Dimensional War-The Awakening

di Jack_Skeletron_4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Human World ***
Capitolo 2: *** The Fantasy World ***
Capitolo 3: *** Escape! ***
Capitolo 4: *** Robots! ***
Capitolo 5: *** Oh, Yeah! ***
Capitolo 6: *** So Similar And Yet So Far ***
Capitolo 7: *** Stay Out of My Way! ***



Capitolo 1
*** The Human World ***


Dimensional War
The Awakening
 
 
Silenzio, era questo ciò che sentiva il soldato. Il suo compito era semplice e nemmeno tanto pericoloso, scortare il generale Jim Goldman nel deserto del Nevada, lasciarlo lì e andarsene. Un lavoretto semplice e veloce, ma sperava almeno in un minimo di dialogo, invece l’uomo era rimasto stoico e impassibile, tanto che, dopo aver inutilmente cercato uno spunto di conversazione, il militare rinunciò, rimanendo così in silenzio per tutto il viaggio, d’altronde il suo aspetto era anche piuttosto suggestivo. Aveva i capelli biondi, rasati, occhi castani, un viso squadrato. Aveva una cicatrice sulla guancia destra e uno sguardo serio e feroce. La giacca verde con le onorificenze e il fisico statuario non aiutavano di certo.
Arrivati all’inizio del deserto, il generale scese dalla jeep, incitando il soldato ad allontanarsi, il quale rimise in moto l’auto e fece il saluto militare, andandosene subito dopo.
Il generale iniziò a incamminarsi, gli era stato ordinato di avanzare di almeno due chilometri dal luogo in cui era stato lasciato e aspettare lì. Mentre camminava, Goldman era inquieto, essere convocato all’Area 51 era di certo un grande onore, ma sapeva già che ciò aveva a che fare con ciò che era successo una settimana fa, ne era assolutamente certo.
“La pagherete per ciò che avete fatto” una settimana prima questo strano messaggio era apparso nelle menti degli uomini, era così strano che tutti gli esseri umani avessero pensato la stessa identica cosa, era semplicemente illogico. Goldman aveva capito che qualcosa di più grande di lui si stava mettendo in moto, ma gli altri? Loro avevano capito? Da un lato, se lo stesso direttore dell’FBI lo aveva convocato, qualcosa era in atto, dall’altro, se il suo era solo un semplice trasferimento, per quanto semplice si possa definire essere trasferiti nell’Area 51, allora… Fu in quel momento che i suoi pensieri si fermarono, non riusciva a trovare un’alternativa, sperava di farlo, perché quei pensieri lo spaventavano, chi poteva essere tanto pazzo da minacciare gli esseri umani? Ma, soprattutto, come aveva fatto ad entrare nella mente di ogni singolo essere umano?
Per Goldman non erano coincidenze, era davvero impossibile ciò, durante quella giornata non si sentiva parlare di altro e di certo i media non aiutavano, guardare un programma in diretta e vedere tutti coloro che erano dentro lo schermo guardarsi intorno confusi e spaventati aveva creato una reazione a catena, cosicché questo strano avvenimento non divenne di dominio pubblico. Pane per i complottisti, era ormai tutto un “Gli Alieni ci invaderanno” o “I politici ci hanno fatto impiantare chip nei cervelli” oppure ancora “Illuminati confirmed”.
Rimuginando su questo, Goldman non si accorse di una figura dietro di lui, non era di certo il direttore dell’FBI, ma si poteva tranquillamente dire che era un pezzo grosso. Aveva la carnagione scura, corti capelli neri e occhi castani. Indossava un abito blu, non molto adatto al deserto. Non appena il generale si girò, strabuzzò gli occhi per un momento, per poi mettersi sull’attenti eseguendo il saluto militare: “Generale Jim Goldman, al suo servizio signor presidente” disse, rivolto nientemeno che al presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama: “Riposo generale, deduco che anche lei è stato convocato dal direttore Comey” rispose lui: “Affermativo signor presidente, non sono ancora a conoscenza del mio compito, ma se lo desidera potrei scortarla” fece lui, prima che il loro sguardo fu voltato verso l’alto, a causa del rumore di pale d’elicottero in avvicinamento.
I due si coprirono gli occhi per evitare che la sabbia che si stava alzando potesse colpirli, mentre il pilota dell’elicottero si stava avvicinando al suolo. Non appena atterrò, un uomo scese dal velivolo e si avvicinò ai due, aveva i capelli neri e occhi azzurri, stava indossando anche lui un completo blu: “Signor presidente, generale Goldman, vi porgo i miei saluti” disse, mentre Obama si avvicinò per stringergli la mano: “È un piacere, mister Comey” rispose il presidente, rivelando che colui che stava davanti a loro era nientemeno che il direttore dell’FBI, James B. Comey.
Il direttore dell’FBI invitò i due ad entrare nell’elicottero, cosicché potessero dirigersi verso la loro destinazione: “Mi spiace avervi scomodato, ma la situazione che sto per presentarvi può avere degli effetti nefasti sulle nostre vite” disse, incuriosendo Goldman e preoccupando Obama: “ Di che si tratta?” chiese il generale, ma Comey non rispose subito, irritandolo: “ Non posso parlarne ora, ma se avrà un po’ di pazienza, presto saprà tutto” disse, dopo aver riflettuto per almeno cinque secondi, lasciando Jim piuttosto irritato.
Il generale aveva sempre provato un’avversione per l’FBI e la CIA, secondo lui ogni persona meritava di sapere cosa stava accadendo, ma purtroppo i servizi segreti non erano dello stesso parere, preferendo lasciare all’oscuro i cittadini delle loro ricerche e scoperte.
Non passò più di mezz’ora, quando l’elicottero arrivò alla sua destinazione, la famosa Area 51. Solo il nome di questa base militare bastava per agitare i complottisti, che credono che il governo studi forme di vita aliena in segreto.
L’elicottero iniziò la sua discesa, per atterrare davanti al portone di entrata della base: “Scusate se non entriamo direttamente, viste le vostre persone non dovrebbe essercene nemmeno bisogno, ma è necessario che ognuno venga perquisito prima di entrare” disse Comey, accompagnando i due verso la guardia davanti al portone, che non appena vide il tesserino di Comey, li accompagnò nella stanza delle perquisizioni.
Intanto, all’interno della base, uno degli agenti dell’FBI stava osservando una bacheca in cui erano attaccate varie foto, tra cui si potevano notare cadaveri, e un titolo di un giornale: “Serial killer uccide 30 persone a New York City. Le vittime mostrano uno squarcio all’altezza delle labbra, creando un sorriso macabro”.
L’agente era inorridito, nonostante tre giorni prima fosse riuscito a catturare l’assassino, questo era riuscito a fuggire, in modo molto misterioso, gli uomini che erano di guardia erano scomparsi e le telecamere di sicurezza erano state disabilitate da una strana interferenza, l’unica cosa certa era che dopo la sua scomparsa, il killer aveva smesso di uccidere.
Mentre rimuginava, l’agente Michael Smith, questo era il suo nome, venne avvisato da una guardia dell’arrivo di Goldman e Obama. Smith si passò una mano fra i capelli rossi, mentre i suoi occhi verdi mostravano una preoccupazione che a prima vista era ben celata dagli anni di addestramento. Il trio formato da Comey, Obama e Goldman era appena uscito dalla stanza delle perquisizioni e, mentre camminavano all’interno della base, incontrarono proprio Smith e immediatamente sul volto di Jim si illumino con un sorriso.
“Bentornato direttore Comey e benvenuti nell’Area 51, signor presidente e generale Goldman” disse, salutando i tre: “Michael Smith, ne è passato di tempo, ragazzo” disse Jim, allungando la sua mano, che il giovane strinse volentieri: “Dai tempi dell’accademia, ai tempi era un sergente, ora sono io ad aver raggiunto quel grado” rispose, ricambiando il sorriso.
Dopo i saluti fra i due, il gruppo iniziò ad incamminarsi lungo un corridoio, in silenzio, l’area era piena di soldati e alcuni non avevano i permessi necessari per ascoltare la loro conversazione. Comey li portò davanti ad una stanza e, dopo aver digitato un codice, ci entrarono.
“Qui potremo parlare” disse il direttore dell’FBI, indicando un grande tavolo rotondo di legno con sei sedie attorno ad esso: “Questa è la sala riunioni dell’Area 51, vi consiglio di mettervi comodi, quello sto per dirvi è abbastanza pesante da digerire” continuò, mentre Goldman sorrise, finalmente l’FBI aveva deciso di rivelare il suo segreto.
“Avrete sentito parlare dei trenta omicidi accaduti vicino a New York City” iniziò Smith: “Quello che non sapete è chi sia stato a compierli” Michael stava per rivelarlo, ma Goldman perse la pazienza: “Andate dritti al punto, l’FBI che si occupa di un caso di omicidi? Non la bevo” disse il generale: “Vede generale, non ce ne saremmo occupati, se non fosse per chi è l’assassino” rispose Comey.
Michael accese il computer della sala riunioni e sul monitor apparve la foto di un uomo, anche se il suo viso era deturpato e le sue guance erano squartate: “ Questo è Jeff The Killer, un pazzo psicotico protagonista di alcune storie dell’orrore su internet, chiamate Creepypasta. La sua storia è piuttosto semplice, lui e la sua famiglia si trasferiscono, incontrano dei bulletti e Jeff ne è la vittima. Dopo una colluttazione dove Jeff pugnala i bulli sulle braccia con lo stesso coltello che loro avevano usato per minacciarlo, il fratello viene arrestato prendendosi la colpa al suo posto. Successivamente i bulli ci riprovano e stavolta, Jeff ne uccide due, mentre il terzo gli dà fuoco. Così impazzisce e, una volta tornato a casa dall’ospedale, si squarcia le guance, per creare un sorriso e uccide la sua famiglia” appena Smith finì di descrivere, Goldman si infuriò: “ State dando la colpa di trenta omicidi ad un personaggio che non esiste?” urlò il generale, non sopportava l’idea che Comey lo stesse prendendo in giro: “ Si sieda generale” disse Obama, per poi rivolgersi al direttore dell’FBI: “ Capirà che la vostra teoria è piuttosto fantasiosa, direttore Comey” ma Micheal si mise in mezzo:“ Se posso permettermi, signor presidente, io l’ho visto coni miei occhi, so per certo che non è una fantasia” queste parole stupirono il presidente, il quale spostò il suo sguardo su James, che annuì: “ Vi prego di seguirci, presto capirete tutto”.
Intanto, in un’altra stanza, più precisamente nel laboratorio dell’Area 51, un gruppo di scienziati stavano esaminando i dati che avevano raccolto sulle forme di vita che stavano studiando: “ Dr. Cooper, ecco i risultati delle analisi” disse uno di loro al dr. Howard Cooper.
Howard Cooper era un uomo sulla sessantina, aveva i capelli bianchi e occhi azzurri, la pelle era pallida e indossava un camice bianco, come tutti lì dentro: “ Impressionante, questo individuo possiede dentro di sé il DNA di tutti gli animali, se riuscissimo a sintetizzarlo, potremmo usarlo per far rivivere ciò che noi uomini abbiamo distrutto” disse, avvicinandosi alle tre capsule che contenevano tre diversi esseri.
Intanto, nel deserto, tre figure si erano appena materializzate a poca distanza dalla base: “ Li ho trovati” disse una voce maschile: “ Si trovano davvero in quella struttura, avverto molte persone, anche se avverto il cosmo di tre persone più flebile di altri” continuò, quest’uomo aveva i capelli biondi, un fisico statuario e gli occhi chiusi, era seduto in meditazione, accanto a lui c’era una cassa dorata.
“ Dobbiamo trovare il modo di entrare” disse una voce femminile: “ Ci penso io Raven, Shaka, sei sicuro sia lì?” chiese l’altro, era un essere umanoide dalla pelle viola chiaro, con una coda più scura, ricevendo una risposta affermativa dal biondo.
“ Sei sicuro di andare da solo? Potrei aiutarti” disse la ragazza, la quale si tolse il cappuccio del mantello viola, mostrando i suoi capelli e i suoi occhi del medesimo colore, pelle diafana e una gemma viola sulla fronte.
“ Non ne avrò bisogno, se andrò da solo avrò più possibilità di infiltrarmi e poi… non sarò proprio da solo” disse, mentre la viola annuì, lasciando un ultimo monito alla creatura: “ D’accordo, ma stai attento, Mewtwo” disse, guardando il pokèmon volare via.

