Missione Matrimonio Kaede

di rhys89
(/viewuser.php?uid=47997)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Cinque – più una – cose impossibili ***
Capitolo 2: *** Punto 1: Chiedere ad Aominecchi di fare da testimone a Kaede insieme a me ***
Capitolo 3: *** Punto 2: Dire a mamma e papà che sto con Aominecchi ***
Capitolo 4: *** Punto 3: Convincere Aominecchi a venire a conoscere mamma e papà ***
Capitolo 5: *** Punto 4: Convincerlo anche a vestirsi con uno smoking ***
Capitolo 6: *** Punto 5: Trovare un modo per farmi perdonare da Aominecchi ***
Capitolo 7: *** Epilogo: Quel punto che Kise non voleva davvero scrivere… oppure sì? ***



Capitolo 1
*** Prologo: Cinque – più una – cose impossibili ***


Angolino dell'autrice

Salve a tutti!! ^^
Finalmente faccio il mio ingresso anche in questo fandom che mi è tanto caro, ma su cui purtroppo non avevo mai concluso niente (e dico "concluso" perché in realtà avrei iniziato diverse fic, ma sono tutte vergognosamente ancora a metà -.-") con la mia OTP per eccellenza: Aomine/Kise!!

Prima di cominciare, devo assolutamente dirvi che questa storia è stata scritta per il contest Sei cose impossibili indetto da BlackIceCrystal sul forum di EFP.

Secondo, questa storia non è molto lunga (non arriva nemmeno a 10'000 parole totali), ma ho deciso di suddividerla in 5 capitoli più prologo ed epilogo perché... bhé, lo scoprirete leggendo ^_-

Sappiamo che Kise ha due sorelle maggiori, ma siccome non ne conosciamo i nomi li ho scelti io: Saori è la più grande, mentre Kaede è la sorella di mezzo.

La storia è ambientata una decina di anni dopo la fine della terza stagione di Kuroko no Basket (senza contare Kuroko Extra Game): Kise e Aomine ormai sono dei rampanti giovani adulti, lavorano e vivono per conto proprio.

La storia è già completa quindi pubblicherò tranquillamente un capitolo a settimana, precisamente il venerdì e... niente, mi sembra sia tutto.

Ringrazio infinitamente BlackIceCrystal per avermi dato la spinta necessaria a scrivere su una delle mie coppie preferite in assoluto, e ovviamente ringrazio anche chiunque leggerà e/o commenterà questa storiella.

Disclaimer: i personaggi e la storia di Kuroko no Basket non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^


Prologo
Cinque – più una – cose impossibili

 Quell’uragano biondo di sua sorella se n’è andato da parecchi minuti, ormai, ma Kise non si è mosso di un millimetro né dal suo letto né dalla posizione scomposta in cui si è lasciato cadere dopo aver saputo… quello.
“C’è qualcuno più nei casini di me?”
 Sospira sconsolato e si copre gli occhi con un braccio mentre la notizia del matrimonio di Kaede prende nella sua mente le sembianze di un grosso drago sputafuoco.
 Non che non sia felice per lei, eh. Ovviamente è felice per lei. Davvero. Insomma, Tanaka non sarà l’uomo più bello, più ricco o più simpatico del pianeta… ma è una brava persona. E poi Kaede è pazza di lui – e lui di lei – e questo a Kise basta e avanza.
 No, quello che lo ha mandato in crisi non è la notizia delle nozze in sé… è il fatto che la sua adorabile e comprensiva sorellina lo vuole come testimone.
 Insieme ad Aomine.
 Aomine che, da soli quindici mesi, – dopo un balletto di flirt, indecisioni, mezze proposte e passi indietro durato anni e anni – è diventato ufficialmente il suo compagno.
 Compagno di cui, ovviamente, i suoi genitori sono completamente all’oscuro.
“Ma perché? Perché doveva farmi questo?”
 Ha provato a far ragionare Kaede dicendole che sarebbe stato più appropriato scegliere Saori come seconda testimone, ma lei ha ribattuto che la loro sorellona sarebbe stata la sua damigella d’onore, in vero stile americano.
 A quel punto ha anche provato a farle notare che, nel “vero stile americano”, il testimone è uno solo… ma ci ha guadagnato soltanto un’occhiataccia e una tirata di capelli, perché “tu non capisci niente” e “ci sono delle eccezioni” e “e comunque si fa così punto e basta, quindi smettila di frignare e invita mio cognato”.
 Davvero, davvero adorabile.
 Kise sospira ancora, borbotta a mezza voce una litania mista di preghiere e imprecazioni e poi, all’improvviso, si tira su con uno scatto di reni talmente brusco che per un momento gli gira anche la testa.
 Ignora stoicamente – si fa per dire – il capogiro e si siede alla scrivania, prende carta e penna e si mordicchia il labbro per un po’, indeciso… poi inizia a scrivere.

Missione Matrimonio Kaede

 • Punto 1: Chiedere ad Aominecchi di fare da testimone a Kaede insieme a me.
 • Punto 2: Dire a mamma e papà che sto con Aominecchi.
 • Punto 3: Convincere Aominecchi a venire a conoscere mamma e papà (perché sicuramente non vorranno aspettare il matrimonio).
 • Punto 4: Convincerlo anche a vestirsi con uno smoking (dopotutto è il testimone).

 Rilegge quei quattro punti con la fronte corrugata, mentre un sottile velo di sudore freddo gli ricopre le tempie.
Aomine lo ucciderà, questo è sicuro.
 Ingoia a vuoto e aggiunge un’altra voce alla lista.

• Punto 5: Trovare un modo per farmi perdonare da Aominecchi.
 • Punto 6: Chiedergli di sposarmi.

 Sgrana gli occhi e arrossisce, poi cancella furiosamente quell’ultimo punto che ha aggiunto solo per sbaglio – o per scherzo, o perché era sovrappensiero, o per-qualche-motivo-che-non-conosce-e-nemmeno-gli-interessa – e rilegge il suo piano di battaglia.

• Punto 1: Chiedere ad Aominecchi di fare da testimone a Kaede insieme a me.
 • Punto 2: Dire a mamma e papà che sto con Aominecchi.
 • Punto 3: Convincere Aominecchi a venire a conoscere mamma e papà (perché sicuramente non vorranno aspettare il matrimonio).
 • Punto 4: Convincerlo anche a vestirsi con uno smoking (dopotutto è il testimone).
 • Punto 5: Trovare un modo per farmi perdonare da Aominecchi.
• Punto 6: Chiedergli di sposarmi.

 Bene. Perfetto.
 Si accascia sulla scrivania fino a sbattere la fronte sul ripiano.
È un uomo morto.



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Punto 1: Chiedere ad Aominecchi di fare da testimone a Kaede insieme a me ***


Angolino dell'autrice

Rieccomi qua! ^^
Come promesso/minacciato sono qui con il secondo capitolo (che in realtà è il primo vero capitolo, visto che il primo in realtà era il prologo ^^") di questa storiella senza pretese.

In questo capitolo entra in scena Aominecchi, e con lui il beneamato fluff... quindi occhio alle carie! xD

Ok, la smetto... anzi, no.

Prima un'informazione semi-seria: in questo capitolo ci saranno alcune note inframmezzate al testo, che però verranno riportate solo alla fine del capitolo. Sono perlopiù curiosità e/o informazioni generali, ma dato che non costa nulla ho preferito inserirle, spero vi faccia piacere ^^

E infine voglio ringraziare tanto tantissimo Irisetta e MysticFan che hanno recensito lo scorso capitolo e anche, ovviamente, tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie!! *w*

Disclaimer: i personaggi e la storia di Kuroko no Basket non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^


Punto 1
Chiedere ad Aominecchi di fare da testimone a Kaede insieme a me

 Finalmente ha finito.
 Kise ringrazia velocemente l’équipe che l’ha aiutato per prepararsi al servizio e taglia la corda prima che il fotografo cambi idea e gli chieda “ancora un’altra foto, solo un’ultima posa, lo giuro, lo giuro!” con quello sguardo folle che – se ormai non lo conoscesse bene – gli farebbe anche un po’ paura.
 Esce nell’aria frizzante di marzo e si massaggia le guance.
Ha sorriso talmente tanto in quelle ore che non se le sente quasi più.
 Prende il telefono e controlla i messaggi e le chiamate perse. E poi sorride, di nuovo. Il primo vero sorriso della giornata.
 Preme alcuni tasti e ascolta impaziente il segnale di libero.
«Yo.» Risponde Aomine dopo pochi squilli. «Hai finito?»
 Il sorriso di Kise si amplia ancora di più – e al diavolo i muscoli del viso doloranti.
 «Sì, proprio adesso. Tu?»
«Sto tornando a casa.»
 «E parla al cellulare mentre guida, agente Aominecchi1?» Lo prende in giro.
«Sono con l’auricolare, idiota.» Ribatte lui.
 Kise ridacchia e sente Aomine, dall’altra parte, sbuffare divertito.
«Allora vieni da me?» Gli chiede poi.
 «Sì, passo a prendere qualcosa per cena e arrivo.»
 Aomine lo saluta e poi riattacca e Kise rimette il telefono in tasca, – dovrebbe richiamare almeno un’altra decina di persone, ma non ne ha proprio voglia – prendendo in cambio le chiavi della macchina. Il portachiavi – una pallina da basket in metallo verniciato – è gelido contro il suo palmo, e allora lo porta istintivamente al viso e lo scalda col fiato mentre continua a riflettere: è sicuro di aver visto un konbini2 proprio dietro l’angolo mentre veniva qui… ma forse, per la cena di stasera, sarebbe meglio qualcosa di meno… ordinario, ecco. Tanto per lisciare un po’ il suo ragazzo prima di dirgli del matrimonio di Kaede – e soprattutto del fatto che lei lo vuole come testimone.
 Non che voglia preparare chissà cosa, ovviamente. Primo, perché non ne ha il tempo, secondo perché in ogni caso il suo Aominecchi non apprezzerebbe: a lui piacciono le cose semplici.
“No, l’ideale sarebbe qualcosa di non troppo sofisticato ma di suo gusto, come…”
 Si blocca a metà pensiero, stupito da se stesso per non esserci arrivato prima.
 Sì, quello è assolutamente perfetto.

