Welcome to My Life

di ChiaraDanger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How everything began ***
Capitolo 2: *** I'm just in love with him ***
Capitolo 3: *** The Party - Part 1 ***
Capitolo 4: *** The Party - Part 2 - Game ***
Capitolo 5: *** The Party- Part 3 - Kiss ***
Capitolo 6: *** Dreams.. Thoughts ***
Capitolo 7: *** What does he know? ***
Capitolo 8: *** Hate ***
Capitolo 9: *** Love is only a terrible lie ***
Capitolo 10: *** Sleepover?! It's not gonna be a good idea ***
Capitolo 11: *** Sleepover ***
Capitolo 12: *** Welcome to my Life ***
Capitolo 13: *** This is the hell! ***
Capitolo 14: *** Trust Games ***
Capitolo 15: *** An unexpected surprise ***
Capitolo 16: *** Coming into their world ***
Capitolo 17: *** We talk love and they say it sounds crazy ***
Capitolo 18: *** Keep on lying ***
Capitolo 19: *** Now I know she'll be by my side ***
Capitolo 20: *** What life holds for us ***
Capitolo 21: *** Good for you ***
Capitolo 22: *** Blame it on chemistry ***
Capitolo 23: *** Don't play with me like i'm your doll ***
Capitolo 24: *** This is the night ***
Capitolo 25: *** Feeling Alive ***
Capitolo 26: *** Like an illusion ***



Capitolo 1
*** How everything began ***


Prima long che posto.. non sono bravissima a scrivere ma spero possa piacervi e che la seguiate =)
Volevo solo dire una piccola cosa.. in questa fic i Jonas non hanno ne la loro età attuale ne la reale differenza d'età.. ma hanno tra loro tutti un anno di differenza.
Ok detto questo vi lascio alla storia!! =D


Li vidi arrivare come sempre l’uno accanto all’altro. Al loro passaggio tutto il corridoio della scuola si immobilizzava, qualunque cosa stesse succedendo precedentemente.
Erano i ragazzi più carini della scuola e come se non bastasse erano fratelli.

Kevin, il maggiore. Incontrastato re dei corridoi, da quando aveva messo piede in quella scuola aveva iniziato a dettare le sue leggi reso forte dal branco di leccapiedi che gli girava sempre intorno.
Era fidanzato con il capo delle cheerleader, Danielle Deleasa, ragazza che aveva sottratto al fratello minore.

Joseph, il mezzano. Capitano della squadra di football, circondato anch’egli dalla sua banda di leccaculo, era il solito ragazzino troppo pieno di se che credeva di avere il mondo pronto a prostrarsi ai suoi piedi.
Casinista indiscusso, collezionava flirt e scopate l’una dietro l’altra con la parte femminile della scuola pronta a mettersi in fila per dargliela.

Nicholas, il minore. Leader della band della scuola, portava avanti diverse relazioni  contemporaneamente e scappatelle varie senza che mai nessuna delle ragazze se ne accorgesse.
 
“Guarda arrivano” disse Lex, o meglio Alexandra, la mia migliore amica, una bionda tutto pepe.
 “Come sto?” chiese aggiustandosi la gonna scozzese della divisa scolastica.
“Bene Lex, come sempre” le risposi dandole una veloce occhiata prima di infilare la testa nell’armadietto non appena vidi che i ragazzi erano quasi arrivati dove eravamo noi.
“Spero che almeno oggi Nicholas mi noti” mi sussurrò prima di mettersi in bella mostra per il passaggio dei fratelli Jonas.
“Ciao Nick” disse cercando di attirare l’attenzione del riccio e di sembrare il più disinvolta possibile, ma l’unica cosa che ricevette in cambio fu uno sguardo come a voler dire -chi è questa e perché mi parla?- .
“Mi ha ignorata.. di nuovo” ammise tristemente girandosi verso di me che come gli struzzi ricaccia la testa all’aria aperta.
“Lex li conosci quei tre, si credono i padroni del mondo! è meglio se lasci perdere” dissi sul suono della campanella che segnava l’inizio dell’ora di ginnastica, quella ce più odiavo nell’intero orario.
“Comunque adesso abbiamo ginnastica quindi meglio andarsi a cambiare, anche se odio quest’ora” brontolai trascinandomi verso gli spogliatoi della palestra.
 
Non ero per niente una di quelle ragazze sicure di sé, che amano mettersi in mostra o che giocherebbero carte false pur di entrare nella squadra delle cheerleader.
Agli occhi di tutti apparivo come la ragazza invisibile, la sfigata di turno con un’unica amica.
La persona che alle feste preferiva un buon libro, che amava passare le giornate immersa nel verde ad ascoltare musica o a scrivere; in pratica la ragazza vicino alla quale alla mensa della scuola non si sarebbe
mai seduto nessuno.
 
“Valerie la prof ci ha detto di radunare le ragazze e formare due squadre di pallavolo” mi disse Lex una volta sentite le disposizioni date dalla signorina Robinson.
“Veramente preferirei fare la riserva” cercai di scappare al mio infimo destino ma inutilmente poiché Lex non volle sentire ragioni e mi trascinò con se dal resto della classe.
 
Lex al contrario di me era una ragazza molto bella, atletica e che amava spassarsela per cui mi sorgeva spesso la domanda di come io e lei fossimo finite per diventare amiche.
 
“Ragazze ci siamo anche noi” disse quando giungemmo dalle altre che senza neanche nasconderlo immediatamente mi guardarono come se avessi la peste.
“Senti Lex è meglio per tutti che io resti in panchina” proposi ancora una volta ma venendo bloccata di nuovo, stavolta però da Danielle.
Si una delle mie tante fortune era avere il capo cheerleader proprio con me durante l’ora di ginnastica.
“Valerie non fare così” disse “verrai in squadra con me non ti preoccupare” continuò sorridendo nel modo più falso possibile prima di allontanarsi con il resto della “nostra” squadra.
-bene Valerie sei nella merda adesso- pensai tra me e me prendendo posto in campo nelle file di dietro. –cerchiamo solo di fare il minor numero di danni possibile- riflettei ancora prima che la prof desse il via alla partita.
 
Le cose andarono bene per i primi cinque minuti nei quali giocai poco, ma cambiarono appena Danielle lasciò la squadra per raggiungere Kevin che era sugli spalti della palestra.
Da quel momento in poi entrai nel vivo del gioco e passò poco prima che una pallonata mi arrivasse dritta in mezzo alla faccia.
“Ahi!” gridai massaggiandomi il naso dopo essere caduta a terra.  
Alzando lo sguardo notai che tutte le ragazze intorno a me stavano ridendo così lottai con tutta me stessa per non versare lacrime lì davanti a loro e per non scappare via per l'appunto piangendo.
Sapevo che quella pallonata non era stata casuale ma cercare di spiegarlo alla professoressa sarebbe stato inutile visto che dalla mia parte, a parte Lex, non avrei avuto nessuno così con tutta la forza che avevo mi rialzai e congedandomi il più dignitosamente possibile andai via seguita subito da Lex.
 
“Chi era quella svampita per terra?” chiese Kevin alla propria ragazza assaporando tutto il divertimento del momento.
“E’ nel nostro corso di matematica amore” disse ridendo anche lei prima di baciarlo “ed è con me e Joseph nel corso di chimica”
“Nei sei sicura Danielle? Non mi sembra di averla mai vista” si intromise Joe che era appena arrivato seguito da un paio di altri ragazzi della squadra di football.
“Ma d’altra parte.. chi ha mai visto te a quel corso capitano?” scherzò Danielle battendo il cinque a Joe proseguendo nelle loro risate.
 
“Vale mi dispiace tantissimo! E’ tutta colpa mia” disse la mia migliore amica abbracciandomi e in quel momento esatto iniziai a piangere tra le sue braccia.
“Non capisco perché ce l’abbiano tanto con me” dissi tra un singhiozzo e l’altro “in questi anni me ne sono sempre stata sulle mie senza dar fastidio a nessuno” continuai sfogandomi tra le sue braccia.
“Valerie non è colpa tua! Sono loro che non riescono a vedere la meravigliosa persona che sei” cercò di consolarmi Lex stringendomi il più forte possibile.
 
Lei era tutto per me. Era la mia migliore amica, una sorella, l’unica della quale mi potessi fidare ciecamente e che conosceva tutto di me.
Mi era stata accanto da sempre sin da bambine e se ce ne fosse stato bisogno non avrei esitato a mettermi in discussione per lei.
 
“Grazie Lexi. Sei la migliore amica del mondo” le dissi stringendola per poi asciugarmi le lacrime.
“Lo sai che su di me puoi contare sempre e spero sia così anche per me perché..” lasciò la frase in sospeso e iniziò a guardarmi con lo sguardo da cucciolo.
“Lex che succede?”  chiesi con aria sospetta cercando di capire cosa stesse per chiedermi.
“Be’ ecco.. dovresti farmi un piccolissimo piacere..” disse ancora vaga “si tratta di Nick e..” ma si interruppe di nuovo a causa del ritorno negli spogliatoi delle altre ragazze.

 

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Capitolo 2
*** I'm just in love with him ***


Secondo capitolo.. Grazie ad Elena e Lidia che mi hanno dato la voglia di scriverlo.. scusate se è un po' corto ma il prossimo sarà molto più corposo =) spero vi piaccia


“No! No! No!” gridai balzando come una molla dal posto passeggeri dell’auto di Lex. “Non puoi chiedermi di farlo Lexi! Lo sai che ti adoro e farei di tutto per te ma questo è troppo!”
“Ti prego” mi supplicò facendo gli occhi da cerbiatto “Non puoi mollarmi proprio adesso”
“Alexandra Williams ti rendi conto che mi stai chiedendo di imbucarmi alla festa di compleanno di Nick Jonas?” replicai fissandola con un’espressione abbastanza esterrefatta.
“Sai che non amo le feste per di più quelle della famiglia Jonas dove finisce sempre tutto in fiumi di alcol, scopate e vomito!” aggiunsi portando argomenti dalla mia parte.
 
Era assurdo quello che mi stava chiedendo. Entrare nella tana del lupo e per cosa poi? Prender parte ad una stupida festa dove sarei finita relegata in qualche stupido angolino a contare i minuti che mi separavano dal tornare a casa mentre le persone intorno neanche avrebbero notato la mia presenza.
Non si accorgevano a scuola di me figuriamoci “all’evento dell’anno” in casa Jonas!
Per Lexi invece era diverso.. Lei piaceva ai ragazzi quindi si sarebbe divertita di sicuro in più era un’ottima occasione per cercare di avvicinarsi a Nick.
 
“Valerie te lo chiedo in ginocchio se necessario ma ti prego accompagnami alla festa” si girò verso di me per guardarmi negli occhi una volta che fummo arrivate davanti alla scuola.
Resistere a quello sguardo era impossibile e sapevo che stavo per cedere.
“Ti prometto che non ti chiederò mai più di venire ad una festa se accetti di farmi questo favore”
“Ok..” più che dirlo lo sospirai.
“Cosa?” mi chiese lei incredula.
“Ho detto che vengo! Ma che sia la prima e ultima volta” chiarii ma lei non mi ascoltò neanche ma al contrario mi si butto al collo e iniziò a ringraziarmi un’infinità di volte.
“Sei la migliore!” disse staccandosi ed uscendo dall’auto; movimento che io imitai immediatamente.
“Domani pomeriggio passa da me per le cinque.. Ci penserò io a renderci perfette” gridò quindi scappando verso la segreteria e lasciandomi sola all’ingresso.
 
-chi sa dove l’avrò messo- pensai mentre scavavo nel mio armadietto alla ricerca del libro di chimica. -eppure ero sicura di averlo lasciato qui da qualche par..-
“Eccolo!” dissi tirando il libro con un po’ troppa forza tanto che sentii chiaramente di aver colpito qualcuno.
“Sta più attenta imbranata!” sentii una voce lamentarsi alle mie spalle.
“Scusami non l’ho fatto a posta. Non volevo farti del male” mi girai scusandomi senza però avere il coraggio di guardare chi avevo di fronte anche se potetti notare un bicchiere di caffè rovesciato.
“Certamente” rispose lui con voce arrogante facendomi finalmente rendere conto in chi mi ero imbattuta.
“Io.. mi dispiace” dissi alzando finalmente lo sguardo “Ti pago la tintoria e il caffè” aggiunsi.
“Stammi semplicemente alla larga sfigata” disse allontanandosi seguito dai suoi amici ai quali sentii chiaramente chiedere perché non mi avesse dato una bella lezione.
 
La mia giornata era iniziata in modo semplicemente perfetto! Prima avevo accettato di andare ad una stupida festa a casa Jonas e dopo avevo rovesciato il caffè addosso a Joe Jonas che chi sa ora in quale modo me l’avrebbe fatta pagare.
Credevo che le cose non potessero andare peggio di così ma cambiai immediatamente idea non appena realizzai che quel giorno avrei dovuto passare 4 ore nella stessa aula con Danielle e Joe.
 
“Fratello ma che hai combinato?” chiese Kevin quando vide arrivare Joe senza la sua usuale felpa della squadra di football e i pantaloni sporchi di caffè.
“Una imbecille mi ha fatto rovesciare tutto il caffè addosso stamattina” disse infastidito mentre Danielle sorrideva seguita da Kevin.
“Eccola. E’ lei” aggiunse poi quando girandosi mi vide facendo aumentare le risate dei due.
 
Accortami della situazione cercai di rimanere il più concentrata possibile sul mio libro sperando di passare inosservata ma appena sentii dei passi avvicinarsi capii ormai che era troppo tardi.
-ora sono nella merda-
 
“Non ti avevo detto di starmi alla larga?” gridò senza mezzi termini.
“Io..” provai a dire qualcosa ma le parole mi morirono in gola. L’aula era piombata nel silenzio e io ero incapace di alzare lo sguardo ma potevo benissimo sentire quelli di tutti i presenti su di me.
“E guardami quando ti parlo” proferì con un tono autoritario che immediatamente mi portò a fare ciò che mi aveva chiesto.
“Scusami” dissi alzando finalmente lo sguardo ma appena incrociai il suo sentii le lacrime iniziare a premere per uscire.
Stava per aggiungere altro ed ero sicura che stavolta non sarebbe stato gentile come lo era stato nei corridoi ma per fortuna ci pensò il professore a salvarmi.
“Sappi che non finisce qui” mi sussurrò prima di andare a prendere posto nelle ultime file.
 
Mi sentivo una perfetta idiota. Non solo mi facevo trattare così da lui ma non avevo neanche la forza di guardarlo negli occhi quando mi parlava o qualsiasi altra volta lo incrociassi.
Ogni volta mi maledicevo mentalmente per questo mio comportamento ma ero incapace di reagire, però quello che più mi premeva era il fatto che nonostante tutto non riuscivo a non essere innamorata di lui.

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Capitolo 3
*** The Party - Part 1 ***


Ciao bellezze ^^ grazie per il supporto che mi state dando!! lo apprezzo tantissimo!! Spero possiate godervi questo nuovo capitolo in attesa della seconda parte!


“Sei pronta ad avere una lunghissima fila di ragazzi dietro stasera?” disse Lex estraendo dalla sua cabina armadio un paio di abitini e poggiandoli sul letto.
 
Uno era tutto bianco con una fascia di strass appena un po’ più giù del seno al quale erano abbinati un paio di decolté bianchi cosparsi di brillantini.
L’altro invece era un abitino rosa fatto di stoffa ricamata che in vita portava un fiocco nero abbinato alle scarpe ricoperte di piccoli strass.
Erano davvero meravigliosi e il solo guardarli ti faceva sentire bene.
 
“Sei proprio sicura di volerci andare?” chiesi sedendomi sul letto e prendendo l’abito rosa tra le mani.
“Valerie mi dispiace per quello che è successo ieri con Joe” disse sincera prendendomi le mani tra le sue “Però vedrai che appena ti vedrà stasera cambierà totalmente idea su di te e non riuscirà più a staccarti gli occhi di dosso” concluse sorridendomi.
Ricambiai quel gesto sincero con un piccolo sorriso ma tutt’altro che convinto.
“Tutto ciò è meraviglioso ma come può una come me” dissi alzandomi ed indicandomi “solo pensare di attirare l’attenzione di uno come lui? Per non parlare poi del piacergli”
“Non ho nulla che possa attirare un uomo. Non ho le tette grosse, non rido per pietà alle loro battute e neanche mi metto in fila per dargliela! Perché stasera dovrebbe essere diverso?” chiesi sconfitta.
“Tu non vuoi che sia diverso?” rispose alla mia domanda con una nuova domanda che mi fece riflettere.
 
Volevo davvero che le cose cambiassero? Se si a quali condizioni? Avrei accettato di cambiare me stessa per un ragazzo? Un ragazzo che mi odiava e che quando non lo faceva non sapeva della mia esistenza?
Troppe domande e pochissime risposte si susseguivano nella mia testa però di una cosa ero sicura.. quella sera avrei almeno provato ad essere diversa. Lo dovevo a Lex e anche un po’ a me stessa.
 
“Ok Alexandra diamoci da fare” dissi convinta stringendo il vestito e andando verso il bagno seguita dallo sguardo compiaciuto della mia migliore amica.
 
“Wow” fu l’unica cosa che uscì dalla bocca di Lex quando vide le nostre immagini riflesse nello specchio.
“Vale sei irriconoscibile.. sei bellissima” aggiunse voltandosi verso di me.
“Mai quanto te. Sei perfetta tu e io.. ho solo messo questo vestito e..”
“Ma smettila!!” mi interruppe dandomi una leggera spinta per poi scoppiare entrambe a ridere.
“Andiamo che la festa ci aspetta e non vorrei trovare il “mio ragazzo” già troppo ubriaco o tra le gambe di qualcuna” disse ancora ridendo trascinandomi giù per le scale e fuori nella sua auto.
 
Il clima quella sera era davvero gradevole e stare all’aria aperta era un piacere. Il cielo era limpido, sgombro da qualsiasi nuvola e la luna rispendeva piena illuminandolo.
Sarei rimasta delle ore li fuori a godere di quella meraviglia, stesa su un prato verde ad ascoltare la musica e ad appuntare i miei pensieri su uno dei quaderni che portavo sempre con me, ma la musica proveniente da casa Jonas mi riportò immediatamente alla realtà facendomi rendere conto che tutto ciò era impossibile.
 
Appena varcammo la soglia di casa fui subito travolta da un fortissimo odore di alcol il che significava che la festa era iniziata già da un po’.
All’esterno scorsi un palco sul quale c’erano dei ragazzi che stavano suonando e dove, presumibilmente, di li a poco si sarebbe esibito anche Nick con i ragazzi della sua band.
Continuando a guardarmi intorno identificai immediatamente metà dei ragazzi della scuola, in particolar modo la metà femminile della scuola che a quanto pare faceva la fila per qualcosa che si celava dietro un’enorme porta di legno chiusa.
 
“Lì dentro o spacciano qualcosa o si fanno qualcuno” disse Lex che come me era rimasta a fissare quella zona alquanto insolita della casa.
“O entrambe” aggiunsi io vedendo uscire una ragazza che aveva tutta l’aria di essere sotto effetto di stupefacenti e scorgendo all’interno della stanza qualche figura maschile.
Rimanemmo a fissare la situazione per altri cinque minuti finché non vedemmo uscire da li dentro altre due ragazze nelle stesse condizioni della precedente e.. i fratelli Jonas, o almeno i due terzi.
 
“Io non ci credo” dissi esterrefatta con gli occhi che quasi mi cadevano ma Lex mi prese per mano e mi trascinò davanti a quella famosa porta dove Nick stava dicendo qualcosa.
“Ragazze vi ringrazio di essere tutte qui per la mia festa di compleanno”
-o per il tuo pene- pensai per fortuna però trattenendo il pensiero dentro di me.
“Mi dispiace che non abbiamo ancora avuto il modo di ringraziare personalmente molte di voi” proseguì lanciando uno sguardo di intesa con il fratello che gli sorrise con la sua solita aria da stronzo.
-ma che figli di puttana- continuai il mio botta e risposta interiore
“Ma vi assicuro che dopo provvederemo ad ovviare a questa nostra mancanza” concluse congedandosi e dirigendosi verso il palco all’esterno seguito da molte delle presenti.
“Valerie io dopo vado a mettermi in fila” fu l’ultima cosa che sentii prima di perdere di vista Lex.
 
Era passata circa un’ora dal nostro arrivo alla festa che ormai era entrata pienamente nel vivo.
C’era ci ballava, chi beveva, chi faceva pompini all’aria aperta e chi invece era passato direttamente al sodo.
Tra questi vidi chiaramente Danielle e Kevin e anche la mia migliore amica che dopo un bicchiere di troppo era seduta sulle gambe di un perfetto sconosciuto a scambiarsi baci e chi sa cos’altro.
 
“Ciao ti va di ballare?” mi chiese un ragazzo trascinandomi con se in mezzo alla folla senza darmi neanche il tempo di rispondere.
Sembrava davvero carino così decisi di restare lì con lui anche se ballare non era proprio il mio forte.
“Come ti chiami?” domandò in un sussurro avvicinandosi al mio orecchio e stringendomi di più a se facendo aderire il suo corpo al mio “Io sono Tayler”
“Il mio nome è Valerie” risposi un po’ imbarazzata da quella situazione insolita per me.
“Sei molto carina lo sai?” disse facendomi arrossire così mi limitai ad annuire semplicemente.
“Ti piacerebbe prender parte ad un gioco Valerie?”
 
Fu un attimo e senza neanche rendermi conto di quando ebbi accettato di partecipare mi ritrovai seduta su dei divanetti disposti intorno ad un tavolino con degli shot poggiati sopra.
Insieme a me e Tayler intorno al tavolo trovai Kevin, Danielle, Nick, Lex, Joe con i leccaculo e altre cinque ragazze.
“Il primo gioco funziona così” prese la parola Kevin “A turno ognuno di noi dirà una cosa che non ha mai fatto e chi invece l’ha fatta almeno una volta nella sua vita prende uno shot e lo manda giù”
 
Questa volta mi ero cacciata in un bel guaio. Ero ad un tavolo con degli sconosciuti e con le ultime persone al mondo a cui avrei voluto far scoprire i miei segreti, ma ormai c’ero dentro e non potevo tirarmi più indietro.
 
“Comincio io” disse Nick preparandosi a parlare. “Io non ho mai…”

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Capitolo 4
*** The Party - Part 2 - Game ***


Questa parte della festa è a dir poco infinita XD spero di concluderla al più presto possibile.. nel frattempo godetevi quest'altro estratto =D 

“Io non ho mai..” fece una pausa come se stesse pesando le parole che stava per dire “Non ho mai detto davvero ti amo a qualcuno”.
Silenzio totale.
Dopo qualche istante alzò lo sguardo che fino a quel momento aveva tenuto abbastanza basso e inevitabilmente notò lo stupore da parte nostra per tanta sincerità.
“Dal vostro non bere devo dedurre che neanche voi lo avete mai fatto” cercò di distogliere l’attenzione da lui e solo in quel momento notai quanto Nick fosse diverso da quel che appariva.
 
Visto per i corridoi della scuola insieme ai suoi fratelli sembrava essere uno a cui piace stare sempre sotto i riflettori e al centro dell’attenzione ma adesso, in un cerchio ristretto di persone, si vedeva chiaramente che in realtà quello non era il vero Nick ma solo una maschera che si era creato.
Questo non negava il fatto che fosse uno stronzo come i fratelli, solo che quando era da solo o con la sua musica appariva diverso.
 
Riportai la mia attenzione alle persone che mi circondavano giusto in tempo per notare che pochi dei presenti bevvero il che voleva dire che Nick non si sbagliava.
“Tocca a me” disse Danielle che invece aveva già buttato già il primo bicchierino “Non ho mai fumato erba” aggiunse e a quell’affermazione quasi tutti bevvero tra le risate generali.
“Io non ho mai baciato una persona del mio stesso sesso!” esclamò di punto in bianco Joe ridendo, probabilmente già consapevole di cosa ne sarebbe scaturito dalla sua affermazione poiché un secondo dopo sia Lex e soprattutto Danielle mandarono giù uno shot.
L’espressione sul volto di Kevin era visibilmente esterrefatta il che la rendeva divertente ai nostri occhi.
 
Il giro continuava e verità sempre più imbarazzanti venivano fuori, come il fatto che Danielle avesse fatto delle foto sexy per un “calendario di beneficenza” e che Kevin in realtà conoscesse davvero poco della ragazza con il quale era fidanzato.
Tutti bevevano tranne me che mi sentivo sempre più fuori luogo in quella strana situazione dove stavo venendo a conoscenza di segreti di altre persone che mi stavano facendo render conto sempre di più di quanto io mi sentissi e fossi diversa da loro.
Non avevamo niente in comune e di sicuro loro non avrebbero mai potuto capirmi.
Erano due modi totalmente diversi di vivere proveniente da mondi e realtà opposte che a mio parere non si sarebbero mai potuti incontrare benché quella sera fossimo tutti intorno a quel tavolo.
 
“Valerie tocca a te” mi riportò Tayler alla realtà così mi accorsi di avere tutti gli occhi su di me anche se tutt’altro che attenti.
“Dal momento che non hai ancora toccato un bicchiere non dovrebbe essere difficile per te dire qualcosa che non hai mai fatto” commentò Danielle facendomi sentire sempre di più nel posto sbagliato e a disagio.
“Avanti amore non essere così cattiva” disse Kevin baciandola e ridendo di me allo stesso tempo seguito da qualcun altro dei presenti.
Non so dove trovai il coraggio in quel momento così senza rendermene conto le parole stavano uscendo da sole dalla mia bocca e tra tante cose che avrei potuto inventare per levarmi fuori dai casini mi uscì da dire proprio la cosa sbagliata che era anche la verità.
“Non sono mai riuscita a dire al ragazzo che mi piace quello che provo per lui” dissi tutto d’un fiato zittendo le risate e le chiacchiere tra gli altri.
 
-bravissima Valerie. Se prima le loro erano solo supposizioni su quanto tu fossi sfigata adesso ne hanno la certezza.Complimenti- mi rimproverai mentalmente pregando chiunque mi ascoltasse da li su di non incontrare il suo sguardo che sentivo fisso su di me e che lui non si accorgesse di nulla.
Per mia fortuna per una volta le mie preghiere furono accolte e così dopo un primo momento di stupore il gioco andò avanti e io tornai a chiudermi nella mia bolla di pensieri.
 
Proseguimmo così per un altro po’ e quando ormai tutti erano chi più e chi meno ubriachi cambiammo gioco.
“Questo gioco vi piacerà” disse Nick prendendo un foglio, una penna e tre contenitori. “Nella prima scatola  metteremo tutti i nomi delle ragazze presenti” andò avanti prendendola e scrivendoci sopra una F.
“Qui metteremo quelli maschili” disse ripetendo l’azione precedente ma scrivendo una M anziché una F “E qui” indicò l’ultima scatola “metteremo le azioni da svolgere” concluse facendo una A sull’ultima.
“Il gioco funziona così: a turno ognuno di noi pescherà un fogliettino da ogni contenitore e le persone sorteggiate dovranno fare ciò che uscirà dalla scatola delle azioni senza possibilità di tirarsi indietro.” Sottolineò in modo particolare l’ultima frase che sentii riguardarmi non poco.
“Quando ciò che dovrà essere fatto sarà stato svolto i foglietti ritornano nelle scatole. Tutto chiaro?” finì la sua spiegazione e noi annuimmo per far capire che le regole erano chiare.
 
“Spero tanto di capitare con Nick” mi confessò Lex sedendosi accanto a me “Non c’è un modo per truccare la pesca dei foglietti?”
“Mi piacerebbe poterlo fare per te ma non credo sia possibile” le risposi sorridendo per la sua onestà.
“Lex” la chiamai dopo qualche momento di silenzio “Hai idea di cosa che prove possano riguardare?”
“Sinceramente no però non ci vuole molto a capirlo” disse e io la guardai perplessa.
“Andiamo Valerie credi davvero che facessero un gioco del genere se non ci fossero di mezzo alcol, mani troppo lunghe e altro?” mi spiegò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 
In effetti aveva ragione. Cos’altro potevo aspettarmi da un gioco organizzato dai fratelli Jonas?
 
“Devo partecipare per forza?” chiesi con lo 0,001% di probabilità di risposta negativa.
“Si!” rispose secca la mia amica “Sarà divertente. E’ ora che ti lasci un po’ andare”
-è la fine!- pensai iniziando ad agitarmi -e se mi capitasse qualcosa che per loro non significa niente ma che sia troppo oltre per me? E se poi fosse con Nick? come ci rimarrebbe Lexi? Kevin? Oddio Danielle mi renderebbe la vita un inferno anche se è solo un gioco-
Ero a dir poco terrorizzata da quel che sarebbe potuto succedere ed ero sul punto di scappare via come sempre ma quando si dice il tempismo. Nel momento in cui mi alzai per andare via fui raggiunta da tutti gli altri che si sedettero di nuovo ai divanetti facendo fallire miseramente il mio piano.

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Capitolo 5
*** The Party- Part 3 - Kiss ***


Ce l'ho fattaaaa!! Ho partorito finalmente questo nuovo lunghissimo capitolo!! XD Spero che non ne siate deluse!! 
Grazie mille per tutto il supporto che mi state dando <3 vi adoro


Avete presente come ci si sente quando si è soli in un posto sconosciuto e di fronte vi si presentano delle bestie spaventose dalle quali voi vorreste solo scappare ma invece la paura vi terrorizza impedendovi di muovere ogni singolo arto?
Bene io mi sentivo esattamente così solo che al posto delle bestie feroci e spaventose avevo di fronte a me tre scatole dalle quali sarei voluta scappare ma purtroppo la paura della reazione che avrebbero potuto avere i presenti mi paralizzava.
Il paragone poteva sembrare poco appropriato ma era esattamente così che mi sentivo.
 
“Adesso inizia il vero divertimento” disse Kevin posizionando le tre scatole al centro del tavolino e mettendo la mano in quella che conteneva i nomi femminili.
Incrociai tutte le parti del mio corpo che potevo incrociare sperando che non uscisse il mio nome e quando sentii Kevin pronunciare il nome di Ashley, una delle altre ragazze che stava partecipando al gioco con noi mi sentii immediatamente sollevata.
Immediatamente mise la mano nella seconda scatola e caso volle che da li estraesse proprio il suo nome alla vista del quale Danielle fece un espressione non proprio di approvazione.
Due delle tre pedine erano in campo, adesso non restava altro che stabilire il cosa.
Per la terza e ultima volta Kevin mise la mano in una delle scatole e ne estrasse un fogliettino che immediatamente Joe gli sfilò da mano.
Eravamo tutti curiosi di sapere cosa ci fosse scritto soprattutto perché oltre a Nick nessuno sapeva cosa c’era in quella scatola.
Finalmente Joe aprì quel pezzetto di carta e iniziò a leggerne il contenuto.
 
“Il concorrente (maschio) avrà a disposizione cinque minuti nei quali tramite il solo utilizzo delle mani dovrà far venire la propria compagna”
 
Speravo con tutta me stessa di aver sentito o aver male interpretato le parole che erano appena uscite dalla bocca di Joe ma appena vidi le mani di Kevin posarsi avide sul corpo di Ashley capii che era tutto reale.
Mentre una delle atre ragazze badava alla scadenza dei cinque minuti tutti gli occhi dei presenti, compresi quelli di Lexi, erano su Kevin che senza esitazione posò una mano sul seno di Ashley e l’altra direttamente nei suoi slip.
Personalmente cercai di assistere a quella scenetta il meno possibile ma dall’altro lato guardandomi intorno  non potei fare a meno di notare qualche rigonfiamento di troppo all’interno dei pantaloni altrui.
Pensavo di conoscere i fratelli Jonas ma solo adesso mi rendevo conto di quello che erano in realtà.
 
Finalmente i cinque minuti passarono e a malincuore ma vittorioso Kevin si staccò da Ashley.
“Scusami tesoro, è solo un gioco” disse Kevin vedendo l’espressione a dir poco furibonda sul volto di Danielle “lo sai che per me ci sei solo tu” concluse baciandola.
Danielle ricambiò facendo sembrare di essersi calmata ma era tutta apparenza. Dentro stava per scoppiare.
 
