Nove rintocchi a mezzanotte

di looking_for_Alaska
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dieci stelle e una luna ***
Capitolo 2: *** Alba tra le conifere ***
Capitolo 3: *** Novembre ***
Capitolo 4: *** Silenzio (1) ***
Capitolo 5: *** Perché canti alla notte? ***
Capitolo 6: *** Fiori di pesco ***



Capitolo 1
*** Dieci stelle e una luna ***



C'è silenzio ormai,
un piccolo silenzio arrogante
è nato da poco, 
egli ancora non sa.
C'è un uomo seduto alla finestra
che osserva il cielo con ansia e disperazione
dimmi, piccolo uomo
cosa stai cercando?
Sfiori con le dita il vetro freddo 
della finestra;
inutile che ci provi, non
raggiungerai mai il cielo.
Egli ancora ignora
che ciò che desidera già lo ha
e che non gli serve un cielo lassù in alto
perché ha già dieci stelle e una luna
qui sulla terra.

Piccolo uomo, sei tu il genitore
di quel silenzio arrogante e
cattivo che ogni giorno cresce un po' di più:
puoi ancora spezzarlo, se vuoi.
Ti guardi attorno:  la tua piccola casa,
ciò per cui hai lottato
ciò per cui hai vissuto
è qui ora intorno a te.
Piccolo uomo, ora ascoltami:
i sogni sono crollati tempo fa;
smettila di guardare il cielo, amore,
ciò che cerchi è 
sulla terra.

L'uomo desidera ciò che non può avere;
amore, non fare anche tu quest'errore,
non cadere in tentazione.
Il cielo non lo raggiungerai se
desidererai così tanto di spiccare il volo,
ma vedrai solo una gravosa caduta.
Piccolo uomo, aspetta,
l'abisso è profondo e la luce è fioca.
Pensa un attimo a ciò che lasci
se te ne vai;
tu ambisci al cielo, ma ci sono
dieci stelle e una luna
qui ferme ad aspettarti.

Amore, perché vuoi volare
verso i cieli pericolosi dell'impossibile,
quando puoi camminare nelle terre sicure
del possibile?

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Capitolo 2
*** Alba tra le conifere ***


La notte, buia e silenziosa
attende la sua inesorabile disfatta.
L'alba è vicina,
e questa deve fuggire prima
che essa giunga.

Si avverte un suono lontano:
è la notte che scappa veloce.
L'alba passeggia lenta nel cielo;
non è ancora la sua ora.
Eccole là, le conifere del freddo nord!
L'alba è quasi giunta, ormai.

C'è sempre un momento di vuoto,
di calma assoluta, prima che
l'alba innalzi i suoi stendardi rosati,
i vessilli che hanno come stemma il sole.
Ebbene è proprio quel momento
che io ti dedico amor mio,
perché esprime il silenzio d'attesa
prima della nota iniziale di una potente melodia.

Le conifere si ergono alte:
pini, abeti verdi e bianchi
che fanno inalare all'alba
il caro profumo tipico del caro
nord primordiale.
La neve inizia a sciogliersi,
mentre un raggio di luce rosata
sboccia tra le cime degli alberi.

L'alba s'allarga e abbraccia il potente
e gelido nord.
Il freddo la congela, ma lei insiste:
non può lasciare che la neve e 
la notte vincano ancora.

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Capitolo 3
*** Novembre ***


Novembre, dolce Novembre
io ti ringrazio per i tuoi colori gioiosi
tu che rappresenti un quadro dipinto
di giallo e di rosso;
scuoti le tue foglie, Novembre
e parlami di come sei nato 
grazie a Samhain.

Novembre mio,
passeggio pensieroso tra le tue foreste
ancora colme di foglie e di vita
e mi chiedo "quanto ci vorrà  prima
che tutto questo finisca?".
Tu percepisci il mio pensiero, ma non mi rispondi,
mi ignori, mi lasci tremante in una trepida attesa,
immerso nei miei insignificanti dubbi.

