Are you with me?

di _stilesyouaretheone_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** With you. ***
Capitolo 2: *** Where is my love? ***
Capitolo 3: *** Where are you now? ***
Capitolo 4: *** Sleep with you. ***
Capitolo 5: *** Sleep with you.2 ***



Capitolo 1
*** With you. ***


*Stiles*
Una debole luce filtrava da un piccolo squarcio nella tenda, Sentivo freddo, ero freddo, e sudato. Mi alzai dal letto con il vago ricordo di un incubo, probabilmente il sudore è la causa del mio continuo agitarmi nel letto ogni volta che sogno qualcosa che non vorrei affatto popolasse i miei sogni.
Ero sollevato di non ricordare per filo e per segno quell'incubo. 
Guardai l’orologio, le 7 meno 10.,avevo ancora molto tempo prima della solita messa annuale. Non capisco perché papà ogni anniversario di morte di mamma voglia organizzare una messa al cimitero, insomma così non fa altro che peggiorare le cose. 
Mi recai in bagno, liberandomi della mia tuta nel tragitto, accesi l’acqua della doccia e la feci scorrere così che diventasse calda al punto giusto. Fissai il mio riflesso nello specchio, capelli spettinati,  occhi assonnati e sguardo perso, per non parlare delle occhiaie che lo contornano. 
Non so per quanto tempo rimasi a fissare il mio riflesso in quello specchio, che riflette solo quello che non vorresti vedere, forse troppo, dato che l’acqua che avevo fatto scorrere ora era bollente e aveva fatto si che nel mio piccolo bagno si formassee del vapore caldo e avvolgente che mi appannò lo specchio, nascondendo il volto di un ragazzo distrutto, e senza una madre.
Ritornai in me e finalmente mi buttai, per cosi dire, sotto il getto caldo della doccia, era come se l’acqua cercasse di rimettere insieme i pezzi dentro di me. Avrei tanto voluto che potesse riuscirci. Nel giro di due mesi era andato tuo a rotoli, malia ha deciso che era meglio rompere, Scott e sua mamma si sono trasferiti, lontano da questa città incasinata, lontano il più possibile da questo ragazzo incasinato. Kira semplicemente ha smesso di parlarmi e lydia, oh lydia, non so come sia successo ma da un momento all’altro si è spenta, ha perso la sua vitalità, sembra quasi che il suoi capelli abbiano perso quel loro colore caratteristico e meraviglioso, biondo fragola. 
La vedo a scuola, cammina per i corridoi con sguardo assente, come se sentisse il bisogno di spiccare il volo come un  piccolo e indifeso uccellino. Vorrei andare da lei e stringerla a me, sussurrandole che va tutto bene, che siamo incasinati ma comunque insieme, vorrei lasciarle teneri baci sulla sua morbida bocca, vorrei annusare di nuovo il profumo inebriante dei suoi capelli. Troppi vorrei. 
“stiles, dobbiamo andare, esci da li!” la voce di mio padre mi riporto con i piedi per terra. Uscì dalla doccia e mi misi il mio accappatoio, recandomi  in camera. Mio papà aveva messo sul letto il mio abito nero, lo guardai disgustato. Pensando a quante persone verranno da me oggi, dandomi pacche sulle spalle e  dicendomi che sarebbe fiera di me, e del ragazzo che sono diventato. Mi veniva il voltastomaco solo a pensarci. 
Con riluttanza mi vesti e scesi da mio padre, anche lui portava il suo solito abito nero. 
