Omnia Vincit Amor

di aaannacolli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al Manor ***
Capitolo 2: *** La Fuga ***
Capitolo 3: *** Villa Conchiglia ***
Capitolo 4: *** Partenze ***
Capitolo 5: *** La Gringott ***
Capitolo 6: *** In Tenda ***
Capitolo 7: *** L'arrivo ad Hogwarts ***
Capitolo 8: *** La Guerra Magica, I Parte. ***
Capitolo 9: *** La Guerra Magica, II Parte. ***



Capitolo 1
*** Al Manor ***


Buio e dolore. Ecco cosa riesco a vedere o percepire, solo buio e dolore. Sono settimane che vengo torturato senza sosta, sia psicologicamente che fisicamente, a causa di informazioni che non rivelerei mai.
Mi trovo nelle segrete di Villa Malfoy, o comunque una stanza nei sotteranei, poichè priva di finestre. C'è un forte odore di chiuso e di putrefazione provenire dalle mie ferite oramai infette e l'umido delle pareti di pietra penetra attraverso i miei abiti logori arrivando dritto alla pelle e alle ossa. Sono tutto un livido, ovunque mi appoggi sento solo dolore e sono talmente sporco da non riuscire a distinguere la pelle lacerata da quella normale.
Non riesco a capire da quanto sono chiuso qua dentro, mi sono risvegliato da poco, possono essere passati minuti, come ore o anche giorni. Sento le labbra spaccate dalla sete e i succhi gastrici che lavorano a vuoto a causa della mancanza di cibo.
Forse hanno finalmente capito che sono inutile, che non oserei fiatare con loro. O forse hanno deciso di infliggermi la tortura peggiore: abbandonarmi a me stesso.
Non so che ore siano e nemmeno il giorno, mi sento esausto e, cosa peggiore di tutte, non ho notizie di lei: non so se è al sicuro o se sta bene o se è ancora viva nonostante i due babbei che si porta dietro. Niente. Non so assolutamente niente, e questa è la tortura peggiore che possano infliggermi.
Sorrido tra me e me, chi avrebbe mai detto che io, Draco Lucius Malfoy, mi sarei ritrovato in questa situazione nei sotteranei della casa in cui io stesso sono cresciuto?
Fino a due anni fa neanche io, ma tutto cambiò quando mi innamorai di lei. Volevo essere una persona migliore, volevo dimostrare a me stesso di non essere solo un codardo, ma che una piccola parte di me era degna di poterla desiderare.
Andai da Silente il mio quinto anno ad Hogwarts, quando mi resi conto che mio padre aveva in mente per me un futuro abominevole e malvagio. Gli dissi che probababilmente avrei ricevuto il Marchio Nero durante il mio sesto anno e che i Mangiamorte si stavano piano piano riunendo in attesa del ritorno del Signore Oscuro.
Silente fu gentile con me, mi assicurò protezione, ma non era ciò che volevo. Ciò che volevo era far parte di un gruppo, di un movimento contro tutti quei folli. Ero stato per troppo tempo immobile a guardare altri prendere decisioni che spettavano a me. Perciò proposi a Silente di diventare un sorta di "spia" all'interno dei Mangiamorte, mi guardò come se fossi un bambino che giocava a fare l'adulto, mi disse che era pericoloso, che rischiavo la vita o peggio, ma fui irremovibile.
Dopo la mia decisione il vecchio mi mise al corrente dell'esistenza dell'Ordine della Fenice. Mi disse però che, per la sicurezza degli altri membri e della mia missione, nessuno doveva venire a sapere della mia "conversione", e così fu.
Per due anni continuai ad essere, in apparenza, il solito Draco Malfoy: stronzo, freddo e cattivo. Insultando senza scrupoli ogni Grifondoro che mi capitasse a tiro, ma questo non era un problema. Il problema era continuare a farlo con lei, non ce la facevo a chiamarla Sanguesporco, Mezzosangue o Zannuta, per questo cercai di evitarla in ogni modo. Ma non potevo fare a meno di osservarla da lontano, magari mentre era intenta a leggere sulle rive del Lago Nero. O nella Sala Grande mentre sorrideva ai due idioti. O in biblioteca, mentre era china a decifrare uno di quei tomi che si portava sempre dietro.
In quegli anni avevo imparato a memoria ogni singola parte del suo viso, del suo corpo, delle sue movenze e del suo modo di parlare. Riuscivo a riconoscerla anche in mezzo ad una folla, con quel maledetto cespuglio che si ritrova al posto dei capelli.
Non mi pento di nessuna delle mie scelte, nonostante mi trovi in una situazione discutubile.
Comincio a contare, per non impazzire, arrivato a 762 sento
dei passi che interrompono la mia conta. Dal modo di camminare si direbbe essere mio padre e infatti non mi sbaglio.

Vedo il suo volto fare capolino dietro l'uscio in legno che ha appena aperto, cerca la mia figura e quando la trova mi rivolge uno sguardo sprezzante, ricambiato ovviamente.
-Vieni.-  E poi si volta.
Con fatica mi alzo, e piano piano lo seguo per quelle infinite scale e corridoi, non si gira neanche per controllare che lo stia davvero seguendo. Mi tratta come un estraneo, e la cosa non mi dispiace affatto.
Dopo un quarto d'ora di corridoi infiniti arriviamo finalmente nel salone principale. Nella stanza ci sono alcuni Mangiamorte, Grayback, mia madre e mia zia, Bellatrix Lestrange.
C'è una sorta di gaudio perverso nel suo sorriso sadico che mi fa pensare il peggio, e in effetti è così, dietro di lei dei Mangiamorte tengono ferme tre persone e non appena le riconosco mi si gela il sangue nelle vene: Potter, Weasley ed Hermione.

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Capitolo 2
*** La Fuga ***


Sono terrorizzato, sono paralizzato dalla paura. Lei è qui, al Manor, l'unico posto in cui non dovrebbe essere e dal quale probabilmente non ne uscirebbe viva.
Mio padre e Bellatrix stanno discutendo su chi deve chiamare Voldemort per informarlo della cattura di Potter, ma non li sento. Non sento niente, non vedo niente se non lei, che ricambia il mio sguardo. Ma non è il solito sguardo carico di odio e rancore però, è uno sguardo curioso, e in effetti non la biasimo. Che diamine ci faccio tutto sporco e gravemente ferito all'interno della mia stessa casa?
Solo a guardarla una parte delle mie forze e del mio coraggio ritornano in me.
Mi volto verso Bellatrix che intanto mi ha interpellato: sembra una bambina dentro un negozio di caramelle, i suoi enormi occhi scuri spiccano in modo inquietante sul volto pallido dandole un non so che di folle che, devo ammetterlo, si sposa molto bene con il suo atteggiamento.
-Bene Draco, prima di chiamare l'Oscuro Signore dobbiamo essere certi dell'identità di questi tre, quindi non fare lo stupido e dimmi se quell’essere deforme è Potter.-
Mi volto verso Potter, probabilmente Hermione gli ha lanciato una fattura nel disperato tentativo di salvarlo. Il volto è completamente deturpato e gonfio, come se l’avesse punto uno sciame di veste. Nonostante l'incantesimo, però, quello in ginocchio sul pavimento, è palesemente Potter.
Mi giro verso Bellatrix: -No, quello sgorbio non è Potter. Ma tranquilla, vedrai che ci saranno molte altre occasioni per dimostrare che sei una cagna fedele, te lo assicuro! -
La guardo con aria di sfida, l'unico modo per evitare che faccia del male ad Hermione è indirizzare la sua rabbia verso un altro soggetto, in questo caso, me.
Ma l'effetto che speravo di suscitare non si avvera, anzi.
Vedo il viso di Bellatrix deformarsi in un orribile sorriso, ordina ai Mangiamorte di portare Potter e Weasley, che intanto scalciano e si dimenano, nelle segrete del Manor, poi si volta verso di me.
-Immaginavo una risposta del genere, ma vedi, caro Draco, devi sapere che sono un'attenta osservatrice, sai?-
Deglutisco a vuoto, ho paura di quello che potrebbe fare. Lentamente si avvicina ad Hermione, non la perdo di vista neanche un secondo.
-E, da attenta osservatrice quale sono, non mi è sfuggito il fatto che guardi la Mezzsangue come se fosse l'acqua in mezzo a un deserto.-
Cerco qualcosa di sprezzante da dirle, qualcosa che possa in qualche modo distogliere l'attenzione da Hermione, ma non mi viene in mente niente, perciò mi limito a sostenere il suo sguardo, sprezzante.
-Non dici niente? Ma come, pensavo che neanche le torture potessero scalfire il tuo inesauribile sarcasmo!-
Ora è davanti a lei, la supera un po’ d’altezza, ma non posso fare a meno di notare quanto siano differenti l’una dall’altra: la prima una paladina della giustizia nata Babbana e la seconda una Purosangue sadica e seguace di Voldemort.
Mi rivolgo a Bellatrix: -Forse perchè le tue torture non sono efficaci come sembrano-
-Oh bene Draco, sono felice che tu abbia posto il problema, così posso allenarmi un po' sulla Mezzosangue.
Mi raccomando, goditi lo spettacolo e alla fine dimmi in cosa sbaglio.-
Cerco di dimenarmi dalla presa dei due Mangiamorte che intanto mi tenevano fermo, ma sono troppo debole e non ho la mia bacchetta a portata di mano.
Mollo un calcio ad uno in modo da liberarmi la mano destra, mi giro e tiro un pugno dritto in faccia all'altro, ma vengo subito fermato dai presenti.
Hermione intanto prova in tutti i modi a difendersi, ma viene disarmata da mia zia. Sento quest'ultima urlare un potente Crucio che la fa cadere in ginocchio. Vedo il suo corpo contorcersi agonizzante e le sue urla di dolore mi straziano il cuore e l'anima.
È così che crollo. Tutto l'autocontrollo, tutta fermezza, tutta la tenacia che avevo esercitato in quelle settimane, sfuma via alla vista di quella scena.
-NO! FERMA, TI PREGO FERMA!-
Le mie urla la fanno smettere, si gira verso di me, sembra divertirsi un mondo.
-Ti prego basta, lasciala andare. Tortura me, uccidi me, fai quello che vuoi, ma ti prego lasciala stare.-
Sento la presa dei Mangiamorte che si allenta finchè non mi lasciano libero.
Bellatrix scoppia in una fragorosa risata che contagia tutti i presenti.
Mi volto verso Hermione, si è rialzata, vuol dire che la tortura non è stata così terribile.
I suoi occhi dorati sono fissi sui miei, la sua espressione è indecifrabile ma colgo un lievissimo movimento della testa, come se volesse indicarmi di guardare in su. Lo faccio e sull'enorme lampadario appeso al soffitto, esattamente sopra la testa di mia zia, scorgo una piccola figura. 
All'inizio non riesco a capire di cosa si tratti, finchè, mettendo un po' più a fuoco, vedo che è Dobby, l'elfo domestico.
Si accorge del fatto che lo sto guardando e comincia a gesticolare in direzione del cordone che tiene quel gigantesco oggetto attaccato al soffitto.
Subito non capisco, ma non appena mi rendo conto delle sue intenzioni mi lancio addosso ad Hermione, evitando che venga schiacciata dal lampadario insieme a Bellatrix.
Cerco di farle da scudo in modo che niente possa ferirla, mi sembra di vivere una scena a rallentatore, il mio viso è a un soffio dal suo, i nostri occhi incatenati, il suo esile corpo è tra le mie braccia e i petti di entrambi son talmente vicini che riesco a sentire il suo cuore che batte come un tamburo, o forse è il mio. Un profumo di lavanda mi arriva delicato alle narici paralizzandomi in uno stato di trance. Cerco di riprendermi, ma è troppo vicina perchè io riesca a pensare in maniera razionale.
Ciò che mi riscuote è l'urlo di rabbia di mia zia, il lampadario non l'ha colpita di poco. Tutti i presenti sono agitati, non capiscono la causa della caduta di quell'enorme oggetto, ma a Bellatrix non sfugge niente e in poco tempo riesce ad individuare Dobby, che intanto sta correndo verso me ed Hermione.
Succede tutto in un attimo: Dobby ci raggiunge e ci tende la mano, io la afferro e intanto cingo la vita della Granger  con un braccio, sento il vuoto allo stomaco che precede la smaterializzazione, ma non appena tutti i Mangiamorte si rendono conto di ciò che sta succedendo, è il caos. Mia madre urla, mio padre corre verso di me, ma è troppo lontano per raggiungermi come il resto dei Mangiamorte.
L'ultima cosa che vedo prima di sparire è mia zia Bellatrix che sfila un pugnale d'argento dallo stivale destro e lo lancia nella mia direzione. Avverto un dolore lancinante al fianco sinistro, poi solo buio e silenzio.

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Capitolo 3
*** Villa Conchiglia ***


