The storm won't hide the lighthouse

di Somriure
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quattro anni fa (prima parte) ***
Capitolo 2: *** Quattro anni fa (seconda parte) ***
Capitolo 3: *** Spero per sempre ***
Capitolo 4: *** Timidi sguardi ***
Capitolo 5: *** Mio capitano ***
Capitolo 6: *** Non devi più temere ***
Capitolo 7: *** Lasciati andare ***
Capitolo 8: *** Parole ***
Capitolo 9: *** Coperte e caffè ***
Capitolo 10: *** Aafrae ***
Capitolo 11: *** Compleanno ***
Capitolo 12: *** Baciami ***



Capitolo 1
*** Quattro anni fa (prima parte) ***


-Tesoro, sei proprio sicuro di voler andare da solo?- chiese Rudy grattandosi i capelli rossi.

-Sì, Rudy, starò bene. Non preoccuparti!- ridacchiò Harry asciugandosi la lunga e riccioluta chioma con un asciugamano rosa.

Erano passati quattro anni da quando Harry aveva lasciato l'isoletta del faro. Erano quattro anni che Louis gli aveva spezzato il cuore. Dire che era riuscito a superare la cosa era un'eresia, ma con il tempo aveva imparato a conviverci. Ora finalmente viveva la vita come un normale ragazzo della sua età: andava a lavoro, usciva con gli amici, poi un salto in palestra e una cena da asporto davanti ad un film romantico. Era diventato ragazzo abitudinario e amava la sua nuova vita.

Certo, spesso il suo pensiero attraversava le possenti onde del mare e raggiungeva un solitario ragazzo del faro, ma oltre al pensiero non aveva più avuto notizie del ragazzo, né le aveva cercate. Erano diventati due perfetti sconosciuti. Due sconosciuti legati, nonostante tutto, dal filo indissolubile del primo amore.

-Bah.. ancora non ho capito perché ci vuoi tanto andare. Sono passati cinque anni da quell'estate!- borbottò alzando le spalle il suo coinquilino guardandolo poco convinto con una tazza di caffellatte in mano e uno strano cipiglio sul volto.

-Devo solo vincere una scommessa, Rudy. Tornerò presto, tesoro.- disse Harry sorridendo e mostrando una delle sue adorabili fossette.

-Uhm, ok...-

Il ragazzo dai capelli rossi rimase ad osservare il suo amico con uno sguardo preoccupato. Non era per niente convinto di lasciarlo partire per un luogo così lontano e solitario da solo. Era pur sempre il fratellino che Gemma gli aveva affidato!

-Gnh...- grugnì un ragazzo moro con gli occhi assonnati scendendo le scale con una coperta sulle spalle.

-Buongiorno anche a te, Chris!- ridacchiò il riccio osservando l'amico avvicinarsi con un broncio nervoso sul volto e con i capelli completamente scompigliati.

-Mh...- borbottò nuovamente il ragazzo dirigendosi in cucina per versarsi una tazza di caffè nero. Subito Rudy gli fu vicino.

-Chris, Harry vuole partire...- mormorò preoccupato.

-Mh..- rispose il ragazzo, indifferente.

-No dai, seriamente. Non possiamo mandarlo da solo!- il più grande sbuffò e cercò di allontanarsi dal ragazzo che di prima mattina cercava di molestarlo a tutti i costi.

-Christopher, sei tu quello maturo!- esclamò Rudy esasperato afferrandolo da un braccio. -Harry è ancora un cucciolo! Gemma ce l'ha affidato! Non credo che sia il caso! Digli qualcosa!-

-Buon viaggio, Harry! Divertiti.- borbottò dandogli una pacca amichevole sul braccio. Poi si avviò nuovamente verso la sua stanza.

-Sei pessimo, Chris. Sei proprio pessimo!- sbuffò il ragazzo dai capelli rossi seguendo l'amico.

Harry ridacchiò. Era grato di aver trovato amici come loro. Quei due erano diventati la sua famiglia da quatto anni. Non passava giorno che il ragazzo non ringraziasse sua sorella Gemma per averglieli presentati.


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.Quattro anni prima.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
 

-Harry, ti prego. Alzati da quel divano e spegni la TV. Sono due settimane che non esci di casa.- sospirò Gemma con le mani sui fianchi.

Il riccio non la degnò di uno sguardo continuando a fare zapping con il telecomando, completamente preso dallo schermo luminoso.

-Lo so che Louis ti ha ferito. Ha ferito tutti quanti ma...- il ragazzo sospirò e alzò il volume della TV fino a confondere la voce della ragazza. Non voleva sentire la voce di nessuno in quel momento. L'unica cosa che aveva voglia di fare era osservare distrattamente le figure che si muovevano in quel terribile programma di cucina. Gemma sbuffò esasperata. Non riusciva proprio a vedere il suo fratellino così. Tra due giorni sarebbe dovuta partire e non voleva che il suo Harry cadesse in un baratro ben più grande di lui. Così, anche se provava sofferenza nel vederlo star male per qualsiasi cosa, perse coraggio e gli strappò il telecomando dalle mani per poi spegnere quello schermo che ogni giorno di più stava risucchiando il cervello di suo fratello.

-Ora mi ascolti.- esclamò battendo nervosamente il piede a terra. Harry sospirò e come se non fosse successo nulla si alzò dal divano. Gemma sorrise soddisfatta, pensando che il riccio volesse riprendere in mano la sua vita, ma quando il più piccolo riaccese la televisione da tastino incorporato all'apparecchio elettronico, andò su tutte le furie.

-Ora basta.- sospirò. Si sfilò una scarpa e la lanciò con violenza contro la televisione. Improvvisamente tutto divenne scuro e la scarpa rimase incastrata nella TV.

-Ho la tua attenzione ora?- chiese Gemma con le braccia incrociate. Harry iniziò a fissarla terrorizzato, senza dire una parola. La ragazza sospirò. Poi si sedette sul divano accanto al fratello e gli prese la mano per poi accarezzarla.

-H. mi fa male vederti così. Lo so che stai soffrendo tanto. È la tua prima sofferenza d'amore, tutti ci siamo passati. Ma prima o poi passa anche questo, te lo prometto.- disse sorridendo. Harry chinò il capo non volendo incrociare lo sguardo della sorella.

-Devi distrarti un pochino e io ho un'idea!- esclamò battendo le mani. -Come saprai io e Cam stiamo per trasferirci a New York. Ti va di venire con noi? Ti farò visitare la città e... no, principalmente voglio sfruttarti per il trasloco. Mi serve mano d'opera. Poi ovviamente faremo anche un giretto. Che ne dici!?- sorrise la ragazza entusiasta.

Harry alzò le spalle e iniziò a fissare un punto indefinito dietro la ragazza. Gemma sospirò e lasciò un bacetto sulla guancia del ragazzo.

-Harry, tesoro...- mormorò accarezzandogli i riccioli ormai trascurati da giorni -Amore, starai bene. Te lo prometto. Tutto andrà bene.-

Harry si morse il labbro e sospirò.

-F-fa..fa male...- mormorò in modo quasi impercettibile.

-Lo so. Lo so. Ma passerà. Tutto passa prima o poi...-

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Harry studiava meravigliato le vie assolate di New York sorseggiando un frappè. Gemma accanto a lui lo osservava intenerita. Se avesse saputo che cambiare ambiente avrebbe fatto rifiorire suo fratello lo avrebbe portato prima con lei.

Il riccio non pensava più a Louis, o almeno ci provava. Ogni volta che il pensiero del ragazzo del faro tornava alla sua mente cercava di pensare ad una cosa che amava, ad esempio il gelato. A volte funzionava, altre no, ma Harry era positivo, presto avrebbe dimenticato la sua più grande sofferenza.

-Ehi fratellino...- richiamò la sua attenzione. Il riccio si voltò e la guardò interessato. -Che ne dici di trasferirti qui.- propose la ragazza.

-Q..qui?- chiese meravigliato guardandosi intorno. -Non lo so. Non voglio lasciare la mamma da sola.-

Da qualche mese i suoi genitori avevano divorziato e Des e Eleanor erano andati a vivere altrove. Harry raramente riceveva loro notizie.

-Non preoccuparti per lei. Potrebbe raggiungerci, oppure no! Non è sola a Londra, lo sai. Ora nella sua vita c'è Robin. Tu invece sei solo ora che anche io non ci sono più.-

-Sono abituato a stare da solo e... qui non conosco nessuno.- mormorò il ragazzo titubante.

-Beh, non è che a Londra hai così tanti amici! E poi possiamo sempre rimediare!- esclamò la ragazza entrando in un locale. -Vieni, ti presento i miei amici.- disse sorridendo. Il ragazzo la seguì sorpreso. Non si aspettava di certo una proposta del genere.

La ragazza salutò un cameriere e poi si diresse verso un tavolino infondo alla stanza. Subito quattro ragazzi la salutarono calorosamente. Lei ricambiò e poi presentò il nuovo arrivato:

-Ragazzi, lui è Harry.- disse in tono solenne.

-Oh, finalmente! Harry, che piacere conoscerti! Gemma non fa che parlare di te! Io sono Chris.- disse un ragazzo alto e moro con gli occhi verdissimi che facevano quasi invidia ai suoi. Il riccio arrossì e sorrise mostrando le sue fossette.

-Gems, è adorabile! L'hai descritto alla perfezione!- commentò lanciando dei piccoli urletti un ragazzo dai capelli rossi con il volto costellato di lentiggini e degli occhialoni neri sul volto. Gli altri ragazzi risero per la sua reazione esagerata, Harry invece arrossì ancora di più.

-Rudy, non fare il disadattato! Non vivi nei tuoi libri, non puoi commentare ogni cosa come se fossi al di fuori della scena!- esclamò una ragazza con uno stravagante taglio corto color anemone. -Io sono Alex e, come avrai capito, questo scemo è Rudolph.- si presentò la ragazza sorridendo.

-Non chiamarmi Rudolph!- esclamò il ragazzo indispettito. Gli altri scoppiarono a ridere e anche Harry si unì alla risata generale. Quel buffo ragazzo sprizzava simpatia da tutti i pori.

-Ehi! Non è colpa mia se i miei genitori amano il Natale! Sono nono di nove fratelli e tutti quanti ci chiamiamo come le renne di quel ciccione di Babbo Natale: Comet, Dancer, Dasher, Prancer, Vixen, Donder, Blitzen, Cupid e Rudolph!- si indica.- Sì, lo so è molto imbarazzante...- disse arrossendo e avvicinandosi gli occhiali agli occhi. Harry scoppiò a ridere.

-Mi piace!- esclamò. -Le renne sono carine!- sorrise cercando di far tornare di buonumore lo strano ragazzo rosso.

-Uhm.. non è così divertente quando le renne condizionano la tua vita!-

-Ragazzi, dobbiamo proprio parlare di renne? Rudy dice di odiarle, ma vuoi o non vuoi alla fine si ritrova sempre a parlare di loro! Io sono Summer!- si presentò una ragazza minuta dai lunghi capelli color orchidea. Harry si rese conto che quelle sarebbero diventate in ogni caso amiche di sua sorella. Tra capelli colorati si capivano! Avrebbe messo la mano sul fuco per sostenere che le tre si fossero conosciute proprio dal parrucchiere. Chris ridacchiò.

-Rudy, visto che hai tanta voglia di chiacchierare vai ad ordinare un secondo giro di drink per tutti? Tu cosa prendi, Harry?- chiese rivolgendosi al riccio.

-Uhm...-

-Niente alcool per il mio piccolo panda!- disse Gemma in modo perentorio.

-Ma dai, Gems, è grande ormai!- provò Alex.

-Negativo. Vuoi un'aranciata, Haz?- chiese.

-Certo grazie!- sorrise il più piccolo del gruppo.

-Agli ordini capo!- esclamò il buffo ragazzo dai capelli rossi marciando verso il bancone. Gli altri risero e continuarono i loro precedenti discorsi. Gemma prese posto accanto a Summer e trascinò Harry da un braccio per farlo sedere accanto a lei.

-Allora Harry! Cosa fai nella vita?- chiese la ragazza dai capelli blu sgusciando una nocciolina.

-Uhm.. niente di che...- disse Harry arrossendo e grattandosi il collo imbarazzato.

-Mi ha detto Gemma che ti piace disegnare abiti!- constatò Chris rubando la nocciolina sbucciata dalle mani di Alex. -Sai chi sono io?- chiese sorridendo.

-Chris, parleremo di affari un altro giorno! Ancora devo convincerlo a restare!- esclamò Gemma sbuffando.

-Okay, okay. Era solo per fare conversazione!- esclamò alzando le mani in segno di resa.

-Ecco a voi il nettare degli dei, miei prodi!- proferì in tono solenne il ragazzo dai capelli rossi tornando con un vassoio colmo di bicchieri. Harry non poté fare a meno di ridere. Quel buffo ragazzo lo faceva ridere inevitabilmente.

-Grazie, fido destriero di Babbo Natale!- ridacchiò Gemma prendendo la sua birra. Il ragazzo sbuffò facendo tramutare la sua carnagione dal bianco pallido al rosso acceso per la rabbia.

-Si sta accendendo come una lucetta di Natale!- rise Summer.

-Odio il Natale!- esclamò Rudy lasciandosi cadere su una sedia. Gli altri risero come al solito. Harry rischiò quasi di farsi andare la sua bevanda di traverso per le risa. Dopo qualche istante di ilarità generale i ragazzi ripresero le loro posizioni, continuando a sorseggiare le loro bibite.

-Uhm... invece voi... cosa fate nella vita?- chiese Harry. Sentiva che interessarsi alla vita altrui fosse una cosa da adulti e lui voleva diventare adulto. Alla fine era stato lasciato da Louis proprio per questo motivo! Briana era adulta, sapeva addirittura come nascessero i bambini! Harry ancora non si sentiva pronto per scoprire la verità. La versione della cicogna lo esaltava di più.

-Io sono una modella e studio letteratura inglese.- rispose Alex.

-Anche io sono una modella. Ho provato a studiare medicina, ma dopo essere svenuta al primo esame di patologia ho capito che quella non sarebbe mai potuta diventare la mia strada.- rise Summer. Harry annuì divertito.

-Io faccio il mantenuto.- rise Chris.

-D..davvero? Non me lo aspettavo!- rispose Harry meravigliato.

-Diciamo che mio padre si chiama Martin Collins.- rispose il ragazzo ridacchiando.

-Dai Chris!- si lagnò Gemma. Il ragazzo alzò le spalle.

-Collins? Quel Collins?- chiese Harry sgranando gli occhi.

-Se tu intendi il Collins della Collins&Dixon sì, è lui.- continuò a ridersela il ragazzo. Harry spalancò la bocca.

Harry nella sua vita aveva imparato ad odiare la Collins&Dixon: la casa di moda che concorreva con quella di suo padre. Era uno dei principi che gli avevano inculcato fin da piccolo. La Collins&Dixon era da sempre la causa di ogni loro problema: se i suoi genitori non erano con lui nel giorno del suo compleanno, era sicuramente colpa della Collins&Dixon; se suo padre lo trattava male la Collins&Dixon c'entrava sicuramente qualcosa.

Harry si voltò di scatto verso la sorella e la guardò sconvolto.

-Gemma! Stai parlando con il nemico!- esclamò.

-Sul serio, Harry? Sul serio dopo quello che ti ha fatto quest'estate continui a stare dalla sua parte?- sbuffò Gemma frustrata. Harry abbassò il capo e incassò il colpo. Gli altri li osservavano senza fiatare.

-Uhm... io scrivo!- interruppe quel silenzio imbarazzante Rudy. -Storie d'avventura per ragazzi per la precisione. Ah e sì, per vivere sono un fotografo. Mi occupo degli scatti dell'azienda del papà di Chris, quindi anche io farei parte della squadra del nemico. Uhuh!- rise il ragazzo. -Ah, e ho anche un blog!- esclamò infine. Harry sorrise dimenticando per un momento il discorso con la sorella.

-Rudy, sei sempre il solito! Stavano parlando di una cosa importante, perché hai dovuto interrompere!- esclamò Alex sbuffando.

-Scusate, io volevo parlare di me!- rispose Rudy del tutto indifferente.

Ad Harry piacevano veramente tanto quei ragazzi. Si era creato un bel clima, gli sarebbe piaciuto frequentarli per conoscerli meglio.

-Sai che ti dico, Gems?- disse Harry guardando la sorella. -Io resto.-


Angoletto

Eccomi qui con il primo capitolo del tanto atteso (per te, Som) sequel!

Come avrete notato il capitolo è abbastanza corto rispetto al solito, ma credo che li farò più o meno tutti di questa lunghezza perchè la maturità incombe e non ho molto tempo per scrivere (conoscendomi presto potrei tranquillamente tornare alla lunghezza precedente perchè non ho il dono della sintesi e non mi piace "mozzare" la storia).

Come lo avete trovato? Il piccolo Harold sta mettendo le basi per costruirsi una nuova vita. Fatemi sapere, mi fa molto piacere! :)

Come al solito non so che dire in questo spazio, vi auguro un Happy M.O.M.day, anche se il day è finito già da qualche ora (dettagli).

Ora credo sia il caso di andare a letto. Spero di trovarvi di nuovo tutti qui! :)

A presto, Somriure <3

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Capitolo 2
*** Quattro anni fa (seconda parte) ***


-Ti accompagno in aeroporto, Haz.- disse Rudy recuperando il telefono sul tavolo della cucina.

-Piccola renna, non c'è bisogno!- ridacchiò Harry per le premure del tutto esagerate dell'amico.

-Mi fa piacere accompagnarti. Anche se mi hai appena chiamato renna e secondo i miei piani ora dovresti essere già morto.- disse seriamente. Harry non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere fragorosamente.

-Ehi, non prendermi in giro, porcospino!- gli fece la linguaccia il rosso.

-Va bene, scusa!- esclamò Harry alzando le mani in segno di resa.

-Vado a salutare Chris.- esclamò correndo su per le scale. Il suo amico lo stava già aspettando dietro alla porta e quando lo vide lo abbracciò.

-Fai buon viaggio, piccolo riccio.- disse accarezzandogli le spalle robuste.

-Grazie Chris.- disse Harry sorridendo. Il ragazzo più grande lo fece staccare da lui e lo guardò negli occhi.

-Ora che non c'è mamma Rudy, vuoi dirmi se sei preoccupato per il viaggio?-

-No Chris, non preoccuparti. Ho già preso l'aereo altre volte.- sorrise Harry.

-Sciocchino, non intendevo questo. Sei sicuro che tornare lì sia la cosa giusta?-

-Sì Tophs, devo solo andare a vincere quella scommessa! Quattro anni fa avevamo detto che ci saremmo rincontrati per vedere se i nostri sogni con il tempo si fossero realizzati e.. io sto vivendo il sogno della mia vita, quindi sì.- spiegò il ragazzo cercando di essere il più convincente possibile.

-Sciocchezze! Non capisco se vuoi prendere in giro me o te stesso, Harry. La scusa della scommessa non regge per niente! Perché vuoi tornare lì?- chiese il ragazzo portandosi le mani ai fianchi. Harry non rispose. Non sapeva che dire in verità.

-Non lo so. Credo solo che... Non lo so. Forse voglio solo vederlo. I-io...io non mi sono comportato molto bene con lui. Me ne sono andato senza sentire le sue spiegazioni. Lui è stato molto importante per me. E... un po' mi manca.- mormorò il ragazzo arrossendo e non volendo per nessun motivo guardare il suo amico negli occhi. Chris sorrise intenerito. Era forse la prima volta che Harry si apriva così con lui.

-E' una bella cosa, Harry. Sei ancora innamorato di lui! Credevo che fossi asessuato fino ad ora.- disse. Harry rise.

-Scemo!- lo spintonò amichevolmente.

-Sai che dopo quattro anni le cose potrebbero essere cambiate..?- chiese.

-Certo, lo so.- mormorò il ragazzo abbassando lo sguardo. -Voglio andare anche per questo. Non posso continuare a vivere nel dubbio.-

-Ma certo, piccolo Harry! Oh, come sono orgoglioso, il mio piccolo bambino inizia a fare pensieri da adulto!- esclamò con un'espressione buffissima.

-Grazie papà Chris!- batté le mani Harry come un bambino.

-Ragazzi siete morti?- urlò Rudy dal piano di sotto.

-Arrivo Rudy!- rispose il riccio.

-Allora buon viaggio, cucciolo. Ricordati che puoi contare su di noi. Chiamaci pure per qualsiasi cosa, noi faremo lo stesso, non preoccuparti. Se ce lo chiederai verremo anche a trovarti, ma prenderemo, almeno io, un elicottero. Il viaggio in traghetto non me lo faccio.-

-Va bene, papà Chris. Farò il bravo e non farò arrabbiare la maestra.- il ragazzo rise.

-Ora va, sennò la mamma dai capelli rossi diventa isterica.- esclamò.

Il riccio salutò con la mano e scese le scale.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- QUATTRO ANNI PRIMA.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

-Allora Harry.- iniziò Chris tamburellando le dita sul tavolino di un bar. -Ne ho parlato con mio padre e... ha accettato. Da domani lavorerai in prova nella Collins&Dixon. I tuoi disegni gli sono piaciuti molto e secondo me avresti veramente successo.-

-Dici sul serio?- esclamò Harry sorseggiando rumorosamente il suo frappè.

-Assolutamente!- rispose il moro sorridendo.

-Io non ho ancora capito come hai fatto ad avere i miei disegni!-

-Diciamo che tua sorella è la tua fan numero uno e me ne ha fatti vedere alcuni.- ridacchiò Chris.

-Oh!- sorrise arrossendo leggermente Harry. -Sei sicuro che anche il signor Dixon sia d'accordo?-

-Il signor Dixon non decide un bel niente. Mio padre si occupa di tutto. Quello lì prende solo i soldi.-

-Mh... ma io.. io non so che fare! Non ho mai lavorato prima d'ora!- mormorò tristemente Harry.

-Non preoccuparti. Terence il nostro stilista ti aiuterà.-

-Oh! Allora mi sembra perfetto! Quando posso iniziare?- chiese Harry emozionato. Era la prima volta che qualcuno gli offriva un incarico così importante.

-Da domani mattina! Puntuale, mi raccomando!-

-Certo, ci sarò!- sorrise il ragazzo soddisfatto.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Harry sbuffò esasperato. Erano le 6.23 di mattina e lui era già sveglio. Anche Cam e sua sorella erano già svegli e da quasi venti minuti ci stavano dando dentro.

Il ragazzo si alzò infastidito e andò in cucina a prepararsi un the. Quella condizione doveva finire. Non ce l'aveva con sua sorella, i due stavano cercando di avere un bambino, quindi erano più che giustificati, ma questo rovinava ogni suo momento di sonno.

Versò il suo the nella tazza di Winnie The Poo e si affacciò alla finestra. Le giornate erano tremendamente imprevedibili a New York. Poteva piovere da un momento all'altro, in questo era molto simile a Londra. La casa di Gemma era abbastanza lontana al mare, quindi Harry non aveva ancora avuto la possibilità di andare a visitarlo. Non che avesse tempo, le sue giornate erano colme di impegni, e poi non ne aveva ancora sentito la necessità. Aveva paura che l'immensa distesa d'acqua gli avrebbe ricordato troppo due occhioni azzurri che aveva lasciato a moltissimi chilometri di distanza. Era dell'opinione che se il suo pensiero non si fosse soffermato troppo sul ragazzo del faro non avrebbe sofferto più di tanto. Sentiva di poterci riuscire, le sue giornate erano colme di attività per distrarlo, il vero problema però insorgeva la notte. La notte tutti i pensieri che era riuscito a reprimere durante la giornata riaffioravano come pesci nell'acqua. E forse Cameron e Gemma non avevano tutte le colpe per le terribili occhiaie che aveva.

Il ragazzo sospirò e finì la sua bevanda che con il tempo si era raffreddata, poi andò in bagno e indossò una comoda tuta. Aveva scoperto che correre nel parco la mattina presto con della buona musica gli piaceva. Non ci avrebbe mai scommesso, ma si sentiva meglio anche con se stesso.

Qualche mese fa aveva iniziato a prendere dei farmaci per l'asma che con il tempo era migliorata notevolmente. Aveva fatto un'operazione agli occhi poco invasiva ed era riuscito a correggere del tutto il suo problema. Aveva chiuso i suoi occhiali e il suo inalatore nel cassetto più remoto del suo armadio. Ormai appartenevano alla sua vita precedente.

Uscì di casa e iniziò a correre per le vie assolate con la musica a palla. Quando arrivò nel parchetto vicino casa proseguì lì. Era calmo e tranquillo, ad Harry piaceva molto. Dopo circa un'oretta decise di tornare indietro. Si fermò a comprare due ciambelle per Gemma e Cam, dopo la loro energica attività era sicuro che sarebbero stati sicuramente affamati, poi tornò a casa.

I due erano ancora a letto, Harry lasciò le ciambelle sul tavolo della cucina ed entrò in doccia. Era in ritardo per il lavoro, Terence lo avrebbe sicuramente strillato con quella sua vocetta fastidiosa. Uscì velocemente dal bagno e si vestì con degli skinny neri e una camicia celeste con delle rondini disegnate sopra.

