmi di persona la prossima volta, ma non aspettarti che io mi spaventi. Le tue minacce non mi turbano nemmeno. Non è detto che uscirai così facilmente. Stavate tentando di uccidere diverse persone disarmate. -
-Disarmati? Madara Uchiha e i suoi? Ahahah. Perdonami se ti rido in faccia, ma le loro sole menti sono un’arma.-
-Le rilevazioni hanno dato i loro risultati. Tutte le armi erano proprie delle tue guardie. -
-Me l’hanno giocata bene. Ma non credere che io sia solo, abbandonato a me stesso. Ho molto potere e dei buoni alleati. -
-Vedremo cosa potranno fare. Nel frattempo sei obbligato a stare qui dentro. Mi dispiace che non sia confortevole come la tua villa. Tuttavia sperimenterai un po’ di vita modesta e sono del parere che ti farà più che bene.-


Teneva gli occhi chiusi, abbandonata a quell’abbraccio dolce  in pieno contrasto a quella situazione.
-Odio stare in una stazione di polizia.-
-Anche io. Detesto questo ambiente sin dalla prima volta che fui costretto a frequentarlo.-
-Spero che ci lascino andare al più presto. Sono dei totali inetti, sia come metodo d’indagine sia come organizzazione. Guardali, si spostano tutti senza un vero e proprio obiettivo. Sono confusi e non sanno nemmeno loro dove mettere le mani in tutto quel caos di carte e promemoria. -
-L’ho sempre pensato. La maggior parte di loro non ha la minima voglia di svolgere il proprio lavoro.-
-Un po’ come me, poco fa. -
-Non avresti voluto vederlo dietro le sbarre, vero? E’ la stessa cosa che proverei io se finisse in arresto Madara.-
-Probabilmente è il lungo periodo che ho vissuto accanto a lui a provocarmi questa strana sensazione involontaria. E’ come se una parte di me si sentisse ancora legata a lui e a tutto quello che mi ha insegnato. Sono stata cresciuta dalla sua educazione ed ora mi ritrovo a dargli contro, fino a contribuire a condannarlo a perdere ogni cosa. -

Itachi appoggiò le labbra sul capo di lei. Strofinò una mano su una spalla di Yoake per poi iniziare a parlare col suo solito tono tranquillo.

-La gente come noi vive nella consapevolezza di poter fallire. Otteniamo molto in maniera molto semplice: che ci vuole a togliere la vita ad un uomo, tuttavia possiamo perdere ogni cosa con un solo errore. Dovremmo saper prevedere tutto e forse è questo a cui miriamo, ma c’è sempre l’irrazionale che sfugge, i gesti folli di chi oltre all’interesse materiale desidera difendere qualcosa o qualcuno che ama. E’ lo stesso motivo per il quale entrambi siamo vivi.-
-E’ vero. Nel corso del tempo abbiamo rischiato molto, ma siamo riusciti ad ottenere ogni cosa. Almeno per ora.-
-Nessuno può portarti via quello per cui moriresti.-
-Perchè perderlo sarebbe la morte stessa.-


-Maxi arresto presso una delle residenze più sfarzose della zona. Chi avrebbe mai potuto pensare che la fortuna delle industrie farmaceutiche Hebiyama potesse essere gestita da un uomo che si è costruito un nome su scalate illegali, su soldi sporchi ottenuti dal traffico di droga e dal racket della prostituzione? Abbiamo sul campo anche il nostro inviato Kakashi Hatake che segue i rilevamenti delle forze di polizia.-
-Buon giorno Yamato. Sì, da questa notte proseguono senza sosta i rilievi nelle lussuose stanze del maniero degli Hebiyama e sull’appezzamento di terra all’esterno di esso. Ci sono molti dettagli che allargano la cerchia dei coinvolti nel caso. Anche coloro che sono stati aggrediti sembrano non essere del tutto innocenti in base ad alcune armi ritrovate all’interno della casa e soprattutto all’auto abbandonata al cancello. Che anche gli Uchiha siano coinvolti? Gli inquirenti sembrano propensi a questo e  ci sono delle fonti che garantiscono che  abbiano già ottenuto il mandato di perquisizione per la villa di Madara Uchiha. -
-Sono particolari molto sorprendenti, Kakashi. Tienici aggiornati.-
-Certamente, Yamato-san. A te la linea fino al prossimo aggiornamento.-

Izuna fissò sconvolto lo schermo. Il silenzio era calato sui presenti assieme al disappunto. Madara scattò in piedi in preda all’ira.

-Non  ce li voglio! Non li voglio a casa mia! Che cazzo fa quell’Hashirama? Era una fottuta collaborazione e mi mette nella merda? E’ la prima volta che lo fa, cazzo! Non entreranno, non possono avere un fottuto mandato in poche ore.-
-A meno che le prove trovate non siano troppo evidenti.-
-Itachi, non rompere il cazzo con le tue puntualizzazioni realiste, cazzo. Se vengono a controllare a casa mia troveranno sicuramente qualcosa che non quadra. Già solo lo scendere in scuderia potrebbe farli dubitare.-
-Quella pistola a tamburo, Madara, ti è costata la libertà.-
-Itachi…ho detto basta con le puntualizzazioni.-
-Ho una mezza idea di chi sia stato. Deve aver trovato la nostra versione poco credibile…nii-san.-
-……QUEL BASTARDO DI TOBIRAMA. NON AVEVO DUBBI. Lo farò fottutamente a pezzi.-

Madara si allontanò dalla stanza ad ampi passi sebbene una sua gamba fosse come sempre malferma. Incrociò lo sguardo di Rasetsuya ma non riuscì a dirle nulla, se non a fissarla con un espressione costernata.

-Dove vai?-
-Devo finire in galera e lo farò aprendo una presa d’aria in quella testa di cazzo albina.-
-Siamo noi ad essere attaccabili..-
-Lo difendi?-
-Difendo la logica.Nascondi tutto quello che può comprometterti.-
-Basterebbe accendere un pc per fregarmi. Che faccio? Ardo casa?-
-Calmati e ragiona.-
-Dopo averlo ammazzato.-

Rasetsuya si arrese non appena Madara la superò prendendo poi la porta. Era davvero deciso ad attaccare un poliziotto all’interno di una centrale in massima allerta. L’unica cosa che la donna sperava è che Madara riuscisse a pensare almeno per un secondo alla sua posizione e a tutto quello che andava veramente difeso, a quello per cui la vita era necessaria.

-Tobirama. Che diavolo hai combinato?-
-Il mio lavoro, fratello. Pensavi che li avessi lasciati andare? Perché Hebiyama sì e loro no? Sono criminali della stessa fattura.-
-Avevo dato la mia parola a Madara e ora lo abbiamo tradito.-
-No, è lui che sbaglia.-

Hashirama era appoggiato alla scrivania con entrambi i palmi delle mani. Scuoteva la testa mantenendo gli occhi chiusi e i denti serrati.

-Era una collaborazione tra me e loro.-
-Sono stanco di favorire persone che sbagliano. Le sue mani sono sporche di sangue come quelle di Orochimaru. Deve marcire dietro le sbarre.-
-Come Rasetsuya?-
-Lei non aveva armi con se.-

Hashirama sollevò il capo e diresse lo sguardo degli occhi neri a quelli del fratello minore.

-Quindi tu conti di lasciare fuori lei e imprigionare Madara.-
-Mi hai detto tu di non esitare ed è quello che sto facendo. In questo modo lei sarà forzata a valutare la situazione. Comprenderà che io posso dargli quello che lui non può. Mi assicurerò che non esca mai più da quella prigione. Marcirà lì dentro fino alla fine dei suoi giorni smettendo di avvelenare questa città e tutte le persone che gli stanno accanto. Salverò molte più persone di quanto tu possa fare. Una volta fermato anche Nagato non ci saranno più nemici dell’ordine e soprattutto non ci saranno più coloro che si arricchiscono dei vizi e della disgrazia dei più deboli .-
-Non fingerti un paladino fratello. Sai benissimo che non lo fai per la collettività. Lo fai solo per lei. Sappi però che non è costringendola che conquisterai un posto nel suo cuore.-
-Adesso che fai? Prevedi anche quello che le persone pensano o sentono?-

La grossa auto scura di Madara si fermò proprio di fronte alla stazione di polizia. L’uomo scese dal veicolo imbracciando un grosso fucile a pompa. Incamerò un colpo per poi puntare il poliziotto in avvicinamento e fece fuoco. Il malcapitato stramazzò a terra senza nemmeno il tempo di gridare dal dolore. Una pozza di sangue si diffuse sotto di lui. Stessa sorte toccò all’altro che tentò di estrarre la pistola. Nonostante la mancanza di un occhio, Madara riusciva a mirare con precisione nei punti vitali. Fece saltare la chiusura della porta con un colpo diretto e con un calcio si fece strada.
 
