Hurts

di jjk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Coming back ***
Capitolo 2: *** L'albero delle memorie ***
Capitolo 3: *** Casa Penniman ***
Capitolo 4: *** Andy ***
Capitolo 5: *** Andy pt.2 ***
Capitolo 6: *** Yas..... ***
Capitolo 7: *** Fortunè ***
Capitolo 8: *** Words ***
Capitolo 9: *** Dinner? ***
Capitolo 10: *** Papà....... ***
Capitolo 11: *** Beer ***
Capitolo 12: *** Kids ***
Capitolo 13: *** Soul mates ***
Capitolo 14: *** We can try again ***
Capitolo 15: *** Fresh start ***
Capitolo 16: *** Grecia ***
Capitolo 17: *** Leandro ***
Capitolo 18: *** Songbird ***
Capitolo 19: *** Out ***
Capitolo 20: *** Coming home ***



Capitolo 1
*** Coming back ***


Era ormai tardi quando il suo aereo finalmente atterrò, anche se forse sarebbe più corretto dire che fosse troppo presto dato che il suo orologio segnava già le 4:30 del mattino. 
Probabilmente suo fratello a quell'ora stava andando a lavorare.
Forse avrebbe dovuto chiamarlo per dire che era tornato a casa.
O forse era meglio di no.
Non si sentiva pronto ad affrontare la sua famiglia e di certo non poteva pretendere che il suo fratellino tenesse nascosto il suo arrivo per molto. Sinceramente dubitava anche che volesse provarci. 
L'ultima volta che si erano "parlati" non erano parole affettuose quelle che si erano scambiate perché lui, come un idiota, piuttosto che affrontare ciò che  Fortunè gli aveva poco delicatamente posto davanti agli occhi, gli aveva chiuso il telefono in faccia.
Non un comportamento troppo maturo, come il ragazzo gli aveva più volte ripetuto dei messaggi furiosi che gli aveva mandato dopo e a cui lui non aveva mai risposto. 
La verità era che suo fratello era sempre stato più maturo di lui e che aveva avuto ragione e su tutta la linea, ma quello Mika non glielo poteva dire. 
Forse se avesse chiamato le sue sorelle loro avrebbero capito.
Sapendo cosa stava passando in quel periodo, a differenza del fratello minore, non lo avevano mai chiamato e lo avevano lasciato stare, forse per evitare di fargli pesare troppo l’errore che aveva commesso.
O forse a pensarci bene non lo avevano fatto per gentilezza ma perché non ce la facevano più ad aiutarlo a sistemare i casini che regolarmente lui combinava. 
Di sicuro erano furiose anche loro
Sua madre era sicuramente abbastanza arrabbiata con lui da essere pronta a saltargli addosso e suo padre non lo sentiva da troppo tempo, quindi chiamarli era fuori discussione
Forse la soluzione migliore era non chiamare nessuno e sistemare da solo il disastro che aveva combinato. 
Ne aveva fatte di cavolate nella sua vita, ma probabilmente nessuna così stupida e completamente priva di significato. 
Ma cosa gli aveva detto la testa quella sera? E perché invece che ammettere subito il suo errore aveva insistito sul continuare quella strada per tutto quel tempo? 
Sperava solo che non fosse troppo tardi per rimediare anche se era certo che le cose non sarebbero state così facile.
Era stato via abbastanza tempo da spingere chiunque ad andare avanti con la propria vita.
Era stato via abbastanza a lungo da causare un dolore che non poteva essere perdonato.
Chissà quante cose erano cambiate durante la sua assenza.
Chissà se lui..... 
I suoi pensieri furono interrotti da una giovane assistente di volo che gli faceva gentilmente notare che era ora di scendere. 
Si guardò intorno e osservò che era l'unico passeggero rimasto sull'aereo.
Gli altri avevano tutti preso i bagagli ed erano usciti.
Probabilmente molti di loro avevano un volto sorridente ad aspettarli all'uscita.
Per lui invece Londra significava un mucchio di affari in sospeso, di persone che lo odiavano perché lui li aveva costretti a farlo.
Probabilmente non aveva mai odiato Londra come in quel momento, nemmeno quando da ragazzino era stato costretto a lasciare tutto per trasferirsi lì; almeno a quel tempo sapeva di avere una famiglia che lo sosteneva, mente ora...... 
Si trascinò fino all'uscita dell'aeroporto, il suo sguardo continuava a cercare un volto familiare tra le poche persone che si trovano lì a quell'ora, poco importava quanto cercasse di convincersi che lui non c'era e non ci sarebbe stato mai più. 
Trovò subito un taxi libero e si fece aiutare dall'autista a caricare i bagagli. 
Osservò la città scorrere accanto a lui, mentre il tassista lo sbirciava di nascosto dallo specchietto.
-Ehi amico, so che non sono affari miei, ma sembri un po'troppo abbattuto per uno che sta tornando a casa-
-Non sono nemmeno sicuro di star tornando a casa-
Era vero, non erano cose che lo riguardavano, ma quello tassista in quel momento gli sembrava l'unica persona pronta ad ascoltarlo senza urlargli contro e quindi gli venne naturale aprirsi con quello che per lui era un totale sconosciuto.
-Ho fatto un casino, uno di quello veramente grandi e ho distrutto tutto quello che ero riuscito a costruire qui. Non credo che riuscirò a sentire mai più questo posto come casa mia-
-Ma sei venuto qui per sistemare quello che hai combinato, no? -
Mika annuì, senza curarsi se l'uomo potesse notare quel gesto. 
-Ascolta ragazzo, lasciatelo dire da qualcuno che ha fatto più casini che cos'è buone. Se davvero tu vuoi mettere le cose apposto ci riuscirai. Non dico che tutto tornerà ad essere come prima, ma, anche se le cose andassero male e non riuscissi a rimediare , potresti sempre essere in pace con te stesso sapendo che hai fatto del tuo meglio per fare ammenda.-
-Se solo fosse tutto così facile. 
Io ho ferito tutte le persone che amavo. Sono scomparso nel nulla e non mi sono fatto più sentire e a tutti quelli che hanno provato a farmi ragionare ho chiuso la porta in faccia. Non penso che si possa veramente riparare qualcosa del genere.-
-Non conosco la tua famiglia e quindi non posso dirti che tutto andrà, ma di una cosa sono certo: se loro ti vogliono davvero bene non lasceranno che ti disperi  così tanto e ti daranno una seconda possibilità. La famiglia dopotutto fa soprattutto questo: dà seconde possibilità, terze, quarte. La famiglia ci sarà sempre per te, poco importa i disastri che combini, la famiglia saprà sempre andare oltre perché ciò che gli interessa veramente sei tu-
-Spero solo tu abbia ragione-
Arrivati a casa Mika tolse le valigie dal bagagliaio e si recò al portone. 
Prese un bel respiro profondo prima di girare la chiave nella toppa, ricordandosi di tutte le volte che lo aveva fatto, di come Mel gli saltava sempre addosso appena la porrà si socchiudeva, facendolo sempre cadere per  terra, e di come, dietro il muso della cagnolina poteva sempre intravedere il volto sorridente di Andy che aspettava il suo turno per salutarlo. 
Sapeva che quella volta nulla di tutto questo sarebbe successo, eppure non poté non sentirsi pugnalato al cuore quando, aperta la porta trovò solo il buio, che ora cominciava a diradarsi grazie ai primi raggi del sole. 
Chiuse la porta dietro di sé e mosse qualche passo nel corridoio scuro. 
Passò vicino camera loro, ma non vide la dolce sagome del biondo nascosta sotto vari strati di coperte. Il letto era perfettamente ordinato come non lo era mai stato. 
Non provò nemmeno ad entrare in quella stanza, fin troppo consapevole che il profumo che aleggiava lì dentro era ormai irrimediabilmente cambiato. 
Un pianoforte lo guardava dalla stanza di fronte.
 Andy lo aveva aiutato ad insonorizzarla, sapendo quanto odiava che chiunque potesse ascoltare, anche solo per sbaglio, ciò che stava componendo, almeno non finché lui non riteneva che fosse  completo. 
Non entrò nemmeno in quella stanza, l'unica il cui accesso era vietato anche ad Andy. 
C'era, però, una porta in fondo al corridoio che lo chiamava. 
Lui non aveva quasi mai messo piede lì dentro e farlo ora gli sembrava sbagliato, ma ne aveva bisogno.
Aprì lentamente la porta e sgusciò al suo interno prima che il poco odore rimasto si disperdesse. 
Avrebbe riconosciuto quella fragranza ovunque.
Sulla piccola scrivania c'erano ancora le foto di loro due. 
Probabilmente Andy le aveva lasciate lì per non essere ossessionato dai ricordi, per cercare di dimenticarlo.
Anche Mika ci aveva provato ma non ci era riuscito.
Tirò fuori dallo zaino una cornice azzurra e la poggiò sul pavimento accanto a lui. 
Dentro c'era una foto che aveva di Andy che sorrideva.
Era una foto semplice, ma lui l'aveva sempre amata. 
L'aveva scattata Fortunè durante una gita in barca, mentre tutti gli altri stavano facendo una stupida gara di tuffi.
Mika non avrebbe voluto partecipare ma Andy lo aveva ricattato per potersi godere il suo sguardo terrorizzato mentre saltava nell'acqua.
Fortunè aveva scattato quella foto proprio mentre Andy lo stava osservando e lui poteva ancora riconoscere la gioia e l'amore che invadevano gli occhi del biondo in quella fotografia. 
Dopo essersene andato, dopo aver realizzato che in realtà Andy stesso, più ancora che la loro relazione, fosse la cosa migliore che gli fosse mai capitata, aveva fatto stampare quella foto e l'aveva messa in una cornice dello stesso colore degli occhi del ragazzo. 
-Mi manchi sai? So che sono un idiota e che ho rovinato tutto. Questa situazione è solo colpa mia e non mi perdonerò mai per averti fatto soffrire così, però non posso fare a meno di chiedermi se anche tu senti la mia mancanza-Sussurrò alla fotografia prima di addormentarsi sul pavimento accanto ad essa.


Nota:Buongiorno a tutti.
So che in teoria avrei un'altra long in attivo di cui prendermi cura, ma questa fan fiction era nata come un'innociente oneshot, che quindi non avrebbe dovuto portarmi via molto tempo, e si è poi trasformata autonomamente in qualcosa di diverso.
L'idea mi è venuta dall'ascoltare più e più volte ripetutamente Hurts che, come potrete immaginare, è forse la mia canzone preferita del nuovo album.
Mi è sempre sembrato (ma forse perchè io mi faccio dfei film mentali da oscar) che non potesse essere altro che la trasposizione musicale della discussione tra lui ed Andy al suo ritorno da Montreal, ma probabilmente sono solo io che tendo a ricamare un po' troppo su qualsiasi cosa.
Ci sono molte altre cose che forse dovrei dire ma preferisco che siate voi a giudicare questa storia(quindi fatemi sapere cosa ne pensate).
l'unica cosa che vi posso promettere è che questa volta sarò abbastanza puntuale nel postare i capitoli. Ciò non vuol dire che li posterò ad una scdenza fissa, ma non farò nemmeno passare più di un paio di settimane tra l'uno e l'atro.
Detto ciò sparisco che mi sono già dilungata troppo 

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Capitolo 2
*** L'albero delle memorie ***



Quando si svegliò il collo gli faceva un male  terribile, ma non era ancora nulla in confronto al dolore che provò quando si rese conto che ancora una volta non c'era nessuno accanto a lui. 
Si costrinse ad alzarsi dal pavimento e si fece una rapida doccia.
Non aveva nemmeno la forza di farsi la barba o di canticchiare qualcosa.
Se Andy lo avesse visto in quello stato di certo gli avrebbe misurato la febbre e lo avrebbe costretto a prendersi una giornata di riposo.
Si sarebbe preso cura di lui come aveva sempre fatto in quegli anni. 
Ora era solo. 
Riempì una borsa con qualche penna, un quaderno e il vecchio Walkman di quando era ragazzino è uscì di casa. 
Sarebbe dovuto andare a trovare sua madre, però la meta che aveva in mente per quel giorno era completamente diversa.
Se sua madre avesse scoperto che era a Londra ma non era passato da lei appena atterrato di sicuro si sarebbe arrabbiata moltissimo, ma in quel momento a Mika non poteva importare di meno. 
Camminò velocemente nella fredda pioggia londinese fino ad un parco, lo stesso che era stato il suo rifugio da bambino.
Il suo albero era ancora lì, fiero ed un po'più alto di come lo ricordava, però era tanto tempo che non passava a trovarlo. 
Le sue mani corsero sicure verso gli appoggi che aveva trovato da ragazzino. 
Le sue braccia e le sue gambe adesso erano più lunghe quindi arrivare in cima utilizzando quegli stessi appigli risultò più complicato del previsto. 
Quando trovò un ramo che sembrava abbastanza resistente si sedette ed osservò le sue mani, ora piene di graffi. 
Era decisamente fuori allenamento. 
Un goccia di sangue gocciolò sui suoi pantaloni.
Istintivamente portò la mano ferita alla bocca è sentì il sapore del sangue bagnargli le labbra.
Lo stesso sapore che aveva invaso la sua bocca anni prima, in quello stesso parco, sotto lo stesso albero. 
Ricordava ogni singolo dettaglio di quel giorno. 
Ricordava di essere scappato fuggendo dagli ennesimi bulli che avevano deciso che lui era troppo strano perché potesse vivere in pace. Ricordava di come quella fosse l'ennesima volta che provava a scalare quell'albero con scarso successo. 
Quella volta era riuscito ad arrivare fino ad un ramo minore a cui aveva fatto l'errore di appoggiarsi. Quando questo si era rotto Mika aveva provato ad aggrapparsi a qualsiasi altra cosa, ma era comunque rovinosamente caduto a terra.
Tutto ciò che aveva ottenuto erano delle mani martoriate e probabilmente anche una caviglia slogata.
Era così arrabbiato con il mondo e con se stesso che gli veniva da piangere.
Le prime lacrime avevano già cominciato a rigargli silenziose il volto quando aveva sentito qualcuno alle sue spalle.
Si era girato ed aveva trovato un ragazzino biondo che lo guardava sorridendo mentre gli porgeva un fazzoletto di stoffa. Mika si era asciugato velocemente gli occhi con le mani, ottenendo solamente di sporcarsi la faccia con il sangue misto al terriccio. 
“Aspetta, lascia fare a me” aveva sussurrato il biondino bagnando il fazzoletto con un flaconcino che aveva in mano. 
Senza dire altro gli aveva pulito delicatamente le ferite sulle mani e anche alcune sulle gambe di cui Mika non si era nemmeno accorto. 
I graffi bruciavano quando il fazzoletto li sfiorava, anche se il ragazzino aveva cercato di fare più attenzione possibile.
Era bravo, neanche sua madre o sua sorella Paloma, oramai espertissime nell’occuparsi di lui, avevano una mano così gentile.
O forse gli era sembrato così perché era completamente preso dall'osservare i movimenti che quello faceva al punto da dimenticarsi completamente del resto. 
Dopo avergli disinfettato con cura tutte le ferite il biondo aveva preso un altro fazzoletto ed una bottiglietta d'acqua da uno zaino che Mika non aveva notato prima. 
Gli aveva delicatamente pulito la faccia.
Il riccio avrebbe voluto dirgli che era perfettamente in grado di farlo da solo, ma quando si era trovato quei due occhi azzurri fissi nei suoi non era riuscito a dire nulla. 
Era rimasto ad osservare quel volto e la luce che lo incorniciava fino a che il ragazzino non si era allontanato e si era seduto per terra accanto a lui. 
“Suppongo di doverti ringraziare” era riuscito a borbottare dopo qualche secondo. 
“Non devi”
“Beh, grazie comunque per il disinfettante e tutto”
“Non c'è di che. Mi ha fatto piacere”
“Ma come facevi a sapere che..... insomma che io.... Beh, hai capito”
“Credo di si. Comunque ti ho visto.

Passi quasi tutti i giorni da queste parti per provare a scalare l'albero e ogni tanto mi piace osservarti”
“Questo è un po'inquietante sai?”

Il biondino non aveva dato segno di averlo sentito e aveva continuato a parlare.
“Ti stavo osservando dalla finestra di camera mia quando sei caduto” aveva detto indicando il balconcino di una casa dall'altro lato della strada
“Non ti sei rialzato e ho pensato che avessi bisogno di aiuto. A proposito, il tuo piede è apposto?”
“Si, si, tutto perfettamente in ordine. Adesso però devo andare a casa”
aveva borbottato Mika provando ad alzarsi ma dovendo sedersi di nuovo a causa di una fitta alla caviglia.
“Non penso che mentirmi sia una soluzione”
“Non ti sto mentendo. Sto bene e devo andare a casa”
Si era appoggiato all'albero per alzarsi, ma ogni passo sembrava più doloroso.
“Ti voglio solo aiutare” aveva insistito il biondo. 
“Ti ho detto che sto bene!” gli aveva risposto duramente anche se la smorfia sul suo viso diceva tutto il contrario.
Aveva provato ad allungare il passo per allontanarsi velocemente da quel ragazzino, ma era caduto  nuovamente per terra.
Il biondino era accorso ad aiutarlo, ma Mika lo aveva respinto con una mano. 
“Perché non puoi lasciarmi in pace?! Non capisci che io sto meglio da solo?!” le lacrime erano tornate a pungergli gli occhi
“Nessuno sta meglio da solo, è solo una bugia che ci raccontiamo per non ammettere quanto la solitudine ci ferisca” aveva ribattuto argutamente il biondo e solo in quel momento Mika aveva smesso di provare ad allontanarlo. 
Il ragazzino si era avvicinato e lo aveva aiutato ad alzarsi.
Il braccio di Mika aveva circondato le sue spalle esili e per la prima volta dopo tanto tempo Mika non aveva avuto l'istinto di scappare.
“Ti porto a casa mia, poi potrai chiamare i tuoi genitori perché ti vengano a prendere dato che non puoi certo andare a casa da solo con la caviglia ridotta in quel modo”
“Ma non so nemmeno come ti chiami!” aveva provato a protestare, ma il biondino lo aveva guardato sorridendo
“Io sono Andreas, per gli amici Andy, e tu?”
“Michael, ma tu puoi chiamarmi Mika”.

I suoi genitori erano passati a prenderlo a casa di Andy per portarlo in ospedale solo dopo che suo padre era tornato dal lavoro, quindi Mika aveva speso il resto del pomeriggio con il biondino, felice come non si sentiva da tanto. 
La caviglia non aveva nulla di che, ma i dottori del pronto soccorso gli raccomandarono di stare fermo per qualche giorno ed  Andy aveva insistito molto per andarlo a trovare, promettendogli che quando fosse guarito gli avrebbe insegnato a salire su quell'albero.
E lo aveva fatto.
Quell'albero diventò il loro posto segreto, il posto dove potevano essere quello che volevano. 
Dal suo ramo Mika si mise ad osservare la casa che ancora apparteneva ai genitori del ragazzo.
Di sicuro Andy non si era ritrasferito da loro dopo che lui era scappato a Montreal, però Mika sperava che prima o poi sarebbe passato per quella porta.
Si era ben informato sui lavori che il biondo doveva svolgere in quel periodo, per questo aveva la certezza che in quel periodo si trovasse a Londra e non in Grecia, dove oramai passava la maggior parte dell'anno. 
Si mise le cuffiette e premette il pulsante play del Walkman ma non fece nemmeno in tempo a capire quale canzone fosse partita che una slanciata sagoma attraverso il vialetto della casa che stava osservando. Avrebbe riconosciuto quella figura ovunque.
Era andato in quel parco proprio sperando di vederlo, ma adesso che era lì, davanti a lui, adesso che doveva solo scendere da quell'albero per potersi trovare faccia a faccia con quello che era certo essere l'uomo della sua vita, non sapeva cosa fare. 
Non aveva il diritto di piombare a casa dei suoi genitori e distruggere quella vita che stava disperatamente cercando di ricostruire, eppure aveva un bisogno disperato di vederlo.
Eppure poteva mettere ancora una volta i suoi bisogni di fronte a quelli della persona che amava di più? 
Andy era entrato in casa da tempo quando Mika si decise a scendere dall'albero.
Si avvicinò alla casa e aspettò pazientemente che uscisse. 
Dopo un tempo che gli parve infinito finalmente la figura del biondo riapparve.
Mika lo seguì silenziosamente fino a che non lo vide entrare in un altro palazzo, sicuramente quello dove abitava.
Aspettò che fosse entrato e, senza farsi notare lo seguì per le scale.
Andy doveva essersi accorto di qualcosa perché si girò a controllare che non ci fosse nessuno, ma Mika fu molto veloce a nascondersi.
Il biondo aprì quindi la porta ed entrò in quella che ora era casa sua mentre il riccio lo osservava di nascosto.
Qualche lacrima gli solcava il volto mentre cominciava ad incamminarsi verso casa di sua madre.

Nota: Alla fine sono riuscita a pubblicare prima del previsto(ma non ci fate troppo l'abitudine), anche se è un capitolo molto corto.
Questa scena però doveva essere per forza isolata dalla prossima e presto capirete il perchè.
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio chiunque abbia perso anche solo 5 minuti per leggere o recensire questa storia e......
Niente, ci vediamo al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 3
*** Casa Penniman ***


Dopo aver camminato in silenzio per qualche kilometro, ignorando la musica che continuava a uscite dalle sue cuffiette, finalmente raggiunse quella che per molti anni era stata anche casa sua. 
Dall'interno provenivano voci abbastanza gioiose. 
Sapeva che Paloma era stata da poco dimessa e che sua madre l'aveva costretta a passare qualche settimana da lei per essere sicura che tutto andasse bene. 
Di certo erano le loro risate quelle che il riccio poteva sentire in quel momento; dopotutto con nessuno dei suoi figli Joannie era mai andata d'accordo come con Paloma, forse perché era la più grande. 
Mika ispirò profondamente e bussò alla porta. 
Nessuno arrivò quindi dovette bussare una seconda volta, con più forza.
 Ad aprirgli venne sua sorella Zuleika, cosa che gli fece subito comprendere che avrebbe dovuto affrontare tutta la famiglia al completo.
Da quando la sua sorellina si era trasferita era quasi impossibile trovarla a casa dei genitori, quindi quando  passava in pochi secondi tutta la famiglia si catapultava a salutarla, anche Fortunè, che solitamente non restava mai più di qualche minuto a meno che non fosse un'occasione veramente speciale.
Fort e Zuleika erano sempre stati molto legati, forse perché erano i più piccoli, un po'come Mika e Yasmine, il cui legame però era stato rafforzato moltissimo dal dover lavorare insieme. 
-Mika? Sei proprio tu?-sussurrò sua sorella incredula. 
-Sono proprio io. Sono tornato-
La ragazza gli saltò al collo e il riccio poté accorgersi che qualche lacrima le aveva rigato il volto.
-Mi sei mancato fratellone-gli mormorò infine in un orecchio non dimostrando alcuna intenzione di lasciarlo andare. 
-Zuleika chi è alla porta?-urlò Joannie dall'altra parte della casa. 
-è Mika mamma. È tornato!-
Questa frase fu subito seguita da dei passi frenetici che preannunciavano l'arrivo della donna alla porta. 
Quando finalmente si ritrovò faccia a faccia con suo figlio rimase immobile a guardarlo per qualche secondo, come per sincerarsi che fosse veramente lui. 
Quando fu sicura che quello davanti a lei era davvero il suo Mika non esitò un istante a avvolgerlo con le sue ampie braccia. 
Appena si separarono lo squadrò nuovamente per assicurarsi che fosse in perfetta salute e, una volta accertatasi che non ci fosse nulla che non andava nel suo ragazzo, gli mollò un sonoro schiaffo che riecheggiò per tutta casa. 
-Michael Holbrook Penniman Junior, ti pare il modo di comportarsi?!!
 Sparire per mesi senza dire niente a nessuno mentre tua sorella è in bilico tra la vita e la morte!!
Avevamo già abbastanza preoccupazioni ma tu no, non eri contento, dovevi anche farci disperare perché non si sapeva dove diavolo fossi finito!!
Ma cosa ti dice la testa?!! –
-Mamma, non essere così dura!
Sono sicura che ha passato un periodaccio anche lui e che quella gli sembrava l'unica soluzione-provò ad intervenire diplomaticamente Paloma che li aveva raggiunti nell'atrio.
Quando Mika la vide, che gli sorrideva appoggiata allo stipite della porta, si dimenticò di tutto il resto, persino di sua madre che continuava ad urlargli contro a due centimetri dal suo orecchio. 
Paloma era lì e sembrava stare bene.
Paloma non era così furiosa con lui come avrebbe avuto tutto il diritto di essere. 
Paloma non aveva smesso di volergli bene. 
Poco tempo dopo essere partito si era reso conto del torto che aveva fatto alla persona che, quando era piccolo, si era sempre preoccupata per lui, quella che aveva cercato di salvarlo dalle persecuzioni a scuola e che lo aveva curato ogni volta che era stato male e che tutt'ora era dentro stata disposta a dargli un mano in qualsiasi cosa.
Paloma lo aveva aiutato a stare meglio, a uscire dal  casini che aveva combinato ed a evitare quelli che stava per combinare e l'unica volta che lei aveva avuto bisogno di lui, lui se ne era andato abbandonandola. 
Aveva tutto il diritto di essere furiosa con lui, invece sembrava una delle poche persone che era disposta a passare sopra alla sua fuga precipitosa.
-Rimane il fatto che è stata una pessima scelta. Ma comunque sono contenta che tu sia tornato-disse infine sua madre prima di esortarli a spostarsi tutti nuovamente in salone. 
Mika e Paloma rimasero leggermente indietro ed il ragazzo ne approfittò per poterle parlare prima di essere assalito dal resto della famiglia. 
-Senti, hai ragione, è stato un periodaccio per me, ma questo non giustifica quello che ho fatto, soprattutto quello che ho fatto a te-
-Non essere così duro con te stesso, penso che tu abbia sofferto abbastanza da espiare tutte le tue colpe.
In più non credo sia stato un gesto così crudele, non nei miei confronti. Saperti lontano mi ha dato la spinta che mi serviva per combattere con abbastanza forza da riprendermi molto più in fretta di quanto anche i medici più ottimisti avevano osato sperare. Potremmo quasi dire che mi hai fatto un favore-gli rispose lei con un sorriso quasi materno.
Subito Mika si sentì sollevato: almeno non aveva ferito sua sorella che invece era lì pronta ad accoglierlo a braccia aperte.
 -Vorrei che tutti la pensassero come te-
-Suppongo che Andy non abbia preso tanto bene il tuo ritorno-
Mika non le rispose ma abbassò lo sguardo per fissare intensamente la punta bianca delle sue converse ormai sfasciate, cosa molto strana per lui che andava in giro nel modo più impeccabile possibile anche se secondo il suo particolarissimo gusto personale. 
-Ancora non lo sa?! 
Mi vuoi davvero far credere che sei riuscito a tornare a Londra e non aver avuto l'istinto di correre da lui? Mi stupisci fratellino, sinceramente pensavo fossi tornata per lui-
-Non ti sei sbagliata-
-Però non sei andato da lui-
-Le cose non sono così semplici-
-Quindi l'hai visto? - il ragazzo annuì. 
-Credo di cominciare a capire. Tu sei andato da lui ma non ti sei fatto vedere. 
Perché? -
-Io amo Andy, lui è l'uomo della mia vita, non potrebbe essere altrimenti.
Non ci sarebbe nulla che vorrei di più di poter sentire ancora il suo odore, toccare la sua pelle, anche solo stargli vicino. E la tentazione di pararmi davanti a lui questa mattina è stata forte, ma poi ho pensato che forse dovrei smettere di rovinargli la vita.
Andy ha sempre fatto tantissimo per me, ha rinunciato  molto e mi ha dato ancora di più ed in cambio cosa gli ho dato? I capricci di un ragazzino nel corpo di un adulto che hanno portato ad una fuga irrazionale.
Gli ho procurato così tanto dolore e non contento l'ho abbandonato.
Sicuramente adesso starà cercando di ricostruirsi una vita con i pezzi che ho lasciato alle spalle e non sono sicuro di avere il diritto di rovinargli nuovamente l’esistenza-
-Se la pensi così forse non dovresti tornare da lui. Però vorrei che tu sapessi che se le cose stessero davvero così la vostra relazione non sarebbe durata così tanto.
Andy non è tipo che avrebbe continuato qualcosa in cui non credeva e lui credeva in voi.
La vostra non è mai stata una relazione semplice, ma ciò non vuol dire che abbiate passato solo brutti momenti, anzi. Io vi ho sempre visti felici quando eravate insieme, lui era l'unico che riusciva a farti dimenticare le tue preoccupazioni e ti posso assicurare che lo stesso valeva per lui-
-Quindi tu dici che dovrei tornare da lui?-
-Io dico che, se tu lo ami davvero, se tu pensi di aver sbagliato e sei davvero pentito,  dovresti andare da lui e dirglielo, poi sarà lui a decidere se può perdonarti o meno e soprattutto sarà lui a decidere se vuole correre il rischio e riprovare a stare con te. 
Penso che dovresti fare almeno un tentativo anche se non sarà facile.
Se non lo facessi non te lo perdoneresti mai.
Mika, io non credo che nessuno di voi due può essere veramente felice senza l’altro, è sempre stato così.-
Il riccio annuì in silenzio. 
-Odio dovertelo dire, ma credo dovremmo andare di là dagli altri.
Ti sentì pronto ad affrontare tutta la famiglia?-
-Se dicessi di no avrebbe importanza?-
- Sinceramente non credo-rispose sua sorella ridendo e spingendolo verso il salotto. 
Entrato nella stanza trovò Yasmine intenta ad aiutare Fortunè con un qualche progetto che lui non riusciva a capire. 
Malgrado avesse deciso di fare il panettiere suo fratello non aveva smesso di studiare architettura, sua passione sin da quando, da bambini, giocavano insieme con le costruzioni. 
Suo padre sembrava non essere in casa.
Una persona in meno da affrontare quel giorno, magra consolazione in quanto quello che aveva più paura di affrontare in quel momento era suo fratello e lui era seduto proprio davanti a lui. 
Fortunè era stato l'unico ad ereditare gli sguardi duri del padre, forse perché tra di loro era il meno incline a perdonare subito.
Il ragazzo alzò gli occhi e Mika si ritrovò ad osservare una copia esatta di se stesso ma con un espressione così furiosa come lui non ne aveva mai viste. 
O forse dire furiosa era un errore. 
Fortunè non era semplicemente arrabbiato con lui, questo lo avrebbe potuto sopportare; no, lui era deluso e ferito più di chiunque altro in quella stanza, cosa molto strana dato che, per quanto si volessero bene non era raro che i due fratelli non si vedessero per moltissimo tempo. 
Forse era per quello che si erano detti durante la loro ultima telefonata, ma Mika sospettava ci fosse qualcosa di più sotto.
-Il figliol prodigo si è degnato di tornare a casa-borbottò acidamente il più piccolo prima di ritornare a dedicarsi a quello che stava facendo. 
Quella frase lasciò tutti esterrefatti, persino sua madre che era stata della stessa idea fino a qualche istante prima. 
-Ti sembra questo il modo di dare il bentornato a tuo fratello maggiore?-lo sgridò subito la donna, ma il ragazzo non si scusò. 
-E chi ha detto che volevo dargli il bentornato? Per quanto mi riguarda può benissimo tornare dove stava-
Mika non osò rispondere anche se si sentì profondamente ferito da quelle parole. 
Quando erano bambini Fortunè  era quello che cercava sempre di fargli dimenticare i suoi problemi facendolo distrarre con qualcuno dei suoi giochi o chiedendogli una mano per uno dei suoi progetti.
Non aveva mai messo bocca sulle sue scelte e le aveva sempre accettate senza dire nemmeno una parola.
Ora invece non voleva nemmeno sapere cosa lo aveva spinto a fare quello che aveva fatto.
Per lui era colpevole senza possibilità di perdono. 
-Non so cosa ti prenda oggi ma vorrei che ti comportassi civilmente-insistette a madre. 
-Civilmente dici tu eh? Come ha fatto il tuo amato Mika quando è scappato da tutto e da tutti e ci ha lasciato a preoccuparci, non solo per Paloma in bilico tra la vita è la morte, ma anche per lui, scomparso nel nulla per mesi.
Civilmente come mi ha aggredito quando finalmente ha deciso di rispondere alle mie chiamate?-
-Nessuno dice che si è comportato bene e che ciò non abbia provocato dolore a nessuno ma non possiamo provare a lasciarci tutto alle spalle? -
Il tono di Joannie adesso era diverso, si sarebbe quasi potuto dire supplicante.
-Mamma ti voglio bene, ma ci sono ferite troppo dolorose da curare-
La donna non sapeva come rispondere a questa affermazione così Mika pensò che fosse giunto il suo momento di intervenire in quella conversazione.
-Fort, lasciami almeno provare! Farò qualsiasi cosa per dimostrarti che ho perfettamente compreso i miei errori e non li ripeterò mai più-
-Oh, su questo puoi giurarci. Dubito che Andy ti darà mai una seconda possibilità-
-Cosa c'entra lui ora?!-la voce del cantante si fece più dura e le sue braccia si irrigidirono mentre contraeva la mascella. 
Suo fratello rise sardonicamente. 
-Cosa c'entra? Me lo stai veramente chiedendo? Chi pensi sia rimasto più ferito dalla tua fuga?-
-Questi non sono affari che ti riguardano!-
-Dici? Strano perché a me sembrava mi riguardassero quando sono andato da Andy per vedere come stava e lui si è rifiutato di farmi entrare perché diceva che era troppo uguale a te.
Quando mi ha detto che sapeva che io non avevo nulla a che fare con tutto questo e gli dispiaceva dover tagliare i ponti con me in questa maniera, ma aveva bisogno di provare a ricostruire la sua vita e non poteva riuscirci avendo come amico una fotocopia dell'uomo che lo aveva fatto così tanto soffrire.
"Ogni volta che ti guardo vedo tuo fratello e fa troppo male" sono state le ultime parole che mi ha detto. 
Tu pensi che tutto questo riguardi solo te, ma dal momento in cui lo hai portato in questa casa lui è diventato parte della famiglia.
Siete stati insieme per così tanto tempo che non posso non considerarlo mio fratello e ora, grazie alla tua idiozia ed al tuo egocentrismo,  l'ho perso. 
Non mi interessa se non ti vuole più parlare, te lo meriti, ma io non c'entravo nulla eppure sono costretto a pagarne le conseguenze.
Quindi no, non voglio darti nessuna possibilità, voglio solo avere mio fratello indietro, fino ad allora per me puoi anche ritornare da dove sei venuto-
Osservando attentamente il volto del ragazzo, Mika riuscì a scorgere un lacrima solitaria solcargli una guancia.
Yasmine abbracciò il più piccolo rivolgendo all’altro fratello uno sguardo dispiaciuto.
Il riccio non aveva mai guardato le cose da questo punto di vista ma Fortunè aveva ragione.
Lui aveva sempre pensato che la sua relazione con Andy fosse una cosa solo tra loro due, ma ora si rendeva conto che, portandolo in quella casa, aveva coinvolto tutti i membri della famiglia in quella storia. 
Quando si era messo con il biondo Fort era ancor un bambino e aveva subito eletto il greco a suo eroe personale; loro due erano sempre stati molto legati e Mika non avrebbe mai pensato che un giorno Andy avrebbe potuto sbattere la porta in faccia al ragazzo solo per colpa sua. 
Si sentì ancora peggio e decise che, se non fosse riuscito a farsi perdonare d Andy, almeno avrebbe dovuto convincerlo a riallacciare i rapporti con Fortunè. 
Suo fratello aveva sofferto già abbastanza e questo glie lo doveva. 
Consapevole della tensione che aleggiava nella stanza Mika non rimase a lungo, ma se ne andò il prima possibile, rifiutando l'invito a cena di sua madre, cosa che non aveva mai fatto.
Uscito dal portone decise che non ci sarebbe rientrato finché non fosse riuscito a sistemare le cose.
Si allontanò da casa di sua madre senza sapere esattamente dove andare.
Il suo appartamento gli ricordava troppo il tempo felice che aveva trascorso con Andy, ma anche tutti gli errori che lui aveva fatto e che il biondo gli aveva sempre perdonato.
Non sarebbe riuscito a sopportare di passare un'altra notte lì.
Era quasi ora di cena ma lui non se ne accorse mentre camminava incessantemente senza meta.
Solo quando i suoi piedi furono troppo stanchi per andare avanti si rese conto dell'orario. 
Era passata mezzanotte quando finalmente si decise a lasciarsi cadere su una panchina nello stesso parco in cui si trovava quella mattina. 
Non se ne era nemmeno accorto ma il suo inconscio lo aveva portato nel posto che più di tutti gli ricordava la loro storia.
Avrebbe dovuto provare il desiderio di scappare da lì, ma invece gli sembrava il luogo giusto in cui essere in quel momento. 
I suoi occhi si stavano chiudendo lentamente e lui non oppose resistenza.
Si sdraiò sulla panchina e si raggomitolo su se stesso. 
Se Andy lo avesse visto in quel momento si sarebbe davvero preoccupato e lo avrebbe portato a casa sua. 
Per un attimo sperò che il ragazzo passasse di lì e lo vedesse.
Se fosse successo Mika era sicuro che il biondo non avrebbe esitato un secondo a mettere da parte tutta la sua rabbia e la sua amarezza pur di assicurarsi che lui stesse bene.
Era già successo un'altra volta, in quello stesso parco.
Il riccio lo ricordava bene. 
Era stato uno dei giorni più brutti che poteva ricordare, ma che al contempo conservava come una dolce memoria. 
In quel periodo tutto nella sua vita sembrava andare per il meglio: qualcuno aveva finalmente deciso di produrre il suo disco e le vendite stavano andando alla grande, così come l'organizzazione del tour che sarebbe partito da lì a poco e anche la sua vita sentimentale, malgrado i normali alti e bassi, sembrava essere meno problematica del solito. 
Quella sera era tornato tardi nell'appartamento di Londra che condivideva con Zack, il suo fidanzato da qualche tempo ormai, ed era stanchissimo. 
Solitamente a quell'ora il suo ragazzo dormiva e Mika, nuovo a questa storia della convivenza, amava passare qualche minuto a guardarlo dormire prima di mettersi a letto anche lui.
Quella notte però Zack lo aveva aspettato alzato.
Quando Mika lo aveva visto gli aveva sorriso raggiante ed era corso a salutarlo, ma l'altro lo aveva tenuto a distanza. 
"Come vanno i preparativi per il tour?" aveva domandato con un tono che aveva insospettito non poco il riccio.
"Bene, i membri del team sono già stati scelti, ora tocca solo sistemare alcuni dettagli e cominciare a provare tutti insieme"
"Un uccellino mi ha detto che sarai seguito anche da un cameraman"
"Si, ma non capisco.....  "
"Lo stesso uccellino mi ha detto che sarà Andreas"
"Beh, è un bravo..... "
"E che sei stato tu a proporlo".
Erano finalmente giunti al nocciolo del problema: Andy.
A Zack non era mai piaciuto il biondino e per questo aveva fatto in modo che lui è Mika si incontrassero il meno possibile.
Nell'anno e mezzo precedente i due si erano a malapena incrociati, ma, quando durante l'organizzazione del tour si era cominciato a cercare qualcuno che si occupasse delle riprese, il riccio non aveva potuto non pensare al suo amico.
Non aveva molto riflettuto sul fatto che, una volta scoperta la cosa, Zack sarebbe andato su tutte le furie. 
Quella volta però non gli importava.
Si trattava della sua carriera, del suo tour e lui voleva circondarsi dei migliori e Andy era il migliore nel suo campo, non lo avrebbe chiamato se non avesse pensato che fosse così. 
Aveva provato a spiegarlo a Zack, ma quello non voleva capire.
Era sempre stato convinto che tra i due amici ci fosse qualcosa di più e poco gli importava di tutto quello che il riccio aveva fatto per dimostrargli che le cose non stavano così. 
"Dì la verità: te lo stai portando in tour solo perché così te lo puoi scopare quanto ti pare approfittando della mia assenza!!"
"Ma cosa vai a pensare?! Lo sai che io amo solo te!"
"Un'altra cazzata del genere e giuro che ti sbatto al muro Mika"
"Ma è la verità, io non potrei mai andare con qualcuno che non sia tu! "
"Non mentirmi!”
"Ma io non ti sto mentendo! Questa è la verità! Io ti amo e.... "
"HO DETTO NON MENTIRMI!! " aveva urlato Zack sferrando un cazzotto alla parete davanti a lui.
"Non ti sto mentendo. Io ti amo, ti amo" aveva cominciato a mormorare il riccio piangendo.
"Fuori da questa casa" erano state le dure parole che avevano seguito il breve silenzio spezzato solo dai singhiozzi di Mika. 
"Io ti amo, ti amo" aveva continuato a mormorare il riccio, cercando disperatamente di avvicinarsi all'altro giovane. 
"Ho detto fuori da questa casa"
Mika era rimasto immobile dov'era.
"HO DETTO FUORI DA QUESTA CASA!! "
Solo a quel punto il riccio era scappato per giù per le scale
"E NON FARTI PIÙ VEDERE" erano state le parole che lo avevano seguito fino al portone del palazzo. 
Mika ricordava di aver corso per un tempo che gli era sembrato infinito fino a che non si era accasciato su una panchina di un parco.
L'orologio del suo telefono indicava le 5:30 del mattino.
 Non poteva di certo andare a casa dei suoi genitori a quell'ora e non aveva nessun altro posto in cui andare così aveva deciso che avrebbe passato la notte lì.
Si era sdraiato, ma non appena i suoi occhi avevano cominciato a chiudersi una mano gentile lo aveva riportato nel mondo reale. 
Era rimasto stupito nel vedere il volto di Andy a pochi centimetri dal suo e per qualche secondo aveva creduto di stare sognando.
"Mika, Mika, va tutto bene? "
"Tu sei.....vero? "
"Se sono vero? Certo, sono Andy, il tuo amico"
"Non puoi essere vero, sto sicuramente sognando altrimenti non si spiegherebbe perché dovresti essere in un parco deserto alle.... che ore sono? Le 6?"
"Quasi. Comunque ti ho visto dalla finestra di camera mia. Ricordi, abito proprio dall'altra parte della strada"
"Dall'altra parte del.... dove sono? "
Nella sua corsa senza metà Mika non si era accorto di aver raggiunto il loro parco "Mika, sei sicuro vada tutto bene? "
"Perché avresti dovuto vedermi? Non dormi a quest'ora? La gente normale dorme"
"Mi sono alzato presto per andare a correre"
"A correre, che cosa buffa. Perché uno dovrebbe voler correre se non per scappare da qualcosa?"
"Mika, mi dici cosa c'è che non va"
"Cosa c'è che non va? "
In quel momento il riccio aveva cominciato a ridere istericamente cosa che aveva preoccupato Andy.
"Hai bevuto? "
"No, ho solo avuto una giornata un po' pesante"
"Come mai stai dormendo su una panchina di un parco deserto alle 6 di mattina? Non dovresti essere a casa con Zack? Quando scoprirà che sei qui..... "
"Quando scoprirà che sono qui non farà proprio nulla dato che è stato lui a cacciarmi di casa dicendo di non tornare mai più"
"Mika mi dispiace! Non potevo pensare che..... comunque non importa.
Oggi resti a casa mia, non hai decisamente una bella c'era e se Joannie ti vedesse così Zack se la dovrebbe vedere con lei e questo non lo auguro a nessuno"
"Perché ti preoccupi per lui?
Zack è uno stronzo e ti ha sempre odiato"
"Lo so"
"E allora perché lo proteggi?"
"Perché tu lo ami e io..... "
Il biondo non aveva finito la frase è lì per lì Mika non ci aveva fatto caso, preso com'era dai suoi problemi. 
"Voi due siete proprio agli antipodi" aveva invece esclamato.
"Effettivamente siete anche ai lati opposti dell'alfabeto" aveva aggiunto ridendo quasi sguaiatamente. Prima che Andy fosse riuscito a capire il significato di quella frase il riccio era andato avanti con il suo discorso.
"Beh, puoi smetterla di preoccuparti per lui.
Io non voglio amare un tipo così"
"Mika, nessuno più di me vorrebbe che tu dimenticassi quel pezzo di merda di Zack, ma purtroppo l'amore non va a comando.
Datti almeno un po'di tempo per riuscire ad andare avanti. Nel frattempo io mi prenderò cura di te.
Questa notte/mattina stai da me. Puoi dormire fino a quando ti pare, i miei sono in viaggio quindi sono a casa da solo.
Puoi restare da me finché non ti riprendi da questa brutta storia e poi puoi tornare a casa dai tuoi"
"Non voglio tornare da loro"
"Allora comprati una casa che sia solo tua, con i soldi dell'album puoi farlo"
Mika aveva fatto un cenno affermativo con la testa e aveva lasciato che Andy lo guidasse fino a casa sua. 
"Perché non vieni a vivere con me Andy?
Nella casa che comprerò. Non posso vivere da solo"
"Stai delirando, sono sicuro te la caverai benissimo"
"Ma me la caverei meglio con te.
Sei uno dei pochi veri amici che ho e ci conoscono da quanto 7anni?"
"8 e mezzo"
"8 e mezzo e non mi hai ancora preso a bastonate.
È un segno del destino.
Vieni a vivere con me. Ci divertiremo"
"Sei troppo stanco Mika, ne riparliamo domani ok"
Il riccio aveva annuito e si era lasciato portare nella camera da letto dei genitori dove si era spogliato, rimanendo solo in boxer davanti allo sguardo imbarazzato di Andy.
Mika aveva riso.
"C'mon Andy, sembra che tu non abbia mai visto qualcuno in boxer!
Insomma, sei gay, proprio come me, e anche se non me lo hai mai detto apertamente, pensi che io non abbia capito che con quel tipo con cui stavi l'anno scorso, come si chiamava? "
"Mark"
"Ecco, pensi che io non abbia capito che tu e Mark siete andati a letto insieme?
È come se tu pensassi che io e Zack non abbiamo mai fatto sesso!"
"Mika, io ti voglio bene ma l'immagine di te che fai sesso con quella specie di scimmione è un po'oscena ed ora è stampata nel mia mente"
"Guarda che non era così male, anzi, ti posso assicurare che.... "
"MIKA!!"
"Ok, ok la smetto. Come sei suscettibile" aveva infine ceduto il cantante ridendo.
Anche Andy aveva cominciato a ridere e per qualche secondo entrambi si erano sentiti felici sentendo che, nonostante tutto, in fondo quella sera si erano ritrovati.
"Credo che adesso dovresti dormire un po' mentre io vado a correre" aveva detto infine Andy uscendo dalla porta, ma Mika lo aveva fermato. 
"Non... non andare, ti prego. Resta qui con me, solo per poco”
Lo aveva detto con un tono di voce quasi disperato ed uno sguardo da cucciolo ferito a cui il biondo non era riuscito a dire di no
"Solo finché non ti addormenti"
"Va bene"
Si erano entrambi sdraiati nel grande letto matrimoniale, l'uno con gli occhi persi in quelli dell'altro.
Andy aveva guardato l'amico addormentarsi piano piano, mentre con le mani stringeva le lenzuola accanto a lui. 
Si erano svegliati insieme nel primo pomeriggio e, malgrado la storia più importante della sua vita era appena finita nel peggiore dei modi, quel giorno Mika si era sentito bene.
Aveva come la sensazione che qualcosa di ancor migliore stesse per arrivare. 
Avrebbe solo voluto che la stessa sensazione lo assalisse in quel momento. 
-Se solo non fossi lo stupido egoista egocentrico che sono-sussurrò alla luna prima di addormentarsi.