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Capitolo 2
*** The Fantasy World ***


Dimensional War-The Awakening
Capitolo 2
The Fantasy World
 
 
Mewtwo stava sorvolando, grazie ai suoi poteri psichici, il deserto, quel mondo non gli trasmetteva nessun sentimento positivo, anzi, gli avvenimenti degli ultimi tre giorni lo avevano destabilizzato, in lui era comparso un sentimento che non provava da tempo, la rabbia.
3 giorni prima…
“Ti sei solamente illuso… Non potrai mai provare qualcosa oltre il rancore ed il disgusto verso te stesso, perché in verità, non dovresti neppure esistere, clone… IHHIHIHIHIHIHIHIHIHAHAHAHAHAHAHA!”
 
Quelle parole risuonavano ancora nella sua mente, ma dopo esse, c’era il buio più totale, non ricordava nulla, solo quella frase e il volto sorridente e maniacale dell’abominio con cui aveva combattuto. Mewtwo aveva sperato che l’incontro con Ash e i suoi amici l’avesse cambiato, ma a quanto pare non era così, si era rassegnato al suo destino, alle sue origini, ma soprattutto, si era arreso all’odio che provava per gli umani che l’avevano creato. Tutto questo, però, non significava che il Pokemon fosse ritornato malvagio, il suo odio era indirizzato soprattutto ad una sola persona, il capo del Team Rocket, Giovanni, colui che l’aveva costretto a combattere contro altri Pokemon e che lo aveva schiavizzato, ma per il momento, tutto questo non aveva importanza, c’erano delle persone da salvare e, fra loro, c’era Ash: “ Non permetterò che gli facciano del male, non lo merita” pensò il Pokemon artificiale, aumentando la sua velocità e atterrando davanti la base, ma quello che succederà è una cosa che sarà raccontata dopo, adesso è ora di parlare degli avvenimenti di qualche giorno prima.
L’Entità della Fantasia, colui che aveva mandato il messaggio agli esseri umani, viveva in una sorta di Limbo, un luogo che si trova a metà fra il Regno della Fantasia e il Mondo Reale. Proprio lì, si materializzarono due esseri, i quali si guardavano attorno confusi e smarriti.
Uno dei due era un ragazzo dai capelli bruni e occhi dello stesso colore, un soprabito marrone che lasciava intravedere la camicia bianca e la cravatta rossa. I pantaloni erano dello stesso colore del soprabito e aveva delle scarpe nere. Questi si guardava intorno con terrore, il suo respiro era affannoso e teneva la mano costantemente all’altezza del cuore, come se volesse prevenire che qualcuno potesse strapparglielo: “S-Sono morto… Lo ha fatto davvero, Ryuk mi ha ucciso” queste parole attirarono l’attenzione dell’altro, che fece una smorfia infastidita: “Allora spero che tu non faccia parte della mia punizione, devo già sopportare fatine e orsacchiotti per l’eternità, non ho bisogno anche di una scimmia lamentosa” disse.
Fu solo allora che il ragazzo osservò bene l’essere che era al suo fianco e, non appena lo vide, cadde a terra sul sedere e iniziò ad indietreggiare: “C-Cosa saresti tu?” disse Light Yagami, colui che era conosciuto come Kira, un assassino dal sangue freddo, ora tremava come un gattino spaventato, aveva già avuto a che fare con esseri mostruosi, ma il sapere di essere morto lo aveva destabilizzato e non si poteva dargli torto se provava paura per quello. Era un essere umanoide bianco, abbastanza basso. Aveva delle placche viola sparse sul corpo, più precisamente sul capo, sulle spalle, sulle braccia, sul petto e sulle gambe. Non aveva orecchie, o meglio, i suoi padiglioni auricolari erano due cilindri concavi, mentre dal fondoschiena partiva una lunga coda. Gli occhi erano rossi e in quel momento esprimevano la sua immensa rabbia e frustrazione, tanto da scatenare un brivido dietro la schiena di Light, questo essere non era altro che Freezer, il tiranno galattico.
I due si osservarono, uno con astio, l’altro con paura, il primo finalmente rispose alla domanda dell’ex-serial killer, anche se non come si aspettava: “Come osi rivolgerti a me in quel modo, io sono il grande Freezer…” iniziò, mentre Light venne afferrato al collo dalla lunga coda dell’alieno, che lo sollevo in alto: “… E detesto le scimmie maleducate” disse infine, prima di preparare un raggio di energia viola che sarebbe finito dritto al petto di Yagami.
In quell’istante, Light ripensò agli avvenimenti della sua vita, da quando aveva trovato il Death Note fino al momento in cui Ryuk, lo Shinigami che aveva fatto cadere il quaderno della morte nel suo mondo, lo aveva ucciso senza pietà, dopo che il “divertimento” era finito, nello stesso modo in cui lui aveva ucciso tutti quei criminali. Ripensò a come era riuscito ad ingannare L e a farlo uccidere da Rem, a come aveva preso il posto dell’investigatore, ma soprattutto ripensò al giorno in cui tutto precipitò, quando sentì la voce di Near da quel telefono: “È un piacere conoscere il secondo L” da quel momento, qualunque cosa Light tentasse, qualunque strategia attuasse, qualcosa o qualcuno aveva deciso che i suoi piani dovevano andare in fumo.
Freezer, intanto, si stava godendo lo sguardo terrorizzato della sua vittima, ma allo stesso tempo stava riflettendo. L’alieno covava un’enorme rabbia dentro di sé, un sentimento causato dall’umiliazione che aveva subito per l’ennesima volta, sconfitto e ucciso da uno sporco Sayan, di nuovo, e ora si trovava in un posto sconosciuto che non assomigliava all’Aldilà dove era stato per anni, ma in un luogo in cui tutto ciò che vedeva era l’oscurità più profonda, mentre un senso d’inquietudine lo attanagliava: “Quindi è questo ciò che accade a chi muore per una seconda volta, si finisce qui, in questo mondo oscuro… Sembra persino peggio dell’Inferno in cui sono stato” pensò, mentre il fascio di energia si faceva sempre più forte e la paura negli occhi di Kira aumentava di secondo in secondo.
“A-Aspetta…” disse Light, con un fil di voce, incuriosendo Freezer: “…Mi sento s-soffocare” continuò, facendo così sorridere in modo sadico il tiranno galattico, che strinse di più la presa, annullando il raggio d’energia che era pronto a sparare: “ Povero sciocco, è più che naturale che ti senta soffocare, d’altronde sei così fragile che mi sembra di stringere un bicchiere di cristallo…” l’alieno lo derise, ma Yagami riuscì a trovare la forza di emettere, per quanto deboli, altri suoni: “È q-questo i-il punto… S-Se sono m-morto perché mi sento come se mi s-stessi u-uccidendo?” chiese, riuscendo di nuovo a respirare quando il suo aggressore allentò la presa, per poi lanciarlo lontano.
La caduta di Light non fu affatto senza conseguenze, anzi, si stupì della durezza del pavimento, anche se, in realtà, non ne vedeva uno. In quel momento una curiosità sorse in lui, perché non riusciva a vedere niente, a parte Freezer? La sua domanda, però, rimase senza risposta, non appena il tiranno galattico parlò: “Quindi pensi che in realtà noi siamo ancora vivi? Solo perché ti sentivi soffocare? Hai appena causato la tua sofferenza eterna… Mi hai dato una speranza e, se non ne sarò soddisfatto… Beh, in quel caso avremo l’intera eternità per divertirci” detto questo, si avvicinò minacciosamente all’ex-serial killer, il quale iniziò a strisciare all’indietro: “ Quello che faremo è così semplice che perfino una scimmia come te può capirlo… Ti darò 10 secondi di vantaggio, tu scapperai, se ti prendo e ti uccido, vuol dire che siamo ancora vivi e tu ti risparmierai l’eternità in mia compagnia… Se invece non ti uccido, semplicemente, avrò tutto il tempo che voglio per divertirmi a farti del male… 1, 2…”
Light si alzò in piedi e si mise a correre dalla parte opposta dell’alieno, il cuore gli batteva forte nel petto, troppo forte per essere morto: “ … 5, 6, 7, 8…” mancava poco e sarebbe stato ucciso, lo sapeva, in quel luogo non c’era nessuno a parte loro e quell’essere era troppo forte per lui, così si fermò, non c’erano speranze, lui sarebbe morto, perché ne era certo, Ryuk aveva detto che chi usava il Death Note avrebbe avuto un’esistenza miserabile e che alla morte non ci sarebbe stato né Paradiso, né Inferno, solo il vuoto e, nonostante il terrore e il dolore che sembravano provenire da quel luogo, il vuoto doveva essere ancora peggio: “… 10”.
Light si ritrovò così a perdere conoscenza, Freezer era arrivato ad una velocità impressionante dietro di lui e lo aveva trapassato con il braccio da parte a parte, perforandogli lo stomaco. Il dolore era indicibile per Kira, ma la tortura non era ancora finita, infatti, il tiranno galattico chiuse il pugno, lasciando solo l’indice e il medio dritti, puntandoli alla testa di Light, stavolta il raggio d’energia viola fu veloce nel suo caricamento, evidentemente Freezer prima voleva solo minacciarlo.
Ormai, la speranza se ne era andata, presto sarebbe morto, la sua vita non significava niente, questi erano i pensieri dell’ex-serial killer, ma qualcosa accadde e una voce minacciosa risuonò all’interno di quel luogo: “ESATTO” disse una voce, che sembrava stesse rispondendo ai pensieri di Yagami. Sia Freezer che Light erano straniti, quest’ultimo in particolare non provava più alcun dolore, ciò che il tiranno galattico gli aveva fatto era sparito senza lasciar traccia, intanto, però, mentre i due si guardavano attorno, quattro figure uscirono dall’ombra, i loro volti non promettevano nulla di buono, ma non fu la cosa più inquietante. Nell’oscurità presente in quel luogo, un paio di occhi rossi si aprirono, minacciosi, mentre un corpo umanoide viola si stava formando di fronte ai quattro individui: “È GIUNTO IL MOMENTO CHE LA RAZZA UMANA SI ESTINGUA”.
Nello stesso istante in cui tutto questo era accaduto, quindi prima dell’arrivo di Mewtwo davanti all’Area 51, il gruppo formato dal presidente degli USA Obama, il generale Goldman, il sergente Smith e il direttore dell’FBI Comey era diretto nei laboratori della base militare: “Non appena arriveremo al laboratorio, vi sarà tutto più chiaro, credetemi, neanch’io potevo crederci all’inizio” disse Micheal, rivolto a Jim, ancora incredulo e arrabbiato: “ Sarei pazzo a credere che un essere proveniente dalla fantasia di qualcuno possa aver commesso degli omicidi” commentò lui, ma la risposta provenne da qualcuno che era appena arrivato: “ Allora si prepari ad andare al manicomio generale, perché quello che le mostrerò dimostrerà la sua pazzia” a parlare era il dr. Cooper, il quale era stato chiamato da un soldato sotto ordine di Comey.
Lo scienziato, fatte le dovute presentazioni, iniziò a guidarli verso il laboratorio, dove si celava la risposta alle loro domande: “ Una settimana fa, tutti gli esseri umani hanno avuto un pensiero comune, una specie di messaggio che ha coinvolto tutti” disse Smith, serio: “ Ce ne siamo resi conto soprattutto dagli sguardi delle persone che erano intorno a noi, ma c’è anche un risvolto scientifico, abbiamo ricevuto, da diversi centri neurologici sparsi per lo stato, delle analisi che ci mostrano lo strano aumento di onde cerebrali in quel preciso istante nei pazienti” continuò Cooper, mentre digitava un codice nel tastierino dell’apparecchio che avrebbe sbloccato la porta del laboratorio.
Non appena la porta fu aperta, lo scienziato si avvicinò alle tre vasche di contenimento al centro della stanza: “Dopo quel messaggio, molti di quelli che noi chiamiamo personaggi di fantasia sono apparsi qui, all’interno della nostra base o nelle zone limitrofe, in condizioni vitali stabili, ma svenuti. Questi tre sono quelli che per ora reputiamo più utili in campo scientifico, ma ce ne sono ancora un bel po’ nelle prigioni dell’Area 51” disse Cooper, indicando le teche: “Li teniamo in uno stato di torpore per evitare una loro ribellione, tuttavia, non escludiamo che altri siano apparsi in altre parti del mondo, in fondo, Jeff the Killer ha ucciso 30 persone nelle vicinanze di New York City” continuò Comey, invitando Goldman e Obama ad avvicinarsi.
Goldman iniziò ad osservarli, uno era un ragazzino dalla pelle verde, con capelli dello stesso colore. Indossava una tuta nera a tratti viola, con guanti bianchi. La sua bocca e il suo naso erano coperti da un respiratore, probabilmente per tenerlo assopito, oltre a dargli l’ossigeno. Il secondo essere era una specie di polpo giallo, con una testa abnorme e un viso sorridente, era vestito con una toga da universitario, una cravatta nera, su cui era disegnata una mezzaluna, e aveva un berretto universitario. Infine, il terzo era una figura umanoide di color arancio, a parte la faccia, che era azzurra, aveva quattro braccia che si intersecavano due a due, creando una sorta di elica. Al centro del petto c’era una specie di cristallo viola, mentre le gambe erano piuttosto tozze.
Goldman indietreggiò, non era sicuro di cosa pensare, ma una certezza l’aveva, tutto questo non avrebbe portato niente di buono.
 
