Enchanted

di lallipumbaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Mi ricordo perfettamente quel giorno.

Ero con Tom a Los Angeles, precisamente a Santa Monica. Era una giornata molto calda, di quelle che quando appoggi le scarpe sull’asfalto senti le scarpe affondarci dentro. Quel giorno avevo deciso di vestirmi molto leggera e di confondermi con la fauna locale: un top molto leggero e largo (santo H&M), un paio di pantaloncini corti a vita alta e un paio di converse. Giusto perché sono masochista. I capelli di avevo raccolti in una sorta di crocchia fermata con una bacchetta del ristorante cinese non usata e per proteggermi gli occhi dal sole accecante un paio di Rayban aviator. Tom invece aveva tentato probabilmente in suicidio indossando jeans lunghi, la sua tshirt blu stravecchia dalla quale non si sarebbe mai separato e un paio di occhiali da sole.
Stavamo passeggiando tranquillamente sulla Ocean Avenue mentre mi godevo il mio iced latte di Starbucks. “Certo che bersi certe cose a Londra e bersele a Los Angeles hanno tutto un altro sapore. Non è mai stato così soddisfacente!” commentai dopo l’ennesimo sorso dal bicchiere trasparente su cui un commesso aveva scritto il mio nome. Come al solito era sbagliato. Per i camerieri di Starbucks del mondo sono la principessa Leia.
“Lilia, finirai in una clinica per disintossicarti da questa roba. E sai che il latte non lo digerisci!” mi rimproverò Tom, asciugandosi col palmo della mano un rigagnolo di sudore che gli colava sul viso. “Stai tranquilla mamma!” risposi beccandomi una linguaccia “E’ latte di soia. Non potrebbe farmi male nemmeno a pregarlo in cinese!”.
Eravamo quasi sulla spiaggia: nonostante quella di santa Monica fosse enorme si sentiva la risacca e il profumo di iodio fino a lì. Avrei voluto volentieri correre nell’oceano.
Fummo superati da un gruppo di ragazze saltate fuori dagli anni ’80 in bikini e rollerblades, che lanciarono occhiate molto eloquenti al mio accompagnatore, il quale faceva finta di non notarlo. “Tom… lo sai che quelle ti hanno praticamente mangiato con gli occhi?” commentai tirandogli dei colpetti nelle costole col gomito. “Ah davvero? Non l’ho notato!” rispose candidamente “Certo Tom, come no! Se solo avessero potuto ti si sarebbero fiondate contro! Non mi sembravano ragazze che si sarebbero fatte problemi! Come ti dico sempre: sei un sex symbol, caro! E per le ragazze sei un gran tocco di manzo!” gli dissi facendolo strozzare col sorso che mi aveva appena fregato.
“Che a proposito di tocchi di manzo…” commentai abbassando le lenti osservando l’uomo che stava facendo jogging che ci stava venendo incontro. Barba incolta, maglietta abbastanza attillata, pantaloni lunghi. “Sei imbarazzante.”
“Non sono imbarazzante, Tom! Sono una donna single in preda a sbalzi ormonali!”
“Sei incinta?”
“Certo. E’ stato lo Spirito Santo.” Commentai sarcasticamente continuando a guardare davanti a me.
“No, non ci credo…” commentò Tom sorridendo.
“Cosa?” “Non ci credo!” “Ma non credi a cosa?”
Lo vidi alzare il braccio, agitandolo. L’uomo che faceva jogging lo notò e alzò il suo braccio rispondendo al saluto. Si avvicinò a noi e mi vergognai come una ladra.
“Hiddleston!!” esclamò l’uomo abbracciandolo.
“Evans! Allora, come va?” gli chiese tirandogli una pacca sulle spalle.
“Tutto a posto! Stavo facendo un po’ di jogging. Qui la vista è meravigliosa. E non sto parlando del mare!” gli disse sghignazzando. Li guardai sconvolta: avevo visto che Tom aveva un gran bel rapporto con l’altro Chris, non pensavo assolutamente che fosse culo e camicia pure con l’altro.
Mi schiarii la gola, giusto per ricordare ai giganti davanti a me che esistevo pure io e di tenere i commenti maschilisti a quando si sarebbero rivisti. L’uomo si girò sorridente colpendomi in pieno coi suoi occhi azzurri. “Ciao! Piacere, Christopher!” disse tendendomi la mano.
Tentai di recuperare un po’ di attività cerebrale e di mettere insieme delle parole per fare una frase di senso compiuto. Tom mi salvò in corner.
“Scusami, mi sono dimenticato di presentarvi. Chris, lei è Lilia. Lilia, lui è Chris!” “Piacere!” gli dissi stringendogli la mano. “Cavolo! Ti stanno facendo sudare quelli della Marvel!” commentai recuperando lentamente qualche neurone. “Già. Sono in pieno allenamento per il prossimo Capitan America! Senti Hiddleston, ma già che sei in California… Vediamoci per una cena stasera!” “Sono qui con lei, mi sentirei un infame se la lasciassi da sola in hotel tutta sera!” “Ma è la tua ragazza?” “Ma va!!!” risposi automaticamente in coro al mio amico. Chris ci pensò un attimo per poi esordire con “Che problema c’è. Andiamo tutti e tre. Che ne dite?”.