Nota: Sto quasi riuscendo ad essere regolare nel postare i capitoli! Mi stupisco di me stessa.
Scherzi a parte, ringrazio di cuore  chi ha recensito o anche solo letto i capitoli precedenti perchè per me il vostro giudizio è veramente fondamentale.
Questo capitolo è un po' assurdo, lo so, ma la scena con Fortunè per me era davvero importante perchè troppo spesso la gente si dimentica che non sono solo le persone direttamente coinvolte in una relazione a soffrire quando questa finisce male.
Potremmo dire che quella scena è stata un po' un mio sfogo emotivo, quindi vi prego di perdonarmi se non vi sembra adatta.
Ditemi cosa ne pensate.

 

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Capitolo 4
*** Andy ***


Si svegliò per il freddo. 
Non aveva mai propriamente passato una notte all'aperto e quindi non sapeva che a Londra, la mattina presto l'aria si faceva gelata. 
Non guardò che ora fosse.
Non gli interessava, come non gli interessava quanti giorni fossero passati da quando era atterrato nella piovosa cittadina. 
Essere ad un passo da Andy ma non poter allungare a sua mano per toccarlo gli faceva sembrare infinito ogni secondo. 
Non poteva sopportare questa situazione un istante di più, così decise che quel giorno sarebbe andato a parlargli. 
Non sapendo se il ragazzo si fosse già svegliato Mika preferì  aspettare il pomeriggio per andare a casa sua e nel frattempo, per ingannare il tempo decise di recarsi nuovamente al loro albero. 
Il vecchio Walkman era ancora nella sua tasca e solo quando fu arrivato sul ramo più alto si rese conto che quella che stava ascoltando era una vecchia cassetta che Andy aveva registrato quando erano ragazzi. 
Un giorno il biondo si era recato a casa Penniman per fare compagnia a Mika che in quel periodo stava poco bene, ma appena entrato si era ritrovato addosso le sorelle di quest'ultimo che imploravano il suo aiuto. 
Dai loro racconti il greco era riuscito a capire che, da quando era stato costretto a rimanere a casa, il riccio aveva messo a ripetizione alcuni vecchi album e le ragazze non ce la facevano più. 
Il giorno dopo Andy era tornato con quello stesso Walkman che Mika ora teneva in mano, al cui interno aveva inserito una cassetta fatta da lui. 
"Questa è stata fatta apposta per te" lo aveva avvertito sorridendo.
"Quindi farai meglio a non perdertela"
"Io non perdo le cose!"aveva protestato l’amico mettendo il muso.
Andy lo aveva squadrato ed entrambi si erano messi a ridere.
"Ok, hai vinto. Farò attenzione.  Che musica ci hai messo dentro?"
"Ascolta e vedrai" aveva risposto il biondo scappando subito via con la scusa dell'essere in ritardo alle lezioni di nemmeno-lui-sapeva-cosa.
Nella cassetta Mika aveva poi scoperto esserci delle sue canzoni.
Andy doveva averlo ripreso mentre glie le cantava e poi aveva successivamente estrapolato l'audio dal filmato.
Con questa roba lui era un genio.
Si potevano persino sentire le loro risate e la voce del greco che, timidamente, seguiva quella dell'amico attento a non sbagliare nemmeno una nota nel tentativo di non farsi notare.
Andy aveva una bella voce, Mika se l'era quasi scordato. 
Rimase su quell'albero per un bel po',scribacchiando di quando in quando qualcosa sul suo fido quadernino ormai tutto spiegazzato.
Quando il sole cominciò a calare il riccio si decise a scendere per andare ad affrontare la persona per cui era realmente tornato.
Malgrado la sua totale mancanza di orientamento non ebbe problemi a ritrovare il portone in cui il greco era entrato il giorno prima e la fortuna sembrò volerlo assistere davvero in quanto qualcuno lo aveva lasciato aperto, permettendo a  Mika di salire direttamente al piano che gli interessava. 
Di sicuro se avesse dovuto citofonare avrebbe dovuto passare un’altra notte all’addiaccio prima che Andy si convincesse anche solo a farlo salire fino al pianerottolo.
Rimase qualche istante davanti al campanello prima di suonarlo e attendere pazientemente che il padrone di casa gli venisse ad aprire.
-Chi è?-
Era tanto che non sentiva la voce di Andy e quelle poche parole lo paralizzarono.
-Chi è?!-insistette il biondo dall'altro lato della porta. 
-Insomma volete rispondere?!-sbottò infine il greco aprendo per vedere chi si stesse divertendo a prenderlo in giro. 
Quando realizzò chi aveva davanti spalancò gli occhi senza dire una parola.
Il silenzio avvolse i due ragazzi fino a che Andy non riuscì finalmente a biascicare il nome del cantante.
-Mika-
-Andy-sussurrò quello mentre gli occhi gli si illuminavano. 
Non aveva più sperato di sentire quelle labbra pronunciare il suo nome. 
-Che ci fai qui?-
Il tono del biondo si fece repentinamente più duro appena si accorse che quello non era assolutamente un miraggio e che il giovane davanti a lui erano in perfetta salute.
Questo ricordò a Mika che aveva ancora un bel po' da faticare se voleva poter anche solo sfiorare di nuovo quello che era per anni stato il suo ragazzo. 
-Andy, sono venuto qui per chiarire e chiederti scusa-
-Beh, allora mi dispiace ma sei nel posto sbagliato, sono stufo delle tue scuse Michael, con te ho chiuso-
Sentire Andy chiamarlo con il suo vero nome lo ferì, ma cercò di non darlo a vedere. 
-Dammi solo qualche minuto, poi se vorrai potrai sbattermi la porta in faccia-
Andy era sempre stato un tipo ragionevole, intenzionato a valutare la situazione prima di giudicare, quindi Mika era fiducioso di poter ottenere almeno qualche secondo almeno per chiedergli perdono.  
-Non ho intenzione di aspettare-fu invece la risposta dura che ricevette dal ragazzo che velocemente si chiuse la porta alle spalle lasciandolo sul pianerottolo.
-Non mi interessa cosa pensi di me, io resterò qua finché non ti deciderai ad ascoltarmi- replicò  testardamente il riccio.
-Allora spero tu abbia molto tempo da perdere-rispose seccamente l'altro, mentre il silenzio calava di nuovo. 
Mika si sedette per terra con la schiena appoggiata alla porta dell'appartamento, intenzionato davvero a non muoversi fino a che il biondo non gli avesse dato la possibilità di spiegarsi.
E, mentre dal vecchio Walkman si potevano ora sentire le risate gioiose di due adolescenti, con la testa tra le mani Mika piangeva.

Probabilmente si addormentò senza nemmeno rendersene conto perché non si accorse delle innumerevoli chiamate delle sue sorelle, preoccupate perché non riuscivano a trovarlo.
L'unico rumore che riuscì a risvegliarlo fu quello lieve della porta che si socchiudeva. 
Per qualche secondo non disse nulla, preferendo osservare segretamente il volto di Andy, che sembrava guardarlo con dolcezza.
Non era la prima volta che lo faceva.
Il biondo aveva questo vizio di guardarlo dormire, quando gli aveva chiesto il perché gli aveva detto che lo rilassava. 
In quel momento il greco sembrava tornato quello di un tempo, non era il ragazzo furioso di qualche ora prima. 
-Dovresti rispondere al telefono ogni tanto-disse finalmente Andy costringendo Mika ad aprire gli occhi.
-Saranno sicuramente le mie sorelle che vorranno sapere dove sono finito, nulla di importante-
-É proprio questo modo di ragionare che ti ha portato ad incasinare la tua vita è quella degli altri.-
-Posso spiegarmi-
-Ti ho già detto che non mi interessa-rispose il greco, questa volta con un tono molto più calmo. 
-Torna a casa Mika, non fare preoccupare la tua famiglia più di quanto tu non abbia già fatto-
-Non posso andare via senza aver parlato con te-
-Sei testardo, ma questa volta non posso dartela vinta. Torna a casa.-
Andy stava per chiudere nuovamente la porta ma Mika glielo impedì.
-Non posso, non capisci? Non posso!-
Le lacrime gli aveva invaso gli occhi ancora rossi dal pianto di prima e le ginocchia cominciavano a cedere.
Si aggrappò alla maniglia della porta.
-Non posso, non posso-continuò imperterrito mentre le gambe smettevano di sorreggerlo.
-Non posso, non posso-cominciò a ripetere, accasciandosi sempre di più per terra. 
Avrebbe voluto rialzarsi ma il suo corpo non voleva obbedirgli è ciò non poteva che frustrarlo ancora di più. Oramai non aveva più controllo su nulla e le lacrime scorrevano come un fiume in piena offuscandogli la vista.
Quando Andy si rese conto che quella non poteva essere una messinscena si precipitò ad aiutare il riccio, prendendolo tra le sue braccia un secondo prima che svenisse.

Nota:questo capitolo è minuscolo e me ne scuso, ma mi farò perdonare con quello della prossima settimana.
Ringrazio come al solito chiunque abbia recensito o anche solo letto e spero che mi diciate cosa ne pensate perchè ne ho davvero bisogno.

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Capitolo 5
*** Andy pt.2 ***


-Mika, Mika-la voce preoccupata di Andy lo riportò alla realtà. 
Erano entrambi sdraiati per terra dato che il biondo non era decisamente in grado di caricarselo di peso e portarlo sul letto. 
Quando vide che il riccio aveva aperto gli occhi il suo sguardo si rasserenò.
-Va tutto bene? –
-Eh? Io... si, credo. -
-Certo che potevi trovare un modo migliore per costringermi a farti entrare-provò a scherzare il ragazzo.
Anche Mika provò ad accennare un sorriso, che però non gli venne troppo bene. 
-Suppongo non mi dirai cosa ti è preso-
Il riccio non rispose
-Dovresti tornare a casa ora. Ho chiamato Yasmine, appena si libera un secondo ti viene a prendere. Non mi sembrava il caso di farti tornare a casa da solo-
-Non c'è n'era bisogno, sto benissimo-biascicò il cantante provando ad alzarsi e cadendo rovinosamente per terra.
-Questo mi ricorda qualcosa-mormorò Andy, attirando su di sé  gli occhi nocciola dell'altro. 
Non si era dimenticato. 
-Mi farai parlare ora?-provò ad azzardare.
Magari se ancora ricordava il loro primo incontro, forse aveva anche lui voglia di mettere apposto le cose. 
-Mika....Non vorrei..... -provò a rispondere, ma le parole sembravano non voler uscire dalle sue labbra.
Mai come in quel momento Mika aveva provato un così forte desiderio di baciarlo.
-Non posso permettermi di farti entrare ancora una volta nella mia vita-
-Non ti sto chiedendo questo, non lo potrei mai chiedertelo dopo quello che ti ho fatto. Ti chiedo la possibilità  di spiegarmi e poi potrai continuare a vivere come se non mi avessi mai conosciuto-
-Non essere stupido, non potrei mai cancellare tutti gli anni che ho passato con te, nel bene e nel male-
Negli occhi del ragazzo sembrava esserci ancora una scintilla d'amore che indusse Mika a sperare che un giorno Andy potesse perdonarlo, anche se era perfettamente conscio che nulla sarebbe mai stato come prima. 
-Voglio solo avere la possibilità di parlarti-
Il biondo sembrò pensarci su per poi accennare ad una specie di sorriso. 
-Ok, a patto che tu mi dica cosa c'è che non va-
-Io.....sinceramente non lo so.-
Andy sembrò poco convinto della risposta è si avvicinò per toccargli la fronte, scoprendo che scottava. 
-Sei bollente!! Come hai fatto a non accorgertene?! –
-Io... non lo so-
Il biondo sospirò.
-Adesso ci penso io a te finché non arriva tua sorella.
Cominciamo con il preparare qualcosa di sano da mangiare. Scommetto che negli ultimi giorni ti sei rimpinzato solo di schifezze-
-In realtà non ricordo quando è stata l'ultima volta che ho mangiato.
Sicuramente ero a Montreal, ma non riesco a ricordare che giorno fosse-rispose il cantante sovrappensiero, cercando di ricordare quale fosse stato il suo ultimo pasto. 
-Mika, da quanto sei arrivato a Londra?-
-Non saprei, ho perso il conto dei giorni da tempo-
Solo allora Andy si fermò ad osservare quello che un tempo era il suo compagno.
Era stato così concentrato sul rimanere arrabbiato con lui che non si era accorto della barba incolta che gli era cresciuta, del volto smunto o della camicia ormai logora
-Ti sei lavato questa mattina?-
-Non... non credo. Penso di essermi addormentato su una panchina del parco ma poi mi sono svegliato perché faceva freddo-
I pensieri del ricci si facevano sempre più confusi e le immagini degli ultimi giorni si sovrapponevano impedendogli di mettere ordine nella sua mente. 
-Ricordo solo di averti visto uscire da casa dei tuoi genitori.
Non mi ricordavo che fossi così bello.
 Avevo bisogno di parlarti ma pensavo che tu non avresti voluto così sono rimasto a guardarti e ti ho seguito fino a qui e poi.... credo di essere andato da mia madre e di aver litigato con Fortunè. 
Manchi anche a lui-
Quelle parole colpirono profondamente il biondo.
Aveva solo voluto provare a dimenticare Mika, a proteggersi da nuove sofferenze e non si era accorto del dolore che aveva procurato a qualcun'altro.
-Mi dispiace-
-Lui non c'entra nulla in questa storia quindi, anche se dovessi decidere di non volermi mai più vedere, per favore non lo escludere dalla tua vita.
Anche se è cresciuto, in fondo è solo un ragazzino e tu sei ancora il suo eroe-
Andy annuì mentre, dopo aver aiutato Mika a sedersi su una sedia della cucina, gli portava un piatto di zuppa calda. 
Il riccio mangio in silenzio sotto lo sguardo vigile del biondo che voleva essere certo che non lasciasse nemmeno un cucchiaio.
-Certo che non sei proprio in grado di prenderti cura di te stesso da solo-disse ad un certo punto il greco ridendo. 
Mika si fermò a guardarlo, gli mancavano tutte quelle sue piccole espressioni che lo facevano sorridere anche nelle giornate più buie. 
-Mi trovi perfettamente d'accordo, per questo quando mi sono trasferito dopo la storia con Zack, ti ho chiesto di venire a vivere con me-
-Ed io che credevo fosse perché volessi portarmi a letto-rispose scherzosamente il greco.
-Non era quello a cui pensavo quando te l'ho proposto, ma c'era troppa attrazione tra di noi per resistere alla tentazione.
Tu piuttosto ammetti che di essere venuto solo perché volevi approfittare del mio momento di debolezza emotiva-
-Io volevo aiutare un amico-
-E di solito vai a letto con gli amici che vuoi aiutare?-
Andy scoppiò in un fragorosa risata come non gli capitava da tempo.
-Quello è stato un errore di percorso.
Se ben ricordi io non volevo-
-Oh si, ora ricordo!
Ma non ti sei opposto più di tanto, ti sei limitato a borbottare qualcosa sul fatto che non eri  certo fosse il caso o il momento, ma poi hai rinunciato e hai ceduto, un po’ come se fosse la tua prima volta e non riuscissi a capire se quella fosse veramente l’occasione giusta per perdere la verginità-
Il biondo arrossì violentemente, ma Mika non se ne accorse e continuò a parlare. 
-Mi chiedo se tu abbia fatto lo stesso con Mark-
-Io.... Io..... non ho mai.... mai....insomma io e Mark non siamo mai.... insomma, noi non abbiamo mai..... Io.... -
Mika alzò il volto per fissare i suoi occhi in quelli del ragazzo cercando di decifrare quello che voleva dire ma che non riusciva ad esprimere.
Andy prese un profondo respiro.
-Io e Mark ci siamo lasciati proprio per questo.
Lui non voleva forzarmi a fare nulla, però voleva poter portare la nostra relazione ad un livello superiore.
Quando  si era reso conto che non sarebbe mai stato possibile ha preferito lasciarmi andare sapendo che con lui non sarei mai riuscito ad essere pienamente felice-
-Perché?-
-Perché? Pensavo lo avessi capito da anni ormai.
Io ero innamorato di te.
Lo sono sempre stato, dal primo giorno in cui ci siamo incontrati, ma per te ero solo un amico quindi avevo provato ad andare avanti. Con scarso successo.
Quella sera, quando abbiamo inaugurato la casa...... quella è stata la mia prima volta-riuscì finalmente a mormorare il biondo facendo attenzione ad evitare lo sguardo del riccio mentre parlava. 
-Io non.... non pensavo che..... se fosse così non avrei mai.... non saremmo mai.... si, insomma, finiti a letto insieme. Non che io me ne penta, è stata una delle più belle serate della mia vita, ma non avrei mai permesso che.....-
-Che io sprecassi la mia verginità per quella che per te era solo il divertimento di una notte, per qualcosa di non serio? Sai perché te l'ho lasciato fare? Sai perché non mi importava di perdere la mia verginità in quel modo? 
Per te quella sera, e tutte quelle a venire fino a che non abbiamo deciso di definire il nostro rapporto, non erano niente di speciale.
A te non sarebbe importato se al posto mio ci fosse stato un altro, ma a me importava.
Non avrei potuto sopportare di vederti finire con un altro stronzo, in più quella era la mia unica occasione per poter stare con te nel modo che desideravo da anni.
Ero disposto a perdere la mia verginità con te perché era quello che avevo sempre desiderato, anche se non in quel modo.
Anche se per te era solo un altro modo per provare a dimenticare Zack.
C'è chi non smette mai di aspettare la persona giusta, e tu eri la persona giusta per ne anche se in quel momento io non lo ero per te.
Ho semplicemente pensato che probabilmente non sarei mai stato io la persona che tu avresti voluto aspettare, quella che avresti voluto al tuo fianco per tutta la vita, così mi sono limitato a cogliere l’unica opportunità che riuscivo a vedere.
A quanto pare non mi ero sbagliato.-
Mika rimase immobile a fissare il biondo, ora affacciato alla finestra intento a scrutare la strada.  
Avrebbe voluto scusarsi anche per quello, e per tutte le altre volte in cui aveva lo fatto soffrire senza nemmeno rendersene conto.
Tutte quelle volte in cui Andy aveva fatto finta di nulla e lo aveva perdonato senza nemmeno farglielo sapere.
-Andy.... -provò a dire, ma quello lo ignorò. 
-Andy....Andy!-
Finalmente il giovane si girò, stando ben attento a non guardare il riccio. 
-Tua sorella è qui sotto. Dovresti andare.-
-Andy.... -
Il campanello suonò.
-Ti avevo detto che tua sorella era arrivata. Ci vediamo Mika-insistette spingendo il cantante verso la porta.
-Aspetta!-
-Senti risparmiati le tue scuse, almeno per questo. Ero un adulto responsabile delle mie azioni, ho scelto io di venire a letto con te, non mi hai costretto, quindi non ti scusare.
Non per quello.
E ora vai-
-Promettimi che ci rivedremo, promettimi che potrò spiegarti tutto. Ti prego-
-Buonanotte Mika-fu l'unica risposta che riuscì a ottenere prima che il portone si richiudesse alle sue spalle e sua sorella lo costringesse con poche cerimonie ad entrare in macchina.

Nota: Questa settimana riesco ad aggiornare un po' prima perchè l'università è chiusa per un paio di giorni e questo mi costringe ad aprire il computer per srudiare(cosa che ovviamente non sto facendo),quindi non fateci l'abitudine.
Ringrazio di cuore chiunque abbia recensito questa storia, i vostripareri sono molto importanti per me, e anche chi legge questa storia senza palesarsi.
Spero mi facciate sapere cosa pensate di questo capitolo e ci vediamo alla prossima.

P.S. potrei decidere di postare una One-Shot in questi giorni, però non sono ancora sicura che sia qualcosa di abbastanza umano da essere letta quindi.....niente, se vi interessa tenete gli occhi aperti.

Vi voglio bene

 

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Capitolo 6
*** Yas..... ***


-Mika mi dici cosa c’è che non va?- domandò Yasmine dopo minuti che guidava in silenzio.
Da quando era salito nell’auto il cantante non aveva detto nemmeno una parola, limitandosi a fissare il paesaggio che gli scorreva accanto.
-Insomma, di punto in bianco ritorni finalmente da Montreal dopo mesi in cui non avevamo tue notizie, ti presenti a casa di mamma solo per litigare con Fortunè e poi sparire nuovamente.
Ma sai qual è la cosa più assurda di tutte?
La telefonata che ho ricevuto da Andy che mi dice che ti sei presentato a casa sua solo per svenire appena lui ha aperto la porta.
Io non so cosa ti stia succedendo, né come tu abbia fatto a ridurti in questo stato miserevole, ma questa storia deve finire.-
-Yas, ti prego non dire nulla a mamma, sai come reagirebbe. Non mi portare da lei-implorò il riccio.
-Non ho nessuna intenzione di farle vedere in che stato sei, ha già abbastanza problemi senza aggiungerci anche i tuoi.
No, ti sto portando a casa mia dato che sembra che tu non sia in grado di prenderti cura di te stesso da solo-
Mika non ripose ma esultò interiormente.
Sua sorella non sapeva che piuttosto che tornare a casa sua avrebbe preferito passare il resto dei suoi giorni vivendo per la strada come un barbone.
La ragazza continuò a guidare in silenzio fino alla loro meta, stupita che il fratello non insistesse per accendere la radio o farle sentire qualche pezzo canticchiandolo.
Mika non era mai riuscito a stare più di qualche minuto senza circondarsi di musica e che lo facesse adesso non era di certo un buon segno.
Cercò di illudersi che in quel momento il ragazzo stesse creando qualcosa di nuovo, qualcosa in grado di aiutarlo ad uscire da quella brutta situazione.
Lo sperava veramente.
Quando finalmente raggiunsero il portone dell'appartamento la ragazza lo aiutò a scendere dalla macchina e lo guidò su per le scale. 
Per molto tempo quell'appartamento era stato per Mika una seconda casa, quando lui e Yasmine lavoravano fino a tardi per l'illustrazione di qualche album e Andy lo passava a prendere da lei quando finiva le riprese della giornata.
Appena entrato si lasciò cadere sul divano con la mente persa nei suoi pensieri
Quante volte aveva osservato il suo greco dormire su quello stesso divano mentre sua sorella accanto a lui cercava di attirare la sua attenzione su qualche nuova creazione.
Per il riccio pero in quei momenti l'unica opera d'arte che valeva la pena guardare era il biondo che respirava piano mentre la fioca luce della lampada illuminava i suoi capelli di inconsueti riflessi ramati. 
Riusciva a ricordare ancora ogni dettaglio.
Il silenzio della casa fu interrotto da un trillo del cellulare di Yasmine.
Era un messaggio di Andy:
"Yas, fallo mangiare. Non mangia da giorni. Controlla che non si trascuri. So che ti chiedo molto ma è in pessime condizioni".
-Chi era?-domandò distrattamente il cantante mentre con la mente continuava a ricordare tutti i bei momenti vissuti lì.
-Nessuno di importante.
Piuttosto, cosa vuoi mangiare?-
-Yas, non ho nessun interesse per il cibo ora, in più ho già mangiato da Andy-
-Niente storie, sei il mio fratellino ed ora sei sotto la mia responsabilità. Quindi, dato che non mi sembri particolarmente in forma, direi che qualcosa lo devi mangiare per forza. Sta a te scegliere cosa-
Il riccio sapeva che quando sua sorella faceva così non c'era speranza di sfuggirle quindi le chiese di preparargli una zuppa calda mentre lui si lasciava trasportare ne mondo dei sogni.
Yasmine lo svegliò poco dopo porgendogli un piatto caldo che emanava un buon odore.
-Questa è la tua cena fratellino. Io ho del lavoro da sbrigare di là, quando torno vorrei che tu avessi finito di mangiare-
-Non posso mangiarne solo un po'e poi andare a dormire? Non ho fame per niente-
-No, non puoi. Mi dispiace, ma se mi devo prendere cura di te lo farò come si deve. Mangia-esclamò infine prima di andare nella piccola stanza che fungeva da studio. 
Mika non aveva nessunissima voglia di mangiare.
Già Andy lo aveva costretto ad ingurgitare quella specie di brodo e lui glielo aveva lasciato fare solo perché questo gli dava la possibilità di stare molto più vicino al ragazzo di quanto quello gli avrebbe mai permesso.
Lo stesso non valeva per sua sorella però, così quando lei si allontanò il riccio fu veloce a far sparire il contenuto del piatto dentro il lavandino. 
Gli dispiaceva dover ingannare Yasmine,  ma lui in quel momento voleva solo dormire. 
E fu esattamente quello che fece. 
La mattina dopo si svegliò a causa della luce del sole che entrava nella finestra.
Prestando un po'di attenzione poteva sentire sua sorella sistemare qualcos'altro in cucina. 
Probabilmente stava preparando la colazione, pensò quando vide che l'orologio del suo telefono segnava già le 10:30.
Raggiunse la sorella che nella stanza affianco va mentre finiva di pulire i piatti della sera prima mentre aspettava che la teiera cominciasse a fischiare.
-Ben svegliato bell'addormentato-disse la sorella quando lo sentì arrivare.
-Allora com'era la zuppa ieri sera?-chiese quindi
-Non male, ci sai fare in queste cose-la ragazza lo guardò negli occhi.
-E tu sei un pessimo bugiardo,  lo sai?-
-Ma era buona davvero!-
-Mika, non ne hai mangiata nemmeno un po'-
-Non è vero, io..... -
-L'ho trovata quasi tutta nel lavandino.
Almeno abbi il buon senso di pulire se vuoi prendermi in giro-
-Io non voglio......-
-Sentì, lasciamo stare ok? Mangia la tua colazione e stai zitto-lo interruppe lei seccamente poggiandogli davanti un piatto pieno di uova strapazzate e bacon. 
-Sai, avevo intenzione di riportarti a casa tua oggi e lasciarti fare quello che ti pareva, ma a quanto pare senza qualcuno che ti sta appiccicato non sopravvivresti per molto, quindi, mi dispiace, ma finché non ritornerai in te starai qui. 
Chiaro? –
-Ma Yas, sono certo che tu avrai da fare e.....-
-Certo che ho da fare Mika, ma qualcuno si deve pur prendere cura di te e non posso di certo mollarti da mamma.
Suppongo di dover solo dire a Steve che questo weekend ci sarai anche tu da me-
Steve era da tempo il fidanzato di Yasmine, ma i due non riuscivano a vedersi spesso ai causa dei rispettivi lavori, soprattutto quello di lui, che lo portava costantemente in giro per il mondo al punto che il ragazzo non aveva una casa fissa.
La cosa che gli si avvicinava di più era l'appartamento di Yasmine in cui si recava ogni volta che era a Londra.
-Steve?-
-Si, il suo aereo dovrebbe atterrare a momenti. Gli farà piacere rivederti-
-Yas, non posso.... –
-Si che puoi-rispose duramente la sorella posando le posate sul tavolo un po' troppo violentemente.
-Pensi che a me piacciono l'idea di rinunciare a i pochi giorni che posso passare con il mio ragazzo che non vedo mai? No, ma tu fai parte della mia famiglia e quindi vieni prima di tutto.
Sono sicura che Steve capirà.-
-Yas, non puoi cancellare qualcosa di così importante solo perché…..-
-Perché stai facendo l'idiota totale? Mi dispiace fratellino ma non posso lasciarti da solo-
-Non dovrai infatti-la voce di Fortunè interruppe la loro discussione.
-Può venire a stare da me per un po'-
I due lo guardarono con gli occhi strabuzzati. 
Anche se aveva da tempo le chiavi dell’appartamento della sorella, il più piccolo non ci era quasi mai andato, tanto meno senza avvisarla prima.
I due più grandi quindi non poterono fare a meno di domandarsi il motivo di quella visita a sorpresa e dell’offerta di ospitare il fratello, soprattutto data la reazione che aveva avuto la sera prima quando lo aveva incontrato.
-Dopo la discussione di ieri ero convinto che non volessi più vedermi-brontolò Mika sottovoce. 
-Senti, ieri non mi sono comportato..... propriamente bene, sono stato ingiusto verso di te. Insomma, sei un idiota e tutto, ma sono certo che non avevi intenzione di far stare male nessuno di noi. Puoi anche essere un idiota, ma non sei un sadico.-
-Fa sempre piacere saper di avere la stima dei propri familiari-
-Stai zitto! Sto cercando di scusarmi!! Ho passato gli ultimi mesi ad essere infuriato con te, ma in fondo non avevi tutta la colpa. 
Andy mi ha chiamato ieri sera. Siamo usciti a bere qualcosa.
Mi ha chiesto scusa, non voleva buttarmi fuori dalla sua vita, dice che voleva solo rimettersi in sesto e con me attorno gli sembrava impossibile. Ha ammesso la sua parte di colpa dicendo che non potevo prendermela con te per questo e ha detto che usciremo più spesso da ora in poi.
Dice che sei andato a casa sua e che l'unica su cui hai insistito è stato il fatto che io non c'entravo nulla con le tue cazzate e così via-
-Dubito di aver usato queste parole-
-Beh, non mi importa cosa gli hai detto, sembra che voglia tornare ad essere il mio quasi fratello quindi ho pensato che fosse giunto il momento che io andassi a riprendermi quello vero. 
Non pensavi certo di non essermi mancato vero? -
Fortunè sorrise e Mika insieme a lui. 
-Mi sei mancato anche tu fratellino-.
I due si abbracciarmi sotto lo sguardo felice di Yasmine, stanca di vedere i due costantemente arrabbiati l'uno con l'altro.
-Che ne dici se ci andiamo a fare un giro prima di andare a casa, come ai vecchi tempi?-
Il riccio era stremato però aveva davvero voglia di passare un po'di tempo con il più piccolo. 
-Solo se mi prometti che mi lascerai scegliere il posto dove andremo a mangiare-
-Io ci sto!-
-Allora prendi la giacca, non vorrai rovinare il week end a Yas più di quanto tu non abbia già fatto no?-
-Decisamente no-rise il cantante prendendo una felpa e seguendo il fratello fuori dalla porta. 


