La Lista

di naghree
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** il ragazzino! ***
Capitolo 3: *** 2 - Fai più attenzione! ***
Capitolo 4: *** 3 - Com'è che sarebbe colpa mia? ***
Capitolo 5: *** 4 - Dov'è la mia roba! ***
Capitolo 6: *** 5 - Io ho un'ascia! ***



Capitolo 1
*** prologo ***


L'orchessa attraversò il villaggio a passi svelti, camminando a testa alta.
Non voleva, non poteva fermarsi. Non per un saluto, non per scambiare due parole. Quella mattina Ulderica aveva un unico scopo, e niente le avrebbe impedito di ottenerlo.

Il giorno era iniziato male, nel peggiore dei modi, ma lei sapeva come rimediare.
Arrivò in fretta alla piazza centrale dove, ne era certa, avrebbe trovato l'orco che stava cercando. E infatti lui era lì, come sempre, e stava facendo a botte, come al solito.
Tirò un sospiro e cominciò ad infilarsi, passando attraverso la folla acclamante.

Raggiunse la prima fila giusto in tempo per vedere Viktor colpire Rostor con un gancio. Ancora non capiva perché quei due litigassero così di frequente.
Conosceva la ragione della lite, ovviamente, visto che, ci avrebbe scommesso, i due stavano combattendo per lei. Ma era fin troppo chiaro chi dei due avrebbe vinto e, Ulderica lo sapeva, non era l'orco per cui lei faceva il tifo.

Le piaceva vedere gli orchi combattere per lei, amava vederli dimostrare la loro forza, e il loro sangue la esaltava. Non le piaceva, però, il fatto di doversi poi prendere cura delle ferite, soprattutto considerando che il suo orco aveva spesso la peggio. Per fortuna, almeno questa volta, non stavano usando le asce.

Rostor attaccò con un diretto, colpendo Viktor allo stomaco e facendolo piegare in due dal dolore.
Senza lasciargli il tempo di rialzarsi, Rostor partì nuovamente all'attacco.
Capì di aver commesso un errore solo quando Viktor si abbassò ulteriormente per colpirlo alle gambe, facendolo cadere di faccia nella polvere.

La piccola folla impazzì. Tutto attorno a lei, Ulderica poteva vedere orchi in delirio che saltavano ed esultavano, rubandole un sorriso.

"Viktor!" Chiamò

L'orco si tirò su, facendo finalmente caso a lei.
Tenendosi una mano sullo stomaco ancora dolorante, sorrise e mosse un incerto passo in avanti, ignorando completamente l'altro orco che ne approfittò per colpirlo alla testa con un grosso bastone.
Viktor resse per un momento, poi barcollò in avanti e cadde a terra, nel punto non cui poco prima stava Rostor.

Rostor guardò per un attimo Viktor immobile a terra poi, raddrizzando la schiena, lanciò un sorriso a Ulderica, che gli rispose con un'occhiata severa.
Il sorriso scomparve in un istante, e l'orco se ne andò a passi lunghi, seguito dalla folla. Non c'era più niente da vedere, e nessun motivo per fermarsi più a lungo.

Non appena la folla si fu sparpagliata, Ulderica mosse un paio di rapidi passi avanti e raggiunse l'orco a terra. Sospirò, accovacciandosi di fianco a lui.

"Viktor" chiamò, scuotendolo per una spalla.

L'orco aprì leggermente gli occhi e rispose con un sorriso incerto "Ulderica..."

"Alzati, Viktor, non è un buon posto per un pisolino" rispose lei tendendogli una mano.

L'orco socchiuse gli occhi, prendendosi un momento per capire se fosse davvero sveglio, che l'orchessa che amava era davanti a lui, e che lei lo stava incitando a tirarsi su.

"Non capisco perché continui a batterti con Rostor" Ulderica commentò quando l'orco fu finalmente in piedi.

Lo ispezionò con cura, dandogli qualche colpetto qua e là per togliergli la polvere di dosso. Viktor era sicuramente un orco affascinante, dalle spalle larghe, il torace ampio e ben tornito, la mascella marcata e gli occhi profondi. Ulderica non aveva certo problemi a capire perché, tempo prima, si fosse innamorata di lui.

"Dovevo difendere il tuo onore!" Rispose lui gesticolando con foga "ha detto..."

"Si, ecco, a questo proposito, Viktor..." Ulderica premette due dita sul naso, tra gli occhi, facendo attenzione a non rovinarsi il trucco "non mi serve che tu difenda il mio onore"

"Ma certo che lo devo difendere!" Viktor alzò leggermente la voce, giusto per assicurarsi che ogni orco nei paraggi lo sentisse "Non può parlare così di un'orchessa nubile!"

"Esatto, Viktor. Un'orchessa nubile" rispose lei mandandogli un sorriso imbarazzato.

"E tu non sei ancora sposata..." notò Viktor di rimando.

"No, ma lo sarò presto" rispose lei tendendogli un foglio piegato accuratamente "questa è la tua lista, Viktor"

Viktor fissò il foglio per qualche istante, senza sapere bene cosa fare.
Sollevò, tremante, una mano, timoroso che la carta potesse sbriciolarsi al suo tocco.

"Viktor, lo prendi o no?" Ulderica chiese impaziente, sventolando il foglio.

"Si, certo, certamente!" Rispose lui, finalmente afferrando il pezzo di carta.

Viktor lesse attentamente le parole sul foglio. Una volta, due volte. Voleva essere sicuro.
Finché un largo sorriso apparve sul suo volto: era davvero una lista matrimoniale, la sua lista matrimoniale. La lista che avrebbe dovuto completare per dimostrare di essere degno della mano di Ulderica.

"È davvero la mia lista, vero?" Chiese l'orco, ancora preoccupato che potesse essere solo un sogno.

"Cosa ne dici, Viktor? Ti sembra forse una lista della spesa per la cena?"

L'orco diede un'altra occhiata al foglio "beh, non conosco metà della roba che c'è qui, ma potrebbe anche essere... voglio dire... fiori? Argilla? Sei sicura che non sia troppo facile?"

"Argilla di Sal'am-inch, fiori di luna" specificò lei, indicando i nomi "non ti preoccupare, Viktor. Non è facile per niente"

"Sicura sicura?" Chiese lui alzando un sopracciglio, ancora perplesso.

"Sicura sicura!" Rispose lei con un sorriso soddisfatto.

Un largo e leggermente inquietante sorriso comparve sul volto dell'orco.
Non avrebbe mai accettato una lista facile, non da un'orchessa come Ulderica.
Aveva sempre pensato che Ulderica fosse fuori dalla sua portata, e voleva essere certo di poterle dimostrare quanto valesse, e anche quanto l'amasse.

"Sarai fiera di me, Ulderica" disse infine, prendendole le mani, perdendosi nei sui occhi.

"Ma certo Viktor, ne sono sicura" rispose lei con un lieve sorriso imbarazzato "ma dovresti prepararti, ora, se vuoi cominciare la tua ricerca il prima possibile"

"Oh, sì! Devo prepararmi! Devo partire!"

"Allora... a dopo" Ulderica sussurrò all'orecchio di Viktor, subito prima di salutarlo con un bacio sulla guancia.

Viktor rispose dandole un bacio appassionato sulle labbra, senza mai smettere di sorridere.
Poi abbracciò Ulderica e la sollevò da terra, ridendo come solo un uomo, o un orco, innamorato sa fare.

"Ci vediamo dopo!" Esclamò alla fine, saltellando felice verso la sua abitazione, senza preoccuparsi che qualcuno potesse considerarlo ridicolo.

Appena arrivato a casa, Viktor lesse la lista ancora una volta, cercando di stamparsela in testa, ma sapendo che non avrebbe ricordato un singolo oggetto.
Ripose il foglio in una borsa a tracolla e raccolse tutto quello che, pensava, gli sarebbe tornato utile nella sua missione.
Qualche vestito, un po' di soldi, e la sua preziosa ascia.

Scelse con molta attenzione, cercando di immaginare quanto tempo sarebbe stato via, cercando di trattenere il suo sorriso ogni volta che pensava a quello che aveva nella borsa: la lista di Ulderica.

