ZODIAC

di DantesXY
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


LA FORTEZZA DI MAVROS
~PROLOGO~
Era l’anno 2025 dell’epoca “Magistris”. Per più di 500 anni dalla Guerra dei Cristalli il mondo di Astoria non aveva visto l’ombra della guerra fra i due continenti e le rispettive capitali: Ipeiron, con la sua capitale Ars Caladon, e Empeiron, con la sua capitale Ars Molodon. Le due capitali erano governate con solenne giustizia e perseveranza da due rispettive gilde: gli Zodiac, un elite di tredici membri a cui era riconosciuta l’autorità di governo su Ipeiron, e gli Astrals, anch’esso un elite di sette membri altrettanto saggi e potenti a cui era riconosciuta l’autorità di governo sul Empeiron. Il potere racchiuso nei Cristalli consentiva l’impiego di sette poteri elementali: Fuoco, Acqua, Terra, Aria, Elettricità, Luce e Buio. L’utilizzo di questi e delle loro combinazioni garantì un incredibile progresso sia nello sviluppo tecnologico che nella protezione, dato che in quest’ultimo caso potevano essere adoperati come poteri di attacco e di difesa. Fu proprio per questo che avvenne la Grande Guerra dei Cristalli, quando Ars Molodon decise di usare il potere racchiuso in quelle pietre per conquistare il mondo e piegare il dominio di Ars Caladon al suo. La guerra durò quindici anni e fu devastante, con milioni di vite spezzate e la pace ristabilita solo quando Molodon incontrò la fine per mano di Caladon, che cadde anche lui sotto i potenti colpi ricevuti. Per impedire che ciò avvenisse per una seconda volta, il potere venne sigillato insieme all’antica arte della preparazione dei Cristalli, fatta eccezione per gli allora nascenti ordini degli Astral e degli Zodiac che ne divennero gli unici detentori, e per secoli tutte le dispute e i dissapori vennero risolti usando il semplice confronto verbale e il compromesso. Si dovette ritornare a uno stile di vita più umile ma così venne garantita la pace per i cittadini. Ma il male cominciò di nuovo a muoversi lentamente e in maniera nascosta per mano di Milok, un Astral irretito dalla bramosia di potere e di conquista. Costui si stabilì nella Fortezza di Mavros, un antico bastione situato su una bassa montagna circondata da una foresta intricata, e lì mescolò il suo potere alle pratiche di magia arcana per creare una enorme numero e varietà di mostri con cui avrebbe tentato l’impresa di Ars Molodon: conquistare il mondo. Fra il Settembre 2027 e il Novembre 2029 si registrarono attacchi e incursioni sempre più frequenti da parte delle bestie non soltanto verso la capitale ma anche verso le altre province che diventarono infine veri e propri avamposti. Nel Maggio del 2030 Milok mise infine in atto il suo piano: il movimento di tutte le sue legioni verso Ars Molodon e le altre città. La strenua resistenza durò 23 anni grazie anche all’aiuto giunto dagli alleati di tutto il mondo ma la capitale, i suoi avamposti e tutte le restanti città caddero insieme ai loro cittadini e protettori. Empeiron era persa. Gli Zodiac decisero di opporsi all’incursione bloccando l’avanzata nella Pianura della Caccia, la più grande zona pianeggiante del continente e unico contatto fra la regione meridionale e settentrionale del continente. Però l’esercito era esiguo in confronto al numero enorme e sempre crescente dei mostri, per cui gli Zodiac decisero di correre il rischio e risvegliare il potere dei Cristalli che venne donato a soldati e civili che decisero di prendere parte alla guerra. La Battaglia della Piana vide scontrarsi l’esercito di Empeiron con Milok e la sua armata costituita da esseri che mai una mente sana ed equilibrata sarebbe riuscita a partorire. Lo scontro durò per tre giorni e vide la caduta di quasi tutti gli alleati, anche di diversi Zodiac, ma la sconfitta e la dispersione dei mostri segnò la fine di quella lunga guerra. Del loro padrone non si seppe più nulla: alcuni affermavano la sua morte, altri che fosse nascosto nella Fortezza per recuperare le forze e preparare un nuovo piano di conquista. Empeiron venne ribattezzato “Il Continente Chiuso” e nessuno, salvo un permesso speciale degli stessi Zodiac, potè mettere piede oltre la barriera di confine, costruito dopo la guerra per via della presenza dei mostri che hanno procreato e conquistato selvaggiamente i suoi territori.
Sono passati quindici anni da quella battaglia e nell’anno 2069 dell’epoca “Meridies” io vi racconto questa nuova avventura, partendo dallo squillo incessante di una sveglia.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


CAPITOLO 1: L’INIZIO
Erano le 7:30 del mattino. La sveglia fece squillare la sua alta e strillante voce per la camera di Matt a pochi centimetri dal letto di quest’ultimo, immerso sotto le coperte fino alle orecchie per attutire inutilmente quel suono. Le palpebre lentamente si  alzarono e aprirono gli occhi a quella piccola camera quadrata, parzialmente illuminata dalla luce del sole che entrava dalle tapparelle dell’unica finestra che si gettava sul mondo esterno. Il ragazzo si mise a sedere sul comodo letto, stiracchiandosi e spegnendo l’odiosa sveglia che continuava imperterrita a squillare, e disse con la voce ancora persa nel sonno -Come detesto…*Yaaaawn*… dovermi svegliare così presto-.  Matt raccolse quello sprint di energia mattutino per alzarsi e muoversi attraverso la camera, arredata con alcuni mobili per i vestiti e una scrivania con un piccolo televisore, fino alla finestra per aprire le tapparelle e riempire la stanza di aria fresca e della piena luce del sole che brillava già alto nel cielo leggermente nuvoloso. -Aaaaah, che bella giornata. Mi scoccia doverla sprecare per questa presentazione. Ma se non mi presento, poi chi lo sente quello?- commentò il giovane con la testa leggermente sporta fuori dalla finestra per assaporare la brezza mattutina e primaverile fra i corti capelli castani e mirare il grande parco, circondato dai diversi edifici che costituivano l’enorme complesso e che lasciavano poco intravedere i palazzi della capitale in lontananza. Tuttavia l’ora si stava attardando. Il tempo per una doccia nel piccolo bagno antistante e per indossare gli abiti da cerimonia e la figura di Matt era già fuori lungo il corridoio del terzo piano in direzione della mensa all’ultimo piano. Il suo abbigliamento era composto da una maglia blu scuro, un paio di pantaloni neri, scarpe comode e ben lucidate e un cappotto bianco immacolato che scendeva fino alle caviglie e che riportava all’altezza del pettorale sinistro una “A” dorata finemente cucita.
Nessuno vi era nel corridoio, probabilmente perché ancora a dormire beatamente, ma ad ogni modo il ragazzo si sentì fortunato a non dover camminare con quel vestiario sgargiante sotto gli occhi di tutti i suoi colleghi. I raggi del sole illuminavano il corridoio dalle ampie vetrate che, dirimpetto alle varie porte delle camere, permettevano di mirare il panorama fino alle scogliere che si gettavano nelle acque dolci del vasto Lago Mardia.
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La struttura dell’Accademia Azmuth era  molto semplice: l’intero complesso, posto a qualche chilometro da Ars Caladon, era costituito da quattro edifici che venivano indicati dalle lettere dell’alfabeto. Mentre gli edifici A e D erano adibiti a dormitori e sale mensa per l’enorme numero di studenti iscritti, gli edifici B e D erano ricolme di aule, saloni e laboratori dove potersi dedicare allo studio e alle lezioni; tutti quelli circondavano un enorme parco dove rilassarsi e praticare lo sport, in particolare all’interno della palestra d’addestramento che si stagliava nel verde degli alberi e nel colore dei fiori che venivano coltivati e curati. Lo scopo di tutto ciò? Addestrare gli studenti per un periodo totale di 5 anni nell’utilizzo e nella scienza conosciuta dei Cristalli, oggetti magici capaci di sprigionare la forza di sette elementi: Fuoco, Acqua, Terra, Aria, Elettricità, Luce e Buio. Gli elementi e le loro combinazioni, messi a disposizione della società sotto un rigidissimo controllo, potevano garantire un sicuro lavoro nei comuni impieghi cittadini oppure all’interno delle tre cariche più prestigiose:
  • Sviluppo e Ricerca Cristalli, dipartimento scientifico il cui obiettivo era quello di carpire i segreti che ancora si celavano nella loro natura;
  • Inquisitori, associazione che costituiva il braccio armato e l’ultima risorsa nelle situazioni di pericolo;
  • Zodiac, la massima carica i cui membri, distinti in base alle 13 costellazioni dello zodiaco, erano messi a capo della gestione di tutto.
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Attraversati i corridoi del dormitorio e scese le scale verso i piani inferiori, Matt giunse nella mensa che sarebbe parsa deserta se non fosse stata per la presenza degli inservienti già pronti a servire la colazione. In lui vi era una scarsa voglia di mangiare ma si accontentò comunque di un bicchiere di latte e caffè accompagnato da un piatto recante una fetta di crostata ai lamponi. Il giovane si sedette ad un tavolo poco lontano, facendo accurata attenzione a non sporcarsi l’abito, e cominciò quasi subito a consumare il suo pasto fino al momento in cui una voce femminile gridò -MATT!!! MATT!- costringendolo a voltarsi. L’origine era una ragazza esile ma ben proporzionata, dalla carnagione leggermente scura, capelli color dell’ebano e vestita anche lei del suo stesso cappotto bianco da cerimonia. Ellen si avvicinò baldanzosa con la sua abbondante colazione ricolma di dolci verso Matt, il quale si portò leggermente oltre sulla panca per concederle spazio. -Buongiorno Ely- disse mentre squadrava la montagnetta di cibo davanti a lei -Dì un pò, non è che tutto quello zucchero ti farà male? Insomma…sembra un po’ esagerato- ma di contro ella rispose con un enorme sorriso stampato sulle labbra -Ma che dici?! Oggi è una giornata importantissima!!! Dobbiamo fare il carico di energie! Anzi, prendine pure tu un po’!!- e senza aver chiesto nulla, ecco che davanti a lui vi furono posti alla rinfusa circa tre fette di crostate e un pezzo di torta al cioccolato.
Durante questo siparietto il luogo si andava lentamente riempiendo, con i vari studenti che cominciavano a salutare e a congratularsi con loro. Ellen, nonostante fosse immersa nel suo ghiotto bottino, ringraziò tutti quanti e lo stesso fece Matt, anche se quest’ultimo era un po’ imbarazzato e desideroso in quel momento di indossare un mantello dell’invisibilità. -A proposito…- eruppe ad un certo punto la ragazza con un pezzo di crostata ancora in mano e pericolosamente puntato verso il naso di egli -…Per caso conosci gli altri cinque che hanno superato le prove insieme a noi? Quello che si è classificato al primo posto deve essere un genio!-. La voce della riuscita dell’impresa da parte di altri cinque studenti lo aveva in effetti sorpreso e incuriosito ma le sue speranze di arrivare al primo posto furono spente appunto da questo sconosciuto concorrente. Matt depose la forchetta sul piatto e rispose con tranquillità -A dir la verità, di loro ne conosco solamente due. Andrew e Fabrice sono due miei vecchi amici, i migliori della loro accademia. Non avevo dubbi che ce l’avrebbero fatta- ma in seguito il suo sguardo si oscurò per un attimo -Invece del primo in classifica ho solo voci, nulla di certo. Bhè, i nostri dubbi verran…- ma il suo parlare venne interrotto dall’arrivo di tre individui alle sue spalle che lo apostrofarono con un secco -Ehi, puledrino!!-.
Colui che lo aveva chiamato con quel nome era Johan, un tipo abbastanza alto e robusto con un taglio di capelli a spazzola che si atteggiava a “Maschio Alpha” della Struttura D e che era sempre accompagnato dai suoi due tirapiedi: Luca, dalla corporatura massiccia ma con un’intelligenza tale da chiedersi come sia riuscito a superare gli esami di ammissione, e Marcus, il più sveglio del trio ma che preferisce restare alle spalle di Johan per evitare battute circa la sua statura minuta. Matt fece finta di non aver sentito quell’odioso soprannome e continuò a restare seduto ma Ellen prese invece le sue difese mettendosi in piedi dalla panca e replicando ironicamente -Ehi, si vede che i vostri cervelli di gallina non ancora appreso la dura batosta dell’altra volta!-. Luca e Marcus fecero un passo indietro e restarono in silenzio senza togliere gli occhi di dosso da lei, colti da un leggero brivido di paura, ma Johan restò fermo immobile e continuò a parlare con quella voce che mostrava una falsa sincerità -Calma! Calma! Stavamo solamente scherzando! Eravamo solamente venuti qui per congratularci con te per aver superato le prove, in particolare con Matt. Sappiamo tutti quanto lui ci tenga a questo. Vero, ragazzi?- con gli altri due che annuivano tranquillamente con la testa. -Grazie, Johan. Se questo è tutto, puoi anche andare- rispose Matt dalla sua postazione, che nel mentre di tutto ciò aveva già cominciato a mandar giù bocconi di torta e crostata offerte precedentemente da Ellen. I tre si allontanarono dopo una smorfia ma sulla strada Johan pronunciò con tono basso ma abbastanza udibile dai due -Si vede che è talmente intenzionato ad entrare negli Zodiac da non farsi scrupoli a passare sopra il suo malconcio paparino!- per concludere con una forte risata. Dopo quelle frasi il ragazzo si elevò con talmente forza e velocità dalla panca che quest’ultima cadde con un tonfo per terra, attirando lo sguardo degli altri studenti che stavano beatamente facendo colazione e discutendo allegramente per i fatti loro; i pugni erano serrati e lo sguardo infuocato puntato sui tre che si erano fermati ad assistere bellamente a quella reazione tanto desiderata. Con la sua voce ricolma di una calma surreale, egli si rivolse alla sua amica -Ely…Mi dici che ore sono?- . Ellen, che intanto lo aveva preso per un braccio per cercare di frenarlo dall’attaccarlo in quel preciso istante, rispose preoccupata -Sono le otto e quindici. Ma ti prego, lascia stare! Lo stanno facendo apposta!-. A parte quella prima informazione, le sue parole erano arrivate vuote all’udito di Matt che, forse rispondendo a sé o alla ragazza, disse sommessamente -Ho quindici minuti di tempo prima dell’inizio della cerimonia. Più che sufficienti per impartire loro una bella lezione- per poi replicare ai tre -Andiamo nella Sala della Cristallizzazione-.
Passare dall’Edificio D all’Edificio B non richiedeva un tragitto molto lungo: una estesa rete di corridoi che costituivano le arterie dell’istituto consentiva di raggiungere qualsiasi destinazione in tempi più o meno brevi. Nel tre minuti che ci vollero per passare dalla mensa alla Sala della Cristallizzazione Matt rimase in silenzio mentre seguiva insieme alla figura di Ellen le schiene dei tre avversari a circa un metro di distanza. Le sue orecchie erano riempite non soltanto dall’eco dei loro passi mossi velocemente per accorciare i tempi ma anche dalle parole della sua amica che cercava di convincerlo a mollare -Ma lasciali perdere! Lo sai che sono una massa di imbecilli…e anche tu che gli vai dietro! E poi hai la presentazione…se rimani coinvolto in uno scontro, in quali condizioni pensi di arrivare lì?! Me lo spieghi?!- senza ottenere alcun risultato. La risposta a quelle numerose esortazioni di rinuncia arrivò a lei nel momento in cui l’enorme portone grigio che conduceva all’interno della stanza si presentò davanti ai loro occhi -Ely, tu sei una buona amica e hai ragione. Ma non permetterò a questi idioti di parlar male dell’uomo che mi ha cresciuto. E poi non è cambiato niente dall’ultima volta in cui ci siamo scontrati- finito di dire ciò, Matt si tolse il cappotto bianco e lo affidò alla sua amica nell’esatto momento in cui la porta venne schiusa per consentire il loro passaggio verso l’interno.
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La Sala della Cristallizzazione si presentava come un gigantesco salone alto dieci metri e largo trenta, con tutte le pareti ricoperte da mattonelle quadrate di un bianco perlaceo. Secondo la storia dell’Accademia Azmuth, la cui fondazione risale ai primi anni dell’ascesa oscura di Milok, quella fu la prima stanza ad essere stata creata grazie ai poteri congiunti degli Zodiac di quel tempo al solo scopo di addestrare i cadetti nello sviluppo dei poteri legati ai cristalli. Le peculiarità di quella consistevano nella sua indistruttibilità e nel completo isolamento dall’ambiente esterno, tale che neanche un’esplosione di immane proporzione sarebbe stata capace di distruggerla o anche solo farsi udire da chi si trovava fuori. Essa continuava ad essere utilizzata per il suo scopo ma all’interno della stanza venne aggiunto un piedistallo con una pietra Omphalos, una delle mistiche pietre perdute di Ars Caladon capaci di riconoscere l’allineamento di una persona per uno o più elementi in base alla sua prestazione fisica, al suo carattere o al suo patrimonio genetico. Bastava semplicemente porre una mano sulla sfera perché quella si illuminasse e indicasse l’elemento prescelto che sarebbe stato trapiantato nel palmo della mano. Molti possono mantenere soltanto un cristallo, alimentato dalle energie psico-fisiche dell’individuo, ma alcuni si sono dimostrati capaci di maneggiare due cristalli senza il minimo sforzo e di creare nuovi e potenti elementi dalla loro unione. Quel luogo così spoglio sarebbe stato il loro campo di battaglia, perfetto per impedire a qualcuno di venire a conoscenza della loro contesa.
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Ellen, Luca e Marcus si allontanarono per lasciare abbastanza campo a Matt e Johan, con questi ultimi posti l’uno davanti all’altro con sguardi inferociti e pronti per lo scontro. -Allora Matt…- esordì dopo poco il bullo -Sei pronto per una bella batosta? Ho imparato dagli errori dei nostri primi scontri…e questa volta non ne uscirai illeso- accompagnando queste parole di carattere oscuro con una luce vermiglia che brillava nella mano destra e una arancione nella mano sinistra, entrambi chiusi a pugno. L’unica risposta che ottenne allora dal ragazzo fu la comparsa anche nelle sue mani due bagliori di colori decisamente diversi dalle sue: una gialla ambrata nella mano destra e una nera nella mano sinistra; il corpo che prima era teso come le corde di un violino si rilassò e lasciò che tali parole uscissero dalle sue labbra -Scemo come sei dubito che tu abbia imparato qualcosa. Oggi voglio essere clemente: ti concederò tre minuti…poi ti spezzerò-. E fu così che lo scontro ebbe inizio.
Johan scattò in avanti verso il suo avversario con il braccio sinistro tirato all’indietro nel tentativo di caricare quello che era un pugno ricoperto da uno spesso strato di roccia e dalle dimensioni quadruplicate, in seguito spinto in avanti in direzione della sua faccia. Per Matt fu semplice schivare quell’attacco frontale grazie a un minimo di forza nelle gambe e al conseguente spostamento laterale che lo portò a qualche passo dal suo assalitore. Quest’ultimo, forse conscio di quella manovra difensiva, utilizzò lo sprint della carica per ruotare su sé stesso verso destra e portare la medesima mano rossa vermiglia verso il suo bersaglio in modo da scagliargli contro un potente getto di fuoco. Quella mossa lo colse alla sprovvista ma fortunatamente il colpo prese di striscio solo il suo braccio sinistro per via della mancanza di sincronia e lo sbilanciamento generato dalla rotazione, andando a bruciare la manica della sua maglia e procurandogli una leggera scottatura. Il dolore non era troppo fastidioso, ma comunque non erano passati nemmeno trenta secondi e già si era fatto rovinare il vestito. Johan rise soddisfatto -Allora che ne dici?! Ti è piaciuto il mio scherzetto, puledrino?! Ahahahahah- e ciò non fece altro che scatenare una rabbia silenziosa nell’animo di Matt che si limitò a tenere il braccio e controllare eventuali danni. Con l’adrenalina in corpo il ragazzo disse con fare più serio e deciso -Smettila di vantarti. Ti ho sottovalutato, lo ammetto, ma non mi rimangerò la mia promessa. Fatti avanti, testa di cavolo!-. Nei momenti successivi lo scontrò proseguì in maniera abbastanza tranquilla: Johan attaccava con i suoi colpi di roccia e con le sue fiammate ma Matt riusciva a schivare tranquillamente, mantenendo comunque una certa guardia contro possibili azioni improvvisate.
I tre minuti stavano per scadere e Il difensore impassibile cominciava a scaldarsi e a caricare i cristalli per una controffensiva mentre l’attaccante manifestava stanchezza e riflessi molto rallentati; il sudore cominciava già a colargli dalla fronte e i bagliori nei suoi palmi erano quasi affievoliti del tutto, quando prima brillavano della stessa luce con cui il sole colpisce gemme preziose. Ad un certo punto Johan esclamò -Tu e il tuo stupido orgoglio…AVANTI! FORZA!! COMBATTI!!!- mentre vedeva Matt riscaldarsi, incurante della rabbia e della frustrazione crescente del suo avversario. Ellen, conscia della strategia dell’amico di stancare Johan per via della sua natura bruta e iraconda, commentò fra sé -Sapevo che ce l’avrebbe fatta. Ora non gli rimane altro che dargli un colpo ben assestato- ma ciò che attirò la sua attenzione fu il fatto che Luca e Marcus non erano minimamente preoccupati per le sorti del loro capo. Questo perché aveva ancora un asso nella manica che Matt non aveva ancora considerato ed era l’unica cosa che gli avrebbe concesso di vincere a costo di tutte le sue energie. Johan appoggiò il palmo sinistro al suolo e caricò il palmo destro indietro, accumulando l’energia del suo cristallo per creare una sfera di fuoco grande quanto un pallone da calcio. L’energia del cristallo della Terra invece venne scaricato nel pavimento e convogliato sotto i piedi del nemico, portando il terreno a innalzarsi verso terra per circa 3 metri sotto forma di una piccola collinetta fatta di roccia e dei detriti delle mattonele completamente distrutte. La sicurezza di Matt cominciò a scemare nel momento in cui si ritrovò a quell’altezza. Chiamò con forza il nome dell’amica -ELLEN!! ELLEN!!- ma quest’ultima venne trattenuta dai due tirapiedi che le impedirono di andare in suo soccorso.  Il battito cardiaco cominciò ad aumentare sempre di più come un tamburo assordante e l’idea di lanciarsi di sotto era l’unica soluzione possibile ma il tempo di raccogliere tutto il coraggio per vincere la paura dell’altezza che la potente sfera di fuoco venne scagliata non verso di lui ma verso la collinetta appena eretta. Vi fu una forte esplosione che costrinse tutti a gettarsi a terra, con pezzi di roccia che vennero scagliati in tutte le direzioni come proiettili e il povero malcapitato che venne investito dalla deflagrazione e lasciato cadere al suolo con un forte tonfo. Nonostante la caduta da tre metri e l’esplosione, Matt era ancora conscio di quello che era successo e preferiva fosse stato il contrario: le orecchie fischiavano, il respiro era difficoltoso, il corpo era pervaso da una terribile scossa di dolori, nel particolare nella spalla destra dove vi era conficcata una scheggia di pietra, la testa soffriva di una forte emicrania e la bocca sapeva di metallo. Sentì ad un certo punto il tocco di Ellen che cercava di capire i punti messi peggio e, una volta passato il fischio, lo stanco vaneggiamento di Johan -Ahahahahah! Ve l’avevo detto che sarei stato in grado di batterlo questa volta!- nonostante i continui rimproveri della ragazza -Hai usato un colpo pericoloso!! E se fosse morto, dove ci sarebbe stata la vittoria?! Bastardo!! MATT!! Mi senti?!-. Tuttavia, anche se il corpo era piegato dal dolore, i bagliori presenti nelle mani di Matt continuavano a brillare di una luce ancor più potente e un sussurro si elevò  dal ragazzo disteso per terra -I tre minuti sono scaduti…ora tocca a me…- spostando la mano sinistra verso il pavimento in cui era riverso e generando una chiazza oscura e evanescente che iniziò a inghiottire il suo corpo. Ellen si discostò per lo spavento, non avendo mai visto quel potere all’opera, mentre la chiazza oscura cominciò a muoversi velocemente da una parte all’altra della stanza attirando lo sguardo di tutti i presenti. Il ferito sentiva il suo corpo leggero come una piuma, inebriato da una strana sensazione di sicurezza generata dalla possibilità di muoversi ovunque egli desiderasse, ma sentiva che le sue poche energie venivano lentamente prosciugate ad ogni secondo. Doveva fare in fretta. La macchia nera scomparve dalla vista per un breve secondo, muovendosi con furtività alle spalle di un intimorito Johan che non si accorse che la figura piegata di Matt era comparsa alle sue spalle. Entrambe le mani vennero portate di scatto all’altezza delle tempie del malcapitato che, dopo la manifestazione di qualche scintilla bluastra e di un leggero crepitio, furono percorse da una potente scarica elettrica che lo fece urlare e piegare dal dolore al suolo. La rabbia e il dolore vennero tramutati in continui pugni e calci carichi di elettricità che non risparmiarono nessuna parte del corpo: arti, addome, torace e svariate volte verso la testa. Per dieci volte quello fu costretto a urlare dal dolore e a implorare di fermarsi. Ellen rimaneva impietrita e sconvolta e Luca e Marcus non osavano avvicinarsi per la paura di venire coinvolti da qualche altra scossa.
Dopo due minuti che sembravano essere durati un’eternità, Johan era percorso da scintille elettriche e produceva continui spasmi sotto lo sguardo di Matt che lo sovrastava, con il pugno destro percorso da continue scariche elettriche che lasciavano presagire solamente il peggio per il povero individuo. -Osa ancora prenderti gioco di me, di mio padre, dei miei amici o di qualsiasi persona a me cara…- enunciò prima di recuperare un po’ di fiato fra il dolore e la stanchezza -...E giuro che ti andrà molto peggio di così. Ricordati di questo…quando riprenderai i sensi…- scagliando il suo colpo di grazia al volto e scatenando un’ennesima scarica elettrica che lo spedì infine al mondo dei sogni. Le iridi grigie si spostarono verso gli altri due studenti che ancora rimasero immobili per lo spavento e il timore e le labbra di Matt si schiusero con queste gelide parole -Questo scontro non è mai avvenuto- per poi dirigersi appoggiato a Ellen oltre il portone per raggiungere l’Infermeria poco distante.
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L’infermeria si trovava sullo stesso corridoio dato che molti degli incidenti avvenivano proprio all’interno della sala fra un allenamento e l’altro. Matt decise di sedersi su uno dei comodi lettini aiutata da Ellen che, grazie alle sue conoscenze in Filtri e Cure Mediche, poteva averne accesso e curare coloro che potevano averne bisogno. Estrasse una fiaschetta di liquido incolore che riportava sull’etichetta “Rinvigorentia” e alcune tipologie di erbe e estratti medicinali: Estratto di Athilax contro le ustioni, Erba Ciprio e Erba Lina per favorire la cicatrizzazione, Estratto di Ox per eventuali lesioni dell’apparato scheletrico e infine Erba Linfa per donare un sensazione antidolorifica. Mischiato il tutto nelle giuste quantità alla Rinvigorentia, capace di donare nuovo vigore al corpo e alla mente, la ragazza ottenne un liquido color vermiglio che venne versato in un bicchiere. Ella si portò davanti al giovane seduto che incrociò il suo sguardo severo e triste al tempo stesso, senza dire una parola e senza tra l’altro il coraggio di dire nulla. -Ascolta…- cominciò Matt ad un certo punto ma subito venne bloccato da un sonoro e violento schiaffo che gli venne scagliato sulla guancia sinistra, accentuando ancora di più il mal di capo. Quando la sua testa ritornò nella posizione originale, i suoi occhi videro lacrime scendere dagli occhi di lei e bagnare le sue guance senza che vi fosse singhiozzo o qualsiasi segno che potesse indicare un eventuale pianto; rimase in silenzio con la pozione in mano a fissarlo per un minuto intero, minuto che sembrava essere un’ora, ma poi trasse un profondo respiro e disse ferma -Promettimi che farai più attenzione…e che non farai mai più una cosa così stupida-. Il ragazzo avrebbe voluto ribattere e cercare di spiegarsi ma, sentendo in cuor suo quanto sia stato imprudente lanciarsi in quello scontro e quanto fosse futile quella battaglia, si limitò a un semplice -Lo prometto…Perdonami- avendo ormai perso quella magnifica sensazione di vittoria. Dopo quelle parole, si accinse a bere la medicina preparatogli con tanta pazienza e cuore da Ellen.
La sostanza aveva un sapore aspro e al contempo dissetante e sviluppò nell’organismo una sensazione di gradevole e caldo tepore grazie alle nuove energie che cominciarono a ridonare forza e vigore al corpo, nel mentre occupato a produrre nuove cellule per riparare le ustioni e le ferite ricevute nello scontro. Il giovane si mise in piedi dal lettino e iniziò a pulirsi della sporcizia accumulata sul volto e sulle mani sotto lo sguardo della ragazza che lo riprese nuovamente -Hai bisogno di una bella dormita. Se sforzi le ferite, finirai per riaprirle- ricevendo un semplice quanto infantile -Va bene-. Mancavano tre minuti all’inizio della presentazione e Matt, per ovviare al problema degli abiti, decise di indossare da sopra il cappotto bianco immacolato e di chiuderlo per tutta la sua lunghezza in modo da mantenere per quanto possibile nascosti i segni della battaglia sui suoi vestiti. In seguito, insieme a Ellen, si diresse di corsa attraverso il cortile centrale in modo da raggiungere la presentazione in tempo.
In mezzo all’enorme parco era stato costruito un palco, ricoperto di stendardi e drappeggi che riportavano una enorme “Z” dorata e il simbolo arcaico di una freccia nera che stagliava sotto la lettera, e davanti ad esso erano stati disposti le sedie per far sedere studenti e docenti delle quattro accademie: Accademia Azmuth dell’Isola Principale; Accademia Shellit di Enas, Primo Satellite; Accademia Ulika di Dyo, Secondo Satellite; Accademia Xiphia di Tria, Terzo Satellite. Ellen e Matt arrivarono giusto in tempo perché il presentatore chiamasse i loro nomi, preceduti da quelli degli altri cinque contendenti per il posto di Sagiptarius, il nono degli Zodiac. Nessuno si accorse di quello che era successo un quarto d’ora prima e la cerimonia si svolse in maniera abbastanza tranquilla anche se abbastanza strana per via della presenza di troupe televisive e di una specie di presentatore che si occupò di presentare i sette ragazzi nell’ordine in cui avevano superato le prove:
  • Alex Callimola, 18 Anni, Accademia Ulika, Punteggio Totale: 100/100
  • Matt Douma, 17 Anni, Accademia Azmuth, Punteggio Totale: 99/100
  • Ellen Triamo, 17 Anni, Accademia Azmuth, Punteggio Totale: 98/100
  • Fabrice Melendez, 18 Anni, Accademia Shellit, Punteggio Totale: 98/100
  • Daniela Cortis, 17 Anni, Accademia Xiphia, Punteggio Totale: 95/100
  • Andrew Fryals, 18 Anni, Accademia Shellit, Punteggio Totale: 93/100
  • Elisa White, 17 Anni, Accademia Xiphia, Punteggio Totale: 90/100
Nessuno di concorrenti ebbe la possibilità di parlare con gli altri candidati ma il gruppo si sarebbe incontrato quella sera per una cena esclusiva in quello che venne definito come “Il Meeting dei Sette”.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2: L’INCONTRO DEI SETTE
Alla fine della presentazione a Matt e Ellen venne concessa la possibilità di passare la giornata tranquilla senza alcun obbligo di seguire le lezioni, magari per prepararsi in vista della cena che si sarebbe tenuta in loro onore quella sera. Di comune accordo si incamminarono lungo il percorso che passava per l’enorme parco centrale, abitato in quella mattina da studenti seduti sotto gli alberi a leggere e studiare o in cammino verso un’ignota destinazione; camminavano fianco a fianco, con lui leggermente zoppicante per il precedente combattimento ma abbastanza in forze da poter sostenere l’andatura normale di lei sotto i raggi caldi del sole.
Non venne scambiata alcuna parola finchè il silenzio non venne poi interrotto dalle parole inquisitorie di Ellen -Senti Matt, ma perché vuoi diventare uno Zodiac?- attirando lo sguardo di Matt che si volse a mirare il suo viso, nel particolare gli occhi scuri di lei. Non accennò risposta, rimase solo a guardarla per brevi attimi prima di riportare le iridi sulla strada e sussurrare con tranquillità tre semplici parole -Il Continente Chiuso-. L’espressione della compagna dopo quella frase era diventata pervasa dal timore e dalla serietà. -Stai scherzando vero?!- chiese dopo alcuni momenti con incredulità-Ti rendi conto di quello che vuoi?! Il Continente Empeiron è molto pericoloso, soprattutto per l’elevata presenza di mostri! Perché vuoi andarci?- cercando in qualche modo di scoraggiare il suo amico dal desiderare una cosa tanto assurda e pericolosa. Il giovane a quel punto indicò una panchina nelle vicinanze e lì vi si sedettero per poter parlare con più tranquillità e con un minimo di riservatezza. A quel punto cominciò -Penso che tu conosca già la storia. Dopo la caduta di Ars Molodon, gli Zodiac dispiegarono le proprie forze per evacuare i civili prima dell’arrivo dei mostri. Myrion, mio padre, fu mandato a Ronam insieme alla metà degli Zodiac del tempo perché la città si trova in una posizione strategica. Lasciar cadere la città nelle mani nemiche avrebbe significato una perdita gravissima- dopo questa premessa, Matt si strinse nelle spalle e recuperò un po’ di fiato -Peccato che Lo Stratega aveva calcolato anche questo. Con l’uso di pratiche oscure e di creature orribili è riuscito a forare la catena montuosa delle Marianne che costeggia la piana, con l’uscita gettata a poca distanza dalle mura della città. E…BAM!- quel verso venne accompagnato da un violento sbattere delle mani -La città venne distrutta nel giro di una giornata. Buona parte della popolazione riuscì a scappare e fra questi c’era un bambino che venne salvato proprio da Myrion. Quel bambino ero io-.
Ellen era rimasta in silenzio per tutto il tempo senza proferire parola ma il suo stupore dipinto sul volto diceva più di mille parole, raccontando la meraviglia di quanto gli era stato rivelato. -Mi rivelò la verità due anni fa, il giorno che ottenni i cristalli, ma io continuo a considerarlo ancora mio padre. E non accetto che lo si insulti come ha fatto quell’imbecilli!- Matt ritornò dopo queste parole nel suo silenzio, rilassando il corpo contro lo schienale della panchina e volgendo lo sguardo verso il cielo come se si fosse appena liberato da un enorme peso. A quel punto l’amica recuperò la vecchia domanda -Ma ancora non ci arrivo: perché diventare uno Zodiac? E a che scopo andare lì?- e ricevette per contro tale risposta -Si può entrare ad Empeiron illegalmente oppure puoi attraversare il confine con un permesso, anche se quest’ultima richiede molto tempo e molti requisiti. Però mio padre ha detto che basta essere uno Zodiac per andare dove si vuole. E lo scopo è semplice: scoprire qualcosa del mio passato e, magari, dare un volto ai miei genitori. Non passa giorno senza che ci pensi per almeno un minuto-. Il ragazzo in seguito si alzò dalla panchina con un po’ di forza sulle gambe e all’aiuto di Ellen e si incamminò con lei per il sentiero. Parlarono del più e del meno per i minuti che seguirono, qualche volta ridendo e scherzando come se la storia prima raccontata non avesse alcun peso o rilevanza, e si fermarono anche per salutare alcuni loro compagni che si congratularono di rimando per la loro candidatura.
Dopo circa un’ora e tantissimi giri compiuti attorno al parco, il duo si fermò davanti al palco che intanto veniva lentamente smontato e riportato in magazzino e lì Matt disse -Per favore, non rivelare a nessuno quanto ti ho detto prima- e tutto quello che ricevette fu la mano delicata di Ellen sulla sua spalla e un semplice -Tranquillo- prima di separarsi da lui in direzione del proprio dormitorio, così come egli si mosse verso il suo. Percorse il tragitto verso la sua stanza molto velocemente nonostante gli acciacchi del combattimento e saltuari momenti di fermo per salutare qualche amico per i corridoi, finchè la sua figura non sparì dietro la porta della sua stanza. Una volta lì, Matt si gettò di peso sul letto senza neanche togliersi le scarpe o i vestiti e, preso da una pesante sonnolenza probabilmente indotto dal medicinale, si lasciò cadere fra le braccia di Morfeo.
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Quando Matt si risvegliò dalla dormita erano le sette di sera e i caldi e vermigli raggi del sole crepuscolare illuminavano delicatamente la stanza, ora più buia e scura di quanto non lo fosse sette ore prima; il corpo aveva recuperato le energie perse dallo scontro e un espressione serena era palese sul suo volto. Tuttavia la macchina che avrebbe condotto lui e Ellen alla cena sarebbe passata di lì a un’ora, per cui si rizzò immediatamente in piedi dal letto e si diresse verso il bagno per farsi una bella doccia calda. Gli abiti strappati e logori vennero buttati nella spazzatura e quando fu sotto il forte getto di acqua bollente, lo sguardo venne passato più volte sulle gemme incastonate nei suoi palmi come se cercasse dentro di loro la risposta a un qualche enigma. -Devo diventare molto più forte- sussurrò verso quelle -Non devo fermarmi a quello che già so. Ma cosa c’è da imparare ancora?- ma non ottenne alcuna risposta.
Vi fu dopo la scelta degli abiti. A Matt fu consigliato dal presentatore di vestirsi elegante ma quello non aveva decisamente voglia di perdersi nel monotono “Giacca e Cravatta”, per cui decise di indossare solamente una camicia completamente nera con le maniche tirate all’altezza del gomito e leggermente aperta per mostrare il collo, un paio di jeans scuri e delle scarpe molto semplici e comode.
Le luci del corridoio erano già accese e illuminavano il passaggio verso la sua destinazione, scendendo verso il piano terra dell’Edificio D e muovendosi verso l’entrata dell’Edificio A che fungeva anche da entrata per tutto l’istituto.
La prima cosa che colpì Matt una volta uscito all’esterno fu il profumo dell’aria sospinta da una leggerissima brezza il cui odore di erbe e pollini gli donava una sensazione di pace e di relax grazie forse al fresco pungente della sera. Le stelle stavano cominciando ad apparire nel cielo e a disegnare le diverse geometrie e costellazioni che, a mano a mano che il suo sguardo si spostava verso Nord, venivano nascoste dalla luce della Capitale in lontananza. Ad interrompere quel momento di contemplazione ci pensò la voce di Ellen che lo richiamò con il suo caratteristico -MAAAAATTT!!- a una decina di metri a destra dall’entrata dove era presente una macchina. Lei era vestita di un semplice vestito lungo color acquamarina che terminava in maniera larga sulle ginocchia, una giacchetta di jeans aperta che si fermava a metà busto e infine un paio di corti tacchi il cui colore era lo stesso del vestito; Matt rimase affascinato da quella semplicità tuttavia molto elegante, indice probabilmente che anche lei aveva avuto la sua stessa idea, e non poteva fare a meno di fissare immobile la ragazza nonostante la presenza lì accanto dell’autista che gli intimava di salire a bordo. Una volta giunto davanti a lei disse con un bel sorriso stampato sul volto -Sai, devo proprio dirlo…- interrompendosi un secondo per prendere un po’ d’aria -...saresti molto più carina se ti vestissi spesso così a lezione!- iniziando subito dopo a ridere davanti alla faccia paonazza e rossa della furente amica. -Molto spiritoso…Dopo questa sappi che non ti curerò più all’ennesimo pestaggio! Così impari!- disse quella con una faccia persa nell’offesa che l’accompagnò dal momento i cui due salirono in macchina per tutto il tragitto fino alla destinazione, nonostante i continui “Scusa” e “Perdonami” di lui che alternava a diversi tentativi di cambiare discorso.
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Ars Caladon. La capitale ove risiedevano i massimi esponenti al governo e al mantenimento dell’ordine nel Continente Ipeiron, fondata sull’isola maggiore del Lago di Mardia e circondata dalle tre isole minori su cui sorgevano le tre città satellite di Enas, Dyo e Tria. Era una grande metropoli, sempre attiva, dagli edifici imponenti come grattacieli che lasciavano comunque spazio a costruzioni antiche e risalenti a epoche ormai narrate solamente nei libri di storia e di arte; il giorno veniva colmato dal passeggio della gente diretta verso i luoghi di lavoro e la sera diventava tutto un gioco di luci, fra i negozi che esponevano le loro merci nelle vetrine e i luoghi di intrattenimento e spettacolo che offrivano degne occasioni di dedicarsi al piacere.  Ci si poteva muovere da un posto all’altro tramite servizi di autotrasporto oppure adoperando veicoli quali macchine e motocicli, tutti alimentati dall’energia dei cristalli che venivano integrati durante la fabbricazione dei motori. Ma non solo i veicoli sfruttavano questo meccanismo: specifici impianti e fabbriche erano adibiti al prelievo dell’energia cristallina per la produzione di energia elettrica da distribuire alle case della capitale e di qualsiasi altra città. Tuttavia vi era una differenza dal potere cristallino che risiedeva nei palmi di Matt: mentre quest’ultimo metteva a disposizione le sue energie per mantenere attivo il cristallo, in maniera non molto dissimile da un rapporto simbiotico, negli altri casi era necessaria la presenza di un particolare cristallo definito come “Cristallo Alpha”.