Era in salotto , davanti a una foto di mamma, in piedi, le mani che scendevano lungo fianchi che terminavano in pugni chiusi. Le sue spalle facevano dei piccoli sobbalzi. Feci un passo e si girò, aveva gli occhi rossi e lucidi. Stava piangendo 
Lo sceriffo di beacon Hills stava piangendo. 
Tirò  su con il naso e in quel momento vedevo solo il volto di mio padre, una smorfia di dolore che lo attraversava. Senza pensarci due volte corsi ad abbracciarlo, lui sussulto dalla sorpresa ma poi ricambiò la stretta dandomi  tenere pacche sulla schiena. Mi sentivo a casa 
Non posso perdere anche lui 
Lui è tutto ciò che mi resta 
Lui è la mia famiglia. 
Fissavo lo scorrere degli alberi dal finestrino della macchina dello sceriffo, mio padre seduto accanto a me intento a guidare, la radio trasmetteva una canzone anni 90, perso nei miei pensieri mi accorsi che questa messa memoriale sarebbe stata la prima senza Scott.  La prima dopo anni. Lui era sempre stato accanto a me, stretto in quel abito, solo per me. 
Arrivammo al cimitero, mio padre si voltò, mi sorrise e mi prese la mano , stringendola  nella sua. 
Guardai le nostre mani strette, la mia spariva nella sua in modo perfetto. Ci diamo forza a vicenda con questi piccoli gesti noi stilinski. 
“Siamo qui per ricordare Claudia stilinski, una donna meravigliosa, che ha dovuto lasciare questo mondo crudele troppo presto, lasciando suo marito e suo figlio a ricordarla.”
Il discorso del prete quest’anno suona ancora più falso.
Eccomi li, davanti alla sua tomba, circondato da persone, che conoscevano mia madre meglio di me. 
Mi sento fuori luogo. Mi manca il respiro. 
 l’odore pungente dei fiori mi dà la nausea. Devi andare via da qui, ma non posso abbandonare mio padre.
“stiles, è finita andiamo a casa dai.” Mio padre mi stringeva la spalla, e mi fissava preoccupato. 
“tu vai papà, preferisco restare qui ancora un pochino, torno dopo da solo,non ti preoccupare, sto bene.” Lo rassicura,  sperando abboccasse e mi lasciasse solo con mamma. 
Sembrò crederci e lo guardai salire in macchina, voltarsi verso di me un ultima volta e partire per tornare in una casa troppo vuota. 
Mi sedetti per terra e fissai la tomba di mia madre. 
Come al solito comincia a piangere e le parlai, come ero solito fare ogni anno. 
“sai mamma, io Scott abbiamo litigato,  e lui e melissa si sono trasferiti. Va tutto una merda mamma. Vorrei che fossi qui, sicuramente sapresti come farmi sentire meglio. Sai lydia? Te ne ho parlato no? Quella bellissima ragazza, per la quale ho una cotta dalla terza elementare, capelli biondo fragola, occhi verdi e corpo perfetto.? Ecco nemmeno lei mi parla ancora. Sembra che tutti i miei amici mi abbiano abbandonato. Non so se andrò al college. Non sento di averne le forze.. non so come sia successo tutto ques..” stavo per finire la frase quando senti un rumore alle mie spalle. Mi girai e la vidi, non credevo ai miei occhi. Lydia Martin era proprio davanti a me e mi fissava con aria preoccupata. 
Indossava un vestito aderente nero, che fasciava le sue curve in modo perfetto, ai piedi delle ballerine grigie e i capelli raccolti in uno chignon disordinato. Non era truccata ma restava comunque la cosa più bella che avessi mai visto. Mi sorrise, e capi che era tutto reale, lydia era lì. 