La fisica dice che quando sei in ritardo il posto di lavoro sembra ancora più lontano.

-Alla buonora, Harry! Ogni giorno sempre più in ritardo!- esclamò Terence vendendolo entrare tutto trafelato.

-Lascialo in pace, Terry!- esclamò Chris salutando l'amico con una pacca sulla spalla.

-Scusa Ter.- sorrise Harry dolcemente. Il ragazzo fece un cenno con la mano e rientrò nel loro studio. Chris scoppiò a ridere.

-Non capisco come faccia ad essere costantemente una principessa del dramma!- esclamò il figlio del capo.

-Forse prende troppo caffè. La prossima volta che mi chiede di portarglielo glielo prendo decaffeinato.-

-Ottima idea, riccio!- rise Chris. -Ora va, prima che faccia saltare in aria lo studio.-

Il riccio rise e annuì dirigendosi verso la stanza.

-Pranzi con me e Rudy oggi?- urlò Chris prima che il riccio entrasse.

-Certo, come sempre!- sorrise Harry.

Il riccio era riuscito ad ambientarsi nella comitiva veramente molto velocemente. Ora i ragazzi lo consideravano parte integrante del gruppo e Harry non si era mai sentito così accolto e amato. Erano la sua famiglia, e una famiglia di amici è fantastica.

La mattinata volò come un lampo. Era piacevole lavorare in quell'ambiente e il tempo passava velocemente. Harry amava quel lavoro. I suoi colleghi apprezzavano molto le sue idee e finalmente si sentiva importante, sentiva che senza di lui la collezione non sarebbe stata così.

-Harry, le tue occhiaie non mi piacciono per niente!- esclamò Rudy sporgendosi dal tavolino del localino Bio per accarezzare le guance del riccio che alzò le spalle indifferente.

-Mi ha detto Cam che stanno provando ad avere un bambino.- rise Chris.

-Già..- borbottò Harry mangiando la sua insalata.

-Povero te! Ecco perché hai queste occhiaie! Hai provato con del fondotin...ma che fondotinta! Ho avuto un'idea fantastica! Sono un genio!- esclamò il ragazzo dai capelli rossi osservando un punto indefinito sopra le loro teste con un sorriso immenso sulle labbra. I due ragazzi lo osservavano in attesa non capendo dove volesse arrivare.

-Uhm...Rudy, ti dispiacerebbe renderci partecipi della tua “idea fantastica”- chiese Chris mimando le virgolette con le mani.

-Oh, sì, certo! Scusate!- si riprese dal suo stato di trance il rosso. -Avevo pensato che magari il riccio potrebbe trasferirsi da noi! Immagino che i piccioncini vogliano più intimità e di certo un fratellino in mezzo ai piedi non aiuta.-

-Rudolph, nessuno sa meglio di te cosa sia il tatto!- esclamò Chris sarcastico.

-Ma che ho detto!?- chiese il ragazzo dai capelli rossi sbuffando. Harry intanto continuava a ridere, non rideva così con nessuno, solo i ragazzi riuscivano a farlo sentire in questo modo.

-Mi piacerebbe trasferirmi da voi ma...-

-Okay, è fatta!- esclamò Chris. -Domani verremo ad aiutarti con il trasloco, potrai stare nella stanza accanto al bagno.-

-Ma devo lavorare domani, non posso!- rise Harry.

-Hai ragione, peccato. Se solo fossi il figlio del capo ti darei dei giorni di vacanza. Ma guarda un po', io sono il figlio del capo!- esclamò ridendo. Harry si unì alla risata. Rudy li guardava confusi.

-Non ho capito la battuta...- disse seriamente.

-Lascia stare Rudolph. Mancano cinque mesi a Natale, non devi andare ad aiutare Babbo Natale con le decorazioni, o magari a costruire i giocattoli per i bambini?- rispose Chris lasciando una leggera pacca sulla spalla dell'amico.

-Ah, ah, ah. Molto simpatico!- esclamò il rosso incrociando le braccia. -Mangia la tua bistecca e sta zitto!- Chris sospirò tra le risa tornando a mangiare. Harry lo imitò.

-Piccolo Harry, non capisco come tu riesca a non mangiare la carne.- disse Rudy tristemente come se fosse una cosa di vitale importanza.

-Già infatti. Questo non lo capisco neanche io. Sei riuscito a farti infinocchiare dalle ragazze e dalle loro assurde idee sul cibo sano e bla bla bla!- disse Chris addentando la sua bistecca.

-Beh, a me non importa del cibo sano, penso solamente a tutti gli animali morti e...-

-Oddio, così mi fai sentire in colpa però!- disse Rudy osservando tristemente la sua cotoletta.

-A me non importa nulla, questi animali tanto sarebbero morti per soddisfare qualcun altro.- decretò Chris.

-Oh Christopher, sei senza cuore!- esclamò Rudy.

-Fino a prova contraria stai masticando una cotoletta.....-

-Oh.. è vero..- mormorò il ragazzo ridacchiando imbarazzato. Harry scoppiò a ridere. Le risate dei suoi amici scacciavano i suoi demoni interiori. Forse andare a vivere con loro non era poi un'idea così cattiva.

Angoletto
Tempo (e orario) da record! Amatemi.
Come avete trovato questa seconda parte? I momenti flashback della storia dovrebbero essere finiti, dal prossimo capitolo il piccolo Hazzold tornerà sull'isola e inizierà la vera e propria storia. Questi primi capitoli sono serviti a descrivere la sua nuova vita e i suoi nuovi amici. (Io amo Rudy).

Fatemi sapere come avete trovato questo capitolo. Ci vediamo presto.
Baci, Somriure <3

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Capitolo 3
*** Spero per sempre ***


Corposi nuvoloni grigi appesantivano il cielo novembrino. Harry alzò lo sguardo e assottigliò lo gli occhi. Una gocciolina di pioggia cadde sul suo naso. Il ragazzo sospirò. L'ultima volta che era salito su quel traghetto faceva veramente molto caldo. Stava fuggendo dall'unica persona che l'aveva fatto sentire vivo, quattro anni fa. Stava fuggendo dalla sua prima grande sofferenza.

Ora una strana e malsana voglia lo spingeva a ritornare in quei luoghi che avevano segnato il passaggio tra l'infanzia e l'età adulta. Uno strano desiderio lo spingeva a voler rincontrare quel ragazzo che aveva abbandonato in quei luoghi anni e anni fa.

Il silenzio che lo avvolse quando scese dal traghetto lo fece rabbrividire. Harry si strinse nella giacca e sistemò la soffice sciarpa intorno alla gola. Si avvicinò strisciando la sua valigia verso un gruppo di macchine che fungevano da Taxi e ne scelse uno. Prima di entrare si guardò intorno. Nulla era uguale a quell'estate di quattro anni fa. L'inverno aveva modificato inesorabilmente ogni cosa. Harry cercò di non pensarci ed entrò nell'auto. Forse avrebbe dovuto ascoltare Rudy. Forse avrebbe dovuto lasciare che i suoi amici lo accompagnassero o forse avrebbe fatto meglio a non partire.

Il riccio sorrise al suo autista che lo guardò con indifferenza e noia. Harry notò anche una puntina di rabbia, ma pensò che probabilmente fosse solo frutto della sua immaginazione.

L'uomo partì senza chiedere nulla al ragazzo, forse si ricordava di lui. Il riccio aveva una pessima memoria, si ritrovava a fare puntualmente figuracce clamorose.

-E' diverso molto l'inverno dall'estate qui!- esclamò per intavolare un discorso.

-Ma va..- rispose l'uomo sbeffeggiandolo. Harry si morse il labbro, pensò che probabilmente passare il viaggio in silenzio fosse la cosa migliore.

Voltò lo sguardo e osservò il paesaggio che scorreva davanti ai suoi occhi. Gli alberi da frutto erano tutti secchi e avevano perso le loro foglie che ora si trovavano ai loro piedi coprendo del tutto i punti dove un tempo si erigevano interi appezzamenti di colture.

Il vecchio guidava senza sosta e senza avere il bisogno di chiedere indicazioni al ragazzo. Man mano che procedeva il grande Faro si avvicinava sempre di più ed Harry diventava sempre più inquieto. Alla fine era lì solo per vincere una stupida scommessa! Perché voleva a tutti i costi portare a termine questa cosa, probabilmente Louis neanche se ne sarebbe ricordato. Man mano che si avvicinava si sentiva sempre più un idiota e se quell'uomo non fosse stato così maldisposto nei suoi confronti probabilmente gli avrebbe già implorato di tornare indietro.

In poco tempo l'autista arrivò dall'altra parte dell'isola e quando raggiunse la sua vecchia villa si fermò.

-Arrivati. Sono 21£.- proferì allungando la mano.

-Uhm.. io in verità dovrei andare all'hotel Windways.- disse Harry grattandosi i riccioli confuso. Chissà perché quell'uomo fosse convinto di doverlo lasciare proprio davanti alla sua casa estiva.

-Oh... in hotel, eh..?- commentò per poi far ripartire l'auto. Harry lo guardò confuso non sapendo cosa dire.

Dopo qualche minuto l'uomo si fermò davanti ad un basso edificio con le pareti colorate di rosa.

-Eccoci arrivati. Sono 27£.- disse bruscamente mettendosi una pipa in bocca.

Harry pagò e senza salutare uscì dall'auto con il suo bagaglio. Il posto era trascurato e malridotto, era l'unico albergo dell'isoletta però, il ragazzo si sarebbe dovuto accontentare.

Lo accolse all'ingresso con la stessa cordialità dell'uomo di prima, una signora di mezza età con un grembiule bianco con delle ciliege ricamate sopra.

-Salve signora!- sorrise cordialmente il ragazzo mostrando le sue fossette. -Ho prenotato una..-

-Lo so. È la 221.- disse consegnandogli una chiave. -La colazione è dalle 6.00 alle 10.00, il pranzo dalle 12.00 alle 14.00 e la cena dalle 18.30 alle 21.00. Se non sarà presente non potrà ricevere i pasti in seguito.- disse con una voce annoiata.

-Perfetto grazie mille!- sorrise nuovamente il ragazzo. - Credo che andò a farmi una doccia, il viaggio m...-

-Non mi interessa, faccia quello che vuole. Ho da lavorare, io!- esclamò la vecchia bruscamente allontanandosi. Harry si morse la lingua dispiaciuto. Non gli era smembrato di essere scortese.

Sospirò e salì in camera. La stanza singola che aveva affittato per quel periodo era piccola e angusta. Le tende erano scure e pesanti e un velo di polvere era ordinatamente steso su tutte le superfici.

Il ragazzo rabbrividì, ma non si perse d'animo. Aprì le finestre per far entrare aria fresca e si legò i capelli dopo essersi tolto la camicia di seta. Uscì nel corridoio e rubò una scopa da un armadietto di servizio e iniziò a fare il lavoro che avrebbe dovuto svolgere la donna.

Quando ebbe finito di rimettere a nuovo la sua stanzetta si guardò intorno soddisfatto, con una bella sistemata non sembrava così male.

Decise di farsi un'altra doccia, la seconda in quel giorno, ma si sentiva sudato e impolverato. Quando finì si rivestì e si stese sul letto. Dalla finestra non si vedeva il faro. Tutto sembrava così silenzioso. Quell'isoletta sembrava che avesse perso tutta la vitalità estiva.

Harry si alzò e decise di andare fuori un pochino per dare un'occhiata in giro. Non era sicuro di voler incontrare Louis. Era ancora troppo presto, non si sentiva ancora pronto.

Salutò la vecchia che rispose con un poco simpatico grugnito e uscì per la strada ventilata. La prima cosa che gli venne in mente fu quella di andare al bar di Perrie. Voleva pranzare e viste le condizioni della stanza in cui era ospitato non gli sembrava il caso di testare la cucina dell'hotel.

Prese una stradina che gli sembrava familiare e in poco tempo raggiunse il locale dalla sua amica. Spinse la porta che fece risuonare un campanello con il movimento ed entrò. Subito l'aria calda lo avvolse. Harry socchiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal tepore.

-Salve signore.- interruppe il suo momento di riposo una vocetta acuta e squillante. Harry riaprì immediatamente gli occhi e si ritrovò davanti un vispo bambino con un sorriso gigante e due occhioni grandi e azzurri. -Posso prepararti un bicchiere d'acqua se vuoi! L'altro giorno ho provato a fare un caffè ma mi sono bruccicato il ditino e la zia si è arrabbiata. Mio papà invece mi...-

-Connor, con chi stai parlando?!- esclamò dal retro del negozio una voce che Harry riconobbe subito come quella di Perrie. Istintivamente sorrise e si sistemò una ciocca ribelle dietro le orecchie. Dopo qualche secondo la ragazza raggiunse il bambino con una cassa di liquori. Harry sorrise e si avvicinò a lei.

La sua amica era cambiata molto negli ultimi cinque anni. I suoi capelli non erano più colorati ma avevano ripreso il loro colore naturale e il viso smunto e sciupato evidenziava il passare del tempo che nonostante tutto non aveva scalfito minimamente la sua bellezza.

-H-harry...?- mormorò la ragazza strabuzzando gli occhi. -Mio dio, se non fosse stato per gli occhi non ti avrei mai riconosciuto!- esclamò correndo ad abbracciare l'amico.

-Perrie! Che bello rivederti!- sorrise dolcemente il ragazzo avvolgendola in un abbraccio.

-Sei altissimo! E questi capelli? Stai benissimo!- esclamò la ragazza giocando con una sua ciocca color nocciola.

-Grazie..- arrossì il ragazzo che nonostante tutto era ancora timido quando qualcuno gli faceva un complimento. -Trovo molto bene anche te! Sono così felice di essere di nuovo qui!- disse dolcemente.

-Ziiia! Conosci il signore dai capelli lunghi?- interruppe il bimbo scendendo dal bancone e avvicinandosi ai ragazzi.

-Sì Connie! È un mio vecchio amico.- spiegò la ragazza accarezzando la testolina mora del bimbo.

-Ciao, io sono Harry!- si presentò il ragazzo inginocchiandosi all'altezza del piccolo e sorridendo dolcemente mostrando le sue fossette. Il bimbo rise e infilò il suo minuscolo ditino in una.

-Sono carine!- esclamò divertito. -Io sono Connor. Mi piacciono i tuoi capelli! Mio papà vorrebbe tagliarmeli corti corti perché dice che poi mi vengono i pinocchi, ma io quando me lo dice scappo via e non mi faccio acchippare.- spiegò il bimbo assumendo l'espressione di un grande. Harry ridacchiò e scompigliò i capelli lunghi e mossi del bimbo.

-Fa bene il tuo papà. I pinocchi sono fastidiosi!-

-Connie, perché non vai a preparare ad Harry una bevanda?- propose Perrie indicando al bimbo il bancone! Il ragazzino esultò e corse verso quelle bottiglie piene di liquidi strani. -Non distruggere niente, non toccare le bottiglie di vetro e non assaggiare nulla!- si raccomandò la ragazza.

-Va bene zia!- rispose il bimbo tutto concentrato.

-Ovviamente non devi assaggiare nulla, Harry, a meno che tu non voglia morire!- esclamò la ragazza rivolgendosi al suo amico. Il ragazzo ridacchiò coprendosi la bocca.

-Dai, vieni a sederti! Devi raccontarmi un sacco di cose!- batté le mani contenta la ragazza. Harry la seguì e si accomodò ridacchiando.

-Che bello avere finalmente qui sull'isola uno Styles “buono”!- esclamò la ragazza lasciandosi cadere poco elegantemente sulla sedia.

-In che senso?- chiese Harry un po' confuso ma allo stesso tempo divertito.

-Uhm..non sai niente?- chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia. -Riguardo ai malefici piani di tua sorella e tuo padre.-

-Uhm.. no. Non il sento da... quattro anni!- rispose Harry confuso.

-Oh.. mi dispiace, credo...- borbottò la ragazza.

-Nah, i miei hanno divorziato. Meglio così!- rise il ragazzo. -Insomma, che hanno combinato quei due individui poco raccomandabili?- chiese in modo curioso.

-Hai presente il faro?- chiese Perrie guardandosi attentamente le mani.

-Ma certo! Come potrei scordarlo!?- rispose Harry riportando alla mente tutti i ricordi passati nell'alto edificio colorato.

-Ziiia! Le vostre bibite sono pronte!- interruppe il discorso il piccolo correndo con due bicchieri in mano colmi di uno strano liquido colorato.

-Ma grazie, cucciolo!- ridacchiò la ragazza prendendo uno dei bicchieri. Accostò le labbra al liquido senza mandare niente giù.

-E' buonissimo, Connor! Hai un talento in cucina, proprio come papà!- ridacchiò sotto i baffi.

-Ma zia, che dici!- scoppiò a ridere il bambino. -Il mio papà fa bruccicare sempre la cucina!- spiegò spiaccicandosi una manina in fronte.

-Ah sì?- si finse sorpresa Perrie. -Non mi dire!-

Harry guardava la scena con tenerezza sorridendo dolcemente. Trovava che i bambini fossero così carini e puri. Soffriva di non poterne avere uno tutto suo.

-Harry, tu non bevi?- chiese scrutandolo attentamente.

-Oh, certo!- esclamò il ragazzo portandosi il bicchiere alle labbra ben attendo a non ingoiare nulla. -E' buono!-

-Evviva! Se questo non lo bevete lo metto in una bottiglia e lo faccio assaggiare al mio papà.-

-Va bene, tesoro. Attento a non sporcare nulla però!- gli concesse Perrie. Harry sorrise dolcemente e tornò a guardare la ragazza.

-Allora, mi dicevi?- riprese il discorso.

-Uh, già, il faro. Beh, diciamo che tuo padre... lo ha trasformato in un centro commerciale...-

-CHE COSA?- chiese Harry strabuzzando gli occhi. -Non è possibile, è un pazzo! Era il sogno di Eleanor....- mormorò trasecolato. -Non ci credo...-

La pazzia di suo padre non aveva limiti. Harry era costernato. Suo padre era capace di trasformare qualsiasi cosa per farla giocare a suo favore. Era un ottimo stratega, questo non poteva negarlo.

-E... Loui...-

-Zia!- interruppe nuovamente il bimbo raggiungendoli con un foglio e delle matite colorate. -Mi aiuti a scrivere il nome del mio papà?- chiese mostrandogli un disegno composto da linee stilizzate che per il bambino rappresentavano figure ben distinte. Improvvisamente entrarono nel locale due signori. Perrie si alzò per servirli.

-Cucciolo, fatti aiutare da Harry, io devo lavorare. Scusa Haz.- sorrise e dopo aver accarezzato la testolina riccioluta del bimbo si diresse verso i clienti.

Il piccolo Connor salì faticosamente sulle gambe di Harry e cercò di trovare una posizione comoda. Il riccio sorrise teneramente e lo aiutò.

Prese una matita blu e iniziò a rigirarsela tra le mani.

-Allora ometto, cosa dobbiamo scrivere?- chiese sorridendo dolcemente porgendo al bimbo le matite affinché ne scegliesse una. Il bimbo si voltò verso Harry, ma subito il suono del campanello della porta lo fece distrarre.

Una ragazza dai lunghi capelli ricci entrò nel negozio. Harry sorrise emozionato. La bellissima Danielle non era cambiata affatto: il suo sorriso radiante e il suo sguardo profondo caratterizzavano ancora il suo volto.

-ZIA DANI!!- esclamò il bimbo dimenticandosi del disegno. Di corsa scese dalle gambe del ragazzo per fiondarsi tra le braccia di Danielle.

-Orsacchiotto!- lo accolse calorosamente la ragazza sollevandolo. Harry si alzò per salutarla tenendosi timidamente in disparte.

-Ha..harry...?- sgranò gli occhi la sua amica. Il ragazzo annuì arrossendo avvicinandosi leggermente.

-Zia, anche tu conosci il signore con i buchetti sulle guance?- chiese il piccolo Connor grattandosi la testolina riccioluta.

-Certo, Connie, è un mio caro amico!- esclamò la ragazza correndo ad abbracciare Harry.

-Hai visto quanto è cresciuto?- si intromise Perrie sorridendo e avvicinandosi al gruppetto.

La ragazza annuì a bocca aperta. Non si aspettava di certo una visita del genere.

-Che ci fai qui?- chiese accarezzandogli i lunghi capelli morbidi.

-Umh.. ecco...-

-Già Harry!- lo interruppe Perrie. -Ero così felice di vederti che non ti ho chiesto nulla!-

-Volevo rivedervi!- spiegò timidamente il ragazzo. La verità era un'altra, ma non voleva sbilanciarsi troppo. Ora che era tornato in buoni rapporti con le ragazze avrebbe indagato di più su Louis tramite loro. Anche se si stava accorgendo che il suo stomaco si contorceva anche solo pronunciando quel fottuto nome francese.

-Che bello!- esclamarono in coro. -L'isola d'inverno è triste malinconica, sono felice che tu....-

-Zia, ma il mio papà dove sta? Aveva detto che sarebbe venuto a prendermi quando era l'ora delle pappe e il mio pancino fa brombrom!- Interruppe il bimbo stropicciandosi un occhio.

-Connor, non devi interrompere quando i grandi parlano!- lo sgridò la zia con uno sguardo severo. Il bimbo abbassò il capo e mormorò qualche scusa.

-Va bene!- sorrise Danielle lasciandogli un bacino sulla guanciotta paffuta. -Uhm... piccolino, il tuo papà è impegnato, ti va di pranzare con me e con zia Perrie? E magari anche con Harry se vuole unirsi a noi!- propose la ragazza. Harry annuì vigorosamente.

-Ma il mio papà mi aveva promesso che poi mi avrebbe fatto fare un giretto in barca!- piagnucolò il piccolo.

-Tesoro, la barca non scappa. Farai il giretto domani.- sorrise Dani accarezzandogli i capelli. Perrie osservava la scena preoccupata. Harry guardava le due ragazze con aria confusa.

-Non dirmi che ci è ricaduto.- mormorò la proprietaria del bar non appena il bimbo tornò ai suoi disegni.

-Già...- rispose Danielle abbassando lo sguardo.

-Porca miseria.- commentò Perrie sbuffando e strizzando gli occhi coprendoli con i pugni stretti. -Devo andare da lui?- chiese la ragazza.

-No, c'è Niall. Magari poi ci organizziamo per i turni.- Perrie annuì.

Harry continuava a non capirci nulla di quel discorso per lui senza senso, ma non se la sentiva di interrompere perché le due sembravano molto preoccupate. Se avessero voluto renderlo partecipe le avrebbe aiutate senza problemi, ma per il momento preferì non intromettersi. Era però felice di aver sentito il nome di Niall. Sorrise inconsciamente, ma poi si accorse che forse non era poi una cosa così divertente in un momento del genere.

-Ti giuro che se non si dà una calmata lo mando a Londra da Zayn e Liam! Ora ha un bambino, porca miseria!- esclamò Perrie. Danielle sospirò.

-Sai che non è colpa su...-

-Non giustificarlo!- la interruppe la ragazza inferocita. Dani abbassò il capo non sapendo come difendere l'amico. Harry si schiarì la voce.

-Uhm.. posso aiutare?- chiese titubante.

-No, Harry, scusa!- rispose Perrie velocemente.

Danielle invece iniziò a pensare. Osservò quel ragazzo che in quei quattro anni si era trasformato totalmente diventando grande: più bello, alto e muscoloso. Probabilmente in quegli anni il suo carattere si sarà rafforzato e sarà riuscito anche a superare quei piccoli traumi infantili che avevano caratterizzato la sua vita precedente. Certo, la sua totale assenza di barba o di qualsiasi altro tipo di pelo sul corpo non aiutavano a figurarselo come un adulto, ma Danielle riconobbe la maturità nei suoi occhi. Quel velo di ansia giovanile che lo rendeva sempre trattenuto su ogni cosa ora era sparita dal suo sguardo. Harry era una persona diversa. Lo osservò sorridere con premura al piccolo Connor. Improvvisamente si rese conto che per salvare la fragile situazione che si era creata nell'isola Harry era la persona più adatta.

-Per quanto pensi di restare, Harry?- Spero per sempre, abbiamo bisogno di te.


Angoletto
Hey everybody! Il piccolo Harold è arrivato e ha iniziato ad incontrare i suoi vecchi amici. Yay!

Come avete trovato il capitolo? Un nuovo piccolo personaggio è apparso nella storia; che ne pensate?
Se volete potete farmi sapere le vostre impressioni in un commento, mi farebbe molto piacere! :)

Ho pensato di pubblicare ogni volta una foto di uno dei personaggi per "presentarveli".
Direi di iniziare dall'ultimo arrivato. Ecco a voi il piccolo Connor!

