Screwed

di _Snakkk_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.













“Hai presente quando tutto ciò che hai fatto qua si sgretola e sei solo,
là, a guardare tutto finire com’è?”
- Achille Lauro


















Non riuscivo a vedere nient’altro, oltre che al nero.

Il mio corpo era paralizzato. Sentivo suoni confusi, assordanti, indistinguibili.
C’erano sirene in lontananza, il loro suono si faceva sempre più forte. Un brusio di persone era tutto intorno a me. Mi sentivo disorientata. Ero intrappolata in un incubo.
E poi la voce di mia madre che gridava il mio nome, ma non riuscii a risponderle. Un urlo straziato uscì dalla sua gola e subito sentii le sue mani sul mio viso ma quel gesto delicato durò poco ‘ché qualcuno l’allontanò.
Il mio corpo fu sollevato e poggiato su qualcosa di più morbido. Sentii porte chiudersi e una mano stretta nella mia. Non riuscii a capire di chi fosse, ma la lacrima dello sconosciuto cadde sul dorso.
La sirena ripartì, e nel viso mi fu poggiato qualcosa, come una mascherina dell’ossigeno.

Poi il sogno cambiò.

Avevo sette anni e stavo spegnendo le candeline mentre il caldo sguardo dei miei genitori mi osservava felicemente.
Avevo undici anni quando mi ritrovavo davanti all’enorme cancello della scuola media, terrorizzata di quel che ci poteva essere dentro.
Avevo quattordici anni quando diedi il mio primo bacio.
E ne avevo diciassette quando lo conobbi. Fu il mio primo vero amore. Gli diedi tutta me stessa, ma il suo mondo girava troppo velocemente e bruciava così rapidamente che mi scottai.
Ne avevo diciassette quando mi ferì. Dietro quel viso d’angelo, si nascondeva un diavolo. Lui sapeva già come sarebbe andata, e forse anch’io, ma l’amore mi aveva accecato.
E ne avevo sempre diciassette quando presi la sua moto per andarmene via, ma non fu come mi aspettavo. Avevo perso il mio equilibrio. La parte peggiore della storia non è stata perdere lui, ma perdere me stessa.

Alcuni studiosi dicono che quando si muore, la parte sinistra del cervello sopravvive per altri sette minuti. In quei sette minuti si rivivono tutti i ricordi della propria vita.

Quando è tutto finito, le cose ti tornano in mente come flash, come un caleidoscopio di ricordi.















































Hey! Ho deciso di ripubblicare la storia, revisionandola e cercando di finirla. Stavolta è tutto nelle vostre mani: più recensioni riceverò, più la storia finirà velocemente. Pubblicherò anche il primo capitolo, visto la misera lunghezza del prologo, se dovessi arrivare almeno a due recensioni. Ringrazio chiunque, anche chi l'ha semplicente letta. Un bacio.

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Capitolo 2
*** 1 ***


Ash.













“Vorrei dirti che la vita è bella, ma non so mentire.”
—  Jesto.
 
 
 
 
 
La vita umana è buffa.
 
Un filo sottile che può essere immediatamente  spezzato da una lama affilata. O quest’ultima potrebbe tenderlo senza spezzarlo: lasciare quell’intensa agonia di essere sul punto di morire o vivere un po’ più a lungo.
Il filo potrebbe spezzarsi da un momento all’altro. Un passo sbagliato e avrei perso tutto. Eppure non ho mai avuto paura. Non ho mai avuto niente da perdere. Tutto quello di cui avrei potuto avere bisogno, l’avevo già perso.

Ma io non ero solo quell’invisibile filo.

Ero anche quell’egemone lama. La lama tagliente che squarciava crudamente quei fili tesi come morbide corde di violino.
Per me la vita era un concetto così semplice. Un ciclo tra vita e morte, intervallato da attimi felici e tristi.
Me ne rendevo conto quando mi trovavo davanti ad una persona e impugnavo un’arma, una pistola. Quando premevo quel grilletto e il proiettile si conficcava nel suo corpo, risucchiando ogni piccola traccia di vitalità. Era morto. Aveva vissuto e allora quell’uomo o quella donna si trovava inerme davanti a me. Non importava quello che aveva trascorso, chi fosse. Tutti saremmo stati morti e non avrebbe importato ciò che avremo fatto. Mai più.
 