-Tobirama! Dove sei , bastardo! Vieni fuori! Ho deciso di venirmi a costituire di persona, ma solo a condizione che mi darai quella grandissima testa di cazzo che ti ritrovi!Fatti sotto vigliacco! Invece di attaccarmi di nascosto, vienimi a prendere, avanti, stronzo! -

Tobirama fissò gli occhi del fratello con un sorriso malsano dipinto in viso.

-Non servirà farlo marcire dietro le sbarre. Marcirà sotto metri di terra invece….Ho ottenuto molto di più di quanto potessi desiderare, fratello.-


-Non avrei mai pensato che tutto sarebbe andato a finire così perfettamente, Konan. Entrambi i miei nemici più temibili sono finiti vittime delle loro ambizioni. Sono stati sbadati e il loro odio reciproco non ha fatto che farli autodistruggere. Osserva… Il giorno si sta avvicinando. Appena una settimana e ogni cosa giungerà al termine.  Il dolore donerà l’esperienza necessaria all’uomo per comprendere.
E’ caduta ogni resistenza. Rimaniamo solo noi in piedi in questo regno di insetti….

E’ l’inizio della fine.-

 

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Capitolo 41
*** Siamo cani allergici al guinzaglio ***


-Non passerai. Assolutamente. Non te lo concederò. -
-Poco mi importa del tuo consenso. Io faccio quello che voglio e quando voglio. Ora scansati Hashirama. Non costringermi a farti allontanare di peso.-
-No. Voglio che questa follia finisca arginando il male a quello che è già stato fatto. Vuoi ucciderlo? Finirai per essere un assassino come lui.-
-No. Chi uccide i malvagi è un salvatore. Non hai mai letto l’antica filosofia occidentale? Ora lasciami passare Hashirama.-

Tobirama alzò il tono di voce e visto che il fratello non rispettava la sua volontà si prese la libertà di spingerlo lontano da se stesso e dalla strada che avrebbe percorso. Niente avrebbe potuto separarlo da Madara Uchiha, non ora che poteva ammazzarlo e togliere quel peso virulento dal mondo. Si avviò a passo veloce verso quell’incontro e durante quel tragitto caricò entrambe le sue pistole. Appena vide il suo acerrimo nemico fissò il suo sguardo negli occhi dell’altro.

-E’ bello rivederti in questa situazione, Madara.-
-Non hai idea di quanto tu lo sia per me,Tobirama. Hai detto le tue ultime preghiere, mister pefezione?-

Madara nemmeno fece caso al fatto di essere sotto tiro da parte degli altri agenti della centrale. Semplicemente si limitò a rivolgere loro uno sguardo menefreghista. Per lui, quelli erano soltanto marmaglia indistinta, gente incapace e senza carattere che per due soldi erano disposti a farsi ammazzare. Gente senza nome e quindi indegni di essere considerati.

-Hai sempre il culo parato, eh moccioso? Tu e il tuo piccolo esercito di nessuno. Complimenti. -

Il rumore di colpi incamerati fece sorridere Madara . Anche lui si preparò a sparare e fece fuoco tra la piccola folla di agenti che lo circondava. Ammazzò un altro uomo che stramazzò a terra in una pozza di sangue.

-Il prossimo sarai tu.-

Nemmeno a Tobirama sembrava importare più di tanto la sorte di quelle persone che fino a pochissimo tempo prima avevano lavorato per lui. Quel desiderio di distruzione riusciva a surclassare tutto. Desiderio di distruzione genitore di una malsana speranza di sostituire Madara al fianco di quella donna che da sempre era stata il suo unico amore, la sua ossessione. La brama di ottenere l’impossibile divora la coscienza e la capacità di ragionare , soprattutto quando basterebbe poco per una flebile opportunità.
Tobirama tese le braccia e dopo aver incamerato i colpi li esplose in direzione di Madara che , esperto in sparatorie non fece difficoltà ad evitare di essere ferito mortalmente. Solo un proiettile lo colpì di striscio ad un braccio mentre si abbassava per schivarli.

-Signore! Vogliamo un ordine! Lei ci deve ordinare di sparare!!-
-No. E’ una cosa tra me e lui. Allontanatevi se non volete morire.Nemmeno io baderò ai colpi.-

Esplose altri colpi che però andarono a colpire scrivanie e pc , visto che Madara aveva deciso di nascondervisi dietro.

-Sei un novellino, Senju!-

Madara rispose al fuoco e a causa degli ostacoli sulla traiettoria del suo sguardo, il colpo non riuscì ad andare a segno. Invece quelli più veloci di Tobirama riuscirono a raggiungere il bersaglio anche se non nel modo in cui l’albino desiderava.
La gamba più debole di Madara fu ferita da un proiettile che perforò il suo polpaccio.

-Bastardo….-
-Fermi! Siete entrambi sotto tiro e non potete muovervi altrimenti vi sistemerò io stesso.-
-Ecco il traditore numero due. -
-Che diavolo vuoi ,fratello?-
-Siete in arresto entrambi. Madara, tu sei accusato della morte di diversi agenti. Nessuno ti toglierà un ergastolo. E tu…Tobirama, sarai allontanato dal tuo stesso lavoro. Non sei in grado di salvaguardare l’ordine pubblico, visto che nemmeno ti sei impegnato a difendere i tuoi uomini. -


La pioggia iniziò a cadere copiosa , bagnando i vetri oscurati del trentaduesimo piano del grattacelo di proprietà dell’azienda Akatsuki. Jiraiya era potuto salire utilizzando l’ascensore ed era stato invitato da una gentile signorina a sedersi su una sedia blu, ultima di una breve fila di tre. Era una sorta di sala d’attesa. Per distrarsi osservò le forme della donna ma non si riuscì a concentrare sulle cose che avrebbe potuto fare con lei. La sua mente era assorbita da quello che sarebbe successo dopo quell’attesa che si faceva sempre più fastidiosa.  Finalmente fu ricevuto. Seguì la segretaria che lo portò all’interno di uno sterile ufficio dal mobilio scuro. Si fermò una volta che realizzò chi aveva davanti. Puntò lo sguardo verso quell’uomo dai capelli rossi che di rimando non aveva tolto da lui lo sguardo nemmeno un attimo.

-Benvenuto, Jiraiya-sensei.-
-Nagato…-
-Chi meglio di me poteva dare vita al sogno di Yahiko. I sogni sono materia delicata e vanno conosciuti a fondo prima di tentare di realizzarli. I sogni degli altri risultano piuttosto difficili da intendere e lei lo sa bene, non è così?-
-Tutte le persone, anche se in varianti diverse hanno lo stesso sogno che si potrebbe definire con una sola parola, Nagato. E questa parola è “felicità”.-
-Sì, ammetto che questo è l’insegnamento che ho tenuto più a cuore. Infatti mi sto adoperando proprio per dare vita alla mia personalissima felicità.-
-Distruggere questa metropoli?E’ questo che può rendere felice te e gli altri?-
-Non mi rende felice, ma avvalora il mio senso di giustizia. Si sieda, sensei. Ha intenzione di rimanere impalato lì ancora a lungo?-

Jiraiya seguì il consiglio di Nagato e si sedette dalla parte opposta dell’ampia scrivania. Poggiò entrambi i gomiti su di essa in modo da avvicinarsi al giovane il più possibile.

