Imagine

di Lovelystory
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's me ***
Capitolo 2: *** What? ***
Capitolo 3: *** Tell me what you see ***
Capitolo 4: *** City and Love ***
Capitolo 5: *** You need my help ***
Capitolo 6: *** It's not the moment ***
Capitolo 7: *** I (don't) Feel fine ***
Capitolo 8: *** A new me ***
Capitolo 9: *** My first party ***



Capitolo 1
*** It's me ***


Odiavo quell'epoca, la mia epoca, gli anni 2000, tutta quella tecnologia, i social networks come Facebook dove hai più di mille amici di cui non conosci neanche il nome, la gente che si credeva essere alternativa ma che in realtà erano uguali agli altri. Ma la cosa peggiore era la musica, sempre se si può definirla così: rumore fastidioso pompata al massimo senza capo né coda, senza testo e senza significato; la chiamavano musica house o tecno.  Odiavo quella situazione di finto progresso, dove la gente ti giudicava solo per come ti vestivi o per che musica ascoltavi: bastava essere leggermente diversi per essere etichettato uno sfigato asociale. 
Erano le sette di una mattina di novembre, ero allungata sul mio letto ad ascoltarmi una delle mie canzoni preferite, If I Feel, dei Beatles, quando sentii mia mamma chiamarmi dalla cucina. 
<< Claire è pronta la colazione >> così mi tolsi le cuffiette e mi alzai delicatamente dal letto per poi scendere in cucina per mangiarmi dei deliziosi pancake. Andai in bagno per sistemarmi il lunghi capelli ramati, scompigliati dopo la lunga notte di sonno, e per mettere un filo di eye-liner sui miei occhi verdi facendo risaltare il pallore della mia pelle e le labbra carnose e rosee. Indossai un semplice jeans strappato al ginocchio e una maglia con l'icona dei miei idoli, i Beatles; presi lo zaino con i libri, le cuffiette e il telefono e andai a scuola.
Odiavo la mia classe, era formata da ragazze snobbette che non pensavano ad altro che mettere in mostra mezzo corpo per attirare il sesso opposto, ed era formato da ragazzi tutto muscoli e niente cervello. Per la mor di Dio, brutti non erano, anzi, ma erano talmente stupidi da mettersi le mani nei capelli. In quella classe si salvavano si e no due persone.
Come ho già detto, odiavo la mia generazione. 
<< Ti ascolti ancora quella musica del cavolo? >> domandó Melissa, la ragazza più popolare dell'intero istituto, truccata come una drag queen e improfumata peggio di un cesso alla quale però tutti i maschi andavano dietro.
Mi tolsi le cuffiette solo per educazione.
<< Ci sono problemi? >>
<< Si, stai distruggendo le mie bellissime orecchie con quelle canzoni >> 
<< Non ascoltarle allora >> risposi rimettendomi le cuffiette. 
Notai con la coda dell'occhio che Milissa rimase stupita dal mio menefreghismo nei suoi confronti. Sentii che una delle cuffie venne tolta dal mio orecchio con un gesto alquanto rapido e violento.
<< Forse non hai capito... Ho detto spegnere sta merda >> disse quell'oca ambulante mentre faceva roteare incurante le mie cuffie incitata dal suo gruppetto di oche.
<< Forse non hai capito, smettila di rompermi le palle >> risposi acida. 
<< Ma come ti permetti? Ma tu lo sai chi sono io? Io sono la regina di questa scuola, i ragazzi mi fanno la fila a differenza tua carina, che non fai altro che studiare e stare rinchiusa in casa ad ascoltarsi musica schifosa. >>
Ok, aveva superato ogni limite, era ora che le davo una lezione e in meno che non si dica Melissa si ritrovó col naso sanguinante e con delle ciocche bionde per terra. 
<< Ops >> dissi sarcastica. 
Ovviamente quell'oca lo andò a dire alla professoressa e di conseguenza venni spedita dalla preside che mi diede ben sette giorni di sospensione, ma ne valse la pena vedere Melissa sfigurata. 
Logicamente appena ritornai a casa mi dovetti subire l'immensa predica che i miei genitori mi fecero, venuti subito al corrente di ciò che avevo fatto; ma la cosa non mi fece né caldo né freddo, ovviamente alla scuola ci tenevo, ma la situazione andava avanti da più di due anni ed ero arrivata al limite. 
Me ne andai in camera e la prima cosa che feci fu quella di mettermi le cuffiette e buttarmi sul letto. Non c'era niente di più belli della mia musica per rilassarmi. 
"Se solo fossi vissuta negli anni '60 tutti questo macello non sarebbe mai successo" pensai, poi mi voltai verso un poster dei Beatles e mi concentrai sull'immagine di John Lennon, il mio Beatle preferito.
"Chissà se anche loro hanno passato un'adolescenza di merda come la mia..." Sospirai è una lacrima mi rigó la guancia. "Mi sento così sola, non chiede tanto, solo qualcuno che mi capisca e che mi accetti per quello che sono...". Chiudi gli occhi per qualche minuto. 
Iniziai a piangere ma per la stanchezza mi addormentai. 

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Capitolo 2
*** What? ***


La mattina seguente, dovendo rimanere a casa per la sospensione, mi svegliai tardi, circa verso le nove, ma rimasi al letto ad ascoltare la musica. 
Avevo un forte mal di testa, probabilmente causato dal pianto della sera prima, ero debole e mi sentivo strana, diversa. 
Ripercorsi con la mente ciò che era successo il giorno prima e non potei non ridere, vedere Melissa in quelle condizioni mi faceva troppo ridere, "Le sta bene" sussurrai. 
Però dentro di me sentii un vuoto.
"Ma se forse ha ragione?" Pensai. "E se è per colpa della mia musica che mi ritrovo senza amici?". No, non era per quel motivo, era per la mia generazione; come feci a pensare una cosa del genere? Mi pentii subito di aver pensato a quella frase.
Per i sensi di colpa, guardai il poster dei Beatles attaccato alla porta della mia camera.
<< Scusatemi... Voi siete i migliori >> dissi al poster come se fosse una persona vera. 
Ero sola in casa, i miei genitori erano al lavoro così, per la noia, mi alzai dal letto con calma e andai in cucina per fare colazione, erano ormai le 10.50 quindi optai per una colazione leggera con tre fette biscottate con la marmellata di frutti di bosco è una tazza di caffè; poi andai a lavarmi. 
Entrai nel bagno e la prima cosa che feci fu quella di guardarmi alla specchio, ma c'era qualcosa di strano, cosa non lo so, ma avevo questa sensazione. Mi girai per controllarmi le spalle ma non c'era nessuno. Pensai subito alle classiche scene dei film horror dove c' la ragazza sola in casa e l'assassino che sbuca all'improvviso per ammazzarla e a questo pensiero mi scappó una risata. Quanto ero scema....
Mi lavai i denti e, come alzai lo sguardo allo specchio, vidi il volto di un ragazzo.
<< Ciao >> disse.  Urlai con tutta la voce che avevo in corpo e iniziai a tirargli tutti gli oggetti che avevo a portata di mano, come il dentifricio, lo spazzolino o come la carta igienica cercandolo di colpire.
<< Oh, Oh calmati! Non sono mica uno stupratore >> disse il ragazzo schivando tutti gli oggetti chi stavo lanciando.
<< Che ci fai qua?? Chi sei? Come sei entrato? Vattene!! >> domandai urlando.
<< Una cosa alla volta! Prima smettila di lanciarmi gli oggetti e poi ti spiego, ma smettila per favore >>. 
Decisi di ascoltarlo. Quando si tolse le mani dal volto, usate come scudo per ripararsi dagli "oggetti volanti", sembrava avere un volto famigliare. Quegli occhi semisocchiusi ma schietti nello stesso tempo, quel naso aquilino, quel sorriso, quei capelli ramati con la frangetta come i capelli dei Beatles... Oh mio Dio, ecco chi era!
<< Ma, ma t-tu sei J-John... >>
<< Piacere, sono John Lennon >> disse con aria fiera porgendomi la mano. 
<< P-piacere sono C-cl... >>
<< Claire giusto? >>
<< Si ma come fai a conoscere il mio nome? E poi che ci fai qui? Tu sei morto da trent'anni >> dissi incredula. 
<< Oh pupa, una cosa alla volta! Allora, partiamo dal fatto che non avevo nessuna voglia di uscirà dalla tua testa... >> disse con aria stanca.
<< Come dalla mia testa? Non capisco >> 
Cosa diamine stava succedendo?? 
<< Non ancora lo hai capito? Io sono frutto della tua fantasia, io sono il tuo "amico immaginario" >>
Amico immaginario? Oh oh, frenate tutti, come sarebbe a dire amico immaginario se lui era in carne ed ossa difronte a me? Cioè, io lo potevo toccare, non era un fantasma o una cosa simile, era fatto davvero di carne!
<< Cosa? Ma perché? >>
<< Perché forse ti senti sola e non hai nessuno con cui parlare, perché sei un asociale in poche parole  e io sarei qui per aiutarti... >> disse lui molto schiettamente da farmi alterare abbastanza. 
<< Come sei d'aiuto dicendo così e poi come ti permetti di darmi dell'asociale? E poi chi te lo ha detto che sono sola?>> risposi ma lui si limitò ad alzare le spalle e a sorridere come per giustificarsi. 
<< Io lo so e basta >>
<< E si, è arrivato mister sotuttoio >> esclamai per prenderlo in giro alzando gli occhi al cielo.
<< Esatto. Qui si fa quello che dico io >>
<< Come prego? Solo perché sei il mio cantante preferito è il mio "amico immaginario" non vuol dire che ti puoi prendere tutte queste confidenze. Ok? >> dissi innervosita da quello sfidare del ragazzo.
<< Scusatemi sua Maestà, punitemi per le mie cattive azioni >> disse John inginocchiato imitando di essersi pentito. Entrambi ridemmo
<< Sediamoci sul letto e mi racconti tutto >> disse poi il ragazzo.
Lo guardai lievemente spaventata e il ragazzo se ne accorse alzando subito gli occhi al cielo.
<< Tranquilla, non ti stupro. >> disse. << Per il momento >> aggiunse ammiccandomi. Di risposta,gli alzai il dito medio sorridendo, poi mi sedetti vicino al mio idolo.
Non ci stavo capendo più niente. John Lennon, si, proprio quel John Lennon era il mio amico immaginario? Ma ero talmente sola da essere arrivata a quel punto? Cavolo, avevo sedici anni, quasi diciassette e ho ancora un amico immaginario? Certo, il fatto di avere il mio idolo in camera mia non mi dispiaceva affatto, ma l'unico problema era: perché? Perché tutto questo? 
Non ci stavo capendo niente.....

