True Love

di ire_land99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1-Vi faccio i miei più sinceri complimenti ***
Capitolo 3: *** 2-Certo che sì ***
Capitolo 4: *** 3-Non è fantastico tesoro? ***
Capitolo 5: *** 4- Non sei felice? ***
Capitolo 6: *** 5- Il nuovo aiuto cuoco! ***
Capitolo 7: *** 6- Per fortuna sono solo io ***
Capitolo 8: *** 7- Tu sei un semplice Tomlinson ***
Capitolo 9: *** 8- Te la sei cercata! ***
Capitolo 10: *** 9- Ma ne sei sicuro? ***
Capitolo 11: *** 10-Un vero bagno! ***
Capitolo 12: *** 11- Chissà quanto avrà sofferto ***
Capitolo 13: *** 12- MI interessa ciò che provi ***
Capitolo 14: *** 13- Harry, puoi stare tranquillo ***
Capitolo 15: *** 14- E adesso guardaci ***
Capitolo 16: *** 15- Allora tregua? ***
Capitolo 17: *** 16- Cibo e tavoli non mancano ***
Capitolo 18: *** 17- Ancora per poco cuginetta ***
Capitolo 19: *** 18- E' questo che siamo noi donne ***
Capitolo 20: *** 19- Te l'ho mai detto? ***
Capitolo 21: *** 20- Qualcosa che mi manca ***
Capitolo 22: *** 21- Per conoscerci meglio ***
Capitolo 23: *** 22- Ha voluto baciare me ***
Capitolo 24: *** 23- Il mio angelo ***
Capitolo 25: *** 24- Lo sai che non lo ammetterò mai ***
Capitolo 26: *** 25- Come pensavo ***
Capitolo 27: *** 26- Fai il gentiluomo per una volta ***
Capitolo 28: *** 27- È per me, non è così? ***
Capitolo 29: *** 28- Stessa cosa vale per te ***
Capitolo 30: *** 29- Senti che è una cosa grave? ***
Capitolo 31: *** 30- Non riesce a mentire ***
Capitolo 32: *** 31- Non ti sei mai ribellato? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

28 aprile 1890
Buongiorno Diario!
Ho il piacere di annunciarti che oggi è il mio compleanno! Finalmente ho diciotto anni! Quando mi sono destata stamane il mio umore era alle stelle, oggi deve essere assolutamente una giornata fantastica. Mio padre me l’ha promesso! Ovviamente mi hanno riempito di regali, come ben sai la mia famiglia è una delle più ricche e potenti di Doncaster, è giusto che sia così! Forse mi sto comportando come una viziata, sono d’accordo. Per carità! Non voglio essere come mia zia Jenna, quella donna è veramente… Come si dice in gergo popolare? Un’oca? Può essere, sì! L’ho sentito parecchie volte in periferia. Per l’amor del cielo, che grezzi! Ma che ci posso fare se mi piacciono le belle cose? Vestiti, gioielli… Ah, che meraviglia!
Ma la cosa che adoro di più è il teatro e oggi, per il mio compleanno, mio padre mi scorterà al più conosciuto e maestoso teatro della città. Ti racconterò come andrà…


Terminato di scrivere, Elizabeth Eleanor Horan, ricca giovane di Doncaster, depose il proprio diario nella sua piccola cassaforte segreta, che poi ripose dentro un cassetto.
-Elizabeth cara. Scendi che dobbiamo partire!-, urlò sua madre dal piano terra.
-Sto arrivando, madre!-, urlò di risposta.
Scese indossando un suo nuovo abito azzurro caraibico, il suo colore preferito, decorato con perle e pietre preziose. Si avvicinò a sua madre, suo padre e suo fratello maggiore salutando con un inchino, soffermandosi sull’oggetto che quest’ultimo teneva in mano. Sapeva cosa conteneva quella scatolina: un anello per la sua futura moglie. Suo fratello, di nome Niall James Horan, affascinante, biondo e occhi azzurri, era la sua copia al maschile tranne per il colore degli occhi: infatti i suoi erano verde chiaro. Niall aveva 20 anni, età perfetta, secondo i loro genitori, per prendere la sua fidanzata, ormai da tre anni, in moglie. Per fortuna anche lei apparteneva all’alta società, quindi non ci sarebbero stati problemi, essendo le famiglie amiche da generazioni.
-Allora questo non sarà solo il mio giorno speciale!- esclamò Elizabeth, gelosa. Voleva molto bene al suo fratellone, e adesso che glielo stavano portando via non riusciva a non provare un po’ di tristezza.
-Sorellina, non badare a me. Questa è la tua giornata e nessuno vuole rovinartela. L’ho solo invitata a teatro oggi-. rispose Niall dispiaciuto, non voleva vedere la sua sorellina triste, ma amava veramente la sua fidanzata e il giorno della proposta ufficiale era finalmente arrivato.
-Non ti preoccupare, Niall. Capisco il tuo amore per lei e vi auguro una vita felice-,disse Elizabeth, comprendendo l’amore di suo fratello. Adorava anche lei Erin, così si chiamava la ragazza.
-Bene, adesso dobbiamo proprio andare…-, si intromise il padre,
-la carozza e le scorte sono pronte-.
Si incamminarono verso la carrozza per dirigersi a teatro. Durante il viaggio Niall era troppo nervoso, infatti pensò mille volte a cosa dire; invece Elizabeth era molto euforica, finalmente aveva l’occasione di vedere un’opera dopo tanti mesi.
Ma non avrebbe mai pensato che quel giorno avrebbe sconvolto così tanto la sua vita perfetta…


Hey There!
Ciao a tutte! questa è la mia prima fan fiction, mi sono impegnata un sacco per scriverla, spero vi piaccia! Vorrei sapere cosa ne pensate, quindi, se volete, lasciatemi una recensione! ;)
Dovete sapere che ho assillato una mia amica fino ad oggi, finalmente posto il prologo! Perdonami Gio! <3

P.S. Vi scrivo dal futuro! Ossia ho appena pubblicato il 22esimo capitolo :P sono cosciente che il mio stile di scrittura è cambiato, vi avviso che magari i primi capitoli non saranno come gli ultimi. Adesso sono a quasi 500 visualizzazioni nel prologo e poi molto meno, spero che non vi fermerete solo per qualche errore di forma iniziale... Comunque, mi sono impegnata molto, e mi sto ancora impegnando per scriverla. Se lascerete una recensione sarei la persona piu felice del mondo! Va bene, mi dileguo, grazie mille se continuerete a scoprirne di più! :*

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Capitolo 2
*** 1-Vi faccio i miei più sinceri complimenti ***


1- Vi faccio i miei più sinceri complimenti

Arrivati a teatro, scortati con le dovute guardie, entrarono e si sedettero nei rispettivi posti riservati alle classi più privilegiate. Erin era già seduta con suo padre e le proprie guardie, e appena Niall la vide, si accomodò vicino a lei con un grandissimo sorriso, non prima però di aver salutato suo padre. In tanto Elizabeth non stava più nella pelle, continuava a guardarsi intorno, soprattutto sotto di lei con amara curiosità, la grande massa che costituiva il popolo. Spostò velocemente lo sguardo sulle pareti decorate del proprio settore. Dopo ben mezz'ora d' attesa, finalmente il sipario si aprì ed entrò in scena un alto ragazzo riccio.

-Ladies and Gentleman, benvenuti! Vi ringrazio personalmente e anche a nome della compagnia per essere accorsi ad ammirare la nostra opera, scritta interamente da noi attori!-. Detto questo ritornò dietro le quinte mentre gli spettatori applaudivano.

Subito dopo, una ragazza carina e minuta che indossava un vestito da suora, occupò il centro del palco, iniziando a recitare con il capo rivolto verso l'alto.

-Oh, buon Dio! Come mai tanta pena che mi affligge?! Perchè l'amore che provo per te non mi basta? Oh, la verità è che lo amo, amo lui molto di più di quanto volessi, molto più di te. Oh, madonnina cara, perchè a me?!-.

Elizabeth era talmente assorta a vedere l'opera che procedeva con una trama incalzante, che non diede molto peso al signore e un giovane che cominciarono a chiacchierare con i suoi genitori.

Il teatro andò avanti per una buona mezz'ora, durante la quale la suora raccontava a ritroso la sua vicenda e fece un incontro sfuggente con l'amato ragazzo, cioè l'attore che aveva presentato la commedia. Egli impersonava uno schiavo del signore che abitava di fronte al convento, e anche lui era innamorato follemente di lei. Ad un certo punto calò il sipario e si cambiò scena. La scenografia rappresentava un salotto signorile, stile quello che la giovane aristocratica aveva a casa, e seduto su una delle poltrone c'era un ragazzo moro, che cominciò subito a recitare. "Che bel ragazzo!" pensò subito Elizabeth.

-Harold! Harold! Dove si sarà cacciato quello sguattero dei miei stivali?! Harold!-.

-Sono qui, signore, per servirla-, attaccò un attimo dopo il ragazzo riccio, entrando in scena tutto trafelato, facendo un inchino scomposto.

-Per Giove, Harold! Dov'eri?-.

-A-al... al pozzo a prendere dell'acqua, signore!-. -Comunque sia, ti ho chiamato per darti un incarico molto importante. al convento manca acqua e cibo, voglio che tu gliene porti quanto la Madre Superiora ritiene necessario. Hai capito?-.

-Certo signore Louis, lo farò-, rispose immediatamente.

"Evidentemente vuole andare a trovare il più possibile Johanna, la suora...", elaborò Elizabeth.

-Sarà meglio!-, e con quest'ultima battuta i due uscirono di scena.

Il proseguimento fu molto veloce e sconvolgente: quando Louis, il padrone,scoprì della storia del suo servo e della suora, li fece giustiziare entrambi. Ma nel seguente atto, un'altra suora, interpretata da una ragazza giovane, magra e alta, con i capelli rossi chiaro tendente all'arancione, si innamorò del giovane nobile. Il ragazzo, dopo un elaborato e intenso esame di coscienza, provò anch'egli amore per la giovane novizia. Il senso di colpa di Louis era molto forte, ma non riusciva a non andare a far visita Anna, la suora di cui era innamorato. In uno dei vari incontri la Madre Superiora li scoprì, ma fece chiudere in cella solo Anna, dove morì di stenti. Invece chiuse un occhio sull'aristocratico, solo perché gli serviva per mantenere il suo convento.

"Praticamente si muore sempre per amore?" si chiese Elizabeth. Il teatro finì con un boato di applausi che durarono venti minuti.

"No ti prego, voglio vederti un'ultima volta, non uscire di scena!" implorò mentalmente a Louis. Per tutta la tragedia non fece altro che fissarlo e fissarlo. Era veramente un ragazzo affascinate, ed Elizabeth ne rimase subito colpita.

Ma purtroppo anche le presentazioni (dove scoprirono che i personaggi della vicenda avevano gli stessi nomi degli attori) e gli inchini finirono, e gli spettatori cominciavano ad alzarsi per andare fuori.

-Sconcertante, veramente sconcertante! Però devo dire che gli attori sono stati molto bravi... chissà se ci lasciano passare per andare a fare i complimenti...-disse il padre di Elizabeth.

-Ma caro, saranno impegnati a smontare le scenografie...-, rispose la madre.

-Chiedere non costa niente!- si intromise Elizabeth, la verità è che la voglia di rivedere quel Louis era troppa.

Intanto il fratello annuì, seguito dai suoi genitori e da Erin che lo guardava con occhi sognanti. Ma il padre della ragazza doveva allontanarsi per svolgere delle commissioni nel suo palazzo, quindi lasciò la figlia in custodia al suo futuro marito e ai suoi genitori, e si congedò. Chiedendo le dovute indicazioni raggiunsero il dietro le quinte e chiesero ad un uomo dell'organizzazione se potevano incontrarsi con gli attori. -Di che famiglia siete?-, chiese un po' riluttante.

-Horan- risposero in coro.

-Oh, bhè... in questo caso... posso farvi passare. Sapete, ci sono molte persone che cercano di entrare senza permesso. Soprattutto giovani popolane, stravedono per questa compagnia, ma più che altri per i due attori. Che il signore ci aiuti!-.

Tutti risero allegramente. Intanto che si presentavano, seguivano l'uomo. Arrivarono in una stanza dove si trovavano gli attori intenti a cambiarsi.

-Signori, posso presentarvi la famiglia Horan: la signora Maura e sir Bobby, il loro primogenito Niall con la sua futura moglie Erin...-. Niall e Erin fecero un sorrisino un po' imbarazzato, con le guance che diventarono leggermente rosse.

-... E la signorina Elizabeth-.

Lo sguardo di Louis si fermò subito sulla giovane donna. Subito pensò che era bellissima. Con un inchino salutò i due uomini e con un bacia mano le tre donne, seguito dagli altri. Rimase incantato nel guardare quella ragazza e i suoi occhi verdi, che per un attimo dimenticò tutto il resto. Infatti ricevette una leggera pacca da Harry per svegliarsi, così da abbassarsi per baciarle la piccola mano. Nel frattempo Elizabeth cercava di contenersi, il cuore ormai era partito per la sua tangente, e non c'era modo di controllarlo. Anche lei rimase incantata dall'azzurro degli occhi del ragazzo, simile a quelli di suo fratello. Meno limpidi, però, e con una sfumatura di grigio che rendeva il ragazzo misterioso.
Purtroppo, dovette distaccarsi da quel magnifico cielo azzurro, perché arrivò Harry, che le fece il dovuto bacia mano. Di conseguenza lei salutò con un inchino le due restanti attrici. In quella compagnia erano tutti molto affascinanti, i due ragazzi erano veramente bellissimi e le ragazze erano molto carine. Anche se, onestamente, in quel momento Elizabeth non riusciva a togliere gli occhi da Louis.

-Vi faccio i miei più sinceri complimenti, anche la mia famiglia si congratula con voi. La vostra opera è sorprendente, e i colpi di scena strabilianti!-, disse Bobby.

-Vi ringraziamo molto, signore. I vostri apprezzamenti sono molto importanti per noi-, rispose entusiasta Louis, seguito a ruota dagli altri ringraziamenti da parte della compagnia. Con un sorriso l'attore guardo Elizabeth, che ricambiò con un sorrisino imbarazzato.

-Ci farebbe molto piacere se verreste al nostro prossimo spettacolo la settimana prossima, anche se l'opera è la stessa... Ma se vi è piaciuta, la vorreste rivedere?- chiese Anna.

-Ci penseremo su, ma la proposta è allettante e penso che ci verremmo sicuramente. Sapete, oggi è il compleanno della mia bambina e a lei piace tanto il teatro. Ti piacerebbe vederlo un'altra volta, dolcezza?-, rispose Bobby per poi rivolgersi alla figlia.

-Oh, padre. Mi piacerebbe molto! Grazie!-, rispose entusiasta lei: poteva vedere ancora il bel attore!

-Bene! Allora alla prossima settimana!-, esclamò Niall,-non vediamo l'ora!-.

-Certamente! Arrivederci!-, risposero in coro gli attori.

Prima di uscire dalla stanza Louis e Elizabeth si sorrisero per un'ultima volta, poi tutti i presenti fecero un inchino e si congedarono per dirigersi alla carrozza che li aspettava fuori.

Elizabeth aveva il cuore che scoppiava, e la sua mano bruciava sul punto in cui Louis l'aveva baciata. Intanto lui pensò a quella ragazza che l'aveva colpito così tanto.

Però, a casa, Elizabeth non sapeva che avrebbe ricevuto qualche sorpresa, quella sera.

Hey there!

Primo capitolo, spero vi piaccia<3

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Capitolo 3
*** 2-Certo che sì ***


2- Certo che sì

Giunti al palazzo appartenente alla famiglia Horan, i due futuri sposini riuscirono ad appartarsi in giardino, intanto che gli altri si dirigevano dentro casa.
Niall’s POV
D’accordo. Respira Niall. Inspira ed espira, inspira ed espira. Bravo, così. Calmo. Devo stare calmo. Come posso stare calmo?! Ok, sto parlando da solo, bene. Adesso le parlo. No no. O Dio com’è bella… e quanto la amo… Va bene, mi butto. -Mia cara Erin, le è piaciuta la tragedia oggi?-, chiesi, più per rompere il ghiaccio che per sapere la vera entità della risposta.
Ok, posso respirare ora.
-Niall, non ci sono le guardie. Né tuo padre o il mio. Non dobbiamo fingere di seguire il protocollo-, mi disse sorridendo. Io risi imbarazzato.
Infatti quando eravamo in compagnia di altre persone ci attenevamo alle regole che le famiglie aristocratiche erano tenute a rispettare, invece quando eravamo soli eravamo… semplicemente noi stessi. Senza inchini, baci mano e altre cose formali. Solo noi e il nostro amore.
-Sì, hai ragione-, risposi, e di colpo le presi il braccio facendola voltare verso di me, così potei baciarla con passione. Amavo le sue labbra, amavo quando mi metteva le mani sulla nuca per permettermi di approfondire il bacio. Il problema era che non potevo approfittarne spesso.
Durante il giorno eravamo sempre scortati o accompagnati dai nostri parenti, quindi potevamo baciarci con tranquillità solo poche volte. E ovviamente alla sera, quando ci capitava di dormire uno a casa dell’altra, i nostri genitori pensavano che dormissimo in camere separate. E ovviamente pensavano anche che eravamo “puri”. Poveri, i nostri vecchietti…
-Ti amo- mi lasciai sfuggire dopo aver finito di baciarci. Lei mi guardò con gli occhi che brillavano: prima d’allora non avevo mai pronunciato quelle due paroline di fronte a lei.
All’inizio ero convinto che Erin si fosse affezionata a me solo per con la scusa del matrimonio combinato. Ma con il passare degli anni avevo capito che il nostro era un legame vero e duraturo. E anche se le nostre famiglie si erano praticamente messe d’accordo, io l’amavo veramente.
Ecco perché oltre all’accordo, volevo che ricevesse una vera proposta di matrimonio.
-Ti-ti amo, anch’io…-, mi rivelò anche lei fissandomi intensamente. Mi persi nei suoi occhi… un misto tra verde e marrone che cambiavano sfumatura a seconda della luce del sole. Lei li odiava, lei riteneva che i miei fossero gli occhi più belli del mondo, ma per me invece erano solo comuni occhi azzurri. -Ti amo più io, puoi starne certa…-.
-Ho seri dubbi-. Lei mi baciò di nuovo con un sorriso.
-Io invece penso di no. Lo sai il motivo? Perché muoio dalla voglia di passare il resto della mia vita con te al mio fianco. Ti amo più io perché ogni volta che mi specchio nei tuoi occhi vedo la nostra esistenza insieme. Noi due, senza problemi di eredità o formalità varie. È un miracolo che le nostre famiglie siano amiche, così ho potuto conoscere te. Non scorderò mai il primo momento in cui ti ho vista, mi hai colpito subito. I tuoi lunghi capelli castani, i tuoi occhi… mi ricordo che indossavi un vestito arancione, e mi dissi subito che era il tuo colore preferito-, sorrisi al pensiero della tenera ingenuità della mia Erin a quel tempo. Dopotutto aveva solo un anno in più di Elizabeth, e quindi tre anni fa aveva quasi sedici anni quando ci eravamo visti per la prima volta.
-E ti amo di più io perché desidero costantemente che tu sia vicino a me. Quindi..-, esitai mentre mi inginocchiavo lentamente. Aveva gli occhi lucidi dall’emozione, e quando mi vide fare quel gesto, fece un passo indietro incredula, portandosi le mani sul viso.
-Erin Louise Peterson...-, esitai emozionato, -vorresti rendermi l'uomo più felice del mondo sposandomi?-. Lei si commosse e cominciò a singhiozzare dalla gioia. -Oh, Niall... io.. io...-, si asciugò una lacrima con la mano e fece un respiro per calmarsi, -Certo... Ovvio… certo che sì! Oh Niall ti amo tantissimo anch'io!-. Anche a me a quel punto scese una lacrimuccia dall'emozione.
Era da tanto tempo che desideravo rivelarle il mio amore apertamente e sinceramente, senza parenti e cose burocratiche di mezzo. Anche se lo sapevamo tutti e due, quanto ci volevamo.
Avevo dichiarato quello che provavo alla bellissima ragazza che mi aveva rubato il cuore e non aveva intenzione di ridarmelo.
Subito mi abbracciò strettissimo, come era solita fare quando era felice, e io ricambiai entusiasta. Le misi l'anello, per me il più brillante della città, degno della sua mano.
-Amore mio, sei meraviglioso!-, mi disse baciandomi dolcemente la guancia. -Ma non dovevi! L’anello me l’aveva già fatto avere tuo padre…-.
-Lo sai che non avrei accettato una cosa così fittizia. Volevo chiedertelo in modo romantico, come in quei libri sdolcinati che leggi sempre!-. Erin sorrise apertamente. –Stai zitto! Sono meravigliosi!-.
-Sarà-. Risi per la linguaccia che ricevetti.
Di conseguenza ci baciammo ancora e ancora. Eravamo felici, e d'ora in poi non ci saremo lasciati mai più. I nostri genitori non sapevano dei nostri veri sentimenti. Loro erano felici per noi, certo, loro sapevano che avevamo legato tanto. Forse intuivano il nostro amore, ma comunque volenti o dolenti ci saremo dovuti sposare per forza, e i sentimenti per loro erano in secondo piano. O almeno così sembrava.
Io comunque volevo fare qualcosa di più romantico, come sicuramente a lei sarebbe piaciuto.
Rimanemmo in giardino fino al tramonto, che mutò il paesaggio con colori caldi. Abbracciati ci dirigemmo verso l'entrata della reggia, scambiandoci baci sfuggenti. Volevo urlare tutta la gioia che provavo, ma mi contenni. Ora mi bastava solo starle accanto, abbracciarla e baciarla fino a che sarei stato stanco, cioè mai.

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Capitolo 4
*** 3-Non è fantastico tesoro? ***


3- Non è fatastico tesoro?

-Francine!-, gridò Elizabeth appena entrata nel palazzo, quando vide la sua dama di compagnia, non che migliore amica.
-El! Come è andata a teatro? Avevi promesso di raccontarmi tutto!-.
-Bene... benissimo... favolosamente benissimo!!-.
Le due ragazze risero. Elizabeth voleva raccontare subito alla sua amica cosa e chi avesse visto. Ma non le sembrava quello il momento adatto, nel bel mezzo del salotto, con ancora i suoi genitori che scorrazzavano in giro.
-Vieni-, disse, prendendola per il braccio. Si diresse al piano superiore, dove si trovava la sua stanza.

-Ed era così bello?!- chiese la dama di compagnia, dopo aver sentito il racconto di Elizabeth.
-Oh, sì Francine! Recitava favolosamente, era un bellissimo ragazzo, e i suoi occhi... da annegarci dentro! Sinceramente? Non vedo l'ora di ritornare a teatro la prossima settimana!-.
-Ah... Qualcuno qui è innamorato...-, cantilenò Francine prendendo in giro l'amica, che prontamente le tirò un cuscino.
-Ehy!-.
-Te la sei cercata!-
Risero ancora, parlando del più e del meno per tutto il pomeriggio, ma soprattutto del bel attore.
-Senti, ti dispiace se io leggo un po'? Tu avrai sicuramente voglia di scrivere quel tuo benedetto diario che ti ostini a non farmi leggere...-, disse Francine.
-In verità te lo stavo per chiedere io... E comunque, lo sai che a te rivelo tutto quello che sento, ma ci sono cose che io personalmente non voglio raccontare a nessuno, nemmeno alla mia migliore amica... E poi, vuoi raccontarmi che anche tu non hai un tuo diario segreto, dove scrivi le tue emozioni più profonde, che non mi dici?-. Elizabeth osservò l'amica con uno sguardo accusatorio, però facendo un sorriso di vittoria.
-Hai vinto...-.
Appena Francine se ne fu andata dalla sua stanza, Elizabeth prese il suo diario dalla piccola cassaforte segreta.

28 aprile 1890
Caro Diario,
ti avevo promesso di raccontarti cosa sarebbe successo a teatro, quindi eccomi qui. La verità è che non so da dove iniziare!
Intanto posso scrivere che la tragedia è stata fantastica: tanti colpi di scena, i dialoghi erano romanticismi, le sceneggiature molto realistiche e gli attori erano…straordinari.
Va bene, va bene. Non ti si può nascondere niente. La verità è che uno in particolare mi ha colpito: un certo Louis. Era abbastanza alto(non come l’altro attore, si chiamava Harry, un bel ragazzo anche lui), moro e con gli occhi azzurri. È inutile dire che era bellissimo. Recitava come se fosse veramente un uomo di sangue blu.
Quando siamo andati a far visita agli attori il cuore mi saltava nel petto, mi sentivo stranissima.
Non so neanche spiegarlo, forse penserai che sto raccontando fesserie…
Ma mi sento veramente strana, può essere che abbia preso anche freddo, chissà.
Io so solo che non vedo l’ora di ritornare a teatro la prossima settimana a guardarlo recitare. Quando mi osservava e mi lanciava dolci sorrisi? Mi sentivo sciogliere. I suoi occhi erano come un cielo sereno, un mare limpido.
È assurdo quanto possano raccontare gli occhi di una persona. Erin mi ha proprio contagiato con la sua passione per gli occhi della gente altrui, soprattutto quelli azzurri.
È davvero una cara ragazza, e una buona amica. Sono molto felice per lei e per mio fratello. Dopo la tragedia, Niall ed Erin si sono appartati in giardino, e io ho chiacchierato con Francine in camera.
Francine… cosa farei senza di lei? È decisamente la mia roccia. La sua storia mi commuove molto: è stata trovata quando era ancora in fasce da una serva che lavora nel nostro palazzo. La portò da mio padre per chiedere se poteva tenerla e allattarla. Mia madre era incinta di me e mancava poco al parto, ma pensarono che potesse vivere a palazzo, sarebbe cresciuta e avrebbe svolto il ruolo di dama di compagnia della sottoscritta.
Francine ringrazia tuttora mio padre per il suo gesto caritatevole e per averle salvato la vita. Io invece dovrei ringraziarlo per avermi,inconsciamente, donato un’amica fantastica. Siamo cresciute insieme, non mi ricordo un solo giorno che lei non mi fosse stata accanto.
Adoro i suoi occhi azzurri con mille sfumature differenti. I capelli sono castani e mossi, lunghi fino a metà schiena. È di corporatura magra ma un po’ più bassa di me. Lei continua a ripetersi di non essere bella, ma secondo me invece è molto carina, con i suoi occhi meravigliosi. Mi stanno chiamando, adesso scendo.
Ci sentiamo domani per raccontarti che cosa accadrà stasera. Si prospetta una serata di festa!

Elizabeth scese al piano inferiore euforica e felice: i suoi genitori avevano organizzato un ballo in suo onore, perciò non vedeva l’ora di passare una serata fantastica.
Raggiunse la sala da ballo, già gremita di parenti, amici e persino conoscenti. Tutti ovviamente di buona famiglia. La sala principale della loro enorme casa era anch’essa molto grande, con alle pareti quadri che ritraevano i membri della famiglia Horan più importanti. C’erano 10 finestroni tra cui due porte finestre, dove si poteva accedere al giardino, anch’esso addobbato a festa.
Nel complesso era un sfavillio di luci e colori, che facevano da contorno alle persone felici con i calici in mano. Mentre i camerieri dribblavano la folla con i vassoi in mano, offrendo da bere e da mangiare.
Elizabeth salutò cordialmente tutti, sorridendo e ringraziando quando gli invitati le facevano gli auguri. Si fermò a chiacchierare con Francine e Robert, un cameriere che, con la scusa di offrire qualcosa da mangiare, si era fermato a parlare con le due ragazze. -E mi dica, com’è si sente ad avere 18 anni?-.
-La verità è che purtroppo non mi sento diciottenne. Alcune volte mi ritrovo a riflettere alla vita che corre e noi non sappiamo fermarla… ma perché dovremmo fermarla? Crescere è meraviglioso, vorrei sentirmi come una diciottenne, ma mi sento ancora troppo piccola per come vorrei essere. Ma penso sempre al futuro che verrà-, rispose Elizabeth.
-Udite udite!-.
-Francine, per favore, sono seria. Come si può non pensare al futuro, a cosa si farà domani, dopodomani… non bisogna pensare al presente, altrimenti avremmo una vita senza aspettative. Vorrei già avere l’età di mia madre…-.
-Ma non gode la sua giovinezza?-, chiese ancora Robert.
-Penso solo a diventare adulta e a sistemarmi per una vita fantastica-.
Con quest’ultima risposta di Elizabeth, Robert dovette tornare in cucina per ordine di un altro cameriere.
Quindi lei decise di andare all’esterno per proseguire il giro di saluti, lasciando chiacchierare Francine con sua cugina. Il giardino era addobbato con lanterne colorate e fiaccole qua e là, per far luce sui tavoli che ospitavano il cibo e bevande, sulle stradine che si diramavano verso il boschetto dietro alla casa, e sulla meravigliosa fontana posta al centro del parco.
Elizabeth si avvicinò ad essa tra saluti e auguri. Si specchiò nell’acqua limpida della fontana un po’ appartata dal resto della gente, leggermente in penombra. A un tratto si sentì grande e forte, forte lo era sempre stata. Aveva solo un piccolo desiderio, da quand’era piccola ambiva a diventare adulta per festeggiare il matrimonio dei suoi sogni.
Arrossì leggermente pensando automaticamente al bel attore, rendendosi conto che le mancava tantissimo. “Quanto vorrei rivederti, Louis…”
Ma a distoglierla dai suoi pensieri ci pensò subito Niall, che con uno spruzzo d’acqua della fontana le bagnò leggermente il viso.
-Niall! Sei pazzo?! Potevi rovinarmi il trucco, fratellone!-, disse arrabbiata e divertita allo stesso tempo Elizabeth. Tra le risate di Niall, anch’ella prese una manciata d’acqua dalla fontana e gliela tirò in viso.
Tutti e due risero forte, non badando agli sguardi delle poche persone presenti in giardino. Alle loro risate si aggiunse anche quella di Erin, che aveva assistito a tutta la scena in disparte.
-Cara Elizabeth, mi sembra che Niall ti abbia colta del tutto alla sprovvista, questa volta!-, e continuò a ridere mostrando della leggere fossette ai lati, e appena sotto gli angoli della bocca.
-Gliela farò pagare, vedrai!-, esclamò Elizabeth prendendo fiato.
-Elizabeth, Elizabeth… anche se ci riusciresti, vuoi veramente sfidare il re degli scherzi?-.
“Ma quanto sei spavaldo oggi, Niall. Devi fare l’eroe agli occhi della tua cara Erin? Bene, adesso ti faccio vedere io!”
-Certo che no, mio caro fratellone-, rispose lei con un sorrisetto finto, intanto che abbassava leggermente la mano nell’acqua dietro la schiena.
-Non oserei mai… ma almeno posso provarci!-. Tirò una bella manciata d’acqua a Niall, che sorpreso, indietreggiò. Ma comunque si bagnò per bene la faccia, i capelli e una bella parte della giacca che insossava. -El!-.
-Così impari!-. Elizabeth ed Erin scoppiarono in una risata.
-Ben fatto El, veramente ben fatto!- la incitò Erin. Così, bagnati e sorridenti, si fermarono a chiacchierare e a scherzare.
Dopo una decina di minuti la madre di Elizabeth e Niall li riprese, arrabbiata per il loro comportamento irresponsabile e infantile.
-Non mi interessa chi abbia iniziato! Se volevate farvi un bagno potevate andare in paese con le lavandaie! Ma guardatevi, tutti bagnati… proprio adesso che sono arrivati… prendete uno straccio e asciugatevi. Subito!-.
-Certo, madre-, risposero in coro i due. Erin era rimasta silenziosa e con la testa bassa. Non poteva di certo difenderli dalla loro madre così autoritaria. –Veloci!-. continuò Maura.-Ah, Elizabeth!-
-Sì?-
-Presentati all’ingresso tra cinque minuti esatti. E per l’amor del cielo, asciugati almeno un po’ i capelli. E renditi presentabile!-.
-Perché così tanto interesse per il mio aspetto questa sera?-.
-Oh oh… vedrai, abbiamo una splendida sorpresa per te!-.
-D’accordo…-, disse confusa prima di tornare alla svelta in camera sua.
Dopo cinque minuti esatti Elizabeth era d’avanti alla porta d’ingresso, accompagnata dai suoi genitori.
-Mia cara Elizabeth, tu non sai quanto noi ti vogliamo bene. Vogliamo che la tua vita sia felice, e oggi, che hai ben diciotto anni, ti vogliamo fare una sorpresa degna di te e del tuo splendido futuro-, incominciò Bobby.
-Padre, qualunque cosa sia sarà fantastica-.
-Ah ecco. Elizabeth, ho il piacere di presentarti il conte di Wolverhampton Payne Geoff e suo figlio, Liam-.
La ragazza si girò seguendo lo sguardo di suo padre e di sua madre, sorpresa e un po’ delusa.
“Una collana di diamanti no, eh? Dei conti mi regalano…”. Infatti, dietro di lei erano appena arrivati un signore in carne con dei grossi baffi, e dietro un ragazzo poco più grande di lei. Era bello, con i capelli marroni corti e gli occhi grandi dello stesso colore. Era alto più meno come…
-Questo bel giovanotto, avrà l’onore, come noi l’abbiamo avuto, di prenderti in sposa-.
“…Louis”
-Non è fantastico tesoro?-, chiese con un gran sorriso Maura.
-Signorina Elizabeth-, disse Geoff, -è un onore essere qui in questo vostro giorno speciale. E lo è ancora di più avere unito le nostre famiglie. Avanti, Liam, saluta la signorina Elizabeth-.
Incitato dal padre, Liam pronunciò un timido salve e fece il bacia mano alla ragazza, che aveva sentito vagamente quello che Geoff e suo madre dissero. Il suo pensiero era sempre stato altrove, più precisamente nel teatro di Doncaster. Era accaduto così velocemente, che fece fatica a realizzare. Gli occhi della ragazza si spalancarono, schizzando tra i presenti.
-B-buona sera anche a te… ehm..-
-Liam, tesoro- le venne in aiuto sua madre.
-Certo, Liam. Io.. sono veramente…-. Fece un pausa per fare un grande respiro e per ricacciare indietro delle lacrime, che, inaspettatamente, minacciavano di uscire. ora cominciava a capire.
-Io…-.
“Ma come sei brava, sicuramente non saresti una brava attrice… attrice.. attore… il bel attore…”
-Oh, che carina, non sa cosa dire!-, disse Bobby.
Ormai si sentita gli occhi gonfi di lacrime, perciò inventò una scusa che non si sentiva bene, per tornare in camera sua.
-No, tesoro, resisti per un po’. Sono venuti qui apposta da Wolverhampton-.
-Io…-.
-Avanti, Bobby-, intervenne Maura,-guarda che brutta cera che ha…-.
-Allora facciamo così, ci fareste l’onore di rimanere per un po’ di giorni nel nostro palazzo?-.
-Uh, ma saremo di disturbo….-, rispose subito Geoff.
-No no, figuratevi. Così permettiamo ai nostri figli di conoscersi almeno un po’ prima delle nozze. A proposito, dobbiamo accertarci della data definitiva, eh Liam?-
-C-certo signore-, rispose Liam alquanto imbarazzato. Elizabeth capì in quel momento, dagli occhi di lui, che anche Liam era triste tanto quanto lei. E questo le dispiaceva.
Ma minacciata da un’altra ondata di lacrime che dovette per forza combattere, spostò lo sguardo in basso, coperta anche dai suoi capelli lunghi.
-Allora Elizabeth, vai in camera tua. Non ti dispiace se noi continuiamo la festa? Se poi ti senti meglio puoi scendere e continuare a divertirti-, riprese dolce Maura.
-Sì mamma…- rispose in un sussurro.
Il padre però continuò a parlare. -Vedi di rimetterti per la settimana prossima! Ti ricordi che andiamo a teatro, no?-, poi si rivolse a Geoff e Liam, -Ma che bella idea! Potreste venire anche voi! Sarebbe un bel modo di conoscersi. Gli attori erano veramente bravissimi!-.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, già pieno delle lacrime non versate di Elizabeth.
-Io… veramente, non mi sento bene… vado in camera. Ehm.. Arrivederci-. Dicendo questo fece un inchino scomposto e camminò velocemente in camera sua, ignorando gli altri invitati e Niall, Erin e Francine che le chiesero cosa avesse. Arrivata in camera si buttò a peso morto sul letto, si coprì con la coperta e mise la testa sotto il cuscino. Poi fece la cosa che non poté fare negl’ultimi dieci minuti: pianse, anche se non sapeva con certezza il motivo.
L’ultima immagine nella sua testa di quella sera, fu il bel attore che le baciava delicatamente la mano.

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Capitolo 5
*** 4- Non sei felice? ***


4- Non sei felice?

29 aprile 1890
Caro Dario,
non so veramente cosa aggiungere. Nessuno, NESSUNO, può immaginare come mi sento. È come se un masso gigante mi fosse caduto in testa e mi avesse schiacciato il cuore.
Io… non so. Non ho la forza di scendere di sotto. Ieri sera mi hanno presentato il mio futuro marito. Ho il cuore a pezzi. Non ci credo che la mia vita cambierà così tanto in fretta, soprattutto con delle persone che non conosco e non amo. L’amore… non ha più senso ormai. Ma perché istintivamente ieri sera ho pensato, e continuo a pensare al bel attore?
Perché piango sempre, pensando al suo meraviglioso sorriso, ai suoi occhi, ai suoi modi gentili?
Ma cosa ci posso fare ormai? È finita, il matrimonio dei miei sogni sarà un bel matrimonio combinato.
Ma se è il mio dovere lo farò. Crescere è anche fare scelte responsabili e difficili, che porteranno però a una vita grandiosa. La verità è che una volta la pensavo così. Adesso, e non so spiegarmi il motivo, o forse non lo voglio ammettere, ma la mia vita da principessa romantica non ha più valore.
Se i miei genitori hanno scelto l’uomo che fa per me allora sarà chi sposerò. Anche se il mio cuore piangerà per tutta la vita. Ma magari scoprirò che Liam sarà gentile, e forse non sarà tanto male… A pensare che mi stavo divertendo così tanto alla festa. Pensare a Louis era la cosa che ho fatto per tutto il giorno, e alla sera, quando mi sono affacciata all’acqua della fontana mi sono sentita così bene ricordandomi di lui… Ma devo finirla. Basta Louis. Me lo dimenticherò, anche a costo di non andare a teatro per il resto della mia vita, ed è una proposta veramente tosta. Adesso ho diciotto anni, mi devo sposare e mi devo prendere le mie responsabilità… Non convinco molto,eh?