-Ti sei reso conto di aver preso una felpa di Steve, vero? -chiese Fort quando osservò meglio quella che Mika aveva preso con se e che era di una taglia evidentemente troppo grande per uno secco come lui. 
-Sinceramente no, ma non penso che gli importerà più di tanto dato che passerà il weekend dalla sua ragazza. Probabilmente non gli servirà nemmeno, dubito usciranno di casa-
-Ehi! Loro non sono quel tipo di coppia!-protestò scherzosamente il più piccolo
-Tutti diventano quel tipo di coppia quando  ci si vede pochi giorni al mese -
La relazione della sorella non poteva non fargli pensare a quella che lui aveva mandato in fumo. 
Si ricordava tutte le volte che lui e Andy si erano incontrati dopo essere stati lontani per tanto tempo.
Potevano passare giorni senza uscire di casa, rimanendo da soli a godersi la compagnia l'uno dell'altro.
-Voi eravate quel tipo di coppia? -
Fortunè era riuscito senza problemi a seguire il corso dei suoi pensieri ed ora lo guardava con uno strano sguardo mentre camminavano per le rumorose vie della città. 
-Conosco ogni angolo di quella casa e potrei raggiungere la camera da letto anche ad occhi chiuso e con le mani legate; o anche il salotto e......-
-Ti prego basta!! Ci sono cose che decisamente non voglio sapere-
I due risero, ma una nuova nuvola scura sembrò passare nei loro pensieri. 
-Andy mi ha detto che non mangi da parecchio, che non ti fai la barba e che probabilmente non ti lavi da un po'. Che ti succede?-
Fort sembrava davvero preoccupato e Mika non se la sentì di mentirgli, anche perché sapeva che il fratello se ne sarebbe sicuramente accorto.
-Suppongo che semplicemente ho smesso di vederne il senso-
-Che cosa significa "Ho smesso di vederne il senso"?! Il senso di cosa? Di vivere? Hai una famiglia che ti ama, una brillante carriera, hai la tua musica.
Solo perché hai mandato a puttane una delle cose più belle della tua vita non vuol dire che tu debba fare lo stesso con il resto! -
Mika sorrise amaramente. 
-Suppongo che tu non sia mai stato innamorato-
-Non è vero, sono stato anch'io con un paio di ragazze-
-Non è a quello che mi riferisco. Parlo dell'amore vero, quello che provi quando una persona diventa il centro del tuo universo senza che tu nemmeno te ne accorga.
Quando lui ti guarda negli occhi tutto potrebbe accadere e tu non te ne accorgeresti.
Quando siete insieme il resto del mondo non esiste.
Quel tipo di amore che ti fa correre dall'altra parte del pianeta solo perché sai che la persona che ami è triste ed ha bisogno di te.
Quell'amore che non ha bisogno di parole né di fatti per esistere. Quell'amore senza il quale tu smetti di esistere.-
-Suppongo che allora tu abbia ragione, non ho mai amato in questo modo-
-Io nemmeno credevo fosse possibile finché Andy non me l'ha insegnato. Oramai non potrei più essere nulla senza di lui, e sono stato così stupido da mandarlo via. Quindi adesso fratellino, mi dici qual è il senso?-
Fortunè puntò gli occhi sulla punta delle sue scarpe, gesto che aveva imparato dal maggiore, mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Senti, Non credo che dovrei dirtelo, ma data la situazione.....Andy è davvero preoccupato per te, anche se non lo ammetterebbe mai e penso che questo possa voler dire una sola cosa.
Lui è ancora innamorato di te, quindi forse hai qualche speranza di rimediare a questo casino.
Ma non in questo stato.
Andy non ha bisogno di qualcuno di cui prendersi cura dato che non è ancora riuscito a mettere insieme i suoi pezzi. 
Se vuoi davvero che lui ti lasci tornare nella sua vita devi rimetterti in sesto. 
Questa volta devi essere tu a prenderti cura di lui. Dimostragli che non sei più quello di un tempo-
Mika cominciò a ridere ed abbracciò il fratello così forte da farlo quasi soffocare.
-Mi hai dato la più bella notizia della mia vita!!Pensi davvero che lui mi riprenderà?-
-Frena, non ho detto questo, ho detto che lui ti ama ancora, ma ha paura che tu possa abbandonarlo di nuovo. Non si fida più di te.-
-E allora cosa dovrei fare?-
-Se davvero vuoi riconquistarlo devi dimostrargli che sei una persona degna della sua fiducia e questo non sarà facile. Quindi devi cominciare a prenderti cura di te stesso da solo, devi esser in grado di affrontare i ricordi della vostra storia che infestano la tua casa.
Devi dimostrargli che non hai dimenticato nulla di tutto ciò e che non sei disposto a cercare di dimenticarlo anche se questo vuol dire continuare a soffrire.
Dimostragli che lui è l'unica cosa che riuscì interasse ora e che il suo benessere verrà sempre prima del tuo o di quello di chiunque altro.
Dimostrargli che continuerai ad essergli vicino anche se lui decidesse di non ascoltare le tiene spiegazioni o preferisse rimanere per sempre solo amici.
Non so se questo servirà a farvi tornare insieme, ma almeno farà si che Andy non ti cacci dalla sua vita.-
-Farei qualsiasi cosa per potergli stare vicino, rinuncerei anche al cercare di tornare insieme a lui se l'altra opzione è quella di non vederlo mai più.-
-Bene, allora sei sulla strada giusta. E adesso lascia che ti offra un hamburger. Qui vicino c'è un posto che li fa veramente deliziosi-

Nota:Rieccomi!
Anche questa volta sono riuscita ad essere puntuale(chi mi conosce sa che è più o meno un miracolo e ,lo ammetto, l'ho fatto un po' anche per constrastare l'invasione di Midez),ma penso he questo sarà l'ultimo aggiornamento per almeno un paio di settimane dato che l'università non mi sta dando tregua.
Detto questo spero che la storia vi stia piacendo e vorrei tanto che mi diceste cosa ne pensate.
Alla prossima

P.S.qualcuno mi ha dfetto che spesso il carattere di quesat storia risulta essere il corsivo, malgrado non sia quello che io imposto quando pubblico. Ho provato a modificare il carattere per vedere se questo problema scompariva quindi ditemi se ha funzionato.


 

 

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Capitolo 7
*** Fortunè ***


Era da tempo che Mika non si concedeva un pranzo fuori casa da solo con suo fratello, tanto meno in un fast food.
Probabilmente dai tempi del liceo. 
Mentre guardava il ragazzo mangiare il suo hamburger con concentrazione si rese conto di quanto fosse cresciuto senza che lui se ne rendesse conto.
Negli ultimi anni era stato così preso dai tour, dalla stesura degli album, dal cercare di far funzionare la sua relazione a distanza con Andy che si era perso gran parte della crescita di Fortunè e Zuleika. 
-Sono stato un fratello maggiore di merda vero?-chiese ad un certo punto, interrompendo il confortevole silenzio che regnava tra loro. 
-Perché me lo chiedi?-rispose il più piccolo senza distrarsi dal suo pranzo.
-Non stavo chiedendo, era solo per avere una conferma-
-Lascia perdere queste idiozie e mangia il tuo panino piuttosto. Non l'hai ancora toccato e se si fredda la carne poi diventa immangiabile-
-Non ho molta fame-
-Pare che sia l'unica cosa che sai dire ultimamente, ma sai che c'è? Non mi interessa quindi non ci muoveremo da qui finché non hai mangiato-
-Non hai delle cose da fare?-
-Mi sono preso un paio di giorni di ferie per poter stare con te finché non sono sicuro che sarai in grado di prenderti cura di te stesso, quindi direi che no, non ho nulla da fare se non assicurarmi che tu mangi. Potremmo rimanere qui anche tutta la giornata se ti ostini a non toccare cibo-
Mika rise.
-Vedi? È a questo che mi riferisco- 
-Questo cosa?-chiese il ragazzo addentando nuovamente il suo hamburger. 
-Tu, che ti prendi giorni di ferie per prenderti cura di me-
-Nel frattempo lavorerò ad alcuni progetti lasciati un po'in sospeso.
Anzi, mi farebbe comodo se tu mi aiutassi-
-Certo, ma......io sono il fratello maggiore.
Dovrei essere io a rimanere a casa per prendermi cura di te, non il contrario-
-Beh, suppongo che quando ne avrò bisogno lo farai-
-Vedi, è questo il punto. In questi ultimi anni non ci sono mai stato per voi.
Né per te, per Zuleika, ho incasinato la vita di Yas trascinandola nel mio lavoro e Paloma.....Gosh!
Quando aveva veramente bisogno di me, della sua famiglia, io sono scappato, non mi sono più fatto sentire ed ora eccomi qui di nuovo a mettere a soqquadro le vostre vite. Per non parlare di come da ragazzino l'attenzione di mamma è papà fosse quasi sempre su di me-
-Mika, per te la scuola era un inferno: ti picchiavano, ti prendevano in giro, avevi un sacco di problemi a tenere il passo con le lezioni....-
-Credo di non essere mai riuscito a tenere il passo con le lezioni-
I due risero. 
-Appunto.
Era normale che mamma è papà fossero preoccupati per te-
-Si, ma non è questo il punto.
Sono sempre stato un pessimo  fratello maggiore e lo sai-
Fortunè mise giù il suo panino. 
-Ok, vuoi la verità? Diciamo che non sei stato il migliore dei fratelli maggiori, ma, ehi! Ne ho visti di molti peggio. Tu almeno non ti sei mai vergognato di farti vedere con me-
-Perché avrei dovuto? Mi stupisco che non fossi tu quello a vergognarsi-
-Quello che voglio dire è che tu mi hai sempre voluto bene e lo hai sempre dimostrato.
Non molti lo fanno e ti posso assicurare che questo a noi è sempre bastato-
Mika finalmente si decise ad addentare il suo hamburger anche se non con molto entusiasmo.
-Beh, comunque grazie. Per il pranzo, per i giorni che ti sei preso, per prenderti cura di me-
-No problem. In questi giorni ti aiuterò a rimetterti in sesto e, dopo che lo avrai fatto, potremmo cominciare a lavorare sulla storia di Andy-
-E come ha intenzione di aiutarmi? Sono mesi che provo a tornare quello di un tempo senza nessun successo-
-Non lo so. Hai provato con la musica?-
-Più o meno. Mentre ero via ho scritto qualcosa, ma non sono certo di come sia venuto e poi....quando ho realizzato la gravità della situazione non sono più riuscito a scrivere nulla, di nuovo-
-Beh, allora direi che potremmo cominciare facendomi sentire queste nuove canzoni, che ne pensi?-
-Credo sia un grande idea! -rise Mika prendendo il suo panino e anticipando il fratello fuori dalla porta. 
-Non sono sicuro di essere mai stato a casa tua-
-No, non penso tu ci sia venuto. Quando abbiamo fatto la festa di inaugurazione eri fuori. Però avevamo fatto una video chiamata su Skype se non sbaglio-
-Oh! Ora ricordo! Andy aveva insistito per regalarti una pianta il cui nome nemmeno ricordo e poi, mentre facevamo quella chiamata, per portare in giro il computer, ci è inciampato sopra e l'ha distrutta. Era così dispiaciuto-
Pensare al biondo lo fece intristire. 
Il fratello lo guardò preoccupato, cercando di capire cosa fosse la cosa giusta da fare. 
-Senti Mika, io capisco tutto, ma non puoi reagire così ogni volta che si nomina Andy anche perché è quasi impossibile non farlo. Ha fatto parte della nostra vita, della nostra famiglia per troppi anni perché si possa evitare di pronunciare il suo nome. Devi riuscire ad affrontare tutti i ricordi, i rimorsi ed i pentimenti vari. Non ti posso chiedere di mettere da parte i sensi di colpa perché dubito che ne sarai mai in grado ma devi essere in grado di poter parlare di lui senza trasformarti in una statua di cera se vuoi davvero avere qualche possibilità di rimetterti con lui.-
Il riccio annuì e continuò a camminare in silenzio fino all'arrivo all'appartamento del fratello. 
Appena entrati il maggiore notò subito un bel pianoforte a muro che lo guardava.
Fortunè aveva preso qualche lezione insieme a lui quando erano piccoli ma si era stufato abbastanza presto, quindi cosa ci faceva un pianoforte lì? 
-Ho pensato che se mai fossi passato da queste parti ti sarebbe piaciuto poter suonare qualcosa, in più la mia ragazza suonava il piano in maniera strepitosa, così quando ho dovuto arredare la casa ne ho comprato uno-disse il più piccolo, come se gli avesse letto nel pensiero 
-Vivevate insieme?-
-Avevo intenzione di chiederglielo, ma abbiamo rotto prima che ne avessi l'opportunità, quindi......-
-Per quale motivo?-
-Non saprei in realtà. Diceva che le cose non funzionavano più, che tra noi non c'era più chimica, ma io credo che in realtà fosse una scusa e che si fosse innamorata di un tipo che lavorava con lei visto che si sono messi insieme poche settimane dopo-
-Mi dispiace-
-Nah, non dispiacerti. Evidentemente era destino.
Piuttosto non hai qualche canzone da farmi sentire? -
Mika fece un sorriso storto e si avvicinò al piano, ma più la distanza da esso diminuiva, più gli veniva voglia di vomitare.
Non si era mai sentito così, di solito essere vicino ad un pianoforte lo faceva stare meglio, ma questa volta sembrava solo peggiorare la situazione.
Toccò un tasto, ma non riuscì a sopportare il suono cristallino che ne uscì.
-Mi dispiace Fort, non ci riesco-disse allontanandosi di scatto dallo strumento.
Si aspettava comprensione, ma invece incontrò lo sguardo duro del fratello.
-Non esiste. Se vuoi davvero rimetterti in sesto adesso cominci a suonare qualcosa, non mi interessa cosa. Non ti lascerò abbandonare l'unica cose che ti ha sempre fatto stare bene.
Non esiste-
-Non è per sempre. È solo che ora non mi sento in vena-
Fortunè gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, assicurandosi che il maggiore lo guardasse negli occhi.
-Se non ti riprendi sarà un per sempre e senza musica sono certo che non ti puoi riprendere. Quindi ora ti siedi su quello sgabello e suoni qualcosa.
Le nuove canzoni che hai scritto, quelle vecchie, quelle che ci cantava mamma da bambini, non mi interessa.
Suona qualcosa che ti faccia stare meglio-
-Non credo esista qualcosa del genere-
-Allora inventala come hai sempre fatto!
Mika, tu hai bisogno di suonare ed io ho bisogno di sentirti suonare quindi, se davvero vuoi fare il bravo fratello maggiore, adesso ti siedi a quel pianoforte e fai quello che sai fare meglio-
Il riccio non rispose, si limitò a trascinarsi fino allo sgabello per poi guardare la testiera come se non sapesse da dove cominciare.
Poi nella sua mente cominciarono ad apparire tutte le immagine del tempo trascorso con Andy, dai giorni belli come di quelli brutti ed una lacrima scese lungo il suo volto.
Gli mancava tutto questo e voleva che Andy lo sapesse, voleva che Andy sapesse cosa significava per lui, che lui era l'unica cosa veramente importante nella sua vita. 
Cominciò ad accarezzare i tasti del pianoforte, prima quasi con timore, poi chiuse gli occhi e si lasciò trasportare. 

"Bursting through a blood red sky
A slow landslide
And the world I've left behind 
It's enough to lose my head
Disappear and not return again

When I fall to my feet
Wearing my heart on my sleeve
All I see just don't make sense
You're the port of my call
You shot and leaving me raw
Now I know you're amazing

Cuz all I need Is the love you breathe 
Put your lips on me
And I can live underwater"


Fortunè ascoltava il fratello con sguardo rapito. 
Non glielo aveva mai detto ma lo invidiava da morire.
Per quanto ora fosse ridotto come un vecchio straccio, almeno suo fratello aveva amato davvero, cosa che non si poteva dire di lui. 
Si chiedeva se sarebbe mai arrivato il suo turno di capire cosa fosse il vero amore. 
Mika continuò a cantare, passando da un ritmo lento e malinconico ad uno più allegro e vivace, ma Fortunè non stava più prestando troppa attenzione alle parole, preso com'era dai suoi pensieri.
Quando il riccio smise di suonare il ragazzo poté notare che la sua espressione era completamente cambiata e il suo viso avevo ripreso un po'di colore. 
Non si poteva dire che fosse felice, ma almeno si poteva essere certi che se adesso qualcuno gli avesse offerto un piatto di pasta di lo sarebbe mangiato invece di buttarlo nel cassonetto.
Il più grande si voltò verso il minore con un sorriso sghembio, per poi tornare subito dopo ad accarezzare i tasti dello strumento con delicatezza. 
Fort andò a prendere alcuni fogli in un'altra stanza e si sedette nel tavolo accanto al fratello a lavorare al suo progetto.
Questo gli ricordava quando erano bambini e, mentre faceva i compiti, poteva sempre sentire il suo fratellone suonare qualcosa.
Ogni tanto gli chiedeva anche quale canzone preferisse sentire, come trasformandosi in un jubox umano.
Gli mancavano quei tempi spensierati.
Rimasero così fino all'ora di cena, senza accorgersi del passare del tempo.
Capirono che si era fatto tardi solo quando lo stomaco di Mika cominciò a protestare. 
-Vedo che ti è tornato l'appetito!-esclamò sorridendo il minore
-Merito del panino di oggi, era veramente eccezionale-
-Lo so. Cosa vogliamo cucinare?-
-Non saprei. Se vuoi posso preparare della carne-
-Credo che per oggi di carne ne abbiamo mangiata abbastanza. Che ne dici di un po'di spaghetti? C'è un ragazzo italiano che lavora con me e mi ha insegnato alcune cosette-
-Beh, allora che spaghetti siano! -
Il più piccolo si mise subito al lavoro mentre il maggiore lo osservava attentamente dal bancone della cucina. 
-Ehi, dopo ti va di vedere un film?-
-Non sembra una cattiva idea. Basta che non sia un film francese, sai che odio i film francesi-
-Va bene, niente film francesi. Qualche desiderio?-
-Umm fammi pensare......Non saprei.....Forse..... -
-No! So quello a cui stai pensando! Niente horror! -
-Uff, va bene. Allora direi..... "Nightmare before Christmas" oppure "Alice in Wonderland",che dici?-
-Che hai fatto un ottima scelta-
-Non abbiamo ancora deciso quale dei due vedere-
-Possiamo sempre vederli entrambi. Abbiamo tutta la notte no? -
Fortunè sorrise e annuì con la testa. 
Suo fratello sembrava essersi ripreso un pochino quindi valeva la pena restare alzati qualche ora in più per festeggiare.
Continuò a cucinare mente Mika cercava i DVD in questione tra la sua collezione.
-Non capisco perché ti ostini a comprare i DVD se esiste lo streaming-
-Per lo stesso motivo per cui tu insisti a comprare i CD di musica quando potresti scaricarti la versione digitale. Quindi stai zitto e vedo di trovarli.
Dovrebbero stare nell'ultimo scaffale in basso della libreria del corridoio-
Seguì qualche istante di silenzio intervallato dagli improperi del riccio che era decisamente negato nel cercare qualsiasi cosa, soprattutto in casa di qualcuno altro.
Quando Fortunè aveva già cominciato a mettere la pasta nei piatti finalmente Mika riemerse trionfante con due DVD in mano.
Poggiò il primo sul tavolino del salotto e inserì l'altro nel videoregistratore.
Aspettò che il fratello lo raggiungesse sul divano con la loro cena e premette play.
Il cantante si concentrò completamente sul film, mangiando distrattamente, quasi senza accorgersene, mentre il fratello minore lo guardava sorridendo.


nota: Chiedo venia per l'assenza  e per il capitolo cortissimo ma, tra università e altre cose, questo per me è stato davvero un periodaccio che mi ha lasciato a corto di tempo per pubblicare.
Mi pareva una cattiveria però lasciare questa storia in sospeso per troppo tempo quindi eccomi qui.
Spero vi piaccia e aspetto le vostre opinioni

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Capitolo 8
*** Words ***


I giorni a casa di Fortunè passarono veloci mentre i due fratelli recuperavano un rapporto messo a dura prova dal tempo, dalla distanza e dalle esperienze della vita. 
Mika aveva seguito il consiglio del più piccolo e aveva cominciato a prendersi cura di se stesso, rimettendosi piano piano in sesto.
Fu lui stesso a insistere sul tornare a vivere a casa sua quando Fort fu costretto a tornare al lavoro. 
-Se vuoi puoi continuare a stare qui-lo aveva rassicurato il giovane, ma il riccio gli aveva sorriso scuotendo la testa. 
-Lo hai detto tu che devo riuscire ad affrontare i ricordi e per essere sicuro di essere in grafo di farlo devo riuscire a tornare a vivere lì.
In più non posso essere per sempre un peso per te-
-Ma non sei un peso. Mi sono divertito in questi giorni con te.
Potresti anche decidere dai  trasferirti qui se vuoi-
-Ti ringrazio per l'offerta ma credo di potercela fare. Siamo entrambi adulti ora e con una casa in cui stare.
È ora che io torni alla mia. 
Ci vediamo stasera a cena da mamma che ok? -
Fortunè annuì mentre lo accompagnava alla porta e lo guardava scendere velocemente le scale.
Mika aveva adorato passare del tempo con il fratello, ma ora si sentiva davvero pronto per fare quello per cui era davvero tornato.
Appena fu in strada prese il telefono e digitò uno dei pochi numeri che non sarebbe mai riuscito a dimenticare.
Il telefono squillò a lungo a vuoto.
Forse Andy aveva visto il suo nome apparire sullo schermo e aveva deciso di non rispondere o forse aveva bloccato il suo numero in modo che lui non potesse disturbarlo o forse più semplicemente era impegnato e non poteva rispondergli. 
Dopo parecchi tentativi il cantante decise di lasciare un messaggio nella segreteria telefonica.
Se Andy non lo avesse richiamato entro quella sera, allora sarebbe andato sotto casa sua e lo avrebbe costretto a farlo entrare. 
Questa volta non aveva intenzione di arrendersi. 

"Andy, sono io, Mika. Ma probabilmente questo già lo sai.
Spero che tu non mi stia rispondendo perché sei impegnato e non perché hai bloccato il mio numero o perché stai cercando di evitarmi, anche perché non ho intenzione di lasciarti in pace fino a che non mi avrai dato l'opportunità di spiegarmi che mi avevi promesso.
In questi giorni ho preferito non chiamarti e darti un po'di tempo per accettare il fatto che io fossi tornato, ma adesso ho davvero bisogno di vederti. 
Voglio chiarire le cose, poi se vorrai continuare ad odiarmi ed ad evitarmi non opporrò resistenza.

È la tua vita e capisco che tu non voglia che io te la incasini un'altra volta. 
Ti prego richiamami, o mandami un messaggio o un piccione viaggiatore o quello che ti pare, ma ho bisogno di vederti. 
Ti prego"


Quando rimise il telefono in tasca si sentì un perfetto idiota.
Andy non avrebbe richiamato e di sicuro sarebbe stato abbastanza furbo da non farsi trovare in casa, da fare in modo che l'ho non lo potesse più rintracciare.
Andy non lo voleva più nella sua vita e se lui lo amava davvero avrebbe dovuto lasciarlo perdere. 
Mentre camminava per le strade londinesi si ritrovò a pregare con una tale intensità, come non faceva da tanto tempo perché aveva davvero bisogno che Andy gli desse un'altra opportunità.
Aveva ancora un'intera giornata prima di dover andare da sua madre ad aiutarla con i preparativi per la cena come aveva promesso, così decise di continuare a camminare senza metà, come faceva spesso da ragazzino.
Non sapeva bene come si sentisse.
In un certo senso era felice perché era certo che Andy lo amasse ancora, se ne era accorto da come lo aveva trattato quando erano svenuto l'altro giorno a casa sua.
Questo però non significava che era pronto, o almeno disposto, a far tornare le cose come stavano prima e questo pensiero lo torturava.
Se Andy lo avesse rifiutato avrebbero sofferto entrambi e lui non poteva permetterlo.
Quando Fortunè lo aveva portato a casa sua e lo aveva aiutato a riprendersi, Mika si era promesso che la sua priorità nella vita sarebbe stata quella di proteggere le persone che amava, Andy in special modo. 
Il greco cercava sempre di sembrare più forte di quanto non fosse, ma lui aveva visto quanto in realtà fosse fragile. 
Era stato da lui che era corso quando suo padre lo aveva quasi cacciato di casa perché gli aveva finalmente detto che era gay; e il riccio non si sarebbe mai potuto dimenticare la sofferenza dipinta su quel dolce volto. 
Anche quella volta aveva detto che non avrebbe permesso più a nessun altro di fargli del male.
Rise pensando all'ironia del destino: proprio lui che avrebbe dovuto proteggerlo era stato in realtà quello che lo aveva ferito più di tutti. 
Si chiese come avrebbe potuto farsi perdonare, ma nulla di ciò che gli veniva in mente sembrava abbastanza buono. 
Di certo avrebbe dovuto dirgli la verità, ma poi? 
Che cosa avrebbe potuto spingerlo a tornare da lui? 
I suoi pensieri furono interrotti dal suo telefono che squillava insistentemente e Mika rimase sorpreso leggendo il nome sul display.
-No, non ho bloccato il tuo numero ma si, stavo cercando di evitarti.
Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato anche se speravo il più tardi possibile-
-Andy! Io.... –
-No, non dire una parola. Non ti ho chiamato perché volevo sentire la tua voce o cosa, anzi.
Ti ho chiamato perché vorrei dirti di stare alla larga da me il più possibile-
-Ma avevi promesso che.... –
-So cosa avevo promesso e, dato che sono un uomo di parola, non verrò meno a ciò che ho detto. Puoi venire ora da me se vuoi, tanto sai dove abito.
Questa è l'unica opportunità che ti darò quindi vedi di non sprecarla.
Ma non farti false illusioni-.
Il biondo non gli diede nemmeno il tempo di rispondere prima di riattaccare, ma Mika era comunque felice. 
Cominciò a correre il più velocemente possibile verso l'appartamento del ragazzo, che si trovava dall'altra parte della città e, per quanto fosse goffo e fuori allenamento, non si fermò finché non fu arrivato al citofono.
Quando suonò non gli venne nemmeno chiesto chi era ma gli venne subito aperto. 
Probabilmente Andy dal balcone lo aveva visto arrivare correndo. 
Salì le scale tre gradini per volta ed entrò subito nella casa la cui porta era socchiusa. 
-Sei stato veloce-
-Avevo......Paura.......Che.......Te.....Ne.......Andassi-
-Ho tempo fino alle 6,ma devo ammettere che preferirei liberarmi di te molto prima-
Per quanto cercasse di mantenere un tono freddo e distaccato, era evidente dallo sguardo quasi preoccupato con cui lo guardava, che non avrebbe fatto nulla per farlo andare via da lì.
Il riccio si sedette quindi sul divano e riprese fiato per 5 minuti mentre contemplava il ragazzo scrutare la città dalla finestra dandogli le spalle. 
Poterlo osservare in quel modo era una delle cose che più gli era mancata, anche se non l'unica.
In realtà non gli veniva in mente nulla di Andy che non gli fosse mancato, tutti i suoi difetti, che lasciava vedere solo a lui, erano ciò che lo rendevano così "suo" e gli erano mancati tutti.
Anche quella sua pessimo abitudine di riprendere qualsiasi cosa con la sia videocamera. 
-Allora, hai detto che volevi parlarmi quindi parla-
-Io..... io-
Solo in quel momento il riccio si rese conto che non sapeva minimamente da dove cominciare.
Le parole gli si erano congelate in bocca sotto lo sguardo severo e ferito di Andy. 
-Senti, io non ho voglia di perdere tempo con te. Non ho voglia di rimanere nella stessa stanza con te per più di quanto non sia indispensabile, quindi o ti decidi a dire quello che devi dire o esci da questa casa-
Andy non era tipo da ultimatum, ma quella storia lo stava davvero provando e adesso era stanco.
-Volevo chiederti scusa per.... beh, per tutto credo-
-Ti ho già detto che delle tue scuse non me ne faccio nulla-
-Lo so e vorrei che potessero servire a qualcosa ma.....-
Mika prese un profondo respiro prima di continuare a parlare.
Sapeva benissimo che quella conversazione non sarebbe finita bene. 
-Vorrei poterti dare una spiegazione sensata per ciò che ho fatto ma non la ho-
-E allora perché sei qui?-
-Per darti l'unica spiegazione che esiste, per essere onesto, anche se non ti piacerà-
-Nulla da  ciò che è successo negli ultimi mesi mi è piaciuto molto quindi tanto vale almeno essere onesti-
-Quando.....beh, quando Paloma è caduta e tutto il resto io..... io mi sono sentito in trappola.
All'inizio tutto ciò che volevo era starle accanto, assicurarmi che stesse bene e tu eri sempre lì con me, pronto a consolarmi, a supportarmi.
E io l'ho apprezzato davvero, ma quello non era proprio uno dei migliori periodi della mia vita, anche la musica aveva smesso di parlarmi e quando mi sono ritrovato a passare gran parte del tempo, giorno dopo giorno, tra i corridoi di un ospedale io...... non ce l'ho fatta.
Io non volevo stare là e, forse per paura, forse per egoismo, me ne sono andato.
Avevo bisogno di andare via-
-Perché non mi hai portato con te-
La rabbia negli occhi del biondo era stata sostituita dal dolore, segno di una profonda ferita non ancora rimarginata. 
-Non potevo, mi avresti ricordato di tutto quello che stavo lasciando dietro di me. Non partivo per tornare. In più..... -
-Cosa?-
-Non.....non...... non ero sicuro di amarti ancora-
Il riccio poté vedere il volto di Andy pietrificarsi mentre il ragazzo si sforzava di non mostrare quanto quelle parole lo avessero ferito.
-Allora perché sei tornato?-
-Perché appena ho messo piede a Montreal ho realizzato l'enorme errore che avevo fatto.
Scappare da tutti? Ma cosa avevo pensato di fare?! 
Ma soprattutto come avevo potuto credere, anche per un solo istante, di non amarti?-
-Allora perché non sei tornato subito?-
-Perché sapevo che ciò che avevo detto quella sera ti aveva ferito e temevo che non saresti riuscito a perdonarmi-
-Eppure ora sei qui-
-Non ce la facevo più a starti lontano, in più credevo meritassi una spiegazione-
-Ed ora che sei qui cosa pensi di fare? Pensi di poter venire qui, dirmi che ti dispiace, che mi ami, che hai bisogno di me e che tutto questo basti a fare tornare le cose come prima?!-
Andy adesso non stava nemmeno provando a contenersi.
Le lacrime scorrevano copiose sul suo volto mentre il volume della sua voce diventava sempre più alto. 
-Perché se è questo che pensi sappi che non funziona così. 
Credi forse che io non abbia bisogno di te, che non continui a mancarmi anche adesso e che non vorrei che tutto tornasse come prima?!
Certo che lo vorrei, ma non posso e sai perché?!
Perché ogni volta che chiudo gli occhi, ogni volta che pronuncio il tuo nome o che penso a te, continuo a sentire le parole che mi dicesti quella sera.
Le ricordi Mika?!Perché io non posso dimenticarle.
"Sto andando via Andy e non tornerò. Non c'è nulla qui per cui  valga la pena tornare. Addio"
Non mi hai dato nessuna spiegazione, nessun motivo. Hai messo quanta più roba potevi in una valigia e hai preso il primo volo perché per te non c'era nulla per cui valesse la pena restare.
Noi non eravamo nulla.
La nostra storia non significava nulla.
Io non significavo nulla. 
Ho speso 7 anni della mia vita con te, e Dio solo sa quanto questo mi sia costato, ma non ho mai detto nulla perché ti amavo e per me valeva la pena aspettare le 3 di notte per sentire la tua voce perché avevamo due fusi orari diversi.
Valeva la pena non vederti per settimane e settimane.
Valeva la pena vivere nascosti nell'ombra, stare attenti a non farci vedere insieme, non baciarti mai quando c'era qualcun'altro nella stanza. 
Avrei potuto avere una relazione normale e risparmiarmi tutto questo, ma per me ne valeva la pena perché ti amavo.
Per te però evidentemente  non era così-
-Io non...... non pensavo lucidamente quando ho detto quello che ho detto. Non lo intendevo davvero. Sono solo parole vuote-
-Tu dici che sono solo parole e quindi io dovrei dimenticare tutto e metterci una pietra sopra, aspettare che il tempo renda tutto più facile.
Ma sai che c'è? Io non posso farlo.
Non posso fare finta che nulla di tutto questo sia successo perché continuo a sentire quelle parole rimbombare nelle mie orecchie.
Come posso essere sicuro che, se ti facessi tornare nella mia vita, un giorno tu non decida di nuovo  che tutto quello che mi hai detto quella sera sia ciò che provi realmente? 
Non posso....non posso.....-
Il biondo sembrò essere a corto di parole ma Mika poteva leggergli negli occhi che non aveva ancora finito di parlare, così aspettò in silenzio, senza provare a ribattere, ma cercando di avvicinarsi al ragazzo abbastanza lentamente da fare in modo che non se ne accorgesse.
-Ma sai qual è la cosa peggiore?-domandò infine Andy con una smorfia
-Che malgrado tutto questo io ti amo ancora e dubito che potrò mai smettere di farlo.
Tutto ciò che vorrei ora è poter ricominciare da dove avevamo lasciato, ma non posso-
-Perché?!
Se ancora provi qualcosa possiamo riprovarci. Ti prometto che non ti ferirò mai più-
-Non fare promesse che non puoi mantenere-
-Non è..... Io non oserei mai rifare una cosa come quella.
Non scapperei mai da te.
Dammi solo un'altra possibilità-
-Allora non hai capito.
Il problema non è ciò che provo, il problema è che non riesco più a fidarmi di te.
Quando ti guardo non vedo più il ragazzo con cui spendevo i pomeriggi su un ramo di un albero, vedo solo l'uomo che è scappato nel cuore della notte senza nemmeno darmi una vera spiegazione.
Non posso stare con uno così, mi dispiace.
Non sai quanto vorrei poter mettermi tutta questa storia alle spalle.-
Mentre il ragazzo parlava Mika gli si era avvicinato abbastanza da potergli sfiorare il petto con una mano. 
-E allora fallo-
-Non posso-
Il riccio si avvicinò ancora di più.
-Perché?-
-Te l'ho già detto-
-No, tu mi hai detto cosa la ragione ti chiede di fare, ma cosa dice il tuo cuore?-
-Mika, lascia stare. Per favore-
-No-
il cantante era risoluto ad avere la sua risposta è rimase immobile davanti a lui, così vivono da poter sentire il calore dei loro respiri.
-Voglio sapere cosa il tuo istinto ti dice di fare-
-Mika, ti prego!-
Il tono di Andy era implorante, ma l'altro non rinunciò, anzi.
Con una mano afferrò il mento del biondo per costringerlo a guardarlo. 
-Dimmi cosa SENTI di dover fare-
Andy ora piangeva in silenzio.
I suoi occhi azzurri riflessi in quelli nocciola del libanese che non accennava a lasciarlo andare.
Rimasero così qualche secondo fino a che il riccio non si sporse verso l'altro appropriandosi delle sue tenere labbra. 
Il biondo si lasciò trasportare da quel bacio e affondò le mani nei capelli del cantante mentre questo cominciava a levargli la maglietta.
Andy allora cominciò a sbottonargli la camicia con foga, trascinandolo allo stesso tempo verso la camera da letto. 
Si liberarono dei vestiti che volarono sparsi per tutta la stanza mentre loro si dedicavano a ciò che sapevano fare meglio.
Era per entrambi una liberazione, la riconquista di qualcosa che gli era stata negata per troppo tempo.
Eppure non c'era la tenerezza che aveva caratterizzato il loro rapporto sin dall'inizio.
Mika era così preso a esplorare il corpo di Andy, a rubare quei baci che per troppo tempo gli erano mancati che non notò lo sguardo infuocato del ragazzo e solo quando si sdraiò esausto accanto a lui si rese conto che stava piangendo.
Si avvicinò per confortarlo, ma Andy lo respinse.
-È stato un errore. Un enorme errore-balbettò cominciando a rivestirsi e, prima che Mika avesse tempo di dire nulla,  lanciò al ragazzo i suoi abiti. 
-Devi andare via.
Subito.
Tutto questo è stato un gigantesco errore che non doveva accadere.
Un madornale errore.
È sbagliato, così sbagliato-
-Come può l'amore essere sbagliato?-provò a ribattere il riccio, ma Andy lo spintono fuori dalla camera.
-Noi non dovevamo..... io non dovevo-
-Perché no?
Se anche tu provi quello che provo io tutto questo non può essere sbagliato.
Possiamo farcela, possiamo tornare quelli di un tempo-
-No, non possiamo!-
-Perché no?-
-Perché io non ti voglio nella mia vita, ecco perché!!!!-
Nel sentire queste parole Mika rimase paralizzato. 
-Devi andartene.
Andartene e non tornare mai più.
Devi dimenticarmi perché io sto facendo tutto per dimenticare te-
Il riccio però sembrava non riuscire a muoversi e continuava a fissare Andy che non riusciva a smettere di piangere. 
-Cosa significa che..... -mormorò quando il suo corpo cominciò a rispondere ai suoi comandi, ma non riuscì a finire la frase. 
-Mi dispiace. Tutto questo non sarebbe mai dovuto accadere.
Ho reso le cose ancora più difficili per entrambi, ma ora devi andare-
-Io non vado da nessuna parte-provò allora ad opporsi il riccio con in mano ancora la camicia e la felpa con cui era arrivato qualche ora prima. 
-HO DETTO VATTENE!!! -
Non aveva mai visto Andy urlare in quel modo e questo lo spaventò.
L'unica cosa che avrebbe voluto fare era abbracciare il biondo fino a che non si fosse calmato, ma invece indossò velocemente la camicia e, senza preoccuparsi di allacciarla, corse giù per le scale con la faccia affondata nella felpa per nascondere le lacrime che oramai scorrevano incontrollate, incurante del tipo che travolse mentre usciva dal portone.


