Bird Set Free

di Faithfully_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno. ***


Alec si era svegliato di buon umore. Si vestì frettolosamente e corse a chiamare Jace.

"Fratello sbrigati o faremo tardi il nostro primo ultimo giorno". Disse il ragazzo da dietro la porta del fratellastro.

Jace non era un Lightwood, almeno non di sangue. Il padre era morto in un incendio quando lui aveva solo otto anni e la famiglia di Alec essendo molto amica del padre lo aveva accolto come loro figlio. Jace era l'opposto di Alec amava il caos, dove c'erano guai c'era Jace. Alec era per la calma, la tranquillità. Era timido, seguiva le regole.

"Già pronto per la scuola fratellone ?" disse Izzy passando davanti alla porta di Jace per raggiungere di corsa il bagno.

"Si, tu invece non ti fai problemi ad andare con tutta calma" aggiunse Alec.

Isabelle Lightwood era la secondo genita della famiglia. L'unica femmina, per questo la più viziata. La sorella era di una femminilità unica. Capelli neri e lunghi, occhi castani scuro. Fisico da modella e sorriso perfetto. Non era una novità che tutti i ragazzi le sbavavano dietro. Jace uscì dalla sua camera vestito ma assonnato.

"Per l'angelo Jace ma che hai combinato ai capelli?" chiese Alec notando i capelli biondi sparati in ogni direzione del fratello.

"Non lo so Al. Ieri sono andato in discoteca con Izzy e dopo non ricordo più niente, solo che questa mattina mi sono svegliato con un fortissimo mal di testa e i capelli più scombinati di sempre."

Alec avrebbe voluto fargli la predica; non sarebbe dovuto andare a ballare la sera prima di tornare a scuola e la stessa cosa Izzy. Almeno la sorella, a differenza di Jace, conosceva il limite e non si lasciava sopraffare da esso. I due ragazzi aspettarono Isabelle in cucina mentre facevano colazione.

"Deve essere bella la scuola dei grandi" disse un bambino accomodandosi sulla sedia vicino ad Alec.
Era Max, il più piccolo dei fratelli. Aveva nove anni, capelli marroni e un paio di bellissimi occhi grigi. Era sveglio e molto furbo. Lui e Jace si divertivano a commettere scherzi di poco gusto ad Alec.

"No Max la scuola dei grandi fa schifo. Non credere a quello che ti dice Alec." rispose Jace con la bocca piena di cereali.

"Io voglio diventare grande per venire a scuola con voi. Così staremo sempre insieme" rispose il piccolino.

Alec stava per ribattere ma vide la sorella scendere le scale e scattò in piedi come una molla.

"Adesso dobbiamo volare per colpa tua Iz" disse il maggiore mettendosi di fretta la giacca.

"Il trucco richiede precisione Alec. Non sei femmina, non puoi capire."

"Certo come no." aggiunse Jace prendendo le chiavi dell'auto.

In meno di dieci minuti si trovarono fuori al liceo di New York. I tre fratelli camminavano spediti tra la folla che si apriva al loro passaggio. Non avevano molti amici, loro amavano stare per conto loro. Izzy era la più socievole tra i tre. Alec era taciturno e Jace era troppo orgoglioso e acido per avere degli amici. Jace aveva Alec e Alec aveva Jace e a loro questo bastava. Non avevano bisogno d'altro.

"Io vado in classe, ci vediamo dopo." disse la mora salutando i due fratelli con un bacio.

"Stavo pensando di saltarmi la prima ora, sei con me ? Proprio non riesco a sentirmi il professor Williams nelle orecchie." disse Jace appoggiandosi con disinvoltura ad un armadietto a caso.

I corridoi erano quasi vuoti fatta eccezione per loro e qualche ragazzo ritardatario. "Jace quando mai io salto le lezioni del professor Williams lo sai che le adoro!" rispose Alec come se fosse ovvio.

"Certo le adori come quelle della professoressa Brown o del professor Harris. Alec sei talmente noioso, non salti una lezione neanche con una pistola puntata alla testa."

"Io entro in classe tu fai ciò che vuoi" rispose stizzito il fratello mettendo su un broncio adorabile.

"Lo sai che adoro quando ti arrabbi ? Fai una cosa strana con le sopracciglia e sei talmente adorabile!"

"Jace ho afferrato il concetto grazie." disse Alec entrando in classe seguito dal fratello del tutto scocciato.

Si sedettero in ultima fila e aspettarono impazienti l'arrivo del professor Williams, o meglio, Alec aspettò impaziente. Dopo dieci minuti il professore entrò in aula scusandosi per il ritardo e augurando agli alunni un buon rientro a scuola e un anno scolastico prosperoso.
Iniziò a spiegare il programma dell'ultimo anno e poi fece l'appello. Iniziò a chiamare un po' di nomi.

"Bane Magnus"

"Eccomi" rispose una voce vellutata dalla prima fila.

Quel tipo strambo quest'anno era capitato proprio nel suo corso di scienze. Ne aveva già sentito parlare e qualche volta lo aveva intravisto per i corridoi. A differenza di lui aveva molti amici, girava sempre con Catarina Loss e Ragnor Fell. Strambi quanto lui.
Magnus era una di quelle persone che Alec non riusciva a decifrare. Ci aveva provato ma proprio non ci riusciva. Delle volte sembrava troppo colorato, altre invece appariva come una scala di grigio.
Dalle poche informazioni ricavate su di lui sapeva che era un tipo eccentrico, alla moda. Aveva un appartamento al centro di Brooklyn e viveva da solo. Amava suonare il pianoforte e partecipava a tutte le feste tenute in città. Bhè Alec poteva dire di averlo osservato per bene, non ne conosceva neanche il motivo; sapeva solo che quel tipo lo incuriosiva. Oggi era vestito con una semplice camicia bianca e un paio di eleganti pantaloni neri attillati. Portava un paio di bretelle rosso fuoco e i suoi capelli neri erano arricchiti da glitter.
Era un bel ragazzo, alto, pelle olivastra, occhi verdi, capelli corvino e fisico scolpito. Alec scosse la testa e rivolse lo guardo fuori dalla finestra, che pensieri frullavano nella sua testa?

"Herondale Jonathan Christopher"

"Sempre qui" rispose spavaldo Jace.

Il professore lo osservò dagli spessi occhiali, gli riservò un'occhiataccia e continuò con l'appello. "Lightwood Alexander Gideon"

Il biondo cominciò a ridere e Alec gli diede un paio di gomitate per farlo tacere.

"Posso saper cosa c'è di così esilarante Herondale?"

"Niente è solo il secondo nome di Alec, è così buffo."

