S.A.O - Sei pronto a combattere?

di BeJames
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 04 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 05 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 06 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 07 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 08 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 09 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 [FINALE] ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01 ***


«...san».
Sono felice...
«Nami-san!».
Sono veramente felice.
«Nami-san, rispondimi!».
Perché finalmente…
«Ti prego, dimmi qualcosa!».
Sono riuscita a dimostrarti…
«Ti scongiuro!».
...Quanto ti amo.
«NAMI-SAN!».

 

 

Capitolo 1

 

Il vento soffiava forte esattamente nella loro direzione.
«Nami-san?».
«Sta arrivando una tempesta» rispose lei, strizzando gli occhi in direzione delle nuvole cariche di umidità.
Era strano: quel mondo era virtuale, fatto solo di meri impulsi elettrici, eppure poteva sentire chiaramente il forte odore di acqua che proveniva dal cielo scuro. Stava arrivando una tempesta, esattamente identica a quelle che avevano già affrontato nel loro mondo… Nel mondo reale.
«Dobbiamo muoverci allora. Termineremo la quest in un altro momento».
Sanji le prese la mano con decisione ed iniziò a correre lontano dalla zona di rischio. La sua mano stringeva forte quella di Nami, con la stessa dolcezza e decisione con cui l'aveva sempre fatto… Eppure, in quel mondo, loro avrebbero dovuto essere solo delle particelle elettriche, senza un'effettiva sostanza. Nami se lo domandava da quando erano rimasti bloccati in quel maledetto gioco, che prima le piaceva così tanto: perché sentiva il profumo delle cose? Perché avvertiva le sensazioni sulla sua pelle? Perché riusciva a percepire così bene la mano di Sanji intrecciata alla sua? Una volta, le mani del cuoco erano le più curate del mondo: sempre morbide, profumavano di lui e dei cibi deliziosi che preparava. Ora, da quando aveva deciso di impugnare una spada per proteggerla, erano proprio come delle armi dovrebbero essere: consumate, rovinate, ferite; non portavano più la gioia dei cibi che cucinava, ma il sangue dei nemici che uccideva. Nami non si sarebbe mai abituata a vedere i suoi polsi cosparsi di cicatrici.
Ma, soprattutto, non si sarebbe mai abituata all'idea che, forse, nel loro adorato mondo non sarebbero tornati mai più.

 

«Gray-sama!».
Gray sentì la voce di Juvia provenire dalla torretta da cui stava sorvegliando il sentiero; molto probabilmente aveva individuato i bersagli che gli erano stati assegnati dal capogilda.
«Ice make: stairs!». Diede vita a una scala di ghiaccio che lo portò fino alla cima, dove si trovava la compagna. Grazie al cielo, la loro magia sembrava funzionare anche in quel mondo fasullo.
«Li hai trovati?», le chiese, sedendosi accanto a lei.
«Juvia pensa di sì, Gray-sama. Guarda».
Gli passò un binocolo e Gray lo accostò al viso, guardandoci dentro: un ragazzo biondo con addosso un cappotto da battaglia blu notte correva, tenendo per mano una ragazza dai lunghi capelli rossi; lui teneva nel fodero una spada nera, mentre lei aveva un lungo bastone d'acciaio azzurro fissato da una corda lungo la schiena.
«Sono loro» confermò, preparandosi ad attaccarli.
«Oh». Juvia sembrava pensierosa, mentre teneva lo sguardo fisso a terra e stringeva con forza la pietra su cui era seduta.
«Qualcosa non va?».
«No. E' che… quei ragazzi somigliano a Juvia e a Gray-sama».
«Eh?!». Gray era confuso; il ragazzo era biondo, più alto di lui e con delle ridicolissime sopracciglia a spirale e la ragazza… Era carina, ma non assomigliava di certo a Juvia.
«Juvia non intendeva fisicamente», gli rispose lei, sorridendo tiepidamente. «Guarda il ragazzo, Gray-sama: ha la tua stessa espressione, la tua stessa fermezza. E la ragazza ha la stessa aria spaesata di Juvia quando sente di trovarsi in pericolo, ma sa che il ragazzo la aiuterà e si fida». Il sorriso le morì sulle labbra non appena ebbe finito di descriverli. «Non hanno ancora rinunciato a combattere».
Gray le prese la mano e gliela strinse con insolita dolcezza: «Nemmeno noi, Juvia. Ti ho promesso che ti avrei riportato a casa, ed è quello che farò».
Juvia sorrise solare alle sue parole, eppure lui riusciva a vedere delle lacrime negli angoli dei suoi occhi. «Finché Juvia è con Gray-sama sente che andrà tutto bene!».
Gray sorrise a sua volta: «Bene. Ti prometto che non appena avremo abbastanza soldi e skills elevate lasceremo questa gilda schifosa».
«Sì, Juvia è d'accordo».
La gilda a cui si erano uniti per ottenere protezione era un gruppo di mercenari che eliminavano i giocatori più promettenti per rubare loro soldi e abilità. Lui e Juvia si limitavano a catturare i bersagli senza ucciderli, ma non era certo qualcosa di cui andassero fieri.
All'improvviso, Gray le prese la mano e le sorrise, cercando di essere il più rassicurante possibile: «Io sono con te».
Al solo sentire quella frase Juvia annuì, sembrando già più sicura; le ricordava il mondo reale e Fairy Tail, la loro famiglia, e questo Gray lo sapeva bene.
«Andiamo, Juvia!».
«Sì, Gray-sama!».
Si mossero all'inseguimento dei bersagli sperando che, anche quella volta, si trattasse di un lavoro semplice.

 

«Naaami-swan ~», se ne uscì Sanji dal nulla, dipingendosi in faccia il sorriso più ebete della storia degli idioti. «Cosa vuoi che ti prepari stasera per cena, mia cara?».
«Sanji-kun», sbuffò lei, infastidita. «Perché questa stupida frase tutte le volte? Sappiamo tutti e due che quello che fai in questo mondo non è neanche un po' paragonabile a cucinare».
Sanji fece spallucce, allungando il passo per raggiungerla. «Lo so, mia adorata. Ma sono il giocatore con l'abilità di cucina più alta in tutto il gioco, e le cose che preparo non hanno per nulla un cattivo sapore!», le disse, strizzandole l'occhio tenuto scoperto dai folti capelli biondi.
Nami non aveva tutti i torti: all'interno di Sword Art Online tutto quello che bisognava fare era selezionare i cibi presenti nel proprio inventario, selezionare le azioni necessarie alla preparazione con un movimento del dito e aspettare che i piatti ultimati apparissero nella quantità selezionata. Più si “cucinava” e più si aumentava la difficoltà dei cibi preparati, più la skill culinaria saliva e le pietanze avevano un sapore migliore; lo sapeva bene, lui che era un cuoco, che quello non era cucinare… Però voleva che Nami potesse sentirsi il più possibile a suo agio, così aveva fatto in modo di essere il cuoco migliore anche lì dentro, in mondo fasullo e con cibi fasulli. Inoltre, nonostante i loro veri corpi fossero rimasti nel mondo reale, a quanto pareva continuavano a necessitare nutrimento, quindi perché privarsi di cibi con un buon sapore?
«Mi manca guardarti lavorare nella cucina della Sunny», gli disse a un tratto Nami, distraendolo dai suoi pensieri.
Sanji sorrise tristemente, sospirando. «Lo so. Manca anche a me, Nami-san».
«Quanto tempo è passato ormai?», gli chiese la navigatrice, distogliendo lo sguardo dal suo viso.
«Temo di non aver ancora capito come scorre il tempo qui dentro ma, tenendo il conto, direi all'incirca quattro mesi».
«Oh. E' tantissimo tempo».
«Già».
«Cosa pensi sia successo ai nostri corpi, Sanji-kun?».
«Mmm… Non ne ho idea», le rispose Sanji, fermandosi un attimo di camminare e strofinandosi la nuca dubbioso. «Forse siamo rimasti cristallizzati? Come delle statue?».
Nami si lasciò scappare una risatina: «Non credo proprio. E poi, tu saresti una bruttissima statua», cercò di stuzzicarlo.
Sanji sospirò: «Non vuoi ancora ammettere di esserti perdutamente innamorata di me, eh Nami-san?».
«Scemo!», lo apostrofò lei, facendogli la linguaccia. Le piacevano quei momenti; le sembrava che tutto fosse ancora normale, per qualche attimo riusciva addirittura a dimenticare l'incubo che stavano vivendo. E poi, parlare con Sanji le era sempre piaciuto.
Da lontano, però, un arco di ghiaccio stava mirando con precisione alla spalla di Sanji, deciso più che mai ad incrinare la loro tranquillità.

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*Note dell'autrice*: so cosa state pensando, e no: non faccio uso di droghe, non bevo, non sono matta (forse!) xD 

Ciao a tuttiiii cari lettori di entrambi i fandom! Questa è la mia nuova long, che unisce al proprio interno i personaggi di due opere (One Piece e Fairy Tail) ed è ambientata nel mondo di una terza (Sword art online)... Wow, questa volta mi sono impegnata xD

Come avrete già avuto modo di capire i protagonisti saranno Sanji, Nami, Gray e Juvia: le mie due otp, insomma U.U Devo avvertirvi che per me questo è un grandissimo esperimento: è la prima volta che decido di usare una crossover come long, ma spero comunque di non fare troppi casini e di divertirvi durante i vari capitoli! :D

Per quanto riguarda il postaggio, spero di riuscire ad aggiornare ogni settimana, ma non si può mai sapere ^^" nel caso, chiedo anticipatamente perdono! Che dire: grazie per aver letto fino a qui e... A prestissssimo! ^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 02 ***


 

Capitolo 2

 

«Ice Make».
Dalle mani di Gray si generò un elegante arco di ghiaccio, che Juvia osservò con timore mentre veniva puntato alle spalle di uno dei due bersagli.
«G-Gray-sama...».
«Non preoccuparti, sto mirando alla spalla. Voglio solo ferirlo in modo lieve per impedirgli di usare la spada», la rassicurò, socchiudendo un occhio per prendere meglio la mira. «Altrimenti, se le voci che circolano sulle skills di quel tipo sono vere, questo lavoro sarà tutt'altro che semplice».
Juvia annuì: sì, Gray aveva ragione, non potevano rischiare di avere un vero e proprio scontro e di ferirsi, o il capo della loro gilda non avrebbe avuto alcuna pietà. Certo, quella gilda non somigliava alla loro, e il capo non avrebbe potuto sperare di reggere il confronto neanche con un'unghia del Master Makarov. Ma lei aveva fiducia in Gray e sapeva che dovevano avere pazienza: oramai avevano accumulato quasi tutto il denaro sufficiente per iniziare a “giocare” in modo indipendente e anche le loro skills erano piuttosto alte. Dovevano tenere duro solo un altro po'.
«Ancora un altro po', Juvia...», le disse Gray mentre stendeva all'indietro il braccio per dare potenza alla freccia che stava per lanciare. «...E poi saremo liberi».
«Gray-sama è capace di leggere i pensieri di Juvia», ammise.
Gray sorrise, giusto prima di scoccare.
«Freeze Arrow».

 

Fu un attimo. Un secondo prima stavano ridendo insieme, e un attimo dopo Sanji era caduto a terra all'improvviso, spinto violentemente da una freccia.
«S...Sanji-kun?», balbettò, osservando con orrore la freccia di ghiaccio che gli aveva colpito la spalla e i piccoli pixel rossi che iniziavano a fluttuare dalla ferita. E a Nami si bloccò il respiro in gola, perché quei pixel rossi significavano sangue.
«SANJI-KUN!», urlò, cadendo in ginocchio in parte a lui.
«Fa male, dannazione», sussurrò lui, rabbioso. «Non riesco più a muovere il braccio».
Nami tirò un sospiro di sollievo: il cecchino non aveva mirato a nessun punto vitale. Con un rapido gesto delle dita la navigatrice aprì il loro inventario, selezionando la pozione per ricaricare i punti vita.
«No, Nami-san!», la bloccò Sanji con il braccio sano. «Ce ne sono rimaste solo due, non sprecarla per una sciocchezza del genere. In un paio d'ore sarò come nuovo».
«Sei sicuro di avere tutto questo tempo a disposizione?». Una fredda voce femminile si intromise nella conversazione, e all'improvviso iniziò a piovere.
«Shin-shin-to».
Nami rimase immobile ad osservare la figura femminile che avanzava nella pioggia fitta. Com'era possibile che fosse iniziato un acquazzone del genere così, all'improvviso? Non aveva avvertito nulla provenire dal cielo… L'idea che potesse essere quella donna ad averlo provocato le metteva i brividi, eppure aveva senso. Non fece a tempo a realizzarlo, che si trovò improvvisamente bloccata in una bolla d'acqua.
«Water Lock», disse la ragazza dai capelli azzurri che era apparsa davanti a loro.
«Nami-san!». Sanji si alzò in piedi, premendo sulla spalla ferita.
«Non temete, Juvia non vi farà del male. Dovete fare solo come vi dice, e non vi accadrà nulla di male». Bugiarda, si disse la maga dell'acqua.
Sanji scattò verso la ragazza – non apprezzava l'idea di fare del male ad una donna, ma c'era la vita di Nami di mezzo – e si preparò a combattere come da parecchio tempo non faceva: con le gambe.
«Fermo lì, playboy». Qualcuno gli era arrivato alle spalle, congelandogli la gamba destra e facendolo cadere di nuovo al suolo. Sanji si voltò e vide un ragazzo dai folti capelli corvini e lo sguardo glaciale, con indosso una lunga giacca blu che ricordava la sua. «Fine della corsa, biondino».
«Juvia! Hai la ragazza?».
«Sì, Gray-sama», gli rispose la ragazza, mostrando la bolla d'acqua nella quale aveva intrappolato Nami. «Juvia l'ha presa».
Gray annuì, sospirando. Era stato facile… Forse troppo.
«Thunderbolt Tempo!».
Gray sentì il rumore di una scarica elettrica e di seguito l'urlo di Juvia e si voltò di scatto, come morso da una tarantola: la sua compagna era in ginocchio, dolorante, mentre piccole scintille di elettricità attraversavano le pozze d'acqua rimaste a terra. La ragazza dai capelli rossi non era più intrappolata nella bolla, ma stava fronteggiando Juvia con un'asta azzurra tra le mani.
«Dannazione!». Gray fece per dirigersi verso le due ragazze, ma qualcosa lo bloccò: una fortissima fonte di calore si stava generando alle sue spalle.
«Diable Jamble», disse il biondo con un ghigno vittorioso in viso, mentre alzava la gamba che fino a pochi minuti prima era congelata ed ora era ricoperta di fiamme.
Un mago del fuoco? Gray non riusciva a capire: quello che stava vedendo in quel momento era molto simile alla magia di Natsu, eppure non avvertiva nessun potere magico provenire da quel ragazzo.
«Oh… E' così, eh?». Come se nulla fosse, Gray gettò via la lunga giacca che indossava, rimanendo a petto nudo; unì il pugno della mano sinistra al palmo della destra e guardò Sanji con aria di sfida. «Fatto sotto, biondino».
La gamba di Sanji fremeva. «Quando vuoi, pervertito».

 

Nami odiava combattere. Era sicura che quella scarica elettrica avrebbe sistemato in un solo colpo una persona che utilizzava l'acqua, eppure quella ragazza si era rialzata come se nulla fosse, ed era pronta a fargliela pagare.
«Sei brava. Hai messo in difficoltà Juvia», le disse, sorridendo appena. «Ma non hai speranze contro di lei, mi spiace. Tu e Juvia siete su due livelli diversi».
Quella ragazza la metteva ad estremo disagio; sembrava incredibilmente forte, e il fatto che parlasse in terza persona era piuttosto inquietante.
«Lo vedremo. Non sottovalutarmi», le disse Nami, dividendo il suo bastone in tre parti ed iniziando a soffiare bolle di vapore e di ghiaccio da due dei tubi.
«Che sfortuna», le disse Juvia. «La tua idea di creare fulmini è molto intelligente, ma Juvia non ti permetterà di farlo di nuovo. Finché rimarrà vapore non avrà effetto su Juvia!».
Con un gesto delle mani della ragazza il vapore creato da Nami si dissolse, impedendole di creare la nuvola carica di fulmini che le avrebbe permesso di vincere. La navigatrice rimase immobile a guardare la maga, tremante: era un mostro, non aveva nessuna speranza contro di lei.
Juvia sorrise: «Shin-shin-to».

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*Note dell'autrice*: eeee scusate il ritardo! xD Non pensavo di iniziare a dirlo così presto, evidentemente la mia puntualità sta peggiorando T^T prima di tutto, grazie a chi ha letto, recensito, messo tra le seguite/preferite/ricordate questa storia: I'm very happy (Aye!) :3 

Questo capitolo inizia a dare una prima introduzione su quello che sarà il rapporto di questi quattro... Che, vi posso assicurare, cambierà mooolto con l'avanzare dei capitoli ;) Spero vi piaccia! Di seguito, qualche avviso:

- Per chi non segue Fairy Tail: Juvia parla in terza persona (non è una mia scelta stilistica purtroppo T^T - perchè io la trovo geniale! <3) e usa l'acqua; Gray usa la modellazione del ghiaccio e la magia del devil slayer del ghiaccio e ha questa peculiarità di spogliarsi sempre xD 

- Sempre per voi One Pieceiani: un capitolo sì e uno no cambierò il fandom primario della storia per permettere anche al fandom di Fairy Tail di visionarla quindi, se a un certo punto non la vedete più sulla pagina di One Piece, non preoccupatevi! Visitate la mia pagina e la troverete ancora lì! ^^ 

A presto! Smmmmack a tutti! :3


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Capitolo 3
*** Capitolo 03 ***


Capitolo 3

Nami deglutì, stringendo il Climattack tra le mani; non c'era nulla che potesse fare contro quella donna e lei non sembrava per niente intenzionata a lasciarla scappare. Erano stati quei due giocatori ad attaccarli per primi, era una sciocca a pensare che li avrebbero lasciati andare senza essere stati sconfitti. Doveva combattere. Doveva vincere.
«Fatti sotto». Anche se le sembrava impossibile.
Juvia sorrise e iniziò a manipolare delle bolle tra le mani, mentre in sottofondo un rumore di acqua corrente poco rassicurante iniziava a farsi sentire.
«Juvia è pronta quando vuoi, Nami-san».
Un brivido percorse la schiena di Nami. «Come sai il mio nome?».
«Una maga non rivela mai i suoi segreti», le disse, spostando una ciocca di capelli dalle spalle. «In guardia!».

 

«Ice Make: Hammer.
«Diable Jamble: Poele a Frite Spectre!».
Gray atterrò pochi metri più in la del suo avversario, respirando forte mentre osservava il vapore che si alzava dai rimasugli della sua ultima creazione di ghiaccio. Dannazione. Finchè quel maledetto aveva una gamba incandescente ricoperta di fiamme sarebbe riuscito a bloccare tutti i suoi attacchi. Non pensava di trovarsi di fronte un mago del fuoco, e non pensava neanche di trovare altri maghi all'interno del gioco! Questo scombinava parecchio i suoi programmi. Doveva fare in fretta e doveva riuscire a catturare Sanji Vinsmoke... Oppure sarebbero stati guai, sia per lui che per Juvia.
E io non ti lascerò morire qui, Juvia.
«Non sei affatto male, Sanji», gli disse quando si ritrovarono di nuovo faccia a faccia. «Non avrei mai creduto di trovare un altro mago in questo schifo di gioco».
Sanji inarcò il sopracciglio lasciato visibile dai folti capelli biondi, riprendendo fiato. «Come diavolo fai a sapere il mio nome? E non so a cosa tu ti riferisca, ma io non sono un mago».
Non era un mago? Non era possibile, stava bluffando: solo la magia sarebbe stata in grado di far prendere fuoco ad una gamba e lasciarla intatta una volta finita la fiammata. Gray cercò di calmarsi, convincendosi che se quel tipo stava cercando di ingannarlo voleva dire che anche lui si trovava in difficoltà... E lui doveva ancora iniziare a fare sul serio.
«Tieniti pronto, biondino!». Gray si gonfiò i polmoni, per poi liberare dalla gola un potente respiro di ghiaccio. «Hyouma no Gekiko*!».
«Merda!».Sanji si lanciò di lato appena in tempo per schivare il colpo, venendo sbalzato qualche metro più in là dalla potenza dell'attacco del mago di ghiaccio; si nascose dietro un cespuglio ed iniziò a tossire convulsamente, cercando di riprendere a respirare normalmente.
Si metteva male. Quel mago era decisamente più forte di tutte le persone che aveva incontrato fino a quel momento e, come se non bastasse, aveva ancora la spalla ferita e non riusciva ad usare la sua spada. Era sicuro che le tecniche che utilizzava nel mondo reale gli sarebbero bastate, ma si sbagliava: quello era un giocatore diverso. Non solo era forte, aveva una determinazione che superava quella di tutti gli altri mercenari che avevano incontrato... Voleva proteggere qualcuno? Forse quella donna che stava affrontando Nami? Non gli importava. Anche la sua motivazione era forte: da quel maledetto giorno aveva giurato che avrebbe protetto Nami con tutto sé stesso, ancora di più di quanto non facesse nel mondo reale, e l'avrebbe riportata a casa, a qualunque costo. Prese un profondo respiro e uscì dal suo nascondiglio, preparandosi a ricevere il suo avversario.
Tempo qualche secondo e Gray apparve di fronte a lui, tenendo in mano un elaborato arco di ghiaccio violaceo, di colore diverso rispetto a quello che gli aveva visto creare durante il combattimento.
«Non volevo farti troppo male, ma a quanto pare non ho altra scelta», gli disse Gray, tendendo l'arco all'indietro per scoccare la freccia. «Sappi solo che non è una questione personale, amico».
Sanji inspirò profondamente. «Questo farà un po' male, sia a te che a me. Neanche io lo faccio per una questione personale, amico, ma c'è una persona che devo proteggere. Non posso permettermi di morire, non ancora!».
«Arco della Distruzione del Demone di Ghiaccio
«Hell Memories!».
Appena Gray scoccò la freccia, congelando tutto ciò che stava intorno per la potenza del colpo, Sanji si ricoprì interamente di fiamme, schivando l'attacco e sciogliendo una parte dell'arma; si avvicinò a Gray ad una velocità disumana e lo colpì con tutta la forza che gli era rimasta, scaraventandolo qualche metro più in là. Per un attimo, lesse nei suoi occhi la disperazione di chi sa di essere stato sconfitto.
Juvia... Mi dispiace!
Quando Sanji si avvicinò all'avversario e lo vide svenuto e annerito dalle bruciature sospirò, ritraendo pian piano le fiamme che lo avvolgevano. Poi, si accasciò a terra esausto.

 

Juvia e Nami furono distratte da un forte rumore, come di esplosione; una luce mista tra viola e rosso le accecò, obbligandole a coprirsi gli occhi.
«Ma cosa succede?!». Sanji-kun!
«GRAY-SAMA!». Juvia si portò entrambe le mani alla bocca e urlò il nome di quello che doveva essere il suo compagno.
Nami si voltò e vide Sanji, in ginocchio a terra, in parte al ragazzo che li aveva attaccati insieme alla sua avversaria, palesemente sconfitto.
«Sanji-kun!».Nami seguì Juvia, che era corsa nella loro direzione, inginocchiandosi accanto al ragazzo che era stato sconfitto dal cuoco.
Nami si avvicinò a Sanji e lo aiutò ad alzarsi, passandosi un braccio dietro al collo e sostenendolo. «Stai bene, Sanji-kun?».
Lui sorrise come un ebete, annunendo. «Certo, luce dei miei occhi ~».
«Sei tutto ammaccato», constatò lei infastidita. «Lo sai che non devi usare tecniche così potenti qua dentro! Qua siamo fatti di particelle, non è il tuo vero corpo».
«Lo so. Scusami», le disse ancora, sorridendo appena. «Me la sono vista brutta con quel tipo».
Nami diresse per un attimo lo sguardo ai due ragazzi che li avevano attaccati: Juvia teneva stretto Gray, come se volesse proteggerlo da loro e da chiunque osasse toccarlo; lui non era cosciente e la sua barra dei punti vita continuava a scendere vorticosamente. Non ce l'avrebbe fatta se fosse andato avanti così.
«Gray-sama, riprenditi! Ti prego!», gli disse Juvia, scuotendolo appena. «E' tutta colpa di Juvia. Doveva essere più forte! Doveva aiutarti!».
Sanji si morse il labbro: quei due giocatori gli sembravano lo specchio di lui e Nami; uno specchio un po' diverso, forse, ma sempre uno specchio. Mosse il dito in aria velocemente e aprì il loro inventario, selezionando la pozione per ricaricare i punti vita; quel ragazzo stava morendo, invece loro potevano cavarsela anche senza.
Con l'aiuto di Nami, Sanji si avvicinò con cautela a Juvia, porgendole la pozione.
«S-Sanji-kun?». Nami osservò la scena esterrefatta.
«Prendila, signorina», disse Sanji a Juvia.
La maga dell'acqua strinse ancora di più Gray a sé, fissandoli entrambi con occhi arrabbiati e pieni di lacrime.
«E' una pozione per i punti vita», le spiegò Sanji con un sorriso. «Se gliela farai bere si salverà».
Juvia lo fissò per qualche attimo incredula. Poi avvicinò la mano tremante a quella di Sanji, afferrando la boccetta con incertezza. La fissò per qualche secondo, poi la avvicinò alle labbra di Gray e gliela fece bere, sospirando di sollievo man mano che la sua barra tornava ad essere verde. «Grazie...» sussurrò la maga dell'acqua, con le lacrime agli occhi. «GRAZIE, SANJI-SAN!», urlò poi, sperando che lui la potesse sentire nonostante si fossero già allontanati.
Sanji alzò la mano in segno di assenso, sorridendo tra sé e sé.
«Quella era una delle nostre due pozioni...» gli disse Nami, che lo stava ancora aiutando a camminare. «Lo sai, vero? Ora ce ne rimane solo una».
«Lo so, Nami-san... Mi dispiace tant-».
«Shh», lo zittì lei con un sorriso. «Quando ti comporti così mi fai tornare la speranza. Sei stato proprio bravo».
Sanji sorrise a sua volta, arrossendo a dismisura.
«N-NAMI-SWAN! ~».

______________________________________________
*Rancore del demone di ghiaccio.

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Capitolo 4
*** Capitolo 04 ***


Capitolo 4

Magnolia, Regno di Fiore, sei mesi prima.

