Nei miei silenzi, quante parole.

di Tinucha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Il ragazzo è a rischio. Ha bisogno di operarsi, il problema è che l'operazione ha solo il 20% di possibilità di riuscita" ci comunicò il dottore dispiaciuto. "Operate mio figlio e salvatelo" mia madre sembrava impazzita. Era nervosa, parecchio. Mio padre non osò fiatare. "Faremo del nostro meglio"

Entrai nella sua camera chiudendo la porta alle mie spalle. Avevo già le lacrime agli occhi "Ehi fratellone che scherzi fai?! Non vorrai mollarmi con quei due matti, squilibrati vero?! Devi farcela Francisco! Devi farcela. Io senza di te non so stare. Non sarò mai più la stessa se mi lascerai. Ti prego riprenditi. Sii forte, eh no questa volta sono io a dirtelo, ci siamo scambiati i ruoli" ridacchiai asciugandomi una guancia bagnata. La porta si spalancò. L'infermiera di turno mi guardò amorevolmente. "Mi dispiace deve uscire signorina" sorrisi "D'accordo. Tanto lo so, Fran tu ce la farai" e mollandogli un bacio sulla guancia, tornai nel corridoio. 









Mi sembrarono passare Giorni. Mesi. Anni. Secoli. E il dottore non ci aveva ancora dato notizie. La mamma nervosa spalancò la porta della camera di Fran. Papà la seguì a ruota. Io spiai il tutto da fuori. Il dottore aveva la testa bassa. "Mi dispiace signori, abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere ma il ragazzo non ce l'ha fatta." l'urlo agghiacciante di mia madre risuonò per tutto l'ospedale fino a giungere alle mie orecchie. Lo collegai alle parole del dottore assimilando la cosa. Il cuore quasi mi si bloccò. Ritornai a guardare i miei. Mio padre tirava mia madre per farla uscire dalla stanza e lei rimaneva ferma lì. "NON TOCCARMI. NON TOCCARMI TI DICO, IL NOSTRO BAMBINO È VIVO. È VIVO LO SO NON PUÒ ESSERE MORTO" gli urlava contro. Ero stanca. Troppo. A passo svelto raggiunsi la camera di Francisco e lo vedi sul letto. Mi avvicinai cautamente mentre intorno a me tutti urlavano e litigavano senza neanche accorgersi della mia presenza. Tutti i suoni sembravano ovattati, la realtà troppo distorta per una stupida, acerba e debole ragazzina come me.  Fran era sul letto, era più bianco di quelle quattro mura. Toccai la sua mano fredda come il ghiaccio, e gli lasciai un bacio sulla guancia, sapendo purtroppo che sarebbe stato l'ultimo "Ti vorrò bene per sempre. Sei e sarai nel mio cuore, fratellone" sapevo che poteva sentirmi, ne ero più che sicura. La mia famiglia da quel momento era rovinata. L'unica persona in grado di capirmi se n'era appena andata. Senza avvisare nessuno uscii da quella stanza dopo l'Addio a Francisco. Mi sentivo soffocare. Corsi per le strade di Buenos Aires. Corsi forte. Corsi senza fermarmi perché non volevo. Non volevo pensare. Non avevo voglia più neanche di respirare. Non aveva voglia di vivere. Bussai alla porta di Lodovica, e suonai il campanello ripetutamente. La porta si spalancò. E me la ritrovai davanti. "Perché piangi Martina?!" domandò preoccupata. Dietro di lei vidi tutti i nostri amici. E poi, lui, Jorge, il suo migliore amico. E quasi mi sentii morire. Mi accorsi solo dopo aver ascoltato le parole di Lodovica che non smettevo un secondo di piangere e singhiozzare. Mi buttai tra le sue braccia e Jorge si alzò istantaneamente "Cazzo Martina calmati. Respira. Devi respirare, hai capito?" i suoi occhi ecco cosa vidi poi.. il nulla.



Un urlo disumano abbandonò le mie labbra dopo quell'incubo per metà ricordo. Mi rannicchiai sul letto sentendomi priva di forze, era come se una forza superiore mi impedisse di reagire. 
<< Non puoi andare avanti così >> mi rimproverò mia madre mentre io rivolsi, imbarazzata, una fugace occhiata alle mie mani. << Non puoi piangere senza perché, non puoi da un minuto all'altro smettere di vedere i tuoi amici, non puoi trattarli così >> come potevo spiegare a mia madre, che se mi stavo allontanando dalle persone a cui tenevo più della mia stessa vita, era solo per non essere un peso per loro? Deglutii senza aprire bocca, non ero brava ad aprirmi con la gente. Non lo ero mai stata. Scacciai via i miei pensieri che corsero fino al viso della mia rovina. Che corsero al ricordo di Fran, e subito dopo a Jorge. Avevo appena 17 anni ed avevo perso la testa da quasi 5 anni per un ragazzo che nemmeno si accorgeva della mia esistenza. << Cosa c'è che non va? >> bisbigliò dolcemente accovacciandosi al mio fianco. << Perché non vuoi dirmelo? Non parli mai con me, non ti confidi ed io non so che fare. È per Francisco? >> sbattei le palpebre più volte irrigidendomi << Che vuoi da me? Non c'è un perché a tutto, mamma. Non ho un motivo ben definito per cui piangere >> sussurrai stanca mentre sentii la sua mano scostarmi una ciocca di capelli che mi cadde in fronte. << Neanche quel ragazzo? Neanche per lui vale la pena piangere? >> il mio cuore perse immediatamente un battito, era solo un'ipotesi per lei ma per me equivaleva ad aprirmi con qualcuno. E non andava affatto bene. << Quel ragazzo per me non è nessuno >> trattenni il fiato dopo quella stupida ed insensata frase, quasi come se avessi ferito qualcuno. Il problema è che il ferito in questione non era lui, bensì io. Avevo mentito ad ogni persona che mi circondasse dicendo che per me si trattasse solo di un'ossessione, una specie di fissazione che aveva ogni ragazza della mia età, e lo sarebbe stata se non fossero passati già 5 anni ed io non mi fossi preoccupata per lui. Per sapere qualcosa mi toccava aprire le pagine di internet e correre sul suo profilo di Facebook, un' azione che chiunque avrebbe considerato da stalker, io in prima persona. << Sei sicura? >> non avevo il coraggio di ripeterlo, non se sapevo che la crepa che avevo al petto avrebbe continuato ad aprirsi. << No mamma, nessuno. >> morsi violentemente un labbro scacciando via la sua mano. << Puoi lasciarmi sola, adesso? >> annuì dispiaciuta alzandosi e avanzando verso l'uscita, mentre io mi voltai di spalle guardando fuori dalla mia finestra. Chissà cosa stava combinando.




POV JORGE
<< Oh, ma ti muovi? >> roteai gli occhi guardando il mio migliore amico avanzare nella mia camera. << Smettila di rompere i coglioni, oh! Sono pronto >> sbuffai infilandomi il mio giubbottino di pelle. << E tuo padre? >> scrollai le spalle << Non ne ho idea >> lo spinsi fuori dalla mia stanza da letto prendendo le chiavi di casa dal tavolino. << Andiamo, vah >>
Quando arrivammo alla pista di motocross era tutto buio, gli altri probabilmente non erano ancora arrivati. Con una spallata aprii la porta di legno per poi andarmi a sedere su un puffo seguito da Ruggero. Lanciai un'occhiata fugace al mio orologio sbuffando e roteando gli occhi. << Colpa delle ragazze >> << Jorge? >> << Che c'è? >> sembrò tentennare un po' ed io scoppiai a ridere. << Hai paura di chiedermi qualcosa? >> scosse il capo << Credo che potrebbe darti fastidio quello che sto per chiederti, tutto qui >> annuii << Può essere >> lo guardai incuriosito e divertito << Chiedimelo e lo scopriremo >> << Quella ragazzina che ti corre dietro.. >> il sorrisetto scomparve dal mio viso e un brivido attraversò il mio corpo << Hai centrato in pieno Ruggero, la cosa mi infastidisce. Quindi cambia discorso >> in quell'istante la porta si aprì facendo entrare il resto della nostra comitiva. << Alla buonora >> sorrise falsamente Ruggero mentre io non ci feci nemmeno caso. Ero incazzato. Incazzato col mondo intero. A me non interessava quella ragazzina. Doveva stare fuori dalla mia vita.





POV MARTINA
6 mesi e pochi giorni che non lo vedevo. Era una tortura, una pena da scontare. Faceva male averlo a due passi da me e non poterlo neanche guardare ma non vederlo affatto era ancora più straziante. Tirai su le coperte, nascondendomici sotto. << MARTINA ALZATI >> sbuffai leggermente passandomi una mano tra i capelli pieni di nodi e mi alzai, pronta ad una nuova ed inutile giornata di scuola. Com'era possibile averlo nello stesso istituto e non vederlo mai? Merito delle mie e delle sue fughe. Mi vestii di fretta e furia senza badare al mio abbigliamento e corsi di sotto. Mia madre aveva bandito la tavola con una colazione con i fiocchi. << Buongiorno >> sussurrai cercando di mostrarmi normale << Buongiorno >> sorrise lei Facendomi segno di sedermi. Scossi il capo. << È tardi mamma e non ho fame >> sorrisi piano baciandole una guancia. << A più tardi >> << Fa' attenzione >> mi urlò dietro quando con lo zaino in spalla mi diressi verso la porta. L'aria era abbastanza fredda, mi avvolsi la sciarpa intorno al collo, nascondendoci sotto anche le mie labbra ed il mio naso. Il cappuccio di lana mi teneva calde le orecchie ed io avanzavo sicura, senza guardarmi intorno. Come se il mondo non esistesse. 




POV JORGE
<< Cosa vuol dire che stai uscendo con Candelaria Molfese? >> guardai sconvolto Ruggero che appoggiato al suo armadietto guardò in direzione della rossa che avanzava verso di noi con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. << Martina non si unirà al nostro gruppo, e Smettila di scappare perché anche lei fa la stessa cosa per non vederti e fino alla fine vi incontrerete ed io riderò di questo >> evitai di tirargli un pugno perché la ragazza dai capelli rossi ci salutò, mentre il mio migliore amico l'attirò a se avventandosi sulle sue labbra. << Blanco, qualche problema? >> mi guardò con una punta di acidità. << Ha paura di incontrare Martina >> a quel nome Candelaria sembrò rattristarsi. << Non esce più.. >> scrollò le spalle fingendo che non le interessasse. << Ha fatto cattive amicizie? >> rise l'italiano al mio fianco cercando di far nascere un nuovo sorriso sulle sue labbra, ma non accadde. << No, è diverso. Non esce più. E basta. >> una scossa mi attraversò il petto. Mi sentii colpevole, di una colpa che non era la mia poi. Fu un attimo e vidi una ragazza con il viso coperto che scostò abbastanza infastidita un cappuccio di lana abbinato ad una sciarpa. Era lei. La ragazzina che mi correva dietro. La ragazzina di 12 anni che ormai era una 17enne. Non guardava nessuno, camminava sicura e tranquilla. Gli occhi vuoti, le labbra serrate e la mascella contratta. Solo in quel momento mi resi conto di quanto cavolo fosse dimagrita, era quasi ossuta. La rossa la guardò, tutti la guardarono. Troppo bella per essere vera. Era bianca, bianca come il latte, nonostante io ricordassi la sua pelle bronzea. Si raccolse i capelli in una crocchia disordinata tenendosi fuori dal mondo. Quasi come fosse inferiore, non sapeva probabilmente di essere superiore a tutti. << Tini possiamo parlare? >> si voltò di scatto verso la rossa. La guardò negli occhi per far scivolare lo sguardo fino a Ruggero e infine a me, fu allora che mi sentii ancora più colpevole. Brividi. Brividi in ogni dove. Distolse immediatamente lo sguardo sorridendo piano, quasi stanca a Candelaria. << Certo che si >> annuì facendole segno di allontanarsi ed io rimasi inerme e senza parole. Quella ragazza valeva molto più dell'oro. << Tu sei un Coglione! >> sbottò Ruggero per niente calmo, questa volta nessun sorriso aleggiava sulle sue labbra, stavolta nemmeno l'ombra del divertimento. << Qualunque essere umano al mondo vorrebbe essere guardato in quel modo. >> una lama trafisse violentemente il mio petto. << È come se ti dicesse: "Ehi Jorge, io ti aspetto. Distruggimi pure che io resto" >> con uno scatto furioso chiuse il suo armadietto. << Andiamo in classe >> e non mi guardò più. << Senti non è che posso correre dietro quella ragazzina solo perché è persa per me. Lei per me non è nessuno! >> << Oh ma per favore >> sbottò ridendo istericamente << Riesce a tapparti la bocca per più di 15 minuti senza infilarti la lingua in gola >> << Non provo niente per lei Ruggero, è una bella ragazza ma sarebbe una delle tante. Me la scoperei nel posto più lercio e squallido al mondo e poi finirebbe lì >> << Allora vedi di girarle alla larga >> << Ma ora perché la difendi tanto? >> << PERCHÉ ERA LA SORELLA DEL NOSTRO MIGLIORE AMICO! >> un taglio netto, lì nel profondo. Riportare a galla Francisco non fu una buona idea. Si tappò la bocca imprecando. << Non volevo dire che.. >> << CHE COSA NON VOLEVI DIRE RUGGERO? >> lo spintonai << NON VOLEVI DIRE CHE FRANCISCO È MORTO? NESSUNO TI HA DETTO CHE È SUCCESSO DAVVERO? A CHE SERVE EVITARE DI PARLARNE? >> mi bastò poco per capire. Mi bastò poco quando vidi il mio migliore amico guardare alle mie spalle. Mi bastò poco perché quando provai a girarmi a due passi da me c'era Martina. Non sorrideva, non piangeva e probabilmente nemmeno respirava. Solo allora capii perché per tutto quel tempo avevamo evitato di parlarne, a tutto c'era un perché. Indietreggiò mentre Cande provò a bloccarle il braccio. << Sto bene ma non toccarmi. Non voglio essere toccata, ok? >> la sua voce tremò e la sua mascella si contrasse più di prima. Strattonò il suo braccio e corse fuori. Fuori all'aria. Fuori al pulito. Rimasi a guardare il punto in cui se ne andò, Candelaria sembrò impotente ed io e Ruggero ci chiedemmo scusa con lo sguardo. Senza che me ne accorgessi le mie gambe si mossero andando in cerca di quella minuta ragazzina. Quella specie di mezzo angelo- diavolo tentatore. Non la trovai immediatamente. Quando riuscii ad individuarla era nel posto più isolato e nascosto della scuola. Era di spalle mentre teneva la testa bassa e le mani piantate contro un albero. Più mi avvicinavo e più avvertivo il suo respiro profondo. Gli occhi e il viso ricoperti dai capelli. << Ehi >> si voltò piano, gli occhi iniettati di sangue. << EHI? >> le sue labbra tremarono, le sue mani tremarono, il suo corpo tremò, lei tremò. Deglutii. << Va tutto bene >> << Non trattarmi in quel modo, hai capito? Io non voglio la compassione di nessuno, nemmeno la tua >> << Non è compassione. So cosa provi, so cosa senti quando non lo ritrovi al tuo fianco la mattina >> serrò le labbra. << Voglio stare da sola >> << Possiamo parlare >> << Sei l'ultima persona al mondo con cui vorrei parlare >> << Ma sono anche l'unica con cui vorresti farlo. >> le feci notare. << Cosa vuoi da me, eh? È bastato che Fran, che lui.. >> le parole sembrarono morirle in gola << Non te n'è mai fregato niente di me, Jorge. Nemmeno quando Francisco era in vita. Perché ora? Cosa cambia? >> avvertii la gola secca e cercai delle parole che potessero non confonderla ma soprattutto non ferirla. << Perché potremo negarlo all'infinito, ma stiamo soffrendo tutti. Tutti. Solo che i ragazzi sono stati molto più forti di noi. Perché loro hanno saputo dimostrare la loro sofferenza attraverso le lacrime mentre noi sappiamo solo gridare e allontanare le persone. Guardati cazzo, hai gli occhi iniettati di sangue. >> strinse le sue piccole e fragili mani a pugno, socchiudendo gli occhi. << Io? >> rise amareggiata << Io Jorge? Io ho gli occhi iniettati di sangue? Sei freddo e scostante con tutti, e sai perché? Perché l'unica persona alla quale tu abbia detto Ti voglio bene se n'è andata. Io ti odio Jorge, ma quell'odio profondo e intenso, quell'odio che mi porta ad amarti, capito? Ma non cadrò così in basso da fare la ragazzina debole. Tu sta' fuori dalla mia vita, state tutti fuori dalla mia vita. Io non voglio nessuno, non ho bisogno di nessuno >> mi sorpassò senza più guardarmi in viso, quando mi voltai per scovarla era già scomparsa. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Osservai le sue labbra rosee baciare in modo avido ed innocente il mio addome risalendo su per scontrarsi con le mie in un bacio quasi famelico. Nessuno dei due aveva la forza di parlare, la stringevo forte per sentirla. Avevo bisogno di sapere che fosse mia, che appartenesse a me e a nessun altro. Sentii il mio corpo fremere a contatto con il suo ma non mi scostai. Non c'era sensazione più bella al mondo, per la prima volta stavo bene così. Potevo aggredire le sue labbra senza pensare finalmente solo a fare sesso.  Non osavo fiatare. "Ti amo" sentii il mio cuore cominciare a battere forte come quello di una ragazzina che ha appena visto il suo idolo. Non pensavo che anche un uomo potesse sentirsi così, sentirla stringersi a me in cerca di aiuto, conforto, mi scaldava il cuore. Era come se lei riempisse il vuoto lasciato da Francisco. Alzai lo sguardo per incrociare i suoi occhi, tremendamente uguali a quelli del mio migliore amico. Così innocenti e pieni di vita. Quando non le risposi, lei si allontanò stizzita e senza che io me ne rendessi conto svanì nel vuoto.


Riaprii gli occhi sentendo il mio corpo scosso fremere. Tremavo tutto. "Era questo quello che intendeva Ruggero? Avevo davvero paura di perdere qualcuno che dicevo di non volere?" Scossi il capo ridestandomi dai miei pensieri fuori dal normale. Martina era troppo piccola, pura ed innocente per uno come me. Non poteva nemmeno lontanamente immaginare cosa volesse dire immischiarsi con il mio mondo. Non potevo darle nulla. Posai la testa sul cuscino sapendo che non avrei chiuso occhio per il resto della notte. Guardai il soffitto della mia camera bianco e spoglio, pronto ad un'altra notte insonne, con la sola differenza però, che quella notte sarei stato da solo e nel mio letto, con la differenza che quella notte i miei pensieri sarebbero stati occupati da un paio di occhi da cerbiatta ed un viso da bambola di porcellana.






POV MARTINA
Premetti il viso contro il cuscino, reprimendo le lacrime ed attutendo le grida. Scalciai via le coperte, tirando piccoli ma forti pugni contro il materasso. Volevo soltanto vivere in santa pace, non alzarmi con il sorriso e fare finta che nulla fosse successo perché ero più che fermamente convinta che in quel momento sarei esplosa. Volevo guardare il mondo con i miei occhi, sperando di essere invisibile agli occhi degli altri. E ci stavo riuscendo. Ma i ricordi non mi permettevano di respirare, di vivere a modo mio. Mi alzai di fretta e furia indossando una tuta nera e legandomi i capelli in una coda. Avevo bisogno di uscire da quella casa. Avevo bisogno di trovare un posto che non mi ricordasse nulla. I miei genitori dormivano ed io ne approfittai sgattaiolando fuori, all'aperto. Stava per sorgere l'alba. Adocchiai il dondolo posto sotto la piccola e graziosa veranda e mi ci accucciai sopra a piedi scalzi stringendomi forte nel giubbotto. L'aria era fresca e anche un po' fredda ma a me non importava. In un attimo rividi tutti i momenti passati con Francisco, persino i nostri litigi. Era tutto così intenso in quel lampo che mi attraversò gli occhi che per un attimo mi sembrò di ritornare al passato.



Premetti i piedi sul terreno cominciando a dondolarmi. Dalla porticina intravidi una figura irata avanzare verso di me. Come una furia Fran mi si piazzò davanti, quando scorse una lacrima attraversarmi la guancia assunse un'espressione dolce ammorbidendosi ed asciugandomela. "Chi è?" "Chi?" "Colui che ti spegne i sorrisi. Sei troppo triste, sorellina. Voglio vederti vivere e sorridere, sempre." Serrai le labbra "Allora? Sto aspettando" "Non vorresti saperlo" sorrisi amareggiata scuotendo il capo e rivolgendogli un'occhiata fugace "Tu dimmelo" "Non importa chi sia il colpevole, Fran. È solo qualcuno capace di spegnere i miei sorrisi con la stessa velocità con cui me li accende" "Parlamene. Insegnami l'amore" scoppiai in una risata sotto il suo sguardo serio e per niente divertito. "Stai scherzando? Ed io che ne so dell'amore?" Sorrise. Uno di quei sorrisi teneri, da fratello maggiore super protettivo. "Beh, sono un ragazzo piuttosto.. Libertino. Non ne so molto in materia, ma hai gli occhi iniettati di felicità e dolore al tempo stesso, credo che questo voglia dire amare, no?" Sobbalzai sul posto. In quel momento mi resi conto di amare Jorge. In quel momento Francisco mi insegnò l'amore. "Non serve che lo faccia" "Mh?" Chiese confuso aggrottando la fronte. "Non serve, insomma, che ti insegni l'amore. Me lo hai appena insegnato tu" avvampò di colpo "Ma che dici?!" "Chi è lei, Francisco?" Abbassò il capo sulle sue mani troppo grandi e questo lo rese così bambino da farmi intenerire. Deglutì prima di pronunciare l'impossibile. "Mercedes" con uno slancio lo abbracciai. "L'ho sempre saputo, cavolo. Il modo in cui vi guardavate era troppo per non essere nulla" "Tini, lui.. Lui ti fa soffrire?" Questa volta fui io a deglutire. Lanciai uno sguardo ai fiori che coloravano il nostro giardino. "Non volontariamente" "Sarebbe?" "Non lo fa di proposito, Fran. Non si accorge nemmeno di me. Se mi urta per i corridoi mi chiede scusa senza rendersi conto che a me il cuore batte a mille" scrollai le spalle "È tutto nuovo e strano. Sono così piccola e lui sembra così.. Uomo, grande, cresciuto, vissuto. Mi fa male vederlo con le altre Fran, ma se non lo vedo affatto è molto, ma molto peggio" portò una mano alla fronte per poi scostarmi una ciocca di capelli dal viso. "Ho un migliore amico fortunato, allora." e detto questo sparì dietro la porta che portava in cucina lasciandomi sgomentata. Avevo smesso di dondolare.



<< Tini, come mai sveglia a quest'ora? >> avvertii al mio fianco una presenza. Mio padre. Era così 'informale' in quel momento, non il solito uomo rigido in giacca e cravatta, privo di sentimenti pronto a distruggere una persona senza scrupoli. << Che ci fai qui? >> domandò quando non gli risposi provando a carezzarmi i capelli. Mi scostai all'istante. Sospirò. << Perché non vuoi che nessuno ti tocchi? >> << Perché l'ultimo a toccarmi è stato Francisco e non voglio che le viscide e luride manacce di qualcun altro ricoprano il suo odore ed il suo tocco >> ansimai aprendomi per la prima volta con qualcun altro. << Voglio rimanere con addosso le sue mani. Perché in questa casa è stato l'unico a volermi bene, vi siete resi conto di me troppo tardi, papà >> << Pensi che a me non faccia male? >> scossi il capo << No, penso che a te faccia male tanto quanto ne fa a me e alla mamma, ma quando avevo bisogno di voi non ci siete stati. Vi volevo vicini quando lui se n'è andato ma eravate troppo presi da voi e dai vostri litigi. Volevo qualcuno, ma non i miei amici. Avevo si, bisogno di loro. Ma loro papà, loro c'erano sempre. Io volevo voi. Voi che non c'eravate mai. Era lui ad esserci. Era lui a preoccuparsi se prendevo una nota per un litigio, era lui a conoscermi, lui controllava se nella mia Fottuta vita di merda andava tutto bene. Lui mi capiva. Ha capito che mi ero innamorata ancora prima che io me ne rendessi conto. Lui era tutto. Tutto. Ma ora non c'è più. Ora è 'niente', ma è capace di stare al mio fianco anche senza esserci davvero. Siete stati troppo impegnati a litigare e a soffrire, ma non eravate gli unici perché fosse stato per me avrei rotto tutto quello che passava sotto le mie mani e davanti agli occhi. Avrei volentieri fatto a pugni col cuscino, e mi dispiace dirlo ma mi sono dimostrata più adulta di voi due messi assieme. Non eravate solo voi a portare il peso sulle spalle, c'ero io e c'erano tutte le persone che lo amavano. Anche io non riesco ancora a rendermi conto che se n'è andato, ok? Anche io per sbaglio apparecchio la tavola per quattro ogni tanto, sai? Anche io di notte mi intrufolo nella sua camera per dormire nel suo letto, sotto le sue coperte, tra il suo profumo. Anche io chiudo gli occhi la notte consapevole che anche domani non lo rivedrò. Tutti. Ci siamo tutti nella merda. E ci siamo arrivati insieme. >>




<< Stoessel si sente bene? >> un senso di nausea mi colpì dritto allo stomaco. Tutto in quel momento mi ricordò Francisco, i maschi che parlavano di calcio, e persino la professoressa che ci spiegava il corpo umano. Tutto. Anche quello che non c'entrava nulla. Il mio cuore si bloccò statuario per non so quanto tempo. Deglutii scuotendo vigorosamente il capo. << Ho bisogno d'aria >> e senza aspettare risposta mi alzai procurando un rumore assordante con la sedia e correndo fuori. Chiusi gli occhi serrando le palpebre e posando il capo contro la parete portai una mano al cuore. Il battito cardiaco era accelerato e le lacrime pronte ad esplodere per quanto erano state represse. No. Non avrei pianto, io ero forte. Avvertii una presenza e quando aprii gli occhi mi scontrai con due smeraldi preoccupati. << Adesso basta, ok? Ti ho detto che va tutto bene >> scossi il capo << Non va tutto bene. Va tutto di merda. Qui è tutto una merda. Tutto troppo stretto ed io mi sento soffocare >> confessai troppo sincera sentendo gli occhi pizzicare ed un formicolio allo stomaco. Non ci feci poi così caso, gli occhi pizzicavano di lacrime mancate e trattenute e lo stomaco tremava perché l'uomo che amavo era a due passi da me. << Mi permetti di farti soffocare, ulteriormente, totalmente, allora? >> non feci neanche in tempo ad aggrottare le sopracciglia confusa che sentii la sua presa salda sui miei fianchi. Mi strinse in un abbraccio spacca costole. Così caldo. Così dolce. Così non so cosa. Solo pochi secondi e tornai alla realtà e realizzai che lui mi stava abbracciando. << Il suo profumo, l'odore del suo tocco me lo hai tolto >> trattenni il respiro mentre lui aggrottò la fronte. << Di che parli? >> << Adesso non so più di lui >> avvertii una fitta allo stomaco quando sentii di nuovo la sua presa. Eravamo troppo vicini. Quasi non respiravo, per davvero. << Nessuno ti toglierà mai il suo odore, il suo profumo, il suo tocco o quel che sia Martina. Nessuno, nemmeno toccandoti. Nessuno dei nostri profumi potrà coprire il suo. >> sussurrò tra i miei capelli mentre io posai la testa contro il suo petto, avvertii le sue labbra baciarmi dolcemente tra i capelli. << Me lo prometti, Jorge? >> << Si, te lo prometto >> ci allontanammo all'istante imbarazzati e quasi irritati per quello che stava succedendo tra di noi. << Era questa la tattica, eh? Prendermi da debole. Farmi confessare quando avevo le barriere abbattute >> mi guardò deglutendo. << Smettila di essere così fredda, cazzo. Stai facendo soffrire tutte le persone che ti amano, Candelaria è distrutta >> sentii l'ennesima fitta al petto colpirmi. << Non posso tornare quella che ero è meglio che le stia lontana. Io porto casini. Solo ed esclusivamente casini. Casini. >> scoppiò in una risata. Fredda, distaccata, amareggiata. << Tu Martina porti i casini? Tu non hai idea di cosa sia il casino. Il casino è alzarsi la mattina senza sapere come andrà la propria giornata. Il casino è non sapere dov'è tuo padre e cosa sta facendo. Il casino è non poter più parlare con l'unica persona disposta ad ascoltarti, alla quale avresti raccontato le tue cazzate e figure di merda peggiori. È questo il casino >> << Il casino Jorge, il casino è perdere la persona che si ama. Il casino è non essere amati dalle persone che ti hanno messo al mondo. Quello è il casino >> non aggiunsi altro. Con una brusca spinta lo feci indietreggiare, (dal momento che lui preso alla sprovvista dalla mia affermazione era rimasto basito) e corsi in bagno. Pronta a vomitare la nausea, l'amore, il dolore, le lacrime, il casino, la vita.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


<< It's been a long day without you my friend
And I'll tell you all about it when I see you again
We've come a long way from where we began 
Oh I'll tell you all about it when I see you again
When I see you again >> lanciai una fugace occhiata al soffitto della mia camera e chiusi gli occhi rilassandomi. Ripassai nella testa tutti i momenti vissuti con Francisco e una morsa mi prese allo stomaco. Quella notte, quella notte in cui Martina si era presentata piangendo e singhiozzando davanti a tutti noi per poi svenire, avevo capito tutto. Quella notte tutto ebbe una fine. "Perché il mondo si prende le persone migliori? Perché la brava gente? Perché Fran che era solo un ragazzo? Perché su altre 7 miliardi di persone proprio lui? Perché lui? Perché la persona di cui tutti avevamo bisogno? Perché il ragazzo che ci aiutava sempre nel momento del bisogno? Perché lui e non me? E non uno come me." Era tutto sfocato, e al tempo stesso limpido. Ricordavo a malapena il mio migliore amico, ma il dolore al petto non andava via, continuava a squarciarmi, come se in quel momento qualcuno continuasse a conficcarci dentro un coltello, senza pietà. << Damn Who Knew all the planes we flew 
Good things We've been through
That I'll be standing right here 
Talking to you about another path I 
Know we loved to hit the road and laugh 
But something told me that it wouldn't last
Had to switch up look at things different see the bigger picture 
Those were the DAYS hard work FOREVER pays Now I see you in a better PLACE >> aprii gli occhi di scatto quando avvertii qualcuno portarmi via l'auricolare con un gesto brusco. << Come sei entrato? >> aggrottai le sopracciglia guardando male Ruggero << Ho bisogno di te, eccessivamente bisogno di te >> inarcai un sopracciglio divertito << Sono tutto orecchi >> << Ho intenzione di invitare Candelaria ad uscire. >> << Ma non stavate già uscendo? >> << Beh, no. >> << No? >> << Jorge ci baciamo e basta >> << Ah, capisco. Vuoi fare il prossimo passo, in effetti solitamente te le porti a letto la sera stessa in cui le conosci >> << No >> sbottò lui rivolgendomi un'occhiataccia << Voglio andarci piano. Voglio qualcosa di serio, con lei >> << Stai parlando seriamente? >> annuì vigorosamente rivolgendomi uno sguardo supplicante << Jorge aiutami. Devo chiamarla, ma che le dico? >> << Cosa ti fa pensare che io ne sappia più di te in materia, Ruggè? Guarda che anche io me le porto a letto la sera stessa in cui le conosco per poi dimenticarmene >> i suoi occhi erano troppo limpidi, troppo impauriti per uno come lui. Candelaria era diversa, glielo si leggeva negli occhi. Nessuna traccia di qualcosa di sporco. Sospirai. << Potresti cominciare dicendole quello che senti, cioè si insomma dì quello che vuoi, sii neutrale, te stesso. Punto e basta. >> scrollai le spalle disinvolto. << Anche che ha un culo da favola? >> sghignazzò portandomi a fare lo stesso << No, questo tienitelo per te, e comunque.. >> gli feci segno con le dita di avvicinarsi << Il culo statuario, ce lo ha la Stoessel >> 





POV MARTINA 
La tomba di Fran veniva ricoperta dalla terra e mia madre continuava a piangere senza sosta tra le braccia di mio padre.  "IL MIO BAMBINO, ME L'HANNO UCCISO. IL MIO BAMBINO NON C'È PIÙ" urlava sconvolgendo i presenti e liberandosi dalla presa di mio padre. Mi allontanai di lì richiudendomi in me stessa. Mi appoggiai sotto un albero lontana da tutto e da tutti senza rendermi conto che qualcuno mi aveva seguita. "Stai soffrendo parecchio, eh?!" sorrisi amareggiata "Senti da che pulpito viene la predica" scoppiò in una risata sedendosi al mio fianco. Ci guardammo negli occhi per un tempo indefinito fino a quando entrambi non ci abbracciammo con una violenza mai esistita, come se stessimo necessitando da tempo una cosa del genere. "Lo rivoglio qui con me, Jorge" "Lui è qui. Lui è ovunque Martina" rivolsi una fugace occhiata alle mie scarpe, sentivo di potermi fidare di lui. E poi ne ero innamorata da anni. "Sento un dolore qui.. Al petto, al cuore. Dentro il cuore" dissi indicandolo con una mano. E strofinai i miei occhi stanca. Non avevo chiuso occhio per tutta la notte.