 Arriva da Aomine quasi un’ora più tardi, imprecando tra i denti contro il traffico, l’ora di punta e gli imbranati.
 «Credevo ti fossi perso.» Lo accoglie la voce sarcastica del suo ragazzo quando finalmente si chiude la porta alle spalle e appoggia le chiavi sul mobiletto dell’ingresso.
 Le sue chiavi. Quelle che Aomine gli ha dato – anzi, lanciato – qualche mese prima senza neanche guardarlo in faccia, borbottando imbarazzato qualcosa di non meglio definito in cui Kise ha riconosciuto soltanto “lavoro”, “freddo” e “vicini impiccioni”.
 «Te l’ho detto che mi fermavo a prendere la cena.» Gli dice mentre si toglie le scarpe.
 «Hai coltivato personalmente gli ingredienti?»
 «Molto spiritoso, Aominecchi.» Borbotta Kise in risposta, avvicinandosi alle spalle del divano dove è seduto Aomine fino ad appoggiarsi coi gomiti allo schienale.
 «Che vuoi farci, è un dono di natura.» Ribatte lui con un ghigno dei suoi, guardandolo da sotto in su. «Bentornato.» Aggiunge poi, aprendosi in un sorriso sincero.
 Sorride anche Kise e gli circonda il collo in un abbraccio, abbassandosi per un bacio a fior di labbra.
 «Sono a casa.3» Mormora quando si separano. «Com’è andata a lavoro?»
 Intanto è passato ad accarezzargli il collo e le spalle, iniziando a massaggiarle.
 «Come al solito.» Mugugna lui ad occhi chiusi, godendosi quelle attenzioni. «Tu?»
 Kise sorride intenerito – Aominecchi sembra quasi un gattino che fa le fusa – e si sporge per baciargli la fronte.
 «Come al solito.» Risponde poi, facendogli il verso.
 Vede Aomine sogghignare, ma quando non ribatte «Sembri esausto.» commenta in un sussurro, come per non disturbarlo. «Hai dovuto inseguire qualche cattivone?» Lo prende in giro.
 Aomine sbuffa.
 «Magari,» risponde stizzito «almeno mi sarei mosso da quel dannatissimo ufficio.»
 Kise ridacchia e riprende il massaggio.
 «Troppo stanco per mangiare?» Gli chiede poi.
 «Non dire idiozie.» Borbotta lui, punto sul vivo – e il sorriso di Kise si amplia ancora di più. «Piuttosto, che hai preso?»
 «Indovina.»
 Finalmente Aomine apre gli occhi per incrociare i suoi. Lo studia a lungo, poi annusa attentamente l’aria. E sorride.
 «Teriyaki burger4?» Chiede conferma.
 Kise annuisce.
 «E daifuku5
 Lo sguardo di Aomine si fa sospettoso, poi sogghigna.
 «Ok, cosa ti serve?»
 Kise mette su la miglior espressione offesa del suo repertorio.
 «Dev’esserci per forza un secondo fine per coccolare un po’ il mio splendido fidanzato?»
 Aomine sorride e gli prende le mani nelle sue, alzando la testa fino ad essere a un soffio dalle sue labbra… e poi si ferma.
 «Queste stronzate raccontale alle ragazzine adoranti che ti sbavano dietro.» Mormora con un ghigno, prima di alzarsi in piedi e andare verso la cucina.
 «Suvvia, Aominecchi, lo sai che non hai motivo di essere geloso delle mie fan…»
 «E tu sai che non sopporto quando cambi argomento sperando che non me ne accorga.» Ribatte voltandosi a guardarlo. «Mi hai preso per un idiota?»
 Kise sogghigna e non risponde, e allora Aomine si infiamma come al solito – adora provocarlo, è così prevedibile! – e gli lancia un’occhiataccia, ma poi fa un sorrisetto malizioso e si avvicina di nuovo a lui.
 «Questo è oltraggio a pubblico ufficiale, signor Kise. Se continua così dovrò punirla…» Sussurra, prendendo le manette fissate alla cintura – è ancora vestito con l’uniforme, per la gioia di Kise – e iniziando a rotearle attorno all’indice.
 «Tu sai che così non mi invogli a fare il bravo, vero?» Mormora Kise di rimando, infilando gli indici nelle tasche dei suoi pantaloni per attirarlo a sé.
 Lo vede ridacchiare divertito e per un momento si perde in quella visione. Perché Aomine è sempre bello… ma quando ride è uno spettacolo meraviglioso.
 Ma poi Aomine risponde all’abbraccio e si sporge a baciarlo, e allora ogni altro pensiero passa in secondo piano. Kise sospira e gli circonda il collo con le braccia, abbandonandosi a lui mentre il mondo intero si riduce ad Aomine – al suo sapore, alle sue labbra, alle sue mani che lo stringono con quella nota possessiva che lo fa fremere fin dentro le ossa.
Tu sei solo mio. Dice quella stretta.
E Kise non potrebbe chiedere niente di meglio.
 Quando si separano Aomine appoggia la fronte sulla sua e risale con la mano fino ad accarezzargli una guancia.
 «Sul serio, devi dirmi qualcosa?» Gli chiede poi.
 Lui però si mordicchia il labbro e non risponde, perché tutti i discorsi che si era preparato per affrontare l’argomento adesso gli sembrano artificiosi e insulsi, e quindi non sa proprio come…
 «Ryō?» Mormora Aomine strappandolo dai suoi pensieri – nella voce una sfumatura preoccupata che non riesce a nascondere – e allora Kise gli sorride rassicurante, assaporando il suono del proprio nome sulle sue labbra.
Probabilmente non ci si abituerà mai del tutto. E va bene così.
 «Kacchan si sposa.» Inizia quindi a raccontare.
 Aomine alza un sopracciglio.
In effetti Kaede è fidanzata da quasi tre anni e convive da uno, non è affatto strano che lei e Tanaka si siano decisi a fare il grande passo.
 «E…?»
 «E mi ha chiesto di farle da testimone.» Aggiunge a denti stretti.
 Si blocca di nuovo e allora «Arriva al punto.» lo esorta Aomine.
 «E… vuole che l’altro testimone sia tu.»
 Silenzio. Poi Aomine scioglie l’abbraccio e «Non esiste.» risponde bruscamente.
Le guance accese da un rossore a dir poco adorabile.
 «Eddai, che ti costa?»
 «No.»
 «Guarda che è una cosa bella, eh!» Esclama. «Insomma, fare il testimone di qualcuno è un onore, dovresti esserne felice…»
 «Allora grazie, ma no, grazie.»
 Fa per allontanarsi verso la cucina, ma Kise lo ferma prendendogli una mano.
 «Ti prego, Aominecchi.» Mormora quando si volta, guardandolo con occhi imploranti. «Kacchan se la prenderà con me, se tu non accetti…»
 E, sì, sa di giocare sporco… ma d’altra parte in amore e in guerra tutto è lecito, no?
 Aomine tenta in tutti i modi di mantenere l’espressione seccata, ma poco dopo distoglie lo sguardo.
 «Sei uno stronzo.» Borbotta, senza però lasciare la sua mano.
E Kise è certo di avere ormai la vittoria in tasca.
 «Ti amo anch’io.» Ribatte quindi, sferrando il colpo finale.
 Come previsto le labbra di Aomine si tendono in un sorriso, e lui si volta di nuovo verso Kise.
 «E sentiamo, se per caso decidessi di concederti questa grazia… tu cosa mi daresti, in cambio?» Gli chiede allora.
 «I Teriyaki burger, ovviamente.» Risponde Kise con tutta la – finta – innocenza del mondo.
 Aomine sogghigna predatore.
 «Temo che non basti.»
 Kise si finge pensieroso e «Uhm… allora non saprei…» mormora. Poi – colto da un lampo d’ispirazione – sfila lentamente le manette dalla tasca in cui Aomine le aveva infilate e  «Che ne dice di un po’ di straordinari, agente?» sussurra malizioso, facendogliele dondolare davanti al viso per poi lasciarle cadere.
 Lui sorride e le prende al volo.
 «Immagino che potremmo metterci d’accordo.» Acconsente con lo stesso tono. «Ma prima i Teriyaki burger… sto morendo di fame!»

