Riflessi

di kayhyun00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lisa ***
Capitolo 2: *** Lo Specchio ***
Capitolo 3: *** Jay ***
Capitolo 4: *** Un mondo al contrario ***
Capitolo 5: *** Gelosie ***
Capitolo 6: *** Qui,con te. ***
Capitolo 7: *** Litigi ***
Capitolo 8: *** Separazioni ***
Capitolo 9: *** Insieme ***
Capitolo 10: *** Lys ***
Capitolo 11: *** Dimenticare ***



Capitolo 1
*** Lisa ***


RIFLESSI

“Lisa”

 

 

 

“Devi fidarti Lisa. Ti fidi di me?”

Una domanda ripetuta.

Una domanda che Lisa si era già sentita fare.

Una risposta che l’aveva portata a  dover rinunciare alla propria vita.

Una risposta che si confermava uguale nel tempo.

“Si”

 

 

˟

 

 

 

Libri e libri. Lisa era circondata da libri e da una voce che in sottofondo parlava senza sosta.

“Credi di riuscire a concentrarti su quello che ti dico per una volta?”

Lisa si girò verso la voce. Ancora una volta si era persa nei suoi pensieri.

“Scusami, dicevi?” rispose voltandosi verso la voce.

Una voce che Lisa amava tanto.

La voce del suo migliore amico.

Mattia.

Mattia che la guardava con aria severa dall’altro lato del tavolo.

“Lisa e la sua testa tra le nuvole. Vorrei tanto sapere a cosa pensi in continuazione” disse lui accarezzandole i capelli.

Una linguaccia e una risata.

Oh, quanto gli voleva bene.

“Mi ripeto. Stasera vieni alla festa di Alex?”

“Mmh…non credo.” un tono di scusa nella voce.

Lisa e le feste non andavano molto d’accordo.

“Neanche se te lo chiedo per piacere?” una supplica velata.

“No, mi spiace.”

E Lisa sapeva che Mattia non si sarebbe offeso. Si conoscevano troppo bene e da trotto tempo perché lui si offendesse.

Mattia sapeva che a lei non piacevano lo feste. Lo sapeva da quando il secondo anno delle superiori Lisa aveva bevuto troppo ad una festa e non aveva idea di cosa era successo per il resto della serata.

Ma lui ci provava. Ci provava sempre a trascinarla a qualche festa. Perché lui non rinunciava mai a passare il tempo con lei.

“La prossima volta, ok?” disse Lisa alzandosi e raccogliendo i libri che aveva sparso sul tavolo della biblioteca nelle poche ore che aveva cercato di studiare con Mattia.

“Dici sempre così. E ora dove vai?”

“A casa. Fammi sapere come va la festa?” una richiesta lanciata al volo mentre se ne andava.

Un pollice sollevato  in alto in segno di assenso.

A Lisa non piaceva che Mattia andasse a quella festa. Non perché fosse una festa. Ma perché era la festa di Alex. E lei sapeva che quando si trattava di Alex Mattia non era razionale.

“E’ amore” diceva lui.

“E’ pazzia.” pensava lei.

Lisa e Mattia avevano incontrato Alex  l’anno prima. Durante il loro primo anno di università. Era un loro compagno al corso di letteratura.

Lisa non capiva cosa fosse successo, ma era come se Mattia fosse stato risucchiato dalla forza gravitazionale di Alex.

E da allora il mondo del suo amico si era colorato del nome di Alex. Di come Alex parlava. Di come sorrideva. Di  un costante desiderio di stare con lui. E di lacrime perché Mattia non aveva fatto lo stesso effetto ad Alex.

Ma Mattia non demordeva.

“Prima o poi staremo insieme” diceva.

Lisa aveva paura per il cuore del suo amico. Aveva paura di vederlo spezzarsi in tanti piccoli pezzettini.

“Ma forse non sarebbe successo” pensava mentre tornava verso il suo piccolo appartamento vicino all’università.

 

Lisa passò la serata sul divano cercando un film da guardare, per finire con l’addormentarsi mentre alla televisione passavano una replica di “Accadde una notte”.

Si svegliò ore dopo. Nel buio della notte. Indolenzita.

“Dormire sul divano non è mai una buona idea” pensò mentre si spostava in camera.

Uno scintillio bianco.

Un riflesso veloce.

E Lisa si bloccò.

L’aveva visto chiaramente. Un riflesso.

Un riflesso nello specchio che aveva in camera.

Ma se lo specchio rifletteva qualcuno era perché qualcuno doveva passarci avanti.

Lisa si voltò verso il muro alle sue spalle, dove avrebbe dovuto esserci la persona che a Lisa era sembrato di vedere riflessa nello specchio.

Niente.

Non c’era nessuno.

“Che sciocca” pensò Lisa ridendo nervosamente. Certo che non c’era nessuno.

Ma questo non la fermò dal controllare in cucina, in bagno, sotto il letto e anche nell’armadio.

Solo per constatare che no, non c’era nessuno in casa a parte lei.

“Che sciocca” pensò Lisa di nuovo guardando lo specchio.

E ridendo di se stessa si mise a letto.

Eppure, se solo si fosse girata in quel momento, si sarebbe accorta che c’era davvero il riflesso di qualcuno nello specchio. Qualcuno che la osservava.

Un riflesso che però sarebbe stato inutile cercare.

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Capitolo 2
*** Lo Specchio ***


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RIFLESSI

“Lo Specchio”

 

 

Un fastidioso rumore in sottofondo.

Un rumore continuo e incessante.

Un rumore che la sveglia.

Il suono di un telefono che squilla.

Una mano che si fa strada nel bozzolo di coperte e Lisa risponde al telefono, pronta a maledire chiunque l’avesse svegliata.

“Non sai quello che ti sei persa!” un urlo dall’altro lato del telefono.

Mattia.

“Cosa? Una rissa? Gente ubriaca? Un rapimento alieno? La Regina Elisabetta che balla sul tavolo?” chiese con la voce ancora impastata dal sonno.

“Simpatica. Ma non fai ridere.”

Lisa alzò gli occhi al cielo.

“No, solo Riccardo che ha dato di matto quando ha scoperto che non eri venuta.”

E una scintilla di irritazione si stava facendo largo nel petto di Lisa.

Riccardo.

Stupido, insistente Riccardo.

“A quanto pare Nicole gli aveva assicurato che tu ci saresti stata e quando mi ha visto da solo, si è arrabbiato dicendo che tanto non puoi ignorarlo per sempre.” continuò a raccontare Mattia.

“Ancora con questa storia? Quando capirà che no, non voglio stare con lui. Sai Matti dovresti fare qualcosa. Aiutami una volta tanto”.

Lisa si era rassegnata al fatto di piacere a Riccardo, un loro amico, ma non le piaceva essere considerata una sua proprietà. Aveva messo bene in chiaro che erano solo amici. E lo erano, davvero.

Ma Riccardo aveva iniziato a mettere a dura prova la sua pazienza quando aveva preso l’abitudine di provare a baciarla ogni volta che capitava l’occasione.

Evitarlo era diventato per lei un’abitudine, ormai.

A quanto pare lui se ne era accorto.

“Si, come tu mi aiuti con Alex. Che tra parentesi, ieri mi ha detto che vuole uscire tutti insieme uno di questi giorni. Quindi preparati psicologicamente perché non ti è concesso dire di no, a meno che tu non voglia morire per mano mia.”

“Ok.”

Chi era lei per interferire con la felicità del suo amico?

 

 

Dopo una mezz’ora di racconti di balli, gente ubriaca, e Alex, Alex, Alex, Lisa iniziò la sua giornata.

Era un sabato, pertanto la sua giornata non fu altro che dormire, mangiare e cercare di studiare un  po’ prima di incontrarsi con Mattia quella sera.

Ad  un certo punto della giornata, Lisa si ricordò di quello che era successo la sera prima.

Si ricordò dello specchio.

E passo un po’ di tempo, un po’ troppo tempo, a osservarlo per cercare di capire cosa avesse potuto riflettere la sera prima.

Era un semplice specchio a figura intera, con la cornice bianca che Lisa aveva appoggiato al muro senza curarsene troppo il giorno in cui si era trasferita.

E proprio quando pensava che era stata solo la sua immaginazione. Lo vide di nuovo.

Uno scintillio bianco.

Un riflesso sparito in un attimo.

Ancora una volta si voltò verso il muro alle sue spalle. Ancora una volta non c’era niente.

“Che strano, che strano. Che strano, stranissimo” pensò Lisa.

Eppure non poteva essere la sua immaginazione.

Una volta si.

Due no.

Doveva uscire. Meglio uscire.

E decise che sarebbe andata da Mattia un po’ prima. Prima di impazzire completamente.

 

 

Un’ora dopo, quando Lisa aveva finito di asciugarsi i capelli e stava per uscire, successe di nuovo.

E questa volta più chiaramente.

Era il riflesso di un ragazzo.

Capelli bianchi, occhi scuri e pelle di luna.

Si guardarono.

Uno sguardo curioso, quello di lui.

Uno sguardo spaventato, quello di lei.

E con qualche secondo di ritardo Lisa pensò di difendersi e afferrò il primo oggetto a disposizione. Un libro.

Lisa avrebbe riso di se stesse se non fosse per la situazione in cui si trovava.

Se non fosse che si stava convincendo di essere diventata pazza.

E per essere sicura si voltò di nuovo verso la parete dove avrebbe dovuto esserci il ragazzo. Ma lui non c’era.

Era solo nello specchio.

E Lisa si convinse di essere pazza.

Che cosa strana la pazzia.

E lui sparì.