Mi svegliai di soprassalto (dopo 7 giorni senza prendere sonno ero così stanca da addormentarmi) a causa delle urla dei miei. "NON TI VOGLIO PIÙ VEDERE!" gridò mia madre contro mio padre "MARIANA ASPETTA, CHE DIAVOLO TI PRENDE?" "DANNAZIONE NOSTRO FIGLIO È MORTO, E TU ANCORA NON HAI AVUTO UNA REAZIONE ALEJANDRO. NON C'È PIÙ HAI CAPITO? LO ABBIAMO PERSO PER SEMPRE NON LO RIVEDREMO MAI PIÙ" "PENSI DAVVERO CHE A ME NON FACCIA MALE?" "SONO STANCA. NON SEI MAI STATO CAPACE DI DIMOSTRARMI NIENTE, SEMBRA CHE A TE NON INTERESSI. FRANCISCO ERA L'UNICA COSA A TENERCI UNITI ORA NON VOGLIO VEDERTI MAI PIÙ. ESCI DALLA MIA VITA" piansi silenziosamente stringendomi nelle coperte senza allentare la presa sul cuscino. Tremai. Tremai di paura. Ero sola. Non avevo nessuno. Decisa, mi alzai e riempii il mio borsone. Tutto quello che necessitavo. Il mio accendino, le mie malboro, il mio caricabatterie ed il mio IPhone4. Mi vestii di fretta e furia raggiungendo i miei in salotto. "CHE DIAVOLO CI FAI TU SVEGLIA A QUEST'ORA?" sbottò nervosa mia madre "ME NE VADO DA QUESTA CASA" lei rise, di una risata isterica "TORNA IMMEDIATAMENTE IN CAMERA TUA A DORMIRE."  mi innervosii maggiormente, agitandomi come non avevo mai fatto "A DORMIRE? A DORMIRE, MAMMA? PARLI SUL SERIO? NON HO CHIUSO QUESTI BENEDETTI OCCHI PER BEN 7 GIORNI. PENSI DAVVERO CHE NON ABBIA UN CUORE? CREDI DAVVERO CHE NON ABBIA VOLUTO TROVARMI AL SUO POSTO? TI È MAI PASSATO PER QUELLA FOTTUTISSIMA ANTICAMERA DEL CERVELLO CHE CI STO MALE ANCHE IO? CHE L'UNICA PERSONA CHE MI CONSIDERAVA E MI AMAVA DAVVERO IN QUESTA CASA SE N'È ANDATA, CHE NON LA RIVEDRÒ MAI PIÙ? PENSI DAVVERO CHE IO RIESCA A DORMIRE CON LE URLA DEI MIEI GENITORI CHE LITIGANO,CHE VOGLIONO SEPARARSI PERCHÉ NON C'È MAI STATO NULLA, A PARTE FRANCISCO, AD UNIRLI? DIMMI UNA COSA: IN QUESTO ARCO DI TEMPO VI È MAI VENUTO IN MENTE DI PARLARMI PER CHIEDERMI COME STAVO? DI CHIEDERMI SE SOFFRIVO? I MIEI AMICI SONO STATI GLI UNICI A STARMI VICINO. IN PRIMIS JORGE CHE CON ME È STATO QUELLO A CUI LA PERDITA DI FRANCISCO HA CAUSATO MAGGIOR DOLORE VISTO CHE SI TRATTAVA DEL SUO MIGLIORE AMICO. MA A VOI NON VE N'È MAI FREGATO UN CAZZO! IO FRANCISCO LO AMAVO CON OGNI SINGOLA FIBRA DEL MIO CORPO. LO AMAVO DAVVERO. PERCHÉ SI AMA UN FRATELLO. Non ce la faccio più, adesso basta" sussurrai stanca l'ultima frase, e a passo svelto raggiunsi il portone per uscire e chiuderlo alle mie spalle sbattendolo. Vagai per le vie di Buenos Aires senza fermarmi. Mi sedetti quando fui troppo stanca. E poi.. Una voce.. La sua.. Jorge. Lui era l'unico capace di capirmi come Fran. Si bloccò in mezzo la strada arrestando la sua risata, e strattonandomi per le spalle mentre io mi voltai piangendo. "MARTINA?! CHE DIAVOLO CI FAI QUI? E SOLA PER DI PIÙ? NON PUOI STARE IN QUESTO POSTO È TROPPO PERICOLOSO SOPRATTUTTO DI NOTTE. PERCHÉ PIANGI? E QUEL BORSONE?" Guardai il cellulare che stava infilando nei suoi jeans. "Sono andata via di casa" lo abbracciai forte. Lui non reagì, assimilò la cosa e poi mi strinse con le sue braccia forti e possenti "Che intenzioni hai, eh? Dove andrai a stare Martina?" mi rimproverò severo e solo allora capii di essere stata una stupida ed impulsiva ragazzina. "Devo tornare a casa, hai ragione" un sorriso rassicurante si dipinse sulle sue labbra mentre mi porse la mano. "Ti ci accompagno io, va bene? E non obiettare" annuii titubante accettando la sua offerta ed anche la stretta della sua mano. "Adesso, siamo amici?" Domandai rossa in viso mentre lui si voltò rivolgendo una fugace occhiata alle nostre mani intrecciate "No Martina. Io e te non siamo un cazzo." e riprese a camminare.


Quella frase detta così, come se nulla fosse mi aveva fatto raggelare il sangue nelle vene. Jorge non aveva tatto, ma io lo amavo comunque, lo amavo perché in quel momento non si era preoccupato di 'stare attento' a quello che fuoriusciva dalla sua bocca. Lo amavo perché non mi trattava da vittima. Mi resi conto che non era vero che non mi ero mai lasciata toccare da nessuno fino ad oggi, fino all'abbraccio di Jorge. Lui, lui all'inizio per me c'era stato, mi aveva toccata ed io avevo assaporato tutto. Avevo sfiorato il cielo con un dito, a caro prezzo però, perché avrei preferito di gran lunga che Francisco fosse rimasto con me e che Jorge avesse continuato a far finta che io non esistessi. Era questo il problema, io per lui ero la solita ragazzina che si prendeva una cottarella per il migliore amico di suo fratello, lui non sapeva cosa accadeva dentro di me. Non provava quel che sentivo io. Non doveva fingersi indifferente mentre il cuore esplodeva creando fuochi d'artificio. Lui non sapeva. Non sapeva un cazzo, e basta. Su una cosa aveva ragione.. Nonostante gli abbracci e i tocchi il profumo, l'odore di Francisco erano su di me. Vivi e accesi, e solo questo mi ricordò che io ero viva, che io volevo vivere e che lui voleva lo stesso. Mi alzai di scatto dal mio letto e sorpassando la cucina infilai il giubbotto uscendo di casa. Quando avanzai verso casa di Candelaria, la intravidi da lontano. Sorrideva spenta parlando con Ruggero, Mercedes, Lodovica, Macarena, Diego, e Jorge. Quando si accorse della mia presenza, fregandosene degli altri avanzò a passo veloce verso di me. << Ti senti bene, Tini? >> annuii << Ho voglia di vivere, Cande e per farlo ho bisogno di te, e di loro >> con un gesto teatrale indicai tutti gli altri, sorrise. Sorrise come mai l'avevo vista fare e di slancio mi abbracciò. In un primo momento mi irrigidii, poi mi vennero in mente le parole di Jorge e tutto se ne andò a farsi fottere. Ricambiai il gesto con un abbraccio spacca costole, molto simile a quello dato a Jorge. << Torniamo a vivere insieme, allora. >> e con un sorriso che andava da un orecchio all'altro raggiungemmo gli altri, pronte al nostro ritorno.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


<< Quindi sei tornata fra noi? >> domandò entusiasta Lodovica portandomi ad annuire involontariamente. << Perdonatemi. Ho sempre odiato la freddezza. >> << La freddezza è sempre una maschera, una corazza che quasi tutti ci portiamo dietro, Martina >> deglutii alle parole di Jorge, e gli avrei risposto ringraziandolo se il suo cellulare non fosse squillato esattamente in quell'istante. 




POV JORGE
<< Si?! >> dall'altro lato la voce ansimante di mio padre mi fece raccapezzare la pelle. << Jorge ho fatto un casino, sono nei guai fino al collo >> mi allontanai disinvolto dai ragazzi. << Di che tipo di casino parliamo, papà? >> attimi di silenzio regnarono nell'aria. << Mi hanno beccato con addosso 50 grammi di crack. >> << Ancora con quella merda? >> ringhiai furioso tra i denti sperando che gli altri non mi sentissero. << Jorge sono al verde, ed era l'unico modo per mantenere te e le tue sorelle >> davanti a quell'affermazione non mi scomposi minimamente. << Chiamo un avvocato, allora? >> il silenzio tornò a regnare. << Cosa cazzo ti prende ora? >> << Mi prende che non ce l'ho l'avvocato Jorge, e devi trovarne uno tu >> << Me ne occupo io, papà >> << Come sempre, figlio mio. Il peso sulle spalle oramai ce lo hai sempre tu. >> "Blanco, hai finito il tempo" udii una voce gridare contro mio padre. << Perdonami >> sussurrò per poi riattaccare mentre io trattenni il fiato. Non sapevo che fare. Non sapevo a chi chiedere aiuto. << Jorge tutto bene? >> domandò Diego avvicinandosi con gli altri. << Una merda Diego, ma tutto bene >> strinsi i pugni infilandomi il cellulare in tasca. << Cosa è successo? >> chiese allarmato Ruggero. << Il solito. >> li guardai uno ad uno, soffermandomi con lo sguardo su Martina. Era bella da mozzare il fiato. Era troppo. Sembrava preoccupata e nei suoi occhi regnava l'agitazione. Dentro di me sorrisi. Credeva davvero di poter amare qualcuno che non conosceva? Che ingenua. << Devo andare, adesso. Ci vediamo ragazzi. >> e a passo svelto mi avviai in cerca d'aiuto.



<< Non posso Jorge, non posso >> << Per favore, zio >> sospirai guardandolo supplicante << Lo sai che non lo fa con cattive intenzioni >> << Non posso immischiarmi con quella merda >> mi alzai furioso. << Non puoi IMMISCHIARTI con questa merda? Perché secondo te io o lui avremmo voluto farlo, no? Secondo te a lui diverte spacciare droga, sapendo che così ucciderà qualcuno? Non è un gioco. Questa è la vita reale, zio. Ma tu sei il solito uomo senza coglioni >> con uno scatto avanzai verso la porta, aprendola violentemente e la sbattei così forte da far tremare le mura di quella casa. Quando arrivai in strada cominciai a fare avanti e dietro sentendomi impotente come pochi. << Mi spieghi cosa cazzo è successo? >> una voce mi fece sobbalzare. Quella voce. Una voce da angelo. Una voce da diavolo. << Mi hai seguito? >> la rimproverai duramente mentre lei senza battere ciglio incrociò le braccia sotto il seno. << Cosa diavolo è successo, Jorge? >> domandò ancora con uno sguardo di sfida. << Non sono cazzi tuoi >> la guardai negli occhi in quel modo profondo ed intenso. In quel modo in cui sognavo la notte di guardarla, mentre era sotto di me tremante ed in preda agli spasmi. Non ci volle molto a farla spaventare ed imbarazzare, pochi secondi ed i suoi occhi furono sulla strada. Lontani dai miei. Sghignazzai amareggiato << E tu vorresti farmi credere che mi ami? Non hai nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi. >> deglutì << Voglio sapere cosa ti è successo >> << Perché? >> << Perché quando ho avuto bisogno di te, tu ci sei stato. >> trattenni il respiro. << Hanno arrestato mio padre. >> la guardai dritta negli occhi e lei distolse ancora lo sguardo, facendo dipingere di nuovo un amaro sorriso sulle mie labbra. << Per spaccio. >> << E il suo avvocato, non lo ha fatto uscire? >> << È questo il punto Martina, non ce lo abbiamo l'avvocato >> sembrò valutare delle ipotesi e poi mi guardò come se non avesse mai confessato i suoi sentimenti, come se io non sapessi quello che provava, come se non la conoscessi. Come se non mi accorgessi di lei. << Mio padre è un avvocato. >> sgranai gli occhi. << Lo so. Ma tuo padre non andrà di mezzo a questa storia. >> senza ascoltarmi prese il cellulare digitando un numero. Provai a fermarla ma fu tutto vano. << Papà, ho bisogno di te >> abbassò lo sguardo sulle sue dita << ..e me lo devi >>



POV MARTINA
Guardai mio padre avanzare verso di me con uno sguardo duro mentre al suo fianco camminava un uomo che avrà avuto a malapena 40 anni. Davvero il padre di Jorge era così giovane? Gli occhi del messicano al mio fianco invece luccicarono come se Dio fosse appena sceso in Terra. << PAPÀ >> con uno scatto mi superò correndo ad abbracciarlo per poi staccarsi velocemente e rivolgersi a mio padre. << La ringrazio davvero Signor Stoessel non so come avremmo fatto senza di lei >> mio padre guardò entrambi quasi in un modo disgustato e fu quello a farmi scattare un allarme in testa. Mi avrebbe separato da Jorge, da tutto ciò che aveva a che fare con lui. << Tu vieni a casa con me >> con una mossa ben studiata mi strattonò per il braccio senza guardare gli alti due. Come se non esistessero. Stizzita mi liberai dalla sua presa guardandolo male. << Hai sentito papà? Jorge ti ha ringraziato e sono sicura che anche il Signor Blanco l'abbia fatto >> << Oh si, figlia mia. Lo ha fatto. Lo ha fatto dietro le sbarre, in carcere. >> una morsa mi prese allo stomaco. << Andiamo immediatamente a casa >> provò a strattonarmi di nuovo ma non avrebbe vinto. Non quella volta. << Io non sono come te, non giudico gli altri a seconda del posto in cui vivono, papà. E nemmeno Francisco lo fa >> i suoi muscoli si irrigidirono all'istante. Vidi un lampo attraversare gli occhi di Jorge e suo padre guardarlo preoccupato. Mi morsi le labbra. Jorge soffriva come tutti noi, Jorge era come me. Lui non l'aveva superata. Un sorriso amaro si dipinse sulle labbra di mio padre. << Devi smetterla, Martina. Non puoi parlare di tuo fratello al presente. Lui non ritornerà. >> indietreggiai a quelle parole. Mi sentii come investita da un camion, come se mi avessero svegliato con dell'acqua gelida. << Francisco non è il passato. Lui è il presente. E sarà anche il futuro >> << No ti sbagli >> << Non sarà una cosa così stupida a dividermi da mio fratello. Non sarà la sua morte a vincere su di noi. >> "La sua morte." Quella frase continuava a rimbombare nelle mie orecchie. << Francisco è ancora vivo. >> e senza aspettare oltre corsi via da lì. Via dalla consapevolezza che Fran non mi avrebbe più stretta tra le sue braccia, via dalla consapevolezza che la notte non mi sarei rifugiata e accoccolata a lui per battere le mie paure. Non so come mi ritrovai in spiaggia. Non so nemmeno perché stesse piovendo. So solo che caddi rovinosamente per terra dopo aver preso in pieno un sassolino. So solo che caddi in ginocchio. So solo che due braccia mi strinsero forte. So solo che quelle braccia appartenevano a Jorge. So solo che il mare era in tempesta, proprio come me. So solo che quando mi voltai a guardare negli occhi Jorge scoppiai a piangere. So solo che piansi per ore e che lui mi tenne stretta a se, senza lasciarmi sola nemmeno un secondo, proprio come Fran. Singhiozzai ed urlai senza ritegno, senza freni. Ma lui non parlò. Continuò a stringermi, e quando qualcosa bagnò il mio viso mi resi conto che non era la pioggia. Era Jorge. Jorge stava piangendo con me. 




POV JORGE
Aveva smesso di piovere ed io e Martina non ci eravamo ancora rivolti la parola, da poco avevamo smesso di piangere e adesso lei era tra le mie braccia. Il suo viso poggiato contro il mio petto. Il suo corpo avvolto dal mio. Guardai il mare e le sue onde calme, aveva smesso di piovere ed un bellissimo arcobaleno faceva da sfondo a tutto. Mi irrigidii deglutendo vistosamente quando avvertii il naso di Tini carezzarmi il collo. E soprattutto quando sorrise ed i suoi denti graffiarono in modo affilato la pelle in corrispondenza del mio collo. << Hai lo stesso profumo di Francisco >> sussurrò piano Facendomi irrigidire. Mi rilassai all'istante quando avvertii le sue braccia stringermi in un forte abbraccio e la sua testa infossarsi ancora nel mio collo. Sorrisi. << Perché? Lui di cosa sa? >> si staccò veloce guardandomi negli occhi. Sorrideva. Ed i suoi occhi brillavano. << Mi piace quando parli di lui al presente. >> scrollai le spalle << Il passato non esiste quando si tratta di lui, Tini. Il passato non esiste per nessuno, in questo caso. >> sorrise dolcemente e sembrò così bambina e donna allo stesso tempo. << Mi hai chiamata Tini >> arrossii visibilmente sotto il suo sguardo << No >> pronunciai cercando di sembrare freddo e distaccato, ma risultai solo nervoso. << Non mi dà fastidio Jorge, mi piace essere chiamata Tini >> sospirai senza guardarla << Lo sai che questo mezzo rapporto che abbiamo non cambierà le cose tra di noi, vero? Sai che io e te non saremo mai nulla, vero? >> avvertii il suo capo muoversi per annuire. << Basta anche un tuo abbraccio, Jorge. Non sto chiedendo il tuo amore, né lo sto elemosinando sia chiaro. Anche io ce l'ho una dignità >> non si scompose minimamente e fece tornare il suo capo all'altezza del mio cuore che in quel momento batteva all'impazzata. Io Jorge Blanco avevo il cuore a mille, come un ragazzino innamorato. I suoi occhi furono di nuovo su di me. Curiosi, confusi e accesi. Avvertii la sua fronte contro la mia, le nostre labbra erano a pochissimi centimetri di distanza, i nostri nasi si sfioravano e i nostri occhi si cercavano. Sorrisi involontariamente quando ancora una volta non seppe reggere il mio sguardo. << Comunque Fran sa di buono, sa di casa, di famiglia. Sa di protezione. Sai di questo Jorge, sai di Francisco, e non c'è profumo più buono al mondo >> sussurrò per poi allontanarsi e rigirarsi a guardare l'arcobaleno. << Le cose non cambiano, se noi non le facciamo cambiare. >>

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


<< NON VOGLIO SENTIRE RAGIONI MARTINA, NON VOGLIO CHE ANCHE TU FREQUENTI QUEL TIPO SONO STATO ABBASTANZA CHIARO? >> gridò mio padre come se il diavolo si fosse impossessato del suo corpo. << DOVETE SMETTERLA. DOVETE SMETTERLA DI DECIDERE TUTTI PER ME. BASTA. >> gridai alzandomi dal divano su cui ero seduta e trovandomi a pochi passi da lui. << Fa' questo, Frequenta quello, no. No. Io decido per me. >> chiuse gli occhi provando a farmi ragionare e calmandosi un po'. << Martina non mi piace importi le cose, e sai benissimo che io non giudico, perché anche io vengo dalla strada se ben ricordi. >> sussurra calmo, fin troppo. << Ma quell'uomo è stato arrestato per spaccio di droga. >> << C'è un perché a questo papà, solo che a te non importa. A me si invece. >> << Cosa ti lega a questo ragazzo? >> sbottò irritato. << Francisco mi ci lega papà, era il suo migliore amico. Passavano tutto il tempo insieme, credi davvero che Jorge sia il solito delinquente? >> << Non posso crederci figlia mia. Non posso credere che alla tua età esistano ancora delle ragazzine così ingenue. >> annuii << Vuoi sapere cos'altro mi lega a lui, papà? >> mi bloccai per pochi secondi. << Quel ragazzo, quello che tu chiami delinquente, quello che consideri il figlio di un carcerato, quello che tu disprezzi, quello.. Quello è l'uomo che amo >> a quelle mie parole lo vidi portarsi la mano al cuore in un gesto abbastanza teatrale e poi avanzare verso di me. << Senti, quel ragazzo, lui, a quelli come lui non interessa innamorarsi >> << Che ne sai tu, eh? >> continuai stizzita << Sai cosa pensi tu, papà? Pensi che il suo unico scopo sia portarmi a letto e mi credi così stupida ed ingenua se credi che gli aprirò le gambe. Tu non capisci. Lui non è uno senza scrupoli. Fa di tutto per me, piuttosto mi fa soffrire come cani ma mi tiene lontana, mi invoglia a non Amarlo, mi chiede di disprezzarlo, mi rivela di essere il peggiore ma io papà, io ho accettato la sua parte peggiore prima ancora di conoscerlo. >> e senza aggiungere altro mi rinfilai il giubbotto lasciandolo lì, in salotto, solo, pensieroso ed inerme.



POV JORGE 
Stavo aggiustando i mille fogli sparsi sulla mia scrivania quando con un tonfo sentii la mia porta aprirsi. Sobbalzai sul posto girandomi e sorridendo divertito. Convinto di trovarmi come al solito a pochi passi, Ruggero. Ma non fu così. << Dammi un buon motivo. >> il suo fiato era corto, le sue guance arrossate, gli occhi gonfi e il viso stanco. Stava ancora piangendo. Martina rimase lì sull'orlo della mia porta come sull'orlo di un precipizio. Mi guardava con ardore, e quasi mi sentii in dovere di distogliere lo sguardo per non intimidirla con l'intensità che aleggiava nei miei occhi quando lei era con me. << Sei impazzita, per caso? Di cosa parli? >> << Dammi un buon motivo per smettere di amarti, per sempre. >> le mie mani divennero deboli. Deboli come quelle di una ragazzina. << Non ti amo. >> i suoi occhi luccicarono e qualcosa ci si spezzò dentro. << Non è un buon motivo >> << Non mi conosci >> azzardai << Ti conosco più di quel che pensi >> scrollai le spalle. << Non me ne vengono in mente, al momento >> << Voglio farti innamorare di me >> scoppiai nervosamente a ridere. << Ma io non voglio >> avanzò verso di me senza esitazioni. << Vuoi sapere perché non ti guardo negli occhi? >> tacqui osservandola mentre si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e faceva rispecchiare i suoi occhi nei miei. << Perché quando guardi negli occhi una persona ci fai l'amore, ed io non sono pronta a fare l'amore con qualcuno che non mi ama. >> pensavo se ne sarebbe uscita con una di quelle frasi del tipo: "Hai uno sguardo troppo profondo" forse fu questo a spiazzarmi. Nei suoi occhi spiccava la sincerità. << ..e si Jorge, hai anche uno sguardo troppo profondo, che io non sarei mai capace di reggere. Ma ci farei l'amore, no? Ci farei l'amore con i tuoi occhi ad ogni ora. Non puoi sentire il mio corpo fremere, ora. Non lo sento il mio cuore battere, adesso. Non avverti il magone allo stomaco. Dammi la mano, Jorge. >> senza esitazioni continuò ad avanzare per poi posare la mia mano all'altezza del suo cuore. << Senti come batte? Sta dicendo il tuo nome. >> deglutii guardandola a pochi passi da me. Così bella, piccola e cresciuta allo stesso tempo. << Che cosa vuoi da me, Martina? >> << Nulla. >> << Non mi sembra >> << Voglio farti capire cosa provo. Voglio solo farti ficcare in quella testa di cazzo, Jorge che io sono davvero innamorata di te. Non del migliore amico di mio fratello, ma di un ragazzo come tanti. >> << Che ti porterà alla rovina >> << Voglio essere rovinata da te, Jorge. >> stavo per ribattere, e probabilmente dopo averlo fatto l'avrei sbattuta contro il muro per poi farla mia, ma la porta della mia camera si aprì.



POV MARTINA
Gli occhi di Jorge sembrarono schiarirsi. Quell'ardore sparì quando la porta si aprì e quando mi allontanai da lui voltandomi vidi una bambina bellissima. Gli occhi verdi, tali e quali a quegli di Jorge, labbra carnose. Avrà avuto all'incirca sette- otto anni, un colpo mi arrivò dritto al cuore quando vidi la sua testa liscia e lucida. Sembrava stanca e per poco le lacrime non mi resero ancora debole. Le sorrisi piano mentre lei ricambiò per poi guardare l'angelo al mio fianco. Sembrava avesse smesso di respirare. << Jorge giochi con me? >> alle sue spalle una ragazza di all'incirca 20 anni la prese subito in braccio. << Jazmine è ora di riposare. >> << Ma l'ho appena fatto. >> << Sei stanca, Jaz? >> la guardò attentamente mentre la piccola sbadigliò << Un po' >> fece segno con le dita. << Vieni con me, allora >> le sorrise piano, cauta. << Saluta Jorge e la sua amica >> << Ciao Jorge e la sua amica >> il mio cuore aveva riaccennato a battere da pochi secondi. Quando uscirono dalla stanza lui teneva lo sguardo basso. << Io.. >> << Tu non mi conosci, Martina. Ecco tutto. >> << Ma voglio conoscerti >> ribattei acida, quasi. << Io voglio amarti >> << Sono le mie sorelle. Quella più grande era Jennifer e l'altra Jazmine. Ha otto anni ed ha la leucemia. >> il mio cuore perse ancora un battito, perché una cosa era pensarlo, un'altra ben diversa averne la conferma. Deglutii. << Le cure sono molto.. Costose e quindi mio padre fa dei "lavoretti" in più per pagarle >> lo guardai dritto negli occhi. << Sai che c'è? Che in questo momento anche se non mi ami ho bisogno di guardarti negli occhi. Ho bisogno i fare l'amore con te con gli occhi e so che anche tu lo vuoi >>


POV JORGE
Avrei risposto volentieri che l'amore con lei lo avrei fatto diversamente che con gli occhi. Si, magari anche con quelli. Ma avrei preferito di gran lunga affondare in lei in quel momento. In lei che sembrava così sicura e forte. In lei che aveva capito tutto. In lei che mi capiva e che aveva accettato le mie parti peggiori. Continuò a guardarmi dritto negli occhi senza più smettere. << Ti farò innamorare, Jorge. Perché tu lo vuoi quanto me. >>

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


<< Parlamene >> Martina mi carezzò piano un braccio guardandomi dolcemente. Da quel giorno in cui era entrata come una furia in casa chiedendomi di darle un buon motivo per smettere di amarmi, da quel giorno in cui aveva conosciuto le mie sorelle avevo smesso di allontanarla, di respingerla. Avevo gettato la maschera. Guardai il pavimento seduto sul mio letto rivolgendo un'occhiata fugace al suo viso. << Non c'è molto da dire >> scrollai le spalle << Jazmine, ha la leucemia da un bel po'. I dottori dicono che non tutto è perduto, perché si insomma il.. Il male che ha non è molto aggressivo ma bisogna pur sempre tenere conto che il suo corpo potrebbe reggere meno a differenza di quello di un adulto. Ha solo 8 anni. >> annuì continuando a passare la mano sul mio braccio << Tasti i miei bicipiti, eh? >> sghignazzai mentre lei avvampò staccandosi. << No, certo che no. Non sono quel tipo di ragazza. >> << Ah no? >> domandai avvicinandomi a pochi centimetri dal suo viso. Deglutì << No. >> avvolgendo un braccio intorno alla sua vita la sollevai portandola al mio fianco. << Sei sicura? >> sussurrai ancora, roco. Cominciò a sbattere le palpebre guardandomi con quegli occhi da cerbiatta così innocenti e eccitanti al tempo stesso. Mi avvicinai sempre di più fino a quando non finì distesa sul mio letto. Posai la mia mano vicino al suo fianco sinistro imprigionandola. << Rispondi Martina. Sei sicura? >> << Ehm.. Forse è il caso che vada ci vediamo, domani? >> con uno scatto provò a liberarsi dalla mia presa. << Stesso luogo o stessa posizione, Stoessel? >> quasi avvertii il suo cuore battere. Era così bella con le guance arrossate ed i capelli tutti arruffati, per la piccola lotta che c'era appena stata. A mia sorpresa, si alzò avvicinandosi a due centimetri dalle mie labbra infilando entrambe le mani nelle tasche dei miei jeans, per farmi deglutire ed eccitare indisturbato. << Stesso luogo, stessa posizione, Blanco >> con la sua piccola mano spostò il mio viso di lato lasciandomi un misero, leggero e quasi inesistente bacio sulla guancia. << Salutami Jaz, Jennifer e tuo padre, mi raccomando >> sorrise soddisfatta uscendo dalla mia camera mentre io rimasi lì, impalato sul mio letto. Provocare? Era nel DNA di quella ragazzina.



La porta si aprì con uno scatto qualche ora dopo e vidi il mio migliore amico saltellare felice come una femminuccia. << Ruggero ti senti bene? >> << Domani sera ho il mio primo appuntamento con Cande >> << Fantastico >> gli sorrisi battendogli un pugno sulla spalla con finto entusiasmo, facendogli prontamente roteare gli occhi. << Sei odioso, Blanco. Quoto con Tinita. >> << Ehi, il suo nome è Martina >> a quella mia affermazione entrambi ci guardammo confusi. 


POV MARTINA
Respirai a fondo quando tornai per strada, all'aria aperta. Non so come facevo a stargli così vicina, non so chi me ne dava la forza.



"Sei strana" bofonchiò Candelaria guardandomi attentamente, quando mio fratello si alzò da tavola per prendere da bere "Va tutto bene" risposi calma. "No, no che non va tutto bene." Si girò a guardare Mechi "Lo vedi come fa? Sembra fuori dal mondo!" "STO BENE" ribattei quasi acida. "Non è vero, sono mesi che sei scostante e mangi poco quanto niente" trattenni il respiro. La bomba andava sganciata. Fran era ancora in fila, aspettando di prendere la sua bibita. Sentii un vuoto sotto di me. "Credo di essermi innamorata" quello che seguì furono facce sorprese, sguardi intensi. "Lo sapevo" tuonò la rossa guardandomi "E so anche chi è il colpevole" "Ma non è importante sapere questo" la incitai calma. "Ma.." "Non mi va di parlare di lui, d'accordo?" continuai irritata "Scusami" abbassò il capo. Appoggiando una mano sulla sua spalla le feci alzare lo sguardo "Scusami tu.." mi alzai per raggiungere l'atrio vuoto della scuola. Mi avvicinai al mio armadietto sbattendoci all'indietro la testa, lentamente scivolai giù fino a ritrovarmi rannicchiata per terra. Indifesa, come non mi sentivo da anni. Strinsi le gambe fino al mio petto, abbassai la testa fra le ginocchia e chiusi gli occhi. Gli riaprii subito dopo portandomi una mano all'altezza dello stomaco. Cominciai lentamente a contorcermi dal dolore. Ma non quel dolore vero e proprio. Non quello che non avevo. Non quello che senti durante la settimana peggiore di ciclo mensile che ti possa capitare. Un dolore peggiore. Oserei dire lacerante. Un dolore che non c'era, ma che mi procuravo da sola. Scossi il capo, quasi a voler scacciare quella sensazione troppo forte per una ragazzina di soli 14 anni. Jorge mi piaceva da molto più tempo, ma solo in quel periodo capii che non era più la mia prima cotta. Lo avevo capito grazie a Francisco. Cercai di trattenere le lacrime, a ripetermi la frase: 'Non qui'. Ed era una cosa orrenda, ma volevo che la Martina forte esistesse, volevo che fosse presente, che vivesse ancora in me. Da lontano vidi Jorge, serrai i pugni e strinsi più forte la presa intorno allo stomaco. Faceva più male quando lo vedevo. Mi corse incontro, senza prendere respiro, preoccupato, ansioso, ansimante. "Tini, eravamo tutti preoccupati, pensa che Cande e Mercedes hanno litigato per chi avrebbe dovuto raggiungerti, alla fine tra i due litiganti il terzo gode" sorrisi involontariamente "Stai bene?" "Sono forte". Era un modo diverso per non dire che stavo male. Era un modo diverso per dire che non mi era dovuto stare male o soffrire. "Che significa?" "Nulla, assolutamente nulla" "Hai bisogno di staccare un po' la presa?" "Decisamente" "Ti va un giro in moto per tutta Buenos Aires dopo la scuola fino a dove ci porterà il vento?" non avrei dovuto accettare visto che lui era il motivo della mia sofferenza "Sicuro" ma lo era anche della mia felicità.

Scossi il capo ridestandomi dai miei pensieri e ritornai a casa. Quando aprii la porta, rimasi con le chiavi a mezz'aria accorgendomi dei miei genitori, che con un viso duro e freddo mi guardavano seduti sul divano, a braccia conserte. << Dobbiamo parlare. >> << Non ne ho voglia >> risposi secca e brusca cercando di andare in camera mia. << Martina non puoi fare così, siamo pur sempre i tuoi genitori. >> risi. Di una risata isterica. << I miei genitori, dite? Non ci siete mai, cazzo. Quando ho bisogno siete sempre troppo indaffarati. >> << Senti, quel ragazzo non ti porterà a nulla di buono. >> << Oh no, no. Sapevo voleste andare a parare a Jorge, lui non c'entra niente con voi. Non lo conoscete. Non ha un briciolo di cattiveria. Lui sa cos'è la vita, ed io voglio imparare da lui. >> provai ad avanzare ma entrambi mi bloccarono il passaggio. Stizzita rivolsi lo sguardo alla parete alle loro spalle. << Lui ha vissuto Martina, esatto. Come puoi pretendere di imparare la vita da lui? Sai cosa implicherebbe? >> i loro toni erano abbastanza bruschi e alti. << Implicherebbe che dovrei donargli tutta me stessa? No, perché l'ho già fatto, se vi interessa >> gli sguardo fieri che mi lanciavano sempre scomparvero per essere occupati dalla delusione. Non seppi nemmeno io per quale motivo raccontai quella bugia. << Voglio andarmene di qui. >> riuscii di casa rivedendo quella delusione ad ogni passo e scoppiai a piangere. Scoppiai a piangere, perché loro erano pur sempre i miei genitori. 