Elizabeth stette più che poté barricata in camera sua: non voleva vedere nessuno, tantomeno i suoi genitori o i conti Payne. Ma ad una certa ora dovette fare breccia alla sua forza di volontà e al suo buon senso, e scese di sotto dopo aversi dato una sistemata. Aveva gli occhi gonfi con tutto il trucco sbavato, i capelli spettinati e la faccia da funerale. Non si era mai vista in quello stato, lei era sempre stata raggiante e sorridente.
-Elizabeth! Per l’amor del cielo! Alzati e scendi di sotto!-, sentì urlare da Niall dal piano terra.
Si ricompose e scese a malincuore, con la mente e il cuore sempre collegati altrove. Incontrò Niall appena scese le scale tutto sorridente.
-I nostri sono usciti per finire di organizzare il nostro matrimonio, mio e di Erin. Mi hanno detto di chiederti se stai meglio. Ehy! Ma ci sarà un altro matrimonio a quanto pare!-, vedendo la faccia di sua sorella cambiò espressione e diventò più cauto. -Ma El! È fantastico che anche tu ti sposi! Non… non sei felice?-.
-Certo! Felicissima!-.
-El?-.
Elizabeth sbuffò triste. -Ma che cosa vuoi che ti racconti? Che è tutta la vita che aspetto un matrimonio combinato? Che è quello che volevo? O vuoi la verità…-
-Che verità?-
-Io… niente. Dentro di me sono molto felice per il matrimonio, punto-.
-Ascolta. Vieni sediamoci in giardino-, Niall prese Elizabeth per il gomito e la portò in giardino, dove si sedettero in una panchina di roccia.
-Anche i conti Payne sono dovuti tornare a Wolverhampton per fare i bagagli. El, resteranno fino alla data delle mie nozze, ovviamente sono invitati-.
Elizabeth ebbe un altro tuffo al cuore, rendendosi conto che era veramente reale quello che le stava succedendo. Non era solo un brutto sogno di quella notte, quando sarebbe andata a letto dopo aver salutato e ringraziato tutti con calore, alla fine della festa.
Si sarebbe addormentata con il ricordo del bel attore, ma non un ricordo malinconico. Niall continuò a parlare.
-Io… Senti, lo so come ti senti, va bene? Non guardarmi così, è vero! Io sono stato fortunatissimo: mi sono innamorato di Erin dal primo istante in cui ci hanno fatto conoscere. Ma visto? Anche a noi è toccata! Anche a noi ci hanno presentato, e ci saremmo dovuti sposare da perfetti sconosciuti, se non ci fossimo affezionati l’uno all’altra. Se non ci amassimo così tanto, la mia vita sarebbe stata orribile. Anch’io sono un romanticone, e lo sai. Pensa se l’avessi vista solo come “la ragazza da sposare”-, mimò le virgolette con le mani, -Se ci pensi è una cosa triste, tristissima, ma i nostri vecchi sono così. L’unica è di pensarla che lo stanno facendo per il nostro bene-.
Elizabeth aveva gli occhi lucidi e un nodo allo stomaco. Suo fratello aveva ragione, anche lui aveva sopportato, anche in minima parte, quello che stava passando. Anche a lui avevano presentato a tradimento la sua futura sposa.
-Ma… perché? Insomma, siamo grandi, siamo in grado di scegliere di chi innamorarsi. O è così sbagliato amare qualcuno che hai incontrato per strada, alla locanda, a teatro…-.
-Noi siamo nobili, sorellina. Non abbiamo molte scelte in questo campo-.
-Non è giusto-. Rispose in un soffio Elizabeth, guardando dritta di fronte a sé, osservando i domestici che sistemavano il giardino dagli addobbi della sera prima.
-Ma forse starai bene. Liam mi sembra un ragazzo gentile, no?-.
-Si… insomma, penso che lo sia. Ha gli occhi sinceri, quello è sicuro. Trasmette sicurezza-.
-Erin ti ha veramente contagiato con ‘sta storia degli occhi, eh?-
-E’ veramente fantastica, sono felicissima che farà parte della nostra famiglia. È la sorella maggiore che purtroppo non ho mai avuto-.
Elizabeth spinse leggermente Niall con un sorriso. Si sentiva un po’ meglio, parlare con il suo fratellone la rassicurava sempre.
-Ehy! Sono un bravo fratello, io!> rispose con broncio divertito Niall. -Ma ritornando alle cose serie, perché eri così disperata ieri sera? Non è poi la fine del mondo. E poi hai detto che Liam ti piace-.
-Ti ho sempre detto tutto, no?-. Niall annuì.
“Tanto ormai non ha più senso, questo “amore” che provo deve finire, e forse raccontarlo mi farà capire che è una pazzia”. Elizabeth prese un bel respiro.
-Quando siamo andati a teatro, ieri, mi è piaciuto molto. Tu dirai che questo era ovvio, io adoro il teatro. Ma il punto è che…-, prese un respiro per non lasciare alla tristezza e soprattutto a un pianto disperato di fuoriuscire, e si alzò in piedi a guardare il fratello che ascoltava con attenzione.
-Il punto è che non faccio che pensare a un attore, quel certo Louis, ti ricordi? No! Non parlare, lasciami finire. Io… non so che mi stava succedendo allora, quando pregavo che ritornasse in scena e… e quando mi scoppiava il cuore quando andammo a congratularci con gli attori. Non so cosa mi stia succedendo ora, quando penso a lui mi batte forte il cuore, ripenso cento volte a quando mi ha baciata la mano…-. Elizabeth si guardò il dorso della mano con un sorriso spensierato.
-Provo un grande calore quando penso al suo sorriso. Era… non era fantastico? Era bellissimo, bravissimo. Ieri sera ero disperata perché ogni volta che penso a lui, adesso, so che non sarà mai possibile. Va bene, forse neanche prima non lo era, ma almeno potevo sognare, adesso sono sbattuta nella realtà. Lui è il mio sogno romantico, ma se ieri pomeriggio potevo sognare con felicità, adesso è solo un ricordo e un desiderio malinconico. Io… che mi sta succedendo, fratellone? Mi sento triste, così fragile-.
Gli occhi di Elizabeth si riempirono di lacrime. Niall, che era stato sempre zitto ad ascoltare incredulo la sorella, si alzò subito ad abbracciarla calorosamente. Come era tipico quando la sua sorellina era triste. -El, tu sei… tu sei innamorata. È una cosa bellissima, te lo giuro. Ma purtroppo la tua situazione è quella che è. Farei veramente di tutto per risolverla, davvero. Mi dispiace così tanto. Ma non ti preoccupare, ci sono qua io-.
-Niall, io no so che fare!> rivelò Elizabeth continuando a piangere sul petto del fratello.
-Non mi voglio sposare…-. Era quella la verità nuda e pura, non voleva sposare uno sconosciuto.

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Capitolo 6
*** 5- Il nuovo aiuto cuoco! ***


5- Il nuovo aiuto cuoco!

-Su, su, Elizabeth-, disse Niall accarezzandole i capelli e staccandosi da lei.
-Niall, come farò la settimana prossima?-.
-Che intendi dire?-.
-A teatro-. Elizabeth si asciugò le ultime lacrime, anche se i suoi occhi erano ancora gonfi per il pianto.
-Non lo so. Fai… fai finta di niente. Lo so che è dura, ma andrà meglio, te lo prometto. Magari ti passerà e comincerai a conoscere meglio Liam. Ci ho parlato ieri sera, è un bravo ragazzo-.
-Ma tu non eri il primo a dire “l’amore non si dimentica facilmente”?-. Elizabeth imitò la voce del fratello.
-Non imitarmi, lo sai che sono il più bravo con gli accenti!>, cercò di sdrammatizzare Niall.
-Niall, per favore-.
-Senti, tu avrai tutto il mio appoggio qualunque cosa farai, va bene?-.
-Era proprio quello che volevo sentire, grazie-, Elizabeth abbracciò forte il fratello.
Tutto quello che aveva bisogno in quel momento era il suo fratellone, che la proteggesse dal dolore che ancora provava.
Ma dopo la chiacchierata, cominciava veramente a pensare che Liam forse l’avrebbe trattata bene. Era veramente un caro ragazzo, come aveva anche confermato Niall. Ma comunque non era il bel attore, e sebbene la morsa che stringeva il suo cuore si era un po’ allentata, il pensiero di lui la faceva ancora soffrire.
-Elizabeth?-. Il loro abbraccio fu interrotto dal richiamo di Francine, la cui si scusò subito, per la aver interrotto l’intimità che si era creata tra i due fratelli.
-Non preoccuparti Francine-, disse subito Niall con un sorriso, -avevamo finito, vero?-. Elizabeth annuì. Francine notò gli occhi umidi della sua amica, e intuì tutto. Così si avvicinò a lei e le appoggiò una mano sulla spalla. -Ho saputo-, disse seriamente dispiaciuta.
-Già…-.
-E… cosa pensi di fare?-.
-Ho forse qualche scelta?-, rispose Elizabeth, con un sorriso scoraggiato.
-Forse puoi parlare ai tuoi genitori e…-.
-E’ fuori discussione, Fra-. Intervenne duro Niall. -Non si discute con i nostri genitori. El?-.
-Si?-.
-Francine sa?-.
-Si, Niall, so. E sinceramente non sopporto che Elizabeth debba soffrire così. Insomma! Siamo quasi nel ventesimo secolo! Se deciderai di fare qualcosa, El, sappi che avrai il mio consenso>
-Tipo cosa? Protestare perché non voglio sposarmi? Sarebbe più facile imparare a volare!>
-Magari la situazione si risolverà. La settimana prossima andremo a teatro, voi due vi conoscete e…-.
-Smettila, Francine-, sbottò Niall, vedendo che Elizabeth sognava ad occhi aperti.
-Non succederà, e anche se accadrebbe non ne verebbe fuori un bel niente. I nostri vecchi sono irremovibili su certe cose. I nobili sposano i nobili, punto. Non farle venire fantasie impossibili, che poi soffrirà e basta-.
-Niall, dai, stava solo fantasticando come al suo solito. Lo sai che è un’artista, no? È abituata a immaginare… Francine-, Elizabeth adesso si riferì alla sua amica,-grazie per il sostegno, ma purtroppo questa non è una favola romantica, ma la realtà-.
-Scusate, ma certe cose…-.
-Sì, lo sappiamo-, disse Niall, perdonando Francine con lo sguardo.
-Certe cose sono brutali e ingiuste, ma per nostra sfortuna, o per nostra fortuna, questa è la nostra vita-.
Loro, che erano sul retro della casa, sentirono improvvisamente un vociare animato dentro il palazzo, nel salone centrale.
-Oh, deve essere arrivato finalmente!-, esclamò Niall.
-Chi?-, domandarono all’unisono le due ragazze.
-Il nuovo aiuto cuoco! Si dice che è bravissimo. Sapete, nostro padre l’ha salvato da una schiavitù certa, visto che suo padre era indiano o cose simili. Finalmente è qui! Il cibo diventava veramente monotono! E voi sapete quanto mi piaccia mangiare!-, rispose Niall euforico, sia per l’ennesimo gesto caritatevole di suo padre, ma soprattutto per l’idea di mangiare cose nuove.
-Perché in questa casa sono l’ultima a sapere le cose? Un nuovo cuoco, eh? Andiamo a vedere di chi si tratta. Non dovresti dare tu il benvenuto? Visto che mamma e papà non ci sono. Comunque, stai attento Niall. È Erin quella che dovrebbe avere, prima o poi, il pancione, non tu!-, disse Elizabeth.
Era solita prendere in giro suo fratello per il suo stomaco senza fondo. Francine sghignazzò per quella frecciatina rivolta al fratello.
-Francine non ti ci mettere pure tu! Comunque è vero, entriamo a conoscerlo-.
I tre entrarono per la porta finestra dove si poteva accedere alla sala da ballo, ancora mezza addobbata. Andarono all’ingresso sorridenti per accogliere il nuovo arrivato.
Giunti all’entrata si trovarono un gruppetto di servitori, domestiche e cuochi che davano il benvenuto al nuovo cuoco.

Francine’s POV
Mentre camminavamo, al vedere i giovani padroni di casa, i servitori si levarono di mezzo, mentre io mi ero fermata accanto ad una cameriera con cui ero in buoni rapporti.
Si aprì un varco fino ad arrivare di fronte al nuovo… Fermi tutti. “Q-quello sarebbe un aiuto cuoco?”.
E’ il ragazzo più bello che abbia mai visto. Capelli neri trasandati, occhi scuri profondi, corporatura troppo magra per un ragazzo della sua età, che testimonia la sua vita probabilmente difficile. Alto, pelle leggermente scura e con un accenno di barba. Era veramente bellissimo. Mi persi nei suoi occhi e non ascoltai quello che Niall disse per accoglierlo.
-Zayn Jawaad Malik, giusto?-.
-Sì, signor Horan-, rispose Zayn con un inchino.
-E’ un vero piacere conoscerti, Zayn. Come già sai io sono Niall Horan primogenito della famiglia. La signorina qui è mia sorella, Elizabeth-, si presentò e indicò El.
-Molto piacere-, anche El fece un inchino. Zayn ricambiò in imbarazzo.
-Vedo che tu hai già conosciuto alcune persone. Ma io ti posso presentare Francine, ufficialmente la dama di compagnia di Elizabeth, ma è semplicemente un'amica di famiglia-.
Lo sguardo di Zayn si soffermò su di me. Io mi sentì avvampare, ma mi controllai e feci un inchino. L’affascinante cuoco mi prese inaspettatamente, quanto cordialmente la mano, e mi baciò il dorso di essa dolcemente.-E’ un piacere-, mi sussurrò. “Va bene, questo ci sa fare”. Io annuì ammutolita.
Cosa potevo dire? “Oh si, portami via con te!”?


Spero che la storia vi piaccia, e che non sia noiosa. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, significherebbe molto per me. Se ne avete voglia, mi farebbe molto piacere ;)

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Capitolo 7
*** 6- Per fortuna sono solo io ***


6- Per fortuna sono solo io

Giorni dopo, Zayn fu costretto costantemente, soprattutto da Niall, a mettersi al lavoro.

Intanto i due ragazzi facevano conoscenza.

Francine passava le giornate a spiare dalla finestra i due che parlavano, ma, inutile a dirlo, aveva occhi solo per l'affascinante cuoco. "Se i cuochi sono dei bonazzi così, mi dovevo dare alla cucina!".

Elizabeth stava osservando le orchidee della fontana in giardino, cercando di ricordare il meraviglioso sorriso di Louis e cercando di non pensare al giorno dopo, quando sarebbero andati a teatro e avrebbe visto il bel attore. Quando sentì una mano che si appoggiò lentamente sulla sua spalla destra, si girò velocemente, tanto che con un gomito colpì accidentalmente la guancia del bel ragazzo che era dietro a lei, Liam.

-Oh santo cielo! Mi scusi!-,disse mortificata, prendendo un po' d'acqua dalla fontana, e appoggiando delicatamente la mano sulla sua guancia.

-Oh, non si preoccupi-, Liam sorrise divertito.

"Non male come inizio", si disse ironicamente Elizabeth.

-Veramente, mi scusi. Poteva essere un maniaco!-, Elizabeth sorrise imbarazzata, ma con suo stupore Liam rise. -Eh, già! Ma per fortuna sono solo io...-.

-Già, per fortuna-.

-Signorina Horan...-.

-Elizabeth, può chiamarmi Elizabeth. Diamoci anche del tu, se le va bene-.

-Va bene, Elizabeth...-. Liam non sapeva cosa dire a quel punto. Le si era avvicinato per fare conoscenza, ma le parole gli morirono in gola. Elizabeth era molto bella, ma comunque non riusciva veramente a farsene una ragione, non voleva sposare una sconosciuta.

-Io...-, lo venne in aiuto Elizabeth. "Tanto vale conoscersi, quindi comincio io. Questo qua sembra abbastanza indeciso".

Lei riprese a parlare. -Liam... Non so veramente cosa dire, io... ehm... tu sei una bella persona, intelligente...-.

-Lo so, lo so. Non serve che ti sforzi per dirmelo. Odio mio padre per quello che ha fatto. Per mantenere di valore il nostro nome, dice. Ma figurati, siamo dei conti, anche se sposassi... che ne so... la balia di mia sorella, sarebbe a posto per noi. Io proprio non lo capisco. Oh scusa, non volevo offenderti... Sappi che sei molto bella e...-.

-No per niente!-, chiarì subito Elizabeth imbarazzata, -non mi hai offesa, ti capisco-, affermò sorridendo. -Mi fa piacere che ti sfoghi con me-.

-Ti va di fare una passeggiata?-, chiese Liam con cortesia.

-Certo-.

Intanto che camminavano attraverso le stradine di ghiaia del parco, cominciarono a conoscersi sempre di più, parlando della loro famiglia, delle loro passioni, e della sfacciataggine di Francine nei confronti del nuovo cuoco.

-Eh, dai. E' innamorata, cosa vuoi farci?-, rise Elizabeth, dopo una battuta di Liam. Lo disse ironicamente, calcando sulla parola "innamorata".

-Ma dai, hai visto come lo guarda? Se lo mangia cogli occhi!-. Elizabeth e Liam risero ancora.

Liam di colpo si fece serio per un attimo, ma subito si ricompose e fece un sorriso incerto a Elizabeth. -Perché hai fatto quella faccia?-, chiese la ragazza.

-Oh niente. Solo... no no, niente-, sospirò malinconico, guardando davanti a sé.

-Lo sai che con me puoi parlare, vero?-.

-Certo El, ma... non fraintendermi, tu sei fantastica, ma l'idea di sposarmi con una che non amo, mi fa impazzire. Scusa-.

-Non ti preoccupare, penso la stessa cosa. Ma è il nostro dovere, e lo faremo-, rispose con finto orgoglio, non tanto sicura delle sue parole.

-Come fai a dirlo? Non ti senti come un pezzo di stoffa che i tuoi genitori vogliono vendere per mantenerne la qualità? Elizabeth, tu non sei mai stata innamorata?-. La ragazza si bloccò subito, a sentire quella domanda. Gli occhi le si fecero improvvisamente umidi, contro la sua volontà.

-Oh, El... Mi dispiace-.

-N-non ha più importanza ormai, lascia stare-, rispose in un soffio.

-Io non volevo farti piangere, vieni qui-. Liam cautamente aprì le braccia, e Elizabeth con imbarazzo e esitazione si avvicinò a lui.

-Te la senti di raccontarmi?-.

-No...-, sussurrò lei sul petto di lui.

-Ok... ascolta... Non so chi sia, ma è veramente fortunato a possedere il tuo cuore-.

Liam si staccò per guardarla in viso, intanto a Elizabeth scese una lacrima traditrice.

-Liam, grazie. Ma ormai non ha più senso, ci dobbiamo sposare-.

Elizabeth ripescò dalla sua mente l'immagine del bel attore che le sorrideva e le baciava la mano. La scacciò con forza, cercando di pensare ad altro.

-Tua madre cosa ne pensa del matrimonio? E' rimasta a Wolverhampton? Non l'ho ancora vista-, chiese.

-Io non so chi sia mia madre-, rispose subito inespressivo Liam.

La verità sulla madre di Liam era terrificante agli occhi di El, che li sgranò dispiaciuta di aver tirato in ballo un argomento evidentemente spinoso per lui.

-Mi dispiace..-, sussurrò.

-Non dispiacerti, non potevi saperlo. Non so chi sia, non so se sia morta, ma ne dubito; non so nemmeno il suo nome, mio padre non me l'ha mai detto. Non so il motivo, ma ogni volta che ne parlo e provo a chiedere qualcosa a proposito di mia madre, lui si rattrista subito e non vuole mai dirmi niente. Di fatto è una cosa segreta tra me e lui, e poche persone. A dir la verità una specie di mamma ce l'avevo, la moglie di mio padre, Karen, ma è morta tragicamente in un incidente in carrozza l'anno scorso. Era molto dolce, la consideravo veramente la mia mamma. Ha dato alla luce in totale tre bambine, le mie sorelline-.

Liam sorrise al pensiero delle sue sorellastre, ma a lui non piaceva chiamarle in quel modo. Voleva molto bene a loro, anche se non erano sangue del suo sangue al cento per cento.

-Le mie condoglianze. Mi dispiace veramente per Karen, ma soprattutto per te. Sei un ragazzo dolce, meriti di sapere chi sia tua madre. Si dice che l'amore di una madre non ha limiti ed è il più puro. Io penso che sia vero-.

-Ma allora perché ci ha abbandonato?-, chiese di risposta, sbottando in un momento in cui la rabbia prese il posto della tristezza.

-Sono sicura che c'è una spiegazione-, rispose convinta Elizabeth, intanto che osservava i fiori ai lati della stradina.

-Non mi avrebbe mai abbandonato se mi avesse amato davvero, questo è sicuro-.

-Non sai quello che è successo, Liam-. Elizabeth vedeva la tristezza dagli occhi del ragazzo, e non seppe cosa fare per tirarlo su di morale.

-Forse dovremmo rientrare-. Era ovvio che Liam voleva finire qui la conversazione con tema sua madre, perciò finse di essere molto interessato alla grande porta finestra che usarono per accedere al salone.

-Sappi che io ci sono per sfogarti, puoi dirmi tutto. Lo so che questa faccenda del matrimonio è... pesante. Ma potremmo diventare, che ne so... amici?-, chiese El speranzosa.

Gli piaceva veramente Liam, la sua personalità e, diciamolo, anche il suo aspetto fisico non era male.

Però, automaticamente, si immaginò che il sorriso che le rivolse di conferma fosse stato dolce come quello di Louis, che gli occhi che la guardavano fossero azzurri, e il braccio che le porse per prenderla a braccetto fosse leggermente meno muscoloso.

Si sorprese che non pensava a Louis per ben otto minuti.

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Capitolo 8
*** 7- Tu sei un semplice Tomlinson ***


7- Tu sei un semplice Tomlinson

Il giorno successivo, a casa Horan, erano tutti eccitati per il teatro che era in programma per il pomeriggio. Soprattutto un membro della famiglia era piuttosto emozionato. Elizabeth camminava avanti e indietro per la sua grande stanza. Intanto cercava di non impazzire, pensando che da lì a pochi minuti avrebjbe visto il ragazzo che la ossessionava da una lunga settimana, di sicuro la più lunga della sua vita.

5 maggio 1890
Caro diario,
oggi è il giorno fatidico. Oggi vedrò finalmente Louis.. Non so come comportarmi, ma è ovvio che sarà l'ultima volta che lo vedrò. Devo solo resistere, senza fissarlo troppo. Francine me lo ricorda in continuo, spero di non dare nell'occhio.
Ah! Abbiamo un nuovo cuoco, lo sai? Abbiamo (che dico abbiamo, ci spazzola tutto Niall, quel mangione di mio fratello!) constatato che è un cuoco bravissimo. Molto sofisticato e originale. Ed è l’unico che fa porzioni adatte a Niall, quindi un punto in più.
Scorre buon sangue fra quei due, forse sono anche amici. Francine secondo me si sta cominciando a innamorare di lui, l’”affascinante cuoco”, lo chiama. Bene, abbiamo il bel attore e l’affascinante cuoco. Abbiamo altre offerte?
Ritornando seri, Francine è una vigliacca, non lo ammetterà mai, ma si vede che quando lui entra in una stanza, ha gli occhi a cuoricino e “casualmente” lei si offre sempre per andare a vedere a che punto sono in cucina.
Con Liam, stranamente, va tutto bene, siamo amici. Sempre con quella nota di imbarazzo per via delle nozze, ma amici. Con suo padre è strano, cioè, è cordiale, e si vede che vuole bene a Liam, ma non riesco a non pensare che anche lui ha contribuito a far distruggere il mio sogno. E poi quei baffi, tagliateli!
Anche con i miei genitori c’è adesso un rapporto strano, almeno per me, perché loro sono gentili come sempre, perfino più sorridenti e felici. “La nostra amata figlia si sposerà con un conte, come siamo orgogliosi!”. Come faccio ad essere così arrabbiata con loro, come faccio a essere così triste, mentre loro sono così soddisfatti per me? Mi sento leggermente in colpa. Ma i miei sentimenti purtroppo non vogliono cambiare, tutto mi riporta a Louis.

-El, andiamo!!-. Elizabeth sentì gridare dal piano terra. Era suo padre. Quel giorno avrebbero portato anche Francine a teatro, ovviamente anche Erin. E, siccome Francine era super organizzata, sicuramente era già giù ad aspettarla come tutti gli altri.
-Arrivooo!-, rispose, per poi finire di scrivere.

Mi chiamano, dobbiamo andare. Vedrò il bel attore, vedrò Louis!

Johanna’s POV
Stavamo ripassando un’ultima volta la scena del bacio fra Louis e Anna, quando Harry arrivò correndo un attimo prima che si baciassero, facendo prendere uno spavento a entrambi.
-Sono arrivati gli Horan!-, disse, per poi sistemarsi i capelli ricci. Mi erano sempre piaciuti i capelli ricci, ma quelli di Harry erano insuperabili, così morbidi… lo guardai abbassarsi per riallacciarsi i lacci di una delle scarpe, e non feci che pensare a quanto ero innamorata di lui, dal primo giorno che ci eravamo conosciuti. Conoscendolo e lavorandoci insieme, sempre più spesso si era rivelato un ragazzo d’oro, sensibile e simpatico. E poi quegli occhi smeraldo, così veri e profondi. Era anche un attore straordinario. Ma preferivo essergli solo sua amica, piuttosto che rovinare un così bel rapporto che c’era tra di noi.
-Jo?-. Mi risvegliai dai miei pensieri, dato che Anna notò che stavo guardando il pavimento.
-Ci sono, ci sono-, risposi subito di soprassalto.
-Cara, ancora Harry, vero?-. Anna sapeva tutto, era la mia migliore amica.
-Non pensarci e concentrati, tra poco iniziamo. Hai notato com’è nervoso oggi Lou?-, chiese indicandomi con un gesto del mento il diretto interessato. Mi girai per osservarlo, stava parlando con Harry, e in effetti strofinava continuamente i palmi delle mani sui pantaloni, evidentemente sudate.
-Strano, Louis non si altera mai per uno spettacolo. Il palcoscenico è il suo mondo, non è mai stato così nervoso…-, risposi guardandolo, anche se mi scappò un occhiata rivolta ad Harry.
-Con Louis non si può mai sapere! Dai, vai a metterti il vestito di scena!-.
-Vado vado!-, risposi scocciata. "Sempre perfettina deve essere lei. Ma le voglio bene lo stesso, fortunatamente".
-Wow, oggi sei più acida del solito!-, disse Anna offesa.
-E dai! Lo sai che scherzo! Vado…-. Mi avviai verso i camerini.

Louis’ POV
-Io non ce la faccio…-, dissi asciugandomi per l’ennesima volta i palmi delle mani sui pantaloni.
-Lou, non essere così agitato. È solo una ragazza, che palle!-.
-Lo so, ma non ho fatto altro che pensare a lei questa settimana, lo sai-. Mi confidavo con Harry: era tutta la settimana che lo esasperavo con questa storia. Erano esattamente sette giorni che non pensavo ad altro che a quella ragazza, Elizabeth. Un bel nome per una bellissima ragazza, capelli scuri e occhi verdi. Mi ricordavo il suo viso come se fosse una di quelle nuove diavolerie tecnologiche, una “fotografia”.
-Allora-, sbottò il mio collega e amico, -fai un bel respiro e rilassati. Non puoi entrare in scena già tutto sudato-. Mi asciugai velocemente la fronte con un lembo della maglietta del costume di scena.
-Penso che devo vomitare, mi sento male-, sussurrai, sentendo una brutta sensazione alla pancia. Harry mi mise le mani sulle spalle e mi guardò fisso negli occhi.
-Non preoccuparti. Vai in scena e dai del tuo meglio, come sempre. Dopo penserai a come comportarti. Ma ricorda, non fare cose stupide per te, per me, o per la compagnia. Ma soprattutto per te. Ricorda che gli aristocratici sono ancora strani-.
Annuii poco convinto. Mi serviva un incoraggiamento dal mio migliore amico, ma sinceramente non era quello che avrei voluto sentire. Ora le mani di Harry erano lungo i suoi fianchi, poi si girò con uno sguardo di incoraggiamento verso l’entrata al palcoscenico.
-E un’altra cosa-, si voltò lentamente per guardarmi dritto negli occhi. -Non innamorarti di lei. Fidati, l’amore è uno schifo-.
…….

Inscenammo la tragedia nel migliore dei modi, impegnandoci come sempre al massimo. O almeno i miei compagni lo fecero.
Io sbagliai due o tre battute. Fortunatamente Anna risolse tutto, e così riuscimmo a procedere senza evidenti intoppi, o momenti imbarazzanti.
Spesso sbirciavo tra il pubblico cercando la ragazza. Mi bastava uno sguardo, ma non la trovai mai negli spalti riservati ai nobili. Finito lo spettacolo gli applausi durarono come sempre tantissimo, e noi ne eravamo riconoscenti. Tutti eccitati ritornammo nei nostri camerini. Io mi sentivo come se tutta l’agitazione non provata in questi anni si abbattesse tutta in un pomeriggio.
-Ragazzi, oggi è stato favoloso! Quanti applausi! Paul mi ha detto che abbiamo fatto anche un buon incasso!-. Sorrisi, contagiato dall’entusiasmo di Johanna, mentre piegavo la maglietta che avevo usato in scena, per poi mettermene una pulita.
-Ma Louis, per l’Amor di Dio, che ti succede oggi? Non ti ricordavi le battute, balbettavi, c’è mancato poco che non inciampassi sui tuoi piedi quando hai corso verso Anna!-. Johanna mi rimproverò per essere stato così imprudente e imbarazzante. Ma comunque non sono caduto, quindi problema risolto. Mi dispiacque per i miei compagni che mi guardarono delusi in cerca di spiegazioni. Harry sapeva della mia situazione, però sicuramente non pensava che sbagliassi così tanto.
-Io ero solo un po’… stanco-.
-Certo-.
-E’ vero Jo!-. Ora che le potevo raccontare? Con lei non si riusciva a scamparla liscia. -Io ieri ho fatto tard…-.
-Ragazzi-. Per fortuna Paul mi interruppe. Lo guardammo entrare nella stanza, ma rimase vicino alla porta.
-Per prima cosa, mi volevo congratulare con voi. A parte qualche episodio che mi ha lasciato abbastanza deluso…-. Mi guardò di sottecchi, e io abbassai la testa mortificato.
-Gli incassi sono stati buoni, avrete degli extra per oggi pomeriggio. Comunque adesso sta arrivando la famiglia Horan. Ricomponevi e mettetevi qualcosa di pulito-.
Paul era così, autoritario e deciso. Ma nonostante la sua autorità, potevamo anche contare su di lui se avevamo qualche problema. Io personalmente lo consideravo come un padre. E senza di lui non avremmo i soldi.
A me servivano molto più degli altri, avendo quattro sorelle e mia madre da mantenere. Come sarebbe stata felice e orgogliosa quando sarei tornato a casa. Finalmente avremmo potuto mangiare decentemente per una volta. Mi ripresi dai miei pensieri quando realizzai le parole di Paul, ovvero che la famiglia Horan stava per arrivare.
Paul ci salutò velocemente senza lasciarci il tempo di dirgli qualcosa. Andò probabilmente ad accogliere la famiglia.
-Harry-. Chiamai il mio amico, che smise di parlare con Johanna, e venne verso di me. Ci spostammo in un posto un po’ più appartato.
-Aiuto Harry-.
-Calmati! Smettila. Di. Agitarti.-.
-Come faccio? Hai visto cosa ho combinato sul palco? E se farò qualche stupidaggine?-. Guardai la porta, immaginandomi cosa avrei potuto fare. Non riuscivo a spiegarmi il perché, ma il pensiero che Elizabeth stesse per entrare, mi metteva in soggezione.
-Harry, ho paura che mi piaccia, tanto-. Sentii un sospiro da parte di Harry come reazione. Lo guardai sperando che potesse dirmi qualunque cosa, per riuscire a dissuadermi da quel pensiero assurdo. Mi guardò attentamente per poi rispondermi con comprensione, ma fu anche fin troppo diretto.
-Allora, io ci sarò per te e puoi contare su di me, qualunque cosa tu faccia, anche in futuro. Ma l’amore è… è… male. Ti farà solo soffrire. Per di più-, indicò la porta, -quella ragazza è una Horan. H-o-r-a-n, Louis. E tu il tuo cognome l’hai ereditato da tua madre. Non sai neanche chi sia, tuo padre. Tu sei, scusami, un semplice Tomlinson. Puoi innamorartene, ma il mi consiglio è di lasciar perdere. Horan. Tomlinson. Il peso sulla bilancia, e del tuo portafoglio, non sono decisamente equi. Apri gli occhi, è impossibile!-. Quasi lo urlò. Solo dopo si accorse che non eravamo soli, ma si accertò che il messaggio mi fosse entrato bene in testa.
-Come fai ad essere così realista?-, chiesi sconsolato.
-Esperienza personale-.
-Ancora? Basta Harry, quella storia l’avresti dovuta sup…-.
-Basta-, rispose solo in modo brusco. -Adesso parliamo d’altro per favore-.
Archiviammo l’argomento. Parlammo del più e del meno, finché Paul non entrò aprendo piano la porta.
-… ed ecco a voi gli attori. Vi ringrazio ancora per essere accorsi una seconda volta per vedere la nostra tragedia. Vi lascio da soli, arrivederci-. Prima di congedarci e uscire, Paul parlò sottovoce con il signor Horan, l’unico visibile da dove mi trovavo, il quale annuì con il capo. Quindi entrò definitivamente nel camerino, seguito da sua moglie.
Poi vennero il figlio, Niall e la sua futura mogliettina. Entrarono di conseguenza Elizabeth e un'altra ragazza che non era venuta la scorsa settimana: non l’avevo mai vista. Il mio cuore perse un battito quando vidi Elizabeth. Non me la ricordavo così bella. Cercai di guardare altrove e a non balbettare quando salutai tutta la famiglia. Ma purtroppo lo sguardo mi cadde più di una volta su di lei. Mi accorsi che anche Elizabeth mi stava guardando. Mi fece un sorriso che io ricambiai, intanto che il padre parlò.
-Ebbene sì, siamo ancora noi!-, ruppe il silenzio Bobby.
-Oh, è un onore avervi qui per la seconda volta, sir-, attaccò a parlare Anna.
Tutti eravamo eccitati ad incontrare una famiglia così potente e ricca di Doncaster. Neanche a dirlo, a me il cuore saltava nel petto. Con la coda dell’occhio, mi accorsi che Elizabeth mi rivolgeva svariate occhiatine. Io, inevitabilmente, spesso ricambiai.
-Ve lo meritate. Siete veramente bravi. Ho una proposta per voi-, disse Bobby. Noi tutti presenti lo guardammo in cerca di spiegazioni, anche i suoi famigliari non sapevano che cosa volesse dire.
-Cosa, caro?-, chiese sua moglie.
-Ecco, cara, volevo invitare questi baldi giovani attori a stare nel nostro palazzo per un po’, soprattutto in occasione del matrimonio di Niall ed Erin. Potrebbero fare uno spettacolino durante la festa dopo la cerimonia-.
-Cosa?-.
-Come ha detto, scusi?-.
-Davvero?-.
-Porca…-.
Harry si tappò la bocca appena in tempo.
"Oddio. Io, in un palazzo? In un palazzo signorile? Dagli Horan? Potrò vedere ancora Elizabeth".
Rimase sconcertata anche lei, ma ci guardò con un sorriso, soffermandosi un momento di più verso di me. "Strane sensazioni andate via...".
Intanto che ringraziavamo, cercammo di ottenere informazioni ai coniugi. Lo shock era grande, una notizia di solito non arrivava così velocemente. Noi eravamo dei ragazzi molto monotoni. Improvvisamente, un ragazzo moro irruppe nella stanza con il fiatone.
-Scusate, non trovavo il posto…-.
-Oh signorino Liam, non si preoccupi-, disse Maura dolce. Poi fu Bobby a parlare, avvicinandosi al ragazzo e mettendogli una mano su una spalla.
-Ragazzi, ho il piacere di presentarvi Liam Payne, conte di Wolverhampton, futuro sposo di mia figlia Elizabeth-.
"Cosa?!"

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Capitolo 9
*** 8- Te la sei cercata! ***


8- Te la sei cercata

Harry rimase meravigliato dalla proposta del signor Horan.
- -Sicurissimo, signor…-.
-Styles, Harry Styles-.
-Bene, signor Styles. Avete molto talento, vi meritate una ricompensa per aver reso felice mia figlia e la mia famiglia felici-.
-E’ stato un onore! Vi ringrazio infinitamente-.
-Di niente-.
Bobby gli fece un sorriso. Poi comunicò che dovevano ritornare alla villa. Tutti i particolari li aveva già riferiti a Paul. Quest’ultimo, entrato nella stanza, annunciò che sarebbero partiti quella sera, quindi consigliò di andare a prendere le cose a casa per la permanenza. Una carrozza li avrebbe portati a palazzo. Cominciarono subito a fare le valigie.
Harry avrebbe pensato più tardi a confortare Louis, non voleva neanche immaginare il colpo ricevuto da quella inaspettata notizia. Aveva intravisto la faccia sconvolta del suo collega, ma ci avrebbe pensato dopo. Ora era troppo eccitato per la partenza.
Le poche cose che aveva erano un po’ a casa sua, dai suoi genitori e sua sorella, e un po’ nel camerino del teatro. Decise che sarebbe passato quella sera per cena, a prendere le sue cose.
Si recò dove aveva la sacca, dove riponeva il cambio. Harry la prese e andò a prendere i suoi effetti personali, i quali erano in un mobiletto vicino a quello di Johanna. Infatti la sua amica era lì a fare i bagagli.
-Oddio! Harry, vivremo in un palazzo!-.
-Calmati-. Sorrise vedendola così su di giri. Di solito non si entusiasmava facilmente.
-Non mi posso calmareeee!!-, gli urlò in un orecchio.
-Ahia, mi farai diventare sordo!-.
Lei di risposta gli fece una linguaccia, e gli spruzzò un po’ di profumo in faccia.
-Che cazz…?-. Cavoli, se gli bruciavano gli occhi. Non aveva avuto il tempo di chiuderli.
-Così impari-, squittì orgogliosa Johanna. Harry era abituato a vederla scherzare di continuo, a lanciare frecciatine e a rispondere sgarbatamente. Ma quando la sua migliore amica esagerava, gliela faceva sempre pagare.
-Mia cara Johanna… Grazie per avermi fatto provare il tuo buonissimo profumo, ma io ne ho uno mooolto migliore…-. Quasi non finì di parlare che le attorcigliò velocemente la sua maglietta intrisa di sudore, che usò in scena, in faccia. Lei subito se la tolse dal viso per lanciargliela addosso.
-Mi fai schifo!-. Johanna si asciugò con un pezzo di stoffa trovato lì vicino.
-Oh oh oh. Te la sei cercata!-. Rise mentre si asciugava: era esilarante mentre si arrabbiava!
-Ma và a quel paese!-, e con questo, se ne andò.
Ma lui continuò a ridere. Lei aveva un carattere particolare, però provava un forte affetto per lei.
Era cinica, diretta, menefreghista ed egoista? Sicuro.
Ma sapeva anche essere gentile, buona, disponibile e sensibile. Ma nonostante i suoi difetti, Harry non poteva chiedere un’amica migliore.