Alla fine aveva insistito talmente tanto che avevamo accettato. 
Ci trovammo davanti al Cafè d’Etoile sulla Santa Monica Blv per le 8 di sera e, in un tavolo in un angolo tranquillo cominciammo la nostra cena.
Chris era nel mezzo di un racconto di qualche figuraccia di Tom sul set del primo Avengers, quando si voltò verso di me di scatto. “Scusami… è tutta sera che ci penso, ma ti ho già vista prima?”  mi chiese stringendo gli occhi fino a farli diventare fessure.
“Personalmente no, ma sicuramente hai visto qualche film!” rispose Tom al posto mio. Lo stavo adorando. Mi stava salvando da epiche figure di- ehm… cioccolato. “Ecco!! Mi sembrava!! Hai recitato nell’ultimo film che è uscito di Ron Howard, vero?” “Esattamente. C’era l’altro Chris, quello col martello! E non continuate che altrimenti arrossisco!” li minacciai entrambi con la forchetta.
“Ehy, perché non le fai fare un’audizione in Marvel?” propose Chris ad un Tom esagitato che accolse al volo la proposta. “Ragazzi, non per riportarvi coi piedi a terra… ma stiamo parlando di Kevin Feige. Marvel. Si parla di blockbusters!” “E allora? Se sei così brava potresti provarci!” “Il mio agente non me l’ha neanche proposto quel provino. Ragazzi, potrebbe non fare per me!” “Oh ma per favore! Se non ci hai nemmeno provato come puoi dirlo?” disse Tom puntandole contro di rimando la forchetta.
“A te lui non va bene. Ha un brutto ascendente su di te.” Commentai indicando il terzo presente alla cena, che se la rideva, con un cenno della testa.
Lo guardai e sorrisi senza pensarci. Lo vidi girare lo sguardo verso di me e puntarmi gli occhi addosso mentre il riso si smorzava. Rimase sorridente e probabilmente restammo così per qualche secondo di troppo perché Tom dopo poco si alzò, scusandosi, di dover andare in bagno. Non mi aveva convinto molto quel mezzo sorriso che aveva stampato sulla faccia mentre lo diceva. L’idiota ci aveva visto lungo.
Chris si girò catalizzando tutta la sua attenzione nei miei confronti. “Allora. Lilia. Non è un nome particolarmente anglosassone!” mi chiese bevendo un sorso dalla bottiglia di birra chiara che aveva in mano. Ridacchiai “Eh… no. O meglio. Io sono inglese. Mia madre anzi è nata e cresciuta nelle meravigliose Highlands. Mio padre invece è un figlio degli anni 60’ che studiando a Edimburgo ha trovato lei e ha lasciato i miei nonni disperati in pianura padana!” gli spiegai sorridendo al cameriere che mi portava una coppa gelato con fragole.
“Davvero?? Anche mia madre è italoamericana! Bè, tu saresti italo-britannica, ma hai capito!” mi disse un po’ impacciato facendomi ridacchiare. “Quanto rimanete qui?” mi chiese sorridendomi dolcemente, le labbra incurvate in un sorriso che non riuscivo a decifrare.
“Ancora qualche giorno, ci siamo presi una breve vacanza tra una ripresa e un’altra! Cambiare clima ogni tanto serve!” “Allora provo a chiedertelo, in caso mi va male: ti andrebbe di uscire con me una di queste sere? Lasciamo Tom da solo che è grande abbastanza e io ti porto in un posto meraviglioso!” “Se si tratta di casa tua puoi anche scordartelo.” gli risposi con nonchalance mentre mi avvicinavo un bicchiere d’acqua alla bocca, facendolo quasi strozzare con la sua birra. “Perché tutte le donne pensano che cerchi di portarle a letto?” “Perché forse mi stai guardando come se fossi una coppa gelato da tutta sera?” “Touchè! Allora?” mi incalzò lui, cercando di avere una risposta definitiva. “La mia risposta rimane uguale a prima, Mr Evans.” “Ok, giuro solennemente di non cercare di portarti a letto o di allungare le mani durante l’appuntamento! Parola di boy-scout!” promise alzando una mano e mettendosi l’altra sul cuore. Lo guardai seria per qualche secondo, ma la sua espressione da bravo ragazzo mi fece scoppiare a ridere in poco tempo. “E va bene, Evans! Ma azzardati a saltarmi addosso, portarmi in un qualche posto imboscato o a casa tua e giuro, giuro che diventerai per la sfortuna del resto del genere femminile Christina.” Lo minacciai col cucchiaino facendolo scoppiare a ridere a sua volta per poi farlo esultare.
Tom tornò al tavolo poco dopo “Allora, mi sono perso qualcosa?”.

“Tu, dannato inglese doppiogiochista!” ringhiai contro Tom quando fummo da soli in ascensore. “E io che avrei fatto questa volta?” mi chiese alzando le mani in segno di resa “Certo. Tu non sai nulla. Tu sei Thomas William Innocenza Hiddleston! Come potresti mai fare una cosa simile?!” risposi mettendomi una mano in faccia.
“Colgo del sarcasmo!”
“Nooooooo… tu dici?”
“Ti ha chiesto di uscire, vero?” mi chiese sorridendo sornione come un gatto che ti ha fregato il posto sul divano e non ha la minima intenzione di alzarsi.
“Ma allora lo sapevi!!!! Sei un bastardo doppiogiochista!”
“E che paroloni! Volevo solo dargli un opportunità. Non te l’avrebbe mai chiesto se fossi rimasto lì per tutto il tempo! Ti ha guardato come se fossi un budino squisito per tutta la sera.” “Tu devi lavorarci su questa dipendenza da budino, Tom. Seriamente.”
L’ascensore si aprì arrivando al 4^ piano. Uscimmo e lui continuò il discorso.
“Smettila, hai capito di cosa parlo!” “Sì, ho capito… ma non lo so, gli ho detto di sì così evitava di insistere per tutta la sera. E se mi salta addosso? Lo sai che ho poca autonomia e sono mesi che sto facendo la suora!” “Tesoro, se non è successo nulla dall’ultimo aggiornamento sono ben 18.” “Eh, mettiamo pure il dito nella piaga.”
“Lilia, seriamente… vivi! Da quando hai rotto con-” “Non pronunciare nemmeno quel nome!!” “…lo stronzo, non stai più vivendo. Non ti stai più godendo la vita! E soprattutto non vuoi buttarti in nulla tranne che nel lavoro. Conosco Chris, è un bravo ragazzo. Se hai messo giù quei paletti non li supererà mai. Fidati di me… escici. Tanto stiamo qui ancora per qualche giorno, Los Angeles è grande. Se poi non ti ci trovi bene non lo incontrerai mai più!”
“E se mi capita di fare un film con lui?”
“Dettagli. Sei un’attrice e puoi fingere che qualcuno ti stia simpatico!”
Mi misi a ridere “Come Goldie Hawn nel Club delle Prime Mogli! Io sono un’attrice!! Ce le ho tutte le emozioni!”
Tom rise e mi abbracciò “Non preoccuparti e vivi. Buonanotte cara… a domattina.” “Buonanotte Tom!” risposi rispondendo al suo abbraccio da orso andando in camera.
Mi misi in canottiera e pantaloncini sul letto, il condizionatore che andava mantenendo fresca la camera d’albergo. Mi misi comoda continuando il libro che stavo leggendo al momento quando il cellulare vibrò facendo comparire sullo schermo una notifica di Whatsapp.
Non conoscevo il numero.
Aprii l’applicazione e quando premetti l’indice sulla conversazione vidi un’immagine. Chris Evans in una vasca da bagno che si faceva un selfie e le reazioni del cast di Avengers. Un’immagine che avevo già visto e che mi faceva ridere ogni santa volta e da questa capii da chi mi arrivava il messaggio.
Allora… ci vediamo domani sera?
Mi voltai verso il muro dietro il letto, sapendo che la mia camera era attaccata a quella di Tom e urlai “TOM, SEI UNO STRONZO!!!”.
E va bene, Evans. Domani puoi portarmi in giro!
La risposta arrivò nel giro di pochi secondi.
Ho in mente un piano. Pronta per le 10 del mattino! Mettiti il costume! A domani!
Guardai lo schermo del telefono. “Certo. Ora pure il costume devo mettermi.”

