Il Seme della Speranza

di Tomi Dark angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Addii sotto la pioggia ***
Capitolo 2: *** Ricordi Dimenticati ***
Capitolo 3: *** Crepe sul Diadema e nel cuore ***
Capitolo 4: *** Sofferenza e faccia a faccia ***
Capitolo 5: *** Sono qui ***
Capitolo 6: *** Tornare a sorridere? ***
Capitolo 7: *** Verità Svelate ***
Capitolo 8: *** Rintocchi d'orologio ***
Capitolo 9: *** Bestia impazzita e furia omicida ***
Capitolo 10: *** Chi Sono? ***
Capitolo 11: *** Non mi fai paura ***
Capitolo 12: *** Inutile ***
Capitolo 13: *** Scuse e consolazioni ***
Capitolo 14: *** L'Arrivederci degli Angeli dagli Occhi d'Ambra ***
Capitolo 15: *** Bestie Sacre ***
Capitolo 16: *** Oonagh ***
Capitolo 17: *** La storia di Hier ***
Capitolo 18: *** Rischio di cadere ***



Capitolo 1
*** Addii sotto la pioggia ***


C’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo…

 

Seduta su una roccia sporgente dal terreno, guardavo in silenzio un albero davanti a me.

Il cielo notturno era carico di pioggia e quel giorno le nuvole non si vedevano. No, non dimenticherò mai quel giorno. Il giorno in cui finì la mia vita. Il giorno in cui abbandonai Forks mentre Lui era a caccia e non sapeva niente. Il giorno in cui scoprii la verità.

Astrea venne da me un giorno come tanti. La trovai davanti alla porta di casa prima che mio padre tornasse da lavoro. Pazientemente, mi aspettava con il capo chino e le braccia incrociate. Ricordo molto bene i suoi capelli neri dai bizzarri riflessi blu e i suoi occhi color del mare più profondo. Tuttavia…sarebbe stato meglio non incontrarla per me.

La feci entrare in casa quando lei disse che doveva parlare con la signorina Isabella Marie Swan…ma ciò che mi disse ha saputo rovinarmi per sempre. Non fu colpa sua, ma non dimenticherò mai le sue parole.

Astrea: vattene di qui, o finirai per uccidere i tuoi cari con le tue stesse mani.

Aveva parlato con semplicità e come se nulla fosse…ma mi dimostrò chiaramente che non mentiva, ed io mi trovai in trappola.

 

Addio Forks.

Addio Charlie.

Addio amici.

E addio a Te. Addio a te che hai saputo amarmi e guidarmi per mano nei momenti più belli che un “essere umano” potesse vivere.

Quante volte dicevi che per me sarebbe stato meglio che tu ti allontanassi? Quante volte io mi agitavo e ti supplicavo di restare sempre con me? eppure ora penserai che sono un’ipocrita, una stupida bugiarda. Magari guarderai la mia foto e ringhierai, maledicendomi con la tua voce meravigliosa e soave che anche arrabbiata mi sarebbe piaciuta sentire. Ma non ti sentirò più. Non potrò più sentire le tue carezze, non sentirò più la tua voce, non vedrò più il tuo sorriso sghembo capace di fermarmi il cuore. No, non vedrò più colui che amo e che sempre amerò.

Sorrisi tristemente, stringendo a me una foto che lo ritraeva.

La guardai.

Nonostante il soggetto fotografato fosse bello più di un dio, la foto non gli rendeva giustizia.

Sapevo che quella foto mi avrebbe fatto solo male, ma non potevo lasciarla lì. Non potevo dimenticare, sarebbe stato come cancellare me stessa.

Bella: Edward.

E quella fu l’ultima volta che pronunciai il suo nome, l’ultima volta che mi concessi quest’atto di pietà verso me stessa, miserabile ombra di un passato ormai scomparso o mai esistito.

Intascai la foto e guardai il cielo nuvoloso con sguardo spento. Alice non mi avrebbe più visto, per ora mi bastava rimanere vicino ad Astrea per annullare le sue visioni. Chissà come reagiranno tutti. Magari papà verserà qualche lacrima e Renée singhiozzerà per giorni…ma se solo sapessero che lo sto facendo per loro…

Astrea mi posò una mano sulla spalla.

Astrea: Isabella…

Be: Bella.

La corressi automaticamente…ma perché fece così male quel gesto?

 

???: tu devi essere Bella Swan.

 

Chiusi gli occhi, stringendo i pugni. Chi se lo aspettava che sarebbe finita così? Io no di certo…e nemmeno tu. Mi dispiace.

Astrea: tieni…questo è tuo.

Abbassai gli occhi su ciò che Astrea mi porgeva. Era un diadema. I finimenti laterali di lavorato argento si univano ai due lati di un ovale al cui interno era posto un luminoso, sinistro diamante nero.

Presi l’oggetto.

Be: è…questo il Dispositivo?

Astrea annuì lentamente, evitando di guardarmi negli occhi. Probabilmente lei sapeva cosa significava abbandonare tutto per l’improvvisa scoperta della propria natura.

As: mi dispiace.

Dispiaceva anche a me…ma l’unica soluzione che mi si presentava era quella.

Non avevo lasciato una lettera, un biglietto, niente. E niente avevo portato con me se non quella foto. Sapevo che i Cullen mi avrebbero cercata, ma era giusto che io sparissi nel nulla. Sapevo che una lettera avrebbe fatto male a me ed a loro.

Tu dicevi che eri un mostro, un abominio…ma ora, io mi trovo faccia a faccia con la vera mostruosità. Credimi se ti dico che i veri mostri sono ben diversi da vampiri che oltretutto si nutrono di sangue animale e non umano…

Indossai il diadema, posandolo sul mio capo. Subito esso si allargò quel tanto che bastava a circondarmi la fronte, poi si strinse forte, impedendo che con qualche movimento brusco esso volasse via.

E così voltai le spalle a tutto. Voltai le spalle ai Cullen, a mio padre, a Forks…alla mia stessa felicità.

Feci un passo verso il bosco alle nostre spalle, allontanandomi dalla mia vita, allontanandomi da Isabella Swan.

Una goccia di pioggia mi cadde sul naso, scivolando lungo la mia pelle per poi cadere a terra senza fare rumore.

Lentamente cominciò a piovere su di noi e sul mio dolore che velocemente si ampliava…e un’unica, solitaria lacrima mi bagnò la guancia, mischiandosi alla pioggia che la confuse con essa.

Spiccammo una corsa tra gli alberi, ma mentre il vento mi frustava il volto e lacrime di pioggia mi bagnavano, sussurrai una sola parola al vento.

Be: perdonatemi.

E forse fu solo immaginazione la voce angelica e perfetta che mi chiamò per nome da lontano.

 

Eccomi con una new story! So che il prologo è piccolo, ma avevo bisogno di un piccolo inserto iniziale! Vi è piaciuta? Spero tantissimissimo di sì! mi fate sapere in tanti??? Mi servirebbe per continuare!!! In ogni caso il secondo capitolo è già pronto e non mi resta che presentarvi le anticipazioni. So che come al solito ho scritto un po’ una schifezza, ma mi auguro di avervi fatto vedere ciò che ho scritto. Spazio alle anticipazioni e alla solita domanda che pongo all’inizio di ogni chappy!

 

Domanda: Cos’è realmente Isabella?

 

Anticipazioni: una ragazza suona, sfiorando i tasti di un pianoforte con delicatezza. Una ragazza ricorda. Una ragazza soffre. Ma qualcuno le è vicino. Un giovane uomo suona insieme a lei. E quello stesso uomo le propone di andare a Forks. Ma lei è pronta? Lei può sopportare? Indecisioni, scelte e dolore. È davvero possibile per un mostro tornare a vivere?

???: sai perché quel giorno di tre anni fa ti salvai, Isabella?

Bella: …

???: quel giorno, tu mi guardasti alzando gli occhi attraverso la fitta pioggia che cadeva… i tuoi occhi mi chiesero di ucciderti. E per questo io ti salvai.

 

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Capitolo 2
*** Ricordi Dimenticati ***


Sii come le onde del mare, che pur infrangendosi contro gli scogli, hanno sempre la forza di ricominciare.

 

Il suono argentino del pianoforte si propagò per tutta la casa, lento e delicato. Delle mani svelte e leggere si posavano con grazia sui tasti d’avorio e la melodia composta che usciva dallo strumento si dimostrò triste e addolorata. Come tutte le mie opere dopotutto.

Sì, avevo imparato a suonare il pianoforte, forse per ricordare, forse per trovare qualcosa che esprimesse le mie emozioni…l’unica cosa che facesse comprendere che anch’io ne provavo.

Qualcuno mi si avvicinò, camminando alle mie spalle con leggerezza e grazia. Un giovane, affascinante uomo sui trenta anni dai capelli disordinati color dell’oro e gli occhi ametista mi affiancò senza parlare, guardando serio le mie dita che scivolavano sui tasti del piano.

Sentii il suo profumo fresco di vaniglia solleticarmi il naso e chiusi gli occhi, abbandonandomi alla musica.

Improvvisamente una seconda melodia accompagnò quella che già stavo suonando. Il giovane uomo era piegato e con una mano spalleggiava le mie note delicate e malinconiche.

Già, malinconiche.

Quanti ricordi, quante emozioni, quante lacrime mai versate. Sì, perché io da quel giorno non piansi più. Forse i miei occhi si erano semplicemente seccati, o non provavo più abbastanza emozioni da scoppiare a piangere.

???: sicura che non ti và di uscire?

L’uomo parlò con voce dura, ma solo io riuscivo sempre a sentirci un fondo di tenerezza verso di me.

Scossi il capo senza parlare e rallentai un po’ l’andatura della melodia, premendo con più leggerezza i tasti bianchi e neri dello strumento.

Chissà che fine avevano fatto tutti. Chissà se la famiglia di vampiri si era trasferita. Chissà se mio padre aveva pianto per me. Chissà cosa aveva fatto Jake appena saputa la notizia della mia sparizione. Chissà.

Guardai i tasti candidi del pianoforte…bianchi come la Sua pelle.

Smisi di suonare all’improvviso e l’uomo si fermò subito dopo, ritardando di una sola nota.

Mi alzai dallo sgabello di legno su cui ero seduta e mi guardai intorno, accarezzando con lo sguardo il piccolo salone luminoso dalle cui finestre filtravano grandi fasci di luce solare e un caminetto alla mia destra irradiava le pareti con il fuoco attizzato al suo interno.

Magari adesso a Forks pioveva, al contrario di Tolketna (Alaska) su cui splendeva un gelido, raro sole.

???: faresti meglio a coprirti di più.

Mi voltai a guardare Koryu con occhi inespressivi e vuoti come sempre, scrollando le spalle. Indossavo un semplice maglione bianco di qualche taglia più grande di me e un jeans stretto. Sì, sentivo freddo…ma non mi importava. Ormai erano nove anni che l’indifferenza si era fatta spazio sul mio viso, invadendo le mie giornate e privandomi anche della più piccola emozione.

Bella: sei vestito come me, dovresti cominciare a dare il buon esempio prima di parlare.

Ko: mpf…

Koryu trasse una sigaretta dalla tasca del jeans scuro che indossava e se l’accese, compiendo un lungo tiro.

Ko: vuoi?

Scrollai le spalle e mi avvicinai a lui. Mi resse la sigaretta, accostandomela alle labbra mentre traevo una boccata e poi cacciavo il fumo con un sospiro.

Be: grazie.

Lui annuì e si voltò.

Ko: senti una cosa.

Lo guardai, inclinando la testa di lato. Patetica. Stupida. Ma soprattutto…inutile. Così mi sentivo. E questa ero. Niente di diverso da un semplice oggetto…anzi, quello sarebbe stato più utile di me.

Ko: domani partirò per incontrare un amico…che si trova a Forks.

E per la prima volta, mostrai qualcosa di vagamente diverso dall’indifferenza. Allargai leggermente gli occhi, alzando automaticamente la mano e sfiorandomi con delicatezza il diadema che mi circondava saldamente la fronte.

Forks. Quella Forks. La stessa Forks in cui avevo conosciuto felicità…e vita. Vita vera. Vita in cui non ero costretta ad andare in giro con un Dispositivo di Controllo addosso. Vita in cui una ragazza maldestra e sorridente abbracciava il suo unico amore, pregandogli di non lasciarla mai…ma dov’erano finiti quei tempi luminosi? Li avevo mai vissuti? Ero davvero io quella ragazza?

Poi l’immagine nella mia testa si trasformò. Una creatura vagamente umana, smunta, depressa, pallida ombra di un passato spento come una candela su cui ha soffiato una folata di vento.

Potevo azzardarmi a tornare lì? Potevo azzardarmi a tornare a Forks? Qualcuno si sarebbe ricordato di Isabella Swan? Della ragazza scomparsa? Ricordo quel giorno in cui Astrea mi porse i soldi per comprare il giornale…e in ultima pagina trovai un breve paragrafo di appena tre righe su una ragazza scomparsa dalla sperduta cittadina di Forks. Una ragazza però che non sarebbe mai più tornata…o questo credeva fino a quel momento. Già, perché in quel momento le si presentava una scelta: poteva non muoversi da dove si trovava…o poteva tornare. Poteva rivedere La Push, la sua vecchia casa…e magari anche la Loro. La casa in cui Lui aveva camminato tante volte, silenzioso come un giaguaro pronto a balzare sulla preda, bello come un dio greco e forse anche di più.

Chiusi gli occhi, passandomi lentamente una mano sul volto. Sapevo che Koryu si era voltato per constatare le mie reazioni, e sapevo anche che difficilmente avrei potuto nascondergliele.

Ko: non insisterò, né ti costringerò a venire. Ti dico solo una cosa…sei tu che decidi per te, non lasciare che l’ansia di tornare indietro o la paura di rivedere quel posto condizionino le tue scelte.

Saggio come sempre, troppo saggio per uno della sua età.

Socchiusi gli occhi, guardando il pavimento.

Mi voltai, andando a sedermi davanti al camino acceso. Il calore del fuoco che allegramente scoppiettava davanti a me mi avvolse e il suo frenetico danzare mi ipnotizzò quasi subito. Non mi accorsi che Koryu mi affiancava con il suo passo felpato, guardando come me il fuoco scoppiettante.

Sentii l’odore acre del fumo confondersi con quello di vaniglia che lui aveva addosso.

Sospirai.

Be: ho paura.

Lui non rispose. Era un chiaro invito a continuare.

Gli lanciai una fugace occhiata e vidi i suoi capelli dorati riflettere la luce delle fiamme scarlatte.

Be: e se Loro si trovassero ancora lì? Come reagirei?

Ko: sai perché quel giorno di tre anni fa ti salvai, Isabella?

Lo guardai, inclinando la testa. Lui continuò a fissare impassibile le fiamme.

Ko: quel giorno, tu mi guardasti alzando gli occhi attraverso la fitta pioggia che cadeva…

Inspirò del fumo e lo gettò fuori con calma.

Ko: i tuoi occhi mi chiesero di ucciderti. E per questo io ti salvai.

Si accostò nuovamente la sigaretta alle labbra, impassibile.

Lo guardai, un po’ stranita. A volte le parole di Koryu erano dense di significato, anche se potevano sembrare stupide o scontate… ma chissà come, riusciva sempre a colpire al cuore.

Be: sarai con me?

Koryu non mi guardò. Si limitò a gettare la cicca nel fuoco e ad avviarsi lentamente verso la porta.

Ko: tsk.

Scossi il capo. Sottotitolato, quel “tsk” era un sì.

Già…io stessa mi sto ancora chiedendo perché mi salvò la vita quel giorno. Non è mai stato tanto chiaro sul perché del suo gesto. Ma quando lo guardai…capii in qualche modo che non mi avrebbe lasciata lì. Tuttavia non mi aspettavo che arrivasse addirittura a prendersi cura di me. Sempre freddo con tutti, sempre distante. Non capivo mai dove aveva la testa, ma era ovvio che quell’uomo aveva scoperto troppe cose troppo presto e questo lo si poteva intuire anche solo dallo sguardo. Non conoscevo il suo passato, non mi ero mai azzardata a chiederglielo. Ma neanche lui conosceva il mio e mai le sue labbra avevano domandato qualcosa. Non mi chiese mai perché quel giorno mi trovavo tramortita nei pressi di Tolketna. Non mi chiese perché passai settimane nel letto senza aprire bocca né guardarlo in faccia nonostante fossi guarita. L’unica cosa che mi ero azzardata a rivelargli era la mia vera natura. Credetti che questo lo avrebbe allontanato da me, lo avrebbe fatto fuggire via urlando…ma Koryu era un tipo assolutamente imprevedibile.

Ko: essere ciò che sei non ti rende una bestia come credi.

Già, mi disse così. Ma non capii quelle parole e ancora allora stavo cercando una risposta.

Ko: partiamo domani all’alba…se fai tardi, resti qui.

Se i miei sorrisi non fossero stati così faticosi, Koryu mi avrebbe fatto ridacchiare molto spesso. Non cambiava mai.

 

Koryu: spero che non soffri il mal d’aria.

Salimmo veloci sull’aereo. Un lungo vestito di lana azzurra avvolgeva il mio corpo magro e perfetto. Un corpo da cacciatrice, simile a quello di una vampira, un corpo allenato e scattante. I lunghi capelli ondulati castano chiaro erano legati in una crocchia per agevolarmi i movimenti e il diadema d’argento con il diamante nero incastrato al centro attirava fin troppo l’attenzione della gente.

Be: accidenti a loro, perché mi guardano così?

Koryu scrollò le spalle, un po’ nervoso.

Ko: dannato aereo, non è permesso fumare…

Il suo fu molto simile ad un ringhio, ma non lo sentii quasi. I miei occhi erano fissi nel vuoto e lo sguardo spento era immobile. Appoggiata alla spalliera del sediolino, ascoltavo il suono dell’aereo che lentamente decollava verso il mio destino o la mia distruzione…

Mi avrebbero riconosciuto? Avrebbero capito che la ragazza dagli occhi tristi e a volte spiritati era ciò che restava di Isabella Swan? No, forse non avrebbero compreso… ma una parte di me sperava ardentemente che fosse così.

Mi voltai verso il vetro, guardando il riflesso che esso mi rimandava… non ero invecchiata, niente rughe, niente imperfezioni sulla pelle…se non quelle due grandi occhiaie scurissime che mi circondavano gli occhi color cioccolato. Già, erano anni che non dormivo. Non dormivo perché gli incubi erano la mia costante compagnia ogni volta che chiudevo gli occhi. Non dormivo perché le mie colpe tornavano continuamente a ricordarmi cos’ero in realtà.

I lunghi capelli castani (ora legati in una crocchia) si erano fatti boccolosi e l’odioso diadema d’argento mi circondava la fronte, brillando sinistramente.

Ko: anche se siamo alla fine di Ottobre, sarà meglio che ti copri bene.

Scossi il capo, rabbrividendo di freddo. Come al solito mi ero vestita molto leggera, ma in previsione del caldo che avrei sentito a Forks a parer mio non era stata una scelta stupida quel vestito.

Poi la mia testa si svuotò e passai ore intere con la testa inclinata da un lato a fissare il vuoto.

 

Astrea: BELLA, VAI VIA!!!!!!!!!

Be: ma…

As: VATTENE!!!!!!!!! ORA!!!!!!!!!!!!!!!

 

Chissà cos’avrebbe detto Astrea vedendomi in quello stato…magari mi avrebbe tirato un delicato pugno in testa dicendomi che ero un idiota…e non aveva torto.

 

As: l’importante è credere in sé stessi, una persona che non crede di potercela fare non merita nemmeno di impegnarsi, no?

 

  Alzai gli occhi, respirando a fondo. Maledetti ricordi. Avevo perso tutto, anche me stessa. Abbandonata a me stessa, mi ero lasciata andare all’indifferenza che mi aveva accolto a braccia aperte.

Stupida.

 

As: io credo in te, sorellina.

 

E dopo anni di totale indifferenza e freddezza, il mio cuore batté velocemente, così forte da far male.

Mi posai una mano sul petto, sentendo la sorpresa farsi spazio dentro di me ma non sul mio viso inespressivo.

 

???: Bella…

 

Mi toccai il diadema. Cosa diavolo stavo combinando??? Perché tornavo nel luogo dove era finita la mia vita? Semplice pazzia o smania di farmi del male?

 

???: tu sei tutta la mia vita adesso.

 

Affondai le dita nella carne delle tempie, sperando di trovarmi in un brutto incubo… ma in un incubo senza uscita ci ero entrata anni fa. E intanto il mio subconscio umano, rimasto seppellito in un angolo di me per anni, si svegliava lentamente.

“Sei impazzita???

Credo di sì…

Ti stai conducendo da sola al suicidio.

Lo so.”

 

Altro pessimo capitolo! Noooon mi uccidete…

Jacob: wof! ^O^

Jake!!! Tu non ci sei ancora nella storia, che cavolo fai qui??? O.o

Jake: arf!!! ^O^

?!?!?!

Alice (apparsa dal nulla): wow!!! EEEEEEDDDDDDDYYYYYY HA FUNZIONATOOOOOO

Funzionato cosa??? °v°

Edward (apparso dal nulla): stiamo seguendo un corso di ipnotismo… a quanto pare la tecnica del pendolo funziona! °.°

Pendo…aspettate… MI AVETE IPNOTIZZATO IL CANE????????

Jake: wof! ^O^

Ali: in parole povere sì! ^o^

FATELO TORNARE NORMALE!!!!!!! SUBITO!!!!!!!!!

Ed: abbiamo fatto il corso per ipnotismo non per disipnotismo u.u

(Risatina sinistra) ihihihihihihihihihihihihihi…uhuhuhuhuhuhuhuhuhuhuhuhuhuhu

Ali/Ed: che…Tomi? perché hai le stelline assatanate agli occhi??? O__o ehi… no, aspetta…caaaalma…IUTTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

(Con una motosega in mano) VI UCCCCCIIIIIIDOOOOO!!!!!!!!!! TROVATE UN ALTRO BOTOLO CHE LO SOSTITUISCAAAAAA MI SERVE PER LA STORIAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ali (indietreggia): ma non lo sapevamooooo

NON PUO’ RECITARE SE ABBAIA SOLOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ed (indietreggia): ma infondo è un cane e…

E’ UN MEZZO-CANE!!!!!!!!!!!!! NELLA STORIA E’ ANCHE UMANO COME CA**O PARLA CON BELLA???????????

Ed (scappa): INSEGNALE IL CAGNESE!!!!!!!!!!!!

Jake: wofff!!!!!!!!! ^O^

 

Domanda (sempre la stessa! XD): COS’E’ DIVENTATA BELLA?????

 

Ps: le anticipazioni sono alla fine dei ringraziamenti!!!!

 

CriPattinson: eheh, diciamo che per ora avete conosciuto un po’ Koryu. Non lasciarti ingannare dalle apparenze, si scoprirà una persona ben diversa dal ghiacciolo che è ora! non dico altro! In ogni caso quando Bella andrà a Forks…beh…ti dico solo che farà un incontro speciale! Grazie delle recensioni, sei stata gentilissimissima e questo capitolo è per voi commentatori! Baci!

 

 MonicaLaBuona: davvero ti è piaciuto??? Wow, sono contentissima! Che bello, sei tornata!!! Mi sei mancata, mia regina! XD in ogni caso forse qualcuno ha già capito cosa è diventata Bella, mi sono un po’ fregata infilandoci subito Koryu! Non dico altro, tra qualche miliardo di capitoli capirete che bestia è Bellina!!! Grazie mille del commento!

 

Cullengirl: eheh, già, secondo te cos’è Bellina??? Rispondi un po’, vediamo se indovini! Siete dei geni, nelle altre storie avete indovinato! Coraggio faccio il tifo per voi!! grazie del commento!!

 

Mazza: come faccio? Semplice, sono abbastanza folle da scrivere queste cavolate pietose che poi a me non piacciono mai!! XD non preoccuparti, l’altra storia non la dimentico, promesso! Anche perché l’ho già finita devo solo aggiornare!!! Muahahahahahahha grazie del commento, mi ha commossa un sacco, davvero.

 

Toru85: ecco il seguito, spero che ti sia piaciuto…anche perché a me le mie storie non piacciono maiiii!!! XD grazie del commento sei stata/o gentilissima/o!!!

 

Kirya: hai molte domande, vedo! Beh, le risposte le conoscerai leggendo… e recensendo se per te non è una scocciatura! XD presto sapremo la storia di Koryu e riguardo ad Astrea…beh, forse un po’ si è capito perché non è con Bella! Fammi sapere cara, e grazie!!!

 

Michelegiolo: Goku? Mmm, forse! Grazie mille del commento, spero che indovini presto che bestia ho piazzato a quella poverina di Bella in questa storia pietosa!!! Grazissimo, vi dedico questo capitolo, anche se non è molto! ^________^

 

EsthelBlackAngel: l…l’ho scritta bene??? IO???? O///////////////////O oddio, mi fai arrossireeee!!!! In più sono contentissima che provi curiosità verso Koryu! Più in là sapremo di più su di lui! che ne pensi ora di questa new entry? Forse ti è un po’ antipatica!!! Fammi sapere…e grazie, ti sono debitrice di miliardi di recensioni più o meno! XD

 

Shinalia: grazie, ecco il nuovo capitolo, spero sia piaciuto!!! Fammi sapere, ok? E… grazie!

 

Anticipazioni: è il momento di tornare, è il momento di trovarsi faccia a faccia col passato. Bella sarà in grado di contrastarlo? Riuscirà a restare impassibile davanti alla sua vecchia io? sì, no, forse. La ragazza si volta e una Volvo argentata le passa accanto. Crack! Qualcosa si crepa e minuscole schegge di dolore le graffiano l’anima già martoriata.

“Nessuno poteva sentirmi. Nessuno poteva tendermi la mano…la luce di speranza che mi aveva salvato, si era spenta un giorno come tanti insieme ai miei sogni che in qualche modo avevo tentato di far rinascere.”

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Capitolo 3
*** Crepe sul Diadema e nel cuore ***


“Coloro che ci hanno lasciato non sono degli assenti, ma degli invisibili. Tengono i loro occhi colmi d’amore fissi nei nostri, colmi di lacrime.”

 

L’aereo atterrò pesantemente e subito l’aeroporto di Forks mi sembrò immensamente caldo ed affollato (Tolketna ha una popolazione bassissima).

Koryu mise subito mano alla tasca del jeans e si accese una sigaretta, porgendomi poi il pacchetto che afferrai lentamente, guardandomi nostalgicamente attorno.

“Questa è follia, te lo dico io…

Lo dici a te stessa cara.

Speravo che la parte non-umana fosse intelligente…

E io che quella umana sapesse il significato della parola silenzio.

…”

Fumai nervosamente, arrivando alla conclusione che in un paio d’ore avrei consumato almeno dieci pacchetti di sigarette. A Koryu la cosa non sarebbe piaciuta.

La gente ci guardava curiosa, lanciando occhiate prima al mio diadema e poi ai freddi occhi ametista di Koryu.

Ko: non sapevo che fossero così curiosi in questo posto.

Non risposi e strinsi con forza la sigaretta. Quell’aeroporto…lo stesso posto in cui atterrò l’aereo da cui scese Isabella Swan. Ora invece, era arrivata solo una sua patetica imitazione.

Tremai. Koryu mi guardò impassibile e aspirò del fumo con la solita calma calcolata.

Ko: vuoi tornare indietro?

“Sant’uomo! Dici di sì! Sì!”

Be: no.

“Che cretina!”

Scossi il capo per allontanare la parte di me che tendeva alla sopravvivenza fisica e mentale.

Uscimmo dall’aeroporto senza valige, solo dei piccoli sacchi in spalla. Dopotutto confidavo nel fatto che ci saremmo fermati solo un paio di giorni.

Be: Koryu…

Lui non mi guardò, ma batté le palpebre per farmi capire che mi stava ascoltando.

Be: mi…accompagneresti nella mia vecchia casa?

“EEEEEH?????????????

Zitta!”

Lui mi guardò con un fondo di sorpresa negli intensi occhi viola, poi annuì lentamente.

Sapevo che era una follia, ma in qualche modo sentivo il dovere di recarmi laddove mio padre abitava e forse abita.

“Masochista.

Z-i-t-t-a.”

Camminammo lentamente sul bordo della strada per quasi due ore. Avanzavo a testa bassa, fumando continuamente e con tanto nervosismo da far paura mentre Koryu aveva una mano in tasca e il suo sguardo fiero era rivolto in avanti.

Be: niente autobus, vero?

Ko: niente autobus.

Be: come mai?

Ko: camminare fa bene.

Chiusi gli occhi, pensando ancora una volta che se il mio sorriso fosse stato facile anche quella volta sarebbe affiorato. In realtà Koryu voleva darmi qualcosa da fare e impegnarmi per non farmi pensare troppo. Col tempo avevo imparato a capirlo, anche se non era proprio un libro aperto per me.

Un rombo mi fece drizzare le orecchie.

Voltai la testa così di scatto che il mio collo crocchiò sonoramente. Koryu si accorse del mio movimento brusco e mi guardò un po’ allarmato, ma il mio sguardo era puntato sulla strada…e sulla Volvo argentata che la stava attraversando di corsa.

Mi sembrò di vedere tutto a rallentatore, come in uno dei miei incubi.

La Volvo che ci passava accanto…e una ragazzina minuta dal volto da folletto che mi guardava, strabuzzando gli occhi dorati.

Distolsi lo sguardo, inspirando altro fumo e gettando la cicca della sigaretta sul terreno umido di pioggia.

Erano ancora a Forks. Non si erano mossi. Mi avevano aspettato. Ma sarebbero rimasti delusi. Delusi perché ciò che restava di Isabella Swan era un mostro e nient’altro.

Il volto sconvolto di Alice mi passò davanti agli occhi, facendomi male…tanto male. Avevo quasi dimenticato la sua perfezione, i suoi occhi un tempo allegri…ma non era allegria ciò che avevo percepito in quelle iridi. No, era qualcosa oltre lo stupore e poco meno dell’orrore.

“Te l’avevo detto.”

Be: STAI ZITTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Scattai in avanti, veloce ed agile come una lepre inseguita da un predatore.

Chinai il capo, sentendo il freddo del diadema premere di più sulla mia fronte… sentii che stavo perdendo il controllo, ma non mi importò.

I miei piedi volavano sul terreno e non mi accorsi quasi che stava cominciando a piovere. Grosse gocce d’acqua cadevano dal cielo…proprio come quel giorno.

 

Astrea: un giorno tornerai, ne sono certa. Torneremo insieme.

 

Ricordai il suo sorriso, la sua fiducia di bambina, la sua perenne allegria…la sua positività. Come si potevano infrangere tante speranze in un sol colpo? Come poteva sapere che da lì a qualche anno i suoi desideri sarebbero stati infranti? Come? Come? Una ragazza con tanta forza di volontà, tanta vita…e aveva perso tutto. Per colpa mia.

Per anni il mio cervello aveva respinto questi pensieri con tutta la sua forza, ma ora essi mi caddero addosso con la forza di un macigno in corsa. Mi sentii schiacciata da me stessa, dal dolore che velocemente si svegliava…tutta colpa della mia stupidità e del mio masochismo. La visione di Alice aveva fatto scattare il meccanismo del dolore che per tanto tempo avevo bloccato faticosamente.

CRACK!!!!!!

Con orrore sentii il rumore del diamante nero che si crepava.

Mi bloccai, portandomi le mani alla testa.

Caddi in ginocchio, aprendo la bocca in un muto lamento che però non venne e un rivolo di bava cadde lentamente sul terreno bagnato.

Ko: Isabella…!

Sentii la sua voce morire.

Mi contorsi…

 

???: non ti voglio più…

 

…gridai…

 

Astrea: scappa, Bella!!!

 

Nessuno poteva sentirmi. Nessuno poteva tendermi la mano…la luce di speranza che mi aveva salvato, si era spenta un giorno come tanti insieme ai miei sogni che in qualche modo avevo tentato di far rinascere.

Dolore. La testa mi scoppiava, sentivo il freddo metallo del diadema stringersi intorno alla mia testa.

Ko: Isabella! Bella! Dannazione, guardami!!!

Scossi violentemente il capo…e dei dolorosi flashback mi assalirono come belve feroci.

 

Inizio flashback.

Una ragazza con un curioso diadema d’argento in testa correva a perdifiato, trascinata per mano da un’altra ragazza con i capelli neri dai riflessi blu e gli occhi azzurri.

Astrea: corri, Bella!!! CORRI!!!!!!!!!

Astrea si fermò, dando le spalle alla ragazza col diadema.

Bella: A…Astrea…?

As: vai, Bella. Vai senza di me.

La ragazza si gelò.

