Il ritorno della Madre Nera

di Cara93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presagi ***
Capitolo 2: *** Minacce ***
Capitolo 3: *** Sogno reale ***
Capitolo 4: *** Anita Blake ***
Capitolo 5: *** St. Louis ***
Capitolo 6: *** Licantropi a distanza di sicurezza ***



Capitolo 1
*** Presagi ***


New Orleans a marzo è un'acquitrino. Odio la primavera della Louisiana. Sono nata e cresciuta qui, ma non posso fare a meno di odiarla. Oggi, finita la mia giornata di lavoro, sono passata alla bottega della mia amica Clarisse. Clarisse cura il Giro delle Streghe. New Orleans, come Salem e altre città statunitensi, offrono Tour soprannaturali ai turisti. Il suo Giro copre tutto il Quartier Francese, il quartiere che noi streghe possiamo chiamare casa. Oltre a ciò, si cimenta in finte letture del futuro. Nonostante il suo Dono sia quella della chiaroveggenza, Clarisse non può usufruirne a comando. Quando entrai nel suo ufficio, l'acchiappa-sogni tintinnò, annunciandomi. Sentii Clarisse sul retro affrettarsi a rispondere. Quando mi vide sorrise. Molti la definiscono scialba, non avendo tratti caratteristici o una bellezza particolare: una semplice mora, con occhi marroni. In conformità con il suo impiego, era solita indossare molti gioielli, colori sgargianti, da indovina e una lunga sciarpa, che all'occorrenza fungeva da turbante. Quando mi vide sorrise. Parlammo per un po', poi si fece convincere a fare una pausa. Uscimmo e ci fermammo al primo locale che incontrammo. Non era gestito da nessun membro della nostra Congrega. Ebbene sì. Nostra. Sono una strega. Anzi, sono la strega più potente della Congrega. Dopo la morte dei miei genitori e di mio fratello Marrakai, io e mia sorella Danielle siamo diventate Sacerdotesse, cioè Guide. Sono gli Oligarchi, il motore della Congrega e fonte delle sue leggi. La mia famiglia, traendo origine sia dal potere ancestrale, dovuto alla vicinanza degli Antenati, sia da quello naturale, cioè ereditario, ha sempre ricoperto un ruolo centrale. Soprattutto perchè discendente degli Antichi. Nel nostro sangue scorre la magia più pura e molti degli incantesimi che una normale strega trova difficili, per me risultano elementari. Per questo motivo siamo rispettati da tutta la comunità e giudicati i veri capi della Congrega. Da adolescente, tutto ciò mi spaventava. Ora me ne sono abituata. Gli Oligarchi, da quando gli esseri soprannaturali vengono considerati cittadini al pari degli umani, hanno deciso di "chiudere" la comunità. Nessun umano conosce l'esistenza della nostra Congrega e gli esseri soprannaturali non conoscono il nostro potenziale. Anzi, antiche leggi proibiscono l'interazione con essi. Solo io e una piccola minoranza pensavamo fosse una legge da "svecchiare", ciò creava contrasti insanabili. Mentre eravamo comodamente sedute, la camerera che stava servendo un cliente difficile, rovesciò una brocca. Nello stesso istante accaddero due cose: un corvo entrò nel locale e Clarisse sbiancò. Subito la portai fuori.
-Cosa succede?- chiesi, preoccupata.
-Amelie- sussurrò-la Madre di Tutte le Tenebre è ancora viva.-        