POV JORGE
La porta della mia camera si aprì ancora in quel modo brusco, in quel modo che mi rivelò che alle mie spalle ci sarebbe stata Martina. E così fu. << Voglio te, Jorge. Sono stanca di scegliere tra te e loro. Io voglio te >> ripeté con gli occhi gonfi, tremante ed ansimante. Deglutii sedendomi sul letto e facendole segno di sedersi al mio fianco. << Cosa è successo? >> << Vogliono separarmi da te >> << Lo fanno per il tuo bene >> risposi cauto. << No, così mi fanno solo del male >> piagnucolò come una bambina. Le sorrisi piano, di sfuggita, carezzandole una guancia. Senza accorgermene finii per premere il mio corpo contro il suo. Chiusi gli occhi respirando a fondo. << Voglio sentirti. >> tremò sotto di me, avvampando di colpo. << A cosa saresti disposta per avermi, Stoessel? >> sussurrai roco contro il suo orecchio. << A più di quel che credi, Blanco. >> sorrise maliziosa guardandomi negli occhi. Fu quello a mandarmi in estasi, completamente. La porta si spalancò ed immediatamente mi staccai, grattandomi nervosamente la nuca. << Martina! >> Jazmine saltò sulla bellissima creatura seduta al mio fianco con ancora quel colorito scarlatto e la strinse a se. << Ciao piccolina >> ricambiò lei la stretta mentre io sorrisi passandomi la mano destra nei capelli. << Jorge? >> mi richiamò la mia sorellina seduta sulle gambe di Martina. << Mh? >> << Voglio uscire, mi porti al parco? >> mi morsi la guancia dall'interno senza sapere che fare. Jennifer non sarebbe stata d'accordo. << Certo che si >> fu la ragazza con gli occhi da cerbiatta a prendere coraggio. << Vatti a vestire tesoro >> Jaz saltellò per tutta la camera abbracciandoci in una stretta quasi soffocante, nonostante la sua debolezza. Appena uscì dalla camera fece la sua entrata Jennifer. << Sei impazzito, Jorge? La porti al parco? Lo sai benissimo che non è il caso >> tuonò con la voce bassa e tremante. << Jennifer, lui non c'entra sono stata io. So che lo fai per il suo bene, ma non potete tenerla segregata in questa casa, ha bisogno di vedere il mondo >> << Mi fido di voi, ragazzi >> annuì lei uscendo dalla porta. 


POV MARTINA
Scivolai giù dal muretto, rannicchiandomici contro e stringendo una mano intorno al mio stomaco. "SI PUÒ SAPERE COSA CAZZO TI PRENDE, MARTINA?" "MI CHIEDI COSA MI PRENDE JORGE? DICI DI CONOSCERMI MA NON CAPISCI UN CAZZO. NON LO VEDI COME MI TREMANO LE GAMBE? COME SUDANO LE DITA? COME LE PAROLE SI BLOCCANO IN GOLA? NON LO VEDI COME SORRIDO QUANDO SONO CON TE E COME MI SPENGO QUANDO VAI A SCOPARTI ALLEGRAMENTE LUDMILLA FERRO NEI BAGNI DELLA SCUOLA? NON LO VEDI CHE SONO FOLLEMENTE, PERDUTAMENTE, ETERNAMENTE, TOTALMENTE INNAMORATA DI TE?" Silenzio. Solo silenzio.


<< A che pensi? >> mi domandò Jorge quando arrivammo al parco. Scrollai le spalle. << Al passato >> << Goditi il presente, Martina >> sorrise dolcemente per poi rivolgere quel sorriso a Jazmine. Quando ci sedemmo nel prato lei non si mosse di un millimetro. << Perché non vai a giocare con gli altri bambini? >> << Perché loro sono belli, Jorge >> << Anche tu lo sei >> intervenni confusa carezzandole una guancia. La luce del sole la illuminò rendendola se possibile ancora più dolce ed angelica. << Ma io non ho i capelli >> sussurrò paonazza in volto e triste. << Sai che c'è Jaz? >> le sorrise il Messicano guardandomi per poi ritornare con l'attenzione su di lei. << Detto tra noi, tu sei più bella. >>

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


POV MERCEDES
Mi rannicchiai contro la spalliera del mio letto mentre avvertii ancora quelle forti fitte allo stomaco. Il mio cuore sembrava non battere più. 



"Non è come pensi" "Si Francisco. È come penso. Tu non vuoi cambiare." "Perché non vuoi accettarmi così come sono?" "Io ti accetto. Lo accetto perché credo di amarti da quel benedetto giorno in cui hai piantato i tuoi occhi nei miei, ma sapere che domani mattina potresti essere nel letto di un'altra è straziante." "Non voglio essere nel letto di una qualunque. Voglio stare nel tuo. Con te. Ogni notte." sussurrò mentre il mio stomaco cominciava a formicolare. "Perché hai scelto me? Cos'ho io?" "Perché sei Mercedes, ecco perché ti ho scelta. Hai sempre quel sorriso del cazzo, quel sorriso che io cerco in ogni singola persona. Sei sincera, diretta e traspari vita da tutti i pori." "Questa non è una giustificazione." "Ho scelto te perché mi hai fatto innamorare, Mercedes." Piantò i suoi occhi nei miei. "E non tutti sono bravi a farsi innamorare. Certo, questo talento ce lo abbiamo tutti. Ma tu, tu sei stata capace di farmi stringere e contorcere lo stomaco, di reggere il mio sguardo, di farmi sorridere quando non volevo. Se sono così pieno di vita, è a te che lo devo." "Sei venuto qui, arrampicandoti alla mia finestra nel bel mezzo della notte per questo?" Scosse il capo "Sono venuto qui per Prenderti una volta per tutte. Stanotte voglio fare l'amore con te, e spero che anche tu lo voglia. Stanotte voglio dimostrarti che ho scelto te." Annuii "Allora Fran, salta quella finestra e vieni qui sul letto a dimostrarmi che hai scelto me."



<< MERCEDES, MERCEDES >> solo in quel momento mi accorsi che stavo gridando e piangendo, singhiozzando. Lanciai una fugace occhiata a mia madre che aveva sul volto un'espressione terrorizzata e poi guardandomi allo specchio notai quell'imperfezione che mi accompagnava da tempo oramai. Terrore, panico, perdita. << Tesoro, stai bene? Come ti senti? >> scostai via le sue mani in un modo brusco e violento. << Non voglio essere toccata. Lasciatemi il pace, per favore. >> i singhiozzi aumentavano, ero quasi incapace di respirare. << Vattene Mamma, per favore. >> continuavo a supplicarla mentre sentivo i battiti del mio cuore continuare ad arrestarsi. << Mer, ho bisogno di sapere come stai. >> << Come vuoi che stia, eh? Come vuoi che mi senta dopo aver perso il primo ed unico ragazzo che ho amato? Tu come ti sei sentita quando hai perso papà? >> fece un balzo indietro. << Stai giocando sporco, figlia mia >> << Non gioco sporco, mamma. Io amavo Fran, e continuo ad Amarlo. Come tu amavi papà. Era per questo che amavo Francisco, perché era come papà. E chi non lo avrebbe amato quell'uomo? >> << Tornerai ad essere felice un giorno, te lo prometto. >> << È questo il problema, voi non capite. Io non voglio andare avanti ed essere felice con qualcuno che non sia lui. >> << Ma lui lo vorrebbe >> << Come pensi che possa permettere a delle luride e viscide manacce di prendere il posto che hanno avuto le sue mani su di me? Come credi che potrei permettere a qualcun altro di sfiorare le mie labbra? Come credi che potrei permettere al mio cuore di eliminare Francisco per aggiungerci il nome di qualcun altro? Pensi che una stupida 'scolorina' o 'cancellatura' possa eliminarlo? >> << No, non penso questo. Ma il tuo cuore è abbastanza grande da permettere a qualcuno di entrarci dentro a fare compagnia a Fran, no? >> << No. >> provò di nuovo a carezzarmi ma io feci un balzo indietro. << È troppo presto, Mà. >> poi mi alzai << Vado da Martina, voglio stare un po' con lei. >> << Ma tesoro, a che serve? Ti chiama ogni sera per sentirti anche quando uscite insieme.. >> << Mamma, più tempo passo con lei e più facilmente la supero. >> annuì << Superarla non vuol dire dimenticarti di lui, ok? Non sentirti in colpa. >> sorrisi amareggiata << Non potrei mai sentirmi in colpa, me lo ha insegnato lui. >>



Quando raggiunsi casa di Martina ad aprirmi fu Mariana. << Oh Mercedes, da quanto tempo bambina >> con uno scatto mi avvolse tra le sue braccia. Inspirai il suo profumo. Sapeva di Francisco. << Non eri con Martina e gli altri? >> scossi il capo ridestandomi dai miei pensieri. << No, oggi ero a lezioni di ballo >> mi ritrovai confusa quando davanti agli occhi si materializzò l'immagine del dolce viso di Xabiani, ovvero il ragazzo con cui da 2 mesi a quella parte facevo coppia fissa a danza. Mariana sorrise. << Spero che tu riesca a trovare una persona anche migliore di Francisco, perché te lo meriti. >> tossii. "Impossibile" fu il mio unico pensiero << Martina dovrebbe arrivare a momenti. Solitamente quel cafone l'accompagna verso quest'ora. >> grugnì acidamente << Mari, Jorge non è affatto un cafone. >> << Non ha nemmeno il coraggio di entrare in casa. Un po' di buone maniere, cavolo. >> sorrisi << Lo fa per il rispetto vostro e di vostra figlia. Si sente già colpevole di aver portato astio nella famiglia. >> scrollai le spalle. << Tutti credono che sia un attaccabrighe, uno che se ne frega, ma per chi lo conosce sa che non è così. Ha tentato invano di mantenere Tini lontana da lui. Ma è una cosa impossibile. Primo perché lei è testarda, secondo perché sono come due calamite. >> << Credi quindi che il suo unico intento non è.. >> scossi il capo << Se devo dirla tutta, secondo me non hanno nemmeno 'consumato'. Jorge è un tipo libertino si, ma le ragazze innocenti come Tini non le sfiora con un dito. >> in quell'istante la porta si aprì. << MAMMA, PAPÀ SONO TORNATA. CORRO DI SOPRA A CHIAMARE MECHI >> << Sono già qui >> << Oh cognatina >> sorrise correndomi incontro per stringermi forte. << Non smettere mai di chiamarmi così, chiaro? >> << Chiarissimo >>




POV MARTINA
<< Ah, la piccoletta adesso si dà ai pigiama party. >> sghignazzò Jorge disteso nell'erba verde del parco. << Quante volte ti devo dire di non chiamarmi piccoletta? >> tuonai acidamente picchiettandogli due dita in testa. << Perché? Non sei una piccoletta? >> sussurrò roco a due passi dalle mie labbra, e con un braccio mi avvolse la vita Facendomi finire su di lui. << Preferisci che ti chiami piccola? >> il sangue ribollì nelle mie vene a causa del suo timbro di voce roco. Deglutii mentre lui prese lentamente a carezzare il mio pomo d'Adamo. << Sono preoccupata per Mechi >> << Perché? >> continuò senza esitazione a fare quello che stava facendo. Non voleva darmi tregua. I brividi percorsero tutta la mia schiena, dandomi poca lucidità. << Ieri è venuta a casa e aveva pianto. Lei è convinta che io non me ne accorga, ma sta davvero troppo male Jorge ed io ho paura. >> << Non devi aver paura >> sussurrò in tono rassicurante prendendo a disegnarmi le labbra. Entrambi lanciammo uno sguardo alle sue dita che si muovevano calde sulla mia bocca. << No? >> sussurrai con voce tremante. << No >> in un attimo le sue labbra furono sulle mie. Non ci capii molto. Partì sfiorandole piano per poi farle contorcere affamate con le sue. Il mio cuore batteva forte a stretto contatto con il suo. Non riuscii quasi a respirare tanto fu forte la complicità e l'intensità di quel bacio. Sapeva di menta e tabacco. Timidamente cominciai a prendere confidenza con lui e ricambiai il bacio infilando una mano nei suoi capelli, e tirandone piano le punte. Quando ci staccammo guardandoci negli occhi le sue labbra erano gonfie ed arrossate, ed ero più che sicura che per me fosse lo stesso quando lanciò uno sguardo alla mia bocca per poi sorridere. Sentivo le farfalle svolazzare ovunque, non solo nello stomaco. Ed i nostri occhi stavano facendo l'amore senza freni. Eravamo circondati da persone. Da bambini o adulti. Ma esistevamo solo noi in quel posto. La magia era intorno a noi. << Stiamo facendo l'amore, adesso. >> sussurrò carezzandomi una guancia. << Perché entrambi vogliamo fare l'amore, Jorge. >> risposi con lo stesso tono basso senza distogliere lo sguardo dal suo. << Questo non cambierà niente tra di noi, lo sai, vero? >> sorrisi. Sorrisi e lui fece lo stesso. Perché entrambi sapevamo che quello era il suo modo per dirmi che sarebbe rimasto con me senza andarsene. Perché entrambi sapevamo che non ero più solo la sorella del suo migliore amico. In quel momento diventai Tini. Diventai la ragazza dagli occhi da cerbiatta che lo aveva fatto sorridere come un Coglione e che lo aveva conosciuto davvero. << Non aspettavo di sentirmi dire altro, Blanco. >> 




POV MERCEDES
Respirai a fondo affidandomi nelle mani di Xabiani che con il sorriso sulle labbra cominciò a muoversi. << Tutto bene? >> chiese ad un tratto fermandosi. La stanza era vuota dal momento che entrambi ci stavamo allenando per una gara che ci sarebbe stata a fine anno. << Si. >> risposi freddamente facendogli corrugare la fronte. << La smetti di essere sempre così stronza? >> << Senti, possiamo provare? >> << No. >> << Smettila, ho da fare dopo. >> si sedette sulla panca di fianco allo specchio cominciando a sorseggiare dalla sua bottiglia d'acqua. << Perché sei così? Cosa ti è successo? >> sobbalzai sul posto. << Muoviti Xabiani è tardi >> << Cosa ti è successo? >> ripeté indicando il posto di fianco al suo. << Voglio solo provare, adesso. >> << Prima dovresti parlare e sfogarti, bionda. Sentirsi leggeri è molto più bello. >> << Sei uno sconosciuto >> sghignazzò. << Si, ma questo va completamente a tuo favore perché così potresti dirmi tutto quello che vuoi senza il terrore che io ti tratti diversamente dal solito, no? >> inclinai la testa di lato. << Si chiamava Francisco, o meglio, si chiama. Preferisco parlare di lui al presente. >> annuì indicando ancora il posto al suo fianco ed io scossi il capo vigorosamente. << Abbiamo fatto l'amore la stessa notte in cui ci siamo rivelati l'uno all'altro, avevamo solo 16 anni. O meglio, io ne avevo 16. Lui era più grande. >> mi fermai un attimo provando a trovare la parole giuste. << Non posso descrivertelo. È impossibile descrivere Fran, lui è uno sempre con il sorriso sulle labbra anche quando tutto va male. È quel tipo malizioso che al tempo stesso può sembrare un bambino. Ha gli occhi grandi ed espressivi, le labbra e la mascella serrate quando è incazzato. La tempia pulsante, quando ti sta avvisando involontariamente che faresti meglio a scappare. Ride anche se fai una battuta di merda solo per darti la soddisfazione, come per farti capire che a te ci tiene, che per te c'è. Mi bacia costantemente quasi fino a farci mancare il fiato. Si sveglierebbe anche nel cuore della notte solo per sfrecciare nelle vie pericolose di Buenos Aires e venire da me ad abbracciarmi perché ho avuto uno stupido incubo. E l'incubo Xabiani lo vivo ogni notte. Ogni notte da quando quella sera Martina, sua sorella, nonché mia migliore amica, è corsa piangendo da me e dai nostri amici. Non lo rivedrò mai più, è morto nel modo peggiore che potesse esistere. In un ospedale di merda, circondato dalla tristezza, l'unica cosa che lui odiava, che non voleva affatto. Circondato dalle mura bianche e spoglie e dalle lacrime della gente che lo ha amato. È morto ingrigendo tutto e portandosi via i colori. È morto sperando che noi smettessimo di non sorridere. È morto. Punto. Ed io non voglio parlare al passato, non voglio che i miei amici mi vedano spenta. Non faccio più l'amore ogni notte con lui che si arrampica alla mia finestra come faceva Romeo con Giulietta. La favola è finita ed anche di merda, Xabiani. Non ho avuto il mio lieto fine come tutte le principesse. Ora? Ora sarò la vittima? Mi dirai che ti dispiace? >> << No, ora mi alzerò e se lo vorrai ti stringerò in un abbraccio capace di toglierti il fiato. >> << Smetti di farmi respirare allora, estraneo. >> non se lo fece ripetere, si alzò, mi venne incontro a passo svelto e mi strinse a se togliendomi il respiro, come aveva promesso di fare.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


<< Cosa vuol dire che avete fatto l'amore senza farlo davvero? >> rise confusa Lodovica. Inclinai il capo sorridendo. << Con gli occhi, abbiamo fatto l'amore con gli occhi. >> << Ed è stato bello? >> << Non ho mai fatto l'amore col corpo, ma credo che farlo con gli occhi sia molto più bello. >> << È intenso. Credo di si. Io ad esempio Diego non lo guardo mai negli occhi. È difficile farlo. >> << Semplicemente perché hai paura che lui possa leggerti dentro. >> << Si, sicuramente è quello il motivo. Ma.. Perché tu non hai paura di farti guardare negli occhi da Jorge, allora? >> scoppiai a ridere. << E cos'altro dovrebbe leggere? Sa già tutto di me. Mi conosce meglio di chiunque altro, me compresa. >> << È questo invece è bello? >> << È strano in realtà. >> sussurrai confusa anch'io per poi interrompere i miei pensieri dall'entrata in scena euforica di Candelaria. Io e la mora ci guardammo in faccia per poi scoppiare a ridere e pronunciare il nome dell'italiano. << Ragazze sono super felice >> << Jorge ha baciato Tini, ieri. >> << Ruggero è così carino e dolce e.. COOSA? >> i suoi occhi sembrarono uscire fuori dalle orbite. << QUANDO? >> << Ieri, te l'ho detto. >> << Senti non è cosa di tutti i giorni sapere che la tua migliore amica è stata baciata dal ragazzo che le piace da una vita, ok? >> rispose stizzita la rossa per poi farci scoppiare a ridere ed unirsi alla risata. << Voglio prima sapere di Ruggero >> << Oh ragazze, è così carino con me. Insomma, non sta tutto il tempo toccarmi o a fare battutine stupide. Quando posa le sue labbra sulle mie è calmo. Sembra tutto così strano. >> sorrisi notando la curva che aleggiava sul suo viso bianco come il latte. << L'amore è strano. >>




<< Oh andiamo Jorge, non fare l'idiota. >> ridacchiai sistemandomi il cappellino di lana sulla testa ed avvolgendomi una sciarpa intorno al collo. << Vuoi dirmi che non vorresti toccare i miei addominali? >> mi raggiunse con una piccola corsetta. << Diciamo che ho di meglio da fare nella vita >> << Quindi se te lo permettessi non mi toccheresti, piccola? >> trattenni a stento un sorriso e gli feci segno con l'indice di avvicinarsi. << Detto tra noi Blanco: "Credo che a te non dispiacerebbe se ti toccassi. Non ho bisogno di nessun permesso io" >> sussurrai facendogli un occhiolino e prendendolo a braccetto. << Sembriamo una coppia >> mi voltai di sfuggita a guardarlo. << Vuoi che mi stacchi? >> << No, mi piace. >> << Ah. >> << Sei troppo rigida, Stoessel. Hai bisogno di scioglierti un po'. >> senza aggiungere altro si avventò sulle mie labbra, fermandosi nel bel mezzo del marciapiede, al buio, sotto la luce emanata dai grandi lampioni della città. Timidamente presi ancora confidenza con la sua bocca. << Vuoi tornare a casa? >> sussurrò ad un paio di millimetri da me staccandosi e guardandomi le labbra con insistenza. Deglutii. << Non mi va, a dire il vero. >> << Vieni con me. >> rimasi in silenzio per tutto il resto del tragitto, dopo che mi prese la mano facendo intrecciare le nostre dita. << Sto provando ad essere.. Un tuo amico. >> se ne uscì ad un tratto. Sentii il suo sguardo su di me, ma continuai a guardare la strada davanti a me. << Sei un buon amico, Jorge. >> si fermò pochi passi più in là e aprì la porta di un locale con l'insegna: "LIVE A LIFE."





POV JORGE
"Fran ti stai drogando? Lo sai che a me puoi dire tutto." "La smetti di fare il Coglione, Jorge?" "Che cazzo di locale è questo? 'LIVE A LIFE'?" Lessi scazzato facendogli prontamente roteare gli occhi. "Stanotte ti porto a vivere, amico mio." fece uno dei suoi sorrisetti incoraggiandomi a seguirlo. A metà della festa mi guardò. "Allora?" "Non è male." constatai guardandomi intorno "Scolati un paio di Vodke e abborda una ragazza e vedrai che non toglierai più piede da questo posto" "Se lo dici tu" "Fidati Jorge, questo posto libera la mente dai pensieri negativi."



<< C'è un perché. >> tornai alla realtà guardando Martina seduta ad un tavolino davanti a me. << Eh? >> << C'è un perché, insomma c'è un motivo se mi hai portata qui, te lo leggo negli occhi. >> annuii << Era qui che sparivamo io e Fran. >> abbassò lo sguardo sulle sue mani cercando di nascondere il dolore. << Mi sento in colpa ad andare avanti senza di lui. >> sussurrò piccata. << Se rimanessimo indietro gli spegneremmo il sorriso, ovunque lui si trovi >> le feci notare fingendomi disinvolto. << La parte dell'impassibile non ti si addice, Jorge. >> ridacchiò amareggiata mentre al nostro tavolo si materializzò dal nulla una cameriera. << Ciao Jorge. >> si piegò per lasciarmi un paio di baci sulle guance e mostrandomi così la sua scollatura. Un tempo avrei sorriso soddisfatto, in quel momento invece provai solo fastidio. << Cosa vi porto ragazzi? >> << Per me una vodka. >> annotò sul suo taccuino rivolgendo un'occhiata gelida a Martina. << E a te dolcezza? Vuoi un'aranciata? >> sghignazzò strafottente beccandosi un'occhiataccia, (degna di quel nome), da Martina. << Un mojito andrà più che bene. >> << Se lo dici tu. >> detto questo si voltò andando via e ancheggiando con le gambe. Tini continuò a guardarla per tutto il resto del tragitto fino al bancone e poi si girò a guardare me. << Qualcuno dovrebbe insegnarle a non baciare le persone quando porta il rossetto. >> sbottò acidamente chinandosi a pulirmi le guance con i pollici. Mi persi a guardarla, con i tratti del viso rigidi e quelle guance sempre arrossate e trattenni il fiato. Non sapevo come in quegli anni avessi potuto evitare i suoi occhi. Erano troppo belli da guardare, ti ci perdevi dentro. Ad un tratto si voltò ed io feci lo stesso. Valeria avanzava spedita verso di noi, non ebbi il tempo di registrare altro che le labbra di Martina furono furiose e affamate sulle mie. Molto più intense e diverse dalle altre volte. In un primo momento rimasi interdetto, ma subito dopo ricambiai sporgendomi verso di lei. Quando la bionda tossicchiò fummo quasi costretti a staccarci. Un sorrisetto trionfante aleggiava sulla bocca perfetta di Martina. Rossa, rossa come il peccato. << Ecco a voi >> lasciò i bicchieri sul tavolo sparendo immediatamente ed io continuai silenzioso a guardare Martina. << Che c'è? Tu puoi baciarmi quando ti pare ed io non posso farlo? >> scossi il capo << Non ho detto niente. >> << Meglio >> portò le labbra alla cannuccia ed io la guardai attentamente deglutendo. Mi sentivo una specie di maniaco sessuale, ma erano parecchi mesi che non andavo a letto con una ragazza e lei beveva in quel modo dannatamente sensuale che fosse stato per me avrei alzato il volume della musica per coprire i nostri lamenti, per poi prenderla tra le braccia, sbatterla sul tavolino e prenderla lì, senza pietà o ritegno. << Scommetto che hai fatto molte conquiste qui dentro >> sorrisi malizioso << L'hai letta l'insegna, no? >> questa volta fu lei a sorridere maliziosa ed io sgranai gli occhi quando avvertii il suo piede risalire la mia gamba fino ad arrivar alla coscia e sempre più su. 'Chi era quella ragazza seduta davanti a me? Che ne aveva fatto della piccola ed innocente, Tinucha?' << Immagino, allora. >> deglutii vistosamente, continuando a gustarmi le attenzioni del suo piede e guardandola bere dal suo bicchiere come se nulla fosse. Cominciai a sorseggiare la mia vodka reggendo il suo sguardo da cerbiatta. << Sarà meglio andare, Blanco. Devo tornare a casa. >> sussurrò roca. << Usciamo fra qualche minuto. >> risposi rivolgendole un'occhiataccia. Certamente non era il caso uscire in 'quelle' condizioni. La colpa era sua. Aveva iniziato a giocare, ma anche io ero bravo a giocare. E non sapeva nemmeno in che guaio- pericolo si stesse cacciando. << Sento ancora il sapore delle tue labbra su di me. >> sorrise dolcemente portandomi a fare lo stesso. << E di cosa sanno? >> << Di menta e tabacco. >>




POV MERCEDES
Risi con le lacrime agli occhi dovute al dolore che stavo provando nello sfogarmi. << Voglio sapere di lui. Raccontami qualche aneddoto >> un sorriso mi si dipinse sulle labbra quando tutta la mia vita con Fran mi passò davanti sfrecciando.


Avevo casa libera quel giorno. Preparai un pranzetto leggero mentre ansiosa aspettavo Francisco. "Ciao Amore" il volto mi si illuminò quando, dopo essere andata ad aprire alla porta a causa del fastidioso suonare del campanello, me lo ritrovai di fronte più bello e allegro che mai. "Ciao" sorrisi soltanto perdendomi in lui e schioccandogli un bacio sulle labbra. Sorrise scuotendo il capo e attirandomi per la vita. "Questo non è un saluto, bambolina" senza aspettare oltre si avventò sulle mie labbra, per poi staccarsi ansante e spingere la sua fronte contro la mia. "Questo lo è" e chiudendo la porta e sollevandomi da terra mi guidò fino alla cucina. "Che buon profumino." "Ho preparato i tuoi piatti preferiti." Sorrisi tornando nervosa ed invitandolo a sedere. Scosse vigorosamente il capo aiutandomi a servire tutto nei piatti. Quando facemmo per sederci, lui si pose dietro di me spostandomi la sedia. Scoppiai a ridere. "Scusa amore, ma la parte di gentiluomo non ti si addice, per niente." Sentii le sue labbra accostarsi al mio orecchio e una morsa mi prese lo stomaco. "Mi preferivi ieri notte mentre facevamo l'amore e toccavo i tuoi luoghi più nascosti, vero biondina?" Tossicchiai sconvolta fingendo di non averlo sentito e lo sentii sghignazzare. "C'è qualcosa che non va?" Domandò una volta seduto "Perché?" Deglutii "Sei rigida come non lo sei mai stata." Annuii "Meglio se ne parliamo dopo." Sforzai un sorriso mentre lui annuì confuso e curioso prendendo a mangiare. "Ho un ritardo." Sbottai ad un tratto incapace di tenerlo ancora per me.



Continuai a ridere mentre Xabiani cominciò a seguirmi a ruota. << Non capisco, come è andata a finire? >> << Falso allarme. >> confessai scrollando le spalle e asciugandomi gli angoli degli occhi. << E lui che ha fatto? >> fu in quel momento che tornai di nuovo a ridere fino a scoppiare. << È svenuto, ho dovuto buttargli addosso un secchio d'acqua gelida per farlo rinvenire. >> si unì ancora alla mia risata che cominciava a somigliare molto a quella di un'oca starnazzante. Mi calmai sorridendo come una scema guardando nel bel mezzo del nulla. << Poi si è risvegliato.. >> cominciai cauta << Mi ha guardata.. >> continuai << Mi ha sorriso.. >> sorrisi ricordando la sua immagine come se fosse ieri. << ..e mi ha detto che anche se eravamo giovani, se avessi aspettato un bambino sarebbe stato il regalo più bello che la vita potesse fargli. Mi ha detto che mi amava, mi ha baciata e abbiamo fatto l'amore sul tavolo della cucina. >> << Wow. >> mi girai a guardarlo tornando alla realtà << Mia madre ci ha beccati durante il fattaccio, volevo sotterrarmi. >> entrambi riprendemmo a ridere ed io posai la testa in corrispondenza del suo petto. << È bello parlare con un estraneo. >> << Sai che c'è, bionda? >> << Cosa? >> sussurrai calma. << Che è bellissimo essere un estraneo. >>

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


POV RUGGERO
"Ruggero sei un codardo" sbuffai guardando il moro serio di fronte a me. "Anche tu lo sei stato." Scosse il capo. "Per poco, amico. Io la amavo e lei doveva essere mia." Scrollò le spalle. "Neanche io avevo la certezza che potesse amarmi ed ora è la mia donna" "Per te è stato più facile, Fran. Mercedes è trasparente, a differenza di Candelaria. Lei è così complicata, da farmi girare la testa." sorrise dandomi una pacca sulla spalla. "Deve essere difficile. Altrimenti che gusto c'é? Con Mechi ci litigo in pratica ogni giorno e ad ogni ora, ma basta uno sguardo a farci capire che non potremmo vivere l'uno senza l'altra." Stavolta fui io a sorridere. "Non hai tutti i torti." "Già, non ha tutti i torti." Sobbalzai mentre Jorge avanzò con un sorriso verso di noi. "Da quanto sei qui?" "Abbastanza tempo per sapere che finalmente hai ammesso che la rossa ti ha fatto perdere la testa" mi torturai un labbro come una ragazzina mentre il mio cuore prese a battere all'impazzita. "È bella si. Bella da mozzare il fiato, ma non è quello. Voglio proteggerla, non farla soffrire. Insomma, lei mi porta ad essere un'altra persona, quasi..migliore" ammisi. "No Ruggè, lei ti porta ad essere te stesso" lo sguardo di Jorge si incupì "Va tutto bene?" "Eh? Ah si." Sforzò un sorriso. "Come mai oggi tua sorella non era a scuola?" Fran scrollò le spalle. "Ha la febbre molto alta." "Ma sta bene?" Sia io che il moro ci guardammo confusi aggrottando la fronte. "Jorge, ha la febbre. Ha freddo, poi caldo. Poi le fa male la gola, la febbre le si abbassa, le si alza e così via facendo. È tutta la notte che va avanti così, stanotte ha pure vomitato." "Strano che tu non sia con lei" Fran sorrise "Ha detto che se non la lasciavamo in pace si alzava dal letto per cacciarci fuori dalla sua porta a forza di calci. Sinceramente, non credo ci sarebbe mai riuscita, visto che a malapena riesce a parlare, ma non volevo farla incazzare ed agitare ulteriormente" "Potremmo andare a dare un'occhiata per vedere come sta." "Da quando ti importa di lei, Jorge? Non avevi detto che non volevi storie serie?" Il messicano guardò Fran agitandosi inutilmente. "Voglio solo sapere come sta. I tuoi probabilmente non saranno in casa." Anche se un po' riluttante il moro annuì "Vacci tu, noi rimaniamo qui. Ah..Jorge?" "Eh?" "Sfiora mia sorella con un dito e ti faccio conoscere un mondo nuovo." Minacciò prendendolo per il bavero della maglietta. Poi tutti e tre ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere come dei coglioni.



