Squadra Speciale Gai - Operazione A.L.B.A.

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Target One - Rock Lee ***
Capitolo 3: *** Target Two - Tenten ***
Capitolo 4: *** Target Three - Neji Hyuga ***
Capitolo 5: *** L'arrivo in Giappone ***
Capitolo 6: *** La squadra nove ***
Capitolo 7: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 8: *** Il Primo Ministro Shimura ***
Capitolo 9: *** Vecchie Storie ***
Capitolo 10: *** Sicari e guardoni ***
Capitolo 11: *** Una città tranquilla ***
Capitolo 12: *** Colazione piccante ***
Capitolo 13: *** Danzo esce di scena ***
Capitolo 14: *** Un veterano particolare ***
Capitolo 15: *** Bere... e non dimenticare ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


COMUNICATO SPECIALE A RETI UNIFICATE SU TUTTE LE TV DEL GIAPPONE

 

“Interrompiamo i programmi per informare la popolazione di un grave susseguirsi di assalti terroristici che, nel giro di poche ore, hanno completamente sconvolto il paese: questa mattina, verso le 06:35, un gruppo di paramilitari hanno sorvolato la prefettura di Tokyo, a bordo di un elicottero da guerra non identificato, e hanno sganciato sulla città decine di bombe, provocando la distruzione di un intero quartiere e la morte di circa un terzo delle persone che risiedevano nella zona al momento dell’impatto; circa dieci minuti più tardi, il porto di Yokohama è stato teatro di una strage causata da innumerevoli scariche di mitragliatrice, prima che le forze dell’ordine riuscissero a recintare la zona e far sfollare i superstiti; ma l’episodio più drammatico è stato il lancio di un missile contro la cima del Monte Fuji, che ha provocato la frana di tonnellate di roccia, con la conseguente fuoriuscita di lava che ha sommerso completamente la sottostante cittadina di Gotemba… Il numero delle vittime è incalcolabile e, dal momento che i nomi dei responsabili sono ancora ignoti, l’esercito ha dichiarato lo stato di allarme per approntare la difesa in caso di nuovi attacchi. Raccomandiamo ai cittadini di non uscire di casa e di mantenere la calma, in attesa di ulteriori aggiornamenti sul pericolo. Il governo è tuttora in attesa di eventuali contatti con i terroristi per scoprire le loro richieste e dare il via alle trattative per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Per il momento è tutto, grazie dell’ascolto, vi diamo appuntamento questa sera con l’edizione serale del telegiornale!”

 

***

 

Centro di Addestramento Reclute, Comando Centrale dell’esercito giapponese, anno 20??

 

Mentre si trovavano a camminare ai margini delle aree di esercitazione, il colonnello Kakashi Hatake e il suo amico ufficiale Maito Gai non potevano fare a meno di commentare gli avvenimenti delle ultime ore.

 

- Immagino che il generale Sarutobi terrà il silenzio-stampa sull’intera vicenda, dico bene ? 
- Ordini superiori - sospirò Kakashi. - Il governo teme che, se si venissero a sapere le vere intenzioni di quei fanatici, scoppierebbe il caos nel giro di poche ore! 
- Bastardi maledetti - imprecò Gai a denti stretti. - Una simile strage di innocenti solo per ricattare il governo affinché dia le dimissioni in favore di un pazzo esaltato e della sua banda di fanatici…

 

Kakashi si fermò di scatto e si voltò a guardarlo negli occhi.

 


KAKASHI HATAKE

Colonnello dei Reparti Speciali

Primo Reggimento dell'esercito giapponese

 

- Purtroppo non è la prima volta che tipi come questa misteriosa “Organizzazione A.L.B.A.” sfidano l’ordine costituito, nel tentativo di piegare intere nazioni ai loro folli desideri di potere… Il problema è che, rendendo pubblico il messaggio di quel fanatico che si fa chiamare Pain, rischiamo di provocare una rivolta: gli stessi cittadini, credendo di salvare sé stessi da ulteriori rappresaglie, potrebbero scagliarsi contro la Dieta e sarebbe il caos! 
- Sì, me ne rendo conto…

Gai chinò il capo, preoccupato al pensiero di una simile situazione dove i soldati stessi potevano trovarsi costretti a sparare sui civili per ristabilire l’ordine.

 


GAI MAITO 
Ex-Istruttore dei Reparti Speciali 
Medaglia d'Onore al Congresso e amico del Colonnello Hatake

 

- Purtroppo non abbiamo scelta, amico mio - esclamò Kakashi, portandosi la mano alla nuca con rassegnazione. - Non possiamo scatenare una guerra contro dei fantasmi; quei tipi possono colpire in qualsiasi momento e, anche ammesso di riuscire a prevedere i loro bersagli, nessuno dei nostri uomini è addestrato a fronteggiare questo genere di operazioni…

 

Gai meditò un istante, prima di sollevare il capo con una strana espressione negli occhi.

 

- Forse non è del tutto esatto!

- Mhm - fece Kakashi stupito. - Che intendi dire? 
- Anni fa, quando ancora mi occupavo dell’addestramento di reclute in questo settore, ho avuto a che fare con tre giovani in gamba; erano gli allievi più promettenti del mio corso, una squadra davvero fuori del comune!

 

Kakashi si grattò il lato della fronte con la punta dell’indice. Dal momento che conosceva bene la fama di Gai come istruttore e i suoi metodi di allenamento ai limiti dell’impossibile, non riusciva ad immaginarsi qualcuno in grado di sorprendere perfino il suo amico in fatto di capacità di guerriglia.

 

- E dove si trovano ora questi tuoi allievi ? 
- Purtroppo sono stati tutti congedati - spiegò Gai con una smorfia. - Dal momento che non erano soliti seguire le procedure e le disposizioni dell’Alto Comando, i loro superiori ritennero opportuno sbarazzarsene senza troppi complimenti… e tutti e tre sono stati catapultati fuori dall’esercito, con una cerimonia formale e quattro calci nel sedere a testa! 
- Beh, ehm… Capisco - osservò Kakashi, immaginando la scena descritta dal compagno. - E cosa ti fa credere che questi tuoi ex-allievi siano in grado di fronteggiare A.L.B.A. con successo?

 

Gai trattenne a stento una risatina divertita.

 

- Entro oggi pomeriggio ti farò avere i loro rapporti, così ti farai un’idea più dettagliata, sono sicuro che rimarrai sorpreso del loro curriculum! 
- Se lo dici tu… Dovrò anche sentire il parere dell’Alto Comando, prima di prendere una decisione; comunque, ammesso che loro siano d’accordo e che mi permettano di contattare i tuoi ragazzi, come facciamo a essere certi che accetteranno la missione? 
- Fidati Kakashi - tagliò corto Gai. - Sono tipi che sanno il fatto loro: non volterebbero mai le spalle al loro paese, nemmeno per tutti i più insopportabili figli di puttana che siedono dietro alle scrivanie dell’Alto Comando… Se i tuoi uomini spiegheranno loro la situazione, puoi star certo che accetteranno seduta stante! 
- E... così per curiosità, quanto ritieni che siano in gamba ?

 

Gai sorrise.

 

- Immagina quello che può fare un carico di tritolo in un fienile… Beh, moltiplicalo per tre e avrai la mia squadra!

 

( continua )

 

NOTA DELL'AUTORE: 
Dedico questa fanfic all'amica scrittrice Biblioteca, che è stata così gentile da aiutarmi a valutare le potenzialità del soggetto e a suggerirmi come svilupparlo. 
Ringrazio tutti coloro che seguiranno questa fanfic e appuntamento al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Target One - Rock Lee ***


Centro di scommesse clandestine, periferia di Bangkok

 

Al “Broken Bones”, un vecchio magazzino riadattato a centro-scommesse per gli allibratori, ogni giorno si svolgevano sfide, incontri di lotta e ogni genere di cose sulle quali puntare forti somme di denaro. La folla che riempiva questo luogo era infatti raccolta attorno a un quadrato sopra il quale due tizi si stavano pestando… o per essere più precisi, dove uno dei due stava pestando l’altro di santa ragione. Il picchiatore in questione, un giovanotto sulla ventina con i capelli scuri a caschetto e un paio di folte sopracciglia, aveva tutta l’aria di un lottatore sicuro di sé mentre il suo avversario invece, pur essendo due volte più alto e più grosso, barcollava vistosamente con il viso gonfio di lividi. Un urlo di esultanza, seguito dai fischi degli scommettitori delusi, risuonò forte nel magazzino non appena il giovane lottatore si liberò dell’avversario, scaraventandolo fuori dalle corde con un calcio a piedi uniti.

- Chi è il prossimo ? - chiese il giovane eccitato, scrocchiandosi le nocche con noncuranza.

Nemmeno il tempo di dirlo che, con un ruggito spaventoso, il suo nuovo avversario entrò facendosi largo attraverso il pubblico. Una massa impressionante di carne e muscoli, con il torace avvolto da numerose placche metalliche, cucite sopra due grosse strisce di cuoio e indossate a tracolla, salì sul ring urlando come un selvaggio.

- Sei morto questa volta - esclamò il bestione, puntando l’indice minaccioso contro il ragazzo. - Morto !!!

Il giovane con i capelli a caschetto, per nulla impressionato, si strofinò appena la punta del naso col pollice e si mise in guardia. Nello stesso momento, due agenti federali in borghese entrarono nel magazzino e si guardarono attorno con aria disgustata.

- Venticinque dollari buttati - esclamò uno dei due, rivolgendosi al compagno. - Se becco di nuovo quella sanguisuga del porto che ci ha indirizzato qui, lo strozzo! 
- Aspetta Kenisuke - provò a dire l’altro. - Prima facciamo qualche domanda, così per scrupolo, può darsi che l’informazione sia attendibile, chissà… 
- Bah, fossi in te, non ci conterei troppo!

Entrambi sospirarono rassegnati dopodiché, cercando di avvicinarsi faticosamente a bordo ring con le mani sulle orecchie per via del frastuono assordante, avvicinarono un tizio piccolino e tarchiato che doveva essere il secondo di uno dei combattenti. Impegnato com’era a seguire l’incontro, l’uomo non si avvide nemmeno della loro presenza finché entrambi non gli rivolsero la parola all’orecchio.

- Il signor Jao Li-Han ?

L’uomo strinse gli occhi a mandorla, scrutando gli occhiali scuri e gli abiti dei suoi interlocutori, tuttavia annuì leggermente col capo. I due parvero sollevati.

- Stiamo cercando il signor Xiaolong, si tratta di una faccenda della massima importanza, sa dirci dove possiamo trovarlo ?

Proprio in quello stesso momento, l’ignaro agente federale si ritrovò faccia a faccia con l’espressione assente di un uomo stordito a suon di colpi che era appena caduto lungo disteso con la testa fuori dalle corde. L’unico a mantenersi impassibile sembrava il signor Li-Han che, sollevando il capo all’indirizzo del ring, rivolse un cenno al giovane col caschetto.

- Ehi, Rock Lee - esclamò. - Hai finito con questo ?

Per tutta risposta, l’altro smise di saltellare e, inginocchiandosi accanto al gigante svenuto, gli rivolse un’occhiata implorante.

- Andiamo amico, non fare scherzi - disse, scuotendolo energicamente. - Abbiamo appena cominciato, non vorrai mica dirmi che sei già stanco ?!? 
- Lascia perdere quell’idiota - tagliò corto Li-Han, battendogli un leggero colpo sulla spalla. - Ci sono due tizi che ti vogliono parlare! 
- Hm ?!?

Rock Lee scrutò in faccia i due federali, i quali parevano ancora sconvolti da ciò che era appena successo, dopodiché rivolse loro un caloroso sorriso e domandò per quale motivo costoro desiderassero parlargli.

- Si… si tratta di una faccenda estremamente riservata - mormorò uno dei due, aggiustandosi nervosamente gli occhiali scuri sul volto. - Po… possiamo parlare in privato per alcuni minuti ? 
- Vedi di sbrigarti - raccomandò Li-Han al lottatore con una smorfia seccata. - Il tuo prossimo incontro è fra dieci minuti, guai a te se non ti presenti su quel ring! 
- Okay Jao, okay - rispose Rock Lee, sollevando il pollice davanti a sé. - Solo il tempo di sentire cosa vogliono e te lo sistemo quando torno!

  •  
    NOME: Rock Lee Xiaolong 
    NOME IN CODICE: Drago Inarrestabile 
    CARATTERISTICHE: Primo e Secondo Dan di Kung Fu e Jeet-Kun-Do. Esperto di combattimenti, padroneggia tutti i principali stili di lotta corpo a corpo.
    NOTE: Durante un'operazione di accerchiamento di un gruppo terroristico, ignorando completamente gli ordini dei superiori, è penetrato da solo nelle linee nemiche mettendo fuori combattimento almeno trentacinque commandos.
    SEGNI PARTICOLARI: Impulsivo, determinato e attaccabrighe ( al momento del congedo, ha spezzato in due la scrivania del Primo Ministro con un colpo di Karate ).

 

( continua )

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Capitolo 3
*** Target Two - Tenten ***


Taiga Canadese, riserva protetta della Foresta Boreale

 

In base ai dati sulla sua scheda personale, dopo essere stata congedata dall’Alto Comando, il soldato Tenten Zhenfeng risiedeva attualmente nelle foreste del Canada, ove si occupava di preservare la fauna locale in veste di Guardia Forestale autorizzata. Contattare il secondo elemento della squadra si rivelò assai più difficile del previsto: la zona delle foreste è un intrico di vegetazione piuttosto fitto in alcuni punti, per questo coloro che devono sorvegliare la zona devono vivere a stretto contatto con l’ambiente. Un distaccamento incaricato dal colonnello Hatake, composto da un paio di unità, si ritrovava dunque immerso in quella enorme boscaglia con l’ordine di localizzare il soldato Zhenfeng e convincerla a fare ritorno con loro al comando centrale.

- Riesci a vedere qualcosa, Maki ? - domandò un soldato al compagno. 
- Macché - rispose l’altro, muovendosi tra gli alberi con cautela per non inciampare in qualche radice. - Chi riesce a vedere qualcosa in queste condizioni è un mago! 
- Fermiamoci un momento! Sarà meglio segnalare la nostra posizione e chiedere…

Prima che potesse terminare la frase, qualcuno in mezzo agli alberi esplose due colpi a mezz’aria ( probabilmente fucili da caccia ) che fischiarono appena sopra la sua testa. Entrambi si gettarono a terra d’istinto, non avevano previsto di ritrovarsi in una sparatoria nel bel mezzo di una riserva protetta.

- Secondo te, chi diavolo è stato?
- Non lo so, potrebbe trattarsi di qualche cacciatore ma è illegale qua dentro…

Altri due o tre colpi vennero sparati a breve distanza, seguiti da un secco rumore di bossoli usati, provenienti da due armi di grosso calibro.

- Dannazione - imprecò una voce irritata da dietro gli alberi. - L’ho mancato giusto per un soffio! 
- Guarda che, se ti riferisci all’albero sulla destra, ti informo che l’hai centrato in pieno invece - disse un altro con tono decisamente ironico. 
- Fottiti, Burt - ruggì l’altro. - Vedi di scoprire dove s’è andata a cacciare quella bestiaccia piuttosto!

Acquattati l’uno accanto all’altro, i due soldati capirono immediatamente la situazione.

- Cacciatori di frodo - sussurrò Maki. - Dobbiamo allontanarci, qui siamo un bersaglio troppo facile! 
- Va bene, ti seguo!

Strisciando di lato, come erano stati addestrati a fare, i due soldati cercarono di spostarsi senza farsi vedere. Purtroppo però il rumore di un rametto spezzato mise i cacciatori in allarme che, puntando le armi nella loro direzione, se li trovarono proprio davanti.

- Guarda un po’ chi abbiamo trovato! 
- Dannati ficcanaso - fece Burt, fissandoli con disprezzo. - Se li lasciamo andare, avvertiranno i rangers… Dobbiamo ammazzarli subito!