“Perfetto adesso pesco io” disse Lex mettendo la mano nella prima scatola.
“Danielle” disse leggendo il nome appena estratto, dopodiché passo alla successiva e fu in quel momento che il mio cuore si fermò.
Joe! Joe e Danielle! Non poteva essere vero. Avrei preferito qualsiasi puttana al mondo ma non lei e a quanto pareva Kevin la pensava nel mio stesso modo.
Dopo un momento di pausa che ci volle per realizzare quale era la coppia Lex estrasse l’ultimo fogliettino e lo lesse a tutti ad alta voce.
 
“La concorrente sorteggiata, solamente tramite l’utilizzo della bocca, dovrà “compiacere”  il concorrente maschile della coppia”
 

“Cosa?” gridò Kevin non riuscendo a credere alle sue orecchie.
“Scusa tesoro ma è solo un gioco” disse Danielle facendo il verso a Kevin “Lo sai che per me esisti solo tu”.
Era reale quello che stava succedendo? Danielle avrebbe davvero fatto un “lavoretto con la bocca” al fratello del suo ragazzo sotto gli occhi di quest’ultimo?
Stentavo a crederci, Kevin non lo avrebbe mai permesso.
Tutti ci aspettavamo una sua mossa da un momento all’altro e sembrava che stesse per fare qualcosa quando però tutto d’un tratto si bloccò e tornò al suo posto dove dovette assistere ad una scena pietosa in cui la sua ragazza lo succhiava a suo fratello minore il quale ne era pienamente compiaciuto.
Anche questa volta cercai di tenere lo sguardo altrove, se possibile il più lontano possibile da una delle persone che più odiavo a questo mondo che al momento stava facendo avere un orgasmo al ragazzo di cui ero segretamente innamorata.
Sapevo benissimo come funzionava la sua vita; le ragazze, il sesso, il divertimento e sapevo che non ne sarei mai stata parte ma questo era comunque troppo da vedere per me e infatti sentivo gli occhi che iniziavano a bruciarmi per via delle lacrime.
Distolsi totalmente lo sguardo andando lo a posare casualmente su Nick che con un espressione divertita e rilassata si godeva quel momento lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Kevin come a volergli dire qualcosa.
 
Finito dopo poco l’ennesimo spettacolino pietoso ero quasi sul punto di andare via piangendo ma sentii una mano forte fermarmi.
“Adesso tocca a te pescare bambolina” sentii una voce soffice vicino al mio orecchio e immediatamente la ricollegai a Nick.
Mi voltai verso di lui e notai che aveva lo sguardo fisso su di me il che mi portò immediatamente a girarmi dall’altro lato.
E se si fosse accorto di qualcosa? Non potevo rischiare, soprattutto con lui, così fingendo di essere il più distaccata possibile mi avvicinai al tavolo e come gli altri immersi la mano nella prima scatola.
La ritirai dopo aver scavato bene tra i fogliettini ed estrassi proprio il nome di Lex.
Posato il fogliettino misi la mano nella seconda scatola e chiamatelo fato, karma o semplicemente fortuna ma io da li dentro estrassi il nome di Nick.
Istintivamente mi girai verso la mia migliore amica e le vidi fare i salti di gioia mentali per quell’accoppiamento così con i suoi occhi luccicanti impressi nella mia mente pescai il terzo ed ultimo foglietto.
 
“La concorrente dovrà scegliere 3 parti del corpo del suo compagno e cospargerle di panna che poi dovrà leccare via”
 
Lessi il bigliettino tutto d’un fiato e con la voce il più ferma possibile prima di posarlo e tornare al mio posto.
Appena mi sedetti Lex mi abbracciò talmente forte da farmi mancare l’aria e senza esagerare mi ringraziò almeno un centinaio di volte benché io non avessi fatto nulla.
“E’ il tuo momento tigre, non lo sprecare” le dissi sapendo quanto avesse aspettato un occasione così dopodiché la lasciai andare e stavolta a differenza delle due precedenti prestai più attenzione.
 
Vidi Lex avvicinarsi immediatamente a Nick che dopo cinque secondi si sfilò la maglietta mostrando un corpo degno di un Dio dell’Olimpo.
Lex gli fece cenno di sdraiarsi su uno dei divani e appena lui si sistemò passò a ricoprirgli il petto con la panna scendendo giù fino all’attaccatura dei jeans.  Ne mise un altro po’ sul collo e infine il rimanente sulle labbra e fu proprio da lì che partì.
Lentamente iniziò a leccare via tutta la panna presente su quelle labbra a forma di cuoricino curandosi di assaporare ogni millimetro disponibile.
Senza mai staccarsi da quella pelle morbida scese giù lungo il collo facendo rabbrividire visibilmente Nick che dalla reazione sembrava apprezzare ciò che stava succedendo.
Sicuramente anche Lex si accorse della sua reazione poiché si soffermò particolarmente in quel punto prima di arrivare finalmente al petto e all’addome.
Sicura di se iniziò anche lì a leccar via tutta la panna soffermandosi sulle parti più sensibili del corpo del riccio che ora era visibilmente eccitato e questa eccitazione cresceva man mano che Lex scendeva giù lungo il suo corpo.
Arrivata ormai al jeans leccò via l’ultimo ciuffo di quella dolce sostanza prima di congedarsi da un Nick chiaramente compiaciuto.
 
“Valerieeeee” gridò buttandomisi addosso super euforica per quello che era appena accaduto.
“Dimmi che non sto sognando ma che è tutto reale” mi disse stringendosi a me e io la rassicurai dicendogli che tutto questo era davvero appena accaduto.
“E’ stato meraviglioso. La sua pelle.. ha un sapore meraviglioso e il suo odore..” disse sognante quando Nick si avvicinò a noi.
“Mi piacerebbe conoscerti meglio Alexandra. Se vuoi ci vediamo alla fine del gioco in quella stanza” disse indicando una porta in cima alle scale prima di andare via e lasciare Lex e me.
“Vuole vedermi.. Valerie vuole vedere me” gridò di nuovo ripetendo la stessa scena di prima ma stavolta molto più euforicamente.
“Lexi sono contenta per te però.. Sai come è fatto Nick” dissi cercando di riportarla un attimo con i piedi per terra “Non metterci troppe speranze in quello che accadrà o potresti rimanerci male”.
Lei annuì semplicemente sapendo che in fin dei conti quello che stavo dicendo era vero, ma nonostante tutto questo non smorzò il suo entusiasmo.
 
Mentre noi parlavamo il gioco era andato avanti con un altro paio di coppie e quando ormai pensavo che avessimo finito ecco che Danielle pescò per l’ultima volta e tra tutti i nomi prese proprio il mio.
“Valerie” annunciò il mio nome con tale gioia che sembrava avesse appena vinto un terno al lotto.
“E..” fece una pausa pescando il secondo nome.
-ti prego non lui. Non lui. Non. Lui.- “Joseph” disse Nick puntando immediatamente gli occhi su di me.
Era ufficiale. Nick si era accorto di qualcosa e io ora ero nella merda più totale.
Nick sospettava qualcosa, dovevo prender parte a questo ridicolo gioco e come se non bastasse con lui.
-Valerie se ti esce qualcosa come le precedenti sei praticamente fottuta!- pensai con gli occhi fissi sulla scatola con la A dalla quale finalmente Danielle estrasse un foglio.
Sentivo gli occhi di tutti addosso e questo non aiutava. Avevo lo sguardo fisso sulle mie mani che continuavo ad intrecciare nervosamente.
“Andrà tutto bene” mi disse Lex posando le sue mani sulle mie e io annuii. L’attimo dopo Danielle iniziò a leggere.
 
“Il concorrente (maschio) dovrà prendere un sorso di vodka e passarlo successivamente dalla sua bocca a quello della compagna. Il tutto andrà ripetuto 2 volte”
 
“Ti è andata bene sfigatella” mi sussurrò Danielle all’orecchio “Dimmi almeno hai mai baciato un ragazzo o
questa sarà la tua prima volta?” concluse con tutta la cattiveria che aveva in se.
 
Per quanto però Danielle avesse voluto ferirmi aveva ragione. Ero stata fortunata ad evitare molte delle cose uscite precedentemente ma questo cambiava poco la situazione.
Stavo davvero per baciare, anche se in un modo del tutto insolito, il ragazzo che mi piaceva?
Non che avessi mai immaginato di arrivare a baciarlo ma adesso che si era presentata l’occasione sarebbe davvero stato questo il nostro primo bacio?
 
Al solo pensiero iniziai a sudare e ripresi a torturarmi le mani più freneticamente di quanto non avessi già fatto in precedenza quando poi lo vidi avvicinarsi con in mano la bottiglia il mio cuore perse più di un battito.
Nonostante il sudore e l’aspetto trasandato a causa dell’andamento della serata era bellissimo e io non riuscivo a staccargli gli occhi da dosso.
Lo vidi bere ed avvicinarsi lentamente e più la distanza tra noi si riduceva più il mio cuore batteva incessante come un tamburo all’interno del mio petto.
Aveva lo sguardo fisso nel mio e ormai restavano solo pochi centimetri a separarci e lui li colmò nell’arco di un secondo poggiando le sue labbra sulle mie.
A quel solo contatto una scossa mi attraversò tutto il corpo e immediatamente sentii le farfalle svolazzarmi nello stomaco.  Era la sensazione più bella del mondo.
Lentamente aprii la bocca e lui fece lo stesso facendo scivolare quel liquido trasparente che sapeva di lui dalla sua bocca alla mia. Lo gustai per qualche secondo illudendomi di poter così conservare il suo sapore all’interno della mia bocca e poi quando lui si staccò da me lo mandai giù.
Ero talmente esterrefatta e incapace di ragionare che non notai neanche il bruciore lungo la gola dopo aver mandato giù tutto d’un sorso tutto quell’alcol. L’unica cosa che la mia testa riusciva a capire al momento era solo lui e quando le mie labbra sarebbero tornate a contatto con le sue.
Fortunatamente non ci volle molto prima che ciò accadde di nuovo e anche questa volta ogni sensazione provata precedentemente si ripresentò.
I gesti si susseguirono identici ai precedenti solo che stavolta dopo che ebbi mandato giù la vodka lui non si allontanò ma la contrario mi baciò e stavolta fu un vero bacio.

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Capitolo 6
*** Dreams.. Thoughts ***


Eccomi tornata con un nuovo capitolo!!! Scusate se è una merda ed è noioso ma era necessario per il proseguo della storia, però vi prometto che nel prossimo ci saranno molte più cose interessanti!!
Be' voglio ovviamente ringraziare tutte per il supporto.. siete davvero meravigliose!! vi adoro!
ok bando alle ciance vi lascio al capitolo XD


Allungai una mano e la posai sulla sua guancia. La spostai un po’ più su sentendo quell’ accenno di barba solleticarmi il palmo creando una sensazione gradevole.

Lui posò la sua mano sulla mia e la fece scendere all’altezza del cuore prima di attirarmi a se poggiando la mano che era libera verso la parte finale della mia schiena.
Potevo sentire il suo cuore battere sotto il mio palmo e quel palpitare faceva accelerare il battito del mio stesso cuore insieme al suo odore che mi avvolgeva e mi inebriava.
Alzai la testa per guardarlo e nello stesso istante lui fece lo stesso gesto.
Mi sorrise, un sorriso timido e sincero, dopodiché si avvicinò lentamente alle mie labbra e le sfiorò per un attimo con le sue lasciandomi un bacio all’angolo della bocca.
Si avvicinò di nuovo e stavolta posò definitivamente le sue morbide labbra sulle mie facendomi provare quel suo dolce sapore.
Riportai le mani sul suo volto pronta ad approfondire quel bacio così lentamente schiusi le labbra invitandolo ad invadermi con la sua essenza.
Lui si accorse di questo mio invito e lentamente emulò il mio stesso gesto schiudendo le sue labbra e..
 

“Valerie svegliaaaaaaa!” l’urlo di mia madre mi travolse come un treno in corsa.
Aprii gli occhi di colpo e messa a sedere rimasi a fissare l’enorme orso di peluche sulla sedia di fronte la mio letto per almeno cinque minuti.
Istintivamente mi portai l’indice sulle labbra e lo feci scorrere dall’alto verso il basso prima di mordermi il labbro inferiore al ricordo di quelle morbide labbra sulle mie.
Nella mia mente continuavo a vedere le immagini di quel bacio anche se piano piano stavo realizzando che nulla di quello che era successo era reale.
Restai in quella posizione per almeno altri dieci minuti prima di assimilare del tutto la situazione e alzarmi dal letto per tornare alla realtà.
Quella fu la prima volta che sognai Joe Jonas.
 
“Lex tu non immagini cosa ho sognato stanotte” dissi arrotolandomi nella mia coperta di lana davanti alla tv del salotto mentre parlavo al telefono con la mia migliore amica.
“Un orso di peluche che ti violentava?” scherzò lei dall’altro capo del telefono.
“No deficiente!” replicai facendo la finta offesa “Ho sognato Joe..”
“Jonas??” ribatté immediatamente incapace di credere alle sue orecchie.
“Certo che è Joe Jonas altrimenti chi?” dissi stringendomi sempre di più sotto quel tessuto caldo.
“E cosa hai sognato? Voi due che lo facevate?” chiese ironicamente scoppiando a ridere.
“Ti odio” mi limitai a dire, stavolta offesa davvero.
“Dai scema stavo scherzando. Sono sul serio curiosa di sapere cosa hai sognato” si scusò a modo suo.
“Mah.. niente di particolare” feci la vaga
“Valerieeee” mi incalzò lei e dalla voce si sentiva che davvero era interessata a ciò che avevo da dirle.
“Va bene..” dissi facendo una pausa prima di continuare “Ho sognato che ci baciavamo” confessai arrossendo e per mia fortuna nessuno poteva vedermi.
“Davvero??” domandò abbastanza incredula e io annuii semplicemente con un mugolio.
“E come è stato? Voglio tutti i dettagli” disse ridendo lasciandomi poi spazio per spiegare.
 
Riuscii a raccontargli il mio sogno nel miglior modo possibile ma purtroppo quando stavo per chiederle di lei e Nick mia madre ci interruppe poiché le serviva il telefono così ci salutammo rimanendo d’accordo che ci saremmo viste la sera.
Tra studio, faccende di casa e commissioni varie la giornata passò abbastanza in fretta e appena si fecero le 7:30pm Lex era già fuori al viale di casa ad aspettarmi nella sua auto.
Salutai la mia famiglia e scappai letteralmente dalla mia amica e insieme ci dirigemmo in un ottimo ristorante giapponese nel cuore di Seattle.
 
“Allora cosa è successo ieri sera tra te e Nick dopo che abbiamo finito il gioco?” chiesi appena ci sedemmo.
“E’ successo” rispose saltando sulla sedia per la gioia.
“Vuoi dire che..” lasciai la frase in sospeso guardandomi intorno non tanto sicura di come dire le cose.
“Valerie lo puoi dire che abbiamo fatto sesso. Non è una parolaccia” mi prese in giro ridendo di gusto.
“Va bene” dissi ancora imbarazzata. “E.. e com’è andata?” –davvero lo vuoi sapere Valerie? Vuoi veramente i dettagli?-
“E’ stato meraviglioso! Quel ragazzo è il sesso” rispose con disinvoltura mentre io sgranavo gli occhi.
 
Stava per riprendere a parlare ma il cameriere ci interruppe per prendere le ordinazioni ma appena andò via entrò di nuovo nel vivo del suo racconto che si preannunciava tutt’altro che da accompagnamento per una cena.
 
“Ieri sera mentre tu baciavi il tuo principe azzurro” disse beccandosi in tutta risposta un calcio da parte mia “Ahi!!” si lamentò. “Te lo sei meritato” ribattetti facendole segno di continuare a parlare.
“Dicevo, mentre voi facevate quello che dovevate fare Nick mi ha detto di raggiungerlo in cima alle scale quando voi aveste finito così io senza aspettare un minuto in più mi sono precipitata nel luogo che mi aveva indicato” iniziò a raccontare facendo una pausa quando il cameriere ci portò da bere.
“Arrivata in cima alle scale ho trovato un ragazzo che mi ha detto che Nick mi stava aspettando quindi senza farlo attendere oltre sono entrata nella stanza che mi aveva indicato quando ancora eravamo al piano di sotto” spiegò cercando di farmi capire anche tramite i gesti a quale luogo si riferisse.
“Comunque entrata lì mi sono guardata intorno alla ricerca di Nick ma non c’era la minima traccia di lui da nessuna parte” disse fermandosi per prendere un sorso d’acqua prima di ricominciare.
“Non nego che in quel momento ho pensato che mi avesse solo presa in giro come fa con tutti così stavo per andarmene via furiosa e triste allo stesso tempo ma proprio in quel momento l’ho visto uscire dalla porta del bagno personale che aveva quella camera e Valerie..” fece un’altra pausa mordendosi le labbra sicuramente al ricordo di quanto accaduto la sera prima..
“Valerie lui era lì, a torso nudo e con i capelli scompigliati.. Semplicemente perfetto” disse con gli occhi che le brillavano.
“Posso solo immaginare cosa tu abbia provato nel vederlo” le dissi sorridendole sincera.
Mi piaceva vederla così felice anche perché trasmetteva anche a me tutto il suo buon umore.
“Hai presente la sensazione che si prova nel vedere un miracolo?” mi chiese.
“Veramente no” risposi probabilmente nel modo in cui lei non si aspettava che rispondessi.
“Oh be’.. comunque quello è ciò che ho provato” chiarì con l’espressione di chi si trovava al settimo cielo.
 
Facemmo un’altra pausa dal suo racconto quando arrivarono le nostre ordinazioni e iniziammo a mangiare quelle squisite pietanze chiacchierando tranquillamente di argomenti molto più leggeri.
Per il resto della cena l’argomento Jonas rimase estraneo ai nostri discorsi e pensieri ma si ripresentò immediatamente una volta che Lex mi ebbe riaccompagnato a casa.
 
“Credo che Nick lo sappia” dissi di punto in bianco mentre parlavamo di tutt’altro chiuse al caldo nella sua auto fuori casa mia.
Era settembre ma l’aria la sera era ormai più fresca.
“Sappia cosa?” mi chiese Lex spiazzata dalla mia affermazione.
“Credo che abbia capito qualcosa su me e Joe” le chiarii lei idee “Non hai notato niente di strano nel suo comportamento ieri sera?”
“Quando? Mentre mi faceva gridare il suo nome come non ho mai fatto con nessun altro durante l’orgasmo più bello di tutta la mia vita?” disse ridendo e mettendomi in imbarazzo.
“Alexandra!!” gridai dandole un colpo sul braccio.
“Che c’è? Sei tu che durante la cena mi hai chiesto di dirti com’è andata!” continuò ridendo sempre più di gusto “E fidati.. è andata alla grande! Ci dava dentro con tutto se stesso e..”
“Lexi smettila” la interruppi rifiutandomi di credere a ciò che stava dicendo.
“Scusami Vale ma vederti reagire così è troppo divertente” disse continuando a ridere imperterrita.
“E poi vuoi dirmi che non la passeresti una notte tra quelle braccia forti che ti stringono, sotto il tocco di quelle mani che solo sfiorandoti ti mandano in paradiso, con quella bocca che fa meraviglie..”
“No!” risposi secca “E comunque ero seria in quello che dicevo” le dissi mettendole il broncio e solo allora la smise di ridere e prendersi gioco di me.
“Ieri ho visto che mi ha lanciato strane occhiate e non credo sia un caso il fatto che siamo stati sorteggiati proprio io e Joe nel gioco” le spiegai una volta che ebbi la sua attenzione.
“Secondo me ti stai immaginando tutto” rispose semplicemente senza aggiungere altro.
“Probabilmente hai ragione..” conclusi il discorso lì ma senza aver però cambiato idea.
 
Parlammo ancora una decina di minuti e poi ci salutammo.
Tornai in casa e mi misi a letto ma non riuscivo a levarmi dalla testa l’idea che Nick avesse scoperto qualcosa.
Lex sosteneva che non era così ma probabilmente lei non aveva notato ciò che invece avevo visto io.
Con questi pensieri per la testa mi addormentai sperando che l’indomani, con il ritorno a scuola, fossi stata in grado di trovare una risposta alle mie domande.

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Capitolo 7
*** What does he know? ***


Buonasera mie bellissime ed amatissime lettrici.. ecco un nuovo capitolo appena sfornato!!
In questo capitolo potrete conoscere un pochino, ma pochino, meglio il caro Nick ma davvero ho ancora tante cose da svelare quindi non mi abbandonate =D
Vi adoro tutte! Siete le migliori lettrici che una finta scrittrice come me possa desiderare! 
Ok ok la smetto e vi lascio al capitolo ^_^


Una delle cose che amavo di più era la scuola al mattino presto prima che iniziassero le lezioni.
I corridoi erano praticamente deserti e anche nel cortile c’era pochissima gente.
Amavo quell’atmosfera tranquilla e rilassata anche se, quello che davvero amavo più di tutto, era il fatto che a quell’ora non ci fosse la minima ombra dei fratelli Jonas, la squadra di football e quella delle cheerleader.
Erano quelli i momenti in cui noi “sfigati” potevamo camminare tranquillamente per i corridoi o il giardino senza che qualcuno ci facesse sentire inferiori o non degni di frequentare quella scuola.
Quelli erano i miei momenti preferiti nell’ambiente scolastico.
Mi facevano sentire alla pari, bene con me stessa e visibile agli occhi delle persone e di solito li trascorrevo chiacchierando con qualcuno di normale, qualcuno come me.
 Ma in momenti del genere amavo anche sedermi all’aria aperta a leggere un libro o scrivere sui miei quaderni in attesa che la scuola si gremisse ed io tornassi a diventare invisibile.
 
“Per fortuna un’altra ora è andata!” disse Lex mentre si accasciava a peso morto sul banco. “Non ne posso più di stare qui seduta ad ascoltare le cavolate della prof di matematica”
“Lex siamo qui solo da due ore” le risposi sorridendo.
“Si è vero ma a me sembra già un’eternità” piagnucolò “E poi da stamattina non ho ancora visto Nicholas né preso il caffè quindi puoi immaginare che giornata di merda sia questa”.
Risi a quella sua confessione e lei subito si unì a me.
“Vuoi che ti vada a prendere un caffè?” chiesi poi e lei annui immediatamente con un’espressione felice come se in realtà le avessi appena detto che avesse vinto un pezzo di biancheria intima di Nick.
“Ok aspettami qui. Vado e torno in un baleno” dissi scappando via dall’aula come una gazzella.
 
Arrivai davanti ai distributori del caffè e per mia fortuna non vi trovai la solita fila chilometrica così dovetti aspettare solo un paio di persone prima che arrivasse il mio turno.
Fissavo la macchinetta totalmente immersa nei miei pensieri riflettendo sull’ardua decisione che dovevo prendere: caffè macchiato o caffè lungo normale? E proprio quando decisi di optare per il secondo sentii una voce alle mie spalle che mi chiamava.
 
“Valerie” disse una voce familiare alle mie spalle.
Ero incerta se credere o no a quella voce ma decisi di girarmi lo stesso e quando confermai i miei sospetti su chi aveva parlato stentavo a crederci.
“Ti chiami Valerie giusto?” chiese vedendo un’espressione a dir poco sconvolta sul mio viso.
“Si..” dissi a bassissima voce incapace di collegare la bocca al cervello come sempre accadeva in quelle situazioni.
“Ti.. ti serve qualcosa Nick?” provai ad articolare una frase ma il tremore nella mia voce era facilmente udibile e chiaramente anche lui se ne accorse.
“Volevo solo prendere qualcosa da bere” disse avvicinandosi alla macchinetta e optando per un normalissimo caffè “E volevo salutarti” concluse sorridendo. Uno di quei sorrisi stronzi alla Jonas.
Restò a fissarmi tutto il tempo che la macchinetta impiegò ad erogare il suo caffè ed io mi sentivo sempre più a disagio in quella insolita situazione.
 
Perché Nick Jonas era qui? Perché mi fissava? Perché stava parlando proprio con me? E come mai ricordava il mio nome?
Non avevo mai fatto nulla di particolare per farmi notare da lui e prima che ci vedessimo alla sua festa mi aveva potuta notare solo al fianco di Lexi ma in ogni caso mi aveva sempre ignorata quindi perché ora le cose erano cambiate?
Tutta quella situazione era strana ed il fatto che stesse ancora lì a fissarmi mi confondeva ancora di più e mi faceva venir voglia di andare via da li il più presto possibile.
Sapevo che dovevo prendere ancora un caffè alla mia amica ma restare lì era diventato impossibile così mi girai e mi apprestai ad andarmene ma in quel momento la sua voce mi raggiunse di nuovo.
 
“Dove vai? Credevo dovessi prendere qualcosa” disse indicando il distributore.
“Si ma.. credo possa aspettare” spiegai cercando di essere il più tranquilla possibile.
“Prego fai pure” ribatté lui facendosi da parte per lasciarmi spazio.
“Ti piace lungo?” aggiunse ridendo dopo che vide la mia scelta.
“Si! Cioè No! Voglio dire..” entrai nel panico totale non sapendo cosa dire mentre lui se la rideva di gusto.
“Non è per me! E’ per la mia amica Lexi” dissi alla fine tutto d’un fiato cercando di levarmi da quella situazione imbarazzante.
“Vuoi che glie lo porti io?” chiese lasciandomi del tutto spiazzata.
“Non preoccuparti ci penso io. Devo tornare in classe quindi” risposi prendendo il caffè e voltandomi per andare via ma lui si mise sulla mia strada fermandomi.
“Insisto” disse in un sussurro “Lascia che sia io a portarle il caffè e tu nel frattempo puoi farmi un favore” continuò sfilandomi il bicchiere dalle mani.
“Vedi ho dimenticato il mio plettro nell’aula di musica e mi piacerebbe molto darlo alla tua amica quindi se tu potessi andare a prenderlo mi faresti un immenso favore” spiegò indicandomi la direzione dell’aula.
“Faresti questo per me Valerie?” tornò a parlare in un sussurro che mi paralizzò letteralmente.
 
Annuii semplicemente con un cenno del capo e senza sapere come comincia a muovermi e ad avviarmi nella direzione da lui indicatami.
“Ti aspetto qui” lo sentii gridare mentre proseguivo.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie! Nick voleva regalare a Lex il suo plettro e voleva anche portarle il caffè. Tutto ciò mi sembrava un sogno e per provare che fosse vero mi diedi un pizzicotto sulla guancia testando così che era tutto reale.
Ero contentissima per Lex. Finalmente dopo tanto tempo e tentativi era riuscita a far colpo su Nick e se lo meritava davvero.
Pensando a loro, quando fui arrivata fuori all’aula di musica non ci pensai su due volte prima di aprire ed entrare ma ciò che trovai lì non era affatto il plettro di Nick.
 
Immediatamente i miei occhi si riempirono di lacrime ed uscii fuori da quell’aula.
Avevo voglia di gridare e di piangere ma l’unica con cui me la sarei dovuta prendere ero solamente io perché come una sciocca avevo lasciato che uno stupido bacio mi illudesse.
Mi appoggiai contro il muro e lentamente scivolai giù fino a sedermi portandomi le ginocchia al petto mentre i singhiozzi e le lacrime aumentavano.
Era stato davvero così meschino da mandarmi lì di proposito? Ma se lo aveva fatto allora voleva dire che i miei sospetti era fondati e quindi lui sapeva.
A quel pensiero piansi ancora di più non riuscendo a capire come avessi fatto ad essere così sbadata da far notare a Nick quelli che erano i miei sentimenti.
Quella sera notai che mi guardò in modo strano e la stessa pesca del bigliettino non fu casuale ma come faceva ad esserne così certo?
Per un nano secondo presa dalla rabbia e dalla tristezza arrivai anche a pensare che Lex gli avesse potuto dire qualcosa quella stessa notte quando rimasero da soli, ma immediatamente scacciai via quel pensiero credendo che lei non mi avrebbe mai fatto una cosa così.
 
“Valerie che succede?” sentii la voce del preside chiamarmi.
Alzai lo sguardo e vidi che era lì a fissarmi. “Mi scusi signor preside” dissi asciugandomi le lacrime ed alzandomi.
“Va tutto bene?” chiese preoccupato ed io annuii semplicemente.
“Sei sicura?” annuii di nuovo e lui sembrò lasciar perdere vista la mia poca inclinazione a dare risposte in quel momento.
“Ma che ci facevi qui tutta sola?” domandò e io non sapevo davvero cosa rispondere.
“Io.. credo di aver sbagliato direzione e..” lasciai la frase in sospeso non sapendo come continuare ma involontariamente lanciai un’occhiata alla porta dell’aula e il preside se ne accorse.
“Allora non vuoi dirmi proprio niente?” provò un’ultima volta e io risposi sempre allo stesso modo.
“Va bene..” disse lanciando anche lui un’occhiata alla porta e avvicinandosi “Vado a controllare se sono arrivat..”
“No!” gridai quando vidi posargli la mano sulla maniglia. “Signor preside io.. io le dirò cosa mi è successo” cercai di dire alla svelta ma la mia reazione fece solo peggiorare le cose.
Mi guardò serio e io non potei far altro che abbassare lo sguardo e farmi da parte mentre lui apriva la porta ed entrava.

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Capitolo 8
*** Hate ***


Buongiorno girls!! Che brava che sono sto già aggiornando ** ahahah
Come sempre volevo ringraziare tutte e in particola Lidia (ma non perché mi ha costretta xD) che mi ha dato la voglia di riprendere questa FF e che ad ogni capitolo con il suo ODIO mi sta dando sempre più ispirazione per scrivere =D

Volevo precisare una cosa per questo capitolo.. Come sapete la storia è raccontata in prima persona ma in questo capitolo ha raccontanto anche dei momenti in cui Valerie, la narratrice, non era presente e l'ho fatto perché essendo narrata al passato lei può conoscere gli eventi.

Ok oggi mi sono dilungata anche già troppo quindi buona lettura ^_^


“Jonaaaaaaaaaaaas!!”
L’urlo del preside risuonò in tutta la scuola.
 
-sono una donna morta- pensai appoggiata al muro del corridoio con le gambe che mi tremavano e a stento mi reggevano in piedi.
Ma che diavolo mi era saltato in mente? Credere a Nick Jonas e dopo farmi trovare a piangere nel bel mezzo del corridoio dal preside. Per cosa poi? Degli stupidi sentimenti insensati per un ragazzo che adesso nel migliore dei casi mi avrebbe odiata a vita e non mi avrebbe rivolto mai più la parola, non che prima lo facesse, e che invece nel peggiore me l’avrebbe fatta pagare senza andare sul leggero.
 
“Voi tre” gridò il preside spingendo Joe e la puttana di turno fuori dall’aula “Nel mio ufficio adesso!”
“Tre?” disse Joe non capendo chi fosse la terza persona a cui il preside si riferisse finché girandosi mi vide.
Non potrò mai dimenticare il modo in cui mi guardò in quel momento. Odio puro!
I suoi occhi mi guardavano con disprezzo e rabbia facendomi molto più male di quanto pensassi potesse mai farmi. Non avrei mai potuto immaginare di vederlo così arrabbiato in vita mia e sapere che la causa di tutto questo odio ero io mi distruggeva.
 
“Voi” disse il preside indicandoli “Siete in punizione! E domani verranno convocati i vostri genitori”
“Cosa?” chiese Joe incredulo anche se il preside stava solo applicando il regolamento della scuola.
“E’ evidente che lei mi stia prendendo in giro” aggiunse avvicinandosi al preside.
“Nient’affatto Jonas” ribatté il preside Jackson con fermezza “E non usare questo tono con me!” lo intimò.
“Ritieniti fortunato che non verrai espulso da questa scuola”
“Io? Espulso dalla mia scuola?” disse ridendo sicuro di se. “Davvero lo farebbe preside Jackson?”
Avevo un atteggiamento tutt’altro che intimorito dalla presenza del preside e anzi sembrava sfidarlo a fare qualcosa che il egli avesse paura di fare. Come se lo tenesse in pugno.
“Joseph adesso basta!”. Era visibilmente a disagio in quella situazione.
“Oggi pomeriggio vi aspetto qui per la punizione” disse poi uscendo dall’ufficio.
 