 
Note Autore:
Mi spiace aver postato solo a quest'ora, ho avuto degli impegni che mi hanno impedito di aggiornare stamane. Spero che questo capitolo vi piaccia e, se volete leggere il resto, vi aspetto giorno 9 Aprile per il capitolo 3. Intanto vi faccio gli auguri di Buona Pasqua e vi ringrazio per aver anche solo letto la storia, mentre un ringraziamento speciale va a: NEON GENESIS KURAMA e PGV 2 per aver recensito e aver messo la storia tra le preferite, Always_394 per aver recensito e imone90 per aver messo la storia tra le preferite.
Vi ringrazio di tutto.
Jack_Skeletron_4ever

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Capitolo 3
*** Escape! ***


The Awakening
Capitolo 3
Escape
 
 
Goldman si era appena allontanato dalle tre teche, uno sguardo di pure orrore era dipinto nei suoi occhi, cosa che Micheal colse immediatamente: “So cosa sta pensando signor generale, è un trattamento crudele quello di lasciare quegli esseri dentro quelle capsule, tuttavia, tutti e tre sarebbero in grado di distruggere l’Area 51, escludendo il fatto che dopo potrebbero prendersela anche con gli abitanti delle città vicine” il generale stava per rispondere, quando il dr. Cooper si intromise, ammonendo il rosso: “La prego di chiamare i soggetti con i loro nomi, è quello che gli resta e studiandoli potremmo ricavare molti vantaggi per gli esseri umani” disse, con aria severa, guardando Smith che chinò il capo, annuendo: “ Il ragazzino nella prima teca risponde al nome di Beast Boy, un supereroe facente parte della collana fumettistica Teen Titans dell’azienda DC Comics, è in grado di trasformarsi in vari animali e il suo DNA ci permetterebbe di ricreare il codice genetico di animali estinti, così da riportarli nel nostro mondo. Il secondo soggetto non ha un vero nome, i suoi alunni lo hanno chiamato Korosensei, è il protagonista del manga Assassination Classroom, pubblicato da Weekly Shonen Jump, un magazine giapponese che tratta di diversi shonen, tipologia di fumetti dedicati a ragazzini. Era un essere umano che è stato trasformato in questo essere in seguito a degli esperimenti, un tempo era conosciuto come Dio della Morte, in quanto assassino inafferrabile, dagli esperimenti fatti su di lui potremmo creare qualcosa che potenzi i nostri soldati. Il terzo è Deoxys, il Pokemon DNA, appartiene al brand Pokemon, ideati da Satoshi Tajiri, adesso giunti alla sesta generazione. È il numero 386 del Pokedex nazionale ed è un virus alieno, c’è così la possibilità di creare dei vaccini per eventuali nuove malattie di cui ancora non siamo a conoscenza, per questo li sto studiando” fece Cooper, rivolto più al presidente degli Stati Uniti.
Obama si fermò ad osservare le teche, quello che l’Area 51 stava facendo, ancor prima del suo consenso, era inaccettabile, eppure avevano deciso di chiamarlo: “Voi volete che io vi dia il permesso per compiere esperimenti più invasivi, non è vero?” disse, rivolto a Comey, il quale annuì, conscio che la decisione del Presidente degli USA poteva essere anche negativa: “Esatto, con il suo consenso potremo svolgere esami più dettagliati e capire cosa sono realmente, dopotutto, non dovrebbero neppure esistere” rispose il direttore, per poi rivolgersi al generale: “ Per quanto riguarda lei, signor generale, l’abbiamo convocato per la sua esperienza, sopravvivere al Vietnam non è cosa da poco e ha già visto l’impensabile, la sua mente strategica ci sarà utile per…” “Per una strategia in caso di una guerra” lo interruppe Goldman, il quale lo guardava con astio: “Purtroppo è così generale” si intromise Micheal, affiancandosi a Comey e Cooper.
“Mi avete sentito? Fatemi uscire da qui! Non avete prove contro di me!” questa voce proveniva da una cella sotterranea, dove cinque individui, di cui uno svenuto, “soggiornavano” dopo essere stati prelevati dall’FBI. Ad urlare era un uomo grassoccio vestito con una giacca rossa e pantaloni neri, aveva due folti baffi castani, indossava degli occhialini scuri ed era pelato, ma la cosa che più risaltava all’occhio era la sua testa a forma d’uovo. Mentre sbraitava, nonostante i vani tentativi di due degli altri prigionieri, il ragazzo svenuto stava rinvenendo, anche se la sua faccia sembrava mostrare solo che in realtà stesse avendo un incubo e si stesse svegliando per quello.
“Aiutami Sora” … “Paperino, nooo!” … “Devi andare Topolino, porta Sora lontano da qui” … “È la fine, vero?” …
Queste frasi risuonarono nella mente del giovane, il quale sobbalzò in avanti, urlando… e sbattendo la propria testa con uno dei tizi lì insieme a lui. Il ragazzo era vestito con pantaloni e giacca neri, due scarpe gialle e aveva un ciondolo al collo a forma di corona. Aveva i capelli castani e gli occhi azzurri. Il tizio con cui aveva sbattuto la testa, invece, era un uomo alto, con capelli neri che terminavano in un paio di basette e occhi dello stesso colore, indossava una camicia blu, con una cravatta gialla e sopra una giacca rossa, aveva dei pantaloni bianchi e scarpe nere: “Ahiahiahi, che botta! Hai proprio una testa dura!” disse, mentre si massaggiava la fronte comicamente cercando di lenire il dolore, solo allora il ragazzo tentò di alzare il braccio per massaggiarsela anche lui, ma si rese conto di non poterlo fare, in quanto le sue mani erano bloccate da una strana sfera di metallo che gli impediva ogni movimento, anche delle dita: “Ma che…?” pensò, mentre gli altri individui si avvicinarono.
“Finalmente ti sei svegliato ragazzo” disse uno dei due che si erano avvicinati, fra cui il testa d’uovo, indossava un completo nero, con un cappello che gli copriva gli occhi, aveva folti capelli neri e una barba ispida che gli copriva interamente il mento, aveva una sigaretta storta e spenta in bocca e stava sorridendo, al contrario dell’uomo al suo fianco.
Sora, ormai completamente rinvenuto, anche se la fronte gli faceva ancora male, si guardò intorno, stranito, notando, tra gli altri, un quarto individuo. Aveva lunghi capelli neri, stava con gli occhi chiusi in una posizione di meditazione, indossava un kimono celeste e un paio di sandali, come se avesse avvertito lo sguardo di Sora su di lui, aprì fulmineamente gli occhi, mostrando al giovane uno sguardo serio, a quel punto il castano aprì finalmente la bocca per fare delle domande ai quattro: “Chi siete voi? Dove sono Riku e Kairi? Perché non posso muovere le mie mani? Cos… Mmmphhh…” “Parli troppo per i miei gusti moccioso, non so chi siano questi Riku e Kairi di cui parli, o perché hai quella strana sfera attaccata alle mani, speravamo che tu potessi darci delle risposte, ma vedo che ne sai quanto noi” disse l’uomo con il cappello, dopo avergli tappato la bocca.
Intanto, l’uomo vestito da samurai si avvicinò al ragazzo, per poi sedersi nella branda in cui era sdraiato: “Non sappiamo cosa sia successo, anche noi ci siamo risvegliati in questa cella, noi tre…” a quel punto indicò l’uomo con il cappello e quello con la giacca rossa: “…Ci conoscevamo già, mentre l’altro…” disse, puntando stavolta il dito verso l’uomo grasso: “… In verità non sappiamo neppure chi sia” fece, chiudendo di nuovo gli occhi, mentre colui a cui si era riferito per ultimo stringeva i denti dalla rabbia, per poi scoppiare in una fragorosa risata: “ Ohohohohoho, non conoscete il mio genio? Non fatemi ridere, siete solo spaventati dall’idea che ci sia io con voi, d’altronde, come non darvi ragione, chiunque sarebbe spaventato nell’essere chiuso in cella con il grande dottor Ivo Robotnik, conosciuto anche come Eggman”.
I tre rimasti, dopo aver ignorato lo scienziato, rivelarono anch’essi i loro nomi: “Il mio nome è Arsenio Lupin III e loro sono i miei soci, Daisuke Jigen e Goemon Ishikawa XIII” disse l’uomo che aveva sbattuto la fronte con Sora, indicando rispettivamente quello con il cappello e il samurai: “ Comunque, ora che sappiamo che neanche tu sai niente, direi che è il momento di darci da fare, farò esplodere le sbarre, poi penseremo a cosa fare per la tua sfera di metallo” continuò il nero, prelevando dal taschino una gomma da masticare: “ Oh, il vecchio trucco della gomma al plastico, funziona sempre” questo era ciò che era stato detto da Jigen, mentre si sistemava il suo cappello. Sora vide Lupin avvicinarsi alle sbarre ed in quel momento gli venne un’idea: “Aspetta, toglimi queste manette, so come andarcene in un modo più silenzioso” disse, incuriosendo il ladro.
Intanto, in un’altra cella, altre quattro persone erano tenute prigioniere dall’FBI, due di loro si erano appena svegliati, uno era un ragazzo piuttosto basso, aveva i capelli celesti, raccolti in due codini laterali, e occhi dello stesso colore, indossava un paio di jeans larghi grigi, una camicia bianca, con una cravatta nera e sopra un gilet blu. L’altro aveva i capelli rossi, con occhi dorati molto chiari, indossava un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e una giacca dello stesso colore dei pantaloni. I due si osservarono, confusi, qualcosa era successo e loro non potevano immaginare cosa: “K-Karma? Dove ci troviamo?” disse il blu al rosso, che si era alzato in piedi e si era avvicinato ad una delle brandine, dove una delle due ragazze che erano presenti era ancora svenuta: “Non lo so, siamo in una specie di cella, e non siamo soli” rispose il rosso, gettando un’occhiata alla ragazza che si trovava davanti a lui: “Tu che ne pensi Nagisa? Credi che questo abbia a che fare con il polpo?” continuò, per poi aggrottare le ciglia quando la ragazza iniziò a mugugnare delle parole: “A-Ash… No… Aiutatemi…” questo fu ciò che udirono i due, prima che la giovane aprisse gli occhi di scatto. Aveva i capelli rossi, legati in una treccia laterale, gli occhi erano sul verde acqua, indossava una maglietta rossa, un paio di pantaloni gialli e una giacca dello stesso colore, abbottonata e che gli arrivava all’altezza della vita, avrebbe lasciato scoperto l’ombelico, se non fosse stato per la maglia citata prima. La ragazza, il cui nome era Misty, respirava affannosamente e si vedeva che piangeva, qualcosa l’aveva scossa, fu in quel momento che Nagisa si ricordo di un particolare, ovvero ciò che era successo prima di svegliarsi in quel luogo: “Korosensei! Kayano!” urlò, attirando l’attenzione di Karma, che distolse lo sguardo dalla rossa, per guardare l’amico: “Non so dove sia il polpo, ma la nostra attrice è proprio dietro di te” disse Akabane a Shiota, che si voltò, vedendo nella brandina dietro di lui proprio la ragazza dai capelli verdi, ancora svenuta.
“Aspetta, vorresti farti saltare in aria le mani?” chiese Jigen, Sora aveva proposto di far esplodere la sfera, in modo da poter muovere di nuovo le mani: “ Sì, io ho il potere di evocare un arma in grado di aprire tutte le serrature, e posso farlo solo se uso le mie mani” spiegò il giovane agli altri prigionieri, confusi: “ Ridicolo, chi mai inventerebbe un’arma così fiacca, sono molto meglio i robottoni giganti e animali tramutati in androidi” sbuffò Eggman, che si ritrovò gli occhi di Sora e Jigen scrutarlo, disgustati, mentre Lupin pensava alla proposta del giovane e Goemon meditava in un angolo: “ Ci sto! D’altronde come ladro sono davvero curioso di vedere questo magico passepartout” rispose infine il ladro, dopo aver masticato la gomma e averla appiccicata sulla sfera di metallo. Una piccola esplosione silenziosa avvenne nella cella, riuscendo a liberare metà della mano di Sora, anche se grondante di sangue: “Nhgg… Ho bisogno del vostro aiuto, chiudete la mia mano” disse, attirando anche l’attenzione di Robotnik: “Sei sicuro? Deve fare parecchio male” chiese il ladro, ricevendo in risposta un cenno della testa in affermazione.
Lupin iniziò a chiudere la mano, finché una non apparse chiave gigante: “Energiga” disse Sora, cosicché la sua mano fu avvolta da petali verdi, che curarono le ferite causate dall’esplosione, stupendo il trio di ladri ed Eggman: “Bene, ora tocca al resto di questa sfera di metallo” continuò il bruno, puntando, seppur con un po’ di difficoltà, il Keyblade verso l’oggetto che lo teneva incatenato e dopo essersi liberato, si diresse verso la porta.
Sora fece la stessa cosa che aveva fatto con le manette, puntando l’arma alla porta e aprendola senza difficoltà, riuscendo ad uscire, sfortuna volle che in quel momento due guardie stavano facendo un giro di ronda: “Fermatevi, Johnson, manda l’allarme” disse uno, ma vennero colpiti al collo da Goemon, che a velocità fulminea era arrivato dietro le loro spalle: “ Beh, direi che non ci infastidiranno per un po’ di tempo” commentò Jigen, mentre Lupin si attrezzava per spogliarli: “ Non stare lì impalato,  abbiamo appena trovato i travestimenti adatti per evadere, Goemon, sii gentile, trova le nostre armi, puoi?” fece il ladro, ricevendo un cenno della testa dal samurai che si allontanò: “Ehi, io cerco le chiavi potrebbero esserci altri prigionieri innocenti qui dentro” Lupin annuì alle parole di Jigen, mentre quest’ultimo si allontanava in tranquillità.
Intanto Eggman, spazientito dal loro perdere tempo, si era già allontanato, cercando da solo l’uscita: “Poveri babbei, con il mio genio saremmo usciti in un batter d’occhio” disse, finché: “NE È CONVINTO, DOTTORE” disse una voce metallica, che lo scienziato riconobbe: “Metal Sonic”.
Dopo aver parlato di questi fatti, svolti prima dell’attacco di Mewtwo alla base, possiamo ritornare proprio a quel momento, in cui il Pokèmon era atterrato dinnanzi la base, davanti ad un gruppo di militari: “Merda, non ci voleva proprio, Johnson, prepara i fucili” disse un militare nientemeno che a Lupin, travestito da militare, insieme a Sora, ma i due non fecero in tempo a fare niente, visto che gli occhi della creatura si illuminarono di blu: “Obbeditemi”.
 

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Capitolo 4
*** Robots! ***


The Awakening

Capitolo 4

Robots!

 

“Obbeditemi” questa semplice parola era bastata a Mewtwo per prendere controllo della mente dei 10 militari presenti all’ingresso dell’Area 51, fra cui si trovavano nientemeno che Sora e Lupin, ma perché? Per saperlo, ci basta fare un salto indietro nel tempo di qualche minuto.

“Maledizione, quel vecchiaccio vanaglorioso è scomparso, rischiamo di farci scoprire” disse Lupin, rivolto al custode: “Non dovrebbe preoccuparti di più della sua incolumità? Da quel che possiamo vedere la gente di questo posto è piuttosto armata” fece il custode del Keyblade, prendendo dal fodero di uno degli agenti svenuti a causa di Goemon  la loro pistola, che gettò lontano da sé, dopo averla guardata con disgusto: “ Beh, con un po’ di risvolti e tanta fortuna, credo che una di queste divise possa starti”, suggerì il ladro, iniziando a mettersi i pantaloni del militare sopra i suoi, così come Sora che, a malincuore, si tolse le sue amate scarpe, troppo vistose per un’evasione sotto copertura.

Intanto, dalla parte opposta dell’Area, Eggman si trovava davanti nientemeno che la sua stessa creazione, Metal Sonic, un robot che aveva le sembianze del riccio blu tanto odiato dal dottore: “ Metal, brutto idiota, dove sei stato? Mi sono dovuto liberare da quella cella tutto da solo” lo rimproverò lo scienziato, ma il robot non rispose, anzi, si avvicino al suo creatore e aprì la sua mano metallica, da cui fuoriusciva una specie di cannone laser: “Ehi, quello non te l’ho installato io, dove l’hai preso?” chiese Robotnik, ma venne afferrato per le braccia da due mani, una gialla e una marrone.

Lo scienziato si voltò per vedere chi lo aveva afferrato, rimase sconcertato nel sentire puzza di… cadavere, come se dietro di lui fossero dei defunti a tenerlo, ma in realtà erano dei semplici animatronici, robot abbastanza semplici e senza un algoritmo complesso nel loro cervello. L’animatronico alla destra dello scienziato assomigliava ad una volpe rossa con un uncino nella mano destra, mentre la sinistra teneva il braccio del dottore, dall’altro lato, il robot assomigliava ad un pulcino gigante, con un bavaglio con su scritto “Let’s Eat!”: “Che vuol dire questo? Lasciatemi subito!” urlò il peggior nemico di Sonic, mentre il robot con le sembianze del riccio blu, finalmente, proferì parola: Tutto da solo? Ho osservato le celle grazie a delle mini-telecamere, il suo contributo all’evasione equivale allo 0.00%. Probabilità di cattura, 99,99%, possibilità di fuga, 0,000001%, probabilità di fuga dopo eliminazione, 0,00% disse, caricando un laser giallo dal cannone sulla sua mano: “Metal Sonic, caro, i nostri superiori vogliono i prigionieri ancora vivi”  fece una voce alle spalle del robot: “Mettaton, che ci fai qui? Dovresti cercare gli altri fuggitivi” dietro alla copia di Sonic si trovava un robot rettangolare, grigio, piuttosto piccolo, con un ombrellino in mano che lo teneva in aria, la quale era coperta da un guanto bianco, con una gamba che terminava con una ruota: “Non preoccuparti, quello che vedi è solo un mini me, altrettanto spettacolare, ma sempre inferiore al mio charme, in fondo i fuggitivi meritano di essere catturati dall’originale”  si vantò l’automa, mentre da un'altra parte, l’originale stava seguendo uno dei fuggitivi.