 Sono quasi le dieci quando il cellulare di Kise inizia a squillare come un pazzo, svegliando sia lui che l’uomo sdraiato al suo fianco.
 «Perché diamine non hai messo il silenzioso?» Borbotta Aomine, coprendosi la testa col cuscino.
 E Kise vorrebbe ribattere che non ha avuto molto tempo per pensare, quando sono entrati in camera da letto, ma poi preferisce tenersi quelle considerazioni per sé e guardare chi è che rompe a quell’ora.
Kaede, lampeggia sullo schermo.
“Che diamine vuole, adesso?”
 Si schiarisce la voce e «Dimmi.» esordisce dopo aver accettato la chiamata.
«Hai chiesto ad Aomine se mi farà da testimone?» Gli chiede subito lei, saltando i convenevoli.
 «Perché, avevo scelta?» Ribatte sarcastico, senza rispondere.
«Era un modo gentile per chiederti se avevi fatto il tuo dovere di fratello minore. L’hai fatto, vero
 Kise alza gli occhi al cielo e sbuffa.
 «Sì, gliel’ho chiesto e, sì, ha accettato.»
 Evita accuratamente di dirle in che modo l’ha convinto ad accettare.
Dopotutto il fine giustifica i mezzi.
«Bene. A mamma e papà l’hai già detto, di voi due?»
 Kise si blocca a metà sbadiglio, tanto è sbalordito.
 «Ecco… no, non… non ancora. Però…»
«Fallo quanto prima o glielo dico al posto tuo.»
 «Divertente, Kacchan.» Borbotta scorbutico. «Perché tu stai scherzando, vero?» Le chiede poi. «Vero?» Ripete con tono quasi isterico, quando non sente risposta.
«Sì, sì, ovvio che scherzo. Cioè, più o meno. Ma mamma mi ha già chiesto tre volte chi sarà l’altro mio testimone, e io non so più che scusa inventarmi per non rispondere.» Si spiega. «Quindi diglielo entro domani o domani sera, quando mamma mi chiama, spiffero tutto. E, no, non sto scherzando.»
 «Cosa?! Eddai, Kaede, non…»
«Scusa, ora devo andare. Buonanotte, salutami Aomine!»
 Il secondo dopo aveva riagganciato.



Note

1 Nel fanbook CHARACTERS BIBLE Fujimaki sostiene che, se Aomine avesse un lavoro alternativo, sarebbe un agente di polizia. (Fonte: http://it.kurokonobasket.wikia.com/wiki/Daiki_Aomine)
2 Convenience store giapponesi, aperti 24h.
3 La formula originale giapponese è “Okaeri” (bentornato) e “Tadaima” (sono a casa). In Giappone ha un significato molto più forte che qui da noi, per questo ci tenevo a inserirla.
4 Sempre secondo la CHARACTERS BIBLE, i Teriyaki burger sono il cibo preferito di Aomine. (Fonte: http://it.kurokonobasket.wikia.com/wiki/Daiki_Aomine)
5 Daifuku: Termine generico per indicare i dolcetti di riso pressato, composti da riso glutinoso farcito da pasta di fagioli azuki. I daifuku sono disponibili in molte varietà (il più comune è di colore bianco, verde pallido o rosa pallido), alcune delle quali contengono pezzi interi di frutta o miscele di frutta. Quasi tutti i daifuku sono coperti da un sottile strato di mais o fecola di patate per evitare che si attacchino gli uni agli altri; alcuni sono ricoperti di zucchero a velo o cacao in polvere. (Fonte http://www.marcotogni.it/dolci-giapponesi/)



Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Punto 2: Dire a mamma e papà che sto con Aominecchi ***


Angolino dell'autrice

Ciao ciaoino a voi! ^^
Rieccomi qui con il terzo capitolo della mia prima AoKi in assoluto... e devo dire che sono felicissima che - a quanto pare - sono riuscita a non fare un completo disastro! xD
Siamo quasi a metà strada (i capitoli sono 7 in tutto - o meglio, 5 più prologo ed epilogo) e la trama - quella poca che c'è xD - inizia a delinearsi.

In questo capitolo purtroppo non comparirà Aomine, *schivapomodorimarci* ma faremo la conoscenza dei genitori di Kise (ah, ovviamente - siccome dall'anime non ne sappiamo niente - anche loro sono personaggi che ho inventato di sana pianta ^^"): più introspezione e meno romanticismo.
Vi prometto però che mi farò abbondantemente perdonare con i prossimi capitoli (roba da carie ai denti, garantito), giurin giurello!

Prima di lasciarvi alla storia ci tengo a ringraziare Ninicatcake e MysticFan che hanno commentato lo scorso capitolo, chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e anche, ovviamente, chi la legge in silenzio ^_-

Il prossimo aggiornamento sarà come sempre venerdì prossimo, in mattinata (salvo imprevisti) e... niente, ho finito.

Disclaimer: i personaggi e la storia di Kuroko no Basket non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^


Punto 2
Dire a mamma e papà che sto con Aominecchi

 Il tragitto dal suo – relativamente – nuovo appartamento fino a quella che adesso è soltanto casa dei suoi genitori non gli è mai sembrato tanto lungo… ma forse dipende dal fatto che si sofferma ogni dieci passi a osservare le vetrine, il paesaggio o comunque qualunque cosa gli sembri anche solo vagamente interessante.
O che almeno gli consenta di rimandare l’inevitabile per qualche altro prezioso minuto.
 Non che Kise abbia paura di dire a sua madre e a suo padre che è fidanzato con un ragazzo, intendiamoci: lo sanno da tempo che è bisex e che quindi c’era questa possibilità.
 Si ferma per l’ennesima volta sul ciglio della strada, accucciandosi vicino a un’aiuola abbandonata dove una piantina di denti di leone si fa largo tra mucchi di erbaccia.
 Non è nemmeno preoccupato che a loro non piaccia Aomine nello specifico, perché – siamo onesti – anche se l’abito non fa il monaco già presentarsi come poliziotto ispira subito fiducia.
Anche se il suddetto poliziotto è uno tsundere patentato, perennemente annoiato e maniaco del basket.
 Strappa uno dei fiori che non è ancora sbocciato del tutto – l’hanno sempre affascinato quelle palline bianche e soffici che precedono l’esplosione di giallo – e se lo porta davanti al viso.
 In effetti, a ben pensarci, la notizia che finalmente si è sistemato probabilmente li farà solo contenti.
 Prende un profondo respiro e soffia, soffia più forte che può.
 Ma Kise ormai è adulto, e sono tanti anni che ha smesso di mentire a se stesso: lui sa che i suoi genitori lo amano davvero, e sa anche che accetteranno la sua scelta con un sorriso… così come sa per certo che dentro di loro ne resteranno delusi, perché è da quando è nata la sua prima nipotina che sua madre cinguetta che non vede l’ora di vedere i suoi, di figli, perché di sicuro saranno bellissimi e bla-bla-bla.
 E, mentre i petali sottilissimi del tarassaco volano via lontano, Kise rivolge loro una silenziosa preghiera.
“Fate che vada tutto bene… solo questo, solo questa volta.”
 Perché Kise sa bene che esprimere un desiderio non basta per far sì che si avveri… ma nel vedere la corolla ormai completamente spoglia non riesce a trattenere un sorriso.
In fondo che male c’è nello sperare in un pizzico di aiuto extra?
 Guarda indeciso l’ex fiore un momento ancora, poi lo sistema con cura nella tasca della giacca e riprende a camminare.

