Il Seme della Speranza di Tomi Dark angel (/viewuser.php?uid=40268)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Addii sotto la pioggia ***
Capitolo 2: *** Ricordi Dimenticati ***
Capitolo 3: *** Crepe sul Diadema e nel cuore ***
Capitolo 4: *** Sofferenza e faccia a faccia ***
Capitolo 5: *** Sono qui ***
Capitolo 6: *** Tornare a sorridere? ***
Capitolo 7: *** Verità Svelate ***
Capitolo 8: *** Rintocchi d'orologio ***
Capitolo 9: *** Bestia impazzita e furia omicida ***
Capitolo 10: *** Chi Sono? ***
Capitolo 11: *** Non mi fai paura ***
Capitolo 12: *** Inutile ***
Capitolo 13: *** Scuse e consolazioni ***
Capitolo 14: *** L'Arrivederci degli Angeli dagli Occhi d'Ambra ***
Capitolo 15: *** Bestie Sacre ***
Capitolo 16: *** Oonagh ***
Capitolo 17: *** La storia di Hier ***
Capitolo 18: *** Rischio di cadere ***
Capitolo 1 *** Addii sotto la pioggia ***
C’è
chi aspetta la pioggia per non piangere da solo…
Seduta
su una roccia
sporgente dal terreno, guardavo in silenzio un albero davanti a me.
Il
cielo notturno era carico
di pioggia e quel giorno le nuvole non si vedevano. No, non
dimenticherò mai
quel giorno. Il giorno in cui finì la mia vita. Il giorno in
cui abbandonai
Forks mentre Lui era a caccia e non sapeva niente. Il giorno in cui
scoprii la
verità.
Astrea
venne da me un giorno
come tanti. La trovai davanti alla porta di casa prima che mio padre
tornasse
da lavoro. Pazientemente, mi aspettava con il capo chino e le braccia
incrociate. Ricordo molto bene i suoi capelli neri dai bizzarri
riflessi blu e
i suoi occhi color del mare più profondo.
Tuttavia…sarebbe stato meglio non
incontrarla per me.
La
feci entrare in casa
quando lei disse che doveva parlare con la signorina Isabella Marie
Swan…ma ciò
che mi disse ha saputo rovinarmi per sempre. Non fu colpa sua, ma non
dimenticherò mai le sue parole.
Astrea:
vattene di qui, o
finirai per uccidere i tuoi cari con le tue stesse mani.
Aveva
parlato con semplicità
e come se nulla fosse…ma mi dimostrò chiaramente
che non mentiva, ed io mi
trovai in trappola.
Addio
Forks.
Addio
Charlie.
Addio
amici.
E
addio a Te. Addio a te che
hai saputo amarmi e guidarmi per mano nei momenti più belli
che un “essere
umano” potesse vivere.
Quante
volte dicevi che per
me sarebbe stato meglio che tu ti allontanassi? Quante volte io mi
agitavo e ti
supplicavo di restare sempre con me? eppure ora penserai che sono
un’ipocrita,
una stupida bugiarda. Magari guarderai la mia foto e ringhierai,
maledicendomi
con la tua voce meravigliosa e soave che anche arrabbiata mi sarebbe
piaciuta
sentire. Ma non ti sentirò più. Non
potrò più sentire le tue carezze, non
sentirò più la tua voce, non vedrò
più il tuo sorriso sghembo capace di
fermarmi il cuore. No, non vedrò più colui che
amo e che sempre amerò.
Sorrisi
tristemente,
stringendo a me una foto che lo ritraeva.
La
guardai.
Nonostante
il soggetto
fotografato fosse bello più di un dio, la foto non gli
rendeva giustizia.
Sapevo
che quella foto mi
avrebbe fatto solo male, ma non potevo lasciarla lì. Non
potevo dimenticare,
sarebbe stato come cancellare me stessa.
Bella:
Edward.
E
quella fu l’ultima volta
che pronunciai il suo nome, l’ultima volta che mi concessi
quest’atto di pietà
verso me stessa, miserabile ombra di un passato ormai scomparso o mai
esistito.
Intascai
la foto e guardai il
cielo nuvoloso con sguardo spento. Alice non mi avrebbe più
visto, per ora mi
bastava rimanere vicino ad Astrea per annullare le sue visioni.
Chissà come
reagiranno tutti. Magari papà verserà qualche
lacrima e Renée singhiozzerà per
giorni…ma se solo sapessero che lo sto facendo per
loro…
Astrea
mi posò una mano sulla
spalla.
Astrea:
Isabella…
Be:
Bella.
La
corressi
automaticamente…ma perché fece così
male quel gesto?
???: tu devi essere
Bella Swan.
Chiusi
gli occhi, stringendo
i pugni. Chi se lo aspettava che sarebbe finita così? Io no
di certo…e nemmeno
tu. Mi dispiace.
Astrea:
tieni…questo è tuo.
Abbassai
gli occhi su ciò che
Astrea mi porgeva. Era un diadema. I finimenti laterali di lavorato
argento si
univano ai due lati di un ovale al cui interno era posto un luminoso,
sinistro
diamante nero.
Presi
l’oggetto.
Be:
è…questo il Dispositivo?
Astrea
annuì lentamente,
evitando di guardarmi negli occhi. Probabilmente lei sapeva cosa
significava
abbandonare tutto per l’improvvisa scoperta della propria
natura.
As:
mi dispiace.
Dispiaceva
anche a me…ma
l’unica soluzione che mi si presentava era quella.
Non
avevo lasciato una
lettera, un biglietto, niente. E niente avevo portato con me se non
quella
foto. Sapevo che i Cullen mi avrebbero cercata, ma era giusto che io
sparissi
nel nulla. Sapevo che una lettera avrebbe fatto male a me ed a loro.
Tu
dicevi che eri un mostro,
un abominio…ma ora, io mi trovo faccia a faccia con la vera
mostruosità.
Credimi se ti dico che i veri mostri sono ben diversi da vampiri che
oltretutto
si nutrono di sangue animale e non umano…
Indossai
il diadema, posandolo
sul mio capo. Subito esso si allargò quel tanto che bastava
a circondarmi la
fronte, poi si strinse forte, impedendo che con qualche movimento
brusco esso
volasse via.
E
così voltai le spalle a
tutto. Voltai le spalle ai Cullen, a mio padre, a Forks…alla
mia stessa
felicità.
Feci
un passo verso il bosco
alle nostre spalle, allontanandomi dalla mia vita, allontanandomi da
Isabella
Swan.
Una
goccia di pioggia mi
cadde sul naso, scivolando lungo la mia pelle per poi cadere a terra
senza fare
rumore.
Lentamente
cominciò a piovere
su di noi e sul mio dolore che velocemente si ampliava…e
un’unica, solitaria
lacrima mi bagnò la guancia, mischiandosi alla pioggia che
la confuse con essa.
Spiccammo
una corsa tra gli
alberi, ma mentre il vento mi frustava il volto e lacrime di pioggia mi
bagnavano, sussurrai una sola parola al vento.
Be:
perdonatemi.
E
forse fu solo immaginazione
la voce angelica e perfetta che mi chiamò per nome da
lontano.
Eccomi
con una
new story! So che il prologo è piccolo, ma avevo bisogno di
un piccolo inserto
iniziale! Vi è piaciuta? Spero tantissimissimo di
sì! mi fate sapere in
tanti??? Mi servirebbe per continuare!!! In ogni caso il secondo
capitolo è già
pronto e non mi resta che presentarvi le anticipazioni. So che come al
solito
ho scritto un po’ una schifezza, ma mi auguro di avervi fatto
vedere ciò che ho
scritto. Spazio alle anticipazioni e alla solita domanda che pongo
all’inizio
di ogni chappy!
Domanda: Cos’è
realmente Isabella?
Anticipazioni: una
ragazza suona, sfiorando i tasti di un pianoforte con delicatezza. Una
ragazza
ricorda. Una ragazza soffre. Ma qualcuno le è vicino. Un
giovane uomo suona
insieme a lei. E quello stesso uomo le propone di andare a Forks. Ma
lei è
pronta? Lei può sopportare? Indecisioni, scelte e dolore.
È davvero possibile
per un mostro tornare a vivere?
???: sai
perché
quel giorno di tre anni fa ti salvai, Isabella?
Bella: …
???: quel giorno,
tu mi guardasti alzando gli occhi attraverso la fitta pioggia che
cadeva… i tuoi
occhi mi chiesero di ucciderti. E per questo io ti salvai.
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Capitolo 2 *** Ricordi Dimenticati ***
Sii
come le onde del mare, che pur infrangendosi contro gli scogli,
hanno sempre la forza di ricominciare.
Il
suono argentino del
pianoforte si propagò per tutta la casa, lento e delicato.
Delle mani svelte e
leggere si posavano con grazia sui tasti d’avorio e la
melodia composta che
usciva dallo strumento si dimostrò triste e addolorata. Come
tutte le mie opere
dopotutto.
Sì,
avevo imparato a suonare
il pianoforte, forse per ricordare, forse per trovare qualcosa che
esprimesse
le mie emozioni…l’unica cosa che facesse
comprendere che anch’io ne provavo.
Qualcuno
mi si avvicinò,
camminando alle mie spalle con leggerezza e grazia. Un giovane,
affascinante uomo
sui trenta anni dai capelli disordinati color dell’oro e gli
occhi ametista mi
affiancò senza parlare, guardando serio le mie dita che
scivolavano sui tasti
del piano.
Sentii
il suo profumo fresco
di vaniglia solleticarmi il naso e chiusi gli occhi, abbandonandomi
alla
musica.
Improvvisamente
una seconda
melodia accompagnò quella che già stavo suonando.
Il giovane uomo era piegato e
con una mano spalleggiava le mie note delicate e malinconiche.
Già,
malinconiche.
Quanti
ricordi, quante
emozioni, quante lacrime mai versate. Sì, perché
io da quel giorno non piansi
più. Forse i miei occhi si erano semplicemente seccati, o
non provavo più
abbastanza emozioni da scoppiare a piangere.
???:
sicura che non ti và di
uscire?
L’uomo
parlò con voce dura,
ma solo io riuscivo sempre a sentirci un fondo di tenerezza verso di
me.
Scossi
il capo senza parlare
e rallentai un po’ l’andatura della melodia,
premendo con più leggerezza i
tasti bianchi e neri dello strumento.
Chissà
che fine avevano fatto
tutti. Chissà se la famiglia di vampiri si era trasferita.
Chissà se mio padre
aveva pianto per me. Chissà cosa aveva fatto Jake appena
saputa la notizia
della mia sparizione. Chissà.
Guardai
i tasti candidi del
pianoforte…bianchi come la Sua pelle.
Smisi
di suonare
all’improvviso e l’uomo si fermò subito
dopo, ritardando di una sola nota.
Mi
alzai dallo sgabello di
legno su cui ero seduta e mi guardai intorno, accarezzando con lo
sguardo il
piccolo salone luminoso dalle cui finestre filtravano grandi fasci di
luce
solare e un caminetto alla mia destra irradiava le pareti con il fuoco
attizzato al suo interno.
Magari
adesso a Forks
pioveva, al contrario di Tolketna (Alaska) su cui splendeva un gelido,
raro
sole.
???:
faresti meglio a
coprirti di più.
Mi
voltai a guardare Koryu
con occhi inespressivi e vuoti come sempre, scrollando le spalle.
Indossavo un
semplice maglione bianco di qualche taglia più grande di me
e un jeans stretto.
Sì, sentivo freddo…ma non mi importava. Ormai
erano nove anni che
l’indifferenza si era fatta spazio sul mio viso, invadendo le
mie giornate e
privandomi anche della più piccola emozione.
Bella:
sei vestito come me,
dovresti cominciare a dare il buon esempio prima di parlare.
Ko:
mpf…
Koryu
trasse una sigaretta
dalla tasca del jeans scuro che indossava e se l’accese,
compiendo un lungo
tiro.
Ko:
vuoi?
Scrollai
le spalle e mi
avvicinai a lui. Mi resse la sigaretta, accostandomela alle labbra
mentre
traevo una boccata e poi cacciavo il fumo con un sospiro.
Be:
grazie.
Lui
annuì e si voltò.
Ko:
senti una cosa.
Lo
guardai, inclinando la
testa di lato. Patetica. Stupida. Ma soprattutto…inutile.
Così mi sentivo. E
questa ero. Niente di diverso da un semplice oggetto…anzi,
quello sarebbe stato
più utile di me.
Ko:
domani partirò per
incontrare un amico…che si trova a Forks.
E
per la prima volta, mostrai
qualcosa di vagamente diverso dall’indifferenza. Allargai
leggermente gli
occhi, alzando automaticamente la mano e sfiorandomi con delicatezza il
diadema
che mi circondava saldamente la fronte.
Forks.
Quella Forks. La
stessa Forks in cui avevo conosciuto felicità…e
vita. Vita vera. Vita in cui
non ero costretta ad andare in giro con un Dispositivo di Controllo
addosso.
Vita in cui una ragazza maldestra e sorridente abbracciava il suo unico
amore,
pregandogli di non lasciarla mai…ma dov’erano
finiti quei tempi luminosi? Li
avevo mai vissuti? Ero davvero io quella ragazza?
Poi
l’immagine nella mia
testa si trasformò. Una creatura vagamente umana, smunta,
depressa, pallida
ombra di un passato spento come una candela su cui ha soffiato una
folata di
vento.
Potevo
azzardarmi a tornare
lì? Potevo azzardarmi a tornare a Forks? Qualcuno si sarebbe
ricordato di
Isabella Swan? Della ragazza scomparsa? Ricordo quel giorno in cui
Astrea mi
porse i soldi per comprare il giornale…e in ultima pagina
trovai un breve
paragrafo di appena tre righe su una ragazza scomparsa dalla sperduta
cittadina
di Forks. Una ragazza però che non sarebbe mai
più tornata…o questo credeva
fino a quel momento. Già, perché in quel momento
le si presentava una scelta:
poteva non muoversi da dove si trovava…o poteva tornare.
Poteva rivedere La
Push, la sua vecchia casa…e magari anche la Loro. La casa in
cui Lui aveva
camminato tante volte, silenzioso come un giaguaro pronto a balzare
sulla
preda, bello come un dio greco e forse anche di più.
Chiusi
gli occhi, passandomi
lentamente una mano sul volto. Sapevo che Koryu si era voltato per
constatare
le mie reazioni, e sapevo anche che difficilmente avrei potuto
nascondergliele.
Ko:
non insisterò, né ti
costringerò a venire. Ti dico solo una cosa…sei
tu che decidi per te, non
lasciare che l’ansia di tornare indietro o la paura di
rivedere quel posto
condizionino le tue scelte.
Saggio
come sempre, troppo
saggio per uno della sua età.
Socchiusi
gli occhi,
guardando il pavimento.
Mi
voltai, andando a sedermi
davanti al camino acceso. Il calore del fuoco che allegramente
scoppiettava
davanti a me mi avvolse e il suo frenetico danzare mi
ipnotizzò quasi subito.
Non mi accorsi che Koryu mi affiancava con il suo passo felpato,
guardando come
me il fuoco scoppiettante.
Sentii
l’odore acre del fumo
confondersi con quello di vaniglia che lui aveva addosso.
Sospirai.
Be:
ho paura.
Lui
non rispose. Era un
chiaro invito a continuare.
Gli
lanciai una fugace
occhiata e vidi i suoi capelli dorati riflettere la luce delle fiamme
scarlatte.
Be:
e se Loro si trovassero
ancora lì? Come reagirei?
Ko:
sai perché quel giorno di
tre anni fa ti salvai, Isabella?
Lo
guardai, inclinando la
testa. Lui continuò a fissare impassibile le fiamme.
Ko:
quel giorno, tu mi
guardasti alzando gli occhi attraverso la fitta pioggia che
cadeva…
Inspirò
del fumo e lo gettò
fuori con calma.
Ko:
i tuoi occhi mi chiesero
di ucciderti. E per questo io ti salvai.
Si
accostò nuovamente la
sigaretta alle labbra, impassibile.
Lo
guardai, un po’ stranita.
A volte le parole di Koryu erano dense di significato, anche se
potevano
sembrare stupide o scontate… ma chissà come,
riusciva sempre a colpire al
cuore.
Be:
sarai con me?
Koryu
non mi guardò. Si
limitò a gettare la cicca nel fuoco e ad avviarsi lentamente
verso la porta.
Ko:
tsk.
Scossi
il capo. Sottotitolato,
quel “tsk” era un sì.
Già…io
stessa mi sto ancora
chiedendo perché mi salvò la vita quel giorno.
Non è mai stato tanto chiaro sul
perché del suo gesto. Ma quando lo guardai…capii
in qualche modo che non mi
avrebbe lasciata lì. Tuttavia non mi aspettavo che arrivasse
addirittura a
prendersi cura di me. Sempre freddo con tutti, sempre distante. Non
capivo mai
dove aveva la testa, ma era ovvio che quell’uomo aveva
scoperto troppe cose
troppo presto e questo lo si poteva intuire anche solo dallo sguardo.
Non
conoscevo il suo passato, non mi ero mai azzardata a chiederglielo. Ma
neanche
lui conosceva il mio e mai le sue labbra avevano domandato qualcosa.
Non mi
chiese mai perché quel giorno mi trovavo tramortita nei
pressi di Tolketna. Non
mi chiese perché passai settimane nel letto senza aprire
bocca né guardarlo in
faccia nonostante fossi guarita. L’unica cosa che mi ero
azzardata a rivelargli
era la mia vera natura. Credetti che questo lo avrebbe allontanato da
me, lo
avrebbe fatto fuggire via urlando…ma Koryu era un tipo
assolutamente
imprevedibile.
Ko: essere ciò che sei
non ti rende una bestia come
credi.
Già,
mi disse così. Ma non
capii quelle parole e ancora allora stavo cercando una risposta.
Ko:
partiamo domani
all’alba…se fai tardi, resti qui.
Se
i miei sorrisi non fossero
stati così faticosi, Koryu mi avrebbe fatto ridacchiare
molto spesso. Non
cambiava mai.
Koryu:
spero che non soffri
il mal d’aria.
Salimmo
veloci sull’aereo. Un
lungo vestito di lana azzurra avvolgeva il mio corpo magro e perfetto.
Un corpo
da cacciatrice, simile a quello di una vampira, un corpo allenato e
scattante.
I lunghi capelli ondulati castano chiaro erano legati in una crocchia
per
agevolarmi i movimenti e il diadema d’argento con il diamante
nero incastrato
al centro attirava fin troppo l’attenzione della gente.
Be:
accidenti a loro, perché
mi guardano così?
Koryu
scrollò le spalle, un
po’ nervoso.
Ko:
dannato aereo, non è
permesso fumare…
Il
suo fu molto simile ad un
ringhio, ma non lo sentii quasi. I miei occhi erano fissi nel vuoto e
lo
sguardo spento era immobile. Appoggiata alla spalliera del sediolino,
ascoltavo
il suono dell’aereo che lentamente decollava verso il mio
destino o la mia
distruzione…
Mi
avrebbero riconosciuto?
Avrebbero capito che la ragazza dagli occhi tristi e a volte spiritati
era ciò
che restava di Isabella Swan? No, forse non avrebbero
compreso… ma una parte di
me sperava ardentemente che fosse così.
Mi
voltai verso il vetro,
guardando il riflesso che esso mi rimandava… non ero
invecchiata, niente rughe,
niente imperfezioni sulla pelle…se non quelle due grandi
occhiaie scurissime
che mi circondavano gli occhi color cioccolato. Già, erano
anni che non
dormivo. Non dormivo perché gli incubi erano la mia costante
compagnia ogni
volta che chiudevo gli occhi. Non dormivo perché le mie
colpe tornavano
continuamente a ricordarmi cos’ero in realtà.
I
lunghi capelli castani (ora
legati in una crocchia) si erano fatti boccolosi e l’odioso
diadema d’argento
mi circondava la fronte, brillando sinistramente.
Ko:
anche se siamo alla fine
di Ottobre, sarà meglio che ti copri bene.
Scossi
il capo, rabbrividendo
di freddo. Come al solito mi ero vestita molto leggera, ma in
previsione del
caldo che avrei sentito a Forks a parer mio non era stata una scelta
stupida
quel vestito.
Poi
la mia testa si svuotò e
passai ore intere con la testa inclinata da un lato a fissare il vuoto.
Astrea: BELLA, VAI
VIA!!!!!!!!!
Be: ma…
As: VATTENE!!!!!!!!!
ORA!!!!!!!!!!!!!!!
Chissà
cos’avrebbe detto
Astrea vedendomi in quello stato…magari mi avrebbe tirato un
delicato pugno in
testa dicendomi che ero un idiota…e non aveva torto.
As:
l’importante è credere in sé stessi,
una
persona che non crede di potercela fare non merita nemmeno di
impegnarsi, no?
Alzai
gli occhi, respirando a fondo. Maledetti ricordi. Avevo perso tutto,
anche me
stessa. Abbandonata a me stessa, mi ero lasciata andare
all’indifferenza che mi
aveva accolto a braccia aperte.
Stupida.
As: io credo in te,
sorellina.
E
dopo anni di totale
indifferenza e freddezza, il mio cuore batté velocemente,
così forte da far
male.
Mi
posai una mano sul petto,
sentendo la sorpresa farsi spazio dentro di me ma non sul mio viso
inespressivo.
???: Bella…
Mi
toccai il diadema. Cosa
diavolo stavo combinando??? Perché tornavo nel luogo dove
era finita la mia
vita? Semplice pazzia o smania di farmi del male?
???: tu sei tutta la
mia vita adesso.
Affondai
le dita nella carne
delle tempie, sperando di trovarmi in un brutto incubo… ma
in un incubo senza
uscita ci ero entrata anni fa. E intanto il mio subconscio umano,
rimasto
seppellito in un angolo di me per anni, si svegliava lentamente.
“Sei impazzita???
Credo di sì…
Ti stai conducendo da sola al
suicidio.
Lo so.”
Altro
pessimo
capitolo! Noooon mi uccidete…
Jacob:
wof! ^O^
Jake!!!
Tu non
ci sei ancora nella storia, che cavolo fai qui??? O.o
Jake:
arf!!!
^O^
?!?!?!
Alice
(apparsa
dal nulla): wow!!! EEEEEEDDDDDDDYYYYYY HA FUNZIONATOOOOOO
Funzionato
cosa??? °v°
Edward
(apparso
dal nulla): stiamo seguendo un corso di ipnotismo… a quanto
pare la tecnica del
pendolo funziona! °.°
Pendo…aspettate…
MI AVETE IPNOTIZZATO IL CANE????????
Jake:
wof! ^O^
Ali: in
parole
povere sì! ^o^
FATELO
TORNARE
NORMALE!!!!!!! SUBITO!!!!!!!!!
Ed:
abbiamo
fatto il corso per ipnotismo non per disipnotismo u.u
(Risatina
sinistra)
ihihihihihihihihihihihihihi…uhuhuhuhuhuhuhuhuhuhuhuhuhuhu
Ali/Ed:
che…Tomi?
perché hai le stelline assatanate agli occhi??? O__o
ehi… no,
aspetta…caaaalma…IUTTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
(Con una
motosega in mano) VI UCCCCCIIIIIIDOOOOO!!!!!!!!!! TROVATE UN ALTRO
BOTOLO CHE
LO SOSTITUISCAAAAAA MI SERVE PER LA
STORIAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ali
(indietreggia): ma non lo sapevamooooo
NON
PUO’
RECITARE SE ABBAIA SOLOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ed
(indietreggia): ma infondo è un cane e…
E’
UN MEZZO-CANE!!!!!!!!!!!!!
NELLA STORIA E’ ANCHE UMANO COME CA**O PARLA CON
BELLA???????????
Ed
(scappa):
INSEGNALE IL CAGNESE!!!!!!!!!!!!
Jake:
wofff!!!!!!!!! ^O^
Domanda (sempre la stessa! XD):
COS’E’ DIVENTATA
BELLA?????
Ps: le anticipazioni sono alla fine
dei
ringraziamenti!!!!
CriPattinson: eheh,
diciamo che per ora avete conosciuto un po’ Koryu. Non
lasciarti ingannare
dalle apparenze, si scoprirà una persona ben diversa dal
ghiacciolo che è ora!
non dico altro! In ogni caso quando Bella andrà a
Forks…beh…ti dico solo che
farà un incontro speciale! Grazie delle recensioni, sei
stata gentilissimissima
e questo capitolo è per voi commentatori! Baci!
MonicaLaBuona:
davvero ti è piaciuto??? Wow,
sono contentissima! Che bello, sei tornata!!! Mi sei mancata, mia
regina! XD in
ogni caso forse qualcuno ha già capito cosa è
diventata Bella, mi sono un po’ fregata
infilandoci subito Koryu! Non dico altro, tra qualche miliardo di
capitoli
capirete che bestia è Bellina!!! Grazie mille del commento!
Cullengirl: eheh,
già, secondo te cos’è Bellina???
Rispondi un po’, vediamo se indovini! Siete
dei geni, nelle altre storie avete indovinato! Coraggio faccio il tifo
per
voi!! grazie del commento!!
Mazza: come faccio?
Semplice, sono abbastanza folle da scrivere queste cavolate pietose che
poi a
me non piacciono mai!! XD non preoccuparti, l’altra storia
non la dimentico,
promesso! Anche perché l’ho già finita
devo solo aggiornare!!! Muahahahahahahha
grazie del commento, mi ha commossa un sacco, davvero.
Toru85: ecco il
seguito, spero che ti sia piaciuto…anche perché a
me le mie storie non
piacciono maiiii!!! XD grazie del commento sei stata/o gentilissima/o!!!
Kirya: hai molte
domande, vedo! Beh, le risposte le conoscerai leggendo… e
recensendo se per te
non è una scocciatura! XD presto sapremo la storia di Koryu
e riguardo ad
Astrea…beh, forse un po’ si è capito
perché non è con Bella! Fammi sapere cara,
e grazie!!!
Michelegiolo: Goku?
Mmm, forse! Grazie mille del commento, spero che indovini presto che
bestia ho
piazzato a quella poverina di Bella in questa storia pietosa!!!
Grazissimo, vi
dedico questo capitolo, anche se non è molto! ^________^
EsthelBlackAngel:
l…l’ho scritta bene??? IO????
O///////////////////O oddio,
mi fai arrossireeee!!!! In più sono contentissima che provi
curiosità verso
Koryu! Più in là sapremo di più su di
lui! che ne pensi ora di questa new
entry? Forse ti è un po’ antipatica!!! Fammi
sapere…e grazie, ti sono debitrice
di miliardi di recensioni più o meno! XD
Shinalia: grazie,
ecco il nuovo capitolo, spero sia piaciuto!!! Fammi sapere, ok?
E… grazie!
Anticipazioni:
è
il momento di tornare, è il momento di trovarsi faccia a
faccia col passato.
Bella sarà in grado di contrastarlo? Riuscirà a
restare impassibile davanti
alla sua vecchia io? sì, no, forse. La ragazza si volta e
una Volvo argentata
le passa accanto. Crack! Qualcosa si crepa e minuscole schegge di
dolore le
graffiano l’anima già martoriata.
“Nessuno
poteva sentirmi. Nessuno poteva
tendermi la mano…la luce di speranza che mi aveva salvato,
si era spenta un
giorno come tanti insieme ai miei sogni che in qualche modo avevo
tentato di
far rinascere.”
|
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Capitolo 3 *** Crepe sul Diadema e nel cuore ***
“Coloro
che ci hanno lasciato non sono degli assenti, ma degli
invisibili. Tengono i loro occhi colmi d’amore fissi nei
nostri, colmi di
lacrime.”
L’aereo
atterrò pesantemente
e subito l’aeroporto di Forks mi sembrò
immensamente caldo ed affollato
(Tolketna ha una popolazione bassissima).
Koryu
mise subito mano alla
tasca del jeans e si accese una sigaretta, porgendomi poi il pacchetto
che
afferrai lentamente, guardandomi nostalgicamente attorno.
“Questa è
follia, te lo dico io…
Lo dici a te stessa cara.
Speravo che la parte non-umana
fosse intelligente…
E io che quella umana sapesse il
significato della
parola silenzio.
…”
Fumai
nervosamente, arrivando
alla conclusione che in un paio d’ore avrei consumato almeno
dieci pacchetti di
sigarette. A Koryu la cosa non sarebbe piaciuta.
La
gente ci guardava curiosa,
lanciando occhiate prima al mio diadema e poi ai freddi occhi ametista
di
Koryu.
Ko:
non sapevo che fossero
così curiosi in questo posto.
Non
risposi e strinsi con
forza la sigaretta. Quell’aeroporto…lo stesso
posto in cui atterrò l’aereo da
cui scese Isabella Swan. Ora invece, era arrivata solo una sua patetica
imitazione.
Tremai.
Koryu mi guardò
impassibile e aspirò del fumo con la solita calma calcolata.
Ko:
vuoi tornare indietro?
“Sant’uomo!
Dici di sì! Sì!”
Be:
no.
“Che cretina!”
Scossi
il capo per
allontanare la parte di me che tendeva alla sopravvivenza fisica e
mentale.
Uscimmo
dall’aeroporto senza
valige, solo dei piccoli sacchi in spalla. Dopotutto confidavo nel
fatto che ci
saremmo fermati solo un paio di giorni.
Be:
Koryu…
Lui
non mi guardò, ma batté
le palpebre per farmi capire che mi stava ascoltando.
Be:
mi…accompagneresti nella
mia vecchia casa?
“EEEEEH?????????????
Zitta!”
Lui
mi guardò con un fondo di
sorpresa negli intensi occhi viola, poi annuì lentamente.
Sapevo
che era una follia, ma
in qualche modo sentivo il dovere di recarmi laddove mio padre abitava
e forse
abita.
“Masochista.
Z-i-t-t-a.”
Camminammo
lentamente sul
bordo della strada per quasi due ore. Avanzavo a testa bassa, fumando
continuamente e con tanto nervosismo da far paura mentre Koryu aveva
una mano
in tasca e il suo sguardo fiero era rivolto in avanti.
Be:
niente autobus, vero?
Ko:
niente autobus.
Be:
come mai?
Ko:
camminare fa bene.
Chiusi
gli occhi, pensando
ancora una volta che se il mio sorriso fosse stato facile anche quella
volta
sarebbe affiorato. In realtà Koryu voleva darmi qualcosa da
fare e impegnarmi
per non farmi pensare troppo. Col tempo avevo imparato a capirlo, anche
se non
era proprio un libro aperto per me.
Un
rombo mi fece drizzare le
orecchie.
Voltai
la testa così di
scatto che il mio collo crocchiò sonoramente. Koryu si
accorse del mio
movimento brusco e mi guardò un po’ allarmato, ma
il mio sguardo era puntato
sulla strada…e sulla Volvo argentata che la stava
attraversando di corsa.
Mi
sembrò di vedere tutto a
rallentatore, come in uno dei miei incubi.
La
Volvo che ci passava
accanto…e una ragazzina minuta dal volto da folletto che mi
guardava,
strabuzzando gli occhi dorati.
Distolsi
lo sguardo, inspirando
altro fumo e gettando la cicca della sigaretta sul terreno umido di
pioggia.
Erano
ancora a Forks. Non si
erano mossi. Mi avevano aspettato. Ma sarebbero rimasti delusi. Delusi
perché
ciò che restava di Isabella Swan era un mostro e
nient’altro.
Il
volto sconvolto di Alice
mi passò davanti agli occhi, facendomi male…tanto
male. Avevo quasi dimenticato
la sua perfezione, i suoi occhi un tempo allegri…ma non era
allegria ciò che
avevo percepito in quelle iridi. No, era qualcosa oltre lo stupore e
poco meno
dell’orrore.
“Te l’avevo
detto.”
Be:
STAI
ZITTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Scattai
in avanti, veloce ed
agile come una lepre inseguita da un predatore.
Chinai
il capo, sentendo il
freddo del diadema premere di più sulla mia
fronte… sentii che stavo perdendo
il controllo, ma non mi importò.
I
miei piedi volavano sul
terreno e non mi accorsi quasi che stava cominciando a piovere. Grosse
gocce
d’acqua cadevano dal cielo…proprio come quel
giorno.
Astrea:
un giorno tornerai,
ne sono certa. Torneremo insieme.
Ricordai
il suo sorriso, la
sua fiducia di bambina, la sua perenne allegria…la sua
positività. Come si
potevano infrangere tante speranze in un sol colpo? Come poteva sapere
che da
lì a qualche anno i suoi desideri sarebbero stati infranti?
Come? Come? Una
ragazza con tanta forza di volontà, tanta vita…e
aveva perso tutto. Per colpa
mia.
Per
anni il mio cervello
aveva respinto questi pensieri con tutta la sua forza, ma ora essi mi
caddero
addosso con la forza di un macigno in corsa. Mi sentii schiacciata da
me
stessa, dal dolore che velocemente si svegliava…tutta colpa
della mia stupidità
e del mio masochismo. La visione di Alice aveva fatto scattare il
meccanismo
del dolore che per tanto tempo avevo bloccato faticosamente.
CRACK!!!!!!
Con
orrore sentii il rumore
del diamante nero che si crepava.
Mi
bloccai, portandomi le
mani alla testa.
Caddi
in ginocchio, aprendo
la bocca in un muto lamento che però non venne e un rivolo
di bava cadde
lentamente sul terreno bagnato.
Ko:
Isabella…!
Sentii
la sua voce morire.
Mi
contorsi…
???: non ti voglio
più…
…gridai…
Astrea: scappa, Bella!!!
Nessuno
poteva sentirmi.
Nessuno poteva tendermi la mano…la luce di speranza che mi
aveva salvato, si
era spenta un giorno come tanti insieme ai miei sogni che in qualche
modo avevo
tentato di far rinascere.
Dolore.
La testa mi
scoppiava, sentivo il freddo metallo del diadema stringersi intorno
alla mia
testa.
Ko:
Isabella! Bella!
Dannazione, guardami!!!
Scossi
violentemente il
capo…e dei dolorosi flashback mi assalirono come belve
feroci.
Inizio flashback.
Una ragazza con un curioso diadema
d’argento in testa
correva a perdifiato, trascinata per mano da un’altra ragazza
con i capelli
neri dai riflessi blu e gli occhi azzurri.
Astrea: corri, Bella!!!
CORRI!!!!!!!!!
Astrea si fermò, dando
le spalle alla ragazza col
diadema.
Bella:
A…Astrea…?
As: vai, Bella. Vai senza di me.
La ragazza si gelò.
Be: co…cosa?
N…NO!!! NON…NON POSSO ANDARE VIA SENZA DI
TE, TI AMMAZZERANNO…
Astrea si voltò e
sorrise. Era uno dei suoi sorrisi
speciali, colmi di fiducia e vitalità. Un sorriso da
bambina, un sorriso
allegro e colmo della speranza più forte.