A presto, Somriure <3

 

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Capitolo 4
*** Timidi sguardi ***


Era sempre bella la mattina nell'isoletta. Harry si alzò con tutta calma e, dopo aver indossato i pantaloncini di un completo da basket, una vecchia maglietta e un beanie viola tutto sfilacciato, andò a fare una leggera corsetta in riva al mare. Decise di correre in direzione contraria rispetto al faro, non voleva imbattersi in Louis. Non era ancora pronto. Si sentiva uno stupido. Era venuto sull'isola proprio per il ragazzo del faro ma aveva il terrore di incontrarlo.

La chiacchierata con Danielle e Perrie del giorno prima lo aveva lasciato molto confuso. Entrambe parlavano di una persona che aveva un certo problema ma nessuna delle due voleva fornirgli più dettagli. Era stato molto divertente però passare del tempo con il piccolo Connor. Il riccio aveva scoperto che il bambino aveva quasi quattro anni (indicati in modo fiero mostrando tre ditini grassocci) e che era molto maturo per la sua età, infatti Harry rimase sorpreso quando scoprì la vera età del piccolo.

Connor era molto affezionato al suo papà, e non menzionava mai la mamma. Quando Harry chiese alle ragazze dove fosse la donna il bimbo rispose con molta diplomazia: “Non ho una mamma, ma ho tre zie: zia Dani, zia Perrie e zia Tay.”

Il riccio era sicuro che il piccolo fosse figlio di qualcuno sull'isola, ma quando cercò di associare il volto del bambino ad uno dei suoi amici non trovò nessuna somiglianza. Non era un gran problema, alla fine Harry non conosceva tutti gli abitanti.

Era divertente correre sulla spiaggia, l'isola d'inverno era forse ancora più bella dell'estate. Lasciava un certo senso di malinconia che lo faceva sentire bene. Dopo qualche minuto Harry si rese conto di essere risalito per il centro della città. Continuò a correre indisturbato, poche persone erano in giro a quell'ora.

Il sorriso di Harry però si spense quando iniziò a notare che la gente iniziava a crescere sempre di più, si guardò attorno e improvvisamente si rese conto di essere capitato nel bel mezzo del mercato.

Il mercato. Louis. Pericolo.

Sbarrò gli occhi e iniziò ad indietreggiare. Era un codardo, come faceva a volere una persona ma allo stesso tempo esserne terrorizzato?

Proprio quando credette di aver scampato il pericolo, una testolina riccioluta spuntò tra tutte quelle persone intente a fare spese.

-Harry!- esclamò il piccolo Connor correndo verso di lui.

-Ehi campione!- lo prese al volo il ragazzo continuandosi a guardare intorno per paura di vedere altre persone da lui conosciute. -Che ci fai qui tutto solo?- chiese scompigliandogli i capelli. Voleva mostrarsi più tranquillo possibile almeno con il bambino. Doveva mantenere un certo contegno, non poteva darsela a gambe. Harry non era più un bambino.

-Non sono solo! Sono con il mio papà!- rispose il piccolo. -Lui sta lavorando e oggi ho deciso di andare con lui.-

-Ho capito, ranocchietta. Ma tu a scuola non ci vai?- chiese il ragazzo, il bimbo scosse la testa.

-La scuola è lontana! Imparo molte più cose qui con il mio papà.- Harry corrugò la fronte. A quattro anni la scuola era già d'obbligo. I bambini a quell'età dovevano frequentare la scuola materna. Anche lui c'era stato. Connor rise e toccò le rughette della fronte di Harry.

-Sei buffo!- ridacchiò togliendogli il cappello dalla testa e posandolo sui suoi riccioli. Il ragazzo sorrise e gli lasciò un bacetto sul naso. Era così dolce quel piccolo bambino con un cappello così grande in testa.

-Vuoi conoscere il mio papà? Vende il pesce più buono del mondo. Pensa un po' lo va a pescare proprio lui la mattina presto presto quando io faccio ancora le ninne.-

Improvvisamente, come un lampo, un'immagine occupò la mente di Harry. E se fosse stato proprio Louis il papà del piccolo? Ma no, non era possibile! Connor non assomigliava per niente a Louis. Il ragazzo del faro era piccolino, dai lineamenti sottili e dai colori chiari; il bimbo invece era molto alto per la sua età, aveva una carnagione scura, quasi mulatta e dei riccioli molto più fitti dei suoi e poi Louis si professava gay e il bambino di Briana non era mai nato, o almeno così gli aveva detto Eleanor.

-Ehi, Harry ci seeei?- chiese il bimbo battendo le mani davanti agli occhi del ragazzo. Harry si destò dai suoi pensieri e sorrise al bambino. Si guardò attorno e si ricordò di essere in un paesino di mare. Si rilassò pensando che moltissimi abitanti erano pescatori e rise per la sua ingenuità.

-Ci sono, piccolo! Mi farebbe molto piacere conoscer...-

-Pesciolino, quante volte devo dirti che non devi parlare con gli sconosciuti?-

E quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille persone. Sarebbe riuscito a riconoscerla distintamente con la musica altissima di un concerto rock. Avrebbe potuto descrivere ogni sfumatura e sarebbe stato capace di percepire lo stato d'animo solo attraverso un misero respiro. Quella voce dolce e acuta, a tratti femminile che però poteva bucare le pareti del cuore di ogni persona, non poteva che essere del suo Louis.

Harry si voltò come un robot e cercò immediatamente quegli occhi blu come il mare e solo in quel momento si rese conto di quanto in verità gli fossero mancati.

Posò il suo sguardo sulla figura minuta che per anni aveva tormentato i suoi sogni e iniziò ad accarezzarne ogni centimetro.

Anche il suo Louis era cambiato. Non era rimasto più nulla del ragazzo giovane e bello che aveva accettato le sue patatine seduto su una tavola da surf. Certo, la sua bellezza era completamente intatta, ma nel complesso Louis sembrava invecchiato di anni.

Delle profonde borse solcavano il suo volto smunto e scarno. I capelli trascurati erano indomati dal vento e una folta barba copriva le sue guance scavate. Il suo piccolo corpo era coperto da una camicia azzurra ormai consumata dal sole e dalla salsedine, sicuramente troppo leggera per proteggerlo dal freddo pungente di quel periodo. Ma la cosa che lo colpì maggiormente furono i suoi occhi. Quando incatenò il suo sguardo con quello dell'ex ragazzo del faro il suo cuore perse un colpo. Non era rimasta neanche una misera fiammella ad accedere quegli occhi così belli. Lo sguardo di Louis era completamente spento.

Harry improvvisamente capì che tutto quello che voleva fare in quel momento era stringere tra le sue braccia il suo Louis.

Louis boccheggio e fece un passo indietro. Tra tutte le persone del mondo mai si sarebbe aspettato Harry Styles con in braccio suo figlio. Harry Styles più bello che mai.

-Papà! Non è uno sconosciuto! Harry è un amico di zia Perrie e di zia Dani!- esclamò il bimbo non avendo notato quello scambio di sguardi.

I due ragazzi continuarono a fissarsi senza emettere alcun suono. Le labbra rosse di Harry erano leggermente socchiuse, mentre quelle di Louis erano completamente spalancate, così come i suoi occhi. Continuava a non credere che quel ragazzone alto, muscoloso e bello fosse proprio il suo Harry, proprio quel ragazzino che aveva lasciato quattro anni fa con dei grossi lacrimoni a bagnare le lenti spesse dei suoi occhiali.

-Oi, oooi! Vi siete imbambolati?- chiese il bimbo passando velocemente una manina paffuta davanti agli occhi di Harry per richiamare la sua attenzione.

Contemporaneamente, come due pezzi combacianti di un puzzle, i due ragazzi si ripresero. Harry sorrise al piccolo e lo fece scendere dalle sue braccia.

-Allora, faccio io i presentimenti. Quel ragazzo è il mio amico Harry, mentre questo qui è il mio papà.- disse il piccolo allungandosi per afferrare una manona di Harry mentre stringeva quella del suo papà.

-Ora potete diventare amici!- esclamò facendo stringere le due mani. I due ragazzi abbassarono le teste e osservarono le loro mani unite. Harry era incredulo e Louis era quasi terrorizzato.

Il riccio socchiuse gli occhi e prese coraggio. Strinse leggermente la mano di Louis accarezzando distrattamente il suo pollice.

Immediatamente il ragazzo ritirò la mano come scottato dal fuoco e iniziò a guardare Harry con occhi colmi di terrore.

-Connor, andiamo. Devo lavorare.- proferì prendendo il bimbo per un braccio.

-Ma papino! Io minnoio! Voglio restare con Harry!- esclamò il piccolo mettendo su un tenero broncio.

-Può restare con me, se vuole. Io stavo facendo un...-

-Ho detto di no. Dobbiamo andare.- disse Louis ignorando completamente Harry. Connor annuì sconsolato e seguì il papà. Il riccio li seguì con lo sguardo beandosi di quella figurina minuta che gli era mancata così tanto.

-Papi! Mi sono scordato di ridare il cappello ad Harry!- esclamò il piccolo staccandosi dal papà.

-Uh... grazie!- sorrise il riccio. -Se ti piace puoi tenerlo.- propose.

-Nah, è di un colore strano!- disse il piccolo annuendo con fare pratico. Louis ridacchiò sotto i baffi.

-Oh, okay!- rise Harry.

-Uhm... ti conviene lavarlo bene prima di metterlo di nuovo.- disse Louis cercando di non guardare Harry negli occhi. -Ha i pidocchi!- spiegò indicando il bimbo.

-Non ho i pinocchi!- esclamò il piccolo correndo verso il padre con i pugnetti in alto. -Se dici bugie il Pinocchio diventi tu!-

Louis rise e prese in braccio Connor per fargli il solletico. Harry osservava quella tenera scena con dolcezza e poco gli importava se avrebbe dovuto buttare il suo cappellino di Armani se questo aveva riportato il sorriso sulle labbra di Louis.

-Papo, lasciami!- urlò il bimbo ridendo e continuando a dimenarsi. Louis sospirò sorridendo e lasciò andare suo figlio.

-Sono tutto sgualcigliato!- esclamò il piccolo sistemandosi la maglietta e i capelli.

-Sgualcigliato?- chiese Louis trattenendo una risata. Harry si coprì la bocca per non fare la figura dell'idiota considerando che il suo atteggiamento dolce e intenerito non lo faceva sembrare di certo un uomo.

Il bimbo annuì come una persona adulta, poi sorrise e guardò suo padre con un'espressione furbetta.

-L'ultimo che arriva è un calamaro fritto!- urlò per poi iniziare a correre come un matto.

-Piccola peste!- rise Louis correndo dietro a suo figlio facendo finta di superarlo. Nessuno considerò Harry che rimase ad osservarli come un ebete.

Improvvisamente si rese conto che quella era la famiglia che non aveva mai avuto e che desiderava da una vita.

Doveva riconquistare Louis. Ce l'avrebbe fatta.

Non era sicuro che la colpa fosse sua. Harry era deluso e amareggiato, aveva lasciato l'isola per questo motivo. Louis era dalla parte del torto, o almeno era quello che la gente credeva. Harry non era arrabbiato con lui, non più. Certo, avrebbe sicuramente gradito delle scuse, o quantomeno un interessamento. Louis non si era mai fatto sentire in quegli anni. Neanche lui lo aveva fatto, ma non era stato lui a tradire, quindi non aveva colpe, o almeno così sosteneva Gemma. In ogni caso Harry era pronto a lasciarsi tutto alle spalle. Lo aveva fatto da tempo ormai. L'estate di quattro anni fa era una cosa passata ormai. Harry era pronto a ricominciare tutto dall'inizio.

Si guardò intorno per cercare l'ispirazione. Non aveva idea di come fare ad approcciarsi di nuovo con il suo Louis. Il ragazzo del faro era la persona più orgogliosa e più caparbia che conoscesse. Sarebbe stata un'impresa tornare ad essere guardato da lui come un tempo.

Il ragazzo sospirò e prese il suo cellulare. Sicuramente i suoi amici gli avrebbero dato qualche consiglio, sapeva che avrebbe potuto contare su di loro. Compose il numero di Chris. Il ragazzo conosceva già la sua situazione, non avrebbe dovuto perdere tempo a spiegare.

-Harry, santo cielo! Come stai? Sei arrivato? Il viaggio? Fa freddo? L'albergo? Il mare? Hai abbastanza vest...-

-Ciao anche a te, Rudy!- rise il riccio. -Sto bene e non sono morto.-

-Oh, grazie al cielo!- sospirò il ragazzo dai capelli rossi. -Chris è in bagno quindi ho risposto io. Avrei potuto lasciare che la chiamata terminasse, ma ho visto che eri tu e ho risposto. Mi manchi lo sai? Qui non è lo stesso senza di te. Terry è insopportabile e Chris lascia le sue mutande sporche in giro. Alex mi ha fatto vedere un pulcino morto e ora ho paura delle galline. Sammy si è tinta i cap...- iniziò a sproloquiare in modo estremamente il ragazzo.

-Okay, okay, okay, Rudy. Calmati e respira!- rise Harry.

-Hai ragione, scusa, è che sono felice di sentirti!- esclamò. -Perché hai chiamato Chris e non me?- esclamò alterato.

-Beh, ero sicuro che poi mi avrebbe passato te!- spiegò Harry cercando di sembrare più convincente possibile. La verità era che sapeva che le telefonate di Rudy erano infinite e lui aveva bisogno di una risposta secca e concisa.

-Uhm, piccola renna, mi daresti un consiglio?-

-No!- urlò il ragazzo dai capelli rossi. Harry dovette allontanare il telefono dall'orecchio per la paura.

-Uhm.. perché no?- chiese titubante.

-Non aiuto chi mi chiama renna, porcospino.-

-Oh, hai ragione. Scusa!- ridacchiò Harry.

-Oh, fanculo, sono curioso! Dimmi pure!- esclamò sbuffando. Harry rise.

-Credo che tu sia la persona più adatta per questo genere di consigli, Rudy.-

-Io sono sempre adatto a dare consigli. Mi chiamano Mister Consiglio!-

-Seh... Va bene, Mister Consiglio.- ridacchiò Harry. -Allora... mettiamo caso che ci sia un ragazzo...- iniziò Harry.

-Porcospino, ci sono 3,7 miliardi di uomini al mondo. Credo che i ragazzi non manchino..- interruppe il ragazzo dai capelli rossi.

-Sì, uhm.. ascoltami e non mi interrompere.- riprese il discorso. -Allora, mettiamo caso che ci sia una persona che dopo quattro anni rivede un ragazzo e si riscopre innamorato..-

-Mh...-

-Cosa doverebbe fare?-

-Beh, se dovessi scrivere un libro con questa trama per prima cosa cercherei di far riavvicinare i protagonisti...-

-E come si fa?- chiese Harry giochicchiando con un ricciolo.

-Dipende, Haz. A me piacciono le storie d'avventura, quindi farei salvare uno dei due dall'altro dalle fauci di un coccodrillo.-

-Oh...- sospirò il ragazzo. -Non ci sono coccodrilli qui...-

-Però la maggior parte degli autori che vendono milioni di copie per ragazzine innamorate prediligono trame più banali e sdolcinate..-

-Tipo...?- chiese il riccio speranzoso.

-Che so.. scambi di sguardi ricchi di emozione, toccate di mano fugaci e timide, sorrisi imbarazzati e dolci, tanto rossore sulle guance.. Non mi occupo di questo genere, Harry!- il riccio arrossì vistosamente e si coprì il volto con una manona.

-Credo di far parte della cerchia di bambine innamorate, Rudy.- ammise Harry che aveva riconosciuto nella descrizione dell'amico un chiaro esempio della sua storia.

-Oh, no Harry! Poveri noi. Ti sei innamorato come una ragazzina?- rise il ragazzo.

-Credo proprio di sì.- mormorò Harry facendosi sempre più rosso in volto. Rudy sospirò. -Cosa posso fare?-

-Sei fottuto, riccio. Devi seguire il cuore e quando è il cuore a comandare sono cavoli!-

-Oh.. devo farmi coraggio?- chiese Harry incerto.

-Puoi farcela, amico! Io credo in te!-

-Grazie mille Rudy. Ti voglio bene.-

-Anche io te ne voglio. Fammi sapere com'è andata e fatti sentire più spesso.-

-Va bene, renna.-

-Addio, porcospino.-

Angoletto
Non sono morta. Scusate, sono tre giorni che cerco di pubblicare ma non riesco.

Finalmente i nostri cari si sono ricongiunti! Siamo ancora lontani per arrivare ad un incontro pacifico, ma già è qualcosa.
Come avete trovato questo capitolo? Mi piacerebbe avere il vostro parere! :)

Vi lascio al personaggio del giorno che è in assoluto il mio preferito.

Capelli rossi, lentiggini e goffaggine.


Ecco a voi il nostro Rudy!


(So che nella realtà non si chiama Rudy, ma per la mia mente malata lui è Rudy.)

A presto, Somriure <3

 

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Capitolo 5
*** Mio capitano ***


Harry ripose il suo telefono in tasca e sospirò. Voleva a tutti i costi il suo Louis, ma non aveva un piano e Rudy non lo aveva aiutato per niente. Non gli aveva dato un consiglio diretto. Era stato stranamente emblematico.

Il riccio si grattò i capelli. Avrebbe voluto parlare con il ragazzo del faro, ma sembrava che quest'ultimo lo volesse evitare.

Si sedette su un muretto e lo osservò mentre vendeva il pesce ai suoi numerosi clienti, per ognuno aveva un sorriso o una parola gentile. Quello era il Louis che lui ricordava: solare e disponibile. Harry sorrise nel vederlo così gentile con i clienti. Ricordava che il ragazzo del faro non aveva buoni rapporti con gli abitanti del suo paese e vedere quel debole sorriso sul suo volto lo rendeva felice.

Harry si strofinò le spalle nude per guadagnare un po' di calore e si guardò intorno. Vide i riccioli ribelli del piccolo Connor ondeggiare su e giù alla ricerca di qualche farfalla. La sua risata si espandeva per tutto il mercato e qualcuno spesso lo indicava sorridendo.

Louis continuava a lavorare senza sosta volgendo di tanto in tanto un'occhiata vigile al suo bambino.

Improvvisamente delle mani scompigliarono i suoi riccioli. Harry sobbalzò e si voltò immediatamente.

-Porca miseria, riccio! Sei tutto sudato!- esclamò una voce a lui conosciuta con un marcato accento irlandese.

-Niall!- lo salutò calorosamente Harry allargando le braccia per accoglierlo in un abbraccio.

-In persona! Cavolo, le ragazze mi avevano detto che eri cresciuto, ma non credevo così tanto. Quasi stentavo a riconoscerti!- spiegò il biondo sedendosi accanto a lui. Harry ridacchiò arrossendo.

-In verità non ero neanche sicuro che tu potessi crescere.. credevo che fossi una sorta di bimbo sperduto che aveva venduto la sua anima al diavolo...- borbottò tra sé.

-Ma dai! Non è possibile!- rise il riccio.

-Già, probabilmente hai ragione. È che vedo molti fantasy....-

-Anche tu con i fantasy...?- mormorò Harry pensando al suo amico newyorchese Rudy.

-Come?-

-No niente! Parlavo da solo...-

-Ah, vedo che certe cose non cambiano mai, eh?- Harry scoppiò a ridere portandosi le dita all'apice del naso.

-Allora, piccolo grande Harry, cosa fai ora che paparino non ti obbliga più ad indossare camicie a quadri ed inutili cravattini?-

-Vivo, Nì. Vivo!- esclamò Harry sorridendo. Il biondo sorrise dolcemente.

-Sono proprio contento, Harry. Te lo meriti veramente tanto.- rispose.

-E tu invece che fai?-

-Io... ho mollato l'università e ora consegno pizze a domicilio. Se provi a dirlo a mia madre ti uccido!- spiegò l'irlandese. Harry sorrise.

-Ma come mai? L'università è un'ottima cosa!-

-Sì, beh.. non per me! Louis e Liam erano quelli bravi a scuola. Io e Zay ci andavamo per scaldare il banco.- rise il biondo. Harry si accorse che la risata di Niall gli era mancata veramente tanto. Il ragazzo riusciva a metterlo di buonumore sempre. Avrebbe dovuto presentargli i suoi nuovi amici, probabilmente si sarebbero trovati molto bene insieme.

-Zayn e Liam come stanno?- chiese divertito.

-Molto bene! Ora convivono a Londra dove nessuno li giudica più. Lee studia legge e ha costretto Zay ad iscriversi all'accademia dell'arte, così, per fare qualcosa.- spiegò il biondo. -Se provi a dire anche a lui che ho mollato l'università ti uccido.-

-Va bene!- rise il riccio. -Non lo farò.-

-Come mai sei qui?-

-Uhm...- Harry arrossì non sapendo cosa dire.

-Oh, ho capito... Louis.- il riccio annuì solamente.

-Lui è...?-

-Single, sì è single. Ma ha un bambino e un lavoro molto stancante.- spiegò. Harry abbassò lo sguardo convinto che Niall stesse cercando di fargli cambiare idea.

-Harry, io vorrei veramente che voi tornaste insieme, ma lui... è complicato. È cambiato tantissimo. Non parla quasi con nessuno, solo Connie riesce a strappargli un sorriso. Noi proviamo a stargli accanto ma ci riusciamo solo fisicamente. Lui è impenetrabile.- sussurrò tristemente.

Harry alzò lo sguardo per osservare quella figurina magra che si muoveva silenziosamente dietro al bancone.

-Io spero che tu ce la faccia, Harry. Sarà difficile con lui, ma non ti arrendere. Come lui non si è arreso con te.-

-Non mi arrenderò, Niall. Te lo prometto.-

.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Andiamo pesciolino! È ora di tornare a casa.- disse Louis finendo di pulire il suo bancone.

-Aspetta papi! Sto cercando di acchiappare questa farfallina!- esclamò il bimbo saltando di qua e di là per provare a prendere una povera farfalla che volava indisturbata sopra di lui. Louis rise e si avvicinò al bimbo.

-Dai piccolo, andiamo. Domani cercheremo altre farfalle.-

-Me lo prometti?-

-Ma certo! Giurin giurello!- esclamò con una mano sul cuore. Il bimbo ridacchiò.

Louis allora salì sulla sua bicicletta e aiutò il piccolo Connor a posizionarsi nel cestino.

-Stai crescendo..- constatò. -Quasi non entri più qui dentro!-

-Eh sì, papà! Dobbiamo comprare una biclicetta nuova! Mi insegnerai ad andare?- chiese voltandosi verso il padre.

-Uhm.. poi vediamo, va bene?- rispose il ragazzo poco convinto. Il compleanno del piccolo sarebbe stato tra qualche settimana e lui era riuscito a mettere da parte ben poco per il suo regalo, non sarebbe mai riuscito a permettersi una bicicletta nuova. C'erano le bollette da pagare, le spese, il cibo, l'affitto e come al solito il suo bambino finiva sempre in fondo alla lista. Sospirò e iniziò a pedalare verso il mare.

-Papo, ci sono tantissime buchette! Mi fanno male al sederino!- esclamò Connor imbronciato. Louis ridacchiò e lasciò un bacetto sulla fronte del piccolo.

-Scusa amore, andrò più lentamente, okay?- rispose.

Il ragazzo pedalò in silenzio per alcuni minuti. Il gelo della sera lo stava congelando, stava oltrepassando la stoffa leggera della sua camicia arrivando a penetrare le sue ossa. Sapeva benissimo che la camicia di lino non era di certo adatta a quel periodo invernale, ma non aveva tanto altro da indossare. Preferiva spendere quei soldi per il suo bambino. Lui era forte e vaccinato, se la sarebbe cavata in ogni caso.

Pedalò più velocemente quando iniziò a vedere in lontananza il faro che aveva ospitato i ricordi più felici della sua infanzia e che ora era stato completamente stravolto per essere trasformato in un inutilissimo centro commerciale, non voleva che il suo sguardo si posasse su quell'edificio più del dovuto. Faceva male vedere la sua infanzia gettata al vento come se niente fosse. A volte si chiedeva come l'avrebbe presa suo nonno se fosse ancora in vita, sicuramente non lo avrebbe accettato e sarebbe morto per il dolore.

-Papo, hai gli occhietti tristi!- esclamò Connor toccando la fronte del suo papà. -Vuoi che ti canti una canzoncina come fai tu quando sono triste io?- chiese sorridendo.

-Va bene, amore. Grazie!- mormorò con un sorriso.

Ed eccola la sua gioia più grande: il suo bambino. La vita di Louis non avrebbe avuto più senso se quel giorno di qualche anno fa, la ragazza che gli aveva rovinato l'esistenza non gli avesse portato personalmente quel piccolo fagotto avvolto in una pesante copertina azzurra. “E' tuo figlio. È bene che stia con te. Il mio lavoro è più importante.” aveva sentenziato prima di voltargli le spalle e tornare alla sua vita. Le grida di Louis per cercare di richiamarla erano solo servite a svegliare il piccolo profondamente addormentato che aveva iniziato a gridare e a piangere. In quel momento Louis pensò veramente che la sua vita non sarebbe potuta precipitare più in basso.