 La mamma gli viene ad aprire al terzo scampanellio, un sacco di bigodini in testa e sul viso un’espressione decisamente seccata che però si distende subito in un gran sorriso.
 «Ryōta! Che bella sorpresa!» Esclama contenta, stringendolo in un abbraccio affettuoso lì sulla soglia di casa, prima di scansarsi e lasciarlo entrare. «Come mai da queste parti? Hai saputo di Kaede, vero? Non è meraviglioso? Caro!» Urla all’improvviso, rivolta al secondo piano. «C’è Ryōta! E Poi Hiroji è un uomo così per bene…» riprende subito dopo come se nulla fosse.
 Kise sorride e segue sua madre in sala mentre lei non smette di parlare un solo istante tra quando lo fa accomodare sul divano e quando apre una bottiglia di succo di frutta all’ananas – il suo preferito – e gliene versa un bicchiere pieno fino all’orlo.
 «La tua nuova fiamma ti accompagnerà al matrimonio?» La sente chiedere a tradimento, dopo una sfilza di informazioni non richieste su parenti di cui non ricordava neanche l’esistenza, e Kise la guarda perplesso alcuni secondi prima di capire che stavolta non continuerà il suo monologo fino a che non avrà una risposta.
 E sì, ovviamente se l’aspettava questa domanda, – dopotutto è proprio per questo che è venuto qui, oggi – ma tutto il coraggio che pensava di aver racimolato per strada si è nascosto chissà dove, e le parole tardano ad arrivare.
 «Non essere invadente, tesoro.» Interviene misericordiosamente suo padre, che nel frattempo li ha raggiunti. «Magari stanno insieme da poco, e Ryōta ancora non se la sente di portarla in famiglia.» Aggiunge poi, facendogli un occhiolino e un sorriso rassicurante.
 Ma Kise non si sente affatto rassicurato, perché una volta scoperto – con gli interrogatori passati – che al momento è impegnato con qualcuno… i suoi genitori hanno evidentemente dato per scontato che questo “qualcuno” fosse una ragazza.
 Sospira profondamente e si passa una mano tra i capelli, poi raddrizza la schiena e tende le labbra in quello che Aomine chiama “sorriso da servizio fotografico”.
Molto bello, vagamente malizioso e – soprattutto – completamente finto.
 «No, papà… noi stiamo insieme da un bel po’.» Lo contraddice con calma. «E, sì, mamma… verrà con me al matrimonio.» Aggiunge, voltandosi verso di lei giusto in tempo per vederla battere le mani tutta felice.
Sua madre è proprio una bambina, certe volte.
 «Oh, finalmente la conosceremo!» Esclama poi, e Kise si lascia sfuggire un sogghigno.
È proprio qui che voleva arrivare.
 «In effetti… voi lo conoscete già, almeno di vista.» Commenta con nonchalance prima di riprendere a sorseggiare il suo succo, aspettando che quel “lo” faccia breccia nella mente dei suoi genitori.
E loro non deludono le sue aspettative.
 «Lo conosciamo, Ryōta?» Chiede confuso suo padre.
 «Sì, lo conoscete. Bhé, più o meno:» si corregge in fretta, perché in fondo nessuno li ha mai presentati ufficialmente «Aomine e io giocavamo insieme a basket, alle medie… ve lo ricordate?»
 Li vede aggrottare le sopracciglia, pensierosi, e poi «Aomine Daiki?» chiede conferma sua madre. Kise annuisce con un sorriso, e allora lei prosegue. «Eravate parecchio amici, da ragazzini… ma poi mi sembrava che vi foste allontanati.»
 Kise si porta una mano alla nuca, un po’ a disagio.
 «Bhé, ci siamo ritrovati.» Borbotta massaggiandosi il collo, sperando vivamente di non essere arrossito… non troppo, almeno.
 Sente il papà ridacchiare del suo imbarazzo e lo guarda storto, ma quando anche la mamma si unisce a lui sospira di sollievo e si distende in un sorriso sincero.
 «Stiamo insieme da più di un anno.» Aggiunge allora, perché ormai che è in ballo tanto vale andare fino in fondo.
 «Sembra una cosa seria.» Commenta suo padre.
 Il sorriso sul volto di Kise si addolcisce.
 «Lo è.» Risponde semplicemente.
 I suoi genitori continuano a sorridergli teneramente, e quella luce di sincera felicità che vede nei loro occhi al tempo stesso lo commuove e lo fa sentire uno stupido.
Alla fine si era preoccupato per niente.
 «Dai, dicci qualcosa di più di lui.» Esclama la mamma dopo un po’, rompendo quel silenzio. «Vive da solo o con i suoi? E che lavoro fa?»
 Incrocia lo sguardo divertito del papà che si stringe nelle spalle come a dire “lo sai che è fatta così”, poi si affretta a rispondere a quelle che probabilmente sono soltanto le prime di una lunghissima serie di domande.
 «Vive da solo, ha un appartamento in periferia. E fa il poliziotto.»
Tre, due, uno…
 «Ah, il fascino dell’uniforme…» Commenta lei maliziosa, strizzandogli l’occhio.
 Kise le sorride e «Già.» ribatte con lo stesso tono, facendola ridacchiare.
 Suo padre si schiarisce rumorosamente la gola, borbottando qualcosa di non meglio definito che li fa ridere ancora di più, e allora lasciano stare le provocazioni e continuano con la seduta di botta e risposta.
 E, mentre ascolta paziente l’ennesima domanda di sua madre, Kise si ritrova a pensare che – per la prima volta in assoluto – quest’interrogatorio… in fondo non gli dispiace.
Adora parlare di Aomine.
 Si mordicchia il labbro, imbarazzato dal suo stesso pensiero, e distratto com’è non sente che la mamma lo sta chiamando.
 «Ryōta? Mi stai ascoltando?»
 «Forse ha bisogno di una pausa, tesoro.» La prende in giro il marito, e lei lo guarda storto mettendo su un piccolo broncio.
Sì, proprio una bambina.
 «Scusa, mamma, non ho capito. Stavi dicendo?»
 Lei sospira in modo teatrale, ma poi fa magnanimamente finta di niente e si ripete.
 «Ti stavo chiedendo quando Daiki sarebbe libero per una cena. Venerdì va bene?» Aggiunge prima che Kise possa ribattere. «O è meglio sabato? Domenica sarebbe meglio di no perché ho un impegno, ma posso sempre disdire…»
 E Kise capisce chiaramente di essere in trappola.
Ma dopotutto aveva messo in conto anche questo.
 «Venerdì dovrebbe andar bene.» Acconsente allora, mentre un brivido freddo gli percorre tutta la schiena.
 Bene: ha ben quarantotto ore per dire al suo fidanzato che ha parlato di lui ai suoi genitori e che loro li aspettano per cena.
Vabbè, poteva andare peggio…
 «Perfetto! Allora chiamo subito Saori e Kaede.» Esclama raggiante, prima di alzarsi e andare dritta verso il telefono senza – ovviamente – degnarsi di chiedergli cosa ne pensasse.
… come non detto.
 Kise si lascia sprofondare sul divano mentre suo padre lo guarda tra il divertito e il solidale – più divertito che solidale, in effetti – e, nell’altra stanza, sua madre invita le sue sorelle – e relativi consorti – per quella che avrebbe dovuto essere soltanto una cenetta veloce e relativamente indolore e che invece si sta trasformando in un evento familiare al gran completo.
 È decisamente un uomo morto.



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Punto 3: Convincere Aominecchi a venire a conoscere mamma e papà ***


Angolino dell'autrice

Salve a tutti!
Eccomi di nuovo qui con il quarto capitolo... e abbiamo ufficialmente passato la metà della storia! ^-^

Ok, poche altre parole, perché oggi sono di fretta.

In questo capitolo farete la conoscenza di Saori (l'altra sorella di Kise, la più grande) e, soprattutto, torna in scena Aomine (tanto lo so che vi era mancato :P), e il fluff subisce un'impennata vertigionsa. Io vi ho avvisato ù.ù

Detto questo, ci tengo a ringraziare MysticFan e moka_chan2003 per aver commentato lo scorso capitolo, BlackIceCrystal per la sua valutazione di questa storia (la troverete come recensione all'ultimo capitolo, perché - giustamente - non vuole fare spoiler), chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate (19 persone in tutto! O.o) e anche, ovviamente, chi la legge in silenzio.

Ci vediamo venerdì prossimo con il quinto capitolo ^^

Ps. Chi è che riconosce i nomi dei nipotini di Kise? xD

Disclaimer: i personaggi e la storia di Kuroko no Basket non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^


Punto 3
Convincere Aominecchi a venire a conoscere mamma e papà (perché sicuramente non vorranno aspettare il matrimonio)