As: andrà tutto bene. Io
sono io, no?
Alzò il pollice e
ammiccò. Forse ci aveva creduto
davvero, forse aveva creduto di potercela fare sul serio…o
forse era
semplicemente una pazza che andava sorridendo incontro alla sua stessa
morte. E
conoscendo Astrea, forse era la seconda.
As: ci troviamo dopo, piccola. Ora
vai.
Bella fece un passo avanti, incerta.
As: vai! Fidati, sister!
Stupida illusa. Lo sapevi. Sapevi
che era un suicidio.
Avresti potuto salvarti! Se fossi scappata ora saresti viva!
Ma lei era sempre stata testarda, e
questo la ragazza
col diadema lo sapeva bene. E sapeva anche che quella era
l’ultima volta che la
vedeva sorridere.
As: vai.
Spinse la compagna verso il folto
della foresta, senza
smettere di sorridere. La ragazza col diadema si voltò.
Be: a dopo?
Astrea annuì convinta.
Una convinzione che lei stessa
si era imposta.
As: a dopo.
Ma quel “dopo”
non arrivò mai. Quel “dopo” si
congelò
sulle sue labbra per l’eternità per colpa della
debolezza della sua compagna.
Solo per colpa sua.
E così la ragazza col
diadema voltò le spalle a colei
che l’aveva salvata dall’oblio. Voltò le
spalle alla creatura che più di tutti
le aveva teso una mano nei momenti di sconforto, illuminandola con la
luce
della speranza che quel giorno si spense insieme ad Astrea.
Fine flashback.
Be:
AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH
E
il mio stesso urlo mi
scosse. La mia stessa angoscia mi graffiò il cuore
già lacerato, riaprendo le
ferite cicatrizzate con tanta fatica o forse mai chiuse.
Ko:
BELLA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mi
aggrappai alla voce di
Koryu, cercando di riprendere lucidità.
Be:
il…Dis…positivo…si…sta…rom…pendo…
La
mia voce era più
gutturale, tetra, orribile. La voce di una bestia che solo una volta
avevo
udito.
Mi
dimenai, tremando
violentemente. L’acqua piovana mi accarezzava il corpo,
bagnando i miei capelli
e trasmettendomi freddo. Ma quel freddo non era niente in confronto al
terrificante gelo della colpa. La colpa per averla lasciata morire. Per
aver
abbandonato la creatura più vicina ad una sorella per me.
Colpa.
Ko:
lo so! Guardami Bella,
riprendi il controllo!!! GUARDAMI!!!!!!!!!!
Una
voce mi chiamò. La voce
di un ricordo abbandonato e doloroso. Una ragazza solare mi sorrideva,
correndo
e chiamandomi.
Astrea:
BELLA!!!!!!!!!!!!!
MUOVITIIIII!!!!!!!!!
Poi
una figura elegante,
pallida, dal volto celato dall’oscurità mi
sussurrava con voce melodiosa.
???: ti amo, Bella.
Dolore,
bugia, smarrimento.
Quante emozioni represse, credetti che la testa mi sarebbe esplosa da
un
momento all’altro.
Ko:
Bella! Guardami,
accidenti!!!
Sentii
le mani bagnate di
Koryu alzarmi a forza il volto, costringendomi ad incontrare i suoi
occhi
ametista.
Ricordai
quando lui mi trovò.
Distrutta, stanca, gravemente ferita, una patetica creatura
più simile ad un
verme che a ciò che ero in realtà.
Mi
accovacciai, stringendomi
le ginocchia al petto. E per la prima volta dopo anni… un
singhiozzo ruppe le
mie labbra.
Io
stessa mi stupii delle
lacrime calde che sgorgarono dai miei occhi.
Be:
As…trea…
Singhiozzai
più forte,
incurante della pioggia gelida che bagnava il mio corpo tremante.
Koryu
si chinò su di me e
posò una mano sul diadema, tirando un sospiro di sollievo.
Ko:
si è aggiustato da
solo…menomale.
Poi
i suoi seri occhi
ametista fissarono il mio volto deformato dal dolore e con stupore vidi
la
pietà invadere quelle iridi viola. Mi prese per un braccio,
strattonandomi a
forza per mettermi in piedi. Ci riuscì ed io non mi opposi,
troppo distrutta
per protestare.
Ko:
basta così. Andiamo nella
stanza d’albergo che ho prenot…
Be:
n…no.
Mi
passai una mano sugli
occhi incavati, scuotendo il capo come un cane che si stava scrollando
dall’acqua. Piccole goccioline volarono per aria e caddero a
terra senza fare
rumore.
Be:
vo…glio andare…a casa di
C…Charlie.
Koryu
scrollò le spalle e
guardò la pioggia. Si levò il giubbotto che
indossava e me lo posò sulle
spalle.
Be:
grazie.
Koryu
mi passò accanto.
Ko:
sei sicura di voler
restare?
Be:
sì.
Alzai
il capo, cercando
disperatamente di seguire ciò che Astrea mi aveva sempre
insegnato: continuare
a sperare in qualcosa.
E riecchime col new
capitolo!!! Allora parto col fare dei grandissimi e magicissimi auguri
a Lory,
mia sorella e papino!!! AUGURI!!!!!!!!!!!!! Vi auguro una vita
lunghissima e
piena di emozioni positive e cose magnifiche come voi!! Auguri!
Ihih, dopo questa
piccola parentesi posso ringraziare col cuore i recensori, grazie dei
commenti,
dedico questa storia a voi perché è grazie ai
vostri commenti che continuo la
storia. Grazie, angioletti recensori!!! ^O^
Anticipazioni: la
pioggia lava via ogni colpa. Dovrebbe. Ma non questa volta. Questa
volta Bella
si inginocchia davanti alle sue debolezze. Crolla davanti alla sua
vecchia casa
e i ricordi la distruggono con lentezza e dolore. Il più
forte degli alberi può
sopravvivere ad una valanga…ma se all’interno il
tronco fosse marcio? Cosa
accadrebbe se la pianta si spezzasse?
|
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Capitolo 4 *** Sofferenza e faccia a faccia ***
“Per
arrivare all’alba, non c’è altra via che
la notte.”
Con
sguardo nostalgico,
guardai la mia vecchia casa. La casa di Isabella Marie Swan, la casa di
una
ragazza ignara del fatto che sarebbe diventata un mostro.
Avanzai
di qualche passo
sotto la pioggia, ignorando l’acqua che cadeva copiosa dai
miei capelli e
infradiciava me e Koryu alle mie spalle.
Il
mio sguardo dardeggiò
sulla vecchia auto della polizia parcheggiata nel viale e le lacrime
minacciarono di tornare. Charlie era ancora lì, Charlie mi
aveva aspettato. Ma
si aspettava sua figlia, la sua Bella, non una ragazza priva di vita
con a
stento la forza di piangere.
Distolsi
lo sguardo, chinano
il capo.
Be:
lui…è ancora qui. Come i
Cullen. Sono rimasti tutti a Forks ad aspettare una patetica ragazza
che non
invecchia nemmeno più.
Guardai
Koryu.
Be:
Charlie ha sprecato la
sua vita per colpa mia! Come…cosa farò se lo
incontro? Non posso guardarlo in
faccia come un tempo, io…
Ko:
conosci l’espressione,
“non avere nulla”?
Lo
guardai, zittendomi.
Ko:
se incontri un Dio, uccidilo.
Se incontri un tuo antenato, uccidilo. Non avere legami, non essere
schiavo di
nessuno, vivi solo ed unicamente per te stesso.
Be:
Koryu…
Ko:
se tu incontrassi tuo
padre, non piangere. Vai avanti a testa alta e non legarti a nessuno.
Vivi la
tua vita e lascia che loro vivano la propria. Pensa a te stessa e ama
solo te
stessa. Cancella i tuoi affetti dalla testa, perché presto
potrebbero
trasformarsi nelle tue debolezze più grandi.
Chinai
il capo un’altra
volta.
Be:
questo…è già successo.
Ko:
non giustificare così la
tua codardia. Abbi la forza di andare avanti o ucciditi e falla finita.
Una
vita senza libertà non vale la pena di essere vissuta.
Be:
non…non ci riesco. Non ci
riesco…
Strizzai
gli occhi ancora
lacrimanti e me li strofinai come una bambina.
“Anima impregnata di
terra corrotta…
Guardai
con rabbia le mie
mani. Mi sembrava quasi di vederle grondare sangue… il
sangue di Astrea. Mi
afferrai la testa, scuotendola con forza.
…vita che dalla morte
rinasce…
E
vidi delle immagini. Le
immagini dell’ultimo sorriso della mia amica. La speranza
riflessa nei suoi
occhi azzurro-blu. E poi il suo corpo a terra. Per colpa mia.
Perdonami,
Astrea, per non
averti detto quanto ti volevo bene.
Perdonami
per quelle volte in
cui sono stata stupida ed egoista.
Perdonami
per non aver
seguito i tuoi insegnamenti di vita come avrei dovuto.
Perdonami
per averti
abbandonata. Tu non l’avresti fatto, lottavi per proteggere
me e la mia
debolezza mentre ti voltavo le spalle, abbandonandoti ad un destino
troppo
crudele per essere terreno.
…lacrima divina ed
umana…
Voltai
le spalle alla casa di
Charlie, chinando il capo.
Be:
Koryu…andiamo in albergo,
per favore.
“Ti avevo detto di non
venire qui.
E io ti avevo detto di stare
zitta.”
E Giudicatore Ultimo
dell’Universo…”
§§§
Ero
stesa sul letto, a pancia
in giù e guardavo la porta quasi con nervosismo. Erano ore
che non mi muovevo,
quella stanza d’albergo mi metteva a disagio. Sentivo di non
essere a casa mia
e la cosa mi dava fastidio, al contrario di Koryu che in quel momento
stava
guardando la televisione fumando una delle sue solite sigarette, potevo
sentire
le voci del programma oltre la porta chiusa della mia stanza che ci
divideva.
Sospirai,
rotolando di lato
in modo da poter rivolgere gli occhi al soffitto. Accidenti a me, che
cavolo
stavo combinando?
“Se non lo sai
tu…
Ma parli sempre?
Sono la tua coscienza, devo
avvertirti se fai
cavolate.
Non ti sento da anni e spunti solo
ora? Come se di
cavolate non ne abbia fatte prima!
…”
Scrollai
violentemente il
capo e misi mano al pacchetto di sigarette poggiato sul comodino.
Ko:
ehi, Isabella.
Koryu
entrò nella stanza con
eleganza. Lo guardai, muovendo di poco la testa.
Ko:
come ti senti?
Be:
male. La testa è
dolorante.
Posai
una mano sul diamante
nero al centro della mia fronte con aria corrucciata.
Ko:
sei andata troppo vicina
a mutare, stai più attenta.
Be:
non è stata colpa mia.
Ko:
lo so. Dammi una
sigaretta, io ho finito le mie.
Feci
spallucce e gli lanciai
il pacchetto quasi con noncuranza. Lui lo prese al volo ed estrasse una
sigaretta, accendendola col suo accendino argentato.
Ko:
esco, il mio amico mi ha
appena chiamato e mi aspetta a Seattle.
Be:
ok.
Ko:
compro le sigarette anche
per te?
Be:
sì.
Ko:
a dopo.
Alzò
una mano e si chiuse la
porta alle spalle. Sentii i suoi passi allontanarsi e il tonfo della
porta
d’ingresso che si chiudeva con malagrazia. Poi il silenzio.
Niente più voci
dalla televisione, niente più sibilare del vento fuori dalla
finestra, niente
più picchiettare della pioggia sui vetri perché
lentamente aveva smesso di
piovere.
Sospirai,
accarezzando il
duro argento intorno alla mia testa. Odiavo e amavo quel diadema.
Certo,
detestavo portarlo sempre, ma ciò non toglieva che grazie ad
esso potevo
camminare tra la gente normale e mantenere il mio vero ego (io). Eppure
mi
ricordava Lei. Mi ricordava Astrea. Quando mi arrabbiavo, quando ero
triste o
quando ero soprappensiero, lei toccava il diamante con
l’indice, facendomi
sempre alzare lo sguardo, e sorrideva.
“Mi manca.
Non potevamo fare niente.
Invece
sì…sono stata una codarda.
No, sei stata fiduciosa.
Appunto. Idiota io che ho creduto a
quelle cazzate
sulla speranza.”
Mi
alzai dal letto, incapace
di star ferma. Accidenti, la testa faceva un male…
Aspirai
del fumo dalla
sigaretta. Sentivo caldo. I capelli mi cadevano distrattamente sul
viso,
dandomi un’aria trascurata mentre accostavo nuovamente la
sigaretta alle
labbra.
Chiusi
gli occhi, aspirando
altro fumo…
Astrea: non perdere mai
la speranza…
…sei
la mia sorellina…
…ti sarò sempre accanto…
Aprii
gli occhi di scatto e
gettai la sigaretta a terra. Accidenti a me!!!
Scattai
in piedi e tirai un
violento pugno sul muro, creando delle grosse crepe in esso.
Be:
merda…
Troppi
ricordi ultimamente.
Troppe sofferenze.
Be:
merda!
Non
era da me farsi avvolgere
in quel modo dalle memorie. Dannatissima Forks.
Be:
MERDA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tirai
un altro pugno violento
e altre crepe si formarono nel muro.
“Sono solo una cretina!
Calmati! Ti fratturerai una mano
così!!!”
???: caduta di nuovo,
Bellina?
Be: no, E****t, ho
preso a pugni un
licantropo!
Mi
accorsi di respirare
affannosamente. Goccioline di sudore mi imperlavano la fronte e il mal
di testa
era aumentato.
“Stai esagerando, ti
sforzi troppo.
Mi sembri il Grillo Parlante di
Pinocchio!
CHIUDI-IL-BECCO!!!!!
Non posso, se stai male tu, sto
male anche io!
Chissenefrega!
…”
Scrollai
il capo. Il diadema
tremò. Solo una volta mi era capitato di sentire il diadema
creparsi, ma era
stato anni fa. Anche se non si era mai rotto, una piccola crepa bastava
a
solleticare il mostro che viveva in me.
“Sei ridotta ad uno
schifo.
Maddai!”
All’improvviso
però, sentii
due colpi secchi e veloci alla porta. Possibile che Koryu fosse tornato
di
già????
Raccolsi
la sigaretta da
terra e la incastrai tra i denti. Andai ad aprire la porta.
Be:
sei già tornato, Ko…
Ma
quando aprii non incontrai
due gelidi occhi ametista…bensì due profonde e
stupite iridi d’oro liquido.
Ehm…ok,
capitolo cortissimo! Lo so, è bruttino davvero
però non mi linciate…
suvvia…caaaalmaaaa…
Lettori:
PESTIAMOLA!!!!!!!!!!
(Entra
Edward)
Ed: che succede? °.°
Lettori:
EDWWWWWWWWARDDDDDDDDDDDD *.*
Ed:
eh…no,
buone…IUTOOOOOOOOOOOOOOO
(Edward
viene
accecato da uno sputo e una ciabatta rosa lo colpisce in testa,
atterrandolo)
Lettori:
LEGHIAMOLOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Ed: porco
Emmett!!!
(Arriva
Emmett)
Emm: chi mi invoca?
Lettori:
EMMETTTTTTTTTTTTTTTT
(Emmett
tenta
la fuga ma un frigorifero cade dal cielo e lo colpisce mentre un forno
cade sul
frigo che lo immobilizza)
Emm/Ed:
IUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
(I
lettori li
trascinano via saltellando allegramente e canticchiando come i sette
nani di
Biancaneve)
Tomi:
°.°’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’
ehm…scusate…?
Lettori
(assatanati):
CHE VUOI??????????????????????
Tomi: mi
servirebbero per la storia e…
Lettori
(sguardi sinistri): -.- sì???
Tomi:
ehm…divertitevi
con loro!
^______________^’’’’’’’’’’’’’’’’’’’
Ehm…dicevo?
Ah,
sì. un grandissimo ringraziamento ai recensori, mi auguro
che questo chappy
orribile vi sia piaciuto…però vi avverto di una
cosa: probabilmente ci saranno
degli intrighi amorosi che coinvolgeranno Bella, Edward
e…muahahahahahah non ve
lo dicoooo!!! A prestoooo!!
Emm:
NOOOO
QUELLI SONO I MIEI PANTALONI!!!!!!!!!!!!!
Ed:
perché fate
un falò con le foto di Bella e Rosalie? °.°
Anticipazioni:
silenzio.
Edward ed Alice squadrano Bella. Sono faccia a faccia, uno di fronte
all’altro.
E Bella? Come reagirà? La porta si apre ed entra Koryu con
una brutta ferita
sul fianco. Chi sarà stato? Qualcosa si muove
nell’oscurità… ma è
possibile che
l’oscurità stessa inizi a compattarsi, dando vita
al male vero e proprio?
|
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Capitolo 5 *** Sono qui ***
“Il
tuo cuore è un gabbiano che vola libero nei cieli della
vita…lascialo andare senza paura, saprà condurti
alla felicità.”
Sbarrai
gli occhi. La mano,
ancora posata sulla maniglia della porta, tremò. I Cullen al
completo erano
davanti a me e mi guardavano con un misto di stupore e (possibile?)
paura.
Fui
colta da un giramento di
testa e il diadema tremò, come a volermi dare un
avvertimento. Poi posai gli
occhi su di lui. Mi ero quasi dimenticata quanto fosse meraviglioso,
quanto
fosse speciale…quanto fosse bello.
Be:
v…o…i…
La
mia voce era roca,
tremante, insicura. Sapevo di avere davanti a me la causa (seppur
involontaria)
della maggior parte delle mie sofferenze.
Barcollai
quando sentii la
sua voce, perfetta come i suoi occhi ora stralunati, fissi su di me.
Edward:
Bella…?
Non
ebbi la forza di
rispondere. Il diadema tremò più forte e sentii
il mostro dentro di me annusare
l’aria, speranzoso di trovare un altro spiraglio di debolezza
da cui emergere.
E fu quella la mia paura. Mai come in quel momento mi ero sentita tanto
debole
e scoperta, come se loro fossero i miei aguzzini più
crudeli. In realtà la
creatura che mi aveva inferto quel dolore ero io ed io soltanto, ma per
qualche
motivo era difficile accettarlo.
“Si sta svegliando!
Fermalo!
E come?!
Comincia col calmarti.”
Tirai
un lungo respiro. Uno,
due, tre. Cominciai a contare a mente, chiudendo gli occhi per non
vedere loro
e la perfezione che li aveva modellati.
Alice:
allora ho visto
giusto…sei tu…
Tremai
di nuovo, posandomi
automaticamente una mano sul diadema vibrante.
Accidenti,
se non mi calmavo
subito sarebbe successo un guaio!
Respirai
di nuovo, ascoltando
i battiti accelerati del mio cuore. Riuscii a darmi una calmata e
trovai non so
dove la forza di alzare lo sguardo su Alice.
Be:
sì, sono io.
Edward
tremò, come preda di
uno spasmo involontario. Non l’avevo mai visto
così indifeso, più simile ad un
cucciolo che a un feroce predatore.
Be:
e…e…
Non
sapevo cosa dire. Scossi
il capo in silenzio e strinsi la sigaretta così forte da
spezzarla. Alzai gli
occhi.
Be:
voi…
La
mia voce era roca,
soffocata dall’angoscia.
Be:
che…ci fate…qui?
Alice
spiccò un leggiadro
salto in avanti e prima che potessi fermarla mi gettò le
braccia al collo,
tremando leggermente.
Ali:
mi sei mancata,
sorellina.
Ma
io non risposi
all’abbraccio. Le posai le mani sulle braccia, allontanandola
leggermente da
me. Lei non oppose resistenza e mi guardò, ferita e
spaventata.
Be:
non dovete essere qui.
Chinai
il capo, sentendo
qualcosa di caldo attraversarmi il viso. Sorpresa, mi toccai la guancia
e
guardai la lacrima sul mio dito.
Be:
sto…piangendo?
Edward:
Bella…
La
sua voce. La sua voce
angelica e paradisiaca. Il mio sogno più grande per quelle
poche volte che
avevo dormito. Il canto di un angelo racchiuso in una semplice parola.
Alzai
gli occhi, guardandolo.
Ammirai ancora una volta la sua perfezione.
Be:
E…Ed…
Non
riuscivo a pronunciare il
suo nome. Troppo dolore al solo ricordo dell’ultima volta che
l’avevo detto ad
alta voce.
Mi
portai una mano al petto
seminudo, respirando affannosamente.
Astrea: un giorno
tornerai.
Storsi
la bocca e un’altra
lacrima salata mi bagnò le labbra.
Ebbi
un mancamento e caddi in
ginocchio. Il cuore mi faceva male…troppo male. E gli occhi
bruciavano.
Astrea:
andrà tutto bene!
Non
sentii quasi le braccia
gelide che mi prendevano delicatamente, alzandomi senza sforzo da
terra.
I
miei occhi erano persi nel
vuoto, il mio corpo tremante. Potevo sentire la bile nella bocca,
potevo
sentire i miei stessi sentimenti ferirmi come bestie furiose.
Ed:
Bella, amore…Bella.
La
sua mano. La sua mano
gelida sulla mia guancia. Il suo tocco delicato e paradisiaco. Sentii
le sue
carezze mentre con un dito seguiva le scie delle mie lacrime,
asciugandole con
lentezza calcolata.
Ali:
dannazione, non riesco a
vedere un tubo!
Be:
so…sono io. È colpa mia.
Aprii
gli occhi. Ero stesa
sul letto di camera mia e Edward era seduto accanto a me, guardandomi
con occhi
carichi di amore e tenerezza. Quello sguardo fu come un balsamo per me.
Respirai
a fondo.
Ali:
Bella? Allora…i miei
sospetti erano fondati, non sei scappata con un mutaforma o qualcosa
del
genere…
Be:
no.
Alice
si sedette
elegantemente sul bordo del letto. Mi prese la mano ed io mi beai di
quel
contatto delicato. Mi beai di quel momento.
Be:
mi siete…mancati.
Mormorai
quelle parole con
dolore represso da troppo tempo e dai loro sguardi capii che anche loro
erano
stati male per colpa mia…per colpa di una stupida.
Edward
mi abbracciò,
affondando il volto nei miei capelli.
Con
delicatezza, anch’io
ricambiai l’abbraccio.
Amore,
dolcezza…dolore.
Questo era ciò che provavamo, potevo sentirlo distintamente.
Eppure ogni
sensazione era più profonda del normale, ogni sensazione era
potentissima e
devastante come un fiume in piena.
Lo
amavo. L’avevo amato.
L’avrei amato per sempre. E mai come in quel momento capivo
il perché.
Posai
le labbra nell’incavo
del suo collo e aspirai il suo profumo fresco e perfetto come lui.
Baciai la
sua gelida pelle di marmo e ringraziai Iddio per avermi donato quel
momento… un
abbraccio con il suo angelo più bello.
Ed:
Bella, Bella, Bella…
Ripeteva
il mio nome di
continuo e con lentezza, come se assaporasse ogni lettera.
Be:
sono qui.
Ali:
ehi! Ed io???
All’inizio
mi sentii irritata
per la sua intromissione, ma poi mi accorsi della nostalgia che provavo
nei
confronti di quel mostriciattolo impertinente.
Io
ed Edward ci separammo e
Alice mi saltò praticamente addosso.
Ali:
vieni qui tu!
Mi
stritolò in un abbraccio
che ricambiai dopo un momento di spossatezza.
Ali:
non-farlo-mai-più. Mi
sono spaventata.
Be:
anche io.
Ci
dondolammo sul posto, io
seduta, lei inginocchiata sul letto. Ci separammo dopo un poco.
Ali:
allora, mi auguro per te
che sei andata via per un buon motivo o ti strangolo con le mie mani.
Mi
irrigidii. Già, il motivo
c’era…ma non mi sentivo ancora pronta a dirglielo.
Cos’avrebbero pensato di me?
Che ero un mostro e una stupida…
Voltai
il capo.
Be:
n…non c’è un…buon motivo.
Non c’è.
Edward
alzò un sopracciglio,
ma Alice sorrise.
Ali:
non sei brava a mentire.
Evitai
di guardarla.
Be:
lo so. Allora vi dirò che
non ho intenzione di rispondere.
Ali:
come no??? Credo che ce
la devi una spiegazione.
Il
mio tono si trasformò.
Divenne freddo e impassibile.
Be:
non vi devo nient’altro.
Cosa
potevo dovergli oltre
alla vita? Cosa potevo dovergli oltre alla sicurezza?
Nient’altro.
Ali:
nient’altro?
Be:
nient’altro.
Alice
strinse gli occhi.
Sembrava irritata.
Ali:
perché, ci hai dato
qualcosa oltre a dolore e preoccupazione per la tua sparizione?
Ringhiai.
Be:
NON GIUDICARMI, ALICE
BRANDON CULLEN!!!
Alice
ammutolì ed Edward
sbarrò gli occhi sorpreso. Evidentemente non si aspettava
una reazione del
genere nei confronti di Alice…e non me l’aspettavo
nemmeno io.
Be:
scusami, Alice.
Mi
passai stancamente una
mano sul volto e la guardai.
Be:
sono un po’ stressata,
non ascoltatemi quando dico queste cose.
Provai
a sorridere, ma mi
riuscì solo una smorfia.
Alice
si sporse verso di me e
mi abbracciò di nuovo.
Ali:
no, ho esagerato io.
In
quel momento però, la
porta si aprì. Koryu si fermò sulla soglia,
guardando stranito Alice ed Edward
seduti al mio fianco.
Be:
Koryu! Come mai sei già
tor…
Mi
accorsi che aveva un
taglio sul braccio e l’aria leggermente scossa.
Be:
che è
successo?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!
Scattai
in piedi, correndo
verso di lui.
Ko:
Isabella…
Sembrava
combattuto.
Evidentemente non sapeva se parlarmi o no di ciò che era
successo.
Ko:
sono qui.
Mi
irrigidii. Qui???
Loro???????
Be:
n…non…
Barcollai
e mi accorsi che
alle spalle di Koryu c’era un’altra persona, un
ragazzo di più o meno vent’anni
dai corti capelli rossicci e gli occhi verdi.
Be:
cosa…?
Ma
non riuscii a finire la
frase. In quel momento la luce tremolò per poi saltare del
tutto. Qualcuno
aveva tolto la corrente all’albergo.
Ebbene sì,
vi mollo
in questo modo! Non uccidetemi!!
Ed: sei crudele!!!
Tanto non frega a
nessuno se continuo o no -.-
Ed: invece
sìììì!!!
Finché ci sarò io si
continueràààà!!!
Perfetto. Sei
licenziato. ^____________^
Ed (shock):
i…io
li…licenziato…
°________________________°
Oddio che faccia
che hai…
Ed:
°_____________________________°
Ed?
Ed:
°__________________________°
Ehm…guarda
che
scherzavo… (incrocia le dita dietro la schiena)
Ed:
°__________________________________°
O___________O
oh-oh…
Alice (apparsa dal
nulla): che è successo?
Ehm…
Ed:
°____________________________°
Ali: è in
stato
comatoso! Che gli hai detto???
Ehm… in
realtà io…
Ali: gli hai detto
che il suo gel per capelli è finito?
No, io…
Ali: gli hai detto
che Jasper ha appena sbranato il suo Power Ranger giocattolo?
Power…? O.O
Ali: gli hai detto
che in realtà la casa è fatta di cartone
perché quella vera è stata abbattuta
perché Jasper ed Emmett si sono scontrati per decidere di
chi era la prima
fetta di torta al sangue?
Eh…?
Ali: gli hai detto
che Bella è appena stata investita da una macchina e che un
meteorite le è
caduto addosso?
Noooo!!! ALICE, MI
STAI A SENTIRE????
Ali: certo, io
ascolto sempre le persone.
Stendiamo un velo
pietoso…in ogni caso, gli ho detto che lo licenziavo
e…
Ali: ah, capito.
Guarda come si sblocca.
La vedo male…
Ali: EDDY, JACOB TI
HA APPENA FREGATO IL PELUCHE DI PIKACHU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ed: DOVE????
DANNATO BLACK, LA PAGHERAIIIIIIIIIII
(Edward sparisce)
…
Ali: ^___________^
visto?
Lasciando stare
questo…dettaglio…mi aiuteresti a ringraziare chi
ha recensito e a dare qualche
notizia speciale???
Ali: ovvio! ^.^
Ehm…ok…allora,
ho
deciso di formare un triangolo amoroso tra Bella, Edward e ???.
Domanda: Secondo voi chi
è il misterioso ??? che farà
parte del triangolo amoroso con Bella ed Edward??
Ali: rispondete
alla domanda e vincete un fazzoletto con cui si è soffiato
il naso Jacob
Balck!!!
Alice!
Ali: che
c’è???
Gliel’ho fregato davvero.
Ma che schifo!
Aiutami a ringraziare piuttosto!!
Ali/Tomi: GRAZIE
ANGIOLETTI RECENSORI, GRAZIE DEL TEMPO CHE PERDETE PER NOI E GRAZIE
DEGLI
INCITAMENTI A PROSEGUIRE CHE CI AIUTANO OGNI GIORNO. GRAZIE COL CUORE.
Anticipazioni:
la forza di un sorriso. La voglia di andare avanti. Il coraggio di
tornare ad
amare. Forse Bella ha davvero perso tutto questo…o forse no.
Edward potrà
davvero convincerla a tornare a vivere? A volte amare è
difficile, ma non
impossibile…
Astrea:
sai che i sorrisi
sono magici? La mia mamma mi diceva sempre che ogni volta che un
bambino
sorride, dal suo sorriso nasce un piccolo arcobaleno! Dal momento che
in ognuno
di noi c’è un bambino…beh, allora il
mondo sarà presto una concentrazione di
colori così forte da abbagliare l’universo
intero!!!
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Capitolo 6 *** Tornare a sorridere? ***
“Ogni
piccolo gesto ci consente di andare avanti…un piccolo
sorriso
ci dà la conferma che è bello essere
nati.”
Ci
guardammo intorno,
allarmati.
Ko:
dannazione!
Sentii
la presenza di Edward
e Alice affiancarmi.
Ali:
qualcosa non và, ma non
riesco a vedere niente!
Be:
la mia presenza
neutralizza completamente i poteri tuoi e di Edward…
Una
voce estranea (quella del
ragazzo alle spalle di Koryu) si fece udire.
???:
ci hanno seguiti fin
qui, dannazione…
I
miei occhi dardeggiavano a
destra e a sinistra, allarmati. Fortunatamente i due Cullen ci vedevano
al
buio, ma io, Koryu e il ragazzo eravamo ciechi! A quello miravano i
bastardi.
Ko:
Isabella… non sono certo
che siano gli stessi che ci hanno attaccato una volta, ma ho paura che
mirino a
distruggere o sfilarti il Dispositivo.
Trattenni
il respiro,
portandomi una mano al gelido diadema d’argento che mi
cingeva la fronte.
Be:
perché…?
Koryu
sbuffò, spazientito.
Ko:
mirano a farti combinare
un guaio. Se non ti ammazzano loro, lo faranno i Tartutik.
Rabbrividii.
I Tartutik. Da
quanti anni non ne vedevo uno? Tantissimi, ed era già tanto
che li avessi visti
una volta, anche se di sfuggita. Questa era una delle notizie che avevo
trasmesso a Koryu per tenerlo al sicuro. Grazie ai Tartutik la nostra
razza era
sotto controllo e poco numerosa per nasconderne la presenza. Ogni
Dispositivo
di Controllo era stato creato da loro e per questo erano molto
rari… non capii
mai come Astrea venne in possesso del mio diadema.
Ali:
Tar…che? Di cosa
parlate?
Si
sentì un ringhio che
identificai come quello di Edward.
Ed:
chi vuole far del male a
Bella???
Be:
dobbiamo evitare lo
scontro o succederà un guaio…
Ko:
se hai un’idea sarei
felice di ascoltarla.
Socchiusi
gli occhi, poi
guardai Edward ed Alice.
Be:
certo…anche loro avranno dei
dispositivi per non farsi scoprire dagli umani, quindi, essendo
dispositivi di
minore potenza del mio, essi trattengono la vista
sviluppata… loro si affidano
all’olfatto. Idea!
Allungai
una mano e toccai
quella di Edward, poi presi quella di Alice.
Be:
ragazzi, voi ci vedete al
buio. Ascoltatemi, abbiamo sì e no due minuti prima che
quelli setaccino questa
stanza. Allora, fate come vi dico.
Alzai
un braccio.
Be:
feritemi al braccio il
più possibile. Un taglio lungo che sanguini molto.
Ali:
cosa???
Ed:
NO!!!
Ko:
sssh!!!
???:
fatelo. Fidatevi di lei.
Sentii
la mano di Edward
tremare.
Ed:
non posso.
Be:
ma Alice sì! sbrigati!!!
Sentii
un fruscio, poi un
dolore lancinante al braccio. Edward ringhiò ferocemente, ma
gli strinsi forte
la mano in segno d’avvertimento.
Il
sangue caldo colò lungo
l’avambraccio e ringraziai il cielo che i due vampiri fossero
allenati a
mantenere il controllo.
Be:
Edward, aiutami a
sporcare tutto ciò che trovi. Alice, graffia anche Koryu e
fate lo stesso.
Ci
volle un minuto scarso
grazie alla loro velocità, poi il ragazzo dai capelli rossi
intervenne,
allarmato.
???:
sono qui! Hanno sentito
l’odore dei vampiri!!!
Ali:
accidenti!
Chiusi
la porta a chiave e
sentii dei colpi smorzati contro il legno. La loro forza era trattenuta
dai
dispositivi.
Be:
saltiamo dalla finestra!
Ko:
scherzi??? Siamo al sesto
piano di un hotel, ci ammazzeremo!
Ali:
no, ci siamo noi!
Mi
aggrappai ad Edward e
ovviamente Koryu e il ragazzo si tennero al piccolo corpo di Alice.
Ed:
non ti lascio,
tranquilla.
Annuii
e posai il volto
nell’incavo del suo collo per non dover vedere il mondo sotto
di noi a
quell’altezza o mi sarebbero venute le vertigini.
Edward
mi prese in braccio e
in quel momento la porta fu scardinata completamente con uno schianto
secco.
Fortunatamente
il sangue
servì a confondere i nemici, dandoci il tempo di saltare nel
vuoto.
Sentii
il vento sul volto e
la sensazione di vuoto sotto di me fu annullata solo grazie alla
stretta forte
e sicura di Edward sui miei fianchi.
Strinsi
più forte il suo
collo, strizzando gli occhi e stirando la bocca per non gridare di
paura.