Il Cristallo Alpha non aveva bisogno di un portatore e sviluppava un’energia mistica sconosciuta tale da alimentare i suoi simili per un tempo probabilmente illimitato. L’Alpha sprigionava una gigantesca cupola energetica che avvolgeva l’intero continente di Ipeiron e consentiva l’efficiente funzionamento di macchine e altri strumenti. Superato il confine, i cristalli funzionavano per un tempo stimato di un’ora per i normali veicoli o di meno per altri sistemi di trasporto quali treni o traghetti.
All’interno dei normali motori erano presenti piccoli frammenti di cristalli del Fuoco e dell’Elettricità, capaci di generare energia sufficiente per il loro utilizzo senza correre il rischio di sovraccarico energetico.
Il Cristallo Alpha era conservato in un luogo sconosciuto ma alcuni sostenevano che fosse conservata nell’Optimus, l’edificio più imponente mai costruito nella capitale con i suoi 600 metri e circa un centinaio di piani che venivano divisi in tal maniera:
-Dal 0° al 29° Piano: Enti Amministrativi della Capitale e delle Città del Continente;
-Dal 30° al 49° Piano: Hotel riservato solo ai lavoratori;
-Dal 50° al 69° Piano: Apparato Inquisitorio, associato anche all’addestramento reclute;
-Dal 70° al 90° Piano: Laboratori di Ricerca Cristallina, Faunistica e Floreale, Medica e Magica;
-Dal 91° al 93° Piano: Sale Riunioni e Appartamenti riservati agli Zodiac;
-Dal 94° al 99° Piano: Archivi Zodiacali, accesso limitato agli Zodiac.
Costruito sul progetto dell’architetto Oscar Wright, l’edificio presentava la struttura di un parallelepipedo a pianta pentagonale con ogni faccia rivestita di vetri che davano vita a uno spettacolare gioco di luci e riflessi, parzialmente smorzati dalla presenza protettiva di un telaio che avvolgeva per tutta la sua circonferenza e altezza il palazzo. Quest’ultimo non era più solido di qualsiasi altro grattacielo presente nella capitale ma le travi che costituivano il telaio erano stati creati con una lega di acciaio e mithril, un metallo molto duttile nella sua fase liquida ma indistruttibile nella sua fase solida, in modo da proteggere la costruzione da attacchi esterni e per donare bellezza alla stessa, grazie alla luminescenza argentea che si palesava la sera per via dell’assorbimento dei raggi solari diurni e dei raggi lunari notturni.
In quella sera l’entrata era ricolma di telecamere, fotografi e intervistatori. La notizia delle dimissioni imminenti di Sagiptar aveva destato molto scalpore, ancor di più il fatto che vi fossero sette studenti intenzionati a ricoprire quel ruolo. La loro attesa nervosa venne soddisfatta nel momento in cui la macchina di Matt e Ellen si fermò davanti a loro, indicando dunque che il luogo del loro incontro ufficiale si sarebbe tenuto proprio nell’edificio che avrebbe un giorno ospitato uno di loro.
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Lo sportello non era stato ancora aperto che i fotografi erano già posti davanti al finestrino con i loro flash e le loro telecamere, allo scopo di poter catturare le prime immagini dei due intrappolati dentro la macchina che cercavano un modo per poter uscire. Dal lato di Matt, che si gettava sull’ingresso, non si poteva ovviamente passare e per questo l’unico modo era quello di passare dal lato di Ellen grazie anche all’aiuto dell’autista, sceso tempestivamente per fargli abbastanza spazio per lasciarli passare. Le irritanti e ripetitive domande dei cronisti quali -Siete sicuri di vincere?! Vi aiuterete l’un l’altra?!- o - Chi temete di più come avversario?!- o ancora -Opinioni sulle imminenti dimissioni di Sagiptar?!-si spensero una volta superato l’ampio ingresso e l’androne del locale in direzione degli ascensori che, grazie alle indicazioni date dall’autista durante il tragitto, li avrebbero condotti al 30° piano dell’Hotel. Il ragazzo tirò un respiro di sollievo e disse verso la ragazza -Chissà se gli altri sono arrivati. E’ da tanto che non vedo Fabrice e Andrew…- ma da lei non ottenne alcuna risposta, solo la sua testa leggermente china verso il pavimento e un’espressione pensierosa stampata in volto. Matt posò la mano sulla spalla di lei, che sussultò un poco come se si fosse svegliata da un sonno leggerissimo, e continuò con il sorriso stampato sul volto -Ci aiuteremo come potremo. Sappi che se non ce la faccio io, l’unica che potrà diventare uno Zodiac sei tu. Capito?- risvegliando negli occhi dell’amica quella serenità che la contraddistingueva con il suo dolce sorriso.
Le porte dell’ascensore si aprirono davanti a loro e i ragazzi si mossero in quella che sembrava la hall di un albergo a cinque stelle molto raffinato con il pavimento in marmo lucido, il soffitto ricoperto di intonachi bellissimi e i mobili pregiati e finemente lavorati da mano artistica. Quando venne raggiunto il bancone desolato della reception, una voce si palesò nel luogo alle loro spalle con tali parole di benvenuto -Benvenuti all’Hotel Stardyast. Voi dovete essere il Signor Douma e la Signorina Triamo, vero? Io sono il Signor Wolf e per stasera sarò il vostro cameriere-. Davanti ai loro occhi si presentò un uomo sulla cinquantina dalla lunga chioma bianca come la neve, un viso curato e ben rasato e recante un paio di occhiali sul naso leggermente pronunciato e che vestiva un completo da maggiordomo molto elegante; Matt e Ellen lo scrutarono attentamente per un attimo prima che fosse il giovane a dare conferma all’uomo -Salve. Si, ci hanno detto di ven…- che non aspettò neanche che quello finisse la frase per muoversi verso il corridoio laterale a destra con un fermo e serio -Seguitemi, da questa parte-. Loro non poterono fare a meno di muoversi dietro a lui lungo quel corridoio ricolmo di quadri alle pareti e di busti rappresentanti illustri personaggi dell’arte e della cultura. Ellen intanto chiese verso la guida -Per caso sa se gli altri sono già arrivati?- che rispose con il medesimo tono -Gli altri si sono presentati con un certo anticipo. Primo fra tutti il Signor Callimola- notizia che fece nascere in Matt una vena di irritazione. -Comunque…- riprese lui per cercare di distogliere la mente dall’argomento -…bisogna ammettere che questo è proprio un albergo stupendo. Me ne avevano parlato ma dal vivo è tutta un’altra storia- e allora la guida iniziò a spiegare -Questo albergo è stato costruito per dare casa ai lavoratori che, dato il loro costante impegno, raramente possono andare a casa. Al 30° piano dove siamo si trovano la reception, il salone da pranzo dove ci stiamo muovendo e la sala hobby che è raggiungibile dal corridoio sinistro che parte dalla hall; dal 31° al 39° sono tutte stanze. Luce, acqua, gas e il servizio in camera sono completamene gratuiti ma ai lavoratori è richiesto comunque di pagare un affitto mensile, pur trattandosi di una cifra esigua grazie alle disposizioni degli Zodiac-. Il trio rimase in silenzio dopo quella spiegazione e il maggiordomo parlò di nuovo con un servile -I signori sono pregati di entrare- solo dopo aver raggiunto un portone a due ante di legno massiccio e decorato nel dettaglio con ricami in ottone. Quando le ante furono spalancate, sia Matt che Ellen rimasero a bocca aperta: il salone era di forma circolare e molto spazioso ma la cosa che però aveva destato il loro stupore era il fatto che tutta la sala, compreso il pavimento, era completamente oscurata e ricolma di stelle, galassie e pianeti che risplendevano e si muovevano realisticamente attorno a loro. Al centro di tutto ciò vi era una tavola rotonda che brillava al lume di forti quanto delicate candele, ricolma di tantissimi cibi e bevande che avrebbero potuto sfamare un esercito, e intorno ad esso cinque delle sette sedie erano riempite dalla presenza dei loro avversari.
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Camminare all’inizio fu abbastanza difficoltoso per via della sensazione di cadere nel vuoto ma alla fine i due riuscirono a sedersi al tavolo, incontrando lo sguardo di tutti i presenti che si trovavano lì. Al loro arrivo un ragazzo molto alto e magro, dalla carnagione chiarissima e dalla capigliatura di un biondo platino che cadeva con qualche ciuffo su un paio di occhiali, si alzò insieme a un altro, decisamente più robusto e dalla carnagione scura quanto i suoi capelli e la barba incolta color dell’ebano, e insieme si diressero verso la figura di Matt. Su tutti e tre vi era stampato un enorme sorriso che esplose in una fragorosa risata e in un caloroso e forte abbraccio che strinse tutti e tre. -Ahahahah! Fabrice! Andrew!! Se non vi avessi visto con i miei occhi, non ci avrei mai creduto! Ce l’avete fatta!!!- esclamò mentre era ancora bloccato nell’abbraccio, ricevendo in tutta risposta -Ah, Matt! Lo sai che qualsiasi cosa fai tu noi la facciamo meglio! Scemo!- da Andrew e un semplice -E’ da tanto che non ti vediamo! Come stai?!- da Fabrice. Il trio riformato continuò a chiacchierare per qualche minuto anche dopo essersi lasciati dall’abbraccio ma la loro attenzione venne attirata dall’alzarsi di un ragazzo alto e elegante, dalla chioma fluente e castana e con un leggero sorriso stampato sul volto che ingannava la serietà del suo sguardo attraverso un paio di occhiali grandi e sottili. -Penso che parlo a nome di tutti se dico che è bello vedere un po’ di sana allegria. Con tutte queste manfrine e buone maniere si sarebbe prospettata una serata decisamente noiosa. Comunque io sono Alex, molto piacere di conoscervi- accompagnando queste parole a un cenno del capo in segno di saluto e di rispetto. Di seguito a lui si alzarono anche Daniela, una ragazza snella e dalle forme aggraziate seppur non abbondanti e il cui volto sorridente e gentile era incorniciato da folti capelli castani e ricci, e Elisa, molto robusta e forte nella corporatura ma i cui occhi nocciola esprimevano tranquillità e allegria da condividere con loro in quella sala, che si presentarono in tal maniera -Io sono Daniela. Piacere di conoscervi- e -Io invece mi chiamo Elisa, piacere-. Anche Matt e Ellen si presentarono in questo modo ma la figura di Alex suscitò in lui una curiosità che lo spinse a ricambiare il suo sguardo in un misto di sfida e determinazione.
I sette si sedettero intorno alla tavola riempita di ogni sorta di leccornia: dal pesce alla carne, dal primo al dessert, dall’acqua al vino e alla birra. Tutti concordarono sul rimandare a dopo le chiacchiere e di concentrarsi sulla montagna di cibo e bevande, con Matt e Ellen che presero d’assalto qualsiasi pietanza a portata di forchetta e gli altri che agirono in modo decisamente più ordinato e strategico. I calici e i boccali venivano riempiti di vino e birra e i piatti di cibo a volontà e questo spinse gli uomini, indipendentemente dalla presenza femminile intorno a loro, a svolgere una vera e propria gara a chi avrebbe bevuto o mangiato di più. Andrew e Alex erano decisamente delle bestie, riuscendo a inghiottire boccali da mezzo litro in meno di tre minuti, e sia Fabrice che Matt non riuscirono a star loro dietro dopo il terzo boccale. Ellen, Daniela e Elisa intanto erano perse a raccontarsi storie riguardanti la loro esperienza nelle varie Accademie o circa l’utilizzo dei loro poteri cristallini, interagendo qualche volta con la sfera maschile quando questi ultimi cercavano inutilmente di infilarsi nel discorso.
Dopo circa un paio d’ore, in cui tutti ebbero trovato la sazietà, Andrew esclamò dopo un sonoro rutto –Sono sicuro che sarò io a vincere! Io sono uno dei più forti a questo tavolo! Ahahahah! E non lo dico tanto per vantarmi, eh!- ma subito Matt lo interruppe con le orecchie infiammate per l’ebrezza e per il nervoso -Ma che fesserie vai dicendo?! Sono sicuro che vincerò io! A stento riuscivi a battermi a scacchi…figuriamoci in un combattimento! Ahahahah!-  che, invece di scoraggiarlo, non fece altro che renderlo più nervoso e altezzoso -Ah, si!? E dimmi un po’, Mr. Sapientino, tu sei riuscito a risvegliare la Fusion?!- . Quest’ultima domanda risvegliò la ragione e l’interesse del ragazzo  che lo indusse a rispondere con un’altra domanda -Whoa! Un attimo…che sarebbe questa Fusion?!- la cui risposta venne donata da Daniela -Si tratta di un elemento di fusione ottenuto dall’unione di quelli che già possiedi-.
Intervenne poi Ellen a spiegargli meglio ciò che gli era stato detto -L’uso di due cristalli separatamente fa sì che la loro energia scorri in due circuiti differenti. Con la Fusion fai scorrere le loro energie in un unico circuito, sviluppando un elemento unico- riuscendo a chiarire il dubbio. Però un’altra domanda era sorta spontanea e il solo pensarci incupì il viso del giovane prima allegro e spensierato -Quanti di voi hanno già sviluppato la Fusion?- e quello che vide fu sconcertante: tutti quanti, inclusa anche Ellen, alzarono la mano. L’unico che era rimasto indietro era praticamente lui. Nel suo animo nacque vergogna, rabbia e frustrazione e la domanda di Elisa -Ma scusa, come hai fatto a superare la terza prova allora?- lo disturbò non poco. Matt non disse nulla, stette in silenzio a stringere i pugni sul tavolo con i cristalli che emettevano una fievolissima luce intermittente e per nulla rassicurante, e fu allora che gli insulti di Johan cominciarono a sortire il loro effetto: se fosse solo un privilegiato senza alcun talento rilevante?
Ma all’improvviso una voce riecheggiò per tutta la sala -L’importante era dimostrare una discreta conoscenza e padronanza dell’energia cristallina- e la sua apparizione fu seguita da un lampo bianco che accecò i presenti per pochi secondi. Quando i loro occhi si furono riabituati all’oscurità, insieme al loro tavolo vi fu la presenza di una enorme sedia su cui risiedeva una figura molto importante: si trattava di un uomo anziano con corti capelli bianchi che tirati all’indietro e una folta e bianca barba bianca che ricadeva su un abito candido e ornato di verdi decorazioni a croce. Tutti e sette, indipendentemente dal loro stato fisico o d’animo, si alzarono ritti sul posto e salutarono all’unisono con un forte -L’accogliamo con benevolenza, Sagiptar- che suscitò nel vecchio un leggero sorriso di compiacimento. -Nella prima prova…- iniziò dopo che tutti si furono di nuovo seduti -…bisognava rispondere a circa una cinquantina di domande da un punto ciascuno per dimostrare la vostra conoscenza formatasi nel corso degli anni; nella seconda prova da trenta punti bisognava sostenere una serie di prove fisiche per dimostrare le vostre capacità; la terza e ultima prova infine consisteva nel dimostrare la vostra abilità nell’uso dei cristalli. Matt ha completato alla perfezione le prime due prove ma non ha dimostrato la conoscenza della Fusion…- le iridi verdi del vecchio si scontrarono con quelle grigie del ragazzo, corrucciato e innervosito -…però la si può ottenere con un durissimo allenamento a cui gli studenti non sono sottoposti “normalmente” se non su esplicita richiesta. Per cui abbiamo deciso di farla valere solamente un punto. Onde per cui, tecnicamente, nelle sue conoscenze lui ha preso il massimo come tutti voi-.
Dopo quella spiegazione Matt si sentì leggermente sollevato ma non completamente ripreso dalla rivelazione, dato che il fatto che fosse l’unico a non avere quella conoscenza e che Ellen non avesse detto nulla lo rendeva cosciente che forse era il meno classificato a diventare uno Zodiac.
Alex a quel punto parlò verso Myrion con fare reverenziale -Mi scusi. Anche se siamo molto onorati di averla qui…posso chiederle perché è venuto?- esponendo la domanda che tutti quanti si erano posti dal momento in cui quello si era manifestato lì. Lo Zodiac fece qualche cenno di consenso con il capo, accompagnando il gesto con qualche violento colpo di tosse, e con uno schiocco di dita fece apparire all’interno della sala la figura virtuale di due donne gemelle molto belle dai lunghi capelli biondi, la carne bianca e delicata e gli occhi di un azzurro meraviglioso. -Queste due affascinanti signorine…- iniziò a spiegare -Sono Pria e Sara De Amicis…ma penso che voi tutti le conosciate come le Zodiac Pisces. Nonostante la loro bellezza, esse sono conosciute in tutto il mondo come le migliori esperte in fatto di mostri e creature selvagge. Il “Manuale dei Mostri”, che dà una dettagliata descrizione di qualsiasi specie vivente che si trova nel Continente Chiuso, è stato scritto proprio da loro…*Coff**Coff*- una breve interruzione dovuta alla tosse persistente -Vi starete chiedendo il motivo di questa presentazione. Bhè, è molto semplice: perché gli eventi che le hanno riguardate e che vi spiegherò a breve fanno parte della prova finale per la selezione. Dovrete giurare di mantenere segrete queste informazioni, pena l’espulsione dalla prova. Ci state?-. Tutti quanti si guardarono per un istante e infine annuirono con determinazione. Le figure delle due ragazze svanirono nell’etereo della stanza mentre Myrion riprese a spiegare -Dopo una loro spedizione nel Continente Empeiron, avvenuto circa un mese fa, sono rimaste…gravemente ferite dall’assalto di un gruppo di mostri abbastanza numeroso. Le scorribande di gruppi di orchi o di creature malvagie non sono di certo una novità data la sconfitta del loro padrone. Tuttavia le due vittime hanno potuto constatare un organizzazione di fondo per via di questo…- un’altra immagine virtuale si palesò subito dopo ad un ennesimo schiocco di dita: un drappo sporco e logoro, segnato sulla superficie da una “M” nera. -L’assalto è avvenuto nelle vicinanze della Foresta Umbra, una delle regioni più nascoste del Continente, dove sembra vi sia stato un aumento considerevole della concentrazione di bestie oscure. Abbiamo un’unica ipotesi: Milok lo Stratega è in movimento…- un silenzio agghiacciante e timoroso scese nella stanza, rotto solamente dagli attacchi di tosse sempre più frequenti dell’anziano uomo. Il solo ricordo dei libri di storia che raccontavano dei suoi massacri e della sua genialità messa al servizio del male portava una sensazione di rabbia mista ad angoscia e nessuno osava ricordarlo, pur essendo egli ancora vivo e rintanato nella famigerata Fortezza Mavros al centro della Foresta Umbra. A quel punto Andrew interruppe la spiegazione -Un attimo: nessuno si è mai reso conto di questa situazione?! Lo veniamo a sapere solo ora?- ma ci pensò Alex a riprenderlo -Il Continente è controllato solo all’altezza della barricata e dell’Oasi di Aridia ma non ci sono ronde che giungono tanto lontano. Possono pure aver insediato le città distrutte per quello che ne sappiamo-. Myrion restò immobile e in silenzio durante il discorso dei due ma subito dopo dovette correggere le parole dello studente -Alex non ha tutti i torti, ma vi posso assicurare che abbiamo delle “Sentinelle” a controllare gli antichi insediamenti. Se anche uno di quelli starnutisce nelle loro vicinanze, noi ci presentiamo con un fazzole…*Coff**Coff*- la tosse si fece sempre più violenta, tanto che la figura statuaria dell’uomo era ridotta a quella del vecchio piegato dall’età e dalla malattia. Elisa intervenne immediatamente riempiendo un bicchiere d’acqua e portandolo verso il signore che, dopo un semplice -Grazie-, si accinse a bere il contenuto per ritrovare un po’ di sollievo. In seguito il sorriso riapparve di nuovo sul suo volto -Scusatemi, purtroppo la mia malattia fa i capricci stasera- cercando di buttare sullo scherzo la piaga che lentamente lo divorava. Tutto il gruppo restò in silenzio per qualche minuto in attesa che Myrion concludesse la sua spiegazione -Ecco in cosa consiste la prova: fra tre mesi, approfittando del periodo estivo, formeremo una compagnia di ricognizione nel Continente Chiuso. Saremo tredici: voi sette, io, Pisces e altri tre che verranno con noi come scorta. Chi dimostrerà di avere le carte in regola per sostituirmi sarà nominato Zodiac- tutti quanti erano eccitati all’idea di muoversi verso il Continente Empeiron, eccitazione che venne smorzata dalla seguente affermazione dell’uomo -Vi dico solo…che chi deciderà di partecipare, rischia seriamente la vita. Non prendete questa decisione a cuor leggero-.
Tutti gli altri cominciarono allora a parlare fra di loro circa l’eventuale possibilità di rifiutare la missione, magari con la possibilità di sfruttare quell’occasione per entrare nei laboratori di ricerca oppure nelle file degli Inquisitori, però Matt restò in silenzio tutto il tempo. Le voci lo raggiungevano ovattate e lo sguardo era fisso sul padre, che tra l’altro lo squadrava di rimando, senza incrociare quello di Ellen che cercava invano un motivo per parlare o per lo meno di farsi notare da lui. Tutti gli altri avevano capito in quale stato si ritrovasse l’animo del ragazzo, la cui mente era anch’essa tormentata da dubbi e pensieri che si intrecciavano come una fitta ragnatela, e per questo avevano deciso di lasciarlo un po’ in disparte.
L’ora si fece tarda e Myrion disse alzandosi dalla sua sedia con leggera fatica -Molto bene, giovani. E’ meglio che ora andiate a riposare. Sono state predisposte delle camere con tutto il necessario per la notte. Meditate su quanto detto stasera, perché domani voglio la risposta. Buonanotte a tutti- congedando con tali parole i ragazzi che si alzarono e fecero un breve inchino del capo in segno di saluto. Tutti tranne Matt, rimasto seduto per tutto il tempo immobile come se si fosse tramutato in una statua di sale. Cinque studenti gli passarono accanto, concedendogli un semplice -Buonanotte- o -‘Notte, Matt- prima di dirigersi verso il portone d’ingresso, ma solo Ellen gli si fermò vicino posandogli una mano sulla spalla -Matt, ascolta io…- ma interrompendosi quando un veloce quanto violento movimento della mano dell’amico discostò la sua, portata immediatamente al petto. -Per stasera…- iniziò quello con il respiro che si fece sempre più pesante  -…non voglio parlare. Lasciami…- intimandola ad andarsene con fare calmo ma al tempo stesso freddo e minaccioso e tutto ciò sotto gli occhi del padre, perso come il figliastro in una espressione molto seria. La ragazza decise allora di andarsene, amareggiata per come le cose si siano risolte quella serata, lasciando i due parenti immersi in quel salone astrale che riecheggiò di un’unica frase dettata da Matt: -Dobbiamo parlare-.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3: RIVELAZIONE
Padre e figlio si trovarono faccia a faccia, ai lati opposti del tavolo e ricolmi di una serietà che si presentava nel primo nella sua forma più tranquilla e pacata e nel secondo nella sua forma più irascibile e nervosa. Gli sguardi si incrociarono per diversi minuti nel silenzio e nell’oscurità dello spazio e alla fine fu Myrion a prendere la parola con un semplice -Di cosa vuoi parlarmi?- una domanda che ricevette una risposta quasi immediata -Dimmi che sono riuscito ad arrivare dove sono senza il tuo aiuto- nascondendo nella voce il timore di sapere già la risposta. -E come avrei dovuto aiutarti?- chiese il vecchio di rimando -Magari mettendo una buona parola? Oppure falsificando i tuoi scritti e i risultati delle tue prove? Lo sai benissimo che non sono quel genere di persona. *Coff*Coff*- il respiro era leggermente affannato per la tosse ma riuscì comunque a finire -E lo sapevi fino a oggi. Cosa ti ha portato a dubitare?- e fu allora che la frustrazione di Matt si manifestò: la sedia venne sbalzata nello scatto dell’alzarsi, i pugni sbattuti con forza sul piano del tavolo che fece cadere piatti e bicchieri e illuminati dal bagliore sempre più pulsante e intenso dei cristalli. -Perché fino ad ora non conoscevo quanto fossi debole!! Insomma…sono l’unico che non conosce la Fusion e per la gente è facile tradire la mia fiducia!!- le parole ringhiate e urlate verso l’uomo non sortirono alcun effetto su quest’ultimo che, invece, continuò a bere dal suo calice come se nulla fosse -Più volte mi è stato detto che ero un favorito e io non ci credevo perché conoscevo le mie capacità. Credevo di essere superiore ma in realtà mi sbagliavo- e alla fine la testa di Matt si chinò verso il tavolo. Avrebbe voluto piangere però quel poco orgoglio che aveva gli impediva di cedere a quest’altra debolezza. Myrion lo fissò a lungo senza dire parola alcuna ma poi prese coraggio e parlò con voce seria ma confortante -Per apprendere la Fusion è necessaria un permesso speciale da sottoporre agli occhi di uno Zodiac, il quale si occuperà dell’apprendimento di tale pratica. Qualcuno la impara in giovane età, altri in età avanzata o addirittura non se ne sente minimamente il bisogno *Coff*Coff* quindi dipende tutto dal desiderio di apprendere. E a chiunque viene sottoposto all’allenamento viene negata la possibilità di parlarne con altri per impedire ad altri di accedervi senza la supervisione di un esperto. Infatti stasera Daniela e Ellen ne hanno potuto parlare dato che era una cena privata- tutto questo discorso rimosse una piccola parte del senso di inferiorità che, tuttavia, continuò a rendere possibile l’idea di perdere l’occasione di diventare uno Zodiac. -Quindi…- proseguì l’anziano uomo che si alzò e si portò vicino alla figura del giovane -…Sei ancora in tempo. Hai ancora tre mesi per allenarti, più che sufficienti se ti dedichi con dedizione agli allenamenti, specie se sarò ad occuparmene- rincuorandolo sulla possibilità di raggiungere il loro livello. Però lui sapeva di non voler raggiungere il loro livello ma bensì di superarli e diventare il migliore. Un sentimento oscuro che venne espresso con voce aspra e fredda -Io voglio diventare più forte di loro. Vincerò io quel posto per realizzare il mio obiettivo...e sono disposto a qualunque cosa pur di farcela-. Quello che avvenne in seguito non se lo sarebbe mai aspettato.
All’improvviso dal pavimento della sala comparvero delle radici che andarono a circondare le gambe di Matt  che, senza avere neanche il tempo di reagire, si vide scagliato con una velocità allucinante attraverso il salone contro tavoli e sedie finchè il suo corpo non sbattè violentemente contro la parete. Qualche cosa minimo doveva essersi rotta perché anche il solo alzarsi era diventato insostenibile per quello: appena cercava di rimettersi in piedi, il dolore gli smorzava il fiato e lo faceva cadere in ginocchio. Dopo l’ennesimo tentativo finalmente il giovane riuscì a mettersi in piedi e a urlare -MA SEI IMPAZZITO!?- contro la figura di Myrion che era eretta a molti metri da lui e che lo squadrava con piglio minaccioso, con le spesse radici avvolte intorno a lui a circondarlo e proteggerlo. -Sei pieno di odio e di egoismo!- verbiò con voce tonante -E tutto quello che posso fare è riportarti alla ragione alla vecchia maniera! Rendiamola pure più interessante: colpiscimi una sola volta e potrai proseguire nella selezione! Dimostrami di essere così SUPERIORE, Matt Douma!!- . Matt squadrò da capo a piedi il padre che lo invitava alla lotta, timoroso di come quella situazione si era trasformata. Ma quello prese coraggiosi e decise di accettare l’invito del patrigno.
Il cristallo oscuro nella mano sinistra cominciò a assimilare materia oscura dall’ombra della sala, una pratica magica e energetica ancora sconosciuta, e a concentrarla nel palmo rivolto in direzione dell’esaminatore. Il colpo era pronto e per quello non restava altro che scagliarlo contro il suo avversario ma stavolta non era Johan o un bulletto da quattro soldi e indugiava sull’attacco. -Avanti! Dimostrami che ci tieni a quello che vuoi veramente!- Myrion continuò a istigarlo all’assalto e alla fine fu quello che ottenne: il proiettile nero pece venne scagliato a forte velocità attraverso il salone ma rimbalzato altrove da una delle radici che si muovevano e ondeggiavano come serpi. I tre o quattro colpi seguenti seguirono lo stesso destino nonostante Matt continuasse a muoversi correndo da una direzione all’altra per cercare un punto cieco nella difesa impenetrabile dello Zodiac. Probabilmente esisteva ma avrebbe richiesto tutta la notte per trovarlo. Il suo corpo era dolorante e il solo correre era diventato un peso. Perciò Matt decise di adottare la stessa tecnica adoperata quella mattina contro Johan, sicuro anche dell’oscurità del salone e dell’effetto spaziale creato per l’occasione. La sua figura si tuffò a capofitto nel terreno, sprofondando nella sua stessa ombra e diventandone un tutt’uno senza sbattere di muso contro il pavimento, e cominciò a muoversi velocemente lungo le pareti e il soffitto tutt’intorno all’uomo che restò nel mentre immobile come una statua. In quello stato così etereo e supremo il combattente cercava un possibile punto debole o varco che avrebbe potuto concedergli di scagliargli un attacco o, nel caso più probabilistico, anche solo di toccarlo. Per cui, cercando di non farsi vedere, si posizionò sopra la sua testa e si lasciò cadere verso il basso con il pugno destro carico elettricamente scagliato in avanti nell’azione. Da quella posizione Matt non potè vedere il sorriso stampato sul volto di Myrion che, mediante un comando mentale, portò una delle radici a circondare il suo braccio e a bloccare lo studente a mezz’aria. -Quando ti muovi in quella tua forma…- cominciò a dire -lasci una leggerissima traccia di materia nera che può essere comunque percepita con un po’ di allenamento. Certo, con Johan ha funzionato…ma con me è tutta un’altra storia!- e subito dopo la radice scaraventò di nuovo di schiena il ragazzo sul tavolo che si spaccò dopo diversi tentativi. La schiena divenne estremamente dolorante e l’emicrania contribuì a mettere fuori gioco Matt, la cui sconfitta venne segnata dai cristalli che brillavano solamente di una luce fioca e quasi del tutto spenta. E proprio quando la sua mente era al varco dello svenimento uno strano profumo floreale cominciò a pervadere le sue narici, generando uno strano effetto calmante e al contempo energizzante. Il dolore alla schiena era diventato un leggerissimo fastidio e l’emicrania era quasi del tutto sparita. Quando gli occhi si riaprirono potè vedere una delle due radici disposta sopra di lui ma che era ricoperto di candidi fiori blu e gialli che rilasciavano i pollini su di lui. -Ox e Erba Linfa…- commentò con un sussurro il ragazzo -…contro le lesioni muscolo-scheletriche e il dolore- che venne percepito da Myrion che rispose divertito -Vedo che le tue lezioni di botamica sono servite a qualcosa-. Mentre il ragazzo cominciò a rimettersi in piedi, togliendosi di dosso i pezzi di cibo e di vettovaglie, lo Zodiac gli pose una mano sulla spalla e lo guardò dritto negli occhi -Ascolta…Essere Zodiac non significa agire solamente per i propri obiettivi ma anche per il bene della comunità. Tu puoi diventare il più forte di tutti ma non devi aggrapparti all’ossessione che condusse Milok all’oscurità-.
La saggezza di cui erano ricolmi gli occhi di Myrion calmarono completamente i pensieri di Matt e lo portò a vedere tutte le sue parole e le sue azioni compiute sotto una visione più matura, cosa che lo fece vergognare di quella speranza oscura che lo aveva condotto persino a ripudiare con ferocia la sua migliore amica. -Hai ragione. Chiedo perdono per quello che ho fatto e detto…papà- potè rispondere solamente così prima di perdersi in un caloroso abbraccio con il buon uomo che lo accolse e lo strinse forte a sé mentre gli sussurrava -Nei prossimi tre mesi ti allenerò io. Conosci ora le tue debolezze e potrai diventare più forte- per rincuorarlo e rasserenarlo. Dopo quel così lungo abbraccio, Myrion indicò con un cenno del capo il portone di uscita e concluse augurando un semplice -Buonanotte- al figlio che si limitò semplicemente a muoversi lungo il salone e scomparire dietro il portone in direzione della Hall. Quando fu solo, l’uomo cominciò immediatamente a tossire con maggiore forza e frequenza fino a rigettare poche gocce di sangue sulla sua benevole quanto anziana mano.
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Le porte dell’ascensore si aprirono sul 35° piano, lasciando uscire la figura malconcia di Matt che si incamminò lungo il corridoio per la camera 512. La mente cominciò a vagare durante quel tragitto, partendo da come aveva maltrattato ingiustamente la sua amica fino alla tremenda sconfitta inflittagli da suo padre. Voleva ancora diventare il più forte fino ad ascendere a quella carica ma non se avrebbe dovuto passare sopra i corpi dei suoi compagni di avventura: a quel punto tanto valeva abbandonare tutto e lasciar perdere. La sua mente era più rilassata e adeguata all’idea di poter perdere quella competizione ma la sua voglia di vittoria era rimasta invariata senza quella vena di ossessione che per poco lo avrebbe condotto allo stesso destino dello Stratega. Una volta raggiunta la camera, la sua attenzione venne attratta dalla presenza di una figura seduta per terra davanti alla porta: quella di Ellen. Quando lo vide, quest’ultima si rizzò subito in piedi e gli si avvicinò con la speranza di potersi scusare per quello che era successo giù ma Matt la anticipò dicendo con un leggero sorriso sul volto -Papà mi ha detto tutto. Non dovevo reagire così. Ti chiedo scusa per…- ma non fece in tempo a finire che quella gli si scagliò al collo per abbracciarlo con forza. Il ragazzo rimase fermo per un secondo, non sapendo come comportarsi, ma alla fine reputò che rispondere a quell’abbraccio fosse la scelta migliore. -Mi dispiace…avrei voluto dirtelo ma non potevo- disse con il tono perso nella tristezza e nel dispiacere -Ma che cosa ti è successo?- chiese una volta separatosi da lui per osservare meglio i suoi vestiti. In effetti anche Matt non aveva visto l’entità dei danni dei suoi abiti e l’unica cosa che potè dire fu -Ah, questo? Mi sono dedicato a uno spuntino di mezzanotte- perdendosi in una fragorosa risata insieme a quella che ruppe la tensione e la tristezza del momento.
-Potevi invitarmi però, uffa!- rispose offesa la ragazza e quello si giustificò ironicamente -Ma lo avrei fatto, eh! Ma poi ti fai i complessi che diventi grassa! Ahia!- ricevendo come risposta un leggero quanto veloce schiaffo sulla nuca. Dopo qualche scambio di battute alla fine i due si lasciarono per entrare nelle rispettive stanze, con Matt che si spogliò velocemente e si abbandonò fra le lenzuola per cercare di cogliere il sonno dopo quella movimentata giornata. Riuscì nel suo intento dopo poco.
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Il giorno sembrò arrivare troppo presto per Matt che, passata una notte un po’ irrequieta fra sogni confusi e continui risvegli, si vestì velocemente degli abiti miracolosamente puliti e stirati della serata precedente e si diresse verso il salone dove avrebbe consumato una veloce colazione. L’enorme sala circolare era illuminata dalla luce abbagliante del sole mattutino ed era piena di uomini e donne che recuperavano tutto il necessario da enormi vassoi pieni di delizie su un lunghissimo tavolo che si estendeva per tutta la lunghezza della stessa; dei suoi compagni non vi era assolutamente traccia, forse ancora intenti a crogiolarsi nel letto, per cui dovette sedersi a un tavolo semi-deserto con davanti a sé un piatto ricolmo di uova strapazzate e bacon accompagnato da un bicchiere di spremuta e da poche fette di pane che sarebbero state subito dopo imburrate e cosparse di marmellata.
Mentre consumava il suo pasto, il giovane si guardò intorno stupito del fatto che tutte le sedie e i tavoli e il muro su cui era stato sbattuto come un tappeto erano ricostruiti e intatti come se l’evento di ieri sera fosse stato tutto frutto della sua immaginazione. Ad un certo punto la sua visuale venne ostruita dalla presenza di un uomo dai folti capelli rosso fuoco e dallo sguardo severo che scrutavano la piccola persona che era Matt a confronto dei suoi due metri d’altezza e della sua corporatura abbastanza muscolosa e spessa. E senza neanche un “Buongiorno” o un qualche cenno di saluto quello disse con voce altrettanto seria -Ho un messaggio per te da parte del Signor Douma: così come per gli altri ti è stata concessa la giornata libera per la città. E oggi pomeriggio, verso le 17:00, verrai riportato all’accademia dove ti aspetteranno nella Sala della Cristallizzazione. Questo è tutto- e così come si era avvicinato, così si allontanò verso il suo tavolo dove si sedette insieme ai suoi colleghi. Dopo quella notizia, Matt si sentì felice di potersi godere una giornata in tutta tranquillità per rilassarsi e di conseguenza finì velocemente la sua colazione per poi muoversi con passo veloce oltre le porte del salone verso gli ascensori, non volendo aspettare oltre in quel luogo.
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La mattina era fortunatamente serena e soleggiata e la gente ne approfittò per uscire a fare compere o per godersi una bella giornata di totale relax e divertimento allo stesso modo di Matt. Quest’ultimo si fermò infatti per diverso tempo in alcuni dei suoi posti preferiti quali alcune sale arcade, dove dimostrò il frutto delle sue ore passate davanti a quegli schermi e a quei giochi quando era piccolo, e diverse biblioteche e fumetterie dove ebbe modo di comprare materiale di studio e di svago. Sul suo volto vi era un sorriso sereno e un’espressione beata, come se quel mondo così movimentato gli fosse mancato dopo anni di distanza quando erano passati circa tre o quattro mesi dall’ultima volta in cui ci aveva rimesso piede. Degli altri non vi era traccia in strada ma questo non lo stupì di certo: Ars Caladon era una città vastissima che vantava una popolazione di circa cinque milioni di abitanti e cercare di incontrare qualcuno per mera casualità era facile quanto cercare un ago in pagliaio.
Il tempo continuò a scorrere e fra innumerevoli svaghi e una leggerissima pausa pranzo l’orologio sul polso di Matt segnò le 16:30. Era già giunto il momento di tornare indietro ma non prima di entrare in un piccolo locale che sembrava essere un rudere a confronto degli elevati edifici e dei moderni negozi che lo rendevano un posto decisamente lugubre e oscuro, tanto che neanche dalle vetrine era possibile vedere qualcosa all’interno. Indi, con curiosità e coraggio nel suo animo, egli oltrepassò la soglia del negozio facendo suonare il leggero tintinnio di una campanella. Il luogo era polveroso e vecchio e vi risiedeva un odore di umido e muffa misto a uno strano e particolare profumo di agenti chimici, nelle vetrine non vi era esposto niente che fosse invece appeso sulle pareti: un numero incredibile di maschere, dalle più semplici alle più complesse e simbolicamente sofisticate, portarono lo studente a fermarsi ad ammirarle. In particolare scrutò una completamente rossa con dei motivi simili a quella di una ragnatela intricata su cui erano presenti dei fori larghi e dalla forma a foglia per gli occhi. La mano destra di Matt si sollevò per cercare di prenderla e di toccarla ma non fece in tempo che subito una voce adulta e maschile lo fece trasalire e riporre la mano nella tasca interna dei jeans. -Buongiorno. Posso fare qualcosa per lei?- queste parole di cordiale benvenuto vennero dette da un uomo anziano, forse sulla settantina, con cortissimi capelli color cenere, il corpo basso e ricurvo sulla schiena e la pelle del viso e del collo decadente e ricolma di rughe. La cosa che però attirò l’attenzione di Matt fu proprio il suo volto: presentava due enormi cicatrici oblique, simili a quelle lasciate da un artiglio, che partivano dal lato destro della fronte e cadevano parallele sul lato sinistro del volto, attraversando gli occhi che ormai erano bianchi e persi nella cecità. Un misto di pietà e dolore pervase la sua anima ma cercò comunque di apparire naturale quando rispose con un cordiale -Salve. Mi aveva incuriosito il negozio e volevo dare un’occhiata in giro-. Un largo sorriso apparve sul volto dell’uomo che acconsentì con un leggero cenno del capo prima di rimanere immobile dietro al bancone come se fosse una sentinella, concedendo intanto allo studente di visionare tutte le altre maschere. Quest’ultime raffiguravano animali, bestie mitologiche e demoni ma anche fantasiosi disegni dai mille colori e dalla tecnica raffinata; quando ebbe presa una con l’effigie di un bianco coniglio, Matt non potè fare a meno di chiedere -Mi perdoni se glielo chiedo ma…- ma non fece in tempo a finire che quello rispose con la sua immancabile cortesia -La cecità non mi ha mai impedito di fare il mio mestiere. Anzi, è stata utile: amplificando gli altri quattro sensi, posso ben capire le sfumature caratteriali di una persona e creare la maschera che desidera. Quelle che vedi qui esposte, invece…- portò la mano destra a indicare con un gesto largo tutto il negozio -…le ho create di mia iniziativa. Ti piacciono?- ottenendo come risposta un semplice -Sono stupende-. Matt a quel punto si lasciò andare e chiese all’anziano -Potrebbe farmene una?- che acconsentì e lo invitò a sedersi a un piccolo banco da lavoro con le mani adagiate sul piano e rivolte verso l’alto e il viso puntato davanti a sé. Quello, senza neanche pronunciare una parola, si avvicinò al ragazzo e cominciò a prendere le misure della fronte, la circonferenza della testa e la forma del viso con movimenti eleganti e delicati per poi andare a tastare i polpastrelli delle dita e i palmi su cui vi erano incastonati i cristalli; appena li tocco, il vecchio fece una strana smorfia sul viso e poi disse incuriosito -Quindi sei uno studente di accademia…Molto interessante. Mi potresti dire gentilmente che elementi sono e il tuo nome?- venendo accontentato con la sua presentazione e la descrizione dei due elementi. Quello si presentò -Il mio nome è Faust…Faust De Merdrid- con la stessa cortesia con cui aveva ricevuto la sua presentazione per poi avvicinarsi barcollante verso il bancone e proseguire con un’altra domanda -Per quando vorresti che fosse pronta? Se è una consegna urgente, posso prepararla anche da ora- e Matt di rimando rispose -Vorrei che fosse pronta entro il prossimo Giugno. Partiamo per una spedizione nel…- per un momento il giovane si fermò perché praticamente stava per rivelare delle informazioni che dovrebbero essere segrete ma Faust, intuendo la meta del suo viaggio, alzò la testa verso l’alto con la bocca leggermente spalancata per lo stupore e i pugni chiusi poggiati sul piano. Rimase in silenzio per diversi minuti, contemplando chissà che cosa, e poi disse con la sua vegliarda tranquillità -Io provengo dalla decaduta capitale…Ars Molodon…- colpendo con questa rivelazione il cuore dello studente che rimase anche lui a bocca aperta -Avevo anche lì un negozio di artigianato: vendevo utensili, mobili e anche bellissime maschere da indossare durante le festività. L’ultima cosa che vidi prima che una bestia mi assalisse…- spiegando quindi l’origine di quello sfregio che gli ha portato via la luce -…furono le fiamme avvolgere gli edifici e il sacro palazzo degli Astral. Mio figlio viveva con la sua famiglia a Ronam e dopo la presa dell’intero continente, non ho più avuto notizie di loro. Ho messo in piedi questo negozio nella speranza che magari, passando per la capitale, mi avrebbero trovato ma è passato troppo tempo e ormai ho perso ogni speranza-. Matt riuscì in quel momento a trattenere le lacrime, conscio che il suo pianto pietoso sarebbe stato colto anche dal cieco anziano, e a un certo punto disse all’uomo -Anche io vengo da Ronam e probabilmente riuscirò a passare da quella città. Semmai dovessi trovare delle tracce…qualsiasi…stia pur certo che tornerò a riferirle. Lei cerchi di aspettare ancora un pò- e con questa promessa del cuore e una singola lacrima sulla guancia di Faust, quello uscì dal negozio verso l’edificio degli Zodiac dove una macchina lo avrebbe riportato verso l’accademia.