Be: co…cosa? N…NO!!! NON…NON POSSO ANDARE VIA SENZA DI TE, TI AMMAZZERANNO…

Astrea si voltò e sorrise. Era uno dei suoi sorrisi speciali, colmi di fiducia e vitalità. Un sorriso da bambina, un sorriso allegro e colmo della speranza più forte.

As: andrà tutto bene. Io sono io, no?

Alzò il pollice e ammiccò. Forse ci aveva creduto davvero, forse aveva creduto di potercela fare sul serio…o forse era semplicemente una pazza che andava sorridendo incontro alla sua stessa morte. E conoscendo Astrea, forse era la seconda.

As: ci troviamo dopo, piccola. Ora vai.

Bella fece un passo avanti, incerta.

As: vai! Fidati, sister!

Stupida illusa. Lo sapevi. Sapevi che era un suicidio. Avresti potuto salvarti! Se fossi scappata ora saresti viva!

Ma lei era sempre stata testarda, e questo la ragazza col diadema lo sapeva bene. E sapeva anche che quella era l’ultima volta che la vedeva sorridere.

As: vai.

Spinse la compagna verso il folto della foresta, senza smettere di sorridere. La ragazza col diadema si voltò.

Be: a dopo?

Astrea annuì convinta. Una convinzione che lei stessa si era imposta.

As: a dopo.

Ma quel “dopo” non arrivò mai. Quel “dopo” si congelò sulle sue labbra per l’eternità per colpa della debolezza della sua compagna. Solo per colpa sua.

E così la ragazza col diadema voltò le spalle a colei che l’aveva salvata dall’oblio. Voltò le spalle alla creatura che più di tutti le aveva teso una mano nei momenti di sconforto, illuminandola con la luce della speranza che quel giorno si spense insieme ad Astrea.

Fine flashback.

 

Be: AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH

E il mio stesso urlo mi scosse. La mia stessa angoscia mi graffiò il cuore già lacerato, riaprendo le ferite cicatrizzate con tanta fatica o forse mai chiuse.

Ko: BELLA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Mi aggrappai alla voce di Koryu, cercando di riprendere lucidità.

Be: il…Dis…positivo…si…sta…rom…pendo…

La mia voce era più gutturale, tetra, orribile. La voce di una bestia che solo una volta avevo udito.

Mi dimenai, tremando violentemente. L’acqua piovana mi accarezzava il corpo, bagnando i miei capelli e trasmettendomi freddo. Ma quel freddo non era niente in confronto al terrificante gelo della colpa. La colpa per averla lasciata morire. Per aver abbandonato la creatura più vicina ad una sorella per me. Colpa.

Ko: lo so! Guardami Bella, riprendi il controllo!!! GUARDAMI!!!!!!!!!!

Una voce mi chiamò. La voce di un ricordo abbandonato e doloroso. Una ragazza solare mi sorrideva, correndo e chiamandomi.

 

Astrea: BELLA!!!!!!!!!!!!! MUOVITIIIII!!!!!!!!!

 

Poi una figura elegante, pallida, dal volto celato dall’oscurità mi sussurrava con voce melodiosa.

 

???: ti amo, Bella.

 

Dolore, bugia, smarrimento. Quante emozioni represse, credetti che la testa mi sarebbe esplosa da un momento all’altro.

Ko: Bella! Guardami, accidenti!!!

Sentii le mani bagnate di Koryu alzarmi a forza il volto, costringendomi ad incontrare i suoi occhi ametista.

Ricordai quando lui mi trovò. Distrutta, stanca, gravemente ferita, una patetica creatura più simile ad un verme che a ciò che ero in realtà.

Mi accovacciai, stringendomi le ginocchia al petto. E per la prima volta dopo anni… un singhiozzo ruppe le mie labbra.

Io stessa mi stupii delle lacrime calde che sgorgarono dai miei occhi.

Be: As…trea…

Singhiozzai più forte, incurante della pioggia gelida che bagnava il mio corpo tremante.

Koryu si chinò su di me e posò una mano sul diadema, tirando un sospiro di sollievo.

Ko: si è aggiustato da solo…menomale.

Poi i suoi seri occhi ametista fissarono il mio volto deformato dal dolore e con stupore vidi la pietà invadere quelle iridi viola. Mi prese per un braccio, strattonandomi a forza per mettermi in piedi. Ci riuscì ed io non mi opposi, troppo distrutta per protestare.

Ko: basta così. Andiamo nella stanza d’albergo che ho prenot…

Be: n…no.

Mi passai una mano sugli occhi incavati, scuotendo il capo come un cane che si stava scrollando dall’acqua. Piccole goccioline volarono per aria e caddero a terra senza fare rumore.

Be: vo…glio andare…a casa di C…Charlie.

Koryu scrollò le spalle e guardò la pioggia. Si levò il giubbotto che indossava e me lo posò sulle spalle.

Be: grazie.

Koryu mi passò accanto.

Ko: sei sicura di voler restare?

Be: sì.

Alzai il capo, cercando disperatamente di seguire ciò che Astrea mi aveva sempre insegnato: continuare a sperare in qualcosa.

 

E riecchime col new capitolo!!! Allora parto col fare dei grandissimi e magicissimi auguri a Lory, mia sorella e papino!!! AUGURI!!!!!!!!!!!!! Vi auguro una vita lunghissima e piena di emozioni positive e cose magnifiche come voi!! Auguri!

 

 Ihih, dopo questa piccola parentesi posso ringraziare col cuore i recensori, grazie dei commenti, dedico questa storia a voi perché è grazie ai vostri commenti che continuo la storia. Grazie, angioletti recensori!!! ^O^

 

Anticipazioni: la pioggia lava via ogni colpa. Dovrebbe. Ma non questa volta. Questa volta Bella si inginocchia davanti alle sue debolezze. Crolla davanti alla sua vecchia casa e i ricordi la distruggono con lentezza e dolore. Il più forte degli alberi può sopravvivere ad una valanga…ma se all’interno il tronco fosse marcio? Cosa accadrebbe se la pianta si spezzasse?

 

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Capitolo 4
*** Sofferenza e faccia a faccia ***


“Per arrivare all’alba, non c’è altra via che la notte.”

 

Con sguardo nostalgico, guardai la mia vecchia casa. La casa di Isabella Marie Swan, la casa di una ragazza ignara del fatto che sarebbe diventata un mostro.

Avanzai di qualche passo sotto la pioggia, ignorando l’acqua che cadeva copiosa dai miei capelli e infradiciava me e Koryu alle mie spalle.

Il mio sguardo dardeggiò sulla vecchia auto della polizia parcheggiata nel viale e le lacrime minacciarono di tornare. Charlie era ancora lì, Charlie mi aveva aspettato. Ma si aspettava sua figlia, la sua Bella, non una ragazza priva di vita con a stento la forza di piangere.

Distolsi lo sguardo, chinano il capo.

Be: lui…è ancora qui. Come i Cullen. Sono rimasti tutti a Forks ad aspettare una patetica ragazza che non invecchia nemmeno più.

Guardai Koryu.

Be: Charlie ha sprecato la sua vita per colpa mia! Come…cosa farò se lo incontro? Non posso guardarlo in faccia come un tempo, io…

Ko: conosci l’espressione, “non avere nulla”?

Lo guardai, zittendomi.

Ko: se incontri un Dio, uccidilo. Se incontri un tuo antenato, uccidilo. Non avere legami, non essere schiavo di nessuno, vivi solo ed unicamente per te stesso.

Be: Koryu…

Ko: se tu incontrassi tuo padre, non piangere. Vai avanti a testa alta e non legarti a nessuno. Vivi la tua vita e lascia che loro vivano la propria. Pensa a te stessa e ama solo te stessa. Cancella i tuoi affetti dalla testa, perché presto potrebbero trasformarsi nelle tue debolezze più grandi.

Chinai il capo un’altra volta.

Be: questo…è già successo.

Ko: non giustificare così la tua codardia. Abbi la forza di andare avanti o ucciditi e falla finita. Una vita senza libertà non vale la pena di essere vissuta.

Be: non…non ci riesco. Non ci riesco…

Strizzai gli occhi ancora lacrimanti e me li strofinai come una bambina.

 

“Anima impregnata di terra corrotta…

 

Guardai con rabbia le mie mani. Mi sembrava quasi di vederle grondare sangue… il sangue di Astrea. Mi afferrai la testa, scuotendola con forza.

 

…vita che dalla morte rinasce…

 

E vidi delle immagini. Le immagini dell’ultimo sorriso della mia amica. La speranza riflessa nei suoi occhi azzurro-blu. E poi il suo corpo a terra. Per colpa mia.

Perdonami, Astrea, per non averti detto quanto ti volevo bene.

Perdonami per quelle volte in cui sono stata stupida ed egoista.

Perdonami per non aver seguito i tuoi insegnamenti di vita come avrei dovuto.

Perdonami per averti abbandonata. Tu non l’avresti fatto, lottavi per proteggere me e la mia debolezza mentre ti voltavo le spalle, abbandonandoti ad un destino troppo crudele per essere terreno.

 

…lacrima divina ed umana…

 

Voltai le spalle alla casa di Charlie, chinando il capo.

Be: Koryu…andiamo in albergo, per favore.

“Ti avevo detto di non venire qui.

E io ti avevo detto di stare zitta.”

 

E Giudicatore Ultimo dell’Universo…”

 

§§§

 

Ero stesa sul letto, a pancia in giù e guardavo la porta quasi con nervosismo. Erano ore che non mi muovevo, quella stanza d’albergo mi metteva a disagio. Sentivo di non essere a casa mia e la cosa mi dava fastidio, al contrario di Koryu che in quel momento stava guardando la televisione fumando una delle sue solite sigarette, potevo sentire le voci del programma oltre la porta chiusa della mia stanza che ci divideva.

Sospirai, rotolando di lato in modo da poter rivolgere gli occhi al soffitto. Accidenti a me, che cavolo stavo combinando?

“Se non lo sai tu…

Ma parli sempre?

Sono la tua coscienza, devo avvertirti se fai cavolate.

Non ti sento da anni e spunti solo ora? Come se di cavolate non ne abbia fatte prima!

…”

Scrollai violentemente il capo e misi mano al pacchetto di sigarette poggiato sul comodino.

Ko: ehi, Isabella.

Koryu entrò nella stanza con eleganza. Lo guardai, muovendo di poco la testa.

Ko: come ti senti?

Be: male. La testa è dolorante.

Posai una mano sul diamante nero al centro della mia fronte con aria corrucciata.

Ko: sei andata troppo vicina a mutare, stai più attenta.

Be: non è stata colpa mia.

Ko: lo so. Dammi una sigaretta, io ho finito le mie.

Feci spallucce e gli lanciai il pacchetto quasi con noncuranza. Lui lo prese al volo ed estrasse una sigaretta, accendendola col suo accendino argentato.

Ko: esco, il mio amico mi ha appena chiamato e mi aspetta a Seattle.

Be: ok.

Ko: compro le sigarette anche per te?

Be: sì.

Ko: a dopo.

Alzò una mano e si chiuse la porta alle spalle. Sentii i suoi passi allontanarsi e il tonfo della porta d’ingresso che si chiudeva con malagrazia. Poi il silenzio. Niente più voci dalla televisione, niente più sibilare del vento fuori dalla finestra, niente più picchiettare della pioggia sui vetri perché lentamente aveva smesso di piovere.

Sospirai, accarezzando il duro argento intorno alla mia testa. Odiavo e amavo quel diadema. Certo, detestavo portarlo sempre, ma ciò non toglieva che grazie ad esso potevo camminare tra la gente normale e mantenere il mio vero ego (io). Eppure mi ricordava Lei. Mi ricordava Astrea. Quando mi arrabbiavo, quando ero triste o quando ero soprappensiero, lei toccava il diamante con l’indice, facendomi sempre alzare lo sguardo, e sorrideva.

“Mi manca.

Non potevamo fare niente.

Invece sì…sono stata una codarda.

No, sei stata fiduciosa.

Appunto. Idiota io che ho creduto a quelle cazzate sulla speranza.”

Mi alzai dal letto, incapace di star ferma. Accidenti, la testa faceva un male…

Aspirai del fumo dalla sigaretta. Sentivo caldo. I capelli mi cadevano distrattamente sul viso, dandomi un’aria trascurata mentre accostavo nuovamente la sigaretta alle labbra.

Chiusi gli occhi, aspirando altro fumo…

 

Astrea: non perdere mai la speranza…

                                                          …sei la mia sorellina…

                                                                                            …ti sarò sempre accanto…

 

Aprii gli occhi di scatto e gettai la sigaretta a terra. Accidenti a me!!!

Scattai in piedi e tirai un violento pugno sul muro, creando delle grosse crepe in esso.

Be: merda…

Troppi ricordi ultimamente. Troppe sofferenze.

Be: merda!

Non era da me farsi avvolgere in quel modo dalle memorie. Dannatissima Forks.

Be: MERDA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Tirai un altro pugno violento e altre crepe si formarono nel muro.

“Sono solo una cretina!

Calmati! Ti fratturerai una mano così!!!”

 

???: caduta di nuovo, Bellina?

Be: no, E****t, ho preso a pugni un licantropo!

 

Mi accorsi di respirare affannosamente. Goccioline di sudore mi imperlavano la fronte e il mal di testa era aumentato.

“Stai esagerando, ti sforzi troppo.

Mi sembri il Grillo Parlante di Pinocchio! CHIUDI-IL-BECCO!!!!!

Non posso, se stai male tu, sto male anche io!

Chissenefrega!

…”

Scrollai il capo. Il diadema tremò. Solo una volta mi era capitato di sentire il diadema creparsi, ma era stato anni fa. Anche se non si era mai rotto, una piccola crepa bastava a solleticare il mostro che viveva in me.

“Sei ridotta ad uno schifo.

Maddai!”

All’improvviso però, sentii due colpi secchi e veloci alla porta. Possibile che Koryu fosse tornato di già????

Raccolsi la sigaretta da terra e la incastrai tra i denti. Andai ad aprire la porta.

Be: sei già tornato, Ko…

Ma quando aprii non incontrai due gelidi occhi ametista…bensì due profonde e stupite iridi d’oro liquido.

 

Ehm…ok, capitolo cortissimo! Lo so, è bruttino davvero però non mi linciate… suvvia…caaaalmaaaa…

Lettori: PESTIAMOLA!!!!!!!!!!

(Entra Edward)
Ed: che succede? °.°

Lettori: EDWWWWWWWWARDDDDDDDDDDDD *.*

Ed: eh…no, buone…IUTOOOOOOOOOOOOOOO

(Edward viene accecato da uno sputo e una ciabatta rosa lo colpisce in testa, atterrandolo)

Lettori: LEGHIAMOLOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Ed: porco Emmett!!!

(Arriva Emmett)
Emm: chi mi invoca?

Lettori: EMMETTTTTTTTTTTTTTTT

(Emmett tenta la fuga ma un frigorifero cade dal cielo e lo colpisce mentre un forno cade sul frigo che lo immobilizza)

Emm/Ed: IUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

(I lettori li trascinano via saltellando allegramente e canticchiando come i sette nani di Biancaneve)

Tomi: °.°’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’ ehm…scusate…?

Lettori (assatanati): CHE VUOI??????????????????????

Tomi: mi servirebbero per la storia e…

Lettori (sguardi sinistri): -.- sì???

Tomi: ehm…divertitevi con loro! ^______________^’’’’’’’’’’’’’’’’’’’

Ehm…dicevo? Ah, sì. un grandissimo ringraziamento ai recensori, mi auguro che questo chappy orribile vi sia piaciuto…però vi avverto di una cosa: probabilmente ci saranno degli intrighi amorosi che coinvolgeranno Bella, Edward e…muahahahahahah non ve lo dicoooo!!! A prestoooo!!

Emm: NOOOO QUELLI SONO I MIEI PANTALONI!!!!!!!!!!!!!

Ed: perché fate un falò con le foto di Bella e Rosalie? °.°

 

Anticipazioni: silenzio. Edward ed Alice squadrano Bella. Sono faccia a faccia, uno di fronte all’altro. E Bella? Come reagirà? La porta si apre ed entra Koryu con una brutta ferita sul fianco. Chi sarà stato? Qualcosa si muove nell’oscurità… ma è possibile che l’oscurità stessa inizi a compattarsi, dando vita al male vero e proprio?

 

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Capitolo 5
*** Sono qui ***


“Il tuo cuore è un gabbiano che vola libero nei cieli della vita…lascialo andare senza paura, saprà condurti alla felicità.”

 

Sbarrai gli occhi. La mano, ancora posata sulla maniglia della porta, tremò. I Cullen al completo erano davanti a me e mi guardavano con un misto di stupore e (possibile?) paura.

Fui colta da un giramento di testa e il diadema tremò, come a volermi dare un avvertimento. Poi posai gli occhi su di lui. Mi ero quasi dimenticata quanto fosse meraviglioso, quanto fosse speciale…quanto fosse bello.

Be: v…o…i…

La mia voce era roca, tremante, insicura. Sapevo di avere davanti a me la causa (seppur involontaria) della maggior parte delle mie sofferenze.

Barcollai quando sentii la sua voce, perfetta come i suoi occhi ora stralunati, fissi su di me.

Edward: Bella…?

Non ebbi la forza di rispondere. Il diadema tremò più forte e sentii il mostro dentro di me annusare l’aria, speranzoso di trovare un altro spiraglio di debolezza da cui emergere. E fu quella la mia paura. Mai come in quel momento mi ero sentita tanto debole e scoperta, come se loro fossero i miei aguzzini più crudeli. In realtà la creatura che mi aveva inferto quel dolore ero io ed io soltanto, ma per qualche motivo era difficile accettarlo.

“Si sta svegliando! Fermalo!

E come?!

Comincia col calmarti.”

Tirai un lungo respiro. Uno, due, tre. Cominciai a contare a mente, chiudendo gli occhi per non vedere loro e la perfezione che li aveva modellati.

Alice: allora ho visto giusto…sei tu…

Tremai di nuovo, posandomi automaticamente una mano sul diadema vibrante.

Accidenti, se non mi calmavo subito sarebbe successo un guaio!

Respirai di nuovo, ascoltando i battiti accelerati del mio cuore. Riuscii a darmi una calmata e trovai non so dove la forza di alzare lo sguardo su Alice.

Be: sì, sono io.

Edward tremò, come preda di uno spasmo involontario. Non l’avevo mai visto così indifeso, più simile ad un cucciolo che a un feroce predatore.

Be: e…e…

Non sapevo cosa dire. Scossi il capo in silenzio e strinsi la sigaretta così forte da spezzarla. Alzai gli occhi.

Be: voi…

La mia voce era roca, soffocata dall’angoscia.

Be: che…ci fate…qui?

Alice spiccò un leggiadro salto in avanti e prima che potessi fermarla mi gettò le braccia al collo, tremando leggermente.

Ali: mi sei mancata, sorellina.

Ma io non risposi all’abbraccio. Le posai le mani sulle braccia, allontanandola leggermente da me. Lei non oppose resistenza e mi guardò, ferita e spaventata.

Be: non dovete essere qui.

Chinai il capo, sentendo qualcosa di caldo attraversarmi il viso. Sorpresa, mi toccai la guancia e guardai la lacrima sul mio dito.

Be: sto…piangendo?

Edward: Bella…

La sua voce. La sua voce angelica e paradisiaca. Il mio sogno più grande per quelle poche volte che avevo dormito. Il canto di un angelo racchiuso in una semplice parola.

Alzai gli occhi, guardandolo. Ammirai ancora una volta la sua perfezione.

Be: E…Ed…

Non riuscivo a pronunciare il suo nome. Troppo dolore al solo ricordo dell’ultima volta che l’avevo detto ad alta voce.

Mi portai una mano al petto seminudo, respirando affannosamente.

 

Astrea: un giorno tornerai.

 

Storsi la bocca e un’altra lacrima salata mi bagnò le labbra.

Ebbi un mancamento e caddi in ginocchio. Il cuore mi faceva male…troppo male. E gli occhi bruciavano.

 

Astrea: andrà tutto bene!

 

Non sentii quasi le braccia gelide che mi prendevano delicatamente, alzandomi senza sforzo da terra.

I miei occhi erano persi nel vuoto, il mio corpo tremante. Potevo sentire la bile nella bocca, potevo sentire i miei stessi sentimenti ferirmi come bestie furiose.

Ed: Bella, amore…Bella.

La sua mano. La sua mano gelida sulla mia guancia. Il suo tocco delicato e paradisiaco. Sentii le sue carezze mentre con un dito seguiva le scie delle mie lacrime, asciugandole con lentezza calcolata.

Ali: dannazione, non riesco a vedere un tubo!

Be: so…sono io. È colpa mia.

Aprii gli occhi. Ero stesa sul letto di camera mia e Edward era seduto accanto a me, guardandomi con occhi carichi di amore e tenerezza. Quello sguardo fu come un balsamo per me.

Respirai a fondo.

Ali: Bella? Allora…i miei sospetti erano fondati, non sei scappata con un mutaforma o qualcosa del genere…

Be: no.

Alice si sedette elegantemente sul bordo del letto. Mi prese la mano ed io mi beai di quel contatto delicato. Mi beai di quel momento.

Be: mi siete…mancati.

Mormorai quelle parole con dolore represso da troppo tempo e dai loro sguardi capii che anche loro erano stati male per colpa mia…per colpa di una stupida.

Edward mi abbracciò, affondando il volto nei miei capelli.

Con delicatezza, anch’io ricambiai l’abbraccio.

Amore, dolcezza…dolore. Questo era ciò che provavamo, potevo sentirlo distintamente. Eppure ogni sensazione era più profonda del normale, ogni sensazione era potentissima e devastante come un fiume in piena.

Lo amavo. L’avevo amato. L’avrei amato per sempre. E mai come in quel momento capivo il perché.

Posai le labbra nell’incavo del suo collo e aspirai il suo profumo fresco e perfetto come lui. Baciai la sua gelida pelle di marmo e ringraziai Iddio per avermi donato quel momento… un abbraccio con il suo angelo più bello.

Ed: Bella, Bella, Bella…

Ripeteva il mio nome di continuo e con lentezza, come se assaporasse ogni lettera.

Be: sono qui.

Ali: ehi! Ed io???

All’inizio mi sentii irritata per la sua intromissione, ma poi mi accorsi della nostalgia che provavo nei confronti di quel mostriciattolo impertinente.

Io ed Edward ci separammo e Alice mi saltò praticamente addosso.

Ali: vieni qui tu!

Mi stritolò in un abbraccio che ricambiai dopo un momento di spossatezza.

Ali: non-farlo-mai-più. Mi sono spaventata.

Be: anche io.

Ci dondolammo sul posto, io seduta, lei inginocchiata sul letto. Ci separammo dopo un poco.

Ali: allora, mi auguro per te che sei andata via per un buon motivo o ti strangolo con le mie mani.

Mi irrigidii. Già, il motivo c’era…ma non mi sentivo ancora pronta a dirglielo. Cos’avrebbero pensato di me? Che ero un mostro e una stupida…

Voltai il capo.

Be: n…non c’è un…buon motivo. Non c’è.

Edward alzò un sopracciglio, ma Alice sorrise.

Ali: non sei brava a mentire.

Evitai di guardarla.

Be: lo so. Allora vi dirò che non ho intenzione di rispondere.

Ali: come no??? Credo che ce la devi una spiegazione.

Il mio tono si trasformò. Divenne freddo e impassibile.

Be: non vi devo nient’altro.

Cosa potevo dovergli oltre alla vita? Cosa potevo dovergli oltre alla sicurezza? Nient’altro.

Ali: nient’altro?

Be: nient’altro.

Alice strinse gli occhi. Sembrava irritata.

Ali: perché, ci hai dato qualcosa oltre a dolore e preoccupazione per la tua sparizione?

Ringhiai.

Be: NON GIUDICARMI, ALICE BRANDON CULLEN!!!

Alice ammutolì ed Edward sbarrò gli occhi sorpreso. Evidentemente non si aspettava una reazione del genere nei confronti di Alice…e non me l’aspettavo nemmeno io.

Be: scusami, Alice.

Mi passai stancamente una mano sul volto e la guardai.

Be: sono un po’ stressata, non ascoltatemi quando dico queste cose.

Provai a sorridere, ma mi riuscì solo una smorfia.

Alice si sporse verso di me e mi abbracciò di nuovo.

Ali: no, ho esagerato io.

In quel momento però, la porta si aprì. Koryu si fermò sulla soglia, guardando stranito Alice ed Edward seduti al mio fianco.

Be: Koryu! Come mai sei già tor…

Mi accorsi che aveva un taglio sul braccio e l’aria leggermente scossa.

Be: che è successo?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!

Scattai in piedi, correndo verso di lui.

Ko: Isabella…

Sembrava combattuto. Evidentemente non sapeva se parlarmi o no di ciò che era successo.

Ko: sono qui.

Mi irrigidii. Qui??? Loro???????

Be: n…non…

Barcollai e mi accorsi che alle spalle di Koryu c’era un’altra persona, un ragazzo di più o meno vent’anni dai corti capelli rossicci e gli occhi verdi.

Be: cosa…?

Ma non riuscii a finire la frase. In quel momento la luce tremolò per poi saltare del tutto. Qualcuno aveva tolto la corrente all’albergo.

 

Ebbene sì, vi mollo in questo modo! Non uccidetemi!!

Ed: sei crudele!!!

Tanto non frega a nessuno se continuo o no -.-

Ed: invece sìììì!!! Finché ci sarò io si continueràààà!!!

Perfetto. Sei licenziato. ^____________^

Ed (shock): i…io li…licenziato… °________________________°

Oddio che faccia che hai…

Ed: °_____________________________°

Ed?

Ed: °__________________________°

Ehm…guarda che scherzavo… (incrocia le dita dietro la schiena)

Ed: °__________________________________°

O___________O oh-oh…

Alice (apparsa dal nulla): che è successo?

Ehm…

Ed: °____________________________°

Ali: è in stato comatoso! Che gli hai detto???

Ehm… in realtà io…

Ali: gli hai detto che il suo gel per capelli è finito?

No, io…

Ali: gli hai detto che Jasper ha appena sbranato il suo Power Ranger giocattolo?

Power…? O.O

Ali: gli hai detto che in realtà la casa è fatta di cartone perché quella vera è stata abbattuta perché Jasper ed Emmett si sono scontrati per decidere di chi era la prima fetta di torta al sangue?

Eh…?

Ali: gli hai detto che Bella è appena stata investita da una macchina e che un meteorite le è caduto addosso?

Noooo!!! ALICE, MI STAI A SENTIRE????

Ali: certo, io ascolto sempre le persone.

Stendiamo un velo pietoso…in ogni caso, gli ho detto che lo licenziavo e…

Ali: ah, capito. Guarda come si sblocca.

La vedo male…

Ali: EDDY, JACOB TI HA APPENA FREGATO IL PELUCHE DI PIKACHU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ed: DOVE???? DANNATO BLACK, LA PAGHERAIIIIIIIIIII

(Edward sparisce)

Ali: ^___________^ visto?

Lasciando stare questo…dettaglio…mi aiuteresti a ringraziare chi ha recensito e a dare qualche notizia speciale???

Ali: ovvio! ^.^

Ehm…ok…allora, ho deciso di formare un triangolo amoroso tra Bella, Edward e ???.

 

Domanda: Secondo voi chi è il misterioso ??? che farà parte del triangolo amoroso con Bella ed Edward??

 

Ali: rispondete alla domanda e vincete un fazzoletto con cui si è soffiato il naso Jacob Balck!!!

Alice!

Ali: che c’è??? Gliel’ho fregato davvero.

Ma che schifo! Aiutami a ringraziare piuttosto!!

Ali/Tomi: GRAZIE ANGIOLETTI RECENSORI, GRAZIE DEL TEMPO CHE PERDETE PER NOI E GRAZIE DEGLI INCITAMENTI A PROSEGUIRE CHE CI AIUTANO OGNI GIORNO. GRAZIE COL CUORE.

 

Anticipazioni: la forza di un sorriso. La voglia di andare avanti. Il coraggio di tornare ad amare. Forse Bella ha davvero perso tutto questo…o forse no. Edward potrà davvero convincerla a tornare a vivere? A volte amare è difficile, ma non impossibile…

Astrea: sai che i sorrisi sono magici? La mia mamma mi diceva sempre che ogni volta che un bambino sorride, dal suo sorriso nasce un piccolo arcobaleno! Dal momento che in ognuno di noi c’è un bambino…beh, allora il mondo sarà presto una concentrazione di colori così forte da abbagliare l’universo intero!!!

 

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Capitolo 6
*** Tornare a sorridere? ***


“Ogni piccolo gesto ci consente di andare avanti…un piccolo sorriso ci dà la conferma che è bello essere nati.”

 

Ci guardammo intorno, allarmati.

Ko: dannazione!

Sentii la presenza di Edward e Alice affiancarmi.

Ali: qualcosa non và, ma non riesco a vedere niente!

Be: la mia presenza neutralizza completamente i poteri tuoi e di Edward…

Una voce estranea (quella del ragazzo alle spalle di Koryu) si fece udire.

???: ci hanno seguiti fin qui, dannazione…

I miei occhi dardeggiavano a destra e a sinistra, allarmati. Fortunatamente i due Cullen ci vedevano al buio, ma io, Koryu e il ragazzo eravamo ciechi! A quello miravano i bastardi.

Ko: Isabella… non sono certo che siano gli stessi che ci hanno attaccato una volta, ma ho paura che mirino a distruggere o sfilarti il Dispositivo.

Trattenni il respiro, portandomi una mano al gelido diadema d’argento che mi cingeva la fronte.

Be: perché…?

Koryu sbuffò, spazientito.

Ko: mirano a farti combinare un guaio. Se non ti ammazzano loro, lo faranno i Tartutik.

Rabbrividii. I Tartutik. Da quanti anni non ne vedevo uno? Tantissimi, ed era già tanto che li avessi visti una volta, anche se di sfuggita. Questa era una delle notizie che avevo trasmesso a Koryu per tenerlo al sicuro. Grazie ai Tartutik la nostra razza era sotto controllo e poco numerosa per nasconderne la presenza. Ogni Dispositivo di Controllo era stato creato da loro e per questo erano molto rari… non capii mai come Astrea venne in possesso del mio diadema.

Ali: Tar…che? Di cosa parlate?

Si sentì un ringhio che identificai come quello di Edward.

Ed: chi vuole far del male a Bella???

Be: dobbiamo evitare lo scontro o succederà un guaio…

Ko: se hai un’idea sarei felice di ascoltarla.

Socchiusi gli occhi, poi guardai Edward ed Alice.

Be: certo…anche loro avranno dei dispositivi per non farsi scoprire dagli umani, quindi, essendo dispositivi di minore potenza del mio, essi trattengono la vista sviluppata… loro si affidano all’olfatto. Idea!

Allungai una mano e toccai quella di Edward, poi presi quella di Alice.

Be: ragazzi, voi ci vedete al buio. Ascoltatemi, abbiamo sì e no due minuti prima che quelli setaccino questa stanza. Allora, fate come vi dico.

Alzai un braccio.

Be: feritemi al braccio il più possibile. Un taglio lungo che sanguini molto.

Ali: cosa???

Ed: NO!!!

Ko: sssh!!!

???: fatelo. Fidatevi di lei.

Sentii la mano di Edward tremare.

Ed: non posso.

Be: ma Alice sì! sbrigati!!!

Sentii un fruscio, poi un dolore lancinante al braccio. Edward ringhiò ferocemente, ma gli strinsi forte la mano in segno d’avvertimento.

Il sangue caldo colò lungo l’avambraccio e ringraziai il cielo che i due vampiri fossero allenati a mantenere il controllo.

Be: Edward, aiutami a sporcare tutto ciò che trovi. Alice, graffia anche Koryu e fate lo stesso.

Ci volle un minuto scarso grazie alla loro velocità, poi il ragazzo dai capelli rossi intervenne, allarmato.

???: sono qui! Hanno sentito l’odore dei vampiri!!!

Ali: accidenti!

Chiusi la porta a chiave e sentii dei colpi smorzati contro il legno. La loro forza era trattenuta dai dispositivi.

Be: saltiamo dalla finestra!

Ko: scherzi??? Siamo al sesto piano di un hotel, ci ammazzeremo!

Ali: no, ci siamo noi!

Mi aggrappai ad Edward e ovviamente Koryu e il ragazzo si tennero al piccolo corpo di Alice.

Ed: non ti lascio, tranquilla.

Annuii e posai il volto nell’incavo del suo collo per non dover vedere il mondo sotto di noi a quell’altezza o mi sarebbero venute le vertigini.

Edward mi prese in braccio e in quel momento la porta fu scardinata completamente con uno schianto secco.

Fortunatamente il sangue servì a confondere i nemici, dandoci il tempo di saltare nel vuoto.

Sentii il vento sul volto e la sensazione di vuoto sotto di me fu annullata solo grazie alla stretta forte e sicura di Edward sui miei fianchi.