Il fratello non la finiva di ridere, nel frattempo il resto della classe li fissava straniti e il professore era sul punto di scoppiare.

"Jace per l'angelo smettila" disse Alec rosso di vergogna.
Gli occhi di Magnus erano puntati su di lui con un vago interesse e il giovane Lightwood non poteva far a meno di lanciargli veloci occhiate.

"Per una volta stia a sentire il signor Lightwood." disse l'uomo dietro la cattedra cercando di mantenere la calma.

La lezione trascorse in tranquillità. Alec quando non era impegnato a prendere appunti, lanciava occhiate verso il ragazzo in prima fila dalla pelle olivastra e lo trovava quasi sempre a seguire annoiato la lezione.
La campanella suonò e il giovane Lightwood salutò il professore e uscì dalla classe seguito da Jace che non faceva altro che blaterare su quanto fossero noiose le lezioni di scienze.

"Insomma già la materia è noiosa poi lui è la lagnosità in persona un po' come te Alec. Solo che tu sei più figo." disse Jace.

Alec lo spinse giocosamente prima di intravedere la sorella con una ragazza bassina dai capelli rossi. "Jace chi è quella lì?" chiese infatti il moro.

Il fratello la squadrò da capo a piedi "Non l'ho mai vista in questa scuola, credimi me ne ricorderei."

Isabelle intanto si era avvicinata e Jace aveva assunto una delle sue pose da rimorchiatore. "Ciao ragazzi lei è Clarissa, è nuova in città. Frequenta con me letteratura inglese, è un fenomeno a disegnare."

La ragazza sembrava al quanto imbarazzata. "Potete chiamarmi Clary."

"Ciao Clary io sono Jace e lui è mio fratello Alec." disse subito il biondo porgendo la mano alla ragazza nuova che la strinse timidamente.

"Ragazzi questa sera sta una festa d'inizio anno a casa di Ragnor Fell, Clary noi andiamo tu vuoi venire con noi?"

La ragazza sembrò illuminarsi "Certo, posso portare anche il mio migliore amico Simon ?"

"Di solito noi"

"Certo che puoi" Dissero contemporaneamente Jace e Isabelle.

I due fratelli si lanciarono un'occhiataccia ma Clary non ci fece troppo caso. Aveva già preso il telefono in mano per chiamare l'amico.
Alec si era isolato dalla discussione; in lontananza Magnus Bane stava parlando con Catarina Loss. Avevano lo sguardo puntato su di una rivista e discutevano animatamente su qualcosa che alle orecchie di Alec non arrivava. Era come una calamita. Il moro non riusciva a non guardarlo, era troppo incuriosito dall'aura di mistero che emanava quel ragazzo.

"Alec ci sei ?" domandò Izzy agitando la mano in sua direzione.

"Cosa ?" rispose il fratello risvegliandosi da quel sogno.

"Ti ho chiesto se stasera invece di fare l'asociale ti andava di venire con noi"

"Non lo so Iz…ad una festa."

"Lo so che tu odi le feste perché la musica è troppo alta e le persone si ammassano gli uni su gli altri ma ti prego, vieni solo a questa. È per inaugurare il nuovo anno scolastico, forza che per te è anche l'ultimo."

"Ci sto" disse il fratello senza rifletterci.

Infondo che sarà mai ? Poteva sciogliersi qualche volta. Dimostrare che anche lui era in grado di divertirsi proprio come Jace.
Allora era deciso, si andava alla festa.



 
*
Salve a tutti!
Davvero non so cosa dire, questa storia mi è venuta in mente qualche giorno fa, ho avuto la brillante idea di scrivere i miei pensieri e questo è il risultato. 
Il titolo della storia "Bird Set Free" è preso dalla canzone di Sia che ADORO. In qualche modo è collegata alla storia quindi se vi va, ascoltatela e fatemi sapere se vi è piaciuta.
Essendo il primo capitolo, quello di apertura, non è molto dettagliato. Andando avanti (già dal prossimo) migliorerà. Analizzeremo meglio i personaggi da un punto di vista psicologico e sociale, ci soffermeremo sulle loro vite.
Mentre scrivevo la mia faccia era tipo questa 




Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, di questo primo capitolo. Appena possibile aggiornerò. 
Bacini. 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due. ***


Come ci si vestiva per andare alle feste ? Sicuramente non eleganti ma nemmeno troppo casual.

 -Nessuno lo avrebbe notato comunque- Pensò Alec mentre andava sotto la doccia.
Alla fine optò per un semplice jeans nero strappato alle ginocchia e una t-shirt dello stesso colore. Indossò un giubbino di jeans e un paio di converse nere.

"Alec sei pronto? Ti aspettiamo in macchina" disse Jace dal corridoio.

Il moro si osservò allo specchio, sistemò il ciuffò e spruzzò un po' di profumo. Alla fine se si stava annoiando poteva dire di non sentirsi bene e tornarsene a casa. Scese le scale di fretta ed entrò in macchina.
Passarono a prendere Clary e il suo migliore amico. "Ciao ragazzi, lui è Simon"

Un ragazzetto riccio, dal sorriso sveglio salutò tutti con un veloce gesto della mano. Era troppo Indie per i loro gusti. "Come butta ragazzi?!"

Jace e Alec si scambiarono un'occhiata complice, già non lo sopportavano.

"Ciao Simon." disse Isabelle con un sorriso malizioso.

Lui la squadrò da capo a pieni e iniziò a balbettare imbarazzato. Izzy era bellissima nel suo vestito rosso attillato. I suoi capelli neri erano sciolti e gli ricadevano sui seni in morbidi boccoli.
Arrivarono alla villa di Ragnor in men che non si dica. Il gruppetto iniziò a camminare verso l'entrata, Alec rimase dietro ad osservare la grandiosità della casa.

"Alec su vieni." lo chiamò Izzy.

Le persone ballavano su una musica assordante. Si avvicinarono ad un tavolo dove una ragazza serviva bevande. Era Catarina Loss. Jace e Clary iniziarono a fare conversazione, così come Izzy e Simon. Alec si ritrovò da solo al centro di quella grande casa, fuori luogo.
Doveva ballare, doveva dimostrare a se stesso che era in grado di divertirsi proprio come i suoi coetanei. Si girò a cercare Jace ma non lo trovò più. Tutti erano spariti dal tavolo. Intravide sulla pista Izzy ballare con un goffo Simon.

"Ciao sono Catarina, cosa ti offro?" disse la ragazza dai capelli bianchi mentre ondeggiava a ritmo di musica.

"Ehm io" Alec non aveva mai bevuto, tranne qualche birra con Jace quando uscivano loro soli.