Intanto, in un altro corridoio della base, Jigen stava controllando l’orologio, nascosto dietro un angolo: “ Sono fortunato, sembra essere l’ora di cena, chissà se riuscirò a trovare una guardia da sola” pensò, guardandosi intorno, adocchiando un militare uscito da una stanza con uno sguardo piuttosto disattento: “Bingo”.

Anche Goemon stava seguendo una guardia, in modo da poter recuperare la sua spada, ma non aveva fatto i conti con il robot di prima: “Oh yeah! Guarda che bel fusto abbiamo qui… Pronto per essere catturato” disse Mettaton, questa volta l’originale, a differenza dell’altro era almeno il doppio più grande, sulla parte superiore del suo corpo si trovava una griglia di venti quadrati gialli, e sotto essa tre manopole: "Cosa saresti tu?" chiese Goemon, vedendo la guardia, non accortasi di niente a causa della distanza che li separava, andarsene, mentre l'automa si avvicinava: " Io sono l'idolo che tutti bramano" urló, per poi lanciare delle bombe addosso al samurai, che le schivò abilmente, allontanandosi dal robot:" Meraviglioso darling, saresti un ballerino perfetto per il mio tour, peccato che non uscirai da qui" disse, schioccando le dita e facendo apparire una decina di sue versioni in miniatura, come quella che aveva parlato con Metal Sonic, che anche stavolta il complice di Lupin evitò, non sapendo però delle abilità dei mini-Mettaton. Essi infatti, schioccarono a loro volta le dita, facendo apparire quanti cuori quanti erano loro, che impattarono nella schiena del samurai, non preparato per quel genere d'attacco: " Sei silenzioso... Mi ricordi tanto un vecchio amico... Peccato che non lo conoscerai mai" disse Mettaton, creando dal nulla delle bombe e delle barriere che si diressero verso Goemon, il quale, ancora disorientato dal colpo di prima, non riuscì ad evitarle e finì per essere colpito: " E questo è solo l'inizio, tesoro".

Intanto, lontano dall’Area 51, Shaka e Raven tenevano d’occhio, grazie ai poteri della ragazza, Mewtwo, il quale aveva appena ipnotizzato i dieci militari: “ Che ne pensi? Credi davvero che siano lì?” chiese il membro dei Teen Titans al cavaliere d’oro, il quale, dopo un breve respiro, parlò: “ Non possiamo esserne certi, ma tu stessa sei riuscita a leggere nel cuore di quell’essere, ed hai pensato potesse essere sincero” disse, mentre lei ripensava alle parole di tre giorni prima…

 

3 giorni prima…

 

“In fondo… Noi due siamo molto simili, non è vero? Allora trova il tuo amico, cercalo senza sosta, potrai trovarlo come no, la cosa che importa è la speranza… Io continuerò a cercare mio figlio, anche se so che non esiste realmente, non abbandonerò l’unica e sola ragione di vita che mi ritrovo… C’è una base a qualche miglia da qui, uno dei miei alleati era rinchiuso lì, potrebbero essercene altri, fra cui il tuo amico.”

 

“La speranza… Bibi, perché penso che tu sia in pericolo?” penso fra sé e sé Raven, mentre una lacrima gli scendeva dal viso.

“Ditemi… cosa sapete dei prigionieri” chiese Mewtwo al gruppo di militari che aveva ipnotizzato, i quali, inginocchiati, lo guardarono confusi, evidentemente non ne sapevano niente, finchè: “ Io so qualcosa, maestro” a parlare era stato nientemeno che Sora, che si alzò insieme a Lupin, avvicinandosi al pokèmon: “Io e lui eravamo tenuti prigionieri in questo posto, senza sapere il come e il perché, poi siamo evasi grazie al mio Keyblade” fece il custode, evocando la chiave: “ Alcuni nostri amici sono ancora lì dentro, maestro, erano prigionieri come noi e ora stanno controllando se ci sono altre persone rinchiuse lì” continuò Lupin, mentre il clone di Mew pensava: “ Quindi è probabile che siano lì, l’amico di Raven e Ash, e non solo, forse molti altri... devo fermarli”. Mewtwo aprì gli occhi, di nuovo illuminati di una luce blu, la sua voce risuonò nella mente degli otto militari, più Sora e Lupin: “Ascoltatemi schiavi, il vostro compito è trovare tutti i prigionieri di questa base e liberarli tutti, ma la vostra priorità è quella di trovare Ash Ketchum, con lui, molto probabilmente, ci saranno i suoi amici, non importa come e a quale prezzo, dovete farli uscire da qui”.

Mentre il gruppo comandato da Mewtwo si muoveva, dentro il laboratorio, James aveva appena ricevuto una chiamata: “Abbiamo catturato un fuggitivo, ma ne mancano altri quattro, probabilità di fuga 9.6%, richiediamo rinforzi, Chica e Foxy stanno portando il Dr. Eggman al laboratorio” “Signori, è ora di parlare di qualcos’altro, fra coloro giunti qui, c’erano quattro robot, che abbiamo prelevato e riprogrammato per far parte della nostra élite in caso alcuni prigionieri scappassero. Purtroppo è successo e uno dei robot ha appena chiesto un aiuto, i fuggitivi in questione sono molto difficili da localizzare, viste le loro abilità, abbiamo tre ladri e un ragazzo in grado di evocare una chiave il cui potere principale è aprire tutte le serrature, potrebbero formare un team abbastanza pericoloso… Quindi, Generale Goldman, sergente Smith, vi chiedo di aiutare queste forze speciali” disse, l’FBI era pronto a contrattaccare, non sapendo però che anche Mewtwo aveva fatto la sua mossa.

Note Autore: 

Visto che alcuni personaggi potreste non conoscerli, ecco le immagini di tutti coloro che non sono stati inventati da me, apparsi in questi capitoli.

Raven

raven

 

 

 ShakaShaka

MewtwoMewtwo

Light Yagami  Light

Freezer Freezer

ComeyComey

Obama Obama

Beast Boy Bibi

KoroSensei Korosensei

Deoxys deoxys

Lupin lupin

Jigen j

Goemon g

Sora s

Eggman e

Nagisan

Kayano k

Karmak

Mistym

Metal Sonic ms

Chica c

Foxy f

Mettatonm

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Capitolo 5
*** Oh, Yeah! ***


The Awakening

Capitolo 5

Oh, Yeah!

 

 

“Cosa? Sono scappati proprio i più pericolosi?” la situazione nel laboratorio era di grande agitazione, la notizia dell’evasione di Lupin e gli altri aveva scombussolato un po’ tutti, specialmente il sergente Smith, colui che aveva parlato in quel momento: “I più pericolosi? Che vuole dire?” domandò il presidente degli USA, quello stato d’animo mostrato da Michael non gli piaceva affatto. Comey fiutò la preoccupazione nella domanda del presidente, e si operò subito a tranquillizzarlo: “Non si preoccupi, con più pericolosi intendiamo i prigionieri che avevano una maggiore possibilità di fuga, stiamo parlando di Arsenio Lupin III e la sua gang, già fuggiti quando venivano incarcerati nelle prigioni di qualunque luogo essi vengano, Sora, il Custode del Keyblade, la sua lama ha il potere unico di aprire e chiudere qualunque serratura, oltre un buon assortimento di magie e la forza bruta di uno spadaccino e, infine, il dr. Ivo Robotnik, detto Eggman, nonostante la sua apparente goffaggine, è uno degli uomini più intelligenti del mondo da cui proviene. Per questo motivo, non li potevamo spargere con gli altri prigionieri, avrebbero causato anche la loro fuga, abbiamo quindi optato per il male minore, visto che l’unica vera minaccia come combattente è proprio Sora, Lupin e gli altri sono disarmati e quindi innocui” questa fu la risposta del direttore dell’FBI, ma lo sguardo di Obama non lasciava presagire niente di buono, James maledisse in cuor suo i fuggitivi, rischiava veramente di chiudere baracca e burattini in quel momento.

Intanto, un uomo vestito da guardia camminava per i corridoi, a prima vista poteva sembrare uno dei militari, ma in realtà altri non era che Jigen. Il fidato amico di Lupin fischiettava, ripensando a come era stato facile sorprendere la guardia, mentre si dirigeva vicino alla cella dove erano stati tenuti prigionieri lui e i suoi compari qualche minuto prima, nessuno aveva fatto domande fortunatamente, ora non gli restava che vedere se ci fossero altri prigionieri, ed effettivamente era così, visto che in una delle celle che si trovavano in quel corridoio, nonostante il ladro ancora non lo sapesse, tre individui si stavano appena risvegliando.

“Ugh… La mia testa” uno dei tre si stava risvegliando, era un ragazzo, aveva i capelli castano scuro e occhi neri. Aveva un aspetto abbastanza muscoloso, mostrato dalla maglia bianca che indossava, coperta dalla giacca grigia. Tatsumi Oga, questo era il suo nome, era abbastanza confuso, l’ultima cosa che ricordava era una specie di terremoto e poi… Niente, la sua mente non ricordava altro e anche se avesse cercato di ricordare, sarebbe finito tutto in un tremendo mal di testa. Oga, però, si sentiva leggero, come se si fosse tolto un peso, ed era appunto ciò che mancava, la sua spalla era leggera, nessun moccioso fastidioso aggrappato a lui: “Baby Beel?” queste parole servirono come una specie di impulso per svegliare l’altro, o meglio, l’altra prigioniera. Aveva i capelli biondi legati in una coda, con un ciuffo che le copriva l’occhio sinistro, mentre quello destro mostrava il suo colore, l’azzurro. Indossava un abito da cameriera nero con un grembiule bianco. Nonostante l’aspetto la faceva sembrare una ragazza molto bella, dalle fattezze quasi angeliche, ella non era altri che un demone, più precisamente la tata del figlio del re dei demoni: “C-Che cosa è successo al padroncino?” disse, non ancora ripresasi del tutto, Hilda, questo era il suo nome, accorgendosi poi che c’era una terza persona lì con loro, una ragazza dai capelli blu, svenuta, evidentemente non si era ancora ripresa: “Kunieda?” pensò la bionda. La ragazza dai capelli blu iniziò ad aprire gli occhi dello stesso colore, indossava un top bianco e pantaloni dello stesso colore, e aveva sopra di sé una giacca con dei kanji scritti in rosso. La ragazza non era altri che Aoi Kunieda, ex capo delle Red Tails e membro dei Tohoshinki, più precisamente la terza e quindi la seconda persona più forte di quel gruppo: " Ehi stai bene?" disse Oga, avvicinandosi alla ragazza, peccato che era troppo vicino e questo causò uno strano effetto alla ragazza, lei, infatti, divenne rossa come un peperone e si alzò subito in piedi, allontanandosi: " S-Sí, è tutto a posto..." fece lei, giocherellando con gli indici per evitare di fare contatto visivo con il ragazzo, mentre nella sua testa si facevano spazio pensieri romantici che interpretavano la sua domanda come una dichiarazione d'amore.

