Il castello incantato

di Cristina Maurich 55
(/viewuser.php?uid=223757)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il secondo giorno ***
Capitolo 2: *** Il pozzo ***
Capitolo 3: *** Ricordi scritti nel diario ***



Capitolo 1
*** Il secondo giorno ***


Un’antica leggenda, narra di un castello “Incantato”  dove le sue grandi mura racchiudono dentro di se un paesino chiamato Shadow.
Si dice, che ogni ventinove febbraio il sole tramonti prima e si va frettolosamente  a nascondere dietro al grande vulcano oramai spento da centinai di anni.
Tutti hanno paura dell’anno bisestile perché questo porta sciagure agli abitanti del luogo, strani avvenimenti accadono all’interno dell’isola, molti di essi sembrano casuali altri appaiono soprannaturali eppure, molte superstizioni, dicono che ogni fenomeno è legato al castello.
Un castello senza nome e ne tempo, nessuno ha idea da quanti secoli appartenga a Shadow, molti sostengono che la grande fortezza sia maledetta.
 
 
                                                                        
 
                                                                                                                                                                                                     25/02/2016
 


Caro  diario, anche oggi mi ritorna in mente il litigio pesante che ho avuto con i miei genitori.
Mi mancano, eppure le parole di mamma mi hanno veramente molto ferita. Lei era così contrariata che io facessi  questo viaggio.
Sono passati solamente due giorni da quando sono tornata a Shadow, il mio paese natale. Non ho ricordi di nulla, infondo come potrei. Ho lasciato questo posto quando ero ancora in fasce eppure per qualche strano motivo, ho sentito il bisogno di doverci ritornare. 
Roccia Forte, la città dove ho vissuto per tutti i miei ventun’anni della mia vita, mi teneva da sempre prigioniera dal suo smog e della sua schiavitù verso la tecnologia. 
Qui si può respirare un’aria così piacevole.
Gli uccellini, al mattino, mi svegliano felici con i loro cinguettii mentre i raggi del sole penetrano fastidiosi dentro alle piccole fessure della serranda che essendo rotta non è mai possibile abbassarla del tutto. Quando  apro gli occhi, al mattino, un dolce odore di pane appena sfornato mi salta subito al naso.
Esiste un clima così tranquillo che da sempre mi chiedevo se potesse esserci un posto simile.
I classici mezzi di trasporto qui non esistono, non vi sono pullman, ne taxi e nemmeno automobili esistono però le biciclette,  i monopattini elettrici, i più ricchi girano in carrozze. Se valgono, si possono contare anche gli skateboard e i pattini come mezzi di trasporto ?
Sinceramente non lo so, qui la gente si muove tutta così, ma non solo, esiste un altro tipo di veicolo molto interessante che persino a Roccia Forte non ho mai visto.
Si tratta della “TwentyCup”, almeno qui la chiamano tutti cosi.
Viene usata soprattutto dalle persone più anziane, quelle che vivono da sole e devono arrangiarsi a compiere le loro commissioni o delle volte anche dalle persone comuni che sono in ritardo per poter andare a scuola o dedicarsi alle loro faccende.
Ha la forma di una di quelle grandi tazze, che trovi solitamente ai luna-park. Solo che questa non gira su se stessa per muoversi, ma vola o meglio dire, si alza in aria di circa venti centimetri  grazie ad una forza che la spinge verso l’alto. Nessuno sa spiegarsi questo fenomeno, pare che gli abbia dato questo nome così tanto originale  la persona che la ricevette in dono da parte di una divinità.
Non vi sono propriamente dei sedili, ma ben si un solido rialzo fatto apposta per sedervi sopra, non pare essere molto comodo, ma al momento non ho ancora avuto l ‘occasione di provarlo.
Percorre un percorso ben definito, passa prima davanti a tutte le case delle persone anziane e poi si dirige, verso il piccolo ospedale, poi passa per l’asilo e le varie scuole  e dopo si ferma davanti al mercato che è aperto tutti i giorni, dove le persone possono vendere i loro prodotti, artigianali.
Qui non esistono, supermercati . La grande TwentyCup, sembra quasi esser un oggetto magico, non ha mai investito ho ferito qualcuno, anzi il contrario si ferma è da la precedenza a qualsiasi cosa o persona che in quel momento intralci il suo percorso, scende atterra quando deve far salire o scendere le persone. Durante la pioggia mi ha raccontato mia cugina che dai lati di quella strana e ingombrante tazza si sollevi un enorme telo trasparente che è agganciato a dei ferri e che permette di non far bagnare le persone che vi sono sopra.
La TwentyCup è veramente qualcosa di forte.
L’isola mi affascina, sono poche le persone che riescono a lasciarla i miei genitori sono stati quelli che molti di questo villaggio chiamano “fortunati”.
Io non la vedo così, amo questo posto anche se il castello mi mette una certa suggestione.
Ogni volta che mi soffermo ad osservarlo mi sento girare lievemente la testa, mi chiedo che cosa potrebbe mai accadere se mi fermassi a guardarlo per più di una decina di secondi.
Probabilmente nulla, l’aria qui è più fresca e devo ancora abituarmi al clima fresco.
Tra me è mia cugina Giulia, le cose sembrano andare bene. Non l’avevo mai conosciuta di persona, ma ho avuto la fortuna che lei diventasse la mia migliore amica di penna. Qui le lettere ci mettono molto ad arrivare, eppure arrivano anche se molto lentamente.
Le persone non usano i computer, il segnale è molto debole non c’è campo, non esistono nemmeno i  televisori e i cellulari, ma ci sono i walkie talkie, quelli funzionano sempre.  
Sono un po’ scomodi delle volte perché hanno solo cinque frequenze diverse e quando gli utilizzi può capitare che oltre a sentire la tua chiamata un amico, la possa anche ascoltare il tuo vicino di casa o chissà chi altro. In compenso ci sono gli affidabilissimi telefoni fissi, almeno questi non sono negati da queste parti.
Penso che ora sia giunto il momento di fuoriuscire da queste calde coperte è chiuderti, mio caro diario la giornata è appena incominciata ed io non posso starmene qui a scriverti  per tutto il giorno.


 
Mi affretto ad uscire dalle coperte calde, chiudo il mio nuovo amico diario e lo nascondo dentro la fodera del cuscino. Tiro su la tapparella e lascio cambiare aria alla stanza, dell’arietta frizzantina entra ed io inizio a provare il primo brivido del giorno. Non mi piace molto il fresco, sopporto di più il caldo.
Velocemente, mi preparo il letto e poi scendo nel piano di sotto dalle scale in legno tutte cigolanti.
La colazione è già pronta sulla tavola pane caldo e Nutella, accompagnato da un bicchiere di succo.
Mia cugina è veramente formidabile, da quando sono qui mi tratta come se fossi una principessa.
Le avevo chiesto, di svegliarmi che le avrei dato volentieri una mano al lavoro, ma a quanto pare ha preferito lasciarmi dormire.
Mi gusto la mia colazione, il pane è così morbido, non  trovo parole per poter descriverne il suo sapore così tanto soffice.
Ricordo che quando ero  a Roccia Forte era mia madre a prepararmi la colazione, mi faceva sempre del latte caldo per scaldarmi durante l’inverno e d’estate mi preparava una buonissima macedonia, di quelle così buone che solamente lei mi sapeva preparare.
Poi c’èra , la mia amata sorellina  chissà se le mancherò?! Perché in questo momento la vorrei abbracciare fortissimo a me. Mi piacerebbe mostrarle Shadow a lei piacerebbe tutto questo ne sono convinta.
Finisco di fare colazione e sistemo le cose sulla tavola, almeno avrà un lavoro in meno da fare dopo Giulia.
Mi chiudo in bagno, decido di dedicarmi più tardi ai lavori domestici prima voglio  visitare meglio Shadow.
I miei capelli rossi, lunghi fin all’inizio del collo sono tutti scombinati, vedo il colore della ricrescita castano scuro che pian piano sta iniziando ad accentuarsi, presto sarà ora di ritingerli nuovamente.
Mi lavo i denti e mi  rimetto i vestiti comodi di ieri che sono ancora puliti.
Felpetta con disegnato al centro un barboncino peloso e jeans, quando rientrerò a casa e dopo aver fatto tutte le faccende domestiche ne approfitterò per farmi una buona doccia calda.
Esco dalla casa, chiudo la porta dietro di me, qui si conoscono tutti. Mia cugina non chiude mai a chiave,  la porta si può aprire sia dall’interno che dall’esterno, lei continua a dirmi che non c’è ne bisogno e io mi fido.  Mentre passeggio lungo le case costruite ancora con mattoni, il rumore di una carrozza attira la mia attenzione ed è trainata da un bellissimo cavallo nero dal mantello ben curato.
Il sole scompare e appare asseconda delle nuvole che lo coprono.  Per le strade non vedo  nessuno, sono quasi le 10.00, i ragazzi sono a scuola e la maggior parte della gente è al mercato.
Decido di andare a trovare Giulia al lavoro.
 Mi incammino verso la piazza principale, purtroppo non conosco ancora tutte le strade quindi seguo il mio istinto sperando che non mi tradisca e mi conduca a destinazione.
Il mio sguardo si incrocia con quello di una ragazza bionda,  tiene tra le mani dei sacchettini trasparenti, riesco ad intravedere delle verdure all’interno di essi. In quel momento dieci rintocchi suonano dall’alta torre del castello.
Osservo il grande orologio in cima ad essa, le ore sono segnate con i numeri romani.
La testa inizia a girarmi, vedo tutto annebbiato e poi il buio.
 