Quando tutto fu pronto, uscì di casa chiudendo la porta dietro di sé.
Inspirò profondamente l'aria tiepida primaverile, lasciando che il sole gli baciasse la pelle.
Era un bel giorno per cominciare una missione. Poteva sembrare triviale, per qualcun altro, ma per Viktor era la più importante e preziosa di tutta la vita.

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Capitolo 2
*** il ragazzino! ***


La piazza del mercato era molto affollata, quel mattino, ma Viktor se ne accorse appena.

L'orco non era ancora abituato alla quantità di pellerosa che aveva trovato nella città di Therid, ma stava quantomeno cominciando a capirli.
Mostrare le zanne, ad esempio, era sufficiente per spaventare i bambini, e uno solo di quei cosi urlanti sembrava essere un ottimo incentivo perché i pellerosa se ne stessero alla larga.
In questo modo, Viktor era stato in grado di gironzolare senza troppi problemi e, soprattutto, senza troppi umani tra i piedi.

Le bancarelle erano cariche di strani colori e nuove fragranze, e l'orco aveva avuto bisogno di tutta la sua forza di volontà per non fermarsi in ognuna.
Diede un'altra occhiata alla lista, leggendo attentamente ogni singolo nome scritto sul foglio, e poi ogni singola etichetta, sperando di trovarne una che corrispondesse.

Nemmeno l'ultima etichetta riportava un nome utile, quindi l'orco si diresse verso la bancarella successiva, sospirando deluso. Non fece caso all'occhiataccia del mercante, oramai ci aveva fatto l'abitudine.
Viktor aveva imparato già da qualche giorno che ignorare i pellerosa era il modo migliore per sopravvivere, nella città di Therid.

Per qualche strano motivo, sembrava che quegli strani esseri dalle orecchie arrotondate volessero a tutti i costi fare a botte.
Qualcuno di essi aveva provato a convincerlo a scommettere la sua borsa, mentre qualcun altro semplicemente lo attaccava non appena lui rispondeva ai loro sguardi poco rassicuranti.
Viktor non rifiutava mai un combattimento: il suo onore di orco richiedeva che lui accettasse la sfida; tuttavia Viktor non amava le vittorie troppo facili, e con quei pellerosa, davvero non c'era storia.

Per questo Viktor semplicemente ignorò l'umano e si diresse verso la bancarella successiva.
Controllò ancora una volta le etichette, buttando un occhio alla lista di volta in volta, finché non vide finalmente un nome che suonava familiare.

Sorrise allo strano umanoide-rettiloide e gli chiese una manciata di fennelrose.
Mentre il mercante preparava il suo pacchetto, Viktor smarcò il fennelrose sulla lista, e cercò qualche moneta per pagare.

Visto che il mercante non era un pellerosa, Viktor prese in considerazione la possibilità di dargli la lista e di chiedere se avesse anche il resto, o almeno se sapesse dove trovarlo.
Alzò la mano per richiamare l'attenzione del mercante, ma si fermò a mezz'aria, ricordando che l'ultimo che aveva cercato di fregarlo, in effetti non era un pellerosa.
Abbassò quindi la mano e diede un'occhiata in giro, sperando che nessuno avesse visto il suo gesto. Dopo tutto era meglio non fidarsi di nessuno, almeno finché era in quella strana città.

Alla fine si limitò a ringraziare il tizio-umano-rettile, come tendeva a definirlo, e si girò per andarsene.

"Ehi, fai attenzione!" Esclamò.

Un piccolo drow dalla pelle di un grigio talmente scuro da sembrare carbone e i capelli bianchi come la neve, gli era appena finito addosso; ma il ragazzino non sembrava nemmeno essersene reso conto.

Senza nemmeno alzare gli occhi su Viktor, il ragazzino si infilò tra la folla e scomparve in pochi istanti.

"Qualcuno dovrebbe insegnargli come ci si comporta" borbottò Viktor girandosi di nuovo, e rischiando un nuovo scontro, questa volta contro una giovane donna.

"E qualcuno dovrebbe insegnare a te come evitare i borseggiatori" la donna gli disse con un tono di voce completamente piatto

Viktor si soffermò per qualche istante sulla donna senza capire il senso delle sue parole, distratto dalla sua particolarità. L'orco era ormai abituato alle stranezze dei pellerosa, ma quella donna li batteva tutti. Non era solo la sua voce, anche il suo volto sembrava non esprimere alcuna emozione.

"Orco" la donna alzò spazientita gli occhi al cielo, senza però cambiare espressione "il ragazzino ti ha fregato la borsa" aggiunse indicando la direzione in cui il ragazzino si era infilato.

Appena udite quelle parole, la mano di Viktor andò automaticamente al suo fianco, dove teoricamente ci sarebbe dovuta essere la borsa, ma non trovò che uno spazio vuoto.

"Ma che... il ragazzino!" Esclamò, finalmente capendo cos'era successo.

Si girò nella direzione indicata dalla donna e mosse un paio di passi avanti, allungando il collo nella speranza di vedere il ragazzino e la sua borsa. Forse era solo un'impressione, ma gli parve di vederlo, in mezzo alla folla, qualche metro più avanti.

"Grazie, umana" disse rapidamente, girandosi verso la strana donna, e rimanendo leggermente deluso nel vedere che anche lei era sparita.

Ma Viktor non aveva tempo da sprecare dietro ai giochi degli umani, non quando la sua quest era in pericolo, quindi si lanciò all'inseguimento del ragazzino.

Si fece strada a fatica tra la folla, rimuovendo fisicamente ogni ostacolo.
Poco importava se rimuovere fisicamente ogni ostacolo significava strattonare o spingere a terra qualche umano. Non aveva tempo di chiedere educatamente e, comunque, era certo che ognuno di quei pellerosa avrebbe fatto lo stesso, al suo posto.

Viktor corse più veloce che poté, cercando di stare dietro al ragazzino.
Ogni tanto lo intravedeva, qua e là, tra la folla, nascosto tra due umani, o dietro a una bancarella.
Tutte le volte che Viktor sembrava averlo raggiunto, però, il ragazzino era già scomparso da qualche altra parte.

Dopo aver girato l'ennesimo angolo, l'orco si fermò, affannato, davanti ad una piazza semivuota. C'erano solo poche bancarelle e altrettanti umani, ma fin troppe viuzze tra le quali il ragazzino si sarebbe potuto infilare.
Nessun posto in cui nascondersi, ma fin troppe vie di fuga.

Si guardò attorno, sperando di scorgere la pelle quasi nera tra le bancarelle dai colori così intensi. L'unica cosa che riuscì a vedere, però, furono sguardi sospettosi da parte dei pochi mercanti e dei loro clienti.

Buttò rapidamente un occhio alle viuzze, sperando in una traccia ma, ancora una volta, non vide nulla di utile.

L'ultima possibilità, che Viktor avrebbe evitato volentieri, era di chiedere in giro nella speranza che qualcuno l'aiutasse.

"Chiedo perdono, signore..." provò con il mercante più vicino, un umano di mezza età che vendeva del formaggio dallo strano odore.

"Sono appena arrivato" rispose secco l'uomo, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Poi alzò gli occhi e aggiunse con un sorriso viscido "ma voi mi sembrate affamato, orco! Perché non comprate del formaggio?"

Viktor strinse gli occhi, chiedendosi come quell'umano potesse essere così falso.
Ma non aveva tempo per questi giochetti, così si girò verso un altro mercante notando, con un certo sollievo, che la donna delle spezie aveva le orecchie a punta. Un chiaro segno distintivo, ricordò Viktor, quantomeno non era umana.

"Perdonate il disturbo, mia signora, avete..."

"Non ho visto niente" lo interruppe lei, anche più brusca dell'umano di prima.

Sorpreso, Viktor provò a ribattere, ma la donna scomparve rapidamente nel retro della bancarella.

Ancora scioccato dal comportamento dei pellerosa, l'orco decise che chiedere aiuto era completamente inutile.
Sospirò deluso, si diede un'occhiata in giro, e prese una viuzza a caso, sperando che, almeno questa, gli portasse qualcosa di utile.