Nel momento in cui riprendo i sensi non apro subito gli occhi, mi sento bene, leggero, pulito. In lontananza odo le onde del mare che s’infrangono contro le scogliere e lo stormir dei gabbiani che volano.
Una brezza leggera soffia sul mio viso e mi dà la forza di riaprire gli occhi. Non so esattamente dove sono, ma ciò che mi circonda sembra un’oasi di pace: la stanza in cui mi trovo non è particolarmente grande ma le pareti bianche e l’enorme finestra dall’altra parte della camera le conferiscono un’aria spaziosa e luminosa. I mobili sono tutti di tonalità chiare che vanno dal giallo fino al celeste, alla mia destra c’è un tavolo con appoggiati sopra vestiti puliti e dall’altro lato del letto, fissato alla parete, uno specchio.
Provo ad alzarmi ma avverto immediatamente una fitta di dolore al fianco sinistro. Tasto con le dita l’addome e mi rendo conto che ho il torace quasi completamente fasciato, e allora mi ricordo che quella meravigliosa donna di mia zia mi ha lanciato un pugnale addosso mentre mi stavo smaterializzando.
Piano piano mi ritorna alla mente tutto ciò che è avvenuto prima che svenissi, comincio a farmi domande e la sensazione di pace che avevo acquisito poco prima scompare. Dov’è Hermione? E Potter? E Weasley? Dove mi trovo adesso?
Stringo i denti e mi alzo faticosamente dal letto, prendo i vestiti puliti adagiati sopra al tavolo e mi vesto. Poi mi dirigo verso la finestra dall’altra parte della stanza e la spalanco: immediatamente mi investe un odore di mare e di vento, chiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni l’aria fresca, che non percepivo da non so quante settimane. Dò un’occhiata a ciò che mi circonda e devo ammettere che la vista è davvero bellissima: la villetta è situata vicino ad un’estesissima spiaggia dalla sabbia praticamente bianca. Risalendo verso l’abitazione si cominciano però ad incontrare alcuni arbusti e piante basse fino a diventare un po’ più fitte in prossimità della casa, tanto che, per arrivarci, è stato tracciato un sentiero.
Esco a fatica dalla stanza e scendo lentamente quattro rampe di scale finchè non mi trovo in un accogliente soggiorno. Avverto delle voci che discutono animatamente, mi sembra di riconoscere quella di Weasley sopra le altre e quella di Potter di qualche tono più bassa.
Seguo il chiacchiericcio e arrivo dentro una cucina molto spaziosa, ai lati della stanza ci sono molti pensili, dispense e armadietti  sempre di tonalità molte chiare. Al centro c’è un tavolo rettangolare dove sono sedute sei persone: sul lato destro sta uno che parrebbe essere un  folletto della Gringott,  vicino ha una ragazza bionda particolarmente bella e a capo tavola un ragazzo dai capelli rossi molto simile a Weasley, ma con un taglio che gli solca il volto, e tiene la ragazza per  mano. Dall’altra parte ci sono Luna Lovegood, Weasley e infine Hermione. In piedi dietro questi, appoggiati a dei mobiletti, Potter e Dean Thomas.
Appena faccio il mio ingresso nella stanza tutti si ammutoliscono e si voltano nella mia direzione . Seguono attimi di silenzio imbarazzato, l’unico rumore è quello dei gabbiani in lontananza.
Insomma è sempre bello essere i benvenuti.
Il primo a rompere il silenzio è Potter, mi fa un cenno del capo.
-Malfoy.-
-Potter.-
-Ciao!-
Mi giro per capire chi ha parlato, ritrovandomi puntati addosso gli enormi occhi azzurri della Lovegood.
Non ho ancora capito se c’è o ci fa, ma per evitare che apra di nuovo la bocca decido di stare al gioco e le sorrido cercando di sembrare il più felice possibile.
-Ehilà!-
Mi guarda entusiasta e sta zitta. Il piano è andato a buon fine.
Di tutti gli sguardi che sono rivolti verso di me, quello di Hermione è il più intenso e brucia sulla mia pelle. Mi volto e incateno i miei occhi ai suoi. Devo averla presa alla sprovvista perché vacilla un attimo e arrossisce, ma non abbassa lo sguardo.
Sono io ad interrompere il contatto visivo venendo richiamato dal ragazzo coi capelli rossi, che si schiarisce la voce per attirare la mia attenzione.
-Malfo.. Draco. Ti spiace venire con me in soggiorno? Avrei da farti due domande, sempre che tu non abbia niente in contrario, ovvio.-
Sembra una persona cortese, e apprezzo il fatto che non mi tratti come se fossi radioattivo.
-Certo, nulla in contrario, mi fai strada?-
I presenti sembrano rilassarsi. Lui mi sorride, si alza e mi porge la mano, gliela stringo.
-William Weasley, ma tutti mi chiamano Bill.-
Gli sorrido.
-E’ un piacere conoscerti.-
Tutti nella stanza ci guardano sbalorditi, come se fossi impazzito o che so io, manco fossi la Lovegood.
Ci spostiamo tutti e due nel soggiorno e mi fa accomodare in una poltrona color celeste, lui si siede su un divano di fronte a me.
-Hai sete? Vuoi da bere?-
-No grazie, sto bene così.-
-D’accordo.- Mi sorride, sembra a disagio, come se gli dispiacesse di farmi un interrogatorio dopo che mi sono beccato un pugnale nel costato da mia zia.
 Paradossalmente mi dispiace per lui, si vede che è agitato, ha le mani sudate e cerca di asciugarsele sui pantaloni.
-Ovviamente sai cosa sto per chiederti, noi tutti non capiamo, non sappiamo perché tu ti trovassi in quella situazione. Cioè hai rischiato la vita per portare Hermione in salvo e beh, sinceramente siamo tutti un po’ confusi.- Finisce la frase con una risata un po’ imbarazzata.
-Lo capisco, davvero. Ma vedi sono due anni che lavoro per Silente come spia all’interno dei Mangiamorte, non lo sapeva nessuno, nemmeno i maggiori esponenti dell’Ordine.-
Sgrana gli occhi.
-Tu conosci l’Ordine della Fenice? Aspetta ma se lavoravi per Silente perché nessuno di noi lo sapeva?-
-Silente ha stabilito così, era più sicuro sia per i membri dell’Ordine sia per la missione, doveva continuare ad essere apparentemente tutto come sempre, l’unico a conoscenza di questa missione, oltre a Silente ovviamente, era Piton.-
-Piton?-
-Già, al mio quinto anno ad Hogwarts  andai da Silente per comunicargli le mie intenzioni, sapevo che mio padre l’anno dopo voleva fare in modo che Voldemort mi desse il Marchio Nero e mi affidasse una missione, così capii che era arrivato il momento di agire. Avendo solo 15 anni, non ero molto utile come spia, ma il Manor era il centro di ritrovo di tutti i Mangiamorte e dato che mi era permesso partecipare alla maggior parte delle riunioni, in qualche modo riuscivo a tenere Silente sempre informato. Quindi era in grado di monitorare costantemente le decisioni e gli spostamenti dei Mangiamorte e prevenire un loro qualsiasi attacco.
Anche Piton era una spia e, affiancandomi a lui, Silente pensava che sarei stato un po’ più al sicuro.
Al sesto anno mio padre programmò la cerimonia per il Marchio Nero. Silente cercò di convincermi a lasciar perdere la missione, mi disse che ricevere un tale Marchio mi avrebbe turbato per sempre e che non ne valeva la pena. Ma non me ne sarei stato con le mani in mano mentre gli altri rischiavano la vita per una battaglia che era anche mia. Così presi il Marchio e come primo incarico mi si ordinò di uccidere Silente.
 Arrivato a questo punto dovevo trovare una soluzione, una via di fuga. Andai immediatamente da Silente, mi disse di non preoccuparmi, che c’avrebbero pensato lui e Piton.
Quindi tutti e tre escogitammo un modo per far entrare i Mangiamorte all’interno del castello, geniale ma semplice allo stesso tempo: l’Armadio Svanitore.-
-L’Armadio che?-
-Svanitore. E’ molto utile, in realtà sono due: uno nella Stanza delle Necessità di Hogwarts, l’altro da Magie Sinistre a Notturn Alley. Serve per smaterializzarsi da un posto all’altro senza usare la magia.-
Lo vedo sovrappensiero.
-Quindi è così che sono entrati tutti i Mangiamorte ad Hogwarts.-
Parla più a se stesso che a me, ma mi fa segno di continuare.
-Okay, allora, Silente mi disse che sarebbe stato Piton ad ucciderlo, io dovevo solo fingere di non riuscirci, non voleva che avessi sulla coscienza un tale peso.
Ero scioccato, non poteva davvero voler questo. Senza di lui, senza la sua guida tutti noi eravamo perduti, era l’unico mago di cui Voldemort avesse paura.  Mi disse che c’erano cose che non potevo ancora capire e che ogni mia protesta o tentativo di dissuaderlo da una tale follia era vano.
Capii che era una battaglia persa, quindi decisi di attenermi al suo piano.
Arrivò il giorno tanto temuto, ero terrorizzato ma sapevo che era l’unica cosa giusta da fare, anche se sarei stato agli occhi di tutti un mostro.
Feci tutto come stabilito: lasciai aperto l’Armadio Svanitore per i Mangiamorte che avrebbero dovuto sostenermi nell’impresa, tra i quali Bellatrix.
Salii sulla Torre di Astronomia dove trovai Silente, come d’accordo. Una volta di fronte a lui volevo dirgli, prima che morisse, quanto gli fossi riconoscente e quanto lo stimassi per avermi accolto e aiutato quando nessuno, nemmeno i miei familiari, l’aveva fatto. Ma lui mi fece segno di stare zitto, c’era qualcun’altro sulla Torra oltre a noi.-
-E chi era?-
Sembra particolarmente rapito dal mio racconto e io sono stupito dal fatto che creda alle mia parole. Scuoto la testa lievemente e prendo un sorso dalla tazza di tè che ha poggiato sul tavolino davanti a me.
-Non lo so, davvero.-
Sorride e annuisce.
-Continua-
-Allora beh feci l’unica cosa da fare: recitai la mia parte in modo che sembrasse che volevo ucciderlo. Temporeggiai finchè non mi raggiunsero anche gli altri Mangiamorte.
Bellatrix cominciò ad incitarmi, a dirmi di ucciderlo, ma non lo feci. Finalmente vidi spuntare Piton dalla scala della Torre, guardò Silente negli occhi, si scambiarono poche e semplici parole, poi lo uccise.-
Mi fermo un attimo, il ricordo di quel racconto scorre nella mia mente ripetutamente, facendomi sentire un verme.
-Draco, non è colpa tua. E’ Silente, e se ha voluto così una ragione c’era, non lasciare che questo ti turbi.-
Lo guardo e gli sono riconoscente, nessuno mi aveva mai trattato così bene, eccetto Silente.
-Lo so Bill e grazie, davvero.-
Annuisce.
-Ce la fai a continuare?-
-Si si certo, scusa. Dopo che Piton ebbe ucciso Silente ce ne andammo tutti dalla scuola, ma ad un certo punto, più o meno in prossimità della Foresta Proibita, mia zia mi prese da parte e mi trascinò lontano dal resto dei Mangiamorte, Piton era rimasto indietro e nessuno badò a noi.
Cominciò ad indagare, mi chiese perché non l’avevo ucciso io, le dissi che avevo avuto un attimo di debolezza, che non sarebbe più successo.
Sembrò crederci all’inizio, ma poi mi prese alla sprovvista.
Invase la mia mente come un uragano. Tutti gli insegnamenti, tutte le cose apprese sull’Occlumanzia non sarebbero mai bastate contro una tale invasione. Fu così che scoprì che ero una spia, cercai di tenerle all’oscuro più cose possibile, ma oramai era troppo tardi.
Sinceramente non so quanti mesi o settimane siano passate da quel giorno, era un continuo torturarmi all’interno del Manor, era da un po’ che non vedevo la luce del sole.-
Mi sorride dispiaciuto.
-Immagino, e ti ammiro per quello che hai fatto.-
-Ho fatto quello che avrebbe fatto un qualsiasi membro dell’Ordine.-
-Giusto.-
-Ora dovrei dire una cosa agli altri, specialmente a Potter.-
-Certo, andiamo.-
Raggiungiamo il resto del gruppo in cucina, stanno chiacchierando normalmente. Questa volta però non mi guardano come se fossi una bomba ad orologeria. Mi guardano come guarderebbero uno di loro, e questo mi fa sentire parte di qualcosa.
Hanno origliato alla grande.
Bill mi lascia la sua sedia, mi siedo e mi rivolgo direttamente a Potter.
-Potter immagino tu stia cercando gli Horcrux.-
Non sembra particolarmente sorpreso dalla mia affermazione, hanno origliato davvero bene.
-Te l’ha detto Silente o l’hai scoperto da solo?-
-Da solo, ma so che Silente vi ha affidato il compito di trovarli e distruggerli, io non voglio mettermi in mezzo, ma forse so dove trovarli.-
Scambia dei cenni di assenso con Hermione e lo scemo, poi si volta verso di me.
-Vuoi aiutarci?-

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Capitolo 4
*** Partenze ***


Non riesco a muovermi, i miei piedi sono incollati al pavimento e il mio corpo rigido non risponde ai comandi del mio cervello.
Mi guardo intorno e capisco che mi trovo nel salone del Manor, l’atmosfera lugubre e il silenzio intorno mi mettono ansia e comincio ad ansimare, mi sento soffocato.
Poi scorgo dall’altra parte della stanza una figura in piedi e un’altra distesa a terra. Quest’ultima cerca di alzarsi, di scappare, ma la figura che è in piedi glielo impedisce. Guardando meglio mi rendo conto che si trattano di Bellatrix ed Hermione.
Vedo mia zia che mi guarda e ghigna, poi si volta verso Hermione e comincia a torturarla senza sosta.
Io mi sgolo, mi dimeno ma non serve a niente, sento solo le sue urla che gridano il mio nome.
E mi sveglio proprio grazie a lei che urla il io nome.
-Malfoy! Malfoy svegliati! DRACO SVEGLIATI-
Mi sollevo di scatto dal letto e sento una fitta terribile di dolore all’addome a causa del brusco gesto.
Il mio cuore batte come un tamburo, tremo e ansimo.
Mi calmo solo quando sento la sua mano carezzarmi lievemente il braccio sinistro in un movimento ritmico che, in parte, calma i battiti del mio cuore.
-Era solo un brutto sogno.-
La sua voce è poco più di un sussurro ma mi dà la forza di guardarla negli occhi. Tremo ancora, ma ho smesso di ansimare.
-Lo so, Lo so.-
Rimaniamo a guardarci ancora per qualche secondo finchè non mi riprendo completamente, riuscendo di nuovo a parlare.
-Ti ho svegliata?-
-No tranquillo, ero già in piedi.-
Guardo fuori dalla finestra e vedo che fuori è ancora tutto buio.
-Ma che ore sono?-
-Penso una cosa come le tre del mattino.-
-Oh bene.-
Mi sorride, ma sembra preoccupata.
-Malfoy a proposito della missione..-
-Granger lascia stare, non mi farai cambiare idea.-
-No aspetta, non puoi andare da solo alla Gringott, è troppo rischioso e non sei nelle condizioni di farlo. La tua ferita non si è ancora rimarginata, ho usato almeno tre pozioni diverse per farla cicatrizzare ma non sono servite a niente. Guarda che me ne sono accorta che mangi di meno e dormi poco. Non so cosa avesse quel pugnale, ma ti sta indebolendo e da solo non puoi farcela. Non ti sto dicendo di non fare niente, so che sarebbe inutile, ma lascia che qualcuno ti aiuti.-
-Granger nessuno mi può aiutare in questa situazione. Perché non possiamo fare come stabilito? Te, Potter e Weasley tornate ad Hogwarts per trovare il diadema e io vado alla Gringott. I Folletti non sanno che ho voltato le spalle a Voldemort e in più c’è Unci unci con me, è più semplice di quanto sembri.-
-No ascolta, metti che qualcosa va storto..-
-Ma perché lo fai?-
-Cosa?-
-Perché ti preoccupi tanto per me?-
Sussulta un attimo di fronte alla mia domanda, ma risponde quasi subito.
-Perché non voglio che tu muoia.-
La guardo negli occhi e vedo che è sincera, sospiro rassegnato.
-E quindi a cosa avevi pensato Miss So-Tutto-Io?-
Mi incenerisce con lo sguardo e io le sorrido amabilmente.
-Quando il lampadario è caduto addosso a Bellatrix la sua bacchetta è volata di fianco a me e l’ho presa prima che ci smaterializzassimo.-
- E quindi?-
-E quindi ci ho trovato un suo capello attorno.-
Non capsico subito le sue intenzioni, ma appena mi rendo conto di quello che vuole fare scatto subito.
-No, no e poi no. No Granger toglitelo dalla, sul serio, archivialo.-
-Malfoy è perfetto, pensaci bene, così ci sono molte più probabilità di successo, non c’è rischio praticamente.-
-Granger il rischio c’è e io non ho nessuna intenzione di fartelo correre. Vai dirla a Potter e Weasley la tua idea, vediamo come reagiscono.-
Comincia ad arrabbiarsi, lo vedo dalla rughetta che si forma in mezzo alle sue sopracciglia.
-Ma cosa cambia se vado in una scuola piena di Mangiamorte o in una camera blindata della Gringott, eh? Tanto oramai si rischia la morte ovunque, si ha solo la possibilità di scegliere come morire e dato che stiamo parlando della mia di vita, ho fatto la mia decisione.-
-Granger ti prego non te.-
Incrocio i miei occhi ai suoi, ma non appena incontro il suo sguardo mi rendo conto che è una battaglia persa.
-Niente potrà farti cambiare idea, vero?-
Scuote la testa.
-Assolutamente niente.-
Sbuffo rassegnato e mi appoggio alla tastiera del letto, chiudo gli occhi e mi massaggio con le dita le tempie.
-Sei impossibile.-
Non posso vederla, ma sono quasi sicuro che sta sorridendo. Poi interrompe il silenzio che si era creato.
-Malfoy, la ferita si è riaperta.-
-Mmh? Cosa?-
-La ferita. Devo rifarti il bendaggio.-
Guardo in basso e vedo che ha ragione, il sangue ha trapassato le bende macchiandomi la maglietta del pigiama.
-Merda.-
Si alza e si dirige a prendere tutto il necessario per curarmi. Intanto mi tolgo la maglietta e le bende e con queste cerco di fare un tampone per placare l’emorragia.
Rientra nella stanza con le braccia cariche di fiale di diversi colori e garze bianche.
Mi ordina di distendermi e lo faccio. Sposta dal taglio il tampone improvvisato e comincia ad armeggiare con le sue pozioni per trovare quella giusta.
Durante tutta questa operazione mi ritrovo ad osservare ogni singolo tratto del suo viso: gli zigomi alti, il naso all’insù, gli occhi color nocciola dalle lunghe ciglia, il ciuffo ribelle che le ricade sul viso e la bocca carnosa, tormentata dai piccoli morsi che continua a darsi, facendomela desiderare ancor di più.
-Malfoy.-
-Mmh?-
-Smettila di fissarmi.-
-Ma non ho niente da fare.-
Si infastidisce dal mio tono malizioso.
-Allora trovati qualcosa da fare.-
Sorrido, perché mi rendo conto che è a disagio per il fatto che non indosso la maglietta. Sono consapevole di avere un bel corpo, gli allenamenti di Quiddich hanno dato i loro frutti, ma sinceramente non me ne è mai fregato granchè. Ma se c’è di mezzo Hermione allora è tutto un altro discorso.
-Granger tutto bene?-
-Si Malfoy, ora stai zitto.-
-Hai caldo?-
-Che?-
-Hai le guance rosse.-
Arrossisce ancora di più.
-Io non ho le..-
Le sorrido maliziosamente e lei assottiglia gli occhi, che diventano due fessure.
-Togliti quel sorriso dalla faccia, idiota.-
Prende in mano una boccetta contenente un liquido viola e la stappa.
-Questo brucerà  un po’.-
Così dicendo ne versa alcune gocce sulla ferita, che comincia a bruciare in maniera insopportabile, come se stesse andando a fuoco.
Mi irrigidisco le afferro la mano in un gesto involontario, stringendola. Non appena il dolore comincia ad affievolirsi mi rendo conto di della cosa e mollo subito la presa.
-Sc-scusa, non so cosa mi sia preso.-
-Adesso chi è che è arrossito?-
-Touchè, frecciatina degna di un Serpeverde.-
Storce la bocca in segno di disgusto e io scoppio a ridere.
 Non che ci sia qualcosa di particolarmente divertente, ma ora che sono qui, con lei, dentro questa stanza, è come se la guerra, gli Horcrux, Voldemort e tutto il resto non esistessero. Qui e ora io sono felice.
Ride anche lei, e non posso fare a meno di notare quanto sia bella, coi capelli in disordine, gli occhi che brillano e la bocca che sorride.
-Grazie Draco.-
Il mio cuore manca un battito non appena sento la sua voce dire il mio nome, ma riacquisisco il controllo.
-Di cosa?-
-Per avermi salvata al Manor, so che non ne vuoi parlare, ma voglio solo ringraziarti.-
Annuisco.
-Non c’è di che.-
Rimaniamo ancora per qualche secondo a guardarci, poi lei si riscuote.
-Ora stai fermo che ti fascio per bene.-
Le dò una mano a far passare le bende anche dietro la schiena, prendo una maglietta pulita, la indosso e l’aiuto a riordinare le sue cose e a metterle da parte.
Non appena finiamo di mettere a posto, parla di nuovo.
-Malfoy?-
-Si, Granger.-
-Posso rimanere qua stanotte?-
Una scarica elettrica passa attraverso tutto il mio corpo, ma cerco di rimanere impassibile.
-D’accordo, ma perché?-
-Non ce la faccio a dormire da sola, non stanotte.-
Annuisco comprensivo, capisco ogni suo timore e ogni sua paura.
Ci distendiamo tutti e due sul letto, uno da una parte e l’altro dall’altra. Siamo tutti entrambi praticamente ai limiti opposti del letto, e non è esattamente la posizione più comoda per dormire.
Dopo un po’ che cerco di trovare una posizione comoda, mi spazientisco.
-Al diavolo.-
Mi giro e mi stringo a lei per stare più comodo. Asseconda i miei movimenti e si volta e appoggiando la sua guancia sul mio petto. Sposto il braccio in modo da cingerle il corpo e lei fa lo stesso, accovacciandosi tra le mie braccia. Ora sta bene.
-‘Notte Draco.-
E’ il sussurro più dolce del mondo e mi ritrovo a sorridere come un idiota.
-‘Notte Hermione.-
 