Al mio risveglio mi trovo in ospedale con l’ago della flebo attaccato al braccio.
Accanto al mio letto c’è lei, la ragazza bionda che ricordo di aver incontrato poco prima di essere svenuta per strada.
-Tutto bene -?  Mi domanda lei molto timidamente.
-Credo di si… Mi hai portata tu qui ?- Le chiedo mentre mi perdo nell’osservare la piccola stanzetta bianca.
-Non proprio, ho chiamato solo i soccorsi. E’ venuta pure Giulia a trovarti-.
-Ha lasciato il lavoro per me.-
-Solo per vedere come stavi e poi per parlare con i dottori, pare che hai avuto un calo di pressione. Mi sono assunta la responsabilità che l’avrei avvisata non appena ti saresti ripresa, adesso la contatterò con il walkie talkie, vuoi parlarci?-
Aggiunge lei finendo il discorso con un bel sorriso.
-Certo, comunque piacere.- Le allungo la mano per poi finire la mia presentazione – Io sono Crystal-
Lei la stringe, la sua mano è così fredda- Piacere mio, sono Fairy –
Rimango stupita, quale genitore chiamerebbe sua figlia “fata.” ?!
-Lo trovo un nome curioso-.
Lei non aggiunge nient’altro, pare essere una persona timida.
Molliamo entrambe la presa. Tira fuori dalla borsa nera, che tiene a tracolla, il walkie-talkie e chiama mia cugina che non risponde.
-Probabilmente sarà impegnata con qualche cliente, non preoccuparti, troverà il modo di rintracciarti. Ti chiedo scusa, ma devo andare a casa, devo prepararmi ancora il pranzo.- Mi saluta lei frettolosamente.
-Certo, va bene e grazie per quello che hai fatto.-
-Per così poco figurati-. Aggiunge infine lei, lasciando la stanza e con essa anche la porta aperta.
Poco dopo entra subito l’infermiera
-Buon giorno!- Tiene tra le mani una cartella clinica.
-Come ti senti ?- Mi chiede gentilmente.
-Bene grazie, forse, solo ancora un po’ frastornata.-
-Non preoccuparti è normalissimo, non hai nulla di grave per tua fortuna. Come ti è apparsa Fairy?-
-Non lo so, diciamo che non la conosco così molto bene, forse un po’ troppo insicura di se stessa.- Le rispondo con aria dubbiosa.
-E normale dopo quello che ha passato. Qui a Shadow, non esistono segreti sanno tutto di tutti.- Continua il discorso, mentre appoggia la cartella clinica al comodino affianco al mio letto e apre la finestra per dar modo di far cambiare aria alla stanza. –Nell’ultimo anno bisestile, che è stato quattro anni fa, ha perso entrambi i genitori e non  solo, le è scomparsa persino la sorella più grande, così, nel nulla.
Le forze dell’ordine hanno fatto di tutto per cercarla, ma non l’hanno mai ritrovata.
-Mi dispiace molto per lei, mi sembra una brava ragazza-.
-Infatti lo è. Mi farebbe piacere se voi due diventaste amiche. Dimmi, cosa ti porta qui a Shadow?-
Chiede lei con un tono curioso.
Io rimango in silenzio per qualche secondo mentre mi osservo le unghie delle mani che stanno già crescendo, solo due giorni che sono qui e non le ho mai mangiate. -Sono venuta a trovare mia cugina.-
-Giulia giusto ?-
-Si..-
Si siede sulla sedia posta vicino al mio letto
-Le persone di solito cercano di scappare da Shadow, mi stupisco di tua cugina che abbia deciso di ospitarti. Penso che fai ancora in tempo a tornare indietro, al ventinove febbraio mancano  ancora quattro giorni.-
Certo che questa è proprio una vera impicciona, sono tentata di dirle di farsi un piattino d’affari suoi.
-Non so esattamente cosa dovrebbe accadere il ventinove febbraio?- Mi rivolgo a lei mentre mi sistemo una ciocca di capelli dietro alle orecchie.
-Oh ! Povera cara, non dirmi che tua cugina non ti ha raccontato nulla. Per quale motivo pensi che i tuoi genitori abbiano lasciato questo luogo sperduto? Per farti vivere una vita tranquilla. Shadow è un luogo isolato, qui troverai solamente il nulla, imparerai a conoscere il vero significato del dolore.
Sei arrivata nell’anno sbagliato, proprio quattro giorni prima dell’inizio di tutto. Curioso non trovi? Le cose strane accadono ogni quattro anni, persone che scompaiono improvvisamente, il sole che tramonta prima del solito, ma tu queste cose non le puoi capire.-
Il suo tono pare essere più agitato, si affretta ad alzarsi e sfilarmi l’ago dal braccio, noto che la sua mano inizia a tremare-  Scusami.-
Fa un grande respiro –Mi sono fatta prendere dalle  emozioni.  Ed e sbagliato lo so, ma tu che ne hai l’opportunità, appena ti è possibile abbandona quest’isola. Potresti veramente pentirtene gli eventi avranno inizio dall’ultimo giorno del mese e saranno frequenti fino alla fine dell’anno -
Rimango turbata da quel suo comportamento- Grazie per le cure e tutto, io è meglio che adesso vada .-
Abbandono frettolosamente l’edificio, sento di avere addosso ancora quell’odore di ospedale sui miei vestiti. Proprio in quel momento passa la TwentyCup , si ferma dinanzi a me, giusto il tempo di poterci salire. Come pensavo il rialzo è veramente scomodo, dovrò ricordarmelo per la prossima volta, sarà meglio che quando ci salirò mi porterò un cuscino da casa.
-L’ ultima fermata è il mercato vero ?- Domando a un’anziana signora che è seduta accanto a me
Mi fa cenno con la testa di si.
Per tutto il tragitto tra me e lei c’è un enorme silenzio.
Mi osservo intorno, più ci si avvicina alla piazza principale è più inizia a essere numerosa la gente.
Finalmente sono arrivata, un enorme fila di bancarelle si presenta dinanzi a me, ci sono quelle che vendono prodotti per la casa, banchetti di verdure ma anche di dolci e pesce fresco è proprio possibile trovare di tutto è come ad essere all’interno di un enorme supermercato, dove ogni negozio vende cose diverse, dai vestiti, agli animali, al latte e via dicendo, solo questo non è propriamente un supermercato è piu che altro un gran casino. La gente urla continuamente

.