"Basta feccia, ora tu mi dirai dove il padroncino" ordinò Hilda, alzatasi in piedi, il suo sguardo era minaccioso, ma Oga non alzò in sopracciglio, abituato com'era alle sue lamentele: "Non ne so niente, mi sono appena svegliato come voi due" le rispose lui, il suo volto non faceva trasparire nessuna emozione, ma anche lui era preoccupato per quel moccioso.

Intanto, lo scontro fra Goemon e Mettaton era unilaterale, con il robot in vantaggio rispetto allo spadaccino, purtroppo, nonostante la sua agilità non riusciva ad evitare tutti gli attacchi, ed ormai era allo stremo delle forze: " Sembri sfinito stellina, potrei catturarti ora e subito se stessi fermo" gli disse l'automa, preparandosi ad attaccarlo di nuovo, ma non aveva fatto i conti con la determinazione del samurai, che gli diede un colpo ben assestato al centro del suo schermo, incrinandolo: " Un samurai non è solo abile a maneggiare la sua spada, è il suo stesso corpo ad esserne una, nonostante ciò, per me è disonorevole affrontarti senza la mia arma, sei molto forte" le sue parole causarono una strana reazione nel robot.

Nella sua testa iniziarono ad apparire delle strane immagini

"Mettaton, Mettaton" qualcuno lo stava incitando, la voce si moltiplicò, da una divennero due, poi tre e così via, finché una numerosa folla non faceva altro che urlare il suo nome. Fra la gente che lo incitava, l'automa riconobbe qualcuno: " Blo..."

"...oky" disse Mettaton, confondendo lo spadaccino, ma il robot allungò il suo braccio, portandoselo dietro la schiena e attivando un interruttore: "Non so come tu abbia fatto... Ma in qualche modo sei riuscito a risvegliare la mia meravigliosa psiche... Per premiarti ti farò un regalo, renderò i tuoi ultimi momenti... ASSOLUTAMENTE FAVOLOSI" urlò, venendo ricoperto da fumo. Goemon stava allontanandosi, pensando che stesse per esplodere, invece, dal fumo emerse la sua lama: "Quando mi hanno ricostruito per controllarmi, mi hanno aggiunto questa spada fra il mio arsenale, ma non mi garba, mi rende solo minaccioso e non favoloso, quindi te la restituisco, presumo sia tua" disse il robot, prima che il fumo si diradasse. Ne uscì un robot umanoide, le sue gambe sembravano come se portasse leggins, aveva un paio di stivali rosa con il tacco. Il suo petto era rosa con un amplificatore audio e una manopola rispettivamente alla sua destra e sinistra e aveva una specie di cintura con un cuore, aveva persino dei capelli che coprivano il lato destro della faccia, ora umanoide: “Oh, Yeah!” disse e in quel momento Goemon raccolse la spada, pronto a combattere di nuovo.
 

Note Autore:
Salve a tutti, vi chiedo scusa per il ritardo nel postare questo capitolo, volevo ringraziarvi del fatto che seguite ancora la mia storia, davvero, grazie di cuore.
Jack_Skeletron_4ever

 

Personaggio apparso:

Mettaton EX


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Capitolo 6
*** So Similar And Yet So Far ***


Capitolo 6
So similar and yet so far
 
Era ormai finita la pausa delle guardie, tutti coloro che in quel momento dovevano prendere servizio stavano, lentamente e ordinatamente, dirigendosi verso le loro postazioni: “Giornata fiacca, vero Phil?” disse uno ad un militare accanto a lui, piuttosto basso, sembrava quasi un ragazzino, e con i capelli bruni: “Non so, tu non hai notato niente di strano?” chiese all’altro, che lo guardò confuso: “Perché me lo chiedi? Sono stato tutto il tempo con te di ronda, tranne quando sei stato chiamato da Johnson… Piuttosto, che voleva da te?” “Un altro buco nell’acqua...” pensò il bruno, per poi sorridere al compagno: “Niente di che, solo ordinaria routine”. Per un momento, il militare sorrise di rimando, ma qualcosa non andava, voltandosi, guardò meglio chi era al suo fianco, accorgendosi che, in realtà, lì accanto a lui non c’era il suo collega: “Alza le mani e non muoverti” disse, prelevando la sua pistola dal fodero e puntandola verso l’impostore: “Chi sei tu? E che ne hai fatto di Phil?” i suoi occhi mostravano una certa rabbia, sia per essere stato buggerato così facilmente, sia per il senso di colpa di non essersene accorto prima, avendo messo così in pericolo l’incolumità sua e di tutta la base, forse era qualche spia alla ricerca di qualche succoso segreto del misterioso stabilimento militare, o qualcosa del genere. Questi pensieri, però, non fecero altro che offuscare la mente del militare, il quale si trovò ben presto una spada a forma di chiave puntata al collo: “Potrei rispondere alle tue domande… Ma tu devi rispondere prima alla mia… Dove è rinchiuso Ash Ketchum?”
“Favoloso, semplicemente favoloso, con la tua agilità saresti un ottimo ballerino, peccato, la tua fine sta per arrivare” Mettaton aveva appena schivato uno degli attacchi del suo nemico, il quale, a sua volta era riuscito a distruggere in un solo colpo 10 minimettaton: “Sono davvero curioso, potresti distruggermi qui ed ora, la tua potenza è sbalorditiva… Eppure qualcosa ti trattiene…” “Semplicemente non sarebbe onorevole macchiare la mia spada con il sangue di un innocente, per quanto tu stia tentando di uccidermi, anche tu sei confuso” dopo quella dichiarazione, il robot sorrise, portando il suo braccio destro sulla sua fronte, come le attrici che cercano di recitare in un ruolo drammatico: “Oh, che destino crudele! In questo momento ci siamo tu ed io, in mezzo al campo di battaglia, che diamo il nostro meglio per annientarci a vicenda… Nonostante il nostro legame indissolubile, il fato cerca di dividerci… Ci sono, sarà la trama per il mio nuovo show… Il titolo ti farà capire dove possa essere ambientato… ‘Mettaton: Star in discoteca’… Eccone un assaggio” detto questo, schioccò le dita e dal suo petto uscì una palla da discoteca, da cui uscivano raggi bianchi e blu.
Lo spadaccino si ritrovò circondato, i raggi bianchi erano molto dolorosi, ma quelli blu lo erano ancora di più. Ad un tratto, mentre evitava uno dei raggi bianchi, Goemon si trovò dietro le spalle uno di quelli blu e, essendo ormai troppo tardi per poterlo schivare, rimase fermo per tentare di pararlo. Lo spadaccino era ormai pronto all'impatto, ma appena il raggio arrivò su di lui, non si fece niente, era rimasto fermo e quell'attacco blu lo aveva oltrepassato senza fargli neanche un graffio: “E abbiamo un vincitore che ha capito cosa fare degli attacchi blu… Ma non cantare vittoria troppo presto, caro il mio concorrente, è il momento della domanda finale… Come si chiama un samurai che è stato ingannato da uno splendido robot e si ritrova intrappolato?” disse l’automa, sorridendo, Goemon non si era accorto di niente, ma durante lo scontro, Mettaton aveva creato altri minimettaton, che, come lui, avevano appena creato altre palle da discoteca, creando una sorta di ragnatela di attacchi blu: “La risposta giusta è la A… Sciocco animale in trappola”.
Goemon era in trappola, non poteva muoversi, gli attacchi blu l’avevano costretto a rimanere nella posizione in cui si trovava, ovvero quella in cui si era dovuto parare, non conoscendo i veri poteri della mossa del robot: “La tua idea è stata geniale quanto scorretta, hai compreso che io adesso conosco la reale portata del danno causato dai tuoi attacchi e ne hai approfittato spudoratamente, rinchiudendomi dentro questa ragnatela. Posso sopportare un colpo o due, ma sei andato sul sicuro, immobilizzandomi e aspettando che io ceda” il samurai aveva colto nel segno, Mettaton si trovo colpito dalla sua analisi e subito decise di aggiungere qualcosa: “Oh my… sei un genio del combattimento, handsome… Ebbene sì, mi spiace farti questo, ma l’unico modo per capire perché sono qui è affidarmi a questi signori che hanno osato modificarmi, per questo ti porterò a loro e investigherò su cosa sia successo a me e ad i miei amici… Per questo motivo non posso permetterti di fuggire… Non mi resta che aspettare”.
Mentre questo accadeva, Micheal e Jim si stavano dirigendo verso le celle, per trovare i fuggitivi: “Spiegami perché corriamo alle celle, sono fuggiti da lì” chiese il generale al sergente, accanto a lui: “Non sappiamo dove si trovino, ma magari possiamo seguire le loro tracce se partiamo da lì” un sorriso arguto si dipinse sul volto del militare più anziano: “Vedo che non hai dimenticato ciò che ti ho insegnato all’accademia, cadetto” disse, un po’ rabbonito, Jim, mentre Smith continuava a correre, anche lui abbozzando un sorriso. Il presidente degli Stati Uniti li guardò allontanarsi mentre, alle sue spalle, James e Howard si distanziarono da lui: “Crede sia una buona idea non diglielo, signor direttore?” chiese il dottor Cooper al suo superiore: “Ha visto anche lei la sua reazione alle teche…” disse, mentre si stava dirigendo verso due teche più piccole in fondo al laboratorio, quasi impossibili da vedere se non si faceva attenzione. In una di queste teche si trovava un neonato, svenuto, aveva i capelli verdi ed era completamente nudo, aveva solamente una maschera per la respirazione artificiale. Nell’altra si trovava una specie di topo giallo con le gote rosse e una coda a zig-zag simile ad un fulmine, mentre sotto la teca erano conservate almeno trentasette sfere bianche e rosse: “…Come pensa reagirebbe a queste?” disse il direttore dell’FBI, continuando la sua frase di prima, mentre il professore si limitò a commentare: "I soggetti Beelzebub e Pikachu..."