<< Tutto bene? >> sussurrò Cande stesa sotto di me, con le mani allacciate intorno al mio collo e le labbra rosse e gonfie a causa del bacio che c'era appena stato. Deglutii. << Ti capita mai di pensare a Fran? >> il suo sorriso pian piano si allentò per poi tornare ad allargarsi. << Sempre. >> sussultò quando dolcemente le carezzai una guancia. << Francisco ha lasciato un segno nella vita di tutti noi. >> continuò calma, tranquilla, pacata. << Sai quante volte ero incazzato perché non riuscivo a svelarti quello che provavo e lui sbucava dal nulla Facendomi sorridere? Non faceva niente, eh?! Ma portava la vita. >> cominciò a carezzarmi dolcemente i capelli mentre io mi persi nei suoi occhi. << Lui era la vita. >> poi sorrise di più. << È la vita. >> si corresse. Con un balzo mi avventai sulle sue labbra mentre un tonfo ci fece rendere conto che il mio cellulare era caduto per terra. << Dovresti. Raccoglierlo. >> ansimò tra un bacio e l'altro mentre io ebbi solo la forza di scuotere il capo. << Sto baciando la donna che amo, lo raccoglierò dopo. >> fu un attimo quello in cui si staccò guardandomi sconcertata. << Ho detto qualcosa di sbagliato? >> scosse il capo deglutendo, come se le mancassero le parole, come se le si fossero mozzate in gola. << Hai detto che sono la donna che ami. >> serrai le labbra irrigidendomi. << Non lo ripeterò una seconda volta, bimba. >> scosse il capo ancora carezzandomi una guancia e guardandomi profondamente negli occhi. << Voglio fare l'amore con l'uomo che amo. >>




POV DIEGO
"Sto bene con Natasha, eh?! Ma non so cosa mi prende è che lei.." "Lei non è Lodovica" continuò tranquillo Francisco al posto mio. Arrestai la mia camminata mentre lui si girò a guardarmi in volto sorridendo e con una sigaretta sigillata tra le labbra. "Sei innamorato di Lodovica. L'hai lasciata per questo. Perché il sentimento che provavi per lei era molto più forte di te. Lo odiavi. Ed avevi paura." Ridussi gli occhi a due fessure arrabbiato, perché lui mi conosceva meglio di quanto mi conoscessi io stesso. Era questo il suo talento, o meglio dire il suo dono. Lui capiva tutti. Era una specie di angelo mandatoci dal cielo.  "Non è così" brontolai sedendomi ad un tavolino di un bar. "Si, hai paura dell'amore, Diego. Una paura banale ma allo stesso tempo lecita, la più diffusa direi." "Mi sembra di parlare con mia madre" sbuffai mentre lui rise "Cosa ti aspettavi da me? Vuoi che aggiunga le parole: sesso, scopare, donna, fumo? Siamo umani cazzo, innamorarci è nel nostro DNA" "Cosa vi porto?" Lanciai un'occhiata fugace al mio cellulare connettendomi in rete senza nemmeno guardare in viso la cameriera. 'La vita è ora.' Trattenni il fiato quando vidi la foto di Lodovica che sorrideva tranquilla tra le braccia di un altro. "Qualcosa di forte." "O del coraggio." Rise Francisco Facendomi alzare lo sguardo. "Dici che..?" "Va' da lei, Stronzo" ridacchiò guardando il suo cellulare. "Tanto gli altri stanno per arrivare." "Grazie Fran." "Smettila con i ringraziamenti ed attiva le gambe ed il cuore, se quando torni non sei mano nella mano con lei ti spacco la testa." "Violento." Ridemmo entrambi stavolta. "Quando serve, amico."



POV LODOVICA
"Non c'è bisogno di nascondere che stai soffrendo, è una reazione normale" "E tu che ne sai?" "La prima volta in cui ho litigato con Mechi, se ben ricordi abbiamo rischiato di lasciarci. Stavo per scoppiare a piangere come una femminuccia." Mi voltai a guardarlo "Tu ci sei sempre per tutti noi, perché?" Sorrise "Perché siete i miei amici ed io vi voglio bene, no?" Annuii guardando il vuoto. "Fa male, lo ammetto. Non sopporto che lui mi abbia lasciata." "Va' e fatti riprendere allora, no? Sei una donna, voi femmine avete la capacità di farci ingelosire come pochi sanno fare." "E se non mi rivuole?" "Fidati, ti rivuole." 



POV MACARENA
Francisco Stoessel, era stata la mia prima cotta. Insomma, il primo ragazzo fico che vedi il primo giorno delle superiori, per cui perdi la testa. Gli andai dietro per un paio di mesi, poi tutto cambiò quando conobbi L'onnipotente e bastardo: 'Damien Lauretta'. Fisico d'atleta, labbra perfette, occhi azzurri come il ghiaccio e capelli scuri come la pece. Il tempo sembrava passare troppo velocemente e non mi resi neanche conto della mia seconda cotta che andava crescendo. Fu vedere Damien nei bagni della scuola con una qualunque ad aprirmi gli occhi. Fu quando scappai e Fran mi rincorse che realizzai. Sorrideva pacato. "A quanto pare te ne sei resa conto anche tu, Maca" "Non so di cosa parli" "Lauretta ti sta strappando il cuore." "Oh ma sta' zitto, per favore" tuonai acida alimentando la sua risata mentre al suo fianco comparve Mercedes. Li guardai attentamente. Loro si che erano la rappresentazione vivente dell'amore. Si guardarono per pochi secondi, ed in quell'attimo fuggente conobbi l'amore. Le loro mani si strinsero ed intrecciarono automaticamente e quasi potei avvertire il loro battito cardiaco accelerare. "Cosa devo fare?" "Vivere." In quel momento non capii. Mi bastò vedere Damien passare per capire che vivere equivaleva a smettere di essere debole e tirare fuori tutte le mie forze, per far si che lui si rendesse conto di me. Mi alzai sorridendo. "Dove vai 'Care?" "Vado a vivere."



POV JORGE
Corsi in casa Stoessel salendo frettolosamente di sopra dopo aver posato le chiavi di Fran sul tavolino. Quando aprii la porta Martina era seduta sul letto mentre girovagava tra vari fogli sparsi qua e là e appuntava qualcosa su un quadernetto. Sbuffò portandosi una mano alla fronte e alzando lo sguardo. "Oh fantastico, ci mancava vederlo anche nel delirio assoluto" sbottò sarcastica strappandomi un ghigno. Quando realizzò che non era la sua mente a materializzarmi lì, ma che ci stavo davvero davanti a lei, sgranò gli occhi raccogliendo di fretta e furia tutto ciò che c'era sul letto e nascondendolo in una scatola posta sotto il suo letto. Il suo gesto mi confuse parecchio, ma non ci diedi molto peso. "Che-che ci fai tu qui?" balbettò imbarazzata. Non ci parlavamo molto dalla sua confessione. Ci evitavamo come la peste. "Come stai?" domandai avanzando verso di lei e prendendo la sedia girevole della sua scrivania per mettermi di fianco a lei. "Sto meglio. Ho solo ancora un po' di mal di gola." "E hai caldo o freddo?" sussurrai roco con la bocca asciutta. "C-caldo, m-molto caldo" balbettò cercando di evitare di guardarmi. "Immagino" continuai ad aumentare la dose flirtando spudoratamente con lei. Deglutì senza ritegno e quel gesto la rese terribilmente eccitante ai miei occhi. "Fran è di sotto?" scossi il capo divertito sorridendo malizioso. "Siamo soli in casa, Martina. La cosa non ti dà fastidio, vero?" "N-no, certo che no" continuava a rannicchiarsi contro la spalliera del suo letto, quasi come se avesse paura di me. Ma io lo sapevo che aveva paura solo di se stessa e di quello che stava provando. Sorrisi, inarcando un sopracciglio. "Sembri agitata" constatai ridendo sotto i baffi. 'Certo Jorge, la stai turbando sessualmente' mi ricordò la mia coscienza alla quale non feci caso. "Beh, ti sbagli" controbatté riducendo gli occhi a due fessure. "A che gioco stai giocando, Blanco?" Sorrisi prendendole una mano e con una forza che neanche conoscevo l'attirai, fino a farla finire a cavalcioni su di me. "Al gatto e al topo, Stoessel. Ma non credo che tu ci abbia mai giocato" sussurrai leccando piano il lobo del suo orecchio e facendola sussultare ancora. "Vuoi giocare con me?" Le feci inclinare la testa cominciando a baciarle avido il collo. Gemette contro l'incavo del mio collo, sospirando sommessamente. "Hai giocato con troppe persone a quel gioco, Blanco? Troviamone un altro." Sussurrò prendendomi alla sprovvista e mordendo piano il punto sensibile sotto il mio orecchio. "C'è il gatto e la volpe, quello è più divertente." Infilò una mano tra il cespuglio che erano i miei capelli ed io a stento trattenni un lamento. Ci sapeva fare, eccome. Scese giù a baciare il mio collo e solo in quel momento mi lasciai andare. Le carezzai piano la schiena nuda, attraversando la maglietta che apparteneva al mio migliore amico e quando feci per incontrare le sue labbra, riuscii a malapena a sfiorarle che subito fece un balzo all'indietro mettendosi in piedi. "Che ti è preso, adesso?" Domandai a fatica cercando di recuperare fiato. "Io..io non lo so, ho sentito qualcosa. Qualcosa di strano." Avvampò di colpo lanciando un'occhiata fugace al cavallo dei miei jeans, quando lo feci anch'io per poco gli occhi non mi uscirono dalle orbite. "È una cosa normale" farfugliai cercando di tranquillizzarla e soprattutto di non sembrarle un maniaco. "Per quelle come me non lo è." Annuii "Capisco" "Vuoi un succo?" Scossi il capo guardandola attentamente e un groppo mi si formò in gola vedendo le sue gambe nude. Si coprì alla svelta arrossendo più di prima. "Un po' d'acqua andrà bene." Sentii la gola secca e mi costrinsi a distogliere lo sguardo e rivolgerlo altrove. "Bene. Torno subito."



<< Sei irritante. >> guardai Martina confuso. << Eh? >> << Mi fai parlare da sola, Jorge. >> << No, Scusami stavo pensando. >> << E a cosa, se posso saperlo? >> sorrise sforzandosi di capirlo da sola. << Cose mie, Stoessel. >> le sussurrai roco facendola immediatamente avvampare. << Dovrei sapere le cose tue, Blanco. >> << E perché? >> << Perché devo farti innamorare di me. >> il cuore prese un'andata fin troppo veloce e il fiato mi si mozzò in gola. Non volevo smorzare quella situazione, mi piaceva sentirle dire che ero l'unico sotto il quale voleva tremare, che le mie labbra erano le uniche che voleva su di lei, che non avrebbe mai permesso a qualcun altro di occupare quel posto che era solo mio. << Ti ricordi quel giorno in cui sono venuto a casa tua a vedere come stavi, perché avevi la febbre alta? >> deglutì distogliendo lo sguardo. << Si. Non me lo dimenticherei così facilmente. C'è stato il nostro quasi primo bacio. >> << Eri così fottutamente rigida e calda al tempo stesso. >> pensai ad alta voce. << Ero spaventata, Jorge. Tu hai sempre avuto ragazze migliori di me. >> scossi il capo. << Io non ho mai avuto nessuna ragazza, Tini. E soprattutto non sono mai stato di nessuna..finora >> << Che vuol dire finora? >> << Nulla di importante, piccola. >> e senza aspettare oltre l'attirai a me baciandola nel bel mezzo della strada. Non mi importava degli sguardi sprezzanti o sconvolti che ci lanciava la gente. Io avevo bisogno di sentirla mia in quel momento, nonostante il nostro 'rapporto' fosse un tipico cliché della ragazza dolce e perfetta che si innamora del caparbio, pieno di problemi che gira con un giubbottino di pelle. << Cosa ci hai trovato in me? >> domandai staccandomi all'improvviso dalle sue labbra mentre lei mi rivolse un'occhiata confusa. Trasalii guardando le sue labbra gonfie e rosse, cazzo che spettacolo della natura! << Hai quel qualcosa che io cerco in ogni persona che incontro. Nulla di speciale, ma qualcosa. >>






CIAO A TUTTI!!! 😉
SPERO IL CAPITOLO SIA DI VOSTRO GRADIMENTO. VOLEVO RIPORTARE IL PENSIERO DI QUASI TUTTI I PROTAGONISTI, PER FAR CAPIRE ANCHE A VOI QUANTO FRANCISCO FOSSE IMPORTANTE E SPECIALE PER TUTTI 😘
FATEMI SAPERE CHE COSA NE PENSATE, PER FAVORE... Un bacio e alla prossima ❤️

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Sentivo la gola in fiamme ed il mio corpo fremeva mentre gridavo squarciandomi la gola. A farmi risvegliare fu il tocco di mio padre. Gli occhi pieni di terrore, le parole trattenute. << Va tutto bene, piccola mia. >> << Non c'è più, papà. Francisco non c'è più. >> ogni giorno realizzavo sempre di più la cosa ed un dolore lacerante si insinuava in corrispondenza del mio petto per scendere sempre più giù a squarciarmi lo stomaco, quasi come fosse un pugnale. << Va tutto bene. Tutto bene. >> sussurrò ancora quasi come se lui stesso dovesse autoconvincersene. << No, non va bene niente >> sussurrai contro l'incavo del suo collo, stringendo la maglietta del suo pigiama. << Non ce la faccio più, papà. Ho bisogno di riaverlo con me, di rivederlo anche solo per 1 minuto. Ho bisogno di essere rassicurata. So che veglia su tutti noi, ma devo sapere se sta bene ovunque si trovi. >>



POV ALEJANDRO
Erano le quattro del pomeriggio quando da eterno indeciso riuscii a prendere la mia decisione. Afferrai il mio cellulare da sopra la scrivania e premetti il pulsante di chiamata sul nome dell'unica persona a cui non avrei mai chiesto aiuto: Blanco. << Si?! >> << Jorge, sono Alejandro, il padre di Martina. >> sentii silenzio dall'altro lato del telefono e cominciai a parlare. << Puoi raggiungermi in ufficio? È urgente, devo parlarti di una cosa che riguarda lei. >> << Sto arrivando, Signor Stoessel. >> passarono pochi minuti prima che lo vedessi entrare affannato dalla mia porta. Minuti nei quali ripensai a quanto fossi stato stupido ed autoritario ad impedire a mia figlia di frequentare quel ragazzo che mi stava raggiungendo, (nonostante gli avessi detto le cose peggiori al mondo), solo per Martina. << Salve. >> << Ciao Jorge. Accomodati. >> lo invitai con una mano per poi unirla insieme all'altra in corrispondenza del mio mento. << Senta Signor Stoessel.. >> << Dammi del tu e chiamami Alejandro, per favore. >> << D'accordo Alejandro. Se mi chiederai di stare lontano da Martina non lo farò. Ci ho provato una volta e non ha portato a nulla di buono, né per me né per lei. Quindi non farò lo stesso errore per la seconda volta. >> << Capisco, ma devo parlare con te di un'altra cosa. >> << Dimmi. >> deglutii << Martina, la notte.. Non dorme bene, ecco. Ha sempre degli incubi. >> gli occhi di quel ragazzo, che consideravo un criminale fino a poche ore fa, furono attraversati da un lampo di dolore profondo. << Francisco è una ferita che continua a rimarginassi per tutti noi. Cosa ti aspetti? Credi davvero che io non sappia che anche tu la notte lo sogni? So che qualche volta quando sei in riunione o in tribunale ti immagini Fran in un angolo. So benissimo che quando sei sotto la doccia ti scappa di ripensarci e ti accasci a terra. So quanti sforzi sovrumani fai la mattina per alzarti da quel letto e fingere che ti sia passata. È così. È così per tutti, Alejandro. >> guardò la parete alle mie spalle. << Fran ha lasciato il segno, ovunque. Se non è un angelo lui adesso, non credo che qualcun altro potrebbe esserlo mai. >> << Perché? Perché ragazzo? Perché non riesco a fidarmi completamente di te ma riesco comunque a lasciare mia figlia nelle tue mani? >> sorrise << Perché sua figlia è al sicuro con me. Perché io voglio vederla sorridere. E sai perché non ti fidi? Per quello che è successo con mio padre. Lui ha sbagliato, lo sappiamo bene entrambi, ma ne avevamo bisogno. >> << Bisogno? >> lanciò un sospiro profondo deglutendo. << Questa storia non uscirà di qui, Alejandro, sia chiaro. Solo Martina e Ruggero lo sanno. >> si passò la mano destra fra i capelli guardandomi negli occhi. << Mia sorella ha la leucemia. >> trattenni il fiato. << E-e quanti anni ha? >> << Otto. >>  rispose infastidito. << Ora possiamo cambiare discorso? >>





POV JORGE
<< Che combinavi prima che io arrivassi, Blanco? >> sorrise Martina lanciandomi un'occhiata e stendendosi sul divano. << Portavo in soffitta dei vecchi scatoloni. >> << Posso darti una mano se vuoi. >> << Peseranno. >> ovviamente in un istante le sue gracili e piccole mani furono su di me per lasciarmi come ricordo un livido abnorme, sul braccio << Andiamo scemo >> << Sei violenta >> la insultai strada facendo mentre lei cercando di non far cadere lo scatolone che aveva appena raccolto da terra mi trucidò con lo sguardo. << Sei tu che mi rendi violenta. >> sbuffai roteando gli occhi e cominciando a salire su in soffitta. Si guardò intorno sorridendo. << È bello questo posto. >> << Già, non è male. >> la vidi poggiare lo scatolone per terra e girovagare nella 'stanza'. << È tua madre? >> sorrise indicando la donna ritratta nel quadro. Annuii amareggiato mentre il suo ricordo occupò i miei pensieri. << È bellissima. >> constatò << E tu le somigli molto. >> sorrisi avvicinandomi a passo svelto mentre lei aggrottò la fronte indietreggiando. << Stoessel, mi stai dicendo involontariamente che sono bellissimo? >> rimasi sorpreso ancora una volta dalla sua reazione quando avvertii le sue labbra scagliarsi sulle mie, in un bacio più unico che raro. Si staccò lentamente, quasi senza fiato avvicinandosi al mio orecchio e carezzandone il lobo con la punta delle labbra. << Non ho problemi Blanco a dirti in faccia che per me sei bellissimo. Non dirmi che non sai di esserlo perché non ci credo. >> respirai affannosamente stringendo i suoi piccoli e perfetti fianchi. Ansimò silenziosamente. << E tu, piccola? Tu lo immagini quanto sei bella? Perché fosse per me ti prenderei qui. Su questo pavimento. >> il suo fiato caldo mi solleticò il collo. Stavolta anche lei respirava a fatica e gemeva  a causa della mia stretta. Provai ad allentare la presa ma un suo mugolio mi fece capire che fu una pessima idea. << Vuoi fare l'amore con me, eh Jorge?! Ma non puoi. Non potrai avere anche il mio corpo se prima non ti innamori di me. >> << E se già mi fossi innamorato? >> domandai prendendo alla sprovvista persino me stesso. << Potresti prendermi qui ed ora, su questo pavimento senza timori, problemi o rimpianti. >> frettolosamente feci unire le nostre labbra in un bacio che di casto e puro non aveva proprio niente. Con i denti acchiappai il suo labbro inferiore mordendolo lentamente e lei gemette nella mia bocca. << Ti prenderò, Stoessel. Fosse l'ultima cosa che faccio. >> sussurrai baciandole avidamente il collo. << C'è quella condizione, Blanco. >> << Non ho mai detto che non l'avrei rispettata, se non sbaglio >> sembrava trattenere il fiato. La calma glaciale del suo respiro stonò con il suo sguardo sperduto. << Vorresti innamorarti di me, davvero? >> sorrisi dolcemente guardandola davanti a me così bambina, così donna. << Mh.. Stoessel, abbiamo degli scatoloni da mettere al posto. >> provai a voltarmi ma la sua mano mi fermò. << Smettila di fare il vago e non rispondere, Jorge. >> << Te lo ripeto Tini: "e se ti amassi già?" >> 



"Continua a ripetere quella frase, Jorge. Mi si ricopre la pelle di brividi quando la dice." Sussurrò Fran "Continua a dirmi che hai quel qualcosa che lei cerca nella gente, che non è nulla di speciale ma qualcosa. Non lo dice a te perché ha vergogna persino nel guardarti, ma ti giuro.. Il modo in cui ti guarda lei, non lo imiterà mai nessuna." Il respiro continuò a mozzarsi e le parole si bloccarono in gola come ogni santa volta. "Non devi amarla." Sussurrò cauto. "Ma semmai cominciassi a provare qualcosa per lei, va' a prendertela. Lei ti ama, ti ama tutto. Ti ama con il cuore, con i polmoni, con la milza, con i reni, con le gambe, con i muscoli, con la bocca, con gli occhi. Con tutta se stessa, nel vero senso della parola." "È troppo intensa per un sempliciotto come me." "Non è intensa per un cazzo. Se solo aprissi gli occhi, potresti essere più intenso di lei. È chi chiude le porte del suo cuore fin dall'inizio che ama davvero. Uno che non vuole amare, quando si innamora, lo fa..e una volta per tutte. Non sempre quello che dice la gente è una cazzata." "Sono giovane." "Anche lei lo è. Siamo tutti giovani per innamorarci eppure ci amiamo, no?" Guardai la parete alle sue spalle richiamandolo, mi guardò attentamente mentre io continuai a guardare le crepe del muro. "Ti voglio bene."



<< Non ti chiederò se mi ami. >> << Ah no? >> << No. Voglio che me lo dica tu, semmai dovessi innamorarti di me. >> sorrisi ancora. 'Come poteva essere così dolce e provocante allo stesso tempo, quella splendida creatura?' << Hermosa. >> sussurrai << Sei bellissima,piccola. >> e senza darle altro tempo mi impossessai ancora, di nuovo, delle sue labbra. Senza pietà o freni. Martina mi piaceva davvero. Non come una delle tante che mi avevano permesso di infilarmi nelle sue mutandine. << Ti amo, Blanco. >> gemette sulle mie labbra. Lei non cercava solo il contatto fisico. Lei era semplicemente Tini. Ed io? Il ragazzo che amava. Aveva ragione lei le cose non cambiavano se eravamo noi a non volerle cambiare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


"Hai sentito? Blanco, ha un nuovo giocattolino." "Si, dicono che si stia scopando una di 3^B" avvertii qualcosa risucchiarmi il cuore e avanzai nel corridoio della scuola, a testa alta. "Stoessel, Stoessel." mi girai lentamente fingendomi calma e portando le braccia al petto. "Lo sai che la settimana scorsa ho sentito che quella di 5^C stava facendo un servizietto orale a Jorge, nei bagni della scuola?" Le lacrime minacciarono pericolosamente di uscire. "Non mi interessa. Non è il mio ragazzo. Può fare quel che cazzo gli pare." Non so se fu il mio tono duro e distrutto allo stesso tempo a farle sentire in colpa, o i miei occhi che stavano per cedere. "Mi dispiace." Abbassò lo sguardo al pavimento la ragazza che aveva parlato. Sorrisi amareggiata. "Non sono cattiva, ma ascolta. Se un ragazzo ti piacesse allo stesso modo in cui il 'famoso e tenebroso' Blanco piace a me, mi sentirei in colpa anche solo sapendo che si sta passando una delle tante mentre a pochi passi da lui ci sei tu che gli stai donando tutta te stessa. Essere invisibili agli occhi di chi si ama equivale a qualcosa peggiore dell'amore non ricambiato. Ricorda sempre: 'Meglio l'odio che la completa indifferenza.' Se Jorge mi odiasse sarei nei suoi pensieri, ma gli sono indifferente, e fidati..non lo auguro nemmeno ad una stronza come te..e la tua amica. >> a passo svelto avanzai fino al cortile della scuola frugando nelle mie tasche. Cercando un fazzoletto o qualcosa che mi ripulisse il viso dai residui del dolore. "Martina?!" Mi irrigidii all'istante avvertendo le labbra di Jorge accostate ai miei capelli. Non risposi cercando di riacquistare un aspetto decente. "Oh, sei tu? Tutto bene?" Mi voltai di scatto quando le sue mani si posarono sulle mie spalle. Indietreggiai scrollandomi di dosso le sue mani perfette e chiusi gli occhi per un paio di secondi per prepararmi mentalmente. Li riaprii inarcando un sopracciglio. "Tutto bene, Blanco." "Adesso anche tu mi chiami per cognome?" Sghignazzò divertito mentre io rimasi seria. "Sei il Sovrano Blanco nella scuola, non lo sai? Dimmi, com'era quella di 5^C che ti ha soddisfatto l'altro giorno nei bagni lerci e squallidi di scuola? E quella di 3^B che ti scopi? Lei com'è?" Quelle parole sputate in modo velenoso non mi appartenevano, ma quando soffrivo come un cane il lume della ragione si spegneva. "Niente male, Stoessel. Ma diciamo che in quanto all'essere eccitante nel chiamarmi per cognome non ti supera nessuna." Sorrisi amareggiata e anche un po' stronza. "E vuoi sapere perché, Jorge? Perché io non te l'ho data e detto tra noi.." Mi morsi un labbro scompigliandogli i capelli "..non te la darò mai." "La settimana scorsa non sembravi di questa idea." Sprezzò acido. Faceva male. Ma non lo diedi affatto a vedere e allargai il sorriso. "La settimana scorsa, esatto. Quando ero debole e non ero in me. Sono cambiate parecchie cose, Blanco. Quelle parole che ti ho urlato contro non ti daranno il diritto di trattarmi come ti pare. Lo so come vanno a finire queste storie. Lo Stronzo e tenebroso va a letto con la ragazza innamorata perdutamente di lui e poi chi s'è visto s'è visto. Ma con ne non oserai. Punto primo perché non te lo permetterei mai di sfiorare la mia pelle senza amore, punto secondo.." Mi avvicinai ad un soffio dalle sue labbra e feci il labbruccio "..io sono la sorellina del tuo migliore amico. Puoi scoparti chi vuoi, Blanco, ma io rimango intoccabile ed irraggiungibile" rimase in silenzio e potei avvertire il suo respiro farsi pesante. "Ce l'hai una sigaretta?" Continuò a guardarmi ed io roteai gli occhi infilando le mani nelle tasche dei suoi jeans e trovando sia il pacchetto inseparabile di Malboro, (che si portava sempre dietro), che l'accendino. Accesi la sigaretta portandola alle labbra e ritornai con l'attenzione su di lui. Gliela porsi sorridendo sghemba. "Vuoi fare un tiro?"


<< Stai pensando a qualcosa che ti diverte. >> sbottò Jorge cominciando a passeggiare. << Non proprio. >> << E a cosa pensavi, allora? >> << Al nostro passato. >> sorrise dolcemente attirandomi a se per la vita. << Pensa al presente, piccola. >> << Perché continuavi a ripetermi sempre che non saremmo mai stati niente, Jorge? È così anche adesso? >> scosse il capo deglutendo. << Dobbiamo parlarne proprio adesso? In strada? >> << Una volta durante l'autogestione nell'aula dedicata alla sessualità cominciarono a fare domande o spiegare cose di tutti i tipi. Io rimasi ferma, zitta ed immobile fino a quando una domanda non mi destabilizzò: 'Com'è stata o come immagini la tua prima volta?'. Allora, ho raccolto un pezzo di carta e ci ho scritto sopra la verità: 'Non mi importa né del dove né del quando, l'importante è che sia con lui, "quel" LUI'. Per questo Jorge non cambierà niente. Voglio saperlo, ora. Smettila di mentirmi, o di fare finta di non capirmi. Una volta per tutta apriti come ho fatto finora io con te. >>





POV MERCEDES
"DANNAZIONE MERCEDES APRI QUESTA CAZZO DI PORTA!" Strillava disperato Francisco bussando contro la porta del bagno in modo insistente. "VATTENE! NON VOGLIO PIÙ VEDERTI FRANCISCO, VATTENE!" Gridai disperata guardando lo spettacolo orribile che in quel momento si riflesse nello specchio. "NON PUOI BUTTARE PER ARIA UN AMORE COME IL NOSTRO PERCHÉ UNA STUPIDA RAGAZZINA HA DECISO DI METTERSI IN MEZZO. SONO STATE LE SUE LABBRA A PREMERE SULLE MIE PER POCHI SECONDI NON VICEVERSA" i colpi si fecero più forti, più bruschi, più violenti. "VA' VIA!" "NON ME NE VADO, CAZZO. A COSTO DI RIMANERE QUI SVEGLIO PER ORE. HO SPESO TUTTE LE MIE ENERGIE PER AVERE LA DONNA CHE AMO, E NON SARÀ UNA MOCCIOSA A PORTARMELA VIA CON I SUOI ORMONI!" "NON VOGLIO PIÙ VEDERTI" gridai con tutta la forza che restava nel mio corpo. "APRI MERCEDES NON BUTTARE IL NOSTRO AMORE. TI AMO, BIONDINA. TI AMO CON OGNI SINGOLA FIBRA ED OGNI SINGOLO CAPILLARE. APRI QUESTA PORTA MANDIAMO A FANCULO IL MONDO E FACCIAMO L'AMORE SU QUESTO PAVIMENTO SPACCANDOCI LA SCHIENA E LE OSSA." Bastarono quelle parole ad aprirmi gli occhi. Quella stupida ragazzina voleva portarmelo via, ma lui era mio. Aprii la porta ed i suoi occhi gonfi ed iniettati di sangue risplendettero nei miei ridotti nelle stesse condizioni. Non gli diedi il tempo di aggiungere altro e mi avventai sulle sue labbra, pronta a fare l'amore nel posto più scomodo al mondo ma tra le braccia più sicure che fossero mai esistite.




POV JORGE
<< Parlami Jorge. Parlami come io parlo a te. Dimmi tutto quello che senti. >> mi sentii come un bambino sperduto e spaventato. << Strano. Mi sento strano. Diverso. >> << In senso buono o cattivo? >> << Nel senso che per la prima volta sento di voler piantare radici con una persona. Questo basta? >> sorrise come una bambina avventandosi su di me e stringendomi forte. << Basta e avanza, Jorge. Vale più di tutto quello che ti ho confessato io in questi anni. >>




POV RUGGERO
Labbra arrossate, occhi lucenti e capelli scompigliati. Ecco cos'era la ragazza che dormiva beatamente tre le mie braccia. Sorrisi avvertendo il suo fiato caldo sul collo e la strinsi più forte. Quella era la 'rivincita' contro la paura di confessarle ciò che sentivo, che mi aveva accompagnato per anni. Si mosse piano ed i suoi occhi si aprirono fulminei piantandosi nei miei. Ancora lucenti, così come nell'istante in cui si erano chiusi per riposare. Avvampò di colpo ricordando che entrambi sotto quelle lenzuola eravamo nudi e soddisfatti. Lo fece anche quando acchiappai il suo labbro inferiore stringendole un fianco. << Sei stanca? >> domandai roco scostandole un ciuffo rosso che ricadeva sui suoi splendidi occhi coprendoli. << Perché questa domanda? >> chiese aggrottando la fronte e graffiando piano la mia schiena. << Perché ho voglia di affondare ancora in te. >> il colore scarlatto del suo viso in quel momento si abbinò con i suoi capelli rossi. << Non sono affatto stanca >> sussurrò sulle mie labbra giocando con i ciuffi biondi dei miei capelli. Non le diedi nemmeno il tempo di replicare o aggiungere qualcosa. Sostenendo il suo sguardo la feci di nuovo mia. Facemmo l'amore. L'amore. Quello che ci aveva insegnato Francisco. Ci amammo, perché a dire il vero noi eravamo stati creati per amare ed essere amati.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


<< Ma quelli come lui piccola ingenua non cambiano, e quelle come te soffrono. >> la risata gelida e fredda di quella ragazza stonò con il suo aspetto angelico. Strinsi le mani a pugno cercando di darmi un contegno. << Cosa pensi di saperne tu della vita, eh? >> mi bloccai, ma la rabbia predominò in me. << Pensi che basti aprire le gambe e che a quel punto si diventi una donna nel vero senso della parola? >> sorrisi amareggiata. << Una per essere chiamata donna deve guadagnarselo. Una donna è qualcuno che sa ascoltare. Donna vuol dire forza, coraggio. Donna è ingenuità e seduzione allo stesso tempo. La Donna sa accudire ed aspettare, alza la voce solo quando non può trattenersi e dà una seconda possibilità a tutti. >> << Ti definisce donna, allora? >> ridacchiò portando le braccia al petto. Deglutii scuotendo il capo. << Donna sarebbe troppo poco per lei. >> sobbalzai riconoscendo la voce che proveniva dalle mie spalle. << Sai cos'ha lei? >> il suo tono era glaciale, irriconoscibile per me che lo avevo sentito così poche volte. << Lei ha tanta di quella forza che voi tutte potete anche sognarvi. Ama in un modo così sproporzionato che quasi ti fa sentire a disagio. Grida senza farlo davvero, è capace di far esplodere le tempeste nel suo corpo pur di non farsi vedere debole dall'esterno. Lei, lei non è nessuna di voi. E voi, anzi, tutti noi.. Dovremmo strisciare sulla terra da cui passa. >>



POV JORGE
Sghignazzai guardando mia sorella dall'altro lato della stanza imprecare contro la lavatrice. << QUESTO È L'ULTIMO BUCATO CHE FACCIO, OGGI. >> si voltò notandomi e mi lanciò un'occhiataccia raccogliendo da terra la conca piena di robe. << Visto che ti diverte così tanto l'idea di fare una lavatrice e che non fai un cazzo dalla mattina alla sera Jorgito, rimboccati le mani e lava il resto della roba sporca mentre io bado a Jazmine. >> la guardai sconcertato << Scherzi, vero? >> << No. Muovi il culo. Scansafatiche che non sei altro. >> << Sei simpatica quanto un anno d'astinenza dal sesso >> roteò gli occhi mentre il trillo del suo cellulare ci fece capire che le era arrivato un messaggio. La guardai di sottecchi. "Vorrei essere il perché del tuo sorridere per strada senza motivo. Vorrei vedere un sorriso da ebete spargersi sulle tue labbra per finire sulle mie quando ti invio un messaggio." Le parole di Martina rimbombarono nella mia testa, fare 2+2 non era poi così difficile. << E quel sorriso da ebete? >> ritornò alla realtà mollando con gli occhi il cellulare per qualche secondo. 'C'erano delle novità?' << Cioè quello che hai tu quando sei con Martina? >> rispose maliziosamente di rimando. Avvampai di colpo mentre lei a tradimento scappò di sopra. << OH MA DI CHI ERA QUEL MESSAGGIO? >> le gridai dietro geloso sapendo che non mi avrebbe risposto. Non importava fosse lei la più grande, rimaneva mia sorella ed io dovevo difenderla. E poi era più bassa di me di almeno 7 centimetri, era gracile e mingherlina, proprio come Tini. Sorrisi a quel pensiero preparandomi a fare la prima lavatrice della mia vita.