Prese il fagottino boccoloso e lo portò in ospedale per sottoporlo ad un test di paternità, ma nel momento in cui scoprì che quel bambino non era suo si ritrovò inconsciamente a giocare con un suo ricciolo e si rese conto, nonostante tutto, di essersi affezionato.

Decise di chiamarlo Connor, che voleva dire amante del lupi, perché quel piccolino sarebbe dovuto diventare forte e avrebbe dovuto imparare a difendersi diventando un bravo lupetto di mare come suo nonno e suo padre. Louis ormai si definiva così perché certi legami vanno ben oltre di un test di paternità.

Nessuno sull'isola sapeva che Connor non era figlio di Louis, neanche i suoi amici. In molti lo sospettavano notando che i tratti chiari di Louis e Briana non potevano di certo produrre una piccola scimmietta dalla pelle olivastra e dai capelli ricci: un piccolo Tarzan, come si divertiva a chiamarlo lo zio Liam.

Grazie a Connor la vita di Louis nell'isola era migliorata. Le malelingue della gente si erano acquietate convenendo che se era diventato padre voleva dire che aveva avuto rapporti con una donna, quindi era guarito dalla sua malattia. Certo, un padre single con un figlio piccolo faceva scalpore, ma escludendo le poche persone che provavano gusto a criticare ogni cosa non fosse simile al proprio orticello, Louis poteva contare sull'aiuto di quasi tutti gli abitanti.

Quando i due arrivarono al molo, Louis scese dalla bicicletta e aiutò il bambino.

-Sono tutto anchilosinato, papà. Mi fa male anche la schiena, come i vecchietti.- disse massaggiandosi i fianchi. Louis ridacchiò.

-Povero pesciolino! Dai salta sulla barca e aiutami a staccarla da terra.-

-Posso farlo davvero?- chiese emozionato.

-Ma certo! Sei grande, no?- chiese. Il bimbo annuì e velocemente salì sulla barca per aiutare il padre. Louis caricò la bici sulla barca e poi salì a bordo della Hazzold37 sedendosi accanto al figlio. Nonostante tutto non era riuscito a cambiare il nome alla barca. Ci aveva provato molte volte ma ogni volta rinunciava perché non voleva che quei ricordi venissero cancellati; anche se poco felici erano pur sempre ricordi.

-Posso essere io il capitano della nostra caravella oggi?- chiese il bimbo cercando il cappello da marinaio del nonno abbandonato a terra accanto a qualche canna da pesca.

-Agli ordini, mio capitano!- esclamò Louis facendo il saluto militare. -Dove siamo diretti questa sera?-

-A casetta mia!- ridacchiò Connor. -Umile marinaio, puoi guidare tu la nave? Io controllerò la strada.- decretò.

-Mi sembra un'ottima idea, capitano.- rispose Louis prendendo il comando della barca. Connor si appollaiò a prua sporgendosi dalla barca.

-Attento a non cadere giù, mio capitano. Non vogliamo diventare pappa per i coccodrilli!- disse tirandolo più vicino a lui dalla giacca. Il bimbo rise.

-Il mio marinaio è bravo. Da oggi in poi ti chiamerò Spugna!-

-Ne sono onorato, capitano!-

Dopo parecchi minuti di navigazione i due arrivarono in quella parte dell'isola raggiungibile solo in barca, proprio dove lui e Harry si erano scambiati il loro primo bacio.

Rivedere il riccio quella mattina era stato un duro colpo per Louis. Non se lo aspettava di certo. Mille pensieri occupavano la sua mente: perché era tornato? Cosa voleva da lui? Forse da lui non voleva niente ed era sull'isola solo per una vacanza. Ma come spiegare quegli sguardi così ricchi di emozioni? E quelle carezze nascoste che lo avevano fatto arrossire? E poi l'amicizia sleale con suo figlio!

Louis non era più lo stesso. Louis non poteva perdere neanche tempo a pensare a quelle emozioni. Aveva racchiuso quel tipo di amore in una parte molto nascosta della sua anima. Doveva solo pensare al suo lavoro, a suo figlio e alla bicicletta che gli avrebbe comprato per il compleanno.

Louis scese dalla barca in silenzio e la attraccò al piccolo porto, poi prese la bicicletta.

-Papo, io sono stanco! Non mi va di fare la salita fino a casa!- piagnucolò il bambino.

-Dai Connie, un ultimo piccolo sforzo, poi quando arriveremo a casa...-

-No, no e no! Io a piedi non ci salgo!- urlò battendo i piedi a terra.

-E va bene...- sospirò Louis caricandosi sulle spalle il piccolo. -Tieniti forte, capitano. Attento a non cadere!- si raccomandò prima di intraprendere la salita verso la loro catapecchia portando a mano la bicicletta. Connor batté le manine felicemente e iniziò a giocare con i capelli del padre.

Dopo una giornata pesante e dura non era certo piacevole tornare in quella che Louis e Connor chiamavano casa: un letto matrimoniale troneggiava al centro del loro unico ambiente, l'angolo cottura, composto solamente da un fornelletto elettrico, occupava un lato della parete, mente il water con il lavandino, nascosti da una tenda, l'altra parete. Ai piedi del letto prendeva posto una grande cassapanca di legno, l'unica cosa che Louis era riuscito a portare dalla sua vecchia casa nel faro, che i due adibivano a tavolo, usando il pavimento a mo' di sedia. All'interno della cassapanca erano riposti con cura i vestiti di Connor e qualche straccio rovinato di Louis.

Le finestre erano piene di spifferi e il gelo trapassava anche le sottili pareti della casa. Padre e figlio dormivano abbracciati nel lettone, completamente vestiti e coperti da due pesanti coperte di lana I cigolii delle porte mal assestate dilaniavano il silenzio della notte rendendo le poche ore di sonno di Louis un vero disastro.

Ma a loro andava bene così. Louis non poteva fare altrimenti, si accontentava. E Connor era ancora piccolo per avere grandi pretese.

Dopo cena Connor corse ad infilarsi nel lettone. Louis gli raccontò la storia della buonanotte e dopo che si fu addormentato restò per qualche istante ad osservare il suo volto rilassato e sereno: il volto felice di un bambino.

Poi si alzò e fece quello che da molte sere a quella parte era diventata un'abitudine: aprì lo sportello del forno rotto da anni e tirò fuori una bottiglia a caso della collezione di suoeralcolici del nonno. Non era mai stato un patito dell'alcool, ma ultimamente quello strano liquido che non sapeva neanche riconoscere era diventato il suo migliore amico.

Ogni bicchiere che buttava giù era un pensiero in meno, una sofferenza in meno, un peso sulle spalle in meno. L'alcool lo abbracciava come un caro amico e lo riscaldava. Louis iniziò a ridere. L'alcool lo rendeva felice.

Dopo l'ennesimo bicchiere di grappa le gambe gli cedettero e cadde rovinosamente a terra, tra la polvere e il gelo della notte. Morfeo lo accolse tra le sue braccia e Louis finalmente trovò pace.

Angoletto
Eccomi, dopo settimane di assenza sono tornata. La scuola mi ha letteralmente mangiata viva, scusate.
Non mi dilungo troppo perchè mi sono accorta solo ora di quanto sia tardi.

Come avete trovato il capitolo? Finalmente anche il nostro Louis comincia a raccontarci un po' della sua vita.

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa piacere! :)

Vi lascio un volto noto stasera.

Spero di sentirvi presto, Somriure.

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Capitolo 6
*** Non devi più temere ***


-Harry, non credevo che alla mattina potessi bere spremuta d'arancia!- esclamò Danielle mescolando il suo caffè fumante.

-Uhm, è salutare! Fa bene bere spremuta d'arancia alla mattina, ha un sacco di vitamine benefiche per il nostro corpo.-

-Sarà!- ridacchiò Perrie sedendosi accanto a loro con una brioche.

-Non aspettiamo Tay?- chiese il riccio guardando le sue amiche iniziare a fare colazione.

-No, sai com'è fatta! È una ritardataria cronica!- ridacchiò Danielle. Harry si unì alla risata e iniziò a sorseggiare la sua bevanda.

-Allora, parlaci un po' di New York. Lavoro? Amici? Fidanzatino...?- si intromise Perrie facendogli l'occhiolino. Harry arrossì e ridacchiò.

-Perrie, sembri una lontana prozia!- rise Danielle.

-Uhm.. no, nessun fidanzatino.- rispose Harry cordialmente. -New York è bellissima e finalmente ho un lavoro che amo. Poi, ho trovato degli amici sinceri e quando si sta bene tutto è più facile!-

-Hai proprio ragione, Haz.-

Il tempo passò piacevolmente. I tre ragazzi recuperarono tutto il tempo perso e quei quattro anni che li avevano divisi sembravano inesistenti. Improvvisamente la porta del bar si aprì e una folata di vento accompagnata da un forte profumo dolce si espanse nell'aria.

-Scusate il ritardo ragazzi, la piccola questa mattina ha pensato bene di prendermi per un pallone da calcio.- esclamò Taylor entrando nel negozio.

Harry spalancò la bocca. Non riusciva a credere a quello che i suoi occhi stavano vedendo. Quello era sicuramente uno scherzo, non poteva crederci.

-Tay...- mormorò correndole incontro. La ragazza sorrise dolcemente accarezzandosi l'enorme pancione.

-Ciao piccolo Harry! Che bello rivederti!- lo abbracciò goffamente.

-Anche per me, Tay! E questo pancione?- chiese accarezzando la forte protuberanza.

-Una scimmietta dai capelli rossi scalcia da ormai 8 mesi!-rispose la ragazza ridacchiando per l'espressione sbigottita di Harry.

-Capelli rossi?-

-Tay, siamo a novembre! Non puoi uscire di casa senza cappello, soprattutto nelle tue condizioni!- esclamò una voce maschile entrando trafelata nel bar.

-Buongiorno ragazze! Harry, che piacevole sorpresa!- salutò tutti molto calorosamente Ed facendo indossare un berretto di lana a Taylor. La ragazza sospirò divertita.

-E' diventato così stressante in questo periodo!- commentò fingendosi annoiata.

-Sei incinta della mia principessa! È normale essere apprensivi!- si difese il ragazzo dai capelli rossi.

-State insieme?- chiese Harry non riuscendo ancora a chiudere la bocca spalancata per la sorpresa.

-No, lei è frutto di una notte al locale, eravamo entrambi ubriachi e fatti!- disse Taylor indicando il suo pancione.

-Non darle retta, Harry. Ha un talento innato per inventare bugie. Tutti ci cascano tranne me!- ridacchiò Ed tirandole i capelli. -Siamo sposati da quasi due anni.- spiegò stringendo sua moglie tra le braccia e accarezzandole la pancia.

Evidentemente la bocca di Harry non era destinata a chiudersi quel giorno perché si spalancò ancora di più.

-Harry, chiudi quella bocca! Il tuo mento sta toccando il pavimento!- rise Danielle toccando il mento del ragazzo. Harry si riprese e sorrise.

-Sono veramente molto felice per voi, ragazzi!- esclamò abbracciandoli. -C'è qualcos'altro che dovete dirmi? Dani, ti sei messa con un marziano? Perrie, hai un allevamento di canguri in cantina?-

-Uhm.. no, niente di tutto ciò, però Nick si è trasferito in India e pare che abbia trovato un...ragazzo.- disse Ed.

-Un ragazzo?- urlò Harry spalancando gli occhi. -Volete proprio farmi morire oggi! Mio padre l'aveva sempre sospettato, e lui in questo non sbaglia mai.-

-Tuo padre è uno stronzo.- sbottò Taylor.

-Tay, fai la brava!- la rimbeccò Ed.

-Sto solo dicendo la verità! Ha reso la vita di Lou un inferno! È bene che Harry lo sappia.- il riccio abbassò lo sguardo mortificato.

-Mi dispiace veramente tanto ragazzi.-

-Non dire stupidaggini, Harry. Non è assolutamente colpa tua!- disse Perrie mettendogli una mano sulle spalle.

-Infatti Harry, non volevo accusarti di nulla. Sono solo arrabbiata con lui per il faro e tutto il resto. E pensare che per una vita intera ho desiderato un centro commerciale al posto del faro.-

-A proposito di faro... Sono passato per il mercato prima e il banco di Lou non c'era!- disse Ed guardando un punto indefinito davanti a lui come se volesse riflettere attentamente su qualcosa. Harry si accigliò.

-Porca miseria, Ed! Quando pensavi di dircelo?- esclamò Taylor.

-Scusate, mi sono dimenticato.-

-Chiamo Niall, magari lui sa qualcosa.- disse Perrie afferrando il telefono che era sul bancone e componendo il numero dell'irlandese.

-Magari... è solo malato, oppure è in ritardo.- provò Harry timidamente. Non voleva immaginare il suo Lou in pericolo.

-Harry..- sospirò Danielle. -No. Lui non salta mai il lavoro. Neanche il giorno di Natale, neanche quando fa talmente freddo da non riuscire neanche ad uscire di casa.-

-Oh...- mormorò Harry ora visibilmente preoccupato.

-Ti ricordi quando è svenuto in mezzo al mare, perché “la febbre a 40 non è poi così alta”?-

-Già, non farmelo ricordare, Ed. Fortuna che Liam stava giocando a palla con Connie sulla spiaggia e casualmente ha buttato un occhio in mare.- continuò Taylor coprendosi gli occhi con una mano.

Harry rabbrividì e si avvicinò lentamente a Perrie che aveva appena terminato la chiamata con Niall.

-Che ha detto?- chiese preoccupato.

-Ha detto che non sapeva nulla. Sta andando a casa sua in questo momento per controllare.- rispose Perrie guardando seriamente gli altri.

-Dobbiamo andare anche noi. Qualcuno dovrà stare con il piccolo!-

-Tu non vai da nessuna parte, amore. Non così.- disse Ed in modo apprensivo. Taylor sbuffò e iniziò a protestare.

-Prima di smuovere l'esercito, non possiamo assicurarci delle sue condizioni?- propose Danielle prendendo il suo cellulare. -Magari lo ha lasciato acceso...- borbottò prima di comporre il numero di Louis.

-Lo avete convito a farsi un cellulare!- costatò Harry.

-Sì, lo abbiamo praticamente obbligato. Abita nel punto più isolato dell'isola, i suoi vicini di casa sono i granchi e i gabbiani. Un telefono può essere utile!- spiegò Ed.

-Zitti! Squilla!- li azzittì Danielle.

Aspettò per qualche minuto, ma quando stava per riattaccare pensando che non rispondesse più nessuno, una vocetta titubante attraversò la cornetta.

-Pronto?- mormorò il piccolo Connor assonnato.

-Buongiorno amore, sono la zia Dani!- disse la ragazza sorridendo.

-Ti avevo riconosciuto zia!- ridacchiò il bimbo.

-Lo immaginavo, sei bravissimo! Senti piccolo, potresti farmi un grande favore?-

-Sì, ma solo se mi porti un cornetto al cioccolato perché ho una famissima!- la ragazza ridacchiò.

-Ma certo piccolo! Ti porto anche le caramelle gommose. Non dirlo a papà, però.- il bimbo scoppiò a ridere.

-Sarà il nostro segreto. Che favore devo farti?-

-Uhm.. potresti dirmi cosa sta facendo il tuo papà..?-

-Oh, ma è una missione facilissima!- sbuffò Connor. -Non devo sconfiggere nessun mostro viola pelosone. Ieri papo mi ha letto una storia molto divertente su questo mostro che aveva tantissimi peli e voleva far paura a tutti ma aveva delle rotelle al posto delle zampe e inciampava sempre!- ridacchiò.

-Sconfiggeremo mostri pelosoni un'altra volta, va bene?- sorrise Dani.

-Va bene zia. Uhm... il mio papà sta facendo le ninne a terra.-

-A terra?- chiese la ragazza preoccupata.

-Sì, a terra.-

-E... ha le bue secondo te?-

-Uhm... no, non credo!- disse toccando il padre con la sua manina grassoccia. -Non ha la bua dei bimbi, quella che ti fa scottare tantissimo la fronte. Lui è freddo freddo. Ha anche le labbra del colore delle femmine! Eew!- esclamò disgustato.

-Di che colore, Connie?-

-Ha le labbra viola!- Danielle rabbrividì.

-Va bene amore, grazie mille. Tra qualche minuto arriverà zio Niall e dopo ti raggiungerò anche io, va bene?-

-A dopo zia!-

Danielle fece terminare la chiamata e guardò seriamente i suoi amici che la osservavano in trepidante attesa.

-Allora?- ruppe il silenzio Harry.

-Dobbiamo andare da lui.- disse.

-Va bene, chiudo il negozio.-

-Non preoccuparti Perrie, resto io qui. Vi sarei solo d'impiccio con il mio pancione!- disse Taylor.

-Grazie Tay!-

-Uhm.. Vengo anche io!- disse Harry cercando di rimanere calmo.

-Forse è meglio di no, Harry. Lou...-

-No Ed. Verrà anche Harry. Sai meglio di me che è quello di cui ha bisogno.-si intromise Danielle come se Harry non potesse sentirla. Il ragazzo dai capelli rossi abbassò lo sguardo e annuì.

I quattro ragazzi si incamminarono velocemente verso il porto e salirono sulla barca che Perrie utilizzava per comprare i suoi prodotti nelle altre isole.

Harry rimase in silenzio per tutto il viaggio torturandosi le mani con le unghie. Il vento pungente gli scompigliava i capelli e penetrava nei suoi zigomi ormai rossi per il freddo. Si strinse nella giacca e e abbracciò Danielle che batteva i denti accanto a lui. Come tutti gli altri era molto preoccupato. Voleva che tutti i drammi che regnavano nella testa di Lou si disintegrassero come terra bagnata. Dopo qualche minuto arrivarono in una parte di isola che Harry riconobbe subito.

-Lui vive qui? Questo è sempre stato il suo posto.- nonostante la preoccupazione Harry sorrise. Danielle serrò le labbra e appoggiò la sua testa sulle spalle del ragazzo.

Harry iniziò a guardarsi intorno, ma non riusciva ad intravedere nessuna casa. Solo una piccola baracca si reggeva faticosamente sulla cima del golfo.

-Lui... Lui....-indico la casupola.

-Si Harry, quella è casa sua.- mormorò Perrie avvicinandosi.

-Ma... sembra così piccola e... fredda....- mormorò.

-Lo è.- borbottò Ed accelerando il passo. Gli altri lo seguirono. La porta di quella che i ragazzi chiamavano casa era aperta, immediatamente entrarono.

Se da fuori sembrava piccola da dentro lo era ancora di più. Con una sola occhiata Harry riuscì a catturare ogni angolo della povera e malmessa casa. L'aria gelida penetrava da ogni lato di quel muro sottile e umido, (Harry si chiese addirittura come facesse a stare ancora in piedi), e i respiri dei ragazzi formavano una nuvoletta di fumo davanti alle loro bocche.

Niall era seduto su un lettone matrimoniale posizionato al centro della stanza intento a racimolare tra le sue braccia coperte e vestiti.

-Ciao zii!- esclamò Connor uscendo da un punto nascosto della casa. -Ci siete tutti!- ridacchiò. -Zia, mi hai portato la colazione?-

-Connie, tesoro, abbassa la voce. Papo sta riposando.- mormorò Niall voltandosi verso la porta. -Eccovi finalmente.-

-Come sta?- chiese Danielle avvicinandosi e prendendo il posto del biondo dopo aver lasciato la colazione a Connor.

-A quanto pare non regge la grappa.- disse amaramente indicando la bottiglia mazza vuota abbandonata in un angolo della stanza.

-Si è ubriacato ancora?- sospirò Perrie.

-Questa storia va avanti da mesi ormai..- borbottò Ed. -Non so che fare...-

-E' così freddo.- mormorò Danielle con uno sguardo smarrito.

-Ha passato la notte sul pavimento, sto cercando di riscaldarlo ma non ci riesco. Dobbiamo portarlo in ospedale.- sentenziò Niall.

-Non possiamo, i servizi sociali non lo molleranno più! E poi non può affrontare un viaggio in barca in queste condizioni.-

Harry non aveva detto una parola. Tutta questa situazione lo aveva sconvolto. Aveva passato interi anni ad odiare quel Louis che ora si trovava gracile e indifeso su un letto freddo.

Improvvisamente non capì più niente. Si avvicinò lentamente e si stese sul letto scomodo e terribilmente duro accanto al suo Louis. Allargò le braccia e strinse forte quel corpicino minuto e gelido. La sua mente non controllava più il suo corpo, non sapeva che cosa stava facendo. I ragazzi lo guardavano confusi, Danielle sorrideva.

-Il calore umano lo riscalderà...- mormorò accarezzando i capelli del ragazzo.

L'odore pungente dell'alcool che emetteva penetrava nelle sue narici, Harry cercò di non farci tanto caso, quello era il suo Louis, il suo Louis che aveva bisogno di aiuto.

Riportò alla mente tutti quei momenti in cui era stato il ragazzo del faro a salvarlo. Quando con una sconfinata dolcezza era riuscito a strapparlo dalle grinfie di suo padre; quando gli aveva semplicemente detto che nascondersi dietro una merendina non lo avrebbe aiutato veramente; quando con un'estrema naturalezza era riuscito ad insegnargli le basi della vita; quando si era preso cura di lui quando nessun altro c'era. Ma soprattutto quando gli aveva mostrato il sentimento più grande: l'amore.

Ed Harry non lo avrebbe mai negato, non sarebbe mai riuscito a negare una verità così evidente: se nella vita era diventato qualcuno, il merito spettava solo a Louis.

In quel momento il ragazzo si rese conto che avrebbe aiutato Louis a tutti i costi, riafferrandolo dal profondo baratro il cui era caduto anche con le unghie, se ce ne fosse stato il bisogno. E anche se tra di loro non sarebbe mai più rinato quel legame affettivo che li aveva uniti anni fa, lo avrebbe aiutato lo stesso, per sdebitarsi di avergli ridonato la vita.

-Ci sono io ora...- mormorò sui capelli unti di Louis. -Non devi più temere.-

Angoletto

Buongiorno a tutti, sono finalmente tornata con un nuovo capitolo. E' stato un periodo abbstanza intenso e non sono riuscita ad aggiornare prima, in più sabato ho avuto il concerto dei 5SOS che è stato a dir poco fantastico e non avevo molta voglia di mettermi a scrivere. Sono ancora nella fase "Voglio che sia di nuovo sabato,tornate qui." Capitemi!

Come avete trovato il capitolo? Fatemi sapere, mi fa piacere. :)

Vi lascio la nuova coppietta della storia.

A presto, Somriure <3

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Capitolo 7
*** Lasciati andare ***


 

-Quante volte dobbiamo dirti che ti fa male bere così tanto?- esclamò Perrie alzando leggermente la voce. Louis si massaggiò le meningi frustrato.

-Lasciatemi in pace, non è un vostro problema.- borbottò con la voce impastata dall'alcool e dal sonno.

-Sì che è un nostro problema! Sei un nostro amico e ti stai rovinando la vita!- urlò Danielle porgendogli un bicchiere d'acqua e un antidolorifico.

-Oltretutto ora hai un figlio!- esclamò Niall scuotendo l'amico. Louis emise un gemito di dolore e si allontanò dal rumoroso amico.

-Dov'è Connor?- chiese guardandosi intorno.

-Connie sta bene, non cambiare discorso.- rispose Perrie seccata.

-Perché non riesci a capire che siamo preoccupati?- sospirò Ed. Louis in tutta risposta si alzò debolmente dal letto e barcollando iniziò a girare per casa.

-Dove vai ora?- chiese Niall frustrato. Il ragazzo si massaggiò le tempie e non trovando suo figlio da nessuna parte uscì di casa con solo una leggerissima maglietta a maniche corte addosso. I suoi amici sospirarono e alzando gli occhi al cielo lo seguirono.

Il piccolo Connor raccoglieva indisturbato dei piccoli sassolini che poi riponeva nel berretto di Harry che ridacchiando raccontava una storiella al piccolo.

Il riccio aveva passato la mattinata a riscaldare il suo Louis, ma quando il ragazzo aveva iniziato a muoversi, segno che da lì a poco si sarebbe svegliato, non ce l'aveva fatta. Non se l'era sentita di reggere il confronto con il ragazzo, così si alzò lasciando il posto a Niall.

Il ragazzo era così uscito per intrattenere il piccolo che, entusiasta, lo aveva subito impegnato in un gioco.

Quando Louis notò Connor in compagnia di Harry andò su tutte le furie, ma quando sentì la risata squillante del suo bambino una morsa allo stomaco lo colpì.

Il bambino si voltò verso di lui e lo salutò con la manina per poi ritornare a prestare tutte le sue attenzioni ad Harry che lo avvolse in un abbraccio.

Connor non rideva mai così tanto con lui. Forse non era un bambino felice. Che non fosse un padre esemplare lo aveva sempre saputo, ma non poteva permettere che il suo piccolo preferisse un estraneo al suo papà. Louis si morse il labbro e serrò gli occhi.