“Scoperto niente?” a parlare era uno dei militari ipnotizzati, avevano deciso di riunirsi da qualche parte, in modo da potersi scambiare informazioni, nel caso qualcuno avesse ricevuto nuove informazioni: “Niente, il Maestro non sarà contento” disse un altro, un po’ amareggiato: "Neanche noi siamo stati molto fortunati, questo Ash Ketchum sembra introvabile, se il Maestro ci aiutasse sarebbe molto più facile" fece un altro, sospirando: "Idiota, se il nostro Maestro non agisce con noi è perché così potremo trovare il suo amico senza intoppi, sa benissimo di essere facilmente identificabile e che potrebbe mettere in pericolo coloro che sta cercando” questa volta ad intromettersi nella conversazione era stato Lupin, anche lui non aveva trovato niente, ma aveva un’idea sul da farsi: “Sora non è arrivato, potrebbe aver avuto la stessa idea che è venute a me in questo momento, ovvero le celle. Noi siamo fuggiti da lì e probabilmente tutti gli altri prigionieri sono rinchiusi in altre celle, distanziate dalla nostra e insonorizzate, in modo da evitare qualunque contatto con essi” la spiegazione del ladro non faceva una grinza ed, in effetti, Sora stava appunto facendo ciò che il gentiluomo aveva appena spiegato agli altri ipnotizzati, aveva messo fuori combattimento la guardia e si stava ora dirigendo verso le prigioni.
Un altro gruppo si stava dirigendo verso le celle ed era quello formato da Metal Sonic, Foxy, Chica e da Eggman, il quale continuava a sbraitare contro i robot: “Stupido di un robot, vedrai le modifiche che ti farò non appena avrò messo le mie mani su di te, ti dipingerò di rosa e poi ti metterò un tutù addosso… Per poi buttarti nell’inceneritore” il perfido dottore si stava sgolando in minacce contro il sosia robotico del riccio blu, il quale, essendo per l’appunto una fredda macchina da guerra, non ci fece caso, aprendo una delle celle e buttandolo dentro: “Non scapperà da qui, dottore… E, per la cronaca, l’efficacia delle sue minacce sono pari allo 0,00%” disse l’automa, chiudendo la porta della cella e allontanandosi: “BRUTTO IDIOTA DI UN ROBOT, TORNA QUI!!” urlò lo scienziato, dando noia agli altri prigionieri. Infatti, in quella cella non era solo, altre sei persone si trovavano lì, e mentre due di esse si guardavano in cagnesco, le altre osservarono il nuovo arrivato.
Era un gruppo formato da sei persone, due ragazze e quattro ragazzi, due dei quali erano molto somiglianti fra loro. Erano i due che si guardavano in cagnesco, o meglio, si stavano scrutando, come per cercare di capire il motivo della loro rassomiglianza. Uno di loro aveva i capelli neri e gli occhi castani, indossava una giacca blu scura a mezze maniche bianche e una striscia gialla in mezzo, un paio di pantaloni blu e delle scarpe rosse e nere. Sulla testa aveva un cappello rosso con una parte blu in mezzo, al cui centro si trovava una sfera stilizzata celeste. Sulle sue guance aveva dei segni a forma di zeta. L’altro ragazzo di fronte al primo era identico a lui, anche se non del tutto, mancavano gli strani segni sulle guance e aveva dei vestiti un po’ diversi, ovvero una giacca rossa e cappello rosso con in mezzo una striscia bianca: “Così… il tuo nome è Red è provieni da Pallet Town” disse il primo al secondo, che annuì: “Invece tu saresti Ash Ketchum da Pallet Town” fece l’altro, guardandolo con lo stesso sospetto del ragazzo simile a lui.
“Wow, sembra un incubo averne uno, figurati averne due” disse una delle due ragazze, aveva lunghi capelli castani che gli arrivavano fino alla schiena, occhi verdi e uno sguardo deciso. Indossava una canottiera bianca e una gonna rossa e con se portava una borsa marrone e indosso aveva un cappello bianco: “È probabile che, se esiste un altro Red da dove vengono loro, ci sia almeno un altro me o un'altra te, mi sembra chiaro che abbiamo a che fare con una sorta di Universo parallelo” a parlare era uno dei due ragazzi rimanenti, aveva i capelli castani e gli occhi verdi, dei pantaloni viola e una giacca nera: “In effetti, da dove veniamo noi esiste un altro te, lo chiamiamo Gary Oak” rispose l’altro ragazzo, aveva i capelli castano scuro, era più alto degli altri ed aveva gli occhi chiusi. Aveva una maglietta verde, un gilet arancione con una striscia all’altezza del collo nera, pantaloni beige e scarpe blu.
“Abbiamo un’altra cosa di cui preoccuparci al momento Green, ovvero la scomparsa dei nostri pokemon” disse la prima ragazza, mentre la seconda annuiva: “Esatto, devo ritrovare Piplup” fece quest’ultima. Vestiva con un vestito nero e rosa, attorno al collo aveva una sciarpa dello stesso colore. Aveva lunghi capelli blu e un cappello bianco con una sfera stilizzata: “Ehi, voi, piuttosto di stare qui a cincischiare, perché non mi aiutate ad evadere” disse Eggman, senza neanche presentarsi ai suoi nuovi compagni di cella, i quali non l’avevano fatto a loro volta per poter capire la situazione con Ash e Red: “Ehi vecchio, mi sembra che il tuo primo tentativo di evasione non sia andato a buon fine" disse la ragazza dai capelli castani, il cui nome era Blue: “Almeno abbi l’accortezza di presentarti” continuò. Eggman brontolò, per poi girarsi verso gli altri e presentandosi: “Il mio nome è Ivo Robotnik, detto Eggman, ora per cortesia potremmo tentare di uscire da qui, per favore?” “Piacere, io sono Blue e loro sono i miei sottoposti, Red e Green” disse la ragazza, indicando prima il corvino e poi il castano: “Ehi, chi ti ha detto che io sia un tuo sottoposto?” urlò Red, mentre Green si limitò ad ignorarla: “Mi conosci benissimo, sai che sono l’unica in grado di tirarti fuori da qui, quindi dovrai accettare di seguire i miei ordini”.
Mentre loro discutevano, l’altra ragazza si presentò anch’essa: “Io sono Lucinda, e loro sono Ash e Brock” disse, mentre il dottore li guardava storto, evidentemente non era quella la risposta che sperava: “Sono tutti dei bellissimi nomi, certo, chiamarsi come dei colori non è il massimo della fantasia, ma chi sono io per dirlo… Ora che abbiamo fatto le dovute presentazioni… AIUTATEMI A SFONDARE LA PORTA!”
“Ecco, siete liberi, potete uscire” a parlare era Jigen, il pistolero aveva osservato il luogo e aveva trovato due celle poco distanti una dall’altra, liberando così due gruppi, ovvero quello formato da Oga, Kunieda e Hilda e l’altro con Nagisa, Karma, Kaede, svenuta e sulle spalle del blu, e Misty, la quale, però, sembrava stranamente intimorita: “Cosa è successo? Perché sono qui?” pensò la rossa, qualcosa la disturbava ma al momento non ci era consentito sapere cosa: “Feccia, devo ricordarti che dobbiamo trovare il signorino?” fece la tata del demonietto al delinquente, che assunse un’espressione piuttosto divertita, anche se sembrava più il sorriso di un demone: “Perché? Finalmente me ne sono liberato” scherzò il giovane, ma dovette ricredersi dopo aver visto gli sguardi assassini delle due ragazze con lui: “Ehi vecchio, potresti portare la nostra amica da qualche parte al sicuro? Noi dovremmo cercare il nostro insegnante” fece Karma, indispettendo il braccio destro di Lupin: “Non chiamarmi vecchio! E come fate a credere che il vostro insegnante sia rinchiuso qui?” urlò questi: “Non so, una sensazione…” “E IO DOVREI RISCHIARE DI FARMI CATTURARE PER LE TUE SENSAZIONI? SEI FORSE IMPAZZITO?” strillò l’uomo alla provocazione del ragazzo.
Al laboratorio, intanto, Obama stava osservando le teche, finché non notò che, nella teca dove era rinchiuso, l’insegnante polpo aveva appena mosso una delle sue lunghe dita, come se fosse pronto a svegliarsi: “ Giuro che se riesco a tornare alla Casa Bianca farò chiudere questo posto seduta stante” mormorò senza farsi sentire, le cose si stavano facendo serie e come Presidente degli Stati Uniti, non poteva permettere che quegli orribili esperimenti continuassero, anche quegli esseri, da qualunque posto essi venivano, dovevano essere liberati.