“Ragiona. Ragiona Lisa” pensò.

Ma certo!

Dietro lo specchio. Lì non aveva guardato.

Forse non era un riflesso, ma qualcuno dall’altra parte della parete. Ma lo specchio era solo un normale specchio, costatò dopo averci guardato dietro, e nessuno aveva aperto un buco nella parete per affacciarsi in camera sua.

Paura. Lisa iniziava ad avere paura.

Non sapeva cosa fare e mentre ci pensava vide la figura passare da un lato all’altro dello specchio.

Decise allora che no, non sarebbe rimasta lì a scoprire se quello che vedeva era uno scherzo, frutto della sua immaginazione (o pazzia), un fantasma o Dio sa cosa.

“Posso passare qualche giorno da te?”

Mattia dall’altra parte del telefono.

“Certo…ma perché?” chiese lui confuso.

“Credo di avere un’infestazione a casa mia” rispose lei infilando vestiti a caso in uno zaino.

Non era propriamente una bugia, qualcosa infestava casa sua, solo non sapeva cosa.

Si trovò così a passare i successivi quattro giorni a casa di Mattia.

 

“Stasera usciamo!” annunciò Mattia il quarto giorno.

Lisa era seduta sul divano a guardare la televisione.

“Ok, dove andiamo?”

“Al pub qua vicino. Viene Alex.”disse Mattia agitato.

“Oh. Andrà bene”.

E lo vide sorridere.

 


 
Due ore più tardi Lisa si trovava stretta tra Mattia e Nicole in un locale con troppo alcool, troppo fumo e troppa musica.

“Oh oh sta venendo Riccardo” disse Nicole, mentre Lisa sorseggiava il suo secondo cocktail.

“Oh no” l’irritazione che si faceva strada.

“Spostati. SPOSTATI MATTI” disse Lisa spingendo Mattia per farla passare.
“Che ti prende?” le chiese lui, cercando di non cadere dalla sedia.
“Sta arrivan..” iniziò a spiegare ma venne bloccata.

Braccia che la circondavano e un bacio rubato.

“Eccola qua…la mia ragazza” disse Riccardo stringendola più forte.

“Non sono la tua ragazza, ne abbiamo già parlato mi sembra.”

“Certo, certo”.

“Io me ne vado” annunciò lei divincolandosi dalla stretta di Riccardo e prendendo Mattia per braccio.

“Dove vai? E’ presto, dai rimani ancora un po’.” le disse lui, La delusione nella voce, mentre allontanava Riccardo in malo modo. “Questo qui lo tengo a bada io”.

“No, davvero. Torno a casa mia. Grazie per la serata comunque, ma quello lì non mi va di sopportarlo stasera. Ciao Nicole. Ciao Alex.” disse allontanandosi dal locale.

“Ci sentiamo domani mattina, così passo a riprendermi la roba che ho da te” urlò a Mattia prima di perderlo di vista.

Ma non sentì la sua risposta, ormai lontana.

E non vide lo sguardo irritato di Alex.

 


 

Erano passati dieci minuti.

Dieci minuti da quando Lisa si era fermata davanti alla porta di casa sua.

Dieci minuti e ancora non si decideva ad entrare.

Respirò profondamente, prese un po’ di coraggio e aprì la porta.

Era tutto come lo aveva lasciato, niente era cambiato e  nessun ragazzo dai capelli bianchi si era materializzato sul divano o nella sua cucina. Non era ancora sicura della camera da letto ma era intenzionata a controllare.

Entrò in camera. Accese la luce e non vide niente. Era tutto normale.

Si rilassò. Forse aveva davvero immaginato tutto.

Forse.

Ma Lisa dovette ricredersi subito., perché quando stava per mettersi a letto, convinta che si andava tutto bene.

Lui apparve di nuovo.

“Ciao.” disse.

Un urlo, un urlo fortissimo.

Un battito di cuore perso.

Una lampada afferrata al volo per difendersi e la consapevolezza che forse non era la sua immaginazione.

Forse.

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Capitolo 3
*** Jay ***


RIFLESSI

“Jay”

 

 

Con un sonoro tonfo la lampada atterrò ai piedi di Lisa.

Che cosa strana la pazzia.

Ti fa vedere cose che non esistono.

Ti fa sentire le voci.

“Scappa. Scappa e non voltarti indietro” pensò Lisa.

Ma lui parlò.

E la sua voce le ricordò la cioccolata. Calda e dolce.

Le ricordò il Natale. Bello e rassicurante.

Che cosa strana la paura.

Ti pietrifica e ti rende incapace di ragionare.

“Non avere paura” disse la voce.

Che cosa strana l’immaginazione.

Ti fa inventare mondi nuovi.

Li rende reali.

“Non avere paura” ripeté la voce.

E Lisa scoprì che non ne aveva più.

Era curiosa.

Che cosa strana la curiosità.

Ti fa fare cose incoscienti.

Come parlare con uno specchio.

“Non ho paura.”        

“Mi chiamo Jay.”

E ora la voce aveva un nome.

Che strano nome però.

“Lisa” disse lei dubitando sempre più della sua sanità mentale.

Lui si sedette e lei fece lo stesso.

“Che cosa strana. Che cosa strana, stranissima” pensò Lisa di nuovo.

Era bello.

Di quel bello che si vede raramente. Pieno di contrasti.

Occhi neri su pelle pallida.

“Che cosa vuoi?”

“Solo parlare.”

“Perché sei riflesso nello specchio?”

“Perché solo così ti posso parlare.”

Forse avrebbe dovuto vedere un medico.

Forse un medico le avrebbe spiegato perché il suo cervello le faceva vedere un ragazzo in uno specchio.

Forse un medico le avrebbe parlato di qualche strana reazione chimica avvenuta nel suo cervello che avrebbe spiegato tutta la faccenda.

Forse un medico l’avrebbe rinchiusa in una stanza imbottita.

Forse era meglio non dire niente a nessuno.

Forse.

“Sono solo un riflesso, non devi preoccuparti. Non sei pazza.” disse Jay, quasi le avesse letto il pensiero.

“Il riflesso di chi?”

“Nessuno di importante.”

“Perché vuoi parlarmi?”

“Perché qui ci si annoia.”

“Perché non mi parli di te?”

Una domanda rimasta nel vuoto.

Lo specchio era diventato di nuovo solo uno specchio.

E Lisa era sola.

Che cosa strana. Strana davvero.

Forse avrebbe dovuto buttare lo specchio.

Forse.

Forse.

Quanti forse quel giorno.

 

 

Ore dopo Lisa faticava a prendere sonno.

Ore dopo Lisa era ancora incantata a guardare lo specchio.

Ore dopo Lisa non sapeva più a cosa credere.

Ore dopo Lisa decise che doveva alzarsi dal letto e andare al gruppo di studio che aveva quella mattina.

Ore dopo lui tornò.

“Stai uscendo?” chiese.

Cioccolato e Natale.

“Si, ho da fare.”

“Mi sarebbe piaciuto conoscerci meglio.”

“Potevamo farlo ieri notte. Ma te ne sei andato.” l’accusa nella voce.

“Mi dispiace. Devi proprio andare?”

“Devo.”

Che cosa strana la curiosità.

Ti fa desiderare di conoscere cose che sarebbe meglio non conoscere.

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Capitolo 4
*** Un mondo al contrario ***


 

RIFLESSI

“Un mondo al contrario”

 

 

“Liz? Liz??”

Una voce che la riportava alla realtà.

“Cosa?”

“Va tutto bene? Stai leggendo la stessa pagina da mezz’ora.”

Nicole, la voce della ragione.

Erano nella biblioteca dell’università e stavano studiando. Ci provavano.

“Si tutto bene. Sono solo pensierosa.”

L’immagine di un ragazzo dai capelli bianchi le balenò davanti agli occhi.

Oh, maledetto specchio.

“Matti, prestami un po’ i tuoi appunti devo controllare una cosa.” chiese al suo migliore amico seduto affianco a lei.

“Che fate stasera?” chiese Nicole ad un tratto.

“Io non ho niente in programma, ma se vogliamo uscire per me va bene. Che dici Lisa? Così possiamo stare insieme e ti fai perdonare per l’altra sera quando te ne sei andata appena io sono arrivato.” disse Riccardo sporgendosi verso di lei sopra il tavolo.

“Devo fare il bucato questa sera.”rispose lei sottolineando con troppa forza una frase sul libro.

Che scusa stupida e banale.

“Mattia?” chiese Nicole.

“Oh io mi vedo con Alex stasera, ha detto che mi vuole parlare.” disse lui quasi sussurrando.

“Cosa?? Davvero?” disse Lisa guardandolo.

Guancie rosse e un sorriso timido.

“Si, mi ha chiamato l’altro giorno. Chissà cosa mi vorrà dire.” continuò lui.

“Oh sicuramente qualcosa di bello.” rispose Lisa felice per lui.

“Io devo parlare con te invece, Lisa” le disse allora Riccardo sfiorandole la guancia.

“Ah si? E di cosa?” chiese lei scostandosi.

“Di come staremo bene insieme io e te. Che dici usiamo stasera?”

“No. E la risposta sarà sempre no fino a quando non capirai che siamo solo amici.” rispose lei.

“Cattiva. Ecco cosa sei. Prima o poi mi stancherò di farti la corte e allora tu ti renderai conto di volermi.” disse lui cercando di sembrare offeso.

Ormai era troppo abituato ai rifiuti di Lisa per arrabbiarsi davvero e comunque di certo la compagnia per consolarsi non gli mancava.

“Sai Riccardo, forse dovresti provare la tua teoria. Lasciala perdere per un po’ e vedi se lei si rende conto di amarti.” disse Nicole ridendo.