POV MARTINA
Sgranai gli occhi guardando Jorge che dandomi le spalle teneva in mano una sua maglietta..rosa. << Ma non era bianca? >> sbottai facendolo sobbalzare. Mi rivolse un'occhiataccia. << Potresti avvisarmi del tuo arrivo invece di farmi prendere un infarto ogni tanto, sai? >> << Oh scusa Mister Nonsonocapacedifareunalavatrice. >> ridacchiai avvicinandomi a passo svelto e 'strappandogli' la maglietta di mano. << Come hai fatto? >> << Probabilmente c'era qualche vestito di Jazmine o Jennifer dentro. >> sospirai << Me ne occupo io >> il silenzio calò in quella fredda e piccola 'cantina' che oramai era diventata la stanza del bucato. << Jorge, senti..volevo ringraziarti per avermi difesa stamattina. >> ricordai le sue parole e la mia fuga. << Tinita non ti ho difesa, ho solo detto la verità. Tu sei più donna di molto di loro lì fuori. >> << E tu sei molto dolce. >> il suo sguardo tenero cambiò e la sua bocca si schiuse. << Dolce? Io? >> il suo tono roco e le sue labbra invitanti mi mandarono il cervello in tilt. Deglutii mentre una morsa mi prese allo stomaco ed io piacere invase il mio corpo. << Ti sbagli, piccola. >> con uno scatto mi fece sedere sulla lavatrice e senza timore catturò le mie labbra in un bacio così intenso che mi fece mancare la terra sotto i piedi. Ringraziai davvero di essere seduta perché altrimenti sarei starnazzata al suolo. 



POV JORGE
Avevo davanti a me un muro così alto che nessuno sarebbe stato capace di scavalcare, ma lei, lei ci era riuscita. Lei continuava a salirlo e pian piano arrivava in cima. Lì, dove nessuno ci era arrivato. Sentii i muscoli al di sotto del mio ventre contrarsi, per la prima volta quasi mi vergognai di provare il mio piacere. A tranquillizzarmi fu il sorriso che nacque sulle sue labbra, quel sorriso che finì sulle mie. Due ebeti sembravamo due ebeti e questo voleva dire solo una cosa. Cioè che quella ragazza era arrivata in cima al mio muro, come se fossi stato per tutto quel tempo rinchiuso a chiave in una torre altissima, come Raperonzolo. 'Ma davvero stavo pensando a Raperonzolo quando la creatura più bella che avessi mai visto, era seduta davanti a me su una lavatrice con un sorriso inimitabile in attesa di sentire ancora le mie labbra sulle sue?' Mandai al diavolo tutti i miei pensieri che stavano davvero degenerando e ritornai ad impossessarmi delle sue labbra spingendomi verso di lei. Le sue gambe si attorcigliarono intorno alla mia vita e le mie mani L' acchiapparono stringendole prima i fianchi per poi scendere giù a stringere le sue natiche. A quel tocco così imprevedibile sussultò tirando leggermente le punte dei miei capelli e continuò a far danzare le nostre lingue. 'Cosa cazzo ci stava succedendo?'. Rafforzai la presa e lei mugugnò contro le mie labbra, allacciandomi entrambe le braccia al collo. << Voglio fare l'amore, Jorge. >> sussurrò boccheggiando. A quella confessione boccheggiai anch'io allontanandomi di poco per guardarla. Arrossì violentemente e sorrise sghemba. << ..con gli occhi, voglio fare l'amore con te ma con gli occhi. >> << E facciamo l'amore con gli occhi, Tinucha. >> la guardai in quel modo così profondo ed intenso che mise in soggezione persino me. << Non sarà per sempre. >> << Non capisco. >> << Intendo, non sarà per sempre SOLO con gli occhi. Faremo l'amore anche con i nostri corpi, con la nostra pelle e con la nostra carne, no? >> mi avvicinai di più sorridendo. << Anche con le labbra, con la milza, coi polmoni, con le mani, con le unghie, con le parole, con il respiro, col silenzio. >> aggiunsi soffiando sul suo collo mentre il suo mento si scontrò con la superficie ruvida della mia barbetta. La carezzò piano mentre con il naso carezzai ancora il suo collo e sorrisi. << Anche tu sai di Fran, piccola. >> non disse 'Baciami', ma lo lessi nei suoi occhi. L'amore non chiedeva, l'amore pretendeva. Niente 'posso', niente 'se' e niente 'ma', nell'amore non esistevano gli aerei e i treni persi. Nell'amore si seguiva il cuore, l'istinto. Il cervello se ne andava in tilt già dal preciso istante in cui la persona che ti faceva sorridere come un Coglione per strada ti si piazzava di fronte. Il cervello se ne andava in tilt anche udendone la voce di quella persona. << L'altro giorno ero per strada Martina, e ho sorriso come un Coglione senza un reale motivo. >> la sua espressione era confusa i suoi occhi speranzosi e le sue orecchie curiose. << Sto dicendo che Ti Amo, Stoessel. >>

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


"C'è qualcosa che non va in me" "Oh, puoi giurarci fratello" "Francisco ho bisogno di te. Si può sapere perché mi parli in questo modo da quando sono arrivato?" "Perdonami Jorge, sei il mio migliore amico, ma vedere mia sorella tornare a casa con il cuore sbriciolato non è una cosa che mi emoziona particolarmente, anzi mi manda il cervello in tilt e mi fa incazzare nero" "Io non ho fatto niente, Fran. Io..non lo so. Stavo baciando una delle tante e poi dal nulla è comparsa Martina. Mi sono sentito colpevole, di una colpa che non era la mia. Ancora." "È questo il punto, Jorge. Se dici di non provare niente per lei, perché ti senti colpevole?" "Non lo so. Forse è perché lei prova qualcosa per me." "Nessuno potrebbe mai farsene una colpa." "Lei. Io. Come te lo spiego, insomma? Cioè non lo so Cos'ha tua sorella." "Ha un cuore, e te lo ha affidato Jorge." "Ma non sono capace di tenere il mio di cuore!" Sbottai. "Questo è vero anche se mi dispiace ammetterlo. Le macerie che hai creato tu, Jorge, sono impossibili da riparare." "Continuo a fare errori, a sbagliare tutto." "Gli errori più brutti sono quelli irrimediabili" "Non sono un principe azzurro, ok? Non la porterò in spalla, né la rincorrerò se le venisse in mente di prendere un aereo lontano per andare chissà dove, non andrò di San Valentino sotto la finestra a fare il pagliaccio facendole una serenata." "Non ti ha mai chiesto nulla." "Lo ha fatto, Fran. Lo ha fatto con gli occhi." "Lei non vuole niente di romantico, o roba simile. Vuole te. Punto e basta." "Non sa nulla di me." "Gli occhi di Martina ti hanno osservato, Jorge. Hanno scovato quel qualcosa che nessuno è capace di leggerti dentro. Lei ti conosce senza farlo davvero." "Vuole troppo da me" "Vuole te." "Ed io non sono niente" "Ma per lei sei anche troppo, è questo quello che pensa." "Tua sorella non si accorge che scegliendo me sbaglia tutto. Non si accorge che le ingarbuglierò tutto, anche la vita." "Sai quale cazzo è il problema, Jorge?" "Quale, cazzo?" "Che mia sorella vuole che le ingarbugli la vita. Mia sorella vuole essere distrutta perché sa benissimo che solo così puoi dimostrare a qualcuno che lo ami. Mia sorella vuole le tue parole dure e quasi cattive per crescere più in fretta. Mia sorella si è innamorata della tua parte peggiore. Dello schifo Jorge, e lo schifo te lo porti dentro sempre."


Le carezzai una coscia sentendola sospirare piano. << Perché scegli me? >> aggrottò la fronte smettendo di far correre le mani lunga la schiena e per questo gliene fui infinitamente grato, dal momento che stavo per scoparla sulla lavatrice della mia casa, con la mia famiglia al piano di sopra. << Perché ti amo. >> << E perché mi ami? >> << Vuoi il solito discorso strappalacrime? >> << Voglio solo capirti. >> << Eh..cioè..non tutto ha un perché Jorge. Non è che quando ti ho visto ho subito pensato: "Che cavolo questo è l'uomo che voglio sposare". Sono rimasta lì a guardarti. Te l'ho già detto, avevi quel qualcosa che io cercavo negli altri. Non mi sapevi capire. Non mi avevi mai carezzata con lo sguardo, ed io ci avevo fatto l'amore con te guardandoti. Ti guardavo in quel modo che cazzo, in quel modo io vorrei essere guardata sempre. Cioè, ti guardavo come se ti avessi voluto al mio fianco con le tue grida e la tua freddezza. Ti desideravo anche quando mi dicevi: "No Martina, noi non siamo un cazzo." E sapere che adesso mi ami, è la cosa migliore che possa capitarmi nella vita, perché quelle parole sulla tua bocca, equivalgono per me a riavere un pezzo di Fran di nuovo tra noi. >> sbatté la fronte contro la mia e sorrise quando le baciai dolcemente la punta del naso. << Sei perfetta, piccola. Perfetta per me. Le tue curve sono perfette per me, per i miei palmi. Le tue labbra sono perfette per stringersi intorno a me e per catturare le mie. Le tue mani lo sono, per farti scoprire un mondo di cui tu hai paura, di cui ti vergogni. I tuoi capelli sono perfetti per incastrarsi tra le mie dita, i tuoi occhi, piccola, i tuoi occhi sono perfetti per tutto. Sono perfetti persino per spogliarmi della mia stessa anima. >> feci scorrere entrambi i pollici sulle sue gote arrossate. << Mi mandi in estasi. Come la droga. Come le pasticche. Come l'alcool. Come il fumo. Eppure non generi né dolore, né morte, solo dipendenza. Tu hai in comune con loro il diventare una dipendenza. Ho sempre pensato che le ragazze disinvolte, disinibite, fossero le più eccitanti al mondo, ma guardare le tue goti arrossate, le tue labbra socchiuse, il tuo fiato corto che pulsa sul mio collo, il tuo pomo d'Adamo che scivola giù per ritornare su con estrema frequenza ha cambiato il mio modo di vederla. Sei la cosa più dolce ed eccitante, allo stesso tempo, che io abbia mai visto. E i tuoi occhi si perderanno per davvero nei miei quando saremo una cosa sola, e allora ti impedirò di distogliere lo sguardo, allora ti ordinerò di non Coprirti davanti a me, mai. Anche se avessi le smagliature sotto quella maglietta, sotto quei pantaloni. Anche se in realtà nel reggiseno nascondessi della stupida carta igienica. E sai perché? Perché io ti amo, perché finalmente ho preso una decisione. Perché tra la vita da duro Puttaniere e te, io ho scelto te. E lo farei sempre. >> con una mossa violenta e bisognosa, poco studiata, si gettò su di me ed entrambi finimmo per terra. << Perdonami Tini. Perdonami se ti ho fatto sprecare tutto questo tempo. Perdonami se ci ho messo troppo a scegliere. >> << Ssh. >> mi supplicò azzittendomi poggiando l'indice sulle mie labbra, in un modo particolarmente sensuale. << Hai scelto me. Avrei aspettato anche 100 anni, ma ora hai scelto me. Punto. Baciami Jorge. Baciami e rimedia al tempo perso. >>
Quando tornammo di sopra l'orologio segnava già le 21. 'Possibile che avessimo passato tutte quelle ore in cantina?'. Si. Per me e Martina lo era. E lo sarebbe stato di più quando prima o poi tutte quelle ore di sotto le avrei passate a possederla sulla lavatrice. Inutile dire che a quel pensiero sentii i pantaloni fin troppo stretti, mugugnai e boccheggiai in cerca di aria. << Tutto bene? >> domandò preoccupata bloccandomi, e poggiandomi una mano sulla spalla e l'altra sulla stomaco. 'Pessima idea, piccola.' Pensai disperato. << Si, solo..non toccarmi. >> la supplicai paonazzo. Per la seconda volta nella mia vita, mi vergognai di provare piacere. << Cosa è successo Jorge? Di sotto..sembrava andare tutto bene, credo. >> si fece ansiosa ed io sospirai. Non volevo farle pensare che fossi un maniaco ma di certo non potevo nemmeno farle credere che non mi importava più niente di lei. << Quando..quando avevi la febbre ed eravamo intenti a 'scoprirci' ti alzasti di scatto, ricordi perché? >> avvampò di colpo annuendo ed abbassando il capo sulle sue converse. << Si. >> << È lo stesso motivo per cui adesso ti chiedo di non toccarmi. Va tutto bene tra di noi, piccola. >> le sorrisi dolcemente scostandole una ciocca di capelli dal viso. << Ah. Cioè ah, si, ok. >> trattenni una risata alle sue parole confuse e sconnesse. Era nel panico. Già, era troppo ingenua, ed io l'amavo anche per quello. La porta della camera di Jazmine si spalancò ed entrambe le mie sorelle scorrazzarono per la sala fino ad acchiappare me e Tini. << Balli con me? >> chiese Jazmine stringendo entrambe le braccia attorno la vita della mia bambina. Oh cazzo, le avrei messe io volentieri le mani lì. 'JORGE STA' CALMO, CONTIENITI. UN PAIO D'ORE E POTRAI RIMEDIARE AL CASINO CHE HAI AL DI SOTTO DEL TUO VENTRE.' Roteai gli occhi al pensiero della mia coscienza, ebbene si, avevo una coscienza che mi sfotteva da parecchi mesi, giusto dal momento in cui ero ritornato come un ragazzino ad essere un tutt'uno con la mia mano. << Certo. >> gridò Tinita sorridendo mentre Jennifer staccandosi da me accese lo stereo. La canzone 'El perdon' di Enrique Iglesias e Nicky Jam risuonò per tutta la stanza facendo scorrere litri di adrenalina nelle mie vene. Puntando gli occhi in quelli di Martina cominciai a ballare con Jennifer. Eravamo entrambi impegnati con le nostre partner, ma i nostri sguardi non accennavano a mollarsi. Era un incastro perfetto. Era uno sguardo da lasciare senza fiato persino Jennifer e Jazmin. Con una mossa feci fare una giravolta a Jen e mi avvicinai alle altre due ragazze presenti nella stanza. Mi abbassai leggermente all'altezza di mia sorella e le sorrisi carezzandole dolcemente la testa. << Me la cedi per un po'? >> scrollò le spalle ridendo mentre Jen sorrise scuotendo il capo. << Tanto oramai siete inseparabili, le stai sempre appiccicato, Jorge. >> ridacchiò la piccola mentre i miei occhi vennero catturati da quelli di Martina. Con una mossa per niente studiata l'attirai a me. Le sue anche si mossero con le mie, i movimenti fluidi fecero salire l'eccitazione a mille ed io sorrisi tirato. << Ringrazia che ci siano le mie sorelle altrimenti ti scoperei, qui. Nel soggiorno. >> sussultò e continuò a ballare. Le canzoni scorsero e a 'Bailando' ci ritrovammo tutti e quattro a saltare per casa come dei pazzi, gridando. Quando la porta si aprì, nostro padre stanco ed assonnato entrò nel salotto. Rimase serio per pochi istanti, poi scoppiò a ridere divertito, mollò tutto ciò che aveva tra le mani per terra e si unì a noi. Stavamo vivendo e Jazmine sorrideva. Lo faceva spesso da quando Martina era entrata in questa casa. Quella ragazza si era innamorata di me e aveva reso la mia vita migliore, forse innamorarmi di lei era stata la cosa più bella che potesse capitarmi.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


"Lo sento lontano. Troppo lontano." vidi mio fratello inclinare la testa e girare sulla sedia della mia scrivania. "È sempre stato lontano." Scossi il capo vigorosamente "Ma ora lo è più del solito. Cioè, adesso neanche mi guarda." "È un brutto periodo per lui." Mi accovacciai sul mio letto e lo guardai curiosa "Cosa gli sta succedendo?" "Non posso dirtelo" formai una linea dura con le labbra e gli lanciai un'occhiataccia "È il mio migliore amico, Tini. Non svelerò la sua vita, neanche a te che lo ami." "Io..è grave quello che gli succede?" "In un certo senso..si" chiusi gli occhi avvertendo un leggera pressione contro il mio petto. Il dolore stava arrivando. "Devi smetterla di stare male quando vedi lui soffrire" scoppiai a ridere amareggiata "Tu non stai male quando Mechi soffre?" Questa volta fu lui a formare una linea dura con le labbra. "Cosa ti ha fatto Jorge, eh?!" "Niente Fran, è questo il punto, non mi ha fatto niente. Mi ha stuzzicata continuamente per poi non calcolarmi di striscio, eppure per me questo è valso più di quelle stupide dichiarazioni d'amore e di quei mazzi di rose di San Valentino." "Sei strana, cazzo." "No, permetti che nella mia Fottuta vita faccia le mie scelte? Insomma, io lo odio e disprezzo con tutta me stessa, ma al tempo stesso credo di non aver mai amato così tanto nessuno. Io lo so bene che l'unico modo per dimostrare a qualcuno che lo ama è quello di urlargli contro ma per me va bene. Cioè, che mi urli pure contro, tanto lo so che alla fine mi ama, capito? Mi basterebbero le sue grida. E la sua freddezza" "Tu. Sei. Molto. Strana." Sorrise per alzarsi e venirsi a stendere al mio fianco. Entrambi ci perdemmo a guardare il soffitto, senza spiccicare parola, senza rovinare quel momento fraterno. Quando voltò il capo verso di me feci lo stesso, e lui mi sorrise. "Jorge è un po' strano e lunatico. E chiuso. È come se fosse..rotto." "Ah." "Qualcuno deve aggiustarlo Tini, e tu sei una persona paziente. Rimetticeli tu, tutti insieme i suoi pezzi, anche se sono frantumati. Tu lo puoi ricostruire, sorellina. Solo chi ama può farlo." "Stai diventando un poeta romantico, fratellone. Devo dire grazie a Mechi?" "Nah, tutta farina del mio sacco" scoppiammo in una grossa risata ed io continuai nonostante la sua si arrestò troppo presto. "Davvero Tini, tu puoi farlo. Solo tu puoi. Sei tu ad Amarlo davvero. Ha bisogno di fidarsi di qualcuno." "Perché dovrebbe fidarsi di me." "Perché i tuoi occhi non conoscono la cattiveria, i tuoi occhi sprizzano vita e cuore da tutti i pori. Non cambiare, sorellina. Sei più che perfetta così." A distrarci fu la porta della mia camera che si aprì di scatto rivelando la figura irata di mia madre con un foglio in mano. "MARTINA COSA CAZZO VUOL DIRE CHE SEI STATA SOSPESA PER 3 GIORNI?" Sorrisi amareggiata mentre sentivo che le lacrime minacciavano di uscire. Sentii una mano stringere la mia, era lui, era Fran. Lui c'era, sempre. Ci mettemmo seduti e le sue braccia mi circondarono mentre lanciò sguardi fulminei a mia madre. Scossi il capo mentre la donna davanti a me continuava a tenere il figlio, picchiettare i piedi per terra Facendomi innervosire sempre di più, e teneva i pugni fermi sui fianchi. "Sono passate 2 settimane, mamma." "Ah." Deglutì "Avresti dovuto dirmelo!" Annuii sconfortata e la presa di Francisco si rafforzò "L'ho fatto. L'ho fatto ma tu mi hai detto che non era importante, che ne avremmo parlato più in là e che eri indaffarata." 


<< Voglio spogliarti, Jorge. >> diventai paonazza all'improvviso e mi affrettai a specificare: << Della tua anima. Voglio spogliarti della tua stessa anima. >> sghignazzò roco posandosi contro la sua scrivania. << Certo, piccola pervertita, proprio della mia anima. >> abbassai lo sguardo sulle mie inseparabili converse e sentii il suo respiro farsi pesante. << Ti dà fastidio? Cioè, come parlo..come TI parlo. >> scossi il capo tenendo gli occhi fermi sulle mie scarpe. << È bello. Mi piace quando mi parli così, mi fa sentire..desiderata. >> ammisi e quasi potei avvertire un sorriso sulle sue labbra. << Mi spoglierò della mia anima, piccola. >> lentamente raggiunsi i suoi occhi. I nostri sguardi si incastrarono. Perfetti. Come i pezzettini di un puzzle. << Vuoi sapere di mia madre, giusto? >> annuii distogliendo lo sguardo << Se ti va..si. >> << Tini devi sempre guardarmi negli occhi. Io ho costantemente bisogno di fare l'amore con i tuoi occhi, sei stata capace di rimettere insieme le mie macerie. >> intenso. Jorge era intenso, sorprendente, imprevedibile. Amavo l'imprevedibilità nella gente. Si, un po' spaventava e un po' metteva a disagio, ma Jorge era un bambino diventato uomo. << È morta dando alla luce Jazmine. >> struggente. La sua storia era devastante. Era davvero in macerie, allora. Sua madre, Fran, la situazione con Jazmine, i problemi di suo padre, era tutto troppo pesante per una sola persona. << Era bella. >> << Si, proprio come te, piccola. Era dolce, come te. Era sincera, come te. Era vitale e forte, come te. Un motivo in più per amarti. >> << Sarebbe stato davvero bello avere a che fare con lei. Credo che non ci sia cosa più bella delle persone che sono capaci di tirarti su il morale anche solo con la loro presenza. >> << Persone come te, allora. >> << ..o forse come te, Jorge. >> il suo sguardo vacillò sulle punte dei suoi piedi e le nocche delle sue mani. << Ho fatto i miei errori. >> << Hai saputo rimediare, però. >> gli feci notare sincera. << Mi stai rendendo troppo 'carino' quindi Smettila o ti scopo. >> sbarrai gli occhi avvampando di colpo, le sue sopracciglia aggrottate, le sue nocche candide. Deglutii. Lo feci non so per quante volte e non so nemmeno per quanto tempo rimanemmo in silenzio, in quella strana atmosfera. Ad un certo punto inclinò il viso di lato e sorrise dolcemente << Non ti piace molto il 'verbo' scopare, vero? >> storsi il naso << Beh, diciamo che preferisco l'espressione: fare l'amore. >> << Dalle mie labbra non uscirà mai quell'espressione, piccola. Lo sai, si? >> trattenni a stento un sorriso annuendo al suo sguardo terrorizzato. << Mi va bene anche se dici che mi vuoi..mm..uhm..scopare. >> ridacchiò gettando la testa all'indietro. I lineamenti ben definiti e quella barbetta rude di poco accennata. I capelli arruffati, il sorriso candido e peccaminante, gli occhi pieni di luce, il labbro inferiore tenuto fermo tra i denti. << Sei capace di dire scopare, senza infilarci dentro ogni volta un ehm, uhm, mm..? >> domandò sfacciato ed io ridussi gli occhi a due fessure. << Smettila di prendermi in giro, o io smetterò di guardarti negli occhi. >> la sua risata si arrestò. 'Oh cavoli io scherzavo!' Insomma, non pensavo la prendesse sul serio. Un velo intenso di mistero attraversò i suoi occhi e senza fretta avanzò verso di me. Rimasi ferma sperando non se la fosse presa. << Stai giocando con il fuoco, piccola. >> sussurrò roco. << Se non la smetti di minacciarmi sarò costretto a farti pagare le conseguenze. >> continuò con voce calda incastrandomi tra la parete ed il suo corpo scolpito. Deglutii imbarazzata. Guardai i suoi occhi per pochi attimi che a me parvero ore. << Che tipo di conseguenze? >> sorrise. In quel modo. Quel modo peccaminoso. E si avvicinò alla pelle morbida del mio collo. Avvertii un tremore alle gambe ed un tremolio all'altezza dello stomaco quando acchiappò un po' della mia pelle tra i denti, segnandola, macchiandola, marchiandola. << Queste. >> sorrise sussurrando roco e passando un dito dove poco fa erano le sue labbra. << Devo imparare a minacciarti ancora, Blanco. Le conseguenze non mi dispiacciono. >>



POV MERCEDES
Ancora non ci potevo credere. In pochissimi mesi io e Xabiani eravamo diventati inseparabili. Lo guardai bere dalla sua bottiglietta d'acqua e una morsa mi prese allo stomaco. Mi sentii colpevole, stavo tradendo Francisco pensando 'certe cose' su quel ragazzo seduto sulla panchina con lo sguardo vacuo. E a volte vuoto. << Ricominciamo? >> sorrise << Ehi frena, frena. Respiriamo un po'. >> sorrisi anch'io sedendomi per terra per poi essere seguita da lui. << E tu? >> << Io cosa? >> fece un sorrisetto Facendomi contorcere ancora lo stomaco. << Che mi racconti di te? >> il suo sguardo si fece cupo e le sue parole crude. << Un cazzo di niente, bionda. >> il cuore mi si strinse e lo stomaco lo seguì a ruota. << Io volevo solo..solo.. >> << Tu volevi parlare dei miei fottuti problemi, ma non è cosa che ti compete, dolcezza. Non tutti andiamo a spifferare la nostra vita, la nostra storia, le nostre emozioni al primo che passa come fai tu. >> quell'affermazione cattiva, e cruda non mi spiazzò, ma mi uccise dentro. Io mi ero confidata con lui. Mi alzai di scatto e i suoi occhi riacquistarono quel chiarore, calore che tanto mi piaceva. Le mie gambe tremarono, erano instabili. La stanza sembrava girare. Non di nuovo. << Aspetta Mechi.. >> provò ad afferrarmi un polso ma io scansai via le sue mani << NON TOCCARMI CAZZO, NON DEVI TOCCARMI BRUTTO STRONZO. >> cominciai a gridare fuori di me << TI HO RACCONTATO LE MIE PAURE PIÙ GRANDI, TI HO RACCONTATO GLI SPASMI CHE HO TUTTORA LA NOTTE, LE MANCANZE, I TREMOLII, LE LACRIME, LA NAUSEA, IL DOLORE. MI SONO RACCONTATA PERCHÉ CREDEVO FOSSI DIVENTATO UN MIO FOTTUTO CHE SO.. MEZZO AMICO, MEZZO STRIZZACERVELLI. MA SEI STATO CAPACE DI METTERE FINE A TUTTO CON UNA SOLA FRASE. PENSO CHE TU DETENGA IL RECORD XABIANI. >> << Mechi.. >> provò ancora ad afferrare la mia mano ma io lo spinsi facendolo barcollare per la sorpresa. Ovviamente non si mosse di un centimetro. Era troppo forte per una debole come me. << Per te sono Mercedes, Xabiani. >> esitai un po' prima di continuare. << Ti ho raccontato la merda che sto vivendo. Sei un fottuto bastardo senza cuore. Pensavo fossi il tipico Stronzo, ma che almeno l'amico lo sapessi fare. Per questo ti ho raccontato cose che non sanno nemmeno le mie amiche, cosa che non sa mia madre, che non sa nessuno. TE NE DEVI ANDARE A FANCULO XABIANI. >> sbottai le ultime parole scandendole bene e così facendo mi diressi verso lo spogliatoio pronta a tornare sola e triste, più debole che mai. Mi infilai sotto la doccia dopo essermi spogliata. Aria. Avevo solo bisogno di aria. Era tutto un casino. La mia vita era un fottuto casino. Scoppiai a piangere scivolando contro la parete fredda della doccia e mi rannicchiai su me stessa mentre l'acqua continuava a scorrere. Le parole crude tornarono nella mia mente è i singhiozzi fecero compagni all'acqua salata prodotta dai miei occhi, dal mio corpo. Alzai di poco lo sguardo e mi ritrovai davanti Xabiani. << Vattene, per favore. >> sussurrai esausta. Scosse il capo e tutto vestito mi raggiunse sotto la doccia stringendomi in un forte abbraccio. Non mi importava di essere nuda in quel momento. E a lui non importava di essere vestito. Tremai lì tra le sue braccia, singhiozzai e gridai fino a finire le lacrime. << Non voglio accettare che lui se ne sia andato. >> << Non farlo Mercedes, lui è qui. >> << Sento il suo profumo, ovunque. >> << Perché lui da lassù si sta prendendo cura di te. >>



POV CANDELARIA
Sorrisi piano poggiando la testa contro il petto del mio italiano. << È tutto così strano, Ruggé. Fino qualche mese fa appena ci rivolgevamo la parola ed ora guarda a che punto siamo. >> non fiatò ma in compenso fece uno di quei sorrisi da mozzare il fiato. << Sento il tuo cuore scalpitare, bimba. >> lo guardai paonazza in volto, mentre lui prendendomi la testa e stringendone le guance mi lasciò un caldo bacio sulle labbra. << Batte forte. >> << Anche il tuo. >> << Il mio batte per te. >> mi scompigliò i capelli lanciando uno sguardo verso la cornice posta sul mio comodino. Sorrise malinconico ed anche io lo feci. << Era un angelo, per davvero. >> commentai senza parole. È impossibile dire cosa fosse Francisco nelle nostre vite. 