"Ho capito faccio io." disse la giovane ridacchiando.

Il moro sorrise imbarazzato e aspettò il cocktail guardandosi intorno. Vide la goffaggine di quel Simon mentre ballava con sua sorella che esprimeva sensualità ad ogni sua singola mossa. Lui odiava ballare, era centomila volte peggio di quel Lewis. Quando la ragazza gli diede la bibita, lui la ringraziò e sparì tra la folla.
Era solo, si stava annoiando e in più quel cocktail faceva schifo. Mandò giù un solo sorso e poi lo abbandonò sul ripiano più vicino. Uscì in giardino dove trovò coppiette a sbaciucchiarsi ogni tre metri. Questo lo faceva sentire ancora più solo. Si appoggiò ad un albero e alzò gli occhi al cielo per guardare le stelle.
Quella sera ne erano parecchie, qualcuna più grande, altre più piccole. Sentì qualcuno avvicinarsi, si irrigidì quando i passi si fecero più vicini. Si girò di scatto impugnando il telefono.

-Bell'arma Al- pensò tra se.

"Uo calma calma, non voglio ucciderti." disse la stessa voce vellutata che occupava i suoi pensieri da quella mattina.

Magnus Bane in tutto il suo splendore dinanzi a lui. Bello come il sole, in questo caso, come la luna. Aveva un paio di pantaloni dorati e attillati che gli fasciavano con perfezione le gambe lunghe e magre. Una camicia nera lucida, sbottonata al petto e i soliti glitter tra i capelli corvino. Un ombretto dorato decorava il tutto.

"Mi hai spaventato." rispose il Lightwood distogliendo lo sguardo da lui.

Magnus si sedette accanto a lui e rimase per qualche minuto in silenzio a contemplare le stelle. Alec era imbarazzatissimo.

"Bello il cielo vero?" chiese Magnus.

"Sicuramente più bello di questa festa" rispose Alec.

Successivamente si rese conto di quello che disse. La festa era di Ragnor Feel, il migliore amico di Magnus. Si era appena assicurato una figura di merda.

Il ragazzo accanto a lui al contrario di ciò che si aspettava, rise. "Non dirlo mai davanti a Ragnor, potrebbe andare in crisi. Ci ha messo secoli ad organizzarla. Raphael lo stava portando da qualche psicologo."

"Raphael?"

"Raphael è il suo ragazzo. Frequenta il corso di scienze con noi" disse Magnus con naturalezza.

"Oh" Alec non si aspettava che quel Ragnor fosse gay.

"Non te lo aspettavi vero ? A volte le persone non sono mai come ci aspettiamo Alexander."

Alexander. Alec odiava chi lo chiamava così ma Magnus lo disse in modo così spontaneo che non poteva non adorarlo.

"Alec, chiamami Alec." rispose infatti il ragazzo dagli occhi blu.

"Sei un tipo curioso Alexander."

-Daje con questo Alexander- pensò Alec.

"Non ti piacciono le feste ma vi partecipi solo per convincere te stesso e i tuoi fratelli che puoi divertirti come loro. Poi te ne stai comunque per conto tuo dove c'è meno gente."

"Io devo andare" disse Alec alzandosi frettolosamente.

Non voleva essere capito da Magnus, non voleva essere capito da nessuno. Voleva solo che passasse la serata. "Scusa, mi dispiace non volevo essere inopportuno fiorellino. Siediti" disse Magnus prendendo la sua mano.

Al contatto con l'altro, il giovane Lightwood ebbe un fremito. Si guardarono negli occhi solo per pochi secondi poi il moro si risedette. Per dieci minuti nessuno parlò, entrambi troppo impegnati a contemplare le stelle.

"Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore." disse Alec non riuscendo a farne a meno.

"William Shakespeare, davvero Alexander ?" ridacchiò Magnus.

"Come facevi"

"Non sei l'unico cervellone qui." Alec sorrise, lo guardò.

Era così rilassato a differenza sua. Poggiava con naturalezza la testa sul tronco, aveva gli occhi chiusi e un tenero sorriso sulle labbra. Quando aprì gli occhi e si accorse che il moro lo fissava, Alec si voltò di scatto imbarazzato. Magnus fece finta di niente.

"Perché sei qui con me e non a divertirti alla festa ?" domando dopo poco Alec.

Magnus sospirò e lo guardò di rimando. Gli occhi blu di del ragazzo erano puntati in quelli verdi di Magnus. Il giovane Lightwood era curioso di conoscere la risposta. Magnus lo squadrò per minuti, cercando le parole giuste; mettendo in soggezione Alec.

"Mi stavo annoiando anche io" rispose semplicemente l'altro.

Ma entrambi sapevano che era una bugia. Magnus era famoso per la sua partecipazione a qualsiasi festa. Dopo poco il telefono del ragazzo dalla pelle olivastra squillò. Era la fidanzata, Camille Belcourt.

"Hei zucchero…si sono fuori in giardino…no che non sto con un'altra ragazza" Magnus lanciò un'occhiata ad Alec che distolse lo sguardo imbarazzato.

Non voleva che Magnus pensasse che fosse un ficcanaso.

"Okay arrivo." chiuse la chiamata e si alzò dal prato.

"Devo andare, la mia ragazza mi aspetta." disse con tono quasi dispiaciuto il ragazzo dagli occhi verdi.

Alec annuì "Certo, capisco."

"Ci si vede a scuola Alexander."

I due si salutarono con un semplice sorriso. Alec seguì l'altro con lo sguardo. Camille era poggiata vicino alla porta che aspettava il fidanzato innervosita. Si salutarono con un bacio, lei iniziò a blaterare e lui fece finta di ascoltarla annuendo di tanto in tanto.
Prima di rientrare in casa, Magnus si girò verso Alec. Il giovane Lightwood alzò la mano in segno di saluto e l'altro ricambiò con uno splendido sorriso che fece sciogliere di poco il cuore del moro. Era già passata un'ora e Alec si stava davvero annoiando.

Rientrò in casa e finalmente trovò Simon. "Hey tu"

"Mi chiamo Simon" rispose infatti il riccio.

"Si certo. Hai visto mia sorella ?"

"È andata un secondo in bagno. Invece se cerchi Jace ha accompagnato a casa Clary che stava male."

"Cosa ? Lo hai lasciato guidare in quelle condizioni?" Alec sentiva la rabbia fluire in lui.

Simon non conosceva Jace, Alec sì. Sapeva che era autodistruttivo, non aveva il controllo su se stesso. Quando andava alle feste c'erano due motivi: per bere e per rimorchiare.

