Lacrime&Sorrisi di LostHope92 (/viewuser.php?uid=910887)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tu devi tornare da me ***
Capitolo 2: *** Benvenuto ***
Capitolo 3: *** Per le mutande di Merlino ***
Capitolo 4: *** Incubi e Speranze ***
Capitolo 5: *** Il Ritorno ***
Capitolo 6: *** Ecco cosa ci salverà ***
Capitolo 1 *** Tu devi tornare da me ***
Tu
devi tornare da me
-Lo
faccio per la mia famiglia-
Lucius
e Narcissa erano nel salotto scuro, illuminato fiocamente dalle
lampade che rilasciavano una luce flebile, e dai raggi della luna,
che si infiltravano dalla finestra e scivolavano sulle pareti.
L'uomo
dava le spalle a sua moglie, mentre fissava il suo sguardo fuori
dalla finestra, senza vedere veramente il paesaggio sottostante.
La
voce di lui era una risposta allo sguardo accusatorio di Narcissa,
che lo aveva accolto con freddezza quel giorno, tornato dal lavoro.
Lo
sapeva.
Bellatrix
alla fine doveva averglielo detto.
-Lo
fai per me?Lucius, la tua morte non rientra nei miei desideri- disse
lei con tono amaro.
Era
ancora in piedi, dietro di lui, lontana qualche metro ad osservare
con astio le spalle di suo marito.
-Hai
così poca fiducia in me?- mormorò Lucius – Credi
che qualche babbano senza poteri possa uccidermi?-
Lei
lo raggiunse in fretta, portandosi dietro suo marito, per rispondere
con forza:
-Non
ho paura di loro, ma di Lui-
-Ho
la sua benedizione, sono un suo seguace, non un suo schiavo, né
un suo nemico- disse Lucius per voltarsi finalmente verso sua moglie
e gelarla sul posto con uno sguardo freddo, lontano, ma nello stesso
tempo dolorosamente pungente.
-Chi
ti ha convinto?Che cos'è stato? Quando?-
La
voce di Narcissa tremava di rabbia, di preoccupazione, aveva bisogno
di dirigere quelle emozioni su qualcosa, su qualcuno.
-Smettila-
rispose lui infastidito- Smettila di vedermi come un bambino che
insegue un aquilone, non puoi vedermi davvero così stolto, non
lo accetto!- la sua voce saliva sempre più di volume,
abbattendosi sulla donna con rabbia.
-L'ho
scelto io!- riprese sottolineando crudelmente l'ultima parola-
Ho sentito del Signore Oscuro, delle sue grandi gesta e mi sono detto
che lo avrei fatto, lo avrei seguito in capo al mondo, per vedere
realizzato quel futuro che lui ci promette. Perchè non capisci
Narcissa?Non sei stanca anche tu di vedere quegli insetti che hanno
la pretesa, l'arroganza, di essere nostri pari?-
La
donna non lo guardava negli occhi, aveva fissato il suo sguardo
gelido sulla parete di fronte, mentre aspettava che quella marea di
parole le passasse attraverso e scomparisse nel silenzio.
Narcissa
odiava i babbani, i mezzibabbani, certo.
Non
metteva in dubbio che fossero esseri assai spregevoli, come poteva
essere altrimenti?
Erano
privi di magia, che prima avevano disprezzato quest'ultima, avevano
perseguitato tutti coloro che la possedevano, e poi tutto ad un
tratto, come per incanto, desideravano ardentemente appropriarsi di
quegli stessi poteri che secoli fa avevano odiato con forza.
Eppure
lei non li disprezzava così tanto da mettere in pericolo la
propria vita, il proprio futuro, si limitava a tenersi alla larga da
quegli inetti, punto.
-Non
ti sto dicendo di non odiarli, sai bene quanto me quanto quegli
esseri abbiano il mio disgusto, ma preferirei che tu non mettessi la
tua vita in pericolo, per un uomo che ha dei piani foll..-
-Attenta
a quello che dici, moglie mia- l'avvertì Lucius
interrompendola.
-Oh
è così? Riponi in Lui tutta la fedeltà ora,
anzichè in tua moglie?- rispose lei ora ancorando il proprio
sguardo a quello glaciale dell'uomo davanti a lei.
-Perchè
non lo capisci?- la voce di Lucius era stanca, spossata- Io lo faccio
per te, per noi. Lo faccio per il figlio che vivrà in questo
mondo, un mondo che, se i piani, che tu chiami folli, del Signore
Oscuro, andranno come lui vuole, sarà libero da quei
parassiti, ospitato solo da persone come noi, degne. Non lo
vuoi anche tu?-
Lei
immaginò quel mondo, si, era bello, molto bello.