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Matt rimase turbato dalla storia di Faust per tutta la durata del viaggio fino alla struttura accademica e ad ogni passo echeggiante nel corridoio ritornava sempre quella frase: “Mio figlio viveva con la sua famiglia a Ronam…”. Mille pensieri vorticavano nella sua mente mentre la figura del giovane giunse davanti al portone della Sala della Cristallizzazione che si dischiuse per concedergli l’entrata. A differenza della scorsa giornata erano state apportate all’interno del salone due rilevanti modifiche: le pareti erano coperte da una rete intricata di rami ricoperti da candidi e dolci fiori il cui polline, rilasciato nell’ambiente, aveva la capacità di ricaricare e dare sollievo al corpo stanco e demotivato con una dolce fragranza fruttata e al posto della pietra Omphalos vi era un gigantesco cristallo ambrato dalla debole luminescenza e ricoperto alle volte da deboli scariche elettriche. Di fianco a questa vi era la figura di Myrion, appoggiato a una grossa lavagna, che accolse il ragazzo -Benvenuto Matt. Ti starai chiedendo il motivo di tutto ciò- indicando con un cenno della mano quello che ora li circondava -Bhè, sappi che hanno a che vedere con il tuo futuro addestramento. Per sviluppare una Fusion, ripensandoci, tre mesi sono troppo pochi e per questo dovremo muoverci a passo veloce: lavoreremo ogni giorno per circa 12 ore e i pollini rilasciati consentiranno al tuo corpo di procedere attraverso la stanchezza e la fatica-. Matt interruppe la spiegazione -Ma io ho delle lezioni da seguire. Come farò a…-  neanche il tempo di concludere che subito il patrigno riprese con un dolce sorriso -Ho parlato con i docenti: tutto quello che apprenderai lo vedrai dal vivo nella nostra spedizione…forse pure di più. Consideralo pure come una sorta di tirocinio applicativo-. Dopo aver concluso questa premessa l’anziano mostrò sulla lavagna una serie di combinazioni generati dall’unione di tutti e sette gli elementi nello stupore dello studente, inconscio fino ad allora della grande varietà di Fusion esistenti. -Fuoco, Acqua, Terra, Aria, Elettricità, Luce e Buio- riprese dopo poco Myrion -Sette elementi che fusi con sette elementi ciascuno danno vita a 49 possibili combinazioni. Ad ogni individuo corrisponde un elemento Fusion, anche se esistono rari casi di gente che ne ha persino due. Ti ricordi cosa apparve nella pietra quel giorno?- lasciando che Matt desse la risposta dopo aver osservato i cristalli nei suoi palmi -Prima il simbolo dell’Elettricità e poi il simbolo del Buio- per poi mirare il dito del padre scorrere lungo la lavagna partendo da tale tabella:
  • ELETTRICITA’+ FUOCO = Microwave
  • ELETTRICITA’+ACQUA= Idropulsar
  • ELETTRICITA’+ TERRA= Plouto
  • ELETTRICITA’+ ARIA= Orfeas
  • ELETTRICITA’+ELETTRICITA’= Elektron
  • ELETTRICITA’+LUCE= Photon Dias
  • ELETTRICITA’+BUIO= Electron Noctis
-Questa Fusion è molto potente ed è associata a persone con una mentalità forte e avventata ma anche strategica e calcolatrice. Consiste nel lanciare scariche elettriche capaci di assorbire l’energia dei bersagli che colpisce e usarla per aumentare di potenza- spiegava la natura dell’elemento che sarebbe stato scaturito dal suo figliastro che mostrava eccitazione per la cosa. -Nel mentre…- il vecchio proseguì nella spiegazione -...Ti addestrerò sui principi fondamentali del combattimento corpo a corpo e sullo sviluppo del potere dei tuoi cristalli. E poi…- le parole di Matt si fece però sentire di nuovo sopra quella dello Zodiac -Aspetta: io ho già sviluppato il potere dei miei cristalli! Perché dovrei sprecare del tempo ad allenarmi su cose che già so?-. A quel punto, al suono di uno schiocco di dita, si materializzò davanti alla lavagna uno schermo di luce in cui venivano mostrate le immagini del combattimento avvenuto la scorsa giornata fra lui e Johan, tutto ripreso dai sensori e dalle videocamere segretamente installate per monitorare quello che accade all’interno del salone. Il ragazzo chiuse gli occhi e arricciò le labbra verso l’interno con un fare colpevole mentre le orecchie ascoltavano quello che il suo “Maestro” aveva da dire -Ovviamente nessuno verrà a conoscenza di questi filmati e né tu, né gli altri presenti nella sala verrete puniti. Tuttavia ho riscontrato tre difetti su cui dovremmo lavorare- sullo schermo vi era ripresa la scena di lui e della miriade di colpi elettrici lanciati sul malcapitato -Primo: ho notato che con l’Elettricità sei solamente capace di scagliare attacchi ravvicinati e non dalla distanza, quando tecnicamente per un suo fruitore dovrebbe essere più semplice l’opposto. E’ sia un punto di merito che di demerito-. Su questo Matt non poteva replicare: con gli attacchi a distanza faceva pena. -Secondo: con il Buio te la cavi nelle manovre Stealth e sei capace di scagliare la Materia Oscura negli attacchi a distanza. Anche se devi bilanciare il rapporto massa-velocità, c’è ancora un problema: non riesci a manipolarla e concentrarla negli attacchi ravvicinati. Se avessi malmenato quel bullo con pugni caricati di materia oscura lo avresti mandato all’ospedale- un altro schiocco di dita portò la lavagna a riprodurre in loop il filmato di Matt che schivava con agilità i primi attacchi del bullo. Sulle movenze non c’era assolutamente nulla da ridire e c’era da chiedersi dov’era il difetto ma ciò che Myrion disse lo spiazzò completamente -Terzo: la superbia. Concedere al proprio nemico di attaccarti per dimostrare di essergli superiore semplicemente schivandolo può rivelarsi fatale- in loop ora vi era l’attacco finale di Johan che vide Matt cadere letteralmente con il sedere per terra -Infatti quello ti ha dimostrato di non abbassare mai la guardia e di abbassare invece la cresta. Incontreremo molti nemici formidabili che ti faranno penare e io potrò non essere lì a correggerti o difenderti- un piccolo colpo di tosse fece intuire la gravità di quelle parole -Il tuo attuale livello di conoscenza dei poteri dei singoli cristalli corrisponde al 40%. Voglio che tu raggiunga almeno il doppio prima di poter di nuovo parlare della Fusion. E’ tutto chiaro?-. Il ragazzo stette in silenzio per dieci minuti buoni, tanto che per poco Myrion credette che si fosse addormentato in piedi, ma in realtà quello stava solamente riflettendo su tutti i punti che gli erano stati propinati e della “sconfitta” ricevuta quel giorno. Sapeva che non poteva più comportarsi così e un singolo errore gli sarebbe stato da quel momento fatale. In quell’istante del fumo cominciò a uscire dal palmo sinistro e dal palmo destro si potevano chiaramente vedere le scintille prodotte da scariche elettriche incessanti. E poi la domanda che lo Zodiac desiderava tanto udire uscì dalle sue labbra -Farò del mio meglio. Cominciamo?- con il volto perso in un sorriso determinato e pronto per tutto ciò che il vecchio gli avrebbe scagliato contro nei tre mesi a venire.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITLO 4: PER I PROSSIMI TRE MESI
Nonostante Matt e Ellen avessero fatto pace, quest’ultima si sentiva abbastanza in colpa per non avergli detto nulla. Si conoscevano da quando erano ragazzini e si erano sempre detti tutto, non nascondendo nulla all’altro e parlando a cuor leggero, ma questa volta gli era stato dato l’ordine di tacere. Davvero aveva anteposto ciò alla loro fiducia? Questa domanda tamburellò nella sua mente tutta la notte, impedendole di cogliere sonno e di riposarsi se non dopo diverse ore di veglia. Erano le due del pomeriggio quando quella si svegliò, con i capelli ridotti a un intreccio di grovigli neri e la faccia persa ancora nel dormiveglia con le palpebre quasi del tutto abbassate: anche se aveva dormito tutte quelle ore, di sicuro quella fu la dormita peggiore che avesse mai fatto. Fece un paio di giri della stanza e una rapida doccia calda per svegliarsi, sorpresa nel trovare sulla scrivania alcuni dei suoi abiti informali e un biglietto che recitava così: “Goditi la giornata in città”. -E certo, tanto ormai è andata sprecata…Vediamo almeno di goderci questo pomeriggio- commentò acidamente mentre si vestiva di un semplice jeans, una maglia leggera e un paio di ballerine per meglio conciliare la comodità alla tranquilla passeggiata che aveva in mente di fare fra le vie della città. Uscita sul corridoio e fermatasi poi agli ascensori la sua attenzione calò sul display di fianco al bottone che indicava il 93° piano, ovvero dove si era fermato l’ascensore, e prima che potesse toccare il bottone del richiamo vide apparire di fianco al numero una freccia rivolta verso il basso. Ellen dovette aspettare un paio di minuti prima che l’ascensore si fermasse al suo piano, spalancando le sue porte e portandole davanti la figura di Alex. Sia lui che Ellen si guardarono sorpresi per un secondo e poi il ragazzo prese la parola -Oh, Ellen. Buon pomeriggio- ricevendo come risposta un semplice -Buon pomeriggio- senza aggiungere altro e senza impedire a quello di sgusciare velocemente dalla scatola di metallo in direzione della sua camera. Ma -Aspetta…- la curiosità era tanta -…come mai ti trovavi ai piani alti?-. Alex si fermò lentamente sul posto e, una volta giratosi, mostrava una espressione tranquilla e sorridente -Oh, si. L’ascensore deve avere un malfunzionamento perché ho premuto questo piano e subito mi ha portato verso gli ultimi. Infatti, fai attenzione pure tu- compiendo un gesto della mano in segno di saluto e muovendosi normalmente nella direzione intrapresa. Rasserenata su quella semplice spiegazione, ella entrò nell’ascensore che chiuse subito le porte alle sue spalle. Davanti a lei si trovava il pannello con i bottoni dei vari piani e proprio quando stava per premere l’ultimo, forse per un meccanismo involontario, il suo dito andò a pigiare il bottone che portava al 93° piano. A quel punto da sotto il pannello si aprì una fessura e una voce elettronica disse *Inserire la tessera identificativa*. La situazione era diventata alquanto insolita e quella non potè fare a meno di chiedersi ad alta voce -Strano…se c’è questa sicurezza per gli ultimi piani è impensabile che l’ascensore si sbagli, figuriamoci per un malfunzionamento- la mente si perse in una miriade di ragionamenti che, senza delle prove concrete, erano solamente ipotesi e teorie. Avendo aspettato troppo per premere il piano destinato la fessura si richiuse e le porte dell’ascensore si riaprirono, stavolta trovandosi dall’altra parte la figura di Daniela e Elisa. -Oh, Ellen!- esclamò quest’ultima calorosamente -Stiamo andando in città al Caffè Florian. Dicono che è un buon posto dove rilassarsi. Ti va di venire in un pomeriggio “Solo Donne”?- suscitando l’interesse della studentessa che accettò di buon grado l’invito, accolse le tre dentro l’ascensore e spinse finalmente il tasto con la speranza di dimenticarsi per il momento quello che aveva appena visto.
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Il Caffè Florian era un piccolo caffè disperso nella Citadel, quartiere lontano dai palazzi e dai grattacieli e circondata da palazzine disabitate e decadenti e ricoperte da una bellissima varietà di piante e fiori rampicanti. Questa costituiva la città vecchia di Ars Caladon con la popolazione distribuita tra questa e la città nuova e Florian, così come molti altri, forniva il punto di incontro per artisti e letterati per il confronto fra le loro idee e le correnti di cui erano esponenti e sostenitori. Durante la guerra il locale cominciò ad avere sempre meno affluenza e quando entrò ufficialmente in una crisi finanziaria i proprietari furono costretti, dopo circa cento anni di fedele servizio alla comunità, a chiudere i battenti. La vittoria degli Zodiac portò una ventata di aria positiva nelle persone che decisero di sfruttare la neo-scoperta tecnologia dei cristalli per migliorare la porzione nuova e abbandonare definitivamente quella vecchia, ormai in continuo declino e abbandonato a sé. Diversi anni dopo la vittoria il soldato Ryan Melvin, insieme a un gruppo di volenterosi, decise che era il momento di ridare alla ormai conosciuta “Cittadella” un nuovo volto che l’avrebbe resa un gioiello agli occhi di chi era stanco della monotonia del lavoro e della tecnologia: pulirono e sanarono la zona dotandola di parchi e percorsi per le persone che volevano compiere un viaggio nella tranquillità e nella pace del luogo, sigillarono gli edifici ormai deteriorati dal tempo e li trasformarono in vere e proprie testimonianze di quel periodo ormai trascorso, aprirono piccoli negozi di artigianato e ristoranti di cucina tradizionale e infine riaprirono il famoso Caffè Florian con somma gioia di Ryan di riacquisire il locale appartenuto alla sua famiglia per generazioni. L’interno era confortevole e capace di accogliere un numero discreto di clienti, con un angolo per la scelta dei dolci da abbinare al buonissimo caffè che costituiva la punta di diamante del locale e diverse librerie su cui vi erano libri collezionati dallo stesso proprietario nel corso degli anni o dagli ospiti del locale che volevano lasciare un piccolo pezzettino della loro conoscenza alle future generazioni. Il luogo era abbastanza lontano dalla città ma per i cittadini non faceva differenza percorrere quella distanza sapendo che al loro arrivo si sarebbero goduti un meraviglioso premio.
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La giornata era piacevole e le tre avevano deciso di prendere posto fuori, ognuna con la propria tazza di caffè bollente e una fetta di torta alla panna con aromi di agrumi e vaniglia. Per un pò tutte pensarono a chiacchierare del più e del meno durante quel piacevole spuntino finchè non fu proprio Ellen chiedere -Cambiando discorso...voi siete convinte del viaggio? Ha l’aria di essere molto pericoloso- costringendo le altre due a portare la forchetta sul piatto e un’espressione titubante e seria sul volto. -Ti dirò…- cominciò Daniela -…ieri notte non ho chiuso assolutamente occhio. Perché mi chiedevo se valeva davvero la pena rischiare la propria vita per quello che è un semplice lavoro. Però serve per fare esperienza e poi non sapremo quando rimetteremo piede lì. Tu che dici, Eli?- la ragazza volse lo sguardo verso Elisa che era nel mentre presa dal divorare la fetta di torta. Sicuramente era la più tranquilla e spensierata. Fece scendere un po’ di caffè per rimuovere il sapore dolce e pastoso della torta prima proferire verbo -Anche io la vedo come una bella esperienza da fare ed è forse la cosa che più mi interessa. Poco mi frega dell’impiego. Piuttosto: secondo voi chi lo diventerà? Per me Alex oppure Fabrice-. Daniela rispose divertita -Anche io dico Alex o anche Ellen. Lui ha ottenuto il punteggio migliore ma anche tu sei molto brava-. Ellen restò in silenzio a rimuginare sulle parole dell’amica e a ricordare le parole di Matt: “Sappi che se non ce la faccio io, l’unica che potrà diventare uno Zodiac sei tu”. Alla fine rispose con una espressione decisa sul volto -Scommetto tutto su Matt. D’accordo: è forse quello che sta più indietro di tutti noi ma mette passione in quello che fa ed è pronto a tutto pur di ottenere ciò che desidera. Per cui io dico che sarà lui a diventare uno Zodiac-. Le due ragazze guardarono la loro amica con un misto di ammirazione e di curiosità e poi si lasciarono andare a uno strano risolino che Ellen non comprese. Le tre si lasciarono poi andare ad altri argomenti di più leggera natura fino al momento in cui non calò un altro silenzio che fu riempito dalla domanda di Danela -Allora ragazze, voi che cosa farete in questi tre mesi?- rivolta a Ellen e a Elisa. Quest’ultima replicò -Io mi allenerò per i fatti miei, magari aggiornandomi anche sulla geografia del posto e su ciò che potremmo incontrare- lasciando poi campo libero a Ellen -Per quanto mi riguarda ho fatto richiesta per un tirocinio nei laboratori di ricerca. Oggi dovrei tra l’altro far sapere il campo su cui concentrarmi ma non riesco a decidermi, dato che tutti trattano degli argomenti molto interessanti-. -Io farò come Elisa…- concluse Daniela dopo aver ascoltato le risposte delle due -…e vedrò di applicarmi in qualcosa che mi piace- sorseggiando l’ultimo sorso di caffè rimasto sul fondo della tazzina.
Quel pomeriggio passò velocemente fra le varie chiacchiere e quando si fecero le cinque e mezzo si decise di muoversi di nuovo verso la città in direzione dell’Optimus dove, una volta raggiunta la destinazione, le tre videro appostata davanti all’entrata una macchina e il rispettivo autista che richiamava la loro attenzione. -Salve…- si introdusse l’uomo in completo ordinario seppur elegante -…mi è stato detto di venir a ritirare le signorine White e Cortis per portarle al Molo. Vi attende un traghetto per l’isola di Tria che parte alle 19 in punto. Avete ancora tempo per salire in albergo e prendere le vostre cose-. E così Ellen, Elisa e Daniela dovettero salire insieme verso l’Hotel con non poco dispiacere: trascorrere qualche altro giorno in compagnia sarebbe stato divertente e rilassante prima di gettarsi sulla mole di lavoro che le attendeva. Ma purtroppo i tempi erano stretti, per cui il trio dovette sciogliersi dopo un forte abbraccio agli ascensori con loro che scendevano verso il piano terra e Ellen che invece saliva verso i laboratori. Nella mente la giovane ripercorreva i movimenti di quella giornata, le chiacchiere e le discussioni scambiate con Elisa e Daniela e il mistero che aleggiava intorno a Alex, finchè le porte si aprirono per lasciarla passare verso quel nuovo mondo di conoscenza che l’avrebbe formata per i prossimi tre mesi a quella avventura.
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La notte era trascorsa tranquilla e serena: se c’era una cosa che non si poteva rimproverare all’hotel era il fatto che i letti erano tremendamente comodi. Fabrice si addormentò quasi immediatamente come ebbe modo di nascondersi sotto le lenzuola fresche e profumate che facilitarono ancor di più il suo passaggio verso il mondo onirico. Il giorno dopo avrebbe dovuto raccogliere le sue cose e prendere il largo per la sua città ma il destino decise per un piccolo cambiamento di programma. Quando riaprì gli occhi il biondo ragazzo si rese conto, nonostante la prima confusione del risveglio, di non trovarsi più nella stanza dell’Hotel dove alloggiava. Vicino a lui erano stati riposti gli occhiali con il quale ebbe modo di vedere il luogo attorno: si trovava in uno spiazzo di terreno nudo e polveroso con un diametro di circa 20 metri, circondato e delimitato da una fila di alberi e cespugli che davano l’idea di trovarsi al centro di un bosco o di una foresta molto fitta, sotto un cielo sereno e senza nuvole. -Ma dove diavolo sono?! Che cos’è questo posto?!- chiese a gran voce nella speranza di poter udire la voce di qualcuno ma ottenne solo una serie di grugniti e sospiri che venivano dalle sue vicinanze. Come ebbe girato lo sguardo vide che vi era anche Andrew che continuava a sonnecchiare beatamente riverso nel terreno. Subito si chinò vicino ad egli e cominciò a scuoterlo violentemente per cercare di svegliarlo nonostante i suoi -Ancora cinque minuti- fino al momento in cui l’energumeno si rizzò in piedi bruscamente e disse -Ma allora che problemi c’hai?! Per una volta che voglio dormire in santa pace tu…- interrompendosi quando capì di non trovarsi nella sua stanza. -…Ehi, ma dove siamo?- chiese interrogativo al suo amico che rispose con un secco -E’ la stessa cosa che vorrei sapere anche io-. I due perlustrarono il luogo ma l’unica cosa che riuscirono a scoprire era che oltre quella cinta di alberi non potevano andare come se quella vegetazione costituisse una sorta di muro invisibile.
-Senti, io mi sono stancato!- sbottò di colpo Andrew dopo aver provato inutilmente a prendere a pugni la barriera -Proviamo ad andare di prepotenza e sfondiamo! Così almeno ci togliamo il pensiero- mentre dalle sue mani congiunte a preghiera cominciava a pulsare una luce convulsa e potente dalla giuntura dei palmi. Fabrice non era il tipo da andare “di prepotenza” ma quella situazione era troppo surreale e se quella richiedeva le sue abilità allora non poteva fare altrimenti che assecondarla. Quando anche i suoi cristalli furono attivati, intorno a lui si sprigionarono fiamme la cui luce abbagliò per pochi secondi Andrew e che si concentrarono principalmente nel suo pugno sinistro caricato all’indietro e pronto per essere sferrato con inaudita violenza. Per contro il suo compagno allontanò le mani l’uno dall’altra velocemente, liberando attorno a egli un ammasso circolare e fluttuante composto da miliardi di granelli di sabbia che venne compattato nel palmo della destra aperta. I due erano ormai pronti a lanciare i loro attacchi contro la mistica parete ma le loro intenzioni vennero interrotte sul nascere dall’arrivo prorompente di un gigantesco oggetto che si schiantò al suolo a pochi metri da loro. L’onda d’urto e il tremore che ne seguirono spinsero i ragazzi a cadere di sedere in terra e a perdere la concentrazione dei loro attacchi che si dissolsero.
Fabrice si rialzò velocemente da terra così come Andrew ed entrambi si avvicinarono cautamente verso l’oggetto, nascosto da una leggera nube di polvere che infine si diradò per mostrare loro quello che sembrava un gigantesco martello. Era composto da un metallo duro come l’acciaio e nero come la pece, con la testa cilindrica e il manico lungo e sottile ma comunque capace di sopportare il suo presunto immane peso. Andrew, preso dall’esasperazione di come era mutata la situazione, urlò verso il cielo -ALLORA!? LA VOGLIAMO FINIRE CON QUESTE SORPRESE!!? CHIUNQUE TU SIA ESCI FUORI E COMBATTI DA UOMO!!!- con i granelli che si muovevano furiosamente e freneticamente attorno a lui come manifestazione fisica del suo stato d’animo. -Calmati, Andrew!- disse Fabrice poggiandogli una mano sulla spalla e osservando nel mentre il cielo da cui era arrivato il colossale oggetto. Pur acuendo la vista non si vide niente che potesse aver scagliato il martello. Perché infatti stava guardando nella direzione sbagliata. Dalla barriera si udì il rumore di un movimento di foglie e di rametti rompersi sotto i piedi della piccola e minuta figura che apparve davanti ai loro occhi. Il suo corpo era completamente nascosto da una tuta nera aderente che nascondeva persino il volto e i capelli ma non le strane iridi rosso fuoco che puntavano con astio entrambi gli studenti e le curve da cui si poteva certamente desumere che si trattasse di una ragazza. Una ragazza dalla corporatura normale che tuttavia dimostrò una forza smisurata nel sollevare quel martello con una facilità tale da lasciare Fabrice e Andrew a bocca spalancata. -Voglio sperare che quel coso sia diventato leggero come una piuma…- commentò scherzoso ma al contempo intimorito mentre ravvivò le deboli fiammelle attorno al suo corpo. Andrew rispose con fermezza e coraggio -Non facciamoci spaventare! Può darsi che sia dovuto al suo potere elementale. Facciamo così: io la distraggo e tu ne approfitti per toglierle il martello. Andiamo!!- dopo aver organizzato questo piano i due partirono all’attacco.
La sabbia venne manipolata da Andrew sotto forma di una ventina di piccoli proiettili circolari che vennero scagliati con velocità inaudita contro il bersaglio a cui bastò muovere velocemente il braccio con l’enorme maglio da destra a sinistra per deviare o distruggere i proiettili. Nel mentre le fiamme generate da Fabrice si avvolsero come una frusta attorno al manico del martello in modo tale da tenere la ragazza bloccata in un tiro alla fune, con il moro che scagliò nel mentre una potente ondata di sabbia che la centrò in pieno. Questo avrebbe dovuto costringere la nemica a cadere a terra e a mollare la presa sul martello. Peccato che Fabrice continuava stranito a tenere il martello con le sue fiamme mentre Andrew potè constatare come quella sia rimasta immobile nella sua posizione, protetta anche lei da quello che sembra essere uno schermo protettivo. - Ma è assurdo…- sussurrò davanti a quella minuta figura che stagliava però con il suo potere come un vero gigante impossibile da abbattere. La leggiadra avversaria poi con un potente strattone del martello tirò verso di sé il biondo che la stava tenendo bloccata e, approfittando della posizione più vantaggiosa, mollò un calcio abbastanza forte da rompergli il respiro e da scagliarlo contro l’incredulo Andrew che cadde come lui a pochi metri di distanza.
Fabrice si mise seduto e tossì talmente forte che per poco non gli venne lo stimolo di vomitare quello che era rimasto della cena della scorsa serata; Andrew invece si risollevò da terra e ordinò alla sabbia di posizionarsi attorno a loro come una sorta di misura difensiva. Avevano bisogno di un nuovo piano e fu proprio il biondo ragazzo a proporre fra un colpo di tosse e l’altro -P…*Coff**Coff*…per come stiamo agend…*Coff* non può funzionare. Dobbiamo combattere con l’intenzione di uccidere- attirando lo sguardo incredulo del compagno -Ma sei impazzito?! Noi non uccidiamo nessuno!-. -Lo so…- replicò Fabrice di nuovo in piedi -ma se quella lì è così forte o ancora di più allora con molta probabilità un’azione più pesante le farà dei danni senza ucciderla…- prese un po’ di fiato -…anche se c’è la possibilità che non si faccia niente. Passiamo alla manovra “Typhoon”. Sei con me?-. La Typhoon era stata creata espressamente per i momenti di difficoltà che avrebbero potuto incontrare insieme e quella era una delle situazioni più disperate che i due avessero mai incontrato. Per cui Andrew cominciò a tastare con il piede la terra sotto di sé e disse -Va bene. Ma dovrai concedermi un po’ di tempo: posso produrre una certa quantità di sabbia da solo ma me ne serve dell’altra. Conto su di te- con un sorriso beffardo che accompagnò il suo accovacciarsi al suolo con i palmi poggiati verso il terreno. L’altro intanto si avviò oltre la barriera di sabbia dicendo con calma -E io su di te- e volgendo lo sguardo verso quella che lo stava attendendo.
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Nel vedere solo Fabrice avvicinarsi a lei, la ragazza volse lo sguardo incuriosito verso Andrew che permaneva immobile in totale concentrazione ma subito venne richiamata da quello che si stava lentamente avvicinando -Ehi! Sono io il tuo avversario! Se batti me poi potrai occuparti di lui- con le mani e i piedi avvolti da fiamme brillanti che ardevano di potenza.
A pochi metri dalla nemica egli si lanciò in una corsa violenta, tirando il pugno destro indietro e scagliandolo contro la superficie piatta del maglio che venne di contro lanciato con ferocia. Normalmente ci si sarebbe aspettato che il suo braccio si spezzasse nel contraccolpo ma in realtà l’alta temperatura delle fiamme aveva portato il metallo a indebolirsi in quel punto per via del raggiungimento della sua temperatura di fusione, lasciando che il pugno incontrasse solo una massa liquida che gli lasciò penetrare il martello come un coltello nel burro. Ella fece per ritrarre il martello e sfilarlo dal braccio dello studente per poi ritirarsi di alcuni passi per ammirare il danno provocato alla sua arma sulle note di queste parole di scherno -Adesso non fai più la dura senza il tuo martello, eh? Andiamo: fammi vedere se sei abbastanza forte in uno scontro fisico-. Fabrice percepì ancora una volta l’astio nei suoi occhi scarlatti mentre la sua mano lasciava cadere il pesante arnese al suolo per assumere una posizione da combattimento. Così facendo avrebbe ottenuto un po’ di tempo in più per Andrew, inconscio però del fatto che quella aveva un’esperienza nelle arti marziali decisamente superiore alla sua.
Fabrice non perse dunque un secondo e si lanciò con un affondo della mano destra infuocata verso il volto del suo obiettivo che si spostò semplicemente di pochi centimetri di lato per poi abbassarsi nel momento in cui la mano, piatta come una lama, venne mossa di lato nella direzione del capo. Questo lasciò uno spazio di pochi secondi che vide la nemica caricare l’energia cristallina nel palmo della sua mano e scaricarla all’altezza dello stomaco del biondo. Non lo sfiorò con un dito ma comunque lo studente venne scagliato di diversi metri indietro con un dolore acuto allo stomaco e a tutta la regione addominale. -Per la miseria...- disse tossendo nervosamente fra sè -…è come se fossi stato colpito da una cannonata!...*Coff**Coff*… Eppure non mi ha neanche sfiorato …- a quel punto la voce venne rivolta verso di lei con tono inquisitorio -Il tuo elemento è l’Aria. Hai concentrato una discreta massa d’aria nella tua mano e poi l’hai liberata come una sorta di cannone ad aria compressa. Ho indovinato?- a conferma della sua deduzione la ragazza assunse una posizione difensiva con il palmo destro indietro e il palmo sinistro in avanti, entrambi aperti e ricolmi di aria concentrata e pericolosa.
Nei momenti successivi i due si scambiarono molteplici attacchi e contrattacchi, manovre offensive contrastate da efficaci manovre difensive e viceversa ma alla fine uno dei due combattenti fu costretto a inginocchiarsi davanti all’altro: Fabrice, ricolmo ormai di ematomi e lancinanti dolori, dovette cedere il passo a colei che invece stanziava in piedi davanti a lui senza aver riportato il minimo graffio. Il suo braccio si levò verso l’alto per infliggere il colpo di grazia ma venne bloccato da un ammasso di sabbia sbucato dal terreno sotto di lei che gli si avvinghiò con solida fermezza. Andrew era finalmente pronto per la manovra finale.
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-Devo dire che ti ha conciato per le feste. Non è da te- Andrew scherzò sulla figura di Fabrice mentre con robuste braccia di sabbia andò a bloccare gli arti della nemica che, nonostante l’emissione di potente raffiche d’aria, non riuscì a uscirne dalla morsa d’acciaio del suo avversario. I due si disposero uno davanti all’altro a una certa distanza con al centro la ragazza imprigionata e diedero il via alla loro tattica con un secco -VIA!-.
Le braccia di Fabrice si alzarono al cielo e rilasciarono tutta l’energia che aveva in corpo sotto forma di una torre di fuoco che, guidata dalla sua volontà, ricadde sulla nemica circondandola completamente e imprigionandola in un tornado di fuoco; Andrew al contrario caricò tutte le sue forze verso il terreno, guidando un flusso incredibile di sabbia sotterranea proprio sotto i piedi della malcapitata che ne venne circondata e sommersa. Il calore sprigionato dalle fiamme avrebbe riscaldato la sabbia al punto da renderla ardente e il movimento simultaneo dello strato di sabbia e di fuoco avrebbe reso ancora più difficile per quella scappare, fino al punto di “cuocerla”. La resistenza dei due ragazzi era di circa quattro minuti in perfetta forma fisica ma le condizioni di Fabrice dimezzarono i tempi di durata, lasciando nel punto in cui vi era il tornado ardente un cerchio di terra bruciata e fumante. Di lei neanche l’ombra.
Entrambi i ragazzi caddero a terra stremati, con il biondo dire con la voce affannata -Sembra che…*Anf*…sia stato troppo…*Anf*…per lei- facendo scoppiare di risate Andrew -Ahahahah! Sarà stata pure capace di sollevare martelli pesanti tonnellate ma contro la nostra combinazione non...- ma una voce femminile interruppe il suo discorso -Stavate parlando di me?- facendo salire un brivido di timore lungo le loro schiene. Davanti ai loro occhi si palesò la figura della ragazza misteriosa con buona parte del vestito completamente distrutto e incenerito ma per il resto sembrava essere in perfetta forma, segno evidente che la loro tattica più forte non aveva sortito il minimo effetto. La sua voce continuò ad uscire calma e pacata dalle sue labbra nonostante le posizioni difensive assunte dai due avversari ormai impotenti -La vostra strategia non era niente male ma aveva due punti deboli molto gravi…- il dito indice venne puntato verso l’enorme buco creato e scavato dalla sabbia -…aumentando l’emissione d’aria intorno a me è stato possibile muovermi attraverso il canale creato dal tuo amico, dandomi una perfetta via di fuga sotterranea. Questo mi è stato possibile anche grazie alla copertura che le tue fiamme mi hanno dato. Fossi stato un vostro nemico vi avrei ucciso ancora durante l’attacco-. Fabrice e Andrew restarono sgomenti a quella rivelazione e alla totale sconfitta ma il primo si concesse di togliersi un atroce dubbio dalla mente con questa domanda - Chi sei tu? E dove siamo?-. La ragazza si tolse la maschera nera rivelando finalmente il suo volto liscio e giovanile perso in un sorriso divertito, i lunghi capelli lisci e castani e gli occhi scarlatti che non si mossero dai due che rimasero ancora stupiti nello scoprire che si trattava di - Erika Tarst. Capitano del III° Plotone degli Inquisitori e membro degli Zodiac nel seggio “Leo”. Vi trovate nella Sala dei Gladiatori dell’Optimus, una sala creata appositamente per addestrare gli Inquisitori al combattimento e alla sopravvivenza negli ambienti più ostili mediante un particolare sistema di realtà virtuale. E il posto dove voi due vi allenerete per i prossimi tre mesi sotto la mia supervisione prima della spedizione nel Continente Chiuso-. E così due amici avevano avuto modo di assaggiare il potere e l’abilità di uno Zodiac, spaventati all’idea di ciò che li attendeva ma al contempo eccitati e desiderosi di poter diventare ancora più forti per meglio affrontare l’avventura che si profilava all’orizzonte.
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I tre mesi trascorsero velocemente e alla fine fu il 5 Luglio 2069: il giorno della partenza.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5: PARTE L’AVVENTURA
Erano circa le sette quando Matt raggiunse il porto che si affacciava sul Lago Mardia, l’enorme lago che circondava l’isola principale e i tre satelliti, e nelle tre ore di macchina fatte dall’accademia fino a lì aveva dormito solamente una ventina minuti. Rimase seduto su una bitta della banchina, guardando distrattamente l’enorme distesa di acqua dolce che placidamente si stagliava davanti a lui e che lentamente lo stava portando verso il sonno. Fortunatamente ad aspettare vi era anche Myrion che diede una pacca leggera sul capo di lui per cercare di tenerlo sveglio con suo enorme disappunto, che ribattè con voce debole e strascicata -Smettila, papà! Non riesco a capire come fai tu ad essere così energico alle sette del mattino…-. -Saresti energico anche tu se non fosse che sei rimasto alzato fino alle due a guardare una maratona di film dell’orrore- commentò in risposta all’affermazione di Matt che si animò subito -Sai perfettamente come preferisco rilassarmi prima di un esame o di una prova. E poi facevano tutti e tre i film de “Il Signore della Morte”! Che dovevo fare? Spegnere senza almeno guardare il primo?!-. Le iridi nere di Myrion si spostarono dall’acqua verso quello -Ma alla fine quanti ne hai visti?- e a tale domanda l’espressione di Matt divenne abbastanza imbarazzata -Tutti quanti...- ma poi cercò di spostare l’argomento -Però muoversi così presto è stato stupido! Non è ancora arrivato nessuno del nostro gruppo e il traghetto non arriva prima delle otto. Potevamo arrivare con più calma-. Lo Zodiac non rispose e stette con le braccia incrociate dietro alla schiena a fissare l’orizzonte, lasciando il ragazzo da solo con i suoi pensieri che si soffermarono per la maggior parte sulla possibilità di addormentarsi seduto su quella bitta senza correre il rischio di cascare per terra.
Nel giro di una mezz’ora arrivarono anche gli altri compagni a bordo di una limousine, ognuno carico delle proprie borse e valigie con tutto il necessario per il viaggio. Per Matt fu un piacere incontrare i suoi compagni di avventura e si fermò qualche minuto a parlare con loro, non facendo in tempo a chiedere come avessero passato gli ultimi tre mesi. Questo perché Myrion attirò la loro attenzione con una busta gialla che aveva tirato fuori dalla sua borsa. Il tono era divenuto subito serio ma sempre cortese e cordiale -Signori, in attesa dell’arrivo dei miei colleghi e del traghetto, vorrei che vi concentraste su delle “questioni burocratiche”. Alex, se puoi distribuire...- la busta venne data ad Alex che iniziò a distribuirli a tutti gli altri. Si trattavano di tre fogli: due pinzati insieme che recavano una serie di normative e una separata completamente bianca. -Vi prego innanzitutto di leggere attentamente i primi due fogli. Si tratta di un contratto che vincola voi a seguire determinate regole e disposizioni nei casi descritti, garantendo comunque la vostra protezione e remunerazione in caso di possibili…incidenti- spiegò mentre tutti e sette stavano già leggendo quello che vi era scritto. Dopo un’attenta lettura i sette pretendenti firmarono senza obiettare in calce al contratto e rimasero con il solo foglio bianco. -E con questo? Che dovremmo farci?- chiese incuriosito Andrew. Gli occhi del vecchio caddero stancamente a terra mentre pronunciò mesto -Si tratta del vostro testamento-. Tutti sgranarono gli occhi e Matt sentì come un enorme macigno cadergli sul cuore, al punto da cercare di sminuire la cosa chiedendo -Ma che cos’è, uno scherzo?- senza ricevere alcuna risposta. La testa vagò a destra e a sinistra per vedere se qualcuno avesse reagito nella medesima maniera ma tutti fissavano gravemente il foglio; anche Ellen, che era la più spensierata di tutti, sembrava aver assunto un’aria molto turbata. -Ecco…- aggiunse dopo quei brevi attimi di silenzio -…si tratta di una semplice missione di ricognizione e noi saremo sempre vicino a voi. Ma c’è comunque la possibilità che le cose vadano storte, dato che si tratta comunque di un posto molto pericoloso. Anche noi Zodiac dobbiamo lasciare delle disposizioni in caso di una nostra dipartita sul campo. Per cui…- prese un attimo di pausa -…se volete lasciare anche solo una lettera ai vostri parenti o amici questo è il momento per farlo. Vi concederò fino all’arrivo del traghetto, quindi venti minuti-. Detto questo Myrion si avviò con passo lento e deciso attraverso la banchina, lasciando i ragazzi da soli.