Finalmente riesco a intravederla, mia cugina che da sempre è stata brava in disegno sta cercando di vendere i suoi quadri.
Le corro incontro
-Giulia, Giulia devo assolutamente parlarti-
Lei mi guarda stupita – Cosa ci fai qui ? Non eri in ospedale ? Come stai?-  Mi abbraccia forte senza nemmeno darmi il tempo di risponderle.
-L’infermiera mi  ha detto che ho avuto un abbassamento di pressione e mi ha parlato di Shadow e delle cose strane che accadono ogni quattro anni.-
Alza gli occhi verso il cielo mentre sbuffa- Non dirmi che hai conosciuto   Fanny-
-Fanny ?- Ripeto io ad alta voce
-Si, dai l’infermiera obesa dai capelli corti castani e le meches bionde. –
-Senti, non voglio innervosirti, ma possiamo parlare un secondo. Ti chiedo solamente un momento.-
-Sono molto occupata adesso…- Aggiunge lei, mentre osserva i suoi quadri.
-Nessuno comprerà i tuoi quadri a quest’ora è quasi l’una, il tempo vola in fretta avvolte. Senti hai mangiato?-
-Ancora no…-
Insisto, desidero farla cedere, ho bisogno di sapere- Allora lascia che ti offra qualcosa, un panino almeno, il tempo che ti riposi due minuti, sarai stanca-.
-Non spendere i tuoi risparmi, quando ti serviranno veramente potresti  pentirtene di averli consumati oggi e poi ecco Emanu- Fa un cenno con la mano a un ragazzo che si sta avvicinando con un sacchetto.
-Chi sarebbe ?-
Le domando io, vedendolo avvicinarsi
-E’ il ragazzo che mi aiuta ogni volta a portare qui i miei quadri. Ha un piccolo carretto trainato da un asino, qui ci aiutiamo come possiamo.-
-Ciao, bellissima fanciulla, vedo che oggi sei in buona compagnia.- Pare essere un ragazzo eccentrico
Mia cugina, si limita a sorridergli
-Piacere sono Crystal- Prendo l’iniziativa di presentarmi per prima.
-Piacere mio- Conclude la frase facendomi un occhiolino.
- Sei il suo ragazzo-?
Giulia fa dei colpi di tosse sforzati e si volta dall’altra parte dandoci le spalle.
-No, ma sai non mi dispiacerebbe esserlo.-
Si rigira verso di noi e con una risatina nervosa ci interrompe e aggiunge -Bene, cambiamo discorso credo che questa conversazione bizzarra sia durata fin troppo, cosa mi hai portato di buono Emanu?-
-Quello che ho trovato, pane fresco imbottito  di salame, il tuo preferito. –
Gli porge il sacchetto e lei si precipita a toglierlo dalle mani –Wooow ! Due panini questa volta ti sei proprio superato. Tieni cuginetta questa è per te.- Mi allunga un panino, pare essere molto buono, lui ci fissa silenzioso, sembra  dispiaciuto di qualcosa- Veramente…-
-Cosa c’è?-  Chiede lei
-Nulla, nulla… Penso che ora io debba andare, passo a prenderti più tardi per riportarti a casa.- Le accarezza un braccio e poi se ne va.
-Penso che tu a lui piaccia. E credo che questo panino non fosse veramente destinato  a  me, ma  era per lui. Dai era evidente che ci tenesse a pranzare con te.-
-Forse, ma a me non interessa.-
-Magari è il momento che ti riprendi in mano la tua vita. Infondo solo perché tra te e Ed è finita non vuol dire che tu non  possa rifarti una vita.- Concludo il discorso assaporandomi quel buon pane.
-Già Ed…- Osservando il cielo con gli occhi lucidi, mentre sussurra il suo nome. credo che voglia tenermi nascosto qualcosa. Quell’amore per lei doveva essere importante se non è stata in grado di lasciarlo ancora andare.
Mi avvicino a Giulia stringendola tra le mie braccia.
Ha un buon profumo, sembra lavanda, poco prima quando lei mi ha abbracciata non me ne  ero accorta.
-A questo punto è inutile fingere-.  Si asciuga le lacrime che rigano il suo volto.
Rimaniamo strette in quell’abbraccio – Tra me e Ed, non è mai finita.
-Cosa vuoi dire?-  Mi distacco da lei e la guardo con un’aria dubbiosa.
-Devi andartene da qui Cry…- Mi stava chiamando, nello stesso modo in cui ci scrivevamo le lettere.
-Mi hai invitata tu a venire -.
-Lo so è assurdo-. Mi da le spalle mentre inizia  a mangiare il suo pranzo.
-Perché non vuoi parlare con me?-
Lei non mi risponde subito, ma poi inizia a raccontare- Ed e io eravamo felici. I miei genitori decisero di trasferirsi e volevano che io andassi via con loro. Erano dei pochi fortunati, ma l’amore per Ed era troppo grande. Lui aveva qui tutta la sua famiglia e io non c’è la facevo a lasciarlo. Mia madre mi abbracciò forte mentre mio padre, non volle più parlarmi, mi disse : < Scegli lui per la tua famiglia. Ti rendi conto, che qui non avrai alcun futuro? > . Io gli risposi male, lui mi guardava con quello sguardo così severo. Avevo appena compiuto diciotto anni, finalmente potevo decidere della mia vita ciò che volevo.
I miei lasciarono Shadow, iniziai a scrivere lettere a mia madre, le chiedevo di mio padre e mi rispondeva sempre la solita cosa < Non vuole sapere niente di te.>
Era l’anno del bisestile proprio come questo, dal ventinove febbraio in poi le persone tremano perché è da quel giorno che inizia ad avventarsi a Shadow la sventura, fino alla fine dell’anno.
Per ricominciarsi a ripetere dopo altri quattro anni la stessa cosa.
Le prime persone iniziarono a morire, improvvisamente senza una ragione o peggio, scomparivano e basta senza sapere se stanno bene. Tutti a Shadow sanno dove poter andare a cercare i propri cari, ma nessuno ha il coraggio di andarci, di entrare dentro al castello di colui che ti priva di ogni affetto.
Una notte, Ed venne a dormire da me chiusi la porta a chiave come facevo ogni anno in cui c’èra il ventinove febbraio.
Ricordo quel giorno ,facemmo l’amore, fu così intenso, ero agitata, per me si trattava della prima volta.
Ci addormentammo stretti l’ uno all’altra. Feci un sogno, in cui dipingevo Ed su un quadro.
Quando mi svegliai, Ed non era più accanto a me, trovai al suo posto il quadro che avevo dipinto nel sogno.- Si posa la mano sopra alle labbra mentre inizia a piangere.
-Penso di averlo intrappolato dentro al quadro. Può sembrare assurdo e pure ho sempre in testa questa immagine, non riesco a levarmela dalle mente. Non trovo altre spiegazioni.-
-Per quale motivo, non me ne hai mai voluto parlarne?- Le chiedo, con voce triste.
-Avevo paura, che non saresti mai venuta a trovarmi. Ho insistito tanto che tu venissi quest’anno perché temo di affrontare un altro anno bisestile da sola, ma ora mi rendo conto di aver sbagliato tutto. Se tu resterai qui, potresti scomparire. Ho bisogno che vedi mio padre e gli dici che mi dispiace. Ti prego promettimi che lo farai.- Mi chiede, mentre mi afferra la mano e me la stringe forte con gli occhi pieni di lacrime.
-No… Resterò qui con te. Shadow è anche casa mia, tu sei parte della mia famiglia. Non me ne andrò, vorrebbe dire voltare le spalle e tu non te lo meriti, hai già sofferto abbastanza. E per quanto riguarda a Ed, mi viene difficile credere che tu lo abbia rinchiuso dentro un quadro, ma se è veramente così ti prometto che troveremo il modo per poterlo anche riuscire a tirarlo fuori.-
-Non c’ è lai con me quindi ?!-
-No… Non preoccuparti. Posso darti una mano a vendere  i quadri se vuoi .-
Lei tira un po’ su il naso e sorride – Si ottima idea , ma prima finiamo il nostro pranzo.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il pozzo ***