"Rilassati Bro. Era sobrio. Mi ha detto che in presenza di Clary non poteva sfondarsi, penso che voglia fare colpo sulla mia migliore amica." disse Simon muovendosi a ritmo di musica.

"Oh…d'accordo. Allora noi torniamo con un taxi. Io vado via quindi"

"Non preoccuparti, l'accompagno io ad Izzy" Alec era titubante, non poteva lasciare la sua sorellina nelle mani di questo mezzo dark con i riccioli.

"Ehm"

"Non ti fidi di me, giuro non me la rubo."

"Simon riportamela sana e salva ti prego." disse il fratello preoccupato.

Il riccio gli fece l'occhiolino e sparì tra la folla a riprendere Isabelle. Alec sbuffò, prese il telefono e provò a chiamare Jace. Entrava la segreteria telefonica. Non aveva soldi con se, quindi doveva tornare a casa a piedi. Non sarebbe rimasto in quella villa un minuto in più. Iniziò a camminare con il fresco di settembre che ormai si faceva sentire. La strada era lunga. Poteva passare il tempo pensando a quello che era successo quella sera.

A Magnus e a ciò che gli aveva detto. "A volte le persone non sono mai come ci aspettiamo Alexander."

Lui invece era proprio come Alec se lo aspettava. Un tipo estroverso, astratto. Non tutti potevano capirlo o apprezzarlo. Una moto accostò davanti a lui. Era proprio il ragazzo dagli occhi verdi.

"Che ci fai a piedi da solo ? Qualcuno potrebbe rapirti e stuprarti o peggio ucciderti. Non possono, mi sei simpatico fiorellino."

Alec rise, in qualche modo la sola vista di Magnus rendeva il suo cuore più leggero.

"Magnus penso che non sono preda di stupri. Non ho gonna attillata e tacchi a spillo."

"No ringraziando il cielo. Credimi a te non serve nessuna minigonna." disse Magnus.

Le gote di Alec subito divennero rosse. Non riceveva mai dei complimenti da persone esterne alla famiglia, era bello quanto strano. Cadde un silenzio imbarazzante, il giovane Lightwood dondolava da un piede all'altro con le mani in tasca.

"Quindi pensavo, visto che non voglio averti sulla coscienza che ne dici se ti accompagno a casa? Ho appena accompagnato Camille, stavo tornando alla festa ma posso darti uno strappo a casa se ti va"

Alec sbarrò gli occhi "Devo venire dietro di te ?"

"Bhe se la vuoi mettere in questi termini" disse il ragazzo dalla pelle olivastra ridacchiando. Bane aveva la dote di far arrossire Alec ogni volta che apriva bocca.

"Io…lo…lo sai che non intendevo…insomma tu"

"Calmati fiorellino. Non c'è bisogno di agitarsi. Salta in sella."

"Hai il casco?" chiese Alec con la sua solita premura. Magnus alzò trionfante un casco nero.

"Non è fantastico come il mio, ma per te può andare bene."

Il casco del ragazzo era blu glitterato, Alexander prese quello nero e con un'agilità mai vista, salì dietro Magnus.

"Alexander reggiti forte." Neanche il tempo di replicare che erano schizzati a velocità supersonica.

Alec dovette aggrapparsi ai fianchi sottili dell'altro ragazzo. La sensazione di benessere che gli provocò quel contatto, lo fece preoccupare. Era solo un ragazzo conosciuto qualche ora prima, cosa gli prendeva. In pochissimo tempo, arrivarono a destinazione. Alec con la stessa agilità di come era salito, scese dalla moto e consegnò il casco a Magnus.

"Come facevi a sapere dove abitavo ?"

"L'anno scorso accompagnai Izzy a casa, facevamo teatro insieme". Disse il ragazzo dagli occhi verdi Alec annuì non del tutto convinto.
Salutò con la mano Magnus che sfrecciò come era arrivato per le strade notturne di New York. Il giovane entrò in casa senza fare il minimo rumore, non voleva svegliare i presenti. Mandò un messaggio a Jace dicendo che era tornato a casa, andò a lasciare il bacio della buonanotte a Max e si lasciò cullare dal sonno.


 


*
Buona pasquetta a tutti!
Come state passando queste vacanze ? Io ho mangiato come una porca. 
Sono molto contenta che la storia ha avuto tante visualizzazioni, spero che sia sempre così. 
Parlando di fatti seri, state seguendo la serie tv ? Cosa ne pensate? Oltre al commento al capitolo fatemi sapere anche il vostro pensiero in merito a questo.
Vi saluto, chiao belli


 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre. ***


Alec e Jace giocavano nella squadra di football ormai dal primo anno. Il loro coach, Hodge Starkweather, non li lasciava in panchina nemmeno per una partita. Erano i più bravi in campo.

"Clary mi piace davvero. Non è come le altre" disse Jace mentre si asciugava i capelli impregnati di sudore.

Dopo l'allenamento erano soliti fare i loro rituali di bellezza. Jace era fissato con la cura per il corpo, Alec un po' di meno.

"È così carismatica, dolce. Non mi è mai capitato di notare il carattere in una ragazza, con lei si. Ed è la parte che mi piace di più." Il moro annuì.

A lui non era mai capitato di fare quel genere di apprezzamenti ad una ragazza, non si soffermava a studiare la loro pelle morbida, la loro dolcezza o il loro profumo. Le considerava belle, ma non adatte a lui.

"Certo capisco." In realtà non capiva, perché se chiudeva gli occhi immaginava un sorriso smagliante, furbo e un paio di occhi verdi. Un petto muscoloso e dei capelli corvino.
Lui non era gay. Non poteva essere gay e soprattutto non poteva pensare a Magnus Bane in quel modo. Era etero ed era fidanzato con Camille.

"Tu quando ti deciderai a trovare una ragazza ?" chiese Jace.

Alec fece spallucce "Lo sai…cerco la persona giusta."

Il moro cercava di mandare dei segnali al fratello per fargli capire che a lui le ragazze proprio non piacevano. Erano carine, graziose certo ma non erano per lui. Jace però era troppo preso dalla rossa per accorgersene.





Il giorno dopo il professor Williams consegnò ai ragazzi dei fogli da far firmare ai genitori per un escursione in montagna.

"Scusi è obbligatoria ?" domandò subito Jace.

"Se vuoi superare il mio corso allora sì, è obbligatoria Herondale."