Un
ruggito di rabbia esplose
nell’aria e non osai guardare le creature che si erano appena
accorte di aver
mancato il bersaglio di qualche secondo.
Edward
ed Alice atterrarono
in un vicolo cieco con leggerezza, i respiri regolari come se stessero
facendo
una passeggiata.
Mi
separai da Edward,
barcollando fortemente.
Be:
o…ddio…
Mi
girava la testa per lo
spavento e mi venne l’istinto di baciare la terra di nuovo
sotto i miei piedi.
Anche quando ero con Edward prima, non avevo mai fatto salti di
quell’altezza
con lui.
Ed:
Bella, stai bene?
Mi
guardò apprensivo mentre
barcollavo come un’ubriaca.
“Porco
cane…paura!
Non-proporre-mai-più-cazzate-simili!!!”
Be:
do…dobbiamo
all…ontanarci…da…qui…
Ali:
portiamoli a casa
nostra! Gli altri sono a caccia, non avremo problemi.
Annuii
e quasi svenni tra le
braccia gelide di Edward, cadendo in uno stato di semi-incoscienza per
via
degli incubi del passato.
Aprii
lentamente gli occhi.
Ero stesa sul letto, la testa poggiata su qualcosa di gelato e due
braccia
fredde mi avvolgevano, protettive.
Edward:
ti sei svegliata.
La
sua voce era un morbido
sussurro, così bello da darmi i brividi. Quanto avevo
sperato di poter sentire
la sua voce, quanto avevo sperato che le sue braccia mi stringessero.
Tanto.
Troppo. Più del legale.
Lo
strinsi a me, chiudendo
gli occhi. E in quel momento mi accorsi di una cosa. La vicinanza di
Edward mi
dava pace, la sua presenza allontanava momentaneamente i fantasmi del
passato,
quasi fosse un angelo che aveva steso le sue grosse ali bianche su di
me,
estraniandomi dal crudele mondo che mi circondava.
Be:
Edward…
Riuscii
a dire il suo nome,
ma ebbi un brivido d’orrore quando mi accorsi che tra le mie
labbra quella
parola sembrava…sbagliata? Stonata? Sì, stonata.
Ed:
sono qui…sono qui…
Mi
strinse più forte ed io
affondai il volto tra i suoi addominali scolpiti, accorgendomi solo in
quel
momento che lui era a petto nudo e la sua pelle era baciata dalla luce
della
luna con tanta dolcezza da sembrare un quadro perfetto.
Be:
gli…gli altri?
Ed:
Koryu sta dormendo, sento
il suo battito abbastanza regolare… e il ragazzo
è ancora sveglio, ma è da
quando siete qui che cercano di nascondermi qualcosa.
Giusto,
avevo parlato a Koryu
dei Cullen e gli avevo raccontato dei loro poteri
supplementari…si era
rifiutato di parlare con loro di ciò che ero…mi
aveva dato la possibilità e la
libertà di scelta.
Ed:
Bella?
Sentii
una leggera
apprensione nella sua voce.
Be:
sì?
Ed:
te la senti di dirmi
qualcosa?
E
come sempre, Edward non era
mai cambiato. Sempre gentile, sempre attento ai sentimenti
altrui…sempre un
angelo caduto dal cielo.
Rabbrividii.
Ed:
se non vuoi, non c’è
problema…
Ma
scossi il capo. Ovviamente
lui sentiva il battito accelerato del mio cuore e la mia
agitazione…
“Sono una
stupida…cosa gli dico?
La verità.
Non posso! Lui…
Lui ti ama. Se è davvero
così, saprà accettarti.”
Be:
io…
Mi
allontanai da lui,
tremando leggermente e gli diedi le spalle. Edward mi
guardò, preoccupato
mentre mi portavo una mano al petto e piegavo le ginocchia,
abbandonando lo
sguardo al vuoto.
Be:
ho paura. Mi odierai
quando te lo dirò…
Ma
due braccia forti e fredde
come il ghiaccio mi cinsero i fianchi mentre un respiro profumato mi
sfiorava
la guancia.
Ed:
ascoltami bene, Isabella
Marie Swan. Non potrei mai, MAI, odiarti.
Mi
voltai, sorpresa. Grande
errore. Incontrai i suoi occhi luminosi, dorati, perfetti come lui. Mi
persi in
quelle profonde iridi, in quel mare d’oro, in quel piccolo,
perfetto mondo
racchiuso in due semplici pupille.
Spalancai
la bocca, costringendomi
a distogliere lo sguardo da lui per riprendere lucidità.
Be:
d…davvero? Non mi odi
perché vi ho lasciati in quel modo? Non mi odi
perché vi ho fatto soffrire come
cani?
Non
ebbi il coraggio di
guardarlo, ma quando rispose il suo tono fu pacato e dolce.
Ed:
no, non ti odio. Ma…
Ebbe
un brivido di paura.
Ed:
mi hai terrorizzato, devo
ammetterlo. Piuttosto…
Mi
prese il mento tra le
dita, alzandomi il volto per costringermi ad incontrare i suoi occhi.
“Questa è una
bastardata bella e buona! Lo sa che per
noi i suoi occhi hanno effetto ipnotico!
Lo so…ma è
così carinoooo!!!
E tu saresti me?”
Ed:
non ti ho ancora visto
sorridere.
Distolsi
nuovamente lo
sguardo.
Be:
non sorrido da anni.
La
mano di Edward tremò.
Ed:
perché?
La
sua voce era ancora dolce,
ma sentivo una vaga nota di panico in essa. Lanciai
un’occhiata intorno a noi.
Ci trovavamo nella sua stanza. Già, la stanza si Edward. La
stessa stanza dove
avevamo dormito abbracciati sul letto che aveva fatto mettere
lì apposta per
me, la stessa stanza dove un tempo riposava una ragazza ben diversa da
quella
ora seduta sul letto, patetica ombra di sé stessa e alla
ricerca di un passato
distrutto.
Guardai
lo stereo ultimo
modello, le file di cd sulle mensole, l’ordinate di quel
posto che sapeva di
lui, un posto impregnato del suo magnifico odore.
Ed:
Bella?
Be:
non so nemmeno più cosa
significhi sorridere.
Guardai
le mie mani strette a
pugno e il mio sguardo si fece rabbioso. Eppure…
c’era qualcuno che sapeva
sorridere anche nelle situazioni peggiori.
Astrea: sai che i
sorrisi sono magici? La
mia mamma mi diceva sempre che ogni volta che un bambino sorride, dal
suo
sorriso nasce un piccolo arcobaleno! Dal momento che in ognuno di noi
c’è un
bambino…beh, allora il mondo sarà presto una
concentrazione di colori così
forte da abbagliare l’universo intero!!!
Perché
non potevo essere come
lei? Perché non potevo essere lei? Perché non
potevo sorridere come lei?
Ed:
ti sbagli.
Sbarrai
gli occhi e mi voltai
a guardarlo, gli occhi lucidi e le labbra semiaperte. Lui si era seduto
al mio
fianco così silenziosamente che non lo avevo nemmeno sentito
spostarsi.
Guardava con serenità davanti a sé, una
serenità che io cercavo da tempo… ma la
cercavo davvero?
Ed:
una volta conosciuto il
sorriso, non lo si può dimenticare. È un
po’ come l’amore…
Sorrise
e mi guardò,
ammiccando.
Ed:
tu mi dimenticheresti?
Mi
ci volle qualche minuto
per riprendermi dalla splendida visione del mio sorriso sghembo
preferito.
Scossi la testa violentemente, come una bambina che vuole negare di
aver detto
una bugia. Edward mi prese una mano ed io smisi di agitarmi.
Guardai
le nostre dita
intrecciate e me le portai al volto, toccando con la guancia la mano
gelida del
mio piccolo angelo.
Ed:
coraggio, Bella, sorridi.
Fallo per me.
Mi
posò l’altra mano
sull’altra guancia, voltando il mio capo verso di lui. Ancora
una volta mi
persi nella sua perfezione, facendo vagare lo sguardo sugli zigomi
perfetti,
sulle labbra carnose, sugli occhi dorati, sui capelli di bronzo che
sembravano splendere
alla luce della luna. Guardai con tristezza il suo sorriso e scossi il
capo,
alzandomi in piedi.
Be:
mi dispiace, Edward. Il
sorriso mi fu portato via tanto tempo fa.
Ma
un bacio sul collo mi
sorprese. Sentii le sue labbra fredde sulla mia pelle e le sue mani
d’acciaio
sui miei fianchi. Fui attraversata da un brivido di piacere quando fece
scivolare i palmi leggeri come le ali di una farfalla lungo la mia
pelle e le
intrecciò sul mio morbido ventre.
Ed:
sono qui.
Be:
lo so.
E
lo sapevo. Ma sentirmelo
dire, sentirmi dire quelle parole morbide e dolci… mi fece
sentire felice come
una bambina, mi fece sentire che lui era con me. Per tanti anni mi ero
sentita
sola, da quando lei non c’era più mi ero sentita
persa in un mondo oscuro e
privo di luce…ma forse il sole più bello aveva
deciso di bagnarmi di nuovo
della sua calda e confortante luce.
“È il momento.
Lo so.”
Sospirai,
tornando a guardare
nel vuoto davanti a me.
Be:
Edward…è il momento che
ti racconti una storia.
Ehm…no,
calma…calmaaaa…a
dire la verità ho ritardato perché
…ehm… avevano investito la mia iguana!
Ed: ma tu non hai
un’igua…
SBAM.
E anche
perché…sono
stata rapita dagli alieni!
Alice: Jacob, hai
rapito Tomi? ò______O
Jake:
-__________________- non è divertente…
SBAM. SBAM.
Ehm…ok,
lasciamo
stare. Insomma, la prossima volta aggiorno prima scuuuusatemiiii!!!
^_________^’’’’’’’’’’’
In ogni caso voglio
ringraziare col cuore coloro che hanno recensito e mi hanno inserita
tra i
preferiti. Grazie, angioletti recensori e grazie della pazienza che
avete verso
di me e questi quattro schizzoidi…
Tutti: SCHIZZOIDE A
CHI????
A voi!
ehm…ah,
spazio alle anticipazioni!!!
Anticipazioni:
una
ragazza soffre. Una ragazza piange. E una ragazza racconta. Sembrano
tre
persone diverse, ma è sempre la stessa… la stessa
che ora ricorda e parla di un
passato scomparso. Bella rivelerà il nascosto e la sua
natura sarà messa a nudo…ed
Edward? Come reagirà? Il cielo della ragazza è
offuscato…sarà davvero possibile
per un sottile raggio di sole filtrare l’oscurità
dell’agonia?
|
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Capitolo 7 *** Verità Svelate ***
“Avere
un posto nel cuore di qualcuno, significa non essere mai
soli.”
Il
silenzio regnava nella
stanza. Due figure bagnate dalla pallida luce lunare sedevano sul bordo
di un
letto. Ed io ero una di loro. Ero io la creatura il cui diadema
splendeva
sinistro, ero io che con la mia imperfezione regredivo il valore di
bellezza
dei raggi lunari. Io e la mia freddezza. Io e il mio dolore. Io e la
mia paura.
Io, io, io.
E
la figura accanto a me? un
Dio greco, una creatura così bella da non sembrare terreno,
un essere capace di
far invidia alla più grande bellezza dell’universo
con un solo semplice
sguardo.
Sentivo
il cuore battermi a
mille e l’agitazione crescere in me.
“Mi
odierà…mi odierà…
Non vale la pena di vivere nella
menzogna.
Lo so…ma ho paura di
vedere nei suoi occhi il disgusto
per una come me…
Anche io ho paura.”
Respirai
a fondo per
calmarmi. Ero pronta.
Be:
sai perché me ne andai da
Forks, Edward?
Sapevo
già la sua risposta,
ma avevo bisogno di sentire la sua voce per calmarmi.
Ed:
no, Bella.
Servì.
Il suo tono era calmo
e dolce, mi incoraggiava ad andare avanti con gentilezza, senza che mi
sforzassi troppo.
Be:
dieci anni fa. Tu eri a
caccia quel giorno, ma immagino che questo te lo ricordi bene.
Ed:
ricordo perfettamente
quel giorno…quello più brutto della mia vita e
morte.
Mi
irrigidii, ma sapevamo che
se mi fossi dilagata in scuse, dopo non avrei più
continuato. Dovevo restare
fredda.
Be:
quel giorno tornai da
scuola col pick-up…ma davanti alla porta di casa
c’era una sorpresa.
Chiusi
gli occhi. Rividi
quella buffa e affascinante ragazza vicino alla porta di casa
mia…e rividi il
sorriso che mai avrei potuto imitare.
Be:
una ragazza era ferma
vicino alla porta di casa. Aspettava una certa Isabella Marie
Swan…
Astrea: tu sei Isabella
Marie Swan?
Percepii
lo scatto di Edward
e i suoi occhi ansiosi su di me.
Be:
quella ragazza si
chiamava Astrea Black, e voleva parlarmi urgentemente. La feci entrare
in casa
e sedere in salotto…
Astrea: cavolo, hai un
salotto veramente
carino!!!!!!!!!!
Be:
mi raccontò una storia.
Una storia riguardante strane creature e il loro mondo. Mi disse che
alcune di
queste creature, tra le più potenti, nascevano da esseri
umani e sviluppavano
in seguito il gene…anomalo, che li avrebbe trasformati in
ciò che erano. Io ero
una di loro e il mio gene stava per svilupparsi. Però
c’era un problema. Una
volta uscita allo scoperto la mia vera natura, avrei perso il controllo
e fatto
una strage tra i miei cari come già era successo a parecchi
della mia razza.
Edward
ascoltava immobile, ma
mi rifiutai di voltarmi a guardarlo. Dovevo continuare a tutti i costi,
gli
dovevo la verità…e non solo a lui.
Be:
così Astrea mi diede due
opzioni. La prima, indossavo un oggetto che trattenesse il mio potere e
restavo
a Forks, però con il rischio che la mia potenza ancora
incontrastabile, per via
della debolezza momentaneamente umana, spezzasse il sigillo che
imprigionava il
mostro in me e che quest’ultimo mi costringesse a fare una
strage. La seconda,
lasciavo Forks e mi allenavo per contrastare almeno in parte la bestia
che
covavo dentro.
Sospirai,
chinando il capo e
chiudendo gli occhi.
Astrea: un giorno
torneremo, te lo
prometto!!!
Be:
scelsi la via della
vostra sicurezza e salvezza. Scelsi la via dell’ (chiamiamolo
così) esilio. Me
ne andai, indossando il Dispositivo di Controllo che avrebbe incatenato
il mio
mostro.
Mi
toccai il diadema, ed
Edward ebbe un brivido.
Ed:
quindi quello…
Be:
sì. Se mai lo
togliessi…la mia bestia si sveglierebbe.
Alzai
lo sguardo sulla
vetrata davanti a me ed ammirai le stelle.
Be:
ho passato otto anni
della mia vita anormale con Astrea. E in quegli anni, lei è
diventata mia
sorella, la mia più grande sicurezza, il mio più
potente scudo contro il dolore
della separazione da voi. E lei era…
Una
lacrima cadde sulle mie mani
strette a pugno, poggiate sulle ginocchia piegate.
Astrea: sarai
fortissima, ne sono certa!!! E
bada che, modestia a parte, io non sbaglio mai!!!
Ohohohohohohohohoho!!!!!!!!!!!
Be:
era una grande. Pensava
sempre agli altri, era sempre pronta alla risata, la
positività e la speranza
erano la sua essenza. Era come una piccola stella venuta ad illuminare
il mio
cammino in assenza del sole vero e proprio. E man mano che il tempo
passava,
quella stella si faceva sempre più luminosa.
Astrea: sei una
frignonaaaa!!!!!!!!
Singhiozzai.
Be:
mi ha sempre sopportato,
trattandomi come una sorella minore. Aggiustava il mio sbagliato,
perfezionava
le mie imperfezioni. Astrea era questo. La mia sorellona, la mia
famiglia.
Strizzai
gli occhi e sentii
un dito gelido accarezzarmi una guancia, asciugando una lacrima
solitaria che
la stava attraversando.
Ed:
Bella…
Ma
scossi il capo. Contro la
mia volontà, decisi di continuare.
Be:
fu lei a crescermi,
nonostante nell’aspetto io sia rimasta un’eterna
diciottenne. Cominciò ad
insegnarmi a combattere il mio mostro e cominciò a tirarmi
fuori dall’oscuro
abisso di dolore in cui ero caduta. Mi regalò dei nuovi
sogni e una nuova
voglia di vivere.
E,
contro ogni aspettativa,
le mie labbra si incurvarono in un triste sorriso mentre i miei occhi
versavano
altri piccoli diamanti liquidi colmi di dolore e nostalgia.
Astrea: ehiii!!!
Cos’è questa negatività???
Tu devi sempre credere nei tuoi sogni, altrimenti che vivi a fare????
Be:
ero di nuovo felice!
Un’altra
lacrima scivolò lungo
il mio volto e mi bagnò il mento mentre il sorriso si
spegneva.
Be:
ma quella felicità non
durò. Dei nostri simili ci trovarono mentre ci allenavamo
nella Foresta
Amazzonica…
Astrea: scappiamo!
Via!!!
Be:
…ci inseguirono…
Astrea: corri, Bella!!!
Be:
…ci raggiunsero…
Astrea:
NO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Be:
…e riuscirono a ferirmi.
Tuttavia grazie ad Astrea scappammo per un altro tratto… poi
però…
Astrea: vai ora. A
dopo, ok???
Be:
…lei mi costrinse a
voltarle le spalle e a scappare. La uccisero ed io svenni ai margini
della
foresta, sfiancata da tutto il sangue che avevo perso. Lì mi
trovò Koryu e
continuai la mia patetica vita. Il mio addestramento non
continuò e il mio
sorriso scomparve insieme ad Astrea.
Tremante
e con la gola secca,
mi nascosi il viso tra le mani. Mi sentivo immensamente stanca e
patetica. Cosa
stavo facendo? Perché piangevo?
Mi
alzai lentamente.
Be:
ora…vado. Ti ho detto la
verità, raccontala agli al…
Ma
una mano gelida mi afferrò
il polso in una morsa d’acciaio, tirandomi senza sforzo sul
letto. Atterrai tra
le braccia gelide di Edward, urtando con la testa il suo petto roccioso.
Ed:
tu non vai da nessuna
parte.
La
sua voce era dolce e
sensuale. Ora sì che avevo i brividi.
Ed:
non è colpa tua…è mia.
Stupita
lo guardai.
Be:
c…come tua?
Ed:
non avrei dovuto
lasciarti sola! Avrei dovuto cercarti per mari e per monti a costo di
metterci
un millennio o più. Era mia intenzione farlo, ma Carlisle mi
ha fermato… ha
detto che avremmo dovuto aspettarti qui, che saresti
tornata… e sei tornata
davvero… angelo mio.
Strofinò
il suo naso contro i
miei capelli, stringendomi a sé. Scossi il capo.
Be:
io un angelo? Hai
sbagliato persona.
Ed:
basta così.
Mi
si mozzò il fiato quando
lui, con un colpo d’anca mi fece rotolare di lato. Mi accorsi
in un secondo
momento che lui era sopra di me, le due grandi mani bianche ai lati del
mio
collo e un ginocchio tra le mie gambe aperte per non pressarmi col suo
peso. Mi
fissava con un sorriso dolce, un sorriso…innamorato.
Edward
si chinò su di me,
strusciando la sua guancia gelata contro la mia e avvicinando le labbra
al mio
orecchio.
Ed:
non mi importa cosa sei,
l’importante è chi sei. E tu sei la persona
migliore del mondo, Bella…è per
questo che ti amo.
Sbarrai
gli occhi mentre
un’altra lacrima scivolava lungo il mio volto roseo. Ma
questa lacrima era
diversa. Non bruciava come fuoco, non faceva male. Sembrava
quasi…magica.
Poteva una semplice lacrima essere dolce come il miele? Poteva una
semplice
lacrima curare le mie ferite semplicemente sfiorandole?
Le
mie mani si alzarono,
posandosi sulla schiena di Edward e tirando il mio corpo verso il suo,
ancora
alzato per non farmi male. Il mio busto aderì a quello del
vampiro e
lentamente… un sorriso si fece spazio sul mio volto. Un
sorriso tra le lacrime,
ma un sorriso felice. Un sorriso guaritore. Un sorriso vivo, per la
prima volta
dopo tanti anni. Un sorriso.
Be
(sussurra): grazie Dio,
per avermi regalato il tuo angelo più bello.
Singhiozzai,
felice. Per la
prima volta mi sentivo leggera.
Astrea: credimi, non
esiste ferita che
l’amore non guarisca. Un giorno sono certa che anche tu farai i conti con questa
verità.
Edward
mi strinse a sé,
accasciandosi al mio fianco per non farmi male.
Inspirai
il suo profumo,
stringendomi forte al suo petto perfetto. Potevo sentirlo. Sentivo la
sua
vicinanza, ora più che mai. Sentivo di non essere sola.
Sentivo il suo
abbraccio darmi forza e vita perdute da tempo.
Lui
mormorò qualcosa così
piano da non farsi capire, ma anche il suo più perso
mormorio ebbe la forza di
farmi sentire viva e felice. Ero con lui, non ero sola, ero con il mio
cuore
donato a colui che lo meritava più di qualsiasi essere
vivente.
“Astrea sarebbe stata
felice del nostro sorriso.
Sì, sarebbe fiera di te.
Di noi.”
Edward
si separò leggermente
da me e mi guardò, accarezzandomi una guancia bagnata di
lacrime. Sorrise
dolcemente.
Ed:
così và meglio.
Be:
grazie.
Lui
ammiccò. I suoi occhi
sembravano riflettere la luce della luna stessa, catturarla e poi
rigettarla
fuori, più bella di prima.
Si
chinò lentamente su di me,
chiudendo gli occhi e unendo le nostre labbra in un casto bacio. Quanto
mi era
mancato quel sapore, quanto mi era mancato quel respiro, quanto mi era
mancato
lui.
Dischiusi
le labbra e
accarezzai i bordi della sua bocca, solleticandolo.
Lui
si allontanò da me con
dolcezza, guardandomi quasi tristemente.
Ed:
Bella…
Gli
posai un dito sulle
labbra perfette.
Be:
non mi farai del male.
Ed:
solo perché sei un demone
non significa che non possa
ferirti.
Sorrisi
di nuovo, beandomi di
quella pace interiore a cui per lungo tempo avevo aspirato e che ora
trovavo
così, con semplicità tra le sue braccia.
Be:
te l’ha detto Koryu,
vero?
Lui
annuì.
Be:
in ogni caso non mi
riferivo a questo. Tu non mi farai del male perché mi vuoi
bene.
Fiduciosa,
mi riaccostai a
lui. Lo vidi guardarmi con incertezza, ma non gli diedi il tempo di
riflettere.
Le mie labbra premettero sulle sue con decisione e… dopo
pochi secondi mi
trovai a sfiorare la sua gelida lingua, liscia e dolce come il miele
più buono
del mondo, dolce come lui.
Mi
accarezzò la schiena,
facendo scivolare le mani sui miei fianchi con lentezza calcolata.
Infilò
delicatamente le mani sotto il vestito che indossavo, sfiorandomi le
gambe e
provocandomi un brivido di piacere.
Mi
baciò mentre faceva salire
piano il vestito lungo il mio corpo snello e me lo sfilava.
Fu
una sensazione
indimenticabile. Le sue mani sul mio corpo, le sue labbra sulla mia
pelle, il
suo respiro freddo e profumato come mille campi in fiore.
All’improvviso
però, lui si
bloccò e smise di respirare. All’inizio non mi
accorsi del cambiamento, troppo
occupata ad accarezzare il suo petto duro e magnifico, non potendo
credere che
quel miracolo divino fosse lì con me.
Be: Edward?
C…c’è qual…
Ma
mi morì la voce in gola. Edward
accarezzava con delicatezza una lunga e profonda cicatrice che partiva
dal
posto in cui si trovava il cuore, passava in mezzo ai seni e finiva sul
lato
destro del bacino, attraversandomi il corpo obliquamente. Lui guardava
la
ferita, spaventato e furioso allo stesso tempo.
Ed:
chi…
Be:
successe quando
inseguirono me ed Astrea e ci raggiunsero.
Lui
scosse il capo e ringhiò
bestialmente.
Gli
presi la mano,
sorridendo.
Be:
non preoccuparti…è tutto
finito.
E
lo baciai, riprendendo da
dove ci eravamo interrotti.
Già…era
tutto finito…menomale
che avevo imparato a mentire in quei dieci anni di lontananza da lui.
Mistero
svelatoooo!!!! XD ebbene sì, Bella è un demone!
Ma anche come demone, nasconde
qualcosa di peggiore, di terrificante che nemmeno Isabella stessa
conosce! Muahahahahahahah!!!
Come sono cattiva!!! Grazie per le recensioni, non me ne aspettavo
tante!
Questo mi incita a continuare più in fretta, tanto i
prossimi capitoli sono già
pronti!!! ^O^ a prestissimus e grazie! Fatemi sapere!!!
Anticipazioni:
la felicità per Bella è grande, come la
serenità che sta provando. Ma ogni cosa
ha una fine, soprattutto se è piacevole…i demoni
sono scatenati, uccidono senza
pietà e incitano la ragazza ad uscire allo scoperto.
Perché la vogliono? E dove
sono i Tartutik? Crack. Qualcosa si rompe e cade a terra, frantumato in
mille
pezzi… è l’inizio della
fine…o forse la fine era già iniziata da tempo.
Una
ragazza era seduta in un angolo,
forse in una stanza così buia che non si vedeva nemmeno se
era davvero una
stanza.
Bella:
non ho saputo proteggerla…
Un
singhiozzo. Un lamento. Poi più
niente.
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Capitolo 8 *** Rintocchi d'orologio ***
“L’uomo
è meno se stesso quando parla della sua stessa persona.
Dagli una maschera, ed egli vi dirà la verità.
”
Un
gelido respiro mi
accarezzò il volto con delicatezza. Sentii il profumo di
mille campi in fiore
in quell’alito freddo e rilassante.
Edward:
sveglia, amore.
Aprii
gli occhi, incontrando
due profonde e serene iridi dorate, splendenti come piccoli soli
mattutini.
Ed:
è ora di alzarsi.
Sorrise
sghembo, ma io mi
voltai dall’altra parte, ficcando la testa sotto il cuscino.
Be:
ancora nanna. -w-
“Come
ancora nanna???
Alzati!!
No!
ho sonno!”
Una
mano gelata mi accarezzò
la schiena, scendendo lentamente e lasciando una scia di piccoli
brividi sulla
mia pelle.
Ed:
ti alzi?
Be:
no!
Sentii
le sue dolci e
profumate labbra sulla mia spalla destra, poi sulla nuca. Altri brividi.
Ed:
ti alzi?
Be:
nooo!!!
Ed:
l’hai voluto tu.
Sentii
un profumino ben
diverso da quello del mio angelo dai capelli ramati… era
odore di…
Be:
CIBO!!!!!!!!!!!
Scattai
a sedere così in
fretta che il cuscino prese il volo e si schiantò contro la
parete di fronte al
letto dov’eravamo.
Edward
teneva appoggiato
sulle ginocchia un grosso vassoio pieno di cornetti al cioccolato,
brioche, una
tazza di caffé e una graffa stracolma di zucchero.
Be:
*.*
Edward
sorrise.
Ed:
cos’è quella faccia?
Be:
*.*
Presi
lentamente il vassoio
dalle sue ginocchia e lo posai accanto a me.
Be:
WIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII TI ADOROOOOOOOOOOOOO
Mi
buttai di peso addosso ad
Edward, usando per sbaglio anche una piccola parte di forza demoniaca.
La
nostra caduta contribuì anche al fatto che Edward non
tentò nemmeno di non
sbilanciarsi, troppo divertito dalla mia improvvisa allegria. Beh,
cavolo,
l’avevo repressa per anni, in qualche modo doveva pur
sfogarsi!
Rotolammo
a terra,
trascinandoci dietro lenzuola e coperte. Sentivo la sua angelica risata
e le
sue braccia d’acciaio attorno al mio corpo.
Ed:
sei una pazza!
Lo
abbracciai forte.
Be:
lo so!
Edward
mi baciò i capelli.
Ed:
sai una cosa?
Alzai
lo sguardo per
incontrare i suoi occhi dorati.
Ed:
quando sei andata via…mi
sono odiato a morte.
Inclinai
il capo di lato. Lui
guardò il soffitto.
Ed:
non ti ero stato
abbastanza vicino, non ero stato degno di te. Mi sentivo uno stupido,
ma allo
stesso tempo credevo che te n’eri andata per tutte le volte
che ti avevo chiesto
di allontanarti da noi…
Be:
stupido.
Lui
mi guardò, alzando un
sopracciglio.
Be:
credi che potrei vivere
davvero se escludessi il sole dalla mia vita?
Lui
sorrise, chiudendo gli
occhi e stringendomi di nuovo.
Ed:
non lasciarmi più, ti
supplico.
La
sua voce tremò. E in
quella voce potei capire la sofferenza che avevo provocato loro, il
dolore che
avevano provato, la paura e il disperato senso
d’incapacità di quegli anni.
Be:
se avessi potuto
scegliere, sarei rimasta con voi.
Astrea: siamo sempre
noi a scegliere il
nostro domani, ma il problema è distinguere le scelte giuste
da quelle facili.
Una
voce interruppe il
violento fiume di ricordi che mi invadeva.
Koryu:
DANNAZIONE!!!!!!!!!!
E
nell’aria avvertii
l’improvviso cambiamento. Non più
tranquillità, non più serenità.
Agitazione,
paura, sgomento.
Ci
alzammo in piedi ed io mi
coprii col candido lenzuolo. Mi accorsi che Edward indossava una
camicia e dei
jeans e i piedi erano scalzi.
Koryu
irruppe nella stanza,
stringendo in mano un giornale. Notai che dietro di lui
c’erano anche i Cullen
e il ragazzo dai capelli rossi.
Ko:
guarda.
Mi
lanciò il giornale dopo un
ringhio furioso.
Lo
aprii con mano tremante,
ignorando gli sguardi di tutti su di me.
Terrore a Forks
Una scia di omicidi ha insanguinato
un albergo nella
cittadina di Forks. Le vittime, sette in totale, sono state brutalmente
fatte a
pezzi e le stanze demolite. Non si hanno tracce dei
colpevoli…
Chiusi
il giornale di scatto
e lo gettai con rabbia sul letto.
Ko:
sette persone!!! DOVE
SONO I VOSTRI DANNATI TARTUTIK???? DOVREBBERO ESSERE INTERVENUTI,
QUESTI ATTI
METTONO A RISCHIO LA VOSTR SEGRETEZZA, ACCIDENTI!!!!!!!!!!!!!!
Gettò
a terra la sigaretta
che stringeva tra le labbra e mi prese per una spalla, costringendomi a
guardare impassibile i suoi gelidi occhi ametista, ora furiosi.
Ko:
cercavano te! Hanno
ucciso per arrivare a te, dannazione!!! Non farai niente???
Be:
lo sterminatore di demoni sei tu,
non io.
Cadde
il silenzio mentre io e
Koryu ci fronteggiavamo. Demone e Cacciatore. Cacciatore e Demone.
Occhi viola
e occhi marroni. Rabbia e impassibilità.
Ko:
dovrebbero essere qui. I
Tartutik dovrebbero averli puniti.
Chinai
il capo, poi mi voltai
verso la finestra. C’era il sole. Un debole, gelido sole.
Avevo
bisogno di tempo per
pensare.
Mi
voltai con un falso
sorriso sul volto e corsi ad abbracciare Esme e Carlisle.
Be:
non vi avevo ancora
salutato!
Esme:
oh, Bella cara!
Esme
singhiozzò e Carlisle mi
baciò i capelli.
Emmett:
Bellina!!!
Mi
afferrò per i fianchi,
alzandomi di peso. Mi dimenai ridendo, questa volta sul serio.
Be:
sei uno scimmioneee!!!
Emmett
mi strinse in un
abbraccio da orso…insomma, un abbraccio degno di lui.
Emm:
bentornata, Bellina!!!
Jasper:
ciao, Bella.
Jasper
se ne stava in
disparte come al solito, però sorrideva tranquillamente.
Sicuramente si era
accorto dell’inquietudine che avevo dentro, e infatti quando
mi avvicinai a lui
sentii la calma invadermi. Sorrisi.
Be:
grazie.
Lui
ricambiò il sorriso e mi
tese una mano. La guardai in silenzio, poi, fregandomene del suo
autocontrollo,
mi gettai tra le sue braccia e gli baciai una guancia. Tutti guardarono
la
scena stupiti mentre Jasper ricambiava la stretta con delicatezza, come
se
avesse paura di rompermi in mille pezzi, quasi fossi fatta di delicata
porcellana.
Ci
separammo e mi rivolsi a
Rosalie. Lei fece un brave cenno, senza degnarmi del suo sguardo dorato.
Rose:
bentornata.
Sorrisi
e ricambiai il saluto
con un altro cenno.
Koryu:
Isabella! Cosa…
Mi
voltai verso di lui,
continuando a sorridere. Koryu restò scioccato.
Be:
troveremo una soluzione.
Ko:
devi trovarla adesso!!!
Intanto quei demoni uccidono a piede libero!!!!!
Urlai.
Be:
LO SO!!! COSA DOVREI
FARE????????????????
Alice:
cosa sono i
Tartutik???
La
guardai, ancora
arrabbiata.
Be:
i moderatori della nostra
legge! Un po’ come i Volturi per i vampiri, solo che i
Tartutik si fanno vivi
raramente perché solo dei demoni canaglie violerebbero la
legge, troppo
spaventati dall’arrivo dei nostri moderatori. Si dice che i
Tartutik abbiano le
sembianze di bestie enormi e sono tre, ma hanno tutti lo stesso nome.
Li ho
intravisti solo una volta, e credo di poter vantare di essere in grado
di raccontarlo,
forse io e…io, sono in grado di raccontarlo.
Chinai
il capo. Stavo per
dire io ed Astrea, ma lei non racconterà mai a nessuno del
suo quasi incontro
con i Tartutik.
Storsi
la bocca, scuotendo il
capo.
???:
diglielo, Koryu.
Mi
voltai a guardare il
ragazzo dai capelli rossi, che ora si era fermato al fianco del mio
amico
biondo. Notai che Koryu aveva assunto uno strano colorito, tra il
pallido e il
verdognolo, come se stesse per rimettere. Qualcosa non andava.
Be:
Koryu?
???:
Isabella…io conoscevo
Astrea…e la conosceva anche Koryu.
Sbarrai
gli occhi, guardando
Koryu che però evitava il mio sguardo. Lui…
conosceva Astrea?
Be:
Koryu…non è vero, giusto?