 

«Gray-samaaaa ~».
Juvia attraversò il portone della gilda di corsa, sventolando due biglietti sopra la testa; aveva un’espressione tremendamente felice in volto, quasi quanto un bambino la prima volta in un parco divertimenti, e ad Erza scappò un sorriso.
«E’ successo qualcosa di particolare?», le chiese curiosa, avvicinandola a sorpresa mentre si guardava in giro spaesata.
«Erza-san!» esclamò lei, voltandosi verso l’amica. «Hai spaventato Juvia!».
La maga in armatura rise. «Scusami, eri così indaffarata che non ho resistito. Stai cercando Gray?».
La maga dell’acqua annuì, mostrando finalmente i due biglietti che teneva in mano. «Sì, Juvia deve dargli una bellissima notizia! Lei e Gray-sama hanno vinto il concorso a cui Juvia ha insisto tanto per partecipare… Quello di quel gioco che piace tanto a lei e a Gray-sama!».
Erza sbarrò gli occhi, sorpresa. «Mi stai dicendo che siete riusciti a rientrare nei cento giocatori che potranno provare la nuova versione di Sword Art Online in anticipo?!».
Juvia annuì energicamente: «Sì! Lei e Gray-sama ce l’hanno fatta!».
Erza la attirò energicamente in un abbraccio fin troppo stretto, accarezzandole la nuca con forza. «Sono così felice per voi! Sembravi davvero contenta all’idea di poter vincere e ce l’avete fatta!».
Juvia arrossì appena. «Beh, Juvia è sempre felice di poter stare sola con Gray-sama, ma… Sì, è anche una grandissima fan del gioco!».
In quel momento, le due maghe vennero distratte dal vociare vicino all’entrata della gilda.
«Che cosa hai detto, fiammifero ambulante?!».
«Ti ho detto di mettere qualcosa addosso, principessa dei ghiacci, sei rimasto in mutande come al solito!».
«Fatti gli affaracci tuoi, meglio in mutande che vestito in quel modo ridicolo!».
«Ripeti quello che hai detto, signore delle mutande!».
…Natsu e Gray erano tornati. Juvia rise di gusto mentre li guardava punzecchiarsi a vicenda e l'ilarità continuò nel momento in cui si calmarono improvvisamente entrambi all'arrivo di Erza, che come al solito gli intimava di smettere di litigare. Juvia si avvicinò timidamente a Gray, nascondendo entrambi i biglietti dietro la schiena.
«Gray-sama!», lo chiamò, osservandolo con i soliti occhi innamorati.
«Yo, Juvia», le rispose semplicemente lui, sorridendole.
«Ti ricordi di quel concorso che abbiamo fatto qualche settimana fa, Gray-sama? Quello per il gioco che a te e Juvia piace tanto...».
Gray smise di mettere a posto le cose nella sua tracolla e si voltò verso di lei. «Sì, certo. Dimmi pure chi ha vinto, provvederò a prenderli a calci per bene per averci rubato il posto!», scherzò.
«Beh… Juvia spera che Gray-sama non la prenda a calci, allora».
Gray la osservò spaesato per qualche secondo, poi sgranò gli occhi scuri: «Non dirmi che…?».
La maga annuì, mostrando finalmente i due biglietti. «Juvia e Gray-sama hanno vinto!».
«Non ci credo!».
No…
«L'evento è domani mattina a Crocus, Gray-sama, dobbiamo partire immediatamente!».
No, fermi…
«La mia borsa è già pronta!».
Non dovete partecipare a quella maledetta prova!

 

«...NON ANDATE!!!».
Gray aveva il cuore in gola, i capelli grondanti di sudore e respirava a fatica. Le orecchie gli pulsavano, gli girava la testa… Era stato tutto un sogno?
«Gray-sama, calmati!».
Juvia? La ragazza che gli aveva abbracciato la vita per calmarlo… Era Juvia? Cercò di calmarsi per quanto possibile e si guardò intorno: era sdraiato in un letto e si trovava in un posto che somigliava a una piccola casetta di campagna.
«J-Juvia...». Appoggiò una mano tremante su quella della maga, deglutendo. Ora ricordava tutto: avevano partecipato a quella dannata prova, erano rimasti bloccati nel gioco e adesso lottavano per poter tornare al proprio mondo… Oh, e poi era stato preso a calci da quel tizio di nome Sanji. Ricordava anche quello.
Quello che aveva sognato era solo un ricordo… Il ricordo di un passato che, anche volendo, non poteva cambiare.
«Come stai?» gli chiese Juvia, porgendogli un bicchiere d'acqua.
«Bene, ho solo avuto un incubo. Cosa è successo Juvia? Io pensavo...»...Di essere morto. Sanji Vinsmoke l'aveva conciato per le feste e quando aveva perso conoscenza la sua barra dei punti vita era già arancione.
«Hai rischiato molto» gli confermò lei, sospirando. «Se Sanji-san non ci avesse dato una delle loro pozioni per i punti vita, saresti morto».
«CHE COSA HA FATTO?!», esclamò lui, mettendosi seduto di colpo.
Juvia annuì. «E' pazzesco, vero? Juvia non pensava di poter vedere gesti del genere in un mondo come questo».
Gray abbassò lo sguardo; aveva sbagliato tutto. Aveva sbagliato a spingerla ad unirsi ad una gilda di mercenari, aveva sbagliato ad eseguire gli ordini di quel branco di idioti, aveva sbagliato ad arrendersi così in fretta. Quello che stavano utilizzando non era il modo giusto per uscire da quel gioco e lui l'aveva capito un po' tardi. Aveva rischiato di uccidere una brava persona e, ancora peggio, aveva fatto correre un rischio enorme a Juvia moltissime volte senza rendersene conto.
«Scusami», le disse, sorridendole tiepidamente. «Avevi ragione, Juvia. Non avremmo mai dovuto unirci a quella gilda, è stato un mio errore».
Juvia scosse la testa. «In realtà Juvia era d'accordo con Gray-sama. Abbiamo sbagliato entrambi, ma non è troppo tardi per rimediare».
«Hai ragione. Dove ci troviamo adesso?».
«In una casa disabitata vicina alla città principale. Juvia ha pensato fosse meglio cancellare le sue tracce e quelle di Gray-sama, visto che non hanno portato a termine la missione».
«Hai fatto bene, perché in quel posto non ci torneremo più».
«Gray-sama! ~». Juvia lo abbracciò di slancio, facendolo sobbalzare.
Ora doveva pensare bene alle loro prossime mosse. Poco prima di partire alla loro ricerca, aveva sentito dal loro capogilda che Sanji Vinsmoke e la sua partner stavano cercando pian piano di conquistare tutti i piani per uscire dal gioco… La prima cosa che gli venne in mente fu di cercarli per potersi unire a loro e dare una mano. Certo, quello gli sembrava la strada più vicina al mondo reale… Ma quei due ragazzi sarebbero stati disposti a fidarsi di loro dopo quello che era successo?

 

Crocus, Regno di Fiore, 6 mesi prima.

 

Nami si guardò intorno leggermente infastidita; non aveva mai visto così tanta gente riunita in un posto solo. Iniziava a pensare di non essere stata così fortunata a vincere quel concorso.
«Sanji-kun?», chiamò il cuoco con tono piuttosto alterato.
«Sì, luce dei miei occhi?~».
«Non dovevano essere solo cento i vincitori?» gli chiese, tamburellando le dita sulle braccia incrociate sui gomiti.
«Sì, però questo è un evento importantissimo! Tutte le altre persone sono spettatori».
Nami sbuffò: «Scocciatori. Menomale che Rufy e gli altri hanno deciso di non venire».
Sanji scosse la testa, sorridendo. «Veramente sei stata tu a minacciarli nel caso avessero deciso di venire».
«Sanji-kun, non eri tu che volevi rimanere sol-».
«Oooh! ~ Che bella signorina!».
Nami rimase a guardare il cuoco che si faceva strada verso una ragazza bionda, che sembrava essersi persa in mezzo alla folla. Stupido Sanji-kun.
«Ha bisogno di aiuto?» disse Sanji alla ragazza, prendendole la mano e avvicinandosela alle labbra. «Mi sembra spaesata».
La ragazza lo osservò, visibilmente confusa. «Ehm sì, in effetti sto cercando un ragazzo coi capelli rosa e un gatto blu con le ali! Siamo venuti ad assistere alla prova di due nostri amici che hanno vinto il concorso, ma ci siamo persi nella folla».
«Un gatto con le ali?».
«Ehi, Lucy!». Da lontano, un ragazzo con addosso una vistosa sciarpa bianca iniziò a sbracciarsi nella loro direzione.
«Eccoli! Scusa il disturbo, ciao!».
Sanji osservò la ragazza correre verso i suoi amici, mentre qualcuno alle spalle gli afferrava un orecchio con forza e lo tirava.
«Hai finito di fare il latin lover?!».
«M-ma Nami-san! Quella ragazza ha un gatto con le ali!».
«Disse il tizio che si fa medicare le ferite da una renna parlante».
Sanji si liberò dalla sua presa, avvicinando il viso a quello della navigatrice. «Adoro quando fai la gelosa».
Nami lo allontanò con una mano, sbuffando. «Io non sono gelosa, idiota».
Sanji sorrise, facendo spallucce. «Un giorno cederai, Nami-san, e ti accorgerai quanto siamo fatti l’uno per l’altra ~».
«Sì, sì, va bene Sanji-kun. Che ne dici di smettere di perdere tempo ed iniziare ad avviarci?».
Il cuoco si piegò in un profondo inchino. «Tutto quello che desideri, luce dei miei occhi».
Si avvicinarono, così, a quello che sarebbe diventato il loro più grande incubo.

 

Sanji sospirò, coprendo Nami con il lenzuolo che le era scivolato fin sotto la vita; sapeva benissimo che non c’era pericolo si ammalasse, eppure gli dava una sensazione di tranquillità ignorarlo. Solo qualche mese prima avrebbe fatto carte false per dormire con lei, eppure adesso gli sembrava… Innaturale. Non si ricordava esattamente come avevano iniziato a seguire questa routine, semplicemente una notte lei si era svegliata a causa di un terribile incubo e, da quel momento, avevano iniziato a dormire sempre nello stesso letto. Sperava solo che, una volta tornati alla normalità, lei non si fosse pentita della scelta.
«Sanji-kun...», mugugnò Nami nel sonno. «Stupido, mi fai sempre preoccupare...».
A Sanji scappò un sorriso: alla fin fine, era sempre lei che lo rendeva felice. Era lei che gli dava la forza per andare avanti.
«Ti amo tanto, Nami-san», le sussurrò all’orecchio, sicuro che lei non potesse sentirlo. «Ti tirerò fuori da questo pasticcio, non preoccuparti. E’ una promessa».
Una promessa che - lui che di promesse ne faceva a milioni - era deciso più che mai a mantenere. 

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*Note dell'autrice*: konbanwa, minna-san! :3 scusate il ritardo,per farmi perdonare ecco questo capitolo fluffuso! Qua l'azione è piuttosto ridotta, ma mi serviva per chiarirvi le idee su come i nostri eroi si sono cacciati in questo pasticcio... Spero vi piaccia! 

- Per gli Onepieceiani: Natsu è il protagonista di Fairy Tail e lui e Gray... Avete presente Zoro e Sanji? STESSA COSA xD Sappiate solo che Natsu è un mago del fuoco (un dragon slayer,mago capace di uccidere i draghi) e le espressioni colorite con cui chiama Gray sono tutte originali xD (il che mi spiace parecchio perchè non so cosa darei per rendere "principessa dei ghiacci" farina del mio sacco...)

A presto!:D

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Capitolo 5
*** Capitolo 05 ***


Capitolo 5

«Nami-san». Sanji si stiracchiò, incrociando le braccia dietro la testa e sbadigliando appena. «Sei sicura che questa sia la direzione giusta?».
Nami distolse appena lo sguardo dalla cartina, rivolgendone uno di rimprovero al cuoco. «Non pensavo avessi così poca fiducia in me, Sanji-kun».
«Ma no, Nami-san, cosa dici! E' che camminiamo da ore e tutto quello che si vede sono alberi e sentieri, e così io…».
Nami sospirò. «Il tizio che stiamo andando ad interrogare è un eremita. E' ovvio che viva in un posto isolato e… Desolato!».
Sanji si grattò il mento con fare pensieroso. «Un tizio che è rimasto bloccato nel gioco fin dall'incidente di cinque anni fa. E' una bella sfortuna».
La navigatrice si limitò a fare spallucce, tenendo gli occhi sempre fissi sulla cartina. «Da quanto mi ha detto quel tizio alla locanda, è voluto rimanere qui di sua spontanea volontà».
«Scherzi?!».
«No. Quando il creatore di Sword Art Online e responsabile del precedente incidente è stato sconfitto, quest'uomo ha chiesto espressamente che la sua coscienza rimanesse intrappolata qui… E così è stato».
Sanji scosse la tesa. «Mi sembra una cosa talmente assurda… Speriamo non sia una bufala».
«In effetti l'ultima volta che ci hanno dato un'informazione di questo tipo era una trappola...», rifletté ad alta voce Nami, sospirando.
«Non ti preoccupare, Nami-san!» le disse il cuoco, mettendosi in posa. «Ci penserà il tuo personalissimo cavaliere dalla lucente armatura a difenderti! Sanji-sama e la sua spada nera non temono rivali!».
La navigatrice si lasciò scappare una piccola risata. «Sanji-sama, eh?».
Sanji tendeva a scherzare sempre su questa cosa, eppure era vero: da quando aveva deciso di impugnare la spada e combattere come richiedeva il gioco, lasciando le sue gambe solo come supporto, era diventato uno dei giocatori più forti. Lo chiamavano “Sanji Spada Nera”, nome che lei trovava piuttosto ironico, vista la somiglianza col suo soprannome nel mondo reale. Ciò che non era per nulla divertente, però, era che il cuoco dovesse combattere secondo uno stile che andava esattamente contro i suoi valori morali… Tutto, solo per proteggere lei.
«Senti, Sanji-kun...», lo chiamò ad un tratto, tirandogli piano la manica della lunga giacca nera. «C'è una cosa che voglio dirti da un po' ma… Mi è sempre scappata, ecco».
Sanji la guardò curioso, annuendo per spronarla a continuare.
«Mi dispiace che tu debba combattere con una spada. In questo modo devi per forza usare le mani».
Sanji sorrise, scuotendo la testa. «Non importa, Nami-san. Te l'ho promesso, no? Che ti avrei protetta a qualunque costo».
«Lo so, ma-».
«Niente 'ma'. Il mio normale stile di combattimento da solo non è sufficiente qui dentro, tutto qui. Non pensarci più, ok?».
Nami abbassò lo sguardo, sorridendo appena; non sapeva se tirargli uno schiaffo o dargli un bacio! «…Ok!».

 

Regno di Fiore, Crocus, Thousand Sunny.

 

Zoro sonnecchiava annoiato in infermeria, appoggiato alla parete di legno della stanza e tenendo le tre spade adagiate sul fianco destro. Di fronte a lui, Sanji e Nami riposavano tranquilli nei loro letti, esattamente come facevano da quasi sette mesi.
Eppure a lui sembrava essere passato solo qualche giorno… Forse, per chi era rimasto ad aspettare che gli idioti responsabili della sicurezza risolvessero l'incidente di quel maledetto gioco, il tempo si era come fermato. Si era fermato nel momento in cui i propri cari avevano indossato quegli stramaledetti caschi per la simulazione 3d e non avevano più potuto toglierli. Ricordava benissimo quel momento: non vedendo i loro compagni tornare, erano andati a controllare nel luogo dove si stava svolgendo l'evento e li avevano trovati immobili, sdraiati per terra e coi caschi ancora addosso a coprire tutta la parte superiore del viso.
Rufy aveva insistito per andare subito a salvarli ma… Andare dove? Andare come? Il gioco era guasto e nessuno sembra poter entrare né, ovviamente, uscire e poi… Quella era una realtà virtuale e, secondo i coordinatori, solo i giocatori dall'interno potevano riuscire a risolvere il problema, arrivando alla fine dei livelli. Zoro aveva deciso di stare calmo, di avere fiducia: i suoi compagni erano tipi in gamba e, in qualche modo, ce l'avrebbero fatta.
E poi, era arrivata la notizia: i giocatori bloccati, uno ad uno, stavano iniziando a morire. A quanto aveva capito, morire nel gioco significava morire anche nella vita reale: al momento della morte dell'avatar una potente scarica elettrica avrebbe distrutto il casco della simulazione, uccidendo all'istante anche i corpi reali. Lì era iniziato il vero inferno: ogni membro della ciurma si era ritrovato a non poter far altro che aspettare – pregare – che Sanji e Nami tornassero, sani e salvi.
Era la prima volta che si sentivano così impotenti. Era la prima volta che non potevano fare nulla per salvare i loro compagni e lui non riusciva a sopportarlo.
Zoro si alzò da terra e si sgranchì un attimo la schiena: a breve sarebbe arrivato Chopper per cambiare la flebo ai due pirati e, subito dopo, Robin gli avrebbe dato il cambio a sorvegliarli. Rimase un attimo in piedi ad osservarli dormire, piegando la testa di lato: entrambi stavano riposando supini con le braccia lungo i fianchi, ma la mano di Sanji sembrava sporgere appena verso quella di Nami.
«Sbrigati a risolvere questa merda di situazione, stupido cuoco», si ritrovò a sussurrare.

 

Gray e Juvia stavano camminando ormai da parecchio tempo, seguendo gli indicatori dei loro bersagli sul monitor dell'orologio di Gray. Avevano preferito starsene in disparte e palesarsi solo al momento adatto per evitare di essere fraintesi dopo il loro primo incontro che, Gray ne era sicuro, non era stato di certo uno dei migliori.
«Gray-sama», lo chiamò a un certo punto Juvia, sporgendosi leggermente per guardarlo in viso. «Tra quanto raggiungeremo i nostri obiettivi?».
Gray sorrise appena, lasciandosi scappare un risolino. «Se dici così sembri avere ancora cattive intenzioni».
«Juvia non intedeva quello», rispose la maga, gonfiando le guancie.
Gray le mise una mano sulla testa, accarezzandogliela appena. «Ti sto prendendo in giro. Comunque ci siamo quasi, a breve saremo sul percorso parallelo al loro».
Juvia sospirò, mettendo le mani dietro la schiena e alzando lo sguardo al cielo. «E così, presto Juvia e Gray-sama non saranno più da soli».
«Non dirmi che ti dispice».
«No. Juvia è solo un po' preoccupata per la sua prossima rivale in amore...».
Gray fu percorso da un brivido lungo la schiena: era davvero tanto tempo che non la sentiva pronunciare quel termine, eppure l'espressione assassina di Juvia non era cambiata.
«R-rivale in amore?».
«Certo», rispose lei senza alcuna esitazione. «Gray-sama, non prendere in giro Juvia! Lei lo sa che hai guardato il seno di Nami-san!».
«CHE COSA?!», saltò lui, diventando rosso fin sopra le orecchie. «Come puoi pensare che in un momento del genere le avrei guardato le-».
«Lei sarà la rivale in amore di Juvia!», lo interruppe la maga dell'acqua, che aveva assunto un'espressione combattiva.
«Aaaah, basta Juvia! Smettila con queste cretinat-». Non aveva fatto in tempo a terminare la frase che Juvia si era già stretta al suo fianco, accoccolata al braccio.
«Oh, Gray-sama! ~ Juvia ti perdona anche quando sei infedele!».
«Ma quale infedele! E poi io non sono di nessuno! E, insomma, lasciami Juvia!», si ritrovò a ribellarsi lui, con le guance sempre più rosse.
«Juvia ti ama tanto!», fu la risposta della maga, che si strinse a lui ancora di più.
Gray odiava quando la compagna si comportava così… Eppure non sarebbe mai riuscito a farne a meno.
 

«Signore, abbiamo individuato gli obiettivi».
Nella grotta scura che faceva da base alla sua gilda di mercenari, Sebastian sedeva indisturbato su una grossa poltrona situata in profondità. Se ne stava sempre lì, seduto ed annoiato, ma una volta sentito quella frase si alzò di scatto, raggiungendo il sottoposto che era arrivato a portargli la notizia.
«Avete trovato Spada Nera e la donna che viaggia con lui?», chiese con cautela, mentre un ghigno si disegnava sul suo viso perfetto e diabolico.
«Sì, signore. Ho già mandato una squadra come da lei indicato».
«Benissimo. Ricordatevi, voglio Spada Nera vivo! Della donna potete farne quello che volete, consideratela un… Regalo da parte mia», disse, ridendo piano.
«Lei è troppo buono, Sebastian-sama».
«E i traditori? Li avete trovati?».
«No, signore. Ancora nessuna traccia di Gray Fullbuster e Juvia Lockser, ma li troveremo presto».
Sebastian annuì, alzando poi la mano in un breve gesto per congedare il suo soldato. Se fosse riuscito a trovarli tutti e quattro, di certo, sarebbe finalmente riuscito a cancellare tutta quella noia...

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NdA (metterò la sigla vah, che è più professional! :P): kooooonbanwa, minna-san! :D Scusate tanto il ritardo e, come al solito, spero gradirete il capitolo e vorrete farmi pensare cosa ne pensate :3 
Ps. Qualcuno, tra voi, leggendo il nome "Sebastian" e il fatto che abbia un viso "perfetto e diabolico" capirà subito da chi ho preso ispirazione per il personaggio! (ho preso solo ispirazione per aspetto e nome, non aspettatevi di vederlo preparare Earl Gray da un momento all'altro xD). Per chi non ha capito... Cercate "Sebastian Michaelis" su zio Google e capirete! :D

Un abbraccione! 

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Capitolo 6
*** Capitolo 06 ***


 

Capitolo 6

 

Nami si bloccò all’improvviso, voltandosi verso l’esterno della foresta in cui erano appena entrati. Le sembrava di aver sentito un rumore, come di qualcuno che si stava spostando tra le foglie… Il solo pensiero la terrorizzava.
«Nami-san?», la chiamò Sanji, ma lei gli fece segno di stare in silenzio. Il suo compagno portò istintivamente una mano sull’elsa della spada, estraendola piano.
«Quanti sono?», le chiese, convinto ormai di essere osservato.
«Cinquanta… Forse di più», gli rispose Nami, deglutendo.
Sanji annuì, afferrandole la mano con forza e stringendola. «Appena ci attaccheranno, io inizierò a distrarli facendone fuori il più possibile. Tu nasconditi e aspetta il momento adatto per colpire, ok?».
Nami respirò forte, annuendo: andava tutto bene, l’avevano già fatto un milione di volte. Sanji li distraeva, ne faceva fuori a decine con la sua spada e, quando i numeri iniziavano a diminuire, lei sconfiggeva i restanti con i suoi fulmini. Sarebbe andata anche quella volta, non doveva preoccuparsi. Non ebbe neanche il tempo di continuare a riflettere, perché i loro nemici erano già sbucati a decine dai cespugli e si stavano facendo strada verso di loro.
«Vai!». Sanji la spinse lontano, facendola rotolare all’interno della boscaglia in modo che si potesse nascondere.
«Fatevi sotto!». Sanji roteò la sua spada e la navigatrice iniziò a contare cinque nemici in meno.
«Fermate quel mostro!». Meno dieci; Nami stacco due pezzi del Climattack e soffiò delle bolle di ghiaccio.
«Prendetelo!». Meno venti… Ora era il momento delle bolle di calore.
Il cuoco continuava a farsi strada tra i nemici, veloce come una saetta, e i soldati cadevano come birilli. Ne aveva già fatti fuori almeno una trentina… Erano abbastanza. Riunì il Climattack in un unico pezzo e lo mosse velocemente, iniziando a far radunare le nuvole sopra i nemici restanti.
«Sanji-kun, spostati!», urlò, abbassando di colpo la sua arma. «Thunder Bolt TEMPO!».
Non appena Sanji fu piombato all'interno del cespuglio dove anche lei si stava nascondendo i fulmini iniziarono a farsi sentire, fondendosi con le urla dei soldati che erano scampati all'ira del cuoco. La luce si fece sempre più forte e Sanji la attirò a sé stringendola, come se volesse usare il suo corpo come scudo… Nonostante sapesse benissimo che era lei a controllare quei fulmini e che, quindi, non c'era timore di essere colpiti, la stava comunque proteggendo di riflesso. Che stupido.
«Sanji-kun… Non riesco a respirare», gli disse ad un tratto, quando i fulmini si furono calmati e i nemici sembravano tutti sconfitti.
Lui lasciò la presa di scatto, come scottato. «Ehm… Scusa Nami-san! Non volevo, è che mi sento sempre insicuro quando usi i tuoi fulmini».
Lei si alzò in piedi, sbattendo la polvere dai pantaloni. «Sempre il solito diffidente».
La navigatrice alzò lo sguardo appena in tempo per vedere un ultimo soldato, nascosto su un albero, puntare una freccia contro di loro. Doveva essere scampato ai suoi tuoni ed ora stava mirando l'arma contro Sanji.
«Sanji-kun, spostati!». Si mosse istintivamente verso di lui, ma il suo corpo era completamente immobile… Cosa stava succedendo?!
«Nami-san!».
L'uomo scoccò la freccia e lei chiuse istintivamente gli occhi, finché un improvviso gelo non le fece rabbrividire la pelle.
«Ice Make: Freeze Arrow!».
Una freccia di ghiaccio aveva intercettato quella del loro nemico e l'aveva distrutta… Sanji la stava guardando confuso ma, soprattutto, non era stato ferito.
«Water Slicer!».
Delle lame d'acqua compressa volteggiarono verso di lei, colpendo dei muri invisibili che la stavano imprigionando e permettendole di nuovo di muoversi.
«Sanji-kun!». Nami corse verso di lui, abbracciandolo di slancio. «Presta più attenzione, accidenti!», aggiunse poi, tirandogli con forza un orecchio.
«Ahia, Nami-san!», si lamentò lui, massaggiandosi l'orecchio. «Mi dispiace, non avevo visto che ne era rimasto uno».
«Dovete stare molto più all'erta… Entrambi».
Sanji e Nami si voltarono, osservando i due maghi che li avevano attaccati qualche giorno prima camminare lentamente verso di loro…

 

Regno di Fiore, Crocus, Base temporanea di Fairy Tail.

 

Natsu premette la mano con forza sul fianco sinistro; la cicatrice aveva iniziato a bruciargli in modo fastidioso e non riusciva a capire il perché. Ogni tanto gli capitava: dal nulla, la cicatrice iniziava a fargli male e avvertiva uno strano senso di disagio... Sarà stato il suo istinto da drago? Si avvicinò al letto in cui Gray stava dormendo e lo osservò attentamente, ma sembrava sempre uguale.
«Tsk» biascicò, incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo dal suo compagno di gilda. «Non capisco come mai ci voglia così tanto a tornare a casa, principessa dei ghiacci».
Era terribilmente preoccupato. E frustrato. Era la prima volta che non potevano fare assolutamente nulla per salvare i loro compagni e, odiava ammetterlo, avere Gray intorno gli mancava. Erano sempre stati insieme fin da piccoli, crescendo e maturando insieme, e provava una strana sensazione a dover rimanere in disparte mentre lui affrontava una cosa così assurda come rimanere bloccati in una realtà virtuale dove c'era il rischio di morire veramente.
«Natsu?». Dall'altra parte dell'infermeria, Lucy richiamò la sua attenzione. «E' ora di cambiare la flebo, mi daresti una mano?».
Lui annuì, avvicinandosi a lei e seguendola nel compito che sarebbe toccato a loro quel giorno. Mentre la maga degli spiriti stellari cambiava con cura la flebo a Juvia, Natsu rivolse di nuovo lo sguardo alla sua cicatrice, pensieroso.
«Qualcosa non va, Natsu?».
«N-no, è solo che… La cicatrice brucia di nuovo».
Lucy sospirò, dirigendosi verso Gray per compiere la stessa operazione. «Ti succede sempre più spesso ultimamente. Devi cercare di stare tranquillo e aspettare».
«Lo so. Non ci riesco».
«Devi provarci!».
«Non è così semplice Lucy!», rispose il dragon slayer di scatto, alzando la voce. «Sono cresciuto con Gray. Lui, anche se detesto ammetterlo, è come un fratello per me e non posso pensare che stia affrontando tutto questo da solo!».
«Non è da solo», rispose Lucy con freddezza. «Juvia è con lui».
«E' diverso. E, inoltre, sono sicuro che Juvia stia soffrendo moltissimo per questa situzione».
«E noi cosa possiamo fare?!», urlò in risposta lei, ormai con le lacrime agli occhi. «Che cosa credi, Natsu?! Per tutti noi è difficile stare con le mani in mano mentre loro due stanno affrontando questo incubo da soli! Tutti noi siamo preoccupati, tutti noi soffriamo! Ma cerchiamo di sperare e di nascondere il dolore perché, ora come ora, è l'unica cosa che possiamo fare! L'unica!».
Lucy nascose il viso tra le mani, piangendo, e Natsu si morse il labbro; aveva ragione. Si stava comportando da bambino viziato, doveva cercare di calmarsi. Si avvicinò a Lucy e la abbracciò, accarezzandole la testa.
«Hai ragione… Mi dispiace. Sono solo arrabbiato». Con me stesso.
«Stupido», sussurrò lei, tirando su col naso.
Gray e Juvia dovevano sbrigarsi a tornare a casa… Dovevano riuscire a farlo, e al più presto. Era quella, l'unica cosa a cui riusciva a pensare Natsu.

