Il bello di essere invisibile

di icca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno. ***
Capitolo 3: *** Due. ***



Capitolo 1
*** Uno. ***


Capitolo Uno.

“Jenna se non ti alzi da quel letto giuro che vengo a tirarti giù con la forza” 

Mia madre strillava, come sempre, ma io non ero proprio intenzionata ad uscire dalla mia rassicurante tana. Non volevo assolutamente lasciare le mie coperte sapendo quello che mi stava aspettando fuori. 

“Il primo giorno di scuola è una cosa bellissima, non dovresti comportarti così” ripeté mia madre per la decima volta. Stavo pensando se tirarle un cuscino in faccia o un semplice calcio, no anzi forse era meglio di no. 

“Mamma io non ci voglio andare, ho la febbre senti” dissi tirando giù la coperta dalla faccia e cercando il più possibile di fingere un malore improvviso.

“Non ti credo, alzati” 

Mi sedetti sul letto, cercando di trovare una cosa positiva nel tornare a scuola, ma proprio non mi veniva in mente nulla. La mia impopolarità però era fantastica, nessuno che mi dicesse qualcosa, nessuno che mi tirava occhiatacce mentre passavo nei corridoi. Quest’anno sarebbe andato tutto meglio, o almeno lo speravo, e comunque finalmente l’apparecchio era sparito, i brufoli se ne erano ufficialmente andati e la mia bellissima seconda mi tirava un po’ su il petto. Forte del mio cambiamento fisico riuscii a trovare un minimo di coraggio per infilarmi dei jeans e una felpa e uscire dalla mia terra di salvezza.

E così dopo mezz’ora quell’arpia di mia madre era riuscita a parcheggiare davanti al mio bellissimo, inquietante, terrorizzante liceo senza che io fosse neanche riuscita a chiamare i servizi sociali. Sarei morta quest’anno? Chi lo sa.

“Ciao tesoro, divertiti!” sorrise mia mamma cercando di spingermi fuori dall’auto. 

“Ti odio” risposi sorridendo e dirigendomi verso Tamara e Ming, le uniche persone sorridenti in mezzo a quel cortile diffamatorio.

“Jenna! Oddio come stai?” disse Tamara buttandomi le braccia al collo. 

“Tam se non ti ricordi ci siamo viste ieri sera quando sono venuta a casa tua per vedere un film, come vuoi che stia?” risposi secca.

“Reggimi il gioco J, tutte le ragazze più popolari lo fanno, ti prego non deludermi” mi sussurrò all’orecchio a denti stretti. 

La guardai male, poi fissai lo sguardo sconsolato di Ming, evidentemente anche lei aveva dovuto sorbire le molestie della rossa. Odiavo il comportamento di Tamara e la sua voglia di essere popolare, perché non le andava bene la nostra semplicissima monotonia? Nessuno aveva voglia di andare alle feste, ubriacarsi o trovare un ragazzo che magari giocasse a football e avesse il cervello di un piccolo cricetino. Nessuno tranne Tamara.

“Quest’ anno sarà fantastico me lo sento, nuova scuola nuova vita giusto? Diventeremo le ragazze più popolari dell’intera città!” urlò Tam spingendoci verso l’entrata dell’inferno.

“Non credi di stare esagerando?” disse tranquilla Ming cercando un approvazione nei miei occhi. Le alzai il pollice, segno che era sulla buona strada per farsi uccidere dalla pazza qui presente. 

Camminavamo veloci nei corridoi e arrivammo finalmente al nostro armadietto, cioè intendevo il loro armadietto. Come il solito io ero l’unica sfigata che era capitata lontano dalle altre.

“Jenna non ti preoccupare verremo spesso dalle tue parti” disse Tamara appoggiandomi li mani sulle spalle.

“Lo dici soltanto perché sono vicino ai popolari. Perché non facciamo scambio? Guarda che è una grande opportunità” 

Avrei fatto qualsiasi cosa pur di non essere vicina alle cheerleader ma evidentemente Dio mi odiava a morte.

