Dictator

di Ika19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ***
Capitolo 2: *** Secondo ***



Capitolo 1
*** Primo ***


Capitolo primo.

UNA VITA CONTRO UN MILIONE


Alzò la cornetta. La voce dall'altro capo del filo cominciò a parlare. Mano a mano che proseguiva, le sue pupille si riducevano a due fessure e le sue unghie affondavano nella carne dei palmi, facendo colare il sangue sul pavimento e scricchiolare le dita. Tuttavia il suo respiro rimase calmo. Nessun ansito di troppo, nessun'inspirazione spezzata fecero trasparire anche la minima traccia di inquietitudine al suo interlocutore. Rimase calmo e impassibile, mentre dentro di lui infuriava una tormenta maggiore di qualsiasi uragano del nuovo mondo. Alzò lo sguardo sul proprio compagno più fidato, appoggiato alla parete con fare apparentemente rilassato, gli occhi chiusi, in ascolto.
- Qual'è la tua scelta... Cappello di Paglia?- lo raggiunse la voce.

Alzò nuovamente lo sguardo sul suo migliore amico che ora lo fissava con l'unico occhio ancora utilizzabile e prese la sua decisione.

-Loro no. Solo io.-

E chiuse la chiamata.
Lentamente rilassò le spalle larghe e aprì i pugni. Si studiò i palmi coperti di sangue e sorrise triste. Il limite era stato superato e lui come persona e come responsabile di milioni di vite umane, non poteva permettersi la scelta sbagliata. Guardò ancora il suo vicecapitano negli occhi e annuì breve.

-Vado a costituirmi.-



-Forza re degli straccioni!-
-Crepa una buona volta, feccia!-
-Affonda insieme alla tua nave!-
-Tornatene al buco del culo da dove sei venuto!-
L'ennesima sfilza di insulti venne attutita dall'acqua di mare, che gli entrò rombando nella cavità nasale e nei polmoni sottraendogli contemporaneamente anche le forze. Il re dei pirati non si ribellò; dopo quattro anni di torture, quella era una delle più magnanime. Evitò di muoversi più del necessario per non peggiorare la situazione, fino a quando sentì un doloroso strattone e le sue spalle larghe e muscolose, legate con grosse catene di algalmatolite a una trave di legno, vennero tirate verso l'alto. Emerse dall' acqua con tutta la parte superiore del corpo tossendo e sputando alla disperata ricerca di un po' di aria. “Ne è valsa la pena”, pensò. Si ripeteva le stesse identiche parole ogni giorno per non impazzire. Perchè per quanto onore un uomo come lui potesse possedere, per quanto potesse essere altruista e orgoglioso, per quanto potesse costringersi a restare come prima, quella prigione lo aveva reso egoista.

Nei quattro anni in cui era stato rinchiuso in quell'inferno, aveva subito ogni giorno torture e violenze, e indebolito dall'algalmatolite non aveva saputo reagire in alcun modo. Nonostante ciò, nei primi tempi si era ribellato, aveva scalciato, urlato insulti, si era dibattuto, aveva combattuto. Ma man mano che passava il tempo aveva cominciato a lasciarsi scivolare addosso i soprusi, e ora dopo quattro anni si lasciava scivolare in uno stato di semi incoscienza sopportando il dolore ogni volta che subiva. Era arrivato al punto da sorprendere se stesso a pensare che se quel giorno in cui il grand'ammiraglio della marina Akainu l'aveva chiamato non avesse assecondato la richiesta di quest'ultimo, ora sarebbe libero. In quei momenti dava uno strattone alle proprie catene che gli incidevano i polsi nelle ferite sempre aperte, e il dolore lo faceva tornare lucido. In quei momenti si ripeteva che la sua era stata la scelta giusta, che la sua esistenza non valeva quanto quella delle migliaia di persone della cui vita era responsabile.
Nonostante ciò però, Impel Down era riuscita nel suo intento: spezzarlo. Aveva istillato in lui quel pensiero fisso, quel pensiero per il quale avrebbe voluto uccidersi per quanto si sentiva egoista, quel pensiero che gli diceva in continuazione che avrebbe fatto meglio a salvarsi, che avrebbe dovuto sacrificare migliaia di vite per sè stesso. La prigione l'aveva diviso tra due consapevolezze: il puro istinto di sopravvivenza e il pensiero razionale del bene comune. Rufy sapeva sin dall'inizio della sua prigionia, che Impel Down non avrebbe lasciato invariato il suo essere, ma sapeva anche che non si sarebbe in alcun modo sottomesso nè piegato. No, la prigione non era riuscita a piegarlo e non ci sarebbe mai riuscito nessuno. Ma era riuscita a spezzare quella parte di lui che bramava la libertà, i mari aperti e il vento tra i capelli, quella piccola parte che se fosse stata intera, gli avrebbe permesso di combattere contro quel nemico invisibile, annidato negli angoli bui delle celle, nell'aria che odorava di stantio e sotto gli alti soffitti ricoperti di muffa della prigione.

I suoi pensieri vennero interrotti dal rude tocco del suo carceriere, un omaccione colossale con una pancia assai prominente e il capo coperto, che gli staccò le spalle dalla trave e rimessegli le catene, lo trascinò in malo modo verso la sua cella e ce lo buttò dentro incatenandogli la caviglia al muro, chiudendo poi a chiave la porta, il tutto sotto una pioggia di insulti provenienti dagli altri prigionieri.

Rufy si trascinò verso il muro e ci si appoggiò contro respirando pesantemente. Con mano tremante si scostò i capelli fradici dal viso raschiando con le dita le proprie guancie ricoperte da una leggera barba e tremando per il freddo. Fece un paio di respiri profondi per diminuire i tremori, ma il suo possente corpo continuava a essere scosso da spasmi incontrollabili, in preda alla febbre. Scivolò lentamente lungo la parete fino a restare sdraiato raggomitolato e tremante. Ogni settimana la stessa storia: lunedì la frusta, martedì le braci, mercoledì l'acqua, giovedì di nuovo la frusta e venerdì di nuovo l'acqua. Una settimana per recuperare. Triste ma vero, quello era l'unico modo che Rufy aveva per scandire il tempo. Contava le settimane, i mesi e gli anni sulla sua pelle, senza mai perdere il conto, perdendo però, piano piano, qualsiasi speranza di uscirne vivo.