Heeellouu a tutti 
Questa storia è nata dal nulla, ho solo trascritto una possibie scena stydia che sogno da anni ormai hahahhahahahhah
Quindi, che dire, buona lettura 

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Capitolo 2
*** Where is my love? ***


*lydia* Mi guardai allo specchio, eccomi li, capelli raccolti in modo veloce, zero trucco e sorriso spento . Non ero sicura della mia decisione Non sapevo come avrebbe reagito stiles a trovarmi li, insomma non ci parlavamo da mesi ormai. Avevo sentito per caso una conversazione tra lui e il padre, dove stiles, come al solito, si lamentava della messa per sua madre, e di punto in bianco mi è venuta la stranissima idea di andarci. Così salì in macchina e in men che non si dica ero al cimitero. Non fu difficile trovare la tomba di Claudia stilinski, dato che era circondata da persone. Sagome ricurve e vestite di nero. Mettevano i brividi, per qualche nano secondo l’idea di voltarmi e andarmene senza farmi vedere fece capolino nella mia mente, ma poi vidi la gente allontanarsi dalla lapide, lasciando spazio a un’altra immagine, un ragazzo, curvo completamente sul terreno. Le spalle della figura che si muovevano, su e poi giù. Mi si strinse il cuore quando capi che si trattava di stiles Quell’esile corpicino, così piccolo e fragile, stava poggiato a quel pezzo di marmo freddo e senza vita come se fosse l’unico appiglio rimasto. Per un momento ho desiderato essere io l’appoggio di stiles. Come quando lui era stato il mio al funerale di Allison, o a quello di aiden. Non potevo andarmene Non potevo abbandonarlo li Non dopo tutto quello che lui aveva fatto per me. Decisa e con gli occhi lucidi mi incammina verso di lui. Quando ero abbastanza vicina lo senti parlare. “…Quella bellissima ragazza, per la quale ho una cotta dalla terza elementare, capelli biondo fragola, occhi verdi e corpo perfetto.? Ecco nemmeno lei mi parla ancora. Sembra che tutti i miei amici mi abbiano abbandonato. Non so se andrò al college. Non sento di averne le forze.. non so come sia successo tutto ques..” non lo feci apposta. Ma toccai un sassolino facendolo cadere, che colpì, guarda caso, proprio il lato della lapide. Stiles si girò. Gli occhi lucidi, le lacrime che rigavano il suo bellissimo viso. Lo sguardo perso. Gli sorrisi. Lui si alzò, si tolse la terra dai pantaloni, e si avvicinò. Bastava un movimento impercettibile per trovarmi tra le sue braccia, e dirò la verità, speravo succedesse. “hei lydia. Che ci fai qui??” chiese con voce tremante, quasi sussurrando. Provai a rispondere, anche se il nodo in gola mi stava strozzato. “volevo vederti. Ho sentito tu e tuo padre parlare di questa messa nei corridoi della scuola, e ho pensato che Scott non ci sarebbe stato e nemmeno malia. Quindi ho avuto la malsana idea di venire io. Che idea stupida. Me ne vado.” Mi stavo voltando per andarmene quando lui mi prese il braccio e mi avvicinò a sé. Stringendomi. Mi mise il viso tra i capelli. E senti il collo umido. Stiles stava piangendo E io ero l’unica cosa a cui si aggrappava. *stiles* Mi sorrise E tutto sembrò mettersi a posto. Ogni pezzo era nel posto che gli spetta. Le domandai con voce tremante perché era lì. Lei rispose che aveva pensato di venire alla messa perché ne scott ne malia ci sarebbero stati. Lei era lì per me. Fece per andarsene e senza pensarci due volte la fermai e la strinsi a me. Sprofondai il volto nei suoi capelli. Assaporando il suo buonissimo profumo. Dio, mi era mancata Ricominciai a piangere come un bambino Bagnandole tutto il collo. Dopo un tempo indefinito mi staccai a malincuore dalle sue braccia e la guardai. Anche Lei stava piangendo “scusa, ti ho bagnato il collo di lacrime.” Dissi. “non preoccuparti.” Sussurrò lei. “allora, come stai? Novità?” chiesi, sperando di non essere più al centro dell’attenzione. “non c’è male. Si va avanti.” “voglio andarmene da qui, andiamo a prenderci un caffè?” chiesi. Sentivo il peso del cimitero opprimermi. Lei mi guardò e sorrise, voltandosi e incamminandosi verso la sua auto. “ci vediamo a casa tua.”disse “a tra poco” risposi Alla radio davano un pezzo orecchiabile. “I miss the taste of the sweet life I miss the conversation I’m seaching for a song tonight I’m changing all of the station I like to think that we had it all We Drew a map to a better Place But on that road I took a fall Oh baby why did you run away?”

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Capitolo 3
*** Where are you now? ***