“Non è divertente.” protestò lui “Ma forse ci proverò” aggiunse tornando a leggere il suo libro.

Uno scambio e di sguardi e un grazie sussurrato.

Ah Nicole, la voce della ragione.

 

 

 

1816 o forse era il 1818?

“Che tortura la storia e le sue date” pensava Lisa tornando a casa qualche ora dopo.

Un scintillio bianco nello specchio.

Jay.

Ma forse se ne sarebbe andato se Lisa lo ignorava.

Un po’ come Riccardo che stava mollando la presa su di lei dopo l’ennesimo rifiuto.

Ignoralo. Ignoralo. Ignoralo e basta” si diceva Lisa.

Lisa si preparò qualcosa da mangiare.

Verificò se la data era il 1816 o il 1818. Fece il bucato per sentirsi meno in colpa. Guardò la televisione.

Ma quando tornò in camera ore dopo, lui era ancora lì.

Silenzioso.

Immobile.

Una statua di gesso.

Lisa si mise a letto, chiedendosi come avrebbe fatto a prendere sonno con lui che la fissava. Decise che ci avrebbe provato lo stesso.

 

 

 

Tre ore più tardi, il secondo cuscino atterrò contro lo specchio.

A Jay non piaceva essere ignorato, aveva scoperto Lisa.

Lei cercava di dormire.

Lui cantava per disturbarla e non essere più ignorato.

“Ok! OK…ora basta!” urlò Lisa  “Non ti sopporto più. Vai via!”.

“Oh finalmente parli.” rispose lui dopo aver smesso di cantare.

“Vai via!” disse lei nuovamente rigirandosi nel letto.

“Perché? Pensavo volessi conoscermi.”

“Ho cambiato idea.” disse lei girandosi a guardarlo.

A volte basta allontanarsi dal problema per pensare meglio. E Lisa aveva pensato che l’istinto che le diceva di scappare da lui era giusto e voleva seguirlo.

Ci aveva provato almeno.

“Perché?”

Jay e i suoi perché.

“Ma che vuoi da me?” piagnucolò lei. Voleva davvero dormire.

“Cosa hai fatto oggi?” chiese lui curioso.

“Ho studiato con i miei amici” disse lei “ E tu? Che hai fatto?” chiese poi di rimando.

“Niente”.

Che risposta vaga.

“Stai infestando lo specchio di qualcun altro oltre al mio?” chiese lei acida.

La mancanza di sonno non la rendeva simpatica, purtroppo.

“No, solo il tuo.”

L’ombra di un sorriso.

“Ah beh, allora grazie. E’ bello avere un fantasma fedele” disse lei sarcastica.

“Non sono un fantasma.”

“E cosa sei?”

“Un riflesso.”

Qualche minuto di silenzio.

“E cosa sono i riflessi?”

E Jay le spiegò che esisteva un mondo oltre al loro.

Un mondo parallelo.

Il mondo degli specchi.

Esistevano i riflessi.

Ogni persona aveva un riflesso e ogni riflesso esisteva in relazione a quella persona.

Le spiegò che il mondo degli specchi era il contrario del loro mondo. E che non tutti sapevano fare quello che faceva lui. Non tutti sapevano usare lo specchio per parlare con le persone del mondo reale.

“E tu come mai ci riesci?”

“Non lo so, credo dipenda dal me reale.”

“Parli anche con lui?”

“Con lui non posso.”

Lisa si chiese distratta chi fosse il Jay reale. Forse se lo conosceva poteva venire a capo di quella situazione.

Ma Jay le spiegò che quello non era il nome del se stesso reale. Che i riflessi si davano nomi diversi per potersi distinguerà dal loro corrispettivo reale, per avere una loro individualità.

“Tu conosci il mio riflesso?” chiese Lisa curiosa.

“No” rispose lui.

E se ne andò.

Avrebbe dovuto fargli una foto, pensò Lisa. Magari per scoprire chi fosse nella realtà.

Magari qualcuno lo conosceva.

Magari, dopotutto, lei non era pazza.

Magari.

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Capitolo 5
*** Gelosie ***


RIFLESSI

“Gelosie”

 

 

Lisa aveva sempre avuto paura di perdere le persone. Aveva paura da quando a quattordici anni la vita le aveva portato via sua madre. Aveva paura perché la felicità non dura mai abbastanza, perché perdere qualcuno che si ama è come veder il proprio cuore andare in pezzi e non essere in grado di rimetterlo insieme. Aveva paura perché perdere una persona amata fa male, ti distrugge. E tutto questo Lisa lo aveva imparato quando era ancora troppo giovane, quando il suo unico pensiero avrebbe dovuto essere la scuola o le amiche.

Ma la vita le aveva regalato anche Mattia.

Si erano conosciuti alle superiori. Quando lui era un ragazzo troppo alto per la sua età, con gli occhiali e un senso dell’umorismo fuori dal comune, quel tipo di persona a cui è impossibile non voler bene e lei era bassa, con due occhi verdi sempre tristi e una passione esagerata per i libri.

Il primo anno delle superiori Lisa lo aveva passato da sola, senza amici, senza parlare con nessuno perché non voleva, perché le persone le facevano paura, perché essere felici voleva dire dover soffrire dopo. Ma a Mattia tutto questo non interessava e con prepotenza si era fatto strada nella vita e nel cuore di Lisa. Aveva iniziato salutandola, poi parlando con lei fino a quando Lisa se ne andava senza una parola perché lui non la faceva leggere in pace. Ma niente, niente, di tutto quello che Lisa aveva fatto per allontanarlo aveva funzionato, lui era lì. Era lì per lei.

“Sai faresti prima ad accettare la mia amicizia.” le aveva detto un giorno mentre lei gli voltava le spalle per l’ennesima volta.

E alla fine Lisa aveva smesso di allontanarlo. E lui era diventato tutto quello di cui lei aveva bisogno. Il suo migliore amico, il suo confidente. Lui era rimasto con lei, sempre. Anche quando Lisa si era messa nei guai, anche quando la sua vita andava a pezzi.

E ora Lisa era preoccupata. Era preoccupata per Mattia, perché lui era sparito. Non si era fatto vedere da giorni, non aveva chiamato e non aveva risposto al telefono.

E così Lisa era in attesa davanti a casa di Mattia. Stava aspettando da dieci minuti che lui si decidesse ad aprire. Suonò di nuovo, questa volta con più insistenza.

“Ma che diav..?! Oh sei tu Liz!” disse lui aprendo la porta. Guardò l’orologio e poi aggiunse “Sono le nove di sera? Che ci fai qui?”.

“Che ci faccio qui?? Ero preoccupata! Sei sparito e non rispondi al telefono da giorni” disse Lisa facendosi spazio tra Mattia e la porta per entrare in casa.

“O forse ti sei semplicemente ricordata di venire a prendere la roba che hai lasciato qui quando sei stata da me.” disse lui scherzando.

“Non è il caso di scherzare. Che succede?” rispose Lisa severa.

“Sono stato con Alex. Ti ricordi che ti aveva detto che mi voleva parlare?” disse lui.

“Certo. E sei sparito perché…”

E Lisa lo vide arrossire.

“Dai racconta!” disse infine.

“Beh ci siamo incontrati quella sera e abbiamo parlato e lui mi ha detto che vuole stare con me. Che gli piaccio. Che ci vuole provare.” disse lui tutto d’un fiato.

“Ma è bellissimo!” quasi urlò Lisa “Non sei contento?! Finalmente quello che volevi”.

“Si lo sono, tantissimo. E per questo che non mi sono fatto sentire. Da allora sono stato praticamente sempre con lui. Se ne è andato poco prima che arrivassi tu. Non essere arrabbiata se ti ho ignorato.” disse lui.

“Ma non sono arrabbiata. Solo non ignorarmi più.” rispose lei abbracciandolo forte e piazzando un bacio al centro della sua fronte .

“Mi sei mancato” aggiunse.

Ma la preoccupazione di Lisa non sparì. Perché mai niente e nessuno li aveva allontanati. E ora? Erano bastati pochi giorni con Alex e lui già la ignorava?

 

 

Due ore dopo Lisa era ancora sul divano di Mattia, mangiando pizza e parlando con il suo amico.

“Quando ricominci il lavoro?” chiese Mattia finendo l’ultimo pezzo di pizza.

“Oh tra qualche giorno. Il negozio finalmente riapre. Mi manca quel posto”.

Lisa lavorava in una piccola libreria vicino casa sua. Aveva iniziato a lavorarci quando si era trasferita nel suo piccolo bilocale per frequentare l’università e aveva un disperato bisogno di soldi. Non voleva pesare troppo su suo padre che l’aveva cresciuta da solo dopo che sua madre era morta. Per caso un giorno  era passata davanti alla libreria e aveva visto che assumevano personale, aveva fatto domanda e una settimana dopo l’avevano chiamata. Amava lavorare in quel posto. Amava i libri e amava il caos che regnava nel piccolo negozio.

Una notte però, per via di un cortocircuito, il negozio aveva preso fuoco. I pompieri erano intervenuti subito ma non erano riusciti a salvare molto e da allora il negozio era rimasto chiuso. Ma solo temporaneamente perché tra qualche giorno, dopo due mesi di chiusura, finalmente la piccola libreria riapriva e Lisa tornava a lavorare.

“Oh finalmente! Mi piaceva venirti a trovare mentre lavoravi.” disse Mattia battendo le mani.

“Beh alla signora Angelina un po’ meno però.” rispose Lisa ridendo.