************
Angolino del disagio
Buongiorno a tutti!! :D bene, questa volta mi sono buttata (figurativamente, non letteralmente - purtroppo) su Chris Evans.
Il nostro bel Capitan America ha il suo fascino e, ci ha messo il suo tempo, ha affascinato pure me. Tom dovevo aggiungerlo! E' onnipresente!
Spero di leggere il vostro parere (positivo, negativo, critiche, etc..) e a tra una settimana! :)
Bascioni, Lalli :3

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Capitolo 2
*** 2 ***


~~Chris arrivò davanti al Lowes Hotel a cavallo della sua Harley. Prese il cellulare e compose il numero di cellulare della ragazza. Non avrebbe mai ringraziato Tom abbastanza per il favore che gli aveva fatto. Sentì squillare dall’altra parte e al terzo squillo la voce della ragazza rispose “Evans, buongiorno!” “Pronta ad una giornata col sotto scritto?” le chiese sorridendo “Oh, non vedo l’ora!” la sentì rispondere dall’altra parte del telefono. “Esci, sono fuori che ti aspetto!”.
La vide uscire dalla hall e fermarsi nel momento in cui l’aveva individuato. Sicuramente non si aspettava di essere accolta in quel modo. Chris si era appoggiato alla moto, indossava una giacca protettiva aperta sotto la quale si intravedeva una maglia chiara, i jeans, le scarpe da ginnastica e i Ray Ban scuri. Se li tolse sfoderando il migliore dei suoi sorrisi “Ciao.” Lilia si dovette riprendere un attimo “Ciao! Se mi avessi detto che fossi venuto in moto mi sarei messa qualcosa di più coprente!” disse indicando sé stessa.
Aveva indossato una maglietta a maniche corte molto morbida, sul collo si vedeva il laccetto del costume, indossava pantaloncini corti in jeans e converse.
“Fidati che vai benissimo così! Posso darti un bacio?”
Ricevette uno sguardo fulminante e si corresse subito “Sulla guancia! Da altre parti non si può siamo in pubblico!” continuò facendola scoppiare a ridere di gusto. Le mise delicatamente una mano su una guancia prima di darle un bacio sull’altra lasciandola un po’ di stucco. Aprì il porta bagagli sotto il sedile e ne estrasse una giacca e un casco “Indossale, sarà un lungo viaggio!”
“Dove andiamo?”
“Sorpresa!” le rispose strizzandole l’occhio. Montò a cavallo della moto e, quando la ragazza si fu infilata anche la sacca sulle spalle sorrise e disse “Tieniti forte!”.
Dando gas partì zigzagando nel traffico di Los Angeles per uscire e andare in un posto tranquillo.

Dopo poco più di un’ora di viaggio si fermò in un pezzo panoramico dell’autostrada. Non appena si tolse il casco si girò verso di lei “Ho fatto bene a venire in moto! Non credo che in macchina avrei avuto così tante possibilità che tu mi abbracciassi così volontariamente!” “Smettila Evans!!” lo rimproverò lei arrossendo leggermente.
“Siamo arrivati?” gli chiese curiosa come una bambina.
“Non ancora, ma ci impiegheremo ancora un’oretta. Te tutto bene in pantaloncini?” “Sì, tutto a posto… ma sarebbe meglio se qualcuno mi dicesse dove andiamo!”
“Nah, non attacca cara mia!” le disse ridacchiando per poi prendere una sorsata d’acqua. “Pronta a ripartire?”.

Alla fine ci impiegarono poco meno di un’ora ad arrivare a destinazione. Il mare davanti a la Jolla era una riserva naturale.  Chris aveva deciso di fermarsi nei pressi di una caletta protetta che, fortunatamente, quel giorno non sembrava la meta preferita di molta gente. Compresi loro due, i presenti si contavano sulle dita di una mano. Aveva parcheggiato sopra una delle calette e non appena smontò la aiutò a fare lo stesso.
“Tu mi hai trascinato fino a San Diego per portarmi al mare?” gli chiese Lilia togliendosi il casco.
“Perché, non ti va? Devo fare colpo al primo appuntamento!” le disse prendendole il casco dalle mani mettendolo nel sottosella. Si ravvivò i capelli e rivolgendole un sorriso smagliante le disse “Pronta per una giornata intera col sottoscritto?” “Hai davvero intenzione di rapirmi per una giornata intera?”
“Sempre che non diventi insopportabile. In caso ti mollo qui e io torno a casa!”
“Ah, bè, molte grazie signor Evans!!” gli rispose facendo la finta offesa caricandosi la sacca sulle spalle e andando verso la discesa. Chris rimase un po’ a guardarla camminare impettita per qualche secondo per poi raggiungerla, circondandole le spalle con le braccia e stringendola a sé.

“Cos’hai in programma per oggi?” gli chiese mentre tirava fuori il grande telo mare dai disegni tribali e lo stendeva sulla sabbia. “Cercare di farti capire che sono un uomo meraviglioso!” le rispose sfilandosi la maglietta mostrando il suo fisico ‘made in Marvel’.
Lilia ci mise un attimo a riprendere possesso delle sue facoltà mentali e poi deviò il discorso “Non sapevo che fossi così pieno di tatuaggi!”
“Disse colei che ha lo Stregatto sull’avambraccio!” commentò lui facendola ridere “Touchè! Allora, cosa hai in programma oggi?”
“Allora, come ho detto prima ho intenzione di farti capire che sono un uomo spettacolare-”
“Prima hai detto meraviglioso!”
“Devo mirare alto! Poi… farti provare i migliori taco di pesce che proverai mai in tutta la tua vita…” elencò circumnavigando il telo avvicinandosi a lei, che, cercando di non fissarlo si stava togliendo le scarpe.
“Buoni! Poi?”
“Vediamo… guidare al tramonto e farti godere un bel tramonto sul mare. Tornare a Los Angeles e portarti fuori a cena in un bel posto…” continuò arrivandole davanti e mettendole poi una mano sulla nuca. A quel punto i neuroni di Lilia erano morti tutti. Ne era rimasto uno solo che continuava ad andare a sbattere contro la scatola cranica.
“Poi non posso finire nel modo in cui penso io perché hai minacciato di evirarmi!” concluse facendola scoppiare a ridere. “E la cosa vale ancora adesso! Forza Evans, muovi il deretano! Io me ne vado in acqua!” disse dandogli un buffetto prima di svincolarsi dalla sua presa e dirigendosi verso l’acqua.
Chris sorrise e, togliendosi al volo le scarpe corse verso la ragazza prendendola in braccio. La prese di sorpresa, tanto che cacciò un urlo di terrore per poi cominciare a ridere sguaiatamente tentando di dire “Chris mettimi giù!!!!” “Assolutamente no!” “Se cadi ci facciamo male entrambi!” “Non cadiamo!” rispose ridendo mentre raggiungeva in acqua un’altezza sicura “Trattieni il respiro!!” e con quella frase si lanciò nell’oceano con lei in braccio in pieno stile sacco di patate.
Quando riemerse ridacchiando se la trovò davanti coi capelli in pieno stile Samara. Sempre ridendo li aprì a tendina trovando dietro uno sguardo divertito. Le ciglia scure, ora bagnate, contornavano il suo paio di occhi color del mare caraibico. Li notò solo in quel momento. “Non guardarmi così, Lilia… ho molto poco autocontrollo in certe situazioni.” La avvertì Chris che già sentiva movimenti strani al di sotto dell’elastico dei bermuda.
“E come ti starei guardando, scusami?” “Sorriso sghembo alla Natalie Dormer, gli occhi perforanti e quei due meravigliosi nei in quei punti strategici!” disse indicandoli con l’indice.
“Certo: sogna, Evans!” esclamò la ragazza rituffandosi in quella baia calma del Pacifico.