Maki e il suo compagno rabbrividirono e una goccia di sudore freddo scivolò lungo la fronte di entrambi, mentre i cacciatori spianavano i fucili contro di loro, non avevano scampo.

- Dite “ciao”, belli - ghignò Burt, sorridendo crudelmente.

Prima che il cacciatore riuscisse a premere il grilletto, la lucida e nera canna di un altro fucile sbucò da dietro i rami. L’eco di uno sparo risuonò nell’aria per un istante e l’uomo crollò a terra con un foro sanguinante in mezzo agli occhi.

- Burt - urlò l’altro incredulo.

Gli occhi sbarrati del suo compagno morto e l’espressione congelata del volto gli fecero capire che era meglio tagliare la corda cosicché, lasciando cadere a terra la propria arma, si diede disperatamente alla fuga. In quella i soldati videro uscire dall’ombra il loro provvidenziale soccorritore, con la canna ancora fumante sottobraccio, ma rimasero sorpresi nel rendersi conto che si trattava di colei che stavano cercando.

- State bene? - domandò lei, facendo uscire il bossolo vuoto e ricaricando l’arma.

I due annuirono e, dopo essersi rimessi in piedi, fecero per rivolgerle la parola ma la giovane li zittì immediatamente. Entrambi la videro imbracciare il fucile e prendere la mira contro il cacciatore in fuga; costui però era già talmente lontano che a stento si riusciva a distinguerne la sagoma in movimento; neppure il miglior cecchino della base militare di Kyoto sarebbe riuscito a colpire un bersaglio del genere, soprattutto a quella distanza e in quelle condizioni di visibilità.

- Bah - brontolò la ragazza, abbassando il fucile con rassegnazione.

I due soldati sorrisero. Dunque anche la grande tiratrice, di cui avevano letto meraviglie nel rapporto, aveva i suoi limiti come tutti. Aggiungendo poi il fatto di essere “donna”, i due si guardarono bene dal fare battute ma era fin troppo chiaro cosa stavano pensando in quel momento.

- Troppo lontano, vero? - domandò Maki ironicamente. 
- Purtroppo - ammise l’altra.

Subito però l’occhio della giovane notò il fucile che il soldato portava a tracolla.

- Quello lì non è un M24 da 7.62 millimetri ? 
- Beh, sì ma… 
- Perfetto, lo prendo in prestito un attimo, grazie!

Prima che il soldato potesse protestare, la giovane afferrò il lungo fucile della portata di circa 800 metri e, dopo aver messo l’occhio nel mirino e localizzato il bersaglio, fece partire un unico colpo che si conficcò esattamente nella spalla dell’uomo in fuga. Quest’ultimo cacciò un grido di dolore e crollò in ginocchio stringendosi il braccio ferito e invocando aiuto a squarciagola.

- Dannati bastardi - mormorò lei, restituendo l’arma al legittimo proprietario. - Sono aumentati nelle ultime settimane, bisognerebbe avere cento occhi con loro…

Maki e il suo compagno la osservarono stupefatti.

- Le… Lei è la signorina Tenten Zhenfeng, giusto? 
- In persona!

Così dicendo, Tenten raccolse il proprio fucile da terra e si voltò a guardare seriamente i due militari con sguardo diffidente.

- Se avete qualcosa da dirmi, cercate solo di non farmi perdere tempo, ho molto da fare!

  •  
    NOME: Tenten Zhenfeng 
    NOME IN CODICE: Occhio di Falco 
    CARATTERISTICHE: Esperta di esplosivi e tiratrice infallibile. Abile nell'uso di armi da fuoco e da lancio.
    NOTE: Durante un periodo di licenza, trovandosi su un aereo diretto a Hong Kong, ha messo fuori combattimento un dirottatore colpendolo in rapida sequenza agli occhi, alle narici e ai genitali con una manciata di noci americane tostate. 
    SEGNI PARTICOLARI: Mira infallibile e nervi d'acciaio ( al momento del congedo, mentre il suo compagno Rock Lee Xiaolong distruggeva la scrivania del Primo Ministro, ha afferrato al volo tre boccette d'inchiostro di china che ha rilanciato subito dopo sulle camicie immacolate dei tre esponenti dell'Alto Comando lì presenti ).

 

( continua )

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Capitolo 4
*** Target Three - Neji Hyuga ***


Ristorante “La Bouche d’Or”, Parigi

 

L’alta cucina francese è molto apprezzata, soprattutto per via dei suoi ambienti lussuosi come questo celebre ristorante, ed è un’esperienza unica assaporarne il gusto esclusivo almeno una volta nella vita. Purtroppo però esistono due categorie di clienti: quelli che uniscono al valore economico la dovuta raffinatezza nei modi e chi invece preferisce sbattere in faccia al prossimo il proprio denaro, senza alcun tipo di rispetto per ciò che ha la fortuna di toccare con mano…

- Cameriere, razza di lavativo, vieni qua immediatamente! 
- Je suis, Monsieur - rispose il cameriere solerte, facendo mostra di grande rispetto.

L’uomo che aveva gridato, un vero e proprio cafone avvolto dai fumi dell’alcool, era seduto ad un tavolo nel bel mezzo della sala assieme a un amico. Entrambi parevano ubriachi fradici e ciò li aveva resi estremamente collerici, facendo trasalire di indignazione gli altri ospiti. Il cameriere, un ometto timido e remissivo, si avvicinò a loro nel tentativo di calmarli ma, a giudicare dalle facce che avevano, non sembrava avere molte speranze.

- In cosa posso servirvi, signori ?

Per tutta risposta, l’uomo che lo aveva chiamato sollevò la bottiglia aperta sul tavolo e l’agitò davanti al cameriere con fare minaccioso.

- Questo vino è una porcheria - esclamò. - Con quello che io e il mio amico abbiamo pagato, vogliamo un vino degno di questo nome! 
- Ma… Ma il Borgogna del ’65 è un’annata eccellente - provò a dire il cameriere. 
- Allora si vede che non hai capito…

Sotto lo sguardo inorridito dei presenti, l’uomo sbatté violentemente la bottiglia sul tavolo ed afferrò il povero cameriere per il bavero.

- Io non sopporto questa schifezza insipida - esclamò, digrignando i denti. - Se non ti affretti a portarmi subito qualcos’altro, te lo faccio ingoiare tutto di traverso… Hai capito ?!? 
- M… ma signore, i… io non… 
- Fila in cucina, muoviti, e vedi di portarmi qualcosa di più decente!

Così dicendo, l’uomo scaraventò il poveretto all’indietro rischiando di mandarlo a sbattere contro la pila di bicchieri elegantemente disposti accanto al buffet. Per fortuna un paio di braccia robuste lo sorressero da dietro le spalle, evitando così un disastro.

- Si… Signor Hyuga - mormorò il cameriere, sollevando appena la testa e incrociando lo sguardo impassibile del proprietario del ristorante.

Costui non disse una parola. Semplicemente si limitò a raddrizzare il poveretto e a spolverargli appena la giacca sgualcita, dopodiché si avvicinò ai due ubriachi seduti al tavolo con passo lento e deciso. Entrambi fecero finta di niente finché non se lo trovarono davanti, a quel punto lo fissarono con una smorfia infastidita.

- Signori - esclamò il signor Hyuga, tossendo leggermente con una mano davanti alla bocca. - Debbo gentilmente chiedervi di lasciare questo locale!
- Sparisci damerino - replicò sprezzante uno dei due. 
- Portaci quello che abbiamo chiesto, oppure vattene - fece eco l’altro.

Il giovane proprietario del ristorante non si scompose minimamente anzi, con tono di voce più calmo e tranquillo che mai, ripeté il gentile invito affinché i due signori si alzassero dal tavolo per accomodarsi fuori.

- Che hai detto ?

Entrambi fecero cadere a terra le posate, urtandole con i gomiti, e i loro pugni cominciarono a fremere di rabbia.

- La nostra è una clientela molto selezionata - spiegò il signor Hyuga senza battere ciglio. - E il vostro comportamento infastidisce gli altri clienti, per cui sono costretto ad insistere nel chiedervi di uscire immediatamente da questo locale! 
- Moccioso impudente, ma io ti ammazzo!

Il pugno irato dell’uomo fischiò velocissimo contro il volto del giovane, tuttavia questi fu abbastanza veloce da bloccarlo con la mano aperta e serrarlo subito dopo con le dita. I due uomini erano infuriati e offesi, tanto che ormai erano praticamente decisi a sfasciare completamente il locale e tutti coloro che gli erano a tiro… Peccato però che, per quanti sforzi facesse, il tizio che aveva provato a colpire il proprietario non fosse assolutamente in grado di liberare il pugno dalla sua presa d’acciaio.

- Ve lo ripeto ancora, signori - disse il signor Hyuga gelido. - Accomodatevi all’uscita… o sarò costretto ad accompagnarvi di persona! 
- Che stai aspettando, imbecille ? - domandò l’uomo bloccato al compagno. - Muoviti, dammi una mano!

Senza farselo ripetere, il secondo individuo si alzò di scatto dal tavolo e fece per abbattersi sul giovane spilungone. Questi reagì velocissimo e, torcendo il braccio del primo avversario dietro la schiena, sfilò la penna dal taschino e arrestò l’impeto dell’altro stampandogli una pedata in fronte.

- Allora, facciamo due conti - mormorò il signor Hyuga, mettendosi ad annotare qualcosa sul suo taccuino.

I due ubriachi compresero a fatica ciò che era realmente successo, tuttavia si scagliarono nuovamente contro il giovane nello stesso momento. Di nuovo questi evitò l’attacco con la più totale noncuranza e, sempre concentrato su ciò che stava scrivendo, fece sollevare in aria un vassoio col piede e lo bloccò esattamente a mezz’aria tra la suola della scarpa e il volto dolorante del malcapitato.

- Una bottiglia di Borgogna del ’65 - esclamò, rileggendosi le note scritte ad alta voce. - un tavolo e due coperti; più ovviamente i danni alla posaterìa e al personale di servizio… 
- Aaarrrggghhh !!!

Mentre uno si massaggiava il livido provocato dal vassoio, l’altro tese le mani alle spalle del giovane per prenderlo di sorpresa. Invece il signor Hyuga chinò il busto in avanti a 90°, facendogli perdere l’equilibrio, e contemporaneamente gli assestò un violento calcio alla bocca dello stomaco e subito dopo uno al volto che lo sollevò da terra. A occhi chiusi e con il naso sanguinante, entrambi sventolarono pugni a vuoto nell’aria; il loro agile avversario calcolò il momento in cui fare incontrare il pugno di uno con il volto dell’altro e viceversa e ottenne dunque di spedirli entrambi a terra senza sforzo.

- Sono quattrocentodiciassette franchi, con le tasse federali incluse - tagliò corto il signor Hyuga, chiudendo il taccuino e riponendolo accuratamente in tasca. - Maxime, apri la porta, i signori devono uscire!

Subito il cameriere si affrettò ad eseguire e, dopo aver intascato il denaro dalle mani dei due intontiti, il giovane sollevò entrambi senza sforzo apparente per deporli elegantemente di fianco all’ingresso del locale, sotto lo sguardo ammirato dei clienti che avevano assistito alla scena. Nello stesso momento altri due tizi entrarono nel ristorante con fare circospetto. Entrambi notarono il signor Hyuga che, dopo essersi aggiustato i capelli all’indietro, stava sistemando in modo impeccabile le posate sul tavolo. A giudicare dalle espressioni e dalla foto che uno dei due teneva in mano, era chiaro che doveva trattarsi della persona che stavano cercando.

- Il signor Neji Hyuga ? - domandò uno di loro a bruciapelo. 
- Ouì, messieurs - rispose l’altro, sistemandosi la cravatta. 
- Dobbiamo parlarle di un’importante faccenda, molto riservata! 
- Capisco - osservò il signor Hyuga, facendo cenno ai signori di accomodarsi. - Prego, sedetevi, per fortuna si è appena liberato un tavolo!

 


NOME: Neji Hyuga 
NOME IN CODICE: Le Gentleman 
CARATTERISTICHE: Diplomato in Legge all'università di Harvard. Specializzato in uno stile di lotta personale basato sulla "fusione" di varie tecniche ( Savate, Kick-Boxing, Tai-Chi, etc. ). Esperto in strategie e tattiche, primo classificato del suo corso. 
NOTE: Distintosi più volte per i suoi meriti, ha ricevuto cinque decorazioni e, nonostante la giovane età, ha condotto personalmente e con successo l'operazione di salvataggio di ben centoventicinque ostaggi quando il Palazzo di Giustizia della prefettura di Tokyo fu preso d'assedio dalla cosca malavitosa di Don Huang. 
SEGNI PARTICOLARI: Calmo e riflessivo, presente a sé stesso, agisce secondo piani prestabiliti e mai per istinto ( all'epoca del congedo quando, rileggendo i documenti, emersero fuori alcuni grossolani errori di grammatica, Neji Hyuga sporse querela contro il segretario personale del Primo Ministro; la causa si risolse in favore dello Hyuga, il quale chiese ed ottenne che l'imputato venisse sollevato dal suo incarico per incompetenza professionale ).

 

( continua )

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Capitolo 5
*** L'arrivo in Giappone ***


Riunire tutti e tre i membri della Squadra Gai, dislocati in varie parti del mondo, non fu affatto facile. Tuttavia gli incaricati del governo giapponese riuscirono a contattarli e a spiegargli chiaramente la situazione. Se avessero accettato l'incarico, una volta reintegrati nei ranghi dell'esercito, sarebbero stati schierati in prima linea per fronteggiare la minaccia che incombeva sull'intera nazione. Ovviamente tutti loro nutrivano un forte risentimento verso i loro superiori ( in particolare verso quella vecchia conoscenza del Primo Ministro Danzo Shimura ), ai quali dovevano il loro ingiusto congedo, ma l'attuale problema era troppo serio per potervi anteporre i propri rancori personali. Secondo le istruzioni, ognuno dei tre doveva recarsi immediatamente al Comando Centrale, attendendo agli ordini del Colonnello Hatake, e insieme avrebbero ricostituito la loro vecchia squadra.
Tre aerei partirono quello stesso giorno, ognuno da provenienze diverse e tutti diretti all'aeroporto di Tokyo. Si trattava di aerei privati, in uso esclusivo agli agenti del governo federale, e i passeggeri che recavano a bordo non erano certo dei semplici turisti...

***

Aeroporto Militare di Tokyo - ore 06:25

- Eccoci arrivati, signor Xiaolong - esclamò uno degli accompagnatori di Rock Lee.
- Finalmente - fece l'altro, stiracchiando le braccia con un forte sbadiglio. - Dopo tutto quello stare a sedere, ho bisogno di sgranchirmi... Dov'è che dobbiamo andare, adesso?
- Beh, l'uscita dall'aeroporto è da quella parte - rispose l'altro, indicando la fila degli edifici alla loro destra. - Dopodiché la macchina che ci attende fuori ci porterà da...
- Okay, perfetto, vi aspetto alla macchina allora!

Così dicendo, Rock Lee buttò le palme delle mani in avanti e si mise a fare la verticale.

- Si... Signor Xiaolong, cosa... Cosa sta facendo ?!?
- Un po' di allenamento, che diamine - ribatté l'altro, come se si trattasse di una cosa assolutamente normale. - Non ne potevo più di starmene rattrappìto, ho bisogno di muovermi per restare in forma!
- Ma... Ma...

Inebetiti e confusi, con gli occhiali da sole calati lungo il naso, i due agenti federali videro Rock Lee "correre" sulle mani più velocemente di quanto loro potessero fare a piedi.

- Per favore, ci aspetti - strillarono entrambi, cercando invano di tenere il suo... passo da allenamento!

***

Aeroporto Militare di Tokyo - ore 07:49

Una volta scesa dall'aereo, reggendo la sua grande sacca cilindrica a tracolla ( la quale ovviamente conteneva il suo arsenale privato ), Tenten si lasciò scortare tranquillamente dai suoi accompagnatori federali. Mentre procedevano verso l'uscita dell'aeroporto, uno dei mezzi cingolàti di servizio passò loro accanto. A causa di un malaugurato errore però, il manovratore scivolò fuori dal cabinato e la macchina puntò dritta senza controllo verso l'addetto ai serbatoi...