-Non puoi condannare altre persone a morire per un tuo capriccio.-
-Un mio capriccio, dice?No assolutamente. Non è così. Io sto cercando di livellare il male che affligge questo mondo distribuendo ad ogni singolo suo abitante. Sto facendo in modo che possano capire che cosa vuol dire sopravvivere nell’angoscia, nella pena per una perdita importante. In questo modo eviteranno di infliggere lo stesso dolore agli altri almeno finchè la loro memoria sarà perpetrata. In tal maniera riusciremo ad evitare i continui spargimenti di sangue, doverosi o meno.-
-Sconfiggere un male con un male superiore? E’ questo che vuoi fare? In questo modo non andresti da nessuna parte! Diffonderesti solo angoscia e terrore! Non è pensabile. Che cosa ti è successo Nagato? Che cosa ti ha trasformato in quello che sei diventato? Un tempo non avresti mai ragionato in questo modo. Eri un ragazzo gentile che non avrebbe mai fatto del male a nessuno.-

Nagato lo interruppe e quasi lo tacciò alzando il tono di voce.

-La vita. E’ questo che mi ha cambiato! Il susseguirsi di eventi tragici che scandiscono l’infanzia dall’età adulta.  Succede a tutti così, no? Non creda di potermi criticare con il suo moralismo, Jiraiya-sensei.-
-Infatti non intendo criticarti. Intendo farti riflettere e in qualche modo fermare questa follia.-
-Follia? La follia è un valore relativo. Se intende fermarmi deve uccidermi. Ah no, dimenticavo. Questo non basterà. Il mio piano è già entrato in atto e solo qualche giorno ci separa dalla sua attuazione. Sono stato previdente. In un certo senso mi sarei aspettato un suo intervento.Intervento che si rivelerà un fallimento perché questa stanza sarà l’ultima che vedrà.-

Parti di vita venivano messe al setaccio. L’occhio della polizia arrivava fino al più recondito angolo di quella residenza che oramai non aveva più un sesto. Ricordi posati sulla superficie di alcuni trattati come semplice materiale inutile, superfluo.  Rasetsuya era rimasta a fissarli , mentre scombussolavano l’ordine delle sue memorie. Il suo sguardo era fisso su un punto indefinito della stanza. Non vedeva nulla, né osservava. Hashirama l’aveva messo al corrente di quello che era accaduto. Perché quella follia? Continuava a ripetersi quella frase più e più volte anche se conosceva la risposta. Non voleva ammetterla però, poiché le sembrava irresponsabile. Inevitabilmente il ricordo raggiungeva comunque quei momenti nel passato . Quella corsa irrefrenabile verso la libertà a seminare le catene della giustizia. Il rombo dei motori e le risa di soddisfazione quando dietro rimaneva solo asfalto riusciva a curvarle le labbra in un debole sorriso. La loro vita non era stata altro che una continua fuga.Una fuga dalla polizia, una fuga dagli schemi , una fuga da ogni cosa potesse simboleggiare un vincolo.  Le tornò alla mente la risposta che da giovanissimo Madara rifilò a Butsuma Senju, padre di Hashirama e Tobirama, anche lui agente di polizia.Lui si permise di chiamarli “cani” e Madara rispose : “Siamo cani allergici al guinzaglio.” E di tutto punto alzò il dito medio. Al tempo la polizia non aveva elementi per fregarli e non poteva sbatterli dentro. Questa volta invece tutto era contro di loro. Quella corsa che aveva scandito tutta la loro vita si era arrestata. La trappola di quello che si deve fare per essere onesti stringeva il cappio anche all’esistenza di Rasetsuya, spezzandole le ali. Si sentiva in trappola ed era silente solo perché odiava camminare sola. Capiva Madara anche se non voleva ammetterlo a se stessa. Anche lei avrebbe fatto lo stesso, forse lo avrebbe accompagnato se solo non avesse avuto la responsabilità di un’altra vita.  Strinse una mano sulla stoffa della sua maglietta nera all’altezza del ventre. Quella stretta la risvegliò da quel torpore e la costrinse a fissare gli agenti mentre perquisivano la casa in cerca di qualcosa che aggravasse ulteriormente la posizione di Madara o tirasse con lui anche le persone che gli vivevano accanto.

-Basta…-

Sussurrò a bassa voce quella parola.

-Basta. BASTA! BASTA!!!-
-Signorina, che cosa…?-

Rasetsuya sollevò una sedia , decisa a distruggerla su uno dei due agenti che aveva a tiro.

-Andatevene via da casa mia….ANDATEVENE VIA DA CASA NOSTRA!!!-

Mentre abbassava la sedia in modo da scagliarla su quello a lei più vicino,l’altro le immobilizzò le braccia. Lei tentò di ribellarsi scalciando selvaggiamente ma non risolse nulla tranne che fosse spedita direttamente in centrale.

Tornato a casa sua provava un senso di inadeguatezza. Si sentiva lontano da quell’ambiente. Lontano da ogni cosa. Si sedette alla piccola seggiola della scrivania e si fermò a fissare lo schermo spento del pc, impolverato dall’inutilizzo. Era malinconico. In un momento nessun progresso fatto in quei giorni rappresentava un vero e proprio passo avanti, una soddisfazione. La stessa delusione di un castello di carte che si sgretola: la desolazione ti soffoca.
Infatti lo opprimeva così tanto che lo costrinse ad uscire di nuovo. Itachi non era ancora rientrato e non lo avrebbe fatto molto presto. Per lo meno così pensava. Infondo se ne infischiava. In quel momento voleva solo andarsene e prendere un po’ d’aria. Uscì di casa con una destinazione ben precisa. Raggiunse la sala giochi dove di solito era abituato passare il tempo con i compagni di classe che si erano rivelati amici. Non pretendeva di rivivere il passato ma almeno di ricordarlo sugli schermi di quei giochi di massa che neanche gli piacevano. Si sedette nella postazione della simulazione delle corse in auto e iniziò la partita dopo aver inserito il gettone. Mentre gareggiava contro la sterile CPU, pensava alle sfide contro quella pappamolle di Naruto che spesso si distraeva nel bel mezzo della partita e finiva a percorrere la strada nel senso opposto. Quel ricordo gli strappò un sorriso che fu subito  adombrato da un’immagine. Il volto di lei che da dietro le altre postazioni celava un sorriso. Sasuke finì la gara e arrivò alle ultime posizioni, cosa inusuale per un asso come lui. Nonostante la schermata della sconfitta campeggiasse sul monitor, Sasuke rimase seduto  a giocherellare con il volante. Passarono alcuni minuti prima che un ragazzo del personale della sala giochi si avvicinasse a lui.

-Scusa, se non giochi dovresti lasciare la postazione agli altri.-
-Ci sono almeno altre cinque postazioni dello stesso gioco, quindi non credo che serva proprio questa. -
-Non stai giocando.-
-Cazzi miei, non credi? Tuttavia non ho voglia di discutere ancora.-

Si alzò dalla sua posizione e si avviò verso il bancone delle bibite, superando il commesso senza parlare. Si fermò di fronte al banco ma non ordinò nulla. Aveva deciso di andarsene, c’era troppa gente ad infastidire la sua calma.

-Sasuke.-

Sasuke si voltò gettando lo sguardo fiammeggiante in direzione della voce familiare che lo aveva chiamato.

-Che fai da queste parti? E’ tantissimo tempo che non ci si vede!-
-Un giro, Naruto.-

Era ulteriormente più urtato dal fatto che Naruto fosse in compagnia della solita Ino e di un altro ragazzo dalla carnagione chiarissima e i capelli scuri che non troppo lunghi cadevano attorno al suo viso.

-E quello chi sarebbe? Il mio sostituto?-
-Nessuno vuole sostituirti Sasuke. E’ un mio amico: Sai.

L’altro , seduto al tavolino accennò un saluto con un gesto della mano e lo accompagnò ad un sorriso che tutto sembrava fuorchè sincero.

-Compagnia piuttosto scadente, Naruto. Una gallina e un…mimo. Non ha voce quel tizio?-
-Non lo conosci, non dovresti insultarlo.-
-Credi che mi importi di questa norma?-
-Senti, ti ho rivisto dopo un sacco di tempo e non ho intenzione di litigare. Come stai?-
-Ho visto giorni migliori. Semplicemente mi sento un pesce fuor d’acqua.-
-Ho sentito di quello che è successo alla tua famiglia e ho temuto fossi coinvolto anche tu.-
-Lo sono e fino al collo, solo che Madara è riuscito a nascondere molte delle informazioni che mi riguardavano. Sono una semplice persona informata sui fatti per loro, ma in realtà ho sparato ed ucciso anche io.-
 
Naruto non rispose a quell’affermazione. Sembrava che nulla fosse capace di distruggere quella stima che provava nei confronti dell’amico. Sì, amico, perché dubitava che il taciturno Sasuke avrebbe mai rivelato ad altri quello che aveva confessato a lui.