Alec era emozionato, adorava la montagna. Quando era piccolo i suoi genitori li portavano a fare delle escursioni. Izzy si lamentava sempre delle lunghe camminate ed Alec era costretto a portarla sulle spalle per kilometri. Facevano il bagno nel lago e poi la sera accendevano il fuoco, Robert portava la chitarra e cantava canzoni d'amore a Maryse. Alec li guardava affascinato, da grande sognava un amore come il loro.
Successivamente, con il passare degli anni, dopo l'arrivo di Jace le cose tra i suoi genitori iniziarono ad andare per il verso sbagliato. I fratelli Lightwood non hanno mai domandato, ma hanno visto più volte la madre piangere indisturbata. Il padre aveva un'altra donna. Maryse lo perdonò.
Non dimenticò mai ciò che aveva imparato: che amare significava distruggere e che essere amati significava essere distrutti.
Alec abbandonò quei pensieri contorti, con la coda dell'occhio vide Magnus che parlava con Raphael. "Non ho niente da mettere per il campeggio. Raphael, oggi tu e Ragnor dovete assolutamente accompagnarmi a fare shopping."

Il compagno di banco alzò gli occhi al cielo. "Madre de Dios Magnus sembri una checca isterica. Odio fare shopping e lo stesso vale per Ragnor. Non faremo le tue fatine consigliere"

Magnus gli riservò un'occhiataccia. "Bastava un semplice no, stronzo."

Alec ridacchiò dall'ultima fila e il ragazzo dagli occhi verdi si girò a guardarlo. Il moro subito smise di ridere.

"Finito di origliare Lightwood?" disse con voce aspra Magnus, Alec diventò prima rosso poi viola e poi di nuovo rosso.

"Io…io non stavo…scusami"

Lo sguardo del ragazzo in prima fila si addolcì "Rilassati fiorellino, scherzavo. Se vuoi accompagnarmi tu oggi pomeriggio non avrei niente da obiettare."

Raphael ascoltava la conversazione confuso. Era sicuro che Magnus non avesse rapporti con i Lightwood, nessuno li aveva tranne ultimamente la rossiccia e il suo amico nerd.

"Facciamo così ti lascio tempo per decidere. Alle 17:00 sarò fuori scuola" detto questo Magnus si rigirò avanti non lasciando tempo al moro di rispondere. Jace da sotto il banco messaggiava con Clary e non si era accorto di nulla mentre

Raphael continuava a lanciare sguardi confusi a lui e al suo amico.

"Raphael ti stacco la testa a morsi se non la smetti di fissarmi" disse Magnus.

Lo spagnolo incrociò le braccia al petto e allungò le gambe sotto il banco "Bene bene, Bane fa conquiste."

"Smettila è solo un tipo che ho conosciuto alla festa del tuo ragazzo l'altra sera…e poi sto con Camille."

Raphael sbuffò "Il tuo -sto con Camille- mi suona di falsità. È un'arpia, ha minacciato di rispedirmi in spagna a calci in culo solo perché avevo accidentalmente raccontato a qualcuno, diciamo anche tutta la scuola, del suo piccolo caso di incontinenza a sette anni. Dios che puta."

"Scusa non comprendo la tua lingua" disse Magnus ridacchiando.

Il professore interruppe la loro conversazione iniziando a parlare del viaggio. "Staremo per cinque giorni in montagna. Mi raccomando non voglio risse. Deve essere un viaggio all'insegna della natura e della scienza. Herondale parlo con te, se fai succedere solo una minima cosa, ti rispedisco a New York a pezzettini"

Tutta la classe rise mentre Jace aveva lo sguardo terrorizzato. Quando il professore continuò a parlare di norme di sicurezza e regole il biondo si girò verso il fratello. "Al pensi che lo faccia davvero ?"

Il moro alzò gli occhi al cielo; delle volte Jace era così credulone.






Erano le 16:30 e Alec continuava a camminare avanti e indietro a passi lenti nella sua stanza. Magari Magnus scherzava quando gli aveva dato appuntamento alle diciassette fuori scuola. Era solo uno dei suoi modi per farlo arrossire e farlo andare in paranoia. Se invece poi alle diciassette Magnus davvero si trovava fuori scuola ad aspettarlo? Mentre i pensieri gli frullavano nella testa si erano fatte le 16:50

-Alec decidi ora- continuava a ripetersi il moro.

Prese il giubbino di pelle e scese di corsa le scale incontrando la sorella appena rientrata. "Hey fratellone, stai uscendo? Sono stata a casa di Simon a vedere Il Signore Degli Anelli. Pensavo mi facesse schifo invece è stato divertente. Abbiamo intenzione di vederli tutti."

Alec in quel momento non aveva tempo di pensare alla sorella e alla sua cotta per quel nerd, annuì e uscì di casa senza neanche salutare. Controllò l'orologio: 17:03

"Merda" disse il moro mentre correva verso la scuola.

Aveva il cuore a mille e le gambe che cedevano, le lacrime agli occhi per il vento che gli colpiva il viso e i capelli tutti scombinati. 17:15, arrivo.
Magnus era poggiato al muretto della scuola con una sigaretta a penzoloni tra le labbra. Il suo sguardo era fisso sulle sue scarpe in pelle nera. Alec sorrise appena lo vide, era così bello che il moro lo invidiava.

"Ciao" disse semplicemente.

Magnus alzò la testa di scatto puntando gli occhi verdi in quelli blu di Alec, poi si aprì in un sorriso. "Sei venuto, quasi non ci speravo più ormai".

Il moro annuì mettendosi le mani in tasca con fare imbarazzato. "Già, ero indeciso. Non pensavo che questa mattina facessi sul serio."

"Così sei passato a controllare che non fosse una bufala. Alexander tutto ciò che dico è vero, tranne quando faccio i complimenti a Helen Blackthorn per come si veste."

Alec rise e Magnus lo fissò incantato. "Mi piace quando ridi fiorellino, dovresti farlo più spesso. Sei sempre così cupo."

Il moro non rispose, era consapevole del suo caratteraccio, non poteva farci niente. I due camminarono fianco a fianco senza proferire parola. Era imbarazzante, ma Alec dal canto suo, non era un tipo logorroico. Entrarono in un paio di negozi e Magnus ne uscì con le braccia piene di buste.

"Io in realtà odio il campeggio; tutti quegli insetti e quel fango" disse il ragazzo dagli occhi verdi.

Arrivarono fuori Central Park. "Magnus che ci facciamo a Central Park?" chiese il moro.

"Ho pensato che dopo due ore di shopping ci meritiamo del sano relax." Alec senza pensarci due volte si stese sul pratone mentre Magnus ancora scettico lo guardava dall'alto.

"Andiamo non fare lo schifettoso" Alec lo prese per un braccio e lo tirò accanto a lui.