“Bella merda!” commentò poggiandosi alla scrivania. “E tu che diavolo ci fai ancora qui?” aggiunse poi in modo arrogante guardandomi.
“Joe io non..”
“Tu cosa?” mi gridò contro senza darmi il tempo di spiegare “Non volevi?” continuò.
“Mi vorresti far credere che non c’entri niente vero? Che è stato tutto un caso che il preside si trovasse lì fuori proprio nello stesso momento in cui c’eri tu giusto?” Era a dir poco furioso.
“Ti prego lascia che ti spieghi” provai a dire con la voce spezzata in gola e le lacrime che lottavano per cadere di nuovo dai miei occhi.
“Non c’è niente da spiegare! Ti avevo già detto una volta di starmi alla larga e ora ti ritrovo “casualmente” “  sottolineò quella parola “insieme al preside fuori all’aula di musica. Ma stavolta ti posso assicurare che non la passi liscia” disse con gli occhi in fiamme spaventandomi.
“Io ti giuro che non c’entro niente. Ero venuta lì per prendere una cosa e poi è arrivato il preside” tentai di nuovo di spiegare le cose con le lacrime che ormai scendevano libere lungo le mie guance.
 
Non stava succedendo davvero. Non poteva essere vero. Non doveva affatto andare così.
Nulla di tutto ciò era giusto. Non dopo quello che era successo due giorni prima anche se sicuramente per lui non aveva significato perfettamente nulla.
 
“Ti prego credimi” provai a ridirgli avvicinandomi un po’ ma lui si scansò.
“Risparmiati le lacrime per quando tutto questo sarà finito, perché allora ne verserai tante” disse infine con disprezzo lasciando la presidenza e lasciandomi lì da sola.
 
“Fuori da qui” disse entrando nell’aula lettura della scuola che in meno di due minuti fu praticamente vuota.
“Giuro che questa me la paga” continuò lanciando la borsa per terra e sedendosi su una delle poltrone libere dove si trovavano i suoi fratelli
“Che ti è successo fratellino?” domandò Kevin tra un bacio e l’altro con Danielle.
“Quella puttana mi ha fatto mettere in punizione ma stavolta glie la faccio pagare” spiegò fumante di rabbia.
“Di chi stai parlando Joe?” intervenne Danielle staccandosi dal proprio ragazzo incuriosita dalla situazione.
“Quella sfigata che l’altro giorno mi ha rovesciato il caffè addosso” le rispose con lo stesso tono di prima.
“Quella che c’era alla mia festa” disse Nick che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare.
“Ma che ha combinato per ridurti in questo stato?” chiese nuovamente Danielle dopo aver lanciato un’occhiata a Nick.
“Ero nell’aula musica con una tipa e quella stronza ha chiamato il preside” disse iniziando a rilassarsi un po’.
“Ecco spiegato il perché tu sia tanto furioso” rise Kevin “Ti ha mandato a monte la scopata delle 10?”
“Taci” lo zittì estraendo una sigaretta dalla tasca della giacca
“Joseph non puoi fumare qui dentro” disse Danielle quando lo vide accendere la sigaretta.
“Fanculo questa scuola e le sue regole. Sono già in punizione cosa altro possono farmi?” chiese retorico “Ma poi cosa cazzo ci faceva una sfigata come lei da quelle parti?”
“Forse voleva farsi anche lei un assolo di tromba con te?” Rispose Kevin continuando a ridere nonostante le occhiatacce del fratello minore.
“Vaffanculo Kevin!” disse mostrandogli il dito medio.
“Farneticava qualcosa sul dover prendere un oggetto da quell’aula ma sono sicuro che non fosse questa la vera ragione e poi non mi si alzerebbe neanche con una così!”
“Ma se ti si drizza anche con il buco delle ciambelle” disse Danielle facendo ridere tutti.
“Credo che bisogna fare qualcosa” intervenne Nick “Sia con il preside che con questa ragazza”.
Guardò i suoi fratelli che immediatamente annuirono e gli prestarono tutta la loro attenzione.
“Cosa hai in mente?” domandò Joe molto interessato alla situazione.
“Con il preside ci parlerò io” spiegò “mentre per il resto ho bisogno che Danielle mi dica una cosa…”
 
Quella mattinata era stata davvero pessima e io mi sentivo una merda.
Passai il resto delle ore di lezione a ripensare a tutto quello che era accaduto, dallo strano incontro con Nick a quello che ne era seguito.
Non poteva essere tutto casuale. Nick mi aveva mandata lì di proposito ma perché?
Da quanto visto Joe ne era totalmente all’oscuro quindi perché agire in quel modo?
Sicuramente aveva intuito che provavo qualcosa per il fratello maggiore ma a che scopo fare questo con me se la cosa non lo riguardava in prima persona e soprattutto se Joe non se n’era accorto?
Avevo troppi interrogativi ai quali cercavo una risposta per di più quando spiegai cosa era successo a Lex la vidi sbiancare e poi essere troppo fredda e distaccata dall’argomento.
Durante tutta la lezione non mi aveva rivolto la parola immersa sicuramente nei suoi pensieri ma questo non faceva altro che aumentare i miei dubbi e incertezze.
Per fortuna il resto della giornata passò in fretta e tranquillo e finalmente potei andare a casa.
 
“Signor preside c’è il signor Jonas che l’aspetta nel suo ufficio” annunciò la segretaria appena lo vide arrivare.
“Grazie mille Melanie” la ringraziò e poi si diresse a passo spedito verso l’ufficio.
“La stavo aspettando” disse Nick appoggiato al muro accanto alla porta quando lo vide entrare.
“Nicholas non mi aspettavo di vederti da queste parti” rispose quanto più cordiale possibile “Mi aspettavo che ci fosse tuo fratello qui”
“Ed io sono venuto proprio per mio fratello” ribatté sedendosi e facendo cenno al preside di imitare i suoi gesti.
“Nicholas sono sicuro che tu conosca il motivo per cui tuo fratello si trova in punizione” spiegò tranquillo “Ho solo applicato il regolamento scolastico”
“Preside Jackson, crede che sarei qui se fossi d’accordo con la sua decisione?” chiese retoricamente.
“Forse non le è chiara ancora la situazione” disse alzandosi “Io e i miei fratelli qui facciamo quello che vogliamo e lei deve restare al suo posto o sa quello che succederà”.
Il preside si limitò ad annuire.
“Perfetto. Ora lei chiami mio fratello e gli dica che la punizione è sospesa” gli ordinò avvicinandosi alla porta “Buona giornata preside” concluse uscendo e andando via da lì.

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Capitolo 9
*** Love is only a terrible lie ***


Eccomi qui finalmente con il nuovo capitolo!! Sono super dispiaciuta per l'attesa ma l'uni è rispresa e i Jonas proprio ora dovevano fare 3 concerti quindi sono stata impegnata ahahah
Come sempre volevo ringraziarvi tutte per essere meravigliose con me! Le 5 ragazze che leggono e recensiscono ogni capitolo, chi si limita a leggere, chi ha messo la storia nei preferiti e chi nei seguiti! GRAZIE A TUTTE!!! 
Ora capitolo!! Spero vi piaccia ^_^


Cinque giorni. Erano passati esattamente cinque giorni da uno dei peggiori giorni della mia vita.
Il mondo intorno a me continuava a girare, il tempo a mutare dalla gradevole aria di fine estate a quella più fresca di inizio autunno, le persone a vivere tra alti e bassi la propria vita.
Esternamente sembrava che tutto fosse tornato alla normalità ma dentro di me sentivo una voragine.
Cinque giorni e ancora non avevo rimosso quelle parole dalla mia testa, quello sguardo dal mio cuore.
Cinque giorni e anche se le cose con Lex sembravano essere normali sentivo che c’era qualcosa che mi nascondeva, un segreto troppo grosso per essere confessato.
Cinque giorni da quando ero tornata ad essere la solita invisibile Valerie.
 
Quella mattina arrivai a scuola prima del solito così la trovai praticamente deserta.
Il parcheggio, di solito brulicante di auto, era  vuoto e così lo era l’intero spiazzale all’ingresso della scuola.
Non c’erano ragazzi, non c’erano professori, non c’erano genitori.
Decisi di approfittare di quel momento raro e dopo aver posato i libri nel mio armadietto mi recai sul retro della scuola dove, seduta ai piedi di una quercia con i leggeri raggi del sole di prima mattina che mi riscaldavano, iniziai a scrivere di tutto quello che mi era accaduto in quest’ultima settimana.
Mi lasciai trasportare totalmente dalle emozioni e dai pensieri lasciando che questi prendessero il sopravvento su di me e di fatti quando alzai di nuovo la testa da quel piccolo quaderno rosa il sole era ormai alto e dalle voci potevo intuire che la scuola era piena.
Presi il cellulare dalla borsa per controllare che ora fosse ed in quel momento mi accorsi di aver perso totalmente la cognizione del tempo.
Erano già le 9 e io avevo perso la prima ora di lezione.
Sul cellulare trovai 5 telefonate di Lex più altrettanti messaggi nei quali mi chiedeva dove fossi ma io non mi diedi neanche il tempo di leggerli tutti o di rispondere che balzai in piedi e correndo mi diressi verso l’interno della scuola.
 
“Non si corre per i corridoi” sentii gridare il custode che era all’ingresso ma lo ignorai e continuai per la mia strada arrivando davanti l’aula proprio sul suono della campanella.
“Professoressa scusi il ritardo” dissi affannata entrando nel laboratorio di chimica.
In quell’istante l’intera classe si girò verso di me facendomi sentire in imbarazzo e avrei scommesso tutto quello che avevo che in quel momento divenni rossa come un peperone.
Consegnata la giustifica del ritardo mi incamminai per andare a prendere posto vicino a Lex ma proprio in quel momento la professoressa mi bloccò.
“Valerie stavamo facendo un esperimento e alla tua compagna serve un’assistente” disse indicando qualcuno al primo banco “per favore accomodati qui e lavorate insieme”.
Quella richiesta mi prese alla sprovvista ma accettai senza problemi, almeno finché non mi resi conto di chi fosse la “compagna” con la quale lavorare.
-questa non può essere semplice sfiga. Lì su qualcuno ce l’ha con me- pensai posando la borsa e sedendomi al mio nuovo posto.
“Ciao Danielle” la salutai con un mezzo sorriso “Allora cosa dobbiamo fare?”
“Oh ciao tesoro” rispose sorridendo anche lei anche se in quel sorriso c’era più falsità che in una bugia di pinocchio.
“Stiamo creando un qualche composto ma ci arriveremo a quello. Ora vorrei darti una cosa?” disse scavando nella sua borsa alla ricerca di qualcosa.
 
-Sta per estrarre una rana e poi me la lancerà addosso?- mi chiesi stranita dal fatto che Danielle, quella Danielle, dovesse dare qualcosa proprio a me.
“Trovato” annunciò estraendo una bustina color panna e porgendomela. “Avanti apri” mi incoraggiò.
 
-E ora cosa ci sarà qui dentro? Una lettera minatoria? 1Kg di cocaina? Un’ingiunzione da parte del giudice a dover stare ad almeno 100m dai fratelli Jonas? Ok sto esagerando- pensai rigirandomi almeno un miliardo di volte quella busta tra le mani mentre lei aspettava che la aprissi.
 
Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa ma senza sapere neanche io realmente cosa. Forse volevo guadagnare qualche altro attimo o ero solo alla ricerca di una faccia amica.
“Non sei curiosa di sapere cosa ci sia scritto?” tornò a parlarmi riportando la mia attenzione su di lei.
“Certo!” risposi immediatamente “Solo che..”
Lasciai la frase in sospeso e non trovando altra via d’uscita aprii quella bustina e con grande stupore ci trovai dentro un invito.
 
“E’.. E’ per me?” dissi stupefatta da ciò che mi ritrovai tra le mani.
“Certo. E’ per un pigiama party domani sera a casa mia.” Sorrise di nuovo. Odiavo quel sorriso. Era falso e non prometteva mai nulla di buono.
“Ovviamente è invitata anche la tua amica Lex che ha già accettato di venire” aggiunse quando si accorse che io non avevo ancora detto niente e le sue parole mi stupirono.
Lex aveva accettato di andare? Perché lo aveva fatto? Era una cosa tra donne da quel poco che avevo intuito quindi non ci sarebbe stato neanche Nick di mezzo dunque perché aveva detto si?
“Sarai dei nostri vero?” parlò ancora una volta lei facendomi fare sempre di più la figura della cretina.
“Ti farò sapere” dissi trovando finalmente la forza per parlare di nuovo.
Ci scambiammo un ultima battuta dopodiché mi misi a lavorare sull’esperimento, ovviamente da sola.
 
“Nick” disse Lex avvicinandosi al ragazzo seduto intorno ad un tavolo con i fratelli “Nick dobbiamo parlare”.
Era l’ora di pranzo e tutti eravamo riuniti nell’aula mensa a consumare i nostri pasti.
Io ero seduta al tavolo con Lexi e stavamo discutendo a proposito della quantità di grassi presenti nell’hamburger che ci eravamo appena prese quando tutto d’un tratto la vidi scappare via e correre in direzione di Nick.
 
“Nick possiamo parlare un attimo” chiese osservando la situazione al tavolo “magari in privato?”
“Le ragazze non ne hanno mai abbastanza di te” disse Joe facendogli l’occhiolino al quale Nick rispose con un semplice sorriso d’intesa prima di alzarsi e dirigersi con Lexi in un luogo più tranquillo.
“Ti ascolto” disse Nick incrociando le braccia e fissandola appena raggiunsero un luogo più appartato.
“Io non so se ti ricordi di me. Ero alla tua festa” iniziò a parlare Lex per testare un po’ il terreno.
“Si mi ricordo benissimo di te. Sei stata una gran bella scopata e devo ringraziarti sai? Per aver spifferato un paio di cosette su te e la tua amica” disse senza giri di parole.
“Te lo hanno mai detto che l’alcol fa parlare chiunque?” chiese ridendo beffandosi di Lex.
“Nick è proprio di questo che volevo parlarti. Io non so perché quella notte ti ho detto quelle cose. Forse come hai detto tu è stato l’alcol o il momento o il fatto che ho semplicemente creduto per un attimo che fossi diverso da come appari in realtà, ma tu, tu me ne stai facendo pentire sempre di più giorno dopo giorno” confessò amareggiata.
“Hai paura che possa dirle qualcosa? Hai i sensi di colpa Alexandra?” disse a bassa voce avvicinandosi a lei.
“Voglio solo che la smetti di giocare con lei e i suoi sentimenti” ribatté sostenendo il suo sguardo.
“Preferisci che mi concentri sui tuoi di sentimenti?” chiese avvicinando le labbra alle sue e baciandola.
Con il suo corpo la spinse all’indietro fino a farla finire contro il muro continuando a baciarla passionalmente. Le alzò una gamba e se la portò intorno alla vita accarezzandola il tutto senza mai interrompere quel contatto tra le loro labbra.
“Nick ti prego lasciala in pace” disse Lex dopo aver ripreso fiato “Ti chiedo solo questo” continuò stringendosi a Nick che ora le baciava il collo e una parte del seno scoperto.
Poteva sentire le sue mani ovunque e dove percepiva il tocco sentiva la pelle andarle in fiamme.
Riportò l’attenzione del  ragazzo alla sua bocca e tornò a baciarlo mentre lui le sfilava gli slip e le sollevava le gambe in modo da fargli cingere il bacino.
Lei si strinse ancora di più a lui aggrappandosi alle sue spalle e l’attimo dopo lui la penetrò.
“Lex la vuoi sapere la cosa bella dei sentimenti e dell’amore?” chiese fermandosi e avvicinandosi al suo orecchio.
“Sono solo cazzate. Prima ti fanno sentire bene, appagato, importante per qualcuno e legano l’inizio e la fine delle tue giornate alla persona che tu credevi di amare e poi dopo ti fanno rendere conto di quanto tu sia stato miserabile a credere in questa orribile bugia, in qualcosa che in realtà non esiste ma che tu addirittura avevi sperato potesse durare per sempre” disse tornando a spingere in lei.

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Capitolo 10
*** Sleepover?! It's not gonna be a good idea ***


Sono tornataaa!! Spero per vostra gioia xD ahahahah non siate troppo cattive con me per questa mezza schifezza.. prometto che il prossimo sarà moooolto più avvincente! 
Grazie a tutte per i commenti!! VI ADORO! 


“Ciao Lex” dissi sorprendendo alle spalle la mia migliore amica e spaventandola a morte.
“Dico ma sei impazzita? Mi hai fatto prendere un colpo” disse chiudendo il libro di storia nel quale era immersa prima del mio arrivo.
“Scusa”. Le feci la linguaccia. “Dove sei stata? Sei scomparsa all’improvviso”
“Io..” iniziò però poi si bloccò come se stesse cercando la risposta esatta alla mia domanda.
“Lexi c’è qualcosa che non va?” le chiesi iniziando a preoccuparmi per questo suo strano atteggiamento che aveva già da qualche giorno.
“No è tutto a posto” rispose sorridendomi “Sono andata a prendere una cosa che avevo dimenticato in aula tutto qui” sorrise di nuovo.
“Ok..” dissi decidendo di non indagare ulteriormente. Avrebbe deciso lei se e quando parlarmi di quello che stava succedendo.
“Comunque è vero che domani andrai al pigiama party a casa di Danielle?” chiesi sedendomi di fronte a lei sulle gratinate a due passi dal campo da football dove da poco erano iniziati gli allenamenti della squadra.
“Si” si limitò a dire.
“Si? Tutto qui?” ribattei immediatamente risultando abbastanza acida. “Sei la mia migliore amica. Sai il rapporto che ho con quella ragazza e nonostante tutto vai al suo pigiama party e liquidi la questione con un SI?”. Ero praticamente esterrefatta.
“Cosa vuoi che ti dica Valerie” mi disse con aria di sufficienza “Mi ha invitata e ho deciso di andarci” fissò i suoi occhi color ghiaccio nei miei “A me piace fare tutto ciò. Feste, pigiama party, stare in mezzo alla gente”
“Lex forse ti sfugge il punto” risposi cercando di restare calma ma era difficile “Qui non stiamo parlando di una festa della scuola o qualche compleanno dove la maggior parte delle persone non ti conosce o il giorno dopo si sarà anche dimenticato di te” spiegai alzando un po’ la voce.
“Stiamo parlando di un pigiama party a casa di Danielle Deleasa! Sveglia!!” dissi passandole la mano davanti alla faccia “Una volta entrata lì non ti lasceranno andare finché non avranno ottenuto ciò che vogliono”
“Valerie smettila di essere così melodrammatica” mi zittì abbastanza scocciata. “E’ solo un pigiama party!” sottolineò “E dovresti venire anche tu.”
“Spero tu stia scherzando! Non mi offrirò mai di mia spontanea volontà agli artigli di quelle arpie!”
“Arpie? Mi auguro che non stiate parlando di me” intervenne proprio Danielle sedendosi accanto a noi accompagnata da Kevin.
 
-Valerie sei un idiota!- mi maledissi mentalmente–Spera solo che sia qui da poco e non abbia sentito tutto il discorso-
 
“Certo che no Danielle” rispose Lex sorridendole.
“Spero di vedere entrambe domani sera da me. Sarebbe un vero peccato non avervi” disse con la sua solita falsità e davvero ancora oggi non riuscivo a capire come per lei fosse così facile mentire.
“Ci proverò” le risposi allo stesso modo prima di piantare gli occhi sul campo da gioco.
 
Per nessuna ragione al mondo sarei andata lì domani sera. Neanche se mi avessero trascinata di forza.
Il solo fatto che mi avesse invitata non tornava quindi stavano sicuramente tramando qualcosa e mi sorprendeva il fatto che Lex non si fosse accorta di nulla ma che avesse accettato senza problemi.
Doveva per forza essere così. Non stavo diventando paranoica. Sentivo che c’era qualcosa sotto.
 
“Ti piace il football?” la voce di Kevin mi distrasse dai miei pensieri riportandomi alla realtà e facendomi rendere conto che avevo da mezz’ora lo sguardo fisso nel vuoto in direzione del campo.
“Cosa?” dissi girandomi nella sua direzione senza capire di cosa stava parlando.
“Ti piace il football?” ripeté ““O stavi fissando qualcuno in particolare?” aggiunse indicando il campo.
Mi girai nuovamente verso di esso e in quel momento notai che la squadra si stava ancora allenando e soprattutto che lo stava facendo con addosso solo i pantaloncini della divisa.
Arrossii nel giro di due secondi e immediatamente distolsi lo sguardo dando le spalle al campo. Kevin sicuramente se ne accorse poiché lo sentii ridere anche se in modo contenuto.
“Io devo andare” dissi balzando in piedi come una molla una volta che mi fui ripresa da quanto avevo appena visto. “Lexi ci sentiamo più tardi. Ciao Kevin, ciao Danielle” li salutai con un cenno della mano prima di girarmi con l’intento di scappare via lungo le scale se non fosse stato per la persona contro la quale urtai appena eseguii il movimento.
 
“Ahi!” mi lamentai dopo aver sbattuto la testa contro questa persona ed essere finita goffamente per terra.
“Ti sei fatta male?” chiese porgendomi una mano per alzarmi.
“Secondo te brutto idiota?” dissi afferrando quella mano protesa e alzando lo sguardo rendendomi conto che tra tutte le persone sulla terra mi ero scontrata proprio con lui.
 
Accecata dal sole rimasi qualche secondo in più a fissarlo per assicurarmi che non mi fossi sbagliata e per quanto mi sforzassi non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo corpo.
Ai miei occhi appariva semplicemente perfetto con quelle goccioline di sudore dovute agli allenamenti sotto il sole che gli scorrevano prima lungo il petto per arrivare successivamente all’addome solcando quel corpo ben definito dall’allenamento giornaliero ma non eccessivo nelle forme.
Sentivo l’istinto di allungare una mano e seguire con le dita il percorso di quelle gocce ma lo reprimetti e immediatamente ritrassi la mano dal contatto con la sua e mi alzai da sola facendo un passo all’indietro per prendere un po’ di distanza.
 
“Tu!” fu l’unica cosa che gli sentii dire prima di scappare via per la mia strada.
-possibile che non me ne vada mai una giusta con lui?- pensai uscendo da scuola come un fulmine per dirigermi a casa con la speranza che quella giornata finisse il prima possibile.
 
Per fortuna fui accontentata e la domenica arrivò senza ulteriori intoppi.
Avevo in programma di studiare durante la mattina mentre il pomeriggio mi sarei recata al parco.
Tutto sembrava andare secondo i piani. La giornata scorreva tranquilla a parte qualche ordinaria discussione con mia madre sul perché fossi così diversa dalle altre ragazze della mia età e il perché non avessi ancora un ragazzo.
Quasi ogni giorno tirava in ballo questa discussione e tutto ciò era estremamente frustrante.
Non riusciva a capire ed accettare il fatto che non fossi come le altre.
Per lei sarei dovuta uscire, andare in discoteca a ballare o alle feste della scuola anziché restare a casa a leggere o a scrivere, e soprattutto avrei già dovuto avere un ragazzo come tutte le figlie delle sue amiche.
Non potevo negare che sarebbe piaciuto anche a me avere un ragazzo, qualcuno che mi amasse, che mi facesse sentire bene e che si preoccupasse per me però questo qualcuno non si era ancora mai fatto vivo e se pure fosse arrivato ci sarebbe comunque stato il problema più grande della mia vita: i miei sentimenti per Joe anche se con lui non c’era la minima possibilità che potesse accadere qualcosa.
 
“Mamma io esco” gridai scendendo le scale e alzando il cappuccio della mia felpa rossa. Adoravo quella felpa. Era spaziosa, calda e mi faceva sentire protetta.
“Torni per cena?” chiese di rimando affacciandosi dalla cucina.
“Per le 7:30pm sarò a casa” risposi chiudendo la porta alle mie spalle prima di incamminarmi in direzione del parco che distava una decina di minuti da casa mia.
Passai lì l’intero pomeriggio ascoltando la musica e osservando tutto quello che accadeva intorno a me.
C’erano famiglie che avevano portato i bambini alle giostre, coppie di fidanzati, qualche gruppo di anziani che aveva approfittato della temperatura gradevole per andare a fare una passeggiata.
Scattai qualche foto casuale con il mio cellulare immortalando tutti quei momenti dopodiché lasciai dei commenti sul mio solito quaderno e quando ormai stava calando il sole decisi di fare ritorno a casa.
Estrassi nuovamente l’iPod dalla tasca indossando le cuffiette e immediatamente la voce di Avril Lavigne iniziò a farmi compagnia lungo il percorso.
Ero quasi arrivata quando vidi una macchina non del tutto nuova accostarsi al mio fianco.
 
“Ciao Valerie” sentii qualcuno chiamarmi così mi fermai e spensi la musica. “Sono venuta a prenderti di persona nel caso non avessi il passaggio” -Cosa? Era uno scherzo vero?-
“In realtà avrei da fare, Danielle” la liquidai con poche parole tornando a camminare.
“Valerie fermati” disse seguendomi con l’auto “Ho già detto a tua madre che saresti venuta da me stasera e ne era davvero entusiasta”
“Come?” la guardai con gli occhi spalancati fermandomi di colpo.
“Sono stata a casa tua e tua madre mi ha dato tutto il necessario” spiegò indicando una borsa sui sediolini posteriori della sua Mercedes. “Avanti sali in macchina. Sarà una serata indimenticabile”

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Capitolo 11
*** Sleepover ***


SCUSATEEEEE!!! E' DA UNA SETTIMANA CHE NON AGGIORNO!!! LO SO FACCIO SCHIFO!!! SIETE AUTORIZZATE A PICCHIARMI E BUTTARMI I POMODORI!
NON VOGLIO TROVARE SCUSE MA LA SETTIMANA SCORSA E' STATA SUPER IMPEGNATA E NON HO AVUTO TEMPO çç CHIEDO UMILMENTE PERDONO!!

VI DICO CHE QUESTO CAPITOLO ERA LUNGHISSIMO COSì L'HO DIVISO E ORA HO POSTATO LA PRIMA PARTE E DOMANI POSTERò LA SECONDA! PROMESSA!!!

Grazie per tutte le recensioni raga!! siete meravigliose!! 
Ok ok ora vi lascio al capitolo!! 


“Wow” esclamai sbalordita spalancando gli occhi così tanto da sembrare Dory del film Alla ricerca di Nemo.
Casa Deleasa era favolosa.
Un’enorme villa bianca su due piani con piscina sul retro alla quale si poteva accedere attraverso la cucina o il soggiorno. Dal lato della facciata principale invece si estendeva un giardino che sembrava essere chilometrico, ovviamente tutto perfettamente curato.
Gli interni erano un misto tra stile moderno e classico ma i due erano disposti in modo tale da non stonare l’uno con l’altro e da rendere la casa davvero accogliente.
 
“Entra Valerie” disse Danielle aprendo la porta di una camera ed entrando.
Accolsi l’invito e la seguii varcando la soglia di quella che aveva tutta l’aria di essere la stanza di Danielle e immediatamente ne ebbi la conferma appena diedi un’occhiata in giro.
Era praticamente enorme, con un arredamento principesco color panna e rosa, foto, quadri e poster appesi ovunque e tutto ciò faceva tanta, tanta invidia.
“Dove posso posare il mio zaino?” chiesi guardandomi intorno ma senza muovermi fossilizzandomi nel punto in cui ero da quando avevo messo piede in quella stanza.
“Mettilo pure sul letto” rispose facendo poco caso a me o a quello che mi avesse risposto.
“Le altre saranno qui a momenti” riprese la parola dopo pochi minuti “Sarà meglio preparare le ultime cose” aggiunge, poi si fermò a fissarmi per qualche secondo “Mi aiuti?”
“Certo” risposi immediatamente. Questa sera era meglio fare il minor numero di danni possibile.
Lasciai che Danielle mi facesse strada e poi la seguii al piano di sotto, nella cucina che tutte le cuoche vorrebbero. Spaziosa e super accessoriata.
“Ci sono delle cose pronte in frigo, tirale fuori” disse come se stesse impartendo qualche ordine ad una delle sue cameriere; altro che chiedere un favore.
“Io vado a vedere se di là è tutto ok” aggiunse e io mi limitai ad annuire prima di vederla sparire.
 
“Buonasera ragazzi” salutò i tre fratelli. “Avete preparato tutto?”
“Guarda” disse Nick indicandogli dei monitor “Abbiamo messo telecamere in ogni angolo in modo da non lasciare alcun punto scoperto.”
“Non vi perderemo d’occhio un attimo” aggiunse Kevin abbracciando e baciando la proprio ragazza.
“Però non uscite da qui dentro” si raccomandò lei dopo che ebbe salutato abbondantemente Kevin.
“Non ci vedrai ne sentirai” disse Joe buttando un occhio agli schermi dove iniziava a comparire qualche figura femminile “sarà come se non ci fossimo”
“Perfetto” sorrise fissando i tre “Allora buon divertimento. Ci vediamo dopo” si congedò andando via.
 
“Valerie?” sentii una Lex perplessa pronunciare il mio nome e immediatamente mi girai nella sua direzione.
“Ehi” la salutai da lontano con la mano.
“Che ci fai tu qui?” chiese non riuscendo a credere che quella di fronte a lei, a casa di Danielle, fossi proprio io.
“Sorpresa” dissi allargando le braccia non sapendo cosa altro dire in quel momento.
“Valerie vieni sono arrivate le altre” intervenne Danielle entrando in cucina, dove mi aveva lasciata.
“Oh Lexi ciao” salutò la mia amica con un bacio “ben arrivata tesoro” sorrise ad entrambe.
“Danielle ho fatto quello che mi avevi chiesto” dissi indicando il tavolo.
“Benissimo! Allora possiamo iniziare il party!” replicò invitandoci a seguirla con un gesto della mano.
 
“Mi dici come mai hai cambiato idea e sei venuta?” mi sussurrò Lex per non farsi sentire da Danielle mentre ci dirigevamo nel salotto.
“Danielle mi ha praticamente rapita!” spiegai anche io sottovoce “Non mi ha lasciato scelta”
“Be’ allora devo ringraziarla” disse e io le lanciai immediatamente uno sguardo esterrefatto “Sono contenta di averti qui” aggiunse poi abbracciandomi e io ricambiai immediatamente.
 
La prima parte della serata trascorse senza troppi problemi tra smalti, cibo e film ma sapevo benissimo che era solo la quiete prima della tempesta che infatti non tardò ad arrivare.
 
“Ragazze ieri sera sono uscita con Nick” disse dal nulla Melanie prendendo un sorso dalla bottiglietta di coca cola che aveva davanti a se. Coca cola light, convinta davvero che non la facesse ingrassare.
“Ma davvero?” rispose immediatamente Lex posando lo sguardo su di lei.
“E cosa avete fatto?” aggiunse Danielle con sguardo compiaciuto in direzione di Melanie anche se sembrava non essere indirizzato a lei.
“E’ già la terza volta che usciamo insieme” spiegò entusiasta e potevo vedere il fumo uscire dalle orecchie di Lexi. “Comunque mi ha portata in un locale a bere qualcosa”
“E poi? Siete andati da lui?” intervenne Paris, un’altra delle amiche di Danielle.
“No, ma ci siamo dati da fare sui sedili posteriori della sua auto” disse sorridendo “Ha detto che è stato il miglior sesso della sua vita”
“Stronzate!” rispose Lexi attirando immediatamente l’attenzione su di se.
“Cosa dici?” chiese Melanie infastidita da questo intervento da parte della mia migliore amica.
“Sono solo stronzate!” ripeté “Ha detto a me la stessa cosa dopo che lo abbiamo fatto alla sua festa di compleanno”
“Questa è bella” disse Danielle iniziando a ridere “Scusatemi ragazze subito vengo”.
 