La Signora Angelina era la proprietaria del negozio. Era una simpatica signora di sessant’anni con quattro gatti e una passione smisurata per i romanzi. Lisa era la prima persona che lavorava con lei nel negozio dopo la morte del marito con il quale Angelina aveva gestito la libreria per trent’anni.

“Non è vero, mi adora. Mi da sempre i biscotti quando tu non guardi” disse lui ridendo.

E Lisa sapeva che Mattia aveva ragione. La signora Angelina voleva un bene dell’anima a Mattia, faceva solo finta di arrabbiarsi quando lui arrivava in negozio come un terremoto ma se per qualche motivo Mattia non passava lei non faceva che chiedere di lui. Era quasi come un figlio per lei.

“La smetti di controllare il telefono ogni due minuti?” disse ad un tratto Lisa.

Mattia aveva passato la serata attaccato al telefono, massaggiando e prestando solo in parte attenzione a Lisa.

“Scusa. Sto parlando con Alex.”

“Si, l’avevo immaginato.”

“Non sarai mica gelosa?”

“Non sono gelosa Matti, ma mi sento ignorata.”

Odiava fare la rompiscatole possessiva con Mattia, ma se doveva essere sincera non amava molto Alex. Quando pensava a lui le veniva in mente la parola guai.

“Beh devi farci l’abitudine. Io e Alex stiamo insieme adesso. E lui è molto geloso.”

Lisa lo guardò a bocca aperta. Cosa?

“Stai scherzando vero? Non credo sia geloso di me, o no?”

“No, non credo. Ma non voglio litigare con lui.”

“Si ma cerca di non litigare neanche con me.” disse Lisa. Si sentiva ferita.

“Vado in bagno” aggiunse. Aveva bisogno di calmarsi un attimo. Non voleva litigare con lui.

 

 

 

“Sarebbe meglio se tornassi a casa.” sentì dire.

Le cadde la saponetta dalle mani e le sfuggì un urlo.

Ci mise un attimo a rendersi conto che a parlare era stato il riflesso di Jay nello specchio davanti a lei.

“Stai bene?” sentì chiedere a Mattia dall’altro lato della porta. Doveva averla sentita urlare.

“Si scusa! Era solo un ragno, ma è scappato ora.” disse lei mentre guardava Jay fare una smorfia.

“Oh ok, mi ero preoccupato. Torno di là allora.”

“OK”

Lisa guardò ancora Jay nello specchio. Perché era lì?

“Come fai ad essere qui? Non puoi apparire solo nel mio specchio?” chiese lei a bassa voce.

“No.”

“Oh.” disse stupidamente Lisa. Non sapeva cosa aggiungere.

“Stai bene?” le chiese lui.

“Si, sto bene.”

“La verità Lisa.”

“Ok..no, non sto bene. Mi sento ferita.”

“Dovresti tornare a casa.” ripeté lui.

“Si, dovrei.”

 

 

“Ci hai messo un’eternità. Tutto bene?” chiese Mattia quando Lisa tornò da lui.

“Si tutto bene.”

“Ci guardiamo un film?”

“Credo sia meglio che io torni a casa.”

“Va tutto bene?”

“Si Matti. Tutto bene. Sono solo stanca.”

“Oh, ok. Ci vediamo domani all’università?”

“Certo.”

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Capitolo 6
*** Qui,con te. ***


RIFLESSI

“Qui, con te.”

 

 

 

Troppi pensieri. Pensieri vorticosi che non lasciavano spazio ad altro. Pensieri che impedivano a Lisa di concentrarsi. Pensieri orientati tutti verso Mattia.

E se anche lui mi abbandona?”

“E se Alex gli impedisse di vedermi?”

“E se lui non vuole più avere a che fare con me?”

“E se Alex mi stesse sostituendo?”

Lisa non trovava pace.

“Ehi Lisa!” si sentì chiamare.

Si voltò e lo vide. Alex. Alex che correva verso di lei.

“Ciao”

“Ciao. Ti volevo parlare.”

“Dimmi.”

“Ti dispiace se andiamo in un posto più tranquillo?”

“Va bene.”

E una mano la guidò in un’aula vuota al secondo piano.

“Allora di cosa vuoi parlarmi?”

“Sai che io e Mattia stiamo insieme?”

“Si me l’ha detto ieri.”

“Cosa ne pensi?”

Che domanda strana.

“Beh finché Mattia è felice per me va bene.”

“Ah. Non hai altro da dire?” un tono irritato.

“Che dovrei dire?”

Lisa non capiva la situazione. Non capiva perché Alex si era irritato e non capiva perché si stesse avvicinando a lei spingendola verso il muro.

“Pensavo saresti stata gelosa.” le sussurrò all’orecchio.

“Di te?” chiese lei senza capire.

“Di Mattia.”

“Ma che stai dicendo? Alex che vuoi? A che scopo tutto questo?”

“Niente. Lascia stare.” un tono deluso e Alex se ne andò.

Che cosa strana. Lisa non capiva.

Pensieri vorticosi. Troppi pensieri. E Jay. Jay che non la lasciava mai sola.

“Non mi fido di Alex.” le diceva.

“E’ strano.” borbottava.

“Stai lontana da lui” si raccomandava.

E Lisa ben presto capì che Jay aveva ragione.

“Perché hai detto ad Alex che sei gelosa di lui?” le chiese Mattia il giorno dopo mentre pranzavano all’università.

“Io non ho mai detto una cosa del genere.”

“Non mentire Lisa.”

“Non lo sto facendo. Perché dovrei? Soprattutto a te?”

“E allora perché..” una domanda rimasta sospesa.

“Mattia andiamo?”

Alex.

Alex che era venuto al loro tavolo e stava abbracciando Mattia.

“Ma sto pranzando con Lisa.”

“Lisa capirà. Vero Lisa?”

Uno sguardo d’odio e una risposta piena di veleno.

“Certo. Come no.”

“Grazie Lisa.”

E se ne andarono. Lasciandola sola. Forse Lisa avrebbe dovuto abituarsi all’assenza di Mattia e alla presenza di Alex. Forse Lisa, per amore di Mattia, avrebbe dovuto voler bene anche ad Alex. Ma era così difficile. Così dannatamente difficile.

 

“Sta lontana da lui.” continuava a ripeterle Jay. Dolce e protettivo Jay.

“Ho capito” disse lei ridendo.

Il rumore di una foto scattata e l’orrore sul volto di Jay.

“Che stai facendo?”

“Ti ho scattato una foto.”

“Perché??” quasi un urlo.

“Oh così.”

Lisa voleva trovarlo. Voleva trovare il vero Jay e capire perché il suo riflesso era nel suo specchio. E una foto era il modo migliore. Forse qualcuno lo conosceva.

Forse. Forse. Forse.

“E’ sabato. Non esci?”

“Matti è con Alex. E Nicole è andata a trovare i suoi genitori.”

“C’è sempre Riccardo” disse ridendo Jay.

Una linguaccia e una risata.

“Non credo proprio. Preferisco stare qui con te.”

“Davvero? Sei sicura?”

“Certo”

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Capitolo 7
*** Litigi ***


RIFLESSI

“Litigi”

 

 

 

Profumo di libri e scaffali carichi di storie in attesa di essere lette. Era questo il mondo della libreria di Angelina. Era questo il mondo che Lisa amava. Spacchettare e posizionare libri sugli scaffali, consigliare un cliente e discutere un libro con quelli più affezionati. E finalmente Lisa poteva tornare a fare quello che amava. Finalmente la libreria stava riaprendo e non importava che Lisa aveva passato gli ultimi tre giorni sul pavimento del piccolo negozio ad aprire scatoloni e catalogare libri con Rufus, uno dei gatti della Signora Angelina, e Jay riflesso in un piccolo specchietto che Lisa aveva preso l’abitudine a portarsi dietro.

“Non usciremo più da qui.” si stava lamentando Jay mentre Rufus dava l’ennesimo colpo allo specchio vedendolo muovere.

“Puoi farlo smettere?” aggiunse imbronciato guardando Lisa.

“Pensavo ti piacesse stare qui con me.” rispose lei prendendo Rufus in braccio.

“Mi piace ma sono tre giorni che praticamente ti sei rinchiusa qui. Non sei andata neanche alle lezioni.” disse lui posizionandosi meglio vicino al bordo dello specchio.

“Sei solo annoiato. Dai dopodomani riapriamo e tutto torna alla normalità.”

Jay aveva ragione però. Negli ultimi giorno Lisa non aveva fatto che stare chiusa in libreria e parlare con lui. Non era andata all’università e non aveva parlato con nessuno dei suoi amici. C’era da dire però che neanche loro si erano fatti sentire, quindi molto probabilmente neanche loro avevano voglia di stare con lei. L’unica persona che a Lisa mancava davvero era Mattia, che però era sparito. Probabilmente era impegnato con Alex.

Decise di chiamarlo.

“Sai la libreria riapre tra un paio di giorni. Io sono già in negozio a sistemare libri.” gli disse non appena lui rispose.

“Davvero? Allora magari faccio un salto da te più tardi.” rispose lui.

Lisa ora era più felice.

“Dopo viene Mattia.” disse a Jay.

“Ah ok. Quindi devo sparire, giusto?” rispose lui guardandola.

“No. Basta che non ti fai vedere.”

A Lisa piaceva la presenza di Jay. La trovava rassicurante, come avere un amico sempre a disposizione. Un amico che era lì solo per lei e che non sarebbe andato via. Un amico che la ascoltava e la consigliava.