Strinsi più forte il suo collo, strizzando gli occhi e stirando la bocca per non gridare di paura.

Un ruggito di rabbia esplose nell’aria e non osai guardare le creature che si erano appena accorte di aver mancato il bersaglio di qualche secondo.

Edward ed Alice atterrarono in un vicolo cieco con leggerezza, i respiri regolari come se stessero facendo una passeggiata.

Mi separai da Edward, barcollando fortemente.

Be: o…ddio…

Mi girava la testa per lo spavento e mi venne l’istinto di baciare la terra di nuovo sotto i miei piedi. Anche quando ero con Edward prima, non avevo mai fatto salti di quell’altezza con lui.

Ed: Bella, stai bene?

Mi guardò apprensivo mentre barcollavo come un’ubriaca.

“Porco cane…paura!

Non-proporre-mai-più-cazzate-simili!!!”

Be: do…dobbiamo all…ontanarci…da…qui…

Ali: portiamoli a casa nostra! Gli altri sono a caccia, non avremo problemi.

Annuii e quasi svenni tra le braccia gelide di Edward, cadendo in uno stato di semi-incoscienza per via degli incubi del passato.

 

Aprii lentamente gli occhi. Ero stesa sul letto, la testa poggiata su qualcosa di gelato e due braccia fredde mi avvolgevano, protettive.

Edward: ti sei svegliata.

La sua voce era un morbido sussurro, così bello da darmi i brividi. Quanto avevo sperato di poter sentire la sua voce, quanto avevo sperato che le sue braccia mi stringessero. Tanto. Troppo. Più del legale.

Lo strinsi a me, chiudendo gli occhi. E in quel momento mi accorsi di una cosa. La vicinanza di Edward mi dava pace, la sua presenza allontanava momentaneamente i fantasmi del passato, quasi fosse un angelo che aveva steso le sue grosse ali bianche su di me, estraniandomi dal crudele mondo che mi circondava.

Be: Edward…

Riuscii a dire il suo nome, ma ebbi un brivido d’orrore quando mi accorsi che tra le mie labbra quella parola sembrava…sbagliata? Stonata? Sì, stonata.

Ed: sono qui…sono qui…

Mi strinse più forte ed io affondai il volto tra i suoi addominali scolpiti, accorgendomi solo in quel momento che lui era a petto nudo e la sua pelle era baciata dalla luce della luna con tanta dolcezza da sembrare un quadro perfetto.

Be: gli…gli altri?

Ed: Koryu sta dormendo, sento il suo battito abbastanza regolare… e il ragazzo è ancora sveglio, ma è da quando siete qui che cercano di nascondermi qualcosa.

Giusto, avevo parlato a Koryu dei Cullen e gli avevo raccontato dei loro poteri supplementari…si era rifiutato di parlare con loro di ciò che ero…mi aveva dato la possibilità e la libertà di scelta.

Ed: Bella?

Sentii una leggera apprensione nella sua voce.

Be: sì?

Ed: te la senti di dirmi qualcosa?

E come sempre, Edward non era mai cambiato. Sempre gentile, sempre attento ai sentimenti altrui…sempre un angelo caduto dal cielo.

Rabbrividii.

Ed: se non vuoi, non c’è problema…

Ma scossi il capo. Ovviamente lui sentiva il battito accelerato del mio cuore e la mia agitazione…

“Sono una stupida…cosa gli dico?

La verità.

Non posso! Lui…

Lui ti ama. Se è davvero così, saprà accettarti.”

Be: io…

Mi allontanai da lui, tremando leggermente e gli diedi le spalle. Edward mi guardò, preoccupato mentre mi portavo una mano al petto e piegavo le ginocchia, abbandonando lo sguardo al vuoto.

Be: ho paura. Mi odierai quando te lo dirò…

Ma due braccia forti e fredde come il ghiaccio mi cinsero i fianchi mentre un respiro profumato mi sfiorava la guancia.

Ed: ascoltami bene, Isabella Marie Swan. Non potrei mai, MAI, odiarti.

Mi voltai, sorpresa. Grande errore. Incontrai i suoi occhi luminosi, dorati, perfetti come lui. Mi persi in quelle profonde iridi, in quel mare d’oro, in quel piccolo, perfetto mondo racchiuso in due semplici pupille.

Spalancai la bocca, costringendomi a distogliere lo sguardo da lui per riprendere lucidità.

Be: d…davvero? Non mi odi perché vi ho lasciati in quel modo? Non mi odi perché vi ho fatto soffrire come cani?

Non ebbi il coraggio di guardarlo, ma quando rispose il suo tono fu pacato e dolce.

Ed: no, non ti odio. Ma…

Ebbe un brivido di paura.

Ed: mi hai terrorizzato, devo ammetterlo. Piuttosto…

Mi prese il mento tra le dita, alzandomi il volto per costringermi ad incontrare i suoi occhi.

“Questa è una bastardata bella e buona! Lo sa che per noi i suoi occhi hanno effetto ipnotico!

Lo so…ma è così carinoooo!!!

E tu saresti me?”

Ed: non ti ho ancora visto sorridere.

Distolsi nuovamente lo sguardo.

Be: non sorrido da anni.

La mano di Edward tremò.

Ed: perché?

La sua voce era ancora dolce, ma sentivo una vaga nota di panico in essa. Lanciai un’occhiata intorno a noi. Ci trovavamo nella sua stanza. Già, la stanza si Edward. La stessa stanza dove avevamo dormito abbracciati sul letto che aveva fatto mettere lì apposta per me, la stessa stanza dove un tempo riposava una ragazza ben diversa da quella ora seduta sul letto, patetica ombra di sé stessa e alla ricerca di un passato distrutto.

Guardai lo stereo ultimo modello, le file di cd sulle mensole, l’ordinate di quel posto che sapeva di lui, un posto impregnato del suo magnifico odore.

Ed: Bella?

Be: non so nemmeno più cosa significhi sorridere.

Guardai le mie mani strette a pugno e il mio sguardo si fece rabbioso. Eppure… c’era qualcuno che sapeva sorridere anche nelle situazioni peggiori.

 

Astrea: sai che i sorrisi sono magici? La mia mamma mi diceva sempre che ogni volta che un bambino sorride, dal suo sorriso nasce un piccolo arcobaleno! Dal momento che in ognuno di noi c’è un bambino…beh, allora il mondo sarà presto una concentrazione di colori così forte da abbagliare l’universo intero!!!

 

Perché non potevo essere come lei? Perché non potevo essere lei? Perché non potevo sorridere come lei?

Ed: ti sbagli.

Sbarrai gli occhi e mi voltai a guardarlo, gli occhi lucidi e le labbra semiaperte. Lui si era seduto al mio fianco così silenziosamente che non lo avevo nemmeno sentito spostarsi. Guardava con serenità davanti a sé, una serenità che io cercavo da tempo… ma la cercavo davvero?

Ed: una volta conosciuto il sorriso, non lo si può dimenticare. È un po’ come l’amore…

Sorrise e mi guardò, ammiccando.

Ed: tu mi dimenticheresti?

Mi ci volle qualche minuto per riprendermi dalla splendida visione del mio sorriso sghembo preferito. Scossi la testa violentemente, come una bambina che vuole negare di aver detto una bugia. Edward mi prese una mano ed io smisi di agitarmi.

Guardai le nostre dita intrecciate e me le portai al volto, toccando con la guancia la mano gelida del mio piccolo angelo.

Ed: coraggio, Bella, sorridi. Fallo per me.

Mi posò l’altra mano sull’altra guancia, voltando il mio capo verso di lui. Ancora una volta mi persi nella sua perfezione, facendo vagare lo sguardo sugli zigomi perfetti, sulle labbra carnose, sugli occhi dorati, sui capelli di bronzo che sembravano splendere alla luce della luna. Guardai con tristezza il suo sorriso e scossi il capo, alzandomi in piedi.

Be: mi dispiace, Edward. Il sorriso mi fu portato via tanto tempo fa.

Ma un bacio sul collo mi sorprese. Sentii le sue labbra fredde sulla mia pelle e le sue mani d’acciaio sui miei fianchi. Fui attraversata da un brivido di piacere quando fece scivolare i palmi leggeri come le ali di una farfalla lungo la mia pelle e le intrecciò sul mio morbido ventre.

Ed: sono qui.

Be: lo so.

E lo sapevo. Ma sentirmelo dire, sentirmi dire quelle parole morbide e dolci… mi fece sentire felice come una bambina, mi fece sentire che lui era con me. Per tanti anni mi ero sentita sola, da quando lei non c’era più mi ero sentita persa in un mondo oscuro e privo di luce…ma forse il sole più bello aveva deciso di bagnarmi di nuovo della sua calda e confortante luce.

“È il momento.

Lo so.”

Sospirai, tornando a guardare nel vuoto davanti a me.

Be: Edward…è il momento che ti racconti una storia.

 

Ehm…no, calma…calmaaaa…a dire la verità ho ritardato perché …ehm… avevano investito la mia iguana!

Ed: ma tu non hai un’igua…

SBAM.

E anche perché…sono stata rapita dagli alieni!

Alice: Jacob, hai rapito Tomi? ò______O

Jake: -__________________- non è divertente…

SBAM. SBAM.

Ehm…ok, lasciamo stare. Insomma, la prossima volta aggiorno prima scuuuusatemiiii!!! ^_________^’’’’’’’’’’’

In ogni caso voglio ringraziare col cuore coloro che hanno recensito e mi hanno inserita tra i preferiti. Grazie, angioletti recensori e grazie della pazienza che avete verso di me e questi quattro schizzoidi…

Tutti: SCHIZZOIDE A CHI????

A voi! ehm…ah, spazio alle anticipazioni!!!

 

Anticipazioni: una ragazza soffre. Una ragazza piange. E una ragazza racconta. Sembrano tre persone diverse, ma è sempre la stessa… la stessa che ora ricorda e parla di un passato scomparso. Bella rivelerà il nascosto e la sua natura sarà messa a nudo…ed Edward? Come reagirà? Il cielo della ragazza è offuscato…sarà davvero possibile per un sottile raggio di sole filtrare l’oscurità dell’agonia?

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Capitolo 7
*** Verità Svelate ***


“Avere un posto nel cuore di qualcuno, significa non essere mai soli.”

 

Il silenzio regnava nella stanza. Due figure bagnate dalla pallida luce lunare sedevano sul bordo di un letto. Ed io ero una di loro. Ero io la creatura il cui diadema splendeva sinistro, ero io che con la mia imperfezione regredivo il valore di bellezza dei raggi lunari. Io e la mia freddezza. Io e il mio dolore. Io e la mia paura. Io, io, io.

E la figura accanto a me? un Dio greco, una creatura così bella da non sembrare terreno, un essere capace di far invidia alla più grande bellezza dell’universo con un solo semplice sguardo.

Sentivo il cuore battermi a mille e l’agitazione crescere in me.

“Mi odierà…mi odierà…

Non vale la pena di vivere nella menzogna.

Lo so…ma ho paura di vedere nei suoi occhi il disgusto per una come me…

Anche io ho paura.”

Respirai a fondo per calmarmi. Ero pronta.

Be: sai perché me ne andai da Forks, Edward?

Sapevo già la sua risposta, ma avevo bisogno di sentire la sua voce per calmarmi.

Ed: no, Bella.

Servì. Il suo tono era calmo e dolce, mi incoraggiava ad andare avanti con gentilezza, senza che mi sforzassi troppo.

Be: dieci anni fa. Tu eri a caccia quel giorno, ma immagino che questo te lo ricordi bene.

Ed: ricordo perfettamente quel giorno…quello più brutto della mia vita e morte.

Mi irrigidii, ma sapevamo che se mi fossi dilagata in scuse, dopo non avrei più continuato. Dovevo restare fredda.

Be: quel giorno tornai da scuola col pick-up…ma davanti alla porta di casa c’era una sorpresa.

Chiusi gli occhi. Rividi quella buffa e affascinante ragazza vicino alla porta di casa mia…e rividi il sorriso che mai avrei potuto imitare.

Be: una ragazza era ferma vicino alla porta di casa. Aspettava una certa Isabella Marie Swan…

 

Astrea: tu sei Isabella Marie Swan?

 

Percepii lo scatto di Edward e i suoi occhi ansiosi su di me.

Be: quella ragazza si chiamava Astrea Black, e voleva parlarmi urgentemente. La feci entrare in casa e sedere in salotto…

 

Astrea: cavolo, hai un salotto veramente carino!!!!!!!!!!

 

Be: mi raccontò una storia. Una storia riguardante strane creature e il loro mondo. Mi disse che alcune di queste creature, tra le più potenti, nascevano da esseri umani e sviluppavano in seguito il gene…anomalo, che li avrebbe trasformati in ciò che erano. Io ero una di loro e il mio gene stava per svilupparsi. Però c’era un problema. Una volta uscita allo scoperto la mia vera natura, avrei perso il controllo e fatto una strage tra i miei cari come già era successo a parecchi della mia razza.

Edward ascoltava immobile, ma mi rifiutai di voltarmi a guardarlo. Dovevo continuare a tutti i costi, gli dovevo la verità…e non solo a lui.

Be: così Astrea mi diede due opzioni. La prima, indossavo un oggetto che trattenesse il mio potere e restavo a Forks, però con il rischio che la mia potenza ancora incontrastabile, per via della debolezza momentaneamente umana, spezzasse il sigillo che imprigionava il mostro in me e che quest’ultimo mi costringesse a fare una strage. La seconda, lasciavo Forks e mi allenavo per contrastare almeno in parte la bestia che covavo dentro.

Sospirai, chinando il capo e chiudendo gli occhi.

 

Astrea: un giorno torneremo, te lo prometto!!!

 

Be: scelsi la via della vostra sicurezza e salvezza. Scelsi la via dell’ (chiamiamolo così) esilio. Me ne andai, indossando il Dispositivo di Controllo che avrebbe incatenato il mio mostro.

Mi toccai il diadema, ed Edward ebbe un brivido.

Ed: quindi quello…

Be: sì. Se mai lo togliessi…la mia bestia si sveglierebbe.

Alzai lo sguardo sulla vetrata davanti a me ed ammirai le stelle.

Be: ho passato otto anni della mia vita anormale con Astrea. E in quegli anni, lei è diventata mia sorella, la mia più grande sicurezza, il mio più potente scudo contro il dolore della separazione da voi. E lei era…

Una lacrima cadde sulle mie mani strette a pugno, poggiate sulle ginocchia piegate.

 

Astrea: sarai fortissima, ne sono certa!!! E bada che, modestia a parte, io non sbaglio mai!!! Ohohohohohohohohoho!!!!!!!!!!!

 

Be: era una grande. Pensava sempre agli altri, era sempre pronta alla risata, la positività e la speranza erano la sua essenza. Era come una piccola stella venuta ad illuminare il mio cammino in assenza del sole vero e proprio. E man mano che il tempo passava, quella stella si faceva sempre più luminosa.

 

Astrea: sei una frignonaaaa!!!!!!!!

 

Singhiozzai.

Be: mi ha sempre sopportato, trattandomi come una sorella minore. Aggiustava il mio sbagliato, perfezionava le mie imperfezioni. Astrea era questo. La mia sorellona, la mia famiglia.

Strizzai gli occhi e sentii un dito gelido accarezzarmi una guancia, asciugando una lacrima solitaria che la stava attraversando.

Ed: Bella…

Ma scossi il capo. Contro la mia volontà, decisi di continuare.

Be: fu lei a crescermi, nonostante nell’aspetto io sia rimasta un’eterna diciottenne. Cominciò ad insegnarmi a combattere il mio mostro e cominciò a tirarmi fuori dall’oscuro abisso di dolore in cui ero caduta. Mi regalò dei nuovi sogni e una nuova voglia di vivere.

E, contro ogni aspettativa, le mie labbra si incurvarono in un triste sorriso mentre i miei occhi versavano altri piccoli diamanti liquidi colmi di dolore e nostalgia.

 

Astrea: ehiii!!! Cos’è questa negatività??? Tu devi sempre credere nei tuoi sogni, altrimenti che vivi a fare????

 

Be: ero di nuovo felice!

Un’altra lacrima scivolò lungo il mio volto e mi bagnò il mento mentre il sorriso si spegneva.

Be: ma quella felicità non durò. Dei nostri simili ci trovarono mentre ci allenavamo nella Foresta Amazzonica…

 

Astrea: scappiamo! Via!!!

 

Be: …ci inseguirono…

 

Astrea: corri, Bella!!!

 

Be: …ci raggiunsero…

 

Astrea: NO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Be: …e riuscirono a ferirmi. Tuttavia grazie ad Astrea scappammo per un altro tratto… poi però…

 

Astrea: vai ora. A dopo, ok???

 

Be: …lei mi costrinse a voltarle le spalle e a scappare. La uccisero ed io svenni ai margini della foresta, sfiancata da tutto il sangue che avevo perso. Lì mi trovò Koryu e continuai la mia patetica vita. Il mio addestramento non continuò e il mio sorriso scomparve insieme ad Astrea.

Tremante e con la gola secca, mi nascosi il viso tra le mani. Mi sentivo immensamente stanca e patetica. Cosa stavo facendo? Perché piangevo?

Mi alzai lentamente.

Be: ora…vado. Ti ho detto la verità, raccontala agli al…

Ma una mano gelida mi afferrò il polso in una morsa d’acciaio, tirandomi senza sforzo sul letto. Atterrai tra le braccia gelide di Edward, urtando con la testa il suo petto roccioso.

Ed: tu non vai da nessuna parte.

La sua voce era dolce e sensuale. Ora sì che avevo i brividi.

Ed: non è colpa tua…è mia.

Stupita lo guardai.

Be: c…come tua?

Ed: non avrei dovuto lasciarti sola! Avrei dovuto cercarti per mari e per monti a costo di metterci un millennio o più. Era mia intenzione farlo, ma Carlisle mi ha fermato… ha detto che avremmo dovuto aspettarti qui, che saresti tornata… e sei tornata davvero… angelo mio.

Strofinò il suo naso contro i miei capelli, stringendomi a sé. Scossi il capo.

Be: io un angelo? Hai sbagliato persona.

Ed: basta così.

Mi si mozzò il fiato quando lui, con un colpo d’anca mi fece rotolare di lato. Mi accorsi in un secondo momento che lui era sopra di me, le due grandi mani bianche ai lati del mio collo e un ginocchio tra le mie gambe aperte per non pressarmi col suo peso. Mi fissava con un sorriso dolce, un sorriso…innamorato.

Edward si chinò su di me, strusciando la sua guancia gelata contro la mia e avvicinando le labbra al mio orecchio.

Ed: non mi importa cosa sei, l’importante è chi sei. E tu sei la persona migliore del mondo, Bella…è per questo che ti amo.

Sbarrai gli occhi mentre un’altra lacrima scivolava lungo il mio volto roseo. Ma questa lacrima era diversa. Non bruciava come fuoco, non faceva male. Sembrava quasi…magica. Poteva una semplice lacrima essere dolce come il miele? Poteva una semplice lacrima curare le mie ferite semplicemente sfiorandole?

Le mie mani si alzarono, posandosi sulla schiena di Edward e tirando il mio corpo verso il suo, ancora alzato per non farmi male. Il mio busto aderì a quello del vampiro e lentamente… un sorriso si fece spazio sul mio volto. Un sorriso tra le lacrime, ma un sorriso felice. Un sorriso guaritore. Un sorriso vivo, per la prima volta dopo tanti anni. Un sorriso.

Be (sussurra): grazie Dio, per avermi regalato il tuo angelo più bello.

Singhiozzai, felice. Per la prima volta mi sentivo leggera.

 

Astrea: credimi, non esiste ferita che l’amore non guarisca. Un giorno sono certa che anche tu  farai i conti con questa verità.

 

Edward mi strinse a sé, accasciandosi al mio fianco per non farmi male.

Inspirai il suo profumo, stringendomi forte al suo petto perfetto. Potevo sentirlo. Sentivo la sua vicinanza, ora più che mai. Sentivo di non essere sola. Sentivo il suo abbraccio darmi forza e vita perdute da tempo.

Lui mormorò qualcosa così piano da non farsi capire, ma anche il suo più perso mormorio ebbe la forza di farmi sentire viva e felice. Ero con lui, non ero sola, ero con il mio cuore donato a colui che lo meritava più di qualsiasi essere vivente.

“Astrea sarebbe stata felice del nostro sorriso.

Sì, sarebbe fiera di te.

Di noi.”

Edward si separò leggermente da me e mi guardò, accarezzandomi una guancia bagnata di lacrime. Sorrise dolcemente.

Ed: così và meglio.

Be: grazie.

Lui ammiccò. I suoi occhi sembravano riflettere la luce della luna stessa, catturarla e poi rigettarla fuori, più bella di prima.

Si chinò lentamente su di me, chiudendo gli occhi e unendo le nostre labbra in un casto bacio. Quanto mi era mancato quel sapore, quanto mi era mancato quel respiro, quanto mi era mancato lui.

Dischiusi le labbra e accarezzai i bordi della sua bocca, solleticandolo.

Lui si allontanò da me con dolcezza, guardandomi quasi tristemente.

Ed: Bella…

Gli posai un dito sulle labbra perfette.

Be: non mi farai del male.

Ed: solo perché sei un demone non significa che non possa ferirti.

Sorrisi di nuovo, beandomi di quella pace interiore a cui per lungo tempo avevo aspirato e che ora trovavo così, con semplicità tra le sue braccia.

Be: te l’ha detto Koryu, vero?

Lui annuì.

Be: in ogni caso non mi riferivo a questo. Tu non mi farai del male perché mi vuoi bene.

Fiduciosa, mi riaccostai a lui. Lo vidi guardarmi con incertezza, ma non gli diedi il tempo di riflettere. Le mie labbra premettero sulle sue con decisione e… dopo pochi secondi mi trovai a sfiorare la sua gelida lingua, liscia e dolce come il miele più buono del mondo, dolce come lui.

Mi accarezzò la schiena, facendo scivolare le mani sui miei fianchi con lentezza calcolata. Infilò delicatamente le mani sotto il vestito che indossavo, sfiorandomi le gambe e provocandomi un brivido di piacere.

Mi baciò mentre faceva salire piano il vestito lungo il mio corpo snello e me lo sfilava.

Fu una sensazione indimenticabile. Le sue mani sul mio corpo, le sue labbra sulla mia pelle, il suo respiro freddo e profumato come mille campi in fiore.

All’improvviso però, lui si bloccò e smise di respirare. All’inizio non mi accorsi del cambiamento, troppo occupata ad accarezzare il suo petto duro e magnifico, non potendo credere che quel miracolo divino fosse lì con me.

Be: Edward? C…c’è qual…

Ma mi morì la voce in gola. Edward accarezzava con delicatezza una lunga e profonda cicatrice che partiva dal posto in cui si trovava il cuore, passava in mezzo ai seni e finiva sul lato destro del bacino, attraversandomi il corpo obliquamente. Lui guardava la ferita, spaventato e furioso allo stesso tempo.

Ed: chi…

Be: successe quando inseguirono me ed Astrea e ci raggiunsero.

Lui scosse il capo e ringhiò bestialmente.

Gli presi la mano, sorridendo.

Be: non preoccuparti…è tutto finito.

E lo baciai, riprendendo da dove ci eravamo interrotti.

Già…era tutto finito…menomale che avevo imparato a mentire in quei dieci anni di lontananza da lui.

 

Mistero svelatoooo!!!! XD ebbene sì, Bella è un demone! Ma anche come demone, nasconde qualcosa di peggiore, di terrificante che nemmeno Isabella stessa conosce! Muahahahahahahah!!! Come sono cattiva!!! Grazie per le recensioni, non me ne aspettavo tante! Questo mi incita a continuare più in fretta, tanto i prossimi capitoli sono già pronti!!! ^O^ a prestissimus e grazie! Fatemi sapere!!!

 

Anticipazioni: la felicità per Bella è grande, come la serenità che sta provando. Ma ogni cosa ha una fine, soprattutto se è piacevole…i demoni sono scatenati, uccidono senza pietà e incitano la ragazza ad uscire allo scoperto. Perché la vogliono? E dove sono i Tartutik? Crack. Qualcosa si rompe e cade a terra, frantumato in mille pezzi… è l’inizio della fine…o forse la fine era già iniziata da tempo.

 

Una ragazza era seduta in un angolo, forse in una stanza così buia che non si vedeva nemmeno se era davvero una stanza.

Bella: non ho saputo proteggerla…

Un singhiozzo. Un lamento. Poi più niente.

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Capitolo 8
*** Rintocchi d'orologio ***


“L’uomo è meno se stesso quando parla della sua stessa persona. Dagli una maschera, ed egli vi dirà la verità. ”

 

Un gelido respiro mi accarezzò il volto con delicatezza. Sentii il profumo di mille campi in fiore in quell’alito freddo e rilassante.

Edward: sveglia, amore.

Aprii gli occhi, incontrando due profonde e serene iridi dorate, splendenti come piccoli soli mattutini.

Ed: è ora di alzarsi.

Sorrise sghembo, ma io mi voltai dall’altra parte, ficcando la testa sotto il cuscino.

Be: ancora nanna. -w-

“Come ancora nanna??? Alzati!!

No! ho sonno!”

Una mano gelata mi accarezzò la schiena, scendendo lentamente e lasciando una scia di piccoli brividi sulla mia pelle.

Ed: ti alzi?

Be: no!

Sentii le sue dolci e profumate labbra sulla mia spalla destra, poi sulla nuca. Altri brividi.

Ed: ti alzi?

Be: nooo!!!

Ed: l’hai voluto tu.

Sentii un profumino ben diverso da quello del mio angelo dai capelli ramati… era odore di…

Be: CIBO!!!!!!!!!!!

Scattai a sedere così in fretta che il cuscino prese il volo e si schiantò contro la parete di fronte al letto dov’eravamo.

Edward teneva appoggiato sulle ginocchia un grosso vassoio pieno di cornetti al cioccolato, brioche, una tazza di caffé e una graffa stracolma di zucchero.

Be: *.*

Edward sorrise.

Ed: cos’è quella faccia?

Be: *.*

Presi lentamente il vassoio dalle sue ginocchia e lo posai accanto a me.

Be: WIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII TI ADOROOOOOOOOOOOOO

Mi buttai di peso addosso ad Edward, usando per sbaglio anche una piccola parte di forza demoniaca. La nostra caduta contribuì anche al fatto che Edward non tentò nemmeno di non sbilanciarsi, troppo divertito dalla mia improvvisa allegria. Beh, cavolo, l’avevo repressa per anni, in qualche modo doveva pur sfogarsi!

Rotolammo a terra, trascinandoci dietro lenzuola e coperte. Sentivo la sua angelica risata e le sue braccia d’acciaio attorno al mio corpo.

Ed: sei una pazza!

Lo abbracciai forte.

Be: lo so!

Edward mi baciò i capelli.

Ed: sai una cosa?

Alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi dorati.

Ed: quando sei andata via…mi sono odiato a morte.

Inclinai il capo di lato. Lui guardò il soffitto.

Ed: non ti ero stato abbastanza vicino, non ero stato degno di te. Mi sentivo uno stupido, ma allo stesso tempo credevo che te n’eri andata per tutte le volte che ti avevo chiesto di allontanarti da noi…

Be: stupido.

Lui mi guardò, alzando un sopracciglio.

Be: credi che potrei vivere davvero se escludessi il sole dalla mia vita?

Lui sorrise, chiudendo gli occhi e stringendomi di nuovo.

Ed: non lasciarmi più, ti supplico.

La sua voce tremò. E in quella voce potei capire la sofferenza che avevo provocato loro, il dolore che avevano provato, la paura e il disperato senso d’incapacità di quegli anni.

Be: se avessi potuto scegliere, sarei rimasta con voi.

 

Astrea: siamo sempre noi a scegliere il nostro domani, ma il problema è distinguere le scelte giuste da quelle facili.

 

Una voce interruppe il violento fiume di ricordi che mi invadeva.

Koryu: DANNAZIONE!!!!!!!!!!

E nell’aria avvertii l’improvviso cambiamento. Non più tranquillità, non più serenità. Agitazione, paura, sgomento.

Ci alzammo in piedi ed io mi coprii col candido lenzuolo. Mi accorsi che Edward indossava una camicia e dei jeans e i piedi erano scalzi.

Koryu irruppe nella stanza, stringendo in mano un giornale. Notai che dietro di lui c’erano anche i Cullen e il ragazzo dai capelli rossi.

Ko: guarda.

Mi lanciò il giornale dopo un ringhio furioso.

Lo aprii con mano tremante, ignorando gli sguardi di tutti su di me.

 

Terrore a Forks

Una scia di omicidi ha insanguinato un albergo nella cittadina di Forks. Le vittime, sette in totale, sono state brutalmente fatte a pezzi e le stanze demolite. Non si hanno tracce dei colpevoli…

 

Chiusi il giornale di scatto e lo gettai con rabbia sul letto.

Ko: sette persone!!! DOVE SONO I VOSTRI DANNATI TARTUTIK???? DOVREBBERO ESSERE INTERVENUTI, QUESTI ATTI METTONO A RISCHIO LA VOSTR SEGRETEZZA, ACCIDENTI!!!!!!!!!!!!!!

Gettò a terra la sigaretta che stringeva tra le labbra e mi prese per una spalla, costringendomi a guardare impassibile i suoi gelidi occhi ametista, ora furiosi.

Ko: cercavano te! Hanno ucciso per arrivare a te, dannazione!!! Non farai niente???

Be: lo sterminatore di demoni sei tu, non io.

Cadde il silenzio mentre io e Koryu ci fronteggiavamo. Demone e Cacciatore. Cacciatore e Demone. Occhi viola e occhi marroni. Rabbia e impassibilità.

Ko: dovrebbero essere qui. I Tartutik dovrebbero averli puniti.

Chinai il capo, poi mi voltai verso la finestra. C’era il sole. Un debole, gelido sole.

Avevo bisogno di tempo per pensare.

Mi voltai con un falso sorriso sul volto e corsi ad abbracciare Esme e Carlisle.

Be: non vi avevo ancora salutato!

Esme: oh, Bella cara!

Esme singhiozzò e Carlisle mi baciò i capelli.

Emmett: Bellina!!!

Mi afferrò per i fianchi, alzandomi di peso. Mi dimenai ridendo, questa volta sul serio.

Be: sei uno scimmioneee!!!

Emmett mi strinse in un abbraccio da orso…insomma, un abbraccio degno di lui.

Emm: bentornata, Bellina!!!

Jasper: ciao, Bella.

Jasper se ne stava in disparte come al solito, però sorrideva tranquillamente. Sicuramente si era accorto dell’inquietudine che avevo dentro, e infatti quando mi avvicinai a lui sentii la calma invadermi. Sorrisi.

Be: grazie.

Lui ricambiò il sorriso e mi tese una mano. La guardai in silenzio, poi, fregandomene del suo autocontrollo, mi gettai tra le sue braccia e gli baciai una guancia. Tutti guardarono la scena stupiti mentre Jasper ricambiava la stretta con delicatezza, come se avesse paura di rompermi in mille pezzi, quasi fossi fatta di delicata porcellana.

Ci separammo e mi rivolsi a Rosalie. Lei fece un brave cenno, senza degnarmi del suo sguardo dorato.

Rose: bentornata.

Sorrisi e ricambiai il saluto con un altro cenno.

Koryu: Isabella! Cosa…

Mi voltai verso di lui, continuando a sorridere. Koryu restò scioccato.

Be: troveremo una soluzione.

Ko: devi trovarla adesso!!! Intanto quei demoni uccidono a piede libero!!!!!

Urlai.

Be: LO SO!!! COSA DOVREI FARE????????????????

Alice: cosa sono i Tartutik???

La guardai, ancora arrabbiata.

Be: i moderatori della nostra legge! Un po’ come i Volturi per i vampiri, solo che i Tartutik si fanno vivi raramente perché solo dei demoni canaglie violerebbero la legge, troppo spaventati dall’arrivo dei nostri moderatori. Si dice che i Tartutik abbiano le sembianze di bestie enormi e sono tre, ma hanno tutti lo stesso nome. Li ho intravisti solo una volta, e credo di poter vantare di essere in grado di raccontarlo, forse io e…io, sono in grado di raccontarlo.

Chinai il capo. Stavo per dire io ed Astrea, ma lei non racconterà mai a nessuno del suo quasi incontro con i Tartutik.

Storsi la bocca, scuotendo il capo.

???: diglielo, Koryu.

Mi voltai a guardare il ragazzo dai capelli rossi, che ora si era fermato al fianco del mio amico biondo. Notai che Koryu aveva assunto uno strano colorito, tra il pallido e il verdognolo, come se stesse per rimettere. Qualcosa non andava.

Be: Koryu?