 

«Ahi! Maledizione». Gray premette la mano sul fianco destro, dove un frammento di legno aveva lasciato un piccolo taglio proprio sulla sua cicatrice.
«Va tutto bene, Gray-sama?», gli chiese Juvia, avvicinandosi a guardare il taglio.
«Sì, è solo un graffio. Dev'essere stata una lancia di quei bastardi che si è rotta nell'esplosione».
«Ehi».
Di fronte a loro, Sanji Vinsmoke e la sua partner li guardavano diffidenti, uno accanto all'altra. Avevano un'espressione indecifrabile e Gray non riusciva a capire come dovesse comportarsi.
«Juvia e Gray-sama non hanno cattive intenzioni», si fece avanti Juvia, alzando le braccia in segno di resa. «Loro volevano solo aiutarvi».
Sanji sospirò, sorridendo appena. «Sì, abbiamo davvero apprezzato il vostro aiuto. Se non foste stato per voi, probabilmente quelle persone ci avrebbero catturato».
«Erano membri della gilda di mercenari di cui facevamo parte anche noi, sono sulle vostre tracce», li informò Gray. «Sebastian, il master della gilda, ha messo gli occhi sulle tue skill, Sanji Vinsmoke».
Nami deglutì; sapeva che in molti volevano uccidere Sanji, ma sentirlo riconfermare ogni volta la spaventava a morte.
«Lo so, non è il primo, e la cosa non mi interessa se devo essere sincero. E non usare quel cognome, per favore. Sanji andrà benissimo».
Gray lo fissò per qualche minuto, confuso dalla freddezza con cui gli aveva intimato di non chiamarlo per cognome. «Sì, beh, Sebastian è molto diverso da tutti gli altri. Dovete fare in modo di nascondervi e non incrociare mai la sua strada».
«Grazie del consiglio, lo apprezziamo molto» gli disse Sanji spiccio, prendendo Nami per mano e voltandosi verso l'interno della foresta. «Addio!».
«Sanji-kun!».
«Aspettate, per favore!» li bloccò Juvia, unendo le mani al petto una volta che si furono girati verso di lei. «Juvia… Juvia e Gray-sama hanno lasciato quell'orribile gilda! Ora anche loro sono giocatori solitari e stanno scappando dai membri e da Sebastian-san, quindi...». La maga dell'acqua si piegò in un profondo inchino. «Permettete a Juvia e a Gray-sama di viaggiare con voi! Anche loro vogliono aiutare a completare il gioco per tornare tutti a casa!».
Sanji e Nami si guardarono confusi: avevano capito bene?
«Per favore!», disse a sua volta Gray, piegando leggermente la schiena.
«N-non saprei, noi...», balbettò Sanji, grattandosi la nuca confuso.
«Chi ci dice che questo non sia un piano per catturarci?», si fece avanti Nami. «Tutto sommato facevate parte di quella gilda e abbiamo avuto uno scontro. Come possiamo fidarci di voi?».
Gray sospirò: «Tutto quello che posso darvi è la mia parola. Non abbiamo cattive intenzioni, vogliamo solo lavorare con voi». Alzò la maglia che portava sotto la giacca lunga e mostrò il pettorale sinistro, dove sopra una bruciatura figurava un tatuaggio blu a forma di fata stilizzata. «Abbiamo cancellato con le nostre stesse mani il marchio di quella gilda di mercenari, unico modo per essere considerati loro compagni. Quello che vedete sopra la bruciatura è il marchio della nostra gilda nel mondo reale».
«E' la verità», disse Juvia, scostando lo spacco della lunga gonna leggera e mostrando la stessa bruciatura e lo stesso simbolo azzurro – provocando la vistosa reazione di Sanji - sulla coscia destra.
«Beh, Nami-san, direi che a questo punto non abbiamo scelta ~», disse Sanji, gli occhi fissi sulle forme delle gambe della maga.
«Occhi alti!» gli intimò Nami, afferrandogli con forza l'orecchio e sospirando.
La possibilità di avere dei compagni, delle persone di cui fidarsi, anche in quel mondo la allettava, e non poco… In più, nonostante il modo in cui era andato il loro primo incontro, sentiva di potersi fidare di quei due maghi. E, solitamente, il suo istinto non la tradiva mai.
«Dove stavi guardando biondino pervertito?!».
«Non accetto di essere chiamato “pervertito” da un tizio che si spoglia appena ne ha l'occasione!».
«Ah! ~ Gray-sama è geloso di Juvia!».
Nami si lasciò scappare una risata: stavano solo pensando all'idea e l'atmosfera era già molto più simile a quella della Sunny!
«E va bene… Viaggerete con noi, è deciso!» decretò, mentre i capelli rossi le incorniciavano un sorriso che non aveva da molto, molto tempo. 

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NdA. Sono super di corsa ma vi lascio comunque un pensierino! ^^ Scusate tantissimo per il ritardo, sono parecchio presa con tirocini e lavoretti vari in questo periodo, ma vi prometto che il prossimo arriverà entro una settimana :3

Mi scuso anche per l'eventuale ritardo a recensire le vostre storie SaNamose, mi prenderò al più presto un momento per recuperarle e recensirle tutte! Un abbraccione coccoloso alla Juvia

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Capitolo 7
*** Capitolo 07 ***


Capitolo 7

«Gray». La voce di Sanji era fredda e dura e rifletteva l'espressione infastidita sul suo viso. «...I vestiti».
«Che cosa? Quando diamine me li sono tolti?!». Il mago del ghiaccio iniziò a guardarsi in giro, guadagnandosi l'occhiata disgustata del cuoco.
Poco più avanti, Nami distolse lo sguardo dalla cartina per voltarsi verso i due ragazzi, sospirando pesantemente. «Certo che l'abitudine del tuo ragazzo è strana, Juvia».
Juvia diventò improvvisamente rossa in viso. «R-ragazzo?!», ripeté incredula, balbettando. «J-Juvia n-non...Ecco lei e Gray-sama non...».
«Ho detto qualcosa di sbagliato? Voi due non siete una coppia?», chiese la navigatrice, riprendendo ad osservare la cartina.
«Oh, no! Juvia non oserebbe mai sperare tanto… Lei e Gray-sama sono solo compagni di gilda, niente di più».
Nami rimase confusa: viaggiavano insieme già da una settimana, ed era decisamente convinta che quei due stessero insieme… Anche se, ora che ci rifletteva su, non li aveva mai visti lasciarsi andare a nessuna effusione particolare se non piccoli gesti e carezze. Aveva pensato semplicemente che Gray fosse un tipo un freddo, un po' come lei… D'altronde, nonostante le continue attenzione di Sanji, nemmeno lei gli permetteva quasi mai di avvicinarsi troppo.
«Scusami, spero di non averti imbarazzata!».
«Oh, no! Juvia è lusingata dalle tue parole, Nami-san».
Nami sorrise, scrollando appena le spalle: nonostante l'idea che si era fatta di lei durante il loro primo incontro, Juvia era decisamente una ragazza molto dolce.
«E immagino che neanche tu e Sanji-san siate una coppia, giusto?».
«Eh?! Io e Sanji-kun?!». Inaspettatamente, il pensiero le fece arrossare le guance. «Decisamente no!».
«Peccato», commentò la maga dell'acqua con fare casuale. «Juvia pensa che sareste una bella coppia. E poi Sanji-san è simile a lei, Juvia tifa per lui!».
Nami scosse la testa, sospirando: poteva fare tutto il tifo che voleva, non avrebbe ceduto, soprattutto in quel contesto. Non voleva che la situazione che stavano vivendo la facesse avvicinare a Sanji solo per paura o bisogno di sentire vicino qualcuno… Anche perché, questo lo doveva ammettere, lui stava sempre al suo fianco comunque.
«Nami-swan! ~ Juvia-chwan! ~». Il cuoco arrivò alle loro spalle ondeggiando come un cretino, bloccando il loro cammino una volta superatele. «Che ne dite di fermarci per il pranzo?».
«Oh, sì, Juvia sta morendo di fame!».
«Finalmente una buona idea, biondino».
«Smettila di chiamarmi biondino, nudista del ghiaccio!».
Nami sospirò all'iniziare dei battibecchi tra i due ragazzi, intervenendo poi colpendo Sanji alla spalla. «Smettetela, ragazzi. Prima di sera arriveremo finalmente nel luogo dove vive l'Eremita, dovete risparmiare le energie per raccogliere informazioni».
«Finalmente!», commentò Gray, sdraiandosi su un tronco e accomodando le mani dietro la testa. «Sono due settimane che viaggiamo, pensavo non saremmo arrivati più».
«E io continuo a ripetervi da due settimane, Gray, che è un eremita! Per forza vive in un posto così isolato e difficile da raggiungere».
«Ti confesserò che l'altro giorno ho pensato seriamente che ci fossimo persi», rispose lui, guadagnandosi un pugno in testa da Sanji.
«Stupido!», lo apostrofò il cuoco mentre lui si massaggiava la testa. «Nami-san è la navigatrice migliore del mondo, non si perde mai!».
«Sanji-san, ha ragione, Gray-sama! Juvia ha sempre avuto fiducia in lei».
Nami sorrise, strizzandole l'occhio. «Grazie, Juvia.»
«M-ma, Nami-san! Anche io...».
Nami rise di gusto, afferrando poi una guancia del cuoco e strizzandola. «Dai, basta perdere tempo! Mangiamo, biondino».
 

Anche nel buio della sua stanza da letto, Sebastian poteva vedere il terrore misto ad eccitazione dell'ultima donna catturata. Si avvicinò piano alla sedia dove l'aveva legata e le passò un dito sul profilo del mento, obbligandola ad alzare il viso verso la sua figura slanciata.
«S-Sebastian-sama...», boccheggiò lei, fissandolo tremante.
«Sssh», le disse lui, portandosi un dito alle labbra. «Non devi fiatare. Tu sei qui solo per compiacermi, capito?».
Lei annuì, deglutendo.
«Il tuo partner è già stato ucciso, e tu sei ancora viva solo perché sei una bella donna. Chiaro?», continuò con voce vellutata e un sorriso sghembo in viso.
La ragazza annuì di nuovo, mentre le lacrime iniziavano a scendere dai suoi occhi.
«Così si fa...» le disse Sebastian, avvicinando il viso al suo. «Piangi, disperati, fai quel che vuoi… Ma in silenzio».
La ragazza non fece a tempo ad annuire di nuovo che le labbra del capogilda furono improvvisamente sulle sue, morbide ed esigenti. Sebastian era bellissimo, e lo sapeva; poteva avere tutto, poteva fare quello che voleva… Ogni cosa gli sarebbe stata perdonata grazie a quel meraviglioso viso con cui era nato.
Qualcuno bussò alla porta, interrompendo il suo momento di svago; sbuffò e lasciò cadere a terra la camicetta della ragazza, che si coprì istintivamente il seno con le mani.
«Avanti», rispose scocciato.
«Sebastian-sama?». Il vice comandante della sua gilda entrò con cautela, richiudendo la porta alle sue spalle.
«Spero sia importante, Ryuu», lo apostrofò, passando una mano tra i capelli della sua prigioniera. «Sono molto occupato al momento».
«Ho trovato le informazioni che voleva riguardo il gruppo che stiamo inseguendo».
Sebastian sorrise appagato. «Benissimo. Hai scoperto cosa stanno cercando?».
«Si stanno dirigendo dall'eremita Yoshikawa a reperire informazioni».
Sebastian scoppiò in una grossa risata: era per quello che quei due tizi e i traditori della sua gilda stavano scappando da settimane? Era per quello che Spada Nera e Gray Fullbuster non esitavano a sterminare i suoi soldati?! Erano così sciocchi… Non c'era modo che quell'eremita li aiutasse a completare il gioco e, anche se fosse stato, sarebbero morti nel tentativo.
«Signore?».
«Scusami, Ryuu», gli disse, asciugandosi una lacrima. «Questa era esilarante. E… Per quanto riguarda l'altra richiesta?».
«Sì, siamo riusciti a fotografarla. Questa è un'immagine della partner di Sanji Vinsmoke».
Sebastian afferrò la foto, rimanendo folgorato non appena ci posò gli occhi: era la donna più bella che avesse mai visto. Quei lunghi capelli rossi, quegli occhi decisi e il fisico slanciato avevano attirato la sua attenzione… Decisamente.
«La voglio. Prima di abbattere gli altri tre dovete portarmi questa donna viva».
«Ma signore… Spada Nera non si separa mai da lei, è quasi impossibile avvicinarla».
Sebastian afferrò la ragazza che stava torturando per i capelli, facendola urlare di dolore; estrasse la spada dall'elsa e la decapitò senza pensarci due volte, lanciando la testa ai piedi del suo sottoposto, piegato in un'espressione d'orrore.
«Sono stato chiaro? La voglio».
«S...Sì, mio signore».

 

Nami fu percorsa da un brivido lungo tutta la schiena; si alzò di scatto dal suo futon e si guardò in giro nella piccola stanza… Tutti i suoi compagni dormivano. Juvia era accoccolata a Gray che aveva scomposto tutte le lenzuola del futon, mentre Sanji stava dormendo accanto a lei con un'espressione rilassata in viso e la mano ancora protesa verso la sua.
Respirò profondamente, rimettendosi sdraiata e cercando di rilassarsi.
Doveva essere stato solo un brutto sogno.

_________________________________________________________

NdA. ...Perdonate ancora il mio immenso ritardo! :3 Spero che il capitolo vi piaccia e sia valso l'attesa! Un grosso abbraccio a tutti  

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Capitolo 8
*** Capitolo 08 ***


 

.Capitolo 8
«Nami­san?».
Nami aprì gli occhi di scatto scoprendosi appoggiata alla spalla di Sanji. Alzò la
testa e si guardò in giro, osservando il paesaggio sempre più spoglio e roccioso.
«Mi sono addormentata, scusa», disse al cuoco, stropicciandosi gli occhi.
«Oh, no, Nami­swan~», si affrettò a rispondere lui, sorridendo come un ebete.
«Puoi dormire sulla mia spalla quanto vuoi!».
Nami sospirò, spostando lo sguardo sulla parte anteriore del veicolo, dove Gray
stava guidando e Juvia teneva tra le mani una delle cartine che aveva disegnato lei.
«Tutto sotto controllo, siamo quasi arrivati a destinazione!», le disse Gray senza
distogliere lo sguardo dalla strada.
«Confermo! Juvia e Gray­sama hanno seguito la tua cartina alla perfezione e non si
sono persi, Nami­san!», aggiunse la maga dell'acqua con un sorriso.
«Grazie ragazzi. Mi dispiace di essermi addormentata così».
«Non preoccuparti. Stanotte non hai dormito, vero?», le chiese Gray, staccando
una mano dal veicolo magico per inserire la marcia.
«Sanji­san ti ha sentita urlare nel sonno», rincarò la dose Juvia con aria
preoccupata.
Nami sospirò: sapeva che Sanji se ne sarebbe accorto... Tutto sommato
condividevano lo stesso letto! E quello stupido aveva fatto stare in pensiero anche
Gray e Juvia... Eppure lo sapeva benissimo quanto odiasse che le persone si
preoccupassero per lei!
«Nami­san... Vuoi dirci che cosa ti preoccupa?», le sussurrò Sanji, appoggiandole
una mano sulla spalla.
«Non c'è niente ragazzi, davvero», cercò di rassicurarli. «Sono solo strane
sensazioni e incubi fastidiosi. Passeranno presto, ne sono sicura».
«Ok», la liquidò Gray. «Però quando hai un problema parlacene... Siamo una
squadra, ormai».
Juvia le sorrise rassicurante e Sanji, in parte a lei, annuì in segno di assenso.
Improvvisamente Nami si sentì più tranquilla: era vero, non erano più da soli.
Avrebbero combattuto insieme, trovato una soluzione insieme e tornati tutti a
casa... Era una cosa a cui doveva e voleva assolutamente credere.
Anche se, non sapeva come mai, quella strana sensazione di disagio non voleva
proprio saperne di abbandonarla...
La dimora dell'eremita era, proprio come si aspettavano, immersa nella
desolazione più totale: si trova in una zona desertica esattamente al centro di un
campo di forza, che persino i calci infuocati di Sanji avevano fatto fatica a
frantumare, ed era semplicemente un'enorme caverna protetta da due spessi strati
di rocce.
«Temo che per queste dovrò proprio usare la spada...», sbuffò Sanji portando
stancamente una mano sull'elsa.
«Fermo lì, biondino», lo apostrofò Gray, superandolo e iniziando a gonfiare i
polmoni. «A questi massi ci penso io».
«Rancore del demone di ghiaccio!». Dalla bocca di Gray uscì il potente respiro
ghiacciato, che eliminò lo strato di rocce che bloccava l'entrata polverizzandolo.
Juvia batté le mani orgogliosa.
«Dopo di voi», gli disse Gray, piegandosi in un breve inchino.
«E comunque avrei potuto distruggerli benissimo anche io, quei massi»,
commentò Sanji, incrociando le braccia e guadagnandosi uno scappellotto da
Nami. «Vedi di fare il bravo, Sanji­kun».
«Che modo volgare di entrare in casa di altre persone...».
I quattro ragazzi seguirono la voce maschile calma e pacata che avevano sentito
lungo tutto il corridoio, fino ad arrivare ad un piccolo salotto dove un uomo di
mezza età se ne stava comodamente seduto su un futon ripiegato.
Sanji deglutì: «Questo è uno scherzo...». Davanti a lui c'era l'eccentrico uomo
biondo che l'aveva cresciuto come un figlio, ma che ora lo fissava come se fosse uno
sconosciuto. «Z­Zeff...».
Il cuoco alzò lo sguardo verso i suoi compagni per tentare di dire qualcosa, ma li
vide tutti sconvolti allo stesso modo.
«Genzo... Perché sei qui?!», boccheggiò Nami, portandosi una mano alla bocca.
«Master Makarov!». Anche Juvia sembra piuttosto sorpresa di quello che stavas
vedendo.
Quello più sconvolto, però, sembrava Gray: era rimasto completamente immobile
ad osservare la figura dell'eremita, con gli occhi sbarrati e le lacrime che parevano
scendere senza che lui potesse minimamente controllarle. «Papà...», sussurrò
come se fosse in trance. «N­non è possibile...».
Improvvisamente, a Sanji fu tutto chiaro come il sole: evidentemente, a quel tipo,
piaceva giocare con i sentimenti della gente. D'altronde, cosa poteva aspettarsi da
una persona che aveva desiderato così tanto l'incubo di Sword Art Online da
scegliere di rimanerci bloccato?
«Ehi, tu!», disse, facendo un passo avanti in modo minaccioso. «Ti piace prendere
in giro le persone?».
L'uomo con l'aspetto di Zeff sorrise, scuotendo brevemente la testa. «Ricordati,
Sanji Vinsmoke: gli unici che possiamo prendere in giro siamo noi stessi».
«Smettila subito con queste sceneggiate!», gli intimò, sfoderando la spada e
puntandogliela contro. «E non chiamarmi in quel modo... Potrei diventare molto di
cattivo umore, ti avviso».
«Sei un ragazzo molto impulsivo, vedo».
«Piantala di temporeggiare e fai come ti dico, se non vuoi finire a fette: sciogli
subito questa pagliacciata di incantesimo».
L'uomo sorrise. «Mi spiace deluderti, ma non posso. Questa è un'illusione che il
gioco attiva in automatico per proteggermi dai malintenzionati: appaio a ciascuna
persona con l'aspetto dell'uomo che considerano come un padre... O che lo è
effettivamente, a seconda dei casi».
Ecco, ora si spiegava tutto: lui lo vedeva come il pirata che lo aveva salvato e
cresciuto, Nami come il poliziotto che la aveva trattata sempre come una figlia,
Juvia come il master della propria gilda e Gray... Lui doveva essere l'unico a vedere
il suo vero padre. Perché era così sconvolto? Temeva suo padre, proprio come lui?
Oppure era morto, ed era per quello che il mago del ghiaccio era ridotto in quello
stato catalessico?
«Gray­sama...». Juvia si avvicinò con cautela a Gray, mettendogli una mano sulla
spalla ed iniziando ad accarezzargliela. «Hai sentito? Quell'uomo non è Silver-
sama, è solo un'illusione. Cerca di riprenderti».
Gray fece un lungo sospiro; appoggiò la mano su quella di Juvia e la strinse,
annuendo con vigore. «Sì. Sì, ho sentito, ora sono più tranquillo. Grazie».
«Io e i miei compagni siamo qui per farle delle domande», si fece avanti Nami.
«Abbiamo fatto molta strada per trovarla, gradiremmo avere delle risposte».
«Se sarò in grado di darvele non opporrò resistenza, ragazza, ma non avere
aspettative troppo alte sul mio conto», le rispose lui, tenendo gli occhi chiusi.
«Siamo rimasti bloccati in questo gioco, come molti altri giocatori, quasi sette mesi
fa. E' nostra intenzione completare il gioco come ci è stato indicato dal messaggio
vocale che è stato diffuso appena aperta la prova, così da poter tornare a casa ma...
Non sappiamo se è davvero il modo giusto per essere liberati».
«Non è sicuramente il modo giusto, ragazza», rispose pacato l'uomo. «Ma, di certo,
è l'unico. Non troverete mai altro modo per liberare i vostri veri corpi dalla trance
forzata se non battere il boss finale».
«Come temevamo...», commentò Sanji con un pizzico di rabbia.
«Il boss finale si trova all'ultimo piano, giusto?», continuò Nami.
«Sì».
«Dove di preciso?».
«Cinque anni fa era nei sotterranei della torre centrale, ma ogni volta cambia».
«Quindi immagino che non sappia dirci neanche che tipo di mostro è, giusto?»,
intervenne Gray.
«No. Può essere un mostro, come un qualsiasi altro personaggio presente nel
gioco... L'ultima volta si trattava del creatore del gioco in persona».
«Juvia l'aveva sentito dire da altri giocatori! Aveva anche un livello molto altro
perchè aveva completo accesso ai sistemi del gioco», disse Juvia.
«Sa dirci il livello del boss finale?», gli chiese Nami.
«E' un livello 100 pieno».
Sanji e Gray si scambiarono una rapida occhiata piena di preoccupazione: fino a
quel momento il massimo che entrambi avevano affrontato erano dei livelli 80.
«Pensa che sarebbe possibile per due livelli 70 come noi batterlo?», si fece avanti il
mago del ghiaccio.
«Assolutamente no... Verreste rovinosamente sconfitti e brutalmente uccisi.
Dovete raggiungere almeno il livello 95 uno di voi e il 90 l'altro... Ma, anche in quel
caso, le chance di vittoria rimangono limitate».
«Cosa?!». Sanji non voleva credere a quello che gli stava dicendo quell'uomo...
Aveva ammazzato palate di mercenari e boss solo per sentirsi dire che non sarebbe
comunque mai stato in grado di battere quello finale?!
«Tutti mi fate la stessa domanda, e io devo dare sempre la stessa risposta. Per
questo molti hanno ormai rinunciato all'idea di completare il gioco... E lo consiglio
anche a voi, se vi è cara la vita».
Nami abbassò lo sguardo e strinse i pugni. «Come può dirci di “avere cara la vita”
se rimanendo qui prima o poi moriremo comunque?».
«Far parte del gioco come personaggi originali è la soluzione migliore... Io ho
finalmente trovato la mia vera essenza».
«Juvia e i suoi amici non ascolteranno oltre le sue parole!», si intromise la maga,
alzando la voce. «Loro... Loro non rinunceranno mai a combattere, perchè hanno
delle famiglie da cui tornare! E non importa quello che potrà dirgli... Loro non si
arrenderanno!». Si avvicinò a Nami e le mise una mano sulla spalla, cercando di
farle coraggio: «Anche Juvia e Nami­san combatteranno! Tutti e quattro insieme
saremo invincibili!».
«Ora sei molto sicura... Ma scommetto cambierai idea quando vedrai quel ragazzo
di ghiaccio dare la vita per te», le rispose l'uomo sempre con eccessiva calma.
Juvia si bloccò, come folgorata. «No... Juvia è forte... Lei non permetterà che Gray-
sama muoia per proteggerla...».
«Non puoi averne la certezza. Vi è già successo, o sbaglio?».
Di nuovo, l'espressione di Juvia si riempì di terrore e, come se fosse stato ieri,
ricordò quel momento: Gray che la spingeva lontano dai draghi, che veniva trafitto
da un laser al petto, poi alle gambe, alla testa, e...
«NO!», gridò, presa dal panico. Gray la raggiunse immediatamente,
abbracciandola stretta per calmarla mentre guardava con odio l'uomo seduto di
fronte a loro.
Sanji aveva ormai estratto la spada dall'elsa: «Questo è troppo».
«Attento, Sanji Gambanera... L'ultima volta che hai agito d'istinto la donna che ami
è sparita sotto i tuoi occhi senza che tu potessi fare nulla».
«Vedo che sei un chiacchierone. Come fai a sapere tutte queste cose delle nostre
vite reali?», gli domandò, puntando la spada verso il suo collo.
«Fa parte delle mie abilità. Posso leggere nella mente e vedere il passato della
gente», rispose lui, alzando le mani in segno di resa.
«Hai sbagliato persona se pensi che mi beva la scusa delle 'abilità innate'. Che cosa
vuoi da noi?».
«Siete venuti voi a disturbarmi nella mia casa, o sbaglio?».
Nami si fece avanti, posando una mano sulla spalla di Sanji per calmarlo. «Ha
ragione, Sanji, siamo stati noi a scegliere di venire. Abbiamo raccolto tutte le
informazioni necessarie, ce ne andiamo».
«Ma Nami­san...».
«Ho detto che ce ne andiamo». Il tono di voce di Nami non sembrava lasciare
molta altra scelta. Sanji annuì, facendo un passo indietro e rinfoderando la spada.
«Saggia decisione, Nami», le riconobbe l'uomo, sorridendole appena.
Sanji e Nami lasciarono il salotto per primi, seguiti da Juvia e Gray in ultimo posto.
Il mago del ghiaccio si voltò un'ultima volta a fissare l'immagine di suo padre,
imprendolo nella mente; nonostante sapesse che si trattasse solo di un falso,
riusciva a infodergli tranquillità come poche altre cose potevano. Fece un breve
inchino, prima di voltarsi e seguire i suoi compagni lungo il sentiero roccioso
***
Nami porse la verdura tagliuzzata a Sanji, che diede una rapida occhiata ai pezzetti
colorati prima di lasciarli cadere nella pentola. Iniziò a mescolare lo stufato senza
dire una parola, puntando lo sguardo al contenuto della pentola come se fosse
l'unica cosa presente nella stanza.
«Sanji­kun?».
«Mh­mh?».
Nami sospirò: quando rispondeva così anche a lei c'era decisamente qualcosa che
non andava.
«Andava bene come ho sminuzzato le verdure?».
«Si, benissimo».
«Sei arrabbiato?».
Il cuoco smise per un attimo di mescolare, poi riprese l'azione sospirando: «Sì».
«Con me?».
«No».
«Allora perché mi parli a monosillabi?», gli buttò lì, abbassando lo sguardo.
«Scusa, Nami­san...», le rispose, rivolgendole finalmente un'occhiata dolce e
premurosa. «Sono solo un po' preoccupato, tutto qui. Passerà presto».
«Vale la stessa cosa anche per te», gli disse lei, surrurrando.
«Cosa?».
Nami si avvicinò a lui improvvisamente, stringendogli il braccio con entrambe le
mani e appoggiando la guancia alla sua spalla.
«Nami...san?».
«Anche tu devi condividere le tue preoccupazioni con me. Non tenerti tutto
dentro... Non è giusto».
Sanji sentì il cuore iniziare a battere più velocemente, mentre si girava con cautela
a guardare il viso imbronciato della navigatrice.
«Voglio proteggerti, Sanji­kun».
Era sempre stata bella, ma in quel momento le sembro più stupenda che mai: le
guancie arrossate, gli occhi grandi lucidi, i capelli raccolti in una morbida coda
laterale... Sanji le accarezzò una guancia con una mano e, prima ancora che potesse
rendersene conto, le sue labbra erano già appoggiate a quelle di Nami.