Nota:Tah dah, I'm back!
Per il momento mi sono liberata dagli impegni dell'università e posso tornare ad aggiornare(anche se non so quanto durerà questa tregua).
Devo ringraziare chiunque legga questa storia, ma un ringraziamento speciale questa volta lo devo fare a VvFreiheit per il meraviglioso regalo che mi ha fatto.
Non penso ci sia molto da dire se non che, come al solito aspetto i vostri pareri.
Alla prossima.



 

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Capitolo 9
*** Dinner? ***


Appena si fu ripreso abbastanza Mika chiamò Paloma. 
Sarebbe dovuto andare a cena da sua madre, ma non gli andava di farsi vedere in quello stato da nessuno, specialmente da lei, eppure in quel momento non gli veniva in mente una scusa che sarebbe riuscita a tenere a bada la donna. 
Le sue sorelle invece erano meravigliose ad inventare storie impossibili per coprirlo, in più non avrebbero fatto molte domande.
-Ehi fratellino, come va?-
-Non troppo bene, per questo ti chiamo. Non potresti dire a mamma che non verrò a cena da lei stasera?-
-E che spiegazione dovrei darle per la tua assenza?-
-Non so, inventa tu qualcosa, non mi importa cosa.-
-Almeno a me puoi dire cosa è successo?-
-Non..... non ho molta voglia di parlarne solo.... coprimi con mamma, ti prego-
-Oh no, non funziona così.
Senti, la cosa che voglio di più è aiutarti, ma non così.
Questa volta Mamma non si lascerà abbindolare facilmente e ti verrà a cercare se stasera non ti presenti-
-Allora cosa proponi?-
-Oggi verrai a cena...... -
-No Pal, non esiste, te l'ho detto-
-Fammi almeno finire di parlare testa calda.
Oggi verrai a cena da mamma e farai finta di sentirti male.
Io e Yas ci proporremo di prenderci cura di te e sicuramente lei ce lo lascerà fare senza fare domande e ti lascerà in pace. Poi ti riaccompagneremo a casa.-
-Grazie-
-Si ok, ma in cambio voglio qualcosa-
-Cosa?-
-Voglio che mi racconti cosa è successo.
Magari non oggi, ma prima o poi voglio che tu mi dica cos'è che ti sta capitando. Ci stai?-
-Io.. ..si, credo di si. Ho forse altra scelta?-
-Non credo. Ci vediamo tra poco-
Mika bofonchiò un veloce saluto prima di riattaccare e cominciare ad incamminarsi verso la casa dove era cresciuto. 
Non aveva percorso che pochi metri quando la pioggia cominciò a scrosciare.
Era in momenti come questi che odiava Londra: era una città terribile per chi, come lui, usciva senza mai portarsi un ombrello o un impermeabile.
Nel giro di qualche istante si ritrovò bagnato fradicio, ma lui non sembrò neanche accorgersene. 
Camminò distrattamente fino a casa di sua madre è bussò alla porta nello modo in cui era solito farlo da ragazzo quando si dimenticava le chiavi e sua madre lo lasciava chiuso fuori per imparare la lezione. Quando suo fratello e le sue sorelle lo sentivano bussare in quella maniera facevano di tutto per farlo entrare in casa di nascosto senza incappare nelle ire della madre. 
Fu proprio quest'ultima ad aprirgli la porta, squadrandolo attentamente quando vide in che condizione era ridotto. 
-Michael Holbrook Penniman Junior. Non penserai di entrare in casa mia conciato così?! -
Esordì severamente la donna mentre il figlio la guardava confuso. 
-Io non..... Fuori piove-si limitò poi a rispondere indicando la pioggia scrosciante alle sue spalle.
-Si, quello lo vedo. Togliti la felpa e vai di sopra. Dovrei ancora avere dei tuoi vestiti nel tuo vecchio armadio-
Il riccio fece come la donna gli aveva ordinato mentre lei lo guardava con sospetto.
-Mika, va tutto bene?-
-Io... io... non credo. Probabilmente è solo un po'di influenza-
-acuita da una bella passeggiata sotto l'acqua. Se non te la senti di stare a tavola con noi stasera e preferisci riposare un po'nella tua vecchia stanza vai pure. Le tue sorelle ti porteranno qualcosa da mangiare più tardi. Sono preoccupate per te figliolo, siamo tutti preoccupati per te. Non sembri lo stesso da quando sei tornato-
-Non c'è bisogno di preoccuparsi, ho solo bisogno di un po'di tempo per riambientarmi. Non mi ricordavo quanto fosse terribile il clima a Londra-
-Bentornato in Inghilterra tesoro. Ora vai di sopra e mettiti qualcosa di asciutto. Passo tra un po'a vedere come stai. Oh! E il termometro è sempre al solito posto-
Gli urlò infine mentre il ragazzo già saliva le scale.
-Chi era alla porta mamma-domandò Zuleika spuntando nell'atrio. 
-Mika, ma non si sente troppo bene quindi non credo cenerà con noi-
-Oh, mi dispiace-mormorò la giovane, leggermente delusa. 
-Posso salire da lui?-
-Casomai più tardi, ora lascialo riposare, credo ne abbia davvero bisogno-
La ragazza annuì ed entrambe tornarono nella sala da pranzo dove il resto della famiglia lì aspettava per iniziare a mangiare.
Quando ebbero finito ciò che c'era nel loro piatto, Paloma e Zuleika salirono in quella che un tempo era la stanza di Mika per portargli un piatto di zuppa calda che la madre aveva preparato appositamente per lui. 
Quando entrarono fecero fatica ad individuare il fratello, avvolto com'era dalle coperte. 
La maggiore poggiò il piatto sul comodino e si sedette su letto accanto a lui accarezzandogli dolcemente i capelli.
-Mika, ti abbiamo portato qualcosa da mangiare-il ragazzo mugugnò qualcosa ma non accennò minimamente a muoversi. 
Paloma rise, ma non insistette, sentendosi accanto a lui e costringendolo a misurarsi la febbre.
-Sai, ti avevo detto di fare finta di stare male, non di ammalarti davvero. Adesso mamma non ti lascerà più andare-
Zuleika si sedette ai piedi del letto mentre la sorella continuava a parlare. 
-Mi dici cosa sta succedendo?-
Mika girò la testa per guardarla negli occhi, ma dopo un istante si voltò nuovamente senza dire una parola.
-Lo avevi promesso-
-Avevi promesso cosa?-chiese Yasmine entrando nella stanza insieme a Fortunè. 
-Fantastico, deve arrivare qualcun altro? No, perché questa stanza sta diventando affollata e comincia a mancarmi l’aria-borbottò il riccio continuando a dare le spalle al resto della famiglia.
-Finalmente parla! Stavo cominciando a pensare che fossi diventato muto! -esclamò la più grande prendendo il termometro da sotto il braccio del fratello.
-Dovreste lasciarmi riposare. Sono malato-
-Solo perché sei così stupido da farti una passeggiata serale sotto la pioggia. Allora, cosa è successo? Quando ci siamo separati questa mattina stavi benissimo, anzi mi sembravi quasi felice-intervenne il più piccolo avvicinandosi al cantante e costringendolo a guardarlo negli occhi, ma quello non rispose.
-Ha mangiato tutto quello che la mamma gli ha preparato? -domandò Yasmine a Paloma che la guardò interrogativamente. 
-No, non l'ha ancora toccato nulla, perché?-
-Andy mi ha detto che ultimamente non mangia se non è costretto-
All'udire il nome del biondo il riccio si voltò velocemente verso le sorelle.
-Andy? perché..... cosa c'entra lui? -mormorò uscendo per qualche secondo dal suo bozzolo di coperte.
-Mi ha mandato un messaggio quando ti sono venuta a prendere da lui. Diceva di controllare che mangiassi e che non ti trascurassi. Anche se non state più insieme questa non vuol dire che non ti voglia bene e che non si preoccupi per te. -
Mika non disse nulla, ma si limitò a voltarsi nuovamente dall'altro lato con gli occhi pieni di lacrime.
-Sei andato da lui oggi, non è vero? -esordì Fortunè senza distogliere lo sguardo da quello  del fratello che però si chiuse in un ostinato silenzio.
-Mika, perché non ci dici cosa è successo? Magari possiamo darti una mano-
Zuleika era sempre stata quella più diplomatica e disponibile tra di loro, ma non sempre riusciva a capire quando le persone non avevano intenzione di parlare.
-Senti, a me non importa sapere cosa è successo di preciso. Posso immaginarlo. 
Quello che voglio è che tu rimetta insieme i pezzi della tua vita, con o senza Andy-
Fortunè era decisamente il più pragmatico, ma al contempo anche il meno empatico. 
-Proprio non capisci eh?!-ruggì Mika
-La mia vita era Andy! Cosa mi rimane se lui non vuole più avermi nella sua?!-
Nessuno osò dire nulla, mentre Mika sedeva in silenzio con il volto nascosto tra le mani.
-Allora dicci come possiamo aiutarti? -sussurrò infine Zuleika accovacciandosi accanto a lui. 
-Non.... non potete. 
Questo è il mio casino e devo essere io a sistemarlo, ammesso che sia ancora possibile. Io...... vi ringrazio, ma questa volta devo occuparmene da solo.-
-Cosa hai intenzione di fare allora?-
-Io.... io.... non lo so. Non so nemmeno se c'è ancora qualcosa che si possa fare-
-Sono certo che troverai la soluzione. La trovi sempre-lo confortò Fortunè
-Ti ringrazio per la fiducia ma...  –
-Niente ma. Tu ed Andy siete fatti per stare insieme e lo sapete entrambi, per questo lui è così arrabbiato con te. Dagli solo un po'di tempo e dimostragli che sei cresciuto, che tornare con te non è un errore. Puoi farcela, io lo so, ma non se ad ogni rifiuto ti riduci così. Saranno troppi i NO che dovrai sopportare prima che Andy ceda, lo sai anche tu-
Mika annuì debolmente prima di stendersi nuovamente sul letto.
-Direi che è tempo di lasciarti riposare ora, ma sappi che tornerò tra un po' a prendere il piatto e sarà meglio che sia vuoto-disse Paloma uscendo dalla stanza seguita dagli altri.
Tutti tranne Zuleika che rimase seduta ai piedi del letto.
-Puoi andare anche tu, non ti preoccupare. Non butterò la zuppa da qualche parte. Ha un odore troppo buono-provò a convincerla Mika sorridendole ma la ragazza scosse la testa. 
-Mi fido è che.... posso rimanere un altro po'con te? 
È da tanto che non ti vedo e..... mi sei mancato-
-Anche tu mi sei mancata sorellina-gli rispose il riccio abbracciandola. 
Era in momenti come questi che Mika si chiedeva cosa avesse fatto nella sua vita passata per meritarsi una famiglia fantastica come quella.



Nota:Buonsalve, per farmi perdonare dell'immenso ritardo del mese scorso aggiorno un po' in anticipo questa volta.
Devo dire che scrivere di Mika con le sue sorelle e suo fratello mi diverte quasi più che scrivere dei Mikandy(che ultimamente sembrano essere stati spodestati dai Midez, anche se sono sicvura essere una cosa passeggera).
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, come sempre, attendo i vostri commenti.

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Capitolo 10
*** Papà....... ***


Si svegliò nel suo vecchio letto.
Sua sorella minore lo abbracciava da dietro mentre lui era rannicchiato in posizione fetale.
C'era qualcosa di estremamente sbagliato in quella scena che si era ripetuta forse un po' troppe volte nella su vita.
Sarebbe dovuto essere lui quello che consolava la più piccola, non il contrario. 
Decise di lasciar perdere quelle riflessioni che sembravano non portarlo da nessuna parte e scese in cucina. 
Sua madre era intenta a preparare qualcosa che lui non riusciva ad identificare, mentre nella stanza affianco poteva sentire Paloma parlare al telefono con qualcuno.
Si sedette sullo sgabello di fronte al bancone pieno di farina e attese in silenzio che la donna si accorgesse di lui. 
In quel momento sua madre gli stava dando le spalle e lui rimase ad osservarla affettare qualche verdura che sicuramente avrebbero mangiato a pranzo.
-Ti sei svegliato finalmente, ci chiedevamo se almeno oggi saresti stato dei nostri?-disse la donna senza voltarsi.
-Oggi?-
-Si, oggi. Tuo padre ha appena preso l'aereo di ritorno dal suo ultimo viaggio di lavoro-
-Si? E dov'era andato?-
-Non è questo il punto Mika. Sarà qui per pranzo e quindi saremo tutti insieme oggi.
Tu sarai dei nostri o stai ancora male?-
-No, io..... veramente avrei del lavoro da fare-
-Lavoro che non puoi fare qui? Abbiamo ancora il tuo pianoforte nello studio-
Il giovane fece un'espressione strana che non sfuggì alla donna, la quale subito smise di fare quello che stava facendo per squadrarlo severamente.
-Seriamente Mika? Da quant'è che non vedi tuo padre?-
-Non saprei. Dall'incidente di Paloma forse-
-E in tutto questo tempo lo hai mai chiamato, gli hai mai scritto anche solo una cartolina?-
-Non che lui lo abbi fatto-
-Devi finirla di comportarti come un ragazzino. Sei ancora arrabbiato per quello che ti ha detto quando...... --Quando ho fatto coming out? Beh, saresti offesa anche tu-
-Ti ha chiesto scusa mille e più volte. Ha fatto di tutto per rimediare, ma a te sembra non importare. 
Anche io ho detto cose terribili quella sera eppure tu mi hai perdonata, perché con lui non ci riesci?-
-Non lo so. Tu sei mia madre mentre lui..... -
-Lui è tuo padre Mika-
-Lo so, ma era il mio eroe e gli eroi non ti tradiscono in questa maniera-
La donna si avvicinò al figlio e gli accarezzò dolcemente una guancia. 
-Allora non hai capito nulla tesoro mio. Sono proprio le persone che ammiriamo di più, su cui facciamo più affidamento che ci feriscono maggiormente. Tu dovresti saperlo bene-
Il ragazzo non fece in tempo a capire cosa quelle parole significassero che la loro conversazione fu interrotta dall'ingresso di Fortunè e Yasmine. 
-Ho portato la colazione!-esclamò allegramente il fratello mostrando un paio di sacchetti di carta da cui cominciò a tirare fuori dei cornetti. 
Richiamata dal trambusto al piano inferiore anche Zuleika apparve nella stanza, stropicciandosi gli occhi ancora impastati dal sonno. 
Paloma lì raggiunse poco dopo con un espressione raggiante.
Mika avrebbe davvero voluto sapere con chi aveva parlato per essere così felice, ma forse quello non era il momento giusto per indagare.
-Bomba al cioccolato per quell'ingordo del mio fratellone....-cominciò a dire Fort porgendogli la sua colazione.
-Cornetto ai frutti di bosco per la mia sorellina-continuò dando a Zuleika la sua.
-Ciambella per Yasmine e cornetto alla crema per Paloma. Ci ho preso? -
Tutti annuirono cominciando ad addentare il loro pasto.
Fino a quel momento non si erano resi conto di quanto fossero affamati.
-E per la tua vecchia madre?-protestò Joannie che ancora non aveva ricevuto niente.
-Non ti preoccupare, non ti ho dimenticato. In più non sei vecchia, solo saggia-rispose il ragazzo prendendo un tortino dall'ultima busta. 
Sembrava veramente appetitoso e Mika avrebbe fatto volentieri a cambio con la sua bomba, ma sarebbe stato scortese. 
-Questo l'ho fatto io con le mie mani questa mattina. Hanno  pensato che un donna speciale come te meritasse un colazione speciale-
La donna prese il dolce e lo assaporò con gusto.
-È davvero eccezionale Fortunè, ma se pensi che questo ti dispensi dall'aiutare a preparare il pranzo di oggi ti sei sbagliato di grosso.-
-Ti è andata male fratellino- lo canzonò il riccio scompigliandogli i capelli.
-Tu scherza poco signorino dato che gli dovrai dare una mano. E niente lamenti-aggiunse poi quando vide lo sguardo poco condiscendente del cantante.
-Pare sia andata male anche a te Mika-gli sussurrò Fortunè in un orecchio prima di eclissarsi in salotto.
Mika andò a rinchiudersi nella stanza del pianoforte mentre Yasmine prese da parte Paloma, Zuleika, rimasta con la madre in cucina poteva sentirle ridere nella stanza accanto.
Avrebbe potuto raggiungerle, sapeva che non l'avrebbero mandata via, ma in quel momento non ne aveva voglia.
Si assicurò di avere le mani pulite prima di prendere alcuni fogli da disegno e sedersi accanto al fratello minore per lavorare a qualche nuova creazione.
Mentre cercava l'ispirazione perfetta si soffermò a godersi quella scena qualche istante.
Dal piano di sopra si poteva sentire la musica alla quale Mika stava lavorando, ma le sue sorelle maggiori, sedute in un angolo, non sembravano farvi molto caso. 
Fortunè, al contrario, batteva distrattamente il piede seguendo il ritmo delle varie canzoni mentre, mordicchiandosi l'angolo sinistro del labbro inferiore, continuava a lavorare al suo ultimo progetto.
Da come squadrava il foglio Zuleika poteva affermare con certezza che aveva finito lo schizzo preliminare e si stava chiedendo quali fossero i colori giusti che avrebbe dovuto usare per rendere tutto il più perfetto possibile. 
Se c'era una cosa che i Penniman avevano in comune era il perfezionismo estremo.
Quell'atmosfera era la stessa dei pomeriggi piovosi  dopo la scuola, quando Mika stanco e arrabbiato si isolava da tutti per dedicarsi alla sua musica mentre le due maggiori parlavano di chissà che cosa mentre facevano i loro compiti nel tavolo del salone dove lei e Fortunè erano sempre intenti a disegnare qualcosa. 
Le mancavano le giornate come quelle, si respirava un odore di....... 
-Famiglia, sono a casa!! -
La voce del nuovo arrivato interruppe i suoi pensieri.
-Papà!!- i ragazzi si catapultarono all'ingresso per salutare l'uomo che li avvolse nelle sue lunghe braccia. 
-Siete troppo cresciuti perché io riesca ad abbracciarvi tutti insieme-rise l'uomo mentre osservava con gioia i suoi figli prima di salutarli uno ad uno. 
-Mika è di sopra? -
Domandò poi alla moglie che annuì con la testa.
-Sarà meglio che vada da lui allora-
-Non ce n'è bisogno papà, sono qui-
La figura allampanata del ragazzo apparve sulle scale e piano piano si avvicinò all'uomo.
-Figliolo, da quanto tempo!!-
Esclamò quello con voce gioiosa mentre abbracciava il ragazzo, anche se quello non sembrava intenzionato a ricambiare il gesto.
-Ti ho visto suonare mentre venivo qui. Sai, la finestra dello studio da sulla strada. Però queste canzoni non le conosco. Sono....?-
-Nuove, già-
-Così stai lavorando ad un nuovo album?-
-Solo.....solo un paio di canzoni. Sono ancora troppo lontano da un nuovo album-
-Capisco-
-Beh, che ne dite di cominciare ad apparecchiare ragazzi. Il pranzo è quasi pronto-
La piccola tribù si divise i vari compiti così da metterci il meno tempo possibile, dopotutto ognuno di loro odiava dover dare una mano in quel tipo di faccende domestiche.
Mika prese i piatti dalla credenza e li stava portando in sala da pranzo quando una mano gli bloccò il braccio.
-Mika, perché non la finiamo una volta per tutte con questa storia? È passato così tanto tempo e sono così dispiaciuto per quello che ti ho detto quella sera. Non pensi che abbiamo entrambi sofferto un po'troppo per questo errore. Per quanto enorme sia voglio davvero sistemare le cose con te-
-Ora devo aiutare mamma.-
-Non penso si offenderà più di tanto se vieni qualche secondo con me di là. Dopotutto ha già una squadra di manovali ad aiutarla-
Mika rise poggiando i piatti sul tavolo. 
-In effetti hai ragione, ma sai che..... –
-Non dobbiamo in nessun modo fare tardi quando Joannie ci chiamerà a tavola, lo so-
Ora ridevano tutti e due.
Almeno era un buon inizio si ritrovò a pensare il padre mentre seguiva il figlio al piano di sopra.
-Mika, io non so più cosa dirti per farti capire quanto mi dispiace per quella sera, non avrei mai dovuto dire che.... –
-Che ero sbagliato? Che non capivi quali dei tuoi errori mi avessero fatto diventare così? O forse non avresti dovuto dirmi che mi ero meritato tutti quegli anni di bullismo e prese in giro perché, in realtà, quei ragazzini e quegli insegnanti da cui ti eri sforzato così tanto di proteggermi avevano ragione: io ero una stupida checca e come tale dovevo essere trattato?
Sai quanto mi ci era voluto per dirvi finalmente la verità? Anni, anni in cui mi ripetevo che ciò che provavo era sbagliato e che dovevo nascondere questi sentimenti. Poi mi sono detto che se ero nato così non poteva esserci nulla di errato in ciò che ero e ho deciso di fare coming out con voi.
Ero convinto che almeno voi, i miei genitori, che avevano speso la loro vita cercando di farmi stare bene, almeno voi mi avreste accettato per quello che ero.
E invece no, mi avete fatto sentire un abominio e nessuno dovrebbe sentirsi così quindi hai ragione, forse non avresti dovuto-
-Ora lo so e non sai quanto me ne pento. Vorrei solo sapere cosa posso fare per farmi perdonare-
Mika sembrò rifletterci un po'su, ma poi fissò il padre negli occhi con un sorriso.
-Nulla papà, non devi fare nulla, hai già fatto abbastanza. In fondo quelle erano solo parole ed ora so quanto delle parole sbagliate possano fare male. Ci ho riflettuto tanto in questi anni e credo che la cosa migliore per tutti sia lasciarci questa storia alle spalle. So che non pensi davvero quello che hai detto quel giorno quindi è inutile legarsela al dito no?- 
-Oh figliolo! -il padre sembrava commosso, ma era quasi timoroso ad avvicinarsi al ragazzo, ben sapendo quanto odiasse essere toccato da lui e non volendo tirare troppo la corda. 
Ma anche in questo il giovane lo sorprese slanciandosi verso di lui. 
Non si abbracciavano così da quando Mika era finalmente riuscito a prendere il diploma. 
-Ora però dovremmo andare prima che mamma si arrabbi-disse ad un certo punto il ragazzo separandosi dall'uomo che lo seguì con gli occhi lucidi giù per le scale.  
Quando arrivarono sulla soglia della sala da pranzo Mika si fermò un istante.
Aveva deciso di perdonare suo padre perché, grazie a tutta questa brutta storia che stava andando avanti con Andy, si era finalmente reso conto si come delle parole, dette nell'impeto di una discussione o comunque non guidate dal buon senso, potessero ferire irrimediabilmente qualcuno.
Voleva che anche Andy lo capisse, magari impiegandoci meno tempo di quello che ci aveva messo lui.
Prese il telefono e digitò il numero del biondo anche se non sperava davvero in una risposta.
Incrociò comunque le dita fino a che nome scattò la segreteria telefonica. Stava per riattaccare quando decise che forse sarebbe stato meglio lasciargli un messaggio, anche solo per fargli capire quali fossero le sue intenzioni.
"Ehi Andy, sono io, Mika. Ma questo lo sai. Sicuramente è per questo che non mi hai risposto.
Non vorrei disturbarti, però.......
Ma che dico? Voglio disturbarti, non nel senso che voglio darti fastidio ma che..... 
So che avevo promesso che dopo l'altra sera ti avrei lasciato in pace ma non posso. Non dopo quello che è successo.

Io non ci speravo davvero, ma tu provi ancora qualcosa per me.
Forse non è amore, ma di certo non è odio e questo per il momento mi basta.
Non so come potrei farti capire che tutto ciò che ho detto o fatto quella sera non.... non.....

Lo sai.
Non ero in me e anche se questa non basta a scusare il mio comportamento vorrei che tu lo capissi. 
Io ti amo, non ho mai smesso e mai smetterò, per questo non posso lasciarti stare: perché se tu provi ancora le stesse cose, cercare di scappare da me non potrà che farti soffrire e io non lo posso permettere.
Avevo promesso che ti avrei protetto da ogni dolore e, anche se fuggendo a Montreal sono venuto meno alla mia parola, sappi che da oggi in poi questa sarà la missione a cui dedicherò la mi vita. Non importa quanto tu voglia allontanarmi, posso sopportare la mia sofferenza, ma non posso vedere TE soffrire quindi..... 
Mi serve solo un'altra possibilità, giuro che non la sprecherò. Ti prego.
Chiamami."

Quando ebbe finito di registrare il messaggio raggiunse il resto della sua famiglia seduta a tavola, negli stessi identici posti di quando erano piccoli. 
Quando si sedette accanto a suo padre l'uomo lo guardò dolcemente.
-Ti perdonerà-gli sussurrò in un orecchio in modo che nessun altro lì sentisse. 
Mika non chiese nemmeno come facesse a sapere quello a cui stava pensando.
Non gli importava.
-come fai a saperlo?-
-Perché tua madre lo faceva sempre-
-Vorrei potesse funzionare così anche tra me e Andy, ma non credo siamo quel tipo di coppia. O meglio, eravamo.-
-Davvero pensi questo?
Quel ragazzo ti è stato appresso per Dio solo sa quanti anno senza dire nulla, senza chiedere nulla in cambio.
Ha sopportato in silenzio tutte le assenze e le distanze e non hai nemmeno avuto bisogno di chiedergli cosa ne pensasse del dover vivere separati perché è sempre stato lui ad incoraggiarti a prendere al volo ogni opportunità ti capitasse davanti.
Ti ha messo al primo posto da quando vi siete conosciuti.
Il suo è l'amore più disinteressato che io abbia mai visto quindi, si, voi non siete come me e la mamma, forse siete anche meglio.
Ricordati figliolo, una volta che hai incontrato il vero amore non lo puoi dimenticare e non lo puoi lasciare andare, non importa quanto male faccia-
Il riccio annuì per poi concentrarsi pensieroso su ciò che aveva nel piatto e che sua madre non gli avrebbe mai permesso di sprecare.
Dall'altra parte della città Andy stava riascoltando il messaggio che il cantante gli aveva lasciato, mentre piangeva il più silenziosamente possibile per non svegliare la figura addormentata accanto a lui. 
Riprodusse il messaggio ancora una volte perché, per quanto odiasse ammetterlo, il libanese gli era mancato e sentire la sua voce gli faceva ancora venire i brividi.
Un singhiozzo sfuggì al suo controllo svegliando l'uomo accanto a lui. 
Il biondo nascose velocemente il telefono mentre l'altro si sporse verso di lui e, sfiorandogli una guancia, si rese conto delle lacrime che ancora scorrevano sul suo volto delicato. 
-Ehi, cosa c'è che non va?- gli sussurrò quindi accarezzandogli piano i capelli 
-Nulla, solo un brutto sogno, un ricordo, ma passerà-riuscì a rispondere Andy in maniera abbastanza convincente mentre si rannicchiava nelle possenti braccia dell'altro, che però purtroppo non lo facevano sentire al sicuro come quelle esili di Mika. 




Nota:Scusate il ritardo e non uccidetemi per questo capitolo, vi prego.
Vi prometto che tutto avrà un po' più di senso tra un po'.
Detto questo mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa ne pensate di quello che la mia mente malata partorisce.
Detto questo scompaio, alla prossima!!

 

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Capitolo 11
*** Beer ***


Erano passate settimane dall'ultima volta che aveva visto Andy e non c'era stato nemmeno un giorno in cui Mika non avesse chiamato il biondo o non gli avesse mandato un messaggio, ma lui non si era mai fatto sentire. 
Oramai cominciava a pensare che si fosse ingannato, che tutti loro avessero sbagliato e che Andy davvero non lo volesse più nella sua vita. 
Aveva provato a parlarne con le sue sorelle, ma l'unica risposta che gli avevano dato era che forse il greco aveva bisogno di più tempo e quindi avrebbe dovuto continuare a dimostrargli quanto tenesse  a lui. 
Avrebbe volentieri chiesto un parere a Fortunè, ma dopo la cena a casa dei genitori il fratello era sparito. Mika era sicuro che sapesse qualcosa che non poteva assolutamente rivelargli anche perché aveva persino smesso di rispondere alle sue chiamate con la scusa di un imponente carico di lavoro.
Fortunè aveva sempre avuto tempo per rispondere al telefono, anche quando faceva il tirocinio nello studio di un architetto che lo costringeva a lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Questo non poteva che condurre il cantante a pensare che in tutta questa faccenda Andy ci entrasse qualcosa.
Di certo non aveva detto al ragazzo di stargli lontano, Fort si sarebbe rifiutato, ma probabilmente gli aveva detto qualcosa che il giovane non voleva fargli sapere. 
Aveva pensato molto a quale fosse la mossa migliore da fare in quel momento, ma non tutto ciò che gli veniva in mente poteva andare bene per un filmetto romantico d quattro soldi, non per Andy. 
Andy era speciale, meritava qualcosa di eccezionale ed unico, anche se Mika non sapeva davvero cosa potesse essere.
Era seduto al pianoforte, cercando di scrivere una nuova canzone, sperando di trovare in essa la soluzione a tutti i suoi problemi, ma con scarso successo.
Stava pensando a quali fossero le parole perfette per descrivere ciò che provava per il biondo quando gli tornò in mente ciò che suo padre gli aveva detto l'ultima volta che lo aveva visto.
Si era sentito ripetere quelle stesse frasi svariate volte da persone diverse, ma quella sera negli occhi di suo padre aveva visto qualcosa che gli aveva inciso quelle parole a fuoco nella mente.
Sembrava quasi che riuscisse a capire cose che gli altri non capivano,  che vedesse cose che gli altri non vedevamo. 
Forse fu per quello che, quasi inconsciamente si ritrovò a chiamarlo,  anche se sapeva che a quell'ora l'uomo probabilmente stava andando a dormire.
-Mika?-domandò una voce assonnata dall'altro capo del telefono.
-Scusa l'orario papà, io.......Ti disturbo?-
-No figliolo, dimmi, c'è qualcosa che posso fare per te?-
-Veramente si, o almeno credo. Posso venire a parlarti?-
-La mamma è stanca, sarebbe meglio che non venissi qui stasera-
-Oh, ok. Capisco-
Il riccio era piuttosto deluso da quella risposta.
Quando mai un Penniman aveva negato aiuto ad un suo familiare?
Al proprio figlio poi!
Nessun Penniman aveva mai chiuso le porte della propria casa a chi chiedeva di entrare.
-Cosa hai capito? Ho detto che sarebbe meglio che non venissi, non che sarebbe meglio non vederci.
 Ti passo a prendere tra 5 minuti e andiamo a parlare davanti ad una birra.
Non so nemmeno se ci siamo mai presi una birra insieme io e te-
-Non credo-
-Beh, allora è tempo di rimediare. Tra 5 minuti e mi raccomando fatti trovare pronto. Già devo aspettare tua madre, vorrei almeno evitare di aspettare te-
Il giovane sorrise è andò a prepararsi. 
Si sfilò velocemente il pigiama per infilarsi un maglione che Andy gli aveva regalato per Natale qualche anno prima.
I ricordi facevano ancora male, ma Mika cercava di seguire i consigli del fratello e di affrontarli.
Indossare quel maglione era solo uno dei tanti modi per imparare a convivere con essi senza farsi schiacciare dal loro peso. 
Si stava mettendo un paio di vecchie converse rosse quando udì una macchina percorrere il vialetto.
Si fiondò fuori dalla porta mentre cercava di indossare l'ultima scarpe. 
Suo padre nell'auto rideva osservando il figlio zompettare su un piede solo mentre litigava con i lacci della scarpa prima di cadere rovinosamente sulla fiancata della vettura.
-Potevi anche prendertelo due minuti per finire di vestirti-lo salutò l'uomo quando Mika si lasciò cadere sul sedile del passeggero. 
-Avevi detto di essere puntuale-
-intendevo dire che non volevo trovarti ancora sotto la doccia quando fossi arrivato-
-Non mi stavo facendo la doccia, ero in pigiama-
-Non.....fa niente, non importa. Dove vuoi andare?-
-Pensavo lo scegliessi tu il posto. Io non conosco molti locali-
-Allora ci penso io. C'è un piccolo pub che di sicuro ti piacerà-
Guidarono attraverso la città senza parlare molto tra di loro.
Suo padre aveva messo un vecchio CD che erano soliti ascoltare quando andavano in vacanza in macchina.
Mika poteva quasi sentire le sue sorelle litigare per avere in po' di spazio in più mentre Fortunè dormiva. 
Fortunè dormiva sempre quando erano in macchina.
Ci mise un po'a rendersi conto che il padre stava battendo le dita a tempo di musica mentre canticchiava a bassa voce. 
Era da tempo che non lo sentiva cantare, ma non si era mai reso conto di quanto gli mancasse. 
La voce profonda dell'uomo seguiva con maestria la melodia principale è, senza accorgersene, Mika si ritrovò a fare i controcanti, proprio come quando era bambino.
Il padre sbirciò senza farsi notare nella direzione del figlio sorridendo, prima di parcheggiare in un vicolo sconosciuto al ragazzo.
-Quando siamo arrivati a Londra i miei colleghi mi portavano sempre qui dopo il lavoro. È tempo che anche tu conosca questo posto-
Disse poi scendendo dall'auto.
Il giovane lo seguì in silenzio per ritrovarsi all'Interno di un vecchio pub all'inglese.
Non sembrava esserci nulla di particolarmente speciale in quel posto se non l'atmosfera familiare che si respirava.
Suo padre era già sparito per salutare qualche sua vecchia conoscenza quando il barman si accorse di lui. 
-Ciao ragazzino. Sei nuovo di qui?-
Mika rimase in silenzio non essendo sicuro di cosa avrebbe dovuto rispondere.
-Non ti ho mai visto da queste parti, ma la tua faccia non mi è nuova-
-Perché è mio figlio Kev-rispose allora il padre emergendo da chissà dove.
-Mike!!Da quanto tempo! Dove sei stato?-
-In giro qua e là per lavoro-disse mentre l'altro lo stritolava con le sue potenti braccia
-Lui è.....-
-Mika, non c'è bisogno che me lo presenti.
Hai parlato così tanto di lui in questi anni che non potrei dimenticarlo nemmeno se volessi. Tu sei il musicista giusto?-
Il riccio annuì
-Ero sicuro fossi tu, potevi anche essere l'architetto ma le età non combaciavano.
Venuto qui per una serata con il tuo vecchio?-
Il ragazzo annuì di nuovo. 
-Sei un tipo di poche parole noto-
-Forse è perché tu parli troppo Kev-scherzò Michael facendo sorridere il figlio.
-Forse hai ragione. Qual buon vento vi porta qui?
Anzi no, non dirmelo. Conosco lo sguardo negli occhi del tuo ragazzo: si tratta di un cuore infranto non è vero? Chi è la fanciulla che ti ha rifiutato il tuo amore? –
-Veramente non.... non è una..... un fanciulla-balbettò timidamente il ragazzo.
Quella non era decisamente una giornata per mentire e mentire su di loro non era certo il modo migliore per riconquistare Andy.
Andy odiava nascondersi nell'ombra. 
-Vai per le più anziane eh? Fai bene, hanno più esperienza. Sanno soddisfare meglio i desideri di un uomo-
-Non.....non......non è…..non è  una donna. È un uomo ed è più giovane di me-
-Oh, capisco-
Perché un attimo Mika pensò di aver rovinato la reputazione di suo padre. 
Quello sembrava un pub vecchio stile, di sicuro i gay non erano ben accetti lì.
-Ed è un bell'uomo?-
La domanda di Kev lo stupì.
Pensava che lo avrebbe cacciato a calci dal locale, non sarebbe nemmeno stata la prima volta.
Pensava che avrebbe impedito anche a suo padre di farsi vedere nuovamente lì, invece gli stava chiedendo di Andy. 
-Il più bell'uomo che tu possa mai incontrare-
Nel dire questo gli occhi di Mika si illuminarono. 
Andy per lui era sempre stato l'essere più bello che avesse mai visto.
-Vedo che lo ami davvero molto. Cosa è successo tra di voi?-
Lo sguardo del ragazzo si incupì ed il barman capì di essersi spinto troppo in là.
-Ma questi non sono affari miei. Lascia che ti offra il rimedio della casa per i cuori infranti. Offro io-
L'uomo si allontanò poi velocemente lasciando i due Penniman da soli, mentre entrambi lo ringraziavano con gli occhi.
-Allora figliolo, qual è il problema? Ad occhio e croce direi che Andy c'entra qualcosa-
-Io.....beh, si.
Sono settimane che lo chiamo, gli mando messaggi, ma lui niente. Non si fa sentire-
-Non mi sembra così strano in fondo, data la situazione tra voi due-
-L'ho pensato anch'io, però...... ho provato a chiedere consiglio a Fortunè dato che loro sono amici, ma non mi risponde-
-Oh, questo è strano-
-Già. Sono convinto che Fort sappia qualcosa che non vuole che io scopra-
-È probabile-
-E secondo te cosa dovrei fare?-
-Vuoi sapere cosa ti stanno nascondendo?-
-Voglio solo riconquistare Andy!-
-Allora non penso ci sia molto da fare-
-Pensi che non abbia speranza?-
-Non ho detto questo-
-Allora cosa...... -
-Senti, Andy è furioso con te e non credo tu gli possa dare torto, ma non è per questo che ti evita.
Cosa è successo l'ultima volta che vi siete visti?-
-Io.....Noi.... beh.... Sei pur sempre mio padre, credo ci siano cose che è meglio non farti sapere-
L'uomo sorrise mentre Kev poggiava davanti a loro due boccali di birra. 
-Hai ragione. Comunque questo non fa che provare la mia teoria-
-Quale?-
-Lui non ti vuole vedere non tanto perché è arrabbiato con te, ma perché sa che quando siete insieme non riesce a continuare ad essere arrabbiato-
-Non vedo come questa possa essere una brutta cosa-
-Se si dimenticasse perché ti deve odiare ricadrebbe nelle tue braccia in meno di un secondo e sa di non poterselo permettere-
-Tu come fai a saperlo?-
-Te l'ho detto: ci sono passato.
Ma adesso torniamo a te.
Se davvero vuoi una possibilità c'è solo una cosa che puoi fare: andare da lui-
-Ma se non mi vuole vedere!-
-E da quando ti fai fermare da ciò che gli altri vogliono o non vogliono.-
-Sto solo cercando di fare la cosa giusta per Andy-
-Proprio per questo devi andare da lui!
Costringilo a stare nella stessa stanza con te, ad affrontare i suoi sentimenti.
Gli devi far capire che rinunciare alla vostra storia è un errore madornale, non per te ma per lui.
Fidati,  se si lasciasse sfuggire quest'occasione non riuscirà mai ad essere pienamente felice-
-Lo credi davvero?-
-Siete fatti l'uno per l'altro. Nessuno dei due può essere felice se non siete insieme-
-Allora che stiamo aspettando? Andiamo!-
-Ragazzo non puoi piombare a casa di qualcuno nel cuore della notte?-
-Perché no?-
-Perché probabilmente la gente dorme-
-Non Andy. Lui lavora sempre a quest'ora. Conosco il mio uomo-
-Il tuo uomo-ripeté sottovoce il padre.
Guardò negli occhi il figlio, che nel frattempo si era già alzato di scatto ed era pronto per uscire. 
-Non vuoi proprio aspettate domani mattina vero?-
-Se ci foste tu e la mamma al posto di me ed Andy  aspetteresti?-
-No, credo di no-
-Allora andiamo-
-Ok, finisci la tua birra e poi ti accompagno da Andy-
-No. Verrò con te solo fino a casa, poi andrò a piedi.
Ho solo una possibilità e non posso sprecarla quindi devo pensare bene a cosa dirgli-
-Come preferisci anche se sono sicuro che lui già sa quello che gli vuoi dire. Sono certo che si sta ripetendo le stesse cose da quando sei tornato-
-Papà non voglio perdere Andy-
Adesso gli occhi di Mika erano lucidi e il padre non poté fare altro che stringerlo in un abbraccio come faceva quando da bambino c'era qualcosa che lo spaventava davvero. 
-Non succederà. Non può succedere-
-Perché no? -
Michael poteva sentire le lacrime del ragazzo bagnargli la camicia. 
Avrebbe voluto poter rispondere con certezza a quella domanda, ma i quel caso tutto dipendeva dal greco. Per quanto pensava davvero che non fosse possibile per i due ragazzi vivere separati, stava sempre ad Andy la decisione.
Certo non poteva dire a suo figlio tutto questo anche se era certo che lui lo sapesse già, così si limitò a dargli l'unica risposta che era certo essere vera. 
-Perché vi appartenete, ecco perché-
Mika annuì per poi affondare la testa nella spalla del padre che nulla avrebbe voluto più che liberare il figlio da quella situazione in cui i suoi gesti avventati lo avevano cacciato.
Mika era fragile, forse il più fragile tra i suoi figli e lui non sapeva davvero come avrebbe reagito se Andy gli avesse chiuso le porte in faccia per sempre.

