Life of the half-bloods

di mengo1904
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Love you ***
Capitolo 2: *** Non più bella di lei. ***
Capitolo 3: *** Luoghi romantici ***



Capitolo 1
*** Love you ***


Raiting: rosso
 Personaggi: Percy, Annabeth
Avvertimenti/note: Lime, erotico.



Un appuntamento. Una sera. Una ragazza.
Perché doveva essere così difficile questo pensiero?Percy Jackson, salvatore dell’Olimpo nonché grande eroe, era estremamente in ansia per l’appuntamento di quella sera con la sua ragazza.
Certo però che non sarebbe successo niente di che, insomma, il tempo sarebbe volato e non avrebbero fatto niente di che, cercò di convincersi. Ma allora perché era così in ansia?
Questo Percy non se lo sapeva spiegare.
Era solo una delle tante uscite con Annabeth, eppure, non si sa perché, quel giorno era in completo caos.
Si distrasse per tutta la giornata nel pensare alla serata che stava per trascorrere. Certo, Annabeth era una ragazza bellissima intelligente e simpatica, ma quel giorno Percy sentiva il presentimento che quella non sarebbe stata una sera come le altre.
Aveva qualcosa che li ribolliva nello stomaco, come se fosse un segnale d’avvertimento.
Annabeth, dal canto suo, aveva passato una giornata senza preoccupazioni, fortunatamente per lei nessun strano presentimento si era fatto sentire.
Tanto che, quando incontrò il suo ragazzo che la stava aspettando con un’espressione a dir poco tesa, lei non ci fece nemmeno caso perché si fiondò subito sulle sue labbra.
Il ragazzo inizialmente restò sorpreso ma sembrò riprendersi quando la lingua della ragazza penetrò nella sua bocca senza indugio, e soprattutto quando il corpo caldo di lei si avvicinò al suo.
Lei le cinse l’esile vita mentre lei gli avvolgeva il collo infilando le mani tra i suoi capelli corvini.
Il bacio era passionare, pieno d’amore e di desiderio.
Le loro labbra si staccarono solo quando lui sentì un veloce formicolio che gli arrivò fin giù nelle costole, rimbombandogli nella pancia e finendo più in basso, fin nei testicoli.
Quel bacio lo aveva calmato fin troppo.
Ci fù silenzio fin quando, poco dopo, Annabeth non parlò.
-Buonasera anche a te.- Teneva le mani allacciate ben salde dietro al collo del ragazzo, dubitava di volersi staccare da esso.
-Guarda che non puoi fare così!- Aveva un largo sorriso sulla faccia, uno di quelli che solo lei gli poteva tirar fuori.
-E perché no?- Annabeth fece una smorfia –Io credo che ti sia piaciuto, e anche tanto…- disse
-Bhe questo è ovvio- rispose imitandola- solo che così mi uccidi. Cioè, lo sai che effetto mi fa!-.
Un sorriso malizioso comparve sul volto della ragazza. –Oh bhe, non credo che sia una cosa così brutta sai Testa d’Alghe?-
-Davvero?- rispose Percy.
Gli era sempre piaciuto quell’aspetto di Annabeth, lei non si sorprendeva mai, anzi era lei quella che sorprendeva.
-Già- e lo ribaciò.
Percy, senza stupirsi di nuovo della mossa della ragazza, la ribaciò con altrettanta passione per poi farli appoggiare la schiena contro il tronco di un albero li vicino.
Annabeth sussultò quando sentì l’erezione del compagno crescere pian piano che il bacio di approfondiva ancora di più.
Quella volta fù la lingua del ragazzo a farsi largo nella sua bocca.
Le mani fredde di lui passarono sotto la maglietta di Annabeth per toccare la sua pelle morbida, subito la ragazzo provò un brivido che le fece incurvare la schiena contro il corpo desideroso di Percy.
I due erano ormai dei carboni ardenti, si desideravano l’un l’altro più di quanto non avessero mai fatto.
Esitante Percy si staccò velocemente dalle labbra rosee della ragazza –Andiamo nella cabina di Poseidone?- disse per poi far ricombaciare e loro labbra.
-Troppo lontana.- rispose Annabeth –Perché non andiamo nel lago?- disse puntando lo sguardo verso la distesa d’acqua che li affiancava.
Come risposta la ragazza fù spinta verso di essa per poi caderci dentro con ancora il corpo del suo ragazzo attaccato al suo. Come se non si potessero più staccare.