 
                                                                                                                                                                                                                  26/02/2016
 
 
 
 
 
Caro diario,
ieri sembrava dover essere una giornata tranquilla e invece mi sbagliavo.
Dopo essermi allontanata da casa per raggiungere mia cugina al mercato sono svenuta.
Una ragazza bionda, non molto alta di statura, con gli occhiali, dagli occhi verde-grigio ha chiamato i soccorsi, al mio risveglio mi sono ritrovata in ospedale, al mio fianco c’era ancora lei il suo nome è Fairy.
Pare che abbia perso tutta la sua famiglia a Shadow, ma non conosco ancora i dettagli,
Inoltre ho avuto modo di scoprire verità inquietanti riguardo a quest’isola.
Le persone sono convinte che il castello sia la causa degli avvenimenti strani che accadono ogni quattro anni. Le mura, circondano tutto il paese e da una parte è come essere imprigionati dentro  a una barriera, la gente è privata da molte cose, ciò che prima ammiravo di questo luogo sperduto ora lo sto iniziando a temere.
La maggior parte della tecnologia qui non funziona, il mio cellulare ha smesso di funzionare da ieri sera.
Non lo usato in questi giorni perché ero senza soldi nel telefono, non ho trovato nessuno che vendesse una ricarica telefonica.
Alcune cose qui non si fabbricano, c’è una barca che ogni tanto passa e si ferma qui, rimane sempre per poco e porta agli abitanti le cose che sfortunatamente non riescono ad avere   e solamente i ricchi si possono permettere di  comprare.
La gente nobile è sempre meno numerosa , loro trovano facilmente un modo per andarsene, di questi tempi avere i soldi è importante. Si dice che il denaro non faccia la felicità di una persona, ma senza di esso è impossibile vivere, noi dipendiamo dai soldi.
Giulia mi ha raccontato di Ed, è convinta di averlo imprigionato all’interno di un quadro che lei ha dipinto in  sogno.
Mi viene difficile a crederci, questo pensiero mi ha tormentata per tutta la notte, mi sono addormentata solo per un paio d’ore e ho fatto anch’io un sogno molto strano.
Ricordo un gatto nero accanto a Fairy e poi un bosco, era tutto così confuso,
ma ciò che mi ha colpita di più è stato quando mi sono vista entrare dentro al castello, non passavo dalla porta principale, ma per quanto possa sembrare insolito sono entrata da un passaggio sotterraneo che attraversava un pozzo.
Non riesco a ricordare nient’altro.
Forse la suggestione mi sta facendo brutti scherzi.
Ieri ho cercato di aiutare mia cugina nel vendere i suoi quadri, purtroppo i nostri sforzi sembrano essere stati inutili.
Al ritorno siamo passate difronte a un bosco spoglio, Giulia dice che non è molto grande, fatalità era lo stesso del mio sogno, desiderava farmi visitare il luogo.
Doveva mostrarmi pure il suo dipinto, ma era stanca e non ho potuto darle torto, inoltre non se lo è sentita di riprendere in mano quel quadro.
All’inizio mi era sembrata così tanto sicura di volermelo mostrare,  ma penso che non sia ancora pronta.
Mi ha detto dove lo tiene e di guardarlo, ma senza di lei, per  evitarle d’aprirle dolorose ferite.
Non so cosa pensare, i miei genitori sanno che io sono qui.
Loro non mi hanno mai parlato di tutti questi strani eventi, si sono solo opposti davanti alla mia decisione e non riesco ancora a spiegarmi del perché hanno trovato opportuno nascondermi cose così importanti.
Quasi dimenticavo, ieri ho conosciuto anche Emanu, un ragazzo molto gentile, aiuta tutte le mattine  mia cugina a portare i suoi quadri al mercato, penso che abbia una cotta per lei, come dargli torto lei è magra, carina, con i capelli lunghi fin sotto le spalle e poi ha quelle lentiggini che si intravedono a mala pena che addolciscono ancora di più il suo volto.
Non resisto più, devo vederlo a tutti i costi quel quadro.
Sarà meglio dargli subito un’occhiata.  Non posso aspettare oltre, voglio aiutare mia cugina a colmare il suo dolore e da qualche parte dovrò pur iniziare.
 
 
 
Nascondo il diario dentro alla fodera del cuscino, esco dalla mia stanza per poi entrare in quella di Giulia.
E’ tenuta bene in ordine. Sul comodino affianco al suo letto c’è una piccola bajour con accanto una cornice d’argento con all’interno una foto in bianco nero in cui presente lei e penso che l’altro ragazzo sia Ed. Non c’è che dire, ha proprio buon gusto riguardo ai ragazzi.
Il quadro dovrebbe trovarsi dentro al suo armadio centrale, sigillato all’interno  in una scatola di cartone gialla.
Infatti apro l’anta e il mio sguardo cade subito sull’enorme involucro.
Lo sollevo, non credevo che potesse essere così tanto pesante e lo appoggio sul letto.
Con attenzione lo apro.
Ne rimango subito affascinata dalla meraviglia del dipinto.
Riosservo la foto affianco a me, non ci sono più dubbi il ragazzo all’interno della cornice d’argento assieme a mia cugina è proprio Ed.
Nel dipinto ha uno sguardo triste.
Sembra molto curioso, lo sfondo dietro di lui pare essere un muro grigio, c’è anche un albero di noci molto grande accanto al ragazzo.
E in credibile, sembra un dipinto, dentro al dipinto. Non riesco a capire.
Il campanello suona all’improvviso facendomi sobbalzare.
Velocemente mi occupo di sistemare il quadro e di posarlo al suo posto.
Mi precipito a scendere nuovamente quelle scale così tanto rumorose e andare a vedere chi è venuto a far visita.
Apro la porta e rimango un pò sorpresa
-Fairy, ciao non ti aspettavo.-
-Ti disturbo ?-
-No, certo che no- Rimango ferma davanti alla porta, vorrei farla entrare, ma non essendo casa mia non lo trovo molto opportuno.
-Come mai qui?- Le domando un po’ curiosa.
-Volevo vedere come stavi, se ti eri ripresa.- Risponde lei,  intrecciando continuamente le dita delle mani l’une alle altre.
-Si, si sto bene non preoccuparti è un pensiero gentile da parte tua esser venuta qui. Sappi che lo apprezzato molto.-
Lei mi sorride aggiungendo – Forse è il caso che io vada… -
-Aspetta!-   Si ferma attendendo che io aggiunga qualcosa
-C’è per caso un pozzo qui a Shadow ?-
Mi guarda un pò sorpresa.
Infondo se mia cugina pensa di aver imprigionato il suo ragazzo dentro a un quadro, io potrei aver sognato un luogo che forse in questo posto esiste  davvero. Se fosse così, Ciò che mia cugina ha passato non può essere solo una sciocchezza… Ma qualcosa di più.
-Come mai me lo chiedi ?- Domanda  titubante.
Rimango in silenzio, non so che scusa inventarmi.  Di certo non posso dirle che è perché lo sognato.
-Comunque si- Aggiunge lei, sistemandosi gli occhiali per poi riprendere subito il discorso – Se vuoi ti posso accompagnare.-
-Sarebbe fantastico! Ti ringrazio tanto, dammi solo un attimo che mi preparo. Sono ancora in pigiama ti chiedo di aspettarmi qui se non ti dispiace.-
-Ok … Cerca di fare in fretta.-
-Certo, sarò velocissima-.
Accosto la porta dietro di me e corro in camera mia, prendo i primi vestiti che mi capitano tra le mani.
 