-Vado a costituirmi.-
Zoro lo guardò impassibile per lunghi istanti.
-Così anch'io.-
Rufy lo guardò agrottando la fronte aggiungendo al suo cipiglio serio uno leggermente arrabbiato.
-Non se ne parla Zoro. Ci vado da solo. Ti lascio il mio compito come capitano di questa nave. Nasconditi con gli altri e prenditi cura della mia Robin, avete tutta la vita davanti, non permetterò che per causa mia questa finisca troppo presto.-
Il pugno di Zoro colpì il tavolo.
-Ho detto che vengo con te! Non credere di sentirmelo dire mai più, ma la mia vita appartiene a te! Come tuo vicecapitano e primo compagno, non posso vivere senza la tua guida, anche se a volte fa schifo!- Zoro abbassò il capo.-...Come tuo migliore amico non posso farlo. E oltretutto dubito che gli altri ti lasceranno andare così facilmente.-
Rufy gli lanciò un'occhiata di fuoco.
-Se credi che approverò questa pazzia, ti sbagli di grosso, Zoro! Non permetterò né a te, né a Robin né a nessun altro della nostra ciurma di seguirmi!-
-Cosa credi, eh?! Che io voglia mandare Nami in quell'inferno di merda?!- Zoro scosse violentemente la testa.-Ma so già che nonostante tutti i miei tentativi, lei non si smuoverà... così come non desisteranno i nostri amici. Quindi abbandona l'idea di liberarti di me e, per quanto io odi questo pensiero, abbandona l'idea di liberarti dei tuoi compagni perchè ti assicuro che nessuno di loro ti lascerà andare.-
Rufy strinse le labbra fino a farle diventare una riga sottile e storse il naso, conscio che non sarebbe mai riuscito a far cambiare idea a Zoro.
-Allora andiamo a scoprirlo.-


-Ehi Rufy...- gli giunse alle orecchie una voce attraverso il velo febbricante che lo avvolgeva.
-Zoro...- chiamò il suo compagno di cella. -Questa volta ci metterò un po' di più a guarire, direi...- disse con voce gracchiante. Il suo migliore amico lo fissò dalla sua posizione dall'altra parte della cella. Le sue braccia muscolose erano incatenate alla parete sopra la sua testa, e la maglia strappata lasciava intravvedere il torace allenato con la lunga cicatrice a segnarlo. Lo spadaccino si limitò a guardare il proprio capitano. Sapeva fin troppo bene che Rufy non amava essere compatito, preferiva sopportare in silenzio che farsi consolare, tralasciando il fatto che Zoro non era affatto uno di tante parole. Oltretutto quella scena si era ripetuta già così tanto, che ogni volta che succedeva i due compagni rispettavano il tacito accordo di non commentare.

Parecchie ore più tardi Rufy dormiva sul pavimento freddo della cella, mentre Zoro vegliava su di lui. Nonostante il fatto che in quel luogo più che mai i due pirati non fossero al sicuro, nessuno dei due aveva perso l'istinto di protezione verso l'altro. Nonostante tutto, sembra sempre un bambino, pensò Zoro guardando il proprio capitano dormire.

Da quando era cominciato il loro viaggio insieme, a quando era diventato il re dei pirati, dieci anni prima, Rufy era cambiato moltissimo, ricordò Zoro. Aveva raggiunto non solo la stazza di un uomo, a partire dalle spalle larghe e dall'altezza, ma anche una certa maturità e serietà. Parte del bambino che era molti anni prima continuava a vivere in lui, ma aveva imparato a mettere da parte i suoi sentimenti infantili quando ce n'era bisogno, e la sua carica lo richiedeva spesso. Era diventato sempre più abile nelle trattazioni e mano a mano che proseguiva con gli anni, la sua parte spensierata emergeva sempre meno, fino ad apparire solamente nelle poche occasioni di relax che gli erano concesse.

Zoro osservò a lungo il suo migliore amico steso per terra, sudato e scosso dagli spasmi della febbre. Vedere la figura imponente del proprio capitano in quelle condizioni senza poter fare nulla per migliorare la sua condizione, lo faceva impazzire tanto che strattonò involonatriamente le catene. Sibilò più per la rabbia che per il dolore quando le grosse manette gli incisero i polsi facendogli tendere impotente le grosse spalle. Fu così che cullato dalla frustrazione scivolò lentamente in un sonno agitato.


-Zoro!- sentì la sua voce -Zoro! Ehi dico a te dormiglione!-
Aprì gli occhi e nel suo campo visivo scorse la testa rossa di Nami, a pochi centimetri dalla sua, la cui proprietaria lo guardava sorridente.
-Che ore sono?- mugugnò Zoro affondando la faccia nel cuscino.-Anzi no... non dirmelo. Non voglio sapere...- un vistoso sbadiglio attutì la fine della frase.
-Ma come...- si lamentò Nami e lo spadaccino potè quasi vedere il caratteristico broncio che la navigatrice metteva quando era scontenta.-Non ti ricordi che giorno è oggi?-
-No... e ora lasciami dormire.-
Il calore della sua compagna lo abbandonò di colpo quando lei si alzò dal letto senza una parola, offesa. Allora Zoro si costrinse a scacciare gli ultimi residui del sonno e ad afferrarla per la vita, prima che avesse il tempo di allontanarsi troppo. La tirò accanto a sè e l'abbracciò stretta.
-Certo che non mi sono dimenticato che giorno è oggi...- Zoro le baciò il collo da dietro e piano la voltò verso di sè.-E ho anche un regalo per te...-
Guardandola negli occhi si sfilò uno dei suoi pendagli e glielo mise all'orecchio.
-Ho riflettuto a lungo su cosa regalarti oggi, e alla fine mi sono deciso per questo.- Le sfiorò la guancia.-In modo che tu abbia sempre qualcosa di mio.-
Nami lo guardò con occhi lucidi.-È perfetto...- sussurrò abbracciandolo stretto e affondando il viso nell'incavo del suo collo.
-Buon quinto anniversario Nami...-


Freddo.
Freddo.
Freddo.
Nella mente di Robin non c'era nessun'altra parola. Il suo corpo non percepiva nulla. La sua mente non formulava nessun pensiero coerente. I suoi occhi fissavano un punto indefinito oltre le sbarre della cella, senza tuttavia vedere niente.
Una volta, tanti anni fa, quando la sua prigionia era ancora all'inizio, quando ancora si sforzava a fare dei movimenti per riscaldarsi, a saltellare sul posto o semplicemente a tenere occupata la mente, si era chiesta il perchè di quelle sbarre. Solo quando il freddo le aveva intaccato le ossa, e l'aveva resa quasi incapace di muoversi, aveva formulato il suo ultimo pensiero articolato: Le sbarre servivano a non permettere ai lupi di porre fine alla sofferenza dei prigionieri.
Ora, quattro anni più tardi, i suoi pensieri non avevano più un senso preciso, vagavano, facendo le associazioni più casuali, ma che in qualche modo portavano sempre alla stessa destinazione.
“Quanto è bianca la neve...” le balenò nella testa “Come la spuma di mare.”
Robin continuò a guardare fuori con occhi vitrei, le palpebre semichiuse per un periodo che sembrava lungo mille anni. Non seppe se erano passati minuti, ore o addirittura giorni, quando un'altro pensiero le attraversò la mente impigliandosi nei meandri del suo intelletto fino a radicarsi nella sua memoria. Ancora una volta era giunta a destinazione.