"Mio Dio si sporcheranno i pantaloni. In questo momento vorrei essere uno stregone, fare una magia e far comparire sotto i nostri culi una coperta. Anzi sotto al mio culo, tu non lo meriti."

Alec gli diede uno spintone, Magnus reagì mettendosi a cavalcioni su di lui e bloccandogli le braccia dietro la testa. "Come hai osato fiorellino."

Alec era sorpreso, non si aspettava che Magnus reagisse. Il moro cercò di divincolarsi dalla presa dell'altro che rideva vittorioso. Con un colpo di bacino Alec ribaltò le posizioni, adesso era Magnus quello bloccato.
Con un coraggio preso da chissà dove Alec avvicino il viso a quello di Magnus. Li separavano pochi centimetri, entrambi smisero di respirare. Alec notò che gli occhi di Magnus non erano semplicemente verdi ma avevano delle pagliuzze d'orate come quelli di un gatto.

"Ti voglio solo ricordare che sono nella squadra di football da quattro anni, ho una forza e una resistenza maggiore…fiorellino" disse Alec facendogli il verso.

Aveva una voglia di baciarlo, le sue labbra erano così vicine. Magnus era fidanzato, era etero e lui non era gay. Era solo attratto dal suo modo eccentrico di vedere le cose. Magnus sorrise intenerito, lentamente sgusciò il braccio dalla presa ferrea di Alec e con la mano gli accarezzò i capelli.

"Come sono morbidi i tuoi capelli Alexander."

Il moro arrossì, successivamente si accorse di stare ancora a cavalcioni su di lui e con uno scatto si mise a sedere. Che stava facendo? Queste cose non le faceva neanche con Jace.

"Io è meglio che vada." disse Alec, Magnus lo bloccò per la mano.

"Ho fatto qualcosa di sbagliato?"

Il moro rimase imbambolato davanti allo sguardo preoccupato dell'altro. Lui non poteva mai sbagliare, era lui che era sbagliato.

"No, no Magnus. Scusami devo proprio andare, ci si vede a scuola."

Senza aspettare la risposta di Magnus, uscì velocemente dal parco e intraprese la strada di casa. Quando si chiuse la porta della camera alle spalle, si tuffò sul letto e chiuse gli occhi. Ripensò alle risate con Magnus tra i vari negozi, i suoi imbarazzanti balletti ogni volta che usciva da un camerino con qualcosa di stravagante. La lotta a Central Park e il suo profumo che gli inebriava ancora le narici.

I suoi bellissimi occhi e i capelli pieni di glitter… Alec sbuffò, era cotto di Magnus Bane e quello di prima aveva l'aria di un primo appuntamento.



 
*
Salve a tutti!
Sono tornata per vostra sfortuna.
Non so se ci avete fatto caso ma ho inserito nel testo una citazione da CoB, solo che nel libro i pensieri sono di Jace e non di Alec...la trovavo adatta alla situazione.
Nella mia versione dei fatti ho immaginato un Robert e una Maryse molto alla Donna e Sam di Mamma Mia!
Alec inizia ad essere preoccupato dai sentimenti che prova per Magnus ed anche impaurito. Come finirà il tutto ? Bho non so!
Come al solito fatemi sapere. Ve se ama <3

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro. ***


Alec aveva preparato la valigia, mettendo tutto l’occorrente: vestiti comodi, torce, cerotti e spray anti insetti. Jace invece non era stato così preciso. Aveva preso i primi vestiti che gli erano capitati sotto mano e li aveva gettati alla rinfusa in valigia. Ora si trovavano nel pullman diretti in montagna.


Il professor Williams parlava entusiasmato della gita ma nessuno dei ragazzi sembrava sentirlo.
Alec stava ascoltando la musica accanto ad un Jace che russava con la guancia spiaccicata al finestrino.
Diede una sbirciata a tre posti più avanti e riconobbe subito la folta chioma corvina di Magnus. Aveva tinto le punte dei capelli di verde -forse per restare in tema natura- e leggeva annoiato un libro. Aveva un’espressione concentrata; le sopracciglia corrucciate e le labbra semi aperte, gli occhi verdi erano assottigliati per cercare di catturare al meglio le parole e ogni tanto con il dito si grattava il mento con fare pensieroso.

Alec restò ad osservarlo per interminabili minuti, fin quando non si accorse Di Raphael Santiago che aveva smesso di compilare il cruciverba e per iniziare a lanciare sguardi complici al giovane Lightwood. Alec imbarazzantissimo cominciò a fissare le sue converse nere consumate fino alla fine del tragitto. 
Passarono due ore, poi finalmente arrivarono a destinazione. Era un semplicissimo residence, molto casareccio in mezzo alla montagna. Il professore divise i ragazzi per stanze, ovviamente Alec era in stanza con suo fratello, accanto a quella di Magnus e Raphael.

“Che figata questo posto Al, non trovi?” disse Jace stendendosi sul letto

“Niente diche. L’arrendamento è monotono, sempre i soliti colori e il bagno è troppo piccolo”

Jace sbuffò, odiava quando il fratello faceva il puntiglioso. Passarono la prima mezz’ora a mettere in ordine le cose. Dovevano restare solo per tre giorni, il quarto sarebbero partiti la mattina presto.

“Faccio un secondo una telefonata.” Disse Jace alzandosi dal letto per cercare segnale vicino alla finestra.

Dopo svariati minuti riuscì ad avere una tacchetta al telefono e ne approfittò per chiamare Clary.
Alec non aveva nessuno da avvisare, i genitori neanche morto. Poteva chiamare la sorella ma in quel momento non ne aveva voglia. L’avrebbe sentita più tardi.

“Jace io comincio a scendere, ci si vede giù.”

Il fratello fece un semplice cenno con la mano, non lo degnò di uno sguardo. Era troppo impegnato a ridere ad una battuta di Clary. Diventata completamente rincretinito quando di mezzo c’era la rossa. Alec doveva ammettere che un po' odiava quella parte di lui, provava una certa invidia nei confronti di Clary, anche lui voleva qualcuno se si rincretinisse per lui -magari Magnus Bane-.

Alec uscì fuori il residence e l’aria fredda di montagna investì il suo viso. Non sapendo cosa fare prese il telefono e chiamò la sorella.

“Alec sei arrivato?” chiese Izzy appena iniziò la chiamata.

“Si un’oretta fa”

“Max lasciami -voglio parlare con Alec-

Alec sentì la voce del fratello più piccolo attraverso il telefono.” Izzy che succe”

“Max lo dico alla mamma se non la finisci”

Alec alzò gli occhi al cielo, i battibecchi tra Izzy e Max avvenivano di continuo e di solito era sempre lui l’ago della bilancia che metteva la pace.