Non è assolutamente vero, me ne avresti parlato.
Koryu
abbassò lo sguardo.
???:
e conosciamo anche il
demone che l’ha uccisa.
Mi
irrigidii. Una strana
sensazione mi attraversò. Rabbia? No. Paura? No.
Inquietudine? Forse.
???:
e quello stesso demone
era tra quelli che ci hanno attaccato.
Cadde
il silenzio, rotto solo
dal curioso ticchettio di un orologio.
Tic,
tac, tic, tac.
Inclinai
lentamente il capo
mentre un sorriso perverso mi attraversava il volto.
Una ragazza era seduta
in un angolo, forse
in una stanza così buia che non si vedeva nemmeno se era
davvero una stanza.
Bella: non ho saputo
proteggerla…
Un singhiozzo. Un
lamento. Poi più niente.
???:
oh, no…Isabella!
Isabella, fermati!!
Tic,
tac, tic, tac.
Dio
come mi infastidiva quel
ticchettio.
Tic,
tac, tic, tac.
Sì…avrei
trovato
quell’orologio e l’avrei distrutto… in
tanti piccoli pezzettini. Poi avrei
spezzato le lancette e calpestato i resti.
Il mio sorriso si
allargò, i miei occhi si
persero nel vuoto.
???:
Bella! ALLONTANATEVI TUTTI!!!!!!!!!!
ORA!!!!!!!!!!!!!!
CRACK.
Il
diadema si crepò.
Elettrizzata, una scarica di adrenalina mi attraversò il
corpo.
Tic,
tac, tic, tac.
Finalmente
stavo per
liberarmi. Finalmente…
Ko:
no, Isabella! Fermati
subito??????
Alzai
lo sguardo folle, leccandomi
le labbra con un gesto osceno.
“NO, NO, NO!!!
FERMATI!!!!!!
Perché? È
così bello essere liberi…
No, non fa…”
Le
voci nella mia testa si
persero nel nulla, la mia personalità umana venne messa
brutalmente a tacere. Sentii
come uno stacco in testa, qualcosa che andava in pezzi… e
più tardi avrei anche
saputo di cosa si trattava.
CRACK.
Un’altra
crepa.
Qualcosa
mi toccò le spalle e
mi scosse.
Ed:
Bella, amore! Bella!
Guardami!!!
Tremai.
Tic, tac, tic, tac.
Il
tempo scandì la mia
libertà perduta per anni…la libertà di
un demone pronto ad aprire gli occhi.
La stessa ragazza. La
stessa oscurità. Ma
questa volta niente lamenti. Solo silenzio. Isabella teneva il capo
chino, i
capelli gli coprivano gli occhi e il corpo era rilassato, non
più scosso dai
singhiozzi.
Poi alzò il
capo. Occhi da gatto, con
l’iride sottile e verticale. Sguardo furioso, da bestia.
Bella: è il
momento.
CRACK!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
E
il diadema andò
completamente in pezzi con uno schianto cristallino mentre il mio corpo
si
accasciava elegantemente, cominciando a mutare.
E
da qualche parte, un
orologio scandiva i suoi rintocchi.
Muahahahahahahahah,
eccovi il nuovo capitolo! Sappiate che nel prossimo ci sarà
un colpo di scena
più simile a uno schiaffo in faccia…ebbene
sì, perché sono cattiva!!! Ohohohohoho!
Ed: non
fa
ridere -.-
Emmett/Alice/Jasper
(dall’altra stanza): W I POKEMON, TOSTI E PROROMPENTI, TUTTI
DIFFERENTI, GOTTA
CATCH E’MALL!!!!!!!
…?
Ed:
u_________u’’’’’’’’’’’’’’’’’’’
?!?!?
Ed:
lascia
perdere…
…
-_______________-’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’
Ed:
grazie per
le recensioni, angioletti recensori, grazie per ogni volta che ci
seguite e
lasciate un commento, grazie da Tomi che sta…
CRASH!!!!!!!!
Vi
ucccccidooooo!!! Un po’ di silenzioooo!!!!!!
Ed:
ehm…lasciamo
stare…e anche grazie dai Cullen che…
Cullen
(tranne
Edward): BATMAAAAAAAAN!!!!!!! BATMAAAAAAN!!!! CORRE, CORRE, BATMAN
BATMAN, E
CON AGILITA’, IN UN ATTIMO E’ QUA…
Ed:
u___________u’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’
self control…
Anticipazioni: la razza
demoniaca rabbrividisce quando un ruggito animalesco fa tremare casa
Cullen. E Bella
è libera. Libera di combattere…libera di
uccidere. Questa volta Edward non
potrà aiutarla, la sua voce non arriva nel luogo in cui lei
è sprofondata…ma
qualcun altro riesce a smuovere la furia distruttiva del demone,
qualcuno che nessuno
dei presenti si aspettava. Com’è facile a volte
perdere se stessi, facile come
sarà difficile ritrovarci…ammesso
che l’io
perduto esista ancora.
Ringhi, grida, tonfi.
Perché tanto
chiasso poi? Cosa stava
succedendo? Perché ero tanto lontana da loro?
Tic, tac, tic, tac.
L’orologio
scandiva i rintocchi come a
volermi ricordare che c’era anche lui in quella dannata
stanza.
|
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Capitolo 9 *** Bestia impazzita e furia omicida ***
“La
vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra
noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori,
di piacere e
gioia.”
Mi
portai le mani alla testa,
lanciando un grido straziante. Sentivo il mio corpo cambiare, la fronte
bruciare
come se il diadema avesse lasciato un marchio di fuoco sul posto dove
prima
c’era il diamante.
Avvertii
un gran trambusto
intorno a me, delle voci lontane che mi chiamavano.
Ed:
BELLA!!!
Ko:
ALLONTANATEVI
SUBITO!!!!!! VIA!!!!!!!!!
Ali:
BELLA!!!! CHE SUCCEDE??????
Ringhi,
grida, tonfi.
Perché
tanto chiasso poi?
Cosa stava succedendo? Perché ero tanto lontana da loro?
Tic,
tac, tic, tac.
L’orologio
scandiva i
rintocchi come a volermi ricordare che c’era anche lui in
quella dannata
stanza.
Il
lenzuolo che mi copriva
cadde a terra con un tonfo ovattato e un altro grido si diffuse per la
casa
come un gong di morte.
Il
mio cuore accelerò i
battiti, sembrava impazzito, un tamburo per me vitale…e per
loro…
Tumtumtumtum…
Digrignai
i denti, che
lentamente si allungarono. La dentatura completa cambiò,
diventando simile a
quella di una tigre. Ogni dente era una zanna affilata e bianchissima,
piccola
grande macchina di morte. I canini erano leggermente più
allungati del normale
e le labbra che sfioravano erano sottili e più pallide.
La
pelle divenne quasi
bianca, i capelli si allungarono fino a raggiungere le caviglie e
divennero di
un luminoso azzurro ghiaccio, lucenti e scompigliati.
I
lineamenti divennero felini
e gli occhi dall’iride verticale e sottile si allungarono
come quelli di un
serpente, cambiando colore dal marrone cioccolato al giallo luminoso,
simili a
fari splendenti.
Il
corpo dimagrì, divenne più
potente e allenato mentre le unghie si allungavano, diventando dritti e
micidiali artigli d’acciaio.
Le
orecchie si allungarono e
divennero a punta mentre uno strano e intricato simbolo nero mi si
imprimeva
sulla guancia destra e scivolava sinuoso lungo il collo fino alla
clavicola.
Una
creatura dalla bellezza
ferina si erse in tutta la sua magnificenza, guardando i presenti con
furia
omicida e piacere per la strage che sentiva avrebbe creduto.
Quella
non ero io.
Quella
non ero io.
Quella
non potevo essere io.
Sorrisi
malignamente,
inclinando la testa di lato.
Il
mio corpo si mosse con
tanta leggerezza e potenza distruttiva che nessuno mi vide spostarmi e
si
accorsero di me solo quando comparsi alle spalle di Rosalie. La vampira
si
girò, ringhiando come una furia e pronta a scagliarsi su di
me. Ancor prima che
potesse alzare un dito, aprii la mano e gliela schiaffai in faccia con
tanta
veemenza da farla cadere. Premetti il suo cranio nel terreno e spiccai
una
corsa in avanti, strisciando il corpo di Rosalie per tutta la stanza
con tanta
forza da lasciare una scia incisa nel terreno crepato.
Arrivata
al muro, feci forza
sulla mia preda e la lanciai contro di esso, sfondandolo e facendo
volare
Rosalie fuori. Emmett comparve dal nulla e la afferrò prima
che toccasse terra.
Sorrisi
della sua espressione
rabbiosa e mi leccai un’unghia affilata. Sì,
sentivo il dolore fisico di
Rosalie, lo potevo percepire distintamente… e me ne
compiacevo, ero
soddisfatta.
Un
ruggito ed Alice si
scagliò su di me, seguita da Carlisle, Edward ed Esme.
Mi
abbassai per schivare la
presa di Edward che voleva semplicemente bloccarmi. Che stupido.
Saltai
per evitare la stretta
di Carlisle, scoppiando in una risata bestiale. Stupido anche lui.
Bloccai
il pugno di Esme e
glielo ricambiai, colpendola al volto così forte da farla
alzare da terra e
volare per tutta la stanza, lasciando un buco nel muro opposto.
Tentai
di graffiare Alice che
però fece una piroetta di lato e mi evitò, ma non
riuscì quasi a vedere il
calcio che la colpì al ventre, atterrandola.
Saltai
di nuovo per evitare
la presa di Edward, incapace di farmi del male. Illuso, sciocco.
Scartai
di lato e poi in
avanti, tirando una ginocchiata sul volto perfetto di quel folle che
credeva di
potermi anche solo sfiorare.
Appena
toccata terra, ruotai
su me stessa con grazia e potenza distruttiva e mentre ruotavo,
afferrai il
collo di Carlisle, trascinandolo con me e incastrandolo nel terreno
dopo
avergli fatto un veloce gambetto ed averlo spinto per le spalle nel
pavimento
così forte da non farlo più muovere.
Il
mio sorriso si allargò. Ma
non era abbastanza. Volevo sangue. Volevo dolore. Volevo sofferenza.
Non era
abbastanza.
Mi
voltai di scatto verso
Koryu, sorridendo deliziata al pensiero del suo sangue che bagnava le
mie mani.
Balzai in avanti, sentendo i miei capelli ondulare alle mie spalle.
Mi
avvicinavo.
Presto
avrei saziato la mia
sete.
Ero
ad un pazzo da lui.
Avrei
sentito il caldo
liquido rosso scorrere tra le dita.
Alzai
la mano artigliata con
un gesto quasi invisibile, sorridendo perversamente.
Sangue.
Sangue.
Sangue!
Ma
in quel momento successe
qualcosa.
Un
movimento svelto, due occhi
pacati e impassibili…una pace immensa dentro di me.
Jasper:
smettila.
Fermai
il mio pugno a un
millimetro dal volto del vampiro biondo davanti a me, tremando. La sua
voce
autoritaria, profonda e calma. I suoi occhi dorati. I suoi biondi
capelli
profumati e vaporosi.
Mi
sentii improvvisamente
vulnerabile…ed io detestavo essere vulnerabile.
Ringhiai,
tuttavia incapace
di muovermi. Era come se quell’insignificante succhiasangue mi avesse inchiodato con
la sola forza dello
sguardo…ma il problema maggiore era che era davvero
così.
La
mia furia sembrò diminuire
gradualmente, la rabbia scemò, la voglia di sangue
svanì del tutto.
Barcollai
mentre il
sentimento d’odio del demone veniva sostituito lentamente da
quelli umani.
Sentivo la lotta interiore tra umano e demoniaco farsi sempre
più violenta e
dolorosa.
Un
grido di dolore e mi
accasciai al suolo.
Che
diavolo stavo facendo?
Chi diavolo ero? Cos’ero diventata?
Mostro.
Be:
uh…
Strizzai
gli occhi, accorgendomi
che la testa sembrava sul punto di esplodermi.
Jas:
Isabella…
Sentii
un tocco freddo sul
volto e la calma invadermi.
Be:
J…asp…er…
Tremai,
mi rannicchiai,
soffrii.
Ko:
accidenti, il diadema è a
pezzi! E adesso?!
Sbarrai
gli occhi, respirando
affannosamente. Sentii un gemito e Jasper si accasciò al mio
fianco,
schiacciato dalla mia improvvisa opposizione ai suoi poteri che
disperatamente
avevano tentato di calmarmi.
Mi
alzai in piedi, nuda e
soddisfatta dei danni che stavo causando.
Poi
uno sparo. Una pallottola
conficcata nel mio fianco.
Un
altro sparo. Una
pallottola conficcata nella mia gamba.
Un
altro ancora. Una
pallottola nella spalla.
Non
feci una piega nonostante
il sangue nero scorreva sul mio corpo nudo con copiosità e
lentezza quasi
calcolata. Sentii il gelo del mio sangue, ben diverso da quello caldo
che
possedevo fino a pochi minuti prima.
Mi
voltai verso Koryu,
sorridendo come una bambina che ha appena trovato un nuovo giocattolo.
Be:
questi cosa sarebbero?
La
voce che mi uscì fece
rabbrividire anche me. Sembrava provenire dall’inferno
stesso, una voce
gutturale e profonda come il mare, più simile al ringhio di
una bestia.
Be:
li troverò. Li ucciderò.
Farò a pezzi i loro corpi e brucerò i resti.
Mi
leccai oscenamente un
artiglio.
Be:
sarà magnifico…tutto quel
sangue…
Tremai
mentre una voce mi esplodeva
in testa.
???:
BELLA!!!!!!! SMETTILA
SUBITO!!!!!!!!!!!!
Spalancai
la bocca, guardando
il vuoto.
CRACK.
Be:
J…asper…
Lui
mi guardò, ansimando per
la stanchezza.
CRACK.
Be:
mi…dispiace…
E
qualcosa di rosso colò dal
mio occhio destro. Una lacrima di sangue toccò il terreno.
CRACK.
Gli
schiocchi sonori
riecheggiavano in tutta la stanza, e sapevo da dove provenivano.
Ko:
il suoi corpo non regge
il potere demoniaco… sta cedendo.
CRACK.
Non
mi mossi mentre le ossa
si spezzavano con rumori secchi ed agghiaccianti. Il demone dentro di
me però,
vacillò.
Non
sentivo dolore, solo un
leggero fastidio nei punti in cui le ossa venivano danneggiate dal mio
stesso
potere.
Ed:
KORYU!!!!!!! AIUTALA,
ACCIDENTI!!!!!!!!!!!!
Ko:
non posso…non posso
aiutarla.
Sentii
la sua voce
affievolirsi, spenta come una fiammella. Una voce colma di dolore e
impotenza,
una voce colma di memorie ancora sanguinanti.
Alzai
appena gli occhi per
fissarlo attraverso due spaventose iridi da serpe color giallo acceso.
Koryu
mi guardava, la pistola
ferma ai suoi piedi e gli occhi vuoti. Le labbra serrate tremavano.
CRACK.
Ko:
Bella…ti prego, fermati.
CRACK.
Barcollò
in preda ad un
mancamento. Sapevo che da lì a due minuti avrebbe ceduto.
CRACK.
Ed:
BELLA!!!!!!!!
Sentii
una mano gelida
toccarmi, ma non provai alcun sollievo.
Qualcosa
di gelido mi
attraversò la testa. Sentii delle voci remote, o forse le
immaginai soltanto.
Ko:
sta per spezzarsi l’osso
del collo!
Ed:
NONONONONONONONONO!!!!!!!!!!!!!!!!
Jasper:
Isabella…
E
mi aggrappai all’ultima voce
che sentii. Mai dimenticai quella voce, mai lasciai la presa sulla
voglia di
vivere che essa mi aveva donato.
Ali:
EDWARD, IL DIADEMA SI
STA RICOMPONENDO DA SOLO!!!!!!!!
Edward? Chi
è Edward?
Muahahahahaha,
rieccomi! Ebbene, vi lascio con questo dubbio: perché le
ultime parole del
capitolo? Cosa è successo a Bella? Eheh, come sono cattiva!
Tuttavia, sembra
che non vi piaccia molto la storia…va bene, dovrò
impegnarmi di più! ^^ grazie
1000 ai recensori, grazie a voi per cui vado avanti…grazie.
Anticipazioni:
com’è
flebile la mente, com’è debole. Cosa sono i
ricordi? Chi sono le persone
riunite intorno ad Isabella? Perché la conoscono? Un cuore
si spezza, due
vampiri si scontrano con violenza…e una ragazza scivola
spaventata contro il
muro, tappandosi le orecchie per non dove più sentire la
confusione che la
assilla.
L’angelo
sembrò fremere. Come gli altri,
anche lui era freddo, ma ai miei occhi la sua freddezza serviva solo ad
allontanarmi dalle fiamme dell’inferno più nero.
Profumava di fresco...aghi di
pino? Forse, ma c’era anche
qualcos’altro…qualcosa di meraviglioso come la sua
leggiadra figura.
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Capitolo 10 *** Chi Sono? ***
“La
sofferenza è forse l’unico mezzo valido per
rompere il sonno
dello spirito.”
Aprii
gli occhi. Accidenti,
la testa faceva davvero male, per non parlare
dell’intorpidimento in tutto il
corpo…ma mi era passato sopra un camion???
Mi
sollevai a sedere e le
coperte caddero a terra, leggere come fantasmi. Mi guardai intorno.
Mi
trovavo in una stanza dai
muri bianchi, un letto e parecchi armadi e mobili (stanza di Carl ed
Es! XD nd
autrice). Mi accorsi di indossare una vestaglia leggera, azzurro chiaro.
Be:
ouch…dolore…
In
quel momento sentii dei
passi frettolosi e la porta si spalancò con tanta veemenza
da crepare il muro.
Delle
persone entrarono in
fretta, muovendosi con tanta grazia da essere innaturali mentre i loro
volti…beh…erano bellissimi. Ma avevano qualcosa
di strano, qualcosa che
accomunava almeno sette di loro. Tutti tremendamente belli, tutti con
la pelle
bianco latte, tutti con profondi occhi dorati. Tutti tanto perfetti da
sembrare
irreali.
Dietro
i ragazzi bellissimi
c’era un giovane uomo dai capelli biondi e gli occhi viola e
dietro di lui un
giovane dai capelli rossi e gli occhi verdi.
Mi
accorsi improvvisamente
che qualcosa di freddo mi cingeva la fronte. Alzai lentamente una mano,
toccando con stupore un oggetto sottile che mi cingeva il
capo… un diadema?
???:
Bella, amore!
Uno
dei ragazzi bellissimi si
fece avanti. Aveva i capelli ramati e come gli altri era perfetto, ma
sembrava
più giovane degli altri, anche se il suo sguardo esprimeva
quasi secoli di
vita…possibile?
Ancor
prima che me ne accorgessi,
il ragazzo mi fu addosso e mi strinse forte.
Be:
ah…
Sbarrai
gli occhi quando lui
affondò il volto tra i miei capelli e tremava, spaventato da
qualcosa che
nemmeno io sapevo o capivo. Profumava di buono e freschezza, ma mi
accorsi che
la sua pelle era gelida, terribilmente fredda, come se avesse immerso
le mani
nella neve prima di stringermi con fin troppa confidenza.
Be:
ehm…mi scusi…
Arrossii,
posando le mani sul
petto forte del ragazzo per allontanarmi da lui. Cadde un silenzio
gelido.
???:
mi scusi? Bella, sono
io, Edward.
Gli
occhi del ragazzo
chiamato Edward si riempirono di sconcerto misto a terrore.
Be:
come? No, mi dispiace, non conosco nessun
Edward… dove sono?
Tutti
mi guardarono con
spavento sempre più grande mentre li squadravo per capire
cosa li spaventasse
tanto.
Be:
ehm…ho qualcosa che non
và?
Una
ragazza avanzò verso di
me quasi a passo di danza. I suoi capelli erano corti e i lineamenti
perfetti.
Sembrava un leggiadro folletto.
???:
Bella? Sai chi sono?
Be:
dovrei?
Mi
portai una mano alla
testa, stordita. Tutti mi fissavano stupiti e terrorizzati, come se
fossero
finiti in un film dell’orrore o mi stessi trasformando nel
mostro di Loch Ness
o qualcosa del genere.
???:
Bella, sono Alice!
Alice! Non puoi non ricordarmi!
Alzai
un sopracciglio. Mi
stavano prendendo in giro?
Be:
no, non mi ricordo di lei
perché non l’ho mai vista prima d’ora,
credo sia normale.
Il
ragazzo chiamato Edward
tremò.
Ed:
Bella…non ti ricordi di
noi?
Ok,
ora ne avevo abbastanza.
Be:
certo che no! Non vi ho
mai visti, che ci faccio qui??? Non mi avrete rapita… vero?
???:
certo che no, Bella.
Mi
irrigidii. Quella voce…io
la conoscevo bene. La ricordavo. Sì…non potevo
sbagliarmi, non mi era
sconosciuta…ma dove l’avevo sentita?
Alzai
gli occhi sul perfetto
ragazzo dai vaporosi capelli biondi, fissando quasi incantata il suo
portamento
altero e il suo sguardo freddo. Sembrava…non so, un angelo?
Edward:
Bella?
Lo
guardai, confusa. Perché
aveva quella faccia? Perché tutti sembravano storditi?
Perché mi guardavano
come se fossi un fantasma?
Be:
ehm…
Tornai
a fissare il ragazzo
biondo, ma una violenta fitta alla testa mi colse di sorpresa. Premetti
le mani
sulle tempie, accasciandomi con un gemito.
Ali:
Bella!!!
La
ragazza folletto mi fu
subito accanto con una velocità che non avrei mai creduto
possibile…una
velocità non umana, fuori dal normale.
Alzai
il capo di scatto come
un animale in trappola e mi allontanai dal tocco gelido della sua mano
per
quando me lo consentiva il letto matrimoniale in cui ero.
Ali:
Bella, sono io…
Cominciai
ad urlare,
l’istinto che insieme a me urlava spaventato e mi avvertiva
che quelle persone
non erano normali e che mi avrebbero ferito appena abbassata la guardia.
Be:
NON VI CONOSCO!!! NON VI
CONOSCO, ACCIDENTI!!!!!!!!! STATEMI LONTANI, VOI NON SIETE NORMALI!!!!!
LE
PERSONE NORMALI NON SI SPOSTANO COSI’, NON SONO
COSI’ FREDDI, NON SI MUOVONO IN
QUEL MODO…
Gemetti
di nuovo per un’altra
brutta fitta alla testa. Mi alzai, barcollando. Mi sembrava di essere
ubriaca,
quei volti preoccupati mi sembravano deformi, infernali. Solo il
ragazzo dai
capelli vaporosi mi era chiaro e sembrava quasi una luce in mezzo
all’inferno.
Senza
pensare, spiccai una
corsa impacciata e mi lanciai sull’angelo, stringendomi
disperatamente a lui e
scoppiando a piangere come una bambina.
Be:
ti…ti prego, angelo…ti
prego, non lasciare…che mi prendano…ti prego!
L’angelo
sembrò fremere. Come
gli altri, anche lui era freddo, ma ai miei occhi la sua freddezza
serviva solo
ad allontanarmi dalle fiamme dell’inferno più
nero. Profumava di fresco...aghi
di pino? Forse, ma c’era anche
qualcos’altro…qualcosa di meraviglioso come la
sua leggiadra figura.
???:
Bella…calmati, non ti
faranno niente.
Sentii
che la sua voce era
imbarazzata, ma anche stupita. Non lo lasciai.
Be:
non…non è vero…ti prego,
mandali via!
Tremai
e il ragazzo mi
sorresse quando barcollai e persi l’equilibrio. Mi sentivo
molto debole e
vulnerabile, ma con lui al fianco, l’insicurezza e la paura
svanivano come neve
al sole.
???:
Bella…sta per venirle
una crisi di nervi, uscite dalla stanza e lasciatemi con lei.
Ed:
Jasper, riuscirai a
trattenerti?
La
voce del ragazzo dai
capelli di bronzo era spaventata, ma anche minacciosa. Stava forse
minacciando
il mio angelo?
Mi
separai da lui e imi
voltai verso la creatura infernale che aveva appena parlato.
Be:
non rivolgerti così a
lui!!!
Il
mio sguardo fiammeggiò e
il ragazzo mi fissò addolorato.
Ed:
amore, sono io…
Indietreggiai,
appiattendomi
contro il petto del mio salvatore angelico.
Be:
non chiamarmi amore!
Io…non sono il tuo amore!!!
E
in quel momento mi sembrò
quasi di vedere il suo cuore spaccarsi. Vidi i suoi occhi perdersi nel
vuoto e
la sua figura perfetta barcollare.
???:
Edward…
Ed:
Jasper…
Cadde
il silenzio mentre il
ragazzo si alzava.
Ed:
prenditi cura di lei…ti
supplico, se non puoi aiutarla tu…
Chinò
il capo e scomparve
come un’ombra. La ragazza folletto scattò in piedi.
Ali:
EDWARD!!!!!!!!
Sparì
anche lei insieme ad
una donna dai capelli color caramello e il viso a cuore.
???:
lo sapevo!!!
Una
ragazza perfetta dai
capelli biondi e gli occhi dorati mi si avvicinò con passo
minaccioso.
???:
questa qui porta solo
guai! Non dovevamo fidarci di lei.
Jasper:
Rosalie, non è colpa
sua.
Il
mio angelo mi strinse ed
io mi rifugiai nel suo abbraccio, nel suo profumo, nelle sue ali
spalancate a
mia difesa che solo io potevo vedere.
Rose:
no??? guarda cos’ha
fatto ad Edward!
Jas:
non ricorda niente, non
è colpa sua.
La
ragazza ringhiò come una
bestia, emettendo un suono cupo che veniva dalla gola.
Rose:
invece è colpa sua! Da
quando Edward si è innamorato di lei, ci sono capitate solo
disgrazie! Prima
l’attacco di James, poi il tentato suicidio a Volterra, poi
Victoria! Vuoi che
continui l’elenco?
Il
volto del mio angelo
s’indurì.
Jas:
e vuoi che ti ricordi
CHI ha detto ad Edward della visione di Alice, spingendolo al quasi
suicidio???
La
ragazza ringhiò di nuovo e
il mio angelo mi spinse alle sue spalle mentre due persone perfette si
facevano
avanti e afferravano la bionda per le spalle. Uno sembrava un orso, dai
capelli
scuri e corti e l’altro aveva i capelli biondi e sembrava
più vecchio di colui
che lo affiancava.
Tremai
quando la ragazza si
scrollò di dosso i due che la reggevano, con un selvaggio
ruggito e si
scagliava su di me.
Il
mio angelo si accucciò,
tendendo i muscoli come uno splendido leone. Senza fare rumore,
spiccò un salto
tanto veloce da essere invisibile. Riuscii a vedere solo il momento in
cui i
due si scontravano con un frastuono tremendo, due leggiadre creature
che
combattevano con tanta eleganza da sembrare perfetti danzatori. Inferno
e
paradiso si schierarono uno di fronte all’altro e si
scontrarono con forza
inaudita e quasi impossibile.
La
bionda chiamata Rosalie
tentò di mordere la gola del mio angelo. Io urlai, ma lui la
afferrò per la
nuca, sbattendola violentemente al suolo, così forte da
crepare il pavimento.
La
bionda non sanguinò, non
gemette, non sembrò provare dolore per il terribile colpo
subito, ma il mio
angelo le azzannò il braccio, staccandoglielo con violenza e
ferocia bestiali,
tenendola inchiodata al suolo per il collo.
???:
JASPER!!!!!!
???:
ROSALIE!!!!!!!!!!
I
due di prima li separarono
con forza e fatica.
Rose:
bastardo! Da quando
proteggi quell’insignificante umana????
Il
mio angelo si voltò verso
di me e nel suo sguardo lessi lo sconcerto per se stesso. Nemmeno lui
capiva
perché mi aveva protetta in quel modo.
Tremai,
accasciandomi lungo
il muro. Mi girava la testa e mi sembrava quasi di vedere rosso.
Perché il mio
angelo era così violento…?
Lui
si voltò verso di me,
ancora trattenuto dall’uomo biondo.
Jas:
Bella, non avere paura…
Si
avvicinò a me con lentezza
calcolata, tendendo una mano verso di me.
Indietreggiai,
appiattendomi
contro il muro, poi mi accasciai lungo di esso, lasciandomi sfuggire un
singhiozzo sommesso.
Be:
vi…vi supplico, basta…
Mi
coprii la testa con le
braccia, come se temessi di ricevere un violento colpo
dall’alto. Quel colpo
non arrivò.
Una
gelida mano mi toccò
l’avambraccio. Alzai gli occhi, spaventata, per incontrare
due profonde iridi
dorate. Una calma soprannaturale mi invase e cominciai a respirare
meglio,
ringraziando Dio di avermi donato quella creatura magnifica.
Jasper
mi prese delicatamente
tra le braccia, alzandomi da terra senza sforzo. Appoggiai la testa al
suo
petto duro ma confortevole e chiusi gli occhi.
Quella
volta sognai due
volti.
Uno
apparteneva ad un
magnifico ragazzo dai capelli di bronzo e gli occhi dorati e
l’altro,
altrettanto bello, aveva dei vaporosi capelli biondi e gli occhi dello
stesso
colore. Le due immagini si sovrapponevano con insistenza, ma solo una
mi
guardava tristemente, chiedendomi con gli occhi qualcosa che non
riuscii a
comprendere.
Ok…calma…caaaaalma…ehm…richiedo
piano di emergenza, sono inseguita da una folla di lettori
incavolati!!!
Lettori: CHE
CAPPERO HAI COMBINATOOOOOO!!!!!!!!!!!!
Ho un’idea!
Diversivo!!!
(Tomi prende Edward
che passava di lì per caso e lo getta tra la folla)
Lettori:
EDWWWWWARDDDDDD!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Alice: credo che avremo
bisogno di un Cullen di riserva… °.°
Naaah,
finché non
lo bruciano lo ricomponiamo con l’attak!
u.u’’’’’’’’
Ali: ma tu non
dovevi scappare?
Senza aver
ringraziato i lettori? Mi aiuti almeno?
Ali: cosa ci
ricavo?
Niente shopping!
Ali: -.- grrrr
Ehm…ok, ma
solo
qualche negozio…
Ali:
*________________*
Oddio…
Ali/Tomi: grazie,
angioletti recensori!!! Fateci sapere!!!
Anticipazioni:
Bella
si sveglia. Bella è confusa. Bella non ricorda. Cosa
è andato storto? Cosa è
successo? Qualcuno parla, qualcuno spiega. E intanto qualcosa dentro
Bella si
muove, qualcosa cambia e nuove sensazioni la portano ad affidarsi al
mistico
angelo biondo. Non è la storia giusta. Non è come
dovrebbe andare. Dov’è
Edward? Dov’è l’amore che lei provava
per lui? La verità a volte fa male…ma
è
più giusta una bugia felice o una verità dolorosa?
Si
avvicinò a me e mi scostò una ciocca
di capelli, portandola dietro l’orecchio destro. Sentii un
brivido dovuto al
gelo della sua pelle o alla sua vicinanza o al suo freddo sguardo o al
mio
subconscio che mi gridava di darmela a gambe.
Rimasi
immobile mentre la sua mano
fredda e umida si posava sul mio collo.
|
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Capitolo 11 *** Non mi fai paura ***
“I
nostri passati sono così simili. Sono
passati di ricordi che assomigliano a vetri appannati
dall'umidità
dell'autunno. Possiamo scriverci il nome sopra e annullarli.”
???: cosa le è successo?
Perché non ricorda più
niente?
???: la…trasformazione
ha sempre effetti negativi su
chi la subisce se il corpo non è pronto. Il rischio maggiore
era che
Bella…venisse uccisa dal…suo stesso potere
demoniaco. Tuttavia non so come è
riuscita a ricacciarlo indietro, ma la sua coscienza ha usato troppa
energia
per farlo, finendo per distruggersi o semplicemente annullarsi
momentaneamente.
???: tornerà come prima?
???: non lo so.
???: …
Spalancai
gli occhi, accecata
dalla rara luce del sole. Quanto avevo dormito? Beh, almeno questa
volta la
testa non doleva né girava.
Mi
accorsi di essere ancora
nel letto di quando mi ero svegliata precedentemente e avevo addosso
ancora la
stessa vestaglia, ma questa volta nessuno entrò nella
stanza, nessuno mi guardò
con occhi verdi, dorati o ametista, nessuno mi chiamò per
nome.
Posai
delicatamente i piedi
nudi sul pavimento, quasi avessi paura di svegliare una presenza
invisibile
nella stanza.
Mi
alzai in piedi, senza
curarmi di cercare le scarpe o le pantofole, e aprii la porta.
Il
silenzio inondava la casa,
rotto solo dal cinguettare degli uccellini all’esterno
dell’abitazione. Vaghi
fasci di luce illuminavano l’aria, rendendola calda e quasi
sonnolenta. Quella
sembrava una pace da film, una pace da sogno… forse lo era
davvero, possibile?
Feci
qualche timido passo
avanti, ma mi accorsi all’improvviso di dover andare in
bagno. Quasi a risposta
del mio bisogno, uno scrosciare d’acqua interruppe il
silenzio quasi con
violenza e raggiunse le mie orecchie con fastidio e prepotenza.
Seguii
silenziosamente quel
rumore finché non giunsi ad una lucente porta di legno.
Senza pensare, abbassai
la maniglia ed entrai.
Davanti
a me si stagliò la
visione più bella che avessi mai visto.
Jasper
aveva la testa
inclinata di lato e con una mano si scrollava energicamente i capelli
biondi
dall’acqua. Indossava solo un asciugamano alla vita e il suo
corpo era…
perfetto, anche troppo.
Gli
addominali erano
scolpiti, le braccia moderatamente muscolose, le gambe allenate. Notai
all’improvviso e con stupore che un sottile raggio di luce
passava per la
finestra socchiusa e bagnava la sua spalla destra, facendola brillare
come se
fosse ricoperta di piccoli diamanti. Piccole goccioline
d’acqua bagnavano la
sua perfezione, scivolando sinuose lungo il corpo privo di difetti. Il
volto
era rilassato, i capelli scesi, ma ancora ondulati grazie
all’acqua e gli occhi
chiusi, come se stesse sognando…o forse il mio
sogno era lì. Un angelo sceso in terra, un miracolo prezioso
come un diamante,
una creatura tanto magnifica da sembrare irreale.
All’improvviso,
Jasper aprì
gli occhi color caramello e mi guardò con calma,
dopodichè sfoderò un sorriso
luminoso e sereno che mi stordì.
Jas:
ti sei svegliata. Sapevo
che il rumore dell’acqua ti avrebbe aiutata a trovarmi.