-Sasuke, che ne dici se facciamo una partita e ne parliamo un po’?-

Il sorriso di Naruto fu contagioso anche per Sasuke, sebbene quest’ultimo ne mostrasse uno decisamente molto più debole.

-Hai così tanta voglia di finire ultimo?-
-E chi l’ha detto che finirò così male? -
-E’ una vera e propria legge ormai.-

Sasuke e Naruto si avviarono alle postazioni e il tizio del locale rimase stupito.Il giovane Uchiha non lo fece nemmeno parlare.

-Pago tutti i minuti in cui il mio leggero culo premerà su quel sedile, non ti dannare l’anima.-

Naruto si premette una mano alla bocca per trattenere una risata.

-Sei sempre il solito, Sasuke. E io che pensavo fossi cambiato.-
-Ci si può adeguare alla situazione per un periodo, ma cambiare mai.-


Passeggiò su e giù per la stanza osservando il liquido rosso che macchiava le pareti e i mobili. Sorrideva soddisfatto nel vedere il cadavere martoriato di quella vecchia che nonostante la morte continuava a sedere dietro la sua austera cattedra.

-Le sorelle avranno un bel da fare a ripulire tutto quanto. Chissà se riusciranno a trovarmi questa volta? Io dico di no. So bene dove si passa per sfuggire al controllo di tutti . Hai fatto male a chiudermi là dentro quella volta, vecchiaccia.-

Una notifica raggiunse il cellulare di Hidan. L’uomo aveva ancora tempo per contemplare l’opera d’arte che aveva compiuto, un tripudio del sadismo  e della tortura degno di una delle sue peggiori avversarie, quindi non poteva non dedicare un attimo a soddisfare quell’assurda curiosità di leggere quel messaggino sul suo display.
Rise non appena lo lesse.

-Madara, vecchio mio, hai fatto una gran cazzata. E adesso a chi porto queste informazioni utili? Alla polizia?-

Si rivolse poi alla Madre superiora defunta che rivolgeva gli occhi sbarrati e fissi dalla morte verso quelli viola di lui.

-Sembra che ti abbia ammazzato senza motivo. Dai , però ci siamo divertiti. Il dolore dà assuefazione, lo sai?-

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Capitolo 42
*** Apocalypse now ***


Una dannata cella.  Almeno gli avevano dato la possibilità di evitare la compagnia di altri detenuti.  Lui, il re indiscusso della criminalità di Tokyo, si era ridotto a ringraziare la sorte per un buco scuro, dove il cesso stava appiccicato al letto.  Chissà quanti anni avrebbe dovuto passare chiuso in quella merda?
Non sarebbe stato facile trovare un modo per uscire.  La sua azione plateale l'aveva trascinato a fondo, ma non riusciva a pentirsi . Andava fatto, punto e basta. 
La porta del corridoio si aprì, producendo un rumore fastidioso.  Madara si alzò dal letto e si avvicinò alle sbarre.  Sorrise, scuotendo il capo. 
- Mi mancavi.  Davvero, Hashirama.-
-Io non riderei se fossi in te, Madara.  Questa volta l'hai fatta grossa e nemmeno con tutte le buone intenzioni del mondo riuscirò a tirarti fuori di lì. -
-E quando mai avresti voluto farlo? Andiamo, i Senju odiano gli abietti, no?  Sei sempre in accordo con il tuo fratellino, che faccia quello che faccia. Evita di distribuirmi le tue perle. -
- Possibile che tu non capisca che per l'ennesima volta io ti sto tendendo una mano? -
-Allo stato attuale delle cose, sai dove puoi ficcartela la mano? -
-Sai bene che non è ridotto a questo il problema.  Akatsuki sta muovendo contro di noi! Non sappiamo che cosa possa veramente fare contro la nostra città! Ti sembra questo il momento di lasciarti catturare? Il tuo aiuto è essenziale!-
-Mi conosci da diversi anni e dovresti sapere che io non ho nessun interesse alla vita degli altri. Pensa che diventerò padre e ho deciso di farmi un po’ di anni di gattabuia. Rinuncerò a vedere il volto di mio figlio appena nato. Eh!? Pensa, se non me ne frega di mio figlio, che cosa può fottermi degli abitanti di Tokyo!?-
Non era così semplice. In realtà Madara aveva il cuore squarciato da quella prospettiva. Piangeva anche senza lacrime. Sfidava e nascondeva la tristezza con il suo sorriso beffardo, ma non poteva rubare le lacrime agli occhi.
-Dovevi soltanto tenere a freno i nervi. Sapevi che Rasetsuya sarebbe stata sempre e comunque tua. Le persone che ti amano non possono sostituirti nemmeno se si presentasse di fronte davanti a loro il paradiso nel solo viso di una persona.-
Madara rimase in silenzio. Strinse tutte e due le mani sulle sbarre e portò la fronte a premere su di esse.
-Non sopportavo l’idea di rischiare di perderla. So di essere insufficiente per lei. Che cosa ho fatto della sua vita se non un susseguirsi di terribili rischi? Non le ho mai dato niente di quello che avrebbe meritato.  Tuo fratello invece è il mio preciso opposto. Lui potrebbe donargli tutta la tranquillità degna di una donna della sua età.-
-E credi che quella donna accetti una relazione tranquilla? Sembra che tu non la conosca.-
-No…la conosco bene. Sono soltanto io ad aver perso la fiducia in me stesso. In questo momento stanno scandagliando tutta casa mia in cerca di prove sempre più schiaccianti contro di me. Mi avete messo le mani addosso dopo così tanto tempo e penso che ora qualcuno voglia godersi per bene la mia sconfitta.-
Hashirama si allontanò dalla sua posizione. Andò a premere le spalle sulla parete opposta alle sbarre e dopo un lungo sospiro, puntò i suoi occhi su quello di Madara.
-Dov’è finito Madara Uchiha? Chi diavolo è quell’imbelle che si piange addosso? Sei odioso anche da ascoltare. Non sei mai stato un vittimista.-
-Che diavolo vuoi da me, Hashirama? EH? Che gioisca di questa condizione? Che mi senta bene qua dentro? Io con i miei completi di Gucci, Armani e Valentino, chiuso in una cella? Io con le mie auto da corsa? Io con la mia villa? Io con la mia famiglia!?IO!? Pensi che possa mai adattarmi a questo?-
-Non ti ho detto di adattarti, non mi hai nemmeno fatto finire di parlare.-
-Ah, certo la tua mano.-
Madara scosse le sbarre ponendo su di esse la forza di entrambe le braccia. Gridò contro Hashirama.
-Muoviti a farmi uscire! Questa è l’unica fottuta mano che puoi darmi!-
-Non ora, ma abbi pazienza. Un giorno, due al massimo e avrò il permesso di farti uscire.-
-E come lo otterrai? Prostituendoti presso i tuoi superiori?-
-Odio la tua ironia spicciola quando sono concentrato a pensare.-
-Che onore, addirittura Hashirama Senju che pensa per me. Mi sto commuovendo.-