“Ma che figlio di puttana”  disse entrando nella stanza “Dici a tutte le ragazze le stesse cose?”.
Lui non rispose, si limitò a sorriderle compiaciuto.
“A qualcuno piace divertirsi prendendo in giro le ragazze” disse Kevin dando un colpetto al fratello minore.
“Che combinano?” domandò poi Danielle avvicinandosi a Joe e i monitor.
“Parlano delle loro esperienze indimenticabili credendo ognuna di loro di essere un’ottima scopata” le rispose Joe indicando lo schermo. “E per esperienza personale nessuna di loro è stata la migliore scopata della mia vita”
“Ne’ della mia” aggiunse Nick ridendo e avvicinandosi a noi.
“Ma da quello che raccontano un altro giro potrei farlo, per divertirmi un po’” disse nuovamente il mezzano
“La nostra amica invece che fa?” Kevin si aggiunse al discorso.
“Sta in silenzio” rispose Joe “Mentre le altre si vantano di lavoretti fatti in modo magistrale, compresa la sua amica a Nick” fece una pausa guardando il fratello “Lei sta li e ascolta senza intervenire”
“Adesso ci penso io” disse Danielle allontanandosi ed uscendo da li.

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Capitolo 12
*** Welcome to my Life ***


Come promesso sono tornata con la restante parte del capitolo! =D Grazie a tutte per le meravigliose recensioni!! Vi adoro!!
Scusate un attimo ma vorrei dire una cosa alla mia cara Lidia.. SHERLOOOOCK PERO' ORA BASTA SGAMARMI LA TRAMA XD ahahah spero che in questo capitolo troverai le tue risposte xD almeno qualcuna ahahahah



“Cosa mi sono persa?” chiese appena tornata tra noi.
“Paris ci stava raccontando della sua volta con l’allenatore della squadra di basket” rispose prontamente Melanie sorridendo a Danielle la quale ricambiò poco interessata.
“Valerie e tu non ci racconti niente?” chiese poi a me facendo rivolgere l’attenzione di tutte dalla mia parte.
A quella domanda rimasi di sasso. Non mi aspettavo che mi chiedesse qualcosa, figuriamoci qualcosa del genere, ne’ che si ricordassero della mia esistenza. Almeno non proprio ora.
 
-oh merda. Inventati qualcosa alla svelta Valerie, prima che sia troppo tardi-
 
“Ehm io” balbettai iniziando a torturarmi le mani “Non mi piace parlare molto di me” sorrisi cercando di sembrare il meno tesa possibile.
“Avanti tutte abbiamo raccontato qualcosa. Adesso tocca a te” disse Paris.
“Sarai sicuramente stata almeno una volta con un ragazzo, vero Valerie?” chiese Danielle attirando sempre più attenzione su di me e portandomi a desiderare di diventare minuscola come un granello di sabbia.
Sentivo gli occhi di tutte le ragazze su di me come se fossi sotto accusa per un reato e tutto ciò era tutt’altro che confortevole.
Sentii chiaramente il rossore iniziare a diffondersi sulle mie guancia e abbassai istintivamente lo sguardo.
Avrei fatto bene ad aprirmi con quelle ragazze raccontandole i miei segreti? Il mio istinto mi diceva che sarebbe stato un grandissimo errore ma cosa avrei potuto inventare?
Non sapevo cosa dire; non sapevo cosa fare ed ero sicura che mi sarei pentita di qualunque cosa avessi detto o fatto.
 
“Valerie?!”  sentii la voce di una di loro chiamarmi. “Sei ancora tra noi?”
“Si!” risposi alzando finalmente gli occhi.
“Voglio una risposta”  intervenne Danielle.
“Ci sarà pur stato un ragazzo che ti piaceva con la quale sei andata a letto” disse Melanie.
“Ovviamente non il fratello del mio ragazzo. Lui è troppo per te”
“Cosa?” chiesi incredula puntando lo sguardo su Danielle.
“Non fare la finta tonta. Sai di cosa sto parlando” spiegò sostenendo il mio sguardo.
“Credo tu abbia sbagliato persona” dissi quanto più fredda possibile.
“Non provare a fare questo giochino con me Valerie”. Si alzò e si avvicinò a me “Tutti sanno che ti piace Joe”.
 
Come diavolo faceva lei a saperlo? Questo doveva essere per forza un incubo.
Nessuno a parte Lex lo sapeva e lei non lo avrebbe mai detto a nessuno, a maggior ragione a colei che avrebbe potuto rendermi la vita un inferno se avesse saputo una notizia così.
 
“Mi dispiace ma non è così” negai ma la voce tremante mi rendeva tutt’altro che credibile.
“E’ inutile che fingi, è stata la tua amica a dirmelo” ribatté indicando Lexi.
“Non mettere in mezzo Lex” la interruppi “Lui non mi piace e in ogni caso Lexi non verrebbe mai a dire qualcosa del genere a te, vero?” dissi girandomi immediatamente nella sua direzione ma il suo sguardo mi induceva a pensare che le parole di Danielle non erano affatto cazzate.
“Lex vero che non è così?” ripetei di nuovo aspettando una sua smentita.
“Valerie ti giuro che non le ho detto niente” affermò avvicinandosi a me ma io istintivamente mi ritrassi.
“Mente” si intromise Danielle “E’ così evidente”
“Lexi come hai potuto farmi una cosa del genere?” chiesi allontanandomi ulteriormente da lei con le lacrime che combattevano per uscire.
“Credimi Valerie, io a Danielle non ho mai detto nulla” disse di nuovo, anche lei con gli occhi lucidi.
“E allora spiegami come fa lei a sapere una cosa che sapevi solo tu?” gridai piena di rabbia e delusione.
“Io.. io davvero non lo so” spiegò singhiozzando e provando di nuovo ad avvicinarsi a me ma io mi allontanai nuovamente.
“Te lo dico io come stanno le cose”  parlò di nuovo Danielle “E’ vero lei non mi ha mai detto che ti piace Joe” disse spostando lo sguardo tra me e Lex “Lei lo ha detto a Nick che a te piace suo fratello” aggiunse.
“Alla sua festa Nick aveva notato delle strane reazioni da parte tua ai comportamenti di Joe così nel gioco delle coppie mi ha chiesto di imbrogliare” spiegò “Una volta pescato il tuo nome mi ha dato il fogliettino con il nome di Joe in modo da vedere se le sue teorie erano fondate".
“E cosa c’entra lei in tutto questo?” domandò Paris squadrando ed indicando Lex.
“Io ho confermato a Nick quello che voleva sapere” disse con lo sguardo basso per paura di incontrare il mio “Mi aveva invitata a raggiungerlo al piano di sopra ed io l’ho fatto” iniziò a raccontare.
“Lì abbiamo iniziato a baciarci, a divertirci e soprattutto a bere. Per quanto io regga bene l’alcool quella sera bevvi un po’ troppo e così quando lui mi chiese se tu provassi qualcosa per suo fratello io gli dissi la verità” spiegò mortificata “Ma se potessi tornare indietro non lo rifarei mai Valerie”
 
Alla parole verità il mio cervello mi aveva totalmente disconnessa dalla situazione e da ciò che stava accadendo intorno. Quelle parole caddero come un macigno su di me.
La mia migliore amica mi aveva tradita.
L’unica persona al mondo di cui mi fidavo mi aveva tradita andando in giro a raccontare i miei segreti, cose che conosceva solo lei e che io le avevo raccontato perché mi fidavo di lei.
 
“Valerie io non l’ho fatto a posta”
“Vaffanculo Lex” gridai con le lacrime agli occhi “io mi fidavo di te”
“E’ stato un grandissimo  errore il mio ma non l’ho fatto intenzionalmente” provò a giustificarsi ma ciò non faceva altro che accrescere la mia rabbia.
“Tu hai tradito la fiducia che io avevo riposto in te Alexandra!” continuai con lo stesso tono di prima “Hai mandato tutto a puttane, la nostra amicizia e tutto quello che siamo per un fottutissimo figlio di puttana”
“Valerie ti giuro che mi dispiace” disse piangendo ma le sue lacrime non scalfivano ne’ la mia rabbia ne’ tantomeno la mia delusione.
“Sai cosa? Se tu mi avessi detto la verità fin dall’inizio invece di rifilarmi una bugia dietro l’altra come stai facendo da una settimana, forse le cose sarebbero potute andare in modo diverso” continuai a gridare con tutta la rabbia e la delusione che avevo in me.
“Ma a quanto pare tu non riponi in me la stessa fiducia che io ho in te”
“Avevo paura della tua reazione”  si giustificò ma sembrava poco convinta di ciò che stesse dicendo.
“Vaffanculo Lex! Vaffanculo!” dissi avvicinandomi alla porta “Dimenticati della mia esistenza” sussurrai poi uscendo da lì.
 
Mi diressi il più velocemente possibile verso la stanza di Danielle per recuperare le mie cose e scappare via da lì il prima possibile. Infilai la felpa e senza neanche allacciare le scarpe mi precipitai fuori di lì imbattendomi però nelle ultime persone che avrei voluto vedere nell’intero mondo.
“Ciao” salutò Nick sorridendo.
Non riuscii neanche ad alzare lo sguardo. Non dopo che ero venuta a conoscenza del fatto che loro sapessero dei miei sentimenti.
Ora tutto tornava. Gli sguardi di Nick, il suo scherzetto a scuola, il pigiama party. Tutto.
Era stato tutto pianificato per prendersi gioco di me ed io come la stupida gli avevo servito il divertimento su un piatto d’argento.
Mi asciugai una lacrima dalla guancia e senza ricambiare il saluto scappai via da lì.
 
Corsi per mezz’ora, forse anche di più, nel silenzio e nel buio della notte.
Mi sentivo ferita, presa in giro, e sarei solo voluta scappare via.
Ero stanca di essere me stessa, di essere circondata da persone false, persone che si prendevano gioco di me, persone che non mi capivano e a cui non importava nulla di come mi sentissi.
Ero stanca di fingere, di non sentirmi mai abbastanza, di nascondere quel che provavo.
Stanca di soffrire, di cadere in pezzi e non avere mai nessuno pronto a prendersi cura di me.
Odiavo la mia vita e il mondo che mi circondava. Mi sentivo costantemente fuori posto, costretta a vivere in un mondo che non mi apparteneva per niente.
Un mondo che mi vedeva sorridere ma che non sapeva quello che in realtà provavo all’interno.
 
“Vi siete divertiti?” chiese immediatamente Danielle appena vide i ragazzi entrare nel salotto ormai rimasto semi deserto.
“Tantissimo” rispose Nick.
“E’ stato uno spasso” commentò invece Kevin. Poi l’attenzione di spostò tutta su Joe.
“Per quale cazzo di motivo non mi avete detto nulla di quella sfigata e del vostro piano?” sbottò rivolgendosi particolarmente a Nick e Danielle.
“Rilassati bro” disse Nick invitandolo a calmarsi “Volevamo solo farti una sorpresa”
“Sorpresa di sto cazzo visto che per colpa sua sono stato messo in punizione mentre per colpa vostra l’ho pure baciata” si sfogò camminando avanti e indietro per tutta la stanza.
“Quel giorno non sembrava dispiacerti” osservò Danielle.
“Per forza era strafatto” commentò Kevin sorridendo.
“Non te la prendere Joe, ognuno ha i propri problemi con i quali far fronte” disse Danielle prendendolo in giro e porgendogli una cosa.
“E questo cos’è?” chiese rigirandosi tra le mani quello strano quaderno rosa e sfogliandolo rapidamente.
“E’ di Valerie” disse Nick indicando l’oggetto “L’ho trovato prima nella stanza di Danielle”.
“E cosa dovrei farci io con questo?” domandò sfogliando distrattamente qualche altra pagina.
“Fratello ci sono scritte più cose su di te su quel quaderno che in una tua eventuale autobiografia” rispose il minore dando una pacca sulla spalla al fratello prima di uscire dalla stanza insieme agli altri lasciandolo lì da solo.

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Capitolo 13
*** This is the hell! ***


Sono tornata!!! Lo so, lo so faccio schifo!!! è da un mese quasi che non aggiorno!! Non ho scuse!! Capirei se vi foste stancate della mia storia!!!
Comunque vorrei ringraziare lo stesso tutte voi per i bellissimi commenti che mi lasciate e soprattutto un pensiero alle 8 persone che hanno messo questa storia tra le storie seguite!!! Io vi amooooo!!!
Ok questo è il merda-capitolo... stiamo per entrare in una nuova fase della storia quindi.. spero vi piaccia xD


“..Potrei restare qui a fissarlo per ore senza mai stancarmi.
Chi sa a cosa sta pensando.. ha il volto così rilassato e sereno. Sorride e io non riesco a staccare gli occhi da quelle morbide labbra leggermente curvate in un impercettibile sorriso.
E’ così diverso quando è da solo.. Sembra quasi un’altra persona…”
 
“Oggi Lex mi ha costretta a guardare gli allenamenti della squadra con lei e inevitabilmente il mio sguardo si è posato su di lui.
Mi piace vederlo sul campo da football.. lì non ci sono finzioni o maschere da tenere. Sul campo vedo ciò che è in realtà, un ragazzo appassionato, carismatico, divertente e pieno di energia.. il ragazzo che amo..”
 
“..Mi ha baciata! Lui mi ha baciata! Credo di non essere mai stata meglio in tutta la mia vita.
Stasera Joe mi ha baciata.. Non avrei mai creduto ad una cosa del genere se me l’avessero raccontata, se mi avessero detto che un giorno Joe Jonas mi avrebbe baciata.
Sentire quelle labbra a contatto con le mie è stato semplicemente paradisiaco. Vincere alla lotteria non sarebbe minimamente paragonabile a ciò che ho provato quando ho sentito le sue perfette labbra posarsi sulle mie..”

 
“Ragazzi ho bisogno della vostra attenzione” gridò la professoressa di chimica per sovrastare il caos che c’era in aula già alla prima ora di lezione.
 
Questa sarebbe stata di sicuro una giornata infernale e le premesse c’erano già tutte.
Avevo passato tutta la notte a piangere e il fatto che mia madre avesse ignorato i miei occhi rossi e voce rotta questa mattina non migliorò affatto la situazione.
A peggiorare ulteriormente le cose c’era il mio orario scolastico che dopo tutto quello che era successo a casa di Danielle mi obbligava a passare le prime tre ore della giornata in aula con Lex, lei e Joe e il fatto che non riuscissi a trovare il mio solito quaderno rosa.
La mia speranza era che queste ore passassero in fretta, che non fossi costretta a stare a stretto contatto con nessuno di loro e che soprattutto il trucco facesse il suo lavoro in modo da non dare nell’occhio.
 
“Devo parlarvi di alcune cose molto importanti che riguardano voi dell’ultimo anno” aggiunse non appena ebbe l’attenzione di tutti.
“Prima di tutto il test che ci sarà esattamente tra un mese e mezzo a partire da oggi e che inciderà del 50% sulla vostra ammissione agli esami finali” spiegò la signorina Grey lasciando più di metà della classe a bocca aperta.
“Prof è uno scherzo vero?” chiese qualcuno dalle ultime file facendo ridere quasi tutti.
“Assolutamente no!” ribatté Miss Grey “Quindi d’ora in poi vi conviene seguire le lezioni e studiare” aggiunse lanciando uno sguardo in direzione di Joe e dei suoi amici che raramente erano presenti alle lezioni.
 
In realtà questa era la seconda volta, da quando era iniziato l’anno scolastico, che li vedevo in aula ma avrei decisamente preferito che anche oggi si fossero assentati, soprattutto perché sentivo il suo sguardo su di me e tutto ciò mi metteva a disagio.
Sicuramente Danielle e Nick gli avevano già detto tutto, a meno che non lo sapesse già, quindi quei suoi sguardi bruciavano come fuoco sulla pelle.
Potevo solo sperare che non stesse pensando a qualcosa per prendersi gioco di me o peggio farmela dato che doveva odiarmi ancora di più ora che sapeva come stavano le cose.
 
“La seconda notizia che vi interessa riguarda i vostri crediti scolastici e le attività extracurriculari” riprese a parlare la professoressa dopo un veloce scambio di idee riguardo il test.
“Molti di voi svolgono già attività in grado di fargli guadagnare qualche credito extra, due esempi sono Danielle e Joe, rispettivamente capitano delle cheerleader e della squadra di football” disse lanciando uno sguardo in direzione prima dell’uno, poi dell’altra i quali annuirono soddisfatti.
“altri invece non ne hanno affatto bisogno perché i loro soli voti sono già sufficienti a raggiungere un numero di crediti elevato” spiegò lanciando altre occhiate qua e la.
“Quindi professoressa?” chiese Danielle fiera del fatto che la professoressa l’avesse nominata.
“Quindi per chiunque non svolgesse alcuna attività extra egli è pregato di recarsi domani pomeriggio presso l’auditorium della scuola per le audizione per lo spettacolo che metteremo in scena a fine anno” concluse compiaciuta.
“Cosa?” dissi d’impeto, forse a voce un po’ troppo alta, non volendo credere alle mie orecchie.
“Qualcosa che non va signorina Scott?” la prof, come tutti in classe, si rivolse verso di me facendomi pentire immediatamente della mia reazione.
 “No è tutto ok signorina Grey, mi scusi” risposi sentendo le mie guancia avvampare.
 –sei un’idiota Valerie. Adesso tutti sanno che dovrai prender parte all’audizione- mi rimproverai mentalmente.
“Benissimo. Allora vi aspetto domani. Ovviamente anche gli altri sono invitati a venire qualora ne avessero voglia o bisogno” disse in fine cominciando la lezione.
 
Questa era la ciliegina sulla torta della mia giornata, ed erano solo le 8:30.
Avrei dovuto fare un’audizione, probabilmente davanti alla maggior parte dei ragazzi dell’ultimo anno, tutto per uno stupido spettacolo scolastico; e neanche mi piaceva la recitazione.
Non ce l’avrei mai fatta. Non con il mio carattere. Non con tutti i pensieri e problemi che mi passavano per la testa. Soprattutto non se i miei problemi avessero deciso di prender parte allo spettacolo.
Ero timida, insicura, chiusa.. l’opposto di quel che un’attrice dovrebbe essere. In più ero rimasta totalmente sola, con problemi molto più grandi a cui far fronte e a quanto pare un’imminente test da non sottovalutare.
 
“Valerie possiamo parlare?”
“Dammi un buon motivo per il quale dovrei ancora voler parlare con te” risposi acida mettendo le mie cose in borsa, pronta a lasciare quell’aula.
“Valerie ti prego” disse in un sospiro “E’ vero ho sbagliato e tu hai ragione ad avercela con me ma ti prego, Valerie ti scongiuro non mandiamo tutto all’aria per un errore”
“Tu lo chiami un errore Lex?” mi rivolsi verso di lei più arrabbiata che mai. “
Sei andata a sputtanare i miei segreti all’ultima persona al mondo alla quale li avrei detti e tutto questo per cosa? Una fottuta scopata con quel gran figlio di puttana di Nicholas” gridai dimenticandomi completamente del resto delle persone ancora presenti in aula.
Lex non rispose nulla, si limitò solamente a fissarmi  con gli occhi lucidi ed annuire, come se solo ora si stesse rendendo veramente conto di quello che era successo.
“Ora scusami ma devo andare” dissi cercando di rimanere il più fredda e distaccata possibile.
“Certo..” più che una parola fu un sospiro “Scusami Valerie”.
Appena sentii quelle due ultime parole mi precipitai fuori incapace di reggere ancora quella corazza e immediatamente ricominciai a piangere.
Vedevo quanto Lex fosse dispiaciuta e quanto anche lei ci stesse male per tutto quello che era successo ma in quel momento non ce l’avrei fatta a passare su tutto e far finta di nulla.
Faceva troppo male.
Sapevo che prima o poi l’avrei perdonata, senza di lei le cose erano anche peggio, ma mi ci sarebbe voluto del tempo; tempo per perdonare, dimenticare e fidarmi ancora una volta.
 
Mi asciugai le ultime lacrime e dopo essermi data una sistemata uscii fuori dal bagno andandomi a scontrare con qualcuno.
“Scusa” dissi immediatamente abbassandomi a raccogliere le mie e le sue cose, ma quando tra i quaderni caduti lessi il nome Jonas sentii le gambe non reggere più e finii per terra.
Non avevo neanche il coraggio di alzare lo sguardo per vedere quale dei tre fosse.
Mi feci forza e raccolsi tutte le mie cose. Mi alzai e sempre senza alzare lo sguardo feci un passo per andar via ma una mano si strinse intorno al mio braccio e mi fermò.
“Dobbiamo parlare” era un ordine, non un invito.
Iniziai a tremare e ad agitarmi. Non sapevo dove tutto ciò mi avrebbe portata e avevo paura.
“In realtà ho lezione”  dissi in un tono di voce quasi impercettibile ma lui non mollò la presa.
“Non mi sembra di averti dato la possibilità di rifiutarti” ribatté tirandomi più vicina a lui “seguimi” ordinò di nuovo costringendomi ad andare con lui.
Ero terrorizzata. Cosa avrebbe mai voluto adesso Nick Jonas da me?

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Capitolo 14
*** Trust Games ***


Prima di postare questo capitolo, mi scuso per la mia assenza durata 9 mesi, una gravidanza praticamente, e voglio ringraziare una persona, la stessa che già la prima volta mi ha invogliato a scrivere questa storia e che ora, 1 anno dopo, è ancora qui con me a darmi la carica e la voglia di scrivere.. GRAZIE LIDIA <3

Terrore. Puro Terrore.
Questo era il sentimento predominante che mi accompagnava tra i corridoi dell’ultimo piano attraverso i quali Nick mi stava scortando.
Camminava dietro di me in totale silenzio, religioso oserei dire, e anche se non potevo constatarlo ero sicura del fatto che non mi avesse staccato per un minuto gli occhi da dosso.
“Manca ancora molto?” chiesi titubante, sperando che il tutto finisse il prima possibile.
 
Mi spaventava Nick e ancor di più mi spaventava restare da sola con lui dopo tutto quello che era successo.
Era diverso dai fratelli.
Non amava mettersi in mostra come Joe; non amava avere decine di leccaculo alle spalle come loro; non amava terrorizzare i nuovi arrivati o tutte le cazzatine che faceva Kevin. Nick non era nulla di tutto ciò eppure lo aveva e non perché fosse il fratello di Kevin o di Joe.
Conduceva la sua vita tra musica e altro, passando molto tempo da solo o con i pochi amici di cui si fidava, eppure al suo minimo cenno o passaggio tutto taceva. Più di quanto non accadesse con i fratelli.
 
“Siamo arrivati” disse fermandomi d’avanti ad una porta che probabilmente apparteneva a qualche laboratorio. “Entra” aggiunse quindi con lo stesso tono imperioso usato precedentemente.
Posai la mano sulla maniglia senza però compiere alcuna azione. Tremavo e continuare a sentire il suo sguardo fisso su di me non aiutava a calmarmi.
“Nick, io..” provai ad accennare qualcosa girandomi verso di lui ma il mio tentativo fu smorzato sul nascere. Non servirono parole. Il suo semplice sguardò bastò a farmi capire che ancora una volta la sua non era una richiesta ma un ordine da eseguire ed in fretta.
-Coraggio Valerie, se sopravvivi a questa puoi sopravvivere a tutto.-
Raggruppai tutte le forze che avevo e finalmente aprii la porta entrando nell’aula seguita immediatamente da lui che poi la richiuse alle nostre spalle. Si sedette sulla cattedra facendomi cenno di sedermi di fronte a lui e più spaventata che mai assecondai la sua volontà.
Intorno a noi regnava ancora una volta il silenzio e io non potevo far a meno di pensare al cosa volesse da me, perché mi avesse portata lì e come avrei fatto ad uscire da tutta questa situazione.
 
“Immagino tu ti stia chiedendo cosa ci facciamo qui” intervenne facendo focalizzare la mia attenzione su di lui. Lo guardai per un attimo per poi subito riabbassare lo sguardo.
“Cosa vuoi da me Nick?” domandai con voce tremante, specchio di quello che faceva il mio corpo in quel momento.
“Rilassati” disse alzandosi e avvicinandosi lentamente “siamo qui solo per parlare. Considerala una chiacchiera tra amici” sussurrò la seconda parte al mio orecchio facendomi rabbrividire.
Mi strinsi nelle spalle e cercai di distogliere l’attenzione da lui sperando così che si allontanasse da me.
“Volevo farti vedere una cosa che ho trovato a casa di Danielle” riprese la parola tornando alla cattedra e afferrando la sua borsa. “Per caso lo riconosci?”
Alzai lo sguardo e lo vidi. Era lui, il quaderno in cui era racchiusa tutta la mia vita, ed era nelle mani di Nick.
“Nick.. Ti prego ridammelo” dissi facendo uno scatto in avanti con le lacrime agli occhi.
Vedere quell’oggetto nelle sue mani mi faceva sentire come nuda, priva di ogni protezione. Tutti i miei più intimi segreti, le mie emozioni, i miei sogni e desideri, i miei pensieri e speranze, le paure, i problemi, tutto era racchiuso in quelle pagine e l’idea che le avesse lette mi faceva sentire come se avessi una voragine all’interno che niente e nessuno avrebbe mai potuto colmare.
“L’ho trovato molto interessante sai.  Soprattutto le pagine in cui si parla di mio fratello” disse sfogliando le pagine davanti a me e ad ogni foglio che scorreva sentivo una parte di me andare in pezzi. “Questa pagina mi è piaciuta particolarmente:
- Lex stasera mi ha raccontato di essere andata a letto con Nick e per tutto il tempo che sono stata li ad ascoltarla non ho potuto fare a meno di pensare a come sarebbe fare l’amore con Joe.-
“Ti scongiuro Nick ridammi quel quaderno” alzai la voce facendo un ulteriore passo verso di lui.
“Aspetta che adesso viene la parte più bella” rispose ridendo, facendomi sentire sempre più male.
-mi fa sentire in paradiso il solo pensare di avere il suo corpo stretto al mio, le sue braccia che mi avvolgono in un forte abbraccio e mi tengono al sicuro vicino al suo petto- adoro questa pezzo”
“Nick” fu l’unica cosa che riuscii a dire prima di lasciarmi cadere verso il basso e piangere. Non avrei mai immaginato di potermi sentire così umiliata e devastata. Stava distruggendo tutto quello che ero pezzo dopo pezzo e per lui questo era solo un gioco.
“Se vuoi possiamo fare in modo che Joe non legga mai queste pagine” disse accovacciandosi davanti a me ed alzandomi la testa in modo che potessi guardarlo. “Può rimanere in nostro piccolo segreto”.
Ero totalmente spiazzata. Non sapevo cosa dire e soprattutto se avessi potuto credere a quelle parole.
“Quindi me lo ridarai?” chiesi asciugandomi l’ennesima lacrima che stava rigando la mia guancia.
“Certo, ma dovrai venire a prendertelo domani pomeriggio a casa mia” disse rialzandosi e porgendomi una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.
“Perché domani? E chi mi assicura che nel frattempo non lo darai a Joe?” domandai senza pensarci su due volte.
“Il gioco è nelle mie mani” rispose venendomi alle spalle e poggiando le mani sui miei fianchi “tu puoi fidarti di me e venire domani a riprenderti il quaderno o non puoi” sussurrò “ma le regole sono queste e se tu non le rispetterai stai certa che ogni singola riga di queste pagine verrà letta non solo da Joe, ma dall’intera scuola” concluse facendomi rabbrividire ancora una volta.
Ero con le spalle al muro e l’unico modo che avevo per uscire da questa situazione era assecondare le sue richieste così a malincuore accettai la sua proposta.
“Ci vediamo domani alle 6pm. Non fare tardi” disse con un sorriso mentre si spostava di nuovo di fronte a me. “Ciao Valerie” sussurrò prima di lasciarmi un bacio all’angolo della bocca e andare via.
 
Non potei fare a meno di notare quel suo gesto sicuramente non involontario ma al momento quello non poteva essere il primo dei miei problemi così decisi di non dargli peso e di scappare via da quell’aula sperando che una volta uscita tutto quello che era successo lì dento si tramutasse in un sogno.
Sperai con tutta me stessa che quanto appena successo non fosse mai accaduto ma fu tutto inutile. Purtroppo questa era la realtà, la più amara e spaventosa che avessi mai dovuto affrontare e se non avessi assecondato le volontà di Nick, questa sarebbe stata anche peggio di così.
 
“Nick dove sei stato? Ti ho cercato ovunque” disse Kevin affiancandosi al fratello minore che a passo svelto si dirigeva verso l’esterno.
“In giro.. C’è qualcosa che devi dirmi?” rispose senza far trapelare alcuna emozione.
“Domani hai le prove con la band per il musical che stanno organizzando. La professoressa ha detto che vuole parlarti e che domani pomeriggio dovrai aiutarla fino alle 6pm” spiegò il maggiore.
“Dov’è Joe?” ribatté dando poca importanza a quanto appena riferitogli da Kevin.
“è nel bagno con quella di storia e ha detto di non disturbarlo” gli comunicò Kevin. “Perché lo cerchi?” continuò poi.
“Devo parlargli” rispose semplicemente Nick accelerando il passo e dirigendosi verso il bagno.

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Capitolo 15
*** An unexpected surprise ***


Guess who's back? ahahahah già sono io! ma poiché non aggiorno questa storia da due anni non mi aspetto molto xD giusto mi andava di continuare a scrivere e postare se mai a voi tornasse la voglia di leggere qualcosa sui Jonas Brothers. xoxo
E niente.. con questo vi lascio al capitolo!


Si osa dire che per tutto c’è una spiegazione.
Ogni azione, ogni gesto è spinto da una motivazione e ciò che ne segue non è altro che la conseguenza degli atti posti in essere da noi persone.
Forse tutto questo un proprio senso ce lo avrà pure, magari un senso che va al di là di noi semplici uomini, ma nonostante questo io non riuscivo a spiegarmi il perché di tutto quello che mi stesse accadendo.
Non capivo quale mia azione avesse spinto Danielle e i fratelli Jonas ad agire contro di me. Quale mio gesto avesse dato inizio alla catena di reazioni che mi si stavano scagliando contro. L’unica cosa che mi appariva estremamente chiara era che tutti loro ci provassero gusto a farmi soffrire, a umiliarmi di continuo e prendersi gioco di me.
 
I miei pensieri si rincorrevano e si intrecciavano cercando di trovare una spiegazione a tutto ciò e senza neanche rendermene conto mi ritrovai davanti la porta dell’auditorium della scuola.
Erano le 4:00pm e il caos regnava sovrano da quelle parti. C’era chi correva, chi gridava cercando di attirare l’attenzione, chi spostava materiale di scena per preparare il palco alle audizioni e chi si rilassava godendosi la scena.
Un piccolo sorriso mi si formò sul viso a vedere tanto disordine in così poco spazio ma presto il divertimento fu rimpiazzato dalla preoccupazione e dall’ansia di dover salire io stessa su quel palco nel giro di pochi minuti.
“Buon pomeriggio ragazzi. Buon pomeriggio ragazze. Benvenuti al corso di teatro” così ci salutò Mrs. Cooper facendo gli onori di casa dal palco. “Come tutti saprete stiamo allestendo uno spettacolo teatrale per la fine di quest’anno per cui invito tutti i presenti a mettere il massimo impegno e dedizione nel vostro lavoro, qualsiasi sia il ruolo che vi verrà assegnato” terminò per poi scendere dal palco.
Ancora qualche minuto e iniziarono le audizioni. I primi ad essere sottoposti al provino furono coloro che si presentarono per il ruolo di protagonisti e poi successivamente iniziammo ad essere chiamati anche noi altri.
 
“Valerie Scott” sentii chiamare il mio nome tutto d’un tratto “è presente la signorina Valerie Scott?” aggiunse poi Mrs Cooper girando la testa su entrambi i lati alla ricerca di qualcuno che corrispondesse al nome e cognome appena nominati; quel qualcuno che ero proprio io.
-Tocca a me- mi dissi mentalmente mentre sentivo già il rossore invadermi il viso. -Coraggio Valerie ce la puoi fare. Non dare nell’occhio, non cadere per i gradini e vedrai che anche questa sarà fatta - mi incoraggiai successivamente sperando di trovare così la carica giusta per affrontare questa, che per me, era una vera e propria avventura, per cui dovetti raccogliere tutto il coraggio di cui disponevo al fine di palesarmi sul palco dinanzi a tutti i miei compagni.
 