Non
riuscivo a parlare,
rimanevo lì a guardare la sua assurda magnificenza con
soggezione. Lui non
sembrava imbarazzato o infastidito.
Jas:
gli altri sono usciti,
torneranno presto credo.
Notai
nella sua voce un tono
grave e quasi addolorato. Chinai il capo, costringendomi a distogliere
gli
occhi da una delle sette meraviglie del mondo per poter rimettere
insieme i
ricordi del giorno prima.
Be:
è…colpa mia, vero?
La
mia voce tremò e
all’improvviso sentii gli occhi riempirsi di
lacrime…insensate? Sensate? Non lo
sapevo nemmeno più.
Jas:
Bella?
Non
sentii i suoi passi
leggeri mentre si avvicinava a me, alzandomi il volto per guardare
quasi
scioccato le mie stupide lacrime.
Jas:
perché…
Sembrava
in difficoltà. Ero
capace anche di metterlo in imbarazzo allora, fantastico!
Be:
chi sono io, Jasper?
Lui
mi guardò, ora
impassibile, prima di rispondere con calma.
Jas:
ti chiami Isabella Marie
Swan, ma credo che non sia questo ciò che vuoi sapere, dico
bene?
Annuii.
All’improvviso mi ero
accorta di sentire un brutto vuoto dentro, come un puzzle a cui mancano
diversi
pezzi e solo quello più remoto non fosse disperso.
Già, mi mancava qualcosa,
qualcosa di importante… ma cosa?
Jasper
sospirò. Ammirai i
suoi morbidi capelli gocciolanti e seguii per un momento la scia di una
gocciolina d’acqua sul suo collo di marmo. Servì a
calmarmi.
Jas:
forse gli altri non
vorrebbero che te lo dicessi, non così almeno, ma…
Sospirò
di nuovo.
Jas:
sei nata in Arizona, a
Phoenix più precisamente. Tua madre si chiama
Renée ed è divorziata da tuo
padre Charlie, ma lei si è risposata con Phil, un giocatore
di baseball. Per
questo sei stata mandata a Forks dal tuo padre genetico e lì
hai… conosciuto
noi.
Distolse
lo sguardo. Sembrava
di nuovo a disagio.
Jas:
più precisamente hai
conosciuto Edward e…te ne sei innamorata follemente. Con te
non ho mai avuto un
rapporto molto stretto, a stento ti toccavo. E…
Alzò
gli occhi. Rimasi
incantata da quello sguardo dorato, in cui però leggevo
un’antica sofferenza.
Jas:
siamo vampiri.
Mi
irrigidii e cadde il
silenzio.
Lui
rimase impassibile a
guardarmi mentre una goccia di sudore mi scivolava lungo la tempia.
Be:
vam…piri…? Cioè…voi
bevete…
Jas:
sangue, sì.
Si
avvicinò a me e mi scostò
una ciocca di capelli, portandola dietro l’orecchio destro.
Sentii un brivido
dovuto al gelo della sua pelle o alla sua vicinanza o al suo freddo
sguardo o
al mio subconscio che mi gridava di darmela a gambe.
Rimasi
immobile mentre la sua
mano fredda e umida si posava sul mio collo. Fui scossa da un brivido,
ma non
riuscivo a muovermi, a scappare… quegli occhi…
quegli occhi mi ipnotizzavano
come un serpente ipnotizza la sua preda prima di sbranarla.
Jas:
sento che hai paura.
Be:
puo…puoi sentir…lo?
Jas:
sì. Sento le tue
emozioni e le manovro a mio piacimento.
Sbarrai
gli occhi. Possibile
che la calma dovuta alla sua vicinanza in realtà…?
Be:
vuoi uccidermi?
Lui
sorrise sinistramente.
Avevo l’orribile sensazione che stesse giocando con me.
Jas:
sono quello più
vulnerabile al sangue umano, sai? La mia famiglia si nutre di sangue
animale,
ma io sono ancora debole al vostro odore…potresti morire
qui, subito, ancor
prima di accorgertene.
Questa
volta non rabbrividii.
Mi accarezzò delicatamente il collo con il pollice.
Sì, stava giocando al gatto
col topo.
Be:
allora uccidimi.
Mi
ersi in tutta la mia
statura e lui spostò la mano, fissandomi con sconcerto.
Jas:
non hai più paura.
Non
era una domanda.
Be:
non lascerò che giochi
così con me prima di farmi fuori. Se devo morire, voglio
farlo a testa alta.
Lo
fissai con fierezza,
alzando il mento con orgoglio. Lui si irrigidì. Sembrava
stupito, molto
stupito.
Jas:
non ti importerebbe se
ti uccidessi?
Be:
la vita è vita se non sai
nemmeno chi sei?
Lui
rimase in silenzio a
fissarmi. Notai qualcosa di strano in quegli occhi ambrati…
sembrava quasi
ammirazione. Possibile?
Alla
fine, Jasper sospirò,
sfoderando un mezzo sorriso che mi tolse il fiato.
Jas:
se ti uccidessi, Edward
avrebbe qualcosa da ridire.
Sorrisi.
Be:
lo sapevo.
Lui
alzò gli occhi con uno
scatto così veloce che mi spaventò e
scoprì i denti bianchi e perfetti quasi
con irritazione. Un magnifico, terribile dio vendicativo.
Jas:
non mi credi capace?
Indietreggiai.
Ok, ps: non
provocare Jasper o potresti finire allo spiedo in meno di un secondo.
Be:
non…non intendevo questo.
Lui
strinse gli occhi,
inclinando leggermente il capo di lato. Non capivo nemmeno io come
riuscivo a
parlare davanti a quell’angelo potente e perfetto.
Be:
sapevo che non…mi avresti
fatto del male.
Lui
alzò un sopracciglio,
rilassandosi.
Jas:
cosa te lo fa pensare?
Sono ancora in tempo per ripensarci.
Sospirai.
Be:
è inutile fare un tira e
molla, ti pare?
Esposi
il collo.
Be:
uccidimi subito e non
prendermi in giro, altrimenti non fare queste minacce idiote.
Guardai
con stupore i suoi
occhi ambrati cambiare. Dorato. Dorato scuro. Grigio. Nero pece.
Sguardo
affamato, sguardo tanto feroce da far impallidire anche il
più coraggioso
essere vivente.
Lo
vidi tremare, tendere i
muscoli scoperti e quasi asciutti dall’acqua, come se stesse
per saltarmi
addosso.
Istintivamente
indietreggiai,
spaventata. Era bellissimo, ma anche spaventoso. Si poteva essere
così?
All’improvviso
però, Jasper
tirò un sospiro e chiuse gli occhi. Quando li
riaprì, erano di nuovo dorati e
caldi, non più neri e freddi.
Jas:
non ti consiglio di
provocarmi.
Il
suo era un chiaro
avvertimento. Non si prendeva responsabilità nel
caso…?
Be:
ca…capito.
Jas:
però sei strana.
Lo
guardai.
Be:
eh?
Lui
sorrise, stordendomi di
nuovo, tanto per cambiare.
Jas:
nessuno mi aveva mai
risposto così per le rime.
Alzai
un sopracciglio,
interdetta.
Be:
e…questo è un complimento…?
Rise.
Il suono di mille
campane in festa rimbombò per tutto il bagno, accarezzando
le pareti e
facendomi chiudere gli occhi all’udire quella melodia tanto
bella e divina.
Jas:
complimento in senso
lato, ovviamente.
Storsi
il naso, riaprendo gli
occhi.
Be:
allora lo prendo per un
complimento e basta.
Jas:
ho detto che non lo è
completamente.
Be:
ma io voglio prenderlo
per un complimento.
Jas:
e allora perché mi hai
chiesto se era un complimento o no?
Be:
perché…
Mi
zittii, non sapendo più
che dire. Jasper sorrise divertito ed io girai il volto, offesa.
Be:
non sai che si dà sempre
ragione alle donzelle?
Jas:
quale donzella?
Be:
cretino!!!
Ma
ridevo anche io,
nonostante la mia risata sembrasse gutturale e tremenda in confronto al
coro
angelico che proveniva dal vampiro.
Jas:
ah, tu dovevi andare in
bagno, vero?
Arrossii.
Be:
ma no, fai
tranquillamente, io…
Jasper
mi oltrepassò.
Jas:
ci sono almeno altri due
bagni, non preoccuparti.
Ammiccò,
togliendomi il
fiato. Si voltò e fece per andarsene, ma lo fermai.
Be:
ehm…Jasper?
Si
voltò, alzando un
sopracciglio.
Be:
la…è normale che la…tua
pelle…ehm…brilli?
Lui
sorrise di nuovo.
Jas:
sì. È vero che non
possiamo esporci al sole in pubblico, ma non perché ci
sciogliamo. Si vedrebbe
solo quanto siamo diversi.
Colta
da un improvviso getto
di coraggio, mi avvicinai a lui e gli presi delicatamente la mano, come
se a
distruggersi potesse essere la sua pelle di diamante piuttosto che la
mia di
fragile vetro.
Lo
tirai con dolcezza e lui
mi seguì lentamente. Sentivo il suo sguardo dorato sul
volto, ma cercai
disperatamente di non badarci.
Portai
la sua preziosa,
gelida mano sotto il sottile raggio di luce che filtrava dalla finestra
socchiusa.
Sorrisi
quando la sua pelle
cominciò a brillare come se fosse ricoperta di sfaccettature
di diamante.
Poteva una creatura terrestre essere così bella e preziosa?
Jas:
davvero non provi
ribrezzo quando mi tocchi?
La
sua voce era incerta.
Accarezzai il dorso della mano e alzai il volto, senza smettere di
sorridere.
Be:
non mi farai del male.
Jas:
Isabella, ho ucciso
esseri umani con le mie mani.
Rimasi
impassibile.
Be:
lo fai ancora?
Jas:
no, ma…
Alzai
un dito.
Be:
allora non sei così
spregevole.
Jas:
ci cibiamo di animali,
ma uccidiamo lo stesso.
Be:
un leone uccide quando ha
fame, è il ciclo della vita. Non mi stupirebbe se tu ora mi
saltassi addosso e
mi uccidessi, è normale…è naturale.
Insomma, tu sei il cacciatore, io la preda.
È solo anomalo il fatto che tu non mi abbia staccato la
testa.
Scrollai
le spalle. Vidi
nuovamente lo sconcerto farsi spazio sul suo volto angelico, poi
l’incredulità.
Alla fine scosse il capo, facendo ondeggiare i magnifici capelli biondi.
Jas:
sei strana, lo ripeto.
Scrollai
di nuovo le spalle e
lasciai la sua mano.
Jasper
si voltò di scatto.
Jas:
vado ad asciugarmi, ti
basta chiamarmi anche a bassa voce ed io ti sentirò.
Annuii
e lui sparì.
Rimasi
immobile a fissare il
punto in cui lui era fermo due secondi fa, ancora rapita dalla sua
perfetta
immagine. Tuttavia pensavo ancora a ciò che mi aveva
raccontato su di me…mi
aveva nascosto qualcosa, e potevo sentirlo in qualche modo. Con un
gesto
automatico, mi toccai il diadema.
Ehm…ok,
calma!
Ed: ma che ca**o
stai combinando????
Oh, ciao Eddy!
^^’’’’’’’’’
Ed: perché
ti sei appiccicata
allo schermo? Ah, ora che ci penso, non mi hai fatto leggere i nuovi
capitoli.
Ahah, davvero?
Ricorderai
male, li hai letti ieri…
^_______^’’’’’’’’’’’’’
Ed: Tomi…che
mi
stai nascondendo????????
Io??? niente!
Ed: fammi vedere
quel pc!
Nooo, sto
ancora…
(Edward lancia Tomi
dall’altra parte della stanza)
(Tic,
tac, tic, tac…)
Ed:
WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
(Alice vola via
tanto è forte l’urlo, i vetri si crepano, Jasper
entra nella stanza armato di
bazooka)
Jas: GLI AMERICANI CI ATTACCANO!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Esme: ma che
è… °.°
Carl: Jasper, gli
americani siamo noi…
(Edward comincia a
strangolare Tomi)
Ed:
TOHMAEWIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
X____________X
Emmett: ma che
succede?
(Tutti cominciano a
leggere i capitoli.)
(Tic, ta, tic, tac)
Cullen:
WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Rose: Jasper, ti
uccido!!!
Ali: Tomi ti
uccido!
Emm: Jasper, ti
uccido!
Ed: Tomi, ti
uccido!
Carl: suvvia,
calma…
Jas: se si mette la
mia vita ai voti…io sto con Carlisle ed Esme! Calmiamoci,
suvvia…
Esme (con i cobra
tra i capelli): IO VI UCCIDO TUTTI, AVETE ROTTO IL MIO TAVOLINO
PREFERITOOOOOOOOOOOOO
(SBABABABABBABABABABABABM!!!!!!!!!!!!!!!!)
Esme: mi sono
sfogata… u__________u
Tutti:
X__________________________________X
Esme: non vi do fuoco
solo perché dovete mettere tutto apposto!
Tutti: agli ordini!!!
Esme: grazie per i
commenti, cari lettori, ma soprattutto vi dirò una cosa.
C’è chi chiede se è
una BellaXJasper…beh, il mistero è mistero no?
tuttavia dal momento che sono
dolce come il miele…CONTINUATE A PULIRE VOI!!!!!
Tutti: certo!
^______________^’’’’’’’’’’’’’
Esme: vi
darò tre
alternative che FORSE Tomi seguirà, a seconda di come si
sviluppa la storia. Alloraaaa:
ALTERNATIVA
UNO: la storia diventa una BellaXJasper.
ALTERNATIVA
DUE: la storia diventa una BellaXEdward.
ALTERNATIVA
TRE: decide Tomi (tutti: nooo)( -.- nd >Tomi)
Esme: allora,
allora??? Non mi piace aspettare, voglio subito una rispostaaaaa!!!!!
Muahahahah
L’abbiamo
combinata
grossa, Esme è impazzita!
Esme: cosa????
Ti voglio tanto
bene, Esmy!
^^’’’’’’’’’’’’’’’’
Anticipazioni:
Bella
è stesa sul letto. Esme e Jasper parlano a bassa voce fuori
dalla porta della
sua stanza…e lei sente cosa dicono. Paura. Tristezza. Odio
verso se stessa. Così
Bella se ne và, così decide di mollare tutto.
Stanca e ferita, si ferma dopo
ore di corsa…e un demone spunta
dall’oscurità. Forse a volte è troppo
chiedere
un po’ d’amore…o forse è
l’affetto per se stessi che può estinguersi come
una
fiammella spenta dal vento…ma se questa fiammella si spegne
e cala l’oscurità, Bella
sarà capace di non andare a sbattere contro il muro della
disperazione che
imponente la sovrasta?
Sorrisi
debolmente tra le
lacrime e lanciai un’occhiata al cielo.
Forse
sarei diventata
anche io una goccia di pioggia, forse sarei caduta proprio su Jasper e
avrei
accarezzato la sua pelle fredda e dura come il marmo.
Chiusi
gli occhi, vedendo
le unghie affilate della creatura saettare verso il mio petto a
velocità
sorprendente.
|
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Capitolo 12 *** Inutile ***
“Quando
ti senti triste e sola, apri il
libro del tuo cuore, ci saranno i ricordi a farti compagnia.”
Ero
stesa sul letto e
guardavo il soffitto, le braccia incrociate dietro la testa.
Vampiri.
Jasper.
Edward.
Io.
Oddio, che casino. Più
ci pensavo, più mi sembrava
assurdo di essere in una casa infestata dai vampiri e che tutti fossero
belli
come dei, velocissimi, fortissimi e “vegetariani”.
Eppure Jasper c’era, i
Cullen c’erano, quella casa c’era! C’era
tutto, ma tutto era assurdo!!!
Grugnii
e mi rigirai, finendo supina sul letto. Il mio cuore batteva
regolarmente, come
se stessi dormendo, ma non riuscivo a capire se l’influenza
di Jasper arrivasse
a me così costantemente o semplicemente era uno sbalzo
d’umore.
Chiusi
gli occhi, provando ad addormentarmi, ma delle voci giunsero alle mie
orecchie…
provenivano dall’ingresso, esattamente fuori alla porta.
Jas:
allora?
Esme:
Edward è distrutto, Alice non vuole lasciarlo nemmeno per un
secondo.
Sentii
una bassa imprecazione.
Jas:
credi che farà qualcosa di stupido?
Esme:
non credo. Qui come và?
Jas:
a giudicare dal battito cardiaco, dorme, ma quest’amnesia
è un danno, non posso
occuparmi di lei, non sono suo padre.
Pronunciò
quelle parole con la sua solita calma, ma a me sembrò quasi
che le avesse
urlate. Ahi, che dolore al petto.
Esme:
caro, abbi pazienza, dopotutto le vogliamo bene e ha bisogno di noi.
Jas:
Esme, io non sono Edward. Non so mai come agire con lei. Ho quasi paura
di
toccarla e il suo odore è una vera e propria piaga, prima o
poi finirò per
ucciderla involontariamente e sarà solo un peso sulla
coscienza.
Solo
un peso sulla coscienza. Solo questo. Nient’altro.
Nient’altro che una fragile
umana.
Abbassai
gli occhi e fissai il vuoto, mentre una calda lacrima mi rigava il
volto. Solo
un peso. Inutile, piccolo essere umano. Non gli importava di me, mi
rimaneva
vicino solo perché Edward gli aveva chiesto di
farlo…
Esme:
tesoro, so che per te è difficile, ma presto
ritroverà la memoria e tutto
tornerà come prima, vedrai.
Scossi
violentemente il capo, arrabbiata e dolorante. Ero stata una stupida.
Lo
conoscevo solo da due giorni, accidenti! Cosa stavo facendo???
Mi
tappai le orecchie, premendole con violenza e forza non mie.
Jas: Esme,
dì ad Edwa…
Ma
si zittì. Sentii la porta aprirsi e Jasper entrò,
accompagnato dalla vampira
dai capelli color caramello che avevo visto il giorno prima. Entrambi
mi
guardarono, lei dolcemente, lui quasi sospettoso.
Intanto
avevo chinato il capo e chiuso gli occhi, facendo finta di dormire
pesantemente. Non volevo che Jasper vedesse le mie stupide lacrime e
pensasse
che ero una sciocca piagnona… beh, infondo lo ero, per cosa
stavo piangendo?
Non lo sapevo nemmeno io… o forse sì?
La
porta si chiuse e le voci si allontanarono.
Aprii
gli occhi di scatto, ricominciando a lacrimare per mia grande rabbia e
frustrazione. Era normale che Jasper mi ritenesse un peso inutile, ero
capace
solo di piangere e provocare guai!
Mi
alzai in piedi senza fare rumore, accorgendomi di muovermi in modo
diverso, più
elegante e silenzioso, come un felino.
Mi
guardai intorno. Non potevo più restare, li avevo
già disturbati abbastanza e
avevo infastidito Jasper fin troppo.
Che
nostalgia lasciare quella casa. Perché poi?
Perché sentivo un dolore
all’altezza del cuore? Perché dei ricordi vaghi e
felici mi invadevano la
testa? Ero io quella ragazza dai lineamenti sfocati che camminava nel
salotto,
tenendo la mano del vampiro dai capelli di bronzo? No, non
potevo…o potevo?
Mi
presi la testa fra le mani, trattenendo un gemito.
Dovevo
controllare le mie emozioni, o Jasper sarebbe salito a controllare e mi
avrebbe
trattenuto per mantenere la parola data ad Edward. Solo per questo mi
avrebbe
impedito di andar via…solo per non avermi sulla coscienza.
Un’altra
lacrima mi scivolò lungo il volto.
Perché?
Perché io???
Sentii
il sapore salato in bocca quando il mio dolore, concentrato in
quell’insignificante goccia d’acqua, mi
bagnò le labbra.
Cos’ho
fatto? Stupida, Bella! STUPIDA!!!
Perché
non ricordavo? Perché mi era stato cancellato tutto?
Dolore.
Ero
un semplice essere umano! Solo questo! Meritavo davvero tutto questo?
Agonia.
Mi
sentivo un cucciolo appena nato; debole, incosciente. Ecco
perché Jasper non mi
voleva, ero completamente inutile.
Ok,
ora il mio tormento era davvero troppo. Senza pensare, schizzai nel
bagno della
“mia” attuale stanza e mi ci chiusi dentro, girando
la chiave rumorosamente.
Appena
in tempo.
Sentii
la porta della stanza aprirsi di nuovo e i passi leggeri di Jasper e
dell’altra
vampira.
Jas:
Bella?
Chiusi
gli occhi per calmarmi, lasciandomi cullare dalla melodia di quella
voce.
Fortunatamente, ci riuscii.
Be:
sì?
La
mia voce suonò strana, quasi gutturale. Ovviamente, loro se
ne accorsero.
Esme:
tutto bene, cara?
Be:
sì…sto facendo la doccia ero…ero un
po’ sudata.
E
aprii l’acqua, gettandomi vestita sotto il getto per far
sentire loro che
questo non cadeva dritto nella vasca da bagno ma s’infrangeva
contro il mio
corpo.
Jas:
sei sicura di…?
Be:
sì, tutto ok.
Non
era colpa sua, ma mia. Colpa della mia inutilità, della mia
debolezza. Solo
colpa di una fragile umana.
Un’altra
lacrima si mischiò all’acqua della doccia che mi
bagnava. Ancora un’altra
goccia di dolore ad appesantire la mia anima vuota…e
dopotutto, cos’avrebbe
dovuto esserci? Nient’altro che stupide memorie umane, che
ora mancavano.
Anima
vuota.
Chiusi
gli occhi per calmarmi. Non sentivo più la voce dei vampiri,
né vedevo le loro
ombre stagliarsi dietro la porta.
Mi
voltai verso la finestra del bagno. Era una follia, avrebbero sentito
il mio
odore ancor prima che cominciassi a correre…a meno
che…
Mi
voltai verso l’armadietto e uscii dalla traiettoria del getto
della doccia,
aprendo le due ante, ancora bagnata fradicia.
Sì!
Borotalco!!!
Presi
il vasetto e ci levai il tappo, rovesciando il contenuto, che
cominciò a
fluttuare per tutta la stanza ed espanse il suo odore in giro, coprendo
il mio.
Aprii
la finestra.
Si
era fatto nuvoloso, un cielo carico di pioggia…probabilmente
un temporale.
Rabbrividii
quando il vento mi accarezzò la pelle fradicia, coperta solo
da una maglia
bianca a maniche lunghe. Guardai in basso.
Oh-oh.
Era davvero alto, mi sarei spiaccicata al suolo…
Chiusi
gli occhi. Forse sarebbe stato meglio così, forse avrei
fatto meglio a…
No,
Jasper avrebbe passato un guaio per colpa mia, e non volevo arrecargli
altri
danni. Però dovevo provare.
Posai
un piede sul davanzale, rabbrividendo ancora per una nuova raffica di
vento. O
ora o mai più, forse l’ululare del vento avrebbe
coperto l’impatto del mio
corpo contro l’erba.
E
saltai, in qualche modo improvvisamente sicura che non mi sarei fatta
niente.
Da dove veniva tanta sicurezza? Non lo sapevo nemmeno io, non avrei mai
potuto
pretendere di conoscermi.
Mi
sembrò di vedere a rallentatore il mio corpo che scendeva,
la maglia
appiccicata al corpo e i capelli alla schiena.
Aprii
le mani per prendere equilibrio…
…chiusi
gli occhi, affidandomi al solo istinto…
…e
atterrai perfettamente sui piedi, piegandomi di poco sulle ginocchia
per
attutire l’impatto e non fare troppo rumore.
Stordita
da tanta agilità, mi guardai intorno, tremando di freddo.
Alzai
gli occhi su quella casa per un’ultima volta. Avrei voluto
dire che celava
tanti ricordi importanti, ed ero certa che in qualche modo fosse
così. Tuttavia
non ricordavo assolutamente nulla. Che rabbia. Che tristezza.
Mi
voltai e cominciai a correre, sussurrando al vento una semplice parola
che però
sussurrai con il cuore.
Be:
perdonami.
E
cominciai a correre sotto la pioggia che lentamente aveva cominciato a
scendere
dal cielo nero, quasi a volermi dire che stavo sbagliando.
§§§
Serrai
gli occhi, cominciando a singhiozzare liberamente, dando sfogo a tutto
il mio
dolore. Avevo corso per quasi due ore, non sapevo nemmeno io come avevo
fatto.
Mi
fermai, ansimando e tremando di freddo. Poggiai una mano sul tronco di
un
albero, chinando il capo e piangendo più forte. Sapevo che
stavo per crollare e
ringraziai il cielo che Jasper non fosse nei dintorni, anche se
probabilmente
mi stava cercando.
Be:
cosa sto…facendo?
Dove
sarei andata ora? cos’avrei fatto? Ero ridicola; una ragazza
con uno stupido
diadema in testa che non ricorda chi è e per di
più già era tanto se non aveva
la febbre alta.
Sorrisi
debolmente, mentre una lacrima mi bagnava le labbra.
Be:
sono patetica…
Già.
Era normale che Jasper non mi voleva con sé…era
più che naturale.
Caddi
in ginocchio, priva di forze. Cominciai a singhiozzare.
Stupida.
Volevo
urlare, ma delle catene invisibili mi stringevano la gola. Speravo che
mi
strangolassero e la facessero finita.
Patetica.
Alzai
gli occhi al cielo e sollevai una mano, rivolgendo il palmo verso
l’alto.
Finalmente potevo piangere a testa alta, finalmente ero servita a
qualcosa:
Jasper non avrebbe più avuto un peso sulle spalle.
Be:
Jasper…
Chiusi
gli occhi, sentendo le fredde gocce di pioggia scivolare sul mio
volto… e
ricordai il suo tocco.
Dischiusi
le labbra, per bagnarmi la lingua arida…e ricordai il suo
speciale e raro
sorriso.
Ricordai
lui. Ricordai le sue parole su ciò che era e le sue
espressioni, quasi sempre
impassibili.
Mi
alzai in piedi.
Be:
de…vo andare…avanti. Non
posso…rischiare che…mi trovino.
Le
ginocchia mi tremarono. Tossii.
???:
tu guarda, abbiamo visite.
Mi
voltai di scatto, spaventata da quella voce gutturale, bassa e
perversamente
divertita.
Una
creatura stranissima era seduta sul ramo di un albero e mi guardava,
sorridendo
sadicamente. I suoi occhi quasi bianchi avevano la pupilla verticale
come
quella di un gatto, la pelle era pallida, i capelli corti e neri. Le
orecchie
erano lunghe e sottili, a punta mentre un piccolo simbolo rosso era
impresso
sulla fronte scoperta. I tratti erano felini, sembrava una bestia
feroce.
Indietreggiai,
terrorizzata.
Be:
che…cosa vuoi?
???:
oh, niente di speciale…solo te.
Tremai,
e non seppi se per il freddo o la paura.
Be:
i…io non…
La
creatura scese dal ramo con un movimento fluido e senza fare rumore.
???:
oh, andiamo. Ti sto seguendo da un po’, ma è stato
davvero noioso. Sai, sei
davvero lenta.
Ridacchiò
e rabbrividii di nuovo.
Demone:
sei pronta a morire?
Lo
guardai, poi i ricordi tornarono ancora una volta…almeno,
quel poco che
ricordavo. Le emozioni cambiarono velocemente.
Paura.
Rabbia.
Sconforto.
Dolore.
Rassegnazione.
Alzai
gli occhi per incontrare quelli pallidi e felini della creatura.
Be:
sì.
La
bestia alzò un sopracciglio, sorpresa.
Demone:
sei pronta a morire?
Be:
sì.
La
creatura sorrise, mettendo in mostra una dentatura da predatore.
Demone:
bene. Allora sarà meglio mettere fine al tuo dolore.
E
scomparve. Non lo sentii muoversi e non lo vidi apparire alle mie
spalle e poi
colpirmi violentemente alla schiena, così forte da farmi
sputare sangue e
sbattere contro un albero.
Caddi
con un tonfo, tossendo. Non mi mossi, non mi alzai, non sollevai
nemmeno gli
occhi. Forse qualcun altro aveva deciso per me, forse era giusto che io
morissi
così.
Be:
ti prego…fai i…in fretta.
Tossii
di nuovo. Vedevo sfocato e la testa mi girava. Mi accorsi solo in un
secondo
momento che il diadema vibrava sempre più forte, come se
volesse avvertirmi di
qualcosa. Non provai a sfilarlo, era irrilevante averlo addosso o no in
quel
momento.
La
creatura si avvicinò a me, un’espressione
gongolante sul feroce volto felino.
Demone:
vuoi morire, Isabella? Chiedimi di ucciderti, avanti.
Respirai
a fondo. Sentivo il corpo debole, l’anima stanca, il cuore a
pezzi.
Chiusi
gli occhi.
Be:
ti prego, uccidimi.
E
c’era pace nella mia voce. La pace di chi anela alla morte e
finalmente la
trova. La pace di chi sa che presto smetterà di soffrire.
Il
mio esecutore sorrise di nuovo e i suoi denti brillarono nel buio. Un
tuono
illuminò il cielo e la sua testa scattò come
quella di un serpente. I suoi
denti affondarono nella mia spalla con violenza, ma non sentii dolore.
Non
sentivo niente, nemmeno più lo scrosciare della pioggia sul
mio povero corpo
abbandonato. Buon segno per me.
Chiusi
gli occhi mentre i denti della bestia affondavano di nuovo, questa
volta nella
mia nuca e la sua testa mi scrollava, sbattendomi a destra e sinistra.
Non
urlai.
Non
piansi.
Non
supplicai.
Non
rimpiangevo di morire, non rimpiangevo niente. Ero stata accanto a
Jasper,
anche solo per un secondo…avevo provato la
felicità.
Jasper:
sei strana.
Edward:
ti amo.
La
testa mi diede una fitta terribile, ma non feci nemmeno una smorfia di
dolore.
Be:
grazie.
Socchiusi
gli occhi.
Ero
felice di nuovo! Ero felice di poter liberare Jasper da un peso, ero
felice di
chiudere così la mia vita tanto vuota ed insignificante.
Sorrisi
debolmente tra le lacrime e lanciai un’occhiata al cielo.
Forse
sarei diventata anche io una goccia di pioggia, forse sarei caduta
proprio su
Jasper e avrei accarezzato la sua pelle fredda e dura come il marmo.
Chiusi
gli occhi, vedendo le unghie affilate della creatura saettare verso il
mio
petto a velocità sorprendente.
Ed:
Bella, amore…
Jas:
Bella.
Astrea:
Beeeelllaaaaaa
Emm:
Bellina!
Esme:
Bella, cara.
Carlisle/Alice:
Bella!!!
Rose:
Bella…
Rabbrividii
di freddo un’ultima volta, poi chiusi gli occhi mentre un
ruggito spaventoso si
propagava nell’aria.
Ecco qui
il new chappyyy!!! ^v^ per una volta non sono in
ritardo come al solito! Che dire, i vostri commenti mi incoraggiano e
per una
volta, voglio rispondereeee!!! ANTICIPAZIONI A FONDO PAGINA!!! ^^
TenshiNoHikari:
eheh, non diamo troppo per scontato, ragazzi! i colpi di scena ci
saranno e
farò di tutto per lasciarti a bocca aperta!!! Continua a
seguirmi…chissà, forse
potrà succedere qualcosa che nessuno si aspettava!!! Fammi
sapere, e grazie!!!
^^
Gothika85:
Ora mi sa che ti ho un po’ deluso visto quello che Jazz ha
detto riguardo
Bella… sì, anche a me è piaciuto un
sacco questo cambiamento riguardo Jazz,
l’ho sempre visto con la scorza esterna dura, ma
all’interno…diciamo che vede
Bella come una cucciola da proteggere… per ora! eheh,
chissà che succederà! A
presto, fammi sapere che ne pensi del capitolo!!! E grazie! ^^
Piccola
Tom: grazie del complimento, sono sempre felicissima di sapere che
apprezzate
le mie storie sceme! XD in ogni caso, POTREBBE tornare una
BellaXEdward, ma
presto succederà qualcosa che nessuno si
aspettava…eheh, spero di averti
incuriosito! A presto e fammi sapere! Grazie del commento!
CullenDipendent:
grazie del complimento!!! ^^ e grazie a te che hai recensito! Comunque
POTREBBE
diventare una JazzXBella…ma se succedesse un imprevisto per
tutti e tre? Eheh,
fammi sapere, a presto! Kiss!! ^O^
Stellina_Lost:
ecco, visto Ed??? ti dicono di non strangolarmi! (Te lo meritavi! Nd
Ed) eeeeh,
anch’io adoro le JasperXBella, ma gli imprevisti capitano a
tutti…muahahah!!!
Che succederà ora? fammi sapere e grazie!
Nene_Cullen:
mmm…sì, potrebbe tornare una EdXBella! Ma
potrebbe anche non essere così! Non
date niente per scontato, soprattutto se la storia è in mano
ad una flesciata
come me!! XD succederanno parecchi guai, questo è solo
l’inizio! A presto,
fammi sapere e grazie!!! ^^
Layla_91:
Jasper, ti odiano! (ed io odio te! Che cavolo mi stai combinando? Nd
Jazz)(
antipatico… ma non potevi essere come nella storia???)( no!!
nd Jazz esaurito)
eheh, non ti darò risposte per ora, ma ti consiglio di
continuare a seguirmi,
succederanno dei guai che nemmeno vi sognate!! XD a presto, fammi
sapere!
Grazie della recensione!
Toru95:
non preoccuparti, i Cullen sono in buone mani! (ma che dici???
Preferiamo
finire nelle grinfie di una lattuga depressa! Nd Cullen)( le lattughe
si
possono deprimere? O.o) comunque ho già in testa come andare
avanti, e spero
sia in un modo che nessuno immagina! A presto e grazie del commento,
fammi
sapere anche qui!!! ^^
Bella_Cullen_1987:
O_______O’’’’’’’’’
ehm…ma se dai fuoco all’autrice come continua la
storia??
^^’’’’’’’’
(vai, vai! ti do io il permesso! Nd Ed) dai, ti tocca sopportarmi
per ora e sopportare l’indecisione della coppia principale!
Ti consiglio di
continuare a seguire, niente và dato per scontato! XD spero
di averti
incuriosito a prestoooo!!!
Michelegiolo:
purtroppo ho provato a vendere i pezzi di Eddy su E-Bay, ma Carlisle mi
ha
scoperto…insomma, che male c’è?
Arraffavo un po’ di gra…ehm…facevo
felice tanta
povera gente!
^^’’’’’’’’
in ogni caso,
chissà quale sarà la coppia? Eheh, continua a
seguirmi, vedrai i fuochi d’artificio!