“Come va nel tuo mondo?” era una cosa che Lisa  aveva preso l’abitudine di chiedere a Jay. Le piaceva sentirgli raccontare storielle sul posto dove lui spariva quando non era con lei. Anche se, evidentemente, lui era un po’ titubante a parlarne e non si lasciava sfuggire poi molto.

“Bene. Solite cose.” disse lui senza sbilanciarsi come al solito.

 

Qualche ora dopo Lisa era ancora intenta a catalogare libri seduta sul pavimento, ma oltre a Rufus e Jay, nascosto da qualche parte, con lei c’era anche Mattia.

“Ultimamente non stiamo più insieme.” le stava dicendo lui.

“Infatti. Mi manchi.”

“Tu sparisci sempre” continuò Mattia.

“Ah io sparisco sempre. Beh non mi sembra che tu sia molto reperibile da quando stai con Alex.” gli rispose lei.

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che stai sempre con lui e non hai nemmeno tempo di mandarmi un messaggio o chiamarmi. Cose che prima facevi ogni cinque minuti.” disse lei triste pensando a quanto le cose erano cambiate in pochissimo tempo.

“Ad Alex da fastidio, lo sai ne abbiamo parlato.” disse lui piano evitando di guardarla.

“Ma da fastidio cosa?”

“Che io passi il mio tempo con te. Dice che sei una stronza per come tratti Riccardo e che prima o poi finirai per trattare così anche me.” rispose lui guardandosi i piedi.

“E tu gli credi?” chiese lei sbigottita.

“N-no, no certo che no. Però sei cambiata ultimamente. Sparisci sempre, come l’altro giorno quando non sei più venuta a lezione.” disse lui.

“Ah ora la colpa sarebbe mia? Mi conosci, siamo amici da tanto come fai a fidarti di quello che dice Alex e non di me?” chiese Lisa.

Le faceva male quella conversazione.

Maledetto Alex. Maledettissimo Alex.

“Credo che sia geloso di te.” aggiunse lui.

“Mi stai mettendo da parte per lui, vero?”

“Non ti sto mettendo da parte. Solo non voglio litigare con lui e se lui mi chiede di passare meno tempo con te io cerco di accontentarlo.”

“E la nostra amicizia che fine fa? Ci hai pensato a questo Matti?” chiese Lisa ora arrabbiata. Come si permetteva Alex di intromettersi tra lei e Mattia? Erano amici da anni e ora per colpa di un ragazzo stavano litigando.

“Ma non rimaniamo amici, solo che io non posso mettere Alex in secondo piano.” disse Mattia alzando la voce.

“Ma puoi mettere me in secondo piano. E’ questo quello che stai dicendo?”

“Non intendevo questo. Solo cerca di capire…lui mi piace. Non voglio perderlo per via del mio rapporto con te.” disse lui come se fosse ovvio e Lisa avesse dovuto capire.

“E’ meglio se te ne vai Matti.” Lisa era sull’orlo del pianto.

 Il suo amico la stava abbandonando per Alex, perché lui era geloso del loro rapporto. E la cosa che faceva più male era che Mattia si era lasciato influenzare da lui. Mattia non aveva pensato minimamente a Lisa ma solo ad Alex.

“Ti chiamo più tardi.” disse lui alzandosi per andarsene.

Lisa non rispose e quando sentì la porta chiudersi scoppiò in lacrime. Faceva male. Faceva male perdere un amico ed essere relegata in un angolino della sua vita dopo essere stati amici per tanti anni.

“Mi dispiace per quello che è successo.”sentì dire a Jay “Non ti preoccupare tutto si aggiusterà. Siete amici da tanto, non rinuncerà a te così facilmente.”

Lisa era contenta che Jay fosse lì con lei. Era contenta di avere qualcuno con qui parlare, qualcuno che la ascoltasse. Passò il resto della serata a sfogarsi con lui e lui ebbe la risposta giusta a ogni sua affermazione.

“Come vorrei poterti abbracciare” gli disse a notte fonda quando ormai era nel suo letto e lui nello specchio in camera sua.

“Lo vorrei tanto anche io.” Le disse lui sorridendole. Ed era un sorriso che Lisa non gli aveva mai visto fare. Era dolce e pieno d’amore. Era Jay. Il suo Jay e Lisa avrebbe fatto di tutto per poterlo toccare almeno una volta. Si addormentò con quel desiderio e con la consapevolezza che Matti  non l’aveva chiamata come aveva promesso.

 

Il giorno dopo Lisa andò all’università. Non poteva perdere altri giorni e ormai in libreria non c’era molto da fare prima dell’apertura del giorno dopo.

Mentre stava raggiungendo la classe per la lezione delle nove, incontrò Mattia e Alex nel corridoio.

“Ciao Liz.” la salutò Mattia come se niente fosse come se la conversazione del giorno prima non fosse neanche mai successa.

“Ciao” rispose lei ancora arrabbiata “Non  mi hai più chiamata ieri.” aggiunse.

“Si, mi dispia..” stava dicendo Mattia ma Alex lo interruppe.

“Lui non ha nessun obbligo a chiamarti Lisa. Non sei la sua ragazza. Io sono il suo ragazzo. Dovresti mettertelo bene in testa e smetterla di assillarlo. Capisci?”

Lisa si pietrificò. Come si permetteva di parlarle così e soprattutto che diavolo aveva  contro di lei?

“Andiamo Mattia” lo sentì dire ed entrambi sparirono.

Lisa si ritrovò nuovamente rinchiusa in un bagno a piangere. Che stava succedendo? Perché era arrivata al punto di perdere il suo amico per colpa di Alex? Mattia proprio non vedeva come si comportava?

Ma la cosa che più faceva male era che è Mattia non aveva detto niente. Era stato in silenzio.

Dopo una mezzora buona di pianto e parecchie suppliche da parte di Jay, Lisa uscì dal bagno e andò alle sue lezione. Fece finta di niente non aveva nessuna intenzione di darla vinta ad Alex. Il suo orgoglio era più forte.

 

“Sabato c’è una festa a casa di una mia amica. Ti va di venire?” le stava dicendo Nicole. Erano sedute su una panchina di fronte all’università e stavano mangiando un panino. Entrambe avevano finito le lezioni e stavano morendo di fame.

“Dai, ti prego.” continuò Nicole.

“Va bene, penso che verrò.”

“Oh brava. Non puoi continuare a darmi buca in eterno.” disse Nicole ridendo.

“Ragazzeeee” si sentirono chiamare da lontana e videro correre verso di loro Riccardo.

“Ciao Riccardo” lo salutarono quando lui si avvicinò.

“Come va? E’ una vita che non vi vedevo.” chiese lui sedendosi vicino a Nicole.

“Bene, tu?” rispose Nicole.

“Bene, bene. Allora Liz, ti sei accorta di amarmi in tutto il tempo che non mi hai visto?” chiese lui  e Lisa stava già per dargli una rispostaccia quando si rese conto che Riccardo stava scherzando.

“Da morire direi.” disse allora ridendo.

“Lo sapevo” disse Riccardo ridendo  “Come stai? Ho sentito quello che è successo con Alex prima.” aggiunse lui.

“Sto bene. Davvero.” non aveva voglia di parlare di quello che era successo men che meno con Riccardo.

“Se hai bisogno di parlare noi siamo qua” continuò lui indicando se stesso e Nicole.

“Perché cos’è successo?” chiese lei però che era all’oscuro di tutto.

“Magari te lo racconta Riccardo. Io devo andare ora” disse Lisa alzandosi. Li salutò e tornò a casa.

Voleva parlare con qualcuno. E quel qualcuno era comodamente seduto per terra in camera sua e stava aspettando lei.

“Ciao” gli disse.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Separazioni ***


“Ciao” le rispose lui di rimando.

Lisa lo guardò meglio. Era così bello. Bello da mozzare il fiato.

“Sei tornata prima.” le stava dicendo lui sorridendo.

“Oggi non ti ho più visto riflesso da nessuna parte.” disse lei in tono accusatorio.

In qualche modo la sua presenza era diventata necessaria per lei. Come se la sua assenza le rendesse difficile respirare. E la cosa la spaventava. La spaventava come in poco tempo lui aveva preso possesso della sua vita.

“Scusami, avevo da fare.” le rispose lui senza ulteriori spiegazione.

Questo non le piaceva. Non le piaceva non sapere niente di lui e non le piaceva che lui non si sforzasse minimamente per farsi conoscere meglio. Ma non insisteva perché aveva paura che lui se ne sarebbe andato. Avrebbe dovuto sforzarsi di trovare il vero Jay, si disse.

“Mi devo cambiare.” gli disse. E lui sparì.

Tornò dopo dieci minuti.

“Posso?” disse affacciandosi da un lato dello specchio.

“Si si” rispose lei mentre finiva di spazzolarsi i capelli.

“Allora domani apre la libreria finalmente.” le ricordò lui.

“Si, finalmente. Quindi d’ora in poi sarò tutti i pomeriggi là.”disse “Ah venerdì vado a una festa con Nicole.” aggiunse raccontandogli le novità.

“Non dovresti andare secondo me.” disse lui con un tono seccato.

“E perché?” chiese lei.

“E se ci sono anche Mattia e Alex?”

“Me ne farò una ragione. Non posso starmene chiusa in casa per non incontrare loro.”

“Cerca di stare attenta però. Io non potrò venire, ci saranno troppe persone. Qualcuno potrebbe vedermi.” le disse lui ansioso  e la guardò con un misto di paura e panico.

“Che c’è?” chiese lei.

“Non mi piace tutto questo. Non mi piace essere bloccato qui dentro e non poterti aiutare quando ne hai bisogno.” spiegò lui.

“Ma tu mi aiuti. Il solo fatto che tu sia qui con me mi aiuta.”