Timidezza, goffaggine e poca affinità con le persone non sono mai state la base ideale per fare teatro però in quel momento vedevo quell’opportunità come un occasione da non sprecare in quanto poteva aiutarmi proprio a superare o meglio levigare quegli aspetti del mio carattere che molto spesso mi avevano portato a ritrovarmi da sola.
Inoltre vedevo questa possibilità anche come un occasione per riscattarmi, in un certo senso, dalle umiliazioni subite ultimamente e per dimenticare, almeno per un po’, quello che mi attendeva a seguire, già a partire dal tardo pomeriggio di quella stessa giornata.
Un momento che da un lato desideravo arrivasse presto così sarei potuta tornare in possesso del mio quaderno e con esso della mia parte più intima, anche se ormai la sentivo totalmente violata, usurpata, abusata. Dall’altro lato però volevo che lo stesso momento arrivasse il più tardi possibile poiché lo scoccare delle 6pm avrebbe segnato l’ora del mio ingresso nella tana del lupo e le probabilità di uscirne del tutto indenne non erano per niente a mio favore.
 
“è lei la signorina Scott?” chiese Mrs. Cooper una volta che mi fui posizionata al centro del palco.
“Si sono io” annuii a voce bassa, iniziando a tormentarmi le dita delle mani.
“Perfetto. Ci faccia vedere cosa ha preparato per noi” riprese la parola un’ultima volta, per poi lasciare l’intera scena a me.
 
Dato il poco tempo avuto a disposizione per prepararmi, avevo portato il monologo di Valerie Landsburg in Fame, ma per quanto fosse ridotto e per quanto le parole di questo pezzo ben si prestassero a descrivere la mia vita, facevo una fatica immensa a far uscire ogni parola dalla mia bocca.
“Il mio nome non ha importanza, tanto la maggior parte delle volte la gente neanche se lo ricorda”
Questa frase mi aveva sempre rispecchiata. Per tutti ero sempre stata invisibile e infondo la cosa non mi dispiaceva più così tanto. Ormai avevo imparato a conviverci e visto l’andamento dell’ultimo periodo, in cui il mio nome sembrava essere la parola preferito sul dizionario della famiglia Jonas, non mi sarebbe affatto dispiaciuto tornare ad essere semplicemente la solita invisibile Valerie.
“Certe volte vorresti metterti ad urlare che ti lascino stare.. e poi urli e nessuno ti sente”. Urli e nessuno ti sente, così inizi a chiuderti in te stessa, affidando la tua realtà alla fantasia, a dei pezzi di carta con la convinzione che li resteranno al sicuro per sempre, lontano dal mondo cosiddetto reale che ti circonda.
“Vuoi trovare un posto dove tu possa essere confusa, scocciata o solo tranquilla. Dove puoi essere semplicemente tu e va bene! Perché vuoi che loro amino te, la vera parte di te.. “. E questa appariva in assoluto come la parte più difficile della vita.
 
Per tutto il tempo che fui sul palco continuai a guardare per lo più un punto fisso, cercando di convincermi delle parole che lasciavo andare all’esterno e che in quella sala a parte me non ci fosse nessun altro. Quello fu l’unico modo che mi permise di portare a termine il mio provino.
“Bene signorina Scott” commentò Mrs. Cooper appena ebbi finito. “Dovrebbe essere un po’ più sciolta e meno timida ma possiamo lavorarci” aggiunse visibilmente soddisfatta nel mio più totale stupore.
“Si rechi nuovamente qui tra un paio di giorni e le faremo sapere quale parte le verrà assegnata” concluse infine congedandomi per far spazio ad un altro studente.
 
-Ho ottenuto una parte- pensai per lo più incredula.
Fin dall’inizio avevo pensato che mi avrebbero presa come aiutante del dietro le quinte e invece non so come ne perché mi ero guadagnata un ruolo nello spettacolo.
La cosa mi eccitava molto da una parte. Forse con questa realizzazione teatrale avrei potuto finalmente zittire le continue domande e critiche da parte di mia madre, e magari accrescere anche un po’ di autostima.
Dall’altro lato però non nascondevo la preoccupazione di dovermi confrontare ancora con quel palco; con qualcosa che mi appariva così grande e nuovo per me.
 
“Congratulazioni” sentii una voce alle mie spalle che mi sollevò dai miei pensieri. “Ho visto che hai ottenuto una parte” riprese la parola e finalmente mi voltai verso di lei.
“Grazie” risposi con un tono misto tra amarezza e felicità.
Avevo una gran voglia di raccontarle tutto quello che sentivo, i miei pensieri, le paure, i dubbi; soprattutto riguardo quello che dovevo aspettarmi più tardi, una volta arrivata a casa Jonas, e vedere l’espressione dei suoi occhi rendeva ancora più difficile rimanere fredda e distaccata, ma la ferita era ancora troppo fresca per essere risanata.
“Spero che andrà bene anche a te Lex” le dissi con cortesia congedandomi con un cenno e andando via.
 
Mi sarebbe piaciuto restare ancora un po’ a vedere come andavano avanti le audizioni e a vedere come sarebbe andata a Lex, ma ora avevo un problema ben più grosso da risolvere; si chiamava Nick Jonas e mi stava osservando dal lato opposto del corridoio.
Istintivamente mi girai per tornare indietro e per cambiare strada, ma in un attimo lui mi raggiunse e bloccò il mio tentativo di procedere nella direzione opposta.
“Dove vai così di fretta?” chiese costringendomi tra lui e il muro.
“Io..” dissi balbettando a sguardo basso “Ho dimenticato un libro e stavo andando a recuperarlo” .
“Non fare tardi” mi sussurrò all’orecchio riducendo al minimo la distanza tra noi. Potevo sentire il suo respiro addosso, caldo e pesante, e questo se da una parte mi spaventava dall’altra mi provocava brividi lungo tutta la schiena.
 

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Capitolo 16
*** Coming into their world ***


Ciao sono sempre io la vostra autrice pessima che non posta da tanto e ad un certo punto pretende di riprendere la storia XD Spero che qualcuno di voi troverà ancora interessante leggere le mie cazzate.. se così fosse ecco per voi un altro capitolo. 

“Forza Valerie. Fatti coraggio e bussa a quella dannatissima porta”.
Erano circa 20 minuti che da lontano fissavo la porta d’ingresso di casa Jonas senza trovare il coraggio di avvicinarmi e bussare. Dalle finestre potevo scorgere delle figure muoversi all’interno dell’abitazione ma a causa della lontananza non riuscivo a mettere a fuoco per bene i volti delle persone in movimento.
-Sembri una stalker. Sei li a fissare quella casa da ore- pensai tra me e me rimanendo però ancora ancorata al suolo.
Uscita da scuola alla fine dell’audizione, senza che me ne rendessi  conto, mi incamminai in questa direzione, ritrovandomi poco dopo faccia a faccia con l’incantevole villa Jonas. Da quando ero arrivata però ancora ero riuscita a farmi avanti, così dopo ormai 25 minuti, ero ancora all’ombra di una quercia piantata nell’isolato di fronte casa Jonas ad osservarla.
 
“Merda sono quasi le 6pm!” esclamai estraendo il cellulare dalla borsa e dando una rapida occhiata all’ora.
“Valerie devi farcela” cercai di motivarmi e di essere quanto più convincente possibile “Il premio che ti aspetta una volta entrata nella tana del lupo vale la pena di questo piccolo sacrificio”.
Avevo gli occhi puntati sull’obiettivo e mi sentivo più determinata dopo il mio discorsetto, anche se in realtà il mio corpo diceva altro poiché i miei piedi erano ancora riluttanti a muoversi e a portarmi sul marciapiede opposto.
“Forza gambe andiamo” mi diedi un colpetto fissandomi i piedi e inspirando profondamente.
 
Mi dissi quelle parole e misi in atto quel piccolo personale teatrino per convincermi ad entrare ma in realtà sapevo che era tutta una presa in giro.
Nella migliore delle ipotesi era stato solo Nick a venire a conoscenza di tutti i miei segreti, e già questo bastava a farmi sentire come se fossi legata sul fondo dell’oceano e per quanto ci provassi non riuscivo a liberarmi.
Nella peggiore aveva letto il mio quaderno a Danielle, che non avrebbe perso tempo a raccontare tutto alle sue amiche, a Kevin, che solo Dio sa a chi altro avrebbe potuto raccontarlo, e soprattutto a Joe.
 
Joseph. Cosa avrebbe pensato lui di me?
Non ero così sciocca da spettarmi un cambiamento della sua opinione nei miei confronti, sapevo bene che nonostante i miei stupidi sentimenti e quel minimo contatto avuto al compleanno di Nick lui sarebbe stato sempre qualcosa che io potevo solo limitarmi a guardare da lontano, eppure ero terrorizzata dell’idea che lui si fosse fatto di me.
Non aveva mai negato il fastidio, l’antipatia, l’astio, o in qualunque modo lo si vuol chiamare, nei miei confronti, quindi avevo paura che il venire a conoscenza di questa verità non avesse fatto altro che aggravare la situazione.
Questo mi bloccava. La paura di incontrarlo, di incrociare il suo sguardo in quella casa, di sentirmi come messa a nudo di fronte a lui, senza più difese, senza più mura da poter costruire intorno al mio cuore.
 
Il solo pensare a tutto ciò mi fece rabbrividire portandomi fuori dallo stato di trance in cui ero entrata, e solo in quel momento mi resi conto che non ero più sola, ma che c’era qualcuno di fronte a me.
“Ti senti bene?” sentii la voce di un uomo rivolgersi nei miei confronti.
“Cosa?” chiesi con la voce che mi uscii più stridula del normale, presa alla sprovvista da quella domanda.
“Ho chiesto se ti senti bene.” Ripeté “è mezz’ora che sei qui fuori a fissare in direzione di casa nostra.”
A quelle parole  sbiancai. –Merda! Brava Valerie, complimenti. Adesso anche il Signor Jonas ti crede una stalker svalvolata!- mi maledissi mentalmente per il mio comportamento.
“Emm.. Si, tutto bene signore” dissi balbettando sentendo l’imbarazzo crescere prepotentemente dentro di me. “I..io.. stavo cercando Nick”.
“Nicholas?” chiese con aria interrogativa, come se fosse sorpreso dalla mia affermazione.
-Ok Mr. Jonas ho afferrato il concetto. Non sono proprio il tipo di tuo figlio, in realtà di nessuno dei tuoi figli, ma è stato lui a chiedermi di venire quindi si rilassi.- pensai annuendo semplicemente alla sua domanda.
“Nicholas non è ancora tornato da scuola, aveva delle prove con la band” mi spiegò “Ma puoi aspettarlo dentro casa” concluse indicando con il braccio verso la direzione della sua abitazione.
“Non si preoccupi Signor Jonas, posso aspettarlo qui” Dissi cercando di dissuaderlo.
Ero già restia all’idea di entrare prima di sapere che Nick non fosse ancora tornato, e adesso che lo sapevo non avevo la minima intenzione di mettere volontariamente e in anticipo la testa nella bocca del leone.
Purtroppo però, nonostante i miei tentativi di resistere, il Signor Jonas mi costrinse a seguirlo dentro casa in modo che potessi aspettare lì il ritorno di Nick.
 
Benché ci fossi stata già una volta, appena entrata in casa non potei fare a meno di restare sasso di fronte alla bellezza e imponenza dell’arredamento di quella casa.
Lo stile era più tendente al retrò piuttosto che al moderno e ciò gli dava un fascino senza tempo.
Accomodatami nel salotto, istintivamente mi guardai intorno per capire chi c’era e cosa potessi aspettarmi, ma fortunatamente tutto sembrava tranquillo così mi rilassai un po’.
Dopo qualche minuto venni raggiunta da quella che doveva essere la madre dei ragazzi che cordialmente si presentò e mi offrì qualcosa da bere per mettermi a mio agio.
Sembrava davvero una persona affabile e gentile e ciò poneva di prepotenza un interrogativo nella mia testa: come Kevin, Joe e Nick potevano mai essere suoi figli?
Dopo un paio di minuti di cordiali chiacchiere mi scortò al piano superiore e poi in una stanza, quella che aveva tutta l’aria di essere la camera di Nick, e congedandosi con un saluto mi lasciò da sola dicendomi che potevo aspettare Nick lì.
 
-Valerie sei nella stanza di un Jonas. Nella stanza di Nick Jonas.- pensai incredula.
Mai e poi mai avrei pensato di entrare in contatto con loro in qualche modo, figuriamoci ritrovarmi nella camera da letto di uno di loro.
Mi girai intorno per dare un’occhiata e in un attimo mi sentii come immersa nel mondo di Nick. Foto, poster,chitarre, oggetti. Tutto ciò di quanto più personale gli appartenesse era intorno a me.
Scrutai con attenzione ciò che mi circondava cercando di cogliere quante più informazioni possibili in modo da potermi sentire più difesa e meno insicura nell’incontro che mi aspettava di li a poco, dal momento che lui ormai conosceva tutto, o quasi, di me.
Man mano che andavo avanti nella mia attività di Sherlock Holmes non potei fare a meno di ripensare a quanto accaduto poche ore prima. Il suo corpo vicino al mio, il respiro sulla mia pelle, i brividi lungo la schiena.
Cosa stava succedendo? Cosa significavano quei gesti? E il bacio del giorno prima? La confusione regnava sovrana nella mia testa e nessuna domanda aveva una risposta.
Dei rumori e delle voci provenienti dal corridoio mi riportarono alla realtà facendomi rendere conto in un attimo di dove è che mi trovavo realmente.
 
“Ehi Joe” disse aprendo la porta della camera del fratello e dando un occhiata al suo interno “Posso entrare?”
“E da quando mi chiedi il permesso?” rispose sorridendo facendogli cenno di entrare. “Che succede?”
“Ho sentito di una festa al Foundation stasera” affermò sedendosi sul letto stringendo a se la propria ragazza. “Tu sei dei nostri?”
“Nick che dice?” chiese asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte e riponendo il manubrio che aveva in mano sull’apposito porta manubri.
“Non l’ho ancora visto. Avevo intenzione di passare da lui dopo essere venuto da te” chiarì tranquillo.
“Hai roba per stasera?” disse ammiccando in cenno di intesa al fratello.
“Per ora solo questo” rispose passandogli un astuccio grigio di metallo “Dicono che si fumi una bellezza”.
Afferrò l’oggetto e senza indugio se ne portò il contenuto alla bocca. “Merda! Ne avevo proprio bisogno” esclamò poi facendo uscire il fumo dalla bocca.
“Procurami un altro po’ di questa roba per stasera.” Riprese la parola dopo aver fatto un altro tiro “Ho intenzione di svegliarmi domani mattina senza ricordarmi niente di quello che accadrà stanotte”
“Joe è tutto ok?” domandò Danielle aggiustandosi tra le braccia di Kevin e stringendosi a lui.
“Certo” rispose lui sarcastico guadagnandosi così un’occhiataccia dal fratello maggiore. “A meraviglia direi. E stavo proprio aspettando che tu venissi a chiedermelo Danielle”
“Non c’è bisogno di fare lo stronzo Joseph” disse secca lei, infastidita dalla risposta ricevuta.
“Ok hai ragione” si scusò “Ma sono due notti che non dormo, due giorni che non scopo, c’è il fottutissimo test di chimica da preparare di cui io non so un cazzo e poi c’è quella dannatissima ragazza con le sue dannatissime cazzate su di me.” Disse frustrato passandosi una mano tra i capelli prima di fare l’ennesimo tiro.
“Tutto qui?” chiese Kevin ridendo di gusto dello sfogo del fratello “Manda a fanculo quella verginella o se vuoi fottila tu, non dovrebbe tirarsi indietro per come sostiene di amarti” aggiunse amplificando la risata.
“E approfittandone fatti passare anche le risposte del test e hai risolto tutti i tuoi problemi” concluse Danielle cercando di soffocare le risate.
“Sapete cosa? Avete rotto i coglioni. Vado da Nick” disse uscendo sbattendosi la porta alle spalle.

 

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Capitolo 17
*** We talk love and they say it sounds crazy ***


Diciamo che sto proprio impazzendo. Però mi ha ripreso troppo scrivere questa storia e anche se è un po' tardino per sperare di ottenere "il successo" di due/tre anni fa, ci tengo comunque a condividerla con chiunque avrà voglia di leggerla.
 
Dei rumori e delle voci provenienti dal corridoio mi riportarono alla realtà facendomi rendere conto in un attimo di dove è che mi trovavo realmente.
 
Sentii una porta sbattere nelle vicinanze, presumibilmente quella di una camera da letto, e dei passi farsi più chiari e forti man mano che si avvicinavano nella mia direzione.
Incuriosita da cosa stesse accadendo al di fuori della stanza di Nick, del quale ancora non avevo avuto notizie, portai l’orecchio al muro per cercare di capire meglio cosa erano quei rumori e quelle voci, così senza nascondere un po’ di imbarazzo iniziai ad origliare.
 
“Stavamo scherzando” sentii qualcuno urlare in lontananza. Era una voce maschile e al suo interno potevo sentire una risata soffocata. Immediatamente la ricollegai a quella di Kevin e la costatazione mi fece rabbrividire.
“Fottiti stronzo” udii un’altra voce e a quel suono smisi di respirare. Era lui.
Istintivamente mi staccai dal muro e sentii il mio cuore accelerare. Stava venendo nella mia direzione.
 –Probabilmente verrà a cercare Nick- pensai iniziando ad agitarmi e a camminare per tutta la stanza.
Cosa avrebbe pensato se mi avesse trovata qui? Ma soprattutto cosa avrei mai potuto inventarmi?
-Lo sapevo che venire qui sarebbe stata una pessima idea- mi rimproverai voltandomi di scatto appena sentii la maniglia della porta muoversi. “Merda!”
Il cuore iniziò a battermi nel petto ancora più velocemente e mi sentivo come se stessi per soffocare. Rapidamente mi guardai intorno per cercare un posto dove nascondermi e il primo pensiero che mi sfiorò fu quello di entrare nell’armadio e così feci.
Riuscii a chiudere l’anta giusto un secondo prima che lo vedessi entrare nella stanza.
“Nick ci sei?” chiese addentrandosi nella stanza del fratello e guardandosi intorno alla ricerca di quest’ultimo.
 
Potevo vederlo da una piccola fessura lasciata aperta e quella visione mi faceva trattenere il respiro.
Aveva le sopracciglia corrucciate e una mano tra i capelli mentre si guardava intorno alla ricerca del fratello minore.
Indossava semplicemente un paio di pantaloncini neri, quelli che si usano per fare sport, e aveva qualche goccia di sudore che gli scendeva giù lungo la schiena.
Dovetti far appello a tutta la mia forza interiore per rimanere immobile e non crollare, dal momento che sentivo le gambe pesanti e che tremavano.
Mi sentivo intrappolata in quel piccolo spazio nella quale ero rinchiusa, però allo stesso tempo sentivo sia l’adrenalina che l’euforia crescermi dentro.
Anche se in modo non autorizzato mi stavo godendo degli attimi della sua vita personale, più che altro li stavo rubando, ma non mi sentivo in colpa. Per qualche strano motivo non sentivo di star invadendo la sua privacy ma al contrario mi sentivo sollevata, felice. Una piccola furfante in incognito.
Quel pensiero mi fece nascere un sorriso spontaneo sul viso e rese ancora più complesso non fare rumore.
“Nick?” lo sentii chiamare ancora una volta, stavolta a voce più alta, avvicinandosi alla porta per uscire.
Il suono della sua voce mi fece scendere un lungo brivido lungo la schiena e fu in quel momento che le mie gambe cedettero.
-Valerie che hai combinato- pensai mentre lo vidi voltarsi di nuovo nella mia direzione –ti prego non venire qui. Non venire qui!”
Sentii un passo ma immediatamente si arrestò quando udì qualcuno chiamare il suo nome. Era la voce di Nick. Era tornato.
“Joseph” riuscii a sentire di nuovo e a quel richiamo lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.
 
“Ci è mancato poco” buttai fuori in un sussurro uscendo dall’armadio e cercando di riprendere fiato.
Approfittando del fatto che Nick ancora non fosse arrivato mi diedi una sistemata d’avanti allo specchio tentando di ottenere un espressione il più tranquilla e normale possibile. Per fortuna la mia incursione nel guardaroba non aveva creato molti danni, quindi fu facile rendermi presentabile.
Passarono ancora pochi minuti e poi sentii nuovamente qualcuno aprire la porta e guardando in quella direzione finalmente, o per fortuna, mi trovai faccia a faccia con Nick.
 
“Ciao” provai a dire nel modo quanto più sereno possibile, ma il tremolio della mia voce e il modo in cui il mio corpo si irrigidì alla sua vista lasciavano trapelare tutto meno che la calma.
Si fermò a guardarmi, probabilmente sorpreso di vedermi o di vedermi nel suo spazio, poi senza proferire una parola mi fece cenno di sedermi sul letto. Io obbedii immediatamente e come mi fui sistemata lui prese posto di fronte a me, poggiandosi sulla scrivania.
“Da quanto sei qui?” mi chiese con aria un po’ intimidatoria, come se fosse preoccupato del fatto che fossi rimasta da sola in questa stanza per troppo tempo.
“Qualche minuto” risposi evitando di incontrare il suo sguardo indagatore fisso su di me “tua madre ha detto che avrei potuto aspettarti qui”.
Cadde il silenzio tra noi. Un silenzio nervoso da parte mia, dovuto alla situazione non confortevole nella quale mi trovavo, mentre il suo sembrava più un silenzio di riflessione, come se stesse razionalizzando l’informazione appena ricevuta e stesse pensando cosa fare.
“Nick io..” cercai di iniziare la conversazione rompendo quell’apparente tranquillità che si era creata ma lui mi interruppe prendendo la parola.
“Come fai?” chiese spiazzandomi. “Come fai a credere in tutte queste cazzate” parlò di nuovo e stavolta sventolando in aria il mio ormai famoso quadernetto.
“Nick ti prego” provai di nuovo a prendere la parola ma fui interrotta ancora da lui.
“Credi davvero che mio fratello sia il ragazzo perfetto? Davvero sei così ingenua da credere che quella bugia chiamata amore esista?” disse intensificando lo sguardo su di me e io non potei fare a meno di fissare i miei occhi nei suoi, ardenti di risentimento e rabbia.
“Se lo guardassi davvero senza lo scherno di questo, aspetta come lo definite? A già, sentimento, ti renderesti conto non solo di quanto lui non sia perfetto, di quanto lui non sia la persona che tu forse vorresti che sia, ma anche di quanto tutto ciò sia ridicolo.” Continuò senza mai rompere il contatto visivo.
“Cosa ti fa credere che amare qualcuno ti dia qualche diritto su quella persona? Cosa te ne fai di questo inganno se poi non è neanche ricambiato? Che significato può mai avere questa illusione se poi come vedi non porta da nessuna parte?”
“Non parleresti così se sapessi cosa significa.” Dissi in un impeto di coraggio.
“Tu credi che io non lo sappia?” si fece beffe di me avvicinandosi rapidamente. “L’ho provato sulla mia pelle quello che tu chiami amore e sai come è finita?” chiese avvicinandosi sempre di più tanto che adesso la sua bocca era a pochi centimetri dal mio orecchio.
“Con un fottutissimo sms.” Sussurrò “Un sms di due parole. E sai cosa? Lei diceva di amarmi proprio come tu dici di amare lui”.
 
Quelle parole sussurrate all’orecchio mi fecero venire la pelle d’oca e in quel momento capii. Compresi il perché dei comportamenti di Nick, compresi il perché di quello che mi aveva fatto, ma nonostante ciò non riuscivo ad accettarlo. Non riuscivo ad accettare che qualcuno potesse smettere di credere nell’amore a causa di una delusione e soprattutto non accettavo il fatto che questo dovesse ritorcersi non solo contro di me, ma contro tutte le ragazze che entravano a contatto con lui.
“Non deve per forza essere così” dissi con il suo stesso tono di voce “Amare qualcuno può farti sentire bene, può renderti felice, può..”
“Può spezzarti il cuore. Può toglierti tutto quello che credevi tuo da un momento all’altro, può un minuto prima farti toccare il cielo con un dito e quello dopo buttarti all’inferno come se fossi un rifiuto” mi interruppe.
“Può essere molto di più” lo contraddissi “Avere la persona giusta al tuo fianco può darti molto di più, anche un solo bacio, un solo contatto, un solo sguardo” aggiunsi con voce sempre più flebile.
Mi rifiutavo di credere a quell’unica realtà che lui era capace di descrivere. Amare qualcuno poteva essere doloroso, e chi meglio di me lo sapeva, ma aveva decisamente i suoi lati positivi e io non gli avrei permesso di negarli e di convincermi che non ne valesse la pena.
“Un bacio, uno sguardo.. ma quando poi non li hai che significato hanno? Cosa pensi che abbia significato per Joe quel bacio che ti ha dato?” tornò a farsi più rude “Forse tu lo ricorderai per tutta la vita ma per lui non sei stata altro che l’ennesima persona. Quindi Valerie a cosa portano questi tuoi sentimenti?”
 
Nonostante fossi già consapevole che quel bacio avesse significato per me molto di più di quello che avrebbe mai significato per lui, sentirlo dire ad alta voce, e da qualcun altro, mi colpì come un treno in corsa facendomi rimanere completamente senza parole.
Aveva ragione e lo sapevo. Avevo riposto troppe aspettative in qualcosa che in realtà per lui non aveva alcun significato. Qualcosa che probabilmente non sarebbe mai dovuta accadere.
Sentivo gli occhi che iniziavano a bruciare e l’unica cosa che avessi voglia di fare al momento era scappare il più lontano possibile.
 
“Dimmi questo significa qualcosa?” chiese riportando la mia attenzione a lui e nel giro di un secondo sentii le sue labbra posarsi sulle mie.
Quel gesto mi colse del tutto impreparata lasciandomi immobile e incredula.
Superato lo shock iniziale, iniziai a ricambiare il bacio. Aveva il sapore fresco della menta e il calore della sua bocca mi avvolgeva e mi lasciava spiazzata.
Non sapevo neanche io perché lo stessi facendo o come eravamo giunti a ciò. L’unica cosa che sapevo era che strinsi forte le mani dietro al suo collo e un secondo dopo le lacrime iniziarono a scender dai miei occhi.

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Capitolo 18
*** Keep on lying ***


Ciao lettriciii! Sono tornata in questo caldo martedì di Agosto per lasciarvi un nuovo capitolo!! è il più lungo scritto finora per questa FF ma spero che non vi annoierà ahahah 
Prima di lasciarvi però vorrei dedicare questo capitolo a Lidia.. e lei scoprirà il perché :P ahahah
Ok la smetto di tediarvi e vi auguro buona lettura!! Baci, la vostra finta autrice Chiara.


Si dice che il bacio sia il modo più sicuro di tacere dicendo in realtà tutto.
Con un bacio non servono parole, esse sono meri artefatti umani, che impallidiscono e perdono senso dinanzi ad un elemento di gran lunga più significativo.
 
“Devo andare” sussurrai a corto di fiato, staccandomi dalle sue labbra di quel tanto che mi permettesse di parlare. Sentivo il suo respiro altrettanto affannato contro la mia bocca e nonostante la mia affermazione nessuno dei due accennava a spostarsi di un ulteriore centimetro.
“Nick” dissi prima che il mio respiro e le mie labbra fossero di nuovo catturate dalle sue in un bacio che sapeva di rimpianto, di tristezza, ma anche di rabbia.
Non avevo decantata esperienza con i ragazzi, ne tantomeno con i significati che un bacio potesse trasmettere, però da quello che ero riuscita ad apprendere oggi su Nick, sul suo passato, e da quanto avevo sentito dalle altre ragazze con cui era stato, sapevo che quel gesto stava comunicando molto di più di quanto le sue parole non avrebbero mai potuto fare.
 
“Questo significa qualcosa” dissi staccandomi di nuovo da lui, vedendo un sorriso farsi largo sulle sue labbra “ma non quello che tu credi” aggiunsi aumentando la distanza tra noi e guardandolo finalmente negli occhi.
Aveva un’aria spaesata, come se non sapesse a cosa mi stessi riferendo.
“Questo bacio non mi farà cambiare idea su Joe, né tantomeno mi farà innamorare di te come invece pare che succeda a tutte le altre” spiegai ma la sua espressione si fece sempre più confusa e il suo sorriso sparì.
“Questo bacio ha significato qualcosa per te, più di quanto non lo abbia fatto per me” chiarii.
Aveva un’espressione esterrefatta. Mi guardava come se al posto dei capelli mi fossero spuntati dei serpenti o chi sa quale altra cosa.
“Tu non sai di cosa stai parlando” disse facendosi freddo e mettendosi sulla difensiva.
“Nick io ho sentito qualcosa nei tuoi movimenti, nel tuo corpo, e anche se non ho molta esperienza co..”
“Appunto non ce l’hai!” mi interruppe facendosi aggressivo “Forse questo è il secondo bacio che hai ricevuto in tutta la tua vita, quindi taci perché non sai un cazzo né di me né di niente” disse alzando la voce.
“Prima del mio compleanno avevi solo sognato come fosse ricevere un bacio vero, quindi l’unica cosa che questo bacio ha significato è che anche tu sei una troietta proprio come tutte le altre, che dice di amare un uomo e poi ne bacia un altro” gridò spaventandomi “ L’unico particolare che ti differenzia da quelle altre è che almeno loro non si nascondono dietro la maschera della verginella sfigata.”
 
Voleva ferirmi e ci era riuscito. Come previsto aveva usato le mie debolezze e le conoscenze che aveva appreso dal mio quaderno contro di me. Mi sentivo umiliata, usata e arrabbiata.
Già arrabbiata, ma non per quello che mi aveva detto, ma per essermi fatta prendere in giro così da lui.
“Sei tu a non sapere niente di me” gridai anche io “e mi dispiace per quello che ti hanno fatto ma questo non giustifica il tuo essere uno stronzo totale” aggiunsi prendendo coraggio.
“E qui lo sfigato sei tu che ha rinunciato alla cosa più bella della vita per una maledetta delusione” incalzai sempre più determinata “Tu hai dei seri problemi ed è meglio che li risolvi al più presto perché potresti essere molto di più per qualcuno, e non solo una buona scopata, se solo ti dessi una chance Nicholas. Di una cosa però puoi starne certo” continuai prendendo la mia roba “non ti permetterò mai più di rovinare la mia vita con i tuoi fottuti problemi mentali” conclusi uscendo dalla sua stanza sbattendomi la porta alle spalle.
 
Mi appoggiai al muro accanto alla porta per riprendere fiato e calmarmi e per qualche strano motivo non riuscivo a togliermi la sua espressione dalla mente.
Mentre parlavo sembrava ferito, come se avessi toccato il suo punto più debole e nascosto. Come se essere entrata a conoscenza della sua paura di provare di nuovo un sentimento lo avesse reso vulnerabile e pronto a sgretolarsi in mille pezzi.
Ok forse la rabbia aveva preso il sopravvento anche su di me e mi aveva spinto ad essere un po’ più rude del dovuto con lui, ma cosa avrei dovuto fare? Accusare il colpo e non reagire?
Lo avevo fatto fin troppe volte, ultimamente soprattutto con lui, quindi non potevo più permettergli di umiliarmi a suo piacimento restandomene zitta a guardare.
Mi girai per un istante a guardare la porta e per un secondo mi sfiorò l’idea di tornare dentro a chiedergli scusa per il mio comportamento, ma immediatamente scacciai quel pensiero e finalmente mi staccai dalla parete.
Iniziai a camminare per il corridoio a passo veloce e spedito, intenzionata ad andarmene quanto più in fretta possibile, ma il rumore di una porta che si apriva mi bloccò.
Mi girai e vidi che mi stava fissando. Uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
Decisi di ignorarlo e ripresi a camminare nella direzione opposta alla sua scomparendo del tutto dalla sua visuale una volta che ebbi imboccato le scale per dirigermi al piano inferiore.
 