«… che tanto, anche se glielo chiedessi, mamma mi risponderebbe di no. È fatta così.»
 Kise sospira teatralmente. Lo sa che la mamma è fatta così, ovvio che lo sa, però sperava tanto che la sua sorellona potesse fare qualcosa per lui.
 «Ma Sacchaaan!» Si lagna, senza avere nulla di concreto da ribattere.
«Suvvia, tesoro, ora non fare i capricci.»
 Kise sorride a quel tono materno, così diverso da quello che usa Kaede, con lui: Saori l’ha sempre viziato e coccolato.
 Per questo si è rivolto a lei, implorandola di convincere la mamma a disdire – o quantomeno a rimandare – la cena con tutto il parentado riunito, e fare invece qualcosa di più raccolto, per l’ingresso ufficiale di Aomine in famiglia.
«Guarda il lato positivo:» aggiunge sua sorella dopo un po’, cercando – inutilmente – di essere ottimista «io e Kaede già lo conosciamo, Aomine, quindi possiamo metterlo a suo agio come invece non sarebbe se ci foste soltanto tu, mamma e papà.»
 Kise alza un sopracciglio, ma poi si rende conto che Saori non può vederlo e allora «Kaede mettere a suo agio Aomine?» le domanda, scettico.
«Non essere melodrammatico, lo sai che anche Kaede ti vuole bene.»
 «Ciò non toglie che sia una stregaccia dispettosa.» Ribatte lui.
 Saori resta in silenzio qualche secondo, a disagio, perché in fondo lo sanno entrambi che Kaede farà di tutto per rendere la serata quanto più imbarazzante possibile, per Kise.
 Non che sia una cattiva sorella, assolutamente, è solo che – e Kise può benissimo ammetterlo almeno a se stesso – al suo posto… bhé, lui farebbe esattamente la stessa cosa.
 Lui ha fatto la stessa cosa, in effetti, quando Kaede ha portato Tanaka a casa.
E ora ne paga le conseguenze.
«Senti, se vuoi posso dire a mamma che io e Masashi non possiamo venire, domani sera.» Propone titubante. «Così non sarete poi tanti di più.»
 E Kise si sente davvero una persona orribile, perché sa bene quanto Saori ci tenga a quella cena, ma per farlo felice sarebbe disposta a rinunciarci.
 «Non osare lasciarmi solo con Kaede!» Esclama allora, buttandola sullo scherzo.
 Sospira di sollievo quando la sente ridacchiare sommessamente, e allora la rassicura che, no, in fondo non è poi una tragedia e, sì, certo che Aomine accetterà lo stesso di venire – o almeno lo spera – e poi la saluta.
 Dopo aver riagganciato Kise appoggia il telefono sul davanzale e rimane lì davanti alla finestra, perso nei suoi pensieri, fino a che non si sente abbracciare da dietro.
 «Buongiorno, principessa.» Mormora la voce roca di Aomine al suo orecchio, facendolo rabbrividire.
 «Buongiorno a te.» Sussurra di rimando, voltandosi per un bacio che Aomine gli concede subito, salvo poi nascondere il viso contro il suo collo e mugugnare qualcosa che – al suo udito allenato – suona come un “ho sonno” particolarmente strascicato.
 Kise ridacchia e gli accarezza i capelli.
 «Potevi dormire ancora un po’,» gli dice – a bassa voce, però, per non spezzare quell’atmosfera ovattata e familiare «tanto oggi sei di pomeriggio. O ti ho svegliato io?» aggiunge, ripensandoci e sentendosi anche un po’ in colpa.
 Almeno fino a quando Aomine non borbotta un “no” soffocato sulla sua gola, prima di lasciarci un bacio e appoggiare invece il mento sulla sua spalla.
 «No,» lo rassicura di nuovo «non mi hai svegliato. È che la mattina non riesco più a dormire oltre le otto, con o senza sveglia. Oddio,» si lamenta poi, dopo una piccola pausa «non posso credere di averlo detto davvero!»
 «Stai invecchiando, Aominecchi.» Lo prende in giro Kise.
 «Guarda che se io invecchio tu non è che ringiovanisci, sai?» Lo rimbrotta lui di rimando. «E comunque chi era al telefono?»
 «Sacchan. L’ho chiamata per chiederle se poteva fare qualcosa per una…» esita un momento «cosa.» Conclude poi. «Ma ha detto che non può farci niente.»
 Aomine sospira a fondo, poi si alza e scioglie l’abbraccio, così Kise si volta per guardarlo in viso.
 «Perché ho l’impressione che questa “cosa” non mi piacerà?» Gli chiede Aomine.
 «Perché sei un bravo poliziotto.»
 «Non fare il leccaculo.»
 Kise sfodera la sua migliore espressione innocente e «Non mi permetterei mai, Aominecchi, lo sai.» ribatte.
 Aomine sorride ma resta in silenzio, e allora «Ecco…» inizia Kise, portando una mano a massaggiarsi il collo «il fatto è che…» Si interrompe senza sapere come continuare, poi decide di tentare un altro approccio. «Senti, cosa diresti se ti dicessi che voglio dire ai miei di noi due?» Gli domanda con – fintissima – nonchalance.
 Aomine alza un sopracciglio, poi sogghigna.
 «Ti chiederei come hanno reagito alla notizia.»
 «Allora sei davvero un bravo poliziotto!» Esclama Kise con un sorrisetto – più sollevato di quanto voglia ammettere.
 «La tua sorpresa è offensiva.» Borbotta burbero Aomine, ma poi sorride. «Allora, come hanno reagito?»
 Sorride anche Kise.
 «Bene… meglio di quanto avessi sperato, in effetti.»
 «Davvero?»
 «Davvero.»
 Il sorriso di Aomine si amplia ancora di più, e allunga una mano per scompigliargli affettuosamente i capelli.
 «Te l’avevo detto che non dovevi preoccuparti.» Gli dice poi. «E ormai dovresti saperlo che io ho sempre ragione.»
 Kise alza gli occhi al cielo.
 «Certo, come no…» Ribatte, guadagnandosi un’occhiataccia.
 Si guardano in silenzio per un po’, lasciando che quella bella notizia scivoli loro addosso come una fresca brezza primaverile.
 «Non mi hai ancora detto di cosa parlavi con Saori.» Commenta poco dopo Aomine, guardandolo in tralice come a dire “non me ne sono scordato, sai?”, e Kise sospira.
Davvero, divisa eccitante a parte è una gran seccatura avere uno sbirro come fidanzato.
 Alza gli occhi fino a incrociare quelli di Aomine, che lo sta fissando paziente in attesa che si decida a dire qualcosa.
Oh, al diavolo!
 «Parlavamo della cena di domani sera.» Gli dice candidamente, e Aomine lo guarda confuso.
Canestro, due punti per Kise!
 «Cena?»
 «Sì… mamma e papà erano così felici della notizia che hanno detto di volerti conoscere subito… o meglio, domani sera, appunto.» Gli spiega con semplicità. «E ci saranno anche Kacchan e Tanaka e Sacchan e Shimizu coi bimbi.» Precisa poi, e lo sguardo di Aomine passa dal confuso al terrorizzato in un lampo.
Un altro canestro, e siamo a quattro punti per Kise!
 «Domani sera lavoro.»
Tiro da tre di Aominecchi che comincia la rimonta!
 «Ma non è vero!»
Kise ruba la palla e vola verso la rete avversaria!
 «Già, ma loro non lo sanno e tu non glielo dirai.»
Aominecchi stoppa Kise e con una finta si libera della marcatura!
 «Questo è barare!»
Tiro in sospensione di Aominecchi, che passa in vantaggio con cinque a quattro!
 Aomine sogghigna e non risponde, e allora Kise «Va bene, mi arrendo. Dirò a mamma e papà che non ti interessa conoscerli.» mormora con un sospiro rassegnato.
Kise è di nuovo in possesso di palla!
 «Peccato, però…» aggiunge, guardandolo di sbieco «ci resteranno molto male…»
Finta a destra per eludere Aominecchi proprio sotto canestro!
 Vede Aomine sgranare gli occhi e stringere le mani a pugno, poi china la testa e sospira.
Kise salta con tutta la forza che ha verso l’anello!
 «Va bene, va bene… ci vengo.»
Slam dunk! A pochi secondi dalla fine Kise segna i due punti decisivi e vince la partita!
 Kise lo abbraccia di slancio e gli schiocca un bacio sulle labbra.
 «Ho seriamente voglia di ucciderti, in questo momento.» Borbotta Aomine, appoggiando la fronte sulla sua.
 «Sì, lo so, me lo merito…» commenta Kise con un sorrisetto «ma potresti farlo dopo la cena… anzi,» si corregge «dopo il matrimonio di Kacchan, per favore? Se perde i suoi testimoni mia sorella diventa una belva.»
 Aomine mugola frustrato e nasconde il viso contro il suo collo.
 «Ti sto odiando, Ryō. Davvero.» Mugugna poi.
 «Non sei molto credibile, Aominecchi.» Lo stuzzica Kise, abbracciandolo stretto.
 Lo sente sorridere sulla sua pelle, ma non ribatte nulla e così restano in silenzio per un po’. Poi, quando Kise pensa che ormai il discorso sia chiuso…
 «Però voglio i pancake, per colazione.» Bofonchia Aomine dal suo nascondiglio, strappandogli una risata.

 Venerdì sera, ora X.
 Sono fermi in macchina da dieci minuti, quando Kise si arrischia a proporre ad Aomine di uscire.
 «Sei pronto?» Gli chiede con cautela – il suo fidanzato ha la faccia di uno che è sull’orlo di una crisi di nervi.
 «No.» Borbotta lui senza guardarlo.
 Kise sospira.
 «Vuoi restare ancora in macchina?»
 Silenzio.
 «No.»
 Kise esita solo un momento.
 «Senti,» sussurra «lo so che sei nervoso, ma…»
 «Io non sono nervoso!» Sbotta Aomine, fulminandolo con lo sguardo.
 «Ok, ok. Come vuoi.»
 Ancora silenzio.
 «Sì, sono un po’ nervoso.» Ammette in un soffio appena udibile. «Insomma… è la tua famiglia. Tu al posto mio non lo saresti?»
 Kise sorride e gli prende la mano.
 «Sì, certo che sarei nervoso.» Gli concede. «E tu mi diresti che non devo preoccuparmi.»
 Aomine annuisce in silenzio, abbozzando un piccolo sorriso.
Ma ancora non accenna a muoversi dal sedile del passeggero.
 «Hai detto che tua madre si chiama…?»
 «Sachi.» Conclude Kise, rassegnato. «Papà si chiama Tomiji, il compagno di Kacchan è Tanaka Hiroji, il marito di Sacchan Shimizu Masashi e i bimbi sono Hikaru, la più grande, e Mamoru, il piccolino.» Elenca per quella che probabilmente è la centesima volta. «E comunque non ha nessunissima importanza, perché tutti si presenteranno almeno mille volte e in ogni caso ti adoreranno anche se dovessi sbagliare ogni singolo nome. Cosa che peraltro non succederà.» Aggiunge in fretta, per prevenire altri eventuali attacchi di panico.
 Vede Aomine chiudere gli occhi e fare un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora. Poi si gira a guardarlo e annuisce.
 «Andiamo.» Dice soltanto, aprendo la portiera e precedendo Kise lungo il vialetto.
 Si ferma ad aspettarlo quando è già davanti al portone d’ingresso, la posa innaturalmente rigida e il colorito insolitamente pallido. Kise gli stringe rassicurante la mano e aspetta fino a che non ha il suo “ok”.
 Poi suona il campanello.



Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Punto 4: Convincerlo anche a vestirsi con uno smoking ***


Angolino dell'autrice

Aloha! ^^
Eccomi qui con il capitolo 5, alias il punto 4 della lista di Kise.

L'ultimo capitolo abbiamo lasciato i nostri giovanotti davanti alla porta della casa di Kise... e questo è il diretto seguito, quindi li vedremo finalmente (?) alle prese con la famosa cena in famiglia! Come credete che se la caverà Aomine? xD

Ohibò, meglio che la smetta di delirare.

Ringrazio tantissimo MysticFan, sunrise92 e moka_chan2003 (con la partecipazione di Izabel Kuso) per aver commentato l'ultimo capitolo, e anche ovviamente tutti voi lettori silenziosi.

Ah, piccola noticina del tutto inutile: i nomi dei nipotini di Kise sono ripresi da Magic Knight Reyearth (Hikaru) e Sailor Moon (Mamoru).

Ci vediamo venerdì prossimo con il sesto e ultimo capitolo... perché il settimo sarà soltanto un - relativamente piccolo - epilogo ù.ù

Disclaimer: i personaggi e la storia di Kuroko no Basket non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^


Punto 4
Convincerlo anche a vestirsi con uno smoking (dopotutto è il testimone)