???: Isabella…io conoscevo Astrea…e la conosceva anche Koryu.

Sbarrai gli occhi, guardando Koryu che però evitava il mio sguardo. Lui… conosceva Astrea?

Be: Koryu…non è vero, giusto? Non è assolutamente vero, me ne avresti parlato.

Koryu abbassò lo sguardo.

???: e conosciamo anche il demone che l’ha uccisa.

Mi irrigidii. Una strana sensazione mi attraversò. Rabbia? No. Paura? No. Inquietudine? Forse.

???: e quello stesso demone era tra quelli che ci hanno attaccato.

Cadde il silenzio, rotto solo dal curioso ticchettio di un orologio.

Tic, tac, tic, tac.

Inclinai lentamente il capo mentre un sorriso perverso mi attraversava il volto.

 

Una ragazza era seduta in un angolo, forse in una stanza così buia che non si vedeva nemmeno se era davvero una stanza.

Bella: non ho saputo proteggerla…

Un singhiozzo. Un lamento. Poi più niente.

 

???: oh, no…Isabella! Isabella, fermati!!

Tic, tac, tic, tac.

Dio come mi infastidiva quel ticchettio.

Tic, tac, tic, tac.

Sì…avrei trovato quell’orologio e l’avrei distrutto… in tanti piccoli pezzettini. Poi avrei spezzato le lancette e calpestato i resti.

 Il mio sorriso si allargò, i miei occhi si persero nel vuoto.

???: Bella! ALLONTANATEVI TUTTI!!!!!!!!!! ORA!!!!!!!!!!!!!!

CRACK.

Il diadema si crepò. Elettrizzata, una scarica di adrenalina mi attraversò il corpo.

Tic, tac, tic, tac.

Finalmente stavo per liberarmi. Finalmente…

Ko: no, Isabella! Fermati subito??????

Alzai lo sguardo folle, leccandomi le labbra con un gesto osceno.

“NO, NO, NO!!! FERMATI!!!!!!

Perché? È così bello essere liberi…

No, non fa…”

Le voci nella mia testa si persero nel nulla, la mia personalità umana venne messa brutalmente a tacere. Sentii come uno stacco in testa, qualcosa che andava in pezzi… e più tardi avrei anche saputo di cosa si trattava.

CRACK.

Un’altra crepa.

Qualcosa mi toccò le spalle e mi scosse.

Ed: Bella, amore! Bella! Guardami!!!

Tremai.

Tic, tac, tic, tac.

Il tempo scandì la mia libertà perduta per anni…la libertà di un demone pronto ad aprire gli occhi.

 

La stessa ragazza. La stessa oscurità. Ma questa volta niente lamenti. Solo silenzio. Isabella teneva il capo chino, i capelli gli coprivano gli occhi e il corpo era rilassato, non più scosso dai singhiozzi.

Poi alzò il capo. Occhi da gatto, con l’iride sottile e verticale. Sguardo furioso, da bestia.

Bella: è il momento.

 

CRACK!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

E il diadema andò completamente in pezzi con uno schianto cristallino mentre il mio corpo si accasciava elegantemente, cominciando a mutare.

E da qualche parte, un orologio scandiva i suoi rintocchi.

 

Muahahahahahahahah, eccovi il nuovo capitolo! Sappiate che nel prossimo ci sarà un colpo di scena più simile a uno schiaffo in faccia…ebbene sì, perché sono cattiva!!! Ohohohohoho!

Ed: non fa ridere -.-

Emmett/Alice/Jasper (dall’altra stanza): W I POKEMON, TOSTI E PROROMPENTI, TUTTI DIFFERENTI, GOTTA CATCH E’MALL!!!!!!!

…?

Ed: u_________u’’’’’’’’’’’’’’’’’’’

?!?!?

Ed: lascia perdere…

… -_______________-’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’

Ed: grazie per le recensioni, angioletti recensori, grazie per ogni volta che ci seguite e lasciate un commento, grazie da Tomi che sta…

CRASH!!!!!!!!

Vi ucccccidooooo!!! Un po’ di silenzioooo!!!!!!

Ed: ehm…lasciamo stare…e anche grazie dai Cullen che…

Cullen (tranne Edward): BATMAAAAAAAAN!!!!!!! BATMAAAAAAN!!!! CORRE, CORRE, BATMAN BATMAN, E CON AGILITA’, IN UN ATTIMO E’ QUA…

Ed: u___________u’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’ self control…

 

Anticipazioni: la razza demoniaca rabbrividisce quando un ruggito animalesco fa tremare casa Cullen. E Bella è libera. Libera di combattere…libera di uccidere. Questa volta Edward non potrà aiutarla, la sua voce non arriva nel luogo in cui lei è sprofondata…ma qualcun altro riesce a smuovere la furia distruttiva del demone, qualcuno che nessuno dei presenti si aspettava. Com’è facile a volte perdere se stessi, facile come sarà difficile ritrovarci…ammesso che l’io perduto esista ancora.

 

Ringhi, grida, tonfi.

Perché tanto chiasso poi? Cosa stava succedendo? Perché ero tanto lontana da loro?

Tic, tac, tic, tac.

L’orologio scandiva i rintocchi come a volermi ricordare che c’era anche lui in quella dannata stanza.

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Capitolo 9
*** Bestia impazzita e furia omicida ***


“La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.”

 

Mi portai le mani alla testa, lanciando un grido straziante. Sentivo il mio corpo cambiare, la fronte bruciare come se il diadema avesse lasciato un marchio di fuoco sul posto dove prima c’era il diamante.

Avvertii un gran trambusto intorno a me, delle voci lontane che mi chiamavano.

Ed: BELLA!!!

Ko: ALLONTANATEVI SUBITO!!!!!! VIA!!!!!!!!!

Ali: BELLA!!!! CHE SUCCEDE??????

Ringhi, grida, tonfi.

Perché tanto chiasso poi? Cosa stava succedendo? Perché ero tanto lontana da loro?

Tic, tac, tic, tac.

L’orologio scandiva i rintocchi come a volermi ricordare che c’era anche lui in quella dannata stanza.

Il lenzuolo che mi copriva cadde a terra con un tonfo ovattato e un altro grido si diffuse per la casa come un gong di morte.

Il mio cuore accelerò i battiti, sembrava impazzito, un tamburo per me vitale…e per loro…

Tumtumtumtum…

Digrignai i denti, che lentamente si allungarono. La dentatura completa cambiò, diventando simile a quella di una tigre. Ogni dente era una zanna affilata e bianchissima, piccola grande macchina di morte. I canini erano leggermente più allungati del normale e le labbra che sfioravano erano sottili e più pallide.

La pelle divenne quasi bianca, i capelli si allungarono fino a raggiungere le caviglie e divennero di un luminoso azzurro ghiaccio, lucenti e scompigliati.

I lineamenti divennero felini e gli occhi dall’iride verticale e sottile si allungarono come quelli di un serpente, cambiando colore dal marrone cioccolato al giallo luminoso, simili a fari splendenti.

Il corpo dimagrì, divenne più potente e allenato mentre le unghie si allungavano, diventando dritti e micidiali artigli d’acciaio.

Le orecchie si allungarono e divennero a punta mentre uno strano e intricato simbolo nero mi si imprimeva sulla guancia destra e scivolava sinuoso lungo il collo fino alla clavicola.

Una creatura dalla bellezza ferina si erse in tutta la sua magnificenza, guardando i presenti con furia omicida e piacere per la strage che sentiva avrebbe creduto.

Quella non ero io.

Quella non ero io.

Quella non potevo essere io.

Sorrisi malignamente, inclinando la testa di lato.

Il mio corpo si mosse con tanta leggerezza e potenza distruttiva che nessuno mi vide spostarmi e si accorsero di me solo quando comparsi alle spalle di Rosalie. La vampira si girò, ringhiando come una furia e pronta a scagliarsi su di me. Ancor prima che potesse alzare un dito, aprii la mano e gliela schiaffai in faccia con tanta veemenza da farla cadere. Premetti il suo cranio nel terreno e spiccai una corsa in avanti, strisciando il corpo di Rosalie per tutta la stanza con tanta forza da lasciare una scia incisa nel terreno crepato.

Arrivata al muro, feci forza sulla mia preda e la lanciai contro di esso, sfondandolo e facendo volare Rosalie fuori. Emmett comparve dal nulla e la afferrò prima che toccasse terra.

Sorrisi della sua espressione rabbiosa e mi leccai un’unghia affilata. Sì, sentivo il dolore fisico di Rosalie, lo potevo percepire distintamente… e me ne compiacevo, ero soddisfatta.

Un ruggito ed Alice si scagliò su di me, seguita da Carlisle, Edward ed Esme.

Mi abbassai per schivare la presa di Edward che voleva semplicemente bloccarmi. Che stupido.

Saltai per evitare la stretta di Carlisle, scoppiando in una risata bestiale. Stupido anche lui.

Bloccai il pugno di Esme e glielo ricambiai, colpendola al volto così forte da farla alzare da terra e volare per tutta la stanza, lasciando un buco nel muro opposto.

Tentai di graffiare Alice che però fece una piroetta di lato e mi evitò, ma non riuscì quasi a vedere il calcio che la colpì al ventre, atterrandola.

Saltai di nuovo per evitare la presa di Edward, incapace di farmi del male. Illuso, sciocco.

Scartai di lato e poi in avanti, tirando una ginocchiata sul volto perfetto di quel folle che credeva di potermi anche solo sfiorare.

Appena toccata terra, ruotai su me stessa con grazia e potenza distruttiva e mentre ruotavo, afferrai il collo di Carlisle, trascinandolo con me e incastrandolo nel terreno dopo avergli fatto un veloce gambetto ed averlo spinto per le spalle nel pavimento così forte da non farlo più muovere.

Il mio sorriso si allargò. Ma non era abbastanza. Volevo sangue. Volevo dolore. Volevo sofferenza. Non era abbastanza.

Mi voltai di scatto verso Koryu, sorridendo deliziata al pensiero del suo sangue che bagnava le mie mani. Balzai in avanti, sentendo i miei capelli ondulare alle mie spalle.

Mi avvicinavo.

Presto avrei saziato la mia sete.

Ero ad un pazzo da lui.

Avrei sentito il caldo liquido rosso scorrere tra le dita.

Alzai la mano artigliata con un gesto quasi invisibile, sorridendo perversamente.

Sangue.

Sangue.

Sangue!

Ma in quel momento successe qualcosa.

Un movimento svelto, due occhi pacati e impassibili…una pace immensa dentro di me.

Jasper: smettila.

Fermai il mio pugno a un millimetro dal volto del vampiro biondo davanti a me, tremando. La sua voce autoritaria, profonda e calma. I suoi occhi dorati. I suoi biondi capelli profumati e vaporosi.

Mi sentii improvvisamente vulnerabile…ed io detestavo essere vulnerabile.

Ringhiai, tuttavia incapace di muovermi. Era come se quell’insignificante succhiasangue  mi avesse inchiodato con la sola forza dello sguardo…ma il problema maggiore era che era davvero così.

La mia furia sembrò diminuire gradualmente, la rabbia scemò, la voglia di sangue svanì del tutto.

Barcollai mentre il sentimento d’odio del demone veniva sostituito lentamente da quelli umani. Sentivo la lotta interiore tra umano e demoniaco farsi sempre più violenta e dolorosa.

Un grido di dolore e mi accasciai al suolo.

Che diavolo stavo facendo? Chi diavolo ero? Cos’ero diventata?

Mostro.

Be: uh…

Strizzai gli occhi, accorgendomi che la testa sembrava sul punto di esplodermi.

Jas: Isabella…

Sentii un tocco freddo sul volto e la calma invadermi.

Be: J…asp…er…

Tremai, mi rannicchiai, soffrii.

Ko: accidenti, il diadema è a pezzi! E adesso?!

Sbarrai gli occhi, respirando affannosamente. Sentii un gemito e Jasper si accasciò al mio fianco, schiacciato dalla mia improvvisa opposizione ai suoi poteri che disperatamente avevano tentato di calmarmi.

Mi alzai in piedi, nuda e soddisfatta dei danni che stavo causando.

Poi uno sparo. Una pallottola conficcata nel mio fianco.

Un altro sparo. Una pallottola conficcata nella mia gamba.

Un altro ancora. Una pallottola nella spalla.

Non feci una piega nonostante il sangue nero scorreva sul mio corpo nudo con copiosità e lentezza quasi calcolata. Sentii il gelo del mio sangue, ben diverso da quello caldo che possedevo fino a pochi minuti prima.

Mi voltai verso Koryu, sorridendo come una bambina che ha appena trovato un nuovo giocattolo.

Be: questi cosa sarebbero?

La voce che mi uscì fece rabbrividire anche me. Sembrava provenire dall’inferno stesso, una voce gutturale e profonda come il mare, più simile al ringhio di una bestia.

Be: li troverò. Li ucciderò. Farò a pezzi i loro corpi e brucerò i resti.

Mi leccai oscenamente un artiglio.

Be: sarà magnifico…tutto quel sangue…

Tremai mentre una voce mi esplodeva in testa.

???: BELLA!!!!!!! SMETTILA SUBITO!!!!!!!!!!!!

Spalancai la bocca, guardando il vuoto.

CRACK.

Be: J…asper…

Lui mi guardò, ansimando per la stanchezza.

CRACK.

Be: mi…dispiace…

E qualcosa di rosso colò dal mio occhio destro. Una lacrima di sangue toccò il terreno.

CRACK.

Gli schiocchi sonori riecheggiavano in tutta la stanza, e sapevo da dove provenivano.

Ko: il suoi corpo non regge il potere demoniaco… sta cedendo.

CRACK.

Non mi mossi mentre le ossa si spezzavano con rumori secchi ed agghiaccianti. Il demone dentro di me però, vacillò.

Non sentivo dolore, solo un leggero fastidio nei punti in cui le ossa venivano danneggiate dal mio stesso potere.

Ed: KORYU!!!!!!! AIUTALA, ACCIDENTI!!!!!!!!!!!!

Ko: non posso…non posso aiutarla.

Sentii la sua voce affievolirsi, spenta come una fiammella. Una voce colma di dolore e impotenza, una voce colma di memorie ancora sanguinanti.

Alzai appena gli occhi per fissarlo attraverso due spaventose iridi da serpe color giallo acceso.

Koryu mi guardava, la pistola ferma ai suoi piedi e gli occhi vuoti. Le labbra serrate tremavano.

CRACK.

Ko: Bella…ti prego, fermati.

CRACK.

Barcollò in preda ad un mancamento. Sapevo che da lì a due minuti avrebbe ceduto.

CRACK.

Ed: BELLA!!!!!!!!

Sentii una mano gelida toccarmi, ma non provai alcun sollievo.

Qualcosa di gelido mi attraversò la testa. Sentii delle voci remote, o forse le immaginai soltanto.

Ko: sta per spezzarsi l’osso del collo!

Ed: NONONONONONONONONO!!!!!!!!!!!!!!!!

Jasper: Isabella…

E mi aggrappai all’ultima voce che sentii. Mai dimenticai quella voce, mai lasciai la presa sulla voglia di vivere che essa mi aveva donato.

Ali: EDWARD, IL DIADEMA SI STA RICOMPONENDO DA SOLO!!!!!!!!

Edward? Chi è Edward?

 

Muahahahahaha, rieccomi! Ebbene, vi lascio con questo dubbio: perché le ultime parole del capitolo? Cosa è successo a Bella? Eheh, come sono cattiva! Tuttavia, sembra che non vi piaccia molto la storia…va bene, dovrò impegnarmi di più! ^^ grazie 1000 ai recensori, grazie a voi per cui vado avanti…grazie.

 

Anticipazioni: com’è flebile la mente, com’è debole. Cosa sono i ricordi? Chi sono le persone riunite intorno ad Isabella? Perché la conoscono? Un cuore si spezza, due vampiri si scontrano con violenza…e una ragazza scivola spaventata contro il muro, tappandosi le orecchie per non dove più sentire la confusione che la assilla.

 

L’angelo sembrò fremere. Come gli altri, anche lui era freddo, ma ai miei occhi la sua freddezza serviva solo ad allontanarmi dalle fiamme dell’inferno più nero. Profumava di fresco...aghi di pino? Forse, ma c’era anche qualcos’altro…qualcosa di meraviglioso come la sua leggiadra figura.

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Capitolo 10
*** Chi Sono? ***


“La sofferenza è forse l’unico mezzo valido per rompere il sonno dello spirito.”

 

Aprii gli occhi. Accidenti, la testa faceva davvero male, per non parlare dell’intorpidimento in tutto il corpo…ma mi era passato sopra un camion???

Mi sollevai a sedere e le coperte caddero a terra, leggere come fantasmi. Mi guardai intorno.

Mi trovavo in una stanza dai muri bianchi, un letto e parecchi armadi e mobili (stanza di Carl ed Es! XD nd autrice). Mi accorsi di indossare una vestaglia leggera, azzurro chiaro.

Be: ouch…dolore…

In quel momento sentii dei passi frettolosi e la porta si spalancò con tanta veemenza da crepare il muro.

Delle persone entrarono in fretta, muovendosi con tanta grazia da essere innaturali mentre i loro volti…beh…erano bellissimi. Ma avevano qualcosa di strano, qualcosa che accomunava almeno sette di loro. Tutti tremendamente belli, tutti con la pelle bianco latte, tutti con profondi occhi dorati. Tutti tanto perfetti da sembrare irreali.

Dietro i ragazzi bellissimi c’era un giovane uomo dai capelli biondi e gli occhi viola e dietro di lui un giovane dai capelli rossi e gli occhi verdi.

Mi accorsi improvvisamente che qualcosa di freddo mi cingeva la fronte. Alzai lentamente una mano, toccando con stupore un oggetto sottile che mi cingeva il capo… un diadema?

???: Bella, amore!

Uno dei ragazzi bellissimi si fece avanti. Aveva i capelli ramati e come gli altri era perfetto, ma sembrava più giovane degli altri, anche se il suo sguardo esprimeva quasi secoli di vita…possibile?

Ancor prima che me ne accorgessi, il ragazzo mi fu addosso e mi strinse forte.

Be: ah…

Sbarrai gli occhi quando lui affondò il volto tra i miei capelli e tremava, spaventato da qualcosa che nemmeno io sapevo o capivo. Profumava di buono e freschezza, ma mi accorsi che la sua pelle era gelida, terribilmente fredda, come se avesse immerso le mani nella neve prima di stringermi con fin troppa confidenza.

Be: ehm…mi scusi…

Arrossii, posando le mani sul petto forte del ragazzo per allontanarmi da lui. Cadde un silenzio gelido.

???: mi scusi? Bella, sono io, Edward.

Gli occhi del ragazzo chiamato Edward si riempirono di sconcerto misto a terrore.

Be: come? No, mi dispiace, non conosco nessun Edward… dove sono?

Tutti mi guardarono con spavento sempre più grande mentre li squadravo per capire cosa li spaventasse tanto.

Be: ehm…ho qualcosa che non và?

Una ragazza avanzò verso di me quasi a passo di danza. I suoi capelli erano corti e i lineamenti perfetti. Sembrava un leggiadro folletto.

???: Bella? Sai chi sono?

Be: dovrei?

Mi portai una mano alla testa, stordita. Tutti mi fissavano stupiti e terrorizzati, come se fossero finiti in un film dell’orrore o mi stessi trasformando nel mostro di Loch Ness o qualcosa del genere.

???: Bella, sono Alice! Alice! Non puoi non ricordarmi!

Alzai un sopracciglio. Mi stavano prendendo in giro?

Be: no, non mi ricordo di lei perché non l’ho mai vista prima d’ora, credo sia normale.

Il ragazzo chiamato Edward tremò.

Ed: Bella…non ti ricordi di noi?

Ok, ora ne avevo abbastanza.

Be: certo che no! Non vi ho mai visti, che ci faccio qui??? Non mi avrete rapita… vero?

???: certo che no, Bella.

Mi irrigidii. Quella voce…io la conoscevo bene. La ricordavo. Sì…non potevo sbagliarmi, non mi era sconosciuta…ma dove l’avevo sentita?

Alzai gli occhi sul perfetto ragazzo dai vaporosi capelli biondi, fissando quasi incantata il suo portamento altero e il suo sguardo freddo. Sembrava…non so, un angelo?

Edward: Bella?

Lo guardai, confusa. Perché aveva quella faccia? Perché tutti sembravano storditi? Perché mi guardavano come se fossi un fantasma?

Be: ehm…

Tornai a fissare il ragazzo biondo, ma una violenta fitta alla testa mi colse di sorpresa. Premetti le mani sulle tempie, accasciandomi con un gemito.

Ali: Bella!!!

La ragazza folletto mi fu subito accanto con una velocità che non avrei mai creduto possibile…una velocità non umana, fuori dal normale.

Alzai il capo di scatto come un animale in trappola e mi allontanai dal tocco gelido della sua mano per quando me lo consentiva il letto matrimoniale in cui ero.

Ali: Bella, sono io…

Cominciai ad urlare, l’istinto che insieme a me urlava spaventato e mi avvertiva che quelle persone non erano normali e che mi avrebbero ferito appena abbassata la guardia.

Be: NON VI CONOSCO!!! NON VI CONOSCO, ACCIDENTI!!!!!!!!! STATEMI LONTANI, VOI NON SIETE NORMALI!!!!! LE PERSONE NORMALI NON SI SPOSTANO COSI’, NON SONO COSI’ FREDDI, NON SI MUOVONO IN QUEL MODO…

Gemetti di nuovo per un’altra brutta fitta alla testa. Mi alzai, barcollando. Mi sembrava di essere ubriaca, quei volti preoccupati mi sembravano deformi, infernali. Solo il ragazzo dai capelli vaporosi mi era chiaro e sembrava quasi una luce in mezzo all’inferno.

Senza pensare, spiccai una corsa impacciata e mi lanciai sull’angelo, stringendomi disperatamente a lui e scoppiando a piangere come una bambina.

Be: ti…ti prego, angelo…ti prego, non lasciare…che mi prendano…ti prego!

L’angelo sembrò fremere. Come gli altri, anche lui era freddo, ma ai miei occhi la sua freddezza serviva solo ad allontanarmi dalle fiamme dell’inferno più nero. Profumava di fresco...aghi di pino? Forse, ma c’era anche qualcos’altro…qualcosa di meraviglioso come la sua leggiadra figura.

???: Bella…calmati, non ti faranno niente.

Sentii che la sua voce era imbarazzata, ma anche stupita. Non lo lasciai.

Be: non…non è vero…ti prego, mandali via!

Tremai e il ragazzo mi sorresse quando barcollai e persi l’equilibrio. Mi sentivo molto debole e vulnerabile, ma con lui al fianco, l’insicurezza e la paura svanivano come neve al sole.

???: Bella…sta per venirle una crisi di nervi, uscite dalla stanza e lasciatemi con lei.

Ed: Jasper, riuscirai a trattenerti?

La voce del ragazzo dai capelli di bronzo era spaventata, ma anche minacciosa. Stava forse minacciando il mio angelo?

Mi separai da lui e imi voltai verso la creatura infernale che aveva appena parlato.

Be: non rivolgerti così a lui!!!

Il mio sguardo fiammeggiò e il ragazzo mi fissò addolorato.

Ed: amore, sono io…

Indietreggiai, appiattendomi contro il petto del mio salvatore angelico.

Be: non chiamarmi amore! Io…non sono il tuo amore!!!

E in quel momento mi sembrò quasi di vedere il suo cuore spaccarsi. Vidi i suoi occhi perdersi nel vuoto e la sua figura perfetta barcollare.

???: Edward…

Ed: Jasper…

Cadde il silenzio mentre il ragazzo si alzava.

Ed: prenditi cura di lei…ti supplico, se non puoi aiutarla tu…

Chinò il capo e scomparve come un’ombra. La ragazza folletto scattò in piedi.

Ali: EDWARD!!!!!!!!

Sparì anche lei insieme ad una donna dai capelli color caramello e il viso a cuore.

???: lo sapevo!!!

Una ragazza perfetta dai capelli biondi e gli occhi dorati mi si avvicinò con passo minaccioso.

???: questa qui porta solo guai! Non dovevamo fidarci di lei.

Jasper: Rosalie, non è colpa sua.

Il mio angelo mi strinse ed io mi rifugiai nel suo abbraccio, nel suo profumo, nelle sue ali spalancate a mia difesa che solo io potevo vedere.

Rose: no??? guarda cos’ha fatto ad Edward!

Jas: non ricorda niente, non è colpa sua.

La ragazza ringhiò come una bestia, emettendo un suono cupo che veniva dalla gola.

Rose: invece è colpa sua! Da quando Edward si è innamorato di lei, ci sono capitate solo disgrazie! Prima l’attacco di James, poi il tentato suicidio a Volterra, poi Victoria! Vuoi che continui l’elenco?

Il volto del mio angelo s’indurì.

Jas: e vuoi che ti ricordi CHI ha detto ad Edward della visione di Alice, spingendolo al quasi suicidio???

La ragazza ringhiò di nuovo e il mio angelo mi spinse alle sue spalle mentre due persone perfette si facevano avanti e afferravano la bionda per le spalle. Uno sembrava un orso, dai capelli scuri e corti e l’altro aveva i capelli biondi e sembrava più vecchio di colui che lo affiancava.

Tremai quando la ragazza si scrollò di dosso i due che la reggevano, con un selvaggio ruggito e si scagliava su di me.

Il mio angelo si accucciò, tendendo i muscoli come uno splendido leone. Senza fare rumore, spiccò un salto tanto veloce da essere invisibile. Riuscii a vedere solo il momento in cui i due si scontravano con un frastuono tremendo, due leggiadre creature che combattevano con tanta eleganza da sembrare perfetti danzatori. Inferno e paradiso si schierarono uno di fronte all’altro e si scontrarono con forza inaudita e quasi impossibile.

La bionda chiamata Rosalie tentò di mordere la gola del mio angelo. Io urlai, ma lui la afferrò per la nuca, sbattendola violentemente al suolo, così forte da crepare il pavimento.

La bionda non sanguinò, non gemette, non sembrò provare dolore per il terribile colpo subito, ma il mio angelo le azzannò il braccio, staccandoglielo con violenza e ferocia bestiali, tenendola inchiodata al suolo per il collo.

???: JASPER!!!!!!

???: ROSALIE!!!!!!!!!!

I due di prima li separarono con forza e fatica.

Rose: bastardo! Da quando proteggi quell’insignificante umana????

Il mio angelo si voltò verso di me e nel suo sguardo lessi lo sconcerto per se stesso. Nemmeno lui capiva perché mi aveva protetta in quel modo.

Tremai, accasciandomi lungo il muro. Mi girava la testa e mi sembrava quasi di vedere rosso. Perché il mio angelo era così violento…?

Lui si voltò verso di me, ancora trattenuto dall’uomo biondo.

Jas: Bella, non avere paura…

Si avvicinò a me con lentezza calcolata, tendendo una mano verso di me.

Indietreggiai, appiattendomi contro il muro, poi mi accasciai lungo di esso, lasciandomi sfuggire un singhiozzo sommesso.

Be: vi…vi supplico, basta…

Mi coprii la testa con le braccia, come se temessi di ricevere un violento colpo dall’alto. Quel colpo non arrivò.

Una gelida mano mi toccò l’avambraccio. Alzai gli occhi, spaventata, per incontrare due profonde iridi dorate. Una calma soprannaturale mi invase e cominciai a respirare meglio, ringraziando Dio di avermi donato quella creatura magnifica.

Jasper mi prese delicatamente tra le braccia, alzandomi da terra senza sforzo. Appoggiai la testa al suo petto duro ma confortevole e chiusi gli occhi.

Quella volta sognai due volti.

Uno apparteneva ad un magnifico ragazzo dai capelli di bronzo e gli occhi dorati e l’altro, altrettanto bello, aveva dei vaporosi capelli biondi e gli occhi dello stesso colore. Le due immagini si sovrapponevano con insistenza, ma solo una mi guardava tristemente, chiedendomi con gli occhi qualcosa che non riuscii a comprendere.

 

Ok…calma…caaaaalma…ehm…richiedo piano di emergenza, sono inseguita da una folla di lettori incavolati!!!

Lettori: CHE CAPPERO HAI COMBINATOOOOOO!!!!!!!!!!!!

Ho un’idea! Diversivo!!!

(Tomi prende Edward che passava di lì per caso e lo getta tra la folla)

Lettori: EDWWWWWARDDDDDD!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Alice: credo che avremo bisogno di un Cullen di riserva… °.°

Naaah, finché non lo bruciano lo ricomponiamo con l’attak! u.u’’’’’’’’

Ali: ma tu non dovevi scappare?

Senza aver ringraziato i lettori? Mi aiuti almeno?

Ali: cosa ci ricavo?

Niente shopping!

Ali: -.- grrrr

Ehm…ok, ma solo qualche negozio…

Ali: *________________*

Oddio…

Ali/Tomi: grazie, angioletti recensori!!! Fateci sapere!!!

 

Anticipazioni: Bella si sveglia. Bella è confusa. Bella non ricorda. Cosa è andato storto? Cosa è successo? Qualcuno parla, qualcuno spiega. E intanto qualcosa dentro Bella si muove, qualcosa cambia e nuove sensazioni la portano ad affidarsi al mistico angelo biondo. Non è la storia giusta. Non è come dovrebbe andare. Dov’è Edward? Dov’è l’amore che lei provava per lui? La verità a volte fa male…ma è più giusta una bugia felice o una verità dolorosa?

 

Si avvicinò a me e mi scostò una ciocca di capelli, portandola dietro l’orecchio destro. Sentii un brivido dovuto al gelo della sua pelle o alla sua vicinanza o al suo freddo sguardo o al mio subconscio che mi gridava di darmela a gambe.

Rimasi immobile mentre la sua mano fredda e umida si posava sul mio collo.

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Capitolo 11
*** Non mi fai paura ***


“I nostri passati sono così simili. Sono passati di ricordi che assomigliano a vetri appannati dall'umidità dell'autunno. Possiamo scriverci il nome sopra e annullarli.”

 

???: cosa le è successo? Perché non ricorda più niente?

???: la…trasformazione ha sempre effetti negativi su chi la subisce se il corpo non è pronto. Il rischio maggiore era che Bella…venisse uccisa dal…suo stesso potere demoniaco. Tuttavia non so come è riuscita a ricacciarlo indietro, ma la sua coscienza ha usato troppa energia per farlo, finendo per distruggersi o semplicemente annullarsi momentaneamente.

???: tornerà come prima?

???: non lo so.

???: …

 

Spalancai gli occhi, accecata dalla rara luce del sole. Quanto avevo dormito? Beh, almeno questa volta la testa non doleva né girava.

Mi accorsi di essere ancora nel letto di quando mi ero svegliata precedentemente e avevo addosso ancora la stessa vestaglia, ma questa volta nessuno entrò nella stanza, nessuno mi guardò con occhi verdi, dorati o ametista, nessuno mi chiamò per nome.

Posai delicatamente i piedi nudi sul pavimento, quasi avessi paura di svegliare una presenza invisibile nella stanza.

Mi alzai in piedi, senza curarmi di cercare le scarpe o le pantofole, e aprii la porta.

Il silenzio inondava la casa, rotto solo dal cinguettare degli uccellini all’esterno dell’abitazione. Vaghi fasci di luce illuminavano l’aria, rendendola calda e quasi sonnolenta. Quella sembrava una pace da film, una pace da sogno… forse lo era davvero, possibile?

Feci qualche timido passo avanti, ma mi accorsi all’improvviso di dover andare in bagno. Quasi a risposta del mio bisogno, uno scrosciare d’acqua interruppe il silenzio quasi con violenza e raggiunse le mie orecchie con fastidio e prepotenza.

Seguii silenziosamente quel rumore finché non giunsi ad una lucente porta di legno. Senza pensare, abbassai la maniglia ed entrai.

Davanti a me si stagliò la visione più bella che avessi mai visto.

Jasper aveva la testa inclinata di lato e con una mano si scrollava energicamente i capelli biondi dall’acqua. Indossava solo un asciugamano alla vita e il suo corpo era… perfetto, anche troppo.

Gli addominali erano scolpiti, le braccia moderatamente muscolose, le gambe allenate. Notai all’improvviso e con stupore che un sottile raggio di luce passava per la finestra socchiusa e bagnava la sua spalla destra, facendola brillare come se fosse ricoperta di piccoli diamanti. Piccole goccioline d’acqua bagnavano la sua perfezione, scivolando sinuose lungo il corpo privo di difetti. Il volto era rilassato, i capelli scesi, ma ancora ondulati grazie all’acqua e gli occhi chiusi, come se stesse sognando…o forse il mio sogno era lì. Un angelo sceso in terra, un miracolo prezioso come un diamante, una creatura tanto magnifica da sembrare irreale.