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Capitolo 3
*** 2 - Fai più attenzione! ***


Radian contò di nuovo le monete, passandole lentamente da una mano all'altra.
Tre monete d'argento e dieci di rame. Niente oro.
Era poco, troppo poco, per una mezza giornata di lavoro.
Sicuramente molto meno di quanto Merthots avrebbe definito un bottino decente.

Il giovane drow sospirò scoraggiato e tornò a guardare la strada, cercando una nuova preda.
I mercanti erano tutti troppo difficili da derubare, e comunque Radian sapeva bene che inimicarsi anche uno solo di loro non sarebbe stata una buona idea.
I cittadini non si fidavano dei drow, soprattutto dei bambini come Radian. Avvicinarli era sempre un problema, sospettosi com'erano. Come se ogni singolo drow volesse derubarli. Nel caso di Radian era vero, ovviamente, ma il ragazzino avrebbe apprezzato la possibilità di non essere considerato un ladro solo per via della sua pelle quasi nera e i suoi capelli bianchi.

Una donna attirò la sua attenzione. Era diversa dagli altri, indossava una mantella con cappuccio, e la sua pelle era quasi completamente coperta nonostante la calura estiva. Portava una borsa e varie piccole sacche alla cintura, e Radian non poté non pensare a cosa avrebbero potuto contenere. Ma c'era anche qualcosa di inquietante, in quella donna. I suoi occhi sembravano di ghiaccio, il suo volto sembrava senza vita. Era sicuramente strana, e Radian aveva imparato tempo prima che derubare gente strana non era mai una buona idea.

E poi, eccolo: una grossa macchia verde.
Non c'era modo di mancarlo, era fin troppo evidente.
L'orco gironzolava placidamente tra le bancarelle, distratto dai colori e dai profumi.
Aveva l'aria del campagnolo, non avvezzo alla città, né abituato alla folla.

Un borsello gli pendeva sul fianco, e non sembrava che l'orco considerasse anche solo l'idea che qualcuno avrebbe potuto portarglielo via.
Non sembrava prezioso, ma era sicuramente ben fatto, un lavoro di un bravo artigiano. Un simile borsello aveva un certo valore; se l'orco poteva permettersi il lavoro di quella fattura, Radian poteva sperare di trovarci dentro qualche moneta di valore.
E comunque, qualsiasi cosa sarebbe andata bene.
Ogni moneta di rame in più lo avrebbe allontanato di un passo dalla furia di Merthots.

Quell'orco era semplicemente perfetto, la preda che stava cercando.

Il ragazzino sorrise e si mise in piedi, sempre tenendo d'occhio la sua preda.

Si soffermò un attimo a studiarlo, quando l'orco si fermò all'ennesima bancarella per comprare qualcosa.
Radian notò, con un certo disappunto, che l'orco teneva il borsellino con le monete in una tasca, molto piùdifficile da raggiungere.

Si rincuorò rapidamente, tuttavia, pensando che il borsello che lui aveva puntato contenesse qualcosa di diverso, di molto più prezioso delle monete.

Accarezzò l'idea che l'orco potesse essere una spia, e che il borsello contenesse documenti preziosi.
Sorrise, pensando che forse era un mercante, e che il borsello potesse essere pieno di merce preziosa; gioielli, magari.
Arricciò il naso, ricordando quando aveva rubato una borsa piena di biancheria usata.
Ma ogni viaggio mentale, per quanto bello, non lo avrebbe portato da nessuna parte.
C'era solo un modo per scoprire cosa ci fosse nel borsello.
v Mosse qualche rapido passo avanti, e raggiunse l'orco mentre stava lasciando la bancarella.
Doveva agire in fretta, mentre l'orco era ancora distratto.
Serrò la mandibola e si preparò all'impatto.

La spalla del ragazzino colpì con violenza il ventre dell'orco, mentre le sue mani andarono dirette al borsello.
Si chiese se l'orco avesse almeno sentito il colpo.
La sua spalla l'aveva sentito eccome, quel bestio verde era dannatamente grosso.
Ma non faceva poi così male e, soprattutto, Radian aveva il borsello, adesso.

Non si preoccupò di guardare indietro, si concentrò solo sul camminare più velocemente possibile, un piede davanti all'altro, cercando di non apparire troppo sospetto.
Individuò un piccolo gruppo di elfi. La loro statura e i loro vestiti colorati sarebbero stati un nascondiglio perfetto.

Si mosse attraverso la folla più veloce che poté, cercando di trattenere l'istinto che gli diceva di correre.
Guardò rapidamente alle sue spalle per vedere se l'orco avesse notato qualcosa.
Sembrava ancora sufficientemente ignaro, ma stava parlando con la strana donna che Radian aveva visto prima, e stavano entrambi guardando nella sua direzione.

Radian sapeva bene che illudersi sarebbe stato del tutto inutile.
L'orco l'aveva scoperto, e sarebbe partito all'inseguimento presto, molto presto.
Era un buon momento per cominciare a correre.

Radian corse via alla massima velocità.
Corse finché non sentì i polmoni bruciare, e poi corse ancora.
Sapeva che derubare un orco non era stata una buona idea, ma sapeva anche che, a quel punto, fermarsi e restituire il maltolto sarebbe stata un'idea ancora peggiore.
E poi, anche se avesse potuto restituire la borsa, avrebbe preferito di gran lunga affrontare un orco arrabbiato, piuttosto che Merthots furioso.

Vicolo dopo vicolo, Radian continuò a mettere un piede davanti all'altro, infilandosi tra la folla, nascondendosi dietro le bancarelle. Si fermò, solo per un momento, quando raggiunse la piazza della stella, piazza che doveva il nome alle numerose stradine che ne entravano e ne uscivano.
Quello era proprio il posto di cui aveva bisogno, doveva solo decidere quale viuzza prendere.

Appoggiò per un momento le mani sulle ginocchia, approfittandone per riprendere fiato, poi alzò la testa e lanciò uno sguardo implorante alla mercante di spezie, che gli rispose con un rapido cenno della testa. Sorrise alla donna e riprese a correre verso una delle stradine. La mercante gli avrebbe coperto la fuga, e Radian sapeva che avrebbe potuto contare anche sugli altri negozianti.

Il ragazzino permise a sè stesso di rallentare un pochino, giusto quello che serviva per riprendere un po' il fiato. Sapeva di non potersi fermare, ma la piazza della stella avrebbe rallentato l'orco abbastanza da poter correre il rischio.

Girò l'ennesimo angolo, pronto per riprendere velocità, quando un impatto improvviso lo fermò definitivamente.
Una giovane donna, arrivata dalla direzione opposta correndo veloce quanto il ragazzino. La collisione fu inevitabile.

L'impatto con il terreno fu talmente duro che Radian temette di essersi rotto un osso.
Dopo un momento di panico, però, si rese conto di essere ancora tutto d'un pezzo o, almeno, abbastanza intero. Si alzò da terra con un balzo e buttò un occhio alla donna, ancora a terra.

"Merda!" fu la prima parola che Radian sentì dire alla giovane "Maledizione, ragazzino! Fai più attenzione!" esclamò la donna, cercando di levarsi un po' di terra e polvere di dosso.

"Mi dispiace, signora" Rispose Radian rapidamente, nella speranza di poter continuare la sua fuga il più in fretta possibile.

La donna si soffermò un attimo a studiare il ragazzino, dando persino l'impressione che lo stesse annusando. Un momento dopo, però, fermò la sua ispezione e girò la testa nella direzione da cui era venuta.

"Cerca..."disse la donna, tornando a Radian "cerca solo di stare attento, va bene? E se per caso incroci tre uomini, tu non mi hai mai vista"

Radian sorrise.
Non sapeva cos'avesse combinato la donna, ma sicuramente non era uno stinco di santo.

"Va bene" rispose rapidamente "e se tu incroci un orco, non mi hai mai visto"

"Vedrò cosa posso fare" farfugliò la donna, mentre già si stava allontanando a passo svelto.

Radian prese un respiro profondo, guardò la giovane che stava correndo via, e poi si girò nella direzione da cui era venuta, dove lui aveva pensato di andare. Tre uomini stavano correndo verso di lui, i tre uomini di cui aveva accennato la donna.