Nota:Buonsalve, sono tornata.
Il capitolo purtroppo è corto, ma non doveva per forza essere staccato da quello che seguirà. Spero riuscirete ad apprezzarlo lo stesso.
Cerccherò di farmi perdonare pubblicando il prossimo capitolo il prima possibile(ma non prometto nulla).
Grazie a chiunque legge e recensisce questa storia, grazie davvero.

 

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Capitolo 12
*** Kids ***


Era buio pesto quando finalmente intravide il palazzo dove abitava Andy. 
Senza nemmeno accorgersene accelerò sempre di più finché non si ritrovò a correre a perdifiato verso il portone.
Avrebbe citofonato, ma oramai si era fatto davvero troppo tardi. 
Anche il biondo a quell'ora si stava preparando per andare a dormire. 
Intravide la luce accesa in quella che doveva essere la stanza da letto del ragazzo e sorrise.
Forse non era ancora così tardi.
Se Andy fosse stato ancora a casa dei suoi genitori probabilmente a Mika sarebbe bastato lanciare dei sassolini sulla finestra della sua stanza per attirare la sua attenzione.
Lo aveva già fatto altre volte, prima di Zack, e ancora ricordava il sorriso di Andy quando lo vedeva in attesa lì sotto.
Ricordava tutte le volte che si erano avventurati insieme nella notte, spesa senza un reale motivo e più ricordava tutti quei momenti vissuti con il greco più si rendeva conto della quantità di errori madornali che aveva fatto.
Zack soprattutto, perché ora Mika lo sapeva: era sempre stato innamorato di Andy,  ci aveva solo messo secoli per capirlo. 
La luce si spense e il riccio dovette pensare velocemente ad un soluzione alternativa dal momento che ora il ragazzo abitava troppo in alto per lanciare sassolini sulla sua finestra.
Cominciò a mandargli messaggi a raffica sul suo cellulare.
Andy non metteva mai il silenzio e aveva sempre avuto una suoneria per gli SMS estremamente fastidiosa che lui aveva sempre odiato.
In più, da quando gli era stato regalato uno smartphone, non doveva nemmeno sbloccare lo schermo per vedere di chi fosse il messaggio e cosa ci fosse scritto. 
Era qualcosa che aveva impostato perché "così posso vedere in anticipo se è un noioso messaggio che vorrei evitare senza dovermi prendere la briga di aprirlo".
O almeno così gli aveva detto.
"Sono qui sotto"
"Affacciati alla finestra"
"So che stai leggendo questi messaggi, non ignorarmi"
"Ho bisogno di parlarti"
"So che non mi vuoi vedere ma ti prego scendi"
"Non fare il ragazzino, scendi"
Gli mandò un'infinità di messaggi prima che il ragazzo decidesse di affacciarsi. 
-Mika,  è tardi, vorrei andare a dormire se non ti è di troppo disturbo. Vai a casa-
-Non ci penso nemmeno-
-Hai intenzione di lasciarmi in pace prima o poi?-
-Non finché......Senti, ho bisogno di parlarti e non possiamo farlo in questo modo. Perché non scendi e basta?-
Il biondo si voltò un attimo, come a cercare la forza per rispondergli, poi sparì.
Mika fece un sospiro e si sedette sul muretto accanto alla casa. 
Anche se Andy non fosse sceso lui sarebbero rimasto lì.
Voleva davvero fargli vedere quanto era determinato a riaverlo indietro.
Qualche secondo dopo vide il ragazzo attraversare il vialetto con una felpa che si ricordava avergli regalato proprio lui lo stesso Natale in cui Andy gli aveva regalato il maglione che aveva ora indosso.
Quando se ne accorse non poté non sorridere. 
-Che c'è?-chiese Andy in tono scocciato incrociando le braccia.
Si prospettava una meravigliosa conversazione, ma in fondo se lo era aspettato.
-Nulla è solo che...... quella felpa te l'ho regalata io-
-Se vuoi te la ridò. Ne ho altre a casa-
-No, no. Non volevo dire questo. È solo che..... Te l'ho regalata lo stesso Natale in cui tu mi hai regalato questo maglione. Trovavo solo divertente la coincidenza-
-Tu......tu ricordi quando ci siamo scambiati questi regali?
Io non ricordavo nemmeno di averti fatto quel maglione-
Andy stava mentendo e Mika lo sapeva.
Si conoscevano da troppo tempo perché il greco potesse sperare di farla franca con lui. 
-Ricordo ogni cosa-
-Falso, tu sei la persona più smemorata che io conosca-
-Intendevo ogni cosa riguardi noi due-
Al sentire quelle parole il biondo si congelò.
Quando Mika diceva cose del genere per lui era estremamente difficile non cedere al suo fascino.
-Sei venuto qui solo per parlare di felpe e maglioni o dovevi davvero dirmi qualcosa di importante?-riuscì infine a dire cercando di sembrare il più distaccato possibile, cosa decisamente ardua dato che il riccio era a meno di un metro di distanza lui.
Poteva addirittura sentire il suo odore che per lui sapeva ancora di casa.
-Se sei venuto a scusarti di nuovo puoi anche andartene subito-
-Non è per quello che sono qui. Ti ho già detto l'altra volta come sono andate le cose. Ti ho spiegato perché ho fatto quello che ho fatto è, per quanto vorrei poter cambiare quello che è accaduto, non c'è altro che io possa aggiungere-
-Allora perché sei qui?-
-Perché anche se non posso cambiare il passato posso sempre cercare di fare la scelta giusta per il futuro-
-Uhm. E quale sarebbe questa scelta giusta?-
-Impedirti di rovinarti la vita-
-Oh no, non verrai qui a dirmi cosa fare e non fare.
L'unico che mi ha rovinato la vita qui sei tu e non ti permetterò di farlo nuovamente-
-Andy, perché favore smettila di fare il bambino e ascoltami-
-Fare il bambino? Magari potessi! 
I bambini non sanno niente della vita, solo per questo riescono ad essere sempre allegri e ad amare tutti indistintamente. Se potessi riavere quell'innocenza io...... -cominciò a protestare, ma Mika lo fermò.
-Ti prego, ascoltami-disse poggiando delicatamente la mano sul suo braccio.
A quel contatto Andy sentì un brivido attraversare tutto il suo corpo e non poté fare altro che restare in silenzio ad ascoltare ciò che il libanese voleva dirgli.
-Lo so che quello che ho fatto è stato un gesto terribile ed imperdonabile.
So quanto ti ho ferito perché è esattamente quello che ho provato anche io quando Zack mi ha cacciato di casa.
Quando l'altro giorno sono venuto da te il mio intento era solo di spiegarti come erano andate veramente le cose, chiederti scusa e sparire dalla tua vita se questo fosse stato quello che davvero volevi-
-Mi sembra che tu sia ancora qui però-
-Si, e sai perché?-
-No, ma sono curioso di saperlo-
-Per quello che è successo dopo-
-Andiamo Mika! È stato un errore!
Pensi davvero che quello significasse qualcosa?!
Che solo perché siamo finiti a letto insieme questo vuol dire che ti amo ancora e che ti ho perdonato?! 
Cresci un po'!
Tu dovresti essere il primo a sapere che spesso il sesso non significa assolutamente niente!-
-È vero, ma non questa volta.
Andy, pensi davvero che dopo tutti questi anni puoi mentirmi guardandomi negli occhi sperando che io non me ne accorga? Oramai siamo come un libro aperto l'uno per l'altro.
Pensavi davvero che non avrei riconosciuto quello sguardo?-
-Quale sguardo?-
-Quello di qualcuno che è ancora innamorato ma che non vuole ammetterlo perché paura di soffrire ancora. 
Quello di un uomo che ha paura dell'amore, ma soprattutto dell'amare la persona che ha davanti.
Non posso darti torto. Anch'io sarei spaventato al tuo posto, ma non permettere a questo di rovinarti la vita-
-Te l'ho già detto: qui l'unico che mi sta rovinando la vita sei tu-
-No, non capisci. Io e te siamo fatti per stare insieme.
Nessuno di noi due può essere felice senza l'altro e se posso sopportare di essere infelice non posso permettere che tu lo sia. Non a causa mia-
-Troppo tardi-
-Lo so che ho sbagliato e non mi perdonerò mai, ma dammi solo un'altra possibilità-
-Non posso-
-Perché no?!-
-Perché.....Perché......
Mi vedo con qualcun'altro-
Mika rimase immobile per qualche secondo.
Questo davvero non se lo aspettava, non da Andy che ci metteva sempre secoli prima di lasciarsi andare con altre persone.
-Non volevo che tu lo sapessi così, anzi avrei preferito che tu non lo sapessi e basta-
-Fortunè lo sapeva vero?-
Il biondo annuì.
-E sa anche chi è non è vero?-
Il ragazzo annuì di nuovo.
-E suppongo che io conosco questo qualcuno giusto? Perché questo Fort non si è fatto sentire in questi ultimi giorni-
-Senti, mi dispiace ma sei arrivato tardi, troppo tardi-
-Se tu pensi che questo mi farà rinunciare ti sbagli. Anzi, mi impegnerò con ancora più determinazione per riconquistarti-
-Perché?!Perché non puoi lasciarmi andare-
Il tono di Andy adesso era supplicante e ciò spezzava il cuore del libanese ma doveva assolutamente fare ciò che andava fatto.
-Perché quello che hai trovato è solo un ripiego. Presto te ne stancherai e finirai per odiare te stesso e la persona che ti sta accanto e non posso lasciare che tu ti faccia questo-
-E tu come fai a sapere che invece non vivrò una vita felice con lui eh?-
-Perché non ti comporti come un uomo innamorato della persona che ti sta affianco e se non lo ami non potrai mai essere felice-
-E chi ti dice che io voglia essere felice?!-
Andy ora stava urlando in mezzo alla strada e non se ne era nemmeno reso conto.
-La felicità è sopravvalutata! Io voglio sentirmi protetto, al sicuro e Mark mi fa sentire al sicuro!-
-Mark?! Sei..... sei..... sei tornato con Mark?!!! Ma io pensavo che.....-
Mika rimase in silenzio Pernumia po'cercando do mettere in fila delle parole per creare una frase di senso compiuto.
Mark gli era sempre piaciuto perché era l'unico che aveva amato e amava Andy in modo completamente disinteressato; l'unico che aveva sempre messo il biondo prima di qualsiasi altra cosa perché lo aveva sempre amato più di se stesso.
E adesso avrebbe solo voluto odiarlo perché la sua ricomparsa in scena rendeva tutta  dannatamente più complicato.
Anche se fosse riuscito a convincere il greco che tornare insieme era la cosa migliore da fare Andy non avrebbe mai ferito Mark, non un'altra volta.
-Mark è un bravo ragazzo e sono certo che ti ami davvero, ma se tu non lo ami questo non basterà e credo tu lo sappia anche se non lo vuoi ammettere.
Se decidi di restare con lui soffrirete anche due, non solo io.
Se gli vuoi bene davvero non fargli questo-
-Lui non mi farà mai soffrire-
-E nemmeno io lo farò se deciderai di darmi un'altra possibilità-
-Se resto con Mark non dovrò più nascondermi. Sono stanco di vivere una relazione nell'ombra perché nessuno deve sapere che l'uomo che amo è gay, nemmeno la sua famiglia-
-Io.... farò coming out se servisse a convincerti a riprovare-
-Mika, lascia stare. So che questo metterebbe a rischio la tua carriera quindi non te lo chiederei mai. So quanto il tuo lavoro, la tua musica sia importante per te.  È solo che.......
 Lasciamo stare. Ora per favore vattene-
Il riccio sospirò ,poi guardo l'altro negli occhi.
-Se questo è quello che vuoi me ne andrò, ma sappi che non ho nessuna intenzione di rinunciare a te. Non adesso ne mai. -
Quando il cantante se ne andò Andy sorrise.
Sapeva che avrebbe dovuto odiare Mika e la sua insistenza, ma sapere quanto il riccio ci tenesse a lui lo faceva sentire così bene come non si era sentito dalla notte in cui il libanese era fuggito a Montreal.
Rimase qualche istante a godersi l'aria fresca della notte prima di risalire le scale e rientrare nel suo appartamento.
-Testa dura il libanese-disse Mark quando lo sentì sdraiarsi nuovamente sul letto.
-Pensavo stessi dormendo-
-Il tuo telefonino ha continuato a ricevere messaggi per un bel po',pensavi davvero che la tua suoneria non mi avrebbe svegliato?-
-Ah, scusa. Dovrei davvero cambiarla-
-Già, dovresti-
-Come facevi a sapere con chi stavo parlando?-
-Ti ho sentito parlare con lui dalla finestra. E ti ho anche sentito urlare dalla strada e c'è solo una persona che può farti reagire così-
-Scusa, non mi sono reso conto di avere alzato la voce così tanto.
Mi dispiace anche di essere sceso. Non lo avrei mai fatto se avessi saputo che non dormivi-
-E perché mai? È evidente che voi due abbiate molte cose da dirvi-
-Non abbiamo più nulla da dirci-
-Se lo dici tu.....-
-Cosa vorresti dire?-
-Nulla, davvero-
Mark si soffermò ad osservare il ragazzo davanti a lui i cui  occhi erano illuminati da una luce strana e sapeva perfettamente cosa significasse. 
Avvolse il corpo del greco con le sue ampie braccia e studiò ogni centimetro del suo corpo percorrendolo lievemente con le mani. 
Poggiò la testa sulla sua spalla inspirando profondamente il suo profumo in modo da non potersene più dimenticare.
Andy non disse nulla, ma si guardò bene dall'evitare che i loro sguardi si incrociassero. 
-Ti amo-sospirò poi Mark costringendo il biondo a guardarlo.
Il ragazzo aprì la bocca per rispondere ma lui lo bloccò.
-Non....non devi dirlo per forza, anzi non devi dirlo se non lo pensi e io so che non lo pensi-
-Come....-
-Come faccio a saperlo? L'ho sempre saputo.
Quando ti ho incontrato dopo che avevi rotto con Mika ho pensato....Beh, si, lo ammetto, ho pensato che forse il dolore per la su fuga avrebbe cancellato quell'amore che avevi sempre provato per lui.
Ho pensato che forse questa era la mia occasione per avere una seconda possibilità con te, come avevo sempre sognato.
Credevo sarebbe bastato darti un po' di tempo per superare tutta questa storia e poi avremmo avuto una bella vita insieme e le cose sembravano funzionare finché lui non è tornato.
Puoi negarlo quanto vuoi ma sei ancora innamorato di lui-
-Non posso dire di non provare ancora qualcosa per Mika, ma sono certo che con il tempo passerà e noi potremmo avere la nostra bella vita insieme-
-Vorrei che avessi ragione, ma sappiamo entrambi che non è così-
-Non puoi saperlo. È vero che il suo ritorno mi ha scombussolato, ma credo sia normale non pensi anche tu?-
Il giovane sorrise con amarezza.
-Lo sarebbe se non avessi quello sguardo negli occhi-
-Quale sguardo? Perché oggi ce l'avete tutti con i miei sguardi?!-
Mark fece un respiro profondo prima di parlare.
Non avrebbe davvero voluto dire ciò che stava per dire.
-Ricordi quando Zack tornò da Mika dopo che si erano lasciati?-
Andy annuì
-Mika era sconvolto, ma quando Zack è andato da lui per scusarsi e implorarlo di dargli un'altra possibilità lui gli ha detto "No", solo "No". Senza dargli la possibilità di replicare, senza farlo avvicinare troppo. Dopodiché gli ha detto Addio e non lo ha più rivisto.
Non eravate nemmeno ufficialmente fidanzati all'epoca eppure lui non voleva fare nulla che ferisse i tuoi sentimenti. Sapeva che non valeva la pena rischiare di perderti per quell'idiota-
-Questo cosa c'entra?-
-Da quando Mika è tornato sei cambiato. Sei sempre distratto, non riesci a concentrati e sei così distante..... Da quando lui è tornato io per te ho smesso di esistere e allo stesso modo la nostra relazione.
Non è con me la vita che vuoi.
Non sono io l'uomo della tua vita.
È lui-
-No, non dire così io.... ho chiuso con lui, sul serio.
Per sempre-
-Sappiamo entrambi che non è così quindi forse è giunto il momento di smetterla di prenderci in giro. È stato bello finché è durato. Mi dispiace solo che debba finire perché io ti amo davvero-
-Non dobbiamo lasciarci per forza, possiamo provare a far funzionare questa relazione.
Io e te stiamo bene insieme-
-Si, ma non come coppia e purtroppo non credo che riusciremo più ad essere amici. Almeno non per i primi tempi.
È inutile cercare di far funzionare tutto questo. Pensi che io non sappia cosa provate l'uno per l'altro?
Credi che non sappia cosa è successo tra di voi l'altra sera?-
Al sentire quella frase il greco spalancò gli occhi sorpreso ed al contempo spaventato.
L’ultima cosa che voleva era che Mark scoprisse che lo aveva tradito quindi sperò ardentemente che non si stesse riferendo a QUELLO.
-Ho visto Mika correre in lacrime giù per le scale, aveva la camicia ancora slacciata e la felpa in mano e quando sono venuto da te ti ho trovato con gli occhi rossi e la faccia affondata in un cuscino che odorava di un altro uomo-
Andy lo fissò sconvolto.
Quindi Mark sapeva, sapeva da settimane e pure non aveva mai detto nulla?
-Non ti preoccupare, non sono arrabbiato, anzi.
Questo mi ha aiutato ad aprire gli occhi su come stanno realmente le cose.
Pensavo che la situazione fosse cambiata in questi anni, ma ho capito che se c'è una cosa su cui il tuo libanese ha ragione è che siete davvero fatti per stare insieme e che nessuno dei due può essere felice senza l'altro.
E siccome continuo a tenere più alla tua felicità che alla mia è giunto il momento per me di chiudere una volta per tutte questa relazione cosicché tu possa essere libero di tornare da Mika e vivere insieme a lui il resto dei vostri giorni.
Adesso la scelta sta a te, ma, ti prego, se ci tieni davvero a me, fai in modo di essere felice perché altrimenti il rinunciare a te sarà stato inutile-
Il greco sospirò con le lacrime agli occhi mentre guardava Mark raccogliere i suoi vestiti  e incamminarsi verso l'uscita.
Prima che se ne andasse il greco lo bloccò.
-Aspetta, non puoi andare via così-
-Così come? Non ti preoccupare, Mika è andato via e non saprà mai che abbiamo rotto se tu non vorrai farglielo sapere-
-No, non intendevo questo. Non mi interessa cosa pensa Mika.
Intendevo che non puoi andare via senza salutarmi come si deve-disse infine prima di appropriarsi delle sue labbra.
Avrebbe voluto essere innamorato di Mark.
Lui era il ragazzo perfetto: bello, umile e generoso, che riusciva sempre a dire le cose giuste al momento giusto e meritava di essere amato.
Eppure Mark non gli aveva mai fatto battere il cuore a duemila, non aveva mai sentito tutto il suo corpo rabbrividire sotto il suo tocco, non sentiva il suo stomaco rigirarsi quando si baciavano.
Se non poteva dargli la vita e l'amore che meritava poteva sempre dargli un bacio d'addio degno di questo nome. 
Sentì i muscoli di Mark rilassarsi mentre approfondiva il bacio e sapeva che si sarebbe volentieri spinto oltre se non si fossero allontanati.
-Grazie. Non lo dimenticherò -gli sussurrò il greco in un orecchio abbracciandolo prima che l'altro uscisse dalla porta, sapendo che probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto.

Nota:So che avevo promesso di aggiornare prima, ma purtroppo non mi è stato possibile avvicinarmi al computer neanche per sbaglio in questi ultimi giorni.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto come a me è piaciuto scriverlo(Devo ammetterlo,adoro il personaggio di Mark,voi?) quindi mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate.
Detto questo vi auguro buon Natale e buone feste in generale!

 

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Capitolo 13
*** Soul mates ***


Quando Mark fu uscito dall'appartamento Andy si buttò sul letto.
Sapeva che avrebbe dovuto essere triste perché aveva appena detto addio a una delle poche persone che lo aveva sinceramente amato, eppure erano quasi euforico. 
Si rese conto che, da quando Mika era tornato, la sua relazione con Mark era diventata quasi una trappola per lui in quanto aveva cominciato a sentirsi soffocare da tutte quelle cure amorevoli e costanti a cui non era mai stato abituato.
Quando lui ed il riccio stavano insieme si prendevano sempre cura l'uno dell'altro, ma con un pizzico di ironia che faceva sembrare tutto così naturale.
Con Mark non era mai stato così.
Forse la cosa giusta da fare era davvero concedere una possibilità al libanese, ma voleva farlo penare ancora un po'.
Mentre rimuginava su tutto questo cominciò a prepararsi la valigia dato che di lì ad un paio di giorni sarebbe dovuto tornare in Grecia per lavorare ad un documentario.
Questo gli avrebbe dato un paio di settimane in cui riflettere meglio sulla questione lontana da Mika e da Mark, a mente lucida senza lasciarsi influenzare dal fascino e dalle belle parole dei due uomini. 
Quando i suoi occhi si posarono sull'orologio poggiato sul comodino si rese conto che era da tempo passata l'ora in cui sarebbe dovuto andare a dormire.
Il giorno dopo aveva un importante riunione con una band che lo avrebbe voluto come regista del loro nuovo videoclip e non poteva permettersi di fare tardi.
Cominciò a spogliarsi e solo allora si rese conto che aveva ancora indosso la felpa nonostante nella casa ci fosse un dolce tepore.
Non se ne era accorto inizialmente, ma Mika aveva ragione.
Quella glie la aveva regalata il cantante un paio di Natali prima di ritorno da uno dei suoi viaggi. 
Diceva che quando l'aveva vista non aveva potuto non pensare a lui in quanto era dello stesso colore dei suoi occhi e vi era disegnata sopra una fantasia particolare che era certo gli sarebbe piaciuta.
E aveva avuto ragione.
Quella era diventata presto la sua felpa preferita.
Buffo come fosse proprio Mika a ricordarsi quei dettagli che erano oramai persi nella sua memoria.
Quando se la tolse notò che tra le fibre del tessuto era rimasto irrimediabilmente intrappolato, insieme all'odore della notte, quello del riccio. 
Inspirò profondamente e sorrise senza accorgersene. 
Continuava ad amare quel profumo.
Lanciò il resto dei vestiti scompostamente sulla sedia accanto alla scrivania che si trovava in camera sua e indossò velocemente il pigiama prima di scivolare sotto le coperte ed addormentarsi.
Quando la mattina dopo si risvegliò si girò sul fianco stupendosi nel trovarsi solo nel letto.
Si era abituato alla presenza di Mark accanto a lui, ma la sua assenza non lo feriva come continuava a fare quella di Mika.
Rotolò con poca grazia giù dal materasso per poi trascinarsi fino alla cucina per prepararsi un caffè senza il quale non sarebbe riuscito ad assumere un aspetto umano. 
Aveva appena cominciato a tostare il pane quando si rese conto di essere in ritardo e corse in bagno a vestirsi mentre la sua colazione cominciava ad abbrustolirsi.
Quando tornò era ormai completamente carbonizzata ma non aveva il tempo di preparare qualcos'altro, così afferrò i toast con una mano e la tazza del caffè nell'altra e si fiondò in auto per buttarsi nel traffico londinese che non aveva mai imparato a sopportare.
La riunione fu abbastanza breve.
I membri della band e il loro manager avevano visto parecchi dei suoi lavori precedenti e ne erano rimasti entusiasti.
Avevano apprezzato particolarmente quelli di alcune performance live di vari cantanti e gruppi tra cui i Pan!c at the disco, come anche dei vari backstage.
Quando gli avevano detto che nel dietro le quinte di “We are golden” sembrava essere riuscito a creare un legame particolare con la canzone e con l'artista aveva trattenuto a stento una risata. 
Se solo avessero saputo quanta verità c'era in quelle parole...... 
Quando, uscito dalla stanza dove si era svolto l'incontro, riaccese il telefono trovò un paio di chiamate perse ed alcuni messaggi tra cui uno di Mika e uno di Fortunè. 
Entrambi i Penniman gli chiedevano di uscire quella sera, ma il biondo decise di ignorare l'invito del maggiore per bere una birra con il più piccolo.
Se il riccio lo avesse saputo sarebbe andato su tutte le furie, lo faceva sempre quando Andy preferiva ignorarlo per un po' per concentrarsi su un altro membro della sua famiglia, specialmente quando si trattava di Fortunè. 
Spese il resto della giornata nella stanza che aveva scelto come suo studio, circondato da cibo precotto e schifezze di varia natura mentre editava gli ultimi video prima della partenza.
Aveva ancora parecchio tempo prima della scadenza, ma dopotutto non aveva nulla da fare quel giorno e preferiva terminare i vari lavori il prima possibile così da poterne accettare altri e dedicarsi a sistemare quel casino che la sua vita era diventata. 
La sera arrivò senza che lui se ne accorgesse e con essa anche Fortunè che aveva deciso di passarlo a prendere a casa piuttosto che farlo guidare per Londra, cosa che il greco odiava.
Per lui era ok stare al volante per le strade di campagna o anche in giro per la Grecia dato che lì non giravano troppe vetture, ma più il traffico aumentava più Andy cercava di usare la macchina il meno possibile.
A Fortunè invece guidare non dispiaceva, anzi.
Poco importava il luogo, il traffico o le condizioni della strada, il ragazzo avrebbe sempre insistito per mettersi al volante ed Andy non aveva mai smesso di apprezzare questa cosa. 
Quando sentì l'amico suonare il clacson dalla strada si fiondò giù per le scale mentre indossava la felpa.
Solo quando entrò nell'auto si soffermò ad osservare come si era vestito.
Mika aveva ragione, quella felpa era proprio dello stesso colore dei suoi occhi si ritrovò a pensare mentre il giovane accanto a lui metteva in moto.
Andarono nel solito pub, lo stesso dove anni prima Andy aveva portato Fortunè a bere la sua prima birra, che poi si era trasformata nella sua prima sbronza.
Appena il barman lì vide entrare ed accomodarsi ad un tavolo poco distante dal bancone riempì velocemente due boccali e glieli fece portare da una ragazza castana che i due giovani sapevano essere la figlia.
Dopo averla ringraziata, Fort si soffermò ad osservare l'amico che non aveva dato nessun segno di essersi accorto di ciò che avveniva intorno a lui.
-Terra chiama Andy.  Terra chiama Andy. 
Ehi, va tutto bene?-gli domandò infine agitando le mani davanti alla faccia del biondo per ottenere la sua attenzione.
Quello scosse la testa, come se si fosse appena risvegliato da un sogno, e fissò il più piccolo in modo confuso. 
-Oggi mi sembri..... strano-
-Io?  No, ero solo.... sovrappensiero suppongo-
-Già, ho notato. Vorrei solo sapere a cosa pensi-
-A tutto, o forse a niente.
Non lo so, quest'ultimo periodo è stato parecchio..... complicato-
-Immagino, ma c'è forse qualcosa che non so e che dovrei sapere?- 
Il biondo fece una smorfia. 
Con Fortunè si poteva nascondere veramente poco, forse perché, essendo il più piccolo, nessuno gli raccontava mai nulla spontaneamente e quindi lui aveva imparato a capire quando gli veniva nascosto qualcosa ed era ancora più bravo a convincere gli altri a raccontare tutto. 
In più lui era un pessimo bugiardo.
Andy fissò la sua birra perché un po' e, solo dopo averne bevuta quasi la metà in un solo sorso, sospirò e alzò nuovamente gli occhi sul ragazzo. 
-Io e Mark ci siamo lasciati-
Fortunè fu colto in contropiede da quella notizia e rimase qualche istante in silenzio non sapendo cosa dire. 
Per quanto Mark fosse un bravo ragazzo non gli era mai pienamente piaciuto, forse perché sapeva che nella vita di Andy lui e Mika non potevano convivere ed ovviamente il ragazzo preferiva di gran lunga il fratello, per quanto male si potesse comportare con il biondo.
Era quindi contento che fosse uscito dai giochi dando, quindi, al libanese una possibilità in più.
In quanto amico di Andy, però, avrebbe dovuto essere dispiaciuto per lui. 
-E tu come stai?- riuscì infine a balbettare.
-Io? A dire la verità non l'ho ancora capito-
-Come mai lo hai lasciato?-domandò, sperando che questo fosse il primo passo perché Andy e Mika tornassero insieme.
Sapendo quanto Mark amava il biondo non gli era minimamente passato per la mente che potesse essere stato lui a chiudere la loro relazione.
Andy lo guardò a lungo negli occhi prima di cominciare a ridere. 
-Io non l'ho lasciato. È stato lui a farlo,  come l'ultima volta. È sempre lui a lasciarmi-
Fortunè rimase quasi sconvolto dalla rivelazione.
Come poteva Mark, innamorato perso di Andy, essere lui stesso a troncare la loro relazione?
Ma la sua curiosità sarebbe stato soddisfatta più tardi.
Andy era suo amico ed in quel momento non sembrava essere al massimo della forma.
Fece cenno al barista di portare qualcosa di più forte e poi tornò ad osservare il biondo che nel frattempo aveva già finito la sua birra.
-Stai..... bene?-
-So che dovrei essere depresso eccetera eccetera, ma.....In realtà sono quasi sollevato.
Non avrei mai lasciato Mark, ma adesso che non stiamo più insieme tutto sembra iniziare ad avere senso: tuo fratello, il suo ritorno......Credo che Mark lo sapesse.
Credo sia per questo che mi ha lasciato-
-Aspetta, perché avrebbe dovuto? Lui ti ama e di certo non vorrebbe vederti stare con qualcun altro-
-Vero, ma vorrebbe ancora di meno vedermi infelice e sa che non è lui la persona con cui sono destinato a stare, l'unica che mi può rendere veramente felice. 
Per questo ha preferito lasciarmi andare. Proprio come l'ultima volta.-
-Mi stai dicendo che tutta quella scemenza del "Ti lascio perché ti amo troppo" potrebbe avere senso in qualche modo?-
Risero entrambi mentre la ragazza lasciava un paio di bicchierini sul tavolo prima di arrossire dopo aver incrociato lo sguardo gentile di Fortunè. 
-Beh si, solo che è molto diverso da come lo fanno vedere nei film. Fa un male cane, ma ne vale la pena per vedere la persona che ami felice-
-Tu lo faresti?-
-Diciamo che in un certo senso già l'ho fatto.
Quando Mika è scappato io l'ho lasciato andare senza rincorrerlo, senza cercarlo. Ma non ti saprei dire se ho fatto la scelta giusta-
-Quindi pensi ancora che mio fratello sia la tua anima gemella o come cavolo si dice?-
-Non lo penso, lo so. 
Per questo Mark se ne è andato.
Perché coso io possa tornare da lui senza sentirmi in colpa o cose del genere.
Senza avere scuse a cui avvinghiarmi per non farlo-
-E tu hai intenzione di tornare da lui?-
-Ho intenzione di dargli una seconda possibilità, ma non senza farlo penare ancora un po'.
 Voglio vedere fino a che punto è disposto ad arrivare per provare a riconquistarmi-
-Però, qualsiasi sia questo punto,  alla fine tornerete insieme?-
-Fort, se c'è una cosa che ho capito è che posso anche arrabbiarmi con lui e soffrire a causa sua,  ma non potrò mai essere felice senza di lui.
Quando ripenso a ciò che abbiamo avuto, si, vedo il dolore di questi ultimi mesi, vedo le litigare infinite, le distanze insopportabili, ma poi.....
Poi vedo tutti quei mille momenti di gioia che abbiamo passato insieme, tutte le volte che è tornato da un viaggio portandomi qualcosa che aveva visto e che lo aveva fatto pensare a me, come questa felpa.
Vedo tutti i viaggi che mi ha fatto fare, i posti incredibili in cui mi ha portato, le cose meravigliose che mi diceva, le canzoni che scriveva solo per me o i disegni che mi faceva e tutti quei bigliettini che lasciava in giro per casa per augurarmi buongiorno o per tirarmi su il morale.
È soprattutto questo quello che vedo quando ripenso alla mia storia con Mika. 
Non rabbia e dolore, ma gioia e spensieratezza.
Lui è sempre stato l'unico con cui non ho mai avuto paura di essere ciò che sono,  con cui non ho mi dovuto rinnegare me stesso.
Quando guardo indietro è vedo tutto questo so che ciò che provo è ancora amore per questo non ho intenzione di rinunciarci. 
Non sarò io a distruggere con le mie stesse mani la mia opportunità di essere felice.
Né quella di tuo fratello.
Il giorno in cui guardando alla nostra storia vedrò solo rimorso, me ne andrò ore sempre senza mai voltarmi indietro.-
Fortunè rimase a guardarlo incantato.
Andy aveva una luce negli occhi così..... rara e così bella. 
Avrebbe voluto catturarla per potersi lasciare stregate da essa ogni giorno, ma sapeva perfettamente che nessuna foto e nessun video avrebbero potuto catturare quella luce. 
-Wow! È proprio un bel tipo di amore quello di cui parli. Mi chiedo solo se un giorno sarò abbastanza fortunato da provare anch'io qualcosa del genere-
Il biondo sorrise. 
-Questo è l'unico tipo di amore che possa esistere e te ne accorgerai con il tempo.
Tutti siamo destinati ad amare qualcuno.
Sai cosa diceva Platone? O era Socrate? In questo momento non ricordo.
Comunque, diceva che gli dei avevano creato gli uomini con 4 gambe,4 braccia,2 teste e 2 sessi, alcuni avevano entrambi i sessi uguali ed alcuni differenti ed ognuno era felice.
Ma gli dei erano gelosi di questa felicità e divisero a metà tutti gli uomini, costringendoli all'eterna ricerca della metà mancante senza l quale la nostra esistenza è  alquanto miserabile.  
Questo siamo. 
Esseri a metà destinati a spendere la nostra vita con qualcuno di cui non possiamo sapere l'identità fino a che non lo abbiamo trovato.
Non ci si sente veramente completi senza qualcuno da amare e da cui essere amato ma non ce ne rendiamo conto fino a che non troviamo quel qualcuno. 
Arriverà anche per te il momento in cui troverai la tua metà e, fidati, varrà la pena di aver aspettato una vita intera-
Fortunè sorrise un po' amaramente.
Era contento che finalmente Andy avesse capito cosa volesse fare nella sua vita e che questo andasse anche in favore di suo fratello ed era anche contento che avesse riconquistato questa fiducia nell'amore, ma non poteva fare a meno di essere invidioso.
Andy e Mika avevano incontrato il loro vero amore quando erano molto giovani, stessa cosa per i suoi genitori e nonni, persino le sue sorelle sembravano essersi innamorate della persona giusta e lui era davvero contento per loro ma non poteva fare a meno di chiedersi quando sarebbe venuto il suo turno.
-Spero solo tu abbia ragione-mormorò infine sovrappensiero.
-So di averla. E forse non dovrai nemmeno aspettare molto-
-Cosa intendi?-
-Mi riferisco al modo in cui Ruby ti sta guardando-
-Ruby?-
-La figlia del barman, C'mon! So che non ti dispiace, l'ho visto lo scambio di sguardi tra di voi, non sono cieco-
-Non so davvero a cosa ti riferisci-
Ora il più piccolo era davvero confuso e la cosa non poteva che far divertire il greco.
-Forse ora non lo sai, ma se andassi a parlare con lei lo capiresti. Fidati di me, ho un sesto senso per queste cose-
-Ok, ammetto che è carina e tutto, ma..... nemmeno ci conosciamo! In più sono uscito con te e non...... –
-Dimenticati di me-lo interruppe bruscamente il biondo.
-Tornerò a casa a piedi,  una passeggiata mi farà davvero bene.
In più non potrai mai conoscerla se non le parli-
-Ma....insomma io non capisco perché dovrei farlo!-
-Oh mio Dio, ma non hai preso davvero nulla da tuo fratello oltre all'aspetto? Perché io sono fidanzato, pardon, ero fidanzato, con il Penniman che flirta con tutti per il puro piacere di farlo ma sono amico di quello che non vuole nemmeno provare a parlare ad una ragazza che sicuro ha un debole per lui?! -
Fortunè rise di gusto davanti alla spropositata reazione di Andy. 
Forse però aveva ragione, avrebbe dovuto smettere di fare il timido e provare a parlare con Ruby, in fondo era davvero una bella ragazza, simpatica e carina, non poteva andare troppo male e anche se fosse successo lui non ci avrebbe perso nulla. 
-Sicuro che vuoi tornare a casa a piedi? Potrei riaccompagnarti senza problemi-
-Non ci pensare nemmeno grazie.
Se vuoi davvero farmi un favore smettila di fare il timido e vai da lei.
E mandami un messaggio quando torni a casa per dirmi com'è andata-aggiunse infine uscendo dal locale sorridendo e lasciando Fortunè completamente da solo.