Vedeva
quel bambino dai capelli biondi, con il viso di Lucius, che non era
più costretto a dividere la propria aria con quelle persone.
Eppure
un'immagine arrivò bruscamente ad interrompere quella visione.
Lucius,
morto.
Lo
immaginò riverso al suolo, con i suoi bellissimi occhi privi
di vita che fissavano il cielo, immaginava il suo corpo, prima
scattante, ora gettato tra il fango, insieme al suo sangue.
E
una lacrima scivolò sulla sua guancia.
Non
era abituata a piangere, suo padre lo detestava, sua sorella la
derideva, quindi si era imposta fin da bambina di centellinare le
proprie emozioni, di farle uscire solo quando la sommergevano.
Quello
era il momento.
Tutta
la paura, la confusione, la tristezza per non essere compresa,
riempirono il suo cuore e i suoi occhi.
-Io...io....-
le sue labbra tremanti provavano a dar vita a parole, che però
morivano senza alzarsi in volo.
Lucius,
che prima stava di fronte a lei con gli occhi pieni di gelo, si
sciolse, preso dai sensi di colpa, davanti allo sguardo di sua
moglie, terrorizzata, come una bambina.
Non
sapeva cosa dire, come comportarsi, se lasciarla sfogarsi, o se
rimanere là, fermo sul posto.
Prestando
ascolto al proprio cuore capì che era solo una, la cosa
migliore da fare.
Si
avvicinò sempre di più a sua moglie e la strinse in un
abbraccio, così forte da farle male.
Lei
si sciolse, lo strinse di rimando, aggrappandosi a lui come se fosse
l'unica via di fuga in quel mare di disperazione.
E
la voce di lei esplose in un singhiozzo, in uno straziante lamento:
-Ti
prego Lucius, ti prego, non morire-
L'uomo
si irrigidì un po' nel sentire quella frase, e la commozione
si fece strada nel suo cuore.
Quella
creatura era così disperata, così terrorizzata per lui,
solo per lui.
Non
le importava di sua sorella, non gli chiedeva implorante di salvare
lei, non aveva paura per se stessa.
No,
i pensieri della donna erano solo per lui, interamente per la sua
vita.
E
questi pensieri scossero Lucius, con forza, lasciandosi sfuggire un
sospiro angosciato.
-Ti
prometto che starò attento-
-Non
mi basta- sussurrò di rimando lei duramente.
-Cosa
vuoi che prometta? Dimmelo, dimmelo amore e lo farò-
-Promettimi
che, quando arriverà il pericolo, pur di tornare a casa
sacrificherai tutto. Non mi interessa del tuo Signore, non mi
interessa dei suoi seguaci, che muoiano per le loro folli speranze,
non tu. Non mi importa se ti vedranno come un vigliacco, un
traditore, tu...-
Le
lacrime si affollavano sui suoi occhi, ma era decisa a non lasciarle
andare e, dopo aver preso un respiro profondo contro il petto di suo
marito proruppe in un deciso:
-Tu
devi tornare da me-
Alcune
lacrime traditrici sfuggirono al suo controllo e si impigliarono sui
capelli di Lucius, che cadevano candidi sulla sua spalla.
Lui
stette un po' in silenzio, lasciando che il proprio cuore riprendesse
il solito ritmo, e poi rispose, dopo averla stretta ancora un po':
-Lo
prometto-
E
il sollievo sciolse il cuore della donna, che si abbandonò tra
le braccia di lui con un sospiro.
Che
quel mostro marchiasse pure il braccio di suo marito, lei aveva
marchiato il suo cuore.
Un
lieve sorriso di soddisfazione si fece strada sul viso di lei,
portandola a stringere ancora di più il corpo del suo
Lucius.
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Capitolo 2 *** Benvenuto ***
Eccomi
qua di nuovo a tormentarvi!
Innanzitutto
ringrazio infinitamente tutti coloro che seguono questa storia, e in
particolar modo due persone (che hanno commentato il precedente
capitolo):
Francy_remus
TINAX86
Grazie
mille davvero ragazze!
Spero
che anche questo capitolo vi piaccia!
Un
abbraccio ed un saluto a tutti!
-Benvenuto-
Lucius
non era in grado di sopportare oltre le grida di sua moglie, che gli
arrivavano alle orecchie dolorosamente attraverso la porta.
Gli
regalavano una sensazione di impotenza, poteva solo riempirsi di
quelle urla, che raggiungevano il cuore facendolo ora arrestare, ora
correre, ora titubare.
Sarebbe
impazzito di certo, questo pensava il povero Malfoy mentre si decise
ad alzarsi dalla sedia solo per percorrere meccanicamente lo spazio
che si affacciava sulla porta.
Avanti
e indietro, avanti e indietro.
Un
grido più potente lo scosse di terrore.