La luna rifletteva la luce che illuminava le strade di Sidney. Quella fervida luce che riusciva ad irraggiare anche i più nascosti viottoli. Lo stesso bagliore che i mostri della notte fa scappare, che rende i volti bianchi e le vene nere; che fa fuggire la vita e non torna più indietro. Lo stesso sole notturno che rese i miei sentimenti sbiaditi e il mio mondo apatico.
Mi dirigevo verso quella figura nera, e riuscivo a sentire l’arma che bruciava contro la mia pelle.

Quando questa si girò, la sua faccia preoccupata provocò un sorriso sul mio volto.
“Ehi” mormorò.  Davanti a me vi era un uomo sulla trentina d’anni.
Feci un cenno col capo e mi misi a osservarlo a braccia conserte.
“I soldi stai aspettando, eh? Ce li ho, ma…”
“Niente ma” lo interruppi. “Non ho tempo da perdere.”
“Sì, ma non ho tutti i soldi. Non è che potrei restituirli più tardi, con gli interessi naturalmente …”
Non lo feci finire. Sparai contro il suo piede. Cadde a terra per il dolore e si lasciò sfuggire un urlo.
“Non hai soldi? Bene, tra poco non te ne dovrai preoccupare più.”

Presi un coltellino dalla tasca posteriore dei pantaloni e incominciai a incidere le gambe lentamente. Sentire le sue grida strozzate riempiva il mio cuore di gioia.
Poi, ripresi la pistola e scagliai altri due colpi. Uno al centro dello sterno, vicino al cuore. Il secondo nel centro della fronte.

E rimase così, con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Come una bambola. Un essere non più vivente.


Avevo io la lama e avevo spezzato il suo filo.
 



































 
Prometto che dal prossimo, i capitoli saranno più lunghi:)
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio.

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Capitolo 3
*** 2 ***


Mark.













"Io so di non essere il tuo unico amore
ma almeno sono uno
Io ho sentito che un po’ di amore
è meglio di niente."
- Just a little bit of your heart.
 
 






Avevo incontrato Hailey una sera al Cave. Era seduta al bancone con quattro bicchieri vuoti davanti a lei, e il quinto nella sua mano. Il trucco le colava per tutto il viso e singhiozzava. Mi avvicinai e non dissi niente.

“È uno stronzo” incominciò a parlare. “Mi ha tradito. Perché? Cos’ho che non va? Non sono abbastanza carina?Sono troppo grassa? Non lo soddisfacevo abbastanza? Perché non me l’ha detto invece di farsi beccare con quella lurida troia.”
Continuò a parlare a lungo. Non avevo tolto i miei occhi da lei neanche un secondo. Aveva dei jeans e le scarpe da tennis, e una felpa troppo grande per il su busto. Il suo viso aveva dei tratti dolci e i suoi capelli castani erano raccolti in modo disordinato. Nessuno se ne era accorto di com’era vestita.

Poi si accorse del mio sguardo e incominciò a osservarmi.
Non sapevo cosa stesse passando per la sua testa in quel momento, fino a che non si avvicinò e mi baciò. Nonostante il mio stupore per quel suo gesto, ricambiai e poggiai le mani sui suoi fianchi.
Trascorse poco tempo prima che fummo a casa mia e lei si stava privando dei vestiti per concedere il suo corpo a me. Mi sentii subito triste per quel coglione che l’aveva lasciata.
 
Come in quel nostro primo incontro, lei era sopra di me che si muoveva a ritmo cadenzato. Eravamo diventati i cosiddetti “amici con benefici”. Ci vedevamo spesso e oltre al sesso non c’era nulla, almeno per lei.
Io me ne ero innamorato, ma lei non lo sapeva. Non glielo dissi mai, e non lo davo a vedere. Era solo un passatempo quello che c’era tra di noi.
 
Arrivammo entrambi al culmine del piacere e mi lasciò un bacio sulle labbra, per poi alzarsi e vestirsi. Osservavo ipnotizzato ogni suo movimento.
“Scusa Mark, ma ho promesso a Beth che saremmo uscite insieme stasera e se non torno si fa troppo tardi.”
“Non ci vedremo quindi?”
“Sei sempre affamato” ammiccò, “Non ne ho idea. Ti farò sapere.”
Chiuse la porta e se andò. Rimasi sul letto a pensare un po’ a quello che stavo facendo.

Ero uno stupido.
 
 

Fui svegliato dalla suoneria del mio cellulare.
“Pronto?”
“Dove cazzo sei finito? Vieni subito che è successo un casino enorme.”
“Sto arrivando” chiusi la chiamata e mi alzai dal letto. Mi vestii velocemente e uscii subito da casa per salire in auto e andare a raggiungere Michael.
 