Capitolo 8

«Nami-san?».
Nami aprì gli occhi di scatto scoprendosi appoggiata alla spalla di Sanji. Alzò la
testa e si guardò in giro, osservando il paesaggio sempre più spoglio e roccioso.
«Mi sono addormentata, scusa», disse al cuoco, stropicciandosi gli occhi.
«Oh, no, Nami­-swan~», si affrettò a rispondere lui, sorridendo come un ebete.
«Puoi dormire sulla mia spalla quanto vuoi!».
Nami sospirò, spostando lo sguardo sulla parte anteriore del veicolo, dove Gray
stava guidando e Juvia teneva tra le mani una delle cartine che aveva disegnato lei.
«Tutto sotto controllo, siamo quasi arrivati a destinazione!», le disse Gray senza
distogliere lo sguardo dalla strada.
«Confermo! Juvia e Gray­-sama hanno seguito la tua cartina alla perfezione e non si
sono persi, Nami­san!», aggiunse la maga dell'acqua con un sorriso.
«Grazie ragazzi. Mi dispiace di essermi addormentata così».
«Non preoccuparti. Stanotte non hai dormito, vero?», le chiese Gray, staccando
una mano dal veicolo magico per inserire la marcia.
«Sanji­san ti ha sentita urlare nel sonno», rincarò la dose Juvia con aria
preoccupata.
Nami sospirò: sapeva che Sanji se ne sarebbe accorto... Tutto sommato
condividevano lo stesso letto! E quello stupido aveva fatto stare in pensiero anche
Gray e Juvia... Eppure lo sapeva benissimo quanto odiasse che le persone si
preoccupassero per lei!
«Nami-­san... Vuoi dirci che cosa ti preoccupa?», le sussurrò Sanji, appoggiandole
una mano sulla spalla.
«Non c'è niente ragazzi, davvero», cercò di rassicurarli. «Sono solo strane
sensazioni e incubi fastidiosi. Passeranno presto, ne sono sicura».
«Ok», la liquidò Gray. «Però quando hai un problema parlacene... Siamo una
squadra, ormai».
Juvia le sorrise rassicurante e Sanji, in parte a lei, annuì in segno di assenso.
Improvvisamente Nami si sentì più tranquilla: era vero, non erano più da soli.
Avrebbero combattuto insieme, trovato una soluzione insieme e tornati tutti a
casa... Era una cosa a cui doveva e voleva assolutamente credere.
Anche se, non sapeva come mai, quella strana sensazione di disagio non voleva
proprio saperne di abbandonarla.


La dimora dell'eremita era, proprio come si aspettavano, immersa nella
desolazione più totale: si trova in una zona desertica esattamente al centro di un
campo di forza, che persino i calci infuocati di Sanji avevano fatto fatica a
frantumare, ed era semplicemente un'enorme caverna protetta da due spessi strati
di rocce.
«Temo che per queste dovrò proprio usare la spada...», sbuffò Sanji portando
stancamente una mano sull'elsa.
«Fermo lì, biondino», lo apostrofò Gray, superandolo e iniziando a gonfiare i
polmoni. «A questi massi ci penso io».
«Rancore del demone di ghiaccio!». Dalla bocca di Gray uscì il potente respiro
ghiacciato, che eliminò lo strato di rocce che bloccava l'entrata polverizzandolo.
Juvia batté le mani orgogliosa.
«Dopo di voi», gli disse Gray, piegandosi in un breve inchino.
«E comunque avrei potuto distruggerli benissimo anche io, quei massi»,
commentò Sanji, incrociando le braccia e guadagnandosi uno scappellotto da
Nami. «Vedi di fare il bravo, Sanji-­kun».
«Che modo volgare di entrare in casa di altre persone...».
I quattro ragazzi seguirono la voce maschile calma e pacata che avevano sentito
lungo tutto il corridoio, fino ad arrivare ad un piccolo salotto dove un uomo di
mezza età se ne stava comodamente seduto su un futon ripiegato.
Sanji deglutì: «Questo è uno scherzo...». Davanti a lui c'era l'eccentrico uomo
biondo che l'aveva cresciuto come un figlio, ma che ora lo fissava come se fosse uno
sconosciuto. «Z­-Zeff...».
Il cuoco alzò lo sguardo verso i suoi compagni per tentare di dire qualcosa, ma li
vide tutti sconvolti allo stesso modo.
«Genzo... Perché sei qui?!», boccheggiò Nami, portandosi una mano alla bocca.
«Master Makarov!». Anche Juvia sembra piuttosto sorpresa di quello che stavas
vedendo.
Quello più sconvolto, però, sembrava Gray: era rimasto completamente immobile
ad osservare la figura dell'eremita, con gli occhi sbarrati e le lacrime che parevano
scendere senza che lui potesse minimamente controllarle. «Papà...», sussurrò
come se fosse in trance. «N­-non è possibile...».
Improvvisamente, a Sanji fu tutto chiaro come il sole: evidentemente, a quel tipo,
piaceva giocare con i sentimenti della gente. D'altronde, cosa poteva aspettarsi da
una persona che aveva desiderato così tanto l'incubo di Sword Art Online da
scegliere di rimanerci bloccato?
«Ehi, tu!», disse, facendo un passo avanti in modo minaccioso. «Ti piace prendere
in giro le persone?».
L'uomo con l'aspetto di Zeff sorrise, scuotendo brevemente la testa. «Ricordati,
Sanji Vinsmoke: gli unici che possiamo prendere in giro siamo noi stessi».
«Smettila subito con queste sceneggiate!», gli intimò, sfoderando la spada e
puntandogliela contro. «E non chiamarmi in quel modo... Potrei diventare molto di
cattivo umore, ti avviso».
«Sei un ragazzo molto impulsivo, vedo».
«Piantala di temporeggiare e fai come ti dico, se non vuoi finire a fette: sciogli
subito questa pagliacciata di incantesimo».
L'uomo sorrise. «Mi spiace deluderti, ma non posso. Questa è un'illusione che il
gioco attiva in automatico per proteggermi dai malintenzionati: appaio a ciascuna
persona con l'aspetto dell'uomo che considerano come un padre... O che lo è
effettivamente, a seconda dei casi».
Ecco, ora si spiegava tutto: lui lo vedeva come il pirata che lo aveva salvato e
cresciuto, Nami come il poliziotto che la aveva trattata sempre come una figlia,
Juvia come il master della propria gilda e Gray... Lui doveva essere l'unico a vedere
il suo vero padre. Perché era così sconvolto? Temeva suo padre, proprio come lui?
Oppure era morto, ed era per quello che il mago del ghiaccio era ridotto in quello
stato catalessico?
«Gray-­sama...». Juvia si avvicinò con cautela a Gray, mettendogli una mano sulla
spalla ed iniziando ad accarezzargliela. «Hai sentito? Quell'uomo non è Silver-sama, è solo un'illusione. Cerca di riprenderti».
Gray fece un lungo sospiro; appoggiò la mano su quella di Juvia e la strinse,
annuendo con vigore. «Sì. Sì, ho sentito, ora sono più tranquillo. Grazie».
«Io e i miei compagni siamo qui per farle delle domande», si fece avanti Nami.
«Abbiamo fatto molta strada per trovarla, gradiremmo avere delle risposte».
«Se sarò in grado di darvele non opporrò resistenza, ragazza, ma non avere
aspettative troppo alte sul mio conto», le rispose lui, tenendo gli occhi chiusi.
«Siamo rimasti bloccati in questo gioco, come molti altri giocatori, quasi sette mesi
fa. E' nostra intenzione completare il gioco come ci è stato indicato dal messaggio
vocale che è stato diffuso appena aperta la prova, così da poter tornare a casa ma...
Non sappiamo se è davvero il modo giusto per essere liberati».
«Non è sicuramente il modo giusto, ragazza», rispose pacato l'uomo. «Ma, di certo,
è l'unico. Non troverete mai altro modo per liberare i vostri veri corpi dalla trance
forzata se non battere il boss finale».
«Come temevamo...», commentò Sanji con un pizzico di rabbia.
«Il boss finale si trova all'ultimo piano, giusto?», continuò Nami.
«Sì».
«Dove di preciso?».
«Cinque anni fa era nei sotterranei della torre centrale, ma ogni volta cambia».
«Quindi immagino che non sappia dirci neanche che tipo di mostro è, giusto?»,
intervenne Gray.
«No. Può essere un mostro, come un qualsiasi altro personaggio presente nel
gioco... L'ultima volta si trattava del creatore del gioco in persona».
«Juvia l'aveva sentito dire da altri giocatori! Aveva anche un livello molto altro
perchè aveva completo accesso ai sistemi del gioco», disse Juvia.
«Sa dirci il livello del boss finale?», gli chiese Nami.
«E' un livello 100 pieno».
Sanji e Gray si scambiarono una rapida occhiata piena di preoccupazione: fino a
quel momento il massimo che entrambi avevano affrontato erano dei livelli 80.
«Pensa che sarebbe possibile per due livelli 70 come noi batterlo?», si fece avanti il
mago del ghiaccio.
«Assolutamente no... Verreste rovinosamente sconfitti e brutalmente uccisi.
Dovete raggiungere almeno il livello 95 uno di voi e il 90 l'altro... Ma, anche in quel
caso, le chance di vittoria rimangono limitate».
«Cosa?!». Sanji non voleva credere a quello che gli stava dicendo quell'uomo...
Aveva ammazzato palate di mercenari e boss solo per sentirsi dire che non sarebbe
comunque mai stato in grado di battere quello finale?!
«Tutti mi fate la stessa domanda, e io devo dare sempre la stessa risposta. Per
questo molti hanno ormai rinunciato all'idea di completare il gioco... E lo consiglio
anche a voi, se vi è cara la vita».
Nami abbassò lo sguardo e strinse i pugni. «Come può dirci di “avere cara la vita”
se rimanendo qui prima o poi moriremo comunque?».
«Far parte del gioco come personaggi originali è la soluzione migliore... Io ho
finalmente trovato la mia vera essenza».
«Juvia e i suoi amici non ascolteranno oltre le sue parole!», si intromise la maga,
alzando la voce. «Loro... Loro non rinunceranno mai a combattere, perchè hanno
delle famiglie da cui tornare! E non importa quello che potrà dirgli... Loro non si
arrenderanno!». Si avvicinò a Nami e le mise una mano sulla spalla, cercando di
farle coraggio: «Anche Juvia e Nami­san combatteranno! Tutti e quattro insieme
saremo invincibili!».
«Ora sei molto sicura... Ma scommetto cambierai idea quando vedrai quel ragazzo
di ghiaccio dare la vita per te», le rispose l'uomo sempre con eccessiva calma.
Juvia si bloccò, come folgorata. «No... Juvia è forte... Lei non permetterà che Gray-sama muoia per proteggerla...».
«Non puoi averne la certezza. Vi è già successo, o sbaglio?».
Di nuovo, l'espressione di Juvia si riempì di terrore e, come se fosse stato ieri,
ricordò quel momento: Gray che la spingeva lontano dai draghi, che veniva trafitto
da un laser al petto, poi alle gambe, alla testa, e...
«NO!», gridò, presa dal panico. Gray la raggiunse immediatamente,
abbracciandola stretta per calmarla mentre guardava con odio l'uomo seduto di
fronte a loro.
Sanji aveva ormai estratto la spada dall'elsa: «Questo è troppo».
«Attento, Sanji Gambanera... L'ultima volta che hai agito d'istinto la donna che ami
è sparita sotto i tuoi occhi senza che tu potessi fare nulla».
«Vedo che sei un chiacchierone. Come fai a sapere tutte queste cose delle nostre
vite reali?», gli domandò, puntando la spada verso il suo collo.
«Fa parte delle mie abilità. Posso leggere nella mente e vedere il passato della
gente», rispose lui, alzando le mani in segno di resa.
«Hai sbagliato persona se pensi che mi beva la scusa delle 'abilità innate'. Che cosa
vuoi da noi?».
«Siete venuti voi a disturbarmi nella mia casa, o sbaglio?».
Nami si fece avanti, posando una mano sulla spalla di Sanji per calmarlo. «Ha
ragione, Sanji-kun, siamo stati noi a scegliere di venire. Abbiamo raccolto tutte le
informazioni necessarie, ce ne andiamo».
«Ma Nami-­san...».
«Ho detto che ce ne andiamo». Il tono di voce di Nami non sembrava lasciare
molta altra scelta. Sanji annuì, facendo un passo indietro e rinfoderando la spada.
«Saggia decisione, Nami», le riconobbe l'uomo, sorridendole appena.
Sanji e Nami lasciarono il salotto per primi, seguiti da Juvia e Gray in ultimo posto.
Il mago del ghiaccio si voltò un'ultima volta a fissare l'immagine di suo padre,
imprendolo nella mente; nonostante sapesse che si trattasse solo di un falso,
riusciva a infodergli tranquillità come poche altre cose potevano. Fece un breve
inchino, prima di voltarsi e seguire i suoi compagni lungo il sentiero roccioso

***

Nami porse la verdura tagliuzzata a Sanji, che diede una rapida occhiata ai pezzetti
colorati prima di lasciarli cadere nella pentola. Iniziò a mescolare lo stufato senza
dire una parola, puntando lo sguardo al contenuto della pentola come se fosse
l'unica cosa presente nella stanza.
«Sanji­-kun?».
«Mh­mh?».
Nami sospirò: quando rispondeva così anche a lei c'era decisamente qualcosa che
non andava.
«Andava bene come ho sminuzzato le verdure?».
«Si, benissimo».
«Sei arrabbiato?».
Il cuoco smise per un attimo di mescolare, poi riprese l'azione sospirando: «Sì».
«Con me?».
«No».
«Allora perché mi parli a monosillabi?», gli buttò lì, abbassando lo sguardo.
«Scusa, Nami­-san...», le rispose, rivolgendole finalmente un'occhiata dolce e
premurosa. «Sono solo un po' preoccupato, tutto qui. Passerà presto».
«Vale la stessa cosa anche per te», gli disse lei, surrurrando.
«Cosa?».
Nami si avvicinò a lui improvvisamente, stringendogli il braccio con entrambe le
mani e appoggiando la guancia alla sua spalla.
«Nami...san?».
«Anche tu devi condividere le tue preoccupazioni con me. Non tenerti tutto
dentro... Non è giusto».
Sanji sentì il cuore iniziare a battere più velocemente, mentre si girava con cautela
a guardare il viso imbronciato della navigatrice.
«Voglio proteggerti, Sanji­-kun».
Era sempre stata bella, ma in quel momento le sembro più stupenda che mai: le
guancie arrossate, gli occhi grandi lucidi, i capelli raccolti in una morbida coda
laterale... Sanji le accarezzò una guancia con una mano e, prima ancora che potesse
rendersene conto, le sue labbra erano già appoggiate a quelle di Nami.

__________________________________________________________

 NdA (in ritardo come al solito): questa volta sono stata piuttosto logorroica U.U Volevo fare un capitolo in cui spiegare la questione del "se finisci il gioco sei libero", spero di essere stata chiara! ^^ In caso di ulteriori dubbi, chiedete e vi sarà dato! :D Il prossimo capitolo non tarderà come questo, anche perchè ho lasciato questo piccolo cliffhanger finale :P un bacione!

Come al solito, alcune info per chi non segue Fairy Tail:
- Silver è il papà di Gray, morto, stra morto e super morto
- Sì, anche Juvia conosce bene Silver (non vi dico come, nel caso voleste iniziare il manga!)
- Quando l'eremita provoca Juvia, non sta mentendo: Gray è morto veramente (ed è stato poi riportato in vita in modo geniale!)

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 09 ***


Capitolo 9

Le labbra di Sanji erano morbide e gentili, come le aveva sempre immaginate, e Nami lasciò scivolare le mani sul suo petto abbandonandosi completamente a quella sensazione. Quello stupido alla fine l'aveva baciata veramente, non aveva saputo resistere… E, in fondo, lei lo aveva sempre saputo che un giorno sarebbe successo. Tanto era sicura che non si sarebbe mai abbandonata a lui nel mondo reale, tanto quella sicurezza era andata via via scemando da quando si erano trovati intrappolati nel gioco. All'improvviso, Nami si rese conto di quanto avesse desiderato quel contatto negli ultimi mesi e questo la spaventò: si ritirò di scatto dalle labbra di Sanji, come se fosse stata scottata da quel contatto invece così dolce. Si portò una mano alla bocca, sfiorandosi le labbra, e abbassò lo sguardo.
«Nami-san...». Il cuoco la fissò mortificato, con il classico sguardo di chi sa di aver sbagliato. «Scusa, Nami-san, io...».
La navigatrice si voltò; non riusciva a sostenere la tristezza negli occhi di Sanji e, se doveva essere sincera, non sapeva proprio cosa dirgli.
«Perdonami», le disse finalmente lui, abbracciandole le spalle e appoggiando il mento sulla sua spalla. I suoi capelli biondi le solleticarono la clavicola e Nami dovette trattenersi dall'impulso irrefrenabile di accarezzarli.
«No… Non scusarti, Sanji-kun», riuscì finalmente a dire. «Siamo tutti e due molto preoccupati e confusi e abbiamo fatto una stupidaggine».
«Io non la considero una stupidaggine», si affrettò a precisare lui, lasciandola andare dolcemente. «Però voglio che tu riconduca un ricordo così ad un momento felice… Non a questo posto».
Nami si voltò a guardarlo, sentendo il cuore mancare di qualche battito; non ricordava che il suo sorriso le avesse mai fatto quell'effetto.
«Sanji-kun… Io...».
«Sanji?». Gray fece capolino in cucina, bussando mentre aveva già spalancato la porta.
Nami abbassò lo sguardo imbarazzata e il cuoco fece del proprio meglio per reprimere il desiderio impellente di uccidere il mago del ghiaccio.
«Sì?», gli chiese cercando di essere il meno infastidito possibile.
«Ho interrotto qualcosa?», domandò a sua volta Gray, spostando lo sguardo da uno all'altra più volte.
«No!», si affrettò a negare Nami, rendendosi poi conto che forse ci aveva messo un po' troppa energia nel fingere; non era decisamente una brava attrice.
«Oh, beh… Meglio». Gray si fece strada verso i fornelli, allungando una mano verso il cesto del pane.
«Insomma, cosa vuoi pervertito di ghiaccio?!», fece Sanji, schiaffeggiandogli la mano per impedirgli di rubare la fetta di pane.
«Che modi», commentò Gray, massaggiandosi la mano. «Devo parlarti un attimo in privato… Riguarda i nostri livelli di gioco».
Sanji si voltò brevemente verso Nami, che si affrettò ad annuire. «Andate pure! Qui finisco io».
«Sicura?».
«Sì, Sanji-kun, stai tranquillo. Sono sicura che Juvia sarà felice di darmi una mano».
Il cuoco annuì, dirigendosi verso la biblioteca del loro rifugio col mago del ghiaccio.
Nami sospirò; era stato un bene che Gray l'avesse interrotta… Probabilmente.

 

«Ho interrotto qualcosa, eh?».

Se Sanji aveva capito una cosa in quelle poche settimane di convivenza, era che Gray aveva un'incline tendenza a farsi i fatti degli altri… Rara, ma presente sempre al momento giusto.
«No», si limitò a rispondere lui, sbuffando.
«Sarà...».
«Insomma Gray, si può sapere di cosa volevi parlarmi?!», sbottò Sanji una volta che ebbero raggiunto la biblioteca.
«Oh, giusto! Visto che vi ho interrotti non posso perdere altro tempo», gli disse, cercando senza successo di nascondere una risatina.
Sanji lo osservò incredulo mentre andava a recuperare un libro già aperto dal leggio, chiedendosi perché mai il fato aveva fatto sì che incontrasse un idiota così simile a Zoro anche in quel mondo virtuale. Non c'era via d'uscita per i suoi nervi.
«Questo è un libro che ho rubat...Volevo dire trovato qualche settimana dopo essere rimasti bloccati qui. Descrive tutte le possibili tecniche di combattimento all'interno di Sword Art Online».
Sanji fischiò: «Wow… Questo può davvero esserci molto utile! E' una fortuna che tu l'abbia rubato».
«Trovato».
«Sì, come ti pare».
Il cuoco scorse velocemente le pagine, scartando titolo dopo titolo. «Ok, molto interessante, ma fino ad adesso sono tutte tecniche che conosco. Sinceramente speravo in qualcosa di più… Nuovo».
«Ultimo capitolo, quinta pagina, secondo paragrafo», gli disse Gray, sorridendo soddisfatto.
Sanji andò fino alla fine del libro ed iniziò a leggere il contenuto sotto la scritta “Guerriero ed arma”, rimanendo ogni minuto sempre più sorpreso: a quanto pareva, alcuni giocatori potevano sviluppare l'abilità di trasformarsi in diversi tipi di armi, unendo così il proprio livello con quello della persona che li impugnava. Il cuoco alzò lo sguardo verso Gray, che lo fissava con un sorrisetto vittorioso in viso.
«Dunque?».
«Dunque… Se ti levi quel sorriso da ebete dalla faccia e mi spieghi, magari capisco».
Gray sospirò, portandosi una mano alla fronte: «Diamine, è talmente semplice! Unendo i nostri due livelli, supereremo il 100 del boss finale quasi del doppio! Sarà un gioco da ragazzi batterlo!».
«Fantastico, ma vorrei farti notare che qua dice che è una tecnica quasi impossibile da imparare… E si da il caso che io non sia proprio ferrato nel trasformarmi in una spada o, che ne so… In un bel paio di pistole!».
Gray sorrise sempre più soddisfatto. «Beh… Si da il caso che io sia in grado di farlo. Almeno, credo».
Sanji scosse la testa. «Dici bene, credi».
«Ascolta, Sanji. Io nel mondo reale sono un Devil Slayer, cioè un mago col potere di uccidere i demoni… Ma ho avuto questo potere solo di recente! Io sono un mago della creazione, sono specializzato nel creare oggetti e cambiare le forme».
Il cuoco continuò a fissarlo perplesso e Gray continuò.
«Non so qual'era il tuo modo di combattere nel mondo reale, ma qui ti chiamano Spada Nera, e da quello che ho visto ci sai abbastanza fare con le lame. Se riesco a trasformarmi in spada e tu mi usi… Beh, penso proprio che potremmo farcela».
Sanji rimase qualche attimo a fissare la pagine aperte del libro. «Qui c'è scritto che è rischioso provare… Potresti non essere più in grado di tornare alla tua forma originale».
Gray sospirò. «Lo so, ho letto».
«Molto bene. Non lo faremo».
«Invece sì!».
«Gray, non voglio averti sulla coscienza! Preferisco mille volte lavorare ancora più duramente per aumentare il livello che tentare una tecnica così rischiosa!».
«E' una mia scelta! Anche se le cose dovessero andare male non sarebbe colpa tua!».
Sanji si voltò di scatto, assestando un calcio sulla guancia di Gray, che cadde rovinosamente a terra e rimase immobile a tenersi la parte di viso ferita, incredulo.
«Ma sei diventato pazzo?!».
«Juvia-chan», disse solo Sanji e Gray, suo malgrado, capì. «Non pensi a Juvia-chan? A quanto dolore le causeresti se dovessi morire?!».
Il mago del ghiaccio abbassò lo sguardo. «Lo faccio anche per lei, perché voglio che possa tornare a casa il prima possibile».
Sanji si mise a sedere a terra in parte a lui, accendendosi una sigaretta e aspirandone forte il fumo. «Se tu morissi, lei perderebbe la volontà di tornare a casa. Farebbe di tutto per farsi uccidere, e tu lo sai».
«Lei… Lei non lo farebbe. Ci siete voi ad impedirglielo, adesso. Mi fido di te e Nami».
Sanji gli passò una sigaretta e gliela accese, cosa che Gray accettò di buon grado; stava iniziando a sentire la tensione… Possibile che il cuoco stesse riuscendo a farlo desistere?
«Sanji...».
«La mia risposta rimarrà sempre no».
«Ti prego di ascoltarmi: io non ho nessuna intenzione di morire! Certo, sono pronto ad affrontare le conseguenze del fallimento… Ma ho fiducia nelle mie capacità, e anche tu devi averne!».
Sanji iniziò a battere il piede a terra, nervoso.
«Te lo ripeto, io uso prima di tutto la magia alchemica… Non è una cosa nuova per me! Sono piuttosto sicuro di farcela. Insomma, guardiamo le cose in faccia: tu, uno degli spadaccini più abili del gioco hai incontrato proprio me, che sono uno dei pochi in grado di utilizzare questa tecnica! Pensi davvero che sia successo tutto per caso?».
«Assolutamente sì».
Gray scosse la testa; quando ci si metteva, Sanji riusciva ad essere più testardo di Natsu!
«Beh, allora “grazie caso”!».
«Dobbiamo solo lavorare sodo per alzare i nostri livelli… Certo ci vorrà più tempo, ma è un metodo molto meno rischioso», gli fece notare Sanji.
«Non riusciremo ad aumentare il nostro livello più di quello che è… E' già tanto essere arrivati al 70, e tu lo sai. E poi ci vorrebbero almeno altri tredici mesi! Non abbiamo tutto questo tempo… Hai mai pensato ai nostri veri corpi, nel mondo reale?».
Certo che ci aveva pensato, e anche tanto. A volte, quando non riusciva a dormire, cercava di immaginare le sue gambe e le vedeva magre e immobili… E, ancora peggio, continuava a sognare il corpo di Nami-san, deperito e stremato.
Sospirò; forse doveva dare fiducia a Gray. Forse, in quel modo, sarebbero riusciti a tornare a casa anche in un paio di mesi…
«E va bene», disse infine. «Proviamo».
Gray stava per esultare, ma Sanji lo bloccò. «Ma non proveremo subito! Prima ti allenerai come si deve e come dice il libro e dopo, solo quando sarai molto, molto sicuro… Proveremo».
Il mago del ghiaccio annuì, sorridendo. «Va bene. Ce la farò, vedrai!».
«Sì… Non montarti troppo la testa, arma», lo prese in giro Sanji.
«Ah. Ah. Ah. Non prendere tanto in giro», gli intimò Gray. «Qui dice che se prendo completo controllo della tecnica potrei addirittura riuscire a trasformarmi in un'armatura completa!».
«Ehm, no grazie. Già mi fa abbastanza senso l'idea di usarti come spada, figurati averti come armatura! Ho bisogno dei miei spazi, io».
Gray sbuffò. «Ma sentilo, si da già le arie da superuomo. Ah, Sanji...».
Il cuoco portò gli occhi al cielo: «Cosa c'è ancora?!».
«Non dire niente a Juvia, per favore. Del piccolo rischio che c'è, intendo».
«Sì», gli rispose, tornando serio. «Hai la mia parola».
Dietro la porta della biblioteca, però, Juvia aveva ascoltato tutta la loro conversazione, portandosi una mano alla bocca per coprire i singhiozzi. E, anche in quel momento, si disse che doveva fare il possibile per essere forte e fidarsi dell'uomo che aveva portato il sole nella sua vita.

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NdA. Konnichiwa, minna-san! :3 questa volta non sono troppo in ritardo, spero che la cosa possa farvi piacere xD Non ho moltissimo da dire su questo capitolo, solo: vi prego, accettate la mia mente malata e confusa (ho sempre avuto un debole per i manga in cui le persone si trasformano in armi, tipo Soul Eater e Noragami xD).