Passarono le ore a parlare di tutto e di niente, a nuotare, a scoprire che avevano più cose in comune.
“Eccoteli: i migliori taco di pesce che mangerai mai in tutta la tua vita!” dichiarò Chris arrivando con due vaschettine, ognuna con due taco dentro. “Che c’è dentro?” chiese la ragazza curiosa mentre lui si sedeva sul grande asciugamano. “Allora, uno è con gamberi e l’altro con del merluzzo grigliato. In entrambi c’è coriandolo, e una salsa speciale. Provali, impazzirai!! Ah, spremici dentro il lime. Sono una bomba.”
Lilia seguì il suo consiglio addentando prima quello col merluzzo.
Spalancò gli occhi “E’ uno spettacolo!” commentò a bocca piena, coprendosi con una mano.
“Non diamo retta a Chris, mi raccomando! Tra l’altro… è una cosa che voglio chiederti da stamattina ma non ho mai trovato il coraggio di chiedertelo.”
“Devo preoccuparmi?”
“No… senti, vado diretto: ma non è che Tom è geloso se ti porto in giro mentre lui se ne sta da solo in città?”.
Per poco non si strozzò. Non appena riuscì ad inghiottire il boccone scoppiò a ridere. “Ma tu sei ancora convinto che tra me e lui ci sia qualcosa?” “Scusami, è che ieri sembravate così affiatati!”
Cercò di placare la risata e, dopo un respiro profondo, gli disse “Il mio cognome ufficiale è Hiddleston.” Ma non sembrava ancora capire, quindi aggiunse. “Servaes, quello che uso come attrice, è il cognome di mia zia, ossia la moglie di mio zio, fratello di mia madre, che si chiama James Norman Hiddleston. Il mio nome completo all’anagrafe è Lilia Josephine Hiddleston.”
Ebbe la rivelazione.
“Sei la cugina di Hiddleston?!”
“Din din din din din! Bingo!” esclamò sorridendo. “Quindi, smettila di farti fisime, Evans, non stai flirtando con la ragazza di uno dei tuoi migliori amici.”
“No, sei sua cugina! Forse è anche peggio… mi sento tornare indietro al liceo in cui rischiavo il linciaggio se mi facevo la cugina di qualcuno!”
“Perché tu sei così sicuro che cadrò nella rete?” gli chiese con aria di finta sufficienza spiluccando dal suo taco un pezzo di ananas.
“Perché ci sei già in mezzo senza saperlo, Servaes.” Le rispose guardandola con quel sorriso che le faceva ribollire il sangue e non per la rabbia.

***
Angolino del disagio - pt.2
Buongiorno a tutti bimbi e bimbe belle! :3 questa è la seconda parte della storia e quella faccia da schiaffi di Evans - perchè me lo immagino come uno che ogni tanto cade giù dal pero, come si suol dire - sta facendo uscire sempre di più il suo charme!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere se vi è piaciuto o se vi ha fatto schifo (molto probabile!)
Un bacione e alla prossima settimana! Lalli :3