E
si decise ad urlare esasperato:
-Winky,
vuoi dirmi che diavolo sta succedendo!?- le vene del collo di lui
erano così visibili che la povera elfa si avvicinò non
senza tremare da capo a piedi.
-Signor
Malfoy, padrone, c'è stata una complicazione col parto, ma io
ora deve andare dentro per aiutare, mi scusi padrone, signor Malfoy.
La
voce acuta e pigolante del piccolo esserino usciva frettolosa e
incerta, e le sue parole furono in grado solo di far aumentare in
maniera vertiginosa l'ansia e l'impazienza dell'uomo che ora guardava
Winky con un misto di paura e rabbia.
-Corri
allora! Vai, sbrigati per l'amor di Merlino!- la calciò dentro
Lucius, mandando l'esserino a cozzare contro la porta.
-Io
va signore, io va subito!- disse frettolosamente l'elfo.
La
porta si aprì e si richiuse velocemente, in maniera così
improvvisa che l'uomo non riuscì a rubare neanche un
dettaglio, qualcosa, che gli permettesse di tirare un sospiro di
sollievo.
Dopo
diverso tempo nel quale Lucius valutava l'idea di irrompere nella
stanza in barba a tutte le tradizioni e alle richieste di sua moglie,
la piccola elfa comparsa precedentemente, affacciò la
testolina, con i grandi occhi resi ancora più enormi dalla
felicità.
-Signor
Malfoy, padrone, il bambino sta bene, signore-
Lucius
barcollò un po', per poi cadere, con sospiro sfinito, seduto.
Un
bambino, il suo bambino, il primogenito che aveva sempre sognato.
Poi
una cosa nella frase dell'elfa lo colpì, un dettaglio che
doveva esserci.
-Narcissa-
esalò spaventato in direzione dell'elfa domestica che lo
osservava timorosa dal basso- come sta mia moglie? -
Non
aspettò la risposta del piccolo esserino che aveva aperto
bocca per rassicurarlo, ma entrò spalancando la porta e
fendette la stanza con poche falcate impazienti.
Sua
moglie era sul letto, sfinita ma...
Non
l'aveva mai vista così felice.
Teneva
fra le braccia il loro piccolo bambino, che si agitava piano mandando
mugugni infastiditi.
Lei
piangeva di gioia, e continuava a ripetere un nome, come una
cantilena.
-Draco,
il mio bambino- una, due, tre volte, e ogni volta che quella frase
usciva dalla sua bocca sembrava rendere tutto più reale,
facendola ridere tra le lacrime.
Lucius
era rimasto vicino al letto, a riempire i propri occhi di
quell'immagine, l'avrebbe conservata per sempre.
-Lucius,
tesoro, guardalo, non è perfetto?Non è il bambino più
bello che tu abbia mai visto?- disse lei richiamandolo vicino a lei.
Lui
prese il pargolo che sua moglie gli porgeva, lo strinse al proprio
petto titubante e lo guardò.
Aveva
ragione.
Lucius
non amava i bambini, li aveva trovati sempre piuttosto
raccapriccianti, ma il suo bambino, pensò con orgoglio,
era straordinario.
Aveva
l'aspetto di una minuta bambola di porcellana, con dei ciuffi di
capelli biondissimi che ricoprivano piccole porzioni di quella
delicata testolina.
L'uomo
ridacchiò, guardando sua moglie, che ricambiò lo
sguardo confusa.
-E'
un perfetto Malfoy, guarda come ci ignora bellamente-
La
frase fece ridere anche sua moglie.
Il
piccolo Draco infatti sembrava non prestare alcuna attenzione ai due
genitori, girando la testolina da una parte e dall'altra, con gli
occhi chiusi.
Lucius
era sicuro che quando l'avrebbe aperti sarebbero stati il perfetto
connubio tra il colore glaciale di sua moglie e quello più
caldo dei propri, probabilmente avrebbero avuto le stesse sfumature
del mare d'inverno.
E,
prima di stampare un delicato bacio sulla fronte del bimbo, l'uomo
sussurrò piano una frase, a poca distanza dal viso del nuovo
arrivato:
-Benvenuto
nella famiglia Malfoy, piccolo Draco-
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Capitolo 3 *** Per le mutande di Merlino ***
Salve
a tutti!
Come
sempre voglio prendere un po' di spazio per ringraziare di cuore le
persone che seguono questa storia, in particolar modo tre ragazze,
che hanno recensito l'ultimo capitolo:
TINAX86
Francy_remus
Manu75
Grazie
mille ragazze!
Ora
vi lascio al capitolo con la speranza che vi piaccia e vi strappi un
sorriso :)
-Per
le mutande di Merlino-
-Forza
piccolo, perchè non provi a dire “mamma”?- il viso
della donna era tutto concentrato sulla bocca di suo figlio, che si
sforzava di mettere insieme la parola che da diversi minuti sua madre
cercava di fargli ripetere.