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Tutti rimasero immobili con la mente avvolta da mille pensieri e da uno strano timore che non avevano mai preso seriamente in considerazione fino a quel momento. Il silenzio aleggiava fra di loro con il rumore delle onde che si infrangevano di sottofondo ma questo fino al momento in cui Daniela prese parola -Insomma…dobbiamo davvero compilarlo? In fondo non è che stiamo andando da soli: ci seguiranno pur sempre dei membri di punta degli Zodiac. E ci siamo anche allenati per tre mesi!- ma la interruppe subito Alex -Però non possiamo essercene certi. Corrono strane e inquietanti voci circa quei luoghi, descrivendo creature mostruose quanto potenti. E anche delle varie spedizioni per riconquistare la Fortezza: nessuno è mai tornato indietro-. -Ma mica stiamo andando a riconquistarla!- disse Elisa -Probabilmente ci apposteremo da qualche parte e raccoglieremo informazioni. E poi come sai tutte queste cose?- a quella domanda lo sguardo di tutti venne portato su Alex, il quale restò impassibile e tranquillo. Prese di nuovo la parola per rispondere -In questi tre mesi mi sono dedicato a informarmi sul posto in cui stiamo per andare e mi sono imbattuto in una lunga lista di persone scomparse, per lo più Inquisitori di rango medio/alto. Ho chiesto informazioni in giro e sono risalito ad alcuni parenti degli scomparsi. Nessuno ne ha saputo più niente. E la cosa strana è che sui giornali non c’era niente riferito alle spedizioni-. A quel punto Matt cercò di distrarre la mente dalla questione del testamento entrando nel discorso con tono sicuro -Se ci fossero state delle missioni in quel territorio gli Zodiac lo avrebbero certamente fatto sapere. Ed è impossibile che loro abbiano programmato una cosa del genere di nascosto- attirando lo sguardo del compagno e la seguente domanda -Tu che ne sai?-. Quest’ultima, pur essendo molto semplice nel suo formato, mise in seria difficoltà Matt al punto da lasciarlo praticamente in silenzio. Sin da piccolo lui aveva visto quell’organizzazione come un qualcosa di giusto e leale, mosso solo dalla voglia di proteggere i cittadini, ma in quel momento Alex gli aveva accennato quello che poteva essere un possibile lato oscuro e segreto che non aveva mai concepito.
-A noi non ci interessa…- tale frase fu pronunciata da Andrew che, insieme a Fabrice, piegò il foglio bianco e lo ripose all’interno della busta -Noi abbiamo visto quello di cui è capace uno Zodiac in combattimento…- in quella frase Matt riuscì a individuare un fremito di paura nei loro occhi -…e poi noi siamo pronti. Quindi se volete scrivere qualcosa, fate pure: noi agiremo così- per poi infine lasciare la busta per terra e aspettare il fare degli altri cinque. Daniela e Elisa si guardarono per un secondo per capire l’intento di ciascuna e alla fine, dopo un cenno di assenso, inserirono il foglio bianco all’interno della busta insieme alle altre due. Rimasero solamente Ellen, Alex e Matt. Quest’ultimo rimase interdetto per un secondo su cosa poter scrivere ma poi lo colse una strana determinazione che lo spinse a dire -Io non ho intenzione di lasciarci le penne. Confido in mio padre e in tutti voi e sono sicuro che questa cosa andrà per il verso giusto. Del resto, non ho nessuno a cui lasciare le mie cose, per cui preferisco anche io consegnare in bianco- inserendo il foglio vuoto nella busta come gli altri e rivolgendosi a Ellen -Tu Ely? Che vuoi fare?-. La ragazza, nel mentre di tutto ciò, si era principalmente concentrata sullo scrivere con calligrafia chiara e veloce quelle che erano le sue volontà, senza distogliere minimamente lo sguardo dalla superficie cartacea nonostante i diversi richiami del ragazzo. Dopo diversi minuti anche Ellen e Alex consegnarono i fogli con il loro testamento: furono gli unici a ritenere necessario lasciare qualcosa per le persone che amavano. Il silenzio calò di nuovo fino all’arrivo di due macchine nere al molo.
Tutti quanti gli studenti si misero uno di fianco all’altro, guardando davanti in direzione dello sportello delle due auto; davanti a loro la figura dell’anziano Zodiac rimaneva in attesa di dare come gli altri un degno saluto. Gli sportelli si aprirono con uno scatto per permettere la discesa dei passeggeri ma quello che attirò Matt fu quella in cui la parte posteriore della macchina sobbalzò per l’enorme peso che era appena sceso. Infatti da quella sbucò un uomo dalle dimensioni imponenti, con un’aria truce sul volto e una folta barba nera che gli donavano ancora più austerità e potenza. Era vestito poi di un poncho molto largo e ampio che nascondeva il busto e le braccia, arrivando all’altezza della forcata da cui comparivano un paio di pantaloni di un marrone sporco e scarpe logore dal tempo. Dietro di lui scesero poi due fanciulle vestite in maniera identica dello stesso vestito lungo e nero che arrivava fino alle caviglie, nascondendone tutto il corpo fatta eccezione per il capo da cui scendevano capelli biondi come l’oro che incorniciavano un viso candidamente rosato e decorato con splendidi occhi azzurri. L’unica cosa che rattristò immediatamente lui, e non solo, fu il fatto che quelle due sembravano spente e perse in una specie di cupa malinconia. Dall’altra macchina invece scesero due persone con un’aria decisamente più spensierata e tranquilla. La prima era un uomo dalla corporatura massiccia ma non grassa, resa ancor di più larga dalla camicia bianca con panciotto e i larghi pantaloni neri sotto il giaccone nero, ma il volto squadrato contornato dai lunghi capelli bianchi e segnato da una benda sull’occhio davano una piacevole sensazione di tranquillità e saggezza. La seconda era invece una donna che fece accapponare la pelle a Fabrice e Andrew: si trattava di Erika, la loro insegnante. Infatti i due non sapevano che quella si sarebbe unita alla spedizione e mai ne avevano accennato ma eccola porsi davanti a loro vestita con abiti decisamente più casual e un’aria più allegra e spensierata rispetto ai suoi colleghi.
I cinque Zodiac formarono una fila davanti ai sette studenti che si chinarono con il busto insieme a Myrion in segno di rispetto e saluto per poi lasciare a quest’ultimo la parola -Zodiac, vi presento coloro tra i quali si cela chi prenderà il mio posto- e muovendosi dal lato cominciò a elencare i nomi di ciascuno -Daniela, Ellen, Alex, Fabrice, Matt, Andrew e Elisa. Nonostante la loro età sono molto capaci, per cui trattateli come vostri pari-. Tutti salvo l’energumeno risposero al loro saluto con un inchino del capo mentre il vecchio proseguì stavolta rivolto ai ragazzi -Questi sono i vostri esaminatori e i futuri colleghi di uno di voi. Partendo da questo grosso bestione…- la sua mano si spostò sulla spalla dell’uomo che muggì con fare sdegnato -…Massimo Ligori di Taurus. E’ forse uno dei più forti di noi per quanto riguarda la forza fisica. Parla poco ma è molto saggio. Queste graziose signorine sono Pria e Sara De Amicis ed entrambe coprono la carica di Pisces- la sua espressione si perse per un secondo nella tristezza nel vedere l’insensibilità dei loro volti ma proseguì cercando di fare finta di nulla -Hanno scritto il “Manuale del Cacciatore” e conoscono a menadito il Continente Chiuso. Saranno le nostre guide durante il viaggio-. La presentazione passò poi al secondo uomo del gruppo -Lui è Matheius Heisen, il capo della sezione Ricerca e Sviluppo Cristalli e investito della carica di Cancer. E’ stato lui a riscoprire tutti gli elementi Fusion-. Infine fu il turno di Erika che non attese di essere presentata in quanto proruppe con tono allegro -Ciao a tutti! Io sono Erika Tarst di Leo, Capitano del Terzo Plotone degli Inquisitori. Spero di godermi questa scampagnata insieme a voi! Ahahahah- perdendosi in una risata che sollevò l’animo di tutti quanti. Ma il tempo delle risate e delle presentazioni era finito e la compagnia dovette affrettarsi con le loro valigie verso il traghetto giunto da poco in quel luogo. Non era uno di quelli del servizio di trasporto ma era molto più piccolo, in resistente legno dipinto di un bianco perla da poppa a prua fino alla chiglia immersa in acqua, suddiviso in due piani dove nel più elevato vi era la cabina di pilotaggio e i posti per chi volesse sedersi a mirare il panorama e nel più basso vi era un largo cabinato dove potersi sistemare con tutta comodità durante il viaggio. Non solo Matt ma anche gli altri si chiesero se nelle valigie dei loro tutori vi fossero armi o armature per la battaglia ma, da come i dipendenti li prendevano con facilità, sembravano semplicissimi bagagli. E mentre il ragazzo seguitava gli altri sulla passerella per giungere sul ponte riuscì a leggere un nome sulla fiancata: “BLUE WING”.
Quando tutti i preparativi furono ultimati e le cime di ormeggio issate a bordo, l’imbarcazione potè finalmente lasciare la baia per il largo in direzione della costa opposta del lago di Mardia. L’avventura cominciò nel momento in cui quella barca partì.
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Le acque cristalline del lago su cui navigavano pescherecci e barche a vela nell’aria mattutina dipingevano un paesaggio poetico e ispirante serenità che tranquillizzò alcuni dei viaggiatori mentre il resto rimaneva impassibile o dedito a una sana lettura. Quei trenta minuti di viaggio passarono velocemente e finalmente il gruppo scese sulla sponda opposta, fra la gente che accalcava e spingeva per salire sui rispettivi traghetti rivolti verso le isole. La cosa curiosa fu che nessuno sembrò accorgersi della loro presenza, in particolare quella degli Zodiac lì accanto a loro, ma la cosa venne spiegata dal vecchio -Si tratta di un particolare incanto creato da Ophiucus in persona- mostrò nel mentre un anello di semplice ferro su cui erano incise parole di un linguaggio a loro sconosciuto -Ci consente di muoverci in pubblico senza fare scalpore. Per la gente normale non sembriamo altro che semplici passanti. Viene dato anche nelle missioni di spionaggio o che richiedono pedinamenti ma c’è bisogno comunque di una richiesta per ottenerli-. Dopo quell’attenta spiegazione non rimaneva altro da fare che muoversi verso la stazione dei treni annesso al molo. In quella breve passeggiata Matt ebbe modo di avvicinarsi verso Ellen che era rimasta silenziosa e ammusonita durante tutto il viaggio sulla barca -Ehi, Ely. Ti immagini come sarà il nostro treno? Io mi aspetto qualcosa di extralusso e super veloce, magari così arriveremo a destinazione in un battibaleno- l’argomento non era decisamente dei migliori ma il suo obiettivo era quello di strappare un sorriso dal volto della ragazza che restò impassibile, concentrandosi più che altro sul non urtare le altre persone lì presenti. A quel punto non ne potè più. La destra libera si spinse verso il braccio sinistro di lei per cercare di richiamare la sua attenzione ma quello che ricevette fu uno strattone liberatorio e un secco -Lasciami stare. Non mi interessano queste stupidaggini- lasciandolo sbigottito per un momento. Da allora non le rivolse alcuna parola.
Il cammino proseguì spedito nel silenzio fino al raggiungimento della stazione e del Binario 9, dove i sette poterono ammirare l’Excalibra: un treno malmesso, composto da tre carrozze più la locomotiva che dava l’impressione di non poter reggere il lungo viaggio che li aspettava. Sui ragazzi calò un silenzio attonito.
-Questo…- disse Fabrice per cercare di rompere il ghiaccio -…sarà un viaggio molto lungo. Chi l’avrebbe mai pensato che avremmo viaggiato su una catapecchia del genere?- ma le sue parole vennero catturate dall’udito di Taurus, il quale come una torre si erse alle sue spalle e come un predatore pronto all’assalto ringhiò -Non stiamo andando in visita di piacere, mocciosi. Ora prendete i bagagli e salite…Subito!!!- e con quell’ordine i sette studenti presero di corsa i propri bagagli e si mossero verso la carrozza in fondo al treno, salendo uno ad uno i gradini e percependo una strana sensazione di smarrimento che offuscò i loro sensi per circa un secondo. Quando si ripresero, Matt e gli altri rimasero con le bocche spalancate.
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L’Excalibra era il treno messo a disposizione degli Zodiac per le loro missioni per il continente e oltre. La sua apparenza scadente era dovuta alla precauzione: viaggiare con un treno sfarzoso sarebbe saltato troppo all’occhio di possibili nemici e avrebbe aumentato le probabilità di un attentato, per questo venne camuffato come un semplice treno adibito al trasporto della mercanzia. Solamente il capotreno e i vari dipendenti erano a conoscenza del suo effettivo uso e in cambio di una lauta ricompensa veniva risolto il problema della segretezza. Il vagone passeggeri era stato modificato mediante un incanto spaziale che rendeva l’interno spazioso e confortevole come un piccolo appartamento.
Esso era costituito da una sala centrale rettangolare molto più grande rispetto alle dimensioni visibili dall’esterno, con pareti dipinte di un grigio metallico, il pavimento piastrellato con un motivo a scacchi bianco e nero e con al centro un ampio tavolo ovoidale da usare per i consueti pasti e per le riunioni, data anche la presenza al centro di un proiettore olografico. Agli angoli rivolti verso il vagone successivo vi erano al lato destro una cucina e angolo bar ben fornita di tutto il necessario e al lato sinistro diverse poltroncine a pouf e scaffali incassati nel muro con libri di qualsiasi genere. Guardando dal lato opposto vi era una porta a vetri che si gettava con un balconcino verso l’esterno e, ad ogni suo lato, una porta che conduceva agli alloggi maschili e femminili. In entrambe le stanze vi erano un numero variabile di letti singoli oppure a castello, a seconda del numero dei passeggeri, e ogni gruppo aveva due bagni subito uscendo dalle camere.
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Superato lo smarrimento iniziale, il gruppo si divise nelle due diverse camere dove disposero le loro valigie in base alla scelta dei letti: Matt e Alex condividevano un letto a castello, con il primo sotto e l’altro sopra, e così tutti gli altri salvo Taurus che, approfittando del numero dispari di letti, si prese l’unico singolo e distante dal resto. -Certo che…- iniziò Alex ad un certo punto durante il disfacimento delle valigie -…non mi aspettavo che quell’energumeno avesse senso dell’umorismo. Comunque ora sarà decisamente più godibile il viaggio-. Per contro Fabrice rispose -Sarà…Comunque io i viaggi in treno li digerisco poco. Spero che si muovano con quel progetto di eliveivolo- buttandosi sul letto con un forte tonfo. Quel nome suonò estraneo alle orecchie di Matt che levò lo sguardo dalla valigia verso il biondo e chiese -Che sarebbe un eliveivolo? Non ne ho mai sentito parlare…- aumentando lo stupore già presente negli occhi di tutti i suoi compagni. Prima ancora che Fabrice potesse continuare, Matheius sbucò da dietro il letto e disse con voce profonda e tranquilla -Non ti sei mai chiesto perché fino ad ora non abbiano mai creato mezzi di trasporto per aria nonostante la tecnologia in nostro possesso?-. In effetti il ragazzo ci aveva pensato diverse volte ma non si era mai posto il problema, non avendo mai messo piede fuori da quell’isola. -Anche se non sembra…- continuò dopo pochi secondi di attesa -…anche il nostro continente è invaso da mostri derivanti dalla follia di Milok. Certo, noi possiamo impedire a quegli esseri di passare dalla barriera di Aridia ma nel cielo è tutta un’altra storia. Fino ad ora sono stati creati solo prototipi, anche molto promettenti, ma che non duravano più di una settimana: venivano subito assaltati e distrutti dai mostri volanti che risiedono nelle montagne. La loro potenza qui è limitata dall’Alpha ma è comunque devastante- prese un po’ di fiato -Tornando al discorso principale, dalla città meccanica di Arievis si sta lavorando a una nave volante molto veloce e resistente, capace di resistere a qualsiasi intemperia e incursione. Ancora non si sa nulla di certo dato che il progetto deve ancora passare sotto le nostre mani ma si vocifera che stiano tentando di creare un motore completamente diverso da quello a cristalli-. I ragazzi volevano perdersi a parlare ancora su quell’argomento ma un fischio risuonò dalla stazione e subito il pavimento sotto i loro piedi cominciò a sussultare. Sia i ragazzi che le ragazze si precipitarono fuori dalle camere e verso il balcone che a malapena riuscì ad accogliere tutti e assistettero alla partenza del treno che iniziava a prendere sempre più velocità, fino ad uscire dalla stazione per immergersi fra il verde dei campi.
Quando tutti furono rientrati, gli Zodiac erano già seduti attorno al tavolo. Myrion si alzò in piedi e pigiò un paio di tasti, facendo sì che il proiettore mostrasse una fedele riproduzione del pianeta Astrial.
 
-Questa...- cominciò il vecchio savio -...è un’illustrazione del nostro mondo, come avrete già sicuramente intuito. Il percorso in rosso indica la tratta del nostro viaggio. Passeremo momentaneamente da Thero per ottenere il permesso di entrare nella regione di Greiya, una piccola formalità burocratica. Riprenderemo il viaggio attraverso Chyosma fino a Quiburn delle Piane dove sosteremo per una giornata per comprare dei cavalli- la punta del dito indice puntò il nome della città citata che si illuminò di rosso. Tutti erano assorti nella spiegazione e non distoglievano gli occhi dallo schermo quando una voce femminile calma e fredda come il ghiaccio attirò la loro attenzione e stupore -Quando arriveremo nel Continente Chiuso non potremo usare mezzi di trasporto a cristallo. Innanzitutto perché la portata del campo cristallino non lo comprende e non potrebbero funzionare e in secondo luogo perché attirerebbero le attenzioni dei mostri-. Colei che aveva parlato era una delle ragazze di Pisces. Le labbra di Myrion si persero in un leggero sorriso e si dischiusero con un cordiale -Grazie, Pria. Mi hai risparmiato la spiegazione- lasciando Matt leggermente perplesso: come aveva fatto a distinguere la sorella dall’altra se erano perfettamente identiche? -Ad ogni modo...- riprese dopo un colpo di tosse -...passeremo da Borrago e arriveremo infine a Tarax, la città dei due mari. Ci rilasseremo un paio di giorni e faremo rifornimenti lì prima della partenza per l’ultima oasi di Aridia e la barriera- chiudendo così il suo discorso e sedendosi comodamente sulla sedia. A quel punto si alzò Sara e con la medesima voce fredda cominciò -Il viaggio totale da Aridia fino alla Fortezza di Mavros durerà un mese o poco più. Prima di entrare nella Piana della Caccia c’è il deserto di Dufan, attraverso cui viaggeremo solo di notte. Poi...- ma subito dovette interrompersi alla mano alzata di Ellen che chiese con tono incerto -Mi scusi ma non è meglio viaggiare durante il giorno? Non corriamo il rischio di perderci?-. Quasi le venne un colpo quando sentì la voce della Zodiac senza aprire bocca ma in realtà fu Pria a parlare per la sorella -I mostri che abitano il deserto sono per lo più diurni e viaggiare di giorno comporterebbe maggiore fatica e il rapido consumo delle scorte d’acqua. Ci saranno comunque dei turni per evitare di essere attaccati e sappiamo benissimo orientarci anche di notte. Questo vale per tutti: fate silenzio e lasciate le domande per dopo-. La ragazza si ritrasse di nuovo nel suo silenzio mentre Sara riprese a spiegare -Dopo il deserto attraverseremo la Piana della Caccia, passando per il fiume Dart e costeggiando le rovine di Ronam e Ars Molodon-. Quando fu nominata Ronam, la mente di Matt cominciò a vagare per altri pensieri e ad allontanarsi dal discorso della donna che cominciava ad apparire ovattato e quasi impercettibile. Il ricordo di Faust, il proprietario del negozio di maschere, e l’ardente desiderio di passare per la città alla ricerca di un qualcosa della sua famiglia sbattevano contro le pareti interne del suo cranio e dipingevano scenari fantastici di ritrovamenti e scoperte che apparivano incredibilmente possibili. Un tocco sulla sua spalla lo scosse e i suoi occhi incontrarono il volto di Alex che chiese -Ehi, tutto bene?-. Fece cenno di sì con la testa e ritornò ad osservare e ascoltare.
-Una volta circoscritte le Marianne e attraversata la foresta arriveremo alle pendici del Monte. Quando sarà necessario, ci muoveremo a cavallo e questo potrà garantire una riduzione dei tempi di viaggio- Sara concluse così la sua orazione e si sedette di nuovo al suo posto, di fianco alla sorella. Ci furono alcuni minuti di silenzio finchè Andrew non prese la parola -Scusate ma perché invece di aggirare la catena montuosa non la oltrepassiamo? E cos’è questa “X”?- indicando la lampeggiante X rossa vicino alla città di Ronam. Gli Zodiac rimasero in silenzio, lanciandosi sguardi leggermente turbati. Prese infine la parola Cancer -La croce, che vedi anche nel nostro continente, indica i tunnel attraverso le catene montuose. Non possiamo attraversare il tunnel attraverso le Marianne perché è inagibile e passare sopra le montagne risulta molto più rischioso. Ecco il perchè del giro lungo. Altro?-. Nessuno pose altre domande e l’ologramma venne spento. Myrion si alzò dalla sedia e disse con un largo sorriso -Bene, ragazzi. Ci vorrà ancora molto per Thero e il pranzo sarà fra circa tre ore. Potete riposarvi fino a quando non sarà tutto servito-. Tutti cominciarono ad avviarsi verso le rispettive stanze ma gli unici che rimasero furono padre e figlio. Quest’ultimo vide l’anziano patrigno prendere da una piccola boccetta di metallo argentato una pillola che venne subito deglutita senza sforzo. Dopo quel momento Matt si avvicinò e disse -Almeno hai smesso di tossire. Ti vedo anche molto meglio- mostrando un sorriso speranzoso. Tuttavia Myrion gli disse con tono stanco -Matheius ha detto che avrebbe rallentato i sintomi ma non curato la mia condizione. Confido che tu lo sappia- il ragazzo compì tristemente alcuni cenni di assenso -Comunque sarà meglio che ti riposi- e dopo aver ricevuto una pacca sulle spalle, si avviò con passo veloce verso la stanza dove gli altri stavano già sistemando le loro borse. Gli altri erano persi a parlare e a commentare l’itinerario del viaggio e Matt si decise a perdersi con loro nella discussione.
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Ellen rimase sdraiata nella sua branda tutto il tempo, fissando il fondo del letto sopra di sé e sondando mille pensieri che la rendevano incurante alle parole delle altre amiche che cercavano di capire cosa avesse. Ad un certo punto un forte scossone dovuto a un poderoso calcio la fece mettere seduta e distogliere lo sguardo dalla branda verso la sua fonte: Erika. -Allora, che cos’hai giovinotta?!- chiese quella con un sorriso raggiante sul volto -Non dirmi che ti sei innamorata! Aaaah, beata gioventù- il suo modo di fare sembrava quella di un’anziana che riviveva i suoi amori perduti ma subito venne ripresa da Sara con voce fredda -Sei giovane quasi quanto lei e tutti i ragazzi che hai avuto ti hanno mollato per la paura-. Il volto scarlatto del leone sbucò da oltre la branda per fissare con aggressività la sua compagna, la quale non si degnò neanche di spostare lo sguardo dalla valigia in disfacimento, e pronunciò con tono furente ma quasi infantile -Devo smetterla di raccontarti la mia vita sentimentale! Perché non sei come Amanda, che almeno cerca di darmi qualche consiglio?!-. Pria replicò al posto della sorella -Te l’abbiamo dato ma tu continui sempre a portarli in armeria e a sfidarli a chi fa per primo cento flessioni-. -E’ successa solo una volta!! Non è che lo faccio con ogni uomo che mi capita!- Ellen potè scorgere sul viso di Erika un rosso talmente vivo e scarlatto che forse solo il fuoco poteva reggere il confronto. Dopo quel breve battibecco, Erika si sedette sulla branda davanti a lei e aspettò che fu lei a parlare per prima -Prima del vostro arrivo ci hanno fatto scrivere un testamento e...- non fece neanche in tempo a finire che già Erika chiese divertita -E stai ammusonita per una fesseria del genere?! Ahahah!!-. Ellen si sentì un po’ offesa per quel suo atteggiamento ma fece finta di nulla e proseguì alla fine della sua risata -Sono terrorizzata all’idea di non poter rivedere la mia famiglia, i miei amici...ci avevo pensato divere volte ma dopo averlo finito di scrivere, non riesco più a stare serena- prese un bel respiro per calmarsi -E tutto per una stupida carica-. Quello che accadde successivamente la colse alla sprovvista. Alla fine della frase un movimento veloce della Zodiac fece scorrere la lama di un coltello dal suo nascondiglio, brandito con il braccio destro che si posò con violenza sulla gola di quella fino a spingere la testa contro il muro e la lama a conficcarsi con la punta nella parete a pochi centimetri dal viso. L’espressione sul volto dell’assalitrice era freddo e spietato e Ellen si sentì paralizzata, persino incapace di attivare il suo potere per potersi difendere. Quella strana e invisibile aura di minaccia l’aveva praticamente congelata. -Adesso ascoltami bene- disse quella con un sussurro che pareva il sibilo di un serpente -Posso accettare la tua paura nei confronti del viaggio che verrà più avanti. Se non l’avessi avuta ti avrei considerata o molto coraggiosa o molto stupida. Ma se metti in discussione la carica di Zodiac, allora questo non lo posso tollerare- la lama venne fatta roteare sulla punta a quelle parole, ampliando il foro e puntando il filo verso la guancia destra di lei. -E’ un onore possedere tale carica e non per i privilegi e il dominio ma per il servizio e l’aiuto reso alle persone e al popolo. Una mocciosa come te che scarica la colpa delle sue insicurezze su qualcosa di cui non comprende ancora a fondo il significato la butterei fuori dal treno in corsa- eppure quella minaccia, che tanto pareva un esagerazione alle sue orecchie, dava l’impressione di descrivere ciò che sarebbe successo di lì a poco. La pressione sulla gola si fece sempre più alta e le mani si strinsero attorno al braccio di Erika che pareva una morsa d’acciaio.
In seguito quello stesso braccio che teneva Ellen immobilizzata venne ricoperto per la sua interezza da diversi fogli di carta che libravano nell’aria e si appoggiavano con delicatezza sulla sua carne fino all’altezza della spalla di Erika, producendo tuttavia un’elevata pressione. Quando entrambe si voltarono videro il corpo di Daniela con il braccio puntato innanzi a sé da cui si separavano e si distaccavano piccoli fogli di carta che volteggiavano ad un suo comando mentale e la luce del cristallo che brillava di un intenso color arancione nel suo palmo. Accanto a lei Elisa restava immobile ma il cui corpo era circondato da uno strano alone invisibile che rendeva l’aria vibrante e carica di un inspiegabile e elevato calore. -E noi...- cominciò la prima con determinazione -...non possiamo sopportare che venga fatto del male a una nostra amica. Anche se il suo nemico è uno Zodiac- dal volto e dalle gambe si staccarono altri foglietti che volteggiavano minacciosi attorno al Leone, che rimase tuttavia tranquilla seppur con un velo di serietà e freddezza sul volto. Le gemelle continuarono a sistemare le loro cose come se non stesse succedendo niente in quella stanza. Ma la situazione si risolse subito: l’aggressore levò il braccio e il coltello da Ellen, con i fogli che si andarono a riposizionare sul corpo di Daniela dove vi erano delle parti mancanti riempite di bianco e l’aura estremamente calda di Elisa che scomparve del tutto. Erika si alzò dal letto con il pugnale ancora fra le mani e prima di muoversi fuori la stanza disse a Ellen con un leggero sorriso sul volto -E con amiche così ti preoccupi pure? Ma piantala, cretina!-. Ellen guardò le due amiche e le ringraziò con quel semplice sguardo, ricambiato da un ampio sorriso, e poi si sistemò di nuovo sul letto a ripensare quanto gli era stato detto. Aveva la sensazione che quella cosa fosse tutta orchestrata, come se volesse dimostrarle che non c’era bisogno di provare tutta quella paura dato che insieme a lei viaggiavano persone forti e determinate. Nonostante tutto una domanda continuava a premere nella sua mente e questo la costrinse a rivolgersi alle due amiche chiedendo -Ma dove lo teneva il coltello?-.
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La giornata proseguì ininterrotta: dopo un pranzo leggero cucinato da Erika e da Myrion, il treno si fermò nel tardo pomeriggio presso la stazione di Thero dove in quella breve sosta venne dato il permesso al capotreno di viaggiare attraverso la regione di Greiya in direzione di Quiburn. Matt trascorse la giornata perdendosi in chiacchiere con i suoi compagni di viaggio e nella lettura di qualche libro nella zona relax e senza neanche accorgersene si era già fatta sera. Per la cena ci pensarono Elisa, Pria e Sara che prepararono piatti della loro zona, che saltò fuori essere quella di Tria; nonostante la sua corporatura massiccia, ella si mostrava molto agile in cucina e nella preparazione dei piatti mostrava una strana coordinazione con i movimenti delle due Zodiac che rimasero serie e silenti per tutto il tempo. Una cosa che incuriosì Matt, e non solo, furono le bende che coprivano gli arti delle due: sia nell’una che nell’altra vi erano delle spesse bende che partivano dall’avambraccio fino alla punta delle dita e dal polpaccio fino alle dita dei piedi. Il ragazzo portò lo sguardo su suo padre che impercettibilmente gli fece un chiaro segno di “No”, come per dirgli di non curarsi della cosa e di far finta di niente. La serata si svolse tranquillamente fra discorsi e risate, smorzando la tensione toccata quella mattina, e alla fine dei pasti venne fatta la selezione per cui Matt e Daniela vennero mandati a lavare le stoviglie.
Le dieci erano state superate da molto e il gruppo andò subito a letto, consci del fatto che il mattino presto avrebbero raggiunto la seconda tappa del loro viaggio; Matt tuttavia non era assonnato e decise di farsi una tè per rilassarsi e favorire il sonno, quando il rumore di una porta che si apriva lo fece girare. Si trattava di Ellen, vestita di uno strambo pigiama rosa, che si diresse verso la zona cucina fino a che non si sedette davanti al bancone dietro cui stanziava il giovane. -Allora signorina, che cosa le offro?- il tono era abbastanza sarcastico ma ciò non bastò per toglierle quell’espressione triste dal volto. -In verità volevo chiederti scusa...- furono le prime parole che lei disse -Sono stata molto aggressiva stamattina. Però ero solamente spaventata e non dovevo prendermela con te-. Il ragazzo non rispose nulla, fece solo qualche cenno di assenso mentre spegneva la fiamma sotto il bollitore e versava l’acqua bollente in due tazze con due bustine da tè. -Sai...- rispose quello quando si fu portato davanti a lei con le tazze fumanti -...non è che tu abbia tutte le colpe per stamattina. Mi hai fatto capire che ci sono momenti in cui posso fare l’imbecille e momenti in cui devo essere serio e maturo. Per cui...- prese un piccolo sorso dalla tazza -...direi che possiamo passarci sopra- concludendo con una leggera risata. L’amica sorrise a quelle parole e prendendo la tazza fece per brindare con lui facendo scontrare leggermente le tazze e bevendone qualche sorso. Dopo quel momento Ellen si alzò dal posto e si diresse verso il suo dormitorio dopo aver augurato la buonanotte a Matt, il quale rimase lì ancora per qualche minuto prima di muoversi verso la sua stanza.
Nel momento in cui la mano venne poggiata sulla maniglia, le sue orecchie percepirono uno strano brusio proveniente dalla porta del balcone che si trovava di fianco a lui. Avvicinandosi un po’ di più senza far rumore riconobbe la voce di suo padre e di Taurus, identità confermate dal breve spiraglio che gli veniva dato dalla porta a vetri quasi chiusa. -Insomma, lo vuoi capire che così perderemo molto tempo!? Lo so che è rischioso ma dobbiamo provarci!- la voce di Massimo era presa dalla collera, in contrasto con la calma e l’impassibilità mostrata dall’anziano con tali parole -Non ho intenzione di portare mio figlio e quei ragazzi verso la morte. L’ho detto e lo ripeto quando abbiamo stabilito il piano di viaggio: non passeremo per il Tunnel Mavros-. Per esclusione, Matt ipotizzò che quello fosse il tunnel attraverso cui Milok tempo addietro assalì la sua città natale ma rimase perplesso dal fatto che quelli abbiano mentito loro circa la sua accessibilità. Massimo fece per muoversi verso la porta per andarsene, facendo trasalire il ragazzo che si schiacciò contro l’angolo quanto più gli era possibile, ma poi ritornò sui suoi passi dicendo al collega -Sei vecchio e pauroso! Ancora mi chiedo perché Veyl ti lasci ancora fra gli Zodiac- il suo tono era sprezzante ma venne tranquillamente ribattuto da Myrion -Forse perché la mia intelligenza serve per bilanciare la stupidità di altri-. A quelle parole il corpo di Massimo venne pervaso da un’aura molto potente illuminata dalla luce dei suoi cristalli, che venne controbattuta da quella altrettanto potente dell’anziano signore. Quello scontro che durò per circa un paio di secondi fece tremare di paura Matt, il quale mai aveva sentito poteri di tale magnitudine: in confronto lui era una formica. La quiete ritornò ma i due rimasero a fissarsi aspramente finchè non fu Myrion a rompere il silenzio -Massimo...- il tono era serio ma stranamente sereno -...ti posso dare ragione su un punto: sì, io ho paura di quel passaggio. E’ stato scavato con mostri e poteri troppo oscuri per essere compresi. Sai cosa si cela nella sua oscurità?- Matt non riuscì a sentire quello che venne dopo dato che Myrion pronunciò quelle parole all’ orecchio di Taurus ma una cosa era certa: per la prima volta, sul volto severo e austero del gigante, intravide la paura.
Matt aveva ascoltato abbastanza e non voleva correre il rischio di essere scoperto a origliare, per cui strisciò silenziosamente lungo il muro fino alla porta del dormitorio dietro la quale scomparve velocemente. Nella stanza dormivano tutti quanti salvo Alex, intento a leggere un libro con un lumino da notte, e quando il suo sguardo si posò su di lui chiese con tono preoccupato -Matt, che cos’hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma- ma il ragazzo cercò di sembrare quanto più calmo possibile -Solo un po’ di sonno arretrato- per poi muoversi sopra la sua branda, dove rimase seduto a sorseggiare il suo tè ormai freddato e a rimuginare su quello che era successo.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6: QUIBURN DELLE PIANE
Nonostante il rumore delle rotaie che sferragliavano sui binari e la continua sensazione di essere sballottato da una parte all’altra ad ogni curva, Matt trascorse la nottata serenamente e priva di incubi. Il giorno dopo si svegliò tranquillo e ben riposato quando il sole brillava già alto nel cielo e il treno era fermo alla stazione, raggiunta nel mattino presto. Ci mise non poco ad alzarsi dal letto fra una rigirata sotto le coperte e una stiracchiata ma quando la sua mente fu più lucida e sveglia si accorse che alcuni letti erano vuoti: quello di Alex, di suo padre e di Matheius. Andrew e Fabrice continuavano a sonnecchiare beatamente mentre Massimo era girato su un fianco, con la schiena rivolta verso la porta nel più assoluto silenzio. Anche durante il sonno sembrava un burbero e severo. Lentamente si vestì di una camicia a quadri rossi e neri, una maglietta bianca e un paio di jeans e si portò con sé le scarpe nel salone camminando oltre la porta con i calzini per non fare rumore.
Al tavolo da pranzo stava seduta Elisa ancora in tenuta da notte che si era preparata una buona colazione a base di uova strapazzate e bacon e una tazza di caffè e quando il suo sguardo si posò sulla figura di Matt che usciva dalla stanza esclamò raggiante -Buongiorno, principino! Anche tu te la sei presa comoda, eh?- senza ottenere però alcuna risposta: di solito quello non proferiva parola senza aver prima preso almeno un sorso di caffè. Matt si mosse verso la macchinetta del caffè dopo aver lasciato le scarpe al suo posto e se ne portò al tavolo una tazza colma quasi fino all’orlo e un cornetto al cioccolato che stanziava con gli altri nell’incartata sopra il banco. -Sai che ore sono?- chiese una volta seduto e in procinto di consumare il suo pasto -Sono le 11:15. Siamo arrivati alla stazione stamattina presto- e detto questo buttò giù un bel pezzo di bacon accompagnato da una fetta di pane. La colazione proseguì in silenzio se non con qualche battuta giusto per fare conversazione e una volta finito Matt chiese -Sai dove sono andati gli altri? Da me mancano mio padre, Cancer e Alex- attirandosi lo sguardo incuriosito e meditabondo della ragazza che replicò -Da me mancano tutte salvo Erika che sta russando beatamente nel suo letto-. Per un momento i due restarono in silenzio, riuscendo a percepire flebilmente il russare profondo della leonessa.
-Comunque...- continuò Elisa -Penso che siano andati a fare delle commissioni. Se ti ricordi avevano detto che qui avremmo comprato dei cavalli e un po’ di roba per il viaggio- nel dire ciò si portò le braccia al petto sotto al seno e fissò il piatto ormai vuoto davanti a sé in silenzio. Sicuramente Matt non voleva rimanere tutto il tempo nel treno ad aspettare, per cui si mise le scarpe ai piedi e disse a quella con un sorriso sul volto -Allora vieni con me a fare un giro della città? Sempre meglio che stare qui- ottenendo un cenno di assenso da parte dell’amica. Attese un paio di minuti perché quella si vestisse, approfittando della cosa per lavarsi la faccia e i denti, e poi i due scesero dal vagone per essere inondati da una calda luce che brillava sopra gli edifici e le imponenti mura di Quiburn delle Piane.
Quiburn delle Piane era una città molto pacifica e tranquilla, famosa per l’agricoltura e l’allevamento che la rendevano un importante centro di scambio e commercio con tutte le altre città del continente.
La città sorgeva nella Grande Piana della Semina, la maggior parte dell’agglomerato urbano era concentrato all’interno di mura a pianta circolare alte 30 metri e che permettevano l’uscita dalla città grazie a quattro grandi portoni:
  • PORTONE OCCIDENTALE: la Stazione Ovest collegava Quiburn con le città di Borrago e Laurus.
  • PORTONE SETTENTRIONALE: la Stazione Nord collegava Quiburn con le città di Perumia e Chyosma.
  • PORTONE ORIENTALE: la Stazione Est collegava Quiburn con le città di Licos e Senya.
  • PORTONE MERIDIONALE: era chiamata la “Porta del Pellegrino” per via della mancanza di una stazione ferroviaria ed era rivolta verso la Foresta Panica e le Montagne di Ghiza.
Vi erano degli insediamenti anche al di fuori delle mura insieme a terreni coltivati e allevamenti di bestiame che contribuivano all’economia e al sostentamento di Quiburn. All’interno delle mura la città aveva un aspetto molto rustico, completamente estraneo a quello delle grandi metropoli, dove ad ogni giro di angolo vi erano parchetti o grandi viali alberati e i quattro portoni erano collegati l’uno all’altro da quattro vie principali che percorrevano in diagonale tutta la città fino ad incontrarsi al centro nella Piazza del Sovrano.
La sua fondazione risaliva al 1532, due anni dopo la fine della Guerra dei Cristalli, quando vi fu la necessità di tornare a uno stile di vita più umile quale il seminare la terra e allevare gli animali dopo la scomparsa dei cristalli. All’inizio non fu una cosa facile dato che la crescita di alimenti quali il grano, gli ortaggi e la frutta era in passato resa più veloce da coloro che possedevano gli elementi necessari per farlo ma con il passare del tempo divenne una conoscenza tramandata da generazioni e la principale fonte di sostentamento per l’allora villaggio, spingendo gli altri centri in fase di crescita a seguire questo stile di vita. L’allevamento di suini e bovini fu meno difficoltoso ma ciò che rese famosa Quiburn furono i suoi cavalli: il particolare tipo di addestramento, introdotto dalla famiglia Freyja, li rendeva talmente forti e resistenti da poter correre per miglia e miglia per tre giorni senza mai stancarsi. Venivano molto richiesti come traino per carrozze e vagoni o anche per la cavalleria e le gare sportive, tra cui spiccava il “Palio di Quiburn” che si teneva ogni anno il primo di Settembre per festeggiare la fondazione della città.
Tuttavia fatti cupi e intrisi di sangue erano presenti nella storia della città. Dal 1532 fino al 1799 veniva eletta per voto popolare una famiglia che si era particolarmente distinta per il suo impegno nel sociale per gestire e rappresentare la città {I Freyja vennero eletti tre volte ma ogni volta rifiutarono questo compito dato che non erano interessati}. La famiglia Wroniad venne eletta nel 1789 approfittando della cosa e elargendo “doni” quali la costruzione di scuole e ospedali e diverse opere urbanistiche. Ma quando raggiunsero il potere essi mostrarono la loro vera natura: imposero tasse e sanzioni ai cittadini, arricchendosi oltre ogni limite e usando quei soldi per pagare banchetti e feste sgargianti, e punirono tutti coloro che mancavano il pagamento con frustate o addirittura con l’impiccagione. Tra i loro folli capricci vi fu la costruzione di un imponente cinta muraria {tutt’ora esistente} attorno a Quiburn, isolandola dal resto del continente e trasformandola nel proprio dominio fortificato. Gli Zodiac tentarono di liberare i suoi cittadini in quella che venne definita “La Battaglia della Semina” ma si arrivò a una situazione di stallo: i Wroniad avevano creato una fortezza praticamente inespugnabile ma non avevano la forza militare sufficiente per sconfiggere l’esercito assediante. Poi giunse la notte del 13 Marzo 1797: tutti i cittadini si raggrupparono nella piazza del loro castello e insorsero contro i tiranni anche grazie all’aiuto insperato della loro armata. La famiglia venne bandita dalla città, seppur con l’intenzione di molti di infliggere una punizione più esemplare, e ogni segno del loro passaggio venne distrutto salvo la cinta muraria che, sia per gli elevati costi di smantellamento che per l’effettivo utilizzo strategico, venne lasciata a difesa della città. Da allora Quiburn godette di pace e prosperità grazie anche a un sistema di governo e di leggi volta a prevenire il ripetersi di questo evento e divenne la città con il più alto tenore di vita, addirittura più alto della capitale.