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Capitolo 3
*** Tell me what you see ***


<< ...E quindi mi hanno sospeso >> dissi guardando le mie mani tra l'imbarazzo e la vergogna. 
Eravamo entrambi seduti sul letto, io a gambe incrociate e lui difronte a me con la schiena appoggiata alla testata del letto e con una gamba allungata sul lenzuolo e l'altra appoggiata a terra.
<< Quindi ti hanno sospeso perché hai menato a quella ragazza? >> domandó con la faccia incredula, io annuii. 
<< Non pensavo che avevi un caratterino così >> disse John sorridendo.
<< Beh, non sembra ma è così >> risposi dandomi un po di arie. John scoppiò a ridere. 
<< Perché ridi? >>
<< Ma perché è ridicolo sospendere una persona solo perché ha menato a una! Ai miei tempi era di routine >>
<< Che ti picchiavano? >>
<< No >> rispose Il ragazzo facendomi una linguaccia. << Ero io che menavo gli altri >> aggiunse portandosi la mano sul petto in simbolo di fierezza. Alzai un sopracciglio e sorrisi, poi ridemmo entrambi. 
Per quanto l'inizio fu burrascoso, ora mi trovavo a mio agio con John, non me lo sarei mai aspettato così simpatico.
Notai che John era fortemente catturato dal poster della sua Band attaccato alla porta. 
<< Ti piacciamo così tanto? >>
<< Si, perché non dovrei? Solo perché la maggior parte dei ragazzi pensa che voi fate musica banale non vuol dire che è vero... >> risposi guardando prima il poster e poi volgendo lo sguardo sul ragazzo, ancora ammirato da quel poster. 
<< È per questo motivo che non hai amici? >> domandó John, questa volta molto seriamente. 
Chi gli aveva detto che non avevo amici? Mica ero un asociale, solo che preferivo starmene da sola che in cattiva compagnia. 
<< Certo che ce li ho gli amici >> risposi ma lui mi fece una faccia come per dire "cosa stai dicendo? lo sappiamo tutti che non hai amici". Aveva ragione però, io non avevo amici tranne quelle canzone che mi ascoltavo, quelle erano i miei amici. 
<< Se lo dici tu... >>. Alzò gli occhi al cielo.
Ecco, odiavo quando faceva così, come per dire "sei una bugiarda", e John te li faceva sentire per davvero con quello sguardo che ti penetrava e quel ghigno a volte insopportabile.
Si alzò dal letto, lo seguii con gli occhi: era abbastanza alto e non molto magro, robusto, ma non grasso, si vedeva che non faceva palestra. 
Si mise davanti alla porta ad ammirare il poster con se stesso e i suoi compagni che li ritraevano ognuno in una posizione diversa: lui  era raffigurato solo per la faccia, mentre cantava non si sa quale canzone, "probabilmente I'm a loser" amavo pensare, ma non era certo. 
<< Certo che sono proprio bello >>esclamò John convinto di quello che aveva detto, come se fosse per scontato. 
<< Bellissimo >> risposi io per rifregarlo. << Un playboy >>
<< Chi, io? >> e si indicó << Certo >> 
Scoppiai in una fragorosa risata. 
<< Playboy tu? Ahahah ma per favore >>. 
La faccia di John ora era cambiata, sembrava offeso. 
<< Non ci credi? Allora mi ti faccio vedere io >> disse iniziandosi ad abbassare la zip del pantalone.
<< No, fermati fermarti!! >> iniziai a urlare agitando le mani. Cosa stava facendo?  
<< Tu non ci credi  e io... >>
<< No,no ci credo >> risposi,ma non era vero. 
Per un attimo la stanza era silenziosa.
<< A proposito, ma tu sei una specie di fantasma o cosa? No perché a quanto vedo sei fatto di pelle e ossa >> dissi indicandolo. 
<< E vedi bene >> rispose con un sorriso alquanto malizioso. 
<< Ma gli altri ti possono vedere o solo io? >>
<< No, anche gli altri >> rispose vagamente. 
Sentii la porta del' ingresso aprirsi, era rientra a casa, guardai l'orologio e notai che segnava le 13.32. 
La porta si aprì.
<< Claire sono rientrata >> disse mia madre affannata per aver fatto le scale. Mia mamma era molto dolce, molto premurosa, ormai sulla cinquantina ma amava curarsi truccandosi e vestendosi per bene. 
<< Si mamma l'ho visto... >>
<< Sentivo che parlavi con qualcuno, chi è? >>
<< Ehm è John mamma, te lo presento, John mamma, mamma John >> dissi ma vedevo mia mamma che non capiva, che si vedeva intorno ma sembrava che non vedeva nessuno. Si spaventò leggermente.
<< Piacere... Senti vatti a lavare la faccia e poi scendi che tra un po' è pronto da mangiare >> disse, io annuii. 
Quando se ne andò, fulminai John con lo sguardo mentre lui stava in piedi davanti a me con le mani dietro la schiena e che fischiettava con un sorriso furbo. 
<< Tu sei uno stronzo >>
Lui si autoinducó. 
<< Perchè scusa? >>
<< Avevi dette che tu potevano vedere tutti quando invece non è vero. Mi hai fatto sembrare una pazza! >> dissi alzando lievemente la voce avvicinandomi a lui. 
<< Ma tu sei pazza >> rispose con un sorriso maliziose. 
La mia risposta fu solo un dito medio alzato, poi scesi giù a mangiare mentre passai l'intero pomeriggio a dormire, così da non avere tra i piedi John. 
Però in fin dei conti, non era male.