- Attenzione - urlò il manovratore, cercando di avvertire l'altro prima che fosse troppo tardi.

Resosi conto del pericolo imminente, l'uomo cercò di allontanarsi immediatamente; purtroppo, a causa della sorpresa e dell'agitazione, finì per inciampare contro uno dei tubi del carburante e si ritrovò con la caviglia tragicamente intrappolata.

- Oh no, è spacciato!

Per il poveretto ormai non c'era più scampo: il cingolàto lo avrebbe schiacciato prima di andare a schiantarsi sull'aereo e, a meno di non avere le ali, nessuno poteva accorrere e salvarlo così da una fine orribile...
Con rapidità e sangue freddo incredibili, Tenten sfilò la calibro 45 dalla fondina di uno dei federali e si accinse a fare fuoco contro il mezzo meccanico. Nessuno ebbe modo di rendersi conto della velocità dell'azione ma, dopo aver mirato accuratamente ai cìngoli, Tenten sparò cinque o sei colpi in rapida successione nello stesso identico punto. La cinghia di trasmissione andò in pezzi, il mezzo deviò bruscamente dalla sua traiettoria e andò a schiantarsi completamente a meno di quattro metri dall'uomo in pericolo e dall'aereo alle sue spalle.

- Non... Non credo ai miei occhi - esalò appena uno dei federali, sfregandosi le palpebre.
- Datemi un pizzicotto, io... Io sto sognando...

Tenten soffiò sulla canna dell'arma con noncuranza e la restituì per l'impugnatura al suo legittimo proprietario.

- Tenga - esclamò tranquilla. - Le consiglio di farla controllare però, c'è qualcosa che non va nel carrello!
- Gra... Grazie - balbettò l'altro con un filo di fiato.

Mentre gli addetti alla manutenzione correvano a soccorrere l'uomo paralizzato accanto all'aereo, e a rimuovere i rottami del cingolàto distrutto, Tenten proseguì assieme ai due federali verso l'uscita come se nulla fosse accaduto.

***

Aeroporto Militare di Tokyo - ore 08:02

- Siamo un po' in ritardo - esclamò Neji, dando un'occhiata all'orologio. - Dovevamo essere a Tokyo due minuti fa!
- Ha ragione, è colpa del fuso orario, mi dispiace!
- Beh, a quanto pare, la competenza dell'esercito giapponese NON è affatto cambiata negli anni...

Incassando malvolentieri quel gelido appunto, i due incaricati governativi si accinsero a scortare lo Hyuga verso l'uscita dall'aeroporto.

- Andiamo - disse uno di loro, tossendo nervosamente. - C'è una macchina che ci attende per raggiungere il Comando Centrale, non perdiamo altro tempo...

BOOOMMM !!!

- Sommo Budda, cos'è stato ?!?

Nel sentire quella violenta esplosione sopra le loro teste, i due federali sollevarono lo sguardo verso la torre di controllo. Qualcuno aveva fatto esplodere un ordigno a orologerìa, provocando la distruzione di una piccola parte dell'edificio ( fortunatamente senza né morti né feriti ), e un attimo dopo la voce dell'altoparlante risuonò lungo le piste di atterraggio all'esterno.

- Questo è un comunicato ufficiale - urlò qualcuno, in evidente stato di agitazione. - La sala-comandi e tutte le linee di comunicazione, a partire da questo momento, sono sotto il controllo di un terrorista armato... Costui sostiene di aver piazzato altre cariche per tutto il perimetro dell'area, e minaccia di farle esplodere se le autorità governative non riconosceranno ufficialmente la caduta di questa base per mano nemica!
- Non è possibile - esclamarono i federali. - Come avrebbero fatto a disseminare così tante bombe, senza che nessuno se ne accorgesse?
- Esattamente allo stesso modo in cui un terrorista armato si è potuto tranquillamente intrufolare nella sala-comandi e far scattare il primo detonatore - osservò Neji impassibile. - Se la sorveglianza non gode di particolare efficienza, chiunque può piazzare delle bombe e attendere il momento opportuno per portare a termine un piano prestabilito!
- Ma questo è un aeroporto militare - ribatterono i due. - Dalla sala-comandi, si ha accesso anche al pannello di controllo per gli aerei da combattimento autoguidati... Se quel pazzo decide di farli alzare in volo, l'intera città verrà distrutta nel giro di due ore!
- Anzitutto vediamo di ragionare con ordine - tagliò corto Neji, con voce autoritaria. - Il terrorista al momento è nella sala-comandi: dunque si sarà barricato dentro e ha anche degli ostaggi; se è da solo, l'unica soluzione è "fingere" di assecondarlo e fargli abbassare la guardia... Da che parte si accede alla torre di controllo?
- Venga, le facciamo strada!

Troppo agitati per discutere, i due federali si affidarono completamente alla presenza di spirito del giovane ex-ufficiale e lo guidarono all'interno dell'aeroporto. Qui si imbatterono nel personale stravolto: ovunque correvano ordini e disposizioni, allo scopo di circondare l'edificio, ma si trattava di una procedura senza alcuna possibilità concreta di successo; il terrorista si era chiuso dentro la sala-comandi di un aeroporto militare, con tre persone in ostaggio e la possibilità di inviare nel cielo cittadino un'intera squadriglia di caccia; la situazione era disperata e, qualunque schieramento avessero posto all'esterno dell'aeroporto, non vi era alcuna via d'uscita.

- Com'è la situazione finora? - domandò Neji, rivolgendosi all'ufficiale incaricato di stabilire le trattative.
- E lei chi è? - rispose l'altro sgarbatamente. - Siamo in stato di emergenza, i civili non possono stare qui e...
- Se crede, possiamo parlarne dopo davanti all'Alto Comando... Oppure lasciare che un pazzo decida da un momento all'altro di utilizzare aerei da combattimento per scatenare un'ecatombe sulla città!
- Ma come si permette ?!?
- Per favore, tenente, fate come dice - intervenne uno degli agenti federali di scorta, porgendo all'ufficiale un documento.

Nel vedere la firma del colonnello Hatake, il tenente cambiò di colpo espressione.

- Un... Un permesso speciale del governo - balbettò incredulo.
- Altrimenti conosciuto come: "autorizzazione governativa ad assolvere ogni tipo di funzione politico/amministrativa", sia civile che militare, che garantisce a chi ne è in possesso la libertà di agire come meglio crede - puntualizzò Neji, aggiustandosi il nodo della cravatta. - E' sufficiente, per chiederle di aggiornarmi sui dettagli, o preferisce chiedere accertamenti al Comando Centrale?

Il tenente inghiottì amaro ma si sforzò di mantenere la calma.

- Sappiamo che è solo - rispose. - E' riuscito ad introdursi nell'aeroporto, travestito da addetto alla manutenzione, e pare che abbia collocato diverse bombe come quella esplosa poco fa!
- Avete cominciato a cercarle?
- Sono stati mobilitati gli artificieri, in questo momento stanno perlustrando l'edificio e...
- Come si accede nella sala-comandi?
- Vi è un'unico accesso, ovviamente - fece notare il tenente, indicando la porta alle sue spalle. - Il meccanismo è ad apertura automatica e la porta è fatta in fibra corazzata, trasparente e anti-proiettile; i codici di accesso sono stati modificati, dopo che il terrorista vi si è barricato dentro, stiamo cercando di individuarli ma...
- Mi dica - lo interruppe lo Hyuga, grattandosi il mento pensieroso. - E' ancora in funzione il sistema di difesa interno del server: quello che impedisce di attivare le sequenze di volo dei veicoli autoguidati, senza disporre delle password ?

L'altro lo guardò sbalordito.

- Ovviamente sì - esclamò. - Anzi, è proprio quello che vuole: minaccia di uccidere gli ostaggi e di far saltare il resto delle bombe, se non potrà disporre di quegli aerei nelle prossime due ore!
- Okay, d'accordo - concluse Neji, sollevando lo sguardo deciso. - Ditegli che sta venendo qualcuno a sbloccare il quadro di difesa del computer, in questo modo sarà lui stesso ad aprire la porta!
- E' impazzito ?!?

Senza neanche rispondergli, Neji si avvicinò davanti alla porta della sala-comandi. Il tenente lo guardò sgomento, incapace di capire che diavolo avesse in mente, ma subito si riscosse bruscamente.

- Che cosa ha intenzione di fare? - esclamò. - Lei non ha le password di sicurezza per accedere al computer!
- Ma lui non lo sa - sottolineò Neji semplicemente. - E vi ho appena detto di comunicargli che sta venendo qualcuno a sbloccare il pannello di controllo, non che questo "qualcuno" sia in grado di sbloccarlo realmente!

Al tenente ricadde la mandibola in avanti.

- Ma se il terrorista lo scopre, farà...
- Si muova, invece di blaterare - concluse Neji seccato. - Ero atteso al Comando Centrale e, dal momento che sono già in ritardo, il minimo che può fare è attenersi alle mie istruzioni senza farmi perdere tempo!

Ancora una volta il tenente inghiottì senza ribattere e, dopo aver acceso il microfono collegato con la sala-comandi, fece quanto Neji gli aveva detto. La porta si aprì sul lato, permettendo così a Neji di accedere nella stanza, e si richiuse quasi subito. Dal momento che il terrorista teneva gli ostaggi sotto tiro, nessuno dei soldati fu in grado di intervenire.

- Che razza di... - commentò il tenente tra i denti. - Spero tanto che quel figlio di puttana là dentro faccia almeno una cosa buona, e che gli pianti una pallottola in testa a quello stronzo!

Neji entrò tranquillo nella sala-comandi, con le mani elegantemente infilate nelle tasche della giacca, e si rese conto subito della situazione. Il terrorista era in piedi davanti al computer, stringendo un tizio inerme con la pistola puntata alla gola, e nell'altra mano teneva quello che sembrava essere il detonatore delle bombe; gli altri due ostaggi erano legati mani e piedi e accovacciati sul pavimento.

- Voglio il controllo degli aerei negli hangar - disse subito il terrorista, puntando la pistola contro Neji. - Fai presto, niente scherzi, inserisci subito le password !!!

Neji strinse gli occhi bianchi ma, nonostante il tono minaccioso e lo sguardo implorante dell'ostaggio, non si mosse di un solo centimetro.

- Che cosa aspetti ?!? - ruggì il terrorista. - Ti ho detto di fare presto!
- Mi permetto di farti notare che, se tu e quel poveraccio non vi spostate dal computer, io non posso certo digitare le password col pensiero - osservò Neji, agitando ironicamente le dita della mano destra.

Per tutta risposta il terrorista si fece da parte con l'ostaggio, tenendo Neji accuratamente sotto tiro, e ripeté il suo ordine.

- Ti conviene muoverti - esclamò. - Ho un forte prurito alla mano, quando stringo quest'affare... e se mi scatta un dito, questi merdosi li faccio fuori uno ad uno!

Senza dire una parola, Neji si avvicinò al computer e cominciò a digitare alcuni numeri e lettere a casaccio. Naturalmente sapeva come neutralizzare quell'esaltato, ma doveva fargli abbassare il più possibile la guardia per non rischiare di ferire gli ostaggi.

- Sinceramente sono sorpreso - mormorò Neji, assicurandosi ovviamente che l'altro sentisse. - Come terrorista, non sei poi molto sveglio...
- Che vuoi dire, stronzo?
- Mi riferisco al fatto che, come tuo potenziale ostaggio, sto digitando le password... Ma tu, come terrorista, dovresti assicurarti che io stia facendo tutto correttamente!
- Mi prendi per il culo ?!?

In men che non si dica, il terrorista lasciò andare l'ostaggio e attraversò la stanza in un lampo per afferrare Neji al braccio e premergli la canna della pistola contro la tempia sinistra.

- Se provi a fregarmi, prima ti scarico questa nel cervello e poi faccio saltare tutto in aria!
- Per adesso hai fatto saltare solo i miei orari - sottolineò Neji gelido. - E io detesto fare tardi ad un impegno!

Nello stesso momento, Neji dette un rapido colpo al detonatore che l'altro stringeva in mano lanciandolo in alto. Prima che l'altro se ne rendesse conto, lo Hyuga lo colpì simultaneamente allo stinco e sull'avambraccio per fargli perdere l'equilibrio e disarmarlo allo stesso tempo; l'uomo urlò di dolore ma, disarmato e barcollante com'era, si ritrovò col braccio piegato dietro la schiena e la testa sbattuta violentemente contro il pannello di metallo accanto al computer; a quel punto Neji recuperò in fretta la pistola, puntandogliela poi contro la nuca, e con l'altra mano recuperò al volo il detonatore mentre quest'ultimo era ancora per aria.

- Ehi tu, che cosa aspetti - esclamò Neji, rivolgendosi dunque all'unico degli ostaggi rimasto libero. - Andiamo, slega i tuoi compagni e apri la porta... Non posso certo restar qui tutto il giorno!
- S... S... Sì, certo...

Quando il tenente e i suoi uomini presero finalmente in consegna il terrorista, non riuscivano a credere che quello spocchioso damerino fosse riuscito dove un'intera divisione militare si era trovata del tutto impotente. Dal canto suo Neji era solo fortemente irritato per il contrattempo e, controllando nuovamente l'orologio, si rivolse severo ai suoi due accompagnatori.

- Non so voi, signori - esclamò, spolverandosi le maniche della giacca. - Ma vi suggerisco di trovare una buona scusa, per giustificare questo ritardo al Comando Centrale!

( continua )

Angolo dell'Autore
dopo lunghe assenze, finalmente ho trovato l'ispirazione giusta per riprendere questa fanfiction lasciata in sospeso. Adesso devo solo riprenderne altre cinquantacinque o giù di lì... XD
P.S.
ho una brutta notizia per i lettori e per le lettrici:
so che è "doloroso" da accettare ma, dopo lunghe e attente riflessioni, ho deciso che... PUBBLICHERO' FANFICTION ANCORA PIU' DEMENZIALI !!!
^__^ Alla vostra salute
Pròsit...

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
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Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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Capitolo 6
*** La squadra nove ***


Ufficio del colonnello Hatake - ore 09:00

- Avanti - esclamò Kakashi, non appena sentì bussare alla porta.

Subito entrarono sei individui vestiti elegantemente e di scuro ( evidentemente dei federali incaricati dal governo ) che salutarono rispettosamente l'ufficiale, mettendosi sull'attenti.

- Riposo, signori - disse loro il colonnello. - Data la vostra presenza, deduco che siete riusciti a contattare tutti gli elementi della squadra, giusto?
- Sì, signor colonnello - risposero gli altri all'unìsono.
- Molto bene - fece Kakashi, con aria sollevata. - Conduceteli qui, allora!

Senza farselo ripetere, i federali chinarono rispettosamente il capo ed uscirono per andare a chiamare i tre che attendevano, ognuno in una rispettiva sala d'aspetto adiacente l'ufficio. Il primo ad essere introdotto al cospetto del colonnello fu ovviamente Rock Lee.

- Colonnello Hatake - esclamò l'incaricato, facendosi da parte sulla soglia. - Il soldato Rock Lee Xiaolong!
- Salve - esclamò il ragazzo, sfoggiando un enorme sorriso. - Come butta, amico?

Sia Kakashi che l'incaricato sbarrarono gli occhi perplessi. Va bene che quel giovane era stato congedato alcuni anni fa dall'esercito ma... Insomma, si trovava comunque al cospetto di un primo ufficiale dell'esercito giapponese. Tuttavia Kakashi, dopo aver letto i fascicoli avuti da Gai, dovette ammettere di non essere sorpreso più di tanto: in fondo, tra le tante motivazioni che avevano spinto il Primo Ministro Danzo a radiare quei tre dissidenti dall'esercito, vi era anche menzionata una certa refrattarietà ad ogni tipo di disciplina.