“Come il suo sorriso”

Baltigo


-Capo!-
La porta dell'ufficio si spalancò e un giovane entrò trafelato e agitato.
L'uomo dietro la scrivania alzò gli occhi da un plico di carte che stava leggendo e puntò i propri occhi neri in quelli del suo direttosottoposto.
-Dimmi, Tofu.- lo apostrofò l'uomo con voce profonda e calma.
Il giovane, il cui vero nome era Dakuohteifu ma veniva affettuosamente chiamato “Tofu”, sia per via del suo incondizionato amore verso il formaggio di soia, sia per le difficoltà di pronuncia del suo nome completo, riprese fiato e posò una pagina del giornale, la prima per la precisione, sul tavolo del suo capo.
-Guardi qui, capo.- disse Tofu puntando il dito su uno dei vari sottotitoli e leggendo ad alta voce.-”Il grand'ammiraglio ripulisce un'altra isola: La pirateria è stata sconfitta anche a Keishin” e guardi qua.- mostrò l'immagine, posta subito sotto la scritta, che mostrava il presunto panorama dell'isola di Keishin con i suoi abitanti in festa.-E ora... si becchi questi.- continuò Tofu, non facendo caso all'occhiata stranita del suo capo a quel linguaggio giovanile. Posò sul tavolo un plico di foto che mostravano gli stessi paesaggi ma completamente diversi. L'uomo dietro la scrivania prese le immagini e dopo aver osservato per qualche tempo la distruzione più totale e i cadaveri sparsi per le strade, con le mani che stringevano sempre di più la carta, con un movimento del braccio spazzò tutta la superficie del tavolo, scaraventando per terra tutto ciò che vi era sopra. Sbattè violentemente il pugno sulla scrivania facendo incrinare il legno e ignorando il giovane che mugugnava “e anche questa è andata...”.
-Dannazione!- esclamò alzandosi dalla sedia e cominciando un nervoso avanti e indietro nella stanza.-Akainu continua ad esagerare! La marina protegge i civili, uccide solo i pirati...cazzate!- esclamò arrabbiato.-Se continua a “liberare” le isole in questo modo, l'intero mondo andrà a rotoli...- si massaggiò l'attaccatura del naso con una mano.-Se solo potessi impedirglielo in qualche modo...-
-Mi scusi, ma non aveva già mandato le nostre navi a proteggere le isole e i civili?- si intromise Tofu.
-Certo che l'ho fatto, Tofu, ma i nostri uomini non sono abbastanza per fronteggiare una potenza come la marina da soli, e le ciurme maggiori sotto i quattro imperatori non vogliono saperne di immischiarsi nelle faccende che non li riguardano. Ho contattato personalmente Law e Bonney ma mi hanno negato il loro aiuto senza esitazioni. Daltronde posso capirli... il codice dei pirati dice chiaramente “ciò che è sul territorio del re dei pirati, è del re dei pirati”... Compresi i casini.-
Si sedette stancamente nella poltrona con le mani a nascondere l'espressione esausta.
-E le ciurme sottoposte al re dei pirati?-
-Loro mantengono un profilo basso. Aiutano un po' qua e là ma da quando Rufy...- si schiarì la voce- è fuori dalla circolazione, preferiscono non mettersi troppo in mostra. Akainu sa che per eliminare anche solo una di quelle ciurme dovrebbe sacrificare una forza militare enorme, però non vuol dire che se loro creassero problemi lui non lo farebbe. Quindi loro non si comportano eccessivamente male, nel limite del possibile ovviamente, e lui fa finta di non vedere. Anche questo accordo ovviamente è provvisorio, conoscendo Akainu li attaccherà non appena avrà eliminato i pirati minori. Questa situazione quindi non può che peggiorare.- L'uomo si passò una mano sulla faccia sospirando pesantemente.-A questo punto...-
Il capo dei rivoluzionari scosse la testa e si appoggiò allo schienale della poltrona con lo sguardo vuoto, perso nei suoi pensieri. Per alcuni minuti regnò il silenzio nella stanza, che veniva interrotto soltanto dei lievi respiri dei due uomini uno di fronte all'altro. Alla fine Tofu non ce la fece.
-”A questo punto” cosa?!-
Il suo superiore alzò gli occhi e lo guardò con uno sguardo che raccoglieva un misto di eccitazione, ferocia e impazienza, che mostrò a Tofu la tanto decantata parte birichina del suo capo, che però lui non aveva mai scorto.
-Allora a questo punto attuiamo il piano B: Andiamo a liberare il mio caro fratellino!-


Impel Down - Una settimana dopo


Era venuta una carceriera donna a tagliargli la barba e a lavarlo alla bell'e meglio per renderlo presentabile. Era una nuova, non era mai venuta prima, ma come tutte le altre non aveva sprecato neanche un minuto prima di strusciarglisi addosso mentre gli rasava le guance, e lavandogli il corpo aveva fatto ben altro oltre a quello.
-Donna- l'aveva apostrofata Rufy con un sottotono minaccioso quando la sua mano si era spinta ben più in là dei suoi addominali e mugugnando contrariata, in un modo che doveva risultare sexy, aveva messo il broncio ritirando la mano dai suoi pantaloni. Rufy continuò a guardarla torvo. Nonostante le sue forme potessero risultare invitanti per qualsiasi occhio esterno, a lui non facevano né caldo né freddo e al suo ennesimo tentativo di sedurlo Rufy ringhiò e le disse chiaro e tondo:
-Sei come un uomo per me.-
Quella si era allontanata di scatto come scottata e dopo avergli lanciato in faccia lo straccio bagnato, se ne era andata urlando improperi.
Dall'angolo della cella più lontano da Rufy, provenì il rauco ridacchiare di Zoro che attaccò anche il re dei pirati, che dopo qualche secondo si fece sfuggire un ghigno.
-Ah se la rasassero anche a me la barba una volta al mese... sei proprio fortunato amico-
-Se anche a te mandassero queste puttane, preferiresti anche tu di sembrare un vichingo.- gli rispose Rufy.
-Si ma quella dell'uomo era veramente cattiva...- ghignò Zoro.
Il bianco del sorriso che balenò sul viso di Rufy raggiunse il suo vice capitano che continuò a ridacchiare.
Quel raro momento di semi-allegria venne interrotto da un rumoroso cigolio proveniente da qualche parte della prigione che fece tornare seri i visi dei due pirati.
-Eccolo che arriva...- mugugnò Zoro, il buon umore sostituito da una nota rassegnata, mentre Rufy raddrizzava la schiena e serrava la mascella, le spalle tese. C'era sempre una notizia che aspettava con più impazienza, il resto poteva aspettare. Un rumore di passi che si avvicinavano sempre di più alla cella, provenne da oltre le sbarre, annunciando il visitatore abituale, l'unico che fosse mai venuto, di cui entrambi conoscevano già l'identità. Rufy puntò i suoi occhi in quelli dell'uomo davanti a lui e alzò il mento in cenno di saluto.
-Smoker.-
-Preferirei “Ammiraglio”, Cappello di Paglia.- rispose l'uomo soffiando una nuvola di fumo dalle narici.-Ma ripetendotelo una volta al mese dovrebbe già esserti entrato in testa, o sbaglio?-
-
Ammiraglio... qui dentro tendo a dimenticare le cose.- ribattè Rufy guardandolo negli occhi.
Smoker lo fissò dall'alto della sua statura imponente.
-Non sono qui per scambiare convenevoli.- con un cenno della mano fece segno alle due guardie armate che lo sguivano di lasciarlo solo.-Anche se quasi quasi preferisco stare qui a parlare con te che tornare la fuori, il che ti dà una chiara visione di quanto le cose vadano male al momento.- Smoker si grattò il naso e il silenzio regnò sovrano per un po'.
-Sono ancora vivi.- esordì poi dal nulla l'ammiraglio.
Le spalle di Rufy si rilassarono notevolmente, così come quelle di Zoro.
-Grazie- sospirò sollevato.
-Non ringraziarmi troppo presto, re dei pirati, c'è una cosa che devi vedere prima.
Detto ciò Smoker tirò fuori dalla tasca del suo mantello la prima pagina di un giornale.
-I rivoluzionari si stavano già muovendo da un paio d'anni per opporsi alle flotte sterminatrici di Akainu, ma di recente c'è stato un fermento e alla fine...- gli buttò il giornale davanti ai piedi -questo.-
Rufy allungò la mano per prendere il foglio, raschiando il pavimento con le catene.
Si portò la pagina sotto gli occhi. Mano a mano che leggeva, aggrottava sempre pù la fronte, esprimendo tutta la sua confusione.
Alzò lo sguardo su Smoker.
-Ma che diavolo...-
In prima pagina c'era una foto con l'obiettivo per tre quarti coperto da una mano dove risaltava chiara e grande la scritta 5D.
In secondo piano lo guardava, con un sorriso di sfida, Sabo.