Era normale che anche lui fosse stato trattenuto in caserma e interrogato di continuo, sempre sulle stesse cose. Le deposizioni erano importanti e dai primi documenti sequestrati dalla villa di Madara e analizzati, risultava un coinvolgimento del giovane Uchiha in affari poco leciti. Quel bastardo di Madara li aveva trascinati tutti a fondo proprio come aveva preannunciato. Ognuno dei suoi nipoti era stato riconosciuto come proprietario di uno dei suoi “rami d’azienda”. Incredibile quanto quel pazzo non riuscisse a prendersi le sue responsabilità.
“Se affonderò io, voi tutti verrete con me.”
Itachi pensava che quella fosse soltanto una minaccia, ma si sbagliava. Anche il giovane Uchiha fu quindi trattenuto in centrale per essere scortato presso le celle limitrofe a quella di Madara. Yoake, che era con lui, cercò di opporsi, tirando fuori la forza della sua disperazione. La sua voce sempre atona e controllata raggiunse un tono alto e aspro quando gli agenti ammanettarono il suo compagno.
-Non avete il diritto di mettergli le mani addosso! Non avete prove a sufficienza per incriminarlo!-
Una risposta diretta, fredda come la lama di una spada, interruppe la ragazza. Tobirama, soddisfatto delle sue azioni, adorava mantenere quel tono controllato, distaccato, in contrasto con la sua disperazione.  Voleva che il peso di quell’allontanamento gravasse mille volte più oneroso sulle spalle di lei.
-Abbiamo tutto quello che serve per ritenerlo pericoloso. Uchiha Itachi, Uchiha Shisui, Uchiha Izuna, Uchiha Obito, Uchiha Sasuke,oltre ad Uchiha Madara, sono in stato di arresto. Chi più, chi meno, ha compiuto crimini nei confronti della cittadinanza. Favoreggiamento della prostituzione, spaccio di droga, scommesse illecite su corse clandestine, estorsione e minacce verso i commercianti. Non si limitano a questo i danni. Lei non ha nessun diritto di…-
Tobirama interruppe il suo dire quando vide entrare all’interno degli uffici della centrale la familiare figura di Rasetsuya Tenzen. Il trucco nero era scolato sulle sue guance a causa del pianto, ma questo dettaglio contrastava con la sua espressione risoluta. Al suo fianco c’era Hidan, con il suo solito sorriso dipinto sulle labbra.
-Libera il mio uomo.-
-Quel bastardo marcirà dietro le spalle e così farà tutta la sua stirpe.-
-Ti conviene tirarlo fuori di lì. E’ l’unico in grado di dirigere una squadra come la nostra. E’ il migliore di noi.-
-Non serve che continuiate con le vostre scorribande. Sei salva per un pelo, lo vuoi capire? Ho fatto i salti mortali per te!-
-Non me ne faccio niente del tuo impegno. Per quello che mi riguarda io non ti amo, e non lo farò mai.-
Rasetsuya sosteneva lo sguardo del giovane albino con freddezza. Lo fece fino a quando non fu lui a cedere e abbassare gli occhi per qualche secondo.
-Il poliziotto che si innamora di una fuorilegge e tenta di allontanarle il marito per sempre. E’ una storia scadente persino per un film tv da quattro soldi.-
Hidan non era riuscito a trattenere il suo sarcasmo.
-Sai, fatina dei denti? C’è un pazzo furioso che sta progettando qualcosa di grosso, molto grosso. Siete così imbecilli che non vi siete accorti nemmeno della puzza di bruciato. Tokyo intera sta per essere fottuta da Danzo Shimura.-
Tobirama spostò lo sguardo sugli occhi di Hidan, uno sguardo irato e carico di amarezza.
-Non crederò mai a gente come voi!-
-Fai come ti pare, ma per quello che so, anche tua cognata è stata uccisa da questa gente. L’assassino degli Origami non è che una donna agli ordini di Shimura, idiota!-
-Noi della polizia faremo il nostro lavoro e continueremo a farlo senza il vostro supporto. Nessuno si fiderebbe mai di uno sfuggente bastardo noto per essere un torturatore seriale. Se non sei ancora stato arrestato, è soltanto perché sei dannatamente furbo, Hidan.-
Itachi, ancora fermo a pochi metri dagli altri, scortato da altri due poliziotti, si prese la libertà di voltarsi verso l’eterogeneo gruppo di contendenti. Con la sua solita voce atona e ferma, si rivolse ad Hidan, ignorando bellamente Tobirama.
-E’ inutile perdere tempo con chi non vuol capire. Mi meraviglio di voi due, Hidan e Rasetsuya. Dovreste agire senza pensare a quello che oramai non si può più rimediare. Ci sono persone là fuori che non sono ancora state catturate e stanno agendo nell’ombra per salvarci. C’è mio fratello, Izuna, Akane e tutti gli altri. Loro sono più a rischio di noi.-
Come se non dovesse rendere conto ai poliziotti che aveva attorno, Itachi mosse i suoi passi verso Yoake e senza pronunciare nemmeno una parola la abbracciò. La baciò sulle labbra con un impeto che mai si era concesso. Sembrava quasi che fosse un addio doloroso, silenzioso. Le parlò a bassa voce, tagliando fuori tutto il trambusto che li circondava. L’amore è capace di esprimersi anche nelle più chiassose delle situazioni, è capace di isolare due persone per istanti lunghi l’eternità di uno sguardo complice.
-Non pensare a me, Yoake. Non ci saranno catene in grado di trattenerci lontani per sempre. Sei ostinata e troppo elegante per opporti a questa marmaglia con le grida. Lasciali cuocere nel loro brodo di ignoranza e continua a combattere come soltanto tu sai fare.-
Lei lo ascoltò senza dire una parola, senza replicare. La sua pelle bianca fu velocemente percorsa da due lacrime veloci, le uniche che pianse. Era come se quell’esortazione avesse riportato alla luce il lato più freddo di lei, se avesse resuscitato Maleficent una volta per tutte. Annuì in un gesto controllato e abbassò le palpebre. Irrigidì le labbra e perse lo sguardo in un punto indefinito della stanza.
-Non c’è nemico in grado di farmi paura, che sia fisico o astratto. Hai ragione, Itachi. Non avrei dovuto cedere alla disperazione, nemmeno per un attimo. Le cose non si conquistano in questo modo. I sogni non si realizzano gridando e piangendo. -
Itachi fu strattonato lontano da lei e condotto lontano dal suo sguardo. Nonostante la distanza tra i due si allungasse, i loro sguardi rimasero collegati fino a che il ragazzo non fu costretto a voltarsi completamente e a darle le spalle.
-Non è così che finirà.-
Dopo quella piccola frase, la ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi di vetro iniziò a tacere.

Ferito ad una spalla da un colpo sparato da una pistola di grosso calibro, Jiraiya trovava difficile continuare a ripararsi dal fuoco avversario. Il sangue usciva copioso e la pressione ferma della sua mano destra sulla spalla sinistra non sarebbe riuscita ad arginarlo. Era stato disarmato dalla precisione del colpo esploso da Nagato.
-Non è semplice per lei, vero? Non è facile accettare di essere così carente nei confronti di un ragazzo cresciuto ed educato da voi stesso. Come si dice, l’allievo che supera il maestro. Ora uscite fuori di lì e arrendetevi alle vostre mancanze. Non ha senso che continui ad esistere e a mentire a se stesso attraverso quell’ipocrisia che l’ha convinta  a venire qui e cercare di redimermi.-
No, non c’era più niente da fare per quel ragazzo. Era stata una prova folle portata avanti dalla volontà di non perdere dal tutto quell’affetto a cui bruscamente Jiraiya si era dovuto separare.  Doveva davvero rassegnarsi al dolore fisico e allo strazio del cuore? Abbandonarlo all’oscurità del suo rancore in quel modo? Era disarmato e quindi privo di armi per rispondere al fuoco che Nagato avrebbe aperto verso di lui appena fosse uscito allo scoperto. Si appiattì contro la parete che aveva utilizzato come scudo e iniziò a parlare.
-Non è questo ciò che sei, Nagato. E’ solo la tua disperazione a parlare per te.-
-Che cos’è una persona se non la disperazione che si porta dentro, sensei? Siamo figli delle nostre esperienze, no?-
-Sì, è vero. Ma gli errori, le perdite e il dolore dovrebbe aiutare a maturare, non ad impazzire!-
-Io non sono pazzo, io sono solo giusto! Questo mondo ha bisogno di persone giuste che equilibrino le cose. E io lo farò oggi stesso. Lei è arrivato giusto in tempo per vedere questa metropoli ridotta in macerie! Non importa, può anche non uscire di lì, sensei! Guardi all’esterno, la vetrata le farà da schermo alla tragedia che sta per succedere! Osservi per bene che cosa è significato il suo insegnamento per me, Jiraiya sensei!-
Jiraiya uscì dal suo nascondiglio e avanzò verso Nagato, noncurante della possibilità di essere ucciso. Il ragazzo dai capelli rossi sparò ad una gamba dell’uomo. L’albino fu costretto a terra. Ancora sangue perso che si diffondeva sotto di lui.
-Non farlo, Nagato! No!-
Gridò a voce alta. Anche a costo di trascinarsi a terra, avanzò verso di lui in modo da fermare qualunque cosa egli fosse disposto a fare. Nagato puntò la pistola al capo di Jiraiya.
-Non si alzi, Sensei, piuttosto si volti.-
Jiraiya osservò sconvolto ciò che accadeva alla città. Da un punto così alto poteva scorgerne gran parte. Non ebbe respiro per aggiungere nessuna parola.
Nagato parlò per lui.
-Il mondo conoscerà il dolore.-