Il viale è costellato di giallo e di
dolci profumi; un uomo mangia le tue caldarroste.
Io cammino stancamente, solo.
Eccole, le tue piccole mani nebbiose! 
Già temo il momento in cui s'ingrandiranno
e mi copriranno gli occhi,
giocando e scherzando
con la mia vita.

O Novembre, mio tesoro,
questa vita mi strazia dall'interno;
regalami un solo minuto di allegria,
amico mio, te ne prego!
Temo infatti che se il minuto dovesse prolungarsi,
io non me ne andrei più.

Mi catturi con la tua forza, o Novembre
dal sole rosso e ridente. Le acque crescono,
l'aria si raffredda;
diventi sempre più severo: stai cambiando,
mio dolce e affettuoso amico. So che presto
mi lascerai solo di nuovo.

Le foglie sugli alberi tremano di paura: 
esse conoscono il loro destino, ma lo temono.
Il tuo vento impetuoso le schiaffeggia
le strappa dalle loro confortevoli case
e dai loro momenti solidali e tranquilli.
O Novembre mio, io so bene cosa stai diventando.

Un piccolo respiro innevato mi sfiora la guancia: 
sei cresciuto, mio allegro bambino.
E senza attendere nemmeno un mio addio te ne
sei andato, lasciando qui il tuo letto
ancora caldo di lacrime e amore, coperto di foglie;
e il vento impetuoso vaga piangente gridando
il tuo nome nella fredda aria d'inverno.

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Capitolo 4
*** Silenzio (1) ***


C'è molto rumore
oggi nel mondo.
L'essere umano sa:
la fine e il silenzio stanno arrivando
egli si prepara a sopportare.

Colui che vede si volta:
gli occhi ora non vedono più;
colui che sente alza la testa:
le orecchie ora sentono solo il silenzio.
Allo scrittore cade la penna,
al cantante va via la voce,
al musicista tremano le mani
il matematico non comprende
più il linguaggio arcano dei numeri,
l'abile oratore adesso tace e
il rumore tace con lui.

Si chiama silenzio,
questo breve momento d'attesa.
Il cieco, il sordo, lo scrittore,
il cantante, il musicista,
il matematico e l'oratore si
guardano: nessuno ha il coraggio
di infrangere il silenzio.
Sanno bene che se lo faranno
tutto tornerà come prima;
ma sono davvero in grado  di
andare contro alla volontà
della Natura Madre?

Il silenzio rotola, cade, scivola,
urla, li spinge, scalcia e morde:
l'attesa lo devasta,
come un bambino a cui viene
fatto un torto ai suoi occhi
terribile.
Egli infatti sa che
presto verrà spezzato.
Su un albero, un piccolo uncellino
si posa su un ramo.
Esso osserva avido la scena
e dopo un attimo
esso rilascia il più dolce dei canti:
ed eccolo, il musicista,
che ora torna a suonare al suo ritmo,
ed eccolo il cantante,
che canta in coro con lui,
ed ecco laggiù lo scrittore
che stringe forte la penna in mano con
la schiena contro il tronco di un cipresso;
il matematico torna a contare e
l'abile oratore a parlare e a raccontare;
il cieco ora torna a vedere e
il sordo a sentire.
L'ordine è stato ristabilito
e il silenzio spazzato via.

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Capitolo 5
*** Perché canti alla notte? ***


Sono seduta di fianco a una lapide
fredda, più morta della pietra
che la rende viva,
in un cimitero di anime cadute.
La gente stolta veniva qui per cercare
gli angeli -ingannatori, tutti,
uno dopo l'altro-
io qui invece cerco i miei demoni,
che di notte mi possiedono
e poi mi lasciano stanca e stremata
in un bagno di sangue.

Canto per loro, perché non dovrei?
Il silenzio -non ditelo a nessuno-
mi terrorizza, ed io adesso
devo allontanare la paura.
Ne vedo uno arrivare,
lo vedete anche voi?
Osservatela, quell'ombra nera
che brilla nel buio.
Si siede al mio fianco, mi stringe
e mi bacia;
lo lascio fare, solo così se ne andrà.