Buonasera Ragassuoli che avete letto questo capitolo!
Sono Ika e ora vi darò alcune informazioni:
Questa è la mia prima storia su One Piece, ma non la mia prima in assoluto. Ho già scritto precedentemente (tre anni fa) una piccola long fiction che però trovo un po' scadente. Ora dopo tre anni, spero che il mio modo di scrivere sia migliorato almeno un po' e per questo me ne esco con questa storia.
Ho sempre voluto scrivere un racconto con una trama un po' più avvincente della solita solfa tra innamorati, ma essendo una ragazza, non posso farci nulla se ogni tanto (poi quanto spesso, sarà da vedere) mi scappa un po' il romanticismo ;)

Detto ciò, spero di aver incuriosito almeno qualcuno/a di voi con questo primo capitolo.

Un altro aspetto importante: i miei aggiornamenti non saranno veloci e men che meno regolari. Mi scuso in partenza perchè so già che anche con tutta la buona volontà, dovrò schiacciare i miei momenti di scrittura tra i miei molti impegni.

Inoltre chiunque voglia darmi il suo parere, farmi domande o criticare (in modo intelligente) la storia, è il benvenuto nelle recensioni!
Alla prossima (che potrebbe essere quando l'essere umano si sarà estinto) e ciao!

Ika

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Capitolo 2
*** Secondo ***


Capitolo secondo


UN PASSO VERSO IL MARE



Rufy alzògli occhi su Smoker squadrandolo con le sopracciglia aggrottate.
-Cosa vorrebbe dire questo?- sputò confuso -Perchè me lo mostri?-
L'ammiraglio prese due sigari dalla tasca e dopo averli guardati per un momento se li mise in bocca accendendoli. Pensoso fece un tiro. Mostrando la notizia a Rufy Cappello di Paglia aveva sperato di ricevere qualche risposta proprio da quest'ultimo, ma a meno che non avesse imparato a fingere molto bene, la sua espressione esprimeva proprio la più pura sorpresa e anche una buona dose di preoccupazione. Smoker soffiò il fumo dalla bocca infastidito.
-Speravo di saperlo proprio da te Cappello di Paglia... ma a quanto pare ne sai ancora meno di me.-
Rufy guardò l'ufficiale della marina davanti a sè dritto negli occhi con uno strano fastidio che gli montava dentro. Il suo orgoglio quasi lo obbligava a mettere in chiaro che era completamente indipendente, che non avrebbe mai svelato informazioni alla marina se non per interessi personali. Per un attimo gli venne in mente che Nami l'avrebbe chiamata “sindrome macho”, ma scacciò il pensiero fissando Smoker con sguardo cupo.
-Anche SE sapessi cosa trama mio fratello, mai, MAI, verrei a dirlo proprio a te.- ringhiò Rufy in faccia all'ammiraglio.-Per quanto io apprezzi ciò che fai per me da quando sono qui dentro, che non ti venga in mente che io possa lavorare insieme a te o ancora peggio, insieme alla marina! Questo non accadrà mai!-
Senza scomporsi minimamente, Smoker di rimando lo squadrò freddamente dall'alto della sua statura e con altrettanto gelo nella voce disse:
-Io provo rispetto per te cappello di paglia. Tu mi irriti in una maniera impossibile da concepire, ma la scelta che hai compiuto, la stessa scelta che ti ha fatto finire in questo buco, è quella di un uomo onorevole. Sono più che certo che chiunque al tuo posto non avrebbe agito in modo simile e per questo ti tratto come ti tratto, ma non credere che ti possa perdonare per tutte le tue malefatte, perchè questo, come hai detto tu, non accadrà mai.-
Rufy emise un sibilo feroce e osservò l'ammiraglio con gli occhi ridotti a due fessure, respirando l'aria carica di tensione.
-Siamo d'accordo allora.- esordì quindi dopo qualche istante rilassando i muscoli contratti del viso e lanciando uno sguardo a Zoro che sembrava dormire contro la parete della cella.-E che mi dici di Akainu?-
Smoker fece un altro tiro dai suoi sigari e cominciò ad andare avanti e indietro lungo la cella.
-La sua opera progredisce. Nei tuoi territori continua ad eliminare i pirati, un'isola dopo l'altra. Le tue flotte si tengono ancora in disparte, così come i quattro imperatori. L'unico che si muove per adesso è Sabo dei rivoluzionari che continua a mandare i suoi eserciti contro i nostri. Al quartier generale si discute tanto del suo operato e da un po' di tempo a questa parte, la marina si è divisa in due... da una parte quelli che sostengono Akainu, dall'altra quelli che dubitano dei suoi metodi. Mi chiedo quanto durerà ancora questa situazione, prima che Akainu decida di sbarazzarsi di coloro che sono contro di lui.-
Rufy scambiò uno sguardo con il suo vicecapitano che aveva aperto l'unico occhio rimastogli. Entrambi sapevano che se la marina era divisa in due, la più grande potenza in opposizione a quella pirata era instabile e a lungo andare le conseguenze non potevano che essere catastrofiche. Rufy si cancellò dalla faccia l'espressione preoccupata e guardò Smoker.
-Mi stai dicendo che Akainu non sa che c'è una parte dei suoi uomini che non approva ciò che fa? Per quanto Akainu possa essere un pezzo di merda, dubito che sia così stupido da non accorgersi di nulla.-
Smoker fece un sorriso amaro.
-Il grand'ammiraglio è talmente impegnato con la sua crociata da non rendersi nemmeno conto di quello che gli succede intorno.- Smoker abbassò lo sguardo e il Re dei Pirati ebbe l'impressione che l'ammiraglio non gli stesse dicendo tutto.-E in più non siamo così stupidi da farci scoprire.-
La dichiarazione dell'ammiraglio accese un campanello d'allarme nella testa di Rufy.
-E dimmi...- cominciò circospetto, conscio del rischio che Smoker aveva corso dandogli quell'informazione.-...Coloro che sono in conflitto con le decisioni di Akainu cosa hanno intenzione di fare?-
L'ammiraglio sembrò scegliere con cura le sue parole prima di parlare a sproposito.
-Loro sono in netta minoranza. Quella di Akainu è una dittatura, la sua parola è legge e gli unici al di sopra del suo potere, ovvero i cinque astri di saggezza, approvano pienamente ogni decisione che prende. La stragrande maggioranza della marina crede ciecamente nelle sue parole e farebbe di tutto per compiacerlo. Quindi loro non faranno assolutamente nulla.-
Dopo questa affermazione carica di significato, Smoker diede le spalle a Rufy e uscì dalla cella. Richiamò le due guardie che prima aveva mandato via e chiuse la cella consegnando poi le chiavi al più grosso dei due. Si girò ancora verso i due prigionieri e disse soltanto:
-Ho le facoltà e il potere per uccidervi entrambi.-
Dopodiché si voltò sui tacchi e se ne andò lasciando i due pirati silenziosi a guardare la sua schiena che si allontanava, la sua minaccia ancora nell'aria.
Solo quando il cigolio infernale dell'ascensore che si metteva in movimento annunciò la dipartita definitiva dell'ammiraglio, Rufy fece uscire il respiro, tremante, e il suo corpo si afflosciò contro il muro. Quando aveva visto quell'immagine, aveva capito all'istante ciò che Sabo intendeva. Era riuscito a mascherare la sua consapevolezza del significato di quella foto, ma la sorpresa che gli era rimasta sul volto e che aveva ingannato Smoker era del tutto reale. In qualche modo era riuscito a concentrarsi sul discorso che conduceva con l'ammiraglio, ma ora che quest ultimo aveva lasciato la cella, tutta la tensione che aveva accumulato nel tempo della visita era evaporata e lui si sentiva come svuotato, senza forze per la sconcertante verità che aveva appreso. Improvvisamente gli mancò il respiro e sentì un bisogno morboso di condividere la notizia con il suo migliore amico.
-Zoro- richiamò il proprio compagno con una nota isterica nella voce, di solito così controllata.-Lo sai cosa vuol dire quella foto? Lo sai cosa ci sta dicendo Sabo?-
Zoro scosse la testa, turbato nel vedere l'espressione sconvolta del suo capitano e lo strano luccichio nei suoi occhi.
-Vuol dire...- Rufy prese fiato e scosse la testa, quasi a dissipare ogni dubbio nella sua mente. Se si fosse sbagliato, se quello che pensava non stava per accadere, avrebbe definitivamente demolito la propria volontà e quella di Zoro. Nonostante ciò, se lo sentiva dentro, fin nel profondo delle viscere, che il messaggio che consegnava quella foto, era diretto proprio a lui.
-Vuol dire... Zoro!- ansimò in preda all'emozione.-Vuol dire che torniamo a casa!