Forse per la prima volta dopo quatto anni il suo sguardo si soffermò attentamente sul suo ex ragazzo: accarezzò con lo sguardo le spalle muscolose che sollevavano suo figlio per fargli fare l'aeroplano, osservò i suoi riccioli lunghi scivolare davanti agli occhi come la prima volta che lo aveva visto e l'istinto di legarglieli con una bandana era tanto ma sapeva che non aveva più quel ruolo. Lui non era più il ragazzo del faro di una volta e Harry non era più quel bambino che si nascondeva dietro pacchetti di patatine, ma soprattutto non aveva più nessun compito nei suoi confronti, non era più il suo ragazzo.

Improvvisamente un calore profumato lo avvolse.

-Che succede?- chiese Danielle infilandogli un maglioncino abbastanza pesante addosso.

-Niente.- rispose secco.

-Lou, ti ricordi quando salivamo sul tetto del faro a bere birra e a raccontarci ogni cosa? Cos'è cambiato?- mormorò la ragazza. -Tu sei ancora il mio migliore amico e sei l'unico con cui vorrei salire su un tetto a parlare.-

Louis non rispose continuando ad osservare suo figlio che provava a tirare i riccioli di Harry. Danielle seguì il suo sguardo e sospirò.

-Lou...- mormorò per poi prendergli la mano per iniziare a camminare. Il ragazzo oppose un po' di resistenza, ma la ragazza riuscì lo stesso a tirarlo via.

Camminarono mano nella mano per diversi minuti. In completo silenzio. Solo le onde del mare in lontananza si agitavano sugli scogli. Louis chiuse gli occhi e si lasciò trasportare completamente dall'amica che lo strinse più vicino a sé.

Quando giunsero in un campo di viole che erano resistite nonostante il gelo, Danielle si sedette a terra guardando esitante Louis. Il ragazzo dopo qualche istante di tentennamento si accomodò accanto alla ragazza appoggiando la sua testa sul suo grembo.

Danielle sorrise e iniziò ad accarezzare lievemente i capelli dell'amico. Non aveva fretta di parlare, poteva aspettare in quella posizione per tutto il tempo del modo. Louis socchiuse gli occhi e sospirò.

-Io non ho mai avuto una mamma.- mormorò impercettibilmente. Danielle non rispose, sapeva che l'amico aveva solo bisogno di sfogarsi senza essere interrotto.

-Mio nonno non era un tipo... materno. Poche volte nella vita ho ricevuto un suo abbraccio e una di queste è stato il momento prima della sua morte.- la ragazza annuì continuando ad accarezzare i suoi capelli con movimenti circolari.

-Connor non ha una mamma, certo, ha voi, ma non siete la sua mamma. Io..io non so fare la mamma. Non so cosa fa una mamma. Io..-

-Lou, non ti seguo.- lo interruppe Danielle.

-Non so abbracciare mio figlio. Non sono materno. Non so farlo.- mormorò sospirando.

-Lou, perché stai pensando a questo?-

-A lui piacciono gli abbracci. Li cerca sempre da me, da voi e.... da Harry.- mormorò. -Io non so farlo. Non so dare questo tipo di attenzioni. Sono sempre cresciuto senza questo tipo di contatto fisico, ma io ero diverso. Sono cresciuto prestissimo, a 5 anni sapevo già pescare perfettamente con una rete. Non voglio che Connie cresca come me, voglio che abbia la sua infanzia e io...io non posso offrigliela.-

-Cosa dici Lou?!- esclamò la ragazza. -Sei un ottimo padre e gli abbracci non contano a nulla se riesci ad esprimere il tuo affetto in altro modo! Tu ami quel bambino più di ogni altra cosa, la tua vita e totalmente dedicata a lui e lui lo sa. È piccolo ma è molto intelligente, sa riconoscere chi gli vuole bene sinceramente.- Louis sospirò.

-Lo so, ma è veramente la vita migliore quella che io posso offrirgli? Parliamoci chiaro, sono un misero pescatore che vive in una casa di cartone e che si ubriaca. Non appena i servizi sociali scopriranno il mio indirizzo Connor mi verrà portato via.-

-Non lo permetteremo Lou.-

-Non pensi che..che possa essere meglio per lui?- chiese titubante. -Una bella casa, con un giardino di fiorellini e un'altalena. Un cagnolone e magari un fratellino. Due genitori ricchi che lo iscriveranno a calcio e a lezione di chitarra. Vestiti nuovi ogni settimana e amichetti che può invitare a far merenda ogni giorno. Una bicicletta nuova....- sospirò.

-Louis, Connor è tuo figlio! Rimarrebbe devastato dal dolore se ti dovesse perdere.-

-Non è mio figlio.-

-Si che lo è! La modella bionda ha dett...-

-Ho fatto il test...-

-Ah.-

Louis serrò gli occhi cercando di trattenere a tutti i costi le lacrime. La risata squillante del suo bambino risuonava nelle sue orecchie: se lo immaginava tutto sorridente con in mano la sua nuova bici fiammeggiate; dietro di lui non c'era il mare, ma una pista ciclabile e tanti amichetti che facevano la fila per giocare con lui.

-Si abituerà a non avermi.- sussurrò strizzando ancora di più gli occhi.

-Invece non lo farà. Non conta niente il sangue, sei tu suo padre. Sei tu che lo accudisci quando sta male, sei tu che preferisci dormire a terra per lasciargli la coperta di notte. Il tuo papà sei tu e non potrai fare nulla per impedire questa cosa.- sussurrò riprendendo ad accarezzargli i capelli. Louis rimase in silenzio non sapendo cos'altro aggiungere.

-Sei sicura che... che non gli peserà non avere una situazione uguale a quella degli altri bambini?-

-Io penso che se quel piccolo Tarzan fosse costretto a comportarsi come gli altri bambini inizierebbe a dare di matto già dal giorno dopo.- Louis ridacchiò.

-Grazie Dani.- mormorò. La ragazza sorrise ampiamente.

-Sei solo un testone, lo sai che puoi parlare con me in ogni momento! E non provare più a farti venire dubbi. Sei un padre perfetto.-

Louis si strinse nella giacca e raccolse una violetta per poi metterla dietro l'orecchio di Danielle che gli sorrise dolcemente.

-Posso chiederti una cosa?- chiese la ragazza.

-Certo..- rispose Louis tornando serio.

-Come vedi il ritorno di Harry sull'isola?- disse di getto, senza indugiare.

-Mi è indifferente...-

-Perché?-

-Lui è una semplice variabile, una stupida pioggia estiva che spaventa per qualche minuto ma poi scompare senza lasciare traccia. Presto se ne andrà e non voglio sentire più la sua mancanza. Preferisco pensare che lui non sia qui.-

-Ma lui è qui. Non puoi semplicemente ignorarlo dal momento che tuo figlio si sta affezionando.-

-Hai ragione, devo allontanare Connie, non voglio che ci rimanga male quando si dimenticherà anche di lui.-

-Louis, Harry non si è dimenticato di te.- provò Danielle. Louis alzò le spalle.

-Se n'è andato senza chiedermi neanche una spiegazione. Si è fidato ciecamente di quella belva.-

-E' cresciuto Lou!-

-Spalle robuste e riccioli al vento non fanno di una persona un adulto..- constatò.

-Ho avuto modo di parlarci e non è rimasto quasi più niente del piccolo Harry di una volta.-

-Appunto...- mormorò il ragazzo abbassando lo sguardo.-

-È solo cresciuto, Lou. È un uomo ormai. Mettiti nei suoi panni, era piccolo e ingenuo e tu sei stato letteralmente la sua prima esperienza in tutto. Immagina tutte le emozioni che pervadevano il suo cuore. Si sarà trovato spaesato senza sapere cosa fare?-

-E cosa dovrei fare io secondo te?-

-Cosa provi per lui?-

-Indifferenza, te l'ho detto.-

-Non mentirmi, Lou. Io ti conosco, so leggere il tuo sguardo.-

-E cosa leggi?-

-Non ho bisogno di dirtelo. Tu lo sai già.- disse accarezzandogli le spalle. Dopo di che la ragazza si alzò e osservò il suo amico dall'alto.

-Taylor mi aspetta. Le ho promesso che l'avrei accompagnata a fare il corso pre parto. Ad Ed sale il panico; mi ha raccontato Tay che l'altro giorno è riuscito a mettere l'ansia a tutte le neo mamme.- ridacchiò. Louis sorrise.

-Mi manca. Dovrei venire a trovarla un giorno. Voglio vedere il pancione. - barbottò.

-Già, dovresti rallentare un po' e goderti ogni cosa come un ragazzo di 24 anni, Lou.- disse la ragazza seriamente. Louis alzò le spalle.

-Grazie per la chiacchierate Dani.-

-Grazie a te per esserti confidato.- sorrise dolcemente e dopo avergli lasciato un bacio sulla fronte si voltò e si allontanò.

Louis restò per qualche minuto ad osservare le fragili violette che adornavano la natura spoglia di quel periodo. Poi si alzò e lentamente si diresse verso casa, ripensando seriamente alle parole di Danielle. E quando, giunto davanti casa sua, notò Harry posare una coroncina di fiori sui riccioli di Connor si rese conto che ormai la sua presenza era diventata inevitabile e che avrebbe dovuto iniziare a conviverci per il suo bene e per amore di suo figlio.

Angoletto
Salve a tutti, sono tornata con un nuovo capitolo, sempre in ritardo, lo so, ma tra circa 20 giorni avrò l'esame di maturità e voglio morire. Capitemi lol.

Questo è solo un breve e inutile capitolo di passaggio, però mi farebbe veramente piacere avere una vostra opinione.

Spero di tornare presto,
baci, Somriure <3


p.s. Il personaggio di oggi non può che essere la nostra Danielle


 

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Capitolo 8
*** Parole ***


Spiare di nascosto Harry ormai era diventato il passatempo preferito di Louis, quasi una droga, una malsana abitudine che lo allontanava terribilmente dai suoi doveri.

Ormai Louis conosceva a memoria tutti i suoi spostamenti: ogni mattina Harry alle 6.00 usciva dallo squallido hotel per fare una corsetta in riva al mare di 45 minuti, poi si spogliava e malgrado le rigide temperature si immergeva velocemente nell'acqua per tonificare i muscoli, e pensare che era stato proprio lui a fargli abbandonare la paura dell'acqua. Dopo tornava in hotel per rinfrescarsi e dopo esattamente 35 minuti si andava a sedere sul muretto davanti al mercato per osservare Louis.
In momenti come questi il ragazzo del mare arrossiva e abbassava il capo.

Erano due sciocchi: si osservavano da lontano ma nessuno aveva ancora preso l'iniziativa di rompere la barriera che si era formata tra loro due.

Era ormai un mese che Harry era ritornato sull'isola, i suoi amici di New York lo davano ormai per disperso. Il mese era trascorso tra sguardi furtivi e occhiatacce, gesti mancati e parole non dette. Harry e Louis non si erano ancora scambiati nessuna parola. Ne avevano entrambi un estremo bisogno, ma una crudele paura li frenava inesorabilmente.

Louis anche quella mattina sospirò e dopo aver controllato che suo figlio era ancora occupato a contare tutti i sassolini dell'aiuola tornò a pulire il pesce di una signora come gli aveva insegnato suo nonno.

Con la coda dell'occhio notò Harry rispondere ad una telefonata e ridere di gusto e uno strano calore si diffuse nel suo stomaco. Non era di certo geloso, era solamente infastidito, la sua risata disturbava la quiete e non c'entrava nulla il fatto che in un mercato era normale non mantenere il silenzio.

Per qualche strana ragione sperò che Connor si accorgesse di lui e corresse a scoprire chi era dall'altra parte del telefono. Ma che pensieri si ritrovava a fare?! Lui non era geloso.

-15€.- sbottò alla signora guardandola in cagnesco quando lei chiese per la seconda volta il prezzo. -Scusi, sono solo un po' stanco, non volevo mancarle di rispetto.- disse strofinandosi gli occhi con i polsi che non erano ancora sporchi di pesce.

-Non fa niente, capita a tutti!- sorrise la signora. -Porta questi biscotti al piccolo Connor! Li ho fatti al cioccolato proprio come piacciono a lui.- disse cordialmente.

-Grazie mille, signora!- sorrise Louis.

Il ragazzo continuò a lavorare indisturbato per altri minuti fino a quando una manina grassoccia si allungò verso di lui.

-Qualcuno ha fame?- chiese sorridendo senza guardare in basso.

-Mhmh..- annuì Connor. -Ho visto la scatola dei biscotti della signora Cheester.- disse leccandosi la bocca e chiudendo gli occhi.

-Davvero? E dove?- chiese Louis fingendosi sorpreso.

-Proprio lì, papi!- esclamò il bimbo allungandosi per cercare di afferrare la scatola.

-Io non vedo nulla!-

-Ma come papà! Devi spostare la tua mano un po' verso di me, poi un po' verso il cielo e poi un po' verso Harry. Harry? HARRY!- esclamò il bimbo dimenticandosi improvvisamente dei biscotti per correre tra le braccia del suo alto amico che, ben nascosto dietro un albero, arrossì riconoscendo la fallibilità del suo nascondiglio.

Louis avvampò e tornò al suo lavoro come se nulla fosse. Iniziò a riordinare il suo bancone raggruppando i pesci dello stesso tipo nello stesso mucchietto. Con la coda dell'occhio notò Harry avvicinarsi a lui con suo figlio in braccio, ma decise di non dargli peso.

-Ehi papi! Guarda chi ho incontrato! Il mio amico Harry!- esclamò il bimbo battendo le mani. Harry sorrise e gli scompigliò i capelli.

-Connor, non devi dare fastidio! Torna a giocare per conto tuo!- lo rimproverò con dolcezza Louis.

-Non mi dà alcun fastidio. Mi piace giocare con Connie!- rispose Harry cercando con lo sguardo gli occhi di Louis che prontamente iniziarono ad osservare un tonno. Il suo cuore batteva fortissimo. Non avrebbe mai immaginato che proprio il bambino che era stato la causa del loro litigio più grande, li avrebbe fatti ritrovare.

-Ma papà, Harry è un mio amichetto! È un mio amichetto un po' alto! Lo sai che gli piace giocare perfino con le macchinine nell'acqua?- disse il piccolo meravigliato scoppiando a ridere..

-Quante volte devo dirti che non voglio che giochi con l'acqua?!- lo rimproverò a gran voce Louis. Il bimbo abbassò il capo.

-Oops, era il nostro segreto!- mormorò Harry. Louis alzò gli occhi al cielo per poi fulminare con lo sguardo il ragazzo.

-Andiamo Connor. Dobbiamo tornare a casa.- disse allungando le braccia per togliere suo figlio da quelle di Harry.

-Ma hai ancora tutti questi pesciolini da vendere, papi!- constatò il bambino iniziando a contarli tutti.

Louis si morse la lingua e arrossì, accorgendosi della figuraccia appena fatta.

Harry cercava di rimanere il più in disparte possibile. Si sentiva in imbarazzo e indesiderato. Sentiva di non appartenere più a quel mondo. Quando era ancora a New York non avrebbe mai immaginato che approcciarsi con l'unico uomo che avesse mai amato sarebbe stato così difficile. In poco tempo Louis aveva sgretolato tutte le certezze che si era creato in quei quattro anni. Con lui così vicino si sentiva vulnerabile e fuori luogo.

Improvvisamente l'ombra del ragazzo sovrappeso con l'apparecchio e l'acne era tornata accanto a lui pronta a deriderlo. Non poteva lasciarsi intimidire un'altra volta dal fantasma di se stesso. Non poteva lasciare che il suo passato rovinasse ancora il suo futuro.

Strinse i pugni conficcando le unghie nei palmi delle mani e strizzò gli occhi. Cercò di fare respiri profondi per calmarsi ma lo spettro di lui bambino si avvicinava sempre più.

-Ehi, va tutto bene?- chiese improvvisamente Louis lasciandogli una vigorosa pacca sulla spalla. Harry venne destato dai suoi brutti pensieri e tornò a rivedere il mondo per quello che era.

La prima cosa che notò furono gli occhi di Louis, azzurri e brillanti come il mare. Quegli occhi che erano la sua cura ma allo stesso tempo la sua rovina.

Il riccio annuì intimidito mentre Louis versava in un bicchiere un po' di tè da un thermos per poi passarglielo.

-Cosa ti era preso? Tremavi tutto e... avevi gli occhi persi.- chiese senza riuscire a nascondere poi così tanto bene la forte preoccupazione che provava in quel momento.

-Il mio fantasma mi derideva...- rispose Harry come se fosse la cosa più normale del mondo.

-Anche io ho un fantasma, non ti preoccupare. Si chiama Pip!- lo consolò Connor con la bocca e le mani impiastricciate della cioccolata dei biscotti che era riuscito a recuperare arrampicandosi sul bancone del padre.

Louis annuì in modo comprensivo per poi scuotere la testa.

-Non esistono i fantasmi! Non mi confondete! Harry, siediti qualche minuto e riprenditi.- propose Louis facendogli spazio su quel muretto che, come quattro anni prima accoglieva le loro anime in pena.

Harry si sedette e iniziò a fissare un punto davanti a sé. Connor vedendo che il suo amichetto alto non era in vena di giocare tornò a contare i sassolini più in là.

Louis si voltò e iniziò a sistemare il suo bancone osservando di tanto in tanto con la coda dell'occhio il fragile ragazzo, nascosto nel corpo di un attraente uomo.

Harry cercava di riscaldarsi strofinandosi le spalle e sorseggiando il suo tè bollente. Louis poteva percepire anche da lontano il suo imbarazzo. Sorrise dentro di sé per la sua tenera ingenuità per poi scuotere la testa e tornare ligio al suo lavoro. Non poteva certo concedersi tali distrazioni! Aveva una famiglia da mandare aventi.

-Sono cresciuto, lo sai?- ruppe il silenzio Harry iniziando ad osservare la figura magra di Louis che di spalle riordinava il suo piano da lavoro.

-Come dici?-

-Sono cresciuto! Non sono più quel bambino con l'acne che hai conosciuto quattro anni fa!-

-Lo vedo, la tua pelle è liscia e candida. I cosmetici fanno miracoli!- rispose Louis senza voltarsi. Perché doveva sempre andargli contro? Perché non riusciva ad essere spontaneo e rispondere genuinamente come avrebbe fatto anni prima? Quei quattro, lunghissimi e difficili anni avevano fortificato le sue mura di protezione rendendolo ancora più cinico e insensibile. Solo quel piccolo esserino di quasi quattro anni sembrava riuscire a scavare una breccia nel suo cuore. Più il tempo passava e più si rendeva conto di essere diventato proprio come suo nonno. Il problema è che lui aveva solo 24 anni.

-Non mi trucco io!- ribatté stizzito il ragazzo. -Ma comunque non era questo che intendevo: volevo dire che è tanto che non mi capita di avere un attacco del genere! Ho superato questo problema.-

-Sono felice per te, Harry.- tagliò corto Louis.

-In verità non so come mai sia tornato questo attacco; forse è stato il rivedere te! Mi sono emozionato e non ci ho capito più nulla..- rifletté Harry cercando di mostrandosi benevolo nei suoi confronti.

-Mi stai dando forse la colpa del tuo attacco?-

-No, ma che! Non sto dicendo questo, Lou!- spiegò Harry alzandosi dal muretto. -Perché non fai altro che attaccarmi? È un mese che sono qui e non hai fatto altro che rivolgermi sguardi infastiditi e pieni d'odio. Cosa ti ho fatto? Alla fine Briana aveva ragione, quello era figlio tuo! Dovrei essere io quello arrabbiato.- esclamò avvicinandosi a Louis che continuava imperterrito a sistemare i suoi pesci.

-Non parlare così di mio figlio!- si voltò Louis guardandolo con occhi pieni di rabbia.

-Non sto insultando tuo figlio, sai che adoro Connie! Fortunatamente da te non ha preso nulla!- sputò Harry. Louis incassò il colpo e con aria quasi lamentosa chiese:

-Ma cosa vuoi da me? Perché non te ne torni nel tuo paese di ricconi? Perché non torni alla tua bella vita piena di lusso sfrenato e ogni sorta di comodità? Perché sei tornato qui? Non è neanche estate per poter sfruttare il mare! Cosa sei venuto a fare, Harry?-

Il riccio indugiò. Era forse arrivato il momento di confessare per mettersi finalmente l'anima in pace? Il momento che stava aspettando da tutti quei mesi era finalmente arrivato. Si era preparato questo discorso un milione di volte: davanti allo specchio, recitandolo a Rufus, il suo cactus, parlandone con Gemma; credeva di essere abbastanza pronto, sapeva cosa dire e con il tempo aveva anche trovato le parole giuste. Perché allora in quel momento la sua lingua sembrava come paralizzata?

Louis sospirò.

-Non importa. Torno a casa. Mio figlio, anche se da me non ha preso nulla, deve pur sempre pranzare.- disse rimarcando le parole del riccio dopo aver preso le ultime cose.

-Aspetta...- lo fermò Harry per un braccio. -Sono tornato perché mi mancavi tu. - mormorò chinando il capo. -La mia vita sarà anche come la descrivi: il mio lavoro è poco faticoso e mi dà molte soddisfazioni offrendomi anche un apprezzabile stipendio, ma sento che qualcosa mi manca e quel qualcosa sei tu. Non sono più riuscito ad andare avanti dopo quel giorno. Non ho mai avuto altre relazioni. Ho vissuto questi quattro anni pensandoti sempre accanto a me, è da stupidi, lo so, ma se sono riuscito a coronare i miei sogni è stato, seppur indirettamente, solo grazie a te.-

Louis tacque. Non c’erano parole per commentare quello che aveva appena sentito. Per anni aveva sognato quel momento ma ora tutto questo gli sembrava così sbagliato.

-Oh No! Non volevo spaventarti! Non volevo in nessun modo cam….-

-Perché non mi hai mai chiamato?- mormorò infine Louis. -Perché hai lasciato che tra me e te passassero quattro interminabili anni?-

-Per lo stesso motivo per cui non l'hai fatto tu, Louis.- rispose Harry con sincerità.

Il pescatore socchiuse gli occhi e sospirò. Era così stanco. Stanco di tutto. Sapeva di essersi arrabbiato con Harry senza alcun senso logico, ma attribuire tutte le colpe a lui era l’unico modo che aveva per sentirsi bene con se stesso. L’unico modo che gli permetteva di alzarsi dal letto ogni mattina e iniziare un’altra patetica giornata.

-Harry ti prego, lasciami in pace.- mormorò appoggiandosi bancone e serrando gli occhi. -Non posso permettermi distrazioni.-

-Non voglio essere una distrazione, Louis, voglio semplicemente aiutarti, non perché penso che tu ne abbia bisogno, ma semplicemente perché meriti di staccare un po' la spina e poi perché... non c'è nessun altro con cui vorrei passare il mio tempo.- disse il ragazzo con fermezza.

-Tempo insieme...- rise Louis amaramente. -Non puoi neanche immaginare cosa sia diventata la mia vita, Harry. Mi vieni a parlare di tempo insieme quando sei stato proprio tu ad abbandonarmi; sei stato proprio tu ad uccidere quel tempo insieme che sarebbe potuta nascere tra noi.-

-Me ne sarei andato lo stesso dopo qualche giorno, lo sai benissimo..- mormorò Harry cercando di afferrare la mano di Louis stretta in un inestricabile pugno.

-Appunto. Te ne saresti andato lo stesso. Le nostre vite sono troppo diverse per poter combaciare. Io pesco quel pesce che tu mangi con i tuoi ricchi amici nei ristoranti più eleganti di New York.-

-Non mangio pesce, sono vegetariano...- borbottò Harry.

-Era.. era un esempio!- esclamò Louis esasperato. -Ti prego, Harry, torna alla tua vita. Ti auguro il meglio.- disse stringendogli con passione la mano prima di voltarsi e recuperare il suo Connor.

-E' inutile che scappi, io non mi arrenderò con te, come tu non ti sei arreso con me...- mormorò al vento osservando l'esile figura del ragazzo che amava salire sulla sua bicicletta sgangherata assieme a suo figlio e partire via, lontano da lui.


Angoletto
Siete autorizzati a venirmi a picchiare in massa. E' tantissimo che non aggiorno, ma a mia discolpa ho da dire che ho avuto gli esami di maturità e che dopo ero così contenta di aver finito tutto che avevo solo voglia di stare a letto a fissare il soffitto per gustarmi a pieno la libertà e la noia.

Come vi è sembrato questo capitolo? Non prendetevela troppo con Louis, lui è solo stressato e non crede di essere più all'altezza di Harry. Fatemi sapere i vostri pareri :)

In settimana andò in vacanza per tutto il mese; spero di avere campo per poter aggiornare costantemente.
Un bacio, Som <3

 

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Capitolo 9
*** Coperte e caffè ***


C'è stato un tempo, quando era molto piccolo, in cui Louis era terrorizzato dall'acqua del mare. Riusciva a fare il bagno con l'aiuto del nonno, ma di immergere la testa dentro l'acqua non se ne parlava minimamente. Riuscire a rimanere interi minuti a morto a galla era addirittura un'utopia.