 Si sente un gran scalpiccio provenire dall’interno, e poco dopo la porta si apre lentamente e fa capolino un visetto vispo incorniciato da morbidi ricci castani.
 «Tio Ryō!» Urla la bimba, alzando subito le manine per essere presa in braccio.
 Kise ride e «Ciao, principessa!» la saluta, accontentandola e lanciandola in aria per farla ridere, per poi entrare in fretta al calduccio di casa mentre le scocca un sonoro bacio sulla guancia.
 «Lo sai chi è questo, Hikaru?» Le chiede poi, indicando Aomine che, sorridendo, sta chiudendo il portone d’ingresso. «Questo è il famoso zio Aominecchi!»
 La bimba lo guarda curiosa un lungo momento, poi si apre in un gran sorriso sdentato.
 «Tiecchi!» Esclama tutta contenta.
 Sentono una risatina sommessa alle loro spalle e allora si voltano verso Saori che, con il piccolo Mamoru in braccio, sorride intenerita alla figlia.
 «Così sembra che tu stia starnutendo, amore… prova con “zio Dai”.»
 «Tio Dai.» Ripete Hikaru, obbediente.
 «Lo dici proprio bene, sai, Hikaru?» Le fa i complimenti Aomine, e lei gli sorride radiosa. «Devi essere grande… scommetto che hai almeno sette anni.»
 «No!» Esclama lei, scuotendo la testa.
 «Come? No?! Allora ne hai otto!»
 «Ma no!» Lo contraddice tra una risata e l’altra. «Sono così.» Gli dice, alzando una manina con tutte le dita stese meno il pollice.
 «E “così” sarebbe…?» La esorta Kise. Poi, quando lei esita, «Quattro.» le sussurra nell’orecchio.
 «Catto.» Risponde Hikaru, fiera di sé, e Aomine e Kise si scambiano un sorrisetto divertito.
 Saori, che fino a quel momento si era tenuta in disparte, si avvicina e li saluta entrambi con un abbraccio e un bacio sulla guancia, mentre Mamoru – otto mesi di tenerezza assoluta – sorride contento dell’atmosfera allegra e agita le manine verso la sorella.
 Kise saluta anche lui facendogli qualche versetto per farlo ridere, ma evita di prenderlo in braccio per non far ingelosire Hikaru.
 «Mettete pure le giacche nell’attaccapanni, io vi aspetto in sala con gli altri.» Dice poi Saori, precedendoli lungo il corridoio per lasciar loro un momento di privacy, se lo desiderano… e Kise ne approfitta subito.
 Mette giù Hikaru e si volta verso Aomine, un gran sorriso sulle labbra e gli occhi colmi di orgoglio e tenerezza.
 «Sei stato fantastico.» Sussurra, prendendogli la mano.
 Vorrebbe anche baciarlo, ma «Pecché è fataico?» chiede Hikaru curiosa, tirando la manica dello zio.
 Kise le sorride dolcemente, accarezzandole la testa e chinandosi a darle un bacio in fronte.
 «Perché è Aominecchi.» Le risponde poi, come se fosse ovvio. «Lui è sempre fantastico.»
 Aomine ridacchia tra il divertito e l’imbarazzato e si volta da un’altra parte con la scusa di togliersi la giacca, mentre Hikaru li guarda perplessa un momento. Solo un momento, però, poi sorride di nuovo e si attacca alla mano di Kise – che fa a malapena in tempo a togliersi il giubbotto e a passarlo ad Aomine per farglielo appendere – per condurlo personalmente in salotto.

 Al momento del dessert, Kise può dire con un ragionevole margine di sicurezza che la cena per la presentazione ufficiale di Aomine alla famiglia Kise è stata un successo.
 Certo, ci sono stati momenti più o meno imbarazzanti, – Kaede ha fatto davvero del suo peggio per puntare i riflettori su tutti quei dettagli che lo mettevano a disagio – ma tutto sommato è andata sorprendentemente bene.
Si sente così tranquillo, Kise, che commette l’imperdonabile errore di abbassare la guardia.
 «Aominecchi, vuoi altra torta?» Gli chiede, tutto sorridente.
 Kaede si volta subito verso di lui, un ghigno malevolo in volto, e Kise capisce dove ha sbagliato quando ormai è troppo tardi per tornare indietro.
 «Sì, Aominecchi, vuoi altra torta?» Gli fa il verso, calcando su quel nomignolo che – messo così in evidenza con quella vocetta ridicola – lo fa avvampare fino alle orecchie.
In compenso Aomine – quello stronzo – ride di lui insieme a – quell’altra stronza di – sua sorella.
 «Suvvia, Kaede, fa’ la brava.» Interviene quella santa donna di sua madre, servendo ad Aomine un’altra porzione di dolce – che la volesse oppure no – e mettendo fine al battibecco.
 Kise e Kaede si squadrano torvi per un po’, lanciandosi molliche di pane peggio dei bambini veri, – che al momento dormono placidi nel lettone dei nonni – ma all’improvviso lei quasi salta sulla sedia e «Lo sapete già dove andare per i vestiti, voi due?» chiede, alternando lo sguardo dal fratello ad Aomine – che quasi si strozza con la torta che sta ancora mangiando.
 «V-vestiti?» Le chiede, stralunato.
 «Certo, vestiti.» Ribatte lei, alzando un sopracciglio. «Smoking, precisamente. Col papillon, perché la cravatta non mi piace.» Aggiunge pensierosa… e Kise viene sommerso da un profondo impeto di affetto per quella rompiscatole col suo stesso cognome – anche se fino a un minuto prima l’avrebbe strozzata volentieri.
Una volta tanto non sarà lui a tirare fuori un argomento spinoso.
 Aomine guarda Kise in cerca di aiuto, ma lui finge di non vederlo – una piccola, innocente vendetta per la presa in giro di poco prima – e allora, dato che Kaede lo sta ancora fissando in attesa che dica qualcosa, «Non mi piacciono i papillon.» borbotta, abbassando lo sguardo. «E nemmeno gli smoking.»
 Quel demone biondo che Kise si ritrova per sorella si limita a stringersi nelle spalle.
 «Bhé, fatteli piacere.» Dice candidamente. «Oppure no, non mi interessa, però te li metti lo stesso. E anche Ryōta, ovvio.» Aggiunge, guardandolo storto.
 Aomine resta così interdetto da quell’uscita che non trova parole per ribattere, ma per fortuna Tanaka ha pietà di lui.
 «Kaede… tesoro, anche se è il nostro matrimonio non puoi decidere come si vestiranno gli invitati.» Le dice suadente, cercando di farla ragionare.
 «Gli invitati normali, no.» Concorda. «I miei testimoni, sì.»
E con questo, per lei, il discorso è chiuso.
 «Sta scherzando, Daiki, tranquillo.» Interviene a sorpresa la mamma, scoccando un’occhiataccia ammonitrice a Kaede. «Puoi vestirti come ti senti più a tuo agio… basta che sia elegante, ovvio.» Precisa dopo solo un attimo di esitazione.
 Kaede mette il broncio ma non ribatte, e Kise sta ponderando se lanciarle una frecciatina o no quando vede Aomine voltarsi tutto serio verso di lui.
 «Tu che ne pensi, Ryō?» Gli chiede all’improvviso, cogliendolo completamente di sorpresa.
 «Bhé,» risponde dopo qualche momento di incertezza «io mi sa tanto che metterò lo smoking e… sì, mi farebbe piacere, se lo indossassi anche tu, ecco.» conclude in un sussurro.
 Aomine gli stringe la mano sotto il tavolo mentre gli fa un piccolo sorriso.
 «Va bene, e smoking sia.» Acconsente. «Ma con la cravatta, non il papillon.» Aggiunge poi, distogliendo lo sguardo da quello di Kise per rivolgerlo invece a una Kaede particolarmente sorridente.
 «Mi farò piacere la cravatta.» Ribatte lei tranquilla, stringendosi nelle spalle. Poi si volta verso Saori e inizia a parlare con lei del suo abito da damigella, dando il “la” al ritorno del sommesso chiacchiericcio che c’era prima che iniziasse quella discussione sullo smoking.
 «Grazie.» Mormora Kise dopo un po’, accarezzando col pollice la mano che tiene ancora stretta nella sua.
 «Ma ti pare.» Si schernisce Aomine con lo stesso tono. «Tra l’altro presto toccherà a te, venire a conoscere i miei, quindi vedi di comportarti altrettanto bene.» Lo ammonisce, dandogli un pugnetto scherzoso sulla spalla.
 Kise sorride e restituisce il pugno.
 «Mi sembra equo.»
 «Nah, non tanto…» ribatte lui «io non ho una sorella rompiscatole.» Aggiunge subito dopo, assicurandosi di borbottare quella seconda parte a voce più alta del normale.
E infatti…
 «Guarda che ti ho sentito!» Strilla Kaede dall’altro lato del tavolo, lanciandogli contro una mollica di pane.
 «Ops…» Commenta Aomine divertito, voltandosi verso di lei con un sorrisetto irriverente.
Uno di quelli che fanno impazzire Kise, tanto sono belli.

 Dopo cena, quando il papà invita tutti a spostarsi in sala così da stare più comodi, Kise si congeda dal gruppetto dicendo che vuole far vedere la sua vecchia camera ad Aomine, assicurando che – ovviamente – dopo li raggiungeranno.
 «Fate i bravi, su di sopra ci sono i bambini!» Li sfotte Kaede e Kise le risponde con una maturissima linguaccia prima di prendere Aomine per mano e condurlo su per le scale, fino alla stanza che per tanto tempo è stata non solo la sua camera da letto, ma anche il suo santuario personale.
 È qui che Aomine trova, sulla scrivania, una vecchia foto incorniciata con la Generazione dei Miracoli – più Kuroko – al gran completo. Non quella degli ultimi tempi della Teikō, quando ormai a malapena si parlavano, ma di prima. Prima dello sbocciare di Aomine, prima che quella stupida vanagloria che si era impossessata di ciascuno di loro rovinasse tutto quanto.
 Sono lì tutti e sei, tutti sorridenti, – a parte Midorima, ma lui è sempre stato uno tsundere – e lui, Aomine, è quello col sorriso più grande e più bello di tutti, mentre tiene un braccio attorno alle spalle di Kuroko.
 «Sai,» gli dice Kise in un sussurro, osservando quei volti giovanissimi con un sorriso nostalgico «a quell’epoca io ero un po’ geloso, del rapporto cheavevi con Kurokocchi.»
 «E come mai?»
 «Bhé, perché per te era tutto un “Tetsu di qua” e “Tetsu di là” e “la mia ombra” e “la tua luce” e bla-bla-bla… mi sentivo tagliato fuori, ecco.»
 «E lo sei ancora?» Gli chiede Aomine. «Geloso di Tetsu, intendo.»
 Kise scuote la testa.
 «No, ora no.»
 «Bene.» Mormora. «Perché ora sei tu la mia luce… e la mia ombra. Sei il mio tutto.»
 Non lo sta guardando, adesso, ma Kise gli solleva dolcemente il mento fino a specchiarsi nei suoi occhi. E poi, semplicemente, lo bacia. Lo bacia con passione, con tenerezza, con tutto quell’amore che gli ha gonfiato il cuore così tanto che ha davvero paura che possa scoppiare da un momento all’altro.
 «Ti amo.» Sussurra sulle sue labbra, ancora commosso da quella dichiarazione inaspettata. «Ti amo davvero, davvero tanto.»
 Aomine sorride e lo stringe forte a sé.
 «Ti amo anch’io.»