Intanto che i quattro ragazzi sistemavano le loro cose, la famiglia Horan, Liam e suo padre(che li aveva aspettati alla carrozza dopo lo spettacolo), e Francine tornarono a casa. Elizabeth si recò subito in camera sua. Invece Francine gironzolò per il palazzo, immersa nei propri pensieri. Fino a quando non si scontrò accidentalmente con una persona, mentre girava l’angolo. Sfortunatamente si accorse che non era una persona qualunque.
-Scusami-, disse gentilmente a Zayn.
-Ok-.
Ok?! Ma che?
-Prego?-.
-Ho detto ok. Va bene. Che altro vuoi?-.
-Ascolta novellino, devi portarmi rispetto-, disse indignata.
-Vuoi che ti lasci senza cena?-, chiese con una smorfia Zayn, facendole il verso. Fece per andarsene, ma Francine fece un passo verso sinistra, per impedirgli il passaggio.
-Dì che ti dispiace-.
-A chi?-.
-Mi stai prendendo in giro?-.
-Mi lasci passare?-.
-Possiamo smetterla di comunicare a domande?-.
Francine si esasperò. Ma sinceramente questo lato scorbutico la… attirava.
-Posso passare?-, le chiese nuovamente.
“Evidentemente ‘sto qua ha le orecchie che non funzionano”.
-Uff…-, Francine lo lasciò passare. Ma quanto era irritante?
Ma…Era un occhiolino quello che le fece? No, probabilmente se l’era immaginato.
Ah, quella barbetta…


Buon salve, allora, lo so che a pochi interessa. Ma comunque vorrei confermare che la storia ovviamente andrà avanti, anche se è ancora un po' difficile scrivere, ma pazienza. Questo capitolo è corto e rileggendolo mi viene tanta nostalgia(la storia l'ho cominciata a scrivere quasi un anno fa). Ma il diretto interessato ha fatto le sue scelte, avrei voluto più sincerità, ma è andata così. Anche se io lo so di contare meno di niente, vorrei comunque incitarvi a non mollare per quei fantastici 4 ragazzi che stanno facendo tanto per noi. Avete visto sassy Louis su twitter? Lo amo. Punto.

Se volete lasciatemi una piccola recensione, come sempre mi farebbe piacere!

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Capitolo 10
*** 9- Ma ne sei sicuro? ***


9- Ma ne sei sicuro?

Louis’ POV
Cosa?!
Guardai in direzione di Harry, che mi guardò a malapena con uno sguardo carico di dispiacere. Conoscendolo, però, avrebbe urlato al mondo “te l’avevo detto!”. Andò subito dal signor Horan per dirgli chissà cosa, e di conseguenza da Johanna. Coglione.
Neanche una parola di conforto? Dopo avremmo fatto un bel discorsetto. La famiglia Horan, Francine, se non ricordavo male, e lui se ne andarono frettolosamente, così feci come saluto un inchino generale. Non volli neanche guardarla.
Tanto non mi importava davvero.
Ma chi volevo prendere in giro? Perché ci stavo così male? Era una nobile, era ovvio che si sarebbe dovuta sposare con un ragazzo di un calibro così alto. Che stupido sono stato solo a pensare di interessarle!
Forse era vero che non mi importava, forse era solo una futile attrazione fisica.
In effetti l’avevo vista solo per poche ore in tutto, non ci avevo mai parlato e non la conoscevo. Che sciocco.
Figurarsi se Elizabeth, in qualche modo, mi avesse colpito.
Giunsi, ancora poco convinto, a questa conclusione quando arrivai a casa. Avevo salutato velocemente i miei colleghi, e preso i soldi extra da Paul. Sinceramente non vedevo l’ora di ritornare a casa, dalle mie quattro sorelle e da mia madre. Appena varcai la porta, mi si creò un sorriso quando le mie due sorelline gemelle mi saltarono al collo.
-Looooouuiiisss!!-, esclamarono all’unisono, quando mi corsero incontro.
-Ciao amori! Come state?-, chiesi quando ci staccammo dall’abbraccio.
-Bene-, disse allegramente Pheobe.
-Ci sei mancato!-, concluse Daisy.
Avevano l’abitudine di completarsi le frasi a vicenda, cucciole le mie sorelline.
-Sono mancato solo per due giorni!-. La scorsa notte mi aveva ospitato Harry a casa sua. Lo facevamo spesso per concentrarci per il giorno seguente, quando saremmo andati in scena.
-Ma comunque ci sei mancato!-, mi rispose con un finto broncio Daisy. -Vieni, la mamma ha già preparato la cena!-.
Mi trascinarono nella piccola cucina, dove si trovava mia madre intenta a tagliare un pezzo di pane, troppo piccolo per sfamare sei persone.
-Amore!-, mi accolse a braccia aperte, quando mi vide sull’uscio della porta.
Mia madre si chiamava Johannah, come la mia amica Jo, ma evidentemente i miei nonni volevano essere originali, e hanno aggiunto un acca in più.
-Ciao mamma, come stai?-.
-Tutto bene. Oggi ho guadagnato qualche soldo in più! Ho lavorato anche da quella signora antipatica-.
Disse con una smorfia. Mi baciò una guancia, entusiasta di vedermi, e di aver preso più soldi. A noi bastava poco per essere felici, un soldo in più voleva dire mangiare meglio. Mi sentivo così in pena a non riuscire a portare a casa il denaro necessario per tutti. Ma oggi mia madre sarebbe stata felice.
-Anche noi oggi abbiamo avuto un buon incasso. Quindi Paul ci ha premiato!-, esclamai estraendo le monete dalla tasca della giacca, e ponendole sul tavolo al centro della cucina.
Sicuramente, per tutta la settimana successiva avremmo tutti e sei mangiato. Alcune volte mia madre, e, nei casi più disperati, anche io, rinunciavamo alle nostre razioni di cibo per riuscire a dare almeno un pasto al giorno alle mie sorelline, ancora piccole, o comunque ancora nel pieno della crescita.
Un altro motivo perché andavo spesso da Harry era, anche, per ottenere almeno un pasto caldo al giorno. Non ne potevo approfittare così spesso, però. Aveva un padre, quindi poteva contare su uno stipendio in più, ma anche la famiglia Styles aveva i suoi problemi.
Mia madre mi rivolse uno splendido sorriso. -Oh Boo Bear, che bello!-, esclamò mentre mi baciò, ancora, le guancie.
Era abbastanza dolce e appicicaticcia, ma lei in questo consisteva. E non sarebbe stata la mia cara mammina, se fosse stato il contrario. In quel momento entrarono anche le mie altre due sorelle, Félicité, e Charlotte, la più grande delle quattro. Mi salutarono animatamente.
Nella cucina si respirava un’aria di puro amore famigliare, con Pheobe e Daisy che correvano intorno al tavolo, a mia madre che cercava di fermarle ma anche lei partecipando, alla fine, al gioco. Félicité e Lottie parlavano allegramente. Poche famiglie, secondo il mio parere, erano così unite.
La gioia, che mi faceva provare lo sguardo felice di mia madre, era l’orgoglio migliore che un figlio potesse mai ottenere.
-Devo dirvi una bellissima notizia!-, incominciai a parlare cercando di sovrastare gli schiamazzi delle due gemelline. Tutte si fermarono per guardarmi curiose.
-Oggi, al termine della tragedia,la famiglia Horan… sì, mamma, proprio loro. Insomma, ci hanno fatto di nuovo i complimenti, e indovinate?-. Mi fissavano tutte attente. -Hanno invitato me, Harry, Johanna e Anna a stare da loro!-
-Sì, certo.-
-Come?-.
-Perché?-.
-Oddio!-.
-Louis…-, mia madre mi guardò quasi con le lacrime agli occhi, -sono… sono così fiera di te!>. Mi venne ad abbracciare, seguita da Félicité, Lottie, Pheobe e Daisy.
-Ma ne sei sicuro? Il motivo? Secondo me stai scherzando-, insinuò Charlotte.
-Non è uno scherzo. E non lo so, Lottie. Penso che vogliano congratularsi con noi per aver fatto trascorrere due belle giornate, immagino. Anche per aver fatto trascorrere un bel compleanno alla figlia di Bobby Horan-. Inaspettatamente, ebbi un tuffo al cuore dicendo quell’ultima frase. Non ci badai più di tanto.
-Ohhhh! Anch’io voglio!-, si lamentò Félicité. Mia madre girò gli occhi al cielo.
-Io… Louis, non so cosa dire. E’ favoloso! Quando vai?-, mi chiese.
-Stasera. Non mangio a casa. Vado subito sopra a preparare i bagagli. Non so esattamente quando starò nella villa, ne so quanto voi-.
-Allora vai, tesoro. Goditelo, ma ricorda, non abituarti. Il lusso sfrenato dei ricchi può essere eccessivo, e può farti credere che la vita sia facile, ma non è così. Vale anche per voi, signorine!-, adesso si rivolgeva alle ragazze.
-Certo, mamma. Ce lo ripeti sempre-. Lottie sbuffò.
-Mi sembra giusto educarvi come è giusto fare, non come quei signorotti viziati. Comunque sia, Louis, non nego che ti è stata regalata un’opportunità magnifica. Goditela al massimo. Lavori troppo ultimamente, un po’ di riposo non ti farà male. Adesso vai di sopra a preparare le cose! Sù sù!-.
Feci un sorriso e mi avviai al piano superiore. Andai nella mia minuscola camera, aprii il mio baule, dove riponevo i miei vestiti, e cominciai a metterli dentro una borsa. Quando ebbi finito, scesi di sotto, la mia famiglia stava cenando. Salutai tutte con un abbraccio ognuna, soffermandomi su mia madre. Dopo qualche lacrima da parte sua, uscì da casa mia. Mi avviai a teatro, dove la carrozza ci avrebbe portato alla villa Horan.

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Capitolo 11
*** 10-Un vero bagno! ***


10- Un vero bagno!

5 maggio 1890
Caro diario,
mi sudano le mani, parlo a monosillabi e mi tremano le ginocchia. Come ha potuto mio padre a invitare gli attori a soggiornare a casa nostra? Perché l’ha fatto? Lui dice per premiarli per averci fatto emozionare, ma invitarli qui? Oddio, proprio quando avevo a malapena accettato la situazione. Potrò vedere Louis per tutto il giorno, tutti i giorni, finché non andrà via. Non mi dovrebbe scalpitare il cuore al pensiero di poterlo rivedere e, magari, anche conoscerlo di persona. No no no, non dovrebbe.
Santo cielo, perché allora non riesce a fermarsi? Adesso faccio un bel respiro e… no, non funziona. Non puoi neanche immaginare quanto era affascinante oggi. Mi rendo conto che i miei pensieri sono ignobili per una ragazza nella mia situazione. Ma ormai sono rassegnata. Mi sposerò con Liam. Sinceramente non mi sembra ancora vero che mi sposerò con un mio… amico? Sì, ormai è diventato un mio amico, un caro amico. Magari si rivelerà qualcosa di più. Liam è veramente un ragazzo dolcissimo, mi mette subito a mio agio. Oltre che timido, è anche simpatico. Il teatro anche a lui è piaciuto molto. Mi ha rivelato che anche lui aveva assistito a quella tragedia, il giorno del mio compleanno. E anche, con suo padre, aveva scambiato due parole su quando ci avrebbero dovuto far incontrare. Io proprio non mi sono accorta.
Aiuto, aiuto, aiuto! Dovrebbero arrivare a momenti. Scusa se non riesco a pensare ad altro, devo avere qualcosa che non va nella mia testa. Ho in mente solo quegli splendidi occhi azzurri. Ma ti rendi conto che mentre penso al bel attore, in qualche stanza del palazzo si trova il mio futuro sposo? Andrò sicuramente il prima possibile a confessarmi. Adesso mi dileguo, ho delirato abbastanza per oggi. Dammi la forza…
Elizabeth finì di scrivere sul suo diario per continuare a leggere un libro, aspettando l’arrivo degli attori. Dopo una mezz’oretta sentì bussare con forza alla porta della sua camera.
-Elizabeth! Sono arrivati! I tuoi genitori chiedono di te!-. Francine la avvisò, forse troppo forte e entusiasta.
-Arrivo!-. Rispose subito. Si ricompose, cercando di respirar correttamente, perché d’un tratto si sentì nervosissima.
Aprì subito la porta, che colpì Francine, la quale stava aspettando l’amica.
-El!-, sbottò.
-Scusami! Oddio scusami!-.
-Poco nervosa, mi dicono-. Chiese facendole l’occhiolino, alquanto divertita dalla scena.
-Io? Perché mai?-.
-Stai sudando per caso?-.
-Taci-. Elizabeth si asciugò i palmi delle mani sulla gonna del vestito.
-Calmati. I tuoi genitori ci stanno aspettando in cortile, andiamo-.
Francine prese a braccetto Elizabeth, che la seguì in silenzio , ascoltando solo il suo cuore che scalpitava nel petto. Prima che se ne rendesse conto, erano già nel grande giardino della casa. Era una giornata splendida, stranamente non c’era una nuvola in cielo.
Il sole splendeva in tutto il suo splendore facendo riflettere i colori del tramonto sul paesaggio. Francine le lasciò il braccio, dopo averla stretta leggermente di più per infonderle sicurezza. Mentre avanzava ancora per pochi passi da sola, le figure si fecero più distinte, finché nove persone si girarono per accogliere le due nuove arrivate. Oltre ai suoi genitori, c’erano anche Niall ed Erin. Tutti le sorrisero e le salutarono, e involontariamente i suoi occhi cercarono subito quelli del bel attore.
Il sole gli illuminava il viso, e gli occhi ebbero uno scintillio quando videro la ragazza.
Louis, durante il viaggio verso il palazzo, non fece altro che parlare a vanvera, un’abitudine che si portava dietro da bambino, quando era nervoso. Durante il tragitto, picchiettava continuamente il piede sul pavimento della carrozza. E ovviamente Harry se lo dovette assorbire tutto lui, povero ragazzo.
-Harry, secondo te lo spettacolo è davvero piaciuto al pubblico? O tutti battevano le mani perché avevano le mani informicolate da dover sciogliere? L’agnello bisogna marinarlo o stufarlo? O era da fare allo spiedo? Harry, mi stai ascoltando? Harry?-
Fu già tanto che il riccio non corse giù dalla carrozza a baciare la terra sotto i suoi piedi, per la felicità di essere arrivati, o che non ebbe un esaurimento nervoso. Lo sanno tutti come la voce di Louis può essere acuta a volte, ed averlo vicino, non aiuta la situazione. Poi, quando è nervoso, potrebbe fare un provino come soprano.
-Oh, è arrivata finalmente la mia ritardataria preferita!-. Annunciò Bobby. Elizabeth ebbe un accenno di rossore, e involontariamente i suoi occhi incrociarono quelli di Louis.
-Ben arrivati-, riuscì a dire. Intanto, Francine salutò tutti cordialmente.
La famiglia Horan accompagnò subito gli attori a fare un mini tour della loro villa. Il giro completo l’avrebbero fatto l’indomani con la piena luce del sole.
-E qui, ragazzi, ci sono le vostre camere. Una per Harry e Louis, e una per Johanna e Anna. Vi lasciamo preparare, i nostri inservienti vi hanno preparato una tinozza con acqua calda per fare il bagno. Sui vostri letti troverete anche dei vestiti puliti per stasera-. Cominciò a spiegare Bobby.
-Vi aspettiamo alle 6.30 nella sala da pranzo-, Maura non aspettò neanche la domanda di Anna, che sembrava perplessa. -Quella grande che avete visto prima-. La ragazza sorrise imbarazzata.
-Vi congediamo, a dopo!-, concluse Bobby. I due genitori Horan se ne andarono. Niall, Erin e Elizabeth rimasero ancora, per conoscere i quattro nuovi arrivati.
-Allora, vi piace la nostra casa?-, chiese Niall, per rompere il ghiaccio.
-Dire che ci piace mi pare troppo poco, signor. Horan-, disse Harry.
-Potete chiamarmi Niall senza problemi, non mi piace l’etichetta, mi fa sentire vecchio-. Niall fece l’occhiolino.
Finalmente Elizabeth parlò, era rimasta in silenzio per tutto il tempo, annuendo solo quando sua padre provava a farla intervenire, ma con scarsi risultati. Si sentiva così inspiegabilmente nervosa.
-Onestamente anch’io… anche a me non piace l’etichetta. Ehm.. potete chiamarmi Elean.. voglio dire, Elizabeth. Eleanor è il mio secondo nome, Elizabeth è il mio primo, cioè… quindi Elizabeth-.
“Accidenti, era meglio se stavo zitta!”. I presenti sorrisero al turbine di parole della ragazza. Gli occhi di Louis rimasero incantati dalla bellezza innocente di Elizabeth, la quale diventò tutta rossa per la figuraccia.
-Cara la mia sorellina, è sicuramente  nervosa ad incontrarvi-.
-Siamo molti fieri di esservi piaciuti. Non vi ringrazieremo mai abbastanza per averci invitati nel vostro palazzo-, disse Johanna, con un grandissimo sorriso.
Anna annuì entusiasta, la sua massa di capelli rosso fuoco ondeggiò.
-Adesso è meglio che vi lasciamo anche noi. Dopo si mangia!-. Esclamò entusiasta il primogenito Horan.
-Arrivederci, a dopo!-. Erin, allegra, prese a braccetto Niall. I quali si girarono e si allontanarono.
Tutti e quattro gli attori, e Elzabeth, li salutarono.
Elizabeth si accorse che era rimasta sola, con quattro paia di occhi che la fissavano.
-Ehm.. meglio che vada anch’io-, disse gesticolando.
-A dopo, Elizabeth -. La salutò Louis con un sorriso. Era la prima volta che rivolgeva la parola direttamente a lei.
-A-a dopo-. Sorrise di rimando guardando tutti, ma quel sorriso era segretamente riservato solo al bel attore.
Le due coppie si avviarono verso le rispettive camere. Louis e Harry in una, e nella porta successiva quella di Johanna e Anna. Le due ragazze rimasero allibite dalla maestosità della stanza.
-Jo…-, chiamò Anna.
-Dimmi.
-Non è fantastico? Guarda quel comodino! E i letti, sembrano comodissimi-. Anna indicò i mobili.
-Troppo fantastico-. Concluse sussurrando Jo, avvicinandosi al comodino in questione. Era un mobile di legno massiccio intarsiato e rifinito con filamenti oro. Lo sfiorò con le punta delle dita.
-Chi l’avrebbe mai detto che saremmo finiti in un palazzo del genere?-. Chiese Johanna.
-E della famiglia Horan per giunta! Pensando che fino a due giorni fa abitavamo nella nostra microscopica catapecchia!-.
-Mamma mia quant’è vero! Louis ha proprio ragione, la vita è così imprevedibile, ma va goduta fino in fondo, secondo per secondo. Nessuno saprà mai cosa accadrà-.
-Già. Senti, secondo te dove ci hanno lasciato le tinozze?-.
-Lì c’è una porta-. Anna si diresse verso la porta vista.
Quando l’aprì, scoprì che c’era una stanza con due vasche piene d’acqua fumante. I colori dei muri e dei mobili erano freddi, e appoggiati ad una cassapanca si trovavano due asciugamani di tessuto. Johanna intanto l’aveva raggiunta.
-Un bagno.. un vero bagno!-.Johanna rimase incantata da quella stanza. La sua famiglia era povera, e già essere riuscita a comprare la casa di tre stanze, che condivideva con Anna, era stato un trionfo. Non era mai entrata in una casa abbastanza grande da contenere tutte le stanze necessarie. Figurarsi avere un vero bagno.
-Jo, è un bagno!-.
-Lo so, ma… è così grande e meraviglioso!-. Johanna cominciò a perlustrare al stanza.
-È meglio che ci muoviamo a fare il bagno, altrimenti l’acqua si raffredda-.
-Comincio io!-. Jo alzò la mano immediatamente.
-Così tu te lo fai con l’acqua bella bollente, certo..-.
Johanna rise malagiatamente, mentre Anna usciva dalla stanza.
 
Intanto nell’altra stanza, avvenne un duello non ufficiale, e non aperto al pubblico, di cuscinate.
-Ahia! Mi hai fatto male!-. Squittì Harry, cadendo per aver ricevuto una forte cuscinata improvvisa da parte dell’amico.
-Oh, mi hai fatto male!-, gli fece il verso Louis con la voce in falsetto, mentre rideva.
Harry afferrò il suo cuscino dal suo letto, per cominciare a colpire scherzosamente l’altro ragazzo.
-Vai a lavarti, va, che puzzi!-. esclamò Louis, quando finalmente riuscì ad afferrare il cuscino ad Harry.
-Senti chi parla! Si vede che non hai mai annusato i tuoi piedi!-.
-Perché? Tu annusi i miei piedi?-. Louis fece una faccia pervertita, facendo scoppiare in una risata Harry. Rise anche lui.
-Ti dico solo che ti conviene dormire con un occhio aperto-. Rise, facendo un occhiolino di falso ammiccamento.
Louis diede una pacca sulla spalla all’amico, incitandolo ad andare in bagno.
-Ora vado-. Harry prese il cambio e i vestiti, che la famiglia Horan aveva fatto preparare accuratamente sui letti.
Quando Harry fu entrato in bagno, Louis si soffermò a pensare. Era in un palazzo aristocratico, praticamente a tempo indeterminato. Fino a ieri abitava nella sua piccola casetta nella periferia di Doncaster, con sua madre e i suoi quattro angioletti.
Tutto è incerto, tutto è mutabile. Anche il suo cuore stava mutando. Batteva più forte, ma non per l’eccitazione di andare sul palcoscenico ed entrare in scena. Nell’ultima ora, ogni volta che guardava Elizabeth uno strano calore nel petto lo faceva incendiare. E non la conosceva neanche. Ma la ragazza si doveva sposare. Non aveva ancora visto il conte dopo il teatro, ma era sicuro che avrebbe avuto sicuramente il piacere di conoscerlo quella sera a cena.
Chissà se lui l’amava veramente, chissà se Elizabeth era felice. Chissà se lei amava lui. Era risaputo che l’alta società si sposava attraverso matrimoni combinati, così era da sempre, ma non era detto che lo fosse anche in questo caso. Lui non lo sapeva ancora. A quel punto preferiva che il loro amore fosse vero. Anche se sapeva di avere pensieri incoscienti, continuava a pensare che Elizabeth era bellissima, con un sorriso stupendo, dolce. Gli sembrava anche simpatica, nella sua timidezza. Harry uscì dal bagno già vestito, perciò entrò lui. Quella sera, pensò Louis, sarebbe stata sicuramente interessante.


Grazie per più di 200 visualizzazioni nel prologo, sia per chi sta continuando a leggere la storia, sia per chi è capitato nella mia fan fiction per sbaglio. Spero che questo capitolo vi piaccia! Per lo scorso capitolo, ovviamente so che Louis non ha solo quattro sorelle(che carini che sono Doris ed Ernest!), ma la fan fiction l'ho cominciata quasi un anno fa, quando non erono ancora nati. Ciao a tutte, alla prossima!

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Capitolo 12
*** 11- Chissà quanto avrà sofferto ***


11- Chissà quanto avrà sofferto

-Si va a mangiare!-, esclamò Harry, entusiasta. Johanna sorrise, contagiata dal l'entusiasmo del riccio. Oppure perché, normalmente, non riusciva a non sorridere con la sua presenza vicino. 
-Io sinceramente non sono sicura di farcela. Pensate al galateo, non sappiamo niente di come ci si comporti a tavola come una famiglia nobile-. Anna non era stata più nervosa di così. Lei non era una persona sciatta o disordinata, ma comunque non si sentiva adeguata a comportarsi come una ragazza aristocratica. 
-Io propongo di non preoccuparci tanto, lo sanno che non abbiamo mai imparato, ne' appunto lo mettiamo in pratica, il galateo. Solo... Harry, non mangiare con la bocca aperta-, Louis non riuscì a stare serio a vedere il suo amico. Harry fece uno sbuffo esasperato. Louis gli ricordava sempre che aveva, qualche volta, questo vizio. Non si faceva tanti scrupoli a prenderlo in giro per il suo modo di mangiare.
Era stufo, anche perché non mangiava con la bocca aperta neanche tanto spesso.
-Ti ripeto, ti conviene dormire con un occhio aperto-, disse Harry con una voce cupa. Louis fece un sorriso, capendo l'allusione alla conversazione fatta in precedenza. Gli occhi di Johanna e Anna schizzavano da un ragazzo all'altro, cercando di capire il loro linguaggio in codice. Ma dovettero arrendersi, come sempre.
-Ehm.. Ragazzi? Meglio che andiamo-, esclamò Johanna.
-Dopo potete fare tutto quello che volete, ma stasera state buoni, ok?-, implorò Anna.
-Anna, ci offendi! Noi siamo seeempre bravi!-.
-Harry, per favore-.
Intanto si erano già incamminati verso la sala da pranzo.
-Questo posto è un labirinto!-, disse Louis guardandosi attorno.
Osservarono con più attenzione gli oggetti, i mobili e la maestosità della villa. La raffinatezza dei mobili e dell'architettura era perfetta. I quattro ragazzi non avevano mai visto niente di simile.
-Voi vi ricordate dov'é?-. Johanna fece quella domanda con un po' di nervosismo: erano già leggermente in ritardo. Ad un certo punto si ritrovarono ad attraversare un corridoio che la famiglia Horan non gli aveva mostrato.
-Ho paura di no...-, Anna comincio a guardarsi in giro.
-Forse è di là-, propose Louis, -vedo un cuoco-. Gli altri annuirono.
Si avvicinarono al ragazzo, il quale sembrava avere la loro età. -Scusaci, ehm, ci sai dire dov'è la sala da pranzo o... Beh, cena in questo caso-, chiese Johanna, balbettando. "Mica male, questo cuoco", pensò.
-Certo, alla fine di questo corridoio girate a sinistra, e alla fine girate a destra. Sarete subito nella stanza che cercate-. Il ragazzo fece un sorriso smagliante a Johanna, guardandola dritto negli occhi. 
-La ringraziamo tanto, arrivederci-, Harry lo liquidò subito, prendendo per il gomito Johanna. Non gli piacque quello strano sorrisetto.
Anna li segui, dopo aver ringraziato. 
Louis si fermò ancora per un minuto, per spiegare almeno chi fossero.
-Oh, lo so chi siete. Siete una compagnia di attori abbastanza famosa, qui, a Doncaster. Il signor Horan ci ha massacrati per tutto il pomeriggio in cucina, chiedendoci di preparare qualcosa di speciale in vostro onore-. Il ragazzo fece uno dei suoi sorrisi smaglianti.
-Comunque sono il nuovo aiuto cuoco, mi chiamo Zayn Malik-. Zayn allungò la sua mano, che Louis strinse subito.
-Louis Tomlinson, piacere-. Questo ragazzo mi sta simpatico, pensò Louis, “questa serata è già più interessante”.
 
Elizabeth’s POV
I nostri quattro ospiti avevano un quarto d’ora di ritardo. Noi non ci eravamo ancora seduti a tavola. Intanto che aspettavamo, i conti Payne parlavano con i miei genitori e Niall, e io chiacchieravo con Francine.
Fuori sperai di non darlo a vedere, ma dentro di me ero un fascio di nervi. Avevo paura, ma d’altra parte non vedevo l’ora che due splendidi occhi azzurri facessero splendere la sala.
-El, ascoltami-, mi implorò la mia amica.
-Non ce la faccio, va bene?-. guardai prima Liam, poi mio padre, poi la porta, ancora chiusa.
Da due giorni mi concentravo molto per cercare di vedere Liam come qualcosa di più. Ovviamente, rivedere il bel attore quel pomeriggio non aiutò, e i miei sforzi furono vani.
-Elizabeth, basta agitarsi-. Francine mi guardò con dolcezza, ma le sue parole uscirono leggermente dure. -Andrà tutto bene, solo non fissarlo troppo-.
-Francine! Ti pare che lo fissi?!-. La verità è che sapevo di non fare altro quando Louis era nelle vicinanze, ma almeno speravo di non farlo tanto spesso, rischiando che la gente se ne accorga.
-Ti devo ricordare che non hai fatto altro per tutto il tempo, quando abbiamo mostrato la casa?-.
-Non… non l’ho guardato molto-. Sussurrai guardandomi le mani, che stavo torturando per il nervosismo.
Era vero, era dannatamente vero quello che diceva Francine. I suoi occhi, le sue labbra, il suo bel viso… era come una calamita, mi attirava involontariamente.
Spostai lo sguardo su Liam. Non sentii niente, se non amicizia, come al solito.
Niall stava ascoltando attentamente quello che Geoff diceva. Con un cipiglio sulle sopracciglia, si girò verso la mia direzione. I suoi occhi incontrarono i miei, e le sue labbra sia aprirono in un debole sorriso, che sembrò di incoraggiamento. Io contraccambiai debolmente.
-In cucina è ufficialmente tutto pronto-, annunciò Erin, accorrendo verso mia madre. -Ti ringrazio Erin. Allora dobbiamo solo aspettare gli attor…-.
-Scusate per il ritardo!-, l’attore riccio quasi urlò, quando entrò nella sala.
Johanna era al suo seguito, sembrava leggermente seccata per qualcosa appena entrata, ma poi si ricompose e fece un inchino salutando.
-Scusate per il ritardo, ma ci eravamo persi-, disse. Quella ragazza era molto educata, mi stava simpatica.
-Non si preoccupi signorina-, rispose Niall. La ragazza sorrise.
-Buonasera!-. Poi entrò Anna allegra, con la sua massa di capelli arancioni.
-Buonasera-, salutai io.
E poi… non ce la feci, casualmente dovetti andare in cucina per controllare gli antipasti.
-Elizabeth, dove vai?-, mi richiamò inevitabilmente mio padre.
Mi girai verso la porta. Vidi Louis, più bello che mai, in vestiti eleganti.
Non credei che il mio cuore potesse reggere.
-Pensavo di andare a controllare in cucina-.
-C’è appena stata Erin, tesoro, lo sai-.
-Gusto-.
-Ehm, buonasera, scusatemi per il ritardo-, si intromise Louis.
-Buonasera, signor Louis. Bene, possiamo sederci tutti a tavola, adesso-.
Mio padre sorrise, guardando uno ad uno i presenti in sala. Io mi sedetti sulla mia sedia, in mezzo Erin e Francine. Niall si sedette di fronte a Erin. Mio padre si  mise a capotavola come sempre, e mia madre vicino a lui sul lato di fronte al mio. Liam, indeciso, si sedette di fronte a me e a suo padre a capotavola opposto a mio padre. Gli attori rimasero in piedi imbarazzati.
-Oh, non siate timidi, accomodatevi!-, li incoraggiò mia madre.
Johanna si sedette vicino ad Erin, Anna cominciò ad avviarsi verso la sedia vicino, ma Harry si era già fiondato, e riuscì a sedersi prima di lei. Allora, Louis e Anna si sedettero sulle due sedie di fronte a Johanna ed Harry. “Perfetto, è dall’altra parte del tavolo, sarà ancora più difficile non guardarlo”.
-Eccoci qua, allora, raccontateci un po’ di voi-,  incominciò mio padre. Robert, il cameriere con cui avevo parlato alla mia festa, fece capolino in sala, chiedendo se potevano cominciare a servire gli antipasti.
-Porta porta, Robert. Qua siamo tutti affamati-, rispose mio padre gentilmente.
Robert se ne andò sorridendo.
-Non abbiamo molto da raccontare, signore-, incominciò a parlare Johanna.
-Sono sicuro che avete molti aneddoti riguardo la vostra carriera-.
-Abbiamo cominciato da poco a recitare-, rispose Harry. Mi sporsi per guardarlo.
-Abbiamo risparmiato sin da piccini, per seguire il nostro sogno di andare in una scuola per giovani attori. È lì che ci siamo incontrati-, concluse Louis. Lo guardai ammirata. Lui aveva realizzato il suo sogno con coraggio.
-Le vostre famiglie hanno molti problemi economici?-, azzardai. Louis spostò il suo sguardo su di me, e un calore improvviso mi assalì il petto.
-Dipende signorina Elizabeth-, rispose,- la famiglia di Harry non se la cava tanto male-. Il bel attore indicò Harry, il quale sorrise.
-La verità è che anche noi abbiamo i nostri problemi, ma lo ammetto, non stiamo tanto male. Johanna e Anna…-
-Le nostre famiglie-, lo interruppe Anna,- sono umili. La mia ha fatto i salti mortali per mandarmi a quella scuola. Con i soldi che abbiamo guadagnato  io e Johanna abbiamo comprato una piccola casa. Spero che in futuro, potremo ripagare i nostri genitori e parenti-.
Johanna rimase zitta a guardare il piatto vuoto. Tutti rimanemmo in silenzio dopo la spiegazione di Anna.
-La mia famiglia è quella che se cava peggio-, continuò Louis nel silenzio,- siamo solo mia madre e le mie quattro sorelle-.
-E vostro padre?-, chiese il signor Payne.
-Mia madre dice che mio padre morì pochi mesi dopo la nascita. Poi ha ritrovato l’amore con un certo Dan, il padre delle mie quattro sorelle-. Esitò e face un respiro. “Louis non ha il padre, chissà quanto avrà sofferto…”.
-Ma anche lui morì tre anni fa. Ogni giorno era in una squallida locanda, e una sera non è più tornato vivo-. Si fermo per guardare le persone in tavola ammutolite. –Già, non ho avuto un vita molto semplice, ma ora non ci penso più-.
-Signor Tomlinson-, esordì mio padre-, se ha bisogno di soldi, non si faccia problemi a chiedere-.
-Lei è troppo gentile, signore. Ma spero di sistemare mia madre e le mie sorelle in futuro, se continuiamo a guadagnare più soldi-.
-Sei un figlio amorevole, sono sicura che tua madre è fiera di te-.
-Come lo sei tu di me, vero mammina?-. Niall fece la faccia da cucciolo, e il morale della serata si risollevò.
Arrivò l’antipasto, una raffinata porzione di verdure e bocconcini di fegato. In tavola vennero messi vari stuzzichini di pane. Vidi gli attori guardare il piatto ammirati. Io avevo un nodo allo stomaco. Questi quattro ragazzi, che avevano  più a meno la mia età, avevano già sofferto molto nella vita. Io ho sempre avuto tutto, e mi sentì veramente male, quando pensai che ero stata molto fortunata.
Vidi gli attori guardare il piatto ammirati. Il primo che prese la forchetta, con coraggio, fu Louis. Ci augurammo buon appetito a vicenda, e cominciammo a mangiare parlando del più e del meno. Guardai più volte Louis, alzando gli occhi dalla mia forchetta, sperando di non dare nell’occhio. Liam e Francine continuavano a parlare e, per tenermi occupata, cercai di buttarmi nel discorso. Louis mangiava quasi con foga, ma sempre con un minimo di contegno.
Non partecipò quasi mai all’interessante discussione a proposito dei coniglietti di pasqua tra Niall ed Harry, e fu il primo che finì il cibo.
-Ha molta fame vedo, vero signor Louis?-, chiese divertito Niall. Louis sorrise, e il mio cuore perse un battito. “Che splendido sorriso”.
-È il pasto più buono che abbia mai mangiato-.
Mi sentì orgogliosa. Probabilmente non mangiava molto a casa, con la sua famiglia allargata e pochi soldi.
-Ne siamo onorati. Francine, puoi andare in cucina a vedere a che punto sono? Possono sparecchiare-.
-Signor Horan, possiamo tenere questi piatti. Non vorremm…-.
-Si figuri, signorina Anna-.
Francine si alzò per andare in cucina. Riuscì a scorgere un piccolo sorriso incresparle le labbra.
 
Francine’s POV
“Certo signore, tutte le volte che vuole vado in cucina”. Riuscì a malapena a nascondere un sorrisetto compiaciuto, e andai in cucina.
-Hey, potete sparecchiare i piatti in tavola-, esclamai mentre entrai nella stanza. Mi avvicinai allo chef, che era intento a versare una salsa sul tacchino. -Hm… Che profumino, Jack!-.
-Grazie Francine, ma oggi tutto il merito è di Zayn-, Jack sorrise mentre mi guardò.
-Ah sì?-.
-È una ricetta segreta di sua nonna. La salsa l’ha fatta lui, non mi ha fatto neanche vedere gli ingredienti!-.
-Non lasciarti impressionare, sarai sempre tu il migliore, Jack-. Gli feci l’occhiolino, lui rise leggermente, ma non guardava me.
Vidi con la coda dell’occhio, che una mano si appoggiò al banco di lavoro dietro di me. Mi girai sbuffando. –Signor Malik-.
-Signorina Francine-.
-Come st…-.
-Allora, pensa davvero che non sia io il migliore?-. Mi girai, ma Jack non c’era più. Era rimasto solo il tacchino, che purtroppo era inerme e non mi poteva farmi  salire in groppa e salvarmi.
Un cameriere lo portò via subito dopo. Intanto i camerieri arrivavano in cucina con i piatti sporchi, e altri portavano in sala piatti colmi di verdure e carne.
Quando mi girai, Zayn era inaspettatamente troppo vicino.
-Hm Hm-, risposi, incapace di emettere alcun suono, incantata da quei occhi scuri.
-È così?-.
-Può essere mancanza di esperienza, signor Malik-. La sua mano cominciò ad avvicinarsi a me, sempre attaccata al balcone. I camerieri erano come volatilizzati magicamente, di colpo mi parve di essere da sola in cucina. O forse proprio perché non c’era effettivamente nessuno.
-Oh, in effetti ho molta esperienza…-, mi sussurrò.
-Perché qualcosa mi dice che non sta parlando di cucina?-, feci un sorrisetto incerto, cercando di mantenere la mia vocina petulante.  
-Dipende dai punti di vista, signorina Francine-.
-Come?-, sussurrai.
Ora era decisamente troppo vicino. Guardò le mie labbra, con fare sensuale leccò il suo labbro inferiore. All’ultimo momento, però, si ritrasse. “Cosa?”
-Ora è meglio che vada a mangiare-. Io stetti immobile, non pensavo a niente. Rimasi incatenata a quegli occhi scuri. Inaspettatamente mise la sua mano sulla mia guancia. -Quando si è affamati, è meglio mangiare il pasto bollente…-.