Una sola precisazione sull'ultima frase di Juvia: nella prima sua apparizione nel manga Juvia era una nemica e portava sempre con sè la pioggia. Dopo che Gray l'ha battuta ed è stato gentile con lei ha finalmente smesso di piovere e lei ha iniziato ad essere la tenera patatina che è tutt'ora :3 Ecco perché mi piace usare questa metafora per loro *^*

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

«Molto bene, Gray».
Sanji era di fronte a lui, mentre si allenavano nel piccolo giardino della casa che avevano conquistato con gli ultimi livelli raggiunti da Juvia e Nami.
«Quando ti senti pronto, prova. Mi raccomando, solo il braccio… Ho qua una pozione per curare le anomalie, ma funzionerà solo se non riuscirai a controllare una piccola parte del corpo».
Gray annuì brevemente. Stupido Sanji… Lui era tranquillissimo, era il suo atteggiamento che lo rendeva nervoso. Prese un grosso respiro e avvicinò la mano destra al braccio sinistro, fino a toccarlo.
«Ice Make… Sword!».Dal palmo della mano si sprigionò il solito bagliore azzurro accompagnato dalla condensa fredda, ma il viso di Gray sembrava sofferente.
«Merda...», bisbigliò il mago del ghiaccio stringendo i denti.
«Gray!». Sanji afferrò immediatamente la pozione, pronto ad usarla, ma Gray gli fece segno di fermarsi. Pian piano l'espressione di dolore sul suo volto si attenuò e il bagliore scomparve, lasciando posto alla lama di ghiaccio che era apparsa al posto del suo braccio.
«Ah-Ah! Te l'avevo detto che ci sarei riuscito!» fece Gray, guardando incredulo la lama di ghiaccio che aveva al posto del braccio e iniziando ad agitarla.
Sanji tirò un grosso sospiro di sollievo, per poi sorridere appena. «Sì, devo ammettere di sì. Sei stato bra-».
«Gray-sama!».
Juvia stava camminando verso di loro e i due ragazzi si guardarono col terrore disegnato sul volto.
«Nascondi quella cosa, deficente!».
«Come faccio?! E' il mio braccio!».
Mentre Juvia era sempre più vicina, Sanji afferrò con forza il braccio di Gray, nascondendoglielo dietro la schiena. Una volta che la ragazza fu davanti a loro si mise a salutare come un ebete, intimando a Gray di fare lo stesso.
«Sanji-san… Perché sei così vicino a Gray-sama?», gli chiese la maga con aria sospettosa.
«Come, Juvia-chan? Ti sbagli!», le rispose il cuoco, allargando il sorriso fino alle orecchie.
«Hai un braccio sulla sua spalla...», osservò lei perplessa.
«Oh, questo! Questo è perché...».
«Perché ci stiamo allenando a non farci repulsione», gli venne in aiuto Gray, schiarendosi la voce. «Insomma, sai quella cosa dell'andare d'accordo, no? La stiamo mettendo in pratica».
Juvia incrociò le braccia la petto, decisamente poco convinta. «Oh, certo… Beh, fintanto che Sanji-san non diventi il suo ennesimo rivale in amore, Juvia non ha nulla in contrario!».
Entrambi cercarono di contenere un conato di vomito, cosa che costrinse la maga dell'acqua a cercare di trattenere una risata.
«Juvia era solo venuta per informarvi che io Nami-san abbiamo trovato delle mappe interessanti durante l'ultima missione. Dopo cena le analizzeremo tutte insieme».
«Ottimo!», risposero tutti e due all'unisono, mentre Juvia era sempre più perplessa.
«Ok… Allora Juvia vi lascia al vostro allenamento». Iniziò a incamminarsi verso la porta, quando si fermò e si voltò di nuovo verso di loro.
«Comunque è molto bella quella lama di ghiaccio che hai al posto del braccio, Gray-sama», disse rivolgendo lo sguardo a Gray. «Juvia era sicura che ci saresti riuscito».
Gray e Sanji rimasero immobili e allibiti a guardarla rientrare, fino a quando Gray non mollò uno scappellotto sulla nuca a Sanji.
«Ahia! Ti sei rimbecillito?!».
«Gliel'hai detto! Come hai potuto, stupido pervertito di un cuoco?!».
Sanji lo guardò stranito: «Io?! Pensavo glielo avessi detto tu!».
«Ma cosa hai nel cervello?! Sono stato io a chiederti di non dirle nulla!».
Sospirarono all'unisono, raggiungendo la conclusione che, probabilmente, Juvia aveva capito tutto da sola. Sanji si accese una sigaretta e Gray toccò la lama con la mano destra, facendo ritornare il braccio alla forma originaria poco a poco.
«Cosa farai adesso?».
«Non lo so… Potrei fare finta di niente».
«Idiota».
Gray sospirò, abbassando lo sguardo e iniziando a dondolare il piede nervoso.
«Ho capito… Le parlerò».

 

Juvia cercò di pensare ad ogni altra cosa esistente al mondo.
Fairy Tail.
La pioggia.
La prima volta che aveva visto Gray.
Tutto, ma non quella lama di ghiaccio che gli aveva visto creare al posto del suo braccio… Aveva deciso di fidarsi del loro piano e di far finta di nulla, ma nel momento in cui l'aveva visto provare non era proprio riuscita a rimanere in silenzio. Smise di riordinare la loro stanza, dopo aver sistemato con cura le cartine di Nami sulla sua scrivania, e si mise a sedere sul suo letto, esausta. Appoggiò la testa ad entrambe le mani e chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi.
Andrà tutto bene. Gray-sama sa quello che fa.
«Juvia?». Gray arrivò senza preavviso alle sue spalle, facendola sussultare.
«Gray-sama! Hai spaventato Juvia!».
«Scusami», le disse lui, sorridendole appena. «Posso sedermi?».
GRAY-SAMA VUOLE SEDERSI ACCANTO A JUVIA! ~~
«C-Certo. E' successo qualcosa?», gli disse, cercando di darsi un contegno.
«Non fare finta di nulla. Tu lo sai, vero?».
La maga sospirò, annuendo. «».
«Come l'hai scoperto?».
Juvia voltò la testa per evitare di guardarlo negli occhi. «Juvia ha sentito te e Sanji-san parlare in biblioteca, l'altra sera».
Gray annuì. «Oh...».
«Juvia è spiacente!», mormorò, mordendosi il labbro. «Non era sua intenzione origliare, ma è arrivata proprio in quel momento e non ha potuto fare a meno-».
«Juvia!». Gray le afferrò le spalle e la voltò dolcemente verso di lui per farsi guardare negli occhi, facendola arrossire. «Non devi giustificarti… Sono venuto a chiederti scusa».
Juvia rimase immobile a fissarlo: si stava scusando lui? Non era lei quella che aveva sbagliato?
«N-No, Gray-sama… E' Juvia che è spiacente...».Abbassò lo sguardo, ma riuscì comunque a percepire la lacrime che avevano iniziato a scendere dai suoi occhi. «E' J-Juvia che...», mormorò tra i singhiozzi.
Improvvisamente, Gray la attirò verso di sé e la abbracciò stretta, appoggiando una mano sulla sua nuca. «So che è una decisione rischiosa… Ma è la strada migliore per tutti, credimi».
«Juvia lo sa…».
«Se aspettassimo di salire ancora di livello, chissà quanto tempo passerebbe e i nostri veri corpi-».
«Juvia lo sa!», alzò la voce, obbligandolo a smettere di parlare. «Juvia lo sa che hai ragione… Però». Alzò la testa e si allontanò dal suo abbraccio, guardandolo negli occhi con decisione. «Però Juvia non può vivere senza di te, Gray-sama!!!».
Quella frase lo lasciò senza parole. Rimase immobile a fissarla, sentendo una fitta al petto, come di una lama affilata che lo trafiggeva… Perché stava piangendo? Perché l'aveva fatta piangere di nuovo?!
L'attirò di nuovo in un energico abbraccio, forse perché non voleva che vedesse che anche lui stava piangendo.
«Dopo quello che è successo con mio padre ho giurato che non avresti più pianto per colpa mia… Invece guarda cosa ho combinato».
«Non è colpa di Gray-sama… Juvia si è lasciata trasportare, ma si fida di te».
«Ti prometto che torneremo a casa… Insieme».
Lei annuì brevemente, rimanendo appoggiata al suo petto. «Il tuo abbraccio è caldo e rassicurante, Gray-sama».
«Sì, beh… Per quanto tempo dobbiamo rimanere così?», le disse, arrossendo tutto d'un colpo.
«…Per sempre! ~».
«S-Stupida...».
Nascosti dietro la tenda, Sanji e Nami li osservavano estremamente interessati.
«Che carini!», si lasciò sfuggire la navigatrice, asciugandosi una lacrima di commozione.
«Aww, Nami-swan ~ Rifugiati anche tu tra le mie braccia!», le disse Sanji, allungando le mani verso di lei, che lo bloccò prontamente piantandogli una mano sulla guancia.
«Non farti strane idee, Sanji-kun», gli disse tra lo scocciato e il divertito. «Ho detto che sono carini loro».
«Oh, Nami-san… Sei bellissima anche quando sei crudele! ~».

 

«Beh?», la apostrofò il giorno dopo Nami, mentre stendevano i vestiti in giardino. «Cos'era l'atmosfera di ieri sera?».
Juvia si voltò di scatto verso di lei: «Come?!».
«Oh, andiamo! Vi abbiamo visti, tutti abbracciati», le disse, ammiccando.
«Oh no, Nami-san! Hai frainteso!», rispose lei, arrossendo vistosamente. «Juvia e Gray-sama stavano solo...».
«Ti prometto che torneremo a casa insieme, Juvia», fece Nami, imitando in modo goffo la voce di Gray e facendo scoppiare a ridere la maga dell'acqua.
«Nami-san, sei incorreggibile!».
«Andiamo!», insistette la navigatrice, abbracciandola da dietro in modo scherzoso. «Quei due sono in missione, ci siamo solo noi qui! Confidati con Nami-oneesan».
«Nami-san, Juvia ha solo due anni meno di te», precisò la ragazza, tornando la bucato.
«Oh, che importa! Forza, forza!».
Continuarono a ridere e scherzare per qualche minuto, come facevano quasi sempre quando si trovavano a casa da sole. A Nami piaceva da matti chiacchierare in quel modo con Juvia, le faceva sentire meno la mancanza di un'amica fidata sempre accanto. Erano momenti di tranquillità quelli passati a confidarsi insieme, che custodiva gelosamente.
Quel momento di serenità, però, era destinato a finire troppo presto. Avvertirono un forte calore alle loro spalle, e fu un attimo: la casa che avevano conquistato tutti insieme, in cui avevano vissuto per un mese, che era diventato per loro un punto fermo fu polverizzata, spazzata via dalla potenza di una forte esplosione, che le sbalzò alcuni metri più in là del giardino.
Dopo qualche momento di shock, Nami iniziò a tossire convulsamente, respirando forte. Si sporse verso Juvia, a terra accanto a lei, e la scosse con forza.
«Juvia! Stai bene?».
La maga dell'acqua tossì forte, prima di mettersi a sedere e osservare l'orribile spettacolo che le si presentava davanti.
«La… Nostra casa...», balbettò con le lacrime agli occhi.
Nami le mise una mano sulla spalla osservando lo spettacolo con lei, notando poi che dalle fiamme si stava facendo avanti una figura. Aprì all'istante la sua finestra delle impostazioni e selezionò il Climattack, impugnandolo con forza; anche Juvia si alzò, pronta a combattere.
Pian piano che si avvicinava, la figura divenne più chiara: era un ragazzo sui vent'anni, dai capelli rosa arruffati, tenuti all'indietro con un cerchietto, e dalla figura minuta ma solida. Indossava la stessa divisa che portavano Gray e Juvia la prima volta che li avevano visti e non era solo: si portava dietro un esercito.
«Ryuu-san...», boccheggiò Juvia, tremando.
«Buongiorno, Juvia-chan. Ne è passato di tempo», le disse il ragazzo, guardandola con espressione fredda.
«Juvia… Chi è questo ragazzo?», le chiese Nami, allarmata.
«Lui è… Il vicecomandante della gilda di cui Juvia e Gray-sama facevano parte».
Ryuu rise di gusto, estraendo dall'elsa una spada che si ricoprì di fiamme. «Seguitemi senza fare storie. Se proverete ad opporvi, vi ucciderò all'istante».
«Ryuu-san… Tu e Juvia eravate amici!», gli disse implorante la maga dell'acqua.
«Hai detto bene, Juvia-chan… Eravamo», le rispose. «E ora sbrighiamoci… Sebastian-sama non vede l'ora di accogliervi».

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NdA. Sono in ritardooooooo! xD *strano, è una cosa che non dico mai* perdonatemi, cari lettori e lettrici! :3 Spero che il capitolo vi piaccia e sia valso l'attesa! Un megabacio!

Precisazione: Cosa è successo tra Gray, Juvia e il padre di Gray? Ve la faccio breve: per determinate circostanze, Juvia è stata costretta ad uccidere indirettamente il padre di Gray, Silver :( E poi, quando i due si sono confrontati è successo questo: https://www.youtube.com/watch?v=UyddMgyDR8I

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

«MALEDIZIONE!».Il pugno di Sanji sbatté forte contro l’ultimo rimasuglio del tavolo di legno mezzo carbonizzato, riducendolo in polvere sottile.
La casa che avevano conquistato tutti e quattro insieme, che avevano reso accogliente e famigliare e che era diventata ormai un punto sicuro era completamente distrutta; qualcuno le aveva dato fuoco e aveva preso Nami e Juvia, lasciando indietro solo desolazione e disperazione. Il cuoco si portò entrambe le mani al viso per coprire i singhiozzi, cadendo miseramente a terra sulle proprie ginocchia.
«Nami-san...», sussurrò tra i singhiozzi. «Mi dispiace...».
Gray rimase immobile ad osservare la scena, mentre la cenere e il forte odore di bruciato gli entravano fastidiosamente nelle narici e gli rendevano difficile respirare... O forse era il fatto che avessero distrutto la loro casa e rapito le ragazze a impedirgli di respirare regolarmente. Chi poteva aver fatto una cosa simile? Doveva trattarsi di più persone e dovevano essere piuttosto forti per aver sconfitto sia Juvia che Nami. Abbassò lo sguardo verso Sanji, che era rimasto a terra con il viso abbassato, nonostante avesse smesso di singhiozzare; gli poggiò una mano sulla spalla con cautela e lo scosse appena.
«Ehi, Pervertito», lo chiamò. «Come stai?». Era la prima volta che lo vedeva reagire in quel modo… La sola idea che potesse essere successo qualcosa di brutto a Nami, evidentemente, era sufficiente a farlo crollare.
Senza dire una parola, Sanji alzò di colpo una gamba e appoggiò il piede a terra talmente forte da creare una crepa nel terreno; si rimise in piedi tenendo la testa bassa, mentre i folti capelli biondi gli creavano un’inquietante ombra sul viso. Gray poteva quasi avvertire la sete di sangue del compagno e, per un attimo, un brivido gli percorse la schiena.
«Sto bene», rispose finalmente Sanji, scoprendo uno sguardo glaciale e pieno di determinazione.
Gray deglutì, annuendo. Sanji faceva paura quando l’argomento era Nami… Non che lui non fosse preoccupato per Juvia o giù di morale per quello che era successo, ma sapeva che la sua compagna era molto forte e stava cercando di avere fiducia in lei per rimanere lucido. Una cosa era certa: una volta tratta in salvo, l’avrebbe tenuta molto più vicina per essere sicuro che non le accadesse nulla.
«Dobbiamo scoprire chi è stato, Gray», gli disse Sanji, mantenendo lo stesso sguardo assassino.
«Ho un’idea, ma non possiamo esserne completamente certi. Ci servono delle prove».
«Stai pensando alla vostra vecchia gilda?».
Gray annuì. «Io e Juvia siamo considerati dei traditori e abbiamo delle informazioni private della gilda che ci rendono pericolosi ai loro occhi. Per quanto riguarda te e Nami… Come ben sai, eravate dei bersagli già da prima. Sebastian ha sempre voluto impossessarsi delle tue abilità combattive, per questo l’ordine era quello di consegnarti a lui vivo».
«Sebastian?». Già solo il nome gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
«Il capo della gilda. E’ un uomo estremamente forte e crudele… Tutti lo temono e lo rispettano».
Il cuoco strinse i pugni. «Se solo osasse fare del male a Nami-san…».
«Non lo farà. Vedi, Sebastian… Ha sempre avuto un debole per Nami. Quando vi davamo la caccia il mandato non era solo per te. Lui...». Il mago del ghiaccio si bloccò di colpo: gli sembrava che l’aura intorno a Sanji si stesse facendo strana… Quasi come se stesse per prendere fuoco.
«Lui… Cosa?», gli chiese il cuoco con un tono di voce eccessivamente basso.
«La voleva come moglie».
Sanji abbassò di nuovo la testa, stringendo i pugni per scaricare la tensione; iniziò a ridere, una risata bassa e lenta che avrebbe messo i brividi a chiunque.
«Molto divertente. Esilarante, oserei dire», commentò, estraendo la spada nera dall’elsa e osservandola risplendere sotto la luce del sole virtuale.
Mentre Gray si ritrovava a pensare che non avrebbe mai voluto ritrovarsi nei panni di Sebastian in quel momento, una piccola incisione a terra attirò la sua attenzione: “RZ”, accompagnata da qualche piccola bruciatura di contorno. La rabbia iniziò a risalire piano, fino a fargli bruciare il petto… Ryuu.
«Sanji… Sono stati loro».
«Ne sei sicuro?», chiese il cuoco, rinfoderando la spada di colpo.
«Sì», gli rispose lui, indicando l’incisione nel terreno. «Queste sono le iniziali del vicecomandante della gilda. Voleva che capissi che è stata opera sua».
Sanji scrocchiò il collo rapidamente, iniziando ad incamminarsi verso la foresta che portava alla città più vicina alla loro casa. «Scommetto che tra qualche ora si pentirà di questa scelta».
Gray ghignò e lo seguì, pensando di non poter essere più d’accordo.

 

La cella dove erano state rinchiuse doveva trovarsi nei sotterranei, altrimenti non si sarebbe potuta spiegare tutta quell’umidità e quel muschio sulle pareti rocciose. Nami iniziò a contorcersi, cercando senza successo di liberarsi dalle catene che le ancoravano i polsi al muro.
«Maledizione… Juvia!». Si voltò verso la sua amica, incatenata accanto a lei priva di sensi. «Juvia!».
La maga dell’acqua strizzò gli occhi piano, aprendoli con cautela. «Mh? Nami-san?».
«Stai bene?», le chiese Nami, sorridendo sollevata.
«S-sì, Juvia crede di sì…», le rispose, guardandosi in giro. «Questi sono i sotterranei della gilda! Quando ci hanno portate qui?».
«Quel ragazzo coi capelli rosa ci ha fatto qualcosa dopo aver dato fuoco alla nostra casa… Quando mi sono risvegliata eravamo già qui».
Juvia abbassò lo sguardo, sospirando. «Ryuu-kun…».
«Lo conosci così bene?».
«Quando Juvia e Gray-sama facevano ancora parte della gilda, Ryuu-kun era loro amico. Era diverso dagli altri membri, anche lui non uccideva mai i suoi obiettivi… Juvia si era affezionata a lui».
Nami annuì. «Ma poi tu e Gray avete lasciato la gilda per unirvi a noi».
«Juvia sapeva che Ryuu-kun non l’avrebbe mai perdonata, ma non poteva farci niente… Il comportamento di Sebastian-san è sbagliato».
Nami iniziava ad essere seriamente preoccupata; se questo Sebastian era davvero così spietato come lo avevano descritto i suoi compagni, non osava pensare a cosa avrebbe potuto fare ad una traditrice e uno dei due bersagli che stavano cercando da tempo. Dovevano pensare a qualcosa, e in fretta. Era sicura che Sanji e Gray sarebbero arrivati a salvarle, ma sapeva anche che non potevano avere prove di dove fossero e loro non avevano più tempo.
«Dobbiamo andarcene da qui in fretta, Juvia».
«Come facciamo? Queste catene sigillano il potere magico… Juvia è completamente inutile».
«Io non sono una maga, quindi non dovrebbero esserci problemi…», ricominciò a strattonare i polsi con forza. «Se solo riuscissi ad aprire il mio inventario e selezionare il Climattack!».
«Nami-san», Juvia la chiamò con un sorriso. «Tu scappa e vai a cercare Sanji-san e Gray-sama! Juvia se la caverà».
«Che cosa?!», scattò Nami, smettendo di dimenarsi. «Non se ne parla neanche!».
«Ma Nami-san, non abbiamo molto tempo! Almeno tu devi riuscire a scappare!».
«Juvia», le disse la navigatrice, lanciandole uno sguardo che non lasciava dubbi. «Non ti lascio qui, è fuori discussione. Non abbandonerei mai una amica».
La maga rimase senza parole di fronte a quegli occhi scuri così pieni di determinazione; non pensava esistessero occhi coraggiosi come quelli di Erza, ma evidentemente si sbagliava.
«N-Nami-san… Tu consideri Juvia una tua amica?», le chiese incredula.
«Ma certo!», le rispose la navigatrice. «Tu sei una mia preziosissima amica, Juvia… Non potrei mai lasciarti qui da sola!».
Juvia sorrise, mentre dei grossi lacrimoni iniziavano a scenderle dagli occhi. «Oh? Che strano, ha iniziato a piovere dagli occhi di Juvia».
La navigatrice sorrise a sua volta. «Dai, adesso cerchiamo un modo per andarcene di qui in fretta».
«E’ impossibile andarsene da qui».
Juvia e Nami si voltarono verso il fondo della cella, dove Ryuu stava ad osservarle a braccia conserte, appoggiato allo stipite del portone.
«Ryuu-kun...».
«Yo… Juvia».

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Nda. Ciao a tuttiii!:D C'è ancora qualcuno in giro? Come al solito, sono in ritardo xD Tra una cosa e l'altra sono stata via in vacanza un mese, rimanendo ovviamente impossibilitata a postare... Ma mi farò perdonare, promesso *^* 

Ps. Alle mie amichette SaNamose: provvederò il prima possibile a leggere e commentare tutte le storie che mi sono persa, non vedo l'ora! *^*

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

Gli occhi erano sempre gli stessi, grandi e castani, ma la fissavano in un modo molto diverso da quello che Juvia ricordava. Dove prima c’era stima, ora c’era disprezzo; dove c’era affetto, ora vedeva solo odio… Possibile che i rapporti tra le persone potessero cambiare così tanto?
«Ryuu-kun… Ti prego...».
«Zitta».
«Juvia è dispiaciuta! Davvero!», disse la maga dell’acqua, cercando di sporgersi verso di lui. «Ma lo sapevi che Juvia e Gray-sama avevano intenzione di lasciare la gilda… Loro non volevano tradirti!».
Ryuu increspò le labbra in un sorriso amaro. «L’avete fatto, invece. Io mi fidavo di voi… Mi fidavo di te».
«Juvia e Gray-sama non avevano altra scelta...», gli disse lei, abbassando lo sguardo. «Ti prego, Ryuu-kun, ascolta Juvia!».
«Non sono più disposto a parlare con te», la liquidò. «Sono qui solo per eseguire gli ordini di Sebastian-san. Prendete la ragazza coi capelli rossi».
Sei guardie entrarono nella cella non appena Ryuu si fece da parte, liberando Nami dalle catene e trasportandola di forza fuori dalla stanza.
«No! Nami-san!», urlò Juvia, iniziando a divincolarsi.
«Juvia!», gridò Nami, stendendo una mano verso di lei nel tentativo di afferrare la sua mano.
«Nami-san! Cosa volete farle?!».
Ryuu rimase calmo, mentre osservava Nami essere trasportata lontano dalle guardie e continuava ad avvertire le sue urla. «La Gatta Ladra è stata trasferita nelle stanze di Sebastian-san. Sai, non vedeva l’ora di disporre di lei».
Juvia sbiancò, sentendo improvvisamente un fastidioso nodo alla bocca dello stomaco.
«Mentre per quanto riguarda te, Juvia-chan...», le disse mentre le si avvicinava con fare minaccioso. «Mi è stato dato il preciso ordine di eliminarti».
La maga dell’acqua si sentì completamente svuotata; Nami era stata portata nelle stanze di Sebastian, che la avrebbe sottoposta alle torture peggiori, mentre lei stava per essere uccisa senza avere la minima possibilità di difendersi.
Ryuu estrasse la spada, alzandola sopra la propria testa.
Juvia è tanto dispiaciuta, Gray-sama…
«Addio».
...Addio!

 

La stanza dove l’avevano trasportata era decisamente lussuosa, interamente ricoperta di velluto nero e bordeux. La avevano liberata dalle catene, ma aveva ancora le manette che le imprigionavano i polsi, e quello di sicuro non era un buon segno. Non sapeva ancora cosa volesse farle questo fantomatico Sebastian, ma il modo in cui ne aveva sentito parlare non presagiva nulla di buono… Un brivido le attraversò le schiena, e i sopprusi di Arlong e degli altri uomini pesce fecero fastidiosamente capolino nella sua mente.
State buoni, ricordi… Questo è un corpo virtuale, non vi appartiene!
Certo! Quello che aveva in Sword Art Online era un corpo fasullo, composto solamente da particelle… Qualsiasi cosa le avesse fatto quell’uomo, doveva tenere a mente che il suo vero corpo si trovava a casa, al sicuro.
Però… Se quello che abitava era davvero un corpo finto, come aveva fatto a percepire così bene le labbra di Sanji sulle sue? Come poteva provare quella sensazione di sollievo tutte le volte che gli prendeva la mano? Il gioco riusciva a riprodurre le sensazioni reali con una precisione altissima… anche il dolore.
Proprio mentre la parola ‘dolore’ le attraversava i pensieri, la porta di legno scuro della stanza si spalancò piano, scoprendo una figura alta e slanciata dietro di sé.
Quello che si trovava davanti era, probabilmente, l’uomo più bello che Nami avesse mai visto: dalla pelle bianchissima e liscia, il viso era ornato da lineamenti eleganti ed occhi profondi di un colore quasi rosso scuro, perfetti per i capelli corvini e lucidi che gli ricadevano sulla fronte in due ciuffi spettinati a dovere. Era alto e spallato, ma non eccessivamente muscoloso, ed indossava una divisa simile a quella che portava Sanji, con protezioni sul petto e gli avambracci. Il mantello scuro che partiva dalle protezioni sulle spalle, però, gli dava un’aria autoritaria che non aveva ancora visto in nessun giocatore.
«Nami… Giusto?», la chiamò con una voce bassa e sensuale che si adattava perfettamente alla sua persona.
Nami rabbrividì sotto lo sguardo pericoloso del suo interlocutore. «S-Sebastian Michaelis…».
Lui sorrise sornione. «Oh? La mia fama mi precede, eh?».
Si avvicinò all’angolino dove era accovacciata e, senza che lei potesse fare alcuna resistenza, la prese in braccio e la trasportò sull’ampio letto matrimoniale. Nami riuscì a malapena a mettersi seduta, allarmata dal fatto che si stesse togliendo mantello e giaccone.
«Non preoccuparti», le disse, mentre arrotolava le maniche della camicia. «Non ho intenzione di farti alcun male».
Nami deglutì; doveva fare qualcosa! Doveva scuotersi, o la paura la avrebbe ridotta ad un vegetale! «N-non ti credo. Stammi lontano».
Sebastian si sedette sul letto in parte a lei, obbligandola a ritrarsi per evitare il contatto. Era troppo vicino!
«Tu sei diversa dalle altre, Nami», le disse, accarezzandole una guancia. «Sei bellissima, somigli molto alla donna che ho amato nella realtà».
Le deglutì, cercando di calmare il tremore. Somigliava a qualcuno che amava? Quindi aveva una qualche possibilità di restare in vita?
«E' per questo che diventerai mia moglie», le disse poi come se fosse un ordine, sorridendole come se la volesse prendere in giro.
«C-Come?!».
Sebastian rise. «Sì, immagino che avresti avuto una reazione del genere… Ma la verità è che non puoi fare nulla per evitarlo, Nami. Ormai sei sotto il mio occhio, e io sono uno dei giocatori più potenti di Sword Art Online… Non permetterò a nessuno di portarti via».
Nami sbiancò. Era vero, era in trappola… Per quanto ottimista avrebbe potuto essere, lei da sola non aveva speranze contro di lui, e non sapeva neanche dove fossero Sanji e Gray.
«Juvia», rantolò ad un tratto. «Cosa avete fatto a Juvia?!». Finalmente era riuscita ad alzare la voce.
«Quella traditrice? Non è una persona con cui dovresti mischiarti, Nami-chan». Allungò una mano verso la sua guancia, ma questa volta Nami la bloccò prontamente con una manata. Sebastian sentì ribollire il sangue nelle vene, mentre fissava l'espressione determinata della donna che aveva di fronte.
«E' una mia amica… Non dovete osare toccarla».
Senza preavviso, Sebastian si lanciò su di lei, ancorandole i polsi al materasso e bloccandola sotto la sua figura slanciata. Avvicinò il viso al suo, fino ad essere naso contro naso.
«In questo momento, quella traditrice sarà sicuramente giù morta».
Fu come se un pugno le fosse stato assestato allo stomaco, pesante e doloroso. Iniziò a sudare freddo, mentre avvertiva il respiro sempre più faticoso. «J-Juvia...».
Sebastian premette le labbra sulle con forza, obbligandole a schiudersi per accogliere un bacio pieno di prepotenza e urgenza. Nami rispose con incertezza al bacio e sentì le lacrime scendere dagli occhi mentre Sebastian le sbottonava il vestito più resistente dell'inventario. Era stato Sanji a scegliere quel vestito per lei…
Ma ora Juvia era morta e lui non sarebbe mai arrivato in tempo.
Non aveva più voglia di reagire.
Chiuse gli occhi e sperò di non sentire più nulla.