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Punto 5: Trovare un modo per farmi perdonare da Aominecchi ***


Angolino dell'autrice

Salve ciurma!
Son tornata tra voi con questo sesto capitolo, che come vi dicevo è il quasi ultimo della storia perché il prossimo sarà soltanto un epilogo.

Non ho molto da dire, a proposito, se non che spero di riuscire a stupirvi con il modo che trova Kise per "farsi perdonare da Aominecci" ^_-

Un grazie speciale a MistycFan (o BatFan, che dir si voglia xD) che ha recensito anche lo scorso capitolo, e anche ovviamente a tutti i miei lettori silenziosi. Spero che la storia non vi deluda!

Disclaimer: i personaggi e la storia di Kuroko no Basket non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^


Punto 5
Trovare un modo per farmi perdonare da Aominecchi

 Finalmente è arrivato martedì, il giorno libero di Aomine.
 Il giorno che Kise aspetta da… bhé, dallo scorso martedì sera, come sempre, ma con l’aggravante di una settimana piena degli sconvolgimenti che ha portato la notizia del matrimonio di Kaede.
 Kise lo sa di aver sottoposto il suo fidanzato a una quantità eccezionale di stress e aspettative, negli ultimi giorni, e aveva organizzato tutta la giornata proprio per lui, per cercare di ripagarlo almeno un po’ per l’amore e – soprattutto – la pazienza che gli ha dimostrato.
E ovviamente per farsi perdonare per tutto quello che Aomine ha dovuto sopportare a causa sua.
 Già.
 Peccato che Kaede avesse altri programmi, per loro…
 «Buongiorno.» Borbotta Kise, aprendo la porta del negozio – Aomine, dietro di lui, si limita a un mugugno incomprensibile.
 «Oh, voi dovete essere i testimoni di Kaede!» Esclama tutta contenta una ragazza che Kise è sicuro di aver già rivisto, e che poco dopo ricollega a una delle ex compagne di università di sua sorella.
 Le sorride un po’ più convinto – quantomeno per cortesia – e annuisce.
 «Sono Kise Ryōta, il fratello di Kaede.» Si presenta. «E lui» aggiunge, indicando il ragazzo alle sue spalle «è Aomine Daiki, il mio…»
 «Il tuo fidanzato, sì, Kaede me l’ha detto.» Lo interrompe… Fumiko? Il cartellino del nome si legge malissimo. «È così contenta che abbiate accettato entrambi di farle da testimoni, siete stati davvero carini, con lei!» Conclude con un gran sorriso, e sembra così sinceramente felice che Kise non ha proprio cuore di dirle che quella despota di sua sorella in realtà non ha lasciato loro altra scelta.
 «Eh, che vuoi farci…» Borbotta imbarazzato, portando una mano a scompigliarsi i capelli dietro la nuca.
 «Già. Ma voi non siete qui per parlare, vero? Vi servono degli abiti da cerimonia.» Continua, passando in un lampo da amica pettegola a perfetta commessa. «Andiamo, vediamo se troviamo qualcosa che vi piace.»
 I due ragazzi si scambiano un’occhiata confusa e poi si affrettano a seguirla nell’altra stanza.

 Aomine sta provando uno smoking nero dalla foggia molto classica, – con sotto un’anonima camicia bianca prestata dal negozio – e nonostante sia forse un po’ troppo classico, per lui, Kise si sorprende lo stesso a immaginare il suo fidanzato che lo indossa in chiesa… ma non al matrimonio di sua sorella. E non nelle vesti del testimone.
Se lo immagina in piedi di fronte all’altare, a sorridergli col sorriso più bello e luminoso che abbia mai visto mentre, dietro di loro, un tizio senza volto né nome chiama la piccola Hikaru perché porti loro il cuscino con le fedi…
 «A che pensi?»
 Kise quasi sobbalza sul posto, per la sorpresa, e balbetta imbarazzato mentre Aomine – il suo Aomine – lo guarda curioso, e allora si dice che forse… forse può davvero dirgli a cosa stava pensando.
Forse anche Aomine ha pensato le stesse cose, prima, vedendo lui con uno smoking.
 Kise sorride, già più sicuro di sé; prende un profondo respiro e…
 «Allora la taglia è quella giusta?» Domanda la ragazza di prima – Fujiko, non Fumiko.
 Aomine annuisce ma poi dice che non gli piace molto il modello della giacca, e allora si spostano di nuovo nell’altra stanza per cercare qualcosa di suo gradimento.
E Kise li segue a passo lento, stranito e deluso da se stesso per non essere riuscito a parlare… per essersi lasciato sfuggire dalla punta delle dita quell’occasione assolutamente perfetta che, probabilmente, ormai è persa per sempre.
 «Ryō, a te quale piace di più?» Gli chiede Aomine, beatamente ignaro di tutto il turbinio emotivo che lo tormenta.
 «Quella blu.» Risponde senza esitare. «Si intona ai tuoi occhi.» Aggiunge con un sorriso, godendo del lieve rossore che va a imporporargli le guance.
Tanto ormai il danno è fatto, si dice, è inutile stare a piangerci su.

 Tutto sommato non è andata poi tanto male: in poco più di due ore hanno trovato entrambi il modello di smoking adatto a loro, preso le misure e concordato con il sarto il prezzo per le modifiche.
 Certo, ovviamente dovranno tornarci per fare altre prove… ma in fondo poteva andare molto peggio, e Kise non si lamenta.
Aomine, sì.
 «In centrale, quando mi hanno dato la divisa, mi hanno solo chiesto la taglia e l’altezza poi me l’hanno inviata direttamente a casa… perché con quei cosi devono fare tante storie?» Borbotta irritato, dando un calcio a una lattina di passaggio.
Salvo poi ricordarsi all’improvviso di essere un poliziotto, chinarsi a raccoglierla e gettarla nel cestino dei rifiuti più vicino con un tiro tanto improvvisato quanto – ovviamente – perfetto.
 Kise ridacchia sotto i baffi e si chiede come reagirebbe il suo ragazzo a una sessione intensiva di prove, riprove, pose e scatti come quelle che deve sopportare lui per lavoro.
Probabilmente farebbe una strage dopo i primi dieci minuti, sbirro o non sbirro.
 Aomine lo sta guardando storto, e allora Kise gli sorride e si avvicina per prendergli una mano.
 «Dai, Aominecchi. Andiamo a casa.»
 «Eh? Ora?» Gli chiede, confuso.
In effetti di solito approfittano del suo giorno libero per fare un giro – in città o fuori – senza doversi preoccupare dell’orario…
 «Oh, sì.» Gli sussurra suadente, avvicinandosi fino a soffiare le ultime parole direttamente nel suo orecchio. «Ho una sorpresa per te.»
 Pochi istanti dopo sono già in marcia serrata verso il suo appartamento.

 «Aspettami qui, non muoverti e non venire a sbirciare. Io torno subito.»
 Aomine lo guarda decisamente perplesso da quelle richieste, ma alla fine si siede sul suo divano in silenzio, permettendogli di andare in camera a cambiarsi.
 Veloce, perché la scarsa pazienza di Aomine è leggendaria, prende dall’armadio quel sacchetto e lo apre. Poi, già pregustando l’espressione che avrà il suo ragazzo quando lo vedrà, si spoglia in fretta, si mette i vestiti nuovi e le scarpe.
 Sorride e torna da lui.
Anzi, non ancora.
 Si blocca sulla soglia appena in tempo, fa retro-front e si fionda nell’armadio.
Eppure era qui… eccola!
 Si rialza in piedi di scatto, prende il sacchetto ancora mezzo pieno e finalmente torna da Aomine, appoggiandosi mollemente allo stipite della porta di sala fino a che lui non alza gli occhi nei suoi. Allora – e solo allora – si muove, facendo ruotare la palla da basket sul dito qualche secondo, per poi lanciargliela.
 «One on one, Aominecchi?» Gli propone con un sorrisino malizioso.
 Aomine lo guarda imbambolato alcuni lunghissimi secondi, studiando attentamente le scarpe da basket, i pantaloncini bianchi bordati d’azzurro e la maglia numero otto con gli stessi colori e, in più, con i kanji della Teikō sul petto… e poi scoppia a ridere.
 «Non ci credo!» Commenta divertito, alzandosi dal divano per andargli incontro. «Ma dove l’hai trovata? Non è la tua vecchia divisa, vero?»
 Kise sorride e scuote la testa.
 «No, l’ho fatta rifare da un amico sarto che mi doveva un favore.» Gli spiega. «Quella vecchia ormai non mi va più.» Ammette a malincuore: l’idea originale era proprio di indossare la divisa ufficiale della Teikō, ma a quanto pare quei quasi venti centimetri di altezza in più non sono quel che si dice un dettaglio insignificante.
 Aomine sta ancora sorridendo incredulo, quando Kiseapre il sacchetto e «C’è anche la tua, ovviamente.» gli dice, tirando fuori una seconda divisa – quasi – del tutto identica alla sua. «Numero sei, Aomine Daiki. Asso della Generazione dei Miracoli.»
 Aomine prende i vestiti con una mano… e porta l’altra alla sua nuca per attirarlo a sé, coinvolgendolo in un bacio mozzafiato.
 «Mi cambio in un secondo,» sussurra sulle sue labbra «poi andiamo a un campetto e ti straccio.»
 E Kise vorrebbe tanto prenderlo in giro, – o almeno ribattere a tono a quella provocazione – ma quella luce di pura gioia negli occhi del suo fidanzato è così contagiosa che non riesce a fare altro che sorridere.
 «E comunque,» borbotta Aomine, con la felpa già sfilata per metà «sei schifosamente romantico, quando ti ci metti.» conclude con un ghigno, facendolo ridere.
 «Non c’è di che, Aominecchi.»