- Bene, signor... Xiaolong, giusto?
- In carne e ossa - rispose l'altro, strizzando l'occhio e sollevando il pollice davanti a sé. - Qua la mano!

Per un attimo Kakashi ebbe quasi l'impressione di trovarsi davanti il suo amico e collega Maito ( lo stesso sguardo, lo stesso sorriso ). Nei rapporti infatti, Gai menzionava Rock Lee Xiaolong come il suo allievo prediletto; l'unico che, a dispetto di allenamenti a dir poco massacranti, era riuscito a distinguersi come il miglior cadetto; esperto di arti marziali e lottatore invincibile... Con simili premesse, il colonnello non faticava certo ad immaginarlo in azione.

- E' andato bene il viaggio da Hong Kong, non ha avuto problemi ?
- Mi sono solo annoiato un po' - rispose il giovane scrocchiando le dita. - Ma ho trovato il modo di fare un po' di allenamento, venendo qui... Oplà! Uno-due... Uno-due...

Sotto lo sguardo esterrefatto di Kakashi, Rock Lee fece la verticale davanti a lui su di un braccio solo. Dopodiché reggendosi solamente col pollice e l'indice, cominciò ad eseguire una veloce serie di flessioni. Una gocciolina di sudore colò lungo la fronte del colonnello ma, prima ancora che potesse commentare quella scena, il secondo membro della squadra entrò nella stanza.

- Il soldato Zhenfeng, signore - esclamò l'incaricato, introducendo la giovane fanciulla dai capelli castani e dallo sguardo acuto.
- Tenten - gridò Rock Lee, balzando subito in piedi. - Non ci posso credere, quanto tempo!
- Ah, che sorpresa - sorrise lei, riconoscendolo. - Ma dove cavolo eri finito?
- Beh, potrei farti la stessa domanda!
Ma sentilo...

Dopo essersi scambiati un'energica pacca palmo contro palmo, i due incrociarono energicamente i gomiti l'uno contro l'altro. Entrambi erano talmente felici di rivedersi, dall'ormai lontano giorno del loro ingiusto congedo, che sembravano essersi completamente dimenticati della presenza del colonnello Hatake.

- Eh-ehm - tossì Kakashi, cercando di richiamare la loro attenzione. - Capisco che, dopo tanto tempo, siate felici di rivedervi ma...
- Ti alleni sempre, vedo - osservò Tenten, ovviamente riferendosi alla presa robusta del compagno.
- Sì ma anche tu non scherzi - ribatté l'altro. - E comunque mi devi ancora quella famosa rivincita che...
- Lascia perdere - lo interruppe una voce calma e gelida alle sue spalle. - Non la spunteresti, neanche se tu usassi un bazooka e lei la fionda-giocattolo!

Tutti gli sguardi si puntarono sul nuovo arrivato: un giovane alto ed elegante, con i capelli lunghi scuri e due occhi perlàcei freddi come il ghiaccio. Costui si era fatto ovviamente annunciare ma, impegnati com'erano a chiacchierare tra loro, i due amici non se ne erano nemmeno accorti.

- Ehilà, Neji - esclamò Rock Lee, con veemenza. - Allora ci siamo tutti, che bello, proprio come ai bei tempi!
- Ti faccio presente - sottolineò lo Hyuga, aggrottando serio il sopracciglio. - Che i "bei tempi", come li chiami tu, non sono mai stati tali... Almeno per me!
- Spiritoso - ribatté l'altro, facendo finta di niente. - Vieni qua, fatti abbracciare piuttosto!

Come Rock Lee fece per allungare le braccia, Neji si limitò a sospirare rassegnato e, fissandolo duramente negli occhi, entrò nella sua guardia senza alcuna difficoltà. Rock Lee rimase di stucco, nel vedere le dita di Neji a un centimetro dalla sua fronte; non le aveva neanche viste arrivare, Neji era stato così veloce da costringerlo a rimanere praticamente inchiodato sul posto.

- Non sei cambiato affatto - commentò Neji severo. - Imparerai mai a "non abbassare la guardia" ?!?
- Ma... Ma io...
- Anche tu non sei cambiato, Neji - osservò Tenten con ironìa. - Sei sempre il solito simpaticone... Chissà quella poverina che ti ha sposato!
- Non sono sposato, infatti - precisò Neji irritato. - E comunque non credo siano affari che ti riguardano!
- Oh, figurati, personalmente preferisco le commedie alle tragedie!
- Hmpf - fece l'altro, voltandole le spalle e rimettendo superbo le mani in tasca.
- Beh, ritengo che ci siamo tutti, adesso - provò a dire Kakashi, passandosi una mano lungo il lato della fronte. - Come sapete, siete stati convocati qui per un motivo che riguarda la sicurezza nazionale; si tratta ovviamente di una faccenda assai delicata e, alla luce degli avvenimenti attuali, il tempo è un lusso che non ci possiamo concedere!

I tre ex-soldati annuirono.

- Dunque - proseguì Kakashi. - Attualmente voi siete a tutti gli effetti dei privati cittadini e, in virtù di questo, è vostro preciso diritto valutare con attenzione le mie parole e decidere di conseguenza: se accetterete l'incarico per conto del governo, provvederò immediatamente a re-inserirvi nei vostri ranghi e tornerete ad agire come la "Squadra 9" dei Reparti Speciali; in caso contrario invece, sarete risarciti economicamente dall'esercito per il tempo che vi è stato sottratto e vi sarà pagato il viaggio di ritorno a casa... La decisione è solamente vostra, che cosa rispondete?

( continua )

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Capitolo 7
*** Di nuovo insieme ***


Café-Restaurant "Subarashi", zona centrale di Tokyo, ore 16:49

Il colonnello Hatake era stato fin troppo chiaro, circa la gravità della situazione. La minaccia rappresentata dalla misteriosa organizzazione A.L.B.A. non era cosa da poco: i terroristi che agivano sotto quel nome erano dei gruppi militari addestrati e pronti a tutto; finora i loro attacchi erano stati sferrati in punti strategici, senza alcun margine di errore, e l'esercito stesso non sapeva come far fronte ai loro prossimi attacchi. Si trattava di un problema di sicurezza nazionale, su questo non c'era dubbio, e il misterioso Pain ( colui che dichiarava di essere il capo indiscusso dell'organizzazione ) minacciava ogni genere di attacco se le autorità giapponesi non avessero accettato le sue condizioni.

- Certo che quest'organizzazione... comesichiama, sì insomma, devono aver messo davvero paura per convincere i capoccioni del governo a richiamarci in servizio!
- Sono d'accordo con Rock Lee - osservò Tenten. - E' ovvio che non potevamo rifiutare ma, dopo il modo in cui ci hanno trattato tre anni fa, non mi attira proprio l'idea di tornare a prendere ordini da chi-so-io...
- Se ti riferisci al Primo Ministro, ti ricordo che la faccenda è sotto la responsabilità del colonnello Hatake - sottolineò Neji. - Perciò è a lui che dovremo rendere conto del nostro operato e, dato che il nostro ex-istruttore lo ha sempre ritenuto degno della massima stima, non credo che avremo il dispiacere di Sua Eccellenza Shimura questa volta!

Rock Lee strinse il pugno con rabbia.

- Ma ve lo ricordate ancora? - esclamò. - Tutte le porcherie che s'è inventato per sbatterci fuori dall'esercito, quel figlio di...
- Altro che inchiostro indelebile - fece eco Tenten, incrociando le braccia sul petto. - Avrei dovuto rovesciargli addosso una boccetta di nitroglicerina, a quell'infame!
- Così, invece del congedo, ci avrebbero spediti tutti e tre davanti a un plotone di esecuzione - concluse Neji, con una nota di rimprovero nella voce.

I tre amici tacquero per alcuni istanti.

- Beh - disse ad un tratto Rock Lee, sollevando lo sguardo verso i propri compagni. - Almeno ci siamo ritrovati... E' una bella cosa, no?
- Direi di sì, anche se qualcuno non sembra poi tanto d'accordo!

Così dicendo, Tenten scoccò a Neji un'occhiata di traverso. Tuttavia il serissimo compagno non raccolse la provocazione e, dal momento che avevano ancora un'altra ora di libertà a disposizione, fece notare ai compagni che non avevano ancora ordinato nulla.

- In genere, quando ci si siede in un locale, è perché si intende effettuare una consumazione - puntualizzò lui, tenendo gli occhi socchiusi e il capo chinato in avanti. - Ammesso che le vostre esperienze all'estero vi abbiano insegnato almeno questo...
- Sai, non è che la Francia ti abbia giovato granché - ribatté Tenten con una smorfia. - Prima eri un rompiscatole educato, ora sei un rompiscatole e basta!

Neji spalancò appena un occhio e schioccò le dita in direzione del cameriere.

- Garçon - esclamò. - S'il vous plaît, pouvez prendre notre commande?
- Ouì, messieur - rispose il cameriere solerte.

Sia Tenten che Rock Lee sembravano perplessi.

- Avanti, ordinate pure quello che preferite - tagliò corto Neji. - Viste le circostanze, per stavolta offro io!
- Ehi, grazie - esclamò Rock Lee sorridente. - La prendo volentieri un'aranciata a quest'ora!
- Per me una cioccolata in tazza, grazie! E tu, Neji, che cosa prendi ?
- Beh - fece lo Hyuga, controllando l'orologio al polso. - Dal momento che sono quasi le cinque, sarebbe un sacrilegio rinunciare al té... Mi porti una tazza di té alle erbe, per favore!

Una volta prese le ordinazioni, il cameriere si ritirò con un inchino. In quello stesso momento però, due individui seduti ad un tavolo vicino lanciarono delle sinistre occhiate all'indirizzo dei tre amici. Neji e gli altri sembravano completamente ignari della cosa e, anche dopo che il cameriere ritornò con le loro ordinazioni, non si avvidero del fatto che costoro si erano alzati per avvicinarli.
Prima che fosse possibile rendersene conto, Neji si ritrovò due pistole puntate alla nuca col cane alzato e pronte a far fuoco.

- Avreste fatto meglio a rimanere dove eravate - mormorarono i due tizi con un sogghigno cinico. - Tornare in Giappone è stato un errore!

Rock Lee non si scompose minimamente, Tenten sorseggiò piano la sua tazza di cioccolata fumante e Neji si limitò a girare lo zucchero con noncuranza. I due sicari non credevano ai propri occhi e, urlando infuriati, fecero scappare gli altri clienti non appena questi si resero conto della situazione.

- La clientela di questo locale lascia piuttosto a desiderare, vedo - fece Neji gelido, tenendo la tazzina sollevata a mezz'aria.
- Spiritoso - ribatté il sicario, sputando con disprezzo. - Vediamo come te la cavi con un buco in testa...

Un guizzo talmente rapido, una sferzata veloce e precisa col cucchiaino da té, e le pistole volarono via dalle mani dei due killer per ricadere proprio nelle mani pronte di Tenten. La fanciulla fece scivolare a terra i caricatori, con un semplice movimento dei pollici, e le posò sul tavolo senza fare una piega. Nel frattempo Rock Lee aveva già finito di bere il suo succo d'arancia...

- Aaah - esclamò, alzandosi in piedi e scrocchiandosi le mani. - Ci voleva proprio un po' di movimento, prima di cena!

Così dicendo, si avventò senza esitazione su quei due poveri sprovveduti disarmati e cominciò a pestarli di santa ragione. Neji e Tenten invece sembravano totalmente estranei dalla faccenda, come se le urla e i rumori di lotta non li stupissero più di tanto. Ad un tratto uno dei due avversari barcollò all'indietro, a causa di un pugno di Rock Lee, e rischiò di finire addosso a Neji; tuttavia lo Hyuga si girò sulla sedia con un tempismo a dir poco perfetto e il poveretto si schiantò per terra con tutto il tavolino.

- Ti dispiacerebbe fare attenzione - esclamò severo, sorseggiando elegantemente il liquido aromatizzato. - Gradirei finire il mio té in pace... Se non ti dispiace!
- D'accordo, scusami - rispose Rock Lee, occupandosi dell'altro. - Ho quasi finito, comunque!
- Tenten - disse poi Neji, rivolgendosi alla compagna. - Com'era il tempo, laggiù in Canada?

***

All'insaputa di tutti, una telecamera nascosta stava filmando tutta la scena di ciò che stava accadendo al ristorante. La telecamera era collegata con un grosso schermo, situato chissà dove, davanti al quale un uomo dai corti capelli rossicci e gli occhi freddi come la morte stava fissando la scena senza un briciolo di emozione.

- Notevole - esclamò l'uomo sottovoce, commentando le immagini sullo schermo. - Pare che il governo giapponese abbia deciso di schierare in campo le sue armi migliori... Credo che sia il caso di cambiare tattica!

( continua )

NOTE:
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Capitolo 8
*** Il Primo Ministro Shimura ***


Ufficio del Colonnello Hatake - ore 19:45

Il Colonnello Hatake sbarrò gli occhi incredulo, non appena gli fu riferito l'accaduto.
I due sicari che avevano cercato di aggredire la "Squadra 9" erano stati condotti in stato di semi-incoscienza presso l'ospedale militare, in attesa che si riprendessero, per poter essere poi interrogati riguardo i loro mandanti. Purtroppo però, dal momento che Rock Lee gliele aveva suonate piuttosto... energicamente, dopo tre ora circa, costoro non erano neppure in grado di ricordare i loro nomi e cognomi.

- Giro-girotondooo, casca il mondooo...
- L'Ape Maya danzerààà, nel cielooo...

Le immagini della stanza monitorata, dove i due erano tuttora ricoverati, erano fin troppo eloquenti. Rock Lee sentì tre paia di occhi severi puntati addosso e, nonostante fosse una situazione tutt'altro che insolita, non sapeva assolutamente come giustificarsi.

- Complimenti - sentenziò Neji acido, tenendo le braccia incrociate sul petto. - Davvero un bel lavoro, non c'è che dire!
- Ma io... Ecco io, veramente...
- Sei sempre il solito, non ti smentisci mai - fece eco Tenten, aggrottando le sopracciglia. - Come quella volta in Medio Oriente, quando ci sono volute sedici ore per rimettere quel povero attentatore iraqeno in condizioni di parlare!

Rock Lee si strinse la testa nelle spalle, pieno di vergogna, tuttavia il Colonnello Hatake si mostrò incredibilmente comprensivo.

- Beh, forse non è nemmeno tutto questo problema - esclamò l'ufficiale. - Chiunque sia il capo, dietro a questa famigerata organizzazione, ha dimostrato più volte di non essere uno sprovveduto: dubito che due infime pedine del suo progetto siano in possesso di alcuna informazione utile per noi...
- Può darsi - osservò Neji, socchiudendo gli occhi. - In ogni caso, dai codici e dalle istruzioni in loro possesso, potevamo avere un buon punto di partenza per cominciare a saperne di più di questa storia!
- Abbiamo sempre il terrorista dell'aeroporto - sottolineò Kakashi, rivolgendo a Neji un'occhiata più che significativa. - Si tratta solo di trovare un modo per convincerlo a parlare!
- Di quale terrorista state parlando? - si informò Tenten incuriosita.
- Nulla di importante - spiegò Neji con noncuranza. - Solo un piccolo contrattempo, al mio arrivo a Tokyo... A proposito, dove si trova adesso costui ?
- Lo hanno preso in consegna i responsabili degli Affari Interni - rispose Kakashi. - Tuttavia non sono ancora riusciti ad ottenere nulla, il che dunque ci riporta a due possibili conclusioni...
- Già - annuì Neji. - O si tratta di un osso duro, o più semplicemente non sa nulla di più degli ordini che ha ricevuto!