*lydia* La macchina dello sceriffo non era parcheggiata al solito posto. Stiles avrebbe trovato una casa vuota a attenderlo. Beh magari meno vuota del solito. Con lui c’ero io. Ed ero pronta a proteggerlo dalla merda che ci circonda. Lo guardo scendere dalla macchina. Mi guarda e sorride, ricambio. Pensando a quanto sia bello e a quanto quel abito nero gli doni. Restai a fissarlo finché non scomparve in casa. Non ci pensai due volte e lo seguii. Entrando in quella casa gigantesca un profumo di caffè mi inebriò le narici. Trasportata da quel buonissimo aroma, mi avviai in cucina. Dove ad attendermi impaziente c’era uno stiles fin troppo nervoso. “sicuro di voler bere il caffè?” chiesi con una punta di sarcasmo. “si, insomma, ti vedo già abbastanza agitato.” Risi. “magari è meglio un tè? “ rispose lui, ma con voce seria. Gli si leggeva in volto che soffriva. Fissavo la sua schiena mentre buttava il caffè che aveva messo a scaldare e riempiva la teiera di acqua. Osservavo i muscoli della sua schiena e delle spalle contrarsi e guizzare a ogni suo piccolo movimento. Quando si girò restai impalata a fissarlo. Mi persi in quegli occhi color nocciola. Occhi tristi e spenti. Sperando potessero tornare vispi e allegri come quelli dello stiles che conoscevo, prima che il mondo ci crollasse addosso. Lo guardai diventare rosso in viso. Le sue guance si colorarono lentamente di un colore rosso accesso. Che lo rendevano ancora più carino. “tutto okay lyds? Ho qualcosa in faccia per caso?” chiese. “emh nono stiles. Scusa, mi sono incantata.” Che risposta stupida, complimenti lydia. “che ti prende stiles ?” chiesi di getto. Lui si girò guardandomi con aria perplessa e mi rispose” quando zucchero vuoi nel tè?” stava cercando di sviare il discorso nemmeno iniziato. “eh no eh. Tu adesso mi dici che ti prende. ” Mi alzai dallo sgabello e andai verso di lui, che si trovava davanti al lavabo, dall’altro lato del tavolo. “non sei più tu stiles.” “sai com’è, ogni anno la stessa storia. Gente su gente che viene li da te e ti abbraccia e ti assicura che tua madre non è morta realmente finché vive nel cuore di chi resta. Insomma la stessa merda di ogni anno.” Rispose lui. “non può essere solo questo. Non sei così solo oggi. Ti vedo a scuola sai! Cammini per i corridoi senza una meta precisa. Ti vedo indugiare davanti all armadietto di scott. Resti li a fissarlo come se fosse l’ultima cosa che ti rimane di lui. Sai stiles scott non è morto. Magari avete litigato. Insomma sono cose che capitano. Però potete risolvere tutto e tornare come prima.” Gli dissi tutto d’un fiato. Lui esitò Ma poi parlò “non avrebbe senso tornare come prima. Lui non mi viole più parlare. Mi crede colpevole. Non capisce che è stata legittima difesa lyds. Che avrei potuto fare. Mi voleva uccidere. Tu mi credi vero? ” Iniziò a piangere. Singhiozzi lunghi e profondi. Non resistette un minuto di più. Annulli la distanza tra di noi e mi buttai fra le sue braccia. Lo strinsi forte e lasciai che si sfogasse . Poi gli presi il viso tra le mani e senza smettere di guardarlo gli dissi “io ti credo e sono felice che tu l’abbia ucciso, se ti avesse fatto del male sarei impazzita. Forse a te non interessa farti male, ma se tu morissi io andrei letteralmente fuori di testa.” Sperai che si ricordasse di quando lui aveva detto la stessa cosa a me. “che fai mi rubi anche la battute adesso?” rise. “grazie lydia. Grazie davvero.” Mi sentivo felice. “so che le mie parole non contano nulla, ma mi manchi, si insomma mi manca la tua risata che eccheggia nei corridoi della scuola. Mi mancano le tue battute squallide. Mi manchi tu stiles, il tuo gironzolarmi attorno. Il tuo essere impulsivo. ” *stiles* “mi manchi tu stiles. Il tuo gironzolarmi attorno , il tuo essere impulsivo. ” Non potevo desiderare di meglio. Lei era lì, tra le mie braccia. Mi stava guardando con quei suoi occhioni di un colore indescrivibile E era bellissima “sai lyds, anche tu mi