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RIFLESSI
“Lo
Specchio”
Un
fastidioso rumore in sottofondo.
Un
rumore continuo e incessante.
Un
rumore che la sveglia.
Il
suono di un telefono che squilla.
Una
mano che si fa strada nel bozzolo di coperte e Lisa risponde al
telefono, pronta a maledire chiunque l’avesse svegliata.
“Non
sai quello che ti sei persa!” un urlo dall’altro
lato del telefono.
Mattia.
“Cosa?
Una rissa? Gente ubriaca? Un rapimento alieno? La Regina Elisabetta
che balla sul tavolo?” chiese con la voce ancora impastata
dal sonno.
“Simpatica.
Ma non fai ridere.”
Lisa
alzò gli occhi al cielo.
“No,
solo Riccardo che ha dato di matto quando ha scoperto che non eri
venuta.”
E
una scintilla di irritazione si stava facendo largo nel petto di Lisa.
Riccardo.
Stupido,
insistente Riccardo.
“A
quanto pare Nicole gli aveva assicurato che tu ci saresti stata e
quando
mi ha visto da solo, si è arrabbiato dicendo che tanto non
puoi ignorarlo per
sempre.” continuò a raccontare Mattia.
“Ancora
con questa storia? Quando capirà che no, non voglio stare
con lui.
Sai Matti dovresti fare qualcosa. Aiutami una volta tanto”.
Lisa
si era rassegnata al fatto di piacere a Riccardo, un loro amico, ma
non le piaceva essere considerata una sua proprietà. Aveva
messo bene in chiaro che erano solo amici. E
lo erano, davvero.
Ma
Riccardo aveva iniziato a mettere a dura prova la sua pazienza quando
aveva preso l’abitudine di provare a baciarla ogni volta che
capitava
l’occasione.
Evitarlo
era diventato per lei un’abitudine, ormai.
A
quanto pare lui se ne era accorto.
“Si,
come tu mi aiuti con Alex. Che tra parentesi, ieri mi ha detto che
vuole uscire tutti insieme uno di questi giorni. Quindi preparati
psicologicamente perché non ti è concesso dire di
no, a meno che tu non voglia
morire per mano mia.”
“Ok.”
Chi
era lei per interferire con la felicità del suo amico?
Dopo
una mezz’ora di racconti di balli, gente ubriaca, e Alex,
Alex, Alex,
Lisa iniziò la sua giornata.
Era
un sabato, pertanto la sua giornata non fu altro che dormire, mangiare
e cercare di studiare un po’
prima di incontrarsi con Mattia quella sera.
Ad un
certo punto della giornata, Lisa si ricordò di
quello che era successo la sera prima.
Si
ricordò dello specchio.
E
passo un po’ di tempo, un po’ troppo tempo, a
osservarlo per cercare di
capire cosa avesse potuto riflettere la sera prima.
Era
un semplice specchio a figura intera, con la cornice bianca che Lisa
aveva appoggiato al muro senza curarsene troppo il giorno in cui si era
trasferita.
E
proprio quando pensava che era stata solo la sua immaginazione. Lo vide
di nuovo.
Uno
scintillio bianco.
Un
riflesso sparito in un attimo.
Ancora
una volta si voltò verso il muro alle sue spalle. Ancora una
volta
non c’era niente.
“Che
strano, che strano. Che strano, stranissimo” pensò Lisa.
Eppure
non poteva essere la sua immaginazione.
Una
volta si.
Due
no.
Doveva
uscire. Meglio uscire.
E
decise che sarebbe andata da Mattia un po’ prima. Prima di
impazzire
completamente.
Un’ora
dopo, quando Lisa aveva finito di asciugarsi i capelli e stava per
uscire, successe di nuovo.
E
questa volta più chiaramente.
Era
il riflesso di un ragazzo.
Capelli
bianchi, occhi scuri e pelle di luna.
Si
guardarono.
Uno
sguardo curioso, quello di lui.
Uno
sguardo spaventato, quello di lei.
E
con qualche secondo di ritardo Lisa pensò di difendersi e
afferrò il
primo oggetto a disposizione.
Un
libro.
Lisa
avrebbe riso di se stesse se non fosse per la situazione in cui si
trovava.
Se
non fosse che si stava convincendo di essere diventata pazza.
E
per essere sicura si voltò di nuovo verso la parete dove
avrebbe dovuto
esserci il ragazzo. Ma lui non c’era.