“Valerie?” sentii qualcuno alle mie spalle pronunciare il mio nome. Danielle.
“Si?” mi girai sorridendole nel modo più naturale possibile in quel momento.
Come era successo con Nick qualche minuto prima, anche lei mi guardava con aria sorpresa mentre sicuramente si stava chiedendo cosa ci facessi io a casa Jonas.
“Nick mi ha chiesto di venire” anticipai la sua domanda con la mia risposta.
“Nick?” disse con aria ancora più esterrefatta. “Che voleva Nick da una come te?”
“Una come chi?” domandò qualcun altro affiancandosi a Danielle.
Lei mi indicò semplicemente con un gesto della testa e in un secondo sentii i suoi occhi posarsi su di me.
“Tu?” disse con lo stesso tono usato da Danielle. “Che cazzo ci fai tu qui?” enfatizzò quel tu facendomi capire che ero l’ultima persona che desiderava vedere.
“Io..” tentai di dire ma le parole mi morirono in gola di fronte al suo sguardo.
Mi ipnotizzava e mi rendeva totalmente incapace di reagire, rapita da quegli occhi fissi su di me, anche se non per la ragione che io desideravo.
“Hai perso la lingua?” domandò Danielle ridendo “Joe ti ha fatto una domanda”
“Era venuta per te bro” si aggiunse un’altra voce al coro e stavolta era quella di Nick. “Voleva chiederti di replicare quanto accaduto al mio compleanno e magari stavolta concludere la serata in maniera diversa”
“No!” esclamai in fretta per cercare di difendermi dalle sue menzogne. “Non credergli. Non è affatto così” lo supplicai “è stato Nick a chiedermi di venire”
“Lo credi possibile?” ribatté quest’ultimo rivolto verso in fratello “è venuta per te, per farlo con te” aggiunse ridendo quasi glaciale “però non ti ha trovato e allora ha ripiegato su di me” concluse guardandomi, come a sfidarmi a contraddirlo di nuovo.
 
Sapevo che non avevo speranze di convincerlo che quelle di Nick erano tutte bugie. Era la parola di suo fratello contro la mia. La mia. Fossi stata qualcun altro forse una piccola possibilità l’avrei avuta, ma visto il modo in cui mi guardava da ormai cinque minuti, ero più che consapevole della mia impotenza.
“Mettiamo in chiaro una cosa” disse portando la sua attenzione su di me dopo aver ascoltato e riflettuto sulle parole del fratello “Una come te non avrà mai, mai, la possibilità di stare con me” aggiunse con voce severa che non ammetteva repliche e in quel momento sentii un primo pezzo del mio cuore rompersi.
Anche di questo, ahimè, ne ero consapevole, ma ancora una volta sentirlo dire ad alta voce e per di più dalla persona della quale ero innamorata, faceva male.
Scese un gradino in modo da essere più vicino, come se la vicinanza mi aiutasse meglio a comprendere cosa mi stesse dicendo.
“Tu non sei all’altezza di uno come me, quindi prendi le tue cazzate, il tuo mondo delle fate o quel che cazzo è e portalo via con te. Quello che tu dici di vedere non esiste. Tu nella mia vita non esisti e non esisterai mai” si assicurò quindi di sottolineare il concetto.
 
Quello fu il colpo finale. L’ultima lama che mi trafiggeva di una sfilza che aumentava man mano che lui andava avanti a parlare.
Ancora una volta avevo lasciato che Nick mi umiliasse, proprio come successo poco prima; che mi facesse del male tramite le mie debolezze.
Nonostante tutto però la colpa non era solo sua. Quelle parole che mi risuonavano forte nella testa e mi facevano sentire come se avessi un fuoco che da dentro mi stesse consumando, le aveva dette Joe, e per quanto potesse essere stato influenzato in quel momento, la realtà era che lui pensava questo di me.
Pensava che fossi qualche specie di deviata che viveva fuori dalla realtà, in un mondo di fiori e cuori.
Pensava che fossi una sfigata alla disperata ricerca di attenzioni da parte sua, che si sarebbe messa in ginocchio per andare a letto con lui, che per consolazione si rifugiava tra le braccia del fratello.
Pensava che non fossi abbastanza per lui; e questo tra tutto era ciò che faceva più male.
 
Senza aggiungere alcun’altra parola lo guardai per un’ultima volta e poi me ne andai.
Dovevo uscire da quella casa, da quella situazione ormai insostenibile. Dovevo uscire dalle loro vite e soprattutto dovevo far uscire lui per sempre dalla mia vita.
 
“Ragazzi andateci piano con quella roba” disse Danielle mentre vedeva due dei tre fratelli inalare un’altra striscia dal tavolino del privè.
“è tutto ok baby, non devi preoccuparti” la rassicurò il proprio ragazzo stringendole una mano in vita.
“Wow” esclamò il mezzano unendosi a loro sul divano con un bicchiere di Scotch tra le mani.
“Joseph dovresti darti una regolata” lo ammonì ancora la ragazza ma senza sortire alcun effetto su di lui.
“Avete iniziato la festa senza di me?” disse il minore raggiungendo i tre e portando con se tre ragazze “Loro sono Marta, Giulia e Lidia, in viaggio dall’Italia” aggiunse quindi introducendo le tre.
“C’è tanto spazio accanto a me bellezze” disse Joe ridendo e tirando una delle tre sulle sue gambe.
“Ok noi vi lasciamo soli” affermò Kevin, anche lui ridendo, prima di afferrare Danielle per la mano e uscire da quel piccolo spazio privato,lontano dalla folla in delirio, fatto di divani blu in pelle disposti in modo da formare una C intorno ad un tavolino in vetro, anch’esso richiamante il blu dei divani e delle pareti.
“Servitevi pure” offrì Nick indicando gli alcolici presenti sul tavolino, chiudendo dall’interno la porta del privè “stasera offriamo noi” aggiunse poi accomodandosi anche lui su uno dei divani.
Bastarono qualche drink e pochi minuti a ravvivare l’ambiente che nel giro di poco divenne un misto incandescente di alcol, lingue, corpi e voci.
“Benvenuta in America” sussurrò Nick alla ragazza il cui nome era Lidia, mordendole il lobo dell’orecchio prima di lasciare una scia di baci fino al seno “Benvenuta a Seattle” aggiunse poi facendo sentire la sua presenza all’interno di lei.

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Capitolo 19
*** Now I know she'll be by my side ***


Sono tornataaaa!! Scusate per l'attesa ma è stata una lunga settimana impegnata.
Con questo capitolo vi auguro buone vacanze e buone vacanze anche a me ahahah domani si va al mareee! quindi sicuro per una settimana non mi farò viva XD ma prometto che tornerò =D
oook scritte le mie solite cazzate vi auguro buona lettura ^-^ kiss kià.


Era passata una settimana. Una settimana dalle audizioni per lo spettacolo di fine anno; una settimana da quello che era successo a casa Jonas; una settimana da quando lo avevo visto l’ultima volta e apparentemente erano stati sette giorni tranquilli.
Miss Cooper ci aveva informati dei ruoli che ci erano stati assegnati, ma le prove non sarebbero iniziate prima di un mese, ed io avevo passato la maggior parte del mio tempo chiusa in biblioteca a studiare.
In quel posto mi sentivo al sicuro, lontana dalla realtà, dai problemi e soprattutto lontana da loro. Era la mia personalissima isola che non c’è. Un luogo reale dove però la realtà lasciava posto all’immaginazione, al senso di spensieratezza, all’assenza di fallimenti e di preoccupazioni.
Nonostante le lezioni di matematica e chimica comuni, in quei giorni non vidi e non ebbi nessun contatto ravvicinato con i fratelli Jonas, i quali, per mia fortuna, avevano deciso di disertare tali ore.
L’unico incontro avuto in quei giorni fu con Kevin, il quale come me aveva ottenuto un ruolo nello spettacolo di fine anno.
 
Quella sera ero a cena ospite da una delle zie di mia madre, una di quelle classiche signore troppo curiose che fanno mille domande sulla vita personale e che nonostante l’età ancora si comportano come ragazzine.
“Tesoro come va la scuola?” mi domandò iniziando, come previsto, la sua sfilza di domande.
“Non male” risposi con un sorriso “ultimamente sto studiando molto per prepararmi per un test che avremo a breve” –e per dimenticarmi di lui- aggiunsi conservando l’ultimo pensiero per me.
“Non esci con le amiche?” arrivò come un proiettile la seconda domanda.
 
Non sapevo che rispondere.
Uscire con le amiche? Distrarmi e divertirmi con loro? No, in questo momento non era per niente così.
Ne avevo una sola di amica e attualmente non ci parlavamo neanche.
“Non ho molto tempo” mi limitai a dire per tagliar corto il discorso, anche se apparivo anche a me stessa poco convinta.
“E il fidanzato? Avrai file di ragazzi che ti corteggiano” disse sopravvalutandomi un po’ troppo.
Effettivamente avevo attirato l’attenzione di qualcuno, anche del qualcuno giusto, ma non per i motivi che mi aspettavo o che comunque speravo.
“Coraggio Valerie non avere vergogna” riprese a parlare con aria affettuosa “non c’è nessuno di speciale?”
-Una persona speciale? Oh si che c’è!- pensai visualizzando il suo volto nella mia testa.
Il pensiero mi fece arrossire e sorridere. Non aveva senso e ne ero consapevole; non dopo le parole che mi aveva detto a casa sua con le quali si era sincerato di sottolineare per bene il fatto che un noi non sarebbe mai potuto esistere.
Ma come si fa a smettere di amare una persona da un giorno all’altro? Come si può far sparire un sentimento come questo nel nulla?
Certo prima o poi avrei dovuto provare a dimenticarlo, a farlo uscire dalla mia vita per sempre, ma per ora, nonostante tutto quanto successo, mi era impossibile.
Non si può semplicemente prendere il cuore e chiuderlo in una cassaforte proibendogli di provare emozioni. Lo si deve abituare pian piano a lasciare andare una persona e comunque nulla ci assicura che esso collabori.
 
“Forse non c’è nessun fidanzato ma..” fece una pausa riflettendo sulle parole da dire “com’è che lo chiamate voi giovani?” aggiunse guadagnandosi di tutta risposta uno sguardo perplesso da parte mia.
“Cosa vuoi dire?” le chiese mia madre che come me aveva un’espressione confusa sul volto.
La guardavamo mentre corrucciava la fronte per pensare, per cercare di capire a cosa si stesse riferendo, ma il compito risultava alquanto arduo.
“Un amico con cui vai a letto” riprese finalmente la parola e io quasi caddi dalla sedia.
“Cosa?” dissi credendo di aver capito male, iniziando ad arrossire per l’imbarazzo dovuto alla situazione.
“Un amico con cui fai sesso” ripeté come se ormai fosse diventato d’abitudine come bere il latte la mattina andare a letto con i propri amici.
Per quanto possibile continuai ad arrossire imbarazzata, diventando del colore di un pomodoro maturo.
“In realtà..” provai a dire balbettando non sapendo cosa dire, soprattutto a causa della presenza di mia madre della quale potevo sentire lo sguardo bruciarmi addosso.
“Non c’è proprio nessuno” la sentii intervenire e in quel momento l’avrei voluta ringraziare. Subito mi ricredetti però appena la sentii attaccare con la solita storia sul come le figlie delle sue amiche portassero i propri fidanzati a casa mentre io non avevo mai portato nessuno a casa.
 
Ero stanca di sentire sempre la stessa storia. Sempre la stessa ramanzina.
In che modo avrei potuto farle capire che a differenza delle altre non amavo andare a ballare, ubriacarmi e dormire in giro con degli sconosciuti? Che il motivo per cui non portavo ragazzi a casa era perché l’unico ragazzo di cui ero innamorata non ne voleva sapere di me?
Questa situazione era frustrante e quel sentirsi mai abbastanza per niente e nessuno era devastante. Soprattutto se era la tua famiglia in primis a considerarti non all’altezza delle aspettative.
Avevo voglia di urlarle quanto questo suo modo di pensare di me facesse male e fosse demoralizzante, ma la mia attenzione fu catturata da un sms appena arrivato sul mio cellulare.
 
-Possiamo parlare?-
-ok. tra 20 minuti al lake union park-

 
Risposi rapidamente dopodiché mi alzai da tavola e andai a recuperare la borsa dal soggiorno.
Inventai qualche scusa banale ma per fortuna efficace sul perché dovessi andare via e abbandonare “la piacevole conversazione” e una volta salutati tutti mi dileguai all’esterno.
Estrassi le chiavi e immediatamente misi in moto l’auto, un’utilitaria blu marcata Chevrolet.
Per strada c’erano poche altra automobili, così in dieci minuti arrivai al luogo d incontro.
Il parco, come la strada, era semi-deserto quindi ne approfittai per godermi un po’ di tranquillità.
Da quel punto potevo osservare lo skyline di Seattle e godermi la visuale dello Space Needle che nella notte si ergeva sulla città, donandole un fascino unico e d’altri tempi.
 I miei pensieri e lo stato di pace interiore furono interrotti qualche minuto dopo da una persona che mi si affiancò attirando su di se la mia attenzione.
 
“Ciao” disse timidamente, in un atteggiamento del tutto opposto a quello che aveva usualmente.
“Ciao” risposi con un sorriso ed era sincero.
Mi mancava. Mi mancava davvero. La mia vita ormai era uno schifo e senza di lei le cose erano anche peggio.
“Grazie per essere venuta” mi sorrise anche lei ma con più discrezione, anche se potevo intuire chiaramente dalla sua voce quanto questo fosse importante.
“Allora.. come va?” chiese dopo qualche attimo di silenzio confortevole.
“Uno schifo” le dissi sincera facendola sorridere per tanta schiettezza “a te invece?” aggiunsi poi anche io sorridendo come lei.
“Potrebbe andar meglio” rispose con la mia stessa onestà, poi riprese immediatamente la parola “Non la tirerò per le lunghe ne cercherò stupide argomentazioni per difendermi” disse fissando lo sguardo su di me “ho sbagliato con te. Non avrei mai dovuto lasciare che Nick si intromettesse tra noi quindi voglio recuperare la nostra amicizia. Avrei dovuto rimanere al tuo fianco a proteggerti e invece sono stata io quella che ti ha pugnalata. Mi sento una merda e me lo merito probabilmente però..”
“Mi sei mancata” la zittii abbracciandola e cogliendola di sorpresa, ma appena si rese conto delle mie parole e dei miei gesti, anche lei mi strinse forte in un abbraccio.
“Mi dispiace di aver incasinato tutto” disse senza sciogliere l’abbraccio ma anzi rendendolo più forte “d’ora in poi sarò sempre dalla tua parte” sussurrò.
“A me dispiace di averci messo tutto questo tempo a capire” aggiunsi ma lei non capii a cosa mi stessi riferendo.
“Cosa intendi? Sono stata io a non capire cosa stavo facendo” ribatté sciogliendo finalmente l’abbraccio “Se qui c’è qualcuno che deve scusarsi quella sono io”.
“No” la contraddissi “anche io ho le mie colpe. Ero accecata dalla rabbia e dal dolore tanto da non vedere che Nick e Danielle ti stavano usando come uno strumento per colpire me” le spiegai.
“E questo cosa significa?” chiese allarmata, così le raccontai tutto quello che mi era successo negli ultimi giorni.
 
Il quaderno, le audizioni, l’incontro con Nick, il bacio, e poi il suo passato, la lite, le bugie e le parole di Joe. La necessità di voltare pagina e farli uscire tutti dalla mia vita e l’impossibilità di riuscirci.
Raccontare a qualcuno quanto mi fosse accaduto era quasi liberatorio, e anche se proprio questo mio confidarmi con Lex aveva scaturito molti degli eventi recenti, non sentivo la necessità di nasconderle le cose o di non fidarmi di lei.
Al contrario, la nuova consapevolezza del fatto che lei avesse scelto me a lui, e che era stato fin dall’inizio lui a manipolare il gioco, mi spingevano a darle un’altra possibilità, sicura che quanto accaduto non si sarebbe mai più ripetuto.
 Raccontare quelle cose ad alta voce inoltre mi fece rivivere tutto di nuovo, attimo per attimo.
Le paure, le emozioni, i pensieri, il cuore che batteva più velocemente, il tempo che sembrava fermarsi.
Ogni istante vissuto si ripresentava con la stessa intensità, provocandomi brividi per tutto il corpo.
 
Quando ebbi finito di raccontarle tutto ovviamente Lex fece una delle sue sfuriate contro i quattro pro/antagonisti della mia storia, sottolineando che appena ne avesse avuta la possibilità si sarebbe fatta sentire da loro.
Apprezzavo questo suo atteggiamento protettivo nei miei confronti, ma a dirla tutta in quel momento non me ne importava. La cosa che contava per me era che avevo finalmente ritrovato la mia migliore amica e stavolta niente e nessuno si sarebbe frapposto tra noi, neanche il suo “Hai baciato Nick?” gridato semi sconvolto tra le risate di entrambe.

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Capitolo 20
*** What life holds for us ***


HO DI NUOVO LA CONNESSIONEEEE!! *WWW* *momento di sclero* ahahah e quindi ho ripostato il capitolo e stavolta in forma decenteeee! Scusate sempre l'assenza! Sappiate che però mi sono portata avanti xD 
Fatemi sapere cosa ne pensateeee!!! Kiss Kià


“Non ci capisco niente” disse Lex lasciando cadere la matita che aveva tra le mani “Per me questa roba è arabo”.
“Se magari avessi ascoltato qualcosa a lezione anziché sbavare tutto il tempo sul sostituto della prof”  le risposi ridendo mentre armeggiavo con i fogli che avevo d’avanti.
“Cosa avrei dovuto fare? Dico ma lo hai visto?” mi rimproverò con lo sguardo perso nei pensieri e per me era impossibile non sorridere guardando all’espressione sul suo viso.
“Stai ridendo di me Signorina Scott?” ribatté con fare teatrale facendomi ridere ancora più di gusto.
“Ok ammetto che era davvero un bel vedere” affermai un po’ imbarazzata portandomi le mani alla bocca, ma guadagnando lo stesso tutta l’approvazione della mia amica.
“Quanti anni potrà mai avere? Mi è sembrato giovanissimo” disse ed io annuii in segno di accordo “Credo che dovrei prendere delle ripetizioni da lui” aggiunse poi disinvolta.
“Lex!” gridai fingendo di essere sconvolta da ciò che stava pensando “per una volta tieni le gambe chiuse”.
Stavolta fui io a sconvolgere lei, e per davvero, ma non durò più di qualche secondo poiché subito dopo iniziammo a ridere entrambe guadagnandoci le occhiatacce di tutti i presenti in biblioteca.
 
Era ancora mattina, quasi ora di pranzo, e date le due ore buca a disposizione avevamo deciso di venire a studiare in biblioteca, anche se studiare con Lex era davvero difficile.
Parlava con chiunque si avvicinasse al nostro tavolo e non riusciva a stare ferma per più di due minuti; non proprio l’atteggiamento ideale di chi ha intenzione di studiare.
In più a complicare la situazione si mise il bellissimo, giovanissimo e a quanto pare preparatissimo sostituto della professoressa di letteratura inglese, che proprio non voleva lasciare i suoi pensieri.
 
“Che ne dici di una pausa caffè?” mi guardò con occhi supplicanti una volta che ci fummo ricomposte e io non potei fare a meno di annuire.
Era decisamente il momento giusto per un caffè.
Lasciammo i libri e il materiale consegnatoci a lezione sul tavolo e ci dirigemmo al piano superiore dove erano situate le macchinette e i distributori automatici.
“Espresso o macchiato?” chiese girandosi verso di me che nel frattempo ero intenta a fissare il cibo nel distributore accanto a quello del caffè.
“Io opterei per l’espresso” sentii una voce alle mie spalle che immediatamente catturò la mia attenzione. Sia io che Lex ci girammo nella sua direzione e fissammo lo sguardo su di lui.
“Che espresso sia” rispose lei con un sorriso a 32 denti stampato in faccia.
“A proposito volevo dirle che la lezione di oggi è stata illuminante” aggiunse poi continuando a sorridere.
 
Era incredibile il modo in cui Lex si infatuasse così in fretta di qualcuno che a mala pena conosceva.
Certo non potevo negare che quel ragazzo fosse affascinante e allo stesso tempo molto intelligente, però una sola ora passata con lui la consideravo un po’ poca per gli occhi a cuoricino della mia migliore amica.
Ad ogni modo vederla così era divertente e piacevole quindi decisi di non indugiare oltre sui miei pensieri, ma al contrario mi congedai e mi diressi verso l’esterno a prendere una boccata di aria fresca.
 
“Ciao” mi salutò un volto familiare proveniente dal giardino sulla sinistra.
“Ciao” risposi cordialmente con un sorriso “Tyler giusto?” aggiunsi poi riconoscendo il ragazzo, Running back nella squadra di football della scuola.
Lui mi sorrise annuendo, ovviamente non fu sorpreso del fatto che lo conoscessi.
“Tu invece ti chiami Valerie” affermò deciso lasciandomi senza parole. Come faceva a conoscere il mio nome?
 
Immediatamente mi irrigidii pensando che fosse qualche tipo di scherzo quando però tutto d’un tratto ebbi come un flashback e ricordai che ci eravamo presentati il giorno del compleanno di Nick.
Mi sorprese molto il fatto che si fosse ricordato di me, ciò che invece non mi sorprese fu il fatto che, nel bene o nel male, io a quella serata riuscivo ad associare un solo ricordo.
 
“Come va?” chiesi cercando di sembrare disinvolta e rilassandomi di nuovo, anche se non del tutto.
“Volevo sapere se stasera ti andava di venire a bere qualcosa con me” disse senza giri di parole, cogliendomi un po’ alla sprovvista “E sappi che non accetterò un no come risposata” aggiunse poi sorridendomi dolcemente.
Ero nel panico e non sapevo che fare.
Perché chiedermi di uscire proprio ora? Ne era passato di tempo dall’ultima, e anche prima, volta in cui eravamo stati a contatto. Cosa lo aveva spinto ad avvicinarsi di nuovo a me?
-Lexi dove sei quando servi- pensai abbassando lo sguardo e iniziando a torturarmi le mani come al solito.
“Dove abiti? Ti passo a prendere alle 9.30pm” riprese lui la parola di fronte al mio silenzio imbarazzato.
“Tra la Union e la 4th” risposi ancora confusa, interrompendo finalmente il mio silenzio.
“Perfetto. A stasera allora” disse baciandomi sulla guancia e scappando via.
 
“Allora ti piace il posto?” chiese scortandomi ad un tavolino in legno scuro anteposto ad un divanetto di pelle rossa.
“Molto” risposi accomodandomi e sistemandomi la gonna.
Lex aveva insistito per farmela indossare a tutti i costi ed io alla fine non avevo potuto dire di no.
Mi aveva praticamente vestita lei in una gonna bianca a vita un po’ più alta che però mi scendeva morbida in vita e un top rosa chiaro più aderente.
Diceva che ero sexy così e forse un po’ me lo ci sentivo davvero, fatto sta che senza di lei e il suo aiuto niente di ciò sarebbe stato possibile.
“Sei molto bella stasera” riprese lui la parola una volta che si fu sistemato accanto a me.
 “Grazie” risposi abbassando lo sguardo per nascondere il rossore “anche tu stai bene”.
Mi sorrise sincero, dopodiché si alzò e andò al bancone ad ordinare da bere e a salutare un amico che lavorava lì.
 
-rilassati e sciogliti- pensai una volta rimasta sola, ripetendomi quanto mi aveva raccomandato Lexi -ha detto che ti trova carina e anche lui lo è davvero tanto. Magari questa è l’occasione giusta per dimenticarti di lui e per farlo uscire dalla tua vita-.
Quel pensiero mi scosse un po’. Erano passate più di due settimane ormai dall’ultima volta che lo avevo visto, un po’ grazie al suo continuo assentarsi alle lezioni che avevamo in comune, un po’ grazie alle mie tattiche elaborate su misura per evitarlo.
Mi mancava vederlo e avere la mia dose quotidiana di lui? Assolutamente si, però pensavo che più gli stavo lontana, più sarebbe stato  facile e meno doloroso lasciarlo andare e farlo uscire dal mio cuore.
Così come ero non sarei mai stata la ragazza adatta per lui e cambiare e rinunciare a me stessa con molte probabilità lo stesso non mi avrebbe portata a risultati positivi, quindi la cosa migliore da fare era metterci una pietra su, sperando che Tyler mi avrebbe aiutata in questa impresa.
 
“Spero ti piaccia quel che ho scelto per te” disse tornando dopo qualche minuto e una volta ripreso posto accanto a me iniziammo a bere e a parlare in maniera molto più sciolta di prima, eliminando così definitivamente l’imbarazzo che ancora c’era tra noi.
“Dove sei stata nascosta fino ad ora?” chiese dopo un po’ ridendo divertito a causa di una delle strane teorie che avevo sul football e su coloro che praticano questo sport.
“In mezzo alla gente credo. Sono una che eccelle nel passare inosservata” risposi sorridendo, anche se la mia risposta nascondeva un velo di amarezza.
“Non per me” ribatté con aria seria ma dolce allo stesso tempo “Fin dal nostro primo incontro ho capito che eri diversa dalle altre”.
Sorrisi e abbassai lo sguardo sentendo la familiare sensazione di imbarazzo farsi viva dentro di me, e quando rialzai la testa mi ritrovai a pochi centimetri da lui.
Istintivamente feci un movimento all’indietro ma lui mi bloccò poggiando una mano tra i miei capelli e nel giro di un secondo mi baciò.
Ci staccammo dopo un po’ e un sorriso spontaneo si fece largo sul mio viso.
Forse era il brutto periodo che stavo passando, o forse il fatto che finalmente sentivo di piacere a qualcuno così come ero, fatto sta che quel gesto, quel bacio, mi fece sentire felice, talmente felice da non notare due occhi fissi su di me.
 
“Ti aspetto domani agli allenamenti” disse fermando l’auto fuori casa mia.
“Non mancherò” risposi sorridendo prima di lasciargli un abbraccio e uscire dall’auto.

 

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Capitolo 21
*** Good for you ***


I'm baaack!!! Stavolta non mi dilungo a dire le mie solite stronzate e vi lascio direttamente il capitolo ;D
Buona letturaaaa


Infilai la mano nei suoi capelli biondo scuro e li tirai leggermente mentre le mie labbra incontravano le sue e la sua bocca reclamava la mia.
Era sicuro ma delicato allo stesso tempo. Sapeva come trasportarmi in un vortice di sensazioni senza mai farmi sentire inadeguata.
Aveva un buon sapore di fresco che mi inebriava, il quale però tutto d’un tratto lasciò posto al gusto forte della vodka.
Ora a baciarmi non era più lui ma Joe. I suoi capelli scuri intrecciati tra le mie dita e i suoi denti stretti sul mio labbro inferiore.
Poi una voce alle mie spalle. “Cosa pensi che abbia significato per Joe quel bacio che ti ha dato? Forse tu lo ricorderai per tutta la vita ma per lui non sei stata altro che l’ennesima persona”

 
“No!” gridai svegliandomi di soprassalto nel cuore della notte. Avevo il respiro affannato e il cuore che batteva all’impazzata.
“Era solo un sogno” sospirai guardandomi intorno, mentre cercavo di riacquistare un respiro regolare.
Presi il cellulare dal comodino, e dopo aver controllato l’ora, inviai un sms a Lex senza pensarci su due volte.
Avevo bisogno di parlare con lei di tutta questa situazione il prima possibile, così le scrissi di vederci il mattino seguente al campo da football, prima che iniziassero gli allenamenti della squadra.
Riposi il cellulare accanto a me, dopodiché mi rannicchiai nuovamente sotto le coperte e iniziai a fissare il soffitto per un lasso di tempo che mi sembrò lunghissimo.
Non avevo neanche bisogno di chiedermi cosa quel sogno significasse; lo sapevo benissimo.
Era un dar forma ai miei desideri, alle mie speranze, ma soprattutto alle mie paure.
Oggi lo avrei finalmente rivisto e con lui ci sarebbe stato anche Tyler.
 Solo in quel momento mi colpì tale pensiero, e in quell’istante mi rimproverai per aver accettato il suo invito ad andare agli allenamenti con tanta facilità.
Tutta questa situazione iniziava a pesare più di quanto non lo facesse già, in più avevo le parole di Nick che mi risuonavano nella testa e facevano un rumore assordante.
 
“Con tutte le persone che ci sono in questa scuola, proprio con il suo compagno di squadra dovevo uscire?” dissi frustrata accasciandomi sulle gradinate del campo da football.
“Non saresti stata tu se non fosse stato complicato” sottolineò come se la situazione fosse di normale amministrazione “Però devi ammettere che ne vale la pena” aggiunse poi facendomi l’occhiolino.
“Non lo so” sbuffai demoralizzata “Ieri è stato carino con me e mi è sembrato sincero però..” sospirai sull’ultima parte lasciando la frase in sospeso.
“Però hai paura e pensi ancora a lui” concluse lei quanto stavo dicendo e io mi limitai ad annuire.
“Io dico di buttarti e non farti tutti questi problemi” aggiunse girandosi in modo da essere rivolta verso il campo “E poi non per forza tutti i ragazzi devono essere stronzi”.
“Adesso stai parlando di Tyler o del prof?” le chiesi facendo una smorfia alla quale rispose con un sorriso.
“Comunque ho paura di cosa possa pensare di me dopo tutto quello che è successo. Ho paura che pensi che io possa usare Tyler solo per stare vicino a lui” confessai sconfitta affondando la testa tra le mani.
“Fidati non è così intelligente da pensare ciò” disse sorridendo e beccandosi un pugno da parte mia “al massimo potrebbe pensare che sei una facile”.
“Il che non è meglio della prima opzione” le feci notare abbastanza seccata “non so proprio che fare”.
“Secondo me dovresti smetterla di pensare e buttarti tra le braccia palestrate del tuo bel giocatore di football e non pensare alle conseguenze” affermò voltandosi di nuovo verso di me.
“Lui ti ha detto di sparire dalla sua vita ed è quello che stai facendo, e  frequentare un’altra persona è un passo fondamentale per andare avanti” aggiunse con tono più convinto ma ancora tranquillo.
“Non se questa persona però fa parte della sua cerchia di amici” ribattei sconsolata.
“Si se questa persona è quel belvedere che è appena sceso in campo” ebbe subito la risposta pronta chiudendo lì il discorso.
 
Alle sue parole portai la mia attenzione sul prato verde dinanzi a noi e immediatamente il mio sguardo fu catturata dal vedere Tyler che mi salutava.
Risposi al suo saluto con un timido gesto della mano il quale però si perse appena vidi Joe calcare l’erba.
 
“Sei venuta” disse Tyler avvicinandosi a me con un sorriso meraviglioso stampato in faccia.
“Una promessa è una promessa” risposi anche io sorridendo, contagiata da lui. “Ricordi la mia amica Alexandra?” aggiunsi successivamente indicando Lex che non accennava a staccarci gli occhi da dosso.
“Ciao” la salutò lui con tono amichevole “Mi spiace ma non mi ricordo di te, comunque io sono Tyler, piacere di conoscerti”.
“Lex ed il piacere è tutto mio” disse facendomi l’occhiolino, dopodiché riportò la sua attenzione su di lui e gli strinse la mano che lui gli aveva porto precedentemente.
“Ehi Joe” si rivolse verso l’altro ragazzo invitandolo a raggiungerci.
“Ty cosa..” provai a dire ma fui immediatamente interrotta da Tyler che tornò a parlare una volta che Joe ci ebbe raggiunti.
“Joe posso presentarti Valerie?” aggiunse indicandomi e in quel momento sarei voluta diventare invisibile.
“Cosa cazzo ci fai tu qui?” disse senza giri di parole appena mi vide, smorzando l’entusiasmo sorto  al mio interno poco prima.
“Joe, calma fratello. Lei è con me” intervenne Tyler non potendo fare a meno di notare la reazione eccessiva dell’amico “Ma perché sei così arrabbiato con lei?”
“Perché è ossessionata da me!” esclamò esasperato “e le ho già detto di starmi alla larga”.
“Possiamo parlare?” si intromise Lex prendendo Joe per un braccio e portandolo via con se, lontano da noi.
Mentre li vedevo allontanarsi riuscivo a pensare solo a quanto fossi stata incosciente ad andare lì. Certo lo avevo fatto per Tyler e questo mi rendeva felice ma l’altra faccia della medaglia, l’altra parte di tutta questa storia e situazione, riusciva a rendere questa felicita vacua ed effimera.
 