 
Il corpo di Jack giaceva al suolo sporco di sangue. Il suo viso era sfigurato dal sangue che fuoriusciva da un foro al centro della sua fronte. Le gambe erano incise da profondi tagli.

Il suo corpo emanava ancora il profumo di terrore e morte.

Mi allontanai da quella vista terrificante. Una mano amica si appoggiò alla mia spalla.
“Quelle merde la devono pagare.” Era Calum.
Annuii solamente, incapace di pronunciare alcuna parola.

La mia mente, da quel momento, fu invasa dalle immagini di quel bastardo sofferente. I suoi giorni erano contati.
 
 
 
Ricevetti un messaggio da Hailey, dove m’informava che era al Cave, e si stava annoiando. Avevo bisogno di distrarmi e lei era il migliore antidoto che potessi avere.

Entrai nel locale e la vidi: era in fondo al locale seduta a un tavolo, sola, col cellulare in mano.

Mi sembrava un deja-vu: stavolta, però, lei non stava piangendo e la sua felpa enorme era stata sostituita da un vestito nero e seducente. La osservai da
lontano e immaginai quanto sarebbe stato poter vivere con lei accanto.

Mi avvicinai e come se avesse sentito la mia presenza, alzò il viso e mi sorrise. Per lei ormai ero uno dei suoi più grandi amici.
“Ehi, dov’è Beth?”
M’indicò un punto al centro della pista. La ragazza si stava limonando a tempo di musica.
“Ci sta dando dentro.”
“Sì. Avrei dovuto intuire che si sarebbe portata Jonah. Le voglio bene, ma non mi va a genio essere il terzo incomodo ogni volta.”
“Tranquilla, ci sono io per farti compagnia adesso.” Sorrise. “Che cosa vuoi da bere?”
“Scegli tu, è uguale.”

Andai al bancone e ordinai due Bloody Mary. Mentre ritornavo al tavolo con i due cocktail in mano, notai tra la folla in pista un viso familiare.

Lasciai i bicchieri su ripiano vuoto e mi diressi velocemente verso quella figura. Allontanai la ragazza con la quale si stava cimentando a “ballare” e, con un sorriso in volto, gli assestai un pugno sulla mascella. L’attacco improvviso lo destabilizzò perse l’equilibrio qualche secondo e indietreggiò di qualche passo, ma reagì subito dopo lasciandomi un pugno in pieno volto. Non passo molto tempo che, entrambi, avevamo i corpi distrutti e le braccia dietro la schiena, ché due guardie ci stavano buttando fuori.

Ciò non fece tacere gli sguardi di astio che ballottavano tra me e lui.

Il vento gelido m’investì il viso pieno di graffi, provocandomi qualche brivido. Si stava accendendo una sigaretta come se non fosse accaduto nulla, mentre la porta principale del locale si apriva e Hailey usciva preoccupata. Mi prese il viso tra le mani e mi guardò con compassione; poi mi tirò uno schiaffo.
“Si può sapere che ti è preso?Ma sei coglione?”

Ashton rideva di lato a noi. Sarebbe stato già morto se non ci fosse stata lei. “E non ridere tu, Che non sei meglio di lui” lo guardò con uno sguardo pieno di odio.
“Meglio se tieni a bada la tua ragazza, Wilson” disse l’altro, per poi girare i tacchi con la cicca consumata tra le labbra.
“Chi era quello?”
“Nessuno.”
“Quindi ti metti a picchiare persone a caso?Bene.”
“Non è successo niente, stai tranquilla.”
“Non è successo niente?Mancava poco che fossi dietro le sbarre! Certe volte sei davvero un coglione.”
“Grazie.”
“Solo la verità. Vuoi che ti accompagni a casa.”
“No, torna dentro. Non ti preoccupare.”

Non mi rispose.
Rientrò nel locale con gli occhi pieni di rabbia e tristezza.

Mi diressi verso l’auto e guidai fino a casa mia. Mi buttai sul letto con i vestiti macchiati di sangue.
Il suo sguardo, deluso e spaventato, era rimasto impresso nella mia mente e infestò i miei sogni quella notte.

Non mi rispose per i giorni seguenti. Passai anche a casa sua ma non c’era.

Iniziai a preoccuparmi che mi odiasse.
 

Poi ricevetti un messaggio.


Era la foto del tatuaggio che Hailey aveva sulla gamba.



Il messaggio era anonimo.





















 
Hey!
Fatemi sapere cosa ne pensate:)
Un bacio e alla prossima x 

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