-Eccomi ! Mi dispiace di averti fatto aspettare-.
-Non preoccuparti- 
Ci incamminiamo insieme, mentre io mi giro intorno osservando ogni cosa che mi circonda.
Vorrei chiederle qualcosa, ad esempio come ha perso la sua famiglia, ma non lo trovo opportuno .
-Com’è Roccia Forte ?- Mi domanda, per rompere un po’ il ghiaccio.
-Molto rumorosa, ci sono macchine ovunque.-
-Devono essere molto comode, io non ho mai visto una macchina, pensa che hanno  provato più di una volta a portare le macchine, soprattutto i turisti che durante gli anni, definiamoli “ tranquilli”, si facevano traghettare con le loro auto qui a Shadow e dopo  un giorno circa, non funzionavano più . La gente è finita per lamentarsi. Avvolte vengono ancora incuriositi dagli eventi misteriosi, ma nell’anno bisestile c’è un divieto, il traghetto non può trasportare nessuno a riva.  Se desidera qualcuno venire qui, deve per forza pagare, proprio come hai fatto tu, immagino e farsi accompagnare in barca.-
– He.. Si hanno certi prezzi- sorrido, tenendo il suo stesso passo veloce
Mi volto indietro e non vedo più la casa dove sono ospite.
-Ci stiamo molto allontanando.-
-Si infatti è un po’ nascosto, dobbiamo passare per di qua.-  Due case vicine bianche, che sono divise da una piccola e stretta via, ombrata.
-E’ molto stretto.- Guardo dentro la fessura che è dinanzi a me, riesco a intravederlo infondo alla via c’è il pozzo. Vedo Fairy  incamminarsi dentro la stretta stradina e io consecutivamente la seguo.
I raggi del sole, all’uscita della stradina, mi accecano subito gli occhi.
Un brivido mi sfiora all’improvviso la schiena.
-Tutto bene?  - Mi chiede preoccupata aggiungendo – Hai una faccia, mi sembri  pallida.-
-Si certo, tutto apposto . –
-Non è che mi svieni di nuovo  vero?- Mi dice ironicamente.
-Non preoccuparti sto bene, sto bene-.
-Adesso me lo dici, perché volevi arrivare fin qui ?-
- Non rispondo nemmeno alla sua domanda e tiro la fune bianca e rossa che pende dalla carrucola. -Pensi che questa fune possa sorreggermi?
-Non saprei- Si avvicina al pozzo continuando il discorso- E’ da tanti anni che è chiuso e non è più stato usato. La corda è stata spesso in contatto con l’umidità e la pioggia.-
-Quanto sarà profondo ?-
-Credo sui dieci metri.-
Osservo la manovella di ferro laterale a destra, la giro di poco e pian piano vedo la corda venire su con attaccato un secchio rotto e sporco in legno.
-Avvolte i bambini vengono qui a giocare, ma non sono mai successi incidenti, sicuramente saranno stati loro a buttar giù la corda.- Mi osserva attentamente fin che mi spiega le cose.
Slego il fusto da quel nodo stretto è lo butto a terra, fa un rumore e si rompe immediatamente una parte di esso rimbalza verso Fairy.
Afferro l’estremità della corda e me la lego alla vita.
-Mi sembra che il gancio sia ben fissato, ti dispiacerebbe calarmi giù?!-
Fairy si precipita subito a cercare di slegarmi quel nodo stretto che mi stringeva l’addome – Non puoi farlo, non sappiamo nemmeno se la fune e il gancio ti reggeranno è un rischio troppo grosso. –
-Lo so… Ma devo provarci – Cerco di allontanarla con le braccia spingendola in dietro.
-Almeno dammi una spiegazione, che cosa mi nascondi ?- Si calma attendendo una mia risposta.
-Penso, che i sogni a Shadow vogliano dire qualcosa. Quest’isola è diversa da qualsiasi altro luogo del mondo. I sogni possono diventare i tuoi migliori consiglieri e devi coglierli come indizi. Non lo capito fino a quando non mi sono resa conto  che questo vecchio pozzo di pietra è lo stesso che avevo sognato durante la notte.
L’erba attorno secca, la carrucola di ferro è tutto troppo uguale. Anche mia cugina ha fatto un sogno e pare che si sia in seguito avverato. Non esistono scorciatoie, non si può sfuggire dal proprio destino. Fammi rischiare.-
Lei mi guarda, mentre io concludo il discorso con un gran sospiro – I sogni, sono fatti per confonderci forse il tuo destino è proprio quello di non dover andare a scoprire ciò che non deve essere scoperto.-
-Non si può vivere solo di se… Mi aiuterai?- Mi rivolgo a lei impaziente, con  il cuore che mi batte a mille. Una parte di me vuole a  tutti costi scendere. Non riesce a convincersi che le cose al quale si trova davanti siano proprio reali ed è convinta di trovare una risposta e di uscirne vittoriosa e comprendere che non c’è nulla di cui preoccuparsi. L’altra parte invece ha paura, teme di scendere li sotto e che la carrucola possa cedere , di scoprire che in verità è tutto vero.
-Fai attenzione d’accordo?-
-Andrà bene, dai non parlarmi con quella voce preoccupata.-
Fairy, si avvicina alla maniglia –Quando vuoi puoi andare-  Dice tenendola ben salda.
Il pozzo non è molto alto, con facilità mi arrampico sopra il suo bordo - Va bene, sono pronta-.
Inizio a calarmi giù lentamente.
-Hai! Cazzo…!-
-Tutto bene?- Percepisco la sua agitazione.
-Si non preoccuparti, sono solo andata a sbattere con la schiena contro la parete. Aspetta prima di continuare a calarmi, devo riuscire a stabilizzarmi, mi muovo troppo. Vedrai che non ci sarà nulla di cui preoccuparsi.- La rincuoro.
-Avvisami appena devo farti calare ancora-
-Certo- Le rispondo mentre, con l’ aiuto delle braccia mi aggrappo alle pareti strette per stabilizzarmi.
-Bene ci siamo puoi andare-.
Finalmente sono pronta e pian piano Fairy, mi fa scendere sempre più giù.
Inizio a sentire la differenza della temperatura  ed è più frizzantina rispetto a quella che c’è all’esterno.
-Fermati Fairy !- La mia voce rimbomba tra le pareti.
-Cosa succede ?- Smettendo subito di calarmi.
- C’è una porta all’interno della parete. Tirami un po’ su-
- Una porta?- Ripete lei dubbiosa. Non le do il tempo di terminare la frase che io la interrompo.
- Fairy, urla di più, faccio fatica a sentirti- Nel frattempo mi sento issare- Poco dopo urlo dicendole –Ferma! Va bene cosi-
-Non credo che quella porta possa essere aperta- Questa volta scandisce bene ogni parola e il suo tono di voce è più alto ed io riesco a sentirla bene.
Con le gambe cerco di spingermi verso di essa, finalmente riesco ad aggrapparmi a dell’edera che un pò la copre . Delle foglie mi rimangono in mano, mentre con l’altra mi aggrappo alla maniglia arrugginita. Provo a forzarla
-Nulla, è chiu..- Interrompo la frase rimanendo stupita, si è aperta.
Ripeto ad alta voce- Si è aperta Fairy, ora provo ad entrare.
-Non penso che sia prudente, Crystal – Percepisco il suo tono ansioso.
Aiutandomi con le mani finalmente riesco ad entrare, mi sfilo la corda che mi tiene legata alla vita.
-Bene, sono dentro, provo a dare un occhiata-.
Vedo la sua ombra che oscura una parte della parete, Fairy deve essersi affacciata al pozzo. – E’ meglio che torni su..-