“Alec ti passo un secondo Max altrimenti non la finisce di rompere le palle.”

Il moro sorrise e iniziò a parlare con il fratellino. Gli raccontò di com’era bella la montagna e gli promise che un giorno lo avrebbe portato.

“Mi proteggerai dai lupi vero Al?” Alec sorrise intenerito.

In certi momenti il fratellino gli ricordava troppo lui quando era piccolo e cercava protezione tra le braccia di Jace. Quando era buio, Alec si addormentava accanto a Jace che gli raccontava storie di draghi per farlo addormentare. Era sempre stato il più coraggioso tra i due.

“Sempre. Ti proteggerò sempre.”

La chiamata durò ancora qualche minuto poi fu costretto ad interrompere perché qualcuno gli stava tirando dei sassolini dietro la nuca.

“Finalmente ti sei accorto che ti sto lanciando sassolini addosso Alexander.” Disse Magnus affacciato alla finestra con un ghigno soddisfatto.

Alec sorrise raggiante e liquidò la sorella al telefono con una stupida scusa.

“Già me ne sono accorto, sei l’unico rompipalle della zona.”

Magnus si portò una mano al petto mentre esibiva un’espressione oltraggiosa.

“Sono offeso fiorellino, pensavo ti facesse piacere ricevere mie attenzioni.”

Il giovane Lightwood arrossì di botto. “Invece ti sbagli, preferisco quando non gironzoli qua attorno. Faccio sogni più tranquilli.”

Magnus sorrise e sparì da dietro la finestra. Alec iniziò a farsi mille complessi mentali; forse se l’era presa, non poteva essere sorrideva. Oppure doveva correre in bagno oppure
I mille pensieri furono interrotti dalla figura angelica di Magnus Bane che attraversava la porta d’ingresso e lo raggiungeva con il suo solito ghigno furbetto.

“Eccomi mio Romeo, mi ero stufato di fare Giulietta affacciata al balcone.”

Alec rise e non sapendo cosa dire si sedette sulla panchina a contemplare lo splendido paesaggio che aveva davanti.

“Non è bellissimo?” disse infatti Alec.

Magnus sospirò “Preferisco posti un po' più mondani ma senz’altro ha il suo fascino. Fa molto *i segreti di brokeback mountain

Alec restò perplesso “I segreti di cosa?”

L’altro spalancò gli occhi “Non hai mai visto i segreti di brokeback mountain? In effetti non sei proprio tipo da film, ti faccio più tipo da videogiochi.”

“Non mi piacciono nessuno dei due dopo un po' mi annoio. Di che parla il film?” domandò Alexander.

Magnus sorrise dolcemente “Niente spoiler fiorellino, guardalo e poi dimmi se ti è piaciuto.”

In quel momento il professor Williams con tutto il corso si avvicinò a loro due.

“Eccovi voi due, cosa fate qui? Sbrigatevi mettetevi dietro di me. Ci aspetta una bella camminata”

Magnus raggiunse Raphael mentre Alec Jace.
Camminarono parlando del più e del meno, ogni tanto il professore spiegava l’origine e le proprietà mediche delle piante che incontravano sul loro percorso. I momenti di silenzio erano rotti da urli poco virili di Magnus.

“Ew qualcosa di viscido mi ha toccato la mano. Che schifo me lo sento addosso.”

Il professor Williams lo rassicurava ogni volta e Alec rideva come non mai scatenando la rabbia di Magnus.

“Eccoci arrivati al lago. È immenso non è vero?”

Era proprio come lo ricordava Alec. La raduna verdeggiante che faceva da contorno ad un’acqua limpida. Cercò di immaginare lui ed Izzy a ricorrersi mentre facevano il bagno e i genitori seduti alla riva che ridevano come matti e li rassicuravano di stare attenti, fino a quando il padre non prendeva di sorpresa Maryse sulle spalle e la trascinava in acqua facendo divertire da morire i due figli ed imbestialire la moglie.

“Alec stai bene?” disse Jace sottovoce per non farsi sgamare dal professore.

Il moro non si era accorto di una lacrima amara che gli era sfuggita, odiava ricordare il passato.

“Io…si, sto…sto bene” disse Alec asciugandosi la guancia con il pollice.

Girò la testa verso sinistra e scorse Magnus che lo fissava interessato, quasi preoccupato.
Patetico, ecco cos’era. Non doveva mostrarsi debole, non davanti al fratello e al ragazzo di cui era cotto.
Dopo qualche ora ritornarono nel dormitorio, stanchi come non mai, si fecero una doccia e scesero in mensa per la cena.
Il professore annunciò che quella sera sarebbero rimasti nel residence, erano tutti troppo stanchi per organizzare qualcosa.
Alec non degnò di uno sguardo Jace che invece sembrava volesse parlare con il fratello. Il giovane Lightwood non era pronto a parlare dei suoi genitori, ormai era stufo. In mente sua erano stati nominati così tante volte che le sue labbra rifiutavano di esprimere a parole i suoi pensieri.

“Buonanotte” disse Alec spegnendo la luce.

“Notte Al” rispose tristemente Jace.

Passò più di mezz’ora, Jace russava mentre Alec non riusciva a prendere sonno. Prese il telefono per ammazzare il tempo, giocò a qualche stupido giochino e sfogliò le foto sulla sua galleria. Poi gli arrivò un messaggio da un numero sconosciuto.

-Alle 01,15 fuori il residence-

Alec si alzò di scatto e si affrettò a rispondere -Chi sei? –

Dopo qualche secondo gli arrivò la risposta. -Fiorellino lo sai chi sono-

Alec sorrise e ringraziò il sonno pesante del fratello che in quel momento non poteva vedere le sue gote rosse.

-Come hai avuto il mio numero? –

-Izzy. Adesso la smetti con le domande e ti prepari? Non fare tardi-

Alec ingoiò il groppo che gli si formò in gola. Non avevano il permesso di girovagare all’una di notte, se fosse successo qualcosa? Voleva davvero stare con quel ragazzo ma a quale rischio?
Indossò qualcosa di comodo, mise le scarpe, si assicurò che Jace dormisse e uscì dalla stanza senza il minimo rumore.

Magnus lo aspettava davanti alla porta con una torcia in mano e nell’altra una bottiglia di vodka.

“Dove hai preso quella?” chiese Alec sottovoce per non svegliare nessuno.

Magnus alzò trionfante la bottiglia “Nessuno parte senza almeno una di questa in valigia.”

Alec avrebbe voluto dire che lui non portava bottiglie alcoliche mai con sé, ma rimase in silenzio e si limitò a seguire Bane tra i sentieri scuri.