La mattina dopo mi risveglio e lei non c’è. Un senso di vuoto mi pervade, non è possibile che qualsiasi cosa faccia mi condizioni l’umore a tal punto.
Mi tiro su e mi siedo sul bordo del letto, poi mi alzo faticosamente ed esco dalla stanza. Sento delle voci alte che discutono provenienti dal primo piano. Lentamente scendo le scale finchè non mi ritrovo nel salotto di Villa Conchiglia, dove il Trio delle Meraviglie, Luna Lovegood, Dean Thomas, Bill Weasley e Fleur Delacour stanno discutendo animatamente.
Nessuno si è ancora accorto della mia presenza e ne approfitto per capire di cosa stanno parlando. Weasley sembra piuttosto arrabbiato.
-Hermione ma che ti viene in mente, non puoi andare con lui, è pericoloso e noi non possiamo farcela senza di te. Cosa dovremmo fare, eh? Lasciarti andare così? Senza avere tue notizie? Non se ne parla.-
-Ronald non sei tu a dover decidere cosa è non è meglio per me, la mia decisione l’ho presa e poi ho già trovato un modo per comunicare tra di noi.-
-Ron se lei vuole così non ha senso ribattere, è l’unica tra di noi con un minimo di giudizio, vi prego basta litigare.-
-Harry siamo sempre stati noi tre, non ci siamo mai separati. Non sappiamo neanche come arrivarci ad Hogwarts, senza di lei che speranze abbiamo?-
La voce di Bill interrompe la loro discussione.
-Un modo per entrare in realtà ci sarebbe.-
Tutti si girano verso di lui incuriositi, ma prima che possa dire la sua idea io lo anticipo.
-L’Armadio Svanitore.-
I presenti si voltano nella mia direzione, rendendosi conto finalmente della mia presenza. Hanno dei visi perplessi, così mi spiego meglio.
-E’ un oggetto usato per spostarsi da un posto all’altro senza usare la magia. Ce ne sono due ovviamente, ma è un idea folle, troppo pericoloso.-
Potter mi guarda interrogativo.
-E perché?-
-Uno si trova nella Stanza delle Necessità, ma l’altro da Magie Sinister, chiunque vedesse i vostri volti in quella parte di Londra vi consegnerebbe subito ai Mangiamorte.-
Weasley sembra interessato all’oggetto in questione.
-Potremmo usare la Polisucco, possiamo essere chi vogliamo eccetto  noi, giusto?-
-Direi di si, ma una volta ad Hogwarts? A quanto ho sentito è piena di Mangiamorte.-
-Beh, una volta lì dobbiamo cercare un diadema perduto che Harry crede possa essere un potenziale Horcrux, direi che aver trovato un modo per entrare dentro la scuola è già qualcosa.-
La voce sognante della Lovegood interviene nella conversazione, e per una volta dice qualcosa di sensato.
-Ad Hogwarts buona parte degli studenti delle case Grinfondoro, Tassorosso e Corvonero agiscono segretamente alle spalle dei Mangiamorte aiutando i ragazzi più in difficoltà, la maggior parte di loro alloggia nella Stanza delle Necessità.-
La guardiamo tutti sbalorditi, poi Hermione interrompe il silenzio.
-Luna e tu come fai a saperlo?-
-Me l’ha detto Dobby, mi ha detto anche che c’è un altro modo per entrare all’interno della scuola.-
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, poi mi volto verso di lei e le sorrido amabilmente.
-Illuminaci allora.-
Le si anima lo sguardo e rincomincia a parlare, spensierata.
-C’è un pub ad Hogsmead chiamato “Testa di Porco” e il proprietario è il fratello di Silente, Aberforth. Lui aiuta gli studenti di Hogwarts inviando viveri, cure e tutto il necessario per sopravvivere attraverso un passaggio che porta direttamente nella Stanza delle Necessità.-
Weasley la guarda sbalordito.
-Ma che diamine stavi aspettando a dircelo?-
Si guarda intorno con gli occhi sgranati dallo stupore.
-Sembravate così impegnati, non volevo disturbarvi..-
Hermione le rivolge un sorriso dolce.
-Non fa niente Luna, sei stata utilissima.-
Lei ritorna di nuovo felice e comincia a giocherellare coi capelli. Bene. La Lovegood è sistemata.
Hermione poi ritorna a rivolgersi a Potter e Weasley.
-Sentite ragazzi, lo so che è difficile separarci, ma è la cosa più giusta da fare, se vado con lui avremo più chance di farcela, oramai avete il sentiero tracciato. Ci rivedremo tutti quanti ad Hogwarts. Andrà bene, ve lo prometto.-
Potter annuisce grave e leggo negli occhi di Weasley la rassegnazione, nessuno potrebbe farle cambiare idea.
Poi tira fuori dalla sua inseparabile borsa una scatola blu, grande più o meno come un pugno e la mostra ai suoi due amici.
-Questo è una specie di fuoco portatile. E’ artificiale, l’ho ideato io, quindi non è rintracciabile, ne avremo uno anche io e Malfoy. Funziona come un normale fuoco da comunicazione, ma per precauzione preferisco usarlo solo in casi di estrema emergenza, intesi?-
Così dicendo toglie il coperchio sprigionando un piccolo fuocherello celeste per farlo vedere a tutti, poi richiude la scatola e la porge ai due.
-Mi raccomando state attenti.-
Li abbraccia e mi rendo conto di quanto siano legati e indispensabili l’uno per l’altro. Weasley però rimane un babbeo.
Bill si alza dalla poltrona sul quale era seduto schiarendosi la voce.
-Bene ragazzi, quando avete intenzione di partire?-
Scambio uno sguardo di intesa con Hermione, poi mi rivolgo a Bill.
-Il prima possibile direi.-
Annuisce e mi sorride.
-Volete qualcosa per il viaggio?-
Qui interviene Hermione.
-Si grazie, del cibo e tante bende.-
Sorrido, ci sarà da divertirsi.
L’ora che segue è caotica e nell’aria sembra quasi di sentire l’odore dell’eccitazione e dell’ansia. Tutti vanno da una parte all’altra della casa per prepararsi al viaggio imminente che stanno per compiere: chi fa le valigie, chi riordina la camera, chi prende le scorte e chi si aiuta a vicenda.
Nonostante sia consapevole del fatto che ognuno di noi rischia moltissimo, mi piace quest’atmosfera dove tutti si aiutano e collaborano, felici del fatto che, nel loro piccolo, stanno contribuendo a qualcosa di grande.
I primi a partire sono Weasley, Potter, la Lovegood e Dean Thomas, li salutiamo un’ultima volta prima di vederli sparire smaterializzati.
Poi è il turno mio, della Granger e di Unci unci che non si è ancora staccato dalla spada di Godric Grinfondoro. Ci voltiamo verso Bill e Fleur e li abbracciamo forte ringraziandoli della loro ospitalità. Poi Hermione tira fuori un’altra scatola e gliela consegna, sorridendo.
-Nel caso aveste bisogno di aiuto, non si sa mai.-
Bill la prende e la ringrazia.
-Buona fortuna ragazzi, spero di rivedervi.-
Gli stringo un’ultima volta la mano.
-Anche io Bill, buona fortuna anche a voi.-
Poi mi volto verso Hermione e le prendo la mano guardandola negli occhi.
-Sei pronta?-
-Si, sono pronta.-
 
 

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Capitolo 5
*** La Gringott ***