“Scusa Jenna, preferisco stare qui, hai visto chi è qualche armadietto più in la? Ricky non mi toglie gli occhi di dosso, credo rimarrò qui” 

Niente, ero destinata a morire di vergogna di fianco a quelle stangone tutte tette e poco cervello. Salutai le altre e mi diressi il meno veloce possibile al numero 342, sentivo le all star farsi pesanti e la mia voglia di correre via era enorme. Girando l’angolo ecco che vidi l’inferno della mia vita per i prossimi quattro anni, satana stava segretamente ridendo di me, lo sentivo.

Sadie Saxton e la sua schiera di troielle era proprio davanti a me, in mezzo al corridoio. Dovevo cercare di superarle senza farmi notare, il mio armadietto era proprio nell’altro corridoio, grazie Dio per non essere stato così crudele e avermi messo almeno a quindici metri delle modelle mancate. Azzardai qualche passo incerto, poi con mia enorme sorpresa iniziai a camminare molto più velocemente, credo che fosse la mia indole da cagasotto a guidarmi. Mancavano tre passi, quel metro e mezzo che mi avrebbe portato alla salvezza più assoluta, quando il mio sogno si infranse in mille pezzi. Diciamo mille pezzi di Jenna Hamilton sul pavimento. 

“Oh scusa Jenna, non ti avevo visto” disse Sadie ritirando il piede con cui mi aveva fatto lo sgambetto. “Stai tranquilla che il tuo fascino da sfigata è rimasto intatto” 

Rossa dalla vergogna mi alzai veloce e girai l’angolo dove finalmente trovai il mio amato armadietto, vi appoggiai la fronte e aspettai che il fiatone smettesse di corrodermi i polmoni. 

“Ei stai bene?” 

Una voce calda mi aveva fatto voltare, sull’orlo delle lacrime guardai la fonte di quel suono e mi persi in quei bellissimi occhi del colore del mare. 

Forse Dio non era stato così cattivo dopo tutto.

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Capitolo 3
*** Due. ***


Capitolo Due.

Si credo” dissi asciugandomi una lacrima con l’indice e guardando le mie ginocchia arrossate.
“Sadie è una stronza, mi dispiace che ti abbia fatto cadere” disse il misterioso ragazzo aprendo l’armadietto accanto al mio. 

“Non ti preoccupare, la conosco già e so già come è fatta. Anche a cinque anni era una prepotente” dissi alzando le spalle e facendo un sorriso. 

“A proposito, mi chiamo Matty” disse il moro porgendomi la mano. “Tra vicini di armadietto bisogna essere gentili no?” 

Ridendo allungai la mano e abbozzai un “Jenna”, credo che la mia faccia fosse rossa come i capelli di Tamara in questo momento. 

Un intera squadra di basket quasi mi lanciò sul pavimento nel tentativo di rapire il mio salvatore.

“Ciao vicina, ci vediamo li!” disse Matty indicandomi e sorridendo mentre veniva preso per le spalle da un biondino. 

Che gran culo, pensai vedendolo andare via.

“J tira dentro la bava!” 

“Oddio Tam per poco non mi fai venire un infarto” dissi sobbalzando.

“In quanto tua migliore amica devo dirti che Matty McKibbean non è proprio alla tua portata”

“Non ci stavo provando con lui, mi ha solo chiesto se stavo bene dopo lo simpatico sgambetto di Sadie. Siamo vicini di armadietto tutto qui” 

Mi incamminai per la lezione di letteratura ma Tamara mi stava appresso come un cagnolino. 

“Faccio finta che tu non mi abbia detto nulla, non parlare con lui, hanno detto che non è gentile con le ragazze. Poi ora sta con Courtney, quella sgualdrina” 

“Tigre ritira gli artigli, non ci penso neanche di provarci con Matty, stai tranquilla”.