A presto e grazie! Fammi sapere!
_Haruka_:
eh, già, anche io adoro Jazz e vederlo con Bella mi piace!
Ma qui mi vogliono
linciare, uffaaa!! Ma non preoccuparti, ho già un piano che
vi sorprenderà,
chissà come finisce… eheh, combinerò
un guaio, continua a seguirmi e saprai di
cosa parlo! A presto, grazie e fammi sapere!! ^^
AmyGoku:
beh, ora potrebbe succedere di tutto! Continua a seguirmi e saprai
perché ti
dico così! Edward riuscirà ad aiutare Bella? O ci
saranno degli imprevisti? Muahahah,
continua a seguirmi e grazie! Fammi sapere, kiss!
Anticipazioni:
Verità. Una verità insana,
una verità che fa male. E Bella s’infuria, urla,
prende a schiaffi qualcuno. Le
fa male il petto, l’inferno la divora con fiamme di
confusione e rabbia. E Jasper
interviene, si siede accanto a lei e le parla. Le ferite del cuore sono
troppe
e a volte è troppo difficile raccoglierne i pezzi quando si
frantuma… ma in
certi casi, c’è qualcuno disposto a tenderci una
mano e rialzarci dal fango in
cui siamo caduti.
Mi sedetti a terra e
piegai le ginocchia, posandovi
sopra la testa e scoppiando in un nuovo pianto di dolore represso.
Be: vi…vi
prego, salvatemi da questo
inferno…
E
così rimasi per ore.
|
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Capitolo 13 *** Scuse e consolazioni ***
“Tutta
l’acqua dei fiumi non potrebbe lavare la mano insanguinata di
un omicida.”
Caldo…tanto
caldo. E dolore.
Dolore alla testa e in tutto il corpo.
Edward:
non è possibile che
l’hai lasciata scappare!
Esme:
Edward, non l’abbiamo
sentita, aveva coperto il suo odore con…
Ed:
NON MI INTERESSA!!!!!!
QUEL DEMONE STAVA PER UCCIDERLA!!!!!!!!!
Alice:
e stava per fare fuori
Jasper, non ti importa forse?!?!?!?!?!?!?!?!?
Ed:
se lo sarebbe
meritato!!!!!!!
Un
ruggito e il rumore di
passi.
Jas:
calmati, Alice. Edward
ha ragione.
Rose:
NON HA RAGIONE!!!!!! E’
TUTTA COLPA DI QUELLA DANNATA RAGAZZA DEMONE!!!!!!!!!!!
Ragazza
demone???
Koryu:
non dire stronzate!
Non ha colpe, quei demoni l’avrebbero attaccata anche solo
perché è un demone
dalla parte degli umani!!!!!!
Bella:
demone?
Tutti
mi guardarono. Avevo
aperto gli occhi, e scrutavo i presenti con apprensione e debolezza.
Mi
alzai a sedere, facendo
forza sui gomiti doloranti.
Edward
mi comparve al fianco,
posandomi una mano sulla spalla e spingendomi delicatamente sul
materasso. Mi
opposi fieramente, scrollandomi via la sua mano e lo guardai.
Be:
Jasper non ha colpa. Sono
scappata di mia spontanea volontà e non ho bisogno di una
balia.
Edward
mi fissò, addolorato.
Sapevo di ferirlo, ma non doveva prendersela con Jasper per qualcosa
che non
aveva fatto.
Alzai
una mano e gli
accarezzai il volto gelido. Lui chiuse gli occhi, beandosi del mio
tocco mentre
il suo dolore si attenuava.
Be:
non mi ricordo di te, ma
non mi piace ferirti. Però ti scongiuro, non arrabbiarti con
Jasper per
qualcosa che ho fatto io. Lui non ha colpa, io sì.
Ed:
Bella, tu non hai nessuna
colpa.
Sorrisi
tristemente.
Be:
volevo che quella
creatura mi uccidesse. Gliel’ho chiesto io, l’ho
supplicato di farla finita. Ho
fatto tutto da sola.
I
vampiri smisero di
respirare e l’uomo dagli occhi viola si irrigidì.
Edward mi guardò, quasi
incredulo.
Ed:
hai…tentato il suicidio?
Il
mio sorriso si allargò.
Be:
sì.
Accompagnai
la risposta con
un cenno tranquillo e una vaga scrollata di spalle. poi mi accorsi che
non
sentivo più dolore. Stupita, mi passai una mano sulla
spalla, sul collo, sul
torace, sulle gambe, sul volto. Non c’erano ferite.
Be:
do…dove sono le mie
ferite?
Tutti
si lanciarono sguardi
fugaci e pieni di apprensione. Qualcosa non andava.
Be:
dove sono le mie
ferite????????????????????????
La
mia voce divenne stridula,
quasi isterica.
L’uomo
dagli occhi ametista
sospirò e fece un passo avanti, accompagnato dal ragazzo dai
capelli rossi.
Ko:
sei un demone, Isabella.
Esme:
KORYU!!!!!!!!!!!!!
???:
no, deve ricordarlo o
potrebbe tentare di sfilarsi il diadema.
Mi
irrigidii. Demone? Io??
Be:
ma…come posso…come posso
esserlo? Non…
Ko:
guarda cos’hai in testa.
Mi
sfiorai il capo. Il gelido
argento del diadema mi toccò le dita, facendomele ritirare
subito. Poi delle
parole mi vennero alle labbra.
Be:
il…Dispositivo di
Controllo.
Poi
mi tappai la bocca, sotto
lo sguardo stupito di tutti.
Carl:
ricordi qualcosa?
Lo
guardai. Dio, che mal di
testa. E che male.
Be:
ma…non sono un demone,
vero Jasper?
Lo
guardai. La mia unica
sicurezza, il mio unico appiglio, il mio angelo custode. Ma lui
distolse lo
sguardo e cinse le spalle di Alice con un braccio. Non era una stretta
fraterna…e nemmeno amica…era
diversa…era la stretta a cui avevo sempre anelato
da lui.
Be:
io…ah…
Abbassai
lo sguardo, con le
lacrime agli occhi. Perché piangevo poi? Non c’era
motivo per piangere…o sì?
Scostai
le coperte e mi
alzai, ignorando Edward che cercava di trattenermi.
Be:
lasciatemi andare, per
favore.
Ko:
non possiamo. Quei demoni
ti stanno cercando e non si fermeranno…
Alzai
lo sguardo. Tutti
guardarono stupiti la lacrima calda che attraversò il mio
volto e si spense sul
terreno, infrangendosi silenziosamente.
Be:
voglio solo scendere giù
e stare un po’ da sola.
Senza
aspettare risposta, corsi
fuori a testa bassa, evitando di passare vicino a Jasper.
Scesi
le scale in fretta e
spalancai la porta di casa con uno scatto, correndo fuori, ferita e
lacrimante
come al solito.
Mi
fermai all’improvviso e
alzai il volto al cielo nuvoloso ma non più piangente.
Be:
MERDA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sicuramente
loro mi
sentirono, visto che stupii me stessa con quell’urlo, ma non
mi importò.
Corsi
in avanti e tirai un
violento calcio contro un albero, furiosa come non mai.
Be:
porca pu****a!!!
C***o!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Roteai
su me stessa e colpii
nuovamente l’albero con un pugno. Questa volta quello
fremette e una crepa si
formò sul tronco, partendo dal punto che avevo colpito. La
crepa si propagò e
spezzò di netto l’albero che cadde
all’indietro con lentezza, abbattendosi poi
al suolo con forza devastante.
Spalancai
la bocca, stupita.
Ma allora…
Rimasi
immobile a fissare
l’albero appena abbattuto con tanta facilità e
scossi il capo, mordendomi il
labbro per non urlare di nuovo. Allora ero davvero
un…demone. Quante altre cose
di me non sapevo? Perché Jasper non mi aveva detto di essere
fidanzato? E poi
perché mi interessava tanto la cosa?!?!?!?!?!?!
Caddi
in ginocchio, tenendomi
la testa fra le mani. Mi sentivo presa in giro, sola, patetica.
Dei
passi alle mie spalle
attirarono la mia attenzione, ma non mi voltai.
???:
Isabella.
Il
ragazzo dai capelli rossi
era fermo poco dietro di me e mi fissava con due immensi occhi
smeraldini.
Con
un gesto rabbioso, mi
asciugai le lacrime.
Be:
è davvero divertente
prendermi in giro, vero?
???:
………………………..
Mi
alzai in piedi, furiosa e
col cuore a pezzi. Forse erano solo e soltanto quelle emozioni che
muovevano il
mio corpo e parlavano per me, non mi ero mai sentita tanto furiosa in
vita mia.
Be:
chi sono io??? c’è altro
che dovrei sapere??? Magari che ho ammazzato due o tre persone e non me
le
ricordo nemmeno??? Qualcuno mi spiega come ca**o ho perso la memoria???
Voglio
solo delle fottutissime spiegazioni, accidenti!!!!!!!
La
mia mano scattò ancor
prima che il mio cervello le comandasse di muoversi.
SCIAFF!!!!!!!!!
Lo
schiaffo che tirai al
ragazzo fu così violento che lui girò la testa e
dei profondi graffi si
formarono sulla sua guancia arrossata. Tuttavia il suo sguardo divenne
impassibile. Sembrava non provare dolore a dispetto della violenza con
cui
l’avevo percosso.
???:
Bella, solo a sapere che
sei un demone hai reagito così, se ti dicessi il
resto…
Mi
guardò, ma io lo colpii di
nuovo all’altra guancia. Altri graffi. Altro sangue.
Be:
VOGLIO DELLE
SPIEGAZIONI!!!!!!!!!!! DELLE SPIEGAZIONI!!!!!!!!!!!
Singhiozzai
forte, con la
testa che mi scoppiava. Il ragazzo mi guardò, sempre
impassibile.
???:
ora come ora non
reggeresti, ti faremmo solo un danno. Percuotimi quanto vuoi, ma non ti
dirò
niente.
E
lanciai un grido
angosciante. Il grido di chi ha perso se stesso. Il grido di chi
è solo. Il
grido di chi soffre.
Be:
allora vattene.
Soffiai
quelle parole con
voce non mia, troppo simile a quella del demone che mi aveva aggredita.
Ormai
provavo ribrezzo per me stessa e sapevo che anche Jasper ne
provava… forse
questo mi faceva più male di tutto il resto.
Il
ragazzo sospirò e tornò in
casa con passo pesante, senza preoccuparsi di tamponare le guance
sanguinanti.
E
ricominciò a piovere, quasi
il cielo seguisse il mio umore.
Mi
sedetti a terra e piegai
le ginocchia, posandovi sopra la testa e scoppiando in un nuovo pianto
di
dolore represso.
Be:
vi…vi prego, salvatemi da
questo inferno…
E
così rimasi per ore.
All’interno della casa sentivo un gran trambusto, delle voci,
qualcuno che
voleva uscire, quasi sicuramente Edward. Ma il ragazzo lo bloccava. Se
avevo
capito bene, le ferite inflitte ai demoni si rimarginavano dopo poco,
così come
le loro malattie…almeno credo.
Chiusi
gli occhi, pregando il
cielo che un vero angelo che non mi facesse più soffrire
venisse in mio aiuto e
spalancasse le ali per proteggermi dal dolore che mi assaliva.
§§§
??:
ti piace così tanto la
pioggia?
Alzai
il volto. Accidenti, mi
ero addormentata sotto la pioggia…
I
miei pensieri furono
interrotti da lui. La sua leggiadra figura si stagliava su di me e la
sua mano
destra stringeva un ombrello che ci riparava entrambi dalla pioggia. Le
labbra
perfette erano piegate in un leggero sorriso, tanto bello quanto
mistico.
Be:
desideri qualcosa?
Il
suo sorriso si allargò.
Jas:
a tutti farebbe piacere
se tornassi in casa, Edward ci sta facendo impazzire.
Distolsi
lo sguardo dai suoi
occhi dorati e affondai di nuovo il volto tra le ginocchia, come una
bambina.
Be:
non torno.
Jas:
come vuoi.
Non
lo sentii più. Alzai
nuovamente il volto e mi accorsi che si era seduto al mio fianco, lo
sguardo
fisso avanti e il corpo immobile e rigido. Sembrava la statua
più bella del
mondo, un capolavoro troppo perfetto per essere umano o anche divino.
Be:
hai intenzione di
rimanere qui per sempre? Io non mi muovo, sappilo.
Il
sorriso tornò, questa
volta divertito.
Jas:
ho un’eternità davanti,
ti aspetti che non abbia pazienza?
Non
lo guardai.
Be:
anche io ho molta
pazienza.
Jas:
ma ti stancherai prima
tu, ci vogliono almeno un centinaio d’anni per abituarsi
all’immortalità.
Lo
guardai, voltando la testa
di scatto.
Be:
immortale? Sono anche
immortale?
Lui
annuì, sereno.
Be:
c’è altro che devo
sapere?
Jas:
non da me.
Ringhiai
come una bestia ferita
e furiosa.
Be:
vi odio a morte.
Jas:
non ci odi, sei solo
arrabbiata.
Scossi
il capo, mordendomi la
lingua per non urlare di rabbia e seppellii ancora la testa fra le
ginocchia.
Jas:
mi dispiace.
Tornai
a guardarlo.
Be:
eh?
Jas:
mi dispiace. So perché sei
scappata. Non è vero quel che ho detto ad Esme, è
solo che non so come
comportarmi con te…mi sembri così fragile,
così indifesa, non riesco a pensare
che tu sia un demone.
Be:
nemmeno io.
Lui
si voltò a guardarmi, ma
io distolsi gli occhi per non cadere nell’incanto dei suoi
occhi.
Be:
vorrei solo…solo sapere
chi sono. Sarebbe stato bello sentirsi dire che sono un normale essere
umano e
che dentro non covo un mostro.
Sentii
il peso di quelle
parole sulle spalle, come un macigno.
Sbarrai
gli occhi quando
sentii un braccio caldo cingermi i fianchi e attirarmi verso Jasper che
però
aveva ancora gli occhi fissi avanti e non riuscivo a capire dove
guardasse.
All’inizio
fui rigida, non
sapevo come comportarmi con lui…ma poi mi sciolsi. Posai il
capo sul suo petto
e posai l’altra mano sulla sua, ancora posata con delicatezza
sul mio fianco.
Be:
io…non sono inutile.
Lo
sentii muovere il capo.
Sapevo di avere il suo sguardo addosso, ma non me la sentivo di
guardarlo in
faccia.
Be:
posso…posso cavarmela
anche da sola. Non sono un peso per nessuno e nemmeno per te!
La
mia voce era diventata
stridula, quasi isterica. Singhiozzai, coprendomi gli occhi con una
mano nella
speranza che lui non vedesse le mie stupide ed inutili lacrime.
Be:
è vero, fo…forse non sono
forte come voi o…o veloce, ma non ho bisogno di…
di una balia, non ho bisogno
di nessuno! So solo piangere, lagnarmi e provocare problemi, ma se mi
allontanassi, non farei più guai e…
Jas:
basta così.
E
sentii la calma invadermi.
Le lacrime smisero di scendere, il dolore si attenuò, la
rabbia verso me stessa
e la mia inutilità svanì.
Jas:
vieni qui.
Con
un solo braccio, mi alzò
da terra, posandomi poi in mezzo alle sue gambe aperte e leggermente
piegate.
Mi costrinse ad appoggiare la schiena al suo petto e poi mi cinse con
entrambe
le braccia.
Che
piacevole calore. Che
pace. Che felicità. Per la prima volta da quando ero
scampata alla morte, mi
beai di essere viva e fui felice di esserlo.
Sospirai,
appoggiando il capo
sulla sua spalla. Sentivo il suo gelido respiro sulla mia fronte, segno
che
aveva il capo leggermente piegato verso di me.
Be: J…Jasper?
Jas: mh?
La
sua voce era serena, non
c’era imbarazzo o timore.
Be:
posso… restare con te?
Cadde
il silenzio. Temetti di
essermi spinta troppo in là. Poi Jasper mi strinse di
più, posando il volto sul
mio capo ed aspirando il mio odore con tranquillità.
Be:
non avevi detto che il
mio odore era una piaga?
Jas:
dopo un po’ ci si
abitua.
Ridacchiò
a voce bassa.
Rabbrividii.
Jas:
sì.
Cercai
di voltarmi, ma non ci
riuscii.
Be:
eh?
Jas:
ho detto di sì. Finché
tu lo vorrai, Bella.
Poi
mi strinse più forte.
Sbarrai
gli occhi, capendo a
cosa era riferito quel sì. Sorrisi, al culmine della
felicità e mi accoccolai
sul suo petto, come un cucciolo indifeso. Se il paradiso esisteva
davvero da
qualche parte…allora io l’avevo trovato senza
nemmeno cercarlo.
Ok, calmaaaa!!! Non
è detta l’ultima parola, chissà cosa
potrebbe succedere ora… magari qualche
imprevisto per Jasper e Bella, qualche speranza per Edward…
o qualcosa di
brutto per tutti e tre! Muahahahahah!!! Ok, la finisco di inquietarvi.
Comunque
un mega-ringraziamento ai santi che hanno recensito, non so davvero
come andrei
avanti senza di voi, davvero! Mi raccomando, continuate a seguirmi per
sapere
se il nostro Eddy ha qualche speranza per il futuro!!! Fatemi sapere,
ci tengo
molto ai commenti, anche critiche (e qui di critiche ce ne dovrebbero
essere
una dozzina
^^’’’’’’’’)
a presto e grazie ancora!!! Dedicato a voi!
Anticipazioni:
un
canto infrange il silenzio di casa Cullen, una storia è
raccontata dall’arcana
melodia che Bella esprime con parole sconosciute. Una discussione, una
scelta.
Jasper ed Edward litigano, Bella ha di nuovo male al petto e la pioggia
accoglie per l’ennesima volta la sua tristezza…ma
ormai la scelta è presa, una
scelta che porterà a conseguenze che nemmeno i Cullen
immaginano.
Jas: ci
deve essere un modo!
Ko: non
saprei, ma in questo stato…
???: un
modo c’è.
I vampiri
trattennero di nuovo il
respiro ed io aguzzai le orecchie per quanto mi era permesso.
Jas:
quale???
???: deve
liberare la sua parte
demoniaca.
Questa
volta, il silenzio che calò era
gelido come il ghiaccio, pesante come un macigno.
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Capitolo 14 *** L'Arrivederci degli Angeli dagli Occhi d'Ambra ***
“La
fiducia in se stessi è l’essenza
dell’eroismo.”
Be:
AH!!!
Tirai
un violento calcio su
un albero. Il risultato non fu ciò che mi aspettavo.
Infatti, al contrario
dell’ultima volta che avevo colpito volontariamente una di
quelle piante, il
tronco non traballò nemmeno.
La
pioggia urtava sempre più
violenta il mio corpo e quasi mi accecava, ma non volevo fermarmi. In
qualche
modo dovevo scaricare la tensione o sarei esplosa.
Caleb:
stai sbagliando il
movimento del corpo.
Mi
voltai di scatto verso la
figura che avanzava sotto la pioggia, le braccia nascoste dietro la
schiena e
un’espressione serena sul volto bagnato.
Be:
cosa vuoi?
Ca:
si sono calmati tutti,
dentro. Jasper è nella sua stanza e non vuole uscire, Edward
è seduto al piano
e suona da ore senza guardare nessuno, sembra ancora un po’
arrabbiato.
Si
avvicinò a me,
affiancandomi, poi guardò l’albero con occhio
critico.
Ca:
se vuoi abbatterlo,
sfrutta la forza che hai nella giusta maniera. Il movimento deve essere
fluido,
e se accompagni il calcio bilanciando correttamente il peso corporeo,
riuscirai
ad abbattere l’albero senza nemmeno ferirti.
Alzai
un sopracciglio,
guardandolo tra il dubbioso e l’irritato.
Be:
guarda che non è facile!
Caleb
sorrise e, con un
movimento tanto fluido e calcolato da sembrare quello di un vampiro,
tirò un
calcio all’albero. All’apparenza mi parve debole,
ma lo schianto che ci fu
smentì questi pensieri. Ci fu un sonoro schianto e si fece
una crepatura sul
tronco, a partire dal punto che il dorso del piede di Caleb aveva
colpito con
grazia distruttiva. La crepa si allargò e il tronco si
spezzò completamente,
cadendo di lato con lentezza e pesantezza. Tuttavia lo schianto che mi
aspettavo si sarebbe creato dall’impatto del tronco col
terreno, non ci fu. Il
tronco si bloccò a qualche centimetro dal suolo e si
appoggiò con delicatezza
sul terreno.
Guardai
Caleb, che sorrideva
ancora, composto come un militare.
Be:
se…sei stato tu a fermare
il tronco in caduta?
Ca:
sì.
Be:
come hai fatto????
Ca:
vorresti impararlo?
Be:
certo!
Il
mio corpo fremeva,
eccitato.
Ca:
Bella, non è una cosa
semplice. Ci vuole parecchio tempo per riuscirci…
Da dentro la casa.
Ali:
accidenti, quel tipo ha
abbattuto l’albero con un calcio! Ma è umano?
Ko:
non so molto di Caleb
prima di conoscerlo, è sempre stato un mistero per
me…tuttavia, avete appena
visto anche voi che ha una forza non indifferente, e non avete ancora
assistito
alla velocità. Se qualcuno può aiutare
Bella…allora quello è lui.
Be:
come faccio?
Ca:
dobbiamo allontanarci,
Bella.
Silenzio.
Allontanarci? In
che senso?
Be:
eh?
Ca:
non possiamo restare qui,
dobbiamo allenarci lontani da Forks.
Be:
???
Ca:
non ti dirò dove andremo,
ma andremo.
Mi
irrigidii.
Be:
ah…va…va bene.
Caleb
sospirò e scosse il
capo. Se i suoi capelli bagnati non fossero stati appiccicati alla
fronte,
avrebbero ondeggiato come piccole vampe di fuoco.
Be:
devo…devo lasciare gli
altri, vero?
Perché
quelle parole mi
fecero male? ero stata io a chieder loro di lasciarmi in
pace… giusto?
Ca:
sì, Bella. Solo tu puoi
risolvere la faccenda dei demoni prima che sfugga di mano…ma
sappi che staremo
via parecchio, forse anche un anno.
Un
anno!
Be:
perché così tanto???
Caleb
mi guardò con una punta
di durezza.
Ca:
perché così deve essere.
Abbassai
lo sguardo,
passandomi una mano sul volto più pallido del solito.
Be:
non voglio lasciarli…
Caleb
evitò il mio sguardo.
Ca:
lo so, ma hai detto tu
che volevi imparare a controllare il tuo demone.
Annuii
debolmente e mi
voltai, con la morte negli occhi.
Ca:
dove vai?
Be:
a salutarli.
Ca:
hai intenzione di partire
subito?
Be:
non voglio soffrire così
un minuto di più…
Sì,
di soffrire mi ero
stancata. Eppure era la sofferenza a non essersi stancata di me.
Perché
tutto questo?
Ancora
una volta, provai un
moto di rabbia verso la mia debolezza, causa di tutto.
L’inutilità di un essere
che non sa nemmeno chi è era ridicola…io ero
ridicola.
Il
mio corpo si muoveva
automaticamente verso casa, nei miei occhi c’era la scintilla
del dolore, ormai
perennemente in agguato in me.
Cos’era
un addio? Cos’era un
arrivederci? Strumenti di tortura? A volte, ma a volte no. Tuttavia, se
ora
stavo così male era solo colpa mia.
Aprii
la porta di casa
lentamente, a testa bassa, i capelli gocciolanti sulle spalle e i
vestiti
aderenti al mio misero corpo.
Tutti
si voltarono a
guardarmi e subito Esme mi si gettò addosso, stringendomi
forte… come una vera
mamma.
Esme:
abbiamo sentito tutto,
tesoro…
Mi
baciò i capelli bagnati
con dolcezza.
Nonostante
la sua pelle fosse
fredda, quell’abbraccio era…caldo.
L’abbraccio caldo di chi ti ama e ti vuole
bene, l’abbraccio caldo di chi ti ha impresso nel cuore,
anche se non
funzionava. L’abbraccio caldo di una mamma che mai avevo
avuto o che
semplicemente non ricordavo.
Esme:
noi ti aspetteremo, so
che tornerai presto.
Scossi
il capo, incapace di
parlare. Poi la strinsi forte a me, affondando il volto nei suoi
morbidi
capelli color caramello.
Be:
non…non ricordo mia
madre… non so nemmeno se è mai esistita,
ma…
Singhiozzai,
ringraziando
però il cielo che fossi bagnata e le lacrime si
confondessero con l’acqua della
pioggia.
Be:
se…se dovessi scegliere
una mamma…sceglierei te…
Esme
si irrigidì, poi scoppiò
in un pianto senza lacrime, commossa. Sentivo la sua dolcezza, il suo
affetto
materno, la sua gioia nell’essere chiamata mamma da
me…me che non meritavo
nemmeno il suo più piccolo sorriso, me che non meritavo la
sua più piccola
parola, me che non meritavo il suo più leggero singhiozzo.
Sorrisi
tra le lacrime,
sentendomi per la prima volta da quando avevo perso la memoria, davvero
a casa.
Mi
si avvicinò Carlisle e
cinse me ed Esme in un suo abbraccio. Papà. Il mio
papà.
Carl:
sarai sempre la
benvenuta, figlia mia.
Esme
si staccò da me,
coprendosi la bocca con entrambe le mani e senza smettere di
singhiozzare e
Carlisle mi prese la testa fra le mani rocciose, stringendola con
delicatezza
nella sua presa d’acciaio.
Carl:
che Dio ti benedica.
Si
chinò su di me. Sentii le
sue labbra gelide sfiorare la mia fronte con dolcezza e un sorriso
bagnato di
lacrime calde mi increspò le labbra.
Be:
grazie…papà.
Lui
sorrise, e mi sembrò di
vedere una scintilla di commozione in quegli occhi d’oro
liquido.
Non
ebbi quasi il tempo di
voltarmi che un abbraccio stritolatore mi alzò da terra
senza sforzo.
Emmett:
torna presto,
Bellina! Guarda che poi ti voglio sfidare ad una gara di lotta libera!
Sorrisi
di quel bambinone che
cercava vanamente di nascondere la tristezza con la sua solita allegria.
Mi
allontanai da lui, sempre
mantenuta in aria dalle sue braccia e gli baciai una guancia.
Be:
tornerò prestissimo,
Emmett, non avrete nemmeno il tempo di accorgervi che sono andata via.
Com’era
brutto mentire a se
stessi…ma com’era bello poi far spuntare un
sorriso a chi vuoi bene, anche
sapendo che stai dicendo una bugia.
Emm:
allora a presto,
sorellina.
Mi
posò a terra ed io annuii.
Be:
allora a presto,
fratello-orso.
Lui
mi strizzò l’occhio, ma
la sua bocca tremava e il suo sguardo era insicuro, come se stesse per
scoppiare in lacrime ma si trattenesse fieramente.
Mi
voltai verso Rosalie,
sorridendo debolmente. Sapevo che mi odiava, non ne conoscevo il
motivo, ma
sapevo che non le ero proprio simpatica. Come comportarmi?
Rose:
non metterti nei guai.
Alzai
un sopracciglio,
sorpresa. Rosalie mi tese una mano, alzando gli occhi caramellati su di
me in
uno sguardo fiero. La nostra stretta fu forte ma sincera.
Be:
grazie, Rosalie.
Rose:
questo non cambia
niente, sai?
Ridacchiai.
Be:
chissà.
Alice:
Bella…
Mi
voltai e lei mi strinse
con delicatezza. A differenza di quello di Emmett, il suo corpo da
folletto era
più semplice da cingere con le braccia, ma quel gesto fece
ugualmente male.
Ali:
sai, eri la mia migliore
amica quando te lo ricordavi.
Sorrisi.
Be:
e spero di ricordarlo
presto. Forse un giorno…chissà.
Sentii
la risata cristallina
di Alice, simile al suono di mille campane in festa.
Ali:
quando torni ci toccherà
fare shopping.
Non
mi sfuggì la visione di
Emmett che si faceva il segno della croce con gli occhi chiusi.
Ridacchiai,
serena.
Be:
va bene, ma non
trasformarmi in una Barbie, capito?
Lei
si separò da me e mi
schioccò un bacio su una guancia, sorridendo. Mi
strizzò l’occhio e si fece da
parte.
Ali:
coraggio, sorellina.
Credo in te, ce la farai.
Annuii,
trattenendo di nuovo
le lacrime.
Be:
grazie, sorellona.
Ali:
prego, sorellina.
Scossi
il capo, sorridendo.
Koryu:
ehi.
Mi
voltai e un pacchetto di
sigarette mi atterrò tra le mani.
Ko:
è l’ultimo rimasto, ora
per colpa tua mi tocca andare a comprarle.
Guardai
stupita il giovane
uomo dagli occhi ametista, che però evitò il mio
sguardo. la sigaretta
accostata alle labbra sottili era spenta e il suo sguardo di ghiaccio
sembrava
sciogliersi lentamente, per lasciare il posto ad una grande malinconia
e
dolore.
Ko:
ci penserò io ai demoni
finché non tornerai.
Sentii
una strana stretta al
cuore.
Be:
non…non vieni?
Lui
si voltò, dandomi le
spalle.
Ko:
a che pro? Vi rallenterei
soltanto. Sono solo un essere umano, io i demoni li uccido.
L’ultima
frase era intrisa di
tristezza.
Mi
avvicinai a lui e gli
cinsi i fianchi da dietro, appoggiando la testa alla sua schiena.
Be:
Koryu.
Lui
si irrigidì e posò le sue
grandi, calde mani sulle mie.
Ko:
non cacciarti nei guai,
piccolina.
Be:
nemmeno tu. Ci rivedremo
presto.
Lui
annuì e si voltò a
guardarmi. Mi prese la mano destra e ne baciò delicatamente
il dorso.
Ko:
grazie.
Be:
di cosa?
Lui
sorrise debolmente, un
sorriso che però non si estese agli occhi tristi.
Ko:
un giorno te lo
racconterò, promesso.
Be:
allora ci conto.
E
gli baciai la guancia,
sorridendo.
Con
uno scatto, Koryu mi
attirò a se e mi strinse forte, tremando leggermente.
Ko:
a presto, Isabella.
Annuii.
Come il duro guscio
di un uovo cela la dorata sfera del tuorlo, così la
freddezza di Koryu
avvolgeva la sua preziosa dolcezza e il suo delicato affetto,
nascondendoli
alla vista di chi non sa guardare bene.
Ci
separammo e lui mi spinse
verso il pianoforte.
Edward
era immobile come una
statua, le dita ancora poggiate sui tasti del piano che però
non suonava più.
Mi dava le spalle, il capo chino e la sua statuaria bellezza rigida.
Mi
avvicinai a lui e gli
toccai delicatamente il gomito freddo.
Ed:
allora te ne vai.
La
sua voce era impassibile,
ma non ebbi la forza di guardarlo in faccia.
Be:
sì…non voglio essere più
un peso.
Ed:
tu non sei un peso, non
lo sei mai stato. Se non ci fossi stata tu… io a
quest’ora non sarei qui. Mi
hai strappato da un profondo abisso di solitudine, tirandomi fuori
senza
sforzo. Ho visto la luce in te e tutt’ora la vedo. Mi hai
salvato la vita,
Bella.
Spalancai
leggermente la
bocca e mi chinai a baciargli l’incavo della spalla.
Be:
non mi ricordo di te,
Edward. So che ti sto ferendo, so che non mi vorresti lontana, ma anche
io devo
imparare a combattere. Lo faccio per te, per Jasper, Esme, Alice e
tutti
quanti. Ma ti faccio una promessa.
Mi
sporsi a prendergli una
mano e lui si voltò a guardarmi. Le magnifiche iridi
d’oro liquido erano colme
d’angoscia, angoscia che mai avrei voluto procurare. Sapevo
che era preoccupato
per me, ma dovevo seguire la mia strada, così come lui
doveva seguire la sua.
Be:
cercherò di mettermi in
contatto con voi appena posso e…e quando tornerò,
resteremo tutti insieme. Voi siete
la mia famiglia e vi voglio bene, quindi tornerò presto.
Lui
annuì, aprendosi poi in
un sorriso sghembo meraviglioso. Il mio cuore si fermò un
attimo, poi riprese a
battere, anche lui abbagliato da tanta magnificenza.
Ed:
non sai quanto ti voglia
bene, Bella.
Sorrisi.
Be:
invece credo di saperlo,
ed è per questo che manterrò la parola data. Voi
intanto resistete, ci
rivedremo presto.
Lui
mi abbracciò, baciandomi
i capelli. Sentii il suo delicato profumo e da qualche parte in me, la
familiarità di quel gesto. Mi sarebbe mancato, mi sarebbero
mancati tutti
quanti.
Ed:
saprò aspettarti.
Be:
anche io.
Mi
alzai sulle punte e gli
baciai una guancia gelida. Lui chiuse gli occhi,
un’espressione di pura pace
sul volto angelico mentre le mie labbra lo sfioravano.
Be:
grazie, Edward.
Sussurrai
contro la sua
pelle, a me così cara da sembrare fatta di vero diamante.
Ci
separammo ed io lasciai
lentamente le sue mani gelide. Cercai di sorridergli invano, ma in
qualche modo
quella promessa era pesante e leggera. Pesante perché non
sarebbe stato
semplice mantenerla…leggera perché sapevo che li
avrei rivisti presto.
Be:
ah, Edward?
Mi
voltai a guardarlo ed
ammiccai.
Be:
fai pace con Jasper, ok?
Lui
alzò un sopracciglio, poi
sospirò e scosse il capo sorridendo sghembo. Quello era un
sì, doveva essere un
sì.
Ali:
Bella…
La
guardai. Il suo sguardo
era un po’ triste ed abbattuto, ma anche speranzoso.
Incredibile quante
emozioni un essere vivente potesse provare.
Ali:
ti prego, parla con
Jasper prima di andare via.
Lanciai
un’occhiata al piano
di sopra e senza pensarci due volte, annuii, fondandomi poi su per le
scale.
Raggiunsi
la porta della
stanza di Jasper ed Alice e bussai delicatamente. Era socchiusa.
Be:
ehm…posso?
Nessuna
risposta. Decisi di
entrare.
Spinsi
la porta con
delicatezza, guardando avanti. La stanza era buia, solo dalla finestra
filtrava
una pallida luce che però riusciva ad illuminare anche se
scarsamente il corpo
immobile di Jasper. Era in piedi, le mani poggiate sul davanzale, il
volto
adombrato leggermente alzato e mi dava le spalle.
Be:
Jasper…?
Avevo
paura di alzare la
voce, ma sapevo che lui mi aveva sentito.
Non
rispose. Quel gesto mi
fece male.