Così un giorno suo nonno gli svelò il grande segreto del mare, il segreto che regolava tutte le creature marine: "l'acqua salata del mare - diceva - è la dimora di tutte le specie un po' diverse, un po' sole nella loro diversità. L'acqua del mare accoglie, abbraccia e ricompone ogni essere che riesce ad abbandonarsi completamente a lei."

Da quel giorno Louis decise di aprirsi al mare e diventare a tutti gli effetti una creatura marina. In fin dei conti anche lui era un anima sola e diversa dagli altri. Credeva di avere tutte le carte in regola per essere accolto dal mare come suo figlio.

Per qualche strano motivo Louis ripensò a questa legge una mattina all'alba. Aveva gettato la sua rete nell'acqua e casualmente aveva rivolto lo sguardo verso l'orizzonte.

Ormai aveva iniziato a svolgere il suo lavoro con monotonia, non provava più nessuna grande emozione nei confronti del mare. Ormai considerava quella distesa blu come l'unica che riusciva a sfamare suo figlio. Non lo faceva per cattiveria e non provava nessun tipo di odio o di rimorso nei confronti del mare, solo, non riusciva a trovare più quella bellezza nascosta che per tutta la vita era riuscita ad incantarlo come una sirena.

Improvvisamente volse lo sguardo verso il pallido cielo dell'alba. Due cormorani volavano bassi in cerca di qualche pesce per colazione. Louis ripensò a suo nonno e alla luce negli occhi che aveva quando osservava il mare. Poi, come un automa si spogliò, non curandosi della rigida temperatura dicembrina, si sporse dalla sua barca e si tuffò nel blu.

Se qualcuno lo avesse visto probabilmente lo avrebbe rinchiuso in qualche centro per malati di mente. Nessuno avrebbe mai provato a fare una cosa simile in un periodo così freddo.

In un primo momento imprecò contro ogni santo esistente per il gran gelo, ma ben presto il suo corpo iniziò a perdere ogni sensibilità ed iniziò anche ad apprezzare quella leggera sensazione di indolenzimento che solo temperature così basse sapevano lasciare.

Chiuse gli occhi e ripeté nella mente la legge di suo nonno, poi si stese sul pelo dell'acqua e spalancò gli occhi per osservare il cielo senza nuvole. Gli dava un senso di pace e tranquillità. Era tanto tempo che non riprovava una sensazione simile.

Nonostante il sole non fosse alto, Louis dovette strizzare gli occhi per riuscire ad osservare il tiepido azzurro mattutino del cielo.

Questa era la pace che stava cercando, la pace che da troppi mesi non riusciva a raggiungere.

Dopo qualche minuto decise di risalire sulla barca. Il vento però non fu affatto clemente con lui, si scagliò impetuosamente contro la sua fragile pelle.

Louis si coprì in fretta con un asciugamano sgangherato maledicendosi più volte per la sua stupida idea. I suoi denti iniziarono a battere automaticamente e la pelle d'oca aveva già iniziato a costellare il suo corpo.

Solo in quel momento si rese conto che forse non era stata una buona idea.

Aprì la cassapanca della sua barchetta e tirò fuori una bottiglia di rum. Sapeva che era l’unica cosa che poteva scaldarlo in momenti come quello. La stappò e provò a bere serrando gli occhi, ma con suo enorme disappunto si rese conto che non vi era rimasto più neanche un goccio di alcool al suo interno. Sbuffò frustrato e, dopo aver lanciato la bottiglia in mezzo al mare con tutta la forza che aveva in corpo cercando di riscaldarsi con mani tremanti e instabili, tolse l’ancora dal terreno e tirò su le reti piene di pesce. Poi manovrò la barca fino a riportarla verso la riva.

Nell’ultimo periodo anche il pesce aveva iniziato a scarseggiare, le basse temperature spingevano gli abitanti del mare a cambiare la zona e Louis doveva accontentarsi dei piccoli pesciolini di passaggio.

Quando fu vicino alla spiaggia si buttò giù dalla barca senza aspettare di essere più vicino. Si bagnò tutto nuovamente e il freddo lo avvolse di nuovo come un mantello. Aveva la sensazione che quel freddo pungente fosse entrato in ogni angolo del suo corpo per iniziare a pilotare i suoi movimenti senza che lui potesse ribellarsi in alcun modo.

Era così intento ad asciugarsi invano i pantaloni e a cercare di riscaldarsi che non si accorse di due fari verdi che lo osservavano leggermente preoccupati.

Con la lingua di fuori e i capelli al vento, Harry era tutto ricurvo su se stesso con una coperta azzurra sulle spalle e un blocco da disegno sul grembo.

Louis rabbrividì e, stringendosi in se stesso, si allontanò dalla barca dimenticandosi sia di attraccarla al porticciolo nel modo corretto, che del pesce.

Harry si alzò in silenzio e pulendosi con le mani i pantaloni sporchi di sabbia si avvicinò con cautela al pescatore.

-Lou..?- mormorò bloccandolo per una spalla. Louis sobbalzò con il cuore in gola credendo di essere solo.

-Scusa, non volevo spaventarti.- continuò il riccio. Questa volta il ragazzo si voltò per rivolgergli un sorriso tremolante.

-Harry...- mormorò con una voce spezzata. Il suo fiato produceva un grande alone di vapore davanti alla sua bocca.

-Sei... sei e.. Oh! Ma tu stai...- farfugliò Harry osservando il corpicino che aveva davanti scosso da forti tremori.

-S..sto bene..- precedette la sua domanda il pescatore.

Harry si perse ad osservare quelle labbra fine, completamente screpolate dal freddo, che non molti anni fa erano piene e morbide e quegli zigomi troppo sporgenti che lasciavano solo il ricordo del bel ragazzo aitante che era stato un tempo. Harry strinse la mano in un pugno. Avrebbe tanto voluto accarezzare quella guancia così fredda per ridonargli un po' dell'antico calore, ma sapeva benissimo che Louis sarebbe scappato. Era come un animale braccato, ad ogni piccolo movimento sospetto sarebbe potuto far fuggire.

Un fievole starnuto riportò Harry sulla terra.

-Credo di essermi raffreddato..- borbottò Louis coprendosi il naso con la sua esile mano.

-Lo credo anche io.- sospirò Harry. -Vieni, ti riporto a casa.- disse adagiandogli la coperta sulle spalle.

-Devo lavorare!- mormorò il pescatore senza guardare il riccio stringendosi nella coperta e chiudendo gli occhi per il freddo.

-Te ne stavi andando senza il tuo pesce poco fa...- obiettò Harry sistemandogli la coperta per cercare di non fargli prendere freddo al collo.

Louis volse lo sguardo verso la sua barca e si rese conto di non averla legata.

-Porca miseria!- esclamò prima di correre in modo instabile verso il mare lasciando cadere la coperta. Iniziò ad armeggiare con le corde senza riuscire a fare un nodo decente, avendo le mani troppo congelate.

Harry raccolse la coperta e lo seguì.

-Serve aiuto?- disse per poi prendere le cime e legarle in un perfetto nodo. Louis spalancò gli occhi e lo osservò.

-Come hai imparato?- chiese.

-Beh...- si grattò il collo imbarazzato. -Ho creato una collezione di vestiti a tema nautico e... ho dovuto imparare a fare i nodi per delle decorazioni...- confessò.

Louis alzò gli occhi al cielo, ma Harry poté giurare di aver visto sorgere un piccolissimo sorriso sulle sue labbra.

-Sei stato bravo..- mormorò trattenendo un brivido. Harry sorrise e gli posò nuovamente la coperta sulle spalle.

-Non ne ho bisogno, Harry. Grazie.- disse togliendosi la coperta dalle spalle e adagiandola su quelle muscolose del riccio. Poi si strinse nella sua misera camicia prima di voltarsi e proseguire il suo percorso.

Harry non si arrese. Con poche falcate lo raggiunse e adagiò nuovamente la sua coperta sulle sue spalle.

-Dai, Lou, sembri così infreddolito! Questa ti aiuterà.- disse con premura.

-Non fare lo scemo! Fa freddo anche per te!- esclamò Louis cercando di togliersi la coperta di dosso.

-Ho già un piumino addosso! Mi sembra più pesante di una semplice camicia di flanella. E poi sei anche bagnato. Sei caduto dalla barca?- constatò.

-Harry, non ho bisogno delle tue pre…-

-Oh Lou, come la fai lunga! È solo una coperta! Non ti sto donando un piede! Probabilmente mi uccideresti se volessi offrirti un caffè!- esclamò Harry. Louis tacque per qualche istante poi chinò il capo e mormorò un semplice grazie. Harry sorrise soddisfatto.

-Uhm… posso offrirtelo lo stesso un caffè?- Louis sorrise per poi scuotere il capo.

-Devo lavorare, Harry. Magari un'altra volta.- Magari in una prossima vita, aggiunse mentalmente. Louis non aveva spazio nè tempo nella sua vita per occuparsi di un'altra persona. Non poteva lasciare che i suoi sentimenti si interponessero nuovamente tra lui e i suoi doveri. Non era più un ragazzo di 20 anni, non c'era più suo nonno ad aiutarlo. Ora tutto ricadeva sulle sue spalle e se avesse ceduto tutto sarebbe inesorabilmente crollato.

Il pescatore si voltò e con la coperta sulle spalle trascinò il pesante carretto verso il mercato. Harry sospirò osservando la fragile figurina allontanarsi in modo poco stabile.

Avrebbe voluto solamente che quei quattro stupidi anni non fossero mai passati. Anche lui era cresciuto, ma non credeva che così poco tempo potesse togliere tutta la giovinezza ad un ragazzo nel fiore dei suoi anni.


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Quel giorno Louis stava vendendo molto pesce. Con l’imminente arrivo del Natale tutti gli abitanti erano più propensi a spendere e a comprare cibo per prepararsi in anticipo alle grandi cene natalizie.

Per Louis fu solo un bene. Mancavano meno di 24 ore al compleanno di suo figlio e lui non aveva ancora messo da parte i soldi per la nuova bicicletta. Non credeva di riuscirci in verità. I soldi erano veramente tanti, anche se lui aveva scelto un modello vecchio e di terza mano. Sperava nonostante tutto nella clemenza del signor Bullet anche se da sempre si era dimostrato un vecchietto arrogante e poco disponibile.

Alcuni clienti si preoccuparono delle condizioni fisiche del ragazzo, visto che non sembrava perfettamente in forze e la pesante coperta che continuava a tenere sulle spalle non era di certo confortante. Louis aveva rassicurato tutti spiegando che in mare aperto a volte alcune giornate erano semplicemente più fredde di altre.

Improvvisamente, dopo aver servito la signora Danka e aver lasciato un buffetto con le sue mani gelide a piccolo fagotto di tre mesi che aveva in braccio, sentì un forte odore d caffè. Si voltò distrattamente per imbattersi in un bicchiere di caffè nero bollente.

-Beh, visto che devi lavorare te lo porto qui.- spiegò una voce roca alle sue spalle. Louis si voltò di scatto per trovarsi davanti due occhioni verdi e un paio di fossette.

-Harry!- sussurrò sorpreso. -Che ci fai qui..?- chiese cercando di riscaldarsi le mani sfregandole tra loro.

-Ti ho portato il caffè! Anche se non passo la mia vita a mangiare come qualche anno fa, credo ancora che la colazione sia uno dei pasti principali della giornata.- spiegò come se fosse la cosa più ovvia del mondo porgendo il bicchiere fumante a Louis.

Il ragazzo sorrise annusando l’aroma del caffè che tanto gli era mancato. Aveva perso l'abitudine di andare al bar di Perrie, non poteva permettersi la colazione al bar ogni giorno e non voleva pesare sulle spalle dell’attività dell'amica.

-Grazie... Non dovevi però, ho già fatto la colazione a casa.- Harry scosse le spalle e alzò gli occhi al cielo.

-Bevi prima che diventi freddo.- lo invitò.

Louis iniziò a sorseggiare voracemente la bevanda. In verità non c'era stata nessuna colazione per lui. Non aveva una colazione da molti anni ormai. Preferiva lasciare il latte per suo figlio. Lui era uomo, poteva anche vivere senza latte.

Harry lo osservava comodamente appoggiato al bancone cercando di nascondere un sorriso soddisfatto.

-È buono. Come facevi a sapere che prendevo proprio questo tipo di caffè?- mormorò Louis dopo aver bevuto tutto d'un fiato il contenuto del bicchiere, mentre si asciugava con un tovagliolino le labbra macchiate.

-Mi fa piacere. Vorrei poter dire di essermi ricordato i tuoi gusti, ma la verità è che mi ha aiutato Perrie.- ammise il riccio.

-Non preoccuparti, quello che conta è il pensiero. E l'ho apprezzato.- rispose Louis arrossendo. -Ma non devi, non ce n’è bisogno, Harry.-

-Continuerò fino a che non smetterai di dire che non devo. E quando smetterai di dirlo, continuerò perché allora sarà una nostra abitudine.-

Louis abbassò il capo e sospirò. Si rese conto che cercare di mandar via Harry sarebbe stato più difficile del previsto.

-Dove hai lasciato Connor?- chiese Harry per cambiare discorso notando lo sguardo turbato dell'amico.

-E' con Niall al porto. Oggi tornano Liam e Zayn per le vacanze natalizie. Dovrebbero essere qui a momenti- spiegò Louis tornando a servire i suoi clienti.

-Che fantastica notizia! Non vedo l'ora di incontrarli!- esclamò Harry poggiandosi distrattamente sul bancone accanto a Louis.

-Già...- mormorò il pescatore poco convinto. La verità era che non aveva molta voglia di incontrarli. Sapeva che avrebbero iniziato a rimproverarlo e a giudicare le sue abitudini non condivise.

-Domani è il compleanno di Connie, non è vero?- chiese Harry che evidentemente aveva moltissima voglia di parlare.

-Già.- rispose ancora una volta. Harry si imbronciò leggermente per poi sospirare. Decise di tornare a casa. Louis chiaramente non aveva molta voglia di parlare. Avrebbe fatto un nuovo tentativo il giorno dopo.

Dopo averlo salutato calorosamente e aver lasciato una vigorosa carezza sulle sue spalle, più che altro per riscaldarlo ancora, tornò a casa.

Louis cacciò fuori un sospiro che sembrava aver trattenuto per tutto quel tempo e continuò a lavorare indisturbato.

Sorrise quando vide in lontananza dei riccioli completamente diversi da quelli di Harry. Danielle lo raggiunse in poco tempo e dopo avergli lasciato un bacio sulla fronte si sedette a gambe incrociate sul bancone.

-Cosa ti porta qui?- chiese Louis senza guardarla.

-Una festa. Ti sto invitando ad una festa.- disse lei battendo un pugno sulla mano aperta.

-Non se ne parla.- decretò Louis. -Volevi altro?-

-Mi dispiace per te, ma verrai a questa festa visto che si farà a casa di Ed e Taylor e per tornare a casa devi fare per forza quella strada. E poi terrò in ostaggio tuo figlio.-

Louis sbuffò iniziando a pulire il bancone con una pezzetta.

-E cosa festeggiamo? Il compleanno di Connie è domani! Porta male festeggiare prima.-

-Lo so, scemo! Festeggiamo il ritorno di Zay e Lee!- esclamò la ragazza. -In verità è stato Liam a dirmi di preparare una piccola festicciola, come se non li avremmo già festeggiati di nostro... Era emozionatissimo, voglio proprio capire che cosa gli passa per la testa.- ridacchiò la ragazza.

-Ti senti ancora con lui? Non avevi una bambolina voodoo con la sua foto?- chiese. La ragazza alzò le spalle.

-Non tengo i rancori dentro. Gli voglio bene. Alla fine lui è felice, e anche io. Alla fine l'amore non è tutto.-

-Già...- si ritrovò a rispondere Louis mordendosi il labbro.

-Ho visto Harry mentre venivo qui.- esclamò la ragazza facendogli l'occhiolino. -Ovviamente ho invitato anche lui!-

-Non ne avevo dubbi...- borbottò il pescatore.

-Cosa era venuto a fare?- chiese.

-Mi ha portato un caffè...- disse con tranquillità.

-E una coperta!- dedusse la ragazza. -Questo non è sicuramente il tuo odore.-

-E una coperta..- aggiunse Louis alzando gli occhi al cielo.

-Che romantic....-

-Piantala!- la fermò Louis cercando di trattenere una risatina.

-Oh dai, Lou! Fammi sognare! Anche io voglio un ragazzo che mi porti un caffè e una coperta a lavoro!- esclamò.

-Non avevi appena detto che l'amore non è tutto?-

-Non puntualizzare ogni volta!- disse alzando gli occhi al cielo. Louis rise e scosse il capo.

-In ogni caso tra me e lui non potrà esserci più nulla. Non siamo più bambini, non abbiamo bisogno - o almeno, io non ho bisogno - di una storia d'amore. Non me ne faccio nulla dell'amore e non ho tempo.-

-Non la penserai così quando inizierà a lasciare dei fiori sulla tua barca.- ridacchiò la ragazza.

-Bloccherò questa...cosa... prima che inizino a spuntare fiori sulla mia barca. Anche perché Connie è allergico al polline.- aggiunse.

-Lo vedremo..- ridacchiò la ragazza scendendo dal bancone. -Ti aspettiamo per le 18.00, porta qualche pesce, lo facciamo alla griglia!- disse correndo via.

Louis sorrise e scosse il capo. Non aveva nessuna voglia di andare a quella stupida festa ma per non far preoccupare i suoi amici ci sarebbe andato. E poi era convinto che suo figlio non se la sarebbe persa per nulla al mondo.

-Angoletto
Ehilà! Sono tornata qualche giorno fa dalle vacanze e come promesso ecco il nuovo capitolo.
Come vi è sembrato? E' solo un capitoletto di passaggio, dal prossimo le cose si complicheranno e conosceremo un nuovo personaggio.
Ora vado a letto che, come al solito, è molto tardi. Se volete scrivetemi le vostre opinioni :)
A presto, Somriure <3

 

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Capitolo 10
*** Aafrae ***


Erano ormai le otto di sera quando Louis decise di dirigersi verso la casa di Taylor ed Ed, anche se continuava lo stesso a non avere nessuna voglia di vedere i suoi amici e passare una serata caotica piena di risa e gioia. Louis non era di norma una persona gioiosa, preferiva incontrare i suoi amici singolarmente, non riusciva a sopportarli tutti insieme, si sentiva esposto e vulnerabile e Louis odiava non avere la situazione sotto controllo.

In più quella sera, come se non bastasse, era stato invitato anche Harry che di sicuro era una delle ultime persone che avrebbe voluto vedere. Non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto sopportare quel suo sguardo dolce e pieno di premure. Naturalmente nel profondo del suo cuore non negava di apprezzare quelle sue piccole attenzioni, ma la sua vita non aveva più posto per questo tipo di emozioni.

Quella giornata che sembrava non potesse portare niente di buono era però stata favorevole sotto altri punti di vista: Louis era riuscito a comprare il regalo di compleanno per Connor.

Una vecchia bicicletta, che qualche vita fa aveva vantato un colore rosso fuoco, ora giaceva nel garage del negozio di Perrie. Louis era riuscito a convincere il signor Bullet a lasciargli quella veccia bici promettendogli una cassa di pesce gratis al giorno. E forse era quasi un furto chiedere in cambio così tanto pesce, ma a Louis non importava: suo figlio avrebbe avuto un autentico regalo di compleanno, come tutti gli altri bambini.

Appena arrivato davanti al portone di casa di Ed e Tay che avevano deciso di dipingere di un improbabile colore verde pisello, prese un ampio respiro, poi si fece coraggio e suonò il campanello.

Attese qualche istante ascoltando il quasi fastidioso vociare che proveniva dall'interno finché goffamente il portone si aprì.

-Ehi Lou! Ciao!- lo salutò calorosamente Taylor gettandosi tra le braccia dell'amico che la strinse forte. -Scusa se ci ho messo tanto ma la piccola carota rende miei movimenti lenti e goffi.- spiegò facendogli spazio per farlo entrare.

-Non preoccuparti!- sorrise teneramente Louis accarezzandole il pancione. -Come sta la piccola?- chiese non riuscendo a togliere lo sguardo da quella confortevole dimora che ospitava una piccolissima bambina. La verità è che ne era completamente affascinato. Avrebbe voluto assistere quella pazza che aveva messo al mondo suo figlio, non per passare del tempo con lei, naturalmente, ma per vedere il suo Connor formarsi pian piano e crescere giorno dopo giorno.

-Papà!- esclamò proprio in quel momento suo figlio con una vocetta esaltata, correndogli incontro. Louis lo prese in braccio e sorrise.

-Buonasera campione!- ridacchiò scompigliandogli i capelli. -Hai fatto il bravo oggi con zia Tay?- chiese cercando l'approvazione dell'amica.

-Sì, ma la prossima volta voglio venire con te.- sussurrò all'orecchio del padre. -Le canzoncine che la zia canta a Giglio Tigrato non mi piacciono per niente. Mi fanno venir sonno!- esclamò il bambino alzando un po' la voce. Louis e Tay scoppiarono a ridere.

-Giglio Tigrato?- chiese Tayor con un'espressione buffa sul volto.

-Sì, ho deciso che la piccola si chiamerà così. Tu mi hai detto che potevo scegliere il nome e Giglio Tigrato era una tipa a posto! Peter Pan le voleva bene.- decretò il bimbo sorridendo.

-Piccolo, grazie per averci dato questo consiglio, io e zio Ed lo prenderemo sicuramente in considerazione. Avevamo pensato anche a Dorothy, che ne pensi?- chiese la ragazza sperando che il bambino approvasse anche quel nome decisamente più normale. Connor ci pensò seriamente per qualche istante, poi annuì alzando le spalle.

-Potrò chiamarla Dory come l'amica di Nemo?- chiese.

-Ma certo, tesoro! Mi sembra un ottimo compromesso.- accordò la zia.

-E' un bellissimo nome Dorothy!- la appoggiò Louis. -E poi anche la ragazza del Mago di Oz si chiamava così, ti ricordi?- chiese a suo figlio.

-E' vero!- esclamò il bambino battendo le mani. -Ora mi piace molto di più questo nome!- disse scendendo dalle braccia del padre per andare a comunicare la notizia agli altri.

-Tuo figlio ne sa una più del diavolo!- ridacchiò Tay.

-Gli leggo molti libri.- sorrise Louis orgoglioso del suo piccolo ometto.

-Oh, ma che pessima padrona di casa!- esclamò Taylor prendendolo per un braccio. -Andiamo in soggiorno, ci sono tutti!- disse portandolo nell'altra stanza.

Tutti appena lo videro lo salutarono calorosamente, Niall gli lanciò anche un cuscino per aver fatto tardi e aver allontanato con dell'interminabile tempo il suo stomaco dalla fantastica pasta al forno di Tay.

-Ehi Lou...- lo chiamò un'inconfondibile voce alle sue spalle.

-Zay!- esclamò per poi stringere l'amico. Louis non era un tipo da abbracci, ma Zayn gli era mancato veramente tanto e sentiva il bisogno di una sua stretta.

Dopo la partenza di Harry, Louis si era ritrovato veramente solo e si era reso conto che alla fine il riccio aveva ragione. Non sarebbe più riuscito a passare la sua vita in completa solitudine. Così una sera con la coda tra le gambe aveva bussato alla porta di Liam. Aveva trovato lui, Zayn, Ed e Niall ad urlare davanti omini che rincorrevano un pallone. Immediatamente i ragazzi avevano dimenticato la partita pronti ad accoglierlo nuovamente tra loro.

Quella sera avevano chiarito una volta per tutte. Certo, erano volati piatti, insulti e grida, ma poi si erano ricordati dell'antica fiamma che aveva acceso la loro amicizia e con una birra avevano risolto tutto.

-Come stai?- chiese guardandolo fisso negli occhi con quel suo sguardo che sapeva entrare dentro la sua anima leggendogli dentro senza alcun problema.

-Bene...- mormorò Louis abbassando lo sguardo per far cessare quel flusso e alzare ancora una volta quel muro che lo divideva dagli altri. -Dove hai lasciato Liam?- chiese in quel momento per cambiare discorso. Sapeva che l'amico sarebbe tornato sull'argomento, ma non aveva alcuna voglia di affrontarlo in quel momento senza neanche un goccio di alcool nel corpo.

Proprio in quel momento Liam uscì dal bagno tenendo per mano una minuscola bambina dagli occhi neri come la notte. Louis sbarrò gli occhi quasi strozzandosi con la sua stessa saliva. Zayn ridacchiò dandogli leggere pacche sulla schiena per farlo respirare.

-Oh, ecco lo zio Louis!- disse Liam spingendo la bimba che aveva più o meno l'età di Connor davanti a loro. -Lui è il papà di Connor!- spiegò il ragazzo lasciando una pacca sulle spalle all'amico.

Louis non aveva parole. Mai si sarebbe aspettato una sorpresa del genere. Si inginocchiò all'altezza della bambina e le sorrise.

-Io sono Louis. Sei proprio bella, lo sai? E questo vestitino è meraviglioso.- disse gentilmente accarezzandole una guanciotta paffuta.