sei mancata. La tua superiorità , la tua intelligenza . Il tuo profumo.” La strinsi ancora a me. Piano però. Era così fragile e indifesa. L’acqua del tè che fischiava riportò entrambi alla realtà. “che dici,ora lo beviamo il tè?” chiesi. Lei rise. Si libero della mia stretta e si risedette sullo sgabello. Presi due tazze e ci versai dentro l’acqua e ci immersi la bustina. Gliela porsi e andai a rispondere al telefono che si era messo a strillare rimbombandomi nelle orecchie. “si pronto? ” “ciao figliolo, senti stasera devo fermarmi al lavoro fino a tardi. Mi dispiace . ” “tranquillo papà me la cavo da solo. ” riattaccai “stiles tutto bene?” urlo lydia dalla cucina. “si tranquilla, solita chiamata di mio padre per sapere come stavo. Tutto qui. Quando vuoi andartene sentiti libera di farlo. ”Diciamocelo però, speravo con ogni cellula del mio corpo che rimanesse li con me per sempre. “bevo il tè, poi vado. Sai mamma se no mi da per dispersa” disse per poi prendere un sorso del tè bollente. Mi sedetti e cominciai a soffiare nella tazza. Restammo zitti per tutto il tempo. Gli unici rumori erano provocati dalle nostre bocche mentre bevevano dalle tazze. “ un tè delizioso, purtroppo ora devo andare. ”Ruppe il silenzio. “ti accompagno alla porta. ” risposi con una nota di amarezza. “grazie stiles. Ci si vede.” Disse per poi abbracciarti, ma lasciò anche un impercettibile bacio sulla guancia. La guardai uscire di casa, salire in macchina e allontanarsi. Quasi senza accorgermene dissi “grazie a te lydia Martin. ” *Lydia* Correvo, le gambe mi facevano male. Sono caduta. Mi sono sbucciata il ginocchio. Mi sono rialzata e ho ricominciato a correre senza sapere bene dove, mi facevo trasportate dall’istituto. Quella forza naturale che ci spinge a fare determinate azioni. Correvo, ansimavo e maledicevo le mie gambe. Dai ragazze resistete. Arrivai davanti a una casa abbandonata in mezzo al nulla. Ero sudata e sporca. Vomitai tutto ciò che avevo nello stomaco. Mi stesi per terra e mi misi a piangere. Singhiozzi lunghi e profondi. Il mio corpo tremava. Un po' per il freddo un po' per l’agitazione del momento. Tornai in me e mi alzai, una fitta mi attraversò lo sterno , sollevai la maglia sul fianco destro e vidi una piccola chiazza violacea. Mi guardai attorno . Ero circondata da alberi e una leggera brezza soffiava. Una brezza fredda e pungente . Un profumo di bosco, pino e legna bruciata inebriò immediatamente le mie narici Mi avviai verso la casa, ne ero attirata, ero curiosa Salì 4 gradini e fui davanti alla porta La spinsi e si aprì con un cigolio Il pavimento scricchiolava ad ogni mio passo. Mi ci volle un attimo per capire dove ero finita. Ero nella vecchia casa degli Hale Senti come il bisogno di salire al piano di sopra . E, ovviamente, seguii anche quella volta la mia natura curiosa. Salì le scale e arrivai in una stanza nella quale non ero mai stata. Le finestre erano aperte ma ricoperte da un sottile telo di plastica che svolazzava. La polvere fluttuava E la debole luce del pomeriggio filtrava da dei buchi nei teli. Feci qualche passo nella stanza, il mio piede fece rotolare un oggetto. Seguii il rumore, senza capire da cosa fosse stato provocato . Finché i miei occhi si posarono su una figura stesa per terra. Capi subito che si trattava di stiles. Corsi da lui. Gli sollevai la testa per appoggiarla sulle mie cosce, mentre lo chiamavo con voce implorante. Lo schiaffeggiai ripetutamente. “stiles maledizione apri gli occhi.” Nulla. Era freddo e immobile. La maglia tutta sporca e stracciata. Gli accarezzai il viso, scesi sul collo. Sposta lo sguardo sullo sterno e notai una ferita. Gli alzai la maglia e capi che gli avevano sparato. Metabolizzai solo dopo qualche secondo che era morto. Le lacrime rigavano il mio volto. Il mio corpo tremava Mi misi in piedi e iniziai a piangere e a urlare Poi mi sdraiai accanto a lui appoggiando la testa sulla sua spalla ossuta. Chiusi gli occhi..