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Matt e Elisa si trovarono dopo aver superato la stazione all’interno del Corso Settentrionale, un lungo e largo percorso che presentava da ambo i lati negozi, locali e ingressi di vicoli e vie secondarie che costituivano il collegamento fra il corso e le varie aree della città. I cittadini e i turisti camminavano tranquillamente e rendevano l’ambiente vivo e in continuo movimento ma inspiegabilmente calmo, niente a che vedere con il ritmo caotico di Ars Caladon. Un particolare che colpì i due fu il fatto che i principali mezzi di trasporto nella città erano bici e carrozze: non vi era neppure l’ombra di una macchina o di qualche altro servizio meccanizzato. -Non c’è neanche l’ombra di un auto o di un motorino- commentò in direzione della compagna -Quando fu introdotto il motore cristallino e messo a disposizione di tutte le città, Quiburn fu l’unica a rifiutarsi su richiesta della cittadinanza. La città è piccola e i cittadini non volevano correre il rischio di cadere nell’ozio: stavano bene così come stavano-. I due durante la loro passeggiata si fermarono davanti alle vetrine di alcuni negozi e ad ammirare palazzi e monumenti che, nonostante i secoli passati, si ergevano nella loro maestosità e bellezza. Ci volle quasi un’ora per percorrere tutto il corso, contando anche il tempo passato a comprare alcuni souvenir e esplorare alcune vie collaterali, ma alla fine Matt e Elisa giunsero nella Piazza del Popolo. La piazza era collocata perfettamente al centro della città e da essa dipartivano gli altri tre corsi diretti alle tre porte della cinta muraria. Vi era l’enorme statua in bronzo di un cavallo rampante posto su un piedistallo in marmo che recava l’incisione: “13 MARZO 1797: Quando il popolo decise di opporsi ai suoi padroni e di conquistare la libertà”. Tutto ciò davanti a un palazzo maestoso e elegante, dalla facciata dipinta di un bianco perla adornata da due file di finestre nere decorate con ricami in oro e un enorme portone. -Quella- disse Elisa ad un certo punto indicando il palazzo -E’ il Palazzo Familiare. Era la sede delle famiglie governanti la città prima dei Wroniad. Adesso è adibito a comune ma viene ancora chiamata così dai cittadini-. Matt compì cenni di assenso in risposta alla spiegazione e poi chiese -Non pensavo fossi così informata. Ti piace la storia e l’arte?-. -Molto- rispose con un sorriso -Ma fondamentalmente è perché tempo fa dovevo trasferirmi qui con la mia famiglia e mi ero informata sulla storia e sulle usanze del posto. Alla fine però siamo rimasti a Tria perché era troppo costoso- alla fine Elisa mostrò un’espressione malinconica. Quello non sapeva se proseguire con la discussione o meno dato che non voleva disturbarla e alla fine optò per quest’ultima, dandole una leggera pacca sulla spalla e dicendo con un largo sorriso -Dai, su. Non pensarci e andiamo a prenderci un gelato- strappandole un altro sorriso.
Ad un certo punto un grande baccano venne udito dai due che si voltarono in direzione del corso immediatamente alla loro sinistra, dove la gente si allontanava e chiedeva l’intervento delle forze dell’ordine. Dopo pochi istanti Matt e Elisa videro passarsi davanti due ragazzi con la faccia coperta da un cappuccio e una sciarpa correre velocemente da due inseguitori che, con loro sorpresa, si rivelarono essere Alex e Matheius. I due si scambiarono una rapida occhiata e poi si lanciarono all’inseguimento, affiancando lo Zodiac e il loro compagno e chiedendo durante la corsa -Che sta succedendo?!-. -Quei ladri ci hanno rubati il portafoglio!- rispose Alex, seguito poi da Matheius -Dobbiamo riuscire a prenderli ma dobbiamo evitare di far del male alle persone!-. Infatti il gruppo non poteva usare i propri poteri senza l’assoluta certezza di non coinvolgere degli innocenti. Ad un certo punto i due, sfruttando la prima occasione, hanno virato ciascuno in una direzione opposta verso uno dei tanti vicoli che si aprivano sul corso. -Matt, Elisa! A destra!- disse lo Zodiac indicando loro il bersaglio da catturare. Indi i due studenti presero la via intrapresa dal ladro. Quest’ultimo riuscì a tenere le distanze dai due ma non abbastanza da uscire dal loro campo visivo e infine, dopo un paio di svincoli, si ritrovò in trappola in un vicolo cieco.
-Avanti- disse Matt con il respiro un po’ affannato per la corsa -Consegnaci quello che hai rubato e ti faremo trovare dalla polizia in buono stato-. Non ottenendo alcuna risposta, Matt cominciò a fare qualche passo in avanti e a caricare l’energia all’interno dei propri cristalli che cominciarono a brillare intensamente. Le azioni successive si svolsero così. Dopo aver attivato uno strano meccanismo all’interno di un bracciale legato all’avambraccio destro, il malvivente fece uscire da un piccolo cannone posto sul dorso dell’ornamento un potente getto di fuoco che si propagò violentemente per tutta la larghezza del viottolo. Matt, optando per una manovra difensiva, poggiò velocemente le mani verso il pavimento e da esso venne eretto dall’oscurità un muro alto un paio di metri, nero come la pece e largo quanto il vicolo. La ragazza non volle starsene ferma a guardare e dopo aver richiamato l’attenzione del suo compagno, con un’agilità che mai ci si aspetterebbe da una della sua stazza, si portò con un piede sulla spalla di Matt in modo che con la spinta e il successivo salto il suo corpo cadesse dall’altro lato. Elisa portò in avanti le mani aperte e lanciò un potente getto d’aria bollente che spazzò violentemente l’avversario contro il muro e interruppe l’attacco. -Fammi divertire- disse Elisa con tono spavaldo al ladro che, manovrando ancora lo strano aggeggio legato al braccio, scagliò contro di lei un potente getto d’aria compressa che venne ribattuta con un altro potente getto d’aria calda. Quella situazione di stallo fra i due lasciò a Matt il tempo di agire. Quest’ultimo, muovendosi sotto forma di un’ombra nell’oscurità del vicolo, si portò sul muro alle spalle del nemico a circa un paio di metri sopra la sua testa e caricò fra il dito pollice e indice una piccola quantità di elettricità che venne scagliata come un fulmine in miniatura sul malcapitato, folgorandolo con scintille e scariche nere. Matt si aspettava che il tipo cadesse a terra dopo il colpo ma in realtà quello rimase in piedi ciondolante fino al momento in cui Elisa gli stampò sulla faccia mascherata un destro ben piazzato. - Bel colpo- disse quello prima di lasciarsi cadere dal muro. Entrambi si portarono sul corpo del bandito a cui, tolta la maschera, si rivelò essere un ragazzo della loro età dalla chioma rossiccia e il viso che a una prima occhiata parrebbe di una persona tranquilla e aggarbata, escludendo l’enorme livido che piano piano si stava formando sul suo occhio destro. Matt guardò nelle tasche ma non vi trovò nulla ma la cosa che lo incuriosì maggiormente era lo strano bracciale che portava sul braccio. Questo prendeva tutto l’avambraccio dal gomito fino al polso, sulla parte superiore c’era una bocca di fuoco lunga una decina di centimetri e del calibro di uno e sulla parte inferiore c’era una lama retrattile che sbucava all’improvviso mediante un piccolo pulsante. L’altra cosa interessante fu il meccanismo di selezione dell’elemento: questo era un anello che avvolgeva il braccio per tutta la sua circonferenza la cui rotazione permetteva la scelta di uno dei sei cristalli.
-Mai vista una cosa del genere...- commentò Elisa dopo aver finito l’ispezione -E adesso che facciamo?-.
Matt rimase silenzioso per qualche secondo -Facciamo così: tu vai a cercare gli altri. Io resterò qui a fare la guardia a questo. Avvertimi quando sei tornata, così abbasserò il muro-. Matt legò saldamente le mani e i piedi dello sconfitto materializzando delle spesse funi nere, gli tolse il bracciale in modo da studiarlo con calma e creò un apertura nel muro materializzato in modo da far passare l’amica che si diresse a cercare Alex e Matheius.
Passò una mezz’ora abbondante prima che Elisa ritornasse con gli altri due. Durante il tragitto la ragazza aveva avuto modo di spiegare i fatti accaduti nel vicolo e sul momento Alex spiegò a Matt che il loro bersaglio era riuscito a fuggire, sfruttando una serie di bombe fumogene e l’intricato labirinto di vicoli e vie a loro sconosciuto. -Non potremo lasciarli andare?- chiese il giovane allo Zodiac -Se si tratta di soldi, possiamo comunque farcene spedire degli altri- che compì in tutta risposta un movimento negativo della testa -Non possiamo. Dentro avevo anche un permesso che ci avrebbe concesso di attraversare la barriera e quella è gente che se ne frega se l’hai persa o meno. Anche se sei capo del mondo-. A quel punto i quattro optarono per farsi condurre dal ladruncolo al suo nascondiglio. Dopo il suo risveglio non disse neanche una parola, sicuro del fatto che non avrebbe mai tradito i suoi compagni, ma dopo aver udito l’accordo di Matheius disse -Quindi...se vi conduco lì e vi ridiamo ciò che vi abbiamo preso ci lascerete andare?- con un po’ di titubanza nella voce. -Esattamente. Sarete liberi di fare quello che volete, non è affar nostro- mostrando un ampio sorriso sul volto. Quello restò in silenzio per qualche secondo e chiese ancora -E se mi rifiutassi?-. Improvvisamente l’aria attorno a lui cominciò a vibrare a causa della sua energia strepitante che lasciò trasparire un profondo sentimento di collera che tradiva il suo sorriso confortante -Ti convincerei. Allora, che vogliamo fare?- con una voce talmente cordiale da far tremare come una foglia il poveretto. Tutto tornò poi alla normalità e il ragazzo, che disse di chiamarsi Jordan, decise di condurli al suo nascondiglio.
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Il sole pomeridiano si stagliava alto nel cielo quando il gruppo raggiunse la sua destinazione. Si trattava di un edificio diroccato, alla periferia del settore compreso fra la Porta Settentrionale e la Porta Occidentale, che insieme agli altri edifici abbandonati e decadenti costituiva un punto perfetto dove stabilire una comitiva di ladri. -Tempo fa gli abitanti di Quiburn furono colpiti dal morbo scarlatto e trasformarono l’intero settore in una zona di quarantena per i malati- spiegò Jordan. Matheius continuò da dove quello si era interrotto -Ne ho sentito parlare. Diede molti problemi ai sanitari e ai ricercatori dato che non si sapeva la causa dell’epidemia. Morirono molte persone però venne creato un vaccino che debellò la patologia. Ma perché queste case così diroccate?-. Jordan rispose -Dopo quel casino gli edifici vennero tutti bonificati ma molte famiglie non fecero comunque ritorno, anche dopo essere state vaccinate. Potrebbero abbattere questi ruderi e costruirci altro ma ai cittadini sta bene così, quindi...- e non aggiunse altro, muovendosi invece verso il lato sinistro dell’edificio.
Dato che l’entrata principale era sigillata da un’enorme quantità di assi di legno così come per le finestre, Jordan raccontò a Matt e agli altri che il suo gruppo aveva creato un passaggio nascosto attraverso la parete che si poteva aprire spingendo una specifica porzione di finta parete costituita da soli mattoni. Il passaggio era piccolo ma sufficiente per permettere anche il passaggio della enorme corporatura dello Zodiac. Dopo essersi fatti strada attraverso un corridoio pieno di polvere e ragnatele, il gruppo arrivò all’interno di un enorme atrio la cui porzione centrale del soffitto era crollato così come quello dei piani superiori, lasciando scendere dunque la calda luce che non toccava il gruppo in quanto ancora nascosto nella penombra. -Sembra che non ci sia nessuno- disse Alex ma Matheius fece arrestare il suo passo  e quello degli altri e portò la mano in avanti con il palmo rivolto verso l’alto. Su quello si materializzò un piccolo cristallo appuntito di colore giallo che dopo pochi secondi iniziò a brillare intermittente con frequenza. Il cristallo si sbriciolò e l’uomo, preso un profondo respiro, disse con voce tonante -Siamo venuti qui per parlare e abbiamo riportato il vostro collaboratore. Non perdiamoci in futili imboscate. Venite fuori. Per alcuni minuti il luogo rimase silente come al loro arrivo ma dopo due spari il gruppo vide scendere dal piano superiore i due rimanenti membri della banda legati a una spessa corda che partiva da ognuno dei loro bracciali al braccio sinistro. Si trattavano di una ragazza e di un ragazzo, come il loro compagno dall’aspetto non appartenente a ladruncoli da strada e con uno sguardo serio ma al tempo stesso preoccupato per la sorte del loro compagno. Matt si soffermò a lungo sulla ragazza che, di rimando, lo squadrava con decisione e freddezza. -Che cosa volete?- disse ad un certo punto quello verso Matheius che rispose cordialmente -Quest’oggi il vostro compagno e uno di voi due ci avete derubato. Quindi propongo uno scambio: il vostro caro Jordan per quello che ci è stato tolto. Mi sembra abbastanza equo, no?-. Ma poi la ragazza dai lunghi capelli neri replicò -Sembra che in quello che vi abbiamo preso ci sia qualcosa di importante oltre ai soldi. Altrimenti non si spiega perché sareste venuti fino a qui- e qui Matt disse -Non sono affari vostri. Accettate lo scambio o le prenderete di santa ragione!-. A quel punto i due alzarono il braccio destro verso il gruppo senza tuttavia caricare quei strani bracciali di cui Matt e Elisa erano stati testimoni del loro funzionamento. In reazione a quella minaccia, i tre si misero in posizione offensiva con il potere cristallino che circondava il loro corpo nella sua manifestazione elementale. Solo Matheius rimase inflessibile e con tutta calma disse -Vi prego di scusare le parole di Matt. Lui è un tipo che non sa modulare le parole- la sua testa girò verso il giovane e con l’unico occhio funzionante fulminò lui e gli altri due che erano pronti allo scontro -In funzione di questo, perché non ci calmiamo tutti prima che qui scoppi un casino?-. Lei non abbassò l’arto puntato precisamente contro Matt ma il suo atteggiamento mutò quando il suo compagno disse -Saelias, valli a prendere-. Saelias si mosse verso il lato opposto della stanza e cominciò a rovistare nel cassetto di un lungo tavolo che recava sulla parete davanti una serie di disegni e progetti che attirarono la curiosità dello Zodiac. -Posso farti una domanda?- chiese quest’ultimo -Posso sapere chi ha costruito quei bracciali?-. Dopo un minuto intero di silenzio, il ragazzo replicò con un semplice -Io- e nulla più. A quanto pare non voleva assolutamente che una sua invenzione finisse nelle mani di un perfetto conosciuto. L’amica ritornò poco dopo con due borselli in mano e li lanciò ai piedi del gruppo dicendo -Ridateci Jordan e poi andatevene-. Elisa raccolse il mal tolto, confermando la presenza del permesso e dei soldi, ma Matheius disse -Rilascerò il vostro amico se prima mi farete dare un’occhiata ai progetti che avete su quel tavolo- mostrando la sua ferma intenzione di non voler rilasciare il loro compagno.
I due alzarono nuovamente il braccio destro e stavolta, da come l’aria vibrava attorno all’arto, stavano caricando il loro colpo all’interno della bocca da fuoco posta sull’avambraccio. -Non era nei patti! Ridateci Jordan! ORA!- urlò il ragazzo contro di loro che, come prima, si erano di nuovo portati in posizione d’attacco. L’uomo rimase ancora una volta impassibile e l’unica cosa che fece fu sfilarsi l’anello che recava al dito, disattivando la sua copertura. Quando quelli capirono chi avevano di fronte cominciarono a indietreggiare lentamente senza disfare il colpo che, per loro, rappresentava l’unica fonte di difesa contro quella imponente minaccia. -Ora che sapete chi sono...- disse quello mentre lasciò a Jordan il via libera per unirsi ai due -Vi chiedo di farmi dare un’occhiata a quei progetti-.
Nell’ora successiva tutti guardarono Matheius intento a controllare i disegni e i progetti creati dal trio. Matt stava seduto per terra per far riposare un po’ le gambe ma non riusciva a staccare gli occhi da Saelias che continuava a camminare pensierosa in cerchio. Ne osservava con rapide occhiate le proporzioni atletiche del corpo e i lineamenti candidi del viso che sfuggivano da sotto le tante ciocche di capelli neri. Pur cercando di non farsi sorprendere, la ragazza si girò nervosa verso di lui -La smetti di fissarmi?- il quale rispose imbarazzato -Ah, si! Scusa. E’ solo che volevo sapere...sapere...- preso dal panico disse la prima cosa che gli venne in mente -Volevo sapere cosa ti sei fatta al naso- indicando la strana distorsione del naso che aveva notato in precedenza. -Non sono affari tuoi- concluse stizzita e ritornò a camminare pensierosa, con Matt che rimase a fissare il pavimento. Alex e Elisa erano intanto persi parlare con Jordan e Walter, l’ultimo componente del gruppo di ladri. -Come siete riusciti a costruire quei bracciali?- chiese mentre teneva fra le mani proprio uno di quegli strumenti. -Era un progetto che avevo in mente da tempo- rispose Walter -Costruire i bracciali e il sistema di canalizzazione è stato molto semplice: il padre di un nostro amico fa il fabbro e gli abbiamo passato i progetti spacciandoli per oggetti da scena per uno spettacolo. Il problema era reperire i cristalli-. -Un giorno abbiamo trovato alla stazione una cassa di cristalli che doveva essere portata ad Ars Caladon- proseguì Jordan -E abbiamo preso la quantità che ci serviva-. Elisa e Alex si guardarono per un attimo perplessi e poi la prima chiese -Ma lo sapete che avere e usare cristalli senza autorizzazione è un reato ancora più grave di qualche furtarello? Potreste finire in prigione se vi prendono!.  -Credi che non ci abbiamo pensato?!- esclamò Walter -I soldi ci servono e lo usiamo solamente per difenderci. Senza saremmo in riformatorio a quest’ora e sai il dispiacere dei nostri genitori!- prese un po’ di fiato per calmarsi e riprendere il discorso -Siamo compagni di classe in un istituto privato. Abbiamo tanti sogni e tanti progetti ma sono stati tutti respinti perché non avevano i requisiti necessari per il brevetto o perché troppo “fantasiosi”! Che amarezza!-. -I nostri genitori fanno già tanti sacrifici per mandarci a quella scuola- continuò Saelias - Loro ci aiuterebbero con tutte le loro forze ma non possiamo chiedergli altri soldi per i materiali. Non è giusto...- sospirò un attimo e riprese -Per cui abbiamo optato per questo piano: reperire quanti più soldi possibile, possibilmente colpendo turisti e viaggiatori, e proseguire per i fatti nostri-. Finito il racconto, Jordan volse lo sguardo verso Alex -Quindi voi siete il gruppo che sta concorrendo per la carica di Zodiac. In effetti non mi aspettavo qualcuno capace di usare i cristalli così bene- indicando sia Matt che Elisa -E di che missione si tratta?-. Nessuno disse nulla ma poi Matt rispose con tono tranquillo -E’ una missione diplomatica a Tarax. Ormai sanno quanto siamo forti, per cui vogliono vedere come ce la caviamo con la burocrazia e l’amministrazione- cogliendo alla sprovvista gli altri due che si limitarono semplicemente a confermare la sua storia.
Poi d’un tratto, Matheius giunse verso di loro mentre continuava a scrutare i progetti sull’enorme foglio che aveva fra le mani. -Ho avuto il tempo di leggere tutti i vostri progetti. E devo dirvi una buona notizia e una cattiva notizia- disse ripiegando con cura il foglio e squadrando i tre uno per volta -La cattiva notizia è che quasi tutti i vostri progetti sono obsoleti oppure stati scartati perché ritenuti impossibili da realizzare- a questa notizia il trio abbassò lo sguardo a terra con delusione e rabbia -Lo sviluppo di un sistema di canalizzazione a cinque cristalli in un essere umano è troppo pericoloso e i vostri bracciali da polso sono stati ormai superati da tempo con altri sistemi di difesa e offesa di ben più facile utilizzo-. Lasciò a quelli il tempo di assorbire quella notizia mentre Alex, Matt e Elisa rimasero in silenzio con un forte senso di dispiacere. -E la buona notizia?- chiese Matt per cercare di rompere quel silenzio di tomba. Matheius a quel punto fece un largo sorriso e disse -Dei vostri progetti se ne è salvato uno- indicando quello che aveva in mano. Manco gli avesse dato una notizia strepitosa, il gruppo alzò lo sguardo speranzoso verso di lui con espressione di stupore e gradita sorpresa. -L’impianto di pannelli cristallini per l’assorbimento e la concentrazione dell’energia ambientale nei motori dell’eliveivolo è un’idea semplice quanto geniale. In verità potrebbe essere applicato a qualsiasi mezzo a locomozione, sostituendo il motore cristallino. Per cui vi faccio una proposta- fece un passo in avanti verso di loro -Voi smetterete quello che state facendo e darete i soldi rubati a qualche fondo di beneficienza. In cambio io vi prometto, una volta finita la scuola, una borsa di studio e uno stage nella città meccanica di Arievis dove c’è il reparto di Ricerca e Sviluppo Meccanico. Porterò il progetto con me da esporre alla comunità scientifica e premerò perché i lavori di ricerca e di costruzione inizino solamente al vostro arrivo. Che ne dite?-. Walter guardò gli altri due che, sorridenti e contenti, gli diedero il loro consenso. -Va bene- disse infine andando a porgere la mano che venne saldamente stretta da quella enorme dello Zodiac.
Subito dopo il gruppo dovette dipartirsi dai tre e al momento dei saluti, Matt si avvicinò a Saelias e disse -Ehi. Scusa per quello che è successo prima ma quando mi agito finisco per fare il gradasso-. All’inizio lei non disse nulla ma poi rispose -Scusami anche tu. Deve essere bello poter manovrare l’elettricità a piacimento- portando il ragazzo a replicare sarcastico -Non proprio. Alle volte sembro uno che ha messo il dito nella presa della corrente-. I due scoppiarono a ridere e dopo poco si strinsero la mano, augurandosi la reciproca fortuna. Al ritorno Matt era un pochino malinconico per quel saluto ma prima che varcasse come gli altri la soglia dell’uscita, la voce di Saelias lo fece voltare indietro. Quest’ultima apparve davanti a lui e disse con voce affannata -Sono stata presa in faccia da un’altalena da piccola-. Lui mostrò all’inizio un’espressione confusa ma poi si ricordò della domanda dell’altra volta -Ah, si! Scusa per quella domanda ma non sapevo cos’altro dire- fece una breve risata imbarazzata mentre il suo sguardo cadde verso l’oggetto che lei aveva in mano: era un bracciale identico al suo e a quello dei suoi amici, solo che era completamente spoglio della bocca da fuoco e dei cristalli ed era provvisto della sola lama retrattile. -Ecco...- disse lei mentre porgeva l’arma -...ho pensato che ti sarebbe potuto servire-. Matt lo prese e chiese -Perché? E’ solo una missione diplomatica. Mica è pericoloso- anche se avrebbe voluto dirle la verità circa il vero scopo del suo viaggio, si adeguò alla bugia detta a loro. Saelias rimase in silenzio per pochi istanti -Per raggiungere Tarax dovrete passare da Borrago. E ultimamente girano notizie di un mostro che si aggira da quelle parti. Quindi cercate di non fermarvi in quella città e se lo fate state in guardia. Va bene?- data quella notizia che lasciò il giovane in un silenzio pensieroso, Saelias si incamminò per ritornare da dove era venuta. Quando se ne accorse, Matt venne colto da un insolito coraggio che lo spinse a chiederle prima che sparisse -Quando torno, ti va di uscire con me?-. A quella domanda Saelias si girò verso di lui che continuò rosso come un peperone a dire -Cioè...si, insomma...per visitare la città. Mica per altro!-. Lei non rispose ma semplicemente gli sorrise e se ne andò nell’oscurità. Matt rimase ancora lì per qualche secondo e poi uscì finalmente sotto il caldo sole pomeridiano, davanti a Elisa e Alex che, avendo ascoltato tutto, gli sorridevano sornioni. -Che avete da sorridere?!- chiese stizzito -Andiamo! E non una parola!- camminando veloce davanti a loro mentre stringeva nella mano sinistra il bracciale. Solo in serata avrebbe scoperto che all’interno di esso vi era nascosto un bigliettino con il suo numero di telefono.
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Il gruppo fece ritorno alla Piazza del Popolo dopo essersi persi per i vicoli un paio di volte e decise di sedersi ai tavoli allestiti all’esterno di un locale dove poter mettere qualcosa sotto i denti e riposarsi dopo gli eventi precedenti. Solo Matt non mostrava così tanto appetito dopo essersi salutato con Saelias, colto da una strana malinconia che lo portò a prendere un panino e una bibita nonostante il lauto pranzo offerto da Matheius per ringraziarli per il loro impegno. -Avanti, Matt- disse Alex dandogli una pacca sulla spalla -Tranquillo che la rivedi. E anche se va male, il mare è pieno di pesci!- e pur sapendo che quella era la verità, lui non riuscì a tirarsi su anche dal fatto di aver fatto una pessima figura con la ragazza. Elisa intanto si rivolse verso Matheius -Mi stavo chiedendo una cosa: come mai non è possibile un canalizzatore a cinque cristalli?-. L’uomo rimase un po’ stupito da quella domanda -Pensavo che ve lo avessero spiegato in Accademia. Chi vi insegnava Applicazioni Cristalline?-. -Zucklich- risposero Alex e Matt mentre Elisa disse -Rowan-. Al sentire quei nomi scosse la testa e incrociò le braccia indignato -Li conosco. Uno più scemo dell’altro! Quando torno mi occuperò di revisionare il corpo insegnanti e l’Ufficio Brevetti!- prese un profondo respiro per calmarsi e ricominciò -Voi sapete che grazie alla pietra di Omphalos si può scoprire l’allineamento per uno o due cristalli, no?- tutti accennarono di “sì” col capo -Bhè, ci sono stati dei casi rarissimi in cui uno era predisposto per tre o più cristalli, sin dai tempi dei due fratelli. A quel punto ci si è posti la domanda: che cosa succede se innestiamo più di due cristalli in una persona? Una domanda che di sicuro si saranno posti ai tempi ma la cui risposta è andata perduta. Per cui hanno testato questa cosa e...- si zittì per un istante, lasciando il tempo ai tre di intuire ciò che Matt disse -Non è andata come si sperava-. Matheius confermò le sue parole e disse -Molte di quelle persone che si sono offerte volontarie per i test non sono state più capaci di manovrare la propria energia e alcune sono addirittura morte nel tentativo di fare a tutti i costi ciò che era impossibile. Il tuo corpo può essere resistente quanto vuoi ma non riuscirà mai a distribuire equamente l’energia a tutti i cristalli e anche se ci riuscisse lo stress sarebbe troppo grande da sopportare. Per cui in quei casi si dà a una persona i due cristalli verso cui è maggiormente portata- concludendo così la spiegazione. -Ma...- disse Elisa ancora con un’espressione confusa -E quello che avevano quei ragazzi? Non era quello un sistema di canalizzazione?-. -Lì è diverso- spiegò ancora Matheius -Quei bracciali permettevano l’uso di un cristallo alla volta e ciò dava alla loro energia il tempo per adattarsi ogni volta. Tuttavia anche quella manovra è rischiosa: se si tende a cambiare più elementi in un lasso di tempo troppo breve, l’energia perde la sua capacità di adattamento e può portare alle stesse conseguenze-. Il trio rimase in silenzio ad assorbire quelle nozioni e a consumare il loro pasto finchè a Matt non ritornò in mente l’avvertimento di Saelias poco prima della loro separazione. -Durante il nostro tragitto...- chiese pensieroso allo Zodiac -Ci fermeremo anche a Borrago?- non alzò gli occhi dal tavolo per non dare l’impressione di essere preoccupato -No. Percorreremo l’ultimo tratto di strada senza fermarci. Perché?- a quella domanda replicò con una semplice alzata di spalle con fare indifferente, anche se in cuor suo era molto sollevato.
Il pranzo proseguì tranquillo fra una chiacchiera e l’altra e il gruppo passò il resto del pomeriggio girovagando per la città, comprando gli strumenti che Alex e Matheius volevano comprare prima del contrattempo con i ladri ed esplorando importanti punti storici e turistici come l’enorme arena del palio, monumenti e chiese del culto dei Primi Arrivati e infine la cima delle gigantesche mura che circondavano la città e permettevano ai visitatori di ammirare anche  la città e ciò che si stagliava all’orizzonte, dando l’impressione di essere padroni del mondo.
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Il sole stava già cominciando a calare e tingere il cielo di sfumature di rosso e arancio quando Matt e gli altri fecero ritorno all’Excalibra. Una volta entrati all’interno del salone, la prima cosa che videro fu Andrew e Fabrice seduti scomposti al tavolo completamente sudati e stanchi e Erika che, seppur sudata, non mostrava alcun segno di stanchezza e si serviva in una spremuta d’arancia nella cucina. -Ma che cosa avete fatto?!- chiese allarmata Elisa che vide il braccio destro di Andrew alzarsi tremante ad indicare la Zodiac. Quest’ultima prese un sorso di succo e disse raggiante -Oggi ci siamo svegliati tutti tardi, per cui invece di andare a visitare la città abbiamo deciso di fare un allenamento leggero. Vero, ragazzi?-. I due non risposero ma mentre Andrew alzava stancamente il braccio con il pollice alzato, Fabrice non dava segni di reazione. Non fosse per il respiro affannoso, uno poteva pensare che fosse morto sulla sedia. -Sei sempre la solita, Erika- commentò scocciato Matheius -Se continui così quei due arriveranno a pezzi sul Continente- ricevendo come risposta un verso di indignazione dall’altra -Ad ogni modo, dove sono gli altri? Sono già tornati?-. -Si. Myrion e le ragazze hanno sistemato i cavalli nei vagoni e Massimo, come al solito, è rimasto a dormire tutto il giorno- raccontò mentre finiva con un ultimo e grande sorso il resto della spremuta. Infatti quando Matt e Alex tornarono nel dormitorio, videro Massimo dormire nella stessa posizione di quando lo avevano lasciato quella mattina. -Ma è normale?- chiese Alex a Matheius che intanto era entrato per sistemare le cose comprate prima. -Quello è un guerriero e non si perde in queste “frivolezze”- facendo il gesto delle virgolette a quella parola -Per cui le uniche cose che fa prima di una missione è mangiare e dormire-. -Una volta ho provato a svegliarlo e siamo venuti alla mani- ciò venne detto da Myrion che fece capolino dal bagno alle loro spalle vestito di una leggera vestaglia verde sopra un lungo abito bianco da notte. -Ciao, papà. Come ti senti?- chiese Matt -Sto bene. Spero vi siate divertiti là fuori- rispose quello ponendo una mano sulla spalla del figlio per rassicurarlo. Il ragazzo guardò per un istante Matheius che rispose allo sguardo e scrollò leggermente il capo. -Si, ci siamo divertiti- rispose infine il ragazzo, nascondendo gli eventi accaduti in quella giornata.
La cena fu piacevola e leggera, accompagnata da chiacchiere e allegria fatta eccezione di Massimo, Sara e Pria che invece mangiavano tranquillamente senza disturbare e dando chiari segni di non essere disturbati o interpellati. Anche Matt si tranquillizzò nel parlare con Ellen e Alex del più e del meno ma, facendo finta di niente, passò da sotto il tavolo ai due un bigliettino che recava questo messaggio: “Quando gli Zodiac dormono - Riunione fuori dal treno - Avvisate gli altri”. All’inizio i due erano straniti da quel messaggio così criptico ma acconsentirono alla cosa prima di ritornare di nuovo a parlare con gli altri.
Una volta finita la cena e assicuratosi che gli Zodiac stessero dormendo profondamente, Matt si incontrò con il gruppo fuori dal vagone che si chiedeva il motivo di quella riunione. Non perse tempo e raccontò nel buio della notte quello che era successo la sera prima fra Myrion e Massimo e dell’avvertimento di Saelias. Dopo il racconto nessuno disse nulla fino a quando non fu Elisa a prendere la parola -Cancer ha detto che non ci sarebbero state soste a Borrago, per cui possiamo stare tranquilli su questo. Mi preoccupa più la storia della galleria-. Andrew battè il pugno sull’altro -Mi dà fastidio questa cosa! Non si fidano di noi?!- cercando di limitare il tono della voce per non farsi sentire. -Non è per quello secondo me...- disse Daniela dopo tutto il tempo che era rimasta zitta a pensare -Deve esserci qualcosa di tremendamente pericoloso nella galleria che non vogliono disturbare-. -Esatto- continuò Alex -Da come ha detto Matt anche Myrion era abbastanza preoccupato e la reazione di Massimo è una conferma. Quindi non è solo pericoloso per noi ma anche per loro-. -Facciamo così- disse Matt dopo aver fatto un passo avanti -Nel nostro programma non c’è il passaggio per la galleria ma Ellen e Alex possono fare comunque delle ricerche per chiarire questa cosa. Siete bravi a reperire informazioni, no?- Ellen e Alex confermarono l’impegno con un cenno del capo -Per quanto riguarda Borrago cercheremo di tenere gli occhi aperti fino a quando non avremo superato la sua stazione. Intesi?- a quel punto le mani di tutti vennero unite al centro per qualche secondo prima di essere separate. Tutti risalirono sul vagone e silenziosamente si infilarono nei loro letti per farsi una bella dormita, ignari di quello che sarebbe successo il giorno dopo.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7: SULLE TRACCE DELLA PAURA
Il treno partì la mattina presto alla volta di Tarax ma nessuno ci fece caso e i passeggeri continuarono a dormire beatamente fino alle dieci passate, quando tutti erano già svegli e presi dai loro programmi e dalla routine giornaliera. Matt vide Ellen e Alex pigiare i tasti dei loro portatili alla ricerca delle informazioni circa il segreto nascosto all’interno del tunnel e ricordandosi che anche lui si era portato dietro il computer decise di cercare degli articoli riguardanti la situazione a Borrago. Si sedette su uno dei divanetti a pouf liberi con il portatile sulle gambe e un bicchiere di succo poggiato per terra vicino a lui e senza perdere altro tempo cominciò a cercare in vari siti e archivi giornalistici. Tutte le notizie trovate delinearono un quadro davvero raccapricciante: sedici persone, tra cui cinque donne e due bambini, erano state trovate morte con ferite da taglio molto profonde in luoghi isolati e lontani dai centri abitati. Il ragazzo si turbò non poco davanti alla lista di nomi e foto delle vittime e proseguì per cercare altri dettagli ma sentì una mano cadere sulla spalla che lo spinse a spostare lo sguardo dal pc verso il volto sereno e sorridente di Myrion. Il vecchio si sedette sul pouf di fianco al figlio e chiese -Che cosa c’è? Ti vedo un po’ turbato-. Con un po’ di riluttanza Matt prese un sorso dal bicchiere e lasciò il pc all’uomo in modo che potesse leggere l’articolo della strage. Quel suo sorriso si spense sempre più mano a mano che leggeva le righe che componevano l’articolo e quando ebbe finito, il ragazzo non riuscì a trattenersi -Perché permettete che una cosa del genere accada? Va avanti da tre mesi e la polizia e gli investigatori sono palesemente in alto mare!-. Lo Zodiac prese un lungo respiro e rispose -Secondo lo statuto degli Zodiac, l’organo può decidere di gestire la cosa o mandare uno o più membri solo se la situazione viene considerata altamente pericolosa e se vi è la richiesta di aiuto dalla città o dalla regione interessate. Questo...- puntò il dito verso il monitor -...può essere considerata una situazione altamente pericolosa ma non c’è stata alcuna richiesta di soccorso. Almeno che io sappia-. Matt trovò in quel ragionamento logico un qualcosa di freddo che lo spinse a chiudere il pc di scatto e dire -Alle volte non bisogna aspettare che qualcuno chieda aiuto per darlo-. -Lo so...- rispose con malinconia l’anziano -Detesto anche io questo sistema- e dopo avergli dato una carezza, si alzò dal divanetto dirigendosi verso Erika e Sara intanto prese a discutere.
Matt passò l’ora successiva nel dormitorio, leggendo un libro e cercando togliersi di dosso l’amarezza di quella discussione. Poi la porta si spalancò per lasciar entrare tutti i suoi amici, comprese anche le ragazze che mostravano un certo imbarazzo a entrare nel loro dormitorio. -Ehi, che sta succedendo?- chiese quello scattando quasi subito in piedi. -Non lo so- rispose Daniela  -Ma hanno detto che devono discutere. Però potevano anche mandarci nei nostri rispettivi dormitori, senza tutta questa messinscena-. Tutti entrarono in un silenzio che meglio rappresentava il loro stato pensieroso finchè Ellen non chiese a Matt -Non è che tu hai a che fare con questa cosa?-. Lui restò muto a fissare i suoi amici  che lo guardavano come se fosse sotto processo e allora rispose -Ecco...Non è detto che ne stiano parlando ma ho fatto delle ricerche su quanto sta accadendo a Borrago e...le ho mostrate a mio padre-. -Ma sei deficiente?!- proruppe Fabrice -Avevamo deciso di starne fuori!! Che ti è preso?!- e lui replicò snervato -Lo so! Anche io non volevo farmi coinvolgere però...- prese un respiro per calmarsi -Sedici persone sono morte e uno non può andare avanti e fare finta di nulla-. -Non è che abbia tutti i torti- disse Elisa in suo sostegno -Nessuno è così freddo da ignorare una situazione del genere- e di contro Alex verbiò -Sì ma abbiamo una missione. Non possiamo deviare dal nostro programma per una cosa che potrebbe tranquillamente essere risolta dalla polizia-. Matt cercò a quelle parole lo sguardo di Ellen per avere un po’ di supporto ma lei abbassò la testa verso terra: anche lei la pensava come Alex. Il gruppo si spaccò in due in quel momento e la tensione era palpabile, però Elisa disse sorridente -Non è detto che stiano parlando di questo ma in ogni caso vediamo di stare calmi. Può darsi che ci stiamo fasciando la testa per nulla-.
In seguito Alex e Ellen si portarono avanti per parlare -Parlando d’altro, approfittiamo della situazione per dirvi che purtroppo le nostre ricerche hanno portato a poco o nulla-. Ellen tirò fuori un foglio su cui vi erano segnate a penna tutto quello che aveva trovato insieme al collega -Come sapete il Tunnel Mavros venne costruito a scopo strategico per collegare l’antica fortezza con la Piana della Caccia senza dover scalare o aggirare i monti delle Marianne. Tuttavia non ci sono testimonianze di nulla che potrebbe risiedere lì, anche perché venne sigillato subito dopo la Battaglia della Piana-. Lei richiuse il foglio e lasciò a Alex la parola -Però abbiamo letto diverse volte in alcuni estratti di veterani della battaglia un certo “Flagello dello Zodiaco”, i cui dati sono misteriosamente stati oscurati o cancellati. Può essere un mostro oppure una persona ma si può ipotizzare che al momento sia questo essere la causa della loro preoccupazione-. -Quindi, riassumendo...- disse Fabrice -Gli Zodiac non vogliono che passiamo da quel tunnel perché sanno o ipotizzano che qualcosa di molto pericoloso abbia preso dimora lì. E questo qualcosa potrebbe essere il fantomatico Flagello di cui non si sa assolutamente nulla. Non è granchè...-. -Possiamo chiederglielo, no?- propose Andrew -Non credo che ci darebbero una risposta- rispose una perplessa Daniela che venne interrotta nel suo discorso dal rumore della porta alle loro spalle. Sull’uscio apparve la figura di Massimo che pronunciò un semplice -Fuori- con un tono che lasciava intuire il suo cattivo umore.