-Andiamo,
è semplice, “mam-ma”- lo aveva scandito in
diecimila modi diversi e voci diverse, eppure il bimbo la osservava
con gli occhi confusi e un po' annoiati.
-E'
molto più semplice dire “papà”- la voce del
signor Malfoy risuonò nella stanza, facendo sobbalzare sua
moglie, che sedeva placidamente su una poltrona, quel giorno
affaticata da un'ondata di caldo improvviso.
Il
bambino con un urletto si precipitò verso il padre e gli
abbracciò una gamba ridendo forte.
-Perchè
non fa così anche con me?- chiese la moglie con uno sguardo
sconcertato.
-Perchè
passi ore ed ore a tentare di fargli dire la parola “mamma”,
credo che non abbia sentito altro da te da giorni- disse lui con un
sorriso strafottente accarezzando la piccola testa candida di suo
figlio.
L'uomo
lo prese in braccio, osservando da vicino il piccolo per mormoragli
complice:
-Non
è così Draco?-
Il
bambino ridacchio più forte annuendo.
-Vedi?-
riprese Lucius guardando sua moglie con uno sguardo soddisfatto.
-Se
Draco dirà papà prima di mamma, ti farò dormire
in giardino.- mormorò lei- Sono giorni che ci lavoro-
-E'
questo il problema- disse lui mettendo giù il bimbo che reagì
lamentandosi scontroso.
-Tra
qualche giorno userà la parola “mamma” solo per
associarla a qualche parolaccia- continuò lui ridacchiando e
andando a salutare sua moglie con un bacio, prima che lei però
si scansasse fingendosi oltraggiata.
-Come
osi?- disse lei facendo sedere sulle sue gambe Draco, che tentava di
scendere per giocare con una bacchetta giocattolo-Il mio angioletto
mi adora, non è così?- disse lei cercando di dare un
bacio al piccolo, che si dimenava con versi di stizza.
-Oh,
lo vedo- disse Lucius con uno sguardo ironico verso i tentativi di
fuga di suo figlio.
Lucius,
prima di essere ripreso da sua moglie, che gli indirizzava uno
sguardo poco raccomandabile, schioccò le dita per chiamare
Dobby, l'elfo domestico.
Il
piccolo elfo nervoso comparì con accompagnato da un forte
rumore ed uno sbuffo di nube grigia, facendo sobbalzare Draco di
stupore.
-Dì
agli altri di anticipare il pranzo- disse il padrone di casa,
sbrigativo.
Dobby
annuì facendo sbatacchiare le grandi orecchie a pipistrello, e
disse con un inchino profondo:
-Come
desidera padron Malfoy signore.
Per
poi sparire di nuovo.
Narcissa
prese in braccio il bambino, che agitava la sua bacchetta giocattolo,
rischiando di accecarla , e allontanava la manina di lui dal proprio
viso.
Si
diressero nella grande sala da pranzo, dove tutto era già
apparecchiato e pulito.
Le
pietanze apparirono in un baleno, facendo allargare di stupore gli
occhi già grandi del bambino.
La
prima portata era di carne, un succulento tacchino arrosto occupava
gran parte del grosso tavolo, circondato da patate e altre condimenti
saporiti.
Narcissa
di tanto in tanto si voltava per far mangiare Draco, che a volte
girava la testolina di scatto con un verso di disgusto, e smetteva
solo quando suo padre con voce glaciale lo ammoniva con un :
-Non
fare i capricci con tua madre Draco, mangia-
Tutto
fu perfetto fino all'arrivo del dolce, che fu salutato dal
particolare commento del padrone di casa:
-Per
le mutande di Merlino, cos'è questa schifezza?- Il viso
dell'uomo era attraversato dal disgusto, e dalla rabbia.
Le
sopracciglia di Narcissa si alzarono al commento di suo marito, che
difficilmente lo si sentiva parlare in quel modo.
Lui
non rispose alla domanda silenziosa di lei, ma schioccò le
dita con rabbia.
Tinky,
l'elfa che dirigeva la cucina, arrivò in un baleno, e si
inchinò subito al cospetto del suo padrone.
-Mi
sai dire di grazia cosa sarebbe questo?- disse l'uomo porgendo al
piccolo essere il piatto appena cominciato di dolce.
-E'
budino all'arancia con panna, padron Malfoy signore- disse Tinky con
voce incerta, quasi avesse paura che il suo padrone fosse diventato
cieco.
-Ah
davvero?- disse lui alzando un sopracciglio- Perchè non lo
assaggi?-
-Io
non può signore, non può proprio mangiare cibo di
padrone- disse il povero esserino terrorizzato.