Salve a tutti, scusatemi per il ritardo, ma volevo scrivere questo capitolo bene, non so se ci sono riuscito ma spero che vi possa piacere :). Di seguito ecco i personaggi apparsi in questo capitolo più quelli dello scorso capitolo che ho dimenticato di mettere.

Tatsumi Oga:

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Hilda:
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Aoi Kunieda:
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Beelzebub:
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Pikachu (Pokemon Anime):
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Red (Pokemon Adventures):
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Green Oak (Pokemon Adventures):
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Blue (Pokemon Adventures):
Blue Adventures.png

Ash Ketchum (Pokemon Anime):
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Brock (Pokemon Anime):
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Lucinda (Pokemon Anime):
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Capitolo 7
*** Stay Out of My Way! ***


Capitolo 7
Stay Out of My Way!
 
Ora che Robotnik era stato catturato, Metal Sonic aveva tracciato la posizione di Mettaton, in modo da poter assistere alla disfatta di quello spocchioso robot. Detestava il malsano protagonismo che troppe volte era stato costretto ad osservare dal suo creatore, ma aveva sempre messo quel sentimento da parte, in quanto l’egocentrismo era una cosa naturale nel suo mondo d’origine, classificandolo così come il tipico comportamento di forme di vita inferiore. Questo finché non aveva incontrato Mettaton, il suo egocentrismo aveva risvegliato parte della sua memoria, persa a causa del controllo che era stato costretto ai robot, tuttavia, per sua scelta, oppure per via di un qualche comando tracciato nei file che lo componevano, aveva deciso di servire i suoi nuovi padroni, dopo aver hackerato un computer della base e osservato il dottor Eggman rinchiuso in cella, finalmente era giunta l’occasione di liberarsi di una forma di vita obsoleta, lui.

Il malefico robot, seguito da Chica e Foxy, si stava dunque recando verso il luogo dove le camere avevano ripreso per l’ultima volta Mettaton e doveva ammettere che fosse anche un buon combattente, avendolo osservato combattere contro Goemon attraverso un collegamento ad una videocamera vicino lo scontro, mandando al vero computer di sorveglianza, tuttavia, delle immagini false, in modo da non rivelare l’esistenza di quegli individui a soldati senza l’autorizzazione necessaria per conoscere gli esperimenti fatti su alcuni dei prigionieri o anche la loro esistenza. Tuttavia, durante il trasporto del suo creatore nella sua nuova cella, il robot ebbe la sensazione di essere seguito, cosa che si era rivelata vera, dopo aver scannerizzato l’area in cui si trovavano, ma fece finta di nulla, in modo da portare coloro che lo pedinavano in un luogo appartato: “Numero evasi, 5… Numero evasi catturati, 1… Intrusi identificati… 2” disse, trasformando la sua mano destra in un cannone e sparando un missile sopra il tetto, causando un’esplosione ma, al momento dell’impatto, una voce femminile aveva appena pronunciato strane parole che non era riuscito ad identificare, creando una barriera completamente nera, mentre una sfera d’energia, di cui il robot non riuscì ad identificarne la vera natura, colpì Chica e Foxy. I due robot riuscirono a malapena a guardarsi e, forse memori delle loro vite passate, avvicinarono le loro mani l’uno all’altra, come se fossero stati vecchi amici. La luce propagata dall’attacco non fu la sola ad apparire, sui due robot iniziarono a manifestarsi delle crepe bianche, da cui uscivano particelle di luce… i loro corpi erano scomparsi, cosa che stupì il robot rimasto, prima di sentire le parole che la giovane ragazza dai capelli viola aveva appena pronunciato di nuovo: “AZERATH MITRION ZINTHOS” disse Raven, dalle cui mani uscì un vortice nero che si diresse verso Metal Sonic che non poté fare a meno di mettere le braccia in avanti per proteggersi, riuscendoci, per girarsi di scatto per lanciare un calcio a Shaka, il quale era dietro di lui: “Non so per quale maniaco lavori, robot, ma ti conviene dirci dove si trova Bibi”. La copia di Sonic si trovava con le spalle al muro, ma non si sarebbe dato per vinto, infatti trasformò entrambi gli arti superiori in cannoni per iniziare a sparare contro la ragazza, la quale erse una barriera nera causata dalla sua magia, in modo da evitare danni, ma il robot aveva previsto tutto, mirando verso il cavaliere della Vergine, il quale però, non indossava la sua armatura: “Arrenditi non puoi fare molto contro di noi” disse il biondo, scansando una sfera elettrica diretta a lui: “Protocollo contro gli intrusi attivato: Eliminazione istantanea pronta e operativa” gli occhi rossi dell'automa si illuminarono per un istante quando parlò, segno che effettivamente era stato azionato uno speciale protocollo contro gli infiltrati.