Tutti si sedettero attorno al tavolo dove gli Zodiac avevano preso già posto tranne Erika, che se ne stava in piedi a fissare gli studenti dal primo all’ultimo. -Volevo comunicarvi...- cominciò la Leonessa con tono serio -Che io e i miei colleghi abbiamo deciso di fare una sosta presso Borrago-. Nessuno si scompose a quella rivelazione dato che sapevano che sarebbe andata così -Myrion ha portato alla luce la questione riguardante il “Mostro” che si aggira per la città. E nonostante non ci sia stata la richiesta di aiuto, abbiamo deciso che sarebbe meglio fermarsi e vedere di risolvere questa faccenda-. Matt era emozionato all’idea di lavorare fianco a fianco con loro ma Erika non aveva ancora finito -Solamente io e Myrion vi seguiremo a terra e vedremo il vostro lavoro sul campo-. -Come mai solo voi?- chiese Ellen lanciando un breve sguardo agli altri membri -Matheius ha da lavorare su dei progetti, Sara e Pria non si sono ancora riprese del tutto dai danni e per questo vogliono risparmiare le energie e Massimo...- lei non disse nulla ma ci pensò lui a dire quello che pensava -Francamente ritengo questa cosa una perdita di tempo. Se dobbiamo fermarci per risolvere tutti i problemi altrui non arriveremo mai a destinazione e aggiungo inoltre che non è stata inoltrata alcuna richiesta di aiuto. Però la maggioranza ha deciso e quindi sto con loro-. A quelle parole tutti sentirono un insolito fastidio e nervoso che spinse Elisa a chiedere -E secondo lei questo è un atteggiamento degno di uno Zodiac?-. L’uomo squadrò la ragazza con severità e disprezzo -Non mi faccio rimproverare da una mocciosa. Io ho più esperienza e so che è colpa di ritardi come questi che molte missioni sono andate al diavolo. Se avessi saputo che avremmo seguito i capricci di un lattante me ne sarei rimasto nella capitale-. Matt si alzò di scatto dalla sedia facendola cadere per terra e caricando energia nei suoi cristalli che iniziarono a emettere scariche elettriche nere attorno al suo corpo. Massimo, per nulla deciso a farsi minacciare così, si alzò con tutta calma e disse -Se ti credi capace di battermi, perché non fermiamo il treno per vedere se ci riesci?- rilasciando subito dopo una potente ondata di energia che fece tremare l’intero vagone. Matt rimase immobile ma sentì l’irrefrenabile desiderio di allontanarsi quanto più possibile da lui a causa dell’enorme pressione generata dalla sua potenza. Tutti i suoi amici scattarono in piedi con l’intenzione di proteggerlo ma anche per tenere una posizione di sicurezza. Myrion e Erika rilasciarono contemporaneamente una potente scarica di energia in modo da contrastare quella di Massimo che, vistosi in netta minoranza, si calmò e si sedette al suo posto. -Te l’ho già detto e non voglio più ripetermi- disse Myrion con tono serio -Matt mi ha solamente mostrato la questione e se avessi ritenuto inutile l’intervento anche io mi sarei detto contrario. Solo perché lui è mio figlio non significa che gode di un trattamento di favore-. Il Toro non rispose nulla ma si alzò e si diresse verso il dormitorio, scomparendo dietro la porta dopo aver corretto il Sagittario -Figliastro-. La calma ritornò nella stanza quando tutti si risedettero ai loro posti e Matheius disse -Perdonatelo. Ci siamo abituati alle sue sparate ma in confronto a suo fratello è il più ragionevole- ma Matt non lo perdonò e rimase seduto immobile con i pugni serrati sulle ginocchia e gli occhi chini sul tavolo. Erika riprese poi la parola -Io e Myrion coordineremo un piano per poter rintracciare questo tipo e voi agirete secondo le nostre direttive. Sarà un ottimo materiale per valutare chi prenderà il suo posto- indicando l’anziano uomo che concluse -Arriveremo a Borrago fra un paio di ore. Riposatevi e preparate i bagagli con il necessario- concludendo così la riunione. Matt ritornò con Alex, Fabrice e Andrew nel dormitorio dove vide Massimo di nuovo a letto, con la schiena come sempre rivolta verso la porta. Nessuno volle commentare quanto era successo prima e si sistemarono sui loro letti ma Matt era rimasto ancora sull’uscio a fissare rabbioso lo Zodiac a cui disse serio e deciso -Quando sarò abbastanza forte ti farò rimangiare tutto quello che hai detto oggi-. Non sapeva se quello avesse udito o meno le sue parole ma quando si sdraiò sul letto sentì la sua voce dirgli -Quando vuoi- facendolo innervosire ancora di più. E rimase così crucciato fino all’arrivo alla città di Borrago.
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Il cielo sopra Borrago era pieno di nuvole grigie e temporalesche quando l’Excalibra arrivò alla stazione ferroviaria. Il gruppo decise di dividersi come segue: Massimo, Matheius, Sara e Pria rimasero all’interno del vagone per sorvegliarlo come prestabilito; gli studenti raggiunsero mediante alcuni taxi un hotel ubicato nel centro della città e Myrion e Erika si diressero verso il comando centrale della polizia per ottenere le informazioni su cui lavorare. Durante il tragitto Matt provò una sensazione di malinconia nel fissare l’ambiente cittadino: le poche persone in giro camminavano dando l’impressione di guardarsi costantemente le spalle, col timore di essere una nuova vittima di quella catena omicida, e tutto assumeva una tonalità di grigio che conferì un aspetto ancora più deprimente. Ellen, che era in macchina con lui, gli diede un colpetto sulla testa per svegliarlo e per punzecchiarlo ma ciò che ottenne da lui fu un debole sorriso prima di girare la testa di nuovo verso il finestrino.
Giunti all’hotel e sistematosi nelle stanze affidate, Matt si distese sul letto a fissare il soffitto mentre Alex e Andrew sistemarono le loro valigie vicino ai loro letti. -Che schifo di città...- disse Alex fissando gli edifici e le strade di Borrago dalla finestra e Andrew subito lo corresse -Questa città ha visto giorni migliori. Non biasimarla-. Matt si tirò sui gomiti per meglio squadrare i due e disse -Penso che ci siano stati serial killer e omicidi qui ma è come se tutto fosse “malato”. Non riesco a spiegarmi questa strana sensazione-. Nessuno parlò più da quel momento e ognuno pensò agli affari suoi fino al momento in cui qualcuno bussò alla loro porta. Andrew si alzò per aprire e fece entrare nella camera Daniela che disse ai tre -Myrion e Erika sono tornati. Ci vogliono nella loro camera- costringendo gli altri due ad alzarsi dal loro letto e seguire i due oltre la soglia della porta e attraverso il corridoio fino alla stanza.
All’interno tutti erano sistemati sui letti e sui divanetti a fissare la parete dove si stagliava un’enorme cartina della città e alcuni post-it che riportavano eventuali dati e dettagli. -Prima di cominciare vorrei dire una cosa- disse il sagittario ai sette -Ho contatto Ophiucus e l’ho aggiornato sulla nostra situazione. Sebbene lui sia d’accordo sull’intervenire, ha detto che la nostra missione principale ha la priorità. Per cui avremo solamente tre giorni per risolvere la situazione, poi dovremo partire senza discussioni- e non proseguì oltre finchè non ottenne il consenso di tutti. Myrion prese un bel respiro e con  un’espressione seria disse -Direi che possiamo cominciare-.
-Negli ultimi tre mesi sono stati registrati sedici omicidi compiuti con lo stesso modus operandi da un individuo che non si fa scrupoli neanche nell’uccidere bambini. I punti rossi e i numeri che vedete segnati sulla mappa indicano rispettivamente i luoghi e l’ordine con cui sono stati trovati i corpi - spiegò Erika scorrendo il dito su uno dei punti segnati -Nella maggior parte dei casi sono stati trovati in vicoli bui oppure in zone molto isolate dai centri abitati. Solo questi tre...- indicando i punti “1”, “2” e “3” sulla mappa -Sono avvenuti vicino a parchi oppure abitazioni-. Tutti ascoltavano e osservavano pensierosi la cartina mentre Myrion prese la parola -Quei tre si sono verificati nell’arco della prima settimana. Da quel momento il nostro assassino ha seguito un programma: uno o due omicidi alla settimana concentrati in luoghi come la zona industriale e i campi agricoli- indicando le due zone all’estremità superiore e inferiore. Alex disse -Però non si spiegano questi casi isolati in zone tanto diverse- indicando i punti di interesse e Erika replicò -Si potrebbe pensare che siano delle “esche” per attirare le indagini lontane da una specifica area. Infatti, escludendo i primi tre omicidi e quelli che hanno coinvolto più di una persona, i singoli casi sono accaduti per la maggior parte in una zona diversa dalla precedente-. Ellen si alzò poi dalla sua posizione e incrociò le braccia sotto al seno con fare sdegnoso -Ma stiamo parlando di sedici omicidi, diamine! Possibile che non ci siano dei testimoni?!-. La Leonessa volse per un attimo il capo verso Myrion che, con un cenno del capo, acconsentì di mostrare al gruppo il contenuto di un cd tirato fuori da una piccola busta gialla. -Abbiamo le registrazioni degli ultimi momenti di vita di due delle vittime. Tutto questo non è stato distribuito alle emittenti tv e perciò il suo contenuto deve rimanere in questa stanza- spiegò l’uomo mentre la sua compagna accendeva la tv e inseriva nel decoder il cd.
Nel primo video c’era un uomo visibilmente spaventato e agitato che camminava per la strada in mezzo alla folla continuando a guardare insistentemente dietro di sè e questo fino al momento in cui scomparve in un vicolo che poi sarebbe stato il luogo del ritrovamento del suo cadavere. Nel secondo e ultimo video si vedeva l’interno di un ascensore che apriva le sue porte per far entrare una ragazza che era nello stesso stato d’animo dell’uomo di prima. In preda al panico cominciava a spingere tutti i bottoni dei piani, a nascondersi in un angolo della cabina e a gettare alle volte la testa fuori per vedere se c’era qualcuno. Poi tutto diventò offuscato da una strana nebbia ma fu abbastanza visibile da mostrare la ragazza uscire sull’uscio e cominciare a gesticolare e a parlare da sola. Infine si mosse nella direzione da cui era venuta, dirigendosi come dissero gli articoli sul tetto dell’edificio dove venne ritrovata morta dopo diversi giorni dalla sua scomparsa.
Tutti rimuginarono sulle immagini appena visionate e dopo aver dato abbastanza tempo Myrion chiese ai sette -Allora, mi sapete dire che cosa c’è di strano in questi due filmati?-. Fabrice prese la palla al balzo e cominciò -Nel primo video l’uomo sembra stia scappando da qualcuno che lo sta inseguendo ma se osserviamo bene fra la folla non c’è nessuno che sembri un inseguitore- dopo di lui venne il turno di Daniela che alzò la mano per chiedere la parola -Io vorrei chiedere una cosa del secondo video: la ragazza aveva qualche disturbo mentale?-. -Era perfettamente sana e così anche l’uomo- rispose Myrion prima di lasciare la parola a Elisa -Possiamo concludere che la ragazza fosse sotto ipnosi o soggetta a una allucinazione. Però da questo non possiamo capire né chi sia l’assassino, né come abbia agito-. A Matt poi giunse un’idea -Hanno controllato le registrazioni e gli ospiti dell’albergo? Forse l’assassino ha pernottato lì oppure è stato ripreso dalle telecamere- ma Erika negò la cosa -Gli ospiti e lo staff erano puliti e nelle registrazioni non c’era niente di sospetto- abbattendo la deduzione del giovane che si lasciò cadere con la schiena sul letto. Nessuno aveva idea su come rintracciare il killer e l’idea di mollare tutto si fece piano piano largo fra le loro menti ma poi Erika sbattè il palmo della mano sul muro dove era appesa la cartina -Ehi, non vi arrendete così! Essere Zodiac significa anche creare un piano con pochissimo materiale! Spremete le meningi e ditemi un modo per catturare la vostra preda!-. In tutta risposta Alex ribattè seccato -Anche se riuscissimo a pianificare qualcosa, le leggi della probabilità ci vanno contro!-. Il ragazzo si alzò dal divanetto e si mise davanti alla cartina -E’ una città con duecentomila persone e ci sono molti posti dove nascondersi! L’idea migliore sarebbe quello di attirarlo in una trappola o semplicemente aumentare i controlli nei luoghi degli ultimi omicidi- indicando le zone contrassegnate dai numeri “14”, “15” e “16” -Ma per come è cauto direi che è quasi impossibile prenderlo, sempre se non abbia abbandonato la città. E poi il nostro tempo è limitato: non sappiamo neanche se colpirà nei tre giorni che abbiamo-. Finito il discorso, Alex ritornò a sedersi spossato e mentre gli altri sei studenti rimasero turbati dalle sue parole, Myrion e Erika sorridevano sornioni. -Che avete da sorridere?- sbottò nel vedere quel loro atteggiamento e il vecchio rispose -Escludendo il tuo atteggiamento disfattista, direi che il tuo piano si è avvicinato di molto a quello che abbiamo preparato- risvegliando con quell’affermazione l’attenzione e la curiosità dei sette. -C’è una cosa che non abbiamo rivelato- iniziò il sagittario -Il nostro amico non se ne è andato dato che l’ultimo omicidio risale a due settimane e in questo lasso di tempo non è successo nulla che possa ricollegarsi a questo caso nei paesi limitrofi. Semplicemente per qualche motivo il nostro amico non ha mosso un dito. Noi abbiamo chiesto una settimana per catturarlo ma Ophiucus ha deciso di ridurla a questi tre giorni dove, secondo lui, la probabilità che lui esca dalla sua tana è molto alta-. La tensione accumulata nella stanza si sciolse come neve al sole e Matt e altri si lasciarono andare a qualche risata incredula per esserci cascati così. Fatta eccezione di Alex che invece rimase innervosito dalla cosa. -E perché non ce l’avete detto prima?!- protestò dalla sua poltrona -Volevamo vedere come avreste reagito e per verificare la vostra capacità di pianificazione- rispose la Leonessa visibilmente scocciata dal suo muso -Fattela una risata qualche volta! Sarai pure arguto ma il tuo atteggiamento pessimista non è d’aiuto- zittendolo una volta per tutte. -Abbiamo parlato con il capo della polizia- ricominciò Myrion -A partire da stasera aumenterà la sorveglianza nei distretti degli ultimi omicidi e lascerà sguarnita o poco sorvegliata le altre zone di cui noi ci occuperemo-. Alla fine della spiegazione si intromise Erika -Essendo noi nove, ci divideremo in tutto in quattro squadre: tre da due e una da tre. Tre di queste resteranno di vedetta nei punti di interesse mentre una resterà nel centro per avvertire gli altri di movimenti sospetti. Stasera ci incontreremo sul tetto dell’albergo dove vi informeremo di ulteriori dettagli-. Myrion concluse la riunione dicendo -Bene, se non avete altre domande potete andare. Tutti tranne Daniela- lo sguardo del gruppo passò su Daniela che si puntò con l’indice come per confermare la decisione -Si. Ho bisogno di parlarti in privato. Vi consiglio di godervi il resto della giornata: pensare troppo alle cose brutte stressa non solo la mente ma anche il corpo-.
Il gruppo si incamminò attraverso il corridoio senza dire nulla ma poi Elisa chiese -Bhè, che vogliamo fare? Vogliamo andare da qualche parte?-. Tutti si voltarono verso di lei e Alex disse -Suggerisci. Mi scoccia starmene in camera- e non era l’unico a pensarla così. Per cui tutti decisero all’unanimità.
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Tutti si radunarono in una sala giochi nelle vicinanze, dove a differenza delle strade della città vi era molta vitalità caratterizzata da ragazzi e adulti che desideravano come loro allontanare i pensieri da quello che stava accadendo. Matt, Alex e Andrew erano radunati attorno a un tavolo da biliardo per una partita a carambola, Fabrice si destreggiava fra i vari cabinati di videogiochi e infine Ellen e Elisa si concedevano una serie di partite a freccette.
Nonostante il suo impulso a mettersi alla prova nel campo del biliardo, Matt non era mai stato bravo a quel gioco e infatti qualsiasi tiro facesse spingeva le palle bersaglio in qualsiasi punto tranne la buca, fatta eccezione per la palla bianca. -Secondo me ti servirebbe qualche lezione- scherzò Andrew che nel mentre spinse l’ennesima palla in buca con un colpo secco -Sai, non l’ho mai ritenuta una cosa di vitale importanza. Però vedrò di rifarmi-. Alex intanto continuava a giocare senza dire nulla e ciò spinse il ragazzo di colore a chiedere -Sei ancora preoccupato per il piano di stasera?-. Quello interruppe il gioco nel mentre dell’azione e replicò serio -Mi chiedo ancora come fanno a essere sicuri che stasera succederà qualcosa. Cosa gli dà tanta sicurezza? Solo le parole di Ophiucus?- e con rabbia repressa colpì la palla bianca che rimpallò contro le pareti senza colpire nulla. Matt si distese sul tavolo in ardesia per prendere la mira e nel farlo si sentì gli occhi di entrambi rivolti su di lui, in attesa non del tiro quanto invece delle sue parole. Quello alzò la testa per fissare i due e disse con tono desolato -Non starete pensando che solo perché ho come padre uno Zodiac io ne sappia più di voi?- e il loro silenzio rispose alla sua domanda. -Bhè, mi dispiace ma non so niente. Mio padre non parla mai di lavoro con me, figuratevi del suo capo- e detto ciò, la stecca colpì con forza la palla che ne prese due senza mandarle in buca. Con sua somma delusione cedette il posto a Andrew che non riuscì nel suo intento e infine ad Alex che prese posizione e disse -Comunque hanno ragione: devo smetterla di essere così negativo e avere un po’ di fiducia. Vedremo poi che succerà- vibrando il colpo che segnò la fine della partita mandando la palla in buca, con lo sconforto di Matt che risultò terzo e ultimo nella classifica per i pochi punti fatti.
Matt si diresse poi verso i cabinati da gioco dove aveva preso residenza Fabrice, lasciando Alex e Andrew che intanto stavano cominciando un’altra partita. -Ehi- si introdusse così all’amico che invece guardava lo schermo concentrato mentre le mani si muovevano veloci nel premere pulsanti e spostare levette. Volle fare però un secondo tentativo e perciò disse curioso -Non ti facevo così bravo a Street Combat. Io ci ho giocato un paio di volte ma mi confondevo sempre con i tasti per fare le combo- ottenendo finalmente una risposta dal giocatore -In effetti i primi tempi è così. Io avevo la sala giochi praticamente sotto casa, quindi quando volevo rilassarmi scendevo e mi concedevo un paio d’ore di svago. Sono il più forte a questo gioco-. Matt acconsentì col capo e poi volse lo sguardo al cabinato di fianco che consentiva a due giocatori di sfidarsi l’uno con l’altro allo stesso gioco. Di certo non sperava di vincere contro un esperto come lui, eppure chiese a quello -Che ne dici di fare dopo un uno contro uno?- che nel mentre aveva terminato l’incontro. Il ragazzo dalla chioma bionda lo scrutò dalla testa ai piedi e disse spavaldo -Rendiamo la cosa più interessante. Scommetto 20 Kaloi che non riesci a battermi-. Matt all’inizio non volle accettare la scommessa ma da come quello lo guardava con superiorità non potè fare a meno di prendere il portafoglio e tirare fuori la somma pattuita, scommettendo oltre i soldi anche il suo onore.
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Ellen si posizionò oltre la linea gialla  a terra, posta a una certa distanza dal bersaglio tenuto sulla parete, e alzò la mano destra con la freccetta all’altezza del capo. La concentrazione era visibile nel suo sguardo intento a prendere la mira verso il centro e nel momento dello scocco del dardo il braccio, piegato ad angolo retto, si distese in avanti in modo da imprimere maggior forza durante il lancio. La freccetta si conficcò però nella porzione bianca corrispondente all’uno, mancando completamente il suo obiettivo. -Ma che cavolo!! E’ la terza volta che va male!- sbottò Ellen che si spostò per lasciar spazio a Elisa che nel mentre sogghignava e diceva -Tutto sta nel polso, fidati. Guarda e impara-. La ragazza prese la mira con cautela e con un movimento del polso fece partire la freccetta che si piantò nel cerchio del bersaglio, facendole totalizzare cinquanta punti. -Evvai! Allora, quanto siamo?- chiese a una particolarmente imbruttita Ellen che rispose -455 a 300. Però è assurdo: hai totalizzato tre centri perfetti di fila! Non è che stai barando?-. -Ma che dici? Sta tutto nel polso e nella mira- Elisa staccò le freccette dal bersaglio e ritornò dall’amica che stava cercando di imitare con il polso il gesto fatto da lei -Comunque mi chiedo perché abbiano tenuto Daniela con loro. Secondo te perché?-. Ellen non rispose all’iniziò, troppo concentrata a lanciare il dardo che le fece totalizzare solamente quaranta punti, e poi disse -Non saprei proprio. Forse avranno qualche commissione da farle fare per stasera-. Elisa si bloccò nel momento del lancio e volse lo sguardo alla compagna -Tu non hai un po’ paura? Sai...se dovessimo incontrare il serial killer-. Lei si grattò pensierosa il capo -Mentirei se dicessi che non sono preoccupata dall’incontrare quello squilibrato. Però conosco Myrion e mi fido, solo per Andrew e Fabrice, di Erika e quindi sono sicura che finchè siamo con loro non succederà nulla-. Elisa sorrise a malapena, non nascondendo i suoi dubbi sulla cosa, e tornò a concentrarsi sul bersaglio lì fermo sul muro. Il lancio fu preciso come sempre, concedendole gli ultimi sessanta punti che segnarono l’inevitabile vittoria su Ellen che invece sospirò e verbiò -Ricordami di non sfidarti mai a freccette. Andiamo a vedere se c’è qualche altro gioco- spostandosi verso la sala giochi incurante del leggero bagliore nella mano sinistra di Elisa, perennemente nascosta nella tasca dei pantaloni. Durante lo spostamento video Matt muoversi desolato verso il bar mentre Fabrice gli urlava dietro -Ehi, sicuro di volerti arrendere?! Andiamo! Solo altri 10 Kaloi!- ma l’unica risposta che ottenne ma che non riuscì ad udire fu un sussurrato -Fottiti-.
Il pomeriggio proseguì così fra giochi e una veloce cena al locale antistante, con risate e battute che fecero loro dimenticare l’ambiente ostile che si trovava all’esterno di quella sala giochi e la missione per cui si trovavano lì. Erano le nove di sera quando il gruppo decise di tornare in hotel per prepararsi a ciò che li attendeva.
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Essendo quella una missione di spionaggio, a Matt e agli altri fu suggerito di indossare abiti leggeri e quanto più scuri possibili in modo da nascondersi facilmente nell’oscurità e di conseguenza il giovane si presentò sul tetto dell’hotel munito di una maglietta nera, il paio più scuro di jeans che aveva in valigia e il bracciale munito di lama retrattile donatagli da Saelias al braccio destro. Tutti gli altri giunti con o prima di lui si posizionarono in cerchio attorno a Erika, vestita di una tuta nera aderente con placche di metallo nero che coprivano il petto, la vita e gli arti, e Myrion, con indosso un lungo e semplice abito grigio con ricami neri.
-Molto bene- cominciò l’anziano che dispose per terra una cartina della città -Ho ricevuto il messaggio dal comandante che tutte le zone sono sorvegliate e ho dato disposizione di prendere nominativi di chiunque passi di lì. Per quanto riguarda le squadre ci divideremo così: Matt, Alex e Andrew controlleranno la campagna- indicando con il dito indice la zona inferiore della cartina -Io, Ellen, Erika e Fabrice andremo nella zona industriale, dove è facile trovare un nascondiglio- spostandosi verso la zona superiore -Infine Daniela e Elisa resteranno al centro della città, sorvegliando la zona circostante-. Erika a quel punto disse seria -La missione proseguirà fino alle prime luci di domani. Fate dei turni per riposare e recuperare le forze e se succede qualcosa dovete contattarci-. Ad un cenno di Erika, Daniela dispose quattro fogli di carta colorati di rosso, verde, giallo e blu sulla cartina e verbiò -Questi fogli sono creati tramite la mia Fusion: Magna Charta. Posso scomporre il mio corpo in fogli di carta e manipolarli a mio piacimento e ogni singolo foglio è collegato all’altro. Per cui quando vi troverete in una situazione di pericolo e vorrete avvertire gli altri, basta strappare il vostro foglio: gli altri si coloreranno di quel colore e avvertiranno gli altri che interverranno subito-. Andrew alzò la mano per prendere la parola -Scusa, ma perché non usiamo dei cellulari o dei walkie-talkie?- e Myrion rispose -I walkie-talkie non coprono una distanza così ampia e non possiamo neanche usare i cellulari. Per esperienza personale sappiamo che è meglio usare sistemi alternativi per poter comunicare tra di noi-. Senza discutere oltre, il gruppo di Matt prese il foglio verde mentre gli altri si disputarono gli altri tre fogli rimanenti. Poi Myrion disse con tono serio -Ragazzi, io confido in voi e nelle vostre capacità. Però vi chiedo per favore di non cercare di fare gli eroi a tutti i costi: se la situazione si mette male mettetevi in salvo e aspettate i rinforzi. Detto questo...- la mano venne portata in avanti a palmo aperto, accogliendo le mani di tutti gli altri che rimasero unite per pochi secondi prima di separarsi e spingere ognuno verso la missione.
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Matt, Alex e Andrew saltarono su indicazione di quest’ultimo dall’edificio e atterrarono su una piccola nuvola di sabbia creata dalla manipolazione dei granelli di arenaria contenuti in tre piccole sacche legate alla cintola. -Scusa ma...- chiese Alex incuriosito -...perchè non la produci la sabbia?- e Andrew replicò tranquillo -Erika mi ha mostrato che consumo meno energia nel manipolare la sabbia che nel crearla. Quindi quando posso cerco di evitare- conclusa la spiegazione, le sue mani con la luce dei cristalli pulsanti andarono ad adagiarsi sulla superficie sabbiosa della zattera che partì come una saetta verso la loro destinazione. Matt volse lo sguardo indietro e poi verso le luci dei negozi e delle strade della città che si stagliava a una decina di metri sotto di loro. Quella visione gli lasciò sfuggire tale commento -Mi sarebbe piaciuto avere un potere del genere- che venne recepito da Andrew che chiese senza togliere lo sguardo da ciò che vi era davanti a sé -Perché? Che cosa sai fare tu?-. Non sapeva se rispondere o meno ma dato che forse sarebbe servito in futuro, voleva risparmiarsi la fatica di mantenerlo segreto. Prese un bel respiro e disse -Si chiama Electron Noctis. Produco scariche elettriche che sottraggono energia ai nemici colpiti. E’ utile più per assalti nell’ombra che per scontri frontali ma fanno il loro bel danno- poi le iridi nere si soffermarono su Alex e Andrew -Voi invece che sapete fare?-. Il ragazzo di colore ormai aveva già mostrato ciò di cui era capace e perciò si limitò a dire semplicemente -Arenaria-; l’altro si sistemò gli occhiali sul naso e disse tranquillo -Il mio invece si chiama Poseidon. Posso manipolare e controllare qualsiasi sorgente d’acqua e non solo...- a quel punto la sua mano divenne trasparente e liquida fino a trasformarsi in una vera e propria mano fatta d’acqua. -Mi serve un po’ di concentrazione per riuscirci e per riassumere le mie sembianze...- pochi secondi dopo la mano ritornò ad avere il suo classico aspetto -...però è molto utile- concludendo così la discussione e lasciando spazio al silenzio che rimase fino alla fine del tragitto.
Dopo una ventina di minuti, il gruppo raggiunse un’ampia zona ricca di campi coltivati e prati separati dalle strade che portavano verso la città che brillava in lontananza. Sotto di loro vi erano alcuni casolari di gente che coltivava la terra e alcune ville ma dovendo cercare un posto che rendesse più semplice la sorveglianza di un’area così vasta, il gruppo si diresse verso una chiesa non molto distante con un alto campanile che permetteva una visione completa della zona intorno. La sabbia rientrò nelle tre sacche di Andrew che si sedette stanco per terra con Alex che si assicurò delle sue condizioni. -Tranquillo, sto bene. Solo non ho mai volato così a lungo. Chi fa il primo turno?- chiese ansimante ai due e Matt disse sicuro di sé -Il primo turno lo farò io. Ci alterneremo ogni ora se per voi va bene- e non ottenendo alcun dissenso, si sedette al bordo del campanile con le gambe penzoloni nel vuoto e iniziò la sua guardia.
Le ore successive passarono lentamente e per trascorrere il tempo i ragazzi che non erano di guardia si concedevano delle partite a carte per far scorrere il tempo più velocemente, con di fianco il foglio verde che rimase immutato nel suo colore. Intorno a loro non accadde nulla se non il passaggio di qualche macchina e l’alzarsi della nebbia che rendeva leggermente più difficoltosa la visuale ma poi, verso le due del mattino, Alex chiamò l’attenzione dei due. -Che succede?- chiese Matt ad Alex che li intimò di fare silenzio e di guardare verso un auto a qualche centinaio di metri da loro che, giunta dalla città, lasciò scendere una persona prima di partire. Nessuno dei tre voleva fare supposizioni o ipotesi ma si impensierirono quando l’individuo cominciò a correre come un disperato proprio verso la loro direzione, perdendosi nella nebbia che ricopriva il campo sottostante. -Che cosa facciamo?- sussurrò Andrew verso Alex e Matt. Nessuno rispose fino a quando non sentirono le urla dell’uomo proveniente da sotto -HO FATTO QUELLO CHE MI HAI DETTO! SONO VENUTO! TI PREGO, PROTEGGETEMI!!- seguito da un urlo straziante. Alex verbiò un secco -Al diavolo!- prendendo il foglio e strappandolo in due e dicendo agli altri due  -Muoviamoci!-. Sfruttando di nuovo la sabbia di Andrew, il gruppo discese velocemente dal campanile fino a toccare il suolo per poi correre velocemente in direzione del campo agricolo davanti a sé. -Ragazzi!!- disse Matt durante la corsa -Dividiamoci in modo da coprire vie di fuga! Fate attenzione!- e acconsentendo alla cosa, il trio si separò poco prima di lanciarsi nel banco di nebbia.
Matt non riusciva a vedere a un palmo dal naso, neanche con la piccola torcia che aveva attaccata al petto, e le urla dell’uomo si erano interrotte pochi minuti prima di entrare nel banco di nebbia, contribuendo al rendere impossibile il ritrovamento del malcapitato. -Signore! SIGNORE!!- urlò per farsi sentire -Siamo qui per aiutarla! Mi dica dove si trova! Non vedo niente!- e subito dopo una voce disperata rispose al suo richiamo -AIUTATEMI! IL MOSTRO E’ QUI!! E’ QUI!! N-no...NO! NOOOOOO!!!!- interrompendosi bruscamente. Fortunatamente l’uomo aveva parlato a sufficienza da permettere al ragazzo di orientarsi e di correre in suo aiuto, cercando di attivare i suoi cristalli che per qualche strano motivo non rispondevano ai suoi ordini. -Avanti...che avete?!- chiese fra sé guardandosi disperatamente le mani e rinunciando infine alla cosa seppur pervaso dal dubbio e dalla paura. Il passo si trasformò dalla corsa in un passo lento e incerto fino a fermarsi del tutto quando la sua vista non si pose su una scena che gli fece raggelare il sangue. A pochi metri da lui vi era una figura alta, nera e terribilmente snella dalle lunghe dita sottili e artigliate da cui grondavano gocce del sangue dell’uomo che giaceva inerme ai suoi piedi. Una sensazione di puro terrore lo pervase dalla cima della testa alla punta dei piedi, con il sudore che permeava la fronte e il corpo e lo sguardo fisso per evitare di perdere qualsiasi suo movimento. Matt passò a una posizione di difesa e non potendo usurfruire dei suoi cristalli compì un movimento del polso che permise la fuoriuscita della lama retrattile nascosta nel bracciale. L’essere volse il viso verso di lui, mostrando al posto della faccia una superficie completamente piatta, priva di naso, bocca e occhi e colorata di un rosso scarlatto. Il consiglio del padre di darsela a gambe rimbombava nella sua testa ma lui non riuscì a muoversi di un millimetro, neanche quando quello prese a camminare lentamente nella sua direzione con le braccia penzolanti e il passo barcollante. I suoi sensi gridavano di scappare oppure di lanciarsi in un attacco disperato ma nel mentre che lui cercava di farsi forza, l’essere si era già portato innanzi a lui. Anche se quello non aveva occhi, Matt sapeva in cuor suo che lo stava guardando e rimase così per diverso tempo finchè il giovane non decise di prendere parola seppur con molta paura nel farlo. -A-Allora...s-sei tu...sei tu il mostro assassino?- chiese intimorito ma l’essere non fece una piega e invece portò il dito pollice della mano destra sul volto, graffiando con l’unghia affilata una lunga linea ricurva che ritraeva una bocca sorridente. Brividi corsero lungo la spina dorsale del ragazzo che cominciò a respirare affannosamente per bilanciare il battito cardiaco che sembrava impazzito. Poi i margini di quella linea cominciarono a separarsi lentamente fino a mostrare una lunga fila di denti aguzzi persi in un sorriso agghiacciante che distrusse definitivamente la volontà di lottare o anche solo di rimanere in quel luogo. I muscoli delle gambe entrarono in tensione e facendo perno sulla gamba sinistra, lo studente si volse nella direzione da cui era venuto e cominciò a correre a tutta velocità mentre gridava con tutto il fiato in corpo -ANDREW!!! ALEX!!! DOVETE SIETE?!? ANDATEVENE!!! LUI E’ QUI!! E’ QUI!!!- senza però ottenere alcuna risposta. Matt continuò a correre ma dopo diversi minuti si fermò a guardarsi intorno e a prendere fiato, ponendosi non pochi pensieri sul fatto che avrebbe già dovuto intravedere la chiesa da cui era arrivato con gli altri. -Non ha senso...- commentò fra sé -C’erano anche delle staccionate attorno e le avrei dovute incontrare da un pezzo. Che diavolo succede in questo posto?!- e nel momento in cui stava per riprendere la corsa, qualcosa si poggiò sulla sua spalla. Volse la testa e vide con orrore il lungo artiglio dell’essere che in qualche maniera lo aveva raggiunto e che si scagliò come una belva sulla sua faccia con la bocca spalancata e le zanne taglienti. Matt lanciò un urlo di terrore, portò le braccia davanti al viso per pararsi e chiuse gli occhi ma dopo un po’ non sentì il dolore dei denti che affondavano nella carne o l’alito pestilenziale del mostro. Quando riaprì gli occhi si accorse di non ritrovarsi più nella nebbia, né nel campo agricolo ma bensì in quella che sembrava a tutti gli effetti una città sotto assedio. Matt guardò con orrore e confusione le fiamme che avviluppavano gli edifici, i monumenti e anche i cadaveri che erano riversi per strada e la visione più straordinaria e terrificante fu quella di un’antica e gigantesca arena che lentamente perdeva pezzi che si frantumavano al suolo sulla povera gente che cercava di scappare. -Non può essere...Deve essere un sogno. Per forza!- commentò fra sé ma l’odore del ferro bruciato, il calore emesso dalle fiamme e la polvere sollevata dalle macerie in rovina che gli infastidiva la gola gli suggerivano il contrario. Senza poi porsi ulteriori domande o pianificare che cosa fare, Matt cominciò a correre per la strada in cui si trovava senza tener conto della gente che, in preda al panico, gli corse incontro dalla direzione opposta inseguita da chissà quale minaccia. Una volta superata la folla, il giovane si ritrovò davanti due esseri umanoidi completamente neri che emettevano rivoli di fumo che li avvolgevano e li seguivano in ogni movimento e che mostravano due inquietanti bagliori gialli per occhi. Immediatamente Matt cercò di sprigionare la sua energia elementale però i cristalli fecero nuovamente cilecca, per cui decise di adoperare la lama che per tutto il tempo era rimasta estratta e inutilizzate. Il cuore gli batteva forte nel petto e la testa gli faceva male da impazzire, tuttavia decise di tirare fuori tutto il coraggio di cui era capace e si lanciò con un potente urlo verso la battaglia che lo stava chiamando.
La lama venne caricata indietro e lanciata in un affondo contro l’essere alla sua destra ma quello riuscì a schivare l’attacco spostandosi di lato e ad afferrargli il braccio armato. Matt non si fece trovare impreparato e scagliò diversi pugni con la mancina contro il volto del mostro che, in seguito all’urto, allentò la presa e gli lasciò la possibilità di un contrattacco. Tuttavia non aveva fatto i conti con il suo alleato, il quale si era portato nel mentre alle sue spalle per prenderlo per i capelli e tirarselo a sé in modo da lanciargli una potente ginocchiata alla bocca dello stomaco e un potente dritto sul naso. Il dolore lancinante allo stomaco e al naso e dal sangue che lentamente colava da quest’ultimo convinse definitivamente Matt che quello che stava vivendo era reale, seppur incapace ancora di capacitarsi della surreale situazione in cui si trovava. Sfruttando la sua rabbia e l’adrenalina in corpo per resistere al dolore, lo studente fece un ulteriore affondo con la lama verso l’addome del nemico ma venne nuovamente bloccata dalla sua mano con una presa ferrea, indifferente al dolore provocato dalla ferita che cominciò a perdere sangue copiosamente. Approfittando delle mani occupate del nemico. quello scagliò una serie di pugni contro lo stomaco e il mento e, incurante della sportività, anche qualche calcio al di sotto della cintola. Quella serie di attacchi gli permise di liberarsi e di allontanarsi nuovamente dai due che rimasero fermi a recuperare un po’ le energie così come Matt che ne approfittò anche per asciugarsi il sangue sulla maglietta. Sentì il corpo permeato da un’improvvisa e strana euforia e voglia di combattere e con un sorriso divertito e spavaldo disse verso i due -Non ho più paura di voi. Fatevi sotto- invitandoli all’assalto. Ciò non si fece attendere molto. I due mostri si lanciarono prima in un attacco frontale ma poi si separarono in modo tale da attaccarlo da entrambi i lati in una classica morsa a tenaglia. Il ragazzo aspettò immobile fino all’ultimo secondo del loro attacco per poi accovacciarsi sulle ginocchia e lanciare verso le loro gambe un ampio fendente da destra verso sinistra che fece crollare a terra i due avversari. Ormai erano alla sua portata e Matt prima atterrò quello alla sua destra con un pugno sul volto e poi saltò sopra l’altro alla sua sinistra per immobilizzarlo a terra e infilzargli la testa come uno spiedino. Non gli importava più niente di quello che stava accadendo o di quello che stava per fare: sapeva soltanto che stava per vincere. Guardò compiaciuto l’essere che cercava inutilmente un modo di divincolarsi e scappare e non si rese conto che sulla sua faccia era comparso un ampio e folle sorriso. E proprio quando Matt stava per vibrare il colpo fatale vi fu una botta fortissima, un dolore acuto dietro alla testa e infine l’oscurità. 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8: NON E’ REALE
Una fortissima emicrania accolse Matt al suo risveglio, insieme alla luce del sole che entrava dalla finestra della camera d’albergo. Si stropicciò gli occhi e si mise seduto sul letto, scostando le lenzuola dal corpo e volgendo gli occhi verso i letti dei suoi amici completamente vuoti. Solamente allora gli balzò alla mente ciò che era successo la sera prima -Diavolo! La missione...i mostri...- biascicò fra sé con la mano portata alla testa pulsante per il dolore e i piedi poggiati verso terra. Proprio in quel momento la porta si aprì e da dietro di essa apparve Myrion con una bottiglietta d’acqua. -Ehi, ti sei svegliato finalmente- disse con un sorriso rassicurante e poi si sedette sul letto davanti al figlio a cui diede la bottiglietta d’acqua. Quello ne prese un enorme sorso e poi domandò -Per quanto tempo ho dormito? E dove sono gli altri?- e quello rispose -Dodici ore, quasi. Alex e Andrew stanno bene ma...- fermandosi a metà della frase. Matt ripose la bottiglietta d’acqua sul mobile e squadrò serio e preoccupato lo Zodiac -Ma cosa? Che cosa gli è successo?!- il quale non disse nulla all’inizio se non dopo un profondo respiro -Hanno riportato delle ferite e per questo li abbiamo portati in ospedale. Ho parlato con Erika e mi ha detto che fortunatamente non sono gravi e che dovrebbero tornare fra poco-. Matt si portò una mano sulla fronte e emise un sospiro di sollievo ma il volto di Myrion era rimasto ancora serio e preoccupato -Però la missione è fallita: abbiamo trovato una vittima e il killer è riuscito a fuggire-. A quella notizia il ragazzo mostrò un’espressione sconvolta e delusa, accompagnata dal forte pugno sbattuto sulla gamba per l’esasperazione. -Dannazione!- imprecò rabbioso e Myrion cercò subito di calmarlo portandogli una mano sulla spalla e dicendo con serenità -Non è stata colpa vostra. Vi siete comportati bene nonostante le condizioni non vi abbiano permesso di salvare quell’uomo- seguì un momento di silenzio in cui Matt chinò il capo in segno di assenso -Però adesso voglio sapere che cosa è successo. Nei minimi particolari-.
Nei venti minuti che seguirono Matt raccontò tutto: dell’appostamento, dell’attesa, dell’arrivo della vittima, della nebbia spettrale, dell’incontro con il mostro e del combattimento con i suoi sgherri. L’unica cosa che tralasciò fu la visione della città in rovina, volendo cercare una risposta per conto suo. Quando quello ebbe finito, lo Zodiac si alzò dal letto e si mosse verso la finestra per guardare la città e rimuginare su quanto raccontatogli dal figliastro. -Insomma, poteva essere tutto un’allucinazione ma era fin troppo reale per esserlo- continuò Matt fra un sorso d’acqua e l’altro ma l’anziano continuò a rimanere nel suo imperturbabile silenzio. Silenzio che lo spinse a chiedere -A che cosa stai pensando?-. L’anziano si allontanò dalla finestra e si sedette di nuovo davanti a lui stavolta con aria dispiaciuta. -Matt, ascoltami- iniziò dopo averlo guardato intensamente negli occhi -Io credo alla tua storia però sto per dirti qualcosa che non ti piacerà- e a quel punto il cuore di Matt cominciò a battere all’impazzata per l’ansia -Ti ricordi quando ti ho detto che Alex e Andrew sono rimasti feriti?-. Lui fece cenno di sì con il capo -In verità quello che li ha aggrediti non è stato il “mostro”...Ma sei stato tu- dopo quella frase il cuore sembrò fermarsi di colpo. -C-Cosa?- chiese titubante con la stupore e l’incredulità -N-No...Nononono! Non è possibile! Non li avrei mai attaccati! No!- il respiro divenne subito irregolare come se il corpo fosse in carena di ossigeno. -Lo so!- disse Myrion prendendolo per le spalle con entrambe le mani -Ne ho parlato con Erika e anche secondo lei qualcosa ha fatto credere alla tua mente di stare affrontando dei mostri! Anche i tuoi amici hanno detto di aver sperimentato la stessa situazione nei tuoi confronti! Al momento stiamo vagliando tutte le possibilità e...- ma qui lo interruppe Matt -Aspetta! Aspetta! Se è vero che loro erano Alex e Andrew...Questo vuol dire che...che...- non volle finire la frase ma il padre intuì cosa volesse dire. Prese un altro respiro e disse -Quando ti abbiamo trovato stavi quasi per pugnalare Andrew-. A quella rivelazione Matt nascose la testa fra le mani, con lo sguardo incredulo e trasudante sensi di colpa puntato verso terra. -Per impedire di uccidervi a vicenda...- proseguì -Abbiamo dovuto tramortirvi. Poteva andare peggio, credimi...-. Lui restò in silenzio toccandosi il braccio dove prima c’era il bracciale con la lama estraibile e quando stava per dire qualcosa, ecco che dalla porta sbucarono Erika con Andrew e Alex.