-Te
lo ordino- fece lui con voce sempre più glaciale.
Tinky
con gli occhi lucidi prese un pezzetto di dolce con le dita e lo
mangiò, sotto lo sguardo disgustato del suo padrone.
All'inizio
non capì la rabbia del signor Malfoy, ma poi, allargando gli
occhi dal terrore, cominciò ad implorare perdono, con voce
sempre più ansiosa.
-Me
si scusa signore, oggi io non stava bene, io deve aver confuso il
sale con lo zucchero, è stato uno sbaglio, io non voleva-
Lui
con tono quasi divertito disse, asciugandosi la bocca con il
tovagliolo candido:
-Ma
certo, comprendo, ma vedi, sarebbe un vero peccato sprecarlo, perchè
non lo finisci? Tutto
quanto.-
-Signore,
la prego- disse il piccolo esserino con gli occhi lucidi.
-Non
vorrai buttare via il tempo speso a prepararlo, o gli ingredienti
della mia cucina. E' questo che stai dicendo? Che dovrei gettare via
dei soldi per un tuo errore?-
-No
no signore, no, io...io...- per poi concludere con un atterrito- io
mangia-
-Molto
bene, portalo via e finiscilo, non voglio vederti vomitare davanti a
me- concluse lui con un tono pregno di disgusto.
L'elfa
fece sparire tutti i piatti dei dolci, e scomparve lei stessa in una
nube grigia.
Narcissa
era rimasta muta, ad osservare la scena, senza commentare.
Non
provava pietà per quell'essere, lei e Lucius avevano però
modi diversi di gestire la casa, ma evitò di alterare ancora
di più suo marito, che sospirava irritato.
Poi,
nel silenzio, sentirono la voce del piccolo Draco, che pigolò
con fatica un :
-Pe
he muande di mehino.
I
due genitori si voltarono verso di lui, senza parole, mentre la
stanza veniva attraversata dalla risata cristallina del bambino.
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Capitolo 4 *** Incubi e Speranze ***
Ciao
a tutti!
Un
grazie immenso a tutti coloro che seguono questa storia, davvero!
Un
ringraziamento in particolare a tre persone, che come sempre riescono
con le loro recensioni a spronarmi a migliorare ed andare avanti con
questa storia:
Francy_remus
TINAX86
Manu75
Grazie
mille ragazze! :)
-Incubi
e Speranze-
La
cella era umida, i capelli biondi si attaccavano al suo collo e alle
sue spalle, che tremavano al contatto con le pareti scivolose e
fredde.
Le
grida degli altri detenuti sembravano non cessare mai, si ripetevano
quasi ritmicamente, lasciando lo stremato Lucius Malfoy insonne, ed
impaurito.
Alla
fine Azkaban era riuscito a divorarlo, e ora lo masticava lento, con
gusto, assaporando i pezzi della sua anima che di giorno in giorno si
staccavano.
I
dissennatori si affacciavano di tanto in tanto, per gelargli il
sangue e la mente, per appesantire il suo cuore, che debole tentava
di battere con la poca forza che gli rimaneva.
E
quando arrivava la notte, Lucius temeva di morire, perchè non
c'era neanche il sole a regalargli il conforto dei suoi raggi.
Il
gelo si insinuava umido sotto la pelle, avviluppava le ossa fragili
in una ferrea stretta mortale.
Una
tenue nuvola di vapore usciva dalle sue labbra secche, lasciando i
suoi denti tremare al suo passaggio.
Quando
la mente glielo permetteva però, faceva risalire dalla
corrente dei suoi ricordi, quelli più belli e caldi.
Il
volto di Narcissa e di suo figlio gli riscaldavano un po' le membra e
il petto, che si alzava e abbassava con sempre più fatica.
Pensava
a sua moglie, la sua bellezza e la sua forza, ai loro momenti
spericolati da giovani, quando maliziosi si rincorrevano in una danza
senza fine, fatta di sospiri e fremiti.
Pensava
a suo figlio, si chiedeva se il giovane sapesse quanto fosse
orgoglioso di lui, del ragazzo che era diventato.
Così
simile a sua madre, così vicino a lui, ma senza perdersi nei
loro stessi errori .(*)
Non
era facile piangere, e nello stesso tempo era difficile impedirlo.
Perchè
i pensieri, e la gelida depressione che veniva forzata dentro al suo
animo, volevano che lui si disperasse, ma nello stesso tempo, il gelo
bloccava ogni tentativo di sfogo.
Le
lacrime sembravano trasformarsi in cristalli, direttamente sulle sue
ciglia.
Si
accasciò a terra sfinito, toccando il terreno con una mano,
immaginando di essere sul proprio letto, accanto alla sua Narcissa.