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Capitolo 2
*** Minacce ***


Dopo aver calmato Clarisse, mi feci spiegare cosa fosse accaduto. Da mesi faceva strani sogni: gelsomini, felini e tenebra. L'essenza della Madre di Tutte le Tenebre. Essa è la notte. Il contenuto dell'ombra e dell'incubo. La madre di tutti i vampiri e non solo. La Regina delle Tigri e di tutti i felini. La potenza soprannaturale più potente. Era passato un anno da quando ci era giunta la notizia di una bomba che avrebbe dovuto annientare la vampira antica. Eppure, secondo Clarisse, Marmee Noir, come viene chiamata, non era morta. Decisi di non informare nessuno dei sospetti di Clarisse. Quella sera, ricevetti una visita, a proposito di vampiri. Etienne, il Master della Città, e discendente del Master di St. Louis, che recentemente era diventato saudre de sag, cioè sorgente di sangue di se stesso affrancandosi da ogni legame con il suo creatore. Da quanto ho potuto capire, questo fatto è stato di grande rilevanza tra i vampiri. Etienne ritiene di avere diritti su di me. Perchè siamo legati a doppio filo dalla morte di mio fratello, Marrakai. Morte che ho provocato io per la sicurezza di tutti.
-La mia strega preferita- disse, con voce sensuale. Era un incubo, si nutriva di sesso, ma credeva che non lo sapessi. Perciò si divertiva a sedurmi, operazione non facile visto che, nonostante la sua bellezza non avesse particolare talento in illusione vampirica. Aveva quasi 300 anni, eppure  sembrava umano. Si comportava, parlava e apparva umano. Solo le zanne lo tradivano.
-Che vuoi?- chiesi, sgarbata.
-Non sai nulla di un incendio, poco naturale, anzi, magico, avvenuto  Beau Rois?-mi chese, minaccioso. Beau Rois era il covo dei vampiri, nel Quartiere Creolo. Era una villa stupenda, enorme e un'altro punto focale per i turisti più temerari.
-Non so nulla di nessun incendio-risposi, impassibile. Era vero. Ma sapevo che gli Oligarchi, o almeno una parte di essi non era molto tollerante. Anzi, molti di loro militavano in associazioni come Humans First, per esempio.
-Potrei anche crederti, strega, ma non credo che i miei seguaci siano pronti a farlo- ora il suo tono era pienamente miaccioso.
-Che vuoi dire?- chiesi, guardandolo negli occhi, come solo un essere soprannaturale poteva fare. Infatti, come tutti i vampiri Etienne aveva il potere di affascinare con gli occhi, anche se limitato, nonostante fosse un Master. Ma era pericoloso, lo sentivo. Il suo potere era un'altro, che non riuscivo ad afferrare.
-Voglio dire, Amie, che ci saranno ritorsioni-lo disse amabilmente, come se non stesse minacciando me e tutto il quartiere. La rabbia mi invase, soprattutto perchè usò il vezzeggiativo che usava mio padre. Odiavo quel vampiro. Rientrai a casa, feci le telefonate di rito, avvertendo più persone possibili della minaccia che ci stava per colpire. Quando finii, la notte era nel pieno del suo fulgore. Decisi di dormire: non potevo fare oltre. E quella notte la sognai. Lei. Marmee Noir, la Madre Nera.     

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Capitolo 3
*** Sogno reale ***


Mi trovavo in un bosco. Era molto bello, intricato, quasi una foresta. La notte era cupa e rendeva i rami degli alberi dei nemici involontari. Camminavo a piedi nudi, non sentivo il terreno ma neppure volteggiavo. Mi fermai a fissare un lago. La superficie era talmente piatta e scintillante da poter fungere da specchio. E lì mi vidi. I lunghi capelli rossi sciolti sulle spalle, la pelle diafana, le leggere lentiggini che mi punteggiavano il naso delicato e gli occhi azzurro intenso. Indossavo una veste avorio, piena di pizzi, che mi fasciava il corpo sottile. Un vento delicato mi percosse le spalle nude. Una sensazione mi fece voltare così mi trovai a faccia a faccia con una tigre bianca. Non ebbi il tempo di chiedermi perchè ci fosse una tigre in un bosco, che questa cambiò forma. Si trasformò in una donna bellissima e sensuale dai capelli scuri e gli occhi color miele. Quando parlò la sua voce voluttuosa mi fece pensare una cascata di cioccolato cremoso e allettante.
-Così tu saresti l'Ultima-sorrise dolcemente. Sgranai gli occhi. L'Ultima?
-Mia cara, credo proprio che nessuno ti abbia spiegato chi sei. Tu sei l'ultima discendente della stirpe di streghe che ha creato l'incantesimo che mi ha imprigionata in un sonno lungo secoli. Ovviamente, non posso permettere che succeda di nuovo-I suoi canini si allungarono, il suo sguardo si fece ostile. Una vampira. Quando capii la sua natura un'altra sensazione si abbattè su di me. Un profumo. Un profumo che avevo ignorato, non so quanto volutamente. Gelsomino. Alla vista della mia paura, sorrise di piacere, poi mi attaccò. Non fisicamente, ma il suo potere mi investì in pieno. La sua energia mi colpì violentemente allo stomaco. Presi a boccheggiare e a sanguinare dal naso e dalla bocca. Tossì, per non soffocare. Freneticamente pensai a come difendermi. Le mie barriere naturali non erano abbastanza nel mondo onirico della Madre Nera, perciò cominciai a recitare un antico mantra che mia madre, strega ancestrale di New Orleans, mi aveva insegnato. Era la mia unica risorsa. La Madre Nera conosceva la mia magia, perchè era parte della sua, ma non comprendeva il potere sciamanico-rituale delle streghe di New Orleans. Ripetei la formula più volte, concentrandomi. Mentre lei rideva.
-Povera piccina. In fondo, mi fai tenerezza. Credi di potermi resistere con una filastrocca-
Continuò il suo attacco, più forte. Con sua enorme sorpresa, il suo potere non mi raggiunse. Questo la fece infuriare. Non so perchè, ma la vidi sfocata. La creatura cominciò a urlare sconclusionatamente. Mentre scompariva, la sentii dire:-Non finisce qui, strega. Ora non posso fare di più, ma tornerò. Non sentirti al sicuro quando i raggi del sole ti colpiranno. I miei seguaci ti braccheranno finchè non avrai esalato l'ultimo respiro-
Mi svegliai. Sentivo un dolore lancinante allo stomaco. Mi toccai la bocca e il naso. Il sangue mi macchiò le mani. La Madre Nera era tornata. E i suoi Ibridi si sarebbero svegliati presto.