-Scusate, spero di non aver disturbato il vostro momento padre-figlio- commentò divertita, suscitando il riso dei due ragazzi che si avvicinarono verso di loro con passo incerto. Matt notò infatti sui loro jeans uno squarcio netto che prendeva entrambe le cosce, con i bordi macchiati di sangue e che mostrava da sotto le bende che coprivano le ferite. Si alzò dal letto e si mosse verso di loro fino a fermarsi a pochi passi -Ragazzi, papà mi ha raccontato tutto e...- si fermò per raccogliere abbastanza coraggio da proseguire -Volevo dirvi che mi dispiace tantissimo. Non ero in me ieri sera-. I due si guardarono per un secondo fra loro e poi Andrew cinse il suo collo con il braccio sinistro in una morsa ferrea che costrinse Matt a curvarsi con la schiena per evitare di finire soffocato. -Ma stai tranquillo!- proruppe con un enorme sorriso il bestione -Anche io e lui siamo stati peggio come te e anche se mi dà fastidio che tu sia riuscito a battermi, mi fa piacere che almeno te ne abbia date pure io- riferendosi ai lividi che quello aveva sull’addome per via dei forti pugni incassati; Alex non disse nulla ma dal suo sguardo quello potè intuire il suo perdono. Ad interrompere l’incontro fra i due ci volle Erika che verbiò seria -Comunque sia ti ho requisito il bracciale. E’ un equipaggiamento interessante devo dire ma è troppo pericoloso lasciartelo ora, quindi te lo ridarò quando saremo nel Continente Chiuso. Capito?- e quando quello acconsentì riluttante alla cosa continuò -Adesso andiamo nella nostra stanza. Abbiamo delle cose di cui parlare-. E detto questo tutti si incamminarono verso la loro destinazione.
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Quando il gruppo entrò nella stanza, immediatamente fu accolto dalla voce del telecronista proveniente a tutto volume dalla televisione e intorno a quest’ultimo vi era il resto del gruppo. -Ooooh, ma lo volete abbassare il volume?!- sbottò Erika verso di loro ma solo Ellen si accorse di loro e si avvicinò dicendo seria -Sta succedendo un macello in città! Venite a vedere-. Matt si sedette sul letto e guardò il titolo della notizia che recitava: “AUTOBUS SCOLASTICO SCOMPARSO”.
-Hanno detto che un pulmino con dei ragazzini è sparito dopo essere partito dalla scuola- spiegò Fabrice -Le tracce si interrompono bruscamente fuori la città verso i campi- a quel dettaglio l’espressione di Matt ma anche dei due Zodiac si fece seria. -Il fatto che sia accaduto subito dopo gli eventi della scorsa notte suona sospetto- disse Myrion dopo un po’ -Pur non essendo sicuri della cosa, prenderemo in considerazione l’eventualità che il nostro amico abbia preso altri ostaggi- e preso il telecomando spense la televisione.
Tutti si concentrarono sulla parete dove era distesa la cartina della città e videro l’aggiunta della foto di un uomo che Matt riconobbe come la vittima della serata precedente. -Questo...- disse Erika puntando il dito alla foto -E’ Neil Selvigg. Il suo corpo è stato ritrovato nei campi con ferite identiche a quelle degli altri casi. Gestiva un negozio di alimentari e la sua fedina penale è pulita e purtroppo ha lasciato una moglie e una bambina piccola- a quella notizia il senso di colpa strinse il cuore di Matt come in una morsa e quando il suo sguardo venne ricambiato da Alex e Andrew capì che anche loro si sentivano come lui -Comunque sia non abbiamo ancora alcun indizio per risalire a chi...- ma lo studente aggiunse -O Cosa...- interrompendola a metà della frase. Gli altri si girarono verso di lui e la leonessa rispose -Ci hanno raccontato quello che è successo e fossi in te non mi farei ingannare da un semplicemente uomo truccato da mostro- e Matt controbattè -Sono sicuro di quello che ho visto. Non era un travestimento e quella cosa non era umana-. Quest’ultima fece prima un verso di scherno ma ciò che avrebbe voluto dire venne invece detto da Fabrice -Ha parlato quello che ha quasi ucciso due suoi compagni in preda al delirio- e a quelle parole Matt si portò davanti a lui con la rabbia nello sguardo che non sembrò smuovere minimamente il biondo, il quale si limitò ad affrontarlo e a rispondere alla sfida. -Ripetilo se ne hai coraggio- sibilò lui -Hai attaccato e ferito il mio migliore amico in preda a un’allucinazione e adesso hai pure la faccia tosta di dire che eri lucido? E’ lampante che eri già partito di cervello- replicò freddo l’altro e a quel punto l’energia cominciò a scorrere in entrambi verso i cristalli che cominciarono a pulsare e a brillare, con i compagni che guardavano stupefatti la scena ed erano pronti a intervenire. A calmare gli animi ci pensò Myrion che si frappose fra i due e disse -Può darsi che ci sia una via di mezzo-. I due si staccarono e si allontanarono, lasciando spazio all’anziano -E’ vero che quello che ha visto Matt è stata un’allucinazione ma non è detto che sia stato un uomo a farlo-. -Stai dicendo che è stata una bestia magica?- chiese dubbiosa Erika -La barriera impedisce alle creature di Milok di giungere nell’Ipeiron e Aridia ci avrebbe avvisati di eventuali incursioni- ma lui rimase ad accarezzarsi la lunga barba bianca perplesso e allora rispose -Vorrei ricordarti che quando ci fu la caduta di Ars Molodon, l’esercito di Milok sbucò all’improvviso nel cuore della città senza abbattere le sentinelle e la linea di difesa. Hai studiato storia, no?- il silenzio di lei fu molto eloquente. -Ci sono delle teorie per cui al tempo lui abbia usato dei passaggi segreti e mistici per far passare la sua armata inosservata. Se una delle sue bestie fosse passata attraverso questi tunnel, presumendo che esistano, allora non è un’ipotesi da scartare-. Calò il silenzio dopo quelle parole ma poi venne interrotto dal suono del campanello che spinse Elisa ad alzarsi e muoversi verso la porta per aprire. -Quindi come dovremmo muoverci?- chiese Ellen verso Myrion che replicò tranquillo -Chiamerò Pisces per sapere se esistono creature capaci di cose del genere. Intanto voglio che Matt, Alex e Andrew rivedano il video delle due vittime. Può darsi che vi siano dei dettagli che a noi sono sfuggiti- e Erika disse seria -Io controllerò il database criminale insieme a Fabrice. Voglio vagliare ancora la pista “umana” e mi serve una mano- seguita poi da Daniela che le verbiò decisa -Noi tre volevamo controllare se esiste un possibile collegamento con le vittime, così magari possiamo capire eventuali bersagli- suscitando in lei un sorriso e un cenno col capo.
Elisa intanto tornò nella stanza con un carello che, su ordinazione di Erika, recava sulla superficie piatta diversi tipi di panini imbottiti, bottiglie d’acqua e bibite varie. Il gruppo iniziò a consumare quel rapido pranzo, con Matt e Fabrice che si guardarono dallo stare distanti l’uno dall’altro e le ragazze già appostate al pc portatile con i loro panini per cominciare la loro indagine. Una cosa che attrasse l’attenzione di Matt fu l’angolo di quella che si rivelò essere una busta gialla, ben sigillata e nascosta sotto il piatto dei panini, con scritta sul retro la parola “CIAO” a caratteri cubitali. Tutti si radunarono attorno a lui e in seguito Myrion prese la busta e l’aprì, lasciando cadere nella mano un semplice cd con la stessa parola incisa sopra. Indi lo inserì nel decoder, accese la tv e guardò all’inizio una serie di immagini sfocate e traballanti che poi divennero nitide. Il video era ambientato in una vecchia cantina illuminata solo dalla luce di una lampadina e la protagonista era una donna. Quest’ultima era seduta su una sedia, con il volto segnato dai lividi delle percosse ma che stranamente mostrava un’espressione tranquilla e sognatrice come se si trovasse in uno stato di tranche. E una voce monotona come quella di un automa cominciò ad uscire dalla sua bocca e a riferire questo messaggio.
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Buongiorno.
Innanzitutto devo dire che sono sorpreso e lusingato dal fatto che gli Zodiac, per la seconda volta, abbiano rivolto la loro attenzione sul mio operato. Questo significa molto per me e vi ringrazio sinceramente dal profondo del mio cuore. In secondo luogo vi consiglio di non prendervela tanto per il fallimento di ieri notte: nessuno sarebbe riuscito a fermarmi dall’uccidere quell’uomo. In fondo io sono il portatore della morte, un’ombra che si muove con passo leggero e silenzioso verso di voi e che vi regala quel momento di beata ignoranza a cui segue la disperazione. La disperazione della coscienza che la vostra ora è giunta.
E in quanto tale ho una reputazione da difendere e non posso ovviamente permettere alle mie prede di sfuggirmi. Per cui vengo al dunque e rivolgo questo messaggio ai ragazzini che ho avuto il piacere di conoscere: se non volete che questa disgraziata raggiunga suo marito, vi suggerisco di presentarvi da soli stanotte nel luogo del nostro primo incontro allo scoccare della mezzanotte.
Siete liberi di pianificare qualcosa e di fare ancora una volta gli eroi ma mi chiedo: lo farete sapendo che questa città e tutti i suoi abitanti ne pagheranno le conseguenze? Inclusa anche lei, ci mancherebbe.
Detto questo, vi auguro un buon proseguimento di giornata.
A stasera.
PS. Perdonatemi se ho preso in prestito la voce e il volto di questa qui ma al primo incontro sono molto timido e preferisco non espormi troppo.
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A video concluso, tutti rimasero impietriti e Matt, Alex e Andrew sentirono lo stomaco sotto sopra e il cuore battere all’impazzata per lo stress di quella situazione di cui erano diventati protagonisti. Erika commentò infine -Che stronzo-.
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Dopo quel video tutti diedero il massimo nello svolgimento dei propri incarichi. In particolare Matt, Alex e Andrew che visionarono in loop i video delle due vittime nella loro stanza insieme a quello degli ultimi momenti del Signor Selvigg. Quando il cielo incominciò a rabbuiarsi, i tre decisero di prendere una sosta spegnendo la tv e confrontando i dati raccolti. -Allora...- iniziò Alex alzandosi dal divanetto -Per il momento l’unico elemento comune con quello che ci è successo è la nebbia. Quale pensate sia la sua natura?- chiese verso i due che si guardarono dubbiosi per un momento e poi Matt rispose -Se fosse un semplice gas rilasciato nell’ambiente non sarebbe scomparso così facilmente e non avrebbe invaso solamente il corridoio di quel piano ma anche le stanze- e Andrew intervenne dopo aver sfogliato i suoi appunti -E se si trattasse di un potere elementale?-. Alex si grattò il capo -Ciò spiegherebbe l’area d’azione controllabile e la manipolazione in un ambiente aerato come il campo della scorsa notte...Ma questo non ci aiuta a restringere il campo. Sebbene potessimo trovare una Fusion dell’Aria che può generare questi effetti, non si può escludere la teoria che il gas venga manipolato con tutt’altro elemento- e si lasciò cadere di nuovo a sedere. Tutti rimasero in silenzio a riflettere e poi Matt chiese -Comunque era da un po’ che volevo chiedervelo: che cosa avete visto nell’allucinazione?-. I due si guardarono per un istante e poi Andrew disse -Ci siamo ritrovati nella nebbia dopo esserci separati e poi abbiamo incontrato te. Bhè...la tua forma mostruosa- ma quello insistette -Ma siete sicuri? Non è che vi siete ritrovati in un posto diverso? O in un tempo diverso?-. -Siamo sicuri- rispose Alex -Perché? Tu hai visto qualcosa?- e a quel quesito Matt si limitò a replicare -Forse...Non ne sono del tutto convinto- evitando il discorso.
Poi qualcuno bussò alla loro porta. Era Ellen, la quale entrò nella stanza e disse -Ragazzi, venite- e il gruppo si alzò e si diresse velocemente con l’amica all’interno della stanza dei loro compagni che erano tutti uniti attorno a Erika e Myrion. -Ragazzi...- cominciò serio l’uomo -Siamo riusciti ad ideare un piano- ma nel momento della spiegazione Erika si intromise -Anche se per me è un’idea del cavolo- con fare decisamente seccato. Lui fece finta di niente -L’unico dato che abbiamo è che il nostro amico usa un allucinogeno che genera i suoi effetti se respirato, anche se non sappiamo se si tratta di un potere elementale o no. Indipendentemente da questo, quando sarete nel luogo d’incontro e lui userà la tossina, perché la userà, utilizzeremo il potere di Elisa e Erika e sfrutteremo l’ambiente aperto per spazzare via quanto più gas possibile-. Tutti sembravano entusiasti della cosa ma Matt volse la sua attenzione verso Erika -E se dovessimo essere gasati?-. -Ecco perché la ritengo un’idea del cavolo: usarvi come esca è troppo rischioso-. rispose senza tanti giri di parole, suscitando la preoccupazione di Matt -Non abbiamo un piano B?-. Il vecchio fece un profondo respiro -In realtà ne abbiamo un altro ma anche quello ha dei rischi abbastanza alti- e Erika si intromise di nuovo -Per questo è riuscito a convincermi. Si tratta di...- ma l’espressione severa dell’uomo rivolto verso di lei la fece desistere dal raccontare l’alternativa e a liquidare la cosa con un semplice -Vabbè, inutile parlarne. Lo applicheremo se il primo piano dovesse andare male-. Gli studenti si chiesero quale fosse il piano oscuro dei due Zodiac ma Alex intervenne cambiando argomento -Comunque siete riusciti a capire chi possa essere?-. Erika prese il portatile su cui cominciò a pigiare alcuni tasti -Ho controllato il database degli Inquisitori e ho ritrovato solamente una persona che combacia con il nostro amico- e poi lo girò verso gli altri, mostrando la foto di un uomo dai lunghi capelli neri e oleosi che nascondevano sotto le ciocche un volto magro e pallido e dallo sguardo spento e disinteressato. -Si chiamava Vladimir Tepis, soprannominato “Uomo Nero”. Era un figlio di papà che decise di darsi alla malavita con un gruppo chiamato “Le Ombre” e arrivò addirittura a governare un’intricata rete criminale a Mestia Poama. La sua punta di diamante era lo smercio di sostanze stupefacenti e allucinogeni che però non erano capaci di dare gli effetti che avete descritto, né aveva nessun potere-. -Perché non potrebbe essere questo qui?- chiese Andrew dubbioso -Perchè è stato catturato due anni fa e incarcerato nella prigione di Zatracal, dove si è suicidato qualche mese dopo impiccandosi nella sua cella- rispose Erika chiudendo di scatto il portatile e riponendolo sulla scrivania. -E se fosse qualcuno della sua banda?- chiese Elisa verso i due ma questi ultimi fecero cenno di no col capo -Siamo risaliti a tutti i componenti e al momento stanno scontando una bella pena. Inoltre la droga è stata tutta requisita, quindi non può essere neanche un imitatore-.
Tutti rimasero in silenzio a pensare a una soluzione a quell’enigma ma a nessuno venne in mente nulla, quindi Myrion alzò lo sguardo verso l’orologio e disse -E’ meglio se andate a mangiare qualcosa adesso. Dovete stare in forze- congedando il gruppo che si diresse fuori dalla stanza verso la sala da pranzo dell’hotel.
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Tutti erano riuniti attorno al tavolo su cui erano riposti enormi vassoi di paste assortite di ogni tipo e bevande varie. Matt prese un piatto di spaghetti mescolata in una salsa verde che profumava di menta e diversi aromi ma questo per non sprecare lo sforzo dei cuochi che si erano prodigati per loro: in verità non aveva affatto appetito. Giocava rigirando la forchetta nella mano per arrotolare gli spaghetti senza però portare il groviglio alla bocca e proseguendo così in un loop infinito, a dispetto dei suoi amici che mangiavano quanto gli era permesso dal loro stomaco. Ellen lo notò e gli diede un colpo sul braccio -Guarda che devi mangiare, se no non avrai energie- ma anche con questa ripresa lui proseguì imperterrito con il gesto. -Lo so che sei preoccupato per stasera ma sono sicura che andrà tutto bene. Ci sarà tuo padre, no?- e allora Matt distolse lo sguardo dal piatto verso di lei e rispose -Non riesco a togliermi di dosso la sensazione che qualcosa andrà storto-. Elisa mandò giù l’ultimo boccone di pasta e verbiò -Devi stare tranquillo, Matt. E’ inutile fasciarsi la testa prima di romperla, no? Devi essere fiducioso- portando nel suo piatto un’altra porzione abbondante di pasta con una salsa al pomodoro. Nonostante il morale a terra, il suo stomaco reclamava cibo e per questo cominciò a portare qualche forchettata verso la bocca.
La cena proseguì poi normalmente, con Matt e gli altri che si persero in discorsi di tutt’altro argomento per cercare di distrarsi. Poi ad un certo punto Elisa si allontanò per tornare alla sua stanza e ritornò con una piccola radio che, una volta accesa, cominciò a produrre musiche e canzoni varie che alleggerirono ancor di più l’ambiente. Andrew, Fabrice e Elisa rimasero seduti a bere qualcosa e parlare mentre gli altri cominciarono a ballare con passi sconclusionati e biascicando le parole straniere con spensieratezza. Solamente durante quei momenti Matt si accorse che nella sala non c’era nessuno. Forse erano rimasti tutti nelle loro camere oppure nessuno si trovava nell’edificio a parte loro e i membri dello staff. Quando la radio trasmise un lento, lui e Ellen formarono una coppia e Alex e Daniela la seconda. Matt cominciò a dondolarsi sui piedi a destra e a sinistra, tenendo le mani all’altezza dei fianchi di Ellen mentre quest’ultima gli aveva cinto il collo con le mani alla nuca. -Dimmi un po’...- sussurrò quella -Hai mai ballato prima d’ora?-. Il ragazzo non dovette riflettere molto -Mai. Ai balli che organizzava l’accademia finivo sempre per essere mollato dalle altre, per cui mi ritrovavo al tavolo a mangiare e a chiacchierare con gli altri-. -Certo. E quando dici “altre” ti riferisci a Mary Anne Perez?- chiese con un sorriso malizioso sul volto -Bhe, lei è la ragazza più carina dell’Accadem...AHIA!- lasciò scappare un verso di dolore quando quella pestò volutamente con forza il suo piede. -Ripensandoci non era poi così carina- cercando di recuperare i punti perduti con l’amica -Ad ogni modo tutte andavano verso quelli avevano un fisico da paura e poco cervello. Tipo Lucas McKlure: ogni volta che piegava il braccio correva il rischio di strappare le maniche e...Ely?- ma quella era persa con un volto sorridente nei suoi pensieri riguardanti Lucas. A quel punto Matt, per vendetta, diede un forte pizzico all’altezza del fianco che la fece saltare e riportare alla realtà. -Aaaah! Si, mi ricordo di lui! Pfft, non mi interessava mica quello lì! Ci mancherebbe...- cercando di fingere disinteresse -Però secondo me dovresti fare un po’ di palestra. Certo, non sei grasso ma non sei per niente in forma. Con quel fisico dai l’impressione che te ne volerai alla prima folata di vento forte-. Matt fece un cenno col capo e poi continuò a ballare in silenzio, non nascondendo la sua perplessità che venne subito notata da Ellen. -Devi stare tranquillo per stasera- sussurrò seria -Non ci riesco, Ely- rispose lui affranto -E’ una pressione molto grande. Troppo grande...- poi volse lo sguardo verso Alex e Andrew -Loro sembrano così sereni. Perché io non ci riesco?-. -Sicuramente anche loro sono preoccupati ma cercano di mostrarsi sicuri. Altrimenti la paura può prenderli in contropiede e fargli fare cose stupide- verbiò l’amica che si staccò da Matt e sorrise -Anche tu devi fare lo stesso-. Lo studente non disse nulla ma poi Ellen continuò divertita -Comunque sei bravo a ballare. Lo devo dire alla tua amica di Quiburn- e poi si dirigesse verso il tavolo degli amici, con Matt rosso in viso che la seguì bofonchiando qualche scusa. Anche Alex e Daniela li raggiunsero poco dopo e continuarono a parlare fino a quando non furono le dieci e mezza. A quell’ora entrarono nella sala Myrion e Erika, con quest’ultima che disse -Ragazzi, è ora. Andate a prepararvi- con un sorriso dispiaciuto per aver interrotto quel momento di tranquillità. E allora tutti si mossero verso le loro stanze per prepararsi per il confronto finale.
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Il gruppo arrivò nella zona designata ma si mantenne a circa un chilometro dalla chiesa, nascondendosi dietro a un casolare e mantenendosi accucciati come ulteriore misura di sicurezza. -Ecco il piano- disse Erika mostrando una cartina della zona -Voi vi posizionerete qui, al centro del campo dove avete visto la nebbia, e lì aspetterete finchè non arriverà il nostro amico. Noi saremo in questa casa qui a circa duecento metri da voi e agiremo solamente quando avremo un conferma che lui sia lì. Io e Elisa spazzeremo via la nebbia, Ellen e Daniela metteranno al sicuro l’ostaggio e gli altri saranno la squadra di cattura e di salvataggio nel caso foste in preda ad altre allucinazioni-. Alex chiese verso i due -Ma se la nebbia fosse troppo fitta, come farete a sapere quando intervenire?- e in tutta risposta Myrion fece uscire da sotto la giacca un giocattolino simile a un elicottero in miniatura che, grazie alle sue piccole pale, cominciò a svolazzare intorno a loro. -Si chiama “Diz” ed è un drone creato da Cancer per missioni stealth. Ha un filtro che permette di individuare persone o oggetti che mostrano una firma energetica cristallina e una videocamera di ultima generazione. Quando il vostro bersaglio sarà lì con voi, noi lo vedremo su questo schermo- indicando quello in mano a Erika -E entreremo in scena noi. Ci sono domande?- Nessuno disse nulla e questo bastò allo Zodiac che continuò -Bene. Mancano quindici minuti alla mezzanotte. Vi conviene andare. Noi vi seguiremo ma prima voglio dirvi una cosa- le sue braccia presero per le spalle Andrew da un lato e Alex dall’altro, mantenendo Matt nel mezzo -Anche se voi doveste avere l’impressione di trovarvi da soli in luoghi sperduti ad affrontare mostri e creature spaventose, cercate di ricordarvi che non è reale. Anche se i vostri sensi dovessero dirvi il contrario dovete rimanere aggrappati a questo pensiero. Non è reale- Myrion ripetè quelle parole nella speranza di imprimerli nella loro mente e poi li lasciò andare dagli amici che li incoraggiarono prima della partenza. Quando Fabrice e Matt furono faccia a faccia, il primo gli diede la mano e quello la strinse dicendo -Mi raccomando: non fate tardi- con un sorriso deciso sul volto che venne corrisposto dall’amico -Stai tranquillo-.
Da quel momento il trio si mise in cammino sulla strada attraverso i campi con la guida della luce lunare che oscurò le stelle che continuarono a brillare alte nel firmamento. Nessuno parlava e il silenzio era interrotto solamente dal cicaleggio delle cicale e dalla leggera brezza che scuoteva le fronde degli alberi. Se le circostanze fossero state più piacevoli, Matt si sarebbe goduta quella passeggiata ma l’unica cosa che voleva era raggiungere il posto e chiudere la questione una volta per tutte. Quando furono in vista della chiesa e del campo Andrew disse dopo aver preso un profondo respiro -Forza e coraggio, ragazzi-.
Andrew, Alex e Matt si posizionarono al centro esatto del campo e rimasero lì in piedi, schiena contro schiena, a guardare i dintorni in attesa dell’ora prestabilita. Ogni volta che Matt volgeva lo sguardo da un’altra parte aveva la sensazione di aver visto qualcosa muoversi nell’oscurità e ogni volta il ritmo cardiaco accelerava per poi ritornare normale. L’orologio di Alex segnò la mezzanotte e i sensi di tutti si acuirono al massimo per percepire anche il minimo rumore generato dall’ondeggiare dell’erba o dalle ali velocissime degli insetti. Passarono alcuni minuti ma non successe ancora niente, al che Matt chiese -Non è che hai l’orologio avanti?- e l’amico rispose -Non credo. Sarei più propenso a pensare che il suo orologio vada indietro- ma nonostante il ritardo i tre continuarono ancora a guardarsi intorno. I minuti passarono lentamente e quando sul quadrante dell’orologio venne segnata l’una di notte, Andrew sbottò irritato -Prima lascia i suoi inviti deliranti e poi fa pure tardi?! Se becco sto tizio lo massacro!!- e si incamminò pesantemente da dove era arrivato il gruppo. -Aspetta, dove vai?!- domandò Matt -Me ne torno in albergo! Se vuole affrontarmi, sa dove trovarmi!-. Anche gli altri due si dimostrarono propensi alla sua idea ma quando Andrew stava per sorpassare il confine del campo, ecco che proprio dalla strada cominciò a sprigionarsi una fitta nebbia che lo spinse all’indietro con gli altri. -Ecco, ci siamo! Cercate di non respirare- ordinò Alex che si mise con la schiena rivolta a quella dei suoi colleghi e al centro di quello che sembrava un anello fatto interamente di nebbia. Il trio cominciò a convogliare l’energia all’interno dei cristalli che cominciarono a pulsare di energia ma intorno a loro non comparve nessuno, né la nebbia sembrò diffondersi verso di loro. -La nebbia non ci sta raggiungendo- disse Andrew nervoso -Si, infatti. Sembra quasi che ci abbia imprigionato- confermò Alex mentre Matt indicò un punto completamente aperto nell’anello che proseguiva verso la chiesa poco distante -Forse vuole che andiamo lì-. Andrew sussurrò a bassa voce verso i due -Ma così il piano va a farsi benedire!- ma questi ultimi restarono semplicemente in silenzio. Per cui tutti i tre iniziarono a muoversi in direzione della chiesa, constatando come l’anello si muovesse con loro per evitare di farli scappare, e giunti davanti all’enorme portone il trio spinse le due pesanti ante di legno per entrare all’interno dell’edificio.
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In entrambi i continenti vi era un’unica religione: il Monarchesimo. I pilastri di questa fede erano i Monarchi, potenti signori e creature che trasformarono Astrial, in tempi remoti un mondo desolato e colpito da terribili cataclismi, in una terra fertile e splendente e insegnarono alle antiche civiltà diverse arti e conoscenze. Di questi sovrani ve ne erano sette in tutto:
-Thestalia, la Monarca del Fuoco: Dominò il fuoco e il magma dei vulcani in eruzione e diede vita alle grandi terre emerse su cui l’uomo avrebbe potuto vivere e costruire.
-Mobius, il Monarca dell’Acqua: Dominò le acque dei mari e degli oceani e generò nuove fonti d’acqua da cui l’uomo avrebbe potuto trarre sostentamento.
-Margran, il Monarca della Terra: Rivestì le terre di vegetazione e insegnò all’uomo l’agricoltura.
-Ehtheria, la Monarca dell’Aria: Dominò i venti e gli uragani che perennemente affliggevano il pianeta e insegnò all’uomo la meteorologia.
-Zaira, la Monarca dell’Elettricità: Dominò le tempeste e i suoi fulmini;
-Romeo, il Monarca della Luce: Insieme a Caio dissipò il male che opprimeva il mondo con un’oscurità eterna.
-Caio, il Monarca del Buio:  Insieme a Romeo dissipò il male che opprimeva il mondo con un’oscurità eterna e insegnò all’uomo l’astronomia.
Insieme a loro vi era anche l’Arbiter, il loro maestro, che giudicava l’operato dei Monarchi e che si rivelò in disaccordo con quest’ultimi in quanto stavano interferendo con il naturale corso degli eventi: se quel mondo era destinato al declino e l’uomo all’estinzione, bisognava assecondare il destino e lasciarle fare il suo corso e che quello non era altro che uno spreco dei loro poteri. Ma loro avevano visto del buono e delle potenzialità in quella nuova terra e nella civiltà ancora primitiva che la abitava e a causa di questi dissapori vi fu uno scontro che vide vincitori i Monarchi. L’Arbiter venne imprigionato in un luogo introvabile e i Monarchi regnarono su quella terra per mille anni fino al momento della loro partenza. Prima di andarsene avrebbero regalato all’umanità l’arte ultima di estrarre e manipolare l’essenza di questi elementi in una forma cristallina e di facile impiego: l’arte dei cristalli. Da allora la storia divenne leggenda e mito e sebbene le ricerche abbiano smentito la veridicità di questi eventi, vi erano parecchi interrogativi irrisolti su come quegli eventi catastrofici fossero scomparsi di punto in bianco e di come l’uomo entrò in possesso della conoscenza dei cristalli. Indipendentemente da ciò, questa storia divenne una religione vera e propria e sparsi sui continenti vi erano luoghi di culti attribuiti a uno specifico Monarca o a più di uno. In quella situazione, il trio era entrato nella Chiesa del culto di Caio.
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Una volta superato l’atrio della chiesa, i tre ragazzi si immisero nella grande navata centrale illuminata ai lati da numerosi candelabri che illuminavano anche il resto dell’edificio; nelle due navate laterali, separate da quella centrale da un colonnato costituito da sei enormi pilastri, vi erano ancora le sedie che un tempo accolsero i fedeli per la preghiera e sulle pareti non vi erano finestre o decorazioni di sorta. Sul soffitto vi erano disegnate tutte le costellazioni e gli astri, anche se vi erano delle interruzioni in alcuni punti per via della caduta di alcuni suoi pezzi, fino ad arrivare al punto d’incrocio della navata con il transetto dove si stagliava una piccola cupola però con pochi frammenti dell’affresco originale. Alla fine dei due bracci del transetto vi erano due piccole cappelle con dentro tre lampade ciascuna, brillanti alla luce dei candelabri di diversi colori, e infine nel presbiterio, dietro all’altare, si stagliava nella flebile luce l’imponente statua di Caio. La statua in marmo nero raffigurava un cavaliere di cui non si riusciva a scorgere i lineamenti del volto per via del piccolo elmo, il quale aveva una lunga coda di crine nero che sbucava posteriormente da sopra e un drappo blu notte sbrandellato che scendeva ai lati della testa fino a coprire la spalla destra e la parte superiore della schiena, e di un misterioso fumo nero che nasceva proprio dal suo viso e che saliva con deboli lingue verso l’alto. La corazza era composta da una serie di placche che seguivano l’andamento del busto e dei fianchi fino alle cosce e avevano scolpiti sulla superficie simboli e ricami cesellati; da sotto di essa partiva l’orlo a brandelli di una cotta di maglia e da dietro un altro lungo drappo dello stesso colore del primo che copriva parzialmente i gambali, i quali completavano la parte inferiore dell’armatura. Il braccio sinistro, l’unica parte del busto non coperta, stringeva l’elsa di una spada enorme saldamente piantata nel terreno ed era completamente coperta da protezioni in scaglie fino al copri-spalla dalla forma di testa d’aquila con il becco rivolto verso l’alto.
I tre si posizionarono sotto la cupola, circondati dai candelabri e dalla nebbia, ma mentre si guardavano intorno alla ricerca del loro perseguitore, il cristallo nero nella mano sinistra di Matt cominciò a pulsare senza il suo controllo. Inoltre, anche se non lo aveva detto ai suoi amici, da quando era entrato nella chiesa si era sentito costantemente ricolmo di una nuova e misteriosa energia che gli donava un vigore mai provato. Nonostante la sua natura ignota, la reazione del cristallo venne vista come un segno positivo: non era sotto il controllo della nebbia, quindi quello che stava vivendo non era un’allucinazione. Dopo pochi minuti si cominciò a sentire il suono di molteplici e lenti passi all’interno della chiesa, anche se data la folta nebbia e l’eco non si riusciva a capire da dove provenissero. -State in guardia...- sussurrò Alex agli altri due che si stanziarono in posizione di difesa. Il suono si interruppe quando all’interno della nebbia comparvero delle piccole figure indistinte che solo dopo un ultimo passo avanti si mostrarono come dei semplici bambini. -Ma che cazzo...?!- esclamò sommessamente Andrew -Devono essere i bambini che si trovavano nell’autobus scomparso. Allora c’era anche lui dietro questa storia- replicò Alex con la voce seria e leggermente alterata dalla collera. Matt invece si concentrò sui loro visi: sebbene con gli occhi arrossati per via delle molteplici lacrime sprecate, sul loro volto vi era una insolita calma che gli diede disagio e paura. E ancor di più quando uno dei bambino dai capelli rossi e dal volto pieno di lentiggini iniziò a parlare -Mi fa piacere che abbiate accettato il mio invito. Ho perso un po’ di tempo a preparare tutto questo ma volevo fare una cosa speciale. Solo per voi-. I pugni si serrarono con forza ma nessuno dei tre fiatò, nemmeno quando le povere anime tirarono fuori da dietro la schiena un lungo coltello da cucina la cui lama venne posta con cura sulla nuda pelle del loro collo. -Questi sono un mio regalo per voi- proseguì il bambino -Cosa volete che gli faccia dire prima di ucciderli? Forse qualche supplica del tipo...- e a quel punto tutti dissero in coro -Aiutateci. Vogliamo vedere mamma e papà. Vi prego, aiutateci- seguito poi da un insieme di parole dette alla rinfusa o senza senso. Quella fu l’ultima goccia che fece crollare la pazienza di Andrew. -SMETTILA SUBITO!- urlò con tutta la rabbia che aveva -Sei un bastardo! Ripararti dietro a dei bambini indifesi! Esci fuori, così che possa spaccarti la faccia!-. Il silenzio cadde ancora una volta ma una bambina dai lunghi capelli neri riprese la parola -Perché sei così cattivo con me? Così mi fai male- con il tono tipico di chi sta per scoppiare in lacrime. -Non mi piace quando mi insultano. Meriti una punizione- stringendo di più le mani attorno al manico del coltello e avvicinando la lama sempre più verso la gola. -NO, ASPETTA!- Matt e Alex urlarono all’unisono, riuscendo a fermare il coltello. -Chiedo...- Matt dovette raccogliere tutta la forza che aveva per proseguire la frase -Chiedo...Perdono. A nome del mio amico- dette un colpo al fianco dell’amico che si ostinò a non pronunciare le sue scuse ma che dovette dopo che anche Alex cominciò a colpirlo -Va bene. Va bene! Chiedo scusa!!- e la bambina abbassò sorridente la lama del coltello con un semplice -Va bene-. -Ammettiamo che ci hai in pugno e la nostra fine è certa- proseguì Matt -Per lo meno meritiamo di incontrare il nostro carnefice-. Quello che ottenne dalla bambina, così come da tutti gli altri, fu un secco -NO- però Alex insistette con veemenza -Andiamo, su. Anche la Morte sarebbe così gentile da concedere un ultimo desiderio alle sue vittime. Non ti pare?-. Quando ebbe finito di parlare, all’interno della chiesa riecheggiò di nuovo il rumore di passi per un tempo che sembrò infinito e poi dalla nebbia apparve finalmente lui, insieme alla donna del video. Indossava una giacca rossa a righe nere sopra una camicia gialla, un paio di pantaloni neri eleganti come le scarpe a punta ai piedi e intorno alla testa, a coprire la chioma e la prima metà del volto, vi erano delle bende le cui lunghe estremità ricadevano dietro alla schiena fino al sedere. -Desiderio esaudito- disse con voce orrendamente calma e amichevole -Ciao-. Nessuno parlò e replicò a quel saluto, cosa che gli permise di proseguire -Sapete, mi avete un po’ deluso. Mi aspettavo qualche sorta di resistenza ma basta che uno prenda in ostaggio una scolaresca che subito vi bloccate-. -Bhè, sai com’è...- disse Alex -Non siamo tutti degli psicopatici-. -Ti prego, smettila di lusingarmi- commentò con una debole risata -Tanto ti ucciderò uguale-. Poi Matt domandò -Perché stai facendo tutto questo?- cosa che lasciò il loro interlocutore abbastanza interdetto e confuso -Ah, e io che pensavo che il mio video fosse stato esauriente...- si grattò il capo attraverso le bende logore -Comunque lo faccio un po’ per sfizio, un po’ per gioco. Mi piace vedere la polizia che non sa su che muro sbattere la testa-. Andrew si intromise con tono di sfida -Sei disgustoso...Hai ucciso delle persone- ma quello replicò -Prima o poi DEVONO MORIRE!!- mutando la sua voce in quell’urlo rabbioso che fece sobbalzare Matt per lo spavento. Riacquistata la compostezza originale, l’uomo in maschera cominciò lentamente a camminare intorno a loro -Sapete, una delle cose che detesto del mio potere è il fatto di non poter vedere ciò che vedono gli altri. Non che mi importi qualcosa ma alcune reazioni suscitano curiosità. Infatti, prima di disfarmi di voi vorrei chiedere a te...- si fermò davanti a Matt e abbassò il capo per averlo faccia a faccia -Che cosa hai visto?-. Lui rispose -Ho visto solamente i miei amici come dei mostri. Niente di più- ma il fatto che cercasse nervosamente di evitare di fissarlo rese la sua verità una parziale verità. -Mh...non mi pare che tu mi stia dicendo tutto. Hai girovagato un po’ prima di arrivare a quel punto- la bocca si spalancò in un largo sorriso -Però se non me lo vuoi dire non preoccuparti, non me la prendo mica- e con tutta la naturalezza del mondo gli scagliò un potente schiaffo sulla guancia sinistra. Il ragazzo non si accorse della cosa finchè non sentì il dolore e il calore nel punto colpito e se non fosse stato per i bambini con il coltello minacciosamente puntato alla loro gola avrebbe scatenato la sua furia su quell’uomo. Quest’ultimo mostrò loro le spalle e si diresse oltre la nebbia insieme alla donna ma non prima di aver detto -Adesso vi lascio in compagnia dei miei piccoli amici. Loro staranno bene, per rispetto alla vostra memoria...o forse no. Dipende da come mi gira-. -Te la faremo pagare cara- disse sprezzante Matt e ciò che ottenne fu un canzonato -Non credo proprio- prima di venire inondato insieme ai suoi amici dalla nebbia.