Allungò
istintivamente una mano, verso sinistra, il lato del letto nella
quale l'altra era abituata a dormire, e gli sembrò quasi di
sentire il calore di lei, sotto i polpastrelli feriti.
Tirò
un lungo sospiro chiudendo gli occhi per aiutare l'immaginazione, e
fece seguire alla mano il percorso sul corpo di lei che ora, nella
sua mente, gli sorrideva complice.
Si
addormentò sussurrando il nome di sua moglie, finchè la
voce non si spense nel buio.
Narcissa
si svegliò urlando, con la fronte umida di sudore.
Si
voltò di scatto verso destra, in cerca della figura di suo
marito, ma la mano indagatrice, non trovò altro che il freddo
lenzuolo di seta.
Si
portò le mani sul viso, per calmare i brividi che non
sembravano intenzionati a smettere di scuotere il suo corpo.
Era
un sogno, solo un sogno.
Lo
aveva visto, morente sulla cella, mentre urlava il suo nome, con gli
occhi spiritati verso di lei.
Ancora
il fantasma di quel suono le pulsava nelle orecchie.
E
non riusciva a far andar via l'immagine di suo marito in quello
stato, che con voce implorante urlava il suo nome.
Come
avrebbe fatto?
Quante
altre notti sarebbe stata visitata da quell'orribile visione?
Non
un brutto sogno qualsiasi, ma uno così realistico da farle
urlare di terrore puro.
Perchè
il dubbio non la abbandonava mai, per quante fossero le volte che
quel sogno si ripeteva, nei primi attimi era sempre certa di essere
là, al cospetto del suo amato, dilaniato dal terrore.
Se
non ci fosse stato Draco, che aveva bisogno di lei, ora più
che mai, avrebbe implorato di essere accanto a lui, in quella cella
oscura, a subire gli stessi tormenti di suo marito.
Narcissa
avvertì dei passi poco fuori dalla sua porta.
Era
Draco, lo sapeva.
Da
quando era tornato da scuola per il periodo di Natale, lo sentiva di
notte alzarsi, svegliato probabilmente dalle urla di lei, per
assicurarsi che sua madre stesse bene.
Il
suo Draco, l'unica luce che illuminava i suoi pensieri di speranza,
la quale rischiava di morire silenziosa ogni volta che non aveva
notizie di Lucius.
E
come ogni volta, la voce di suo figlio le arrivava incerta da dietro
la porta, dopo il suo titubante bussare.
-Madre...stai
bene?-
-Si..non
preoccuparti bambino mio, torna a dormire- sentì la propria
voce rispondere.
I
passi si affievolirono, fino a cessare.
Narcissa
si alzò dal letto, ormai sicura di non riuscire a riprender
sonno, e si diresse verso l'unica cosa che riuscisse a farla calmare
nella notte.
Il
Pensatoio d'argento era un po' pesante nelle sue mani, ma riuscì
comunque a prenderlo e posarlo sul letto.
Aveva
bisogno di vederlo, o sarebbe impazzita.
Quindi
cercò tra i suoi ricordi più importanti e poi vi
immerse il volto, lasciando che l'immagine di suo marito , lì
sorridente e forte come lo ricordava, le venisse incontro.
E
con il viso circondato dai quei ricordi, Narcissa riuscì a
sorridere, di nuovo.
(*)
So bene che Draco alla fine ha in realtà seguito le orme di
suo padre diventando un mangiamorte, ma ho immaginato che ancora
Lucius non ne fosse a conoscenza :)
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Capitolo 5 *** Il Ritorno ***
Eccomi
di nuovo qua con un altro capitolo!
Ringrazio
tutti coloro che seguono questa storia, grazie mille!
Un
ringraziamento però in particolare a due ragazze, che hanno
recensito l'ultimo capitolo:
TINAX86
Manu75
Grazie
mille ragazze! :)
-Il
Ritorno-
Quello
non poteva essere suo marito.
No.
Non
quell'uomo dall'aspetto esausto e stanco, con gli occhi affossati e
oscurati da un velo di abbattimento.
Non
quell'uomo dall'andatura incerta, dalle mani tremanti e le gambe
scheletriche.
Non
quell'uomo dall'anima tormentata.
Dov'era
suo marito?
Lo
riconosceva a stento attraverso le rughe fatte più marcate e
numerose.
Notava
qualche dettaglio familiare, ma era sfocato, quasi impercettibile.
Forse
la forma del naso, prominente ma aristocratica, la mascella forte ma
non troppo squadrata.
Si
avvicinava a lei ora, strisciando i piedi a terra, si spostava con
una lentezza tale da regalare l'illusione che l'aria fosse fatta di acqua
scossa da forte corrente.