Non voleva impicciarsi negli affari altrui e, soprattutto, non voleva altri problemi, quindi si nascose e aspettò che i tre fossero passati. Poi, finalmente, si alzò e ricominciò a correre, questa volta verso il covo di Merthots, un posto che odiava, ma anche l'unico posto che potesse chiamare casa.

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Capitolo 4
*** 3 - Com'è che sarebbe colpa mia? ***


Rune guardò le sue carte.
Sapeva benissimo cos'aveva in mano anche senza alzarle, ma doveva fingere di non aver imbrogliato.

Anche i suoi avversari avevano carte buone, lo sapeva, aveva fatto lei il mazzo.
In ogni caso, glielo avrebbe letto in faccia fin troppo facilmente.
Fece un respiro profondo, guardando le monete sul tavolo.
Stava contravvenendo a tutte le sue regole di gioco, puntando così alto alla quarta mano, ma sinceramente non ne poteva più di quei tre idioti.

Nelle due settimane che aveva passato nella città di Therid aveva giocato quasi ogni giorno, ma non si era mai scontrata con avversari tanto incapaci.
Anche cercando, come faceva di solito, di perdere le prime mani, aveva sempre finito per vincere. Sapeva quanto questa situazione fosse pericolosa, persino tre idioti come quelli se ne sarebbero accorti.

Alla prima mano le era andata bene, i tre erano distratti dalla sua scollatura, e Rune sapeva di poter far passare una vittoria manipolata per un errore di distrazione.

Alla seconda mano il tizio più vecchio era stato più attento, ma i due ragazzi erano ancora distratti, probabilmente dallo strano viso di Rune. La donna sapeva che i suoi tratti somatici, che richiamavano vagamente i lupi, non erano certo comuni. I suoi occhi, in particolare, le palpebre quasi senza ciglia e naturalmente bordate di nero, ma anche le iridi dalle sfumature dorate. Rune contava che il suo aspetto l'avrebbe aiutata a far passare la seconda vittoria per un nuovo errore di distrazione.

Alla terza mano, dopo che il più vecchio dei tre, quello che rune chiamava "il capo" aveva assestato un buon calcio nello stinco del ragazzo più vicino, e un'occhiataccia all'altro, Rune sperava di poter passare per semplicemente fortunata.

Ma alla quarta mano era stato troppo sperare che quei tre fossero così stupidi da non rendersene conto.

Sospirò, pronta a sfoderare il suo sorriso più innocente.

"A quanto pare ho vinto di nuovo! Che fortuna, eh?"

"Col cavolo che hai vinto!" Sbraitò il capo, battendo un pugno sul tavolo.

Rune trattenne a stento un risolino. Chi cavolo dice "col cavolo", pensò. Ancora non sapeva se fosse più buffa la reazione del capo, con quel suo ridicolo tentativo di risultare spaventoso, o dei suoi scagnozzi, visibilmente impauriti.
Vagamente perplessa, Rune si limitò a lanciare un'occhiata divertita all'uomo, per poi ricominciare a raccogliere le monete che aveva vinto più o meno legittimamente.

"Lascia giù quelle monete!" Esclamò il capo, alzandosi talmente di colpo da rovesciare lo sgabello.

"Perché?" Chiese la donna con un sorriso di sfida.

"Hai imbrogliato!"

L'uomo appoggiò le mani sul tavolo e si piegò in avanti con fare minaccioso.
O almeno quella doveva essere la sua idea.
I due più giovani sembravano effettivamente spaventati, ma l'uomo sembrava non avere alcun effetto, su Rune.
Forse era per il fatto che la donna avrebbe potuto stenderlo con un solo colpo, o per la collezione di lame e veleni che lei teneva sempre pronta. O forse, più semplicemente, perché Rune era addestrata ad avere a che fare con pericoli molto maggiori.

In ogni caso la donna sapeva che non c'era bisogno di preoccuparsi. Inclinò leggermente la testa, diede una lunga occhiata all'uomo, e poi tornò alle poche monete rimaste sul tavolo.

"Ho imbrogliato, eh? Lo dici perché puoi provarlo?" Chiese la donna.

"Non c'è bisogno di provarlo! Lo so che hai imbrogliato!"

Rune si chiese se quello fosse il meglio che l'uomo di fronte a lei avesse da offrire, sapendo che probabilmente era proprio così.

"Mmm... spiegami bene," disse alla fine, fingendo interesse "tu hai imbrogliato ma hai perso lo stesso, quindi devo aver imbrogliato anch'io, giusto?"

Attese qualche istante, godendosi un momento di panico negli occhi dei suoi avversari. Poi si appoggiò con i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani, facendo ben attenzione a scansare un paio di grosse schegge che uscivano dal tavolo.

"Dimmi, quindi," aggiunse con un ghigno "com'è che sarebbe colpa mia?"

Passò il suo sguardo sui tre uomini davanti a lei, uno per uno, sfidandoli a rispondere.

"Com'è che sarebbe colpa sua, capo?" Chiese uno dei due più giovani, quello dall'aria più sveglia.

Il capo sbarrò gli occhi e serrò la mandibola.
Il respiro si fece più pesante mentre, probabilmente, cercava di convincersi che uccidere il ragazzo non era una buona idea.
Si voltò a guardare l'altro compagno di gioco che, con nonchalance, stava esplorando le proprie cavità nasali.

"Siete stupidi o cosa? La ragazza qui ha imbrogliato! Non possiamo lasciarla andar via con i nostri soldi!" Sbraitò l'uomo, strattonando i due ragazzi.

I due compagni scambiarono uno sguardo spaventato, poi si rivolsero al terzo e finalmente si alzarono. Tentarono invano di assumere un atteggiamento minaccioso, rubando un sorriso a Rune.

"Sul serio?" Sospirò la donna inarcando un sopracciglio.

Studiò per un momento i tre, per poi rivolgersi verso il bancone.

"Tu cosa ne dici?" Chiese all'oste.

Quell'uomo le piaceva, era simpatico e gentile, almeno con lei; non aveva voglia di contrariarlo.
Le aveva permesso di fare quello che voleva per giorni, e Rune pensava che fosse il caso quantomeno di chiedere il permesso, prima di scatenare una rissa.

"Lo sai cosa ne dico," l'uomo rispose indicando la porta "i problemi li voglio fuori di qui."

"E va bene..." Sospirò Rune.

Aveva immaginato una risposta simile, ma aveva sperato che l'oste potesse semplicemente risolvere la questione senza spargimenti di sangue.
Era molto bravo in quel genere di cose. Era un omone grande e grosso, con un paio di possenti baffi a manubrio e lo sguardo torvo. Somigliava più ad un pirata che a un oste, ma avere una taverna era sempre stato il suo sogno nel cassetto, o almeno così aveva detto a Rune.

La donna lo aveva visto riappacificare litigi solo con uno sguardo più di una volta, ma sapeva anche che usava questa sua dote solo quando la taverna era davvero in pericolo, e questo non era uno di quei casi.
Stavolta avrebbe dovuto risolvere la situazione da sola.

Si alzò con calma, prese la borsa con la sua vincita, e scattò verso l'esterno.

Corse giù per le viuzze della città di Therid. Sapeva di essere più veloce dei suoi inseguitori, ma non poteva dimenticare che quei tre tizi conoscevano la città molto meglio di lei.
Ognuna di quelle stradine poteva essere a fondo cieco, ma Rune l'avrebbe scoperto troppo tardi.
Eppure le possibilità non erano molte: poteva correre, oppure poteva fermarsi e combattere.

La ragazza sapeva che avrebbe avuto la meglio facilmente, ma non aveva voglia di uccidere quei tre, in fondo non erano poi così male.
Certo, erano degli incapaci, ma non per questo avrebbero meritato di fare una brutta fine.
Stava cominciando a distanziare i suoi inseguitori, quando andò a sbattere contro un ragazzino che aveva appena girato l'angolo. Era poco più di un bambino, il piccolo drow, ma era dannatamente veloce, abbastanza da farla cadere a terra.