-Aspettami Fairy, non ci metterò molto-.
Finalmente sono dentro, delle radici pendono dal soffitto. Non è possibile andare avanti c’è  troppo buio.
Appoggio la mano alla parete umida, quando la stacco inizia a darmi  un fastidioso, prurito, soffio sopra di essa per farmi alleviare il dolore, quando vedo diventare la mano di un azzurro fosforescente ed emanare una stranissima luce. Mi libero dalla fune.
-Fairy, vado a controllare…-
Lei non mi risponde e se lo ha fatto sinceramente non lo sentita.
La mia mano continua a brillare e mi fa luce.
Avevo letto di questo strano fenomeno, ma non lo avevo mai visto prima. Si tratta di “cryptomphalus- aspersa” o più semplicemente dire bava di lumaca. Nel libro diceva che esistono degli esemplari di lumache in grado di fare questo. Alla pelle umana da un fastidio bestiale, se viene in contatto con un pò d’aria emana una luce fosforescente azzurra.
Non avrei mai pensato di poter dire che la bava di lumaca potesse diventarmi un giorno utile.
Tengo il palmo aperto e la mano avanti per farmi luce, ci sono radici ovunque.
Il clima è molto umido è freddino.
Le pareti ad un certo punto si ristringono fra di loro diventa sempre più faticoso passarci in mezzo.
Alla fine di quel stretto cunicolo riesco a vedere un’altra porta, quest’ultima è fatta di legno, ora mai marcio,  coperta da delle piante e radici secche, provo ad aprirla ed inizia a grattare sul soffitto, fatto di terra finalmente si apre, ma una frana cade dall’alto, il terreno è ceduto. Corro in fretta attraverso la porta e la chiudo rapidamente dietro di me. Sollevo la mano verso il soffitto, ha una superficie più solida pare che sia entrata dentro una struttura molto ampia.
Mi rendo conto che non posso più tornare indietro, la porta è bloccata ed io sento il mio cuore battermi a mille, lo percepisco fin su in gola.
Decido di proseguire ma l’effetto della bava sta finendo e la luce ben presto svanirà.
Non ci sono più quelle pareti di rocce umide e scivolose.
Mi incammino verso l’ignoto, dinanzi a me si presentano delle prigioni vuote.
Non riesco ben a comprendere dove sia finita.
Ogni prigione ha un lettino e delle catene, le sbarre sono tutte ricoperte dalla ruggine.
Ripenso a Fairy a cosa lei può fare nel vedermi non tornare e mi sento in colpa nel averla lasciata sola.
Una prigione diversa dalle altre, mi colpisce subito il suo interno. Non ha un lettino , ma ha un piccolo altare con sopra una tovaglietta bianca, sporca di sangue, vedo anche un topo scorrazzare lungo la prigione c’è persino una vecchia sedia rotta.
Al suo fianco c’è una scala, la percorro è trovo un entrata ad arco.
Non appena l’attraverso, la mia mano smette di illuminarsi ed io sento dei passi.
-C’è  qualcuno ?!- Dico intimorita, con la speranza che potesse sentirmi e  augurarmi che non si tratti di nessun mal intenzionato.
Mi appoggio alla parete e cammino proseguendo sempre dritta fino a raggiungere un tratto di penombra. La luce filtra da piccole e strette finestre, dinanzi a me c’è un lunghissimo corridoio.
La struttura è molto amplia, mi osservo i vestiti e noto che sono tutti sporchi di terriccio mentre cammino.
Spero di trovare presto un’uscita, continuo  a voltarmi in torno per vedere se i passi che ho appena percepito siano stati frutto della mia immaginazione o magari non sono veramente sola.
Una fila di quadri di cornici dorate si affaccia ai lati affianco alla mia destra.
Mi fermo ad osservarne uno con attenzione.
 Non può essere, penso ad alta voce…
Lo tocco per un istante, quegli occhi castani e poi quei capelli corti dorati, quegli abiti comodi assomiglianti a un pigiama e poi quel albero di noci, con gli stessi fiori bianchi. Non ci sono dubbi questo è lo stesso quadro che Giulia ha dipinto in sogno  e che conserva gelosamente all’interno del suo armadio.
Il ragazzo che è li disegnato è Ed.
Ora sto iniziando a capire, mia cugina non ha mai dipinto Ed, ma ha solamente pitturato il vero posto dove lui è imprigionato.
Questo muro intorno a lui è lo stesso che del quadro che ho visto, ma cosa può volere dire?
I muri di questo posto sembrano in ottime condizioni, non appaiono nemmeno essere consumati, poi una strana sensazione, mi tocco sotto la punta del naso e mi accorgo che sto sanguinando. Vedo la mia mano, sporcarsi di rosso e all’improvviso una voce femminile che mi fa sobbalzare.
-Hey ! Ti serve aiuto ?-
Mi volto di scatto mentre lei continua a parlare facendosi susseguire da una risatina – Ahaha.. Non volevo spaventarti. Oddio ! Ma tu sanguini. Cosa ti è successo ?-
-Non lo so-… Le dico confusa, sento la mia mente vuota.
-Sarà meglio uscire da questo vecchio castello non credi ?-
Io annuisco…Non capendo
-Scusami, ma tu chi saresti ?-
-Mi chiamo Hannia, sono venuta a vistare questo posto sperduto .- Mentre mi afferra per un braccio e mi conduce rapidamente all’uscita.
-Ma come hai fatto ad entrare?-Le chiedo dubbiosa
-Strano, vero la porta d’ingrasso lo trovata subito aperta, vuoi che ti accompagna all’ospedale?-
-No, no , non serve-. Aggiungo io , rivolgendo uno sguardo veloce al castello per poi distoglierlo subito sentendomi vorticare la testa.
-Ecco tieni, ho dei fazzoletti in borsa.- Prende un pacchetto di fazzolettini di carta, me lo apre velocemente per poi tendermene uno.
-Ti ringrazio.- Continuiamo a camminare allontanandoci sempre più dal castello.
Poco dopo il sangue smette di fuoriuscire.
-Direi di ripresentarci, io sono Hannia e tu ?-
La testa non vuole smettere girarmi. -Mi chiamo Crystal, cosa ci facevi dentro al castello?-
-I miei genitori vivevano qui a Shadow, erano conosciuti non solo come i ricchi, ma anche come i fortunati. Ho studiato molto, anzi veramente sto ancora finendo gli studi, ma ho avuto bisogno di prendermi una pausa.
Loro mi hanno raccontato tutto di Shadow, delle morti improvvise, delle persone scomparse, ma per me si tratta solamente di autosuggestione.
Sono tutti troppo convinti e presi a dar la colpa a questo castello, io lo girato tutto e ti assicuro che è un castello normalissimo, non c’è niente che non va-. Conclude il discorso con una risatina che sembra essere quasi nervosa. –Mi dispiace che non ti sia sentita tanto bene, lascia che io ti accompagni a casa.- Con voce gentile, appoggia le sue braccia alle mie spalle.
-No, aspetta ricordo che devo andare al pozzo. Li c’è Fairy che mi aspetta.-
-Ora viene prima la tua salute, l’avviserai con il walkie – talkie, una volta a casa.-
- Va bene…  E grazie.-  Le dico mentre mi sento tutto il corpo traballante e mi appoggio a lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ricordi scritti nel diario ***