POV LODOVICA
<< DIEGO, PER FAVORE! >> gridai esausta con le lacrime agli occhi, stesa sul letto di camera sua mentre mi faceva il solletico. Si bloccò di colpo e portò le sue labbra sulle mie. Senza esitare gli portai le braccia al collo e risposi al bacio. << Vuoi vedere una cosa? >> << Cosa? >> battei le mani come una bambina mentre lui alzandosi da sopra di me, si piegò sotto il suo letto agguantando una scatola. << Le tue scarpe, Diego? Sul serio? >> roteò gli occhi aprendo la scatola ed estraendone un sacchetto di Cd. Lo guardai confusa. << Sarebbero? >> << Tutti video con Francisco. >> un sorriso si accese sulle mie labbra e tornai a battere le mano muovendomi irrequieta su quel letto. << Li vediamo, tutti? >> lui ridacchiò annuendo ed infilando un Cd nel lettore. Alla vista di Fran quasi tremai, se non fosse stato per lui adesso Diego sarebbe ancora tra le braccia di un'altra. Trattenni le lacrime pensando a quanto fosse un vero amico. È proprio vero. L'amico, è il silenzio che fa diventare musica. >>




POV MACARENA
Sbuffai fino a quando non vidi una sagoma arrampicarsi alla mia finestra. Sorrisi involontariamente e guardai Damien saltellando. << Oh amore mio, sei qui. >> lo strinsi forte a me baciandolo. << Si dolcezza. Tuo padre ti ha messa in punizione ma io sono il tuo Romeo. >> roteai gli occhi << La parte del romantico non ti si addice. >> << Sei acida 'Care, ora che ci penso è da tanto che non scopiamo, dovremmo assolutamente rimediare. >> scossi il capo inorridita << Sei un pervertito. >> questa volta scoppiò in una risata che si arrestò poco dopo. << Se Fran non mi avesse detto che eravate solo amici credo che prima o poi sarei uscito di testa e avrei dato di matto. >> << Non mi hai mai guardato. >> << Oh si, invece. L'ho fatto spesso. Spesso per sapere che ti mordi le unghie fino a fartele sanguinare quanto sei nervosa, spesso per sapere che la mattina sei incazzata col mondo intero più di quanto lo sia io. Spesso per sapere che quando ti tocchi le labbra come in questo momento, vuoi che io ti scopi. >> << DAMIEN. >> protestai arrossendo e tirandogli una pacca sul petto. Scoppiò in un'enorme risata e mi guardò dolcemente. << Se non ci fosse stato Francisco, non so che ne sarebbe stato di noi. >>



POV JORGE
'Le conseguenze non mi dispiacciono' sorrisi come un deficiente. << Ah no? >> << No. >> << Stai diventando sfacciata. >> continuai compiaciuto. << Esco con te, Blanco. Sarebbe un problema se non lo diventassi. >> con una mossa l'attirai a me premendo il mio corpo contro il suo. Statuario. Aveva il corpo statuario. Dannatamente perfetto. Creato per peccare. Chiusi gli occhi beandomi di quel contatto. 'Come cavolo avevo fatto in quegli anni a tacere?' In questo momento a dire il vero, non mi interessava affatto. Le sue labbra, il suo viso si infossarono nell'incavo del mio collo e potei avvertirla sospirare. << Questa è una situazione..meravigliosa. >> ammise con ancora il viso nascosto, mentre le sue parole venivano quasi ostacolate dalla mia pelle. << I segnali del corpo. Sento vibrazioni ovunque, Jorge. Come se una forza superiore prendesse il controllo su di me. >> boccheggiai disperatamente in cerca d'aria. Avrei perso il controllo di lì a poco. Ero pur sempre un ragazzo abituato al sesso ogni giorno. Ero pur sempre un ragazzo che non veniva soddisfatto pienamente da mesi. Ero pur sempre un ragazzo che non sarebbe durato molto in quel momento. La sensazione del suo corpo morbido contro il mio mi mandò in estasi, più del ritrovarmi nel corpo di qualcuno. Volevo perdermi in lei. Si allontanò piano aggrottando la fronte ed avvertendo il mio respiro strano. << Che..oh Wow. >> avvampò di colpo guardando la stoffa dei miei pantaloni al di sotto del mio ventre e voltandosi a fissare la parete con un sorriso imbarazzato. Sprofondai dalla vergogna. Ero venuto come un ragazzino senza che nemmeno mi toccasse. Mi morsi il labbro dandomi del cretino, sicuro che lei stesse mordendo l'interno della guancia. Deglutii voltandomi di spalle e mi grattai nervosamente la nuca. << Scusa..non l'ho fatto..mm..di proposito. >> avvertii la sua risata cristallina e lanciai un sospiro di sollievo passandomi la mano destra nei capelli. << Fa niente. Hai detto che è normale, no? >> annuii dandole ancora le spalle. Avvertii dei leggeri passi ed in un secondo me la ritrovai di fronte. << Va tutto bene, Jorge. Davvero. Non mi dispiace. >> sorrise << Ti amo, Blanco. Mi vai bene anche quando fai lo Stronzo. Quindi perché vergognarti del tuo piacere? >> inclinò il viso sorridendo sempre di più e fece incastrare le nostre labbra in un bacio perfetto. Uno di quei baci che ti toglieva il fiato. L'attirai a me e continuammo a non respirare, amandoci con le labbra. Quando ci staccammo sorridemmo come due bambini ed io le lasciai un piccolo bacio tra i capelli. Volevo proteggerla. Ne sentivo l'estremo bisogno. << Non sei fatta per nessuno, piccola. Ma io sono egoista e quindi fingerò che sei fatta per me. >> scosse il capo sorridendo mentre gli occhi le si illuminarono. << Ti sbagli messicano. Io sono fatta solo ed esclusivamente per te. Mi ti ci hanno cucito sopra. >>

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


"Mamma?" la mia voce tremava ed io vacillavo mentre lei usciva dalla mia stanza dopo l'ennesima discussione su quanto fossi sbagliata. "Che diavolo vuoi Martina?" Aveva gli occhi rossi, rossi come il sangue e le labbra serrate in una linea dura. Voleva piangere. Ma non lo faceva mai davanti a qualcun altro. "Resta con me. Non te ne andare di nuovo. Non litighiamo sempre. Facciamolo anche per Fran, ma soprattutto per noi." Deglutì venendo a sedersi al mio fianco e mi strinse forte al suo petto. "D'accordo bambina mia. Ma non provare mai più a scappare di casa, non lo potrei sopportare. Soprattutto adesso che mi sei rimasta solo tu." Le sue parole erano deboli sussurri ed io mi sentii terribilmente in colpa. "Raccontami la tua storia d'amore." Rise piano "Non è dolce o romantica. Non è una favola." "Non mi piacciono le favole, Mà. Oramai sono cresciuta." "Non volevo innamorarmi." Inclinai il capo all'indietro per guardarla negli occhi. "Davvero?" "Già. Poi quell'imbranato di tuo padre.." Rise con la voce leggermente inclinata "..è cascato su di me con tutti i suoi libri." "Sembra un film" "Ed io come da copione ho cominciato ad urlare come una pazza. Tuo padre all'università era il tipico secchione che nessuno considerava." "Davvero?" Rammentai i momenti passati con mio padre. Ora lo capivo un po' di più, forse. "Lo prendevano in giro. Io compresa." continuò intristendosi "Ecco perché vostro..tuo padre è così freddo e fermo sulle sue posizioni a volte, ed ecco perché è così solare e coinvolto altre. Ha sofferto molo. E la colpa è anche mia. Poi quel giorno ha raccolto i nostri libri e quando ha fatto per ridarmeli glieli ho tirati via dalle mani alzando lo sguardo, per lanciargli un'occhiataccia di quelle intimidatorie. Ma quell'occhiataccia non gli è mai arrivata. I suoi occhi erano bellissimi, lui stesso era bellissimo. Abbiamo cominciato a chiacchierare e a prenderci un cappuccino alla caffetteria dell'università, e poi..poi ci siamo ritrovati qui." sorrise baciandomi tra i capelli. "Non dico che tu non sia innamorata di quel ragazzo, figlia mia. Non mi permetterei mai. Ma per amare sul serio qualcuno, devi conoscerlo. E conoscerlo equivale a parlarci costantemente, a dormirci insieme, ad abbracciarlo nel momento del bisogno, a gridargli contro quando non puoi più tenerti dentro niente, a farci l'amore tremando sotto il suo corpo." avvampai di colpo. "E tu non lo conosci, Martina. Non sai com'è fatto. Non sai se tremerai sotto il suo corpo perché tutto è imprevedibile. Non sai se sarà dolce e delicato o penserà solo a lui. Non puoi saperlo. E l'imprevedibilità è bruttissima. Non dico che non lo ami, esistono i colpi di fulmine. Ma magari conoscendolo meglio non ti piacerebbe affatto. Fino a quando però non avrai a che fare con lui, rimarrà il tuo pallino fisso. Penserai continuamente: 'e se fosse quello giusto?' Sarà un susseguirsi di 'e se'."


<< Una volta mia madre mi ha detto che per amarti avrei dovuto conoscerti, e che magari conoscendoti non ti avrei amato. >> << Ed ora che mi conosci, piccola? >> << Ora ti amo più di prima. >> affermai avventandomi sulle sue labbra. 




POV JORGE
<< Cosa ci sta succedendo, Jorge? >> ansimò mentre spinsi il mio bacino verso il suo e lei mi venne incontro sussultando. Strinsi gli occhi addossandola al muro. << Sta succedendo che entrambi siamo al limite, Martina. >> << E quindi? >> << E quindi stiamo per fare l'amore. >> << A-adesso? >> balbettò titubante mentre un'altra mia spinta la colpì. << Non ne ho la più pallida idea. >> << Questa non è una risposta. >> << Allora no, non possiamo fare l'amore, adesso. >> << E perché? >> << Perché di sopra c'è tutta la mia famiglia. >> ad un tratto vidi un dolce sorriso farsi spazio sulle sue labbra. << Che ti prende? >> << Niente. Solo che hai usato l'espressione: "fare l'amore". >> mi irrigidii all'istante indietreggiando di un passo per guardarla meglio. << Io..no ti sbagli, ho detto scopare. >> scosse il capo mordendosi sensualmente il labbro. << Sei inimitabile, Blanco. >> << E questo ti attrae, Stoessel. >> << O forse mi eccita. >> sussurrò roca soffiando sulle mie labbra. Un brivido percorse tutta la mia schiena senza tralasciare nemmeno la spina dorsale. << Non giocare con me, piccola. >> << E perché, no? >> scese a guardare le mie labbra mordendo il suo labbro inferiore. << Sono innocente Jorgito. Gioco come una bambina. >> << Ma io non voglio giocare con te, è questo il problema. >> sussurrai io roco stavolta. << Non vuoi giocare con me? >> sghignazzò calorosamente portando le sue gracili dita sul mio petto e cominciando ad accarezzarlo. Mi irrigidii all'istante bloccandola << Non sai quando posso essere pericoloso. >> << Voglio scoprirlo. >> << Fidati, non lo vuoi davvero, piccola. >> << Ti sbagli Jorge. Se vuoi puoi sbattermi adesso su questa lavatrice e farmi tua. Ora mi ami. Ora puoi avermi. >> << Ma io non ti voglio sbattere sulla lavatrice per scoparti. >> le sussurrai  sentendo il suo corpo fremere. << Voglio prima fare l'amore come si deve. Diciamo che sarai tu ad insegnarmelo. Io conosco la pratica, tu la teoria, Martina. È perfetto. >> le carezzai dolcemente una guancia con il naso, ed il suo corpo continuò ad irrigidirsi. << Perché sei sempre così agitata? >> le domandai cauto guardandola negli occhi. << Perché ho paura. >> << Di me? >> << No, ho paura delle mie emozioni. Quello che provo mi sembra troppo forte, troppo intenso. Come se non fossi capace di reggerlo. >> << Per me è lo stesso, Tini. Pensavo che il sesso fosse tutto nella vita, poi ho dato una chance ai nostri cuori e devo dire che l'amore è molto più del sesso. Sento il mio corpo fremere più di prima, è meno controllato, più voglioso. È inspiegabile. >> sussurrai roco stringendola a me. << Voglio toccarti, piccola. >> il mio fiato era corto, il suo anche. Si staccò di poco e nei suoi occhi potei quasi leggere una supplica. Con le mani risalii fin sotto la sua maglietta percorrendo la sua spina dorsale ed entrambi mugugnammo. Incontrollabile. Stava diventando tutto troppo incontrollabile. Non sapevamo nemmeno noi a cosa stavamo andando incontro. << Toccami. Toccami di più, Jorge. Toccami. Tutta. >> non riusciva nemmeno a parlare tanto erano forti le emozioni che stavano prendendo il sopravvento in lei. Le sorrisi piano portando la mia mano davanti cominciando ad accarezzare il suo ventre. Le mie mani su di lei furono delicate, quasi inesistenti. Avevo quasi paura di farle male, di romperla tanto pareva fragile. Cercava di tenere gli occhi aperti ed incastrati nei miei, nonostante supplicassero di avere un po' di pace e privacy per il piacere che li stava attraversando. Deglutiva con il labbro incastrato tra i denti che rischiava poco a poco di sanguinare. Risalii con il mio tocco leggero scontrando le mie mani gelide con il suo addome caldo. Respirava a fatica, quasi come se volesse trattenere il fiato, come se volesse trattenere le emozioni, il piacere. Salendo ancora più su attraversai la stoffa del reggiseno incontrando i suoi seni morbidi come la seta. La sua mano si strinse tra i miei capelli tirandone leggermente le punte, il labbro gonfio e sanguinante che chiedeva pietà. << Fammi sentire come ti faccio stare bene, piccola. >> ansimai roco. Titubante abbandonò quel pezzo di carne che in quel momento avrei stretto io tra i denti volentieri e si lasciò andare. I suoi lamenti furono silenziosi, nemmeno una volta permise ai suoi occhi di abbandonare i miei, nemmeno quando disegnai dei cerchi sul suo seno facendola avvampare. << Ti amo Jorge. >> sussurrò in preda all'estasi << Più di quanto ti ami io, Stoessel? >>

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


I nostri cuori batterono all'improvviso, perforandoci il petto, facendoci sorridere quasi spaventati. Non sembravamo né scoraggiati, né altro. Solo impauriti. Da cosa? Avrei voluto capirlo anch'io, ma ero troppo distratto dal battito irregolare del suo di cuore. Le guance arrossate come sempre, come non lo erano da qualche tempo, gli occhi luminosi, vivi, accesi, la voce quasi balbettante, le mani tremanti che incontravano le mie. La guardai confuso quando fece un passo indietro, ma lei mi fece un sorriso tranquillo per farmi capire che andava tutto bene e posò un orecchio all'altezza del mio cuore. Non so come fu possibile, ma il battito aumentò divenendo sempre più irregolare, sempre più tormentante. I suoi occhi si chiusero d'istinto, e le sue labbra che sognavo su di me da tempo si incurvarono dolcemente. Sorrisi anch'io come uno stupido, ancora frastornato per la potenza e velocità del mio cuore, (così prepotente), ma ero con lei e ormai ci stavo facendo l'abitudine. Con la mano posata sul mio petto si tirò su e ci lasciò un avido, ma piccolo bacio. Le sue labbra su di me. Come le sognavo ogni notte. Avevo la maglietta, forse, ma potei avvertire il calore di quel bacio bruciare contro la mia pelle rovente. Avevamo appena fatto l'amore. I suoi occhi nei miei, i miei nei suoi. Non ci eravamo mai guardati così forse, un'intensità tale da mandarci il cervello in tilt, da rendere tutto invisibile, da spaventare persino noi stessi che quando si trattava della nostra relazione eravamo pronti a tutto. Tremava come sempre, ma non aveva paura. Si stava lasciando andare ed io gliene fui infinitamente grato. Le sue labbra salirono. Il mio collo. La mia mascella contratta. Avrei perso il controllo, non ne avevo molto quando lei era nei paraggi. << Ti controlli, Blanco? >> sghignazzò rocamente ed ingenuamente contro il lobo del mio orecchio. << Se non mi controllo ti scopo qui, e subito. >> sussurrai di rimando << ..ma voglio prima fare l'amore con te, e tu stai rendendo tutto terribilmente difficile ed impossibile. >> << E non sai quanto mi diverte. >> senza preavviso il mio bacino si mosse andando in contro al suo. << E questo? Questo ti diverte Martina? >> sorrisi sghembo vedendola avvampare. << Non da vestiti. >> sorrise maliziosamente con ancora quel colore scarlatto, quel rossore sulle guance, prendendomi alla sprovvista. Un'altra spinta. Un po' più brusca, un po' più violenta, un po' rivelatrice. << Ti ho detto di non giocare con me, piccola. >> soffiai contro le sue labbra, contro il suo sorriso per metà innocente per metà peccaminoso. Quelle labbra erano state fatte per peccare, erano state cucite apposta per contorcersi affamate e bisognose con le mie. Aveva ragione. Come sempre d'altronde. << Me lo avevi detto tu Jorge che volevi giocare con me al gatto e al topo, no? >> il suo sopracciglio dolcemente e presuntuosamente inarcato, le sue mani sui miei fianchi roventi, la sua bocca contro la mia, i suoi occhi miei miei. << Non se io sono il topo. >> risposi ovvio << Non mi si addice la parte della preda. Io sono un predatore. >> mi avvicinai di più e lei fece un passo indietro fino a quando entrambi non finimmo contro il muro. Posai la mano destra di fianco al suo viso, sulla parete, per bloccarle il passaggio ed infilai la mano sinistra nella tasca posteriore dei suoi jeans attirandola a me. << Mi preferisci versione preda o predatore? >> una spinta. I nostri bacini parevano quasi stanchi. Avevamo fatto l'amore da vestiti. Con tutti i muscoli del nostro corpo. << Predatore. Decisamente predatore. >> soffiò in preda agli spasmi. La porta della mia camera si aprì di scatto rivelando il viso sorridente di mia sorella Jennifer. Mi staccai immediatamente da Martina, che con le braccia ancora alzate contro il muro, il respiro corto ed affannato e le guance perfettamente arrossate non si mosse di un centimetro. Jennifer ridacchiò sotto i baffi beccandosi una mio occhiataccia, ero infastidito, non mi piaceva essere interrotto nel bel mezzo di..qualunque cosa stessimo facendo o sperimentando. << Ho interrotto qualcosa? >> << No, cosa te lo fa credere? >> risposi con una punta di acidità. Lanciò un'occhiata al cavallo dei miei pantaloni ed io la seguii a ruota. Oh. Questo era imbarazzante. Per davvero. Cominciò a ridere quasi sguaiatamente, indicando i miei jeans e Martina la seguì a ruota assumendo un colore rosso scarlatto. << Si ho interrotto qualcosa, direi. >> << Sta' zitta. >> dissi coprendomi con una mano la prova incriminante. << Che diavolo ci fai in camera mia? >> << Ehi fratellino non ti scaldare. Ho bisogno del tuo aiuto. >> portò le sue mani supplicanti come se stesse pregando davanti ai miei occhi. << Ti prego. >> << Sarebbe? >> tossicchiò rivolgendomi un sorriso innocente. << Mi chiedevo se stanotte potessi badare tu a Jazmine, dovrei uscire con..mm..delle mie amiche e papà sarà a lavoro. >> << Chi è lui Jennifer? >> domandai duro << I sorrisi ai suoi messaggi, poi il fatto che tu nella frase ci abbia infilato un mm.. Tini lo fa solo quando.. >> avvertii una gomitata abbastanza violenta arrivarmi nel costato e mi girai a guardare Martina con gli occhi spalancati. << Chiudi la bocca, Jorge. >> trattenni un sorriso avvicinandomi al lobo del suo orecchio. << Davvero ti vergogni? Stavamo scopando in pratica, prima che lei entrasse. >> inutile dire che a quell'affermazione mi arrivò un'altra gomitata. << Per che ora torni Jen? >> << Ehm..in realtà non torno, dormo da Ch..Chelsea. >> si morse violentemente un labbro ed io sospirai. << Se non me lo presenti entro la fine del mese giuro che comincio a seguirti e poi gli spacco la faccia. >> feci un piccolo ghigno mentre i miei bollenti spiriti sembrarono calmarsi. << Va bene, grazie Jorge. >> con uno slanciò getto le braccia intorno al mio collo ed io d'istinto sorrisi carezzandole la schiena. << Sta' attenta. >> quando si staccò roteò gli occhi. << Sembri papà. >>


POV MERCEDES
"Vieni qui, biondina." Con un broncio e un faccino che faceva invidia al gatto con gli stivali mi rifugiai tra le braccia di Francisco. "È odiosa. Cosa voleva da te quella ragazzina?" "Qualcosa che non potrà avere." "Cioè?" "Me, bambolina. Ma io sono già tuo." Sorrisi a quelle parole e lui mi seguì a ruota stringendomi a se. Sghignazzai avvertendo 'quella cosa' premere contro le mie cosce e lo guardai. "Sei insaziabile, Fran." "Beh, non è che sono proprio insaziabile, cioè.." "Stanotte abbiamo fatto l'amore." Scossi il capo sempre più divertita "Siamo diventati peggio dei conigli." Lanciai un'occhiata dinanzi a noi scorgendo uno Jorge alquanto sconvolto. Fran mi seguì a ruota e prendendoci per mano lo raggiungemmo. "Jorge tutto bene?" Sobbalzò sul posto con un viso più che sconvolto. Sembrava terrorizzato, aveva paura di qualcosa ma non so cosa. "Oggi quando sono andato a casa tua..io..ho quasi baciato Martina". Rimanemmo tutti e tre impalati. Jorge guardava Francisco che lo guardava con occhi di fuoco ed io alternavo lo sguardo tra i due sperando non si sbranassero. "Vediamo se ho capito bene. Tu." Lo indicò con uno sguardo a dir poco inquietante "Hai. Quasi. Baciato. Mia. Sorella." "Non so che mi prende. Mi sento stranissimo. Il cuore mi batte a mille, adesso, ad esempio." "Che cazzo, Jorge! Martina ti piace si o no?" "È ovvio che mi piaccia" "Solo ed esclusivamente esteticamente e fisicamente?" "Oh dannazione non lo so, sta mettendo tutto in discussione." "Sei il mio migliore amico e ti appoggerò sempre, ma continua a far soffrire mia sorella e ti appenderò di testa in giù, chiaro?" "Ragazzi forse è meglio che vi lasci soli.." "Aspetta Mechi." avvertii Jorge bloccarmi un polso e mi voltai confusa "Se le vuoi bene non dirle niente." la mascella di Fran era contratta, gli occhi furiosi, la tempia pulsante più del solito. Gli poggiai una mano sulla spalla. "Va tutto bene, Fran." "Il cazzo va bene, Mercedes." Sbottò guardando male Jorge. "Non dirglielo o le faresti del male, involontariamente ma gliene faresti. Non sono sicuro nemmeno io di quello che sto facendo." Sospirai "Devo mentire alla mia migliore amica?" "No, devi soltanto continuare a farla sorridere."

<< Tutto bene, biondina? >> domandò Xabiani mentre mi rivestivo. << Si, solo che pensavo. >> << A lui? >> << Anche. Beh, a lui ci penso sempre, è ovvio >> << E a cos'altro, allora? >> << Alla mia migliore amica, e al migliore amico di Fran. >> << Non capisco. >> rispose lui confuso. << È una lunga storia. Una lunga storia d'amore. >> sorrise sedendosi. << Pazienza. Mi piace ascoltare le parole che abbandonano le tue labbra. >> << Sei pronto? È una storia intensa, eh?! >> << È una storia d'amore, deve esserlo per forza. >> << Mai come lo è questa. Jorge e Martina è come se si fossero conosciuti prima. In una vita passata, ultraterrena. >> << Ti ascolto. >>


POV JORGE
"Fran Perdonami io lo so che non dovevo" "Ma dai?!" Sbottò sedendosi su un muretto ed invitandomi a continuare. "Non lo so che mi è preso. Martina mi rende..strano" "Voglio saperlo, Jorge. È solo attrazione fisica? Devo saperlo." "No." "No?" "No" "Ah" "Ma per adesso non posso lasciarmi andare. Adesso non posso innamorarmi, Fran. Mio padre ha bisogno di me." "Non baciarla. Non baciarla se non puoi amarla. Perché la distruggeresti definitivamente." "Lo so." "Se te ne innamori puoi anche farla tremare sotto il tuo corpo, Jorge. A condizione che io non ne sappia niente, ovviamente." Ridacchiai avvertendo la sua mano darmi una pacca sulla spalla. "Sono anche dalla tua parte, amico. Ma Smettila, per favore. Tornare e vederla persa a guardare il vuoto. Tornare e sentirla piangere nel sonno. Tornare e vederla..così, è straziante." deglutii "Sta così male?" "E tu Jorge? Stai così bene come dimostri?" "Certo." "Non ti credo" "E fai bene" grugnii stanco di mentire. "Tua sorella è speciale. Se un giorno me lo permetterà la renderò felice, ma non ora."


POV RUGGERO
<< Esattamente cosa vuol dire che i tuoi genitori mi hanno invitato a cena a casa tua, rossa? >> domandai quasi terrorizzato << Significa che hai lasciato un preservativo sul mio comodino, amore. >> << Oh. >> << Sei al primo posto sulla lista nera di mio padre. >> << Bimba, non potevi dire che so.. Che erano delle figurine? >> << C'era scritto Durex sopra, non ci avrebbero creduto. >> rispose lei mandandomi un'occhiataccia. Posai le mani su entrambe le sue braccia carezzandogliele. << Andrà tutto bene sta' calma Cande. Ci penso io. >> << Scusami è solo che quando hanno trovato il..il coso... >> << Lo so, lo so. Sei una ragazzina è normale la pensino così. >> << Ah li difendi anche? >> roteai gli occhi posando le mie labbra sulle sue facendola smettere di parlare. Sentii i suoi muscoli e lei rilassarsi. << Stasera andrà tutto bene. Siamo insieme, va tutto bene quando nulla ci separa. >>



POV MARTINA
Scoppiai a ridere muovendo le mie mani sullo stomaco di Jorge accompagnata dalla bellissima Jazmine. Il mio bellissimo messicano dagli occhi verdi rideva a crepapelle chiedendo umilmente perdono. << Pietà ragazze. Pietà. >> sbottò esausto. Guardai la piccola che annuì ed entrambe ci staccammo per tornare a respirare seguite da lui. Aveva gli occhi luminosi e le labbra incurvate in un sorriso. Sapere che metà del motivo di quella curva ero io mi riempì il cuore di gioia. << Avete scherzato con la persona sbagliata.. >> cominciò lui sollevando entrambe come un sacco di patate sulle sue spalle. << NO, NO FRATELLONE, PER FAVORE. >> supplicò Jazmine cominciando a ridere. << Oh si. >> sorrise pericolosamente. << Con te finisco più tardi, quando lei dorme. >> sussurrò invece in modo che solo io potessi sentirlo. Avvertii tutti i nervi espandersi nel mio corpo ed il mio stomaco contorcersi. << Più tardi, piccola. >> più tardi.
  

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


POV RUGGERO
'Calma Ruggero sono cose che capitano tutti i santissimi giorni, devi solo conoscere i genitori della tua ragazza' respirai a fondo tranquillizzandomi prima di ricordarmi che ero stato invitato a cena in quella casa solo perché avevo lasciato un preservativo sul comodino di Candelaria. Ad un tratto quella piccola, ma accogliente casa mi sembrò un covo di assassini. Se avessi avuto una figlia donna e avessi trovato un preservativo nella sua camera non ci sarebbe di certo stato un domani per il suo ragazzo. Suonai il campanello tossicchiando. Quando la porta si aprì sgranai gli occhi alla vista di un uomo ben piazzato, con un fisico decisamente migliore del mio. << S-salve. >> balbettai sorridendo nervosamente e porgendogli la mano. Lui accettò la stretta con molta decisione e mi guardò negli occhi. << Sono Carlos, il padre di Candelaria. Tu devi essere Ruggero, il suo ragazzo. >> sorrise cordialmente mentre avvertii i miei muscoli rilassarsi. << ..quello che ha lasciato un preservativo sul comodino della mia bambina, no? >> ecco. Avevo cantato vittoria troppo presto. << Carlos Smettila! Voglio vedere questo ragazzo, avanti. >> una donna lo spinse via posando lo sguardo su di me. Dai suoi capelli rossi accesi compresi fosse la madre della mia bimba. Indugiò parecchio sui miei capelli spettinati e poi fece uno di quei sorrisi da togliere il fiato. Uno di quei sorrisi alla Candelaria Molfese. << Mia figlia aveva proprio ragione. >> << Ecco io..posso entrare? >> chiesi imbarazzato mentre lei si spostò di lato porgendomi la mano. << Sono Lilian, la madre di Candelaria. >> << Ruggero. >> le sorrisi avvertendo lo sguardo inceneritore di Carlos su di me. Se li sguardi uccidessero, sarei già nell'oltretomba.


La cena sembrava proseguire..serena, escludendo Carlos ed i suoi occhi inquietanti su di me. << È squisito Signora Molfese. >> sorrisi riferendomi a qualunque buona sostanza stessi ingurgitando in quel momento. << Oh no ti prego Ruggero, chiamaci per nome e dacci del tu. >> sorrise cordialmente indicando se stessa e suo marito. << O-ok. >> << Ok. Basta non voglio fare finta di niente. Ho bisogno che tu Ruggero venga con me di là. Voglio parlare con te. Un minuto. Un solo fottuto minuto. >> deglutii annuendo e voltandomi verso Cande la guardai in modo rassicurante, per poi alzarmi e seguire Carlos. << Quando ho trovato quel preservativo, giuro volevo ucciderti. >> sputò cominciando a fare avanti e dietro nel salotto. << Ma non lo farò. >> << Ah no? >> sbottai invece io abbastanza confuso. << Il modo in cui vi guardate tu e mia figlia. Non è quello di due semplici ragazzini che si stanno divertendo. È quello di un uomo ed una donna innamorati. Anche il fatto che tu l'abbia rassicurata con uno sguardo. Per questo ti risparmierò, ragazzino. Ma se trovo ancora un preservativo in questa casa verrò a cercarti. E non per una semplice chiacchierata in amicizia, puoi starne certo. >> sorrisi ringraziandolo con gli occhi e mentre stavamo per tornare in cucina lo fermai strattonandolo per un braccio. << Ha proprio ragione Signor Molfese. Sono perdutamente innamorato di sua figlia. >> << Mi chiamo Carlos. E non darmi del "Lei" >> sorrise dandomi una pacca sulla spalla. 


POV JORGE
<< Si è addormentata. >> sorrise guardando Jazmine stesa sul suo letto, sotto le lenzuola con il pollice in bocca. La guardai anch'io e mi chiesi come quella splendida creatura potesse essere così forte. Poi riposai lo sguardo su Martina. Da quando era entrata in quella casa aveva portato la vita. Proprio come Francisco. Le sorrisi ed anche lei lo fece chiudendo la porta di quella stanza. << Mm..dovrei andare è tardi. >> le rivolsi un'occhiataccia lanciando uno sguardo all'orologio. << Punto primo tu non ci vai girando da sola, soprattutto a quest'ora. E punto secondo Mercedes ha già parlato con i tuoi, credono che tu stia dormendo lì. >> sgranò gli occhi. << Ma come..?! >> << Quando la mia nana ti stava acconciando i capelli ho inviato un messaggio a Mechi. >> fece un broncio con le labbra a dir poco adorabile che stonò con il suo sguardo inceneritore. << Ed il mio consenso quando lo hai avuto, Scusami? >> << Vuoi dirmi che non vorresti dormire con me? >> un sorrisetto si dipinse sul mio volto quando avvertii un leggero luccichio nei suoi occhi. Ero sicuro che in quel momento il suo cuore stesse battendo all'impazzata. << Dormo senza maglietta, sai? >> continuai mentre pian piano le sue guance si imporporarono. << Ho sonno. Voglio andare a dormire. >> rispose gonfiando le guance d'aria ed ignorando la mia affermazione. << Andiamo allora, piccola. >> con una mossa repentina l'attirai a me per la vita cominciando ad attraversare il corridoio. Quando mi voltai e la guardai di profilo per poco il cuore non mi scoppiò. Era dannatamente dolce, dannatamente bella, dannatamente pura. Le labbra peccaminose incurvate leggermente, così belle, carnose ed invitanti. Il naso piccolo arricciato di poco e le ciglia lunghe e definite. I suoi lineamenti perfetti. Sorrisi a quella vista. Era cambiata parecchio. Non aveva più le sembianze di bambina, bensì di donna. I suoi fianchi continuavano a muoversi sotto la mia presa ad ogni passo che facevamo. Nessuno dei due fiatava. Quando si voltò a guardarmi non resistetti più. Troppo ingenuità in una persona sola. La spinsi contro la parete della porta della mia stanza e mi avventai sulle labbra. Il pensiero di quegli splendidi pezzi di carne che peccavano muovendosi contro i miei mi oscurò la ragione. Mugugnò avvertendo l'incastro perfetto del suo corpo tra me e la fredda parete di quella casa. Carezzai una sua coscia lentamente. Senza fretta. E la posai in corrispondenza della mia vita, del mio bacino, scendendo a lambire il suo collo e la sua mascella di baci. I suoi occhi adesso chiusi. Le sue labbra semiaperte con il fiato corto, le sue mani tra i miei capelli. Era morbida. Morbida come la seta. Prendendomi alla sprovvista allacciò entrambe le gambe alla mia vita ed io preso dall'incoscienza, aprii la porta della mia camera per poi richiudermela alle spalle. Bastarono pochi secondi di ragione a farci tornare alla realtà. Quando mi staccai la visione dinanzi a me fu meravigliosa, paradisiaca, infinita. Le sue labbra erano gonfie e mordicchiate ovunque, il suo collo segnato da qualche macchietta che sarebbe svanita nel giro di un paio d'ore, i suoi occhi chiarissimi.