Due giorni prima, Keishin


Sabo osservava la distruzione dell'isola di Keishin attraverso il canocchiale, in piedi sulla prua della Nureonna, letteralmente “donna bagnata”, il suo galeone da cinquecento persone. Dopo aver posato gli occhi sul porto devastato e sulle case fumanti accostate alle strade deserte, i sopravvissuti barricati all'interno delle poche abitazioni ancora in piedi, richiuse il canocchiale con un gesto secco, producendo uno schiocco che fece sussultare le spalle di Tofu, che al suo fianco aspettava con impazienza ordini dal suo capo.
Sabo sorrise vedendo quel ragazzo moro di ventidue anni, alto e longilineo, con la faccia abbronzata e piena di lentiggini, che lo aspettava trepidante e pieno di buone intenzioni. In qualche modo gli ricordava lui, tanti anni prima, al cospetto di Dragon. Anche lui aveva perso tutto, compresa la memoria, e aveva trovato nei rivoluzionari una nuova famiglia. Certo, Dragon era stato come un padre per lui, più di quanto il suo vero genitore biologico sarebbe mai potuto essere, ma Sabo non se la sentiva di paragonarsi a un padre per Tofu. Quando Tofu era arrivato dai rivoluzionari, a sei anni, Sabo ne aveva già venti e occupava già una delle cariche più alte nella gerarchia dei rivoluzionari. Nei dodici anni successivi all'arrivo del ragazzo a Baltigo, Sabo lo aveva incrociato solo poche volte, e sempre per caso. Solo quattro anni prima, nel periodo immediatamente dopo la cattura di suo fratello, quando Sabo cercava un tipo affidabile come proprio compagno di lavoro, Tofu si era fatto notare. Dimostrando una serietà e una tenacia notevoli, con una tecnica e una forza incredibili era sempre stato in prima linea durante le battaglie, salvando la vita a molti suoi compagni e a molti civili. Sabo da lì aveva deciso che voleva lui come partner di fiducia. Il suo aspetto fisico non mostrava affatto le capacità di Tofu, ma Sabo le conosceva e sapeva molto bene che l'abito non faceva il monaco.
-Ehi Tofu!- richiamò il giovane che si era perso a osservare le nuvole, facendolo scattare sull'attenti.-Avverti tutti gli uomini che stiamo per approdare!-
-Signorsì! Ma posso chiederle una cosa capo? Cosa ci facciamo qui esattamente?- chiese il ragazzo senza aspettare il consenso del suo superiore.
Sabo sorrise con fare malandrino prima di rispondergli. Si sentiva troppo eccitato e di buon umore per l'imminente riunione con il suo fratellino, che poi tanto piccolo non era, per fare caso alla leggera impertinenza di Tofu.
-Mio caro ragazzo...- cantilenò su di giri -Siamo qui per far fuori i marine che occupano questo posto meraviglioso e riportare il panorama a com'era prima che loro lo rovinassero con le loro brutte facce, e – si sistemò meglio il cilindro sulla testa – per mandare un messaggio al mio fratellino.-
Tofu osservò il suo capo così di buon umore, sentendosi leggermente a disagio, abituato com'era alla sua perenne serietà. Aveva sentito da alcuni suoi compagni che una volta Ryusoken no Sabo era una persona estremamente vivace e incline a infrangere le regole, ma da come lo aveva conosciuto Tofu, queste caratteristiche non erano mai emerse sino a quel momento. Mentre scendeva le scalette per raggiungere il ponte della nave, Tofu giunse alla conclusione che doveva essere il prossimo ricongiungimento con il fratello a rendere il suo capo così di buon umore, e mentre urlava alla ciurma che dovevano approdare, provò l'improvviso desiderio di avere un fratello che lo colpì come un masso, costringendolo a reggersi alla balaustra della nave per non cadere. Scosse la testa per scacciare il pensiero e si rimise dritto. L'argomento famiglia per lui era un capitolo chiuso.