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Capitolo 4
*** City and Love ***


Era mattina, il sole splendeva alto nel cielo e si potevano udire i cinguettare degli uccellini, i miei genitori se ne erano già andati ed io ero ancora in pigiama,nel mio lettino con l'intenzione di svegliarmi il più tardi possibile.
<< Svegliaaaaaa >> sentii urlare a due centimetri dal mio orecchio. Solbalzai dallo spavento, ora il mio piano andò tutti in frantumi. 
Mi girai lentamente e vidi il volto di John che mi sorrideva con un sorriso inquietante.
<< Ma che vuoi? Non vedi che stavo dormendo? Lasciami... >> dissi con una voce stanca e assonnata. 
<< Muoviti! Voglio uscire >> disse John. 
Come? Voleva uscire? Diedi una rapida occhiata alla sveglia: le 09.45. Presi il cuscino e lo tirai in faccia a John. 
<< Statti zitto >> 
<< Muoviti!! >> urló John scuotendomi talmente forte da sballottarmi da una parte all'altra. 
<< Ma non puoi prendere le tue belle gambine e camminare da solo? >> 
<< No perché non conosco la città e mi perderei >>
<< Appunto >> dissi con voce soffocata. 
<< Ah ah, come sei divertente. Muoviti >>.
Certo che John quando voleva fare una cosa la otteneva sempre, forse perché era così assillante e cocciuto che nessuno lo voleva sentire e quindi facevano quello che voleva lui, come successe nel mio caso. 
Mi alzai di mia contraria volontà dal mio bel lettino caldo e andai a fare colazione per poi vestirmi. Indossai un paio di jeans neri strappati e una felpa nera con scritto "Live or die" in bianco, le mie Converse blu notte  e mi feci la coda di cavallo. 
Uscii dal bagno e vidi John che mi guardava un po' inorridito.
<< Perchè quella faccia? >>
<< Ma è così che vi vestite nel ventunesimo secolo? >>
Mi guardai allo specchio, io non ci trovavo nulla di male.
<< Si, ma tu non puoi capire, sei vecchio tu >> dissi sfidandolo.
<< Sarò pure vecchio ma ho molto più gusto di te! Guarda questa camicia con questa cravatta... Sono l'emblema della bellezza, la mia bellezza >> rispose con un sorriso a suo parere sexy. Alzai gli occhi al cielo e ridi divertita.
<< Andiamo >> dissi e uscimmo.
Abitavo in una cittadina non molto lontana da Londra, non era molto grande però ci stava tutto: le scuole, le discoteche, i pub, un parco molto vasto, negozi e vari locali; ma il mio posto preferito era senz'altro il West Park, un piccolo parco ad ovest della città, non molto distante da casa mia. Quel parco mi piaceva da quando ero bambina, forse perché proprio lì trascorrevo la maggior parte del mio tempo libero da bambina andando sull'altalena oppure giocando con le altre bambine della mia stessa età a mamma e figlio.
Quanti bei ricordi... 
<< Oh ci sei? >> chiese John, probabilmente si era accorto che stavo fantasticando ad occhi aperti. 
<< Hai sentito quello che ti ho chiesto? >>
<< No >>
<< Dove stiamo andando? >>
<< A West Park >>risposi distrattamente ancora a pensare a quando ero piccola.
<< Cioè, tu mi stai portando in un parco? >>
Sembrava disgustato a quell'idea.
<< Cos'é? Non ti piace? >> 
<< Certo che no! Io voglio vedere la città non uno stupido parco dove non c'è un cazzo di nessuno >> rispose John lievemente alterato. 
Scoppiai a ridere.
<< Va bene, andiamo in città allora, però la prossima volta ci veniamo >>
<< Ok >>.
Ci rigirammo e ci incamminammo verso il centro. La piazza era molto grande ed era circondata da case e negozi, per non parlare dei vari bar che potevi trovare. 
Quel giorno la piazza era molto affollata perché era il giorno del mercato e quasi non potevi passare che delle signore anziane di facevano spazio per passare con enormi bustoni pieni di frutta e verdura.
<< Ma c'è sempre così tanta gente? >> domandó John facendosi spazio fra le signore.
<< Nei giorni di mercato si >> risposi a fatica. 
Per fortuna abbiamo superato con facilità le zone dove stavano le bancarelle ed ora potevamo gustarci la bellezza di quella piazza in tutta tranquillità.
Vidi John guardare le case e poi i palazzi con una faccia piuttosto stupita.
<< Non hai mai visto un palazzo? >>
<< Ma ti pare? Ti ricordi che io ho vissuto a New York, non so se mi spiego.... >>
Quanto era strano quel ragazzo...
<< E allora perché li guardi così stupito? >> domandai ridendo. 
<< Mi va di guardarli così... Comunque ho fame >> disse John come per dire "compriamoci qualcosa da mangiare, ORA".
<< Ma se sei solo frutto della mia testa, come hai a mangiare? >>
<< Guarda che posso benissimo mangiare, ti ricordo che sono fatti di carne e ossa >>.
Lo guardai e gli feci la linguaccia. Entrammo in un bar, il The Freddie's, dove facevano dei cornetti deliziosi.
<< Buongiorno, mi dia di cornetti al cioccolato, grazie >> dissi al cameriere, un tipo alti e dai ricci capelli marroni, con qualche brufolo sulle guance, probabilmente aveva la mia età, magari sui diciotto. 
<< Ma lei è da sola >> disse io cameriere con aria stupita e anche spaventata. 
<< Ma non vede che sto... >> mi girai verso John e dopo mi ricordai che solo io potevo vederlo. 
<< Non sono fatti suoi se io voglio prendermi uno o due cornetti. Uno me lo metta in una busta >>
<< Si, si, mi scusi >> rispose il cameriere con voc tremante. John scoppiò a ridere.
<< Che caratterino, pupa >>.
Uscimmo dal bar e diedi il cornetto a John che se lo sbranó in meno di sue secondi. 
Passeggiammo a lungo, mostrai la città a John, andammo per le varie vie e vicoli, entrammo nei vari negozi e John sembrava essere molto interessato. 
Guardai l'ora sul telefono ed erano le 13.15 e a quell'ora alla mia scuola c'era la pausa pranzo. 
<< Ti va di vedere la mia scuola? >>
<< Perchè no, tanto non mi cambia niente >> 
Allora presi per la mano John e iniziai a correre; dopo dieci minuti di corsa arrivammo davanti al cancello della mia scuola.
Ovviamente io non potevo entrare dati che ero sospesa, però rimasi fuori al cancello a vedere i ragazzi e le ragazze che se ne stavano lì a parlare fra loro.
<< C'é qualche tuo amico qui? >> 
Imbarazzo totale. Come facevo a dire che non avevo nessuna nico lì e che nessuno sapeva il mio nome? 
Non risposi, feci finta di non sentire e forse John lo capì. 
<< Oh aspetta, chi è quella bonazza laggiù? >>disse John sgranando gli occhi e indicando e a ragazza circondata da vari ragazzi.
Capii immediatamente chi era.
<< Oh quella è Melissa, la ragazza con cui ho litigato >> risposi  fingendo un sorriso. 
<< Ma non mi avevi detto che ha un culo così pazzesco >>
Diedi una pacca abbastanza forte sulla spalla di John.
<< Oh che c'è? È vero >>
<< Che porco >> e John sorrise come se fosse un santerello, beh, si lo era, ma con le corna. 
<< Certo che le vanno dietro un sacco di ragazzi... A proposito ci sta uno che ti piace? >>
Imbarazzo... Ma perché John si divertiva a mettermi in soggezione?
<< Ehm si... Vedi Melissa, ecco, il primo alla sua sinistra, Erik >>
Erik è sempre sotto il mio sogno ad occhi aperti più grande: era alto, muscoloso, capelli biondi e uno sguardo magnetico, che ti rapiva al primo sguardo. Purtroppo però, sbavava dietro a quel' oca di Melissa e della mia esistenza non sapeva neanche l'esistenza. 
Improvvisamente mi rattristai.
<< Non ti caga,eh? >>
Annuii.
<< Ci credo! Guarda con che vestiti vai girando! >>
<< Sei di aiuto >> dissi con voce pacata ma piena di sofferenza. 
<< Dai scherzavo >> poi mi asciugó le due lacrime che mi scesero dal viso. Fu molto dolce in quel momento, lo sentii come un fratello. 
<< Andiamo a casa >> disse e io, senza dire una parola, lo seguii.