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Capitolo 13
*** 12- MI interessa ciò che provi ***


12- Mi interessa ciò che provi

La mattina seguente, Elizabeth passeggiava per il parco della villa, sfruttando la bella giornata. Si soffermò a pensare a molte cose, al matrimonio, ad Erin e Niall, agli attori, a Louis e la sua famiglia. Si sorprese a come erano corsi quei due giorni. La mattina precedente era nervosissima per andare a teatro, e ora la sua famiglia ospitava i quattro ragazzi.
Capì, che anche se si sarebbe dovuta sposare con Liam, la sua vita sarebbe stata comunque magnifica.
Avrebbe sempre avuto pasti caldi e abbondanti, un letto comodo e un cambio di vestiti per quasi ogni giorno. Sebbene non amasse Liam, si sentiva comunque molto fortunata a vivere quella vita.
Ma si accorse anche di pesare più del dovuto al bel attore, ai suoi occhi sinceri e tristi, mentre descriveva la sua famiglia.
Si imbambolò, ricordandolo la sera precedente, quando lo vide sull’uscio della porta.
Si sedette su una panchina di pietra, una delle cinque poste intorno alla fontana centrale. “Oh, Louis…”.
-Signorina…-.
Elizabeth alzò la testa di scatto, sentendo quella voce.
Louis era proprio di fronte a lei, e le faceva ombra, oscurando il sole. Non si era accorta che stava arrivando, era talmente immersa nei suoi pensieri, che non prestava attenzione a quello che la circondava.
-B-buon giorno-. Cercò di darsi un contegno e rispose al saluto.
-La vedo pensierosa-. “Oh, quel sorriso”, pensò subito la ragazza.
Louis era di buon umore, quella mattina. Si era alzato nel suo letto comodo, mentre Harry era già in piedi, pronto di tutto punto. Aveva notato che il suo amico, in quei due giorni, si sistemava i capelli e si lisciava i vestiti più del solito. Non che lo facesse spesso, ci teneva al suo aspetto, ma sembrava che volesse far colpo sulla famiglia Horan.
O a Johanna.
Aveva notato, a colazione, gli sguardi fuggenti tra loro due, probabilmente ancora nervosi da ieri sera, quando Harry aveva fatto quella scenata davanti al cuoco.
Tra loro due si erano sempre creati piccoli scontri, ma quella mattina era più… strano.
Comunque, a differenza del suo amico, Louis si alzò stranamente bene. A colazione tutti chiacchieravano allegramente, parlando di tutto e di niente.
Bobby chiese la loro età. Louis aveva 21 anni, Harry 20, Johanna 20, nata lo stesso anno di quest’ultimo, e Anna aveva 19 anni, la più piccola. Louis aveva osservato Liam ed Elizabeth, per intuire se tra loro ci fosse amore.
Non vide niente di romantico, né occhiate dolci o sorrisi. Una volta Liam aveva passato ad Elizabeth lo zucchero, tutto qua.
Ora, nel giardino, non seppe neanche lui con che coraggio riuscì ad avvicinarsi a Elizabeth. Era tutta sola, e pensò di porle un saluto. Senza pensarci, aveva cominciato a camminare nella sua direzione.
Elizabeth, dal canto suo, si sentiva a disagio prima di parlare. -Ehm… In effetti…pensavo. Come sta, signor Louis?-.
Elizabeth si tirò in piedi, inciampando sul suo stesso abito. Louis porse subito le mani avanti, ma lei si era già risistemata. -Che sbadata, ehm…-. Si sistemò la gonna lunga, finita sotto la scarpa. Louis cercò di non ridere.
-Non rida!-. Elizabeth se ne accorse, ma anche lei cominciò a sghignazzare per l’imbarazzo.
-Mi scusi-, Louis disse, ancora con il sorriso. Ma forse aveva azzardato troppo, e chiuse la bocca immediatamente.
-Non si preoccupi-.
-Può darmi del tu-. Louis la osservò attentamente. Elizabeth ebbe un tuffo al cuore.
-Vale anche per lei… tu!-.
-Meglio-, Louis sorrise.
-Già-, rispose anche lei, con un sorriso incerto.
Scese di colpo un silenzio imbarazzato. –V-vuole fare una passeggiata? Ieri non vi abbiamo mostrato il giardino-.
-Volentieri, grazie. Ma mi coniughi meglio il verbo, signorina-. Elizabeth lo guardò non capendo, poi quando realizzò le sue parole, rise.
-Oh, vuoi fare una passeggiata? Anche tu devi devi correggerti-.
-Ok, va bene. Dovevi coniugarmi il verbo. Per me è più difficile dare del tu, lei è di un rango sociale molto più alto-. “Che conversazione interessante, bravo Louis, così si fa”.
-Non badare a quello… Allora, direzione?-, chiese Elizabeth, quando arrivarono ad una diramazione delle stradine di ghiaia.
-Decida lei… tu! Decidi tu, Elizabeth-. Le guance di Louis si tinsero di rosso per l’imbarazzo. Elizabeth finse di non accorgersene.
Cominciarono a camminare piano, mentre Elizabeth gli faceva vedere i fiori, le statue e le fontane.
La ragazza, non aveva ancora realizzato che stava parlando con il bel attore, lo stesso ragazzo che aveva visto recitare, solo una settimana fa.
Il sole gli illuminava il viso, e i suoi occhi brillavano. Elizabeth si sforzò per non rimanere imbambolata ad osservare ogni sfumatura di quelle iridi perfette.
-In particolare, amo quell’aiuola-. Elizabeth indicò l’insieme di fiori, ossia rose rosse, bianche e rosa. -Mio fratello, quando eravamo più piccolini, mi fece cadere dentro. Non ti racconto i pianti dopo. Avevo spine ovunque-. Louis guardò l’aiuola in questione, poi rise leggermente, pensando alla scena.
-Scommetto che visto da fuori sarà stato esilarante-, continuò Elizabeth, -Niall non la finiva di ridere, finché non arrivò mio padre-.
Louis continuò a sogghignare, ed Elizabeth con lui.
-Non mi sembra il tipo!-.
-Lo giuro, era una peste da piccolo!-. La ragazza si soffermò a guardare attentamente le rose.
-Le… ti piacciono molto le rose, Elizabeth? Le guardi ammirata-, chiese Louis, con occhi pieni di dolcezza.
-Sono fiori meravigliosi-. Elizabeth spostò lo sguardo su Louis. -Veramente sono i miei fiori preferiti, riportano alla mente tanti ricordi…-. Adesso stava di nuovo guardando l’aiuola.
-Riguarda anche il tuo matrimonio?-. Elizabeth schizzò lo sguardo su Louis.
-Non… non c’entra niente-, disse secca.
-Oh, mi scusi-. Ora per Louis era meglio ritornare alla forma di cortesia, pensò che, sicuramente, aveva interferito troppo con la vita privata della ragazza.
-No, Louis, non fa niente-, disse sommessamente Elizabeth, abbozzando un sorriso.
-Scusami se sono stato sgarbato-. Louis cercò di sistemare la situazione, l’atmosfera si era rattristata subito.
-Figurati, veramente, non fa niente-. Elizabeth prese un respiro. -Il mio matrimonio non c’entra niente con le rose-.
-Come si è dichiarato Liam, allora? Avrà saputo, sicuramente, l’amore che provi per quei fiori-. Provò a chiedere il ragazzo.
-Purtroppo, niente dichiarazioni-, rispose Elizabeth. Louis strabuzzò gli occhi. “La verità è saltata a galla, allora il suo matrimonio è combinato”, elaborò in un secondo Louis. Elizabeth guardò in basso, fissando la stradina di sassolini. Poi ricominciò a parlare.
-Ci hanno presentati una settimana fa, la sera del mio compleanno-.
-Una settimana fa?-, Louis domandò sbalordito. La ragazza di fianco a li, annuì.
-E già vi sposate?-. Elizabeth cominciò ad allungare il passo, con Louis che le stava dietro. -Sì…-, sussurrò.
-Quindi è inutile che ti chiedo se lo ami-.
-Completamente inutile-. La ragazza alzò la testa, guardando davanti a sé, non voleva incrociare gli occhi del bel attore, se no avrebbe rischiato di piangere.
“Non lei, non così”, pensò Louis. Lei era troppo bella, dolce e simpatica  per sposarsi con Liam. Provava una tristezza immensa per la ragazza, chissà come l’aveva presa, il giorno del suo compleanno per giunta. Non era giusto, che i suoi genitori le imponevano di sposarsi con un ragazzo conosciuto una settimana fa.
Si chiese se questo volere dei suoi genitori lo sapesse già da prima. Glielo domandò.
-No, è stata una sorpresa-. Elizabeth enfatizzò l’ultima parola, rendendola più sarcastica possibile. Poi continuò a parlare. -Sinceramente, Liam è un caro ragazzo. È dolce, timido, e anche simpatico. Penso che, a questo punto, siamo amici. Ma per me resta ancora uno…-.
-Sconosciuto?-. Il ragazzo completò la frase per lei.
-Esatto-.
Louis guardò il paesaggio contrariato. -Anche a Niall gli è stato imposto un matrimonio combinato?-. Adesso avevano finito di camminare, perché erano arrivati al punto da cui erano partiti.
-Sì, ma si è innamorato. Niall fu rimasto ammaliato da Erin il primo giorno che l’ha vista, tre anni fa. E, scommetto, anche lei da mio fratello-. Louis restò zitto. -Sono stati molto fortunati-, concluse Elizabeth.
-La data è già stata decisa?-. Louis prese coraggio e continuò il discorso, ignorando la sgradevole sensazione che provava.
-Quale, quella di Niall?-.
-Entrambe, se posso sapere-.
-Niall realizzerà il suo sogno il 26 maggio, manca pochissimo. Poi non so niente del mio matrimonio-.
Elizabeth e Louis rimasero a fissarsi negli occhi, senza che nessuno dei due proferisse parola.
-Per quale motivo, Niall si sposa dopo tre anni? Anche te attenderai a lungo-.
Lei rispose subito. -In effetti, l’unica cosa che spero a questo punto, è che finisca presto, così forse riuscirò a farmene una ragione-.
Ci mise più tristezza di quanto non volesse in queste parole. Louis aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse. Non sapeva cosa dire, aveva solo un impulso irrefrenabile di stringerla tra le braccia.
Vide che gli occhi di Elizabeth si fecero lucidi. –Eliz…-.
-No-, lo interruppe immediatamente. -È tutto apposto. Da quello che avete raccontato ieri sera voi ragazzi, e… e la tua storia…-. Elizabeth abbassò lo sguardo sulle sue mani intrecciate, poi rialzò lo sguardo per ritrovare gli occhi azzurri di lui. Quei meravigliosi, profondi, occhi azzurri che tanto adorava. Si accorse che lui aveva fatto qualche passo più avanti, verso di lei.
-Grazie alla storia della tua vita, mi hai fatta sentire fortunata. Ho, e avrò sempre, cibo e ricchezze in quantità. Non mi sono mai fermata a pensarci veramente, mi sento una stupida egoista-.
-Elizabeth, ognuno si ritrova, casualmente, la famiglia ricca o povera. Alcuni sono più fortunati di altri-. Louis la guardò intensamente, per imprimerle meglio le sue parole.-Non devi sentirti in colpa-.
-Purtroppo, sapere che c’è gente che soffre, mentre io ho tutto questo…-, Elizabeth indicò vagamente il giardino con la mano. Realizzò quanta fame dovrebbe aver patito lui, sua madre e le sue sorelline, di cui due a malapena undicenni.
-Scusa, forse avrai meglio da fare, che sentire queste cose da una povera bambina viziata pentita-. Il tono accusatorio di Elizabeth verso se stessa, fece negare fortemente con la testa Louis.
-Al contrario, mi interessa ciò che provi, Elizabeth-.
I loro occhi si incatenarono, e a Louis tornò quella voglia di stringerla amorevolmente tra le braccia, ma si contenne, per la seconda volta.
Si avvicinò solo di un passo, doveva stargli più vicino. Il cuore di Elizabeth, ogni secondo che passava, batteva sempre più velocemente, e lo stomaco le formicolava.
-Grazie…-. Non seppe cosa dire, e fece un grande sorriso. -Non so perché ti rivelo tutte queste cose, ma ho l’impressione che sei un ragazzo sincero e che sai… capire le persone-.
-Credo di saperlo fare bene, con cinque donne in casa-. Il sorriso di entrambi si allargò di più, mentre si guardavano.
-Vuoi che ti accompagno a vedere meglio l’interno?-, domandò di slancio Elizabeth, notando, subito dopo, che forse aveva messo troppa enfasi nel chiederlo.
-Solo se mi racconti altri aneddoti tra tuo fratello e te-.
Elizabeth rise, seguita da Louis. -Mi vuoi far mettere in imbarazzo?-, chiese retorica.
-No, mi piacerebbe solo conoscerti meglio, El-.

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Capitolo 14
*** 13- Harry, puoi stare tranquillo ***


13- Harry, puoi stare tranquillo

Johanna e Anna, dopo colazione, ritornarono nella loro camera.
-Anna-, chiamò Johanna. -È normale non crederci ancora?-.
Johanna si mise un profumo che era posto su un comodino, assieme alla gioielleria offerta dalla famiglia Horan. -È successo tutto così in fretta-, concluse.
Anna sorrise, Johanna la vide avvicinarsi allo specchio. La rossa prese una collana di perle, e se la provò accostandosela alla scollatura del vestito. Poi parlò.
-Non ci credo che fino a ieri non avevamo quasi niente, e adesso tutto-. Anna ripose la collana. Le ragazze si guardavano attraverso lo specchio. Johanna prese l’oggetto prezioso che la sua amica aveva provato, e le fece cenno di girarsi per mettergliela al collo. -Che cosa c’è che non va, Anna?-, chiese Johanna mentre le allacciava la giuntura.
-Non lo so Jo…-. Anna si girò verso di lei. -Ho paura di approfittarne, e una volta finita la nostra permanenza qui, non riuscirò a tornare alla realtà-.
-Ti risponderei come ti risponderebbe Louis. Lascia correre, goditi questo momento e…-.
-Jo, io non sono così. Io mi faccio mille problemi, ho paura di non essere felice della mia vita dopo questa favola, adesso che ho tutto questo-. Anna cominciò ad avvicinarsi alla porta, ma Johanna la seguì.
-La tua… Ascoltami Anna! La tua vita sarà fantastica, te lo prometto. Io sono con te, no? Rimarrò per sempre. Non farti paranoie inutili-.
Johanna fece un sorriso rassicurante. Anna si rilassò visibilmente e abbracciò l’altra ragazza.
-Grazie Jo. Non so perche a volte mi vengono in mente questi pensieri-, disse Anna, appoggiata sulla spalla della sua migliore amica.
-Non ti preoccupare. Dai, andiamo a fare una passeggiata per il palazzo-.
Così le due uscirono dalla stanza, e proseguirono attraverso i vari corridoi del palazzo.
-Anna!-, disse all’improvviso Johanna, quando raggiunsero le scale principali dell’entrata. -Il mio braccialetto! Come ho fatto a non ricordamene!-. Johanna si portò una mano alla bocca, e Anna la guardò confusa.
-Parli del tuo braccialetto portafortuna?-.
-Cavoli, sì! Era di mia nonna. Devo andare a prenderlo-. Johanna si girò,e velocemente tornò in camera.
-Johanna… Johanna! Ascoltami, ferma!-. Anna cercava di starle dietro. Johanna prese di fretta il suo giacchino, che era ben sistemato su una sedia. Anna riuscì a bloccarla prendendola per le spalle. -Mi ascolti?-.
-Anna, devo andar…-.
-Ferma. Dove si trova il bracciale?-.
-A teatro, l’ho lasciato nella cassa del camerino. Che stupida!-.
-Hai intenzione di chiedere al signor Horan di andare a teatro a prenderlo?-.
Johanna guardò la porta impaziente, che era dietro Anna.
-Sì, Anna, sì. Non posso stare senza quel braccialetto! Come ho fatto, come?-.
-Va bene, va bene, calma. Vuoi che ti accompagni?-.
-Tranquilla, farò massimo in mezz’ora, se Bobby me lo permette. Vado e torno. Ciao!-.
Johanna abbracciò di fuga Anna, e si fiondò fuori dalla porta.
Dalla cima delle scale, vide Louis ed Elizabeth che tornavano dall’esterno.
-Signorina Elizabeth! Devo chiederle assolutamente una cosa. Sa…-, incominciò a parlare velocemente.
-Salve-, la interruppe, più calma, Elizabeth.
-Salve-, ripeté Johanna più lentamente, in un soffio. Aveva praticamente corso per i corridoi fino alle scale, e adesso poteva respirare regolarmente. -Ho un piccolo problema-.
-Mi dica-.
“Ha gli occhi lucidi?”, pensò Johanna, mentre le spiegava la situazione.
Louis stava zitto dietro di lei, tranne che per un saluto iniziale. Sembrava pensieroso, anche se voleva mascherarlo con dei sorrisi.
-Non c’è problema, Johanna-, rispose Elizabeth. -Chiedo se qualcuno può accompagnarla al teatro-.
-La ringrazio!-, ringraziò l’attrice, forse con un po’ troppa enfasi. Quando se ne accorse, cercò di darsi un contegno.
Ci vollero solo dieci minuti per ottenere carrozza e cocchiere, e Johanna ringraziò mille volte. A mano a mano che il tempo passava, diventata sempre più impaziente.
-Le ho già ripetuto mille volte, non c’è problema. Vada a prendere il suo braccialetto, avviso io mio padre-.
Louis era rimasto in disparte. Osservava come Elizabeth si destrava meravigliosamente in quella situazione, incastrata perfettamente nella sua vita di ragazza nobile. Il ragazzo rimase meravigliato dalla determinazione che mostrava, ma sapeva anche che in realtà era solo una ragazza con dei fragili sentimenti, con molta tristezza.
Il calore, ormai conosciuto, gli esplodeva nello stomaco, ogni volta che la guardava. Alla fine, quando Johanna salì nella carrozza, Elizabeth si girò verso di lui. Tutti i domestici se ne erano andati ed erano rimasti soli nella rimessa delle carrozze, dove nel frattempo erano giunti per organizzare il breve viaggio.
-Iperattiva, la tua amica-. Louis ridacchiò.
-Bè, quando si parla di una cosa a cui tiene, raderebbe al suolo anche Buckingham Palace-.
Elizabeth sorrise, e di conseguenza anche Louis. Tutti e due provarono quella strana sensazione, di cui erano quasi abituati. Stettero in silenzio, a guardarsi negli occhi per qualche secondo. Louis stava aprendo la bocca per dire qualcosa, non sapeva neanche lui cosa esattamente, ma una voce roca lo interruppe.
-Finalmente, non ti trovavo più da dopo colazione. Il vostro castello è enorme, mi perdo sempre!-.
Louis voleva tirare un pugno ad Harry. Ora.
Il riccio parlò allegramente, ed Elizabeth venne contagiata dalla sua allegria. Louis lo fulminò con lo sguardo, ma nessuno, per fortuna, se ne accorse.
-Lo prendo per un complimento-, rispose Elizabeth imitando la voce spensierata con la quale aveva parlato, e saltellando allegramente.
-Certo-, Harry fece quel sorriso. Louis sperò non aver visto il rossore sulle gote pallide di Elizabeth, dopo che il suo amico le aveva sorriso in quel modo. “Maledette fossette. Tappati la bocca e lasciami da solo con lei”.
-È veramente molto bello. Comunque, sapete dov’è Johanna? La cerco da mezz’ora-.
Elizabeth guardò Louis, ma vide che non aveva intenzione di parlare.
Era troppo occupato a maledire Harry in aramaico antico, mentre Elizabeth spiegava  la situazione.
-Ehm… È appena andata a teatro. Aveva dimenticato un braccialetto, di sicuro ne saprà più di me su quell’oggetto-.
-Lei chi?-.
-Intendo lei… tu-. Harry se ne uscì con una risata nervosa, aveva fatto una bella figuraccia.
-Oh, ovvio. Senta, non ci sono problemi se mi da del tu. Mi sento anche meglio. Comunque, Johanna è andata da sola?-.
Louis girò gli occhi. -No, no. Ha un cocchiere, è andata con una carrozza-.
Harry guardò Louis. Adesso era leggermente nervoso. -Da quanto è andata via?-.
-Da neanche cinque minuti. È partita quando lei… tu… Dai Louis è difficile dare del tu! Comunque, è partita subito prima che arrivass…i-. Louis rise, perché sapeva quanta fatica ci avevano messo loro per darsi del tu, e si ricordò quella buffa scena.
-Oh… Non mi va che stia da sola in città-. Improvvisamente, Harry si sentì preoccupato per Johanna.
-Harry-, si intromise Louis,-Jo ha dovuto andare un attimo via. In una mezz’ora sarà qui. Dai, non sei mai stato preoccupato per dove e con chi va via-. Elizabeth annuì.
Ma Harry voleva vederla subito, e magari aveva bisogno di aiuto.
No, non era vero. La verità era che odiava litigare con la sua migliore amica, e voleva assolutamente risolvere quel battibecco inutile, avuto la sera precedente. Anche se tra loro scorreva sempre quel nervosismo strano e frecciatine che davano il nervoso, voleva capire perché lei se l’era presa così tanto. Sinceramente, anche Harry era dubbioso sul perché gli avesse dato tanto fastidio quella faccia strafottente che aveva fatto il cuoco.
Harry pensò a cosa dire.
-È possibile che ci vada anch’io? Non voglio che si faccia del male, i camerini hanno una trappola dietro l’altra-. Elizabeth e Louis lo guardarono con sospetto, ma leggermente divertiti.
-Harry, puoi stare tranquillo, è al sicuro con Trevis-. Elizabeth cercò di fare un sorriso rassicurante, ma in fondo stava morendo dalle risate. Harry aveva una faccia preoccupata, come se fosse andata in carrozza in India da sola, con un maiale al posto del cavallo, con solo un pisellino avanzato dalla sera scorsa.
-Già, è scortata-, enfatizzò Louis.
-Non importa. Solo se è possibile perché… beh…-. Harry pensò in fretta, e sputò la prima scusa che gli venne in mente. -Insomma… H-ho dimenticato le mutande di mia bisnonna-.
Elizabeth si strozzò con la sua saliva, ma cercò di non ridere, praticamente invano.
Era evidente che era una bugia. Louis, invece, rise di gusto. Harry lo guardò implorante.
-Già, beh… La bisnonna di Harry aveva queste mutandine a fiorellini, soffici, comode e calde. Voleva che tutti i maschi delle generazioni future le indossassero. Pace all’anima sua. Harry, nelle occasioni più importanti, ce le ha sempre-. Louis rise, dando un tono da sapientone e di solennità alla frase. Si rese conto, che far ridere Elizabeth era una delle cose più belle che avesse mai fatto.
Elizabeth guardò Harry, che dalla sua faccia, capì che non sarebbe stato felice di tornare in camera con Louis quella sera, senza avergli fatto un occhio nero. Ma Elizabeth non ce la fece a non sghignazzare leggermente.
Harry fece una smorfia scocciata. “Tomlinson, preparati”.
-Oh… allora questo sì che è importante-. Guardò Louis divertita. -Le… ti faccio preparare una carrozza. Vai a prendere le tue amate mutande-.

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Capitolo 15
*** 14- E adesso guardaci ***


14- E adesso guardaci

-Elizabeth!-. Niall chiamò la sorella, la quale era ancora con Louis. Erano ritornati in giardino, dopo che Johanna è Harry erano partiti. I seguenti cinque minuti li passarono a ridere, a causa della pessima scusa che Harry aveva detto. 
-Lo sapeva che l'avrei lasciato andare, senza dire quella frottola?-, aveva chiesto ridendo Elizabeth. 
-Frottola?-, la prese in giro dolcemente Louis. 
-Sì, frottola. Non sono una donna volgare, io-, rispose con un sorriso fiero la ragazza, mentre avevano cominciato ad incamminarsi di nuovo verso il giardino. Louis rise.
-Allora, penso di sì, sapeva che l'avresti lasciato andare senza dire quella frottola. Ma presumo che la voglia di mettersi in imbarazzo era troppa-.
Elizabeth aveva riso di gusto. La sfrontatezza e la simpatia di Louis la lasciava sempre senza parole. 
Subito dopo, aveva sentito Niall che la chiamava. -Niall!-, rispose lei, ancora con il sorriso sulle labbra come Louis.
Niall, quando li aveva visti insieme uscendo nel giardino, non sapeva come comportarsi. Seppure contro il suo dovere, capiva la sorella. Sapeva che un sentimento grande come l'amore non si poteva ostacolare, ma doveva anche far ragionare Elizabeth. 
Avrebbe dovuto accettare il matrimonio combinato al più presto, cosa che non era ancora successa. Era passata solo circa una settimana, e ogni giorno che passava, pensava a quanta tristezza doveva provare sua sorella. Non era tanto più vecchio di lei, ma si sentiva protettivo nei  suoi confronti, quindi quando gli aveva rivelato che provava qualcosa per quell'attore, si sentì impotente. 
Non poteva salvarla da quella situazione. Se non era riuscito lui, un ragazzo, a cercare di far cambiare idea ai loro genitori, al suo tempo, con Elizabeth la situazione era peggiore. 
Ma, inspiegabilmente, si sentiva anche in dovere di far rispettare le regole dei loro genitori. Sicuramente stava male, ma interagire più del dovuto con il Louis, non era di certo d'aiuto. 
Già da quando suo padre aveva annunciato il pernottamento degli attori a casa loro, si sentiva che quella situazione non sarebbe finita bene. Sapeva che Elizabeth era una ragazza fiera e matura, rispettosa delle regole e dell'etichetta, ma aveva comunque paura che potesse fare qualche sciocchezza. Forse stava esagerando, ma era meglio prevenire che curare.
-Niall-, lo salutò anche Louis.
-Signor Tomlinson-, rispose burbero. Non si accorsero della sua diffidenza, perché continuarono a sorridere allegri a parlare tra di loro a proposito dell'altro attore, Harry.
Riconosceva la luce che brillava negli occhi di Elizabeth, era la stessa con cui lui guardava Erin.
-Niall, Johanna e Harry sono dovuti andare a teatro per recuperare oggetti personali, avvisi tu papà?-.
-Certo El-. 
Tra loro scese il silenzio.
-Ehm...-.
-Quindi...-. Niall e Louis parlarono all'unisono, interrompendosi l'uno con l'altro. Alla fine, fu Niall a prendere la parola. In un modo o nell'altro, doveva allontanare Elizabeth dall'attore, per il suo bene.
-Elizabeth, non è forse meglio che vai a ripassare un po' di francese? Aspetto io i due ragazzi-.
-Cosa? Niall, ci sono ospiti e...-.
-Niente scuse, vai-, rispose leggermente duro. Elizabeth fece il broncio, suo fratello non si rivolgeva mai così. Guardò Louis in segno di scuse, e si salutarono. Si avviò dentro casa con un sospiro arrabbiato.
Quando se ne fu andata, i due ragazzi rimasero in silenzio. 
Louis, per conto suo, si sentiva non poco in soggezione di fronte al fratello maggiore di Elizabeth, nonché figlio di un importante signore di Doncaster. Aveva la sua età, ma in quel momento era così freddo, che gli sembrava che avesse dieci anni di più.
-Bene, ci vediamo a pranzo, signor Louis-, disse Niall, -arrivederci-. 
Louis sussurrò un arrivederci, sorpreso dalla formalità di quelle parole, diverse da come si era rivolto a loro. Pareva tutt'altra persona del giorno prima, quando era solare e amichevole.
Niall lo lasciò lì, senza sapere cosa fare e dove andare.

Appena arrivata al teatro di Doncaster, Johanna scese dalla carrozza. Il cocchiere le chiese se avesse voluto che venisse con lei, ma gli disse che avrebbe fatto in un attimo e di stare alla carrozza.
Louis le aveva dato una chiave della porta del retro prima di andare via, così entrò. Ma aveva utilizzato l'entrata opposta ai camerini, perciò avrebbe dovuto attraversare il palco per giungere dall'altra parte. 
Attraversando dei corridoi, era finalmente arrivata vicino al palcoscenico. Era talmente concentrata a recuperare il suo braccialetto, che quasi non sentì la porta da dove era arrivata aprirsi e richiudersi. Realizzò che l'aveva lasciata socchiusa. Poteva essere Travis, il cocchiere, ma non avrebbe avuto ragioni di entrare. Non prestò molta attenzione, forse era qualcuno dell'organizzazione. 
Comunque, per fare più velocemente possibile, camminò rapidamente sul palco, scoprendo che era cosparso di cera. -Ma che...?-, sussurrò. Il pavimento era proprio scivoloso, evidentemente gli addetti alle pulizie avevano finito da poco.
Cercò di non cadere, intanto che camminava. 
-Johanna!-. Si girò di scatto al suono di quella voce. Aveva sentito dei passi che arrivavano, e aveva già in mente il discorso per spiegare il perché era lì. Invece era Harry, che ci facesse lì non lo sapeva, ma era dietro di lei. 
Quando si girò bruscamente, perse l'equilibrio. 
Si sentiva già il dolore al sedere, ma non arrivò mai a terra di schianto. 
Harry era riuscito a prenderla, ma anche lui non era molto stabile, perciò caddero entrambi, lei sopra di lui. Il ragazzo cadde violentemente sul pavimento, così attutì la caduta di Johanna.
-Harry, che ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo!-. La ragazza cercò di rialzarsi, ma scivolò di nuovo con la mano, e ricadde sullo stomaco di Harry, il quale fece un verso di dolore. Johanna fece una risatina.
-Ehy! Ti ho salvata da questa maledetta cera! Dovresti ringraziarmi invece di ridere di me!-, esclamò cercando di tenere un tono offeso, ma alla fine anche lui rise.
Johanna gli fece la solita linguaccia, cercando di tirarsi in piedi.
Gli faceva uno strano effetto stare così vicina a Harry, così da osservare ogni sfumatura dei suoi occhi verdi.
Si guardarono un secondo di troppo, sorridendo.
-Sono venuto perché avrei voluto accompagnarti e per chiarire da ieri sera. Dai vai a prendere il tuo braccialetto-. Si alzarono insieme aiutandosi a vicenda, cercando di non inciampare e scivolare di nuovo. Harry, mentre la aspettava, si sorprese che non aveva notato prima gli occhi di Johanna. Così marroni, grandi, profondi... Scoprì che li adorava.


Intanto, di nuovo a casa Horan, Niall subito dopo si sentì leggermente in colpa per aver usato quel tono con Louis. Non aveva fatto niente di male, il "problema" era Elizabeth, non lui. Ma almeno così aveva lasciato intendere di stare lontano da suo sorella, o almeno lo sperava. Non gli piaceva intimidire le persone o impartire ordini. 
Aveva così tanta paura che Elizabeth si innamorasse di lui, perché per lei sarebbe stata una vita di rimpianti. Non voleva questo per sua sorella. 
Liam era gentile, carino, un bel ragazzo, gli aveva rivelato in precedenza che erano pressapoco "amici", ma lui preferiva che fosse di più. 
Con i suoi pensieri, era arrivato alla rimessa delle carrozze, dove si dette su una panchina per aspettare i due ragazzi. Ora, l'unica cosa di cui aveva bisogno per sfogarsi, era lei.
Erin's POV
Chiamai Niall, vedendolo da solo su una panchina nella rimessa. Ero in cucina per prendere una mela, quando lo vidi dalla finestra. 
-Erin!-. Nel momento stesso che mi vide mi fece un grande sorriso, interrompendo i suoi pensieri. Quel sorriso, era la prima cosa di cui mi fede innamorare di lui. Con i suoi occhi azzurri, non potevo sperare in un ragazzo più bello, tre anni fa, quando ci avevano presentati. 
Sinceramente, ero stata arrabbiatissima con i miei genitori, ma alla fine quale doveva essere un matrimonio combinato, si era trasformato nella cosa più romantica che ebbi mai desiderato.
Niall che mi aveva regalato un anello, per farmi una proposta vera, era stata la cosa più dolce del mondo. 
Lo amavo, e lui amava me. Nei libri l'amore molto spesso era l'ingrediente speciale, ma con il tempo, vedevo le mie amiche o i miei parenti sposarsi con sconosciuti con matrimoni combinati. Mi sentivo fortunata di essermi innamorata di lui, ma ammisi che fui stata fortunata. 
-Amore-, dissi abbracciandolo, mentre si stava alzando. 
Quando eravamo con i nostri parenti, ci contenevamo per rispetto. Ma quando eravamo soli, abbracci e baci erano i protagonisti.
-Ti ho visto pensieroso-. Arricciai il labbro inferiore, quando ci staccammo. 
-Oh, niente di che-.
-Hm Hm-.
-Davvero-.
-Niall, lo sai che puoi parlarmene, vero?-, dissi guardandolo seria. Lui fece un sospiro.
-Sono solo preoccupato per Elizabeth-. 
Corrucciai le sopracciglia, chiedendo spiegazioni.
-Erin, il matrimonio combinato è tutto quello che ne consegue. È una ragazza forte e decisa, ma  anche tremendamente romantica, tanto quanto te. Non pensavo, che anche per lei, i nostri genitori...-.
-Niall...-, lo interruppi. Gli presi la mano, intanto che ci sedevamo sulla panchina. 
-Sta attraversando gli stessi momenti che passai io prima del nostro incontro prima di incontrarci, e adesso guardaci-. Sollevai le nostre mani intrecciate, e lui annuì con un debole sorriso.
-Vorrà bene a Liam, vedrai-, conclusi.
-Non è questione di voler bene. Avrei voluto che lei avesse un matrimonio vero... Capisci, no? Sono suo fratello, l'ho protetta da tutto, consolata quando ne aveva bisogno e adesso... Voglio che sia felice nella vita-. 
Lo guardai fissare il terreno, per poi rivolgermi uno sguardo sconfitto. Nella mia voce cercai di trasmettere più rassicurazione possibile, ma la preoccupazione di Niall era più comprensibile.
-Ti amo Niall-, gli dissi sussurrando avvicinandomi, -e ti capisco. Ma, a malincuore, ti dico che non c'è niente da fare. Al nostro rango sociale non interessano i sentimenti. Vedo come i miei genitori sono felici, per aver unito la famiglia a quella degli Horan... Oh, non voglio insultare nessuno ma...-.
-Ho capito, tranquilla Erin. La penso come te-. 
-Spero anch'io che la situazione si svolga nei migliore dei casi-. Lui non mi rispose. Cercai di farlo stare meglio, avvicinando il mio naso alla sua guancia e strofinarglielo piano. 
-Non vedo l'ora che sia il giorno del nostro matrimonio, tesoro-, gli sussurrai.
A quel punto, mi prese tra le sue braccia e mi baciò. E veramente, quello era il mio posto, la mia dolce, serena casa.

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Capitolo 16
*** 15- Allora tregua? ***


15- Allora tregua?

13 maggio 1890
In quest'ultima settimana tutto mi è parso trascorrere abbastanza regolarmente. I miei genitori non hanno ancora accennato al mio matrimonio, già occupati per gli ultimi dettagli di quello di Niall. 
Lo sai una cosa? Non m'importa.
La cosa più brutta, è che ho realizzato, e in qualche modo accettato la situazione. 
Con Louis, non ho mai più rivissuto la mattina in cui ci siamo conosciuti meglio e scherzato. Tra una cosa e l'altra, non ci siamo mai fermati a parlare. Mio padre ha portato Harry e Louis in città un giorno. Penso che abbia avuto voglia di fare un giro, e raccontarsela con i due ragazzi. 
Invece, le due ragazze, Johanna e Anna, mi piacciono, sono molto simpatiche.
Accidenti, adesso che scrivo, mi viene in mente tutto quello che è successo in questa settimana, e mi rendo conto di quanto infantile sono. Guardo molto molto spesso Louis, soprattutto ai pasti. Ma ad essere sincera, è quasi divertente notare come sposta lo sguardo subito quando mi accorgo che mi guarda. 
Dovresti essere una persona solo per fissarlo per ore: occhi azzurri, un sorriso giocoso e dolce. È un ragazzo gentile e molto educato, si vede che si impegna a fare una bella figura in una casa signorile. Se solo sapesse che sarebbe fantastico anche se rovesciasse il tavolo del buffet...
Ti ho già detto che il petto sembra che scoppi quando mi è vicino, quando mi rivolge una domanda, o semplicemente il pensiero che "entrerà da quella porta tra qualche minuto"? 
Probabilmente mille volte, ma te lo ripeto ancora, perché è maledettamente vero. Non vorrei, ma ti giuro, non riesco a fermarlo. 
Ma perché lui? Vorrei provare lo stesso per Liam, sarebbe più semplice. Diamine, dovrebbe essere così.
Ma allora perché non lo è? Perché? Liam è un caro ragazzo, abbiamo parlato più di una volta in questi giorni. Ha un bel sorriso, lo ammetto, e quando lo esibisce è ancora più bello. C'è sempre quel pizzico di imbarazzo, ma non è di cattiva compagnia, per niente.
Ma non riesco a pensare a lui come il matrimonio dei miei sogni, però. Semplicemente, non riesco. Ogni ragazza nella mia situazione prova  lo stesso? Sinceramente lo spero, perché mi sento male a pensare ad un altro, quando ho un matrimonio da "festeggiare". È una sorta di tradimento? Gesù...
Ogni volta che guardo Liam, vorrei che avesse gli occhi azzurri e i capelli leggermente più lunghi. E, inevitabilmente, il suo viso si trasforma in quello perfetto di Louis. 
Davvero, ho realizzato... Ho accettato la situazione? Forse. Si... No. Non lo so, ho una tale confusione in testa. Se penso che solo due settimane fa ero così serena, ma la mia vita, nella sera del mio compleanno, si è completamente trasformata. 
Ho un compito da portare avanti, e lo farò. Ma a che prezzo...
 