“Non è questo il modo in cui vorrei esserti vicina.” aggiunse lui “Vorrei poter stare lì con te. Abbracciarti e difenderti, rispondere male e urlare contro tutti quelli che ti fanno soffrire. Ma non posso e questo mi uccide.”

“Non c’è un modo per poter stare insieme?” chiese lei quasi sussurrando. Non credeva di essere diventata tanto importante per lui. Almeno non così tanto.

“Non credo. Però se c’è cercherò di scoprirlo. Te lo prometto.” le disse lui appoggiando una mano contro lo specchio. E lei appoggiò la sua sopra quella di Jay. Come avrebbe voluto sentire il calore della sua pelle e non il freddo del vetro.

Mezzora dopo Lisa si addormentò con la voce di Jay che sottovoce le cantava una canzone per farla addormentare. E Lisa sognò. Sognò di ragazzi dai capelli bianchi e ombre che la imprigionavano.

 

Mattia non si faceva più sentire e non le parlava neanche più quando si incontravano e lui era con Alex. Lisa cercò di capirlo. Di non arrabbiarsi, ma era difficile. Molto.

Tra assenze che si facevano sentire e presenze che diventavano sempre più importanti arrivò il giorno della festa. Era di venerdì e Lisa aveva appena finito di lavorare e si stava preparando mentre Jay cercava ancora di convincerla a non andare.

“E se succede qualcosa?” le stava dicendo, più arrabbiato che persuasivo.

“Ma che vuoi che succeda? E’ solo una festa e non la prima a cui vado.”

“Fai come vuoi.” disse lui e se ne andò liberando lo specchio nel quale Lisa si stava specchiando per truccarsi. Non tornò più e Lisa sperò che quando l’avesse vista sana e salva il giorno dopo la rabbia gli sarebbe passata.

La festa era a casa di Giulia un’amica di Nicole, che Lisa conosceva solo di vista ma con la quale non aveva mai parlato.

Quando arrivò la festa era già in pieno svolgimento. Gente che ballava e urlava ovunque, coppiette che si baciavano in modo più o meno esplicito, musica a tutto volume e alcool ovunque. Lisa girò qualche minuto in cerca di Nicole e finalmente la individuò in cucina insieme a una ragazza dai capelli rosso fuoco che doveva essere Giulia.

“Ciao.” urlò a Nicole una volta raggiunta.

“Lisa! Finalmente! Lei è Giulia.” disse Nicole abbracciandola.

“Ciao. Bella casa.” disse Lisa rivolgendosi a Giulia.

“Grazie. Divertiti stasera.” le rispose lei “Ora scusatemi ma vado a scovare il mio fidanzato prima che si ubriachi e mi tradisca.” Scherzò avviandosi verso l’altra stanza dove la festa era nel pieno.

“Ci sono anche Mattia e Alex.” disse Nicole “Mi dispiace. Non sapevo sarebbero venuti anche loro, ma a quanto pare Alex è amico con il ragazzo di Giulia.”

“Non fa niente. Va bene così. Non ho intenzione di evitarli. Prima o poi Mattia deve ricominciare a parlarmi, non possiamo andare avanti così.” rispose Lisa allungandosi sopra il tavolo a prendere una birra.

“Stasera ci divertiamo.” disse Nicole prendendola per mano e trascinandola a ballare.

Dopo parecchie birre e dopo un numero indefinito di balli con Nicole, Giulia e anche Riccardo, Lisa sentì il bisogno di aria fresca. Si allontanò dal casino e dalla musica e uscì nel giardino. Si andò a sedere in un angolo buio, per terra e chiuse gli occhi. Forse era meglio se tornava a casa ora che non era ancora completamente ubriaca.

Ad un certo punto si sentì osservata e aprì gli occhi. Qualcuno la stava guardando e quel qualcuno era l’ultima persona con cui Lisa aveva voglia di parlare  in quel momento.

“Che vuoi?” disse con il tono più acido che aveva.

“Solo parlare.” le rispose Alex.

“Ma davvero? Pensavo che fosse vietato parlare con me.” rispose sarcastica lei.

“Mi sa che siamo partiti con il piede sbagliato Liz.”

“Non chiamarmi Liz. E se siamo partiti con il piede sbagliato non è di certo colpa mia.”

“Si forse dovrei scusarmi.  Ma non mi piace averti intorno a Mattia.” disse lui avvicinandosi un po’ troppo a lei.

“E perché mai?” rispose Lisa alzandosi. Era pronta ad andarsene.

“Sai com’è sono geloso.”

“Non hai motivo di essere geloso. Se non l’hai notato io non ho i requisiti per piacere a Mattia e poi lui è il mio migliore amico non farei mai nulla per ferirlo.”

“Ma io non sono geloso di Mattia. Io sono geloso di te. Di quanto tempo lui passa con te, cosa che io non posso fare.”

“Cosa??”

Lisa ci mise un po’ a registrare quello che Alex aveva detto. E l’alcool che aveva in corpo non aiutava di certo.

“Che significa?” chiese ancora.

Alex si stava avvicinando sempre di più e questo la costringeva ad indietreggiare, fino a quando si ritrovò bloccata tra la casa alle sue spalle e Alex di fronte a lei.

“Che mi piaci. Mi sei sempre piaciuta. Ma io piaccio al tuo amico e tu non mi hai mai neanche guardato. Allora ho pensato perché non usare Mattia per avvicinarmi a te. Ma il tempo che lui passa con te mi manda fuori di testa. Dovrei esserci io al suo posto.” disse toccando una guancia di Lisa.

“Togliti. Me ne vado. Queste sono tutte stronz…” stava dicendo Lisa cercando di spingere Alex, ma lui la baciò.

La spinse con forza contro il muro e premette il suo corpo contro il suo baciandola con forza.

Lisa cercò di liberarsi ma lui era più forte di lei e non ci riuscì.

Dopo quella che le sembrò un’eternità Lisa sentì qualcuno chiamarla.

“Liz?” sentì dire a Mattia. E quando Alex si staccò da lei, Lisa vide l’orrore e il dolore negli occhi del suo miglior amico. Tradimento. Tradimento era quello che il suo viso urlava.

E Lisa avrebbe voluto che la terra si aprisse e la inghiottisse.

“Mattia non è com..” stava iniziando a dire quando Alex ancora una volta la interruppe.

“Matti, tesoro, sono ubriaco e lei mi ha costretto a baciarla mi ha detto che era l’unico modo per perdonarmi per avervi vietato di vedervi.” disse lui andando da Mattia, guardando con la più angelica delle facce.

“COSA?? NON E’ VERO? MATTIA NON E’ VERO!” urlò Lisa. Come poteva quell’essere spregevole farle questo? L’aveva fatto apposta. Aveva fatto in modo che lui li vedesse.

“Lisa come hai potuto?” disse Nicole che era alle spalle di Mattia.

“Non ho fatto niente. E’ stato lui. Matti non gli credere. Ti prego. Ti prego.” cercò di convincerlo lei.

Cercò di andare da lui. Cercò di avvicinarsi a lui ma lui la allontanò.

“Non voglio vederti mai più.” le disse voltandosi verso Alex.

“Non credo neanche a te.” aggiunse andandosene.

“No Matti! Ti prego lasciami spiegare..” gli urlò dietro Lisa cercando di raggiungerlo ma Nicole la bloccò con la mano.

“Lascialo andare. Hai già fatto abbastanza.” le disse in tono severo e andò via.

Lisa guardò Alex che molto tranquillamente se ne stava di fronte a lei sorseggiando la sua birra e ghignando vittorioso. Quasi stesse ammirando il suo capolavoro.

“Come hai potuto?” disse lei avvicinandosi e dandogli uno schiaffo. Sperava tanto di avergli lasciato il segno.

“Oh tesoro, semplicemente perché  è così divertente.” le disse e poi avvicinandosi al suo orecchio sussurrò “E non è ancora finita.”

 

Lisa non sapeva come era tornata a casa. L’unica cosa che sapeva era che si trovava stesa sul pavimento di camera sua piangendo tutte le sue lacrime. Jay era lì con lei e stava cercando di consolarla. Avrebbe dovuto ascoltarlo quando le aveva detto di non andare alla festa, ma Jay non disse niente. Non disse “Te l’avevo detto”. E Lisa gliene fu grata. Davvero.

Aveva solo bisogno di stare con lui e che lui le dicesse che tutto sarebbe andato bene e lui fece esattamente questo. Rimase con lei fino a quando ne ebbe bisogno. E dopo molto ore di lacrime Lisa lo sentì dire “Troverò un modo. Troverò un modo per stare insieme. Costi quel che costi.”

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Insieme ***


RIFLESSI

“Insieme”

 

 

Lisa ci provò. Davvero. Provò a parlare con Nicole, con Mattia, con Alex con tutti loro ma nessuno la voleva ascoltare. Nessuno di loro riteneva necessario sentire la sua versione.

“Hai combinato un casino. E’ meglio se stai lontana per un po’.” disse Nicole.

“Non riesco neanche a guardarti.” disse Mattia.

“Credevi avessero creduto a te?” disse Alex.

Lisa ci provò. Davvero. Provò a parlare con Mattia. Lo fermò prima delle lezioni. Dopo le lezioni. Si presentò a casa sua. In biblioteca all’università. Ma lui non volle parlare con lei. Lui le disse di odiarla. E allora Lisa non seppe più cosa fare. Si trovò senza amici. Senza Mattia.

Mattia. Mattia. Mattia. Era l’unica cosa a cui riuscisse a pensare.