Nota:Buonsalve, spero abbiate passato delle belle feste.
Come avevo anticipato a qualcuno questo capitolo è stato un po' diverso dal solito, ma spero che vi sia piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

 

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Capitolo 14
*** We can try again ***


Mika era seduto al pianoforte di casa sua. 
Oramai non gli faceva più paura restare lì da solo e accoglieva tutti i ricordi come vecchi amici, sia quelli belli che quelli brutti.
Sapeva di avere molto da imparare da essi e comunque gli facevano compagnia nel suo esilio volontario. 
Dopo aver visto Andy la sua ispirazione era tornata e nel giro di poco tempo aveva scritto una gran quantità di canzoni, tutte che cercavano di far capire al biondo quanto ci tenesse a lui. 
Eppure il greco non ne aveva ancora sentita nemmeno una. 
Quando era passato a trovarlo per portargli dei dolcetti fatti dalla madre, Fortunè gli aveva detto che Andy era partito nuovamente per la Grecia e non si sapeva quando sarebbe tornato.
Mika aveva fatto l'abitudine alle lunghe assenze del biondo, ma ancora di più alle sue partenze senza una data di ritorno prefissata, ma non per questo aveva imparato a sopportarle.
Tutto ciò che stava facendo in quel momento era per Andy e non poterlo rendere partecipe come erano soliti fare lo demoralizzava. 
Dopo aver provato e riprovato i nuovi brani finalmente si decise a vestirsi per recarsi all'incontro con il suo manager.
Quando si era reso conto di aver scritto abbastanza canzoni per pubblicare un nuovo disco non aveva potuto non chiamare Ian e l'uomo aveva subito fissato un incontro per quella stessa settimana.
Sapeva dei problemi che aveva avuto Mika negli ultimi tempi e della crisi creativa che aveva avuto.
Quando aveva cominciato a dubitare che gli potesse tornare l'ispirazione aveva ricevuto la chiamata del cantante e la cosa lo aveva riempito di gioia.
Gli sarebbe davvero dispiaciuto se avesse dovuto rinunciare a lavorare con Mika e non tanto per i soldi ma perchè ancora vedeva dell'enorme potenziale inespresso nel ragazzo. 
Aveva subito voluto ascoltare i nuovi pezzi, ma ci aveva messo secoli a convincere il cantante.
Non aveva mai fatto sentire ad Ian qualcosa che Andy non aveva precedentemente approvato, ma non poteva dire questo al suo manager, così alla fine aveva dovuto cedere.
Si erano dati appuntamento in un bar poco distante dallo studio di registrazione dove Mika si recava di solito quando era a Londra e che aveva dei dolci ottimi. 
Se proprio doveva iniziare il processo di realizzazione di un nuovo album senza Andy aveva almeno bisogno di una sostanziosa dose di zucchero.
Quando Mika arrivò al luogo dell'appuntamento era ovviamente in ritardo e Ian era già seduto ad aspettarlo sorseggiando un caffè.
Il cantante non si ricordava di aver mai visto l'uomo senza una tazza della scura bevanda in mano e sinceramente cominciava ad essere preoccupato di quali effetti questa abitudine potesse avere sulla sua salute. 
-Mika!! -esclamò l'uomo quando lo vide arrivare. 
I due si abbracciarono e, dato che erano ormai parecchi mesi che non si vedevano, passarono un'oretta a raccontarsi ciò che era successo ad entrambi in quel periodo.
-Ed Andy come sta?- chiese infine il manager che negli anni in cui aveva lavorato con il riccio aveva imparato a conoscere ed ad apprezzare il giovane videomaker. 
Mika si era ben guardato dal dirgli come stavano veramente le cose tra lui ed il greco in quel periodo così cercò di imbastire una risposta che non fosse troppo sospetta. 
-Sta.... bene. È in Grecia ora-
-Dev'essere davvero difficile gestire una relazione come la vostra. Io sinceramente non credo c'è la farei-
-Lo so, lo hai detto più e più volte in questi anni, ma, fidati, quando ami davvero una persona non puoi non rinunciarci-
Ian gli sorrise e Mika ,che temeva potesse lanciarsi in una serie di domande sul biondo e sul suo lavoro a cui lui non avrebbe saputo rispondere, accennò a sua volta uno sghembio sorriso che però l'uomo sembrò non trovare sospetto. 
Ian aveva un gran fiuto per trovare talenti, ma era veramente un disastro ad accorgersi di qualsiasi altra cosa.
Dopo qualche istante il manager riprese a parlare, ma, per fortuna del libanese, non aveva alcuna intenzione di parlare di Andy, l'unica cosa che gli interessava era trascinare Mika nella sala di registrazione il più presto possibile.
Il ragazzo lo lasciò fare, contento di avere la possibilità di smettere di parlare di qualsiasi cosa per rinchiudersi nel suo personalissimo universo.
Non ebbe alcuna esitazione quando vide il pianoforte davanti ai sui  occhi, ma si sedette immediatamente e cominciò a suonare dimentico della presenza del manager alle sue spalle.
Suonò senza interruzioni tutte le canzoni che era riuscito a scrivere sin dalla partenza per Montreal e mai come in quel momento gli sembrarono raccontare tutto ciò che gli era successo in quei mesi. 
Quando ebbe finito Ian gli fece qualche appunto su come quelle canzoni avrebbero potuto rendere ancora meglio secondo lui, anche grazie alla collaborazione con altri artisti che non esitò a proporgli. 
Sembrava entusiasta di ciò che il riccio gli aveva mostrato e Mika sorrise soddisfatto.
Se le canzoni che aveva scritto erano abbastanza buone forse aveva qualche speranza di riconquistare Andy grazie ad esse.
Andy aveva sempre amato quando gli cantava qualcosa solo per lui e ancora di più quando scriveva qualche brano  solo per lui, quindi quell'album gli sembrava il modo migliore per spiegargli cosa provasse veramente per lui. 
-Solo un'ultima cosa Mika..... -aggiunse poi esitante il manager
-Ma tra te e Andy va.... Va tutto bene?-
Il libanese aveva temuto che quella domanda potesse arrivare. 
In fondo aveva raccontato molto di ciò che era diventato il loro rapporto dopo Montreal. 
-No-disse quindi con un sospiro
-Non va bene per niente. Ho combinato un casino e ora lui non mi vuole più vedere.
Ma metterò tutto apposto.
Devo farlo-
Guardando lo sguardo serio del riccio Ian non ebbe il coraggio di aggiungere altro. 
Aveva sempre temuto che la storia tra i due potesse finire male, soprattutto a causa della distanza e del poco tempo che passavano insieme, ma gli erano sempre sembrati così affiatati da poter superare ogni difficoltà.
Se Mika però aveva davvero combinato un casino grande abbastanza da spiegare il perché non glie ne avesse parlato prima, non sapeva se il biondo sarebbe stato disposto a ritornare ad una relazione così complicata e stressante. 
Ian non era un esperto, ma era certo che Andy non ci avrebbe messo molto a trovare qualcun altro che gli avesse potuto dare un po'più di stabilità e soprattutto di presenza. 
Prima di accompagnare il ragazzo alla stazione della metro e salutarlo il manager costrinse Mika ad acconsentire a fare un paio di interviste nei mesi seguenti per lanciare il disco il prima possibile.
Il cantante non ne era entusiasta.
Non si sentiva pronto ad affrontare i media, ma non poteva dire di no, così riuscì solo a convincere Ian a non fissare nessuna data finché lui non fosse stato sicuro che l'album non potesse essere ancora migliorato. 
-Non prendere nessun impegno di nessun tipo fino a che non te lo dico io. Non voglio pubblicare nulla che Andy non abbia sentito, specialmente dato che tutte queste canzoni parlano soprattutto di lui-
-Mika, sai che Andy potrebbe non..... -
-Tornerà presto dalla Grecia e allora potrai fissare tutte le interviste che vuoi. 
Te lo prometto-
L'inglese non provò nemmeno a controbattere, sapendo che in questi casi Mika era irremovibile, quindi gli disse che non era disposto a lasciarlo in pace per più di due settimane, tempo che comunque sarebbe servito per sistemare i pezzi che ne avevano bisogno e registrare quelli già pronti. 
Si separarono entrambi abbastanza soddisfatti, ma, mentre Ian tornò subito a casa, il libanese si allontanò dalla stazione appena il manager fu abbastanza lontano da non notarlo.
Camminò senza metà per Londra, sorridendo quando i suoi piedi lo portarono nuovamente sotto il loro albero. 
Si arrampicò velocemente e si sedette su un ramo robusto appoggiando la schiena al tronco e chiudendo gli occhi. 
Il sole pomeridiano splendeva riscaldando i bambini che giocavano nel parco e Mika avrebbe voluto godersi quello scena ma era stanco, davvero molto stanco. 
Prese il suo telefono e digitò un breve messaggio prima che i suoi occhi si chiudessero del tutto.
 
"Mi manchi"
Il cellulare di Andy aveva ricevuto un solo messaggio in tutta la giornata e dalla persona da cui meno se lo aspettava. 
Mika non mandava mai messaggi, se voleva dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, lo aveva sempre chiamato. 
Quel giorno invece, mentre controllava il telefono durante la sua pausa pranzo, non aveva potuto non notare quel messaggio che aveva letto e riletto con un sorriso ebete fino a che uno dei suoi collaboratori non lo aveva richiamato alla realtà ricordandogli che, se si fossero rimessi subito al lavoro, avrebbero potuto anche terminare il servizio entro la mattina seguente. 
Quel giorno si impegnarono tutti quasi più del solito.
Molti membri della squadra con cui lavorava non abitavano in Grecia e non vedevano l'ora di tornare dalle loro famiglie nelle loro rispettive nazioni di provenienza.
Anche Andy voleva tornare a Londra il prima possibile.
Era tempo di sistemare tutta quella strano storia con Mika.
Quindi, non appena terminarono le riprese, al sorgere del sole, non passò nemmeno da casa ma si diresse direttamente all'aeroporto per prendere il primo aereo diretto in Inghilterra.
 
"Quando torni vorrei che venissi a casa mia, non mi importa l'ora o il giorno. Passa quando vuoi tanto non mi muovo finché non vieni"
Fu il messaggio che Andy ricevette appena poggiò piede su suolo inglese. 
Mika non aveva la minima idea di quanto poco distante fossero ora, nessuno poteva avergli detto quando sarebbe tornato dato che lui stesso non lo aveva rivelato a nessuno per impedire che la gente lo cercasse. 
Il riccio era perfettamente consapevole che quando partiva per lavoro potevano passare mesi prima che riuscisse a tornare a casa, eppure era comunque disposto ad aspettarlo chiuso in casa tutto il tempo che fosse stato necessario. 
Aveva passato solo una settimana in Grecia, ma aveva avuto comunque abbastanza tempo per riflettere sul da farsi.
Avrebbe potuto benissimo ignorare il messaggio di Mika e lasciare che il cantante lo aspettasse invano nella casa che avevano condiviso fino a poco tempo prima, ma decise di non farlo. 
Era giunto il momento di smetterla di fare il bambino e di dare una vera possibilità al ragazzo senza provare a mettergli i bastoni tra le ruote.
Uscito dall'aeroporto chiamò quindi un taxi e si fece portare dal libanese piuttosto che nel suo appartamento che era oramai troppo vuoto per lui. 
Era già pomeriggio quando finalmente entrò nella casa. 
Non ebbe bisogno di suonare: non aveva mai tolto le chiavi della villetta dal mazzo che portava sempre con sé.
Aprì la porta silenziosamente e inspirò profondamente il profumo che subito lo circondò.
Sapeva delle notti insonni sul divano a fingere di guardare un film; sapeva di Melachi, la loro cagnolina, così come sapeva di musica e di amore.
Gli era mancata quella casa. 
Poggiò la borsa e la giacca all'ingresso e poi si recò nella cucina dove un magnifico odore di biscotti al cioccolato cominciava a trasformarsi in puzza di bruciato.
Spense il forno e salì le scale, cominciando a sentire le prime note raggiungere le sue orecchie.
Era certo che Mika stesse suonando: era l'unico motivo possibile per cui avrebbe lasciato bruciare dei biscotti.
Dischiuse piano piano l'uscio della sala musica e rimase qualche secondo incantato a guardare il ragazzo che dolcemente accarezzava i tasti del pianoforte con sguardo concentrato. 
Sapeva che in quel momento il riccio era perso in un universo il cui accesso gli era vietato e che quindi non si sarebbe accorto della sua presenza, così rimase in silenzio spiandolo dalla penombra del corridoio. 
Quando la canzone terminò il cantante si girò nella sua direzione e rimase a bocca aperta nel vederlo lì. 
-I biscotti si stavano bruciando così ho spento il forno-esordì subito Andy senza nemmeno salutarlo. 
-Grazie, devono essermi passati di mente suppongo-
-Già-
Se non fosse stato per lo strano imbarazzo creatosi tra i due, quella si sarebbe potuta definire una normalissima conversazione tra conviventi. 
-Mi piace la canzone che stavi suonando anche se non credo di conoscerla. È nuova?-
Il riccio annuì.
-È proprio per questo che ti ho chiamato. Ho scritto alcuni nuovi brani e vorrei sapere cosa ne pensi così posso cominciare a registrarli-
-Sono contento che ti sia tornata l'ispirazione, ma sai che non sei obbligato ad avere la mia approvazione per registrare un pezzo-
-Lo so, ma la vorrei ugualmente. In fondo questi brani esistono solo per te-
-Cosa vuoi dire?-
-Solo...... Ascoltali, ti prego-
Il biondo allora si lasciò convincere e si sedette accanto a lui sullo sgabello del pianoforte prima che ricominciasse a suonare. 
Questa volta Mika non era perso nel suo mondo, questa volta Mika stava cercando di costruire un mondo per lui, lo sentiva. 
Il riccio non guardava più i tasti e nemmeno i fogli su cui aveva scribacchiato qualche breve appunto e sicuramente il testo, anche se la scrittura era troppo tremante e confusa perché potesse esserne sicuro. 
Inizialmente persino la voce di Mika gli sembrava che tremasse leggermente, come ai suoi primi concerti, quando saliva sul palco così emozionato da non riuscire nemmeno a presentarsi prima di cominciare a cantare.
Ma la musica gli infondeva sicurezza e, proprio come a quei primi concerti, l'esitazione e la paura sembrarono passare velocemente mentre cantava girandosi sempre più spesso a guardarlo.
E quando i loro occhi si incontravano con sottofondo quella voce così dolce e melodiosa che Andy sapeva essere solo per lui, il greco non riusciva più a comprendere nemmeno una parola di ciò che l'altro stava cercando di esprimere, concentrato com'era a cercare di evitare che il cuore gli uscisse dal petto.
In quel momento tutto ciò che voleva era fare sue quelle labbra, riprendersi ciò che gli era stato tolto e, a giudicare dal comportamento di Mika, era certo che anche il giovane volesse la stessa cosa.
Eppure sapeva di non poterselo permettere.
Se voleva che questa volta le cose andassero bene dovevano procedere con i piedi di piombo e quindi cercò disperatamente di ignorare il suo istinto e concentrarsi solo sulla musica.
Anche se non era riuscito a cogliere perfettamente tutte le parole aveva capito che quei brani parlavano tutti di loro. 
Di cosa erano diventati dopo Montreal, ma soprattutto parlavano di lui. 
Mika aveva scritto pochissime canzoni su di lui, la maggior parte di esse inedita.
Mika scriveva della parte oscura e triste della sua vita  e quindi non scriveva mai di lui in quanto gli ripeteva sempre come lui fosse una delle poche cose veramente meravigliose e luminose che gli fosse mai capitata. 
L'unica cosa che lo rendesse veramente felice.
O almeno così diceva. 
Eppure ora si presentava con un album completamente su di lui e su cosa era successo tra loro in quell'ultimo anno, ma non nella stessa modo degli altri album.
Non c'era quella solita tristezza velata nascosta tra dei personaggi inventati. 
C'erano solo loro due. 
-Ho capito che non tutto è bianco o nero. Ogni relazione è composto da gioie e da dolori.
E noi siamo stati molto felici insieme, ma negli ultimi tempi, per colpa mia il nostro rapporto non ha fatto altro che distruggerci.
Io non voglio distruggerti, voglio solo renderti felice-mormorò Mika quando ebbe finito di suonare.
Il biondo si soffermò sul volto del ragazzo, compito arduo in quanto questo aveva prontamente puntato gli occhi sulla punta delle sue scarpe. 
-Io ti amo Andy- aggiunse poi il libanese incrociando facendo incrociare i loro sguardi. 
-Lo so Mika, ma questo purtroppo non sistema le cose-sospirò il greco.
Questa volta la sua voce non era arrabbiata, era dolce e consolatoria, come la mano che aveva poggiato sulla spalla del libanese.
-Non ci sono proprio speranze per noi?-
-Non ho detto questo. È solo che......
Sarà difficile tornare ad essere quelli che eravamo prima e non sono nemmeno sicuro di poterci riuscire-
-Ma io non voglio tornare quello di prima! Io voglio essere migliore! 
Tu meriti un uomo migliore di quello che sono mai stato; vorrei solo poter essere io quell'uomo.
Sto cercando di cambiare, davvero, e se lo sto facendo è solo per te, perché tu meriti un tipo di amore che non sono certo di essere mai riuscito a darti.
Ma ti amo e voglio dartelo, mi dispiace solo che ci sia voluto tutto questo per farmelo capire-
Andy sorrise. 
-Sei davvero cresciuto. Sei diverso ora-
-Fammi dimostrare quanto ci tengo a te-
Il greco sospirò.
-Però questa volta dobbiamo fare le cose per bene-
-È un si?!!-
Mika era veramente stupito.
Non si aspettava che Andy potesse davvero dargli un'altra chance. 
-Sto dicendo che forse potremmo ricominciare a frequentarci, magari solo come amici e poi.... si vedrà. 
È inutile negare che non saremo mai in grado di escluderci reciprocamente dalle nostre vite, ci faremmo solo del male e io sono stanco di tutta questa storia. 
Ho bisogno di te nella mia vita, solo.... non sono sicuro di volere che tu sia nuovamente il mio ragazzo-
Il sorriso sul volto del riccio si affievolì leggermente, ma era sempre un passo avanti e in quel momento a lui andava bene anche quello.
I due giovani si abbracciarono e Mika nascose il viso nella spalla di Andy. 
Gli era mancato quel profumo, quel calore, quel corpo.
Gli era mancato Andy, così tanto da fare male, ma non si era realmente reso conto di quanto gli fosse mancato fino a quel momento.
In un istante lacrime silenziose  cominciarono a scorrere copiosamente sul suo volto; il biondo le poté sentire inzuppargli la maglietta.
-Mi sei mancato così tanto-riuscì a borbottare il libanese senza singhiozzare. 
-Mi sei mancato anche tu-
E Andy si rese conto che era da tanto che non diceva qualcosa di più vero.





Nota:Buonsalve bella gente!
Questo è probabilmente l'ultimo aggiornamento prima di ricadere nel vortice universitario, quindi non posso promettervi di riuscire a postare i capitoli con costanza,ma vi prometto che farò del mio meglio.
Ringrazio chiunque stia lòeggendo questa storia e volevo solo farvi sapere che oramai non manca moltissimo alla conclusione.
Dettp ciò psero che abbiate passato tutti buone feste e che vi siate divertiti.
Alla prossima!

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Capitolo 15
*** Fresh start ***


Il giorno dopo Mika era già in studio di registrazione e in pochi giorni gran parte dei pezzi furono pronti per essere inseriti nel nuovo disco.
Il cantante non si ricordava di aver mai completato un album in così poco tempo.
Ian era entusiasta di come stavano andando le cose e aveva già cominciato a fissare alcune interviste.
Il riccio non aveva protestato, anzi. 
Sentiva di essere sulla strada giusta per rimettere in ordine la sua vita e questo lo faceva sentire più tranquillo, in più, per concludere la stesura di alcuni pezzi, si era circondato di collaboratori che sembravano condividere la sua stessa visione del mondo e quindi il lavoro che dovevano svolgere sembrava ancora più leggero. 
Ogni tanto Andy passava dalle parti dello studio di registrazione e insieme andavano a pranzo o a cena fuori.
Tutto cominciava ad andare per il meglio. 
Poi iniziò il folle periodo in cui tutto doveva essere finito e in fretta. 
Spesso Mika partiva per rinchiudersi per giorni, in posti più o meno lontani, con altri artisti a scrivere intere canzoni e sistemarne altre. 
Nel frattempo anche i ritmi di lavoro del greco diventavano sempre più frenetici e spesso si trovava a dover lasciare la città per girare qualche nuovo video. 
Erano entrambi felici con quello che stavano facendo, ma si vedevano sempre di meno e ciò non facilitava il loro riavvicinamento, dato che era davvero raro che i due fossero a Londra nello stesso momento.
Sempre più spesso Mika si trovava a guardare il suo telefono per cercare la forza di chiamare il biondo, ma alla fine non lo faceva mai credendo di non essere nella posizione per farlo. 
Andy non aveva tempo per dedicarsi alle stesse riflessioni, ma prima di addormentarsi, quando controllava se gli fossero arrivati nuovi messaggi, sperava sempre di leggere il nome del libanese sullo schermo.
La distanza stava diventando per entrambi, opprimente come non lo era mai stata e ciò non poteva essere un buon segno. 
Mika non poteva non chiedersi se era davvero a tutto questo che voleva condannare nuovamente Andy, anche perché sapeva che tutto quello che il biondo desiderava era qualcuno sul cui petto accoccolarsi la sera e con cui costruire una famiglia.
Non che questi non fossero anche i suoi desideri, ma non poteva non chiedersi se era in grado di dare tutto questo al greco. 
Non era ancora certo al cento per cento di sapere mettere il suo lavoro dopo qualcosa, fosse anche la sua famiglia.
-Ti vedo sovrappensiero ragazzo, tutto bene?-gli domandò Ben, uno dei suoi collaboratori distogliendolo dalle sue riflessioni.
-Si, tutto ok,  è solo che......-
-Ti manca la tua musa ispiratrice. Non c'è bisogno che tu me lo dica, conosco quello sguardo e conosco le difficoltà della vita di un musicista, dopotutto lo sono anche io, no?-
Il riccio sorrise e annuì.
Se tutti provavano le stesse cose perché lui sembrava l'unico a non essere in grado di smettere di pensare a qualsiasi cosa che non fosse ciò a cui stavano lavorando?
-Ascolta, se ci mettiamo d'impegno questi pezzi saranno pronti in un paio di giorni al massimo e  tu potrai tornare dalla tua musa, ma fino a quel momento ho bisogno che tu rimanga concentrato, ok?-
Mika fece cenno di si con la testa e, dopo aver poggiato il telefono lontano da lui, tornò a sedersi accanto al resto del team. 
Quando finalmente riuscì a distogliere il pensiero da Andy si rese conto che, in fondo, si stava divertendo e che quella era e rimaneva la cosa più importante.
Ora capiva cosa era successo quando era scappato a Montreal.
Si era chiuso troppo nelle sue quattro mura isolandosi dal mondo che aveva smesso di parlargli, e con esso anche la musica.
E lui senza musica non ci poteva stare. 
Aveva perso la testa e poi aveva perso Andy e da lì tutto aveva smesso di avere senso. 
Non poteva permettere che qualcosa del genere accadesse di nuovo, non tanto per sé stesso, ma soprattutto per il greco che stava così disperatamente provando a riconquistare.
Non doveva più nascondersi né tanto meno isolarsi dal mondo esterno, doveva piuttosto buttarsi in esso,  accettando qualsiasi proposta gli venisse fatta, di qualsiasi tipo. 
Sarebbe stata come una sorta di terapia d'urto che era certo avrebbe funzionato. 
Sentì una nuova forza nascere in lui, come una fenice che per troppo tempo non era stata altri che ceneri e la sua vena creativa tornò a scorrere come non succedeva da tempo.
Era una bella sensazione, ma ancora migliore fu quella che provò quando prese il primo aereo per la Grecia per andare a fare una sorpresa ad Andy che stava lavorando lì.
Purtroppo era tardi quando atterrò ad Atene e ci mise un po'a ricordarsi dove abitasse il biondo.
Non era andato a trovarlo molto spesso e ora se ne pentiva. 
Finalmente intravide una piccola casupola con le finestre affacciate sul mare e tirò un sospiro di sollievo: era arrivato.
Le luci di tutta l'abitazione erano spente anche se non era ancora passato l'orario a cui di solito Andy crollava sul letto.
Doveva essere veramente stanco quel giorno e Mika non avrebbe voluto doverlo svegliare, ma aveva passato fin troppe notti all'aperto negli ultimi tempi e dubitava che il suo fisico ne avrebbe retta un'altra, tanto meno con il vento che tirava quella sera. 
Individuò la finestra della camera da letto del ragazzo, che per sua fortuna dava sulla strada, e cominciò a bersagliarla con dei piccoli ciottoli che aveva trovato sulla strada. 
Inizialmente non ci fu nessun tipo di reazione ma, proprio quando stava per suonare il campanello, vide la finestra aprirsi e un Andy ancora addormentato affacciarsi cercando di mettere a fuoco l'origine di quel trambusto.
Mika sorrise teneramente a quella vista di cui non aveva goduto per molto, troppo tempo.
Amava osservare Andy quando si svegliava,  anche se certamente sarebbe stato meglio poterlo guardare dormire affianco a lui.
-Mika,  che ci fai qui?- borbottò il ragazzo con la voce impastata dal sonno e lo sguardo incredulo. 
-Ti va di scappare con me nella notte? -gli aveva fatto quella stessa domanda un'infinità di volte quando erano ragazzi ed era certo che anche il biondo se lo ricordasse. 
-Sto per caso sognando?-
-Faccio ancora parte dei tuoi sogni?-
-Ogni tanto si. Ma a ben pensarci questo forse non avrei dovuto dirlo-
Il libanese rise. 
-Allora cosa fai? Vieni?-
-Mika,  vorrei ma..... questo nuovo progetto mi sta distruggendo, sono giorni che lavoriamo ininterrottamente e sono stanchissimo, vorrei solo poter dormire un altro po' prima di dover ricominciare-
-Capisco, non sarei dovuto passare a quest'ora. Effettivamente è tardi, è meglio che me ne vado-sospirò il riccio leggermente deluso. 
Eppure avrebbe dovuto aspettarsi che qualcosa del genere potesse capitare, Andy lo aveva avvertito che il documentario a cui stava lavorando chiedeva una mole di lavoro infinita. 
Non aveva nemmeno pensato a prenotarsi un albergo in cui passare la notte. 
Aveva inconsciamente pensato che quella sarebbe stata come tutte le altre volte in cui era andato a trovarlo mentre lavorava, ma non poteva essere così. 
-Dove vai?-lo fermò il biondo notando il suo sguardo abbattuto.
-In albergo-
-Non pensavo avessi prenotato. Insomma, quando è che hai deciso di venire?-
-Abbiamo finito oggi alcune registrazioni e, dato che era da tanto che non ci vedevamo, ho pensato di venire qui piuttosto che tornare a Londra.
Ma ho sbagliato, non ho pensato a quanto dovessi lavorare-
-Quindi non hai fatto in tempo a prenotare nessun hotel?-insistette il greco conoscendo la tempistica del libanese.
-No, io non..... ma non importa, troverò una camera da qualche parte-
-A quest'ora? Non se ne parla nemmeno! Dai entra-
Mika non poteva dire di non apprezzare la piega che stavano prendendo le cose. 
Andy sembrava rilassato, quasi contento di vederlo e di ospitarlo a casa sua. 
-Grazie mille. Domani mattina me ne vado, prometto-provò a rassicurarlo il riccio, ma il biondo gli sorrise.
-Non c’è fretta, a meno che tu non ne abbia. Le riprese non dovrebbero durare ancora molto, puoi restare qui fino ad allora-
-Sarebbe meraviglioso!-
-Allora andata! Ora però sarà meglio andare a dormire perché domani si prospetta una terribile giornata-
-Ok, buonanotte-
Lo salutò il libanese lasciandolo salire da solo le scale per la sua stanza e sistemandosi sul divano. 
-Ma no Mika! Hai fatto tutta questa strada solo per vedermi, non ti lascerò dormire sul divano.
Il mio letto è grande abbastanza per tutti e due-
In cuor suo Andy sapeva che era una pessima idea, ma non gli importava.
Non aveva la forza di dare retta alla sua parte razionale in quel momento.
Prese il ragazzo per mano e lo guidò fino alla stanza, quasi completamente certo che il riccio non ricordasse minimamente l'ubicazione delle varie camere. 
Dopo avergli indicato anche il bagno si buttò sul letto e, quando Mika tornò 5 minuti dopo lo trovò profondamente addormentato. 
Si stese accanto a lui facendo attenzione a non svegliarlo e rimase qualche istante a guardarlo non riuscendo a prendere sonno. 
Andy invece sembrava non reagire minimamente a tutto ciò che accadeva intorno a lui, ma di certo doveva essere anche solo inconsciamente consapevole della persona al suo fianco perché, piano piano, rotolò sempre più vicino a lui. 
Il battito di Mika accelerava ogni secondo di più ma ad Andy non importava, anzi, quando appoggiò la testa sul petto caldo del ragazzo sembrò quasi rilassarsi ancora di più.
Solo a quel punto il cantante riuscì a lasciarsi andare e passò un braccio attorno alle spalle del biondo che si strinse ancora di più a lui. 
Mika si ritrovò a pensare come i loro corpi si incastrassero ancora alla perfezione nonostante mesi di lontananza.
Inspirò profondamente l'odore di Andy ,così unico e particolare, e gli sembrò che il resto del mondo fosse scomparso. 
Era così preso da quel momento che quasi non si rese conto che il greco aveva cominciato a mormorare qualcosa nel sonno. 
-È bello stare così. Mi è mancato, mi mancavi. 
Ma ora sono a casa-
Casa. 
Andy aveva appena detto che si sentiva a casa, che stare così lo faceva sentire a casa. 
Che lui era la sua casa. 
Mika sentì il suo cuore accelerare ancora, avrebbe quasi voluto piangere dalla gioia, ma già troppe lacrime erano state versate in quel periodo. 
-Anch'io sono a casa Andy. Tu sei l'unica casa che potrò mai avere-si limitò a dire baciandogli la fronte. 
Una sorriso si dipinse sul volto addormentato del greco come su quello del libanese.
Il sole del mattino lì trovò ancora sorridenti, stretti l'uno nelle braccia dell'altro.




Nota:I'm back(per pochissimo, ma fa nulla).
Questo capitolo è cortissimo, lo so e vi chiedo umilmente venia, il prossimo dovrebbe essere leggermente più lungo anche se non so quando riuscirò a postarlo.
Riongrazio chiunque stia continuando a leggere questa storia, ditemi cosa ne pensate.
Alla prossima!!