Ci troviamo a qualche isolato dalla Gringott, in un vicoletto buio e deserto. Davanti a me c’è Hermione completamente trasformata in mia zia, ho appena finito di darle alcune dritte sul come comportarsi una volta all’interno della banca: è abbastanza convincente, ma è troppo buona per interpretare una donna come Bellatrix, così le ho consigliato di parlare il meno possibile.
Anche Unci unci ha ingerito la pozione Polisucco: abbiamo preso i capelli di un mago qualsiasi e lo abbiamo vestito come un Mangiamorte, ora siamo pronti.
Ci avviamo tutti e tre a testa alta verso la Gringott, ho consigliato di atteggiarsi come se chiunque passasse loro di fianco fosse spazzatura. Devo ammettere che non sono niente male come attori: Hermione supera chiunque le si pari davanti con passo veloce e altero, Unci unci invece le sta di fianco, cerca di non dare troppo nell’occhio, ma allo stesso tempo fulmina tutti con sguardi truci. Io sto dall’altro lato del corpo di Hermione e sfioro la mia mano con la sua ogni tanto, per darle forza.
La nostra entrata nella banca è quasi plateale: la Granger spalanca l’enorme portone ed entra all’interno dello spazioso atrio, non bada a nessuno e continua a camminare come se si trovasse a casa sua, e non in mezzo all’ingresso della Gringott pieno di folletti. Percorre tutta la stanza finchè non si trova davanti a quello che sembra essere uno dei folletti più autorevoli, una volta lì si rivolge a lui.
-Sono Bellatrix Lestrange ed esigo entrare all’interno della mia camera blindata, ora.-
Le trema un po’ la voce e spero che nessuno ci abbia fatto caso oltre a me.
Il folletto alla quale si è rivolta alza lo sguardo , non appena la riconosce, leggo il terrore nei suoi occhi.
-Signora Lestrange, quale onore averla qui!-
-Ovviamente è onore, che ne dici adesso di svolgere il lavoro per il quale sei pagato e portarmi immediatamente alla mia camera blindata?-
Sta andando bene, ogni traccia di esitazione nella sua voce è scomparsa.
Il folletto però indugia, le rivolge un sorriso incerto e rincomincia a parlare.
-Vorrei poter svolgere immediatamente questo compito, ma prima le dispiacerebbe pormi la sua bacchetta?-
- E perchè mai?-                                          
-Per verificare la sua identità signora. Ci sono ordini speciali per la camera Lestrange-
Hermione tira fuori dal vestito la bacchetta di Bellatrix e la dà al folletto che la esamina per qualche secondo, poi gliela riporge con un sorriso.
-Bene, molto bene.-
Si gira verso un mago seduto in un bancone lì vicino.
-Elias, vai a prendere i sonagli, scorterò di persona la Signora Lestrange e il signorino Malfoy alla camera blindata.-
-Certo, vado subito.-
Nell’attesa del ritorno del giovane mago mi guardo attorno e vedo che tutti gli sguardo dei folletti sono puntati su di noi, sembrano sospettosi, e mi rendo conto che forse qualcosa sanno. Spero che questo Elias faccia in fretta, non voglio sottopormi ancora ai loro sguardi.
Dopo alcuni minuti ritorna con una borsa in mano dal quale proviene un forte un rumore metallico e la porge al folletto, che si gira verso di noi e fa cenno di seguirlo.
-Prego signori, da questa parte.-
Ci dirigiamo verso un’enorme porta in legno di mogano intarsiato, il folletto ci fa scorrere le dita tozze e rugose sopra e questa si apre su un lungo corridoio di pietra, illuminato solo da alcune torce appese alle pareti.
Il folletto fischia e un carrello sbuca lentamente dal buio dondolando.
Io, Hermione e Unci unci ci sediamo dietro, mentre il folletto si mette davanti al posto di guida, partiamo con uno strattone e con il passare del secondi acquisiamo molta velocità.
Sento Unci unci darmi dei colpetti al braccio, mi accosto più vicino a lui che comincia a sussurrare.
-Non si fida di noi.-
-L’ho notato, avranno di sicuro ricevuto qualche avviso.-
Annuisce impercettibilmente.
-Bisogna stare attenti.-
Ritorno nella posizione eretta e metto la mano in tasca alla ricerca della bacchetta. Appena la sento tra le mie mani mi calmo un attimo. Non è la mia, quindi non ci capiamo molto, ma per difendermi è più che sufficiente.
Passa un quarto d’ora e siamo ancora in viaggio sul carrello, ma qualcosa mi fa allarmare: Unci unci alla mia sinistra si irrigidisce e sussurra un “no” a denti stretti, in modo che solo io riesca a sentirlo.
Non faccio in tempo a chiedergli spiegazioni che veniamo investiti da una cascata d’acqua. Mi si mozza il respiro dalla sorpresa e dal fatto che in miei polmoni non riescono a percepire ossigeno.
Poi con un terribile strattone il carrello si rovescia, scaraventandoci tutti nel vuoto. Il vagone si schianta contro una parete di roccia lì vicino mentre noi scivoliamo a terra come privi di peso, senza provare il dolore dello schianto al suolo.
Sono il primo a riprendere il controllo della situazione, mi alzo subito in piedi e mi guardo attorno per vedere come stanno gli altri: Hermione è ancora distesa sul pavimento umido e di pietra che ansiama per lo spavento e noto con orrore che è ritornata alle sue sembianze originarie, lo stesso vale per Unci unci che, invece, è riuscito a rialzarsi nonostante gli enormi abiti lo soffochino.
L’anziano folletto non appena riacquisisce lucidità comincia a sbraitare.
-Ai ladri! Ipostori! Lo sapevo che eravate dei luridi imp..-
-IMPERIO!-
La mia voce risuona potente tra le altissime pareti di roccia della Gringott mentre il viso di quest’ultimo da paonazzo e irato diventa rilassato e vacuo.
Hermione intanto si è ripresa e ha trasfigurato i suoi abiti e quelli di Unci unci in indumenti della loro taglia, poi si rivolge al folletto.
-Forza Unci unci, devi farci strada, non abbiamo molto tempo prima che ci trovino.-
-Prima voglio la spada.-
Io ed Hermione siamo increduli.
-COSA?!-
Lo esclamiamo all’unisono, ma lui non si scompone.
-Questa spada appartiene ai folletti! E’ stata forgiata da Ranci il Primo, Godric Grifondodro gliel’ha rubata, capito? Rubata!-
-Unci unci la spada ci serve per distruggere gli Horcrux, non possiamo dartela.-
Questo con uno scatto prende la borsa che ha in mano l’altro folletto.
-Non avete idea di come arrivare alla camera blindata dei Lestrange e neanche dei pericoli che potrebbero presentarsi, solo io posso portarvi sani e salvi dove volete arrivare. Quindi, o mi date quella maledetta spada o io chiamo le guardie.-
Hermione cerca il mio sguardo in cerca di qualche cenno d’assenso. Sono furioso e serro la mandibola per cercare di calmarmi, prendo un respiro profondo e poi annuisco. La vedo tirare fuori la spada dalla piccola borsa che teneva nascosta tra i vestiti e consegnarla a Unci unci.
-Eccola, adesso però andiamo, stiamo perdendo troppo tempo.-
Annuisce e fa segno di seguirlo e così facciamo.
Dopo alcuni minuti di cammino sento rimbombare tra gli enormi tunnel di pietra sonori ruggiti. Non capisco di cosa si tratti finchè non mi trovo di fronte ad un enorme drago. La bestia è legata da pesanti catene a delle colonne situate intorno a lui. Il corpo è ricoperto da profonde lacerazioni e sembra che la sua pelle non veda la luce del sole da anni.
-Non preoccupatevi, è semicieco.-
Così dicendo, Unci unci, tira fuori  dal borsone degli strani oggetti che muovendoli riproducono un suono metallico.
-Questi sono dei sonagli, non appena li sente si aspetta dolore e quindi indietreggia.
Hermione storce la bocca in segno di disgusto, ma il folletto non ci fa caso.
-Io lo distraggo, voi dovete dirigervi alla camera numero 312 e far strisciare la mano di Bongi sulla superficie della porta, una volta dentro bisogna fare in fretta e stare attenti, potrebbero esserci degli incantesimi all’interno della stanza.-
Sia io che Hermione annuiamo, al nostro segnale Unci unci fa indietreggiare il drago coi sonagli e noi avanziamo verso la stanza numero 312. Una volta davanti a questa prendo la mano del folletto, che a quanto pare si chiama Bongi, e la faccio passare sopra la porta. Sento un rumore metallico e dopo alcuni attimi io, Hermione, Unci unci e Bongi riusciamo ad entrare all’interno.
Una volta dentro, però, la porta si richiude di scatto, lasciandosi nel buio più totale.
-Lumos.-
La bacchetta di Hermione comincia ad emanare un forte bagliore che mi permette di guardare l’interno della camera: è piena di oggetti preziosi, calici, gioielli, galeoni e pietre preziose. Ma a noi non interessano, abbiamo in mente solo la coppa di Tosca Tassorosso.
-Allora, sapete cosa cercare, non è molto grande, ha due manici e c’è scritto “Tassorosso” sopra.-
Vedo gli altri due mettersi all’opera, sussurro un “Lumos” anche io e faccio lo stesso. Non appena però faccio un passo verso il centro della stanza, tocco un calice che si moltiplica in altri venti. Ritiro il piede di scatto rendendomi conto che l’oggetto in questione scotta in maniera ustionante, urlo di dolore.
-Aaaaah. Fermi! Fermi tutti quanti, gli oggetti sono stregati.-
Hermione si ferma di scatto.
-Sono gli incantesimi Gemino e Flagrante, toccate meni oggetti possibili o qui dentro ci moriremo.-
 Annuisco e mi volto per cercare la coppa che finalmente vedo.
-Merda.-
-Malfoy che succede?-
Mi volto verso Hermione e gliela indico: è in cima ad uno scaffale dall’altra parte della stanza. Il suo sguardo si spegne, poi si gira verso di me.
-Bisogna che faccia fluttuare il tuo corpo fino a là in cima, è l’unico modo.-
Le dò il consenso e dopo pochi attimi mi ritrovo a fluttuare nell’aria per cercare di prendere quella dannata coppa. Mentre mi avvicino allo scaffale sento però un rumore assordante provenire dal basso, mi volto e vedo che Bongi, senza il mio controllo, va a sbattere contro un’armatura d’argento, che si moltiplica e colpisce Hermione e Unci unci ustionandoli. Da quel momento è il caos: cominciano a moltiplicarsi oggetti ovunque, sommergendoli fino alla vita, ma lei non molla e continua a farmi fluttuare verso la coppa. Sto per prenderla quando Hermione mi ferma.
-Malfoy aspetta!-
-Cosa c’è?-
-Se la tocchi si moltiplicherà.-
-E quindi che mi consigli di fare, sentiamo.-
Strappa di mano la spada ad Unci unci e me la lancia, l’afferro al volo.
-Prova con questa.-
Infilo la punta della spada in uno dei due manici e fortunatamente funziona, non si moltiplica. La prendo in mano e me la metto in tasca, poi ritorno di nuovo da loro che oramai sono sommersi fino al petto.
Recupero Bongi e Unci unci, il quale mi strappa la spada di mano, e apro subito la porta della camera.
Una volta fuori, però, ci sono folletti e maghi ovunque, siamo circondati.
Lascio andare Bongi, afferro Hermione per un braccio e ci nascondiamo dietro una colonna per ripararci dagli incantesimi. Intanto Unci unci corre dalla parte opposta.
-Aiuto aiuto! Ai ladri! Stanno scappando, sono dietro quella colonna!-
Ringhio tra me e me e comincio ad imprecare. Hermione tra poco cade svenuta a causa delle scottature, siamo circondati da maghi che ci vogliono uccidere e in più Unci unci ci ha portato via la spada.
In un lampo di follia, però, mi riprendo: schianto con diversi colpi ben assestati una decina di maghi, in quell’attimo in cui cessano gli incantesimi contro di noi, mi carico Hermione sulle spalle e mi getto sulla schiena del drago, poggiando la Granger semicosciente davanti a me. Libero il drago dalle catene che lo tengono a terra e lo incito a volare. Inizialmente trova difficolta, sbanda da una parte all’altra colpendo con le enormi ali i maghi a terra. Poi comincia ad arrampicarsi lungo le pareti di roccia della Gringott alla ricerca di aria e luce.
Arriviamo in prossimità dell’ingresso della banca e sento che il drago comincia a percepire la vicinanza dell’aria fresca e della luce, compie un ultimo sforzo sfondando il soffitto e atterrando sui tetti di Londra. Si ferma e respira, lo faccio anche io e controllo che Hermione stia bene.
-Granger, mi senti? Granger ti prego rispondi.-
Si riscuote un attimo e annuisce debolmente.
-Ascolta lo so che è difficile, ma ce l’abbiamo quasi fatta, devi solo resistere un altro po’, ti prego cerca di rimanere cosciente, va bene?-
Annuisce di nuovo e si stringe a me tremando, la copro con il mio mantello e l’attiro al mio petto con un braccio per riscaldarla, poi lancio un debole schiantesimo alla coda del drago in modo che riparta e ci porti il più lontano possibile da Londra.
Anche se con molta fatica, riesce a decollare dopo diversi tentativi e adesso sorvoliamo le campagne inglesi alla luce del crepuscolo. Mi accerto che Hermione sia cosciente e la stringo più a me in modo che non cada dal dorso del drago. Il suo esile corpo trema un po’, la sua testa è appoggiata nell’incavo del mio collo e nel punto in cui le sue labbra sfiorano la mia gola sento piccole scosse elettriche.
Stiamo volando sopra un lago e in lontananza scorgo un bosco dove potremmo accamparci. Scuoto un po’ Hermione.
-Ehi svegliati, dobbiamo scendere.-
-Mmh? Cosa?-
-Granger dobbiamo saltare.-
-No ti prego, no.-
-Devi essere forte, ti aiuto io, siamo quasi a riva, non dovrai nuotare molto, va bene?-
Si rianima un po’ e annuisce.
-Va bene.-
Così ferita e indifesa mi sembra quasi una bambina al quale si impone di farsi un bagno, le sorrido.
-Andrà tutto bene, te lo prometto.-
Sorride anche lei, le afferro una mano e mi sporgo dalla schiena del drago per spiccare il salto, lei fa lo stesso.
-Pronta?-
Annuisce convinta.
-Uno.. Due.. Tre!-
 
L’acqua gelida lambisce il mio corpo e mi tramortisce per qualche attimo, poi mi riprendo e comincio a scalciare con le gambe per ritornare in superficie.
Tiro verso l’alto la mano di Hermione in modo da accertarmi che arrivi prima di me e riprenda ossigeno. Una volta in superficie ci rendiamo conto che la riva è circa a venti metri di distanza, così aumentiamo il ritmo delle bracciate finchè non ci ritroviamo distesi sulla sabbia a riprender fiato.
 Mi avvicino ad Hermione per controllare che sia cosciente: è stremata ma ancora sveglia. Nonostante sia fradicio e provato la prendo il braccio e mi addentro all’interno del bosco per trovare un posto sicuro per accamparci.
Non appena lo trovo, frugo nella magica borsa di Hermione alla ricerca della tenda che ci aveva imprestato Bill. Quando la trovo la monto subito e proteggo il luogo con diversi incantesimi che facciano da barriera in  modo da esser al sicuro da qualsiasi minaccia esterna.
Finito di sistemarmi mi dedico ad Hermione che intanto si è ripresa e si è asciugata i vestiti. L’aiuto ad entrare nella tenda e a distendersi e le dò una pozione spalmabile contro le bruciature. Si mette dietro un separè e comincia a spalmarsi la crema. Io mi asciugo i vestiti e tiro fuori dalla borsa qualcosa a mangiare, accendo i piccoli fornelli con la magia e metto scaldare due stufati d’agnello.
Mentre sono indaffarato a preparare i letti per stanotte, Hermione dietro di me si schiarisce la voce. Mi volto e noto che si è messa il pigiama, sta un po’ meglio, non è più pallida e le vesciche sono oramai sparite del tutto. Ha i capelli raccolti in una treccia un po’ disordinata che le cade di lato sulle spalle, le guance un po’ rosse e la mano con la pozione spalmabile tesa verso di me.
-Grazie mille, è fantastica.-
Mi sorride timidamente, io la riprendo e la metto da parte.
-Figurati, vuoi un po’ di stufato?-
-Oddio si, ho una fame tremenda.-
Le porgo il piatto e un cucchiaio e cominciamo a mangiare in silenzio.
-Malfoy scusa per oggi, dovevo essere di aiuto e invece non ho fatto che peggiorare la situazione diventando un peso, scusa.-
Sgrano gli occhi sorpreso.
-Granger stai scherzando? Non sarei mai riuscito ad entrare alla Gringott se non fosse stato per te, sei stata di grande aiuto, non come quell’infame di Unci unci.-
Sbatto il piatto sul tavolo lì vicino dalla rabbia del ricordo.
-Com’è possibile che i folletti possano essere così avari ed egoisti allo stesso tempo? Non frega un cazzo a loro se il mondo magico cade nelle mani di Voldemort e dei Mangiamorte? Ma no certo! Contano solo i soldi per loro!-
-Malfoy calmati ce la faremo cumunque, vedrai.-
-Granger non ce la faccio a calmarmi perché nonostante ci siamo fatti un culo grande come una casa deve sempre esserci qualcosa che non va.-
-Malfoy c’è un altro modo per distruggere gli Horcrux, possiamo usare le zanne di Basilisco come ha fatto Harry 5 anni fa con il diario di Riddle, tanto saremmo dovuti andare comunque ad Hogwarts.-
A questa notizia mi calmo un attimo e prendo un respiro profondo.
-Hai ragione, giusto.-
Ci penso un attimo e poi mi viene in mente che non abbiamo avuto notizie di Potter.
-Ce l’avranno fatta secondo te? Ad entrare ad Hogwarts dico.-
-Penso di si, se qualcosa fosse  andato storto penso che avrebbero trovato un modo per farcelo sapere.-
-Dici che è rischioso provare a contattarli?-
-No, possiamo provare.-
Si alza e va a prendere dalla sua borsa la scatolina blu. La apre e sussurra una parola incomprensibile, dopo pochi secondi appare all’interno del fuoco azzurrino la faccia di Potter.
Vedo il volto di Hermione illuminarsi dal sollievo.
-Harry! Stai bene?-
-Hermione io sto bene, voi? Ce l’avete fatta?-
-Abbiamo la coppa, ma Unci unci è scappato con la spada.-
Sento Potter imprecare.
-Dovremmo andare nella Camera dei Segreti.-
-Mi sa proprio di si, voi avete il diadema?-
-Non ancora, ma adesso sappiamo dove trovarlo, troppo lungo da spiegare.-
In parte sono sollevato, tutto sta procedendo abbastanza bene, entro nel campo visivo di Potter e mi rivolgo a lui.
-Potter ma Hogwarts non è nelle mani dei Mangiamorte adesso? Sanno che siete lì?-
-No, stiamo nella Stanza delle Necessità insieme a gran parte degli studenti, ci aggiriamo per la scuola col mantello dell’Invisibilità, per adesso nessuno sospetta niente.-
Sospiriamo di sollievo.
-Okay Harry, ora chiudo, mi raccomando state attenti.-
-Lo saremo, anche voi Hermione, ci vediamo.-
Così dicendo chiude la scatoletta e la ripone sul tavolo, in caso di emergenze.
Una volta finito il pasto ripulisco tutto con un colpo di bacchetta. Hermione si infila sotto le coperte di uno dei due letti e si ranicchia su se stessa per stare al caldo. Io intanto mi infilo degli abiti comodi e mi cambio la fasciatura del taglio, poi mi distendo anche io nell’altro letto.
Non riesco a chiudere occhio, come ogni notte, nonostante sia stravolto. Passa un’ora, eppure il mio corpo non accenna ad addormentarsi.
Mi alzo stufo dal letto  e mi infilo in quello di Hermione, cingendola con un braccio. Lei si gira dalla mia parte e affonda il viso nel mio petto intrecciando le gambe con le mie. Era come se stesse aspettando questo momento e in effetti anche io desideravo farlo da quando ci siamo coricati.
Siamo stretti l’uno all’altra, i nostri corpi sono talmente uniti che non si capisce da che parte inizi il mio e finisca il suo.
Nessuno di noi due dice niente e mi addormento così, con il suo corpo tra le mie braccia e il profumo dei suoi capelli che alleggia nell’aria.
 