POV MARTINA
Occhi scuri ed affamati. Labbra gonfie e rosse. Trattenni il fiato guardandolo attentamente. Il petto che si alzava ed abbassava troppo velocemente, le sue mani ancorate alla mia vita, il suo sguardo profondo, intenso ed indagatore. Meglio di come mi aspettassi. Non credevo che baciare qualcuno mi avrebbe portato così tanto benessere. Non credevo ne avrei voluto sempre di più. Indietreggiai stendendomi sul letto e premendo con le dita sul posto di fianco al mio. << Non vieni, Jorge? >> sussurrai sensualmente mentre le sue labbra si incurvarono in uno stupendo sorriso << Io vengo sempre, piccola. Sempre. >> spalancai la bocca mettendomi a sedere di scatto. << Depravato, maniaco che non sei altro. >> << È la verità, Tinita. E prima o poi te ne darò la prova. >> << Stai peggiorando la tua situazione. >> sussurrai mentre lo vidi piano stendersi su di me e posare entrambi i pugni al lato della mia testa in modo da sorreggersi. << E quale sarebbe la tua punizione al mio comportamento, Stoessel? >> un sorrisetto si fece spazio sulle mie labbra mentre pian piano alzai un ginocchio in corrispondenza del suo inguine, facendo una leggera pressione. I suoi occhi si strinsero violentemente e la sua mano sinistra scese verso il mio ginocchio riportandolo al suo posto. << Non riprovarci. >> soffiò ansimante. << È il tuo pegno, Jorgito. >> scosse il capo riaprendo gli occhi e piantandoli nei miei. Troppo, troppo intenso. Eccessivamente intenso. << Se lo fai di nuovo stanotte facciamo l'amore, piccola. >> << Ah si? >> << Si, quindi sta' ferma. >>






POV MARTINA
<< Puoi sederti sulle mie gambe se vuoi, bionda. >> sorrisi notando la mia migliore amica assumere un colore scarlatto sedendosi sulle gambe del suo nuovo 'amico'. Sembrava un tipo ok, lo avevo appena conosciuto, ma mi sembrava che riuscisse a capire Mercedes meglio di tutti noi messi assieme. << Quindi anche tu sei Messicano? >> trattenni un sorriso guardando gli occhi di Jorge illuminarsi come quelli di un bambino che aveva appena ricevuto un regalo. << Aha. >> annuì Xabiani sorridendo amichevolmente. << Mi sono trasferito qui all'incirca 6 anni fa. >> riportai l'attenzione sulla mia bionda che sempre con le guance rosse sorrideva flebilmente guardando le labbra del moro muoversi. Il cuore mi si riempì di gioia a vedere che finalmente qualcuno le stesse ridando i sorrisi veri. Lodo e Diego si stavano sbaciucchiando senza ritegno, nel bel mezzo del parco sotto lo sguardo sconvolto di una coppia di anziani che scuotendo il capo si lamentavano. Ridacchiai tra me e me per poi riportare l'attenzione su Ruggero e Candelaria che si sussurravano parole dolci per poi arrossire. << ..la storia della tua ragazza ad esempio, coincide parecchio con la mia. >> mi voltai di scatto mentre Jorge ascoltava attentamente Xabiani che mi indicava con l'indice. Mechi aveva la fronte aggrottata e gli occhi curiosi, ma non sembrava voler approfondire il discorso. Alle sue spalle intravidi Macarena tirare una sberla a Damien per chissà quale battuta sarcastica e scoppiai a ridere sul serio. I 3 seduti con me si voltarono a guardare nella mia stessa direzione cominciando a ridere anche loro. Il moro dagli occhi di ghiaccio aveva gli occhi sgranati e protestava contro la castana che lo stava trucidando con lo sguardo. << Sono unici. >> << Siamo tutti unici a modo nostro. >> sentii Jorge sussurrare e dolcemente gli carezzai una guancia per perdermi nei suoi occhi. << Allora Cuginetta, io vengo a farti visita e tu non sei neanche in casa? >> sbarrai gli occhi, e girandomi lentamente trovai alle mie spalle mio cugino Facundo in compagnia di sua moglie Alba. Frettolosamente mi alzai dalle gambe di Jorge e corsi ad abbracciare entrambi così forte che credevo stessero per soffocare. << Cosa ci fate a Buenos Aires? >> sgranai gli occhi con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. << Dobbiamo darti una bella notizia. >> << Cioè? >> << Aspettiamo un bambino. >> mi immobilizzai. 'Aspettiamo un bambino'. Cercai di elaborare la frase mentalmente e sorrisi come una stupida. Erano ormai anni che provavano ad avere un bambino, ma nulla. Ed ora invece il loro sogno stava diventando realtà. << Santo Cielo, parlate sul serio? >> annuirono contemporaneamente quasi come dei robot e senza esitare oltre gridai come una bambina piccola, battendo le mani. << E Toti non è con voi? >> << No, è rimasto a Londra, sai era..indaffarato. >> Facundo roteò gli occhi ed io ed Alba scoppiammo a ridere alzando gli occhi al cielo. Quando i miei amici si alzarono dalle panchine si presentarono uno ad uno, e quando fu il momento di Jorge quasi trattenni il fiato. << Sono Jorge, il ragazzo di Martina. >>


POV MERCEDES
<< Tutto ok? >> domandò Xabi mentre mi riaccompagnava a casa stringendomi forte la mano. << C-certo. >> balbettai fingendo un sorriso. << Dai biondina sputa il rospo. >> << No, davvero Xabiani non è niente. >> la sua camminata si arrestò e di conseguenza anche la mia. << Mio fratello ha perso la vita in un incidente. >> confessò respirando a fondo. Oh no. Ero davvero pronta ad ascoltare la sua storia? La sua storia che per pura casualità coincideva con quella di Martina? Rimasi in silenzio guardandolo. << Si chiamava Maximiliano era 2 anni più grandi di me ed era un grande patito di moto. È morto durante la sua ultima gara. Qualcuno ha dato fuoco alla sua moto. >> sentii l'aria venire a mancare. Una storia troppo forte per una debole come me. Le gambe tremarono, per questo con entrambe le mani mi aggrappai a lui, sorreggendomi alla bell' e meglio e spingendo la mia fronte contro la sua. I miei occhi si chiusero all'istante e le mie mani corsero a navigare tra i suoi capelli. Morbidi, come la seta. << E la cosa che mi fa incazzare è che il colpevole non è mai uscito fuori. Nonostante tutti sapessero chi fosse. >> sussurrò portando le mani sui miei fianchi e stringendomeli (quasi fino a farmi male), per poi chiudere gli occhi. << Abbiamo le vite incasinate, eh?! >> << Perfettamente disordinate si, biondina. >> << Ti sento..strano. >> sussurrai quando la sua presa si allentò. << Ho bisogno di starti lontano. Solo un paio di minuti, Mercedes. >> << E-e perché? >> << Perché sinceramente adesso vorrei fare l'amore con te. >> i miei muscoli si irrigidirono a quel pensiero. Io che tremavo sotto il corpo di un altro. Di uno che non era Fran.


"Fino a quando ci sarò io biondina, tremerai solo sotto il mio di corpo, chiaro?" Boccheggiò roco aumentando l'andata delle spinte. Sempre più violente, più brusche, più intense, più..dolci. "Si-si Fran solo sotto di te." Parlai senza forze mentre avvertii le mie gambe irrigidirsi. "Solo me." Sussurrò avventandosi bisognoso sulle mie labbra e carezzandomi una guancia. 


Il moro indietreggiò di poco e quasi potei avvertire il battito del suo cuore rilassarsi tornando a battere regolarmente. Quando aveva cominciato ad avere la tachicardia? << Scusami. >> scossi il capo come a dirgli che andava tutto bene. << Un paio di minuti. Sta' lontana dal mio corpo solo un paio di minuti. >> continuava a ripetere, trattenni un ansito sconvolgendo persino me stessa. Era Xabiani. Non Francisco. Sapevo di dover andare avanti, me lo aveva insegnato lui stesso. Ma le mani di questo bellissimo ragazzo non erano le sue, gli occhi non erano i suoi, le labbra non erano le sue. << Non voglio occupare un posto che non è disponibile Mercedes. Perdonami, per favore. >> << Non c'è nulla da perdonare. Non voglio le persone fuori dalla mia vita. E se è così è solo perché me lo ha insegnato proprio Lui. >> << Doveva essere un angelo, allora. >> sorrisi con lui. << Una specie. >>



POV JORGE
<< Tutto. Voglio sapere tutto, Jennifer. >> sbottai sedendomi sul divano e cercando di fare il maggior silenzio possibile, visto che era notte tarda e Jazmine dormiva. << Si chiama Chad, ha 30 anni e fa il pediatra. >> << Aw. Aspetta. Frena. Frena. Quanti anni ha? >> spalancai la bocca quasi sconvolto. << 30. >> << E lo sa che tu ne hai solo 20? >> domandai evitando di 'calcare la dose'. << Ovvio, Jorge. >> roteai gli occhi. Non volevo essere il solito petulante e pesante fratello. Ero solo preoccupato per lei. I miei pensieri corsero a Francisco, lui sarebbe stato capace di dire qualcosa di unico e sensato a modo suo. Avrebbe sorriso. << Posso conoscerlo? >> << Si Jorge, ma non ora. >> annuii e quando lei fece per alzarsi la fermai. << Non voglio mettermi in mezzo, so di dare quell'idea. Mi dà solo fastidio. Ed ho paura. Paura di perderti. >> << Paura di perdermi? >> domandò sbalordita spalancando la bocca. << Un'eccessiva e forse anche stupida paura, Jennifer. Ma la sento fin dentro il cuoio capelluto. Fin dentro le ossa. Sapere che un giorno non ti vedrò più a fare lavatrici ed imprecare, sapere che un giorno lui ti bacerà sulle labbra e ti stringerà a se, sapere che non sarai più la mia dolce sorellona, beh non mi piace. Lo sto accettando, ma è più forte di me. Ti voglio bene, Jennifer. >> sorrise. Gli occhi lucidi e grondanti di lacrime. << Che ti salta in mente, Jorge? Non me ne vado neanche morta da qui. >> mi alzai di scatto stringendola tra le mie braccia. << ..e ti voglio bene anch'io, fratellino. Dì a Martina che anche lei è fortunata, che se non fossi mio fratello ti avrei già sposato. >> sghignazzai a quelle parole << Ma io non avrei sposato te. >> << Ehi. >> rispose offesa dandomi una pacca sulla spalla. << Ma sei Stronzo proprio. >> << A Martina piaccio così. >> << Ho come il presentimento che con lei tu faccia tutto tranne che lo Stronzo. >> << Va beh, vado a dormire. >> << Perché Jorge? Non vuoi parlare di voi due? >> rabbrividii mentre una smorfia mi si dipinse sul volto << Non con te, Jen. >> << Ah quindi non vuoi parlare di quando vi ho beccati in camera tua, lei ansimante e tu..e tu.. >> scoppiò a ridere indicando il mio bassoventre, senza sapere come altro spiegarmelo. Avvampai di colpo sbuffando. << Succede. No? >> << Dimmi solo una cosa: ti capita spesso? >> << Cosa? Ma non te lo dico neanche morto. Buonanotte Jennifer. >> e detto questo scappai letteralmente in camera mia avvertendo il suono leggero della sua risata.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


<< Smettila coglione. >> la mia risata si arrestò dopo l'affermazione irritata di Ruggero ed una sua cuscinata. << Beh certo, tu ti scordi il preservativo sul comodino della tua ragazza e sono io il coglione. >> un sorrisetto soddisfatto si dipinse sulle mie labbra nel vedere il suo viso assumere una smorfia. << Carlos non mi ha fatto fuori almeno. >> scossi il capo. << Alejandro mi avrebbe già distrutto con la stessa velocità con cui i miei genitori mi hanno creato. >> << Dai non sarà così male. >> scoppiai a ridere cercando di capire se stesse parlando serio. << L'altra sera quando l'ho riaccompagnata a casa stavo per salutarla come si deve e lui è uscito di casa fingendo di dover andare a buttare la spazzatura. >> << Magari voleva davvero.. >> << Ha ammesso Mariana che in tutti i loro 25 anni di matrimonio non gli è mai saltato in testa. >> << Sei fottuto, Blanco. >> << Non ti preoccupare, la mia relazione da quel punto di vista va comunque a gonfie vele. >> << Avete già scopato? >> gli rivolsi un'occhiataccia trattenendo un sorriso. << Se Cande o Tini ti avessero sentito a quest'ora ti avrebbero già tolto la possibilità di procreare, sai? >> << Si lo so. Allora? >> << Allora no. >> << Come dannazione fai ad avere la ragazza che ti piace da anni tra le tue braccia e non sbatterla al muro per farci l'amore, scusa?! >> scrollai le spalle guardando le mie gambe stese ed "accavallate" sul letto. << Voglio che sia diverso. Speciale, insomma. >> << Vuoi trattarla diversamente dalle altre. >> affermò sedendosi sulla scrivania ed incrociando le braccia al petto come me. Inclinai il viso continuando a non guardarlo. << Già. >> << Quanto esattamente? >> << Quanto cosa? >> aggrottai la fronte tornando a guardarlo. << Da quanto ti piace? Da prima che scoprissi di piacerle, vero? >> distolsi immediatamente lo sguardo e mi passai nervosamente una mano sulla nuca. << Italiano del cazzo! >> rise << Parla, messicano del cazzo! >> mi imitò con voce divertita << Va bene si, da prima. >> << E per quale strano motivo al mondo non ti sei fatto avanti? >> << Non lo so.. Per Francisco, per Jazmine, per papà, per lei.. >> << Per lei? >> << Si, per lei. Non è che avrei creato una favola dichiarandomi, piuttosto si sarebbe trattato del suo incubo peggiore. >> << Ma senti le cazzate che dici? >> << Volevo lei. Volevo tutto, assolutamente tutto di lei. >> << E lei voleva tutto, assolutamente tutto di te. >> << Mi stai confondendo, lo sai? >> << Si, e questo mi diverte Stronzo. >> risi tirandogli un pugno sul braccio. << Guarda che sono le 15 e 30, hai un appuntamento con la tua rossa o sbaglio? >> << Cazzo me n'ero dimenticato! E non chiamarla rossa, Blanco! >> ridacchiai << Ho specificato che è tua, Pasquarelli. Ora volatilizzati, io sto aspettando i ragazzi. >> << Ci vediamo domani pomeriggio, messicano. >>


POV MARTINA
Quando rientrammo in casa sua era ancora troppo presto ed in casa non c'era nessuno. << Ti va qualcosa da stuzzicare? >> domandò sparendo nella cucina ed io rimasi in silenzio guardandomi intorno. << Mm..nutella? >> i miei occhi si illuminarono e lui si affacciò guardandomi con un sorriso da furbetto. << Quella si, grazie. >> sorrisi portando il pollice all'insù e sentendolo sghignazzare. Quando ritornò in salotto con il barattolo, i biscotti ed il coltello tra le mani a stento potei trattenere un sorriso. Sembrava davvero dolce, ma avrei fatto meglio a non dirglielo. Si sedette al mio fianco poggiando tutto sul tavolino. << Ho dimenticato il cucchiaino aspetta vado.. >> scossi il capo sorridendo maliziosamente e pericolosamente. << Non ce n' è bisogno, Blanco. >> sussurrai così sensualmente che quasi credetti di non essere io quella a parlare. Deglutì. << Ah n-no? >> balbettò quando con una mano cominciai a carezzare il suo addome. << No. >> risposi alzandomi per portarmi a cavalcioni su di lui. Il suo corpo reagì immediatamente ed io mi sentii così soddisfatta e piena di potere. Cercò di allentare il contatto fisico allontanandosi e spingendosi più verso il divano, ma non glielo permisi. Mi voltai a prendere il barattolo della nutella e con una mossa appena studiata gli feci intingere un dito dentro. Sorrisi portandolo alla bocca e gustandomi quel sapore paradisiaco. Sentii tutti i suoi muscoli tendersi e credetti a quel punto di non essermi mai sentita così donna. << Buona. >> sussurrai con un sorrisetto, ma lui non osò fiatare. 


POV JORGE
Sentii ogni singolo muscolo tremare e le mie labbra parvero non rispondere più ai miei comandi. Mi avventai su di lei con furia e violenza, riuscendo a far risaltare un pizzico di dolcezza, mentre con una mano le carezzavo la guancia. << Hai tutte le labbra sporche di cioccolata, piccola. >> sussurrai roco. << Anche tu adesso. >> la sua voce calda e sensuale stonò con il suo viso d'angelo. Era impossibile pensare che quella creatura seduta sulle mie gambe potesse essere così provocante e tenera al tempo stesso. Avvertii i suoi pollici strisciare sulla mia bocca mentre provava a ripulirmi dal disastro che avevo combinato baciandola e arpionai le mie braccia intorno la sua stretta e piccola vita. << Ho appena avuto un'idea. >> tuonò battendo le mani. << Sarebbe? >> il mio timbro di voce era ancora roco, complice di momenti indimenticabili. << Una lotta di cioccolata. >> sorrise dolcemente << Ti piace? >> << Mm..si? >> << Non ne sembri entusiasta. >> sbottò incrociando le braccia al petto e facendo il labbruccio. << No, è solo che.. >> senza darmi tempo intinse un dito nella nutella passandolo sul mio collo. Sgranai gli occhi quando la sua lingua seguì la stessa scia delle sue dita. << Ovviamente dovrò ripulirti. >> inclinò la testa di lato, attraversando con le labbra la mia mascella. I suoi baci umidi e caldi mi fecero contorcere lo stomaco continuamente. << Chi dannazione te le mette in testa queste idee? >> domandai boccheggiando mentre avvertii i suoi denti affilati graffiarmi un punto situato a metà tra le guance ed il mio collo. << Non ti piacciono, Blanco? >> chiusi gli occhi stringendo la presa attorno la sua vita. << Purtroppo non sono l'unico a cui piacciono. Per favore Martina, cosa diavolo stai facendo? >> la mia voce era un miscuglio di emozioni. Disperazione. Piacere. Dolore. Amore. Le sue mani acchiapparono i lembi della mia maglietta e lei mi sorrise dolcemente. << Controllo Jorge. Io ti insegno il controllo e tu mi insegni a lasciarmi andare. >> la sicurezza che trasparì dai suoi occhi mi fece quasi uscire il cuore dalla gabbia toracica. Questa splendida, soave, incantevole, dolce, tenera, provocante creatura seduta sulle mia gambe si fidava di me. Si fidava di me che non le avevo dato nessun motivo per farlo. Si fidava di me che le avevo dato solo grattacapi e sofferenze. Si fidava di me tanto da giocare in questo modo pericoloso. Sorrisi. << Girati. >> mi guardò confusa << Ti insegno a lasciarti andare, piccola e nel frattempo imparo a controllarmi. >> lentamente la feci voltare facendo scontrare il mio petto con la sua schiena. Le sue scapole urtarono contro di me ed io mi beai di quel magnifico contatto. Intinsi una mano nel barattolo della nutella attraversando la sua nuca lasciata scoperta dalla sua crocchia spettinata. Quando posai le mie labbra umide in quel punto preciso potei avvertire le sue piccole mani stringersi a pugno sui miei jeans ed i suoi respiri farsi pesanti. Ero sicuro i suoi occhi fossero chiusi in quel momento, ero sicuro si fosse lasciata andare. Ero sicuro perché Martina si fidava di me. Continuavo a ripetermi quella frase e quasi non ci potevo credere. Mai una sicurezza. Mai una bella parola. Mai un qualcosa di romantico. Eppure lei aveva scelto di fidarsi e di innamorarsi proprio di me. Il numero uno degli inaffidabili. 'Cosa ci trovava in me?' Le mie labbra si spinsero oltre baciandola profondamente sotto l'orecchio destro. La presa sui miei jeans si rafforzò ed il calore si espanse nel mio corpo. << Hermosa Nena. >> sussurrai roco continuando a lambire quei punti precisi con le mie labbra ed accompagnando i miei baci con le mia mani che quasi invisibili corsero sotto la sua maglietta ad accarezzarle il ventre piatto. I suoi gemiti di piacere oramai erano diventati la mia droga più potente. Non potevo più farne a meno. << Ancora Jorge >> ansimò persa nel momento. Quelle parole sulla sua bocca avevano un che di serio e quasi sconvolgente. Si sistemò sulle mie gambe voltandosi in modo da far scontrare le nostre labbra in un incontro che non avrebbe dato tregua a nessuno. Se non ci fossimo fermati in quel momento avremmo fatto sicuramente l'amore. Non l'avevo mai vista né sentita così presa dal momento. Il mio bacino si inarcò spingendosi contro il suo. Un gemito trattenuto. << Gemi piccola. Fammi sentire quanto ti faccio stare bene. >> roteai i fianchi dando un altro colpo. Una spinta più forte, più sentita, più tutto. Oramai facevamo l'amore da vestiti. E nemmeno quello bastava più a fermarci. Nemmeno i nostri occhi incastrati alla perfezione. Nemmeno i nostri sguardi avrebbero potuto incastrarsi in quel modo perfetto in cui avrebbero potuto farlo i nostri corpi a dire il vero. << Mh. >> strinse forte gli occhi agguantando i lembi della mia maglietta e stringendoli forte. I miei versi erano più gutturali, più liberi, più complici. Un'altra spinta. Ancora più forte. Ancora più brusca. Questa volta le sue unghie salirono fino al mio braccio conficcandocisi dentro. Forse fu quella la goccia che fece traboccare il vaso. Forse fu quello a portarmi a sollevarla dalle mie gambe per farmi alzare di scatto, come scottato. O forse fu il lamento che emise in quel momento. Complice quanto il mio se non di più. Gli occhi aperti con forza quasi esausti per quanto avevamo fatto l'amore quel giorno. Le labbra peccaminose strette in una linea dura. La mascella contratta. I muscoli contratti. Forse fu quello a farmi capire che quella volta anche lei aveva raggiunto l'apice con me. Forse fu quello a dimostrarmi che io e Martina stavamo diventando incontrollabili, che tra noi andava tutto oltre l'attrazione fisica, che se eravamo capaci di raggiungere il punto di non ritorno da vestiti voleva dire che eravamo già esistiti, e ci eravamo amati così tante volte da conoscere i nostri corpi, i nostri punti deboli. A distrarmi fu la chiave nella toppa. Controllai che tutto fosse "in regola" per poi scagliare i miei occhi su Martina. Ancora reduce di ciò che avevamo appena vissuto stringeva la mia mano con un labbro incastrato tra i denti. Dannazione. L'avrei presa seduta stante. << Ma no Jennifer, voglio ritornare al parco. >> avvertii la risata di entrambe le mie due sorelle e questo mi calmò. La mia mano ancora intrecciata a quella della mia bambina. << Prometto che domani ti ci riporto Jazmine, ma ora è tardi dobbiamo cenare. >> quando tutte e due alzarono lo sguardo e notarono l'impassibilità di me e Martina si avvicinarono caute. << Tutto bene ragazzi? >> chiese divertita la più grande beccandosi una mia occhiataccia. << Certo. >> risposi ovvio accogliendo Jaz sulle mie gambe. << Va beh io vado a preparare qualcosa. Tini tu rimani a cena, vero? >> fece uno dei suoi sguardi da cane bastonato e Martina sembrò tornare alla realtà. << Ehm..si grazie. >> sorrise calma alzandosi di fretta e furia dal divano come scottata dalla mia vicinanza. Scompigliò dolcemente i capelli a Jazmine che ricambiò con uno dei suoi sorrisi più belli e ritornò con lo sguardo su Jennifer evitando me. Trattenni un sorriso. Prima provocatrice, poi ingenua. << Ti do una mano in cucina. >> << Grazie Tinita sei la migliore. >> sorrise di rimando per poi abbassarsi all'altezza del mio orecchio destro in modo che solo io potessi sentirla. << Hai tutto il collo sporco di cioccolata, fratellino. >> cazzo.




POV MARTINA
<< Allora? >> continuai nervosamente a tagliuzzare il sedano fingendomi tranquilla. << Allora cosa? >> << Da quanto scopate tu e mio fratello? >> sgranai gli occhi fermandomi di colpo. << Sei impazzita Jen? Io e lui, no. Non abbiamo ancora raggiunto quella fase. >> << Direi che ci siete molto vicini Tini, quando sono entrata si respirava un'aria piuttosto..pesante. >> rispose di rimando incrociando le braccia al petto e poggiandosi al bancone. << Davvero? >> << Beh insomma quando mi ritrovo nella stessa stanza con voi due mi sento a disagio. >> << E perché? >> scrollò le spalle. << Non lo so è solo che sembra stiate facendo l'amore. Cioè, sembra sempre che stiate facendo l'amore. >> << Ok, non siamo due conigli. Non abbiamo visto nemmeno un grammo l'uno dell'altro. >> annuì. << Si vede che c'è qualcosa di forte tra voi. >> mi morsi un labbro, non sapendo che fare, volevo chiedere ma mi vergognavo. Posai il coltello voltandomi verso di lei. << Ultimamente.. >> deglutii quando sentii i suoi occhi su di me. << ..quando ci baciamo, e lui mi t-tocca, mi dà..delle spinte. >> ammisi imbarazzata facendola scoppiare a ridere. << Sei rossa fino alla punta dei capelli, Stoessel. >> le rivolsi un'occhiataccia facendola tornare seria. << Che tipo di spinte, in che senso? >> domandò guardandomi attentamente << Nel senso che..mi viene incontro..col bacino..cioè.. >> << Cioè che fate l'amore da vestiti? >> << Si. >> << E a te sta bene? >> paonazza. Si in quel momento divenni paonazza. << Più che bene. >> sorrise dolcemente posando entrambe le mani all'indietro sul bancone. << Qual è il problema, allora? >> << È che..ogni tanto vorrei prendere io l'iniziativa e sorprenderlo, solo che non ne ho il coraggio. >> << Tu lo ami, no? >> << Cazzo si. >> << Pensa solo a questo. Pensa che lo ami. Siamo fottutamente timorose noi donne. 'E se non dovesse piacergli?' 'E se sbagliassi qualcosa?' 'E se ridesse di me?' Troppi timori in una persona sola, Tini. Lui ti ama davvero, accetterebbe anche la mossa più sbagliata. >> sorrise mentre io con la testa rivolta al pavimento velocizzai il passo raggiungendola ed abbracciandola forte. << Mi manca Francisco. I suoi consigli. >> tuonai tristemente << ..ma sono felice di parlare con te Jennifer, sei un'ottima consigliera. >> rise staccandomi di poco da se e guardandomi negli occhi. << In ogni caso saresti venuta a chiedere a me consiglio, non credo tuo fratello avrebbe accettato il movimento di bacino tuo e di Jorge. >> rise ancora ed io con lei.




<< ASPETTA COSA? QUANDO? >> sbottai estasiata guardando Cande << Da un po', ed i miei hanno trovato la prova incriminante sul comodino. >> scoppiai a ridere abbracciandola forte. << Racconta. Voglio sapere tutto quel cazzo che mi sono persa. >> << La vicinanza a Jorge ti rende esaltata, amica mia. >> rise guardandomi. << Parla Molfese. >> la minacciai mettendomi seduta. << Diciamo che eravamo sul letto a baciarci e lui ha ammesso che  mi amava, allora mi sono fatta coraggio e gli ho detto che avrei voluto..beh,ecco..si..fare l'amore con lui. >> ammise rossa dall'imbarazzo coprendosi il viso con entrambe le mani e Facendomi sorridere teneramente. << Ti ammiro, sai? >> << Perché? >> domandò scoprendosi il viso. << Per il tuo coraggio. >> << Tutti abbiamo coraggio Tinita. >> sorrise stringendomi forte mentre vedemmo il resto delle ragazze venirci incontro. Ed una Lodo imbronciata a braccia conserte. << Lodo tutto ok? >> le domandai facendole un sorriso << Sono 2 giorni che non ti vediamo se non ci dai un abbraccio di gruppo faccio l'offesa a vita. >> rispose Facendomi scoppiare in una tenera risata mentre mi alzai insieme a Cande. << Abbraccio di gruppo >> gridò Mechi con un sorriso che stavolta accompagnava i suoi occhi. << Abbraccio di gruppo >> ripetemmo tutte urlando mentre tutti i passanti si voltavano a guardarci male. Ma a noi non interessava affatto. << Comunque sono esattamente 44 ore 17 minuti e.. >> rivolsi un'occhiata all'orologio << ..23 secondi che non ci vediamo! >> << Hai contato pure i secondi? >> risi scuotendo il capo << No ma faceva Figo dì la verità. >> le puntai un indice contro e tutte quante scoppiammo a ridere. << Siete importanti, super importanti per me, ragazze. >> << E tu lo sei per noi. >>

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


<< Un falò, parlate seri? >> il tono greve e abbastanza scettico di Jorge mi fece allontanare dal suo petto per guardarlo infastidita. << Qual è il tuo problema, scusa? >> sbottai irritata come non lo ero mai stata. Ci scambiammo uno sguardo di sfida fino a quando le sue labbra non si posarono in corrispondenza del lobo sinistro del mio orecchio per mordicchiarlo di nascosto. << Tu..con addosso pochi vestiti o direttamente in costume, sei il problema. Vuoi essere scopata davanti a tutti? Non ci metto molto ad accontentarti, eh! >> sbottò Facendomi irrigidire, per fortuna i ragazzi erano troppo persi a parlare della grande uscita di Damien per prestare attenzione a noi due. << Beh Blanco noi andremo a quel falò e tu non mi scoperai se è questo che temi. >> sbottai invece io risoluta. << Dì al tuo amichetto di starsene un po' al riposo. >> << Il mio amichetto in realtà se ne sta a riposo già da un bel po'. >> i suoi occhi accesi di rabbia fecero accendere in me una scintilla di fuoco. Fuoco puro. Stavo bruciando dentro. << Allora? Ti ha convinto? >> si intromise Ruggero guardando nella nostra direzione. << Come sempre. >> << Ma io.. >> << Noi due dormiamo in tenda insieme. >> avvisai in modo che lui capisse le mie intenzioni. Sentii il suo corpo irrigidirsi come quello di una statua. << ..e non faremo l'amore, Blanco. >> gli sussurrai per metà arrabbiata e per metà divertita. << Però potremmo giocare, no? >> sorrisi maliziosa accucciandomi al suo petto e disegnando dei cerchi sulla sua coscia.



POV JORGE
<< JORGE SVEGLIATI. >> avvertii la voce stridula di mia sorella risuonare nei miei timpani e ringhiai infastidito voltandomi dal lato opposto. << Figliolo è ora di alzarsi. >> tuonò mio padre spalancando la porta della mia camera mentre io presi il mio cuscino per tapparmi le orecchie. << LASCIATEMI IN PACE. >> sbottai acidamente ancora con gli occhi chiusi. << Buongiorno anche a te, oh! >> sghignazzò << Devi andare in campeggio con i tuoi amici? >> spalancai ancora assonnato gli occhi e scoppiai a ridere. << In spiaggia papà, in spiaggia. >> << Va beh è la stessa cosa. >> rise anche lui mentre quel terremoto di Jazmine si materializzò in stanza piombando sul mio stomaco. << Viene anche Martina con te? >> domandò abbastanza esaltata << Si perché? >> << Perché se viene con te papà ha detto che ti vuole parlare. >> scrollò le spalle alzandosi ed uscendo richiudendosi la porta alle spalle, mentre io inarcando un sopracciglio mi posai contro la spalliera del letto a braccia incrociate. Vidi un cipiglio nervoso farsi spazio sul suo viso e collegai tutto. << Non vuoi farmi il discorso sul sesso, vero papà? Perché è un po' tardi, eh! >> le sue mani giocherellarono tra di loro ed io roteai gli occhi << Non te ne parlerei nemmeno sotto tortura. >> << Ecco. Almeno ci stai attento? >> il mio mento per poco non toccò terra. << Per caso mi hai mai visto tornare con una ragazza incinta? >> scosse il capo rilassandosi << ..ma quella ragazza Jorge ti fa perdere la testa e si vede lontano un miglio, e basta una distrazione e vi ritrovate.. >> << Basta, basta. >> lo bloccai con una mano facendogli segno di tacere << A me piacciono i bambini, eh! Sia chiaro. Ma ora voglio divertirmi, e vivere un po' in pace con Martina ed i miei amici. Quindi papà non sarò così idiota da metterla incinta, soprattutto perché ci tengo alla mia vita e non credo Alejandro mi risparmierebbe nel caso Tini dovesse aspettare un bambino. >> gli feci notare ovvio. << È piccola. Lo siamo entrambi, quindi tranquillo ho tutto sotto controllo. >>


<< Come mai in ritardo? >> domandò Martina uscendo da casa sua, attorcigliata in un semplice pareo bianco e decisamente poco coprente che mostrava i suoi fianchi piccoli e le sue curve stratosferiche. << Che c'è? >> si guardò da capo a piedi << Sto male? >> << No. >> risposi secco affrettandomi ad attorcigliare le mie braccia intorno la sua vita. << Che ti prende? >> << Sei bellissima. >> deglutii baciandola dolcemente per poi prenderle una mano e guidarla fino alla macchina. Ci aspettavo un lungo viaggio.