Quando una mezz'ora dopo Sabo scese dalla nave seguito a ruota da Tofu e dai suoi uomini, l'odore di bruciato e di cadaveri in decomposizione lo raggiunse prepotente facendogli storcere il naso, sia per il disgusto verso la scena che gli si presentava davanti sia per l'indole disumana dei marine che avevano attaccato quel posto, e che non avevano permesso alla gente di lì nemmeno di seppellire i loro morti. Sabo si voltò verso i suoi uomini e alzò il proprio bastone di metallo al cielo.
-Lo vedete questo massacro?- urlò indicando con un ampio gesto del braccio la devastazione dietro di lui. Un rumoroso grido si levò dal suo esercito e Sabo ghignò di rimando.
-E allora andiamo e facciamo quello che sappiamo fare meglio! Attacchiamo il covo di questi stronzi e facciamo casino!-

Con un potente grido di battaglia, Sabo, seguito dalla massa urlante dei suoi uomini, si lanciò verso il grande edificio in fondo alla via principale, che una volta doveva essere il municipio dell'isola, ma sopra il quale in quel momento svettava la bandiera con il simbolo blu della marina.
Mentre abbattevano a forza il portone d'ingresso dell'edificio, Sabo si meravigliò ancora una volta di quanto potevano essere stupidi i marine ad abbassare la guardia in quel modo, non mettendo di guardia neanche un soldato.
“Stolti” pensò Sabo mentre il portone cadeva con un fragore tremendo e le forze rivoluzionarie si riversavano all'interno dove c'era già un centinaio di marine armati ad aspettarli davanti alla porta. Lasciò avanzare i suoi uomini e prima di gettarsi nella mischia si guardò intorno per individuare il proprio obiettivo. Quando ebbe trovato il giornalista, seminascosto su una specie di balconcino, che documentava la scena con la sua macchina fotografica, prese un pennarello che si era portato dalla nave e si scribacchiò velocemente il messaggio da consegnare sulla mano. Dopodiché impugnò meglio il suo bastone, pronto ad aprirsi la strada verso l'uomo.
Abbattè con un colpo secco il primo marine che gli si parò davanti, abbassandosi subito dopo per evitare una lama che gli passò sibilando sopra la testa. Si girò e con lo slancio del movimento colpì sulla tempia il soldato, che stramazzò a terra. Non appena si voltò, trovò già altri dieci uomini che gli correvano incontro con i fucili e le spade sollevati. “Magnifico” pensò sospirando frustrato preparandosi ad affrontarli “andrà per le lunghe...”. Sollevò la sbarra di metallo per sferrare un fendente al petto dell'uomo davanti a lui, quando questo e i due compagni affianco a lui vennero sbalzati di lato da una forza enorme e nel suo campo visivo entrò Tofu, due tirapugni di algalmatolite marina sulle mani.
-Lei vada pure, capo! Qua finisco io!- esclamò Tofu su di giri.
Sabo gli fece segno di aver capito e corse verso la grande scalinata in fondo all'ingresso, abbattendo i pochi marine che gli si paravano davanti, ed evitando gli scontri tra loro e i suoi uomini. Giunse alla lunga scalinata e salì saltando quattro gradini alla volta e senza rallentare prese la rincorsa attaccandosi alle colonnine di marmo della balconata sopra di lui. Facendo forza sulle braccia si issò sul balcone e si mise a cavallo della balaustra osservando lo spazio sottostante.
I suoi uomini stavano finendo gli ultimi marine, che completamente presi di sorpresa e disorientati com'erano, non avevano avuto nessuna possibilità contro i rivoluzionari. Sorrise, scuotendo la testa e si voltò verso il giornalista rannicchiato in un angolo.
-Senti, mi servi, reporter. Come noti – si indicò – sono molto fotogenico e vorrei che sul giornale pubblicata ci fosse una foto con la mia bellissima faccia. Quindi adesso, io mi metto in posa e tu fai il tuo lavoro e scatti una foto dove si veda bene sia i miei magnifici lineamenti che la mia mano, intesi?-
Il reporter pallido come un fantasma e con un'espressione terrorizzata fissava il capo dell'armata rivoluzionaria come se fosse completamente pazzo, ma annuì frettolosamente alla sua richiesta.
Sabo sorrise all'obiettivo e mise in avanti una mano con il palmo ben disteso. Il cronista scattò la foto con le mani ben salde, nonostante la paura, sicuro nel suo lavoro. Mostrò la foto a Sabo che annuì soddisfatto e con voce scherzosa, ma con un sottotono serio si raccomandò con il giornalista:
-Mi raccomando, sarebbero guai se tu non pubblicassi la foto in prima pagina!-

Quella stessa sera in copertina apparve la foto di Sabo con sotto il titolo a caratteri cubitali:
“RYUSOKEN NO SABO PERDE LA TESTA. CHE I GIORNI DELLA SANITÀ MENTALE DEL LEGGENDARIO ARTIGLIO DI DRAGO SIANO CONTATI?-