In quella si udì un forte schiamazzo provenire dal corridoio.
La voce forte e autoritaria di un individuo estremamente arrogante rimbombò attraverso le pareti dell'edificio. Invano gli attendenti del Colonnello cercarono di trattenere l'individuo che, sbattendo la porta con violenza, irruppe nell'ufficio come se fosse casa sua.
Non appena Neji e compagni lo riconobbero, tutti e tre non riuscirono a trattenere un'evidente smorfia di disgusto. Tuttavia costui sembrò concentrare la propria attenzione esclusivamente su Kakashi.

- Colonnello Hatake - esclamò. - Esigo una spiegazione!
- Onorevole Shimura - lo salutò Kakashi, mettendosi rispettosamente sull'attenti e portandosi la mano alla fronte.

L'altezzoso pezzo grosso, incurante delle formalità, si fece avanti ripetendo la sua domanda.

- Ho ricevuto adesso notizia della sua inqualificabile decisione di riammettere nell'esercito tre soggetti radiati anni fa, eppure non mi sembra di averle concesso alcuna autorizzazione per fare ciò!
- Beh, ecco...
- Sono veramente curioso - proseguì l'altro imperterrito. - Sono curioso di sapere con quale autorità si è permesso di agire in tal modo, senza neppure chiedere la mia approvazione?
- Forse perché, ammesso che la procedura non abbia subito cambiamenti negli ultimi minuti, il regolamento militare prevede che un Alto Ufficiale sia libero di agire come meglio crede in condizioni di emergenza - esclamò Neji, col solito tono sicuro di sé, calmo e deciso. - L'articolo è entrato in vigore con il decreto amministrativo 369/Y in funzione della voce al paragrafo 12, a partire dall'anno 1947, e da allora il Governo ha sempre riconosciuto la non-intromissione nelle questioni che riguardano misure di competenza esclusiva dell'Esercito!

L'Onorevole Shimura impallidì di colpo, non appena si rese conto che i suoi incubi peggiori erano tutti e tre presenti nella stanza. Una goccia di sudore freddo cominciò a scendergli lungo la fronte, mentre costoro ricambiarono la sua espressione sconvolta con uno sguardo fin troppo eloquente.

- Dalla sua faccia, deduco che non era al corrente di questa norma burocratica - sentenziò Neji gelido. - Signor Primo Ministro, Danzo Shimura!

( continua )

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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Capitolo 9
*** Vecchie Storie ***


Ufficio del Colonnello Hatake - ore 19:50

La faccia dell'Onorevole Shimura era una maschera pietrificata di puro terrore.
Neji Hyuga, Tenten Zhenfeng e Rock Lee Xiaolong... insieme.
Per l'Alto Comando Militare, vista l'insofferenza di quel gruppetto ad ogni sorta di regola e di gerarchìa, la loro sola presenza significava qualcosa di peggio della peste, del colera e dello scorbuto messi assieme. Danzo Shimura ricordava ancora fin troppo bene l'ultima volta in cui aveva avuto a che fare con quei tre ( e in ufficio teneva ancora una pila di scartoffie alta mezzo metro, con tutti i provvedimenti disciplinari a loro carico ), di conseguenza non c'era da stupirsi come non fosse felice di rivederli.

- E' impossibile - mormorò Danzo con un filo di voce. - E' un incubo, è solo un brutto sogno, voi non potete essere veri...
- Concordo, è abbastanza spiacevole anche per noi - sottolineò Tenten con voce calma.
- A chi lo dici - fece eco Rock Lee, sfregandosi la narice col dito. - E dire che, dopo il congedo, ero persino contento di non dover più vedere quella brutta faccia!

L'Onorevole si scurì in volto, chiaramente offeso, tuttavia si ricompose in fretta e tornò a rivolgersi al Colonnello.

- Sarebbero dunque "questi" gli elementi in grado di far fronte allo stato di emergenza in cui ci troviamo?
- No, Onorevole Shimura, certo che no - rispose Neji, anticipando il Colonnello. - Non possiamo certo competere con l'efficienza del vostro Servizio di Sicurezza... specie se consideriamo il livello elevato di sorveglianza all'Aeroporto Militare!

Sia Tenten che Rock Lee dovettero coprirsi la bocca con la mano per reprimere le risate.
Di tutti e tre i componenti dell'ex Squadra Nove, Neji Hyuga era senza dubbio quello che Danzo detestava di più in assoluto. Tanto arrogante quanto capace, lui era stato il più difficile da rimuovere. Shimura aveva dovuto corrompere un mucchio di gente, onde trovare qualche minimo appiglio per toglierlo di mezzo, e anche così ci vollero settimane per sollevarlo dagli incarichi assieme ai suoi degni compari.
Eppure ancora una volta era costretto ad ascoltare le pungenti frecciate della sua ( poco ) velata ironìa.
Purtroppo, come lo Hyuga aveva appena fatto notare, il regolamento militare gli impediva di interferire ufficialmente con le decisioni del Colonnello Hatake. Per la prima volta dopo tre anni, il Primo Ministro Shimura si sentiva costretto ad inghiottire la propria tracotanza e a riconoscere i limiti che nessun ufficiale era solito rinfacciargli per ovvi motivi politici. Kakashi rimase di stucco, nel vedere l'Onorevole grugnire infastidito e uscire dalla stanza con la coda tra le gambe.

- La responsabilità è vostra, Colonnello - puntualizzò Danzo prima di andarsene. - Al primo errore da parte di costoro, potrete dire "addio" alla vostra scrivania...
- Buona giornata, Onorevole Shimura - lo salutò Neji, in tono serio e beffardo allo stesso tempo.

Lo schianto della porta, sbattuta dietro le spalle del Ministro, quasi soffocò le parole di Neji. Tuttavia il giovane non si scompose e, immaginando il travaso di bile di quel vecchio parruccone inacidito, Tenten e Rock Lee si abbandonarono finalmente ad una risata corale. Kakashi non riusciva ancora a crederci: Neji Hyuga aveva appena messo a tacere uno dei membri più fastidiosi del Governo con una facilità impressionante, ostentando una calma ed una sicurezza che ben pochi ufficiali al suo posto avrebbero potuto permettersi, permettendo così al Colonnello di comprendere finalmente cosa intendesse dire il suo buon amico Gai.

- Bene - esclamò Kakashi, tossicchiando nervosamente. - Al momento non possiamo fare altro che attendere nuovi sviluppi, e stare pronti ad agire in caso di emergenza!

Neji e gli altri annuirono.

- Faremo del nostro meglio, Colonnello - puntualizzò Tenten, portando la mano alla fronte in segno di saluto e di rispetto.
- Vi ho fatto assegnare un alloggio provvisorio presso un albergo vicino - spiegò Kakashi. - Niente di eccezionale, per non dare troppo nell'occhio, spero che questo non vi crei problemi...
- Ma scherza ?!? - scattò subito Rock Lee. - Quando eravamo di stanza a Okinawa, ci fecero dividere il giaciglio con un branco di pecoroni: un puzzo di paglia marcia e letame che non le dico!
- Grazie per avermelo ricordato - esclamò Neji, storcendo il naso con evidente disgusto.

Una goccina scese lungo la fronte del Colonnello che, dopo aver passato loro l'elenco delle consegne, concesse loro di andare a riposarsi senza aggiungere altro.

***

Hotel "Golden Moon" - ore 20:15

Lasciato l'ufficio del Colonnello, i nostri si ritrovarono dunque nella loro comoda e accogliente stanza d'albergo.
Rock Lee sentiva il bisogno di sgranchirsi ulteriormente i muscoli, visto che la scazzottata al ristorante non gli aveva dato neanche un minimo di soddisfazione, cosicché salutò i suoi compagni e disse loro che sarebbe tornato da lì ad un paio d'ore. Tenten si buttò a sedere su uno dei letti, rammentando quasi con nostalgia i tempi in cui tutti e tre dormivano nei sacchi a pelo o stretti l'un l'altro dentro una fossa scavata nel terreno, e si lasciò sfuggire un lieve sospiro.

- Pare che torneremo di nuovo a convivere assieme, proprio come una volta...
- Bah - grugnì Neji, passando il dito su una striscia di polvere presente su uno dei mobili. - La donna delle pulizie deve essersi licenziata, deduco!
- Non guardare me - sorrise Tenten, buttando la testa sul cuscino e chiudendo gli occhi. - Da piccola "odiavo" le faccende domestiche!
- Infatti preferivi usare secchi e spazzoloni come bersagli - sottolineò Neji.
- Però, che memoria... e sì che sono già cinque anni, da quando te ne avevo parlato!

Neji tacque.
Lui e Tenten erano molto legati, avendo sviluppato altresì una forte attrazione reciproca, e avevano anche avuto una storia per un certo periodo. Purtroppo però le cose non avevano funzionato molto bene tra loro: vuoi per incompatibilità di carattere, o per la difficoltà di essere fidanzati e compagni d'arme allo stesso tempo, fatto sta che la loro relazione si interruppe bruscamente così com'era cominciata; Neji si era detto determinato a troncare il loro rapporto, senza neppure una parola di spiegazione, e suscitando comprensibilmente le ire della compagna; a distanza di anni infatti, Tenten guardava ancora con malcelato disprezzo alla mancanza di chiarezza di Neji e a certe sue arie da superuomo.
Dal canto suo, Neji non intendeva neppure riprendere la questione.
Ciò che era stato tra loro era ormai chiuso, chiuso e finito molto tempo fa, per cui non c'era alcun motivo di discutere su una faccenda morta e sepolta da ben cinque anni.

- Che cosa hai fatto in America? - domandò lui con apparente disinteresse.
- Quello che hai fatto tu in Francia, mio caro: G.A.M.

Neji inarcò il sopracciglio incuriosito.

- Gli Affari Miei - scandì piano Tenten con evidente sarcasmo. - Ho avuto di che tenermi occupata, salvaguardando la fauna e tenendo d'occhio gli orsi della zona... sicuramente molto più socievoli di te!
- Capisco - osservò Neji in tono piatto. - Non ti sarai certo annoiata, allora!
- Io no, e tu?
- Niente...
- Sai che novità - tagliò corto lei rimettendosi in piedi. - Beh, io vado a farmi una doccia!
- Adesso - fece l'altro perplesso. - Ma ti pare il momento ?!?

Tenten lo guardò con aria furba e un sorrisetto beffardo.

- Se ti va, puoi farmi compagnia!

Neji incassò il colpo abbastanza bene, malgrado il lieve rossore sul volto imperscrutabile, limitandosi a girare la testa da un'altra parte.

- Vedi di sbrigarti, piuttosto - mormorò.
- Agli ordini, capitano!

( continua )

Angolo Autore:
Dedico questo capitolo a tenny_93, con tutti gli auguri di Buon Compleanno, insieme ad un abbraccio grande grande e ad un sorriso ancora più grande. Auguri amica mia, un bacione!

DADO

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Capitolo 10
*** Sicari e guardoni ***


Hotel "Golden Moon" - ore 20:25

Lasciando Neji a meditare davanti alla finestra della camera, Tenten entrò nel bagno e fece scorrere l'acqua della doccia fino alla temperatura accettabile. Dopo essersi spogliata, ripiegando accuratamente i vestiti sullo sgabello lì accanto, si avvicinò allo specchio per sciogliere gli chignons e darsi una sistemata ai capelli. Di solito non aveva tempo per curare certi dettagli della sua femminilità ma, dovendo trascorrere chissà quanti giorni in compagnia di quell'odioso rompiscatole di Neji, intendeva ricorrere a tutte le armi a sua disposizione per pareggiare con lui i vecchi conti in sospeso.
Tenten conosceva alla perfezione ogni punto debole di quello sbruffone, come ad esempio la sua leggera epistassi ogni volta che era imbarazzato, perciò avrebbe cominciato quella sera stessa a rendergli la vita impossibile per ripicca.

- Chissà se il signorino avrà ancora la stessa reazione, nel vedermi uscire dalla doccia - mormorò Tenten tra sé, con un sorriso crudele sulle labbra.

Dalla doccia filtrava leggero il vapore e, avendo ancora addosso la biancheria intima, Tenten si avvolse i capelli nell'asciugamano e fece per sciogliere il gancio del reggiseno. In quella però, qualcosa la mise sull'avviso: la porta era chiusa dall'interno, la chiave nella serratura, e tuttavia Tenten aveva la forte sensazione di essere osservata.
Facendo dunque finta di niente, con la più totale nonchalance, entrò nella doccia e, dopo essersi tirata la tenda dietro le spalle, lasciò scivolare il reggiseno sul pavimento proprio sotto ai vapori che riempivano l'aria.
Tutto pareva tranquillo, per qualche istante ancora almeno, finché qualcuno non inserì una lama di coltello sottile nell'interstizio della finestra facendone saltare silenziosamente il blocco. Due sinistri individui vestiti di nero scivolarono dunque all'interno del bagno senza fare rumore, scrutando attentamente ogni angolo e impugnando un paio di revolver dotati di opportuno silenziatore. Entrambi avevano l'aria dei sicari professionisti, occhi di ghiaccio e sguardi privi di emozione, tuttavia il reggiseno di Tenten davanti alla doccia attirò subito la loro attenzione.
La sagoma della fanciulla sotto l'acqua pareva delinearsi chiaramente, anche attraverso la tenda che la nascondeva, e ciò li fece esitare per un attimo.

- E' un peccato farla fuori subito, no? - sussurrò uno dei sicari, rivolgendosi al compagno.
- Non dire stronzate - rispose l'altro secco, facendo scattare il revolver per mettere la pallottola in canna. - Prima finiamo, meglio è!
- Uff, peccato - annuì il primo malvolentieri. - Potevamo godercela ancora un po'...

I due si avvicinarono a circa un metro dal bersaglio, puntando le armi lucide di acciaio brunito, e fecero fuoco con estrema calma e naturalezza.
I colpi attraversarono la tenda, andandosi a conficcare nel muro retrostante, e tuttavia non un solo spruzzo di sangue andò a tingere le pareti o il pavimento. I sicari abbassarono le armi perplessi, oltretutto senza più riuscire a distinguere la sagoma della ragazza, e pian piano si avvicinarono per poter meglio esaminare il cadavere.
Con la cautela dettata dall'esperienza, il più vicino dei due allungò la mano e scostò con un unico gesto la tenda sforacchiata dai proiettili...
Niente!
La doccia era completamente vuota.

- Dove diavolo s'è cacciata quella puttana?
- Qui...

Facendo scivolare il braccio, dall'alto della sbarra ove si era agilmente aggrappata per evitare i colpi, Tenten allungò un tubetto di dentifricio aperto e ne spruzzò il contenuto proprio in mezzo agli occhi del primo sicario. Questi urlò selvaggiamente per il dolore, portandosi la mano al volto e sparando alla cieca, allorché lei spiccò un balzo per atterrarlo con un unico calcio alla base del collo.

- Dannata sgualdrina - esclamò l'altro sicario, sollevando di nuovo l'arma e cercando di colpirla alla testa.

Tenten fu più svelta di lui però.
Dopo essersi sfilata di dosso l'asciugamano per lanciarlo tra lei ed il sicario, impedendo a questi di prendere correttamente la mira, strappò l'arma dalle mani dell'avversario appena neutralizzato e sparò velocissima sulla linea intuitiva dove aveva calcolato di fare centro. Il proiettile si conficcò nella spalla del sicario, mancando al millimetro qualsiasi punto vitale, costringendo costui a lasciar cadere la pistola e ad accasciarsi a terra stringendosi il braccio ferito.

- Credo che abbiate sbagliato indirizzo - commentò lei sarcastica. - Il cinema-sexy è a quattro isolati dall'albergo!

Nello stesso momento, la porta fu sfondata verso l'interno e Neji si fiondò all'interno del bagno senza nemmeno riflettere.

- Tenten - gridò. - Che cos'era quello spa... a... ah ?!?

Poiché l'asciugamano era caduto a terra, lasciandola con nient'altro addosso che un paio di mutandine, Tenten era praticamente a seno nudo sotto gli occhi di un Neji pallido e sgomento. Com'era prevedibile, a dispetto dei due sicari stesi a terra, la situazione gettò lo Hyuga in un profondo stato di imbarazzo... così che del sangue cominciò a gocciolargli dalle narici per via di una leggera epistassi.
In altre circostanze, Tenten si sarebbe messa a ridere senza dubbio.
Tuttavia quel bagno cominciava ad essere un po' troppo affollato per i suoi gusti.