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Capitolo 4
*** Anita Blake ***


Il giorno dopo, scoprii alcune cose. Non ero stata l'unica a sognare. Io, Clarisse, mia sorella e gli Oligarchi avevamo tutti sognato la Madre Nera. Ovviamente, ero l'unica che ne era uscita pesta. Danielle aveva perso ogni potere tranne il suo Dono ancestrale, quello della guarigione, 12 anni prima. La notte in cui nostra madre morì, il "parassita", così veniva chaimato Marrakai, tentò di prendere il potere di tutta la Congrega, compreso quello di Danielle. Ero riuscita a salvarla appena in tempo. Dell'esperienza le restavano ustioni gravissime su tutto il viso e il collo. Era una visione orribile per chi non c'era abituato, quindi di solito usciva con una speciale maschera. Lavorava da casa, evitava il contatto con gli estranei come la peste. La sua unica gioia eravamo io, Oliver, suo marito e Sarah e Liam, i loro gemelli. Liam aveva ereditato il dono, mentre Sarah no e questa era l'unica nota dolente tra i due che per il resto erano legati come solo i gemelli possono essere. Dopo gli avvenimenti di quella sera tenemmo una riunione: la decisione fu unanime. La minaccia era troppo grande per poterla ignorare. Lucien, uno degli Oligarchi che aveva il Dono ancestrale di controllare gli animali e che quindi aveva buoni rapporti con i licantropi, ci avvisò che anche i felini, soprattutto le tigri, erano inquieti. Tutti sapevano del mio rapporto con Etienne e che le mimacce del vampiro non erano mai a vuoto. Quindi, l'attacco mancato di quella notte, più che un sollievo, si trasformò in preoccupazione. Solo una cosa poteva distogliere i vampiri di New Orleans dai loro pensieri di vendetta. Una minaccia enorme  a loro stessi. Aspettai. Dopo il tramonto, mi avviai, da sola, a Beau Rois. Non avevo bisogno di protezione. Bastava la mia magia. La villa era imponente, bellissima. Costruita agli inizi del 700 ricordava molto Tara di Via col vento. Era in stile "profondo Sud", con una larga veranda, finestre imponenti, saloni immensi. Il parco era enorme e comprendeva anche un bosco, meno intricato di quello del mio sogno, però mi diede lo stesso i brividi. All'entrata c'erano gli immancabili vampiri-buttafuori. Era una nottata tranquilla, non erano previsti giri turistici, non si prevedevano scontri eppure i vampiri, più prudenti di altri gruppi della città, si proteggevano. Sempre. Li ammiravo per questo. Mi rivolsi all'armadio con lo sguardo meno truce.
-Devo vedere il vostro Master-
-Non si può- dissero, laconici all'unisono. Inquietante.
-Ho urgente bisogno di vedere il vostro Master e non intendo aspettare-dissi, spazientita. Mi trapassarono con lo sguardo, come fossi trasparente. In altre circostanze, forse mi sarei comportata diversamente ma ero ferita, avevo fretta e dovevo vedere il loro Master urgentemente. Con l'energia psichica del mio dono, li scaraventai lontano, senza sforzo alcuno, come fossero bambole di pezza ed entrai. A quanto pare il mio ingresso non era passato inosservato. Alcuni vampiri