“Magnus dove stiamo andando e che hai in quella borsa?”

Alec cominciava ad avere paura, odiava trasgredire le regole perché lo portavano solo ad avere una grossa ansia.

“Fidati di me.” Disse Magnus, poi fece una cosa inaspettata gli prese la mano.

Alec fremette, Magnus lo fissò negli occhi. Era una richiesta tacita, voleva chiedere in qualche modo il permesso ad Alec che annuì con la testa. Continuarono a camminare in silenzio mano nella mano fino a quando arrivarono al lago.
Alec sospirò, slacciò con malincuore la mano da quella di Magnus e si sedette sulla piattaforma di legno con le gambe a penzoloni.

“Che ci facciamo qui? “chiese Alec.

Magnus si sedette accanto a lui. “Stamattina ti ho visto triste quando siamo arrivati qui. Che succede?”

Alec sbuffò non aveva voglia di raccontare, però gli occhi di Magnus gli infondevano fiducia e preoccupazione. Forse stava per fare la cazzata del secolo rivelando alla sua cotta uno dei suoi punti deboli ma non poteva fare il contrario perché era totalmente dipendente da Magnus.

Prese la bottiglia di Vodka, l’aprì, prese un sorso e iniziò a raccontare. Parlò dei genitori, della sorella, del lago, dell’arrivo di Jace e man mano della rottura della sua famiglia. Durante il racconto Magnus gli strinse la mano per tutto il tempo. Questa volta non chiese il permesso ma quasi la tenne stretta nella sua come a dire io ci sono, non ti lascio. Alec pianse, forse la prima volta che si lasciò andare davanti a qualcuno da molto tempo.
Magnus lo lasciò sfogare in silenzio, non disse una parola neanche quando si alzò per scaraventare la bottiglia sul fondo del lago mentre urla strazianti lo dilaniavano.

Poi lo abbracciò, semplicemente lo abbracciò e sentì tutti i muscoli del corpo di Alec rilassarsi a quel contatto.
Restarono chiusi in quell’abbraccio per qualche minuto, Alec si calmò e lentamente si staccò.
Magnus fece una cosa inaspettata, iniziò a togliersi la camicia.

“Che stai facendo?” chiese Alec spalancando gli occhi.

“Mi sembra logico, il bagno.”

Si tolse anche i pantaloni e il giovane Alec si girò di scatto sentendosi di troppo. Magnus sorrise malizioso.

“Io mi butto tu che fai?”

Il moro si girò lentamente trovando l’altro a braccia aperte con indosso solo un paio di boxer neri. Cercò di osservare il meno possibile le gambe sottili e lunghe e il busto olivastro, magro, leggermente scolpito.

“Ti prenderai la febbre.” Disse semplicemente Alec.

Magnus alzò le spalle e con una corsa si buttò in acqua.

“Cazzo è gelata” disse quest’ultimo ridendo e coinvolgendo nella risata anche il moro.

Senza pensarci troppo Alec vedendo il sorriso genuino di Magnus cominciò a sfilare la maglietta, poi le scarpe e poi i pantaloni. Sentì lo sguardo del ragazzo dagli occhi verdi su di sé, lo metteva in soggezione, fece una corsa e si tuffò.

“Oh finalmente fiorellino” disse Magnus quando l’altro risalì a galla.

Ad Alec cominciava a venire l’ansia. “Se ci beccano siamo fottuti.”

Alexander goditi la vita, smettila di pensare a quel vecchio di Williams che adesso starà nel mondo dei sogni.” Disse Magnus schizzandogli tutta l’acqua sul viso. Alec ricambiò con una grossa portata d’acqua. Cominciò una lotta vera e propria che vide la vittoria di Alexander.

“Accipicchia fiorellino quei muscoli servono a qualcosa, non servono solo per essere ammirati.”

Alec arrossì ma fortunatamente era di spalle e stava nuotando verso la piattaforma per risalire.

Si issò sulle braccia e il vento di metà settembre lo investì in pieno facendolo fremere per i brividi di freddo.

“Da qui posso godere tutto il panorama Alexander e direi che non è niente male.”

Alec si girò con sguardo omicida, cosa che fece ridere di gusto Magnus che uscì anche lui dall’acqua prendendo dalla borsa due asciugamani.

“Ecco prendi” disse passando al moro l’asciugamano gialla fluo.

I denti di Alec battevano per il freddo. Si sedette e aspettò che l’effetto di gelo passasse. Due forti braccia lo cinsero da dietro. I capelli di Magnus gocciolavano sul collo di Alec.

“Qualsiasi cosa Alec parlane con qualcuno. Non per forza con me ma ti prego non tenerti tutto detto perché un giorno non ce la farai più ed esploderai.”

Sentiva il fiato di Magnus sul collo, era una bella sensazione. Alec annuì e non rispose, semplicemente diede ragione all’altro.
Si asciugarono per bene rindossarono i vestiti e solo con i capelli bagnati silenziosamente tornarono al residence. Si fermarono fuori la stanza di Alec e calò un silenzio imbarazzante che fu spezzato stranamente dal giovane Lightwood.

“Beh allora grazie per questo atto ribelle che ci poteva causare l’espulsione.”

Magnus esibì un’espressione tra il ferito e l’interrogativo così Alec si affrettò a rispondere “Non che non mi sia piaciuto, anzi è stato fantastico lo rifarei altre mille volte…aspetta non penso di voler rischia”

La parlantina di Alec fu bloccata da un tenero bacio sulla guancia di Magnus.

“Alexander certe volte parli troppo. Buonanotte”

Con le mani in tasca e la camminata sexy, Magnus sparì nella sua stanza, lasciando Alec in brodo di giuggiole davanti la sua porta.
 
 
***
Non ho parole per esprimere le mie scuse...MI DISPIACE PER QUESTO IMMENSO RITARDO. 
Giuro che è stata la prima e l'ultima volta, ho avuto tante cose da fare e purtroppo riconosco che non è una buona giustificazione. 
Fortunatamente ora sono più libera e posso dedicarmi meglio a voi. 
*I segreti di Brokeback Mountain è un film spettacolare del 2005, molto triste. Racconta la storia di due ragazzi che s'innamorano durante un lavoro estivo nella località di Brokeback Mountain . (conducevano al pascolo un gregge di pecore) Finito questo lavoro estivo, ognuno torna alla propria vita. Dopo quattro anni si rincontrano ma non saranno più gli stessi, avranno delle responsabilità da sostenere.
Basta non vi dico più niente, guardatelo. 
Io mi faccio le mie scuse e mi dileguo. Spero che il capitolo vi piaccia. Ciao belliii.

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