Intanto che Elizabeth aggiornava il suo diario, Francine, come al suo solito, fece una visita in cucina. Era quasi ora di cena, e voleva assicurarsi che fosse tutto a posto. 
Sorprese Johanna ed Anna che parlavano con alcuni cuochi, tra cui il moro che odiava.
Ormai con le due ragazze aveva allacciato un buon rapporto: si davano del tu e si ritrovavano a parlare per ore, anche con Elizabeth e talvolta Erin. 
-Salve!-, salutò. Guardò i presenti uno ad uno per rafforzare il saluto, ma arrivata a Johanna, che era vicino a Zayn, andò a prendersi una pera. 
-Buon pomeriggio, oh raggiante Francine!-. Si girò immediatamente, Zayn aveva un bicchiere vuoto in mano, parlando con finta solennità. Tutti nella stanza risero. "Mi metti in imbarazzo, stupido buffone?". 
-Buon giorno, oh irritante cuoco di cui non ricordo il nome!-, rispose a tono.
Non le importava se appariva infantile, quando ce l'aveva davanti semplicemente non riusciva a ragionare. Johanna e Anna continuavano a sghignazzare, insieme agli altri.
-È maleducazione non salutare, non crede, signorina Francine?-, continuò Zayn.
Aveva una bella faccia tosta, ma cavolo, i suoi occhi la ipnotizzavano, così scuri e misteriosi. Uno dei cuochi, James, salutò, ancora ridendo sotto i baffi per lo scambio di battute dei due ragazzi. Doveva andare a prendere del pesce fresco che era appena arrivato da una carrozza.
-Lo so bene signor Malik, ero solo venuta per prendere un frutto. Devo sempre mangiare un po' prima per saziarmi meglio, sa, la cena è sempre così insipida-. Francine, detto questo, se ne andò dalla cucina, salutando indispettita.
-Oh oh, colpito e affondato giovanotto!-, sentì dire da Isaac, sempre uno dei collaboratori dello chef.
Intanto che camminava velocemente per arrivare alle scale, pensava a tutte le maledizioni per Zayn che una ragazza non avrebbe mai dovuto dire.
-La signorina è di malumore oggi-. 
Lei era arrivata fino al terzo gradino, e fece una smorfia prima di girarsi. Il ragazzo moro era appoggiato sulla rampa destra delle scale.
Per quanto riuscisse a fare la scontrosa, e veramente ci riusciva bene con lui, riconosceva che Zayn era un ragazzo bellissimo. I tratti orientali, la pelle ombrata e i capelli corvini facevano da cornice ad un viso perfetto. Scese lentamente i gradini, intanto che diede un morso alla sua pera. 
-E lei perde colpi. Deve impegnarsi di più per controbattere la prossima volta-. 
Zayn rise. Quella ragazza lo faceva sempre innervosire, ma anche lo intrigava. Gli piaceva il suo fare schietto e semplice: gli ricordava sua madre, morta anni fa. 
-Deve darmi qualche lezione, allora-, disse con un sorriso sghembo. Vide Francine rabbrividire, non lo nascose neanche. Sapeva che il suo fascino attirava le donne, e quel sorrisetto era la sua arma vincente. 
-Possiamo darci del tu, sai?-, rispose invece lei.
Quando lui sorrideva la faceva sempre rabbrividire, ma si era conto di averlo fatto trasparire questa volta, facendo vincere lui quella battaglia. Pensò bene così dire, cambiando discorso. 
-Ormai ci conosciamo bene-, concluse. 
Zayn si avvicinò, ma Francine fece comunque qualche passo indietro. -Oh senti, lo so cosa vuoi fare-, sussurrò per non farsi sentire in quella parte del discorso. Punto il dito indice sul letto di Zayn, colpendolo delicatamente. -Smettila-.
-Di fare cosa?-. 
"Ecco ancora quel sorrisetto sornione. Che nervoso..."
-Smettila di fare quello che stai facendo-, riprese Francine, -Smettila di fare... Così!-. Lei aprì le braccia. Era stufa di essere sempre così nervosa quando era con lui.
Zayn rise, forse la più bella risata che Francine avesse mai sentito. -Oh Francine, sei una ragazza fantastica!-, disse tra le risate. Con la sua faccia mentre diceva quelle parole era da farci un quadro. 
Quella giovane donna era fenomenale, pensò Zayn. Aveva perso sua madre da piccolo, e la sua mancanza era la cosa che lo tormentava di più ogni giorno. Anche suo padre era morto poco tempo fa, ma l'affetto che provava per la sua mamma era insostituibile, e perderla a dieci anni segnava per la vita. 
Ecco perché Francine lo colpiva tanto. 
A Zayn sembrava di rivivere ancora con la persona a cui voleva più bene, quando era con lei. 
E sinceramente, si divertiva anche.
-Ti parlo semplicemente, non posso più farlo?-.
-Sai cosa ti dico? Taci. Lo sai benissimo cosa stai facendo. Fai solo il casca morto con tutte le cameriere e con me, perché vuoi solo portarci sotto le tue coperte. Bene, mi dispiace per te, ma io non sono d'accordo, e non lo sarò mai-. 
Francine, per fare un'uscita trionfale, si girò facendo ondeggiare teatralmente i capelli. 
Ma Zayn la bloccò facendola bloccare per un braccio, facendola girare verso di lui. Francine era veramente stanca di combattere contro una tachicardia ogni volta che vedeva il cuoco, o contro la voglia di lanciarsi addosso a lui, sul balcone della cucina.
Perché Francine era così in realtà, responsabile e pacata fuori, ma comunque lo era veramente, ma nel suo profondo era anche una ragazza con molti desideri e bisognosa d'amore.
E ogni volta che si immergeva in quegli occhi scuri, doveva impegnarsi per riuscire ad andare a dormire ad un'ora da decente, per il continuo pensare a lui.
Era stufa di tutto questo, tanto non sarebbe mai successa una cosa del genere. Zayn era un farfallone con tutte, e non voleva cascarci anche lei.
-Francine, scusami se ti ho mancato di rispetto-. Francine non credeva alle sue orecchie. -La nostra relazione si basa su frecciatine, ma voglio essere tuo amico. Anche tu mi fai sempre impazzire...-. Lo disse con tanta intensità, mentre la guardavo intensamente, che Francine non poté fare a meno di trattenere un respiro. -...con il tuo comportamento. Comunque, che ne dici di una tregua?-.
-Io... Va bene. Se è tutto a posto tra di noi, smettila di mettermi in imbarazzo davanti a tutta la cucina-.
Zayn fece un sorriso. La faccia imbronciata di lei era così amorevole, che si sorprese a quanto Francine fosse carina, oltre che bisbetica. -D'accordo-, rispose Zayn. 
Francine fece un debole sorriso.
Zayn torno in cucina, per finire di preparare la cena. Francine rimase per un attimo lì, per osservarlo tornare in cucina. Aveva un fondoschiena fantastico. "No no Francine, calma i tuoi pensieri" pensò subito lei, pentendosi della fantasia appena avuta.
-Johanna! Anna!-, Francine fu felice di avere una distrazione subito dopo.
Stavano passando di lì, evidentemente per prepararsi per la cena. 
-Francine-, salutò Anna avvicinandosi a lei, che era ancora ai piedi delle scale. -Ci dispiace per aver riso prima in cucina, non era proprio il caso-.
-Oh, non ti preoccupare Anna. Abbiamo risolto-. Francine fece una smorfia, che rubò una risatina alle altre due ragazze. 
Improvvisamente, sentirono dei passi sopra le scale. Era Liam. 
-Salve signor Payne-, salutarono le tre con inchino. 
-Salve ragazze. Ci siamo visti in giardino, solo poco fa-. Liam comincio a scendere le scale, guardando le ragazze. 
Non si fece alcun scrupolo a stare attento ai gradini. Non voleva rischiare di cadere, di nuovo. 
Un pomeriggio era inciampato, mancando un gradino quando scendeva. Non era caduto tragicamente, ma un ginocchio se l'era sbucciato. Per fortuna nessuno era nei paraggi, quindi lui era passato inosservato. Ma da quel giorno cercava di fare più attenzione.
-Questo è vero, signor Payne-.
-La vuole la verità Johanna?-, Liam disse questo con un sorriso. -Preferisco essere chiamato Liam, e dare del tu. Ovvero, voi potete rivolgervi a me alla seconda persona, ma se volete... Insomma, se ritenete necessario che io vi dia del lei... Non c'è problema. Voglio dire... Sì-. 
-Va bene, volevamo che volesse essere trattato come...-, provò a dire Anna, per riordinare il termine di parole che Liam aveva detto.
Già parlava velocemente, ma quando non sapeva cosa dire, era difficile capire cosa volesse far intendere. Liam la interruppe.
-No no... Insomma, mi fa più piacere essere trattato come tutti, a dir la verità-, rispose Liam.
La conversazione tra Liam e Anna si era fatta imbarazzate, con parole balbettate e frasi lasciate per metà. Ma alla fine risero, per elogiare la loro capacità oratoria.
-Mi scusi, Anna. Non mi sento a mio agio a parlare con... Tutti, sinceramente-.
-Ehm... Si figuri-. 
Anna rimase a guardare le gote farsi rosse di Liam. -Ehm...-, provò a parlare lui. 
Era sempre in imbarazzo a spicciare parola con chiunque. Con Elizabeth era migliorato, ma trovarsi davanti a due ragazze che non conosceva, e anche carine, la situazione non poteva  migliorare. 
Si sentiva molto insicuro di se stesso. Si grattò la nuca, imbarazzato. Johanna, finalmente, prese la parola. -Meglio che noi andiamo a prepararci per la cena. Ci vediamo dopo, Liam-.
-Certo, a dopo ragazze. Mi dispiace per... Me-.
Anna sorrise a vedere l'imbarazzo del ragazzo a parlare con due semplici attrici, lo stesso ragazzo che sarebbe diventato il conte di Wolverhampton. 
Faceva fatica a credere che le persone di alto rango fossero persone reali e sincere. Liam, invece, sembrava vero, non ingessato e imprigionato in un corpo freddo da nobile etichettato, come suo padre, per esempio. 
Johanna era già salita sulle scale, per poi cominciare a raggiungere la loro camera. Anna rimase a salutare Liam. 
-A dopo, Liam. Davvero non le da fastidio se le diamo del tu?-. 
Liam alzò lo sguardo da terra. -Per niente. Mi sento veramente molto più a mio agio, non so il perché-, rispose sinceramente. Si sorrisero.
Liam si sentiva incapace di tutto, con Elizabeth si sentiva abbastanza a suo agio, tendendo conto della loro situazione, ma il senso di insicurezza non lo abbandonava mai.
Non sapeva, però, che questo per Anna fu un sollievo. Anche lei era titubante sul valore della sua vita, del suo comportamento e aspetto fisico. 
E se un ragazzo nobile, un conte, aveva paura di parlare con lei, allora... Anche lei valeva qualcosa.


 
Questo periodo è da suicidio. La scuola sta finendo, e come al solito i prof si coalizzano contro di noi studenti per farci impazzire con interrogazioni e verifiche. Noi finiamo l'11, e durante l'estate scriverò molto. Su wattpad si può fare solo chiedendo agli autori originali, non so su efp, ma ho in mente di tradurre una storia, e ne ho già un'altra in mente mia. Ma concentriamoci su questa, prima. 
Sabato 30 maggio ho fatto un meeting con Cristian Lo Presti a Udine... Mamma miaaaaa!!!! 
Come sempre se volete lasciarmi una recensione non mi offendo, alla prossima!!

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Capitolo 17
*** 16- Cibo e tavoli non mancano ***


16- Cibo e tavoli non mancano

-Falla finita, sbrigati-, disse Louis ad Harry. -Andiamo a cena-. 
Quella settimana era stata la più strana della sua vita, in bene e in male.
In modo positivo, perché ritrovarsi in una villa signorile da un giorno all'altro, con tutti i confort che non hai mai avuto nella vita, era qualcosa di straordinario. La cosa negativa, secondo Louis anche la più superficiale, era che con Elizabeth non aveva quasi più spicciato parola. Niall era sempre amichevole con tutti, ma notava che con lui non era lo stesso. Non sapeva perché non stava simpatico al ragazzo, seppur si impegnasse a rispettare l'etichetta e parlare correttamente. 
Comunque, in generale si stava divertendo nei panni di un nobile, aveva tutto quello che voleva, e un giorno il signor Horan portò lui ed Harry a fare un giro in città, mostrando loro quartieri di Doncaster che non aveva mai visto. 
Ebbero potuto anche fare una visita a sua madre e ai genitori di Harry. Era strano vedere un signore aristocratico nella loro piccola casa, ma Bobby era stato molto gentile, e trattò sua madre con rispetto. 
I signori Payne li vedeva quasi solo nei pasti, Jeoff stava quasi sempre con il signor Horan, e sinceramente non gli importava dove Liam si trovasse. 
Quel giorno era il tredici maggio, e si stavano preparando per andare a cena, ma non sopportava quando Harry faceva tardi per sistemarsi bene i vestiti o capelli.
Non ne avevano mai parlato, ma a Louis non passavano inosservate le occhiatine sempre via via più frequenti tra il suo amico e Johanna. Ma in ogni caso, non avrebbe chiesto niente ad Harry, perché era sicuro che avrebbe negato o detto una delle sue scuse. 
Lo sapeva che era difficile parlare di quelle cose, lo sapeva bene lui, che non sapeva come comportarsi o cosa pensare a quello che sentiva per Elizabeth. Non avrebbe mai pensato che quei strani sentimenti che fino ad allora aveva letto solo nei libri, gli si scaraventassero addosso in così poco tempo. 
-Arrivo arrivo. Sono pronto-, farfugliò Harry saltellando su una gamba per allacciarsi meglio una scarpa. 
-Stupido, siamo sempre in ritardo per colpa tua. Ma perché devi sem...-.
-Louis, che cos'hai oggi?-, lo interruppe Harry. Non voleva sentire l'ennesima ramanzina per il tempo con cui si preparava. -Sei più nervoso del solito-.
Harry in realtà lo poteva anche immaginare. Non ne avevano molto discusso, ma sapeva come Louis era messo in soggezione da Niall. Lo notava anche lui, che con il suo migliore amico era diverso. Di solito era così allegro, ma bastava che girasse l'occhio per guardare Louis, che il sorriso gli si spegneva dal viso, e cominciava a guardarlo male. 
-Ho solo fame-, rispose Louis. Egli si girò subito verso la porta, per non lasciar trasparire il nervosismo della sua faccia. Ad ogni pasto, era sempre più cosciente che ogni volta che vedeva Elizabeth, era sempre più difficile staccarle gli occhi di dosso, ridere quando lei illuminava la stanza con il suo sorriso, e interrompere il suo cuore martellante ogni volta che il suo sguardo veniva ricambiato. 
Percorsero il corridoio fino alle scale, per poi scendere. E neanche a farlo apposta, Elizabeth passo di lì con la sua dama di compagnia. Harry le salutò allegro, e loro ricambiarono. Louis scese più lentamente le scale, osservando se Niall era nei paraggi. Non ne poteva fare a meno, ma quel ragazzo, pur essendo della sua età, lo inquietava. 
-Pronti per mangiare?-, chiese entusiasta Francine. Elizabeth, tranne per rispondere al saluto di Harry, rimase con gli occhi sulla sua amica. Non voleva immergersi per l'ennesima volta in quegli occhi cristallini del bel attore, ed essere costretta a ripetersi "Sciocca, non fissarlo, devi sposare Liam, ferma quel cuore!". 
-Oh, abbiamo mooolta fame. Non che ci manchi cibo qua!-, rispose Harry. Una cosa era certa per i due ragazzi: a casa Horan, non mancava mai niente, e il cibo era l'ultima delle preoccupazioni. 
-Oggi ci sarà pesce-, informò Francine. 
-Gnam-, rispose Harry sorridendo.
Elizabeth e Louis erano troppo imbarazzati per spicciare parola, quindi erano stati zitti, ascoltando i reciproci amici parlare.
Si avviarono tutti e quattro nella sala da pranzo. Ma prima di ciò, Harry gentilmente prese a braccetto Francine, facendo un finto movimento galante. Francine rise leggermente, ma si aggrappò a lui con la stessa espressione. 
Avevano già iniziato a camminare, ma Elizabeth e Louis rimasero fermi a guardarli parlare scherzando. Poi, come se si fossero messi d'accordo, si girarono alla stesso momento, e si guardarono negli occhi.
"Che occhi profondi"
"Che occhi cristallini, non possono essere reali degli occhi azzurri così stupendi"
-Come...-.
-Quindi...-. I due parlarono all'unisono, cosa che non alleviò la tensione. Si chiedevano tutti e due perché non erano mai riusciti a instaurare una conversazione come quella mattina. Erano impacciati, imbarazzati e soprattutto... più coscienti di quello che provavano.
Fecero un sorriso per alleggerire l'atmosfera, ma non funzionò. 
-Ehm... È meglio andare a cena-, disse cautamente il ragazzo.
-Certo-, rispose subito lei, con non poca titubanza. Il cervello le andava in tilt quando c'era lui accanto. Era forse malata? Aveva delle vampate di calore assurde.
Non seppe neanche lui con che coraggio lo fece, ma Louis riuscì ad alzare il braccio, offrendolo ad Elizabeth. Lei confusa, lo prese, ma con un gran sorriso.
Le venne immediatamente in mente una scena accaduta non molto tempo fa, quando stava conoscendo Liam.
 
-Sappi che io ci sono per sfogarti, puoi dirmi tutto. Lo so che questa faccenda del matrimonio è… pesante. Ma potremmo diventare, che ne so… amici?-, chiese El speranzosa.
Gli piaceva veramente Liam, la sua personalità e, diciamolo, anche il suo aspetto fisico non era male.
Però automaticamente, si immaginò che il sorriso che le rivolse di conferma fosse stato dolce come quello di Louis, che gli occhi che la guardavano fossero azzurri, e il braccio che le propose fosse leggermente meno muscoloso.
 
Sorrise amaramente a vedere come si trovava adesso, a braccetto con il ragazzo che aveva immaginato invece del suo futuro marito.
Arrivarono alla porta del salone dove solitamente mangiavano, e si lasciarono. Avevano inteso tutti e due lo sbaglio che avevano fatto a provare una certa attrazione, quando si trovavano vicini per andare nella stanza. Non che avessero fatto un tragitto lungo, tra l'altro non avevano incontrato nessuno, ma avevano provato qualcosa di forte tutti e due.
Arrivati, basto un'occhiata per capirlo.
"Mi sono innamorata?"
"Mi sono innamorato?"
Entrarono in silenzio. I presenti non fecero caso che arrivarono insieme, tra l'altro c'erano solo Francine, Harry, Johanna e Anna. Dopo poco entrarono anche Liam con suo padre, poi Bobby e Maura, e infine Niall ed Erin. 
Louis si accorse subito come Harry avesse cambiato espressione all'entrata di Johanna. Tutto ad un tratto si avvicinò a lei, e cominciarono a chiacchierare mentre si sedevano a tavola.
Francine mantenne uno sguardo fisso su Elizabeth, non avrebbe voluto lasciarla sola con Louis, ma Harry le stava simpatico, e non aveva pensato due volte ad accettare il braccio che le aveva porto.
-Bene, siamo tutti qui, possiamo iniziare. Francine?-, esclamò Bobby.
-Sì signore?-.
-Potresti andare ad avvisare in cucina che siamo pronti?-.
-Ormai non deve neanche più chiedermelo. Vado-, rispose Francine con gentilezza. Entrò in cucina, sistemandosi il vestiti perché, accedenti, voleva mostrarsi carina a Zayn. Non avrebbe dovuto, ma era quello che voleva fare, e tanto erano amici quindi... No, non aveva neanche una scusa per farlo, ma cercava di non pensare molto all'attrazione che provava verso il cuoco.
-Ragazzi, siamo pronti-, disse sempre ad alta voce entrando in cucina.
-Francine, puoi venire qua un secondo?-. 
Neanche fatto in tempo a girarsi, che Zayn parlò, sovrastando il rumore dei piatti che i camerieri cominciarono subito a portare nella sala da pranzo.
-Dimmi, Zayn-, disse lei, mantenendo uno sguardo neutro, avvicinandosi.
-Puoi assaggiare se questo va bene? Troppo sale, troppo poco?-, chiese alzando un crostino con della salsa, evidentemente per la seconda portata.
-C-certo-, rispose. Non le aveva mai proposto di assaggiare qualcosa, si trovò un po' in imbarazzo. "E se mi sbrodolo?"
Stava per prendere il crostino, ma Zayn deviò la mano, schivando quella di Francine.
Con il pane tra le dita, mise delicatamente il boccone sulle labbra di Francine, la quale aprì la bocca cautamente. Zayn aveva uno sguardo assorto, non si era mai reso conto veramente di quanto quella ragazza era bella nella sua semplicità.
D'altra parte, Francine non gli staccò mai gli occhi di dosso. 
Si era creata una strana atmosfera. 
Zayn non aiutò quando, con la salsa che gli era colata quando Francine aveva addentato il crostino, si era leccato le dita. -Allora, buono?-.
Francine deglutì. Era delizioso. -Più che buono, signor Malik-, rispose Francine, con tono serio. Era rimasta folgorata dall'intensità dello sguardo di Zayn. Ma cercò di riprendersi, nel modo con cui  era solita fare. -Ma non ti montare la testa-, completò scherzando. Zayn rise per l'ennesima frecciatina da parte della ragazza, Francine lo stupiva sempre di più. 
-Bene, sono felice che ti piaccia-, replicò lui. 
Francine tornò in sala con il cuore palpitante e lo stomaco in fiamme. Zayn le faceva provare cose che non aveva mai sentito prima. 
Girato l'angolo, si fermò un minuto appoggiata al muro. Non potevano vederla né dalla cucina né dalla sala da pranzo, dove probabilmente tutti avevano già iniziato. 
Si portò una mano al cuore, il quale batteva forte. Respirando e chiudendo gli occhi, cercò di farlo calmare. -Cosa mi stai facendo?-, sussurrò. 
Aspettato un po', ritornò in sala, essendosi calmata almeno quel tanto da non balbettare e non avere le guance rosse. 
-Come?-.
-Cosa?-. 
Entrata nella stanza sentì subito le voci di Harry e Johanna chiedere qualcosa. Si affrettò a sedersi velocemente, farfugliando che si era trattenuta un attimo in cucina, non rivelando altro per spiegare il suo ritardo.
-Ma... Ne è sicuro, signore?-, chiese Anna. Francine guardò i presenti perplessa. 
Niall ed Erin sorridevano fieri, Bobby e Maura sembravano divertiti dalle domande degli attori. Il signor Payne era impassibile, come il figlio, il quale almeno sorrideva leggermente. 
Elizabeth era sorpresa, come Louis e gli altri tre. 
-Ma certo, cibo e tavoli non mancano di certo. Potete chiedere anche ai vostri genitori di venire al matrimonio di Niall ed Erin, anche domani-. 
Francine sollevò un sopracciglio, sorpresa da quella proposta. Ma in fondo era felice che Bobby aveva permesso a ragazzi di rango inferiore e ai loro genitori di partecipare a un matrimonio aristocratico. 
Nella sua vita, aveva praticamente accettato quanto le persone ricche possano essere avide ed egoiste. Non era il caso del signor Horan, era molto gentile con tutti, e poi sembrava un piccolo folletto, con le gote sempre rosse. 
-Ma non vogliamo disturbare, ha già fatto tanto per noi-, si intromise Louis. 
Elizabeth spostò lo sguardo su di lui. Era sorpreso tanto quanto lei. Si sorprendeva di quanto suo padre potesse essere cortese con tutti. Ma allora perché le aveva imposto di sposare un ragazzo contro la sua volontà? Non era giusto.
-State tranquilli. Ne abbiamo già parlato io e Niall. Siamo d'accordissimo. Ripeto, è solo un piacere avervi ancora con noi per un po'. E saremo onorati di conoscere le vostre famiglie-. Bobby sorrise amorevolmente. Aveva discusso con Niall quel pomeriggio, e sebbene all'inizio gli sembrava pensieroso, alla fine anche lui si mostrò entusiasta. 
-Allora... Grazie di cuore, non la ringrazieremo mai abbastanza-, disse con una mano sul cuore Anna. 
-Si figuri-, rispose cordialmente Maura. 
Louis era senza parole, come tra l'altro gli altri. Continuarono a mangiare, parlando e ridendo. Continuava a essere pensieroso e sorpreso, ma gli bastò uno sguardo, uno solo, da parte di Elizabeth che gli sorrise, a calmarlo e renderlo sereno.

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Capitolo 18
*** 17- Ancora per poco cuginetta ***


17- Ancora per poco cuginetta

20 Maggio 1890
Caro Diario, 
Non posso credere che tra sei giorni sposerò l'amore della mia vita. Tra meno di una settimana, capisci? 
 
Ho veramente aspettato molto questo giorno, e adesso che si sta per avverare il mio sogno... Non so, il mio cuore non sa fermarsi, spero solo che vada tutto bene. Ma andrà benissimo, lo so. 
Amo Niall, amo i suoi occhi, il suo modo di parlare, la sua simpatia, semplicità, e amo anche la sua famiglia. Mi sono affezionata a Maura e Bobby, e sopratutto a Elizabeth. Sono care persone, Maura mi tratta come una figlia ormai, e Bobby mi tratta come se fossi della famiglia.
 
Elizabeth... Come mi dispiace che anche a lei sia toccata la nostra sorte. 
Lo ammetto, tre anni fa, all'inizio volevo scappare di casa: non volevo un matrimonio combinato. Ma essermi innamorata di Niall fu stata la casualità migliore del mondo.
 
Ma Elizabeth? Si vede chiaramente che non è felice, non importa quanto si sforzi di parlare con Liam. Non intendo che non vanno d'accordo, questo no, ma.. Insomma, non è una situazione allegra quella che sta vivendo. E lo so bene, perché ci sono passata anch'io.
 
Bene, oggi viene a trovarci a casa Horan(mia?) mia cugina Agatha per il tè. È da un sacco di tempo che non la vedo, sono super contenta di vederla e di fare quattro chiacchiere con lei. 
Tra qualche minuto dovrebbe essere qui, quindi smetto. Scusa se sono stata molto sintetica, ma avevo qualche minuto libero dopo il bagno e prima dell'arrivo di Agatha, quindi ho pensato di scriverti due righe. Alla prossima!
 
Anche Erin aveva un diario segreto nella sua camera, e ogni tanto ci scriveva i suoi pensieri. Lei era una ragazza molto sincera, e quando le cose non andavano bene, seppur con gentilezza, lo diceva. Infatti non lo utilizzava giornalmente, solo quando aveva momenti liberi o sentiva di sfogarsi. 
 
In quei giorni scrisse molto sui nuovi ospiti nel palazzo, che in generale gli stavano simpatici.
Attese pochi minuti la carrozza di sua cugina, intanto scese le scale e si fermò a chiacchierare con un cameriere. Era un'aristocratica, ma non si fermava mai alle apparenze o alla classe sociale, parlava sempre con tutti molto volentieri.
-Eriin!!-, sentì chiamare da Elizabeth. 
 
-El, cosa c'è? È arrivata mia cugina?-, chiese lei voltandosi, dopo aver congedato Frank.
 
-Si, la sua carrozza è appena arrivata. La trovi nella rimessa-, rispose sorridendo. 
 
-Grazie Elizabeth-, disse mentre cominciava a incamminarsi. -Ah, El!-.
 
-Dimmi-.
-Parliamo un giorno, cosa dici?-. 
 
Dal sorriso triste di consenso, Erin aveva capito che Elizabeth aveva intuito l'argomento che Erin voleva affrontare. 
 
Stranamente, con l'impegno degli attori a casa e gli ultimi preparativi per il matrimonio all'ultimo momento, le due ragazze non avevano ancora discusso seriamente degli ultimi avvenimenti della vita della piccola ragazza Horan. Era curiosa di sapere i suoi pensieri a proposito il suo inaspettato matrimonio. 
 
Ma sapeva che stava soffrendo, era inutile che cercava di nasconderlo con la sua finta fierezza.
-D-d'accordo, a dopo Erin-, la congedò la ragazza.
 
Erin la vide girarsi per andare al piano di sopra, forse in camera di Francine. Anche Erin si girò per dirigersi alla rimessa delle carrozze nel retro della casa. 
Nel mentre incontrò il signor Horan, che camminava con il signor Payne. 
 
-Salve-, salutò caldamente Erin.
-Erin, sua cugina è arrivata-, disse lui sorridendo.
 
-Oh, lo so, grazie. La ringrazio ancora per averci permesso di trascorrere il pomeriggio insieme-.
-E io le ripeto: è un piacere. Questa è casa tua ormai, Erin-.
 
La ragazza sorrise con le guance arrossate. Era una delle poche volte che le dava del "tu", e la cosa le piaceva molto, la faceva sentire ancor più parte della famiglia. 
 
-La ringrazio. Meglio che vada, a dopo-, salutò lei. Il signor Payne aveva solo salutato all'inizio, per lasciare quella piccola conversazione a loro due. Lei, con quel saluto, congedò allegramente tutti e due, seppur, sinceramente, Geoff non gli andasse molto a genio.
 
-Eriiiiin!!!-. Appena varcò il portone del capannone, sua cugina la salutò animatamente. 
 
Erano sempre state molto unite, e Agatha era una delle persone a cui voleva più bene. Unite dall'infanzia, si definivano "Cugine per caso, amiche per scelta".
 
-Agathaaa!!-. Rise per la sua espressione allegra, mentre il cocchiere e un signore che stava facendo manutenzione ad una delle carrozze, sorridevano.
 
-Come stai?-, chiese sua cugina.
 
Si abbracciarono. Avevano solo un anno di differenza, con Agatha più grande. 
 
Per Erin non erano semplicemente cugine, ma praticamente sorelle. Avevano gusti in comune, e le chiacchierate tra loro due tra un tè e l'altro, potevano durare per ore.
 
-Bene Agatha, sinceramente bene come non mai-, rispose lei sincera. Erin prese la sua borsa, mentre andavano all'interno.
-Paul! Potresti dire se possono portare tè e pasticcini fuori in giardino?-. Erin fermò un secondo il cameriere. Aveva già avvisato precedentemente in cucina dell'arrivo di sua cugina, e aveva desiderato un tè e pasticcini di ottima qualità.
 
-Sì, signorina Peterson-, rispose lui.
Lei sorrise ringraziandolo.
-"Signorina Peterson" ancora per poco cuginetta, eh?-, esclamò sussurrando Agatha prendendola sottobraccio.
 
-Già-. Erin ricambiò la stretta di Agatha e disse quelle parole allegramente, imitando la cugina che sembrava più sulle spine di lei. 
 
Ma nessuno sapeva quanto felice era. Forse solo Niall.
 
-Allora dimmi-, cominciò Agatha sedendosi su una sedia dove di solito la famiglia prendeva il tè, un tavolo con alcune sedie all'ombra degli alberi. -Avete preparato tutto?-.
 
-Bobby, Maura e i miei genitori si sono dati molto da fare. Io e Niall non avremmo potuto chiedere un matrimonio migliore. Sperando che vada tutto bene e il pasticcere non ci dia buca, come il precedente-.
 
-Come? Tuo padre, mio zio, è sempre stato così attento a scegliere ogni cosa... Oh, grazie-. Nel frattempo erano arrivate due cameriere che prepararono la tavola con una tovaglia e dei vasi di fiori. L'altra aveva anche il vassoio con tè e pasticcini.
 
-Grazie Angela-, ringraziò Erin. Poi rispose.
-Beh... È sempre stato sempre un uomo saggio. Ma in questo caso è successa una cosa da niente, la pasticceria a cui ci eravamo affidati si è semplicemente trovata con un gran mucchio di lavoro da fare, e quindi, ha dovuto rinunciare a qualcosa-.
 
Agatha annuì. -Hai detto che tuo padre è sempre stato un uomo saggio, lo pensi anche perché ti ha dato in sposa a Niall?-.
 
Per poco a Erin non le andò di traverso un boccone.
 
-Quella è proprio l'unica cosa che disprezzo di lui-. 
Agatha spalancò gli occhi, chiedendo informazioni.
-Agatha, come ti sentiresti se tuo padre venisse a dirti da un giorno all'altro: "Ti sposerai con un nobile di Doncaster, Niall Horan. Fai le valigie". Mi ricordo ancora le sue parole-.
 
-Ma io pensav...-.
-Sì, ed è così. Io amo Niall, Dio, quanto lo amo. È la mia storia d'amore che è perfetta, non lo nego. Ma il fatto... Se non ci fossimo innamorati? Quanta tristezza avrei nascosto? Voglio bene ai miei genitori, ma non li perdonerò mai per avermi praticamente venduta ad un'altra famiglia. Lo capisci questo?-
-Certo che lo capisco-. Agatha non seppe cosa dire davanti alla faccia rabbiosa della cugina.
 
-Comunque, lo so che non ti farà stare meglio, ma non sei l'unica che si sposa in questo modo. La tua è una fortuna immensa che vi siate innamorati a vicenda-.
 
-Vero?-. Erin guardava il pavimento con un sorriso spaesato. 
Era felice con Niall, molto. Ma una persona le venne in mente quando Agatha disse quella frase.
 
-Ti sarà di certo giunta voce che anche Elizabeth si sposerà-. Erin alzò lo sguardo alla cugina, che stava bevendo il tè.
-Sì sì, lo so. È come non saperlo, Liam James Payne è sicuramente il conte più bello di Inghilterra-.
-Agatha!-.
 
Lei rise. -Ehy! Non negare che non sia affascinante!-.
-Oh santo cielo... Beh... Sì, non è brutto ma...-.
-E di Elizabeth, ovvio-.
 
Erin pensò bene a quelle parole, e le venne in mente l'espressione della giovane precedentemente, come nelle ultime settimane.
-Purtroppo Elizabeth non è così fortunata...-.
 
Agatha la guardò comprensiva. -Tra loro non scorre buon sangue?-.
 
-Non è quello. Penso che non si odino, almeno. Si parlano e li ho visti anche scherzare, una volta. Ma... Gli occhi di Elizabeth infondono una tristezza assurda-. 
 
-E ti dispiace...-.
-E mi dispiace. È come se fosse una sorella minore per me, le voglio bene. Non voglio che soffra...-.
 
-Spero che alla fine si trovi bene con Liam-.
-Lo spero anch'io...-.
-Ah!! Caspita, allora gli attori? Come sono? Sanno un po' di buone maniere? Sono andata una volta a vedere quella compagnia, sembrano bravi-. 
 
Il cambiamento di argomento sembrò tirare almeno un po' su di morale ad Erin, che rise alle domande in successione della sua interlocutrice.
 
-Certo che sono bravi! Mi stupisco ogni giorno della bontà del signor Horan. Anche se ha deciso due matrimoni senza chiedere a nessuno degli interessati, è anche un uomo molto gentile. Basta vedere Francine, il nuovo cuoco Zayn... E adesso quattro ragazzi che non se l'aspettavano minimamente di essere ospitati così per caso-.
 
-Ci credo. Senti, noi qua abbiamo mangiato e bevuto, ti va se facciamo una passeggiata per la villa? Così saluto tutti e conosco gli attori-.
 
-Buona idea, prometti però di non farmi fare brutte figure!-.
-Eriiiin!-.
 
 
 
Ehy🙈
Il Grest toglie un po' via le energie, adesso l'ho sperimentato sulla mia pelle. Lo so che questa storia non ha molte visualizzazioni, ma se la buon anima che la legge scrivesse una recensione con quello che pensa, non sarebbe una cattiva idea😭 alla prossima, ciaooo

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Capitolo 19
*** 18- E' questo che siamo noi donne ***


18- E' questo che siamo noi donne

Elizabeth salì le scale, volendo andare a cercare Francine, la quale doveva essere in camera sua. Sapeva di cosa Erin voleva discutere, ma sinceramente, non era pronta per parlarne con qualcuno. Anche se si fidava ciecamente di Erin, e seppure la considerasse, ormai, come una sorella maggiore. 
Non voleva parlare della tristezza che la attanagliava il cuore, come di un altro sentimento che la tormentava. Ultimamente, non aveva mai scambiato direttamente qualche parola con lui, solo probabilmente ai pasti salutandolo.
Voleva solo restare sola, nella sua camera.
Non voleva comportarsi in quel modo, non voleva fare la bambina, come lei si definiva, ma non poteva farne a meno.
Ogni volta che chiudeva gli occhi prima di dormire, non riusciva a non pensare a Louis. Ai suoi sorrisi che sembravano illuminare la stanza. 
Voleva pensare a Liam, voleva concentrarsi sui suoi occhi profondi e timidi, ma pur sempre dolci. Ma non ce la faceva, i suoi pensieri, involontariamente, scivolavano al bel attore.
-Oh, mi scusi... Elizabeth...-.
-Louis...-.
Come succede in ogni scena romantica che si rispetti, lei stava guardando per terra, e girato l'angolo i due si scontrarono accidentalmente.
-Scusami, io...-, balbettò Louis. Stava andando al piano inferiore, per... Non sapeva neanche lui cosa volesse fare. Da quando non aveva più contatti con Elizabeth, alcune volte persino si annoiava in quel grande palazzo.
-Mi dispiace-, lo interruppe subito Elizabeth. "Quanto mi sono mancati i tuoi occhi...".
-Dove, ehm...-, provò a dire lui. Da giorni che non parlava con la ragazza direttamente, e gli era mancata la sua voce diretta a lui e il suo sguardo leggero e amorevole.
-Stavo andando da Francine, ma a questa ora del giorno i corridoi sono sempre trafficati-. Elizabeth fece un sorriso, seguita da Louis.
Non seppe come e perché disse la frase dopo, non gli importava se risultava scialbo.
-Allora perché questa fanciulla si aggira per questi corridoi, da sola e impaurita? Forse accompagnata da un valoroso uomo sarà meglio-, esclamò in finto tono regale. 
Elizabeth rise, anche perché lui le porse il braccio, dopo un elaborato pomposo inchino, per accompagnarla.
-Oh, un uomo valoroso è tutto quello che mi serve-. 
Tutti e due sorrisero, procedendo per la stanza di Francine. Ma per sistemare il braccio, Elizabeth toccò la mano di Louis, e sembrò andare in fiamme.
I loro sorrisi si spensero, per guardarsi. 
-Ehm...-, sussurrò Elizabeth cercando di guardare oltre.
Gli occhi di Louis erano troppo vicini per essere nei corridoi della sua villa, e il braccio che era ancora legato al suo sembrava radioattivo.
-Elizabeth-, sussurrò lui, cercando di avere la sua attenzione.
-Non...-. Elizabeth non sapeva cosa dire. Senza fare nulla, si erano ritrovati in una situazione di imbarazzo.
-Ascoltami-. 
Louis prese l'iniziativa, e la condusse in un luogo leggermente più appartato.
-I-io...-, cerco di incominciare. "Perché a te?", si disse mentre le guardava gli occhi lucidi. -Perché piangi, El?-.
Era la seconda volta che la chiamava così...
 
...Mi piacerebbe solo conoscerti meglio, El...
 
