I doveri di un re

di MadogV
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap I Kopa, Kion, Kiara ***
Capitolo 2: *** Cimitero degli Elefanti ***
Capitolo 3: *** Cap 2-parte II ***
Capitolo 4: *** incompiuta ***



Capitolo 1
*** Cap I Kopa, Kion, Kiara ***


Premessa: La fanfiction Dietro le quinte di Arendelle e sospesa per un mese o più per motivi personali. Pubblico qui solo il primo capitolo di una fanfiction che riprenderò dopo le vacanze di pasqua o anche dopo dipende dai problemi personali, perché già presente nel mio archivio.

Le recensioni positive all’altra citata fanfiction, mi fanno sperare bene e quindi superata la mia timidezza di scrittore, propongo qui il primo capitolo di un’altra long, molto long fiction.

Grazie e abbiate pazienza. 

Ps. Le parti in corsivo sono il passato.

 La fonte degli spiriti era sita, stranamente, al di là di una fitta mangrovia che appariva di mezzo alla savana alla luce della luna piena.

Questa fonte permetteva per una sola notte di poter parlare e chiedere consiglio agli spiriti degli antenati.

Ci andò anche Simba, dopo aver sconfitto Scar ed essersi ripreso il trono, per chiedere ancora una volta all’amato padre consigli su come si governi una vasta savana mantenendo integro il Cerchio della vita.

“Rafiki” disse Simba:” È giunto il momento, mostrami le ombre di colui che fu re, mostrami l’ombra di mio padre, il re Mufasa.”

Il vecchio mandrillo obbedì, prese della polvere nera dalla propria scarsella ne miscelò il succo del frutto appoggiato al suo bastone e getto l’impiastro nella pozza d’acqua.

Un vento gagliardo si levò allora e di mezzo al turbinio delle nuvole un fulmine si abbatte sulla pozza d’acqua, da cui emerse un corpo di stelle traslucido a forma leonina.

“Vieni.” Disse con voce tonitruante lo spettro di Mufasa.” Parliamo. “

E si avviarono in una lenta passeggiata lungo il mare d’erba vicino alla pozza dell’acqua.

“Padre ho mille domanda, mille dubbi.” Disse Simba

“Fermiamoci.” Disse Mufasa giunto ai piedi del Baobab:” Io non posso andare oltre. Ho dei confini e un tempo da rispettare. Dal Baobab alla pozza d’acqua io posso camminare, dal sorgere della luna piena al levare delle prime luci del giorno. E tutto questo ricorda per una sola volta.”

“Quindi non ti rivedrò mai più.” Disse Simba con voce sconfortata.

Gli rispose Mufasa:” Oltre ciò vedi devi guardare, ascoltare il vento, sentire il calore del sole e ogni battito del Cerchio della vita. Io sarò lì sempre.”

Simba sorrise e cominciò a chiedere e il padre a rispondere.

Poi giunse l’alba:” Devo andare.” Disse Mufasa:” Ma ricorda più importante di tutto quello che ti ho detto c’è solo la regola aurea: vi sono doveri piacevoli e doveri dolorosi, tu, come re delle Terre del Branco, devi adempierli tutti per non rompere l’equilibrio del Cerchio della vita o scegliere di non essere più re.”

“Capisco.” Rispose Simba. Non essere più re significava o l’esilio o la morte.

Da quella notte col padre passarono due anni.

Le Terre del Branco non erano mai state più floride di cosi e dovunque regnava una calda pace e una perfetta armonia.

Dei tanti cuccioli avuti con le leonesse, solo alcuni erano sopravvissuti e fra questi Kiara, il cucciolo di Nala, era la sua prediletta: vispa, curiosa e tenace, gli ricordava in tutto e per tutto il se stesso più giovane.

Tuttavia un dolore affliggeva Simba e gli ricordava sempre la regola aurea di suo padre: doveri piacevoli e doveri dolorosi per essere re delle Terre del Branco.

Il dolore che lo affliggeva aveva un nome: Kion, suo figlio, suo e della leonessa Kula.

Ricordava Simba, ricordava bene quel giorno.
Caldo atroce, caldo di mezzogiorno, tutti i cuccioli a giocare felici fra di loro e con le loro mamme, nessuna gelosa dell’una o dell’altra, tutte felici di essere lì con Simba.

Tutti i cuccioli tranne due erano la: Kopa e Kion.

Kopa, figlio di Uru e Kion figlio di Kula.

Simba per una qualche ragione decise di andarli a cercare, ma quando li trovò, quello che vide gli spezzo il cuore.

C’era Kion con le fauci strette intorno al collo di Kopa ormai senza vita in un lago di sangue.