- Hai intenzione di restare lì impalato ancora per molto... o piuttosto di passarmi un asciugamano?

Ricomponendosi velocemente, com'era nella sua flemma proverbiale, Neji si tamponò svelto l'emorragìa con una mano e, voltato lo sguardo da tutt'altra parte, afferrò un asciugamano con l'altra e lo porse a Tenten perché potesse coprirsi. La ragazza prese la soffice spugna dalle sue mani, avvolgendosela addosso senza fare una piega, e passò accanto al compagno con la più totale indifferenza.

- Quando hai finito di mettere a posto qui dentro - esclamò lei calmissima. - Ricordati che le mie cose vanno in lavatrice col programma "capi delicati"... Mi raccomando!

 

( continua )

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Capitolo 11
*** Una città tranquilla ***


Hotel "Golden Moon" - ore 21:00

Raccogliendo quei due imbecilli da terra, subito dopo avere avviato la lavatrice con la roba di Tenten, Neji si accinse dunque a trascinarli legati nella camera accanto per poterli interrogare a modo suo.
Tenten era ancora in accappatoio e, seduta di traverso sul letto, le sue gambe nude facevano sinuosamente capolino da sotto la stoffa.
Neji fece finta di niente, aggrottando però le sopracciglia, e si limitò a scaraventare quei sicari da strapazzo su uno degli altri due letti disponibili. Questi gemettero dolorosamente, sia per il giro di fune attorno alle braccia che per le ferite e le lesioni riportate prima nel bagno, tuttavia lo Hyuga afferrò una sedia e si sistemò davanti a loro. Scrutandoli dunque attraverso i suoi occhi freddi come il ghiaccio, Neji decise che li avrebbe fatti cantare con calma e compostezza degni del suo soprannome.

- Ordunque, signori - esclamò gelido, giungendo le mani dinanzi al mento con fare minaccioso. - Ponendo il fatto che la ragione e la coscienza prevalgono in egual misura sulla bestialità insensata dell'essere umano, confido che troverete alquanto gratificante una tranquilla e affabile conversazione tra galantuomini...
- Vaffanculo - sputò uno dei sicari in segno di disprezzo.

Per tutta risposta, senza minimamente scomporsi dalla sua flemma impassibile ed inespressiva, Neji impugnò a mo' di martello il revolver che aveva raccolto nel bagno e lo calò sulla fronte di costui con un leggero ma deciso colpetto.

- Non ho ancora finito, maleducato - proseguì dunque lo Hyuga calmissimo, assicurandosi nuovamente l'attenzione degli interlocutori. - Dicevo appunto che, a dispetto delle ingiustificate reazioni del vulgus e della moderna decadenza sociale, possiamo e dobbiamo guardare alla nobile ed umile condizione di cives civitatis cive; l'ira e la collera non possono che giungere confusamente, laddove la tranquillità delle parole offre invece maggior merito nel dialogo umano; e questo ci riporta alla necessità di una parentesi verbale adeguata, onde evitare l'uso di atteggiamento spiacevole ed offensivo!
- Hai finito? - domandò Tenten, cercando di reprimere uno sbadiglio.
- Dipende da lor signori - sottolineò Neji, cambiando l'impugnatura sul revolver e accostandolo davanti agli occhi spalancati del sicario che sbiancò subito in volto come un cencio. - Ho i polmoni un po' affaticati ultimamente, il medico mi ha raccomandato di non sprecare il fiato, dunque mi auguro di non dovere ripetere il concetto!

Trovandosi la canna della propria pistola premuta contro la fronte, fredda quanto la gelida prospettiva di una morte assai rapida, il sicario deglutì a fatica e cominciò a balbettare in modo sconnesso. Poco ci mancava che se la facesse perfino addosso, considerato il coraggio che poteva vantare in tale situazione, tuttavia era più che evidente che Neji non aveva alcuna intenzione di scherzare.

- L'orologio corre - incalzò lo Hyuga, sollevando il cane dell'arma. - Le ore di volo da Parigi a Tokyo non sono poche, sono molto stanco, perciò fate i bravi e rispondete in fretta: chi è il vostro mandante?
- Ne... Nessu... Nessuno... Nessuno, lo giuro sulla tomba di mia madre!
- Povera disgraziata - commentò Tenten, passandosi il mignolo dietro l'orecchio. - Un figlio assassino, pervertito e bugiardo... che tristezza!
- La domanda te l'ho già fatta - mormorò Neji, senza spostare il revolver di un solo centimetro. - Aspetto la risposta!

Lo sventurato ruotò gli occhi verso il compagno, la spalla che continuava a buttare sangue dalla ferita aperta, consapevole che non gli restavano molte alternative.
Quando gli era stato commissionato l'omicidio, non poteva certo immaginare un simile inconveniente.
Le vittime si erano dimostrate tutt'altro che indifese, diversamente da come lui e il suo collega si aspettavano, e non c'era modo di cavarsi da quel dannato impiccio.
Tacendo rischiava una pallottola in testa, parlando invece rischiava lo stesso o peggio.

- Allora - fece Neji spazientito. - Quanta preparazione richiede dire il nome di questo signore?
- Se te lo dico, sono un uomo morto!
- Io invece sono un uomo stanco - sottolineò Neji. - E vorrei coricarmi ad un'ora ragionevole, indi per cui comincia col raccontarmi la tua storiella!

Malgrado la comprensibile esitazione, il sicario si vide costretto a vuotare il sacco. Ovviamente non sapeva molto, era solo una pedina ingaggiata allo scopo da alcuni membri dell'organizzazione, tuttavia anche quei pochi dettagli in suo possesso erano abbastanza interessanti: qualcuno li aveva assoldati in giornata per eliminare tre uomini agli ordini del Colonnello Kakashi, per un compenso di centoventicinquemila yen a testa, e la somma sarebbe stato loro versata a cose fatte; per quanto non fossero a conoscenza dei piani dell'organizzazione, entrambi avevano colto parte di un discorso che comprendeva "una certa esplosione" ( senza specificare il luogo ), con l'unico dettaglio di un timer programmato.

- L'esplosione è prevista per dopodomani, a mezzogiorno - spiegò il sicario. - I tizi che ci hanno assunti hanno menzionato questo dato, solo per concordare più avanti il saldo; sessantamila subito e il resto a cose fatte, eravamo d'accordo che...

BANG !!!

Prima che costui potesse terminare la frase, attraverso la finestra dell'appartamento, un proiettile riuscì a centrarlo proprio in mezzo agli occhi. Subito seguirono altri due colpi, senza dubbio sparati da un fucile di lunga gittata, e questi si conficcarono nel petto del secondo sicario uccidendolo all'istante. Sia Neji che Tenten non persero tempo nel buttarsi sul pavimento, cosicché gli spari successivi li evitarono per un soffio.

- Otto colpi consecutivi - osservò Tenten, analizzando i bersagli e ricostruendo la provenienza approssimativa del misterioso tiratore appostato all'esterno. - L'angolazione è la stessa, deve trattarsi di un cecchino!
- Sembra che l'organizzazione stia cominciando a prendere le cose molto più seriamente - mormorò Neji, volgendo lo sguardo ai due cadaveri riversi sul letto e al cumulo di oggetti in frantumi sul pavimento. - A che distanza si trova?

Senza dire una parola, Tenten chiuse gli occhi e sollevò il fermaglio per capelli all'altezza della finestra.
L'oggetto andò completamente in briciole, centrato in pieno con estrema precisione, tuttavia la ragazza era riuscita a distinguere il brevissimo lasso di tempo tra lo sparo e il bersaglio. In questo modo, per quanto incredibile, poteva valutare la distanza del cecchino con una certa precisione.

- Direi più o meno una distanza sui trecentododici metri - esclamò. - Il fucile è un semiautomatico a canna liscia direi, con munizioni calibro dodici; niente fascio luminoso, dunque è senza mirino laser... Chiunque lo stia adoperando, è davvero un professionista e ha una buona mira!
- Pensi di poterlo colpire da qui, o è troppo lontano?
- La distanza non è un problema - puntualizzò Tenten, sfoderando la sua preziosa '44 magnum dalla fondina appesa alla parete, scoccando a Neji un'occhiata severa. - Certo però dovrei prima riuscire a vederlo e, considerato che l'amico ci sa fare, dubito che mi convenga affacciarmi...

Neji rimuginò un istante, analizzando l'ambiente e valutando la situazione.
D'improvviso lo sguardo gli cadde sul grosso specchio rettangolare, posto su un cassettone a lato della finestra, e ciò gli suggerì uno stratagemma un po' ardito.

- Tenten - disse. - Ti ricordi ancora la fiera in stile Vecchio West, dove vincesti la scommessa con quel tiratore messicano?
- Era giorno - sottolineò l'altra. - Con la luce giusta, è uno scherzo!
- D'accordo, allora - tagliò corto Neji, allungando il braccio cautamente per orientare lo specchio. - Facciamo finta che sia "leggermente" più difficile... Le regole in fondo sono più o meno le stesse, giusto?
- Sbrigati, non cincischiare - ribatté lei stizzìta, controllando che la pistola fosse carica e lubrificata a dovere.

Con un muto cenno di assenso, Neji spostò gradualmente la superficie lucida dello specchio. L'intento era quello di riflettere quanto possibile l'esterno e cogliere lo scintillìo del fucile come punto di riferimento per individuare il cecchino. A quel punto, Tenten avrebbe potuto mettere a segno un unico colpo, buttandosi in tuffo da un lato all'altro della finestra.
In definitiva era un piano tanto semplice quanto assurdo, perché richiedeva una capacità e velocità di riflessi al limite dell'impossibile, tuttavia non c'erano molte altre alternative a disposizione.
Tenten puntò gli occhi sull'immagine riflessa nello specchio, scorrendo piano la fila degli edifici di fronte, in attesa di cogliere qualunque minimo sprazzo luminoso che tradisse la presenza del cecchino in agguato.
Trecentododici metri più lontano infatti, proprio in corrispondenza della finestra, un misterioso individuo con i capelli scuri e occhi color sangue ebbe modo di notare lo strano movimento dentro la stanza. Poiché non era affatto uno sprovveduto, intuì subito che i suoi bersagli stavano tramando qualcosa e di conseguenza si preparò a far fuoco per l'ennesima volta.
Proprio mentre aveva già il dito sopra il grilletto, la luce lunare sulla canna di acciaio nero andò a riflettersi immancabilmente nell'immagine dello specchio.
Accadde tutto in una frazione di secondo.
Tenten si buttò a mezz'aria, sparando in contemporanea al cecchino, ed il rumore dei proiettili si sovrappose uno sull'altro.
Il cecchino mandò lo specchio in frantumi, mentre la pallottola di Tenten riuscì a colpirgli la spalla di rimbalzo. Non si trattava di una ferita grave ma, con il muscolo danneggiato, era impossibile imbracciare l'arma con la stessa precisione.

- Sono più in gamba di quanto pensassimo - sussurrò il cecchino, sollevando il volto e rivelando così i due lunghi segni trasversali presenti lungo le sue guance. - Non è il caso di sottovalutarli, potrebbe essere pericoloso!

Ciò detto, il misterioso individuo dagli occhi rosso sangue ripose il fucile e si allontanò dal tetto dell'edificio cui era appostato stringendosi la spalla ferita.
Frattanto Tenten, subito dopo aver spiccato il balzo, era atterrata all'altro lato della finestra senza dare a Neji il tempo di spostarsi... cosicché entrambi si ritrovarono abbracciati sul pavimento, con le labbra a pochi centimetri uno dall'altra e un'espressione imbarazzatissima in volto. Tenten aveva addosso solo l'accappatoio e, essendosi questo spostato al momento del tuffo, il solco del decolléte era perfettamente visibile. Pur non essendo una maggiorata la sua femminilità era comunque notevole e, a giudicare dal suo sguardo e dal fatto che costei gli era praticamente addosso mezza nuda, lo Hyuga non poteva certo nascondere il suo comprensibile turbamento.
Prima che ciascuno dei due potesse fare o dire qualcosa, per risollevarsi da quella situazione, la porta dell'appartamento si aprì di colpo.

- Sono tornato - esclamò Rock Lee, sfregandosi la nuca con noncuranza. - Ragazzi, che gente rumorosa che c'è a Tokyo: uno non può girare tranquillo, senza sentire urlare ad ogni angolo di strada e... Mhm ?!?

Improvvisamente il giovane si accorse della posizione compromettente dei suoi due compagni e, senza neanche dargli il tempo di aprire bocca ( o dare quantomeno un'occhiata ai due cadaveri presenti sul letto e agli oggetti in frantumi ), girò rapidamente sui tacchi e fece per uscire di nuovo.

- Scusate - mormorò. - Intendevo dire che, visto che Tokyo è una città così tranquilla, sarà meglio che vada a farmi un altro giretto!

 

( continua )

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Capitolo 12
*** Colazione piccante ***


Hotel "Golden Moon" - ore 07:30

Ci volle una buona mezz'oretta, il giorno seguente, per convincere Rock Lee di avere equivocato... e ancora di più per illustrargli cosa realmente fosse accaduto la scorsa notte. Due cadaveri in camera non erano certo facili da giustificare, soprattutto alla direzione dell'albergo, tuttavia il Colonnello Hatake chiese ed ottenne che i corpi fossero portati via senza creare scalpore ( adducendo il motivo a questioni di sicurezza nazionale ) e i tre giovani ex-commilitoni si ritrovavano ora a far colazione come se niente fosse accaduto.

- Pfff - fece Rock Lee, guardando Tenten con la coda dell'occhio e facendo un enorme sforzo per trattenersi.
- Che cosa c'è di tanto buffo? - domandò lei seccata. - Ti ho già spiegato che cosa è accaduto: ci stavano sparando addosso, ho dovuto agire di conseguenza, e Neji era sotto di me nel momento in cui mi sono tuffata... Punto!
- Certo, certo - commentò semplicemente l'altro. - E il fatto che tu indossassi l'accappatoio invece della mimetica è solo una coincidenza, giusto?
- Stavo andando a dormire, sciocco - sottolineò lei, rossissima in volto. - Secondo te, vado a dormire con l'uniforme ?!?
- No, certo - osservò Rock Lee di rimando. - E suppongo che il pigiama fosse in lavatrice... Ahio!

Rock Lee si massaggiò la nuca, nel punto in cui Neji gli aveva appena assestato un colpo preciso con il giornale arrotolato.

- Piantala di dire scemenze - mormorò lo Hyuga gelido. - Finisci la colazione, piuttosto!
- Ficcati bene in testa una cosa, Rock Lee - esclamò Tenten furibonda, scattando in piedi e sbattendo entrambe le mani sul tavolo. - Qualunque cosa tu possa aver visto e pensato ieri notte, per il tuo bene, ti suggerisco di NON fare commenti che possono nuocere alla tua salute... sono stata chiara?
- Chiarissima - rispose l'altro, massaggiandosi il cranio dolorante.

Sia Neji che Tenten non dissero altro, evitando perfino di guardarsi negli occhi.
Ormai erano cinque anni che non si parlavano, neppure per telefono, e il fatto di trovarsi nuovamente in squadra assieme non era facile per nessuno dei due. Quel breve contatto tra loro, seppur chiaramente accidentale, li aveva messi fortemente a disagio e in imbarazzo. Dopotutto avevano avuto una storia, si erano voluti bene un tempo, perciò non era facile comunque "dimenticare" o tantomeno separare i momenti belli da quelli brutti.
Neji era un arrogante, un insopportabile maschilista, egocentrico come pochi.
Tenten invece era un animo semplice, gentile e disponibile quanto decisa e determinata, perciò non riusciva a sopportare fino in fondo quel gran brutto caratteraccio del compagno.
Poteva sopportarlo, questo sì, ma non oltre una certa misura.
D'altro canto, Neji Hyuga non sentiva affatto il bisogno di dover cambiare carattere o atteggiamento: lui era perfetto, un "genio" nell'arte della guerriglia, di conseguenza i rapporti umani potevano tranquillamente andare a farsi friggere; non aveva alcun bisogno degli altri, non sul piano sentimentale almeno, e se ciò lo rendeva odioso e detestabile... pazienza!