All’improvviso, Jasper aprì gli occhi color caramello e mi guardò con calma, dopodichè sfoderò un sorriso luminoso e sereno che mi stordì.

Jas: ti sei svegliata. Sapevo che il rumore dell’acqua ti avrebbe aiutata a trovarmi.

Non riuscivo a parlare, rimanevo lì a guardare la sua assurda magnificenza con soggezione. Lui non sembrava imbarazzato o infastidito.

Jas: gli altri sono usciti, torneranno presto credo.

Notai nella sua voce un tono grave e quasi addolorato. Chinai il capo, costringendomi a distogliere gli occhi da una delle sette meraviglie del mondo per poter rimettere insieme i ricordi del giorno prima.

Be: è…colpa mia, vero?

La mia voce tremò e all’improvviso sentii gli occhi riempirsi di lacrime…insensate? Sensate? Non lo sapevo nemmeno più.

Jas: Bella?

Non sentii i suoi passi leggeri mentre si avvicinava a me, alzandomi il volto per guardare quasi scioccato le mie stupide lacrime.

Jas: perché…

Sembrava in difficoltà. Ero capace anche di metterlo in imbarazzo allora, fantastico!

Be: chi sono io, Jasper?

Lui mi guardò, ora impassibile, prima di rispondere con calma.

Jas: ti chiami Isabella Marie Swan, ma credo che non sia questo ciò che vuoi sapere, dico bene?

Annuii. All’improvviso mi ero accorta di sentire un brutto vuoto dentro, come un puzzle a cui mancano diversi pezzi e solo quello più remoto non fosse disperso. Già, mi mancava qualcosa, qualcosa di importante… ma cosa?

Jasper sospirò. Ammirai i suoi morbidi capelli gocciolanti e seguii per un momento la scia di una gocciolina d’acqua sul suo collo di marmo. Servì a calmarmi.

Jas: forse gli altri non vorrebbero che te lo dicessi, non così almeno, ma…

Sospirò di nuovo.

Jas: sei nata in Arizona, a Phoenix più precisamente. Tua madre si chiama Renée ed è divorziata da tuo padre Charlie, ma lei si è risposata con Phil, un giocatore di baseball. Per questo sei stata mandata a Forks dal tuo padre genetico e lì hai… conosciuto noi.

Distolse lo sguardo. Sembrava di nuovo a disagio.

Jas: più precisamente hai conosciuto Edward e…te ne sei innamorata follemente. Con te non ho mai avuto un rapporto molto stretto, a stento ti toccavo. E…

Alzò gli occhi. Rimasi incantata da quello sguardo dorato, in cui però leggevo un’antica sofferenza.

Jas: siamo vampiri.

Mi irrigidii e cadde il silenzio.

Lui rimase impassibile a guardarmi mentre una goccia di sudore mi scivolava lungo la tempia.

Be: vam…piri…? Cioè…voi bevete…

Jas: sangue, sì.

Si avvicinò a me e mi scostò una ciocca di capelli, portandola dietro l’orecchio destro. Sentii un brivido dovuto al gelo della sua pelle o alla sua vicinanza o al suo freddo sguardo o al mio subconscio che mi gridava di darmela a gambe.

Rimasi immobile mentre la sua mano fredda e umida si posava sul mio collo. Fui scossa da un brivido, ma non riuscivo a muovermi, a scappare… quegli occhi… quegli occhi mi ipnotizzavano come un serpente ipnotizza la sua preda prima di sbranarla.

Jas: sento che hai paura.

Be: puo…puoi sentir…lo?

Jas: sì. Sento le tue emozioni e le manovro a mio piacimento.

Sbarrai gli occhi. Possibile che la calma dovuta alla sua vicinanza in realtà…?

Be: vuoi uccidermi?

Lui sorrise sinistramente. Avevo l’orribile sensazione che stesse giocando con me.

Jas: sono quello più vulnerabile al sangue umano, sai? La mia famiglia si nutre di sangue animale, ma io sono ancora debole al vostro odore…potresti morire qui, subito, ancor prima di accorgertene.

Questa volta non rabbrividii. Mi accarezzò delicatamente il collo con il pollice. Sì, stava giocando al gatto col topo.

Be: allora uccidimi.

Mi ersi in tutta la mia statura e lui spostò la mano, fissandomi con sconcerto.

Jas: non hai più paura.

Non era una domanda.

Be: non lascerò che giochi così con me prima di farmi fuori. Se devo morire, voglio farlo a testa alta.

Lo fissai con fierezza, alzando il mento con orgoglio. Lui si irrigidì. Sembrava stupito, molto stupito.

Jas: non ti importerebbe se ti uccidessi?

Be: la vita è vita se non sai nemmeno chi sei?

Lui rimase in silenzio a fissarmi. Notai qualcosa di strano in quegli occhi ambrati… sembrava quasi ammirazione. Possibile?

Alla fine, Jasper sospirò, sfoderando un mezzo sorriso che mi tolse il fiato.

Jas: se ti uccidessi, Edward avrebbe qualcosa da ridire.

Sorrisi.

Be: lo sapevo.

Lui alzò gli occhi con uno scatto così veloce che mi spaventò e scoprì i denti bianchi e perfetti quasi con irritazione. Un magnifico, terribile dio vendicativo.

Jas: non mi credi capace?

Indietreggiai. Ok, ps: non provocare Jasper o potresti finire allo spiedo in meno di un secondo.

Be: non…non intendevo questo.

Lui strinse gli occhi, inclinando leggermente il capo di lato. Non capivo nemmeno io come riuscivo a parlare davanti a quell’angelo potente e perfetto.

Be: sapevo che non…mi avresti fatto del male.

Lui alzò un sopracciglio, rilassandosi.

Jas: cosa te lo fa pensare? Sono ancora in tempo per ripensarci.

Sospirai.

Be: è inutile fare un tira e molla, ti pare?

Esposi il collo.

Be: uccidimi subito e non prendermi in giro, altrimenti non fare queste minacce idiote.

Guardai con stupore i suoi occhi ambrati cambiare. Dorato. Dorato scuro. Grigio. Nero pece. Sguardo affamato, sguardo tanto feroce da far impallidire anche il più coraggioso essere vivente.

Lo vidi tremare, tendere i muscoli scoperti e quasi asciutti dall’acqua, come se stesse per saltarmi addosso.

Istintivamente indietreggiai, spaventata. Era bellissimo, ma anche spaventoso. Si poteva essere così?

All’improvviso però, Jasper tirò un sospiro e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, erano di nuovo dorati e caldi, non più neri e freddi.

Jas: non ti consiglio di provocarmi.

Il suo era un chiaro avvertimento. Non si prendeva responsabilità nel caso…?

Be: ca…capito.

Jas: però sei strana.

Lo guardai.

Be: eh?

Lui sorrise, stordendomi di nuovo, tanto per cambiare.

Jas: nessuno mi aveva mai risposto così per le rime.

Alzai un sopracciglio, interdetta.

Be: e…questo è un complimento…?

Rise. Il suono di mille campane in festa rimbombò per tutto il bagno, accarezzando le pareti e facendomi chiudere gli occhi all’udire quella melodia tanto bella e divina.

Jas: complimento in senso lato, ovviamente.

Storsi il naso, riaprendo gli occhi.

Be: allora lo prendo per un complimento e basta.

Jas: ho detto che non lo è completamente.

Be: ma io voglio prenderlo per un complimento.

Jas: e allora perché mi hai chiesto se era un complimento o no?

Be: perché…

Mi zittii, non sapendo più che dire. Jasper sorrise divertito ed io girai il volto, offesa.

Be: non sai che si dà sempre ragione alle donzelle?

Jas: quale donzella?

Be: cretino!!!

Ma ridevo anche io, nonostante la mia risata sembrasse gutturale e tremenda in confronto al coro angelico che proveniva dal vampiro.

Jas: ah, tu dovevi andare in bagno, vero?

Arrossii.

Be: ma no, fai tranquillamente, io…

Jasper mi oltrepassò.

Jas: ci sono almeno altri due bagni, non preoccuparti.

Ammiccò, togliendomi il fiato. Si voltò e fece per andarsene, ma lo fermai.

Be: ehm…Jasper?

Si voltò, alzando un sopracciglio.

Be: la…è normale che la…tua pelle…ehm…brilli?

Lui sorrise di nuovo.

Jas: sì. È vero che non possiamo esporci al sole in pubblico, ma non perché ci sciogliamo. Si vedrebbe solo quanto siamo diversi.

Colta da un improvviso getto di coraggio, mi avvicinai a lui e gli presi delicatamente la mano, come se a distruggersi potesse essere la sua pelle di diamante piuttosto che la mia di fragile vetro.

Lo tirai con dolcezza e lui mi seguì lentamente. Sentivo il suo sguardo dorato sul volto, ma cercai disperatamente di non badarci.

Portai la sua preziosa, gelida mano sotto il sottile raggio di luce che filtrava dalla finestra socchiusa.

Sorrisi quando la sua pelle cominciò a brillare come se fosse ricoperta di sfaccettature di diamante. Poteva una creatura terrestre essere così bella e preziosa?

Jas: davvero non provi ribrezzo quando mi tocchi?

La sua voce era incerta. Accarezzai il dorso della mano e alzai il volto, senza smettere di sorridere.

Be: non mi farai del male.

Jas: Isabella, ho ucciso esseri umani con le mie mani.

Rimasi impassibile.

Be: lo fai ancora?

Jas: no, ma…

Alzai un dito.

Be: allora non sei così spregevole.

Jas: ci cibiamo di animali, ma uccidiamo lo stesso.

Be: un leone uccide quando ha fame, è il ciclo della vita. Non mi stupirebbe se tu ora mi saltassi addosso e mi uccidessi, è normale…è naturale. Insomma, tu sei il cacciatore, io la preda. È solo anomalo il fatto che tu non mi abbia staccato la testa.

Scrollai le spalle. Vidi nuovamente lo sconcerto farsi spazio sul suo volto angelico, poi l’incredulità. Alla fine scosse il capo, facendo ondeggiare i magnifici capelli biondi.

Jas: sei strana, lo ripeto.

Scrollai di nuovo le spalle e lasciai la sua mano.

Jasper si voltò di scatto.

Jas: vado ad asciugarmi, ti basta chiamarmi anche a bassa voce ed io ti sentirò.

Annuii e lui sparì.

Rimasi immobile a fissare il punto in cui lui era fermo due secondi fa, ancora rapita dalla sua perfetta immagine. Tuttavia pensavo ancora a ciò che mi aveva raccontato su di me…mi aveva nascosto qualcosa, e potevo sentirlo in qualche modo. Con un gesto automatico, mi toccai il diadema.

 

Ehm…ok, calma!

Ed: ma che ca**o stai combinando????

Oh, ciao Eddy! ^^’’’’’’’’’

Ed: perché ti sei appiccicata allo schermo? Ah, ora che ci penso, non mi hai fatto leggere i nuovi capitoli.

Ahah, davvero? Ricorderai male, li hai letti ieri… ^_______^’’’’’’’’’’’’’

Ed: Tomi…che mi stai nascondendo????????

Io??? niente!

Ed: fammi vedere quel pc!

Nooo, sto ancora…

(Edward lancia Tomi dall’altra parte della stanza)

(Tic, tac, tic, tac…)
Ed: WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH

(Alice vola via tanto è forte l’urlo, i vetri si crepano, Jasper entra nella stanza armato di bazooka)
Jas: GLI AMERICANI CI ATTACCANO!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Esme: ma che è… °.°

Carl: Jasper, gli americani siamo noi…

(Edward comincia a strangolare Tomi)
Ed: TOHMAEWIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

X____________X

Emmett: ma che succede?

(Tutti cominciano a leggere i capitoli.)
(Tic, ta, tic, tac)
Cullen: WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Rose: Jasper, ti uccido!!!

Ali: Tomi ti uccido!

Emm: Jasper, ti uccido!

Ed: Tomi, ti uccido!

Carl: suvvia, calma…

Jas: se si mette la mia vita ai voti…io sto con Carlisle ed Esme! Calmiamoci, suvvia…

Esme (con i cobra tra i capelli): IO VI UCCIDO TUTTI, AVETE ROTTO IL MIO TAVOLINO PREFERITOOOOOOOOOOOOO

(SBABABABABBABABABABABABM!!!!!!!!!!!!!!!!)

Esme: mi sono sfogata… u__________u

Tutti: X__________________________________X

Esme: non vi do fuoco solo perché dovete mettere tutto apposto!

Tutti: agli ordini!!!

Esme: grazie per i commenti, cari lettori, ma soprattutto vi dirò una cosa. C’è chi chiede se è una BellaXJasper…beh, il mistero è mistero no? tuttavia dal momento che sono dolce come il miele…CONTINUATE A PULIRE VOI!!!!!

Tutti: certo! ^______________^’’’’’’’’’’’’’

Esme: vi darò tre alternative che FORSE Tomi seguirà, a seconda di come si sviluppa la storia. Alloraaaa:

 

ALTERNATIVA UNO: la storia diventa una BellaXJasper.

ALTERNATIVA DUE: la storia diventa una BellaXEdward.

ALTERNATIVA TRE: decide Tomi (tutti: nooo)( -.- nd >Tomi)

 

Esme: allora, allora??? Non mi piace aspettare, voglio subito una rispostaaaaa!!!!! Muahahahah

L’abbiamo combinata grossa, Esme è impazzita!

Esme: cosa????

Ti voglio tanto bene, Esmy! ^^’’’’’’’’’’’’’’’’

 

Anticipazioni: Bella è stesa sul letto. Esme e Jasper parlano a bassa voce fuori dalla porta della sua stanza…e lei sente cosa dicono. Paura. Tristezza. Odio verso se stessa. Così Bella se ne và, così decide di mollare tutto. Stanca e ferita, si ferma dopo ore di corsa…e un demone spunta dall’oscurità. Forse a volte è troppo chiedere un po’ d’amore…o forse è l’affetto per se stessi che può estinguersi come una fiammella spenta dal vento…ma se questa fiammella si spegne e cala l’oscurità, Bella sarà capace di non andare a sbattere contro il muro della disperazione che imponente la sovrasta?

 

Sorrisi debolmente tra le lacrime e lanciai un’occhiata al cielo.

Forse sarei diventata anche io una goccia di pioggia, forse sarei caduta proprio su Jasper e avrei accarezzato la sua pelle fredda e dura come il marmo.

Chiusi gli occhi, vedendo le unghie affilate della creatura saettare verso il mio petto a velocità sorprendente.

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Capitolo 12
*** Inutile ***


“Quando ti senti triste e sola, apri il libro del tuo cuore, ci saranno i ricordi a farti compagnia.”

 

Ero stesa sul letto e guardavo il soffitto, le braccia incrociate dietro la testa.

Vampiri.

Jasper.

Edward.

Io.

Oddio, che casino. Più ci pensavo, più mi sembrava assurdo di essere in una casa infestata dai vampiri e che tutti fossero belli come dei, velocissimi, fortissimi e “vegetariani”. Eppure Jasper c’era, i Cullen c’erano, quella casa c’era! C’era tutto, ma tutto era assurdo!!!

Grugnii e mi rigirai, finendo supina sul letto. Il mio cuore batteva regolarmente, come se stessi dormendo, ma non riuscivo a capire se l’influenza di Jasper arrivasse a me così costantemente o semplicemente era uno sbalzo d’umore.

Chiusi gli occhi, provando ad addormentarmi, ma delle voci giunsero alle mie orecchie… provenivano dall’ingresso, esattamente fuori alla porta.

Jas: allora?

Esme: Edward è distrutto, Alice non vuole lasciarlo nemmeno per un secondo.

Sentii una bassa imprecazione.

Jas: credi che farà qualcosa di stupido?

Esme: non credo. Qui come và?

Jas: a giudicare dal battito cardiaco, dorme, ma quest’amnesia è un danno, non posso occuparmi di lei, non sono suo padre.

Pronunciò quelle parole con la sua solita calma, ma a me sembrò quasi che le avesse urlate. Ahi, che dolore al petto.

Esme: caro, abbi pazienza, dopotutto le vogliamo bene e ha bisogno di noi.

Jas: Esme, io non sono Edward. Non so mai come agire con lei. Ho quasi paura di toccarla e il suo odore è una vera e propria piaga, prima o poi finirò per ucciderla involontariamente e sarà solo un peso sulla coscienza.

Solo un peso sulla coscienza. Solo questo. Nient’altro. Nient’altro che una fragile umana.

Abbassai gli occhi e fissai il vuoto, mentre una calda lacrima mi rigava il volto. Solo un peso. Inutile, piccolo essere umano. Non gli importava di me, mi rimaneva vicino solo perché Edward gli aveva chiesto di farlo…

Esme: tesoro, so che per te è difficile, ma presto ritroverà la memoria e tutto tornerà come prima, vedrai.

Scossi violentemente il capo, arrabbiata e dolorante. Ero stata una stupida. Lo conoscevo solo da due giorni, accidenti! Cosa stavo facendo???

Mi tappai le orecchie, premendole con violenza e forza non mie.

Jas: Esme, dì ad Edwa…

Ma si zittì. Sentii la porta aprirsi e Jasper entrò, accompagnato dalla vampira dai capelli color caramello che avevo visto il giorno prima. Entrambi mi guardarono, lei dolcemente, lui quasi sospettoso.

Intanto avevo chinato il capo e chiuso gli occhi, facendo finta di dormire pesantemente. Non volevo che Jasper vedesse le mie stupide lacrime e pensasse che ero una sciocca piagnona… beh, infondo lo ero, per cosa stavo piangendo? Non lo sapevo nemmeno io… o forse sì?

La porta si chiuse e le voci si allontanarono.

Aprii gli occhi di scatto, ricominciando a lacrimare per mia grande rabbia e frustrazione. Era normale che Jasper mi ritenesse un peso inutile, ero capace solo di piangere e provocare guai!

Mi alzai in piedi senza fare rumore, accorgendomi di muovermi in modo diverso, più elegante e silenzioso, come un felino.

Mi guardai intorno. Non potevo più restare, li avevo già disturbati abbastanza e avevo infastidito Jasper fin troppo.

Che nostalgia lasciare quella casa. Perché poi? Perché sentivo un dolore all’altezza del cuore? Perché dei ricordi vaghi e felici mi invadevano la testa? Ero io quella ragazza dai lineamenti sfocati che camminava nel salotto, tenendo la mano del vampiro dai capelli di bronzo? No, non potevo…o potevo?

Mi presi la testa fra le mani, trattenendo un gemito.

Dovevo controllare le mie emozioni, o Jasper sarebbe salito a controllare e mi avrebbe trattenuto per mantenere la parola data ad Edward. Solo per questo mi avrebbe impedito di andar via…solo per non avermi sulla coscienza.

Un’altra lacrima mi scivolò lungo il volto.

Perché? Perché io???

Sentii il sapore salato in bocca quando il mio dolore, concentrato in quell’insignificante goccia d’acqua, mi bagnò le labbra.

Cos’ho fatto? Stupida, Bella! STUPIDA!!!

Perché non ricordavo? Perché mi era stato cancellato tutto?

Dolore.

Ero un semplice essere umano! Solo questo! Meritavo davvero tutto questo?

Agonia.

Mi sentivo un cucciolo appena nato; debole, incosciente. Ecco perché Jasper non mi voleva, ero completamente inutile.

Ok, ora il mio tormento era davvero troppo. Senza pensare, schizzai nel bagno della “mia” attuale stanza e mi ci chiusi dentro, girando la chiave rumorosamente.

Appena in tempo.

Sentii la porta della stanza aprirsi di nuovo e i passi leggeri di Jasper e dell’altra vampira.

Jas: Bella?

Chiusi gli occhi per calmarmi, lasciandomi cullare dalla melodia di quella voce. Fortunatamente, ci riuscii.

Be: sì?

La mia voce suonò strana, quasi gutturale. Ovviamente, loro se ne accorsero.

Esme: tutto bene, cara?

Be: sì…sto facendo la doccia ero…ero un po’ sudata.

E aprii l’acqua, gettandomi vestita sotto il getto per far sentire loro che questo non cadeva dritto nella vasca da bagno ma s’infrangeva contro il mio corpo.

Jas: sei sicura di…?

Be: sì, tutto ok.

Non era colpa sua, ma mia. Colpa della mia inutilità, della mia debolezza. Solo colpa di una fragile umana.

Un’altra lacrima si mischiò all’acqua della doccia che mi bagnava. Ancora un’altra goccia di dolore ad appesantire la mia anima vuota…e dopotutto, cos’avrebbe dovuto esserci? Nient’altro che stupide memorie umane, che ora mancavano.

Anima vuota.

Chiusi gli occhi per calmarmi. Non sentivo più la voce dei vampiri, né vedevo le loro ombre stagliarsi dietro la porta.

Mi voltai verso la finestra del bagno. Era una follia, avrebbero sentito il mio odore ancor prima che cominciassi a correre…a meno che…

Mi voltai verso l’armadietto e uscii dalla traiettoria del getto della doccia, aprendo le due ante, ancora bagnata fradicia.

Sì! Borotalco!!!

Presi il vasetto e ci levai il tappo, rovesciando il contenuto, che cominciò a fluttuare per tutta la stanza ed espanse il suo odore in giro, coprendo il mio.

Aprii la finestra.

Si era fatto nuvoloso, un cielo carico di pioggia…probabilmente un temporale.

Rabbrividii quando il vento mi accarezzò la pelle fradicia, coperta solo da una maglia bianca a maniche lunghe. Guardai in basso.

Oh-oh. Era davvero alto, mi sarei spiaccicata al suolo…

Chiusi gli occhi. Forse sarebbe stato meglio così, forse avrei fatto meglio a…

No, Jasper avrebbe passato un guaio per colpa mia, e non volevo arrecargli altri danni. Però dovevo provare.

Posai un piede sul davanzale, rabbrividendo ancora per una nuova raffica di vento. O ora o mai più, forse l’ululare del vento avrebbe coperto l’impatto del mio corpo contro l’erba.

E saltai, in qualche modo improvvisamente sicura che non mi sarei fatta niente. Da dove veniva tanta sicurezza? Non lo sapevo nemmeno io, non avrei mai potuto pretendere di conoscermi.

Mi sembrò di vedere a rallentatore il mio corpo che scendeva, la maglia appiccicata al corpo e i capelli alla schiena.

Aprii le mani per prendere equilibrio…

…chiusi gli occhi, affidandomi al solo istinto…

…e atterrai perfettamente sui piedi, piegandomi di poco sulle ginocchia per attutire l’impatto e non fare troppo rumore.

Stordita da tanta agilità, mi guardai intorno, tremando di freddo.

Alzai gli occhi su quella casa per un’ultima volta. Avrei voluto dire che celava tanti ricordi importanti, ed ero certa che in qualche modo fosse così. Tuttavia non ricordavo assolutamente nulla. Che rabbia. Che tristezza.

Mi voltai e cominciai a correre, sussurrando al vento una semplice parola che però sussurrai con il cuore.

Be: perdonami.

E cominciai a correre sotto la pioggia che lentamente aveva cominciato a scendere dal cielo nero, quasi a volermi dire che stavo sbagliando.

 

§§§

 

Serrai gli occhi, cominciando a singhiozzare liberamente, dando sfogo a tutto il mio dolore. Avevo corso per quasi due ore, non sapevo nemmeno io come avevo fatto.

Mi fermai, ansimando e tremando di freddo. Poggiai una mano sul tronco di un albero, chinando il capo e piangendo più forte. Sapevo che stavo per crollare e ringraziai il cielo che Jasper non fosse nei dintorni, anche se probabilmente mi stava cercando.

Be: cosa sto…facendo?

Dove sarei andata ora? cos’avrei fatto? Ero ridicola; una ragazza con uno stupido diadema in testa che non ricorda chi è e per di più già era tanto se non aveva la febbre alta.

Sorrisi debolmente, mentre una lacrima mi bagnava le labbra.

Be: sono patetica…

Già. Era normale che Jasper non mi voleva con sé…era più che naturale.

Caddi in ginocchio, priva di forze. Cominciai a singhiozzare.

Stupida.

Volevo urlare, ma delle catene invisibili mi stringevano la gola. Speravo che mi strangolassero e la facessero finita.

Patetica.

Alzai gli occhi al cielo e sollevai una mano, rivolgendo il palmo verso l’alto. Finalmente potevo piangere a testa alta, finalmente ero servita a qualcosa: Jasper non avrebbe più avuto un peso sulle spalle.

Be: Jasper…

Chiusi gli occhi, sentendo le fredde gocce di pioggia scivolare sul mio volto… e ricordai il suo tocco.

Dischiusi le labbra, per bagnarmi la lingua arida…e ricordai il suo speciale e raro sorriso.

Ricordai lui. Ricordai le sue parole su ciò che era e le sue espressioni, quasi sempre impassibili.

Mi alzai in piedi.

Be: de…vo andare…avanti. Non posso…rischiare che…mi trovino.

Le ginocchia mi tremarono. Tossii.

???: tu guarda, abbiamo visite.

Mi voltai di scatto, spaventata da quella voce gutturale, bassa e perversamente divertita.

Una creatura stranissima era seduta sul ramo di un albero e mi guardava, sorridendo sadicamente. I suoi occhi quasi bianchi avevano la pupilla verticale come quella di un gatto, la pelle era pallida, i capelli corti e neri. Le orecchie erano lunghe e sottili, a punta mentre un piccolo simbolo rosso era impresso sulla fronte scoperta. I tratti erano felini, sembrava una bestia feroce.

Indietreggiai, terrorizzata.

Be: che…cosa vuoi?

???: oh, niente di speciale…solo te.

Tremai, e non seppi se per il freddo o la paura.

Be: i…io non…

La creatura scese dal ramo con un movimento fluido e senza fare rumore.

???: oh, andiamo. Ti sto seguendo da un po’, ma è stato davvero noioso. Sai, sei davvero lenta.

Ridacchiò e rabbrividii di nuovo.

Demone: sei pronta a morire?

Lo guardai, poi i ricordi tornarono ancora una volta…almeno, quel poco che ricordavo. Le emozioni cambiarono velocemente.

Paura.

Rabbia.

Sconforto.

Dolore.

Rassegnazione.

Alzai gli occhi per incontrare quelli pallidi e felini della creatura.

Be: sì.

La bestia alzò un sopracciglio, sorpresa.

Demone: sei pronta a morire?

Be: sì.

La creatura sorrise, mettendo in mostra una dentatura da predatore.

Demone: bene. Allora sarà meglio mettere fine al tuo dolore.

E scomparve. Non lo sentii muoversi e non lo vidi apparire alle mie spalle e poi colpirmi violentemente alla schiena, così forte da farmi sputare sangue e sbattere contro un albero.

Caddi con un tonfo, tossendo. Non mi mossi, non mi alzai, non sollevai nemmeno gli occhi. Forse qualcun altro aveva deciso per me, forse era giusto che io morissi così.

Be: ti prego…fai i…in fretta.

Tossii di nuovo. Vedevo sfocato e la testa mi girava. Mi accorsi solo in un secondo momento che il diadema vibrava sempre più forte, come se volesse avvertirmi di qualcosa. Non provai a sfilarlo, era irrilevante averlo addosso o no in quel momento.

La creatura si avvicinò a me, un’espressione gongolante sul feroce volto felino.

Demone: vuoi morire, Isabella? Chiedimi di ucciderti, avanti.

Respirai a fondo. Sentivo il corpo debole, l’anima stanca, il cuore a pezzi.

Chiusi gli occhi.

Be: ti prego, uccidimi.

E c’era pace nella mia voce. La pace di chi anela alla morte e finalmente la trova. La pace di chi sa che presto smetterà di soffrire.

Il mio esecutore sorrise di nuovo e i suoi denti brillarono nel buio. Un tuono illuminò il cielo e la sua testa scattò come quella di un serpente. I suoi denti affondarono nella mia spalla con violenza, ma non sentii dolore. Non sentivo niente, nemmeno più lo scrosciare della pioggia sul mio povero corpo abbandonato. Buon segno per me.

Chiusi gli occhi mentre i denti della bestia affondavano di nuovo, questa volta nella mia nuca e la sua testa mi scrollava, sbattendomi a destra e sinistra.

Non urlai.

Non piansi.

Non supplicai.

Non rimpiangevo di morire, non rimpiangevo niente. Ero stata accanto a Jasper, anche solo per un secondo…avevo provato la felicità.

 

Jasper: sei strana.

Edward: ti amo.

 

La testa mi diede una fitta terribile, ma non feci nemmeno una smorfia di dolore.

Be: grazie.

Socchiusi gli occhi.

Ero felice di nuovo! Ero felice di poter liberare Jasper da un peso, ero felice di chiudere così la mia vita tanto vuota ed insignificante.

Sorrisi debolmente tra le lacrime e lanciai un’occhiata al cielo.

Forse sarei diventata anche io una goccia di pioggia, forse sarei caduta proprio su Jasper e avrei accarezzato la sua pelle fredda e dura come il marmo.

Chiusi gli occhi, vedendo le unghie affilate della creatura saettare verso il mio petto a velocità sorprendente.

 

Ed: Bella, amore…

Jas: Bella.

Astrea: Beeeelllaaaaaa

Emm: Bellina!

Esme: Bella, cara.

Carlisle/Alice: Bella!!!

Rose: Bella…

 

Rabbrividii di freddo un’ultima volta, poi chiusi gli occhi mentre un ruggito spaventoso si propagava nell’aria.

 

Ecco qui il new chappyyy!!! ^v^ per una volta non sono in ritardo come al solito! Che dire, i vostri commenti mi incoraggiano e per una volta, voglio rispondereeee!!! ANTICIPAZIONI A FONDO PAGINA!!! ^^

 

TenshiNoHikari: eheh, non diamo troppo per scontato, ragazzi! i colpi di scena ci saranno e farò di tutto per lasciarti a bocca aperta!!! Continua a seguirmi…chissà, forse potrà succedere qualcosa che nessuno si aspettava!!! Fammi sapere, e grazie!!! ^^

 

Gothika85: Ora mi sa che ti ho un po’ deluso visto quello che Jazz ha detto riguardo Bella… sì, anche a me è piaciuto un sacco questo cambiamento riguardo Jazz, l’ho sempre visto con la scorza esterna dura, ma all’interno…diciamo che vede Bella come una cucciola da proteggere… per ora! eheh, chissà che succederà! A presto, fammi sapere che ne pensi del capitolo!!! E grazie! ^^

 

Piccola Tom: grazie del complimento, sono sempre felicissima di sapere che apprezzate le mie storie sceme! XD in ogni caso, POTREBBE tornare una BellaXEdward, ma presto succederà qualcosa che nessuno si aspettava…eheh, spero di averti incuriosito! A presto e fammi sapere! Grazie del commento!

 

CullenDipendent: grazie del complimento!!! ^^ e grazie a te che hai recensito! Comunque POTREBBE diventare una JazzXBella…ma se succedesse un imprevisto per tutti e tre? Eheh, fammi sapere, a presto! Kiss!! ^O^

 

Stellina_Lost: ecco, visto Ed??? ti dicono di non strangolarmi! (Te lo meritavi! Nd Ed) eeeeh, anch’io adoro le JasperXBella, ma gli imprevisti capitano a tutti…muahahah!!! Che succederà ora? fammi sapere e grazie!

 

Nene_Cullen: mmm…sì, potrebbe tornare una EdXBella! Ma potrebbe anche non essere così! Non date niente per scontato, soprattutto se la storia è in mano ad una flesciata come me!! XD succederanno parecchi guai, questo è solo l’inizio! A presto, fammi sapere e grazie!!! ^^

 

Layla_91: Jasper, ti odiano! (ed io odio te! Che cavolo mi stai combinando? Nd Jazz)( antipatico… ma non potevi essere come nella storia???)( no!! nd Jazz esaurito) eheh, non ti darò risposte per ora, ma ti consiglio di continuare a seguirmi, succederanno dei guai che nemmeno vi sognate!! XD a presto, fammi sapere! Grazie della recensione!

 

Toru95: non preoccuparti, i Cullen sono in buone mani! (ma che dici??? Preferiamo finire nelle grinfie di una lattuga depressa! Nd Cullen)( le lattughe si possono deprimere? O.o) comunque ho già in testa come andare avanti, e spero sia in un modo che nessuno immagina! A presto e grazie del commento, fammi sapere anche qui!!! ^^

 

Bella_Cullen_1987: O_______O’’’’’’’’’ ehm…ma se dai fuoco all’autrice come continua la storia?? ^^’’’’’’’’ (vai, vai! ti do io il permesso! Nd Ed) dai, ti tocca sopportarmi per ora e sopportare l’indecisione della coppia principale! Ti consiglio di continuare a seguire, niente và dato per scontato! XD spero di averti incuriosito a prestoooo!!!