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Capitolo 5
*** You need my help ***


<< Quindi quel Erik è il tipo che ti piace? >> mi chiese John mentre giocava col cuscino del mio letto.
<< Si >> risposi abbastanza fredda, come se non fosse nulla di importante. Oh ma quanto non era vero...
<< Ci hai mai parlato? >>
<< Lo conosco dalla scuola elementare >>
<< Io intendo se ci hai parlato "intimamente" >> spiegó John facendo un sorriso abbastanza malizioso. 
<< Ehm.... No >> risposi sorridendo. << Non mi ha mai cacata in vita mia, ovviamente nel senso "intimo"... È troppo occupato a sbavare dietro a Melissa >> guardai a terra.
<< Beh, quel ragazzo capisce tutto allora! >> disse John scoppiando in una fragorosa risata, quasi cadeva dal letto. Io invece lo fulminai con lo sguardo. 
<< Dai, stavo scherzando pupa >> e mi lanciò il cuscino addosso facendomi sorridere. 
<< Mi chiamo Claire, non pupa >> dissi ammiccando, ridemmo insieme. Poi mi venne un'idea. 
Mi alzai dal letto e mi sedetti difronte alla scrivania, ovviamente piena di fogli e cartacce, presi il mio Mac e aprii Facebook.
Chiamai a John.
<< Cos'è questo Facebook? >> mi domando John guardando incuriosito lo schermo e cercando di capire a che cosa servisse.
<< È un social network dove tu hai tanti amici virtuali anche di un altro Paese con cui ci puoi parlare. Puoi condividere dei post, delle foto e mettere "mi piace" e lasciare un commento quando un qualcosa ti piace >>
Guardai John, soddisfatta della mia spiegazione, lui invece sembrava piuttosto perso, probabilmente non ci aveva capito niente.
<< Ora ti faccio vedere... Ecco, apriamo il profilo di Erik per esempio... Guarda, queste sono tutte le foto che lui ha messo in questo social >> dissi sfogliando la sua galleria. Ovviamente c'erano tantissime foto con Melissa e ogni volta mi volta un pezzettino di cuore si rompeva. Ma non poteva morire quell'oca?
<< Vedo che se la spassa con Melissa >> disse John soffermandosi su una foto in cui ritraeva Erik, a petto nudo (stavano ad una festa, con una bottiglia di birra in mano che abbracciava Melissa che, con un abito rosso aderente e cortissimo che le arrivava appena sotto il culo.
<< Leggi i commenti pure >>
Ecco i commenti: 
"Melissa: è stata proprio una bella festa
Erik: si tesoro, ma tu eri più bella
Melissa: ma quanto sei dolce (cuoricino)."
John scoppiò a ridere, quasi non riusciva a smettere,
<< Oh mio Dio! Stanno uccisi >> disse ridendo ancora. 
<< Eh >>. 
Sentivo il cuore spezzarsi, lo stomaco che si ritraeva sempre di più e gli occhi pronti a lacrimare, ma resistetti. Mi sentii d'un tratto osservata.
<< Sono solo amici >> mi rassicurò John. 
Lo guardai. Amici? Non credo proprio...
<< Ai ragazzi in fin dei conti non gli piacciono le ragazze come Melissa. Si, sono belle, hanno un culo pazzesco e delle tette enormi e magari scopano pure bene, però noi ragazzi ci stufiamo dopo un pó delle zoccolette e preferiamo quelle più serie... E se te lo dico io ci devi credere >> disse John con una voce quasi fraterna accarezzandomi la spalla sinistrati << Dopotutto me ne sono fatte tante e te lo posso assicurare >>
Lo guardai e gli sorrisi. Mi sentii davvero sollevata, era la prima volta che qualcuno faceva una cosa del genere per lo più una persona conosciuta appena da due giorni.
<< Grazie Johnny >>
<< Di niente pupa >> e mi sorrise,


*JOHN LENNON*

Mi faceva davvero pena quella povera ragazza: da quanto avevo capito nessuno le voleva bene, tutti la consideravano una sfigata solo perché ascoltava la mia musica. Mi sentii leggermente in colpa, le stavo rovinando l'adolescenza. Mi sentivo in dovere di aiutarla, ma come?
Dopo tutto non era una brutta ragazza, anzi: aveva quei lunghi capelli ramati, lo stesso colore dei miei, che le facevano da cornice a quel bel visino pallido così delicato, con quel naso alla francese e quegli occhi da gatta, una gatta dagli occhi verdi.  Per quanto riguarda il fisico, beh, lei si copriva sempre da quegli orribili maglioni che le nascondevano le curve, ma credo che aveva un bel fisico, le gambe erano magre...
<< Ti aiuterò io >> 
<< A fere cosa? >> mi domandó lei, con fare curioso.
<< A diventare la più popolare della scuola e a far cadere ai tuoi piedi quel ragazzo >>
Mi guardò con gli occhi sgranati, potei notare la sua sorpresa.
<< Stai scherzando? >>
<< No, perché dovrei? >>
<< Cioè, no, l'egoista più egoista di tutta Liverpool mi vuole aiutare? >>
<< Si >> gli risposi facendole spallucce.
Lei alzò di scatto e mi abbraccia fortissimo, sentivo il suo seno contro il mio petto e il suo cuore battere. 
<< Grazie Johnny >>
Io la circondai con le mie braccia.
<< Però si fa come dico io >> le sussurrai e sentii lei che annuì.

 

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Capitolo 6
*** It's not the moment ***


Il mattino seguente mi svegliai molto presto, erano circa le 05.10, tutta la città era ancora avvolta dal buio, tutti stavano dormendo tranne quei poveri operai che smontavano dal turno o gli addetti alla pulizia.
Presi il telefono, aprii whatsapp e controllai l'ultimo accesso di Erik: 03.21; poi controllai quello di Melissa: 03.22.
"Perfetto" pensai "Si saranno sicuramente scritti".
Un buco allo stomaco. Un'altro pezzettino di cuore rotto. 
Ma perché ero invisibile agli occhi di Erik? Perché tutti i ragazzi andavano dietro a quell'oca? Cosa aveva di speciale? Si, ok, era bella, fisico perfetto, ma i ragazzi non andavano a vedere anche il carattere? Lei era così piena di se, così egocentrica, sembrava che lei fosse il centro del mondo, per non parlare del suo comportamento da, come si può dire... Da piccola prostituta? Ecco, si, era il termine giusto: amava l'attenzione maschile e faceva di tutto per farsi notare, specie il seno o il culo, cambiava i ragazzi come se fossero mutande, diciamo da "una botta e via". 
Un John Lennon al femminile, si poteva dire. A quel pensiero sorrisi.
Mi girai intorno e notai che John non c'era. 
Ora il mio pensiero si spostò su John. Ho sempre adorato i Beatles, ma soprattutto John Lennon, lo consideravo un vero e proprio genio e ritrovarmelo davanti, anche se sotto forma di ologramma, mi faceva strano.
Sui libri ho sempre letto che John ero un ragazzo molto schietto, a volte menefreghista, malato di sesso e di droga, che trattava la gente come se fossero merde; eppure con me era comprensivo, fraterno, un'altra persona praticamente. Mi capiva, e nessuno in vita mia mi ha mai capita e il fatto che ora mi voleva aiutare a conquistare un briciolo di popolarità è un pezzo del cuore di Erik mi fece capire che i libri non sono mai veri al cento per cento.
Poi era proprio un bel ragazzo, con quegli occhi all'orientale e a quel suo sorriso così fottutamente affascinante, ci credo che ebbe molte ragazze; poi però mi resi conto che era solo la mia immaginazione e, anche se fosse, lui era troppo grande, io ero solo una sedicenne mentre lui si presentava come un ventiquattrenne. 
Poi chiusi gli occhi e mi riaddormentai. 