accorsero, ma si scansarono senza rivolgermi la parola. Mi fermai all'ingresso, ma solo perchè non sapevo dove fosse Etienne. Ero già entrata a Beau Rois, ma ne avevo visto solo il salone principale. Quindi chiesi al primo vampiro che vidi, un ragazzo di circa 20 anni all'apparenza, ma che aveva almeno un secolo alle spalle, di avvisare il suo Master. Dopo un'attesa che mi parve infinita, mi scortò a quella che un tempo deoveva essere stata la stanza della musica. Era piccola, intima rispetto, quello che non ti aspetteresti in una villa del genere. C'era un pianoforte a coda, enorme. Chitarre, violini, una batteria. La parte di destra, quella che non aveva finestre, era coperta da pensili da cui pendevano strumenti musicali o spartiti. Ad uno sgabello sedeva Etienne. I capelli bruni gli arrivavano alle spalle, aveva gli occhi chiusi. Sapevo che erano grigi. Troppo belli per essere veri. Sembrava pensieroso.
-Non ci avete attaccato, ieri notte-esordii.
-Dovresti essene felice, Amie-sussurrò, distrattamente. Sì. Aveva altro per la testa, decisamente.
-Non vuoi sapere perchè sono qui?- chiesi. Mi guardò. I suoi occhi sembravano volermi chiedere di sbrigarmi, dirgli quello che dovevo e lasciarlo solo nuovamente. Mentre stavo per riprendere a parlare, lui mi precedette.
-Qualunque cosa ti abbia spinto qui, non credo possa giustificare la tua entrata eclatante-il tono era freddo.
-Oggi abbiamo tenuto una riunione urgente. Abbiamo deciso una...tregua per così dire. Per un fatto che tutto il mondo soprannaturale ha sentito, chi più, chi meno. La forza delle Tenebre-
-Non capisco, mia cara-
Alla sua risposta, sospirai.
-Ho sognato una bellissima donna, molto seducente. Nel sogno sentivo profumo di gelsomino, forte. E una tigre. Bianca. La donna era una vampira. Molto potente, credo. Non è durato molto, ma l'ho sentita sussurrare che avrebbe riconquistato quello che era suo di diritto- dissi, raccontando il sogno di Clarisse e  sperando di risultare il più convincente possibile. Mi scrutò a lungo.
-Hai sognato l'essere più potente della terra. La Madre di tutti noi. Cosa c'entra con voi?- chiese.
-Non lo so. So che tutti gli esseri soprannaturali l'hanno sognata. Più o meno lo stesso sogno. A volte era un leone, a volte leopardo. A volte uomo, a volte donna. Immagino l'abbia vista anche tu-
-Sì. La credevamo morta. Credevamo non fosse più una minaccia per noi.-
-Cosa vuole?-chiesi. Attendevo quella risposta. Era ciò che poteva cambiare tutto.
-Rinascere-
-Come?-impallidiii.
-Impadronendosi di in corpo-la sua voce sembrava uscita da un apparecchio telefonico.
-Quale?-chiesi.
-Quello di Anita Blake, serva umana di Jean-Claude, Master della città di St. Louis, mio creatore. L'ho chiamato subito. Dice di prepararci. Chiede tutto l'aiuto possibile-
-Prepararci?- chiesi
-Sì. Teme che Marmee Noir voglia sterminare tutti i vampiri esistenti e creare una nuova stirpe-
-Lo temi anche tu?-
-Temo voglia uccidere chiunque si trovi sul suo cammino-
Me compresa. Lo sapevo. Ma ora avevo un nome. Anita Blake.