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Capitolo 3
*** 3 ***


~~Il viaggio di ritorno a Los Angeles era un po’ più trafficato dell’andata, ma, secondo Chris, riuscimmo a tornare in tempo.
“In tempo per cosa?” chiesi smontando dalla Harley “E soprattutto: dove siamo?” gli chiesi guardando mi attorno: eravamo davanti alla spiaggia al tramonto. Era un posto tranquillo dove, illuminato da piccole lucine e da torce, un ristorante molto informale era adagiato quasi senza un perché sull’immensa spiaggia. Sistemò i caschi e quando mi guardò  sorridendo mi porse la mano “Vieni con me.”
Titubante accettai la sua mano, sorridendogli timidamente.
Me la strinse in modo rassicurante, mentre camminavamo sulla sabbia fino al ristorante. Non appena lo videro lo salutarono affettuosamente, con pacche sulle spalle.
“Ti abbiamo riservato il miglior tavolo! Poi con questo tramonto… se non la conquisti sei proprio un incapace!” esclamò il proprietario facendo arrossire Chris e ridere me.
“Signorina, prego.” Disse Chris spostandomi la sedia e facendomi accomodare al tavolino di legno con vista sull’oceano e sul tramonto da togliere il fiato. “E che non si dica che i ragazzi del Massachusetts non sono gentiluomini.” Commentò, sicuramente per stemperare la tensione.
Si sedette di fianco a me e mi guardò. “Bene, ora siamo io e te: non ti ho ancora portato a casa mia e la serata non finisce qui. Che te ne pare per ora?” “Direi non male. Questo posticino è un incanto, il cibo che vedo servito sembra una meraviglia e questo tramonto… la Scozia è una terra bellissima, ma il mare qui è diverso… non è il Mare del Nord.” Commentai perdendomi nel suono della risacca delle onde che si mischiava piacevolmente col chiacchiericcio del posto. “E il paesaggio è ancora migliore visto dal mio punto di vista…” sentii commentare Chris. Quando mi girai lo vidi che mi guardava intensamente, cosa che mi fece alquanto arrossire.
Il proprietario ci portò una caraffa d’acqua fresca con fette di limone e menta e i menu. “Chiamatemi quando siete pronti.”
“Ma fanno cucina thailandese!” esclamai guardando i piatti che erano scritti sul cartoncino del menu.
“Non ti piace?” mi chiese preoccupato.
“Al contrario: la adoro! C’è un ristorantino thai a Londra vicino ad Earl’s Court che fa una meravigliosa zuppa di latte di cocco. Almeno una volta al mese quando sono a Londra e non sono impegnata cerco di andarci!” gli dissi mentre mi pregustavo la cenetta.
Ordinammo e, mentre mangiavamo, Chris sganciò la bomba. “Tom mi ha avvisato che saresti stata molto ritrosa nei miei confronti. Mi ha detto che hai avuto una grande delusione… se posso chiedertelo, di cosa si tratta?”
Sospirai a fondo, giocherellando con le bacchette nel piatto di Padthai. “Tom è una pettegola! Te la faccio molto breve. Dovevamo sposarci, stavamo insieme da quasi cinque anni oramai, convivevamo, ma solo poi, grazie ad un amico di lui che non ce la faceva più a tenere il segreto, ho scoperto che lui, mentre io ero impegnata all’estero a girare, o anche quando ero a casa, mi tradiva candidamente con molte donne. E la cosa succedeva da almeno tre anni. Da idiota non mi sono mai accorta di nulla.”
Nonostante fossero passati più di due anni la cosa mi bruciava ancora. “Mi ero fidata di lui, e stavo per suggellare una promessa che dovrebbe durare una vita intera… ma lui non aveva alcuna intenzione di mantenere la monogamia. Ovviamente l’ho mollato in tronco e figurarsi che da come mi riferivano le cose che lui raccontava in giro sembrava lui la vittima della situazione. Ma me ne sono fregata. E sono andata avanti. Ma raccontarlo mi fa venire ancora il nervoso…”
Finii di raccontare e sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia. “Non ti meritava e tu non meritavi uno stronzo del genere al fianco. Non tutti gli uomini sono così, lo sai?”
“Stai per caso parlando di te stesso?” scherzai, dandogli una leggera spallata sul braccio, alleggerendo la tensione che si era creata.
“Effettivamente sì! Te l’ho detto. Mi devo vendere bene, no?” sorrise accarezzandosi la barba e alzando un sopracciglio guardandomi di soppiatto. “Mi fai assaggiare il tuo Padthai?” “Solo se tu mi fai assaggiare quel pollo: ha una faccia spettacolare!”

Dopo il ristorante risalimmo in moto andando verso un’ennesima destinazione ignota. Parcheggiò la moto nel garage di una casa molto grande, dalla quale proveniva musica abbastanza alta. “Io li uccido.” Disse togliendosi il casco.
“Chris, quante volte ti ho detto che non mi porterai a casa tua?”
“Ehm… ho smesso di contarle!” mi rispose sorridente mentre mi aiutava a smontare.
“Ma che sta succedendo?” “Nulla, semplicemente non lasciare mai casa tua in mano a dei deficienti per farci festa. Lo rimpiangerai subito.” Commentò con tono piatto prendendomi per mano e facendosi strada tra gli spazi liberi della stanza fino alla porta dove, aprendola, si trovarono quasi in mezzo al marasma di gente intenta a parlare e a ballare. “Sembra una festa liceale.” Commentai ad alta voce facendomi sentire da Chris “Più o meno! Il livello celebrale è quello!”.
Mi condusse sgattaiolando tra la folla verso il secondo piano, a quanto pare tenuto off limits. Entrammo in una sorta di salotto con un bel divano, una televisione e un gran collezione di DVD. Il rumore si attutì improvvisamente quando chiuse la porta. Mi sorrise raggiante “Stanza insonorizzata. E ora l’ultima parte della serata: un bel film tranquilli in casa!”
“Chris Evans, tu sei un pazzo!” “Modestamente posso confermare di esserlo! Senti, se vuoi farti una doccia il bagno è dall’altra parte del corridoio. Immagino che non sopporterai più il sale addosso.” Disse guardandomi. In effetti sulla pelle si vedevano delle linee morbide bianche, i capelli asciutti erano secchi dalla salsedine e non sopportavo più il costume da bagno. Dalla sua risata sembrò che mi avesse letto nella mente. “Vieni, ti accompagno: nel frattempo mi lavo pure io!” “Se pensi di fare la doccia insieme ti sbagli di grosso!” commentai facendogli la linguaccia “E io che ci speravo!” sospirò sconsolato.
Mi diede una delle sue magliette e mi salutò con un inaspettato bacio a mezze labbra. Altro che doccia calda. Dovevo calmare i bollori, non fomentarli.

***
Angolino del disagio
Un pochetto di umanità e di amore per il prossimo di Evans che salta fuori *w* Io nel frattemo me lo immagino bello come il sole e con quella sua barbetta da diventar pazze!
Spero che questo piiiiiiccolo capitolo vi piaccia. Se avete qualche commento, critica o qualsiasi altra cosa da dirmi... aspetto con ansia i vostri commenti! :3
Ringrazio anche i lettori silenziosi che comunque hanno deciso di spendere qualche minuto per leggere i miei deliri.
Un bacione a tutti, Lalli :3
 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Tornò in salotto indossando i suoi pantaloncini e la sua maglietta. Di Hulk. Che le stava tre volte. Non appena la vide inclinò la testa “Ma sai che non ti sta affatto male? Poi non porti il reggiseno, quindi anche meglio…” commentò con un tono che la fece avvampare. Incrociò le braccia come a coprirle e si sedette sul divano ben distante da lui. “Allora, che film guardiamo?”
“Dipende… romantico, avventuroso, fantascienza, comico, deprimente-” “Ehm… Perché non “Non è un’altra stupida commedia americana”?” gli chiese sghignazzando facendolo esclamare “NO!  Un altro film, grazie!” “Allora… L’amore non va in vacanza? Notting Hill? Ralph Spaccatutto? Secret Window? La Sirenetta? Hai la Sirenetta?” Chris rideva “No, purtroppo non ce l’ho!” “Allora non possiamo andare d’accordo! Il dittatore? Midnight in Paris?” “Questo ce l’ho! Guardiamo quello?” “Per me va benissimo!” gli rispose saltellando verso la colonna andando a prendere il DVD.
“Lilia, se saltelli ancora il film non lo vediamo.” Le disse con tono scherzoso, ma con voce profonda.
Si girò “Non tentarmi, Evans.” rispose a tono, sempre incrociando le braccia.
Si alzò, avvicinandosi a lei molto pericolosamente. Non che si sentisse in pericolo, ma non bisogna mai fidarsi degli ormoni impazziti di una donna con 18 mesi di astinenza alle spalle.
Si abbassò un attimo afferrandola per le cosce e prendendola in braccio “Ora come la mettiamo?” “Non provocarmi Chris…” “E perché non dovrei?” “Perché hai tra le braccia una donna in astinenza da 18 mesi e stai mettendo a dura prova il suo autocontrollo.”
La sua voce come la sua sicurezza cominciava a vacillare.
“E allora perché non cedi?” “Perché ti conosco appena.” “Ottima motivazione, ma perché allora sento il tuo cuore accelerare il battito e il tuo respiro che diventa più corto?”
Mentre parlava tornava verso il divano sedendoci sopra. Spostò le mani sui suoi fianchi e la guardò attentamente. “Sei bellissima.”
“Smettila…” gli disse abbassando lo sguardo “Lo sei, davvero.”
Aspettò pochi secondi che sembrarono infiniti, poi lo baciò, circondandogli il collo con le braccia. Sentì che se non l’avesse fatto l’avrebbe rimpianto per tutta la vita.
Chris rispose al bacio, stringendola a sé. Non l’avrebbe lasciata andare nemmeno per tutto l’oro del mondo. Si rialzò, prendendola in braccio, stringendola per le cosce, portandola fino in camera sua.