<< Oh dormigliona, svegliaaaa!! >>
Aprii gli occhi, era John.
<< Oh >> risposi affondando la testa nel cuscino.
<< Muoviti che ti devo trasformare in una bimba sexy >>
Bomba sexy? Non lo sarei mai diventata...
<< John, non ti drogare, per favore >> risposi ancora con la testa nel cuscino
<< Tranquilla, l'ultimo trip è stato più di quarant'anni fa... Muoviti >>
Disse, ma io non mi mossi neanche di un centimetro.
<< Allora mi costringi a essere cattivo >> si mise a cavalcioni su di me e iniziò a farmi il solletico e io soffrivo fottutamente il solletico. 
<< Dai John, smettila >> iniziai a urlare mentre ridevo, ma John continuava.
<< Fino a quando non ti alzi, continuerai a soffrire >>
Insomma, la commedia duró per altri cinque minuti poi decisi di alzarmi.
<< Ok, hai vinto tu, mi arrendo >> disse e vidi John col fare orgoglioso.
Dopo circa una mezz'oretta io e John uscimmo. 
<< Allora, portami in un negozio dove vendono bei vestiti >> disse John mentre si portava alla bocca una sigaretta.
<< Va bene. Ma i vestiti gli scelgo io, vero? >>
<< Ahahah hai fatto la battuta! Li scelgo io >>
<< Ma tu non sai cosa va di moda, sei fermo agli anni Ottanta >> 
John mi guardó con una faccia tra l'offeso e l'incredulo.
<< Oh scusa, tu ne capisci di moda... Ricordati che sono un maschio e tutti i maschi, anche quelli del 1900, vogliono vedere la femminilità... >> fece un tiro alla sigaretta. << Basta pensare a Melissa >> 
<< Qualli si chiama zoccolaggine, non femminilità >> John rise.
Dopo un po' arrivammo a un negozio, uno dei più belli della mia città, entrammo e davanti a me c'erano un' infinità di vestiti di tutti i colori, le forme e le fantasie... Spettacolo. 
<< Io direi di separarci >> disse John.
<< Ma sei scemo? La gente può vedere dei vestiti che fluttuano nell'aria e non penso che sia una buona idea >>
<< Tu fidati >> rispose lui sicuro di quello che diceva. 
Poi ci separammo.


JOHN LENNON 
In quel negozio c'erano tantissimi vestiti da donna e sinceramente era la prima conta che ne vedevo così tanti, non avevo mai fatto spese per una ragazza! Nè per Chyntia e neanche per Yoko!! Però per lei li stavo facendo, e ne ero felice...
Il mio occhio cadde su un vestito rosso impreziosito da una collana finta, sembrava essere aderente e corto, perfetti per far vedere la sua femminilità.
Poi presi un paio di Jeans aderenti e una camicia vedo-non vedo a scacchi blu e verdi. 
Ok, avevo fatto. Girai per tutto il negozio per cercare Claire e alla fine la trovai che si stava misurando i vestiti che aveva scelto lei.
<< Ti piace? >> disse Claire uscendo dal camerino: stava indossando uno di quei jeans strappati orribili e una maglia rosa, anch'essa uno sgorbio.
<< Ma che schifo hai addosso? Vestita così invece di farglieli alzare, glielo afflosci ad Erik >> Claire mi guardó con gli occhi sgranati al massimo, a momenti gli sarebbero usciti fuori.
<< Misurati questi >> dissi porgendole i vestiti che scelsi io. Claire alzò gli occhi e rientro in camerino. 
Riuscì subito che indossava i jeans e là camicia, era davvero carina. 
<< Già va meglio >> dissi
<< Se lo dici tu >> disse sbruffando.
<< Ora misurati il vestito >>
<< Ma sei pazzo? Non lo far... >>
<< O te lo misuri o io entro là dentro e te lo metto e non me ne frega niente se sei nuda >> dissi interrompendo la sua frase. 
<< No statti pure lá, me lo misuro >> e rientró nel camerino. 
Ero davvero curiosi di vederla... Dopo qualche minuto la tendina del camerino si apre e vidi una Claire magnifica: quel vestito le fasciava i formosi fianchi e la scollatura metteva in risalto il suo seno, "avrà sicuramente una terza abbondante" pensai.
Quel vestito rendeva ancora più lunghe le sue gambe e le valorizzava anche la sua pancia piattissima.  Rimasi a bocca aperta aperta. Non mi sarei mai immaginato che avesse un fisico così perfetto, molto meglio di quello di Melissa; poi quei capelli ramati che le cirniciavano quel visino tanto fine.... 
"Oh ma che sta succedendo? No, non mi dire che... No no" ma purtoroppo successe: sentii i pantaloni gonfiarsi, "Non è il momento, cazzo" dissi tra me e me ma il mio piccolo Johnny non ne volle sapere: stavo avendo un erezione.
Mi coprii subito quella zona con la mano, cercando di essere il più naturale possibile, sperando solo che Claire non se ne fosse accorta.
<< Allora, ci sto bene? >> chiese Claire guardandosi più volte allo specchio
<< S-si, è perfetto! C-compralo >>
"Cazzo, per quanto tempo devo soffrire ancora? Abbassati!!!" 
All'improvviso mi prese la voglia di afferrare Claire e di baciarla e, beh, il resto ve lo faccio immaginare...
<< Lo prendo >> disse alla fine Claure dopo quasi dieci minuti di ripensamenti.
<< P-perfetto >> dissi cercando imdi essere il più naturale possibile, non volevo fare una figura di merda.
<< John che hai fatto? Sei tutti rosso >>
"Sto avendo in erezione, tranquilla"
<< Chi? Io? Ehm, ehm... Senti caldo, tanto caldo >>
<< Dai, abbiamo finito >> disse sorridendo con quel suo bellissimo sorriso. Annuii.
Che mi stava succedendo? Perché ebbi quel piccolo "problemino tecnico"? Mica mi stavo inna... No, impossibile.
Dopo dieci minuti uscimmo dal negozio con due bustoni pieni e ritornammo a casa.


*SPAZIO AUTRICE*
Salve a tutti! Questo è il mio primo spazio autrice e sinceramente non so cosa dire ;D... Beh, a quanto pare il nostro John si sta prendendo una piccola sbandatella, ma niente spoiler! Chissà come reagirà la nostra protagonista de li verrà a scoprire... 

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Capitolo 7
*** I (don't) Feel fine ***


<< Quante volte te lo devo dire che devi avere il petto in fuori quando cammini? >> disse John agitando le braccia per il nervoso. 
Stava cercando di impararmi come deve camminare una bella sventola:  spalle dritte e rilassate, petto in fuori e sculettare quel tanto che basta ber rendere la camminata più sexy; il problema è che io non ci  riuscivo. 
<< Non ce la faccio, John! >> 
<< Oh guarda, non è difficile >> disse John alzandosi dal letto e facendomi vedere il modo in cui dovevo svolgere i suoi consigli.
Lo guardai e risi, sembrava un perfetto affemminato.
<< Così cammina una vera sventola  >> disse John imitando una ragazzaccia di facili costumi, sbattendo ripetutamente le ciglia e leccandosi il labbro. Scoppiai a ridere. 
<< Tu sei tutto scemo >>
<< Detto da una come te, è un complimento, pupa >> rispose mentre si riaccomodava sul letto. Io gli feci una linguaccia per poi riprendermi ad esercitarmi. 
Era complicato, ma ora ci stavo riuscendo, piano piano iniziai a sculettare come se fosse una cosa da niente. 
<< Guarda John, so sculettare >> dissi ridendo ma nello stesso tempo orgogliosa di me stessa.
John mi guardava con aria fiera mentre teneva alzato un sopracciglio e sorrideva maliziosamente. Era sempre il solito, basta che vedeva un culo o un seno per perdere il lume della ragione.... 
<< Era ora! >>
<< Non è colpa mia se sono una zoccoletta come te >> dissi ammiccando, amavo provocare John. 
John sorridendo mi prese per le braccia e mi strattonò facendomi poi cadere sul letto. 
Iniziò la nostra battaglia.