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Capitolo 16
*** Grecia ***


Si svegliò tra le fresche lenzuola chiare e ci mise qualche istante a realizzare dove fosse.
Gli bastò l'odore che era rimasto sulla sua maglietta: Andy. 
Il ragazzo era già uscito di casa,  probabilmente ore prima senza che lui se ne accorgesse, ma gli aveva lasciato un biglietto sull'anta del frigo per indicargli l'indirizzo del posto dove avrebbe potuto raggiungerlo per pranzo. 
Ma Mika non aveva voglia di aspettare, così infilò un maglione e uscì velocemente di casa.
Quando arrivò al luogo scritto sul foglietto, però, non trovò nessuno.
-Che idiota che sono! È un documentario naturalistico, sicuramente è in giro a riprendere qualche panorama mozzafiato!-inveii contro se stesso sbattendosi una mano sulla fronte.
Qualcuno alle sue spalle ridacchiò e quando il riccio si voltò incrociò lo sguardo di un anziano.
-Cosa cerchi ragazzo?-gli chiese l'uomo in greco. 
Mika non sapeva bene come rispondere.
In tutti quegli anni passati al fianco di Andy aveva imparato a comprendere il greco quando qualcuno si rivolgeva a lui, ma era ben lontano dal riuscire a conoscere la lingua abbastanza da articolare un discorso.
Cercò di improvvisare una risposta con quei pochi vocaboli che conosceva, aiutandosi con ampi gesti delle mani e, ogni tanto, usando distrattamente qualche termine inglese.
Il vecchio lo guardava con uno sguardo tra il confuso ed il divertito e lo lasciò andare avanti per un po' prima di interromperlo.
-Apprezzo lo sforzo ragazzo, ma io capisco l'inglese-disse infine nella lingua che il ragazzo conosceva meglio.
Il riccio lo guardò perplesso.
-Non fare quella faccia giovanotto. Ho studiato anch'io sai? Facevo l'assistente di volo da ragazzo, prima di tornare alle origini e mettermi a fare il pastore come mio padre e mio nonno prima di lui-
-Come mai questo cambiamento radicale?-
-Se mi offrirai da bere te lo racconterò, ma ora torniamo a te. Cosa stai cercando?-
-Non cosa, chi. Avevo appuntamento con una persona all'ora di pranzo proprio qui-
-Mi sa che sei arrivato un po'in anticipo allora-
-Lo so, ma non avevo voglia di aspettare e ho pensato di venire qui subito dimenticandomi che probabilmente non ci sarebbe stato nessuno fino all'orario che mi era stato detto-
-Mi domando chi sia questa persona che ti ha fatto correre qui con così tanto anticipo. Una ragazza di sicuro-
Il riccio scosse la testa. 
-Non una ragazza? Strano, eppure ero certo fosse amore quello che leggo nei tuoi occhi-
-Infatti lo è solo..... non è una ragazza. È un ragazzo-
Il vecchio rimase ancora un po'in silenzio e il libanese credette che, una volta scoperto il suo orientamento sessuale, non solo avrebbe smesso di parlargli, ma probabilmente lo avrebbe insultato e lo avrebbe raccontato a tutti. 
In città da meno di due giorni e già stava per diventare lo zimbello del paese. 
-Capisco.....È un bel ragazzo biondo, abbastanza alto e con due occhi color del mare? - disse invece l'uomo dopo averci riflettuto su un secondo.
-Aspetti, come fa a saperlo?-
-Conosco Andreas da quando era un esserino minuscolo.
Io e suo nonno eravamo grandi amici e, detto tra noi,  non ci sono poi tanti gay qui in giro, non che io sappia almeno.
In più non sono molte le persone che potrebbero dare un appuntamento da queste parti ed Andy è un di quelle poche e poi....  ok, devo essere sincero,  l'ho sentito parlare molto di te, anche se non era propriamente a me che stava parlando-
-Stava origliando?-domandò Mika ridendo. 
-Controllavo solo come se la stesse cavando il mio ragazzo.
Non sembrava più lui ultimamente-
-Si, lo so-borbottò il libanese con gli occhi fissati per terra.
-Ehi, non abbatterti così! Dato che sembra abbiamo del tempo da passare che ne dici di andare a prendere quel qualcosa da bere? Io ti racconterò del perché ho cambiato vita e tu mi racconterai di te e Andreas.
Ci stai?-
-Direi che per me va più che bene! -
Quel signore gli stava davvero piacendo e, se davvero doveva aspettare il biondo per altre interminabili ore almeno si sarebbe divertito a scoprire aneddoti imbarazzanti sulla sua vita che avrebbe potuto usarlo in seguito per "ricattarlo".
 
Quando Andy qualche ora più tardi arrivò al luogo dell'appuntamento e non trovò nessuno subito si preoccupò.
Il libanese era il tipo che poteva essersene andato ad esplorare i dintorni perdendosi dopo 2 secondi senza ricordarsi la strada di casa, magari anche in un posto in cui il telefono non prendeva. 
Qualche istante dopo però lo vide arrivare ridendo insieme a Leandro, vecchio amico di suo nonno.
L'uomo era intento a raccontargli qualcosa di estremamente divertente a giudicare dalla risata cristallina del riccio. 
Sembravano entrambi davvero felici. 
-Ed ecco qui il caro Andreas-lo salutò il vecchio in greco, abbracciando il ragazzo.
-Non so se sei tu che continui a crescere o io che mi raggrinzisco-
-Purtroppo io non cresco più Leandro-
-Vabbè, non importa.
Comunque, anche se sono contento di vederti, devo rimproverarti un po'-
Il biondo lo guardò perplesso.
-E perché mai?-
-Per avermi tenuto nascosto questo simpatico giovanotto tutto questo tempo!
Ti sei sempre circondato di gente noiosa e una volta che conosci un tipo interessante non me lo presenti. Capisco che ora vivi a Londra e tutto quanto, ma un po'di rispetto per il tuo vecchio Leandro no?
Insomma, per me sei sempre stato un figlio, o meglio un nipote.
Sei troppo giovane per essere mio figlio- 
A quel punto Andy non poté fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata sotto lo sguardo perplesso di Mika che non stava capendo una parola.
Solo allora il biondino si rese conto che avevano parlato in greco per tutto il tempo, e anche un greco abbastanza svelto che il libanese non era decisamente in grado di comprendere. 
-Scusa, mi ero dimenticato che non ci puoi capire-provò a giustificarsi, ma il riccio scosse il capo. 
-Non importa, sembrava vi steste divertendo-
-Vedi? È a questo che mi riferisco!-esclamò quindi Leandro, rigorosamente in greco.
Quando l'uomo notò che i due giovani non sembravano intenzionati ad andarsene lasciandolo lì, imbastì una buffa scusa, che i ragazzi capirono subito essere stata inventata di sana pianta, e si allontanò con il massimo della velocità consentita dalla sua età e dalla sua zoppia.
Rimasti soli i due si guardarono negli occhi con un lieve imbarazzo.
L'atmosfera in quel momento era decisamente troppo romantica per due persone che stavano facendo di tutto per non cedere all'istinto di buttarsi l'uno tra le braccia dell'altro.
-Allora dove..... dove vuoi andare a pranzo?-balbettò Andy distogliendo lo sguardo il più in fretta possibile. 
-Non saprei, sei tu l'esperto qui-
-Giusto. Io direi...... -il biondo ci rifletté un po'su, ma l'unico luogo che gli veniva in mente era un piccolo spiazzo su una scogliera da cui si poteva mangiare guardando il mare. 
Lui ci andava sempre quando aveva qualche secondo di pausa, ma bisognava portarsi qualcosa perché era troppo isolato perché ci fossero ristoranti o paninerie.
-Se a te non dispiace prendere un panino qui all'angolo posso portarti in un posto meraviglioso-
Mika annuì e il ragazzo volò a comprare il loro pranzo, ben sapendo come fosse meglio che la popstar non si facesse vedere in posti affollati, soprattutto con lui. 
Quando tornò trovò il libanese nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato, e questo lo fece sorridere.
Quando il riccio lo vide sorrise anche lui, lasciandosi guidare per le stradine nascoste della città.
In un battibaleno si ritrovarono sul lungomare e Andy cominciò ad arrampicarsi sugli scogli che in quel tratto abbondavano.
Mika invece esitò a seguirlo. 
Un solo passo falso e sarebbe caduto in acqua; e lui aveva il terrore dell'acqua.
Dopo qualche minuto Andy si rese conto che il riccio non era dietro di lui e, ricordandosi della sua paura, tornò velocemente indietro per tendergli una mano ed aiutarlo.
-Ci sono io con te, andrà tutto bene -lo incoraggiò.
E quelle erano le uniche parole che potevano veramente confortarlo. 
Era con Andy quindi nulla poteva andare storto. 
Afferrò la mano del biondo e si lasciò guidare, facendolo sempre fin troppa attenzione a dove metteva i piedi. 
Il greco invece si muoveva come se quello fosse il suo habitat naturale e il libanese non poteva non rimanere incantato di fronte alla scioltezza con cui si spostava da una roccia ad un'altra.
Giunsero finalmente alla loro meta e Andy si lasciò cadere a peso morto su uno scoglio mentre Mika si sedeva, con estrema cautela e lentezza, accanto a lui.
-Credo sia stato un errore venire qui. La mia pausa pranzo è breve e ne abbiamo spesa buona parte solo per il tragitto-
-Non importa-gli rispose il riccio sorridendo. 
-Ora siamo qui e dobbiamo goderci questo momento-
Il greco annuì e lasciò che il suo sguardo vagasse oltre l'orizzonte.
-Questo posto dev'essere bellissimo al tramonto-rifletté Mika ad alta voce.
-Lo è. Se oggi finiamo in tempo possiamo cenare qui, se no possiamo sempre venire la mattina presto e goderci l'alba-
-Pensavo dovessi riposarti-
-Infatti, ma se tutto va bene oggi sarà l'ultimo giorno di riprese e poi ho un paio di giorni prima di dover tornare per forza a Londra per un altro incarico.
Posso farti vedere qualche bel posto qui vicino se vuoi-
Il riccio storse la bocca.
Nulla avrebbe voluto di più che andare in giro per la Grecia con Andy, ma aveva promesso ad Ian di essere di ritorno entrò un paio di giorni perché il manager aveva già fissato un'infinità di interviste e, quando l'album sarebbe stato completamente terminato, anche una listening session, quindi non poteva permettersi di rimandare la partenza nemmeno di un giorno.
-Mi dispiace, non posso. Io..... Ian.....il disco è pronto e ci sono troppe cose che devo fare e.....
Mi dispiace Andy-
-Non importa, ormai ci ho fatto l'abitudine, speravo solo che......
Ma non importa, il lavoro ti chiama ed è importante, ti capisco-
-Non sei arrabbiato?-
-Perchè dovrei? non sei il mio fidanzato, e, anche se lo fossi, non potrei comunque dirti cosa fare o non fare ne arrabbiarmi quando io, no, volevo dire tutto il resto viene dopo il tuo lavoro-
-Non sei giusto. Tu non vieni dopo il mio lavoro. Non ne avrei nemmeno uno se non fosse per te!
Tu sei stato quello che mi ha sempre sostenuto in questi anni e che mi ha convinto a non mollare mai.
In più, se non lo avessi notato, questo disco parla solo di te, questo disco sei tu perché tu sei la mia origine dell'amore-
Andy non sapeva come rispondere a parole come quelle.
Tutte le volte che Mika aveva iniziato discorsi del genere lui lo aveva sempre zittito con un bacio, ma ora non poteva farlo, per quanto avrebbe davvero voluto.
-Facciamo così, perché non mi chiami quando torni a Londra? Potrei avere una sorpresa per te-disse Mika cercando di sollevargli il morale.
Il greco annuì poco convinto continuando a mangiare in silenzio il suo pranzo. 
-Stasera possiamo sempre venire qui. O forse è meglio domani mattina così potrò vedere l'alba con te prima di partire.
Oppure possiamo venire qui la sera, guardare il tramonto e poi dormire in spiaggia per goderci l'alba al mattino, che ne dici?-
-Non fa bene alle tue corde vocali-si limitò a borbottare il biondo senza nemmeno guardare l'altro negli occhi.
-Chissenefrega delle mie corde vocali Andy!!
Voglio solo stare con te, su una spiaggia a guardare il sole che muore per poi risorgere. 
Manca a entrambi quel tipo di poesia.
Dimmi solo a che ora ti devo venire a prendere-
-Non venire-
Il riccio stava già per protestare, ma il biondo continuò. 
-Non venirmi a prendere, rifletterò sulla tua offerta e, se deciderò di accettare, ci vedremo in questo stesso posto al tramonto-gli disse prima di alzarsi e ritornare nel centro città, lasciando il cantante da solo sulla scogliera.



Mika ritornò in quello stesso posto sul tardi pomeriggio.
Di Andy non c'era traccia ma il sole aveva appena cominciato a calare il quindi poteva benissimo non voler dire nulla. 
Si sedette ad aspettare il biondo, rimirando il paesaggio.
Era sempre stato innamorato dei tramonti.
Non sapeva veramente il perché, ma i colori che il cielo assumeva in quel momento riuscivano sempre ad emozionarlo. 
Anche l'alba gli piaceva, ma il tramonto aveva qualcosa di veramente speciale.
O forse dipendeva solo dal fatto che per vedere il sole sorgere si sarebbe dovuto svegliare ad orari troppo assurdi per lui. 
Andy era il tipo da alba, quello che si svegliava prestissimo anche solo per rimirare quello spettacolo della natura.
Andy......
Il sole era già a metà del suo tragitto e lui non si era ancora fatto vedere. 
Voleva credere fosse perché avevano finito tardi le riprese, ma delle voci abbastanza familiari dalla strada gli suggerivano altrimenti.
In quel momento cominciò a temere che non si sarebbe presentato e si sentì perso. 
Non avrebbe dovuto rifiutare il suo invito e tanto meno avrebbe dovuto dirgli che era a causa del suo lavoro. 
Avrebbe dovuto dirgli di si, chiamare Ian e mandare al diavolo tutti i suoi impegni senza dire nulla al greco, ma era stato troppo stupido per pensarci. 
Stava per andare via quando vide una slanciata figura bionda venire verso di lui, ancora più bella incorniciata dalla luce del giorno morente.
-Mi sono perso il tramonto-disse Andy quando raggiunse il libanese.
-Pensavo non saresti venuto-
-Lo pensavo anch'io-
-E perché hai cambiato idea? -
Il greco sospirò, si guardò leggermente intorno e poi fisso l'altro negli occhi. 
-Non hai idea di quanto mi costi dirlo, ma.....-
Spostò lo sguardo sulla punta dei suoi piedi come erano cercare il coraggio di continuare poi alzò nuovamente il volto.
-Forse me ne pentirò, ma.... Ho deciso di fidarmi. 
Di te, del tuo lavoro e di tutto il resto-
-Vuol dire che possiamo tornare..... -
-Piano, non ho detto questo per quanto lo vorrei-
-E allora perché non..... -
-Mi sembra che di questo abbiamo discusso abbastanza.
Io ti amo, è vero, negarlo sarebbe inutile oramai, ma non so se posso sopportare tutto questo un'altra volta-
-Se è per la distanza farò in modo di poter venire qui più spesso, riusciremo a passare più tempo insieme, te lo prometto-
-No, la distanza è l'ultimo dei nostri problemi-
Sapendo quanto non gli sarebbe piaciuto quello che doveva dirgli, posò una mano sulla spalla del riccio che sentì un brivido percorrergli la schiena.
-La verità Mika è che io sono stanco di nascondermi.
 E non intento dai paparazzi o cosa. Quello potrei sopportarlo.
Sono stanco di nascondermi dalla tua famiglia.
Insomma, per quanto ancora hai intenzione di dire a tua nonna che sono il tuo migliore amico?
E tuo zio continua a credere che noi siamo semplicemente colleghi? 
Quand'è che non dovrò aver paura di camminare mano nella mano con te quando andiamo in giro con loro? 
Io ti amo, ma ho smesso di nascondermi-
Mika non sapeva come rispondere a queste parole. 
Andy aveva ragione, ma se era stato complicato per il greco fare coming out con la sua famiglia, non poteva nemmeno lontanamente immaginare cosa sarebbe stato sganciare una bomba di questo tipo su una famiglia tradizionalista come quella del libanese.
Già quando lo aveva detto a suo padre e sua madre aveva rischiato di far venire un infarto ad entrambi.
-Allora cosa significava il tuo discorso?-riuscì infine a chiedergli. 
-Che sono stanco anche di impuntarmi su tutta la storia di Montreal, per quanto io abbia ragione.
Se voglio davvero dare una chance al nostro rapporto, qualsiasi rapporto sia, devo lasciarmi alle spalle tutto questo e ricominciare da capo, tu che dici?-
-Che sono perfettamente d'accordo-
Disse il riccio prima di tendergli  la sua mano. 
-Piacere, io mi chiamo Michael, ma tu puoi chiamarmi Mika-
Il greco sorrise e la strinse. 
-Io sono Andreas, ma puoi chiamarmi Andy-
-Ti va di mangiare qualcosa Andy? Ho portato un po'di cibo per potermi godere il tramonto da qui. A te piace il tramonto?-
-Io amo il tramonto, anche se preferisco l'alba-
-Allora potremmo fermarci un po'di più e vedere anche quella, se ti va-
-Trovo che sia una magnifica idea-rispose il biondo, sedendosi accanto al cantante e mangiando uno dei loukoum che quello gli stava porgendo.
Forse potevano davvero funzionare di nuovo insieme. 

Nota:
Chiedo perdono per il capitolo minuscolo, in ritardo e con una fine non proprio rose e fiori.
Purtroppo gli esami mi stanno mandando ai pazzi e, anche se i prossimi capitoli sono pronti, non ho mai tempo per mettermi al computer e pubblicarli e di questo vi chiedo umilmente scusa(come anche del fatto che il mio italiano, nello scrivere questa nota, abbia deciso di entrare in sciopero quindi non sono esattamente sicura di star scrivendo cose sensate)
Questo capitolo è un po' di passaggio e quindi è un po' così, spero lo abbiate apprezzato lo stesso.
Ditemi cosa ne pensate!

 

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Capitolo 17
*** Leandro ***


-Leandro sembra simpatico, come mai non mi hai mai parlato di lui?-chiese Mika dando un morso al suo panino. 
-Non saprei. Credo semplicemente non sia mai uscito l'argomento. Insomma, neanche tu mi hai mai parlato degli amici di tuo nonno-
-Ma io neanche li conosco! Tu invece sembri avere un bel rapporto con lui-
Andy parve rifletterci un po'. 
-Credo dipenda dal fatto che sia stato l'unico che non ha dato di matto quando ha scoperto che sono gay-
-Glielo avevi detto tu?-
-Non proprio.
Ricordi come quando lo dissi ai miei?-
-Non penso potrò mai dimenticarlo-
-Beh, nemmeno io. Anche se oramai li ho perdonati. 
Comunque dopo quella..... discussione sono venuto a stare qui da nonno per un po'.
Mi sono sempre sentito felice ed al sicuro quando ero a casa sua quindi mi sembrava il posto giusto dove andare dato che i miei mi avevano praticamente cacciato di casa. 
Non gli ho detto subito il perché della mia visita, ma mi sentivo uno schifo.
Era come se gli stessi mentendo, così gli ho raccontato tutto-
-E lui cosa ha detto?-
-Nulla, solo che avevo fatto un lungo viaggio e che forse avevo bisogno di riposare, però si capiva che non l'aveva presa troppo bene. 
Sono andato in camera mia, ma non riuscivo ad addormentarmi così ad un certo punto sono tornato in salotto.
Ricordo che era tardi ed ero convinto che il nonno dormisse, invece lo trovai intento a parlare con Leandro. 
Non volevo interromperli così mi sono nascosto per sentire cosa si stavano dicendo.
Parlavano di me.
Mio nonno stava borbottando qualcosa sul fatto che mi piacessero gli uomini e non sembrava troppo contento, ma Leandro sorrideva.
Lui sorride quasi sempre.
"Ha forse importanza? Insomma, non mi sembra una cosa così drammatica" gli stava dicendo.
"Uomini, Leandro, uomini! A mio nipote piace andare a letto con gli uomini"
"Io non la metterei proprio su questo piano, ma anche se fosse, non è qualcosa che non abbiamo mai visto, o sbaglio?"
Ricordo che il nonno era diventato color pomodoro.
"Ma era diverso! Quando facevamo il militare le donne scarseggiavano e le puttane costavano troppo. Uno uomo ha anche dei bisogni fisiologici da soddisfare.  Nessuno di noi avrebbe mai scelto volontariamente un uomo"
Mi avevano raccontato che durante il militare molti uomini finivano per avere rapporti omosessuali, ma quella conversazione mi ha fatto venire il sospetto che il nonno fosse  tra questi anche se si è sempre guardato bene dal dirlo. 
E forse Leandro c'entrava qualcosa, ma non ho mai chiesto.
"Sei sempre così poco romantico. Comunque continua a non sembrarmi una tragedia. Non si sceglie chi si ama e tu lo sai. Il ragazzo si fida di te, ti ha raccontato tutto solo per questo motivo. Vuoi davvero tradirlo come hanno fatto i suoi genitori?"
"No, certo che no"
"E allora lascia perdere tutta questa storia. In fondo è sempre lo stesso Andreas, anzi, forse per la prima volta è davvero se stesso.
È sempre tuo nipote e se davvero gli vuoi bene vai a dormire e domani comportati per bene con quel ragazzo.
Ha bisogno di te"-
-Un uomo illuminato questo Leandro-
-Già. Il nonno fece esattamente come lui gli aveva detto, il nostro rapporto non cambiò di una virgola, anzi, potrei quasi dire che migliorò-
-Questa storia non me l'avevi mai raccontata-
-Questa come probabilmente molte altre.
Ci sono parecchie cose che non sai di me. Quasi tutte legate a questa terra-
-Vorrei scoprirle-
-Forse-
-Ma tu di me sai tutto, non è giusto!-
-So solo quello che tu mi hai detto.
In più non è vero. Della tua vita prima di Londra so veramente poco-
-Non c'è molto da sapere-
-Potrei dire lo stesso della mia "vita greca".
Sono storie piccole, quasi insignificanti, ma i film migliori nascono da questo tipo di storie, così piccole da passare inosservate agli occhi di tutti tranne a quelli di un grande regista-
-E tu saresti il grande regista?-
-No, io sono solo la mano che muove la manovella,.
L'occhio che osserva e non dimentica.
Per essere un regista bisogna saper raccontare delle storie e in questo non sono io l'esperto-
Mika non rispose, lasciando che il fosse il rumore delle onde sulla scogliera a parlare.
Rimasero in silenzio a godersi quel momento meraviglioso che avrebbero voluto durasse in eterno. 
-Ho sempre amato questo posto-mormorò infine quasi distrattamente Andy.
-Quando ero più piccolo mi ci portava sempre nonno. Diceva che era il nostro posto speciale-
Il greco aveva lo sguardo triste perso oltre l'orizzonte, come se cercasse qualcosa che sapeva era impossibile trovare. 
-Deve mancarti molto-
-Più di quanto tu possa immaginare-
Il nonno di Andy era morto poco dopo che loro due erano andati a vivere insieme.
Il suo funerale era stata l'occasione del primo viaggio in Grecia del libanese, che non aveva avuto un attimo di esitazione nel proporsi per accompagnare Andy, in quel periodo decisamente troppo distrutto dal dolore per occuparsi anche solo di se stesso.
Mika aveva passato quei giorni a consolare il biondo, offrendogli una spalla su cui piangere e tenendogli la mano durante tutta la cerimonia e la processione funebre, incurante degli sguardi pungenti dei familiari del ragazzo.
Andy gli sarebbe stato eternamente grato per quello.
-Sai, quando ero piccolo e venivo qui a imparare a pescare ed ad arrampicarmi sugli scogli con il nonno,  mi immaginavo sempre il momento in cui, da adulto, avrei portato i miei figli o i miei nipoti a fare le stesse cose-
-Vorresti insegnare ai tuoi bambini a pescare ed arrampicarsi?-
-Certo! Come vorrei insegnargli a nuotare o anche ad andare in barca, ma non credo importi-
-Perché dici così?-
-Tolto il fatto che dovrei trovare qualcuno disposto ad avere dei bambini con me, resta il fatto che siamo ancora anni luce dalle adozioni gay in Grecia e poi non posso proprio provare a costruire una famiglia se continuo a dividermi tra Atene e Londra-
Mika avrebbe voluto dirgli che in fondo non erano così lontani, che una speranza c'era, così come avrebbe voluto dirgli che lui era più che disposto ad avere dei figli con lui, bambini a cui avrebbero insegnato ad arrampicarsi, a nuotare, ad andare in barca a pescare e, perché no,? Magari anche a cantare e suonare qualche strumento e che sarebbero riusciti a far quadrare tutto questo con la loro vita lavorativa.
Ma non disse nulla.
La loro situazione era troppo in bilico per rischiare.
Aveva una sola chance e non l'avrebbe sprecata. 
-Ma se avessi dei figli un giorno, quale sarebbe la prima cosa che gli insegneresti?-chiese allora.
-Oltre a camminare, a parlare e tutto il resto?-
-Oltre a camminare, a parlare e tutto il resto-
-Non saprei, tu?-
-Io vorrei che imparassero a suonare o comunque ad essere creativi.
Li aiuterebbe ad essere loro stessi-
-Dovevo immaginarlo. Ho fatto proprio una domanda stupida-
-Mi stai dicendo che tu non gli insegneresti come si fa una ripresa come si deve?!-
-No, non lo farei.
Ok, lo farei ma non subito-ritrattò subito il greco sotto lo sguardo severo del riccio.
-Allora cosa gli insegneresti?-
-Ad andare in bici credo-
-In bici?!E perché mai?!-esclamò Mika perplesso.
Andy non gli aveva mai parlato di una passione per le biciclette. 
-Perché.....Perché…..
Perché andare in bici fu la prima cosa che nonno ci insegnò quando cominciammo a venire qui da soli l'estate perché mamma e papà non potevano prendere troppe ferie. 
Diceva che andare n bici era qualcosa di indispensabile per l'uomo perché nel momento in cui pedali e il vento e tra i tuoi capelli tutto il resto può scomparire e resta solo la strada che devi percorrere e quella la puoi decidere solo tu-
-Un po' una metafora della vita-
-Lo diceva sempre anche il nonno.
Credo gli saresti piaciuto-
-Credo che anche lui mi sarebbe piaciuto-
-Già-
Andy aveva di nuovo lo sguardo triste.
-Se per te andare in bici è così importante perché a Londra non ne hai una?-chiese a quel punto riflettendo sul fatto che il biondo non aveva più posseduto nessuna bicicletta da quando era diventato troppo grande per la mountain bike blu che aveva quando si erano conosciuti.
-Se te lo dico devi promettermi di non ridere-
-Giuro-
-Sto cercando quella giusta.
Non parlo tanto di dimensioni o comodità, ma....
Devo sentirla mia dal primo momento che la vedo e.....  
Ok è una cosa veramente molto sciocca, ma sin da bambino ho sempre dato i nomi alle mie bici, ci parlavo, erano mie amiche.
Vorrei trovarne una che mi restituisca quelle stesse sensazioni. 
Non ne basta una qualsiasi, dev'essere speciale-
Il riccio rimase profondamente stupito dalla risposta. 
Andy era sempre stato quello razionale tra loro e quella era decisamente la cosa più irrazionale che gli avesse mai sentito dire. 
-Te l'avevo detto che era una cosa stupida-borbottò il biondo quando notò lo sguardo del libanese che però lo fermò subito.
-Non è stupida, è.....Non saprei come definirla, ma posso capire. 
E mi piace.-
Il greco sorrise e tornò a guardare l'orizzonte.
Oramai era notte inoltrata e il cielo si confondeva con il mare. 
Erano entrambi stanchi morti e Mika avrebbe dovuto prendere un aereo poche ore dopo.
Avrebbero dovuto dormire almeno qualche ora, ma nessuno dei due sembrava nemmeno pensarci. 
-Mando un messaggio ad Ian e gli dico che c'è stato un problema e che non posso tornare se non tra un paio di giorni. Voglio rimanere ancora un po'con te-esordì il riccio dopo qualche minuto di silenzio.
Non voleva tornare nella fredda Inghilterra e rinunciare ad altri momenti come quello. 
Andy però scosse la testa.
-Non lo fare. 
Torna a Londra. Io ti raggiungo tra un paio di giorni.
Voglio restare qui ancora un po'e godermi questo posto come non faccio da secoli.
Ma tu devi andare, hai un album da finire e, quando sarà pronto, ti porterò in giro per la Grecia.
Ci sono un sacco di posti meravigliosi che ti piacerebbero moltissimo-
Mika annuì e poi si sdraiò, subito seguito dal biondo. 
Il cielo brillava illuminato da migliaia di stupendi puntini brillanti. 
A Londra non avrebbe mai potuto vedere uno spettacolo  a causa del troppo inquinamento luminoso.
In nessuno dei posti in cui era vissuto era mai riuscito a osservare qualcosa di così magico. 
Andy era stato fortunato ad avere tutto questo a disposizione per anni.
Osservò il ragazzo sdraiato accanto a se, anche lui con lo sguardo perso nel cielo, che rendeva quella notte ancora più magica. 
-Le stelle sono più belle viste da qui-
Disse il greco girandosi verso di lui. 
-Già-rispose Mika semplicemente, quando in realtà avrebbe voluto dirgli che le stelle erano più belle viste con lui.


Nota:Vi devo chiedere decisamente scusa per l'immane ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo, tra l'altro cortissimo.
Mi dispiace, ma con l'università è stato un po' un casino, ma grazie a Dio anche la sessione invernale ha una fine.
Detto ciò, vi ringrazio per tutte le recensioni e anche solo per essere arrivati a leggere fino a qui, mi fa veramente piacere che apprezziate questa storia e, da adesso in poi prometto solennemente di essere più puntuale con la pubblicazione dei capitoli, anche perchè ne mancano veramente pochi alla fine.



 

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Capitolo 18
*** Songbird ***


Il giorno dopo Mika partì veramente presto. 
Passò da casa di Andy giusto il tempo per recuperare le sue cose, ma riuscì comunque a fare tardi e quindi si vide costretto ad accettare il passaggio del biondo per poter arrivare in aeroporto in tempo per non perdere il volo.
Dopo averlo accompagnato il greco infilò alla rinfusa alcuni vestiti in un vecchio zaino da trekking, deciso a partire il giorno stesso per un tour della Grecia con lo zaino in spalla, simile al viaggio in Europa che aveva fatto con i suoi amici dopo il diploma, solo che questa volta sarebbe partito da solo. 
Aveva bisogno di riflettere.
Mika invece non ebbe tempo nemmeno di realizzare di essere tornato in Inghilterra.
Appena sceso dall'aereo trovò ad aspettarlo Ian, che subito lo rinchiuse in studio di registrazione per tutta la giornata.
Il cantante era distrutto e non riusciva ad affrontare i ritmi impostigli dal manager, ma piuttosto che dirglielo si sarebbe mangiato la lingua. 
Quindi fin troppo spesso lo trovarono con la testa appoggiata sulla mano e gli occhi chiusi, nonostante i suoi sforzi di rimanere sveglio.
Ogni volta che qualcuno lo svegliava dal suo stato catatonico, Mika si sarebbe volentieri seppellito. 
A registrare quell'album con lui non c'erano più i membri della sua vecchia band, ma dei ragazzi nuovi e di certo quello non era il modo migliore per presentarsi. 
Lui era conosciuto come uno stakanovista, un gran lavoratore ed un pignolo che non si accontentava mai, che non andava mai a casa finché il risultato ottenuto non gli sembrava perfetto. 
In quei giorni invece non era raro sentirlo dire "Intanto tieni questa, caso mai poi la sistemiamo" anche di registrazione che erano di gran lunga sotto i suoi standard. 
Nessuno però fece domande su quello che gli stava succedendo. 
Ian aveva intuito che Andy ed il recente viaggio in Grecia dovevano avere qualcosa a che fare con lo strano umore del ragazzo e per questo non disse nulla. 
Gli lasciò, però, il weekend libero, cosa che non faceva mai poco prima della pubblicazione di un nuovo lavoro. 
Mika era così distratto che nemmeno si accorse di quella stranezza, contento di poter avere qualche giorno per riposarsi.
Sua sorella Zuleika, nuovamente di ritorno da uno dei suoi viaggi, andò a stare da lui durante quel fine settimana, invece che dalla madre, e quindi la casa del cantante si trasformò nell'accampamento dei Penniman per un paio di giorni, dato che Joannie non aveva intenzione di separarsi dalla figlia che vedeva così poco e quindi rimaneva a casa del figlio dalla mattina alla sera, portandosi dietro il padre e cucinando leccornie di tutti i tipi ad ogni pasto. 
Al ragazzo non dispiaceva per niente, anzi. 
Tutta quell'allegria e quella confusione che la sua famiglia inevitabilmente si portava dietro sembravano ricaricare quell'energia che, chissà come, aveva perso e non riusciva a ritrovare. 
Anche Fortunè e Paloma passavano le giornate a casa del fratello.
Il più piccolo passava la maggior parte del tempo con Zuleika, mentre la più grande stava sempre con Mika, raccontandogli tutte le novità che il giovane si era perso. 
Come ad esempio il suo nuovo fidanzato, conosciuto poco dopo la fuga di Mika per Montreal. 
Pensavano di andare a vivere insieme molto presto e volevano organizzare una qualcosa per l'inaugurazione della casa, e lui avrebbe dovuto aiutarli, perché era risaputo che, se c'era qualcuno che sapeva come organizzare una festa come si deve, quello era il cantante, come dimostravano i suoi annuali party natalizi, adorati da tutti i fratelli Penniman e dai loro amici, anche se forse un po'meno apprezzati dai vicini. 
Yasmine venne solo la domenica a pranzo e solo perché sua madre si sarebbe infuriata se non si fosse presentata. 
Non che la ragazza non avesse voglia di passare un po'di tempo con la sua famiglia, anche se i Penniman sapevano essere una presenza davvero difficile da sopportare, ma aveva un progetto davvero grosso per le mani e doveva finirlo il prima possibile.
Non aveva nemmeno bisogno di dirlo, lo capirono subito non appena la videro.
Solo il suo sguardo stanco la salvò da una ramanzina di sua madre sul perché non si fosse fatta vedere prima malgrado sapesse che la sorella minore era tornata a Londra. 
Per quei due giorni Mika riuscì a dimenticare tutti i suoi problemi, da Andy al nuovo disco e quando il lunedì, dopo aver accompagnato, insieme al resto della famiglia, la sorella in aeroporto, entrò nello studio di registrazione lo fece con un energia nuova ed uno spirito migliore.
Ian non fece domande su quel cambiamento.
Era troppo contento che il riccio fosse tornato se stesso per fargli domande sicuramente inopportune.
Da quel giorno l'atmosfera che si respirava migliorò parecchio e finalmente i nuovi membri della band poterono conoscere il grande musicista per il quale avevano accettato di lavorare.
Il ritmo di lavoro aumentò ad una velocità vertiginosa senza che nessuno dicesse nulla. 
Non era raro vedere Mika intento a sistemare un brano alle 23, quando tutti erano andati a casa loro da un pezzo ormai e lo studio avrebbe dovuto essere chiuso. 
Per fortuna lui ed il proprietario erano amici da tempo e quest'ultimo si fidava abbastanza del cantante da lasciargli le chiavi permettendogli di lavorare fino a quando voleva. 
Ian, nel frattempo, aveva cominciato a riempire l'agenda del riccio degli impegni più svariati tra cui moltissime interviste, la maggior parte delle quali si svolse nella sala prove che Mika si ostinava a non voler lasciare. 
Solo la domenica il riccio rimaneva a casa, o meglio andava a casa della madre a recuperare tutti i pranzi domenicali a cui non aveva partecipato per anni. 
Tutto sembrava andare per il meglio, se non fosse stato che non aveva più sentito Andy dal giorno in cui era tornato in Inghilterra.
Nemmeno Fortunè lo aveva sentito e la stessa cosa valeva per gli altri amici inglesi del biondo. 
Si sarebbe preoccupato se il suo istinto non gli avesse detto che il greco stava bene e che presto tutta quell'attesa avrebbe avuto un senso.
Non sapeva se fidarsi di questa sensazione, ma per il momento decise che preoccuparsi inutilmente non aveva molto senso. 
Andy era un uomo adulto e capace e sicuramente sapeva essere in grado di cavarsela in ogni situazione, quindi nulla di brutto poteva essergli capitato. 
In più il fatto che Fortunè non fosse in pensiero per il biondo lo portava a credere che tutto fosse a posto.
Cercò di non pensare al greco perché, in un modo o nell'altro, sarebbe sempre stato una fonte di distrazione per lui, e si concentrò sul suo lavoro, giorno e notte.
Ian adorava questo suo periodo così produttivo, ma, ad un certo punto dovette costringerlo ad uscire dalla sala di registrazione perché i luoghi in cui il ragazzo era richiesto, a così poco dal lancio del nuovo album, erano davvero troppi. 
Mika girava come una trottola da una redazione all'altra, per poi tornare in studio e solo a sera tardi lanciarsi sfinito sul letto di casa sua. 
Quella settimana aveva così tante interviste da aver perso il conto.
Provò a chiamare Andy. 
Sapeva che avrebbe trovato il suo telefono irraggiungibile, ma gli piaceva sentire la voce registrata del biondo, lo calmava. 
Si chiedeva solo per quanto tempo ancora sarebbe potuto andare avanti così.
Finalmente arrivò anche l’ultima evento atto a pubblicizzare l’album, almeno per un po’ di tempo.
Si trovava in una sala con il pianoforte, ma non si ricordava precisamente dove. 
Era stato il suo manager a guidare l'auto in una serie di strade e stradine di cui lui aveva già dimentico i nomi. 
Quando erano arrivati l'uomo era andato a definire alcuni dettagli con i giornalisti, o forse era l'editore? Mika non l'aveva ben capito, ma non gli interessava.
Lui invece era sgattaiolato via per farsi un giro per l'hotel in cui nel giro di poche ore avrebbe dovuto suonare in anteprima il suo disco per un ristretto gruppo di fan venuti da tutto i mondo solo per lui. 
Aveva esaminato tutte le stanze sul suo cammino prima di fermarsi in quella, attratto dallo strumento familiare ma al contempo estraneo. 
Si sedette sullo sgabello e premette a caso alcuni tasti.
Il suono cristallino quasi gli ferì i timpani nel silenzio surreale della sala. 
-Suonami qualcosa-disse una voce dietro di lui. 
Il riccio si voltò e i suoi occhi si illuminarono quando videro che, appoggiato sullo stipite della porta c'era Andy. 
Gli sarebbe volentieri corso incontro per abbracciarlo, ma i suoi piedi sembravano incollati al pavimento.
Nel frattempo il biondo gli si avvicinò e lasciò cadere un'enorme zaino prima di sedersi accanto a lui. 
Sembrava diverso dall'ultima volta che lo aveva visto, eppure erano passate solo poche settimane.
Aveva un accenno di barba ad incorniciargli il volto, indossava vestiti molto semplici che sembravano aver visto giorni migliori e nel suo sguardo c'era qualcosa di strano, ma sembrava felice.
-Suonami qualcosa Mika-
Il cantante fece fatica a spostare lo sguardo dal ragazzo accanto a lui ai tasti bianchi e neri che gli stavano di fronte, indeciso su cosa avrebbe dovuto suonare.
Ne sfiorò uno dolcemente e subito le sue dita si mossero con destrezza, come se sapessero qualcosa che lui ignorava. 