Il figlio di Poseidone creò una bolla già prima di toccare l’acqua. Pian piano poi si fece trasportare nella parte più profonda ma illuminata del lago, dove guardando in alto si vedevano mille sfumature di blu e verde illuminate dalla luna.
Una volta arrivati sul fondo fece stendere la ragazza sotto di lui mentre posizionava una mano vicino alla chioma bionda di lei per sostenersi e l’altra sul suo fianco che pian piano veniva scoperto.
I palmi della ragazza si spostarono per andare ad accarezzare i pettorali di Percy che subito dopo furono privati del tessuto che li copriva.
Percy fece passare la mano sulla pancia piatta di Annabeth, poi dopo averla accarezzata con i polpastrelli la spostò più in basso, fino ad arrivare alla zip dei pantaloni. Esitò prima di abbassarla ed infilarcisi dentro, aprì la mano e la depositò sulla sua intimità per poi iniziare a premere con le dita su di esso.
Voleva farla impazzire, voleva che lei fosse felice, ma soprattutto voleva darle tutto quello che desiderava.
Un gemito lasciò la bacco della ragazza che chiuse gli occhi con forza e si morse d’istinto il labbro inferiore.
Percy decise di lasciar perdere, anche se di malavoglia, quelle labbra e di andarsi a concentrare sulle sue altri parti del corpo.
Si dedicò inizialmente al suo collo, che baciò e succhiò con insistenza fino a che non vide che si stava arrossendo, poi scese più in basso, lasciando una lunga scia con la lingua sulla pelle scoperta dalla maglietta che aveva precedentemente alzato.
Si avvicinava pian piano agli slip che uscivano di poco da sotto i suoi pantaloni, così decise di toglierli una volta per tutte, continuò ad accarezzarli il linguine pulsante da sopra la stoffa leggera che lo copriva, poi pian piano decise di abbassarli  e di far scendere la lingua su di esso.
Un altro gemito strozzato uscì dalla bocca di Annabeth, come se faticasse a respirare.
Il piacere che gli stava facendo provare il ragazzo era immenso, era vero, puro, come nessun’altro.
Inarcò la schiena e Percy ne approfittò per allargarli ancora di più le gambe per metterli poi le mani sui glutei e stringerli di conseguenza.
Più andavano avanti, più l’erezione del ragazzo si faceva evidente, tanto che diventò quasi insopportabile, come un dolore fisico.
Percy iniziò a risalire verso la sua bocca voglioso di assaggiare nuovamente le sue labbra.
Appena la baciò la sua mano andò automaticamente a prendere l’orlo della sua maglietta per sfilargliela, andare ad accarezzargli la schiena ed iniziare a maneggiare abilmente il gancetto del reggiseno per poi slacciarglielo.
Come se non bastasse l’erezione di Percy ed il suo bisogno irrefrenabile di fare quella bellissima ragazza sua si faceva sentire sempre di più, e lei sembrò accorsi di questo, soì fece scendere le sue mani fino ad arrivare all’orlo dei pantaloni del suo partner per poi fare una leggera pressione sul suo cavallo dei pantaloni, dopo di che li slacciò e li fece scivolare via. Stava per togliere pure i boxer quando una mano arrivò al suo seno per poi iniziarlo a stuzzicare.
La ragazza sussultò scossa da un brivido di piacere improvviso mentre Percy avvicinava le sue labbra al capezzolo per poi iniziarlo a mordere.
I gemiti aumentarono e si fecero subito più forti.
Il labbro di Annabeth era torturato dai morsi così come ogni parte del corpo dove Percy si era soffermato.
-Percy- gemme Annabeth con insistenza –Percy…- lo chiamò di nuovo.
Ormai stava arrivando al culmine quando il suo ragazzo fece avvicinare i loro bacini e li fece unire in un'unica danza.
Presa dall’eccitazione e dal desiderio di aggrappò alla schiena del ragazzo con le unghie facendolo sussultare e gemere, lo avvicinò di più a se mentre lui si muoveva dentro di lei con spinte leggere ma decise.
I baci si fecero più forti, più insistenti.
Si amavano, si desideravano, e non si sarebbero lasciati per nulla al mondo.
Le spinte si fecero più forti ed i loro respiri più affannati, si disideravano sempre di più, si volevano, si avevano.
Arrivarono all’apice, ma non diedero degno di volersi staccare, quindi rimasero fermi, uno sopra all’altro, con i respiri sincronizzati, guardandosi, toccandosi, amandosi.
 