 
 
 
-Che cosa stai studiando ?- Domando, mentre percorriamo la stretta stradina che ci avrebbe presto condotte a casa.
-Fotografia…  Tu sei giovanissima, dovremmo avere la stessa età, studi qualcosa? Lavori?-
-Veramente no… Ho lasciato la scuola.-
-Mi dispiace-
Riprendo il discorso tendendo tra le mani il fazzolettino accartocciato.- Ecco sono arrivata, questa è la casa dove per il momento vivo.-
-Come mai solo per il momento ? Hai intenzione di trasferirti ?- Mi dice lei, osservandosi in torno.
-Sono ospite di mia cugina. Non so se mi trasferirò mai a Shadow. – Mi siedo sul gradino posto davanti all’entrata della casa, ma a causa del marmo freddo mi rialzo di scatto. –Che fastidio – Esclamo.
Hannia, scoppia subito a ridere per la reazione avuta- Dovresti vedere la tua faccia.-
La sua risata la trovo molto contagiosa e quindi inizio a ridere insieme a lei.
-Ti farei entrare volentieri, ma non è casa mia mi dispiace.-
-Non preoccuparti, l’importante e che tu stia meglio. Io ritornerò a casa. Ho da finire da studiare è stato un piacere conoscerti Crystal.- Mi fa un cenno con la mano per salutarmi.
-Lo stesso vale per me, grazie ancora di tutto.-
-Va bene, cerca di riprenderti.-
-Certo, mi auguro di rivederti ancora.-
-Ti saluto, ma certo che ci rivedremo, il destino delle volte è in grado di sorprendere. –  Dice Hannia, mentre si tira su la manica della camicetta bianca per vedere che ore  sono.
-Veramente io non credo nel destino.- Nel frattempo apro la porta per rientrare in casa che fa un lieve cigolio.
- Però ricordati che chi nasce tondo non può morire quadrato… Però può morire.- Mi volto verso di lei, ma è già lontana . Non riesco a comprendere il senso di quella frase e soprattutto come abbia fatto ad allontanarsi così tanto in poco tempo.
-Hannia, Hannia… la provo a chiamare più volte, ma lei pare non sentirmi.
 Quel frastornamento pare essere finito tutto di un colpo, mi viene in mente Fairy tutta sola, devo contattarla.
Salgo di corsa nella mia camera e getto nel piccolo cestino arancione accanto all’entrata della mia porta il fazzoletto di carta sporco di sangue. Apro i miei cassetti alla ricerca del mio walkie-talkie, non lo trovo da nessuna parte, inizio a tirare fuori tutto e appoggiarlo sul mio letto di una piazza e mezza.
Continuo a buttare sopra vestiti che pian piano si sgualciscono, tra le mie mani mi capita anche una busta, dentro ci sono i soldi che mi ha lasciato mia madre, nel caso non mi fossero bastati i miei risparmi avrei potuto usare quelli.
Stringo forte al mio petto quella  busta bianca, profuma di lavanda per via di uno di quei sacchettini che serve a profumare i vestiti, lo tengo all’interno  ai lunghi cassetti ampli.
Non credevo che così di colpo mi potesse mancare casa.
Sento frettolosamente qualcuno che sta salendo le scale e subito dopo
-Crystal sei qui ? Cos’è successo alla tua camera ? Sembra che ci sia passato un tornado -. La sua tonalità di voce pare essere molto sorpresa.
-Emanu, ciao… Vorresti dire tu cosa ci fai qui a casa di mia cugina con il suo quadro in mano.- Lo guardo un po’ confusa.
-Sei ferita?- Appoggia al muro il quadro per poi avvicinarsi.
-No io sto bene…-
Afferrandomi  le  spalle - ti sei sporcata un po’ la maglietta e le tue scarpe sono tutte sporche di terriccio-
-Mi sembri troppo agitato-.
-Giulia è stata contattata da Fairy, ha detto che ti eri calata giù dal pozzo ed è corsa subito li. Io le ho detto che l’avrei raggiunta non appena avrei riportato a casa i suoi quadri.-
-Oddio!- Mi metto le mani dinanzi al volto coprendomi così il naso e le labbra
-Come hai fatto ad uscire da li ? Potevi avvisare almeno Feiry -.
-Lo so , lo so, ho sbagliato. Non mi sono sentita molto bene e una ragazza mi ha soccorsa . Stavo cercando il mio walkie- talkie per avvisarla.-
Sento la sua presa su di me sempre più forte – Questo non un gioco Crystal. Hai fatto preoccupare delle persone. E quel che peggio è che ora forse Giulia si stia calando giù da quel pozzo, per salvarti. Inoltre tu non hai un walkie-talkie-. Mi molla poco dopo  e contatta subito mia cugina.
Non ho un walkie –talkie, ripenso, in quel momento una fortissima fitta mi viene alla testa, sembra che deve esplodermi.
Sento Emanu parlare con Giulia –Tua cugina sta bene è qui a casa tua insieme a me- Percepisco nella sua voce il suo nervosismo. Sento la voce di mia cugina attraverso il Walkie-Talkie preoccupata  -Come sta? Bene? Arriviamo subito –.
La conversazione tra i due dura molto poco.
Emanu non mi guarda nemmeno in faccia, evidente l’ho deluso, senza nemmeno conoscerlo.
-Vado a finire di mettere via questi quadri, tu pensa alla tua stanza-.
Io annuisco, aspetto che lui esca e mi siedo per un momento nel letto.
Tante cose inspiegabili mi stanno accadendo  tutte in una sola volta e non riesco a capacitarmene. Ho creduto subito alla storia di Ed, anche se non ero del tutto sicura. Inizio a voltarmi in torno a osservare tutti i vestiti che ho gettato a terra in gran velocità. Cos’è successo ? Mi sembra di non essermi nemmeno resa conto di ciò che stavo facendo. Sarà meglio sistemare le cose.
Inizio a mettere in ordine pian piano i vestiti, ci impiego molto tempo, per piegare una sola maglietta non dico in modo perfetto, ma in una maniera accettabile, ho dovuto tentare ben tre volte, alla terza finalmente andava bene.
Fin che mi impegno nel riordinare, sento nuovamente i passi veloci, questa volta sono più pesanti.
La porta viene aperta subito da Giulia che mi guarda in modo severo e Feiry che dice – Allora è vero, stai bene -. Con le lacrime agli occhi. Entra poco dopo pure Emanu e mia cugina si avvicina a me con uno sguardo arrabbiato- Stupida !- Mi dice dopo avermi mollato uno schiaffo alla guancia destra e vedo la sua fierezza nel suo sguardo.
Sento la guancia pizzicarmi un po’.
-Credo che Feiry si meriti delle scuse… -  Aggiunge
- Certo, infatti mi dispiace, ma lasciatemi spiegare.-
-Forse è meglio che noi andiamo- Dice Emanu
-Si hai ragione, credo che debbano chiarirsi-
-Feiry, aspetta-.
Si volta la ragazza alle mie parole –Non volevo… Te lo giuro io non so cosa-.
-Non aggiungere nient’altro, l’importante e che tu stia bene, ma trovo che sia stato un comportamento irresponsabile e ora scusami devo andare.-
Li vedo entrambi uscire, nessuno di loro vuole una spiegazione da parte mia tranne che mia cugina.
-Allora sto aspettando?-
- Ho trovato una porta a metà del pozzo, ci sono entrata, solo che poi c’è stata una frana. Sono rimasta bloccata, ma sono entrata in un passaggio che mi ha condotta dentro al castello e li ho incontrato una ragazza.- vengo interrotta da mia cugina –Qui a Shadow ci conosciamo tutti, sai dirmi il suo nome?-
-Hannia-. Le dico aspettando un suo commento.
-Non conosco nessuno con questo nome, prova a descrivermela, forse l’ho vista qualche volta- Mentre osserva il disordine che ho creato sul letto.
-Aveva i capelli castano chiaro, lunghi fin sotto le spalle , alta, magra, dagli occhi marroni scuri… Era bellissima. Mi è iniziato ad uscirmi sangue dal naso ed è stata lei a consigliarmi di tornare a casa in quel momento, l’ho trovata la soluzione più semplice-
-Non conosco nessuno che corrisponda alla tua descrizione- Continua lei con le braccia incrociate-E non hai pensato a Feiry ?-
-Te lo detto ero convinta di avere un walkie-talkie .-Mi sento attaccata, sono consapevole di avere sbagliato eppure non è stato intenzionale.
-Volevo comprarti un walkie-talkie, lo avevo detto solo ad Emanu, per ringraziarti di essere venuta qui, ma inizio a pensare che forse non sia stata una buona idea. –
-Io posso credere che Ed è stato intrappolato in un quadro e tu non puoi credere a tua cugina?-
La vedo stringere i pugni  - Non hai diritto di nominare Ed… Non posso credere a certe tue strane follie. Penso che tu sia troppo condizionata. Shadow non è un posto per te. Mi dispiace, ma forse è meglio che ritorni a casa. Prima dimentichi questa storia è meglio sarà per tutti. Non è ne ancora il ventinove febbraio, per cui non esistono giustificazioni. E ora scusami, vado a fare una passeggiata, vedi di risistemare tutto questo casino in camera tua.-
Rimango in silenzio, attendo che esca dalla stanza per gettarmi sopra ai miei vestiti buttati sul letto piangendo. Ho bisogno di parlare con un amico… Prendo il diario dalla fodera almeno lui saprà ascoltare…
 