“Che hai fatto Kion?” ruggì Simba:” Perché hai ucciso tuo fratello?”

“Fratellastro.” Rispose lui, mollando il cadavere, guardando il padre con uno sguardo sprezzante e freddo carico d’odio:” Dove essere io il re, non lui.”

In breve fu preparato il processo e si stabili la condanna per Kion.

“Le leggi delle Terre del Branco puniscono con la morte i colpevoli di regicidio.” Si pronunciò Simba:” Si portì qui Kion.”

Ma mentre il cucciolo entrava nel cerchio delle leonesse per essere giudicato, una delle leonesse, di color caramello, si lanciò afferrando il cucciolo e gridando.” Simba, è tuo figlio. È il mio cucciolo.” Poi si rivolse ringhiando e snudando le zanne alle altre.” Guai a voi, non toccherete mio figlio.” Detto questo scappò.

Zazu, con fare pedante comincio a gridare:” Cosa facciamo, cosa facciamo. Inseguiamoli.”

“NO.” Proruppe Simba:” Hanno fatto la loro scelta.” Poi sollevando la zampa destra in direzione del punto in cui erano fuggiti la mamma e il suo cucciolo disse:” Io vi condanno all’esilio.”

Erano passati alcuni giorni da quell’increscioso e triste evento e Simba era arrivato alla pozza dell’acqua per abbeverarsi, quando ci mancò poco che un grosso tronco non lo schiacciasse.
“TORNERÒ PER PRENDERMI QUELLO CHE È MIO” era inciso su un fianco del grosso tronco.

Un scricchiolio di passi e il rotolare di alcuni ciottoli destarono Simba allarmandolo.

“Stai pensando ancora a nostro figlio.” Disse la leonessa avvicinandosi a Simba, che era tornato a sdraiarsi sullo sperone roccioso della Rupe dei Re dove venivano presentati gli eredi delle Terre del Branco.

“Uru, perdonami non sono stato in grado di proteggerlo.” Mormorò poi.

La leonessa si avvicino e cominciò a coccolarlo come se fosse stato un cucciolo ferito, sapeva di essere, insieme a Nala e Amani, la sua prediletta.

Si stavano godendo il momento di pace, quando irruppe Zazu che a rotta di collo atterò vicino ai due:” Pericolo: Aiuto. Kiara. Terre del Branco. Non più.”
Chiara non era più nelle Terre del Branco ed era in pericolo.

Subito Simba scattò in piedi e si lanciò in corsa dietro a Zazu, non avrebbe perso un altro cucciolo, non sarebbe arrivato tardi, avrebbe fatto il suo dovere di re.

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Capitolo 2
*** Cimitero degli Elefanti ***


SORPRESA- UN UOVO DI PASQUA ANTICIPATO.

 È solo un assaggio però, per il resto dovete davvero aspettare dopo pasqua.

I problemi personali sono moderatamente risolti.

Per quanto riguarda Arendelle aspettate ancora, quando farò uscire il 4 capitolo di questa Fanfiction e poi procederò con due capitoli a settimana, uno di Arendelle e uno del Re Leone (questo sempre dopo Pasqua).

Buona lettura e ricordatevi quello che fra grande uno scrittore, sono i suoi lettori: recensite, consigliate e criticate.

I due carnivori si avventarono l’uno contro l’altro cercando di uccidersi a vicenda, graffiandosi, mordendosi e spintonandosi.

Alla fine, con le zanne snudate e gli artigli sfoderati, il più forte dei due afferrò l’altro per la collottola, sbattendolo contro i resti ossei di un elefante morto.

“Tabaqui, lurido licaone vattene.” Disse Shenzi quasi senza fiato.

“Si, lurido licaone vattene.” Ripete Banzai

Mentre, invece, Ed si limitò solo a sghignazzare follemente, come suo solito.

“Maledette iene, siete forti solo quando siete in branco.” Disse Tabaqui sputando del sangue.

“Veramente ti ho battuta da sola.” Rispose Shenzi

“Già, ti ha battuta da sola.” Ripete Banzai

Ed si limitò solo a sghignazzare follemente.

Il licaone Tabaqui,vistosi sconfitto, se la filò a rotta di collo lontano dal Cimitero degli Elefanti.

Il trio di iene tornò al suo covo, sito in un vallone roccioso del Cimitero degli Elefanti.

“Da quando Scar è stato sconfitto.” Disse Shenzi alle poche iene rimaste, che si erano riunite intorno alla loro leader:” la savana è diventata un luogo più rischioso per noi, solo quest’anno sono morte 75 di noi.” Continuò.

“Già, 75 di noi.” Riprese Banzai.