Era
solo nello specchio.
E
Lisa si convinse di essere pazza.
Che
cosa strana la pazzia.
E
lui sparì.
“Ragiona.
Ragiona Lisa”
pensò.
Ma
certo!
Dietro
lo specchio. Lì non aveva guardato.
Forse
non era un riflesso, ma qualcuno dall’altra parte della
parete. Ma lo
specchio era solo un normale specchio, costatò dopo averci
guardato dietro, e
nessuno aveva aperto un buco nella parete per affacciarsi in camera sua.
Paura.
Lisa iniziava ad avere paura.
Non
sapeva cosa fare e mentre ci pensava vide la figura passare da un lato
all’altro dello specchio.
Decise
allora che no, non sarebbe rimasta lì a scoprire se quello
che
vedeva era uno scherzo, frutto della sua immaginazione (o pazzia), un
fantasma
o Dio sa cosa.
“Posso
passare qualche giorno da te?”
Mattia
dall’altra parte del telefono.
“Certo…ma
perché?” chiese lui confuso.
“Credo
di avere un’infestazione a casa mia” rispose lei
infilando vestiti a
caso in uno zaino.
Non
era propriamente una bugia, qualcosa infestava casa sua, solo non
sapeva cosa.
Si
trovò così a passare i successivi quattro giorni
a casa di Mattia.
“Stasera
usciamo!” annunciò Mattia il quarto giorno.
Lisa
era seduta sul divano a guardare la televisione.
“Ok,
dove andiamo?”
“Al
pub qua vicino. Viene Alex.”disse Mattia agitato.
“Oh.
Andrà bene”.
E
lo vide sorridere.
Due
ore più tardi Lisa si trovava stretta tra
Mattia e Nicole in un locale con troppo alcool, troppo fumo e troppa
musica.
“Oh
oh sta venendo Riccardo” disse Nicole, mentre Lisa
sorseggiava il suo
secondo cocktail.
“Oh
no” l’irritazione che si faceva strada.
“Spostati.
SPOSTATI MATTI” disse Lisa spingendo Mattia per farla passare.
“Che
ti prende?” le chiese lui, cercando di non
cadere dalla sedia.
“Sta
arrivan..” iniziò a spiegare ma venne
bloccata.
Braccia
che la circondavano e un bacio rubato.
“Eccola
qua…la mia ragazza” disse Riccardo stringendola
più forte.
“Non
sono la tua ragazza, ne abbiamo già parlato mi
sembra.”
“Certo,
certo”.
“Io
me ne vado” annunciò lei divincolandosi dalla
stretta di Riccardo e
prendendo Mattia per braccio.
“Dove
vai? E’ presto, dai rimani ancora un
po’.” le disse lui, La delusione
nella voce, mentre allontanava Riccardo in malo modo. “Questo
qui lo tengo a
bada io”.
“No,
davvero. Torno a casa mia. Grazie per la serata comunque, ma quello
lì
non mi va di sopportarlo stasera. Ciao Nicole. Ciao Alex.”
disse allontanandosi
dal locale.
“Ci
sentiamo domani mattina, così passo a riprendermi la roba
che ho da te”
urlò a Mattia prima di perderlo di vista.
Ma
non sentì la sua risposta, ormai lontana.
E
non vide lo sguardo irritato di Alex.
Erano
passati dieci minuti.
Dieci
minuti da quando Lisa si era fermata davanti alla porta di casa sua.
Dieci
minuti e ancora non si decideva ad entrare.
Respirò
profondamente, prese un po’ di coraggio e aprì la
porta.
Era
tutto come lo aveva lasciato, niente era cambiato e nessun
ragazzo dai capelli bianchi si era materializzato sul divano o nella
sua
cucina. Non era ancora sicura della camera da letto ma era intenzionata
a
controllare.
Entrò
in camera. Accese la luce e non vide niente. Era tutto normale.
Si
rilassò. Forse aveva davvero immaginato tutto.
Forse.
Ma
Lisa dovette ricredersi subito., perché quando stava per
mettersi a
letto, convinta che si
andava tutto bene.
Lui
apparve di nuovo.
“Ciao.”
disse.
Un
urlo, un urlo fortissimo.
Un
battito di cuore perso.
Una
lampada afferrata al volo per difendersi e la consapevolezza che forse
non era la sua immaginazione.
Forse.
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