Le
labbra fine tremavano, talvolta si fermavano per la morsa dei denti,
che tentavano di non mostrare quella debolezza.
-Narc....Narcissa-
La
voce era roca, spenta, come se le corde vocali fossero ricoperte da
uno strato spesso di polvere scura.
Non
era suo marito.
Ricordava
bene la sua voce.
Era
strascicata e strafottente, era calma ma potente.
Quelle
note stentate, quei sussurri sbiaditi, non potevano appartenere a
lui.
Ormai
le era davanti, e alzò piano le mani verso il viso di lei.
Non
si scostò, non ce la fece, immobilizzata da quella strana
visione.
Un
fantasma, ecco ciò che sembrava.
Un
essere fatto di pura essenza vitale, privato di corpo mortale.
Le
mani imprigionarono incerte il viso perlaceo di Narcissa e fu allora
che lei li vide.
I
suoi occhi.
Si
immerse fino in fondo in quella pozza ghiacciata, in quell'oceano di
cristallo.
Eccolo.
Ecco
suo marito.
Quella
non poteva essere sua moglie.
No.
Era
certo che quella dama celeste, quella fata dei boschi non avesse a
che fare con lei.
Con
la sua Narcissa.
Si,
coglieva delle somiglianze, certamente.
Il
naso delicato, gli zigomi affilati.
Ma
lei non aveva quei capelli fatti di luce lunare, raggi così
accecanti da fargli male agli occhi.
Non
possedeva quel corpo così aggraziato, modellato dalle mani di
abili artisti, se non dalle dita stesse degli angeli.
Emetteva
luce, da ogni singolo centimetro del suo corpo.
Eppure
c'era qualcosa.
Sentiva
che c'era qualcosa.
Si
avvicinò, non poté farne a meno, alla donna.
Perchè
doveva sapere.
-Narc...Narcissa-
La
fata lo guardava sconcertata, ma allora era così.
Non
era la sua amata.
Ma
prima di andarsene, prima di tornare a casa, aveva bisogno di toccare
quel viso, almeno una volta.
Voleva
sapere se fosse fatto di vetro, di ceramica o di pura luce
evanescente.
Le
mani tremavano impercettibilmente ma senza sosta, come le ali
delicate di un colibrì.
Ricordava
quella pelle, la ricordava bene.
Con
i polpastrelli ne aveva saggiato ogni curva, ogni sfumatura e
dettaglio.
Alzò
gli occhi su quelli di lei.
Una
gelida ondata di vento invernale, una potente sferzata di spada di
ghiaccio.
Non
potevano essere di qualcun altro, perchè solo una persona
aveva quello sguardo.
Solo
una.
Ecco.
Ecco
sua moglie.
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Capitolo 6 *** Ecco cosa ci salverà ***
Innanzitutto
mi scuso tantissimo per il ritardo!
Poi
passo a ringraziare tutti coloro che stanno seguendo questa serie, in
particolare due persone che hanno commentato l'ultimo capitolo:
TINAX86
Manu75
Grazie
mille ragazze!
P.S.
Come avrete notato non mi sono alla fine fermata alle 6 one-shot,
perchè ho sentito necessaria l'aggiunta di altri capitoli, non
so quanti altri ne aggiungerò, e mi scuso per la confusione!
(sono proprio disorganizzata -.-' )
Detto
questo vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia!
Un
abbraccio ed un saluto!
-Ecco
cosa ci salverà-
-Lui
morirà-
Narcissa
guardava suo marito con uno sguardo colmo di terrore, la morte della
speranza racchiusa nelle pozze gelide delle sue iridi grigie.
-Devi
avere fiducia in lui, è un Malfoy- Lucius tentava di
rassicurarla, ma nel suo sguardo colmo di stanchezza non sembrava che
esserci rassegnazione.
-E'
un ragazzino!-
-Ha
quasi diciotto anni, è un uomo ormai, e un abile mago-
Narcissa
fece scattare la sua mano sopra un vaso di fine vetro lavorato a
mano, ricordo di un viaggio in Italia, la reliquia di un passato
ormai morto.
L'oggetto
che si infranse a terra esplose con un fragore acuto, stridette
freddamente, facendo sobbalzare il marito.
-Non
trattarmi da sciocca, non farlo mai-
La
voce di lei era flebile ma così velenosa da farlo arretrare di
mezzo passo.
-Cosa
posso fare?- disse allora disperato, tentando di riportare alla
ragione Narcissa, e anche se stesso.
Perchè
sembrava non essere uscito da quella prigione, il freddo si era
insinuato troppo in profondità, così come il germe
della pazzia.