- Più tardi andremo a trovare una persona - esclamò Neji, finendo di sorseggiare il proprio caffé. - E' un ex-vietnamita dei Berretti Verdi, di stanza a Saigon nel 1970, il suo nome in codice era "Killer Bee"...
- "Ape Assassina" - ripeté Rock Lee. - E perché dovremmo andare a trovarlo, di grazia?
- Primo: perché lo dico io - sottolineò Neji, fulminandolo con lo sguardo. - Secondo: perché il Colonnello Hatake ritiene che quest'uomo possa avere informazioni estremamente utili circa l'Organizzazione!
- E da che cosa lo avrebbe dedotto? - domandò Tenten, sorridendo sarcastica.

Neji aggrottò le sopracciglia e, tirandoli fuori dalla tasca della giacca, depose sul tavolo alcuni bossoli di proiettile in una busta di plastica.

- Questi sono stati trovati sul terrazzo dell'edificio a fronte della nostra camera - spiegò. - L'arma era un semiautomatico, proprio come avevi intuito, ma i proiettili non sono reperibili né sul mercato regolare né in quello clandestino!
- Stai scherzando ?!?
- Questo proiettile - fece ancora Neji, sollevando la busta affinche gli altri potessero osservare meglio il contenuto. - E' di tipo sperimentale: il governo americano li mise in dotazione alle truppe speciali, proprio durante il conflitto in Vietnam, per testarne l'efficacia; nel 1973 però, vennero ritirati completamente, poiché la particolare struttura causava degli incidenti considerevoli...
- Ma allora, dove se li sarebbero procurati quelli dell'Organizzazione?
- La sigla presente sui bossoli non lascia alcun dubbio - sottolineò Neji. - Questi proiettili fanno parte della stessa identica fornitura, un carico di munizioni destinato ai Berretti Verdi nel 1971, e qualcuno ne ha "modificato" la struttura per adattarli alle armi da fuoco più moderne!
- Ma a quale scopo - osservò Tenten perplessa. - Munizioni "d'antiquariato" per fucili ultra-moderni... Non vedo il nesso!
- Il nesso è nel tipo speciale di proiettile, oltretutto modificato: questo infatti sviluppa una capacità di penetrazione tre o quattro volte superiore a quella di una normale punta cava... e tutto per la speciale guaina di rivestimento del bossolo, capace di utilizzare estratto di nitroglicerina come propulsore!
- Pazzesco - esalò Tenten con occhi sbarrati. - Una cosa simile è folle, una cartuccia così esploderebbe assieme all'arma che la contiene!
- Infatti così accadeva, all'epoca in cui vennero sperimentati - concluse Neji, rimettendo i bossoli in tasca. - Oggi però, pare che A.L.B.A. sia riuscita a risolvere questo inconveniente, rendendo la guaina del bossolo perfettamente in grado di resistere a una combustione di 3000° centigradi...

Rock Lee emise un fischio di ammirazione.

- Sarebbe utilissimo farci le presine, per togliere le cose dal forno!
- E parlare con questo Killer Bee, quanto ci può aiutare per venire a capo di questo mistero?
- L'ipotesi più plausibile è che i capi di A.L.B.A. siano degli ex-reduci dal Vietnam, entrati in possesso di queste munizioni, e l'unico veterano ancora in grado di raccontare i dettagli di questa storia è proprio Killer Bee!

Sia Tenten che Rock Lee annuirono.
Tutti e tre concordarono di fare visita al Berretto Verde nel primo pomeriggio e, avvertendo ancora un leggero languorino, Rock Lee chiamò il cameriere per farsi portare un sorbetto fresco come digestivo. Sia Neji che Tenten chinarono il capo rassegnati tuttavia, contrariamente a quanto si aspettavano, il gelato giunse al tavolo in men che non si dica.
Il cameriere depose sul tavolo lo strano miscuglio di ghiaccio colorato, dal quale si intravedeva un grumo di panna montata fuoriuscire dal bicchiere, e si allontanò in silenzio senza neppure chiedere la mancia.

- Curioso - esclamò Rock Lee. - Non so perché ma questo gelato mi ricorda qualcosa...
- A terra - urlò Neji, afferrando un coperto metallico dal carrello lì accanto e buttandolo velocemente sopra l'ogiva di una M67 innescata.

Senza farselo ripetere, rovesciando uno dei tavoli vicini, i tre si ripararono alla meglio.
La bomba esplose subito dopo, causando una violenta deflagrazione, e richiamò nella sala da pranzo tutto il personale di servizio.
Impossibile distinguere qualcosa, in mezzo a tutto quel fumo, tuttavia si udiva chiaramente che qualcuno stava tossendo.

- Io volevo soltanto una "granìta", mica una "granàta" - protestò Rock Lee, uscendo a poco a poco dalla nube di fumo grigio puzzolente.
- La prossima volta la ordinerai al bar - tagliò corto Neji, sistemandosi la cravatta e scrollandosi le maniche con disappunto.

 

( continua )

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Capitolo 13
*** Danzo esce di scena ***


Parcheggio sotterraneo dell'Hotel "Golden Moon" - ore 07:40

Approfittando della confusione generale che l'esplosione dell'area-ristorante aveva generato, l'attentatore travestito da cameriere era riuscito a dileguarsi non visto dal retro delle cucine. Era un sicario di professione, abituato a quel genere di fughe e travestimenti, cosicché aveva abilmente predisposto ogni cosa per allontanarsi indisturbato prima che le autorità locali giungessero sul posto. Un'automobile di grossa cilindrata, con tanto di targa contraffatta, era difatti parcheggiata nel garage sotto l'albergo. Muovendosi furtivamente, come era solito fare da anni, l'uomo si tolse in fretta la giacca da cameriere ( ormai inutile ) e salì a bordo del veicolo.
Non aveva ancora inserito la chiave nel cruscotto, quando una voce al suo fianco lo fece sobbalzare.

- Lo sa che mettersi alla guida del proprio veicolo, senza prima allacciare la cintura, sono dieci punti-patente in meno? Se non sbaglio, dovrebbe esserci un appunto anche per gli specchietti retrovisori... Aspetti, che ricontrollo!

Immaginatevi la sorpresa del killer, nel trovarsi Neji seduto nella sua macchina ed intento a sfogliare il libretto del codice della strada come se niente fosse.
Preso dal panico e dall'agitazione, l'uomo impugnò lesto il coltello militare dalla fondina legata alla caviglia e fece per conficcarlo nel petto dello Hyuga. Purtroppo per lui, prima che potesse mettere in atto il suo proposito omicida, Tenten allungò il braccio da dietro il sedile e gli afferrò il polso con destrezza e con la più totale noncuranza.

- Carino questo portachiavi - esclamò. - Ne avevo uno uguale, quando andavo alle elementari, è un ottimo tagliacarte!
- Ma come avete fatto a... Il gelato, la bomba... Voi non siete umani !!!
- Certo, come no - rispose Neji, sfogliando il libretto impassibile. - Infatti adesso siamo tre angioletti, con le arpe e le aureole... Rock Lee, fai sentire al signore la musica celestiale!
- Con piacere!

Neanche il tempo di dirlo, Rock Lee si alzò dal retro della macchina dove si era acquattato e, con un calcio micidiale, fece volare via lo sportello del veicolo con uno schianto di lamiere divelte. Un attimo dopo, agguantandolo per il bavero, tirò fuori il malcapitato sicario e lo sbatacchiò bene bene a suon di sventole.
Completamente incuranti di quanto stava succedendo, Neji e Tenten confabularono tra loro circa la presenza di indizi utili all'interno del veicolo.

- Abbiamo a che fare con un'organizzazione in piena regola - mormorò Neji, scorrendo alcune carte con lo sguardo. - Le ricevute degli assegni hanno tutte un nome diverso, figuriamoci poi cercare di risalire a chi li ha emessi... Comunque, non è gente che bada a spese!
- Dimmi una cosa - osservò Tenten. - Come facevi a sapere che questa era la macchina del nostro uomo?

Neji sospirò.

- La vettura è posteggiata nell'area riservata al personale - spiegò. - Non mi risulta che i dipendenti d'albergo girino con una fuoriserie da otto milioni di dollari e i vetri antiproiettile!
- In effetti...
- Rock Lee, hai finito?
- Sì Neji, tranquillo - rispose l'altro, sbattendo sul cofano il poveraccio, ormai semincosciente. - Stavolta ci sono andato leggero!
- Ma fe... fe favolo fi prende, fi può fapere ?!? - domandò il sicario con un filo di voce.
- Volevamo solo ringraziarti per quel gelato "esplosivo" - disse Rock Lee, con dei leggeri schiaffetti sulla guancia. - Anzi, ci chiedevamo se puoi darci la ricetta?
- Una volta tanto, l'hai detta giusta - sottolineò Neji con un sorrisetto sarcastico. - Vedi, amico, è molto semplice: dicci il nome di chi ti ha incaricato di servirci quella roba, e noi ti lasciamo andare!
- Fe... Fe ve lo dico, fono un uomo morto...
- Beh, quello non è un mio problema; se hai sbagliato mestiere, sono affari tuoi; il tutto è decidere se farti ammazzare da noi o da loro!

L'uomo deglutì.

- Rock Lee, dagli un'altra scrollatina!
- NO, no pietà... D'accordo, ve lo dico...
- Alla buon'ora - sbuffò Tenten spazientita. - Fuori il nome!

Sorretto alla buona da Rock Lee, il povero ex-killer non poté far altro che raccontare per filo e per segno i dettagli dell'incarico che gli era stato affidato.

- L'ordine di farvi fuori è scattato, non appena siete stati identificati - spiegò questi. - All'inizio erano stati incaricati solo i membri interni all'organizzazione ma, fallito il loro tentativo, l'ordine è stato trasmesso ai Servizi Segreti dell'esercito giapponese...
- Ehi, aspetta un momento, mica ci starai prendendo in giro? - scattò subito Rock Lee. - Guarda che noi eravamo nell'esercito!
- Non stupirtene, Rock Lee - sottolineò Neji calmissimo. - E' impossibile che un'organizzazione come A.L.B.A. abbia predisposto tutta quella serie di attentati, senza usufruire di un qualche aiuto "interno" presso le alte sfere; pensaci bene, è logico che qualcuno abbia tradito, pur di riempirsi le tasche a caro prezzo!
- Voi pensate che il Colonnello Kakashi possa essere coinvolto? - domandò Tenten poco convinta.
- No, è più probabile che il complice di A.L.B.A. stia più in alto di lui - rifletté Neji. - Se costui può addirittura muovere i Servizi Segreti, non c'è dubbio che occupa una posizione solida e rispettabile... e ho anche una vaga idea di chi possa essere!

Rock Lee e Tenten si guardarono l'un l'altra perplessi.

***

Ufficio del Ministro Shimura - ore 08:05

 

L'Onorevole Shimura era tuttaltro che tranquillo.
Da un momento all'altro, aspettava una telefonata dei Servizi Segreti che gli confermasse l'avvenuta eliminazione di quei tre impiccioni. Purtroppo però, dopo aver tamburellato nervosamente le dita sulla scrivania per diverse ore, il telefono ancora non accennava a squillare. Danzo imprecò mentalmente tra sé, maledicendo quei tre ostacoli ai suoi progetti, e per un attimo temette addirittura di veder saltare tutto ciò per cui aveva faticosamente ordito e complottato in silenzio.
Da anni, ormai, la poltrona da Primo Ministro si era fatta un tantino stretta per un uomo ambizioso come lui.
Prima ancora che A.L.B.A. pianificasse il suo primo attentato, Danzo Shimura aveva già stretto un vantaggioso accordo col capo dell'organizzazione. Era stato lui, infatti, a fornire ad A.L.B.A. tutte le disposizioni tattiche e strategiche dell'esercito, cosicché l'organizzazione potesse aggirare agilmente ogni misura difensiva e sferrare attacchi massicci in grande stile. Le informazioni di Danzo erano state sinora molto utili: l'organizzazione aveva accelerato enormemente i tempi di azione, arrivando a coprire l'intero territorio, e presto la Dieta avrebbe passato formalmente le consegne al nuovo leader incontrastato di tutto il Giappone.
I vantaggi per Danzo, secondo gli accordi, sarebbero stati immensi.
Ma perché ciò accadesse, era necessario eliminare ogni possibile imprevisto.

- Dannazione - mormorò Danzo furibondo. - Che diavolo aspetta quell'idiota?

Improvvisamente il telefono si mise a squillare.
Subito Danzo sollevò il ricevitore ma, non appena riconobbe la persona di là dell'apparecchio, la sua rude sicurezza si trasformò in un'espressione di puro terrore.

- Ma... Ma è impazzito? - mormorò debolmente. - Eravamo d'accordo di non sentirci per telefono, se rintracciano la chiamata...
- I miei hanno l'ordine di cancellare le mie chiamate dai tabulati telefonici - rispose l'altro tranquillo. - Piuttosto, faresti meglio a preoccuparti per te stesso, visto che hanno già scoperto il tuo ruolo in tutta l'operazione!

Per Danzo, quelle parole ebbero lo stesso effetto di un fulmine che gli trapassasse il cervello.
Scoperto!
Se ciò era vero, di lì a breve lo attendeva la Corte Marziale e un plotone di esecuzione. Shimura non poteva credere che il suo gioco fosse crollato così, solo per colpa di quei tre sciagurati, tuttavia il suo complice non aveva la benché minima intenzione di scherzare.

- Sono molto deluso - proseguì poi. - Il tuo uomo aveva l'incarico di eliminarli, non di informarli, è stata una leggerezza imperdonabile da parte tua!
- No, aspetta un momento: io ho fatto tutto nei termini dell'accordo, quei tre sono agli ordini del Colonnello Kakashi; non posso toglierli di mezzo con la mia sola autorità!
- Ho capito - tagliò corto l'altro impassibile. - Stando così le cose, non sei più di alcuna utilità per noi, l'accordo è saltato!
- Come sarebbe? No, aspetta un momento, non puoi farlo...

L'inconfondibile "clik", segno che il misterioso individuo aveva appena riagganciato, gettò Danzo ancor più nel panico.
L'Onorevole non ebbe nemmeno il tempo di riagganciare a sua volta il telefono.
Un proiettile attraversò il vetro della finestra alle sue spalle, aprendogli un rosso buco in mezzo alla fronte, e Danzo Shimura si accasciò immobile sulla scrivania con gli occhi sbarrati. Nella mano stringeva ancora la cornetta, mentre il sangue prese a sgorgare lentamente dalla ferita sino a gocciolare sul pavimento con un sinistro plik-plik.

( continua )

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Capitolo 14
*** Un veterano particolare ***


Ufficio del Colonnello Hatake - ore 10:29

La morte dell'Onorevole Shimura, avvenuta circa mezz'ora prima che il segretario entrasse nel suo ufficio per scoprirne il cadavere riverso sulla scrivania, non poteva certo pervenire all'attenzione pubblica. Kakashi e pochi altri membri dell'Alto Comando erano stati messi a parte di tale informazione, ovviamente con l'ordine tassativo di non farne parola ad alcuno, tuttavia un omicidio di tale peso non poteva non avere un collegamento con A.L.B.A. e con la testimonianza raccolta da Neji e compagni.
Era indubbio che la misteriosa Organizzazione avesse una "talpa" proprio alla sede centrale del governo, come dimostravano i vari attentati tutti in punti-chiave, e così si spiegava parte del mistero che permetteva a quei criminali di stendere indisturbati la loro rete attorno al Giappone.
Tuttavia, ucciso Danzo, le indagini erano tornate al punto di partenza.