 
 
 
 
 
Caro diario,                                                                                             26/02/2016
E la prima volta che ti scrivo due volte nello stesso giorno.
In questo momento ho solamente tanta voglia di piangere.
Mentre scrivo sulle tue pagine bianche le mi lacrime cadono e ti sfiorano come piccole gocce d’acqua, ora mai stanche di attendere quel loro momento che non arriverà mai. Per molto tempo, mi sono sentita come una goccia, intrappolata all’interno di una nuvola, in attesa di poter scendere dal cielo e fare la differenza.
Da molto tempo sognavo di poter girare il mondo e osservarlo  in tutte le prospettive possibili, ma non è stato cosi.
I problemi a casa sono sempre gli stessi i “ soldi”, mamma e papà che continuano a discutere e poi c’è lei la mia dolce sorellina. Mi rendo conto di aver dato loro del dolore andandomene, ma ho voluto prendere l’occasione. Non appena Giulia mi ha chiesto se ero disposta di raggiungerla a Shadow, non ho potuto dirle di no.
Ero stufa di essere sola. Abbiamo fatto ben nove traslochi e ora non ho nessun amico, cambiare città di continuo è molto faticoso. Mio padre è l’unico che lavora e di conseguenza dobbiamo seguirlo.
Il suo lavoro ci portava continuamente a numerosi cambiamenti e io desideravo solo stare in un posto fisso, almeno per più di un anno.
Finalmente ero stata accontentata, Roccia forte non la sentivo come casa, anzi, tutt’altro, aumentava solo il  mio nervosismo. Tutte persone con la puzza sotto al naso.
La cosa che mi ha fatto più male è stata lasciare mia sorella. Mia madre, non voleva che partissi, ma non c’è la facevo più a sentirmi continuamente la povera piccola spugna, a dover ascoltare e assorbire ogni giorno i problemi venuti a crearsi col tempo tra i miei genitori. La situazione era stressante, ed io non riuscivo più ad ascoltarla, mentre continuava a incolpare mio padre per ogni singola cosa. Il dolore aumentava mi distruggeva dentro, non avevo nessuno con cui parlare, per poi mostrarmi continuamente davanti a mia sorella con il sorriso.
Quando mi feci la mia valigia per partire, mio padre doveva ancora rientrare a casa e mia madre dopo una litigata di fuoco con me, mi disse : Vuoi lasciarmi davvero vivere questa vita d’inferno ? Non voglio stare da sola, Io voglio riamare col cuore, tra me e tuo padre si è spento quel amore che un tempo accendeva ogni cosa. Tu e tua sorella siete ogni giorno la mia forza più grande…
La vidi piangere e forse da troppo egoista partì ugualmente pensandola senza dimenticarmela,  continuai a pensare al nostro litigio, a quelle sue ultime parole.
Prima di andarmene inoltre mi diede una parte dei suoi risparmi. Adesso riesco a capire il perché per molto tempo, da quando avevo iniziato a sentire Giulia lei mi fece promettere che non sarei mai andata a trovarla a Shadow.
Ho infranto quella promessa e sicuramente le avrò dato un immenso dolore.
Sempre in giro per città, piene di smog e muri grigi e persone che ti guardano con la puzza sotto al naso.
Non posso dimenticare che prima di partire, mia sorella mi diede un fortissimo abbraccio e mi porse questo diario, su cui ogni giorno mi ritrovo a scrivere. Non ne ho mai fatto uno, ma lei mi guardava sorridendomi con quei begli occhioni grandi di quel colore verdino – Mamma vuole che ci scrivi ogni giorno per non dimenticare-.
Ancora adesso mi chiedo perché non ha deciso di darmelo lei, ma chiese a mia sorella con quell’aria spensierata di donarmelo.
Forse mia sorella non aveva  ancora compreso la mia decisione, ma quando si accorse che non sarei tornata così tanto presto iniziai a sentirla a piangere e per qualche istante ebbi dei ripensamenti.
Mamma, papà, voi siete la mia famiglia, non potrò mai smettere di volervi bene. L mi dispiace se sono partita, ma prima o poi tornerò forse anche molto prima di quello che voi possiate aspettarvi.
Non appena sono arrivata  a Shadow mi sono sentita dopo molto tempo a casa.
Ero circondata dalla natura, viziata dalla cuginetta e poi ho avuto modo di farmi i miei primi amici.
Feiry, che senza conoscermi si è subito preoccupata per me, Emanu che è molto gentile nei mei confronti e poi Hannia, una ragazza un po’ fuori dal comune.
Quando mia cugina mi ha parlato di Ed, le ho voluto subito credere anche se ora mi sento confusa.
Mi sembra di essere intrappolata all’interno di un film fantasy.
Per via delle mie azioni sconsiderate, in un solo secondo ho perso tutto.
Ho deluso per primi i miei famigliari e ora ho deluso pure i miei amici che da tanto tempo ho cercato, ti ho parlato molto poco di Emanu è un ragazzo molto premuroso nei confronti di mia cugina, dai capelli castani scuri e alto, con delle lentiggini molto visibili. Gli occhi scuri e vestito sempre con abiti comodi.
Hannia invece, non trovo le parole per poterla descrivere, quando lo incontrata e sono stata con lei ho sentito la mia mente svuotarsi. Era come se non avessi  più alcun pensiero nessuna preoccupazione. Mi sentivo bene con me stessa, ma poi subito dopo, da quando se ne è andata, tutto sembra essersi ritorto contro di me, come se quella serenità non me la meritavo.
Non poter avere pensieri delle volte ti fa sentire libera da ogni peso.
Eppure quella sua frase io non riesco a dimenticarla : ricordati che chi nasce tondo non può morire quadrato,  però può morire. In questo momento mi rimane impressa nella mente e come un disco rotto continua a risuonarmi senza sosta.
Non ho parlato a nessuno della parete del castello con ritratto lo stesso dipinto di Ed che ha mia cugina ha nel suo quadro e nemmeno del sogno di quel pozzo. Qui ora mi ritengono tutti affidabile e se avrò voglia forse ti racconterò tutta l’intera giornata. Ma adesso ho solo bisogno di sfogarmi e lasciare che a parlare siano solamente le mie emozioni, tristi, solitarie, turbate da ciò che le accade intorno.
Vorrei avere risposte, vorrei avere il coraggio d’urlare, di parlare, di poter stringere forte a me ancora quella piccola luce, che fin ora mi ha guidata fino a qui.
Ma credo che ora mai è tempo di ritornare a casa, dalla mia famiglia.
Speravo davvero di poter trovare la serenità o qualcosa che potesse almeno assomigliare alla felicità.
Ora so che in verità il mio destino è quello di restare sola e di vivere la mia vita accanto all’unica persona che è in grado di regalarmi ogni piccolo sorriso e quella è senz’altro mia sorella.
Ho distrutto tutto e ora non posso più ritornare indietro.
Non immaginavo che Giulia non mi avrebbe creduta, inizio a pensare che l’unico pericolo e nemico esistente in questo posto sperduto, siamo solamente noi stessi che lasciamo trapelare come piccole schegge sottili e appuntite le nostre paure più inconsce per poi trasformaci in schiavi di noi stessi e di quest’isola.
 
 
Faccio un sospiro e chiudo il mio diario, questa lo volta lo metto direttamente in valigia.  Mi asciugo le lacrime, mi guardo in torno e vedo che ho sporcato i miei vestiti di terra.
Che stupida mi sono sdraiata sul letto con tutti gli abiti sporchi, che cosa ci si può aspettare da una ragazza che non sa fare altro che rovinare tutto ciò che tocca.
Sarò meglio iniziare a preparaci, domani mattina Shadow si dimenticherà per sempre di Crystal.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3396152