Il suo cuore non la smetteva di battere forte, e il contatto ravvicinato con gli occhi del ragazzo e con le sue labbra fine, non la aiutavano a calmarsi. "Ma che ti prende Elizabeth? Per la mor del cielo, calmati", pensò, quando trovò la forza di guardare in alto a scorgere il viso preoccupato di Louis. Non era troppo vicino, ma neanche tanto lontano.
Non si era accorta che aveva gli occhi umidi, ma non seppe il motivo perché stesse per piangere.
-Elizabeth... Io... Non mi piace vederti così-. Louis portò una mano vicino alla sua guancia, ma rendendosi conto della situazione, la ritrasse subito.
-Non ci conosciamo da molto, e probabilmente mi tirerai un calcio in un luogo molto angusto per noi uomini, perché un ragazzo del mio rango ti parli così vicino-. Fece un pausa, per notare solo che Elizabeth lo stava fissando perplessa. -Ma... Non so il motivo, né il come, ma mi... Stai a cuore. Non voglio vederti triste. E... Lo so che non posso farci niente, che una ragazza nobile deve sposarsi c-così... Ma... Voglio che tu sia felice, e... Io voglio che...-.
-Vogliamo tante cose nella nostra vita, eh Louis?-, disse in un sospiro malinconico, interrompendo il ragazzo.
-Vorrei solo sapere se...-.
-Se sono felice?-. Il ragazzo annuì.
Lei lo guardò tristemente esasperata.
-Sai cosa ti dico? La verità. Da tanto tempo non sono sincera con qualcuno, e ho proprio il desiderio di esserlo-. Fece un profondo respiro, ricacciando indietro le lacrime.
-H-ho sempre sognato un amore di cui parlano i libri. Hai presente? Il cavaliere che salva la donzella in pericolo o cose del genere. Non mi aspettavo di certo che mi sbattessero un ragazzo  in faccia. Sono nobile, non mi manca niente, e so di essere fortunata. Tu...-.
Indicò delicatamente Louis davanti a sé. Parlò inespressiva.
-Tu sai cosa vuol dire vivere la vita vera. Chiedersi se riuscirai a mangiare ogni giorno, con la tua famiglia con bambine piccole da accudire. E poi tua madre... So di essere un egoista. So di meritarmi l'inferno quando penso che la mia vita faccia schifo quando guardo mio padre e noto il suo compiacimento ad aver sbrigato un altro bel affare. Perché è questo che siamo noi donne per voi, eh? Solo dei bei pupazzi senza sentimenti con degli organi particolari che servono a far infondere piacere all'uomo e figli, possibilmente maschi. Se no a cosa serviremmo?-.
-Ma come ti permetti di parlare così di te stessa?-, sbottò Louis. 
Non voleva sentire calpestare così il suo valore, del valore di ogni donna. Perché lui le trattava sempre con rispetto. Le sue conquiste passeggere erano sempre non senza un volere reciproco, è una certa attrazione. 
-Come prego?-, ribatté lei.
Louis pensò di aver esagerato, ma non si lasciò intimidire dal suo calibro sociale, per una volta. 
-Perché sei convinta che voi donne siate nulla?-. Aveva cinque donne da tenere a bada a casa, conosceva il genere femminile abbastanza bene.
-Perché è la verità!-, gridò Elizabeth, pentendosi subito dopo. Fortunatamente, nessuno era nei paraggi.
-No!-, rispose a sua volta Louis, ma più piano. -Voi siete aggraziate, romantiche... Tu. Tu sei dolce, gentile, bellissima, carina con tutti, divertente... Vuoi sentirti dire altri complimenti?-.
Elizabeth avvertì una scossa. Lo stomaco stava bruciando, e la testa le pesava. Davvero aveva detto tutte quelle cose su di lei? Veramente... Valeva qualcosa? 
Era da tanto che non se lo sentiva dire. Detto da Louis, però, le fece un effetto maggiore.
-Smettila. Io...-.
-No, adesso parlo io-. 
Non sapeva dove trovasse tutte quel coraggio per parlarle così. E la mano che gli scivolò per appoggiarsi delicatamente sulla guancia della ragazza, era solo stato un gesto inevitabile, intrapreso perché voleva confortarla. Odiava veramente vederla così. 
-Voi siete le creature più belle in assoluto su questo pianeta. Tu... Sei fantastica, non dimenticarlo mai-, si accorse che a lei scese una lacrima, ma continuò asciugandola con il pollice. 
-Non dimenticarlo mai...-, concluse con un sussurro, guardandola attentamente negli occhi. 
La tensione era palpabile, con i due ragazzi che si erano involontariamente avvicinati. Si guardarono, leggendo, attraverso gli occhi dell'altro, tutto quello che non si erano detti. 
-Cosa succede qui?-. 
Quel momento fu interrotto da Harry, che arrivò di colpo. -Ho sentito delle grida, pensavo che ci fosse un attacco di lupi-. Cercò di sistemare la situazione con una battuta e una risatina; aveva notato il viso dispiaciuto di Louis e gli occhi lucidi di Elizabeth. 
E come li aveva trovati vicini? Non troppo rassicurante.
-No, Harry, noi...-, cercò di dire Elizabeth, dopo aversi subito asciugato un'ultima lacrima traditrice. "Che bambina che sei... Stupida!"
-Stavamo parlando-, concluse Louis. Tanto lo sapeva, che Harry aveva per lo più intuito che non stavano parlando del tempo che stava via via migliorando.
-Volevo... Sono appena uscito dalla stanza per venirti a cercare, Louis... Ma se stai parlando...-, azzardò il riccio. 
Non era bello lo scenario in cui si era cacciato. 
-Buon giorno!-. Per fortuna la voce allegra di Anna, accompagnata da Johanna, salvò Harry da un discorso imbarazzante.
-Salve-, sussurrò Elizabeth, cercando però di migliorare l'espressione del suo viso, azzardando un sorriso.
-Si sente bene? Ha una brutta cera-, chiese Johanna preoccupata.
-Quante volte le ho detto che può darmi del tu?-, Elizabeth sorrise, - E comunque, si si. Sto bene, grazie. Voi?-. 
Louis stava fissando la ragazza, sempre più sorpreso della sua tenacia a nascondere i suoi sentimenti e non mostrarsi vulnerabile. 
-Molto bene, grazie. Anche lei deve darci del tu, se no...-, Anna sorrise dolcemente.
-Sarà un onore-, concluse Elizabeth facendo un sorriso a trentadue denti. 
Ma solo Louis sapeva, che in realtà dentro stava urlando.
Le due ragazze sogghignarono.
Subito dopo, sentirono dei passi provenienti dalle scale, quindi si girarono.
Era Liam.
Era in vestaglia da notte, pur essendo pomeriggio.
-Liam!-, lo chiamò Elizabeth. 
Seppur controvoglia, ammetteva che Liam fosse proprio un bel ragazzo, ma purtroppo, la sua mente era troppo annebbiata da due occhi turchesi, per cercare di vedere in lui qualcosa di più.
Il ragazzo, un po' indeciso, si avvicinò al gruppo.
-Salva a tutti-, esordì arrossendo.
La vestaglia era di suo padre, quindi gli stava un po' troppo lunga. 
Quando era a pochi passi da loro, si inciampò sull'estremità che toccava il terreno, finendo su Johanna e Anna, ma fu quest'ultima dovette attutire il colpo, ma perdendo l'equilibrioe finendo quasi a terra. Liam la sorresse appena in tempo.
-Mi dispiace, sono un imbranato a volte... Ma che dico a volte, sempre. Davvero, mi scusi-. 
Il balbettio di Liam rese ancor più non a disagio Anna. 
Perché un conte dovrebbe scusarsi con lei? E poi, un conte come Liam, così bello e dolce.
Si sorprendeva a guardarlo nei pasti, ad ascoltare la sua voce armoniosa, quando parlava velocemente perché era nervoso. 
Si ritrovava a non vedere l'ora che fosse il pranzo, la cena, il tè pomeridiano, la mattina dopo, per vederlo compiere i suoi movimenti che sembravano impacciati a volte, ma nascosti benissimo da gesti delicati e armoniosi.
Tutto il contrario di lei. Anche se cercava di essere il più educata possibile, aveva sempre paura di sbrodolarsi o far cadere qualcosa. 
La scena fu osservata dagli altri presenti in silenzio. 
Non che a Harry non venisse da ridere, ma cercò di trattenersi. Ma non mancò allo sguardo di Johanna che velocemente gli fece un pizzicotto sul braccio sinistro, il quale era allacciato a quello destro dietro la sua schiena.
Gli scappò una risatina per la faccia minacciosa di Johanna, ma passò inosservata, perché tutti stavano guardando Liam scusarsi con Anna.
-S-si figuri. Non mi ha fatto niente. No, non mi sono fatta male, glielo garantisco-. 
Liam sembrava davvero dispiaciuto, ed era così.
Non faceva mai una cosa giusta. Da quando era in quel palazzo non la smetteva di fare scemenze e dire cretinate.
Solo con Elizabeth, e volte, si ritrovava a essere se stesso, qualche volta.
Ma anche adesso, si era mostrato ridicolo. Di nuovo.
-Mi scusi di nuovo-, ripeté per l'ultima volta in tono basso, guardando il pavimento. 
La ragazza era molto carina, i capelli rossi, se non arancioni, le incorniciavano il viso alla perfezione.
-Sei in vestaglia, Liam... Perché?-, si intromise Elizabeth. 
Louis era rimasto zitto per tutto il tempo, assimilando ancora la scena di prima con Elizabeth, e cercando di non ridere in faccia a quel presunto futuro conte.
-A dire il vero non mi sento molto bene-, disse sommessamente lui.
-Oh... Cos'hai? Mal di testa? Mal di pancia? O...?-, chiese Elizabeth preoccupata. 
Mancavano sei giorni al matrimonio di suo fratello, e dopo tutto le dispiaceva se Liam si fosse beccato un'influenza giusto prima delle nozze.
-Solo un po' di mal di testa, niente di cui preoccuparsi. Forse sono solo stanco, ieri, io, tuo padre e il mio siamo rimasti svegli per...-. 
Voleva dirglielo, ma non sembrava il caso di annunciarglielo anche con gli attori.
-Per?-, lo incalzò lei, non curante del fatto che ci fossero altri quattro ragazzi lì con loro.
-Ne riparleremo. Ehm... Io vado a riposarmi, buona giornata a tutti!-.
Salutò, impaziente di andarsene e schiacciare un riposino.
Appena lui se ne fu andato, scese un silenzio imbarazzante tra i cinque.
Ma ancora una volta, una persona li salvò da un "arrivederci, a dopo" deludente.
-Ragazzi! In cucina hanno appena sfornato una nuova torta, con biscotti e pastine. Stanno allestendo per il tè in giardino, venite?-. Francine gridò da sotto le scale, vedendo i ragazzi sopra.
-Andiamo?- sorrise Elizabeth. 
-Volentieri-, risposero i quattro ragazzi, prima di avviarsi al piano di sotto.

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Capitolo 20
*** 19- Te l'ho mai detto? ***


19- Te l'ho mai detto?

-Quasi quasi mi ci abituo a mangiare così bene-.
Harry e Johanna, finito di bere il tè e mangiare pasticcini e biscotti in quantità, stavano facendo un giro per il giardino, parlando del più e del meno. La ragazza era molto soddisfatta del cibo che stavano mangiando a casa Horan, di gran lunga diverso da quello di casa.
-È proprio vero. Spero di non mostrare troppo disgusto davanti il cibo di mia madre, quando torneremo a casa-.
Il tramonto stava trasformando il giardino in un posto da favola. I fiori in procinto di chiudersi e l'acqua delle fontane dorata, grazie il riflesso del sole, facevano sembrare quel luogo un regno incantato, dove era tutto bellissimo, tutto perfetto.
O forse era Harry, che rendeva tutto perfetto.
I suoi occhi erano illuminati dalla luce dorata, e Johanna dovette contenersi per far si che il cuore non le esplodesse dal petto, quando si girava per osservarlo mentre parlava, con le sue fossette impertinenti che gli spuntavano mentre sorrideva.
Lei rise per quello che Harry disse. Come faceva a metterla così a proprio agio? 
Era quello che preferiva di lui. Lui era semplice, era carino con tutti. 
Ma non voleva essere un'altra sua conquista fugace. Era troppo orgogliosa per accettare una sola notte d'amore, ovviamente inteso solo da lei, per poi continuare a essere la migliore amica di sempre.
-Ma dai, tua mamma non fa male da mangiare!-, esclamò. 
Come faceva a metterlo così a proprio agio?  Lui le sorrise.
-Insomma, non hai tutti i torti. Ma a paragone del tacchino di ieri sera, se ci pensi è totalmente diverso!-.
"Se solo sapessi, Jo...". 
Ormai Harry l'aveva capito. In quei giorni, completamente a contatto con la ragazza, aveva apprezzato ancora di più il suo modo di fare, il suo atteggiamento alcune volte un po' menefreghista e schizzinoso, ma anche dolce e simpatico.
Perché non si era accorto prima di questo suo lato? Prima era la sua migliore amica, ma adesso... Gli faceva battere il cuore stare vicino a lei. Era normale? Era giusto pensare così intensamente a una persona che conosceva da anni? 
Il sole, l'atmosfera del giardino, le incorniciavano il viso come se fosse fatta per appartenere a un mondo perfetto. Harry voleva che fosse tutto perfetto per lei. Voleva che lei fosse felice ogni giorno, ogni secondo. 
Il ragazzo aveva letto di tutte quelle smancerie nei libri. Aveva provato qualcosa per una donna, tempo fa. 
Ma fu il solito cliché, lei troppo ricca per lui. E il padre non accettò la loro relazione. 
Ecco perché era preoccupato per Louis. Lo vedeva innamorarsi di Elizabeth ogni giorno sempre di più, anche se loro non toccavano mai l'argomento. Sapeva quanto poteva far male l'amore. 
Ma se con la mia migliore amica fosse diverso?
Gli uccellini cantavano, facendo da sfondo a quella passeggiata silenziosa. Avevano finito di parlare. 
Ma a Johanna e a Harry stava bene così, sembrava che veramente erano stati catapultati in una scena romantica di un romanzo.
Johanna guardò Harry di sottecchi, per l'ennesima volta. Stava tenendo i capelli più lunghi, a confronto di tutti quegli anni in cui lo conosceva. Il suo viso stava maturando, stava diventando un uomo. 
Ma sapeva che sarebbe stato per sempre il suo piccolo Harry. Il ragazzo che la aiutò tanto ad arrivare dove era adesso. Senza di lui non sarebbe stata lì, in un palazzo signorile a fare la bella vita, almeno per quel tempo limitato.
Mentre camminavano, Johanna dovette fare un passo più a sinistra, ovvero verso Harry, per schivare una punta di aiuola che era disposta a stella. 
Le loro mani si sfiorarono. Una scarica elettrica sembrò scuoterli, facendoli girare per guardarsi.
Quando i loro occhi si incontrarono, per la prima volta si guardarono in un modo diverso. 
Tutti e due, a modo loro, capirono l'affetto che li legava. 
"Oh, che se ne draga se mi lascerai, ti voglio ora...", fu il pensiero di Johanna, osservando le labbra sottili del ragazzo. 
Era sceso il silenzio, c'era solo il rumore dell'acqua che scorreva attraverso la fontana vicina a loro. Anche i passeri sembravano essere scomparsi, come se tutto si fosse fermato, a guardare la scena dei due ragazzi.
"Non voglio rovinare questa stupenda amicizia, ma voglio così tanto baciarti, che non ne hai idea, Johanna". 
-Te l'ho mai detto che trovo questo, un luogo magico?-, sussurrò lei, fissando i due smeraldi che la guardavano attentamente.
-Forse...-, rispose Harry avvicinandosi lentamente. "Te l'ho mai detto che rendi tu, tutto più magico?".
La ragazza non ragionava più. Harry non l'aveva mai guardata con quello sguardo... Voglioso. Come se fosse l'unica che vedeva, l'unica cosa che desiderava. 
E non sapeva, che per lui era proprio così. Mentre si avvicinava, non rispondeva neanche lui delle sue azioni, agiva per istinto, faceva quello che gli diceva il cuore. Quando Johanna cominciò a parlare, guardò le sue labbra che sembravano perfette solo a contatto con quelle di una sola persona. Quella persona era lui.
-Lo penso veramente...-, continuo Johanna, vedendo il soggetto dei suoi sogni farsi sempre più vicino, -sopratutto quando ci sei t...-.
Harry non resistette. 
Quando le loro labbra si incontrarono, si sentì così in pace con se stesso, che non gli sembrava vero che ci si potesse sentire così bene con altra persona.
Johanna, semplicemente, smise di pensare. Chiuse gli occhi, beandosi di quel bacio desiderato da tanto tempo. 
Dapprima fu un bacio dolce, ma quando si staccarono per guardarsi negli occhi, capirono tutti e due che volevano di più. 
Si ripresero a baciare, più ardentemente di prima. Johanna mise le mani nei capelli del ragazzo, accarezzando i suoi ricci folti.
Harry la abbracciò da dietro la schiena, prendendola per i fianchi. Anche se la differenza d'altezza era molta, sembravano che i loro corpi erano perfetti l'uno per l'altro. 
Quando non ebbero più fiato, smisero di baciarsi. Harry appoggiò la fronte a quella di Johanna, e sorrisero.
Per la felicità, Johanna poteva anche commuoversi. 
-Ciao-, disse con il più felice dei sorrisi Harry. Il cuore non gli smetteva di battere, un po' per la mancanza di fiato, ma soprattutto per l'emozione di starle accanto.
Perché si era accorto solo in quelle settimane, di quale stupenda ragazza gli era accanto? Le aveva sempre voluto bene, ma adesso... Era diverso, non sapeva spiegarselo.
-Ehy-, rispose sussurrando Johanna.
Era stato il bacio più bello della sua vita. Il suo sorriso, che ricambiava quello di lui, non era abbastanza per esprimere quello che sentiva dentro.
Quel momento, fu interrotto da un urlo, seguito da un forte schianto sull'acqua. Si girarono subito, e corsero in quella direzione. Distinto, però, Harry prese delicatamente la mano di Johanna, e non la lasciò mai.

 

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Capitolo 21
*** 20- Qualcosa che mi manca ***


20- Qualcosa che mi manca

L'ora del tè stava procedendo, tutti chiacchieravano l'uno con l'altro. Francine parlava con le altre ragazze, Johanna, Anna ed Elizabeth, mentre Harry e Louis ascoltavano, e sopportavano internamente, i pettegolezzi che Francine comunicava a proposito delle altre famiglie nobili. 
-E poi c'è un uomo, che...-.
-Grazie Francine-, la interruppe Harry il più gentilmente possibile. Si stava veramente esasperando. -Ho proprio bisogno di sgranchire le gambe-. Provò a fare un sorriso convincente.
Cercò con lo sguardo l'aiuto di Louis, ma stava guardando altrove, probabilmente neanche aveva ascoltato. Era stato stranamente silenzioso, nell'ora e mezza che avevano trascorso in giardino.
Ma si stupì, quando una voce, la voce che aveva scoperto che amava ascoltare, lo appoggiò.
-Se permettete, anch'io andrei a fare una passeggiata-. Johanna sorrise cordialmente, mentre si alzava. 
-Non ti preoccupare Johanna, puoi andare. Anche tu Harry-, rispose Elizabeth. -Vi ricordate di non andare...-.
-Certo, la fontana rotta-, concluse Harry. Gli aveva accennato di una fontana di marmo traballante da una parte. -Non ti preoccupare-.
-Bene-, rispose lei tirando le labbra, provando a fare un sorriso.
Avrebbe voluto mascherare di più la tristezza, ma purtroppo, sorridere era diventato un'azione riservata a solo pochi momenti. 
I due ragazzi se ne andarono per le stradine di ghiaia del giardino. 
Francine, Anna, Elizabeth e Louis, rimasero in silenzio per pochi istanti, senza sapere cosa dire. 
-Ehm... Bene. Meglio che vada a farmi un bagno prima di cena-, esclamò Francine, mentre si alzava.
-Va bene, ci vediamo a tavola Francine-, sussurrò Elizabeth.
Adesso erano rimasti in tre. Louis non sapeva cosa fare, come Anna. Elizabeth rimase un secondo a guardare la tazza vuota, ancora sovra pensiero. 
Il discorso che aveva intrapreso con Louis era stato fin troppo intimo. Si erano solo parlati, ma aveva sentito qualcosa in più. Le sue parole la facevano sentire bene, lui la faceva sentire bene. 
Perché... provava qualcosa di forte di lui?
Un attore non avrebbe mai potuto sposarla, doveva essere per forza un nobile, secondo i suoi genitori. 
Anche loro si erano sposati con un matrimonio combinato. Ma a differenza di lei, l'avevano presa molto meglio, e adesso si volevano molto bene.
Con Liam era quasi lo stesso. Era molto gentile e carino. Perché non riusciva, però, a vederci una possibile storia d'amore? 
La sua mente era tormentata solo da due occhi azzurri, gli stessi che adesso la stavano fissando.
-Elizabeth...-, la chiamo Louis. 
Ma non fu il solo. Con la sua voce, si sentì allo stesso momento anche quella di Liam.
Si era vestito e sembrava più riposato.
Prima di girarsi, la ragazza emise un debole sospiro. -Liam! È passata solo un'ora e mezza, ti sei riposato abbastanza?-, chiede mostrandosi allegra. Louis e Anna salutarono il conte, il quale ricambiò.
-Oh si, il mal di testa se ne è quasi andato, grazie El-, rispose lui, avvicinandosi. -Adesso vorrei fare due passi-.
-In effetti è un'ottima idea-, disse Anna. 
Elizabeth spostò lo sguardo su Louis, per vedere se anche lui sarebbe stato d'accordo a fare una passeggiata. 
-Uh? Beh... Se va bene che venga anch'io...-, rispose titubante. L'ultima cosa che voleva era stare vicino a Liam, ma se c'era anche Elizabeth, avrebbe fatto uno sforzo.
Elizabeth si alzò in piedi dalla sedia. -Allora... Possiamo accodarci anche noi? Se vuoi compagnia, ovvio-.
-C-certo che si! Più si è, meglio è, no?-, disse, mostrandosi convinto.
In realtà non voleva altra gente in giro, avrebbe di sicuro fatto un'altra figuraccia. Non voleva assolutamente ripetere l'esperienza di poco fa, con la ragazza dai capelli rossi.
-Harry e Johanna sono appena andati, potremmo stare con lor...-, comincio Anna. Ma vedendo che i due già non si vedevano più, lasciò perdere. -Come non detto-. "Riesci a parlare decentemente, Anna?", si rimproverò a se stessa. 
Incominciarono a camminare. Il sole stava lentamente scendendo, è il tramonto illuminava il giardino con colori stupendi.
Liam ed Elizabeth stavano davanti, e Louis e Anna dietro. 
Louis era fortemente a disagio. Aveva proprio davanti a sé, la causa dei suoi continui pensieri. 
"Non deve sposarsi così... Non voglio che si sposi con qualcuno che non la ami. Non voglio che sia triste...". 
Liam provò a parlare, cominciando con due colpi di tosse. -Allora, quando... Volevo dire, come vi trovate in questo palazzo? Io mi trovo benissimo. Ti ho mai ringraziata, Elizabeth?-. 
Elizabeth si fermò, e azzardò un sorriso. 
-Da quando sei arrivato? Forse un migliore di volte, Liam. Sei gentile, grazie-. Provò a fare l'indifferente, quando si girò verso i due attori. -Come sta procedendo a voi? Posso comunicare qualcosa che non vi va bene, qualcosa che vi manca...-.
-Ci sarebbe qualcosa che mi manca...-.
Louis aveva parlato d'istinto, non sapeva perché l'avesse fatto. Adesso aveva di sicuro messo in imbarazzo Elizabeth, perché guardò in basso, con una faccia strana.
-Per... Per me va bene tutto,  non smetterò mai di ringraziarti, Elizabeth-, provò a risolvere la situazione Anna. L'atmosfera si era gelata in un attimo, e non sapeva il perché.
-Mi dispiace, Louis.-, rispose in un sussurro Elizabeth. -È tutto quello che abbiamo, non possiamo darle nient'altro-.
Le facce perplesse di Liam e Anna non erano viste da i due, perché si fissarono come se fossero da soli in quel giardino, come quella mattina di settimane fa.
Solo loro sapevano, in realtà, il vero senso della conversazione.
-Posso... Posso fare qualcosa io, se desidera-, si intromise Liam. -Di che cosa si tratta?-.
Louis lo fulminò con lo sguardo, ma Liam non sembrò accorgersene.
-Purtroppo non si può fare niente-, rispose brusco. Poi cercò di rimediare. -Voglio dire... Mi manca la mia famiglia. Ma non si preoccupi, tra qualche giorno ce ne andremo, e potrò riabbracciare mia madre e le mie sorelle. Sa com'è, è bello avere una madre-.
-Louis...-, lo rimproverò subito Anna.
Tutti rimasero sbalorditi, e Liam spalancò gli occhi. Quell'argomento lo faceva sempre soffrire. 
Dal canto suo, Louis non abbe il risultato che desiderava, prendendosi gioco di lui. Non si sentì soddisfatto, anzi. Vide la faccia sconvolta del ragazzo, e non seppe neanche lui quanto gli dispiacesse. 
-M-mi scusi, io...-.
-Non fa niente-, lo interruppe Liam. -Non le sto simpatico, ho capito. Non c'è bisogno che me lo rinfacci ogni volta che ci vediamo-. 
-No... Io... Sono solo nervos...-, balbettò Louis. Ma Liam si girò subito, per continuare a camminare.
 Anna gli si avvicinò, mettendo un distacco tra loro e Louis ed Elizabeth.
-Mi dispiace Elizabeth. Non volevo dire questo. Non sono mai stato bravo a mordermi la lingua, per favore perdonami-, imploro Elizabeth, girandosi verso di lei. 
Odiava vederla in quello stato. E sapere che la causa, anche se involontariamente c'era da ammetterlo, era Liam, non se lo perdonava. Perché non poteva fare niente.
-La prossima volta sta attento a quello che dici, va bene?-, disse lei, delusa. 
Non gli piaceva quando Louis faceva trasparire la rabbia che c'era in lui. 
Lei era abituata a soffocare i sentimenti e gli atteggiamenti impulsivi. Aveva capito che Liam non gli andava molto a genio, il perché, ancora no.
-Giuro che non volevo essere così... spartano. È che...-. Louis la guardò esasperato. 
Voleva dirle tutto. Dei suoi sentimenti, di come lo rendeva triste vedere lei non sorridere. Dirle che aveva una tanaglia al posto del cuore, sapere che nella sua vita non ci sarà mai spazio per l'amore che merita.
-È che...?-, chiese Elizabeth. "Dimmi quello che vuoi dirmi, per favore... Fammi sentire amata almeno per un po'".
-È che...-. Louis cominciò a parlare, ma fu interrotto da un grido è un tonfo, come se qualcuno si fosse tuffato in acqua. 
Aveva deciso di dirle tutto dirle tutto.
Si girarono velocemente nella direzione da dove derivò il grido. Elizabeth, che era un po' scossa, capì subito il perché di quello schianto. 
-La fontana!-.

Liam's POV
-Liam... Signor Payne! Scusi Louis, per favore-. Anna mi aveva raggiunto. 
Non volevo che nessuno parlasse di mia madre. Non era un argomento ben accetto, se doveva parlare con me. Ero sempre stato sensibile, e accidenti, se non fosse stato per Anna, che era accanto a me, probabilmente una lacrima mi sarebbe sfuggita. 
-Non importa, non è stato niente-. Come sempre cercavo di far finta che non mi importasse. Dovevo imparare a essere un conte come si deve, dovevo sfuggire alle mie debolezze e ai miei sentimenti. 
-No-. Anna si posizionò davanti a me.
Sicuramente aveva fatto appello alla sua forza, perché controbattere un conte non era facile. 
Vedevo come le persone mi guardavano.
 Anche questa ragazza mi sembrava timida, ma gentile. Forse ci assomigliavamo più di quanto noi sapessimo.
-Non è "niente". Mi dispiace molto per il comportamento di Louis. Alcune volte dice delle cose che non vuole dire, frutto del nervosismo-.
Cercai di spostarmi verso destra per continuare a camminare, ma lei mi sbarrò la strada facendo qualche passo indietro, verso una delle tante fontane del giardino.
Mi scappò un sorriso per l'impertinenza dolce di questa ragazza.
-Signorina Anna. Non è educato impedire ad un conte di camminare-, dissi con un sorriso.
Lei dapprima pensò di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma sentito il mio tono scherzoso, si rilassò. 
-Spero che non sia arrabbiato. Per Louis e per la mia... Impertinenza-, scherzò Anna.
Figurarsi se mi arrabbiavo per una cosa da niente. In realtà mi piaceva se qualcuno mi metteva finalmente i bastoni tra le ruote, anche se per chiedere scusa per il cretino a metri da noi. 
Anna sorrise. E fu il sorriso più radioso che abbi visto. 
Ricambiai. 
-Può... Raccontarmi qualcosa di lei? Insomma... Non ha detto molto a tavola-. Anna mi parlò, avvicinandosi di più alla fontana. 
-Beh... Non c'è molto da dire, io...-. 
Successe come a rallentatore. 
Anna si sedette sul contorno di roccia, che sembrava resistente. 
Solitamente ci si poteva sedere in questo tipo di fontane, ma improvvisamente mi ricordai che Bobby aveva accennato a una fontana la quale i sassi stavano cedendo.
Mi avvicinai di scatto per evitare che Anna cadesse proprio dentro l'acqua, ma non feci in tempo. 
Anna, presa dello spavento lanciò un grido, e si aggrappò a me, per cercare di appendersi e non perdere l'equilibrio.
Risultato, ci trovammo tutti e due totalmente dentro l'acqua, completamente zuppi. 
Non era molto alto il livello dell'acqua, perciò riemergemmo velocemente. 
Ma subito ci trovammo davanti Harry e Johanna, e Louis ed Elizabeth che ci guardarono con il fiatone. Probabilmente avevano corso sentendo il grido di Anna. 
Io e la ragazza dai capelli rossi ci guardammo, e senza che lo volessimo, scoppiammo in una fragorosa risata.

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Capitolo 22
*** 21- Per conoscerci meglio ***


21- Per conoscerci meglio

-Cosa...?-.
Stavano tutti ridendo, sinceramente quella scena aveva lasciato un sorriso ai ragazzi presenti.
Harry stava aiutando Liam ad alzarsi, e Louis Anna.
Nel momento in cui i due stavano uscendo dalla fontana, il padre di Liam, con quello di Elizabeth, fecero capolino. Guardò la scena, arrabbiato per la figura che aveva fatto suo figlio davanti al signor Horan.
Liam notò alcuni massi, di cui era fatto il contorno della fontana, che erano franati al suolo.
-P-padre...-, balbettò Liam.
-Cosa sta succedendo qui?-, chiese Geoff. 
Era molto imbarazzato per il comportamento del figlio, essendo anche davanti l'uomo con cui la loro famiglia si sarebbe unità per tutta la sua vita.
Anna parlò in fretta. -Mi scusi... Sono caduta, e suo figlio, da quale ragazzo coraggioso che è, ha cercato di afferrarmi, ma sono caduta dentro comunque, e ho trascinato anche lui. Mi scusi-.
-Stia più attenta-, disse duro Geoff.
Più indietro, Erin e Agatha stavano arrivando. Avevano anche loro finito di bere il tè, e a sentire quel trambusto si erano avvicinate.
-Cosa sta succedendo qui?-, domandò sorridendo Erin. 
La scena che vedeva era buffa, con Liam e Anna completamente fradici. 
Fece due più due guardando l'attrice e il conte e la fontana. -Oh... Nessuno vi ha avvisato che quella fontana aveva dei massi traballanti? È piuttosto vecchia-.
-Sì, gli aveva avvisati mio padre. Ma si vede che si sono confusi con un'altra-, rispose Elizabeth. 
Non voleva problemi, non desiderava affatto che i ragazzi si mettessero in cattiva luce con suo padre.
-L'importante è che stiate più attenti, come ha detto Geoff-, ribadì Bobby.
-Certo signore-. Liam cominciò ad essere anche lui in imbarazzo, d'altronde era davanti al suo futuro suocero, tutto zuppo per essere caduto in una fontana con una ragazza.
Guardò Anna. I suoi capelli arancioni sembravano essere perfetti con il paesaggio di luci del tramonto. Anche lei aveva le guance rosse per la figuraccia.
-Mi scusi, sono sbadata a volte-, sussurrò.
Bobby sospirò, ma poi fece un sorriso. -Non si preoccupi, tanto quella fontana era decrepita, dovevamo aggiustarla comunque-.
Adesso tutti i presenti si guardarono. Per un secondo scese il silenzio, ma poi Agatha batté sul braccio di Erin con una mano, e lei si ricordo della promessa fatta.
-Ehm... Ragazzi, prima che il signor Payne e la signorina Anna vadano a cambiarsi, volevo presentarvi mia cugina Agatha. Ci sarà anche al matrimonio, ma ha insistito nel conoscervi subito-, disse Erin, spostandosi leggermente per far vedere completamente Agatha.
-Salve, ho sentito molto parlare di voi-, salutò lei con un inchino. 
-Buona sera, felice di conoscerla-, fece Johanna. -Io mi chiamo Johanna, lui è Harry, Louis e Anna-.
-Piacere-, dissero tutti.
Anna abbassò la testa. Adesso che aveva compreso la situazione, la brutta situazione, voleva solo rifugiarsi in camera e sparire dalla città.
-È meglio che si vada a cambiare, signorina Anna-, disse Bobby. -Anche lei, Liam. Vada-.
I due si guardarono per un millesimo di secondo.
Anna provava solo imbarazzo. Come come sempre doveva fare qualcosa di sbagliato. E fare qualcosa di sbagliato, a casa di persone nobili, che ti ospitano per non si sa quale motivo, era molto molto peggio.
Il gruppo si sfaldò, con Liam e Anna che andarono ad asciugarsi e cambiarsi, Erin che accompagnò Agatha alla sua carrozza e Harry e Johanna che andarono a prepararsi per la cena, come i signori Horan e Payne. 
Rimasero Louis ed Elizabeth... Che si guardarono, con mille sentimenti repressi. 
Si sorrisero salutandosi, ma un sorriso triste, uno di quelli che dicono molto di quello che senti dentro.
Ed Elizabeth, non faceva che pensare agli occhi azzurri di Louis, al suo sorriso, ai suoi modi gentili, alle sue parole che la facevano sentire la donna più incredibile del mondo.
Aveva realizzato, di quanto era innamorata di quel ragazzo.

Francine, mentre stava andando dentro, per farsi un bel bagno, si sentì chiamare da una voce che ormai conosceva molto bene. Il suo cuore fece una capriola, quando si girò in direzione del ragazzo.
-Puoi venire un secondo in cucina? Mi serve il tuo giudizio sul dolce-. Zayn fece un sorriso sornione.
-Sei tu il cuoco, non io-, rispose.
-E ricomincia...-.
-Dai, va bene, vengo volentieri-. Francine sbuffò, ma comunque i suoi occhi si illuminarono. 
Anche Zayn alzò gli occhi al cielo, ma con un sorriso. Erano abituati alle frecciatine che si scambiavano.
Zayn le appoggiò la mano sulla schiena dolcemente, mentre Francine le passava in parte.
-Non ci provare, ricorda le buone maniere che ti ha insegnato la nonnina-, sbottò, cercando di fare la burbera come sempre. Era la sua tecnica, dimostrare, e soprattutto auto convincersi, di essere antipatica. Ma la verità, è che le piaceva come Zayn la trattava in maniera leggera, scherzando con lei e sorridendole, e il suo compito di fargli pensare male di lei, non lo stava portando a termine.
Voleva allontanarlo, e si promise che l'avrebbe fatto. Perché si accorse che lo strano batticuore e il tonfo sullo stomaco ogni volta che lo vedeva, erano diventati più frequenti. Non voleva provare nulla per un ragazzo, non voleva provare nulla per il ragazzo dagli occhi scuri e il sorriso impertinente davanti a lei.
Ma alla vista di Zayn che si rabbuiò, inevitabilmente il suo sorriso si spense.
-Ho detto qualcosa che non va?-. Cercò di alleggerire la tensione.
-Vado direttamente al punto. Perché sei così antipatica con me? Insomma, un po' va bene, ma se mi odi così tanto, non ti parlo più-. 
Francine era confusa. Anche lui scherzava sempre, mica lei si offendeva.
-Era solo per essere gentile-, disse alludendo al gesto fatto in precedenza.
Francine pensò a cosa dire. Voleva essere anche lei gentile, ma allo stesso tempo non voleva... vedere il lato dolce del moro, se ne aveva uno, perché l'avrebbe resa ancora più confusa.
-Ehm...-. Cercò di dire qualche parola, solo per interrompere il silenzio imbarazzato che si era creato.
-Senti-, sbottò Zayn. Non sapeva perché, ma Francine metteva sempre in dubbio tutto quello che faceva, anche quando cercava di essere carino solo per lei. 
Va bene che anche lui non aiutava, facendo battutine, ma si chiese perché a volte volesse qualcosa di più da lei.
Cercava a volte di tirare fuori il suo lato migliore da gentil uomo, non solo in questo caso, ma la riempiva di piccole attenzioni che non aveva mai fatto con nessuna. Ma si vedeva che Francine non lo notava. 
Non era un caso, ormai, che perdeva delle ore di sonno pensando a lei.
Onestamente, erano per lo più dei pensieri sconci, ma non gli era mai capitato di pensare così tanto ad una donna in ogni caso.
Ma adesso si era anche stufato, evidentemente a lei non gli importava niente di lui.
-Non ti darò più fastidio, va bene? Me la caverò da solo-. Mentre continuava a parlare, Zayn realizzò quanto le sue parole alla fine fossero una metafora. 
Aveva sempre fatto da solo, era sempre stato un tipo solitario. Anche prima della morte dei suoi, non aveva molti bambini con cui giocare tra le strade della città. 
E un pensiero che gli venne spontaneo fu: e in futuro?
Ormai aveva venticinque anni, e l'età era ancora perfetta, secondo gli standard dei suoi coetanei.
Guardò la ragazza davanti a sé.
Era troppo presto per pensare al matrimonio con qualsiasi ragazza, voleva ancora godersi la vita.
Ma guardando Francine, un luccichio di speranza di amore nel futuro lo fece illuminare gli occhi.
Era la prima volta che ci pensava in generale, e questa cosa lo fece stare bene, con un calore al petto.
-Io non volevo... -, Francine si accorse del luccichio negli occhi di Zayn. -Cos'hai?-, chiese sottovoce.
Zayn si guardò intorno. "Proviamoci", si disse.
Francine sembrava una ragazza alla mano, anche se era cresciuta in un palazzo nobile. Molto umile, carina, gentile e simpatica. 
Valeva la pena di mettersi in ridicolo e fare il romanticone, ma realizzò che quella ragazza gli piaceva molto. Troppo.
-Non... Non importa-, la interruppe. 
Voleva provare ad avere una possibilità con lei. 
Se aveva avuto questi pensieri seri per la prima volta, allora qualcosa significava.
-Non volevo offenderti... Prometto di tenere la bocca chiusa la prossima volta...-.
Era così carina quando si imbarazzava. Non accadeva spesso, almeno non con lui vicino.
-Veramente, non importa... Senti...-, cercò di trovare le parole adatte. -Ti va se un pomeriggio... O mattina... Insomma, quando non devo... lavorare, ti va di fare una passeggiata nel parco? Sai, per conoscerci meglio...-. Zayn cercò di sorridere, ma certamente gli uscì una smorfia nervosa.
Francine lo guardò sbalordita, non si aspettava questa proposta. Oggi Zayn era... strano.
Fece un sorrisino imbarazzato, mentre si aggiustava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Ehm...-. Non sapeva cosa dire. 
Il suo sguardo rimase incatenato a quello di Zayn. Il suo stomaco era in subbuglio, le bastava immergersi in quelle pozze scure.
Zayn si avvicinò di un paio di passi, e le allungò il braccio, con un sorriso.
-Se ti va-.
Francine guardo lui, il suo braccio, e poi di nuovo lui.
Il suo sorriso si aprì più che mai. -Ehm... Va bene, non vedo perché non potremmo-. 
Prese a braccetto Zayn. Ridettero tutti e due, imbarazzati.
-Questo sì, che è strano-. 
Francine stava per rispondere, ma non ebbe le parole per farlo. Era spensieratamente felice.
Si stava illudendo? Sicuramente sì. Ma tanto valeva rischiare, per una volta. 
E poi era stato Zayn a chiedere per primo, e non l'avrebbe mai fatto, standolo a sentire delle sue conquiste.
Si promise, che se il ragazzo avesse voluto solo portarsela a letto, lo avrebbe lasciato perdere. Non prima di un bel un calcio sui gioielli di famiglia.
Zayn la stava portando verso la cucina.
-Comunque, se vuoi potresti venirmi a dare un consiglio, veramente. Scusa se sono stato brusco prima-.
-Stai scherzando? Sono io che sono acida. Non preoccuparti, vengo volentieri-.
Zayn le sorrise, guardandola negli occhi.
-Lo sai, mi piacciono i tuoi gusti sul cibo-, le disse. 
Lei fece una smorfia, arricciando il naso, che fece sghignazzare Zayn.
-Hm, stai dicendo che mi piacciono i cibi che fai tu. Certo che mi piacciono. Cucini bene-, rispose.
-Grazie, mi sono fatto dire un bel complimento. Uno dei tanti-.
Francine fece uno sguardo scioccato a bocca aperta, ma divertita. Alzò gli occhi al cielo, e rise. 
Zayn ricambiò, appoggiando la mano sul braccio di lei mentre raggiungevano la cucina. 