Sasuke stava rientrando a casa sua. Era strano che a quell’ora della sera, suo fratello Itachi non lo avesse cercato nemmeno una volta. Aveva fatto metà strada con Naruto e aveva approfittato della solitudine per farsi due passi a riflettere. Quando fu però vicino alla palazzina dove si trovava l’appartamento che condivideva col fratello, fu affiancato da una macchina scura. Il finestrino si abbassò e dietro di esso apparve la figura più che nota di Hashirama Senju.
-Che c’è? Ora ho bisogno della scorta? Che vuoi, Senju?-
-Sali in macchina prima che vengano a prelevarti, Sasuke!-
-No, preferisco andare con le mie gambe.-
-La polizia ti sta alle calcagna.-
-E tu sei uno di loro.-
-Questa volta sto agendo di testa mia. Sali in auto subito. Dobbiamo ancora trovare Izuna.  Dovrai pur sapere dove si trova!-
-Non ne ho idea, non mi curo degli affari di mio zio. E poi perché tutta questa premura? Che cosa diavolo è successo?-
-Madara è stato arrestato e così anche tuo fratello, Sasuke. Non posso fare niente, al momento, per tirarti fuori, ma non posso permettermi di perdere tutti i miei alleati per una follia di tuo zio.-
-Che cosa? Che cosa c’entra Itachi!? Che cosa diavolo c’entro io con lui!? Non vi permetterò..-
-Sali e muoviti, Sasuke!-
-Vai al diavolo.-
Hashirama non esitò ad estrarre la pistola d’ordinanza e puntarla diritta verso il ragazzo.
-Muoviti, ragazzo. Non c’è tempo.-
Sasuke strinse i denti e si avvicinò alla portiera. La aprì e si sedette al fianco del Senju, il quale, ripose la pistola e partì.
-Spiegami per che cazzo mi stai portando in questa cazzo di macchina, idiota!-
-Mi serve il tuo aiuto per risolvere il problema che ha investito la tua famiglia nel migliore dei modi, Sasuke.-
Il ragazzo fissò in volto il poliziotto, con un’espressione di sdegno.
-Immagino che rimedio…-
Le sue parole si spezzarono a causa di un improvviso stupore.

-Eccolo! Finalmente! La mia opera d’arte definitiva si sta palesando in un istante di bagliore! Kaaaatsu!-
Izuna fissò interdetto il viso di Deidara, disteso in un’espressione estatica. Posò poi gli occhi su quelli di Akane, che non esitò ad avvicinarsi alla finestra.  Un forte boato fu succeduto da una terribile onda d’urto che fece saltare le misere vetrate di quel vecchio garage in disuso. Il corpo di Akane fu investito dalle schegge di vetro e ne fu ferito. La ragazza venne sbalzata contro una parete. Anche Izuna fu costretto a terra. La sedia alla quale era ancorato da troppi anni fu ribaltata e lui obbligato a colpire il pavimento aspro con il viso. Deidara , nonostante il brusco urto su vecchi attrezzi da lavoro, aveva ancora il coraggio di ridere soddisfatto.
-Questo è solo l’inizio! Soltanto lo stupendo inizio,mh!-
Izuna si trascinò verso Akane, priva di conoscenza, distesa a terra e ferita. Alcune macerie dello stabile erano crollate e ostruivano la già difficoltosa avanzata del giovane Uchiha verso la ragazza che amava.
-Akane! Akane, svegliati!-
Sapeva perfettamente che non gli sarebbe bastato un richiamo per ottenere una risposta, eppure continuò a gridarle contro. Non voleva rassegnarsi a quella paura che stava scavando sempre più a fondo della sua anima, la paura di perderla per sempre.
Si rivolse a Deidara, dando sfogo alla sua disperazione in un grido. Non l’aveva mai fatto in vita sua, non su quei toni almeno.
-Che cosa diavolo hai fatto!? Che cosa è successo!?CHE COSA HAI FATTO A QUESTA CITTA’-
-Io nulla…ragazzino. Io ho soltanto provato un nuovo stile. La città di Tokyo ha subito una serie di esplosioni di questa intensità, ma come ho già detto, questo è solo l’inizio, mh.-
-…Che cosa…-
-Tutti moriranno, ma non è questo il giorno! Questa è solo la dichiarazione di guerra da parte di Red Cloud Knight. E’ tutto finito. La Yakuza, il governo, la polizia! Nessuno ha più potere su questa Tokyo. La paura vince su tutto ed è governata da un’unica persona, mh!-
-…Non glielo lasceremo fare. No.-
-Tuo fratello sarà già in galera, o forse morto. Chissà che danni hanno fatto le esplosioni da quelle parti! La polizia brancola nel buio, tutto è perduto, mh! E’ finita, idioti! FINITA!-
-Lo è anche per te, a quanto pare…Quante possibilità hai di salvarti da quelle macerie che ti hanno schiacciato mezzo corpo?-
-Non morirò fino a che non avrò visto l’opera magna compiuta.-

La Mazda di Rasetsuya si era fermata a poca distanza dal commissariato. I vetri erano esplosi in mille frantumi. Yoake e lei si erano riparate, abbassandosi  al livello dello spartano cruscotto, in modo da evitare i cristalli infranti, che comunque si erano depositati su di loro immediatamente dopo l’urto.
-Stai bene, Yoake?-
-Sì.-
Rasetsuya si sollevò a sedere e, sciolta la cintura di sicurezza, scese dall’auto. Yoake imitò i suoi gesti  e si guardò attorno. Poteva vedere chiaramente i fuochi delle esplosioni a poca distanza da loro. Altri automobilisti erano scesi a passi incerti dalle vetture, alcuni, invece, meno fortunati, erano inerti all’interno degli abitacoli.
-E’ troppo tardi.-
-Tokyo è stata….-

-Tokyo è stata ferita profondamente da una serie di esplosioni. Ci scusiamo per l’incerto segnale della trasmissione. Il nostro studio è stato letteralmente distrutto dall’onda d’urto delle esplosioni.
Non c’è ancora un bilancio delle vittime e dei danni. Sappiamo soltanto che tutta la città è stata colpita da ordigni esplosi a distanza regolare l’uno dall’altro. E’ stata un’apocalisse, un eccidio senza precedenti…-
Il volto del giornalista venne sostituito dallo schermo completamente nero della mancanza di segnale. Una donna sedeva sul suo divano, le gambe accavallate l’una sull’altra, coperte dal velo leggero dei collant neri.
-Non pensavo che questa carneficina mi divertisse davvero così tanto. Avete danzato bene, non c’è che dire.-

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Capitolo 43
*** La dea bianca ***