Cinque giorni dopo, al largo di Impel Down


-Lo so che è rischioso, ma è l'unico modo per liberarlo, Sabo, non ce n'è nessuno più discreto, almeno non per noi.- stava dicendo Koala al suo compagno e agli altri membri dell'armata presenti in quella sala. Emporio Ivankov si era subito mostrato disponibile a partecipare al “prelevamento di Rufy”, così come Koala e Hack e alcuni altri membri, tra i quali ovviamente Tofu.
Sabo stava camminando nervosamente in giro per la stanza torturandosi le mani.
-Se l'unica opzione è un'operazione lampo, allora non dobbiamo dar loro il tempo né di rendersi conto di cosa stia succedendo né di organizzare le forze armate, quindi dal momento in cui scatterà l'allarme al momento in cui dovremo scappare, avremo più o meno quanto?- chiese Sabo a Koala.
-Mezz'ora.- disse quest'ultima scostandosi la frangia dagli occhi con un gesto abituale.
Sabo sbuffò stizzito e nervoso. Era quasi sicuro che Koala gli stesse nascondendo un'informazione.
-Quindi ricapitolando, noi dovremmo fare irruzione nella prigione più protetta del mondo, non mi hai ancora detto come, da sottolinere che dobbiamo farlo senza farci notare subito, andare al sesto livello, liberare i tre dei pirati più potenti del mondo e liberare altri sei pirati super-ricercati che tra l'altro sono distribuiti su due livelli ancora diversi. Poi dovremmo risalire in superficie con i suddetti pirati che potrebbero non essere in grado nemmeno di camminare, tutto questo senza farci prendere e senza liberare altri prigionieri distruggendo la prigione ovviamente, e poi salire sulla nostra nave e navigare via cercando di seminare le decine di navi da guerra della marina che ci inseguiranno come si fa con il diavolo. Ora dimmi, per favore, che hai qualcos'altro, qualsiasi cosa, che renda questo piano un po' meno suicida! Una qualsiasi certezza! Non so nemmeno da dove vengano le tue informazioni maledizione!- sbottò Sabo con una faccia che esprimeva il massimo disappunto. Aveva passato la mattinata a prepararsi fisicamente e mentalmente all'assalo che si sarebbe tenuto nel pomeriggio, ma era da quando si era svegliato accanto a Koala come d'abitudine, che gli sembrava che lei evitasse un dettaglio del loro piano.
Koala si infiammò.
-Ma ti ascolti quando parli? Questa operazione verrà portata a termine, punto! Non ci sono opzioni alternative!- scrollando la testa, Koala addolcì la voce -In fondo si tratta di liberare Rufy, dico bene? Inoltre non dovremo fare tutto da soli.- la donna sospirò guardando il suo uomo negli occhi.- Ho piazzato una talpa nella prigione, è da lui che ho queste informazioni precise; ha svolto un ottimo lavoro.-
-Si può sapere perchè diavolo non l'hai detto subito?- quasi urlò Sabo, per niente calmato da quella risposta. Koala d'altro canto alzò gli occhi al cielo si preparò ad una scenata di gelosia colossalmente infantile.
-Non te l'ho detto,- cominciò spazientita -perchè questo infiltrato è il mio ex.-
-Che cosa!? Hai ingaggiato quel figlio di puttana senza dirmi niente? Cos'è ora te la fai con lui? Eh? Sei una bugiarda! Mi tradisci...!- Koala scuotendo la testa esasperata assestò un colpo sulla nuca del suo fidanzato fermando il suo attacco di panico ricominciando a spiegare il suo piano mentre Sabo riprendeva il controllo di sé stesso.
-Comunque, ora ascoltatemi attentamente. La mia talpa può portarci direttamente, attraverso una serie di cunicoli, al livello cinque e mezzo, quello di Iva. Da lì riuscirete ad orientarvi con il suo aiuto - indicò la regina Kamabakka che chinò la testa in segno di affermazione – e vi dividerete in tre gruppi che andranno a liberare rispettivamente Sanji, Zoro e Rufy al sesto livello, Nami, Robin e Usopp al quinto e Franky, Chopper e Brook al quarto.- Koala pronunciò tutti i loro nomi con una nota di affetto in fondo alla voce. Si schiarì la gola.-La disposizione è la seguente: Zoro e Rufy sono in una cella di fondo del sesto livello, tre corridoi a destra di quella di Sanji. Al quarto livello abbiamo Franky e Chopper nella stessa cella e Brook in una direttamente accanto alla loro. Al quinto livello Nami, Robin e Usopp sono tutti in celle singole separate ma abbastanza vicine fra di loro, quindi più facili da liberare. Il quinto è inoltre il livello dove non ci sono telecamere né guardie, quindi lo useremo come punto di ritrovo dal quale cercheremo di uscire all'aperto attraverso il livello cinque e mezzo e attraverso i cunicoli. Prima che tu dica qualcosa – Koala alzò la mano fermando Sabo che stava già aprendo la bocca - andrò io stessa a recuperare tutti gli oggetti personali dei ragazzi. E prima che tu possa obiettare – fermò di nuovo Sabo che mise un leggero broncio – lo sai benissimo che sono io quella qui dentro che è capace di rendersi praticamente invisibile meglio di chiunque altro.-
Koala inspirò profondamente.
-Ovviamente, non c'è bisogno di dirlo, questa è la situazione ideale. Ma le telecamere ci rileveranno non appena usciremo dal livello cinque e mezzo, ammesso che ci arriveremo senza intoppi, per non parlare del fatto che possiamo infiltrarci al massimo in dieci per poterci muovere in modo più o meno libero, nel limite del possibile ovviamente.-
Sabo si sistemò meglio il cilindro in testa, l'aria isterica sparita, sostituita da un'attitudine di fredda diligenza.-Quindi, quando ci scopriranno cosa facciamo?-
-Prima di tutto non entreremo lì dentro vestiti normalmente, ma vestiti da marine. Ho rimediato delle uniformi per noi, avremo perciò un margine di circa dieci minuti prima che si accorgano che c'è qualcosa che non va. Quindi l'ordine di azione sarà il seguente: Io uscirò per prima e mi dirigerò al ripostiglio dove tengono gli effetti personali dei prigionieri. Grazie alla mia abilità di muovermi nell'ombra non mi noterà nessuno fin quando non starò tornando con il carico. Quindi voi aspetterete dieci minuti prima di entrare in azione, è il tempo che mi serve per arrivare al secondo livello dove è situato il ripostiglio. Quindi dopo dieci minuti esatti usciremo tutti allo scoperto e da lì avremo altri dieci minuti prima che capiscano che siamo intrusi e che facciano scattare l'allarme. Quando scatterà la sirena dovremo tutti per forza tornare al livello cinque e mezzo e uscire il più in fretta possibile. A quel punto raggiungiamo la nave e navighiamo al massimo della velocità verso Baltigo. In tutto l'operazione non dovrà durare più di un'ora, precisamente da quando usciremo dal livello cinque e mezzo avremo quaranta minuti per scappare, altrimenti ci ritroveremo ad affrontare uno degli eserciti della marina più organizzati e ben armati del mondo e verremmo irrimediabilmente catturati, e non c'è bisogno di dire cosa ci succederebbe in quel caso. Tutta l'operazione è basata sul fattore sorpresa: i marine non sanno che esiste un modo per entrare nella prigione che non sia il cancello principale, quindi non si aspettano degli intrusi in nessun caso. Ho piazzato la mia talpa in questa prigione un anno dopo la cattura di Rufy, e solo sei mesi fa è riusita a trovare l'ingresso del sistema di gallerie segrete che attraversa i muri della prigione. È solo grazie al suo lavoro, e alla mia previdenza, se oggi abbiamo la possibilità di entrare nella prigione. Ci sono domande?- chiese infine Koala agli uomini nella stanza che era diventata silenziosa.
-Come faremo ad arrivare al muro esterno senza farci notare?- chiese Sabo che stava rielaborando il piano nella propria testa.
-Ti ricordi quel favore che mi doveva Law? Beh, mi sono fatta regalare un sottomarino.-
Hack fischiò ammirato alzando il sopracciglio.
-Altre domande?-
Tofu che era rimasto in silenzio fino a quel momento alzò la mano.
-Che percentuale di riuscita ha questo piano?-
L'intera stanza sembrò trattenere il fiato e Koala sorrise con una luce pericolosa negli occhi.
-Per una persona normale diciamo... il tre percento.- Tofu impallidì.-Ma dato che siamo noi... direi un buon venti percento.-
Il silenzio sembrò farsi ancora più pesante, fino a quando Sabo non ghignò e si calcò il cilindro bene sulla testa guardando i suoi uomini uno per uno.
-Io dico che ce lo faremo bastare con gli interessi.-



Impel Down, sesto livello, cella di fondo, un'ora dopo.