 

Michelegiolo: purtroppo ho provato a vendere i pezzi di Eddy su E-Bay, ma Carlisle mi ha scoperto…insomma, che male c’è? Arraffavo un po’ di gra…ehm…facevo felice tanta povera gente! ^^’’’’’’’’  in ogni caso, chissà quale sarà la coppia? Eheh, continua a seguirmi, vedrai i fuochi d’artificio! A presto e grazie! Fammi sapere!

 

_Haruka_: eh, già, anche io adoro Jazz e vederlo con Bella mi piace! Ma qui mi vogliono linciare, uffaaa!! Ma non preoccuparti, ho già un piano che vi sorprenderà, chissà come finisce… eheh, combinerò un guaio, continua a seguirmi e saprai di cosa parlo! A presto, grazie e fammi sapere!! ^^

 

AmyGoku: beh, ora potrebbe succedere di tutto! Continua a seguirmi e saprai perché ti dico così! Edward riuscirà ad aiutare Bella? O ci saranno degli imprevisti? Muahahah, continua a seguirmi e grazie! Fammi sapere, kiss!

 

Anticipazioni: Verità. Una verità insana, una verità che fa male. E Bella s’infuria, urla, prende a schiaffi qualcuno. Le fa male il petto, l’inferno la divora con fiamme di confusione e rabbia. E Jasper interviene, si siede accanto a lei e le parla. Le ferite del cuore sono troppe e a volte è troppo difficile raccoglierne i pezzi quando si frantuma… ma in certi casi, c’è qualcuno disposto a tenderci una mano e rialzarci dal fango in cui siamo caduti.

 

Mi sedetti a terra e piegai le ginocchia, posandovi sopra la testa e scoppiando in un nuovo pianto di dolore represso.

Be: vi…vi prego, salvatemi da questo inferno…

E così rimasi per ore.

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Capitolo 13
*** Scuse e consolazioni ***


“Tutta l’acqua dei fiumi non potrebbe lavare la mano insanguinata di un omicida.”

 

Caldo…tanto caldo. E dolore. Dolore alla testa e in tutto il corpo.

Edward: non è possibile che l’hai lasciata scappare!

Esme: Edward, non l’abbiamo sentita, aveva coperto il suo odore con…

Ed: NON MI INTERESSA!!!!!! QUEL DEMONE STAVA PER UCCIDERLA!!!!!!!!!

Alice: e stava per fare fuori Jasper, non ti importa forse?!?!?!?!?!?!?!?!?

Ed: se lo sarebbe meritato!!!!!!!

Un ruggito e il rumore di passi.

Jas: calmati, Alice. Edward ha ragione.

Rose: NON HA RAGIONE!!!!!! E’ TUTTA COLPA DI QUELLA DANNATA RAGAZZA DEMONE!!!!!!!!!!!

Ragazza demone???

Koryu: non dire stronzate! Non ha colpe, quei demoni l’avrebbero attaccata anche solo perché è un demone dalla parte degli umani!!!!!!

Bella: demone?

Tutti mi guardarono. Avevo aperto gli occhi, e scrutavo i presenti con apprensione e debolezza.

Mi alzai a sedere, facendo forza sui gomiti doloranti.

Edward mi comparve al fianco, posandomi una mano sulla spalla e spingendomi delicatamente sul materasso. Mi opposi fieramente, scrollandomi via la sua mano e lo guardai.

Be: Jasper non ha colpa. Sono scappata di mia spontanea volontà e non ho bisogno di una balia.

Edward mi fissò, addolorato. Sapevo di ferirlo, ma non doveva prendersela con Jasper per qualcosa che non aveva fatto.

Alzai una mano e gli accarezzai il volto gelido. Lui chiuse gli occhi, beandosi del mio tocco mentre il suo dolore si attenuava.

Be: non mi ricordo di te, ma non mi piace ferirti. Però ti scongiuro, non arrabbiarti con Jasper per qualcosa che ho fatto io. Lui non ha colpa, io sì.

Ed: Bella, tu non hai nessuna colpa.

Sorrisi tristemente.

Be: volevo che quella creatura mi uccidesse. Gliel’ho chiesto io, l’ho supplicato di farla finita. Ho fatto tutto da sola.

I vampiri smisero di respirare e l’uomo dagli occhi viola si irrigidì. Edward mi guardò, quasi incredulo.

Ed: hai…tentato il suicidio?

Il mio sorriso si allargò.

Be: sì.

Accompagnai la risposta con un cenno tranquillo e una vaga scrollata di spalle. poi mi accorsi che non sentivo più dolore. Stupita, mi passai una mano sulla spalla, sul collo, sul torace, sulle gambe, sul volto. Non c’erano ferite.

Be: do…dove sono le mie ferite?

Tutti si lanciarono sguardi fugaci e pieni di apprensione. Qualcosa non andava.

Be: dove sono le mie ferite????????????????????????

La mia voce divenne stridula, quasi isterica.

L’uomo dagli occhi ametista sospirò e fece un passo avanti, accompagnato dal ragazzo dai capelli rossi.

Ko: sei un demone, Isabella.

Esme: KORYU!!!!!!!!!!!!!

???: no, deve ricordarlo o potrebbe tentare di sfilarsi il diadema.

Mi irrigidii. Demone? Io??

Be: ma…come posso…come posso esserlo? Non…

Ko: guarda cos’hai in testa.

Mi sfiorai il capo. Il gelido argento del diadema mi toccò le dita, facendomele ritirare subito. Poi delle parole mi vennero alle labbra.

Be: il…Dispositivo di Controllo.

Poi mi tappai la bocca, sotto lo sguardo stupito di tutti.

Carl: ricordi qualcosa?

Lo guardai. Dio, che mal di testa. E che male.

Be: ma…non sono un demone, vero Jasper?

Lo guardai. La mia unica sicurezza, il mio unico appiglio, il mio angelo custode. Ma lui distolse lo sguardo e cinse le spalle di Alice con un braccio. Non era una stretta fraterna…e nemmeno amica…era diversa…era la stretta a cui avevo sempre anelato da lui.

Be: io…ah…

Abbassai lo sguardo, con le lacrime agli occhi. Perché piangevo poi? Non c’era motivo per piangere…o sì?

Scostai le coperte e mi alzai, ignorando Edward che cercava di trattenermi.

Be: lasciatemi andare, per favore.

Ko: non possiamo. Quei demoni ti stanno cercando e non si fermeranno…

Alzai lo sguardo. Tutti guardarono stupiti la lacrima calda che attraversò il mio volto e si spense sul terreno, infrangendosi silenziosamente.

Be: voglio solo scendere giù e stare un po’ da sola.

Senza aspettare risposta, corsi fuori a testa bassa, evitando di passare vicino a Jasper.

Scesi le scale in fretta e spalancai la porta di casa con uno scatto, correndo fuori, ferita e lacrimante come al solito.

Mi fermai all’improvviso e alzai il volto al cielo nuvoloso ma non più piangente.

Be: MERDA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Sicuramente loro mi sentirono, visto che stupii me stessa con quell’urlo, ma non mi importò.

Corsi in avanti e tirai un violento calcio contro un albero, furiosa come non mai.

Be: porca pu****a!!! C***o!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Roteai su me stessa e colpii nuovamente l’albero con un pugno. Questa volta quello fremette e una crepa si formò sul tronco, partendo dal punto che avevo colpito. La crepa si propagò e spezzò di netto l’albero che cadde all’indietro con lentezza, abbattendosi poi al suolo con forza devastante.

Spalancai la bocca, stupita. Ma allora…

Rimasi immobile a fissare l’albero appena abbattuto con tanta facilità e scossi il capo, mordendomi il labbro per non urlare di nuovo. Allora ero davvero un…demone. Quante altre cose di me non sapevo? Perché Jasper non mi aveva detto di essere fidanzato? E poi perché mi interessava tanto la cosa?!?!?!?!?!?!

Caddi in ginocchio, tenendomi la testa fra le mani. Mi sentivo presa in giro, sola, patetica.

Dei passi alle mie spalle attirarono la mia attenzione, ma non mi voltai.

???: Isabella.

Il ragazzo dai capelli rossi era fermo poco dietro di me e mi fissava con due immensi occhi smeraldini.

Con un gesto rabbioso, mi asciugai le lacrime.

Be: è davvero divertente prendermi in giro, vero?

???: ………………………..

Mi alzai in piedi, furiosa e col cuore a pezzi. Forse erano solo e soltanto quelle emozioni che muovevano il mio corpo e parlavano per me, non mi ero mai sentita tanto furiosa in vita mia.

Be: chi sono io??? c’è altro che dovrei sapere??? Magari che ho ammazzato due o tre persone e non me le ricordo nemmeno??? Qualcuno mi spiega come ca**o ho perso la memoria??? Voglio solo delle fottutissime spiegazioni, accidenti!!!!!!!

La mia mano scattò ancor prima che il mio cervello le comandasse di muoversi.

SCIAFF!!!!!!!!!

Lo schiaffo che tirai al ragazzo fu così violento che lui girò la testa e dei profondi graffi si formarono sulla sua guancia arrossata. Tuttavia il suo sguardo divenne impassibile. Sembrava non provare dolore a dispetto della violenza con cui l’avevo percosso.

???: Bella, solo a sapere che sei un demone hai reagito così, se ti dicessi il resto…

Mi guardò, ma io lo colpii di nuovo all’altra guancia. Altri graffi. Altro sangue.

Be: VOGLIO DELLE SPIEGAZIONI!!!!!!!!!!! DELLE SPIEGAZIONI!!!!!!!!!!!

Singhiozzai forte, con la testa che mi scoppiava. Il ragazzo mi guardò, sempre impassibile.

???: ora come ora non reggeresti, ti faremmo solo un danno. Percuotimi quanto vuoi, ma non ti dirò niente.

E lanciai un grido angosciante. Il grido di chi ha perso se stesso. Il grido di chi è solo. Il grido di chi soffre.

Be: allora vattene.

Soffiai quelle parole con voce non mia, troppo simile a quella del demone che mi aveva aggredita. Ormai provavo ribrezzo per me stessa e sapevo che anche Jasper ne provava… forse questo mi faceva più male di tutto il resto.

Il ragazzo sospirò e tornò in casa con passo pesante, senza preoccuparsi di tamponare le guance sanguinanti.

E ricominciò a piovere, quasi il cielo seguisse il mio umore.

Mi sedetti a terra e piegai le ginocchia, posandovi sopra la testa e scoppiando in un nuovo pianto di dolore represso.

Be: vi…vi prego, salvatemi da questo inferno…

E così rimasi per ore. All’interno della casa sentivo un gran trambusto, delle voci, qualcuno che voleva uscire, quasi sicuramente Edward. Ma il ragazzo lo bloccava. Se avevo capito bene, le ferite inflitte ai demoni si rimarginavano dopo poco, così come le loro malattie…almeno credo.

Chiusi gli occhi, pregando il cielo che un vero angelo che non mi facesse più soffrire venisse in mio aiuto e spalancasse le ali per proteggermi dal dolore che mi assaliva.

 

§§§

 

??: ti piace così tanto la pioggia?

Alzai il volto. Accidenti, mi ero addormentata sotto la pioggia…

I miei pensieri furono interrotti da lui. La sua leggiadra figura si stagliava su di me e la sua mano destra stringeva un ombrello che ci riparava entrambi dalla pioggia. Le labbra perfette erano piegate in un leggero sorriso, tanto bello quanto mistico.

Be: desideri qualcosa?

Il suo sorriso si allargò.

Jas: a tutti farebbe piacere se tornassi in casa, Edward ci sta facendo impazzire.

Distolsi lo sguardo dai suoi occhi dorati e affondai di nuovo il volto tra le ginocchia, come una bambina.

Be: non torno.

Jas: come vuoi.

Non lo sentii più. Alzai nuovamente il volto e mi accorsi che si era seduto al mio fianco, lo sguardo fisso avanti e il corpo immobile e rigido. Sembrava la statua più bella del mondo, un capolavoro troppo perfetto per essere umano o anche divino.

Be: hai intenzione di rimanere qui per sempre? Io non mi muovo, sappilo.

Il sorriso tornò, questa volta divertito.

Jas: ho un’eternità davanti, ti aspetti che non abbia pazienza?

Non lo guardai.

Be: anche io ho molta pazienza.

Jas: ma ti stancherai prima tu, ci vogliono almeno un centinaio d’anni per abituarsi all’immortalità.

Lo guardai, voltando la testa di scatto.

Be: immortale? Sono anche immortale?

Lui annuì, sereno.

Be: c’è altro che devo sapere?

Jas: non da me.

Ringhiai come una bestia ferita e furiosa.

Be: vi odio a morte.

Jas: non ci odi, sei solo arrabbiata.

Scossi il capo, mordendomi la lingua per non urlare di rabbia e seppellii ancora la testa fra le ginocchia.

Jas: mi dispiace.

Tornai a guardarlo.

Be: eh?

Jas: mi dispiace. So perché sei scappata. Non è vero quel che ho detto ad Esme, è solo che non so come comportarmi con te…mi sembri così fragile, così indifesa, non riesco a pensare che tu sia un demone.

Be: nemmeno io.

Lui si voltò a guardarmi, ma io distolsi gli occhi per non cadere nell’incanto dei suoi occhi.

Be: vorrei solo…solo sapere chi sono. Sarebbe stato bello sentirsi dire che sono un normale essere umano e che dentro non covo un mostro.

Sentii il peso di quelle parole sulle spalle, come un macigno.

Sbarrai gli occhi quando sentii un braccio caldo cingermi i fianchi e attirarmi verso Jasper che però aveva ancora gli occhi fissi avanti e non riuscivo a capire dove guardasse.

All’inizio fui rigida, non sapevo come comportarmi con lui…ma poi mi sciolsi. Posai il capo sul suo petto e posai l’altra mano sulla sua, ancora posata con delicatezza sul mio fianco.

Be: io…non sono inutile.

Lo sentii muovere il capo. Sapevo di avere il suo sguardo addosso, ma non me la sentivo di guardarlo in faccia.

Be: posso…posso cavarmela anche da sola. Non sono un peso per nessuno e nemmeno per te!

La mia voce era diventata stridula, quasi isterica. Singhiozzai, coprendomi gli occhi con una mano nella speranza che lui non vedesse le mie stupide ed inutili lacrime.

Be: è vero, fo…forse non sono forte come voi o…o veloce, ma non ho bisogno di… di una balia, non ho bisogno di nessuno! So solo piangere, lagnarmi e provocare problemi, ma se mi allontanassi, non farei più guai e…

Jas: basta così.

E sentii la calma invadermi. Le lacrime smisero di scendere, il dolore si attenuò, la rabbia verso me stessa e la mia inutilità svanì.

Jas: vieni qui.

Con un solo braccio, mi alzò da terra, posandomi poi in mezzo alle sue gambe aperte e leggermente piegate. Mi costrinse ad appoggiare la schiena al suo petto e poi mi cinse con entrambe le braccia.

Che piacevole calore. Che pace. Che felicità. Per la prima volta da quando ero scampata alla morte, mi beai di essere viva e fui felice di esserlo.

Sospirai, appoggiando il capo sulla sua spalla. Sentivo il suo gelido respiro sulla mia fronte, segno che aveva il capo leggermente piegato verso di me.

Be: J…Jasper?

Jas: mh?

La sua voce era serena, non c’era imbarazzo o timore.

Be: posso… restare con te?

Cadde il silenzio. Temetti di essermi spinta troppo in là. Poi Jasper mi strinse di più, posando il volto sul mio capo ed aspirando il mio odore con tranquillità.

Be: non avevi detto che il mio odore era una piaga?

Jas: dopo un po’ ci si abitua.

Ridacchiò a voce bassa. Rabbrividii.

Jas: sì.

Cercai di voltarmi, ma non ci riuscii.

Be: eh?

Jas: ho detto di sì. Finché tu lo vorrai, Bella.

Poi mi strinse più forte.

Sbarrai gli occhi, capendo a cosa era riferito quel sì. Sorrisi, al culmine della felicità e mi accoccolai sul suo petto, come un cucciolo indifeso. Se il paradiso esisteva davvero da qualche parte…allora io l’avevo trovato senza nemmeno cercarlo.

 

Ok, calmaaaa!!! Non è detta l’ultima parola, chissà cosa potrebbe succedere ora… magari qualche imprevisto per Jasper e Bella, qualche speranza per Edward… o qualcosa di brutto per tutti e tre! Muahahahahah!!! Ok, la finisco di inquietarvi. Comunque un mega-ringraziamento ai santi che hanno recensito, non so davvero come andrei avanti senza di voi, davvero! Mi raccomando, continuate a seguirmi per sapere se il nostro Eddy ha qualche speranza per il futuro!!! Fatemi sapere, ci tengo molto ai commenti, anche critiche (e qui di critiche ce ne dovrebbero essere una dozzina ^^’’’’’’’’) a presto e grazie ancora!!! Dedicato a voi!

 

Anticipazioni: un canto infrange il silenzio di casa Cullen, una storia è raccontata dall’arcana melodia che Bella esprime con parole sconosciute. Una discussione, una scelta. Jasper ed Edward litigano, Bella ha di nuovo male al petto e la pioggia accoglie per l’ennesima volta la sua tristezza…ma ormai la scelta è presa, una scelta che porterà a conseguenze che nemmeno i Cullen immaginano.

 

Jas: ci deve essere un modo!

Ko: non saprei, ma in questo stato…

???: un modo c’è.

I vampiri trattennero di nuovo il respiro ed io aguzzai le orecchie per quanto mi era permesso.

Jas: quale???

???: deve liberare la sua parte demoniaca.

Questa volta, il silenzio che calò era gelido come il ghiaccio, pesante come un macigno.

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Capitolo 14
*** L'Arrivederci degli Angeli dagli Occhi d'Ambra ***


“La fiducia in se stessi è l’essenza dell’eroismo.”

 

Be: AH!!!

Tirai un violento calcio su un albero. Il risultato non fu ciò che mi aspettavo. Infatti, al contrario dell’ultima volta che avevo colpito volontariamente una di quelle piante, il tronco non traballò nemmeno.

La pioggia urtava sempre più violenta il mio corpo e quasi mi accecava, ma non volevo fermarmi. In qualche modo dovevo scaricare la tensione o sarei esplosa.

Caleb: stai sbagliando il movimento del corpo.

Mi voltai di scatto verso la figura che avanzava sotto la pioggia, le braccia nascoste dietro la schiena e un’espressione serena sul volto bagnato.

Be: cosa vuoi?

Ca: si sono calmati tutti, dentro. Jasper è nella sua stanza e non vuole uscire, Edward è seduto al piano e suona da ore senza guardare nessuno, sembra ancora un po’ arrabbiato.

Si avvicinò a me, affiancandomi, poi guardò l’albero con occhio critico.

Ca: se vuoi abbatterlo, sfrutta la forza che hai nella giusta maniera. Il movimento deve essere fluido, e se accompagni il calcio bilanciando correttamente il peso corporeo, riuscirai ad abbattere l’albero senza nemmeno ferirti.

Alzai un sopracciglio, guardandolo tra il dubbioso e l’irritato.

Be: guarda che non è facile!

Caleb sorrise e, con un movimento tanto fluido e calcolato da sembrare quello di un vampiro, tirò un calcio all’albero. All’apparenza mi parve debole, ma lo schianto che ci fu smentì questi pensieri. Ci fu un sonoro schianto e si fece una crepatura sul tronco, a partire dal punto che il dorso del piede di Caleb aveva colpito con grazia distruttiva. La crepa si allargò e il tronco si spezzò completamente, cadendo di lato con lentezza e pesantezza. Tuttavia lo schianto che mi aspettavo si sarebbe creato dall’impatto del tronco col terreno, non ci fu. Il tronco si bloccò a qualche centimetro dal suolo e si appoggiò con delicatezza sul terreno.

Guardai Caleb, che sorrideva ancora, composto come un militare.

Be: se…sei stato tu a fermare il tronco in caduta?

Ca: sì.

Be: come hai fatto????

Ca: vorresti impararlo?

Be: certo!

Il mio corpo fremeva, eccitato.

Ca: Bella, non è una cosa semplice. Ci vuole parecchio tempo per riuscirci…

 

Da dentro la casa.

Ali: accidenti, quel tipo ha abbattuto l’albero con un calcio! Ma è umano?

Ko: non so molto di Caleb prima di conoscerlo, è sempre stato un mistero per me…tuttavia, avete appena visto anche voi che ha una forza non indifferente, e non avete ancora assistito alla velocità. Se qualcuno può aiutare Bella…allora quello è lui.

 

Be: come faccio?

Ca: dobbiamo allontanarci, Bella.

Silenzio. Allontanarci? In che senso?

Be: eh?

Ca: non possiamo restare qui, dobbiamo allenarci lontani da Forks.

Be: ???

Ca: non ti dirò dove andremo, ma andremo.

Mi irrigidii.

Be: ah…va…va bene.

Caleb sospirò e scosse il capo. Se i suoi capelli bagnati non fossero stati appiccicati alla fronte, avrebbero ondeggiato come piccole vampe di fuoco.

Be: devo…devo lasciare gli altri, vero?

Perché quelle parole mi fecero male? ero stata io a chieder loro di lasciarmi in pace… giusto?

Ca: sì, Bella. Solo tu puoi risolvere la faccenda dei demoni prima che sfugga di mano…ma sappi che staremo via parecchio, forse anche un anno.

Un anno!

Be: perché così tanto???

Caleb mi guardò con una punta di durezza.

Ca: perché così deve essere.

Abbassai lo sguardo, passandomi una mano sul volto più pallido del solito.

Be: non voglio lasciarli…

Caleb evitò il mio sguardo.

Ca: lo so, ma hai detto tu che volevi imparare a controllare il tuo demone.

Annuii debolmente e mi voltai, con la morte negli occhi.

Ca: dove vai?

Be: a salutarli.

Ca: hai intenzione di partire subito?

Be: non voglio soffrire così un minuto di più…

Sì, di soffrire mi ero stancata. Eppure era la sofferenza a non essersi stancata di me.

Perché tutto questo?

Ancora una volta, provai un moto di rabbia verso la mia debolezza, causa di tutto. L’inutilità di un essere che non sa nemmeno chi è era ridicola…io ero ridicola.

Il mio corpo si muoveva automaticamente verso casa, nei miei occhi c’era la scintilla del dolore, ormai perennemente in agguato in me.

Cos’era un addio? Cos’era un arrivederci? Strumenti di tortura? A volte, ma a volte no. Tuttavia, se ora stavo così male era solo colpa mia.

Aprii la porta di casa lentamente, a testa bassa, i capelli gocciolanti sulle spalle e i vestiti aderenti al mio misero corpo.

Tutti si voltarono a guardarmi e subito Esme mi si gettò addosso, stringendomi forte… come una vera mamma.

Esme: abbiamo sentito tutto, tesoro…

Mi baciò i capelli bagnati con dolcezza.

Nonostante la sua pelle fosse fredda, quell’abbraccio era…caldo. L’abbraccio caldo di chi ti ama e ti vuole bene, l’abbraccio caldo di chi ti ha impresso nel cuore, anche se non funzionava. L’abbraccio caldo di una mamma che mai avevo avuto o che semplicemente non ricordavo.

Esme: noi ti aspetteremo, so che tornerai presto.

Scossi il capo, incapace di parlare. Poi la strinsi forte a me, affondando il volto nei suoi morbidi capelli color caramello.

Be: non…non ricordo mia madre… non so nemmeno se è mai esistita, ma…

Singhiozzai, ringraziando però il cielo che fossi bagnata e le lacrime si confondessero con l’acqua della pioggia.

Be: se…se dovessi scegliere una mamma…sceglierei te…

Esme si irrigidì, poi scoppiò in un pianto senza lacrime, commossa. Sentivo la sua dolcezza, il suo affetto materno, la sua gioia nell’essere chiamata mamma da me…me che non meritavo nemmeno il suo più piccolo sorriso, me che non meritavo la sua più piccola parola, me che non meritavo il suo più leggero singhiozzo.

Sorrisi tra le lacrime, sentendomi per la prima volta da quando avevo perso la memoria, davvero a casa.

Mi si avvicinò Carlisle e cinse me ed Esme in un suo abbraccio. Papà. Il mio papà.

Carl: sarai sempre la benvenuta, figlia mia.

Esme si staccò da me, coprendosi la bocca con entrambe le mani e senza smettere di singhiozzare e Carlisle mi prese la testa fra le mani rocciose, stringendola con delicatezza nella sua presa d’acciaio.

Carl: che Dio ti benedica.

Si chinò su di me. Sentii le sue labbra gelide sfiorare la mia fronte con dolcezza e un sorriso bagnato di lacrime calde mi increspò le labbra.

Be: grazie…papà.

Lui sorrise, e mi sembrò di vedere una scintilla di commozione in quegli occhi d’oro liquido.

Non ebbi quasi il tempo di voltarmi che un abbraccio stritolatore mi alzò da terra senza sforzo.

Emmett: torna presto, Bellina! Guarda che poi ti voglio sfidare ad una gara di lotta libera!

Sorrisi di quel bambinone che cercava vanamente di nascondere la tristezza con la sua solita allegria.

Mi allontanai da lui, sempre mantenuta in aria dalle sue braccia e gli baciai una guancia.

Be: tornerò prestissimo, Emmett, non avrete nemmeno il tempo di accorgervi che sono andata via.

Com’era brutto mentire a se stessi…ma com’era bello poi far spuntare un sorriso a chi vuoi bene, anche sapendo che stai dicendo una bugia.

Emm: allora a presto, sorellina.

Mi posò a terra ed io annuii.

Be: allora a presto, fratello-orso.

Lui mi strizzò l’occhio, ma la sua bocca tremava e il suo sguardo era insicuro, come se stesse per scoppiare in lacrime ma si trattenesse fieramente.

Mi voltai verso Rosalie, sorridendo debolmente. Sapevo che mi odiava, non ne conoscevo il motivo, ma sapevo che non le ero proprio simpatica. Come comportarmi?

Rose: non metterti nei guai.

Alzai un sopracciglio, sorpresa. Rosalie mi tese una mano, alzando gli occhi caramellati su di me in uno sguardo fiero. La nostra stretta fu forte ma sincera.

Be: grazie, Rosalie.

Rose: questo non cambia niente, sai?

Ridacchiai.

Be: chissà.

Alice: Bella…

Mi voltai e lei mi strinse con delicatezza. A differenza di quello di Emmett, il suo corpo da folletto era più semplice da cingere con le braccia, ma quel gesto fece ugualmente male.

Ali: sai, eri la mia migliore amica quando te lo ricordavi.

Sorrisi.

Be: e spero di ricordarlo presto. Forse un giorno…chissà.

Sentii la risata cristallina di Alice, simile al suono di mille campane in festa.

Ali: quando torni ci toccherà fare shopping.

Non mi sfuggì la visione di Emmett che si faceva il segno della croce con gli occhi chiusi.

Ridacchiai, serena.

Be: va bene, ma non trasformarmi in una Barbie, capito?

Lei si separò da me e mi schioccò un bacio su una guancia, sorridendo. Mi strizzò l’occhio e si fece da parte.

Ali: coraggio, sorellina. Credo in te, ce la farai.

Annuii, trattenendo di nuovo le lacrime.

Be: grazie, sorellona.

Ali: prego, sorellina.

Scossi il capo, sorridendo.

Koryu: ehi.

Mi voltai e un pacchetto di sigarette mi atterrò tra le mani.

Ko: è l’ultimo rimasto, ora per colpa tua mi tocca andare a comprarle.

Guardai stupita il giovane uomo dagli occhi ametista, che però evitò il mio sguardo. la sigaretta accostata alle labbra sottili era spenta e il suo sguardo di ghiaccio sembrava sciogliersi lentamente, per lasciare il posto ad una grande malinconia e dolore.

Ko: ci penserò io ai demoni finché non tornerai.

Sentii una strana stretta al cuore.

Be: non…non vieni?

Lui si voltò, dandomi le spalle.

Ko: a che pro? Vi rallenterei soltanto. Sono solo un essere umano, io i demoni li uccido.

L’ultima frase era intrisa di tristezza.

Mi avvicinai a lui e gli cinsi i fianchi da dietro, appoggiando la testa alla sua schiena.

Be: Koryu.

Lui si irrigidì e posò le sue grandi, calde mani sulle mie.

Ko: non cacciarti nei guai, piccolina.

Be: nemmeno tu. Ci rivedremo presto.

Lui annuì e si voltò a guardarmi. Mi prese la mano destra e ne baciò delicatamente il dorso.

Ko: grazie.

Be: di cosa?

Lui sorrise debolmente, un sorriso che però non si estese agli occhi tristi.

Ko: un giorno te lo racconterò, promesso.

Be: allora ci conto.

E gli baciai la guancia, sorridendo.

Con uno scatto, Koryu mi attirò a se e mi strinse forte, tremando leggermente.

Ko: a presto, Isabella.

Annuii. Come il duro guscio di un uovo cela la dorata sfera del tuorlo, così la freddezza di Koryu avvolgeva la sua preziosa dolcezza e il suo delicato affetto, nascondendoli alla vista di chi non sa guardare bene.

Ci separammo e lui mi spinse verso il pianoforte.

Edward era immobile come una statua, le dita ancora poggiate sui tasti del piano che però non suonava più. Mi dava le spalle, il capo chino e la sua statuaria bellezza rigida.

Mi avvicinai a lui e gli toccai delicatamente il gomito freddo.

Ed: allora te ne vai.

La sua voce era impassibile, ma non ebbi la forza di guardarlo in faccia.

Be: sì…non voglio essere più un peso.

Ed: tu non sei un peso, non lo sei mai stato. Se non ci fossi stata tu… io a quest’ora non sarei qui. Mi hai strappato da un profondo abisso di solitudine, tirandomi fuori senza sforzo. Ho visto la luce in te e tutt’ora la vedo. Mi hai salvato la vita, Bella.

Spalancai leggermente la bocca e mi chinai a baciargli l’incavo della spalla.

Be: non mi ricordo di te, Edward. So che ti sto ferendo, so che non mi vorresti lontana, ma anche io devo imparare a combattere. Lo faccio per te, per Jasper, Esme, Alice e tutti quanti. Ma ti faccio una promessa.

Mi sporsi a prendergli una mano e lui si voltò a guardarmi. Le magnifiche iridi d’oro liquido erano colme d’angoscia, angoscia che mai avrei voluto procurare. Sapevo che era preoccupato per me, ma dovevo seguire la mia strada, così come lui doveva seguire la sua.

Be: cercherò di mettermi in contatto con voi appena posso e…e quando tornerò, resteremo tutti insieme. Voi siete la mia famiglia e vi voglio bene, quindi tornerò presto.

Lui annuì, aprendosi poi in un sorriso sghembo meraviglioso. Il mio cuore si fermò un attimo, poi riprese a battere, anche lui abbagliato da tanta magnificenza.

Ed: non sai quanto ti voglia bene, Bella.

Sorrisi.

Be: invece credo di saperlo, ed è per questo che manterrò la parola data. Voi intanto resistete, ci rivedremo presto.

Lui mi abbracciò, baciandomi i capelli. Sentii il suo delicato profumo e da qualche parte in me, la familiarità di quel gesto. Mi sarebbe mancato, mi sarebbero mancati tutti quanti.

Ed: saprò aspettarti.

Be: anche io.

Mi alzai sulle punte e gli baciai una guancia gelida. Lui chiuse gli occhi, un’espressione di pura pace sul volto angelico mentre le mie labbra lo sfioravano.

Be: grazie, Edward.

Sussurrai contro la sua pelle, a me così cara da sembrare fatta di vero diamante.

Ci separammo ed io lasciai lentamente le sue mani gelide. Cercai di sorridergli invano, ma in qualche modo quella promessa era pesante e leggera. Pesante perché non sarebbe stato semplice mantenerla…leggera perché sapevo che li avrei rivisti presto.

Be: ah, Edward?

Mi voltai a guardarlo ed ammiccai.

Be: fai pace con Jasper, ok?

Lui alzò un sopracciglio, poi sospirò e scosse il capo sorridendo sghembo. Quello era un sì, doveva essere un sì.

Ali: Bella…

La guardai. Il suo sguardo era un po’ triste ed abbattuto, ma anche speranzoso. Incredibile quante emozioni un essere vivente potesse provare.

Ali: ti prego, parla con Jasper prima di andare via.

Lanciai un’occhiata al piano di sopra e senza pensarci due volte, annuii, fondandomi poi su per le scale.

Raggiunsi la porta della stanza di Jasper ed Alice e bussai delicatamente. Era socchiusa.

Be: ehm…posso?

Nessuna risposta. Decisi di entrare.

Spinsi la porta con delicatezza, guardando avanti. La stanza era buia, solo dalla finestra filtrava una pallida luce che però riusciva ad illuminare anche se scarsamente il corpo immobile di Jasper. Era in piedi, le mani poggiate sul davanzale, il volto adombrato leggermente alzato e mi dava le spalle.