La ragazza non potè fare a meno di notare la borsa che il ragazzino teneva stretta, e si chiese se fosse del piccolo drow o se non l'avesse rubata. Da come stava correndo, e da quanto odorava di paura, probabilmente la risposta era la seconda: la borsa era di qualcun altro, chissà di chi.

Ma alla fine non era un problema di Rune.
Il suo problema era piuttosto che sentiva avvicinarsi le voci dei tre uomini da cui stava scappando.
Si alzò in fretta, si raccomandò perché il ragazzino facesse più attenzione e riprese a correre.

Continuò a mettere un piede davanti all'altro senza fermarsi, finché non si trovò davanti ad uno dei canali della città, nessun ponte in vista.
Vagliò le varie possibilità e decise.
Scavalcò il muretto e si tuffò.
In poche bracciate aveva raggiunto la riva opposta.

Si issò sui massi e la prima cosa che vide fu un paio di grossi stivali.
Alzò gli occhi, trovandosi davanti il faccione di un orco.

Un orco grande e grosso che le stava tendendo una mano.
E sorrideva.
Rune era pietrificata, indecisa sul da farsi.
Non si sarebbe aspettata un gesto amichevole da un umano, men che meno se lo aspettava da un orco.

Non aveva ancora deciso come reagire, quando l'orco l'afferrò per il dietro della camicia e la tirò fuori dall'acqua, come una gatta farebbe con i gattini. O una cagna con i suoi cuccioli, sarebbe più appropriato.

"Ehi, no, aspetta..." la ragazza provò a protestare, ma l'orco non sembrava aver voglia di ascoltare le sue lamentele.

La lasciò cadere dietro a un grosso barile e disse bruscamente "Stai lì."

Non era un ordine, era piuttosto un consiglio: un consiglio che difficilmente si può rifiutare.
Dopo tutto sembrava un nascondiglio decente, forse il migliore nella zona, così Rune decise di seguire il... consiglio dell'orco.

"Orco! Ehi tu, orco!" Sentì una voce chiamare.

Si sporse giusto quel tanto che bastava per vedere i tre uomini, fermi sulla riva opposta.
Il più vecchio dei tre si sbracciava per attirare l'attenzione.

"Cosa vuoi!" Rispose bruscamente l'orco.

Rune trattenne un risolino, notando come l'espressione dell'uomo si tramutò in una maschera di paura, per poi tentare di ricomporsi un momento dopo.
La donna non poteva vedere il volto dell'orco, ma era contenta di non avercelo contro, almeno per il momento.

L'uomo si schiarì la voce "Ehm... scusate il disturbo, Signor Orco..." riprovò, titubante "per caso i vostri gentilissimi occhi hanno per caso visto una ragazza correre da queste parti, per caso?"

Lanciò un'occhiataccia ai due ragazzi ai suoi fianchi e li spinse in un profondo inchino.
Sghignazzando, Rune si chiese se i tre si fossero resi conto del canale che li separava dal motivo di tanto timore reveranziale.

"Perché la cercate?" Chiese l'orco incrociando le braccia.

"Ha imbrogl... ahio!" Provò a dire uno dei ragazzi, guadagnandosi una gomitata da parte del capo, che intervenne subito dopo.

"Perchè la cerchiamo... perchè... è... è una nostra amica e... ehm... vorremmo offrirle da bere, ecco..."

Anche senza sporgersi per vedere, Rune sapeva che questo doveva essere il capo, era l'unico in grado di provare a mentire.
Non che gli riuscisse particolarmente bene, lei avrebbe potuto fare di meglio.
Il che è tutto dire.

"Stupidi umani..." grugnì l'orco "Sì, l'ho vista... è andata da quella parte." Aggiunse indicando una direzione a caso.

Gli umani risposero con un nuovo, rapido inchino e corsero nella direzione indicata.
Quando i tre furono fuori portata, Rune si alzò diede una rapida scrollata a vestiti e capelli, lanciando goccioline ovunque.

"Grazie!" esclamò infine con un sorriso, tendendo una mano all'orco che l'aveva appena aiutata.
Nonostante l'orco la guardasse con aria minacciosa, Rune non si sentiva in pericolo. L'orco non odorava di minaccia, odorava di preoccupazione, ma anche di persona gentile.
Probabilmente l'aria minacciosa era la sua faccia normale.

"Quindi hai imbrogliato?" Chiese l'orco.

Per un momento la ragazza si chiese se fosse il caso di dire la verità. Non sapeva come l'orco avrebbe reagito alla notizia: odorava di onesto, e probabilmente non avrebbe apprezzato. Ma, probabilmente, avrebbe apprezzato ancora di meno una menzogna, considerando che Rune sapeva di essere una vera frana, quando si trattava di inventare storie.

"Certo che ho imbrogliato, come loro!" Rispose infine "Anzi, meglio di loro, io ho vinto!"

L'orco strinse gli occhi e aggrottò le sopracciglia. Se Rune non avesse fatto affidamento sul suo olfatto, avrebbe detto che l'orco si stava arrabbiando, ma l'odore le diceva che stava semplicemente elaborando il concetto.

Una volta finita l'elaborazione, l'orco emise un profondo sospiro "Mmm... mi sa che non vi capirò mai, voi umani..."

"Ehi, ehi! non sono umana, sono un lupo mannaro!"

"Bah, voi pellerosa siete tutti uguali..."Rispose lui con un'alzata di spalle.

Pellerosa? Voleva essere un'offesa? Ma l'orco aveva un'aria innocente, come se avesse detto la cosa più normale del mondo. E probabilmente per lui era proprio così.

Ancora sorpresa dall'umanoide verde, la cui faccia e la cui voce sembravano ostili, mentre l'odore e le azioni sembravano tutto il contrario, Rune si limitò a sorridere.

"Beh, comunque grazie per l'aiuto," disse tendendo la mano all'orco "io sono Rune."

"Viktor." Rispose lui ricambiando la stretta.

"Senti, Rune... hai mica visto un ragazzino drow?"

Quel ragazzino.
L'aveva visto eccome.
Troppo tardi per evitare l'urto.
Per un attimo Rune si chiese perché Viktor lo stesse cercando, poi ricordò la borsa e l'odore di paura: aveva visto giusto.

Il ragazzino le aveva chiesto di non dire nulla, se avesse incontrato un orco, ma d'altra parte Viktor l'aveva aiutata, e oltretutto non sembrava avere cattive intenzioni.
E poi, c'era poco da fare: Rune era completamente incapace di mentire.
"In effetti sì, l'ho visto." Rispose infine "È andato da quella parte, ma da come correva sarà già lontano..."

"Merda..."

Rune si morse il labbro, chiedendosi quanto sarebbe stato lecito aiutare l'orco, quanto sarebbe stato il caso di coprire il ragazzino, e quanto sarebbe stato rischioso per entrambi lasciare Viktor da solo.

"Ehi, forse posso rintracciarlo seguendo l'odore..."

"Davvero? Puoi farlo?" Gli occhi dell'orco brillavano come quelli di un bambino.

"Beh, si," rispose Rune "posso provare..."

L'orco non rispose, si limitò a fissare Rune con gli occhi spalancati e un inquietante sorriso sulle labbra.
La donna aggrottò la fronte per un momento, cercando di capire le intenzioni dell'orco, poi annusò l'aria e si avviò con l'orco verso la strada che probabilmente il ragazzino aveva preso.

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Capitolo 5
*** 4 - Dov'è la mia roba! ***


Ci sono zone della città di Therid che un normale visitatore non vede mai due volte. Non perché siano brutte, anche se, diciamocelo, non sono proprio bellissime.
Il motivo è che se anche un normale visitatore riuscisse a uscirne vivo, non ripeterebbe mai l'errore di tornarci.

Eppure Rune si muoveva sicura attraverso viuzze buie, guidata solo dal suo naso, protetta dalla presenza dell'orco che la accompagnava.

Sentiva le voci e i fruscii dei coltelli di tutti i tagliagole che incrociavano, ma non si lasciava distrarre così facilmente.
Sapeva che per ogni coltello sfoderato appena lei girava un angolo, ne seguiva uno reinfoderato appena a passare l'angolo era Viktor.