Quando risuonò forte e chiara la sirena d'allarme Rufy e Zoro alzarono di scatto lo sguardo lanciandosi un'occhiata significativa. Dai loro occhi strabordava speranza e nostalgia, ma anche una fredda consapevolezza della situazione: non erano assolutamente in grado di contribuire in modo attivo alla fuga in quanto non facevano del vero esercizio fisico da quattro anni. La loro muscolatura era rimasta la stessa, ma le gambe non avrebbero retto il loro peso comunque, rendendoli inoffensivi e incapaci di muoversi come avrebbero voluto.

Rufy reclinò la testa all'indietro respirando dal naso e cercando di calmare i battiti del proprio cuore troppo eccitato ed euforico per non sfarfallare come le ali di un colibrì. Con un sospiro spezzato Rufy chiuse gli occhi permettendo a sè stesso di vedere un'immagine che aveva cercato di tenere lontana per la maggior parte del tempo della sua prigionia. Quando chiudeva gli occhi e pensava al viso della sua regina, la sua mente si distendeva e la pace dilagava nel suo cuore, ma subito dopo riaprendoli tornava alla cruda e violenta realtà che rendeva quella visione, per lui paradisiaca, un inferno. Il viso di Robin gli balenò davanti agli occhi e il contrasto tra i capelli neri ebano e gli occhi celesti come il mare più vasto del nuovo mondo gli sembrava ancora più accentuato di come lo ricordava. Rivide il suo sorriso e lo sguardo fiero nei suoi occhi, rivide l'acuta intelligenza che si celava dietro a quell'espressione benevola e neutra e sorrise concedendosi per la prima volta in quattro anni di sperare. Sperare di poter stringere di nuovo tra le braccia la sua regina, di poter assaporare di nuovo la libertà con la sua famiglia, di poter solcare i mari osservando la gioia e i dolori dei suoi compagni.

Il rumore di grida e distruzione e un suono acuto interruppero improvvisamente i suoi pensieri e gli fecero riaprire di scatto gli occhi. La scena che vide era talmente carica di elementi inaspettati, che la sua mente fece fatica ad elaborare tutti i dati che si trovava davanti, cogliendo solo immagini veloci di tutto quanto.
Le sbarre della cella giacevano divelte davanti a questa e a pochi metri da lui c'era il volto serio di Sabo che gli toglieva in fretta e furia le catene. Confuso spostò lo sguardo a destra e vide che anche Zoro veniva liberato con lo sguardo puntato davanti a lui, con gli occhi ricolmi di incredulità e shock. Di scatto Rufy gettò un'occhiata nella direzione in cui guardava Zoro e per poco non lanciò un grido: Dalle possenti spalle di Emporio Ivankov pendeva il corpo immobile e afflosciato di Sanji, i capelli più lunghi delle spalle che si arricciavano leggermente verso la fine, lo smoking, nei suoi ricordi sempre tirato a lucido, completamente stropicciato e sporco. Tuttavia non erano quei dettagli a ferirlo così nel profondo, anche se vedere il cuoco in uno stato così poco curato era già un evento più unico che raro. No, erano le gambe di Sanji che pendevano inerti come il suo corpo, ma al contrario di questo, non erano piegate dalla parte giusta e formavano un angolo strano tra coscia e polpacci. Il sangue che imbrattava entrambe le gambe dei pantaloni era un'ulteriore prova dell'evidenza, che la più potente arma di uno degli uomini più forti del mondo era inutilizzabile, che lo colpì come una stilettata al petto.
Rufy ebbe un conato di vomito, e poi un altro. Non era stato in grado di proteggere la sua famiglia, erano stati feriti, ne aveva la prova davanti e questo lo faceva provae così tanto disgusto verso sè stesso che il suo stomaco sembrò rivoltarsi.
Improvvisamente la consapevolezza di essere in movimento lo raggiunse con la velocità di un proiettile e di colpo realizzò che non solo non si trovava più nella sua cella, ma che il freddo continuava ad aumentare e l'aria si faceva più secca, lasciandosi dietro quella umida e marcia del sesto livello. Sentiva qualcosa di duro premuto contro lo stomaco e vagamente si rese conto che doveva trattarsi della spalla di Sabo, in quanto vedeva gli stivali lucidi che usava portare pestare il pavimento durante la corsa. In quel momento non seppe come avevano fatto ad arrivare fino a lì e non capì come sarebbero riusciti a scappare. Semplicemente si arrese all'oscurità che lo raggiunse chiudendolo in un luogo di silenzio e pace, dove tutti i pensieri erano offuscati e muti.


-Questo è assolutamente fuori questione.- mugugnò Sanji attraverso la sigaretta.-Non ti permetterò mai di andarci da solo, dovessi fermarti con la forza.-
Sanji non scherzava, Rufy lo vedeva dai suoi occhi. Vedeva anche la sua volontàdi ferro, vedeva che non l'avrebbe lasciato andare veramente, che non avrebbe mai cambiato idea.
Sanji fece un passo avanti uscendo dal semicerchio formato dai suoi compagni e aspirò una boccata di fumo spegnendo poi elegantemente la sigaretta sul tacco della scarpa. Poi infilando le mani in tasca con grazia affiancò il suo capitano, mettendosi senza una parola nella posizione opposta di Zoro.
Il silenzio era calato a bordo della nave e solo lo sciabordio delle onde interrompeva quella calma quasi surreale.Il re dei pirati sentì il respiro del suo vice spezzarsi impercettibilmente e stringendo gli occhi aspettò il prossimo colpo, che non tardò ad arrivare: la figura alta e formosa di Nami si mosse con lo sguardo posato su di lui, mettendosi di fianco aa Zoro. Quest'ultimo voltò la testa e affondò il proprio sguardo in quello nocciola di lei e fece scivolare la mano nella sua, stringendo come se ne andasse della sua vita.
Mano a mano Rufy guardava i suoi compagni venire verso di lui, tutti con una fredda determinazione nello sguardo maturo e pieno di sentimenti inespressi, tutti con il passo sicuro e le mani ferme.
Il re alzò la testa osservando l'unica persona rimasta ancora di fronde a lui. Gli occhi cerulei di Robin lo fissavano, incapaci di contenere le emozioni, comunicandogli tutto quello che lei provava. In quel momento Rufy seppe che anche lei lo leggeva come un libro aperto. Lacrime sottili fuoriuscirono dagli occhi di Robin e Rufy tese una mano mentre lei gli si avvicinava. La strinse a sè condividendo con lei e con i suoi compagni la desolazione di quel momento e la consapevolezza che quello era un passo su una strada che si allontanava dal mare.



Buonasera ragassuoli che avete letto questo capitolo!

Eccomi qui con il secondo capitolo della storia. Non è passatoun tempo esageratamente lungo, ma non sono stata nemmeno speedy gonzales (se qualcuno se lo ricora xD)...
In questo capitolo abbiamo una presenza dominante dei rivoluzionari, che a mio avviso meritano più attenzione di quella che viene loro data di solito.
Allora ci vediamo al prossimo capitolo, che potrebbe essere quando i gatti voleranno (l'evoluzione rende tutto possibile, non preoccupatevi)e ciao!

Ika

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