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Capitolo 4
*** Sleep with you. ***


*lydia* Mi svegliai piangendo e tremando. Sudata e in preda alla preoccupazione Ero nella mia macchina Davanti a casa di stiles. Stiles Non può essere morto. Scesi dalla macchina e mi precipitai davanti alla sua porta suonando il campanello. Dopo secondi interminabili mi comparve Davanti, assonnato e in pigiama. Stiles era li e stava bene Nessun buco I vestiti erano puliti e interi. Gli saltai addosso Gli misi le braccia al collo, la faccia nell’incavo e le gambe gli circondavano la vita. Lo stringevo. E ripresi a piangere . Singhiozzi lunghi e profondi. Lui ricambiata la stretta. Le sua braccia mi circondavano. Ero al sicuro. Tra le braccia dell’unica persona che mi abbia mai amata veramente e incondizionatamente. *stiles* Ero intontito Non capivo nulla. A malapena avevo aperto gli occhi. Ma lei era lì Competente tra le mie braccia e piangeva. Tremava e non la smetteva di singhiozzare. “stiles sei vivo.” Disse. “si lyds, sono vivo e stavo dormendo.” Risposi con una punta di divertimento nella voce. “eri li,steso a terra. Ti avevano sparato. Il tuo corpo era freddo e duro come la pietra. Ero triste . Pensavo di averti perso per sempre..non so cosa farei se dovessi perdere anche te. ” disse tutto d’un fiato. “shh lyds, sono qui. Con te.” “sento il tuo cuore battere contro il mio petto.. che suono dolce.” “okay che ne dici se entriamo, fa freddo. Ti porto nel letto okay.” Proposi. “okay.” Biascicò lei. Salì le scale con lydia in braccio e andai in camera mia. La posai lentamente sul letto e le tolsi le scarpe. La misi sotto le coperte e mi avviai alla porta. La guardai prima di andare a dormire sul divano. Era bellissima. Con la bocca socchiusa. Il petto che si alzava e abbassava . “stiles.. ”. “sii?” “resta.” Lydia mi aveva appena chiesto di restare con lei. Incerto su cosa dire mi avviai verso il letto, dove lei era stesa. Mi sedetti accanto a lei e la guardai. Anche con i capelli spettinati e la bocca leggermente aperta era comunque la cosa più bella che avessi mai visto. Mi sdraiai accanto a lei, che mi si accoccolò subito addosso. Mise la testa sul mio petto e io le passai un braccio sotto il collo, poggiandolo delicatamente sulla sua spalla, lei mi mise una mano sulla pancia. Si addormento subito. Li tra le mie braccia. La stavo proteggendo, o almeno ci provavo. Spensi la lampada che avevo sul comodino e mi addormentai subito anche io, lasciandomi cullare dal suono del respiro regolare di lydia e dal profumo dei suoi capelli proprio sotto il mio naso. Questa sarebbe stata la prima notte senza incubi. *lydia* Aprì gli occhi. Lui era lì, stiles mi stava abbracciando teneramente. Aveva la testa appoggiata sul mio petto, e le sue mani cadevano lungo i fianchi. I nostri piedi erano gli uni accanto agli altri e le nostre gambe erano intrecciate. Lui respirava in modo pesante, fischiava teneramente. Cercai di liberarmi dal suo caldo abbraccio. Molto lentamente riuscì a uscire dalle sue braccia e subito senti freddo. Avvertivo l’assenza del corpo caldo di stiles, è avrei voluto rigettarmi tra le sua braccia, e lasciarmi coccolare ancora un pochino. Ma la testa mi scoppiava e la bocca era impastata. Decisi di alzarmi. Mi recai nel bagnetto di stiles e mi rinfrescai, lavandomi la faccia e sciacquandomi la bocca. Scesi al piano di sotto, in cerca di caffè, e notai l’ora sull’orologio appeso alla parete del corridoio, le 7:30. Entrai in cucina e mi trovai davanti il padre di stiles, lo sceriffo stilinski. Lui mi fissava, incredulo. “buongiorno lydia, che ci fai qui?” chiese. “buongiorno signor stilinski. Emh , è una storia lunga.” risposi. Lui rise, era incredibile, sembrava di vedere uno stiles in versione adulta. “dove stiles?” “dorme ancora. Se vuole vado a svegliarlo.” Risposi Lui era sempre più sorpreso. “voi due avete dormito insieme stanotte?” “emh si. Ma non è successo nulla, sii fidi.” Era una situazione davvero imbarazzante. Presi una tazza di caffè e mi misi a Sedere, raccontando allo sceriffo il perché della mia presenza. Lui ascoltava senza interrompermi. *stiles* Vuoto e freddo. Ecco cosa sentivo in quel momento . Lydia non era lì, e per un’istante ebbi paura che la notte passata a stringerla fosse frutto della mia immaginazione . Ma poi notai le sue scarpe per terra, e capi che non avevo sognato nulla.. "Questo capitolo fa schifo lo ammetto hahahah purtroppo è un perido pieno di cose da fare e da roba da studiare e la mancanza di idee e di ispirazione non mi hanno di certo aiutata. Comunque vi chiedo scusa di questo vapitolo orrendo Alla prossima 😊"