E dopo giorni e settimane di tentativi, Lisa rinunciò. L’unico che gli era rimasto era Jay.

Jay che se ne stava seduto nel suo specchio e la consolava.

“Andrà bene. Starai bene.” diceva.

“Hai me. E io starò qui con te fin quando lo vorrai.” sussurrava.

Ma non funzionava. Lisa se ne stava stesa sul pavimento di camera sua e piangeva. Certe volte si metteva ad accarezzare lo specchio come se stesse cercando di raggiungere qualcosa che aveva perso al suo interno. Per poi rendersi conto che forse qualcosa nello specchio l’aveva persa. Jay. Ma Jay era lì con lei, pensava dopo. Ma non l’avrebbe mai avuto. L’unica cosa che avrebbe avuto era freddo vetro da accarezzare e  il suono della sua voce in lontananza. Forse perderlo non sarebbe stato così difficile come continuare a sperare che lui si materializzasse miracolosamente al suo fianco. Caldo, soffice e non freddo e distante come era ora.

Alla fine Jay iniziò ad arrabbiarsi.

“Non puoi passare il resto della tua vita sul pavimento, Lisa” urlava.

“Non mi interessa” rispondeva lei.

“E’ la tua vita. Vivila. Fallo per me.” la pregava lui.

E lei lo fece. Tornò all’università. Al lavoro. Sorrideva e mangiava. Viveva. Come le aveva detto Jay. Ma non era felice. L’avevano lasciata indietro senza voltarsi. Perché Lisa li vedeva stare insieme. Tutti. Nicole, Mattia, Riccardo. Ridevano e scherzavano. Anche loro stavano vivendo. Ma senza di lei.

E proprio quando Lisa pensò di riuscire a superare tutto, lo vide.

Li vide tutti insieme. Tutti. Nicole, Mattia, Riccardo e Alex. Alex. Alex.

Alex che era stato perdonato.

Alex che stava baciando Mattia.

Mattia che gli sorrideva.

E allora capì. Non era stato il bacio a rovinare tutto. Era iniziata già prima, la fine. Nel momento esatto in cui Mattia aveva messo gli occhi su Alex.

E Lisa decise che andava bene così. Che se loro non la volevano, lei non voleva loro.

 Aveva Jay.

Jay era lì per lei.

Lui non l’avrebbe lasciata.

 

“Voglio stare con te” gli disse una notte.

Uno scintillio bianco, occhi neri che la fissavano e una domanda sospesa nell’aria.

“Sei sicura?”

 

Era sicura?

Lisa se lo chiedeva da giorni ormai. Non gli aveva risposto. Era sicura?

Non lo sapeva. Forse si, forse desiderava davvero stare con lui.

Ma lui, lei non lo conosceva neanche. Cosa sapeva?

Che si chiamava Jay.

Che era un riflesso.

Che aveva i capelli bianchi e gli occhi scuri.

Che la sua voce era dolce come cioccolata e le ricordava il Natale.

Che era pallido e la sua pelle le ricordava la luna.

Che vestiva di nero.

“Perché ti vesti sempre di nero?” gli aveva chiesto una volta.

“Ma io indosso tutti i colori del mondo. Il nero è la somma di tutti i colori. E’ il colore più colorato.” le aveva risposto lui.

E da allora per Lisa lui era colore. Jay era il suo colore preferito. E non si può mica vivere senza colori.

“Si sono sicura.”

“E allora staremo insieme.”

“Come?”

“Ti devi fidare Lisa.”

 

 

 

 

Nove giorni e tre ore.

Jay era sparito da nove giorni e tre ore.

E Lisa si sentì nuovamente abbandonata. Come quando più di un mese prima Mattia aveva rinunciato a lei.

Nove giorni e tre ore.

 

 

Dieci giorni e undici ore.

 

 

Dodici giorni e sette ore.

 

 

 

Sedici giorni e nove ore.

 

 

Diciassette giorni e due ore dopo lo specchiò di Lisa si animò di nuovo.

“Credevo mi avessi abbandonata”

“Devi fidarti di me Lisa.”

“Te ne sei andato.”

“Per poter stare con te.”

“Hai trovato un modo?”

La speranza si fece strada nel suo cuore. Forse. Forse. Forse.

“Ho trovato un modo.”

La speranza qualche volta viene ripagata.

“Come?”

“Devi fidarti. Ti fidi di me?”

“Si”

E lo vide allungare una mano verso di lei. E lei fece lo stesso. Solo che questa volta non fu vetro freddo ma mano calda.

Lisa si sentì tirare verso lo specchio. Sentì freddo e buio. E braccia calde e profumo di menta e fiori. Profumo di Jay.

 

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Capitolo 10
*** Lys ***


RIFLESSI

“Lys”

 

 

 

Profumo di menta. Profumo di fiori. Caldo.

Erano le uniche cose che Lisa percepiva.

E il battito di un cuore vicino al suo.

“Sei qui. Ti ho presa.” disse quel cuore. Disse la voce di cioccolato che le ricordava Natale.

E Lisa sciolse l’abbraccio, perché voleva vedere quel viso che per tanto era stato solo un riflesso.

Occhi scuri su un viso di luna.

Il suo Jay, bello come sempre. Bello più di prima.

Un’altra sensazione si stava facendo largo in Lisa. Felicità. Calda, dolce e brillante felicità.

Ma si sa, la felicità  non è destinata a durare.

“Finalmente. Pensavo non ci saresti riuscito Jay.” disse una voce che a Lisa suonò familiare. Fin troppo familiare.

E poi la vide.

Stava ferma, alle spalle di Jay, e la guardava. La guardava con l’aria di chi ha appena vinto la più grande delle battaglie.

Il riflesso di se stessa.

Una se stessa dai capelli neri e dall’atteggiamento sicuro.

“Ciao, Lys.” disse Jay andando al suo fianco.

“Ce ne hai messo di tempo, ma finalmente l’hai portata qui.”

“Ho avuto i miei motivi.”

“Non mi interessano i tuoi motivi ora posso lasciare questo posto.” disse Lys.

Un sorriso e parole sussurrate all’orecchio.

“Mi dispiace. Mi dispiace per te. Davvero. Anche se so che non mi crederai. Ma lasciare questo posto è l’unica cosa che ho sempre desiderato. Scambiare la mia vita con la tua.”

Parole sussurrate all’orecchio di Lisa. Un salto nello specchio e lei vide la sua vita sparire, rubata da qualcuno che avrebbe dovuto essere solo un riflesso.

Ma il riflesso ora era lei.

Che crudeltà la vita, a volte.

“Che significa?”

“Solo che d’ora in poi tu devi stare qui.”

“Avevi detto di non conoscerla. Avevi detto di non sapere chi fosse il mio riflesso.” un tono accusatorio che si faceva strada.

E Lisa capì che ancora una volta si era lasciata ingannare. Fa male. Fa male la consapevolezza di aver riposto la fiducia nella persona sbagliata.

“Ho mentito. La conosco. L’ho fatto per lei.”disse la voce di cioccolato.

“Odiava questo mondo. L’ha sempre odiato. Voleva vivere la tua vita. Ma l’unico modo per farlo era che tu prendessi il suo posto. Dovevi venire da questa parte e per farlo dovevi desiderarlo. Io ho fatto questo. Ti ho fatto desiderare di venire da questa parte.” spiegò tranquillo. Come si spiegano le cose ai bambini, lentamente per farle assimilare.

“Mi hai mentito tutto il tempo. La conosci. Sapevi come fare per farmi venire da questa parte. Tutto quello che hai detto erano bugie”.

Bugie. Bugie. Nient’altro che bugie e tradimento.

E ora Lisa finalmente capiva come si era sentito Mattia.

Il tradimento è un sentimento amaro. Un misto di rabbia e vergogna.

“Mi dispiace. Ma lei me l’ha chiesto.” nessun rimorso in quella voce di cioccolato.

Era intrappolata. Intrappolata in un mondo che era solo in riflesso del suo. E come se le lacrime non fossero mai abbastanza, queste iniziarono a cadere, copiose, sulle sue guancie. E lei non vide più nulla.

Non vide Jay allungare un braccio verso di lei ma fermarsi a metà perché non era giusto che a consolarla fosse chi l’aveva fatta piangere.

Non vide Jay voltarsi e andare via, sparire in un mondo che lui conosceva ma che era oscuro a lei.

 

 

E dopo minuti e ore Lisa smise di piangere. Piangere non aveva senso.

Piangere era inutile, non le avrebbe portato niente di buono.

Si guardò intorno. Era nella sua camera da letto. Solo un pallido ricordo della sua camera. Grigia, spenta, senza traccia di colore.

Dietro di lei lo specchio. Lo specchio che Lisa avrebbe voluto disintegrare, fare a pezzi, distruggere e non vedere mai più.

Era tutto uguale, come  lo aveva lasciato ma al contrario. Tutto rovesciato. Tutto spento. Tutto scuro. Tutto senza colore.

Appoggiò una mano sullo specchio e premette. Premette per tornare dall’altra parte. Ma nulla accadde. Perché nulla poteva accadere finché l’altra lei era lontana.

Lisa si affacciò alla finestra. E li vide. Vide tutti i riflessi. Camminavano e parlavano. Ridevano tra di loro. Diversi l’uno dall’altro, come diverse sono le persone. Ma con qualcosa che li accomunava. La mancanza di colore, come se fossero stati imbevuti in una sostanza grigia. Un grigio denso e corposo che avvolgeva tutto.

L’unica macchia di colore era lei, con il blu dei suoi jeans e il rosso della felpa.