-Sei
tornato- disse lei riportando lo sguardo di nuovo su di lui -Non c'è
bisogno che lui continui a servirlo, no?Voglio dire, sappiamo che ha
marchiato lui per punirti, per sostituirti ma ora che...ora che sei
tornato...lui...lui-
L'urgenza
nel suo tono e nelle sue parole era così chiara da far
addolcire lo sguardo di suo marito, che prima invece la osservava
spaesato e spossato.
-Non
si smette di servire il Signore Oscuro mia cara, non finchè si
ha anche solo un respiro o la speranza di continuare ad averlo-
-Ma
lui...-il sussurrò morì nell'aria, mangiato dal
silenzio che era secondo solo all'oscurità della stanza.
-Lui
è nostro figlio, è Draco- i suoi occhi sembravano
enormi, specchi della sua disperazione, della sua confusione.
-Se
morirà...- riprese- non rimarrà niente di me-
Lucius
sempre più spaventato dal tono della moglie, così
confuso e delirante, si avvicinò a lei per stringerle una mano,
che sembrava non avere intenzione di smettere di tremare.
-Io
morirò con lui- concluse guardandolo negli occhi terrorizzata.
E
la vista della sua metà, in quello stato, sconvolse Lucius.
Che
era successo alla freddezza di quella donna, che cosa alla sua
potente indifferenza allo scorrere degli eventi attorno a lei?
Che
era successo al suo sguardo fiero, al suo portamento colmo di
alterigia e vanità?
Che
era successo a sua moglie?
Le
prese il volto fra le mani, e per la prima volta sembrò essere
così fragile da sbriciolarsi sotto le sue dita.
Osservò
poi le sue stesse dita.
Non
era abituato a vederle così secche, così ferite.
E
il proprio riflesso alla finestra richiese la sua analisi.
La
sua faccia sembrava essere priva di ogni vitalità, grigia e
tumefatta come un corpo morto per la morsa del gelo.
Gli
occhi erano spenti, non si nascondeva nessun orgoglio in essi, solo
umile rassegnazione.
Cosa
siamo diventati?
Due
spiriti, due spiriti terrorizzati dalla vita, e dalla morte.
Possibile?
No,
loro erano Malfoy.
-Lucius?-
lo richiamò preoccupata alla realtà.
-Non
salveremo nostro figlio con questo atteggiamento- mormorò
gelido facendo sobbalzare sua moglie.
-Co-cosa?-
la sua bocca era dischiusa, gli occhi ingigantiti dalla confusione.
-Ma
guardaci, qua a disperarci, smarriti animali in gabbia- canzonò
amaramente Lucius scansandosi per avvicinarsi al riflesso alla
finestra che sembrava chiamarlo a sé insistentemente.
L'uomo
prese a sistemarsi i capelli, che aggrovigliati se ne stavano placidi
sulle sue spalle, poi passò a rassettare il colletto, che si
limitava a cadere mollemente, con la stessa cura passò alla
giacca.
-Noi
non siamo animali braccati, noi siamo la trappola che riposa sotto le
foglie secche- continuò avvicinandosi di nuovo a Narcissa con
un sorriso derisorio- noi siamo i serpenti che se ne stanno
acquattati in attesa della preda, che l'avvelenano con un morso e la
guardano agonizzare-
-Che
cosa?- la donna aveva osservato tutta la scena con stupore sempre
maggiore.
Che
suo marito fosse alla fine impazzito?
-Non
aspetterò che il destino decida le mie carte, farò di
tutto per vincere questa mano, a costo di giocare sporco...non
metterò la vita di mio figlio nel piatto-
-Stai
dicendo di...andarcene? Di portarlo via dal Signore Oscuro?-
-No,
mia cara, perchè questo sarebbe come ucciderci tutti, dal
primo all'ultimo...come ti ho detto...il Signore Oscuro non ammette
dimissioni, né tanto meno disertori-
-Allora
cosa stai....?-
La
prese per le spalle, la strinse in una morsa ferrea ma non dolorosa e
la guardò negli occhi.
-Le
lacrime non lo salveranno, mio amore, né lo farà la
paura-
-Cosa
allora?- chiese impaziente, infastidita dalla misteriosità di
suo marito.
-Faremo
quello che ci riesce meglio tesoro, sopravviviamo, a costo di tutto e
tutti. Il nostro vero Dio non è il Signore Oscuro, è la
vita, e io intendo onorarla con ogni mezzo. Non faremo fuggire Draco,
ma nessuno toccherà nostro figlio, nessuno farà cadere
a terra neanche una goccia di quel sangue, del mio sangue,
perchè ho intenzione di giocare la carta della pedina...ma non
intendo essere mangiato alla fine di questa partita-
Lei
ora aveva uno sguardo duro e concentrato, analizzava lentamente
quelle parole nella sua testa.
-Ecco
cosa ci salverà moglie mia: noi siamo Malfoy, e non moriamo
per nessuno-
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