-Vedo che hai conosciuto Effy!- disse Connor con una punta di gelosia nella voce affiancando il padre. La bimba si voltò oltraggiata verso il suo coetaneo e dopo avergli fatto una linguaccia gli tirò un ricciolo ribelle prima di nascondersi tra le braccia di Zayn.

Liam e Zayn scoppiarono a ridere. Louis prese in braccio suo figlio che aveva in volto un espressione sconvolta e spaventata.

-Non è colpa mia se il suo nome è difficilissimo da pronciunare!- mormorò continuando ad osservare la bimba con timore.

-Il suo nome è Aafrae, viene dal Marocco. Non sa ancora parlare molto bene l'inglese, ma capisce tutto.- spiegò Liam accarezzando un ricciolo color cioccolato della bimba.

-E come....-

-Per ora ci è stata solo data in affidamento.- rispose Zayn. -Ma contiamo di adottarla ufficialmente.-

-Dopo il matrimonio, Zaynie!- sottolineò Liam.

-Matrimonio, certo...- borbottò il ragazzo alzando gli occhi al cielo.

Louis sorrise emozionato guardando i suoi amici con affetto.

-E' una fantastica notizia, ragazzi!- esclamò.

-Già, non è fantastico?- interruppe Niall. -Bambini, non avete una leggera fame?- chiese cambiando immediatamente discorso. Connor annuì e corse in cucina per cercare di rubare qualcosa. Aafrae invece nascose la testa tra il cappuccio della felpa di Zayn.

-E' ancora un pochino timida..- spiegò.

-Oh, sciocchezze!- esclamò Niall prendendo la piccola dalle mani di Zayn. -Chi è il tuo zio preferito?- chiese facendole il solletico e portandola a tavola accanto a tutti gli altri.

-Non cambierà mai...- ridacchiò Liam seguendoli in soggiorno.

-Abbiamo deciso di trasferirci di nuovo qui.- confessò Zayn a Louis raggiungendo gli altri nell'altra stanza. -Londra è troppo caotica, le farà bene crescere qui, non voglio che senta la mancanza del suo paese.-

-Oh, naturalmente. Quest'isola è molto simile all'Africa. Abbiamo coccodrilli ed elefanti.- disse Louis cercando di trattenere una risata.

-Dai, non volevo intendere questo!- rise Zayn. -Solo che.. qui c'è la nostra famiglia e.. non sto parlando di mia madre...e..-

-Ho capito, Zayn, tranquillo. Trovo che sia un'ottima idea e Aafrae mi sembra una bambina molto dolce. Si troverà bene qui.-

-Forse con Connie avrà qualche problema visti gli sguardi che si stanno lanciando.- rise osservando il figlio del suo amico. Louis ridacchiò.

-E' solo geloso. Per anni è stato l'unico marmocchio ed ora si ritrova con due donne: una spuntata dal nulla e una ancora in allestimento.-

-Hai ragione. Povero piccolo!- rise Zayn.

-Avete finito, piccioncini?- urlò Niall beccandosi un'occhiataccia di Liam. -I bambini hanno fame!-

-Già, i bambini...- rise Louis sedendosi a tavola accanto a Danielle.

-I bambini e lo zio Niall.- specificò il biondo.

Connor osservava la tavolata appoggiato allo stipite della porta della cucina. C'erano ancora molti posti liberi, ma lui non sapeva quale occupare. Di solito il suo posto era in braccio allo zio Liam - perché non riusciva ad arrivare alla tavola visto che era ancora piccolo - tra lo zio Zayn, che gli raccontava sempre storie bellissime e lo zio Niall, che gli metteva nel piatto sempre le cose più buone, ma ora quel posto era occupato dalla nuova arrivata che, oltretutto, si stava guadagnando gli sguardi di tutti. Connor in quel momento decise che le femmine erano stupide e i vestitini che indossavano non erano assolutamente comodi per giocare a palla.

-Connie, mio capitano.- lo richiamò suo padre sorridendo. Il bimbo lo osservò con uno sguardo triste e distaccato. -Vuole prendere posto accanto a me?- chiese indicando la sedia dei grandi accanto a lui.

-Posso sedermi sulla sedia dei grandi?- chiese avvicinandosi cautamente.

-Ma certo! Sei grande, no?- Connor sorrise e si arrampicò sulla sedia. Louis gli mise alcuni cuscini per rialzarlo un pochino. -Che ne pensa mio capitano?-

-Da questo punto riesco a vedere tutto il... mare, Spugna!- esclamò il bimbo battendo le mani. Louis rise e gli scompigliò i capelli.

Alla fine non era capitato in un posto così brutto. Era, oltre che accanto al suo papà, anche accanto allo zio Zayn che gli aveva raccontato tante storie buffissime di quando lui e suo padre erano piccoli.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.

-Ma... Harry? Non doveva venire anche lui?- chiese Louis ad un certo punto della serata, quando i ragazzi aspettavano l'ennesimo caffè seduti comodamente sul divano.

-Oh, finalmente hai notato la sua assenza!- esclamò Perrie ridacchiando. Louis alzò gli occhi al cielo e gli altri risero.

-Allora il piccolo Harry è qui sul serio! Io e Zay pensavamo fosse solo l'ennesimo vaneggiamento di Niall.- rise Liam.

-Ah, ah. Molto divertente.- esclamò Niall affacciandosi dal tappeto sul quale era seduto insieme ai due bambini per intrattenerli (o intrattenersi).

-No, è qui sul serio. E non è più così tanto un piccolo Harry!- esclamò Ed ridendo. -E' sicuramente più alto di te, Zayn e ha due spalle che sono il doppio di quelle di Liam.-

-Fa il modello.- aggiunse Taylor. -Lavora per la compagnia nemica di suo padre a New York.-

-Non è proprio un modello, diciamo che è lo stilista della compagnia. Dovete vedere i disegni che crea! Sono meravigliosi!- specificò Perrie.

-Possiamo chiedere di disegnare qualcosa per Aafrae! Gli ho già commissionato un set di vestitini per Dorothy.- spiegò Taylor ridacchiando.

-Possiamo evitare di parlare di Harry?- chiese Louis leggermente alterato e rosso in faccia.

-Sei stato tu ad aprire l'argomento!- puntualizzò Danielle.

-Ho solo chiesto perché non ci fosse. Non volevo sapere vita, morte e miracoli!- sbuffò.

-Doveva lavorare. Era molto indietro con la collezione e il suo capo lo pressava.- spiegò Perrie.

-E' tornato a New York...?- chiese Louis cercando in tutti i modi di mascherare quella leggera nota di delusione nella sua voce.

-Aaawe, è preoccupato!- esclamò Zayn accarezzandogli bonariamente i capelli. Louis sbuffò e si levò quella mano indiscreta dal corpo. Gli altri risero.

-No, lavora su Skype. Il suo lavoro consiste nel disegnare, ma partecipa alle riunioni tramite computer.- spiegò Danielle. -Tranquillo, riceverai il tuo caffè domani mattina.- lo prese in giro la ragazza.

-Carino!- esclamò Liam battendo le mani. -Gli porta il caffè!-

-Oh, piantatela!- esclamò Louis rosso come un peperone. -Gli ho detto che non deve, ma è talmente insistente che mi viene difficile dirgli di no.-

-Qualcuno sta sciogliendo il cuore di ghiaccio del nostro LouLou!- esclamò Zayn lanciandogli un leggero pugnetto sulla schiena.

-Vi odio!- esclamò Louis alzando gli occhi al cielo senza riuscire a nascondere un leggero sorriso.

-Papo...- mormorò Connor avvicinandosi al padre con un pugnetto sull'occhio. -Ho proprio sonnissimo...- spiegò sbadigliando e arrampicandosi sulle ginocchia del padre.

-Va bene, campione. Torniamo nella nostra reggia!- decise Louis alzandosi e prendendo in braccio il bimbo. Intanto anche la piccola Aafrae si era rifugiata tra le braccia di Liam coprendo uno sbadiglio con una mano.

-Louis, sei impazzito. Voi restate qui stanotte, credevo che fosse sottinteso.- disse Ed bloccandolo per un braccio.

-Ma va, Eddie, non ce n'è bisogno. Io e Connie siamo uomini, ce la caveremo.-

-Louis, che dici! È notte fonda, non puoi metterti in mare per raggiungere casa!- insistette Niall.

-E poi stanotte le onde sono alte! Non se ne parla.- aggiunse Liam.

-Ragazzi, conosco quel mare meglio di me stesso.- disse Louis alzando gli occhi al cielo. -Non ci succederà nulla.- disse accarezzando la schiena di suo figlio che aveva già iniziato a ronfare.

-Louis non fare il bambino. Abbiamo una stanza in più ed è già preparata per voi. Non vorrai certo far alterare una donna incinta!- sbottò Taylor. Le altre ragazze le diedero immediatamente ragione.

Louis sospirò.

-Va bene...- disse abbassando lo sguardo. -Grazie.-

-Non provare nemmeno a ringraziarci. Sei praticamente nostro fratello, è un piacere per noi!- esclamò Ed prendendo Connor dalle braccia del padre per portarlo nella stanza che avevano preparato per loro.

-Domani ci svegliamo con calma e prepariamo una bellissima colazione per il nostro festeggiato.- sussurrò Taylor facendogli l'occhiolino.

-Oh, certo! Verremo tutti!- aggiunse Liam sorridendo.

-Per te niente caffè, però. Devi ricevere quello del tuo amato!- spiegò Danielle suscitando le risa degli altri. Louis arrossì alzando gli occhi al cielo.

-Grazie ragazzi, sul serio.- disse Louis stringendo Perrie simbolicamente.

Dopo qualche minuto tutti tornarono nelle loro case e Louis poté finalmente intrufolarsi nel letto matrimoniale che i due ragazzi avevano preparato per loro e stringere il suo piccolo tra le braccia.

Quando scattò la mezzanotte gli lasciò un bacetto sulla fronte augurandogli con un mormorio un buon compleanno.

Angoletto
Inaspettatamente ecco qui il nuovo capitolo! Diciamo che in questo periodo ho molto tempo libero avendo finito la scuola e tutti i test d'ingresso per l'università.
Come aluni di voi avevano intuito Aafrae era la grande sorpresa di Liam :)
Come avete trovato questo capitolo? Fatemi sapere, mi fa piacere.
A presto, Som.



 

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Capitolo 11
*** Compleanno ***


Di questo passo si sarebbe sicuramente ammalato, pensò Louis alitando sulle sue mani per riscaldarle. Stava cercando in tutti i modi di trascinare due biciclette verso la casa di Ed e Taylor senza farle cadere e senza farsi del male, ma questo sembrava assolutamente difficile.

A complicare notevolmente le cose era il gelo mattutino che aveva deciso di far prendere la sensibilità alle sue mani rendendogli impossibile stringere i due manubri senza imprecare.

Quella mattina era iniziata molto presto per Louis. Si era alzato prima del solito per andare a pescare non voleva di certo rinunciare alla festa di suo figlio. Era tornato sulla terra ferma prima che sorgesse il sole per vendere i pesci pescati nella notte alla signora Camath che li avrebbe a sua volta venduti al posto suo al mercato. Aveva deciso di prendersi un giorno di vacanze per festeggiare suo figlio. La vita andava troppo veloce e fermare il tempo ogni tanto per godersi al meglio i momenti importanti non era poi così male.

-Ti serve una mano?- una voce nel gelo dell'alba frantumò il filo ordinato dei suoi pensieri. Louis sobbalzò e se non avesse avuto i riflessi pronti probabilmente avrebbe lasciato cadere le due biciclette.

-Scusa, ogni volta finisco per spaventarti! Ti posso assicurare che non è mai mia intenzione.- disse Harry ridacchiando leggermente e prendendo dalle mani di Louis la bicicletta più grande.

Il pescatore si voltò fulminandolo con lo sguardo.

-Come fai a trovarmi sempre anche a quest'ora dell'alba!?- chiese leggermente irritato. -Sto quasi iniziando a pensare di essere pedinato!-

Harry ridacchiò grattandosi la cute scompigliando leggermente i lunghi riccioli.

-Probabilmente in un altro giorno non ti darei torto, ma temo che oggi siamo diretti entrambi nello stesso luogo.-

-Io temo proprio di no.- ribatté Louis cercando di afferrare l'altra bicicletta.

-Uhm... i ragazzi mi hanno invitato alla festa di Connie! Gli ho portato un regalino e... ho fatto anche dei biscotti, sai, per la colazione...- ammise il riccio arrossendo.

-Ti ringrazio Harry, ma non ce n'è alcun bisogno. In generale. Io non ne ho bisogno. Puoi solo far finta di... non lo so! Puoi far finta di non avermi incontrato? Anzi, puoi far finta di non avermi mai conosciuto?- chiese Louis esasperato. Dopo però aver notato l'espressione delusa e triste, la tipica espressione da cane bastonato, sul volto di Harry, prese un respiro profondo e continuò in modo più cortese. -Scusa, non voglio essere maleducato o ingrato, apprezzo sul serio quello che fai pe...-

-No Louis.- lo interruppe dolcemente Harry posando una sua enorme mano sull'esile spalla del pescatore. -Non ho intenzione di ascoltare ancora le tue parole. So benissimo quello che mi dirai, me lo ripeti da due settimane: mi dirai che non hai bisogno di niente, soprattutto di me e che non mi devo preoccupare e altre fesserie simili. Non voglio più sentirtelo dire perché so che non la pensi così. Lo leggo dai tuoi occhi. Quelli sono gli unici a non essere cambiati di te. I tuoi occhi mi ricordano che dietro a quel muro c'è ancora il mio Louis.-

Louis abbassò lo sguardo incapace di dire qualcosa. La mano di Harry disegnava sulla sua spalla figure indefinite e il pescatore poteva sentire il suo corpo andare a fuoco nonostante il gelo.

-Hai detto bene, sono rimasti solo i miei occhi.- mormorò Louis continuando a rivolgere lo sguardo fisso al sellino della sua bicicletta. -Se tu stai cercando di riavvicinarti a me perché speri di ritrovare il vecchio Louis ti sbagli di grosso perché quel Louis non c'è più e non tornerà.- disse stringendo il manubrio fino a far diventare le nocche delle sue mani pallide per lo sforzo.

-Non sto cercando quel Louis. Sto cercando Louis e basta. Non posso dimenticare quello che c'è stato. Non posso dimenticare te. Non puoi chiedermi di fare una cosa tanto assurda!- esclamò il ragazzo mantenendo nonostante tutto un tono di voce soffice e dolce, come se anche un rumore più forte del dovuto avesse potuto far scappare il ragazzo. -Ehi Lou...- mormorò alzandogli il volto con due dita accarezzandogli il mento. -Se non ti avessi incontrato probabilmente sarei morto. Mio padre e la vita che aveva in serbo per me mi avrebbero ucciso. Non posso dimenticare la persona che mi ha salvato. Non puoi volerlo veramente...-

Louis tacque. Non sapeva cosa dire in verità. Harry accarezzava con lo sguardo quel corpicino scosso da forti tremori, che non erano del tutto causati dal gelo. In quel momento voleva solo stringerlo tra le sue braccia e probabilmente lo avrebbe fatto se non ci fossero state quelle due biciclette a dividerli. Poteva sentire il rumore assordante dei suoi pensieri che vorticavano nella sua test senza alcun senso logico.

-Ehi..- mormorò ancora. -Qualcuno mi ha insegnato che va bene provare emozioni e che bisogna che esse ci turbino l'anima, perché è l'unico modo che abbiamo per sentirci vivi.-

Solo allora Louis alzò lo sguardo per guardare Harry con gli occhi lucidi. Debolmente annuì e tirò su con il naso.

-Dai, andiamo da Connie e non pensiamoci più, per ora.- Lo incitò togliendo il cavalletto dalla bici. La verità è che sarebbe volentieri rimasto ad affrontare l'argomento ma non aveva mai visto Louis piangere e di certo non voleva vedere le sue lacrime proprio in quel momento.

I due si avviarono in silenzio verso casa Sheeran. Tra di loro era calato un pericoloso silenzio che Harry non riusciva a sopportare.

-Regali questa bicicletta a Connie per il suo compleanno?- chiese il ragazzo per rompere il ghiaccio. Louis annuì arrossendo.

-Lo so, è vecchia e di seconda mano. Non è proprio una...-

-E' bellissima Lou! E poi è la cosa che Connie desiderava di più! Non faceva che ripetermelo.- disse ridacchiando. Il pescatore sorrise continuando a camminare.

-Spero gli piaccia...-

-Oh sì, gli piacerà! Te lo assicuro.- disse in modo deciso. -E poi... è una bella cosa da fare insieme. Un momento padre-figlio. Io non so andare in bicicletta, lo sai?- ridacchiò il riccio arrossendo.

-Sul serio?- chiese Louis sorpreso. -Non hai mai avuto una bicicletta?-

-Oh beh, sì certo, l'ho avuta una bici, ma quando mi sono ritrovato a 9 anni a non saper andare ancora senza rotelle mi sono vergognato e non l'ho più usata.-

-Oh...- rispose Louis pensieroso. -Se vuoi... beh ecco... mentre insegno a Connie ad andarci... se.. se ti va... posso darti qualche lezione!- propose il ragazzo pentendosene immediatamente. -Scusa... fa come se non ti avessi detto nulla!- si affrettò a dire coprendosi gli occhi con la mano libera.

-No Lou!- esclamò Harry sorridendo. -Mi piacerebbe veramente imparare! Sarei onorato a prendere lezioni da te.- disse sinceramente. Solo allora Louis capì che non si sarebbe potuto tirare indietro.

-Va bene... quando Connor vorrà provare la sua bici nuova ti chiamerò.-

-Fantastico!- esclamò il riccio battendo le mani e lasciando cadere la bici addosso a quella di Louis.

-Oops, scusa!- ridacchiò affrettandosi a riprendere il mezzo di trasporto. Louis rise e scosse il capo.

Harry era al settimo cielo. Forse quella bicicletta sarebbe stata il primo passo per rompere quel muro che si era creato tra loro.

I due ragazzi non parlarono più per il resto del viaggio. Louis aveva le orecchie rosse per l'imbarazzo, mentre Harry camminava mezzo metro sopra il suolo dalla contentezza.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Tutto era pronto per la colazione a sorpresa in onore del compleanno del piccolo Connor: Zayn e Liam avevano attaccato palloncini colorati per tutto il soggiorno di casa Sheeran, Danielle aveva apparecchiato la tavola riponendo in modo ordinato tutti i dolcetti che aveva portato Perrie dal bar, Taylor, seduta su una vecchia poltrona, si era apprestata ad incartare tutti i regalini che gli zii avrebbero offerto in dono al piccolo, Niall invece aveva avuto l'arduo compito di assaggiare le varie creme che Ed avrebbe dovuto usare per decorare i cupcackes.

Connor e Aafrae dormivano ancora, beatamente stesi sul letto della camera degli ospiti. Liam e Zayn avevano portato la piccola a casa di Ed e Taylor molto presto per incontrarsi con gli altri per organizzare gli ultimi preparativi.

Tutti lavoravano in allegria ma in completo silenzio. Se il piccolo si fosse svegliato tutto il piano sarebbe saltato in aria.

-Quando tornerà Louis?- chiese Liam entrando in cucina per prendere un paio di forbici.

-Spero tra poco. Sono quasi le 10.00 e di solito Connie si sveglia a quest'ora.- rispose Niall leccando i residui dell'impasto di una torta direttamente dalla ciotola.

-E poi ti lamenti di non trovare mai una ragazza...- borbottò Ed guardando il biondo con un cipiglio disgustato in volto. Liam scoppiò a ridere.

-Oh beh, la mia ragazza non si scomporrà perché sarà esattamente come me. Non posso mica accontentarmi di una qualsiasi! Pensa se poi scopro che è anche vegana! Assolutamente no, prima devo offrirle la cena e poi posso provare ad innamorarmi.- esclamò Niall alzando le spalle.

-Di questo passo resterai single a vita....-

-Oh, andiamo Liam! Non dirmi che hai scelto Zayn perché non avevi nessun altro!-

-Certo che no! Ho scelto Zayn perché lo amo, ma prima di innamorarmi non l'ho sottoposto a nessun test! Mi sono innamorato di lui punto e basta, anche delle cose che prima non sopportavo.-

-La penso come Liam.- aggiunse Ed. -Ho sposato Taylor..-

Non riuscì a finire la frase perché una vocetta interruppe il discorso.

-Zio Liam, devo parlare con te di una cosa importantissima.- disse Connor aggrappandosi ai pantaloni dello zio con i capelli tutti in disordine e il segno del cuscino ancora sulla guancia.

-Mentre voi discutete... noi andiamo ad avvertire gli altri.- sussurrò Ed all'orecchio di Liam.

-Uhm... dimmi piccolo!- disse Liam prendendo Connor tra le sue braccia.

-Devi riportare Effy nel negozio dei bambini.- disse annuendo in modo deciso.

-Oh... e perché?- chiese lo zio leggermente accigliato.

-Mi ha dato un calcio sul pancino stanotte e mi ha rubato tutte le coperte. E poi non vuole mai parlare con me e mi tira i capelli.- Liam rise, ma quando notò l'espressione contrariata del piccolo si ricompose.

-Uhm.. lei è più piccola di te, Connie, tu sei già un ometto. Lei certe cose non le ha ancora imparate. Perché non mi aiuti?- chiese cercando di sistemargli i riccioli.

-A fare cosa?- chiese improvvisamente interessato.

-Ad insegnare ad Aafrae le cose che fanno i bambini. Non ti piacerebbe essere... il suo cuginetto maggiore?- propose. Il piccolo si illuminò e annuì vigorosamente.

-Quindi ora sono il cuginetto di Effy e di Dorothy!- esclamò.

-Ma certo! Hai un compito molto importante, lo sai?-

-Lo so. Vado subito ad insegnarle a giocare con i sassolini.- così dicendo il bimbo scese con un gran balzo dalle braccia dello zio, ma quando uscì dalla cucina per raggiungere la cuginetta si bloccò di colpo.

-Ehi ma... OGGI E' IL MIO COMPLEANNO!- urlò chiedendo conferma con lo sguardo allo zio, iniziando poi a correre come un matto per tutto il soggiorno addobbato. Gli zii si radunarono ridendo accanto a lui e iniziarono a fargli gli auguri e a riempirlo di attenzioni. Anche la piccola Aafrae si avvicinò a lui per stringerlo in un assonnato abbraccio.

Dopo qualche istante la porta di casa si aprì. Connor si fiondò tra le braccia del padre che gli lasciò un tenero bacetto sulla fronte.

-Auguri, piccolo!- disse Louis avvicinandosi al camino tenendo ancora suo figlio tra le braccia.

-Grazie papo! Dove sei stato? Volevi nasconderti per farmi uno scherzetto? Mi piace giocare a nascondino. Ho vinto?- chiese il bimbo ridendo. -Ciao Harry!- salutò cordialmente aspettando ancora una risposta dal padre.

-In verità ero andato a prendere il tuo regalo di compleanno, ma se preferisci possiamo giocare a nascondino e il tuo regalo lo dò a qualcun altro, magari ad Aafrae!- propose Louis fingendosi serio.

-Un regalo?- chiese il bimbo sorpreso. -Tutto per me?-

-Ma certo! Però se vuoi...

-No, no, no! Voglio il regalo!- esclamò il bimbo saltando giù dalle braccia del padre. Louis e gli altri risero. Connie li guardava in trepidante attesa.

-Uhm, va bene...- accordò Louis. -Seguimi, il regalo è proprio qui fuori.- disse prendendo per mano il bimbo che per la gioia non riusciva a smettere saltellare.

Quando Connor si accorse della bicicletta rossa fatta su misura per lui lanciò un urletto emozionato per poi fiondarsi ad abbracciare l'oggetto. Louis e gli altri sorrisero felici.

Il ragazzo sentì qualcosa di caldo nel suo petto. Era riuscito a rendere suo figlio felice, in quel momento non poteva pensare ad una gioia più grande per lui.

Louis si avvicinò a Connor e si inginocchiò accanto a lui.

-Allora? Ti piace, capitano?- disse scompigliandogli i riccioli ribelli.

-Moltissimo, papà!- esclamò aggrappandosi alle sue spalle per stringerlo in un goffo abbraccio. Louis sorrise lasciando delle lievi carezze sulla schiena del piccolo.

-Mi insegnerai ad andarci?- chiese ancora accoccolato al padre.

-Ma certo, piccolo. Anche Harry vuole imparare con te.- lo informò Louis.

-Davvero?- chiese Connor staccandosi dal padre per chiedere conferma ad Harry con un cipiglio divertito.

-Certo, Connie. Quando ero piccolo nessuno mi ha insegnato ad andare, mi piacerebbe imparare insieme a te...- esclamò. -e al tuo papà...- aggiunse arrossendo leggermente posando lo sguardo sul volto rilassato e felice di Louis.

Louis arrossì a sua volta, rivolgendo lo sguardo ad una macchiolina di fango sulla bici del figlio.