*JOHN LENNON*
Le afferrai le braccia e la buttai sul letto, iniziai a farle il solletico cosa che lei odiava terribilmente.
Claire iniziò a ridere a crepapelle supplicandomi di smettere, ma era troppo bello sentire la sua risata che non riuscii a smettere: quella voce era così solare e così gioiosa, nonostante Claire avesse sofferto tanto. 
Ero seduta a cavalcioni su di lei mentre Claire era completamente allungata sotto di me, riuscii a sentire le sue ginocchia toccare la mia nuca. Quante volte mi ritrovai in quella posizione...
"Lo devi fare?" Iniziai a domandarmi, ma ci ripensai. 
Iniziai a stuzzicarle i fianchi con un leggero tocco di dita, lei rideva e cercava di liberarsi di me.
Le nostre vite erano a contantto....
<< Per favore John, smettila! >> urló Claire ridendo, io le risposi con un sorriso e continuai a farle il solletico. 
Mi avvicinai ancor di più al suo pallido visino, i nostri nasi per poco non si sfioravano. Le bloccai le braccia spingendole contro il morbido materasso, la guardai negli occhi verdi, un brivido mi percorse la schiena.
"Baciala" mi disse una voce dentro la mia testa, "Baciala e falla tua", ma non potevo, lei era innamorata di Erik e io la dovevi aiutare a conquistarlo... 
Ci guardammo negli occhi per qualche minuto, poi lo squillo del telefono di Claire interruppe il silenzio e i nostri sguardi. 
Io mi alzai per permetterle di alzarsi.
Rimase in piedi per un paio di minuti, quella felpa nera le copriva quei fianchi maledettamente meravigliosi; poi si girò verso di me sorridendo.
<< Mi hanno invitato ad una festa! La mia prima festa! >> disse tutta euforica. Ero felice per lei.
<< Figo >> 
<< E ci sarà anche Erik >> disse stringendosi il telefono contro il petto e arrossendo.
<< Non sei felice? >>
Ebbi un blocco allo stomaco, un tonfo al cuore. 
Perché gli piaceva Erik? Cosa aveva di così tanto speciale? 
"Felice il cazzo"
<< Si, tantissimo >> dissi ingoiando un boccone amarissimo. << Finalmente qualcuno ti caca >> dissi ammiccando, forse per non farle notare il mio dispiacere. 
Claire iniziò a saltellare per tutta la stanza, in preda a non so quali ormoni, mentre io ero lì seduto, apparentemente calmo, ma con una tempesta dentro. 
Fui colpito dalla gelosia, quella mia maledetta gelosia, un vizio che non mi sono mai riuscito a togliere; ero geloso di tutto: vestisti, canzoni, donne, tutto, ed eri geloso di quell'Erik, che in qualche modo mi stava rubando Claire. 
Si, per lei provavo qualcosa e quell'erezione non fu una cosa a caso, ma come glielo potevo dire? Io ero solo il frutto della sua immaginazione anche se ero di pelle ed ossa, anche se ero il suo idolo non mi avrebbe mai accettato anche per gli anni che ci portavano.... Maledizione!
<< Non vedo l'ora di mettermi il vestito che mi hai fatto comprare tu, John >> disse con aria sognate.
No, quel vestito no, avrebbe conquistato sicuramente Erik e io non lo potevo permettere.
<< Già, farai arrapare tutti i ragazzi >> dissi. "Ma solo a me devi far arrapare, tu sei mia" 
<< Johnnn! >> mi riproverò Claire ridendo. << Io voglio far arrapare solo Erik, solo lui mi interessa >>
"solo - lui - mi - interessa ", fucilata in pieno petto, peggio di quella datami da Mark Chapman quando mi uccise in quell' 8 dicembre 1980.
<< Non vedo l'ora che arrivi sabato prossimo >> disse con la speranza che gli poteva leggere negli occhi.
<< Già... Sabato prossimo >> dissi a bassissima voce, quasi impercettibile...




*SPAZIO AUTRICE*
Ciao a tutti ragazzi!! Prima di tutti grazie mille per seguire questa storia, ditemi quello che non vi piace e quelli che devo migliorare perché voglio che siate soddisfatti✌🏻️Cosa succederà ora che Claire rientrarà a scuola? John cosa farà? ;D

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Capitolo 8
*** A new me ***


Finalmente erano passati i dieci giorni di sospensione e ora potavano ritornare a scuola. 
Da una parte mi dispiaceva perché amavo state con John che mi stava insegnando ad essere
 una "gran gnocca di ragazza", ma dall'altra parte ero felice perché volevo rivedere Erik e il suo sguardo magnetico.
Inoltre quel sabato sarei andata anche ad una festa dove ci sarebbe stato anche Erik. Mi sciolsi al sol pensiero....
Andai in bagno e indossai la camicia a scacchi e quel jeans aderente che John mi consiglió di comprare, abbinato a un paio di stivaletti neri  con tacco 7cm; mi truccai come al solito, eye-liner è un filo di rossetto e lasciai sciolti i miei capelli ramati.
Mi guardai allo specchio. 
Ero proprio bella, quel look mi stava proprio bene: la camicia faceva sembrare il mio seno molto più grande e le gambe sembravano più slanciate, grazie ai pantaloni attillati e al tacco.
"John ne capisce qualcosa di moda" dissi fra me e me. Sorrisi. 
"Dopotutto John chissà quante donne ha visto".
In quel momento mi rattristai un momento, mi sentii come in colpa di qualcosa ma cosa di preciso non lo sapevo.
<< John io vado a scuola >> dissi afferrando lo zaino e uscendo dalla camera.  John non rispose.
Dopo qualche minuto arrivai a scuola, entrai in classe. Silenzio.
Tutti i miei compagni di classe mi guardavano a bocca aperta, come se avessero visto un alieno. Beh, in effetti vestita in quel modo sembravo proprio venire da un altro paese, ma si sarebbero abituati.
Entro e mi siedo al mio posto, con lentezza e molto delicatamente. Femminilità 1000... 
Notai che tutti i maschi mi guardavano incuriositi mentre le ragazze bisbigliavano qualcosa fra di loro, sicuramente qualcosa di cattivo.
Io feci finta di niente, ma avere tutta quel l'attenzione mi piaceva, ora capivo Melissa.
E parlando del diavolo, spuntano le corna... E indovinate chi si avvicinò per prima? Melissa ovviamente!
<< Perché? >> chiese sei schietta appoggiando le mani sul banco.
<< Perché cosa? >> risposi noncurante
<< Perché sei vestita così? >?
<< Non posso o hai paura che i maschi non ti sbaveranno più dietro? >>
Ok, forse avevo esagerato e fra un po' sarei stata sospesa di nuovo...
<< Caso mai sei tu che vuoi che i ragazzi iniziano a venirti dietro... >> poi rise. Quella risata isterica la odiavo e dopo dieci giorni senza sentirla, la odiai ancora di più.
 Per fortuna entró la prof.
Sentivo gli occhi su di me e anche qualche frase detta da dei ragazzi del tipo: " Avete visto il culo di Claire? È una bomba", "Io me la farei subito" e cose del genere. Certo, erano cose abbastanza  pervertite però mi fecero piacere. 
John aveva ragione, essere femminili è molto meglio...