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Capitolo 23
*** 22- Ha voluto baciare me ***


22- Ha voluto baciare me

Era il ventisei di maggio. 
Poteva essere che per tutto il mondo fosse una data come tutte le altre.
Ma per due famiglie, e ancor di più per due persone, era un giorno speciale, il più importante delle loro vite.
Niall si ritrovò a strusciarsi continuamente le mani sui pantaloni per il nervosismo, anche se le sarte lo avevano pregato in tutti i modi di non farlo.
Nessuno poteva immaginare quanto, seppur nervoso, era felice il ragazzo.
Niente avrebbe rovinato quel giorno, quando i suoi sogni di sposare la ragazza che amava si sarebbero avverati.
Lo sapeva che comunque quel giorno sarebbe arrivato, sapeva che quel matrimonio, in fondo, era un accordo tra gli Horan e i Peterson. 
Ma ormai aveva già da tempo rimosso il rancore per i suoi, perché avrebbe sposato Erin, la giovane donna da cui era rimasto folgorato da subito. 
Era quasi pronto, il suo completo lisciato e profumato in tutti i modi possibili.
Era pronto a prendersi le sue responsabilità di buon marito, amare la sua Erin come nessuno avesse mai fatto. 
Si promise, che non solo l'avrebbe amata a dismisura, ma anche che avrebbe garantito una vita felice per entrambi. 
Prima di uscire dalla sua camera, immaginò come Erin sarebbe stata vestita, la sua acconciatura, il suo profumo...
Sorrise solo al pensiero che tra lì a poche ore sarebbe stata la sua bellissima moglie.
Un'ultimo pensiero, quello di vari bambini biondi e castani, abbracciati a due giovani genitori, lo accompagnò fino alla carrozza, per andare in chiesa.

26 maggio 1890
Caro diario, 
Sono vestita in un abito che superava tutte le mie aspettative, con un acconciatura meravigliosa, con un trucco perfetto...
Mi sembra di essere in un sogno. Ma, per fortuna, questa è la realtà. La mia realtà.  
Forse è troppo tutto questo, forse è vero che sto sognando. Probabilmente non mi sono svegliata stamattina.
Sarà un'altra delle mie fantasie, che mi hanno tenuto compagnia durante il sonno per tre anni.
Invece, devo ammettere, che guardandomi allo specchio è veramente tutto vero.
Tra pochissime ore, Niall sarà mio marito. 
Il mio caro dolce Niall. 
Sarà giusto amare così tanto una persona? Amarla da pensare che la propria vita non sarebbe completa, se non ci fosse lui accanto a me? È normale?
Siccome tutti quelli che conosco, si sono sempre sposati a malincuore, con matrimoni combinati, non sapevo che l'amore esistesse davvero.
E sì, lo so, anche il mio dovrebbe essere un amore deciso da altri. Ma evidentemente la fortuna, per questa volta, ha voluto proprio baciare me.
Perché non avrei potuto chiedere un ragazzo migliore del mio futuro sposo.
Ho ritenuto sempre questo diario come un posto dove poter scrivere i miei pensieri, le mie esperienze giornaliere, le mie sensazioni... Ma sinceramente, cosa mi sei servito, diario, se c'era sempre Niall al mio fianco, con il quale potevo parlare ed esprimermi sempre, senza fingere di essere la perfetta signorina aristocratica?
Non sai quanto sono felice che Niall sia un ragazzo gentile e che mette tutti al primo posto, senza pensare allo stato sociale, al sesso, alla cultura è paese d'origine.
Molte volte siamo andati in centro città, e non è mai capitato che non salutasse un garzone, un mercante o una donna operaia, solo perché erano poveri.
A differenza di molti nostri parenti, è praticamente la maggioranza degli aristocratici, lui e Elizabeth, sono sempre stati abituati ad accettare e trattare con rispetto gli altri.
Lo ha dimostrato più volte Bobby, con Francine, con Zayn Malik, il cuoco, e con gli attori. 
È persino andato a fare visita alle loro famiglie, e il signor Tomlinson mi ha detto che era molto cordiale. 
Una cosa, però, il mio futuro suocero è indiscutibile. "I nobili sposano i nobili". Non so perché solo in questo contesto vada contro ai suoi pensieri.
Comunque sia, ho trovato cinque minuti liberi da sarti e parrucchieri per aggiornare il mio diario... 
Questo è il giorno più bello della mia vita, vorrei che fosse tutto perfetto. 
Ma più di tutto, quello che mi interessa è che Niall sarà mio, per sempre. E non potrei avere un lieto fine migliore.

   

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Capitolo 24
*** 23- Il mio angelo ***


23- Il mio angelo

La chiesa era gremita di persone. Elizabeth era in primo banco, come i suoi genitori. Dietro di loro, tutti i loro parenti aspettavano la sposa.
Intanto, Niall era in fondo alla navata, impaziente. 
La scorsa notte, come da tradizione, Erin non aveva dormito a casa Horan, ma nella sua casa dove aveva abitato da bambina.
Capitava spesso che la ragazza ritornava nella sua casa per qualche giorno, ma ormai, si riteneva che abitasse nel palazzo del suo futuro sposo.

Comunque, dormivano ufficialmente in camere diverse. Poi se qualche notte andavano in una camera o nell'altra insieme, era il loro segreto.

I genitori di Erin erano seduti sull'altro fila di banchi. Gli attori, erano nell'ultima dalla parte degli Horan, Liam e suo padre dietro Bobby, Maura ed Elizabeth.

Nei giorni precedenti avevano potuto informare i loro genitori sul matrimonio. Purtroppo i signori Styles e i genitori di Anna non erano potuti andare, ma la madre di Louis con le sue sorelline e i genitori di Johanna erano lì, dietro ai ragazzi.

Strano ma vero, ma Bobby Horan era realmente gentile con tutti, Niall aveva imparato da lui.
Una volta, Elizabeth non aveva  proprio colto il valore della cortesia. Esternamente, salutava e cercava di essere carina, ma dentro, si sentiva superiore, questa era la verità.

Ma da quando la sua vita era radicalmente cambiata, o meglio dire che sarebbe cambiata presto, i suoi pensieri erano cambiati. Si sentiva impotente, i suoi sentimenti l'avevano schiacciata.

Ma quel giorno non voleva pensarci troppo. Doveva essere felice per suo fratello, non piangersi sempre addosso. 

-Smettila. Dovresti solo ringraziare di essere qui-, sussurrò Anna a Harry, che continuava a sbuffare e a sbattere il piede sul pavimento.

-Anna, lo so. Ringrazierò per sempre questa famiglia.. Ma perché Erin deve essere così in ritardo?-.

Louis roteò gli occhi. Si girò verso sua madre.
La chiesa non era estremamente grande, ma si avvertiva l'atmosfera aristocratica.
Sorrise a sua madre, quando lei si accorse di lui. Era impegnata a tenere a bada le due gemelline.
-Falle smettere-, mimò con le labbra.

Sua madre con un sospiro gli fece un sorriso sconfitto. 
Louis rise leggermente, mentre sua madre riprese a divedere le bambine. Charlotte e erano vicine che stavano guardando la chiesa, osservando i vestiti decorati degli altri invitati.
Si erano messi la cosa più carina che avevano, ma niente in confronto allo sfarzo degli altri invitati.

Louis tornò a guardare avanti. Nel girarsi, i suoi occhi incontrarono quelli di Elizabeth.
Lei non era girata per caso, sperava di scorgere il bel viso di Louis, prima di stare sempre girata durante tutta la cerimonia.

Appena lei la guardò, si voltò velocemente verso avanti, con lo sguardo ai suoi piedi.
Ma benché voleva farsi ancora più male, si girò lentamente di nuovo. Lui la stava ancora guardando.
Era troppo bella per quel giorno di festa, per riuscire a togliere lo sguardo subito.

All'improvviso, l'organo partì con la sua musica soave.
Erin entrò con il suo abito bianco, camminando lentamente, Niall si illuminò guardandola entrare raggiante. 

La porta della chiesa era ancora aperta, e la luce che proveniva da fuori la illuminava da dietro.
"il mio angelo", pensò Niall.

Quando arrivò all'altare, i due si sorrisero emozionati.
I loro parenti, li guarirono con orgoglio, ma anche con amore. Avevano ben capito ormai, quanto affetto li legava, quanto era forte il loro amore.

Un caso fortunato tra molti matrimoni combinati.

Elizabeth guardò assorta la cerimonia. Era molto felice per Niall ed Erin.

Ma purtroppo, seppur cercando di respingere quel pensiero, immaginava il suo matrimonio, 
quando avrebbe sposato Liam. Quando la sua nuova vita sarebbe cominciata. La sua vita da moglie, supportando suo marito nelle decisioni e allevando i loro figli.

"Non di nuovo, non ora", pensò cercando di controllarsi, quando si accorse che aveva gli occhi lucidi. Poteva passare per commozione per il matrimonio, ma dentro di sé non faceva altro che pensare a quando ci sarebbe stata lei su quell'altare. 
Pensava alle sue mattine future, quando si sarebbe svegliata accanto ad un uomo che non amava.
La sua prima volta, l'esperienza più importante per una donna, non l'avrebbe mai passata con il ragazzo giusto. 

E lei sapeva bene, con chi sognava di passare quella notte.

-Niall James Horan, vuole prendere come sposa Erin Louise Peterson?-.
-Lo voglio-, rispose Niall al parroco con un sorriso.
-E lei, Erin Louise Peterson...-.

Erano così belli insieme. Il cuore di Elizabeth poteva scoppiare per l'affetto per Niall ed Erin. Lei era sempre stata come una sorella maggiore.
Il cuore degli sposi, invece, stava esplodendo d'amore verso l'altro.

-... E ora, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa-. 

Erin e Niall si diedero un bacio casto, ma che esprimeva l'amore dolce e sincero che li legava. Sinceramente, da marito e moglie non si sentivano molto diversi. Nel loro cuore, erano già più uniti che mai. 

La cerimonia finì, e si ritrovarono tutti fuori dalla chiesa per fare gli auguri ai due novelli sposi.

LOUIS'Pov
Dopo aver fatto gli auguri a Niall ed Erin, ritornammo subito a casa Horan per festeggiare il matrimonio. La famiglia di Erin era arrivata dei giorni prima dalla loro città, che non avevo ancora capito quale fosse. 

Prima della cerimonia, ero andato a prendere le mie sorelle e mia madre. Ovviamente, il signor Horan insisté per farci arrivare in chiesa con una carrozza per far risparmiare un bel po' di strada a piedi. Quindi, appena finito di prepararmi, il cocchiere mi ha scortato fino a casa mia, per poi recuperare mia mamma e le mie quattro pulci.

Non avevo ancora visto Liam e il signor Payne, se non scorti a malapena in chiesa, dove erano seduti nei primi banchi.

Raggiungemmo il giardino della casa, che era pronto da quella mattina con tavoli di vivande e decorazioni floreali bianchi e blu.

Scorsi Harry qualche tavolo più in là, che stava parlando con Anna e Johanna. 
-Vado un attimo dai ragazzi-, dissi a mia madre, mentre le mie sorelle guardavano incuriosite il cibo e il giardino. 

-Certo, fai pure. Noi vedremo cosa fare qui-, mi rispose ironica, guardando i colmi piatti di prelibatezze che solo potevamo sognarci a casa nostra.

-Louis, ma è bello il castello?-.
-Il cibo? I domestici? Dai dicci qualcosa!-.
Daisy e Phoebe Cominciarono a farmi domande a ripetizione. 

Scossi la testa.
-Mi avete sentito? Vado un minuto da Harry e le ragazze e dopo sono tutto vostro, va bene?-. Feci un sorriso, quello che le sapeva far incantare.
-Va bene-, sospirò Daisy.
Mi voltai, e feci qualche passo in direzione dei tre. Superai alcuni servitori che ebbi avuto l'occasione di conoscere in quelle settimane, e salutai cordialmente.

Improvvisamente, sentii un forte rumore di vetri rotti. 

Mi voltai, mia mamma era vicino ad un tavolo, dove erano posti bicchieri di vino bianco.
Il suo era caduto per terra. Mia madre aveva il volto pallido, come se avesse visto un fantasma.

-Mamma!-. La raggiunsi in pochi passi. La aiutai a raccogliere i pezzi al suolo in silenzio. Lei intanto si scusava con camerieri e ospiti per la brutta figura, e rifiatò cordialmente l'aiuto di un cameriere.

-Cos'è successo?-, le sussurrai mentre ci allontaniamo dalla zona dei tavoli del buffet.
-Non lo so... Forse... Un..-.
-Ancora con gli incubi, mamma?-. Le succedeva spesso. Alcune volte si svegliava in preda al panico durante la notte. Non abbe mai voluto dire il motivo, forse perché eravamo troppo piccoli o perché non voleva farci preoccupare.

-Cosa? Ma no, è... Non so cosa sia stato, forse un calo di zuccheri-, mi rispose vaga. Cercava di non darci importanza, come se volesse sviare il discorso.

-Va bene-, esitai, -dove sono le ragazze?-. Da quando mi ero allontanato per cercare Harry, le avevo perse d'occhio, e con mia mamma non c'erano.

-Sono a perlustrare il giardino. Louis, hai vissuto veramente qui? Sembra una fiaba!-.
Sorrisi. -Sì, è stato veramente bellissimo: tanto lusso, vestiti puliti ogni giorno, mangiare a sazietà. È la vita che vorrei per noi mamma-. 

Abbassai la voce triste. Avrei veramente voluto che la mia famiglia non fosse nella condizione nella quale era ora. Speravo che in un futuro avrei cambiato le cose. 
Mia madre mi accarezzò il viso con fare materno. Non seppi il motivo, ma la sua voce si fece carica di sentimento.
-Louis, non potrei volere di più dalla vita di quanto abbia ora-.



Buon salve! Questo avviso non lo vedrà nessuno, quindi perlomeno spero di non disturbare i pochi che leggono questa robetta. Cercherò di andare avanti con questa storia al meglio possibile e con il minor tempo possibile, ma purtroppo l'ispirazione mi sta finendo per questa fanfiction. Mi sono accorta che, soprattutto nei primi capitoli, non è molto bella. Lo so, è la prima che scrivo ed è abbastanza una feccia delle fanfiction, ma vabbè. Sono abbastanza fiera dopotutto, è una cosa mia che ho fatto io, ma quando non hai tante convinzioni è difficile mandarla avanti, perché penso soprattutto ai miei progetti futuri. Comunque, grazie per chi sta leggendo, spero che in futuro sarò più determinata❤️ 

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Capitolo 25
*** 24- Lo sai che non lo ammetterò mai ***


24- Lo sai che non lo ammetterò mai

-Ehy mamma. Dai, ci guardano tutti-. 
Mia madre mi aveva abbracciato. Cosa che mi faceva sempre piacere, ma esprimere così calorosamente l'affetto per me in un ambiente così, mi sembrava fuori luogo.

-Scusa Louis-. Lei si staccò da me, sempre con uno sguardo strano. Era ovvio che mi stava nascondendo qualcosa. -Ormai non sei più il mio bambino, mi devo abituare a non abbracciarti in pubblico-, disse.

-Non è quello, lo sai. Ma non mi sembra il posto adatto. E poi, hai visto quanto sono fredde le persone qui?-, chiesi con un sorriso, cercando di alleviare la situazione.
Mia madre sorrise, guardandosi intorno. -Già... Te l'avevo detto, no? Mai fidarsi di questa gente-, disse, però seriamente.
La guardai cercando spiegazioni, ma lei scosse la testa, come se non importasse nulla.

-Vediamo cosa fann...-, mia madre stava parlando, quando i genitori di Johanna arrivarono vicino a noi. -Oh, eccovi qui. Scusate se mi sono allontanata, ma le bambine mi pregavano di andare a vedere il cibo-, disse mia mamma a Taylor e Jessica, rispettivamente il padre e la madre di Johanna.

Quando mia madre si allontanò continuando a parlare con loro, mi ritrovai solo. Ero in imbarazzo, non sapevo cosa fare, immerso in quello atmosfera così aristocratica. I camerieri, di cui conoscevo il nome di molti ormai, camminavano veloci per offrire cibo e bevande. Bobby e il signor Payne stavano parlando sorridenti con i genitori di Erin poco lontano da me. 

Notai Francine che girava per il giardino, sembrava che stesse cercando qualcuno. 
Realizzai che da lì a pochi giorni sarei tornato alla mia vita normale, lottando ogni giorno per sfamare la mia famiglia. Mi ero quasi abituato a ricevere tutto e subito quello che volevo.

D'un tratto, Elizabeth sbucò alla a mia destra, al tavolo accanto, per prendere un cubetto di formaggio.
"Non tutto quello che voglio", pensai rabbuiandomi. 

Quando mi vide, quasi si strozzò con il pezzo di formaggio che aveva messo in bocca. 
Io risi leggermente, mentre mi avvicinavo cauto. Sapevo che mi stavo auto infliggendo una ferita al cuore, ma il mio carattere era sempre stato troppo istintivo. 

Lei mi guardò imbarazzata. -Non ti avevo visto-, si spiegò.
Io la guardai con gentilezza. -È stata piuttosto buffa, a dire il vero, signorina-, dissi con tono regale.
Lei rise, quella risata che amavo tanto. 

-Ma passerò oltre-, conclusi con voce normale, con un sorriso. 
Lei guardò per terra, nascondendo una risata come solo le donne nobili sapevano fare.

-Non ringrazierò mai abbastanza i tuoi genitori dell'accoglienza-, dissi. 
Lei sbuffò leggermente, guardandomi divertita. -Ormai ci avete ringraziato così tante volte!-.

Io feci un sorriso. Nessuno dei due continuò il discorso, ci guardammo solo negli occhi. Dal mio sguardo, probabilmente si poteva intuire a quanto tenessi a lei. 

-Fra poco tornerete a casa-, sussurrò. 
Io mi guardai intorno, per poi riportare a lei tutta la mia attenzione. Solo a me parevano che le sue parole fossero cariche di tristezza?
-Sicuramente non vorrei, ma avete fatto molto per noi. E poi...-, con la coda dell'occhio guardai Liam e Geoff, -avete le vostre vite da portare avanti-. 

Lei si rabbuiò. Non volevo farle questo effetto, in realtà volevo solo che fosse felice. 
-È il prezzo da pagare crescendo, no?-. Mi guardò amareggiata. Poi fece un sospiro chiudendo gli occhi, per riprendere a parlare. -Per... Per tutta la vita ho sognato di avere un vita da principessa, sai come sono le bambine. Volevo solo crescere per avere il matrimonio dei miei sogni, con il ragazzo che amo, avere una famiglia da accudire con il cuore. Quando a mio fratello gli hanno presentato Erin, ero troppo ingenua per pensare che mi sarebbe capitata la stessa sorte-. 

-Non voglio che pensi a cose brutte, oggi. È un giorno di festa-.
Lei fece un sorriso triste. -Non c'è giorno che non ci pensi, non fa molta differenza. Tanto nessuno se ne accorge, a nessuno importa. Beh, solo a Francine-.

-A me importa-, sbottai subito. -A me... Importa di te. Molto di più di quanto voglia ammettere-. 

Abbassai il capo. -Io per tutta la vita ho sognato di vivere senza il fiato sul collo, senza vedere mia madre cercare di guadagnare qualcosa per sfamarci. L'uomo che frequentava non era molto d'aiuto, in effetti-, dissi d'un fiato. -Scusa, come sempre ti stresso con i miei problemi-.

Scosse con forza la testa. -Scherzi? Mi interessa... Di te-. 

Ci guardammo per un secondo di troppo, tutte le emozioni nei nostri occhi. 

-Elizabeth... Non è la situazione adatta, né il luogo, e, diamine, tu sei promessa ad un altro ma...-. 

Mi fermai subito, non mi ero neanche accorto che avevo cominciato a parlare. Era solo che il suo sguardo mi trapassò l'anima. Era così bella, anche se molto triste.

Lei chiuse gli occhi. -Continua, per favore-.
-Elizabeth, io penso di...-.

-Elizabeth! Ecco dov'eri! Signor Tomlinson-.
Sembrava impossibile, ma sua madre comparì all'improvviso. Elizabeth sembrava scossa, ma cerco subito di ricomporsi.

-Madre, stavo cercando qualcosa da mangiare, ho trovato Louis e mi sono fermata un secondo a conversare con lui-.

Lei ci guardò sorridente. Era molto felice quel giorno, il suo primogenito si era appena sposato, era logico.

-Comunque sia, adesso inizia il pranzo. Volete accomodarvi dentro? Ah, Elizabeth, ti ho tenuto il posto vicino a Liam-.

Lei fece un sorriso, ma solo io potevo capire quanto falso fosse.
-Arrivo-, rispose solamente. 

Io guardai Maura e le dissi che sarei venuto anch'io. Poi incominciai ad avviarmi nel salone per pranzare, con Elizabeth al mio fianco. Ci sfiorammo involontariamente le dita della mano, ma fu come se una scarica elettrica ci avesse investito. 

Ormai mi ero quasi abituato ai sentimenti che questa ragazza mi suscitava.




-Si sono seduti tutti!-, intanto, Francine arrivò in cucina allegra. Si diresse al bancone dove Zayn stava decorando i piatti.

-E anche tu dovresti essere seduta, no?-, disse lui scherzoso. -Così non intralci qua-.

Lei fece una smorfia offesa, ma sapeva che lui stava solo scherzando.
-Ehy! Cosa fareste senza di me che vi vengo ad avvisare ogni volta?-.
Zayn rise, finendo di sistemare le ultime foglie di lattuga. -Non faremmo niente senza la grande Francine, mi sembra ovvio-.

-Ecco, visto?-. 

Guardò i piatti, sembravano deliziosi. -Pollo?-, chiese osservando la composizione del piatto molto curata.

Zayn annuì, e fece un cenno di portare in tavola il cibo. Quando la maggior parte dei camerieri uscì, si rivolse a lei, aprendo le braccia.

-Tutto per te-. Francine rise, avvicinandosi a lui. 
-O almeno fino a quando finiscono l'antipasto, poi dovrò fare i primi, i secondi...-.
Francine si avvicinò sempre di più, facendo boccheggiare il ragazzo. 

Non gli sembrava possibile, quanto Francine gli fosse entrata nel cuore. Durante quei giorni, era scappato un bacio, ma molto fugace e imbarazzato. Adesso tutti e due sapevano cosa volevano.

-Vieni-. Zayn prese per mano la ragazza, per portarla fuori dalla cucina, entrando nel magazzino della farina.
Francine storse il naso divertita. -Uh, molto romantico-. 

Zayn scosse la testa, avvicinando la sua testa a quella della ragazza di fronte a lui. La prese per la nuca, facendo strofinare i loro nasi. 

-Stai zitta, per una volta-, le sussurrò sulle labbra.
Lei sorrise nervosa. -A te piace la mia impertinenza, ammettilo-.
-Lo sai che non lo ammetterò mai-.

Fece scontrare leggermente le loro labbra. 

-Lo sai che l'hai appena fatto?-. Anche Francine adesso partecipava a quel toccarsi continuo delle labbra. Unì le mani nei capelli di Zayn, tirandoli leggermente. A lui gli scappò un piccolo gemito.

-Mi vendicherò la prossima volta-, concluse sussurrando. 

La baciò ardentemente, fiondandosi sulla sua bocca. Bramava quelle labbra da molto tempo, ormai, e quel bacetto in precedenza non era niente in confronto ai suoi pensieri su di lei.

Le loro bocche si volevano, le loro lingue bramose l'uno dell'altra. Oltre ai respiri affannosi, si poteva percepire il battito dei loro cuori. 

Quando si staccarono per riprendere fiato, si guardarono negli occhi.
-Spero che ti vendicherai più spesso, allora-, disse lei. 

Zayn fece un sorriso amorevole. Voleva troppo bene a quella ragazza, è sicuramente stava crescendo in lui un sentimento molto più forte. 
Dal canto suo, Francine non avrebbe potuto aspettarsi un bacio più bello. Era stato perfetto, con il ragazzo perfetto. 

-Puoi starne certa, questo magazzino sarà stufo di noi-. 
Risero entrambi, ancora con i nasi vicini.

-Sarà meglio che torni di là, devo cominciare a preparare i primi-, disse Zayn, staccandosi malvolentieri da lei.

Francine roteò gli occhi al cielo, ma poi annuì. 
Con coraggio, dovuto all'adrenalina del bacio, si sporse verso il ragazzo per baciarlo un'altra volta, questa volta molto lentamente, fu un bacio molto più dolce.
-Andiamo-, disse quando si staccò.

Percorsero il corto corridoio insieme, con una leggera nota di imbarazzo. Con un ultimo sguardo carico di emozioni, si divisero all'entrata della cucina. 

Francine aveva le guance che le facevano male, per quanto il suo sorriso era grande. Sperò che le costole avrebbero trattenuto il suo cuore in fermento, perché sembrava che a momenti potesse esplodere nel suo petto.

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Capitolo 26
*** 25- Come pensavo ***


25- Come pensavo


-Ecco a voi, signore-. Il cameriere si abbassò su Louis per offrirgli il piatto di antipasti. Louis ringraziò. Il tavolo con i quattro ragazzi e i genitori era leggermente più in disparte degli altri. Ma come biasimarli, le altre persone presenti erano ben più conosciute e con legami maggiori. 

Il ragazzo osservava la sala grande e sfarzosa, ancora di più per l'occasione. Il suo sguardo schizzò per l'ennesima volta su Elizabeth, e si incupì. Non riusciva proprio a essere indifferente di fronte alla faccia sofferente di Elizabeth. 

Che cosa aveva fatto poco prima? Le aveva quasi rivelato tutto quello che provava, lì, assolutamente non nel momento adatto. Alcune volte si comportava come un pazzo.

-Louis, vieni con me-, esclamò improvvisamente Harry, spingendo la sedia per alzarsi e appoggiando il tovagliolo, che aveva sulle gambe, sul tavolo. Diede un piccolo scossone a Louis per risvegliarlo dai suoi pensieri.

-Harry, non mi sembra il momento. Ci hanno appena servito gli ant...-.
-Vieni-, insisté il riccio.
I due uscirono in silenzio. Comunque, la gente era un continuo via vai tra la sala è il giardino, dove ancora rimanevano i tavoli imbanditi. Si fermarono appena fuori dal portone che conduceva fuori. 

Harry si bloccò, guardando Louis. Incrociò le braccia al petto. -Spiegami perché hai quella faccia, per favore-.
L'altro ragazzo fece un sospiro rumoroso. Alzando gli occhi al cielo, parlò. -Che cosa vuoi che ti dica?-.
-Che cosa voglio che tu mi dica? Sul serio? Louis, sei il mio più caro amico, e vederti con questa faccia da funerale, che peggiora ogni giorno, mi dispiace troppo-.

Harry osservava i comportamenti di Louis, che con il passare dei giorni si erano fatti sempre più meccanici e pensierosi. 
Solo poche settimane prima di incontrare Elizabeth, perché era ovvio che era lei la causa principale del suo atteggiamento, era un ragazzo spensierato e felice. Amava la vita come veniva, senza pensare troppo.
Harry posò una mano sulla sua spalla con fare fraterno. -Vorrei tanto aiutarti, vorrei tanto cambiare questa situazione-, gli disse provando a fare un piccolo sorriso. Louis alzò gli occhi, prestandogli più attenzione. 

Poi sbottò. 
-Secondo te questa "situazione"si può combattere? L'amore si può spegnere da un giorno all'altro, come una candela? Non credi che ci stia provando a non pensare a lei? Ma non ci riesco. Vorrei che non dovesse soffrire così tanto. Non importa di quello che provo io, voglio solo che sia felice-. Vendendo che Harry stava zitto, assorbendo le sue parole, continuò. -Se ti chiedessi di non pensare costantemente a Johanna, lo faresti? Di dimenticare il profondo affetto che provi per lei, questo sì?-. 

Il suo discorso era carico di tristezza. Sapeva che la risposta sarebbe stata certamente negativa, ma Harry non l'avrebbe mai capito fino in fondo. Tra lui e Johanna stava nascendo un rapporto pieno di sincerità, complicità e, stando ai discorsi del suo amico, anche amore. Per lui, Johanna stava diventando veramente importante, ancora di più di quanto non fosse stata prima.

Era Louis il problema. Era lui che si era innamorato di una ragazza nobile, promessa sposa di un ragazzo del suo stesso ceto sociale, ovviamente. 

Harry lasciò scivolare la sua mano dalla spalla di Louis. Non aveva ancora risposto a Louis, ma il ragazzo intuiva la risposta. 
-Come pensavo-, disse Louis con voce sommessa.

-Vorrei tanto che fosse più semplice-, sussurrò Harry. 
Louis fece un sorriso triste. -Non sai quanto lo vorrei io-. 

Dopo un sospiro di Harry, il ragazzo volle provare a rianimare l'atmosfera. -Forse è meglio ritornare dentro, dobbiamo goderci questi ultimi pasti da aristocratici-. 
Louis guardò il salone, dove tutti stavano mangiando spensierati. 
-Vai tu, io arrivo tra un minuto-. 

Il sorriso di Harry si spense.
-Non è niente, voglio solo rimanere un secondo a prendere un po' d'aria prima di mangiare-, continuò.

Johanna fece di colpo capolino. I due la guardarono sorpresi, era saltata fuori in un secondo.
-Ehy, dove eravate finiti? Mi sono girata ed eravate spariti-. Lei sorrise a Harry. 

Louis non poté non felicitarsi per i suoi colleghi, che finalmente avevano capito cosa veramente provavano l'uno per l'altra. Un colpo al petto gli ricordò che lui quello sguardo non lo avrebbe mai ottenuto. 

-Siamo solo usciti per... parlare. Tanto non ti interessano i nostri discorsi, no?-, Harry ricambiò il suo sorriso. Lei gli fece la linguaccia. 
-Dipende, se parlavate di con chi avevate passato la notte, certo che non mi interessava-. Lei fece una smorfia con il naso, che Harry trovo dolcissima. Il ragazzo fece un risolino.
-Bene, fortunatamente non ascolterai più questi discorsi. Andiamo dentro-. 

Harry e Johanna entrarono, mentre Louis gli osservava. 
Guardò il grande giardino della villa, per assaporare quegli ultimi giorni in quel posto. Sarebbe tornato alla sua vecchia vita, fatta di sacrifici. Con un piccolo dettaglio: il suo cuore non era quello di prima. 

Giusto prima di rientrare, Louis notò Liam che si avviava ai tavoli dall'altra parte del giardino. Girandosi, anche Liam lo vide. Rimasero alcuni secondi a fissarsi. 

Inaspettatamente, Louis si ritrovò a camminare nella sua direzione. 

Liam sembrava a disagio nel vederselo arrivare. Non si aspettava di dover parlare con quel ragazzo che lo inquietava tanto. Già, un conte preoccupato di un povero attore, Liam non faceva altro che arrabbiarsi con sé stesso. O forse non era inquietudine, forse era solo ammirazione. 

Quel ragazzo, tanto solare e con il sorriso sulle labbra, era tutto quello che avrebbe voluto essere. E forse lo era, se non si nascondesse nella sua facciata da timido pasticcione.
Diamine, doveva diventare il conte di Wolverhampton. 

-Salve-, disse piano quando Louis si fermò da vanti a lui. 
-Chiariamo subito una cosa-. Con che coraggio Louis si permetteva di parlare a un nobile? Ma non ci vedeva più, doveva assicurarsi di una cosa, la più importante. Perciò continuò.

-Lei non mi piace particolarmente, anche se so perfettamente che anche lei non c'entra in questa storia-. 
Liam si guardò intorno. Stava parlando proprio a lui? Cosa aveva fatto questa volta? -Mi scusi?-, chiese. 
Louis procedette con il suo discorso. I suoi giorni in quella enorme casa stavano finendo, e doveva assolutamente dirglielo.
Abbassò il tono, realizzando quello che aveva appena fatto. Non poteva rivolgersi così.

-Voglio solo... che si comporti il meglio che può con Elizabeth. Me lo prometta, non faccia domande-.

Liam lo guardò spalancando gli occhi. Non si aspettava di certo una richiesta del genere. 
-Io... non potrei fare altrimenti. È una ragazza molto gentile e dolce-. Il ragazzo continuava a guardare l'attore con sguardo confuso.
Louis sospirò e abbassò lo sguardo. -Bene, me lo prometta. Voglio... che sia felice-. 

-Le posso chiedere cos...-.
-Meglio di no, mi scusi. Spero che non prenda questa mia richiesta troppo intima per lei e la sua futura sposa-. 
Louis se ne andò così, senza aggiungere altro. 

Liam voleva spiegazioni, ma Louis si era già girato. Liam tornò dentro pensieroso. Forse non si doveva preoccupare così tanto per una domanda, ma sembrava che la sua richiesta era intrisa di un significato ulteriore. 

Mentre si sedette al suo tavolo, si ritrovò a guardare Louis, che era vicino a sua madre. Lei lo stava fissando. 




*Quando la scuola ti sfianca e non hai voglia di fare niente* 😔


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Capitolo 27
*** 26- Fai il gentiluomo per una volta ***


26- Fai il gentiluomo per una volta

-Niall! È ora delle danze-. Erin aveva finito di mangiare dal ricco banchetto. Niall stava addentando la sua coscia di pollo, quindi la ragazza lo trovò che ne stava addentando un boccone. 

Aveva la bocca leggermente unta, ma era una scena che le fece venire da ridere. -Tesoro, pulisciti. Bisogna andare-. 

Niall si strofinò gli angoli delle labbra con un tovagliolo, imbarazzato. Per fortuna nessuno sembrava badarci, perché a poco a poco tutti si alzarono per dirigersi in un altra sala per proseguire la festa con i balli. 

I due neo sposi si fermarono al centro della stanza, aspettando che l'orchestra partisse. La musica iniziò dopo pochi secondi, e i due cominciarono a ballare lentamente. Gradualmente, le coppie presenti al matrimonio gli circondarono per cominciare a ballare un lento. 

Erin si guardò intorno, notando i suoi genitori a pochi metri da loro. Sua madre le sorrise, e lei ricambiò. 

-Siamo sposati adesso, eh?-, chiese Niall sussurrando: la sala era abbastanza silenziosa.
Erin fece un risolino. -A quanto pare-.
Niall si unì alla sua piccola risata, ma poi si fece più serio. -Ti amo veramente, Erin-.
-Anche io, tanto-, rispose subito lei, con tanto sentimento nella sua voce.

Niall la baciò delicatamente sulle labbra per consolidare quanto aveva appena detto.
Niall la vide sospirare di gioia... O di dolore.

-Erin, stai male?-. 
Lei fece un piccolo gesto con la mano, staccandola per un momento da quella di Niall. -No no, sto benissimo. È solo...-. Erin si morse un labbro, abbassando gli occhi.
Niall la esortò a continuare con lo sguardo, adesso un po' preoccupato. 

-Ehm...-, se possibile, Erin abbassò ancora di più la voce, -è che questo corsetto è troppo stretto-.

Erin si guardò intorno che nessuno l'avesse sentita, mentre Niall si mise a ridere, cercando di non fare troppo rumore. 
Lo sposo si accorse che aveva tenuto la fronte corrucciata per tutto il tempo, e si rilassò. -Pensavo che fosse qualcosa di molto brutto-.

Erin lo guardò imbarazzata. - È terribile invece. Non riesco a respirare da questa mattina-.
-Ma tesoro, non potevi fartelo restringere?-.

La sua sposa gli fece una smorfia. -Era troppo tardi. Non hai idea di quanto tempo ci voglia per infilare un vestito-. 
Niall sorrise divertito.

Nel frattempo la musica stava finendo. La ragazza gli si avvicinò, sussurrando al suo orecchio. 

-Stanotte potrò respirare. Tanto non mi servirà il corsetto, giusto?-. Erin si allontanò lentamente dall'orecchio di Niall, dopo avendogli lasciato un bacetto veloce sullo zigomo.

Niall era immobile, ma la sua mente viaggiavano mille fantasie per quella notte. Prima che l'orchestra si fermasse, Niall le parlò sommessamente. -Penso proprio di no. Spero che togliere questo corsetto non sia difficile come metterlo. In tal caso troverò altri metodi-. 

Erin sorrise. Niall la prese a braccetto, portandola fuori dal cerchio formatosi intorno a loro. 


Louis' POV
Elizabeth sedeva in una sedia, osservando suo fratello ed Erin ballare. Mi trattenni dall'andare da lei, prenderla tra le braccia, e chiederle di fare un lento con me, mano nella mano. 
Mia madre era di fianco a me, con una strana faccia. Sperai che non fosse niente di grave. 
Ma forse non aveva digerito il pranzo, non era per niente abituata a mangiare un pasto così abbondante. 

Le mie sorelline erano con noi, che guardavano con occhi spalancati la sala e i presenti che danzavano. 

La musica finì, e Niall ed Erin uscirono dal cerchio che vi si era formato attorno, per andare dove era seduta Elizabeth. 

Non riuscivo a sentire cosa si dissero, ma dopo pochi minuti Elizabeth si alzò, e andò al centro della sala con Erin. 
L'orchestra attaccò una melodia più movimentata, così che gli invitati, quasi tutti ancora a coppie, ballassero con più allegria.

-Louis, noi andiamo a ballare, questa ci piace!-. Johanna mi trapanò l'orecchio destro per dirmi quelle parole, sovrastando il chiacchiericcio che si stava formando più forte, e la musica. 
Harry la guardava adorante. Lei gli fece un sorriso. 

-Va bene, io sto qui-.
-Anna è sola. Dai, balla con lei. Fai il gentiluomo per una volta-, mi cercò di persuadere la mia amica.
A vedere la faccia di Anna, la quale mi pregò con gli occhi di non ballare, feci una risatina. -Mi sa che per questa volta passiamo. Voi andate a divertirvi-, risposi io alla coppia felice.
Loro non se lo fecero ripetere due volte. 

Non seppi come, ma appena mi girai mi ritrovai Niall di fianco, che guardava con profondo amore Erin. La ragazza stava ballando con Elizabeth. Erano bellissime. 

-Signor Tomlinson-, Niall mi iniziò a dire, -si sta divertendo?-.

Adesso era ritornato il gentiluomo nobile distaccato, non il ragazzo che ballava con Erin pochi momenti fa. O il ragazzo con cui parlavano tutti, tranne il sottoscritto. Con me non era mai stato molto amichevole. Anche lui stava guardando le due ragazze. 

-Certo signore, lo sa che non vi ringrazieremo abbastanza per quello che avete fatto. Abbiamo potuto scappare dalla realtà per qualche settimana-. 

Continuai a guardare dritto davanti a sé. Per la prima volta, sentii nostalgia per quel posto. Non ero proprio felice di tornare a vivere con la coscienza di non essere mai abbastanza, di lottare con il corso degli eventi.
Sentii sospirare Niall, e mi girai cautamente verso di lui.

-Se ha... Se ha problemi con qualcosa, non aspetti a contattarci. Sarei più che felice di aiutare le vostre famiglie-, disse Niall, anche lui voltandosi verso di me. 