Be:
Jasper, io parto per un
po’…forse…forse un anno, o anche di
più… e…
Chinai
il capo, sconsolata
dal suo atteggiamento. Mi stava ignorando, ma andava bene
così. Se andava bene
per lui…allora anche per me non c’erano problemi.
Illusa.
Be:
e…
Sciocca.
Andavo
dietro ad un
sentimento che non sapevo nemmeno di avere…un sentimento non
ricambiato. A
sentire Jasper, avrei dovuto innamorarmi di Edward… ma
allora perché non era
stato così? Perché per me, Edward era solo un
carissimo fratello? Ma Jasper?
Cos’era per me lui?
Be:
mi mancherai.
Arrossii,
fradicia e un po’
sporca di fango. Ero assolutamente patetica, che cavolo stavo facendo
lì?
Mi
voltai verso la porta a
testa bassa, ma una mano gelida si posò su di essa,
accostandola di nuovo.
Mi
irrigidii, cercando di
voltarmi, ma una mano sulla spalla me lo impedì.
Jas:
anche tu.
Sbarrai
gli occhi, di nuovo
lucidi.
Be:
scusami, scusami se sono
così inutile ed insignificante. So solo piangere, solo di
questo sono capace…
ma vedrai che tornerò forte e non sarò
più un peso.
Sentii
una risatina vicino
all’orecchio. Rabbrividii.
Jas:
peso? Al massimo il peso
sono stato io. Ti ho quasi spinta verso la morte e ti ho ferita, si
può essere
più impiastri? Tuttavia…forse, se non fossero
successe queste cose, ora io non
sarei qui con te. Va bene così, non trovi?
Sentii
la calma invadermi ed
i battiti del cuore rallentare.
Be:
credo di…credo di sì.
Un’altra
bassa risata, poi il
suo gelido respiro sulla nuca. La sua mano si strinse leggermente sulla
mia
spalla.
Jas:
ci rivedremo presto…ma
fino ad allora…
Con
delicatezza, la sua mano
mi fece voltare e lasciò la presa su di me.
Incontrai
gli occhi dorati di
Jasper, il suo sguardo unico e sereno come non mai, un leggero sorriso
sulle
labbra perfette. Si chinò lentamente su di me, e sentii la
mia calma tremolare
mentre il suo volto si avvicinava.
Jas:
buona fortuna, Isabella.
E,
con estrema delicatezza,
premette le sue labbra sulle mie.
Un
bacio casto.
Un
bacio semplice.
Un
grande paradiso, in cui un
angelo mi avvolgeva con le sue candide ali, proteggendomi dal male del
mondo.
Non
dimenticherò mai quelle
labbra. Sapevano di menta, e non erano fredde come la sua
pelle…erano
piacevolmente fresche, gentili, dolci. Sentivo il suo sorriso sulle mie
labbra
mentre le sigillava. E mi sentii felice, completa, serena. Sentii la
sua pace
come mia, il suo affetto verso di me, improvvisamente tramutatosi in
qualcosa
che lui però tratteneva faticosamente per non inondarmi di
emozioni.
Rimasi
rigida, le braccia
lungo i fianchi e gli occhi chiusi. Volevo muovermi, ma avevo paura di
spezzare
quel momento.
Alla
fine però, Jasper separò
le nostre labbra e fermò il volto a pochi centimetri dal mio.
Jas:
questo sarà faticoso da
nascondere ad Edward. Ringraziando il cielo, nessuno ci presta
attenzione per
lasciarci un po’ in pace, quindi ora non si sono accorti di
nulla. Consideralo
come un regalo di arrivederci e una promessa che tornerai.
Sorrisi,
rossa come un
peperone.
Be:
ma io tornerò anche senza
bisogno di prometterlo.
Lui
si allontanò, un leggero
e raro sorriso sul volto.
Jas:
ora vai.
Mi
spinse delicatamente verso
la porta.
E
così lasciai i Cullen,
iniziando il mio addestramento. Li lasciai senza guardarmi indietro, li
lasciai
col sorriso sulle labbra…li lasciai con la loro forza nel
cuore, sapendo che mi
avrebbe aiutato ad andare avanti, impegnandomi in vista del traguardo,
dove mi
attendeva un magnifico angelo biondo con due gigantesche ali di
speranza.
No, fermi!!! Ho ancora
la febbre non potete ammazzarmi oraaaaa!! Sono indifesaaaa!!! Prendete
il
bacarospo, prendete lui!!!
Ed: ahahahahaha, e
chi sarebbe il bacarospo???
Alice (fissa Ed):
fiss fissssss… °v°
Ed: allora? Chi
è
quel povero sfigato????
Tutti (fissano
Edward): fiss fisssssssssss… °v°
Ed:
…………………………………………………….
Tutti (fissano Ed):
fiss fisssssssssssssssssss… °v°
Ed: LA
AMMAZZO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Comunque, non
preoccupatevi, per farvi coraggio vi dico una cosa: Edward
saprà riscattarsi!!! Fidatevi di me, non
è mai detta l’ultima
parola!! ^O^ vi ringrazio sentitamente per i commenti e scappo
perché dovrei
essere a letto e non lo sono!!! ^^ grazie dei commenti, fatemi
sapere!!!!!!!!!!
^O^
Anticipazioni:
lasciare
la propria vita non è mai semplice…ma
perché Bella e Caleb sono in Cina? Chi è
quel bambino dai riccioli dorati? Qualcosa di strano è
venerato in un tempio
che Bella non aveva mai visto, una donna…una donna che ha
qualcosa in comune
con lei. E anche qui le strade si separano. Caleb e Bella prendono
sentieri
diversi…ma chissà che un giorno non lontano
riescano ad intrecciarsi di nuovo.
Sorrisi e
lo abbracciai di slancio.
Sentii le sue forti braccia cingermi i fianchi con dolcezza e il suo
profumo
fresco e delicato, simile a quello di qualcuno che però non
ricordavo.
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Capitolo 15 *** Bestie Sacre ***
“A
tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte. A solo pochi
eletti la luce dell’aurora.”
Tornammo
in casa. Io
saltellavo come una bambina, felice di poter restare con Jasper quanto
volevo.
Entrammo
in casa, io fradicia
e lui soltanto umido.
Tutti
erano nel salotto e si
voltarono verso di me, sollevati dal mio cambio di umore.
Notai
che il ragazzo dai
capelli rossi non aveva più i tagli sulla guancia, era solo
un po’
rosso…accidenti, dovevo averlo colpito davvero forte.
Ed:
Bella!
Edward
si avvicinò a me e mi
posò delicatamente un asciugamano sulla testa, strofinando
con gentilezza.
Be:
ehi! Guarda che non mi
ammalo!
???:
ad ammalarti puoi
ammalarti, ma la malattia resiste massimo un giorno.
Be:
appuntoooooooooooooooooooooooooooooooo
Edward
sorrise e continuò a
strofinare.
Ed:
sei una bambina.
Be:
freezer!
Tutti
risero, felici.
Alice
apparve al fianco di
Jasper e lo abbracciò.
Ali:
evvai, Jazz, ce l’hai
fatta!!!
Distolsi
lo sguardo mentre
lui ricambiava l’affettuosa stretta.
Be:
oh, un pianoforte!
Corsi
verso lo strumento,
cercando in tutti i modi di non guardare né Jasper,
né Alice. Non volevo
vederli, la loro vicinanza faceva male, troppo.
Mi
sedetti sullo sgabello ed
accarezzai i tasti d’avorio dello strumento, guardandoli
rapita.
Be:
qualcuno…di voi suona?
Non
mi voltai mentre parlavo.
Esme:
oh, sì! Edward, perché
non le fai sentire qualcosa???
Ed:
ehm…se a Bella và.
Be:
certo, vieni.
Edward
guardò Esme e potei
sentire il suo dubbio quasi come mio. Perché c’era
anche un fondo di paura?
Cosa temeva?
Lo
vidi avvicinarsi a lei con
cautela e sedersi. Socchiusi gli occhi quando avvertii il dolore di
Bella, la
sua angoscia che sapevo anche a cosa era riferita. Non potevo credere
di essere
stato io la causa del suo dolore…eppure lo ero.
Edward
posò le mani sui tasti
d’avorio del piano e cominciò a suonare. Vedevo le
sue dita scivolare
lentamente per un vampiro, anche se Bella guardava ammirata la sua per
lei
velocità.
Be: posso restare con te?
Piccola,
fragile umana.
Perché mi guardavi in quel modo? Perché non
riuscivo a capire i tuoi sentimenti
come gli altri? Eri sempre così confusa, indistinta, come se
non sapessi
nemmeno cosa provare per me. Amicizia, apprensione, paura, ammirazione.
Sentimenti sempre diversi, ma che cambiavano in una manciata di
secondo, cosa
anormale anche per un freddo come me.
La
melodia si espanse per
tutta la stanza, e noi in silenzio assistevamo alla scena.
Bella
era immobile al fianco
di Edward che suonava e lo sguardo di lei era ancora impassibile,
tormentato…colmo di dolore. Sapevo che non voleva guardare
me ed Alice
abbracciati in quel modo.
Ma
mai avrei voluto
provocarle quel dolore, mai avrei voluto spingerla verso la sofferenza.
Mai.
Fissai
quell’adorabile
bambina in un eterno corpo da ragazza, i suoi morbidi capelli castani,
i suoi
occhi color del cioccolato, la sua rosea e calda pelle. Non era come
toccare
Alice, era diverso, era…bello.
Accidenti,
che sto
pensando??? Non ho mai avuto certi pensieri verso Isabella, a stento la
tocco…
Scossi
il capo. Alice mi
guardò.
Ali:
tutto bene?
Annuii
e sorrisi debolmente,
stupito da me stesso.
Jas:
non preoccuparti, amore
mio.
E
per la prima volta, quelle
due semplici parole stonarono. Stonarono nella mia voce perfetta per
gli esseri
umani, stonarono nel mio cuore. Una crepa si era aperta e qualcosa di
sottile e
quasi invisibile aveva fatto breccia, entrando indisturbato in me come
se
niente fosse e prima che potessi arrestarlo. Ma non capii di cosa si
trattava.
Poi…Bella
cominciò a cantare.
Mai
avevo sentito in tutta la
vita una melodia del genere.
Una
melodia delicata.
Una
melodia sofferente.
Una
melodia arcana.
Poi
guardai lei e la sua
bellezza, improvvisamente tramutata.
I
capelli sembravano quasi
splendere di luce propria, il volto alzato verso il soffitto era
più pallido e
gli occhi chiusi esprimevano una bellezza innocente, pura, ben diversa
da
quella provocante di un vampiro. Era il fascino di una bambina indifesa
che
però aveva vissuto troppo e troppo a lungo.
La
sua voce superba seguiva
le note della sua stessa ninnananna che però aveva
tristemente dimenticato.
Poi
lei alzò una mano e
cominciò a suonare insieme ad Edward. Il ritmo divenne
più incalzante, quasi
medioevale e la sua voce salì di volume. Cercai di ordinare
i suoi sentimenti
che però si scontravano come onde su una scogliera.
Dolore.
Sorpresa.
Felicità.
Tranquillità.
Sofferenza
quasi
insopportabile.
Solitudine.
Abbandono.
Indifferenza.
Impotenza.
Agonia.
Vacuità.
Poi
felicità.
E
di nuovo dolore.
Infine,
serenità.
Non
capivo, ma in qualche
modo riuscii a mettere infila le sue emozioni e… capii che
stava parlando della
sua storia.
Lei
rallentò e il suo canto
si spense senza che quasi me ne accorgessi, troppo preso dalla sua
espressione
perfetta, insolita per qualsiasi essere vivente che non fosse un
vampiro.
Be:
beh, suoni molto bene,
Edward.
Sorrisi
debolmente,
stranamente stanca. Barcollai e Carlisle mi apparve subito accanto,
spaventandomi con la sua velocità a cui non ero ancora
abituata.
Carl:
Bella, tutto bene?
Be:
cre…credo di sì.
Carl:
sarà meglio che riposi
un po’.
Annuii,
docile come una
bambina. Lui mi prese in braccio ed io appoggiai il capo al suo petto
roccioso,
respirando quasi affannosamente.
Carl:
credo che tu abbia la
febbre.
Non
risposi e chiusi gli
occhi ancor prima di poter rispondere.
Ed:
non capisco, perché non
riacquista la memoria? Koryu, avevi detto che ci sarebbe voluto poco
per il
ripristino.
Ko:
infatti, ma credo che più
di una cosa sia andata storta quando ha respinto la trasformazione.
???:
a qualcuno interessa la
mia teoria?
Tutti
si zittirono. Non mi
mossi, sapendo che mi avrebbero sentito dal piano inferiore…
inferiore? E da
quando sentivo da quella distanza???
???:
a parer mio, quando le
ossa hanno cominciato a rompersi, una parte del cranio deve essersi
danneggiata, danneggiando a sua volta il cervello o il cervelletto.
Ko:
se si fosse spaccata il
cranio, sarebbe morta all’istante.
???:
non ho detto che si è
spaccato, ho detto che può essersi crepato o qualcosa di
simile.
Di
nuovo silenzio. Sentivo
dei leggeri passi sul pavimento, segno che uno dei vampiri si spostava
avanti e
indietro con nervosismo.
Rose:
ma allora? Non
riacquisterà la memoria mai più?
Gli
altri smisero di
respirare, il ragazzo dai capelli rossi e Koryu per qualche istante
solo.
???:
non lo…lo so. È un bel
guaio, con quei demoni in giro che le danno la caccia…
Ko:
non capisco perché i
Tartutik non siano intervenuti…siamo sicuri che esistano
davvero?
Di
nuovo silenzio. Poi il
ragazzo sconosciuto parlò con cautela.
???:
esistono, Koryu…
Ali:
ma questi Tartutik sono
i moderatori delle leggi demoniache e non possono essere abbattuti,
giusto?
Ko:
sì.
Ali:
ma allora dove sono
adesso?
Ancora
silenzio, rotto dai
passi quasi inudibili del vampiro che camminava nervosamente.
Jas:
ci deve essere un modo!
Ko:
non saprei, ma in questo
stato…
???:
un modo c’è.
I
vampiri trattennero di
nuovo il respiro ed io aguzzai le orecchie per quanto mi era permesso.
Jas:
quale???
???:
deve liberare la sua
parte demoniaca.
Questa
volta, il silenzio che
calò era gelido come il ghiaccio, pesante come un macigno.
Emm:
ma non può!
Ko:
ha ragione, Caleb! Che ti
salta in mente? Si ammazzerebbe!
Ah,
il ragazzo con i capelli
rossi si chiamava Caleb?
Caleb:
no, se riesce a
sviluppare il suo corpo quanto basta a trattenere il potere demoniaco.
Ed:
come può fortificarsi
così tanto? Forse nemmeno un vampiro avrebbe…
Ca:
questo è certo. Però,
vedete, i demoni sono macchine da guerra e quando una coscienza
demoniaca si
sviluppa in ritardo, questo sta ad implicare che il potere è
potentissimo e il
corpo dovrebbe cominciare la fortificazione già dal momento
in cui il mostro
comincia a nascere all’interno dell’ex-umano. Bella
però,è riuscita non so come
a trattenere quella forza fino ad ora, ma quando è tornata a
Forks, i suoi
ricordi l’hanno spinta all’indebolimento
psicologico, facendo capitare ciò che
è capitato.
Rabbrividii.
Macchina da
guerra. Quindi questo ero.
Ko:
questo non ci aiuta di
certo!
Ca:
invece sì.
Psicologicamente, Bella ha una forza assurdamente enorme. Se riesco a
farle
sviluppare questa forza, forse potrebbe contrastare il demone anche
nella sua
trasformazione completa.
Ali:
ma…non era quella la
trasformazione completa?
Si
sentì una risata amara.
Ca:
no, Alice, non era la trasformazione
completa. Vedi, alcuni demoni possiedono due stadi di trasformazione.
Il primo
è più o meno quello che avete visto…il
secondo invece, cambia completamente il
corpo, diventano specie di mostri che si vedono solo nei film
dell’orrore.
Tuttavia ora stiamo parlando di Bella, sono rarissimi i demoni che
possiedono
entrambi gli stadi e la cosa mi preoccupa molto.
Ed:
come mai?
Ca:
non ho mai visto un
demone nel suo stadio finale, ne ho solo sentito parlare… ma
per quanto ne so,
se il demone arriva alla sua seconda trasformazione… non
arriverà al giorno
dopo.
Altro
silenzio gelido.
Ali:
i Tartutik?
Ca:
non lo so, quelle sullo
stadio della Bestia Sacra sono solo supposizioni o roba simile, nessuno
è mai
stato in grado di raccontarlo di persona.
Carl:
Bestia Sacra…
Ca:
li chiamano così, ma in
tutto il mondo ci saranno solo una decina di demoni che possiedono il
secondo
stadio, e Bella è uno di questi, ciò che anche
nel mondo demoniaco si
definirebbe una rarità assoluta.
Ko:
ma allora come facciamo?
Ca:
l’allenerò io.
Jas:
tu? Sai come fare?
Ca:
sì.
Mi
alzai lentamente dal letto
e aprii la porta lentamente, la stanchezza che ancora appesantiva le
mie
membra, ma la voglia di intervenire che mi spingeva ad avanzare
caparbiamente.
Scesi
le scale, stringendomi
forte al corrimano. Tutti si voltarono verso di me e subito Jasper mi
apparve
accanto, posandomi una mano sulla spalla destra, pronto a prendermi in
caso di
mancamento o svenimento.
Jas:
Bella, dovresti essere a
letto.
Scossi
il capo e posai la
mano su quella gelida di lui, ancora poggiata sulla mia spalla. Gli
sorrisi
mentre lui mi guardava sconcertato, indeciso tra il ritirare la mano o
no. Poi
mi rivolsi al ragazzo dai capelli rossi.
Be:
ti chiami Caleb, giusto?
Lui
annuì, tranquillo. Aveva
la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate, ma lo sguardo
era dolce
e rilassato.
Be:
voglio imparare a
controllare il demone.
Edward
si alzò dal divano su
cui era seduto, muovendosi con grazia sopraffina.
Ed:
Bella, non è necessario,
ci penseremo noi a quei demoni.
Jas:
no, Edward, ha ragione.
Deve imparare a difendersi.
Tutti
guardarono Jasper e
anch’io mi stupii della sua calma fermezza che mi proteggeva.
Edward
strinse gli occhi.
Ed:
vuoi che si ferisca???
Jas:
hai intenzione di
metterla in una campana di vetro a vita, Edward? Prima o poi si
ferirà, a meno
che non sia fatta d’acciaio o ricoperta della nostra pelle.
Edward
ringhiò, un ringhio
bestiale e rozzo non adatto alla sua eleganza, al suo fascino di uomo
settecentesco, alla sua sfacciata perfezione.
Tutti
si irrigidirono ed
Emmett tese i muscoli, pronto a separarli nel caso avessero provato a
scontrarsi.
Ed:
non voglio che si faccia
del male!
Jasper
sospirò, senza perdere
la calma.
Jas:
credi che a me faccia
piacere vederla ferita?
Ed:
a quanto pare, sì!
Al
che, il calmo e posato
Jasper arricciò il labbro superiore, mostrando i perfetti
denti bianchi ed
emettendo un ringhio forse più gutturale di quello di
Edward. Tremai, sentendo
la sua presa tremare sulla mia spalla.
Jas:
non osare dirmi una cosa
del genere, Edward! Ti ricordo che per colpa tua è quasi
stata fatta a pezzi da
Laurent e Victoria! O vogliamo parlare dei VOLTURI????
Edward
si accucciò in
posizione di attacco, ormai furioso. La situazione stava sfuggendo di
mano.
Ed:
parliamo di quando non
sei stato capace di tenerla d’occhio e lei si è
quasi fatta uccidere da James!
O del recente avvenimento dell’attacco di quel demone per
COLPA TUA!!!!!!!!!!
Accadde
tutto in una manciata
di secondo, ma mi sembrò di vedere tutto a rallentatore.
Jasper
che si accucciava,
tendendo i muscoli come un leone.
Edward
che si scagliava in
avanti, lanciando un ruggito.
Jasper
che faceva lo stesso,
con la stessa grazia distruttiva dell’avversario.
Lo
scontro frontale dei due,
accompagnato dal forte schianto di due rocce mentre i loro corpi si
avvinghiavano stretti, come quelli di due feroci bestie in lotta fra
loro.
I
Cullen balzarono in avanti
mentre i due eleganti e potenti predatori tentavano di azzannarsi a
vicenda la
gola. Sembravano impazziti, ma rimasi incantata da quello spettacolo
non
indifferente agli occhi umani come a quelli demoniaci.
I
due perfetti predatori che
si scontravano, i loro movimenti fluidi e distruttivi, la loro grazia
superiore
a quella di ballerini professionisti. Sembravano danzare, ma io sapevo
che non
era così, sapevo che non miravano a
ferire…miravano ad uccidere.
Carlisle
afferrò Edward per
il collo e Rosalie gli bloccò la spalla, torcendogli il
braccio dietro la
schiena.
Alice,
Esme ed Emmett
placcarono Jasper che però continuò a dimenarsi
selvaggiamente, ormai fuori di
sé.
Edward
provò a scrollarsi
Carlisle di dosso e morse l’aria con ferocia inaudita.
Barcollai
ed ebbi un
mancamento, sconvolta da tanta furia.
Koryu
corse da me, ma Caleb
mi afferrò per il gomito, tenendomi in piedi. Come aveva
fatto ad essere così
veloce???
Ca:
non preoccuparti, stanno
bene.
Ma
anch’io mi stupii della
lacrima che scese lungo il mio naso e cadde a terra, provocando un
plic,
amplificato dal silenzio improvvisamente creatosi.
Singhiozzai,
abbandonandomi
in ginocchio, ancora per metà sorretta dalla stretta di
Caleb intorno al mio
gomito. Poi…cominciai ad urlare, straziata.
Be:
BASTA!!! SMETTETELA!!!
Che
rabbia. Perché dovevo
sempre provocare problemi? Perché solo io con due semplici
parole riuscivo a
costringere due fratelli a battersi con ferocia?
Perché?
Perché? Perché?
Caleb
lasciò la presa sul mio
gomito ed io mi accasciai al suolo, coprendomi pateticamente il volto.
Be:
vi prego…basta…
Ora
la mia voce era un
sussurro. Che male al petto. Era il mio cuore che sanguinava
così? O mi stavo
immaginando tutto?
Be:
non voglio…più
pro…vocare…problemi.
Quindi, non combattete per me, non ne vale la pena!
Mi
alzai in piedi, stringendo
i pugni per la rabbia e corsi fuori a testa bassa.
Carl:
Bella…!
Be:
LASCIATEMI SOLA,
DANNAZIONE!!!!!!!!
E
come le altre volte, la
perenne pioggia accolse la mia tristezza.
Saaalve!!!
Ehm…sì,
lo so che sono in ritardo, ma ho la febbre alta e sono venuta al pc
solo per
voi!! Sto malissimo, ma il tempo per i lettori si trova sempre, si DEVE
trovare, perché ve lo meritate, soprattutto voi che avete
recensito! Quindi vi
chiederò di scusarmi per l’ennesima volta se sono
breve, ma ho un gran bisogno
di schiaffarmi a letto!! XDXDXD non preoccupatevi però,
tornerò presto, febbre
o non febbre!! Muahahahahah!!! Noooooo, non è una minaccia!!
Giuro che non
scriverò più schifezze del genere, mi tocca
impegnarmi di più in qualche
modo!!!!!! XD grazie, angioletti lettori e soprattutto recensori. Mi
fate
sapere, per favore? Mi fanno sempre piacere i commenti, positivi e non!
Grazie mille,
vado avanti per tutti voi!! ^v^
Anticipazioni:
a
volte la strada più giusta è anche quella
più dolorosa. Ora bisognerà fare i
conti con questa verità, e non sarà facile per
nessuno. Gli arrivederci fanno
sempre male, ma è con la speranza nel cuore che Bella e
Caleb si allontanano da
casa Cullen, convinti che un domani non molto lontano, si sarebbero
rincontrati.
Be: non
voglio essere più un peso.
Ed: tu
non sei un peso, non lo sei mai
stato. Se non ci fossi stata tu… io a quest’ora
non sarei qui. Mi hai strappato
da un profondo abisso di solitudine, tirandomi fuori senza sforzo. Ho
visto la
luce in te e tutt’ora la vedo. Mi hai salvato la vita, Bella.
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Capitolo 16 *** Oonagh ***
“La
nostalgia è rendersi conto che le cose non erano
insopportabili
come sembravano allora”.
L’aereo
atterrò pesantemente
e il suo sobbalzo mi svegliò all’improvviso.
Spalancai
gli occhi, cercando
di alzarmi, ma una mano calda afferrò tranquillamente la mia
e la strinse.
Caleb:
va tutto bene, siamo
arrivati.
Sorrise
sereno e provai ad
imitarlo…inutile. Mi sentivo sola, abbandonata dal mondo
stesso… abbandonata da
chi mi amava e da chi amavo.
Ca:
coraggio, li rivedrai
presto.
Cercai
di annuire, ma il mio
collo era rigido come il mio corpo, inutile provare a muoversi
più di tanto.
Scendere
dall’aereo fu
faticoso. Non portai con me le valigie e nemmeno Caleb aveva niente con
sé,
nemmeno una borsa da viaggio. Niente.
Uscimmo
dall’aeroporto in
fretta. Caleb camminava avanti a me così veloce che dovevo
correre per tenere
il suo passo frettoloso. Le persone intorno a noi si muovevano con un
brusio
confuso e chiacchieravano tra loro. Come mi sembravano infantili e
superficiali. Sapevano che al loro fianco vivevano indisturbati mostri
che loro
credevano solo leggenda o stupide favole? Erano ignari del fatto che da
un
momento all’altro sarebbe potuto spuntare dal nulla un
vampiro e sbranarli,
erano ignari del fatto che un demone avrebbe potuto staccare la testa a
tutti
ancor prima che se ne accorgessero.
Ma
loro non avevano paura.
Loro sorridevano, parlavano, si divertivano. Che senso aveva proteggere
un
popolo così superficiale? Perché dovevo
sacrificare la mia felicità anche per
la loro sicurezza? Se fosse stato solo per quello, allora li avrei
lasciati a
marcire lì…tutti quanti.
Caleb
fermò un taxi e
salimmo. Lui parlò in una lingua strana, usando un accento
che non avevo mai
sentito o forse semplicemente non ricordavo. Il tassista
annuì e partimmo.
Be
(bisbiglia): cosa gli hai
detto?
Caleb
sorrise, sereno.
Ca:
dove portarci.
Be:
ma dove siamo?
Ca:
in Cina.
Alzai
un sopracciglio.
Be:
e che ci facciamo qui?
Ca:
ti devi addestrare, sì o
no?
Be:
qui? Come farai ad
addestrarmi?
Ca:
chi ha detto che ti
addestro io?
Sentii
un brivido gelido
attraversarmi la spina dorsale.
Be:
co…cosa? Avevi detto che
l’avresti fatto tu!
Ca:
ho detto che ti avrei
insegnato a controllare il demone, è vero, ma non sono io il
più adatto a
farlo.
Repressi
un ringhio di
rabbia.
Be:
mi hai presa in giro,
forse???
Caleb
non fece una piega.
Ca:
no. Capirai tutto tra
poco.
Il
taxi si fermò
all’improvviso e Caleb aprì la porta,
uscì dall’auto e pagò il tassista,
probabilmente ringraziandolo in Cinese.
Ci
trovavamo in una strada
deserta e piena di sporcizia, probabilmente un vicoletto poco
raccomandabile
dal momento che la sua scarsa illuminazione anche di mattina, faceva
venire i
brividi.
Mi
coprii il naso,
infastidita dal cattivo odore.
Il
mio sguardo si posò su una
malandata porta di legno davanti a noi dalla serratura parecchio
complicata.
Caleb
aspettò che il taxi si
fosse allontanato, poi bussò, ostentando una calma per la
prima volta
vacillante.
I
tonfi dei suoi colpi sulla
porta riecheggiarono in tutto il vicolo, facendomi rabbrividire.
Be:
ehm…Caleb? Cosa stiamo
aspettando, esattamente?
Lui
non rispose e bussò di
nuovo.
La
porta si aprì con un
cigolio agghiacciante, e per poco no tirai un urlo dalla paura per quel
rumore
improvviso.
Un
ragazzino dai corti
capelli castani e gli occhi bendati volse il capo verso di noi.
Indossava una
lunga veste nera.
Ragazzino:
chi siete?
Il
suo tono era autoritario,
ma con un fondo di maturità, troppa per un piccolo che
dimostrava massimo
undici anni.
Ca:
sono Caleb e lei è
Isabella Marie.
Caleb
fece un cenno verso di
me e il ragazzino volse il capo come se volesse scrutarmi attraverso le
bende.
Ragazzino:
e chi sono io?
Ca:
un figlio di Pendragon.
Il
ragazzino annuì e si
scostò per lasciarci passare, accompagnato da uno svolazzo
della veste.
Io
e Caleb entrammo silenziosamente
e il ragazzino chiuse la porta con uno scatto, facendo scattare la
serratura e
aumentare il mio nervosismo.
Ci
trovavamo in una stanza
vuota, circolare, dalle pareti di legno.
Caleb
si rivolse al
ragazzino.
Ca:
tu sei Kyle, vero?
Rag:
sì.
Kyle
si voltò verso di me.
Ky:
quindi è lei Isabella?
Caleb
annuì ed io abbassai lo
sguardo, imbarazzata.
Kyle
ci portò al centro della
stanza e batté il piede nudo per terra due volte di seguito.
Cadde il silenzio,
poi dal pavimento si staccò una piattaforma rotonda su cui
eravamo fermi e
cominciò a scendere lentamente.
Mi
guardai intorno,
allarmata, ma Caleb mi sorrise.
Ca:
è tutto ok.
Annuii,
non del tutto
convinta delle sue parole. Tutto ok un corno, stavamo scendendo nel
camerino
dell’agente 007 o cosa?
Ca:
Kyle, il sommo Oonagh è
qui?
Ky:
il sommo Oonagh c’è
sempre.
Il
tono che usò il ragazzo fu
di enorme rispetto e sottomissione. Cominciai a chiedermi chi diamine
fosse
questo Oonagh.
Il
ragazzino mi guardò, calmo
ma con una serietà troppo schiacciante per uno della sua
età. Scosse il capo e
si voltò. Sembrava non apprezzare la mia presenza, o
semplicemente il mio
nervosismo lo irritava. Forse più la prima, ma non avrei
escluso la seconda.
Il
piedistallo si fermò
all’improvviso con un leggero cigolio e toccò
terra con tanta leggerezza che
non sentii il sobbalzo, ammesso che ci fu.
Ci
trovavamo al margine di un
lungo corridoio di pietra illuminato da strane luci fluttuanti azzurro
cielo,
simili a fiammelle danzanti.
Seguii
Caleb e il ragazzino a
testa bassa, tesa e un po’ spaventata. Sentivo freddo e ormai
non riuscivo a
capire se i brividi che mi attraversavano il corpo fossero dovuti al
gelo o
alla tensione.
All’improvviso
però, mi
accorsi di un particolare. La porta non c’era, ci trovavamo
in un vicolo cieco.
Be:
ma…e la porta?
Ca:
aspetta e vedrai.
Kyle
si fermò all’altro capo
del corridoio e passò una mano guantata sulla gelida pietra,
facendola
scivolare lentamente e con grazia. Annuì e alzò
la mano, rivolgendo il palmo
davanti a sé. L’aria sembrò scuotersi e
il ragazzino chiuse la mano su qualcosa
che in quel momento si era formata sul suo piccolo palmo.
Una
sfera blu elettrico era
bloccata dalle sue lunghe dita, apparsa dal nulla. Kyle posò
la grossa sfera
sul muro e la premette con forza. Per un momento pensai che si sarebbe
rotta e
il ragazzino tagliato, ma ciò che successe andò
oltre le mie aspettative. La
sfera fu inglobata dal muro, ci passò attraverso e Kyle si
ritrovò con la mano
poggiata sulla dura pietra.
Ci
fu un lampo di luce e un
filo dorato sembrò disegnarsi da solo sui massi, formando un
arco, che poco
dopo si estendeva su di noi, svuotato del suo contenuto e consenziente
a farci
passare.
Attraversammo
l’arco e ci
trovammo in…oddio, in qualcosa di simile ad un tempio o una
chiesa.
Un’immensa
stanza circolare
percorsa da uno scalino su cui erano posati ad intervalli strane statue
di
pietra, allineate lungo il muro davanti alle quali erano inginocchiati
degli
incappucciati, riuniti in preghiera. Un tappeto dei colori
dell’arcobaleno
copriva interamente il pavimento e ad un certo punto tra le statue di
pietra,
c’era un intervallo enorme che lasciava spazio a
qualcos’altro. Una scala molto
stretta ma alta conduceva ad una porta d’argento finemente
modellata e ai due
lati della scala c’erano due statue di giada.
Entrambe
raffiguravano una
donna dai lunghi riccioli, gli occhi chiusi e le mani davanti al petto
che
quasi si congiungevano. A sfiorare i suoi palmi, c’era una
grande perla e il
suo volto bellissimo era di una pace immensa come di una
maternità quasi
caritatevole. Indossava un lungo vestito bianco, un diadema
d’argento finemente
modellato sulla fronte e…
Be:
ommioddio!
Caleb
mi tappò la bocca e
Kyle strinse gli occhi, irritato. Mi resi conto di aver spezzato
l’atmosfera
del sacro e della preghiera.
Be
(sussurra):
s…scusa…ma…quel
diadema…è uguale al mio!
Caleb
annuì e mi spinse
avanti, senza però muoversi. Lo guardai.
Be:
Ca…Caleb?
???:
dunque è questa la
famosa Isabella?
Mi
voltai. Davanti a me stava
un bambino di appena otto anni, gli occhi azzurro chiarissimo ed i
riccioli
dorati che gli incorniciavano il volto. Indossava una lunga veste
bianca e
attorno ai suoi avambracci era avvolto una specie di nastro dorato che
però si
passava dietro le sue spalle ed univa un braccio all’altro.
Nella pallida mano
stringeva un’asta molto più alta di lui, con un
sole alla fine al cui centro si
intersecava una fitta rete di fili dorati. Notai che il
nastro…fluttuava come
per magia. Gli occhi del piccolo erano gravi e molto anziani, anche
più di
quelli di Kyle.
Caleb
e Kyle si
inginocchiarono.
Ca:
sommo Oonagh.
Alzai
un sopracciglio e mi
voltai. Oonagh? Il sommo Oonagh era…un bambino?!?!?!? Ma
eravamo impazziti???