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Capitolo 5
*** St. Louis ***


Eccomi a St. Louis. Come città non è male. Ho passato la giornata successiva a scoprire chi fosse questa Anita Blake. Ebbene, ciò che ho scoperto mi ha come minimo destabilizzata. Ha all'incirca 27 anni, figlia di madre messicana, che  ha perso quando era molto piccola, è una risvegliante, cioè ha la capicita di resuscitare i morti per un breve periodo. Ha scritto un articolo sulla focalizzazione dei poteri di più risveglianti, perciò presumo sia una focalizzatrice. Ed è una cacciatrice di vampiri, oltre che serva umana del Master di St. Louis. Come può una persona che per lavoro uccide una determinata specie, andare letteralmente a letto, perchè negli articoli che ho letto si evinceva che la vita sessuale di Ms Blake sia molto attiva, con un esponente della specie in questione? Non credo che riceverò risposta a questa domanda, ma non essendo qui per fare salotto, direi che non ha molta importanza. Ho visitato il sito dell'agenzia di risveglianti per cui lavora e ho saputo che aveva troppi appuntamenti per una persona sola. Perciò, data l'urgenza, ho deciso di cercarla direttamente. Considerato che è la serva umana del Master della Città, presumo si trovi nel rifugio del vampiro. Chiedendo in giro e sfogliando brochure turistiche, scoprii che il Master della Città era un'imprenditore e possedeva vari locali notturni nel quartiere riservato ai vampiri, ma non si faceva cenno alla sua dimora, ovviamente. Sarebbe stato troppo facile. Possedeva i locali chiamati: Dance Macabre, Guilty Pleasures, Il Circo dei Dannati e il Laughing Corpse. Scartai l'ultimo che non mi sembrava promettente e cominciai la visita degli altri. Il Dance Macabre e il Guilty Pleasures erano locali prevalentemente di "danza esotica", non particolarmente grandi, o per lo meno non abbastanza da ospitare l'entourage di un Master potente come lo era diventato quello di St. Louis. Restava il Circo dei Dannati. Era un vero e proprio circo coperto, ma all'esterno si capiva che le attrazioni principali non erano i clown. Mostri zannuti decoravano la facciata enorme. Beccato. Il rifugio diurno del Master della Città. Non era molto presto, ma notai un certo movimento sul retro del locale. Leoni. Il mio Dono ancestrale era quello di percepire la natura di determinate onde d'energia e distinguere la verità dalla menzogna attraverso l'aria, come determinati esseri soprannaturali potevano fare attraverso il fiuto. Cosa ci facevano dei leoni mannari sulla porta? Specie perchè avevo letto che gli animali "prediletti"erano lupo e leopardo. Non sapevo che fare. Mi sarei dovuta avvicinare?  Non potevo entrare e non potevo andare sul retro facendo cucù. Perciò, mandai la mia energia psichica all'interno, abbassando le mie difese. In quel momento, venni investita da un fiotto potente di energia, troppo potente. Ripristinai di botto le mie difese. Risalii sulla mia auto a noleggio e me ne andai il più velocemente possibile. Mi sentivo strana. Arrivai al mio albergo. Non era granchè, ma era il massimo che la premura di arrivare mi aveva riservato. La mia intenzione era quella di salire nella mia camera alla svelta, ma una brama irresistibile mi spinse al bar. C'era un uomo seduto al bancone. Un tipo che normalmente non avrebbe attirato la mia attenzione, ma chissà come, quella notte mi sembrava irresistibile. Era molto alto, quasi un metro e novanta. Aspetto militare, capelli biondi, pieno di tatuaggi. Ordinai da bere e mi sedetti di fianco a lui. Gli sfiorai un braccio sorridendo.