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Capitolo 2
*** Non più bella di lei. ***


Rating: verde
Personaggi: Leo/Calipso
Genere: comico/romantico

 

Non più bella di lei.

 

Nel bel mezzo del mare, in un’isoletta abitata da una sola persona, un raggiante Leo si faceva spazio tra rose e margherite cercando di non uccidere o procurare danni permanenti alle povere piante, arrivando poi alla solitaria casetta e aprirla di scatto.

 

-Buongiorno mio bel raggio di sole! Eri afflitta dalla mia assenza ma tranquilla, non disperare, il tuo Leo è di nuovo a casa! -.

 

Non so, forse Leo si aspettava una risposta, un mugolio o anche un qualsiasi segno che gli facesse capire se qualcuno era in casa.

Effettivamente qualcuno c’era, e questo Leo se lo sentiva, così perlustrò la casa ma non c’erano segni della ragazza.

Esausto, il fabbro si affacciò alla piccola finestra della cucina, e subito gli cadde l’occhio sui vasi del davanzale.

Dal terriccio spuntava solo una piccola piantina con poche foglie, senza ancora alcun fiore. Il terriccio era fresco e bagnato e subito Leo capì che il suo caro raggio non poteva essere tanto lontano, infondo quei vasi non erano stati riempiti da molto.

Andò subito in giardino, diretto verso la serra, pensando che come sempre lei fosse lì a piantare qualche fiore dal nome strano, ma non fu così. Infatti appena entrò non vide nessuno, solo piante e fiori di ogni tipo, ma contento di vedere che la ragazza aveva fatto un ottimo lavoro con la piccola struttura che aveva costruito per lei uscì di nuovo in giardino e vide una folta chioma bionda sotto un albero.

Una ragazza, “molto più che bella” pensò Leo, con uno dei suoi tanti libri in mano, convinta che nessuno sarebbe arrivato e che quindi poteva prendersi uno dei suoi attimi di pace. Ma con Leo Valdez che aveva fatto colazione con tre tazze di caffè nei paraggi non poteva stare tranquilla.

-Calipso! Ti ho urlato i miei cordiali saluti prima e tu nemmeno rispondi? Non mi hai sentito? Perché se vuoi lo ripeto e rifacciamo la scena in cui il principe azzurro ti viene a salvare. – disse avvicinandosi a lei.

-Si Valdez, avevo sentito, solo che non avevo l’interesse di risponderti. – rispose la ragazza continuando a leggere il libro, seduta sull’erba con la schiena appoggiata al tronco d’albero, -Comunque, la tua assenza non mi affligge e non mi risulta che questa sia casa tua. -.

-Oh e dai fiorellino, queste risposte non si addicono ad una persona di classe come te. Sono scombussolato e inorridito dal tuo comportamento. -.