Oonagh:
Isabella Marie…ho
sentito molto parlare di te, e questo diadema testa la tua fama qui.
Oonagh
si avvicinò a me.
Sentii l’istinto di allontanarmi da quel bambino strano,
prematuramente
cresciuto. La sua stessa voce dava i brividi, troppo matura anche per
un
anziano. Mi chiesi quanti anni avesse.
Inclinò
il bastone verso di
me e toccò il mio diadema con la punta di un raggio del sole
in cima all’asta.
Oon:
sei qui per controllare
il tuo io, vero?
Annuii
e mi inginocchiai,
sottomettendomi a quello sguardo anziano.
Be:
sì…
Oon:
e tu vuoi imparare?
Be:
sì.
Oon:
sei sicura?
Be:
sì.
Oonagh
annuì e mi posò una
mano sulla spalla. Il suo tocco era sicuro e in qualche modo
inquietante.
Oon:
allora alzati, allieva
mia.
Rabbrividii
e mi alzai in
piedi, il capo chino e gli occhi chiusi.
Be:
è un onore.
Oonagh
annuì e si voltò.
Oon:
Caleb.
Caleb
lo guardò e fece un
sicuro passo avanti.
Ca:
sissignore.
Oon:
ti ringrazio di averla
condotta qui, ora puoi andare.
Caleb
annuì e mi guardò. Nei
suoi occhi c’era tristezza, la tristezza
dell’arrivederci che avevo già visto
in occhi dorati e ametista. Capii subito perché era
così abbattuto.
Be:
ci rivedremo dopo
l’addestramento, vero?
Caleb
annuì e fece un passo
avanti, tendendomi una mano.
Ca:
ce la farai, ne sono
certo.
Sorrisi
e lo abbracciai di
slancio. Sentii le sue forti braccia cingermi i fianchi con dolcezza e
il suo
profumo fresco e delicato, simile a quello di qualcuno che
però non ricordavo.
Una debole fitta alla testa mi scosse un po’, ma non ci feci
quasi caso.
Be:
non piangerò più, te lo
prometto. Sarò forte e tornerò presto.
Caleb
sorrise, separandosi da
me. Mi sarebbe mancato un sacco.
Ca:
non fare promesse che non
puoi mantenere.
Be:
tu dici?
Ca:
io dico. Capirai il
perché.
Chiusi
gli occhi e gli presi
una mano, stringendola con entrambe.
Be:
resta con gli altri, ti
prego…hanno bisogno di te. E dì loro che gli
voglio bene, tantissimo. Diglielo.
Caleb
annuì e lasciai la sua
mano. Guardarlo indietreggiare di un passo mi fece male, provai uno
strano
senso di abbandono.
Ca:
sarai grande, lo so.
Annuii,
distogliendo lo
sguardo per non piangere e mantenere la parola data più a me
stessa che a lui.
Oonagh
mi affiancò,
tranquillo e grave.
Oon:
vi ritroverete…ma tutti
i rincontri sono sempre diversi da come ci immaginiamo.
Non
gli diedi quasi ascolto,
troppo presa da Caleb che si voltava e seguiva Kyle attraverso
l’arco,
lasciandomi definitivamente sola.
Ok, sono
in un
ritardo da oscar! xD vabbé dai, mi faccio perdonare con il
new orribile chappy!
Non mi uccidete per l’orrore che ho scritto, già
qui c’è qualche bel vampirello
che vuole usare la mia pelle come tappeto! xDXDXD a presto e grazie dei
commenti che mi aiutano sempre ad andare avanti! A prestissimus, fatemi
sapere!!! ^O^
Anticipazioni:
l’allenamento
comincia. Bella ascolta una storia, la Sua storia, quella della sua
razza. Guarda
incantata la statua della giovane donna che indossa il suo stesso
diadema e
segue Oonagh al centro dell’inferno stesso. Urla,
lamenti… e un bruciante
dolore in tutto il corpo ormai prossimo a divorarla.
|
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Capitolo 17 *** La storia di Hier ***
“Non
avere paura del buio, ti aiuterà a trovare la
luce.”
Camminammo
in silenzio
attraverso la gigantesca stanza del tempio, i nostri passi che facevano
troppo
rumore in quel luogo silenzioso e pacifico. Oonagh davanti a me
sembrava fare
una piacevole passeggiata, dondolando il lungo bastone che reggeva
nella
piccola mano da bambino.
Ci
fermammo davanti alle
statue uguali della stessa dea. Viste da vicino incutevano addirittura
timore
per la loro inquietante magnificenza.
Guardai
con attenzione gli
occhi chiusi della statua di destra, le sue mani sottili e delicate, il
volto,
sul quale si leggeva una pallida nota di sofferenza.
Be:
chi è lei?
Oonagh
sorrise e si inchinò
alle statue di giada, poi mi guardò.
O:
questa è Hier, la dea
suprema.
Be:
Hier?
O:
sì. Vuoi sapere la sua
storia?
Lanciai
una fugace occhiata
alle due gigantesche statue di giada ed annuii.
O:
si dice che Hier sia nata
all’Alba dei Tempi dall’incontro dei Sacri
elementi, acqua, aria, fuoco e
terra. Insieme a lei però, ebbe origine anche una nuova
terribile razza,
sapresti intuire quale?
Abbassai
lo sguardo,
toccandomi lo stesso diadema ritratto intorno alle fronti delle due
statue.
Be:
demoni…
O:
sì, nacquero anche i
demoni. Appena vennero alla luce però, la razza
cominciò a farsi la guerra, a
scontrarsi e a distruggere ciò che non andava distrutto. Il
pianeta intero.
Oonagh
fece una pausa, senza
staccare gli occhi da quelli chiusi della benevola statua di destra.
O:
Hier guardò con le lacrime
agli occhi ciò che stava succedendo e, presa dalla
disperazione, creò dieci
demoni più forti degli altri che li contrastassero,
però anche quelli sarebbero
stati senza controllo alla nascita. Così Hier si
tagliò il braccio e bagnò la
terra col suo stesso sangue.
Be:
creando i Dispositivi di
Controllo…
O:
molto perspicace. Sì, Hier
creò dodici dispositivi di controllo come erano dodici le
Bestie Sacre che lei
stessa aveva plasmato. Permise alle sue creazioni di indossare i
dispositivi, e
insegnò loro a dominare la forza demoniaca, permettendogli
così di scendere in
battaglia e mettere al proprio posto i demoni. Fu un massacro. I pochi
restanti
si dispersero, perché Hier aveva tenuto poco conto
dell’indomabilità del cuore
delle Bestie Sacre. Così la dea si tagliò dei
pezzi di pelle e diede vita a
qualcosa di superiore, qualcosa che avrebbe messo a tacere le Bestie
Sacre,
rimettendo loro i diademi e sconfiggendoli. I Tartutik, i tre
controllori della
legge che tutt’ora si annidano da qualche parte, tenendo
però sotto controllo
la razza demoniaca. Dopo tutto questo, i Tartutik scomparvero,
riapparendo solo
di tanto in tanto per punire i trasgressori della legge. Le Bestie
Sacre
invece, si separarono e nessuno le rivide
più…almeno, così si credeva.
Oonagh
mi guardò con un misto
di rispetto e tranquillità, sciogliendosi in un leggero
sorriso.
Be:
e…Hier?
O:
nessuno rivide più neanche
lei. C’è chi dice che è morta, chi dice
che vive ancora qui da qualche parte
nel mondo.
Be:
quindi…voi venerate Hier?
È una dea alla fine?
O:
per noi sì, ha salvato il
mondo dalla minaccia dei demoni.
Be:
e quel diadema? È
identico al mio.
Oonagh
annuì ma non si
prolungò oltre e cominciò a salire i gradini che
portavano alla porta centrale.
Io rimasi indietro, incerta. Tutti si voltarono verso di me,
interrompendo le
loro preghiere. Sembravano stupiti.
O:
andiamo, Isabella Marie.
Avrei
voluto correggerlo,
dirgli che doveva chiamarmi Bella, ma la voce mi mancò e
riuscii solo a salire
i gradini a testa bassa per raggiungerlo.
Oonagh
si alzò in punta di
piedi per abbassare la maniglia d’oro della porta e la
spinse, facendomi
entrare per prima.
Be:
ma che…!
O:
benvenuta Isabella…nel
Tempio dell’Acqua.
Mi
guardai intorno,
stupefatta e meravigliata.
Ci
trovavamo su una pedana
rotonda, fatta di cristallo finemente elaborato,
all’apparenza così fragile che
dava la sensazione di potersi rompere sotto il peso di un bambino. Sui
bordi si
annodavano fili d’oro e d’argento, formando un
intricato reticolo molto
elegante e raffinato. Intorno a noi c’era acqua, si estendeva
a vista d’occhio
e diverse pedane come quella su cui eravamo fermi erano bloccate su di
essa,
magari fissate al fondo visto che non galleggiavano…eppure
non sembrava così,
visto che non era per niente difficile vedere attraverso le acque
cristalline e
purissime.
O:
bel posto, non trovi?
Be:
ma…
Lanciai
un’occhiata sopra di
noi. Dal cielo nuvoloso cadevano leggerissime gocce di pioggia,
così leggere
che quasi non mi ero accorta della loro presenza.
Be:
questo posto…è un Tempio?
Oonagh
sorrise misticamente.
O:
non sembra, lo so. Il
Tempio è più avanti, ma non lo vedrai molto
presto.
Chinai
il capo.
Be:
capisco…
O:
non perdiamo tempo,
allora.
Oonagh
fece un passo
indietro.
O:
guarda dove sei.
Abbassai
gli occhi. Mi
trovavo all’esatto centro della pedana, riuscivo a vedere un
concentrato di
crepe dove posavano i miei piedi.
Be:
ah…
O:
l’acqua sotto di te è
bollente.
Lanciai
uno sguardo alla
limpida acqua sotto di noi. ???
Be:
non sembra, è
limpidissima…
Oonagh
sorrise e mi posò una
mano sulla pancia, sorridendo innocente per la prima volta, dimostrando
l’età
che all’apparenza aveva. Ricambiai il sorriso, sorpresa e mi
rilassai. Grande
sbaglio. Oonagh fece una leggera pressione e senza sforzo
riuscì a farmi
perdere l’equilibrio. Caddi in acqua con
un’esclamazione di stupore che presto
si trasformò in un grido agghiacciante.
Dolore.
Bruciava. Tanto.
Mi
rannicchiai per il dolore
e smisi di nuotare dopo la prima bracciata. Affondai, mordendomi le
labbra a
sangue per non ingoiare l’acqua bollente che mi corrodeva il
corpo.
L’inferno.
Inferno
senza di lui…
La sofferenza.
Ma
lui chi?
Il dolore.
Devo
forse ricordare
qualcosa???
Fa male.
Edward!
Jasper! Chi sei? Chi
sono? Dove siete tutti? Mi avete forse abbandonato?
Buio. Poi…più
nulla.
Qualcosa
mi afferrò. Una
piccola luce attirò la mia attenzione, scuotendomi
dall’assopimento
dell’oscurità perenne. Una voce calda mi
parlò, una voce dolce e melodiosa.
???: svegliati.
Aprii
gli occhi, stordita e
dolorante.
Oonagh
mi guardava
corrucciato e un po’ deluso.
O:
credevo sopportassi meglio
il dolore, ne abbiamo di strada da fare…
Vedevo
sfocato, il corpo
bruciava e anche gli occhi. Sentivo freddo, tanto freddo, ma a stento
me ne
accorsi quando una nuova fitta mi colpì con tutta la sua
violenza.
Non
ebbi la forza di urlare
né di dimenarmi, rimasi inerme a soffrire in silenzio.
O:
non mi aspettavo che fossi
così debole.
Piccata,
mi costrinsi a
trovare la forza di rispondergli acidamente e con odio crescente verso
quel
all’apparenza innocente bambino.
Be:
mi…mi hai…spinto
in…acqua…tu…
O:
e allora? Sappi che non
sarà l’ultima volta.
Ringhiai,
furiosa.
O:
alzati.
Scossi
il capo.
O:
alzati.
Non
mi mossi.
O:
bene.
Oonagh
alzò il piede e lo
abbatté sulla pedana, che cominciò a traballare e
a scendere lentamente in
acqua.
Allarmata,
mi alzai a sedere,
gridando poi di dolore per le vesciche che mi coprivano tutto il corpo.
O:
sbrigati.
Oonagh
spiccò un salto
spettacolare rispetto alla sua scarsa altezza e atterrò su
una pedana
lontanissima. Mi piegai, pronta a seguirlo e saltai. Altro errore. Vidi
l’acqua
avvicinarsi troppo velocemente e l’orrore si dipinse sul mio
volto prima che
Oonagh mi afferrasse, portandomi in salvo su un’altra pedana.
O:
hai la pelle rovinata,
Isabella.
Mi
guardai le braccia e
soffocai un grido di orrore. Ero ricoperta di vesciche, non un
centimetro di pelle
si era salvato…se il braccio era
così…non potevo immaginarmi il volto.
Be:
oddio…
O:
sapevo che sarebbe
capitato…
Lo
guardai, ferita e con le
lacrime agli occhi.
Be:
è colpa tua! Perché mi
hai spinto in acqua???
Oonagh
mi guardò con durezza
schiacciante.
O:
credi che questo
allenamento sia uno scherzo? Beh, la storia che ti ho raccontato prima
non lo
è, se non impari a controllare il tuo demone le conseguenze
sarebbero troppo
devastanti per parlarne, lo capisci? Più cresci,
più la tua bestia si fortifica.
Che succederà quando sarà abbastanza forte da
sopprimere la tua volontà?
Ucciderai i tuoi cari con le tue stesse mani.
Le
sue pacate parole ebbero
l’effetto di una frustata in piena faccia. Avrei ucciso i
miei cari…li avrei
uccisi io…sarei stata il loro boia per la mia debolezza?
Be:
mai! Continuiamo!
Oonagh
annuì.
O:
ma prima…
Mi
prese una mano e vi posò
sopra uno dei raggi del sole in cima all’asta che reggeva.
Una piccola luce
azzurrina e qualcosa cominciò a formarsi tra le nostre
mani…sentii freddo,
tanto freddo…poi, una maschera si solidificò,
posata delicatamente sul mio
palmo.
Bianca,
di forma ovale, solo
i tagli a mandorla per gli occhi, la maschera si adattava perfettamente
al mio
viso martoriato, coprendolo completamente.
Be:
io…tornerà come prima?
O:
ti interessa davvero?
Rimasi
in silenzio, pensando
a Jasper…poi per qualche motivo, il suo volto si confuse con
quello di Edward.
Be:
non lo so.
O:
perfetto. Allora,
ricominciamo. Sei su una pedana di cristallo che si
spaccherà alla minima
pressione e sotto di te è pieno di acqua bollente.
Ora…
Be:
la pedana non si romperà,
prima non è successo.
O:
su questa succederà perché
farò in modo di romperla.
Be:
eeeeeeeeeeeeeeh???????????? Vuoi uccidermi????????
Oonagh
sorrise.
O:
no, voglio solo che tu non
cada in acqua quando spaccherò la pedana.
Be:
ottimo, mi basta
spostarmi…
O:
senza muovere un passo.
Strabuzzai
gli occhi.
Be:
ma come?????????????????
È impossibile!
O:
devi fidarti di me se ti
dico che è possibilissimo. Ora sbrighiamoci.
Senza
aspettare risposta,
Oonagh scattò in avanti come una molla, così
veloce che quasi non lo vidi.
Un
lampo dorato, un fruscio
della sua veste e uno schianto sonoro.
La
pedana andò in frantumi e
d’istinto balzai di lato per evitare di cadere in acqua, ma
Oonagh mi spinse
giù con un colpo d’asta quasi invisibile.
Ancora
dolore.
Spalancai
la bocca in un muto
grido d’angoscia…
E
così iniziò il mio
infernale allenamento.
Eeeeehm…va
bene, sono secoli e millenni che non aggiorno. Perdonooooooo (si
prostra)
Edward:
ma
sarai scema! Io ti ho detto mille volte di aggiornare…
Jasper:
cosa? Ma
hai passato settimane intere chiuso nello sgabuzzino…
Ed: non
è
vero!!! O/////////////////////O
Jas:
Ed…è vero
che…
Ed:
NOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!! O/////////////////////O
(Arriva
Emmett)
Emmett:
ebbene
sì, il nostro Eddino si è chiuso da solo nello
sgabuzzino e ci è rimasto per giorni
senza accorgersi che la porta era semplicemente socchiusa ^v^
Ed: Emm???
Emm:
sì??? ^v^
Ed:
COMINCIA A
CORRERE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
…
ehm…ok,
scusate ancora del ritardo madornale, e abbiate pietà di
questo orribile
capitolo!!! A presto e recensite!! ^^
Anticipazioni:
Bella
è sola e abbandonata. Bella piange. Piange perché
è debole, piange perché il
tempo passa, e lei non supera il dolore che la attanaglia. A volte
l’impegno
non basta, a volte bisogna aggrapparsi alla mano tesa di coloro che ti
vogliono
bene e affidarsi fiduciosi agli angeli consolatori. Le nostre
strade le scegliamo noi, ma si
incontreranno tutte un giorno o l’altro. Forse è
proprio in vista di questa
prospettiva che dobbiamo andare avanti col sorriso sulle labbra e
vivere giorno
per giorno senza pentirci mai di nulla.
Bella: ti
rivedrò un
giorno?
Lei
scoppiò a ridere.
???: ehi,
guarda che tutte
le strade conducono qui…e poi lo sai che non è
per niente male? Mi diverto un
casino qui!!!!
Risi anche
io, tra le
lacrime. La abbracciai forte, sorridendo serena.
Bella: non
lasciarmi più.
???: ma
non ti ho mai
lasciata, piccola impiastra.
|
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Capitolo 18 *** Rischio di cadere ***
“
Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei
propri sogni.”
Caddi
in ginocchio, stanca e
tremante di freddo e dolore. Strizzai gli occhi per non vedere le mie
mani
piantate nel terreno, le mie braccia fradice, le piaghe che ormai mi
rendevano
irriconoscibile. Da quanto ero lì? Non lo sapevo
più, ma era passato tanto
tempo.
Che
rabbia. Perché non facevo
progressi? Perché Oonagh non mi dava una mano o un
suggerimento su come evitare
di cadere in acqua quando la pedana andava in pezzi? L’unica
cosa che riuscivo
a fare a dispetto di prima era impedire al mio istinto di farmi muovere
quando
sentivo la pedana venir meno sotto i miei piedi… ma questo
non è un
miglioramento, questo è masochismo!
O:
Bella?
Oonagh
era fermo al mio
fianco dopo avermi tirato fuori dall’acqua bollente.
Be:
s…ì?
Ormai
la mia voce non era più
la stessa. Roca, gutturale, terribilmente animalesca. Ma dopotutto, era
rimasto
qualcosa di Isabella Marie? Nemmeno una patetica ombra, niente. Un
essere
deformato, coperto di vesciche così violente che
sanguinavano, i capelli
rovinati e spenti, lo sguardo perso e perennemente stanco.
O:
alzati.
Annuii,
incapace di parlare.
Ormai ero diventata come un automa, non sentivo nemmeno più
il dolore…dubitavo
che fosse un bene, non potevo fare a meno di chiedermi cosa stavo
diventando.
Be:
O…Oonagh?
O:
mh?
Be:
da quanto…tempo siamo
qui?
Ansimavo
pesantemente.
O:
sei mesi, perché?
Per
poco non collassai. Sei
mesi! Sei!!! Niente progressi da sei mesi!
Be:
ah…
Strizzai
gli occhi, sentendo
per la prima volta da mesi il delicato calore delle lacrime…
Be: ti prometto che non
piangerò più…
Ringhiai
come una bestia,
emettendo un suono basso e gutturale. Ricacciai le lacrime indietro
prima che
cominciassero a scendere dai miei occhi. Quel gesto mi
sembrò costare davvero
tanto, mi sembrava quasi di sentire il peso della mia promessa gravarmi
sulle
mie spalle.
O:
piangi?
Be:
no, l’ho promesso.
Oonagh
si sedette,
appoggiandosi l’asta sulle ginocchia delle gambe incrociate.
O:
sai, credo che la tua sia
una promessa abbastanza stupida.
Be:
è l’unica cosa che mi
tiene legata agli altri.
O:
solo questo? Allora non
tornare più da loro.
Be:
???
Oonagh
sorrise sereno mentre
i suoi occhi gravi scrutavano l’immenso e tranquillo
paesaggio che ci
circondava.
O:
credevo che ti impegnassi
per loro oltre che per te stessa.
Be:
ngh…!
Aveva
colpito un punto
debole.
O:
perché non provi ad
affidarti alla loro forza oltre che alla tua?
Socchiusi
gli occhi,
avvilita. Mi accoccolai a terra, abbracciandomi le ginocchia corrose.
Be:
mi sento sola.
Oonagh
scoppiò in un
infantile risata argentina.
O:
mi sembri Astrea!
Crack.
Si era mosso qualcosa
in me? Cos’era quella sensazione di vuoto? Me la stavo solo
immaginando?
Be:
chi…chi è Astrea?
O:
sai, in tutta la mia lunga
vita ho avuto solo e soltanto tre allievi esclusa te. Uno di loro era
Astrea.
Devo ammettere che era la mia preferita, aveva un talento naturale per
lo
scontro, ma godeva anche di un autocontrollo unico nel suo genere.
Sentii
un brivido corrermi
lungo la schiena.
Be:
e…ora Astrea dov’è?
Oonagh
si rabbuiò e chinò il
capo, intristito.
O:
non c’è più.
Mi
posai una mano sulle
labbra. Sentivo una tristezza profonda, come se avessi conosciuto
questa Astrea
e mi fossi stupidamente dimenticata di lei.
O:
era una ragazza piena di
speranza. La Speranza Vera
è rara da trovare, si potrebbe addirittura dire che
è un
abilità supplementare, come quelle dei vampiri…e
lei ce l’aveva. Usava la sua
speranza per il domani come forza fisica e mentale, e forse per questo
era la
più abile. Difficilmente abbandonava il sorriso e questo mi
rendeva fiero di
lei, forse addirittura invidioso. Era una persona stravagante, non
capivo quasi
mai il suo punto di vista…ma a cui avrei affidato la mia
stessa vita.
Un
nuovo sorriso spuntò
mentre Oonagh si alzava. Le sue parole mi avevano lasciato basita,
ammirata…e
malinconica.
O:
per certi atteggiamenti le
somigli, sai?
Guardai
ad occhi sbarrati la
sua piccola schiena e sorrisi, sentendo le piaghe del volto bruciare
come
fuoco, ma non mi importò.
Be:
ricominciamo!
Non
capivo perché, ma quella
frase mi aveva fatto momentaneamente rinascere. Sentivo il peso delle
mie
piaghe decisamente alleggerito, gli occhi decisi e asciutti dalle
lacrime. Mai
come in quel momento, una strana presenza mi incoraggiava ad alzarmi e
mai come
in quel momento ero stata sicura delle mie capacità.
Oonagh
alzò un sopracciglio
sorpreso, poi sorrise e impugnò il bastone.
O:
sei pronta?
Annuii,
serena e con il
sorriso sulle labbra. Afferrai la maschera e la lasciai cadere
nell’acqua dove
la guardai affondare lentamente nel liquido cristallino.
Avevo
la certezza che questa
volta non sarei caduta, sapevo che l’acqua non mi avrebbe
ferito per l’ennesima
volta.
Fiduciosa,
mi sedetti a gambe
incrociate e chiusi gli occhi…e una voce infantile mi
inondò la testa nello
stesso istante in cui sentivo il sibilo del bastone del mio maestro.
“???: Bella!
Finalmente!”
Sorrisi,
il corpo rilassato
per la prima volta e l’animo quieto.
“Eh, già.
???: sai che potresti cadere di
nuovo?
Sono pronta a rischiare.”
Sentii
una risata
cristallina, allegra e soddisfatta.
“???: bene,
allora!”
Qualcosa
in me si mosse
ancora, questa volta più decisamente… e seppi con
certezza che un ricordo si
stava agitando, in attesa di svegliarsi e riempirmi di nuova forza.
CRACK!!!!
Il
diadema si crepò, ma non
andai nel panico. Rimasi tranquilla ad aspettare ciò che
sarebbe stato. Il
potere mi invase e sentii qualcosa di gelido attraversarmi
spiacevolmente. E in
un momento seppi che era fatta, in un momento ebbi la certezza che
l’acqua non
mi avrebbe sfiorato.
“???: ah…!
Bella, fermati subito!
Be: no, va tutto bene…
???: non va bene,
fermati!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Lo
schianto familiare
dell’asta sul cristallo mi invase le orecchie e qualcosa
sulla mia fronte si
spaccò. Il diadema andò completamente in pezzi e
qualcosa si spaccò in me.
Buio.
Ferma sul posto,
fissavo il vuoto. Che ci facevo lì? Chi ero?
Mi
guardai intorno. Solo
oscurità perenne…o forse
l’oscurità ero semplicemente io.
Tra
le nuvole e i sassi passano i sogni di
tutti,
Passa il sole ogni giorno senza mai tardare.
Alzai
una mano, toccandomi il volto. La pelle era liscia. Ero
morta? Non lo sapevo. Mi sentivo debole, stanca, come se avessi
camminato per giorni
senza mai fermarmi…ma per arrivare dove? Da nessuna parte, o
forse il mio
obbiettivo era semplicemente l’oscurità eterna.
Stanchezza…vuoto…
mi abbandonai al nulla, accasciandomi a terra senza un lamento o una
ribellione.
Sei
debole…
Lo
so.
Stupida.
Lo
so.
…non
mollare…
…
Poi
una luce accecante mi abbagliò. Non feci una piega, immobile
chiusi gli occhi,
ma non mi mossi. Avevo paura, paura di qualcosa…paura di me
stessa.
Guardai
in basso quando la luce diminuì, sentendo uno strano
formicolio in tutto il
corpo.
Oonagh
scrollava il mio corpo, urlando qualcosa che non potevo sentire.
Tra
le nuvole e il mare c’è una stazione di
posta
Uno straccio di stella messa lì a consolare
Sul sentiero infinito
Del maestrale
Ah…ero
morta davvero allora?
Guardai
meglio il cadavere che il mio maestro scrollava. Era bianco, pieno di
piaghe,
più simile ad un informe ammasso di
carne…l’unico segno di umanità in esso
era
un rivolo di sangue che scendeva lungo il mento, un piccolo ruscello
scarlatto
che giocava tra le mie piaghe quasi si stesse divertendo. Ma Oonagh non
si
divertiva. Non avevo mai visto il suo volto deformato dal
dolore…ed era brutto.
Era brutto vedere la sua sofferenza, gli occhi sbarrati dalla paura e
il panico
sul suo viso solitamente così tranquillo e moderato. Non volevo che
soffrisse così.
Day by day
Hold me shine on me.
Day
by day save me shine on me
Tesi
una mano verso la figura china di Oonagh, tesi una mano verso il mio
corpo… non
mi vedeva, il mio maestro non mi vedeva.
Be:
MAESTRO!!!!!!!!
Gridai
il suo nome, mi divincolai, tentai di avvicinarmi. Niente. Come al
solito, ero
impotente davanti al dolore di chi amavo.
E di nuovo la vita
Sembra fatta per te
E comincia
Domani…
Domani
è già qui
Chinai
il capo, urlando ancora. Che male al cuore. Perché non
riuscivo mai a fare
niente di giusto? Perché guardavo immobile il mio maestro
che soffriva?
Vigliacca, non hai il coraggio di prenderti le tue
responsabilità!
Responsabilità?
Che responsabilità possiede un morto?
Be:
OONAGH!!!!!!!!!!! Ti prego…
Singhiozzai.
E ruppi la promessa. Ruppi la promessa mentre le lacrime salate
cominciavano a
scendere lungo le mie guance deformate dal dolore che provavo.
Non
avevo mai pregato in vita mia, non avevo mai creduto in Dio, non ero
mai stata
cristiana…eppure, quella volta pregai.
Tra
le nuvole e il mare si può fare e rifare
con un pò di fortuna
si può dimenticare.
Smisi
di lottare e mi accasciai, singhiozzando forte, nella speranza che il
cielo mi
sentisse, ascoltasse la mia preghiera e la esaudisse.
Be:
ti prego Dio, so che non posso chiederti nulla…so che non
merito la tua
benevolenza…ma aiuta il mio maestro. Aiutalo, lui non lo
merita questo
dolore!!!
Urlai.
Urlai al cielo il mio dolore, alzando il capo e svuotandomi i polmoni
fino
all’ultima boccata d’aria che ormai non avrei
più respirato.
Non
sentii quasi il mio grido d’angoscia, non mi importava.
???:
che ci fai qui?
Mi
voltai, le lacrime che scendevano copiose dai miei occhi sofferenti.
Una
ragazza dal viso allegro, i capelli neri e gli occhi blu mare mi
guardava con
un sorriso, il vestito bianco che ondeggiava ad ogni suo passo che
faceva verso
di me.
La
ragazza si avvicinò di più e mi
asciugò le lacrime con un gesto.
???:
scema, quante volte ti ho detto di non piangere?
Be:
chi…chi sei?
La
ragazza sorrise un po’ tristemente e voltò il
capo, posando gli occhi su Oonagh
che, disperato, mi scuoteva, urlava…per colpa mia.
???:
hai combinato un bel casino.
Chinai
il capo, distrutta. Singhiozzai ancora, più forte che mai.
Be:
q…qualcuno lo aiuti! Aiutalo! Se sei un angelo, aiutalo!
La
supplicai, mi inginocchiai ai suoi piedi e presi un lembo della sua
veste
chiedendo la carità per il mio maestro.
???:
perché mi chiedi questo, Isabella? Sei già morta,
il tuo corpo non ha retto al
potere demoniaco che hai sprigionato tutto d’un botto.
Be:
non chiedo pietà per me stessa, ma per lui! Aiuta lui, non
voglio più che
qualcuno soffra per colpa mia! Basta! Ti supplico, angelo!
Poggiai
il volto sul lembo della sua veste, bagnandolo di lacrime sofferenti,
lacrime
che sembravano gridare il loro dolore con me. Poi due braccia mi
avvolsero,
dolci e gentili. L’angelo posò il suo volto sul
mio capo, accarezzandomi la
schiena. Sentii il calore della sua vicinanza, il calore della sua
luce…di
speranza.
Be:
A…Astrea?
La
ragazza non si staccò da me, non potei vederla in volto.
Astrea:
ti ho aspettato per tanto tempo…ma non è ancora
il tuo momento, non trovi?
Be:
per…perché? Faccio solo guai!
As:
hai dimenticato?
Una
luce dorata attirò la mia attenzione. Un ragazzo
meraviglioso dai capelli di
bronzo era inginocchiato a terra, gli occhi chiusi e le mani giunte.
Ragazzo:
ti prego, Dio, proteggi Bella. Proteggila, fa che torni da noi sana e
salva…
prendi la mia vita se può servire, perché senza
di lei io…io non ho senso. Ti
prego… proteggila.
Tesi
una mano verso il ragazzo, spalancando la bocca.
Be:
E…dward?
Jasper
comparve al suo fianco, le mani in tasca e lo sguardo sereno.
Jas:
cosa fai, Ed?
Edward
si voltò a guardarlo con la morte negli occhi.
Ed:
prego per Bella…Jasper, so che si è innamorata di
te quindi…falla felice. So
che tu puoi farlo, sei degno di fiducia. Ti prego.
Mi
premetti una mano sulle labbra, gli occhi traboccanti di lacrime.
Jasper
sorrise e ammiccò.
Jas:
non nego di volerle più bene del normale, ma non si
può dimenticare così un
amore tanto forte. Si tratta solo di aspettare un po’, se la
ami davvero allora
ne sarai capace.
Si
voltò e cominciò ad allontanarsi silenziosamente,
ma si fermò poco lontano,
senza voltarsi.
Jas:
ah, Ed?
Edward
lo guardò, ancora in ginocchio.
Jas:
non credo ci sia bisogno di pregare per lei, è una tosta e
so che ce la farà. Se
non ti fidi della persona che ami…di chi puoi fidarti
davvero?
E
le loro figure si dissolsero come fumo.
Tra le nuvole e il mare si può andare, andare
Sulla scia delle navi di là dal temporale
Non siamo così soli
Domani è già qui
Domani è già qui
Sorrisi
tra le lacrime, la mano ancora tesa dove prima quei due angeli erano
apparsi
come una divina visione. Loro…
Be:
Edward sta pregando per me?
As:
sì. Sei sicura di voler andare avanti, Bella? Una volta
passata la soglia
dell’altra vita non si torna indietro.
Chiusi
gli occhi e chinai il capo, respirando a fondo.
Edward,
Jasper, Alice, Carlisle, Esme, Emmett, Rosaliem Koryu,
Caleb… loro… contavano
davvero su di me. Come avevo potuto dimenticarlo?
Guardai
Astrea. Sentivo sulle spalle la presenza della preghiera di Edward, la
sua
volontà che mi teneva disperatamente attaccata alla vita che
in fondo avrei
voluto lasciare.
Be:
ti rivedrò un giorno?
Lei
scoppiò a ridere.
As:
ehi, guarda che tutte le strade conducono qui…e poi lo sai
che non è per niente
male? Mi diverto un casino qui!!!!
Risi
anche io, tra le lacrime. La abbracciai forte, sorridendo serena.
Be:
non lasciarmi più.
As:
ma non ti ho mai lasciata, piccola impiastra.
Annuii
e ci separammo. Astrea mi strizzò l’occhio
tenendomi una mano.
As:
abbi sempre fiducia in te, le ali della Speranza possono averle
tutti… non ti
arrendere mai, sappi che ci rincontreremo più presto di
quello che credi.
Annuii.
Be:
ci conto.
As:
anche io! Ma prima…
Mi
posò una mano sulla fronte libera del diadema e mi spinse.
La vidi allontanarsi
mentre cadevo all’indietro con un’esclamazione
soffocata. E lei sorrideva,
soddisfatta…di me.
E domani domani, domani lo so
Lo so che si passa il confine
E di nuovo la vita sembra fatta per te
E comincia domani
Forse
fu solo immaginazione,
ma mi sembrò di sentire la voce di Astrea prima di cadere
nel mio corpo come
attirata da mille fili invisibili.
Astrea:
sarai grande,
sorellina.
E
sorrisi, sentendo ancora
una volta la sua presenza che mi riportava alla vita, facendomi
rinascere con
rinnovata speranza. E d’un tratto, i ricordi tornarono.
Ed ecco il
nuovo capitoloooo!!!!!!!!!!! Che bello ce l’ho fatta ad
aggiornare!!! Grazie mille
per le recensioni fatemi sapere ok??? ^^ a prestissimus
|
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