Ci sono zone della città di Therid in cui essere accompagnati da un grosso orco e dalla sua ascia vale quanto una buona assicurazione sulla vita.

Rune non amava l'idea di farsi proteggere, ma non voleva nemmeno correre il rischio di perdere di nuovo la traccia, com'era successo nel distretto dei bordelli.
In quella zona ogni singolo lavoratore portava tanto profumo che persino il suo olfatto da mezzo lupo mannaro era stato messo a dura prova. Talmente a dura prova che per un momento aveva addirittura pensato di aver incrociato una donna senza alcun odore.
Il che ovviamente era impossibile, per un umano.

Per fortuna alla fine i bordelli si erano diradati, e così anche la presenza dei dipendenti e dei loro odori artificiali, e Rune aveva potuto recuperare la traccia del ragazzino senza troppi problemi.

Aveva anche ricominciato a sentire l'odore di Viktor, che era cambiato più volte da quando erano partiti all'inseguimento.

Aveva sentito prima odore di speranza, poi dubbio, paura, frustrazione e astio, forse verso gli umani.
Alla fine ancora speranza.
La borsa doveva essere davvero importante per lui, pensò Rune.
Qualsiasi cosa contenesse, era sicuramente molto preziosa.

Girato l'ennesimo angolo, Rune si fermò all'improvviso, tanto che Viktor le andò a sbattere contro.

"Ehi!" Esclamò l'orco.

Rune si limitò ad alzare una mano per zittirlo, poi chiuse gli occhi e riprese ad annusare.
La traccia era più forte, non aveva dubbi, e conduceva a quella che sembrava essere una normale casa.

La zona non era certo delle migliori, e la ragazza sapeva bene che quel tipo di edifici, in quel tipo di quartieri, difficilmente corrispondevano davvero ad abitazioni.
In effetti in quel tipo di quartieri qualsiasi cosa sembrasse normale, era in realtà qualcosa di sospetto.
E più sembrava normale, più era sospetto.
E questa casa sembrava davvero molto normale.

Rune annusò l'aria, si avvicinò alla casa e annusò la porta, e finalmente decise.

"È qui dentro."

"Sei sicura? Abbiamo trovato casa sua?"

Rune guardò sorpresa l'orco per un attimo, poi scoppiò a ridere.

"Sai Viktor, dubito fortemente che sia casa sua..."

"Si è infilato in casa di qualcuno? Dobbiamo avvertirli!" Esclamò l'orco, muovendo un passo verso la porta, pronto a bussare.

Prima che potesse avvicinarsi troppo, Rune gli si parò davanti.

"No, Viktor, puoi stare tranquillo, questa non è una casa..."

"No? Sei sicura? A me sembra proprio una casa..."

Rune stava per spiegare all'orco il concetto di base "se sembra normale, vuol dire che non lo è", quando la porta della "casa" si aprì e un grosso umano lanciò un fagotto in mezzo alla strada.

"Ahio!" Esclamò il fagotto, rivelandosi essere un ragazzino.

Il ragazzino.
Il piccolo drow che aveva derubato Viktor e rischiato di far prendere Rune.

"Questo non si può nemmeno chiamare bottino!" Gridò l'omone "Torna al lavoro, sfaticato!"
Sbattendo la porta, l'uomo lasciò il ragazzino in mezzo alla strada fangosa.

Mentre Rune non aveva dubbi, Viktor sembrava dubbioso.
L'orco guardò la donna-lupo, che annuì per conferma. Era proprio quello che stavano cercando.

"Ehi tu! Ragazzino! Dov'è la mia roba!" Si fece avanti l'orco.

Rune alzò gli occhi al cielo e sbuffò, pronta a correre per bloccare il ragazzino, certa che avrebbe cercato di scappare.
Come previsto, il giovane drow scattò in piedi, ma Viktor aveva già allungato la mano e l'aveva afferrato per il bavero, sollevandolo da terra.

Per qualche motivo, Rune sospettava che l'intento di Viktor non fosse tanto quello di bloccare il ragazzino, quanto di aiutarlo a mettersi in piedi. In effetti, subito dopo, l'orco aveva già lasciato andare il piccolo drow, appoggiandolo a terra con una innaturale delicatezza.

Nonostante fosse terrorizzato, il ragazzino sembrava aver capito che ogni tentativo di fuga era inutile.
Piuttosto che scappare, il giovane si limitò a coprirsi la testa con le braccia, probabilmente aspettandosi che l'orco volesse malmenarlo.

Rune aveva sia atteso che temuto quel momento, in cui avrebbe finalmente capito le reali intenzioni di Viktor.
Tese i muscoli, pronta a intromettersi nel caso in cui l'orco avesse davvero aggredito il ragazzino.
Poteva essere un ladro, poteva averle rallentato la fuga, ma Rune non avrebbe mai permesso che un bambino venisse picchiato.

"Dov'è la mia roba!" Chiese Viktor, sfoderando uno sguardo ancora più minaccioso del solito.

Il ragazzino, tremando, si tolse una mano dalla testa e indicò la porta "È... È..." Balbettò.

"Bene!" Rispose l'orco, mentre la sua mano raggiungeva l'ascia che portava al fianco e un inquietante sorriso si faceva strada sul suo volto. Si girò e si diresse verso la porta.

"Aspetta!" Lo fermò Rune.

"Perché."

"Non abbiamo idea di cosa ci sia lì dentro."

Con un'alzata di spalle, Viktor mosse un altro passo verso quella che continuava a sembrare una normalissima casa.

"Viktor!" Lo fermò di nuovo Rune, questa volta afferrandolo per un braccio.

Non che la donna si illudesse che tenere il braccio dell'orco l'avesse potuto fermare davvero.
Sapeva bene che, se avesse voluto, Viktor avrebbe raggiunto il suo obiettivo anche portandosi dietro lei e magari anche il ragazzino.

Aveva piuttosto contato sulla possibilità di far ragionare l'orco, cosa che, in effetti, suonava leggermente poco sensata.

Eppure Viktor si era davvero fermato, si era girato verso Rune, e aveva sorriso, probabilmente senza rendersi conto di quanto il suo ghigno fosse poco rassicurante.

"Li dentro c'è la mia roba." Spiegò, indicando la porta.

"E anche un sacco di altra roba..." Aggiunse il ragazzino, con aria distratta.

Viktor e Rune si voltarono a guardarlo, rendendosi improvvisamente conto della risorsa che il ragazzino poteva rappresentare.
Conosceva il posto, conosceva la gente che c'era dentro, e conosceva l'ammontare del bottino che avrebbero potuto ricavare.

Il giovane drow spalancò gli occhi, realizzando che aveva parlato ad alta voce, che quello era probabilmente il peggior errore che potesse commettere, e che forse era anche l'ultimo.
Si guardò intorno in preda al panico, forse nella speranza di trovare una via di fuga, poi si arrese alla sua sorte, coprendosi nuovamente la testa con le braccia.

Rune mosse un paio di passi per raggiungere il ragazzino e sfoderò il suo sorriso più rassicurante.
Con tutta la delicatezza di cui era capace, e non era poi così tanta, scostò le braccia del ragazzino, in modo da poterlo guardare in faccia.

"Ora ci dici cosa c'è lì dentro." Disse Rune con un tono il più gentile possibile.

"Se ve lo dico, mi uccideranno!" Rispose, tremando, il ragazzino.

"Non se ti uccido io adesso!" Intervenne l'orco, sorridendo alla propria ascia, ancora sfoderata.

Rune si voltò di scatto e fulminò Viktor con lo sguardo, ricevendo il cambio un'occhiata perplessa.
Per qualche motivo, Viktor doveva pensare che la sua frase potesse essere rassicurante.
Rune alzò gli occhi al cielo. In effetti aveva visto l'orco sorridere alla propria ascia, non c'era da sorprendersi che considerasse una minaccia di morte come rassicurante.
Si girò di nuovo e, con un sorriso incerto, tornò a rivolgersi al ragazzino.

"Sta scherzando, non preoccuparti! Non vuole ucciderti."