-Perfetto! Ci divertiremo un mondo insieme!- esclamò il piccolo.

La giornata passò molto velocemente e quando Louis e Connor tornarono a casa il bimbo corse a sistemare tutti i nuovi regali. Ripose la sua bellissima bicicletta fiammeggiante accanto a quella del padre, raccomandando alla bici più grande di proteggere e controllare quella più piccola. Dopo aver suonato tre volte il campanello verde della bici che gli aveva regalato Harry insieme ad un casco con dei piccoli dinosauri e a delle ginocchiere rosse come la sua bici, tornò dentro casa per infilarsi il pigiamino.

Dopo corse a piegare i nuovi vestitini che gli avevano regalato lo zio Ed e la zia Taylor e li ripose nel grande baule accanto ai vestiti del suo papà. Lo zio Ed continuava a sostenere che il regalo fosse anche da parte della piccola Dorothy, ma Connor non gli credeva molto visto che la piccola era ancora intrappolata nell'enorme pancione della zia ed era ancora troppo piccola per uscire da lì.

La zia Perrie gli aveva regalato uno zainetto rosso con dentro un bellissimo secchiello e due palette. Connie aveva intenzione di andare a provarli la sera stessa, ma il suo papà gli aveva detto che con il buio della notte avrebbe potuto perderli, quindi dopo aver lucidato il secchiello con il lembo di una coperta lo ripose nello zainetto che poi mise acanto alla porta per ricordarselo la mattina successiva e portarlo con sé al mercato.

Lo zio Niall invece gli aveva regalato una scatola di cioccolatini che Connor aveva protetto gelosamente per tutta la giornata sotto il letto dei suoi zii. A fine giornata però si era reso conto che i suoi preziosi cioccolatini erano quasi finiti. Non sapeva proprio chi potesse essere stato a mangiarli, ma dai baffi di cioccolata che si ritrovava sua cugina Aafrae attorno alla bocca poteva quasi pensare di dover dare tutta la colpa a lei.

Lo zio Zayn, lo zio Liam e Aafrae gli avevano regalato un grande libro. Aveva delle interessanti immagini sulla copertina di cartone che Connor aveva osservato per interi minuti. Suo papà gli aveva detto che il libro si intitolava “Favole di Esopo per bambini” e Connor moriva dalla voglia di scoprire chi fosse questo Esopo e perché avesse scritto un libro così grande.

La zia Dani invece gli aveva regalato un peluche a forma di orsacchiotto. Aveva un maglioncino di stoffa a quadretti verdi e un cappello da cowboy in testa. Connor lo aveva chiamato Pop per il rumorino che faceva l'orsetto se gli spremeva con forza il pancino. Il bambino si arrampicò sul lettone e fece stendere Pop sul cuscino di Louis per poi coprirlo dolcemente con le coperte. Era felice di avere un nuovo amichetto con cui parlare. Dopo avergli lasciato un bacetto sulla fronte gli augurò una buonanotte.

Louis con il suo pesante pigiama addosso si avvicinò ridendo.

-Se Pop si mette sul mio cuscino io dove dormo?- chiese sedendosi sul letto.

Connor alzò gli occhi al cielo e spostò il suo orsacchiotto nello spazio vuoto tra il suo cuscino e il cuscino di suo padre. Louis ridacchiò.

-Mi leggi la storia della buonanotte?- chiese il bimbo avvicinandosi al corpo freddo di suo padre che lo strinse in un abbraccio.

-Ma certo, capitano. Leggiamo il libro che ti hanno regalato oggi gli zii?- chiese scostandogli i capelli dagli occhi. Connor annuì e si avvicinò ancora di più per osservare il libro.

Il bimbo poco prima di chiudere gli occhi sorrise perché quello era stato un compleanno bellissimo.

Angoletto

Eccomi qui con un nuovo capitolo.
Che ne pensate? Fatemi sapere, mi fa piacere. :)
Sto già iniziando a scrivere i prossimi capitoli, quindi spero di non far passare troppo tempo la prossima volta.
Buonanotte a tutti, Somriure <3

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Capitolo 12
*** Baciami ***


-Eccomi papà, sono arrivato!- esclamò il piccolo Connor svincolandosi tra la folla del mercato con un enorme casco in testa. -Zio Niall sta portando la mia bici. Sono pronto, andiamo!- urlò fiondandosi tra le braccia del padre. Louis rise scompigliandogli i capelli.

-Ma certo, amore! Prima però devo finire di vendere questo. Puoi aspettarmi?- chiese indicando il pesce. Il bimbo sbuffò teneramente sedendosi sul bancone accanto al padre.

-Dobbiamo passare a prendere Harry!- esclamò dondolando i piedini.

-Uhm... Harry... beh forse, amore, è meglio di no. Harry sarà impegnato e...-

-Ma che! Lui mi ha detto di chiamarlo in qualsiasi momento. Vive nell'enormissima casa della signora Pancy-Pou!- spiegò il bimbo.

-Nell'albergo della signora Pancy, Connor. Sii educato!- lo rimproverò teneramente Louis.

-Ma lo zio Niall e lo zio Ed la chiamano così!- protestò il bimbo.

-Spesso i grandi dicono cose che non dovrebbero dire.- spiegò Louis appuntandosi mentalmente di fare una bella sfuriata ad Ed e a Niall per evitare che si lascino sfuggire ancora altri soprannomi imbarazzanti sugli abitanti dell'isola.

Un colpo di tosse improvvisamente interruppe la chiacchierata di Louis e Connor. Un giovane uomo che Louis non aveva mai visto prima d'ora sull'isola osservava attento il pesce del ragazzo. I suoi vestiti erano ricercati e curati e i suoi capelli visibilmente mossi, ma nonostante tutto molto ordinati, riscendevano delicatamente sul suo volto.

-Uhm.. posso aiutarla?- chiese Louis improvvisamente imbarazzato. L'uomo alzò lo sguardo incatenando i suoi occhi color petrolio a quelli di Louis.

-Cercavo del pesce.- disse l'uomo spostando velocemente lo sguardo sul piccolo Connor che giocava tranquillo con Pop il suo orsacchiotto.

-Beh, è nel posto giusto...- mormorò frettolosamente Louis facendo scendere il bambino dal bancone, come se quello sguardo penetrante potesse in qualche modo fargli del male.

L'uomo, continuando ad osservare la testa riccioluta di Connor, indicò casualmente alcuni pesci azzurri che Louis si affrettò a raccogliere e a pesare.

-Come ti chiami, piccolo?- chiese l'uomo inginocchiandosi per osservare Connor da vicino.

-Connor, e lui è Pop. E tu?- si presentò il bimbo sorridendo.

-Io mi chiamo Chris. È un piacere conoscerti, sono sicuro che diventeremo buoni amici!- si presentò porgendogli la mano. Connor non sapendo riconoscere il gesto scoppiò a ridere porgendo all'uomo il suo orsacchiotto.

-Vuoi giocare con Pop?- chiese ignorando lo sguardo confuso dell'uomo. -Va bene, ma poi me lo devi ridare perché noi oggi dobbiamo imparare ad andare in bicicletta! Il mio papà ce lo insegnerà!- disse soddisfatto.

-Il tuo papà, eh...?- sospirò l'uomo alzandosi per rivolgersi a Louis.

-Sì, beh ecco.. noi andiamo di fretta. Sono 5£- disse Louis porgendogli frettolosamente la busta del pesce.

-Bene. A presto.- disse l'uomo pagando e prendendo la busta. -Ciao, Connie!- gli scompigliò i capelli prima di voltarsi e andarsene.

Louis accompagnò con lo sguardo quello strano uomo non riuscendo a capire se la sua presenza era stata piacevole o terribilmente imbarazzante.

-Ora possiamo andare?- chiese Connor tirando suo padre dai pantaloni.

-Sì, tesoro. Andiamo.- borbottò Louis ancora sovrappensiero accingendosi a ripulire il bancone.

.-.-.-.-.-.-.-

-Sei sicuro che sia proprio qui?- chiese Louis imbarazzato lasciandosi trasportare da un determinatissimo Connor che camminava davanti a lui come un vero capitano.

-Sì papà! Harry mi ha detto che vive nel grande palazzo che sembra una melanzana. E questo palazzo è proprio una melanzana.- constatò Connor fermandosi ad osservare il palazzo viola.

-Sì, hai ragione. Sembra proprio una melanzana..- borbottò Louis ridacchiando, rendendosi conto che certi paragoni potevano venir fuori solo da Harry e da un bambino di quattro anni.

-Entriamo!- esclamò deciso Connor.

-No, tesoro. Magari Harry non c'è o è impegnato e...-

-Louis, che piacevole sorpresa. Ciao, piccolo Connor!- disse una vecchia signora sorridendo leggermente e mostrando tutti i suoi denti neri.

-Salve signora Pancy-Pou!- esclamò Connor salutando con la sua manina. Louis si schiaffeggiò mentalmente pronto a ricevere la sfuriata della signora, che però, contro ogni altra aspettativa scoppiò a ridere.

-Vedo che anche dalle vostre parti è arrivato il mio soprannome! Cosa posso fare per voi?- chiese.

-Harry è nella tua casa?- chiese Connor.

-Harry... Harry come?- rifletté la donna portandosi due dita sotto al mento.

-Il mio amico Harry!- esclamò il piccolo come se fosse una spiegazione più che sufficiente.

-Uhm.. Harry Styles...- borbottò Louis diventando immediatamente rosso, imbarazzato anche dal pronunciare il suo nome.

-Ah...- disse la donna scocciata. -Cercate il signorino Styles...- sbuffò. -Mi meraviglio che dopo tutto quello che lui e la sua famiglia hanno fatto a quest'isola tu voglia ancora la sua compagnia, e oltretutto che voglia farlo frequentare a questa ingenua creatura di tuo figlio!- esclamò la donna torturando nervosamente un canovaccio.

-Harry non c'entra nulla con la sua famiglia.- spiegò Louis con calma, sorprendendosi di aver preso le sue parti. -Sono moltissimi anni che non si frequentano..-

-Mh.. sarà... In ogni caso è qui. Camera 221.- disse rientrando nell'albergo.

Connor strinse la mano di suo padre correndo su per le scale come un fulmine.

-Piano, scheggia! Siamo arrivati!- disse Louis fermandosi davanti ad una porta. Senza aspettare il permesso di suo padre Connor iniziò a bussare velocemente alla porta di legno scuro.

Dopo qualche secondo questa si aprì rivelando un Harry sorpreso e trafelato. Era quasi completamente nudo tranne che per un asciugamano bianco legato alla vita e un altro, di un improbabile color rosa pastello attorno ai capelli.

Louis sobbalzò osservando incantato i muscoli definiti dell'uomo davanti a lui. Quelle goccioline che scendevano dal suo corpo rendendolo ancora più attraente non aiutavano la situazione, anzi, Louis stava iniziando a sentire molto caldo. Se qualcuno gli avesse detto che il suo piccolo Hazzold sarebbe diventato così sarebbe scoppiato a ridere per la divertente battuta. Non riusciva a trovare neanche una caratteristica del ragazzino che lo aveva lasciato anni prima.

-Harry!- esclamò Connor saltando in braccio al riccio che per proteggere le sue intimità si accinse a sistemare meglio il suo asciugamano.

-Ehi ragazzi!- borbottò con una leggera sfumatura rossa che copriva le sue guance. -Stavo facendo la doccia.- spiegò facendo scendere Connor dalle sue braccia.

-Uhm.. sì...- si riprese leggermente Louis. -Noi..torneremo più tardi....- borbottò. -Probabilmente domani o... mai...- prese al volo suo figlio dal braccio del ragazzo e si allontanò da colui che stava mandando in tilt il suo sistema nervoso.

-Ma no! Aspettate!- li inseguì Harry che con poche falcate riuscì a raggiungerli.

-Harry ti va di andare in bicicletta?- propose Connor sorridendo.

-Ma certo, piccolo. Fammi solo mettere qualcosa di più comodo e sarò subito da voi.- ridacchiò.

Louis, incapace di dire qualcosa osservava attentamente la punta delle sue scarpe rovinate.

-Dai, venite dentro. Si gela qui fuori!- esclamò sfiorando delicatamente l'esile braccio di Louis intento a torturarsi le mani.

Connor entrò saltellando buttandosi a peso morto sul soffice letto di Harry ancora da rifare.

-E' comodissimo questo letto!- esclamò testando il materasso.

-Sì, lo è! Se vuoi puoi saltarci, è divertente!- ridacchiò Harry strofinando con vigore i suoi capelli.

Louis osservava la scena, decisamente imbarazzato, appoggiato al muro, ben deciso a non farsi notare da nessuno.

-Accomodati, Louis!- disse Harry affrettandosi a togliere tutti i suoi vestiti, abbandonati disordinatamente su una sedia. -Scusa per il disordine..- ammise arrossendo.

-Ma che! Scusaci tu per l'intrusione!- si affrettò a rispondere Louis.

-Non è un intrusione! Vi stavo aspettando in realtà! Sapevo che sareste venuti da un momento all'altro.- disse iniziando a piegare i vestiti. -Per la bicicletta...- aggiunse notando l'espressione confusa sul volto di Louis.

-Uh, certo... la bicicletta...-

-Harry metti questa maglietta! Mi piace!- esclamò Connor frugando nell'armadio del riccio.

-Connor, non si fruga negli armadi altrui. Comportati bene!- lo rimproverò Louis. Harry rise.

-Non c'è problema! Ti piace questa?- chiese Harry tirando fuori una T-shirt nera con una grossa penna stampata sopra.

-Sì, è strana!- rise il bambino.

-Vada per la maglietta strana.- rispose Harry infilandosi la maglia che fasciava incredibilmente i suoi pettorali scolpiti. E se Louis era rimasto sollevato quando il riccio aveva deciso di infilarsi la maglietta ora non lo era più così tanto perché non riusciva letteralmente a staccargli gli occhi di dosso.

Harry notò la sua espressione e sorrise lievemente.

-Mi piace correre e... nuotare...- spiegò rispondendo alla domanda che tanto non sarebbe mai uscita dalla bocca di Louis. Il ragazzo infatti arrossì imbarazzato spalancando gli occhi.

-Io non stavo...-

-Lo so!- rispose ridacchiando. -Era per dire...-

-Mh...- annuì Louis. -A me piace fare surf, come sempre, anche se è tanto che non lo faccio...- Harry annuì.

-Bene, vi va allora di andare a provare questo nuovo sport?- chiese Harry infilandosi una felpa sportiva e infilando il suo telefono in una sacchetta.

Connor urlò eccitato e si fiondò fuori dalla porta.

-Uhm, Louis.. il mio equilibrio è instabile... volevo dirtelo... uhm... non sono una persona propriamente agile...- borbottò Harry appena vide le biciclette parcheggiate fuori dall'albergo.

-Me lo ricordo, Harry.- rispose Louis rilassandosi. Vedere l'espressione leggermente terrorizzata di Harry lo aveva fatto sentire per una volta in una posizione di superiorità. Non si sentiva più molto vulnerabile con il riccio che si torturava le mani accanto a lui.

-Sta tranquillo, tutti hanno imparato ad andare in bici. E poi ho scelto un posto isolato così la tua reputazione non verrà rovinata.- spiegò ridacchiando. Harry annuì non ancora del tutto tranquillo.

-Mi fido di te! Alla fine sei stato tu ad insegnarmi tutte le cose più importanti della mia vita! So che andrà bene.- Louis sorrise e iniziò ad incamminarsi verso la fine del lungomare, dove d'estate allestivano un piccolo palco per ospitare gli artisti locali emergenti.

Il piccolo Connor non stava più nella pelle.

-Papà, insegna prima a me! Sento di essere pronto! Ho fatto finta di guidare la tua bici un milione di volte!- esclamò il piccolo. Louis rise.

-Va bene, Connie!- rispose. -Salta in sella allora!- Dopo aver fissato il casco sulla testa del bambino si posizionò dietro di lui tenendo saldamente il sellino. -Quando ti senti pronto inizia a pedalare, io ti terrò da dietro fino a che non sarai in equilibrio. Va bene?-

Il bimbo annuì e iniziò a pedalare con quanta più forza aveva nelle gambe. Louis iniziò a correre dietro di lui. Dopo qualche metro lo lasciò e osservò il suo bimbo prendere velocità da solo.

-GUARDA PAPO! STO PEDALANDO DA SOLO!- urlò staccando i piedi dai pedali.

-Stai attento, Connor!- urlò Louis iniziando a rincorrerlo seguito da un Harry agitatissimo.

Il bambino dopo qualche metro perse l'equilibrio, ma contro ogni aspettativa riuscì a riposizionare i piedi sui pedali ritrovando stabilità. Louis si fermò e sorrise. Era stato più facile di quello che aveva pensato.

-Ouch...- mormorò Harry dietro di lui. -Ora mi sento ancora più in imbarazzo. Connor è stato bravissimo! Uhm... possiamo imparare un'altra volta. Che dici?- si morse il labbro guardandolo con quegli occhi da cucciolo che Louis credeva di aver dimenticato per sempre.

Il ragazzo del faro ridacchiò e scosse il capo. -Non ci pensare neanche, Harry!- esclamò posandogli le mani sulle spalle in segno di incoraggiamento. -Devi solo rilassarti e fare quello che ti dico.- disse sorridendogli timidamente. Harry arrossì e annuì. Per quel sorriso avrebbe fatto di tutto.

Dopo essere salito in sella, Louis si mise in punta di piedi per infilargli il casco e legarglielo premurosamente.

-Allora.- esordì posizionandosi, come aveva fatto per il figlio, dietro al sellino. -Io ti spingerò e tu inizierai a pedalare, va bene?-

Harry annuì titubante.

-Non perdere la calma, Harry. Ce la puoi fare.- lo incitò per poi iniziare a spingere delicatamente il mezzo.

Harry cercò di posizionare le sue lunghe gambe sui pedali e quando fu pronto iniziò a pedalare. Dopo qualche metro Louis lasciò la presa e iniziò a sperare che quel bambinone gigante riuscisse ad imparare senza farsi troppo male.

Purtroppo le sue preghiere furono vane perché dopo qualche pedalata la bici iniziò a sbandare ed Harry finì dritto dritto addosso ad un bidone della spazzatura che si rovesciò sparando rifiuti da tutte le parti.

Connor si fermò dal suo giretto per osservare Harry. Dopo qualche secondo di perplessità scoppiò a ridere fragorosamente. Louis invece fu più discreto: ridacchiò coprendosi la bocca con la mano.

Harry, al contrario, non se la passava piuttosto bene. Cercava di rialzarsi, ma la bicicletta gli rendeva questo semplice lavoro praticamente impossibile.

-Aiuto...- mormorò. Louis con un grosso lavoro di autocontrollo riuscì a smettere di ridere e corse verso il ragazzo prendendolo per le ascelle per poi rimetterlo in piedi.

Harry, con gli occhi lucidi, guardava un punto indefinito, troppo imbarazzato per guardare gli altri due. Louis si intenerì e dopo aver esortato Connor a farsi un giretto intorno a loro con la bicicletta, prese Harry per mano e lo fece sedere su una panchina poco distante.

-Ti sei fatto male?- chiese con cautela. Harry, ancora troppo scosso per parlare, indicò il suo ginocchio che, come Louis poté costatare, era leggermente sbucciato, facendo fuoriuscire qualche gocciolina di sangue.

-Oh! Sembra messo maluccio!- disse Louis osservandolo con occhi critici, ma allo stesso tempo cercando di trattenere una risata. -Me ne occupo io!-

-Non preoccuparti... E' solo un ginocchio!- mormorò Harry non del tutto convinto.

-Sciocchezze! Le ginocchia sbucciate bruciano!- spiegò. Harry annuì con un'espressione seria, troppo esagerata per essere reale. Louis provò a mordersi il labbro per non ridergli in faccia, ma questa volta fallì miseramente.

La sua risata sonora squillò per tutta la piazza.

-Scusa!- provò cercando di calmarsi. Harry si riprese e il suo sguardo si illuminò.

-Perché sorridi?- chiese Louis con un cipiglio divertito. -Il ginocchio non brucia più?-

-Brucia ancora, ma sono riuscito a farti ridere, quindi è quasi passato!- spiegò il riccio continuando a sorridere.

-Quasi?- chiese Louis continuando a sorridere con il capo chinato da un lato. -E come potrebbe passarti del tutto?-

-Baciami!- disse Harry semplicemente, forse neanche accorgendosi della bomba che avrebbe potuto scatenare.

Louis non ci pensò. Quella volta i suoi muri decisero di non erigersi lasciandolo senza alcuna maschera di doveri. In quel momento era solo Louis, un ragazzo di 24, cresciuto troppo in fretta.

Chiuse gli occhi e accostò le labbra a quelle carnose del ragazzo che per quattro anni aveva sognato invano.

Durò solo pochi secondi, ma furono i secondi più liberi di tutta la sua vita. Per un attimo Louis era ritornato a respirare a pieni polmoni e non ricordava che quella sensazione fosse così bella.

Louis non voleva aprire gli occhi. Era convinto che se li avesse riaperti, tutto gli sarebbe precipitato nuovamente addosso rendendolo ancora una volta schiavo di se stesso.

Fu solo quando la vocetta eccitata di Connor giunse alle sue orecchie si rese conto che quella libertà non era più cosa per lui. Aveva dei doveri, era padre, non doveva avere distrazioni.

Il ragazzo sospirò e aprì gli occhi proprio prima di ascoltare ciò che in quel momento le sue orecchie non avrebbero dovuto sentire.

-Posso chiamarti mamma ora? Avrei voluto che fosse lo zio Niall, ma anche tu mi stai molto simpatico!- esclamò Connor tutto eccitato.

-No Connie.- balbettò Louis rendendosi conto dei disastro che aveva appena combinato.

Harry ridacchiò scompigliando i capelli del piccolo. -Campione, non posso essere la tua... mamma! Sono un maschietto io! Torna a giocare con la tua bicicletta mentre io e papà parliamo ancora un pochino, va bene?- Il bimbo annuì e corse nuovamente dalla sua bicicletta nuova.

-Abbiamo fatto un errore. Questo non sarebbe mai dovuto succedere.- mormorò Louis con lo sguardo rassegnato che lo accompagnava da ormai troppo tempo.

-E invece sì, Louis. Questo doveva succedere.- disse Harry dolcemente e quando Louis scosse il capo vigorosamente prese il suo mento con due dita e lo guardò negli occhi. -Se pensi che sia stato solo un errore, dimmelo. Dimmelo ora guardandomi negli occhi.- sorrise sfiorando con un dito la guancia di Louis.

-Non posso, Harry! Sai che non posso.- sussurrò Louis deviando lo sguardo ma non allontanandosi da quel contatto.

-Perché non puoi? Cosa c'è che ti blocca?- chiese lasciando il mento del ragazzo e spostandosi ad accarezzare i suoi capelli.

-Ho delle responsabilità, un lavoro stressante e un bambino. Mi sembra già abbastanza. Non sono... in grado di avere una relazione. Se mi distraggo per un attimo mi crolla tutto addosso.- spiegò Louis semplicemente guardando finalmente Harry con occhi pieni di rimpianto e tristezza.

-Non ti crollerà nulla addosso. Saremo in due a mandare avanti tutto.-

-No, Harry. Non ti permetterò di addossarti tutti i miei problemi.-

-Ehi Lou! Questo non mi spaventa. Non mi spaventa nulla di questa situazione, se non la mancanza del sorriso sul tuo volto. Ti prego, dammi una possibilità.- mormorò stringendogli le mani. -Non desidero altro.... e poi...- proseguì facendogli uno scherzoso occhiolino. -In questo modo il mio ginocchio guarirebbe immediatamente.-

Louis sospirò e lasciò sfuggire uno sbuffo di risata.

-Se poi ti renderai conto che le cose non andranno bene potrai dirmelo! In ogni momento. E ti prometto che ti lascerò stare, o almeno ci proverò.-

Louis sospirò e appoggiò la sua testa sul petto del ragazzo.

-Sei cresciuto, piccolo Hazzold.- constatò sovrappensiero sovrapponendo la sua manina a quella di Harry.

Il modello sorrise a quel soprannome e arrossì.

-Me lo dicono in tanti e io rispondo sempre che è solo merito tuo. Se non ci fossi stato tu sarei rimasto per sempre il bimbo-caramella.- Louis sorrise e sospirò.

-Va bene...- mormorò impercettibilmente.

-Che cosa?-

-Ti do una possibilità.-

Angoletto
Scusate.
Non so proprio come chiedervi perdono. Era veramente una vita che non aggiornavo. Non è stato un periodo molto facile, avevo perso ogni ispirazione, in particolare con questa storia. Ho pensato a lungo di abbandonarla, ma non me la sono mai sentita fino in fondo, sia per voi che per i personaggi ai quali mi ero affezionata. In più con l'inizio dell'università i miei ritmi sono completamente cambiati e ancora non riesco a trovare un equilibrio.
Ringrazio con il cuore tutti voi che nonostante tutto siete ancora qui.
Spero di aggiornare un nuovo capitolo presto.
Scusate ancora, Somriure. <3

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