 

La condensa fredda è un qualcosa che non piace mai a nessuno, ma a Juvia era sempre sembrata tremendamente rassicurante… Era un elemento che accompagnava quasi sempre l'arrivo del suo Gray-sama, dopo tutto. Anche ora, che si trovava a pochi attimi dalla morte, la sentiva; le stava pizzicando le guance, fresca e leggera.
La maga dell'acqua aprì un occhio incerta, scoprendo con grande sorpresa che non si era immaginata tutto… Gray era lì, davanti a lei, e una delle sue spade di ghiaccio bloccava con decisione quella infuocata di Ryuu.
«Gray-sama...», boccheggiò.
Gray allontanò con un fendente la spada del vicecomandante, voltandosi verso di lei con un sorriso rassicurante. Apoggiò una mano alle sue manette, congelandole fino a ridurle in pezzi e liberandola. Juvia si lasciò andare su di lui, che la sorresse prontamente.
«Mi dispiace averci messo tanto...», le sussurrò, mentre la aiutava ad alzarsi.
Lei scosse la testa: «Juvia sapeva di poter contare su Gray-sama… Lui non la delude mai!».
«Juvia-chan!», Sanji fece capolino dalla porta, seguito dall'ultimo paio di soldati. «Stai bene?», le chiese, mentre si sbarazzava dei due che l'avevano seguito.
«Sanji-san!», lo chiamò lei con un sorriso. «Sì, Juvia sta bene!».
«Dov'è Nami-san?», le chiese una volta che si fu avvicinato.
«L'hanno portata da Sebastian-san», gli rispose mordendosi il labbro. «La sua stanza è all'ultimo piano, si trova oltre un grosso portone di legno scuro».
«Sbrigati, Sanji!», gli disse Gray. «Io mi occuperò di lui», aggiunse poi, guardando Ryuu che si stava rialzando.
Sanji annuì: «Va bene. Siate prudenti, mi raccomando».
«Anche tu», aggiunse Gray, dopo averlo visto oltrepassare la porta della prigione.

 

Sanji iniziò a correre più forte che poteva. Pregò che non fosse troppo tardi… Non poteva essere troppo tardi!
Aspettami, Nami-san… Sto arrivando!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Gli sguardi di Juvia e Gray erano fissi sulla figura di quello che, una volta, era un amico. Ryuu estrasse la spada dal fodero, puntandola verso Gray con un movimento veloce.
«Gray-sama...», fece la maga dell'acqua, ma Gray si fece avanti e la nascose dietro il braccio teso.
«Ti prego, Ryuu», si rivolse al ragazzo con un tono insolitamente gentile. «Ci deve essere un altro modo».
Il ragazzo si lasciò scappare una risata amara. «Andiamo, Gray. Non dirmi che vuoi risolvere la cosa pacificamente… Proprio tu?».
«Sì. E, bada, non lo faccio per te. Lo faccio per Juvia, perché questa piega degli eventi la sta facendo soffrire».
Il cuore di Juvia mancò di qualche battito. Cercò di rimanere lucida e si fece avanti: «Ryuu-kun! Ascoltaci!».
«TACI!», sbottò lui. «Perché dovrei ascoltare due traditori?!».
«E' vero, Ryuu, siamo due traditori», gli disse Gray. «Ma preferisco mille volte essere un traditore che essere parte della gilda di un uomo come Sebastian».
Ryuu abbassò lo sguardo e i capelli folti formarono un'inquietante ombra sulla sua fronte.
«Sebastian-san mi ha salvato quando non sapevo dove andare, quando non sapevo cosa ne sarebbe stato della mia vita in questo maledetto gioco», disse quasi in un sussurro. «Lui mi ha promesso che mi riporterà a casa!».
«E' una bugia, Ryuu-kun, e tu lo sai!», gli disse Juvia in un ultimo disperato tentativo. «Tu sei amico di Juvia! Vieni via con Juvia e Gray-sama, un posto come questo non è adatto a te!».
«Io non posso tradire Sebastian-san», sussurrò, sguainando la spada. «NON POSSO!», urlò poi, lanciandosi verso Juvia a spada alta.
«Ice Make: Cold Excalibur!».
Di nuovo, una grossa spada di ghiaccio si mise tra lui e la maga, respingendolo di qualche metro. Quando si rimise in piedi, vide che Gray era di fronte a lui pronto a combattere.
«E' la seconda volta che cerchi di ucciderla», gli disse fissandolo con sguardo minaccioso. «Non ti permetterò di farlo di nuovo!».
Ryuu ghignò. «Finalmente hai deciso di fare sul serio, Gray Fullbuster!».
Le loro spade si intrecciarono, dando inizio ad uno scontro che non prevedeva che la vita di entrambi fosse risparmiata.
 

Le labbra di Sebastian erano morbide e vellutate al tatto, proprio come il loro aspetto lasciava presagire. Nami si lasciò baciare, mentre la mente le si faceva sempre più vuota… Come mai era lì? Chi era prima di arrivare nella stanza di Sebastian-san? Esisteva qualcun altro al di fuori di lui? Valeva la pena di vivere per qualsiasi altra cosa a quel mondo?
Sebastian continuò a baciarla lentamente, sorridendo alla sua ormai totale resa. «Brava, Nami… Dimentica… Dimentica tutti, tranne me».
Dimenticare… Tutti? Perché esisteva davvero qualcun altro oltre a Sebastian-san? Probabilmente no, perché quello era il suo primo bacio. Era la prima volta che baciava qualcuno e la sensazione che provava era…
«Nami-san!»
Uh? A chi apparteneva quella voce che era sbucata fastidiosa nella sua testa? Non era la voce di Sebastian-san, era più alta e molto meno garbata. Eppure le piaceva, le dava una sensazione di calore e famiglia. Era di qualcuno che conosceva?
Una serie di flash iniziarono ad apparire nella sua mente man mano che Sebastian esplorava ogni parte del suo corpo. Nami iniziò a sentire una sensazione di incredibile disagio, come se le labbra che stavano baciando la sua pelle non fossero quelle che desiderava.
Capelli biondi. Sì, i capelli a cui era abituata erano biondi e leggermente mossi, non corvini e lisci.
Gli occhi… Gli occhi erano blu, non di quel colore simile a quello del sangue.
Il profumo… Il profumo che ricordava era quello di fumo misto a spezie, molto diverso da quello di Sebastian.
Come un fulmine a ciel sereno un volto si fece largo nella sua mente, chiaro e sorridente come il sole: Sanji-kun!
Improvvisamente Nami si divincolò dalla presa di Sebastian, come se anche solo il suo tocco l'avesse ustionata. Lo fissò con sguardo minaccioso e si riabbottonò la giacca in fretta. «Non toccarmi».
«Oh-oh», Sebastian sorrise quasi compiaciuto. «Sei riuscita ad evadere la mia abilità? Sei brava».
«Stavi cercando di cancellare tutti i miei ricordi, vero?».
Sebastian annuì: «E' la mia abilità speciale. Sorpresa, vero?».
Nami deglutì: quello doveva essere un altro dei motivi per cui veniva considerato così pericoloso... Stava riuscendo a lobotomizzarla senza che lei se ne rendesse quasi conto. Stava quasi per dimenticarsi tutto, anche di Sanji!
«Non fare quella faccia Nami. Sai anche tu che non hai scelta».
«No! Non permetterò mai più a nessuno di mettermi i piedi in testa!». Scatto dal letto in direzione della porta, ma Sebastian la afferrò con una presa d'acciaio, facendola cadere rovinosamente a terra sotto il suo peso.
«Stai ferma...», le sussurrò in un orecchio, bloccandole un braccio dietro la schiena. «O sarò costretto a spezzarti queste bellissime braccia». Tirò violentemente il gomito della ragazza verso di sé, facendola urlare di dolore.
E' un corpo virtuale. E' un corpo virtuale. Non ti sta davvero spezzando le braccia, è solo una sensazione. E' un corpo virtuale!
«E' un corpo virtuale… Spezza tutto quello che vuoi...», gli disse con la voce distorta dal dolore. «Ma non ti permetterò di usarmi come il tuo giocattolo!».
Sebastian rise di gusto: «Questa è una cosa che non posso proprio prometterti, ragazzina!».
Lo sentì portare le mani di nuovo verso il suo decolletè, giocando coi bottoni della sua giacca da combattimento; cercò di divincolarsi con tutta la forza che le era rimasta, ma la presa di lui era troppo forte.
Aiutami… Sanji-kun!

 

Gray si lasciò andare in ginocchio per qualche attimo, cercando di riprendere fiato, mentre il suo avversario faceva la stessa cosa. Ryuu doveva essersi allenato molto più di quanto ricordasse, le skill erano al pari con le sue.
«Gray-sama!», Juvia lo raggiunse, aiutandolo a rialzarsi. «Stai bene?».
«Non preoccuparti», la rassicurò lui con un sorriso.
«GRAY, GUARDAMI!». Il ragazzo dai capelli rosa tornò alla carica a spada alta, colpendo la spada di ghiaccio dell'ex compagno con estrema forza.
Juvia rimase immobile a vederli incrociare le spade in una lotta che, almeno per quanto potesse vedere lei, sembrava alla pari. Gray poteva sembrare svantaggiato contro la spada infuocata di Ryuu, ma lei sapeva benissimo che ormai quel ghiaccio aveva dentro di sé la stessa determinazione del suo padrone: non si sarebbe sciolto tanto facilmente.
Aveva fiducia in Gray, però… Era giusto che stesse lì senza fare nulla? Tutto sommato era stata lei a stringere amicizia con Ryuu, era stata lei a trattarlo come un membro della famiglia. Il solo pensiero di fargli del male la spaventava a morte, ma era giusto che fosse sempre Gray a sporcarsi le mani per lei?
Un improvviso rumore metallico la obbligò a voltarsi verso la zona della battaglia: Ryuu era riuscito a disarmare Gray, mettendolo con le spalle al muro e impedendogli di usare le mani per creare una nuova arma.
«Ryuu-kun!», urlò, avvicinandosi a loro. «Fermati subito!».
Ryuu sorrise, abbassando la fronte per impedire a tutti di vedere le sue lacrime. Si voltò verso di lei e la guardò con aria impotente: «Non posso fermarmi. Non posso tradire Sebastian-san… E tu lo sai».
Juvia sentì le lacrime scendere dispettose dai suoi occhi. Col cuore stretto in una morsa alzò il braccio, trasformandolo in un potente getto d'acqua.
Doveva proteggere Gray. Doveva farlo.
«Water Cane!», gridò tra i singhiozzi, mentre Ryuu cadeva rovinosamente a terra vittima della sua acqua compressa, che l'aveva ferito mortalmente.
«Ryuu!». Gray si alzò da terra, raggiungendo Juvia, inginocchiata in parte al loro ex compagno di gilda.
La maga dell'acqua gli mise una mano sotto la schiena, sostenendolo e facendogli appoggiare la testa sulle sue ginocchia, mentre le lacrime colpivano la fronte del ragazzo.
«J-Juvia è dispiaciuta...», mormorò con la voce rotta dal piano, mentre Gray le metteva una mano sulla spalla e stringeva forte.
«Anche a me...», sussurrò Ryuu, alzando la mano verso di loro per fargliela afferrare. Gray gliela prese per primo, cercando di imprimere nello sguardo tutto ciò che stava provando in quel momento.
«Volevo tanto tornare a casa...», disse, prima di chiudere gli occhi.
«Juvia lo sa! Ma tu puoi ancora...».
«Juvia-chan… Quando tornerete a casa potresti cercare questo ragazzo per me e dirgli che mi dispiace?», le chiese con una gentilezza che la maga non pensava più di vedere accostata al suo viso.
«Sì!», affermò lei con decisione, afferrando la piccola foto sgualcita dalla sua mano. «Juvia ti da la sua parola. Lo cercherò ovunque».
Ryuu sorrise un'ultima volta, prima che la sua barra dei punti vita diventasse completamente rossa e lo facesse sparire in una pioggia di piccoli pixel rossi.
Juvia premette il viso contro il petto di Gray, mentre gli ultimi cristallini si infrangevano fragili sulle loro spalle come a voler dire addio…

 

Un rumore assordante.
Era questo che Nami aveva sentito all'improvviso, mentre la porta di legno scuro cadeva in pezzi e si alzava un polverone tutt'intorno.
«NAMI-SAN!», gridò il ragazzo biondo che aveva distrutto quel portone che le sembrava tanto inespugnabile e a Nami salirono le lacrime.
Lui era lì.
Era venuto a salvarla, e si stava avvicinando a Sebastian con aria determinata e minacciosa, fasciato nel cappotto blu da combattimento e in un alone eroico.
Era arrivato, come faceva sempre.
«...Sanji-kun!».
 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 

Capitolo 14

 

Juvia era rimasta inginocchiata al suolo, il viso coperto da entrambe le mani, come se non potesse muoversi di un millimetro; come se Ryuu avesse ancora la testa appoggiata alle sue ginocchia e lei avesse paura di disturbare il suo riposo. Un ultimo frammento rosso si infranse sul pavimento di roccia fredda, riuscendo a far sentire forte e chiaro quel piccolo suono fastidioso nonostante il rumore dei singhiozzi di Juvia.
«Juvia...». Gray non aveva smesso di stringerla a sé neanche per un attimo, ma lei non sembrava avvertire la sua presenza.
«J-Juvia… Juvia è un'assassina...», mormorò con lo sguardo rivolto a terra.
«No… Non c'era altra possibilità. Tu non sei un'assassina, tu… Mi hai salvato la vita».
Juvia annuì tremante, non riuscendo a fermare le lacrime. «Juvia lo sa… Ma Ryuu-kun!».
Gray appoggiò la fronte a quella della maga, iniziando ad accarezzarle la nuca; non pensava sarebbe mai riuscito a compiere un gesto simile, eppure… Forse, alla fin fine, lei era davvero riuscita a sciogliere il suo cuore congelato. Vederla così fragile e addolorata lo feriva, voleva porre fine a quella tortura immediatamente.
«Ryuu stava sorridendo», le disse dolcemente. «Ha detto che era dispiaciuto. Capisci cosa significa questo?».
«Juvia… Juvia...». La maga non riuscì a concludere la frase, scoppiando in un pianto disperato. Ricambiò finalmente l'abbraccio di Gray in modo energico, abbandonandosi completamente a lui.
«Shhh… Va tutto bene».
Juvia alzò lo sguardo e ritrovò i suoi occhi, scuri e profondi, a pochi centimetri da lei; era troppo tempo che non si prendeva il lusso di guardarlo negli occhi, e pareva aver dimenticato quando fossero incredibilmente forti e rassicuranti per lei. «Gray-sama...».
Gray allungò una mano verso la sua guancia, accarezzandola piano. «Ti porterò via da questo inferno. Questa è l'ultima volta che piangi così, te lo prometto».
Il cuore di Juvia iniziò a battere sempre più forte, mentre le labbra di Gray si avvicinavano sempre di più alle sue. Dapprima il mago del ghiaccio si limitò a sfiorargliele, lentamente e timidamente, come se avesse temuto la sua reazione; poi, con cautela, appoggiò le labbra a quelle della maga, iniziando a baciarla delicatamente. Dagli occhi di Juvia iniziarono di nuovo a scendere le lacrime; quante volte aveva sognato quel momento? Quante volte aveva pregato che Gray la baciasse? Adesso stava finalmente accadendo, ma in un modo e in un contesto completamente diverso da quello che si era immaginata infinite volte. Eppure… Eppure sentiva che il dolore stava pian piano scomparendo; c'era un qualcosa di tremendamente intimo e commovente nel contatto tra le loro labbra.
Entrambi iniziarono ad abituarsi sempre più alle labbra dell'altro, baciandosi più profondamente; Gray la abbracciò ancora più stretta, tremando al contatto con le sue spalle, l'unica parte che l'outfit di gioco le lasciava scoperta. Quando si staccarono, rimasero increduli a respirare contro le labbra dell'altro.
«J-Juvia, io...».
«Non dire nulla, Gray-sama», le rispose lei, asciugandosi le lacrime. «Juvia ha capito».
Gray abbassò il viso, arrossendo come poche volte aveva fatto in vita sua. Si alzò e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
«Sarà meglio darsi una mossa. Sanji e Nami potrebbero aver bisogno di noi».
Juvia gli sorrise, afferrando la mano che gli aveva offerto: «…Sì!».

 

«NAMI-SAAAN!». Sanji si lanciò verso di lei e Sebastian, afferrandola con una presa d'acciaio e allontanandola da lui.
Nami aprì gli occhi poco dopo, scoprendosi ancorata al suo giaccone blu scuro; alzando lo sguardo riusciva a vedere da vicino il suo viso e lo sguardo serissimo, puntato in modo poco rassicurante verso Sebastian. Qualche lacrima le scese sulle guance.
«Sanji-kun...».
«Stai bene, Nami-san?», le chiese con un'espressione incredibilmente dolce, molto diversa da quella che aveva rivolto al suo aguzzino.
Lei annuì: «Adesso sì. Iniziavo a credere che non saresti arrivato in tempo».
«Mai, Nami-san», le disse con un sorriso. «Io sarò sempre qui per te! Lo sai, no?».
Sì, lo sapeva… Ma in quel momento ne era ancora più sicura.
«Aspettami qui Nami-san, ok? Cercherò di essere il più veloce possibile».
Gli occhi di Nami si spostarono con rapidità da Sanji, che stava estraendo la spada dal fodero dietro la schiena, a Sebastian, che si era alzato in piedi e stava arrotolando le maniche della camicia. Afferrò Sanji per un lembo della giacca con fare incerto.
«Stai attento, ti prego. E' molto più forte di quanto tu possa immaginare».
«Lo so», gli rispose semplicemente lui con un piccolo sorriso. «Ma ha osato sfiorarti, Nami-san. Temo non sia io quello per cui devi preoccuparti».
Lei rise piano, sentendo la tensione allontanarsi anche solo per un momento. Il cuoco le mise una mano sulla testa e la accarezzò.
«Ti amo, Nami-san».
Poi, si lanciò a spada alta verso Sebastian, lasciandola lì incredula e frastornata.
Un preciso ricordo iniziò ad invadere quel corpo virtuale che non gli apparteneva…

 

«Sanji-kun». Nami allungò una mano verso le bucce di mandarino caramellate che aveva preparato il cuoco il pomeriggio stesso, portandosene una alla bocca. «Cosa ne pensi delle stelle?».
Sanji si voltò verso di lei, fissandola confuso: «Le stelle?».
Lei annuì, puntando il dito verso il cielo terso e stellato della notte; era una delle cose che amava di più del turno di guardia, se non l'unica!
«Sì, le stelle. Sono belle, vero?».
«Certo. Perché mi fai una domanda così ovvia?».
Le fece spallucce, afferrando un'altra buccia caramellata. «Non so. Volevo sentirti dire che c'è qualcos'altro che ti piace, a parte me».
Il cuoco rise di gusto: «Sei proprio strana, Nami-san», la bollò dolcemente. «Certo che ci sono altre cose che mi piacciono oltre a te. La cucina, per esempio».
Nami si voltò verso di lui, curiosa. «E ti piace più di me?».
Sanji finse di pensarci su per qualche attimo, per poi rispondere: «No».
«E le stelle? Le stelle sono più belle di me!».
Di nuovo, Sanji scosse la testa. «No».
«Oh, andiamo!», fece lei scocciata, facendolo ridere. «Sii oggettivo, almeno una volta nella tua vita!».
«Ma non posso, mia cara. Non c'è niente a questo mondo che possa piacermi più di quanto mi piaci tu».
Nami gonfiò le guance: «Stai mentendo».
«Assolutamente no».
«Ah, sì?», lo sfidò lei. «Allora, sentiamo: dimmi perché».
Lui si fece improvvisamente serio, guardandola nei grandi occhi castani: «Perché ti amo, Nami-san».
Nami si portò una mano al petto, sentendo il cuore battere in modo stranamente veloce. Deglutì, dandogli la schiena.
«Sei un cretino».

 

«WAAAAAH!».
Sanji stava lottando contro Sebastian con tutte le sue forze, Nami riusciva a malapena a distinguere le loro spade. Ciò che le era chiaro, però, era quanto Sebastian gli fosse nettamente superiore.
«Per essere uno dei giocatori con le skill più alte sei parecchio scarso, Vinsmoke».
«BASTARDO!».
Avevano proprio raccolto ogni informazione a loro riguardo; per conoscere il cognome di Sanji dovevano sicuramente aver scavato parecchio a fondo nel loro passato… Ed era una cosa che lei non riusciva a sopportare. Non solo per sé stessa, ma soprattutto per Sanji e per il dolore che gli provocava essere chiamato in quel modo.
«Diable Jamble!».La gamba destra di Sanji prese fuoco e il cuoco si lanciò nuovamente contro Sebastian, combinando gli attacchi di spada con i suoi calci.
«Niente male», commentò l'altro, iniziando a parare i suoi colpi con un po' più di incertezza. «Ma non è ancora abbastanza!».
La spada di Sebastian colpì Sanji con forza, scaraventandolo contro il muro con un rumore assordante; le pupille di Nami si fissarono sulla barra HP del cuoco, a cui rimaneva solo la metà dei punti vita totali… Era diventata gialla.
«Sanji-kun!».
«Non venire!», la bloccò lui, rialzandosi a fatica facendo leva con la spada. «Non ti muovere», rimarcò il concetto, mentre cercava di riprendere fiato.
Sebastian stava camminando tranquillamente contro di lui, col solito sorriso di presa in giro dipinto sul volto; la sua barra era ancora completamente verde, nonostante qualche suo colpo fosse andato a fondo. «Maledizione...».
«Sono troppo per te. Un livello 70 non potrebbe mai battere uno del mio calibro». Scaraventò Sanji a terra con un calcio, bloccandolo poi al muro puntando il piede contro la sua spalla. «E poi… Mi è stato dato il preciso ordine di ucciderti, Sanji. Il padrone del gioco ti trova problematico».
«Padrone?», ripeté Nami confusa; quindi Sebastian era a diretto contatto con il pazzo che li aveva intrappolati lì dentro?
«Quindi tu conosci il pazzo che ci ha intrappolati qui, eh?», disse Sanji in un rantolo, come se avesse letto nella mente della navigatrice.
Sebastian sorrise, alzando la spada sopra la testa del cuoco: «Chissà? E' un'informazione che, ad ogni modo, non è di alcun interesse per un morto. Addio!».
La spada si abbassò velocemente verso Sanji nello stesso momento in cui Nami iniziò a correre verso di loro.
Fu tutto incredibilmente veloce, proprio come il rumore metallico che pose fine a quel piccolo momento di disperazione...

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NdA. Lo, sono una stronza! xD Ci si risente tra un paio di settimane! :3

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 

Capitolo 15

 

Nami strinse gli occhi forte, cercando di imporre al suo corpo di smettere di tremare; si era gettata verso Sanji senza pensare a nulla, si era mossa quasi contro la propria volontà. L'unica cosa che aveva pensato con lucidità era che voleva – doveva – salvarlo… Non avrebbe più permesso che si ferisse per lei.
«N-Nami-san...».
Sentì la voce tremante di lui che la chiamava e si accorse di avere entrambe le mani ancorate alla sua giacca; aprì gli occhi e si ritrovò vicinissima al suo viso, pallido e terrorizzato. Un solido muro di ghiaccio separava la spada di Sebastian dalla sua schiena solo di pochi centimetri.
«State bene?!», chiese Gray ansimante, la mano ancora puntata nella direzione in cui aveva innalzato la parete di ghiaccio che le aveva salvato la vita.
«S-Sì...», balbettò lei, capendo solo in quel momento il perché dell'espressione di Sanji.
Il cuoco la attirò a sé di colpo, stringendola forte come non aveva mai fatto. «Stupida...», le sembrò di sentirlo mormorare.
«Nami-san!», la chiamò Juvia, sorridendo con le lacrime agli occhi.
Gray e Juvia corsero verso di loro, mentre il muro di ghiaccio iniziava a dissolversi liberando la spada di Sebastian, che fece qualche passo indietro per osservarli meglio.
«Voi, stupidi ragazzini… Pensate di potermi tenere testa?».
«Sanji!». Gray chiamò il nome del cuoco con determinazione offrendogli una mano. «Usami».
Sanji lo guardò per qualche momento con esitazione, scostando delicatamente Nami e mettendosi in piedi accanto a lui; fissò la mano del mano del ghiaccio con espressione indecifrabile, mordendosi il labbro.
«E' l'unico modo. Finiamo questa cosa in fretta!».
Sanji inspirò profondamente, buttando poi fuori l'aria per calmarsi; afferrò con decisione la mano di Gray e la strinse: «Andiamo!».
Il mago del ghiaccio annuì, portandosi una mano al petto ed iniziando ad emanare un insolito bagliore azzurro chiaro. «Ice Make: Sword!».
Juvia e Nami si coprirono gli occhi per proteggerli dalla luce e, quando abbassarono le mani, videro Sanji in piedi di fronte a Sebastian; nella mano che stringeva quella di Gray, ora c'era una grossa spada di ghiaccio dalla lama ampia e dall'impugnatura preziosa.
«C-Che cosa…?», boccheggiò Nami, indicando la nuova “arma” di Sanji.
«E' la nuova abilità di Gray-sama», disse Juvia fiera, strizzandole l'occhio. «E' diventato la spada di Sanji-san. In questo modo i loro livelli si sono uniti in uno solo, molto più alto di quello di Sebastian».
«I...Incredibile...», mormorò la navigatrice, non riuscendo a staccare gli occhi dalla luce che stava emanando Sanji in quel momento.