Shenzi ignorò il suo compagno e continuò a parlare:” Le Terre di Nessuno, dove prima cacciavamo liberamente, sono in mano ai Leoni esiliati ed è notizia che Simba stia combinando matrimoni con i branchi confinanti al fine di tessere una tela di rapporti che porti al più grande branco mai visto a memoria di elefante nella savana, e questo è male per noi.”

Vumbi, una delle iene più giovani, interruppe il discorso dicendo:” Per non parlare di Tabaqui e degli altri predatori più deboli che invadono il nostro cimitero.”

“Già” fecero eco le altre iene

“Uccidiamolo.” Dissero poi:” Si uccidiamolo.”

“Uccidiamo Tabaqui” gridarono in coro ripetutamente in una sorta di sinistra cantilena.

“No, Tabaqui non è alla nostra portata” intervenne Shenzi:” Ho altro in mente per il nostro futuro.”

“Già, ha altro per il nostro futuro.” Ripete Banzai.

Ma poi sia Banzai che Ed si voltarono stupiti verso Shenzi.  “Che vuoi dire?” chiese sottovoce Banzai.

“Vedrai” rispose, poi si rivolse alle altre iene.” Ora noi andiamo, lascio il comando a Kovu.”

 

Ossa di animali morti ed esalazioni fetide da geyser calcarici era questo il Cimitero degli Elefanti: un luogo spettrale e abbandonato, certamente non adatto ad un cucciolo.

“Papà, dove sei Papà?” guaiva il cucciolo smarrito:” C’è nessuno?  Aiuto! Aiuto!”

Le lamentose suppliche si perdevano però nel vuoto risuonando invero più vuote e desolate dello stesso posto.

Purtroppo il luogo era apparentemente desolato, perché in realtà era il covo delle ferocissime iene.

Infatti, in un vallone roccioso vicino ai geyser, alcune iene stavano discutendo.

“Cosa facciamo?” chiese Vumbi

Le rispose Janja:” Non lo so. Tu cosa vuoi fare?”

Rispose la prima iena: Senti, Janja, io dico "che cosa facciamo?", tu dici "tu cosa vuoi fare?"! Allora io dico "che cosa facciamo?", tu dici "tu cosa vuoi fare?"! "Che cosa facciamo?", "Cosa vuoi fare?", facciamo qualcosa!!

“Okay. Tu cosa vuoi fare?” rispose Janja

“Potreste andare a cercare del cibo.” Disse una terza iena di nome Mambo.

“Non c’era andata il capo.” Risposero Vumbi e Janja

“Stupida sorellina, se andava a caccia la mamma non avrebbe portato qualcun altro con sé?”

Vumbi si rivolse verso suo fratello Kovu e gli fece la linguaccia.” Antipatico saccente.”

“Andiamo in esplorazione” aggiunse Ujasiri

 Vumba, Janja e Ujasiri si lanciarono alla ricerca di qualche cosa per ammazzare il tempo

Vengo con voi, siete ancora troppo giovani per la caccia all’aperto.” Disse Kovu lanciandosi dietro alle tre iena, ma purtroppo aveva già perso le loro tracce.

“L’abbiamo distanziato?” chiese Vumbi

“Credo proprio di sì.” Rispose Janja, poi si avvicino a Vumbi e le sussurrò:” io ora mi allontano, tu non fare la brava.” Poi disse ad alta voce:” Io vado in avanti a controllare che sia sicuro, divertitevi.”

“Mia sorella è irritante.” Rispose Ujasiri

“Si hai proprio ragione” rispose con voce suadente Vumbi cominciando ad avvicinarsi a Ujasiri, per poi sussurargli nell’orecchio: “Ti amo. Ti amo.”

Ujasiri rispose:” Lo so.” E poi cominciò a strusciare la propria testa contro quella di Vumbi.

Cominciarono poi ad abbracciarsi e a strusciarsi, leccandosi l’un l’altro e coccolandosi a vicenda.

Intanto il povero cucciolo era ancora lì disperso che chiamava suo padre.

“Aiuto. Aiuto. Papà, dove sei Papà?” guaiva il cucciolo smarrito:” C’è nessuno?  Aiuto! Aiuto!”

Le sue grida accorate giunsero infine a Janja, la quale tornò subito indietro per avvisare la coppietta, ma vedendola cosi teneramente occupata, fece rotolare volontariamente alcuni sassolini per avvertirli del suo arrivo.

Niente, la coppietta era troppo concentrata a mordicchiarsi e a spintonarsi scherzosamente per accorgersi di qualcos’altro.

Janja allora prese un osso e lo lancio facendolo cadere con un sonoro tonfo. Niente, persistevano ancora a rimanere nella loro beata ignoranza.

Era comunque contenta, suo fratello e Vumbi non avevano poi così tanto tempo da soli, quindi se lo meritavano.