Intanto, però, anche qualcun altro era in azione, ovvero Sora, il custode del Keyblade, il quale si stava dirigendo verso le celle, passando inosservato grazie allo Stopga, la sua magia in grado di bloccare i suoi nemici nel tempo, in questo modo nessuno si sarebbe accorto di lui fino a che non avrebbe trovato Ash Ketchum, il suo Maestro sarebbe così stato fiero di lui. D’un tratto, però qualcuno si fermo dietro di lui: “Fermo lì!” urlò una voce, quella di Micheal Smith, il quale con una mano stava puntando una pistola contro il ragazzo e nell’altra aveva un walkie-talkie: “Generale, avevamo ragione, ho appena trovato Sora” disse, mentre dall’altro lato dell’apparecchio Goldman ascoltava: “Le chiedo di continuare a cercare gli altri, di lui sono in grado di occuparmene io. Passo e chiudo” continuò il sergente, spegnendo il ricevitore e brandendo meglio la pistola, mentre Sora si preparava ad un altro Stopga, ma non riuscì a compiere l’incantesimo, in quanto un potente calcio gli arrivò in faccia: “Sono sopravvissuto all’addestramento di Jim Goldman, un moccioso come te non mi fa paura” spavaldamente l’ex-allievo del generale mise la pistola nel fodero, pronto a combattere a mani nude: “Non sei una minaccia malvagia, mi basterà combatterti lealmente per sconfiggerti” detto questo, si mise a correre verso il prescelto del Keyblade,  preparando un calcio con la gamba destra, mirato a sorprenderlo per evitare di fargli attivare la sua magia, ma, in quel momento, Sora scansò l’attacco, per poi colpirlo alla testa con un pugno: “Per un idiota come te basterebbe una spada di legno, non meriti di essere colpito dal mio Keyblade” disse, per poi portare il braccio destro indietro e caricare un pugno verso Smith, il quale lo scansò: “Ci divertiremo un sacco insieme” sogghignò il sergente.

Mentre Sora e Smith si scontravano, il gruppo che si trovava già nella zona delle celle, ovvero quello composto da Oga, Hilda, Kunieda, Nagisa, Karma, Misty e Jigen con in spalla Kaede, erano in cerca di Korosensei, guidati da una sensazione del rosso, cosa che infastidiva l’uomo con il cappello: “Davvero stiamo cercando un polpo? Rischiamo di essere catturati per questo?” chiese il braccio destro di Lupin, piuttosto alterato, mentre gli altri, a parte Misty, che aveva un’aria spaventata e confusa, e Kaede, ancora svenuta, avevano delle espressioni serie, compreso Oga, il quale aveva capito che dove poteva esserci un polpo umanoide poteva benissimo esserci anche il figlio del re dei demoni: “Oga, sicuro che seguirli sia una buona idea?” domandò Aoi, mentre Tatsumi la guardò: “Dobbiamo trovare Beel… E poi potrò chiederti di sposarmi” questo era quello che Kunieda aveva sentito, ma non era ciò che il cosiddetto Genitore Super Figo aveva detto, ma: “Questo posto è un labirinto, è meglio provare a vedere se Baby Beel è con il polpo gigante”. L’equivoco di prima aveva scatenato in Kunieda una strana reazione, facendola arrossire come un peperone, per poi fermarsi e iniziare ad insultare Oga: “I-Idiota, t-ti sembra il momento di dire questo? I-D-I-O-T-A” disse, mentre Misty li guardò, una lacrima scese dal suo viso, ricordando un particolare momento:
“Anche noi ci sposeremo un giorno…”
Quella frase l’aveva detta d’impulso, fortunatamente per lei Ash era un babbeo e non aveva capito il reale significato di quelle parole. Misty sorrise al pensiero, per poi scuotere la testa e abbassarla, sconsolata: “No, era tutta un’illusione, quei sentimenti erano falsi…” fu quello che pensò, prima che Hilda gridò ai tre rimasti indietro: “Muovetevi, il padroncino è in pericolo, feccia” dopo quello Aoi ritornò seria, Oga mostrò una faccia infastidita, mentre la ragazza dai capelli color carota rimase zitta, sembrava non avere neanche la voglia di parlare, l’unica cosa rimasta in lei erano lacrime. In quello stesso momento, Mewtwo, che si trovava sopra l’Area 51, nascosto dalle tenebre, utilizzava i suoi poteri psichici per controllare il gruppo di ipnotizzati, ma ad un certo punto, tre tipi di aura differenti fra loro si fecero spazio nella sua mente, sentiva molta tristezza e paura in una, determinazione nell’altra e irritazione nella terza, chiudendo gli occhi focalizzò le immagini delle tre persone e, nonostante non riconoscesse la persona determinata, Nagisa, e quella irritata, Jigen, quella triste e spaventata la conosceva, anche se alterata dai sentimenti negativi, una delle migliori amiche di Ash, Misty: “Se lei è qui… Allora anche Ash lo è” pensò, teletrasportandosi.
Il gruppo guidato da Jigen e Karma, non sapeva di essere osservato però da qualcuno, ovvero Mewtwo, che si era teletrasportato e nascosto dietro la combriccola, nonostante avesse deciso di lasciare fare agli ipnotizzati, la presenza di Misty e il fatto che era una delle amiche di Ash più care, doveva pur significare qualcosa, anche se lo sguardo nel suo volto era uno di quelli che conosceva bene: “E così anche tu…” pensò, senza poter continuare il suo pensiero, visto che il gruppo si trovò davanti ad un bivio.
“Ora dove andiamo, moccioso?” disse Jigen a Karma: “Non preoccuparti nonnetto, tu seguimi e tutto andrà bene” fece il rosso, schernendo l’uomo, che digrignò i denti dalla rabbia: “Se posso permettermi, sapendo che ci sono altri prigionieri, conviene dividersi e cercarli” nessuno conosceva quella voce, solo a Misty sembrava familiare, infatti era quella di Mewtwo, il quale si era palesato davanti al gruppo: “E tu chi saresti? Un altro demone?” questa era la domanda di Oga, un po’ seccato dal fatto che quel mostro si fosse messo sulla sua strada: “Non mi reputo un demone, anche se certi miei atteggiamenti passati possono essere riconducibili all’operato di uno di essi, tuttavia, un umano che reputo amico si trova sicuramente qui e nonostante abbia degli infiltrati nella base, è molto meglio unirmi al vostro gruppo” rispose, con gli occhi chiusi, mentre Jigen sbottò: “MOSTRI SIMILI AD ALIENI, POLPI CHE FANNO GLI INSEGNANTI E CHE VOGLIONO ESSERE UCCISI DAI PROPRI ALUNNI E NEONATI  REPUTATI COME FIGLI DEL RE DEI DEMONI, MI STO SERIAMENTE STUFANDO DI TUTTO QUESTO” urlò il secondo di Lupin, ormai le stranezze stavano aumentando e non sapeva più cosa fare, in fondo, era solo un ladro: “Ci dividiamo allora, tu vieni con noi nonnetto?” fece Karma, strizzando un occhio all’uomo con il cappello, il quale digrignava i denti per la rabbia: “ D’accordo, fate come volete, io mi tiro fuori” sbuffò, voltando la testa dall’altra parte: “Allora è deciso, io, il ragazzo dai capelli rossi e quello basso andiamo a destra, voi a sinistra” dopo le parole di Mewtwo, il gruppo si divise, pronto per cercare i loro compagni scomparsi.

Il gruppo formato da Mewtwo, Karma e Nagisa  aveva quindi preso la strada di destra, stranamente libera, anche se era possibile che alcune guardie erano fra quelle ipnotizzate dal clone di Mew o sconfitti e nascosti proprio dal manipolo di servitori che si era creato, mentre quello formato da Misty, Jigen con in spalla Kayano, Oga, Hilda e Kunieda presero quella di sinistra che, però, presentava anche essa un bivio: “ Credo dovremo dividerci di nuovo, sentite ormai sono diventato una specie di babysitter, perciò io vado per di qua con la mocciosa svenuta e quella piagnucolona, voi invece fate quel che volete, devo trovare le mie armi” fece il ladro, prendendo per un braccio la ragazza dai capelli rossi, la quale quasi non protestava neanche, lasciando soli il trio di ragazzi: “Feccia… dovremmo avere tutto l’aiuto possibile e lui scappa via” pensò Hilda, con un’espressione che avrebbe fatto paura anche agli uomini più coraggiosi, mentre si dirigeva verso l’altra strada, ma per sua sfortuna, uno di quegli uomini coraggiosi era lì: “Siete fuggitivi anche voi, eh? Fatevi sotto” disse Jim Goldman, che si scrocchiava le dita: “Tornate nelle vostre celle, delinquentelli” continuò, minacciando gli alunni dell’Ishiyama, ma, in quell’istante, Hilda afferrò un tubo lì vicino, strappandolo dalla parete e inondando il corridoio e si mise in posizione di combattimento: “Oga, Kunieda, andate a cercare il signorino… Di questa feccia me ne occupo io” questa fu la risposta alla provocazione del militare: “Fossi in te modererei le parole, ragazzina, non vorrai metterti contro un generale, vero?” fece il vecchio, ghignando: “Non ti consiglio di fare lo sbruffone, patetico umano, il mio unico scopo è fare in modo di proteggere il padroncino… Quindi lascia che ti dica una cosa… Togliti dalla mia strada feccia immonda”.

Note Autore:
Sì, lo so che il capitolo è uscito in netto ritardo rispetto al giorno previsto e vi chiedo scusa se vi ho fatto aspettare, ma adesso è qui. Vi ringrazio per la pazienza e vi avverto che molto probabilmente i capitoli verranno aggiornati ogni due settimane, ma tra Lunedì e Martedì, non è sicuro ma purtroppo credo che sia necessario, il luogo dove faccio campeggio è purtroppo isolato dal mondo e con una rete wi-fi che... meglio non parlarne -.-. Detto questo, vi saluto e spero il capitolo possa piacervi :)

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