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Capitolo 6
*** In Tenda ***


Apro gli occhi lentamente, cullato dai raggi del sole che filtrano dall’apertura della tenda che mi riscalddano il viso. Mi sento bene. Nella mia vita non mi son mai sentito così bene come ora e il motivo di tutta la mia gioia si trova proprio tra le mie braccia, che dorme.
Affondo piano il volto nei suoi capelli per non svegliarla e mi lascio andare al profumo di lavanda che emanano.  Poi mi allontano di qualche centimetro dal suo corpo per ammirarla mentre dorme: ha il volto rilassato, le gote leggermente rosse sono accarezzate dalle lunghe ciglia, le labbra schiuse rosse e piene mi fanno venir voglia di baciarla, ma non oserei mai tanto.
Averla così vicino mi agita e mi calma allo stesso tempo, il mio corpo è completamente in tilt e cerco di pensare razionalmente. Più precisamente cerco di non saltarle addosso.
Rimango ancora per un po’ così, a guardarla dormire e a bearmi del contatto tra il suo corpo e il mio.
Mi riscuote un rumore improvviso, anzi no è una voce. Mi allarmo e scatto in piedi afferrando subito la bacchetta riposta su un comodino vicino al letto. Tendo le orecchie per capire da dove proviene.
-Malfoy ma che..-
-Sssh, ho sentito una voce.-
Si alza in piedi anche lei e prende la bacchetta allarmata. Sento di nuovo la voce di prima, ma questa volta mi rendo conto che proviene dalla scatoletta blu riposta sul tavolo vicino a noi. Lo capisce anche Hermione perplessa.
-Ma è Harry.-
Apre la scatoletta e in effetti  la faccia che appare all’interno del fuoco azzurrino è proprio quella di Potter.
-Hermione finalmente! Pensavamo vi fosse successo qualcosa!-
-Cosa? E perché mai?-
-Voldemort sa di noi, sa che stiamo cercando gli Horcrux.-
-E tu come fai a saperlo?-
-L’ho visto, sa del colpo alla Gringott e sa che siete stati voi, ha torturato Unci unci per avere informazioni.-
Entro nel campo visivo di Potter.
-Potter sai anche se sospetta la nostra posizione? Ci conviene muoverci o rimanere dove siamo?-
-Il primo posto in cui verrà a cercare è sicuramente ad Hogwarts, non muovetevi per ora, è troppo pericoloso. Se ritenete di essere in un luogo sicuro rimanete lì e fortificate gli incantesimi di protezione. Appena avrò altre notizie vi contatterò subito. Fate attenzione, mi raccomando.-
-Fai attenzione anche te Harry, trovate quel diadema al più presto e distruggetelo.-
-Lo faremo Hermione, ci sentiamo presto e buona fortuna.-
Poi il suo volto scompare.
Io esco dalla tenda e comincio a sussurrare incantesimi di protezione tutto attorno a noi, come consigliato da Potter. Mi raggiunge anche Hermione e mi dà una mano a concludere il lavoro. Una volta terminata l’opera rientriamo all’interno della tenda.
Mettiamo in ordine i letti e i piatti che abbiamo usato ieri sera, poi ci corichiamo ciascuno su un letto diverso: lei tira fuori un libro dalla borsa e io sintonizzo la radio su PotterWatch, l’unica fonte di notizie veramente attendibile.
La voce di Lee Jordan comincia a narrare le cronache giornaliere.
-.. Oggi è avvenuto il secondo attacco da parte dei Mangiamorte direttamente ad un edificio babbano a Londra, circa 21 morti tra cui due bambini. Il numero delle vittime dei nati babbani oggi è salito 127 a causa di altre 8 uccisioni causate da un ulteriore attacco, ricordiamo con onore quindi Emma Shield, Gregory Crouser, Rose Buttleford, Albert Hamilton, Christian Prouse, Nolan West, Christine Jones e Alexander Green, molto in pericolo sono le zone di..-
Spengo la radio con un colpo secco di bacchetta, sono stufo di notizie tristi, di gente che non si fa scrupoli ad uccidere nemmeno se di mezzo ci sono dei bambini. Sospiro frustrato e arrabbiato. Serro la mandibola e le nocche mi diventano bianche, cerco di rilassarmi, ma con scarsi risultati. Poi sento delle dita sottili e fredde che si stringono attorno alle mie mani, alzo lo sguardo e incontro il suo dolce, che riesce, non so come, a rasserenarmi.
-Risolveremo tutto questo, vedrai.-
-Granger io sono stanco di tutto questo, sono stanco di sentirmi in colpa per ogni singola vittima.-
-Ma non devi sentirti in colpa, perché non è così. A cosa serve, eh? Non puoi fare niente adesso, siamo bloccati qui.-
Sospira rassegnata e si sieda di fianco a me.
-Dobbiamo trovare qualcosa di produttivo da fare.-
Sorrido malizioso.
-Io avrei in mente qualcosa..-
Ride e mi tira un cuscino in faccia.
-Eccolo qui il Malfoy di sempre.
Ride, ma le sue gote si tingono di rosso
-No dai sul serio, troviamo qualcosa da fare, ti prego.-
Si alza e comincia a frugare in tutti gli armadi, scaffali, armadietti e cassapanche finchè non tira fuori una scacchiera e degli scacchi.
-Bingoo!-            
-Granger, non so se ti è arrivata voce ma hai davanti a te un campione di scacchi. Prepara la tua autostima alla serie di duri colpi che sta per subire.-
-Lo sai che io sono brava in tutto?-
-Lo sai che le saputelle rompicoglioni dentro questa tenda finiscono male?-
-Meglio saputella che biondo finto.-
-Una cosa alla volta. Prima ti umilio a scacchi e poi ti dimostrerò che sono biondo vero.-
Mi guarda con aria perplessa.
-Si può dimostrare?-
-Oh si che si può. Dai cominciamo un po’ ‘sta partita.-
La Granger mi dà del filo da torcere, ma dopo un’ora di gioco faccio scacco matto.
-Scacco matto Granger.-
Lei guarda incredula la scacchiera.
-No.-
Scoppio a ridere.
-No, no, no, no, no, non è possibile.-
-A quanto pare.-
-Ti odio, hai barato, dai!-
-Uhuhuh qualcuno qui non sa proprio perdere, eh?-
Le do un buffetto sul guancia per canzonarla ma lei mi da uno schiaffo alla mano.
-Non è giusto.-
-Va bene senti, sono disposto a concederti un’oretta a riflettere su quanto io sia grandioso, intanto cucino qualcosa, ci stai?-
-Vaffanculo, ti aiuto.-
Ci mettiamo tutti e due ai fornelli, faccio bollire l’acqua mentre Hermione prepara il sugo alla babbana.
-Perché non usi la magia?-
-Così, certe volte è più piacevole fare senza.-
Poi accende la radio su un canale dove non trasmettono altro se non musica e parte una canzone allegra e ritmata. Le si illumina lo sguardo dalla gioia.
-Ma questa è una canzone babbana! Oddio l’ascoltavo sempre quand’ero piccola.-
Comincia a canticchiare la melodia e a muoversi a ritmo del tempo mentre prepara la salsa.
L’ascolto anche io e devo ammettere che fa venir voglia di ballare. Afferro Hermione per i fianchi e la faccio girare con un piroetta verso di me, lei ride e appoggia una mano sulla mia spalla e l’altra prende la mia. Cominciamo a volteggiare per tutta la tenda a ritmo di musica e ridiamo felici.
E’ un’ottima ballerina ed è bellissimo ballare con lei, è molto leggera e riesco a sollevarla come niente. Poi la canzone cambia e parte un lento, lei arrossisce e io sorrido felice, sembra un bambina.
Avvicino le mie labbra al suo orecchio, sussurrando.
-Mi concede questo ballo, signorina?-
Annuisce ancora un po’ imbarazzata. Appoggia tutte e due le braccia sulle mie spalle e posa la testa sul mio petto, troppo bassa per arrivare alla spalla. Io le cingo la vita con le mani e ci muoviamo lentamente seguendo la melodia.
Il suo viso si sposta piano e affonda nell’incavo tra la testa e il mio collo, sento le gambe molli e un senso di vuoto nello stomaco. E’ vicina. E’ troppo vicina per riuscire a resisterle.
Porto delicatamente la mia mano sotto il suo mento per farle alzare il volto verso di me. Poi lentamente, con molta calma, appoggio la mia fronte alla sua, in modo da darle il tempo per respingermi, ma non lo fa. Tiene  gli occhi incatenati ai miei. Deglutisco e mi avvicino alle sue labbra piene e invitanti, desideroso di assaporarle. Lei chiude gli occhi e io sfioro finalmente la sua bocca, riesco a malapena a percepire il dolce sapore delle sue labbra quando qualcosa ci interrompe. E’ di nuovo la voce dello Sfregiato.
Ci allontaniamo entrambi l’uno dall’altra imbarazzati, poi ci fiondiamo ad aprire la scatoletta e il volto di Potter appare all’interno del fuocherello che divampa in mezzo all’oggetto.
-Hermione è come pensavo, Voldemort sta venendo qui ad Hogwarts, vuole attaccare la scuola. Rimanete ancora stanotte lì, poi smaterializzatevi nei pressi di Hogsmeade, ma non all’interno, è sorvegliata. Una volta lì avvertitemi e farò in modo che Dobby vi raggiunga, è più sicuro perché non è rintracciabile. Lui vi porterà al Pub del fratello di Silente e lì c’è un passaggio che porta direttamente alla Camera delle Necessità. Bisogna avvertire più Houror possibile, la Professoressa McGranitt ha cacciato Piton, ci siamo ripresi la scuola e sono tutti pronti a combattere.-
Parla in modo deciso ma allo stesso tempo eccitato.
-Ci penso io a contattare gli altri, tu hai preso il diadema?-
-Si ce l’ho, ora dobbiamo solo prendere le zanne di Basilisco.-
-Va bene, ora chiudo. Spero di vedervi domani.-
-Lo spero anche io, ciao Hermione.-
Chiude la scatola e la ripone sul tavolo sospirando. Poi sembra ricordarsi di qualcosa e scatta in cucina dove sta una pentola praticamente vuota e una padella piena di sugo che sfrigola dal troppo calore. Cerchiamo di riparare al disastro e ce la caviamo con una pasta al burro.
Il resto del pomeriggio passa lentamente, non ci rivolgiamo praticamente parola, come se ci fosse una sorta di muro invisibile che ci separa.
Alle luci del crepuscolo esco dalla tenda e mi godo lo spettacolo del bosco dorato dai raggi del sole. Fortifico le difese ancora di più in modo da passare una notte tranquilla, poi ritorno dentro dove c’è Hermione che prepara la cena: pollo con patate arrosto.
Mangiamo in silenzio il nostro pasto. Qualche volta uno dei due prova a cominciare conversazioni che, però, terminano subito in un silenzio carico di imbarazzo.
Arriva il momento di andare a dormire e una sensazione di vuoto si impossessa di me nel momento in cui mi distendo sul mio letto da solo. Non ho mai avuto problemi a farmi avanti con le ragazze, forse perché sapevo che loro volevano che mi facessi avanti. Con lei invece è tutto diverso, è come fare un salto nel vuoto e questa cosa, devo ammetterlo, mi terrorizza.
Mi infilo tra le coperte e provo a prendere sonno, ovviamente senza riuscirci. Hermione si trova a qualche metro da me e non riesco a capire se sta dormendo o no.
Passano due ore almeno e sono ancora più sveglio di prima. La luna deve essere piena perché la sua luce è visibile anche attraverso le piccole fessure dell’entrata della porta.
Provo a cambiare posizione, ma sento le mie coperte spostarsi e il suo corpo distendersi di fianco al mio. Mi volto e mi ritrovo a un centimetro dal suo viso. Le sorrido felice, questa volta però, non riesco a trattenermi.
Avvolgo la sua guancia con la mia mano accarezzandola, avvicino il mio viso al suo e assaporo quelle labbra bramate da non so quanto tempo.
E’ qualcosa di paradisiaco sentire il suo corpo reagire al mio bacio. Sale a cavalcioni sulle mie gambe e io mi alzo a sedere per non perdere il contatto con la sua bocca. Appoggio i palmi sui suoi fianchi per far aderire il suo corpo al mio e lei accarezza il mio volto e i miei capelli con tocchi leggeri.
Mordo, succhio e gioco con le sue labbra che presto diventano più gonfie e rosse del normale. Hanno un sapore dolce che me le fa desiderare ogni secondo di più.
Lentamente la sue mani fredde risalgono per tutta la mia schiena bollente causandomi brividi di piacere. Sposto le mie labbra sulla sua mandibola, poi dietro l’orecchio, sul collo e la gola lasciandole una scia di baci roventi. Sospira sotto le mie carezze e mi sfila la maglietta da sopra la testa. Faccio lo stesso con la sua e la lancio dall’altra parte della tenda. Ho il cuore in gola e la pelle d’oca, mille emozioni attraversano la mia mente, non riesco a pensare razionalmente, so solo che in questo momento non voglio altro se non lei.
Ribalto le posizioni in modo che il suo corpo sia sotto al mio, ma sto attento a non schiacciarla sotto il mio peso.
Mi avvento di nuovo sulle sue labbra. Non capisco più niente percepisco solo il mio corpo a contatto col suo. Sfioro e accarezzo ogni centimetro della sua pelle, una pelle così liscia, morbida e profumata da sembrar seta.
Prendo il suo seno tra le mani e lo bacio con passione provocandole gemiti di piacere. Scendo poi con le labbra verso il basso, ad esplorare il suo corpo: sfioro i fianchi, l’ombelico e il ventre piatto e liscio. Le sfilo i pantaloni, poi l’intimo e bacio la sua femminilità fremente di piacere. Mille scosse la percorrono, le sue dita scendono a denudarmi degli ultimi indumenti rimasti facendomi ansimare, sono pazzo di lei.
Prende il mio volto tra le mani e mi guarda negli occhi, mi perdo in quel mare ambrato e capisco dal suo sguardo che vuole le stesse cose che voglio io. Entro piano in lei per paura di farle male, lei non dà cenno di dolori, così aumento lentamente il ritmo. Le sue unghie mi graffiano le spalle e la schiena facendomi diventar matto.
Affondo il viso tra i suoi capelli per sentire il suo profumo di lavanda e dopo alcune spinte sento il suo corpo lasciarsi andare al piacere seguito dopo qualche secondi dal mio.
Sono esausto, sudato e ansimo e lei non è da meno. Mi accascio al suo fianco stanco ma felice. Sento come un senso di gioia e di lietezza mai provato prima, completo e perso e innamorato. E voglio urlarlo al mondo che l’amo e voglio dirlo a lei, ma ho paura.
Ciò che è appena accaduto è fare l’amore in effetti, eppure dicendoglielo a voce ho il timore di spaventarla, di allontanarla da me.
Perché dovrebbe amarmi? Probabilmente nel giro di qualche giorno moriremo, perchè non fare l’amore con me se il domani è incerto e irraggiungibile?
Mille pensieri vorticano nella mia mente, ma si arrestano non appena il suo corpo si stringe al mio: il contatto tra la mia pelle e la sua mi fa dimenticare in parte i miei dubbi. La avvolgo con le mie braccia e ci avviciniamo l’uno all’altra in un groviglio di lenzuola e corpi.
Non dice niente e capisco che il suo silenzio è ricco di significato, si tira leggermente su con le braccia e posa un bacio dolce sulle mie labbra, sorride e arrossisce timidamente, poi ritorna nella posizione precedente, con la testa poggiata sul mio petto.
Dopo questa visione mi addormento beato: ci saranno momenti migliori per dirle quanto io sia follemente innamorato di lei.

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Capitolo 7
*** L'arrivo ad Hogwarts ***