*JOHN LENNON*

Quella mattina Claire sarebbe ritornata a scuola e sinceramente mi mancava un po'.
Solo al pensiero che era circondata da non so quanti maschi mi fece ingelosire tantissimo, maledissi il giorno in cui decisi di aiutarla...
Ma cosa stavi dicendo? No, no, lei si meritava di avere degli amici e un ragazzo, "sì ma quel ragazzo devo essere io", no, no, a lei piaceva Erik e con lui doveva stare.
Non ce la feci più, così decisi di andarla a trovare a scuola, magari comparendole davanti durante l'intervallo.
Aspettai le 13.00 e comparvi davanti a Claire, che stava ancora in classe per sistemare la cartella.
<< Ciao Claire >> dissi.
Quanto era bella...
 << John ma che cazzo ci fai qui? >>
Domandó leggermente spaesata.
<< Mi annoiavo e così ho deciso di romperti un po' >> sorrisi. 
<< Allora come va in questi nuovi panni? >> domandai, ma me ne pentii. Non me ne fregava di quello che gli altri ragazzi pensavano di lei!!
<< Tutti i ragazzi mi guardano >> disse lei maliziosamente con un sorriso da far paura.
"Bene..." Pensai ironicamente.
<< Ora però vado a pranzare... Vieni? >> 
<< Si >> risposi, "almeno ti posso tenere sott'occhio".
Camminammo lungo il corridoio e tutti, e dico tutti, i ragazzi si rigiravano per vedere il culo di Claire che sculettava da Dio, grazie a me modestamente!
"Giratevi brutti stronzi, prima che vi tiro un cazzotto in faccia".
<< Tutto apposto John? >>
<< Eh? Si sì, solo che stanno un sacco di ragazzi arrapati qua >> dissi con un po' di odio, abbastanza percettibile. 
 Claire rise.
<< Sei geloso Johnny? >>
"Certo che sono geloso" 
<< Chi io? Claire, io basta che schiocco le dita e tutte le fighe di questa terra mi stanno ai piedi >> dissi tutto orgoglioso, ma io volevo solo lei. Claire rise.
<< Quel tavolo è libero >> disse indicando un tavolo all'angolo della mensa. 
Ci sedemmo al tavolo, Claire prese il suo panino al prosciutto cotto e me ne offrì un morso.
<< No sto a dieta >> risposi scherzando. 
Amavo vederla ridere.
Sentimmo dei passi avvicinarsi verso di noi, alzai lo sguardo e chi vidi? Erik.
<< Ehi ciao >> disse lui con un sorrisetto poco convincente.
<< Ehm, eh, ciao >> rispose Claire diventata all'improvviso tutta rossa.
<< Vedo che stai da sola >>
" Cretino, ci sono io qua! Che è? Non mi vedi?" Ah già, lui non mi poteva vedere...
Claire si girò intorno guardandomi.
<< Eh sì >>
<< Allora posso sedermi? >> e fece un sorrisetto come per dire " io sono il più Figo e ci sto provando con te".
<< S-si fai pure >>
Claire inizió ad agitarsi.
<< Claire horror saputo che vieni alla festa di Melany >>
<< Eh sì, stranamente mi hanno invitata >> entrambi risero.
<< Ma che cazzo hai da ridere? >> dissi io ma Claire mi tiro un calcio sotto il tavolo e mi fece male.
<< Comunque ti volevo dire che sei bellissima >>
"Cosa?? Ma stai scherzando?? Io ti uccido" lo fulminai con lo sguardo.
Claire mi bolliva.
<< Grazie mille >> e fece una risata per la prima volta odiosa.
"Statti attento Erik"
Ci fu un momento di silenzio mentre i due fessi si stavano scambiando occhiatine imbarazzate.
<< Ti va di uscire un pomeriggio di questi? >> chiese il ragazzo mentre si stava alzando dalla sedia.
<< Certo, perché no >>
"Perché tu sei mia e non puoi uscire con questo gabinetto" 
<< Perfetto >> e sorrise 
<< Perfetto >> ripetè lei.
" Perfetto il cazzo".
Entrambi si guardarono negli occhi sorridendosi.
<< La vuoi smettere? >> dissi a bassa voce e nuovamente mi ritrovai un calcio alla gamba.
<< Ahii >>
<< Allora io vado... Ci vediamo >> disse lui con ancora quel fottuto sorriso. 
Claire si limitò nel salutarli con un gesto della mano, probabilmente l'emozione era talmente alta che non riusciva più a parlare.
Erik dallo sguardo magnetico se ne andò a Claire si voltò verso di me sorridendomi soddisfatta.
<< Cosa c'è? >> domandai acido.
<< Grazie Johnny >> e poi mi abbracciò.
Un brivido lungo tutta la schiena.
<< Questo e altro >> e chiusi gli occhi.
<< Sei un vero amico >>
Tonfo al cuore. Sussultai a quella frase. Io non voglio essere il tuo amico, io voglio essere tuo.






*SPAZIO AUTRICE*

Salve a tutti ragazzi! Cosa ne dite di questo nuovo capitolo? John ormai è partito, si è innamorato ma lui è solo un'immaginazione e la differenza di etá gli blocca.... Ma riuscirà John a superarue questi ostacoli? Io penso di sì, dopotutto lui é John Lennon.😏

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Capitolo 9
*** My first party ***


La settimana passó velocemente, forse perché ora ero accettata e ammirata da molti o semplicemente  perché pensavo constantemente che sabato sarei andata alla festa dove c'era anche Erik.
Ora che ero diventata più femminile , avevo molti più followers su Facebook e molti ragazzi mi venivano dietro, parecchie ragazze della mia scuola iniziarono a darmi della poco di buono e mi attribuirono tanti aggettivi e nomignoli poco garbati.
"Solo invidia" continuava a ripetermi John. 

Arrivó finalmente sabato mattina, non ero più nella pelle e iniziai a contare le ore che ci mancavano all'inizio della festa.
<< Cosa ti sei fumata per essere così felice oggi? >> mi domandó John ridendo.
<< Non mi sono fumata niente, tranquillo >> risposi ridendo mentre mi specchiavo per riordinarmi i capelli.
<< Sicura? Non sembra >>
Gli feci una linguaccia.
<< Oggi c'é la festa, ricordi? >>
<< Ahhh, giusto >> rispose John.
Ma é possibile che si scordava sempre tutto? 
<< Da quanti ragazzi di farai sbattere? >>
<< Oh stronzo >> gli urlai contro, prendendo poi un cuscino e tirandolo addossa a John.
<< Se ti prendo ti ammazzo, porco! >>  urlai scherzosamente mentre mi affaticavo a rincorrere John per tutta la stanza.
<< Sei troppo lenta, bambola >>
<< Non chiamarmi bambola >> 
<< Bambolina >> rispose John ammiccando, ma per ammiccare non vide il paio di Converse verdi a terra e ci inciampó sopra. Io caddi sopra di lui, immobilizzandolo per le braccia.
<< Allora chi è troppo lenta, bambolo? >>
John sorrise, improvvisamente rimasi un attimo senza respiro. Quel sorriso fu come se mi fosse entrato dentro, come se mi avesse folgorizzata.
<< Hai solo avuto culo >> rispose con ancora quel sorriso.
Io non risposi, rimasi a osservargli il sorriso: quelle sottili labbra rosee che facevano da cornice a dei denti    leggermente irregolari, ma che avevano un loro fascino. Quel sorriso così schietto ma così dolce nello stesso tempo, mi mandava in confusione. Per un attimo pensai ad Erik: paragonai i due sorrisi, ma inspiegabilmente ritenni che il sorriso di John fosse il più bello. 
<< Ti vuoi alzare che mi stai distruggendo lo stomaco? >> disse John scherzando.
<< E? Ah sì scusami >> e lo aiutai ad alzarsi. 

Per l'intero pomeriggio non feci altro che a pensare a quel sorriso, eppure non fu la prima volta che lo vidi ma fu la prima volta che mi fece quell'effetto. 