Si vegliò la mattina dopo tra le coperte del suo letto, rilassato, calmo e con una sensazione di pace col mondo che lo pervadeva. Si girò verso la ragazza che dormiva tranquillamente trattenendosi dallo scoppiare a ridere: i capelli in disordine, abbracciata al cuscino con la bocca socchiusa. La guancia schiacciata sul cuscino faceva formare una strana forma alle sue labbra.
Le accarezzò delicatamente il profilo del naso, finendo sulle labbra, terminando al mento.
E pensare che quella piccola furia l’aveva tenuto sveglio fino alle due del mattino, quando poi era sceso per mandar via la marea di gente che affollava il piano inferiore era tornato in camera trovandola addormentata tra le lenzuola abbracciata ad un cuscino.
Si alzò senza fare rumore, recuperò un paio di boxer puliti nel cassetto e scese fischiettando ignorando il macello che gli avevano lasciato in casa. L’impresa di pulizie sarebbe arrivata nel pomeriggio e la fattura non l’avrebbe pagata sicuramente lui.
Recuperò un vassoio, cucinò le uova strapazzate, fece il caffè, prese del succo d’arancia, due tazze e salì le scale, attento a non rovesciare nulla.
Entrando il camera la trovò presa a stiracchiarsi “Buongiorno!” le disse facendola bloccare “Eh? Ah! Buongiorno!” “Ho portato la colazione in camera!” “Ma fai così con tutte o devo considerarmi una fortunata?” gli chiese sorridendogli mentre si sistemava il lenzuolo sul seno “Mmmh… diciamo che dovresti considerarti una fortunata perché le uova mi sono uscite divinamente!” rispose stampandosi in viso un sorriso da schiaffi. Le diede un bacio sulla fronte e le poggiò il vassoio di fianco “Buon appetito, Lilia!”.
Durante la colazione parlarono di tutto, trovando il feeling che il giorno prima in spiaggia era scoccato fra di loro. Non poteva farci nulla, sentirla parlare era un piacere. Quando si trattava di un argomento che le stava a cuore le scappava un adorabile accento scozzese.
La vide spalancare gli occhi. “Miseriaccia.” Scattò in piedi e corse fuori dalla stanza. “Miseriaccia?” le chiese Chris ridacchiando “Non sentivo più questa parola da anni!”
“Smettila di prendermi in giro! Dove diavolo è il cellulare… senti, hai un carica batteria dell’iphone in casa? Il mio si è scaricato!”
“Vai tranquilla, ci pensa Chris!”.
La vide aspettare con ansia che il cellulare si accendesse e lo sbloccò in tempo zero.
“Ma come mai sei così agitata?”
“Tom!! Non sapeva che sarei rimasta da te, sarà preoccupatissimo!!”
“Giusto. Mi stavo dimenticando di lui.” “Ecco!”
Sullo schermo dello smartphone comparvero notifiche di chiamate, messaggi, su whatsapp aveva 45 notifiche. 20 erano di Tom.
“Lilia, quando hai finito di rotolarti nelle coperte con Capitan America, chiamami!” disse la voce di Tom dalla cassa del cellulare facendola arrossire di botto. “È un idiota. Senti… se ti chiedessi di portarmi in albergo? Ti scoccerebbe? Sicuramente mi beccherò un terzo grado. Tom quando ci si mette è un rompiballe.”
“Certo, nessun problema!” la rassicurò scompigliandole i capelli.

Quando la lasciò davanti all’albergo lei si girò, guardandolo negli occhi “Senti… è vero, è una battutaccia da film, ma normalmente non sono così intraprendente con gli uomini. È stato strano. E non vorrei che tu pensassi che sia una facile.”
“Lilia, sei una donna adulta e puoi fare quello che vuoi… certo, io ieri ci ho pure giocato su eh!” le confessò grattandosi il collo, ricevendo come risposta una pernacchia.
“Senti, mi piacerebbe poterti conoscere meglio.”
“Meglio di così?” gli rispose facendolo ridere di gusto
“Allora!! Hai capito che intendo, no?”
“Sì… ho capito.”
“Ti pare una cattiva idea?”
“Assolutamente no…”

***

Salii fino alla stanza felice come una Pasqua. Avevo le farfalle nello stomaco e il cuore leggero.
Davanti alla porta di camera mia mi aspettava la mia coscienza in maglietta e jeans, con le gambe accavallate e le braccia incrociate.
“Non guardarmi con quella faccia.” Esordii puntandogli contro il dito
“E con quale faccia ti starei guardando?” mi chiese sorridendo sornione ancora di più.
“Esattamente con quella lì!” risposi aprendo la porta con la chiave elettronica. Mi seguì in camera, sapevo perfettamente che l’avrebbe fatto.
“Allora? Dove ti ha portato Evans?” mi chiese curioso sedendosi sul letto mentre trafficavo con i vestiti nella valigia. Dovevo farmi una doccia: nei capelli avevo ancora il sale del giorno prima.
“Al mare.” Risposi tranquillamente. Meno facevo trapelare meglio era.
“E poi?” “Mi ha fatto provare i taco di pesce!” “Non farmi fare battute…” “Malizioso. A cena siamo andati al thailandese!” “Buono! E poi? Il dolce? Ne aveva uno al fresco in casa sua?”
“SMETTILA!!” esclamai chiudendogli la porta del bagno in faccia. Aprii l’acqua della doccia e sapevo perfettamente che alla mia uscita l’avrei trovato lì ad aspettarmi.
Come spiegarsela la giornata di ieri? Ok, tutti quei mesi senza conoscere biblicamente qualcuno erano stati veramente duri, e non appena avevo visto Chris in costume da bagno tutti i miei bei propositi erano allegramente andati a farsi benedire. Sì sì, li avevo proprio visti allontanarsi saltellando mano per mano verso il mondo incantato di Oz.
E poi quello che mi aveva detto prima che entrassi in hotel… sì, avevamo cominciato tutto al contrario, ma cominciare a frequentare Chris Evans sembrava una cosa talmente surreale che una risata cominciò a formarsi dal nulla.
Sotto il getto dell’acqua della doccia mi misi le mani in faccia per coprire la visione al mondo esterno.
Stavo ridendo.
Ridendo di punto in bianco senza sapere perché. E un piacevole senso di liberazione mi avvolse il cuore facendomi sorridere e arrossare le guance. Sospirai. Era tutto vero.