Sebbene tutto intorno a loro venne oscurato, i tre poterono tranquillamente distinguere le piccole figure dei bambini attorno a loro e inoltre, quando si guardarono a vicenda, il loro aspetto non mutò in niente di distorto e spaventoso. -Dovevamo pensare all’eventualità che quello ci avrebbe portati qui!- esclamò Andrew -E adesso che facciamo?- chiese agli altri due che rimasero in silenzio per alcuni istanti prima che Alex rispondesse calmo -Qualsiasi cosa questa nebbia dovesse metterci in testa...Qualsiasi cosa volesse farci fare...Dobbiamo respingerla! Cerchiamo di schivare quanto più ci è possibile!- e infine Matt concluse -Se proprio dovessimo restarci prima del loro arrivo, almeno non diamogli la soddisfazione di vederci uccidere degli innocenti-. I bambini si avvicinarono con passo barcollante, mostrando i nuovi lineamenti mostruosi che quell’aria mefitica gli avevano donato: sebbene i corpi, i vestiti e i capelli fossero rimasti immutati, il volto venne completamente stravolto con tre occhi verticali dalle sclere nere e le iridi scarlatte, il naso completamente rimosso e la bocca trasformata in una larga trappola ghignante munita di una fila di denti aguzzi. In mano il coltello veniva brandito come un pugnale, con la lama che veniva mossa ripetutamente nell’azione del pugnalare e mano a mano il passo si faceva sempre più veloce. Matt scaricò per la paura l’energia ai cristalli, i quali fortunatamente non reagirono, ma si ricordò di quanto detto poco prima e cominciò a fare uso di tutta la sua volontà per poter combattere la paura, ripetendo nella sua mente “Non è reale” per indurre il suo cervello a vedere quegli esseri come i poveri bambini catturati. All’assalto di uno dei nani malefici il ragazzo schivò il suo affondo e lo prese per il braccio armato per poi spingerlo lontano da lui e così fece finchè quelli non cominciarono ad assalirlo in due o più. Con fendenti provenienti da più punti, in particolare verso il basso addome, era difficile contrastarli e alcuni arrivarono persino a destinazione, graffiandogli gli avambracci e le gambe. Lo stesso si potè dire di Alex e Andrew che, sebbene con meno autocontrollo e non risparmiando i pugni quando necessario, si ritrovarono ricoperti di tagli e ferite leggere però debilitanti. Dopo diversi minuti la carica si arrestò per lasciare agli esserini il tempo di riposarsi e i tre si poggiarono con le schiene l’uno con l’altro per confrontarsi. -Matt, così non andiamo da nessuna parte- disse Andrew nel mostrare il profondo taglio sul braccio -Dobbiamo scappare e vederci con gli altri- ma quello replicò -Sarebbe inutile. La nostra percezione dello spazio è alterata: ci ritroveremo a correre in circolo-. Quelli ricominciarono ad avvicinarsi lentamente verso il trio e Alex verbiò deciso -Non dobbiamo mollare, ragazzi! Resistete!!- ma nel momento in cui tutti quanti si lanciarono verso di loro, la terra sotto i loro piedi cominciò a tremare. Con un potente fragore le lastre di pietra del pavimento vennero distrutte e intorno a loro apparvero diverse radici gigantesce e affusolate su cui cominciarono a fiorire dei fiori bianchi come la neve e dai petali frastagliati che rilasciarono su di loro e per tutta la chiesa uno polline profumato. Dopo alcuni istanti i tre videro che la nebbia cominciava a dissiparsi e che l’aspetto dei bambini, così come il loro senno, stava ritornando alla normalità. -CHE STATE FACENDO?! UCCIDETELI!!!- fu la frase che echeggiò rabbiosa dal killer stanziato davanti all’altare su cui era rimasto a sedere per tutto il tempo insieme al suo ostaggio. Matt fece un tentativo di carica dei cristalli e con sua piacevole sorpresa vide che quest’ultimi reagivano perfettamente. -Ragazzi, questo è il segnale!!- disse deciso Andrew e con gli altri due si lanciò alla carica del loro nemico che, troppo furbo per rimanere fermo, decise di darsela a gambe attraverso una delle navate laterali in direzione del portone. Il ragazzo di colore evocò la sua sabbia e la indirizzò verso l’entrata, ricoprendo l’enorme portone e sigillandolo proprio quando quello era a pochi centimetri e quando si voltò nella loro direzione quello disse scherzoso -Non penserai davvero di svignartela. Ora tocca a noi!-. In quel momento Alex scagliò un potente getto d’acqua che scagliò il nemico contro la porta bloccata ma quello si rialzò stupito della cosa -Cosa credevi di fare? Mi hai solamente bagnato gli abiti- al che quello rispose -Infatti: era quello il piano-. Nel mentre che i due parlavano, il killer notò che intorno a lui vi erano delle piccole particelle nere che lentamente andavano ad accumularsi verso l’alto fino a formare una massa densa e circondata da numerose scariche elettriche. Alex si scostò per lasciare spazio a Matt che, oltre a produrre quelle misteriose particelle dalla sua mano sinistra, si posizionò con il braccio mancino disteso davanti a sé e con il palmo rivolto verso l’alto e il braccio destro, con l’indice e il medio della rispettiva mano alzate, puntato verso l’alto. Quando quello comprese il suo destino era troppo tardi: la mano destra calò inesorabile sul palmo della mano sinistra e in contemporanea una potente scarica elettrica dalle sfumature nere partì dalla massa nera e colpì il malcapitato che lanciò un urlo di dolore. -Cavolo...- commentò Alex -Ma volevi ucciderlo?- ma anch’egli rimase stupito come lui -Ma che ne so? Non mi aspettavo fosse così forte- e quando lo sguardò si posò sul cristallo nero, quest’ultimo emetteva un bagliore molto più luminoso rispetto al normale. Nonostante la potenza del colpo, il nemico rimase in piedi con i vestiti bruciacchiati e fumanti mentre biascicò alcune parole nel tentativo di dire qualcosa. Durante tutto ciò, Andrew si avvicinò a lui con il destro caricato indietro, diventato il triplo delle sue normali dimensioni grazie alla sabbia compatta attorno all’arto. Inutile dire che quando quello fu abbastanza vicino gli scagliò un diretto in faccia che portò l’uomo mascherato a cadere definitivamente sconfitto a terra. -Te l’ho detto che ti avrei spaccato la faccia- pronunciò l’amico che liberò il portone di ingresso e l’arto dalla sabbia, decretando con quelle parole la fine di quel regno di terrore.
Il portone venne dischiuso per consentire a tutti di uscire dalla chiesa, incluso il loro nemico svenuto trasportato sulle spalle da Alex, e incontro a loro arrivarono tutti i loro compagni. -Ce ne avete messo di tempo!- disse Matt imbronciato ma comunque sollevato di rivederli ma Ellen rispose -Non c’è tempo! Dobbiamo raggiungere l’Excalibra!- mostrando come gli altri un comportamento molto agitato. -Che sta succedendo? E che facciamo con loro?- chiese Andrew indicando le persone dietro di loro e il criminale e Fabrice verbiò -Abbiamo già chiamato la polizia e Erika ha sistemato tutto! Però adesso dobbiamo scappare!-. Per cui, seguendo i loro suggerimenti, i tre lasciarono i bambini nelle mani della donna e il criminale legato con delle funi portate da Elisa e infine si diressero insieme agli altri verso la stazione grazie alla sabbia di Andrew. Nel gruppo vi era un silenzio molto teso e preoccupato e al che Matt chiese spazientito -Insomma, mi sono stancato! Volete dirci che è successo mentre  eravamo in quella chiesa? E dove sono Erika e mio padre?!- ma nessuno volle rispondere, anzi sembrò quasi che la parola “padre” li mettesse ancora più in agitazione. Cosa che non sfuggì ai loro occhi. -E’ successo qualcosa a mio padre?- chiese ora più serio e freddo -Le radici evocate nella chiesa...Erano le sue, vero? Ely?- lo sguardo si posò sull’amica che si strinse più nelle spalle per cercare di non parlare. A quel punto la sua mano si strinse attorno al braccio di lei per strattonarla e tirarla fuori da quel silenzio, ormai in preda all’agitazione a tal punto da voler farla parlare anche con la forza -Erano sue, vero?! Rispondi!!- gli altri cercarono di fermarlo e di calmarlo ma quella, con le lacrime agli occhi, gli urlò contro -STA MORENDO!!-. Matt non seppe che dire e lasciò andare la ragazza che si perse in alcuni singhiozzi prima di essere tranquillizzata da Elisa e Daniela; lui invece rimase seduto e in silenzio in uno stato di shock mentre nuvola di sabbia si diresse attraverso il buio di quella spaventosa notte verso la loro destinazione.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9: L’ULTIMA CITTA’
Myrion era lì, dormiente nel suo letto con le coperte che gli arrivavano fino a metà busto e una maschera, collegata a una bombola di ossigeno, che gli copriva il naso e la bocca. Il treno aveva ripreso il viaggio alle prime luci dell’alba, dopo che il gruppo ebbe preso tutta la loro roba dall’albergo e fatto ritorno alla stazione, ed era diretto verso la tappa successiva: la città di Tarax. Tutti si erano addormentati nei posti più vari ma Matt rimase seduto al capezzale del padre, con il braccio poggiato su un bracciolo per sostenere la sua testa pesante e addormentata. Si destò soltanto quando sentì qualcosa toccargli il braccio: era la mano del vecchio uomo che dolcemente cercava di svegliarlo. -Ehi...- disse Matt mentre si stropicciava gli occhi -Come ti senti?-. -Molto meglio...- rispose Myrion con voce roca attraverso la mascherina e si mise a sedere con l’aiuto del figlio -Mi porteresti un bicchiere di succo? Ho una sete tremenda-.
Dopo aver mandato giù il succo tutto d’un fiato, Myrion chiese -Com’è andata ieri sera? L’avete preso?- e Matt ovviamente confermò le sue aspettative con un cenno del capo -Erika ha ricevuto il rapporto della polizia e abbiamo saputo che si trattava di Vladimir Tepis, “L’Uomo Nero”-. Il volto rugoso dello Zodiac venne attraversato da una smorfia preoccupata -A quanto pare deve aver trovato un modo per evadere dalla prigione di Zatracal. Però l’importante è che l’avete catturato. Ottimo lavoro-. Quelle parole e il suo sorriso però non sortirono il minimo effetto sulla morale del ragazzo, il quale rimase a fissare il pavimento con un’espressione preoccupata. Il silenzio calò sui due e poi Myrion riprese -Immagino che Erika vi abbia raccontato quello che è successo...- la mano andò a grattare con fare nervoso la corta e scombinata chioma albina -Purtroppo quello era l’unico piano alternativo che mi è venuto in mente. Non potevamo entrare così di prepotenza e correre il rischio di farvi uccidere-. Gli occhi di Matt si staccarono dal pavimento e si volsero verso il padre -Quando Erika mi disse che potevi creare un antidoto contro qualsiasi forma di veleno pensai che fosse un’abilità straordinaria. Ma ha perso il suo fascino quando mi ha spiegato che è necessario che tu venga esposto a quella tossina per farlo- sospirò pesantemente per trattenere la voglia di urlargli contro quelle parole e poi continuò -E’ così che ti sei ammalato?-. Myrion si strinse gentilmente la mano al petto. -Un gruppo di terroristi minacciava di far esplodere una bomba contenente un gas nervino mortale. La mia abilità nel trattare con sostanze del genere era ben nota, per cui venni mandato come ultima risorsa nel caso in cui le cose fossero andate male. E infatti...- rimase in silenzio per alcuni secondi -Non mi pento di come ho agito quel giorno, neanche per tutte le volte che l’ho fatto. Uno Zodiac deve fare il possibile per tenere al sicuro le persone, anche se il prezzo da pagare è la vita stessa-. Matt volse gli occhi verso il pavimento e si lasciò andare sulla sedia come se avesse svolto un faticoso esercizio e disse flebilmente -Io non voglio che tu muoia...-. Venne tirato verso il padre, sbilanciandosi con il busto in modo da appoggiare sul suo petto. Il battito pacato del suo cuore e le carezze sul capo lo tranquillizzarono al punto da entrare in un nuovo stato di sonnolenza che, dopo poco tempo, lo portò ad addormentarsi.
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Quando Matt si risvegliò dal suo sonno, la prima cosa che notò fu la mancanza del padre nel letto. Ciò lo portò in uno stato di agitazione che lo fece scattare in piedi, guardare per tutta la stanza in cerca dell’uomo e, una volta appurata la sua assenza, correre verso il salone principale. Lo vide seduto al suo solito posto, con addosso la sua vestaglia bianca con ricami smeraldo, intento a parlare con Erika e ad addentare un toast, intervallando ogni morso con la rimozione veloce della mascherina che gli permetteva di respirare. Tutti gli altri stavano pranzando e discutendo come se gli eventi della scorsa serata fossero un lontano ricordo, per cui il ragazzo si tranquillizzò e si mosse in silenzio verso l’angolo bar per prendere un caffè. Non aveva tanto appetito e nel mentre che metteva l’acqua dentro la macchinetta si accorse che l’orologio appeso alla parete indicavano le due passate. -Ti sei svegliato, principino?- queste parole indussero Matt a voltare il capo quel tanto per inquadrare Alex che, finito anche lui di mangiare, ebbe la voglia anche lui di un caffè bollente. -Sai, non ti va tanto di dormire quando tuo padre sta a letto in punto di morte- rispose lui brusco. L’altro continuò a sorridere beffardo. -Comunque...- continuò una volta sistemata la macchinetta sul fornello e preparate due tazze -Sai quando arriveremo a Tarax?- e il compagno rispose -Fra meno di due ore. I capoccioni ci hanno detto che lì avremo un paio di giorni per rilassarci e per comprare le ultime cose prima di partire-. Matt si appoggiò con la schiena al bordo del tavolo da lavoro e rivolse gli occhi verso Alex che proseguì -Cambiando argomento, volevo sapere cosa ti ha spinto a lanciare quel colpo così violento contro Vladimir. Va bene che era un assassino ma poco ci mancava che lo folgorassi-. Matt, ricordandosi improvvisamente di quella situazione, gli raccontò la strana sensazione di vigore percepita all’interno della chiesa che, in qualche maniera, ha potenziato il suo attacco. -In principio di base è quello di una mossa stordente. Quindi quando l’ho quasi polverizzato sono rimasto sorpreso pure io. E’ stato così strano…- concluse nel mentre si apprestava a versare il caffè appena fatto nelle due tazzine. -Ce la siamo cavata abbastanza bene però- verbiò ad un certo punto. -E’ vero ma senza mio padre saremmo rimasti in balia di quel gas. Dobbiamo darci da fare perché una cosa del genere non ricapiti...diventare ancora più forti- Matt sussurrò le ultime parole di quell’affermazione, ottenendo il consenso dell’amico che rispose semplicemente -Parole sante-. Entrambi bevvero un sorso dalle rispettive tazze e, sotto gli occhi divertiti di tutti, lo sputarono con forza per terra. Si erano dimenticati di mettere lo zucchero. In tutto ciò, il treno proseguì indisturbato il suo tragitto in dirittura di Tarax, la città dei due mari.
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La città di Tarax sorgeva sull’istmo che collegava Empeiron e Ipeiron e, come suggeriva il suo titolo, era bagnata da due mari: a Est dal Mar Verde e a Ovest dal Mar Blu, chiamati così per via del colore donato alle loro acque dai due diversi fondali marini. Nonostante si trovasse vicino l’equatore, le correnti marine mitigavano le caldissime temperature tipiche di quelle latitudini, rendendo il clima mite e la zona ricca e florida di vegetazione. All’inizio i due mari erano separati ma poi vennero scavati due canali in modo tale da consentire alle imbarcazioni di passare da un versante all’altro senza problemi. In base a ciò, la città era distinta in tre parti:
  • BORGO ANTICO: Si trovava sulla porzione di terra compresa fra i due canali e comprendeva i primi insediamenti e le antiche costruzioni di coloro che occuparono in tempi remoti quella zona, costituendo il centro storico della città. Un nutrito gruppo di cittadini viveva lì, principalmente pescatori che vivevano del commercio di pesce e mitili freschi nel rinomato porto.
  • BORGO NUOVO: Si trovava a sud dell’isoletta ed era più recente visto il bisogno, a seguito dell’aumento demografico, di ampliare i confini della città. Comprendeva palazzi e edifici moderni e negozi di ogni genere e, affacciato sul Mar Blu, vi era l’arsenale, separato dal centro urbano da un alto muraglione di pietra, per ospitare le navi della Marina. L’unico contatto fra i due borghi era il “Ponte Trasverso”, un gioiello dell’ingegneria moderna che, mediante un particolare meccanismo, si apriva in due: una metà ruotava orizzontalmente verso un lato e l’altra metà ruotava verso l’altro. In questo modo veniva consentito l’accesso all’uno o l’altro mare anche alle navi più grandi.
  • AREA INDUSTRIALE: Si trovava a nord dell’isoletta e comprendeva il centro siderurgico/cristallino “MiDrol”, adibito alla produzione di materiali in acciaio e mithril e all’estrazione dell’energia marina per la creazione dei cristalli dell’Acqua. L’unico contatto fra il borgo antico e l’area industriale era il “Ponte di Pietra”, luogo di un’antica battaglia di cui riportava ancora le cicatrici.
Secondo la leggenda, la città di Tarax venne creata per volere di Mobius, il Monarca dell’Acqua e patrono della città. Quando Thestalia e Margran, rispettivamente i Monarchi del Fuoco e della Terra, diedero forma a quelle terre che sarebbero diventate i continenti, Mobius posò il suo sguardo su quell’appezzamento di terra che rappresentava il perfetto equilibrio tra la terra e il mare che tanto amava. Dunque guidò in quel luogo le prime popolazioni, a cui insegnò l’arte della pesca e della navigazione, e alla sua partenza nominò Teraxius la loro guida, da cui verrà il nome “Tarax”. Nel corso dei secoli la città divenne un importante centro di comunicazione fra i due continenti e fu la prima a possedere un’organizzazione paramilitare, la moderna Marina, e una propria flotta, grazie alla quale riuscì a respingere le incursioni di mostri e pirati. La sua potenza non risiedeva completamente nella flotta ma anche nel suo esercito: i soldati venivano addestrati severamente, portati ad apprendere a memoria tutte le strategie e gli schieramenti e a dimenticare paura e sconfitta.
In particolare due eventi narravano della resistenza e della forza di questo popolo.
Il primo risaliva alla Grande Guerra dei Cristalli. Caladon e Molodon cercarono di reclutare i soldati e la flotta di Tarax nei rispettivi ranghi ma quella decise di rimanere neutrale, offrendo il suo supporto ad entrambi sotto forma di rifornimenti di cibo e medicine. A differenza di Caladon che accettò l’offerta, Molodon non digerì questo rifiuto e decise che avrebbe ottenuto la forza militare della città solo dopo averla conquistata. L’esercito non si fece cogliere impreparato e respinse l’armata nemica in quella che veniva chiamata “La Battaglia del Ponte”, in quanto sostenuta vicino al ponte di pietra. In fatto di numeri si parlò di un esercito di un migliaio di uomini contro diecimila, con una perdita da un lato di un centinaio di vite contro le parecchie migliaia dall’altro. La vittoria di quella battaglia portò a un cambiamento nella posizione della città, che offrì il suo supporto all’esercito di Caladon come promesso a quest’ultimo.
Il secondo invece risaliva alla Battaglia della Piana. Milok e il suo esercito stavano per raggiungere l’istmo e l’esercito degli Zodiac non avrebbe fatto in tempo a raggiungerlo e ad impedirgli la traversata. Vedendo la criticità della situazione, la città di Tarax dispose un’ultima resistenza nel tentativo di far guadagnare tempo all’esercito alleato. L’esercito, composto da tremila soldati più alleati delle città limitrofe, si dispose all’altezza del fiume Dart e lì trattenne il nemico per due giorni nonostante fossero soverchiati dalle numerose truppe avversarie. L’intero esercito, così come il suo primo cittadino che aveva guidato l’operazione, venne annientato ma quel sacrificio permise all’esercito alleato di giungere in tempo per impedire ai nemici di superare la piana. Sulla Piana della Caccia, vicino alle sponde del fiume Dart, vi era una stele per commerare i caduti de “La Battaglia del Fiume”.
Dalla fine della guerra, la città stava vivendo un periodo di pace e stabilità.
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Il treno arrivò alla stazione di Tarax nel primo pomeriggio e gli Zodiac concessero ai ragazzi la possibilità di visitare la città e godersi il mare. Tutti si vestirono con abiti estivi e costumi da bagno, portati per ogni evenienza, e nel giro di poco tempo si ritrovarono a passeggiare per il lungomare della città in cerca di una spiaggia dove potersi sistemare. Una lunga serie di alberi e palme si snodava lungo il corso e sul lato rivolto verso il mare vi erano diverse scale che conducevano verso una lunga distesa di sabbia bianca e scintillante bagnata dall’acqua cristallina. Il gruppo discese una di quelle scalinate e si sistemò in uno spiazzo libero posizionando un paio di ombrelloni e i loro effetti personali, per poi lanciarsi in una veloce corsa verso l’acqua fresca. Matt arrivò con un certo ritardo: avendo la pelle particolarmente sensibile al sole, si attardò a mettersi la crema protettiva. Per un’ora abbondante si dimenticarono della missione, del viaggio e degli Zodiac e si divertirono come se fossero in vacanza e la voglia di mollare tutto e rimanere lì a godersi quella spensieratezza si fece molto forte.
Dopo qualche nuotata, il gruppo ritornò agli ombrelloni e si distesero sugli asciugamani, chi al sole e chi all’ombra, per abbronzarsi e giocare un po’ a carte. -Sapete...- disse Matt mentre gettò un due di picche a terra -Non mi aspettavo si vedesse Axia così da vicina- volgendo lo sguardo verso il mare. In lontananza si stagliavano sull’orizzonte dei monti di un blu scuro rispetto al celeste chiaro del cielo, sovrastati da un banco di nuvole scure e temporalesche. -E’ il luogo dove avvenne la Grande Guerra, vero?- chiese Ellen, alzandosi sui gomiti dal suo asciugamano -L’equilibrio di quel posto è stato reso instabile dall’energia liberata nello scontro-. -Che vuoi dire instabile?- chiese Elisa mentre gettava un due di quadri, con dispiacere di Matt. -La geografia, l’habitat e le condizioni ambientali in quel posto sono state compromesse in maniera irreversibile. Vulcani in costante eruzione, uragani, terremoti e addirittura una piana dove cadono migliaia di fulmini all’ora- spiegò Ellen -E’ un miracolo che abbiano deciso di combattere in un posto tanto isolato- poi si distese per riprendere il sole. Intanto Alex sembrò mostrare qualche problema con i suoi cristalli dato che, da quando era tornato dall’acqua, non avevano smesso di brillare e pulsare. -Che succede, Al?- si avvicinò Fabrice per guardare meglio e Alex rispose -Non lo so. E’ come se i miei cristalli attingessero energia da una fonte che non sono io-. -Forse è il mare?- chiese Andrew ma a quella domanda lui scosse il capo -Non è la prima volta che faccio un bagno in mare e non mi è mai successa una cosa così-. Matt scagliò sul telo le carte per la frustrazione, con Elisa gongolante per la vittoria, e la sua attenzione si rivolse verso l’amico. -Sembra quello che mi è successo alla chiesa- disse dopo aver dato uno sguardo –Facciamo un giro e vediamo se riusciamo a capire la causa- e così Matt si alzò, raccolse le ciabatte e gli occhiali da sole e con Alex e Daniela si diresse verso il corso.
Il trio, una volta risalite le scale fino al corso, cominciarono a camminare all’ombra degli alberi del lungo viale, riempito di numerosi chioschi e mercatini e di turisti. Alex alternava lo sguardo fra il cristallo nella sua mano e il luogo circostante nella speranza di capire da dove venisse quella strana energia, con al seguito Matt e Daniela che si godevano intanto la passeggiata. Il loro cammino attraverso il lungomare si arrestò davanti all’inizio di una grande piazza semicircolare dove, rivolta verso il mare, vi era una statua di marmo celeste. Questa raffigurava un incrocio tra un mostro e una corrente marina: buona parte del suo corpo e alcune caratteristiche, come zanne e scaglie, mostravano una linea sinuosa e travolgente come le onde del mare durante una tempesta, mentre da quello che doveva essere il corpo principale si ergevano numerosi anelli d’acqua burrascosa. La testa era la parte più delineata e il suo aspetto ricordava quello di un serpente o un coccodrillo, con numerosi denti che sporgevano dalla sua bocca spalancata e con sei occhi che puntati verso il mare e l’orizzonte. I suoi occhi, in particolare, emanavano delle bolle che si innalzavano verso il cielo prima di sparire. Alex sentì quella sensazione intensificarsi in prossimità della statua e Daniela lesse la targa collocata sotto il piedistallo -In onore di Mobius, il Monarca dell’Acqua e padre fondatore della città di Tarax-. -Matt- chiamò Alex -Quella statua che era dentro la chiesa a Borrago. Ti ricordi di chi era?-. Il ragazzo scosse leggermente la testa -Purtroppo sotto la statua non c’era una targa. All’inizio credevo che fosse un qualche cavaliere o eroe ma adesso penso che si trattasse di un altro monarca-. -Caius, il Monarca dell’Ombra- concluse Daniela. I due si girarono verso di lei -Queste reazioni si verificano solo in prossimità di una di queste statue. Se con Alex è successo con Mobius, allora l’unico che poteva reagire con te era Caius. Cosa aveva di particolare?-. Il ragazzo alzò la testa per esaminare meglio la gigantesca statua e quando guardò i suoi occhi gli venne l’illuminazione -Gli occhi…-. Gli altri alzarono la testa per guardare. -Dall’elmo della statua usciva del fumo nero. Da questo invece escono delle bolle da quei cristalli. Forse l’effetto viene da loro…- concluse Matt. -Credo…- commentò Alex -Che si trattino di cristalli elementari altamente puri e potenti. Mi chiedo dove li abbiano trovati. Ad ogni modo, ora che abbiamo risolto il mistero, possiamo anche tornare dagli altri…Non prima di aver preso una granita- e con un gesto indicò la bancarella lì vicino dedita alla vendita di gelati e bevande, subito raggiunta dai tre ragazzi con i soldi in mano.
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Verso il tramonto i ragazzi fecero ritorno alla Excalibra ma non si godettero la vita notturna di Tarax in quanto la mattinata successiva sarebbe stata ricca di impegni. Il giorno dopo gli studenti, accompagnati da Erika, si diressero nella città vecchia per trovare un equipaggiamento adatto ad affrontare le avversità del Continente Chiuso. Dopo aver attraversato un labirinto di vicoli stretti, il gruppo si ritrovò davanti a un negozietto dall’aria malmessa con sopra un’insegna: “L’Armeria”. -Di certo il proprietario sa come vendere la sua merce- commentò Ellen. Erika le lanciò un’occhiataccia -Risparmiati questi commenti quando saremo dentro. Non vorrei dover pagare degli extra per colpa tua- poi sospinse la porta, consentendo a tutti quanti di entrare.
Una volta dentro, Matt cominciò a guardarsi intorno nel negozio e si accorse che la maggior parte delle armi in vendita erano in realtà vecchie e incrostate dalla ruggine e dalla polvere, come se stesse camminando in un sito archeologico. Dietro il bancone in legno vi era il proprietario intento a leggere il giornale: un signore di mezza età, con capelli radi e castani e un pizzetto biondo e un’espressione grave sul volto segnato dalla vecchiaia che avanza, con indosso un grembiule di cuoio usurato. Quando sentì il campanello della porta alzò lo sguardo verso il cliente e subito un sorriso comparve sul suo volto. -Erika!!- esclamò ripiegando il giornale -Ohè, ma ce fin’e fatt?!-. La Zodiac rispose al sorriso e si avvicinò al bancone -Salve, Aegis. Lo so, è da tanto che non vengo ma vedo che qui le cose non sono cambiate. Soprattutto tua brutta faccia non è cambiata di una virgola! Ahahahahah-. -Eeeeeh…- quello allargò le braccia -Quedda stodeca de Maria me vo fa sbaraccà tutt cos! Ma ij so capa tuest: a qua sta, a qua addà rmanè! Ahahah-. Matt e gli altri ascoltarono la conversazione e di quello non capirono assolutamente una parola. -Ma voi ci state capendo qualcosa?- chiese Elisa sotto voce ma solo Ellen parve cercare di tradurre quel dialetto -L’ho sentito parlare un po’ in giro per la città ma mai così stretto. Sto andando ad intuito ma niente-.
-E u’ martidd? Te ste funzion?- chiese Aegis verso Erika, intenta nel mentre a cercare qualcosa nella borsa. -Ovvio. Lo sai che tutti i tuoi lavori sono perfetti. Comunque ascoltami…- e a quel punto lascio cadere sul bancone un sacchetto pieno di monete sonanti -Abbiamo bisogno di un po’ di equipaggiamento per questi che vedi…- e a quella pausa il proprietario ne approfittò per squadrarli uno ad uno -Niente di troppo complesso. Se mai dovesse esserci qualche extra te li aggiungerò tranquillamente-. L’uomo prese in mano il sacchetto, lo soppesò con la mano e con voce seria chiese -A do è ca da scè?- ma lei non rispose: fece un solo cenno del capo. -Amm’ capit…- verbiò dopo un profondo respiro -Statt tranquill: pigghiè quell che te sirv! Se proprio è, famme nu picch’ de pubblicità!- prendendosi una leggera pacca dalla ragazza. A quel punto il proprietario trafficò dietro al bancone alla ricerca di qualcosa e quando si rialzò il bancone cominciò a sparire verso la parete di fianco, rivelando infine un passaggio verso una cantina o un seminterrato. Una volta sceso lui, Erika si soffermò a spiegare verso il gruppo -Aegis è il miglior fabbricante di armi della città e vi fornirà un equipaggiamento di base. Se avete delle richieste particolari, potete chiedere tranquillamente a lui. I miei amici sono anche amici suoi-. -Però una cosa…- si intromise Andrew -Perché nasconde la sua merce in una stanza nascosta?-. -Devi guadagnarti il suo rispetto- spiegò Erika -Altrimenti non ti mostra niente. Gli ho detto che così non avrà mai tante entrate ma lui è un tipo all’antica. Adesso andiamo- e tutti la seguirono verso il piano inferiore.
Quest’ultimo era decisamente più grande del piano superiore, con numerosi articoli, dalle armi alle protezioni, esposti su numerosi scaffali disposti lungo le pareti oppure in mezzo la sala da parte di alcuni espositori appositi. Tutti si dispersero nelle varie direzioni per curiosare e vedere qualche arma particolare su cui mettere le mani. Sebbene l’intenzione di Matt fosse inizialmente quella, ripensò alla lama da polso che ha lasciato sul treno e spendere altri soldi per qualcosa che magari non avrebbe usato gli parve una decisione non saggia. Di conseguenza si spostò verso il reparto adibito alla vendita di armature, protezioni e oggetti di supporto.
Alex mise le mani sopra quello che gli parve essere un semplice bastone in metallo, lungo poco più di due metri e finemente decorato, di cui lo incuriosiva più che altro il prezzo esorbitante. -Mi scusi- chiamò il venditore che si avvicinò con un sorrisetto stampato sul volto -Perché questo costa così tanto? A me pare un semplice bastone-. Aegis non parlò ma prese tranquillamente il bastone fra le mani e si spostò in fondo alla sala, dove vi era una zona adibita all’esercitazione delle armi con inclusi anche dei manichini. Tutti si radunarono attorno a lui, intento nel mentre a trafficare con il bastone, poi lo afferrò per l’estremità più bassa e lo fece ruotare con uno scatto. Dai lati della superficie liscia del bastone sbucarono quattro fila di lame seghettate e frastagliate, cosa che suscitò lo stupore dei presenti a parte Erika. -E’ strano. Non c’erano segni o fori sul bastone…- commentò Alex ma il proprietario non aveva ancora finito. Puntò uno dei manichini e compì il plateale gesto di lanciarlo verso di lui ma quello non si dipartì per colpire il suo bersaglio e rimase lì ben stretta nella mano di Aegis. Con quello slancio però il bastone si separò in numerose sezioni, collegate l’una con l’altra da un filo di ferro, e come una frusta andò a colpire il bersaglio. Tutti rimasero a bocca aperta, anche dopo che quello ebbe riavvolto il bastone e retratto le lame, e ad Alex venne data la possibilità di avvicinarsi all’uomo. -Mo ma da ‘scultà- ottenendo un cenno di assenso dal giovane, sebbene Matt avesse avuto l’impressione che fosse solo per accontentarlo, e continuò -Mo t’ mitt qua e t’a studi. Quan e finit, me o dic-. Da quel momento Alex cominciò a testare l’arma nelle varianti in cui poteva trasformarsi, ovvero la forma di frusta o di bastone con o senza le lame.
Successiamente gli altri si unirono a lui per testare le armi scelte sui poveri manichini. Andrew scelse un paio di cestus in acciaio battuto che ricoprivano tutto l’arto fino a metà avanbraccio; Fabrice optò per, a descrizione del proprietario, una “lancia-bracciale”, ovvero una spessa lama posta sopra l’avambraccio che poteva essere usata nei combattimenti ravvicinati e che, tramite un meccanismo di propulsione, poteva essere usato per sfondare oggetti o nemici come una sorta di ariete. Ellen e Daniela si limitarono ad armi più sobrie come un fioretto e dei pugnali mentre Elisa fu l’unica del gruppo a prendere un’arma da fuoco: un grosso fucile a caricamento manuale che aveva la caratteristica di sfruttare non soltanto munizioni normali ma anche munizioni elementali, in maniera non dissimile dalle armi viste a Quiburn alcuni giorni prima. In aggiunta Erika fece aggiungere per tutti delle protezioni standard, come schinieri e corazze in acciaio rivestite di cuoio, a parte Daniela e Andrew: loro chiesero dei particolari modelli di cui era possibile modificarne il peso per renderli, rispettivamente, più leggeri e più pesanti.
-Aaah, mo m’hai recurdat. E sintut di quedda uagned? A “Punitrice de Tarax”?- chiese Aegis mentre era intento a sistemare ordinatamente gli equipaggiamenti in apposite scatole. -Si, ho sentito…- rispose Erika -Il fatto che agisca per il bene della città non le dà il diritto di uccidere i criminali-. L’uomo alzò leggermente il capo verso di lei -E u sacc. Però mo a criminalità se ste cag ‘nguedd e Tarax e qiù tranguill. Ce vulit fa?-. -Per stavolta passeremo oltre. Abbiamo già dato…- in quel momento lanciò una rapida occhiata a Matt -Magari per quando torneremo si sarà calmata, altrimenti saremo costretti a rivederci. Grazie ancora per tutto, Aegis. Manderemo qualcuno a ritirare le cose- e dopo una stretta di mano e un saluto generico, il gruppo risalì le scale per poi uscire dal negozio alla volta della stazione.
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Per tutto il giorno i ragazzi svolsero numerose altre mansioni che li indussero a riposarsi nel vagone durante il pomeriggio. In seguito venne loro concessa la possibilità di svagarsi la sera con la condizione di non rientrare troppo tardi data la partenza in mattinata del giorno dopo. Tutti si mossero verso il centro, dove si fermarono a mangiare in un ristorante di pesce, per poi sedersi a uno dei tanti tavolini di un pub affacciato sul mare nei pressi del ponte trasverso. L’aria fresca e salata pervase le narici di Matt mentre questo si concedeva un robusto sorso di birra e una chiacchierata con gli altri. Poi ci fu un sonoro scoppio in lontananza che fece sobbalzare tutti dalla sedia. -Che cosa è stato?!- chiese Daniela guardandosi intorno. Ellen indicò con il dito indice la direzione del fragore e lì, in lontananza dall’altra parte del ponte, vi era l’impianto siderurgico da cui si innalzavano delle enormi nuvole di fumo grigio. -Magari è successo un incidente?- domandò Daniela ma Fabrice la tranquillizzò -Non ti preoccupare. Da quello che so, questi scoppi si verificano durante la lavorazione del mithril. Sono del tutto controllati-. Daniela perse l’ansia iniziale ma continuò a fissare le enormi colonne di fumo che piano piano acquistavano un colore tendente al nero. -Ma quei fumi non sembrano essere vapore…- commentò voltandosi verso gli altri e Elisa verbiò -La creazione e raffinazione di quel metallo porta alla creazione di residui tossici, soprattutto polveri che vengono immessi nell’atmosfera. Sebbene il lavoro sia redditizio, gli operai e la città ci rimettono la salute-. -E allora perché non fanno niente?- intervenì Matt -Insomma: sanno che quella fabbrica fa male. Dovrebbero chiuderla!- e Alex lo riprese con tono calmo -La fabbrica non produce solo metallo ma anche i cristalli, i quali sono forgiati in maniera pulita e senza problemi. Chiudi parte o tutto l’impianto sarebbe un grosso colpo per l’economia, soprattutto per quella di Tarax su cui praticamente ci mangia sopra-. -E poi…- proseguì Fabrice -Alla città venne offerta la possibilità di esprimersi in merito alla chiusura dell’impianto. Non si presentò neanche il numero necessario per convalidare la votazione. Preferiscono più morire di malattia che di fame-. Matt si sentì incapace di controbattere a quella logica così fredda e distorta. Si sedette a fissare la condensa formatasi sul boccale di birra finchè una forte pacca sulla schiena non lo fece trasalire. -Dai, adesso non farti altre paranoie!- spronò allegramente Andrew -Domani si parte finalmente per il Continente Chiuso! Io non vedo l’ora di cominciare questa avventura!-. Il morale di tutti si alzò leggermente e l’ombra di un sorriso cominciò ad apparire su qualche volto. -Certo, qui è stata una bella vacanza e ci sono belle gnocche ma so che ne varrà la pena! Un uccisore di mostri e un avventuriero di certo aiuta nel rimorchio! Ahahahah- e a quel punto tutti ripresero a scherzare e a discutere tranquillamente. Ma non passarono neanche cinque minuti che le luci della strada, dei locali e delle case in quella zona si spensero, introducendo tutti a una misteriosa oscurità. -Che succede? Un blackout?- domandò Matt agli altri ma non ottenne risposta, perché tutti erano con le orecchie tese ad ascoltare un suono lento e meccanico. I ragazzi, come molti altri lì presenti, si voltarono nella direzione del ponte che lentamente si stava aprendo, con le due metà intente a ruotare una nella direzione opposta all’altra, fino a quando il canale non fu completamente libero. Il ragazzo cercò di intravedere qualche enorme nave di passaggio ma sia da un lato che dall’altro non vi era nulla. -Laggiù…- gli indicò Ellen verso il fondo del canale. All’interno di quest’ultimo vi era una piccola barca, molto più simile a una scialuppa, con a bordo due uomini incappucciati e una versione in miniatura e in oro massiccio della statua di Mobius. Lo scrosciare dell’acqua e le preghiere sussurrate dai cittadini accompagnarono il passaggio dell’imbarcazione, resa ancor più mistica dalla luce blu elettrica di due candelabri poste a prua e a poppa e dal fatto che si muovesse da sola, senza l’ausilio dei due uomini incappucciati disposti ai lati della statua come suoi guardiani. Tutto ciò fece venire la pelle d’oca a Matt, il quale sobbalzò quando una voce disse -E’ la Cerimonia del Monarca-. Si trattava di un’anziana signora che, avendo intuito dalla loro reazione la loro estraneità all’evento, si lasciò andare alla spiegazione -Ogni giorno, a mezzanotte precisa, preghiamo il nostro fondatore e guardiano perché protegga le nostre vite e i nostri commerci. Una statua consacrata parte dal tempio nella città vecchia e compie un giro attorno ad essa su quella barca e di certo non possiamo permetterci di farla passare con il nostro baccano-. Infatti Matt non se ne era reso conto all’inizio ma poi vide che tutta la zona circostante era calata in un incredibile silenzio, interrotto solamente dalle preghiere dei fedeli. Perfino le auto avevano smesso di circolare e spento i fari in segno di rispetto per l’evento. La barca era quasi allo sbocco verso il Mar Verde quanto Andrew chiese -E’ ha sempre funzionato?- con un po’ di scetticismo nella voce. La signora in cambio si concesse una breve risata e rispose -Non sempre. Ma è sempre meglio che non farlo. Secondo la leggenda, una volta non si tenne la cerimonia per un disguido tecnico e il giorno dopo la città venne colpita da un forte nubifragio che durò per un mese. Potrebbe essere stata un’incredibile coincidenza ma preferiamo non correre rischi-. Detto questo, la signora si incamminò verso la sua strada e nel mentre le luci si riaccesero, facendo sì che la vita riprendesse il suo consueto ritmo.
Matt rimase affascinato dalla cosa e anche quando gli altri tornarono ai fatti propri lui non smise di pensarci, chiedendosi come poteva una città così bella e fedele alle tradizioni essere intrappolata da quel mostro di fuoco e acciaio che si stagliava oltre il canale. Una domanda che rimase senza risposta, mentre il gruppo decise di tornare alla base per riposare in vista della prossima giornata.
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Il giorno dopo il risveglio fu decisamente tumultuoso. Il letto di Matt, così come quello degli altri, venne colpito con un potente calcio di Massimo e di Erika, con la voce burbera del primo che disse -Sveglia, signorine. Sono le sei e stiamo per partire. Avete dieci minuti o vi lasciamo qui- per poi uscire fuori con la Zodiac al passò. Il ragazzo sbadigliò sonoramente durante tutta la vestizione e nel mentre disse agli altri -Ho come la sensazione che questa non sarà la prima volta che ci sveglieranno così-.
Il gruppo, incluse le ragazze, uscì fuori dal vagone con le proprie valigie e si trovò davanti, oltre alle prime luci del sole, Pria e Sara, vestite come sempre con un vestito nero, e due grosse jeep. -Buongiorno a tutti- cominciò Sara -Durante la notte abbiamo svuotato l’Excalibra e spedito tutto ad Aridia, la nostra prossima meta. Dato che il treno non può arrivare fino a lì, viaggeremo su queste jeep-. Pria continuò al silenzio di Sara -Arriveremo a metà giornata, così avrete un po’ di tempo per riposarvi prima della partenza-. -Attraverseremo stasera la barriera?- chiese Elisa, che non potè fare a meno di nascondere l’eccitazione nella voce. -Esatto- rispose quella -E adesso salite-.
Le due sorelle si divisero sulle due jeep, ognuna guidata da un apposito autista, mentre il gruppo si spaccò in due: Matt, Ellen e Fabrice salirono su una e Elisa, Alex, Andrew e Daniela sull’altra. La città era quasi del tutto deserta e Matt potè godersi il vento che gli scompigliava i capelli, così come i suoi compagni di viaggio. Fabrice ne approfittò per continuare a dormire, Ellen invece guardava fuori dalla jeep nel completo silenzio. Un silenzio che lui considerò innaturale. -Sei nervosa?- chiese con tono tranquillo. -Tu non lo sei?- domandò di rigetto l’amica. -Abbastanza. Ma voglio godermi questo momento prima della tempesta-. Intanto il mezzo aveva appena imboccato il ponte trasverso, permettendo a tutti di ammirare la vastità del mare che si stagliava da una parte all’altra. -Ho come la sensazione…- proseguì lei -Che finirà male. Che non rivedremo più questo panorama-. Un brivido percorse la schiena di Matt all’udire ciò. -Non ti pare di essere un po’ troppo pessimista?- domandò lui, non nascondendo preoccupazione nella voce. Lei lo fissò e accennò un breve sorriso -Forse sì ma non riesco a scrollarmi questa sensazione di dosso-. Matt abbassò lo sguardo e solo allora si accorse delle sue mani che tremavano leggermente. A quel punto la destra andò a prenderle delicatamente nella sua, rendendosi conto per la prima volta di quanto effettivamente fossero piccole, e disse -Ely, devi stare tranquilla. Finchè continueremo a esserci l’uno per l’altro, non abbiamo nulla di cui temere. Va bene?-. Ellen fece un cenno del capo in segno di assenso e trattenne a stento una risata quando Fabrice verbiò nel sonno -Per me il pasticcino al lampone-. Anche Matt sorrise e poi disse all’amica -Perché non ti riposi pure tu? Vedrai che al risveglio starai meglio-. Così anche lei si unì all’amico al sonno, mentre lui rimase sveglio a guardare il panorama, ammirando quell’enorme e silenziosa fabbrica a cui promise, una volta tornato dal viaggio, di smantellarla pezzo per pezzo. Un motivo in più per tornare vivo dalle terre del Continente Chiuso.

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