Il giovane drow non sembrava molto convinto.
Il suo sguardo passava continuamente dalla donna-lupo all'orco, come se fosse indeciso su chi di loro fosse più affidabile.
O meno pericoloso.

Eppure il suo odore diceva a Rune che il ragazzino voleva fidarsi. Era chiaro che non amasse quella vita, la ragazza aveva annusato facilmente l'odio che il ragazzino provava verso gli uomini che lo sfruttavano.
Era sufficientemente ovvio cosa il giovane elfo volesse davvero, e Rune sapeva che avrebbe potuto offrirglielo facilmente.

"Stai tranquillo, nessuno ti farà del male, non se verrai con noi." Gli disse con un sorriso forse più largo del necessario.

"Noi?" Viktor tentò di prendere il suo posto nella conversazione, ma né la donna né il ragazzino sembravano volergli dare retta.

"Posso venire con voi? Davvero?" Il ragazzino chiese spalancando gli occhi, sorpreso e speranzoso.

"Ma certo che puoi!" Rune insistette "Se ci aiuti sarai nostro amico, quindi... Certo che puoi venire con noi!"

"Noi?" Chiese di nuovo l'orco, restando ancora una volta ignorato.

In compenso la donna e il ragazzino continuavano a parlare tra di loro, a discutere su cosa avrebbero trovato nel covo di Merthots e di cosa avrebbero fatto dopo esserne usciti.

L'espediente di Rune aveva funzionato, ora di trattava solo di raccoglierne i frutti.

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Capitolo 6
*** 5 - Io ho un'ascia! ***


Mentre Viktor aspettava con fin troppa pazienza, Rune e il ragazzino continuavano a parlare.

Una volta convinto, il piccolo drow aveva parecchie cose da dire sul covo dei malviventi da cui si era appena licenziato.
Evidentemente non amava molto quel posto, a giudicare dal sorriso che aveva in stampato faccia.

La donna e il ragazzino stavano discutendo da parecchi minuti, e Viktor cominciava a preoccuparsi. Voleva riprendersi la borsa al più presto, e non riusciva a capire per quale motivo quei due trovassero la discussione così divertente.
L'orco non aveva dubbi sul fatto che fare irruzione nel covo di un gruppo di criminali fosse divertente, ma non c'era alcun motivo di parlare così tanto prima di entrare.
Se fosse dipeso da lui, un buon piano sarebbe stato pronto in pochi secondi.

Entrare.
Uccidere le guardie.
Uccidere il capo.
Uscire.
Un ottimo piano, dieci secondi al massimo.

E poi, cos'era quella cosa del "noi?" che aveva detto la pellerosa? Viktor aveva viaggiato da solo per giorni, non voleva una donna e un ragazzino a dargli fastidio, non ne aveva alcun bisogno.
L'unica compagnia che gli serviva era la sua ascia.
E voleva essere sicuro che la strana donna lupo avesse chiaro il concetto. Così, quando Rune tornò da lui, Viktor cercò di spiegare.

"Ehi Rune, lo sai che non c'è nessun noi, vero?"

"Le vuoi le informazioni o no?" Chiese la donna, senza nemmeno ascoltarlo.

"Non mi servono informazioni, io ho un'ascia!" Disse lui con un largo sorriso, mostrando l'ascia che aveva ancora in mano.

La donna gli rivolse uno sguardo perplesso, poi guardò l'ascia, aggrottò la fronte, e guardò di nuovo l'orco.

"Sono in sei, Viktor. Più il capo." Disse infine.

"Sei umani!" Insistette l'orco, sempre mostrando sia l'ascia che il sorriso.

"Non apriranno mai la porta, se vedranno un orco." Rune sospirò "Ma possiamo usare la mia borsa come esca." Disse mostrando la borsa piena di monete.

"Così poi li uccido con l'a..."

"No! Piantala! Basta con quest'ascia, orco!" Lo interruppe la donna-lupo "Dobbiamo fare in silenzio, li uccido io"

"Come." Sospirò l'orco.

"Veleno!" Rispose il ragazzino con voce allegra.

"Cosa? Veleno? Non mi piace il veleno!"

L'orco incrociò la braccia e raddrizzò la schiena. Odiava ogni arma che non si potesse vedere, e chiaramente il veleno era compreso tra queste. La cara vecchia ascia sarebbe stata molto meglio. Un'uccisione pulita. Giusto un po' di sangue qua e là, ma sempre un'uccisione pulita. La vittima l'avrebbe vista arrivare e avrebbe persino avuto il tempo di raccomandare l'anima ai propri dei, se ne aveva.

"Non è necessario che ti piaccia, Viktor." Sbuffò la donna-lupo "Sono io che lo devo usare"

"Mmm... quindi l'ascia la posso usare con gli altri?"

"No, i due successivi dovranno essere uccisi in silenzio anche loro."

"Saranno felici di saperlo, immagino." Commentò l'orco "Quindi veleno anche per loro?"

"No, dovrei avvicinarmi troppo per avvelenarli, userò dei coltelli da lancio!" Rispose Rune.

Viktor fece un profondo sospiro, cominciava a pentirsi di aver chiesto alla donna di aiutarlo.
Il ragazzino in compenso sembrava adorare quel piano: il suo sorriso si allargava di più ad ogni punto della spiegazione.
Viktor alzò gli occhi al cielo, sembrava essere l'unico con un po' di buon senso, tra i tre.

"Uff... che altro hai in serbo? Scommetto che non mi lascerai usare l'ascia nemmeno con gli ultimi."

"Oh, no, con loro la potrai usare, ma c'è qualcosa che dobbiamo fare prima."

"Si? E cos'è?" Sospirò l'orco, oramai preparato al peggio.

La donna e il ragazzino si guardarono l'un l'altra, con un largo sorriso e una strana luce negli occhi.

"Fumogeni!" Risposero all'unisono.

Viktor spalancò le palpebre "Fum.... perché!"

Rune lo guardò per un attimo, stringendo gli occhi, come se cercasse di capire il senso della domanda.
Viktor sostenne il suo sguardo, deciso a conoscere un valido motivo per usare quei cosi puzzolenti.

"Se ci limitassimo ad entrare," sospirò Rune "le guardie ci fermerebbero abbastanza a lungo da permettere al capo di scappare."

"Ma troverebbe la mia ascia ad aspettarlo!" Viktor rispose pronto, mostrando ancora una volta la sua bellissima ascia.

Dopo un altro sospiro, Rune spiegò che il capo aveva un passaggio segreto e, se non l'avessero fermato in un modo o nell'altro, sarebbe scappato da lì mentre le guardie li avrebbero tenuti occupati. Quindi avrebbero dovuto usare i fumogeni per bloccare tutti e impedire al capo di fuggire.

Viktor ascoltò con attenzione, cercando di capire il senso di un passaggio segreto e perché la sua ascia non sarebbe stata sufficiente.
Ci vollero parecchi minuti, ma alla fine l'orco si dovette rassegnare: fu chiaro persino a lui che avrebbero dovuto accertarsi che il capo non fuggisse.
L'alternativa sarebbe stata ucciderlo alle spalle con un coltello da lancio mentre cercava di scappare, ma colpire un uomo alle spalle sarebbe stato molto peggio che affumicarlo.

Questo bastò a convincerlo: Rune avrebbe usato i fumogeni, ucciso le guardie rapidamente e quindi avrebbe lasciato il capo a Viktor, che finalmente avrebbe potuto usare la sua ascia.

Il piano era ben congegnato e bastarono pochi minuti per eliminare tutti gli scagnozzi.
Dopo il veleno e i coltelli da lancio, quando Viktor avrebbe finalmente potuto usare la sua ascia e dare sfogo alla sua sete di sangue; quando i fumogeni furono diradati e l'orco si sarebbe trovato ad affrontare il capo, il terribile e pericoloso Merthots, Viktor si trovò davanti un piccolo vecchietto rugoso.

Era il genere di vecchietto che ci si potrebbe immaginare mentre accarezza il suo vecchio gatto, o mentre cura i fiori in giardino.
Il tipo di vecchietto innocente... Innocente? Forse non era tanto innocente, visto stava ripulendo dal sangue una pila di monete, guadagnate chissà come.
Ma a parte il sangue, sembrava davvero un dolce e gentile vecchietto.