Un boato e il rumore delle vetrate infrante avevano privato dell'udito la maggior parte degli agenti . Le celle di detenzione della centrale erano in parte crollate. Le macerie avevano invaso il già limitato spazio abitabile delle celle. Madara si era salvato per miracolo dal crollo del soffitto. La polvere dello sgretolamento di intonaco e cemento aveva coperto i suoi raffinati abiti scuri, i suoi capelli e la pelle scoperta di mani e viso.
L'uomo si alzò dalla sua posizione a fatica e raggiunse a passi incerti le sbarre. Gli allarmi impazziti e l'illuminazione a intermittenza davano alla vista del suo unico occhio uno scenario apocalittico.
  -Fottuto bastardo. Dovevo aspettarmelo da un codardo come te.-
  - C'era da aspettarselo,Madara.-
La voce di Itachi risuonava pacata,in contrasto alla concitazione di quella situazione. Parlava come se fosse svuotato di angoscia e paura.
  -Non sopporto la tua calma, Itachi. Tokyo è saltata in aria. Quel bastardo ci ha messo in scacco. Siamo fottuti,lo capisci? Tutto quello che ho costruito in questi anni è molto probabilmente andato in macerie,come questa cazzo di cella. E poi...-
 Non completò la frase. Non aveva nemmeno intenzione di pronunciare quell'ipotesi,che, spaventosa si faceva strada nella sua mente. Itachi la esacerbò per lui, con atona brutalità.
  -È probabile che non ci sia stato scampo per coloro che sono là fuori. Nonostante questa cella sia crollata,ha comunque retto l'onda d'urto dell'esplosione, ma chissà che cosa è successo alla mia casa, alle sale giochi,all'ospedale ,alla villa? Se tu non avessi deciso di coronare la tua gelosia morbosa in questo modo perverso,avremmo potuto vivere accanto a loro anche questa apocalisse.-
  - Itachi,non comportarti in questa maniera a dir poco stucchevole, riempiendoti la testa di se e di ma. Che cosa avremmo potuto fare? Disinnescare centinaia di bombe nascoste nel giro di tre minuti? Sei ridicolo. Lasciatelo dire, Itachi.-
 Madara non ricevette alcuna risposta o replica dal nipote. Il silenzio delle loro voci lascito campo libero al suono degli allarmi e alle grida dei poliziotti. Nessuno si sarebbe preoccupato di trarre in salvo due reietti come loro. In casi come quelli, il primo pensiero è sempre la propria pelle.
L'altruismo si perde,fagocitato dalla paura di sopravvivere o  di perdere le cose più importanti. Si scappa, da un pericolo che oramai è stato e non può essere più evitato. Tanta gente era rimasta senza metà,per strada. I passi incerti e spaesati delle persone che si guardavano attorno per constatare la portata dell'esplosione accompagnavano l'andatura sicura di un uomo di media statura. Sembrava che quella serie di ferite diffuse in città non riuscisse ad impressionarlo. Seguiva il suo obiettivo, imperscrutabile. Arrivò di fronte ad una saracinesca accartocciata dalle schegge rilasciate da una delle esplosioni. Il cemento si era trasformato in proiettili e aveva perforato il resistente ferro di quella serranda. Diede uno sguardo all'interno. Sì, era il luogo giusto. Il GPS aveva funzionato più che bene. Lo aveva portato diritto all'auto nera,ora compressa sotto il peso delle macerie.
  - I giovani non capiscono il senso della prudenza -
  Espresse quella frase senza il minimo timore di essere sentito. Il braccio ferito gli faceva male al minimo movimento. Non avrebbe potuto spostare le macerie per poter passare. Decise così di sfruttare il suo fisico minuto per passare dalla finestra posta sul lato dell'edificio. Con la mano sinistra abbatté il poco vetro rimasto attaccato all'infisso.
All'interno del garage aveva riconosciuto la voce familiare di Deidara. Folle più del solito stava spiegando ciò che lo aveva spinto a quella follia con toni poco comprensibili.
  -Io non sono pentito? Perché dovrei esserlo,Izuna?Mh? È la mia ragione di vita!Il mio...-
 Deidara interruppe il suo dire. Si era voltato verso la finestra poco dopo che i vetri rimasti ancora attaccati ad essa caddero a terra con un fastidioso fragore. Qualcuno era entrato da lì e non gli ci volle molto a riconoscerlo .
  - Sasori...no Danna !?-
  -Tradire i propri alleati è triste ma comprensibile se rappresenta una scelta necessaria alla propria realizzazione personale,ma prestare i propri servigi a qualcuno che intende distruggere quello che hai costruito, annientando le tue radici, cancellando parte della tua storia,è stupido,vuoto, insensato.-
  -Non hai il diritto di accusarmi! La mia ARTE è esplosione! -
  Sasori rigirò tra le dita della mano sinistra la pistola che prima teneva nascosta nella tasca interna del giaccone rosso mattone. La puntò sulla fronte di Deidara e accarezzò il grilletto con l'indice.-
  - Allora permettimi di farti esplodere il cervello, Deidara.-
La voce di Izuna fermò i gesti di Sasori.
  - No ,non farlo. Deidara sa ogni cosa e ci servirà per fermare la conclusione finale .-
  Deidara replicò urlando all'affermazione di Izuna.
  - No! Non ti aiuterò mai, moccioso! Io non rinuncerò mai alla mia arte! Mai! Sono ad un passo dal realizzarlo! Non mi lascerò intenerire da un ragazzino storpio!-

Sasori non perse tempo e colpi bruscamente il capo di Deidara con il calcio della pistola. Il biondo, già debole, perse finalmente i sensi e si ammutolì.

-In qualche modo, lo farò parlare io. Conosco bene Deidara e so che tasti toccare per fargli cambiare idea. E’ vedere la sua arte realizzata quello che vuole? Lo convincerò a rivolgere le sue intenzioni verso il nostro nemico.-

Izuna non rispose alle parole di Sasori. La sua preoccupazione era diretta ad Akane, ancora priva di conoscenza, distesa a pochi metri da lui.

-Ho bisogno d’aiuto.-

Lo disse quasi piangendo, stringendo i propri pugni fino a farsi male.

-Lo so, ho già chiamato la squadra per questo. E’ soltanto questione di tempo e saremo di nuovo riuniti, più forti di prima, anche perché i nostri nemici storici diventeranno sicuramente nostri alleati.

Ferito, legato ad una sedia da pesanti catene di ferro, al cospetto di Nagato. Era finito così, Jiraiya. Il sangue perduto lo aveva privato di forza e sensi per opporsi. Era faticoso persino replicare alle accuse di quel ragazzo che aveva tutta l’intenzione di infierire su di lui.

-Jiraiya-sensei, è giunto il momento di rendere conto di tutte le azioni passate. Il Dio di questa era ha già punito i chi ha vissuto alle sue spalle. E’ rimasto solo lei.-

Nagato teneva un lungo chiodo stretto tra le dita. Jiraiya lo fissò appena da sotto quelle palpebre stanche e quasi chiuse.

-Non è il modo giusto.-
-Lo ha ripetuto fino alla nausea, ma non mi ha ancora convinto. Per quanto ha intenzione di proseguire? Fino a che non morirà?-

L’ultima parola venne pronunciata in maniera più rumorosa da Nagato e corrispose ad un grido di dolore di Jiraiya. Il lungo chiodo si era conficcato sul palmo della mano sinistra a causa di una pressione folle delle dita del ragazzo. Quanta rabbia poteva animarlo a quel modo?  

-Non è che l’inizio! I peccati che lei ha compiuto verranno epurati dal suo sangue! Ogni dolore inflitto a noi,sarà ripagato con quello che arrecherò alla sua pelle. Konan voleva occuparsi di questo, ma ho preferito farlo di persona. La torturerò fino a toglierle la vita. Se lei non ci avesse abbandonato, se Madara non ci avesse tradito, tutto sarebbe andato in modo molto diverso.-
-Non è ferendo allo stesso modo qualcun altro che si sazia il proprio cuore ferito…Comprendere il dolore, dovrebbe portare a non ripeterlo, a non infliggerlo, ad evitare che gli altri soffrano quanto tu hai sofferto. Tutti abbiamo perso qualcosa, ma soltanto gli egoisti pensano di vivere di vendetta  e rimorso.-
-Io egoista?!-
Fuori di testa, Nagato si armò di un martello, uno dei tanti contenuti in quella sala attrezzata proprio per le torture. Abbattè il suo peso sul chiodo che andò a conficcarsi più in profondità, trapassando la mano del poliziotto da parte a parte e puntellandola sul legno della sedia.
-Siete stato voi,l’egoista, e per questo pagherete. La vostra morte verrà solo dopo una lunga agonia!-

Il parabrezza era saltato e lo sportello del passeggero era rientrato abbastanza da incastrargli una gamba. Sasuke tentava in tutti i modi di liberarla, ma quella dannata plastica e quella lamiera, non avevano la più pallida intenzione di smuoversi. Hashirama era riverso sul volante. Era strano che un poliziotto, ligio al suo dovere, non avesse indossato la cintura di sicurezza. Probabilmente era privo di sensi. Respirava ancora, anche se il sangue di una ferita che aveva sulla sua fronte, lasciava uscire parecchio sangue. Sasuke lo scosse, ma l’altro non si risvegliò.