******** Angolino del disagio
Buongiorno a tutti/e! u_u
Bene, i due storditi hanno complicato tutto. Altrimenti sarebbe tutto troppo facile.
Il prossimo sarà l'ultimo di questa piccola storiella su Chris Evans. Spero vi piaccia e saluto tutti i lettori silenziosi che hanno la pazienza di leggere i miei deliri.
Un bacione, Lalli :3
 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Non lo vidi per i sei mesi successivi, dato che era preso con le riprese di “Capitan America - il Soldato d’Inverno”, ma continuavamo a sentirci tutti i giorni. Non stavamo insieme e non avevamo nessun rapporto di esclusività, ma avevo chiuso le porte ad ogni approccio da esterni. Non sapevo se per Chris era la stessa cosa, ma ci speravo. Non avevo il coraggio di chiederglielo.
Poi, quasi gradualmente, smise di rispondermi. Era come sparito. O meglio, sparito per me.
Non rispondeva, le poche volte che avevo provato a chiamarlo mi aveva dato l’occupato o mi aveva liquidato con poco. Alla fine smisi anche io di cercarlo.
Il mio amor proprio esisteva ancora, dopotutto.

Un giorno, a Londra, suonò il campanello di casa.
Ero completamente struccata e in tuta. Quel meraviglioso periodo del mese era arrivato in pompa magna donandomi crampi, dolori ai reni e mal di testa. I miei compagni della giornata erano stati antidolorifico, cuscinetti riscaldati e il divano.
Il campanello di casa trillò e, malvolentieri, andai alla porta.
“Chi è?” chiesi con tono abbastanza scocciato.
“DHL! Ho una consegna per lei, signora Hiddleston!” rispose una voce nasale e fastidiosa. ‘Ecco, pure il corriere oggi. Ci mancava solo quello!’ pensai sospirando e massaggiandomi le tempie.
Aprii la porta e un grande mazzo di girasoli mi si parò davanti. Dietro di essi comparve Chris sorridente come non mai. “Ciao!”
Gli chiusi la porta in faccia. Il campanello suonò nuovamente. “Lilia, per favore, aprimi!” “FOTTITI CHRISTOPHER!!” gli urlai dall’altra parte della porta.
“Lilia, ti prego, posso spiegarti.”
“SPIEGARMI COSA? CHE SEI SPARITO E NON TI SEI FATTO PIU’ SENTIRE?”
“Esattamente quello… per favore.” Mi rispose. Aveva un tono talmente abbattuto che sospirai.
Gli aprii la porta e, con un cenno della testa e un’espressione che gli fece capire che non avrei più voluto vederlo, gli dissi di entrare.
Mi porse i fiori “Questi sono per te.”
“E sarebbe un modo per chiedere scusa portandomi un mazzo di girasoli?”
“Una specie.”
“Sappi che non ho alcuna intenzione di sopportarti per più di 10 minuti, quindi taglia corto.” Ok, è vero, mi stavo comportando da vera stronza, ma ne avevo il pieno diritto. Anche se con quell’espressione da cucciolo abbandonato…
Chris sospirò. Appoggiò i fiori sul divano e lo vidi cercare le parole giuste per qualche minuto. Poi mi guardò diritta negli occhi.
“Me la sono fatta sotto. Non ti ho più scritto perché me la stavo facendo sotto. Tu eri vera, tu c’eri e il tuo pensiero mi stava sempre attorno, distraendomi da tutto. Non ero abituato ad una cosa simile. L’ultima volta che è successo non è andata bene e non volevo che si ripetesse ancora.”
Il nervoso parò per me.
“E ovviamente la miglior cosa per te è stata sparire, senza darmi alcuna spiegazione, lasciandomi in questi mesi a chiedermi cosa potessi aver fatto di male, cosa potessi aver sbagliato... e invece sei sparito perché te la sei fatta sotto dalla paura? Diamine!! Ma sei stato tu a dire l’ultima volta che ci siamo visti ‘Frequentiamoci! Vorrei conoscerti di più!’ Ok, sei stato impegnato a girare. È il lavoro e ti capisco perfettamente, ma non si fa così. Avresti potuto liquidarmi, chiamarmi, mandarmi un messaggio, invece di lasciarmi sospesa come un’idiota ad aspettare UNA TUA FOTTUTISSIMA CHIAMATA!! Ed ora vieni qui, fresco come una rosa, davanti a casa mia dandomi un mazzo di fiori sperando che io ti perdoni?!”
Mi guardò, sospirò e annuì. “La speranza sarebbe quella…”
“Te lo puoi anche scordare. Tu lo sai che diavolo mi hai fatto passare?! Io ci speravo davvero. E non perché tu sia chissà chi. Mi sei piaciuto davvero tanto, e mi piaci ancora adesso…” gli dissi girandogli le spalle e andandomene dalla stanza. Sentivo le lacrime arrivarmi agli occhi e non volevo assolutamente dargli la soddisfazione di vederle.
Sentii dei passi dietro di me e il tocco delle sue mani sulle mie spalle.
“Vattene.”
“Vuoi davvero che me ne vada?”
Ci pensai un attimo. No, non volevo, ma non potevo nemmeno dirgli di sì. “Non lo so…”
“Come posso farmi perdonare? Lo so che non ho alcun diritto, ma sono venuto a Londra di corsa e non ho oggettivamente un hotel dove stare…” confessò.
Mi venne da ridere e tra un sospiro da pianto e una risata mi girai. Lo guardai negli occhi e sorrisi. “Ho una camera degli ospiti. Puoi rimanere qui.”
“La camera degli ospiti andrà benissimo.” Mi rispose sorridente.