Si allontanò di nuovo per controllare se il cucciolo era scappato, ma era ancora là che ripeteva come un disco rotto le stesse frasi.

Janja quindi si fece coraggio e tornò in dietro a corsa gridano, per farsi sentire:” Ragazzi, ragazzi. Ho trovato la cena.”

I due innamorati si separarono e poi si lanciarono, con Janja, in corsa verso il luogo dove proveniva la voce e trovarono il cucciolo tutto spaurito e tremante di fianco ad un grosso cranio di un elefante.

 “Hai sentito?” chiese Janja

“Si” disse Ujasiri leccandosi i baffi.

“La cena ci sta chiamando.” Concluse Vumbi.

 “Avete visto mio padre?” chiese tremante.

Le tre iene risero avvicinandosi.” No, ma non credo che ti servirà. Povero cucciolo smarrito”

Si avvicinarono fameliche pregustando il pasto prossimo, ma improvvisamente il cucciolo cambiò espressione in volto: da spaurita divenne fredda e sprezzante.

“Povere stupide iene.” Rise sadicamente.” Siete cadute nella nostra trappola.”

“Trappola?” chiesero stupite le tre iene.

Dallo scheletro dell’elefante balzò improvvisamente un leone che con una furiosa zampata uccise con un sol colpo Ujasiri.

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Capitolo 3
*** Cap 2-parte II ***


Capitolo più corto, perché è il prosieguo del precedente. Buona Pasqua fatta.

Grazie di leggere e recensire. Ho cambiato Tabaqui da sciallo a licaone, perché sono questi ultimi i nemici naturali delle iene.

Vumbi e Janja si accorsero che in realtà era una leonessa color del caramello.

Ma quando la leonessa si volto verso di loro pronta a colpire di nuovo, un’altra ombra emerse dall’oscurità colpendo in pieno la leonessa.

Era Kovu.

“Chi sei straniera?” chiese con un ringhio la giovane iena.

“Sono Kula, la regina delle Terre del Branco.” Rispose la leonessa:” E questo cucciolo è Kion, il futuro re.”

“Sai cosa facciamo ai futuri re che oltrepassano i propri confini?” chiese Kovu

“Assolutamente niente, vili iene. Ritornatevene nel vostro letamaio.” Rispose sprezzante Kion.

Faceva lo spavaldo, Pensando che la mamma potesse benissimo tener testa a quelle tre giovani iene.

Improvvisamente Kovu diede una poderosa testata a sua sorella Vumbi e ordinò a Janja di portarla via, per poi porsi in posizione d’attacco contro la leonessa.

Janja giunse al covo delle iene gridando a squarcia gola:” Aiuto! Aiuto! Kovu è in pericolo. Correte!”

Tutte le iene si lanciarono in corsa verso il luogo dello scontro.

Intanto, anche se la leonessa giocava sporco tirando terra negli occhi e puntando a colpire direttamente il muso, Kovu riusciva egregiamente a tenerle testa.

Dopo un po' però la stanchezza si comincio a sentire e per un secondo Kovu abbassò la guardia, un secondo che fu fatale: con una poderosa zampata Kula lo colpì sul fianco ferendolo profondamente.

E mentre era steso al suolo pronto a morire, arrivarono le altre iene.

Anche il più forte leone non avrebbe potuto competere contro tutte quelle iene infuriate, figurarsi una leonessa affamata e affaticata come era in quel momento Kula.

Agitò le zampe e morse, ma alla fine fu sopraffatta.

Si volse quindi verso il figlio in cerca di aiuto:” Kion, mio cucciolo, Aiutami!” supplicò

Ma il cucciolo, già in rotta, si volse verso la madre e rispose sprezzante:” Non è un mio problema.” E disparve.

Kula finì sbranata dalle iene, che volevano vendicare Ujasiri e Kovu.

“Uccidimi. Janja, ti prego uccidimi.” Supplicò Kovu alla sua amica:” Non voglio che mia sorella mi sfotta per aver perso contro un micio spelacchiato.”

Janja sapeva invece che Kovu voleva morire lì per non farsi vedere da sua sorella morente procurandole altro dolore.

E così fece, e così morì Kovu, giovane iena coraggiosa.

Cosa avrebbe detto mamma Shenzi di tutto questo?

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Capitolo 4
*** incompiuta ***


La presente fanfiction è arrivata ad un punto morto, lo so che avrei già pronti cinque/sei capitoli e altri ne sarebbero arrivati, ma pur avendo anche in mente un finale, lo sviluppo della trama sembrava troppo confuso ed il finale monco di qualcosa.

Quando avrò un finale completo allora ripubblicherò la fanfiction in tutta la sua interezza.


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