"For you, there'll be no more crying 
For you, the sun will be shining"


Sussurrò così piano che solo Andy avrebbe potuto sentirlo. 
Non si ricordava nemmeno di aver imparato a suonare quella canzone, eppure sembrava perfetta in quel momento.

"And I feel that when I'm with you ,
It's all right.I know it's right"


Guardava Il biondo negli occhi mentre le parole di quella vecchia canzone esprimevano perfettamente quello che provava per lui. 

"To you I'll give the world. 
To you, I'll never be cold. 
'Cause I feel that when I'm with you,
It's all right.I know it's right."


Lo sguardo di Andy schizzava dalle mani del riccio al suo volto, cercando di nascondere un sentimento un po' troppo evidente.

"And the songbirds keep singing 
Like they know the scores
And I love you,I love you,I love you 
Like never before"


Era tutto vero, ogni singola parola in quella canzone per lui era vera. 
Non aveva mai amato Andy come in quel momento.

"And I wish you all the love in the world
But most of all I wish it from myself"


Ogni volta che aveva ascoltato questa canzone si era chiesto come fosse possibile provare un amore del genere; un amore che vuole essere ricambiato, ma è  disposto a rinunciare a questo desiderio pur di vedere veramente felici le persone amate. 
Ora lo sapeva.
Ora, guardando Andy, i cui occhi cercavano sistematicamente di evitare i suoi, sapeva che per lui provava esattamente quel tipo di amore. 
O forse quello era l'unico vero amore possibile. 

"And the songbirds keep singing 
Like they know the scores"


Provò ad intonare l'ultima strofa, ma la sua voce si spezzò quando sentì  la mano del greco poggiarsi sulla sua gamba. 
Cercò di continuare come se nulla fosse, ma il ragazzo si stava avvicinando sempre di più e poteva sentire il suo odore pervadere le sue narici fino a fargli perdere il controllo.
Chiuse gli occhi. 

"And I love you, I love you,
I love you like never before"

Riuscì a cantare con voce tremante.
Quando alzò il volto dal piano si ritrovò a specchiarsi negli occhi azzurri di Andy. 
Erano così vicini che i loro nasi si sfioravano.
Il biondo allungò una mano per affondarla nei capelli del libanese, una cosa che aveva sempre adorato fare, mentre quello non riusciva a fare altro che guardarlo stupito e quasi spaventato.
-Non credevo avresti cantato questa canzone-sussurrò il greco. 
-Nemmeno io-rispose il libanese sentendo il cuore battere sempre più velocemente.
Rimasero in quella posizione senza muoversi per qualche secondo prima che uno dei due si decidesse a fare qualcosa. 
-Cantala ancora-
-Cosa?-
-L'ultima parte-
Mika ci mise un attimo a capire cosa gli stesse chiedendo, ma poi sorrise. 

"And I love you, I love you,
I  love you like never before"

Andy si sporse lentamente verso di lui, forse troppo lentamente.


Nota: Questa volta sono stata puntuale come un orologio.
Lo so, il capitolo fa un po' schifo e il finale è illegale, ma non sonon riuscita a fare di meglio questa volta.
Ci tenevo però ad avvisarvi che mancano solo un paio di capitoli alla fine e già sto scendendo in depressione;non che a voi interessi, ma sentivo il dover di dirlo.
Detto questo ringraizio ancora una volta chiunque abbia letto e specialmente VvFreiheit che è sempre così dolce e gentile con me e, anche inconsapevolmente, mi aiuta molto a rendere questa roba un po' più leggibile.
P.S: la canzone che canta Mika è "Songbird" dei Fleetwood mac e se non l'avete mai ascoltata penso dobbiate rimediare

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Capitolo 19
*** Out ***


-Mika, ci sei? Noi siamo pronti!-esclamò Ian irrompendo nella stanza e facendo schizzare i due giovani ai lati opposti sella stanza.
-Oh, Andy ciao. Non sapevo fossi qui-
Il ragazzo non disse nulla, ma salutò l'uomo con un cenno della mano.
-Allora sei pronto o no?!-
Il riccio annuì, anche lui in rigoroso silenzio cercando di ricomporsi.
-E allora cosa ci fai lì impalato?! Di là ti stanno aspettando tutti! -
Mika lanciò un'occhiata furtiva ad Andy, ma il manager se ne accorse.
-Puoi venire anche tu di là, anzi forse sarebbe meglio.
Non è carino girovagare per le stanze senza nessuno che ti accompagni-disse quindi uscendo dalla sala assicurandosi di essere seguito da entrambi.
Mentre camminavano per il lungo corridoio li osservò meglio e si accorse che c'era qualcosa che non andava.
-Tutto bene? -domandò al riccio accanto a lui. 
-Si, è solo che hai davvero un pessimo tempismo-
-Io? Cosa avrei….-
-Lascia stare ti prego. Sarebbe meglio non parlarne ora-lo fermò Mika indicando con lo sguardo il gruppo di giornalisti poco distanti da loro. 
Il manager fece un cenno di assenso e si accomodò su una sedia posta di fronte al divanetto dove era seduto un giornalista sulla quarantina e su cui si prese posto il cantante.
Il giornalista cominciò a parlare del nuovo album in uscita.
-Non abbiamo potuto evitare di notare che il Mika di questo nuovo disco è completamente diverso dal "bambino" dei due precedenti.
Come mai? -
Era una domanda semplice effettivamente e da un lato il cantante se l'aspettava, ma quanto poteva rivelare senza scoprirsi troppo? 
-Credo sia perché per la prima volta rappresenta veramente la mia vita personale. 
Ho deciso di scrivere di me stesso senza mettere dei personaggi nelle mie canzoni.
I primi due album avevano questo aspettò infantile e impudente in senso buono, ma adesso le caricature sono scomparse, c'è molto più..... cuore-cominciò a dire.
Le interviste erano sempre più difficile all'inizio, quando bisognava iniziare a parlare e Mika stava sempre attento a non dire troppo, dopo ci prendeva la mano e tutto sembrava più semplice.
-Cuore e amore a giudicare dal titolo che prende il nome da una delle nuove canzoni se non sbaglio.-
-Oh si, quella è la mia preferita.
La prima che ho composto dopo un blocco creativo fin troppo lungo.
Pensi che ho scritto tutti i versi in circa 15 minuti!-
-E da dove viene l'ispirazione per una scarica creativa del genere?-
Il riccio si guardò intorno.
Cosa avrebbe dovuto rispondere?
La verità o solo qualcosa che le somigliasse? 
Cercò lo sguardo di Andy, ma il ragazzo aveva abbassato la testa guardandosi la punta delle scarpe per non vedere il libanese mentire di nuovo sulla loro storia. 
Mika gli aveva spiegato più volte che non diceva mai bugie, semplicemente ometteva una parte di verità,  e Andy sapeva che era importante per la carriera del libanese non rivelare pubblicamente la sua sessualità, ciononostante, vederlo nascondere quello che era veramente continuava a farlo stare male. 
-Questa canzone parla di qualcuno che amo-cominciò a dire tentennando il cantante
-Ed è ok amare qualcuno, anche se sono innamorato di un uomo-
Pronunciò le ultime parole con orgoglio, come se fosse una cosa di cui andare fieri e non da nascondere. 
Il biondo alzò il volto di scatto, incrociando gli occhi sorridenti del libanese.
L'aveva fatto per lui. 
-Origin of love è la mia versione della perfetta canzone d'amore.
Sostanzialmente dice che troverò fiducia nel tuo amore attraverso questa relazione conquisterò ogni montagna, supererò ogni odio.
Potrò gettare via tutti i pregiudizi e tutti i pesi che ho portato sulle spalle-
Mika aveva smesso da tempo di guardare il giornalista e oramai i suoi occhi erano persi in quelli del greco dall'altro lato della stanza.
Sapeva che da quel momento si sarebbe scatenata una vera e propria caccia per scoprire chi fosse l'uomo del mistero,  quindi avrebbero dovuto stare più attenti a non farsi notare, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo dal ragazzo.
-Sono venuto a patti con la sessualità nella maniera più positiva-concluse sorridendo e rivolgendosi di nuovo verso il giornalista.
L'intervista andò avanti, ma Andy non riuscì a sentire più nulla. 
Mika era venuto allo scoperto  anche se non aveva la certezza che sarebbero tornati insieme.
Lo aveva fatto per farlo sentire libero, per renderlo felice.
E lui avrebbe dovuto esserlo perché Mika lo amava abbastanza da tornare da Montreal solo per lui, da scrivere un album pieno di canzoni scritte per lui, ma soprattutto da rivelare al mondo la sua sessualità solo perché sapeva che lui avrebbe voluto cosi.
E ora anche lui poteva amarlo allo stesso modo senza doversi più nascondere.
 
Il giornalista stava ancora sommergendo Mika di domande quando Andy decise di uscire dalla stanza per andare al bar dell'Hotel e  prendersi qualcosa di caldo che lo aiutasse a riprendersi dalla bomba che Mika aveva appena sganciato. 
Chiuse gli occhi e si lasciò circondare dal caldo odore del caffè che il barista gli aveva appena messo davanti.
Circondò la tazza con le mani, estremamente fredde malgrado il tepore dell'edificio, e lasciò che la bevanda le riscaldasse.
Non aveva voglia di pensare, così si concentrò sui suoni attorno a lui e sulle persone sedute lì vicino. 
Provò ad immaginare le loro storie, un trucco che gli aveva insegnato Mika quando erano ragazzi e lui trovava troppo emotivamente stressante stare in un posto pieno di gente senza la possibilità di riprendere nessuno.
Era così concentrato che non si accorse della persona che era alle sue spalle e quando una mano si poggiò sulla sua spalla fece un salto sulla sedia.
-Ehi, sono solo io-disse una voce fin troppo familiare.
Il ragazzo si voltò.
-Volevo chiederti se andava tutto bene. Prima sei quasi scappato, in più non mi sembra che tu abbia un ottima cera-
Il riccio sembrava sinceramente preoccupato, eppure gli stava sorridendo e questo fece sentire Andy ancora peggio. 
-Io.... si, credo. Probabilmente è solo un po' di stanchezza a causa del viaggio-balbettò quindi cercando di essere il più convincente possibile. 
-Che stupido sono stato! -esclamò il cantante battendosi un mano sulla fronte.
-Non sei ancora tornato a casa e chissà da che ora sei sveglio! 
Io.... sono stato un egoista! Lascia che ti riaccompagni a casa-
-Mika, apprezzo il gesto, ma al volante sei terribile e io vorrei arrivare a casa tutto intero-
Entrambi scoppiarono a ridere ed Andy scoprì che il suo nodo allo stomaco si stava leggermente sciogliendo.
-Può guidare Ian se ti fa sentire meglio-
-No, grazie.  Io non ho voglia di parlare con più gente di quanto non sia fondamentale, tanto meno o voglia di parlare con Ian e sai che mi riempirebbe di domande. Prenderò la metro-
-Casa tua è troppo distante! Ci metterai una vita!-
-Ci metterei una vita anche se mi accompagnassi tu.
Ci tengo a ricordarti che hai un pubblico davanti a cui suonare.
Non puoi andartene prima della listening session-
Il libanese sbuffò e Andy si ritrovò a sorridere.
-Questa giornata sembra non finire mai-esclamò esasperato.
-Non lo dire a me-mormorò il biondo spostandosi lo sguardo dall'altro lato della stanza.
Il riccio lo sguardo con fare indagatore. 
Sapeva che c'era qualcosa che non andava, ma cosa poteva essere? 
-Ehi, sai che non puoi mentirmi sperando che io creda veramente a quello che dici? Cosa mi stai nascondendo? -
Il greco rimase in silenzio senza guardarlo. 
-Lo so che non va tutto bene. Perché non mi dici a cosa sto pensando?-
Solo a quel punto Andy lo guardò negli occhi e per la prima volta Mika non riuscì a capire quali sentimenti si agitassero nel cuore del ragazzo.
-Non avresti dovuto farlo-
Il libanese lo guardò perplesso senza capire a cosa si stesse riferendo, poi un lampo di comprensione attraversò il suo volto.
-Perché-
-Ci sono mille buoni motivi per cui non avresti dovuto farlo-
Mika non capiva.
Andy aveva insistito tanto perché lui facesse coming out e ora gli stava dicendo che aveva sbagliato?
Certo, non gli aveva mai chiesto apertamente di rivelare a tutti la sua sessualità però... 
E se avesse frainteso i discorsi del giovane?
-Dimmene almeno uno-
Il suo sguardo si fece serio e Andy sentì il suo cuore spezzarsi notando con che dolore glielo stava chiedendo.
-Per esempio hai appena messo a rischio la tua carriera.
I gay non sono ancora molto ben visti sai?-
-Si, lo so, ma non mi sembra un buon motivo-
-Beh, a me si. E poi cosa dirà la tua famiglia?-
-Con loro ho già parlato mentre tu eri in Grecia-
Il biondo rimase pietrificato.
Sapeva quanto il cantante avesse il terrore di affrontare questo argomento con quella parte di parenti che ancora non sapevano come stavano veramente le cose. 
Non era facile dare una notizia del genere ad una famiglia come la sua.
Già era stato abbastanza difficile dirlo ai suoi genitori, alle sue sorelle e a Fortunè, con gli altri sarebbe stato impossibile.
Per questo Andy gli aveva promesso che avrebbero affrontato la cosa insieme e ora scopriva che Mika aveva fronteggiato tutto il suo parentado senza di lui. 
-E come è andata?-chiese preoccupato.
Il riccio fece spallucce. 
-Bene credo-
-Quindi hanno accettato la cosa più o meno?-
-Alcuni si e alcuni no, ma suppongo che questo sia un loro problema.
Non posso cambiare chi sono-
-Tu come stai?-domandò ancora vedendo lo sguardo affranto del libanese 
-Starò meglio, non ti preoccupare-
-Non volevo costringerti a fare tutto questo-
Solo in quel momento il cantante capì qual era il vero problema che assillava il greco.
Si avvicinò al ragazzo, gli posò una mano sulla spalla e avvicinò i loro volti in modo da essere sicuro che non potesse sfuggire al suo sguardo.
-Guardami bene-
Gli occhi azzurri di Andy si scontrarono con quelli nocciola di Mika e i cuori dei due giovani cominciarono a battere all'unisono. 
-Tu non mi hai costretto a fare nulla. 
Mi hai solo indicato la strada per essere felice-
-Non mi sembri felice-
-È una strada lunga, ma porta esattamente dove voglio.
Sarò felice, è una promessa-
Andy gli voleva credere davvero.
-Ma non posso essere felice se tu non lo sei e non ci vuole un genio per capire che non lo sei-
Mesi e mesi di sofferenza stavano pesando veramente troppo sulle spalle del biondo che iniziava a portarne i segni sul volto.
-Eppure sembravi felice quando eravamo nella saletta con il pianoforte-
-E lo ero-
-Perché ora non lo sei? -
Il greco non aveva una risposta da dargli, per quanto avrebbe voluto.
-Dimmi solo come posso aiutarti-
I loro sguardi erano rimasti legati per troppo tempo e Andy cominciò a sentire pizzicare gli occhi. 
Una grossa lacrima scappò al suo controllo, ma il cantante fu svelto ad intercettarla. 
Posò una mano sulla sua guancia e un brivido percorse la schiena del biondino. 
-Ti prego,  lascia che ti aiuti-
La voce del cantante cominciò a spezzarsi.
Andy si ritrovò a sorridere senza un vero perché mentre circondava il petto del riccio e lo stringeva forte nascondendo il volto nella sua maglietta.
Si lasciò andare e Mika poté sentire sulla sua pelle quante lacrime quegli occhi azzurri avevano trattenuto.
Il libanese lo abbracciò ancora più forte lasciando che si nascondesse tra le sue braccia.
-Non posso andare avanti così. Ci ho provato, ci ho provato così tanto-
-A fare cosa?-
-A non amarti, a dimenticarti.
Continuo a ripetermi che potresti scappare un'altra volta, che Montreal potrebbe succedere di nuovo, eppure ogni volta che ti vedo, ogni volta che sono con te..... Non mi importa che cosa potrebbe succedere. Io voglio solo tornare ad essere quello che eravamo un tempo.
 Ascoltare la mia parte razionale mi sta sfiancando-
-E allora non farlo, lasciati andare-
-Ho solo paura che... -
Ma Mika non lo fece finire. 
Si allontanò lievemente dal biondo e posò l'indice sotto il suo mento per poter permettere ai loro sguardi di incrociarsi nuovamente.
Andy tremava. 
Sembrava così fragile è il riccio temeva che lo avrebbe rotto se avesse fatto un gesto sbagliato.
Fece per dire qualcosa, ma poi ci ripensò. 
Si sporse lentamente verso il volto del ragazzo e posò delicatamente le proprie labbra sulle sue. 
Andy provò ad indietreggiare, ma il riccio lo trattenne circondandogli la schiena con una mano.
Il greco non oppose molta resistenza e si lasciò presto andare, rilassando i muscoli e ricambiando quel bacio.
Era una bacio tenero e delicato; un bacio semplice ma che diceva più di mille parole. 
Un bacio di cui aveva davvero bisogno.
Quando il cantante lo lasciò andare fu il biondo ad avvicinarsi nuovamente a lui. 
Gli sfiorò le labbra con un dito, facendolo poi scendere più in basso mentre brividi percorrevano il corpo del libanese che lo seguiva con lo sguardo.
Poi inaspettatamente Andy si tuffò sulla sua bocca impossessandone, mentre le sue mani scorrevano dietro la nuca del ragazzo cominciando a giocherellare con i suoi capelli.
Mika gli circondò la vita con entrambe le braccia e lo strinse a sé.
I loro corpi si incastravano alla perfezione e, sentendo il calore l'uno dell'altro, entrambi cominciarono a stare meglio.
-Basta giochetti da adolescenti-sussurrò Andy con un accenno di fiatone staccandosi per qualche secondo da lui. 
Mika annuì e poi riprese a baciarlo. 
-Prometto che cercherò di essere il miglior fidanzato del mondo.
Probabilmente non sarò perfetto ma farò del mio meglio-
Questa volta fu il riccio a separare le loro labbra e Andy annuì.
-Allora riproviamoci-gli rispose.
-Riproviamoci-ripeté il cantante con il sorriso più luminoso che si fosse mai visto.
Furono interrotti da un paio di colpi di tosse. 
-Mi dispiace disturbarvi ma sarebbero ora che cominciassi a prepararti Mika-disse Ian che era spuntato dietro di loro. 
-Cosa ti stavo dicendo prima a proposito del tuo pessimo tempismo?-gli rispose il riccio leggermente scocciato, ma era troppo felice per potersi arrabbiare davvero.
Andy scoppiò a ridere.
-Credo che sia giunto per me il momento di levare il disturbo-disse prendendo lo zaino che aveva appoggiato per terra. 
-No,  ti prego resta-provò a convincerlo Mika, ma il biondo scosse la testa.
-Sono davvero stanchissimo. È meglio che torni a casa e basta. Ci sentiamo ok?-
-Posso passare dopo da te dopo che ho finito-
-È meglio di no-
Si avvicinò al libanese in modo che il manager non sentisse quello che stava per dire.
-Se vogliamo davvero riprovarci questa volta dobbiamo farlo per bene.
Faremo le cose con calma, moltissima calma.
Non voglio commettere gli stessi errori dell'ultima volta. 
Se vogliamo davvero farlo lo faremo nel modo giusto, ok?-
Mika annuì.
Non era proprio ciò che voleva sentire ma era sempre meglio di niente.
Andy gli sorrise.
-Ti chiamo io domani-disse dandogli un ultimo bacio prima di allontanarsi velocemente.
-E buona fortuna per stasera-gli urlò quando era ormai lontano. 
Il riccio lo guardò allontanarsi con un sorriso dolce e al contempo malinconico. 
Sapeva quanto sarebbe stato difficile fare come aveva detto Andy. 
Fare le cose nel modo convenzionale non era mai stato il suo forte e ancora meno lo era fare le cose con calma.
Lo aspettavano dei mesi abbastanza duri, ma sapeva che ne sarebbe valsa la pena. 
-È quasi ora Mika-
Il cantante guardò un'ultima volta il punto in cui la sagoma di Andy era scomparsa prima di seguire il manager nella stanza che avevano adibito a camerino.

Nota: Non dirò quanti capitoli mancano alla conclusione di questa storia perchè sembrerebbe che stia facendo il conto alla rovescia, mentre in realtà sto solo cercando di abituarmi all'idea che tutto è destinato a finire; ma come mio solito sto diventando troppo melodrammatica.
La prima parte di questo capitolo è completamente rispresa dall'intervista su un giornale inglese("Istinct" se non erro)attraverso cui Mika fece ufficialmente coming out nel 2012, non mi sono inventata nulla, sono tutte parole sue(quelle dell'intervista ovviamente).
Detto ciò, non so più come ringraziare le persone che perdono tempo a leggere tutto questo e ancor di più chi recensisce; questa settimana siete quasi riuscite a farmi commuovere e, essendo io un cuore di ghiaccio, è un'impresa molto ardua.
Grazie ancora e alla prossima settimana!

 

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Capitolo 20
*** Coming home ***


 
Passarono settimane. 
Il numero della rivista su cui sarebbe comparsa uscita quell'intervista sarebbe uscito solo a Settembre ed erano appena a metà Luglio. 
Questo dava al cantante qualche mese di tempo senza essere assillato da giornalisti che pretendevano di saper di più, ma soprattutto senza essere ricoperto dagli insulti omofobi che era certo sarebbero arrivati presto. 
Dopotutto sapeva come funzionava, ci era già passato.
Decise, però, che non era il momento di pensarci. 
L'album era finito e presto il tour sarebbe iniziato. 
Mika non vedeva l'ora di esibirsi di nuovo, ma doveva ammettere che l'idea di rimanere lontano da Andy per tanto tempo proprio mentre avevano deciso di riprovare a far funzionare il loro rapporto non gli piaceva per niente.
La pesante presenza della distanza si stava di nuovo avvicinando a loro e per la prima volta non era sicuro che sarebbero riusciti a sopportarla. 
Ovviamente tenne per sé questi pensieri, che sapeva si agitavano anche nella mente del biondo, così come sapeva che nessuno dei due avrebbe dato loro voce. 
Anche senza pensare a ciò che li aspettava nel prossimo futuro, la ricostruzione del loro rapporto fu molto meno semplice del previsto.
Il riccio aveva avuto l'infantile convinzione che presto tutto sarebbe tornato esattamente com'era prima di Montreal, ma Andy aveva davvero intenzione di fare le cose con tutta la calma che non avevano avuto la prima volta.
Uscivano spesso insieme: andavano a fare passeggiate lungo il Tamigi e si perdevano tra i sentieri di Kensington garden, parco così caro al cantante, oppure si godevano un film a casa di uno dei due, abbracciati sul divano.
Mika continuava a ripetersi che gli sarebbe dovuto bastare,  ma la verità è che sentiva la mancanza di qualcosa. 
Si sentiva un'idiota, e sapeva quanto fosse sbagliato, ma ogni volta che il suo sguardo si posava sul ragazzo non poteva non provare l'irrefrenabile istinto di fare in modo che loro due si completassero come un tempo, quando i loro corpi diventavano uno solo. 
Era stato grazie ad Andy che aveva scoperto la differenza tra fare sesso e fare l'amore ed era proprio quest'ultima cosa che gli mancava.
Non era nemmeno una questione esclusivamente fisica, aveva un bisogno psicologico di sentirsi ancora completo come allora e negli occhi del biondo poteva scorgere quello stesso bisogno, ma Andy ancora non si fidava e non necessitava di nessuno che glie lo dicesse per avere la certezza che era quello il motivo della sua reticenza.
Poteva provare a dissimularlo, ma il greco lo guardava sempre con paura ogni volta che si separavano, come se temesse che non sarebbe più tornato. 
Era a questo che pensava, seduto su una panchina davanti all'edificio in cui Andy stava svolgendo un'importante riunione.
Mika aveva deciso di passarlo a prendere e andare a pranzare con lui in un ristorante non molto distante.
Non avevano molto tempo da passare insieme con tranquillità prima che l'intervista venisse pubblicata e si scatenasse la caccia all'uomo che aveva ispirato "Origin of love"
Si passò le mani sul viso stanco, cercando un modo per conquistare la fiducia del giovane ma non gli venne in mente nulla, così rimase con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il volto nascosto tra le mani. 
-Va tutto bene? -
Non si era accorto della figura snella in piedi davanti a lui.
-Si-sospirò.
-Suppongo di essere solo un po'stanco-
Andy si sedette accanto a lui e gli poggiò una mano sulla spalla, mentre con l'altra lo costringeva a guardarlo. 
-Sai che non puoi mentirmi e sperare che io creda veramente a quello che dici?-
Il riccio accennò una risata. 
-Queste parole mi sono familiari-
-Già, me le ha dette una persona che di sicuro sapeva il fatto suo. 
Allora mi vuoi dire cos c'è che non va? Perché anche se non sarai tu a dirmelo lo scoprirò lo stesso-
Il ragazzo inspirò profondamente prima di rispondergli. 
-È solo che non vorrei partire in questo momento-
Almeno non era propriamente una bugia. 
-Ma cosa dici! Tu ami andare in tour!-
-Si, ma amo di più cosa c'è tra noi e le cose sono ancora così confuse.
Vorrei solo che potessimo avere un po'di tempo in più-
-Anch'io lo vorrei, ma ci siamo già passati-
-Si, e guarda come sono andate le cose-
Mika si tappò subito la bocca con le mani.
Avrebbe proprio dovuto imparare a pensare prima di parlare.
Una nuvola oscurò gli occhi azzurri dell'altro e il riccio si maledisse in tutte le lingue che conosceva. 
Ma Andy sembrò comprendere quello che voleva dire e gli sorrise.
-Questa volta andrà meglio.
Siamo in grado di affrontare tutto questo-
Il libanese annuì poco convinto.
-Non mi hai detto tutto vero?-insistette il biondo notando che c'era ancora qualcosa che non andava.
-Vieni con me-sbottò il riccio dopo qualche secondo di silenzio.
Il greco rimase spiazzato. 
Mika conosceva la situazione, sapeva come funzionavano le cose, e allora perché gli stava chiedendo una cosa del genere?
-Sai che non posso.
Ho dei lavori da finire qui e poi i documentari in Grecia e..... -
-No, mi hai frainteso.
Non ti sto chiedendo di seguirmi in giro per il mondo per quanto mi piacerebbe. So che non puoi.
Ti sto chiedendo di fare un salto di tanto in tanto a qualche tappa, magari in Europa, così come io proverò a venire ad Atene quando potrò, o a Londra, a seconda di dove sarai tu. 
Ma soprattutto ti sto pregando di venire con me finché sarò qui. 
Devo fare un concerto qui a Londra, tra una decina di giorni e vorrei davvero che tu fossi lì-
Andy sembrò soppesare la richiesta.
Saltare a destra e a manca per l'Europa non sarebbe stato facile, ma sapeva che avrebbe potuto riuscirci, la vera domanda era: voleva davvero farlo? 
-Per le tappe europee darò il possibile però non ti prometto nulla-
-E per l'Heaven?-
-L'Heaven?-
-Il luogo dove mi esibirò qui a Londra-
-Ah, quello.
Non me lo perderei per nulla al mondo-
Finalmente vide un sorriso sincero distendersi sul volto del libanese e sorrise anche lui.
-Allora, dove andiamo a mangiare? Ho una fame che potrei divorare anche te-
Il cantante rise ed Andy fu contento di notare che era tornato il solito Mika. 
-Seguimi-rispose quello prendendo il biondo per la mano e trascinandolo per le strade londinesi.
 
Come promesso il 26 Luglio Andy si trovava dietro le quinte dell'Heaven, osservando un Mika più che ansioso che sbraitava contro una delle sue sorelle che tentava invano di farlo ragionare. 
Lui e Fortunè si godevano la scena in un angolo ridacchiando e commentandola tra di loro.
Il riccio continuò ad inveire finché non giunse il momento di salire sul palco.
Si fece i suoi segni della croce, ripetè i suoi Padre nostro e poi entrò saltellando sul palco cercando di dimenticare la discussione di poco prima. 
Era molto emozionato,  non c'era bisogno di un esperto per capirlo, ma in pochi attimi sembrò ritrovare la sua solita allegria e lasciò uscire il vero se stesso, cominciando a cantare con un'energia sconosciuta. 
Quel concerto era speciale per lui anche se il greco non avrebbe saputo dire veramente perché.
Cantò un bel po'di canzoni, sia vecchie che nuove prima di fermarsi qualche istante.
Guardò brevemente nella direzione del ragazzo che gli sorrise.
Poi cominciò a parlare.
-Ho scritto questa canzone dopo un lungo periodo in cui non ho scritto nulla-esordì misurando a grandi passi il palco.
-Parla della mia vita, parla della Chiesa, parla dell'innamorarsi e parla dell'essere felici e orgogliosi di innamorarsi di chiunque ci si innamori-
Mika guardò Andy cercando la forza di continuare quel discorso nel modo giusto e vide che il biondo tratteneva quasi il fiato.
- Anche se è un uomo.
Quindi in un certo senso questa è la mia dichiarazioni di libertà e il mio ringraziamento all'uomo che amo-
Pronunciò queste parole a voce più alta e il pubblico esplose in un boato. 
Lui cominciò a cantare, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata dietro le quinte, notando che delle timide lacrime avevano cominciato a scorrere sul volto del greco.
Questa volta però sapeva che non erano lacrime di sofferenza.
Quando il concerto fu finito e lui scese dal palco si rese conto che il biondo non era più lì.
Non era proprio quella la reazione che avrebbe voluto, ma sapeva di aver fatto la cosa giusta, si disse andando subito in camerino a mettersi qualcosa di asciutto. 
Ad aspettarlo con la schiena poggiata allo stipite della porta però trovò proprio Andy con gli occhi ancora lucidi. 
-Sai che tra pochi istanti tutto il mondo lo saprà?-
Il cantante annuì
-Lo avrebbero saputo comunque-
-Ti sei giocato le poche settimane di spensieratezza che avevi-
-So anche questo-
-E allora perché lo hai fatto?-
-Avevo i miei buoni motivi-rispose senza dare ulteriori spiegazioni ma guardandolo negli occhi e il biondo ebbe la conferma che lo aveva fatto solo per lui.
-Potrei farti un elenco delle ragioni per cui questa decisione è ancora peggiore di quella dell'intervista-
-Senti-sbottò Mika
-Apprezzo la tua preoccupazione per la mia carriera, la mia immagine eccetera eccetera, ma non capisci che non mi importa nulla?
Ti ho costretto a vivere nell'ombra e nella paura per anni, solo per proteggere me stesso ma adesso sono stanco di farlo.
Il mio più grande errore è sempre stato quello di non comportarmi come se tu fossi al primo posto nella mia vita perché, Big News, non c'è mai stato nulla di più importante di te da quando ti ho conosciuto.
E il fatto che ci abbia messo secoli per capirlo non lo rende meno vero. 
Io ti amo e ho bisogno che ti fidi di nuovo di me e questo è il modo migliore e poi giusto.
Era una cosa che dovevo fare e se tu non sei d'accordo..... -
Mika avrebbe continuato questo sproloquio ancora per ore se Andy non si fosse impossessato della sua bocca. 
-Perché non stai zitto qualche secondo e lasci parlare anche me?-
Il riccio annuì preso alla sprovvista da quel gesto avventato e cercando di resistere all'impulso di avventarsi su quelle labbra e non lasciarle andare più. 
-Ho detto che potrei farti un elenco dei motivi per cui questa è una pessima idea, ma non lo farò perché è una delle cose più coraggiose che ti abbia mai visto fare e, ad essere sincero,  sono contento che tu lo abbia fatto-
Il riccio sorrise
-Volevo solo che ti fidassi di nuovo di me-sussurrò baciandolo teneramente
 -Io mi fido di te-rispose Andy trasformando quella tenerezza in passionalità, sfilandogli la camicia.
-Pensavo volessi fare le cose con calma-balbettò il riccio preso alla sprovvista.
-Con più calma di così.....-gli rispose il biondo abbandonando la sua bocca per lasciargli una legger scia di baci che fece rabbrividire Mika.
Ci mise più del dovuto a reagire, paralizzato dai piccoli baci, intervallati da lievi morsi, che il biondo gli stava dando sull'incavo del suo collo.
Quando riuscì a riprendere possesso del suo colpo afferrò Andy per le spalle e invertì le posizioni facendolo sbattere con la schiena sulla porta, ma il ragazzo non sentì dolore, troppo preso a godersi il tocco dell'altro che lentamente gli sfilava la maglietta.
Il biondo invertì nuovamente le posizioni facendo combaciare perfettamente i loro corpi mentre il respiro di entrambi si faceva più pesante.
Una mano di Mika scivolò verso la maniglia del camerino facendo scattare la serratura.
-Non vorremo certo che qualcuno entri ora-
Andy sorrise ricordandosi quella volta in cui Cherisse aveva fatto irruzione nella stanza che si erano dimenticati di chiudere a chiave trovandoli in posizioni a dir poco compromettenti. 
-Sarebbe davvero imbarazzante-assentì quindi con un risolino. 
Dall'altro lato della porta potevano sentire le voci dei membri della band e dei vari familiari e collaboratori di Mika, ma non gli importava.
Una volta sfilata la maglietta al compagno il riccio si dedicò ai pantaloni, ma si rese conto che tremava troppo per riuscire a slacciare il bottone. 
Anche Andy se ne accorse e, guidando le mani del ragazzo, aprì piano la cerniera dei suoi jeans facendo poi lo stesso con quella del libanese.
In men che non si dica i loro boxer volarono dal lato opposto del camerino e i due giovani iniziarono una danza senza tempo, ma così potente da lasciarli senza fiato.
Solo in quel momento riuscirono a sentirsi veramente completi e seppero che Montreal poteva finalmente dichiararsi acqua passata,  anche se nessuno dei due avrebbe mai dimenticato.
Ogni tanto I loro occhi si incontravano e, mentre si scambiavano baci come non si ricordavano di averne mai provati, entrambi potevano leggere nell'altro la stessa gioia che permeava ogni fibra del loro essere.
Alla fine si ritrovarono sdraiati sul pavimento della stanza, sfiniti ma felici.
La testa di Andy riposava sul petto di Mika che si abbassava ad un ritmo sempre più lento. 
Non sentivano più nessun rumore venire dal corridoio.
Probabilmente gli altri erano tutti andati a casa, chissà che ore erano. 
Poi qualcuno bussò.
-Signor Mika, è tutto ok lì dentro-domandò una voce esitante.
-Si, tutto ok. Sto solo..... finendo di cambiarmi-rispose raccogliendo di fretta di vestiti dal pavimento e indossandoli il più velocemente possibile.
Andy rise vedendo quella scena comica, ma anche lui cominciò a recuperare i suoi indumenti e a rivestirsi.
-Si sbrighi però perché dovremmo davvero chiudere-
Sentirono i passi del giovane che si allontanava e il riccio scoppiò a ridere rumorosamente.
-Per un pelo eh? sbrigati, non vorrai farci chiudere qui dentro tutta la notte?-
Il cantante sembrò valutare la cosa. 
-Beh, sai, ora che ci penso questa posto non mi sembra così male per.... –
-Non ci pensare nemmeno! Non ho intenzione di rimanere qui. Se vuoi un secondo round dovrai aspettare fino a casa-
-Casa? -esclamò il libanese sorpreso. 
Il greco annuì. 
-Credo sia giunto il momento di tornare a casa nostra, non trovi?-
Quelle parole lo paralizzarono. 
-Si, hai sentito bene. Torno a casa.
Possiamo ricominciare da dove avevamo lasciato-
Il riccio saltò al collo del greco  e lo baciò. 
Il ragazzo lo lasciò fare per qualche secondo prima di allontanarsi da lui. 
-Ora però dobbiamo veramente andare-
Mika annuì e si lasciò guidare per i corridoi dell'edificio.
Lui ed Andy stavano di nuovo insieme ed Andy stava tornando a casa con lui, per sempre.
Non gli importava cosa sarebbe successo dopo,  ora era veramente felice ed in pace con sé stesso.
Aveva ricostruito la sua casa e la sua famiglia e non c'era nulla che poteva andare storto. 
Forse quel tassista aveva veramente ragione, pensò mentre correva mano nella mano per le strade di Londra con quello che oramai sapeva essere l'unico vero uomo della sua vita.

Nota: Ok, siamo giunti alla fine di questa storia, ma scommetto che molti di voi lo avevano già capito.
Avrei dovuto postare questo capitolo domenica, ma è stato davvero un periodo bruttissimo per me, emotivamente parlando, e il chiudere definitivamente questa fanfiction a cui sono estremamente legate e che fa parte di me da agosto/settembre, non mi avrebbe decisamente aiutato a sentirmi un po' meno da schifo, anzi.
Ma non sono qui per ammorbarvi con i miei problemi, sono qui per ringraziare tutte quelle persone che hanno speso il loro tempo nel leggere quello che la mia mente malata si ostina a partorire,soprattutto quelli che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano, dandomi quindi una mano a migliorare.
Un ringraziamento speciale va a VvFreiheit, non solo perchè le sue recensioni mi hanno sempre dato la spinta giusta a pubblicare il capitolo successivo anche quando mi faceva veramente schifo quello che avevo scritto, ma perchè lei è una delle mie autrici preferite e sapere che il mio lavoro è apprezzato da una delle persone che stimo di più in questo campo mi ha reso veramente felice, quindi grazie davvero.
Detto ciò, ne sta uscendo fuori un papiro e non era propriamente mia intenzione..
Per un po' probabilmente sparirò dal fandom, causa mancanza d'ispirazione, ma tornerò presto, promesso, sto solo aspettando l'arrivo di un'idea decente.
Vi ringrazio davvero ancora tutti e vi voglio bene, davvero.
Alla prossima!

 

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