Mi svegliai senza sapere dove mi trovassi. Mi sentivo benissimo. Il letto in cui mi ero svegliata non era il mio e ciò mi fece corrugare la fronte. Improvvisamente ricordai di essere andata a St. Louis per una questione importante, anche se non ricordavo precisamente quale. Mi stiracchai e in quel momento il lenzuolo si scostò, rivelando che ero nuda. Corrugai la fronte. Non dormo mai nuda. Antica abitudine, creata dal fatto che da piccola ero costretta a dividere la camera con Marrakai prima e con Danielle poi. Mi alzai a sedere, cercando con lo sguardo i miei vestiti. E allora lo vidi. Il tizio del bar. Sdraiato vicino a me che mi contemplava con un sorriso soddisfatto. Alla mia occhiata sicuramente spaventata, si accigliò. Mi sarei aspettata una voce profonda vista la mole, in realtà il timbro era acuto e irritante.
-Baby, è stata una notte fantastica, non ho mai scopato così con nessuna, ma a quanto pare per te non è stato lo stesso-
-No, no-assicurai con voce di scusa. Non ricordavo nulla. Cosa avrei potuto dirgli? -il mattino mi sconcerta sempre-
Rise di gusto, una risata che mi irritò. Quell'uomo mi irritava e non mi piaceva eppure, a quanto sembrava, ero appena stata a letto con lui.
-Hai una voce e un'accento così sexy-sussurrò venendomi vicino. A quanto pare voleva il bis, e non ero disposta a concederglielo. Perciò balzai dal letto, borbottati una scusa e mi rivestii in tutta fretta. Poi presi la porta e me ne andai. Realizzai allora che non era la camera del mio albergo e che non avevo più  borsetta, chiavi e documenti con me. Che cazzo???? Non era un comportamento da me. Io, che per uscire con un uomo lo sottopongo a interrogatori massacranti, che per concedermi aspettavo come minimo il quinto appuntamento. Mi precipitai al bar dell'albergo. Il barista della sera prima mi vide sorrise, porgendomi borsetta e chiave della mia camera. A quanto pare, mi aveva aspettata. Lo ringraziai, lui scosse la testa sorrise e disse:-Non è necessario signorina. Mi ha ringraziato ieri, in modo che non dimenticherò tanto presto.- Nel prendere la mia roba lo sfiorai. Il lieve tocco della nostra pelle mi fece affiorare ricordi che mi fecero arrossire. Il gigante biondo non era stato l'unico a cui avevo concesso me stessa quella sera. Ricordavo di essermi inginocchiata davanti a lui, bramosa. Ricordavo il suo sapore. E le sue mani che poi mi facevano rialzare e mi sbattevano rudi al muro, sollevandomi la gonna e allargandomi le gambe. Imbarazzata, arrossii ancora di più, farfugliai un veloce saluto e corsi fuori. Avevo il sospetto che quello che mi era successo fosse collegato in qualche modo con l'ondata di energia psichica che mi aveva sfiorata al Circo dei Dannati. Salii in camera mia, mi feci una doccia. Chiamai mia sorella e gli Oligarchi. Poi mi concentrai sui libri che avevo portato con me. Erano testi antichi e dovetti richiamare alla memoria tutte le ore di studio che i miei genitori ci imponevano. Lo studio, nonostante quello che si può pensare, è necessario nella pratica della stregoneria. Come nei rudimenti di quella religione pagana chiamata wicca, anche noi eravamo profondamente convinti che le conseguenze di un incantesimo, potevano ripercuotersi sull'autore dello stesso con una violenza pari a tre volte il potere di ciò che si è evocato. Ogni azione aveva una reazione pari al triplo dell'azione stessa, nel bene e nel male. E ci voleva tanto male in potenza per cacciare il Male Originale. Tremavo al pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere in un futuro molto prossimo.

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Capitolo 6
*** Licantropi a distanza di sicurezza ***


Sapevo che il momento migliore per ripresentarmi al Circo sarebbe stato il giorno. Ma se il Master della Città fosse stato prudente quanto il suo diretto discendente, Etienne, il posto avrebbe brulicato di guardie. Soprattutto se le voci riguardo la sua potenza avessero corrisposto. Mentre riflettevo, lo stomaco cominciò a brontolare. Entrai in un ristorante. Notai subito l'energumeno con cui avevo passato la notte seduto al bancone del bar, sorseggiando un cappuccino e scrutando una coppia seduta lì vicino. L'uomo era stupendo. Alto, abbronzato, portava i lunghi capelli castani sciolti come spuma. Stava parlando con una donna. Era carina, ma il mio sguardo era costantemente attirato dall'uomo. Ad un certo punto corrugò la fronte, piegò il capo, come in ascolto. Sorrise, poi alla sua compagna, le bisbigliò qualcosa all'orecchio e se ne andò. Il gigante biondo lo seguì. Evidentemente senza notarmi. Li seguii fuori. L'uomo bellissimo salì in macchina, seguito dal giagante biondo. Li seguii a ruota. Stavamo costeggiando un bosco, quando successe. Il giagante biondo sorpassò l'auto dell'uomo stupendo, abbassò il vetro e una gragnola di proiettili abbattè il vetro anteriore dal lato del guidatore. L'auto sbandò, schiantandosi. Gridai. Accostai il più velocemente possibile, il cellulare in mano. Uscii dall'auto sperando di essere d'aiuto, quando un lupo enorme balzò fuori dall'abitacolo e prese a correre. Mi avvicinai ugualmente all'auto, anche se ero certa di non trovare nessuno. L'uomo stupendo era un lupo mannaro. Sapevo che i licantropi guarivano in fretta però, quando raggiunsi la macchina mi stropicciai gli occhi. C'era tantissimo sangue. Troppo. Tantissimi fori sul sedile del passeggero. Troppi. E se il sicario biondo sapeva della natura del suo contratto, e un sicario serio lo sapeva sempre se non voleva morire lui stesso, aveva usato proiettili d'argento. La domanda mi sorse spontanea: come diavolo aveva potuto salvarsi, il lupo?