 

Sanji respirò forte, cercando di prendere confidenza con la nuova forma di Gray. Era molto più pesante di quanto si aspettasse e l'impugnatura era gelida oltre ogni tipo di immaginazione; staccò una delle due mani e notò il palmo completamente ustionato.
Tutto bene, Sanji?”, gli chiese la voce del mago del ghiaccio proveniente dalla spada.
«Gray?! Puoi parlare?!».
A quanto pare… Allora?! Riesci ad usarmi?”.
«Sì, penso di sì. Sei gelido».
Ma dai?!”.
«...E pesante».
Ehi!”.
Il cuoco si lasciò scappare una risata, impugnando di nuovo la spada con entrambe le mani e puntandola contro Sebastian. «Forza, facciamola finita in fretta!».
Agli ordini!”.
Si lanciò contro Sebastian, incrociando la spada con la sua in un forte impatto; il capogilda tremò sotto il peso di Gray, stringendo i denti per resistere al gelo che si stava facendo strada dalla sua lama. Osservò con orrore la sua spada, uno degli oggetti più resistenti e potenti del gioco, scheggiarsi a causa della condensa ghiacciata.
«N-Non è possibile!».
Sanji sorrise, inarcando le sopracciglia in un'espressione poco rassicurante.
«Per colpa tua...».
Per colpa tua...”.
«Nami-san...».
Juvia...”.
«Ha sofferto!».
Ha pianto!”.
Il cuoco alzò il viso per osservare il suo nemico, afferrando Gray con entrambe le mani e alzandolo al cielo, pronto a sferrare l'ultimo attacco.
«LA PAGHERAI!», urlarono all'unisono, scagliandosi contro Sebastian in una scia di condensa fredda e luminosa.
Sebastian si coprì gli occhi, sentendo già la pelle bruciare al contatto con la spada ghiacciata di Sanji.
«E così… Finisce davvero tutto?», chiese quasi a sé stesso, mentre la lama lo trapassava da parte a parte.
Sanji estrasse la spada violentemente, fissando il suo nemico negli occhi. «E' finita. Dicci per chi lavori».
Sebastian sorrise, mentre la barra dei punti vita si esauriva completamente. «Lui… Vi sta aspettando...».
Il corpo di Sebastian si infrase in piccoli pixel neri, portandosi dietro quel macabro rumore metallico che segnava la morte in SAO.
«Ci sta aspettando, eh?», mormorò il cuoco tra sé e sé. «Capisco».
La spada di ghiaccio che teneva ancora in mano piano piano iniziò a rimodellarsi, riprendendo la sua forma originale. Una volta tornato normale, Gray iniziò a tossire convulsamente.
«Tutto bene?».
«Sì… Sì, tutto bene».
Nami e Juvia corsero verso di loro, arrivando ad abbracciarli all'unisono e stringendoli tutti e due assieme.
«Avete vinto!», disse Nami, cercando di sfogare tutta la tensione in quell'abbraccio di gruppo.
«Juvia ne era sicura!».
Sanji sentì i suoi amici ridere e credette, almeno per un momento, di sentirsi molto meglio. Ma l'ultima frase di Sebastian non ne voleva sapere di lasciare la sua mente.
Lui… Vi sta aspettando…
Evidentemente, la battaglia più difficile doveva ancora iniziare.

 

«Accidenti!». Gray stirò le braccia soddisfatto, stravaccandosi sullo schienale della sedia e sospirando. «Erano secoli che non mangiavo così bene!».
Prontamente, Sanji gli assestò un pugno in testa. Tutti gli ospiti della locanda si voltarono verso il loro tavolo, dopo aver sentito il rumore sordo e il lamento di Gray.
«Ehi! Ma sei diventato matto?!», gli disse lui, massaggiandosi la nuca.
«Sua Maestà ha qualcosa da ridere sulla mia cucina?», gli chiese il cuoco, fulminandolo con lo sguardo.
«Hai toccato un punto di non ritorno, Gray», gli disse Nami divertita.
«Gray-sama», lo richiamò infine Juvia. «La cucina di Sanji-san è molto più buona di questa».
«Awww! Grazie, Juvia-chan! ~».
Gray guardò i suoi compagni attonito. «Avete deciso di mettere in atto una congiura contro di me?!».
«Dillo, Gray», gli intimò Sanji con aria di vittoria.
«Cosa?!».
«Gray-sama! Fallo per Juvia ~», gli disse la maga dell'acqua, sbattendo le ciglia in modo decisamente eccessivo.
Gray arrossì fino alla punta delle orecchie. «E va bene, basta! La cucina di Sanji è migliore».
Gli altri tre iniziarono a ridere di gusto, mentre il mago del ghiaccio aveva un colorito sempre più rosso.
In quel preciso momento, Nami sentì di volere davvero bene alle tre persone che erano sedute a tavola con lei; forse a una delle tre sentiva di rivolgere un sentimento diverso, ma decise di non restare troppo su quel pensiero.
Presto tutto sarebbe finito: mettendo insieme gli indizi raccolti da Sebastian e quello che avevano vissuto durante i mesi di indagine, tutto portava ad un'unica persona. Doveva essere per forza lui la mente dell'incidente, e Nami si sentì quasi stupida per non esserci arrivata prima.
Avevano deciso di riposarsi in quella locanda per un paio di giorni, poi sarebbero partiti alla volta della loro ultima avventura. Il problema, però, era che non riusciva a prevederne l'esito: li attendeva un finale felice… O uno triste?

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

«Come abbiamo potuto non pensarci prima?», disse Gray, smettendo di andare avanti e indietro per la stanza e sedendosi sul proprio letto, in parte a Juvia.
«Juvia si trovava terribilmente a disagio con quella persona, sapeva che c'era qualcosa che non andava».
«La risposta era esattamente di fronte a noi», aggiunse Sanji. «Solo che non riuscivamo a vederla. Serviva una scossa».
«Avrei fatto volentieri a meno di una 'scossa' come quella dell'altro giorno», disse Nami, sospirando. «Però, sì, è quella che ci ha aiutato a capire. Solo un'altra persona aveva pronunciato il tuo vero cognome prima di Sebastian».
«L'eremita», annuì Sanji. «Questo spiega tutto: come faceva a sapere il mio cognome, così come poteva avere tutte quelle informazioni sulla nostra vita privata! Se è stato lui a provocare l'errore nel gioco, allora possiede tutti i database con i dati degli utenti ed ha libero accesso ai nostri pensieri e ai nostri ricordi».
«Juvia si sente tremendamente a disagio…».
«Tutto fila», continuò Nami. «Chi altro avrebbe potuto desiderare un secondo incidente se non un uomo talmente pazzo da essere rimasto di sua spontanea volontà in un inferno come questo?!».
«Maledetto...», mormorò Gray a denti stretti. «Non appena lo avremo davanti gli farò pentire di essere nato!».
«Lo prenderò a calci così forte che non si ricorderà neppure com'era fatta la sua faccia!».
«Frenate gli spiriti, voi due», li bloccò Nami, alzando una mano per farli tacere. «Non dobbiamo sottovalutarlo… Il fatto di essere colui che controlla il gioco lo rende uguale ad un Dio. Non sarà così semplice batterlo».
«Nami-san ha ragione», disse Juvia. «Dobbiamo agire con cautela».
«Però Nami-san, Juvia-chan», le interruppe Sanji. «Non importa con quanta cautela agiamo… La sua posizione di vantaggio non cambierà mai».
Gray annuì: «E' in una situazione di onnipotenza, e lo sarà sempre. Ma non dobbiamo farci spaventare, finalmente abbiamo scoperto la causa di questo incubo e dobbiamo annientarla! Ci ha anche svelato come fare quando gliel'abbiamo chiesto».
«E non hai mai pensato che possa essere una trappola?», gli chiese la navigatrice, incrociando le braccia.
«E' sicuramente una trappola», rispose Gray. «Ma quale altra scelta abbiamo? Riesci a trovare un'altra soluzione, Nami?».
Nami abbassò lo sguardo, scuotendo la testa; purtroppo c'era ben poco da fare contro una persona che aveva in mano le redini del gioco.
Una mano calda e rassicurante si posò sulla sua spalla, stringendola. «Nami-san… Mi costa ammetterlo, ma il nudista ha ragione».
«Sanji-kun?».
«Voglio tornare a casa, Nami-san», le disse, prendendole la mano. «Con te. Il prima possibile».
«Nami-san...», si intromise Juvia, mordendosi il labbro. «Anche Juvia ha paura… Ma, pensandoci bene, forse dovremmo avere fiducia in noi e nelle nostre skills».
«Il tempo stringe», disse Gray. «I nostri corpi nel mondo reale si staranno indebolendo sempre di più… E' possibile tenere in vita una persona con dei macchinari, ma il tempo è comunque limitato».
Tutti e quattro rimasero zitti, abbassando lo sguardo e pensando ai loro corpi denutriti e scarni; ormai era passato quasi un anno e mezzo, dovevano essersi ridotti in delle sottospecie di spettri.
«Bene, allora è deciso», disse Sanji. «Domani io e Gray ci teletrasporteremo nel luogo dove vive l'eremita per sfidarlo».
«Tu e Gray?!», ripeté Nami basita.
«Certo, Nami-san. E' troppo pericoloso per te e Juvia-chan, voi aspetterete qui».
«No! Verranno anche Juvia e Nami-san!», protestò Juvia.
«Ma è troppo pericoloso!».
«Sanji», lo richiamò Gray. «Hanno ragione. Dobbiamo rimanere tutti insieme e unire le forze… Il boss finale lo affronteremo io e te, ma è giusto che vengano anche le ragazze».
«Gray-sama! ~».
«Così si ragiona!».
Sanji sbuffò rumorosamente, incrociando le braccia. «Da quando la mia opinione è così superflua?!».
Nami rise divertita, scompigliandogli i capelli: «Da sempre, biondino!».

 

Gray era consapevole del fatto che dormire non era stato mai così importante come quella notte, eppure non riusciva a chiudere occhio. Continuava a rigirarsi tra le coperte senza sosta, facendo attenzione a non fare rumore; Juvia, nel letto in parte al suo, sembrava addormentata e non voleva assolutamente svegliarla.
«Gray-sama?», la sentì invece chiamarlo. «Non riesci a dormire?».
«Scusa… Ti ho svegliata?».
«No», rispose lei, stropicciandosi gli occhi. «Neanche Juvia riesce a dormire».
«Sei preoccupata?».
«Sì… Juvia ha paura di chiudere gli occhi, perché sa che farebbe un incubo terribile».
Gray sorrise appena. «Non devi stare in pensiero. Noi vinceremo, ne sono sicuro».
«Juvia lo sa… Però ha paura lo stesso, Gray-sama. Juvia ha paura che domani sia l'ultimo giorno in cui potrà vederti».
Gray si alzò e andò fino al suo letto, inginocchiandosi in parte a lei e abbracciandola stretta. «Non lo sarà. Torneremo a casa insieme, te lo prometto».
«Gray-sama...».
«E una volta che saremo a casa, Juvia… Esci con me».
«Eh?!». Juvia sciolse di scatto l'abbraccio di scatto, fissando Gray sbigottita.
Il mago del ghiaccio sorrise, visibilmente divertito: «Iniziamo a frequentarci, Juvia».
Juvia sentì le lacrime scendere senza controllo… Solo che, finalmente, erano lacrime di gioia. Abbracciò Gray con trasporto, stringendolo forte.
«Juvia accetta!», gli disse con un grosso sorriso in viso.

 

Nami sistemò le ultime cose sulla scrivania. Tolse tutti gli strumenti da cartografa che aveva raccolto nel gioco e li inglobò nel suo inventario con un rapido gesto dell'indice. Avevano deciso di lasciare le stanze della locanda in perfetto stato, quasi come se non ci avessero mai messo piede… Tutto sommato, quello successivo avrebbe potuto essere il loro ultimo giorno.
Finì di racchiudere l'ultimo oggetto nell'inventario, quando avvertì qualcuno abbracciarle la schiena e appoggiare il mento sulla sua spalla.
«Cosa posso fare per convincerti a non venire?», le chiese la voce bassa e vellutata di Sanji.
Nami sospirò: «Assolutamente niente. Io verrò, Sanji-kun, che ti piaccia o no».
«Sarà davvero pericoloso».
«Lo so».
«Potremmo non tornare».
«So anche questo».
Sanji la strinse a sé ancora più forte, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. «Nami-san...».
«Sanji-kun… Ti ricordi quando ti ho dato quello schiaffo?».
Il cuoco trattenne il fiato per qualche secondo; certo che si ricordava. Era stato quando lui aveva insultato lei e Rufy a Whole Cake Island, nel disperato tentativo di allontanarli e salvarli dalla sua famiglia di assassini.
«Sì. Mi ricordo», disse semplicemente.
«Ti ho dato quello schiaffo perché ero arrabbiata con te, perché non potevo credere che stessi cercando di mentire così spudoratamente proprio a noi e di allontanarci dai tuoi problemi… I problemi vanno affrontati insieme, Sanji-kun». Sciolse l'abbraccio e si voltò verso di lui, guardandolo negli occhi blu e profondi come il mare. «Non voglio più provare una sensazione del genere, stupido di un cuoco. Per questo non riuscirai mai a farmi cambiare idea… Verrò con te».
Sanji sentì le lacrime pizzicargli gli occhi; la amava più di qualunque cosa al mondo, ed in quel momento più che in ogni altro se ne stava rendendo conto. La abbracciò di nuovo, appoggiando una mano sulla sua nuca per tenerla vicina.
Quella volta, Nami rispose all'abbraccio e lo strinse a sua volta, senza dire nulla.
Non c'era bisogno di parole. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


 

Capitolo 17

 

L'entrata della dimora dell'eremita era esattamente come l'avevano vista la prima volta che ci erano stati: lo stesso campo di forza, forse ancora più spesso, e i due strati di roccia a proteggerne l'entrata. Sanji e Gray distrussero di nuovo entrambi gli ostacoli, ritrovandosi di fronte ancora lo stesso corridoio scuro; iniziarono a percorrerlo, trovandolo molto più lungo e stretto della volta precedente.
«Non mi piace per niente», commentò Gray, guardandosi intorno sospettoso.
«Dovevamo aspettarcelo che non ci avrebbe accolti a braccia aperte», gli rispose Sanji, che aveva estratto la spada dall'elsa già da un bel po'. «Probabilmente conosce le sue intenzioni».
«Mi vengono i brividi», disse Nami, sfregando le mani sulle spalle scoperte. «Questo tipo è l'equivalente di uno stalker nel mondo reale».
«Uno di quelli bravi», aggiunse Gray.
Arrivarono finalmente ad un grosso portone di ferro grigio e blu, dal cui interno proveniva una strana luce azzurra. Juvia si irrigidì.
«Cosa c'è, Juvia?», le chiese nervosamente la navigatrice.
«L'umidità presente nell'aria è strana», rispose. «Sembra quasi che l'acqua sia controllata da qualcuno...».
«La volta scorsa questo portone non c'era», disse Sanji. «Probabilmente l'eremita ha preparato qualche bella sorpresa per noi».
«Se si parla di acqua io e Juvia sapremo affrontare qualsiasi ostacolo senza problemi», disse Gray, guardando la compagna. «Dico bene?».
«Sì! Juvia fornirà a Gray-sama tutto il supporto necessario!».
Sanji fece un passo avanti per aprire entrambe le porte, rimanendo di stucco di fronte alla creatura che li stava aspettando al centro della stanza…

 

Se avesse dovuto decidere in che modo descriverlo, probabilmente avrebbe detto che era un Chimera, anche se non era del tutto sicuro… Le chimere, almeno quelle all'interno di Sword Art Online, non erano così mastodontiche; la creatura che si trovava di fronte a loro, un colosso di colore blu scuro dal corpo muscoloso di umanoide e la testa da leone, doveva essere alto almeno quattro metri. Non appena posò lo sguardo su di loro ruggì, liberando dalla gola un soffio di aria gelata che li scaraventò verso i muri della sala.
«E' freddo!», disse Sanji, mentre cercava di riparare sé stesso e Nami con la spada. «Non dirmi che...».
«Sì!», rispose Gray, che stava tenendo Juvia abbracciata per impedirle di volare più lontano. «E' ghiaccio».
Senza preavviso, la creatura smise improvvisamente di ruggire, mettendo fine al vento gelido nella sala; si voltò verso Sanji e Nami e lanciò un raggio azzurro verso di loro, intrappolandoli all'interno di una cupola di ghiaccio.
«Merda!».
«Sanji-kun! Siamo bloccati!».
Sanji e Nami osservarono con orrore la Chimera che aveva giù iniziato ad attaccare Gray e Juvia, scagliando gli attacchi verso i punti vitali.
«Dobbiamo aiutarli! Non possono affrontarla da soli!».
«Lo so, Nami-san, lo so!», gli rispose lui, dopo aver sferrato l'ennesimo calcio infuocato. «Questo ghiaccio non ne vuol sapere di sciogliersi!».
«Perchè è un oggetto immortale!».
Gray e Juvia atterrarono vicino alla loro prigione di ghiaccio, riprendendo fiato intanto che la Chimera cercava di liberarsi dalla piccola trappola di Gray.
«L'unico modo per farlo sparire è battere il mostro che l'ha creato», spiegò Juvia.
«N-Non è possibile...», balbettò Nami, sentendosi impotente.
«Dannazione!». Sanji sferrò un altro forte calcio al muro, senza ottenere il minimo risultato.
«Non vi preoccupate, io e Juvia dovremmo riuscire a cavarcela se uniamo le forze. Affronteremo quel coso e lo sconfiggeremo, così potremo tirarvi fuori di qui!».
«Abbiate fiducia in Juvia e Gray-sama, faremo in un attimo!», disse la maga dell'acqua, strizzando l'occhio.
«Juvia!», Nami la chiamò, ma ormai entrambi erano già diretti verso il mostro.
Perché aveva la terribile sensazione che fosse tutta una trappola?!

 

«Forza Juvia, proviamo un'altra volta!».
«Sì, Gray-sama!».
Juvia appoggiò le mani a terra per generare una potente onda, che Gray cavalcò per arrivare a tutta velocità di fronte alla chimera e scagliare il colpo con tutta la forza che aveva in corpo; era la quarta volta che provavano quella combinazione – la più efficace che avevano sperimentato in quei mesi di gioco – eppure la spada di ghiaccio di Gray continuava ad infrangersi contro la pelle dura e resistente della chimera. Le spade create con la magia avrebbero dovuto essere uno degli item più resistenti del gioco, eppure sembravano inutili contro quel mostro… Nami iniziava a credere che fosse davvero una trappola.
«Ice Make». Gray creò l'ennesima spada di ghiaccio, iniziando a sentire la stanchezza sul proprio corpo.
«Gray-sama». Juvia arrivò accanto a lui, sostenendolo prima che cadesse. «Stai bene?».
«Sì… Sì, sono solo un po' stanco».
«Juvia e Gray-sama devono cambiare strategia, questa non funziona».
«Lo so… Speravo che cedesse». Gray si rimise in piedi, prendendo fiato.
«Se a Gray-sama è rimasta abbastanza magia possiamo provare un Unison Raid. Juvia pensa che potrebbe funzionare».
«E Gray si fida di Juvia», gli rispose lui, sorridendole e porgendole la mano.
Unirono le mani per prepararsi a sferrare l'attacco, ma non ebbero nemmeno il tempo di tentare: la Chimera si scaraventò veloce come una saetta verso di loro, colpendo Juvia con i suoi artigli ghiacciati. La maga dell'acqua cadde rovinosamente a terra, mentre i pixel rossi iniziavano a levarsi dalla ferita lasciata dal mostro e la barra dei punti vita scendeva verso la zona rossa.
«JUVIA!».
Gray sentì un urlo straziato e, una volta realizzato quanto la gola gli stesse bruciando, capì che proveniva da lui; era lui che stava urlando di dolore. Cadde a terra in parte alla compagna, sfiorandole appena la guancia con la mano tremante.
«J-Juvia...».
«Gray-sama… Juvia si è distratta...», gli disse lei, cercando di sorridere.
«N-Non ti preoccupare! Va tutto bene, è solo… Solo...». Le lacrime iniziarono a cadere dagli occhi del mago del ghiaccio; non importava quante scuse provasse ad inventare a sé stesso, la ferita era troppo seria, Juvia non ce l'avrebbe fatta.
«Juvia è dispiaciuta...», mormorò lei. «Voleva tanto tornare a casa con Gray-sama».
Gray non riuscì a sentire nulla; non vedeva niente di fronte a sé, non riusciva ad immaginarsi un futuro… Forse è perché non voleva avere un futuro senza Juvia. Una voce si fece largo nella sua mente…

 

Iced Shell è uno degli incantesimi più potenti, se non il più potente, ma è maledetto: usa la vita del suo utilizzatore per intrappolare il nemico in un ghiaccio eterno, rubando il futuro di entrambi”.
 

Gray sorrise amaramente: aveva promesso che non avrebbe mai più cercato di utilizzare una magia come quella, ma ormai non aveva nessuna intenzione di continuare il suo viaggio da solo e, al momento, quella era l'unica soluzione che gli sembrava possibile per sconfiggere il mostro e permettere a Sanji e Nami di continuare. Almeno loro, un futuro dovevano averlo.
«Mi dispiace, Natsu», mormorò quasi a sé stesso.
Abbracciò Juvia stretta tra le braccia, mentre intorno a loro iniziava a formarsi un intenso vento ghiacciato che presto si trasformò in tempesta.
«Noi continueremo il nostro viaggio insieme», disse a Juvia, sorridendole. «Mi dispiace solo che sia così diverso da quello che avevo pensato per noi».
«Gray-sama non vorrà…?».
«E' l'unico modo. E poi, non ho alcuna intenzione di tornare in un mondo in cui tu non ci sei».
Juvia iniziò a singhiozzare, abbracciandolo.
«Mi dispiace...», disse ancora Gray in lacrime, mentre i loro corpi iniziavano a trasformarsi in ghiaccio.
«Non fa niente… Juvia è stata così contenta di conoscere Gray-sama! Poter stare al fianco di Gray-sama è stata la cosa più bella che potesse capitarle… Grazie!».
Gray annuì. Poi alzò lo sguardo verso Sanji e Nami, che non avevano smesso un attimo di chiamarli dalla loro prigione di ghiaccio e sorrise ad entrambi.
«Grazie di tutto. Lasciamo il resto a voi!».
«GRAY! NON FARLO, TI SCONGIURO!».
«JUVIAAA!!!».
«Iced Shell», pronunciò Gray in modo quasi impercettibile. Appoggiò le labbra a quelle di Juvia e la baciò profondamente, mentre entrambi si dissolvevano in tanti piccoli frammenti di ghiaccio.
Sanji strinse forte al petto Nami, osservando il ghiaccio intrappolare la Chimera e svuotare completamente la sua barra degli HP. Quando il mostro fu finalmente scomparso anche la loro prigione ghiacciata si dissolse e nella sala non rimase che silenzio; l'unico rumore che poteva sentire erano i singhiozzi disperati di Nami.
E, purtroppo, anche i suoi. 

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NdA. Non so cosa dirvi... Il capitolo di One Piece di ieri mi ha resa parecchio salty, e Gray e Juvia ne hanno pagato le conseguenze U.U Ovviamente scherzo, avevo già in mente questa cosa fin da quando ho iniziato a scrivere questa storia, ma forse il capitolo di ieri ha contribuito a farmi diventare ancora più spietata, chissà >:) Ad ogni modo sapete che vi adoro, e spero mi perdonerete per questa scelta *^* A questo punto direi che rimane tutto nelle mani di Sanji e Nami... Riusciranno a battere il fantomatico boss finale e a salvare sè stessi e tutti gli innocenti bloccati nel gioco?! Non vedo l'ora di darvi una risposta! :D A presto con un nuovo capitolo, ormai siamo proprio agli sgoccioli...

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Stavano camminando già da parecchio tempo. Nel silenzio più assoluto, nessuno dei due si era azzardato a dire una parola, continuando a camminare lungo il tunnel scuro senza sapere cosa poteva aspettarli alla fine del percorso. Un altro mostro orribile che li avrebbe uccisi proprio come aveva fatto la Chimera con Gray e Juvia? Nami era sicura di sì, ormai aveva capito che la loro morte era solo una questione di tempo. Voltò appena il viso verso Sanji, scoprendolo terribilmente serio e determinato; la navigatrice non ricordava l'ultima volta che aveva visto una simile espressione negli occhi del compagno, ed ebbe paura.
Quella è l'espressione di chi sa già che deve morire.
Un'improvvisa scarica di terrore le attraversò la schiena, obbligandola a fermarsi di colpo. Strinse i pugni nel vano tentativo di calmarsi, mordendosi il labbro con forza.
«Nami-san?». Sanji si voltò verso di lei, pronunciando il suo nome senza alcuna emozione nella voce.
La navigatrice si lanciò verso di lui, abbracciandogli la vita stretta e premendo con forza la guancia contro la sua schiena; dopo qualche secondo, le mani del cuoco si posarono tremanti sulle sue.
«Nami-san...», la chiamò di nuovo, questa volta con il solita tenerezza che gli provocavano quelle sillabe.
«Torniamo indietro, Sanji-kun», gli disse in preda ai singhiozzi. «Andiamocene da questo posto. Cerchiamo una casetta nel bosco e stabiliamoci lì… Possiamo vivere nel gioco per sempre. Possiamo restare qui! Io mi occuperò della casa e tu guadagnerai vendendo gli oggetti rari trovati nelle quest… Non importa dove, ma viviamo, Sanji-kun!».
La navigatrice non aveva smesso di piangere un attimo mentre vomitava quelle frasi senza senso. Stava soffrendo come non aveva mai fatto prima e Sanji sentì un forte dolore al petto, un forte bruciore che lo obbligò a premere forte su quel punto di pelle.
Era come quella volta: il cuore di Nami stava piangendo di nuovo, e il suo non riusciva a sopportarlo. Si voltò verso di lei di scatto, abbracciandola di nuovo e stringendola fortissimo.
«Nami-san...», disse di nuovo.
«Andiamocene, Sanji-kun...», gli disse lei in quello che era ormai un piano disperato.
Rimasero così per un tempo indefinito, finché i singhiozzi di Nami non si furono calmati. Poi, il cuoco le prese dolcemente il mento con le mani per farsi guardare.
«Non sono cose che direbbe la mia Nami-san, queste».
«Lo so...».
«La mia Nami-san è coraggiosa, scaltra e non ha paura di niente».
«Bugiardo!», gli disse, scostando il viso dal tocco delle sue mani. «Io non sono così! Non sono coraggiosa, ho paura di tutto! Sono rimasta a guardare mentre Juvia e Gray venivano uccisi, non ho potuto fare nulla! Ora non posso perdere anche te!».
Sanji abbassò lo sguardo, strizzando gli occhi per fermare le lacrime. «Siamo finiti in trappola… Non è stata colpa di nessuno Nami-san, tanto meno tua. Però… Gray e Juvia si sono sacrificati per noi, per permetterci di proseguire e portare a termine la missione».
Nami spalancò gli occhi sorpresa, tornando improvvisamente a guardarlo.
«Se rinunciassimo proprio adesso renderemmo il loro sacrificio vano. E poi», aggiunse, iniziando ad accarezzarle la nuca. «Non possiamo rimanere qui. Abbiamo dei sogni da realizzare nel mondo reale, ricordi?».
I visi sorridenti di Gray e Juvia si fecero largo nella mente della navigatrice e, subito dopo, tutti quelli dei suoi compagni comparvero sorridenti ed incoraggianti.
Dagli occhi di Nami ricominciarono a sgorgare le lacrime. «Gray, Juvia… Il mio capitano, i miei compagni!», sussurrò.
Erano lacrime diverse. Erano lacrime di amore e coraggio.
Sanji la attirò di nuovo a sé, appoggiando la fronte tra i suoi folti capelli rossi.
«Mi dispiace, Sanji-kun! Non so come mi è venuto in mente di dire quelle cose».
«Ti amo, Nami-san», le rispose lui con semplicità. «E ti amo anche quando sei fragile e insicura. E, beh, quando ti rialzi e sei più forte di prima… Io mi innamoro di nuovo di te».
Nami sciolse l'abbraccio con delicatezza, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. «Sempre a fare queste stupide dichiarazioni, tu», lo rimproverò, sorridendo appena. «Grazie».
Lui le sorrise, solare e rassicurante. «Combattiamo, Nami-san, e spaziamo via qualsiasi cosa si presenti di fronte a noi!».
Lei annuì, con ritrovata sicurezza. «Sì!».
Afferrò con decisione la mano che lui le offriva e, insieme, ricominciarono a camminare verso quella che sembrava la fine del tunnel.
Non avrebbe visto morire Sanji senza poter fare nulla, era una promessa che aveva fatto a sé stessa.
L'avrebbe protetto, a qualunque costo.