Be: Jasper…?

Avevo paura di alzare la voce, ma sapevo che lui mi aveva sentito.

Non rispose. Quel gesto mi fece male.

Be: Jasper, io parto per un po’…forse…forse un anno, o anche di più… e…

Chinai il capo, sconsolata dal suo atteggiamento. Mi stava ignorando, ma andava bene così. Se andava bene per lui…allora anche per me non c’erano problemi.

Illusa.

Be: e…

Sciocca.

Andavo dietro ad un sentimento che non sapevo nemmeno di avere…un sentimento non ricambiato. A sentire Jasper, avrei dovuto innamorarmi di Edward… ma allora perché non era stato così? Perché per me, Edward era solo un carissimo fratello? Ma Jasper? Cos’era per me lui?

Be: mi mancherai.

Arrossii, fradicia e un po’ sporca di fango. Ero assolutamente patetica, che cavolo stavo facendo lì?

Mi voltai verso la porta a testa bassa, ma una mano gelida si posò su di essa, accostandola di nuovo.

Mi irrigidii, cercando di voltarmi, ma una mano sulla spalla me lo impedì.

Jas: anche tu.

Sbarrai gli occhi, di nuovo lucidi.

Be: scusami, scusami se sono così inutile ed insignificante. So solo piangere, solo di questo sono capace… ma vedrai che tornerò forte e non sarò più un peso.

Sentii una risatina vicino all’orecchio. Rabbrividii.

Jas: peso? Al massimo il peso sono stato io. Ti ho quasi spinta verso la morte e ti ho ferita, si può essere più impiastri? Tuttavia…forse, se non fossero successe queste cose, ora io non sarei qui con te. Va bene così, non trovi?

Sentii la calma invadermi ed i battiti del cuore rallentare.

Be: credo di…credo di sì.

Un’altra bassa risata, poi il suo gelido respiro sulla nuca. La sua mano si strinse leggermente sulla mia spalla.

Jas: ci rivedremo presto…ma fino ad allora…

Con delicatezza, la sua mano mi fece voltare e lasciò la presa su di me.

Incontrai gli occhi dorati di Jasper, il suo sguardo unico e sereno come non mai, un leggero sorriso sulle labbra perfette. Si chinò lentamente su di me, e sentii la mia calma tremolare mentre il suo volto si avvicinava.

Jas: buona fortuna, Isabella.

E, con estrema delicatezza, premette le sue labbra sulle mie.

Un bacio casto.

Un bacio semplice.

Un grande paradiso, in cui un angelo mi avvolgeva con le sue candide ali, proteggendomi dal male del mondo.

Non dimenticherò mai quelle labbra. Sapevano di menta, e non erano fredde come la sua pelle…erano piacevolmente fresche, gentili, dolci. Sentivo il suo sorriso sulle mie labbra mentre le sigillava. E mi sentii felice, completa, serena. Sentii la sua pace come mia, il suo affetto verso di me, improvvisamente tramutatosi in qualcosa che lui però tratteneva faticosamente per non inondarmi di emozioni.

Rimasi rigida, le braccia lungo i fianchi e gli occhi chiusi. Volevo muovermi, ma avevo paura di spezzare quel momento.

Alla fine però, Jasper separò le nostre labbra e fermò il volto a pochi centimetri dal mio.

Jas: questo sarà faticoso da nascondere ad Edward. Ringraziando il cielo, nessuno ci presta attenzione per lasciarci un po’ in pace, quindi ora non si sono accorti di nulla. Consideralo come un regalo di arrivederci e una promessa che tornerai.

Sorrisi, rossa come un peperone.

Be: ma io tornerò anche senza bisogno di prometterlo.

Lui si allontanò, un leggero e raro sorriso sul volto.

Jas: ora vai.

Mi spinse delicatamente verso la porta.

E così lasciai i Cullen, iniziando il mio addestramento. Li lasciai senza guardarmi indietro, li lasciai col sorriso sulle labbra…li lasciai con la loro forza nel cuore, sapendo che mi avrebbe aiutato ad andare avanti, impegnandomi in vista del traguardo, dove mi attendeva un magnifico angelo biondo con due gigantesche ali di speranza.

 

No, fermi!!! Ho ancora la febbre non potete ammazzarmi oraaaaa!! Sono indifesaaaa!!! Prendete il bacarospo, prendete lui!!!

Ed: ahahahahaha, e chi sarebbe il bacarospo???

Alice (fissa Ed): fiss fissssss… °v°

Ed: allora? Chi è quel povero sfigato????

Tutti (fissano Edward): fiss fisssssssssss… °v°

Ed: …………………………………………………….

Tutti (fissano Ed): fiss fisssssssssssssssssss… °v°

Ed: LA AMMAZZO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Comunque, non preoccupatevi, per farvi coraggio vi dico una cosa: Edward saprà riscattarsi!!! Fidatevi di me, non è mai detta l’ultima parola!! ^O^ vi ringrazio sentitamente per i commenti e scappo perché dovrei essere a letto e non lo sono!!! ^^ grazie dei commenti, fatemi sapere!!!!!!!!!! ^O^

 

Anticipazioni: lasciare la propria vita non è mai semplice…ma perché Bella e Caleb sono in Cina? Chi è quel bambino dai riccioli dorati? Qualcosa di strano è venerato in un tempio che Bella non aveva mai visto, una donna…una donna che ha qualcosa in comune con lei. E anche qui le strade si separano. Caleb e Bella prendono sentieri diversi…ma chissà che un giorno non lontano riescano ad intrecciarsi di nuovo.

 

Sorrisi e lo abbracciai di slancio. Sentii le sue forti braccia cingermi i fianchi con dolcezza e il suo profumo fresco e delicato, simile a quello di qualcuno che però non ricordavo.

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Capitolo 15
*** Bestie Sacre ***


“A tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte. A solo pochi eletti la luce dell’aurora.”

 

Tornammo in casa. Io saltellavo come una bambina, felice di poter restare con Jasper quanto volevo.

Entrammo in casa, io fradicia e lui soltanto umido.

Tutti erano nel salotto e si voltarono verso di me, sollevati dal mio cambio di umore.

Notai che il ragazzo dai capelli rossi non aveva più i tagli sulla guancia, era solo un po’ rosso…accidenti, dovevo averlo colpito davvero forte.

Ed: Bella!

Edward si avvicinò a me e mi posò delicatamente un asciugamano sulla testa, strofinando con gentilezza.

Be: ehi! Guarda che non mi ammalo!

???: ad ammalarti puoi ammalarti, ma la malattia resiste massimo un giorno.

Be: appuntoooooooooooooooooooooooooooooooo

Edward sorrise e continuò a strofinare.

Ed: sei una bambina.

Be: freezer!

Tutti risero, felici.

Alice apparve al fianco di Jasper e lo abbracciò.

Ali: evvai, Jazz, ce l’hai fatta!!!

Distolsi lo sguardo mentre lui ricambiava l’affettuosa stretta.

Be: oh, un pianoforte!

Corsi verso lo strumento, cercando in tutti i modi di non guardare né Jasper, né Alice. Non volevo vederli, la loro vicinanza faceva male, troppo.

Mi sedetti sullo sgabello ed accarezzai i tasti d’avorio dello strumento, guardandoli rapita.

Be: qualcuno…di voi suona?

Non mi voltai mentre parlavo.

Esme: oh, sì! Edward, perché non le fai sentire qualcosa???

Ed: ehm…se a Bella và.

Be: certo, vieni.

 

Edward guardò Esme e potei sentire il suo dubbio quasi come mio. Perché c’era anche un fondo di paura? Cosa temeva?

Lo vidi avvicinarsi a lei con cautela e sedersi. Socchiusi gli occhi quando avvertii il dolore di Bella, la sua angoscia che sapevo anche a cosa era riferita. Non potevo credere di essere stato io la causa del suo dolore…eppure lo ero.

Edward posò le mani sui tasti d’avorio del piano e cominciò a suonare. Vedevo le sue dita scivolare lentamente per un vampiro, anche se Bella guardava ammirata la sua per lei velocità.

 

Be: posso restare con te?

 

Piccola, fragile umana. Perché mi guardavi in quel modo? Perché non riuscivo a capire i tuoi sentimenti come gli altri? Eri sempre così confusa, indistinta, come se non sapessi nemmeno cosa provare per me. Amicizia, apprensione, paura, ammirazione. Sentimenti sempre diversi, ma che cambiavano in una manciata di secondo, cosa anormale anche per un freddo come me.

La melodia si espanse per tutta la stanza, e noi in silenzio assistevamo alla scena.

Bella era immobile al fianco di Edward che suonava e lo sguardo di lei era ancora impassibile, tormentato…colmo di dolore. Sapevo che non voleva guardare me ed Alice abbracciati in quel modo.

Ma mai avrei voluto provocarle quel dolore, mai avrei voluto spingerla verso la sofferenza. Mai.

Fissai quell’adorabile bambina in un eterno corpo da ragazza, i suoi morbidi capelli castani, i suoi occhi color del cioccolato, la sua rosea e calda pelle. Non era come toccare Alice, era diverso, era…bello.

Accidenti, che sto pensando??? Non ho mai avuto certi pensieri verso Isabella, a stento la tocco…

Scossi il capo. Alice mi guardò.

Ali: tutto bene?

Annuii e sorrisi debolmente, stupito da me stesso.

Jas: non preoccuparti, amore mio.

E per la prima volta, quelle due semplici parole stonarono. Stonarono nella mia voce perfetta per gli esseri umani, stonarono nel mio cuore. Una crepa si era aperta e qualcosa di sottile e quasi invisibile aveva fatto breccia, entrando indisturbato in me come se niente fosse e prima che potessi arrestarlo. Ma non capii di cosa si trattava.

Poi…Bella cominciò a cantare.

Mai avevo sentito in tutta la vita una melodia del genere.

Una melodia delicata.

Una melodia sofferente.

Una melodia arcana.

Poi guardai lei e la sua bellezza, improvvisamente tramutata.

I capelli sembravano quasi splendere di luce propria, il volto alzato verso il soffitto era più pallido e gli occhi chiusi esprimevano una bellezza innocente, pura, ben diversa da quella provocante di un vampiro. Era il fascino di una bambina indifesa che però aveva vissuto troppo e troppo a lungo.

La sua voce superba seguiva le note della sua stessa ninnananna che però aveva tristemente dimenticato.

Poi lei alzò una mano e cominciò a suonare insieme ad Edward. Il ritmo divenne più incalzante, quasi medioevale e la sua voce salì di volume. Cercai di ordinare i suoi sentimenti che però si scontravano come onde su una scogliera.

Dolore.

Sorpresa.

Felicità.

Tranquillità.

Sofferenza quasi insopportabile.

Solitudine.

Abbandono.

Indifferenza.

Impotenza.

Agonia.

Vacuità.

Poi felicità.

E di nuovo dolore.

Infine, serenità.

Non capivo, ma in qualche modo riuscii a mettere infila le sue emozioni e… capii che stava parlando della sua storia.

Lei rallentò e il suo canto si spense senza che quasi me ne accorgessi, troppo preso dalla sua espressione perfetta, insolita per qualsiasi essere vivente che non fosse un vampiro.

 

Be: beh, suoni molto bene, Edward.

Sorrisi debolmente, stranamente stanca. Barcollai e Carlisle mi apparve subito accanto, spaventandomi con la sua velocità a cui non ero ancora abituata.

Carl: Bella, tutto bene?

Be: cre…credo di sì.

Carl: sarà meglio che riposi un po’.

Annuii, docile come una bambina. Lui mi prese in braccio ed io appoggiai il capo al suo petto roccioso, respirando quasi affannosamente.

Carl: credo che tu abbia la febbre.

Non risposi e chiusi gli occhi ancor prima di poter rispondere.

 

Ed: non capisco, perché non riacquista la memoria? Koryu, avevi detto che ci sarebbe voluto poco per il ripristino.

Ko: infatti, ma credo che più di una cosa sia andata storta quando ha respinto la trasformazione.

???: a qualcuno interessa la mia teoria?

Tutti si zittirono. Non mi mossi, sapendo che mi avrebbero sentito dal piano inferiore… inferiore? E da quando sentivo da quella distanza???

???: a parer mio, quando le ossa hanno cominciato a rompersi, una parte del cranio deve essersi danneggiata, danneggiando a sua volta il cervello o il cervelletto.

Ko: se si fosse spaccata il cranio, sarebbe morta all’istante.

???: non ho detto che si è spaccato, ho detto che può essersi crepato o qualcosa di simile.

Di nuovo silenzio. Sentivo dei leggeri passi sul pavimento, segno che uno dei vampiri si spostava avanti e indietro con nervosismo.

Rose: ma allora? Non riacquisterà la memoria mai più?

Gli altri smisero di respirare, il ragazzo dai capelli rossi e Koryu per qualche istante solo.

???: non lo…lo so. È un bel guaio, con quei demoni in giro che le danno la caccia…

Ko: non capisco perché i Tartutik non siano intervenuti…siamo sicuri che esistano davvero?

Di nuovo silenzio. Poi il ragazzo sconosciuto parlò con cautela.

???: esistono, Koryu…

Ali: ma questi Tartutik sono i moderatori delle leggi demoniache e non possono essere abbattuti, giusto?

Ko: sì.

Ali: ma allora dove sono adesso?

Ancora silenzio, rotto dai passi quasi inudibili del vampiro che camminava nervosamente.

Jas: ci deve essere un modo!

Ko: non saprei, ma in questo stato…

???: un modo c’è.

I vampiri trattennero di nuovo il respiro ed io aguzzai le orecchie per quanto mi era permesso.

Jas: quale???

???: deve liberare la sua parte demoniaca.

Questa volta, il silenzio che calò era gelido come il ghiaccio, pesante come un macigno.

Emm: ma non può!

Ko: ha ragione, Caleb! Che ti salta in mente? Si ammazzerebbe!

Ah, il ragazzo con i capelli rossi si chiamava Caleb?

Caleb: no, se riesce a sviluppare il suo corpo quanto basta a trattenere il potere demoniaco.

Ed: come può fortificarsi così tanto? Forse nemmeno un vampiro avrebbe…

Ca: questo è certo. Però, vedete, i demoni sono macchine da guerra e quando una coscienza demoniaca si sviluppa in ritardo, questo sta ad implicare che il potere è potentissimo e il corpo dovrebbe cominciare la fortificazione già dal momento in cui il mostro comincia a nascere all’interno dell’ex-umano. Bella però,è riuscita non so come a trattenere quella forza fino ad ora, ma quando è tornata a Forks, i suoi ricordi l’hanno spinta all’indebolimento psicologico, facendo capitare ciò che è capitato.

Rabbrividii. Macchina da guerra. Quindi questo ero.

Ko: questo non ci aiuta di certo!

Ca: invece sì. Psicologicamente, Bella ha una forza assurdamente enorme. Se riesco a farle sviluppare questa forza, forse potrebbe contrastare il demone anche nella sua trasformazione completa.

Ali: ma…non era quella la trasformazione completa?

Si sentì una risata amara.

Ca: no, Alice, non era la trasformazione completa. Vedi, alcuni demoni possiedono due stadi di trasformazione. Il primo è più o meno quello che avete visto…il secondo invece, cambia completamente il corpo, diventano specie di mostri che si vedono solo nei film dell’orrore. Tuttavia ora stiamo parlando di Bella, sono rarissimi i demoni che possiedono entrambi gli stadi e la cosa mi preoccupa molto.

Ed: come mai?

Ca: non ho mai visto un demone nel suo stadio finale, ne ho solo sentito parlare… ma per quanto ne so, se il demone arriva alla sua seconda trasformazione… non arriverà al giorno dopo.

Altro silenzio gelido.

Ali: i Tartutik?

Ca: non lo so, quelle sullo stadio della Bestia Sacra sono solo supposizioni o roba simile, nessuno è mai stato in grado di raccontarlo di persona.

Carl: Bestia Sacra…

Ca: li chiamano così, ma in tutto il mondo ci saranno solo una decina di demoni che possiedono il secondo stadio, e Bella è uno di questi, ciò che anche nel mondo demoniaco si definirebbe una rarità assoluta.

Ko: ma allora come facciamo?

Ca: l’allenerò io.

Jas: tu? Sai come fare?

Ca: sì.

Mi alzai lentamente dal letto e aprii la porta lentamente, la stanchezza che ancora appesantiva le mie membra, ma la voglia di intervenire che mi spingeva ad avanzare caparbiamente.

Scesi le scale, stringendomi forte al corrimano. Tutti si voltarono verso di me e subito Jasper mi apparve accanto, posandomi una mano sulla spalla destra, pronto a prendermi in caso di mancamento o svenimento.

Jas: Bella, dovresti essere a letto.

Scossi il capo e posai la mano su quella gelida di lui, ancora poggiata sulla mia spalla. Gli sorrisi mentre lui mi guardava sconcertato, indeciso tra il ritirare la mano o no. Poi mi rivolsi al ragazzo dai capelli rossi.

Be: ti chiami Caleb, giusto?

Lui annuì, tranquillo. Aveva la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate, ma lo sguardo era dolce e rilassato.

Be: voglio imparare a controllare il demone.

Edward si alzò dal divano su cui era seduto, muovendosi con grazia sopraffina.

Ed: Bella, non è necessario, ci penseremo noi a quei demoni.

Jas: no, Edward, ha ragione. Deve imparare a difendersi.

Tutti guardarono Jasper e anch’io mi stupii della sua calma fermezza che mi proteggeva.

Edward strinse gli occhi.

Ed: vuoi che si ferisca???

Jas: hai intenzione di metterla in una campana di vetro a vita, Edward? Prima o poi si ferirà, a meno che non sia fatta d’acciaio o ricoperta della nostra pelle.

Edward ringhiò, un ringhio bestiale e rozzo non adatto alla sua eleganza, al suo fascino di uomo settecentesco, alla sua sfacciata perfezione.

Tutti si irrigidirono ed Emmett tese i muscoli, pronto a separarli nel caso avessero provato a scontrarsi.

Ed: non voglio che si faccia del male!

Jasper sospirò, senza perdere la calma.

Jas: credi che a me faccia piacere vederla ferita?

Ed: a quanto pare, sì!

Al che, il calmo e posato Jasper arricciò il labbro superiore, mostrando i perfetti denti bianchi ed emettendo un ringhio forse più gutturale di quello di Edward. Tremai, sentendo la sua presa tremare sulla mia spalla.

Jas: non osare dirmi una cosa del genere, Edward! Ti ricordo che per colpa tua è quasi stata fatta a pezzi da Laurent e Victoria! O vogliamo parlare dei VOLTURI????

Edward si accucciò in posizione di attacco, ormai furioso. La situazione stava sfuggendo di mano.

Ed: parliamo di quando non sei stato capace di tenerla d’occhio e lei si è quasi fatta uccidere da James! O del recente avvenimento dell’attacco di quel demone per COLPA TUA!!!!!!!!!!

Accadde tutto in una manciata di secondo, ma mi sembrò di vedere tutto a rallentatore.

Jasper che si accucciava, tendendo i muscoli come un leone.

Edward che si scagliava in avanti, lanciando un ruggito.

Jasper che faceva lo stesso, con la stessa grazia distruttiva dell’avversario.

Lo scontro frontale dei due, accompagnato dal forte schianto di due rocce mentre i loro corpi si avvinghiavano stretti, come quelli di due feroci bestie in lotta fra loro.

I Cullen balzarono in avanti mentre i due eleganti e potenti predatori tentavano di azzannarsi a vicenda la gola. Sembravano impazziti, ma rimasi incantata da quello spettacolo non indifferente agli occhi umani come a quelli demoniaci.

I due perfetti predatori che si scontravano, i loro movimenti fluidi e distruttivi, la loro grazia superiore a quella di ballerini professionisti. Sembravano danzare, ma io sapevo che non era così, sapevo che non miravano a ferire…miravano ad uccidere.

Carlisle afferrò Edward per il collo e Rosalie gli bloccò la spalla, torcendogli il braccio dietro la schiena.

Alice, Esme ed Emmett placcarono Jasper che però continuò a dimenarsi selvaggiamente, ormai fuori di sé.

Edward provò a scrollarsi Carlisle di dosso e morse l’aria con ferocia inaudita.

Barcollai ed ebbi un mancamento, sconvolta da tanta furia.

Koryu corse da me, ma Caleb mi afferrò per il gomito, tenendomi in piedi. Come aveva fatto ad essere così veloce???

Ca: non preoccuparti, stanno bene.

Ma anch’io mi stupii della lacrima che scese lungo il mio naso e cadde a terra, provocando un plic, amplificato dal silenzio improvvisamente creatosi.

Singhiozzai, abbandonandomi in ginocchio, ancora per metà sorretta dalla stretta di Caleb intorno al mio gomito. Poi…cominciai ad urlare, straziata.

Be: BASTA!!! SMETTETELA!!!

Che rabbia. Perché dovevo sempre provocare problemi? Perché solo io con due semplici parole riuscivo a costringere due fratelli a battersi con ferocia?

Perché? Perché? Perché?

Caleb lasciò la presa sul mio gomito ed io mi accasciai al suolo, coprendomi pateticamente il volto.

Be: vi prego…basta…

Ora la mia voce era un sussurro. Che male al petto. Era il mio cuore che sanguinava così? O mi stavo immaginando tutto?

Be: non voglio…più pro…vocare…problemi. Quindi, non combattete per me, non ne vale la pena!

Mi alzai in piedi, stringendo i pugni per la rabbia e corsi fuori a testa bassa.

Carl: Bella…!

Be: LASCIATEMI SOLA, DANNAZIONE!!!!!!!!

E come le altre volte, la perenne pioggia accolse la mia tristezza.

 

Saaalve!!! Ehm…sì, lo so che sono in ritardo, ma ho la febbre alta e sono venuta al pc solo per voi!! Sto malissimo, ma il tempo per i lettori si trova sempre, si DEVE trovare, perché ve lo meritate, soprattutto voi che avete recensito! Quindi vi chiederò di scusarmi per l’ennesima volta se sono breve, ma ho un gran bisogno di schiaffarmi a letto!! XDXDXD non preoccupatevi però, tornerò presto, febbre o non febbre!! Muahahahahah!!! Noooooo, non è una minaccia!! Giuro che non scriverò più schifezze del genere, mi tocca impegnarmi di più in qualche modo!!!!!! XD grazie, angioletti lettori e soprattutto recensori. Mi fate sapere, per favore? Mi fanno sempre piacere i commenti, positivi e non! Grazie mille, vado avanti per tutti voi!! ^v^

 

Anticipazioni: a volte la strada più giusta è anche quella più dolorosa. Ora bisognerà fare i conti con questa verità, e non sarà facile per nessuno. Gli arrivederci fanno sempre male, ma è con la speranza nel cuore che Bella e Caleb si allontanano da casa Cullen, convinti che un domani non molto lontano, si sarebbero rincontrati.

 

Be: non voglio essere più un peso.

Ed: tu non sei un peso, non lo sei mai stato. Se non ci fossi stata tu… io a quest’ora non sarei qui. Mi hai strappato da un profondo abisso di solitudine, tirandomi fuori senza sforzo. Ho visto la luce in te e tutt’ora la vedo. Mi hai salvato la vita, Bella.

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Capitolo 16
*** Oonagh ***


“La nostalgia è rendersi conto che le cose non erano insopportabili come sembravano allora”.

 

L’aereo atterrò pesantemente e il suo sobbalzo mi svegliò all’improvviso.

Spalancai gli occhi, cercando di alzarmi, ma una mano calda afferrò tranquillamente la mia e la strinse.

Caleb: va tutto bene, siamo arrivati.

Sorrise sereno e provai ad imitarlo…inutile. Mi sentivo sola, abbandonata dal mondo stesso… abbandonata da chi mi amava e da chi amavo.

Ca: coraggio, li rivedrai presto.

Cercai di annuire, ma il mio collo era rigido come il mio corpo, inutile provare a muoversi più di tanto.

Scendere dall’aereo fu faticoso. Non portai con me le valigie e nemmeno Caleb aveva niente con sé, nemmeno una borsa da viaggio. Niente.

Uscimmo dall’aeroporto in fretta. Caleb camminava avanti a me così veloce che dovevo correre per tenere il suo passo frettoloso. Le persone intorno a noi si muovevano con un brusio confuso e chiacchieravano tra loro. Come mi sembravano infantili e superficiali. Sapevano che al loro fianco vivevano indisturbati mostri che loro credevano solo leggenda o stupide favole? Erano ignari del fatto che da un momento all’altro sarebbe potuto spuntare dal nulla un vampiro e sbranarli, erano ignari del fatto che un demone avrebbe potuto staccare la testa a tutti ancor prima che se ne accorgessero.

Ma loro non avevano paura. Loro sorridevano, parlavano, si divertivano. Che senso aveva proteggere un popolo così superficiale? Perché dovevo sacrificare la mia felicità anche per la loro sicurezza? Se fosse stato solo per quello, allora li avrei lasciati a marcire lì…tutti quanti.

Caleb fermò un taxi e salimmo. Lui parlò in una lingua strana, usando un accento che non avevo mai sentito o forse semplicemente non ricordavo. Il tassista annuì e partimmo.

Be (bisbiglia): cosa gli hai detto?

Caleb sorrise, sereno.

Ca: dove portarci.

Be: ma dove siamo?

Ca: in Cina.

Alzai un sopracciglio.

Be: e che ci facciamo qui?

Ca: ti devi addestrare, sì o no?

Be: qui? Come farai ad addestrarmi?

Ca: chi ha detto che ti addestro io?

Sentii un brivido gelido attraversarmi la spina dorsale.

Be: co…cosa? Avevi detto che l’avresti fatto tu!

Ca: ho detto che ti avrei insegnato a controllare il demone, è vero, ma non sono io il più adatto a farlo.

Repressi un ringhio di rabbia.

Be: mi hai presa in giro, forse???

Caleb non fece una piega.

Ca: no. Capirai tutto tra poco.

Il taxi si fermò all’improvviso e Caleb aprì la porta, uscì dall’auto e pagò il tassista, probabilmente ringraziandolo in Cinese.

Ci trovavamo in una strada deserta e piena di sporcizia, probabilmente un vicoletto poco raccomandabile dal momento che la sua scarsa illuminazione anche di mattina, faceva venire i brividi.

Mi coprii il naso, infastidita dal cattivo odore.

Il mio sguardo si posò su una malandata porta di legno davanti a noi dalla serratura parecchio complicata.

Caleb aspettò che il taxi si fosse allontanato, poi bussò, ostentando una calma per la prima volta vacillante.

I tonfi dei suoi colpi sulla porta riecheggiarono in tutto il vicolo, facendomi rabbrividire.

Be: ehm…Caleb? Cosa stiamo aspettando, esattamente?

Lui non rispose e bussò di nuovo.

La porta si aprì con un cigolio agghiacciante, e per poco no tirai un urlo dalla paura per quel rumore improvviso.

Un ragazzino dai corti capelli castani e gli occhi bendati volse il capo verso di noi. Indossava una lunga veste nera.

Ragazzino: chi siete?

Il suo tono era autoritario, ma con un fondo di maturità, troppa per un piccolo che dimostrava massimo undici anni.

Ca: sono Caleb e lei è Isabella Marie.

Caleb fece un cenno verso di me e il ragazzino volse il capo come se volesse scrutarmi attraverso le bende.

Ragazzino: e chi sono io?

Ca: un figlio di Pendragon.

Il ragazzino annuì e si scostò per lasciarci passare, accompagnato da uno svolazzo della veste.

Io e Caleb entrammo silenziosamente e il ragazzino chiuse la porta con uno scatto, facendo scattare la serratura e aumentare il mio nervosismo.

Ci trovavamo in una stanza vuota, circolare, dalle pareti di legno.

Caleb si rivolse al ragazzino.

Ca: tu sei Kyle, vero?

Rag: sì.

Kyle si voltò verso di me.

Ky: quindi è lei Isabella?

Caleb annuì ed io abbassai lo sguardo, imbarazzata.

Kyle ci portò al centro della stanza e batté il piede nudo per terra due volte di seguito. Cadde il silenzio, poi dal pavimento si staccò una piattaforma rotonda su cui eravamo fermi e cominciò a scendere lentamente.

Mi guardai intorno, allarmata, ma Caleb mi sorrise.

Ca: è tutto ok.

Annuii, non del tutto convinta delle sue parole. Tutto ok un corno, stavamo scendendo nel camerino dell’agente 007 o cosa?

Ca: Kyle, il sommo Oonagh è qui?

Ky: il sommo Oonagh c’è sempre.

Il tono che usò il ragazzo fu di enorme rispetto e sottomissione. Cominciai a chiedermi chi diamine fosse questo Oonagh.

Il ragazzino mi guardò, calmo ma con una serietà troppo schiacciante per uno della sua età. Scosse il capo e si voltò. Sembrava non apprezzare la mia presenza, o semplicemente il mio nervosismo lo irritava. Forse più la prima, ma non avrei escluso la seconda.

Il piedistallo si fermò all’improvviso con un leggero cigolio e toccò terra con tanta leggerezza che non sentii il sobbalzo, ammesso che ci fu.

Ci trovavamo al margine di un lungo corridoio di pietra illuminato da strane luci fluttuanti azzurro cielo, simili a fiammelle danzanti.

Seguii Caleb e il ragazzino a testa bassa, tesa e un po’ spaventata. Sentivo freddo e ormai non riuscivo a capire se i brividi che mi attraversavano il corpo fossero dovuti al gelo o alla tensione.

All’improvviso però, mi accorsi di un particolare. La porta non c’era, ci trovavamo in un vicolo cieco.

Be: ma…e la porta?

Ca: aspetta e vedrai.

Kyle si fermò all’altro capo del corridoio e passò una mano guantata sulla gelida pietra, facendola scivolare lentamente e con grazia. Annuì e alzò la mano, rivolgendo il palmo davanti a sé. L’aria sembrò scuotersi e il ragazzino chiuse la mano su qualcosa che in quel momento si era formata sul suo piccolo palmo.

Una sfera blu elettrico era bloccata dalle sue lunghe dita, apparsa dal nulla. Kyle posò la grossa sfera sul muro e la premette con forza. Per un momento pensai che si sarebbe rotta e il ragazzino tagliato, ma ciò che successe andò oltre le mie aspettative. La sfera fu inglobata dal muro, ci passò attraverso e Kyle si ritrovò con la mano poggiata sulla dura pietra.

Ci fu un lampo di luce e un filo dorato sembrò disegnarsi da solo sui massi, formando un arco, che poco dopo si estendeva su di noi, svuotato del suo contenuto e consenziente a farci passare.

Attraversammo l’arco e ci trovammo in…oddio, in qualcosa di simile ad un tempio o una chiesa.

Un’immensa stanza circolare percorsa da uno scalino su cui erano posati ad intervalli strane statue di pietra, allineate lungo il muro davanti alle quali erano inginocchiati degli incappucciati, riuniti in preghiera. Un tappeto dei colori dell’arcobaleno copriva interamente il pavimento e ad un certo punto tra le statue di pietra, c’era un intervallo enorme che lasciava spazio a qualcos’altro. Una scala molto stretta ma alta conduceva ad una porta d’argento finemente modellata e ai due lati della scala c’erano due statue di giada.

Entrambe raffiguravano una donna dai lunghi riccioli, gli occhi chiusi e le mani davanti al petto che quasi si congiungevano. A sfiorare i suoi palmi, c’era una grande perla e il suo volto bellissimo era di una pace immensa come di una maternità quasi caritatevole. Indossava un lungo vestito bianco, un diadema d’argento finemente modellato sulla fronte e…

Be: ommioddio!

Caleb mi tappò la bocca e Kyle strinse gli occhi, irritato. Mi resi conto di aver spezzato l’atmosfera del sacro e della preghiera.

Be (sussurra): s…scusa…ma…quel diadema…è uguale al mio!

Caleb annuì e mi spinse avanti, senza però muoversi. Lo guardai.

Be: Ca…Caleb?

???: dunque è questa la famosa Isabella?

Mi voltai. Davanti a me stava un bambino di appena otto anni, gli occhi azzurro chiarissimo ed i riccioli dorati che gli incorniciavano il volto. Indossava una lunga veste bianca e attorno ai suoi avambracci era avvolto una specie di nastro dorato che però si passava dietro le sue spalle ed univa un braccio all’altro. Nella pallida mano stringeva un’asta molto più alta di lui, con un sole alla fine al cui centro si intersecava una fitta rete di fili dorati. Notai che il nastro…fluttuava come per magia. Gli occhi del piccolo erano gravi e molto anziani, anche più di quelli di Kyle.

Caleb e Kyle si inginocchiarono.

Ca: sommo Oonagh.

Alzai un sopracciglio e mi voltai. Oonagh? Il sommo Oonagh era…un bambino?!?!?!? Ma eravamo impazziti???