<< Ok parla che ti prende, Blanco? Non fare il misterioso con me. >> sospirai senza nemmeno guardarla continuando a guidare. << Rispondi o mi incazzo. >> << Non ho nulla, Martina. Ora Smettila, mi fai agitare e sto guidando. >> << È semplice. Frena questa macchina del cazzo e rispondimi. Ed io ti lascio stare. >> << Non l'avverti? >> << Cosa? >> << La tensione sessuale. >> potei avvertire il suo respiro farsi pesante, ed ero più sicuro che le sue guance si fossero colorate di un rosso acceso. << Non so di cosa parli. >> << Si invece. Lo sai benissimo. >> tacque incapace di dire qualcos'altro. << Eri tu a volerlo sapere. >> << Beh allora la prossima volta non dirmelo. >> << Non capisco perché ti vergogni. Insomma l'altro giorno stavamo giocando pericolosamente con la cioccolata leccandocela via di dosso e adesso.. >> << Possiamo evitare di discutere? Non è che mi vergogno, è solo che..beh si mi vergogno. Non è, diciamo, un argomento che affronto con naturalezza. >> << Dovresti però. >> risposi più cauto guardandola facendo comunque attenzione alla strada. << Lo so. Solo che il modo in cui mi guardi, mi mette a disagio. >> avvampai di colpo ritornando a guardarmi davanti. << Non..non lo faccio apposta, proverò a.. >> << No aspetta. Amo il modo in cui mi guardi, anche se è profondo, intenso. >> avvertii la sua mano posarsi sulla mia coscia per tracciare degli invisibili cerchietti. Mi irrigidii facendo finta di niente. << Non voglio rimanere una bambina inesperta per sempre. Solo che ho paura che quello che ti ha fatto innamorare di me scompaia e che tu non mi voglia più per te. Insomma, hai detto che ami il fatto che io sia pura ed ingenua, così piccola ed inesperte ma se dovessi cambiare, Jorge? >> accostai l'auto stanco di tutto questo disordine tra noi. << Se cambiassi Martina, io ti amerei comunque. Ti amerei anche se non dovessi più intravedere il rossore sulle tue guance, ma so già che non sarà così. Arrossisci per tutto, Tini. Ed io amo il modo in cui lo fai, come se ti sentissi infastidita dai complimenti. Amo le tue labbra peccaminose. Non hanno nulla di puro quei pezzi di carne, piccola. >> sussurrai roco. << Ho lo stomaco in subbuglio solo a guardartele. Hai le labbra piene, a forma di cuore, create solo per peccare. E non sai quanto sia bello sapere che sono l'unico con cui hanno peccato. >> un gemito abbandonò la sua bocca perfetta. << Hai i fianchi piccoli che fosse per me stringerei per ore, affondando in te senza pietà. >> il mio timbro era sempre più basso, più caldo e decisamente irriconoscibile. << Le gambe lunghe e snelle che vorrei sentire attorcigliate intorno alla mia vita, per ore, per sempre, per l'eternità ed anche oltre. Le tue curve perfette, piene, e peccatrici. Il tuo cuore, cazzo. Scalpita senza pietà o ritegno, rischia di perforare persino la mia gabbia toracica per quanto è intenso e forte. Il tuo sorriso così splendente che ti illumina quel volto perfetto che ti ritrovi. Ma la tua arma letale sono gli occhi, piccola. Gli occhi da cerbiatta. Profondi, intensi, irrimediabili. Così unici e rari. Così accesi e vivi. Così pieni di dolore e amore allo stesso tempo. Così in grado di fare l'amore ed eccitare con un solo sguardo. Così languidi e dolci. Così tutto. >> ansimava in preda agli spasmi, come se stessimo facendo l'amore. << L'amore Jorge, abbiamo appena fatto l'amore con le parole. >> sussurrò superando il bracciolo e posizionandosi tra le mie gambe. << Fai l'amore con le parole, piccola. Fammi vedere come fai l'amore tu respirando e parlando. >> il suo respiro era sempre più accelerato mentre si riposizionò su di me a cavalcioni. Cominciò a carezzare avida con le sue gracili dita le mie labbra, che cominciarono a lasciarle su cento o forse mille baci. << Le tue labbra, Jorge. Hai le labbra rosee e perfette. Così sottili ma così dannatamente stupefacenti. Le tue labbra, voglio le tue labbra su di me. Ogni singolo istante. Voglio vederti boccheggiare mentre perfori i nostri cuori ed affondi in me senza pietà o ritegno, si. Voglio sentirti dire che mi ami mentre raggiungiamo l'apice insieme. Voglio sentirti mentre mi chiami piccola. >> scese facendo intrecciare le nostre dita e mi sorrise piano. << Le tue mani Jorge. Così grandi a confronto con le mie. Le tue dita lunghe e affusolate. Le tue mani ruvide e scostanti come i tuoi baci che mi accarezzano come se fossi di cristallo. Amo il modo in cui mi tratti Jorge. Ma non mi romperò, preferisco l'intenso al dolce. È per questo che ho scelto te, no? >> rimasi estasiato dalle sue parole. Quella donna seduta sulle mie gambe era ancora la mia Tini. Il rossore era vivo sulle sua guance e non accennava ad andarsene. << Le tue mani fredde, che stonano con il tuo addome così dannatamente caldo. >> fece scivolare le sue mani sul mio addome, mentre io deglutii trattenendo il respiro e incontrando ancora i suoi occhi misteriosi. << Il tuo addome, Jorge. Quello su cui sogni le mie labbra. >> boccheggiai in cerca d'aria. << Quello su cui io stessa sogno le mie labbra. >> 'Coda diavolo stava succedendo?' << Il tuo cuore arido e freddo che batte solo per me. >> risalì all'altezza del mio petto con fare sensuale e provocatorio. Ma la dolcezza e l'ingenuità predominarono ancora in lei. << Vedi come ti si gonfia e sgonfia il petto quando ti parlo, quando ti tocco, Blanco. >> la mia resistenza ed il mio controllo erano minimi. Ma non potevo affrettare tutto e fare passi falsi. Volevo fare l'amore con lei da tempo, e avevo conservato il mio desiderio per il giorno perfetto. Di certo non in una strada deserta, in un auto scomoda. << Sei così fottutamente rigido. Sbaglio o me lo hai insegnato tu che la rigidità non va bene? Rilassati. >> sussurrò contro le mie labbra facendo scorrere entrambe le mani sulle mie cosce. Sentii i boxer farsi stretti ed immediatamente la prova venne a galla. Ero gonfio, duro ed impaziente come non lo ero mai sto in vita mia. Come uno di quei ragazzini in piena crisi ormonale. Infondo ero un ragazzino. Si morse il labbro inferiore seguendo il mio sguardo con ancora quello splendido rossore. << Vuoi fare l'amore con me ogni istante, Jorge. Ma stavolta anche io lo voglio. Anche io voglio sentirti affondare in me. Anche io voglio stringermi intorno a te. Anche io voglio sentire il tuo cuore scalpitare contro di me. Anche io voglio le tue labbra sulla mia pelle. Presto Jorge. Presto affonderai in me. Presto saremo un tutt'uno. I tuoi sorrisi che mordicchieranno il mio collo, e quegli splendidi pozzi verdi senza fine, quegli smeraldi, quelli saranno la mia dannazione più grande. >> sbattei il capo contro l'appoggiatesta del mio sedile e respirai a fondo guardandola. << Ti sto immaginando senza veli, Stoessel. >> << Anch'io Blanco, ma non osare immaginare troppo. Potrei non essere quello che tu aspetti. >> << Sarai anche meglio. Ricordati che tu in una vita passata hai già tremato sotto il mio corpo, piccola. >> le sue labbra caute, tranquille e silenziose si posarono sulle mie delicatamente. Poi come scottata ritornò al suo posto. << Riparti Blanco, abbiamo una vita da vivere. >> sorrisi tenendo la mano sinistra sullo sterzo e posando quella destra sulla sua coscia, in cerca della sua che immediatamente me la strinse. Non badai nemmeno alla lunga strada. Al percorso. Alle buche. Alle curve. La sua mano inadeguata incastrata fino alla mia, cambiò le marce con me ed i nostri sorrisi sembrarono insostituibili ed inimitabili.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Scartai la palla a Diego correndo in direzione di Ruggero e passandogliela. << GOAL! >> gridammo cominciando a fare gli idioti mentre potevamo sentire da lontano le risatine delle ragazze. Non ci stavano calcolando minimamente. Sorrisi piano camminando lentamente in direzione di Martina e vidi tutte le altre sorridere e roteare gli occhi. << Che c'è? Credete che stia mentendo? No davvero mi sono messa a cantare la canzone dell'Amuchina indicandola fuori dalla farmacia ed un ragazzo è sbucato dal nulla ridendo di me. >> << Ah si? E chi era questo ragazzo, piccola? >> avvertii tutti i suoi muscoli contrarsi e la sua pelle riempirsi di brividi. Irrigidita fino alla punta dei capelli, e con il fiato corto non si voltò minimamente. Rimase come paralizzata. Le sue amiche si alzarono una ad una lasciandoci soli. << Nessuno. >> la sua voce incolore fece allargare il mio sorriso. Passai l'indice su tutta la sua spina dorsale indugiando sul fiocco del sopra del suo bikini. << Solo io posso ridere di te, Martina. >> sentii un lamento abbandonare le sue labbra e cominciai a giocherellare con quel fiocco. << Solo io posso farti mugugnare così. >> il suo fiato sempre più affannato, il suo corpo rigido ed accaldato. << Dillo, ad alta voce. Voglio sentirlo dire da quelle labbra peccaminose. >> un altro mugolio. Più forte. Più debole. Più intenso. << Solo tu, Jorge. >> le mie labbra sfiorarono piano il suo collo e girandole intorno mi posizionai a gambe incrociate davanti a lei sorridendo. << Ti diverti, vero? >> ridusse gli occhi a due fessure portandomi ad annuire. Si avvicinò lentamente ed ingenuamente ed io l'assecondai seguendo ogni suo movimento. Sentii le sue mani così pulite e al tempo stesso peccaminose carezzare ardentemente il mio addome, il mio petto si muoveva freneticamente, il mio respiro corto, i miei occhi iniettati di piacere allo stato puro. << Ti diverti anche ora? >> << Sta' ferma, Stoessel. >> << E perché? >> continuò tranquillamente a muovere le sue magiche mani su di me. << Perché se non la smetti ti prendo qui ed adesso. >> << Allora venite a farvi il bagno? >> mi voltai divertito verso i nostri amici. << Martina è già abbastanza bagnata. >> le sue dita si bloccarono di colpo e potei avvertire la rabbia nei suoi movimenti. << Anche tu mi sembrerebbe. >> << Colpo basso, Tinucha. >> << Molto basso, Blanco. >>. Scoppiammo a ridere guardandoci in faccia e ci alzammo velocemente per raggiungere gli altri. La giornata passò terribilmente veloce tra tuffi, grida e musica e ci ritrovammo velocemente accerchiati intorno al fuoco per ricordare i momenti passati insieme. << ..e quella volta in cui quel ragazzo ci provò spudoratamente con te? >> Mechi scoppiò in un'enorme risata seguita da tutti noi. << Cazzo si, me lo ricordo quel giorno. Mi raggiunse ed insieme andammo da quel ragazzo a minacciarlo. >> scossi il capo incredulo. << Quello Stronzo se lo meritava, stava già scommettendo con i suoi amici che sarebbe riuscito ad infilarsi nelle tue mutandine. >> la rabbia invase pian piano il mio corpo. << È stato impossibile controllare Francisco quel giorno, ho provato più volte a tirarlo indietro, era molto vicino a spaccargli il setto nasale. Non so nemmeno io cosa lo abbia fermato. E non so nemmeno cosa abbia fermato me. >> sussurrai l'ultima frase mentre ero sicuro i miei occhi si stessero scurendo. << Avrei voluto.. >> sentii le sue mani su di me ed incontrai i suoi occhi rassicuranti. << ..ma non ce n'è stato bisogno. >> << Meriti qualcuno che ti ami con l'anima, con tutto se stesso. >> << Allora tu vai bene per lei. >> non fiatai. Rimasi in silenzio per il resto della serata, guardando gli occhi dei miei amici accendersi e spegnersi mentre lo stavano ricordando. Anche loro. 

POV MARTINA << Avete mai ascoltato quella canzone di Biagio Antonacci? >> << Quale? >> domandai curiosa accoccolandomi al petto di Jorge. Non me avevo mai abbastanza di lui. << Noi non ci facciamo compagnia. >> guardai la bionda aspettando un continuo che non tardò ad arrivare. << Parla di questa donna, e dice che vorrebbe rincorrerla per dirle che la ama allo stesso modo in cui lei lo ama, ma si accorge che come ama quella donna non lo farà mai nessuno. >> il silenzio regnò tra di noi mentre avvertii la mia pelle ricoprirsi di brividi. << Francisco è quella donna, per tutti noi. Possiamo Amarlo persino con la nostra anima, ma come è stato capace di amarci lui non lo sarà nessuno. >> il corpo di Jorge rigido come quello di una statua sotto il mio, la sua mano corse in cerca della mia che appena trovò strinse senza lasciarla andare più. << Lo abbiamo amato tutti, ma lui lo ha fatto più di noi. >> sussurrò lei mentre Xabiani sembrò impotente davanti a quella situazione così delicata. Una scossa si irradiò nel mio corpo stavolta. << Che ore sono? >> domandai agitata agguantando il braccio di Jorge per leggere l'orologio. L'1.25 spaccata. Quella notte sarebbe stata un inferno. Quella notte sarebbero risorti tutti i miei problemi e timori. Perché in quella notte di 2 anni fa, Francisco aveva perso la vita.
Il silenzio fece da padrone intorno a noi. Gli occhi lucidi, le labbra formanti una linea dura e le mascelle contratte formavano le nostre espressioni. Persino il nuovo arrivato si unì a quel dolore, come se anche lui avesse conosciuto il nostro angelo. I miei occhi sembravano volersi chiudere, la mia gola era secca come non lo era mai stata. << Ho bisogno di riposare. >> tuonai nervosamente. << Vado in tenda. >> << ..ed io vengo con te. >> il tono di Jorge non ammetteva repliche. Quando ci ritrovammo in quel pezzo di stoffa sentii il mio cuore perdere uno, dieci, cento o forse anche mille battiti. << Anche i ragazzi sono andati a riposare. >> annuii con addosso ancora solo il mio costume e mi distesi su un fianco in modo che anche lui mi imitasse. Come leggendomi nel pensiero esaudì il mio desiderio, avvertii il suo fiato corto sulle mie labbra. << Oggi sono due anni che.. >> le parole mi morirono in gola mentre gli occhi cominciarono a versare le lacrime trattenute ogni notte. Le sue braccia possenti e confortanti mi strinsero forte fino a farmi mancare quasi il respiro. << Non c'è più Jorge. Non c'è più. >> sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra mentre i suoi occhi si posarono su di me e sul mio esile corpo. << Sono qui, piccola. >> il suo tono roco quasi perforò le mie orecchie, attorcigliai le mie gambe alle sue in modo da farle intrecciare. << Si Jorge ed ho bisogno di te più di prima. Oramai sei la mia droga, la mia dipendenza. >> << Drogati di me, piccola. >> sussurrò avventandosi sulle mie labbra, catturandole in un bacio bisognoso e disperato. Neanche lui era capace di reggere quella situazione. Neanche lui poteva accettare che Francisco se ne fosse andato. Presi la sua mano posandola in corrispondenza del mio petto. << Senti come batte, Jorge? >> le mie parole erano dei sussurri silenziosi. << Vuole che tu faccia l'amore con me. Con gli occhi, con le parole e con il corpo, stanotte. >> << Non possiamo, Martina. >> ritirò la mano guardandomi. << Il battito dei nostri cuori, ascolta solo quello. >> la mia mano si incastrò tra i suoi capelli tirandone le punte mentre io finii a cavalcioni su di lui. Lo guardai disteso sotto di me, nonostante la posizione, nonostante gli sguardi sembravo io la bambina e lui l'uomo vissuto. Le mie dita si mossero sicure venendo solleticate dalla sua barbetta di poco accennata, i nostri occhi si incastrarono alla perfezione come al solito facendo l'amore molto prima di noi. Avvertii le sue mani percorrere la mia spina dorsale per scendere sempre più giù e avvolgere le mie natiche in una presa abbastanza forte. << Non stanotte, Martina. >> il suo tono era sofferente, insicuro, sbagliato. La prova della sua sofferenza stava pulsando sotto di me, scesi con lo sguardo fino a quel punto portando le mie mani a fare lo stesso. << Che. Vuoi. Fare? >> riuscì a chiedere tra un respiro ed un altro. << Non vuoi fare l'amore, va bene. Ma stanotte non saremo due semplici adolescenti. Voglio cominciare ad amarti come si deve. Voglio sentirti. Voglio toccarti. >> sussurrai. A quelle ultime parole lo avvertii sobbalzare, mentre senza sapere che fare cominciai a muovere la mia mano sulla sua evidente erezione. Boccheggiò in cerca d'aria e prendendo un po' coraggio, allontanai la mia mano dal pezzo di stoffa del suo costume cominciando a muovermi su di lui. I suoi occhi si strinsero all'istante. << Francisco, Martina. Dobbiamo ricordare Francisco. >> provò a fermare invano i miei fianchi. << Ci vuole felici, Jorge. E questo ci rende felici. >> << Tu lo sai cosa vuol dire questo? >> soffiò roco sulle mie labbra mentre io scossi il capo da perfetta interdetta. << Vuol dire che saremo una cosa sola, Martina. Vuol dire che dopo saremo dipendenti l'uno dall'altro più di adesso. Vuol dire che la tua carne arderà contro la mia, che la mia pelle sarà rovente contro la tua, che i nostri punti più deboli si uniranno come i pezzettini di un puzzle. >> sentii le sue parole rimbobarmi nei timpani, per arrivare a scorrere nelle mie vene fino a raggiungere il mio cuore ed aumentarne i battiti. << Sembra che tu stia per avere una tachicardia, piccola. >> un piccolo sorriso si estese sulle sue labbra e con una mossa ben studiata mi fece finire distesa sotto il suo corpo. Le sue labbra si incurvarono di più mostrandomi il suo sorriso vivo e sincero. Si avvicinò piano a baciarmi ed i miei muscoli si contrassero a stretto contatto con il suo corpo mezzo nudo. Inarcai la schiena quando lui provò a slacciarmi il nodo del bikini e ritornai distesa su quel lettino improvvisato mentre il suo calmo sorriso continuò a tranquillizzarmi. Prendendo un po' di coraggio, fui io stessa a sfilarmi quel pezzo di stoffa oramai inutile. I suoi occhi brillarono di una luce mai vista scendendo con lo sguardo a quella mia parte appena lasciata scoperta.  




POV MERCEDES
Mi svegliai di soprassalto, toccandomi le guance. Stavo piangendo. Quella notte stavo piangendo, quando mi alzai dalla mia tendina per uscire fuori e prendere un po' d'aria lo vidi. Sgranai gli occhi stropicciandomeli e trattenni il fiato. Francisco era davanti a me. Tutto vestito di bianco, con delle ali invidiabili. Era bello. Bello come il sole. Bello come sempre. "Stai sbagliando tutto biondina mia. Io ti amo e tu mi ami, ma ami anche lui e hai bisogno di lui adesso. Raggiungilo, basta aspettare. Non devi più tremare sotto il mio corpo, devi solo sorridere." Avvertii la testa farsi pesante e quando riaprii gli occhi mi accorsi di essere caduta rovinosamente a terra. O forse no. Alzai lo sguardo incontrando due occhi color cioccolato, Xabiani mi sorreggeva calmo tra le sue braccia senza guardarmi negli occhi, senza sfiorare più di tanto la mia pelle, ma mi sorreggeva, come se fossi stata una piuma. << Grazie. >> ebbi il coraggio di balbettare. Senza rispondermi mi prese in braccio riportandomi nella tenda e Facendomi stendere per poi voltarsi di spalle. << Dove vai? >> << Te l'ho detto un milione di volte, biondina. Se resto qui dentro con te devo fare l'amore, e non possiamo. >> << No aspetta. >> lo fermai quasi contro la mia volontà. << Ho bisogno di te. >> le sue palpebre si strinsero forte Facendomi capire che non avrebbe retto o resistito quella sera. << Lì, Mercedes. Sono qui, ma lì. >> indicò l'angolo di quel pezzo di stoffa. << Lontano dal tuo corpo e vicino a te. Lì. >> ripeté mentre io dal basso tirai i lembi del suo costume da bagno per farlo voltare. << Vieni qui giù, vicino a me, Xabi. Facciamo l'amore come si deve, insegnami di nuovo a fare l'amore. >> il silenzio calò di nuovo, fece per andarsene ma io lo fermai ancora. << Voglio vivere. >> << Non vuoi farlo con me, però. >> << Vivo dove batte il mio cuore. Ed il mio cuore batte qui, adesso e con te. >> bastarono quelle parole a farlo scattare, non ebbi nemmeno il tempo di fiatare che le sue labbra furono sulle mie per darmi un nuovo primo bacio.


POV MARTINA
Sembrava tutto così nuovo e sconosciuto. Lo era a dire il vero. Era la prima volta che qualcuno venerava così il mio corpo, baciandomi ogni centimetro di pelle. I suoi occhi per tutto l'amplesso rimasero incastrati nei miei, come catturati. Ero ferma ed immobile incapace anche solo di respirare, tutto troppo diverso. Aveva ancora il costume da bagno mentre io ero completamente nuda sotto di lui, sotto il suo tocco, sotto le sue labbra peccatrici. La prova della sua impazienza era abbastanza evidente ma non ci feci troppo caso, ero presa dalla sua delicatezza. Un tocco che io credevo impossibile, quasi inesistente. Spinse il suo bacino verso il mio in un modo così brusco in perfetto contrasto con i suoi baci. Mi tappai la bocca per trattenere i miei lamenti e con l'altra mano scesi all'elastico del suo costume. Avvertii la sua mano sulla mia e scontrai il mio sguardo contro il suo. << Prima scaldiamoci un po', piccola. Sei troppo, troppo rigida e non va bene. >> poi sorrise denudandosi completamente e spingendo ancora il bacino contro il mio. Dannazione. Sembrava tutto così magico e irreale. Tutto così strano.


POV CANDELARIA
<< Non piangere bimba, per favore. >> il tono di Ruggero era dispiaciuto e sofferente. << 2 anni, Ruggé. 2 anni fa. Era con noi, cazzo. Poche ore prima era con noi a sorridere senza ritegno, a ridere in modo sguaiato, a batterti la mano sulla spalla. >> un lamento abbandonò le sue labbra, e per la prima volta lo vidi piangere senza cercare di nascondersi. Stava crollando anche lui e questo non andava bene. << Devi affondare in me, subito. >> il mio tono era flebile, ma intenso. Non parlò, rimase fermo ed immobile mentre io sentendomi impotente, provai a prendere l'iniziativa. Tremante scivolai su di lui che mi stava riempiendo. La sua bocca si aprì respirando affannata ed i suoi occhi si spalancarono sconvolti. Incontrò il mio sguardo ed io sorridendogli cominciai a muovermi su di lui. << Facciamo l'amore. Ogni notte. >>



POV MARTINA
Quando lo avvertii entrare dentro di me i miei occhi, ancora nei suoi, si spalancarono per la sorpresa. Mi entrò piano nelle vene scorrendoci dentro, fino ad arrivare al cuore che pompava ad una velocità inaudita. Rimase fermo, come i suoi occhi. Le sue mani intrecciate con le mie sopra le nostre teste. << Non durerò molto. >> sussurrò quasi dispiaciuto stringendo le mie mani e cominciando a muoversi piano. Era tutto troppo intenso, tanto che per un secondo pensai di dover distogliere il mio sguardo dal suo. Ma mi avrebbe odiata, ed anche io lo avrei fatto una volta cosciente. Un senso di completezza mi pervase. Mi sentivo piena si, come se avessi trovato il pezzettino di puzzle che cercavo da sempre. I suoi fianchi mi vennero incontro, le sue anche mi vennero incontro, tutto di lui lo fece. Ingoiai il groppo che avevo allo gola incapace di seguire i suoi movimenti, troppo paralizzata per il dolore.



POV DIEGO
Un senso di vuoto mi pervase e mi lasciai cadere su quel letto improvvisato da Lodo guardando il nulla. << Non devi pensarci troppo, Dié. Così non va bene. Né per te.. >> abbassò lo sguardo sulle sue mani. << ..e né per me. Quindi Smettila. >> il suo tono tremante mi fece capire che non ero l'unica Fottuta persona al mondo che stava soffrendo. Strinsi i pugni e la guardai. << Vieni qui, bambolina. Voglio farti mia, adesso. >> immediatamente quella piccola creatura fu su di me, tremante e titubante come la prima volta. Le labbra impaurite da qualsiasi movimento, gli occhi chiusi che si godevano le mie attenzioni, il sorriso vivido nella mia mente.



POV MARTINA
Una spinta, una sola spinta, fottutamente snervante bastò a farmi risvegliare da quella specie di stato di trans in cui ero caduta. Una sola spinta riportò a galla in me sensazioni del tutto sconosciute. Una sola spinta bastò a farmi contorcere lo stomaco ed a far salire la temperatura. Contro la mia volontà le mie gambe si attorcigliarono intorno al suo bacino ed i miei fianchi e le mie anche cominciarono a muoversi all'unisono con i suoi. Il suo sorriso si allargò. << Brava piccola, così. Ci siamo quasi. >> il mio cuore prese a battere ad un ritmo sempre più forte, tanto che pensavo che presto mi avrebbe abbandonata. Le sue labbra catturarono le mie in un nuovo, e del tutto carico di emozioni, bacio. La realtà e tutto ciò che ci circondava sembrava ovattato e finto. C'eravamo solo noi, con le nostre mani intrecciate ed i nostri sorrisi accennati. C'eravamo solo noi che ci stavamo amando in quel modo che tutti avevano sempre confessato sarebbe stato unico. C'eravamo noi, che ci amavamo a modo nostro. Non c'era nessuno. Solo il rumore delle nostre pelli che si scontravano, solo quello delle nostre anche che si muovevano ad un ritmo inaudito, solo i nostri respiri affannati. Un'espressione sconvolta ed estrefatta si dipinse sul suo volto quando le mie gambe abbandonarono i suoi fianchi per irrigidirsi e lasciare andare ciò che avevo dentro. << Com'è possib..? >> non poté nemmeno finire la frase che lentamente abbandonò il mio corpo per emettere un verso piuttosto grottesco. Oh. Lo guardai e lui fece lo stesso. I nostri sguardi fermi e soddisfatti. Avevamo appena fatto l'amore. Ed io ero già più del solito dipendente da lui.



POV MACARENA
<< Ero geloso di lui, non ci posso credere. Se non fosse stato per Fran col cazzo che saremmo riusciti a stare insieme. >> scosse il capo ansimando. << Gli devo tutto. Gli dobbiamo tutto. >> mugugnai muovendomi contro di lui. << 'Care Scusami se sono stato così Stronzo. >> << E tu Scusami se ho finto di non amarti. >>


POV JORGE
La guardai respirare affannosamente mentre il suo petto si muoveva velocemente. Bellissima. Una voragine si aprì in corrispondenza del petto quando presi coscienza del fatto che quella notte di 2 anni fa, il mio migliore amico aveva perso la vita. Anche lei sembrò elaborare quel pensiero perché una lacrima solcò il suo viso perfetto. << Per favore, non voglio piangere, Jorge. Facciamo di nuovo l'amore, stanotte. Anche altre mille volte. >> non me lo feci ripetere ancora. Le mie labbra furono di nuovo sulle sue. Furiose, violente, brusche, roventi e totalmente, follemente dolci. Ci amammo fino ad essere sfiniti. Quella notte ci avrebbe uniti. 
Per sempre.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Ondeggiai i fianchi a ritmo di musica avvertendo le sue mani calde agguantarli per fermarmi. << Se non la smetti ti porto nel bagno e ti scopo fino a farti dimenticare il tuo nome, Martina. >> il suo tono di voce era duro, scostante e particolarmente roco. << Fallo no? >> << Dannazione sei brilla, non azzardarti ad ingurgitare altro alcool, d'accordo? >> << Non mi piace quando mi comandi, Jorge. >> sussurrai passando l'indice della mia mano destra sul suo petto, lasciato scoperto dalla sua camicia 'leggermente' sbottonata. << Prima o poi ti piacerà, devi solo abituartici. >> strinse la presa sui miei fianchi Facendomi emettere un mugolio di piacere e dolore mixati. Scossi il capo duramente e cominciai a muovermi contro i suoi pantaloni.


POV JORGE
Imprecai maledicendo quella sfacciataggine che stava man mano acquisendo e sospirai imbarazzato avvertendo i miei boxer farsi leggermente turgidi. Dannazione. Stava mettendo alla prova i miei ormoni, ma non avrei resistito ancora per molto. << Non sto scherzando, Martina. Ti scopo se non la smetti. >> un sorrisetto abbastanza divertito si fece spazio sulle sue labbra mentre agganciò le braccia al mio collo. << Scopami forte, allora. Portami nel bagno Blanco e fanno sentire donna. >> mi stava prendendo per culo. Si, per forza di cose si stava prendendo gioco di me. << Non giocare con il fuoco, piccola. >> << Io non gioco mai Jorge, Portami nei bagni avanti, non ci vede nessuno. >> bastò il suo ancheggiare ancora una volta a farmela attirare per la vita per eseguire la sua richiesta. Stranamente nei bagni regnavano il silenzio e l'igiene, ma ci trovavamo pur sempre in un pub. Sorrise in quel modo dannatamente sfacciato e non le diedi nemmeno il tempo di respirare che mi avventai sulle sue labbra per catturarle in un bacio da mozzare il fiato. Sbottonai frettolosamente i miei jeans scendendone la cerniera. Si trattava di una stupida sveltina, ma fare l'amore con lei rendeva tutto dannatamente dolce. Con una mossa stizzita mi liberai dai boxer e senza troppi intoppi feci lo stesso con lei per farla mia immediatamente. Con estrema urgenza. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. Troppa irruenza, poca delicatezza. Cacciò giù per la gola un urlo ed affondò le sue unghie nelle mie spalle sopra il tessuto ruvido e pungente della camicia. Pian piano le sue mani scesero a carezzare le mie braccia, mentre io senza pietà affondavo in lei schiacciandola contro la parete fredda di quel posto. << Te la sei cercata, Stoessel. La prossima volta fa' attenzione a quel che dici. >> sillabai lentamente boccheggiando. << J-Jorge. >> mugugnò stringendo la mia camicia. << Dai piccola, vieni per me. >> sussurrai col fiato corto avvertendo subito dopo le sue gambe irrigidirsi. Sorrisi soddisfatto tirandomi indietro, e ricoprendomi allacciai i miei jeans. Le sue pupille dilatate, il suo fiato corto, il suo viso stravolto. << Che succede, Tinita? >> sorrisi carezzandole una guancia. << Lo abbiamo fatto davvero? >> sussurrò incredula, facendo allargare il mio sorriso. << Lo faremo altre mille volte, piccola. Non immagini nemmeno quanta altra voglia ho di affondare in te. >> sussurrai avventandomi sulle sue labbra che prontamente si schiusero per danzare con le mie come se non ci fosse domani. Questa donna doveva essere mia. Per sempre. E così sarebbe stato.


Qualche annetto dopo..
POV FRANCISCO
<< FORZA MARTINA, SPINGI! >> gridò l'infermiera contro la mia ingenua sorellina che versava ininterrottamente delle lacrime incontrollate. La guardai male rendendomi conto che in quella stanza nessuno poteva vedermi. Roteai gli occhi infastidito, gliene avrei dette quattro se avessi potuto. Potevo avvertire il dolore di mia sorella come se lo stessi provando io stesso sulla mia pelle. Jorge era bianco come un lenzuolo mentre le stingeva la mano. Scossi il capo. Dovevo fare qualcosa. Mi avvicinai a lui dandogli un colpo sulla spalla e lui sembrò risvegliarsi da quello stato di trans. << Piccola, sono qui. Sono qui. >> le sussurrò dolcemente. Questa volta avvertii i battiti dei loro cuori aumentare a dismisura mentre si guardavano negli occhi stringendosi le mani. Avvertii le loro fedi nuziali provocare un rumore assordante e feci un salto temporaneo nel passato..



"STOESSEL DOVE DANNAZIONE SEI FINITO?" roteai gli occhi guardando in basso ed affondando un cucchiaino nella mia vaschetta di gelato. L'angelo Sarah mi raggiunse piantando le mani sui fianchi e rivolgendomi un'occhiata poco amichevole. "Sono 2 ore che ti cerco" "Sta' zitta." sbuffai portando il cucchiaino di gelato al cioccolato alla bocca. "Che ti prende?" inarcai un sopracciglio. "Guarda là sotto, si sta celebrando il matrimonio di mia sorella ed il mio migliore amico, e quello della donna che amo con il suo nuovo amore, ho bisogno d'affetto, così affondo le mie pene nel gelato. Dicono che funziona!" scrollai le spalle mentre lei scoppiò a ridere "Certo che sei proprio strano" "Vaffanculo, Sarah." tuonai acido mentre tutto si  oscurò. Dannazione, in paradiso era proibito quel tono, ed adesso perché ero un Coglione non avrei potuto vedere come sarebbe andata a finire quella lunga giornata "Me la pagherai. Mi hai provocato, sapevi che l'avrei detto." sorrise soddisfatta scuotendo il capo "Stoessel hai già il privilegio di guardarla sotto l'acqua, ringrazia di essere stato troppo buono in passato. A me non l'hanno concesso." "Beh, ma non è niente che non abbia già visto" sorrisi porgendole un cucchiaino di gelato. "Vuoi?" sorrise di rimando, tirandolo via dalle mie mani e portandoselo alla bocca. "Buono." "Sei sporca." sorrisi inconsciamente indicando le sue labbra e ripulendole "Qui". Il silenziò fece da padrone mentre lei prendendone un'altra cucchiaiata me la spalmò sulla faccia e scoppiò a ridere. "Non sai nemmeno in che guaio ti sei cacciata piccolo angelo." 



<< UN'ALTRA SPINTA, MARTINA, FORZA. CI SEI QUASI. >> con una forza che neanche conoscevo e stringendo forte la mano di Jorge, Martina gridò così forte quasi da ricoprire il pianto della nuova arrivata. Sorrisi posando le mie labbra sulla testa di quella splendida bambina e feci lo stesso con Martina. I suoi occhi si aprirono fulminei mentre portò piangente una mano sul punto che le mie labbra avevano toccato. << L'ho sentito, Jorge. Come Mechi. Ho sentito le sue labbra. >> sorrisi inconsciamente ripensando al giorno in cui Mercedes aveva messo al mondo Francisco e scossi il capo. Aveva litigato con tutti gli infermieri su quel reparto per quanto dolore stava provando e per quanto era incazzata nera. Il suo piantò aumentò quando dopo aver ricevuto un bacio da mozzare il fiato dal mio migliore amico, conobbe sua figlia. Jorge cercava di trattenersi mentre guardava estasiato le sue donne, ed io sorrisi lasciandoli al loro momento. Vagai fuori da quella stanza per rivedere i miei amici. Più adulti, più innamorati e più uniti che mai. Xabiani e Mechi agitati guardavano il piccolo Francisco. Mentre il piccolo posava dolcemente una mano sulla guancia della mia biondina. Mi avvicinai cautamente sorridendo e ruotando su me stesso. Tutto perfetto. Mia madre e mio padre si amavano più di prima, il Signor Blanco aveva incontrato una splendida donna di nome Clara che era diventata come una mamma per i suoi figli, Jennifer con il pancione messo in mostra era accoccolata al petto del suo Chad, e Jazmine ormai cresciuta con i capelli lunghi fin sotto la vita sorrideva felice di aver sconfitto quella maledetta malattia. Quella volta aveva vinto lei. Tutto perfetto. Tutto filava liscio, ed il mio lavoro era finito. Tirandomi su con le ali tornai lì dove era il mio posto continuando a sorvegliare dall'alto le persone che avevo e mi avevano amato. Sorridevo come un idiota mentre Sarah alle mie spalle avanzava verso di me sedendosi sulle mie gambe e lasciandomi un timido ed eterno bacio.



E ANCHE STAVOLTA SIAMO ARRIVATI ALLA FINE! VOLEVO RINGRAZIARE TUTTE LE PERSONE CHE HANNO AGGIUNTO QUESTA STORIA TRA LE PREFERITE, LE SEGUITE O QUELLE DA RICORDARE, CHI L'HA RECENSITA O ANCHE CHI L'HA SOLO LETTA. Spero che questo sia un finale degno di questa storia e che voi commentiate per farmi sapere che ne pensate.
Grazie ancora,
La vostra Tinucha.

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