-Valdez smettila di farmi il verso! -.

Lui rise perché infondo la adorava ancora di più quando si arrabbiava con lui, le si sedette accanto e le circondò le spalle con le braccia facendole poi appoggiare la nuca sul suo petto e guardarla leggere uno di quelli che per Leo erano solo libri noiosi.

Lei con la bocca socchiusa, pronta per un colpo di scena che potesse farla rimanere senza parole, pur sapendo però che la storia d’amore più vera e bella la stesse vivendo lei con quel ragazzo pazzo e un po' impacciato ma con un grande ingegno, perché dopo tutti quei romanzi aveva capito che l’amore non era perfetto, e che forse era meglio così.

E lui, con la sua fidata cintura degli attrezzi, pronto ad aggiustare il cuore dell’esiliata che da anni era stata sola, perché tutti alla fine se ne andavano. Ma Leo non se ne sarebbe mai andato, sarebbe rimasto lì, ad ascoltarla e a guardarla, perché più bella cosa non c’era. Non più bella di Calipso.

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Capitolo 3
*** Luoghi romantici ***


Raiting: verde
Personaggi: Talia/Luke
Note: AU
Luoghi “romantici”.

La prima volta che lo aveva visto era in palestra. Stava tirando pugni al sacco da box come il suo vecchio personal trainer le aveva insegnato.
Era concentrata solo su quello, sfogava ogni giorno la rabbia che accumulava dentro di lei.
Aveva scoperto questa sua passione nel tirare pugni anni prima, quando un giorno litigò con suo padre. Non era la prima volta che discuteva con suo padre ma di sicuro fu l’ultima.
Se ne andò da casa trasferendosi dall’altra parte di New York con la sua amica d’infanzia Annabeth che non riusciva più a sopportare la sua matrigna e quelle due pesti dei suoi fratellastri che giravano per casa come due scarafaggi. Le madri delle due erano sempre state buone amiche, almeno fino a quando la mamma di Talia non l’ha abbandonata nelle mani inesperte di suo padre.
Da quel giorno odiò con tutta se stessa sua madre, non ne voleva mai sentir parlare. Pure quando suo fratello Jason provava ad accennare la possibilità di un suo ritorno lei gli urlava contro di andarsene, che tanto non era più sua madre da quando se ne era andata. Non gli importava più nulla di lei, o almeno ci sperava.
Ma nonostante fossero passati anni da quando se ne andò, nonostante tutto il menefreghismo che cercava di provare Talia nei suoi confronti, quei pugni li dava per colpa sua; per colpa di una persona assente, priva di amore nei suoi confronti, priva di umanità.
Era con questi pensieri che andava avanti ogni giorno, non era mai riuscita a scrollarseli di dosso, erano sempre lì a torturarla.
-Non mi so ancora spiegare cosa ti abbia fatto quel sacco per farti arrabbiare così tanto. – forse quel ragazzo era solo uno sciocco che voleva fare una battuta e non uno stupido antipatico sbruffone che rompeva le palle come pensò subito Talia, ma infondo lei cosa ne poteva sapere?
-Se non vuoi che inizio ad usare la tua faccia come sacco da box spostati e non disturbarmi più. – rispose secca.
In tutta risposta il ragazzo si dileguò negli spogliatoi tornando però subito dopo e sistemandosi davanti al sacco da box vicino a lei.
Inizialmente il ragazzo tentò di trattenersi ma dopo pochi minuti non ce la fece più.
-Comunque io sono Luke dolcezza. Tu come ti chiami? – chiese ammiccando nonostante fosse concentrato a tirare pugni.
-Non ti deve interessare “dolcezza”. –
-Oh e andiamo! Ho fatto solo un innocua domanda, cercavo di essere socievole! –
Quello che noto subito Talia nella sua voce sarcasmo, stava cercando in tutti i modi di farla innervosire, e ci stava riuscendo.
-Sono venuta qui per allenarmi non per fare salotto con te. –
-Peccato mi sarebbe piaciuto. Ti va un caffè? –
-Odio il caffè. – detto questo prese le sue cose e se ne tornò nello spogliatoio. Dopo una breve doccia si rivestì ed uscì dalla palestra avviandosi verso casa.
Talia sperò che fosse finita lì, quel ragazzo era a dir poco irritante, purtroppo per lei però il giorno dopo lui riera in palestra, nello stesso punto del giorno prima, come se non fosse mai tornato a casa; come tutti i giorni a venire.
Le faceva perdere le staffe ogni giorno, tutte le volte lei scoppiava e finiva per urlargli in faccia quanto fosse idiota scatenando solo una risata da parte dell’altro.
Nonostante questo, ogni giorno quando tornava a casa, si sentiva più leggere delle altre volte, era stanca per l’allenamento ma rilassata, come se fosse stata tutto il giorno a tirare pugni al sacco. Che fosse per la presenza del ragazzo? “Ovvio che no!” si ripeteva Talia, ma anche se lo diceva continuamente a se stessa non ne era convita.
 