-Draco svegliati, dobbiamo andare.-
-Mmh.-
Una mano mi scrolla leggermente un braccio, ma io la allontano seccato.
-Draco non fare il bambino, dobbiamo andare!-
Sono così comodo tra le soffici lenzuola che mi coprono, cullato dai dolci pensieri della notte precedente, che il fatto di salvare il mondo magico dalla rovina mi risulta piuttosto insignificante.
All’ennesimo scrollata le afferro il braccio e la trascino sul letto di fianco a me, affondando il viso tra i suoi riccioli e inebriando il dolce profumo di lavanda che emanano.
 Comincia a divincolarsi debolmente tra le mie braccia, mentre io ridacchiando la stringo ancora di più a me. Alla fine si arrende e si accoccola sul mio petto puntando i suoi occhioni color nocciola sui miei. Le lunghe ciglia le incorniciano lo sguardo conferendole un’aria dolce ma allo stesso le sue folte sopracciglia sono contratte in un’espressione severa.
Assumo una certa nota di innocenza e sorpresa che le fanno alzare gli occhi al cielo.
-Scusa, hai qualcosa contro di me?-
-Malfoy dobbiamo andare, è una cosa seria!-
Sembra una bambina spazientita a cui i genitori non vogliono dare ascolto. Assumo il mio solito ghigno.
-Okay, d’accordo mi vesto. Però te fa tornare quelle sopracciglia al loro posto, sono inquietanti.-
Per l’ultimo commento mi becco un pugno sulla spalla che mi provoca un leggero solletico, ma se glielo dicessi probabilmente la farei infuriare ancora di più.
Mi limito ad accarezzarle il viso e a posarle un leggero bacio a fior di labbra. Non so cosa ci sia tra noi due, non so se lei provi veramente qualcosa per me o semplicemente non vuole perdersi nulla della vita a causa dell’imminente guerra. So solo che mi ha stregato anima e corpo e che la amo con tutto me stesso.
Mi allontano leggermente da lei e le sorrido, ma subito la sua bocca azzera la distanza che c’è dalla mia e mi bacia, questa volta assaporando il gusto delle mie labbra e della mia lingua. La stringo di più a me ricambiando il bacio con  trasporto e passione, accarezzandole ogni centimetro di pelle con le mani tremanti. Sento le sue dite insinuarsi tra i miei capelli alternando le carezze con leggeri strattoni che mi fanno impazzire. Ho il respiro corto e i piccoli sospiri che emette mi fanno venire la pelle d’oca. Ci dobbiamo stacchiare l’uno dall’altro per reclamare ossigeno.
Ho il fiatone e l’adrenalina in circolo a causa della sua vicinanza. Dannazione a lei e all’effetto che mi fa. Fatico a parlare e ho la voce rauca.
-Okay, forse dobbiamo prepararci.-
Lei si limita ad annuire, ancora con le guance arrossate e i capelli impazziti. Mi chiedo se stia provando le stesse cose che sto provando io in questo momento.
Mi preparo e insieme riponiamo la tenda all’interno della sua borsetta. Poi le afferro la mano.
-Pronta?-
Mi sorride e annuisce convinta.
-Pronta.-
Penso con precisione alla località suggerita da Potter e in un attimo siamo entrambi catapultati in un vortice confuso di colori e figure, ed è solo per abitudine se alla fine del viaggio non vomito.
Una volta atterrati Hermione tira fuori la scatoletta blu per contattare i babbei. Io intanto mi guardo attorno e un moto di malinconia si impossessa di me.
Riconosco le verdi campagne nei quali ero solito passeggiare durante le uscite mensili ad Hogsmead. In lontananza scorgo la Stramberga Strillante, e lo stesso magico paesino ricco di ricordi, spesso piacevoli.
I pomeriggi passati con Blaise da Mielandia o ai Tre Manici di Scopa, con un bel boccale di burrobirra in mano, la corse per prendere l’ultima passaporta al tramonto per riuscire a tornare al castello o anche solamente passeggiare in quelle stradine piacevolmente familiari.
La quotidianità di quelle giornate è tutto ciò mi che manca di quel periodo della mia vita, ma fa pur sempre male ricordare come era prima che Voldemort e i Mangiamorte sconvolgessero l’esistenza di tutto il mondo magico.
Hermione intanto è riuscita a contattare lo Sfregiato e l’altro scemo.
-Okay, Dobby dovrebbe raggiungerci a momenti, dobbiamo rimanere dove siamo.-
Faccio un cenno d’assenso, poi mi volto di nuovo a guardare quei luoghi tanto familiari, immergendomi di nuovo in un altro mondo fatto di ricordi.
Sento le sue braccia che mi circondano la vita e il suo viso affondare tra le mie scapole, cerca di stringermi il più forte possibile e posa piccoli baci sulla mia schiena.
-Lo so che fa male, ma noi combattiamo per riprenderci la felicità che ci hanno tolto, combattiamo tutti insieme e in qualunque modo questa cosa finirà io ti prometto che non sarai mai più solo, capito?-
Mi volto sempre nel cerchio delle sue braccia e la stringo a me, lei affonda il viso nel mio petto e io sospiro. Ho gli occhi umidi, e dannazione, lei mi fa sentire vulnerabile e forte allo stesso tempo, ogni volta, ogni dannato secondo che sto con lei è come vivere un’altalena di emozioni dall’effetto più devastante di uno Schiantesimo.
Mi ricordo che una volta, quando ero ancora piccolo, mio padre mi disse che un uomo non doveva mai innamorarsi perché l’amore equivale alla privazione della virilità, alla perdita della facoltà di giudizio. Mi disse che l’amore rende gli uomini stupidi, ciechi e deboli e che se mai mi fosse capitato di provare un tale sentimento sarebbe stato peggio che ingerire il veleno più potente al mondo.
Sorrido ripensando a tutta quella montagna di stronzate, sorrido pensando che almeno non commetterò i suoi stessi sbagli e che sono un uomo diverso da lui adesso.
Rimaniamo stretti così, io non voglio lasciarla andare e lei neppure, intanto il sole cala piano piano all’orizzonte, tra le colline verdi e gli alberi attorno a noi creano un leggero fruscio causato da una delicata brezza. Vorrei dirle che la amo, anzi vorrei urlarlo al mondo intero, a mio padre, al tramonto, a tutti quelli che hanno perso la speranza quando in realtà una speranza c’è ancora, dentro ognuno di noi.
Sto per pronunciare quelle due fatidiche parole quando sento un schioppo alle mie spalle. Io ed Hermione ci separiamo immediatamente allarmati, ognuno con le mani sulle proprie bacchette. Ci rilassiamo non appena riconosciamo la minuta figura di Dobby che ci sorride felice.
-Oh eccovi qui! Dobby è così felice che voi siate ancora vivi!-
Squittisce entusiasta e saltella verso di noi.
-Presto, presto non c’è tempo da perdere Harry Potter ha detto a Dobby di fare in fretta, presto!-
Afferra le mani di entrambi e senza neanche darci il tempo di respirare veniamo di nuovo risucchiati in un vortice confuso e caotico che ci porta, come previsto, al pub “Testa di Porco”.
L’interno del locale è piuttosto squallido e abbandonato. L’atmosfera lugubre è smorzata dai numerosi quadri appesi alle pareti circostanti, strati di polvere sono bel visibili sui numerosi tavolini vuoti e diversi vasi contenenti fiori appassiti conferiscono al tutto un non so che di trasandato.
Ad accoglierci viene quella che potrebbe essere la copia sciupata di Silente: la stessa barba e gli stessi occhi azzurri ricordano il vecchio preside della scuola, anche se in lui scorgo una certa vena di tristezza e abbandono che mai si sarebbe potuta vedere sul fratello.
-Voi dovete essere Draco e Hermione.-
Annuiamo entrambi.
-Si siamo noi.-
Gli tendo la mano.
-Aberforth, giusto?-
Lui mi guarda per qualche secondo, poi sospira e la stringe.
-Già. Venite su, non c’è tempo da perdere.-
Si gira per entrare in un’altra stanza e noi lo seguiamo. Non è molto diversa dalla precedente ad eccezione dell’enorme dipinto raffigurante una esile ragazza. Ci guarda e sorride, noto che poi dietro di lei è disegnata una lunga galleria.
Ad un cenno di Aberforth il quadro scatta in avanti mostrandoci un vero e proprio tunnel, non ne scorgo la fine, ma noto che è illuminato a tratti dalla luce fioca di piccole torce appese alle pareti.
-Dovete semplicemente seguire la strada, è un tunnel unico ma alcuni pezzi sono piuttosto ripidi e scivolosi, quindi fate attenzione.-
E’ totalmente diverso da Silente. Il suo tono è burbero e aspro. Sembra che non gliene importi niente di ciò che accade attorno a lui, come se vivesse in un mondo a parte e mi rendo conto che tutto quello che sta facendo, in un certo senso, gli costa molto.
-Grazie per il tuo aiuto, sul serio, non so come avremmo fatto.-
Sembra un attimo spiazzato dalle mie parole, ma poi annuisce e scorgo un leggero sorriso tra la sua folta barba.
Anche Hermione lo ringrazia con sorriso poi, aiutata da me, entra all’interno del tunnel. La seguo e una volta all’interno cominciamo ad incamminarci.
Nel tragitto che ci separa da Hogwarts afferro istintivamente la sua mano e sento che lei ricambia con una stretta. Non so cosa accadrà una volta lì, non son come mi comporterò nei suoi confronti o come si comporterà lei, so solo che se ci sarà un futuro in cui entrambi saremo vivi spero lo voglia passare con me.
Dopo circa venti minuti di cammino arriviamo finalmente davanti ad una pesante porta. Sciolgo la mia mano dalla sua per spostarla e una volta aperta ci troviamo di fronte ad una Stanza delle Necessità mai vista prima: numerose amache sono appese ovunque rendendo l’ambiente circostante caotico e vivace, a coprire le pareti vi sono gli arazzi delle diverse case di Hogwarts, eccetto ovviamente quello dei Serpevrede, e ai muri sono fissati scaffali su scaffali ricchi di libri, pergamene, calamai e penne. Nonostante la Stanza sia priva di finestre, l’ambiente è piuttosto confortevole.
Al nostro ingresso scoppiano applausi e grida di trionfo. Centinaia i volti sono rivolti verso di noi e ciò che sgorgo nei loro sguardi mi stupisce: non mi guardano come se fossi un Mangiamorte o un Serpeverdde, mi guardano come se fossi uno di loro, mi guardano con rispetto ed ammirazione ed bello sentirsi parte di qualcosa di grande.
Ad accoglierci vengono Potter e Weasley, sono eccitati ma allo stesso tempo tesi. Un’espressione grave aleggia sui loro volti.
E' Potter a parlare.
-Chiamate più rinforzi possibili o chi riuscite. Preparatevi, stiamo andando in guerra.-  

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Capitolo 8
*** La Guerra Magica, I Parte. ***