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Capitolo 5
*** Sleep with you.2 ***


Assonnato mi recai in cucina, trasportato da un profumo di caffè, che inebriava l’intera casa. Sentivo delle voci e riconobbi quella di mio padre e subito dopo quella dolce di lydia. Entrai in cucina sbadigliando e l’immagine che mi trovai davanti era quasi surreale. Lydia e mio padre erano seduti al tavolo della cucina, dal finestrone alle loro spalle entrava una luce che rendeva tutto ancora più impossibile e simile sempre più a un sogno. “b-buongiorno” balbettai io. Lydia si girò e subito divenne rossa in viso. Era bellissima. Mio padre si voltò e mi sorrise. “buongiorno figliolo” Rispose con un sorriso stampato sulle labbra. “vuoi del caffè? ” chiese con una punta di divertimento nella voce Non spero che fare, i miei piedi erano come di marmo. Ero paralizzato. Lydia si alzò e si avvicinò a me, la sua mano sfiorò la mia, che ricadeva leggera sui fianchi. Poi mi disse ”fai colazione, io mi preparo e poi torno a casa. ” Stavo per dirle che poteva rimaner anche per tutta la vita. Ma l’unica cosa che riuscì a dire fu ”okay, io bevo il caffè e ti raggiungo in camera.” Lei sorrise e Salì le scale. E finalmente le mie gambe tornarono a muoversi, mi sedetti di fronte a mio padre che intanto mi aveva preparato una tazza di caffè forte e bollente. “allora stiles. Tutto okay?” chiese. Lo guardai, perplesso. “alla grande perché?” chiesi io. Lui esitò, poi fece la fatidica domanda. ”quindi tu e Lydia ora siete, beh come dire, una coppia? ” rise. Io scoppiai in una risata fragorosa. “no papà. Siamo solo amici.” Risposi. ​*lydia* Stavo parlando con lo sceriffo stilinski quando uno stiles assonnato e sorpreso ci comparve Davanti. Si stava teneramente grattato la testa e allo steso tempo sbadigliava . “b-buongiorno.” Balbettò lui. Suo padre subito rispose. E gli offrì del caffè. Ero paralizzata. Lo Fissavo e l’unica cosa a cui pensavo era la notte appena passata. Certo non era successo nulla di che. Avevamo dormito abbracciati e il respiro dell’uno combaciare teneramente con quello dell’altra. La voglia di alzarmi e correre ad abbracciarlo era insopportabile. Così decisi di andare in camera a prepararmi e a rimettermi le scarpe per poi andare a casa. Mi alzai, gli occhi di stiles sempre puntati su di me. Mi avvicinai a lui, era immobile. Gli sfiorai la mano con la mia è a quel piccolo contatto la mia pelle si riempi di piccoli brividi. “tu fai colazione, io mi preparo e poi torno a casa.” Gli dissi. Lui mi sorrise e mi rispose che mi avrebbe raggiunta in camera poi. Salì le scale e arrivai in camera di stiles. Andai in bagno e apri l’acqua fredda. Mi rilavai la faccia. Mi misi le scarpe. Avevo dormito vestita. Scesi le scale e tornai da stiles. “io vado.” Dissi tutto d’un fiato. Stiles si alzò e mi accompagno alla porta. “grazie della compagnia lyds. Alla prossima.” Disse con una punta d’amarezza. “contaci stilinski.” Risposi io, per poi recarmi nella mia auto. La misi in moto e partì. Lasciandomi stiles alle spalle. Nessun abbraccio. Nessun impercettibile bacio sulla guancia. Solo due amici che si salutano senza nessun contatto fisico *salve ragazzuolii. Questo capitolo non è dei migliori ma per arrivare a una parte che mi piacerebbe scriver e che honi mente da tanto devo per forza allungare la cosa. Quindi Buona letturaa

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