-Dannazione! Dannazione! Svegliati imbecille! -

Sasuke era preoccupato da quelle fiamme che avvampavano sul marciapiede. Se solo avessero lambito l’auto sicuramente carica di carburante, sarebbero saltati in aria o morti carbonizzati. Cercò il telefonino all’interno della tasca sinistra dei pantaloni, ma non c’era. Era dall’altra parte, sicuramente.  Si impegnò a spingere il braccio destro sotto la plastica spaccata e deformata del rivestimento dello sportello. Fu un impresa dolorosa riuscire a recuperare quell’oggetto tanto usato.  Premette il tasto di accensione per visualizzare il bloccaschermo. Il touch screen era incrinato e i cristalli liquidi distrutti in parte. Non vedeva ciò che faceva, se non la cornetta verde che gli consentiva di chiamare. La premette due volte, sperando che il primo numero nel registro chiamate fosse utile a qualcosa. Il telefono squillò più volte e ad esso rispose la voce di Shisui.

-Sasuke! Chiamo da tanto al tuo numero!-
-Shisui, dove sei? E’ una fottuta emergenza! Sono un un’auto che sta per essere bruciata, esploderemo cazzo! Esploderemo!-
-Dove ti trovi esattamente?-
-Non sono molto distante da casa mia!-
-Io sono vicino all’ospedale. In qualche modo prenderò una macchina e ti raggiungerò. Cerca di resistere!-
-Non dipende da me, dannazione! Muoviti, Shisui! Muoviti!-

Shisui chiuse la chiamata. Si trovava nel parcheggio dell’ospedale. Le macerie e le fiamme di alcune auto contagiate dall’esplosione gli rendevano difficile il concentrarsi. Si avvicinò alla prima macchina ancora integra. Sfondò il finestrino con un paio di gomitate ben assestate, rese più forti dalla fretta e dalla preoccupazione. Una volta aperte le portiere, entrò nell’abitacolo e fece partire il motore agendo sui fili dell’avviamento posti dietro il volante. Era esperto in furti d’auto e non ci mise molto a muovere quell’utilitaria fuori dal parcheggio, in direzione della casa di suo cugino.  Arrivò appena in tempo, tanto che le fiamme si erano iniziate a propagare a pochissima distanza dall’abitacolo della macchina di Hashirama. Scese dall’auto e corse in soccorso del cugino e tentò di forzare lo sportello sfondato. Non gli fu possibile aprirlo, così decise di passare dall’altra parte. Aprì lo sportello del guidatore e tirò fuori Hashirama ancora privo di conoscenza.  Lo distese a terra, alla rinfusa. Era soltanto un sbirro e non meritava nessuna attenzione.

-Cosa pensi di fare, Shisui? Eh?-
-Questa macchina può ancora muoversi. Dobbiamo raggiungere uno dei garage della famiglia e rimuovere lo sportello.-
-Hai intenzione di lasciarlo lì?-
-Sì, in questo momento non posso pensare ad uno sbirro. Meno ce ne sono di loro, meglio è.-

Sasuke osservò il cugino, oramai salito al posto di guida. Non si espresse oltre.  Forse era meglio partire subito, anche se ciò avrebbe significato abbandonare un uomo ad un probabile triste destino.

-Andiamo.-
Disse Sasuke con voce ferma.
-Voglio uscire da questa merda, cazzo!-
Shisui annuì e compì una retro marcia.  L’urto frontale che la macchina aveva subito quando Hashirama ne aveva perso il controllo in seguito all’esplosione, l’aveva gravemente danneggiata. La destinazione, però non era lontana, fortunatamente.

Rasetsuya e Yoake avevano compiuto la strada a ritroso, ma essa risultava interrotta. Non poterono raggiungere la centrale e decisero di fermarsi in maniera da contattare qualcuno degli altri attraverso un telefono pubblico. Si erano fermate presso un bar semi distrutto. Le esplosioni avevano dilaniato l’edificio in più punti e avevano portato a diversi crolli. Avventori e lavoratori avevano lasciato l’edificio incustodito. La musica della radio suonava ancora e il grosso schermo led trasmetteva le notizie dell’ultim’ora. Alcuni tavoli erano stati schiacciati dal peso delle macerie e con essi anche la vita di ignari avventori, giovani per lo più.
-Il telefono non funziona come il mio fottuto cellulare.-
-E’ normale che le linee saltino in momenti come questo. Anche il mio non riesce ad agganciare un segnale accettabile.-
-Questa zona è quella più danneggiata…Siamo isolate, completamente. Persino le strade sono interrotte. Passare quelle voragini è impossibile anche per me, con la mia macchina ridotta in questo modo.-
-C’è sempre una possibilità, soltanto che nel panico non riusciamo a  vederla. Questo quartiere era gestito da Orochimaru Hebiyama e io lo conosco molto bene, in ogni singolo dettaglio. Ci sono dei passaggi che non saranno sicuramente stati toccati dalle esplosioni, vie sicure attraverso le quali passavano le merci più importanti. Non dobbiamo fare grandi spostamenti, dobbiamo arrivare al carcere.-
-Il carcere?-
-Sì. C’è una persona che voglio assolutamente vedere.-
-Non farò un viaggio inutile. Ho i miei parenti e i miei amici da salvare.-
-Portarli via da una cella crollata non li salverà da un pericolo più grande.  Dobbiamo fermare il problema di fondo, Rasetsuya. Solo a quel punto potremmo dire di essere riusciti a salvarli.-
Rasetsuya non seguiva il discorso di Yoake.  Lei era impulsiva e non perdeva tempo a riflettere, ad ideare strategie. Voleva risolvere tutto e subito, ma con molta probabilità, il piano della ragazza dai capelli color cioccolato proponeva una soluzione precisa e definitiva. Aveva visto fino a poco prima che l’amore che quella giovane provava per Itachi era più che autentico e Rasetsuya sapeva che quando una persona così razionale e controllata si innamora per davvero, lo fa così immensamente da non poter nemmeno concepire il mondo senza l’altro. Anche se lui aveva altri modi, Madara si poteva dire molto simile a Yoake.
Questo la portò a sorridere leggermente.

-Immagino che sarà una strategia che non lascerà aperture al nostro nemico.-
-No, nemmeno una. Lo intrappoleremo da ogni fronte e otterremo la nostra libertà.-
-Allora andiamo in carcere, ma sarà la prima e l’ultima volta, ok?-
-Faccio strada, utilizzeremo il passaggio che è servito a Kimimaro Kaguya per evadere la prima e unica volta che fu arrestato.-

La guida di Yoake condusse le due donne a percorrere un passaggio sotterraneo che partiva dal retrobottega del bar. Le esplosioni avevano crepato le pareti scavate nel sottosuolo e per certi tratti, avevano scoperto l’esterno. 

-Se queste bombe sono state la preparazione di qualcosa di più grosso, non oso immaginare che potenza distruttiva avrà l’ultimo atto.-
-Molto probabilmente raderà al suolo l’intera città. Sembra che il nostro nemico non abbia la benché minima paura di autodistruggersi.-
-Un po’ come tutti noi.-

I telegiornali passavano incessanti alla tv dell’atrio riservato ai detenuti in ora d’aria.  Orochimaru osservava attentamente le immagini che correvano sullo schermo. Al contrario del solito, egli non riusciva a ghignare soddisfatto della distruzione, no.  La sua espressione era rigida, quasi contorta da una strana rabbia.

-Ti avevo consigliato di non avvicinarti a loro, Jiraiya.-

Anni di attività illecita e accumulo di ricchezze fuori dal normale erano andati in fumo in una manciata di minuti. Tutto completamente perduto, come il prestigio del suo nome all’interno di quella città. Una caduta pazzesca dall’Olimpo del dominio, gli aveva fatto perdere la voglia di pianificare la sua liberazione.  L’intera compagine dei suoi sostenitori si era venduta ad altri. La serpe era rimasta sola a strisciare nel buio di una prigione.  Era rassegnato? No, non lo era, ma da quella posizione non riusciva più a vedere nemici e alleati con chiarezza.
Rimpiangeva di aver collaborato con Shimura e di aver perso così tanto per colpa di quell’Uchiha troppo esuberante, un fallito.
Il suo annegare nel rammarico venne interrotto dalla voce atona del secondino che lo richiamò. Aveva una visita. Inutile dire che rimase sorpreso, ma con tutta la calma del mondo raggiunse la sala designata agli incontri con le persone libere.

-Non mi aspettavo di vederti proprio qui, Kaguya Ootsusuki.-

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