“Qual è il tuo problema?” disse Lex con tono aggressivo una volta che si furono fermati dall’altra parte del campo da gioco. Era furiosa.
“Cosa? Qual è il tuo di problema e perché stai parlando con me?” rispose prendendo le distanze da lei, poggiandosi alle transenne disposte ai lati del campo.
“Sei un fottuto stronzo. Tu e quei figli di puttana dei tuoi fratelli!” gridò riducendo lo spazio che lui aveva posto tra loro “lei ne ha abbastanza di tutta la vostra merda. È qui per Tyler, non per te, quindi va a farti fottere e lasciala in pace!” terminò con gli occhi in fiamme.
“Cosa cazzo stai dicendo?” chiese lui in tono alterato, stentando a credere alle sue orecchie “è stata lei a venire a casa mia per vedermi ed ora è qui. Non sono andato io a cercarla” aggiunse infastidito dalla piega che aveva preso la situazione “Se c’è qualcuno che ne ha abbastanza di tutta questa fottuta merda quello sono io!”
“Lascia che ti spieghi una cosa” cominciò Lex guardandolo dritto negli occhi, per niente intimidita dal suo tono o dalle sue parole “Il mondo non gira intorno a te brutto coglione, ma purtroppo il suo lo faceva e tu l’hai fatta a pezzi.” disse con la voce sempre più flebile.
“Le hai detto di dimenticarsi di te e questo è quello che lei sta facendo. Sta cercando di andare avanti e io spero che ci riesca perché tu, pezzo di merda, non meriti una ragazza come lei” concluse con la rabbia che le sgorgava da ogni terminazione del suo corpo.
“Sta zitta. Lei è una puttana proprio come tutte le altre in questa scuola e a quanto ne so tu non sei da meno” la provocò posizionandosi a pochi centimetri da lei.
“Dici che sono io a non meritarla?” parlò ancora lui, ridendo sarcastico “Bene, vorrà dire che mi assicurerò personalmente che lei sappia cosa si sta perdendo, così poi anche tu, come lei, saprai come in realtà stanno le cose” aggiunse a voce bassa ma decisa “e cioè che è lei a non essere abbastanza per me”
“Fottiti stronzo” reagì a quelle parole spintonandolo “Non provare nemmeno a ferirla di nuovo o te ne pentirai” lo intimò, ma l’unica risposta che ottenne fu una risata seguita da passi che si allontanavano.
 
“Nick?” disse entrando nella sala dove il fratello stava provando con la band.
“Joe che ci fai qui?” chiese il minore sorpreso di vederlo lì a quell’ora del pomeriggio.
“Ho bisogno del tuo aiuto” spiegò facendo segno ai presenti di sparire, quindi si sedette su di uno sgabello e afferrò la chitarra lasciata lì da uno dei ragazzi.
“Che succede bro? Cosa ti sta infastidendo a tal punto?” si interessò l’altro osservando il comportamento del fratello maggiore.
“Di nuovo quella fottuta ragazza e quella puttana della sua amica” si sfogò strimpellando qualche corda.
“Cosa è accaduto stavolta?” domandò Nick, adesso con molta più attenzione.
“Ha avuto il coraggio di gridarmi contro durante gli allenamenti” spiegò rivolgendo la sua attenzione al fratello “dicendomi che io non merito quella santarellina. Oh ma se ne pentirà. Pagherà per questo.”
“E quindi hai bisogno di me” affermò tranquillo, come se già avesse tutta la situazione sotto il proprio controllo. “Sta tranquillo Joe, so esattamente cosa fare” aggiunse spostandosi accanto al maggiore.
“Ho un certo ascendente su di lei, quindi me ne occuperò personalmente, e se tu vuoi” fece una pausa per sondare il terreno “posso prendermi cura anche di Valerie”
“No. Lei è mia” lo interruppe Joe immediatamente “La farò capire a cosa sta rinunciando, poi mi assicurerò che non lo dimentichi mai più e infine le ricorderò che non potrà mai essere suo” disse chiarendo le sue intenzioni. “Forse mi dispiacerà per Tyler, ma è tempo che capiscano cosa Joe Jonas può realmente essere”
“No non ti dispiacerà” ribatté Nick ridendo con l’approvazione del fratello “però tutta questa storia inizia a farsi interessante. Li ho visti ieri sera insieme che prendevano da bere e sì, entrambi ne usciranno a pezzi” ragionò più che altro a voce alta, pensando a cosa aveva visto e cosa sarebbe successo.
“Quando la rivedrai?” chiese poi rivolgendosi di nuovo a Joe.
“Tra tre giorni” rispose lui visibilmente più rilassato, riprendendo a giocare con le corde della chitarra.
“Bene. Allora inizieremo con..”
 

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Capitolo 22
*** Blame it on chemistry ***


Io che in maniera random torno e posto un capitolo che ho pronto su foglio dall'estate ahah

“Wow! Guarda chi c’è a lezione oggi” affermò stupita guardando davanti a se “Cosa ti porta qui Joe? E Cosa ti porta qui in orario?”.
“Sento che oggi la lezione sarà più interessante” rispose sedendosi sul banco occupato da Danielle “Giusto Tyler?” aggiunse poi voltandosi verso l’amico che lo seguiva.
“Non lo so Joe. È di chimica che stiamo parlando” disse lui abbastanza perplesso per quanto aveva appena sentito proferire dal ragazzo, ben consapevole delle molte assenze dello stesso.
“Già” sospirò “Ma non si può mai sapere cosa la vita ha in serbo per noi” concluse guardando nella nostra direzione e soffermando il suo sguardo su di me.
 
“Che diavolo ci fa lui qui?” disse Lex ancora sulla soglia della porta, appena notò la sua presenza in aula e soprattutto i suoi occhi fissi su di noi.
“Oh no!” esclamai accelerando il passo, dirigendomi verso il mio abituale posto.
“Valerie aspetta” mi inseguì la voce di Lex e in men che non si dica mi raggiunse anche lei.
“Magari è qui solo per salutare Danielle e Ty” azzardai a dire, anche se poco convinta delle mie stesse parole.
“O noi” mi contraddisse Lex immediatamente vedendo che si dirigevano verso di noi.
Alle sue parole diressi lo sguardo nuovamente nella loro direzione e all’istante fui catturata dalla visione.
 
Erano uno accanto all’altro, entrambi con gli occhi fissi su di me, entrambi con un sorrisetto stampato in faccia, ma era chiaro che quello stesso sorriso nascondesse due significati ampliamente diversi.
Non avevano niente in comune.
Uno biondo, l’altro moro.
Uno estroverso, socievole, l’altro ben attento a circondarsi di una ristretta cerchia di persone selezionate.
Uno mi sorrideva e mi guardava trasmettendomi certezze e sentimenti, l’altro altrettanto mi sorrideva e mi guardava trasmettendomi però solo tanti dubbi e paure.
Uno sembrava davvero essere interessato a me, a quella che ero realmente, l’altro si era accorto della mia esistenza per sbaglio e le sue intenzioni mi erano totalmente ignote.
Uno era quello che si mostrava in pubblico così come era, l’altro era quello che si nascondeva dietro una maschera cucita alla perfezione.
Uno era Tyler, colui che avevo al mio fianco e che mi faceva sentire bene, l’altro era Joe, colui che in profondità ancora desideravo e che ormai era diventato la causa delle mie sofferenze.
Era come trovarsi di fronte l’acqua e il fuoco, due elementi così diversi tra loro eppure entrambi dai poteri benefici e devastanti, e la particolarità di tutte queste divergenze stava nel fatto che io era attratta da ognuna di queste caratteristiche che li distingueva e che li rendeva unici ai miei occhi.
 
“Ciao ragazze” disse Tyler baciandomi sulla guancia e riportandomi alla realtà.
“Ehi Ty. Come va?” lo salutai arrossendo e abbassando lo sguardo un po’ imbarazzata.
Non ero per niente abituata a ricevere dimostrazioni d’affetto in pubblico da qualcuno che non fosse Lex.
“Niente male” mi rispose sorridendo non potendo fare a meno di notare il mio rossore “Joe ha deciso di unirsi a noi quest’oggi” aggiunse poi distogliendo l’attenzione da me e di questo glie ne fui grata.
“Eh già. Che sorpresa” interagì Lexi in tono sarcastico “Non avevi nessuno da scoparti?”.
“Sta attenta a come parli. Non ti conviene avermi come nemico” la intimò lui degnandola però a mala pena di uno sguardo.
“Andiamo ragazzi. Vediamo di non finire come l’altra volta” si intromise Tyler cercando di placare gli animi accesi di Lex e Joe e apparentemente ci riuscì.
 
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti fui grata a Tyler per quello che aveva fatto.
Aveva ragione Joe, non era affatto bello avere lui e i suoi fratelli come nemici, io ne sapevo qualcosa.
 Lex avrebbe fatto bene a non sfidarlo con certe provocazioni che da un lato si sarebbero sicuramente ripercosse su di lei, e dall’altro si stavano già abbattendo su di me, incapace di lasciar correre la provocazione di Lex, consapevole della fondatezza delle sue parole.
 
“Tu come stai?” Tyler rivolse nuovamente la sua attenzione su di me, distogliendomi ancora una volta dai miei pensieri.
“Sto bene” mentii, non potendogli rivelare la ragione dei miei malesseri. Ragione che da quando ero arrivata non mi aveva staccato gli occhi di dosso neanche per un secondo, accrescendo il mio imbarazzo.
“Comunque sarà meglio prendere posto; è arrivata la prof” aggiunsi indicandola sperando di chiudere quell’insolita e imbarazzante situazione.
“A dopo piccola” mi salutò lasciandomi un bacio all’angolo della bocca prima di andare a prender posto come d’uso nelle ultime file.
Seguii i suoi movimenti con lo sguardo e un sorriso spontaneo si fece strada sul mio viso, il quale però sparì qualche secondo dopo, ovvero nell’istante esatto in cui mi resi conto che non solo Joe non aveva seguito Tyler in fondo all’aula, ma che al contrario aveva appena preso posto accanto a me.
Cosa significava questo suo comportamento? Mi aveva chiaramente esplicitato e ribadito di stargli alla larga, quindi perché venire a seguire una lezione per la quale non aveva il minimo interesse e addirittura sedersi accanto a me?
Tutta questa situazione mi metteva a disagio, non riuscendo a darmi una spiegazione per quanto stava accadendo, e senza ombra di dubbio lui se ne accorse poiché da quando si erano allontanati Lex e Tyler non avevo detto una parola né tantomeno avuto il coraggio di guardare nella sua direzione, anche se potevo sentire ancora il suo sguardo bruciare sulla mia pelle.
 
“Buongiorno studenti vogliosi” ci salutò Miss Grey appena messo piede in aula “Oggi lavorerete in coppia, quindi spero che abbiate scelto bene il vostro compagno di banco questa mattina” aggiunse guardandosi intorno prima di fissare uno sguardo molto più che sorpreso su di noi.
“Jonas! Che piacere averti con noi stamattina e non nelle ultime file!” esclamò divertita “Signorina Scott cosa hai fatto per convincerlo a sedersi vicino a te?” proseguì rivolgendo la sua attenzione su di me e facendomi inevitabilmente arrossire “Ad ogni modo qualunque cosa sia, bel lavoro” concluse infine distogliendo lo sguardo da me e proseguendo nelle sue spiegazioni.
 
“A quanto pare ci tocca lavorare insieme” prese lui finalmente la parola, ponendo fine a quel silenzio pesante creatosi tra noi “sei contenta?” proseguì poggiandosi con la schiena alla finestra alle sue spalle.
“Perché.. perché sei qui?” dissi sotto voce, mantenendo la testa bassa sui libri, ancora incapace di girarmi a guardarlo per paura di incontrare il suo sguardo.
“Ho bisogno di crediti per passare il test” rispose sviando volontariamente la risposta, benché sapesse benissimo a cosa mi riferissi.
“Joe cosa..” riprovai a dire, stavolta con più convinzione, alzando finalmente lo sguardo, senza ancora rivolgerlo nella sua direzione però, ma il mio tentativo fu stroncato sul nascere quando lui ridusse la distanza tra noi, riprendendo la parola.
“Andiamo. Non è quello che hai sempre sognato?” sussurrò al mio orecchio, cogliendomi del tutto alla sprovvista, facendomi perdere un battito.
 
La sua voce era calda, il suo respiro rovente sulla mia pelle. Il suo odore mi inebriava e creava dipendenza rendendomi ancora una volta del tutto incapace di replicare in maniera sensata.
Per quanto ci provassi duramente, era impossibile per me rimanere indifferente al suo comportamento. Quando ami una persona per così tanto tempo non puoi semplicemente metterci una pietra sopra, ma al contrario risulta essere sempre difficile guarire da un lungo amore.
 
“Io… mi occuperò io del lavoro” dissi ritrovando finalmente la forza per parlare, allontanandomi da lui.
“Perfetto” rispose semplicemente prima di aumentare ulteriormente la distanza tra noi, tornando ad appoggiarsi alla finestra.
- Valerie avanti, concentrati sul lavoro. Nulla di quello che sta accadendo deve avere ripercussioni su di te in alcun modo – mi dissi cercando di riconquistare la calma interiore, ma a quanto pare senza riuscirci.
Avevo le mani che mi tremavano mentre lavoravo a testa bassa sul foglio e vedere con la coda dell’occhio il suo compiacimento per la situazione che si stava sviluppando non aiutava in alcun modo.
Dopo qualche minuto buttai un occhio nella sua direzione per vedere cosa stesse facendo e lo trovai concentrato a mandare un messaggio a qualcuno; presumibilmente la scopata dell’ora successiva.
Immediatamente scossi la testa per ricacciare via quel pensiero e senza rendermene conto ritornai a fissarlo, ponendo la mia attenzione su una piccola ciocca di capelli che gli era caduta sulla fronte.
Repressi l’istinto di allungare una mano e sistemargliela, rimettendola al proprio posto in quel groviglio di capelli mori schiariti nei riflessi dai raggi del sole che li trapassavano attraverso la finestra.
Scossi di nuovo la testa, socchiudendo gli occhi, per far svanire i miei pensieri e solo quando li riaprii mi resi conto che adesso anche lui mi stava fissando.
 
- merda! – pensai distogliendo immediatamente lo sguardo, riportando la mia attenzione al foglio davanti a me.
- ti prego va altrove, è già abbastanza umiliante così – pensai o meglio sperai quando lo sentii muoversi sulla sedia al mio fianco, ma le mie preghiere non furono ascoltate poiché anziché andare via si posizionò accanto a me, riducendo nuovamente la distanza che ci separava.
“Quindi” iniziò a dire sottovoce “dal momento che tu e Tyler andate a letto insieme devo supporre che..”
“Aspetta cosa?” dissi con un tono di voce più alto del dovuto, facendo cadere la penna che avevo tra le mani e attirando l’attenzione di Lex su di me.
“Valerie? Ehi Val?” sentii la voce di Lex che mi chiamava preoccupata “è tutto ok? Hai bisogno di qualcosa?”
“Sì, non ti preoccupare” le mimai per tranquillizzarla, ma in realtà andava tutt’altro che bene.
“Andiamo” la voce di Joe riportò nuovamente la mia attenzione su di lui e stavolta, a differenza delle altre, fissai il mio sguardo dritto su di lui “non te lo sei già scopato?” aggiunse sottolineando l’ultima parola.
“Questo deve essere un fottuto scherzo!” esclamai allibita, non sapendo cosa altro pensare. Stava davvero succedendo a me?
“Perché? Non vuoi farlo con lui? Non è alla tua altezza?” chiese facendomi rabbrividire. Come poteva pensare questo di me?
“È un ragazzo apposto infondo, ma tu preferisci altro vero?” proseguì avvicinandosi ancora di più a me “Vorresti che fossi io a fottere te giusto?”.
Non potevo credere alle mie orecchie. Era tutto sbagliato. Tutto.
Niente sarebbe dovuto andare così. Joe e Tyler erano amici, come poteva dirmi queste cose?
Come poteva pensare che io credessi che Tyler non fosse alla mia altezza e per questo non ero andata a letto con lui? Ma soprattutto come poteva anche solo immaginare che l’unica cosa che io volessi da lui fosse finire nel suo letto?
“J.. Joe ascolta. Io…” presi un respiro profondo cercando di trovare le parole e la forza di parlare “Io non so cosa tu stia cercando di fare. So che hai letto delle cose su di me e forse hai sentito delle cose da tuo fratello, ma..” feci una pausa combattendo le lacrime che premevano per uscire “Io non sono quel tipo di..”
“Non lo sei?” mi interruppe fissando i suoi occhi nei miei “Quindi mi stai dicendo che se adesso io ti baciassi tu mi fermeresti?” chiese riducendo al minimo la distanza tra noi.
Potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra e questo mi paralizzava, rendendomi incapace di fare qualunque cosa.
La parte razionale di me sapeva che tutto ciò era sbagliato, che per lui era solo un gioco per beffarsi di me. Sapeva che non dovevo permettere che ciò accadesse per rispetto di me stessa e soprattutto di Tyler.
L’altra parte di me però, quella istintiva, non desiderava altro che tornare ad entrare in contatto con quelle labbra, il cui tocco sulle mie era ancora ben impresso nella mia mente.
Lo sentii avvicinarsi ulteriormente finché una voce alle nostre spalle non si intromise.
“Jonas? Va tutto bene?” chiese Miss Grey, il cui intervento fu provvidenziale.
“Prof io devo uscire” furono le uniche sue parole, prima di alzarsi e lasciare l’aula sbattendo la porta alle sue spalle.
Nella mia testa c’era un unico pensiero: cosa diavolo era appena successo?
 
“Cosa c’è che non va con tuo fratello?” chiese a dir poco esterrefatta rivolgendosi al proprio ragazzo mentre camminavano per i corridoi insieme.
“Credimi Dani, non ne ho la più pallida idea” rispose lui altrettanto perplesso.
“Non solo è venuto a lezione” spiegò divertendo il ragazzo al suo fianco “ma si è seduto anche accanto a Valerie” proseguì sempre più confusa “Li ho visti parlare, più che altro bisbigliare finché non hanno dato di matto entrambi, e poi lui è scappato nel bel mezzo della lezione. Non le aveva detto di stargli alla larga?”.
“Forse c’è qualcosa che noi non sappiamo” commentò Kevin stringendo la propria ragazza per la vita.
“Kevin hai visto Joe?” si unì Tyler al discorso raggiungendo i due nei pressi dell’uscita dell’edificio “Vorrei sapere perché..”
“Non lo so” lo interruppe, rispondendo in automatico alla domanda che sapeva gli stava per porre “ma sono sicuro che qualcosa c’è sotto. Comunque appena lo vedo chiederò” concluse lasciandosi l’edifico alle spalle.

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Capitolo 23
*** Don't play with me like i'm your doll ***


Capitoli di freddi pomeriggi invernali in cui è bello stare al pc, sul letto e rigorosamente sotto le coperte.
Kià


“Prima in aula c’era chimica tra qualcuno” parlò Lex alle mie spalle prendendosi gioco di me “e non mi riferisco al lavoro di coppia” concluse facendomi la linguaccia.
“Forse aveva odorato qualche gas tossico nel laboratorio prima che la lezione cominciasse” le risposi nello stesso tono giocoso sistemando le mie cose nell’armadietto.
Le lezioni della giornata erano finite, così stavamo riponendo le ultime cose prima di goderci un po’ di libertà e aria fredda e pungente della miglior Seattle di fine Ottobre.
“Parlando seriamente adesso, cosa è successo tra voi?” mi chiese poggiandosi all’armadietto accanto al mio e fissando i suoi occhi azzurri su di me “Era così vicino a te prima di scappare via come una furia”.
“Non lo so” risposi frustrata, voltandomi nella sua direzione “Ha iniziato a farneticare cose su me e Tyler, sull’andare a letto insieme e poi..” feci una pausa guardandomi intorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno ad ascoltarci “e poi ha provato a baciarmi” conclusi in un sospiro.
“Lui cosa?” gridò Lex, la cui reazione fu tutt’altro che contenuta.
Le mimai di abbassare la voce per evitare di dar vita ad un teatrino tragicomico nel bel mezzo dei corridoi e per fortuna lei colse il suggerimento.
“Mi stai prendendo in giro vero?” chiese con lo sguardo perplesso e le orecchie in fiamme, ma io le feci di no con la testa “Credo proprio che appena ne avrò la possibilità spaccherò la faccia a quel coglione” aggiunse andando su tutte le furie.
 
Forse Lex sapeva qualcosa che a me sfuggiva? Forse qualcosa che si erano detti qualche giorno prima sul campo da football. Altrimenti perché infuriarsi a tal punto?
Era sicuramente diventata molto più protettiva nei miei confronti dopo tutto quello che era successo, ma la sua reazione mi appariva ad ogni modo un po’ troppo sopra le righe. Avrei dovuto indagare e scoprire cosa era successo tra quei due.
 
“Chi hai intenzione di mandare dal chirurgo plastico?” si aggiunse alle mie spalle una voce la quale mi fece rabbrividire e paralizzare nell’arco di un secondo. Adesso cosa voleva lui da me?
“Te stronzo e quel figlio di puttana di tuo fratello” disse Lex in tono aggressivo, ma questo suo comportamento anziché intimorirlo fece solo nascere un sorriso sul suo volto.
“Lexi non fare il suo gioco” le dissi cercando di farla ragionare.
Se c’era una cosa che avevo imparato da tutta questa esperienza era che probabilmente era meno pericoloso giocare con il fuoco che con Nick Jonas.
Era imprevedibile. Eclettico. Impenetrabile. Non faceva mai traspirare all’esterno cosa stesse realmente pensando o quali fossero le sue vere intenzioni, a parte qualche rarissimo momento, quindi con lui la cosa migliore da fare era tenere alta la guardia ed evitare di mettersi contro di lui.
“Cosa vuoi?” chiese Lex diffidente, ma stavolta con tono meno provocatorio rispetto alla sua precedente risposta.
“Solo invitarvi ad uscire stasera” proferì in tono tranquillo, come se fosse d’ordinaria amministrazione per noi uscire insieme a lui.
“Mi prendi in giro?” parlò la mia amica esprimendo all’esterno il quesito che anche io internamente mi stavo chiedendo. Era serio?
“No non è uno scherzo Alexandra” disse con voce ferma, la quale si andò ad intensificare sul nome di Lex “Stasera usciamo con la squadra e verrà anche Tyler” proseguì rivolgendo la sua attenzione su di me adesso “Immagino che tu sia dei nostri. Non vuoi deludere il tuo ragazzo per colpa mia giusto?” concluse sorridendo nella mia direzione.
 
Era una cospirazione o cosa?
Prima si era messo Joe con il suo comportamento ambiguo durante la lezione di chimica, i suoi sguardi, il suo interesse per la mia vita privata e il suo tentativo di baciarmi e ora questo.
Ora Nick che ci invitava ad andare con lui per una delle famose, rinomate e ampliamente conosciute uscite della squadra di football.
Capitavano delle settimane in cui nella scuola non si parlava d’altro che di quello che era successo nell’ultima delle loro serate, e ognuna di queste finiva quasi sempre nello stesso modo.
La cosa che però mi insospettiva era che tutto questo teatrino aveva avuto inizio solo dopo che io e Tyler avevamo iniziato a frequentarci, il che portava di prepotenza un interrogativo nella mia testa: era anche lui coinvolto in tutta questa storia? Era anche lui d’accordo con i fratelli Jonas e quello che c’era tra di noi era solo un tassello di qualche strano gioco che avevano messo in piedi? O erano solo mie paranoie e tutti questi eventi erano puramente casuali e accidentalmente accaduti dopo quest’episodio?
Sapevo bene che tra Joe e Tyler c’era un rapporto d’amicizia che durava da anni e proprio questo mi portava a dubitare del fatto che la sua lealtà in realtà fosse devota a lui, alla loro amicizia, e non a quello che poteva esserci tra noi.
Però se così fosse, qual era il vero scopo di Joe? Perché usare Tyler e avvicinarsi a me quando in realtà aveva fatto di tutto per affermare l’opposto?
Come sempre avevo solo mille domande a tormentarmi e nessuna risposta. Mi sentivo come una bambola che qualcuno si stava divertendo a manovrare, in attesa che si stancasse di me per poi passare al gioco successivo.
 
“Tyler non mi ha detto niente” risposi alla sua domanda cercando di mascherare al meglio tutti i miei dubbi e le mie incertezze.
“Voleva venire a parlarti di persona ma era impegnato con gli allenamenti” spiegò riportando alla mia mente la consapevolezza che Ty mi avesse detto degli allenamenti di oggi “così gli ho detto che sarei passato io ad avvisarti e gli ho anche assicurato che non saresti mancata” proseguì come a sfidarmi a rifiutare la proposta.
“Alexandra tu ti unirai a noi?” continuò ancora, ma stavolta rivolto verso Lex.
“Non devi!” esclamai come se avessi finalmente preso consapevolezza di cosa stava realmente accadendo “Posso prendermi cura di me stessa. E Poi ci sarà Ty con me”.
“Sei carina Valerie ma non posso lasciarti di nuovo da sola” disse sorridendomi e una parte di me le fu veramente grata “Stasera sarò dei vostri” aggiunse infine rivolta verso Nick.
“Perfetto. Ci vediamo stasera ragazze” ci salutò e andò via, però non prima di aver lasciato un bacio sulle labbra di Lex e aver sentito i suoi brividi sotto la pelle.
“Fidati, mi manca la mia vita da persona invisibile” dissi chiudendo la porta dell’armadietto, dirigendomi insieme a Lex verso l’uscita.
 
La sera arrivò in men che non si dica e io e Lex eravamo stese sul mi letto a guardare il soffitto in silenzio.
Avevo sentito Tyler nel pomeriggio e con lui ero rimasta d’accordo che sarebbe passato a prenderci alle 9.30pm. Ora erano quasi le 8.00pm ma noi eravamo ancora nello stallo più totale.
“Non so cosa mettere” presi io la parola ponendo fine al confortevole silenzio calato tra noi “Non so perché ci vogliono lì e non so neanche perché andiamo” sbottai alzandomi dal letto.
“Valerie calmati o mi farai impazzire” rispose alzandosi anche lei dal letto, andando a scavare nel borsone che aveva portato da me.
“Primo indosserai gli abiti che ho portato per te con i quali sarai uno schianto” continuò sistemando il mio outfit, una gonna color oro abbinata ad un top nero corto con le spalline strette ed una giacca nera di pelle, sulla poltroncina che avevo in un angolo della stanza “nessuno riuscirà a toglierti gli occhi di dosso” aggiunse quindi facendomi l’occhiolino e facendomi avvampare al pensiero.
-mi dispiace Lexi ma io non sono per niente sexy come te- pensai scuotendo la testa, senza però dire nulla.
“Secondo non so perché ci vogliono lì ma qualche idea me la sono fatta” perseguì e potei immediatamente capire che su questo fronte i nostri pensieri convergevano “e terzo andiamo perché non permetteremo a due, a volte tre, coglioni di impedirci di vivere le nostre vite” concluse il suo discorso con un aria soddisfatta in viso, come se avesse appena parlato dinanzi al consiglio interamente riunito delle Nazioni Unite.
“Non lo so” risposi un po’ sconfitta prendendo tra le mani gli abiti che avrei dovuto indossare di lì a poco “non mi piacciono neanche i dance club. Sono preoccupata” confessai sospirando.
 
Quella non era la mia vita. Non lo era mai stata.
Ovviamente mi piaceva stare in compagnia. Chiacchierare, scherzare e divertirmi con Lex e con quei compagni di scuola cosiddetti “normali” come me, ma il quadro cambiava quando si trattava di uscire fuori dagli schemi.
Quando si trattava di aver a che fare con realtà a me estranee e talvolta poco gradite, come quella in cui stavo per immergermi, ma soprattutto quando si trattava di far colludere il mio mondo con il mondo della famiglia Jonas.
 
“Vale andrà tutto bene” cercò di tranquillizzarmi Lex abbracciandomi “Ci sono io qui con te e non lascerò che nessuno di loro rovini la tua serata. Ti fidi di me?”.
Annuii semplicemente ricambiando l’abbraccio, nascondendo la faccia tra i suoi capelli.
“Adesso ci conviene prepararci perché sono sicura che tua madre ci farà il terzo grado prima che arrivi Tyler” mi sorrise sciogliendo l’abbraccio, contagiando anche me con il suo ottimismo.
“Allora meglio avvantaggiarci” risposi sorridendole a mia volta, prendendo il necessario per essere pronta per quella folle notte che ci aspettava.

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Capitolo 24
*** This is the night ***


^-^ buon venerdì a tutti! Usciamo e divertiamoci anziché perdere tempo sulle mie cose senza senso ahahahah 

Come preannunciato, prima che potessimo mettere piede fuori casa, io e Lex dovemmo subirci una sfilza di domande da parte di mia madre su dove saremmo andate quella sera, con chi e soprattutto quando saremmo rincasate.
Da maestra esperta ci pensò Lex a darle tutte le delucidazioni di cui aveva bisogno, e non appena nominò Tyler, gli occhi di mia madre si illuminarono, finalmente contenta e soddisfatta del fatto che mi vedessi con un ragazzo. Già, solo così potevo farla contenta e renderla orgogliosa di me.
Per fortuna lo stesso Tyler arrivò qualche minuto dopo salvandoci da quell’interrogatorio senza fine.
Quando me lo ritrovai alla porta, vestito di tutto punto con jeans, camicia e giacca, i capelli biondi domati dal gel e un sorriso radioso sul suo viso, non potei far altro che pensare a quanto fossi fortunata ad avere al mio fianco un ragazzo così.
Lo salutai con un rapido bacio sulle labbra, specchiando sulle stesse il suo medesimo sorriso, dopodiché unitasi a noi Lex ci dirigemmo alla macchina e partimmo alla volta del Foundation.
 
“Siamo arrivati” disse stringendomi la mano, una volta arrivati all’ingresso del loro ormai abituale ritrovo.
Avevo spesso sentito parlare di questo club, soprattutto delle serate dei ragazzi qui, ma prima di quel giorno non ci avevo mai messo piede.
“Tyler! Finalmente fratello” lo salutò uno del gruppo, del quale però mi sfuggiva il nome “Gli altri sono già tutti dentro da un po’” aggiunse buttando poi un occhio a me e soprattutto a Lex.
“Vedo che sei in buona compagnia” un’altra voce si aggiunse al coro mentre stavamo varcando la soglia di ingresso del locale, e stavolta la ricollegai senza problemi ad un nome: Kevin.
“Giù le mani dalla mia ragazza” rispose Ty in modo giocoso e la sua frase si schiantò su di me come un treno in corsa.
Aveva appena detto “la mia ragazza” e per me sentire quelle parole fu un’enorme scarica di emozioni.
Nessuno si era mai rivolto nei miei confronti definendomi la sua ragazza, quindi sentirlo dire per la prima volta fu una sensazione bellissima, e per la prima volta nella mia vita mi sentii veramente desiderata.
Quale riflesso involontario delle sue parole, strinsi la presa sulla sua mano e gli sorrisi sincera. Lui ricambiò il gesto facendomi vivere un momentaneo, piccolo idillio, il quale fu immediatamente messo fuori gioco non appena ci addentrammo nel Foundation.
 