***

Oscar 2016.
Il red carpet risplendeva sotto il sole del tardo pomeriggio di Hollywood.
Il Mercedes nero che li aveva accompagnati al Dolby Theatre era fermo in coda dietro ad altre macchine nere. La guardò. La notte prima Lilia non era riuscita quasi nemmeno a dormire. Non era nominata, ma, come lui, avrebbe dovuto presentare una categoria.
Era la prima volta che le capitava di partecipare agli Oscar ed era agitata come se l’avesse punta una tarantola.
Ed ora era lì, di fianco a lui, bellissima nel suo vestito blu notte che quando l’aveva vista indossarlo l’unico pensiero era andato alla sera dopo l’after party e al piacere che sarebbe stato sfilarglielo.
Gli venne in mente la situazione in casa sua di qualche ora prima.

“Allora, darling, cosa preferisci?” le aveva chiesto Lisa Eldrige mentre la guardava in viso. “Lisa, sei tu il genio. Sono nelle tue mani! Il vestito è quello lì appeso sull’armadio… mi fido di te!” La truccatrice sorrise soddisfatta “Allora ci penso io!!”.
East, il cane di Chris, dormiva con un occhio aperto nella stanza controllando ogni tanto l’estranea che girava attorno alla padroncina.
Chris era entrato in stanza in boxer con l’asciugamano sulle spalle. “Allora, come stai andando?” chiese interrompendole. Entrambe si girarono verso di lui. Lisa scoppiò a ridere, mentre Lilia sospirò.
“Amore, lo so che sei bello e che oggettivamente sei un gran bel vedere così. Ma ciò non ti da la libertà di girare in mutande per casa quando ci sono ospiti!” gli disse tentando disperatamente di non ridere.
“Ma sono nella mia ultima ora di libertà prima di diventare un pinguino!”
“Ma sì!! A me non da fastidio!! E poi mio marito mica lo viene a sapere che c’era il tuo fidanzato in giro per casa!” commentò Lisa continuando a massaggiarle la crema sul viso.

Si mise a ridacchiare silenziosamente ricordandoselo.
Lilia si girò verso di lui sorridendo a sua volta. “Che c’è?” “Nulla, mi stavo ricordando di prima…”
“Quando ci venivi a disturbare mezzo nudo?”
“Esattamente!” rispose dandole un bacio sulle labbra. “Non ho rimasugli del rossetto, vero?”
“No! Vai tranquillo!” gli rispose esasperata. Era la quinta volta che glielo chiedeva nel giro di un’ora. Gli strinse la mano, mentre lui la alzava al suo viso e la baciava. Sulla mano sinistra di lei splendeva di luce propria all’anulare un meraviglioso anello che le aveva donato con una domanda e una promessa.
Lilia chiuse gli occhi e si trovava ancora lì, nelle Highlands, alle rovine del castello di Urquhart.

La brezza settembrina accarezzava le rovine del castello che dava su Loch Ness.
Si erano presi una vacanza da Los Angeles ed erano andati a casa dei genitori di lei per un paio di settimane. Il bel tempo li stava graziando e, dato che Chris non ci era mai stato e continuava a ripeterglielo da quando avevano deciso di andare in Scozia, avevano prenotato un paio di giorni una stanza ad Inverness per poi fare qualche camminata nelle vicinanze del lago.
“Tu lo sai che non vedremo Nessie, vero?” gli chiese camminando su per la salita verso le rovine.
“E chi te lo dice? Magari oggi è in vena di mostrarsi agli umani!” le rispose Chris raggiungendola e prendendole la mano. La fermò baciandola in mezzo a ciò che restava del ponte levatoio, lasciandola senza parole. “Adoro quando hai quell’espressione!” gongolò proseguendo tenendole la mano.
“Questo era il castello con la vista più vasta dell’intera Scozia! Era protetto ovunque.” Gli spiegò mentre attraversavano quello che rimaneva del portale d’entrata.
“E allora come mai è così in rovina?”
“L’hanno fatto saltare in aria alla fine del 1600 per evitare che cadesse in mano ai giacobiti!” gli rispose sorridendogli.
“Certo che voi scozzesi amate le maniere forti!... ti prego ripetimi il nome in gaelico!” la supplicò.
“NO!” negò Lilia categoricamente tentando di non ridere.
Visitarono tutto fino a quando non arrivarono alla vista più mozzafiato che avesse mai visto: dalla rovine delle mura, sopra le cime degli alberi, si stagliavano le highlands e il lago.
Chris vide Lilia perdersi con lo sguardo dentro quella vastità “Questa è casa mia…” sospirò, gli occhi lucidi.
L’uomo decise che quello sarebbe stato il momento giusto e che non ci sarebbero stati altri momenti all’altezza.
Si inginocchiò davanti a lei, prendendole la mano.
“Christopher, che diamine stai facendo?” gli chiese sconcertata, guardandosi intorno, sperando che nessuno si fosse accorto. Vane speranze.
“Lilia, tu sei entrata nel mio mondo tre anni fa, lasciandomi completamente frastornato. Lo so, abbiamo avuto alti e bassi. A volte mi sono comportato da vero coglione, lo so, ma tu sai gestirmi. Tu sei diversa. Tu sei unica. Lilia Josephine Hiddleston, vuoi farmi l’onore di essere mia per tutta la vita?”
Si sentì come svuotata, frastornata, completamente confusa. Sicuramente le fate stavano facendo del loro meglio.
Lui era lì, davanti a lei, inginocchiato e aspettava una risposta.
“Chris… io… io… sì.”
“Oh diavolo, davvero?!” esclamò spalancando gli occhi sorridendo come non mai.
“Sì!!” Lilia gli saltò al collo, stringendolo a sé, mentre i pochi turisti presenti avevano applaudito alla scena.

Lo guardò negli occhi e gli sorrise. “Andrà tutto bene.” Era una domanda. Un’affermazione. Per il tappeto rosso, per gli Oscar, per il matrimonio, per la loro vita insieme.
Chris le sorrise a rimando, rassicurandola, dandole un leggero bacio sulla fronte. “Andrà tutto benissimo.”
La macchina sì fermò. Chris scese per primo per poi dare una mano a Lilia a scendere. Un boato li accolse.
La strinse a sé, dandole un bacio. “Forza, ora tocca a noi!”.

*****L'angolino del disagio
Eeeeee... siamo all'ultimo capitolo!! Volevo finirla bene, non volevo farla finita male...
Il vestito se volete vederlo è questo *W* me ne sono follemente innamorata *w*
http://www.thesugarstyles.com/cobalt-blue-dress.html/dark-blue-evening-dress-by-zac-posen

Grazie a tutti, a chiunque l'ha seguita e a chiunque l'ha preferita. E a chiunque abbia speso del tempo per leggere le mie elucubrazioni mentali <3
Un enorme bacio e alla prossima :3 Lalli

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