In solitudine mi reco alla fontana
sollevo l'acqua e bagno i fiori.
Gli angeli ingannano;
credetemi, io lo so bene
perché sono stata tradita
dall'angelo più luminoso del Cielo.

Ma quell'angelo nero
pieno di luce
mi aveva morsa e le mie ali,
le mie bellissime bianche ali,
sono scivolate via,
troppo lontane da me perchè potessi provare
ad afferrarle.
E ahimé! Quanto violenta fu la caduta!
Non c'erano calde braccia ad accogliermi
solo l'inflessibile e temibile
potenza del freddo mare impetuoso di notte.

E ora che sono seduta qua
lo vedo arrivare lentamente:
colui che mi ha condannata.
Mi fissa, sembra quasi spaventato,
"Perché sei qui?" mi domanda.
Non lo sa, capisco,
non sa nulla della mia immonda sofferenza!
Non ho possibilità di vendetta
quindi colma di rabbia
canto alla notte.

Lui era lì, sospeso
in piedi dietro di me
i suoi occhi enormi
contenevano gocce di pioggia
ricordo ancora quando tremante
mi chiese
"perché canti alla notte?"

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Capitolo 6
*** Fiori di pesco ***


Mille luci di diamanti
ora brillano, sempre più lucenti;
lacrime di rugiada scivolano
lungo le verdi guance delle foglie.
Dolci profumi di mare vagano nell'aria,
solleticando i nasi e scompigliando i capelli,
i bianchi capelli delle anziane signore
che con un sorriso stanco
ammirano il nuovo risveglio della natura.
L'inizio di un'era, la fine di un'altra:
il ciclo perpetuo è da sempre intatto.
I fiori di pesco profumano le nuvole
e tra dolci sospiri cadono
sulle vesti sporche di terra
di teneri amanti.
Essi, che nuotavano nell'erba fino a poco fa,
non notano il giungere insistente dell'alba,
troppo occupati a sfiorarsi all'ombra
del pesco; ma l'alba li vede,
sorride e posa una mano calda sui loro
volti così vicini e affaticati.
I due amanti quindi si girano, stupiti ed impauriti,
non dovrebbero trovarsi lì; fanno per alzarsi
ma ecco che le loro bocche
s'incontrano di nuovo.
Il pesco ride e abbraccia l'amico sole
e poi si piega su di loro.
Le streghe bianche, mie eterne amiche e rivali,
danzano in cerchio attorno agli alberi.
La primavera è tornata ed elle la benedicono
con le melodiche parole degli Dei.
Ed io, la più potente tra le Muse,
l'astro più luminoso del cielo,
la rosa più profumata,
io non gioisco con loro,
e non so perché!
La primavera in me dorme ancora,
dentro è solo gelo e inverno!
O lettore, o amato figlio e padre,
dimmi, come mai in me c'è il buio se fuori
splende fulgido il sole?
Perché, di grazia, non riesco a brillare come lui?
Spiegatemi, vi prego; come e quando
si scioglierà la neve che ho dentro?

E' con mano tremante e lacrime chiare
che io scrivo gemendo,
stringendo in mano
un sottile ramo di pesco in fiore.

Angolo autrice: Buondì, miei cari lettori. Questa è la prima volta che scrivo qualcosa riguardo ad una mia poesia, perché solitamente mi piace che chi legge ciò che scrivo arrivi da solo a pensare e a provare a capire cosa volevo dire con le mie parole. Stavolta, invece, mi sento in dovere di dire che questa composizione è in onore della primavera, sebbene sia pur sempre malinconica. La primavera è simbolo di rinascita in molte culture, e nella mia in modo particolare.
Chiunque volesse dare una propria interpretazione è libero di farlo nei commenti.
Grazie mille per l'attenzione <3

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