Camminiamo velocemente tra i corridoi del castello diretti verso la Sala Grande. L’atmosfera è tesa e carica di aspettative, tutto attorno a me c’è chi prova incantesimi, chi si tiene stretto ai propri cari, chi sorride, chi piange, chi sta da solo, c’è chi addirittura prega. Chi si abbraccia forte, chi si dà la mano, c’è chi si bacia e chi invece trema.
Non pensavo di potermi mai trovare in una situazione del genere, è tutto così surreale, tutto così assurdo. E’ la resa dei conti per ognuno di noi e nonostante l’inizio imminente dello scontro, preannunciato da Voldemort prima dell’arrivo mio e di Hermione, mi sembra lontano anni luce da questo momento.
Mi trovo in mezzo ad un gruppetto di ragazzi del settimo anno: Neville Paciock, Luna Lovegood, Ginny Weasley, Dean Thomas, Seamus Finnegan, Hanna Abbot, le gemelle Patil e ovviamente il Trio delle Meraviglie. Non perdo Hermione d’occhio neanche per un istante, in certi momenti, quando nessuno ci vede, allunga la mano per sfiorare leggermente le mie dita, come per dire ‘io ci sono, non ti lascio.’ e di questo le sono sinceramente grato.
A parte lei io non ho nessuno qui. Vorrei ci fosse Blaise con me, lui sapeva tutto, della mia conversione, dei miei sentimenti per Hermione e anche della mia missione. Nonostante i suoi fossero Mangiamorte, però, non tradì mai la mia fiducia, cercai diverse volte di convincerlo a passare sotto la protezione di Silente, ma rifiutò sempre. Voleva troppo bene alla sua famiglia per far rischiar loro la vita.
Sospiro e mi guardo attorno, al mio passaggio diversi volti si girano verso di me. In ognuno di essi leggo gli stessi sentimenti, paura, eccitazione, speranza. Alcuni sono volti adulti, magari Auror, altri hanno la mia età e altri ancora sono troppo giovani perché io possa guardarli senza provare un senso di orrore viscerale.
E’ come se, passo dopo passo, entri lentamente in me la consapevolezza che potremmo davvero morire, che magari per me, o per Hermione o per chiunque altro, un domani potrebbe non esistere.
La voce di Potter mi distrae dai miei pensieri, riportandomi alla realtà.
-Malfoy, vieni, dobbiamo parlare noi quattro in privato.-
Così dicendo seguo lui, Weasley ed Hermione dietro una colonna, lontano dagli altri ragazzi del settimo anno.
-Ne ho parlato con Luna e lei sa come arrivare al diadema di Priscilla Corvonero.-
Alzo gli occhi al cielo, se bisogna affidare una missione tanto delicata nelle mani di una ragazza con un numero di neuroni che è la metà del normale, allora la fine del mondo è oramai imminente.
-Malfoy è inutile che fai quella faccia, è l’unico modo per arrivare al diadema. Io e Ron mentre eravate alla Gringott ci siamo procurati alcune zanne di Basilisco.-
Oh bene, ma qualcosa avete fatto allora.
-Quindi bisogna distruggere la coppa al più presto.-
Weasley annuisce serio, chissà se capisce davvero quello che gli accade attorno.
Mi schiarisco la voce.
-L’altro Horcrux è Nagini, vero?-
Tutti e tre mi guardano allarmati, soprattutto Hermione. Mi risponde Potter.
-Si.. Che vuoi fare?-
Il suo tono di voce è sospettoso.
-Be’, io potrei pensare a lui, potrei riuscire a raggiungere i Mangiamorte, magari provare a infiltrarmi mascherandomi, potrei riuscire ad arrivare al serpente.-
Mi guardano tutti come se fossi impazzito.
-Malfoy è una missione suicida, non possiamo permetterlo.-
- Potter è da quando sono nato che ho a che fare con gente come loro, come pensate di fare sennò? Aspettare che Voldemort ve lo servi su un piatto d’argento? Qui rischiamo tutti la vita, possiamo solo decidere come morire.-
L’impeto nella voce di Hermione mi stupisce. Specialmente perché pronuncia il mio nome di battesimo davanti a loro due.
-No Draco, qui non è più questione di scegliere come morire. Noi combattiamo per essere liberi, ma soprattutto combattiamo per sopravvivere, ti stai gettando in un covo di serpenti e se pensi che ne uscirai vivo ti sbagli di grosso.-
Non capisco perché sia così infuriata, è una guerra questa ed è così che va. Si volta verso Potter e Weasley che son rimasti a fissarci come due fessi.
-Ragazzi potreste lasciarci un attimo soli per favore?-
Sembrano increduli, ma se ne vanno comunque. Ci troviamo all’ingresso della Sala Grande, la situazione attorno a noi è caotica e un via vai di gente continuo produce una confusione tremenda.
 Lei è davanti a me, infuriata, con le mani sui fianchi e sinceramente un po’mi fa paura.
-Perché?-
-Perché cosa?-
-Perché vuoi fare l’eroe? Perché vuoi buttarti in missioni suicide?-
-Hermione te l’ho già detto, avrei più possibilità di chiunque altro nell’uccidere Nagini.-
Mi guarda dritto negli occhi, e mi sento nudo e vulnerabile sotto il suo sguardo penetrante.
-Perché ora ti sei chiuso? Cosa c’è che non va? Parlami!-
Adesso sembra quasi disperata e noto che i suoi occhi si stanno piano piano riempendo di lacrime.
Sono un disastro, sono pure riuscito a farla piangere. Avvolgo il suo viso con le mani catturando coi pollici le lacrime che scendono lentamente sulle sue guance, faccio fatica a parlare per il groppo che mi si è formato in gola, ma ci provo comunque.
Faccio un lungo sospiro.
-Hermione.-
E’ solo un sussurro e ho la voce incrinata, ma so che mi ha sentito.
-Hermione guardami, ti prego.-
Alza lo sguardo e lo incrocia col mio.
-Hermione io sono un disastro, sono sbagliato, sono nato da gente sbagliata e cresciuto nel posto sbagliato. Io non sono nessuno, sono vuoto, sono stato la marionetta di mio padre per anni e tutto ciò che ho appreso da lui è solo merda, solo inutili e merdosissime cazzate che hanno contribuito a rendermi la persona che sono adesso. Mentivo costantemente a me stesso perché avevo paura di accettare la realtà del cazzo che mi circondava. Blaise era l’unico a capirmi, l’unico che sapeva tutta la verità e adesso non so neanche se sia ancora vivo. Il fatto è che tutto questo mi fa sentire male e costantemente in colpa con me stesso e non pensare che io voglia buttarmi in situazioni suicide ma è tutto ciò che so fare, capisci?-
So che sta cercando di non piangere perché è quello che sto facendo anche io.
-Draco non è vero, In questi giorni, in questi anni mi hai dimostrato il contrario, tu non hai fatto niente di male, anzi. Ti prego non essere così severo con te stesso o ti perderai ciò che la vita può offrirti!-
Adesso sta praticamente urlando.
-Ma cosa può offrirmi la vita, eh? Non so neanche se ci sarà un domani Hermione.-
-E allora non dare per scontato il presente, l’oggi!-
Sento il sangue salire al cervello, perché non capisce che a volte il sacrificio di uno può significare la salvezza di molti?
-Io non dò per scontato niente, va bene? Voglio soltanto che quel folle muoia e sono disposto a tutto perché ciò accada.-
-Mi stai dicendo che non hai un progetto, un ambizione dopo che tutto questo sarà finito? E’ tutto ciò che sei?-
-No, non è tutto ciò che sono.-
- E quindi?-
I battiti del mio cuore cominciano ad accelerare, sospiro e la guardo dritta negli occhi.
-E quindi sono innamorato di te, e sei una delle poche cose che mi fa desiderare che ci sia un domani e detto in tutta onestà i giorni che abbiamo trascorso insieme sono stati i più belli di tutta la mia vita.-
Lo dico con fermezza ed impeto e mi rendo conto che oramai è troppo tardi per fermarsi. Addolcisco la mia voce e continuo a parlare.
-Quindi in teoria vorrei un futuro con te, nonostante tu sia fastidiosamente saccente e in più una Grinfondoro.-
Scoppia a ridere, poi si protende verso di me e mi bacia lì, davanti a tutti. Rimango un attimo spiazzato dal suo gesto, ma poi ricambio con trasporto, circondandole la vita con le braccia e sollevandola da terra.
Applausi e diversi fischi riempiono l’enorme salone, mi arrivano addirittura alcune pacche sulla spalla mentre Hermione ride divertita. La faccia di Weasley è impagabile, sembra che abbia visto la McGrannit in costume, Potter invece non sembra molto sorpreso, anzi un piccolo sorriso compiaciuto increspa.
Hermione intanto si avvicina al mio orecchio.
-Ce ne hai messo di tempo, cretino.-
-Sta zitta saputella.-
Mi fa una linguaccia, ma poi torna seria.
-Non hai cambiato idea, vero?-
-No, devo farlo e so che nel profondo ne sei consapevole pure te.-
Sospira rassegnata.
-Purtroppo si.-
Intanto ci raggiungono Potter e Weasley, che non si è ancora ripreso del tutto.
-Sentite io e Luna dobbiamo andare. Hermione, Ron rimanete nel castello, se tutto andrà secondo i piani dovrete aiutarmi a cercare il Diadema.-
Entrambi annuiscono, Hermione però un po’ contrariata.
-Malfoy quindi sei sicuro? Hai intenzione di andare davvero?-
La mia voce è risoluta.
-Si, è deciso.-
-Come pensi di fare? La maggior parte di loro si trovano nella Foresta Proibita, come farai a sapere dov’è Voldemort?-
-Entrerò dentro la Foresta e sarò il più cauto possibile, è l’unica soluzione.-
Nessuno di loro tre sembra molto convinto del piano, ma sinceramente non lo sono nemmeno io. Il primo a parlare è Potter.
-Bene allora cominciamo a prepararci tutti quanti, sarà meglio sbrigarsi prima che scoppi il delirio.-
Poi tira fuori dalla tasca una zanna di Basilisco e me la porge.
-Spero che tu riesca ad usarla.-
La prendo e lo ringrazio.
-Lo spero anche io.-
Poi ci rechiamo tutti quanti in Sala Grande verso il gruppetto di ragazzi del settimo anno, ci salutiamo e ci auguriamo buona fortuna.
Oramai lo scontro è imminente, sento già il suono degli incantesimi che cercano di spezzare la barriera creata dagli insegnanti che ricopre tutto il castello.
Potter e la Lovegood cominciano a farsi spazio tra la folla di persone che si sta addensando per i corridoi per arrivare al dormitorio dei Corvonero. Prima di sparire però mi prende da parte.
-Malfoy lo so che non siamo mai andati molto d’accordo negli anni precedenti e che mi consideri un fesso, ma ti stimo per quello che hai fatto e se piaci ad Hermione allora sei a posto.-
Mi sorride amichevolmente e lo stesso faccio anche io.
-Grazie, lo stesso vale per me allora e buona fortuna Potter.-
Poi scompare tra la folla.
Oramai i frastuoni della guerra sono vicini, il Castello non è più sicuro. Mi volto verso Hermione. Lei annuisce, si sporge verso di me e mi dà un bacio veloce.
-Stai attento, capito?-
Ghigno.
-Che c’è? Sei preoccupata forse?-
-Certo che no, ma se ti fai ammazzare giuro che ti uccido.-
Ridacchio alle sue parole. Ma poi torno serio.
-Giurami che una volta finito tutto questo non mi lascerai solo.-
E’ incredibile come fino a pochi giorni fa non mi sarei mai sognato di mostrarmi così debole, mentre adesso non riesco ad evitarlo.
-Tu pensa a non morire, poi vedrò cosa posso fare.-
Scuoto la testa divertito.
-Allora a dopo secchiona.-
-A dopo deficiente.-
Mi volto e mi immergo in mezzo a tutta la gente. Esco dal castello e mi ritrovo di fronte alla battaglia, è spaventosa.
Ero già stato coinvolto in piccoli duelli o scontri, ma mai così terribili. Con orrore scorgo per terra corpi senza vita, alcuni davvero troppo giovani.
Ovunque io mi giri c’è solo violenza e distruzione. Insegnanti, maghi, studenti e Auror si difendono come possono dagli attacchi dei Mangiamorte, che non risparmiano nessuno.
La mia speranza comincia a vacillare, ma non per questo mi arrendo. Impugno la mia bacchetta e cerco di raggiungere l’imbocco della Foresta Proibita.
Mi ritrovo a duellare con due Mangiamorte. Il primo lo disarmo e lo schianto, nonostante sia una guerra voglio uccidere meno persone possibile. Ma il secondo non me lo permette, mi difendo da diverse Maledizioni Senza Perdono, ma all’ennesimo letale incantesimo sono costretto a porre fine alla sua vita.
Corro verso la Foresta disgustato e una volta dentro mi fermo per riprendere fiato. Sudo freddo e tremo, ma cerco di riprendermi il più in fretta  possibile.
Non ho la più pallida idea di dove andare, così decido di incamminarmi verso il cuore della Foresta. A passo svelto cerco di captare ogni singolo rumore che potrebbe portarmi ai Mangiamorte.
Sento poi qualcosa in lontananza, come se decine di zoccoli stessero calpestando il terreno velocemente. Piano piano il rumore si avvicina, finchè in lontananza non scorgo un gruppo di centauri. Sembra quasi che stiano scappando da qualcosa, corro verso quel branco cercando di attirare la loro attenzione sbracciando.
-Eeehi!-
Non si fermano, sono indifferenti.
Provo con più insistenza.
-Eeehi! EEEEHI parlo con voi!-
Finalmente uno di loro si ferma davanti a me. Comincio a pensare che non sia stata una buona idea fermarli. E’ più alto di me di circa una spanna, ma l’enorme corpo equino contribuisce a renderlo piuttosto minaccioso.
-Cosa vuoi, umano.-
Mi faccio coraggio e gli rispondo.
-Io volevo solo chiedere se avete visto un gruppo di Mangiamorte qui nella Foresta. Scappate da loro?-
Non mi risponde subito.
-Perché lo vuoi sapere? Sei uno di loro?-
-No, no io devo solo fare una cosa, sono contro di loro, lo giuro.-
Ansimo ancora per la corsa che mi ha portato qui nella Foresta.
-Perché dovrei fidarmi di te?-
-Se fossi uno di loro saprei dove trovarli, no?-
Mi fissa ancora per un po’, sembra dubbioso sul da farsi, ma poi si decide a rispondermi.
-Si trovano in un’enorme radura, sarà un chilometro da qui proseguendo sempre a est, se corri dovresti farcela in poco tempo.-
Gli tendo la mano.
-Grazio mille, te ne sono grato.-
Me la stringe, anche se con una certa riluttanza.
-Va’ e buona fortuna.-
Dopo di che si gira e riprende a galoppare verso il suo branco, faccio lo stesso e comincio a correre verso la direzione indicata.
Rallento non appena comincio a sentire della voci, alcune sono familiari, altre meno. Quella di Bellatrix spicca in mezzo alle altre, suscitando in me rabbia e odio.
Mi nascondo dietro ad un enorme masso, in modo da riuscir a sentire quello che dicono.
-Mio Signore, se Potter non si è ancora consegnato forse è meglio dare un ultimatum.-
La sua voce viscida e falsa sembra quasi timorosa.
-Quello stupido moccioso ha il cuore troppo tenero per permettere che si faccia del male ai suoi amichetti.-
Rivolge un ghigno adorante al suo signore, speranzosa che la sua idea venga accolta.
-Giusto Bellatrix, dimostriamo al piccolo Potter come sappiamo essere concessivi noi Mangiamorte.-
Diverse risate di scherno seguono le parole di Voldemort.
La sua voce non è molto ferma però, sembra indebolito, forse sono riusciti a trovare il diadema e a distruggerlo insieme alla coppa.
Ritorno ad osservare la scena. Sono circa una dozzina di Mangiamorte, tutti incappucciati. Nonostante ciò però, riesco a riconoscere i miei genitori, Bellatrix, suo marito, Rowle e Fenrir.
Sono tutti disposti in una specie di semicerchio dove al centro si trova il loro Signore affiancato dal fedele Nagini. Vedo però che da una parte, per terra, vi è Hagrid, sembra ferito ed è tenuto fermo da alcune catene attaccate a un albero vicino.
Voldemort alza la bacchetta verso la sua gola e sussurra un “Sonorus” che amplifica la sua voce fino al castello.
-Potter, tu hai consentito che i tuoi amici morissero per te piuttosto che affrontarmi di persona. Io ti aspetterò nella Foresta Proibita… un’ora…-
E’ il momento di agire, conoscendo Potter sono sicuro che si presenterà e Nagini deve morire prima che avvenga uno scontro tra lui e Voldemort.
Mi avvicino piano piano alla radura, rimanendo però sempre nascosto tra gli alberi. Ma poi mi rendo conto che non riuscirò mai ad arrivare a Nagini. La disposizione dei Mangiamorte è tale da non permettere che nessun attacco colpisca il loro Signore. L’unico modo per arrivare al serpente è distrarli tutti in una volta, il problema è come.
Appicco diversi incendi con incantesimi non verbali dall’altra parte della radura. Si scatena il caos tra i presenti, alcuni corrono dal fuoco per spegnerlo, altri vanno a cercare il presunto colpevole all’interno della Foresta, e tra questi lo stesso Voldemort.
Nella confusione generale esercito un “Imperio” su Nagini in modo che, lentamente e senza esser visto, strisci piano piano verso di me.  Una volta che è abbastanza vicino lo agguanto, impugno la zanna del Basilisco con una mano e gliela conficco direttamente nel ventre.
Nagini sibila morente, e sguscia via dalle mie mani. Non sono preparato però a ciò che accade dopo, un’esplosione di magia nera fuori esce dal cadavere del rettile, scaraventandomi contro un albero e rivelando la mia presenza a tutti i Mangiamorte, che intanto avevano ristabilito l’ordine.
Ho la vista appannata a causa del forte impatto e riesco a muovermi a fatica. Vedo distintamente Bellatrix china su Voldemort, che è per terra e si rialza a fatica, scansando gli aiuti di mia zia, è furente.
Si dirige verso di me lentamente e con la bacchetta alzata. Anche se ostenta un’apparente calma, il suo sguardo sadico tradisce le sue emozioni.
-Tu, lurido moccioso, traditore del tuo sangue, sudicio bastardo, come osi metterti contro il Signore Oscure? Cosa fai? Giochi a fare il paladino della giustizia, eh?-
Tutti i Mangiamorte ridono in segno di scherno, tutti tranne i miei genitori.
-Be’ non lo sei, sei e sarai sempre un Mangiamorte, ce l’hai marchiato caro il mio ragazzo. Tu non sei uno di loro e adesso non sei neanche più uno di noi.-
Avvicina il suo viso al mio, un ghigno malefico gli deforma il volto.
-Tu non sei niente.-
Poi si rimette dritto e si rivolge a tutti i presenti.
-E noi cosa facciamo alle nullità?-
Tutti rimangono zitti, un silenzio carico di aspettativa alleggia nella radura.
Non so mi ucciderà o no, ma l’unica cosa che riesco a pensare in questo momento è Hermione, il suo viso, il suo corpo, quando abbiamo dormito insieme, quando l’ho baciata, quando abbiamo ballato e quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta. Mi rendo conto che non ho rimpianti, quello che dovevo fare l’ho fatto e non ho paura di morire.
Guardo ognuno dei presenti negli occhi, compresi i miei genitori, che però non fanno altrettanto. Il mio sguardo ricade infine in quello di Voldemort. Lo guardo con sfida e attendo il mio destino.
-Vediamo di toglierti quel sorrisetto che hai in faccia.-
Punta la bacchetta contro di me.
-CRUCIO!-
L’incantesimo mi colpisce con tanta violenza da togliermi il respiro, il dolore che sento mi fa desiderare di morire. Cerco di non urlare, ma Voldemort intensifica la tortura strappandomi potenti grida.
Cessa dopo un tempo che mi pare infinito. Non riesco a muovermi o a fare qualsiasi altra cosa. Percepisco a malapena l’acuta risata di Bellatrix.
Mi arriva poi una calcio potente all’addome, proprio dalla ferita inferta dal pugnale di mia zia. Un dolore cieco si impossessa di tutto il mio corpo, ma non mi lasciano ancora stare. Qualcosa di duro va a scontrarsi contro il mio viso beccando l’occhio e lo zigomo sinistri. Sento che si gonfiano velocemente e pulsano ritmo del mio cuore.
Non riesco a reagire, l’unica cosa che posso fare è cercare di prepararmi psicologicamente ad un altro colpo, ma ciò non avviene. Infatti si voltano tutti verso un punto indefinito della radura, dove due Mangiamorte, Yaxley e Dolovh, si stanno incamminando verso di noi.
Appena arrivano al cospetto di Voldemort, parla Dolovh.
-Nessuna traccia di lui, Mio Signore.-
L’espressione sul suo volto è indecifrabile, prende tra le dita la bacchetta di Sambuco, come a volerla contemplare. Solo Bellatrix ha il coraggio di rompere il silenzio.
-Mio Signore..-
Lui la zittisce con un gesto della bacchetta e lei si ritrae timorosa.
-Credevo che sarebbe venuto.-
Vaga per la radura, pensieroso. Sembra piuttosto rilassato e la cosa mi allarma, se dovrà sfogarsi con qualcuno per l’assenza di Potter, quel qualcuno sono io.
-Mi aspettavo che venisse.-
Nessuno fiata, sono tutti spaventati e in attesa di una sua reazione.
-A quanto pare, mi… sbagliavo.-
Poi dal nulla appare Potter, porta i segni della guerra, ha un taglio sotto l’occhio destro, i suoi vestiti sono logori e strappati e la pelle è sporca di sangue.
-No.-
La sua voce risuona forte nella radura, scatenando le urla, le acclamazioni e perfino le risate dei Mangiamorte.
Il suo sguardo si incrocia col mio, come a voler chiedere conferma sulla morte di Nagini, annuisco impercettibilmente e sembra quasi rilassarsi, poi torna a fissare Voldemort.
La voce di Hagrid però squarcia il silenzio che si era creato.
-HARRY! NO!-
Il suo corpo massiccio scuote disperatamente i rami dell’albero a cui è legato.
-NO! NO! HARRY, COS’E’ CHE…?-
Rowle però lo ammonisce con un colpo di bacchetta.
-TACI!-
Il clima è tesissimo, Bellatrix fa vagare il suo sguardo avido da Potter a Voldemort, ha il petto palpitante. Solo il leggero sussurro di Voldemort spezza quegli attimi di tensione.
-Harry Potter, il Ragazzo Che E’ Sopravvissuto.-
Dopo di che un lampo verde illumina tutta la radura. 

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Capitolo 9
*** La Guerra Magica, II Parte. ***