Oonagh: Isabella Marie…ho sentito molto parlare di te, e questo diadema testa la tua fama qui.

Oonagh si avvicinò a me. Sentii l’istinto di allontanarmi da quel bambino strano, prematuramente cresciuto. La sua stessa voce dava i brividi, troppo matura anche per un anziano. Mi chiesi quanti anni avesse.

Inclinò il bastone verso di me e toccò il mio diadema con la punta di un raggio del sole in cima all’asta.

Oon: sei qui per controllare il tuo io, vero?

Annuii e mi inginocchiai, sottomettendomi a quello sguardo anziano.

Be: sì…

Oon: e tu vuoi imparare?

Be: sì.

Oon: sei sicura?

Be: sì.

Oonagh annuì e mi posò una mano sulla spalla. Il suo tocco era sicuro e in qualche modo inquietante.

Oon: allora alzati, allieva mia.

Rabbrividii e mi alzai in piedi, il capo chino e gli occhi chiusi.

Be: è un onore.

Oonagh annuì e si voltò.

Oon: Caleb.

Caleb lo guardò e fece un sicuro passo avanti.

Ca: sissignore.

Oon: ti ringrazio di averla condotta qui, ora puoi andare.

Caleb annuì e mi guardò. Nei suoi occhi c’era tristezza, la tristezza dell’arrivederci che avevo già visto in occhi dorati e ametista. Capii subito perché era così abbattuto.

Be: ci rivedremo dopo l’addestramento, vero?

Caleb annuì e fece un passo avanti, tendendomi una mano.

Ca: ce la farai, ne sono certo.

Sorrisi e lo abbracciai di slancio. Sentii le sue forti braccia cingermi i fianchi con dolcezza e il suo profumo fresco e delicato, simile a quello di qualcuno che però non ricordavo. Una debole fitta alla testa mi scosse un po’, ma non ci feci quasi caso.

Be: non piangerò più, te lo prometto. Sarò forte e tornerò presto.

Caleb sorrise, separandosi da me. Mi sarebbe mancato un sacco.

Ca: non fare promesse che non puoi mantenere.

Be: tu dici?

Ca: io dico. Capirai il perché.

Chiusi gli occhi e gli presi una mano, stringendola con entrambe.

Be: resta con gli altri, ti prego…hanno bisogno di te. E dì loro che gli voglio bene, tantissimo. Diglielo.

Caleb annuì e lasciai la sua mano. Guardarlo indietreggiare di un passo mi fece male, provai uno strano senso di abbandono.

Ca: sarai grande, lo so.

Annuii, distogliendo lo sguardo per non piangere e mantenere la parola data più a me stessa che a lui.

Oonagh mi affiancò, tranquillo e grave.

Oon: vi ritroverete…ma tutti i rincontri sono sempre diversi da come ci immaginiamo.

Non gli diedi quasi ascolto, troppo presa da Caleb che si voltava e seguiva Kyle attraverso l’arco, lasciandomi definitivamente sola.

 

Ok, sono in un ritardo da oscar! xD vabbé dai, mi faccio perdonare con il new orribile chappy! Non mi uccidete per l’orrore che ho scritto, già qui c’è qualche bel vampirello che vuole usare la mia pelle come tappeto! xDXDXD a presto e grazie dei commenti che mi aiutano sempre ad andare avanti! A prestissimus, fatemi sapere!!! ^O^

 

Anticipazioni: l’allenamento comincia. Bella ascolta una storia, la Sua storia, quella della sua razza. Guarda incantata la statua della giovane donna che indossa il suo stesso diadema e segue Oonagh al centro dell’inferno stesso. Urla, lamenti… e un bruciante dolore in tutto il corpo ormai prossimo a divorarla.

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Capitolo 17
*** La storia di Hier ***


“Non avere paura del buio, ti aiuterà a trovare la luce.”

 

Camminammo in silenzio attraverso la gigantesca stanza del tempio, i nostri passi che facevano troppo rumore in quel luogo silenzioso e pacifico. Oonagh davanti a me sembrava fare una piacevole passeggiata, dondolando il lungo bastone che reggeva nella piccola mano da bambino.

Ci fermammo davanti alle statue uguali della stessa dea. Viste da vicino incutevano addirittura timore per la loro inquietante magnificenza.

Guardai con attenzione gli occhi chiusi della statua di destra, le sue mani sottili e delicate, il volto, sul quale si leggeva una pallida nota di sofferenza.

Be: chi è lei?

Oonagh sorrise e si inchinò alle statue di giada, poi mi guardò.

O: questa è Hier, la dea suprema.

Be: Hier?

O: sì. Vuoi sapere la sua storia?

Lanciai una fugace occhiata alle due gigantesche statue di giada ed annuii.

O: si dice che Hier sia nata all’Alba dei Tempi dall’incontro dei Sacri elementi, acqua, aria, fuoco e terra. Insieme a lei però, ebbe origine anche una nuova terribile razza, sapresti intuire quale?

Abbassai lo sguardo, toccandomi lo stesso diadema ritratto intorno alle fronti delle due statue.

Be: demoni…

O: sì, nacquero anche i demoni. Appena vennero alla luce però, la razza cominciò a farsi la guerra, a scontrarsi e a distruggere ciò che non andava distrutto. Il pianeta intero.

Oonagh fece una pausa, senza staccare gli occhi da quelli chiusi della benevola statua di destra.

O: Hier guardò con le lacrime agli occhi ciò che stava succedendo e, presa dalla disperazione, creò dieci demoni più forti degli altri che li contrastassero, però anche quelli sarebbero stati senza controllo alla nascita. Così Hier si tagliò il braccio e bagnò la terra col suo stesso sangue.

Be: creando i Dispositivi di Controllo…

O: molto perspicace. Sì, Hier creò dodici dispositivi di controllo come erano dodici le Bestie Sacre che lei stessa aveva plasmato. Permise alle sue creazioni di indossare i dispositivi, e insegnò loro a dominare la forza demoniaca, permettendogli così di scendere in battaglia e mettere al proprio posto i demoni. Fu un massacro. I pochi restanti si dispersero, perché Hier aveva tenuto poco conto dell’indomabilità del cuore delle Bestie Sacre. Così la dea si tagliò dei pezzi di pelle e diede vita a qualcosa di superiore, qualcosa che avrebbe messo a tacere le Bestie Sacre, rimettendo loro i diademi e sconfiggendoli. I Tartutik, i tre controllori della legge che tutt’ora si annidano da qualche parte, tenendo però sotto controllo la razza demoniaca. Dopo tutto questo, i Tartutik scomparvero, riapparendo solo di tanto in tanto per punire i trasgressori della legge. Le Bestie Sacre invece, si separarono e nessuno le rivide più…almeno, così si credeva.

Oonagh mi guardò con un misto di rispetto e tranquillità, sciogliendosi in un leggero sorriso.

Be: e…Hier?

O: nessuno rivide più neanche lei. C’è chi dice che è morta, chi dice che vive ancora qui da qualche parte nel mondo.

Be: quindi…voi venerate Hier? È una dea alla fine?

O: per noi sì, ha salvato il mondo dalla minaccia dei demoni.

Be: e quel diadema? È identico al mio.

Oonagh annuì ma non si prolungò oltre e cominciò a salire i gradini che portavano alla porta centrale. Io rimasi indietro, incerta. Tutti si voltarono verso di me, interrompendo le loro preghiere. Sembravano stupiti.

O: andiamo, Isabella Marie.

Avrei voluto correggerlo, dirgli che doveva chiamarmi Bella, ma la voce mi mancò e riuscii solo a salire i gradini a testa bassa per raggiungerlo.

Oonagh si alzò in punta di piedi per abbassare la maniglia d’oro della porta e la spinse, facendomi entrare per prima.

Be: ma che…!

O: benvenuta Isabella…nel Tempio dell’Acqua.

Mi guardai intorno, stupefatta e meravigliata.

Ci trovavamo su una pedana rotonda, fatta di cristallo finemente elaborato, all’apparenza così fragile che dava la sensazione di potersi rompere sotto il peso di un bambino. Sui bordi si annodavano fili d’oro e d’argento, formando un intricato reticolo molto elegante e raffinato. Intorno a noi c’era acqua, si estendeva a vista d’occhio e diverse pedane come quella su cui eravamo fermi erano bloccate su di essa, magari fissate al fondo visto che non galleggiavano…eppure non sembrava così, visto che non era per niente difficile vedere attraverso le acque cristalline e purissime.

O: bel posto, non trovi?

Be: ma…

Lanciai un’occhiata sopra di noi. Dal cielo nuvoloso cadevano leggerissime gocce di pioggia, così leggere che quasi non mi ero accorta della loro presenza.

Be: questo posto…è un Tempio?

Oonagh sorrise misticamente.

O: non sembra, lo so. Il Tempio è più avanti, ma non lo vedrai molto presto.

Chinai il capo.

Be: capisco…

O: non perdiamo tempo, allora.

Oonagh fece un passo indietro.

O: guarda dove sei.

Abbassai gli occhi. Mi trovavo all’esatto centro della pedana, riuscivo a vedere un concentrato di crepe dove posavano i miei piedi.

Be: ah…

O: l’acqua sotto di te è bollente.

Lanciai uno sguardo alla limpida acqua sotto di noi. ???

Be: non sembra, è limpidissima…

Oonagh sorrise e mi posò una mano sulla pancia, sorridendo innocente per la prima volta, dimostrando l’età che all’apparenza aveva. Ricambiai il sorriso, sorpresa e mi rilassai. Grande sbaglio. Oonagh fece una leggera pressione e senza sforzo riuscì a farmi perdere l’equilibrio. Caddi in acqua con un’esclamazione di stupore che presto si trasformò in un grido agghiacciante.

Dolore. Bruciava. Tanto.

Mi rannicchiai per il dolore e smisi di nuotare dopo la prima bracciata. Affondai, mordendomi le labbra a sangue per non ingoiare l’acqua bollente che mi corrodeva il corpo.

L’inferno.

Inferno senza di lui…

La sofferenza.

Ma lui chi?

Il dolore.

Devo forse ricordare qualcosa???

Fa male.

Edward! Jasper! Chi sei? Chi sono? Dove siete tutti? Mi avete forse abbandonato?

Buio. Poi…più nulla.

 

Qualcosa mi afferrò. Una piccola luce attirò la mia attenzione, scuotendomi dall’assopimento dell’oscurità perenne. Una voce calda mi parlò, una voce dolce e melodiosa.

???: svegliati.

Aprii gli occhi, stordita e dolorante.

Oonagh mi guardava corrucciato e un po’ deluso.

O: credevo sopportassi meglio il dolore, ne abbiamo di strada da fare…

Vedevo sfocato, il corpo bruciava e anche gli occhi. Sentivo freddo, tanto freddo, ma a stento me ne accorsi quando una nuova fitta mi colpì con tutta la sua violenza.

Non ebbi la forza di urlare né di dimenarmi, rimasi inerme a soffrire in silenzio.

O: non mi aspettavo che fossi così debole.

Piccata, mi costrinsi a trovare la forza di rispondergli acidamente e con odio crescente verso quel all’apparenza innocente bambino.

Be: mi…mi hai…spinto in…acqua…tu…

O: e allora? Sappi che non sarà l’ultima volta.

Ringhiai, furiosa.

O: alzati.

Scossi il capo.

O: alzati.

Non mi mossi.

O: bene.

Oonagh alzò il piede e lo abbatté sulla pedana, che cominciò a traballare e a scendere lentamente in acqua.

Allarmata, mi alzai a sedere, gridando poi di dolore per le vesciche che mi coprivano tutto il corpo.

O: sbrigati.

Oonagh spiccò un salto spettacolare rispetto alla sua scarsa altezza e atterrò su una pedana lontanissima. Mi piegai, pronta a seguirlo e saltai. Altro errore. Vidi l’acqua avvicinarsi troppo velocemente e l’orrore si dipinse sul mio volto prima che Oonagh mi afferrasse, portandomi in salvo su un’altra pedana.

O: hai la pelle rovinata, Isabella.

Mi guardai le braccia e soffocai un grido di orrore. Ero ricoperta di vesciche, non un centimetro di pelle si era salvato…se il braccio era così…non potevo immaginarmi il volto.

Be: oddio…

O: sapevo che sarebbe capitato…

Lo guardai, ferita e con le lacrime agli occhi.

Be: è colpa tua! Perché mi hai spinto in acqua???

Oonagh mi guardò con durezza schiacciante.

O: credi che questo allenamento sia uno scherzo? Beh, la storia che ti ho raccontato prima non lo è, se non impari a controllare il tuo demone le conseguenze sarebbero troppo devastanti per parlarne, lo capisci? Più cresci, più la tua bestia si fortifica. Che succederà quando sarà abbastanza forte da sopprimere la tua volontà? Ucciderai i tuoi cari con le tue stesse mani.

Le sue pacate parole ebbero l’effetto di una frustata in piena faccia. Avrei ucciso i miei cari…li avrei uccisi io…sarei stata il loro boia per la mia debolezza?

Be: mai! Continuiamo!

Oonagh annuì.

O: ma prima…

Mi prese una mano e vi posò sopra uno dei raggi del sole in cima all’asta che reggeva. Una piccola luce azzurrina e qualcosa cominciò a formarsi tra le nostre mani…sentii freddo, tanto freddo…poi, una maschera si solidificò, posata delicatamente sul mio palmo.

Bianca, di forma ovale, solo i tagli a mandorla per gli occhi, la maschera si adattava perfettamente al mio viso martoriato, coprendolo completamente.

Be: io…tornerà come prima?

O: ti interessa davvero?

Rimasi in silenzio, pensando a Jasper…poi per qualche motivo, il suo volto si confuse con quello di Edward.

Be: non lo so.

O: perfetto. Allora, ricominciamo. Sei su una pedana di cristallo che si spaccherà alla minima pressione e sotto di te è pieno di acqua bollente. Ora…

Be: la pedana non si romperà, prima non è successo.

O: su questa succederà perché farò in modo di romperla.

Be: eeeeeeeeeeeeeeh???????????? Vuoi uccidermi????????

Oonagh sorrise.

O: no, voglio solo che tu non cada in acqua quando spaccherò la pedana.

Be: ottimo, mi basta spostarmi…

O: senza muovere un passo.

Strabuzzai gli occhi.

Be: ma come????????????????? È impossibile!

O: devi fidarti di me se ti dico che è possibilissimo. Ora sbrighiamoci.

Senza aspettare risposta, Oonagh scattò in avanti come una molla, così veloce che quasi non lo vidi.

Un lampo dorato, un fruscio della sua veste e uno schianto sonoro.

La pedana andò in frantumi e d’istinto balzai di lato per evitare di cadere in acqua, ma Oonagh mi spinse giù con un colpo d’asta quasi invisibile.

Ancora dolore.

Spalancai la bocca in un muto grido d’angoscia…

E così iniziò il mio infernale allenamento.

 

Eeeeehm…va bene, sono secoli e millenni che non aggiorno. Perdonooooooo (si prostra)

Edward: ma sarai scema! Io ti ho detto mille volte di aggiornare…

Jasper: cosa? Ma hai passato settimane intere chiuso nello sgabuzzino…

Ed: non è vero!!! O/////////////////////O

Jas: Ed…è vero che…

Ed: NOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!! O/////////////////////O

(Arriva Emmett)

Emmett: ebbene sì, il nostro Eddino si è chiuso da solo nello sgabuzzino e ci è rimasto per giorni senza accorgersi che la porta era semplicemente socchiusa ^v^

Ed: Emm???

Emm: sì??? ^v^

Ed: COMINCIA A CORRERE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

… ehm…ok, scusate ancora del ritardo madornale, e abbiate pietà di questo orribile capitolo!!! A presto e recensite!! ^^

 

Anticipazioni: Bella è sola e abbandonata. Bella piange. Piange perché è debole, piange perché il tempo passa, e lei non supera il dolore che la attanaglia. A volte l’impegno non basta, a volte bisogna aggrapparsi alla mano tesa di coloro che ti vogliono bene e affidarsi fiduciosi agli angeli consolatori. Le nostre strade le scegliamo noi, ma si incontreranno tutte un giorno o l’altro. Forse è proprio in vista di questa prospettiva che dobbiamo andare avanti col sorriso sulle labbra e vivere giorno per giorno senza pentirci mai di nulla.

 

Bella: ti rivedrò un giorno?

Lei scoppiò a ridere.

???: ehi, guarda che tutte le strade conducono qui…e poi lo sai che non è per niente male? Mi diverto un casino qui!!!!

Risi anche io, tra le lacrime. La abbracciai forte, sorridendo serena.

Bella: non lasciarmi più.

???: ma non ti ho mai lasciata, piccola impiastra.

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Capitolo 18
*** Rischio di cadere ***


“ Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.”

 

Caddi in ginocchio, stanca e tremante di freddo e dolore. Strizzai gli occhi per non vedere le mie mani piantate nel terreno, le mie braccia fradice, le piaghe che ormai mi rendevano irriconoscibile. Da quanto ero lì? Non lo sapevo più, ma era passato tanto tempo.

Che rabbia. Perché non facevo progressi? Perché Oonagh non mi dava una mano o un suggerimento su come evitare di cadere in acqua quando la pedana andava in pezzi? L’unica cosa che riuscivo a fare a dispetto di prima era impedire al mio istinto di farmi muovere quando sentivo la pedana venir meno sotto i miei piedi… ma questo non è un miglioramento, questo è masochismo!

O: Bella?

Oonagh era fermo al mio fianco dopo avermi tirato fuori dall’acqua bollente.

Be: s…ì?

Ormai la mia voce non era più la stessa. Roca, gutturale, terribilmente animalesca. Ma dopotutto, era rimasto qualcosa di Isabella Marie? Nemmeno una patetica ombra, niente. Un essere deformato, coperto di vesciche così violente che sanguinavano, i capelli rovinati e spenti, lo sguardo perso e perennemente stanco.

O: alzati.

Annuii, incapace di parlare. Ormai ero diventata come un automa, non sentivo nemmeno più il dolore…dubitavo che fosse un bene, non potevo fare a meno di chiedermi cosa stavo diventando.

Be: O…Oonagh?

O: mh?

Be: da quanto…tempo siamo qui?

Ansimavo pesantemente.

O: sei mesi, perché?

Per poco non collassai. Sei mesi! Sei!!! Niente progressi da sei mesi!

Be: ah…

Strizzai gli occhi, sentendo per la prima volta da mesi il delicato calore delle lacrime…

 

Be: ti prometto che non piangerò più…

 

Ringhiai come una bestia, emettendo un suono basso e gutturale. Ricacciai le lacrime indietro prima che cominciassero a scendere dai miei occhi. Quel gesto mi sembrò costare davvero tanto, mi sembrava quasi di sentire il peso della mia promessa gravarmi sulle mie spalle.

O: piangi?

Be: no, l’ho promesso.

Oonagh si sedette, appoggiandosi l’asta sulle ginocchia delle gambe incrociate.

O: sai, credo che la tua sia una promessa abbastanza stupida.

Be: è l’unica cosa che mi tiene legata agli altri.

O: solo questo? Allora non tornare più da loro.

Be: ???

Oonagh sorrise sereno mentre i suoi occhi gravi scrutavano l’immenso e tranquillo paesaggio che ci circondava.

O: credevo che ti impegnassi per loro oltre che per te stessa.

Be: ngh…!

Aveva colpito un punto debole.

O: perché non provi ad affidarti alla loro forza oltre che alla tua?

Socchiusi gli occhi, avvilita. Mi accoccolai a terra, abbracciandomi le ginocchia corrose.

Be: mi sento sola.

Oonagh scoppiò in un infantile risata argentina.

O: mi sembri Astrea!

Crack. Si era mosso qualcosa in me? Cos’era quella sensazione di vuoto? Me la stavo solo immaginando?

Be: chi…chi è Astrea?

O: sai, in tutta la mia lunga vita ho avuto solo e soltanto tre allievi esclusa te. Uno di loro era Astrea. Devo ammettere che era la mia preferita, aveva un talento naturale per lo scontro, ma godeva anche di un autocontrollo unico nel suo genere.

Sentii un brivido corrermi lungo la schiena.

Be: e…ora Astrea dov’è?

Oonagh si rabbuiò e chinò il capo, intristito.

O: non c’è più.

Mi posai una mano sulle labbra. Sentivo una tristezza profonda, come se avessi conosciuto questa Astrea e mi fossi stupidamente dimenticata di lei.

O: era una ragazza piena di speranza. La Speranza Vera è rara da trovare, si potrebbe addirittura dire che è un abilità supplementare, come quelle dei vampiri…e lei ce l’aveva. Usava la sua speranza per il domani come forza fisica e mentale, e forse per questo era la più abile. Difficilmente abbandonava il sorriso e questo mi rendeva fiero di lei, forse addirittura invidioso. Era una persona stravagante, non capivo quasi mai il suo punto di vista…ma a cui avrei affidato la mia stessa vita.

Un nuovo sorriso spuntò mentre Oonagh si alzava. Le sue parole mi avevano lasciato basita, ammirata…e malinconica.

O: per certi atteggiamenti le somigli, sai?

Guardai ad occhi sbarrati la sua piccola schiena e sorrisi, sentendo le piaghe del volto bruciare come fuoco, ma non mi importò.

Be: ricominciamo!

Non capivo perché, ma quella frase mi aveva fatto momentaneamente rinascere. Sentivo il peso delle mie piaghe decisamente alleggerito, gli occhi decisi e asciutti dalle lacrime. Mai come in quel momento, una strana presenza mi incoraggiava ad alzarmi e mai come in quel momento ero stata sicura delle mie capacità.

Oonagh alzò un sopracciglio sorpreso, poi sorrise e impugnò il bastone.

O: sei pronta?

Annuii, serena e con il sorriso sulle labbra. Afferrai la maschera e la lasciai cadere nell’acqua dove la guardai affondare lentamente nel liquido cristallino.

Avevo la certezza che questa volta non sarei caduta, sapevo che l’acqua non mi avrebbe ferito per l’ennesima volta.

Fiduciosa, mi sedetti a gambe incrociate e chiusi gli occhi…e una voce infantile mi inondò la testa nello stesso istante in cui sentivo il sibilo del bastone del mio maestro.

“???: Bella! Finalmente!”

Sorrisi, il corpo rilassato per la prima volta e l’animo quieto.

“Eh, già.

???: sai che potresti cadere di nuovo?

Sono pronta a rischiare.”

Sentii una risata cristallina, allegra e soddisfatta.

“???: bene, allora!”

Qualcosa in me si mosse ancora, questa volta più decisamente… e seppi con certezza che un ricordo si stava agitando, in attesa di svegliarsi e riempirmi di nuova forza.

CRACK!!!!

Il diadema si crepò, ma non andai nel panico. Rimasi tranquilla ad aspettare ciò che sarebbe stato. Il potere mi invase e sentii qualcosa di gelido attraversarmi spiacevolmente. E in un momento seppi che era fatta, in un momento ebbi la certezza che l’acqua non mi avrebbe sfiorato.

“???: ah…! Bella, fermati subito!

Be: no, va tutto bene…

???: non va bene, fermati!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Lo schianto familiare dell’asta sul cristallo mi invase le orecchie e qualcosa sulla mia fronte si spaccò. Il diadema andò completamente in pezzi e qualcosa si spaccò in me.

 

Buio. Ferma sul posto, fissavo il vuoto. Che ci facevo lì? Chi ero?

Mi guardai intorno. Solo oscurità perenne…o forse l’oscurità ero semplicemente io.

 

Tra le nuvole e i sassi passano i sogni di tutti,
Passa il sole ogni giorno senza mai tardare.

 

Alzai una mano, toccandomi il volto. La pelle era liscia.                                                     Ero morta? Non lo sapevo. Mi sentivo debole, stanca, come se avessi camminato per giorni senza mai fermarmi…ma per arrivare dove? Da nessuna parte, o forse il mio obbiettivo era semplicemente l’oscurità eterna.

Stanchezza…vuoto… mi abbandonai al nulla, accasciandomi a terra senza un lamento o una ribellione.

Sei debole…

Lo so.

Stupida.

Lo so.

…non mollare…

Poi una luce accecante mi abbagliò. Non feci una piega, immobile chiusi gli occhi, ma non mi mossi. Avevo paura, paura di qualcosa…paura di me stessa.

Guardai in basso quando la luce diminuì, sentendo uno strano formicolio in tutto il corpo.

Oonagh scrollava il mio corpo, urlando qualcosa che non potevo sentire.

Tra le nuvole e il mare c’è una stazione di posta
Uno straccio di stella messa lì a consolare
Sul sentiero infinito
Del maestrale

 

Ah…ero morta davvero allora?

Guardai meglio il cadavere che il mio maestro scrollava. Era bianco, pieno di piaghe, più simile ad un informe ammasso di carne…l’unico segno di umanità in esso era un rivolo di sangue che scendeva lungo il mento, un piccolo ruscello scarlatto che giocava tra le mie piaghe quasi si stesse divertendo. Ma Oonagh non si divertiva. Non avevo mai visto il suo volto deformato dal dolore…ed era brutto. Era brutto vedere la sua sofferenza, gli occhi sbarrati dalla paura e il panico sul suo viso solitamente così tranquillo e moderato. Non volevo che soffrisse così.


Day by day
Hold me shine on me.
Day by day save me shine on me

 

Tesi una mano verso la figura china di Oonagh, tesi una mano verso il mio corpo… non mi vedeva, il mio maestro non mi vedeva.

Be: MAESTRO!!!!!!!!

Gridai il suo nome, mi divincolai, tentai di avvicinarmi. Niente. Come al solito, ero impotente davanti al dolore di chi amavo.


E di nuovo la vita
Sembra fatta per te
E comincia
Domani…

Domani è già qui

 

Chinai il capo, urlando ancora. Che male al cuore. Perché non riuscivo mai a fare niente di giusto? Perché guardavo immobile il mio maestro che soffriva? Vigliacca, non hai il coraggio di prenderti le tue responsabilità!

Responsabilità? Che responsabilità possiede un morto?

Be: OONAGH!!!!!!!!!!! Ti prego…

Singhiozzai. E ruppi la promessa. Ruppi la promessa mentre le lacrime salate cominciavano a scendere lungo le mie guance deformate dal dolore che provavo.

Non avevo mai pregato in vita mia, non avevo mai creduto in Dio, non ero mai stata cristiana…eppure, quella volta pregai.

 

Tra le nuvole e il mare si può fare e rifare
con un pò di fortuna
si può dimenticare.

 

Smisi di lottare e mi accasciai, singhiozzando forte, nella speranza che il cielo mi sentisse, ascoltasse la mia preghiera e la esaudisse.

Be: ti prego Dio, so che non posso chiederti nulla…so che non merito la tua benevolenza…ma aiuta il mio maestro. Aiutalo, lui non lo merita questo dolore!!!

Urlai. Urlai al cielo il mio dolore, alzando il capo e svuotandomi i polmoni fino all’ultima boccata d’aria che ormai non avrei più respirato.

Non sentii quasi il mio grido d’angoscia, non mi importava.

???: che ci fai qui?

Mi voltai, le lacrime che scendevano copiose dai miei occhi sofferenti.

Una ragazza dal viso allegro, i capelli neri e gli occhi blu mare mi guardava con un sorriso, il vestito bianco che ondeggiava ad ogni suo passo che faceva verso di me.

La ragazza si avvicinò di più e mi asciugò le lacrime con un gesto.

???: scema, quante volte ti ho detto di non piangere?

Be: chi…chi sei?

La ragazza sorrise un po’ tristemente e voltò il capo, posando gli occhi su Oonagh che, disperato, mi scuoteva, urlava…per colpa mia.

???: hai combinato un bel casino.

Chinai il capo, distrutta. Singhiozzai ancora, più forte che mai.

Be: q…qualcuno lo aiuti! Aiutalo! Se sei un angelo, aiutalo!

La supplicai, mi inginocchiai ai suoi piedi e presi un lembo della sua veste chiedendo la carità per il mio maestro.

???: perché mi chiedi questo, Isabella? Sei già morta, il tuo corpo non ha retto al potere demoniaco che hai sprigionato tutto d’un botto.

Be: non chiedo pietà per me stessa, ma per lui! Aiuta lui, non voglio più che qualcuno soffra per colpa mia! Basta! Ti supplico, angelo!

Poggiai il volto sul lembo della sua veste, bagnandolo di lacrime sofferenti, lacrime che sembravano gridare il loro dolore con me. Poi due braccia mi avvolsero, dolci e gentili. L’angelo posò il suo volto sul mio capo, accarezzandomi la schiena. Sentii il calore della sua vicinanza, il calore della sua luce…di speranza.

Be: A…Astrea?

La ragazza non si staccò da me, non potei vederla in volto.

Astrea: ti ho aspettato per tanto tempo…ma non è ancora il tuo momento, non trovi?

Be: per…perché? Faccio solo guai!

As: hai dimenticato?

Una luce dorata attirò la mia attenzione. Un ragazzo meraviglioso dai capelli di bronzo era inginocchiato a terra, gli occhi chiusi e le mani giunte.

Ragazzo: ti prego, Dio, proteggi Bella. Proteggila, fa che torni da noi sana e salva… prendi la mia vita se può servire, perché senza di lei io…io non ho senso. Ti prego… proteggila.

Tesi una mano verso il ragazzo, spalancando la bocca.

Be: E…dward?

Jasper comparve al suo fianco, le mani in tasca e lo sguardo sereno.

Jas: cosa fai, Ed?

Edward si voltò a guardarlo con la morte negli occhi.

Ed: prego per Bella…Jasper, so che si è innamorata di te quindi…falla felice. So che tu puoi farlo, sei degno di fiducia. Ti prego.

Mi premetti una mano sulle labbra, gli occhi traboccanti di lacrime. Jasper sorrise e ammiccò.

Jas: non nego di volerle più bene del normale, ma non si può dimenticare così un amore tanto forte. Si tratta solo di aspettare un po’, se la ami davvero allora ne sarai capace.

Si voltò e cominciò ad allontanarsi silenziosamente, ma si fermò poco lontano, senza voltarsi.

Jas: ah, Ed?

Edward lo guardò, ancora in ginocchio.

Jas: non credo ci sia bisogno di pregare per lei, è una tosta e so che ce la farà. Se non ti fidi della persona che ami…di chi puoi fidarti davvero?

E le loro figure si dissolsero come fumo.


Tra le nuvole e il mare si può andare, andare
Sulla scia delle navi di là dal temporale
Non siamo così soli
Domani è già qui
Domani è già qui

 

Sorrisi tra le lacrime, la mano ancora tesa dove prima quei due angeli erano apparsi come una divina visione. Loro…

Be: Edward sta pregando per me?

As: sì. Sei sicura di voler andare avanti, Bella? Una volta passata la soglia dell’altra vita non si torna indietro.

Chiusi gli occhi e chinai il capo, respirando a fondo.

Edward, Jasper, Alice, Carlisle, Esme, Emmett, Rosaliem Koryu, Caleb… loro… contavano davvero su di me. Come avevo potuto dimenticarlo?

Guardai Astrea. Sentivo sulle spalle la presenza della preghiera di Edward, la sua volontà che mi teneva disperatamente attaccata alla vita che in fondo avrei voluto lasciare.

Be: ti rivedrò un giorno?

Lei scoppiò a ridere.

As: ehi, guarda che tutte le strade conducono qui…e poi lo sai che non è per niente male? Mi diverto un casino qui!!!!

Risi anche io, tra le lacrime. La abbracciai forte, sorridendo serena.

Be: non lasciarmi più.

As: ma non ti ho mai lasciata, piccola impiastra.

Annuii e ci separammo. Astrea mi strizzò l’occhio tenendomi una mano.

As: abbi sempre fiducia in te, le ali della Speranza possono averle tutti… non ti arrendere mai, sappi che ci rincontreremo più presto di quello che credi.

Annuii.

Be: ci conto.

As: anche io! Ma prima…

Mi posò una mano sulla fronte libera del diadema e mi spinse. La vidi allontanarsi mentre cadevo all’indietro con un’esclamazione soffocata. E lei sorrideva, soddisfatta…di me.


E domani domani, domani lo so
Lo so che si passa il confine
E di nuovo la vita sembra fatta per te
E comincia domani

 

Forse fu solo immaginazione, ma mi sembrò di sentire la voce di Astrea prima di cadere nel mio corpo come attirata da mille fili invisibili.

Astrea: sarai grande, sorellina.

E sorrisi, sentendo ancora una volta la sua presenza che mi riportava alla vita, facendomi rinascere con rinnovata speranza. E d’un tratto, i ricordi tornarono.

 

Ed ecco il nuovo capitoloooo!!!!!!!!!!! Che bello ce l’ho fatta ad aggiornare!!! Grazie mille per le recensioni fatemi sapere ok??? ^^ a prestissimus

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