Facendo spallucce si diresse verso la sua aula e finalmente tirai un sospiro di sollievo. Nessuno era più loquace di Tam, ma era anche la mia migliore amica, non avrei mai potuto dirle di no. 

 

Le ore passarono così lentamente che anche la mia testa da secchiona cominciava a sentirne gli effetti. A pranzo Ming e Tamara avevano avuto la splendida idea di sedersi vicino al club dei matematici e ora il piccolo John Caston mi stava bucando la schiena con il suo sguardo attento. Non potevo rimorchiare ragazzi normali? Chiedevo solo uno simpatico magari senza brufoli e senza una calcolatrice in tasca. Maledetto John.

Finalmente la fine delle lezioni era arrivata e io mi fiondai al mio armadietto ansiosa di sapere come Tamara era riuscita ad attaccare bottone con Ricky, da quello che aveva detto a mensa gli avrebbe infilato la lingua in bocca oggi stesso.
Peccato che ad aspettarmi non c’erano le mie amiche, bensì Courtney che amoreggiava in modo troppo spinto con Matty proprio sul mio armadietto.
Sarei riuscita a spingere via quel vortice di palpeggiamenti per prendere la mia borsa? Ci avrei provato almeno. Ma gli sta palpando il coso? Oddio non voglio guardare.

“Oh scusa Jenna, vieni pure” 

Finalmente Matty si era accorto della mia presenza accanto a loro e con una mossa fulminea spostò senza troppa gentilezza la sua ragazza dall’altra parte. Non troppo felice la bionda rispose toccando il petto del ragazzo e infilandoci le unghie.

“Ci vediamo domani piccolo” disse muovendo lentamente le labbra.

In quel momento sarei voluta scomparire, non era possibile?

“Scusa di solito non è così, oggi ha iniziato a comportarsi in maniera insensata, non ne capisco di ragazze” disse Matty voltando il viso nella mia direzione. 

“Non ti preoccupare, se è per questo neanche io le capisco” dissi sorridendo.

La sua risata esplose nelle mie orecchie e io fui felice di poter osservare quella piccola fossetta sulla sua guancia mentre rideva sinceramente.

“Sei simpatica Hamilton, potremmo anche diventare amici” disse raccogliendo lo zaino da terra e dirigendosi verso la fine del corridoio.
Non saremo mai amici io e te Matty McKibbean, pensai. Se nella scala sociale io ero un cinque, sopra soltanto alla banda e quegli strani ragazzi asiatici, lui era un dieci. Giocatore di football e ragazzo più figo della scuola. Avrebbe potuto anche non presentarsi, tanto il suo nome lo conoscevo già. In più mi ricordava qualcuno quel sorriso mozzafiato, ma proprio non avevo idea di chi potesse essere.

Arrivai da Tamara e Ming quasi di corsa ma ero troppo impegnata a pensare chi mi ricordasse Matty perché non ascoltai neanche una parte del racconto di Tam. Finalmente sarei andata a casa, senza problemi o occhi neri, diciamo quasi, visto che le mie ginocchia erano ancora bordeaux; ero riuscita a sopravvivere al primo giorno di scuola, ben fatto Jenna!

“Ciao mamma” dissi salendo in macchina.

“Com’è andata tesoro? Ti sei fatta nuovi amici?” disse sorridendo e guardandosi intorno. 

Dall’altro lato della strada vidi Matty mano nella mano con Courtney e per poco mia madre non li investì con il suo pick up.

“Oh guarda chi c’è tesoro! Ricordi il figlio di Andrew? Il mio dottore, quello con cui sono stata a letto un paio di volte dopo che tuo padre mi ha lasciato” disse indicando un ragazzo tra la folla.
Mi si accese una lampadina, mentre cercavo di non vomitare dopo la grande uscita di mia madre. Ecco chi era Matty, il figlio del dottor McKibbean! Cazzo suo padre era stato a letto con mia madre, questa non era una grande notizia. 

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