Erano passati mesi da quando i due si conoscevano, ogni giorno si ritrovavano in palestra, senza mettersi d’accordo, come un abitudine.
Lui faceva battute per tutto il tempo, tentava in tutti i modi di suscitare in lei una qualsiasi reazione che non fosse stata l’arrabbiarsi con lui.
Non sapeva bene il motivo di quel suo comportamento, forse perché si divertiva a dirle noia, voleva vedere un suo sorriso, ci sperava davvero tanto. Da quando, mesi prima, aveva visto quella ragazza dai capelli corvini tirare pugni al sacco non riusciva a stare troppo tempo lontano da lei.
Un giorno, finito l’allenamento, i due tornarono negli spogliatoi per cambiarsi pensando già al pasto che li attendeva a casa.
Erano ormai gli unici rimasti, oltre ovviamente al proprietario che aspettava solo che finissero i loro bisogni per poter tornarsene a casa pure lui.
Luke era in piedi di fronte alla panchina che sorreggeva ormai solo il suo borsone. Si rinfilò la sua tuta e quasi automaticamente si girò di scatto dirigendosi verso lo spogliatoio femminile.
-Talia. – sussurrò non volendo veramente farsi sentire. Se la ragazza lo avesse visto lo avrebbe preso a pugni.
Girovagò un po’ fra gli armadietti per poi vederla, era davanti alla panca già pronta per uscire. Si stava mettendo il suo solito giacchetto di pelle nero quando Luke si decise di venire allo scoperto.
Non trovò nulla da dire per attirare la sua attenzione e una volta arrivato dietro di lei senza che se accorgesse le prese un braccio spingendola verso gli armadietti per poi darle un lento bacio a stampo.
Talia non si aspettava che ci fosse qualcuno nello spogliatoio oltre a lei così d’istinto tiro un forte schiaffo sulla guancia facendolo staccare dalle sue labbra.
-Cosa cazzo pensavi di fare? – gli urlò contro. Vedendo poi il ragazzo in difficoltà per la prima volta da quando lo aveva conosciuto decise di reagire lei, così si sporse verso di lui facendo riunire le loro labbra e dando il via ad una danza di lingue.
Quella volta però fu il ragazzo a rimanere sorpreso, si aspettava di ricevere un altro schiaffo, o addirittura un pugno sul naso.
Dopo essersi ripreso la spinse delicatamente sugli armadietti mettendole le mani sui fianchi e stringendoli possessivo, mentre lei portava le sue braccia attorno al collo di lui per poi incastrare le mani fra i suoi capelli biondi.
Da quel giorno Luke trovò una persona che riusciva a tenergli testa ma soprattutto trovò la felicità. Talia invece poteva finalmente scatenarsi con i pugni su una persona con dei validi motivi.

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