- Abbiamo a che fare con un nemico astuto - osservò Neji a voce alta, non appena il colonnello li ebbe messi a parte dell'omicidio. - Spietato e astuto: avevamo appena scoperto come collegare l'ex Primo Ministro all'Organizzazione e, prima che potessimo interrogarlo, qualcuno gli ha chiuso la bocca per sempre!
- Purtroppo - annuì Kakashi. - Anche se è difficile da credere... L'Onorevole Shimura, coinvolto in un colpo di stato!
- Non si stupisca, Colonnello, quell'uomo era veramente un essere schifoso - intervenne Tenten. - Quando eravamo ancora nell'esercito, all'epoca in cui un pazzo dinamitardo minacciò di farsi esplodere in pieno centro di Tokyo, fu proprio Danzo Shimura che diede l'ordine di distruggere immediatamente l'area... e di sacrificare le vite di almeno duecento persone in ostaggio!
- Ovviamente, noi ci rifiutammo di obbedire - spiegò dunque Rock Lee. - Abbiamo tramortito il nostro ufficiale in carica, ignorato gli ordini del Ministro, e ci siamo occupati del dinamitardo a modo nostro!
- Gli ostaggi furono messi in salvo - proseguì Tenten. - Ma all'Onorevole Shimura, una volta saputo che tre miseri cadetti gli erano andati contro, la cosa non andò a genio!
- E dopo averci denunciati alle autorità militari, con l'accusa di tradimento ed insubordinazione, è riuscito a sbatterci fuori - concluse Neji.

Kakashi sospirò.

- Avevo già sentito di questa storia, dal mio collega Gai Maito - disse. - Egli si sente ancora terribilmente in colpa, per non essere riuscito ad aiutarvi... In un certo senso, infatti, sperava che questa missione potesse riabilitare il vostro nome agli occhi dell'Alto Comando!
- Lo immaginavo - fece Neji con un sorrisetto sarcastico. - Abbiamo provato a spiegargli che non deve sentirsi responsabile di quanto è successo, dal momento che si è trattato di una nostra libera scelta, purtroppo il nostro ex-istruttore è sempre stato un tipo piuttosto testardo!
- Già - ammise Tenten, quasi con una punta di nostalgia. - Bisognerà andare a trovarlo, voi che ne dite?
- Magari potessimo fargli visita adesso - singhiozzò Rock Lee malinconico.
- Tutto a suo tempo - tagliò corto Neji, tirando fuori di tasca uno dei bossoli di proiettile speciale. - Al momento, abbiamo una pista da seguire: possiamo solo augurarci che quel tale Killer Bee non sia invecchiato tanto, da non poterci aiutare a scoprire che fine ha fatto quel carico di munizioni scomparso!

***

Prefettura di Yamagata - ore 15:37

L'elicottero militare, messo gentilmente a disposizione dal Colonnello Hatake, atterrò in perfetto orario.
Neji e gli altri trovarono una jeep parcheggiata nei pressi dell'aeroporto, con tanto di serbatoio pieno e navigatore satellitare, e dunque salirono a bordo per raggiungere l'ultimo indirizzo conosciuto del loro uomo.

- Ma siamo sicuri che questo tizio sia ancora vivo? - domandò Rock Lee, grattandosi la tempia con evidente perplessità.
- In effetti - fece eco Tenten. - La guerra del Vietnam è roba di parecchi decenni fa... Costui dovrebbe avere più di ottant'anni, ammesso che sia ancora vivo!
- E' ancora vivo - puntualizzò Neji atono, tenendo gli occhi fissi sulla strada. - In calce al rapporto, ho trovato alcune note... e ciò mi lascia supporre che, ammesso che l'indirizzo sia quello giusto, lo troveremo vivo e vegeto!

Sia Tenten che Rock Lee sbatterono più volte le palpebre.

- Ehm, Neji - fece ancora Rock Lee. - Posso... Posso chiederti che cosa dicono i rapporti, di questo tizio?
- Più o meno, lo stesso che avrebbero forse scritto nel "tuo" rapporto, di qui a quarant'anni - rispose l'altro gelido. - Evidentemente, nell'esercito, non è raro avere a che fare con dei pazzi scatenati...
- EHI - scattò subito Rock Lee offeso.
- Andiamo, non ci badare - intervenne Tenten con una smorfia. - Lo sai anche tu che Neji, nella migliore delle ipotesi, riuscirebbe ad andare d'accordo solo con i nonnetti di una casa di riposo!

Neji inarcò il sopracciglio, chiaramente infastidito dalla sagàcia di quella battuta pungente, mentre Rock Lee dovette premersi le mani contro la bocca per soffocare il più possibile una risata.
Poco dopo, i tre arrivarono in vista di una vecchia abitazione piuttosto isolata, a circa una trentina di chilometri dal più vicino centro abitato.
Qui Neji fermò l'auto e, rivolgendosi ai suoi compagni, tirò fuori dalla giacca il rapporto sull'individuo che stavano cercando.

- Terrence "Terry" Clay(*), soprannominato "Killer Bee" dai Berretti Verdi - lesse. - Primo fuciliere, addetto alla guida dei mezzi pesanti, addetto alla fanterìa d'assalto, esperto di esplosivi, primo e secondo dan di karate, due volte campione di pugilato nella categoria Pesi Massimi, ha partecipato al festival canoro di Okinawa nel 1959, appassionato di musica: adora Elvis Presley, Bruce Springsteen, Bob Marley; ma soprattutto Snoop Dogg, Dr. Dre e Jay-Z...
- Uao - fece Rock Lee con ammirazione. - Una persona con ottimi gusti, non c'è che dire!
- Come no - sospirò Neji. - Lo stesso orecchio musicale di un cane sordo...
- Ha parlato Beethoven - rintuzzò Tenten. - Guarda che non esiste SOLO il genere classico, per quanto riguarda la musica!
- Lasciamo perdere, tanto con voi è fiato sprecato!

Non avendo alcuna intenzione di appianare le loro divergenze in fatto di musica, Neji e compagni scesero dalla jeep e si avvicinarono alla baracca.
Avevano appena fatto pochi passi che, da una delle finestre dell'abitazione, qualcuno sparò loro addosso una raffica di fucile.
Sia Neji che gli altri, evitando la pioggia di pallettoni per un soffio, si buttarono a terra istintivamente. Subito dunque, urlando a squarciagola, il misterioso cecchino si mise a cantare qualcosa di vagamente simile ad un motivetto rap.

- "Ehi, fermi, chi va là? Non fate un passo qua! Vi sparo di tutto, vi becco di brutto! Se tanto mi dà tanto, vi becco e vi schianto: non so che fate qui ma vi apro un buco così"...

Come i tre si arrischiarono a sollevare appena lo sguardo, videro chiaramente in faccia quel matto.
Costui era una sorta di energumeno dalla pelle molto abbronzata, con lunghi baffi e capelli biondissimi ormai quasi bianchi, e gli occhi nascosti dietro un paio di occhiali da sole.
D'aspetto era piuttosto ridicolo, vestito in modo assai stravagante, e tuttavia brandiva orgogliosamente tra le mani un grosso fucile a canne mozze.

- Maledetto squilibrato - ringhiò Neji sottovoce. - Dovevo immaginarlo, nessuno gli ha ancora fatto capire che la guerra è finita...
- Tranquillo, ci penso io - disse Tenten convinta. - Basterà mettergli fuori uso il fucile: un gioco da ragazzi, da questa distanza!

Il tempo di inquadrare il bersaglio, stando bene attenta a non colpire l'uomo per sbaglio, Tenten mirò esattamente alla canna lucida che sporgeva fuori dalla finestra.
In definitiva, era un bersaglio piuttosto facile.
Killer Bee era stato un veterano dei Berretti Verdi, abituato alle azioni di guerriglia, e dunque non c'era da stupirsi che il suo cervello avesse qualche rotella fuori posto. Dal momento che non era abituato a ricevere visite, per quanto ne sapeva, ogni sconosciuto poteva essere un potenziale nemico da abbattere.

- "Allora, carini, non fate i bambini, non fate ca***te o vi butto granate! Non scherzo, son sincero, lo faccio davvero: non sono mica balle, sono botte alle palle"...
- Oh, beh - commentò Tenten sottovoce. - Almeno è intonato!

Ciò detto, costei fece fuoco e la pallottola colpì il fucile dell'ex-vietnamita strappandoglielo via dalle mani.
Killer Bee non riusciva a credere ai propri occhi.
Un tempo sarebbe partito subito al contrattacco ma, contati gli anni e le molte primavere sul groppone, non aveva più la stessa forza e lo stesso vigore di una volta. Perlopiù le sue minacce erano solo una scusa per canticchiare qualche strofa, niente di più.
Vedendolo sollevare le braccia in segno di resa, Tenten abbassò l'arma e fece cenno a Neji che era tutto a posto.

- Lei è il signor Terry Clay? - domandò Neji, rialzandosi in piedi con noncuranza e sistemandosi bene la giacca. - Non abbia paura, siamo qui per conto del governo, dobbiamo solo farle qualche domanda!

 

( continua )

 

(*) = il nome non è altro che la "fusione" tra il vero nome dell'ex wrestler americano Hulk Hogan ( all'anagrafe: Terrence "Terry" Bollea ) e l'ex campione mondiale dei pesi massimi Muhammad Alì ( altrimenti noto come: Cassius Clay ). Entrambi, infatti, hanno ispirato fortemente Kishimoto nella creazione del personaggio di "Killer Bee"...

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Capitolo 15
*** Bere... e non dimenticare ***


Prefettura di Yamagata, dimora di Killer Bee - ore 15:45

- Io... Beh, suppongo di dovervi delle... Sì, beh, insomma...
- Lasci perdere, signor Clay - tagliò corto Neji. - Ci rincresce non avervi potuto avvisare del nostro arrivo ma, trattandosi di affari di stato, comprenderà che la questione è classificata come "top secret" ad ogni effetto!
- Già già, capisco - fece l'altro, grattandosi nervosamente la nuca. - Beh, se volete accomodarvi, ho delle birre in frigo!

Chiarito l'equivoco, borbottando tra sé qualcosa sull'inevitabile scorrere della vecchiaia, l'ex Berretto Verde invitò garbatamente i tre giovincelli in casa. Tenten raccolse il fucile da terra e, non senza una punta di sarcasmo nella voce, lo restituì al legittimo proprietario.

- Sei in gamba, signorina - osservò il veterano con una smorfia. - Vent'anni fa, probabilmente, avrei potuto insegnarti una o due cose... Ma sto diventando vecchio, evidentemente, la mia mira e i miei riflessi non son più quelli di una volta!
- Senza rancore? - domandò Tenten, tendendogli la mano.

Killer Bee abbozzò un sorrisetto, anche se forzatamente, ma ricambiò il gesto con una stretta sincera e amichevole. Tenten e Rock Lee afferrarono al volo due lattine di birra ghiacciata offerte dall'ex commilitone ma, quando questi ne offrì una anche a Neji, lo Hyuga fece per declinare l'offerta.
- Ehi, dico - scattò subito Killer Bee. - Guardami un po', bel damerino, mi vuoi offendere o lo accetti un bel bicchierino?
- No, cioé... Per caso, non avrebbe qualcosa che assomigli "vagamente" al vino?
- Come ?!? 

Rock Lee e Tenten ridacchiarono.

- Non ci faccia caso, signor Clay - fece Rock Lee divertito. - Il nostro amico è di gusti difficili, fin dai tempi dell'accademia, non toccherebbe una "volgarissima" birra neppure se lo pagassero!
- Almeno io so riconoscere la differenza tra uno schiumoso rigurgito e una bevanda degna di questo nome - sottolineò Neji stizzito.
- Di' piuttosto che non hai il fisico - fece eco Tenten, canzonandolo e giocherellando con la propria lattina. - Non-sai-bereee... Non-sei-capaceee...
- Tenten, piantala!
- Buoni, buoni, non litigate - intervenne bonariamente Killer Bee. - Per fortuna, ho sempre qualcosa da parte per le grandi occasioni... Ecco, sì, dove l'ho messa?

L'energumeno si mise a rovistare nell'armadietto dei liquori, per poi cavarne fuori una bottiglia di vetro scuro chiusa alla meglio con un tappo di plastica da pochi centesimi.

- Ah, eccola qua - esclamò, stappandola e annusandone l'aroma con somma soddisfazione. - Non è proprio come la distillava la mia mammina, però... Alla salute, giovanotto!

Neji osservò dubbioso il liquido nel bicchiere, indovinando perfettamente la dubbia qualità artigianale del prodotto, tuttavia si arrischiò ad assaggiarlo in punta di lingua...
Non l'avesse mai fatto!
I suoi occhi chiarissimi, sul pallido colorito del volto, divennero d'un tratto due bianche sfere opache al centro di un faccione paonazzo dai lunghi capelli scuri... e le orecchie presero a fumargli sollevando un paio di dense colonnine nell'aria.

- Buono, vero? - domandò Killer Bee, dandogli alcune pacche sulla spalla. - La ricetta è la stessa di Mamma Clay: puro estratto di mango fermentato in salsa-whisky... Ha solo centododici gradi ma ti risveglia giusto il pizzicorino dentro, eh!
- Ar... Er... Coff...
- Tranquillo, più tardi te ne verso dell'altro, non ti preoccupare!

Incapace anche solo di articolare le parole, Neji si accasciò momentaneamente su una sedia nel vano tentativo di riprendere fiato.
Tenten e Rock Lee risero a crepapelle, scolandosi le birre tutte d'un fiato, e brindarono assieme al loro gentile ospite.
Al terzo o quarto giro di bevute, più o meno quando Neji stava riavendosi dall'effetto benefico di vari cubetti di ghiaccio in bocca, Tenten fu la prima che domandò a Killer Bee se ricordava qualcosa a proposito di certi proiettili "particolari" durante l'ormai lontano conflitto in Vietnam.
Killer bee si rabbuiò in viso.

- E' una storia vecchia, ormai - mormorò. - Perché vi interessa tanto, dopo tutti gli anni in cui il nostro governo "beneamato" se ne è altamente fregato?
- Perché è di vitale importanza saperlo - disse Rock Lee, spiegandogli brevemente la situazione.

Il vecchio ex-combattente ascoltò molto attentamente il resoconto dei due ragazzi. Sapeva dei recenti attentati dalla televisione ma, ovviamente, non era al corrente del fatto che i militari avevano rinvenuto dei bossoli di proiettile che, in teoria, non sarebbero nemmeno dovuti esistere. Killer Bee scosse la testa, sia per il peso di ricordi dolorosi che  per le rivelazioni sconcertanti, tuttavia non poté far altro che ammettere tutto ciò che sapeva circa quella maledetta storia.

- Non so attraverso quale inferno siate passati voi giovani - borbottò. - Certo dovete esservela vista parecchio brutta anche voi in diverse occasioni, per essere stati assegnati nei Reparti Speciali, ma il Vietnam... Quella è una parentesi che "nessuno" saprebbe mai descrivere a parole, neppure chi c'era in mezzo, e coloro che lo hanno visto preferirebbero ci fosse un modo per "dimenticare", sperando che un simile orrore non debba ripetersi mai più!
- Purtroppo, a quanto sembra, siamo invece sull'orlo di quella che potrebbe rivelarsi a tutti gli effetti la Terza Guerra Mondiale - azzardò Neji. - Quella misteriosa organizzazione dispone di armi e segreti sufficienti a cancellare il Giappone dalla carta geografica, e chissà cos'altro ancora; l'unico legame che abbiamo per individuarli è capire il collegamento tra "loro" e quelle casse di munizioni scomparse anni fa!

Killer Bee tacque un attimo, prima di proseguire.
Evidentemente il pensiero di ritornare con la memoria a quei giorni disgraziati doveva costargli non poco ma, come ex-soldato, non se la sentiva neppure di accollarsi sulla coscienza la responsabilità di altre vite umane.

- Sta bene - disse infine. - Vi dirò quello che so, niente di meno, niente di più! 

 

continua )

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