E ora Lisa capiva anche il perché del bianco dei capelli di Jay. Bianco o nero. Le alternative erano quelle. Non c’erano biondi o castani o rossi. Bianco per il biondo. Nero per il castano e per il rosso.

Che mondo strano.

Che mondo capovolto.

 

 

 

Jay.

Jay.

Doveva trovare Jay.

Doveva trovare quel traditore. Ma il traditore se ne era andato chissà dove.

E Lisa si maledisse. Perché la colpa era la sua. L’istinto le aveva detto di stare lontana. Di non fidarsi di qualcosa che non conosceva.

Ma il cuore non era d’accordo.

Al cuore non importava chi era Jay, da dove veniva o cosa voleva, finché lui era lì con lei.

Oh, stupido cuore.

Oh, stupido maledettissimo cuore.

E Lisa si perse in quel mare di riflessi. Cercò e cercò ma senza risultato.

Finché qualcuno non trovò lei.

“E tu da dove vieni?”chiese una voce.

Lisa alzò lo sguardo e incontrò quello di un ragazzo. Alto, capelli neri e sorridente.

“Non ti ho mai vista?”

“Non mi sorprende.”

Che idea stupida avventurarsi per quello strano mondo.

Si guardò intorno. Era in un parco, seduta su una panchina. Non riconobbe quel posto. Chissà come ci era arrivata. Non ricordava neanche quello.

“Sei diversa da me. Dal resto di noi.”

E sentì una mano toccarla.

Si scostò.

“Ehi non voglio mica farti niente. Ti sei persa?” chiese ancora la voce.

“No.”

“Io credo di si. Perché non vieni con me?”

“No. Devo andare.”

Ma una mano la bloccò. Una mano le strinse il braccio. Una mano le faceva male.

“Rimani qui con me, invece. Ci siamo appena incontrati.” disse la voce. Irritata.

“Lasciami.”

Ma la mano strinse ancora di più.”

“Ehi Dave!”

Ed eccolo qui il traditore.

“Jay. Ciao.” disse quello che Lisa ora sapeva chiamarsi Dave.

La mano finalmente tornata al suo posto.

“Che succede qui?”

“Niente. Stavamo solo facendo amicizia. Vi conoscete?”

“Più o meno.”

Ah, che bravo bugiardo Jay.

“Credo sia ora di andare Lisa. Se vuoi scusarci Dave.” continuò Jay stringendo un braccio intorno alle spalle di Lisa e attirandola verso di se.

Un tentativo di allontanarsi e la presa divenne più forte.

“Vieni con me.” un velo di minaccia.

Ma una mano ancora una volta li fermò.

“Dove credi di andare Jay. Noi stavamo parlando.” disse Dave.

“Appunto stavate. Ora non più.”ogni forma di educazione sparita.

Una lotta di sguardi e la mano li lasciò liberi di andare.

“Evita di andare in giro.” disse dopo qualche minuto Jay mentre la riaccompagnava a casa.

“E cosa dovrei fare?”

Rabbia. Rabbia era l’unico sentimento che Lisa riusciva a provare. Avrebbe tanto voluto colpire quel bel viso con la cosa più dolorosa su cui riuscisse a mettere le mani. Ma Lisa aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di tornare nel suo mondo. Doveva. E l’avrebbe fatto. Anche se questo comportava avere a che fare col traditore.

“Stai tranquilla qui. Sei troppo diversa da noi. Gli altri capiranno chi sei.”

“Come se la colpa fosse mia.”

Jay la riportò dentro casa. E chiuse la porta dietro di se.

“Lisa guardami.”le disse fermandosi davanti a lei.

Lisa alzò lo sguardo. Uno sguardo d’odio.

“Mi dispiace, ok? Ma ho dovuto farti tutto questo.”

“Perché?”

“Per lei.”

E’ ancora una volta Lisa si sentì messa da parte. Ancora una volta Lisa seppe di essere stata sacrificata per amore di qualcun altro.

“Vattene.”

E non ci fu bisogno di dirlo ancora, perché lui se ne andò.

Senza voltarsi.

Senza una parola.

Senza rimpianto.

E a Lisa si spezzò il cuore.

Oh, stupido cuore.

Oh, stupido maledettissimo cuore.

 

 

 


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Capitolo 11
*** Dimenticare ***


RIFLESSI

“Dimenticare”

 

 

 

Ore, giorni, settimane. Lisa non sapeva più da quanto tempo si trovava nel mondo dei riflessi.

Non lo ricordava più.

Che strano.

Passava il suo tempo girovagando per quello strano mondo, così simile al mondo reale da essere inquietante.

Camminava e osservava. Camminava e cercava.

Cercava un modo per andarsene.

Cercava una soluzione.

Cercava speranza.

Cercava Jay.

Ma Jay era introvabile, nascosto da qualche parte e per lei era irraggiungibile.

Ma Lisa non smetteva perché sapeva che prima o poi l’avrebbe trovato. Prima o poi avrebbe trovato qualcosa.

E un giorno mentre se ne stava seduta appoggiata al tronco di un albero a guardare il lago, qualcuno le parlò. Qualcuno trovò lei.

“Ce l’hai una casa vero?” si sentì chiedere.

“Cosa?”

Una ragazza si stava sedendo vicino a lei. Capelli bianchi e vestiti neri. Le ricordava Jay.

“Ogni giorno passo di qui e ti vedo seduta qua. Ce l’hai un posto dove stare vero?”

“Oh…si certo.”

“Mi chiamo Sari.” le disse sorridendo.

“Lisa.”

“Non ti ho mai vista in giro.”

“Non abito da questa parte. Casa mia è lontana da qui.” rispose Lisa titubante.

“Ahh…per questo non ti ho mai vista.”

 

Dopo quel primo incontro Lisa e Sari avevano continuato a ritrovarsi quasi tutti i giorni. Sempre allo stesso posto. Sempre vicino allo stesso albero in riva al lago.

Erano diventate amiche, per quanto la situazione lo permettesse.

Lisa però non ricordava da quanto tempo si conoscevano.

Giorni, settimane.

Proprio non ricordava.

Che strano.

 

Lisa però sapeva che doveva continuare a cercare.  E lo faceva. Cercava Jay. Sempre e ovunque.

“Allora perché non mi racconti qualcosa di te. Parli sempre così poco.”

Sari era curiosa.

“Non c’è molto da dire.”

“Guarda che l’ho capito che non sei come me. Come tutti gli altri riflessi.”
“Cosa?”

Paura che si faceva strada nel cuore di Lisa.

“Non sei la prima che conosco e che viene dal mondo reale. Sai per quanto provi a nascondere i tuoi bei capelli castani li ho notati.”

“Hai…conosciuto altri come me?”

Speranza. Dolce rassicurante speranza.

“Si un ragazzo, un po’ di tempo fa. Mi colpì subito perché aveva i capelli rossi. L’ho conosciuto per caso, così come ho conosciuto te. Era dolce, era simpatico ma era anche spaventato. Diceva di aver fatto uno sbaglio e che doveva andarsene. Che questo non era il suo posto. All’inizio non avevo capito chi fosse o cosa fosse. Solo in seguito capì. Solo quando vidi il suo riflesso. Solo quando di lui non era rimasta traccia, allora capì.”

“Se ne è andato? E’ tornato nel mondo reale?”

“Non lo so. Credo di si. So solo che è sparito, lasciandomi qui. Lasciandomi sola.”

Il dolore nella voce e una lacrima sul viso.

Sari stava soffrendo si rese conto Lisa. E capì anche di essere stata insensibile ma doveva sapere. Doveva capire se lui se ne era andato e come.

“Puoi raccontarmi altro di lui?” chiese nel modo più dolce possibile.

“Non oggi. Ora devo andare.”

“Domani?”
“Non posso venire per qualche giorno. Ma ti prometto che la prossima volta ti racconto tutto, ok?”

“Grazie.”

Dolce Sari.

Lisa era contenta. Lisa aveva di nuovo speranza.

Sari l’avrebbe aiutata. Sari aveva le risposte.

Forse.

 

 

Lisa si svegliava la mattina con la sicurezza di aver  trovato qualcosa, che il suo cercare aveva dato dei risultati.

E sapeva che se non aveva trovato le risposte che cercava almeno aveva trovato un’amica.

Lisa iniziò a dimenticare che doveva cercare Jay.

 

 

Lisa si svegliava la mattina con la sicurezza che tra un paio di giorni sarebbe dovuta andare al solito posto e incontrare Sari.

Ma dov’era il solito posto?

Faticava a ricordare certe volte. Che strano.

Ah si, l’albero vicino al lago.

 

 

Lisa si svegliava la mattina con la sicurezza che il giorno dopo doveva andare in un posto vicino al lago per incontrare una persona.

Ma non ricordava chi.

Che strano.

 

 

Lisa si svegliò quella mattina con la strana consapevolezza di dover andare in un posto e incontrare qualcuno.

Ma non ricordava dove.

E non ricordava con chi.

“Che strano. Che strano, stranissimo” pensava.

 

 

Lisa decise che sarebbe andata a fare una camminata. Forse si sarebbe ricordata dove doveva andare.

Ma più camminava e meno ricordava.

Che strano.

Forse dopotutto non era importante.

Decise di riposare in un parco. Era stanca.

Rimase seduta per un po’ di tempo. Minuti o forse ore, Lisa non ricordava.

Quando alla fine vide qualcuno che si avvicinava.

Era un ragazzo. Capelli bianchi e pelle di luna. Era bello.

“Ciao.” lo salutò.

“Ciao.” rispose lui.

Che bella voce aveva.

“Come ti chiami?” gli chiese.

“Jay.”

 

 

 

 

 

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