-Sarebbe troppo. Già ci sentiamo fortunati-.
Niall sorrise. -Sicuramente non ci manca niente. Mi occuperò io stesso che le vostre famiglie vivano dignitosamente-.
Riportai lo sguardo sulle due ragazze davanti a loro. Elizabeth sembrava felice, a ballare con sua cognata.

-Un'ultima cosa...-, Niall continuò.
Mi girai subito. 
-Io...-, Niall sembrava cercare le parole giuste.
-Lei...?-, provai io a incitarlo.
Lui fece un colpo di tosse, ma la musica finì.

Erin si avvicinò a noi, con dietro Elizabeth. Niall mi guardò con un'occhiata spiacente, non aveva avuto il tempo di finire la frase. Ero curioso di che cosa avrebbe detto.

-Niall..-, propose Erin offrendogli la mano, chiedendogli silenziosamente di ballare. 
I due andarono al centro della sala, continuando a danzare con parenti e amici.

Elizabeth, dopo che Erin se ne andò con suo marito, stette per un secondo davanti a me con il capo abbassato. Lo spiraglio di felicità che trasmetteva con Erin poco prima, sembrò essere sparito. 

-Elizabeth...-, sussurrai io per farla guardare me.
-No... Non... Stammi lontano, per favore-, mi disse lei di colpo. 

Rimasi basito. Non mi aspettavo una risposta del genere, e non seppi cosa provai in quel momento, ma sapevo di certo che non era bello. Per niente. 

Lei se ne andò con uno sguardo di scuse. Aveva gli occhi fissi su di me mentre cominciava a indietreggiare. La continuai a guardare con sguardo deluso e confuso.
Ma, in effetti, era giusto così, io me ne sarei andato via da lì presto. 

Realizzai. Volevo andare via al più presto.



Quella sera, dopo la festa, i due neo sposi poterono andare finalmente nella loro camera da letto.
Una volta entrati, si guardarono attentamente negli occhi.

-Allora, signora Horan-, cominciò Niall. Erin sorrise. -Quel corsetto si è per caso allargato o c'è bisogno di man forte per toglierlo?-.

Gli sguardi si fecero intensi. Erin lo guardò con profonda lussuria.
Senza dire niente, si avvicinò ulteriormente a lui. Armeggiò con i bottini della sua giacca quando gli arrivò davanti.

-Presumo che lo scopriremo tra poco-, concluse Niall sommessamente. 
Si diedero un bacio profondo, ricco di amore e passione.

-Hm Hm-, mormorò Erin tra un bacio e l'altro. 

Niall prese di peso la ragazza, lanciandola sul letto, prima di strusciare verso di lei e continuandola a baciare. 

Fu una notte magica, con due ragazzi che si amavano profondamente. E lo esprimevano nel miglior modo possibile.

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Capitolo 28
*** 27- È per me, non è così? ***


27- È per me, non è così?

"27 maggio 1890
Caro diario, 
Ieri è stata una giornata bellissima. La dolcezza del sentimento tra mio fratello ed Erin fa quasi commuovere. Tutti dovrebbero avere l'onore di provare un piacere così profondo e puro nell'amare un'altra persona. 

Tutti, tranne me. Mi sento in colpa, e sporca, ad amare un ragazzo che non sarà il mio futuro marito. Non ho fatto niente di male, questo è certo, ma i sogni che mi tormentano la mente, ogni notte, mi fanno pensare che ho una mente malata.

Come posso desiderare così ardentemente un uomo? Se questo è l'amore vero, quello appassionato e autentico, allora posso dire con sincerità che non mi piace. Lo detesto. 

Non potrò continuare per tutta la vita ad avere rimpianti, a pensare continuamente a come sarebbe stata la mia vita se avessi sposato l'uomo che amo. 

Che poi, amo veramente Louis? 

È successo tutto così in fretta. A pensare che poco più di un mese fa ero una ragazza spensierata senza un minimo problema, felice e.. Anche un po' bisbetica e arrogante. 

Ci sono persone che soffrono davvero là fuori. E non riesco a non pentirmi di essere stata un tempo così egoista. Odio me stessa. 

Non voglio amare né voler bene a nessuno. Non voglio essere dipendente dai sentimenti per le persone che mi stanno a cuore. 
Ti rendono solo debole e fragile."



Elizabeth, una volta messo via il proprio diario, si concesse un bagno caldo. Nella vasca si ritrovò a pensare e pensare a svariate cose. 
L'effetto dei profumi e vapori caldi non la aiutarono a fermare il suo cervello. 

Si mise il primo abito del guardaroba che vide. Voleva uscire senza collane o altri gioielli, ma poi si ritrovò a rovistare uno dei suoi cofanetti.
Decise per una collana di perle, alternate tra piccole, medie, e grandi. 

Le ricordava sua nonna, venuta a mancare anni fa. Le voleva molto bene, ma purtroppo per la sua malattia non c'era stato niente da fare. 

Sentì bussare piano la porta, con pochi tocchi. 

Si girò verso essa, ancora con la collana in mano. Non si aspettava minimante la persona che comparse quando la aprì. 

-Buongiorno Elizabeth-. Louis era di fronte a lei, con lo sguardo sconfitto. C'aveva pensato tutta la notte, ed era convinto della sua decisione. 

-Louis-, sussurrò Elizabeth confusa. Perché era lì, invece che aspettarla a colazione?
Elizabeth lo fece entrare in camera, aprendogli di più la porta. Louis entrò titubante.

La ragazza si ritrovò a fissargli la schiena, mentre camminava titubante verso il centro della stanza. Poi si girò, con un sorriso incerto.

-Perché sei qui?-, disse osservandolo attentamente facendo qualche passo verso di lui. 
Lui sembrava imbarazzato e fuori posto. "Esattamente questo. Questo non è il mio posto".

-Volevo... Volevo spiegarti la situazione com si deve. Vorrei salutarti bene senza avere rimpianti-."Con me se non li avessi già", pensò il ragazzo.

Elizabeth lo guardava aspettando spiegazioni. Perché era venuto nella sua a camera? Per quanto cercava di non pensarci, non riusciva a non fissare quei stupendi occhi azzurri. -Quindi...?-, chiese sussurrando. Appoggiò velocemente la collana sulla cassettiera di fianco a lei.

Louis fece un colpo di tosse. Il suo imbarazzo e il dispiacere aumentarono. -Forse è meglio che... Forse è meglio che vada a casa. Lo so che potrei rimanere con gli altri ancora qualche giorno, ma...-.

Elizabeth lo guardò confusa. -Perché?-, chiese subito interrompendolo. Lui sposto lo sguardo a terra, cercando di trovare le parole adatte.

-Perché... La mia famiglia ha bisogno di me.  Mi mancano le mie sorelle e mia madre, e io manco a loro..-.
-È per me, vero?-. 

Elizabeth aveva gli occhi lucidi, e non si seppe dare il motivo di ciò. Sapeva che prima o poi gli attori avrebbero dovuto ritornare alle loro case, ma cercava di convincersi che non sarebbe stato presto. Adesso la prospettiva della villa senza Louis la amareggiava più di quanto volesse ammettere. 

Non voleva che se ne andasse, gli sarebbe mancato troppo. Vederlo camminare, i suoi occhi azzurri e la sua pelle candida, i suoi capelli marroni, apparentemente tanto morbidi. Quei capelli, che sognava di accarezzare ogni notte.

Louis si morse la parte inferiore del labbro. Elizabeth aveva colto nel segno. 
Voleva andare via, soprattutto per liberarsi di quel peso tanto enorme. Voleva chiudere al più presto con quella vita, dimenticarsi di Elizabeth, prima che fosse stato troppo tardi. 

Ma forse era troppo tardi. Era ormai cosciente dei sentimenti che provava per Elizabeth, e di sicuro non sarebbe stato facile dimenticarla.

La sua domanda lo fece sospirare, riportando il suo sguardo verso la ragazza davanti a sé.
Fece qualche passo. -È complicato-.
-Non è complicato-, sbottò lei, -io... Non voglio che tu te ne vada. Per favore, resta ancora un po'-. La sua voce si affievolì, sull'orlo di un piccolo singhiozzo.

Louis non si aspettava quella reazione. Elizabeth non doveva diventare triste. -Elizabeth, non posso. Devo t...-.

-Dimenticarti di me, non è così?-, domandò schietta. Louis si fece coraggio, riempì lo spazio che si era creato tra loro. 

Le mise le mani sulle braccia, stringendole delicatamente. Fece un mezzo sorriso, però non molto convinto. Un'altra volta, gli aveva letto dentro. Almeno, forse, Elizabeth poteva capirlo.
Lei continuò a parlare. -Vuoi...-.

-Shh...-, disse dolcemente Louis. Ormai ad Elizabeth era scesa una lacrima, cercava di nasconderla, ma Louis poteva benissimo vedere che stava soffrendo. Non seppe il perché, ma sperò che per qualche motivo fosse veramente per lui.

Louis cercò di mantenersi composto, ma anche lui, a dover dire addio a la persona che gli aveva rubato il cuore pesava. Tanto. 

Ma appunto per questo, se ne doveva andare.

Quando si lasciarono, si guardarono attentamente. Sapevano tutti e due che quella sarebbe stata l'ultima volta, dopo di che, le loro strade si sarebbero divise per sempre.

-Addio Elizabeth-, disse il ragazzo con voce intrisa di tristezza, ma sperava che lei potesse percepirci anche il sentimento che provava per lei.

Le accarezzò la guancia con il pollice, delicatamente. Erano solo loro due in quella camera, e nessuno poteva fermarli.

Elizabeth si appoggiò alla sua mano, cercando di imprimersi sulla pelle quel contatto caldo.

Lui l'aveva cambiata, non era più la bambina egoista di un tempo, si sentiva più matura. Più tremendamente triste, ma matura. 

Quegli occhi... Così profondi e blu come l'oceano che aveva visto pochissime volte. 
Lo amava tanto, è ormai aveva realizzato una cosa. 

Mentre lo fissava per cercare qualcosa da dire, si sorprese del suo pensiero. "Anche se sposerò Liam, il mio cuore apparterrà sempre a te, Louis, non ti dimenticherò mai". 

Con queste parole nella sua mente, fece un sospiro, con un'altra lacrima traditrice che scendeva sulla sua guancia.

-Addio Louis-. Le sussurrò appena le parole, non sapeva se Louis le aveva sentite. 

Lui le prese la mano, piano, per avvicinarsela alle labbra. Baciò delicatamente il suo dorso, poi un altro bacio sulle nocche. 

Elizabeth non riusciva a non rilasciare piccoli sospiri. Quella scena le ricordava la prima volta che si incontrarono, un tempo relativamente così vicino, ma che in realtà da lì cambiarono molte cose.

Come quella volta, Elizabeth sentì la mano bruciare a quel contatto. Solo che adesso sapeva il perché, sapeva quale fantastico ragazzo aveva davanti.

Come era iniziata, così era finita.



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Capitolo 29
*** 28- Stessa cosa vale per te ***


28- Stessa cosa vale per te

-Louis, pensaci-. Harry era appoggiato al muro. Osservava con lo sguardo corrucciato Louis mentre raggruppava le sue cose in una borsa.

-Non ci crederai, ma è proprio quello che voglio-, disse Louis deciso mentre cercava la giacca.
-Non ti credo per niente-. Harry si allontanò da dove era appoggiato per avvicinarsi all'altro ragazzo.
Gli mise le mani sulle spalle. Di solito riusciva a farlo ragionare quando faceva quel gesto.

-Smettila. Ho chiuso-, sbottò Louis. Si liberò con uno strattone dalle mani di Harry. 

Non voleva compassione, non voleva fermarsi a pensare un secondo di più a cosa stava per fare. Sicuramente, se ne sarebbe pentito.

Doveva farlo, era diventato tutto troppo doloroso. Lo sarebbe stato anche andarsene, ma doveva farsene una ragione. Eliminare qualunque contatto con quel mondo, troppo diverso per lui, un povero ragazzo, era la decisione giusta. 

O almeno ne era convinto. "Prima vai a casa, prima ritornerai alla realtà. La dura realtà".

Louis continuò a parlare serio, dopo aver lanciato la sua borsa sul letto. -Verrò a prenderla dopo. Ho già avvisato il signor Horan della mia decisione-. 
Fece un sospiro, voltandosi verso la porta. 

-Non sai quello che fai. Pochi giorni in meno in questa casa non ti aiuteranno a dimenticarla-.

Louis fulminò il suo amico con lo sguardo. 

Continuò impietrito. -Una carrozza mi porterà a casa tra venti minuti...-. Appoggio una mano sulla maniglia della porta. -Ma devo prima parlare con una persona-.

 
---


Louis se ne era andato. Elizabeth era con la sua famiglia e gli altri attori a salutarlo, ignari di quanto era successo poco prima. Cercava di tenere un viso serio, da non lasciare trapelare nessuna emozione. 

-Proprio non capisco...-, iniziò a dire il signor Horan, -abbiamo fatto qualcosa di male?-.

Harry scosse forte la testa. Cercò di mentire meglio che poté. -Signore, anzi, avete fatto anche troppo. Gli mancava la sua famiglia. Sa, è molto legato alle sue sorelle e a sua madre. Tra l'altro, lui è la principale fonte di sostentamento-.
-Certo, certo, capiamo perfettamente. Gli abbiamo detto che non si faccia problemi a chiedere aiuto. Come del resto anche voi, se avete qualsiasi problema, saremmo più che lieti di provvedere.-, disse Maura con il suo tipico amabile sorriso.

Anna sorrise titubante, ma ringraziando. Era così strano che una famiglia nobile fosse tanto gentile con loro. Lei si meravigliava ancora. 

Il padre di Liam era tornato a Wolverhampton. Come alcune volte accadeva, doveva sbrigare i suoi affari, e doveva assolutamente ritornare nella sua città. 
D'altro canto, Liam era ancora esonerato da alcuni compiti, seppur stesse imparando molto dal padre in quel periodo, e quindi restò a casa Horan. 

-Ci vediamo a pranzo allora, tra tutto questo trambusto non abbiamo fatto colazione!-, esclamò Bobby. 

Erano le dieci passate, troppo tardi per fare l'enorme banchetto della colazione. Poi però Maura guardò i ragazzi con fare materno. -Ma se avete fame, non preoccupatevi ad andare in cucina a trafugare qualcosa-, continuò con un sorriso, che gli altri ricambiarono.

-La ringraziamo-, disse Anna meno titubante del solito. Non voleva ammetterlo, ma si trovava bene in quella casa, si sentiva in qualche modo... Amata. 
Liam la guardò annuendo, essendo d'accordo con i ringraziamenti per la famiglia Horan. 

Si guardarono un secondo, solo uno, di troppo. 

Alcune volte gli occhi di Liam la ipnotizzavano, ma la facevano sentire anche più sicura. 
Un conte si era scusato con lei più volte, l'aveva aiutata a uscire da una fontana, la guardava interessato mentre parlava, rivolgendole tutta l'attenzione. 
Era bellissimo sentirsi fieri di essere qualcuno, di valere per qualcuno. 

Anche se probabilmente a Liam non importava niente, agli occhi di Anna questi piccoli gesti significavano molto. Non seppe il motivo, ma si ritrovava a rimanere a guardare quegli occhi così profondi e marroni, così sinceri e caldi. 

Johanna ed Harry chiesero di andare in giardino. Ovviamente i signori Horan furono ben felici di concederglielo. -Non serve neanche chiedere, cari-.

A Maura stavano a cuori quei ragazzi.  Era partito tutto da un'iniziativa di suo marito, ma poco a poco si era affezionata a loro. 

Quel Louis era tanto simpatico, era un peccato che se ne fosse andato. 

La verità era che ogni occasione era buona per fare la mamma. Aveva sempre desiderato molti figli. Seppur fosse la persona più felice del mondo ad avere Niall ed Elizabeth, le altre sue gravidanze si erano sempre interrotte, e aveva sofferto molto per questo. Aveva faticato ad avere i suoi due bambini, e li amava più della sua vita. 

Quindi, non vedeva l'ora che Niall e la sua sposa le dessero dei bei nipotini. I due neo sposi si sarebbero dovuti arrangiare con la loro famiglia, ma lei sognava già un futuro con molti bambini attorno che la chiamavano nonna. 

Con quel pensiero, lei seguì Bobby and nel suo ufficio, per concludere alcuni affari. 

Con Harry e Johanna e i signori Horan spariti, Liam, Anna ed Elizabeth si ritrovarono a chiacchierare in corridoio, fino alla camera di quest'ultima. 

Si sorpresero per quante cose avevano in comune. L'amore per la lettura, per esempio. Elizabeth cercava di immaginarsi un futuro con Liam e... Ci stava riuscendo? 

Non lo amava, il suo cuore di sicuro non la lasciava libera di pensare un momento, ma almeno Liam era gentile, con lui non si sarebbe mai stancata di parlare. Si era rivelato un gran chiacchierone. 

Le due ragazze risero per l'ultima cosa che Liam disse. -Va bene, non ditelo a nessuno, però!-, concluse la sue storia il ragazzo. 

Anna cercava di contenersi, ma accipicchia, quel ragazzo era adorabile. 

-D'accordo, io mi fermo qui. Meglio studiare qualcosa-, provò a dire Elizabeth tra le risate. 

-Ci vediamo dopo, Elizabeth-, la salutò cordialmente Liam. -E mi raccomando, acqua in bocca-, le ricordò mentre lei chiudeva la porta. Rispose con un sorriso, mentre scuoteva la testa per l'incredulità di quel fatto che aveva raccontato il ragazzo. 

Non avrebbe mai detto che Liam fosse caduto sulle scale di casa sua. 

Si rese conto che finalmente aveva veramente sorriso, anzi riso di gusto, dopo tanto tempo. Alla fine Liam era veramente un bravo ragazzo, sicuramente non sarebbe stato difficile vivere una vita con lui dopo tutto. 

Con questo pensiero, invece di studiare, si addormentò. 

Ma ancora una volta, i suoi sogni furono tormentati da due occhi azzurri. Gli occhi appartenevano a un bellissimo viso, che la guardava sorridente. Un leggero bacia mano, che le scaldava sempre il cuore, fu l'ultima cosa che si ricordò di quella mattina. 



Anna sorrideva ancora quando Elizabeth si ritirò in camera. Era davanti ad il ragazzo più carino ed elegante che avesse mai incontrato. 

Si cominciò a sentire a disagio. Strano per lei.

-Meglio che vada anch'io nella mia camera-, balbettò lei. Perché aveva balbettato? Tutti i suoi sforzi per essere migliore adesso sembravano svanire di fronte a lui. 

Ma in effetti, cosa poteva mai credere. Lei era niente in confronto a Liam. Una piccola ragazza dai strani capelli arancioni con le lentiggini, era solo quello.

Non immaginava neanche, però, quanto dolce e carina risultasse agli occhi di Liam. 

-Ehm... La accompagno-, disse lui con un sorriso. Era facile parlare con lei, era una ragazza con poche pretese, matura e simpatica. Aveva una risata contagiosa, che gli faceva venire voglia di farla ridere in continuo. Era ancora più bella quando rideva. 

Continuarono a scambiarsi qualche parola fino alla camera di Anna e Johanna. -Ah, pensavo ne avessimo già parlato, mi dia pure del tu-, concluse Anna appoggiando la mano alla maniglia. 
-Stessa cosa vale per... te-, rispose Liam. 

Si guardarono con gentilezza, senza sapere cosa dire. In verità, non c'era molto, tutti e due avevano la sensazione di comprendersi a vicenda, come se si conoscessero da tempo. 
Fu Anna la prima a interrompere quel gioco di sguardi. 

Non riusciva a sostenere a lungo lo scintillio dei suoi occhi marroni. 
Sentì qualcosa a livello dello stomaco, non sapeva bene cosa fosse, ma... Le piaceva, in qualche modo. 

-È meglio che vada, ci vediamo a pranzo Liam-. Parlò piano, però non seppe il motivo. Era come se inconsciamente quel discorso lo ritenesse solo per loro, un momento unicamente dove Liam era tutto per lei. 
Arrossì per quel pensiero. 

Sperò che Liam non se ne fosse accorto, perché lei era già in camera. 

-A dopo Anna-, disse Liam guardandola entrare. 
Non voleva aspettare, anche solo poche ore, per rivederla. Era sempre una gioia poter osservare i suoi movimenti aggraziati. 

Forse lei pensava di se stessa il contrario, ma Liam lo poteva ben dire. Anna era molto più nobile, nella sua umiltà, di molte persone che aveva avuto il dispiacere di conoscere. 

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Capitolo 30
*** 29- Senti che è una cosa grave? ***


29- Senti che è una cosa grave?

-Sei sicura che non ne vuoi parlare, tesoro?-. 
Erin stava cercando di entrare nella stanza di Elizabeth. Non avrebbe mai violato la sua privacy entrando nella sua camera senza il suo permesso. Sentì dei passi molto lievi, che si fermarono dall'altra parte della porta.

Elizabeth la aprì lentamente. -Non.. Non mi sento molto bene, Erin-, disse lei avvilita. 

Si sentiva soffocare, come se stesse annegando nelle sue stesse lacrime. 
In un primo momento non fece assolutamente nulla, ma arrivata nella sua stanza, che ormai era diventata il suo rifugio, era scoppiata in lacrime. 

Cosa poteva farci? Non comandava lei il suo futuro, e di certo non poteva scegliere di sopprimere i suoi sentimenti. 

-Ti ho vista strana a pranzo-. 
Elizabeth aprì un po' di più l'uscio della porta. Fissò Erin negli occhi, cosa che non avrebbe dovuto fare. 

-Hai pianto?-. Erin si preoccupò per la ragazza. "Che sia malata?"
Vide Elizabeth sospirare, senza risponderle. 

-Tesoro...-.
-No grazie-, Elizabeth tirò su col naso, -entra pure, scusami se prima non ti ho risposto-. La fece entrare con cautela. Aveva cercato di asciugarsi le lacrime, ma non c'era molto da fare per gli occhi rossi e lo sguardo stanco. 

Era stato strano non avere Louis al tavolo con loro, non guardarlo sorridere e fingere di non sorprenderlo a guardarla.
La goccia che fu traboccare il vaso era stato suo padre. Bobby, ad un certo punto, diresse il discorso al matrimonio di lei e Liam. 

Era sempre stato molto entusiasta, come tra l'altro lo era sua madre, e aveva parlato animatamente della presunta data delle nozze. Si era visto che Liam era stato a disagio, ma la ragazza aveva avuto completamente lo sguardo assente. 

Aveva mostrato un sorriso che più finto non poteva essere; cercò di stare calma, ma una volta in camera sua non riuscì a trattenersi. 

Ancora una volta, non riusciva ad accettare che tra qualche settimana si sarebbe sposata con un ragazzo che non immaginava lontanamente di poter amare.

Erano passati solo pochi minuti dopo il pranzo, ma Erin era sempre più in pensiero per la sua nuova cognata.  A tavola la trovò molto taciturna, la sua faccia non delle migliori.

-Volevo sapere come stavi... Prima non avevi una bella cera-.

Elizabeth si fidava di Erin, dalla prima volta che l'aveva vista le era subito parsa simpatica. Quanto voleva dirle la verità... 

Ma aveva paura di sembrare una stupida. D'altronde, solo una sciocca si sarebbe innamorata di un povero attore, soprattutto se quella ragazza era una Horan.

Esitò qualche secondo a risponderle. Era stanca di fingere e mostrarsi felice, ma non poteva neanche permettere che la voce si espandesse. 
Con Francine era nato tutto per gioco, allora era una ragazzina spensierata. Invece con Niall fu più che altro uno sbaglio. Non avrebbe dovuto raccontargli cosa provava, anche se allora non era ben sicura dei suoi sentimenti.

Per il suo matrimonio combinato non sarebbe cambiato niente, ma un grande imbarazzo l'avrebbe segnata per tutta la vita, se avessero saputo cosa accadeva dentro il suo cuore.

-In effetti non mi sento molto bene, Erin-, disse mentre si sedeva sul letto. 
Si accorse che il suo diario si trovava aperto sul comodino. Lo prese e lo chiuse subito, ponendolo per allora nel cassetto.

-Dobbiamo chiamare un medico? Senti che è una cosa grave?-. Erin si sedette di fianco alla ragazza, parlandole dolcemente. Per fortuna aveva chiuso la porta per un po' di intimità: Erin aveva capito che non era un dolore fisico quello che Elizabeth provava. 

Le sapeva captare certe cose, ed Elizabeth magari poteva ingannare gli altri, ma lei no. Ad ogni modo, preferiva che fosse Elizabeth a parlarne per prima. 

Aspettò che rispondesse, ma scosse solo la testa. Dopo parlò piano. -No, non serve-.

Erin continuava a guardarla amorevolmente, aspettando che continuasse. L'altra ragazza  percepiva il suo sguardo, perciò alzò la testa verso di lei, con un sorriso afflitto. 
-Tu come stai?-, chiese per cambiare argomento. Non aveva molta voglia di conversare, ma ormai che Erin era lì..

-Ho appena sposato l'uomo della mia vita, non potrei ess...-, subito si accorse che Elizabeth aveva leggermente cambiato espressione. -Elizabeth?-.

-Hm?-, adesso sembrava cadere dalle nuvole. Stava pensando ad altro, ovvio. 
-Sei sicura che non sia niente?-, chiese ancora una volta. 

La giovane Horan fece un sospiro più rumoroso, mentre pensava se era il caso di dire quello che pensava.
-Hai... Hai mai odiato i tuoi genitori?-. La domanda le era uscita più rude di quanto si immaginasse, ma terribilmente sincera.

-Come?-. Erin aveva ben capito cosa lei aveva detto, solo che non era preparata a quella specifica richiesta. 

Anche perché, era troppo facile la risposta. 

Elizabeth si guardò le mani intrecciate imbarazzata. Forse aveva azzardato troppo.
-Io...-, cominciò Erin, -non... Beh...-.

Elizabeth alzò lo sguardo attendendo una risposta vera. 
Erin si arrese. -Certo-. Fece un sorriso amaro. -Troppe volte. Non ne sono fiera, ma non posso farci niente-.
L'altra annuì. -Per il matrimonio combinato, vero?-.

Erin si alzò dal letto, mettendosi di fronte a lei. -Tesoro... Lo so cosa stai passando, non è facile, lo so. Ma vedrai che si sistemerà tut...-.

-No!-, sbottò Elizabeth alzandosi anche lei. -Smettetela tutti di dirmi le stesse cose! Non andrà tutto bene, mi avete trasformato in un oggetto senza sentimenti! Pensavo che almeno i miei genitori mi amassero, pensavo che avrebbero capito!-. 

Non si preoccupò di fermare le lacrime che le stavano colando dagli occhi. Era talmente stressata, che si sorprese a provare piacere nello sfogarsi con qualcuno. 

-Io non voglio sposarmi con Liam! Non voglio sposarmi così!-. 

Vide Erin fare un sussulto. Che scema che era stata. -Erin... Io... Mi dispiace, non volevo...-

-È tutto a posto, Elizabeth-, rispose lei chiaramente mentendo. Aveva ragione. Lei si era sposata con Niall per un matrimonio combinato, e non aveva fatto nulla al tempo della rivelazione. 

Era stata sottomessa al volere dei suoi genitori, senza fare praticamente nulla al riguardo, o almeno di veramente concreto.
Ma poi tutto cambiò, aveva incontrato Niall, tutto andò per il meglio da quel giorno in poi. 

-Io... Mi dispiace. Anzi, mi dispiace per tutto! Ecco, sono anche stanca di dire mi piace a ogni persona che incontro! Accidenti, perché non posso scegliere la mia vita? Che cos'ho che non va?-. 

Le lacrime scendevano copiose, e seppur in qualche modo con le sue parole aveva ferito Erin, quest'ultima andò subito a consolarla. La abbracciò stretta a sé, accadendole i capelli. 

-Sshh...-, sussurrava tra un singhiozzo e l'altro di Elizabeth. -Un giorno ti ritroverai ad accettare la tua vita-.

Elizabeth cercò di interrompere il suo pianto. -Come? Come posso accettare una cosa che per me non ha senso? Perché... non posso innamorarmi di chi voglio? È tanto strano, amare qualcuno, anche se è... diverso?-.

Erin le sorrise, spostandole una giacca di capelli dietro l'orecchio. -No, l'amore è la cosa più bella del mondo, in tutto e per tutto, non importa la persona che hai a fianco. Ma... non tutti hanno il piacere di provarlo, sarò sincera. Io sono stata fortunata. Vedrai che con il tempo, sì Elizabeth, è la cura a tutto, guarderai Liam con occhi diversi...-. 

Ma dallo sguardo sofferente di Elizabeth capì. Non voleva sottomettersi a quella vita lei... Ne desiderava un'altra. Non era Liam che voleva. -Elizabeth, cosa...?-.
-Te l'ho detto che non avresti voluto ascoltarmi-. 

-Elizabeth-. 
Non fu Erin ad averla chiamata. Nemmeno Niall, sua madre, o i tre attori. 

Dietro la porta c'era suo padre.

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Capitolo 31
*** 30- Non riesce a mentire ***


30- Non riesce a mentire

-Hm.. Sette?-. Harry rise all'affermazione di Johanna. Che domanda stupida che le aveva fatto.
-Ma smettila.. Non ne saresti capace!-.
Anche la ragazza rise di gusto. Del resto, come poteva non ridere alla faccia buffa di Harry? Erano mano nella mano, che passeggiavano nel parco. Si godevano gli ultimi giorni in quella lussuosa casa, senza preoccupazioni della loro vita quotidiana.

Ad Harry rodeva ancora il fatto che Louis se ne fosse andato così in malo modo quella mattina, ma da un lato... riusciva a capirlo. Sapeva quanto l'amore facesse male, ti faceva sentire impotente, e non potevi fare altro che sottometterti ai tuoi sentimenti. La situazione di Louis poi era diventata surreale e dolorosa. 
Ma chi era lui per giudicare? 

Quando ami una persona devi solo essere cosciente di cosa provi, e andare avanti con la tua vita, nel bene e nel male. 

A lui, dire che era andata bene era un eufemismo. Guardò la ragazza affianco a lui. Non le aveva ancora detto che l'amava, si costringeva ad aspettare il momento perfetto. Non poteva
spiegarlo, voleva che fosse speciale.

Johanna face ondeggiare le loro mani. Poi la sua faccia si fece pensierosa, e si girò verso Harry. -Louis non se n'è andato perché gli mancava la sua famiglia, vero?-.

Harry smise subito di guardarla, corrucciandosi. Si fidava di Johanna e avrebbe voluto dirle la verità, ma questo voleva dire anche tradire la fiducia di Louis. -Ehm...-, esitò.

-Harry? Lo sai che puoi dirmelo? Insomma, pensavo che me lo dicesse lui, ma non ha accennato a niente. E anche se è un attore, davanti a noi non riesce a mentire-.
Aveva ragione. Louis poteva anche essere un attore eccezionale, ma non riusciva a non far trasparire quello che prova davanti alle persone a cui tiene.

Il ragazzo guardò a terra. -Cosa te lo fa pensare?-.

-Beh, che forse da quando siamo arrivati qua lo trovo diverso. Non so, siamo stati lontano da casa svariate volte ormai, anche a più a lungo di così-. Harry riportò lo sguardo su Johanna. -Quindi, ecco perché non ci credo. Louis non si comporta mai così-. 
Visto che Harry rimaneva pensieroso, Johanna fece un sospiro. -Ma ammetto che magari non sono fatti miei-.

Harry fece un sorriso incerto. -Davvero lo capisci? Insomma, non sai
quanto vorrei dirtelo... Ma è una cosa tra me e lui, mi dispiace-.

Odiava non essere sincero con Johanna, ma doveva pensare anche a Louis. 

-Posso solo dirti che se n'è andato per... il suo bene, forse-.
-Quindi è una cosa grave?-. 

La ragazza strinse di più la mano ad Harry, così si fermarono a guardarsi faccia a faccia.
Harry esitò ancora a risponderle. -Diciamo che non tutti sono fortunati come me-, rispose solamente, alzando da terra Johanna in modo scherzoso. 

Voleva alleviare la situazione, si era fatta tesa e seria. Non proprio il genere di discorsi che facevano loro due di solito. Lei lanciò un gridolino per la sorpresa, ma tra le risate
partecipò al suo gioco. 


-Dai Harry, mettimi giù, non siamo al mercato!-, disse tra l'imbarazzo e la felicità. Harry la mise a terra, però restando abbracciato a lei. Johanna partecipò all'abbraccio con calore, stringendolo dolcemente.  

-Anche io mi ritengo fortunata, molto, molto fortunata-, sussurrò a contatto con la sua spalla. 

Sentì Harry sorridere. Johanna lo amava. Aveva paura a confessarglielo, ma tanto, di sicuro Harry aveva già inteso cosa provava per lui. 

Rimasero qualche secondo in silenzio, ascoltando solo il suono degli uccellini e dell'acqua di una fontana poco più lontano. 

La stessa in cui caddero Liam e Anna, ancora danneggiata in quel punto. Pochi giorni prima,
leggermente poco più in là si baciarono per la prima volta. 

Sembrava che il fato li riconducesse sempre lì.

Quando si separarono, Harry rimase con la fronte appoggiata a quella di Johanna. 
Avvicinò le loro labbra per un bacio lento e ricco di sentimento. 

Anche se non le aveva ancora dichiarato i suoi sentimenti apertamente, sperò che i baci che le dava ritraessero perfettamente cosa provava dentro di sé.

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Capitolo 32
*** 31- Non ti sei mai ribellato? ***


31- Non ti sei mai ribellato?

-Scusa padre, non intendevo...-.
-So benissimo cosa intendevi-. Elizabeth ed Erin sussultarono al vedere il signor Horan, subito si misero composte in piedi. 

-È meglio che vada-, sussurrò Erin, abbassando il capo e uscendo immediatamente
dalla stanza.

Bobby rimase qualche secondo in silenzio, a pensare cosa dire. Sua figlia era così disciplinata, non avrebbe mai pensato che l'avrebbe sorpresa a dire quelle parole. Doveva capire che il matrimonio l'avrebbe solo resa una donna soddisfatta della propria vita. 

Sposarsi con chi è stato scelto dai genitori era una cosa semplice, normale, non capiva come Elizabeth potesse rifiutare questa opportunità.

-Io...-, cercò dire la ragazza, ma poi si fermò. Ormai il danno era fatto e qualunque cosa avesse detto, avrebbe solo peggiorato la situazione.

-Elizabeth, non riesco proprio a capire cosa ti fa pensare le cose che hai appena rivelato ad Erin-, esclamò severo suo padre. 

Elizabeth si sorprese a sentirlo parlare così gravemente, ma non poteva biasimarlo, era arrabbiato. E quando si faceva arrabbiare Bobby Horan... Insomma, meglio non farlo.

-Quella che ti è stata offerta è un'opportunità fantasti..-.
-Non ho dubbi. Ma... Insomma, sono grande, perché non posso fare le mie scelte adesso? Mi ribadisci sempre di prendermi le mie responsabili...-.

Elizabeth si fermò, guardando la faccia di suo padre che si era fatta cupa. Si era già stupita di quanto avesse appena detto, forse, più sarebbe andata avanti più l'avrebbe fatto infuriare. Invece Bobby si sedette sul suo letto, invitandola a sedersi con lui. Elizabeth si mise accanto cauta: non sapeva cosa aggiungere, si era già messa abbastanza in imbarazzo.

-Elizabeth... Tu comprendi che le persone come noi non hanno il piacere di scegliere di alcune... questioni.. Come è successo con tua madre e me, come Niall, i tuoi nonni e così via. È normale-.

Lui non capiva. Elizabeth abbassò il capo, sconfitta. -Non è giusto, invece. Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere chi amare-, disse sicura.
-Come? Tesoro..-.

-No-, lo bloccò subito sua figlia, -non siamo più nel Medioevo. Abbiamo, spero, una mentalità più aperta. Non voglio spos...-.
-Non dirlo nemmeno-, esclamò subito lui. 

In quella conversazione si erano interrotti a vicenda svariate volte, ma probabilmente era il discorso più serio che avessero mai fatto. Era stanca di essere trattata come una bambina.

Suo padre balzò dal letto, mettendosi davanti a lei. -Non iniziare il gioco "Non voglio sposare chi non amo". Te lo chiedo per favore, rendilo più facile. Sarei felice con Liam-.

-Ma non voglio sposarlo! Ormai ho diciotto anni, padre, e non mi puoi dire chi amare!-, gridò lei. 

Da dove aveva acquisito quella forza? Non lo sapeva, forse ce l'aveva sempre avuta, solo che era sotterrata da chili di lacrime, gioielli e feste.
-Non metterti contro di me, Elizabeth, non farlo-, rispose lui anch'egli urlando.

Entrambi sperarono che nessuno li sentisse, ma d'altro canto erano troppo immersi nella discussione per curarsene veramente. 

-Non ti sei ribellato... Papà, tu hai voluto sposare la mamma...?-, disse più piano Elizabeth, anche quasi più abbattuta. Non seppe l'emozione che gli occhi di suo padre la guardarono, non riusciva a decifrare il suo sguardo.

-Ognuno deve accettare la situazione in cui è. Alcune volte, sapere che nasci con una casa, cibo e tutte le comodità del mondo ti basta, dell'amore non te ne fai nulla. Pensa a quei poveri ragazzi per
esempio-, Bobby indicò la porta con il dito indice, - non hanno, e non avranno mai, quello che hai tu-.

Elizabeth sussultò. Pensò automaticamente a Louis, che a quest'ora era a casa sua, con chissà quali problemi.



-Louis... Come mai sei qua? Sei già tornato a casa?-. Johannah rimase un po' sorpresa a vedere suo figlio sulla porta di casa. Non si aspettava che tornasse così presto, solo il giorno dopo del
matrimonio.

Il giorno precedente per la madre di Louis era stato... stressante.

Era stato bello, ovvio, non avrebbe mai immaginato che la famiglia Horan avrebbe mandato qualcuno per darle l'invito del matrimonio del maggiore.

Ma troppi ricordi dolorosi sono riapparsi all'improvviso quel giorno, non era ancora pronta a fare riemergere quello che aveva incatenato dentro il cuore da anni, a vedere il soggetto dei suoi sogni più profondi e i suoi pensieri più deboli. 

Quando se ne accorse di chi le era di fronte, come in un lampo le riapparvero tutti i ricordi della sua giovinezza. Era da troppo tempo che non lo vedeva.

-Ehm...-, cominciò Louis. Il viaggio di ritorno non gli era bastato per inventarsi una scusa decente. Per fortuna, vide Fizzy sbucare da dietro la madre.

-Louis!-, gridò lei. Louis fu ben felice d'esser riuscito a cambiare argomento. -Come mai sei già torn...-.
-Come state voi?-, disse subito entrando a casa, per evitare anche quella domanda.

"Meno male che è andato via..." Johannah non riuscì a non pensarlo. Era un segreto che avrebbe tenuto nascosto fino alla morte, seppur odiava mentire al suo figlio maggiore.

E più di tutto, detestava l'avere perso un bambino molto tempo fa. Ma anche quello, nessuno l'avrebbe mai scoperto.

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