Il tempo attorno a me si blocca, o forse sono io ad essere paralizzato.
Non percepisco niente. Anzi, l’unica cosa che riesco a realizzare è che Harry Potter è morto. L’unica cosa che riesco a visualizzare in mezzo a tutti quei Mangiamorte agitati e urlanti è che, Il Ragazzo Che è Sopravvissuto, giace adesso a pochi metri da me, immobile.
Mi guardo attorno cercando di riprendere lucidità, di capire ciò che è appena accaduto. E adesso cosa succederà? Cosa ne sarà del Mondo Magico ora che lui è morto?
Voldemort cerca di rialzarsi dall’impatto che la Maledizione contro Potter ha appena provocato. Mia zia Bellatrix cerca di aiutarlo ma lui la scansa irritato, il suo unico pensiero è sapere se Potter è ancora vivo.
Sembrano tutti timorosi di avvicinarsi al suo corpo, perfino l’Oscuro Signore.
Quest’ultimo poi si gira verso di me, e con uno sguardo eloquente e intimidatorio alza il mento verso la figura di Potter.
Mi alzo a fatica, fitte di dolore mi trafiggono l’addome provocandomi un senso di nausea e vertigine, ma non ci bado. Piano piano mi avvicino al corpo e mi chino sul suo volto, alla ricerca di un qualsiasi segno di vitale.
Lì per lì, apparentemente, ciò che vedo sembra essere un corpo senza vita, ma più mi avvicino, più mi rendo conte che in realtà, anche se impercettibilmente, quel corpo respira ancora.
Mi avvicino ancora di qualche centimetro al suo viso, fingendo di controllare la sua respirazione e intanto gli sussurro pianissimo.
-Tieni duro, non ti lascerà stare così facilmente.-
Lo vedo annuire cauto. Dopo ciò mi alzo in piedi a fatica e punto i miei occhi in quelli di Voldemort.
-E’ morto.-
Un urlo di gioia si alza tra tutti i Mangiamorte. Lui ha l’aria di un bambino il giro di Natale, se prima sembrava debole e vulnerabile, ora è la reincarnazione della gioia.
Si volta verso Dolovh e Fenrir.
-Prendete il traditore, voglio che la Mezzosangue Granger assista alla dipartita del suo caro Draco.-
Stringo i denti dalla rabbia, non voglio che Hermione mi veda sconfitto dal quel pezzo merda.
I due Mangiamorte si avvicinano velocemente a me. Dolovh mi tira un calcio alle costole mentre Fenrir mi lega i polsi con delle corde incantante, che ad ogni mio movimento diventano incandescenti.
Intanto Voldemort sovrasta Potter, tira fuori dal mantello la famosa bacchetta di Sambuco e lentamente la punta verso il suo corpo.
I suoi movimenti sono freddi e calcolati, come se volesse assaporare ogni singolo secondo di quel momento. Si volta verso me e i Mangiamorte.
-Visto? Harry Potter è morto per mano mia e ora nessun uomo vivente può minacciarmi! Guardate! CRUCIO!-
Vedo il corpo di Potter spostarsi di qualche metro a causa dell’impatto, ma a parte questo riesce a mascherare il fatto di essere ancora vivo.
La tortura non finisce lì, ma anzi continua per un tempo che mi pare infinito. Volano maledizioni di ogni tipo dalla bacchetta di Voldemort, che colpiscono puntualmente Potter.
Quando l’atroce spettacolo finisce mi ritrovo a sospirare di sollievo, poi Lui parla di nuovo.
-Ora andremo al castello e mostreremo a tutti che fine ha fatto il loro eroe. Chi di voi trascina il corpo? No… un momento…-
Si volta verso Hagrid, ancora incatenato all’albero.
-Lo porterai tu, lo si vedrà bene tra le tue braccia, no? Raccogli il tuo piccolo amico Hagrid. E gli occhiali… mettigli gli occhiali… devono riconoscerlo.-
 I Mangiamorte liberano Hagrid dall’albero.
Il suo faccione è ricoperto di sangue, terra e sudore, ma tra tutto quello sporco son ben distinguibili le righe delle lacrime che solcano il suo volto.
Osservo Hagrid prendere tristemente in braccio Harry, vorrei dirgli che è vivo, che sta bene, più o meno, ma mi trattengo dal farlo.
Intanto il gruppo di Mangiamorte che occupava la radura pochi attimi fa, si sta incamminando dietro a Vodemort.
-E ora mostriamo agli impavidi guerrieri di Hogwarts cosa succede a sfidare l’Oscuro Signore.-
Una risata sadica si alza tra tutti loro mentre si crea una specie di ridicolo corteo. In testa Voldemort con Hagrid con in braccio Potter, dietro tutti gli altri, tra cui me, Dolovh e Fenrir.
La voce di Voldemort si fa di nuovo sentire.
-No, lui davanti, voglio che la Granger veda che non è riuscito a salvare il suo amichetto Potter.-
Vengo malamente strattonato vicino ad Hagrid da Fenrir e Dolovh.
Comincio a camminare, cerco di tenere il passo con gli altri Mangiamorte ma sono debole: inciampo ogni due passi, le corde incandescenti mi appannano la vista dal dolore e sento la ferita sul mio torce pulsare al ritmo del mio cuore.
Oramai siamo arrivati al limitare della Foresta Proibita, in lontananza scorgo le mura di Hogwarts. Alla vista del castello un senso di ansia e angoscia si impossessa di me: i segni della guerra sono ben visibili e sono terribili.
Qui Voldemort si ferma, e con lui tutti i suoi servitori.
-Fermi.-
Poi amplifica la sua voce puntandosi la bacchetta alla gola.
-Harry Potter è morto. E’ stato ucciso. Stava fuggendo, per mettersi in salvo mentre voi davate la vita per lui. Vi portiamo il suo corpo a dimostrazione che il vostro eroe è caduto. Abbia vinto la battaglia, avete perso metà dei vostri combattenti. I miei Mangiamorte vi superano in numero e il Ragazzo Che E’ Sopravvissuto è morto. La guerra deve finire. Chiunque continui a resistere, uomo donna o bambino, verrà ucciso insieme a tutti i membri della sua famiglia. Uscite dal castello, ora, inginocchiatevi davanti a me nel nuovo mondo che costruiremo insieme.-
Poi toglie la bacchetta dalla gola, la ripone nel mantello e riprende a camminare.
-Andiamo.-
Le alte mura della scuola sono ridotte ad un ammasso di macerie, corpi di ambedue gli schieramenti riempiono il terreno. Voldemort con un solo gesto della mano li sposta di lato, come se fossero inutile spazzatura.
Siamo vicini e in lontananza vedo tutti gli studenti, gli insegnanti e gli Auror ammassarsi dal cortile di Hogwarts, davanti all’ingresso del castello. Dietro di me sento i passi di altri centinaia di Mangiamorte che devono essersi uniti al corteo durante il tragitto verso la scuola.
Più ci avviciniamo al cortile, più facce riesco a riconoscere. Sono tutti sconvolti dalla guerra, dalle perdite, dalle ferite, sia morali che fisiche.
Ci fermiamo a una ventina di metri dagli altri studenti. In prima fila vedo Paciock, la Lovegood, Dean Thomas e altri ragazzi che del mio stesso anno insieme agli insegnanti e agli Auror, mentre i più giovani si trovano dietro di loro o probabilmente all’interno del castello.
Cerco con gli occhi la figura di Hermione finchè non la vedo farsi spazio tra la folla insieme a Weasley.
Un senso di sollievo mi pervade nel vederla ancora viva. Non appena i miei occhi incontrano i suoi non smetto un attimo di guardarla. Anche se ha tutti i capelli arruffati, il viso sporco e i vestiti lacerati è la cosa più bella che io abbia mai visto.
Cerco di farle un sorriso di incoraggiamento, ma leggo la paura nei suoi occhi. Vorrei dirle che Potter è vivo, che andrà tutto bene, ma non so neanche io come andrà a finire.
Un urlo straziante si alza dalla folla. E’ la McGrannit, seguita da Ginny e Ronald Weasley. Hermione, invece, piange in silenzio, gli occhi puntati su di me.
A quella scena l’Esercito di Silente non tarda a farsi sentire, volano urla di indignazione e ingiurie contro i Mangiamorte e Voldemort.
-SILENZIO!-
Un’esplosione vola in mezzo ai due schieramenti, proviene dalla bacchetta di Voldemort.
Cala di nuovo il silenzio.
-E’ finita! Posalo ai miei piedi Hagrid, dov’è giusto che stia!-
Hagrid obbedisce e posa Potter per terra, ai piedi di Voldemort, che comicnia a camminare avanti e indietro davanti a lui.
-Visto? Harry Potter è morto! Lo capite adesso, illusi? Non è mai stato altro che un ragazzo che contava sul sacrificio degli altri!-
Vedo Weasley tra la folla che comincia ad agitarsi, si fa largo tra la gente per poterlo guardare in faccia.
-Lui ti ha sconfitto!-
L’urlo di questo riaccende le grida dell’Esercito di Silente, ma un’altra esplosione provocata dalla bacchetta di Voldemort zittisce di nuovo tutti i presenti.
-E’ stato ucciso mentre cercava di scappare di nascosto dal parco del castello, ucciso mentre tentava di mettersi in salvo…-
Questa volta è Paciock ad insorgere, scagliandosi scontro lo schieramento dei Mangiamorte, la bacchetta sguainata. Viene subito fermato da Voldemort che lo disarma e o schianta, provocando i grugniti di dolore di quest’ultimo, che tanto prova a rialzarsi.

Provo a protendermi verso di lui per aiutarlo, ma subito Dolovh mi molla un calcio in faccia.
-Sta fermo, traditore.-
Prendo una spallata per terra, provo a rialzarmi ma le corde incandescenti mi impediscono ogni movimento. Quello mi molla un altro calcio ridendo.
Stringo i denti, non gli darò la soddisfazione di sentirmi gemere dal dolore. Gli sputo sui piedi.
-Vaffanculo stronzo.-
-Non ne hai avuto abbastanza?-
Un altro calcio nel costato. Tossisco per riprendere fiato e noto che esce sangue dalla mia bocca. Pure questa.
Cerco di rialzarmi e nel mentre la voce di Voldemort interrompe lo scambio di battute tra me e Dolovh.
-Dolovh insomma, è così che si trattano i Purosangue? Ogni cosa a suo tempo debito.-
Dolovh china il capo sottomesso.
-Si mio Signore.-
Cerco gli occhi di Hermione ora inondati di lacrime, le mimo con la bocca un ‘Andrà tutto bene’, sorrido di nuovo e con molta fatica riesco finalmente ad alzarmi.
Una volta in piedi noto che Paciock è riuscito ad alzarsi e guarda Volemort fisso negli occhi, il mento alto e fiero.
-Chi è costui? Chi si è offerto volontario nel dimostrare che cosa accade a coloro che continuano a combattere quando la battaglia è perduta?-
Risponde Bellatrix alla domanda, con una risata gioiosa.
-E’ Neville Paciock, mio Signore! Il ragazzo che ha dato tanti grattacapi ai Carrow! Il figlio degli Auror, ricordate?-
-Ah si, ora ricordo, ma tu sei un Purosangue, vero, mio giovane ragazzo?-
Vedo Neville stringere i pugni.
-E allora?-
-Mostri spirito e ardimento e discendi da una nobile stirpe. Sarai un Mangiamorte molto prezioso. Abbiamo bisogno di gente come te Neville Paciock.-
La rabbia e la determinazione nel viso di Paciock sono evidenti.
-Mi unirò a te quando l’inferno gelerà!-
Ora si volta verso la folla.
-Esercito di Silente!-
Un boato segue l’incitazione di Neville ed è questa la goccia che fa traboccare il vaso.
-Molto bene, se questa è la tua scelta, Paciock, torneremo al piano originale. L’hai voluto tu.-
Vedo che fa un cenno dal capo a Fenrir e Dolovh. In un attimo vengo spintonato in mezzo ai due schieramenti. Vengo messo in ginocchio, le spalle verso i Mangiamorte, il voto verso Hogwarts.
Cerco di divincolarmi ma sono troppo debole, troppo ferito.
Tengo la testa alta e non smetto un attimo di guardare Hermione, come a volermi riempire gli occhi di lei.
La voce di Voldemort intanto si rivolge a tutti i presenti, ma mi sembra lontana, come se tutto fosse in secondo piano eccetto lei.
-Direi di fare una cosa alla volta, i traditori del proprio sangue vengono prima degli sciocchi Grifondoro che pensano di potermi sfidare, o sbaglio?-
Una risata divertita si alza tra i Mangiamorte.
-Caro il mio Draco, proprio perché sono magnanimo ti offrirò un’ultima possibilità di salvarti. Riunisciti a me e giuro che lascerò in vita.-
Serro la mascella e mi volto verso quell’essere bastardo.
-La morte piuttosto.-
Lo vedo diventare serio tutto d’un colpo. Mi giro di nuovo verso l’Esercito di Silente, alla ricerca degli occhi che mi hanno fatto perdere la testa per anni, che mi hanno fatto innamorare. Li trovo e sorrido. Anche se morirò l’ultima cosa vedrò sarà lei.

Sento i singhiozzi soffocati di mia madre provenire dai Mangiamorte, ma oramai la cosa non mi tocca.
-Molto bene, allora.-
Sento a bacchetta di Sambuco premere contro la mia tempia, ma io non smetto un attimo di guardare gli occhi di Hermione, che intanto piange disperata.
Le mimo un ‘Ti amo’ con la bocca e mi preparo a ciò che verrà.
Sento la voce di Voldemort pronunciare le prime sillabe dell’anatema che uccide, quando è il caos.
Rinforzi da non so dove cominciano a riversarsi verso il castello. Un gigante dall’aria puerile si dirige verso Hagrid a passi pesanti, scansando qualunque Mangiamorte gli si para davanti. Avverto un rumore di zoccoli provenire dalle mie spalle e una moltitudine di frecce riversarsi sui seguaci di Voldemort che, spaventati, rompono i ranghi e si disperdono.
Innumerevoli Thestral volano in cielo, attaccando lo schieramento nemico con becco e artigli.
Ma la cosa più incredibile è che Potter, non so come, è sparito.
Pure Voldemort sembra notare la sua mancanza, perché distoglie l’attenzione da me per rivolgerla alla battaglia.
Mi rendo conto di essere ancora vivo quando sento le mie mani libere dalle corde incandescenti e una matassa di capelli ricci e castani invadermi il campo visivo, mentre Hermione si getta su di me ancora in ginocchio, facendo cadere disteso per terra.
Cerco di sorridere ma il dolore delle ferite mi mozza il respiro, anche se cerco di non darglielo a vedere.
Avvolgo il suo corpo con le mie braccia e la stringo a me forte, mentre lei soffoca i singhiozzi nell’incavo tra la mia spalla e il collo.
Trema come una foglia e sembra non aver intenzione di cambiare posizione.
Mi tiro su col busto, sollevando anche lei in modo da stare seduto ed averla in braccio. Poi, delicatamente, le accarezzo il viso con una mano, con una dolcezza che non sapevo neanche di avere.
Piano piano si volta verso di me e mi sorride, gli occhi ancora gonfi di pianto.
La guerra attorno a noi si è spostata all’interno del castello, ma nessuno bada a noi.
-Ehi.-
Le rivolgo un sorriso dolce, spostandole lentamente una ciocca di capelli ricci che le era caduta sul volto.
 Tira su col naso come una bambina e poi mi sorride.
-Ehi.-
-Visto che alla fine non sono morto?-
Mi becco un coppino dietro la nuca.
-Non dirlo neanche per scherzo! Ho avuto paura Draco.-
-Certo, uno come me poi dove lo trovi di nuovo?-
-Ma la pianti?-
Incredibilmente si volta dall’altra parte e mette su il broncio. Avvicino le labbra al suo orecchio sfiorandolo appena e riducendo le mie parole a un sussurro.
-Ti amo Hermione, più di qualsiasi altra cosa al mondo, sai?-
Mi allontano da lei e la guardo arrossire leggermente, mentre si protende verso di me. Non me lo faccio ripetere due volte e assaporo finalmente le sue labbra dolci e morbide.
La stringo a me ancora di più aumentando la presa attorno ai suoi fianchi, mentre lei affonda le dita tra i miei capelli.
Intanto però i rumori della guerra continuano attorno a noi, riportandomi alla realtà. Mi stacco a malincuore da lei. Ho la voce roca per il bacio ma cerco di ragionare lucidamente nonostante la sua vicinanza.
-Hermione, non possiamo stare qua, dobbiamo andare.-
Annuisce, mi aiuta ad alzarmi. Sono ridotto abbastanza male e faccio fatica a camminare quindi devo appoggiarmi in parte a lei.
Odio essere così vulnerabile, in più sono anche disarmato.
Quando raggiungiamo finalmente la Sala Grande la scena che ci troviamo di fronte è indescrivibile.
Studenti, genitori, Auror, professori, feriti, e si, anche morti, si trovano ai lati della sala, mentre al centro Voldemort e Harry parlano e si guardano in cagnesco, camminando circolarmente l’uno davanti all’altro.
Noto che tra i cadaveri più vicini al centro della sala, c’è anche quello di Belleatrix Lestrange, più bianca e vitrea che mai.
Hermione si stringe a me, so che ha paura per Harry, ma come dice la profezia, è una cosa che deve fare da solo, non possiamo interferire.
Nasconde il volto nel mio petto mentre l’Avada Kedavra di Voldemort si scontra con l’incantesimo di disarmo di Potter. Un lampo esplode nella sala, diventa difficile distinguere le sagome all’interno di quel bagliore, ma riesco ad intravedere la bacchetta di Sambuco volteggiare nell’aria e atterrare tra le mani di Harry.
La maledizione di Voldemort, rimbalzando contro l’incantesimo Exspelliarmus, ha colpito il suo mittente, uccidendolo.
Vedo il corpo fiacco e rattrappito di quello che era il mago più malvagio di tutti i tempi, ora con le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si girano verso l’alto, le mani bianche vuote e il volto da serpente inespressivo e ignaro, cadere per terra con banale solennità.
Nella Sala Grande passano attimi di incredulità, poi la consapevolezza di ciò che è appena successo investe tutti come un’ondata d’acqua.
Il dolore delle perdite, la gioia per la fine della guerra e il sollievo per essere ancora vivi si scatena all’interno dell’enorme Sala.
Hermione piange di gioia, mi salta al collo e mi bacia con un trasporto tale da far sentire a disagio le persone attorno a noi. Ma la cosa sembra non interessare a nessuno dei due, perché io, almeno, non ho intenzione di smettere.
Affondo una mano tra i suoi capelli mentre con l’altra le cingo un fianco, facendo passare due dita sotto la maglietta, a contatto con la sua pelle.
A quel tocco la sento rabbrividire e intensificare il bacio.
Quando si stacca mi guarda felice, poi si avvicina finchè i nostri nasi non si sfiorano e le nostre fronti non si toccano.
-Ti amo Draco Malfoy.-
 

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