"Aspetta..." Viktor abbassò l'ascia "io dovrei sfogare la mia sete di sangue su... questo?"

Raggiunse il capo e gli diede un'occhiata da vicino.
E gli accarezzò la testa.
Non poté farne a meno.
Era sicuramente deluso da quel "terribile" gangster, ma il suo aspetto da dolce vecchietto era irresistibile, Viktor sentì il bisogno di coccolarlo.

Merthots rispose con uno sguardo carico d'odio.
Il suo volto era paonazzo, il respiro pesante e la mandibola contratta. Non sembrava molto contento, ma Viktor non riusciva a smettere di accarezzargli la testa.

Il vecchio allungò la mano e tirò una grossa corda che stava al suo fianco. Una campana cominciò a suonare giusto un attimo dopo, ma non cambiò nulla.
L'uomo fissava la porta con un sorriso sulle labbra, aspettando chissà cosa. Pochi istanti dopo, il sorriso andava scomparendo, lasciando il posto a un'aria preoccupata.

"Ma che... Guardie! Guardieeeeee!" strillò il vecchio capo.

L'orco, la donna e il ragazzino scambiarono un'occhiata, in cerca di una spiegazione.
Il ragazzino socchiuse gli occhi, cercando di ricordare se ci fosse qualche altra guardia di cui si era dimenticato.
La donna controllò la sua scorta di coltelli da lancio e di fumogeni.
L'orco si limitò a sorridere.

Viktor era rimasto talmente deluso nel vedere il vecchietto, che sperava di poter combattere qualche guardia per consolarsi.
Aspettò speranzoso per alcuni momenti, ma non arrivò nessuno.
La sua ultima speranza era dissolta, e l'orco cominciava a innervosirsi.
Afferrò il capo per il bavero e lo sollevò per essere sicuro di guardarlo negli occhi.

"Vecchio, pensaci un attimo. Come pensi che possiamo essere arrivati fino qui se le tue guardie fossero state ancora vive?"

Merthots cercò di dimenarsi per qualche momento, ma rinunciò in fretta, capendo che era inutile.

"Cosa volete in cambio della mia vita?" Chiese alla fine.

"La mia borsa." Rispose Viktor.

"E il guadagno di oggi." Aggiunse Rune.

"E tutto quello che c'è in cassaforte segreta!" Si unì il ragazzino.

"Ma soprattutto la mia borsa." Sottolineò l'orco.

Dopo una serie di occhiate perplesse verso gli intrusi, Merthots tornò a rivolgersi Viktor, forse pensando che, essendo il più grosso, fosse anche il capo.
Indicò una decina di borse che stavano ammucchiate sul suo tavolo, sperando che fossero sufficienti.

"Ho parecchie borse... puoi prenderle tutte, se vuoi!"

Per la maggior parte erano di ottima qualità e finemente decorate, e chiaramente piene di monete.
Ma all'orco interessava solo la sua, di borsa, e quella fu l'unica che prese. Il ragazzino e la donna lupo si guardarono per un istante e annuirono. Rune si affrettò al tavolo e svuotò rapidamente qualche borsa, mentre Radian si diresse verso il suo ex capo, appoggiò entrambe la mani sul tavolo e lo guardò dritto negli occhi.

"Ci servirà anche il resto, sai?"

"Maledetto ragazzino! Ti ucciderò!" Sibilò il vecchio.

"Non se ti uccido io adesso!" Rispose Radian con un sorriso.

"Impari in fretta, eh?" Disse Rune facendogli l' occhiolino.

La donna e il ragazzino raccolsero tutto quello che riuscirono a trasportare, mentre l'orco pensava a cosa fare del capo.
Era davvero in vecchietto grazioso, non poteva ucciderlo, gli faceva troppa pena alla sola idea.
Nel tempo in cui i suoi compagni avevano recuperato tutto il recuperabile, Viktor aveva deciso cosa fare dell'umano.

"Vecchio, ti lascio vivere, ma tu prometti che non ci cercherai."

L'orco pronunciò la frase con un tono estremamente serio e solenne.
Quando vide Rune guardarlo con una faccia che praticamente gridava "dichediaminestaiparlandorazzadiidiota!", rispose semplicemente annuendo con un sorriso, intendendo che si sarebbero potuti fidare sicuramente del grazioso vecchietto.

"Ma certo! Ma certo, signor Orco! Non sentirete mai più nemmeno parlare di me!"

Era più che sufficiente, per Viktor, quindi prese la sua borsa e si avviò verso l'esterno, seguito da Radian.
La donna lupo, invece, indugiò ancora per qualche istante, dimostrando scarsa fiducia verso il caro vecchietto.
Alla fine si girò anche lei per seguire l'orco.

Passarono solo pochi istanti, Viktor ancora non aveva finito di aprire la porta, che Rune si voltò di nuovo, estrasse un coltello e lo lanciò verso il vecchio, colpendolo in mezzo agli occhi.
Viktor stava per protestare, quando si rese conto che l'uomo aveva in mano una balestra carica, che probabilmente avrebbe usato a breve, se la donna non l'avesse fermato.

"Non era poi così gentile, eh?" Notò Rune.

Lanciò un'occhiataccia all'orco, che ancora stava alla porta con a bocca spalancata, poi mosse qualche passo verso il corpo del vecchio capo e recuperò il coltello, estraendolo con un movimento secco.

"Tsk, lo sapevo che non ci si può fidare dei pellerosa!" Rispose Viktor, ignorando completamente il fatto che anche la donna-lupo che l'aveva appena salvato era una pellerosa.

Una volta fuori Viktor controllò la sua borsa per essere sicuro che fosse tutto al suo posto, dopodiché vi rispose la lista e l'ingrediente che aveva acquistato quella mattina.

"A me serve solo la mia roba, voi potete tenervi il resto"

Stava per salutare ed andarsene, quando si accorse che sia la donna che il ragazzino lo stavano fissando.

"Cosa"

"Hai detto che sarei potuto venire con voi! hai promesso!" Il ragazzino disse con voce tremante.

"No, non l'ho mai detto io." Rispose l'orco calmo "Rune ha promesso, puoi stare con lei!"

"Oh, ma io vengo con te!" Gli fece notare la donna.

"Cosa? No, non esiste, io viaggio da solo! Non posso prendermi cura di voi!"

"È vero." Rispose la donna "Non puoi nemmeno prenderti cura di te! E questo è il motivo per cui io vengo con te, e anche il ragazzino"

Rune sorrideva. Non c'era bisogno dell'istinto da lupo mannaro per capire quanto stesse parlando seriamente, persino l'orco lo capì.
Lo capì, ma questo non vuol dire che l'idea gli piacesse.

"Stai scherzando..." Tentò.

"Senza di me non riusciresti vivo da la città! Potresti finire derubato da un ragazzino, o ucciso da un tenero vecchietto..." Disse Rune ammiccando al piccolo drow, che non riuscì a trattenere un risolino.

L'orco invece non rise.
Tenne gli occhi sulla donna-lupo per qualche istante, poi incrociò le braccia e alzò il mento, sperando di apparire più convincente, o quantomeno più minaccioso.

"Stai dimenticando che ti ho salvata io, prima..." Tentò di nuovo.

"Sul serio? Avrei potuto uccidere quei tre tizi in un secondo, come ho fatto con loro." Disse indicando il covo dei ladri "Solo che non mi andava di uccidere tre poveri idioti..."

A quel punto Viktor si rese conto che c'era un'unica cosa che poteva fare.
Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi ed espirò.
L'idea non gli piaceva, ma a quel punto era il male minore.

"Beh, le strade sono pericolose," sospirò "mi sentirei in colpa a lasciarvi da soli."

Rassegnato, diede un'occhiata ai suoi nuovi compagni di viaggio, che stavano entrambi ridacchiando.

Sospirò di nuovo "Ehi ragazzino, se devo averti tra i piedi devo sapere come chiamarti."

"Mi chiamo Radian, signore! Ehm... è un piacere... credo." Rispose il ragazzino, incerto.

"Si, si, quello che è. Io sono Viktor, lei è Rune"

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