Ancora scossa da quell'avventura, mi diressi verso la mia destinazione. Era quasi il tramonto. Quando parcheggiai, vidi un mucchio di persone armate circondare un uomo e scortarlo all'interno dell'edificio. Sbuffai. Scesi dall'auto. A quanto pareva, io non rappresentavo una minaccia. Meglio così. Ero dell'idea che fosse meglio non attirare troppo l'attenzione, ma non sapevo come fare. Allora mi avvicinai all'entrata, fingendo di scrutare i cartelloni che pubblicizzavano le attrazioni. Un buttafuori vestito di nero, mi guardò, mi sorrise e mi disse che il Circo era chiuso. Mi irritò subito, mi guardava come se fossi un boccone prelibato. Era un lupo mannaro. Il suo compagno gli scoccò un'occhiata di rimprovero. Era un ratto mannaro. La natura delle guardie alla porta dell'entrata principale mi sconcertò. Trovavo strano tantissime cose quel giorno. Come era possibile che due licantropi di specie diverse fossero i body guard del vampiro più potente di St. Louis? Sapevo che Etienne, per proteggere il suo "sonno" diurno ingaggiava spesso mercenari mannari, ma di solito di una sola specie. Non c'era molta collaborazione tra le specie mannare. Tranne qui. Scossi il capo, interdetta. Quella città era, come minimo, interessante. Avevo bisogno di entrare lì dentro, possibilmente tutta intera e senza rivelare troppo della mia natura. Ma cosa potevo fare?
Era il tramonto, forse se avessi chiamato Etienne avrei avuto un contatto diretto, una scusa per entrare. Ma se lo avessi chiamato, avrebbe voluto sapere la ragione del mio viaggio. Sospirai. Ero fregata. Se avessi chiesto alle guardie di poter incontrare chi proteggevano, avrei rischiato di aspettare tutta la notte assieme a sottoposti di basso rango o a "cibo". Se avessi chiamato Etienne avrei dovuto dare troppe spigazioni e non avrei avuto la garanzia di un'entrata sicura, dopotutto, Etienne era solo un vampiro diretto discendente del Master, ma questo, per la maggior parte dei vampiri, almeno per quel che ne sapevo, significava poco o nulla. Se avessi fatto un'entrata a effetto, probabilmente, avrei rischiato la vita. Mi allontanai quel tanto che bastava per uscire dal campo uditivo dei mannari sulla porta, e chiamai Danielle. Era assolutamente inutile, lo sapevo, ma sentire la voce di mia sorella nei momenti critici mi aiutava moltissimo.
-Amie-rispose subito-cosa succede? C'è qualche problema?- avrei dovuto immaginare che si sarebbe preoccupata.
-Nulla, Dani, non ti preoccupare. Solo che non so come entrare. Non posso chiedere aiuto a Etienne, non posso dare sfoggio delle mie capacità, per così dire, perchè rischio una pallottola in fronte e di sicuro le guardie mi lascerebbero alla porta, se mi annunciassi così, senza una valida ragione e non abbiamo tempo da perdere.-
-Ma una valida ragione c'è-ribattè.
-Lo so. Ma non voglio sbandierare ai quattro venti perchè sono qui e chi sono..almeno non a tutti e non subito-
Silenzio dall'altra parte del filo.
-Mi vuoi dire che Etienne non sa proprio nulla?-
Ora era il mio turno di rimanere in silenzio.
-Non sa proprio tutto. Solo che anche noi abbiamo sentito la presenza di Marmee Noir...e basta-
-Non sa che sei a St. Louis?- il suo tono era inquieto, troppo inquieto.
-No non lo sa e non sono affari suoi. Dani, cosa c'è?- dissi, un po' spazientita.
-Etienne domani sarà lì da te. Il Master di St. Louis ha chiesto una piccola riunione da parte dei suoi alleati, soprattutto dai Master delle città più potenti. New Orleans, come sai, è una di quelle. Dalle poche informazioni che ho avuto da Jen, vuole essere il primo Master in città. Gli altri arriveranno in un secondo momento.-
Jen era umana, assoggettata a Sebastian, uno dei luogotenenti di Etienne. Avevamo scoperto che aveva lontani legami di parentela con la nostra Congrega. Il legame non era abbastanza saldo per liberarla dalla compulsione automaticamentre. Solo l'aiuto di un terzo poteva aiutarla, ma non avevamo ancora capito come, tranne che per rari sprazzi di lucidità. Questo era uno dei poteri vampirici che più mi spaventava. Fortunatamente, in quanto strega ne ero immune, anche se, temevo che il Master di St. Louis rappresentasse un'eccezione.
-Quindi, se non voglio che Etienne sappia nulla di questa faccenda devo per forza trovare il modo di entrare là dentro.-
-Lucien ha sentito le tigri. Quello che è successo le ha spaventate moltissimo e si stanno muovendo verso St. Louis-
-E questo come potrebbe aiutarmi? Se mi spacciassi per una tigre mi scoprirebbero subito-
-Infatti non devi spacciarti per una tigre, ma entrare con loro-
-E come?-
-Jade e il suo clan è partito questo pomeriggio, dovrebbe essere lì. Deve un favore a Lucien. Ti farà entrare lei-
-Ma questo non gli crea problemi?-
-A Lucien? Troverà il modo di farsi ringraziare, lo sai. E prima o poi, Jade gli chiederà qualcos'altro. Ti do il numero-