 

Vedere chi li stava aspettando nella stanza successiva non fu sicuramente una sorpresa: l'uomo che avevano incontrato tempo prima se ne stava seduto su una vistosa poltrona al centro della sala, indossando una grossa armatura rossa. Sanji strinse i pugni, inorridendo di fronte alla sua espressione viscida impiantata sul viso di Zeff… Gli avrebbe levato quel fastidioso sorrisetto dalla faccia nel modo più doloroso possibile, di questo ne era sicuro.
«Benvenuti», li accolse l'Eremita, alzandosi dal suo trono. «E' un peccato vedere che siete riusciti a raggiungermi solo in due».
Nami sentì gli occhi pizzicarle pericolosamente. «Vigliacco...».
«Oh, non credo di meritarmi quell'appellativo. Sono qui di fronte a voi, no?».
«Ci hai teso una trappola! Come facciamo ad essere sicuri che questa non lo sia?!», urlò Sanji infuriato.
«Controlla pure il mio status. Vedrai che ho una linea degli HP, proprio come voi», gli disse, rendendola finalmente visibile. «Ed ora, se volete provare a sfidarmi, io sono a vostra completa disposizione».
Nami deglutì; erano così vicini alla libertà che aveva paura persino di muovere un dito, temendo che qualsiasi mossa avrebbe potuto essere un passo falso. «Confermi di essere tu il boss finale di Sword Art Online?».
Lui sorrise, annuendo. «Sì, sono io».
«Mostrati nel tuo vero aspetto», gli disse, stufa di parlare ad una brutta imitazione di Genzo.
Senza battere ciglio, l'uomo aprì il menù del gioco, deselezionando l'abilità speciale che gli permetteva di nascondersi verso un finto aspetto e mostrando ai suoi rivali quello vero: era un uomo sulla trentina, molto più giovane di quello che si sarebbero aspettati, con dei rasi capelli neri e un viso dall'aspetto comune.
«Mi chiamo Makoto Nanase. E' un piacere fare di nuovo la vostra conoscenza… Sanji, Nami».
Si era inchinato verso ognuno di loro in modo fin troppo rispettoso, mostrandosi infinitamente diverso da come lo immaginavano; perché un uomo all'apparenza così comune ed educato aveva intrapreso un'impresa tanto folle?
«Perché l'hai fatto?», gli chiese Nami, senza riuscire ad evitare di parlare.
«Nella vita reale non ero nessuno. Le giornate mi scivolavano addosso, non avevo nulla per cui valesse la pena vivere… Ma poi è arrivato Sword Art Online. Akihiko Kayaba mi ha salvato provocando l'incidente di cinque anni fa! All'interno del gioco mi sono creato una nuova vita, avevo una moglie, una gilda… Uno scopo». Strinse i pugni, assumendo all'improvviso un'espressione più dura. «Ecco perché non ho potuto tornare indietro quando quei due ragazzi hanno scoperto e sconfitto Kayaba-sama. Mi sono fatto integrare nel gioco e ho aspettato l'occasione giusta per ricreare il mondo perfetto già sperimentato da Kayaba-sama… Era l'unico futuro possibile, per me».
Sanji si morse il labbro forte, tremante di rabbia. «Per colpa di un tuo capriccio moltissime persone non hanno più un futuro. Gray e Juvia non hanno più un futuro!». Estrasse la spada dall'elsa, puntandola contro di lui: «Tu gliel'hai rubato!».
«Hai ragione, Spada Nera. Io ho sottratto il futuro di quei due maghi», estrasse a sua volta la spada, preparandosi a combattere. «E ruberò anche il vostro. Spedirò all'altro mondo chiunque minacci questa vita perfetta!».
Ormai anche Nami aveva estratto dall'inventario il suo Climattack, pronta a supportare Sanji; era arrivato il momento di farla finita, dovevano sconfiggere quel pazzo.
«Andiamo, Nami-san!».
«...Sì!».

 

«Black Ball!».
Dall'arma di Nami si generarono delle bolle nere cariche di elettricità, che si integrarono alla lama della Spada di Sanji.
«Sei la migliore, Nami-san!», le disse lui, strizzandole l'occhio.
Si lanciò contro Makoto, colpendo l'armatura con la sua spada carica di elettricità, e rimase inorridito di fronte alla misera bruciatura che era riuscito a provocare a quel metallo che sembrava intangibile. Lui sorrise soddisfatto.
«C'è un motivo per cui il boss finale sono io!».
«Maledetto!».
Le loro spade ricominciarono ad incrociarsi, finché Sanji non si allontanò per riprendere fiato; quell'uomo sembrava infaticabile.
«Sanji-kun!». Nami mandò un altro carico di elettricità sulla sua spada, sperando di riuscire a potenziarla un altro po'.
Sembrava tutto inutile. Nonostante continuasse a potenziare l'arma di Sanji, che doveva già raggiungere un livello alto, l'Eremita sembrava intoccabile. Avevano qualche possibilità? I continui attacchi combinati di Gray e Juvia le tornarono improvvisamente di fronte agli occhi, facendola tremare. Si stava ripetendo esattamente lo stesso copione.
Guardò per un attimo il combattimento tra Sanji e quell'uomo, rimanendo basita di fronte alla quantità di colpi che il loro nemico riusciva a schivare. Era come se prevedesse quello che Sanji aveva intenzione di fare, e poi… Poi capì. Era un particolare minimo, che nessuno concentrato sulla battaglia sarebbe mai riuscito a cogliere… Ecco perché non aveva capito nulla mentre cercava di potenziare la spada del suo compagno, ed ecco perché Sanji stesso non se ne era ancora accorto!
Doveva essere un'abilità attivata di nascosto… Come avevano previsto, stava cercando di far cadere in trappola anche loro. Non avrebbero mai vinto così!
Come se una voce si fosse intrufolata nella sua testa, improvvisamente Nami ricordò una delle prime conversazioni che aveva avuto con Gray:
«Esistono un sacco di trucchi per cavarsela all'interno del gioco… Io e Juvia, nei nostri mesi da mercenari, li abbiamo provati quasi tutti! Le abilità attivate in modalità invisibile sono sicuramente le più utili: il nemico non si accorge della loro presenza e non possono essere disattivate se non dal giocatore che le sta usando… A meno che il nemico non colpisca un punto preciso dietro l'orecchio, ma è una cosa a cui di sicuro non penserebbe mai nessuno!».
Nami sorrise, afferrando il Climattack con entrambe le mani: «Grazie, Gray!».
Balzò velocemente alle spalle di Makoto, colpendolo dietro l'orecchio destro con la sua arma; lui barcollò, rallentando all'improvviso e accusando finalmente uno dei colpi della spada di Sanji.
«Nami-san! Ma cosa…?».
«Ci stava ingannano, Sanji-kun! Usava un'abilità nascosta per rallentare i tuoi movimenti e risultare più veloce».
«Bastardo...».
«Sì… Però ora dovresti essere molto più facilitato nello scontro e-».
L'espressione di vittoria morì sulle labbra della navigatrice: Makoto era sbucato alle spalle di Sanji e stava per colpirlo con la spada.
«ATTENTO!».
Senza pensarci due volte Nami spinse Sanji lontano, trovandosi faccia a faccia col nemico: la sua spada la colpì in pieno, lasciandole una lunga e profonda ferita sul petto. La navigatrice si lasciò andare rovinosamente, osservando incredula i pixel rossi che si spargevano come piccoli petali dalla sua ferita durante la caduta. Prima di toccare il terreno freddo, qualcosa bloccò il suo corpo; erano due braccia forti e gentili, che ora la stavano stringendo con nota dolcezza.
Stava… morendo? Sì, sentiva chiaramente la barra degli HP scendere sempre di più verso la zona rossa, non le rimaneva molto tempo. Ma l'abbraccio di Sanji era tiepido e confortevole e si sentì protetta come sempre, come tutte le volte che era vicina a lui.
«S-Sanji...kun», mormorò, puntando lo sguardo nei suoi occhi blu. I capelli biondi si erano scostati quando aveva piegato il viso verso di lei e riusciva a vederli entrambi… Sembravano due preziosi zaffiri. Erano davvero dello stesso colore del mare che tanto amava.
«Nami-san...».
Sono felice...
«Nami-san!».
Sono veramente felice.
«Nami-san, rispondimi!».
Perché finalmente…
«Ti prego, dimmi qualcosa!».
Sono riuscita a dimostrarti…
«Ti scongiuro!».
...Quanto ti amo.
«NAMI-SAN!».
Nami alzò appena un braccio verso di lui, accarezzandogli una guancia e lavando via le lacrime che gliela stavano solcando.
«Sayonara, Sanji-kun».
Gli sorrise tra le lacrime, sperando di riuscire a comunicargli tutti i sentimenti che non era mai riuscita ad esprimere a voce. Poi scomparve, polverizzandosi in mille piccoli pixel rossi, che danzarono intorno al cuoco come a volergli dire ancora addio.
Sanji rimase immobile e basito, cercando di afferrare quei piccoli frammenti virtuali e portandoseli al petto… Come se potessero riportare indietro la sua Nami.
Come se fossero ancora la sua Nami.
Cercò di nascondere le proprie mani contro il petto, finché anche l'ultimo frammento scomparve, lasciandole completamente vuote.
Allora, il dolore fu troppo. Tutto quello che riuscì a fare fu urlare.

 

«...NAMI-SAAAN!»

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NdA. Ehilààà! :D Sì, ok, lo so: non posso scrivere un capitolo del genere e poi cavarmela con un "ehilà" xD Però vedetela così: il mio nuovo avatar fa già abbastanza ridere, se i capitoli non sono almeno un po' deprimenti poi nessuno mi prende più sul serio ù.ù
Cooomunque, so di essere brutta e cattiva e di non meritarmi il vostro perdono... Anche perché penso che questo capitolo sia la cosa più triste e melensa che io abbai mai scritto in vita mia xD Brava Benedetta, complimenti. 
Il succo, alla fine di tutto ciò, è: vi voglio bene tanto tanto, vi ringrazio per aver deciso di leggere questa storia e vi prometto che il finale non vi deluderà! :3 O, almeno, spero! :P 
A prestissimo! :3 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 

Capitolo 19

 

«Sanji-kun!».
Nami rideva, bellissima come forse non lo era mai stata, mentre immergeva entrambe le mani nell'acqua di mare per schizzarlo. Sanji si coprì il viso con il braccio, sorridendo di fronte all'innocenza così rara sul viso della compagna.
«Dai! Difenditi!», gli ordinò la navigatrice, tornando all'attacco.
«Non posso, Nami-san», rispose lui, quasi indignato. «Rischierei di far del male a quegli splendidi occhi con l'acqua salata».
Nami gonfiò le guance visibilmente infastidita; si avvicinò a lui in modo minaccioso e, senza alcun preavviso, lo spinse in acqua. Sanji la guardò stranito, alzando incredulo le braccia per riscoprire la camicia che indossava completamente fradicia.
«Ah-ah! Te l'ho fatta!», gli disse lei, cacciando fuori la lingua.
«Ah sì, eh?», fece Sanji, alzandosi piano. «Mi dispiace luce dei miei occhi, ma temo dovrò vendicarmi!».
Iniziò a rincorrerla – cercando di diminuire la velocità per permetterle di distanziarlo un po' – mentre Nami rideva di gusto.
Voleva sempre sentirla ridere così.
Non voleva perderla, voleva stare con lei.
Allungò una mano verso di lei, cercando di raggiungerla.
Voleva rimanere con lei… Per sempre.

 

La mano di Sanji rimase tesa in avanti dove l'ultimo frammento scarlatto di Nami si era infranto, come a cercare di raggiungere qualcosa di non visibile ad occhio nudo. Qualcosa che, ormai, non c'era più.
«N… Nami-san...», sussurrò, lasciando cadere la spada a terra.
Makoto Nanase lo fissò con aria compassionevole, avvicinandosi piano a quello che pensava poter essere un nemico temibile. Neanche il suono dei suoi passi riuscirono a scuotere Sanji, che si lasciò cadere in ginocchio sul pavimento di pietra fredda.
«Nami-san...».
«Ti credevo più forte, Spada Nera».
Il cuoco alzò lo sguardo verso il suo interlocutore, che stava fissando insistentemente le sue iridi blu: erano completamente vuote, prive di qualsiasi emozione.
«La morte di quella donna ti ha tolto tutto, vero?», gli chiese, sorridendo appena. «Ecco perché gli uomini non riusciranno mai ad eguagliare la perfezione di questo mondo. Sono troppo deboli, in balia delle emozioni».
«Tu...», sussurrò appena lui, abbassando lo sguardo.
«Non temere. Porrò fine alla tua sofferenza in fretta, Sanji». Si inginocchiò vicino a lui, allungando una mano verso il suo mento. «Non sentirai nulla, e poi potrai stare per sempre con la donna che tanto ami».
Poco prima che la mano di Makoto gli toccasse il viso Sanji la afferrò di scatto, stringendo il suo polso in una morsa d'acciaio. Quando incontrò i suoi occhi blu, l'uomo rabbrividì: l'espressione non era più vuota, ma indecifrabile, e il colore era molto più scuro di quanto non ricordasse.
«Non mi toccare», sibilò Sanji con la voce piena di rabbia. «Tu… Tu l'hai uccisa».
Strise ancora di più il polso del suo nemico, fino a rigirarlo all'indietro accompagnato da un suono di ossa sbriciolate. Non appena lo sentì urlare di dolore, un sorriso sadico si disegnò sul suo volto ricoperto di dolore.
«C-Cosa...?!», balbettò lui pieno di terrore, stringendosi il polso per cercare di calmare il bruciore.
«Taci».
Makoto osservò con orrore la figura di Sanji che si avvicinava lentamente a lui: il lungo cappotto blu scuro e la grossa spada nera, tenuta tanto bassa da sfiorare il pavimento, lo facevano sembrare quasi un dio della morte. Avanzava con passi pesanti e regolarmente scanditi, fissandolo come se volesse incenerirlo da un momento all'altro. Ma lui era il padrone assoluto di quel posto e nulla poteva ucciderlo… Giusto?
Sanji arrivò di fronte a lui, fissandolo con lo stesso disprezzo con cui si guarda un bidone pieno di rifiuti e, senza la minima espressività, gli tagliò il braccio destro.
«Questo è per Juvia-chan», sussurrò, mentre l'altro urlava di dolore.
Makoto fissò in preda al panico il braccio che gli era stato tagliato, poco più in la, e i pixel rossi che stavano iniziando ad uscire dalla ferita netta appena sotto la spalla. La sua sicurezza iniziò a vacillare: dopotutto, anche Kayaba era stato sconfitto.
Senza alcun preavviso, Sanji tranciò anche l'altro braccio, senza neanche dargli il tempo di realizzarlo.
«Questo è per Gray», mormorò di nuovo, scrollando brevemente la spada. «In questo mondo il sangue non c'è, eh? E' un grosso sollievo, temevo di imbrattare questo bel cappotto coi liquidi di un rifiuto umano».
Makoto tossì convulsamente, cercando di prendere il respiro; la barra degli HP stava scendendo sempre più velocemente, al prossimo colpo sarebbe stata la fine.
«S-Sanji-sanParliamone».
Sanji si lasciò scappare un piccolo ghigno, che sfociò presto in una grossa ed incontrollabile risata. Si inginocchiò per guardarlo negli occhi, sbattendo la mano sul muro dove il suo nemico aveva appoggiato la schiena.
«Parliamone? Tu hai intrappolato delle persone innocenti in un gioco suicida per tuo piacere personale, hai ucciso i miei amici e la donna della vita… E mi chiedi di parlarne?». Il suo tono di voce era pacato, profondo e privo di emozioni.
Appoggiò la punta della sua spada al petto dell'uomo e gli sorrise sadico: «Sto per ucciderti. Libererò tutti e ti offrirò una morte orribile, stanne certo».
«Aspetta», boccheggiò lui.
«Non ho intenzione di farlo».
«Aspetta!», disse nuovo, stavolta urlando. «Io posso riportare indietro quella ragazza!».
A Sanji mancò il respiro per qualche momento; sapeva benissimo che poteva trattarsi di una trappola, ma il solo prendere in considerazione la possibilità che fosse vero gli aveva fatto saltare il cuore in gola.
«Stai mentendo...».
«No!», gridò, sentendo la punta della spada premere sempre di più contro il suo petto. «No, te lo giuro. Come amministratore del gioco ho il potere di farlo… Il decesso nel mondo reale avviene solo quando do il consenso».
Fu come se il tempo si fermasse e tutto scomparisse dalla sua vista. Si sentiva solo, immerso in un ambiente vuoto e scuro; cosa avrebbe dovuto fare adesso? Quale sarebbe stata la scelta giusta?
«Nami-san può… Davvero?», rispose con un tono di voce decisamente diverso.
«», disse Makoto, riprendendo sicurezza. «Sì, può! La farò tornare e vivrete una vita tranquilla e serena in questo fantastico mondo fatto di perfezione. Vi fornirò la protezione necessaria, in modo che niente e nessuno possa uccidervi… Vivrete qui, insieme, per sempre».
«Insieme...», sussurrò lui senza rendersene conto.
La prospettiva di accettare era davvero molto allettante. Certo, sarebbero rimasti lì prigionieri per sempre… Però non era forse meglio che tornare a casa senza di lei? E non era proprio quello che gli aveva proposto Nami prima che arrivassero in quella maledetta sala?
La presa sulla spada si allentò pian piano…

 

«Sanji-san! Juvia crede in te!».
«Forza biondino, puoi farcela!».
«Sanji-kun… Sei l'unica e ultima speranza. Per tutti!».

 

Sentì un piacevole tepore avvolgergli la schiena, come se qualcuno lo stesse abbracciando intrecciando le braccia sul suo petto e appoggiando il viso nell'incavo del suo collo.
«Nami-san...», sussurrò con le lacrime agli occhi.
Sentiva dei capelli solleticargli il volto… Riconosceva quella sensazione, sapeva che era lei, anche se in realtà non c'era nessuno lì con lui.
Non arrenderti… Ti prego!”.
Sanji ricominciò improvvisamente a stringere forte l'impugnatura della spada.
«I miei amici non vorrebbero questo!», disse tra le lacrime. «Loro hanno dato la vita per liberare le persone innocenti intrappolate qui dentro e distruggere questo stupido mondo! E io non li deluderò!».
Affondò la spada nel petto di Makoto, sentendolo urlare di dolore.
«N-Non è… Possibile!». Non riuscì nemmeno a finire la frase: la barra degli HP si svuotò completamente e lui si dissolse in tanti piccoli frammenti, lasciando solo la spada di Sanji ancora conficcata nel muro come unica prova della sua esistenza.
Il cuoco sentì una musica assordante all'improvviso, e una scritta comparve al centro della sala:

 

CONGRATULAZIONI! HAI VINTO!

 

Cadde di nuovo in ginocchio, stravolto.
«Ho vinto...», mormorò, abbassando il viso.
Poi, alzò gli occhi verso l'alto ed iniziò a piangere. Un pianto disperato, come quello dei bambini appena nati che cercano la mamma.
Tutt'intorno la stanza iniziò a sgretolarsi e i suoi singhiozzi furono inghiottiti da una luce accecante, che lo fece scomparire all'interno della sua strabiliante luminosità.

___________________________________________________________________

 

NdA. Wellaaaa! :D Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare... Mi scuso tantissimo per il ritardo, ma purtroppo il periodo d'esami si sta avvicinando e con questo anche il lo studio matto e disperatissimo! xD Spero che il capitolo vi piaccia e vi deprima per bene :3

Prometto che il prossimo non tarderà ad arrivare... E, ahimè, sarà l'ultimo! Spero tantissimo di non deludervi *^* Buona giornata a tutti e buona lettura, a prestissimo! <3  

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 [FINALE] ***


 

Capitolo 20

 

Il regno di Fiore aveva sicuramente uno dei climi migliori che Nami avesse mai visto. Non appena aveva aperto gli occhi, dopo quel lungo sonno di quasi un anno, aveva subito sentito il profumo dell'aria pulita pervaderle le narici; la finestra della stanza di Chopper era aperta, e la seconda cosa che aveva notato era il cielo del primo pomeriggio, di un azzurro molto scuro e intenso. Era un colore tremendamente simile a quello degli occhi di Sanji; non appena quel pensiero le era balenato nella mente si era voltata verso il letto in parte al suo, convinta di trovarlo sveglio… Invece Sanji dormiva ancora profondamente e non sembrava avere intenzione di svegliarsi.
Era passata una settimana, e Nami stava ancora aspettando di vedergli finalmente aprire gli occhi.

 

Juvia aprì gli occhi piano, sentendoli bruciare non appena accolsero la luce forte del primo pomeriggio; riprovò una seconda volta, riuscendo a tenerli aperti per qualche secondo. Doveva cercare di abituarsi di nuovo, tutto sommato era passato quasi un anno.
Proprio in quel momento, realizzò che non erano più nel gioco: quello che aveva intorno era il mondo reale! Perché? Ricordava benissimo di essere morta tra le braccia di Gray, di essersi sacrificata insieme a lui per permettere a Sanji e Nami di proseguire… Allora come mai era tornata a casa? Voltò il viso con cautela, mentre il cuore le batteva a mille, per controllare che anche Gray fosse sveglio.
Il mago del ghiaccio aveva il volto già girato verso di lei e la fissava con gli occhi sbarrati, quasi come se stesse cercando di capire se fosse vera; non appena i loro occhi si incrociarono, da quelli del ragazzo iniziarono a scendere dei grossi lacrimoni.
«Juvia…», mormorò.
«Sì!», rispose lei, allungando la mano verso quella protesa di lui.
Le dita riuscirono appena a toccarsi, eppure quel contatto minimo fu sufficiente ad entrambi per capire che erano davvero a casa.
«Juvia è qui, Gray-sama!», rispose finalmente lei, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio.
 

«Nami?».
Usopp entrò in punta di piedi nella stanza, facendo attenzione a non fare troppo rumore con la porta; si mise a sedere sull'altro sgabello in parte al letto di Sanji e sorrise all'amica dolcemente.
«Perché non vai a riposarti un po'? Rimango io con lui».
Nami gli sorrise a sua volta, scuotendo la testa. «No, Usopp, grazie. Preferisco stare qua».
«Sei sicura? Il tuo corpo è ancora molto debilitato, anche se stai iniziando a riprendere peso e a camminare normalmente».
«Sì, sono sicura. E poi l'hai detto anche tu, no? Mi sto riprendendo alla grande!».
Usopp sospirò, sapendo che ormai il discorso era chiuso. «Vedrai che anche lui si sveglierà presto. Chopper ha detto che ci sono forti segni di ripresa… Andrà tutto bene».
«Lo so...», disse lei, allungando una mano verso la guancia di Sanji. «Sono solo un po' preoccupata… Ha affrontato uno scontro finale davvero terribile dal punto di vista fisico e psicologico. Se solo fossi stata meno avventata avrei potuto aiutarlo di più».
Quando l'aveva visto in pericolo non ci aveva pensato due volte: voleva salvarlo, costasse quel che costasse… Non poteva immaginare che sarebbe rimasta bloccata in una sottospecie di limbo a vederlo soffrire. Il modo in cui aveva reagito alla sua morte le aveva spezzato il cuore.
Usopp osservò basito Nami mentre accarezzava amorevolmente la guancia del cuoco, rivolgendogli uno sguardo che il ragazzo non le aveva mai visto in tre anni; rimase per un attimo in silenzio, poi assunse un'espressione sorniona.
«Mmm… Sei diversa, Nami».
La navigatrice diventò rossa fino alla punta delle orecchie. «C-Cosa intendi?!».
«Ti sei innamorata di Sanji, eh?».
«E-Ecco… I-Io...».
Usopp le passò una mano intorno alle spalle e iniziò a strattonarla, prendendola in giro. «Ah-ah! Il tuo animo tsundere sta uscendo allo scoperto, Nami-san!».
«Piantala!», si ribellò lei, iniziando a prenderlo a sberle sulle spalle. «Non sono domande da fare a una signorina queste, maleducato!».
Ma il suo amico continuò a ridere, e lo sentì andare avanti anche una volta uscito dalla stanza per evitare gli oggetti che lei aveva iniziato a tirargli.
«Accidenti!», disse, gonfiando le guance contrariata.
«Questa… E'… La mia...».
Era solo un mormorio confuso, ma Nami riconobbe subito il timbro dolce e profondo dietro quella voce impastata dal lungo sonno.
«...Nami-san».
Sanji si era svegliato e la stava guardando, rivolgendole uno sguardo pieno d'amore; lei non poté fare a meno di sorridere come non aveva mai fatto.
«Sanji-kun!». Gli buttò le braccia al collo, abbracciandolo con trasporto. «Mi hai fatta preoccupare, stupido!».
«Scusa Nami-san», le disse dolcemente. «Non riesco ancora a sentire bene. Ma l'abbraccio che mi stai dando è sufficiente per domandarmi se sto sognando!».
«Non stai sognando», continuò imperterrita lei. «Sono qui con te».
«Pensavo di non vederti più!», le disse con le lacrime agli occhi, stringendola più forte.
«Ti amo, Sanji-kun!», gli disse con trasporto. «Ti amo tanto!».
«Anche io!».
Nami diventò di nuovo rossa; sciolse all'improvviso l'abbraccio e lo fissò basita.
«Avevi detto che non riuscivi ancora a sentire bene!».
«Ops! Pare che le mie orecchie si siano appena riprese ~».
«Sanji-kun...», mormorò a denti stretti, mostrandogli il pugno.
«Dai, non ti arrabbiare, Nami-swan ~ Però potresti ripetere di nuovo quello che hai detto? Sai, forse anche la memoria non si è ancora ripresa del tutto...».
Nami scosse la testa, sorridendo suo malgrado; gli afferrò la nuca e avvicinò il viso al suo. «Oh, stai zitto».
Lo baciò all'improvviso, lasciandolo senza parole e Sanji si ritrovò a pensare che, se quello era il suo modo per farlo tacere, forse avrebbe dovuto parlare a sproposito più spesso…

***

 

Tutto stava tornando pian piano al proprio posto.
Dopo la sorpresa iniziale e dopo essersi quasi del tutto ripresi, Sanji e Nami avevano iniziato a fare delle ricerche; per quanto fossero felici di essere entrambi vivi, Nami era stata “uccisa” e Sanji era convinto di essere stato sepolto dalle macerie dopo la vittoria. A quanto pareva, però, tutte le persone che erano state fondamentali alla vittoria si erano salvate; una notizia talmente bella alla quale, forse, avevano persino avuto paura di credere.
«Come se la staranno passando Gray e Juvia adesso?», chiese Nami una sera, mentre erano in cucina e stava aiutando Sanji a preparare la cena.
«Sono sicuro che stanno bene», rispose il cuoco con un sorriso. «Dopo tutto, alla fine, si è salvato anche quel ragazzo coi capelli rosa perché la sua morte ci ha permesso di avvicinarci alla scoperta del boss, no? Sono sicuro che anche loro sono tornati a casa».
Nami sorrise, mostrando un filo di malinconia. «Sai, ogni tanto mi mancano».
«Sì, hai ragione… Anche a me manca Juvia-chan. Il pervertito no, era una seccatura».
Nami si lasciò scappare una risata: «A me sembrava che andaste piuttosto d'accordo».
«Cosa?! Dai, Nami-san, non è vero!».
Oh, sì che lo è invece, si ritrovò a pensare lei.
Stava per avvicinarsi a lui per prenderlo un po' in giro, quando Chopper fece irruzione in cucina con aria terrorizzata.
«Sanji! Nami! Ci sono due tizi strani che vi cercano!».
«Due tizi… Strani?».
«Si! Lei parla di sé stessa in terza persona e lui si è tolto quasi tutti i vestiti!», disse la piccola renna, rabbrividendo.
Sanji e Nami si guardarono per un attimo, prima di sorridere e scapicollarsi fuori dalla cucina.
Apppena li ebbero raggiunti Nami abbracciò Juvia e pensò che, tutto sommato, rimanere bloccati in Sword Art Online non era stato poi così male.

 

FINE.

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NdA. Ciao a tutti! :3 Siamo davvero giunti alla fine... Vi confesso che non ci credo neanche io! O.O Questa è la long più lunga (xD) che abbia mai scritto, e devo ammettere che mi ci ero davvero affezionata :') Spero con tutto il cuore che la fine vi abbia lasciato soddisfatti e non vi siate pentiti di aver letto :') Vi ringrazio davvero tanto per aver letto fino alla fine e avermi seguita, mi avete resa feliciosa! *v*
In particolare ringrazio chi ha recensito (in particolare namirami e musical che non si sono perse un capitolo! ), chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate! :3 siete davvero tanti quindi, thank youuu!! :3 
A presto

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