Erano le 19.45 e mancava solo un'ora alla festa. 
<< John, passami il vestito rosso >> dissi a John che stava allegramente canticchiando una delle sue canzoni.
 << John, muoviti!! >>
<< Ehi, stai calma >> disse John passandomi il vestito che quella sera avrei indossato. 
<< John, come faccio a stare calma se tra meno di un'ora devo essere alla mia prima e vera festa dove staró col ragazzo che mi piace? >> 
John mi guardò confuso.
<< Vabbe, lascia stare >>
Corsi subito in bagno a truccarmi, eye-liner e rossetto rosso, cotonai un po' i capelli e voilà, ero pronta. 
Uscii dal bagno mostrandomi a John con l'abito rosso da lui comprato e i tacchi quindici.
<< Allora? >> dissi.
Vidi John a bocca aperta e gli occhi spalancati.
<< Ti hanno mangiato la lingua? >> domandai nuovamente. 
<< Sei uno schianto! >> rispose John, però sembrava leggermente nervoso.
Improvvisamente notai che John si coprì il cavallo dei pantaloni, mi scappó una risata.
"Se faccio questo effetto a John Lennon vuol dire che sono proprio uno schianto" pensai.
<< Perché ridi? >> mi domandó John, ancora con quella voce un po' nervosa.
"Cazzo mi ha beccata"
<< Perché il tuo Johnny Junior si é svegliato >> dissi ridendo.
John si fece improvvisamente rosso.
<< Cazzo >> disse s bassa voce coprendosi la zona "intima".
Certo che non c'era proprio niente da fare con quel ragazzo.
Guardai poi l'orario sul telefono.
<< Oh cazzo, è tardissimo! >> urlai. 
Erano le 20.30 e la festa iniziava tra quindici minuti, mi dovevo affrettare se volevo arrivare in tempo. 
Presi la borsa e il telefono.
<< John io vado >>
<< Stai attenta e usa il preservativo >> rispose John. Gli alzi il dito medio per risposta poi andai da mio padre che mi doveva accompagnare alla festa.


Finalmente arrivai nella villa nella quale si svolgeva il party, facilmente riconoscibile per quanti ragazzi c'erano.
<< Stai attenta >>
<< Si papi, ciao >> risposi, poi chiusi velocemente la portiera della macchina. 
Davanti a me c'era un cancello enorme, come quello dei castelli, che si aprì pace doni entrare nella villa.
C'erano tantissimi ragazzi già mezzi brilli e con le bottiglie di super alcolici nelle mani, ragazze svestite che stavano sul bordo della piscina, persone a farsi il bagno e poi la musica era talmente alta da spaccarti i timpani. 
"Iniziamo bene" pensai. 
Mentre camminavo per dirigermi verso l'interno della casa, molti ragazzi (tutti ubriachi) cercavano  di attaccare bottone ma, sfortunatamente per loro, non li davo corda, sia perché dovevo cercare Erik e sia perché il loro alito puzzava talmente tanto di alcol da farmi vomitare.
Mi sentivo leggermente a disagio in quella festa, dopotutto io ero una ragazza per bene: niente fumo ne alcol, ancora vergine e studiosa... Cosa ci facevo in quella festa, basata solo su sesso, droga e alcol? 
Mi sentivo anche a disagio con quel vestito, troppo affilato per i miei gusti e attirava troppo l'attenzione.

<< Ehi Claire! >>
Un brivido scese lungo tutta la mia schiena: era Erik. Mi voltai e lo vidi: era vestito con una bellissima camicia bianca con un papillon blu, lo stesso colore dei pantaloni.
"Quanto sei bello" pensai mentre mi avvicinavo a lui e ai suoi amici.
 
<< È la tua nuova preda? >> disse scherzando  un ragazzo moro, Michael Silver, stretto amico di Erik.
Erik mi guardò un attimo e notai che i suoi occhi celesti mi guardavano con dolcezza. 
<< Magari >> disse Erik, appoggiandomi la sua mano sul mio fianco.
"Oh mio dio! Mi sto per sciogliere!"

<< Oh ma guardate chi c'é! Claire, come va? >> era quell'oca di Melissa.
La guardai dall'alto verso il basso: vestito leopardato dalla quale si poteva intravedere il reggiseno in pizzo nero abbinato a delle scarpe nere alte minimo venti centimetri, truccata come una drag queen è odiosa come sempre.

<< Ehi Melissa, quand'è che c'è la dai? >> disse Thomas Frayder, un ragazzo dai riccioli biondi e con occhi grigi. 
Melissa rise.
<< Dopo ragazzi, dopo >>
" Ma non si vergogna? "
<< Erik, cosa mi racconti? >>
<< Niente Melissa, tutto come al solito >>
<< E tu Claire? >> domandó Melissa cercando di stuzzicarmi.
<< Non sono affari tuoi >> risposi acida, lasciando Melissa senza parole per un attimo. 
<< Io me ne vado, ci vediamo dopo Erik >> disse accarezzando il volto del ragazzo, un' istinto omicida stava nascendo in me. 
Fulminai la ragazza con lo sguardo. 
<< Ti va di ballare? >> mi domandó Erik.
<< Si >> risposi guardandolo nei suoi bellissimi occhi.
Io e lui ballammo per un po', mi stavo divertendo molto e anche lui sembrava divertirsi, all'inizio, poi incominció a bere un drink dopo l'altro. 
Iniziava a fare discorsi senza senso oppure ballava senza seguire il ritmo e ogni tanto gli veniva un conato di vomito.
Stando vicino a lui, sentii che il suo alito iniziava a puzzare di alcol in una maniera insopportabile e che stava dicendo cose oscene: "Ti sbatto fino a domani", "Quel fottuto culo te lo sfondo" e cose del genere. Decisi di andare un attimo in bagno.
<< Erik io vado in bagno >> dissi lasciandolo da solo al centro della pista. 
Entrai in bagno e mi sciacquai la faccia con l'acqua, stando attenta a non rovinarmi il trucco. 
Ma perché Erik si stava comportando così? Non me lo sarei mai spettato da uno come lui... 
Mi guardai allo specchio.
"Se non gli piaccio oggi, non gli piacerò mai più" pensai. 
Così uscii dal bagno e mi diressi verso la lustra da ballo, ma una scena mi ammazzó: Melissa e Erik stavano pomiciando intensamente su un divanetto in pelle bianca, posto in un angolino della stanza.
Fu come se qualcuno mi pugnalasse in pieno petto anzi,, una pugnalata avrebbe fatto meno male; una lacrima rigò il mio volto.
<< Che stronzo >> fu l'unica cosa che riuscii a dire perché la gola mi si chiuse dalla rabbia. 
Me ne andai nel cortile nel retro della casa e, coprendomi le lacrime con me mani, mi sedetti su bordo della fontana.
Ero distrutta e mi sfogai piangendo; improvvisamente pensai al sorriso di John.



*JOHN LENNON*

Mi sentivo tremendamente vuoto senza Claire, qual la stanza sembrava più cupa senza di lei.
Ripensai all'attimo prima che se ne andasse e a quanto imbarazzo provai quando lei si accorse che stavo avendo un erezione.
Risi lievemente, poi ebbi una fitta improvvisa allo stomaco.
Fu una cosa velocissima, ma di un dolore allucinante.
Che era successo? 
Il mio primo pensiero fu Claire.
Non è che le era successo qualcosa? 
"Meglio se vado da lei" pensai. 
Avevo la paura che le fosse successo qualcosa o peggio, che qualcuno l'avesse trattata male. 
Un nome mi apparve nella mente: Erik. 
"Giuro che se quello stronzo ha fatto del male alla mia Claire io lo ammazzo" dissi. 
"Claire, amore, arrivo"






*SPAZIO AUTRICE*
Salve a tutti e grazie per aver letto questo capitolo ^^
Scusate se questo capitolo é un po' corto e forse anche un po' banale, ma il pezzo forte stará nel prossimo capitolo e non volevo anticipare nulla... 
Ditemi se qualcosa non va o che non vi piace che provvederò a cambiare e a migliorare.
Baci Lovelystory❤️

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