 Quasi tre ore dopo, stanno ancora giocando.
 Sono sudati fradici, stanchi morti e mezzi disidratati – eppure continuano a sorridere.
E, sì, anche a Kise era mancato un sacco, il buon vecchio basket.
 Aomine finta sulla sinistra per scartarlo, ma Kise ormai lo conosce e allunga la mano a destra, intercettando la palla che cade a terra con un tonfo sordo ma viene subito ripresa dallo stesso Aomine, che scatta verso il canestro ma viene stoppato, Kise recupera il pallone e tenta un tiro da tre ma Aomine lo blocca, scatta di nuovo e stavolta riesce a liberarsi, corre verso il canestro, salta e schiaccia con tutta la forza che ha.
 Kise si appoggia alle ginocchia, cercando invano di riprendere fiato mentre una vocina maligna dentro la sua testa gli dice che deve rassegnarsi, e che ormai non riesce più a reggere i ritmi di quand’era ragazzino.
 L’unica consolazione è che neppure Aomine sembra immune al passare degli anni… almeno a giudicare dal modo in cui si lascia cadere a terra accanto a lui, i capelli appiccicati alla fronte e il respiro affannoso che gli impedisce persino di vantarsi della vittoria. Kise sorride e si siede al suo fianco, chiudendo gli occhi per lasciarsi accarezzare il viso dal sole pomeridiano mentre un leggero venticello porta loro un po’ di sollievo.
 E restano così, seduti vicini e in silenzio sul cemento di un vecchio campetto da basket di periferia, mettendo in pausa per un po’ quelle loro vite ormai fin troppo frenetiche in cui un paio d’ore di gioco libero sono un lusso, non la regola.
Ma in fondo è giusto così.
 «Grazie, Ryō.» Mormora Aomine all’improvviso – piano, per non spezzare l’incantesimo che li ha avvolti – e Kise sorride di nuovo, appoggiando la testa sulla sua spalla.
 «Grazie a te, Aominecchi.» Sussurra in risposta.
Grazie di esserci, grazie di amarmi… semplicemente grazie. Di tutto.


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Epilogo: Quel punto che Kise non voleva davvero scrivere… oppure sì? ***


Angolino dell'autrice

Salve a tutti! ^^
Vi confesso che sono un po' triste, perché questo è proprio l'epilogo, l'ultimissimo capitolo della storia, e un po' mi mancheranno gli aggiornamenti settimanali.

Volete sapere un segreto? No? Vabbé, io ve lo dico lo stesso: questa è stata in assoluto la prima long-fic che ho pubblicato a scadenza regolare fino alla fine. Un bel traguardo, no? *no, non proprio*

Ok, la smetto di fare la sentimentale.
Tra un po'.

So che sembra banale, ma ci tengo davvero a ringraziare tutti voi che mi avete seguito in questo percorso: chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate, chi l'ha letta in silenzio e ovviamente Irisetta, MysticFan, Ninicatcake, moka_chan2003 e sunrise92 che l'hanno recensita. Grazie a tutti, di cuore <3

Buona lettura a tutti! ^_^


Epilogo
Quel punto che Kise non voleva davvero scrivere… oppure sì?

 Il matrimonio di Kaede è stato assolutamente perfetto: la cerimonia, il luogo del ricevimento, il pranzo… perfino il tempo si è mantenuto ottimo.
 Ok, forse oggi non fa molto caldo, – anzi, diciamo pure che è sul fresco andante – ma in ogni caso non c’è vento né pioggia; il che, a conti fatti, è il massimo che si possa chiedere a un sabato di metà settembre.
 Kise sorride sereno, guardando Aomine ballare un impacciatissimo valzer con sua madre mentre Kaede volteggia leggiadra guidata dal papà, e quando la canzone finisce è a quest’ultimi che si avvicina.
 «Permette questo ballo, milady?» Le chiede con un sorrisetto strafottente, e Kaede ridacchia divertita, facendogli un buffo inchino per poi prendere la mano che le sta porgendo.
 Il nuovo brano parte subito, e loro con esso.
 Si muovono bene, insieme. Sono aggraziati ed eleganti, scivolano sul pavimento lucido così come nell’aria le note di quella canzone un po’ troppo melensa, per i loro gusti, ma in fondo a nessuno dei due importa poi granché.
 «Senti,» inizia Kise al terzo giro di pista «io volevo ringraziarti… per Aomine.» Kaede fa per parlare, ma lui scuote la testa e sorride. «Aspetta, fammi finire.» Sussurra, e al suo cenno di assenso riprende a parlare. «Ecco, se tu non l’avessi costretto a farti da testimone, io… io non so se avrei avuto il coraggio di… invitarlo al matrimonio… o almeno di presentarlo a mamma e papà. E visto che invece è andato tutto bene… insomma… bhé, grazie. Davvero.» Conclude, impacciato e commosso – pessima combinazione per la sua già non eccezionale eloquenza.
 Perché, anche se tutta quella storia del matrimonio di Kaede è stata per lui fonte di continuo stress, negli ultimi mesi, è anche vero che adesso che sono “fidanzati in casa” lui e Aomine sono più uniti che mai.
E – suo malgrado – deve ammettere che ha raggiunto questa nuova felicità grazie soprattutto alla “stregaccia dispettosa” che adesso gli sorride teneramente, stretta tra le sue braccia.
 «Quando vuoi, fratellino.» Mormora Kaede, dandogli un buffetto affettuoso sulla guancia prima di appoggiare la testa sul suo petto e lasciarsi cullare dalla musica.
 Kise sorride e, sempre sorridendo, continua a ballare con la sua sorellina fino a che Tanaka non viene a riprendersela.
 «Posso rubarti la dama?» Gli chiede, gli occhi già fissi in quelli della sua sposa.
 Lui scioglie l’abbraccio e fa un passo indietro.
 «È tutta tua.» Concede con un sorriso.
 Poi volta loro le spalle e va a cercare Aomine.
 Aomine che è la sua costante, la sua ancora. È il traguardo che fin da ragazzino ha sempre voluto raggiungere, che lo ha spinto a dare il meglio di sé per poter essere alla sua altezza… e adesso, dopo tanti anni passati a correre dietro alla sua schiena, Kise finalmente non solo può toccarla, ma addirittura abbracciarla.
 Perché forse Kise non è stato molto corretto, ma quando si è reso conto che non c’erano speranze, per lui, di raggiungere Aomine nel basket ha anche capito che non gli importava. E ha cambiato il terreno di gioco.
 Vede la sommità di una testa bruna sbucare oltre una siepe, e allora sorride e la raggiunge.
 «Ecco dove ti eri nascosto.» Lo prende in giro, sedendosi sul muretto accanto a lui.
 Aomine gli sorride colpevole e «Lo confesso, sto scappando da tua madre.» ammette. «Ora si è messa in testa che vuole insegnarmi a ballare, ci credi?»
 Kise ride di gusto, perché la mamma ha insegnato a ballare a tutti loro – a lui, a Kaede e a Saori – e l’idea che adesso voglia fare lo stesso anche con quel burbero del suo ragazzo in qualche modo gli scalda il cuore.
 Aomine borbotta qualcosa fingendosi offeso, ma quando Kise gli appoggia la testa sulla spalla sorride e gli circonda la vita con un braccio.
 Kise respira a fondo e si gode quel tepore, la mente invasa da mille e più pensieri. Pensa ad Aomine, ovviamente. Pensa a tutto quello che ha passato per conquistarlo e a quanto sta bene adesso che lui è al suo fianco. Pensa che, nonostante tutti gli errori, e i sacrifici, e le lacrime versate… nonostante tutto, seppure tornasse indietro cento e cento volte, lui farebbe sempre le stesse scelte, perché è grazie a quelle scelte che adesso si trova qui, stretto all’uomo che ama e circondato dall’affetto della sua famiglia.
E poi pensa che non vuole più lasciarlo andare.
 «Senti…» mormora Aomine all’improvviso «è un po’ che ci penso… questa storia del matrimonio mi ha fatto riflettere. E se anche noi… ecco, se anche noi passassimo al… livello successivo? Magari non subito, certo, però…»
Non è possibile…
 «Non mi stai chiedendo di sposarti, vero?» Lo interrompe Kise, incredulo per quella coincidenza tanto assurda.
 Aomine distoglie lo sguardo, imbarazzato.
 «E anche se fosse?» Borbotta, strappandogli un sorriso intenerito.
 «Bhé, se fosse… non potresti farlo,» sussurra allora «perché voglio chiedertelo io.» Conclude con lo stesso tono, imbarazzato a morte perché – che diamine – un conto è pensarle, certe cose… ma ad alta voce fanno tutto un altro effetto.
 Aomine si volta verso di lui a occhi sgranati per la sorpresa, ma poi si distende in un sorriso radioso e gli stringe dolcemente una mano.
 «E allora cosa aspetti?» Lo provoca, con quel modo così adorabilmente arrogante che è soltanto suo, e che Kise non cambierebbe per tutto l’oro del mondo.
 Sorride anche lui e intreccia le loro dita.
 «Mi vuoi sposare, Aominecchi?» Mormora sulle sue labbra.
 Lui sogghigna e si sporge appena, fino ad annullare la distanza con un bacio leggero e dolcissimo.
 «Sì.»
Un bacio che ha il sapore di una promessa.


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3413992