Appena entrata non potei fare a meno di essere travolta dalla musica che riempiva il posto, portando tutte le persone già presenti all’interno a ballare e divertirsi. Oltre che dalla musica fui colpita dal posto stesso, dal suo stile e dall’energia che trasmetteva, e immediatamente capii il perché fosse diventato il luogo di ritrovo della squadra.
Ci dirigemmo in una delle due zone Vip di cui era dotato il posto e lì raggiungemmo il resto della comitiva che già ci stava dando dentro con alcol e donne.
“Benvenute ragazze” ci salutò un Nick molto entusiasta di vederci; fin troppo entusiasta oserei dire “posso offrirvi un drink? Consideratelo il mio benvenuto” proseguì porgendoci due bicchieri di Cosmopolitan.
Guardai Lex per capire come comportarmi in quella situazione così nuova e spaventosa per me, e quando vidi che lei accettò la sua offerta allora io la imitai nei gesti.
“Sei bellissima stasera” sussurrò Nick all’orecchio di Lex la quale per quanto si sforzasse di restare indifferente e di chiudere con Nick, non riuscì a non sentire i brividi scorrerle lungo la schiena a quelle parole.
 
“Ragazzi loro sono Valerie e Alexandra” ci introdusse Tyler al resto del gruppo, il quale però prestò poca attenzione a noi, preso già dall’anima della serata.
“Sono contento che tu sia venuta” mi disse baciandomi, una volta che ci fummo seduti su uno dei divani presenti nella zona Vip. A quelle parole e a quel gesto l’ormai familiare rossore si fece largo sul mio viso e non potei far altro che sorridere.
Mi voltai, distraendo per un attimo la mia attenzione da lui, e fu in quel preciso momento che lo vidi arrivare. Indossava una camicia bianca, sbottonata nei primi bottoni, abbinata a dei pantaloni neri, in tono con le scarpe e la giacca di pelle nera.
Si dirigeva nella nostra direzione, seguito dalla solita fila di donne e leccapiedi, e in men che non si dica la mia attenzione fu interamente catturata da lui.
Come riusciva a farmi lo stesso effetto ogni volta che lo vedevo? Dopo un po’ non bisognerebbe abituarsi alla vista di qualcosa di speciale e smettere di rimanere senza fiato? A quanto pareva per me la risposta era no, poiché ogni singola volta che i miei occhi si posavano su di lui, il mio respiro veniva meno.
-Valerie smettila di comportarti come una stupida. Non sei qui per lui ma per il meraviglioso ragazzo seduto accanto a te- pensai maledicendomi da sola per il mio modo di agire.
Non dovevo fare il suo gioco e soprattutto non potevo fare questo a Tyler.
“Joe” disse Tyler a mo’ di saluto, attirando la sua attenzione. Lui si limitò a ricambiare con un gesto del capo, e dopo aver scambiato un paio di parole con Kevin, si unì a noi.
Prese posto su un divano di fronte a noi, insieme a Nick, Lex, che praticamente fu tirata da quest’ultimo, e un paio di ragazze che non conoscevo.
Ordinarono qualche drink ciascuno prima di lasciarsi andare al totale relax su quel divano di pelle blu.
 
“Servitevi pure” disse Kevin una volta unitosi a noi, indicando i drink che erano appena stati serviti.
Sul tavolo dinanzi a noi dovevano esserci più di 20 bicchieri, ognuno dei quali preparati a dovere e contenenti qualsiasi tipologia di alcol il posto potesse offrire.
Ne presi uno, per non risultare la solita asociale, e ne mandai giù il contenuto tutto d’un sorso. Sentivo la gola in fiamme, bruciata da qualsiasi cosa avessi appena mandato giù, e contemporaneamente percepivo che la mia lucidità già ne stava risentendo.
“Sei contenta di essere venuta?” sussurrò Nick all’orecchio di Lex, dopo aver mandato anche lui giù un cicchetto di tequila, mentre con una mano le sfiorava le braccia e le spalle scoperte.
“Non sono qui per te” tagliò corto lei, cercando di rimanere il più distaccata possibile nelle parole, anche se il suo corpo gridava tutt’altro.
“Non essere così rigida. Ci divertiremo stasera” continuò a parlargli attraverso sussurri e gli effetti delle sue azioni si evidenziavano nella pelle d’oca che copriva il corpo di Lex dalla testa ai piedi.
“Andiamo a ballare” propose Danielle, prendendo per mano il suo ragazzo e aprendo l’invito a tutti.
Nick non se lo fece ripetere due volte e trascinò Lex con se in mezzo alla folla, iniziando a ballare con lei ad una distanza talmente ridotta che i loro due corpi sembrava si fossero fusi in uno solo.
Anche Tyler mi offrì di unirci agli altri e senza esitare accettai la sua proposta.
 
“Non credere che questo cambi le cose tra noi” mormorò al suo orecchio, sentendo il suo fiato sul collo “sono qui solo per Valerie e per tenerti lontano da lei. Non ti permetterò di rovinarle ancora la vita”.
“Ora lei è l’ultimo dei miei pensieri” le rispose facendole scivolare un dito sul collo, prima di baciare lo stesso punto.
“Nick” provò a dire qualcosa, per evitare di ricadere in quell’attrazione che ancora la legava a lui, ma il suo tentativo fu tagliato fuori dal ragazzo il quale unì le sue labbra a quelle di Lex.
Fece scorrere le mani sui suoi fianchi e l’attirò ancora di più a sé, in modo tale che in questo modo ognuno dei due potesse totalmente sentire ciò che accadeva al corpo dell’altro.
“Promettimi che sarà l’ultima volta” disse staccandosi per riprendere fiato “e che dopo questa uscirai dalle nostre vite”.
“Sei sicura di volere che io esca dalla tua vita Alexandra?” le chiese prendendola per mano e dirigendosi all’esterno del locale.
Usciti sul retro dalla porta riservata al personale, la posizionò contro il muro e lì riprese a baciarla, accarezzandole e baciandole tutti i punti scoperti della sua pelle.
“Solo…” rispose lei sottovoce “lasciala in pace” proseguì tornando a baciarlo sulle labbra, mentre sentiva le sue mani che lentamente si insinuavano sotto al suo vestito.
“Non posso promettertelo. Lei mi ricorda qualcuno che vorrei rimuovere per sempre dalla mia mente” confessò con un velo di amarezza “qualcuno che preferirei non aver mai incontrato. Ma tu puoi decidere se devo uscire dalla tua di vita” continuò sfilandole la biancheria intima “una parola e io mi fermerò, e non avrai mai più a che fare con me” concluse lasciandole una scia di baci dal collo alle labbra.
“Sarebbe potuta andare diversamente tra noi” disse guardandolo negli occhi “non farmi pentire di questa mia decisione” sussurrò nascondendo la testa nell’incavo del suo collo, lasciandosi andare a lui.

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Capitolo 25
*** Feeling Alive ***


Salve. Dico solo che i DNCE hanno appena pubblicato la cover di Work e io non sono capace di smettere di ridere XD ahahahah 
Buon martedì post Oscars!!


“Per essere la tua prima uscita qui, ti stai divertendo?” chiese posizionandosi accanto a me sul divano.
“Molto” risposi sorridendogli “è tutto meraviglioso fin ora e tu sei straordinario” aggiunsi stringendomi a lui.
“Alla nostra” sussurrò lasciandomi un veloce bacio sulle labbra, facendo toccare i bicchieri di champagne che avevamo tra le mani.
Ancora una volta mandai giù l’intero contenuto del bicchiere tutto d’un fiato, e immediatamente mi sentii bene. Mi sentivo libera; mi sentivo viva.
Fin ora avevo solo immaginato cosa volesse dire davvero vivere il momento e soprattutto cosa significasse sentirsi desiderati e come ciò poteva farti sentire.
Finalmente lo stavo provando sulla mia pelle e questo mi rendeva estremamente felice. Mi faceva sentire come se tutto il resto della mia vita, i problemi, le paranoie, le delusione, non esistesse, o almeno non avesse più tanta importanza, non fino a che ero con qualcuno capace di farmi sentire speciale.
 
“Sei bellissima” riprese la parola, riportando la mia attenzione alla realtà, mentre lo sentivo lasciarmi un bacio sul collo e i brividi scuotermi dalla testa ai piedi.
Stavo per rispondergli, per dirgli quanto lui fosse meraviglioso e mi facesse sentir bene, ma proprio in quel momento qualcuno venne a frapporsi tra noi.
“Come va ragazzi?” disse sorridendo, consapevole di aver interrotto qualcosa, andando a prendere posto tra noi “che ne dite di fare un gioco?” proseguì guardando prima nella mia direzione e poi in quella di Tyler.
“Danielle non hai niente di meglio da fare?” chiese lui abbastanza infastidito dal suo comportamento.
“Andiamo Tyler, da quando sei diventato così noioso?” lo bacchettò, facendogli poi l’occhiolino “vedrai che ci divertiamo” concluse alzandosi, prima di posizionarsi sulle gambe del mio ragazzo.
 
Come poteva fare questo senza preoccuparsi minimamente della mia presenza? E perché Kevin non le diceva nulla? Ma soprattutto perché Tyler non le aveva detto di non farlo?
Sapevo benissimo chi era lei e sapevo che era la ragazza più corteggiata e popolare della scuola e che io in confronto a lei sembravo uno scherzo mal riuscito. Sapevo anche che tra loro c’era un rapporto di amicizia che durava da anni e che probabilmente tutto ciò per loro era normale, ma questo non mi impediva di essere gelosa, perché adesso nella sua vita, o almeno in parte, ero entrata anche io ed assistere a queste scenette mi faceva rosicare e non poco.
 
“Il gioco si fa con una moneta” riprese la parola, e quando riportai di nuovo la mia attenzione su quello che mi circondava, notai che le persone intorno a noi erano aumentate.
“Io la lancerò in aria ma prima ognuno di voi dovrà dirmi se uscirà testa o croce” spiegò mostrando la moneta “chi sbaglia manda giù uno shot di Whisky e Sambuca” concluse sorridendo.
“Testa” disse Kevin abbassandosi a baciare la propria ragazza sulle labbra.
Tyler mi guardò, come a volermi chiedere cosa scegliere, e io mi limitai a mimargli una croce con le dita, dopodiché lui, insieme agli altri presenti, comunicò la nostra decisione a Danielle, la quale successivamente fece librare la moneta nell’aria. La riafferrò con fermezza e posizionandosi al centro del cerchio formatosi intorno al tavolino gremito di alcolici decretò testa.
“Scusa” dissi avvicinandomi a Tyler e baciandolo velocemente, prima di mandare giù l’ennesimo drink della serata senza batter ciglio. Sì, ero decisamente alticcia.
“Prossimo turno” disse di nuovo lei, raccogliendo ancora una volta le nostre scelte.
“Croce” arrivò una voce dal lato, quando la moneta era già in aria, ma senza neanche aspettare l’esito del lancio mandò giù uno shot lungo la gola.
“Joseph non funziona così il gioco” lo ammonì in modo scherzoso la ragazza, guadagnandosi in cambio un sorriso da lui.
“Scusa bellezza, prometto che non lo farò più” le rispose ancora sorridente, anche lui visibilmente ubriaco, prima di sparire improvvisamente, così come era arrivato.
Facemmo ancora qualche giro, fino a che non finirono tutti i bicchieri sul tavolo, dopodiché ognuno tornò alle proprie occupazioni.
Il troppo alcol in circolo nel mio corpo mi fece sentire l’irrefrenabile bisogno di andare al bagno, così iniziai a guardarmi intorno per vedere se c’era Lex da qualche parte, in modo che potesse accompagnarmi, ma di lei non si vedeva neanche l’ombra.
Senza rendermene conto, né di come fosse successo, né di quando avessi accettato, mi ritrovai con Danielle a farmi compagnia e quello fu senza dubbio uno dei momenti più strani della mia vita.
 
“Quindi le cose tra te e Tyler sono serie?” chiese avvicinandosi allo specchio, aggiustando il rossetto color ciliegia che le definiva le labbra.
“Non lo so” risposi osservandola nei gesti “So che stiamo bene insieme”.
“Ma tu ancora pensi a Joe” aggiunse voltandosi nella mia direzione, riponendo il rossetto nella borsa.
“Io… Dio io non lo so!” affermai frustrata, lasciando andare un sospiro “Voglio che lui esca per sempre dalla mia vita ma non ci riesco. Vorrei dirgli di andare a farsi benedire per come mi ha trattata ma poi eccolo lì” feci una pausa pensando a lui, a quello che era successo quella mattina e a come sarebbe potuta finire se non fosse intervenuta la professoressa.
“Eccolo lì con il suo sguardo su di me, il suo sguardo intenso e acceso su di me e improvvisamente divento incapace di parlare, di muovermi... persino di respirare” ammisi forse nella maniera più sincera possibile.
Non ero io a parlare. Era l’alcol a parlare per me e per una volta mi stava facendo dire le cose così come erano in realtà. L’unico problema? La persona a cui le stavo dicendo e probabilmente presto mi sarei pentita di queste mie confessioni.
“Ma poi c’è Tyler” ripresi, portandomi le mani tra i capelli “Merda lui è così perfetto. Forse troppo perfetto per me. È dolce ed intelligente e lui vuole stare con me” proseguii indicandomi, come se in questo modo riuscissi a far percepire meglio il mio messaggio “cosa ho io che lo ha portato a voler stare con me?”.
Sentivo tutte le mie insicurezze crescere esponenzialmente al mio interno man mano che andavo avanti con il mio discorso, e avere lei davanti non mi aiutava.
 
Danielle era semplicemente bellissima. Non aveva nulla che non andasse e ne era consapevole e questo mi portava ad ammirarla e allo stesso tempo ad invidiarla tantissimo.
Non perché io odiassi me stessa, ma mi sarebbe piaciuto che le persone avessero potuto guardare anche me con la stessa ammirazione con cui guardano lei, e non in riferimento esclusivo all’aspetto fisico, ma anche a tutto il resto.
Alla sua sicurezza, alla sua determinazione, alla sua capacità di leader. Alla sua capacità di tener testa ai tre ragazzi ai piedi dei quali si prostrava l’intera scuola, senza mai sentirsi in difficoltà.
Questo era Danielle per me. Una ragazza che da un lato non era nelle mie corde e che mai ci sarebbe entrata, ma che dall’altro ammiravo tantissimo.
“Tu capisci quello che intendo vero?” chiesi alla fine del mio sfogo ricco di rivelazioni.
“Sì è tutto chiaro; molto chiaro. Puoi scusarmi un attimo?” disse quindi uscendo e lasciandomi sola in un bagno deserto.
 
-ho bisogno di aria- mi dissi, dirigendomi come una furia verso l’esterno.
Mi girava la testa e avevo bisogno di un po’ di spazio per me per mettere insieme i pezzi della serata fin ora andata.
Uscii da un ingresso che si trovava vicino al bagno, il quale dava sul retro del locale, e immediatamente l’impatto con l’aria fredda della notte mi fece riprendere un po’ di lucidità.
Era pungente sul viso e sul resto del corpo lasciato scoperto dagli striminziti vestiti che avevo indosso.
Mi poggiai alla porta, in modo da ottenere un migliore equilibrio, e iniziai a sfregare le mani sulle braccia, nel tentativo di acquistare un po’ di calore.
Feci un lungo respiro, chiudendo gli occhi e inalando quanta più aria possibile, nella convinzione che questo mi avrebbe aiutata a schiarirmi le idee e a ritrovare un po’ di lucidità, ma proprio in quel momento fui scaraventata in avanti dalla porta che si aprì alle mie spalle.
“Fanculo” dissi a voce troppo bassa affinché chi era uscito potesse sentirmi.
Mi girai sulla destra per dare un’occhiata a chi era appena uscito, rischiando di farmi cadere, e quasi senza sorpresa mi accorsi che erano due le persone: Joe ed una ragazza che si stavano baciando.
 
“Ehi tu” mi rivolsi nella loro direzione, senza neanche rendermi conto di quando avessi deciso di parlargli “ti farà soffrire. Ti userà e poi ti lascerà andare, fidati di me”.
Era la pura verità. Era ciò che pensavo e ormai avevo imparato a conoscere, e finalmente, grazie al mio stato di non perfetta sobrietà, ero riuscita a dirlo ad alta voce.
“Lui vuole solo entrarti nelle mutande e poi dimenticarsi della tua intera esistenza” proseguii nel mio discorso, sorprendendomi da sola per l’impeto di coraggio che mi aveva spinta a parlare.
“Puoi scusarmi un attimo?” chiese lui alla puttanella in calore di turno, prima di incamminarsi nella mia direzione “parli come se fossi stata con me. Come se avessi mai avuto la possibilità di fare questa esperienza con me” proseguì rivolgendo e sue parole nei miei confronti, chiudendomi tra il muro e le sue braccia, una volta che si fu avvicinato a me.
“Ormai credo di conoscerti abbastanza per sapere che questo è ciò che fai” spiegai con voce ferma e tranquilla e forse questa era la prima volta che mi rivolgevo a lui senza sentirmi inferiore “quello che non comprendo è il perché tu lo faccia” aggiunsi fissando i miei occhi nei suoi, sorreggendo il suo sguardo.
Un leggero ghigno si fece strada sulle sue labbra e questo mi confondeva. Stava forse ridendo di me? O era sorpreso dalla mia reazione così coraggiosa? Oppure si stava solo assaporando il momento prima di abbattermi come faceva ogni volta?
“È divertente. Questo è tutto” rispose allargando il sorriso, facendo accelerare il mio battito cardiaco “lo hai mai provato?” aggiunse intensificando il suo sguardo su di me, costringendomi ad abbassare il mio, incapace di sostenere ancora quegli occhi fissi nei miei, e così facendo dando una tacita risposta alla sua domanda.
“Vuoi provare anche tu?” chiese prendendomi il volto tra le dita e sollevandomelo, in modo che potessi tornare a guardarlo in quegli occhi color ambra in cui aleggiava una fiamma di vita “Vuoi seguirmi nel buio?” aggiunse per poi baciarmi.
 
Colmò velocemente la distanza tra noi, senza neanche darmi il tempo di rendermene conto, e in un secondo la sua bocca fu sulla mia.
Non era delicato, né tantomeno romantico, come avevo più volte immaginato, ma al contrario era rude, passionale ed eccitante.
Sentii i suoi denti mordere e tirare sul mio labbro inferiore, costringendo un gemito ad uscire dalla mia bocca e in quel momento ne approfittò per legare la sua lingua alla mia.
Immediatamente mi sentii avvolta in un turbine di sensazioni che mi stava travolgendo e mi stava facendo provare qualcosa che mai avevo avvertito prima nella mia vita.
Sentivo le gambe tremare e i brividi scuotermi man mano che il bacio si intensificava.
Legai le braccia al suo collo, bisognosa di avere un contatto con lui che non fosse solo quello delle nostre bocche. Il suo sapore mi inebriava, rendendomi desiderosa di averne sempre di più.
Tornò a mordere sulle mie labbra, dandomi la possibilità di riprendere fiato, mentre posava una mano sui miei fianchi e contemporaneamente mi costringeva con il suo corpo contro il muro.
Mi sentivo in estasi, abbandonata completamente alle sue attenzioni e alla sua bocca di nuovo sulla mia. Non riuscivo a rendermi conto se tutto quello che stava accadendo fosse davvero reale o frutto di una fantasia.
Posò l’altra mano sul mio viso, facendola poi scivolare lentamente giù lungo le braccia e poi dritta lungo i miei fianchi, per poi risalire verso il torace. Sentivo la pelle andare in fiamme sotto il suo tocco, così appassionato, indelicato ed elettrizzante.
I brividi continuavano a dominare al mio interno e le gambe a tremare e ciò mi portava a credere che avessero potuto cedere da un momento all’altro.
Strinsi la presa su di lui, portando una mano tra i suoi capelli e l’altra sul suo avambraccio, come se da quella stretta dipendesse tutto quello che stava succedendo tra di noi.
Precedentemente avevo pensato che finalmente stavo provando cosa significasse sentirsi liberi, sentirsi vivi, ma solo in quel momento, solo con lui vicino a me, solo con la sua bocca avvinghiata desiderosamente alla mia stavo veramente provando cosa potesse realmente intendersi col dire sentirsi vivi, sentirsi il sangue scorrere nelle vene e la linfa vitale crescere al proprio interno.
Le sue labbra si staccarono nuovamente dalle mie, iniziando a percorrere la loro strada giù lungo il mio collo, soffermandosi in quel punto così inaspettatamente sensibile del mio corpo, prima di riprendere la loro corsa giù verso la mia clavicola.
Sospirai, assaporando quei tocchi, quei baci e quelle sensazioni così nuove e travolgenti per me.
 
Quante volte lo avevo sognato? Forse troppe, tanto da averne perso il conto, ma era davvero questo quello che volevo? Era davvero così che volevo che andasse tra di noi? Volevo davvero essere la sua scopata della serata, della quale molto probabilmente me ne sarei pentita?
No, non era questo quello che volevo e quello di cui avevo bisogno. Sentivo che nonostante tutto meritavo molto di più di quello che lui mi stava offrendo ora e la consapevolezza che c’era qualcun altro in grado di offrirmi quel qualcosa di più di cui avevo bisogno mi portò, in un lampo di lucidità, a staccarmi da lui.
“Io, io devo andare” balbettai, con le parole che facevano fatica ad uscire dalla mia bocca, ancora priva di fiato per quello che stava succedendo “mi dispiace ma non è questo quello che voglio” aggiunsi divincolandomi da lui e scappando di nuovo all’interno.

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Capitolo 26
*** Like an illusion ***


Buonasera!! Non so se effettivamente qualcuno stia ancora leggendo questo storia, comunque se qualcuno ci fosse io spero che vi stia piacendo e vi ringrazio per il tempo che mi dedicate. 

“Merda!” gridai sbattendo la porta del bagno alle mie spalle, prima di poggiarmi ad essa e lentamente scivolare giù.
Mi girava la testa ed ero sicura che tutto questo ruotare non fosse dovuto esclusivamente ai bicchieri che avevo bevuto. Cosa era appena successo? Ma soprattutto a cosa avevo appena rinunciato?
Mi portai le mani sul viso, cercando di placare il vortice che aveva preso vita al mio interno e di ritrovare un po’ di razionalità, ma fu quasi del tutto inutile.
Mi aveva baciata. Questa era l’unica cosa di cui ero consapevole. Lui mi aveva baciata e lo aveva fatto di sua iniziativa, senza che questa volta qualche stupido gioco o altro lo avesse costretto.
Chiusi gli occhi e in un attimo non ero più seduta a terra nel bagno del locale, ma di nuovo fuori con lui, con le sue labbra avide sulle mie e le sue mani calde sul mio corpo.
Riaprii gli occhi e sentii gli ormai familiari brividi scorrermi lungo la schiena e a quella percezione istintivamente portai le mani alle mie labbra. Feci scorrere l’indice su di esse, ancora capace di sentire il calore e la sensazione delle sue in quel punto e in quell’istante espirai pesantemente, ricacciando all’esterno il fiato che non mi ero neanche accorta di aver trattenuto.
Sostituii le dita con la lingua, facendola scorrere nello stesso punto in cui precedentemente era stata la mia mano, e ancora prima le sue labbra, e mi sorpresi quando riuscii ancora a sentire il sapore della sua bocca sulla mia.
Quella constatazione mi fece arrossire e sorridere allo stesso tempo, spingendomi a stringere con i denti sul mio labbro inferiore, come se così potessi preservare per sempre quel sapore su di esso.
Chiusi nuovamente gli occhi, godendomi l’adrenalina residua che ancora era in circolo all’interno del mio corpo, e portandomi una mano al petto potei sentire il mio cuore battere all’impazzata.
Ancora non riuscivo a credere a quello che era accaduto. Era stato molto di più di quanto non avessi mai immaginato o sperato. Sapevo benissimo di non dovermi fare delle illusioni, però in quel momento mi sembrava di vivere un sogno dal quale ancora non ero pronta a svegliarmi.
 
-ho bisogno di parlare con Lex- pensai focalizzandomi di nuovo sulla realtà –devo sapere che fare- continuai alzandomi dal pavimento e riflettendo sul quanto fosse stata una stupida idea sedermi lì.
Mi diedi una sistemata d’avanti allo specchio, cercando di riprendermi il più possibile da quanto vissuto, e poi uscii spedita da lì dentro, dirigendomi alla ricerca della mia migliore amica che avevo ormai perso di vista da un po’ di tempo.
“Valerie si può sapere dove eri finita?” sentii una voce alle mie spalle, prima che una mano mi afferrasse per il braccio “Ti avevo data per dispersa”.
“Tyler io..” cercai di dire qualcosa ma le parole mi morirono in gola, non sapendo proprio come giustificarmi in quella situazione. Non avrei mai potuto dirgli quello che era appena successo e ne avevo il coraggio di inventarmi una scusa.
Mi sentivo un verme. Come avevo potuto fargli questo? Come avevo potuto dopo tutto quello che lui stava facendo per me? Era pur vero che ero stata in grado di fermarmi, proprio grazie a lui, ma questo non cancellava quello che avevo fatto, e soprattutto non faceva passare inosservato il fatto che io volessi che la sensazione del bacio precedente, che ancora provavo, non andasse più via.
“Ero preoccupato” riprese lui la parola, sussurrandomi quelle parole in modo dolce all’orecchio, per poi posare le sue labbra sulle mie.
Ricambiai il suo bacio ma questo non fece altro che accrescere i sensi di colpa al mio interno.
Avevo appena baciato un altro, e non uno qualunque, ma il suo migliore amico. E come se non bastasse, come se tutto questo non fosse già abbastanza sbagliato, quel bacio mi aveva fatto sentire qualcosa che invece in quel momento, con le sue labbra strette alle mie, non riuscivo a provare.
 
“Ty” dissi staccandomi dal suo contatto “scusa ma devo andare a cercare Lex” proseguii voltandomi nella direzione opposta e allontanandomi da lui, con i sensi di colpa che mi divoravano, perché un ragazzo meraviglioso come lui non meritava quello che gli stavo facendo.
Mi guardai un po’ in giro alla ricerca di una testa bionda familiare e finalmente la trovai nei pressi dei divanetti dove avevamo preso posto qualche ora prima.
Mi diressi nella sua direzione a passo veloce e spedito, senza curarmi di chi urtassi o infastidissi. Avevo bisogno di parlare con una persona che mi capisse e lei era l’unica in grado di farlo.
“Lexi” dissi abbracciandola appena l’ebbi raggiunta “non puoi immaginare cosa mi è appena accaduto” le sussurrai all’orecchio mentre stringevo la mia presa su di lei.
Mi staccai dopo qualche secondo e quando fissai i miei occhi sul suo viso vidi un’espressione di preoccupazione attraversarlo, così immediatamente ripresi la parola per spiegarle a cosa fosse riferito il mio comportamento.
“Niente per cui devi preoccuparti” le spiegai con una smorfia, dando una risposta alla sua domanda rimasta tacita “o almeno credo” aggiunsi facendo una pausa, insicura di come proseguire.
“Valerie si può sapere cosa è successo?” mi domandò di nuovo allarmata, con l’espressione di chi è pronto ad uccidere un drago all’istante se solo si rendesse necessario.
“Mi ha baciata” chiarii a voce e testa bassa, ma la manifesta confusione sul suo volto mi fece capire che non sapeva a cosa mi riferissi “Joe Jonas mi ha baciata. Era con una ragazza e io non ho saputo tenere a freno la lingua, così si è avvicinato a me e mi ha baciata” buttai fuori tutto d’un fiato, sentendo l’imbarazzo crescere.
“Cosa?” gridò in un misto di stupore e fastidio, chiedendo conferma di quello che aveva appena udito, così io mi limitai ad annuire con la testa in senso di assenso.
“Valerie lo sai come è fatto quel coglione. Non ti devi fidare di lui” mi ammonii con sguardo severo, il quale però si ammorbidii un istante dopo, quando mi trovai le sue braccia strette intorno a me.
“Voglio tutti i dettagli piccanti” mi disse sorridendo, mentre continuava a stringermi, e a quelle parole il rossore sul mio viso aumentò esponenzialmente.
“Lex!” fui io stavolta ad ammonirla, sciogliendo l’abbraccio, ma non potei fare a meno di sorridere guardando il modo in cui mi guardava e si aspettava qualcosa da me.
“Ok sappi solo che è stato molto fisico e che..” le parole mi si fermarono in gola non appena mi resi conto di chi stava ascoltando la conversazione.
 
“Oh mio Dio” abbassai immediatamente lo sguardo, e subito anche Lex si accorse di cosa stava succedendo.
“Va bene” disse affiancandomi e poggiando un braccio sulle mie spalle “non devi preoccuparti di me. Il tuo segreto è al sicuro” aggiunse sussurrando l’ultima parte in un sorriso “Sai sono abituato a sentire le ragazze parlare delle avventure di mio fratello” proseguì facendomi rabbrividire, e stavolta brividi totalmente diversi dai precedenti.
“Nicholas ti prego” intervenne Lex non appena notò il mio irrigidimento “Non stasera” aggiunse allontanandolo da me. Lui sorrise, stranamente facendo quel che lei gli aveva chiesto, senza dire una parola, e si posizionò dietro Lex abbracciandola.
“Così sei ancora innamorata di Joe” riprese la parola, appoggiando la testa sulla spalla di Lex, ma rivolgendosi nella mia direzione “se vuoi posso aiutarti” aggiunse fissando gli occhi su di me, mentre l’ennesimo sorriso si faceva largo sul suo volto.
“Nick cosa stai facendo?” chiese Lex girandosi in modo da incontrare il suo viso, ma il suo sguardo rimaneva fisso nel mio.
“Ho pensato che noi potremmo occuparci di Tyler mentre lei va a parlare con Joseph” spiegò in tono tranquillo “guardalo, è proprio lì con Chloe” concluse, indicando in direzione della destra con un cenno del capo.
Sia io che Lexi dirigemmo il nostro sguardo nella stessa direzione, e in quel momento sentii il pavimento sgretolarmisi sotto i piedi.
“Sta, sta..” balbettò la mia migliore amica, incapace come me di trovare le parole “Sta scopando con quella, in questo momento?” riuscì finalmente a concludere la frase, incapace di credere a cosa i suoi occhi le stavano mostrando.
“In realtà, io penso che sia lei che al momento si stia scopando lui” disse ridendo, alludendo a quella ragazza, la stessa che poco prima era con noi sul retro del locale, che con la gonna un po’ sollevata e la biancheria intima stretta tra le mani, si muoveva lentamente su di lui.
“Che amabile ragazzo che è mio fratello, non è vero Valerie?” si fece beffe di me, colpendomi nel punto più fragile senza neanche doversi sforzare.
“Vaffanculo” gridai scappando via, asciugando una lacrima che di prepotenza si era fatta strada sul mio viso.
 
Mi faceva male vederlo con le altre, soprattutto se queste altre erano ragazze della nostra stessa scuola, ragazze che avrei potuto incontrare e frequentare tutti i giorni durante le lezioni, proprio come stava succedendo adesso con lei.
Solo in quel momento la riconobbi e mi resi conto di chi era realmente. Era una delle migliori amiche di Danielle. Qualcuna che era alla sua altezza, che sapeva dargli quello che voleva, non come me che ero scappata al primo contatto; non come me che appartenevo ad un mondo totalmente diverso rispetto al suo e che mai sarei stata quella che lui voleva o di cui aveva bisogno.
Forse il destino si stava divertendo con me, o forse, anzi quasi sicuramente, era lui che si stava divertendo con me ed io come una sciocca continuavo a cascare nella sua trappola, rendendogli il gioco fin troppo facile.
Quindi sì, mi faceva male vederlo con le altre, ma ciò che mi faceva più male era come mi illudessi facilmente che forse lui potesse volere proprio me, mentre in realtà per lui non avevo alcun significato, ma ero solo un’altra pedina dello scacchiere da sacrificare al fine di rendere il suo gioco più interessante.
 
“Stronzo!” disse Lex liberandosi dalla sua presa e seguendomi, mentre lui ci osservava andar via divertito.
“Nick cosa è successo alle ragazze?” chiese Tyler al ragazzo, quando ci vide scappare via dal locale.”
“Niente Ty, niente” si limitò a dire, dandogli una pacca sulla spalla, e dirigendosi nella direzione opposta.

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