Chiamai la tigre. Era la Regina del clan di New Orleans e non era entusiasta della situazione. Insomma, come tutti. Era una bellissima mulatta, con la pelle color caffèllatte, grandi occhi scuri e una sensualità dirompente. Il suo gruppo aveva all'incirca gli stessi colori e le stesse movenze. Jade non è particolarmente potente, perciò ha davvero bisogno di protezione, anche se dover dipendere dalla potenza di un gruppo proveniente da una città che non conosceva la innervosiva moltissimo. Anche se sospetto che sotto ci fosse qualche segreto peloso di cui non voglio essere messa a parte e di cui non mi importa nulla, per ora. Passammo indenni al controllo delle guardie, la mia mancanza di energia tigresca venne coperta del riversarsi del potere dei mannari che accompagnavo, che essendo impreparati non riuscivano a schermarsi. Ci fu solo un momento di tensione, quando venimmo a sapere che il Master della Città e miss Blake non ci avrebbero ricevuto presto. Fummo accompagnati in una stanzetta spartana, senza grandi mobili e comodità. Dopo all'incirca un'ora, cosa che mi irritò profondamente, entrò un uomo. Era carino, non molto alto, lunghi capelli scuri e ricci. Gli occhi erano felini, verdi. Anche quell'uomo era un licantropo, un leopado, per la precisione. Aveva passato troppo tempo in forma animale, quindi gli occhi non erano tornati perfettamente umani. Si scusò per il disagio, ma avevano avuto un'emergenza. Spiegò pacatamente che la riunione con le tigri sarebbe stata rimandata. Jade si arrabbiò moltissimo e la sua energia schizzò alle stelle. L'uomo venne percosso da un'onda di energia, ma reagì senza scomporsi. Non sentii esattamente quello che successe, ma Jade si ritirò in buon ordine. Quando tutte le tigri si furono calmate, l'uomo si voltò verso di me, scrutandomi con curiosità.
-Tu non sei una tigre. E forse non sei neppure un licantropo. Cosa fai qui?- senza lasciarmi il tempo di rispondere, si rivolse a Jade, freddo.
-Tu, Chang-la chiamò con il titolo formale, ma il tono in cui lo disse non faceva preagire nulla di buono.-hai una spiegazione?-
Velocemente, risposi:-L'ho pregata io di aiutarmi ad entrare. Non potevo aspettare. Devo vedere Miss Blake, al più presto- Mi fissò.
-Deve essere urgente e molto grave, per ricorrere ad un simile sotterfugio.-
-Si. E credo che anche voi lo sappiate. Lo stesso motivo per cui loro- e indicai le tigri- sono qui.
-Non sei umana. Non sei un vampiro e non sei un licantropo. Come puoi sapere cosa sta succedendo?-
-Visite notturne-
L'uomo mi scrutò a lungo. Uscì dalla stanza, parlottò con una guardia impalata vicino alla porta, poi mi chiese di seguirlo.

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